Il Viaggio Di Dante

di Elrien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fuga ***
Capitolo 2: *** Le Fiere ***
Capitolo 3: *** Il Veltro ***



Capitolo 1
*** La Fuga ***


CAPITOLO 1

13 luglio 2013

Comincia a mancarmi il fiato. Corro ormai da venti minuti, penso di averli seminati, non sento più i loro passi dietro di me, ma preferisco non rischiare, e così continuo a correre. I raggi del sole di mezzogiorno penetrano violenti la mia pelle e le gocce di sudore scorrono veloci lungo la mia schiena. Il selciato del quartiere Mea Shearim mi sfugge sotto i piedi mentre mi allontano dalla Città Vecchia per dirigermi fuori da Gerusalemme. Comincio a vedere le mura più esterne della città quando sento improvvisamente le urla dei miei due inseguitori che evidentemente non avevo seminato abbastanza bene. La confusione del mercato mi aiuta a nascondermi nella numerosa popolazione, ma la tracolla ingombrante e la folla mi impediscono di avanzare velocemente. Mi scuso con uno sbrigativo “Slach li” con un paio di abitanti, poi finalmente la moltitudine comincia a diradarsi come la nebbia del mattino e riesco a vedere l'uscita della città. Ricomincio a correre a perdifiato e anche dopo essere uscito dalle mura non mi abbandona la reale sensazione di pericolo: gli scagnozzi di Hernandez sono sul punto di raggiungermi. Le speranze, così come le forze, mi stanno lentamente abbandonando e comincio a temere che si tratti davvero della mia fine, quando vedo davanti a me una foresta con molti cespugli che potrebbero rappresentare facilmente un buon nascondiglio; raccolgo così le mie ultime energie, e con uno scatto finale mi lancio dentro la foresta. La luce diminuisce subito, impedita dai fitti rami degli alberi, che sembrano tante mani protese sulla mia testa per farmi da scudo dagli inseguitori. Vedo questi entrare nella foresta e mi nascondo dietro a un alto cespuglio tenendo il respiro flebile con la paura di farmi sentire. Passa qualche minuto, forse mezz'ora e, non trovandomi, i due omoni decidono di tornare in città. Riesco quindi a respirare normalmente e comincio a girare con calma su me stesso per trovare qualche punto di riferimento: di certo non posso ritornare da dove sono venuto. Mi metto a camminare, ma è troppo tardi quando mi accorgo che il terzo passo non andrà a buon fine: cado improvvisamente in una buca, e il tutto mi prende così alla sprovvista che non ho nemmeno il tempo di trovare un appiglio; prima che me ne possa rendere conto trovo la fine della buca con la testa. La flebile luce che mi permetteva la vista svanisce sbiadendo gradualmente e il buio più totale mi avvolge. In risposta il mio corpo comincia a perdere un po' di sangue facendomi cadere in un sonno profondo.

 

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31 dicembre 2013

I miei occhi stanno per chiudersi, guardo stancamente l'orologio: sono le ventitré e trenta. Dovrei già essere nella sala comune per festeggiare il nuovo anno,ma non ho molta voglia di unirmi a un branco di lunatici che non vedono l'ora di ubriacarsi per urlare nelle strade di Cambridge che sono fieri studenti della storica università di Harvard, ma si sa, l'uomo è un animale sociale, e se voglio rimanere nei dintorni per la specializzazione sono costretto a farmi degli amici. Scuoto la testa come per liberare la mente dai pensieri e, imponendo a me stesso un limite di altri dieci minuti, mi concentro nuovamente sul documento che ormai conosco quasi a memoria: riguarda la localizzazione dell'Inferno nella Divina Commedia, che costituisce la mia tesi di laurea.

“Eppure sembra tutto così plausibile... basta smetti di pesarci” dico a me stesso, “milioni di persone hanno studiato lo stesso argomento prima di te, se nessuno ha ancora annunciato la sua scoperta evidentemente la verità è una sola: non è vero”. Da qualche tempo mi ronza in testa un'idea assurda: e se l'Inferno descritto da Dante fosse davvero presente al disotto della crosta terrestre? Inizialmente era solo uno scherzo che facevo a me stesso, ma adesso sta diventando una sempre più ferma convinzione: ci sono dei riferimenti reali nell'opera, di tempo e di luogo, e poi viaggi ritenuti fantascientifici perché descritti in un libro si sono già rivelati possibili: dalla terra alla luna, come ipotizzato da Jules Verne ne è l'esempio più lampante. Il dubbio comincia a essere insostenibile e il desiderio di avventura cresce in me, inoltre il mio studio dell'università ricrea in tutti i modi un'ambientazione di Indiana Jones, di cui sono un grande appassionato. Il tutto quindi mi porta a prendere una decisione folle: ho le disponibilità economiche, ho il tempo, perché non tentare? Afferro le chiavi del mio alloggio e mi ci fiondo. Lungo il percorso incontro una incredibile quantità di persone che ovviamente impugnano il classico bicchiere rosso delle feste, così impiego il triplo del tempo a raggiungere la mia camera. Metto, con le mani che fremono, molti vestiti dentro a una valigia, ma il mio disordine abituale non mi agevola nell'intento, poi afferro i testi principali che posseggo sulla Divina Commedia e le sue interpretazioni e mi fiondo fuori dalla camera. Mi blocco a metà del corridoio: il libro! Stavo per dimenticare la cosa più importante di tutta quella storia, ciò che mi aveva spinto a formulare questa ipotesi. Assicurandolo tra le mani, esco di nuovo dalla stanza e mi preparo a affrontare la folla che intanto comincia a fare il conto alla rovescia.

10,9,8...4,3,2,1...

 

*********

 

Al mio risveglio la testa mi fa malissimo. Devo essere caduto in una maledetta trappola di cacciatori, come succede spesso a molti bambini che vengono a giocare nella foresta. Per il momento decido di non preoccuparmi di come uscire, sono troppo stanco. Trovo la ferita con un violento “ahi!” quando tocco la parte posteriore del cranio. Per fortuna mi sembra, almeno da steso, di non avere problemi più gravi, quindi decido di strappare un lembo della camicia e applicarlo sulla ferita per bloccare definitivamente la fuoriuscita del sangue. Tuttavia il panno non è abbastanza e, già debole, ricado in un sonno profondo. Quando apro gli occhi provo una strana sensazione al livello della fronte, come di bagnato. La tocco per verificare e anche con la mano sento un liquido che però alla flebile luce della trappola non sembra sangue, non ne ha neanche l'odore. Lo sento di nuovo, come se cadesse dall'alto, ma non può provenire dall'esterno perché mi sembra di ricordare che ci sia il sole. Avverto improvvisamente anche uno spostamento d'aria, come se provenisse dalle mie spalle, e un tanfo insopportabile. Allora lentamente mi giro a pancia in giù e faccio pressione sulle braccia per alzarmi col busto. Quanto basta per accorgermi di avere un enorme muso a un palmo dal mio naso.




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ciao a tutti! ho iniziato a scrivere questa storia molto di getto, spero comunque che non si notino alcune perplessità. vi ringarzio nuovamente del vostro tempo e soprattutto vi prego di lasciare un commento, così che sia in grado di migliorare
alla prossima,
Elrien

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Capitolo 2
*** Le Fiere ***


CAPITOLO 2 Le Fiere

 

13 luglio 2014

I miei occhi cominciano ad abituarsi al buio e quello che avevo immaginato nei secondi precedenti si avvera: scorgo i contorni di un cane, elegante, snello e quanto mai temibile.

Il tanfo che proviene dal suo muso mi investe nuovamente e per quello che mi sembra un lasso di tempo interminabile rimango a un palmo di distanza dal suo corpo. Un rumore alle sue spalle distrae l'animale e io con sollievo colgo quell'occasione per cominciare a correre. Quella che inizialmente credevo fosse semplicemente una buca di cacciatori comincia a rivelare spazi molti più ampi. Davanti a me c'è un colle e dietro di me una foresta. Decido di andare in questa direzione per cercare riparo tra gli arbusti. Col cuore in gola raggiungo un albero dal fusto ampio e mi ci nascondo dietro sperando che quell'animale non possa avvertire l'odore della mia paura.

Contro ogni senso logico, mi faccio vincere dalla curiosità e sposto leggermente la testa quanto basta per osservare la bestia. In quel momento mi rendo conto.

Le forme che ho visto prima nel buio non appartengono a un cane. È di una lonza che ho visto i tratti. Adesso si aggira all'inizio della foresta che ho scelto come nascondiglio e riesco a avvertire il suo tentativo di fiutare l'aria. La luce alle sue spalle, proprio dietro il colle, mi permette di scorgerne meglio i tratti. Ha il manto screziato e a ogni suo movimento eseguito con eleganza diventano più evidenti i muscoli delle zampe. Non ci vorrà molto prima che scopra dove mi trovo. Di nuovo sento un rumore alle sue spalle ma stavolta non mi dà sollievo: la fonte del rumore esce allo scoperto, illuminata dai raggi di quel sole che si nasconde dietro le pendici del colle. Si tratta di una lupa e di un leone. La lupa, magra e rapida, come se avesse avvertito il mio terrore, digrigna i denti. Il leone, carico di una fame rabbiosa incolmabile, sta a una certa distanza.

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1 gennaio 2014

La luce che proviene dal finestrino dell'aereo mi sveglia da un sonno profondo. Devo aver dormito a bocca aperta perché ho una gran sete e soprattutto la bambina che mi è seduta a un sedile di distanza non può smettere di guardarmi e ridacchiare.

“Scusi, mi sa dire tra quanto atterriamo?” chiedo alla signora che siede tra me e la bambina.

“Si avvisano i passeggeri che l'atterraggio è previsto per le ventitré, con un meteo favorevole e una temperatura che si aggira intorno ai 25 gradi” la voce del comandante risponde alla mia domanda. Il telefono segna le diciotto, quindi decido di prendere “Il viaggio di Dante: tra sogno e realtà?” di Binyamine Naar, il libro che ha ispirato questa mia crociata solitaria e che stavo per dimenticare in stanza. L'introduzione recita:

Per quanto il viaggio di Dante nei tre regni ultraterreni sia facilmente una delle più grandi allegorie che l'uomo abbia mai inventato, non c'è ragione di credere che non sia effettivamente accaduto. Le descrizioni di paesaggi, volti, situazioni risultano troppo minuziose per non supporre che siano ispirate a esperienze reali. Con questo non intendo dire che sotto Gerusalemme ci sia l'anima di Virgilio pronta ad aspettare il prossimo viaggiatore prescelto, ma le mie ricerche non escludono nemmeno l'ipotesi che esista un'entrata a un mondo sotterraneo. E a chi mi dice che sogno ad occhi aperti leggende del passato io rispondo così: la città di Troia sembrava un mito, fino a quando l'archeologo Heinrich Schliemann non ha dimostrato il contrario con la sua straordinaria scoperta. Non sopravvalutiamo le capacità intellettive umane (bisogna ricordare che la superbia è il leone che attacca Dante dopo la Selva), c'è molto che la Natura tiene nascosto all'uomo, perché troppo giovane per apprezzarlo.”

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“Okay, calmati, respira, forse è solo un effetto della concussione. Una brutta botta, tutto qua”.

Comincio quasi a regolare il battito del cuore quando riapro gli occhi e vedo che le tre fiere si stanno avvicinando nella mia direzione. Si muovono singolarmente, è evidente che non formano un branco, eppure sono abituate a convivere nello stesso luogo. Decido che posso rinviare a più tardi il tentativo di svegliarmi e mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa distrarre quelle bestie. Trovo un sasso abbastanza grande e lo lancio con tutta la forza che il braccio mi permette, alla mia destra, lontano da me. Corro più velocemente che posso ma non passa molto prima che si accorgano della mia fuga. Ogni speranza abbandona il mio corpo, non c'è modo che riesca a sopravvivere a un loro assalto. In quel momento, come se la mia mente avesse involontariamente comunicato la mia resa al resto del corpo, le gambe cedono e mi accascio a terra. Sento con l'orecchio premuto sul terreno i loro rapidi passi e chiudo gli occhi in attesa della fine. Passa qualche secondo, o forse qualche minuto, ma non succede nulla. Piano piano decido di aprire un occhio alla volta e mi giro nella direzione da cui mi avrebbero dovuto attaccare. Contro ogni previsione, le tre fiere stanno lentamente indietreggiando e non guardano più me, ma qualcos'altro. Mi alzo lentamente in piedi e seguo la traiettoria dello sguardo degli animali. Davanti agli occhi si presenta una figura sul cui volto sono disegnati anni di dolore, ingiustizia e saggezza. Rimango a bocca aperta e l'unica cosa che riesco a dire è:

“Chi è lei?”

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
al tempo de li dei falsi e bugiardi..”

“No, non è possibile” dico ad alta voce, ma veramente parlando con me stesso

...Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia...”
continua l'uomo, come se non mi avesse sentito

“...poi che il superbo Iliòn fu combusto.” termino io con voce tremante

“Ti stavo aspettando Jonathan Bay”.

 







NdA: grazie infinite a chi legge questa storia. non l'ho aggiornata letteralmente per mesi perchè non avevo idea di come affrontare i vari capitoli, ma due recensioni (grazie ancora!) mi hanno spinto a riprenderla. volevo solamente appuntare e chiedere il vostro parere riguardo a una sorta di "gioco di parole", non so come definirlo meglio, che ho tentato di mettere in atto: a un certo punto Jonathan dice: "si muovono singolarmente, è evidente che non formano un branco, e che eppure sono abituate a convivere nello stesso luogo". era il mio tentativo di indicare come la lussuria, la superbia e la cupidigia (ciò che rappresentano le tre fiere) siano disposizioni peccaminose distinte e ignare l'une dell'altra, ma che spesso convivono in uno stesso luogo, la mente umana. spero di non essere stata eccessivamente scontata, in caso contrario perdonatemi, l'ora della notte non aiuta, ma si sa: come si può resistere all'ispirazione? (spero) a presto,
Elrien

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Capitolo 3
*** Il Veltro ***


CAPITOLO 3 Il Veltro

Molti son li animali a cui s'ammoglia,

e più saranno ancora, infin che 'l veltro

verrà, che la farà morir con doglia.

 

Questi non ciberà terra né peltro,

ma sapienza, amore e virtute,

e sua nazion sarà tra feltro e feltro”

Inferno Canto I, vv100-105

 

Mi risulta impossibile descrivere a parole il marasma di emozioni e pensieri che sconvolgono la mia testa. Le domande che vorrei porre all'individuo che sta di fronte a me sono troppe per permettermi di parlare in una lingua comprensibile.

“Quindi lei è...” riesco a articolare

“Virgilio” mi risponde l'interlocutore, come se sia abituato a sentirsi proporre queste domande

“Quello vero.”

“In carne e ossa giovanotto”

“Ehi frena: non sono mica in uno di quei ritrovi di fan sfegatati che si vestono come i personaggi di un videogioco?” dico per trovare una spiegazione logica alla situazione ritrovando improvvisamente la capacità di parlare

“Non credo di comprendere. Ti prego tuttavia di superare questo momento di sconcerto, c'è molto di cui dobbiamo discutere”

“Come fa a sapere il mio nome? E di cosa dobbiamo discutere?”

“Cammina con me e ti spiegherò”

Cominciamo a camminare in una valle illuminata solo dalla luce che proviene dalle spalle del colle, ma i suoi raggi sbiadiscono nella direzione in cui ci stiamo dirigendo.

Rimango in silenzio, totalmente incredulo e in attesa che il mio interlocutore mi dia delle spiegazioni.

“Poco più di 700 anni fa” dice Virgilio “ho accolto in questa stessa landa un poeta fiorentino, un uomo ricco di conoscenza e fede. Ha intrapreso lo stesso viaggio che stai per intraprendere tu, ma al contrario di quanto altri pensino, non fu il primo. Fu tuttavia il primo che descrisse l'itinerario e coloro che incontrò lungo il suo cammino, ma la sua fu una scelta sbagliata, perché alcuni credettero a ciò che diceva”

“Dante stava sognando” rispondo io, cercando ogni tipo di soluzione per contrastare questa misteriosa figura, per evitare la sola spiegazione plausibile: sono completamente, genuinamente, terribilmente, fuori di testa.

“Quale pensi sarebbe stata la reazione della società del suo tempo, o meglio, di qualsiasi tempo, se un uomo avesse raccontato di essere stato guidato fino a Dio da un pagano e una donna che per di più non era sua moglie?”

le parole mi muoiono nelle corde vocali, non riesco a dar loro voce.

“Hai detto che mi stavi aspettando”

“Come ho detto poc'anzi Dante non fu il primo, ma non fu nemmeno l'ultimo: molti lo precedettero e molti lo seguirono. Pochi prescelti destinati a ricevere il dono della conoscenza. Ma di questi, ancora meno erano pronti ad accettare bene e a custodirlo adeguatamente: un uomo, Theodor Hernandez, pensò di collezionare ciò che aveva imparato e utilizzarlo come arma per arricchirsi e guadagnare potere. Il cuore e le intenzioni degli uomini sono spesso oscuri anche a Dio”

“Hernandez? Ma è anche il nome di uno psicopatico che mi insegue da giorni!”

“Colui che è sulle tue tracce è infatti un suo discendente. La sua stirpe è convinta di possedere la formula per liberare Lucifero e impadronirsi dell'Empireo. Ma per fortuna al Male si oppone sempre il Bene: insieme alla nascita della setta ad opera di Theodor Hernandez, si verificò anche la nascita di una nuova fratellanza, destinata a proteggere segretamente questo mondo, troppo giovane per esserne messo al corrente, da un potere quasi insormontabile: Lucifero è intrappolato nell'Inferno da più tempo di quanto qualsiasi mente umana possa immaginare, da più tempo di quanto anche la stella più anziana possa testimoniare. La sua rabbia, se liberata, sarebbe incontenibile. Già in passato l'uomo ha dimostrato di essere troppo debole per resistere alla via del Male. È per questo che tu sei stato chiamato qui, oggi”

“Non capisco”

“A te viene affidato il compito di sconfiggere una volta per tutte questa minaccia e di allontanarla dal regno di Dio”

“Io? Non ho i mezzi, non ho le conoscenze, non ho nemmeno la fede che ha spinto Dante 700 anni fa. Perché sono stato scelto?”

“Lo comprenderai lungo il viaggio. Per ora permettimi di dirti ciò che dissi al poeta fiorentino: arriverà un veltro, vendicatore di tutti i delitti, che relegherà i mali nelle profondità più oscure. Sarà giusto, parco, coscienzioso”

“Continuo a non capire il mio ruolo in tutto questo”

“Jonathan, il veltro sei tu”.







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Ciao a tutti, devo dire che non sono particolarmente soddisfatta di questo terzo capitolo, ma per evitare di ricominciare a postare dopo tanto tempo ho deciso di pubblicare comunque. spero di non aver annoiato nessuno, e mi piacerebbe conoscere i vostri pensieri a riguardo. ho deciso di citare da adesso in poi due strofe che mi piacciono particolarmente e sono inerenti al capitolo, che ne pensate?.
grazie del vostro tempo, a presto:)

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