Non è come sembra!

di Aliaaara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Identità Confuse ***
Capitolo 2: *** Nuova recluta ***
Capitolo 3: *** Futuro ***
Capitolo 4: *** Attrazione ***
Capitolo 5: *** Desideri Irrealizzabili ***
Capitolo 6: *** Concetto di Paura ***
Capitolo 7: *** Lezioni di Vita ***
Capitolo 8: *** Gentilezza ***
Capitolo 9: *** Piacere Unico ***



Capitolo 1
*** Identità Confuse ***


Identità confuse







Zoro si era sempre chiesto cosa lo attirasse tanto nella navigatrice.
Cosa lo attrasse in lei, di così forte, da non poterle stare lontano. Forse un senso protettivo verso i più deboli? No, non poteva essere. Altrimenti a quest’ora sarebbe sempre appiccicato ad Usopp…
Ogni volta che le stava vicino, che sentiva il suo profumo, che incrociava i suoi occhi color nocciola, che vedeva i suoi capelli luminosi o il suo meraviglioso sorriso; si sentiva come se potesse toccare il cielo da un momento all’altro.
Come se la gravità non avesse senso con lei affianco. Come l’aria, era indispensabile.
Una sensazione di benessere che lo avvolgeva, lasciandolo letteralmente senza fiato.
Avrebbe tanto voluto starle un attimo accatto, darle un po’ fastidio, solo per sentire dalle sue labbra uscire il nomignolo che gli aveva dato: “Buzzurro”.  Non era un granché, ma il fatto che lo dicesse ogni qual volta pensasse a lui, lo faceva sorridere.
Per quante litigate facevano sulla nave, davanti ai compagni, o ovunque capiti, non poteva che esserne felice. Felice anche solo di vederla parlare con lui, anche se urlando, e sapere che per lei, lui esisteva.
Anche in questo momento.
Mentre correva affianco a lei, sotto la bufera fredda e insipida. Non faceva che guardarla col suo unico occhio, e pensare a quanto gli era mancata in quei due anni di assenza. Le guardò il corpo sinuoso racchiuso in un cappotto nero, il quale le infondeva calore. Le guardava i capelli racchiusi in una coda che traballavano per la corsa. Anche in quel momento, mentre erano alla ricerca di quel samurai, non poteva pensare a quanto fosse bella.
In quel momento Nami perse l’equilibrio indietro e scivolò sulla neve. Poco prima, però, Zoro le afferrò automaticamente la mano, per evitare che cadesse, facendosi male.
Rimasero così un attimo, a guardarsi nei occhi.
Brook si abbassò leggermente, ridacchiando di quella situazione alquanto ambigua.
- Che scena romantica...- disse lo scheletro, cercando di trattenere le risate.
Zoro si limitò a guardare la ragazza, sembrava essere in trans. Non faceva altro che continuare a guardarla in viso, fissando quel volto liscio e bianco senza difetto, quelle labbra carnose che tenevano una sigaretta tra i denti e quei occhi azzurri come il mare...
Un attimo, azzurri?
Sia lei che lui alzarono un sopracciglio interrogativi.
Di scatto Zoro mollò la presa, anzi la spinse violentemente, facendo finire la ragazza letteralmente a terra. Mentre quest’ultima mugugnò dal dolore.
- Chi se ne frega se cadi!- sbraitò lo spadaccino accigliato.
Da terra l’espressione della ragazza era a dir poco furente – Imbecille!- gli sbraitò contro con  voce bassa e mascolina – Tratta bene Nami-san, oppure...- finì lasciando in sospeso come una minaccia.
Zoro reagì a ciò – Altrimenti cosa, cuoco da strapazzo?!- disse iniziando ad insultarlo e altrettanto fece l’altro con lui. Insieme, in poco tempo, diedero inizio a una delle loro solite litigate senza fine, piene di insulti.
Solo quando si furono fermati, per essere stati richiamati da Brook, lo spadaccino poté darsi dell’idiota da solo.
Infatti Zoro, si era dimenticato che nel corpo di Nami c’era Sanji.

 



 

Angolo dell'autrice:

Che ne pensate? Penoso? Devo dire che l'idea di questa raccolta mi è venuta quando nell'anime ho visto questa scena, quindi mi è sembrato ovvio doverla mettere per prima. Comunque...volevo dire che la raccolta presenterà vari personaggi di One Piece, non si concentrerà sugli stessi, che le coppie varieranno in continuazione e che spero di dare un piccolo spazio a tutte. Tutte parleranno di momenti mancanti che potrebbero succedere, oppure di momenti che sono sul serio presenti e di cui distoglierò leggermente la realtà. Non aggiornerò secondo uno schema, ma andrò ad idee, quindi mettetevi comodi.
Volevo solo chiarire.
Spero vi sia piaciuta almeno un po'.
Bye-bye

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Capitolo 2
*** Nuova recluta ***


Nuova recluta







Non era passato molto tempo da quel giorno.
Doflamingo poteva esserne sicuro. Anche se il veloce trascorrere del tempo lo metteva a dir poco confuso, e le sue pianificazioni giornaliere non erano da meno, poteva essere soddisfatto nel dire che niente andava storto.
Qualche mese fa era riuscito a far entrare nella sua ciurma il giovane, ed inesperto, Trafalgar Law. Tutto sembrava andare a gonfie vele.
Nessuno della ciurma di lamentava del nuovo arrivato, anzi, non sembravano nemmeno notarlo.
Il ragazzo, o il bambino, da quando lo aveva accolto con se, non faceva altro che starsene chiuso in uno studio che gli aveva procurato il flottaro stesso. Se ne stava lì, tutto il giorno, a svolgere le sue mansioni come medico di bordo.
Non che la cosa disturbasse Doflamingo, aveva preso il ragazzino con se proprio per questo. Sapeva che quasi certamente il giovane lo stesse odiando con tutto il cuore, ne era certo. Probabilmente il povero ragazzo non aveva idea con chi avrebbe avuto a che fare, finché non lo aveva costatato lui stesso, quando poi però era troppo tardi.
Doflamingo rise di cuore a quel pensiero. Ancora ignaro dei guai che gli avrebbe portato il ragazzo fra degli anni.
Fatto sta, che il flottaro poteva dire soddisfatto di non avere nessun problema con il giovane. Affatto, si rivelava molto utile per i suoi affari.
Per di più, lui non doveva fare niente.
Il ragazzo stava nel suo studio la maggior parte del tempo tanto che, qualche volta, era Vergo a dovergli portare il pranzo, per evitare che lo saltasse.
Nulla andava storto.
E, anche se il ragazzo probabilmente stava tramando nell’ombra una sua futura morte, al momento non gli recava alcuno problema.
Questo era quello che contava.
In quel momento se ne stava seduto sul suo lussuoso divano rosa di raffinata provenienza, quando dalla porta apparve Vergo.
L’uomo era del tutto tranquillo, camminava con indifferenza nel salone, con passo calmo e deciso. Teneva lo sguardo davanti a sé, ma non sembrava esserci con la testa.
-Tutto a posto, Vergo?- chiese Doflamingo con il suo sorriso smagliante in volto.
L’uomo si voltò verso il suo superiore, portandolo di fronte a sé. Solo in quel momento il flottaro notò che sulla guancia sinistra del compagno, c’era una fetta di pane, rimasta lì attaccata.
Però essendo abituato a scene simili, non si scompose minimamente.
-A meraviglia- rispose l’uomo con le basette.
Poi Vergo portò una mano poco più su della testa, afferrando qualcosa di invisibile e facendo gesto di toglierlo. Solo che, non riuscendoci, continuava a rifare il gesto ritmicamente.
-Non trovo il mio cappello- disse infine l’uomo.
-Tu non porti un cappello- gli ricordò Doflamingo con naturalezza.
Vergo abbassò la mano, non mutando espressione nemmeno un attimo – Ah, già…io non porto il cappello- disse ricordandoselo.
Vergo, per niente dispiaciuto, stava per riprendere la sua camminata ma il suo superiore lo fermò.
-Per caso, Vergo, a pranzo hai mangiato il pane?- chiede il flottaro cercando di soffocare una piccola risata, come suo solito.
Vergo lo guardò interrogativo, anche se non si poteva dire per certo con quei occhiali – No, cosa te lo fa pensare?- chiese.
-È solo che, ti è rimasta una fetta di pane in faccia- rispose sghignazzando amorevolmente, mentre con la mano indicava sul proprio viso il punto in questione dove stava il cibo.
Vergo gli posò sopra una mano, non sorpreso della cosa ma era come se lo avesse appena notato.
-Ah…appena ho portato il pranzo a Law, me lo ha tirato addosso- disse semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Poi se ne andò come era venuto, senza aggiungere altro.
Doflamingo spense il sorriso, pensieroso. Ora aveva un problema col ragazzo, visto che interpretò l’azione come il suo primo atto di ribellione.
Ma probabilmente lui non sapeva, che semplicemente, l’unico problema della giovane recluta era il pane.

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Capitolo 3
*** Futuro ***


Futuro








Kidd doveva ammettere che infondo le cose non andavano così male.
Poteva dire che per una volta, forse, poteva dire sul serio, che il suo vice, Killer, aveva avuto una buona idea.
Forse.
Perché non lo avrebbe mai ammesso.
Entrare nel Nuovo Mondo aveva portato gli aspetti negativi e positivi.
I negativi erano molto più dei positivi, considerata la perdita del suo braccio e la lotta d’odio che c’era tra lui e Big Mom. Ma i positivi lo rendevano così felice da sorvolare su quelli pessimi.
Non era passato molto tempo da quando la notizia della alleanza di Trafalgar e Cappello di Paglia, e della sua alleanza con quei due sciroccati. Era curioso di voler sapere se le due alleanze in futuro avrebbero portato a qualcosa, magari uno scontro tra di esse. Non sarebbe stato male. La cosa poteva rivelarsi molto interessante.
Tornando ai fatti, poteva dire che era riuscito a sopportare quel rumoroso e insopportabile Scratchmen e quell’inquietante e taciturno di Hawkins.
Forse, dopotutto, avevano davvero qualche possibilità per abbattere uno dei quattro Imperatori.
A dirla tutta Kidd ammetteva che, se avesse chiuso quella bocca di fogna del Ruggito del Mare e bruciato le carte del Mago, nel profondo, potevano essergli anche simpatici.
Aprì la porta, entrando nella sala delle trattative con i suoi alleati e con alle sue spalle Killer che lo controllava, per nulla sorpreso che il musicista avesse fatto esplodere il soffitto del nascondiglio e il veggente stesse manovrando le sue carte indifferente. Ormai c’era abituato.
Quello che lo stupì però era quello che gli si presentò oltre.
Praticamente Hawkins stava maneggiando le carte di fronte a Scratchmen, il quale lo guardava attentamente senza emettere un suono. Cosa strana per lui. Kidd poteva sentire la tensione nell’aria. Hawkins mischiò le carte e, dopo averle disposte e osservate bene, alzò il viso sul’uomo di fronte a se.
- Le carte dicono chiaramente ciò che riserva il futuro. Fama. Ricchezza. Una giovane donna al suo fianco con fegato da vendere e uno stomaco da paura, dalla descrizione sembra Bonney. Qui dice che avverranno grandi avventure e formidabili rivelazioni ma che, infine, non troverà il One Piece- spiegò infine il veggente.
Kidd guardò la scena ancora un attimo, notando lo sguardo indifferente di Hawkins e quello incredulo di Scratchmen. Poi, non resistendo, scoppiò in una fragorosa risata. Gli altri capitano notarono la sua presenza in quel momento, cosa che li sorprese non poco. Killer, dal canto suo, si limitò a sospirare e ad appoggiarsi ad un muro mezzo rotto della stanza.
- Razza di idiota!!- rise Kidd in faccia al musicista – Non ti hanno mai detto che non si consultano le carte per sapere il proprio futuro?!- continuò tra una risata e l’altra.
I tre si limitarono a guardare Kidd mentre questo cercava di smettere di ridere. Dopo una manciata di minuti, ci riuscì.
- Lo so- rispose Scratchmen facendo spallucce, col sorriso beffardo in volto – Infatti non ho chiesto il mio futuro- ammise.
Kidd lo guardò sorpreso per un attimo per poi, coi brividi in tutta la schiena, chiese la fatidica domanda – Allora di chi?-.
I due si guardarono un attimo per poi dire un – Tu- all’unisono.
Kidd ripensò velocemente alle parole del pazzo chiromante per poi, se era possibile, sbiancare più di quanto fosse già pallido di carnagione.
Killer scossò la testa violentemente, prevedendo guai. Infatti, la faccia di Kidd diventò prima rossiccia e poi incandescente.
- Vi uccido!!- gli urlò contro per poi corrergli addosso e ingaggiando uno scontro all’ultimo sangue, deciso sul fatto di mettere a tacere le vite di quei due cretini in quell’istante.
Sarebbe stato più corretto dire che, infondo, molto infondo, ma parecchio infondo, in una piccola parte dell’anima di Kidd, la quale sotterrata, gli stavano simpatici.


 

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Capitolo 4
*** Attrazione ***


Attrazione







C’era molto silenzio in quel momento.
Nessuno osava fiatare.
Non che ci fosse una ragione in particolare, no..
Diciamo che da quando Trafalgar Law aveva iniziato a viaggiare insieme alla Ciurma di Cappello di Paglia per l’alleanza pirata, la tensione si poteva tagliare con un semplice sospiro.
All’inizio l’alleanza sembrava non avere problemi di alcun genere. Solo che da una settimana a questa parte, Zoro e Law non facevano altro che provocarsi e litigare. Per assurdità naturalmente, ma si sentiva una certa “rivalità” tra i due, che nessuno della ciurma riusciva spiegarsi.
Nessuno tranne Nami.
Quest’ultima era del tutto sicura che la rivalità dei due, era dovuta a lei. Che questi litigi fossero una sorta di lotta per contendere la navigatrice.
In quel momento, tutti erano attorno al tavolo della cucina della nave, per pranzare. Nessuno però osava fiatare, il minimo movimento o parola sbagliata, avrebbe portato ad una lotta senza esclusione di colpi.
Infatti Zoro e Law stavano uno di fronte all’altro, a fissarsi nei occhi. Il primo sembrava volesse uccidere l’altro col sol sguardo del suo unico occhio, mentre il secondo si limitava a rispondergli con il suo impareggiabile ghigno in faccia.
Nami si era messa a capotavola, mettendosi vicina sia allo spadaccino che al chirurgo, pensando di poter diminuire almeno per qualche ora quella terribile tensione che era nell’aria.
- Ehm..Law, potresti passarmi il curry?- chiese Nami al chirurgo, cercando di spezzare il ghiaccio.
Lui si voltò verso di lei – Certo Nami-ya- disse sorridendole e passandole la pietanza, mentre lo spadaccino ringhiava come un cane.
- Grazie- rispose la ragazza.
- Non c’è di che, per te questo ed altro- disse ghignando in direzione di Zoro.
Zoro sbatté il pugno sul tavolo, facendolo tremare – Attenta Nami, non ti fidare di questo squilibrato, perché ne rimarresti delusa!- disse alzando la voce, non distogliendo un attimo lo sguardo dal ragazzo di fronte a sé.
Trafalgar, se fosse possibile, ghignò di più.
- Zoro-ya, ho per caso fatto qualcosa che ti ha recato danno?- chiese con tono innocente. La domanda fece imbestialire di più lo spadaccino.
- Sai bene che hai fatto bastardo!- rispose furioso Zoro.
- Non è certo colpa mia, Zoro-ya, se non sai prendere posizione- disse per tutta risposta il chirurgo.
- Sei tu che giochi sporco, mi hai distratto, e ne hai approfittato per fare la tua mossa!- disse furioso il buzzurro.
Trafalgar sembrò pensarci leggermente su, temporeggiando volontariamente, per poi limitarsi a dire – Uhm..forse è vero. Però devo dire di essermi davvero divertito- disse per poi leccare col la punta della lingua il suo labbro inferiore.
Quello per Zoro, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Il suo sguardo era a dir poco furente, umiliato. Mise istintivamente le mani sulle sue katane pronto ad agire.
- Ora mi hai stancato! Risolviamo le cose fuori di qui!!- disse alzandosi di scatto e dirigendosi alla porta che portava sul ponte.
- Non potrei essere più d’accordo di così- commentò Law prendendo la sua nodachi e seguendolo sul ponte, chiudendo la porta dietro di sé.
Nami guardò i due uscire fuori dalla porta e sospirò.
Anche se non aveva capito cosa intendessero con quelle parole, era più che certa che se le sarebbero suonate.
D’altronde, però, come poteva dargli torto? Lei era davvero bella, lo ammetteva da sola, era più che normale che due uomini litigassero per lei.
“E che uomini..” si ritrovò a pensare la navigatrice.
Doveva ammettere che, il fatto che i due litigassero per lei, la rendeva a dir poco felice, onorata per giunta. Ma essendo, uno un suo compagno e l’altro un suo alleato, non poteva permettergli che di distruggessero a vicenda. Nemmeno se il motivo era per lei.
- Ci penso io a loro- disse alzandosi e dirigendosi alla porta.
L’aprì, uscendo sul ponte.
Il sole le confuse la vista, dovette metterci un attimo per riuscire a vedere qualcosa. Appena ci riuscì, si guardò in giro alla ricerca dei due. Si diresse a poppa, sicura di trovarli lì, e così fu.
La scena che le si presentò però, le fece togliere il fiato.
Zoro stava tenendo nella mano i capelli di Law, stretti in una morsa. L’altro invece aveva preso lo spadaccino, bloccandolo, avvolgendogli attorno alla vita le sue braccia e impedendogli la fuga. Entrambi avevano congiunte le loro labbra e si stavano scambiando il bacio più ardente e passionale che Nami avesse mai visto.
Sbarrò la bocca a quella visione, portandosi davanti a questa una mano.
I due intanto continuavano il loro lavoro, non accennando a smettere per nessun motivo e non accorgendosi minimamente della navigatrice che era sbiancata.
Velocemente Nami si ritrovò a ripensare il motivo del litigio e alle parole che si erano detti i due poco fa.
Il suo viso prese il colore dei suoi capelli.
Non solo non si aspettava che i due fossero dell’altra sponda.
Ma non poteva credere che fosse Zoro, quello che stava sotto.



 

Angolo dell'Autrice:

Ciao! Non chiedetemi dove mi è venuta fuori questa idea, per favore, non saprei che dirvi. Ad un tratto per caso, quando su Efp lessi l'ennesima fiction LawxNamixZoro e non potendone più, diedi di matto e scrissi la prima cavolata che avevo in mente...ecco il risultato, è venuta così. Non ho molto da dire se...non pensate che Law e Zoro possano essere una bella coppia?? Secondo me ci stanno. Sì, un po' inquietante e strano, ma ci può stare. Nemmeno io ero convinta all'inizio. Preferisco di gran lunga vedere Law con Kidd o Luffy ma sarebbe risultato palese. Volevo che non ve lo aspettaste *-*
Spero che a qualcuno sia piaciuto. Alla prossima.
Bye-bye

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Capitolo 5
*** Desideri Irrealizzabili ***


Desideri irrealizzabili








Continuava a guardare quella scena un milione di volte. Sia davanti a sé, che nella sua testa. E dire che lui era uno dei pochi che avrebbe potuto evitarlo, che avrebbe potuto far qualcosa. Anche se non era successo.
Non ce l’aveva fatta.
Stavano disputando la guerra a Marineford. Ognuna delle due schiere dell’esercito di uomini si davano da fare, si massacravano l’un l’altro per una ragione, che ormai era scomparsa dalla sua testa. Dalla sua mente.
Tutto attorno gli si era fermato nell’attimo esatto di quell’urto.
Tutto.
Continuava a guardare a terra, Cappello di Paglia, che urlava di dolore al cielo, una supplica, un urlo disperato; una richiesta d’aiuto che chiedeva a quell’azzurro ormai spento che c’era in alto, di ridargli suo fratello, Ace.
Pugno di Fuoco se ne stava sdraiato a terra, occhi chiusi, nessun movimento, sangue ovunque e un sorriso appena accennato in volto.
Non poteva credere a quello che stava vedendo.
Non poteva crederci e basta.
Pensare che quei momenti vissuti insieme, tutti sulla nave, a ridere spensierati, fossero finiti, per lui non era possibile.
Inconcepibile.
Una menzogna, ecco cosa doveva essere.
Uno scherzo bastardo di qualche idiota.
Guardò i suoi compagni, piangenti e non, che affrontavano con coraggio la morte, non preoccupandosi minimamente delle conseguenze. Questo era ciò che portava la vendetta nei cuori della gente, ma sarebbe servito?
Andare contro alla morte a braccia aperte avrebbe riportato indietro il loro Ace?
Non lo sapeva e, sinceramente, non voleva sapere la risposta.
Sarebbe impazzito per tutto ciò, ne era sicuro, fino ad avere le visioni.
Spostò lo sguardo ancora su quel corpo, pieno di sangue, inerme. Si soffermò su ogni suo lineamento, muscolatura, posizione; tutto quello che avrebbe potuto imprimersi nella testa e portare con se per la vita.
Guardò il torace, il viso, i capelli. Infine lo guardò per l’intera figura. Per fissazione,  o abitudine, lo vide per un secondo muoversi.
Scrollò la testa, spazzando via il pensiero idiota.
Poi però lo riguardò attentamente. Il corpo si muoveva lentamente, piano, faticosamente, anzi, non si muoveva, era sicuro che stesse respirando.
Quello che lo sbalordì, fu la visione sul viso lentigginoso del ragazzo in cui si poté intravedere il fatto che prendeva colore, e che lentamente, gli occhi si aprivano.
Guardò il compagno, Ace, mentre apriva lentamente gli occhi, rivelando quelle iridi nere e scure che erano solite sprizzare gioia ovunque andasse.
Rimase incredulo, mentre lo vedeva alzarsi e faticare per tenere gli occhi aperti.
Ace si era retto in ginocchio, alzandosi da solo, col viso stralunato, confuso. Intanto ormai tutti si erano accorti del risveglio di Pugno di Fuoco, la piazza intera si era zittita per guardare quella scena, increduli nel vedere una persona morta fino a poco fa, riprendere vita.
Ma a lui non interessava, gli bastava vederlo rialzarsi, mentre il fratello minore la smetteva di piangere e lo guardava incredulo.
- A-ace?- chiese piano Cappello di Paglia, come se una parola potesse rovinare tutto.
Il moro, appena rialzato, si limitò a guardarsi attorno con aria assonnata, notando tutta la piazza che lo fissava. Non poté far a meno di portarsi un braccio dietro la testa, a grattarsi il capo, mentre puntava con gli occhi i suoi compagni.
- Scusate, devo essermi addormentato.- si scusò, accennando un sorriso soave, misto di stanchezza, per via degli occhi desiderosi di un’altra bella dormita. Il tutto completato da una risata generale di amici e compagni.
Solo che tutto ciò non era successo.
Tutto ciò era solo nella testa di Marco, mentre guardava il compagno a terra, ormai freddo e privo di vita.
Nessuno glielo avrebbe riportato indietro.
La sua fantasia, violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove a ogni passo gli permetteva di raggiungere la felicità,  lo aveva crudamente riportato alla dura verità.
Questo, il fatto che Ace potesse tornare da lui, era soltanto nella sua testa.



 
Angolo dell'Autrice:
Chi, assistendo alla morte di Ace, ha desiderato che in realtà fosse un suo solito attacco di narcolessia? Io l'ho desiderato con tutto il cuore, e ora l'ho scritto pensando fosse anche il desiderio di Marco. Ok, non prendetevela con me, non uccidetemi. Ero in un momento di crisi esistenziale e ho realizzato questo capitolo di conseguenza. Inizialmente questa raccolta dovevano essere scene quotidiane e avvenimenti, in cui potevano strappare un sorriso. Solo che mi sembrava una stupidaggine fare una One-shot solo per questo capitolo quindi...ecco qui la tristezza. Non preoccupatevi, sarà la prima ed ultima..spero..
Ditemi che ne pensate, a presto!
Bye-bye

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Capitolo 6
*** Concetto di Paura ***


Concetto di paura









Correva a più non posso.
Non si fermava, non voleva farlo. A qualunque costo non doveva nemmeno venirgli la minima l’idea di fermarsi per un secondo.
Doveva continuare a correre più che poteva, cercando più aria possibile dalla bocca e ignorando il dolore e la stanchezza che sentiva nelle gambe.
Non poteva mollare, non a quel punto.
Altrimenti con che faccia si sarebbe potuto presentare di fronte ai suoi compagni dopo essersi arreso?  Non aveva nessuna intenzione di cedere, nemmeno il più piccolo pensiero.
Doveva continuare a correre, correre e correre e correre ancora. Magari prima o poi si sarebbero stancati di seguirlo e decisi a lasciarlo in pace.
Un illuso era, e lo sapeva benissimo, ma non poteva far a meno di continuare a correre con il terrore che prima o poi lo avrebbero preso,  sperando in cuor suo che prima o poi cedessero da un momento all’altro.
Ormai correva da giorni, sia con la luce sia senza, interrottamente. Non poteva fermarsi o sarebbe caduto in mano al nemico e non voleva questo, solo il cielo sapeva cosa gli avrebbero fatto una volta preso!
Aveva paura? Sì, molta.
Non pensava che l’avrebbe mai provata in vita sua per una seconda volta, pensava che dopo gli eventi del passato non avrebbe più avuto terrore di nulla. Invece eccolo lì, a correre a perdi fiato, con dei veri e propri mostri alle spalle che cercavano di mettergli le mani addosso per chissà quale tortura di vario genere.
Doveva fuggire, trovare un mezzo, qualsiasi cosa per poter scappare dall’isola. Se le sue gambe glielo avrebbero permesso sarebbe andato a nuoto, o volato almeno!
Per chissà quale scherzo del destino però doveva sopportare quella punizione senza fine, all'infinito. Non aveva tempo per mangiare per quanto correva, presto o tardi sarebbe morto se non per mano loro, per carenza di nutrimento.
Ad un tratto sulla sua strada comparve uno di quei mostri ripugnanti, sdentato e peloso, della peggior specie. Si avventò su di lui ma non si fece scoraggiare, il giovane gli andò contro urlando.
- Togliti dai piedi, essere immondo!- esclamò colpendolo e scagliandolo, ma non gli fece granché , perché automaticamente si rialzò come un automa si unì al suo inseguimento insieme al resto dei suoi simili.
 Era inorridito da quella scena, spaventato da come sarebbe andato a finire e arrabbiato per essersi cacciato in una situazione del genere.
Mentre correva cercava di pensare a tutte le cose positive della vita per cui doveva continuare a lottare e sopravvivere, ma tutto ciò veniva distorto da quelle orribili voci di quei esseri infami, pronti a prenderlo al minimo segnale di cedimento.
- SANJI-KUN!- urlavano tutti questi in coro, facendo sempre più inorridire il biondino nel sentire il suo nome uscire da quelle putride labbra.
Sanji si voltò e incazzato urlò – Smettetela di seguirmi, mostri! Lasciatemi in pace!- mentre diceva questo si accorse della terribile visione che aveva alle sua spalle.
Uomini in vestitini femminili con menti sporgenti, lineamenti virili e rozzi, parrucche colorate di ogni tipo, rossetto e un chilo di mascara sulla faccia. Infine peli che comparivano su ogni centimetro di pelle scoperta. Il tutto incorniciato dal fatto che tenevano in mano vestiti femminili da fargli indossare, urlando il suo nome con sdolcinatezza.
Un brivido gli passò per tutta la schiena a quella visione, mentre il terrore si intravide nei suoi occhi. A differenza di questo, la paura avuta in passato da piccolo era niente a confronto.
Per colpa di Orso Bartholomew la sua più grande paura, quella di finire su un’isola piena di uomini trans, si era avverata.

 

Angolo dell'Autrice:
Ahahah, lo so, lo so, poteva venirmi qualcosa di meglio, ma ieri ho rivisto l'episodio di Sanji che finisce su Kamabakka e che viene inseguito; mi è spuntata l'idea e non ho resistito! Insomma, a parte il fatto che non osa toccare le donne, Sanji difficilmente si dimostra in difficoltà, il fatto che possa avere il terrore di qualcosa lo trovo comico. Poi, boh, sono gusti.
Se può rendervi felici ho già in mente uno schizzo del prossimo, voglio farne una sui miei Tre Capitani Supernove preferiti!! Devo per forza fare ridere, sfido chiunque a dirmi il contrario.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, un'opinione a riguardo fa sempre piacere.
Alla prossima.
Bye-bye

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Capitolo 7
*** Lezioni di Vita ***


Lezioni di Vita








Era al limite della sopportazione.
Lui era certo che da lì a poco sarebbe scoppiato. Era questione di un attimo, un secondo, e poi avrebbe raso al suolo l’intera isola.
Eustass Kidd aveva affrontato in vita sua un milione di ostacoli, uno peggio dell’altro, in cui tutte le volte si ritrovava sempre più vicino alla morte. Se l’era sempre cavata, in un modo o nell’altro, non importava il come o il pericolo in cui si era esposto, lui se ne usciva sempre. In quel momento però era sicuro che fosse al limite, che avrebbe perso, sarebbe scoppiato, avrebbe issato bandiera bianca in segno di resa.
Nessuna delle sue esperienze passate si poteva paragonare a quell’esperienza che non avrebbe mai, ma proprio mai, voluto vivere.
Era così disperato che l’idea di andare direttamente a Marijoa a consegnarsi alle forza dell’ordine, stava diventando sempre più allettante.
- La vuoi piantare di saltarmi attorno?!?!- sbraitò per l’ennesima volta Kidd, al bambino che continuava senza sosta a parlare e giocherellare con lui girandogli attorno.
- Wooah! Hai anche una pistola! Troppo forte!! Me la fai provare, eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh?- rispose il bambino fermandosi davanti a lui con un enorme sorriso in volto.
- Col cazzo che te la faccio toccare, microbo!!- gli urlò contro la supernova dai quattrocentosettantamilioni.
Il ragazzino sbarrò gli occhi in un’espressione a dir poco scandalizzata – Ehhh! Hai detto una parolaccia!- urlò con tutto il fiato che aveva, attirando  su di sé l’attenzione della gente che passava di lì e che guardava la scena con perplessità e timore, soprattutto per il fatto che la Supernova stava diventando sempre più irascibile ad ogni parola del bambino – Hai detto una parolaccia! Hai detto una parolaccia! Hai detto una parolaccia!- iniziò a canticchiare il bambino dai capelli neri, un cappello in testa e un enorme sorriso in volto, girando attorno al Capitano.
- Ma la vuoi piantare?!?!- urlò infine il rosso nel tentativo di farlo star zitto.
- Non è per niente educato da parte sua urlare così, in mezzo a dei civili.- lo riprese il secondo bambino, che fino ad allora si era limitato a commentare le azioni dell’altro bambino e di Kidd, stando fermo ed immobile, in silenzio.
- Taci anche tu!!- ribatté il rosso al bambino con gli occhi grigi contornate da leggere occhiaie, un cappello anche lui in testa e capelli neri.
- Woah! Un braccio meccanico, che forte!! Sì, devi per forza essere un cyborg!- continuò il ragazzino di prima, il quale aveva sfruttato la distrazione del rosso per arrampicarsi su di lui, aggrappandosi al braccio di ferro come un koala.
- Ma quale cazzo di cyborg! Mollami fottuto marmocchio!- disse Eustass, staccandoselo di dosso e buttandolo in malo modo a terra, accanto all’altro bambino.
Questo dopo essere caduto a terra, invece di piangere, si mise a ridere contendo, procurando un sopracciglio alzato all’altro piccolo amico.
- Si dovrebbe vergognare, Travestito-ya. Non ci si comporta così con un bambino.- lo riprese il bambino con le occhiaie e l’espressione apatica, rivolta verso di lui.
Kidd si ritrovò a pensare quanto fosse assurdo che due bambini, di nove o dieci anni per giunta, dessero più problemi di due normali adulti.
- Io mi dovrei vergognare?? Quando tornerai normale voglio vedere chi sarà quello imbarazzato! Un attimo, a chi cazzo hai dato del travestito?!- disse pieno di ira.
Il bambino apatico ignorò l’uomo che cambiava colore di minuto in minuto, decidendo di prestare attenzione al bambino sorridente – Stai bene?- gli chiese.
L’altro rise – Sì!-
- Non dovresti parlare con gli sconosciuti.- lo rimproverò poi, dopo essersi assicurato che stesse bene.
- A me sta simpatico, è divertente!- rise il piccolo alzandosi in piedi e saltellando contento indicando la Supernova – E poi guarda quant’è tutto rosso!- rise all’uomo che era al limite e che ormai la sua carnagione aveva preso il colore dei suoi capelli.
Il bambino inespressivo spostò lo sguardo sul’uomo e, solo allora, una angolino della bocca si alzò in alto, dando vita ad un ghigno sfrontato –Hai ragione, è divertente.- concluse infine d’accordo.
- Cyborg incandescente, spari anche raggi laser con quel braccio??-
- Potrei sapere, se non sono toppo indiscreto, se lei è un maschio o una femmina?-
- Woahh! Mi fai provare gli occhiali?? Troppo belli, voglio provarli!-
- Perché porta il rossetto, Pedofilo-ya?-
- Mi fai provare? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh?-
A quelle infinite domande Kidd perse il lume della ragione  mentre interiormente sperava che Killer lo raggiungesse il più presto possibile, oppure avrebbe ucciso i suoi due alleati in meno di due minuti, visto come si divertivano a farlo impazzire.
- Porca puttana, ti ho detto di scendere da quel fottuto albero, Cappello di Paglia!! Cazzo sei, una scimmia?!?! E tu, Trafalgar,  posa subito a terra quel bisturi!! Guai a te se provi a castrarmi con quello…- sbraitò a destra e sinistra, perdendo il controllo.
Ringhiò come un animale e poi urlò a squarciagola – BONNEY!! BRUTTA TROIA!! ASPETTA CHE TI TROVI… FAI TORNARE QUESTI DEFICENTI NORMALI!!-
Eustass Kidd si era trovato spesso in varie situazioni da far girare la testa, e da ognuna di esse aveva imparato qualcosa.
Non avrebbe mai scordato quella lezione.
Mai insultare una donna menzionando il suo peso.
Soprattutto se questa donna è capace di far tornare due Supernove in due fottuti bambini.



 
Angolo dell'Autrice:
Alza la mano chi vorrebbe assistere dal vivo a questa scena *le alza entrambe*.
Eccomi qui con un nuovo capitolo e come promesso sono i nostri tre capitani. Se sono qui a rompere è perché la gente a volte si chiede dove si prendono certe idee, spesso me lo chiedo anch'io quando leggo fiction fantastiche, così anche in questo capitolo voglio spiegare dove ho preso l'idea: quest'immagine qui sotto. Appena l'ho vista, mi sono immaginata tutta la scena, prego, chi è curioso ci dia un'occhiata.


http://tinypic.com/view.php?pic=jsoxgm&s=8#.U4zlSyhAnDc

Per quanto riguarda un mio parere personale, questi tre insieme fanno scintille-anche nel vero senso della parola- e per tanto non smettero di sperare in un'alleanza futura tra loro tre. Ahahahah, so già che Oda non mi accontenterà mai, sarebbe la disfatta completa per il Governo Mondiale se quei tre cooperassero, figuriamoci! Però la speranza è l'ultima a morire, vero Kidd?
Spero vi sia piaciuto, chi vuole può dirmi che ne pensa.
Alla prossima.

Bye-bye

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Capitolo 8
*** Gentilezza ***


Gentilezza








La guardava mentre sorrideva soave agli altri.
Era così bella mentre si portava una ciocca dei lunghi capelli neri dietro l’orecchio e chiudeva gli occhi in un sorriso sincero mentre parlava con la compagna.
Franky non aveva mai conosciuto qualcuno così. Gli piaceva vederla parlare pacata e gentile, secondo lui era una personalità favolosa la sua.
A confronto con lui, esibizionista e chiassoso, lei era una dea irraggiungibile. Sempre serena e sicura di sé, gentile e schietta nel dire le cose, determinata e decisa nel raggiungere il suo sogno a qualsiasi costo.
A Franky piaceva molto Robin.
Per un un’infinità di motivi sicuramente ma se ne avesse dovuto scegliere uno sarebbe stato il suo dolce sorriso. Quel dolce increspare le labbra verso l’alto ogni qual volta lo vedeva mentre faceva lo stupido o gli parlava. Per lui era come stare in paradiso. Quando era certo che era lui la causa di quel sorriso, si riempiva di energia più di quanto potesse fare una semplice cola.
Franky era certo che con lei avesse un rapporto speciale. Lo capiva da come parlavano spontaneamente tra di loro senza problemi. Da come lei si offrisse di aiutarlo nei suoi progetti folli, nonostante non ci capisse molto di meccanica, anzi ascoltava curiosa e imparava in fretta quei termini e quei meccanismi impossibile anche per Usopp.
Non sapeva come il loro rapporto era stato solidificato fino a tanto, quando o perché. Un idea gli era parsa in mente. Forse durante gli eventi di Enies Lobby aveva iniziato a guardarla in tal modo? Non ne era sicuro.
Qualcosa però, quella volta, era successo.
Non sapeva cosa, come, o il perché, ma non gli importava. Quello che gli interessava era il bellissimo rapporto fatto di sorrisi e chiacchiere che c’era tra di loro. Magari un giorno avrebbe anche potuto fare il secondo passo e dirle cosa provava per lei sperando di essere ricambiato. Magari.
Per ora stava fermo e non forzava le cose, sapendo che era troppo presto per cambiare tutto. Infondo non aveva neppure fretta, gli sarebbe andato benissimo aspettare e lasciare le cose come stavano.
In quel momento erano salpati da poco da Punk Hazard sulla loro fantastica nave, la Sunny. Diretti verso Dressrosa per portare a termine il folle piano di un dottore sadico a cui il loro capitano aveva posto fiducia. Per lui non c’erano problemi, lo avrebbe seguito ovunque il capitano.
Sedeva sul prato a lavorare alla MiniMerry a cui stava portando delle modifiche per migliorarla dopo la passeggiata volante sul mare di fuoco che aveva fatto. Gli erano venute un sacco d’idee mentre la vedeva navigare e subito fremette per mettersi al lavoro.
Robin gli si avvicinò mentre stringeva le viti per fissare la polena e gli si accovacciò davanti, bella e luminosa come sempre in viso, col solito sorriso in volto.
- Franky…- lo chiamò.
Il cyborg alzò lo sguardo sorridendo non appena vide il sorriso sulle labbra della ragazza con gli occhiali da sole sulla testa.
- Sì?- chiese contento che fosse venuta, pensando già a qualcosa da farle fare, sicuro che come al solito volesse dargli una mano.
Robin reclinò leggermente la testa da una parte, continuando a sorridere per poi dire – Entra un’altra volta nel corpo di Chopper e ti prometto che ti ucciderò seduta stante con le mie stesse mani.-
Franky rimase con gli occhi sbarrati e increduli a vedere la ragazza rialzarsi da accovacciata, mettersi perfettamente dritta e incamminarsi come se nulla fosse verso la cambusa.
A Franky piaceva Robin per molte sue virtù, tra queste al primo posto c’era la sua gentilezza.
Quello che apprezzava era anche la sua sincerità nel dire ciò che pensava, anche se a volte questo suo lato lo spaventava un poco.
Sì, si disse Franky tornando al suo lavoro, era ancora troppo presto per compiere quel passo.



 
Angolo dell'autrice:
Eccomi qui ancora! Okay, mi sono accorta di stare trascurando le coppie, nonostante avessi detto che avrei provato a farle tutte (cosa impossibile ma mi ero posta un obbiettivo e non è carino trascurarlo) quindi eccomi con la FrankyxRobin che, a quanto pare, alle persone piace. Non ci ho mai trovato nulla di così speciale tra di loro da farmi scatenare l'entusiasmo da fan accanita ma 'Alla gente non piace quel che è bello ma quel che piace' o roba simile... Non è così orribile come pensavo inizialmente questa coppia. Infondo mi piace... molto infondo...
Idea venuta mentre sbattevo la testa contro la parete cercando di farmi passare la crisi dello scrittore.
Spero abbia strappato un sorriso (solo io mi sono divertita a vedere Robin arrabbiata a Punk Hazard per la versione Franky/Chopper?)
Alla prossima!
Bye-bye

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Capitolo 9
*** Piacere Unico ***


Piacere Unico










Rufy aveva vari modi per divertirsi.
Vivere avventure, solcare mari, scoprire isole, cercare tesori e terre inesplorate; erano un bel divertimento, vero. Ma lui aveva un modo tutto suo, se non unico, di divertimento che ripeteva come mansione tutti i giorni in cucina con il suo cuoco di bordo Sanji.
Certo, convincerlo tutte le volte per il nostro capitano era una bella faticaccia. Però aveva trovato da un po’ di tempo a questa parte il momento giusto per fare la sua richiesta.
Solitamente tutti i pomeriggi ad una certa ora del pomeriggio Nami, non appena accertasi della stabilità della rotta e del tempo, si rifugiava nella sua cabina a fare una bella dormita mentre Robin, assetata di conoscenza, si sedeva su uno sdraio a leggere un buon libro, mettendo sottointeso il fatto che non volesse venire disturbata.
Proprio in quel momento esatto Rufy agiva, precipitandosi dal cuoco che si stava fumando una sigaretta, attualmente disoccupato, accanto agli alberi di mandarino.
A quel punto il gioco era facile.
Un paio di lamenti, qualche ‘ti prego’, un poco di insistenza e Sanji accondiscendeva sbuffando facendogli segno di seguirlo in cucina.
Rufy sprizzava di gioia da ogni poro della pelle mentre contento lo seguiva e si accomodava nella sua solita posizione sopra il bancone da cucina. Si mise ben comodo su di esso con le gambe che sporgevano a penzoloni sopra il tavolo, divaricate.
Solo in quel momento Sanji si metteva all’opera, ubbidiente e accurato soddisfa il suo capitano come solo lui sa fare.
- Ahh…sì…- faceva il ragazzino.
Rufy guardava ammaliato il suo compagno di avventure che lavorava con delicatezza e attento, come se stesse maneggiando qualcosa di assolutamente delicato tra le mani.
- Sììì… continua!- lo incitava il moro.
Gli piaceva vederlo all’opera. Solo lui sapeva usare le mani in quel modo così a dir poco sublime.
- Ah! Di più… di piùùù…- iniziò ad incitarlo il capitano al limite dell’eccitazione, troppo impaziente e desideroso per aspettare ancora – Di più! Di più!-
Sanji lo accontentava, come ogni volta, svolgendo il suo lavoro magnificamente sapendo che una volta finito il suo capitano sarebbe stato così soddisfatto da lasciarlo in pace per un po’.
Non che gli dispiacesse quello che faceva, per carità, lo riempiva pienamente disporsi ai suoi ordini in modo così servizievole e professionale; gli faceva ricordare di aver fatto bene ad essersi unito a quella ciurma.
- Ahhh! Sììì! Che bello!- esultava con voce soddisfatta Rufy una volta ottenuto ciò che voleva dall’amico – Ti prego Sanji, ancora! Per favore! Ancora!- continuò poi cercando di convincere il biondino che lo guardava con un sopracciglio arricciato inarcato.
- Ancora? Ma sei insaziabile!- affermò Sanji.
Cappello di Paglia insistette, scendendo giù dal tavolo e appiccicandosi al braccio del biondo ed iniziando a lamentarsi e l'altro sapeva che non se lo sarebbe più tolto di dosso da quel momento in poi – Ti pregoooo… ti prego fammi un altro panino, per favore!- continuava a supplicare.
- Ne hai appena mangiato uno alto due metri!-
- Quel cosino così piccolo? Ti preggoooo Sannnjiiii!!- si lamentava il moro.
Rufy si divertiva con poco, questo è vero.
Ma per lui niente era più piacevole di un panino fatto da Sanji.




 
Angolo dell'Autrice:
Yo! Come va gentaglia qui su Efp? Piaciuto il capitolo? Ammetto che mi sono divertita nel scriverlo. L'idea mi è partita l'altro giorno quando stavo vedendo un episodio di One Piece in sub-ita in cui Rufy mangiava qualcosa preparato da Sanji e... beh, nonostante mangiasse solo, i versi che faceva mi avevano fatto intendere altro. Quella volta sono scoppiata a ridere. Spero quindi di avervi anche solo fatto comparire il sorriso con questa ideauzza.
Ci si vede in giro! Credo.
Bye-bye

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