Escaped Death

di martamatta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Rifugio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: nemici o amici? ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Dubbi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Io so chi sei…ma tu lo sai? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Roach (parte 1) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Roach (parte 2) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: ESCAPED DEATH! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: frammenti di ricordi e lacrime di sangue ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Una triste storia ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Delta Force ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il viaggio in elicottero fu straziante, tramite il dolore, procurato dalla ferita al petto, Soap rivisse tutta la sua vita. Da poco la morte aveva portato via due dei suoi migliori compagni e amici. Rivedeva loro durante il tempo passato insieme;
Ghost era uno dei migliori in assoluto, tramite la sofferenza che gli era stata inflitta, era diventato un soldato perfetto; rigido e attento, ma anche disponibile e determinato a tutto pur di aiutare e proteggere i suoi compagni.
Roach era il più sveglio e agile di tutti, fin da quando era arrivato, Soap lo aveva tenuto sempre con sé, perché gli ricordava lui stesso quando era entrato nella task force 141, e riteneva di aver trovato un ottimo successore come capitano della squadra speciale.
 
Ghost, Riley Simon, venne catturato e torturato in Sud America, durante una missione con degli americani, che aveva lo scopo di fermare un noto criminale e trafficante di nome “Roba” . Dopo essere scappato dalle sue grinfie e aver fatto una lunga riabilitazione, Roba tornò a perseguitarlo e uccise tutta la sua famiglia. Simon creduto morto divenne un vero e proprio fantasma e fece ritorno in Sud America in cerca di vendetta; Si infiltrò nella villa del criminale e uccise chiunque si trovava all’interno.
Quello stesso giorno degli uomini lo andarono a prendere per reclutarlo alla tasck force 141.
 
Roach, Gary Sanderson, era un soldato che da quando entrò in accademia militare aveva dimostrato subito il suo talento. Non solo era uno specialista con l’uso di ogni genere di arma, ma  era anche intelligente, sapeva ricorre ad ogni tipo di strategia indipendentemente dalla situazione. Così subito dopo l’accademia Soap lo venne a prendere personalmente per entrare nella squadra degli uomini migliori del’intero pianeta.
 
Compagni e amici, hanno combattuto e sono morti insieme. Morti perché si sono fidati di un lupo travestito da agnello , il generale Sheperd li aveva traditi e ingannati tutti. Ma era morto, il capitano John “Soap” McTavish e il capitano John Price, avevano vendicato i loro compagni e tutti coloro che avevano combattuto per la verità.
 
Dopotutto è vero…solo i vincitori scrivono la storia e quindi come sono in realtà le cose? Qual è la verità? Quali sono i segreti racchiusi in questa storia? Chi ha detto che i morti non possono tronare?
E a voi racconterò questa storia.
Il mio Call of Duty.         

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Rifugio ***


Soap ormai aveva perso i sensi sull’elicottero e Price, agitato, gli teneva la mano premuta sulla ferita, e disse in tono preoccupato -Dove stiamo andando?Bisogna far presto!Non reggerà ancora a lungo!-, Nikolai gli rispose -Stiamo andando a casa di un ex soldatessa della SAS, si è trasferita in Iran. Non ha mai perso di vista gli affari militari. Forse ti ricordi di lei, si chiama Sara…Sara Jonas!-. Price rimase un momento a riflettere poi parlò -Mi ricordo…era piuttosto giovane quando entrò in servizio e si è ritirata pochi anni fa-, Nikolai annuì -Già ma quando la situazione con Makarov si è alterata non ha esitato ad offrirci il suo aiuto; usando la sua casa come rifugio e deposito d’armi! È brava nelle cure con ago e filo, sono certo che aiuterà Soap senza problemi!- Price annuì.
 
Dopo pochi minuti l’elicottero cominciò la discesa e Price, guardando dal finestrino, si ritrovò davanti una grande casa in campagna completamente isolata e circondata da grande montagne, rigogliose e verdi.
Mentre l’elicottero atterrava, una donna dai capelli castani e con indosso un semplice vestito blu a fiori si stava avvicinando.
Quando l’elicottero era a pochi metri da terra, rapidamente price scese e disse -Sara Jonas? Sono il capitano John Price!-, la ragazza annuì e strinse la mano al capitano -Nikolai mi ha chiamato mentre eravate in volo. Portatelo subito dentro, non è una bella ferita!-.
Nikolai spense i motori dell’elicottero e insieme a Price trasportarono Soap all’interno della casa; lo presero per le spalle e lo trascinarono delicatamente e con cura.
Sara fece strada attraverso la casa, quando entrarono si ritrovarono in un grande salone con una piccola e comoda cucina. Seguirono Sara in un lungo corridoio dove scorsero molte porte chiuse; alla fine giunsero all’ultima porta di esso, dove era situata una stanza con un letto e accanto un comodino pieno di medicinali, bende ed altri strumenti medici.
Posarono Soap sul lettino e Sara disse -Ok mettiamoci a lavoro! Nikolai vai di là e prendi un secchio d’acqua tiepida e dei vecchi asciugamani-, Nikolai obbedì e scomparve attraverso la porta, poi Sara si rivolse a Price mentre prese delle forbici e cominciò a tagliare la maglietta sporca e insanguinata di Soap, -Adesso bisogna pulire la ferita, per evitare che si infetti e poi passeremo alla medicazione-, Price annuì e diede una mano a Sara nel rimuovere i brandelli della maglietta. –Ha davvero un bel fisico…!- disse Sara osservando il petto e poi il suo sguardo si poso sulla lunga e profonda ferita sul pettorale destro. Poi proseguì con serietà -Se il taglio fosse stato un po’ più lungo e profondo avrebbe colpito qualche punto vitale, ma fortunatamente non è successo. Però se non interveniamo subito rischia di morire dissanguato!-.
In quel momento entrò Nikolai con il secchio d’acqua e gli asciugamani. Sara prese uno degli asciugamani e lo strappò, poi un pezzo lo immerse nell’acqua e delicatamente cominciò a pulire la ferita. Dopodiché prese un ago, in cui era infilato un filo metallico e con molta attenzione cominciò a cucire la ferita; durante questo processo Soap si svegliò per il dolore e cominciò ad agitarsi e Sara urlò -Tenetelo fermo!-, Price e Nikolai obbedirono, bloccando gli arti al loro compagno.
Finito di cucire Sara pulì nuovamente la ferita ed applicò delle bende e delle fasciature. Soap era di nuovo svenuto e Sara disse -Dovrebbe andare bene adesso…tocca a lui se vuole sopravvivere a questa notte…-, Price lo guardò con orgoglio e disse –ce la farà! Se c’è una persona che conosce meglio di tutti Soap sono io!- Sara gli sorrise annuendo.
Poi Nikolai parlò dicendo –Porto via l’elicottero, tornerò domani. Ovviamente in macchina, quel mezzo è troppo appariscente non credete?- detto questo se ne andò salutando i presenti.
Sara e Price stettero ad ascoltare l’elicottero che veniva accesso e il rumore del grande velivolo che si andava sempre più a disperdersi solcando i cieli.
 
Ormai si era fatta sera e Sara aveva chiesto tutti i dettagli della missione che Price aveva affrontato, e ciò che stava succedendo nel mondo ora che Russia e America si stavano facendo guerra, intanto che Makarov era a piede libero seminando conflitti e guerre civili per il mondo.
Mentre Sara ascoltava con attenzione il racconto, preparò da mangiare al capitano, che sembrava molto stanco e ansioso di mangiare un buon pasto caldo fatto in casa, invece di quei cibi preconfezionati che mangiavano i militari.
Price disse tutto ciò che sapeva a Sara, si fidava di lei dal momento in cui la donna aveva aiutato Soap in modo professionale.
Alla fine Price si ritrovò ad assaporare un’ottima minestra dicendo –è veramente buona! Grazie per ciò che stai facendo per noi-, Sara sorrise –Di nulla, lo faccio perché è giusto!- disse orgogliosa, -A proposito…come si chiama il tuo compagno?-, Price ridacchio sotto i baffi e poi divertito rispose –Si chiama McTavish…Soap McTavish!-, Sara sorrise –“Soap” che nome insolito! Mi piace…sai a vedere come te ne preoccupi e per come lo tratti, il tuo legame con lui sembra proprio paterno…- Price si fece serio, ma tuttavia abbassò lo sguardo dicendo –Se avessi un figlio come Soap ne sarei anche troppo fiero…-. Sara lo guardò con sospetto, come se nascondesse qualcosa, ma decise di non chiedergli più niente.
 
Passarono una tranquilla notte. La mattina dopo Nikolai tornò con una macchina, portando con sé del cibo e delle notizie fresche riguardo la guerra tra America e Russia; a quanto pareva la Russia aveva invaso l’America dal’Est Cost, però non si era avvicinata più di tanto, siccome i determinati e astuti Marine li respingevano con audacia.
 
Il generale Fury era al commando delle forze speciali europee. Cercava due uomini in particolare, perché sapeva che per cambiare il mondo bastava la volontà di un solo uomo, ma bisognava vedere quanto era forte e a quale punto era disposto a spingersi. Makarov ne era la prova. E in tutto il globo c’era un unico uomo in grado di tenergli testa e che Makarov stesso voleva morto; il capitano John Price accompagnato dal capitano Soap McTavish.
Fury stava riflettendo con un sigaro tra le labbra, che emanava un forte profumo di tabacco mischiato a carta bruciata. C’era qualcun altro con lui, stava seduto, in silenzio nella penombra dell’ufficio del generale.
La stanza era affollata di pensieri accompagnata da un silenzio cupo, finché la porta non si aprì. Entrò uno dei sotto ufficiali del generale, che alla vista di Fury fece il saluto militare dicendo –Scusi il disturbo signore, ma ho delle novità riguardò la posizione degli obbiettivi-, Fury si irrigidì e disse con severità –Che aspetti soldato, parla!-, il militare continuò –Li abbiamo individuati signore! Grazie alle trasmissioni radio captate dall’elicottero, più l’aiuto dei satelliti; si nascondono in una casa in campagna in Iran!- Fury sorrise soddisfatto e disse –Ottimo lavoro! Preparate subito delle squadre per l’incontro con i nostri obbiettivi, devono essere pronti massimo fra 12 ore!- il ragazzo annuì e sparì di corsa attraverso la porta .
Fury sbuffò e si rivolse all’uomo immerso nella penombra –Sei pronto?-, l’uomo si alzò dalla sedia ed annuì con la testa per far notare al generale che aveva capito. E Fury, mentre cacciò una piccola nuvola di fumo dalla bocca, disse –a quanto pare è l’ora di andare…vero Death?-.     

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: nemici o amici? ***


Nei giorni a seguire Soap era lento a guarire; e intanto Price chiacchierava con Nikolai sui fatti che succedevano nel mondo –I russi hanno tentato di arrivare a Los Angeles attaccando la West Cost- disse Nikolai –Ma gli americani sono molti testardi e con tutte le loro forze hanno impedito l’approdo-, Price stette un momento in silenzio poi parlò –Notizie di Makarov?-, Nikolai scosse la testa –No! Dopo una guerra civile scoppiata in Perù, che portava la sua firma, e dopo la morte di Sheperd; pare essersi dileguato, sta macchinando qualcosa!-, Price annuì pensieroso.
-Come sta Soap?- disse Nikolai, -Grazie a Sara sta guarendo, ma non abbiamo molti mezzi medici; quindi la guarigione va a rilento. Ma ci dobbiamo accontentare! Siamo stati fortunati ad avere questo posto come rifugio- rispose Price. Nikolai annuì –Hai ragione, ma non appena Soap sarà guarito ce ne andremmo in modo da non compromettere e coinvolgere ulteriormente la posizione di Sa…-, Nikolai si interruppe e Price ascoltò attentamente i rumori sospesi nell’aria. Un grande suono, che somigliava alle pale di diversi elicotteri, si amplificava sempre più.
Price e Nikolai scattarono in piedi e andarono ad affacciarsi alle finestre più vicine a quel rumore: in lontananza due enormi elicotteri militari si avvicinavano rapidamente; e tra di essi era presente un elicottero più piccolo, ma altrettanto rapido.
Velocemente Price e Nikolai si mossero, nell’intento di andare da Sara e Soap.  E il capitano parlò –Maledizione questione di minuti e avranno circondato la casa-.
Fecero irruzione nella camera di Soap, dove era presente anche Sara; occupata a controllare le ferite del soldato. La donna, senza che i due militari spiegassero cosa stava succedendo, disse velocemente –prendete le armi nel seminterrato e teneteli a bada mentre io cerco di svegliare e preparare Soap per portarlo via!- Nikolai e Price annuirono e di corsa andarono nel seminterrato. 
Dopo aver girato degli angoli e sceso delle strette scale, trovarono delle armi e parecchie munizioni, insieme a qualche granata accecante; nascoste in delle case o coperte da dei teli.
Mentre i due militari si preparavano, Price disse –Uomini di Makarov?-, Nikolai scosse la testa –Non so…è strano ma credo che non siano uomini di Makarov…o forse si! Non so….-. Price lo guardò pensieroso, poi disse agitato –Non importa! Non credo che siano amici, visto come si sono presentati!-. Nikolai annuì ed entrambi risalirono le scale e raggiunsero l’ingresso principale della casa.
 
Arrivati, i soldati videro che dagli elicotteri più grandi scendevano delle corde lunghe corde e dei soldati erano ancora intenti ad organizzarsi prima di uscire fuori dal mezzo. Invece l’elicottero più piccolo stava volando ad una certa altezza, come se stesse aspettando qualcosa.
Price osservò bene la situazione, e caricando il fucile d’assalto che aveva in mano disse -Più o meno una sessantina in tutto! Quando sei pronto…- Price non ebbe il tempo di finire la frase che si sentirono dei rumori alle loro spalle, entrambi si voltarono e si ritrovarono davanti una decina di uomini che avevano tutte le armi puntate su di loro. Tra di essi c’era un soldato che indossava una maschera; era una specie di passamontagna nero con alcune linee color rosso sangue tondeggianti, che non avevano una forma precisa. E a vederlo si poteva capire subito che era il capitano di quella piccola squadra.
Il soldato mascherato parlò con voce fredda –Siete piuttosto veloci, ma non abbastanza furbi! Il resto della mia squadra ha già preso il suo amico con la ragazza, dovete usare più il cervello che la forza in questo tipo di situazioni. Si è fatto prendere dal panico, capitano, vedendo il nostro numero. Un soldato deve mantenere sempre il sangue freddo!-.
Price era a bocca aperta per lo stupore, i loro nemici aveva calcolato tutto in anticipo. Ma la cosa che lo faceva più infuriare era il fatto che il soldato mascherato avesse ragione. Non aveva mantenuto il sangue freddo e per questo l’agitazione non l’aveva fatto riflettere con calma.
Insieme a Nikolai, Price si alzò lentamente, ed entrambi notarono che tutti gli uomini degli elicotteri erano scesi e avevano circondato la casa.
-Chi siete? Da come vi comportate e muovete più il modo di parlare, si capisce che non siete uomini di Makarov, né americani o russi!-. Il soldato mascherato non rispose si limitò ad osservare attentamente Price.
-Rispondimi sbottò di rabbia Price, ma una voce attirò la sua attenzione –Si calmi capitano, è tra amici! E tu Death di alla tua squadra di abbassare le armi!-. Price guardò fissò il soldato mascherato; esso fece un cenno e tutta la squadra abbassò le armi.
L’uomo che aveva parlato prima, era sceso dall’elicottero più piccolo: era alto e una pettinatura a spazzola copriva la sua testa; l’età segnata nel suo viso e nella sua pelle era circa 45 anni a occhio, ma la carriera militare a seconda del carattere e della grinta può variare se mostrare un uomo più giovane o più vecchio di quanto sia in realtà.
L’uomo si avvicinò e tese la mano dicendo –Generale George Fury, direttore delle forze speciali dell’Unità Europea! Intorno a lei, capitano, ha i migliori soldati d’Europa. Non siamo nemici, combattiamo tutti per la stessa causa: Makarov morto!- Price strinse la mano a Fury e disse –Molto lieto! Giusto per curiosità come ci avete trovati?-, Fury sbuffò –Siete stati imprudenti, abbiamo rintracciato  le frequenze radio dell’elicottero e individuati con i satelliti! Una roba lunga ma efficace a quanto pare-.
Price annuì, in effetti per la fretta di salvare Soap erano stati molto imprudenti. Alla fine Fury interruppe i suoi pensieri dicendo –Abbiamo portato un medico esperto insieme a delle medicine. Sappiamo della morte di Sheperd per mano vostra e che il tuo compagno è rimasto gravemente ferito. Siamo qui per aiutarvi!-.
Price riflette un momento, poi parlò –Vi sono molto grato. Di questi tempi siamo in pochi a conoscere la verità. Ma bisogna fare attenzione a non scambiare un lupo per un agnello. Quindi sin da subito vorrei che ci informaste su tutto quello che riguarda la tua squadra e che cosa avete intenzione di fare adesso-, Fury annuì –Comprensibile lei di certo non è uno stupido!-, pio si rivolse a Death –Porta Jackson dal ferito e assistilo. Voi altri rompete le formazioni e accampatevi, finché il ferito non sarà guarito rimarremo qui nell’anonimato-. Tutti i soldati dissero in coro –Agli ordini!- e sciolsero le posizioni.
Poi Fury disse –è meglio andare dentro a parlare- Price annuì e seguì il generale. Mentre camminava c’era un dubbio che invadeva la mente del capitano, ed infine soffocato da questo, rivolse una domanda a Fury –I tuoi uomini sembrano in gamba, ma esattamente che strategia avete messo a punto per arrivarci alle spalle?-, Fury sorrise divertito –è stata un idea del nostro miglior uomo, per evitare inutili spargimenti di sangue e perdite. Questo uomo oltre ad essere in grado di usare alla perfezione ogni genere di arma, è anche un ottimo stratega. Aveva previsto che vi sareste precipitati da dove veniva il pericolo maggiore, cioè dagli elicotteri e per questo ha pensato di far paracadutare la sua squadra alcune miglia a ovest di qui. In modo che mentre eravate distratti dai tre elicotteri non vi sareste accorti che il vero pericolo veniva dalla parte opposta prendendovi alle spalle-. Price rimase sbalordito –E chi è questo ottimo soldato?-. Fury sorrise, divertito ed orgoglioso parlò –Si tratta dello stesso soldato che ti ha puntato per primo l’arma contro….mi riferisco a Death!-.
 
Nel frattempo Death aveva portato il medico militare Jackson da Sara  e Soap. Arrivati Jackson guardò attentamente soap, esso era svenuto, ma le condizioni delle fasciatura e delle medicazioni erano ottime.
Prese della valigetta un medicinale e lo diede a Sara dicendo –Questo lo farà dormire meglio la notte affievolendogli il dolore. Ho sentito parlare di lei signorina Jonas, e le voci non mentivano è davvero un ottimo medico e so anche che è stata una brava soldatessa. Ha fatto davvero un ottimo lavoro!-, Sara prese il medicinale e disse lusingata –Grazie è molto gentile-.
Mentre Sara e Jackson parlavano, Death si era avvicinato a Soap; non sapeva perché ma quell'uomo gli trasmetteva una strana sensazione, come se già lo conoscesse. Death si chinò su di lui per osservare meglio il suo viso e in quell’istante Soap aprì gli occhi ed afferrò il braccio di Death; i loro volti erano molto vicini, tanto che Soap lo guardò dritto negli occhi, l’unica cosa che non fosse coperta dalla sua maschera nera e rossa, e mormorò –Sapevo che non eri morto….Roach!-. Death rimase di stucco e mormorò -Co...Come?-, ma in quell’istante Soap riperse i sensi e nella stanza cadde un cupo silenzio.          

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Dubbi ***


-Allora voi siete più informati di noi, o sbaglio? Che combina Makarov, secondo le vostre fonti?- disse Price pensieroso, mentre entrambi i soldati si sedevano nel grande salone. Fury rispose –Io credo che avrai saputo della guerra civile scoppiata in Perù, quel bastardo ha fatto incrementare una rivolta per guadagnarci sopra dei soldi sporchi di sangue; vendendo armi ad entrambe le parti! Da ciò che sappiamo adesso è che i suoi spostamenti finanziari si sono insediati in Africa, ma lui fisicamente, non sappiamo dove si trovi-.
Price parlò incerto –Capisco, che consiglia di fare generale?-, Fury stette per alcuni secondi a riflettere, poi parlò –Direi di osservare le sue azioni e elaborare una strategia. Dobbiamo studiarlo; osservarlo almeno finché non saremo in grado di prevedere quale mossa farà Makarov prima ancora che lo sappia lui, in modo da prenderlo di sorpresa. Poi inizieremo a sfoltire il suo esercito pian piano, finché non sarà rimasto solo lui. E credo anche che il tuo compagno ferito, ci tenga a essere compreso nell’azione…- .
 
Mentre parlavano, dalla porta d’ingresso entrò un soldato che interruppe il dialogo fra i due superiori; alla mano reggeva una cartella,  alla fine parlò –Chiedo scusa per l’interruzione! Ma generale ecco le informazioni che aveva chiesto- il soldato porse la cartella a Fury, ed il generale l’afferrò e disse sfogliandola –Molto bene, puoi andare soldato!-, il soldato annuì e se ne andò via sparendo dalla porta d’ingresso.
Alla fine Fury lanciò la cartella sul tavolo, che atterrò davanti a Price, e il generale mormorò –Prima mi hai detto che volevi ogni genere di informazione giusto? Questa cartella contiene i profili di ogni soldato presente in questo posto-. Price l’afferrò di corsa incuriosito e cominciò a sfogliarla, come se cercasse qualcosa in particolare. Ma arrivato alla pagina interessata, dopo averla guardata, una nota di delusione si dipinse sul suo volto; e parlò dicendo al generale –Death è il tuo uomo migliore giusto….? E allora perché a parte le sue capacità, il profilo della vita sulla cartella è vuoto?-.
Fury abbassò lo sguardo e disse –Ci sono cose che è meglio che rimangono segrete, per il momento. Sta tranquillo, presto o tardi ti rivelerò la sua vera identità, ma per il momento è meglio che tu non sappia niente!-. Price rimase di stucco a quelle parole. E disse irritato –Che cosa c’è di così importante sul passato di Death che non puoi rivelarmi?-, Fury ribatté determinato, ma anche preoccupato del fatto che il capitano potesse insistere, -Più o meno tutto! L’unica cosa che puoi sapere sono le capacità riportate sulla cartella! Niente di più!-. Price alla fine si arrese, sapeva che sarebbe stato inutile discutere, così si limitò a dire –D’accordo allora tenetevi i vostri segreti! E va bene anche il piano di osservarlo dietro le quinte. Anche se l’idea di piombare in Africa e cacciare quel bastardo come fa il gatto col topo mi stuzzica di più. Ma so anche che Soap ci rimarrebbe male se agissi senza di lui, visto che lui è desideroso quanto me se non di più di ammazzare quel bastardo!- detto questo Price si alzò e se ne andò mormorando –A proposito di lui, vado a vedere come sta…-, Fury annuì e lo guardò andarsene.
 
Dopo ciò che ebbe detto Soap, prima di svenire, Death se ne era andato pensieroso; Jackson e Sara stavano osservando Soap curiosi del significato di quella frase “sapevo che eri vivo….Roach!”.
Sara era molto affascinata da Death, più che altro voleva scoprire cosa si celava dietro quella maschera e perché la indossasse.
Ad un tratto qualcuno bussò delicatamente alla porta della camera, e Sara disse –Avanti!-, una voce rispose –Sono venuto a vedere come sta Soap-, ed entrò il capitano Price.
Si avvicinò al letto e domandò ai due medici –Come sta?-, Jackson rispose entusiasta –Sara è stata molto brava, penso che tutto sommato un paio di giorni e come minimo starà già in piedi-. Price sorrise entusiasta e si sedette proprio vicino a Soap, ad osservarlo.
-Vi lasciamo soli- disse Sara mentre usciva dalla porta accompagnata da Jackson, Price annuì –Va bene, grazie!-.
 
Rimasto solo il capitano cominciò a riflettere su Makarov, la squadra del generale Fury e soprattutto Death: Chi era veramente, cosa si cela dietro quella maschera e che nasconde il suo passato?
 
Mentre Price si spremeva le meningi, Soap mugugno e lentamente aprì gli occhi mormorando a fatica –Ca..capitano…è lei?-, Price sorpreso si chinò su di lui e gli tenne la mano dicendo –Eccomi figliolo, come ti senti?-.
Soap cercò di tirarsi su, ma Price lo tenne fermo dicendo –Non ti sforzare, riposati-, Soap annuì, poi disse a fatica –Ero convinto che fosse solo un sogno…-, Price lo guardò interrogativo –Cosa?-.
Soap guardò il capitano negli occhi e disse –Lui è ancora vivo…l’ho visto, ho visto gli occhi di Roach dietro quella maschera! Perché….perché indossa quella maschera? Aveva paura di farsi vedere da me? Io lo riconoscerei ovunque-, Price rimase sbalordito dalle sue parole, ma disse tristemente all’amico –Soap, non può essere Roach! Ti ricordi che lui è morto per mano di Sheperd? Proprio come Ghost-.
Soap stette in silenzio, poi scosse la testa e disse a fatica –No! Mi dispiace capitano, si sbaglia, è lui! Basta guardare come si muove e come parla. In più quando sono entrati dal retro prima, quando Sara mi ha svegliato per portarmi via; quei soldati erano guidati da lui! Ho riconosciuto la strategia che ha usato, è una delle sue preferite. E poi quando prima è venuto con quel medico ho voluto accertarmi dei miei dubbi! Lo guardato negli occhi, e quegli occhi verdi e marroni li riconoscerei ovunque!- Soap cominciò a respirare profondamente.
Price lo fissò con dispiacere e si alzò dicendo –Dormi un po’ Soap! E rifletti bene su chi credi di aver visto!- detto questo il capitano uscì chiudendosi la porta della camera alle spalle.
 
Il capitano attraversò la casa fino a che non arrivò a riflettere sotto il porticato all’ingresso della casa, osservando i vari soldati che si accampavano e chiacchieravano fra di loro; ridendo e scherzando. Price pensava profondamente “Eppure ciò che ha detto Soap ha una sua logica!”. Alla fine sbuffò ed estrasse dalla giacca militare un sigaro ed un accendino. Si infilò in bocca il sigaro, ma invano tentò di accendere l’accendino. Finché qualcuno non gli allungò davanti agli occhi un fiammifero appena acceso.
Price si voltò e si ritrovò Death che gli stava allungando il fiammifero e gli disse –Ho visto che era in difficoltà, capitano…-, Price annuì ed accese il sigaro, attraverso il fiammifero, dicendo sorpreso –Grazie…anche tu fumi?-. Death alzò leggermente la maschera, scoprendo la bocca, e disse –Ogni tanto-, ed afferrò un pacchetto di sigarette dalla tasca della cintura; di quale ne prese una. Prima che il fiammifero si spegnesse del tutto, Death riuscì ad accendere la sigaretta.
La cosa che sorprese più Price, furono le ustioni che coprivano la parte scoperta del suo viso, insediate sulla sua pelle.
Death si mise la sigaretta in bocca e cominciò a fumarla lentamente, come se se la stesse gustando, e Price lo imitò.
-Hai incontrato Soap?- domando il capitano al soldato mascherato, esso si irrigidì e disse incerto –Si…sembra un ottimo soldato! Mi dispiace per ciò che è successo alla vostra squadra, mi sono informato su di voi prima della missione.  Almeno avete vendicato i vostri compagni; ma ad un bel prezzo considerato che siete quasi morti e che il tuo amico è rimasto gravemente ferito. Mi dispiace per ciò che è capitato…-, Price annuì –Anche a me!-.
Stettero in silenzio per un po’, ma alla fine il capitano parlò con decisione –Invece la tua di storia?-, Death rimase impassibile e rispose indifferente –La mia storia…poco importa…- detto questo diede due ultime tirate alla sigaretta e poi la buttò via dicendo –Mi scusi, ma adesso devo andare- e fece come detto, se ne andò senza aggiungere altro.
  
 
Nota dell’autrice:
Allora, scusate se ciò messo tanto ma fa troppo caldo e proprio non ce la faccio a scrivere. Comunque sia noto che questa storia sta piacendo a molte persone, che posso dire…GRAZIE mille!!!!!!!
È davvero bello vedere che anche le seguite aumentano come le recensioni, è magnifico vedere il proprio lavoro che viene apprezzato, anche se non tutti fanno sentire la voce.
Comunque sia vorrei che tutti mi scriveste delle recensioni perché vorrei capire bene quali sono i punti che vi sono piaciuti di più, ce l’ho in particolare con chi mi segue sempre ma non scrive mai una recensione. Chiedo scusa lo so rompo… ma non è obbligatorio scriverla comunque.
Va be tornando alla storia, i dubbi stanno davvero stressando il nostro capitano Price. E Soap è così tenero mezzo tramortito. E poi c’è Death… Chi si nasconderà davvero dietro questa maschera? Che cosa mai nasconderà Fury a Price? Seguitemi e lo scoprirete.
Un ringraziamento a tutti e a chi abbandonerà la timidezza e deciderà di scrivermi una recensione. (Ovviamente non ce l’ho con chi mi scrive sempre le recensioni!).
Baci, martamatta  

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Io so chi sei…ma tu lo sai? ***


Price rimase scosso da quella reazione; e i suoi dubbi come la sua curiosità si facevano più grandi e sconvolti.
Ma una voce ruppe i suoi pensieri –Trovato qualche uomo interessante nella cartella che le ho portato?-, il capitano si voltò sulla sua destra. Davanti si ritrovo un ragazzo moro con i capelli a spazzola non molto alto, ma con un buon fisico, che gli sorrideva.
Price sorrise –Ah si! Sei tu quello che ci ha portato la cartella, quando ero con Fury…a dire la verità non ho avuto modo di leggerla come si deve…-. Il ragazzo lo guardò un po’ perplesso, poi scoppiò a ridere dicendo -Scommetto che non ha trovato ciò che cercava riguardo a Death, così ha chiesto informazioni al generale Fury, ma senza successo e alla fine ha lasciato la cartella senza consultare altro. Quindi, come risultato, la sua curiosità non fa altro che aumentare riguardo il soldato mascherato! Ho indovinato?-.
Price rimase stupito e disse –Sei davvero sveglio! Come ti chiami soldato?-, il ragazzo si mise sugli attenti e disse –Sono il sergente Rick Sanderson! È un onore conoscerla capitano Price!-.
Price lo squadro e disse –Riposo soldato! Una curiosità…sei per caso imparentato con Gary Sanderson?-, il ragazzo sciolse la posizione e annuì dicendo –Per me è impossibile non conoscerlo…Gary era mio fratello maggiore!-. Il capitano rimase a bocca aperta e parlò dispiaciuto –Era un bravo soldato…scusa se ho risvegliato dei ricordi dolenti!-, Rick sorrise –Non si preoccupi, dopotutto bisogna accettare la morte dei propri cari; se no non si può andare avanti. Io combatto per lui! Perché lui è sempre stato il mio punto di riferimento. Avevamo circa 4 anni di differenza…-, Rick prese a guardare il campo e proseguì nostalgico –Io le sono grato di aver vendicato mio fratello capitano…io ho voluto seguire le orme di Gary combattendo per proteggere e difendere gli innocenti da quei terroristi! Ed è così che sono finito sotto il comando del generale Fury. Quando c’è arrivata la notizia della morte di mio fratello ,e del suo compagno, Fury è andato a controllare di persona insieme ad una squadra. Ma non hanno trovato niente….o almeno è quello che dice il generale…-.
Price abbassò lo sguardo mormorando –Capisco cosa intendi…so cosa significa perdere qualcuno che ti è caro…-.
-Non può piovere per sempre…- disse Rick con sguardo nostalgico, a quelle parole Price riprese a guardare il ragazzo finché esso non parlò –è una cosa che diceva mio fratello! “La pioggia può portare calma e tranquillità, ma delle volte è anche il simbolo della tristezza. Come se il cielo piangesse per qualcosa…ma alla fine non può piovere per sempre!” E quando io ero triste Gary mi consolava sempre dicendomi queste parole.
Come fratelli delle volte litigavamo e ci facevamo i dispetti a vicenda. Ma ci volevamo un mondo di bene e lui per me era più di un semplice fratello, lui per me era il mio ostacolo da superare e spero di raggiungere le sue qualità un giorno-.
Price sorrise e prese anche lui ad osservare l’accampamento. Nonostante le chiacchiere nell’aria si poteva percepire molta calma tra i militari europei. Il capitano vide Death con altri soldati, che stava impartendo loro degli ordini, mentre camminava per il campo.
Anche Rick prese a guardarlo e mormorò –Death mi ricorda lui; da come parla e si muovo. Mi manca così tanto mio fratello che delle volte credo che ci sia lui sotto quella maschera, ma la verità è che Gary non c’è più e la speranza che Death sia mio fratello e solo il dolore della perdita che cerco di allevare con un illusione-.
 
All’improvviso arrivò un altro soldato che parlò in modo autoritario –Sanderson devi andare a sistemare la tenda numero 3, quella del generale!-, Rick annuì –Vado subito!-, poi si rivolse al capitano –è stato un piacere parlare con lei capitano Price, solo una cosa! Mio fratello venne sopranominato Roach nella task force 141, posso chiedere perché?-. Price sorrise –Riguardo la storia del sopranome non so…dovresti chiedere al capitano McTavish, visto che ha messo insieme lui la squadra e  ha passato parecchio tempo con tuo fratello quando era nella task force. Ed è stato un piacere anche per me parlarti-, Rick gli sorrise ed annuì; poi se ne andò con molta tranquillità.   
 
Price rimase da solo ad ammirare il panorama, la chiacchierata con Rick lo aveva messo di buon umore.
-Capitano! Deve venire subito!- disse una voce alle sue spalle, Price si voltò e vide Jackson con aria preoccupata –Si tratta di Saop!- disse il soldato medico.
Price scatto di corsa, senza che il medico potesse dare spiegazioni. Attraversò di corsa il corridoio della casa con grande preoccupazione, finché non fece irruzione nella stanza.
Si ritrovò Soap in piedi con Sara, poco distante da lui, pronta a sorreggerlo nel caso cadesse. Price rimase a bocca aperta e Soap, alla sua vista, gli andò incontro. Camminava con grande sforzo, ma sembrava pronto a non arrendersi a nulla, finché non barcollò in avanti fino a cadere. Price non riuscì a prenderlo in tempo, poiché qualcuno lo precedette.
Soap si ritrovò il soldato mascherato che lo teneva per la spalla destra –Ho sentito che Jackson era agitato, adesso so perché…capitano non dovrebbe ancora alzarsi. Al massimo poteva aspettare che fosse passata la notte prima di muoversi-.
Nella stanza tutti rimasero a bocca aperta per l’inaspettato arrivo di Death. Price parlò per primo, in tono un po’ perplesso vista la sorpresa, -Per l’appunto! Cosa ti è preso Soap? Se cadevi potevi peggiorare le tue condizioni!-. Soap scosse la testa –Io volevo parlare con Roach!-. price rimase ancora una volta senza parole; e Soap si rimise in piedi, di fronte al soldato mascherato, e proseguì –Roach…Che ti è successo dopo che Sheperd ha attaccato te e Ghost? Immagino che lui non sia sopravissuto, se no sarebbe qui con te!- Death non rispose era rimasto perplesso dalle parole dette. Soap continuò a parlare con convinzione –Come sei sopravissuto? Come sei finito in questa squadra? Perché non ti sei fatto sentire? Io pensavo che…tu fossi morto-.
Alla fine Death si decise a parlare –Capitan McTavish? Mi dispiace deluderla ma io per quanto ricordo non ho mai visto ne te e ne il capitano Price in vita mia! Ho saputo di voi solo quando ci hanno affidato questa missione!-. Soap rimase di stucco e disse –Roach…io so che non stai mentendo, ma forse non ti ricordi? Che ti hanno fatto? Io so quel che dico, so chi sei! E tu? Lo sai?-.
Death non disse nulla, con sorpresa di tutti fu Sara la prima a parlare –Adesso basta! Soap sei stanco e confuso, devi riposarti!- Soap stette in silenzio a guardare Death con dispiacere. Poi annuì e si diresse verso il letto con stanchezza. Price lo aiutò a stendersi e disse –Andate ci penso io!-. Sara annuì –Vieni…- disse rivolta a Death, esso annuì e la seguì uscendo dalla stanza.
 
Sara camminava davanti a Death, e poté notare che la gamba destra della donna poggiava male e sembrava zoppicare. –Ti sei fatta male- disse con una maschera di indifferenza. Sara si bloccò davanti a lui, erano arrivati al porticato della casa, parlò in tono freddo –Quando si combatte in guerra c’è sempre un prezzo da pagare…Questo è il mio! La mia gamba è come se fosse priva di legamenti. È diventata un peso da trascinarmi. Ed è per questo che non posso più combattere! Ma questo non vuol dire che non posso aiutare il mio paese-, Death rimase colpito a quelle parole. Voleva dire qualcosa, ma dalla sua bocca non riuscì a pronunciare nessuna parola.
Sara si avvicinò di più a lui –E tu? Chi sei realmente? Quale è la tua vera maschera? Quella che ricopre la tua faccia o il tuo vero viso?-, ci fu un attimo di silenzio ma alla fine Death si decise a parlare –Questa maschera è molto importante per me! Tu dici che in guerra c’è un prezzo da pagare e hai ragione, ma per me è stato fin troppo alto. Il problema vero è che io sento che questa maschera è importante, ma non so perché!-.
Sara ne rimase perplessa e lentamente gli allungo le mani verso il viso –Perché dici questo? Come fai a non saperlo?-. Death abbassò lo sguardo –Io non…non è importante ora…-. Ormai le mani di Sara erano arrivate a toccare la maschera sulle guance, e portò il viso di Death ad incocciare il suo sguardo –delle volte può far male tenersi tutto dentro. Ti sentirai meglio se hai qualcuno accanto con cui confidarti. Una sorella o un fratello…un amico…-.
Il soldato mascherato prese le mani di Sara con molta delicatezza. La guardò fissa negli occhi, e la ragazza per poco non arrossì. Ma poi Death le allontano da sé dicendo –è proprio quello a cui non voglio mirare, un amico è la prima cosa che ricordo…-,. Sara stava per parlare, ma lui lo precedette –Mi perdoni signorina…ma devo andare!-.
 
Sara lo fisso andarsene, nei suoi occhi aveva letto paura e confusione; così si ritrovò a pensare “Allora è vero…uno sguardo vale più di mille parole”.
 
 
Nota dell’autrice:
Salve ragazzi, passate belle vacanze? Si lo so anche a me non andava proprio di tornare a scuola -_-“ UFFA! Va be dai basta tenere duro in fondo;)
Comunque sia la storia credo che si stia facendo più intrigante ed ecco a voi una nuova comparsa il fratellino di Roach, Rick. Personaggio inventato da me comunque sia. Spero che vi piaccia Rick, nel prossimo capitolo farà la conoscenza di Soap e assisterete a due eventi importanti! Il reclutamento del piccolo Gary alla 141 e poi sorpresa…. Vi dico solo che ci sarà da ridere un pochino all’inizio del nuovo capitolo.
Poi c’è Death si fa sempre più strano e misterioso, e certi tipi di ragazze sono attirate dai ragazzi così oscuri…vero Sara!
Un ringraziamento a chi mi segue.
Baci, martamatta      

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Roach (parte 1) ***


Soap non parlava, si era messo sul letto sdraiato, supino, a fissare il soffitto.
Intanto Price lo guardava preoccupato e ormai, era chiaro che i sospetti su Roach legati all’identità di Death, erano nulli. –Io so quello che dico…dopotutto sono stato il suo capitano; e fin dal primo momento che lo vidi, avevo capito che  lui avrebbe preso il mio posto, in futuro!- disse Soap con tristezza e rabbia nella voce. –Basta Soap! Non riesci ad accettare la sua morte, magari Death gli assomiglia per certi versi. Ma Roach è morto! Lo vuoi capire e metterti il cuore in pace?- lo rimproverò Price con severità. Ma invece di ribattere, Soap si mise a ridere –Il Gulag…!-.
Price rimase perplesso –Come…? Quello da cui mi hai salvato?-, Soap annuì –è stato lui a sfondare il muro della tua prigione! E per ringraziarlo gli hai puntato un fucile in faccia!- Soap rise ancora più forte. All’inizio Price lo guardò strano, ma poi scoppiò a ridere anche lui. –Cerca di non pensare troppo e riposati!- disse Price sorridendogli.
 
Ci fu un attimo di tranquillità e silenzio, finché qualcuno non bussò alla porta della stanza; poi una voce giovane e tranquilla parlò –Scusate il disturbo capitano Price, ma Jackson mi ha dato il medicinale per il capitano McTavish!-. Price riconobbe subito quella voce, e non poté far a meno di sorridere –Rick? Sei tu? Entra pure-.
Il giovane soldato entrò, e fra le mani teneva una piccola scatola. –Soap deve ingerire qualcosa?- disse Price osservando la scatola, -No! È un iniezione, se no non sarei venuto con una scatola di queste dimensioni-. Price annuì un po’ preoccupato –Ok…ma le sai fare?-. Rick rise –Capitano non sarò un medico militare come Jackson, ma me la cavo piuttosto bene. Si può fidare-.
Il capitano annuì –Ok mi fido! Hai visto Nikolai?-, -Si era nelle vicinanze degli elicotteri- rispose il ragazzo. –Va bene, grazie…vi lascio soli-, ma prima di andarsene Price sussurrò due parole all’orecchio di Rick –Così puoi chiedere a Soap la storia di tuo fratello!-, Rick annuì sorridendo –Grazie e buonanotte signore!-, Price ricambiò il saluto e se andò senza dire altro.
-“Buonanotte”? Che ore sono?- disse confuso Soap, -Sono le 21 e 30- rispose Rick.  Il giovane soldato posò la scatola sul comodino, vicino al letto di Soap e ne tirò fuori una siringa e una boccetta. Rick infilò l’ago attraverso il tappo della boccetta, e ne risucchiò tutto il liquido trasparente.
Soap lo guardò preoccupato –Devo girarmi?-, Rick rise –Non si preoccupi, è un antidolorifico, glielo posso fare sulla coscia o anche sul braccio-.
Rick prese a dare dei colpetti alla siringa, in modo da assicurarsi di eliminare ogni traccia d’aria. –Il braccio e dami del “tu”, non sono così vecchio come Price! Ma non dirgli che l’ho detto…comunque come ti chiami, soldato?- disse Soap agitato nel guardare la siringa, Rick non rispose subito; prima prese dell’ovata e la bagno nell’alcol medico, presi sempre dalla scatola. Poi si sedette sulla sedia vicino al letto di Soap e cominciò a strofinare forte l’ovata sul braccio.
-Mi chiamo Rick…Rick Sanderson capitano!-, soap sorrise –Chiamami Soap!-. Rick annuì –Ok adesso rilassi il muscolo, se lo indurisse prima che l’ago sia dentro, le farà più male. Ok adesso Soap, conto fino a tre-. Soap fece un bel respiro ed annuì, mentre Rick cominciò a contare –Uno…due…fece dare del “tu” subito anche a mio fratello?-, Soap lo guardò perplesso –Come…?-. In quel esatto momento Rick infilzò l’ago nella carne del capitano, e Soap cacciò un gemito di dolore. Velocemente Rick svuotò la siringa, poi tolse l’ago mettendo il pezzo d’ovata, di prima, al suo posto.
Soap lo guardò con aria sorpresa ed irritata –Fino al tre è…?-, Rick lo guardò con serietà –Guardiamoci in faccia McTavish! La storia dell’uno, due  e tre non funziona mai!-. Entrambi scoppiarono a ridere, ma poi soap si fece serio –Sanderson…? Tuo fratello era Gary? Il nostro Roach della task force 141…?-. Rick annuì –Si! Lui attraverso delle lettere, che mi spediva dall’accademia militare, mi informava dei suoi progressi. Ma anche che gli mancava il calore di casa-.
Soap lo guardò con nostalgia –L’accademia…fu lì che lo incontrai la per la prima volta! Il suo addestramento non era neanche finito…-. Rick lo guardò perplesso –Non lo sapevo…come non aveva finito?-. Soap sorrise –La task force 141 era stata fondata da poco e cercavamo gli uomini migliori del mondo. Così decisi di andare alla migliore accademia militare del Regno Unito, per esaminare le reclute dell’ultimo anno di addestramento. Gary era al penultimo anno, ma viste le sue capacità in campo strategico, gli permisero di avanzare di un anno nel corso di “strategia” o come lo chiamano-.
Rick stava ascoltando con attenzione e Soap parlava nostalgico –Così andai ad esaminare una di quelle lezioni. Ovviamente nessun allievo sapeva che ero in cerca di reclute, così mi finsi di essere uno di loro. L’insegnate era l’unico che sapeva cosa era venuto a fare e cosa cercavo; così decise di mettere alla prova i suoi studenti. Fece un test per valutare la loro furbizia, un po’ come il gioco del Risiko; l’insegnante mise su una prova, in cui consisteva nella difesa di un territorio attaccato dai nemici. Gli studenti doveva trovare il modo per difendersi e cacciare via i nemici dal loro territorio-.
Soap fece una pausa e Rick parlò –Mi ricordo quelle lezioni, alcune cose sembravano così complicate, per trovare una soluzione! Poi invece scopri che delle volte con un semplice ragionamento si può risolvere tutto. Anche se alla fine bisogna saper ragionare nel modo giusto, e per chi non riesce a farlo diventa tutto più difficile e allora si aggrappa alle cose belliche. E come risultato nascono i soldati coraggiosi ma impulsivi-.
Soap sorrise –Già! la penso come te. In quella classe c’erano molti soldati così- il capitano scoppiò a ridere –Pensa che uno di quelli che stava in fondo alla classe si era pure addormentato-, Rick rise a sua volta, ma poi divenne rosso dalla vergogna –A dire la verità è successo anche a me…-. Soap rise ancora più forte, ma subito dopo si fece serio –Ero lì, e li osservavo tutti con molta attenzione. Finché il rumore di una penna che danza su un foglio non attirò il mio sguardo… C’era un ragazzo davanti a me, era concentrato su un quaderno a scrivere. Intanto l’insegnate aveva dato del tempo agli studenti per risolvere il problema-.
Rick fissava il capitano con aria curiosa, come un bambino che non vedeva l’ora di sentire come andava a finire una favola, -Poi cosa è successo?-, Soap sorrise leggermente –Dopo poco tempo quel ragazzo si è alzato e ha raggiunto l’insegnate mostrandogli il quaderno. L’insegnate assunse una faccia davvero sorpresa e tenne il quaderno facendo andare il ragazzo a sedere al suo posto; poi uscì dalla classe e mi fece cenno di seguirlo-.
-Cosa c’era su quel quaderno?- chiese sempre più curioso Rick, Soap rispose nostalgico –L’insegnante me lo fece vedere, tra quegli appunti non solo c’era la soluzione al problema: cioè cacciare via il nemico dal proprio territorio; ma anche quello di contrattaccare, cioè invadere il nemico e distruggerlo. L’insegnante mi disse il nome di quel ragazzo, Gary Sanderson. Ma mi disse anche che non faceva parte dell’ultimo anno dell’accademia militare e che era stato avanzato a questo di un anno per queste sue capacità. Mi aveva davvero colpito! E quando ho visto i risultati degli altri studenti; si erano tutti limitati a risolvere il problema della difesa. E non molti ci erano riusciti, ansi altri aveva adottato delle strategie troppo prevedibili per il nemico oppure erano troppo organizzate e confuse.
Comunque dissi all’insegnate che volevo mettere  alla prova con le armi tutta la classe presente in quella lezione. Anche se in realtà mi interessavano solo le capacità di Gary, era un ottimo stratega e chi sa se non fosse anche un ottimo tiratore! Dopo mezz’ora avvenne “l’esercitazione”. E uno alla vota provarono a centrare i bersagli…-.
-Come andò mio fratello?- disse Rick sempre più curioso, Soap lo guardò con affetto –Al primo bersaglio prese 5su10-. Rick guardò il capitano scosso –Non aveva una mira straordinaria?-, Soap rise –Infatti è così; per gli altri nove bersagli prese 9su10 a tre e per gli altri sei fece 10su10. E allora mi convinsi che lui era la scelta migliore!
Un soldato con la testa sulle spalle e una mano sulla pistola. Era il tipo che cercavo e volevo. Così
, con lo stupore di tutti i presenti, gli feci una proposta ufficiale per entrare nella task force 141. Era molto indeciso, ma poi secondo me voleva fare la differenza come soldato e alla fine accettò!-, Rick sorrise –Gary a sempre avuto un grande senso del dovere….-, ma poi una domanda ed una curiosità presero a martellare la mente del ragazzo.
 
Nota dell’autrice:
e finalmente eccoci qua!! Ed ecco svelato come il piccolo Gary sia entrato nella task force 141. E nel prossimo capitolo vedremo come è uscito fuori il nome Roach (a me piace Gary ma sinceramente gi scarafaggi mi fanno schifo). Comunque per chi non sapesse una cosa molto importante di Callo f duty, vi consiglio di andare su questo link:  http://www.youtube.com/watch?v=PgqmJRkrutI 
Se non ci riuscite scrivete questo su you tube:
Modern Warfare 3: Find Makarov - Operation Kingfish Short Film
Ma credo che molti di voi l’abbiano già visto. E da un sacco di tempo che sapevo di questo short film su COD, ho deciso di metterlo per arricchire le vostre conoscenze. Buona visione per chi vuole vederlo.
Con voi penso che massimo due settimane e il sesto capitolo sarà servito su un piatto d’argento.
Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi.
Baci, martamatta 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Roach (parte 2) ***


-Cosa ti preoccupa Rick?- disse Soap turbato nel vederlo così pensieroso, -Solo un dubbio…perché avete nominato mio fratello “Roach”?-. Soap sorrise leggermente –Quel nome glielo diete Ghost durante la sua prima missione; per il fegato che aveva dimostrato!-, Rick guardò il capitano sempre più curioso –Che successe?-. Soap sospirò sorridendo –Successe tutto un paio di anni fa….
 
La squadra si riunì presso il quartier generale di Las Vegas. Tra America ed Europa c’era un grosso traffico di droga ed armi; così il Regno Unito decise di mandare la migliore squadra a sua disposizione: La Task Force 141.
Una volta che la squadra fu riunita il capitano McTavish prese parola con autorità e chiarezza –Il piano è quello di arrestare i principali trafficanti di droga e armi, ed eliminare chiunque ci ostacoli. Ecco delle foto, memorizzate bene il loro aspetto!- fece una breve pausa dove buttò delle fotografia sul tavolo, che si trovava davanti a lui. Poi prese ad indicare un punto della cartina, appoggiata sempre sul tavolo, e il capitano riprese a parlare –Qui! Fra 8 ore si terrà un incontro in un cantiere a 12 chilometri dalla nostra posizione attuale. Ecco come agiremmo: Formeremo due squadre. Io comanderò la prima squadra, e prenderò con me Sanderson in modo da vedere come se la cava fuori dall’accademia; invece Ghost tu penserai alla seconda squadra.
Allora sotto il cantiere c’è un condotto delle fogne che lo attraversa tutto; la prima squadra si infiltrerà la sotto e poi farà irruzione dal retro. Voi intanto attenderete il nostro attacco, quando sarà il momento li attaccherete dal “davanti”. Ci sono domande?-. Nessuno parlò, ma Ghost disse ironico –Dopo l’attacco vi conviene farvi una doccia vista la gita delle fogne…!-, il capitano sorrise –Ed ecco che Ghost non manca di umorismo…va bene allora possiamo procedere! Ma ricordate una cosa, i due trafficanti li voglio vivi! Possono avere delle informazioni molto preziose…-, detto questo il capitano li congedò e tutti i soldati andarono nelle loro camere per prepararsi.
Gary era molto nervoso, visto che avrebbe affrontato la sua prima missione –Ehi Sanderson!-, qualcuno lo chiamo, la voce proveniva alle sue spalle, il soldato si girò –Si…?- parlò incerto. Si ritrovò davanti Ghost –Vedi di non farti ammazzare Sanderson! Il capitano dice che sei in gamba, io ho fiducia nel suo giudizio. Quindi vedi di non deluderci!-, -Non vi deluderò signore!- parlò Gary con fiducia in sé. Ghost sentendo quella sicurezza sorrise, e Gary lo notò nonostante la maschera che gli copriva il viso.
 
Le fogne oltre ad avere un odore sgradevole; aveva anche dei cunicoli stretti e la squadra procedeva a fatica e lentamente. Arrivati ad uno spiazzo, dove vari cunicoli si collegavano tra di loro.
Il capitano fece segno di fermarsi e dalla tasca tirò fuori la mappa del condotto fognario, dopo un paio di muniti prese ad indicare un cunicolo davanti a loro; era più piccolo e stretto rispetto a quello precedente.
-Se attraversiamo quel condotto arriveremo dove si tiene l’incontro, sbucheremo sotto i loro pieni, in un altro spiazzo leggermente più piccolo di questo. Dopo di che attraverseremo un altro condotto che ci permetterà di salire e di prenderli alle spalle. Sanderson vai avanti tu! Io ti seguo a ruota-, Gary annuì e con molta fatica riuscì a passare quel cunicolo. Con l’arma puntata faceva attenzione ad ogni angolo.
Arrivato allo spiazzo fece cenno al capitano di avanzare; eppure c’era qualcosa che non convinceva il giovane soldato; sembrava tutto troppo facile.
Il capitano stava per entrare nel cunicolo, ma poi sentì un suono famigliare e inconfondibile. Fece indietreggiare tutta la squadra mentre i suoi occhi trovarono la fonte di quel rumore. Sopra il cunicolo c’era una lunga e profonda spaccatura dove il capitano poté intravedere un piccolo pacco di C4, avente una spia rossa che lampeggiava minacciosa. Alla sua vista McTavish urlò –Indietro allontanatevi da qui!-, ma il capitano non fece in tempo a finire una frase che una grande esplosione investì l’area circostante.
Gary venne catapultato a terra. Dopo pochi secondi aprì gli occhi; polvere e macerie lo circondavano, dove prima c’era il cunicolo dalla quale era passato ormai c’erano solo pietre spaccate e dei filamenti di metallo che ne uscivano fuori.       
Il giovane soldato si mise in piedi barcollando, non sentiva più le orecchie; ogni piccolo e grande suono era confuso e delle volte impercettibile.
Dopo pochi minuti i timpani ripresero a funzionare adeguatamente. La voce del capitano urlava preoccupata –Sanderson! Mi senti? Garyyyyyyy! di qualcosa!-. Il giovane soldato fece un respiro profondo per riprendere fiato dalla brutta sorpresa esplosiva, poi parlò con tutta la voce che riusciva a tirare fuori dalle corde vocali –Sto bene capitano….!- la voce che ne uscì fuori nonostante fosse determinata, era anche bassa e stridula.
-Resisti verremo a prenderti, intanto contatteremo Ghost- disse il capitano con autorità.
-Ricevuto- annuì Gary, ma poi qualcosa attirò la sua attenzione. Un chiacchiericcio poco più avanti dalla sua posizione gli giunse all’orecchio.
Fece qualche passo finché non si trovò davanti una grata: larga otto centimetri e lunga quindici; era collocata appena sopra di lui. Riuscì a vedere cosa c’era dall’altra parte:
degli uomini vestiti in modo elegante parlavano, mentre davanti a loro erano posate delle valigette metalliche.
Gary cominciò ad ascoltare attentamente –Abbiamo delle talpe nel settore delle operazione speciali…credevano davvero di fregarci così?- disse uno, poi l’altro prosegui –La prima squadra è intrappolata nelle fogne, mentre l’altra sta combattendo contro i nostri uomini. Comunque sia vediamo di sbrigarci con le trattatine…non voglio trovarmi qui se i nostri uomini falliscono!-, l’altro uomo annuì –Hai ragione si tratta pur sempre di una task force!-.
Gary chiuse gli occhi e poté sentire meglio gli spari provenienti dalla strada e mormorò con freddezza –Non è una task force qualunque! Questa è la 141!-.
Gary non poteva fallire la missione poiché le parole di Ghost gli rimbombavano nella mente “Il capitano dice che sei in gamba, io ho fiducia nel suo giudizio. Vedi di non deluderci!”, Sanderson si voltò verso il secondo condotto, quello che serviva a prendere alle spalle i suoi obbiettivi. Per sfortuna di Gary anche quel condotto era stato fatto saltare in aria.
Rapidamente si guardò intorno, le macerie erano troppo pesanti per essere spostate, per non contare che ci sarebbe voluto del tempo. L’unica soluzione che aveva davanti Gary era la stretta e lunga grata. E un'unica idea equivalente ad un gesto di pazzia lo invase. Si guardò il jillet militare che aveva indosso; aggrappato a dei ganci che tenevano delle granate, un paio fumogene e un paio accecanti. Prese per prime quelle fumogene, e con molta attenzione le attivò e le fece rotolare attraverso la grata, sul pavimento di cemento, verso i due trafficanti senza che questi se ne accorsero.
Pian piano il fumo  si alzava silenzioso –Che succede? Non mi dire che già sono arrivati qui?- disse inquieto uno dei duo uomini –Di sottofondo si sentono ancora gli spari venire da fuori…forse è meglio preparare le pistole per sicurezza- parlò l’altro in modo da tranquillizzare il suo socio in affari.
A quel punto Gary non perse tempo; nascosto nel fumo attraversò strisciando la stretta grata. E in quel momento si sentì davvero un insetto, in grado di passare attraverso piccoli e stretti passaggi. Alla fine con un enorme fatica riuscì a strisciare fuori dalla fogna e a  mettersi in piedi.
Purtroppo l’unica cosa che aveva a disposizione erano le granate  accecanti e le sue capacità in combattimento fisico, poiché aveva lasciato tutte le sue armi, incluso il coltello da combattimento e il pesante jillet militare, per poter attraversare la grata.
Avendo memorizzato la posizione dei trafficanti, Gary aggirò il fumo per poterne prendere uno alle spalle. Lentamente il fumo cominciò ad affievolirsi e con gesto fulmineo buttò una delle granate accecanti tra i due obbiettivi.
I trafficanti vennero accecati e disorientati da quel colpo di luce, mentre Gary si era coperto gli occhi con le mani; approfittando della loro confusione, soffocò alla trachea il trafficante che aveva aggirato per primo. La mancanza di cervello di ossigeno al cervello fece perdere i sensi all’uomo e Gary lo lasciò cadere a terra come un  peso morto.
L’altro accortosi di questo prese a sparare verso Gary, ma essendo ancora accecato sparava a cassaccio verso la direzione del giovane soldato, non riuscendo a cogliere la sua giusta posizione.
Gary si buttò dietro a un enorme tubo di cemento del cantiere, che serviva per la costruzione dell’edificio. Così facendo si coprì dagli spari, il trafficante avendo riacquistato la vista, scoprì la posizione di Gary e pian piano aggirò il tubo con la pistola pronta a colpire. Appena finì di aggirare il tubo, il trafficante non vide altro che un altro lampo di luce di un’altra granata accecante, così vicina e forte che gli fece cadere la pistola dalle mani.  
L’uomo si ritrovo Gary alle spalle che non tempo; lo colpi col gomito alla testa, più forte che poté fino a fargli perdere i sensi.
Il giovane soldato respirò affannosamente e guardò la sua ultima preda. Gary aveva fatto in modo che il trafficante l’avesse visto rifugiarsi dietro il grande tubo di cemento, per poi piazzare la granata accecante e aggirare il tubo per prendere l’uomo alle spalle.
 
Con precauzione e decisione Gary tolse tutte le armi a tutti i terroristi e li posizionò appoggiati con la schiena al grande tubo  di cemento. Stanco, sudato e sporco, il giovane soldato si sedette accanto alle sue incoscienti vittime, per riprendere fiato. Ma solo in quel momento si accorse che gli spari provenienti dalla strada erano cessati.
L’ansia si impadronì di Gary, avendo paura di chi avesse vinto. Con determinazione le pistole dei trafficanti, una per mano, e le puntò verso l’ingresso principale. Molti passi frettolosi e decisi si avvicinavano e Gary era pronto a sparare.
 
Il capitano McTavish era agitato, mentre si dirigeva verso la posizione degli obbiettivi. Aveva paura per Sanderson, non erano riusciti a spostare le macerie e la sua squadra dovette raggiungere Ghost per dar loro man forte, visti i molteplici nemici che gli si erano parati davanti. E da allora Gary non aveva più risposto alle chiamate del capitano tramite radio. Oltretutto i loro obbiettivi potevano essere andati chissà dove.
Ormai il capitano arrivò nel luogo dell’incontro e davanti agli occhi si ritrovò una scena inaspettata; il giovane soldato Sanderson seduto vicino ai due trafficanti, privi di sensi e disarmati.
Gary aveva due pistole puntate sul capitano, ma appena vide bene lui e i suoi uomini le abbassò e buttò fuori un respiro di sollievo.
Il capitano si avvicinò a lui e gli tese la mano –Sanderson con questo è confermato! Benvenuto nella task force 141!- Gary sorrise ed annuì mentre afferrò la mano del capitano –Grazie capitano…-.
-Bene adesso dobbiamo trovarti un nome in codice- intervenne Ghost mentre osservava soddisfatto i due trafficanti tramortiti –Hai mantenuto la tua parola! Ma dimmi…come hai fatto a metterli KO?-.
Con molta precisione Gary spiegò ai due militari le mosse che fece e la tattica che utilizzò, mentre i due trafficanti vennero portati al quartier generale per essere interrogati.
Alla fine del racconto il capitano parlò soddisfatto –Hai rischiato grosso, ma sei davvero bravo!-, Ghost si avvicinò a lui e disse in tono disgustato –Hai davvero un pessimo odore! Ma come cavolo hai fatto a passare da lì!?-, e aggiunse sconvolto il soldato mascherato –Ti sei mosso come uno scarafaggio! Un momento…-. Gli occhi di Ghost si illuminarono –Il modo in cui ti sei mosso…Roach! Ma certo è perfetto!-, Gary e il capitano lo guardarono confusi, ma poi Ghost si chiarì –Visto come si è comportato il piccolo Sanderson, penso che Roach come sopranome sia perfetto-.
 
-Quindi è stato Ghost a dargli quel sopranome…be’ visto le fogne e il suo modo sfuggente….forse è azzeccato- disse Rick pensieroso, Soap rise –Tuo fratello era un po’ titubante per quel sopranome, ma alla fine lo accettò di buon grado. Per lui l’importante è stato entrare nella task force 141-. Rick annuì sorridendo –Sono felice che il capitano aveva molta stima del suo sergente. In che rapporti era con Ghost?- domandò curioso il ragazzo. –erano molto legati. All’inizio Ghost diffidente nei suoi confronti vedendolo così giovane, aveva paura che combinasse qualche casino. Ma poi a Las Vegas…vedendo che era un ragazzo con la testa sulle spalle, cambiò tono. In poco tempo divennero amici, quei due erano inseparabili. Persino io avevo difficoltà nel separarli, mi facevano tenerezza…nelle missioni si mantenevano sul professionale, ma almeno tre volte la settimana dovevano fare a gara per qualcosa; da chi faceva più punti al tiro al segno a chi attraversava per primo il corridoio…per non contare in mensa; quando si mettevano a fare gara a chi mangiava di più…- Soap scosse la testa e scoppiò a ridere nel riemergersi nei ricordi. In tanto Rick lo guardò con compassione e ringraziando, dentro di sé, di aver incontrato Soap e di aver scoperto un pezzo mancante della vita del suo adorato fratello.
 
Ormai era tutto immerso nell’oscurità, Nikolai guardava gli elicotteri degli europei in lontananza, mentre si scaldava davanti un piccolo fuoco acceso. –Allora, calcoli quante volte le pale degli elicotteri girano al minuto?- disse Price mentre si sedeva vicino a lui. Nikolai si voltò verso di lui e disse sorridendo –Più che altro quanto tempo ci mette al decollo! Questo modello è molto semplice da guidare, potrei farlo partire anche a occhi chiusi!-, Price sospirò –Che giornata! Almeno Soap sta meglio grazie a Sara e adesso Jackson…tu che pensi?-.
Nikolai stette in silenzio per un po’, ma poi rispose deciso –Sembrano in gamba…ma a me interessa Makarov! Sono molto preoccupato, starà architettando qualcosa. Finché non sarà certo di averci ucciso, non si sentirà mai al sicuro e questo lo fa diventare più pericoloso-, price abbassò lo sguardo –Già, se moriamo noi, la verità morirà con noi….-.
-Capitano Price? Il generale Fury vuole vederla!- disse il soldato alle loro spalle, Price si voltò –Cosa vuole?-, il soldato scosse la testa –Non saprei…ha detto solo che era importante-. Price annuì e si alzò –Ci vediamo dopo Nikolai!-, il pilota fece un cenno di saluto mentre guardava l’amico allontanarsi.
 
Il soldato accompagnò Price in una delle tende più grandi dell’accampamento; Lì trovò Fury in piedi, davanti un tavolo, pensiero, -Volevi vedermi Fury?- disse Price appena entrato nella tenda, sentendo un forte profumo di tabacco mischiato a carta bruciata. Il generale si girò e il capitano poté notare che stava fumando un sigaro in modo ansioso e nervoso. –Mi hanno informato del comportamento di Soap nei confronti di Death! Credevo che non ne avrei mai parlato a nessun altro…si sieda è una lunga storia-, Price lo guardò diffidente –A che ti riferisci?-. Fury buttò del fumo dalla bocca e fece cenno a Price di sedersi alla scrivania, egli ubbidì anche se contrariato. –Se succedesse di nuovo ciò che è successo oggi, metteremo in serio pericolo la salute mentale di Death!- disse Fury sedendosi di fronte al capitano. Price lo guardò confuso –Che significa?-, Fury sospirò, prese dalla giacca una cartella e la buttò davanti a Price, -La troverai molto interessante. È arrivata l’ora capitano…l’ora di dirti chi si cela sotto quella maschera nera e rossa!-.
 
Nota dell’autrice: Salve…si si lo so avevo detto che avrei pubblicato presto, ma purtroppo non ho avuto internet per un mese. Mi dispiace che abbiate aspettato tanto. Spero che almeno vi sia piaciuto!
Bene bene bene xD il prossimo due capitoli saranno i più “interessanti” a mio avviso; si vedrà la vera identità di Death o meglio Escaped Death (capirete tutto nel prossimo capitolo;) ). Mi raccomando leggete e recensite.
Baci, martamatta<3          

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: ESCAPED DEATH! ***


-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- disse stupito Price, Fury parlò pensieroso –Lo faccio per lui, la sua mente è molto fragile nella memoria…-. Price lo guardò storto –Che significa?- , il generale rispose impaziente –Significa che Soap a ragione!- il capitano lo guardò sbalordito e immobile; mentre il generale proseguì –Gary Sanderson e Escaped Death sono la stessa persona!-.
 
Alcuni mesi prima
-Roach prendi il modulo ACS e andiamocene!- disse agitato Ghost dalla radio, il sergente avendo appena finito di scaricare tutti i piani di Makarovh, prese il modulo  senza esitare; lo infilò dentro la giacca militare per proteggerlo da eventuali proiettili.
Con il fucile d’assalto carico stretto fra le mani uscì fuori dalla casa di legno, mentre decine di proiettili tranciavano la stanza alle sue spalle.
-Forza Sheperd sta arrivando con i rinforzi, dobbiamo andare alla pineta!- urlò Ghost mentre lo raggiunse insieme al resto della squadra. Tutti quanti  corsero verso la foresta mentre un orda di nemici cominciò ad inseguirli.
Arrivati quasi alla pineta erano rimasti solo Ghost e Roach  e mentre correvano sparando, dalla radio delle comunicazioni potevano sentire il capitano McTavish urlare –Nemici dappertutto Price fa attenzione!-.
Per rintracciare Makarovh e il modulo ACS erano state assegnate due squadre diverse in due luoghi diversi: Roach e Ghost si erano diretti sulle montagne del Caucaso, invece il capitano Price insieme al capitano McTavish erano andati in Afghanistan.
Le due squadre si tenevano in contatto radio continuamente per aggiornarsi a vicenda.
Ormai erano arrivati alla pineta; ma un colpo vacante prese Roach alla gamba. Ghost corse a soccorrerlo e notando un grande elicottero avvicinarsi, prese per le spalle Roach dicendo –Resisti amico, ci siamo quasi! Ma non smettere di sparare, mi raccomando!- Roach annuì e mentre Ghost lo trascinava verso una apparente salvezza, il sergente non si lasciava scappare nessun nemico.
L’elicottero atterrò dopo pochi secondi; degli uomini scesero per dare man forte ai due sopravissuti della Task Force 141. Arrivato alla rampa del grande mezzo volante, Ghost fece alzare il suo compagno e se lo appoggiò in spalla. Davanti a loro, si trovava l’imponente figura di Sheperd; aveva le braccia dietro la schiena e guardava tutto ciò che lo circondava con indifferenza e superiorità.
Ghost si avvicinò al generale, sorreggendo Roach, ma il sergente sciolse l’appoggio per eseguire i suoi ultimi passi verso il generale. Arrivatogli davanti, Gary prese il modulo ACS dalla giacca e lo porse a Sheperd, esso lo prese ed un sorriso maligno e oscuro si dipinse sul suo volto e con velocità fulminea prese la pistola dalla cintura e sparò un colpo al petto di Roach. Mentre il sergente cadeva a terra; Ghost vedeva inorridito la scena e con rabbia si buttò contro il generale -Ehi!....-. Ma per sua sfortuna Sheperd fu più veloce e gli sparò un colpo netto alla testa, il soldato mascherato morì sul colpo.
I corpi vennero gettati nel mezzo della pineta, Roach ancora cosciente poteva sentire la voce del capitano McTavish, attraverso la radio di comunicazione, urlare –Questi non sono uomini di Makarovh! Questi sono i soldati di Sheperd! Ghost, Roach è un trappola: non fidatevi di Sheperd! Ripeto, non fidatevi di Sheperd!-.
“Capitano è troppo tardi ormai…mi dispiace….qui Roach, passo e chiudo!” pensò il sergente poiché non aveva la forza di parlare  tra il tradimento e il proiettile che gli stava perforando il petto. Si girò verso Ghost e nel momento in cui gli uomini di Sheperd fecero rotolare il suo corpo accanto a lui; vide i suoi occhi spenti per sempre, un profondo odio si impadronì di Gary. Sarebbe morto quel giorno insieme al suo migliore amico.
Un doloro profondo gli lacerò il cuore e l’odio sembrò diventare l’unica cosa a cui riusciva ad aggrapparsi.
Gli uomini di Sheperd gettarono della benzina sui i corpi dei due soldati della Task Force 141. Il generale era in piedi davanti a loro fumando un sigaro; dopo aver dato l’ultimo tiro lo gettò addosso a Roach. La piccola scintilla del sigaro diede vita ad un incendio sul corpo dei due soldati.
Roach guardava fisso quello che prima era un alleato, l’odio verso Sheperd si faceva più grande; così grande da superare l’incommensurabile  dolore che si faceva largo sulla sua pelle.
Il generale rimase lì a fissare quei corpi per pochi secondi, mentre Roach cominciò a perdere i sensi; l’ultima cosa che sentì furono delle voci –Signore dobbiamo andare!- e poi più niente.
 
Passò diverso tempo, in cui Roach non seppe definirlo: secondi, minuti o persino ore; quando finalmente il sergente riaprì gli occhi.
Il suo corpo era immerso di dolori, non riusciva a muovere un muscolo senza che il dolore lo paralizzasse. Si guardò intorno, la pineta era deserta ed il suo corpo era pieno di ustioni; la sua sopravivenza la doveva ai pesanti vestiti militari che avevano assorbito la maggior parte del calore. Roach guardò alla sua sinistra e il corpo dell’amico giaceva accanto a lui: ciò che un tempo era una persona cara, adesso era solo un cadavere mezzo spoglio e un po’ bruciato. La cosa strana era la maschera rimasta del tutto intatta e Roach poteva vedere le macchie di sangue sopra essa, e l’odio tornò a tormentarlo insieme a pensieri oscuri di vendetta e rabbia nei confronti di Makarovh e Sheperd, per vendicare tutti coloro che sono morti a causa loro, sia soldati che innocenti.
Dopo poco tempo i suoi pensieri vennero interrotti da dei passi, di colpo Gary si ritrovò circondato da soldati. –Signore ci sono dei cadaveri qui! Sembra opera di Sheperd…pare che li abbia bruciati vivi- disse uno di loro, -Identificali!- disse un altro con aria autoritaria. Uno di essi si avvicinò esaminando prima Ghost, nel esatto momento in cui il soldato allungo la mano per prendere la piastrina di riconoscimento del soldato mascherato, Roach ignorando il doloro e con tutta la forza e la rabbia che riuscì a tirare fuori, gli afferrò il polso e mormorò con freddezza –Prova solo a toccarlo e giuro che ti ammazzo!-, il soldato si spaventò e indietreggiò. –Che succede?- disse la voce autoritaria di prima, -Quello sulla sinistra…è ancora vivo signore!- rispose il soldato con voce tremolante. Qualcun altro si avvicinò al sergente, ma in quel momento Roach perse di nuovo i sensi e l’ultima cosa che vide fu il viso di un uomo di circa quarant’anni che disse –Devi essere tosto per essere scampato alla morte! Oppure sei solo molto fortunato…-.
 
Passò parecchio tempo quando Roach riaprì gli occhi. La prima cosa che vide fu una luce che lo accecò; ma dopo pochi secondi, giusto per dare il tempo agli occhi di abituarsi alla luce, seppe riconoscere ciò che lo circondava. Si trovava in una stanza d’ospedale, riconobbe il luogo attraverso la disposizione dei mobili pieni di medicinali e dal forte odore di disinfettante, medicine e alcool.
Roach si guardò intorno confuso, abbassò lo sguardo per guadarsi le mani; erano completamente fasciate e un lieve dolore percorreva la sua pelle su quasi ogni parte del corpo.
-Ti sei svegliato finalmente!- Roach rialzò lo sguardo; Al suo risveglio non aveva notato una porta collocata di fronte al suo letto, verso sinistra. Da essa era entrato un uomo con aria autoritaria avente all’incirca quarant’anni con capelli a spazzola e un fisico ben mantenuto.
Roach lo guardò diffidente –Chi sei?-, l’uomo sorrise –Sono il generale George Fury! Ma cosa più importante sono quello che ti ha salvato la vita-. Roach si guardò nuovamente le mani –Che mi è successo…?-, -Sei stato in coma per un po’. Da quello che sappiamo è che Sheperd ti ha sparato un proiettile nel petto e ha tentato di far sparire il tuo corpo e quello del tuo amico usando la benzina col fuoco. Ma a quanto pare i pesanti vestiti militari hanno assorbito la maggior parte del calore…ma non del tutto come puoi vedere dalle tue condizioni. Stavamo inseguendo Sheperd quando vi abbiamo trovati. Al contrario del tuo compagno sei sopravissuto sergente Sanderson-. A quelle parole Roach guardò negli occhi il generale –Co…come?- Fury lo guardò perplesso –Gary Sanderson alias Roach sergente nella Task Force 141 sotto il commando del capitano John McTavish! Deve essere l’effetto del risveglio è normale se sei un po’ confuso. Comunque mi dispiace per il tuo amico….Riley Simon alias Ghost vero? Ho sentito che eravate amici…-. Roach scosse la testa poi abbassò lo sguardo e disse preoccupata –Ghost…? Chi…chi è Ghost?- Fury si immobilizzò sempre più preoccupato e stette per parlagli di nuovo, quando qualcuno bussò.
-Av…avanti!- disse Fury ancora scosso dalle parole di Gary. Un medico entrò: era calvo e portava degli occhiali da vista spessi e tondi, oltretutto (a parte il solito camice da medico) teneva fra le mani  una cartella.
Prima di parlare al generale osservò Gary stupito del fatto che fosse già sveglio. Poi scosse la testa –Generale devo mostrarle una cosa, e molto urgente!- Fury annuì e prima di lasciare la stanza parlò rivoltò a Gary –Scusami un momento-.
Fury seguì il medico fuori dalla stanza, si misero a parlare nel corridoio e Gary, per volere del destino o per volere di Fury, poté sentire tutto quello che i due si dissero.
-C’è un problema col paziente, generale…- disse il medico preoccupato, porgendo la cartella a Fury. Il generale la prese e la sfogliò leggendola attentamente; mentre il medico proseguì con la spiegazione –nella seconda e terza pagina ci sono delle immagini delle lastre del cervello del paziente, se la guarda vedrà due colori blu e viola: il blu rappresenta il flusso di memoria…mentre il viola rappresenta il blocco della memoria- Fury guardò l’immagine della lastra e gli occhi gli si sbarrarono –Il blu è quasi completamente schiacciato dal viola…lui non ricorda niente?-, il medico scosse la testa –Non saprei…le cose più semplici penso che le saprà fare, come saper mangiare con le posate oppure sapersi allacciare le scarpe. Ma per i ricordi legati a persone…pensiamo che sia colpa del coma passato, la causa di questo blocco di memoria…-.
Durante questo discorso Roach in silenzio e con grande sforzo scese dal letto avvicinandosi ai due per capire meglio il discorso. Ma ad un certo punto si bloccò davanti uno specchio messo vicino alla porta d’ingresso della sua camera. Cominciò a respirare affannosamente; il suo volto era completamente fasciato.
Intanto Fury sbuffò –Non c’è modo per fargli recuperare la memoria?-, -Potrebbe recuperare dei ricordi attraverso il subconscio la notte mentre dorme scambiando i ricordi per sogni, oppure mentre fa delle azioni simili ai gesti che a già fatto in passato gli potrebbero balenare dei frammenti davanti agli occhi. O possiamo fargli vedere il suo volto attraverso uno specchio…ma le ustioni sul viso sono troppo gravi e probabilmente vedrebbe solo un volto di uno sconosciuto. Le ustioni ci metterebbero mesi prima di guarire e delle cicatrici gli rimarranno per il resto della vita-. A quelle parole Gary si tocco il volto e un dolore tremendo cominciò a pulsargli sul punto stuzzicato.
-Può essere una cosa permanente?- disse Fury in tono dispiaciuto, il medico parlò pensieroso –La memoria potrebbe tornare, ma se si sforza questo processo il cervello del paziente Sanderson potrebbe collassare e la parte viola del cervello potrebbe prendere il sopravento su tutto perdendo anche i ricordi che gli sono rimasti. Praticamente non riuscirebbe più a distinguere un coltello da una forchetta…-, Fury si appoggiò al muro e disse con rabbia –Povero ragazzo! Sheperd è veramente un bastardo-.
Quelle parole e quelle notizie fecero entrare nel panico il giovane soldato e sforzandosi di ricordare, corse fuori dalla stanza alla ricerca di un luogo tranquillo e possibilmente famigliare. Fury lo vide scattare e disse sbattendo un pugno al muro –Dannazione! Ci ha sentiti-.
 
Corridoi, scale finché Roach non andò a spalancare una porta. Il sole lo accecò e il cielo limpido gli fece calmare e stendere i nervi. Aveva corso a caso pensando solo ai suoi ricordi; e solo adesso si rendeva conto che il suo corpo, inconsciamente, lo aveva portato sul tetto dell’ospedale. Era deserto ed un vento caldo avvolgeva il luogo, insieme a degli alberi maestosi e rigogliosi che si alzavano fino ad arrivare o addirittura superare l’edificio. In quel’istante Gary provò un forte senso di quiete, per poi ripensare subito dopo ai ricordi perduti. Un alone di oscurità ricopriva tutto il suo passato, riusciva a vedere solo delle figure sfocate e scure senza volto. E non sapendo neanche lui stesso il perché; senza provare tristezza delle lacrime gli scesero dagli occhi.
Dopo pochi minuti dei soldati arrivarono sul tetto ben armati, seguiti da Fury. Trovarono Gary seduto su una panchina con le fasciature sotto gli occhi inumidite e con la testa fra le mani.
-Lasciateci soli- disse Fury in tono autorevole, i soldati annuirono e si dileguarono attraverso la porta. Fury sospirò e si sedette vicino a Gary non sapendo ancora cosa dirgli. –Se rimarrai in questo istituto potrebbero aiutarti a recuperare i ricordi…- disse Fury nel tentativo di aprire un discorso. Gary alzò la testa di scatto –Dove siamo?- il generale rimase un po’ perplesso dal tono forte che il soldato aveva usato, -Ci troviamo nelle periferie di Londra, sei stato trasferito dall’ospedale più competente del Caucaso quando le tue condizioni sono migliorate, pochi giorni fa. Questo è un ospedale speciale per militari-, Gary scosse la testa –La mia memoria…non tornerà?-. Fury abbassò lo sguardo e si alzò avvicinandosi alla ringhiera del tetto –Le tue condizioni potrebbero essere permanenti, ma qui ti possono aiutare-.
Gary guardò con determinazione il generale –NO!- Fury si girò di scatto verso di lui e Roach continuò a parlare –Sono un soldato e l’unica cosa che mi è rimasta è combattere, magari non per la mia vita ma per i miei ricordi e per quelle persone ora sconosciute a cui ero legato! Non avrò più i ricordi di quelle persone ma so bene come collegare un C-4, smontare e rimontare un fucile di precisione o una pistola. Come mi ricordo come mirare e far in modo che il battito del mio cuore sia in sintonia col bersaglio per cogliere il momento giusto per colpire-. Fury guardò il giovane soldato negli occhi –Cosa ti spinge a combattere?-, Gary chiuse gli occhi e disse con rammarico –Quando lei ha nominato “Ghost”, Riley Simon, ho provato tristezza e rimorso, quando ha nominato John McTavish ho provato nostalgia e quando ha pronunciato Sheperd…- Gary aprì gli occhi e Fury poté notare che il suo sguardo era completamente diverso –Ho provato rabbia e odio che tutt’ora mi ribollono dentro!-, Fury lo guardò dispiaciuto –Mi dispiace dirtelo ma credo che quell’odio rimarrà per sempre poiché Sheperd è morto poche ore fa…-.
Gary sospirò –L’odio è troppo profondo…e sento che forse è stato proprio questo a farmi dimenticare chi ero prima. Come dice il medico non riuscirei a riconoscere nemmeno il mio volto. In questo momento sento solo odio!-.
-Allora coprilo!- disse Fury mettendosi di fronte a Gary con aria seria, poi prese dalla tasca una specie di panno in fibra sottile e lo lanciò verso il sergente –Coprila con questa! Dato che non riconoscerai il tuo volto, tanto vale che te ne crei uno nuovo!-. Il soldato prese l’oggetto lanciato dal generale e vide che non era un panno, ma un passamontagna. Era nero e delle tracce di sangue erano ben visibili, c’era anche una decorazione che formava un teschio bianco; ma era quasi del tutto sbiadito.
Alla vista della maschera delle lacrime scesero dal volto di Gary, -a Quanto pare una parte di te non ha dimenticato il tuo amico, anche  se non lo ricordi tu sai, nel profondo, del legame tra te e lui. Quella maschera apparteneva a Simon…penso che adesso ti proteggerà!-.
Gary si asciugò le lacrime, si alzò e disse determinato –Pronto all’azione signore!-, Fury annuì soddisfatto –Bene Sanderson adesso…-, -No! Signore quel nome non mi appartiene più mi è estraneo! Che sia Gary Sanderson o Roach!-, Fury lo guardò pensieroso –Come vuoi che ti chiami, allora?-. Il soldato si avvicinò alla ringhiera del tetto e cominciò a fissare il cielo -Sono sfuggito alla morte per poco…vero?- disse  rivolto al generale, -Saresti morto se non fosse stato per il nostro arrivo-. Gary sospirò e disse con rabbia –Gary Sanderson è morto insieme al suo compagno signore!-, Fury annuì –Va bene, ma allora tu chi sei?-, -Io sono ESCAPED DEATH!-.
 
-Dopo quello che gli ha fatto Sheperd è riuscito a sopravvivere…più che altro sarà stato l’odio a mantenerlo in vita…- disse con rammarico il capitano Price –è quello  che ho pensato anche io- disse Fury –Adesso lei capisce che lo stato mentale di Death è un vero disastro…o cercato di convincerlo che avrebbe fatto un errore a unirsi a noi per combattere…ma è stato tutto inutile. Rick era già da un po’ nella mia squadra, ho pensato di tenerlo in modo che i ricordi di Gary sulla sua famiglia potessero riaffiorare, ma fin’ora non ci sono risultati. Ovviamente non ho detto niente ad entrambi sul fatto che sono fratelli-, -Non hai paura che Rick potesse riconoscerlo?-.
Fury sospirò –è un pensiero che mi tormenta ogni giorno…ma Gary è così cambiato caratterialmente che ci sono poche possibilità che Rick lo riconosca, cerco di tenerli separati il più possibile. Ma non posso fare miracoli. E poi Death avrà anche una memoria fragile, ma la sua mente è forte!-.
-A conti fatti le mi stai chiedendo di tenere d’occhio Soap nei confronti di Roach, cioè Death?- parlò Price pensieroso, -In poche parole? Si…per sicurezza vorrei che lei non dicesse niente al capitano McTavish, non lo faccia per me ma per il bene di Gary, il giovane soldato che conosceva-. Price sorrise con compassione –Non so come ha fatto Soap a riconoscerlo, basta guardarlo negli occhi per capire che non è più il soldato che conosceva…penso che Gary Sanderson sia morto davvero con Riley Simon…dopo tanti anni in mezzo al campo di battaglia so riconoscere un soldato marchiato dall’odio e dalla sete di vendetta. È come un veleno che ti parte dal cuore e ti cambia…-.
 
Nota dell’autrice: Ce l’ho fatta finalmente!!!!!!!! Segreto svelato, ma scommetto che alcuni di voi già lo sospettavano.
Comunque preparatevi perché nel prossimo capitolo “Scatenate l’Inferno!!!” perché il nostro caro amico Makarovh sferrerà il suo attacco e qualcuno ci rimetterà la vita. Ovviamente vi basti sapere questo per scatenare la vostra curiosità (risata malefica).
Un grazie a chi mi segue e spero che questo capitolo vi abbia colpito, e piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo e crearlo. Credo che sia il migliore che abbia scritto (fin’ora xD). Ma il giudizio spetta a voi miei cari amici.
Buon freddo a tutti.
Baci, martamatta

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: frammenti di ricordi e lacrime di sangue ***


Passarono alcuni giorni e Soap oramai era quasi del tutto guarito, intanto Price cercava di tenerlo lontano dal soldato mascherato. Invece Sara non perdeva occasione di fissare Death senza che lui se ne accorgesse.
 
Alla fine mancarono poche ore alla partenza, era sera e l’indomani mattina sarebbero tutti partiti per il generale lasciando la casa di Sara libera. I preparativi per la partenza erano ultimati e i militari si presero tutti una pausa.
Tra questi Rick era seduto sotto un albero a diversi metri dalla casa. Le sue mani erano impegnate ad intagliare un pezzo di legno con il coltello militare. Si fermò a osservare il pezzo di legno che sembrava prendere la forma di un soldatino; in quello stesso istante una lacrima carica di tristezza gli scese dagli occhi.
-Che ti prende soldato?- Rick si girò di scatto e si ritrovò il soldato mascherato ad osservarlo. –Niente capitano! Scusi è solo…niente di importante- disse Rick strofinandosi gli occhi con il braccio destro per asciugarsi le lacrime.
Death lo guardò non convinto –No…no! C’è qualcosa che ti affligge, te lo leggo in faccia…intanto cosa intagli?-,-Non lo so con precisione, mentre intaglio vengo affollato di pensieri, e alla fine il legno prende forma da sé…-.
Death lo guardò curioso e parlò con una dolcezza di cui Rick non pensava che ne fosse capace –Sembra un soldatino! Cosa ti preoccupa?-, Rick sospirò e abbassò lo sguardo -Sono passati due anni dall’ultima volta che vidi mio fratello…Ci sentivamo, ma poi…pochi mesi fa seppi della sua morte…Io non riesco ancora a farmene una ragione…-. Death annui e qualcosa dentro di lui sembrò rompersi –è dura accettare la morte di qualcuno. Ma le loro morti ci rendono più forti e prima o poi il tempo guarisce tutte le ferite e il dolore passa– Rick annuì –Già, ma è difficile…-; Death lo guardò con compassione e non sapendo perché delle parole gli uscirono di bocca –Non può piovere per sempre, Ricky-.
A quelle parole il macigno di tristezza nel cuore del giovane soldato sembrò sparire; si alzò di scatto mettendosi di fronte a Death e dicendo con voce tremolante –Quelle parole…Gary…?- allungò le mani verso il viso di Death per togliergli la maschera. In quell’istante il soldato mascherato indietreggiò e nella memoria un volto sembrò comparire; -Aspett…-.
In quell’istante un esplosione investì la zona circostante: i due soldati vennero catapultati a terra e in un attimo tutto cadde nel caos.
 
Death si risvegliò dopo pochi secondi e stranamente non aveva ferite gravi a parte qualche graffio superficiale, nonostante la distanza ravvicinata dell’esplosione. Quando si voltò verso Rick per verificare le sue condizioni capì il perché; Rick era disteso a terra supino coperto di sangue e schegge di legno che avevano trafitto tutto il suo corpo. Per l’esplosione parte del tronco dell’albero era andato in frantumi ed il corpo di Rick aveva fatto da scudo lasciando Death quasi del tutto illeso.
Il giovane soldato aveva gli occhi aperti per lo stupore e respirava ancora, anche se a fatica.
Death si avvicinò e con molto sforzo Rick parlò –Gary…Vieni ti prego-, il soldato mascherato si inginocchiò vicino a lui; ed una voragine, di cui aveva la sensazione di aver già provato prima senza averne memoria, si impadronì del suo cuore.
Death gli prese la mano e dei frammenti di ricordo gli balenarono davanti agli occhi: due bambini che giocavano insieme, ridevano e si facevano i dispetti a vicenda come due normali fratelli sotto lo sguardo dolce e attento di due persone…già quelle due persone erano i loro genitori.
Allora era stata questa la sua infanzia, come si possono dimenticare certe cose? Persino il volto e il nome del proprio fratello. Un alone oscuro sembrò schiarirsi  nella sua memoria ma solo in una piccola parte.
-Tu…sei vivo…mi sento meglio…-, Gary si poggiò la mano libera sulla fronte –Ricky…devo essermi perso in un sogno pieno di incubi! Mi dispiace…-, Rick scosse delicatamente la testa –Nonostante i tuoi occhi siano diversi, tutto il resto è quasi del tutto identico! Gary io…-, -Non parlare risparmia le forze! Vado a cercare aiuto tu…- gridò il soldato mascherato, ma Rick lo trattené –Lascia stare! Ormai è tardi Gary, non puoi salvarmi. In guerra ci sono sempre delle vittime, non puoi salvare tutti. E poi tu hai fatto anche troppo per me. Sai, mi ero arruolato perché volevo essere io a proteggerti. Volevo…- un colpo di tosse fece bloccare Rick e fargli sputtare del sangue.
-Come potresti anche solo pensare di volermi bene se mi sono dimenticato della mia vita. L’unica cosa che provo è odio e desiderio di vendetta verso una persona morta, di cui non ricordo il volto…mi dispiace per tutto-, Rick sorrise –L’amnesia ti ha dato al cervello…grazie di essere qui e grazie di esistere…-.
A quelle parole Gary si paralizzò e nella sua mente riecheggiavano; in un altro luogo, in un altro tempo, un’altra persona le aveva pronunciate.
-Gary…avrei un ultima richiesta…per favore togliti la maschera-, Death abbassò lo sguardo –Non so come la prenderai…ma se questo è il tuo ultimo desiderio Ricky io lo rispetterò-.
Allungò le mani all’altezza del collo e con le dita afferrò i bordi della maschera, lentamente se la tolse; -Ecco in cosa la guerra mi ha trasformato…-. Rick non disse nulla, all’inizio rimase perplesso poi sorrise –La cosa più importante è che sei vivo, anche se senza ricordi…e poi non ho mai avuto il coraggio di spedire a mamma e papà il messaggio con su scritto che il loro figlio maggiore è morto, non ce la facevo! Ma adesso tu sei qui e puoi tornare a casa…-.
Death abbassò lo sguardo e lasciò andare la mano di Rick –Io non…io è come se fossi morto quel giorno. Guarda Rick! Guarda il mio volto, è il volto di un estraneo per me è per questo che indosso una maschera- detto questo Rick allungò una mano sul suo viso –Sarà anche un po’ rovinato ma è questo…il volto di mio fratello…-.
Gary si avvicino a lui –Rick….Rick! Rickkkkkkkk!- e si rese conto che il suo fratellino aveva esalato l’ultimo respiro. Delle lacrime gli scivolarono sul volto mentre con la mano destra sfiorò delicatamente il volto di Rick per chiudergli gli occhi, e da quel giorno l’immagine di quegli occhi spenti avrebbero perseguitato sia Gary che Death; sia di giorno che di notte.
Asciugatosi le lacrime Death si infilò nuovamente la maschera. Si voltò verso l’accampamento e vide un immagine spaventosa, essendo stato preso da Rick non si era accorto che l’accampamento era sotto attacco nemico; la puzza di esplosivo e di fumo si faceva più forte e i soldati avevano bisogno del loro capitano.
Prima di andarsene Death si voltò un ultima volta verso Rick mormorando –Addio fratellino che la tua anima riposi in pace…ti voglio bene-.
 
-Capitano sono troppi? Che cosa dobbiamo fare?-, disse uno dei soldati a Death quando lo vide arrivare. –Quante perdite?-, -Quasi la metà e  continua ad aumentare, non eravamo preparati per un attacco del genere!- Death annuì mentendo il sangue freddo –Evacuare! Tutti sugli elicotteri ce ne andiamo! Soldato, dov’è Fury?-, -Nella sua tenda….ma andiamo dove signore?-. Death rispose mentre si dirigeva alla tenda del generale –Delta Force ragazzo!-.
 
Arrivato alla tenda alla tenda di Fury, Death vide che tutti i presenti erano agitati ed intenti a far sparire diversi documenti. Il generale stava in piedi ad osservare la mappa della zona.
-Hai pensato a qualche strategia?- parlò Fury con freddezza al capitano –Ho già informato alcuni uomini; la prospettiva migliore è la fuga verso Delta Force! Dobbiamo evacuare immediatamente, il tempo stringe…-. Fury annuì –Bene, scommetto che hai già idea a chi ci sia dietro a questo attacco-, Death rispose ironico –Ovviamente Makarov!-.
-Bravo ragazzo…ora raduna Price e McTavish…usate il mio elicottero, non penso che ci sia bisogno di dirti di portare anche Sara per la sua sicurezza visto che è un civile!-, -Si, signore!- disse il soldato determinato.
-bene ora vai-, Death sospirò –Rick è morto…- a quelle parole il generale si paralizzò –Tu cosa sai di lui?-, l’uomo mascherato guardò negli occhi il generale –Tutto…almeno nei miei confronti, del fatto che è mio fratello e della mia famiglia. Ma nient’altro…-. Il generale annuì –Pian piano Gary…cioè Death- finito di parlare fece un cenno di saluto ed il giovane capitano uscì dalla tenda, pensieroso e forse anche un po’ triste.
 
Death correva, diretto alla casa, tenendosi stretto un fucile d’assalto. Ma poi due persone lo fermarono –Ehi capitano che facciamo?- disse Jackson agitato, mentre Nikolai gli copriva le spalle con un fucile puntato verso i nemici.
-Jackson…che fai qui? Non dovresti stare nelle retrovie a curare i feriti?-, il medico sospirò –Il fatto che non c’è  più nessuno da curare…stiamo dando una mano ad evacuare-, Death annuì –Sono sicuro che state facendo del vostro meglio…Ma adesso dovete andare il tempo stringe! Nikolai è un buon pilota, fai da copilota prendete l’elicottero di Fury e aspettate il mio arrivo insieme a Sara, Mctavish e il capitano Price-, -Ricevuto- disse Nikolai determinato.
Death stava per andarsene ma Jackson lo trattenne –Lascia che ti copra le spalle…non voglio perdere il miglio capitano che abbia mai avuto…-, -Jackson!- gridò Death –mantieni il sangue freddo! Tu devi andare con Nikolai, sei l’unico medico a disposizione! Se tu muori e uno di noi viene gravemente ferito non riuscirò ad arrivare fino a Delta Force! Quindi datti una calmata e porta il tuo didietro sull’elicottero! È un ordine soldato!- detto questo il capitano se ne andò correndo, mentre Jackson lo guardava disse –Ri..ricevuto! Capitano…-.
 
Arrivato alla casa Death notò del fumo nero come la pece uscire dalle finestre posteriori. Appena entrò il fumo lo investì, se non fosse stato per la maschera sarebbe stato quasi sul punto di svenire soffocato.
-Death! Qui!- il soldato si girò di scatto e si ritrovò Price con la gamba sinistra sanguinante, sorretto dal capitano McTavish –Che è successo, dov’è Sara?-, Price rispose a fatica –Sul retro li stavamo respingendo quando quei figli di puttana hanno lanciato delle granate incendiarie…la casa a preso fuoco come un fottuto fiammifero! Cazzo che male!- Aggiunse toccandosi la gamba –Ed è stato in quel momento che mi hanno colpito!-.
-Cavolo Price non ti avevo mai sentito così incazzato! Come Death Sara era andata nel seminterrato a prenderci altre munizioni…ho paura per lei…-. Death annuì –Vado a prenderla, voi dirigetevi all’elicottero di Fury, c’è Nikolai insieme a Jackson che vi aspettano così potrà sistemare la gamba a Price-, i due annuirono e quando Soap passò vicino a Death un immagine gli attraversò la mente; il capitano McTavish che stava chiudendo una saracinesca mentre faceva un cenno a Death dicendogli “Roach ci vorrà un po’ per farlo parlare. Perlustra la favela Meat e Royce alla ricerca di tracce di Rojas…è
Death tremò per un attimo e si sorresse la testa la testa, poi la scosse pensando che fosse solo un’allucinazione per colpa del fumo.
 
Velocemente attraversò la casa urlando –Sara! Sara…! Resisti arrivo!-; la parte posteriore della casa era quasi del tutto avvolta dalle fiamme e velocemente Death scese nel seminterrato; lì trovò Sara svenuta con sopra una tegola di legno e una ferita sanguinante sulla testa, mentre  il resto, tutto intorno a lei era completamente in fiamme.
Alla vista di quelle fiamme così ardenti e così vicine, le ustioni per un attimo, gli cominciare a pizzicare la pelle insieme ad un ricordo sfocato e lontano. Ma Death fece un respiro profondo e con determinazione caccio via tutte queste brutte sensazioni pensando solo a Sara.
Velocemente il soldato mascherato, con tutta la forza che aveva, spostò la pesante tegola e prese in braccio la ragazza; sussurandole –Resisti…ti prometto che andrà tutto bene-.
Death mise le braccia di Sara intorno al suo collo e se la portò sulla schiena, in quel’istante vide delle granate e degli esplosivi avvolti dalle fiamme; spinto da una grande determinazione e paura, il soldato mascherato in pochi secondi percorse tutta la rampa di scale, ma arrivato proprio in cima un esplosione travolse la casa facendo crollare tutto il retro.
 
Non avrei immaginato di  vedere uno dei più famosi generali europei in un posto sperduto come questo…generale Fury che piacere incontrarla…-, parlò sarcastico un uomo dai capelli neri, con una sottile barba del medesimo colore che gli copriva il viso; seguito da degli uomini armati.
Avevano fatto irruzione sparando all’impazzata dentro la tenda; e adesso Fury era sanguinante e morente, guardava fisso l’uomo dicendo –Vladimir Makarov!!! Almeno hai le palle di combattere affianco hai tuoi uomini dimostri carattere venendo qui, ma anche stupidità…-, il russo rise –Stupidità? Stai per morire e metà delle tue truppe è stata fatta a pezzi dai miei uomini…e ora mi dirai ciò che voglio sapere- Fury rise -Le cose vanno chieste con gentilezza…immagino che tu voglia sapere di Price. Mi comincio a chiedere anche io dove potrebbe essere-, -sentirti parlare è come una seconda ricompensa- disse ironico, poi fece un cenno hai suoi uomini che cominciarono a perquisire ogni angolo della tenda.
-è amaro il sapore della sconfitta, non trovi?- disse il russo dopo essersi inginocchiato davanti a Fury per guardarlo negli occhi. Il generale rise e rispose con aria di sfida –Se vinci una battaglia non vuol dire che hai in pugno la possibilità di vincere la guerra. Sei pazzo Makarov, questo lo sanno tutti…-, -Me lo dicono spesso. So che sei un uomo tosto, quando sei stato in Afghanistan hai subito 20 ore filate di tortura tenendo sempre la bocca sigillata, hai resistito finché i tuoi compagni non sono venuti a salvarti…quindi agirò con le buone oppure un bel proiettile in testa. Dove si  sono nascosti Price e il suo sottoposto?-.
Fury sorrise maliziosamente e sputò del sangue sulla guancia destra del russo –il mio uomo migliore li ha portati in un luogo nascosto persino ai satelliti e a tutte le mappe del mondo! Quindi fottiti!-. Makarov si pulì la guancia con la manica destra della giacca. Poi si alzò in piedi e puntò la pistola sulla fronte del generale mormorando –Il proiettile allora!-, ed uno sparo riempi l’aria.
Makarov rimase in mobile a fissare il cadavere del generale con una certa soddisfazione e disse ridendo –Riposo soldato! Riposo…-. Il russo si mosse e andò a esaminare le cartelle rimaste sulla scrivania di Fury e mentre le sfoglio –A quanto pare Sheperd della 141 ne hai mancato uno che si è pure scelto un nuovo sopranome.
-Signore due elicotteri sono in decollo!- disse uno degli uomini del russo, a quelle parole Makarov scattò in piedi e corse fuori; ormai due elicotteri erano già lontani.
Makarov strinse i pugni per poi rilassarli e sorrise –Il gioco si fa più interessante è entrato un nuovo concorrente…Escaped Death…come non sarai altrettanto fortunato-.  
 
Nota dell’autore: Cavolo è da tanto che non aggiorno chiedo scusa a tutti voi per il così tanto tempo trascorso.
A quanto pare si ha un lutto il giovane Rick se ne andato, un'altra vita spezzata dalle follie di Makarov. Ma almeno a potuto rivedere per l’ultima volta il volto di suo fratello, anche se era un po’ rovinato.
La descrizione del suo volto la darò a tempo debito, ma non è poi così difficile immaginare come può essere ridotta.
Al prossimo capitolo Sara racconterà un po’ della sua storia e di come si sia ridotta la gamba a quel modo, finché i nostri eroi non arriveranno ad un nuovo rifugio chiamato Delta Force.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Baci, martamatta      

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Una triste storia ***


“Roach muoviti amico, sono centinaia e convergono tutte nella tua posizione”. Quella voce era così familiare, eppure così distante, di chi era? Gary non se lo ricordava. Ma fu proprio quel sussurro a svegliare Death.
La casa era quasi del tutto avvolta dalle fiamme ed il retro era crollato a causa dell’esplosione. Sara era accanto a lui ancora svenuta.
Death si alzò e a quel punto notò un pezzo di legno conficcato nella parte superiore della coscia sinistra,quasi al fianco, il sangue sgorgava lungo tutta la gamba.
Con un grande sforzo afferrò il frammento di legno e lo tolse con violenza. Prese Sara in braccio e nel momento in cui la ragazza si accoccolò fra le sue braccia, sospirò e disse –James….non ti abbandonerò….io ti amo-, Death rimase un po’ perplesso da quelle parole, ma poi scosse la testa pensando solo al calore che gli stava perforando la pelle.
Di corsa si mosse verso l’ingresso, ma arrivato al porticato le fiamme bruciavano imponenti, esattamente nell’ultimo tratto che li separava alla salvezza. L’elicottero era a pochi metri di distanza.
Death fece un respiro profondo per prepararsi, posizionò la ragazza sulla sua schiena per tenerla ben salda, prese la rincorsa e saltò. In quell’istante il tempo si fermò e l’ambiante cambiò radicalmente, Death si ritrovò in una specie di Casopoli; davanti a lui il capitano McTavish sul bordo di un tetto di cui Death non riuscì a raggiungerlo ed inesorabilmente cominciò a cadere giù. Ma il capitano McTavish all’ultimo momento si accorse della situazione di Death e di corsa si buttò verso di lui per prendergli la mano; per pochi centimetri le due mani si sfiorarono e il soldato mascherato vide il viso del capitano su cui era dipinta un espressione di preoccupazione.
Il suo corpo venne percosso dal tremendo impatto col terreno e per un attimo un dolore lancinante gli lacerò violentemente le caviglie.
Per alcuni secondi Death rimase confuso, ma poi scosse la testa e risistemò Sara sulle sue spalle; dato che l’impatto l’aveva quasi fatta cadere.
Il soldato mascherato, anche se un po’ barcollante, si mosse velocemente verso l’elicottero ed arrivato trovò Price seduto con la schiena appoggiato al freddo metallo del velivolo con la gamba fasciata, e Soap pronto ad aiutarli a salire. Death prese la ragazza delicatamente in braccio e la passò a McTavish cha la isso a bordo. Infine Death salì sul mezzo e Nikolai, notando che ormai erano tutti a bordo, partì.
Soap si guardò intorno e urlò –Aspettate!!! Dove è Rick?-, Jackson rispose –Oltre a noi è riuscita a decollare una piccola squadra con uno degli altri due elicotteri, lo saputo tramite radio pochi minuti fa , magari Rick è insieme a loro…posso chiedere se volete….—.
-Non ce ne sarà bisogno- mormorò con aria malinconica Death, mise una mano sulla spalla del capitano McTavish e disse tristemente –Rick è morto, una bomba dei nemici gli è esplosa vicina. Posso confermare il suo decesso poiché è morto tre le mie braccia. Mi dispiace….-, Soap rimase immobile in silenzio.
-Death…ma lei è ferito!- esclamò Jackson –Nikolai ce la fai senza il mio aiuto?-, il pilota sbuffò –Non ti preoccupare ragazzo, guido elicotteri da quando sono nato-.
Il medico sorrise e scavalcò il sedile della sua postazione per soccorrere Death e Sara. Da uno scompartimento estrasse un kit medico. Si stava per avvicinare a Death ma lui si scosto –Prima Sara!!- Jackson ubbidì e passò alla soldatessa. Le controllò il polso e la respirazione alla fine medicò la ferito sulla fronte e gliela fasciò –è a posto è svenuta soprattutto per il fumo, ma presto si risveglierà, il suo corpo in questo momento ne a già smaltito una buona. Non c’è bisogno che faccia altro. Ma quella ferita Death, devo vederla subito!-.
-Volevo solo assicurarmi che stesse bene- parlò Death con indifferenza. Jackson lo fece sdraiare e cominciò a tagliuzzare il tessuto dei pantaloni; creando un piccolo quadrato intono alla ferita.
Era presente sangue incrostato e schegge di legno –Con quanta violenza ti sei tolto il pezzo di legno che ha causato la ferita?-, Death alzò le spalle –Non avevo tempo per pensare a questa cose!!-, -Ecco infatti!!!! È piena di schegge!!!- lo rimproverò Jackson furioso mentre dal kit prese delle piccole pinza e cominciò a estrarre tutte le schegge che trovò.
Death non emise un gemito di dolore, per tutto il tempo prese a  guardare fuori dal finestrino dell’elicottero pensieroso.
Per finire Jackson gli pulì la ferita e gliela fasciò con molta delicatezza.
Intanto un gemito attirò l’attenzione di tutti, Sara si era appena svegliata e si guardava intorno confusa. –La tua casa è andata in fiamme, mi dispace- intervenne subito Soap preoccupato –Ma come ti senti?-, Sara scosse la testa –Un po’ confusa…ma che è sucesso? Stavo prendendo le munizioni quando sono svenuta…-.
Price rispose –è stato Death a portarti in salvo-, Sara si girò verso di lui e notò subito la ferita alla coscia –Grazie…grazie per avermi salvato la vita…-, -Dovere signorina- rispose lui.
-A proposito Death…Jackson ci ha detto che stiamo andando a Delta Force, che cos’è?- parlò Soap inquieto –è un isola si trova un po’ più giù della Gran Bretagna nel Mar del Nord è un isola di competenza militare segreta, essendo molto piccola non compare su nessuna mappa. Si chiama Delta Force perché durante la seconda guerra mondiale degli americani ci approdarono con delle apparecchiature radar. Erano una squadra speciale chiamata appunto Delta Force i primi dell’unità speciale americana che oggi conoscete tutti negli Stati Uniti- Death prese a guardare di nuovo fuori dal finestrino –Questo elicottero  è molto veloce ma ci vorranno ancora 4 o 5 ore per arrivare. Quindi vi consiglio di dormire un po’-. –Grazie per le informazioni….- parlò Soap –Senti Death…tu hai mai conosciuto Rick Sanderson?-, Price fulminò Soap cercando di persuaderlo dicendo –Ovvio che la conosciuto, faceva parte della sua unità…-,-è vero capitano McTavish era un bravo ragazzo, mi dispiace che la guerra l’abbia spezzato così presto. Come suo fratello Gary che ben conoscevate-. Soap stette per ribattere ma Price gli diede una botta sulla spalla.
Per un po’ rimasero in silenzio, ma poi Death prese a guardare Sara e si domandò del significato delle parole che gli disse durante la fuga dalla casa in fiamme; -Sara posso chiederti una cosa?- la ragazza si girò verso di lui meravigliata –Certo, che vuoi sapere?-, -Se non sono troppo indiscreto…prima mentre eri svenuta mi hai chiamato James, chi è?-, Sara assunse un aria triste –In Afghanistan facevamo parte della stessa squadra, io soldato medico e lui mitragliere; era un uomo molto in gamba- la soldatessa  prese a guardarsi la gamba malandata –Mi pare che sia passato un secolo invece di 2 anni-.
 
Le cannoniere sputavano colpi ripetutamente, ma colpendo raramente il bersaglio. In compenso sollevavano tanta di quella polvere che la visibilità fra quelle rocce era quasi nulla.
-Dixon aiutami a portare il ferito al riparo-, -Agli ordini tenente!!!-. E questo che Sara faceva ogni giorno recuperava e guariva i feriti. E nel mentre di tutta la battaglia Sara e il suo assistente Dixon portarono il soldato ferito al riparo.
-Questo era l’ultimo capitano!!!-, Sara si guardò intorno; rimasti solo di 6 di 40. –Bene Jonas ottimo lavoro, gli altri?-, Sara scosse la testa –Tutti morti! Se non ce ne andiamo li raggiungeremo presto.
-Capitano sta arrivando un elicottero per il recupero, arrivo previsto 5 minuti!!!- disse un soldato con una radio in mano, il capitano sbuffò -Saremo già morti fra 5 minuti-.
Ad un certo punto i rumori delle cannoniere cessarono e un soldato mise la testa fuori dal riparo e in quel momento un proiettile gli trapassò il cranio. Attraverso una piccola fenditura il capitano vide almeno 50 uomini fiondarsi su di loro.
-Alle armi, quelli feriti gravemente dietro al riparo e chi è ancora in grado di maneggiare un arma all’attacco di quei bastardi!!!-, -Ma capitano….- intervenne Sara preoccupata, -Niente discussioni Jonas! L’unico modo è combattere per aspettare l’elicottero- gridò il capitano lanciando una mitragliatrice al medico.
Con disperazione e con desiderio di voler sopravvivere, in quei 5 minuti d’inferno scaricarono tutto l’arsenale contro i nemici.
Dopo 3 di quei minuti erano rimasti in 4 e in quel momento Sara venne colpita alla gamba, un dolore lancinante, e non gli ci volle molto per capire che i tendini della coscia si frantumarono come un vetro travolto da un matto. Il capitano si voltò verso di lei e senza esitare la soccorse –Jonas resisti, ce la farai!!!-, Sara lo spinse via –Maledizione James, lascia stare hai una squadra da difendere!!-. –Non più!!- disse disperato e si slacciò il gillet militare. Il sangue sgorgava a fiotti e la ferita puzzava già di marcio, Sara quasi si spaventò a vedere il foro a pochi centimetri dal cuore. –Quando?- disse con le lacrime agli occhi, il capitano la strinse fra le braccia –Un frammento di un colpo della cannoniera, circa 6 minuti fa-.
-Capitano l’elicottero e in arrivo- disse Dixon senza smettere di sparare.
Sara si strinse al suo capitano –Sarò sempre con te James….io ti amo….-, James la baciò sulla fronte –Sara sto morendo, mi dispiace di non mantenere la promessa che ti feci poco tempo fa. Ma devi vivere!!! Chissà ti innamorerai di nuovo, ti sposerai. Ma voglio che capisci che la tua vita non è finita-.
In quel momento il capitano gemette e cadde. Sara gli prese il viso tra le mani mentre un ondata di lacrime cadde dai suoi occhi colpendo la guancia dietro a James, ormai i suoi occhi erano spenti –James ti prego non andartene, non lasciarmi da solda! JAMEEEEEEESS!!!!!!!!!!!-.
 
-Cosa accadde dopo?- chiese Soap malinconico, -Arrivò l’elicottero e il mio assistente paramedico insieme a un paio di soldati che mi trascinarono via da quel corpo ormai freddo-.
-Mi dispiace parlò il soldato mascherato, Sara scosse la testa –Ho imparato ad accettare la sua morte tempo fa, Questa è la guerra signori miei, ci sono sempre delle vittime così come per James e così come per Rick-.
Ci fu un breve momento di silenzio finché Death non  parlò –Che preomessa ti fece James che non ha potuto mantenere?-, Sara sorrise leggermente –Mancavano 2 settimane alla fine del nostro turno. James mi promise che non appena saremo tornati a casa mi avrebbe sposato-.
-Scusami non volevo svegliare brutti ricordi- disse Death malinconico, Sara alzò le spalle –Non preoccuparti è passato tanto tempo, non si può stare tutta la vita a piangere…piuttosto, Death, l’ultima volta che abbiamo parlato hai detto che anche tu hai perso qualcuno, chi?-; Death distolse lo sguardo da lei e lo rivolse al finestrino e la sua espressione cambiò, divenne rabbiosa –Non ha importanza!!!-. –Ma perché quando una persona ti vuole parlare o ti fa una domanda tu ti volti dall’altra parte?-. A quelle parole tutti i presenti sull’elicottero, compreso Nikolai, che stava alla guida, si voltarono verso Death. –Se cerchi  delle risposte- parlò il soldato mascherato seccato –Non saprei dartele neanche io!!- aggiunse malinconico.
 
Nota dell’autore: Ed eccomi qua dopo tanto tempo un nuovo capitolo sul nostro Death ed ho anche pubblicato una nuova One-shot su COD riguardante la nuova saga dei Ghosts nel caso qualcuno non lo saprebbe vi invito a leggerla se qualcuno ne è interessato.
Detto questi abbiamo scoperto come Sara abbia quella gamba in quello stato e nel prossimo capito i nostri eroi arriveranno a Delta Force.
Grazie per aver letto e a chi scriverà una recensione.
Baci, martamatta

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Delta Force ***


Death non smise di immergersi nei suoi pensieri per quelle 4 ore; 4 ore passate lente mentre nella sua mente si insinuavano dubbi e rabbia, finché non avvistò Delta Force; -Siamo arrivati!- disse ad alta voce, Jackson sorrise leggermente –è più piccola di come la ricordavo….-.
L’isola era grande quanto tre porta aeri: da una parte c’erano degli edifici grigi con delle piste d’atterraggio, dall’altra parte un campo d’addestramento con mense e alloggi immerso nel verde della natura.
L’elicottero atterrò dolcemente sulla pista e degli uomini lo raggiunsero di gran corsa. Death scese per primo seguito da Sara, poi scesero Jackson e Soap che accompagnavano Price, per via della gamba ferita, e per ultimo Nikolai.
I soldati alla vista di Death si misero sull’attenti –Capitano! Il generale Miller la sta aspettando!-, Death annuì –Perfetto vi pregerei di portare il capitano Price in infermeria insieme a Jackson, così potrà finire di sistemare quella ferita. Trovate un alloggio per la signorina Jonas e il pilota Nikolai-. Il soldato annuì -Sarà fatto signore!-.
Poi Death si rivolse a Soap –Venga con me capito, dobbiamo fare rapporto a Miller insieme-, Soap annuì e lo seguì in silenzio. Ma Price si agitò al solo pensiero di lasciare quei due da soli –Aspettate vengo con voi…- parlò mentre cercava di raggiungere Soap, Jackson afferrò il braccio del capitano –Signore forse non dovrebbe andare vista la sua gamba…-, Price lo fulminò  con lo sguardo, ma Death afferrò l’altro braccio –No!- gridò il soldato mascherato mentre cercava di rimettere in sesto il soldato più anziano. –Tu non capisci io sono il superiore di Soap, quindi…-, Death sospirò interrompe il discorso di Price –Forse quando eravate nella SAS “capitano”, ma i tempi sono cambiati! Il generale Miller vuole parlare con il capitano della Task Force 141. Mi pare che lei sia stato pescato dal Gulag in Russia da McTavish e poi sia stato ammesso come membro, nonostante tutto continuano a chiamarla “capitano”….- ci fu un attimo di sospensione dove gli occhi di tutti si sbarrarono confermando ogni parole del soldato mascherato che finì il discorso –Ma capitano non lo è più!-.
-Come osi parlarmi così? Chi sei per dirmi certe cose?- sbottò Price, Death abbassò leggermente lo sguardo –Scusi se le ho mancato di rispetto, ma io dico le cose come stanno. Inoltre la ferita a ripreso a sanguinare….-. Price seguì lo sguardo Death e dalla gamba ferita sgorgavano lenti fiotti di sangue, Price fece una smorfia ma poi si arrese poggiandosi del tutto a Jackson. –Sono sicuro che McTavish la informerà subito del discorso con il generale- parlò Jackson nel tentativo di risollevare l’anziano soldato. Conclusa la discussione Death si avviò seguito da Soap e da un altro soldato semplice.
 
Soap seguì Death per tutta la pista d’atterraggio fino ad arrivare agli alloggi. Erano completamente immersi nel verde e il cambiamento radicale dei due ambienti fece pensare a Soap quanto fossero diversi e di come era strana quell’isola.
Il capitano rivolse lo sguardo verso Death “Come fa a sapere del Gulag? Quella missione era un operazione segretissima…” pensò Soap, lo guardò negli occhi “Roach… forse mi sono sbagliato come dice Price, eppure… Cosa ti è successo? Cosa ti ha fatto Sheperd? Perché sei così indifferente dalle morti della tua squadra? Oppure stai piangendo senza versare lacrime? Chi è Death? Non ho mai visto nessuno far abbassare la cresta a Price…”.
-Tutto bene capitano?- parlò Death notando il suo sguardo pensieroso, Soap scosse la testa –Non è niente sto bene…-.
-Capitano?- parlò il soldato che li stava accompagnando rivolto a Death –Siete tornati così in pochi…-, Death abbassò lo sguardo –è stato un attacco a sorpresa non c’era molto da fare…-. -Comunque sia mi dispiace per Rick- intervenne Soap con dispiacere –Pultroppo non ho avuto l’occasione di conoscerlo meglio, ma avendo parlato un po’ con lui mi sono convinto che fosse un bravo ragazzo…-, a quelle parole Death sbarrò gli occhi, sembrò quasi trattenere le lacrime, in quel momento Soap lo notò; ma un attimo dopo un altra persona, completamente diversa da quella che si era quasi messa a piangere, prese il corpo del soldato mascherato. Soap ne rimase sconcertato notando lo sguardo di Death mutare così all’improvviso in uno sguardo di odio mormorando con rabbia –Makarov la pagherà cara!-.
Soap stette per mettere una mano sulla spalla del soldato mascherato quando una voce li chiamò –Forza soldati!-. Tutti e tre alzarono lo sguardo ed in cima ad una rampa di scale metalliche un uomo robusto avente circa l’età di Price con una barba bianca e un pipa in bocca li osservava con espressione seria.
I tre soldati salirono fino ad arrivare in cima alle scale dove l’uomo con la pipa li condusse all’interno dell’edificio in un ampio corridoio semi deserto fino ad una porta sulla destra dove entrarono ritrovandosi in un ufficio.
L’uomo con la pipa si sedette e si presentò a Soap –Capitano McTavish, sono il generale Theodor Miller!-, il soldato annuì –Piacere di conoscerla signore!-.
-Potete sedervi! Tu invece soldato semplice puoi andare!- esso fece il saluto militare e si congedò.
-Allora Death….Che cazzo è successo lì?!- sbottò il superiore, Death non si scompose dal suo tono –Makarov ci ha trovati è stato improvviso, molti dei miei uomini sono  morti, signore-. Death abbassò la testa e disse con rammarico –Anche Fury è stato ucciso. È stato un attacco improvviso… siamo sopravissuti in meno della metà-.
Miller sospirò –Quel bastardo! Come può aver saputo…-, a quel punto Soap parlò  –Anche se la casa era in un luogo completamente isolato non è difficile notare 3 elicotteri militari-, -Avete ragione, ma solo in parte- parlò Death –Se qualcuno ci avesse visti sarebbero intervenuti i militari del governo del Iran. E non un terrorista di fama mondiale. Forse c’è una spia….-. Il generale Miller li guardò entrambi -Dobbiamo pianificare qualcosa. Per il momento voi due andate a mangiare qualcosa e riposatevi… quando sarà il momento vi chiamerò- i due soldati annuirono, si alzarono dalle sedie, fecero il saluto militare e si congedarono. Ma prima che varcarono la soglia dell’ufficio Miller aggiunse –Tieni gli occhi aperti Death-; il soldato mascherato annuì chiudendo la porta alle sue spalle.
-La porto in infermeria capitano, così potrà riferire tutto a Price- parlò Death cortese –Non che ci sia molto da riferire- commentò Soap –Comunque chiamami Soap lo preferisco e poi tu hai un grado uguale al mio perciò non devi per forza chiamarmi capitano-, Death rise – è che mi viene spontaneo-, Soap rimase sorpreso nel sentire per la prima volta la risata del soldato mascherato. Ad un tratto Death si fece serio e il suo tono divenne più freddo del ghiaccio –Già mi viene spontaneo- scosse leggermente la testa –Sbrighiamoci ho delle cose da fare-.
Rapidamente attraversarono un cortile fino ad arrivare ad un edificio che sembrava essere al centro dell’isola. Entrarono e trovarono una stanza piena di letti vuoti, allineati a due file con una porta in fondo.
In uno di quei letti si trovava Price con Jackson che gli stava cucendo la ferita. –Come è andata?- chiese Price appena li vide, -Niente di che, poi ti spiego- ripose Soap guardandosi intorno –Dove sono Sara e Nikolai?-. prima di rispondere Jackson finì di sistemare la fasciatura all’anziano soldato –Sono nel loro alloggio; gli procureranno un cambio di vestiti e un pasto caldo-, Jackson fece alzare Price e gli porse delle stampelle –Dovrebbe andare! Gli alloggi e la mensa sono nell’edificio qui accanto. Potete andare mentre sistemo la ferita sulla coscia di Death-.
-Buona idea- esclamò Price mentre scendeva dal lettino, afferrò le due stampelle e si avvicinò all’uscita accompagnato da Soap. –Ci vediamo dopo- li salutò Soap lasciandoli soli.
 
Dopo che furono usciti Jackson si incamminò verso la porta infondo alla stanza –Seguimi capitano-, Death annuì e lo seguì oltre la porta. L’interno era una sala operatoria con strumenti medici di ogni tipo. Death si spogliò dalla vita in su lasciando solo la maschera mentre Jackson tirò fuori da uno scaffale una bacinella con un panno immerso in un liquido trasparente e leggermente denso; l’aveva già preparato in precedenza.
-Le ustioni più gravi sono sul viso e il petto. Dopo l’incendio alla casa una passata di questo liquido le farà solo che bene-, Death scosse la testa –Va bene… è una specie di calmante, giusto?- il medico annuì –Si pulirà per bene la pelle e te la disinfetterà cercando di calmarti un po’ il dolore. Così riuscirai a dormire un po’-.
Death strinse i pugni –Dopo il coma dormo raramente…-, Jackson cominciò a passargli il panno freddo per tutto il corpo con estrema cura -Hai paura di non svegliarti più?-, il soldato mascherato sospirò –Ho paura di ciò che può farmi visita la notte. Credo di aver paura di un fantasma…-. Jackson si fermò e fisso il suo capitano negli occhi; chi era veramente Death il medico non lo sapeva, quel uomo era pieno di misteri ma delle volte Jackson poteva percepire una grande tristezza nei suoi occhi.
Finite le ustioni sul torce il medico posò un momento la bacinella per dedicarsi alla ferita sulla coscia: la ripulì per bene e la disinfettò, dopo la rifasciò con delle bende pulite.
-Ora è il momento del viso- sussurrò il medico, Death esitò per un momento ma poi si tolse la maschera; Jackson si occupava delle ferite di Death da quando lui era a Delta Force ma ogni volta, ogni singola volta che il suo capitano mostrava il suo vero volto al medico veniva un tuffo al cuore.
In silenzio Jackson riprese il panno e pian piano lo passò sul viso del suo capitano.
Quando ebbe finito Death afferrò violentemente il polso del medico -Lo specchio!-, Jackson tremò leggermente –Ma capitano l’ultima volta…-, il soldato fulminò con lo sguardo il medico che tacque e velocemente prese uno specchio poggiato lì vicino, lo porse al suo capitano.
Molto lentamente Death sollevò lo specchio che rifletteva il percorso del suo corpo partendo dagli addominali; arrivato al mento deglutì ansioso e con uno scatto deciso sollevò lo specchio fino alla fronte.
Ci fu un minuto di silenzio nel quale Jackson era col fiato sospeso. E dopo quel minuto Death digrigno i denti e dalla rabbia scaraventò lo specchio dall’altra parte della stanza mandandolo in frantumi.
Deciso si rinfilò la maschera e si rivestì, se ne andò senza dire nulla e Jackson rimase da solo a raccogliere i frammenti di vetro.
 
Ormai si era fatta sera quando Death entrò in mensa, il luogo era affollato poiché era l’ora che precedeva il coprifuoco. Il soldato mascherato individuò il tavolo in cui stavano mangiando Soap, Nikolai, Price e Sara.
All’inizio Death pensò di entrare e prendere un boccone ma ad un tratto il suo sguardo si incrocio con quello di Sara e i suoi pensieri si indirizzarono agli eventi quel giorno; soprattutto a Rick, un altro tassello della sua memoria si era ricomposto ma a caro prezzo.
Deciso si voltò dall’altra parte diretto alla sua stanza.
Fece pochi passi con calma, svolto sulla destra costeggiando il retro di un edificio e a poco più di metà dal tragitto qualcuno lo chiamò.
Il soldato mascherato si voltò e vide Sara con due tramezzini nelle mani –Non puoi stare senza mangiare, saresti male!-,Death la squadrò un attimo –Per come sto ora sono sicuro che non c’è niente che mi faccia stare peggio!-.
Sara rimase di stucco da quelle parole, dette con tanta indifferenze ma allo stesso tempo con tanta malinconia. Decisa, Sara si avvicinò a Death e gli mise con prepotenza i panini nelle mani –Non so quello che stai passando.. ma devi prenderti più cura del tuo corpo!- disse severa, poi si voltò e si incamminò.
Death la fissò per qualche istante e poi parlò ad alta voce –Grazie!-, Sara rispose senza fermarsi –Non c’è di che-.
-Perché ti preoccupi così tanto?- chiese Death, Sara si fermò poi si voltò verso di lui sorridendo –Perché sono un medico- dette quelle parole riprese a camminare e sparì dietro l’angolo.
Death rimase lì immobile a guardare il punto dove Sara era sparita senza pensare a niente di particolare, poi scosse la testa e riprese la sua strada.
Durante il tragitto aveva mangiato tutti e due i panini rendendosi conto di quanto fosse affamato. Arrivato nel suo alloggio si spogliò rimanendo in biancheria intima, alla fine si tolse la maschera possandola sul comodino del letto.
Si sciacquò la faccia nel bagno della camera e  lentamente uno strano senso di malinconia e confusione lo invase. Death rimase lì a fissare quello sconosciuto allo specchio; poggiò la mano sul vetro intento a toccarsi la guancia destro –Chi sei tu?- mormorò con malinconia mentre la testa cominciò a fargli male.
Rimase per una manciata di minuti a contemplare il significato esatto delle parole dette finché una rabbia improvvisa non lo invase facendogli cambiare del tutto atteggiamento; sbatté la mano chiusa a pugno sul muro vicino allo specchio.
Quel colpo era una scarica di rabbia contro tutti i fatti della giornata: Makarov, la morte di Rick e Fury, le ferite che avevano ricominciato a bruciare per colpa di quel dannato incendio.
Alla fine Death fece un respiro profondo e si sdraiò sul letto a meditare sul da frasi; l’indomani avrebbe dovuto scrivere decine di lettere da spedire alle famiglie dei caduti, inoltre doveva pensare a scovare la spia che si celava nella squadra.
-Dannazione!- mormorò rabbioso mentre un velo di nebbia cominciò a coprirgli gli occhi facendolo scivolare tra le braccia dei suoi fantasmi.
 
Una lotta dura e sanguinosa; il soldato mascherato contro l’energumeno di turno, tanto grosso quanto stupido per aver osato sfidarlo.
I soldati che formarono un cerchio intorno ai due sfidanti e Gary Sanderson, appena entrato nella famiglia dopo la sua prima missione, in un angolo a vedere la scena silenzioso.
-Se vinco giù la maschera Ghost!- urla lo sfidante al soldato mascherato che sbuffa –Se vinci..-.
A inizio la lotta; lo sfidante si lancia verso Ghost che lo schiva con facilità mandandogli un pugno allo stomaco. L’energumeno barcolla per il colpo, ma riesce a tenersi in piedi mentre il soldato mascherato sembra danzargli intorno aspettando la contromossa. L’avversario ringhia rabbioso e si avventa contro Ghost che abilmente lo aggira e lo colpisce alla schiena facendolo cadere faccia a terra.
Ghost rilassa i muscoli poggiando un piede sulla schiena dello sconfitto. Durante lo scontro le urla dei soldati erano insopportabili, tutto solo per voler vedere il volto di Ghost.
 Ma adesso tutti i presenti erano ammutoliti a fissare la scena mentre il soldato mascherato li guarda in faccia uno per uno; -C’è qualcun altro?- dice rabbioso, riprende fiato e parla più forte –C’è QULACUN ALT…-, ma la frase rimane sospesa poiché l’avversario a terra si era mosso girandosi e aveva preso la gamba di Ghost buttandolo a terra. L’energumeno va sopra Ghost, lo immobilizza con il suo stesso peso, rabbioso comincia a prenderlo a pugni in faccia mentre la folla va in delirio.
Fu in quel momento che Gary si alza dal suo posto per assistere alla scena più da vicino. Da quando era arrivato, era la terza volta che qualcuno sfidava Ghost e il pretesto maggiore era perché nessuno, neanche il capitano Mctavish a sentire le voci, l’aveva visto Ghost senza maschera.
Gli incontri si erano svolti sempre lealmente ma stavolta la curiosità era più forte dell’onestà e lo sfidante scaricava un ondata di pugni sul viso di Ghost, talmente forti che il naso cominciò a sanguinare sporcando la maschera. In tutto questo il pubblico incitava sempre di più spinto dalla curiosità. Gary si fece largo arrivando alle prime file.
Intanto Ghost è intontito dai pugni e sembra essere incapace di reagire, l’avversario lo prende per la maglietta tirandolo in posizione seduta, si alza in piedi e si mette dietro di lui afferrando saldamente la maschera ai bordi del collo.
Il pubblico freme mentre Gary sta in silenzio col fiato sospeso indeciso sul da farsi; in fondo a lui non importava molto di quella maschera o perché ce l’avesse e di come era in realtà il viso di Ghost.
L’avversario comincia a sfilare la maschera lentamente, gustandosi ogni attimo; il collo era scoperto, poi il mento coperto da un leggera barba castana insieme alle guancie, ed ecco le labbra rosa scuro sporche in parte dal sangue che colava dal naso.
Il pubblico freme, ma molti erano delusi si aspettavano cicatrici e bruciature sotto quel pezzo di stoffa invece la pelle del soldato mascherato era del tutto normale.
Gary strinse i pugni rabbioso del fatto che nessuno sembrava sostenere Ghost –Sono affari suoi se vuole tenere una maschera!- mormora, poi sembra esplodere ed urla con tutta la voce che ha in gola per contrastare tutto quel chiasso –ANDIAMO GHOST!!!-, sopra tutto quel baccano il soldato mascherato sembrò reagirò al richiamo di Gary e prese a guardarlo negli occhi; mentre Roach continua ad incitarlo –Non ti farai mettere i piedi in testa da un energumeno come quello?!!-.
La maschera era quasi arrivata a scoprire il naso quando Ghost la afferra saldamente con i denti, facendo calare il silenzio tra la folla.
-Spero che i tuoi denti siano più forti dei tuoi pugni!- commenta l’avversario tirando la maschera più forte; azione vana il morso di Ghost è più forte.
Il soldato mascherato alla fine si muove dando una forte testata all’avversario facendolo barcollare all’indietro.
Velocemente Ghost si rimette in piedi sistemandosi la maschera sul viso, da un calcio all’avversario in piena faccia rompendogli il naso –Occhio per occhio- mormora rabbioso.
L’energumeno è a terra, con il viso coperto di sangue, ai piedi di Ghost, mentre il silenzio è caduto tra la folla e Gary osserva a braccia conserte la scena soddisfatto. Ghost, di nuovo, li guarda in faccia uno a uno dicendo con tono rabbioso –Se avete finito di giocare tornate a lavoro!-, in silenzio tutti si dileguano pian piano ed un gruppo di tre soccorse l’avversario del soldato mascherato portandolo via.
Gary segue l’esempio degli altri, si volta fa pochi passi quando una voce lo chiama –Roach!-, Gary si blocca, ancora non è abituato a quel sopranome, una mano si posa sulla sua spalla. Gary si volta cauto trovandosi Ghost davanti –Signore..- mormora Sanderson preoccupato.
 Ghost gli sorride –Tranquillo voglio solo dirti grazie, perciò grazie!-, Gary alza le spalle –Prego signore- sta per andarsene quando Ghost continua il discorso –Perché? Perché l’hai fatto?- gli chiede; Gary lo guarda negli occhi –Posso essere sincero signore?-, Ghost annuisce e Roach riprende a palare –I motivi dello scontro sono futili, dopotutto sono affari vostri se portate una maschera! E poi il suo avversario… Non mi è piaciuto come si è comportato durante lo scontro perciò…-, Ghost gli sorride di nuovo –Grazie! Ma allora a te non importa della maschera?-, Gary fa cenno di “no” con il capo in senso di disapprovazione. Ghost lo osserva e si tocca il naso che prende a pulsare più forte –Accidenti la maschera si è sporcata!- dice mentre esamina il liquido rosso sulle punta delle dita.
Ghost si volta dall’altra parte –Viene mi serve una mano-, Gary rimane di stucco a quelle parole. Ma poi obbedisce seguendo il soldato mascherato: alla fine Ghost stava da più tempo nella 141 ed aveva pur sempre un grado più alto rispetto a lui.
Andarono sul retro di un edificio e Gary è molto nervoso nel tirare a indovinare le intenzione del soldato mascherato.
-Hai dei fazzoletti o qualcosa del genere?- gli chiede Ghost mentre perquisisce le tasche dei pantaloni, Gary prese un pacchetto di fazzoletti dalla tasca destra del gilet –Si ecco- glieli porse. Ghost li prende –Grazie, ancora- e lentamente, sotto gli occhi increduli di Gary, si toglie la maschera. Roach si volta dal’altra parte –Ma che fai?- Ghost ride –è proprio perché ti comporti così che non me ne frega niente se vedi la mia faccia! Ad essere sincero non me ne mai fregato niente se qualcuno mi vede il volto. Solo che mi dava fastidio quei tipi che mi sfidavano per vedere la mia faccia, cosa che avrebbe ottenuto lo sesso se solo me lo avessero chiesto con gentilezza…- Gary non si muove, rimane voltato di spalle –Allora è diventata una sfida tra te e loro-, Ghost annuisce cominciando a tamponarsi il naso con il fazzoletto –Si! Ma adesso basta. Anche se sarebbe una bugia se ti dicessi che non mi divertivo con quelle zucche vuote, era un ottimo allenamento… ma adesso basta davvero! Già rischiamo di farci male in missione o anche peggio- concluse Ghost mentre finiva di pulirsi il sangue dalla faccia.
Gary prende un respiro profondo e si volta; Ghost è lì che gli sorride, senza maschera, -Comunque non mi sono ancora presentato, il mio nome è Riley Simon-.
 
Nota dell’ autore:
Ed eccomi qua dopo tanto tempo sono di nuovo uscita dalla mia tana, chiedo scusa per averci messo così tanto tempo almeno il capitolo è venuto abbastanza lungo, più o meno.
Comunque elegante colpo di scena il nostro Death si addormenta o cosa altro può sognare se non il suo fantasma preferito? Un picco flash back di quando il nostro Gary a legato con Ghost.
 Nel prossimo capitolo si parlare delle origini di Ghost e avremmo un ulteriore approfondimento su Sara. Ci tengo a sottolineare che la storia sulle origine di Riley Simon non è di mia invenzione ma bensì proviene dal fumetto che Activision a dedicato al personaggio di Ghost. Ne parlerò meglio all’inizio del prossimo capitolo, citando ovviamente sceneggiatori e disegnatori.
Un grazie infinite a tutti voi che continuate a seguirmi, davvero grazie di cuore a voi che mi fate compagnia in questa avventura di COD insieme ai nostri personaggi preferiti. E ancora un grazie a chi leggera e scriverà delle recensioni.
Alla prossima. Baci, martamatta

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