Hearts and souls

di marvel_ous
(/viewuser.php?uid=807052)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Unexpected ***
Capitolo 3: *** Speak friend and enter ***
Capitolo 4: *** Let’s spend the night together ***
Capitolo 5: *** Hiding my heart ***
Capitolo 6: *** I’ll be drunk, again ***
Capitolo 7: *** Somebody to love ***
Capitolo 8: *** I guess that’s why they call it the blues ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
Questa è la storia di tre amiche, tre ragazze molto diverse tra loro ma unite da un legame così forte che niente e nessuno riuscirà mai a spezzare.
 
Hanna Pierce, 23 anni, studentessa all’International Make-up Academy di Dublino che per pagarsi studi e affitto lavora tutte le sere al Murphy’s Pub in centro. Vive in un piccolo appartamento a 5 minuti dal pub con il suo cane Bowie, un bastardino maculato con un occhio azzurro e uno marrone, l’unico “uomo”, secondo lei, in grado di amarla davvero. Non si è mai fidata troppo degli uomini a causa di precedenti relazioni finite male; così da qualche tempo è single per scelta. La sua vita ultimamente sembra sempre più monotona, priva di significato e nuove avventure. D’altro canto, lavorando e studiando, il tempo per nuove avventure quando lo si trova? Quello che Hanna ancora non sa, è che ben presto incontrerà qualcuno che darà alla sua vita una svolta inaspettata; che le aggiungerà quel pizzico di pepe in più che le mancava.
 
Lilian Green, 22 anni, studentessa alla DADA (Dublin Academy of Dramatic Arts);  il suo più grande sogno è sempre stato quello di recitare. Suo padre è imprenditore e sua madre avvocato quindi i soldi non le sono mai mancati. Vive da sola in un piccolo loft in centro, ma il suo ragazzo Marc dorme da lei quasi tutte le notti. È sempre stata la figlia obbediente, la fidanzata perfetta, la studentessa modello e tutto quello che ha fatto è stato solo assecondare i suoi genitori  per non deluderli e farli felici. Da molto tempo ormai non ama più Marc, ma lasciarlo significherebbe dare un dispiacere ai genitori e questo non lo può fare. A causa di tutto ciò Lilian è sempre triste; quando è in compagnia ride e scherza, ma il suo sorriso non si espande mai ai suoi occhi verdi, nei quali puoi leggere tutta la sua tristezza e rabbia. Quello che nessuno sa è che dietro quella maschera c’è una ragazza che ama la vita e divertirsi con le amiche. Solo un uomo riuscirà a farla sciogliere completamente.
 
Andrea Price, 22 anni, cantante e polistrumentista. Frontwoman di una rock band formata da soli uomini, gli Edge. Da 3 anni sta insieme e convive in un loft con il suo batterista Matthew, non è mai stata una relazione facile: lui tossicodipendente ostinato a non volersi disintossicare, lei amante dell’alcool; entrambi testardi come due muli. Ogni giorno litigano pesantemente per qualsiasi motivo, urlano, lanciano oggetti, sbattono porte e se ne vanno per ore ad ubriacarsi; ma alla fine fanno sempre pace con del buono e sano sesso. Nonostante litighino e diano l’impressione che a nessuno dei due freghi nulla dell’altro in realtà sono innamorati, soprattutto Andrea. Da quando i suoi genitori l’han cacciata di casa si è trasferita nell’appartamento di Matthew, diventando totalmente dipendente da lui. La sua vita ruota solo attorno alla sua musica e a lui perché si è sempre sentita in obbligo di prendersene cura, di non abbandonarlo mai; ma così facendo ha perso la sua libertà e questa situazione inizia a soffocarla sempre di più. Arriverà il giorno in cui incontrerà una persona che, già dal primo sguardo, la farà sentire finalmente libera ma la metterà davanti ad una scelta difficile.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Unexpected ***


1
Unexpected
 
Hanna passò tutta la mattina a esercitarsi con protesi in silicone per un progetto all’accademia e, dato che fino alle 17:30 non  sarebbe dovuta andare al lavoro, dopo pranzo decise di fare un pisolino. Si svegliò di soprassalto sentendo il cane abbaiare e si ricordò che avrebbe dovuto portarlo fuori a fare i suoi bisogni; totalmente spaesata a causa del sonno si avviò verso l’armadio per prendere il guinzaglio di Bowie, ma mise un piede nella pozza di pipì fatta dal cane. Imprecò e corse immediatamente a pulire il disastro ma, mentre puliva, le cadde distrattamente l’occhio sull’orologio…
“Le 17:20?!?! Oddio sono in ritardo per il lavoro, devo correre!”
Prese al volo cappotto, chiavi della macchina e corse in strada; salì in macchina e pregò che quel rottame partisse senza problemi. Al primo colpo, per fortuna! Schiacciò l’acceleratore a tavoletta, fortunatamente non c’era molto traffico e in 5 minuti esatti fu al pub. Salutò i colleghi, il capo e si mise subito al lavoro. Era venerdì sera ma fortunatamente non c’era molta gente; c’era un uomo, però, seduto ad un tavolo nell’angolo più buio del pub che teneva la testa china con i capelli che gli ricadevano sul viso, come se volesse nascondersi. Appariva tenebroso ma allo stesso tempo molto intrigante; Hanna si avvicinò al suo tavolo per prendere l’ordinazione: “Ciao! Sono Hanna, posso portarti qualcosa?” disse sfoderando uno dei suoi sorrisi mgliori.
“Ciao! Mi porteresti una pinta di Guinnes e delle patatine fritte, per favore?” disse l’uomo misterioso alzando il viso per guardarla. Si rivelò essere l’uomo più bello che Hanna avesse mai visto: capelli neri un po’ brizzolati ai lati di una lunghezza media, occhi marroni e un leggero accenno di barba che contribuiva a renderlo ancora più sexy.
“Certo.. arriva subito!”
Hanna si avvicinò al bancone e rimase incantata a fissare il vuoto, pensando agli occhi di quell’uomo così misterioso… rinsavì solo dopo essersi accorta che Pablo, il barista, la stava chiamando per avere l’ordinazione. Dieci minuti dopo si stava dirigendo verso il tavolo con birra e patatine.
“Ecco a lei! Buon appetito!” questa volta il suo sorriso era un po’ più timido, lui la metteva in imbarazzo con quel sorriso disarmante e quegli occhi così scuri e profondi.
“Grazie mille” Hanna stava per andarsene quando lui riprese a parlare presentandosi. “Io comunque sono Colin”
“Beh.. ehm.. allora piacere di conoscerti e buon appetito Colin” disse e si girò per andare a servire altri tavoli. Per tutta la sera cerco di evitare lo sguardo di quell’uomo che la faceva sentire così strana, come non si sentiva da un po’. A mezzanotte il suo turno finì, si sedette al bancone per cenare con una pizza quando qualche minuto dopo sentì qualcuno sedersi di fianco a lei; lo guardò senza dargli troppa importanza, era Colin, che ordinò un’altra Guinnes e iniziò ad attaccare bottone.
“Lavori qui da molto?” chiese con nonchalance
“Ehm.. da 3 anni circa, lo faccio per pagarmi l’accademia per make-up artist” “Quindi vorresti lavorare nel cinema?” chiese lui.
 “Si mi piacerebbe molto, è sempre stato il mio grande sogno e spero di realizzarlo un giorno. Tu invece che lavoro fai?” In genere dopo la prima domanda Hanna avrebbe troncato la conversazione, ma Colin sembrava un tipo apposto e simpatico. Lui tentennò un attimo prima di rispondere alla domanda ma poi disse “Diciamo che per lavoro viaggio molto in tutto il mondo e questa volta mi dovrò fermare un po’ in questa città”
Hanna era sempre più affascinata da Colin dato che viaggiava anche per il mondo, un altro suo grandissimo sogno. Rimasero a parlare ancora per un po’, finché non si fece tardi e il pub dovette chiudere; ma mentre stavano uscendo, Colin, le chiese quando sarebbe potuto tornare per rivederla ancora, gli piaceva molto parlare con lei nonostante si fossero appena conosciuti.
“Ogni sabato sera facciamo musica dal vivo” – disse lei – “ e domani sera suona il gruppo della mia migliore amica; se ti piace il rock potrebbe interessarti e poi potremmo parlare ancora.” Era incredibile come quell’uomo le trasmettesse tranquillità, e poi, conoscere qualcuno di nuovo non ha mai fatto male a nessuno. “Perfetto! Ottima idea! Allora… a domani Hanna”
“A domani” gli sorrise lei in risposta e andò verso la sua macchina. Si diresse verso casa e, non appena fu arrivata, si gettò sul letto distrutta e si addormentò.


NDA.
Ciao! questa è la nostra prima FF quindi fateci sapere se vi piace/interessa. ENJOY.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Speak friend and enter ***


2
Speak friend and enter
 
La mattina seguente le tre ragazze dovevano trovarsi a casa di Andrea per prendere un caffè insieme e aiutarla con la scaletta del concerto. Hanna e Lilian uscirono dall’ascensore che le aveva portate al piano dove abitava Andrea; con loro c’era anche Bowie, ma mentre si avvicinarono alla porta sentirono delle urla provenire dall’interno:
“Dove credi di andare? Non vedi che sei completamente fatto! Se ti senti male per strada chi verrà ad aiutarti? Ti ricordo che abbiamo una serata al pub oggi”. Era la voce di Andrea che come al solito litigava con Mat.
“Se mi sentirò male vedrò di farmene una ragione! Non starmi sempre addosso! Vado a farmi un giro”. Due secondi dopo la porta dell’appartamento 23 si spalancò e Matthew ne uscì infuriato puntando verso l’ascensore.
“Ciao Mat” dissero le due ragazze senza dargli troppa importanza.
“Ma andate a cagare pure voi!” rispose lui e sparì nell’ascensore.
 
Le ragazze si guardarono perplesse e, trovando la porta aperta, entrarono nell’appartamento. Andrea era seduta su uno degli sgabelli della cucina con le mai nei capelli e l’aria affranta; Bowie corse subito a farle le feste e questo le sollevò un pochino il morale. “Ciao cucciolo!” gli disse grattandolo dietro un orecchio.
“Hey! Tutto ok? Cosa è successo ancora?” le chiese Hanna con fare amorevole.
“Gli hai per caso rubato l’ultima dose di eroina?” disse invece Lilian con il solito tono acido che usava quando si trattava di Matthew; cosa che fece sorridere Andrea.
“Simpatica” – disse lei ridendo – “No i soliti motivi, ho “osato” lamentarmi del fatto che IO pago l’affitto e tutte le altre spese, mentre lui spende quel poco che guadagna con le serate in droga. Si è arrabbiato e ha deciso di andarsene a fare un giro” spiegò Andrea in modo sbrigativo e le sue amiche la guardarono dispiaciute.
“Dai ma non siamo qua per parlare del mio fidanzato bipolare! Prendiamoci un caffè e raccontatemi cosa vi è capitato di bello in questa settimana” disse Andrea cambiando discorso. Versò il caffè nelle tazze e mentre si sedeva sul divano Lilian iniziò a dire: “A me non è successo niente degno di nota. Sto preparando una nuova parte per l’accademia, un monologo… ah e ho scoperto che Marc ha trovato una nuova ragazzina con cui divertirsi, mi sembra si chiami Jennifer o qualcosa del genere, non ricordo, fa la ballerina”.
“Dai ma è da quando vi siete messi insieme 2 anni fa che ti tradisce con chiunque abbia una vagina e respiri! Quando ti decidi a lasciarlo Lily? Come fai a vivere così? Ma soprattutto, come fai ad andarci a letto sapendo che qualche ora prima era con un’altra? Andy, cazzo, dille qualcosa anche tu” intervenne Hanna indignata; non aveva mai sopportato Marc, troppo arrogante e pieno di sé.
“Ah mi spiace ma io sono l’ultima persona che dovrebbe parlare. Il mio ragazzo è un tossicodipendente bipolare che sparisce per delle ore e, a volte, pure per dei giorni” le rispose Andrea.
“Dai Hanna lo sai benissimo perché, non farmi ogni volta la ramanzina” – ribatté Lilian – “lasciarlo significherebbe dare una delusione ai miei genitori e, onestamente, non ho proprio voglia di discutere con loro. Per quanto riguarda il sesso invece… beh mi frega poco, è solo sesso. Inoltre è proprio bravo in quello, oserei dire uno stallone di razza, perciò me lo tengo”. A questa affermazione scoppiarono tutte e tre a ridere.
“Io, invece, avrei una notizia da darvi” – esordì Hanna euforica – “ieri sera al pub ho conosciuto un uomo…”.
Lily e Andy si guardarono sbalordite; perfino Bowie, che era comodamente sdraiato sulla poltrona accanto, alzò lo sguardo curioso.
“Si chiama Colin” – proseguì Hanna – “è l‘uomo più bello che abbia mai visto! Alto, occhi scuri, capelli neri un po’ brizzolati, un fisico magnifico; penso abbia circa 36/37 anni. Non so che lavoro faccia di preciso, ma ha detto che viaggia spesso per lavoro e ora dovrà fermarsi a Dublino per qualche tempo”
 “Oddio non ci credo! Finalmente hai trovato un uomo che ti interessa subito al primo sguardo! Come è successo? Cosa vi siete detti? Vi rivedrete ancora?” la bombardò Andrea di domande. Non capitava spesso che Hanna incontrasse qualcuno di interessante e, dal suo sguardo, questo Colin doveva averla impressionata parecchio. “Accidenti calmati! Non è successo niente di speciale; ho servito il suo tavolo e quando ho finito il turno si è seduto accanto a me per fare due chiacchiere. Quando siamo usciti dal pub mi ha chiesto quando ci saremmo potuti rivedere così… l’ho invitato ad assistere al tuo concerto di questa sera e mi ha risposto che sarebbe venuto volentieri” raccontò Hanna con la voce un po’ stridula che assumeva solitamente quando qualcosa la emozionava.
“Allora questa sera dovrai assolutamente presentarcelo, sono troppo curiosa di vedere com’è questo uomo misterioso che ti ha così colpito” disse Lily, felice che la sua amica si fosse finalmente interessata a qualcuno. Forse era l’inizio di una svolta. Le tre amiche passarono il resto della mattinata a parlare del più e del meno; e aiutarono Andrea a definire la scaletta per la serata. Avrebbe suonato solo cover, ad eccezione di un paio di brani originali appena scritti con la band, in modo da valutare l’impatto sul pubblico.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Let’s spend the night together ***


3
Let’s spend the night together
 
Quella sera il pub era pieno di gente. Hanna correva da un tavolo all’altro per servire i suoi clienti, indossava la sua solita tenuta da lavoro: jeans chiari molto aderenti, maglietta nera con il logo del pub, scarpe comode e il solito grembiule da cameriera. Tutti gli strumenti erano già sul palco; Jack, il bassista, era impegnato ad accordare il suo basso e Will, il tastierista, sistemava gli ultimi cavi. Mancavano soltanto Matthew e Andrea che, come da copione, erano in camerino a litigare.
“Mat, porca miseria, non è possibile! Dobbiamo essere su quel palco tra cinque minuti e tu non ti reggi nemmeno in piedi. Come farai a suonare?” sbraitò Andy esasperata. Non sapeva più come comportarsi con quel ragazzo, afferrò la bottiglia di Jack Daniel’s e gli diede una bella sorsata.
“Non ti preoccupare ce la faccio a suonare” – biascicò Mat – “ce la faccio sempre!” “Giuro che se mi sbagli anche solo un tempo ti ammazzo davanti a tutti! Su quel palco!” ribatté lei furiosa dando un’altra sorsata.
“Tranquilla baby” concluse lui uscendo dal camerino e scontrandosi con Lily che era arrivata per controllare che tutto andasse secondo i piani; era un po’ la manager degli Edge, oltre che fan numero uno.
“Accidenti Mat! Stai attento!” gli disse un po’ stizzita.
“Non ti avevo vista! Stai calma!” ribatté lui e se ne andò sul palco a prendere posto alla batteria.
“Scusalo, è un coglione. Non so nemmeno se ti abbia riconosciuta da quanto è strafatto” disse Andy senza staccarsi dalla bottiglia e da quel liquido ambrato che spesso era la sua unica fonte di conforto.
“Non ti preoccupare, ormai so com’è fatto. Tutti noi sappiamo che è una testa di cazzo e ce ne siamo fatti una ragione, però tra poco è il tuo momento quindi staccati dalla bottiglia e vestiti per favore. Tra due minuti vai in scena!” disse prendendole di mano la bottiglia per metterla da parte. Lily aveva un ottimo gusto nel vestire: indossava semplici pantaloni neri super attillati, stivaletti con il tacco e plateau non troppo alto, un top nero con le borchie e una giacca bordeaux che stava benissimo con i suoi capelli mossi ramati. Diede un forte abbraccio alla sua amica ed uscì dal camerino. Andrea si cambiò in fretta: pantaloni di pelle, una semplicissima t-shirt bianca e i suoi amati Dr. Martens verde petrolio tutti scrostati. Prese un po’ di gel e se lo passò velocemente tra i capelli corti azzurro/verdi così da ottener una pettinatura un po’ da fulminata, proprio come le piaceva. Diede un’ultima sorsata alla bottiglia e salì sul palco. Che lo spettacolo abbia inizio.
Pochi minuti dopo l’inizio del concerto Colin entrò nel pub accompagnato da due amici; appena vide Hanna le fece un cenno e lei si avvicinò. Rimase esterrefatta nel vederlo, era bellissimo con i jeans un po’ strappati, la maglietta nera con scollo a V, una felpa pesante nera, gli anfibi ai piedi e una berretta grigia in testa.
“Ciao! Mi fa piacere che tu sia venuto, la band ha appena iniziato a suonare” lo salutò Hanna.
“Hey, te l’avevo detto che sarei venuto. Loro sono i miei due migliori amici”.
Hanna li salutò e loro si presentarono:
“Piacere, sono Tom” le disse un bel ragazzo, inglese, sui 35 anni, molto alto che indossava un paio di jeans neri, una camicia blu e una giacca di pelle nera, ai piedi portava delle Converse blu.
“Colin ci aveva detto che eri bella, ma non così bella! Furbone, volevi tenertela tutta per te?” disse il terzo uomo, un americano. “Io comunque sono Robert!” concluse sorridendole. Lui era sicuramente il più vecchio dei tre ma era difficile dargli un’età, sicuramente sopra i 40. Indossava dei pantaloni scuri, una maglietta bordeaux, una giacca di pelle e delle sneakers; Hanna lo trovo un tipo ambiguo, fuori era buio ma lui portava degli occhiali da sole con delle lenti rosse. Molto strano.
“È davvero un piacere conoscervi ragazzi, se volete seguirmi vi porto al vostro tavolo” disse Hanna accompagnandoli ad un tavolo al lato del palco. Prese le ordinazioni e dopo una decina di minuti tornò a portare i loro drink.
“Non ti fermi con noi?” le chiese Colin quando vide che se ne stava andando.
“Purtroppo no, ma il mio turno finisce tra venti minuti e sarei felice di unirmi a voi” disse lei sorridendo mentre tornava a lavorare.
Al bancone trovò Lily e la informò dell’arrivo di Colin insieme a due amici molto interessanti; Lily allungò il collo per cercare di vederlo ma la folla era troppa e non ci riuscì.
Venti minuti dopo Hanna finì il suo turno, fece un salto in bagno per sciacquarsi il viso e risistemare il trucco. Uscì dal bagno e corse immediatamente da Lily, che si trovava al bancone del bar a sorseggiare il suo drink, per avere il suo parere.
“Ok, sono pronta. Come sto? Sono presentabile secondo te?” chiese Hanna terribilmente agitata. “Tranquilla” – le rispose Lily – “sei una favola. E ora andiamo, fammi conoscere questo misterioso Colin” concluse prendendola sottobraccio. Insieme si avviarono al tavolo dove Colin, Rob e Tom stavano bevendo i loro drink e ridendo per qualcosa che pareva essere molto divertente, a giudicare dalle loro risate sguaiate.
“Eccomi!” – esordì Hanna – “Lei è la mia migliore amica Lilian; loro invece sono Colin, Tom e… Robert, giusto?”
“Giustissimo dolcezza! Molto piacere Lilian” e le strinse la mano; così fece anche Colin, mentre Tom le fece un galante bacia mano.
“Incantato” disse sorridendo dolcemente. Un sorriso che fu un colpo al cuore per lei, mai in vita sua aveva visto un sorriso e degli occhi più belli. “Molto piacere” rispose imbarazzata come se fosse tornata adolescente; subito qualcosa le scattò in testa e prese da parte la sua amica. “Scusate ma devo rubarvi Hanna per pochi secondi… per una cosa che… che mi è venuta in mente!” e trascinò Hanna il più lontano possibile da quel tavolo.
“Lily ma che ti prende? Cosa devi dirmi di così urgente?” chiese Hanna infastidita “Stai scherzando vero? Davvero non sai chi siano Colin e i suoi amici o mi prendi in giro?” le disse indignata Lily
“Come scusa? Tu li conosci? Sono dei tipi da cui dovrei stare alla larga?” le chiese subito preoccupata in risposta
“Non ci credo! Non mi stai prendendo in giro. QUEL Colin è Colin Farrel ed è in compagnia di Tom Hiddleston e Robert Downey Jr.” ma nonostante questa dichiarazione Hanna continuava a guardarla confusa.
“Oh cielo! Cosa devo fare con te? Sono tre famosissimi attori! Non puoi non averli mai visti o sentiti nominare, e dire che vuoi anche lavorare nel mondo del cinema”.
Era inconcepibile che lei non li conoscesse; Andrea li avrebbe riconosciuti subito, soprattutto Rob e Tom, essendo grande fan dell’universo Marvel.
“Lily lo sai che non guardo film da una vita, solo quelli che devo studiare per l’accademia che hanno effetti speciali particolari. Oddio credi si siano offesi perché non li ho riconosciuti?” disse Hanna dispiaciuta.
“Non saprei. Forse gli ha fatto piacere un po’ di normalità, dai adesso torniamo lì e ci comportiamo normalmente”.
Tornarono al loro tavolo; Colin e Tom parlavano tranquillamente tra di loro, mentre Rob teneva lo sguardo fisso sul palco. Pareva rapito non solo dalla musica, ma anche da Andrea che stava cantando una delle loro nuove canzoni; i loro sguardi si incrociarono per qualche secondo e lei vide due occhi scuri, così profondi da volerci naufragare dentro, ma non riuscì vedere la persona a cui appartenevano a causa delle luci del palco.
“Eccoci di ritorno. Scusatemi ma dovevo assolutamente dirle una cosa” si scusò Lily sedendosi di fianco a Tom.
“Di la verità! Ci hai riconosciuti e hai dovuto informare Hanna che, a quanto pare, non se ne era accorta” intervenne lui con tranquillità. “Per fortuna che vuoi lavorare nel mondo del cinema” disse Colin per prenderla in giro.
“Scusate ma ultimamente non ho tempo per guardare film. Sono troppo occupata con il lavoro e con l’accademia, perdonatemi” si scusò Hanna imbarazzata.
“Oh non ti preoccupare dolcezza, un po’ di normalità non può farci che piacere. Ma veniamo alle cose importanti: la cantante. Come si chiama? Quanti anni ha? È single? Penso sia bellissima e la sua voce mi ha stregato; pensavo di offrirle un drink più tardi, nel mio hotel” disse Robert ammiccando.
Lilian l’aveva già inquadrato; si comporta esattamente come il suo personaggio più famoso, Tony Stark.
“Lei è Andrea, 22 anni e impegnata da quattro con il batterista, Matthew, che è un cretino e con il quale convive. Si è diplomata al conservatorio di Dublino e, per ultimo ma non meno importante, è la nostra migliore amica” rispose Hanna.
“Ah quindi è impegnata… fa nulla non sono geloso, le offrirò comunque un drink” disse lui sicuro di sé.
Tom cambiò argomento e disse con fare molto curioso “Sappiamo cosa fai nella vita Hanna, ma tu Lilian? Studi? Lavori? Sei fidanzata?”
“Io studio recitazione all’Accademia qui a Dublino, ho lavorato un paio di volte come comparsa in alcuni film minori e sto insieme ad un ragazzo da due anni” rispose lei.
“E come mai lui non è qui?” chiese ancora Tom sempre più curioso.
“Ehm… Lui… Aveva altri impegni e inoltre non gli piacciono le mie amiche, quindi era inutile che venisse” concluse lei in tono piatto e affranto.
“Voi invece cosa vi porta qui a Dublino? Girate un film?” domandò Hanna per cambiare discorso.
“Io sono qui in vacanza diciamo, mi prendo una pausa dopo l’ultimo film, Tom è venuto a trovarmi ma non sa ancora quanto si fermerà, mentre Rob no ne ho idea che ci faccia qua. Hey Rob… non mi hai ancora detto come mai sei venuto a Dublino! Hai una figlia di due mesi, cosa ci fai qui?” chiese Colin. Robert però non stava minimamente ascoltando, guardava Andrea, e si risvegliò appena sentì il suo nome. Stava per rispondere quando Andy dal palco fece un annuncio:
“Ragazzi, questa sarà l’ultima canzone per questa sera e vorrei dedicarla ad una cara amica che è qui presente; non dirò il suo nome ma so che lei capirà. Ti dedico questa canzone perché non si sa mai che, questa sera, trovi la tua… America!” disse ammiccando verso il pubblico.
Iniziò a cantare piano, quasi un sussurro, ma al momento del ritornello la musica esplose e così anche la sua voce:
 
“Fammi sognare! Lei si morde la bocca e si sente l’America
Fammi volare! Lui allunga la mano e si tocca l’America
Fammi l’amore forte sempre più forte come fosse l’America
Fammi l’amore forte sempre più forte ed io sono l’America”
 
Hanna capì subito che la dedica era per lei e diventò rossa paonazza; Lily e Tom, che se ne accorsero, scoppiarono a ridere, mentre Colin, intento a seguire la canzone, fortunatamente non si accorse di nulla.
Una volta terminata la canzone Andrea ringraziò il pubblico augurandogli una buona serata, prese la sua chitarra, la portò nel camerino e si diresse a passi decisi verso il bancone del bar. Mat aveva sbagliato anche stavolta il tempo svariate volte, invertito due canzoni non seguendo la scaletta e, così, la band era stata costretta a seguirlo. Andy era furiosa e aveva bisogno di bere.
“Rob, ci stavi dicendo come mai sei qui a Dublino invece che stare con tua figlia appena nata” lo incalzò Lilian curiosa.
“Oh si… sono qui perché avevo bisogno di allontanarmi da mia moglie, il nostro matrimonio è un po’ in crisi. Ed ora scusatemi ma sento il bisogno di allontanarmi da voi per raggiungere la band, farle i miei complimenti e cercare la vostra amica. Se non mi vedete tornare non allarmatevi!” e detto ciò fece l’occhiolino, inforcò occhiali, afferrò la giacca e si avvicinò al palco.
I restanti si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere. “Ah il solito Robert!” disse Colin tra una risata e l’altra.
 
“Ciao ragazzi” – esordì Robert – “volevo farvi i miei complimenti, avete proprio un bel suond” e nel vederlo i ragazzi della band rimasero sbigottiti.
“Ma tu sei l’attore che fa Iron Man!! Io e la mia ragazza, la cantante, siamo tuoi grandi fan. Lei si è pure tatuata Iron Man sul polpaccio, è davvero un onore incontrarti” disse Matthew sbiascicando le parole ancora troppo fatto.
“Ah interessante” – ribatté lui – “e dove posso trovarla? Vorrei farle i miei complimenti di persona” sempre più curioso di conoscere quella ragazza.
“L’ho vista andare verso il bancone del bar, credo sia lì” disse Jack ancora sconvolto per quell’incontro inaspettato.
 
Robert si diresse verso il bar, fortunatamente senza essere riconosciuto o sarebbe stato uno spreco di tempo prezioso e si avvicinò a lei vedendola seduta su uno sgabello con una mano tra i capelli e l’altra che reggeva la solita bottiglia di Jack Daniel’s, mezza vuota.
“La tua voce prima mi ha davvero ipnotizzato, è così particolare…” disse lui senza trovare le parole per terminare la frase. Andrea alzò la testa per guardare l’uomo che le stava parlando; sembrava un viso familiare ma poteva tranquillamente sbagliarsi a causa della vista appannata dall’alcool.
“Non c’è bisogno di fare tutte queste moine, mi stai chiedendo se voglio scopare?” disse in tono brusco, senza lasciarlo finire di parlare, a causa della rabbia che stava provando nei confronti di Mat.
Robert si trovò spiazzato da tanta franchezza, ma gli piacque e, dopo un attimo di incertezza, rispose “Ehm… Io… Sì!”
“Cosa aspetti allora? Andiamo!” disse lei afferrandogli il braccio e trascinandolo fuori dal locale. Prima di uscire Robert si voltò verso il tavolo dei suoi amici; tutti lo osservavano, lui sorrise, fece un segno di vittoria e uscì.
 
Le due ragazze al tavolo si guardarono stupide, con un sorriso, ed esultarono per Andy.
 
 

NDA.
Ciao!Siamo Andrea, Lilian ed Hanna. Abbiamo pubblicato questi capitoli per farvi un po' capire la storia, scusate se erano noiosi ma erano proprio introduttivi. Speriamo di riuscire a pubblicare almeno uno o due capitoli a settimana. Fateci sapere se vi piace con un commento.. sono ammesse anche critiche costruttive! ;) ENJOY
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Hiding my heart ***


4
Hiding my heart
 
Passarono la serata tutti e quattro insieme al pub a ridere e scherzare come se si conoscessero da sempre. All’ora di chiusura Jim, il proprietario, li buttò fuori dal locale.
Hanna era arrivata in macchina e avrebbe riaccompagnato Lilian a casa; perciò salutarono i ragazzi con la promessa che si sarebbero rivisti la mattina seguente per un brunch alla California Bakery, sotto casa di Andrea. Sarebbe stato compito dei ragazzi di avvisare anche Robert.
Le ragazze entrarono in macchina, Hanna mise in moto ma quella non ne volle sapere di accendersi; batteria scarica, caput.
“Che succede? Non ti parte la macchina?” chiese Colin preoccupato.
“No” – rispose Hanna sconsolata – “Questo catorcio ha deciso di abbandonarmi. È morta la batteria!”
“Non c’è problema, vi accompagniamo noi a casa. Siamo entrambi in macchina, Colin porta a casa te e io porto a casa Lilian visto che mi è di strada” intervenne Tom e Colin annuì per dargli ragione.
“Sai dove abito?” chiese Lily stupita.
“In realtà no, ma mi farebbe molto piacere riaccompagnarti a casa” le rispose lui con un sorriso, e le ragazze non poterono far altro che accettare.
 
Hanna salì in macchina con Colin e gli diede le indicazioni per arrivare a casa sua.
“Grazie mille Colin, non dovevi, avrei potuto prendere un taxi”.
“Non scherzare! È un piacere, ed è il minimo che possa fare dopo questa bella serata. Spero ti sia divertita con noi” le rispose lui
“Moltissimo! Non capita spesso di conoscere gente nuova e riuscire a farci subito amicizia, però con te sento un feeling particolare. Non so se riesco a spiegarmi bene. Rob e Tom poi mi fanno proprio morire dal ridere, simpaticissimi” replicò Hanna.
“In effetti nemmeno a me è mai capitato di trovarmi così bene con una persona subito dopo averla conosciuta. È una sensazione nuova, una sensazione piacevole. E… si Rob e Tom sono due pagliacci… soprattutto Rob. Ma che ci possiamo fare? Bisogna prenderli così come sono e volergli bene” le disse Colin sorridendo. Un sorriso che trasmise fiducia e calore ad Hanna, una tranquillità che non provava da molto tempo. Una volta arrivati sotto casa di lei ad entrambi dispiaceva doversi salutare così Hanna, che doveva assolutamente portare fuori il cane per la passeggiata serale, invitò Colin ad unirsi a loro.
Non appena Hanna uscì dal portone insieme a Bowie, Colin si avvicinò a loro per poterlo accarezzare. “Attento!” – cercò di avvertirlo Hanna – “non gli piacciono gli uomini, potrebbe morder…” ma non fece in tempo a terminare la frase che Bowie era  già a zampe all’aria in modo da farsi accarezzare il pancino.
“Come mai non ti piacciono gli uomini? Io ti piaccio invece?” – chiese Colin a Bowie senza smettere di accarezzarlo – “Che bello questo cagnolino, sei proprio bellissimo!”
Hanna rimase piacevolmente colpita; Bowie aveva sempre aggredito chiunque le si avvicinasse e che non fosse di suo gradimento, e aveva bisogno di tempo per abituarsi a nuove persone. Invece con Colin era diverso, si era lasciato subito coccolare; era come se il suo cane stesse cercando di dirle qualcosa, come se avesse già capito che quel ragazzo avrebbe potuto renderla felice. Fecero una passeggiata per il quartiere finché Bowie non ebbe fatto tutti i suoi bisognini e, al ritorno, si fermarono sotto casa per salutarsi.
“Ecco… siamo arrivati” disse Hanna emozionata.
“Già!” rispose lui visibilmente imbarazzato, poi proseguì “allora… a domani!” concluse con un sorriso.
Hanna si perse in quel sorriso e in quegli occhi scuri, forse un po’ troppo a lungo perciò disse “Si... allora a domani!”.
Stava per aprire il portone quando Colin si sporse e posò un dolce bacio sulla sua guancia.
“Buona notte” disse lui. Si girò, salì in auto e partì.
Hanna rimase immobile, paralizzata a fissare il punto dove prima c’era la macchina di Colin. Dopo essersi ripresa salì in casa, si cambiò e si infilò nel letto ma, nonostante la stanchezza, non riuscì a prendere sonno. Non poteva fare a meno di pensare a quell’uomo fantastico che, in soli due giorni, era riuscito a monopolizzare i suoi pensieri e scuotere sentimenti che non provava da tempo.
 
••••
 
Lilian era seduta al posto del passeggero, assorta nei suoi pensieri, e osservava Tom guidare.
“Hey, ti sei incantata? Come mai mi fissi? Sei un po’ inquietante” disse Tom scherzando.
“Scusami tanto, non era mia intenzione” –  rispose mortificata, non cogliendo il suo tono scherzoso – “Guardandoti mi sono persa nei miei pensieri. Cercavo di inquadrarti. Lo faccio sempre con le persone appena le conosco, non riesco a farne a meno”.
“Inquadrarmi in che senso?” chiese allora lui.
“Non so darti una spiegazione precisa. Questa sera ti sei comportato esattamente come ti comporti durante le interviste o sui red carpet e, ecco, stavo cercando di capire se è una maschera o se sei veramente così sempre” gli rispose Lily.
“Accidenti! E io che pensavo che Sherlock Holmes fosse Rob. Non so se sarò in grado di sopportarvi entrambi” e scoppiarono entrambi a ridere, poi Tom continuò “Lo vuoi sapere un segreto?”
“Certo!” rispose lei
“Io sono SEMPRE me stesso! La vita è troppo breve per perdere tempo a costruirci maschere solo per accontentare la gente o conformarsi. Quindi, mia cara, sii sempre te stessa e non pensare a quello che vogliono gli altri”.
Questo “segreto” fece sorridere Lilian ma allo stesso tempo la portò a riflettere:
Lei cosa avrebbe dovuto fare? Continuare a portare la sua maschera oppure ribellarsi? Essere se stessa o fare ciò che tutti si aspettano da lei ogni volta?
“Posso chiederti una cosa io invece?” disse Tom interrompendo il flusso dei pensieri della ragazza.
“Sicuro, puoi chiedermi tutto quello che vuoi” gli sorrise.
“Questa sera, al pub, mi hai detto di avere un ragazzo che non è venuto perché non va d’accordo con le tue amiche e aveva altri impegni; ma nel tuo sguardo, mentre lo dicevi, ho letto altro. Lo so che dovrei farmi gli affari miei, e che ci conosciamo da poche ore, ma sento di essermi già affezionato a te e mi dispiace se qualcosa non và. Non provare a mentirmi però; ti ricordo che sono un attore anche io e so riconoscere quando qualcuno recita!” disse Tom tutto d’un fiato lasciando Lily spiazzata.
Lei prima di rispondere ci penso un po’ su; è vero si conoscevano solo da qualche ora e, senza ombra di dubbio, lui avrebbe dovuto farsi decisamente gli affari suoi, ma qualcosa dentro di lei la spingeva a non mentire, a fidarsi di quel ragazzo inglese così gentile, simpatico ed educato. E anche impiccione. Così alla fine rispose:
“Io e Marc stiamo insieme da due anni ed ha iniziato a tradirmi praticamente da subito. Dopo un mese ero già al corrente di tutto, lui non è capace di fare le cose di nascosto in modo decente. Non l’ho lasciato perché significherebbe dare una delusione ai miei genitori e mettermi a discutere con loro e, sinceramente, non ho voglia di litigi in famiglia dato che loro lo adorano. Sarò una codarda ma poco mi importa. Ecco, comunque saremmo arrivati! Vivo qui! Grazie mille per la bella serata e per il passaggio, sei stato gentilissimo. A domani” disse lei rapidamente in modo da evitare ulteriori domande scomode.
“A domani” rispose Tom, ma la portiera del passeggero nel frattempo si era già chiusa e Lily stava entrando nel portone del suo palazzo.
Tom rimase perplesso, non gli era mai capitato che una ragazza eludesse così facilmente le sue domande e scappasse così velocemente da lui; tutto ciò non faceva altro che aumentare il suo interesse e la sua curiosità. “Questa volta sei riuscita a sfuggire dalla discussione, ma la prossima volta non mi scapperai cara Lilian” penso tra se e se. Schiacciò l’accelleratore e tornò in hotel.
Lilian entrò nel suo appartamento e trovò Marc sul divano che giocava con la Playstation. Erano le 3 di notte ormai. In una serata normale gli avrebbe chiesto di raggiungerla a letto, me questa volta Lily voleva rimanere sola, per pensare a se stessa, alla sua vita, alle sue maschere e…perché no? Anche a Tom.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I’ll be drunk, again ***


5
I’ll be drunk, again
POV ANDREA
Domenica mattina h8:30. Marker Hotel – Dublin
 
La testa mi fa male. Come se avessi un martello pneumatico piantato nel cervello. Ho sonno, sete e mi sembra di aver dormito solo 5 minuti. Un fottutissimo raggio di sole mi punta dritto in faccia. Dovrò per forza alzarmi a chiudere le tende, così ne approfitterò per bere un goccio d’acqua. Ecco i veri problemi dell’alcool; i postumi la mattina dopo. Mi costringo a aprire gli occhi, li sfrego per vederci meglio e… realizzo che non mi trovo in camera mia.
Mi guardo intorno spaesata. Sembrerebbe che mi trovi in una stanza d’albergo, una di quelle da 1200 euro a notte, ma pur sempre una stanza d’albergo. Una vetrata enorme si affaccia sulla città; nemmeno da casa mia ho una vista così mozzafiato. Sento qualcuno respirare accanto a me. Mi volto molto lentamente, ho quasi paura di sapere con chi sono andata a letto la scorsa notte…
“Cosa cazzo è successo ieri sera?” sussurro a me stessa mentre osservo sbalordita Robert Downey Jr. dormire nudo accanto a me. Tento di far mente locare e in pochi secondi inizio a ricordare…
 
“Mi stai chiedendo se voglio scopare?”
“Si.”
 
Un taxi, labbra fameliche…
 
Una stanza d’albergo, mani che esplorano…
 
Denti che mordono…
 
Vestiti gettati sul pavimento…
 
Pelle nuda che si accarezza…
 
Bacini che si scontrano…
 
Gemiti che provengono dal profondo dell’anima…
 
Unghie che graffiano…
 
Odore di sesso e libertà.
 
Rimango immobile a fissarlo, ancora incredula. Un istante dopo il mio cervello si riattiva. Devo assolutamente andarmene.
Cercando di fare il meno rumore possibile raccolgo i miei vestiti, li infilo velocemente e, mentre sto per uscire, lancio un ultimo sguardo all’uomo nel letto ancora per qualche secondo… sbatto la porta e scappo.
 
Chiamo un taxi e in meno di 10 minuti sono a casa. Salgo al mio piano e mi avviò verso la porta dell’appartamento preparandomi già mentalmente ad affrontare Mat e le sue scenate. Apro la porta con cautela, entro e mi guardo in giro. Non c’è nessuno –“ molto probabilmente sta ancora dormendo” – penso avviandomi verso la nostra camera, ma il letto è vuoto e intonso. “Questo significa che non è tornato questa notte” borbotto a me stessa mentre mi dirigo verso il telefono di casa con l’intenzione di chiamarlo, ma improvvisamente mi blocco. “No! Sono stanca di corrergli dietro e preoccuparmi sempre per lui. Che si arrangi da solo una volta ogni tanto, io mi riprendo la mia vita”. Mi spoglio, getto i vestiti a lavare e mi faccio una doccia veloce. Indosso poi la mia tenuta da casa composta da pantaloni della tuta grigi, rigorosamente di sei taglie più grandi, una maglietta di Star Wars e una felpa nera, anch’essa più grande di un paio di taglie. Chiudo tutte le tende e mi lancio sul letto. Ho assolutamente bisogno di dormire.
 
Due ore più tardi…
 
La fastidiosissima suoneria del telefono di casa mi squilla nel cervello, costringendomi ad alzarmi per rispondere.
“Pronto?” rispondo biasciando e sbadigliando ancora mezza addormentata.
“Andrea ma dove sei? Ti stiamo aspettando da più di venti minuti!” mi chiede Lily dall’altro capo del telefono.
“Aspettando dove?” sono così assonnata che non sono neanche sicura di essere in casa mia.
“Come dove? In caffetteria! È domenica… il nostro abituale brunch… dai datti una mossa e raggiungici. Ci sono anche Colin e i suoi amici” risponde lei.
 - “cavolo mi ero dimenticata che Hanna doveva presentarci il suo nuovo amico ieri sera” – realizzo un secondo dopo.
“Ok arrivo!” e riaggancio il telefono.
Non ho la minima intenzione di cambiarmi per andare in caffetteria, mi vedono quasi tutte le mattine in pigiama quando vado a comprare la colazione per Mat. Infilo il primo paio di sneakers che trovo, prendo gli occhiali da sole, mi accendo una sigaretta ed esco di casa. Mentre esco da portone saluto Patrick, il portiere, giro a destra e dopo trenta passi esatti sono davanti alla California Bakery. Entro con la sigaretta ancora accesa.
“Andrea! Lo sai che non puoi fumare qua dentro!” mi rimprovera Katherine, la cameriera che odio, per la sei milionesima volta.
“Dannato XXI° secolo!!” getto la sigaretta a terra e mi avvio verso il tavolo dove ho intravisto sedute Hanna e Lily.
Non guardo nemmeno gli altri presenti, mi siedo, butto la testa sul tavolo e chiudo gli occhi.
“Perché cazzo mi hai svegliata? Sono in post sbronza e questa notte ho fatto del gran sesso con uno, più volte… e non potete nemmeno immaginare chi fosse” dico piagnucolando come faccio di solito quando sono stanca.
“Ehm… forse potremmo” replicò Hanna.
“No no fidatevi! Non potete capitre…” ma non riesco a terminare la frase perché qualcuno mi interrompe.
“Oh si che possono capire!” dice una voce, quella voce… alzo la testa e incontro lo sguardo dello stesso uomo da cui sono fuggita circa due ore fa. Spaesata mi guardo intorno e noto che accanto a lui sono seduti Colin Farrell e Tom Hiddleston.. –“ Ma cosa diavolo mi sono persa ieri sera?” – mi chiedo.
“Quello che invece IO non riesco a capire è…” – continua quell’uomo – “se il sesso è stato così favoloso, perché te ne sei andata di corsa dalla mia stanza senza lasciare nemmeno un bigliettino di ringraziamento?” chiede Robert scherzando e ammiccando.
Continuo a fissarlo senza parole.
Riappoggio la testa sul tavolo.
“Lo sapevo io che devo smetterla di bere!!” mormoro facendo scoppiare tutti a ridere.
E la prima figura di merda della giornata è andata. Ora cerchiamo di recuperare. Chiamo la cameriera per farmi portare un litro d’acqua e un espresso doppio… meglio triplo. Cerco di riprendermi e far vedere che, alla fine, non sono suonata del tutto.
“Comunque, ragazzi mi dispiace non essermi presentata ieri sera ma… ecco diciamo che ho avuto altri impegni” – dissi guardando Robert – “io sono Andy, è veramente un piacere conoscervi. Tutti e tre.” Strinsi la mano a Colin e Tom, e poi anche quella di Rob visto che ieri sera non ci siamo esattamente presentati.
“Hanna, però non mi avevi detto che Colin è Colin Farrell!! Come hai potuto omettere un’informazione così importante?” chiesi ad Hanna indignata.
“In realtà non sapevo nemmeno che aspetto avesse Colin Farrell fino a ieri sera, e nemmeno loro due” mi rispose lei mortificata evitando gli sguardi dei ragazzi.
“Ma mi spieghi su quale pianeta vivi? Abbiamo visto Parnassus e Avengers almeno un milione di volte e non li hai riconosciuti? Hai pure comprato il profumo che pubblicizza Colin! Come si chiama…” Lui mi venne incontro dicendomi “Intenso”
“Ecco! Intenso! Grazie. Ragazza, mi stupisci ogni giorno di più”.
Più parlavo e più Hanna sembrava volesse sprofondare nella sua sedia, con uno sguardo che diceva ‘vi prego perdonatemi, non lo faccio più”; ci mettemmo tutti a ridere.
“Non fare quella faccia Hanna, ti abbiamo già perdonata” intervenne Tom per risollevarle il morale.
“Non c’è bisogno che ti senta in colpa, la normalità ci rende più felici di qualsiasi altra cosa di questi tempi” disse Colin.
“Hanna, tesoro, non tenere il broncio che poi ti vengono le rughe intorno alla bocca” le consigliò Lily scherzando. E poi fu il mio turno.
“Andy hai poco da ridere! Ti sei vista come sei vestita? Lo so che è la tua tuta da casa, ma potresti benissimo essere in pigiama! Ti scongiuro, dammi retta ogni tanto e vestiti un po’ più carina” mi disse esasperata. Sono anni che lotta per rendermi presentabile e, a dirla tutta, non credo che ce la farà mai.
“Ma io stavo dormendo, mamma! Ero già in ritardo, non avevo tempo di vestirmi. Inoltre ieri ho passato tutta la serata con indosso i pantaloni di pelle strettissimi, lasciami respirare almeno oggi che è domenica!” le risposi con tono piagnucoloso.
“Beh… non credo tu li abbia indossati per tutta la sera. Sono più che sicura che Robert te li abbia tolti ad un certo punto. Quindi la tua scusa non regge” e mentre lo disse guardò Rob che le fece l’occhiolino come per darle ragione.
La solita Lily, sempre con la battuta pronta.
 
Passammo così tutto il resto del brunch, a chiacchierare del più e del meno. Fortunatamente tra me e Rob non ci fu nessun tipo di imbarazzo e riuscimmo a parlare tranquillamente.
Tutto andò liscio finché Robert non mi chiese del mio fidanzato: Cosa fa? Quanti anni ha? Da quanto stiamo insieme e perché stiamo ancora insieme se non lo amo?
“Io non ho mai detto di non amarlo!” risposi scontrosa all’ultima domanda di Rob.
“Beh, se sei venuta a letto con me la scorsa notte significa che un problema di fondo c’è. Se tu lo amassi veramente non saremmo qui a fare questo discorso” mi ‘accusò’ Robert.
“La situazione è più complicata di quanto pensi; non parlare se non sai le cose, per favore. Perché, se non sbaglio, qui non sono l’unica peccatrice. Non sei tu quello sposato che ha appena avuto una figlia? Vuole continuare a professare la parabola del vero amore Signor Cupido? E vorrei ricordarti che non sono stata io ad essermi approfittata di una ragazza ubriaca” sbottai con cattiveria, forse troppa, ma ero stanca e arrabbiata. Inoltre odio quelli che vengono a farmi la morale. Rob non rispose. Andy 1 – Downey 0.
Tra i presenti calò il silenzio e l’imbarazzo.
“Però questa mattina Mat come l’ha presa? Non mi sembra abbiate litigato, sei arrivata qui abbastanza tranquilla” domandò Lily nel tentativo di rompere il silenzio. “Non l’ho visto, in effetti. Quando sono tornata lui non c’era. Deve essere stato fuori tutta la notte, ma non so dove sia. Ho perso il telefono quindi non so nemmeno se mi ha mandato qualche messaggio” le risposi con tono preoccupato.
Robert frugò in una tasca della giacca e ne estrasse il mio cellulare.
“Tieni, l’hai dimenticato nella mia stanza” disse sconsolato.
“Grazie!!”. Iniziai a controllare il telefono, nessuna chiamata o messaggio da Mat; solo messaggi di amici e due chiamate da un numero privato, se è importante richiameranno.
“Si farà vivo prima o poi. Ragazzi, non vi ho ancora chiesto come è andata ieri sera. Vi siete divertiti? Piaciuto il concerto?” chiesi curiosa di sapere cosa ne pensavano della mia musica.
Uno alla volta mi dissero i loro pareri; Tom mi stava raccontando il motivo per il quale gli era piaciuta particolarmente una canzone quando il mio telefono iniziò a squillare. Era un numero privato, risposi.
“Oh scusami un attimo Tom. Pronto?” tutti si misero a fissarmi incuriositi ascoltando la mia conversazione.
“Buongiorno. Parlo con la signorina Andrea Price?”
“Si, sono io.”
“Chiamo dal 12° dipartimento di polizia di Dublino. Dovrebbe presentarsi in centrale per pagare la cauzione ad un tizio di nome Matthew Adams che dice di essere il suo ragazzo” – non ci posso credere. Cosa cazzo avrà combinato ancora? –
“Potrei sapere cosa è successo agente?” e non appena pronuncio la parola agente i miei amici iniziano a guardarsi tra loro, per poi tornare a guardare me per capire cosa stesse succedendo.
“Stanotte vagava per un parco pubblico, sotto l’effetto di alcool e stupefacenti. Lo abbiamo arrestato per possesso di droga” mi disse con serietà il poliziotto.
“Grazie agente. Arrivo il prima possibile” e riattaccai.
Guardai il telefono incredula. Si è fatto arrestare ancora e, per l’ennesima volta, dovrò pagargli la cauzione di tasca mia sapendo che non mi restituirà mai i soldi e sapendo che dovrò rifarlo altre volte perché non lo convincerò mai a disintossicarsi. Mi venne quasi da piangere.
“Era per Mat?” mi chiese Hanna preoccupata.
“Si” le risposi secca con un filo di voce. Non so per quanto ancora sarò in grado di trattenere le lacrime.
Rimisi gli occhiali da sole e mi alzai per andarmene.
“Andy stai bene? Cosa è successo” mi chiese Lilian preoccupata prendendomi una mano, le feci un mezzo sorriso e le strinsi la mano.
“Tutto ok! Come al solito!” – le risposi prendendo una sigaretta – “scusatemi ma devo andare, spero di rivedervi ancora. Buona giornata a tutti” non aspettai una risposta da loro e inforcai la porta.
Ero così nervosa che non aspettai nemmeno di uscire dal locale per accendermi la sigaretta.
“Andrea, quante volte…” tentò di dire Katherine.
“Si dai, mi rimproveri la prossima volta” non la lasciai nemmeno finire di parlare. Sapevo di sbagliare ma non era questo il momento per le paternali. Mentre cercavo di fermare un taxi, con la coda dell’occhio vidi Robert uscire dalla porta e raggiungermi.
“Scusa, posso parlarti un secondo?”
“No, non è questo il momento Robert. Devo andare”.
“Solo un secondo, promesso. Volevo scusarmi per aver detto quelle cose e volevo sapere se pensi veramente ciò che mi hai detto riguardo all’essermi approfittato di te…” – merda non è il momento per questi discorsi, ho altro a cui pensare – dissi a me stessa.
“No, non lo penso veramente! Penso che sarei venuta a letto con te anche se fossi stata sobria, ma è stato un errore che non devo ripetere mai più” ammisi, continuando a cercare uno stramaledetto taxi.
“Andrea non mi pento di quello che abbiamo fatto. È stata una bellissima serata e, come hai detto tu, il sesso è stato fantastico; anzi, non mi dispiacerebbe rifarlo qualche volta” mi disse ammiccando, poi continuò “e so che non ricordi praticamente nulla, ma sono stato così bene con te come non mi sentivo con nessun altro da parecchio tempo. Ho sentito un legame tra noi ieri sera, dal primo momento che ti ho guardata negli occhi”.
“Senti Robert! È un casino, ok? La mia vita è un totale casino. Non ci conosciamo nemmeno e tu mi vieni a dire queste cose? Sei sposato, hai appena avuto una bambina, hai più del doppio dei miei anni e sei famoso; mentre io non sono nessuno. Sono solo una ragazzina di 22 anni che ha solo la sua musica, il suo ragazzo e le sue amiche. Se davvero senti questo legame così speciale allora perfetto, possiamo essere amici ma niente di più. Quello che è successo la scorsa notte, per quanto magnifico sia stato, devi cercare di dimenticarlo. E ora scusami ma devo andare a pagare la cauzione al mio fidanzato, di nuovo!” conclusi voltandomi ed aprendo la portiera del taxi che, finalmente, ero riuscita a fermare. Robert ricominciò a parlare mentre stavo salendo “Sappi che non mi sarà facile dimenticare visti i segni che mi hai lasciato” finì di parlare nell’esatto momento in cui chiusi la portiera del taxi e partì.
“Dove la porto signorina?” mi chiese il tassista.
“12° distretto di polizia, per favore”.
 
Durante tutto il tragitto pensai a Robert e alle sue parole, pensai a Matthew e a quello che dovevo fare con lui. Davvero non lo amo più come dice Robert? Dovrei lasciarlo? Dovrei abbandonarlo per poter inseguire i miei sogni e vivere la mia vita con tutto quello che ha da offrirmi? Troppe domande a cui non sono in grado di dare una risposta. Il taxì si fermò davanti al 12° distretto, pagai e mi avviai verso l’ingresso. Fortunatamente nel portafoglio avevo i soldi guadagnati ieri sera, o non avrei saputo come pagare la cauzione.
Una volta entrata mi rivolsi all’agente nell’atrio della stazione di polizia.
“Salve! Sono Andrea Price, mi avete chiamato poco fa; sono qui per pagare la cauzione a Matthew Adams.”
Il ragazzo dietro al bancone trafficò un po’, poi prese dei fogli e me li diede da firmare.
“Sono 500 euro”
Presi il portafogli dalla tasca, estrassi le banconote e gliele porsi.
“Perfetto! Mando subito qualcuno a prendere il signor Adams.”
 
Qualche minuto dopo si aprì una porta e vidi un poliziotto uscire con Mat al seguito che camminava con la testa bassa fissando il pavimento. Una volta tolte le manette gli dissero che era libero di andarsene.
Cercai di rimanere il più seria possibile, ma non appena mi guardò con quei suoi occhioni da cane bastonato mi corse in contro per abbracciarmi e scoppiò a piangere.
“Scusami scusami scusami scusami scusami! Sono una testa di cazzo! Come al solito ho fatto un casino, ma ti prego non lasciarmi. Non ho nessuno a parte te” riuscì a dirmi tra un singhiozzo e l’altro. Sentì una morsa stringermi lo stomaco.
“Non fa niente. Sono qui adesso e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte. Ora cerca di calmarti e andiamo a casa”.



NDA
Ciao a tutti! Ecco a voi un nuovo capitolo un po' più lungo e corposo, d'ora in poi cercheremo di mantenerli sempre così.
Speriamo vi piaccia e mi raccomando fateci sapere cosa ne pensate!
Baci
Andrea, Lilian e Hanna

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Somebody to love ***


6
Somebody to love
 
POV HANNA
 
“Che noia!!!!!” – urlo dentro di me. Amo l’accademia e i miei studi, ma il martedì abbiamo lezioni solo teoriche e quella di oggi è particolarmente noiosa.
Ho smesso di ascoltare subito dopo i primi 10 minuti di spiegazione; non riesco a rimanere concentrata, troppi pensieri, inoltre queste sedie sono tremendamente scomode e continuo a muovermi per cercare una posizione decente mentre scarabocchio su un foglio qualche bozzetto per il progetto d’esame. L’idea del progetto è quello di creare un demone antico cercando di non prendere spunti da opere già realizzate, verranno valutate sia la tecnica che l’originalità. Ho già fatto le bozze, ora mi mancano il disegno finale e devo realizzare il modello con materiali a mia scelta. Continuo a pasticciare il foglio nella speranza, vana, che il tempo passi più rapidamente quando sento il cellulare vibrarmi in tasca, un messaggio. “Chi potrà mai essere a quest’ora? Lily è a lezione e Andrea starà sicuramente dormendo” penso prendendo lo smartphone. Sblocco e apro il messaggio.
Colin: ‘Hey!’. Il mio cure perde un battito, sono passati solo due giorni da domenica, non pensavo mi avrebbe scritto cosi presto. Inizio a sorridere come un’ebete, tant’è che la mia vicina di banco inizia a osservami in malo modo. “Cosa guardi? Non hai mai visto una matta in vita tua?” le dico infastidita e lei, indignata, torna ad osservare l’insegnante e prendere appunti. Dopo averci pensato un po’ su rispondo a Colin:
 
Hanna: ‘Hey a te!’
Colin: ‘Come procede?’
Hanna: ‘Annoiate e tu?’
Colin: ‘Annoiato anche io. Tu perché?’
Hanna: ‘Lezione teorica in accademia, che stai facendo di così noioso?’
Colin: ‘Nulla, ho appena finito un’intervista per Vanity Fair. Cosa ne dici se irrompo nella tua aula e ti rapisco?’
Hanna: ‘Non c’è bisogno che tu irrompa in aula, possiamo trovarci fuori visto che tra un’ora ho finito =)’
Colin: ‘Ci sto! Tra un’ora sono lì fuori a prenderti! P.S. Sarò quello figo con il BMW blu’
Hanna: ‘Ah poco modesto il ragazzo! A dopo!’
 
Mi accorgo di non veder l’ora che passi quest’ora in modo da poter incontrare ancora Colin; quel ragazzo mi lascia sia perplessa che affascinata, non lo conosco molto bene ma accanto a lui provo sensazioni che non sentivo da tempo e che, forse, non ho mai provato. Mi sono talmente persa tra il disegno e le mie riflessioni che non mi accorgo che la lezione è appena terminata; raccolgo le mie cose, metto la giacca, prendo la borsa e mi avvio verso l’uscita.
Sto camminando quando Abigail mi si affianca “Hanna! Io , Sean e Madeline andiamo a mangiarci qualcosa, ti unisci a noi?”. È una delle poche ragazze simpatiche che frequenta il mio corso. “Purtroppo ho già un appuntamento con un amico, magari la prossima volta” le rispondo dispiaciuta mentre usciamo dall’edificio e mi guardo attorno per cercare Colin. Lo vedo. È proprio quel figo che fuma appoggiato al cofano di una BMW blu; indossa una berretta, una sciarpa e gli occhiali da sole per non essere riconosciuto, immagino. E l’espediente sembra funzionare.
“Niente, sarà per la prossima volta… ma chi è quel figo?” dice Abigail. Mi ero totalmente dimenticata che fosse ancora in fianco a me. “Un mio amico. Ciao!” le rispondo accelerando il passo per seminarla così che non possa farmi altre domande e raggiungo Colin.
“Ciao ragazza annoiata” esordisce e, avvicinandosi, mi da un bacio sulla guancia. Sento la pelle bruciare a contatto con le sue labbra.
“Ciao ragazzo di Vanity Fair” gli rispondo tentando, invano, di celare il  mio imbarazzo.
“Vogliamo andare?” chiede mentre mi apre la portiera della macchina per farmi salire. Che galante!
“Si, grazie!”
“Prego piccola!” Ed ecco che mi ritrovo di nuovo le guance in fiamme. Tento di trovare rapidamente un argomento di cui parlare per non fare la figura della ragazzina imbarazzata.
“Complimenti per la macchina, è stupenda; altro che quel catorcio della mia Panda scassata. Ma sbaglio o l’altra sera avevi una macchina diversa?” dico ammirando l’auto.
“Non sbagli. Era di un mio amico, mentre questa è a noleggio; tutte le mie macchine sono rimaste a Los Angeles” rispose continuando a guardare la strada.
“Ah quindi abiti a LA?” chiedo curiosa “e dove mi stai portando?”
“Si, per comodità mi sono trasferito definitivamente lì. Spero ti piaccia il cibo italiano, perché ti sto portando nel migliore ristorante di Dublino. La Terrazza”
Lo conosco si quel posto, costa un occhio della testa ed è il più rinomato di Dublino; per prenotare bisogna chiamare con almeno un mese di anticipo. È situato a Killiney Hill, dove si può ammirare una vista sulla baia mozzafiato. Da piccola, in primavera, ci andavo sempre con i miei genitori; mi piaceva correre nel prato, soffiare sui dente di leone e osservarli finché tutti i ciuffi bianchi non avevano preso il volo verso il mare come piccoli paracadute. Poi esprimevo sempre un desiderio.
Mi risvegliai dai miei pensieri e cominciai a guardare il viso di Colin, senza più riuscire a distogliere lo sguardo. Era stupendo, una bellezza indescrivibile, con dei lineamenti perfetti.
“Ti piaccio?” chiese lui cogliendomi di sorpresa.
“Cosa??” dissi accorgendomi della figura di merda “non stavo mica guardando te! Ero persa nel vuoto pensando ad una cosa”.
“E allora cosa occupava i tuoi pensieri?” mi domandò curioso.
“Niente di interessante” risposi vaga. Inaspettatamente mi prese la mano e la strinse, era così calda e il mio cuore prima perse un battito e, successivamente, iniziò ad accelerare i battiti.
Una ventina di minuti dopo arrivammo a destinazione; Colin mi aprì la portiera e ci avviamo all’ingresso del ristorante. Il cameriere all’ingresso riconobbe subito Colin. “Signor Farrell, benvenuto. Vi accompagno subito al vostro tavolo.”
Dopo aver consultato il menù optammo entrambi per una fiorentina, io presi anche un bicchiere di vino mentre per Colin solo acqua. Mi spiegò che si concedeva all’alcool solo una volta al mese a causa della sua passata dipendenza.
Pranzammo continuando a parlare del più e del meno, ero curiosa di sapere quante più cose possibili su di lui; era terribilmente interessante.
“Allora uomo misterioso, parlami un po’ di te” domandai curiosa.
“Come ben sai mi chiamo Colin, ho 38 anni e vivo a LA da molto tempo ma sono qua per prendermi una vacanza.”
“Grazie per avermi fatto il riassunto della tua pagina di Wikipedia. Io vorrei conoscerti per la persona che sei veramente, non chi sei per gli altri” risposi acida e imbarazzata.
“Hai ragione, scusa. Non sono abituato a parlare di me, la gente cerca altro; sono felice che tu sia interessata a ME” disse guardandomi negli occhi per qualche istante, poi mi fece un sorriso di gratitudine e riprese a parlare “allora… cosa posso dire di me; sono un uomo semplice nonostante l’apparenza, sono single per scelta e sto cercando il vero amore perché sono stanco di storielle da una notte sola. In passato ho avuto parecchi problemi con droga ed alcool ma sono pulito ormai da parecchi anni e ne vado molto fiero; mantengo questo equilibrio anche grazie allo yoga. Ho un fratello più grande di me, due sorelle e una madre fantastica, altro motivo per il quale mi trovo qui a Dublino. Ah.. e amo i tuoi capelli viola.” Gli sorrido imbarazzata e lo ringrazio.
Ha avuto una vita davvero dura ma è riuscito a lasciarsi tutto alle spalle e ora la affronta con un sorriso; un sorriso che mi fa sciogliere ogni volta, lui sorride e il mio cervello smette di funzionare. Continuo a guardarlo negli occhi, non riesco a distogliere lo sguardo, così penetranti come se volesse leggermi l’anima. Mi sentii arrossire e scattai in piedi.
“Che caldo! Tu non hai caldo qui dentro? Penso che andrò a prendere una boccata d’aria, fumarmi una sigaretta. Poi torno.” Afferrai la giacca e corsi fuori a respirare un po’. – Ma cosa diavolo mi prende? Come può piacermi così tanto se lo conosco solo da 5 giorni! E inoltre continuo a fissarlo come se fossi una stalker! Devo darmi una regolata – dico a me stessa mentre mi fumo la mia sigaretta e inizio a tranquillizzarmi. Ero assorta nei miei pensieri quando, con la coda dell’occhio, vedo Colin che mi si avvicina e si accende una sigaretta – è dannatamente sexy mentre fuma… NO Hanna smettila!!
“Adesso dove ti piacerebbe andare?” mi chiese sorridendo.
“In realtà dovrei portare fuori Bowie altrimenti mi distrugge la casa, ti andrebbe di accompagnarci per una passeggiata?” chiesi speranzosa di una sua risposta positiva.
“Molto volentieri! Andiamo” e si avviò verso la macchina.
“Ma non dobbiamo pagare il pranzo?”
“Ci ho già pensato io piccola. Non ti avrei mai permesso di pagare.” Mi fece l’occhiolino e aprì la portiera.
Sentendomi chiamare nuovamente ‘piccola’ rimasi imbambolata per qualche secondo, poi lo raggiunsi “grazie per il pranzo allora.” Salii in macchina e ci avviammo verso casa mia.
Mentre Colin mi aspettava sotto casa andai a recuperare Bowie e lo trovai seduto al centro della stanza con il suo guinzaglio in bocca in trepida attesa di uscire.
“Ciao amore mio! Ho fatto un po’ tardi, perdonami” gli dissi accarezzandogli il pancino “dai andiamo che Colin ci aspetta.” Neanche il tempo di terminare la frase che, al solo nominare Colin, Bowie si precipitò giù dalle scale per saltargli addosso.
“Ciao Bowie! Anche tu mi sei mancato cucciolone.”
Mi chiudo il portone alle spalle e guardo il mio cane farsi coccolare “Sei un venduto
Bowie”.
Ci avviammo verso il parco e chiacchierammo per tutta la passeggiata; io gli parlai un po’ di me, della mia famiglia, della mia vita e di quanto stimi Tim Burton. Lui mi parlò del suo mondo, di quanto possa essere tanto affascinante quanto pericoloso. Una trentina di minuti dopo ci ritrovammo di nuovo sotto casa mia; era arrivato il momento dei saluti, ma nessuno dei due voleva andare via.
“Ehm… io non avrei nulla da fare fino alle 17:30. Non è che ti andrebbe di salire? Ci beviamo qualcosa o ci guardiamo un film” chiesi in imbarazzo, magari aveva qualcosa di più importante da fare.
Il viso di Colin si illuminò, poi disse “Ci sto! Ma il film lo scelgo io!”
Gli aprì la porta e lo lasciai entrare “Fai pure come se fossi a casa tua e non badare al disordine, per favore. Non ho avuto il tempo di sistemare la casa in questi giorni.” “Sembra casa mia. Un po’ più piccola… parecchio più piccola, ma il disordine è lo stesso” disse Colin mettendosi a ridere.
“Hey! Non prendere in giro la mia casina, io non sono una superstar di Hollywood; questo è il massimo che posso permettermi” risposi tentando di sembrare offesa e mettendo un broncio che lo fece ridere.
“Ok, hai ragione, chiedo umilmente perdono. Comunque mi piace, è accogliente e… intima.”
Intima… sento le guance di nuovo in fiamme, credo di essere paonazza in viso.
“Grazie” sussurro “comunque mettiti pure comodo; lì c’è il portatile, scegli pure un film su Netflix mentre vado a preparare i pop-corn.” Corro in cucina super imbarazzata e sbircio in salotto per vedere cosa fa lui: si è comodamente seduto sul divano con il portatile sulle ginocchia, con una mano digita sulla tastiera e con l’altra accarezza Bowie che dorme accanto a lui – l’uomo più bello che abbia mai incontrato, un divo di Hollywood, è sul divano della mia incasinatissima casa. Ditemi che non sto sognando! – il suono del microonde mi avvisa che i pop-corn sono pronti, mi risveglio dai mie pensieri, prendo la ciotola e raggiungo Colin sul divano.
“Hai scelto il film da guardare?” chiedo curiosa.
“Assolutamente si! Saving Mr. Banks” dice euforico “l’hai mai visto?”
“Mmm… no. Mai sentito nominare. Di cosa parla? Che attori ci sono?” chiedo un po’ confusa.
“Tom Hanks? Emma Thompson? IO?” elenca ponendo una particolare enfasi su se stesso. Lo guardo mortificata “mi spiace, mai visto! Ma son più che felice di vederlo se ci sei tu” gli dico sorridendo.
Entrambi cerchiamo una posizione comoda, prendo una coperta, metto la ciotola dei pop-corn tra noi e facciamo partire il film. Inizia a piacermi fin da subito, è da parecchio tempo che non guardo un film ‘normale’ senza effetti speciali da studiare; appena appare il personaggio di Colin mi giro verso di lui e lo guardo euforica, lui mi sorride imbarazzato.
“Non essere in imbarazzo! Sei bravissimo e molto bello” gli dico dolcemente. Lui mi sorride e mi abbraccia “grazie piccola, ma quei capelli non mi piacevano nemmeno un po’” ride.
“No stavi bene, ma ti preferisco ora con quest’aria da ragazzaccio.”
Ci sciogliamo dall’abbraccio ma il suo braccio rimane a circondare le mie spalle lasciandomi leggere carezze che mi fanno rabbrividire e avvampare; cerco di controllarmi e torno a concentrarmi sul film. Riesco a guardarlo tutto senza altre interruzioni e alla fine mi emoziono “bellissimo film, ma potevi dirmelo che faceva piang…” non riuscì a finire la frase perché, voltandomi, mi accorsi che Colin si era addormentato. Aveva un volto completamente rilassato e le labbra leggermente socchiuse; era così bello e dolce mentre dormiva. Allungai la mano verso il suo viso e lo accarezzai delicatamente, sentivo la sua pelle calda sotto le mie dita, il contatto mi fece rabbrividire e ritrassi subito la mano – ma che fai? E se si sveglia e ti trova a fissarlo imbambolata come un pesce lesso? Terza figura di merda della giornata! – dissi rimproverandomi mentalmente. Osservo l’orologio distrattamente e mi accorgo che sono le 17:10 – devo iniziare a prepararmi per andare al lavoro – lascio Colin dormire e vado in bagno per mettermi la divisa da lavoro. Alle 17:20 sono pronta. Mi siedo accanto a Colin che dorme ancora come un bambino, non vorrei svegliarlo ma devo.
“Colin…” gli accarezzo un braccio.
“Colin…” ripeto scuotendolo leggermente e lui finalmente apre gli occhi, si guarda in torno e poi torna ad osservarmi mortificato.
“Perdonami. Non volevo addormentarmi, scusami tanto” implora.
“Non ti preoccupare, non è un problema, ma io ora devo andare al lavoro e non posso lasciarti qui” gli dico semplicemente.
“Avresti potuto lasciarmi qua da solo, non ti avrei rubato nulla giuro.”
“Non posso lasciarti da solo in casa mia, ci sono cose che sono… private!”
“Hai paura che sbirci tra le tue cose e scopra che in realtà sei una mia grandissima fan e che tieni le mie foto nudo attaccate alle pareti della tua camera?” dice guardandomi euforico, un secondo dopo si alza e corre verso la mia camera per controllare. Gli corro dietro.
“Cosa fai?! È camera mia, non puoi entrarci senza il permesso!” dico indignata.
“Dovevo controllare, ma sono rimasto molto deluso. Non hai mie foto nudo alle pareti” risponde dispiaciuto con la testa china e le spalle basse “peccato, non sai cosa ti perdi.”
Lo guardo perplessa ed entrambi scoppiamo a ridere, afferro il primo cuscino che mi capita sottomano, mi avvicino lui e glielo tiro dritto in faccia. “Quanto sei scemo” dico continuando a ridere.
“Come. Hai. Osato?” un ghigno compare sul suo volto, mi viene incontro placcandomi come se fossi un sacco di patate, mi lancia sul letto e inizia a farmi il solletico. “Adesso te la faccio pagare cara. Non smetto finché non implori pietà” dice continuando a farmi il solletico. Mi dimeno per liberarmi ma è tutto inutile, è troppo forte e la sua presa è salda. Sto ridendo troppo e mi manca il fiato.
“Pietà! Hai vinto! Non respiro!” urlo tra una risata e l’altra. Colin si ferma ma non si sposta, entrambi ridiamo cercando di riprendere fiato senza staccare gli occhi l’uno dall’altro. Pochi istanti e Colin diventa serio, continua a guardarmi, mi accarezza i capelli e pian piano avvicina il suo viso al mio; i nostri nasi si sfiorano, gli sguardi incatenati, le labbra sempre più vicine, posso sentire il suo respiro sulle mie labbra, sta per chiudere gli occhi…
“Dovremmo andare! Sono in ritardo per il lavoro” dico un istante prima che le nostre labbra si incontrino – CRETINA! – urlo dentro di me.
Colin si alza e mi tende una mano per aiutarmi “certo piccola, andiamo” dice con un sorriso e ci avviamo verso la porta. Prendiamo chiavi e giacche ed usciamo di casa; si offre di accompagnarmi al lavoro visto che la mia macchina è ancora dal meccanico. Il tragitto durò solo cinque minuti, ma furono i più lunghi della mia vita poiché li passammo in silenzio, troppo imbarazzati e tesi per poter dire qualcosa.
Si fermò proprio davanti al pub “Eccoci qua. Grazie mille per la bella giornata Hanna, e scusami per essermi addormentato” dice ancora mortificato.
“Figurati, il piacere è stato mio. Mi hai salvato da un pomeriggio di noia ed è stato un piacere sentirti russare” gli dico scherzando.
“Hey! Io non russo… credo! Ho russato?” mi chiede visibilmente preoccupato.
“No, stavo scherzando” rispondo e lui tira un sospiro di sollievo “ora vado perché sono in ritardissimo. Ciao!” e lo abbraccio. Ci sciogliamo dall’abbraccio ma il contatto rimane, lui strofina leggermente il suo naso contro il mio e prova ad avvicinarsi a me ancora un po’. Chiudo gli occhi, questa volta pronta a baciarlo, lo sento fare un sospiro pesante e poi le sue labbra sono sulla mia guancia. Riapro gli occhi e lui mi sorride dolcemente “Buon lavoro.”
Scendo dalla macchina e mi avvio all’entrata del pub, alle mie spalle l’auto parte a tutta velocità – perché non l’hai baciato quando eravate in camera? Perché sei così cretina e ti sei tirata indietro? Ha fatto bene ad andarsene. Ha fatto proprio bene – continuai a rimuginare per tutta la sera, ma fortunatamente il lavoro mi distrasse dai miei pensieri. Colin mi manderà al manicomio, è il primo uomo dopo tanto tempo che scatena in me queste emozioni e, onestamente, ho paura.
 
• • •
 
 “Sei un cretino! Perché non l’hai baciata? Voleva essere baciata! Aveva pure chiuso gli occhi! Perché sei così cretino Colin? Perché?” dico parlando da solo guardandomi nello specchietto retrovisore della macchina.
“CRETINO!!!”
 
• • •
 
Sto fissando il soffitto quando la sveglia inizia a suonare, sono le 8:00. Ieri sera sono tornata tardissimo dal lavoro e non ho dormito un granché; ho passato tutto il tempo a rigirarmi nel letto pensando a Colin, ai suoi occhi e a quei baci non dati. Sono esausta e, oltretutto, alle 10:00 ho pure lezione. Decido di alzarmi e farmi una doccia per darmi una bella svegliata; mi sistemo e alle 8:40 sono pronta, è ancora presto. Mi faccio un caffè e decido di chiamare in Skype Lilian e Andrea, ho bisogno di parlare con loro.
Avvio la chiamata a tre e pochi istanti dopo entrambe mi rispondono.
“Ciao ragazze!” dico guardando i visi che sono apparsi sul monitor del mio computer.
“Ciao tesoro!” mi risponde Lily con un sorriso.
“Spero che questa chiamata sia una questione di vita o di morte…” dice Andy con la faccia assonnata e i capelli di chi si è appena svegliata, non che siano molto diversi dal solito in realtà “sono andata a letto due ore fa! Se non è importante ti uccido Hanna” conclude minacciandomi.
“Non la definirei questione di vita o di morte ma… quasi” rispondo imbarazzata, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che mi ho parlato di un uomo alle mie amiche.
“Cosa è successo Hanna?” mi chiede subito Lily con espressione preoccupata. Vedo Andrea allontanarsi dal computer e farsi un caffè “Parla pure che ti sento” mi dice “Però ho bisogno di un caffè.”
“Ehm… ecco… ieri ero in accademia e mi annoiavo, finché non mi ha scritto Colin” dico incerta.
“E?!?!?!” dicono in coro le ragazze.
“E niente… mi ha invitato a pranzo ed io ho accettato” confesso con voce stridula.
Loro mi fanno cenno di continuare ed inizio a raccontare tutta la giornata passata con Colin. Mi ascoltano interessate e curiose. Racconto anche del momento in cui, in camera mia, lui ha provato a baciarmi e io mi sono tirata indietro.
“Cosa???” chiede Lilian basita.
“Ma sei scema?!” mi insulta invece Andrea.
“Non sapevo cosa fare! Volevo baciarlo ma avevo paura, ero in imbarazzo, non bacio nessuno da un po’; inoltre lo conosco da troppo poco tempo ed ero in ritardo per il lavoro” tento di giustificarmi.
“No Hanna. Non ci siamo. Un uomo del genere cerca di baciarti e tu ti sposti? Ma cosa hai in testa? Lascia perdere la paura e tutto il resto; era solo un bacio, mica devi sposartelo” replica Lilian quasi urlando.
“Un momento, fammi capire… tu mi hai svegliata a quest’ora del mattino per parlare di Colin e della magnifica giornata che avete passato insieme e, quando arrivi al momento interessante della storia, mi dici che ti sei tirata indietro?! In poche parole mi hai svegliata così presto per dirmi che, oltre a non aver scopato, non te lo sei nemmeno limonata?” dice Andrea con aria disperata, punta un dito allo schermo e continua “sappi che mi devi due bottiglie di Jack” e si mette a ridere. Sembra arrabbiata ma so che sta scherzando, nonostante l’apparenza ha un cuore grande e se una di noi ha un problema è sempre pronta ad aiutarci.
“Ma dopo che ti sei tirata indietro lui cosa ha fatto?” mi chiede Lily cercando di tornare sul discorso principale.
“Niente, mi ha accompagnata al lavoro e, quando ci stavamo salutando, si è avvicinato di nuovo per baciarmi e…”
“Ti prego dimmi che te lo sei limonato, altrimenti chiudo la chiamata” interviene Andrea senza lasciarmi finire la frase.
“Beh… io ero pronta per baciarlo, ma lui si è tirato indietro e mi ha baciato la guancia. È da ieri sera che sto impazzendo, non so cosa fare. Lo so mi sono tirata indietro ma poi ero pronta. Avevo chiuso gli occhi, volevo baciarlo ma lui non l’ha fatto! Ho paura che abbia cambiato idea, che mi abbia presa per una stupida ragazzina impaurita” dico tutto d’un fiato. Sono seriamente preoccupata di quello che pensa Colin; mai nella mia vita qualcuno era riuscito a farmi sentire così bene in pochi giorni e ora temo che lui abbia cambiato idea su di me.
“Non ti preoccupare Hanna, lui sa che non hai mai avuto un buon rapporto con gli uomini. Sono sicura che prova dell’interesse nei tuoi confronti ma vorrà andarci piano per farti capire che di lui puoi fidarti; se ti fosse saltato subito addosso avresti pensato che per lui sei solo da ‘una botta e via’. Scommetto che si è dato del coglione da solo per non averti baciata!” mi rassicura Lilian regalandomi un dolce sorriso.
“Hai ragione, forse non dovrei preoccuparmi troppo ma vivere il momento. Solo che sono così spaventata, ho paura di iniziare a provare veri sentimenti per lui e alla fine di rimanerne fregata come tutte le altre volte.”
“Non fasciarti la testa prima ancora di averla sbattuta Hanna! Vedetevi, parlatene e poi deciderai cosa fare e…” Lilian si interruppe bruscamente e guardò accigliata lo schermo “Andrea è Jack Daniel’s quello che hai appena messo nel caffè?”
“Ehm… in realtà non ne ho idea, non c’è nessuna etichetta sulla bottiglia ma so di per certo che è alcool” rispose lei con aria fiera.
“ANDREA!!!” le urliamo in coro io e Lilian con tono arrabbiato.
“Sono le 9 del mattino cavolo” aggiungo io.
“Dai solo un goccio” si giustifica Andy.
Passammo i successivi 20 minuti a parlare di Colin, di quello che avrei dovuto fare, poi parlammo di Robert e Andra; ci raccontò della loro serata e di quello che le ha detto prima che lei andasse a recuperare Mat in prigione. Lilian, dopo essersi accertata che Marc non fosse nei paraggi, ci svelò che trovava Tom un tipo interessante e galante. Secondo me potrebbero essere proprio una bella coppia.
Arrivate le 9:30 mi accorsi che ero in ritardo.
“Ragazze io devo andare, ho una lezione tra 30 minuti” dico scocciata.
“Anche io ho lezione, e devo ancora vestirmi” ribatté Lilian.
“Io me ne tornerò a dormire visto che in ufficio devo andarci dopo pranzo.” Andrea, oltre che suonare, lavora per una rivista della città e si occupa delle recensioni per nuovi album e canzoni.
“Ci sentiamo ragazze. Buona giornata” dico mandando un bacio con la mano.
“Ciao!” risposero loro in coro.
E chiusi la chiamata.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I guess that’s why they call it the blues ***


7
I guess that’s why they call it the blues
 
Chiudo il portatile pensando alla conversazione appena avuta con le mie amiche e vado a prepararmi; mi sto mettendo il cappotto quando Marc si avvicina e mi da un bacio.
“Ti va se pranziamo assieme appena finisci?” mi chiede.
“Non lo so Marc, forse ho un impegno. Ti faccio sapere” dico in modo sbrigativo.
“Che tipo di impegno hai?” mi chiede curioso.
“Forse mi vedo con le ragazze, devo andare ora. Ciao” e gli do un lieve bacio sulle labbra. Sulla soglia di casa trovo Will, il mio gatto,lo saluto con una carezza e fermo un taxi.
Cinque minuti dopo sono fuori dall’accademia e, visto che sono in anticipo, decido di andare in caffetteria per prendermi un caffè. Sto sorseggiando la bevanda e sfogliando una rivista quando Trisha, la mia compagna di corso, si avvicina “Ciao Lily! Come va?” mi chiede sprizzando gioia da tutti i pori.
“Ciao Trish! Tutto bene e tu? Ti vedo particolarmente allegra oggi” le faccio notare.
“Sì sono euforica, ho sentito che oggi per la lezione su Shakespeare ci sarà un ospite importante, un attore ma nessuno sa chi. Tu ne sai qualcosa?”
“No, non ne sapevo nulla. Un attore dici? Non mi viene in mente nessuno che potrebbe venire qui” dico pensando “Facciamo presto così prendiamo i posti in prima fila, voglio seguire attentamente!” dico prendendola sotto braccio per avviarmi verso la nostra aula “sì andiamo!!” esclama Trisha euforica.
Siamo sedute in prima fila e, man mano che l’aula si riempie, trascorriamo il tempo a parlare quando la professoressa Rogers entrò in aula ed iniziò a presentare la lezione; spiegando che da oggi inizieremo un corso monografico sul drammaturgo inglese William Shakespeare e verremo affiancati da un attore londinese molto esperto sull’argomento.
Dopo questa breve introduzione dentro di me crebbe la curiosità di sapere l’identità  di questo misterioso ospite, mi risvegliai dai miei pensieri nel momento in cui la professoressa presentò l’attore “Allora ragazzi diamo il benvenuto al gentilissimo e bravissimo attore Tom Hiddleston” . Nel sentire il nome di Tom mi venne un colpo e mancò poco che mi strozzassi con l’acqua che stavo bevendo.
“Lily tutto bene?” mi chiese Trisha
“Sì sì tutto bene, mi è andata di traverso l’acqua, non mi aspettavo un ospite così importante”.
Tom entrò nell’aula con un paio di jeans attillati, una camicia azzurra perfettamente intonata ai suoi occhi, delle All Star blu e un sorriso da togliere il fiato. Abbassai la testa nella speranza che i capelli mi nascondessero il viso ma fu inutile, i suoi occhi erano puntati su di me e il suo sorriso si allargò ancora di più. – “Che imbarazzo! Proprio qui dovevo trovarmelo?” – pensai dentro di me.
“Buongiorno a tutti ragazzi, è davvero un piacere essere qui e potervi trasmettere la mia passione per questo immenso Maestro. Ringrazio la professoressa Rogers per questa opportunità; rimarrò per una settimana ed assisterò alle vostre prove così da potervi aiutare e consigliare per interpretare al meglio le opere che metterete in scena” disse Tom rivolgendosi all’intera classe, ma sentivo il suo sguardo puntato su di me.
Uno ad uno ci chiese il nome per poterci conoscere, quando arrivò il mio turno dissi il mio nome molto imbarazzata e rossa in viso. “Grazie mille Lilian!” mi rispose con un sorriso accompagnato ad un occhiolino che portò Trisha a tirarmi una gomitata nelle costole. – “Ahia” –
Tom ha una grande verve nel parlare, riesce a trasmettere completamente la passione che prova per il suo lavoro e per Shakespeare; infatti l’ora trascorse molto velocemente e, al suono della campanella, tutti gli studenti iniziarono ad avvicinarsi a lui per chiedere foto ed autografi.
Mentre mi alzavo dal banco, Trisha mi prese per un braccio “Forza andiamo a parlare con Mr. Tom ‘supersexy’ Hiddleston” disse con espressione maliziosa.
–“No no non posso parlarci qui davanti a tutti, capirebbero che ci conosciamo già e poi dovrei dare spiegazioni a Trisha, ed è troppo invadente per i miei gusti!” – pensai liberandomi dalla sua presa e scattando verso la porta.
“Scusami ma devo scappare… ho un impegno” le urlo.
Non vorrei girarmi verso Tom perché il mio cuore sta battendo troppo forte, ma il mio corpo non risponde ai comandi imposti. Giro la testa e i miei occhi incontrano i suoi. Glaciali. Mi sorride e tenta di chiamarmi “Lilian!”. Sento il mio nome ma continuo ad indietreggiare verso la porta; “Mi dispiace” gli sussurro con un filo di voce e vado via.
Cammino il più velocemente possibile per uscire dall’edificio. Qualcosa dentro di me si sta muovendo. Nell’istante in cui i miei occhi hanno incontrato i suoi ho sentito una morsa allo stomaco e il cuore battere all’impazzata; non credevo che vederlo nel contesto scolastico mi avrebbe messo questa agitazione, lo vedo come un mio professore e far sapere ai compagni che lo conosco mi imbarazza ancora di più.
Mentre supero la porta dell’accademia il  mio cellulare inizia a squillare, è Marc –“Che palle! Ci mancava solo lui” - penso.
“Ciao amore, come è andata la mattinata? Ci vediamo per pranzo?” mi chiede.
“È andata bene amore, ma a pranzo non ci sono. Esco con le ragazze” dico.
“Va bene. Allora ci vediamo domani, questa sera ho una partita di poker con gli amici!” che nella lingua di Marc significa, vado a scoparmi la ballerina che ho appena conosciuto.
“Sì sì ok! Divertiti!” rispondo indifferente mentre riaggancio.
 
Mando un messaggio alle mie amiche in whatsapp, sul gruppo che abbiamo creato.
Lily: “Caffè e shopping?” che tradotto sarebbe ‘ho bisogno di svagarmi e parlare con voi’.
Hanna: “Io non ci sono :’( sto lavorando al progetto d’esame! È tutto ok?”
Lily: “Va bene! Si tutto ok ma volevo parlare con voi di una cosa che è successa oggi”
Hanna: “se vuoi più tardi mi puoi chiamare e ne parliamo : ) “
Lily: “ok grazie ma.. Andrea?”
Andy: “Ci sono! Ci sono! Lo sentivo suonare ma non trovavo il telefono… di nuovo. Comunque per me va bene, ma alle 15 devo essere in ufficio. Dove si va?”
Hanna: “Smettila di lasciare in giro il telefono, cazzo!”
Andy: “Tu stai zitta che non ti ho ancora perdonata! Ti perdonerò del tutto dopo che avrai limonato Colin! E dopo aver ricevuto le mie due bottiglie di Jack :p “
Lily: “Smettetela voi due! Comunque tra trenta minuti in Grafton Street, ci troviamo davanti a Starbucks”
Andy: “Signor sì signore!”
E rimetto il cellulare in tasca del cappotto.
 
Sono davanti a Starbucks già da 20 minuti ed Andrea, come al solito, è in ritardo; un giorno o l’altro me ne andrò stanca di aspettarla.
Sento il rombo di una moto e dalla curva la vedo spuntare in sella alla sua Triumph, si ferma davanti a me e parcheggia.
“Ma che cazzo di fine hai fatto? Sono 20 minuti che ti aspetto, ti sarai mica riaddormentata?” dico furiosa alla mia amica.
“Perdonami ma c’era traffico” mi risponde avvicinandosi “Caffè?” domanda con un sorriso.
“Andata, ma per farti perdonare offri tu” dico ironicamente.
“Va bene capo!” ed entriamo nel locale.
Ordiniamo due caramel macchiato e due sandwich da mangiare per strada mentre facciamo shopping.
Mentre camminiamo, guardando le vetrine, Andrea mi chiede “Allora? Di cosa volevi parlare?”
“Ah sì sì, mi ero dimenticata” poi proseguo “indovina chi mi sono ritrovata oggi a lezione?”
“Ehm... un tuo ex?” chiede curiosa.
“Non esattamente.. è un ospite speciale”
Andrea mi guarda disorientata.
“Qualcuno di famoso?”
“Circa…”
“Mi arrendo! Non lo so!”
“Tom!”
“Hanks? Cruise?” domanda euforica.
“No scema! Hiddleston!”
“Aaaaaaaah...Loki!” urla in mezza alla strada “e cosa ci faceva lì?”
“È venuto ad aiutarci con le lezioni su Shakespeare” dico.
“Eeeee…?” chiede Andrea.
“E... niente è stato strano!”
“Strano? Ti ricordo che ho scopato con Robert Downey Jr a mia insaputa e tu reputi strano trovare Tom a lezione?”
“In effetti…ma io non sono come te. Non vado a letto con gli sconosciuti ubriaca marcia” le faccio notare.
“Non sai cosa ti perdi ragazza!”
“Le malattie veneree?”
“Cazzo. Non ci avevo pensato!” dice perplessa, poi scoppiamo a ridere.
Continuammo il nostro giro finchè non intravidi all’interno di un negozio Tom e Colin. Feci finta di niente continuando a parlare con Andy; tutto inutile, lei li vide e mi trascinò nel negozio.
“Ciao ragazzi!” disse andandogli incontro – “Merda!” – impreco nella mia testa. Vorrei sparire.
“Ciao!” dissero in coro i ragazzi.
 “Cosa ci fate da queste parti?” chiese Colin venendoci in contro ed abbracciandoci.
“Shopping tra donne ovviamente! Voi?” risponde Andrea.
“Ho bisogno di un vestito nuovo per il gala di beneficenza di settimana prossima, Colin non aveva di niente di meglio da fare così mi ha accompagnato” risponde Tom avvicinandosi a noi.
“Hai trovato qualcosa di bello?” chiesi un po’ imbarazzata dall’incontro.
“Ovviamente no, perché sono in giro con uno zotico irlandese che non capisce niente di moda” mi rispose sconfortato.
“Hey piano con le parole damerino! Sono uno zotico e ne vado fiero” replicò Colin per poi proseguire “Comunque è più di un’ora che giriamo senza risultato, sono stanco! Andiamo a berci un caffè?”
“D’accordo” risposi.
“Ok. Ho ancora mezz’ora di libertà prima di dover andare al lavoro” disse Andrea.
“Va bene, va bene. Facciamoci una pausa” ci concesse Tom.
 
Siamo seduti nel primo bar che abbiamo trovato lungo la strada e, dopo aver ordinato, abbiamo iniziato a parlare del più e del meno come se ci conoscessimo da sempre; perfino l’imbarazzo che provavo verso Tom sembrò sparito.
“Ma…. Hanna ci ha detto che ieri siete usciti insieme” ammicco verso Colin.
“E non vi siete nemmeno limonati” puntualizza Andrea.
Tom inizò a ridere prendendo in giro il suo amico “Aaah... nel racconto avevi omesso questo particolare. Se lo sapesse Rob non ti rivolgerebbe più la parola” .
“ROB NON LO DEVE SAPERE! Chiaro?! E comunque sì, siamo usciti e non ci siamo baciati; vi giuro che mi piace tanto perciò, per rimediare, ho bisogno del vostro aiuto così da poterle dimostrare il mio reale interesse” chiede speranzoso.
-“Non lo conosco ancora molto bene e non sono sicura delle sue intenzioni nei confronti della mia amica, ma nei suoi occhi vedo sincerità.”-
“Cosa avresti in mente?” chiedo curiosa.
“Vorrei fare qualcosa di romantico, speciale. Nonostante io sia uno zotico irlandese sono anche un romanticone”.
“Portala a cena in un posto intimo” propone Tom.
“Giusto, ma non basta…” dico.
“Portala a cena e poi sesso in macchina” popone Andy.
“Non è molto romantico!” dice Tom.
“Ah vero… romantico… portala a cena e poi legala al letto nella tua camera!” ribatte Andrea rivolgendosi a Colin.
“Ehm… nemmeno quello è troppo romantico, e comunque non deve necessariamente finire con noi che facciamo sesso” le spiega Colin.
“Un momento… quindi di cosa stiamo parlando?” dice perplessa.
“Smettila di pensare solo al sesso! Colin lasciala perdere... potresti portarla al museo del Titanic visto che lo adora; e poi potresti organizzarle una cena a lume di candela al porto. Poi va beh, se accetta di essere legata nella tua stanza per noi non ci sono problemi” dico ridendo.
“Santo cielo Andrea sei proprio come Rob. Ora capisco perché si è trovato così bene con te!” scherza Tom per poi proseguire “comunque la tua idea Lilian la trovo azzeccata, ma aggiungerei che potresti anche invitarla a ballare dato che sei un bravo ballerino” conclude.
“Mi sembra un ottimo piano. Grazie dei consigli ragazzi vedrò di farne tesoro il prima possibile!” ringrazia Colin.
“Sì ma vedi di limonartela almeno, altrimenti non ti aiutiamo più!” dice Andrea rivolgendosi a Colin.
“Farò del mio meglio, promesso. E confermo Andy, sei uguale a Rob”.
“Questa cosa di essere uguale a lui la prenderò come un complimento cari miei. Non a caso è il mio idolo dalla prima volta che ho visto un suo film, a 7 anni. Ma se glielo dite… vi uccido!” disse Andrea scatenando le risate di tutto il gruppo.
“Si sta facendo tardi, vogliamo andare a cercare il tuo vestito nuovo Thomas?” chiedo cambiando discorso.
“In effetti dovremmo andare, magari con un aiuto in più potremmo farcela entro domani” ironizza Tom.
“Io purtroppo amico mio dovrò abbandonarti nelle mani di queste due fanciulle, devo andare a trovare mia madre, tanto io non ti sono d’aiuto” disse Colin un pochino dispiaciuto.
“Io invece dovrei andare al lavoro, ma sono sicura che Lily sarà felicissima di aiutarti, è un’esperta per quanto riguarda la moda.” dice Andrea facendomi l’occhiolino. –“Stronza! Non lasciarmi sola con lui!” – penso lanciandole uno sguardo che è un misto tra il truce e il disperato.
“Davvero? Non sono così esperta come sembra in realtà” cerco di sminuirmi per tirarmi fuori dalla situazione.
“Non dire cazzate! Nessuno meglio di te saprebbe aiutarlo, fidati Loki è la persona giusta per te”.
“Perfetto allora, sono sicuro che sarò bellissimo grazie al tuo aiuto Lilian”.
–“Fanculo Andrea, ora sono nei guai. –
“Come se ne avessi bisogno… ma farò del mio meglio per aiutarti!” dico fingendomi entusiasta.
“Ok ragazzi! Allora io vi lascio che sono già in ritardo! Divertiti e non fate nulla che io non farei!” Andrea ci fa un occhiolino, afferra il suo casco e fa per andarsene.
“Aspetta vengo con te” la ferma Colin “Buon pomeriggio, Tom ti chiamo più tardi per l’appuntamento di domani”.
“Ciao!” salutiamo all’unisono io e Tom mentre li guardiamo uscire dal locale.
 
 – “Sono esausta!” –  mi lascio cadere sul divano. Io e Tom abbiamo passato l’intero pomeriggio a girare per negozi di alta moda, ma alla fine l’abbiamo trovato; il completo perfetto. Dato che Marc questa sera non tornerà a casa ho invitato Hanna per cena e arriverà a momenti.
Sto preparando la tavola quando il campanello di casa suona; apro la porta e la trovo sorridente con in mano un sacchetto pieno di sushi. Accanto a lei c’è Bowie che si fionda in casa alla disperata ricerca di Will; il quale, dall’alto della libreria, lo osserva con indifferenza.
“Ciao tesoro” mi saluta Hanna, abbracciandomi.
“Ciao! Entra pure e, come sempre, fai come se fossi a casa tua”.
Affamate iniziamo subito a mangiare e, nel frattempo, le racconto la mia giornata; di come sia stato imbarazzante trovarsi Tom a lezione e di come io sia scappata subito dopo il suono della campanella, di quanto mi sia sentita a disagio quando io e Andrea l’abbiamo trovato insieme a Colin e di come invece mi sia sentita a mio agio una volta rimasti soli.
“Come mai siete rimasti soli?” chiede Hanna curiosa.
“Andrea doveva andare al lavoro e Colin è andato a trovare sua madre, quindi mi hanno lasciata da sola con lui per accompagnarlo a fare shopping”.
“Ooooowww è andato a trovare la sua mamma? Non è un ragazzo dolcissimo?” esclama Hanna con gli occhi a cuore “ma… vi ha detto qualcosa su di me?”
“Ehm... ha detto che si è trovato molto bene e avrebbe voluto baciarti” cerco di non svelare la sorpresa.
“Spero mi chiami presto allora. Ma tornando a Tom.. cosa vi siete detti quando siete rimasti soli?”
“Beh.. abbiamo parlato del suo lavoro e ad un certo punto mi ha chiesto perché fossi scappata dopo la lezione…”
“E tu cosa gli hai risposto?”
“Che non stavo scappando, ma semplicemente avevo un impegno. In realtà non penso che mi abbia creduta vista la sua espressione perplessa, anche se effettivamente era una mezza verità”.
“Ma… per quanto riguarda l’imbarazzo che hai provato quando l’hai visto entrare in classe; secondo te è stato dato dal fatto che avere una persona che conosci come ‘professore’ è strano oppure perché senti di provare qualcosa per lui? Dopotutto è uno dei tuoi attori preferiti e l’hai sempre considerato un bell’uomo”.
“Non lo so, non c’avevo mai pensato. Sicuramente è un bellissimo uomo e ancora non ho realizzato di averlo conosciuto e di avere la possibilità di ‘lavorare’ con lui, sarei stupida a dire che non mi piace, ma per il momento lo conosco ancora troppo poco; e inoltre io sono impegnata con Marc”.
“Sì con Marc che si porta a letto qualsiasi sgualdrina che incontra”.
“Quelli sono dettagli e lo sai, in fondo è un bravo ragazzo. Solo che la monogamia non fa per lui. Almeno non si droga come Mat e non devo andare a recuperarlo in giro per la città”.
“Vero, hai ragione. Però, secondo me, a Tom piaci”.
“Si certo come no! Con tutte le ragazze che gli girano attorno e che potrebbe avere lui sta a guardare proprio me”.
“Ma smettila!! Prendi per esempio Rob e Andrea, l’avresti mai detto che uno come lui si sarebbe interessato a lei? Una musicista piena di tatuaggi e con un sacco di problemi mentali, oltre a quelli con l’alcool!”
“Beh.. considerando che pure lui non è del tutto registrato… la cosa non mi sorprende” concludo strappandole una risata.
Passammo così il resto della serata a parlare e a guardarci un film romantico, mentre Bowie tampina Will, e Will continua ad ignorarlo.
 
 
La mattina seguente sono in accademia, in piedi in mezzo all’aula nel tentativo di provare una scena romantica con Lukas. Dovrebbe avvicinarsi a me con sguardo languido e baciarmi con sentimento; ma sono dieci minuti che siamo fermi allo stesso punto perché, secondo la professoressa Rogers, lui non è abbastanza convincente.
“Avvicinati a lei molto lentamente guardandola negli occhi come se fosse la tua unica ragione di vita, metti un braccio dietro la sua schiena per attirarla a te facendo aderire il tuo corpo al suo e infine la baci” spiega Tom con molta pazienza.
“Ma è quello che sto facendo da 10 minuti!!!” si lamenta Lukas.
“Sì ma non ti stai impegnando abbastanza, non sembri convinto! Mi guardi come un pesce lesso. Dai così possiamo cambiare scena” gli dico un po’ stizzita, stanca di riprovare sempre lo stesso pezzo.
“Esattamente. Prova a farla così…” riesco a malapena ad assimilare le sue parole e realizzare le sue intenzioni che lo vedo avvicinarsi a me, stringermi a lui e in una frazione di secondo le sue labbra sono sulle mie, morbide e calde. È un bacio casto ma sento la punta della sua lingua sfiorarmi le labbra. –“Cosa cazzo sta succedendo? Mi sta baciando! Tom Hiddleston mi sta baciando?!” – la campanella suona e si stacca da me sorridendo. Raccolgo la mia borsa, meccanicamente, e seguendo la massa esco di fretta dall’accademia.
– “Lo so che era solo un bacio di scena, un bacio a stampo, ma quella punta di lingua mi ha mandata completamente fuori di testa. L’ha fatto di proposito lo so” –
 
Apro la porta di casa e Will mi accoglie facendo le fusa, lo prendo in braccio facendogli le coccole e dalla cucina vedo spuntare la testa di Marc.
“Amore sei arrivata! Ti ho preparato il pranzo, così passiamo un po’ di tempo insieme prima che io torni al lavoro” mi dice fiero.
“Ehm.. grazie, non dovevi” rispondo senza troppo entusiasmo continuando a pensare al mezzo bacio di Tom.
“Tutto bene a lezione?”
“sì sì….” dico pensierosa e poco convinta.
“Ottimo, allora siediti pure che è pronto. Ti ho preparato la mia pizza speciale, quella che adori”.
Vado a lavarmi le mani e pochi minuti dopo siamo entrambi a tavola a pranzare.
Stranamente è Marc che inizia a parlare, raccontandomi della sua giornata e di un sacco di altre cavolate a cui non presto attenzione. Sono troppo immersa nei miei pensieri e un sacco di dubbi mi tormentano.
“Ci sei? Mi stai ascoltando?” mi risveglio trovando Marc che mi fissa aspettando una risposta.
“Sì sì scusa, mi sono distratta un attimo. Dicevi?” cerco di scusarmi.
“Niente di importante, ma mi sembri strana! Sei sicura che vada tutto bene?” chiede accigliato.
“Va tutto bene, non ti preoccupare stavo solo pensando ad una cosa. Continua pure con quello che stavi dicendo”.
“Scusa ma non ti credo. È già da qualche giorno che ti vedo distratta, sai che se c’è qualcosa che non va puoi parlarmene senza problemi!” –“No che non posso parlartene, cosa cazzo ti dico? Ho conosciuto il mio attore preferito e siamo diventati ‘amici’ ma questo non dovrebbe essere un problema per te, tanto hai un sacco di amanti!” – penso tra me e me.
“Non ho niente te l’ho detto. In ogni caso non è questo il momento, tra poco dovrai tornare al lavoro” dico alzandomi dalla mia sedia, giro attorno al tavolo e mi siedo sulle sue gambe “e vorrei sfruttare questo tempo per fare qualcosa di più... interessante che parlare” gli sbottono i primi bottoni della camicia ed inizio a baciargli il collo, so quanto gli piace, si abbandona completamente al mio volere. Mi prende per i fianchi e mi solleva, circondo il suo bacino con le gambe e continuando a baciarci mi porta in camera. Volevo distrarmi dai miei pensieri e questo è l’unico modo che conosco per evadere, ma nemmeno il sesso è servito stavolta. Ho pensato a Tom per tutto il tempo, alle sue labbra morbide e ai suoi occhi così freddi ma allo stesso tempo in grado di farti sciogliere l’anima.
Passai così l’intero pomeriggio a cercare di distrarmi. Iniziai a leggere un libro ma parlava d’amore e non fu d’aiuto, provai a studiare un pochino ma ogni frase scritta da Shakespeare mi faceva pensare a lui, allora accesi la tv per guardare un film ma la mia mente continuava a divagare. Esasperata presi il cappotto e andai a farmi una passeggiata, un po’ d’aria fresca avrebbe sicuramente aiutato.
 
– “Sono stanchissima, ho dormito malissimo e le lezioni pomeridiane sono sempre le più pesanti!” – penso con disperazione mentre tento di rimanere concentrata durante la lezione. Le due ore passano terribilmente lente, ma alla fine la campanella suona e tiro un sospiro di sollievo. Tutti gli studenti escono di corsa dall’aula, ripongo con calme le mie cose in borsa e, una volta che ho finito, mi accorgo che sono rimasta sola. Alzo la testa e lo vedo, Tom è appoggiato alla cattedra che mi fissa. Faccio finta di nulla e mi avvio verso l’uscita, ignorandolo; sto per uscire quando Tom con un braccio chiude la porta e io mi ritrovo bloccata. Lo osservo con sguardo interrogativo.
“Volevo chiederti una cosa prima che tu scappassi!”
“Per prima cosa, non sto scappando; seconda, cosa vuoi chiedermi?”
“Vieni con me al gala?” è una domanda ma, non so come mai, mi suona tanto come un’affermazione.
“Non posso, lo sai”.
“A causa del ‘fidanzato’?”
“Esatto” cerco di spostarlo per aprire la porta, ma lui si fa ancora più vicino a me. Mi sento braccata, sono la sua preda e lui lo ha capito; non riesco a respirare, a pensare, a parlare. I suoi occhi puntano le mie labbra con lo sguardo torbido di chi desidera qualcosa intensamente, si inumidisce le labbra e si avvicina sempre di più alle mie. Sento il suo respiro caldo e per una frazione di secondo accarezzo l’idea di abbandonarmi completamente a lui. È un istante e l’idea passa veloce così come era arrivata, torno a ragionare. Lo afferro per le spalle…muscolose… e lo spingo lontano da me.
“Smettila Thomas!” urlo furiosa.
“Lui non ti ama! E tu non ami lui! Perché mandi avanti questa pagliacciata? Vieni con me Lilian! Ieri, durante quel bacio, so che hai sentito qualcosa. C’era alchimia tra di noi, non era solo scena. Lo so perché è lo stesso che ho sentito io. Vieni con me. Ti prego.. smettila di scappare!” il suo sguardo è scuro e pieno di rabbia, così anche la sua voce. Lo fisso per un breve istante.
“Fatti gli affari tuoi Thomas!” apro la porta e me ne vado di corsa, così che lui non possa raggiungermi.
 
Torno a casa a piedi nella speranza di schiarirmi le idee. È ormai buio quando entro nel mio appartamento. Non faccio in tempo ad appoggiare borsa e cappotto che Marc mi spunta davanti furioso.
“Ciao” lo saluto svogliata.
“Non devi dirmi nulla?”
“Come? A cosa ti riferisci scusa?” –“ci mancava solo lui a voler litigare!” –
“Hai per caso conosciuto qualcuno?”
“Non capisco. Ogni giorno conosco qualcuno di nuovo in accademia. Mi spieghi dove vuoi andare a parare?” inizio ad innervosirmi.
“Dove voglio andare a parare?” mi sventola davanti alla faccia una rivista, la prendo e vedo delle foto dove ci sono io insieme a Tom mentre facciamo shopping e mentre prendiamo un caffè con Colin e Andrea.
“Quindi? Sono foto dello scorso pomeriggio”.
“Solo foto? Sei Tu! Insieme ad un altro uomo. E non uno qualsiasi, ma uno dei tuoi attori preferiti. E io vengo a scoprirlo da delle foto su un giornale, non credi che avresti dovuto dirmelo?” continua sempre più arrabbiato.
“Ehm.. no! Cosa avrei dovuto dirti? L’ho conosciuto e siamo diventati amici, l’ho solo accompagnato a fare shopping”.
“Solo foto, solo amici, solo shopping e nel frattempo io, il fidanzato, sto qui ad aspettarti mentre tu sei in giro a divertirti con altri uomini”.
“Adesso piantala Marc! Non rifilarmi la farsa del fidanzato geloso, della povera vittima. Vogliamo parlarne di tutte le volte che io ho aspettato te? Di tutte le corna che in questi due anni mi hai fatto, scopandoti una ragazza diversa a settimana, come si chiama l’ultima? Jennifer? Jocelin? Sono stufa marcia! Non ho mai detto nulla ma ora sono stanca di te e di tutte le tue menate. Non ne posso più quindi esci da casa mia. È finita!” urlo incazzata nera.
Non risponde. Mi guarda accigliato come se stessi scherzando, ma capisce che sono seria. Prende la sua giacca e se ne va di casa sbattendo la porta.
Crollo sul divano esausta ma sollevata per aver chiuso una volta per tutte questa storia. Reagisco d’impulso e afferro il cellulare per mandare un solo messaggio:
“È ancora valido l’invito?”
la risposta, come avevo sperato, non tardò ad arrivare:
“Partiamo domenica mattina alle 10.00”.
Breve e concisa, ma un secondo messaggio arriva poco dopo:
“Alle 09.00 sarò sotto casa tua ad aspettarti”.
 


NDA
Buongiorno a tutte! Finalmente un nuovo capitolo, ci scusiamo per l'immenso ritardo ma è stato un periodo fitto d'impegni!
Speriamo vi piaccia e come sempre.. fateci sapere! =)
ENJOY
Andrea, Lilian e Hanna

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2999161