Sway

di Mr Apricot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sirens ***
Capitolo 2: *** If I never see your face again ***
Capitolo 3: *** Baby baby baby ***
Capitolo 4: *** Cinderella ***
Capitolo 5: *** If we ever meet again ***
Capitolo 6: *** So what ***
Capitolo 7: *** Danse ***
Capitolo 8: *** Monster ***
Capitolo 9: *** Am I Wrong ***
Capitolo 10: *** Really Don't Care ***
Capitolo 11: *** Feel It ***
Capitolo 12: *** The Night Is Still Young ***
Capitolo 13: *** Bang Bang ***
Capitolo 14: *** The Way You Make Me Feel ***
Capitolo 15: *** Look Through My Eyes ***
Capitolo 16: *** Cold Water ***
Capitolo 17: *** Teenage Dream ***
Capitolo 18: *** Sorry Not Sorry ***
Capitolo 19: *** Escape ***



Capitolo 1
*** Sirens ***



PROLOGO: Sirens (Cher Llyod)

Alberto's POV:

"Alberto!? Si può sapere quanto ci metti?!", sentii urlare spazientita mia madre, sporgendosi dal finestrino della macchina.
"Dio mio!", esclamai esasperato. "Sto arrivando! Calma!"
"È da un mezz'ora che ti aspetto!", ribattè lei stizzita.
Uff...sempre la solita!

I carry the weigh of you in my heavy heart

Mi sedetti accanto a lei, al posto del passeggero, sbattendo la porta più forte del dovuto.

And the wind is so icy, I am I'm

"Ehi!", esclamò lei, fulminandomi con lo sguardo. "Poi me la ricompri tu la macchina nuova!"

I carry the weight of you hitting back to start

Per tutta risposta la guardai coi miei occhietti verdi, che avevo ereditato da mio padre.
Lei si girò semplicemente dall'altra parte. Anaffettiva!
Mi passai una mano fra i capelli, esasperato. Che avevo fatto di male nelle mie vite precedenti?!

With the thousand eyes on me

Mia madre girò la chiave e partimmo, lasciando definitivamente la nostra vecchia casa...e con essa, tutta la mia vecchia vita...
Uff...Era ora ragazzi!

I stumbled on

Finalmente un po' di movimento e azione!
Gente nuova, compagnia nuova e soprattutto...naaa, non viaggiamo troppo con la fantasia, Alberto! Serietà!
Inoltre, come ulteriore ciliegina sulla torta, mia madre non aprì più bocca, così ne approfittai per mettermi le cuffiette e cercare di dormire un po'. 
Non potevo certo sprecare quel momento di mother's-silence!
Avevo passato letteralmente la notte in bianco! Causa: ansie varie. Ma non avevo voglia di ripensarci.

I’m tired of growing older

Mi raggomitolai sul sedile, avvolto al caldo del mio giubbotto pesante, nonostante non facesse poi così freddo. Ma a me piaceva stare così, circondato e coccolato dal caldo.

I’m getting weaker everyday

Una voce femminile e melodica intanto cominciò a cantare nella mia testa, direzionando pensieri e riportando alla luce ricordi che avevo dimenticato.

I carry the weight of you

Mi persi completamente in quei pensieri, mentre dal finestrino guardavo il paesaggio cambiare di continuo, senza tuttavia soffermarmi troppo a guardare qualcosa. Col corpo ero lì, ma la mia anima era da un'altra parte.

I carry the weight of you

La cosa più strana e più assurda di quando lasciavi qualcosa, era il sapere che avresti sentito la mancanza di tutti quei particolari, abitudini, cose e persone al quale, per tutti gli anni della tua vita, non avevi mai dato troppa importanza.

Lie down here beside me in the shadow water

Dovevo proprio lasciare tutto per rendermi conto di tutto ciò?! Che coerenza ragazzi!

Beside here where the sun is shining on a steel

Mi sentivo abbastanza ipocrita ad ammettere questi pensieri a me stesso...figuriamoci a parlarne! Nonostante ciò, sapevo che almeno con me stesso potevo dar sfogo a tutto ciò che volevo...nella mia testa, potevo sentirmi ed essere me!

Lie down now here beside me in the hollow water

Nessuna pietà, nessun giudizio, nessuna critica, nessuna superiorità...solo io che parlavo dei miei fantasmi con me stesso.
Solo io e me stesso.
Io e nessun'altro.

Beside here with the silver lightning standing still

Anche se certe volte avrei voluto, anzi volevo ancora...

The sirens’ calling

Che...

I follow the sun down north and I think of night

Okay, stavo davvero schizzando male! Lo ammetto!
Scossi la testa. Non volevo deprimermi, non in quel momento almeno...non davanti a mia madre, che se se ne fosse accorta, avrebbe cominciato a psico-analizzarmi e sezionarmi il cervello come fanno coi topi. Gli elettrodi glieli avevo dovuti far sparire!

And you hold so tightly, it’s hard to breath

Mi girai a guardarla. Grazie a Dio era completamente concentrata sulla guida!

And I’m tired of growing older

Sospirai...
Dopo tutto questo panegirico di pensieri, potevo affermare che...no, nessuno mi avrebbe cambiato la vita! Ce ne voleva! Ahah
Ero stato usato fin da piccolo da mia madre come cavia da laboratorio per i suoi 'studi' di pedagogia e sviluppo (in pratica la mia culla era una gabbietta per topi...sorvoliamo su questa alquanto triste storia!)...e non volevo certo ripetere l'esperienza con nessun'altro!
Il volontariato a gratis non era mai stato il mio forte...

I’m getting weaker everyday

"Che c'è?", sentii improvvisamente dire da mia madre.
Un violento brivido mi percorse la schiena.
"Nulla!", mi girai sfoggiando il sorriso numero 44 del mio repertorio, quello catalogato come 'innocente, ma non patetico', adatto ad per una persona anaffettiva come mia madre!
Senza neppure rendermene conto cominciai a battere leggermente il piede la tempo di musica.

I follow the sun down low

Nulla...

I follow the sun down low


Andrea's POV:


"Cos'è che dobbiamo fare domani?!", esclamai sconvolto.
"Andare a cena con una mia vecchia amica!", rispose mio padre.

Lie down here beside me in the shadow water

"E chi sarebbe questa 'vecchia amica'?!", chiesi diffidente, incrociando le braccia.
"Lo dice il nome!", ribattè mio padre col suo solito tono da saccente che tanto mi mandava in bestia. "Una 'vecchia'. 'Amica'! Conosci il significato di queste due parole?"

Beside here where the sun is shining on a steel

Si parlava di come mandarmi in bestia?!
Ecco qua!
Chi cazzo aveva detto che gli psicologi risolvono i problemi?! Giuro che quando lo scopro gli rovino la vita!!

Lie down now here beside me in the hollow water

"Io non ci vengo!", esclamai facendo per andarmene.
"No, Andrea! Tu ci vieni invece!", mi ordinò. "O te ne faccio pentire!"

Beside here with the silver lightning standing still

Chi diavolo aveva detto che ai nostri giorni vivevamo in una democrazia, non conosceva sicuramente il regime tirannico di quel despota di mio padre!

The sirens’ calling

"Ho da fare!", mi inventai. "Devo uscire!"
Non volevo dargliela vinta!
Mio padre incrociò le braccia. "E con chi dovresti uscire?", domandò con un sorrisetto cattivo.

The sirens' calling

Ahia...non ero affatto bravo a raccontare balle.
"Con Valeria...", mugugnai poco convinto.

Yeah I’m tired, I’m growing old

"Chi?! Quella in classe tua?", domandò apparentemente calmo.
Ci pensai su un attimo... "Sì, lei!", risposi, più convinto. "Serata a base di pizza!", annunciai cercando di darmi un tono.

I’m getting weaker everyday

"Quella che proprio domani sera deve andare a una festa sulla spiaggia?!", domandò ironico mio padre. "E che in questo momento sta mandando foto a destra e a manca per far vedere che si va a fare le vacanze in Polonia?!"
Che c'entrava la Polonia adesso?!

I am drowning, and you’re stealing every breath

Guardai mio padre perplesso, mentre lui mi fissava con uno sguardo trionfante...ahia...brutto segno!
"Perché in Polonia?", ripetei la mia domanda ad alta voce.
Lui per tutta risposta tirò fuori il suo cellulare e cominciò a trafficare con qualcosa che non potevo vedere.

Take me away and just

Dopo qualche istante, a momenti non mi ritrovavo col suo cellulare sbattuto in faccia.
"Guarda!", esclamò.
Io mi misi ad osservare più attentamente lo schermo. Si trattava di una foto di...no! Ditemi che non era vero!
"È lei Valeria, giusto?", domandò mio padre, ma dal tono pareva fosse retorica.
Bu-huuuu!!

Lie down here beside me in the shadow water

"Ehm...no!", provai disperatamente a mentire. "Intendevo un'altra Valeria..."

Beside here where the sun is shining on a steel

"Impossibile!", ribattè subito mio padre. "Non ci sono altre Valerie, o comunque ragazze che hanno un impegno con te per domani sera! Quindi è inutile che ci provi!", sentenziò. "Tu domani ci vieni alla cena!"
Nella mia, seppur poco sviluppata testolina, c'era qualcosa che non tornava però...

Lie down now here beside me in the hollow water

"Scusa...e tu come fai a sapere tutte queste cose?!", domandai mentre i miei occhi si fecero due fessure.

Beside here with the silver lightning standing still

"Uhm...", fece mio padre con noncuranza.
"Padre!?", lo ammonii usando apposta la parola formale.
"Beh...", cominciò. "Visto che tu non mi racconti mai come appaghi i tuoi bisogni sociali con gli altri..."
Oddio...improvvisamente non ero sicuro di voler sentire la fine di quel discorso.
"Ho pensato che anziché chiedertelo direttamente, rischiando di causarti imbarazzo e lievi traumi a livello di stabilità emozionale..."
Ditemi che mi sto immaginando tutto...
"...Ho pensato che fosse più semplice e veloce crearmi un falso profilo con quella cosa blu...", ovviamente stava parlando di Facebook, Dio mio! "Fare finta di essere una simpatica ragazzina e farmi amici tutte le persone che frequenti!"
Ero sconvolto...

The sirens’ calling

"Così posso anche analizzare la tua influenza in un gruppo sociale..."
Ero seriamente indeciso se ridere, piangere o prendere un coltello dalla cucina e mettere fine per sempre alla sua follia!
"Che ad essere sinceri, è alquanto scadente Andrea!"
AAAAAAAAH!!!

The sirens’ calling


SPAZIO AUTORE:
Ciao a tutti!!!
Dopo tanto tempo rieccomi qui!
Allora...non chiedetemi da dove spunti questa storia perché fino a tre ore fa non sospettavo neppure della sua esistenza!! (Sarà il troppo studio che mi ha dato alla testa!X) ahah
Comunque la storia funziona così: ogni dieci giorni (ragazzi siamo in periodo esami, comprendete!) Almeno per il momento, pubblicherò un capitolo, che avrà come titolo (e parte della storia) una canzone (hippoppettara!!) In pratica ogni capitolo avrà la sua colonna sonora! Ci siamo fin qui??? Bene!
Voi potete: recensire (così mi fate contento e vado avanti con la storia, che mi esalta assai, oppure in caso contrario potrei anche decidere di mollarla là...quindi recensite che mi fate contento!)
In più, potete anche proporre voi la canzone (hippoppettara!!! Quindi non provate a mandarmi i titoli de I ricchi&poveri che vi fucilo!!)
Magari vi sto spaventando un po', ma state tranquilli, non mordo ^w^ o forse sì........dipende!
comunque tutte le critiche, proposte, aspettative e consigli sono bene accetti!!!
Per cui fatemi sapere che ne pensate e ci vediamo tra dieci giorni per il prossimo capitolo!!
Ciaooo!!
mr Apricot

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Capitolo 2
*** If I never see your face again ***


CAPITOLO 1: If I never see your face again (Maroon 5 feat Rihanna)
 
 
Alberto's POV:
Mi sveglia di malavoglia verso un'ora non meglio precisata del mattino. L'unica certezza era che di sicuro le dieci le avevo passate da un pezzo!
Mi guardai intorno, sbattendo le palpebre ancora pesanti.
Dove diavolo ero?!
 
Ci misi un po' a realizzare che mi trovavo nella mia nuova stanza.
Fiuu...per un momento avevo pensato di essere nel letto di uno sconosciuto! Sarebbe stata una cosa da me.
Mi girai su un fianco per controllare, con la stessa grazia di un ippopotamo che sguazzava nell'acqua.
Uhm...vestiti sparsi in giro non ce n'erano...men che meno mutande.
Tastai per sicurezza tutto il piumone intorno a me, senza trovarvi anima viva.
Meglio...
 
Mi alzai di malavoglia, con già il broncio sulla faccia. Non mi piaceva abbandonare da solo un letto! Nessuno avrebbe dovuto farlo! Secondo me, era un autentico delitto!
 
Non avevo neppure voglia di rivestirmi, come sempre, così rimasi completamente scalzo in mutande e maglietta taglia non-so-quante-X (o come le chiamavo io 'X-verso-l'infinito-e-oltre'), nonostante io portassi a malapena una M, col risultato che sembrava indossassi una camicia da notte.
 
In quel momento, con la faccia che avevo, dovevo sembrare un pazzo o un travestito....oppure un pazzo travestito direttamente.
 
Aprii la porta della mia camera, per quanto di 'mio' ci fosse solo una valigia da disfare. Era la prima volta che vedevo i miei mobili, gli armadi e tutto.
Ieri sera non ci feci minimamente caso per la troppa stanchezza. Ricordavo solo che aprii la porta della camera praticamente buttandomici sopra alla cieca, visto che gli occhi erano già partiti in modalità sonno REM.
 
Fatto sta che adesso mi sentivo un 'Alice nel Paese delle Meraviglie', catapultato quasi di punto in una nuova realtà a me completamente estranea e che ero obbligato a chiamare 'casa', ma che per il momento non consideravo affatto come tale.
 
Per la questione 'trasloco' si era occupata di tutto quella anaffettiva di mia madre, con un paio di telefonate e via! Era lei il maschio alfa in casa e guai a mettere in dubbio la sua autorità!
 
Andai guidato da un sesto senso -quello dello stomaco- verso quella che probabilmente poteva essere la cucina.
Era più grande rispetto a quella di casa mi...volevo dire, rispetto alla 'vecchia casa' dove abitavo prima.
 
Esplorai con gli occhi quello che mi circondava.
Ambienti spaziosi, grandi finestre che facevano entrare un sacco di luce, colori chiari e caldi sia sulle pareti, sia sui mobili...sì, dai! Forse non sarebbe stato tanto male vivere qui alla fine!
 
Aprii il frigo e tirai fuori un cartone di latte, per fortuna c'era la madre che aveva pensato proprio a tutto!
Rovistai un po' in giro alla ricerca di una tazza e qualcosa di solido da mangiare, per poi andare a sistemarmi nella sala da pranzo.
Feci colazione con calma, rimisi tutto a posto e tornai di nuovo in camera.
Aprii la valigia e sparsi in giro tutta la mia roba alla ricerca dello spazzolino.
Quando lo tirai fuori e lo innalzai per aria con aria solenne, mi ricordai di botto una cosa molto, molto più importante...dove avevo messo il cellulare?!
 
Io che non guardavo il cellulare ogni due secondi era una cosa inconcepibile, quasi come se la Terra di punto in bianco prendesse a girare nell'altro senso...solo che la faccenda del cellulare era una cosa ancora più seria!
Feci un po' mente locale. Dove poteva essere?!
Andai ad aprire l'armadio dove avevo lanciato in malo modo giacca e vestiti la sera prima, cominciando a frugare in tutte le tasche.
Mm...no!
No.
Qui non c'era...
Neanche qui...
...
Eccoti finalmente!!
Lo tenni stretto fra le mani e accesi lo schermo.
 
Un messaggio.
Si erano proprio sprecati a cercarmi...
Appoggiai il dito sul rettangolino 'leggi' sullo schermo in basso a sinistra e aspettai qualche secondo che si caricasse.
Il messaggio era da... parte di mia madre, che felicità...
Ovviamente lei era già partita alla volta del suo nuovo studio da strizzacervelli.
Mi aveva scritto solo per avvisarmi di arrangiarmi da solo per il pranzo, visto che sarebbe tornata tardi verso le sei, oltre che per dirmi...di vestirmi bene per andare a mangiare fuori stasera?!
Che era successo? S'era presa l'influenza?
Io e lei a cena?! Ma quando mai!
C'era sicuramente qualcosa sotto...
 
Andrea's POV:
"Andrea!?", mi sentii chiamare da mio padre per l'ennesima volta.
"Dimmi...", dissi solo, ormai rassegnato.
Era da tutto il giorno che era ansioso e alquanto intrattabile -più del solito pacchetto completo 'padre-snervante-despota-e-tremendamente-invadente'!-. Insomma, era chiaro che c'era qualcosa che lo preoccupava!
Prima di uscire di casa, o per meglio dire, prima di trascinarmi brutalmente fuori di casa, aveva controllato attentamente come mi ero vestito. "Devi essere come minimo presentabile!", aveva detto. Beh? Non era una serata tra vecchi amici?! Sembrava dovesse andare a ritirare il Premio Nobel per la Scienza! (Nei tempi che furono giurai solennemente a me stesso che avrei impedito il catastrofico evento con tutte le mie forze!)
"Forza che sono già le sette passate!", incalzò lui scendendo le scale che portavano in garage a tutta velocità.
Dio mio, che ansia!
 
Mentre mi affrettavo per cercare di stargli dietro, cominciai a farmi qualche domanda su questa 'vecchia amica' che forse stavo un po' troppo sottovalutando.
Chi diavolo poteva essere?!
 
Nel momento esatto in cui mio padre mise in moto la macchina, automaticamente il mio cervello partì in modalità 'filmini mentali', cominciando a fantasticare su chi poteva essere la donna misteriosa.
Poi, nel bel mezzo del tragitto, sentendomi alquanto deficiente per non averci pensato prima, provai a chiedere qualcosa di più su questa persona.
"Scusa, ma...", cominciai voltandomi verso mio padre. "Chi sarebbe questa persona che dobbiamo vedere stasera?"
 
Una cosa alquanto strana -e anche un po' inquietante- di mio padre, era il suo modo di descrivere una persona. In tali circostanze infatti, sembrava di avere a che fare con due persone completamente diverse, una razionale e diplomatica, l'altra invece irrazionale e rabbiosa, in costante contraddizione l'una con l'altra...
Di solito cominciava sempre la parte razionale.
"Stasera avrai il piacere di conoscere una brillante psicologa..."
Poi veniva quella irrazionale...
"Che però è una ciarlatana!"
Razionale.
"A suo favore, va detto che sa anche essere una donna estremamente intelligente!"
Irrazionale.
"Ma è una stupida il più delle volte!"
Razionale.
"Una esperta conoscitrice dell'animo umano."
Irrazionale.
"Ma di una inumanità inaudita!"
Alzai gli occhi al cielo, esasperato, mentre mio padre continuò quel monologo con sé stesso.
Vabbè...tanto tra poco mi sarei ritrovato davanti a questa fantomatica donna!
Pazienza, Andrea! Pazienza!
 
Alberto's POV:
Eravamo seduti in un piccolo, ma grazioso ristorantino, arredato secondo uno stile tipicamente di gusto svizzero. Pareti completamente in legno, come l'arredamento, con stoffe pesanti e dai colori spenti, che andavano ad incorniciare teste di animali e altre singolari decorazioni che dovevo presumere fossero fatte di...corna?!
Nel complesso non era male, un posticino intimo scaldato da un bel caminetto in fondo alla sala che faceva molto effetto 'Natale'...però mi augurano vivamente che le teste di animali appese alle pareti fossero finte...insomma, pareva avessero sterminato una foresta intera!
In più faceva un caldo incredibile e io stavo cominciando ad odiare quel, seppur magnifico, completo che avevo addosso.
Chi bello vuole apparire, un poco deve soffrire!
Peccato che sentivo già le cascate del Niagara scendermi giù lungo i lati delle costole. Speravo solo che il deodorante che avevo messo fosse davvero a prova di 'situazioni estreme' come diceva la pubblicità, altrimenti la cosa si sarebbe fatta ulteriormente imbarazzante.
Lanciai un'occhiata a mia madre. Lei se ne stava seduta nel posto accanto al mio, sfogliando il menù con la stessa attenzione con cui studiava le lastre fatte al mio cervello quando ero più piccolo. Il tutto continuando a far ruotare lentamente -troppo lentamente- il bicchiere di vino che teneva in mano.
"Quest'uomo sta divorziando!", esordì d'un tratto. "È lavorativamente insoddisfatto e...odia sua madre!"
"Chi?!", esclamai prima ancora di riuscire a formulare qualsiasi pensiero. La mia lingua parlava senza che il mio cervello entrasse in funzione?! Ma bene!
"Questo!", disse sventolandomi il libretto del menù davanti alla faccia.
Oddio...cosa stava dicendo adesso?!
"Un tale...", fece poi cercando qualcosa sul retro del libretto. "grafico del...Maya Grafic! Dio mio, che nome orribile!" Ovviamente non riusciva mai a trattenersi coi complimenti.
"E quindi?", domandai. Che cazzo te ne frega a te?
"E quindi, mio caro povero sprovveduto..."
Ti voglio bene anch'io, strrr...
"...È per persone così che la nostra società va a rotoli."
Mi limitai ad alzare un sopracciglio.
"Persone così, emotivamente instabili...", cominciò a spiegare afferrandomi un braccio e avvicinandosi sempre di più con fare cospiratore. "...sono quelle che lanciano continuamente messaggi negativi intorno a loro! Deprimono e rovinano tutto ciò che gli sta intorno!"
No comment.
"E la cosa peggiore, è che lo fanno a livello inconsapevole!", continuò. "Quindi non sono neppure in grado di rendersi conto del peso e della gravità di ogni loro azione! Capisci?!"
Non feci in tempo ad emettere alcun suono che ritornò subito all'attacco.
"E proprio perché noi abbiamo coscienza di questa cosa, abbiamo la possibilità di risolvere, estirpare, eliminare definitivamente il problema alla sua radice!", esclamò con gli occhi che avevano cominciato a luccicare e fermando completamente la circolazione sanguigna del mio braccio.
"Cioè...", domandai cauto. "Stai dicendo che vorresti ammazzare una persona solo perché non è felice?", per la serie mandiamo a fanculo milioni di anni e sforzi da parte di quella poveretta di Madre Natura! Io fossi in lei un orso assassino o qualsiasi altro animale nei paraggi l'avrei fatto entrare in azione, ora e subito!
Mia madre mi rivolse la sua solita occhiataccia adottata per quelle occasioni speciali in cui non voleva neppure sprecare fiato per rendermi erudito del mio basso livello di Q.I.!
D'un tratto sentii qualcuno schiarirsi rumorosamente la voce dietro di me.
 
Andrea's POV:
"Dottoressa Martin!", esclamò mio padre
 rivolgendosi ad una donna seduta vicino
ad un ragazzo che ci dava le spalle.
Questa alzò la testa, squadrando per bene mio padre.
"Dottor Latorre!", rispose con quello che presumevo
dovesse essere una sorta di sorriso,
ma che dava tutta un'altra impressione.
Si alzò in piedi per andare a salutare mio padre.
Non era una donna tanto alta,
 vabbè che coi due metro e passa di mio
 padre pure io sembravo un nano!
 Però comunque doveva essere di molto più bassa di me.
Ad ogni modo...capelli castano chiaro,
rigorosamente dritti e maniacalmente precisi,
come il suo vestito e i lineamenti duri e decisi del volto.
"Vedo che sei rimasta sempre uguale in tutti questi anni!",
disse mio padre stringendole la mano.
Era una mia impressione o c'era una
punta di acidità nella sua voce!?
La donna scoppiò a ridere.
 "Lo sai come si dice no? Chi non ha gambe, ha cervello!",
 rispose posando per un secondo
 lo sguardo sui piedi di mio padre.
A quanto pare non era stata solo una mia impressione.
Qualcosa mi diceva che mio padre non
 avesse ben chiaro il concetto di 'amica'.
Passò qualche secondo di silenzio imbarazzante,
in cui mio padre cercò di uccidere la donna con lo sguardo
e questa rispondeva con uno sfottente mezzo sorriso
-sempre se quello poteva essere
  considerato un sorriso-.
"Posso presentarti mio figlio, dottor Latorre?",
esclamò poi d'un tratto la donna,
 indicando con un cenno della testa
il ragazzo seduto ancora al tavolo.
"E io posso farti conoscere il mio?",
rispose mio padre con lo stesso tono.
In quella situazione tanto assurda,
mi ero completamente dimenticato
 che c'era anche una quarta persona coinvolta.
Mi voltai verso di lui e...Oddio...
 
Now as the summer fades
 
"Salve!", salutai muovendo le dita e cercando di sorridere il più possibile.
Mia madre aveva parlato di un certo dottore,
ma non aveva mai detto che ci sarebbe stato
anche il figlio del dottore!
Cominciai a squadrarlo per bene.
 
I let your slip away.

Si trattava di un ragazzo più o meno della mia età
 
You say “I’m not your type
 
Sembrava un tipo normale, il classico ragazzo con
occhi...

But I can make you sway
 
Occhi verdi...dovevo ammettere molto belli.
 

It makes me burn to learn
 
...E capelli scuri!

You’re not the only one

Capelli castani, tendenti al biondo.
 O meglio, la parte superiore della testa era di quel colore,
perché dietro e ai lati era quasi completamente rasato.
 
I’d let you be if you

 
Di statura normale, forse un po' troppo magrolino...
 
put down your blazing gun
 
Più o meno col mio stesso fisico,
forse con le spalle più larghe delle mie
-anche se io non avevo proprio spalle!-.
 
Now you’ve gone somewhere else

 
Viso ovale, dai lineamenti morbidi...
 
Far away
 
Il viso aveva gli stessi lineamenti duri
della madre, con tanto di zigomi alti...

I don’t know if I will find you
 
Naso normale, forse un po' a patata,
comunque sempre meglio di quello del padre,
che aveva il classico naso 'alla Dante'!
Aaaah! Che brutto!
 
But you feel my breath
Naso appuntito da dove,
in mezzo alle narici,
 spuntava un piercing...
 
On your neck
 
Labbra carnose...
Molto invitanti...

Can’t believe I’m right behind you
Labbra strette...
 
‘Cause you keep me coming back for more
 
Indossava una camicia tinta unita chiara con dei semplici pantaloni.
Elegante, ma non troppo pretenzioso...
 
And I feel a little better than I did before
 
Indossava un completo scuro,
con tanto di cravatta coordinata,
dal quale si potevano notare
 dei tatuaggi lungo il collo...
 
And if I never see your face again
 
Se avessi dovuto descriverlo...
 
I dont mind

con una sola parola...
 
‘Cause we gone much further than I thought we’d get tonight!
 
Di sicuro...

Sometimes you moves so well
 
Avrei detto...

It’s hard not to give in!
 
Sobrio.

I’m lost, I can’t tell

 
Eccentrico.
 
Where you end and I begin
 
Mi ritrovai improvvisamente suo padre davanti,
con una mano tesa verso di me.

It makes me burn to learn
 
"E tu saresti?", mi sentii chiedere d'un tratto.
Mi girai, trovandomi davanti sua madre
con quel suo strano sorriso
stampato in faccia.
 
Im with another man
 
"Piacere di conoscerla...", dissi alzandomi velocemente dalla sedia
per salutarlo con educazione.
Per tutta risposta suo padre mi strinse la mano, stritolandomela,
e fissandomi il collo con uno sguardo che non mi piaceva per niente.
 
I wonder if hes half
 
"Andrea", risposi semplicemente stringendole appena la mano.
Sentii dei brividi lungo la schiena quando toccai le sue dita secche,
sottili e fredde...parevano le mani di una strega!
Aaaaah...qualcuno mi salvi!
 
The lover that I am
 
Qualcosa mi diceva che non gli avevo fatto una buona impressione.
"Permetti a tuo figlio di sfregiarsi il corpo con
delle cose tanto stupide come tatuaggi e piercing?", domandò di botto
l'uomo rivolgendosi a mia madre.
Ecco, me lo sentivo...
 
Now youve gone somewhere else
 
C'era da aspettarselo che mio padre facesse un'uscita
del genere! Se non riusciva neppure lontanamente
a tollerare la vista di un piccolo tatuaggio, figurarsi
la vista di quel povero malcapitato!
La donna comunque gli rivolse un'occhiataccia.
"Gli lascio esprimere liberamente la sua angoscia
nei confronti del mondo!", sibilò poi.
 
Far away
 
Angoscia!? Come prego?!
 
I don’t know if I will find you
 
"Perché il suo corpo dovrebbe esprimere angoscia?!",
esclamò polemico mio padre.
 
But you feel my breath On your neck
 
"E cosa dovrebbe esprimere?", ribattè acida mia madre.
Sbaglio o c'era un po' tanto astio tra i due?
 
Can’t believe I’m right behind you
 
"Rigore, per esempio!", cominciò a urlare mio padre.
Era la prima volta che lo vedevo scaldarsi tanto,
mi domandavo se fosse stato il caso di andarsene
prima che potesse succedere qualcosa.
 
‘Cause you keep me coming back for more
 
"Disciplina!", continuò l'uomo. "Rispetto!"
Tesoro mio, ti voglio bene, ma qua stavamo ancora
al periodo dell'anteguerra però!
 
And I feel a little better than I did before
 
"Ma per favore!", sbuffò la donna
con un gesto della mano.
"Piuttosto, perché non ci sediamo?", domandò poi.

And if I never see your face again

 
Senza che nessuno aggiungesse altro
ci accomodammo -o meglio, si accomodarono-
tutti al nostro tavolo.
Finalmente ragazzi!
 
I dont mind
 
Mi accomodai con un sospiro di sollievo,
pareva che la Terza Guerra Mondiale fosse
stata rimandata per il momento.
 
‘Cause we gone much further than I thought we’d get tonight
 
Grazie a Dio, venne un cameriere a prendere le
nostre ordinazioni, illustrandoci le specialità della casa.
L'ennesimo silenzio imbarazzante però calò quando se ne andò.
"Posso farti una domanda, collega?",
domandò ad un certo punto il dottor Latorre.
 
Baby, baby
 
Alzai la testa dal tovagliolo che stavo torturando.
Forse prima avevo parlato troppo presto...
 
Please believe me!
 
"Posso chiederti secondo quali principi e teorie
della moderna pedagogia, hai pensato di tirar
su tuo figlio?", chiese poi.
Ancora?! E basta però!
In fondo ero lì davanti!
 
Find it in your heart to reach me
 
Mio padre era quel genere di persona che
voleva sempre avere l'ultima parola.
Avrei voluto sotterrarmi,
lì e in quel preciso momento!
 
Promise not to leave me behind
 
"Secondo le più avanzate e moderne, caro collega!",
rispose acida mia madre.
"Ovviamente non mi aspetto che tu le conosca!", disse poi.
Sempre la solita...
 
Take me down, but take it easy!
 
E fu così che sua madre zittì per
 l'ennesima volta mio padre...
Dio mio!
Lanciai un'occhiata al figlio della
dottoressa Martin.
"Mi dispiace", mimai con la bocca
non appena incrociai il suo sguardo.
 
Make me think but don’t deceive me

 
Gli risposi facendo spallucce.
Non mi interessava minimamente cosa
pensasse suo padre di me in fondo.
 
Torture me by taking your time..
 
Non sembrava essersela presa.
Meno male!
Mi sentii un poco sollevato...
 
‘Cause you keep me coming back for more
 
Rimasi un po' lì ad osservarlo meglio.
Dovevo ammettere che non sembrava poi
tanto male a guardarlo meglio...magari non era
come i ragazzi con cui avevo a che fare io,
ma aveva anche lui un suo perché...
 
And I feel a little better than I did before
 
"Alberto?!", esclamò improvvisamente
la dottoressa Martin.
Vidi suo figlio riaversi dai suoi pensieri
e girarsi verso di lei
in attesa che gli dicesse qualcosa.
Dunque il suo nome era Alberto...
 
And if I never see your face again
 
"Se non fossi completamente sicura
delle tue inclinazioni sessuali...", cominciò mia madre.
"Visto che ne ho seguito attentamente lo sviluppo durante
la fase più delicata della tua pubertà...", fece una pausa.
"Più che guardare con la faccia da pesce lesso
 la cameriera che stava dietro ad Andrea...
Sembrava che stessi guardando proprio Andrea.
Al che mi sono detta 'è impossibile! Sicuramente mi sto sbagliando!'",
aggiunse poi cominciando a ridere.
Il padre di Andrea invece mi lanciò
un'occhiataccia scettica.
Inutile dire che mi sentii avvampare violentemente!
 
I dont mind
 
A quanto pareva non ero l'unico ad avere
un genitore dalle uscite impossibili...
 
‘Cause we gone much further than I thought we’d get tonight
 
"Infatti...", cinguettai appena.
Avevo anche cominciato a sudare brutalmente!
Tentai di allargarmi un po' il colletto della
camicia per prendere un po' d'aria.
Ma quanto cazzo faceva caldo in quel ristorante?!
Mi dovetti sforzare per calmarmi, perché tra il caldo
e le uscite del cavolo di mia madre, tra la tensione e
il fatto che avevo inconsciamente smesso di respirare,
mi sentivo una nausea tremenda allo stomaco.
 
‘Cause you keep me coming back for more

Rimase piuttosto calmo di fronte a
quell'imbarazzante commento di sua madre.
O almeno, sembrava calmo.
Comunque dovevo ammettere che
 un po' (un po' tanto!)
 pensavo di riuscire a capirlo...

And I feel a little better than I did before
 
Notai lo sguardo carico di comprensione
che mi rivolse Andrea.
Non si trattava di pietà, fredda cortesia
o altro.
Sembrava sincero.
Ed era così...
 
And if I never see your face again

Per quanto si vedesse lontano un miglio
che Alberto era quel tipo di ragazzo
dall'indole un po' cattiva.
Sicuramente doveva essere...


I don’t mind

 
Dolce...
 
‘Cause we got much further than I thought we’d get tonight
 
Stronzo.

 
SPAZIO AUTORE:
Allora, rieccomi qua! Alla fine il primo capitolo l'ho scritto!
Innanzitutto volevo ringraziare caty_21 e musike per le recensioni! Grazie, grazie, grazie davvero! Le vostre proposte per le canzoni mi hanno dato degli spunti per i prossimi capitoli, quindi sappiate che le userò X) ahah
Grazie anche a The_Lock e Fededeko per aver inserito la storia tra le preferite!
Detto ciò, vorrei aggiungere che dedico questo capitolo alla mia Lea_z_98, sono straentusiasta che abbiamo ripreso a sentirci!;) dico davvero! sperando di riuscire a distrarti un po' con questo capitolo(e soprattutto che ti piaccia!), stammi bene! Ahah
Andando avanti, per rispondere ad un po' di domande e chiarire dubbi, visto che con il termine 'canzoni hippoppettare' vi ho mandato in crisi, facciamo canzoni sulla quale vi piace ballare, scatenarvi o che so io (alla fine deciderò io comunque!), pooooi...Andrea e Alberto abbiamo visto in questo capitolo in che circostanze si sono incontrati per la prima volta, abbiamo ulteriormente avuto prova della follia dei genitori, MA! per quanti di voi vorrebbero, i due pargoletti non si metteranno insieme, nonostante nelle note avevo comunque avvertito lo Slash, (perché conoscendomi, sapevo che mi sarebbe dispiaciuto non vedere Alberto felicemente sistemato!)
Per curiosità, secondo voi, come mai tanto astio tra i due genitori?? E come pensate si evolverà la faccenda dopo questa 'imbarazzante' cena insieme??
Ovviamente non vi anticipo nulla!
Ci vediamo tra 10giorni dunque, sempre se voi continuerete a leggere, recensire, seguire e proporre però!
Ciaooo!
Ps la terza parte del capitolo è veramente stupendo con la canzone dei maroon 5 e Rihanna di sottofondo! Fidatevi! Provare per credere! X)
mr Apricot
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Baby baby baby ***


CAPITOLO 2: Baby baby baby (Joss Stone)
 
Andrea's POV:
Era una noiosissima domenica pomeriggio, di quelle tristi e malinconiche in cui non succede niente...ma proprio niente.
Una di quelle domeniche in cui fuori pioveva a dirotto ed eri costretto a stare chiuso in casa. Che palle...
L'unica cosa forse positiva, era che almeno mio padre non era in casa (come al solito d'altronde) e ovviamente però aveva incaricato il sottoscritto di occuparsi di pulizie, riordinare casa, nonché cucinare per tutti.
La cosa sarebbe stata anche ragionevole di per sé, se non fosse stato che sapevo già che avremmo avuto ospiti...i quali altri non erano che suoi colleghi invitati all'ultimo momento. Quindi anziché in una pentolina piccola, avrei dovuto far da mangiare calcolando almeno altre quattro persone (un esercito...calcolando quanto piacesse mangiare a mio padre & company!)
Vabbè...quindi, come al solito, mi ritrovai a fare il 'dispered housewife'...con una vita però sicuramente meno eccitante e trasgressiv.
 
Notai che l'orologio in cucina segnava già le sette e qualche minuto.
Se avessi voluto far pronto per un orario decente, visto il numero di persone da sfamare, mi sarebbe convenuto iniziare subito a tagliare verdure e armeggiare sopra ai fornelli.
Però prima andai in camera mia, a prendere una cosa per me essenziale...il mio 'impiantino' stereo, come lo chiamavo io, che consisteva in tablet e due piccole ma potenti casse! Citando il genio di Aladin, "enormi poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale!"
E proprio perché era una cosa così piccola (ma comunque casinara!), mi faceva letteralmente impazzire!
Chiunque avesse toccato il mio impiantino avrebbe visto trasformarsi il sottoscritto in qualcosa di gran lunga peggiore ad un vampiro, licantropo o mostro di qualsiasi tipo.
Dopo il grande successo di "Non aprire quella porta", "L'esorcista" e chi più ne ha, più ne metta...il mondo dell'horror avrebbe conosciuto "Non toccare il mio impiantino stereo!", gentilmente offerto dalla Andrea's Production.
 
Okay...dopo essermi riavuto dalle mie cazzate, mi ricordai del motivo per cui ero in camera (e non in cucina).
Afferrai casse e tablet, stando attento a non pestare fili e cavi vari, che penzolavano minacciosi davanti ai miei piedi.
Per fortuna arrivai in cucina sano e salvo!
Mi sbrigai a collegare tutti i cavi, sbloccai il tablet e feci scorrere la lista delle canzoni, alla ricerca di qualcosa che fosse di mio gradimento in quel momento.
Avevo voglia di ascoltare qualcosa di tranquillo, qualcosa che scaldasse un po' il freddo della giornata...qualcosa di caldo, un po' allegro...
In mezzo a tutte le mie canzoni schifosamente pop commerciali, ne trovai una un po' vecchiotta...per niente hip hop...ma comunque con un suo ritmo niente male.
Sarebbe stato figo farci una coreografia sopra.
"Joss!", esclamai. "Da quanto tempo, vecchia mia!", dissi, ridendo per il fatto che stavo parlando da solo, prima di premere play.
 
Baby, baby, baby
 
Alberto's POV:
La mia fantomatica nuova vita era cominciata con un sabato sera da dimenticare, tra mia madre e il suo 'amico' (termine altamente inappropriato, ma l'unico che mi veniva in mente per indicare quel...quell'essere!), e stava proseguendo con una noiosa e deprimente domenica che sembrava l'inizio del Diluvio Universale.
 
Tell me do you really love me
 
Se non altro la grande madre almeno era via!
Fiuuu...meno male!
 
Baby, baby, baby
 
Avevo casa libera! Avevo anche tutta la sera libera!
Il tutto sarebbe stato perfetto se...
 
Will you always be there for me
 
Se almeno avessi avuto qualcuno da invitare...
 
I can't live without your lovin
 
Cominciai a chiedermi perché non mi ero fatto dare il numero da quel ragazzo.
 
Baby can't you see
 
Già, perché non gli avevo spudoratamente chiesto il numero con un pretesto scemo?!
 
Baby, baby, baby
 
Ci pensai su un attimo...
 
Tell me do you love me now
 
Ricordandomi poi come, dopo l'uscita sulla mia sessualità fatta da mia madre, suo padre abbia trascorso il trascorso il resto della serata facendo allusioni più o meno velate...
 
I can't wait to see your face everyday
 
Dio, quanto odiavo quell'uomo!
 
I can't explain the way I feel when I'm around you
 
Quindi, alla fine, credo che fosse per il semplice fatto che non volevo avere più niente a che fare, neppure indirettamente, con quell'uomo...a farmi desistere dal flirtare col figlio. Anche se dovevo ammettere che sarebbe stata una bella 'vendetta'...
 
There's a space in my heart that belongs to only you
 
Però questo avrebbe voluto dire abbassarmi al livello di quell'uomo...e poi non potevo essere così meschino da imbrogliare quel ragazzo.
 
And no one else in this world comes close to you
 
Tentare anche solo di confonderlo, solo per ripicca nei confronti di suo padre.
Solo per una insinuazione...beh, più di una a dire la verità!
 
Do you understand what I'm saying
 
Comunque, stavamo dicendo...Alberto! No! Non si fa!
Alberto...cattivo Alberto!
 
Do you understand me
 
Sbuffai...questi erano i tipici folli, perversi e depravati monologhi mentali che mi facevo quando non avevo nulla da fare...
 
Got a thing for you and I'm not playing
 
La logica quindi suggeriva di trovare qualcosa da fare, Alberto, per cui...diamoci da fare!
 
It's something I need to know
 
E chi aveva voglia di muoversi però?! Ero meravigliosamente spalmato sul divano, talmente meravigliosamente che il divano ed io avremmo potuto fare concorrenza con la fantastica accoppiata 'pane&nutella'!
 
Baby, baby, baby
 
Osservai il divano sotto di me.
A pensarci bene, realizzai che aveva tutte le caratteristiche che cercavo in un uomo...
 
Tell me do you really love me
 
Più grande di me...morbidoso, ma non troppo...sempre impeccabile!...un porto sicuro dove potermi rifugiare...che mi sostenesse sempre...
 
Baby, baby, baby
 
Inclinai la testa da un lato, mentre continuavo a osservare sempre più interessato il mio divano.
"Sei forse tu l'uomo della mia vita?", gli domandai poi.
 
Will you always be there for me
 
Silenzio.
Anche se non capivo perché speravo in una qualche risposta.
 
I can't live without your lovin
 
A pensarci bene però, c'era anche il detto 'chi tace consente'!
Sentii la mia bocca distendersi in un sorriso.
 
Baby can't you see
 
Peccato che in Italia i matrimoni tra umani e non erano fuori discussione...
 
Baby, baby, baby
 
Vabbè, divano...forse il mondo non era ancora pronto per la nostra sconsiderata, passionale e alquanto discutibile relazione clandestina.
 
Tell me do you love me now
 
Uffa...
 
Tell me do you love me now
 
Pensai a cosa potevo mettermi a fare...giusto per non rimanere a poltrire tutto il tempo sul divano.
 
I can't imagine how my life would be without you
 
Sul fronte cena, avrei ripiegato su qualche piadina. In cinque minuti e armato di microonde ero capace di fare faville quando si trattava di spuntini sfiziosi.
 
Oooop
 
Forse c'erano anche delle patatine da qualche parte.
 
I don't know if I'd survive another day
 
Patatine...
 
Oooop
 
Quale sublime invenzione!
 
No pressure but I'd love to keep you safely
 
Okay...basta, per carità!
Comunque, sul fronte cena, si poteva dire che ero a posto!
 
Promise me it's real
 
Ed erano solo le sette e mezza...
 
And that you would never fake it
 
Che palle...
 
Do you understand what I'm saying
 
Oppure no.
 
Do you understand me
 
Avevo giusto un bel po' di tempo per fare quattro salti...nonostante non amassi ballare da solo...però almeno mi sarei tenuto un minimo in allenamento.
 
Got a thing for you and I'm not playing
 
Corsi in camera, spostai il letto, trascinandolo fino al muro, dopodiché cominciai ad armeggiare con casse e computer.
 
I'm not playing
 
Era da un po' di giorni che non mi ero più esercitato, a causa dei preparativi per il trasloco, e in quel momento cominciai a sentire tutta la carica e la tensione che non avevo scaricato negli ultimi giorni.
 
I'm not playing
 
Si poteva quasi dire che per me ballare fosse diventato un bisogno fisiologico.
 
Baby, baby, baby
 
Dovevo ballare. Il 'non ballare' non era proprio contemplato!
 
Tell me do you really love me
 
Non diciamo bestemmie, per favore!
 
Baby, baby, baby
 
Cominciai a cambiarmi mentre dalle casse del mio computer partivano i brani della playlist che avevo selezionato.
 
Will you always be there for me
 
Alla fine indossavo un vecchio paio di pantaloncini scuri, una canottiera da camionista e un paio di scarpe di tela ormai quasi completamente distrutte (almeno non mi sarei sentito in colpa nel rovinarle ancora di più), mentre le caviglie erano strette dalle ginocchiere che dovevo ancora sistemare. Però non per il momento.
 
I can't live without your lovin
 
Cominciai a fare un po' di stretching, partendo con delle isolazioni della testa a ritmo di musica.
 
Baby can't you see
 
Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra.
 
Baby, baby, baby
 
Mi sentivo un pendolo.
 
Tell me do you love me now
 
Mancava solo che mi mettessi a suonare allo scoccare dell'ora.
 
Tell me do you love me now
 
Paradossalmente però, come se mi avesse letto nel pensiero, al mio posto iniziò a suonare il mio cellulare, che avevo abbandonato sul letto.
 
Ooh Ooh
 
Finii di fare le mie isolazioni di testa, dopodiché andai a controllare.
 
Love me baby, love me baby
 
Doveva essere un messaggio.
Afferrai avidamente il telefono, curioso come una scimmia di scoprire chi era (visto che nessuno di quei brutti bastardi dei miei amici si era ancora degnato di scrivermi!).
 
Nothing else don't matter
 
Almeno qualcuno si era ricordato di me però!
 
Your love is all I'm after
 
Tutta l'allegria e la contentezza sparirono in un istante quando vidi chi era il mittente.
 
Ooh I need to have ya
 
Per una volta, rimpiansi persino i messaggi di mia madre.
 
I don't need no other man
 
La persone in questione era...
 
You're the one my heart demands
 
"Luca", sospirai senza fiato.
 
I'm your girl
 
Si trattava di...Luca...Nobili...il ragazzo di cui ero sempre, irrimediabilmente, schifosamente cotto marcio da cinque anni a questa parte.
 
You're my world
 
Era più grande di me di tre anni.
 
Please don't let me down
 
 E...che dire?! Luca era...Luca!
 
Don't let me down
 
Un ragazzo simpatico, sempre gentile nei modi, con due occhi raggianti e un sorriso che cancellava ogni mio malumore.
 
Tell me do you really love me
 
Era stato il mio primo amore, la mia prima cotta, il mio primo sogno erotico gay persino...per me era tutto.
Ma il tutto era sempre accaduto solo nella mia testa.
 
Baby, baby, baby
 
Non ne avevo mai parlato con nessuno di lui.
E di cosa avrei dovuto parlare poi, di mie fantasie e speranze?!
 
Will you always be there for me
 
Peccato che da cinque anni la sua presenza mi faceva sempre lo stesso effetto...
Sempre mal di stomaco, sempre ansia e mai che riuscissi a stare rilassato.
Avevo provato a dimenticarlo...inutile dire che non ci ero mai riuscito.
Mi illudevo per un certo tempo, ma poi quando lo vedevo, tutto ciò che provavo per lui tornava con violenza a galla...troppa violenza.
 
Baby, baby, baby
 
E solo con lui mi comportano così...con lui e basta.
 
I can't live without your loving
 
Nella realtà delle cose però, le cose erano ben diverse.
Non si poteva dire che fossimo esattamente amici, non eravamo niente di definito in realtà. Alla prova dei fatti non lo conoscevo per niente.
Eppure, contro ogni logica e buon senso, continuavo a illudermi...
 
Baby can't you see
 
Ci si incontrava una volta ogni morte di papa, sì chiacchierava del più e del meno e poi non si concludeva mai niente...per quanto ci avessi provato, non ero mai riuscito ad arrivare a nulla di concreto con lui.
Neppure ad essergli effettivamente amico.
 
Baby, baby, baby
 
Non potevo neppure lamentarmi del suo comportamento però, visto che comunque non potevo pretendere niente alla fine.
 
Tell me do you love me now
 
Visto che al di là di tutta la bontà d'animo era etero convinto!
E ironia della sorte era stato con lui che avevo capito di essere gay.
 
Baby, baby, baby
 
Dannato Luca! Schifoso bastardo!
 
Tell me do you love me now
 
Ovviamente quando cercavo di avvicinarlo, lui sembrava allontanarsi...quando invece mi dicevo che era una speranza persa, lui tornava a farsi vivo...
Perché dovevo essere così dannatamente sfigato?!
 
Baby, baby, baby
 
Fatto stava che ero talmente messo male che, senza rendermene conto, scivolai sul pavimento cominciando a piangere, mentre la musica continuava ad andare, ma io non la sentivo...ed era stato solo un suo messaggio a farmi ridurre in quello stato.
 
Will you always be there for me
 
Sentii improvvisamente freddo...mi sentivo triste...mi sentivo solo.
La cosa che mi faceva più incazzare era la consapevolezza che avesse tutta questa spropositata influenza su di me...mentre lo stesso non si poteva dire di lui...
 
I can't live without your loving
 
Non era normale...sapevo che non era affatto normale che una persona si comportasse così, eppure non riuscivo a farci niente.
 
Baby can't you see
 
Quella situazione era un incubo.
 
Baby, baby, baby
 
Un incubo alla quale però non riuscivo a rinunciare.
 
Tell me do you love me now
 
 
Perché?
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
Ciao a tutti!
Con un po' tanto ritardo, eccomi qui alla fine! Dunque, grazie a The_Lock e Musike per le recensioni e quanti hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate!!
Ora, dopo essere uscito abbastanza sano e salvo dalla fantomatica sessione esami, ho deciso di continuare ad aggiornare questa storia in ogni caso (quindi potete stare tranquilliX) una volta a settimana, il martedì!
Che altro dire? Questo capitolo era un po' di passaggio, dal prossimo vedremo l'entrata in scena di alcuni personaggi importanti per la storia! Tuttavia in questo capitolo (che è un azzardo in tutti i sensi, secondo me!) vediamo la pseudo presentazione di questo fantomatico Luca (e del divano!!! Altro personaggio importante ragazzi! Stavo giusto pensando a una ship che vedeva le coppie Andrea/divano e Alberto/divano...okay sono un po' depravato in questo momento ma...divano avrà la sua 'importanza'!)
Passando alla canzone della storia, so già che mi beccherò una denuncia per istigazione alla violenza, ma vi metto lo stesso il link della canzone (che a me, pure che non è hip hop, esalta assai!)
 
https://m.youtube.com/watch?v=9s6WHJWdD9U
 
Chi mi conosce sa che ritengo che si possa essere profondi anche restando allegri (e non per forza facendo i depressi cronici, senza voler offendere nessuno e con la massima stima e rispetto per tutti comunque e in ogni caso!)
Vorrei ringraziare Gian per i gai consigli e tutto l'aiuto che mi da :) ahah
E...vabbè, fate una cosa brava e buona e ditemi che ne pensate:) recensite, recensite, recensite! X)
PS. E anche buon S. Valentino in ritardo a tutti, perché sappiate che vi amo anche per il semplice fatto che siete inciampati in questa storia!X) ahah
Okaaay, basta con le cretinate per stasera!
mr Apricot

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Capitolo 4
*** Cinderella ***


CAPITOLO 3: Cinderella (Alexandra Joner)

 

Alberto's POV:

Erano le otto e mezza del mattino e io me ne stavo davanti a quell'edificio che sarebbe dovuto essere la mia nuova scuola, con una smorfia di disgusto stampato in faccia.

Che orrore!

"Io vado, Alberto", fece mia madre dietro di me. Se ne stava seduta comoda al posto di guida lei, mentre io ero costretto a stare fuori al freddo e al gelo. "Ci vediamo stasera", aggiunse poi col suo solito tono privo di emozioni...Dio mio stava parlando con qualcosa che aveva messo al mondo! Possibile che non le facessi neppure un po' di pietà!?

"Vedi di non darmi noie come nell'altra scuola", disse poi improvvisamente.

No. Evidentemente non le facevo minimamente pena...

 

 

Andrea's POV:

Lunedì mattina.

Prima ora.

Religione.

E per quanto sapevo che un inizio settimana potesse cominciare mille volte peggio, ero già completamente, dannatamente e irrimediabilmente stanco morto...Mi chiedevo come avrei fatto ad arrivare fino alla quinta ora in quelle condizioni...se mai ci fossi arrivato.

 

Presi a girare alla cazzo per quell'edificio che già

sentivo profondamente di odiare. Non mi presi nemmeno

la briga di chiedere in segreteria dove si trovasse la mia

nuova classe...tanto prima o poi ci sarei finito davanti comunque.

 

Sprofondai sconfortato sul banco...

quanto ci metteva a suonare quella 

dannata campanella?!

 

Alla fine del corridoio, dopo essermi fatto ben

due piani, essere passato davanti ad una ventina di

classi con le porte aperte, dove incrociavo gli sguardi

di stupidi ragazzini e incontrato lungo i corridoi il

personale scolastico dall'aria altrettanto poco sveglia,

trovai 'finalmente' il cartellino che indicava la 5AS.

Ero riuscito a trovare la mia nuova classe alla fine...

Fanculo...

 

"Ehi?", mi sentii improvvisamente sfiorare il braccio.

Tirai su un poco la testa, incontrando lo sguardo di Samantha,

mia amica nonché compagna di banco.

"Tutto a posto, Andre?", domandò.

"Sto crollando dal sonno...", bofonchiai,

con tanto di sbadiglio.

Dio mio, ero distrutto...

 

"Ehi, scusa?", sentii chiedere d'un tratto

da qualcuno alle mie spalle.

Mi girai, ritrovandomi davanti una ragazza

un po' più bassa di me.

"È questa la 5AS?", domandò poi,

sorridendo imbarazzata.

 

"A chi lo dici...", sbuffò Samantha, alzando gli occhi

al cielo e facendo segno di volersi tagliare le vene.

Una svenata in compagnia sarebbe senz'altro stata

meno deprimente dell'argomento di quella mattina...

Che cosa...può spingere...una persona...al suicidio...

E io ci avrei aggiunto anche un "che palle!".

 

"Credo di sì, ma non ne ho la certezza assoluta", risposi abozzando un sorriso.

"Sei nuovo anche tu per caso?!", esclamò lei con uno strano slancio di entusiasmo.

"Si vede così tanto?!", ribattei io scoppiando 

a ridere.

"Ah, ah", cominciò a ridere anche lei. "No, no!", 

si affrettò poi a dire. "È che l'idea di essere l'ultima arrivata

mi metteva un po' dì ansia!"

"Beh, quello a tutti", dissi per tranquillizzarla.

Dove stava il problema?! Classe nuova, ma gli idioti non 

cambiavano mai! 

Dovevo ammettere di essere abbastanza acido in quel momento...

però, dai cazzo, era lunedì mattina! Comprendetemi!

"Anche tu sei in ansia?", domandò lei inarcando

un sopracciglio.

"Sì...", misto a qualcos'altro che doveva essere aceto concentrato

direttamente iniettato nelle vene.

 

Non che ci fosse qualcosa da scherzare su

cose del genere, ma non si poteva neppure trattare

-per non dire maltrattare- un argomento del genere

coi soliti luoghi comuni, attraverso quelle solite mezze frasi

che parevano voler dire tutto, ma non chiarivano niente.

E che soprattutto ti sentivi 

ripetere fin da bambino.

 

"Non ci cre...", fece lei, ma venne interrotta

dal suono fastidioso e assordante della campanella.

 

Sai lodato il Cielo...

 

Scoppiammo tutti e due a ridere senza un motivo,

come due scemi.

Dovevo dire che sembrava simpatica quella ragazza,

così a pelle. E, fanculo a tutti, per me la prima impressione

era importante.

Che poi il mio istinto fallisse miseramente erano dettagli a parte...

Oltre ad essere più bassa di me, aveva un busto stretto che si apriva

poi in un largo bacino, con delle gambe tipiche di che faceva la girlscout!

Sicuramente si faceva i complessi mentali sul suo corpo...però che le piacesse

o meno, la femminilità c'era tutta nelle sue forme -contrariamente ai

manici di scopa che si vedevano sulle passerelle-.

Ed era pure molto carina...capelli mossi e scuri, rasati da un lato,

occhi da cerbiatta e lineamenti dolci...

"Comunque...", cominciai a dire cercando di smettere di ridere.

Uno sforzo che mi costò un'enorme fatica. "Mi chiamo Alberto",

riuscii a dire alla fine porgendole la mano.

"Piacere", disse lei stringendomi la mano. "Ella."

"Ella?", ripetei. Era la prima volta che lo sentivo.

"Esatto", confermò lei con un sorriso. 

Mi accorsi solo in quel momento che mi era andata

via l'acidità...

 

"Cos'abbiamo adesso?", domandai poi a Samantha.

La vidi sospirare con aria grave.

"Matematica...", disse appena.

La guardai sconvolto.

Lei per tutta risposta annuì con la testa.

Avevamo matematica. 

Matematica....

matematica..........NOOOOOOO!!!!

 

Notai una donna che si avvicinava proprio nella

nostra direzione.

Ella, che le dava le spalle, si accorse del mio

sguardo e lo seguì per capire cosa avesse 

attirato tanto la mia attenzione.

La donna in questione a sua volta

non ci staccò gli occhi di dosso, mentre noi

stostenevamo il suo sguardo indagatore con 

un educato sorriso appena accennato.

 

"Sopravviveremo anche questa volta", fece Samantha.

"Anche se non so come!", aggiunse poi.

 

"Buongiorno...", fece la donna quando ci ebbe raggiunti

davanti alla porta dell'aula. "Voi dovete essere i due

ragazzi nuovi, giusto?", domandò poi.

"Sì!", confermammo Ella ed io all'unisono.

La donna ci squadrò dall'alto in basso con 

una piccola smorfia. "Fantastico...", commentò

tutt'altro che entusiasta.

Che problemi aveva?!

 

Nonostante la campanella fosse suonata da un pezzo, 

la prof di religione non accennava a voler smettere di

parlare. Inutile dire che nessuno stava più a sentirla!

A interrompere quello che era -o forse lo era sempre

stato- più un monologo che una spiegazione, ci pensò

la professoressa Severi, quella di matematica, irrompendo

in classe dimenticandosi di qualsiasi buona maniera.

Cosa che accadeva solo quando era sconvolta...

Erano andati così male -cioè, peggio del solito...- 

i nostri compiti in classe della scorsa settimana?!

 

"Okay...", feci rivolto ad Ella. "È ora di entrare! Prima

le signore!", dissi con un cenno della mano.

"Ma che gentile!", ribatté lei ironica, prima di seguire

quella che doveva essere una nostra nuova prof in classe.

Forza! Inizia lo show!

 

Oh.Mio.Dio...

Forse cominciavo a capire perché

la Severi fosse tanto sconvolta.

I'm Cinderella, I'm Cinderella

Okay...

Ed ecco che la mia acidità, per non dire

stronzaggine da stress, ritornava a galla!

 

Like a fairytale with a princess

 

Vidi spuntare dal nulla Alberto, il ragazzo che avevo conosciuto

due giorni fa e che sinceramente, per come erano

andate poi le cose, pensavo che non avrei più rivisto.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

Quante facce nuove...

Notai che c'era pure...Andrea!?...seduto vicino ad

una ragazza...Troppo vicino però.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

 

E così era lui il fantomatico nuovo ragazzo!

Mi veniva da ridere a vedere la faccia della Severi

mentre lo guardava.

Lei era la classica donna che considerava

osceno il semplice venire a scuola con una

maglietta senza maniche...Alberto per contro

teneva aperte giacca e camicia in jeans

per mostrare una canottiera larga che lasciava

scoperti le spalle e parte del petto (e i tatuaggi

di cui era pieno!). Mi domandavo dove cazzo

pensasse di dover andare stamattina!

L'altra ragazza poi, notai che non era meno.

Non si capiva se indossasse un vestitino col corpetto o

cosa, continuando poi con calze a rete e stivali.

Non avevo parole!

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

 

Dicevano che, secondo le statistiche, il 15%

degli alunni di una classe era sicuramente, chi

consapevole e chi meno, al 100% omosessuale.

Ora...togliendo il sottoscritto...chi potevano essere gli altri?!

Continuavo a ripetermi questa cosa per cercare di

vincere il mio ripudio verso i miei nuovi compagni, che

non attiravano minimamente il mio interesse...

A prima vista sembrava tutta gente normale, non riuscivo

neppure a distinguere i festaioli dagli sfigati o dai cannati...

La cosa si rivelava ardua!

Senza contare che potevo anche essere incappato

nella classe che costituiva l'eccezione alla regola.

Sperai vivamente di no...

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

 

Sembrava quasi che si fossero messi d'accordo,

forse addirittura già si conoscevano.

Stonavano con tutto ciò che stava intorno

a loro...erano completamente diversi da tutti.

 

Like the sun I'm rising up, rising up

"Sedetevi pure dove preferite, ragazzi", ci disse

la prof, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Per un attimo mi ero completamente dimenticato di

lei. Guardai in giro, non sapendo bene

dove andare, e poi Ella, che con un cenno della testa

mi indicò due banchi vuoti...nella fila centrale...perfettamente

al centro dell'aula...fantastico!

Però in fondo, non è che avessi avuto molta altra scelta...

E poi era meglio restare con Ella piuttosto di finire in banco

con uno a caso!

 

Bring the storms, I'll never stop, never stop

Si avviarono verso il banco libero al centro dell'aula.

Buttai un'occhiata al resto dei miei compagni di classe,

che come me, guardavano piuttosto stupiti i nuovi arrivati.

Chi con una smorfia, chi con risatine, chi con commenti cattivi.

 

 

Make believe I'm brave as a lion

Inutile dire che mi sentivo addosso gli

occhi di tutti...e  Dio mio, possibile che

non avessero un minimo di discrezione!?

Avevano tutti lo sguardo da pesce lesso!

E Andrea, quel coglione che faceva pure

finta di non conoscermi, non era da meno!

 

In my dreams I'm flying

Non mi degnò neppure di uno sguardo.

Tipico di quelli come lui d'altronde, 

che a costo di tirarsela non si fanno problemi.

Che ti aspettavi, Andrea?

 

Not afraid, not giving up, giving up

"Dunque...", cominciò la prof sistemando

le sue cose sulla cattedra e palesemente rivolta

a me e ad Ella.

Touch the faith, I'll never stop, never stop

"Voi dovete essere...Ella Piraga e...", disse la Severi

sfogliando il registro. "...Alberto Martin, giusto?"

Pose la domanda  fissando dritto negli occhi Alberto.

O meglio, i  suoi tatuaggi in bella vista.

Make believe I'm tough as a fighter

"Esatto", risposi con un finto sorriso a trentadue denti.

Imagine me going higher

"Molto bene...", disse poi la Severi, sporgendosi

in avanti e appoggiando il mento tra le dita incrociate.

"Prima di cominciare con le presentazioni, mi pare doveroso

ricordarvi che siamo in una scuola."

Eccola che cominciava...

 

I'm Cinderella (la la la la)

"Pertanto vi invito a presentarvi qui in modo decoroso",

disse la donna che sembrava uno spaventapasseri.

"Oppure sarò costretta a prendere dei provvedimenti in futuro",

continuò come se nulla fosse.

Davvero questa donna non aveva nient'altro di meglio da fare che fare

la fashon blogger a tempo perso!?

Le osservai le mani, dove non c'erano minimamente

tracce di anelli.

Evidentemente no.

Non aveva veramente nient'altro di meglio da fare...

 

I'm Cinderella (la la la la)

Gentile, diplomatica e dalla mente

aperta come sempre  ovviamente.

Like a fairytale with a princess

Mi chiusi un po' la camicia in jeans,

giusto per coprire i tatuaggi che continuava

a fissare e che non ci voleva un genio a capire

che non le piacevano.

Gimme magic, fairies and wishes

"Non si preoccupi", rispose d'un tratto la ragazza nuova.

"Non succederà più!", promise poi.

 

I'm Cinderella (la la la la)

Mi voltai verso Ella, che senza farsi vedere dalla

prof mi lanciò uno sguardo complice.

Vidi poi la prof rivolgerle un sorriso cordiale, al quale Ella

rispose con altrettanta candida gentilezza.

"Sono certa che andremo d'accordo in futuro!",

esclamò la donna alla fine.

I'm Cinderella (la la la la)

"Mi sta simpatica la tipa nuova", sentii dire

d'un tratto dalla mia compagna di banco.

"Mh?", feci io rivolgendomi verso di lei.

"È la sua prima ora con la Severi e se

la sta già lavorando",  constatò Samantha.

"È intelligente la ragazza!"

Like a fairytale with a princess

"Bene ragazzi", proseguì poi la prof sempre

rivolta a me e ad Ella. "Io sono la professoressa di matematica

e fisica, mi chiamo Nicoletta Severi", si presentò.

Nome stupido della stupida donna con un altrettanto stupido modo di vestirsi...

Constatai che la mia stronzaggine-da-stress non stava affatto migliorando...

e una critica per niente diplomatica al mio modo di vestire non faceva di 

certo guadagnare punti ad una persona.

 

Yeah, from the ashes here comes the fire

"Dici?", domandai io.

"E cavolo Andrea!", bisbigliò Samantha

per non farsi sentire.

 

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

"Perchè non ci raccontate qualcosa di voi ragazzi?",

ci domandò poi la prof con un sorrisetto scemo stampato in faccia.

Sì! Ti piacerebbe stron...

"Io vengo da una scuola poco lontana da qui a dire il vero!", rispose

prontamente Ella, interrompendo malefico flusso dei miei pensieri.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

"Possibile che voi maschi non le vedete proprio stè cose?!",

disse Samantha sconvolta. "Certo che siete proprio scemi eh!"

"Grazie...", risposi. "Ti voglio bene anch'io!"

 

Turn the page for a better day, better day

"Ho cambiato però perchè non mi trovavo bene coi professori!", 

terminò velocemente Ella prima che le potesse essere rivolta qualsiasi

altra domanda indiscreta.

"Capisco...", fece la donna, però più per dire qualcosa che non

per il fatto che avesse realmente inteso qualcosa. Anche Ella la guardò

con una strana espressione.

With the wind fly far away, far away

"Che caruccio che sei Andrea!", esclamò lei.

Through the fields of gold I'm riding

"E invece di te...", prese il registro per controllare il nome.

"...Alberto, cosa ci racconti?"

Gonna keep on tryin'

"Il ragazzo è carino...ma non l'ho ancora inquadrato però!",

continuò Samantha.

"Il ragazzo è lo stesso che ho conosciuto sabato sera",

dissi io.

"Era lui!?", esclamò la mia compagna di banco.

"Non mi avevi detto che era così carino però!"

 

Like the sky I'm burning up, burning up

Che non voglio essere qui.

Che lei mi fa schifo.

Come tutto il resto delle persone qui presenti.

Come tutti coloro che popolano questo insulso edificio.

Escludendo la povera vittima che mi sta di fianco da tutte

queste belle considerazioni.

"Mi sono dovuto trasferire per il lavoro dei miei", risposi semplicemente.

Usai il plurale riferendomi a mia madre perchè sapevo già per esperienza che la domanda più stupida

che mi sarebbe stata rivolta dopo sarebbe stata: "e perchè non sei rimasto con tuo padre invece?"

Perchè non so neppure che cavolo di faccia abbia! Ecco perchè!

Gonna rise up to the top, to the top

"Ah okay, scusa!", la presi in giro. "Samantha, sai che sabato

sera ho conosciuto un ragazzo che tu avresti definito  'carino'?"

"Ehi!", si impuntò lei. "È inutile che cerchi di rimediare adesso! 

E poi per tua madre è carino!", cominciò facendo roteare l'indice verso

tutto e tutti. A quella scena era impossibile non scoppiare a ridere!

Bang the drums, I can't take the silence

Cominciai a fissare la prof con un mezzo sorrisetto

di cortesia per lasciarle capire, attraverso anche un

silenzio denso di sottointesi, che non avrei detto altro.

Shooting stars are shining

"Ma voglio dire!", okay, ormai Samantha era partita.

"Ma l'hai visto quanto bello è, mannaggia a lui!??"

 

I'm Cinderella (la la la la)

La donna prese a controllare l'ora sul suo orologio.

"Bene, direi che stamattina potremmo cominciare a parlare del...",

e fu così che il mio cervello si spense completamente.

Mi girai verso Ella e insieme tirammo un sospiro di solievo.

Mi lasciai andare completamente sulla sedia, 

passandomi una mano tra i capelli.

I'm Cinderella (la la la la)

"Tu che c'hai parlato...", si informò Samantha.

"Che tipo è?"

"Che vuol dire che tipo è!?", esclamai a bassa voce.

"Lo vedi da te che tipo è no?!"

Like a fairytale with a princess

"Dai che ormai è andata", mi sussurrò Ella

rivolgendomi un sorriso.

"Per fortuna!", dissi io alzando gli occhi al cielo.

Con la coda dell'occhio, lanciai prima un'occhiata verso

Andrea e la sua compagna di banco, che se la ridevano di gusto

tra di loro, e poi al resto della classe.

Gimme magic, fairies and wishes

"Certo che lo vedo!", ribattè lei. Poi i suoi 

occhi si fecero due fessure. "Guarda che faccino che c'ha!

E poi gli occhietti! Giuro che me lo..."

"Samantha ti prego!", la interruppi io  prima che potesse 

continuare, non riuscendo comunque a 

smettere di ridere.

 

I'm Cinderella (la la la la)

Continuavano a sembrarmi tutti uguali.

Non c'era nessuno che spiccava in mezzo agli altri.

Persino Andrea che sabato sera non mi dispiaceva così tanto,

in quel momento non mi diceva granchè...

Che tristezza!

I'm Cinderella (la la la la)

"Scusa, ma tu la nuova arrivata non te la sei

squadrato per bene?!", replicò lei.

"Veramente...no!", risposi tra una risata e l'altra.

Like a fairytale with a princess

L'occhio invece mi cadde sul collo della mia

nuova compagna di banco, dove notai che quella che

pensavo fosse una collana stretta, era tutt'altro.

"Che cos'è?", domandai curioso ad Ella.

Yeah, from the ashes here comes the fire

"Vabbè, fa lo stesso!", fece lei.

"Quando te la squadrerai, chi ci sarà qui ad ascolrti? Io!

Per cui fammi sfogare un po' per una volta che mi capita una dolce

visione sotto gli occhi!"

 

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

"È un tatuaggio", rispose lei.

Notai che quella che sembrava la catenina della collana,

non erano altro che sottili ed eleganti lettere tatuate lungo

tutta la circonferenza del collo.

"Che c'è scritto?", chiesi.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya

"E il prof di italiano non era pure lui una dolce visione?",

la canzonai.

"Beh, ma lui mica lo sa che stiamo insieme!",

ribattè lei.

"E quando penseresti di dirglielo, per curiosità?",

dissi trattenendo una risata.

"Mh...vediamo...", fece lei assolutamente seria

e risoluta. "Diciamo che sarà messo a parte di questa 

piccola cosa non appena saranno usciti i voti della maturità!"

 

I'm Cinderella (la la la la)

"La realtà è più fantasiosa della fantasia stessa", rispose lei.

"È una delle mie frasi preferite", spiegò. "L'ha scritta Pirandello."

I'm Cinderella (la la la la)

"Ma così poi non lo vedrai più!", le feci notare.

"Arg! Non dirmi così!", esclamò lei.

Like a fairytale with a princess

Abozzai un sorriso.

"Bellissima frase."

Gimme magic, fairies and wishes

 

"Ma il nostro amore è grande!", si rianimò

lei dopo qualche istante di silenzio. "Supereremo anche questa!"

Strinse poi la mano a pugno davanti a sè. "Insieme!"

"Peccato che sia ancora ignaro di tutta la vostra 

travolgente, passionale e proibita storia d'amore", commentai.

"Dettagli, Andrea."

I'm Cinderella (la la la la)

L'improvviso e fastidioso suono della campanella

mi fece sobbalzare, tanto che a momenti mi sarei messo a saltare sulla sedia.

Subito partì un forte vociare in tutta la classe e nessuno si curò più dell'insegnante.

I'm Cinderella (la la la la)

"Siamo salvi!", esclamai, stiracchiandomi e 

facendo un profondo respiro.

"Andrea?", mi fece Samantha con un sorrisetto

che non prometteva nulla di buono.

Avevo paura a sentire il resto...

Like a fairytale with a princess

"Che te ne pare della prof?", domandò d'un tratto Ella.

Scoppiai a ridere.

"Non dirmi che vuoi veramente parlare di lei!", risposi.

"Non mi pare che siamo così disperati ancora!", aggiunsi poi.

Yeah, from the ashes here comes the fire

"Eh dai Andrea, non farti pregare!"

"Ho detto di no!", risposi risoluto. 

Non avevo minimamente intenzione di farlo!

"Per favore!", supplicò lei. "Fallo per me!"

Sospirai rassegnato.

 

Hey-ya, hey-ya, hey-ya (la la la la)

Sentii improvvisamente qualcosa sfirarmi la spalla.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya (la la la la)

"Ehi", provai a salutarlo non appena

lo vidi voltarsi confuso verso di me.

Sembrava sorpreso.

Cinderella ella

"Ciao...", salutai Andrea quando me lo ritrovai davanti.

Notai che con lui c'era anche la sua compagna di banco, che se ne stava lì

a sfoggiare un sorrisino dolce a trentadue denti...avevo già capito tutto.

 

Hey-ya, hey-ya, hey-ya (la la la la)

"Alla fine siamo pure nella stessa classe", 

dissi senza neppure sapere bene cosa dire.

Mi sentivo stupido e imbarazzato.

Avrei voluto sotterrarmi lì e in quel momento,

anche se non sapevo il perchè...

Un palesemente finto colpo di tosse di

Samantha mi fece improvvisamente tornare alla realtà.

Hey-ya, hey-ya, hey-ya (la la la la)

"A proposito", disse poi. "Lei è Samantha"

Vidi la ragazza in questione fiondarsi a tendermi la mano.

Gliela strinsi con un sorrisetto malizioso.

Povera ragazza...forse era meglio che le spiegassi

un paio di cosette su certi ragazzi...

Cinderella

"Io invece mi chiamo Ella!",

rimasi letteralmente immobile. 

Completamente ammuttolito.

Stregato da due occhi da cerbiatto.

Scuri, furbetti, vivaci.

Bellissimi.

Yeah, from the ashes here comes the fire

 

 

SPAZIO AUTORE:

Okay... Chiedo umilmente, strisciantemente, infinitamente SCUUUUSAAAAAA!!! a tutti coloro che aspettavano il seguito di questa storia, dai lettori silenziosi e occasionali a chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate!!! So che avevo detto che l'avrei aggiornata una volta a settimana (e invece sono passati quasi due mesi) però da due mesi a questa parte è stato un periodo un po' assurdo!

Comunque, ora sono qui, ma cercherò di aggiornare il prima possibile (non una volta a settimana però perché non ce la faccio proprio!) 

Dunque, vorrei dedicare questo capitolo alla MIA Samantha, che non c'entra molto con quella della storia, per aver passato l'ultimo mese a ripetermi ogni giorno "quand'è che aggiorni? quand'è che aggiorni? quand'è che aggiorni?", quindi ringraziamo tutti lei se questo capitolo ha visto la luce(visto che è da due mesi che era fermo lì a metà)

Come al solito vorrei sapere i vostri commenti:) soprattutto sui nuovi personaggi! Che ve ne pare?

Altra cosa: andatevi ad ascoltare come al solito la canzone di questo capitolo (che è una versione alquanto sconosciuta della favola classicaXD) e ditemi che canzoni vorreste vedere nei prossimi capitoli:) ovviamente sto già tenendo conto delle proposte che mi erano state fatte, quindi non temete:)

Detto ciò, la pianto di scassarvi i coglioni e sogni d'oro a tutti!!!

mr Apricot

 

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Capitolo 5
*** If we ever meet again ***


CAPITOLO 4: If we ever meet again (Timbaland feat Kate Perry)
 
Andrea's POV:
 
Me ne stavo tutto tranquillo a gironzolare dentro ad un negozio di dischi del centro, spulciando nell'angolo dei dvd qualche copertina che attirasse la mia attenzione. Inutile dire che non sembrava esserci nulla di particolarmente allettante...
Però con un po' di buona volontà, continuavo ripetermi come un mantra, qualcosa sicuramente l'avrei trovato.
 
Chissà quanto tempo rimasi lì a cercare...
Avevo completamente perso la cognizione del tempo.
 
What is someone like you doing in a place like this? (oooh)
 
Andrea's POV:
"Ehi!", sentii improvvisamente una voce femminile
alle mie spalle, che avrei riconosciuto ovunque.
"Ella!", esclamai voltandomi, constatando
che la voce mi uscì più stridula del dovuto...
"Ciao, Andrea", mi sorrise lei. "Anche tu qui?", chiese poi.
"A-a quant-o pare...", provai a dire ritrovandomi
con la lingua impastata. Come cazzo era che ero così tanto impedito?
 
Say Did you come alone or did you bring all your friends? (oooh)
 
Andrea's FLASHBACK:
Me ne stavo lì, davanti a quella bambina
di qualche anno più grande di me.
Avevo deciso di dichiararle tutto il mio smisurato amore.
Stavo pensando da giorni a cosa le avrei dovuto dire.
Eppure...perchè doveva essere tutto così dannatamente difficile?!
Nei cartoni animati sembrava così semplice...mentre
io in quel momento mi sentivo le labbra pesanti che non
ne volevano sapere di parlare...
Mi limitai a gesticolare davanti a lei con le mie piccole
manine, che in confronto a quelle di papà, erano minuscole!
Mentre pian piano, cominciava a farsi strada sempre più
prepotentemente in me qualcosa che era un misto
di imbarazzo, tristezza, inadedeguatezza e
incapacità...non sapevo dargli un nome però.
Forse mamma sapeva che cos'era.
 
Say whats your name , What are you drinkin
 
Mi diedi mentalmente dell'idiota e cercai
di impormi un po' di autocontrollo.
Ci voleva qualcosa di intelligente da dire...
"Tu invece?", okay...domanda letteralmente del cavolo,
ragazza in un negozio di musica, che vuoi che ci faccia, Andrea?
Ma va a comprare dei fiori, OVVIAMENTE!!!
Stupido, cretino, scemo che non sei altro!
 
Think I know what are you thinkin
 
"Stupido! Cretino! Scemo, che non sei altro!",
tuonò papà fuori di sè.
Era da quattro ore che tentava di spiegarmi
come si risolvevano le frazioni.
Eppure io non riuscivo a capire il perchè avevano
messo un numero sopra e un numero sotto.
Avevo sempre immaginato che si scrivesse così
perchè il numero che stava sopra si era fatto male
e il numero sotto lo portava in braccio per aiutarlo.
Mio padre non sembrava apprezzare queste
mie osservazioni in merito...
Però, che cavolo!
Ero al mio quattordicesimo giorno di scuola
elementare e stavo imparando le addizioni.
Quello che papà insisteva per
farmi imparare era roba da grandi!
Quando glielo feci notare, prese a sbattere
una mano sul tavolo urlando che non erano cose difficili
visto che le imparavano tutti comunque e in ogni caso,
ero io che non ero abbastanza intelligente
(in realtà usò degli altri termini che non so
se posso ripetere...).
Ci rimasi male però, tanto male.
 
Baby whats your sign tell me yours and I’ll tell you mine (mine)
 
"Pure io volevo vedere se c'era qualche film interessante",
rispose lei, lanciando un'occhiata a ciò che stavo
inconsapevolmente stritolando tra le mani.
"Che film è?", domandò curiosa.
"Uh?", feci io come un ebete, non ricordandomi
neppure io cosa stavo tenendo in mano.
Mi limitai a porgerglielo.
"Orgoglio e Pregiudizio?", commentò lei
alzando un sopracciglio.
 
Say What is someone like you (you) doin in a place like this
(one, two, three, four)
 
"Orgoglio e Pregiudizio?", propose la mamma
con un leggero scintillio nei grandi occhi scuri.
"Ma l'abbiamo già visto non so quante volte!", esclamò
contrariato papà, come sempre.
"È un bellissimo film, tesoro! E non fare il guastafeste come
tuo solito!", lo rimproverò lei.
"Tu, Andrea, cosa dici?", chiese poi mamma
rivolgendosi a me con uno dei suoi dolci sorrisi.
"Sì!", urlai tutto contento.
La cosa che adoravo di più al mondo
era guardare un film la sera assieme a mamma e papà.
"Che patetica femminuccia...", sentii sibilare papà.
"Marco!", gli urlò mamma di rimando.
Non avevo capito chi era la femminuccia...
Non c'era nessuna bambina con noi.
 
I’ll never be the same
"Sì...", ammisi. "È un bellissimo film!"
Non riuscii a capire l'occhiata che mi rivolse dopo quella frase.
"Sì...in effetti è davvero molto bello", fece lei.
"Che genere di altri film guardi oltre a questo?",
chiese poi ritornandomi il dvd.
 
If we ever meet again 
Dopo quella sera cominciò
la prima di una lunga serie di liti
tra mamma e papà,
ma non riuscivo mai
a capire quale fosse il problema.
Ooohhh wont you get away
"In realtà guardo solo le commedie", risposi.
"Solo le commedie?", ripetè lei.
Sentii le mani che iniziarono a sudare,
rendendo scivolosa la presa sul dvd.
"Sì...", dissi sinceramente abbozzando un
sorriso, imbarazzato.
If we ever meet again
 
Passò un anno esatto da quella sera.
Un anno triste. Un anno senza allegria.
 
Poi, un giorno, accadde quello 
che mai avrei immaginato.
 
This free fall’s, got me so
 
"Curiosa come cosa", commentò lei.
"Sei il primo ragazzo che conosco che
comprerebbe un film del genere", continuò.
"Voglio dire, di solito è un film che si guarderebbe
più una ragazza..."
Non dissi niente.
A quelle parole non sapevo nemmeno cosa rispondere.
Mi limitai a continuare a sorridere e rimanere in silenzio,
mentre cominciai ad avvertire uno strano fastidio
alla bocca dello stomaco.
 
Kiss me all night, don’t ever let me go
"Non possiamo andare avanti così!", 
sentii urlare la mamma.
Erano le dieci e mezza di sera, in teoria
sarei dovuto essere a letto già da un'ora, 
ma come ormai era abitudine, le urla di mamma
e papà non mi facevano dormire.
E così, come al solito, mi ero accucciato
sulle scale che portavano al piano superiore,
guardando col cuore spezzato i miei genitori
che si urlavano l'un l'altro.
Perchè non eravamo più come prima?
 
I’ll never be the same
 
"Ehi?", fece d'un tratto Ella. "Guarda che
non volevo offendere...voleva essere una specie di complimento",
aggiunse poi, ammorbidendo il tono della voce.
Una specie?
O lo era o non lo era...
E da come aveva formulato la frase non
lo sembrava proprio.
 
If we ever meet again, ooooh ooooh
"Non possiamo andare avanti così?!",
le fece il verso papà.
"E sentiamo, cosa c'è che non funziona?!".
Sembrava che la stesse prendendo in giro.
"C'è che ti stai comportando da stupido, Marco!",
urlò la mamma di rimando.
"Io mi sto comportando da stupido!?",
urlò arrabbiato nero papà. "E tu allora?!"
 
If we ever meet again
 
"Non importa...", mentii spudoratamente.
"Beh...", cercai di cambiare argomento.
"Come ti trovi in classe nostra alla fine?"
Ormai era da un mese e mezzo che Ella
ed Alberto si erano trasferiti da noi.
Dopo i primi tempi in cui rimanevano per conto loro,
sembrava che Ella avesse stretto amicizia con Samantha
e altre due ragazze in tutta la classe, mentre Alberto...
Beh, Alberto piaceva a tutti. Tutti l'avevano notato
e tutti cercavano di stare con lui.
 
Per quanto riguardava me invece...mi ignorava completamente.
 
Do you come here much?
"È da un tempo che non la smetti di prendertela
con me o con Andrea per qualsiasi cosa!",
urlò la mamma. "Sei diventato insopportabile!"
"Beh, come si si dovrebbe sentire un uomo
a cui sono state fatte le corna dalla moglie?!", fece papà.
"È questo il tuo problema quindi?!", esclamò
la mamma. "Non riesci proprio a superare
il fatto che sono stata a letto con un altro uomo?!"
 
I swear ive seen your face before (before yeah)
 
"Per mia fortuna, bene!", rispose lei tranquilla.
"Pensavo sarebbe andata peggio", confessò.
"Mi fa piacere", dissi. "La Severi poi l'hai
proprio conquistata", commentai.
"Già!", fece lei trattenendo una risata. 
 
You don’t see me pass
 
"Uno?!", urlò papà."Siano sicuri che sia stato
solo UNO?!", gridò calcando l'ultima parola.
"Che poi tra l'altro si tratta del mio migliore amico!"
 
But I cant help to want you more (more)
 
"Nella tua vecchia classe dovevate essere
dei mostri in matematica!", esclamai poi.
"COSA?!", ribattè Ella, questa volta scoppiando
a ridere. "No! No! Eravamo tutti delle frane!"
"Stai scherzando?", domandai perplesso.
Eppure sembrava sempre così appassionata della materia.
"Sei sempre così preparata..."
"In realtà...", fece lei. "Sembro preparata, ma la
verità è che tutt'ora non so un'acca
in matematica!", spiegò lei.
"Ma come fai?", chiesi.
 
Baby tell me what’s you’re history
 
"Ti ho già spiegato che è successo 
solo una volta...", disse mamma, ma papà 
le parlò sopra.
"Una volta con Giuseppe! Una volta e basta?!",
tuonò papà. "Ma se è dai tempi dell'università che
fai la carina con lui!?"
Vidi mamma serrare la bocca, stringere i 
pugni e guardare papà con uno sguardo carico di rabbia.
 
I shine don’t you worry
 
"Semplicemente studio un po' per conto
mio! La Severi non è neppure lei tutta questa
intelligenza in matematica!", esclamò. "Molti argomenti
li avevo già fatti l'anno scorso e poi mi sono
accorta che neppure lei sa le regole alla perfezione!
Per cui basta che quando parli, uso un tono deciso,
come se sapessi al cento per cento che quello
che dici è vero e lei, ti assicuro che pure
se spari stronzate, non se ne accorge!", spiegò.
 
I put it with my eye
 
"Mi stai dando della puttana per caso?",
sibilò la mamma con un filo di voce.
Un filo da cui però traspariva tutto l'odio e
la rabbia che covava dentro.
Papà non rispose, si limitò a sostenere
il suo sguardo incrociando le
braccia al petto.
 
I wanna leave you here tonight
 
"Complimenti!", commentai sbalordito.
In classe nostra nessuno in cinque anni
con la Severi si era accorto di una cosa
del genere!
"Sono brava a capire le persone", disse lei.
"È un'abilità che ho sempre avuto"
"Vorrei avercela pure io la tua abilità!", le risposi.
 
Do you come here much?
 
"Allora, Marco, ti ho già...",
iniziò a dire la mamma, ma papà le parlò
di nuovo sopra. "Tu hai...", cominciò a dire lui.
"FAMMI PARLARE!", urlò
con ancora più forza e cattiveria la mamma.
 
I’ve gotta see your face some more
 
"Ah, ah!", ridacchiò lei. "Se sapessi come fare,
te lo insegnerei volentieri!"
"Grazie...", risposi con un sorriso un po' incerto.
"E per cosa?", fece lei.
"Beh...per il pensiero", risposi. "In fondo dicono
che è quello che conta alla fine, no?", domandai imbarazzato.
Okay...il discorso non aveva senso.
Mi maledissi mentalmente per l'ultima frase.
"Ah!", scoppiò a ridere lei. "Figurati, di nulla!"
 
Some more cause baby i
 
"Sono andata a letto con Giuseppe una,
soltanto una sola volta, quando ci siamo trovati
ubriachi tutti e due...", cominciò a dire la mamma.
"Quella sera che tu hai preferito
andare a quella stupida conferenza piuttosto
che venire al ristorante con me e Andrea...", continuò mamma.
"Era il nostro anniversario di matrimonio, ma tu a tutti
i costi hai voluto andare a quella conferenza...",
il tono della mamma si fece sempre più velenoso.
"Così, non sapendo che fare, ho portato Andrea
a casa di mia madre e ho invitato Giuseppe,
per non rimanere da sola a casa a piangere come una stupida...",
prese un respiro e poi continuò.
"Ero a pezzi, non ce la facevo più, non
volevo che Andrea mi vedesse in quello stato e
ho avuto un momento di debolezza..."
"Un momento di debolezza?", ripetè papà
con disprezzo. Mamma ignorò il suo commento
e andò avanti. "Ho avuto un momento
di debolezza quando ho saputo che era venuta
anche Lucia a quella conferenza..."
"E sentiamo, chi te l'avrebbe detto che 
c'era anche Lucia alla conferenza?", la denigrò papà.
"Giuseppe, forse?"
"Sì", rispose secca la mamma.
 
I’ll never be the same
 
"Beh...", fece poi lei. "Scusa ma si è fatto
un po' tardi, è meglio che vada!"
"Okay...", dissi con un tono che mi
uscì palesemente dispiaciuto.
Dio mio, sembravo un disperato!
"Mi ha fatto piacere incontrarti!", disse lei.
"Anche per me", risposi, non sapendo bene che fare.
Poi improvvisamente la vidi sporgersi verso di
me e schioccarmi due baci sulle guance.
"Ci vediamo a scuola!", esclamò poi, prima di 
uscire dal negozio.
Sentivo ancora perfettamente i
punti in cui mi aveva toccato le guance,
come fossero delle zone bollenti.
Dovevo essere diventato completamente
rosso a giudicare dal caldo che sentivo
avvampare lungo le guance.
Per fortuna che Ella non mi aveva visto.
 
If we ever meet again
 
"Lucia!", urlò la mamma. "C'è sempre
stata di mezzo quella dannata Lucia Martin! Questa è la verità!"
"È vero!", fece mamma. "Ho sempre pensato che Giuseppe
fosse un bell'uomo! Ci sono pure andata a letto
quella sera, ma poi è finita lì! E non c'è stato nessun'altro!
E sai perchè?
Perchè sai pure tu che lui ha altri interessi..."
"Giuseppe sta sbagliando", fece papà a bassa voce, 
ma la mamma proseguì.
"E perchè io amavo te!"
Perchè sette anni fa comunque, nonostante tutto,
avevo deciso di sposare te, ho promesso che ti
sarei stata sempre vicino il giorno del nostro matrimonio
e quel giorno, per te portavo già un figlio in grembo!
Ho rinunciato a tutto per amore tuo..."
 
Ooohhh wont you get away
 
Provai a fare un respiro profondo
per calmarmi. Aspettai qualche secondo e poi
decisi di avviarmi verso la cassa.
Ormai erano le sette passate e di
lì a poco avrebbero chiuso il negozio.
 
If we ever meet again
 
"Ho rinunciato agli studi,
ho rinunciato ad andare alle
feste con le mie amiche,
ho rinunciato alle opportunità della mia vita
in pratica! E tutto perchè volevo essere una brava madre
e una brava moglie!", gridò la mamma fuori di sè.
Poi si zittì di colpo.
"Ma non potrò mai esserlo...", continuò a bassa voce,
mentre delle lacrime amare presero a rigarle le guance.
"Non potrò mai esserlo...perchè tu non mi hai mai amato.
Tu hai sempre amato quella Lucia, solo che non
hai mai avuto il coraggio di ammetterlo!"
 
This free fall’s, got me so
 
Dopo aver pagato me ne andai
tutto contento col mio nuovo acquisto.
Erano anni che cercavo quel film e
finalmente ero riuscito a trovarlo.
Mentre camminavo lungo le strade
del centro, diedi una sbirciatina dentro
al sacchettino che tenevo in mano.
Quando vidi l'immagine sulla copertina, ancora non potevo
credere che quel film era finalmente mio!
L'avevo desiderato non so quante volte,
sia perchè adoravo la storia, sia perchè per
me era legato a dei ricordi importanti...
 
Kiss me all night, don’t ever let me go
 
"Ma io non ti ho mai tradito però!", ribattè papà.
"Dunque lo ammetti!", lo schernì la mamma.
Papà rimase in silenzio.
"Tu...", cominciò
con tono lento ma inquietante la mamma.
Cominciai a tremare, schiacciato contro
la ringhiera della scala per vedere meglio,
con la faccia bagnata dal moccolo
che usciva dal naso mischiato alle lacrime
che non riuscivo a trattenere.
 
I’ll never be the same
 
Ricordi sfocati e che non ricordavo con chiarezza,
fortunatamente...
ma una cosa che ricordavo bene
era il grande dolore che provai.
Ero ancora troppo piccolo per capire quello
che stava succedendo...
 
If we ever meet again
 
"Tu, non mi hai amato...tu, hai
sempre desiderato che ci fosse stata lei al mio posto!
Ma sei sempre stato troppo codardo, non hai
mai avuto il coraggio di dirglielo, perchè non ti sentivi all'altezza!
Neppure quando lei non si era ancora fidanzata con Giuseppe! 
Tu non hai fatto niente, sei stato lì a guardare!
Sei un codardo!"
Vidi le grandi mani di papà che presero
a tremare come foglie.
Avrei voluto urlare che la smettessero,
correre giù e dire loro di finirla di dirsi tutte quelle brutte cose...
e invece rimasi lì.
Immobile.
In silenzio.
Senza fare nulla.
 
If we ever meet again
I’ll have so much more to say (if we ever meet again)
 
Presi un autobus per tornare a casa,
così, in una quindicina di minuti,
mi ritrovavo già davanti al portone di casa
intento a girare la chiave nella serratura.
Dopo aver girato la chiave un paio
di volte, finalmente sentii lo scatto della porta.
 
If we ever meet again
i wont let you go away (said if we ever meet again)
 
"Pensavi che non mi fossi mai accorta
di come guardavi lei? E con quanto odio guardavi lui? Eh?!
Dicevi che era il tuo migliore amico, ma tu lo odiavi,
ti si leggeva in faccia!
Ed è inutile che fai finta di non condividere
la scelta di Giuseppe di essere gay, perchè ti si
legge negli occhi che sei felice che abbia lasciato Lucia
per un uomo, nonostante condividano un figlio!",
gridò la mamma piena di rabbia.
"Io lo sapevo pensavi a lei, ma mi sono sempre detta che
col tempo saresti cambiato! Avresti amato me,
come ti amavo io e avresti amato nostro figlio! 
Invece solo ora mi rendo conto di quanto sia stata una stupida!
Tu non hai mai smesso di desiderare lei,
tu volevi che io fossi come lei, che fossi lei.
Ma io non sono lei, Marco, e non lo sarò mai...", finì di dire
senza alcuna emozione.
"Io non ti ho mai tradito però!", obiettò papà.
"Io ti ho tradito col corpo, una volta, Marco", rispose atona la mamma.
"Ma tu mi hai tradito ogni giorno col cuore...cos'è peggio?"
 
If we ever meet again
i’ll have so much more to say (say if we ever meet again)
 
La casa era vuota.
Trovai sul tavolino all'ingresso un biglietto
di mio padre che mi avvisava che avrebbe
passato la serata fuori.
Sabato sera.
Figlio a casa.
Padre fuori chissà a far cosa.
Non eravamo sicuramente normali!
 
If we ever meet again
i wont let you go away-ay-ay
 
"Io non ce la faccio più, Marco", continuò
la mamma. "Con la tua frustrazione non fai
altro che rovinare la vita a chi ti sta intorno!
Non si può andare avanti così!
Ed è per questo che ormai ho deciso di andarmene!",
fece poi la mamma avvicinandosi verso la porta.
"Tu non puoi andartene!", ribattè papà,
afferrandole un braccio.
"Sì che posso!", rispose lei liberandosi
dalla presa. "Non ho più intenzione di farmi rovinare
la vita da te!", urlò.
"E ad Andrea non ci pensi?!", obiettò papà.
 
I’ll never be the same
 
Almeno avrei passato una serata tranquilla.
Portai il dvd in salotto, dopodiché
mi diressi in cucina per prepararmi
qualcosa da mangiare.
 
if we ever meet again
 
"Ad Andrea ci penserai tu...", sibilò la mamma.
"Così almeno per una volta forse imparerai
ad occuparti di qualcun'altro oltre che di te stesso",
disse con disprezzo.
"Io da ora ho smesso di occuparmi di
qualsiasi cosa riguardi te!
Riuscirai a rovinare la vita pure a lui come hai
fatto in con me? In quel caso avrai la 
prova che come padre, come psicologo e 
come uomo non vali niente."
 
Wont let you get away
 
Decisi di prepararmi un pò
di pomodorini tagliati con mozzarella
e qualche fettina di salame, il tutto fatto
scaldare per qualche minuto in forno
sotto a delle grandi fette di pane e con un filo di olio.
Così mi sarei guardato il film in compagnia
delle mie pizzette improvvisate.
 
if we ever meet again
 
"Stai rovinando la nostra famiglia!", esclamò papà.
"Tu l'hai già rovinata!", rispose la mamma.
 
This free fall’s, got me so
 
Accesi il televisore e sistemai il film.
Una volta che furono pronte le pizzette
mi sistemai comodamente sul divano,
avvolto da un morbido plaid,
completamente perso da quel film.
 
Kiss me all night, don’t ever let me go
 
"Cos'è che fa più male?", chiese poi la mamma
afferrando la borsa e aprendo la porta d'ingresso.
"Sapere che quella moglie che per te non
significa niente è stata a letto col tuo migliore amico,
o non essere in grado di comportarti da uomo
nei confronti della donna che dici tanti di amare?",
disse poi chiudendosi la porta dietro di sè.
Vidi papà come paralizzato intento a contemplare
il nulla, per un tempo che mi parve interminabile.
 
I’ll never be the same
 
Fu così che la mamma se ne
andò via per sempre...
 
if we ever meet again
 
Senza che me ne accorgessi,
erano letteralmente volate due ore.
Alla fine del film mi ritrovai accoccolato nel plaid, con le lacrime agli occhi, circondato da un piattino pieno di briciole e una montagna di fazzoletti.
Immaginavo che visto da fuori, dovevo sembrare veramente patetico, però...la verità era che mi emozionavo facilmente. Che potevo farci?
 
Mi alzai lentamente dal divano, asciugandomi gli occhi, spensi il televisore e me ne andai in camera mia.
Erano soltanto le undici di sera e non avevo sonno.
Decisi così di accendere il tablet e guardare qualcosa su internet, visto che non sapevo bene che fare.
Digitai qualche titolo a caso, le prime parole che mi venivano in mente per una ipotetica ricerca di qualcosa che mi poteva interessare, ma scorrendo le voci che mi venivano fuori, non trovai niente che stuzzicasse la mia curiosità.
Di solito alla fine mi ritrovavo a guardare o video musicali o video di coreografie, nient'altro...però quello che trovai non mi esaltava granchè.
 
Mi ritrovai a pensare che era da qualche mese che non facevo più corsi di hip hop, il tutto perchè io e mio padre avevamo deciso -o meglio, mio padre mi aveva imposto- che quest'anno mi sarei dedicato anima e corpo nello studio, visto che a giugno avrei dovuto fare la maturità.
Come idea aveva pienamente senso.
Peccato però che la verità era che non stavo studiando un cazzo!
E che ballare hip hop mi mancava parecchio!
Dio solo sapeva quanto...
Provai a digitare allora la parola 'hip hop' e il nome della mia città, non sapendo bene neppure io cosa cercassi.
Nei risultati della ricerca trovai di tutto, dai corsi nelle palestre a dei piccoli concorsi di danza...
In mezzo a tutti però, un annuncio catturò particolarmente la mia attenzione.
Si trattava di un ragazzo che cercava ballerini di hip hop:
 
"Cercasi ballerine/i di hip hop di qualsiasi età e livello!! Non fatevi problemi, please! Contattate, contattate, orsù!"
 
Era stato scritto e pubblicato da poche ore e il tizio in questione sembrava essere della mia stessa città.
In fondo all'annuncio c'era anche una mail a cui si poteva scrivere se si era interessati.
Sinceramente era la prima volta che trovavo un annuncio del genere e la cosa, pure se non sapevo bene di cosa si trattasse, mi aveva gasato parecchio (come qualsiasi cosa che comprenda la parola 'hip hop', d'altronde!).
Lì per lì non ci pensai due volte e provai a rispondere all'annuncio.
Di solito non facevo quel genere di cose, ed ero sicuro che, visto che non sarei stato l'unico, difficilmente mi avrebbe risposto (anche perchè di solito nessuno si prendeva mai il disturbo di rispondermi...).
Sarà stato che era sabato sera, sarà stato che la cosa mi incuriosiva parecchio, sarà stato che per una volta volevo provare a fare qualcosa di diverso.
La verità era che neppure io sapevo perchè, neppure io sapevo cosa cercavo.
Avevo semplicemente agito d'istinto per una volta.
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Dunque, rieccomi qui! Avete visto che ho aggiornato presto? E ho pure fatto il trailer!!! Sono stato bravo eh? Ammettetelo!XD
Comunque, cazzate a parte, vi avviso che con la storia andrò via un pò spedito, perchè ci sono tante cose da dire e personaggi da inserire (in più voglio arrivare nel vivo della storia!)
In questo capitolo volevo delineare il personaggio di Andrea, farvi capire un po' meglio qualcosa di lui, perchè sarà una mia impressione, ma mi pare di aver sempre dato maggior risalto ad Alberto tra i due...comunque, il prossimo capitolo sarà incentrato solo su Alberto!(e conosceremo *rullo di tamburi* il fantomatico: Luuuuucaaaaaa!!!!!! Spoilerone solo per voi!XD)
Che altro dire...spero di essere riuscito a rendere un po' meglio Andrea, dandovi dei piccoli flash sul perché suo padre è così, come dire, sulle sue, e il 'dove sia finita la madre di stò ragazzo?!".
Vi ho pure svelato un po' che cosa c'era sotto sotto all'incontro tra i due genitori;) e avrete capito che Alberto è tutto suo padreXD ahahahahahah
Spero di essere riuscito nel mio intento comunque!
Detto ciò, vi lascio il link del mio trailer:
 
http://www.youtube.com/watch?v=ndfs75Lblkk
 
E come sempre, da bravi andatevi ad ascoltare la canzone del capitolo!XD e lasciatemi qualche recensione che mi fate tanto tanto felice *saltella allegramente come un povero demente...fa pure rima!@w@*
Okay, e anche per questo giro vi lascio con le mie minchiate!
A presto spero,
mr Apricot

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Capitolo 6
*** So what ***


CAPITOLO 5: So what (Pink)
 
Alberto's POV:
 
Mm...
 
...Dio mio...
 
  ...Che sonno...
 
Aprii piano le palpebre, venendo brutalmente colpito dalla luce del sole. Perchè nessuno aveva abbassato le tapparelle?
 
Mugugnai contrariato e mi girai dall'altra parte, cercando di coprirmi gli occhi con un braccio. Non avevo nessuna voglia di alzarmi...
 
Come se non bastasse, sentivo la testa che mi faceva un male assurdo. Uno di quei mali martellanti, acuti e...tipici di una sbronza.
Mi dovevo essere brutalmente ubriacato...anche se non avevo idea del come.
 
Mi sistemai meglio, accoccolandomi su un fianco e allungando poi il braccio libero verso il cuscino che, non si sa come, ma non si trovava proprio sotto la mia testa.
Come cavolo avevo dormito?
 
Invece di sentire il fresco delle lenzuola, che tanto mi piaceva ed era indispensabile perchè io riuscissi a riprendere sonno, incontrai qualcosa che non era fresco...anzi era piuttosto caldo...
 
Cominciai a tastare la forma insolita contro cui era incappata la mia mano, mentre l'altro braccio continuava invano a fare buio ai miei poveri occhi stanchi.
 
Morbido era un'altro aggettivo che mi venne in mente per descrivere quella cosa...
Anzi, no! Molliccio era più adatto.
 
"Ehi...", sentii d'un tratto una voce roca. "Buongiorno...", si trattava di una voce maschile...
 
"Hai finito di tastarmi la gamba?", scoppiò a ridere poi la voce sconosciuta.
 
Cominciai ad avvertire dei brividi lungo la schiena. Per qualche assurdo motivo avevo paura a togliere il braccio da davanti agli occhi, che nel frattempo tenevo completamente sbarrati.
 
Qualcosa si mosse e io mi sentii quello che probabilmente doveva essere un braccio cingermi i fianchi...
 
Okay, Alberto! Dopo quella manovra del soggetto sconosciuto...decisi che forse era venuto il momento di affrontare la realtà!
 
Con un solo movimento mi tolsi il braccio da davanti agli occhi, mi tirai su a sedere e...col cervello che ancora non connetteva, cercai di fare il punto della situazione.
 
Dunque...
 
Tanto per cominciare, ero nudo...completamente...e avevo un minuscolo lembo delle lenzuola che a malapena mi copriva il ventre...
 
Poi, sopra al mio stomaco, c'era un braccio peloso, che però non era il mio...
 
Andando avanti, seguii la linea del braccio, trovando a qualche centimetro da me un -altrettanto nudo- ragazzo che mi guardava con un sorriso impastato dal sonno e una faccia da beota che, purtroppo, sembrava essere una caratteristica naturale del soggetto -e non imputabile ad una ipotetica sbronza-.
 
Conoscevo pure il nome di questo ragazzo, sempre purtroppo: Davide Garolli.
 
Si trattava di un ragazzo della mia stessa classe, quella nuova. O almeno, che era 'nuova' fino a un mese e mezzo fa!
 
Alto, spalle larghe, capelli castani tendenti al biondo, occhi scuri...era lo stereotipo del 'festaiolo' provetto.
Quel tipico ragazzo che:
 
-Era sempre e rigorosamente in una compagnia di maschi.
 
-Con cui parlava sempre e rigorosamente utilizzando un linguaggio costellato di bestemmie e porconi, intervallato di tanto in tanto dal nome di qualche calciatore...giusto per far vedere di essere un ragazzo acculturato...
 
-Era sempre con una sigaretta in bocca.
 
-Nei suoi momenti di maggior intelligenza, era sempre a parlare di ragazze...o meglio, di alcune loro determinate parti anatomiche...
 
-Quando se le trovava davanti, era sempre a prendere per il culo le ragazze, in quanto unico metodo di approccio per questo genere.
 
-E per finire, era sempre alla ricerca di qualcosa di altamente alcolico.
 
Com'era che ero finito a letto proprio con lui?!
 
"Come va?", provò a chiedere. Mi parve di sentire una leggera punta di malizia nella sua voce.
 
Mi voltai a guardare qualsiasi cosa che non fosse lui.
L'occhio così mi cadde su quello che c'era nel resto della stanza. Della mia stanza.
 
Stracci, che presumevo fossero vestiti una volta, buttati da tutte le parti, assieme ad alcune coperte del mio letto...e ad altri oggetti non meglio identificati...
 
Sembrava di trovarsi in una camera dove era avvenuto un omicidio...Stentavo a credere che quella fosse la mia stanza.
 
Forse c'era la vaga possibilità che non fosse davvero la mia camera quella...
 
In fondo in fondo...vero!?
 
"Certo che hai una stanza davvero spaziosa...", continuò Davide.
 
Eccolo, il guastafeste!
Altro che festaiolo...
 
Osservai con un certo disappunto il suo braccio che se ne stava lì, morto e dimenticato, sopra alla mia pancia.
 
"Che c'è che non va?", domandò poi.
 
Mi morsi l'interno della guancia, pensando alla risposta: tu!
 
Si sollevò un poco e si avvicinò verso di me. "Me lo dai un bacio?"
 
Tenni lo sguardo fisso davanti a me. Non riuscivo neppure a guardarlo.
Mi limitai a levarmi il suo braccio di dosso e a coprirmi un po' di più con le lenzuola.
 
"Allora?", ripetè lui facendosi ancora più vicino.
Questa volta purtroppo non potei evitare di guardarlo, dato che mi si mise davanti.
 
Credo che nella sua testa la cosa dovesse sembrare sexy...peccato che di fatto aveva un'occhio mezzo aperto e l'altro no dal sonno, borse enormi sotto gli occhi, capelli sparati in un modo un po' ridicolo e...l'alito che puzzava di alcool.
Fisicamente parlando poi, diciamocelo, era una di quelle visioni che era meglio perdere che trovare...
 
Non c'era nulla di sexy in tutto ciò.
 
"Cavolo, Alberto...", cominciò poi a dire lui. "Ieri quello che è successo è stato...è stato sensazionale, ecco...Veramente, mi hai sconvolto proprio e io ora..."
 
"Penso che non sia il caso che continui...", mormorai a bassa voce interrompendolo.
 
Sentii che si irrigidì di colpo.
D'altronde però era meglio mettere subito le cose in chiaro.
 
"Prenditi la tua roba e finiamola qui...", aggiunsi poi, con un po' più di decisione nella voce.
 
Lo sentii ingoiare a vuoto. "Eppure ieri ti piaceva quello che abbiamo fatto!", provò a dire.
 
"Cosa abbiamo fatto ieri?", la domanda mi uscì da sè prima ancora che il mio cervello potesse formularla.
 
"Mm...", fece lui con tono più malizioso. "Non ti ricordi proprio?"
"Peccato...", continuò poi. "Io mi ricordo che ci siamo divertiti...io steso sul letto...e tu che eri impegnato nelle mie zone basse...", lasciò apposta in sospeso la frase a metà.
 
A quelle parole sentii una forte nausea alla bocca dello stomaco...
 
Na na na na na na na na na na na na
 
Alberto's FLASHBACK:
 
Sabato pomeriggio.
 
Gironzolavo per le vie del centro, 
non sapendo neppure io bene dove andare.
Avevo scritto un paio di messaggi ad Ella,
che sapevo essere pure lei lì in zona.
Peccato che non mi avesse ancora
minimamente degnato di una risposta.
Che cazzo stava facendo quella ragazza?!
 
Na na na na na na na na na na na na
 
Alberto's POV:
 
"Non mi interessa quello che abbiamo fatto...", mormorai
con un tono che non esprimeva alcuna emozione.
"Vattene. Ora", sibilai diretto a Davide.
Lui si scostò un poco da me.
"Non dirmi che non ti è piaciuto,
perchè ieri si vedeva chiaramente
che non era così!", disse lui con un tono che
non riuscii a interpretare. "Cazzo, Alberto! 
Mi hai aperto gli occhi ieri!
C'era un'intesa pazzesca...", non
lo volevo minimamente stare a sentire.
 
Mi passai le mani sul viso.
Mi stavano venendo le vertigini, mentre il
dolore alla testa cominciò a martellare
con più insistenza...
 
Cosa cazzo avevo combinato?
 
I guess I just lost my husband,
 
Controllai il cellulare per l'ennesima volta
e per l'ennesima volta non vi trovai messaggi.
Sbuffai spazientito, mentre guardavo
di malavoglia le scarpe esposte dal
negozio della Footlocker...
"Ohi, Alberto!", sentii improvvisamente
esclamare dietro di me.
In quel momento sentii il mio cuore
perdere un battito...
Quella voce.
Quella voce!
Era possibile?
 
I don't know where he went,
 
"Senti, Davide!", esclamai spazientito.
"Ti ho detto che non mi interessa! 
Per cui prendi le tue cose e vattene!"
Davide, al contrario, mi afferrò il mento
e mi costrinse a voltarmi verso di lui.
Mi ritrovai con due occhi scuri e pieni
di rabbia davanti alla faccia.
"Che ti prende, stronzetto, eh?!", sibilò.
 
So I'm gonna drink my money,
 
Se era un sogno, non volevo
essere svegliato!
Mi girai con un sorriso a trentadue 
denti stampato in faccia!
"Ciao!", esclamai raggiante.
Dovevo  sembrare alquanto patetico
ma non è che me ne fregasse un granchè!
 
I'm not gonna pay his rent,
 
Abbassai lo sguardo.
Non lo sapevo neppure io cosa
c'era che non andava...però
sapevo che lui di certo non mi andava proprio...
 
I gotta a brand new attitude and
 
Mi ritrovai davanti la visione 
di un ragazzo che mi veniva incontro.
Alto, coi capelli neri, un viso
spettacolare, con gli zigomi alti,
un mento pronunciato, due occhi
luminosi di cui però non avevo mai
indovinato il colore...
 
E il sorriso più bello del mondo.
 
Un sorriso che in quel momento
era tutto per me.
 
Riassumendo il tutto con
una sola parola...
 
Luca.
 
I'm gonna wear it tonight,
 
Sospirai rassegnato.
"E va bene...", mormorai più
a me stesso che a Davide.
Era venuto il momento di cominciare
a sistemare un po' quel macello.
 
I wanna get in trouble,
 
"Alberto! È da un sacco che non
ci vediamo!", esclamò lui tutto contento 
non appena mi ebbe raggiunto.
"Che ci fai qui?!", domandò, non
smettendo un attimo di sorridere.
"Io ci vivo!", risposi con
altrettanto entusiasmo.
Pensai che dovevo sembrare cretino...
"Tu invece?", domandai poi.
 
I wanna start a fight,
 
Mi liberai dalla sua presa,
senza dire una parola,
mi alzai dal letto come se nulla fosse
e cominciai a raccogliere tutto
ciò che non riconobbi come roba mia.
Alla fine ne feci una palla,
che porsi a Davide.
"Che vorrebbe dire?!", esclamò lui confuso.
"Vestiti e vattene", spiegai semplicemente,
con un tono che non ammetteva repliche.
 
na na na na na na na I wanna start a fight,
 
"Come ci vivi?!", domandò lui.
"Nel senso che mi sono trasferito qui!",
spiegai, sempre col tono da esaltato
nonostante non ce ne fosse motivo.
 
na na na na na na na I wanna start a fight.
 
"Non puoi dire sul serio!?", esclamò lui.
Oh...invece sì che potevo!
"Te ne vai con le buone o con le cattive?",
domandai.
Lui si accomodò meglio sul letto, incrociando
le braccia al petto e facendo -casualmente-
cadere quell'unico velo che separava me
dall'orripilante visione che avrei
certamente ritrovato nei miei incubi peggiori.
"Prova con le cattive...", sussurò con voce maliziosa.
 
So, so what
 
"Ti sei trasferito qui!?", esclamò lui.
"Davvero?! Sai che non me n'ero
proprio accorto che avevi cambiato
città?", aggiunse poi.
 
Okay...questo aveva fatto un po' male...
 
I'm still a rock star,
 
"Va bene", mi limitai a rispondere.
Presi la palla di vestiti con un braccio, 
mentre con la mano libera afferrai
e tirai l'orecchio sinistro di Davide, 
costringendolo ad alzarsi dal letto.
"Porca puttana, Alberto!", cominciò ad
urlare lui. "Che cazzo fai?! Mi stai facendo un
male cane! Brutto coglione!", sbraitò.
Ecco, questo era quel Davide che conoscevo io...
 
I got my rock moves,
 
"No, io sono venuto qui per caso
a fare un giro!", continuò.
"Capito...", mormorai semplicemente.
Non sapevo che altro dire...
 
And I don't need you,
 
Mi avviai così verso la porta della mia camera,
con la palla di vestiti a destra e un
Davide che non la smetteva di bestemmiare
dal dolore a sinistra.
Aprii la porta spingendola con un piede
e trascinai il tutto in corridoio.
Attraversai poi il soggiorno
e finalmente arrivai alla porta d'ingresso.
Girai la maniglia spingendola verso
il basso con il gomito destro,
spalancai la porta col piede
e buttai fuori prima Davide ancora
completamente nudo e poi la sua roba.
Gli rivolsi un ultimo sorrisetto di cortesia
prima di sbattergli la porta in faccia.
 
And guess what,
 
"Da quanto tempo sei qui?",
domandò lui.
 
Da quanto tempo ero lì?
 
Mi feci pure io la stessa domanda 
e dovetti concentrarmi per riuscire
a rispondere...
Dio mio, ero proprio messo male!
 
"Da un mese e mezzo più o meno",
riuscì a rispondere alla fine.
 
I'm having more fun,
 
"Ah!", sentii una specie di gridolino
mentre attraversavo nuovamente il
corridoio.
Si trattava di una voce maschile...un'altra volta...
 
Che cavolo avevo combinato ieri sera?!
 
And now that were done,
 
"E ti stai trovando bene?",
domandò ancora.
La conversazione stava
tristemente diventando 
una cosa più simile
ad un interrogatorio.
 
"Sì...",  mi limitai a rispondere.
 
I'm gonna show you tonight,
 
Mi affacciai in cucina, dove sembrava
provenisse la voce, già pronto mentalmente
a cacciare l'intruso.
A ben pensarci, sarebbe potuto
diventare il nuovo gioco dell'estate.
 
"Buongiorno, Alberto...", mi salutò
mia madre, col suo solito tono privo di emozioni,
ignorando il fatto che fossi completamente nudo...
Stava sorseggiando una tazza di caffè 
appoggiata al piano della cucina, mentre
notai con un certo fastidio che il proprietario
del gridolino non era altri che il dottor Latorre,
il quale non nascondeva il suo essere scandalizzato...
 
Che c'è tesoro?! Vedere un ragazzo nudo ti crea
qualche problema per caso?
 
I'm alright,
 
"E dove andavi di bello?",
continuò lui.
 
Okay...basta!
 
"Perchè non mi racconti qualcosa tu invece?",
provai a proporre.
"È da un sacco che non mi racconti
quello che combini", aggiunsi 
per essere più convincente.
 
I'm just fine,
 
"Non può mettersi dei vestiti addosso?!",
esclamò il dottor Latorre. "È inguardabile!"
 
Senti da che pulpito...
 
"Alberto, vatti a sistemare, per favore", 
disse mia madre, alzando gli occhi al cielo.
 
And your a tool,
 
"Io...", fece lui grattandosi la nuca.
"Non è che abbia molto da raccontare
a dire la verità!", non stava facendo
neppure un piccolo sforzo.
Che delusione...
"Vediamo...", disse poi ficcandosi
le mani in tasca.
 
So, so what,
 
Una qualsiasi persona normale
si sarebbe come minimo coperta
le parti intime provando vergogna
alla vista della madre
e del suo...come dire...'amichetto'.
 
Nel mio caso invece non mi ero
minimante reso conto della situazione
fino a quando non abbassai lo sguardo...
Ma non mi sentivo minimamente
imbarazzato...sia perché avevo la
brutta abitudine di girare per casa
quasi nudo...sia perché mia madre
era sempre troppo occupata con le
sue cose per prestare attenzione a me...
Sia perchè in quel momento avevo
le palle girate a causa di quello stupido
del dottor Latorre.
 
I am a rock star,
 
"Qualcosa che ti dovevo raccontare c'è!",
fece lui. "Peccato che in questo momento
non mi stia venendo in mente!"
 
Risi per non piangere...
 
"Magari mi verrà in mente più tardi...",
concluse. "Se me ne ricordo, facciamo
che poi te lo scrivo, okay?",
propose poi.
 
"O-okay", risposi, con troppo entusiasmo però...
 
"Perfetto!", esclamò lui tirando fuori il cellulare.
 
I got my rock moves,
 
"Alberto? Ti vuoi muovere?",
disse mia madre facendomi 
tornare alla realtà.
"Sì, sì! Vado!", sbuffai
andandomene in camera mia.
Presi i primi vestiti che trovai
e li indossai, per tornare poi
nuovamente in cucina.
Non avrei potuto fare nulla
se prima non avessi fatto colazione.
 
And I don't want you tonight.
 
Lo osservai mentre era intento
a macchinare col cellulare.
 
In quel momento ebbi un 'idea!
 
"Senti, che ne diresti se andassimo 
a prendere qualcosa ad un bar qua vicino?", 
proposi con tono innocente.
 
The waiter just took my table,
 
Pure con dei vestiti addosso
la scena in cucina non cambiò:
mia madre che mi ignorava
e il dottore che mi guardava in malo modo.
 
Presi dei biscotti e un bicchiere di succo di frutta,
cercando di ignorare la loro presenza.
 
"Lucia, tuo figlio che passa la notte
con un ragazzo, devo confessarti
che la vedo come una cosa sconveniente...", 
sbottò poi il dottor Latorre a bassa voce,
nel mal riuscito tentativo di non farsi
sentire da me.
Mi girai verso di lui, pronto ad
incenerirlo con lo sguardo e
riempirlo di insulti, ma
prima che potessi rispondere qualsiasi
cosa, ci pensò mia madre.
"Perché sarebbe conveniente?", domandò.
"Perché...", non si era minimamente accorto che lo
stavo sentendo, lo stupido. "Due ragazzi
che escono nudi dalla stessa stanza...ecco, io..."
"Capisco le tue perplessità, Marco", disse mia madre.
"Ma Alberto è ancora troppo giovane 
per poter elaborare un cosa del genere..."
Che cazzo stava dicendo adesso quella pazza!?
 
And gave it to Jessica Simps (shit!),
 
"Ecco, mi piacerebbe m...", stava 
rispondendo lui, quando
improvvisamente spuntò
una chioma bionda da
dietro il suo braccio.
"Eccoti qui!", disse la chioma bionda
in questione, che altri non era se non una ragazza.
Una ragazza?!
"Amore, ma dov'eri finito?", esclamò
la ragazza avvinghiandosi al suo braccio,
con una vocina che avrebbe fatto venire
il diabete a chiunque.
Strinsi i pugni e ingoiai a vuoto,
ben consapevole del fatto che nessuno 
di quei due mi stava minimamente
cagando in quel momento...
 
Che fortuna...
 
I guess I'll go sit with drum boy,
 
Mi appoggiai al termosifone vicino alla porta,
cominciando a sgranocchiare qualche biscotto
a mo' di pop-corn e osservando divertito quei
due scienziati pazzi a confronto.
"Quest'età che mio figlio sta attraversando",
cominciò mia madre. "che è quella che precede
la vera e propria maturità e il completo sviluppo
dell'uomo, serve ai ragazzi per approfondire
e consolidare le proprie conoscenze e prendere piena
consapevolezza di sè..."
Eh!?
"È il periodo in cui ci si comincia
a misurare con gli altri, quindi probabilmente
lui e il suo amico erano solo curiosi
di mettersi a confronto...
Non ci vedo nulla di sbagliato
in questo, Marco", disse
mia madre.
 
At least he'll know how to hit,
 
"Ero qui in giro, amore",
rispose Luca avvolgendole
un braccio intorno alle spalle.
In quel momento sentii un colpetto
per niente piacevole all'altezza del cuore...
Mi portai istintivamente una mano sul petto.
 
What if this songs on the radio,
 
"Ma come fai a sapere che...",
provò a dire l'uomo. "Non hanno...ecco, fatto..."
"Fatto sesso!?", sbottò spazientita mia madre.
Già, come faceva ad esserne così sicura?!
"Tanto per cominciare", esclamò mia madre.
"Mio figlio non è la prima volta che dorme assieme
con dei suoi amici!"
 
then somebody's gonna die,
 
Si guardarono per un po'
negli occhi e poi, con mio
grande dolore, vidi lei che cominciò
ad avvicinarsi al viso di lui...
 
Non volevo guardare! 
Ma qualcosa mi teneva lì,
immobile e paralizzato, 
ad osservare la scena...
 
A rallentatore, per giunta...
 
I'm gonna get in trouble,
 
"E poi è una cosa normale tra ragazzi
dormire insieme!", continuò mia madre.
Già, normale era normale...peccato che
non lo fosse nel senso che intendevano loro.
"Ma mio figlio non ha mai dormito
con altri ragazzi!", obiettò il dottor Latorre.
"Tuo figlio non avrà neppure una
vita sociale, Marco!", ribattè mia madre.
Soffocai una risatina!
Per una volta io e mia madre eravamo
d'accordo su qualcosa!
Ah, ah, ah!
 
Okay, corsi in soggiorno con i biscotti 
che tra un po' mi andavano di traverso
e il bicchiere di succo ancora in mano.
Non ce la facevo a trattenermi!
AHAHAHAHAH!!
 
My ex will start a fight,
 
"A proposito...", fece Luca, 
evitando all'ultimo secondo
le labbra della sua ragazza.
"Conosci Alberto?", le domandò
voltandosi verso di me.
Sospirai sollevato.
 
Dio ti ringrazio...
 
na na na na na na na he's gonna start a fight,
 
Ci impiegai un po'
per smettere di ridere
e quando finalmente ci riuscii,
la prima cosa che mi venne in mente fu:
che cazzo ci faceva il dottor Latorre a casa
nostra di domenica mattina?!
 
na na na na na na na were all gonna get in a fight,
 
La ragazza si girò verso di me
per una frazione di secondo,
poi tornò a contemplare il viso di Luca
a distanza ravvicinata.
Beata lei che poteva farlo!
"No, non lo conosco", disse poi
con un sorrisino sulle labbra,
lasciando intendere qualcosa
che io non riuscii a cogliere.
 
So, so what
 
C'erano molte cose che erano piuttosto
strane quella mattina, a partire dal fatto
che fossi finito a letto con un ragazzo
che avevo catalogato etero (e che in ogni
caso non mi attizzava per niente), a mia madre
in compagnia di collega che non...
I miei pensieri furono improvvisamente
interrotti dalla suoneria del mio cellulare.
 
I'm still a rock star,
I got my rock moves,
 
"Beh, allora te lo presento adesso!",
fece lui allontanandosi un poco dal suo
viso e rivolgendomi un sorriso.
 
And I don't need you,
And guess what,
 
"Pronto?", provai a rispondere.
"Ciao, Alberto!", sentii trillare
la voce di Ella dall'altra parte.
"Ella?", risposi confuso.
Perché mi stava chiamando?
"Che è successo?", domandai.
 
I'm having more fun,
And now that were done,
 
"Abitava nella nostra stessa città
fino a poco tempo fa", spiegò lui.
"Sul serio?!", esclamò
la ragazza con stupore.
Stavo veramente cominciando
a sentirmi un peso di troppo.
 
I'm gonna show you tonight,
I'm alright,
 
"Nulla di che!", rispose Ella.
"Semplicemente avevo il telefono scarico!"
"Uhm...", feci io.
E perchè mi aveva chiamato per 
dormi che aveva il cellulare scarico?
 
I'm just fine,
And your a tool,
 
"Sai che mi pareva di averti
già visto infatti?", mi domandò lei.
era la prima volta che si rivolgeva
direttamente a me.
"Forse  sarà stato qualcun'altro...",
le risposi provando ad
abbozzare un sorriso.
 
So, so what,
I am a rock star,
 
"Tu, piuttosto!", esclamò poi lei.
"Che è successo ieri sera!?"
"Cosa?", domandai. "Di che parli?"
 
I got my rock moves,
And I don't want you tonight.
 
La cosa che più mi faceva male
in quel momento, non era sapere che
Luca aveva una ragazza, ma bensì
vedere quanto fossero belli insieme.
Lui gioioso e gentile.
Lei allegra e dolce.
 
You weren't there,
You never were,
 
"Alberto, ho ricevuto ieri
sera un tuo audio messaggio
in cui piangevi come una fontana!",
esclamò lei. "Ti lamentavi
che un certo Luca avesse la fidanzata!
Si può sapere che è successo?!
È da ieri sera che provo a chiamarti
e non rispondi! Mi hai fatto preoccupare!"
 
You want it all,
But that's not fair,
 
Cos'era che stonava?
 
I gave you life,
I gave my all,
 
In quell'istante qualcosa mi fulminò
il cervello.
Ieri.
Luca.
Fidanzata.
Coppia perfetta.
Depressione.
Disperazione.
Alcool.
E...
"Alberto?!", disse Ella dall'altra
parte del telefono. "Ci sei?"
 
You weren't there,
You let me fall.
 
Semplicemente un ragazzo 
che aveva perso la testa
per la persona sbagliata...
 
So, so what
I'm still a rock star,
 
Feci un respiro profondo.
"Sì, sì! Ci sono!", risposi alla fine.
"È tutto okay?", mi domandò Ella.
Mi passai una mano sul viso.
"No!", sbottai poi. "Non è per niente
tutto okay!"
 
I got my rock moves,
And I don't need you,
 
L'errore più stupido del mondo...
 
And guess what,
I'm having more fun,
 
"Senti", fece Ella. "Facciamo
che adesso ci troviamo 
e mi racconti tutto?", propose.
"Okay...", risposi con un filo di voce.
 
And now that were done,
I'm gonna show you tonight,
 
Erano semplicemente
spettacolari insieme,
sembravano fatti apposta
l'uno per l'altra.
 
I'm alright,
I'm just fine,
 
"Dammi il tempo di fare una doccia",
sussurrai. 
 
And your a tool,
So, so what,
 
Lo si capiva dai loro gesti,
dai loro sguardi e da quella
intesa segreta ma palpabile che 
sembrava circondarli.
 
I am a rock star,
I got my rock moves,
 
"Okay, ci vediamo ai parchetti vicino
a casa tua", rispose lei.
"Stai tranquillo", provò a confortarmi dopo.
"A qualsiasi problema troveremo una soluzione",
disse ammorbidendo il tono della voce.
 
And I don't want you tonight.
No, no, no, no
 
Era una di quelle coppie
di una rara bellezza,
che trasmetteva subito
buon umore.
 
I don't want you tonight,
You weren't there,
 
"Ella, grazie..."
 
I'm gonna show you tonight,
I'm alright,
 
E io mi sentivo uno schifo
perchè da anni non riuscivo
a togliermi dalla testa lui.
 
Ero inesorabilmente
attratto da quel ragazzo e non
riuscivo a cambiare 
questa cosa.
 
Ma anche il semplice
fantasticare di poter
stare con lui...
I'm just fine,
And your a tool,
 
"Non preoccuparti, Alberto",
disse prima di riattaccare.
"A dopo."
 
So, so what,
I am a rock star,
 
...mi faceva sentire un mostro.
 
I got my rock moves,
And I don't want you tonight!
 
Alberto's POV:
 
Schiacciai il tasto per far terminare la chiamata e solo allora mi accorsi di tutti i messaggi che Ella mi aveva scritto. Diciotto messaggi per la precisione. Più sette chiamate perse. Sempre di Ella.
 
Non li lessi nemmeno. 
 
Misi giù il telefono e me ne andai in bagno, ignorando l'acceso dibattito che stava avendo luogo in cucina.
 
Ricordavo tutto adesso...e ricordavo pure cosa mi aveva spinto a dimenticare.
 
Mi buttai sotto la doccia, rabbrividendo nel sentire che l'acqua era gelida. Eppure, anche quando cominciò a farsi bollente, non mi sembrava mai abbastanza calda, era come se non riuscisse a riscaldarmi. A trasmettermi calore.
L'unico motivo per cui spostai la maniglia della doccia su una misura intermedia tra il blu e il rosso, era per il semplice fatto che non volevo rischiare di ustionarmi
la pelle.
 
Mi lavai e finii di sistemarmi senza troppo entusiasmo.
 
Rimasi un quarto d'ora buono a lavarmi e rilavarmi i denti, anche se non mi sembrò che fosse cambiato nulla dopo.
 
Quando uscii di casa, non avvisai nemmeno mia madre, troppo occupata a questionare col dottore, del quale però non mi importava più nulla.
 
Non dovetti fare molta strada e quando arrivai ai parchetti, trovai Ella intenta a dondolarsi piano su un'altalena. Teneva lo sguardo fisso per terra e non si accorse minimamente del mio arrivo.
 
"Buongiorno", salutai quando le fui vicino, avvicinandomi per darle un bacio sulla guancia.
 
"Buongiorno!", esclamò lei allegra e schioccandomi un bacio.
 
"Come va?", dissi tanto per dire, abbandonandomi sull'altalena accanto alla sua.
 
"Non c'è male", rispose lei. "Tu, piuttosto?", andò subito al sodo. "Dimmi tutto quello che è successo, avanti!"
 
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
 
"Dunque...", provai a dire. "Da dove comincio?", le domandai retorico.
 
C'erano troppe cose da dire.
 
"Comincia dall'inizio", rispose Ella, facendosi un poco più vicina. "Racconta, che è successo?", domandò guardandomi negli occhi.
 
"Allora...", feci io, sollevando lo sguardo verso il cielo. "Se ti dicessi...", feci una pausa. Era difficile da dire. Sentivo mancarmi il respiro e un grosso peso sullo stomaco. "Se ti dicessi", ripresi più convinto. "Che da anni credo che mi piaccia un ragazzo...come la prenderesti?"
 
"Non ci vedrei nulla di male", rispose Ella tranquillamente, con un tono dolce.
 
Mi girai verso di lei e la vidi sorridere sincera a conferma delle sue parole.
 
"Chi è questo ragazzo?", domandò poi.
"Si chiama Luca", risposi. "Però non è che ci abbia tanto a che fare", spiegai.
"E dov'è il problema?", chiese Ella.
"Il problema...", dissi io. "È che ieri ho scoperto che è felicemente fidanzato..."
La vidi rifletterci un po' sopra.
"Con chi?"
"Con una ragazza..."
"E allora? Magari si molleranno!"
"Non credo...sembravano così affiatati insieme e...", mi bloccai di colpo, mentre sentivo gli occhi che cominciavano a farsi lucidi.
"E?", mi spronò Ella.
"E mi sono sentito un mostro per il solo fatto di essermi innamorato di lui!", sbottai. "Voglio dire, loro due si vede lontano un miglio che sono felici e io ci sto male! È egoista da parte mia, ma non ci posso fare niente! Cazzo!", cominciai a singhiozzare.
Ella mi abbracciò senza dire una parola, cullandomi un po'. Se ne stava in piedi davanti all'altalena dov'ero seduto io, ad abbracciarmi in silenzio.
 
"E hai provato a dimenticarlo?", domandò piano d'un tratto.
"Non riesco a dimenticarlo...", sussurrai tra una lacrima e l'altra.
Era patetico da dire, ma per quanto mi fossi sforzato, per quanto ce l'avessi messa tutta, la mia stupida cotta per lui era sempre più forte...
"Penseremo a qualcosa allora", provò a rincuorarmi Ella. "Non preoccuparti."
"Altri problemi?", domandò poi, sdrammatizzando un po' la situazione.
Mi asciugai gli occhi e respirai per calmarmi un poco.
"Ieri notte sono andato ad ubriacarmi per non pensarci...", raccontai. "E ho finito per andare a letto con Davide..."
"Mm", la vidi fare una smorfia di disappunto. "Quel Davide? Di classe nostra?", domandò.
Mi limitai ad annuire con la testa.
"Forse è meglio se rimani fissato su questo Luca!", scherzò Ella.
"Non immaginavo che fosse gay, comunque!", esclamó poi.
"Neppure io", commentai. "Però penso che sia stata una cosa occasionale..."
"Che vorresti dire?", domandò Ella.
"Che non mi dà l'impressione di essere gay...", spiegai.
"Neppure tu, se è per questo!", disse Ella.
"Sì ma penso che con lui abbia influito il fatto che eravamo entrambi ubriachi", risposi. "C'è un detto dalle mie parti che dice che l'occasione rende l'uomo frocio! Quindi spero che si sia trattato di un unico episodio!"
"Speriamo che sia come dici tu!", fece Ella. "Che altro c'è che non va, oltre al ragazzo etero da conquistare e il ragazzo etero che non ti dovevi fare?"
"C'è...", ci pensai su un momento. C'era un'altra cosa in fondo.
"Ti ricordi quando lunedì a ginnastica ti ho detto che avevo raccontato a qualcuno in classe nostra che avevo fatto qualche anno di hip hop?", le chiesi.
"Sì", fece lei. "Me lo ricordo, perchè?"
"Perchè a fine lezione mi sono ritrovato la prof di ginnastica che, venuta a sapere di questa cosa, mi ha appioppato un corso pomeridiano!", esclamai.
"Che vuol dire?", domandò perplessa. "Non ti puoi rifiutare?"
"In pratica la nostra scuola è iscritta ad una gara di danza con altre scuole", spiegai. "E visto che la nostra prof si occupa della cosa e non è riuscita a trovare un istruttore disponibile..."
"...Ha pensato bene di incastrarti a fare questa cosa!", concluse Ella.
"E con lo studio?", domandò poi. "Siamo in quinta comunque, non è che hai tutto questo tempo libero!"
"Si tratterebbe di fare due ore a settimana", spiegai. "Basta che mi limiti a fare e insegnare una coreografia."
"Che fregatura però!", commentò Ella. "E ti tocca farlo da solo?"
"In realtà", feci io. "Ho pure scritto un annuncio su internet per cercare dei ballerini che magari potessero darmi una mano."
"E ti ha risposto qualcuno?"
"Ora che ci penso, devo ancora guardare!", risposi.
"Apposto!", esclamò Ella.
"Dai, controllo subito, visto che ci siamo!", dissi tirando fuori il cellulare. "Incrocia le dita!"
"Sono tutte incrociate!", fece lei mostrandomi le dita intrecciate delle mani..
Andai velocemente sulle ultime pagine visitate e aprii la mail.
Pensai che nessuno si fosse preso il disturbo di rispondere al mio annuncio.
Mi si illuminò il viso quando trovai che mi era arrivata posta.
"Forse ho trovato qualcuno!", esclamai tutto contento.
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Dunque, rieccomi qui!
Come va gente??
Allora, questo capitolo è stato letteralmente un parto!
Più che altro dovevo trovare il modo di incastrare tutti gli avvenimenti di cui avete appena lettoXD ahahah spero di essere abbastanza riuscito in questo mio misero tentativo!
Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, ma anche coloro che leggono la storia in silenzio (più quelli che ci sono incappati per sbaglio contro la loro volontàXD).
Un grazie particolare però a tutti coloro che hanno lasciato una recensione!!:)
E a tal proposito: recensito! Ora! E subito!
Comunque...quanto siete belli!:3
E pure per stavolta vi lascio con le mie stronzate della settimana!!
Fatemi sapere!
Un abbraccio e a presto,
mr Apricot.
 
 

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Capitolo 7
*** Danse ***


CAPITOLO 6: Danse (TAL feat. FLO RIDA)
 
Alberto's POV:
Andrea's POV:
Flo rida yeah yeah! TAL 
 
Camminavo avanti e indietro
lungo tutta la palestra...ero 
piuttosto nervoso!
C'erano tre ragazzi che avevano
risposto al mio annuncio su Yahoo
e al quale avevo dato appuntamento
mercoledì pomeriggio nella palestra
della mia scuola...non era stato difficile
convincere la prof a lasciarmela usare.
 
Ero arrivato un'ora prima dell'orario stabilito
per l'incontro, avendo così tutto il tempo
per collegare lo stereo con le mega casse della scuola,
liberare gli specchi dai materassini e sistemare il tutto
al meglio.
 
Man mano che si avvicinava l'ora dell'appuntamento
però, mi saliva sempre di più l'ansia.
Non sapevo chi fossero questi ragazzi, 
non ero neppure sicuro che sarebbero venuti...
ma ci speravo.
 
Speravo di non dover affrontare da solo
un branco di ragazzini alle prime armi
con l'hip hop e al quale ci sarebbe stato
tanto da insegnare.
Troppo forse, visto il poco tempo che
c'era a disposizione.
 
Dovevo ammettere che sotto sotto
stava cominciando davvero a esaltarmi
l'idea di 'fare da maestro' a qualcuno.
Anche se alla fine fossero venuti due
ragazzi e basta per partecipare alla gara,
come già avevo messo in conto,
mi ero ripromesso che ci avrei messo
l'anima...per cercare di trasmettere qualcosa,
per magari riuscire a fare anche solo una piccola
differenza...nella vita di una persona.
 
Fanculo! Fanculo! Fanculo!
Fanculo a...tutto!
Ero no stra in ritardo! Di più!
All'incontro col tizio hippoppettaro
mancavano cinque minuti, 
mentre a me mancavano
ancora venti minuti di strada...
CAZZOOOOOOO!!!
 
Cinque minuti all'incontro,
ormai era arrivato il momento tanto atteso...
 
Cinque minuti all'incontro
e io stavo saltellando come un
pirla davanti al semaforo,
aspettando impaziente che 
arrivasse il verde per i pedoni.
 
Mi appoggiai sull'unica cattedra 
che c'era in palestra, cercando
di darmi un tono.
Da un momento all'altro
sarebbe dovuto spuntare qualcuno
dalla porta...
 
Meno due minuti e
quarantasette secondi!
Stavo correndo come
un disperato, incurante
di tutto e di tutti,
tant'è che i passanti
avevano cominciato
a tuffarsi ai lati del
marciapiede,
neanche fossi stato
una specie di ambulanza
umana con le sirene impazzite.
 
Ricontrollai per sicurezza sul cellulare,
nel caso qualcuno mi avesse
scritto un messaggio all'ultimo minuto,
ma tutto ciò che trovai fu...niente.
 
Stava cominciando seriamente
a mancarmi l'aria!
Avevo il cuore che batteva a mille,
gli occhi sbarrati sulla strada,
le gambe che minacciavano di
cedere da un momento all'altro
-non ero abituato a fare attività fisica
così di punto in bianco-,
per non parlare del fatto che sentivo
già dolore a tutti i muscoli del corpo...
detto molto semplicemente,
ero consapevole del fatto che se
mi fossi fermato di botto,
avrei sentito su tutto il corpo
la carne greva a manetta!
Potevo seriamente fare
concorrenza ad un vecchietto...
 
Erano già passati dieci minuti buoni.
Cominciai a pensare che non sarebbe
venuto nessuno...
Bella fregatura...
Mi alzai dalla cattedra sulla quale
ero appoggiato e ricominciai a fare
avanti e indietro lungo tutta la palestra,
grattandomi il braccio per pruriti immaginari...
mi capitava di tanto in tanto quando ero nervoso.
 
Mi ritrovai alla fine a contemplare,
per non so quale motivo,
lo stereo della scuola.
Presi poi a sfiorare il profilo
delle grandi casse, un po'
impolverate, con la punta del dito,
disegnando motivi invisibili che neppure
io sapevo com'erano fatti...
fino a quando l'occhio non mi cadde
sul cd che avevo appoggiato accanto alla
cassa su cui stavo 'disegnando' col dito.
 
L'avevo masterizzato apposta il giorno
prima, mettendoci dentro qualcuna delle
mie canzoni preferite.
 
Senza pensarci due volte, accesi lo stereo
e ci misi dentro il cd, facendo partire la prima canzone.
 
Mi andai a posizionare davanti agli specchi
aspettando che dalle casse uscisse la prima traccia.
 
Non aveva senso continuare ad aspettare,
ma era un peccato non approfittare di tutto quello
spazio che avevo a disposizione.
 
Senza contare che avevo voglia di liberarmi 
dalla delusione e dall'amarezza che sentivo
stringermi lo stomaco in quel momento...
 
Improvvisamente sentii le note della prima
canzone e un po' alla volta, respirando piano, presi
a dondolarmi a ritmo di musica...
Lentamente...
Dovevo fare un po' di riscaldamento...
 
La nuit vient de tomber,l'envie s'eveille 
en moi c'est tous ce qu'on esperait
pour unir enfin nos voix et la foule 
n'attend que ça pourras tu suivre nos pas ? 
on va tout donner ON-VA-TOUT-DONNER
ON-VA-TOUT-DONNER let's go let's go 
 
Cominciai a muovere a ritmo una
singola parte del corpo alla volta,
mentre osservavo incuriosito la figura
riflessa nello specchio, non riconoscendomi 
per niente in essa.
Mi sembrava di avere davanti un'altra persona.
 
Finalmente ero arrivato a scuola!
Non avrei mai creduto che un giorno 
sarei stato tanto felice di vedere
quel tristissimo, decadente e deprimente edificio!
 
Danse là devant moi 
Danse et lève tes bras 
Elance-toi pour que rien ne s'efface 
Dans ce monde-là on danse à perdre la voix 
On danse afin que rien ne s'efface 
OH OH OH OH OH OH OH OH OHHHHH! 
 
Mentre osservavo il mio
riflesso muoversi, senza seguire
dei passi precisi, ma inventando
al momento a seconda del mio umore,
nella mia testa presero a farsi strada diversi
pensieri...
 
Mi sentivo deluso, perchè c'ero rimasto male
nel non vedere nessuno dei tre ragazzi presentarsi
all'appuntamento...
Mi sentivo stupido, perchè mi ero lasciato
ingenuamente prendere dall'entusiasmo,
anche se non ce n'era motivo.
E poi...
 
Mi ritrovai come al solito a pensare alla stessa persona...
 
Luca.
 
Mi sentivo insignificante, perchè ai suoi occhi
potevo essere al massimo un amico...nulla di così
potente e forte come il sentimento
che lo legava alla sua ragazza.
Nulla.
 
Non avrei mai potuto ottenere una cosa del genere,
neppure con un miracolo.
Eravamo entrambi due maschi e non c'era
logica, ipotesi o possibilità che lui potesse
un giorno pensare di me in questi termini...
Era tutto troppo complicato, ingarbugliato e senza senso...
 
Eppure perchè io continuavo a sentirmi
così fortemente e inesorabilmente attratto da lui?
 
I Heard That Girls Just Wanna have fun all 
all night long lights go down and they 
all turn up celebrate one love oh my god 
i got a wetty for you and your bestie 
another recipe me menace a trois can arest me and she can undress me tell me when you ready be avec moi ce soir ON-VA-TOUT-DONNER-ON-VA-TOUT-DONNER Yeah! And I Like It! 
 
Stavo correndo con le poche
forze che mi erano rimaste lungo
il corridoio che portava alla palestra,
o per meglio dire, stavo letteralmente
seguendo la musica, come una falena
attratta dalla luce!
Infine feci capolino in palestra
in modo alquanto sgraziato.
 
Danse là devant moi 
Danse et lève tes bras 
Elance-toi pour que rien ne s'efface 
Dans ce monde-là on danse à perdre la voix 
On danse afin que rien ne s'efface 
OH OH OH OH OH OH OH OH OHHHHH! 
 
"Eccomi!", sentii urlare all'improvviso.
Mi bloccai immediatamente, girandomi
verso la porta della palestra, dove vidi
un Andrea tutto ansimante che a malapena
riusciva a tenersi in piedi, stando aggrappato alla porta.
"Ehi!", lo salutai aggrottando la fronte.
Che cazzo ci faceva proprio lui qui?!
 
So whitle while you work it you work it 
Lord have mercy mercy girl you do it 
Girl you do it perfect perfect Yeah! And i like it 
 
"Albert...", mannaggia al fiatone!
"Alberto?", riprovai con più successo.
"Che ci fai qui?", chiesi letteralmente
senza fiato.
 
Danse là devant moi 
Danse et lève tes bras 
Elance-toi pour que rien ne s'efface 
Dans ce monde-là on danse à perdre la voix 
Yeah and i like it ! 
Danse là devant moi danse One love One love 
Yeah! and I Like It ! 
Danse là devant moi danse danse 
One love One love 
Yeah! and i like it! 
OH OH OH OH OH OH OH OH OH OH OH OH
 
Spensi lo stereo e poi mi girai
verso di lui, incrociando le braccia.
"Tu che ci fai qui?", gli ripetei la domanda.
 
"Io...", provai a dire un po' incerto.
 
"Sì?", lo incalzai, inarcando un sopracciglio.
 
"Io...", ripetei un po' imbarazzato.
"Nulla, pensavo ci fosse un incontro
per dei ballerini di hip hop...ma penso
di essermi sbagliato", cercai di spiegare
e notando con rammarico la palestra vuota.
Dovevo aver capito male...
 
Ahn...
"Ahn...", ripetei senza rendermene conto.
Rimasi ad osservarlo per un po'.
 
"Quindi tu saresti un ballerino di hip hop?",
domandai poi , curioso.
 
"Beh...non proprio!", risposi.
"Ho fatto solo tre anni di hip hop."
 
Mm...
"Beh, non importa quanti anni fai,
l'importante è come balli poi di fatto!",
ribattei.
Mi stava incuriosendo sempre di più la cosa.
Andrea che ballava non ce lo vedevo proprio!
 
"Sarà...", commentai poco convinto.
"Tu come mai sei qua invece?",
gli domandai poi.
 
Giusto...
Ricordiamoci perchè siamo qui!
"Io sono quello che ha scritto l'annuncio su
Yahoo...e al quale immagino tu abbia risposto,
visto che sei qui adesso."
 
"Davvero?!", esclamai sgranando gli occhi.
 
"La nostra prof di educazione fisica
mi ha costretto a fare l'istruttore in un corso dopo
la scuola...il tutto per montare una coreografia e 
partecipare ad una gara di ballo contro le altre scuole",
spiegai tranquillamente.
 
"E l'annuncio per cercare ballerini?",
domandai.
 
"Mi serviva solo per trovare qualcuno
disposto a darmi una mano...tutto qui",
conclusi.
 
Ci misi un po' per metabolizzare
tutto quello che Alberto mi aveva
appena detto, soprattutto per il fatto
che era una situazione completamente
diversa da quella che mi ero immaginato...
 
Niente ballerino professionista.
Niente crew.
Niente possibilità di fare
qualcosa di davvero concreto.
 
...
 
"Okay!", esclamai poi senza pensarci.
 
"Okay cosa?", domandai guardandolo
dritto negli occhi.
 
"Okay che ti posso dare una mano, sempre
se vuoi...", spiegai, diventando più
incerto verso la fine della frase.
In fondo io e Alberto, fin da quando era
arrivato, non ci parlavamo per niente,
se non lo stretto indispensabile.
 
"Davvero te la sentiresti?"
 
"Certo", risposi un po' più deciso.
 
"Sicuro?", ridomandai un'altra volta, incredulo.
 
"Sì", confermai.
 
"Fatti abbracciare Andrea!", esclamai tutto contento.
 
Vidi d'un tratto Alberto venire verso di me
tutto sorridente e prima che potessi capirci
qualcosa mi ritrovai travolto dalle sue braccia.
 
"Grazie", sussurrai. "Non puoi capire
quanto avessi bisogno di qualcuno."
 
"Di nulla", risposi,
circondandolo un po'
titubante con le mia braccia.
Che situazione strana...
 
"Ma non si è presentato nessun'altro?",
chiesi poi, staccandomi un poco da lui,
cosa che mi risultò difficile perché non
sembrava voler allentare la presa.
 
"No...purtroppo no", risposi semplicemente.
Ma ero troppo felice comunque!
 
"Ahn"
 
Stavo giusto per dire qualcosa, quando
qualcun'altro entrò in palestra.
"Ehi, ma guarda i fidanzatini!",
sentii esclamare da qualcuno dietro di me,
di cui riconobbi immediatamente la voce.
 
Sgranai gli occhi,
a disagio.
Era Davide.
 
Probabilmente doveva aver finito qualche
corso di recupero pomeridiano.
Non era mai stato uno studente
particolarmente brillante.
 
Cercai di allontanarmi 
nuovamente da Alberto,
tentativo che fallì miseramente
dato che aveva cominciato
a stringere i pugni
e con essi la mia maglietta.
 
"Alberto...", sussurrai,
cercando di attirare la sua attenzione.
 
Era da quella cazzo di domenica mattina
che non ero più riuscito a levarmi Davide dai piedi.
 
Aveva cominciato a riempirmi di messaggi
e telefonate a qualsiasi ora del giorno,
in cui mi supplicava di parlare di quanto era successo.
 
Mentre in classe non la smetteva di
fissarmi in cagnesco e fare battutine
stronze alle mie spalle.
 
Forse me lo meritavo in fondo,
dopo quanto era successo e dopo
il modo in cui l'avevo trattato,
ma adesso cominciava a diventare 
davvero troppo insopportabile.
 
Presi a respirare per cercare di impormi la calma.
 
"Sai, Andrea? Ho sempre pensato
che sotto sotto ti piaceva prenderlo
più che darlo", continuò Davide cattivo.
 
Questo non doveva proprio farlo!
 
Mi sentii ferito da quelle parole,
ma prima che potessi fare o dire qualsiasi cosa,
vidi Alberto mollare la presa sulla mia maglietta
e girarsi verso di lui.
"E a te che cazzo te ne importa, eh?!",
ribattè poi rabbioso,
dirigendosi a grandi passi verso di lui.
"Ho offeso la tua ragazza, Alberto?",
sfottè di nuovo Davide.
"Sei per caso geloso, puttanella?",
rispose con ancora più cattiveria Alberto.
Dopodichè lo buttò addosso
al muro con una spunta, afferrandolo poi
per il colletto della maglia.
 
"Stammi bene a sentire!", sibilai tra i denti.
"Piantala di rompere e soprattutto non 
provare a prendertela con chi non c'entra nulla!",
minacciai. "Sono stato chiaro?!"
 
"Perchè non vuoi darmi una possibilità?!",
ribattè lui.
Tenevo la faccia vicinissima alla sua.
Notai che i suoi occhi presero a farsi
umidi dopo le sue ultime parole, ma non 
mi fece alcuna compassione.
Era stato uno schifoso solo
per l'aver provato a prendersela con
uno come Andrea, che non c'entrava nulla
con quanto era successo tra me e lui.
Il tutto poi, per cercare di colpire me.
 
Uno così mi faceva solo ribrezzo.
 
"Sei solo un codardo!", sibilai infuriato.
"Se provi a fare un'altra cosa del genere,
giuro che ti pesto a sangue!", minacciai.
 
Davide rimase ammuttolito, completamente
in silenzio, limitandosi a fissarmi con gli
occhi lucidi.
 
Vidi Alberto trascinare Davide
fuori dalla palestra, per poi cacciarlo
fuori con l'ennesimo spintone.
"E non ci riprovare o 
ti spacco la faccia!",
tuonò con una voce
che mi fece rabbrividire.
 
Non avevo mai visto Alberto
così arrabbiato e la cosa
mi fece un po' paura.
 
Era sempre allegro, di
buon umore e col sorriso
sulle labbra.
Cos'era successo?
 
Rimase qualche minuto davanti
alla porta, probabilmente per
controllare Davide.
Dopo qualche istante, 
si diresse di nuovo verso
di me, sempre tenendo
sotto controllo la porta
della palestra.
 
"Tutto a posto?", domandai
quando mi fu vicino.
 
"Sì!", sbuffò spazientito,
passando si una mano tra
i capelli e cercando di calmarsi.
 
"Mi raccomando tu!", disse poi
d'un tratto, rivolgendomi un'occhiataccia.
"Se quel cretino ti dovesse ancora fastidio
per qualche motivo e tu non mi dici niente,
te le prendi pure tu!", minacciò.
 
Non volevo altra gente sulla coscienza!
 
Rimase serio a fissarmi,
incrociando le braccia
con fare risoluto.
 
"Okay...", mormorai alla fine,
tanto per dire qualcosa,
anche se non sapevo spiegarmi
tanto interesse nei miei confronti.
 
Finalmente mi rilassai un poco.
 
"Beh...", feci poi, per cambiare discorso. 
"Allora siamo d'accordo?", domandai
sorridendogli.
Si vedeva che era rimasto un po' scosso.
 
Mi dispiaceva per quanto era successo con Davide
e anche se non era dipeso da me,
avrei voluto rimediare in qualche modo.
 
"Stai dicendo...", cercai di capire.
"Per la questione del corso di hip hop?",
domandai.
 
"Esatto", risposi.
"Dovrai fare quello che fa un istruttore", spiegai.
"In pratica dovrai fare lezione, insegnare dei passi
e montare una coreografia... Ci stai?", domandai
tendendogli una mano aperta.
 
"Certo che ci sto!", esclamai
fintamente offeso e afferrandogli
la mano.
 
"Ah, ah!", scoppiai a ridere.
"Perfetto!"
 
 
Spazio Autore:
 
Rieccomi dunque a rompervi i cosidetti!!
Come state gente??:)
Allora, il capitolo so che non è un granchè, però volevo far incontrare di nuovo i miei pargoli !!XD penso fosse un po' scontato! Però comunque...ho voluto prendermi un po' di tempo per inserire qualche scenetta dolceXD ahahah quanti li amo<3
Mi dispiace di avervi fatto aspettare, però ringrazio come sempre chi legge e segue questa storia !(a chi piace scolpisco uno statua!!*w* sappiatelo!!)
Io sto meravigliosamente bene per una volta nella vita!!!:D ahahah e non per un motivo particolare!!
Non ho nulla da dire o da aggiungere, se non che mi piacerebbe leggere qualche vostra recensioneXD anche piccola piccola!! Fatemi contento * fa gli occhioni da cucciolo al quale non potete dire di no!*
Fatevi sentire!
Alla prossima:3
mr Apricot
 
 
 

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Capitolo 8
*** Monster ***


CAPITOLO 7: Monster (Eminem feat Rihanna)
 
 
Andrea's POV:
 
Quella mattina dovevo ammettere che
stavo andando a scuola con un certo entusiasmo!
Il motivo?
Ci sarebbe stato Alberto e avremmo continuato a parlare
della questione del corso di hip hop!
Ero letteralmente su di giri!!
Da quando ci eravamo lasciati non avevo smesso
di pensarci un attimo!
Avevo mille domande, idee e proposte che in quel momento
non mi avevano neppure sfiorato la testa!
 
Ero letteralmente andato!
 
E pure in ritardo.
 
Feci le scale di corsa.
Nel giro di qualche istante sarebbe suonata
la campanella.
 
Una volta raggiunto l'ultimo piano, nonostante
il fiatone -non mi sarei mai abituato a fare le scale
di prima mattina-, mi fiondai in classe.
 
Come prima cosa notai che il posto vicino al mio banco era vuoto.
 
Come seconda cosa invece, notai che Samantha era seduta
vicino ad Ella, al posto di Alberto.
 
Terza cosa: guardando dappertutto,
mi resi conto che Alberto non c'era.
 
Sentii che gli angoli della mia bocca
volevano precipitare a terra, mentre tutto
il mio entusiasmo si smorzò di colpo.
 
Cercai di farmi forza...
Andai a posare lo zaino sul mio banco
e poi un po' esitante andai verso Ella e Samantha.
 
"Ehi!", mi salutò subito Samantha, interrompendo
di punto in bianco una discussione che sembrava
le stesse particolarmente animando entrambe.
 
"Buondì!", la salutai, sporgendomi per salutarla
con due baci.
 
"Ciao", disse semplicemente Ella, senza nessun tono particolare.
Inutile dire che con lei non stavo per niente guadagnando punti...
 
Ma a quello ci avrei pensato in un altro momento.
 
"Senti, Ella...", cominciai ficcando le mani in tasca e guardando
per terra, un poco imbarazzato. "Volevo chiederti se sapevi nulla di Alberto?"
 
Alzai poi gli occhi, appena in tempo per vedere l'espressione
stupita sul suo volto, che si ricompose subito dopo.
 
"Veramente no!", rispose tranquillamente. "Gli ho scritto
un dieci minuti fa...", disse, controllando il cellulare. "Ma non
mi ha ancora risposto!"
 
"Ahn", feci alquanto deluso.
 
"Come mai ti interessa di Alberto...se posso chiedere?",
domandò poi cauta. Notai un certo interesse nei suoi occhi.
 
La cosa non mi stupì più di tanto, dato che se potevo evitavo
di parlare con Alberto. Simpatico era simpatico, ma con lui
sapevo di non avere niente in comune...poi neppure lui
aveva mai fatto niente perchè fosse il contrario,
per cui...
 
"Dovrei parlargli", risposi vago.
Non avevo voglia di star lì a spiegare
tutta la faccenda.
"Devi parlargli...?", fece eco Ella.
"Potresti dargli il numero, Ella!", propose Samantha.
"Così si parlano direttamente."
 
"Mm...", ci pensò su Ella, un po' titubante.
"Sì", fece poi. "In effetti...se vuoi, potrei sempre darti
direttamente il suo numero."
 
Stavo per rispondere quando sentii qualcuno
schiarirsi rumorosamente la voce alle mie spalle.
"Allora, Andrea?", riconobbi immediatamente
la voce di Riboni, il prof di italiano. "Saresti così gentile
da farmi cominciare la lezione o ti devo mandare dal preside?!"
 
Ero talmente messo male da non essermi minimamente
accorto del suono della campanella e dell'arrivo del prof...
Fantastico!
 
"Scusi!", bofonchiai, precipitandomi immediatamente
al mio posto.
 
Notai con la coda dell'occhio il sorriso che era spuntato
sul viso di Samantha alla vista del suo amato prof.
 
Non solo suo, a giudicare dallo stesso identico sorriso
sul viso di Ella...
 
Sbuffai, lasciandomi andare sulla sedia,
prendendo a picchiettare e maltrattare una penna,
distratto...e a chiedermi dove fosse finito Alberto.
 
I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy (crazy)
 
Alberto's POV:
 
(Il giorno prima)
 
Me ne  stavo  tornando a casa
tutto contento, quell'incontro si
era rivelato proficuo alla fine!
 
Era venuto qualcuno alla fine!
 
Dovevo ammettere che ormai
avevo smesso di sperarci!
 
E poi non uno qualunque!
Ma Andrea!
 
Andrea...
 
Chi se lo sarebbe mai aspettato?!
 
Dovevo ammettere che ero rimasto
sorpreso da quella scoperta, 
piacevolmente sorpreso.
 
E contento.
 
Mi ritrovai a girare la chiave del
portone di casa con un sorrisetto
ebete a trentadue denti stampato
in faccia.
 
Finalmente i miei problemi
sembravano essere finiti!
 
E per questo ero troppo felice!
 
Il mio sorriso però si smorzò
non appena entrai in soggiorno...
 
Mi ritrovai davanti ad una scena surreale,
in cui mia madre piangeva a dirotto
-quando mai mia madre aveva pianto?!-,
seduta sul divano e confortata da un alquanto
(assurdamente) premuroso dottor Latorre.
Com'era che quell'uomo era sempre qui?!
 
"Ehi...", accennai una specie di saluto,
non sapendo neppure io cosa dire.
Mi sentii stringere lo stomaco nel
ritrovarmi in quella situazione,
cosa diavolo era successo?
 
"Che è successo?", diedi poi voce ai
miei pensieri, con un filo di voce.
 
Notai immediatamente lo sguardo
carico di disprezzo che mi lanciò il
dottor Latorre.
 
Cominciai a deglutire a vuoto.
 
I wanted the fame, but not the cover of Newsweek
Oh well, guess beggers can’t be choosey
Wanted to receive attention for my music
Wanted to be left alone, public excuse me
Been wanting my cake, I need it too
Wanting it both ways
 
"Ehi, Andrea?", mi sentii domandare d'un
tratto da Samantha. "Che succede?"
 
Alzai gli occhi dal libro che stavo
distrattamente leggendo per italiano.
"Cosa?", domandai, guardandola.
 
"È da stamattina che sei distratto", disse
lei. "Che hai?", chiese preoccupata.
 
"Nulla", dissi semplicemente, guardando
distratto intorno a me. "Pensavo."
Eravamo seduti nel tavolo della cucina, a casa
di Samantha, per darci una mano a fare i compiti.
 
Lei stava facendo gli esercizi di chimica, mentre io
dovevo finire le ultime pagine del Notturno di D'Annunzio
per poi farci una relazione sopra.
A lavori ultimati ci saremmo poi scambiato il tutto.
 
"Eddai!", fece lei, mettendo giù la penna e fissandomi
dritto negli occhi. Aveva capito che c'era qualcos'altro.
 
Distolsi lo sguardo, sperando che si decidesse a mollare.
Inutile dire che fu tutto inutile.
 
"Su, dimmi tutto", disse infine. "Ti ascolto."
 
Alzai gli occhi al cielo. "Che antipatica!", sbuffai.
 
"Solo ed esclusivamente per te!", scherzò lei, facendomi
l'occhiolino. "Dai, raccontami cosa ti preoccupa!", mi incitò.
 
"Prometti che non ridi?", domandai.
 
Lei si limitò ad inarcare un sopracciglio,
rimanendo del tutto immobile.
"Certo", disse poi, appoggiando le mani
sui braccioli della sedia.
Dio mio, in quella posizione pareva 
una scienziata pazza...pronta a sezionarmi
il cervello!
 
Scossi la testa per scacciare quei pensieri,
mi bastava già mio padre come scienziato pazzo!
 
"E che...", cominciai poi a spiegare. "È da tre giorni
che Alberto non viene a scuola e nessuno sa dove sia."
 
"E allora?", fece lei. "Magari c'ha la febbre", ipotizzò.
 
"E allora perchè nessuno sa che sta male?", domandai.
 
"Forse perchè...sta tanto male!"
 
Fame may be a balloon cause my ego inflated
When I blew seep it was confusing
Cause all I wanted to do is be the Bruce Lee of loose leaf
Abused ink, used it as a tool when I blew steam
Hit the lottery (oh wee)
 
"Cosa sono queste?", esclamò mia
madre d'un tratto saltando in piedi.
Solo in quel momento mi accorsi
che stava stringendo qualcosa tra le mani.
 
Mi vidi sbattere qualcosa in faccia,
senza un minimo di delicatezza...
 
Che stava succedendo?
 
Misi a fuoco e mi sentii sprofondare.
 
Si trattava di foto che mi ritraevano
a letto con altri ragazzi...
 
Palesemente dei foto montaggi,
dato che di 'mio' in quelle foto
c'era solo la testa...
però comunque vedere quelle
foto faceva...male.
 
"Sono solo dei fotomontaggi...", 
dissi piano, allungando la mano
per prenderglieli dalle mani, 
ma mia madre scacciò la mia mano
con un gesto secco.
 
"Voglio sapere se è vero!", strillò lei,
incatenandomi ai suoi occhi rossi e gonfi.
 
Provai a far finta di niente e cercai
di strapparle quelle foto, ma lei mi evitò ancora,
afferrandomi un braccio.
"Non provare a mentirmi!", sibilò.
 
Non sapevo cosa fare.
 
In quel momento riuscii più a pensare a niente.
 
Ero andato in tilt.
 
Preso in contropiede.
 
"Sì...", sussurrai,
mentre sentivo delle lacrime
scendermi lungo le guance.
 
With what I gave up to get was bittersweet
It was like winning a huge meet
Ironic ’cause I think I’m getting so big I need a shrink
I’m beginning to lose sleep: one sheep, two sheep
Going cucko and cuckier as Kool Keith
But I’m actually weirder than you think
Cause I’m…
 
Ero rientrato in casa che erano le sette di sera.
Alla fine con Samantha eravamo riusciti
a finire tutta la marea di compiti che avevamo per domani.
 
Mi cambiai, dirigendomi poi in cucina per cominciare
a preparare la cena. Mio padre sarebbe tornato verso sette
e mezza, così tanto valeva cominciare già subito a cucinare.
 
Stavo attraversando il corridoio, quando d'un tratto prese
a squillare il telefono di casa.
Chi poteva essere?
 
Mi precipitai a rispondere e per poco non mi ammazzavo!
"Pronto?", domandai, senza fiato.
"Pronto? Marco?", riconobbi immediatamente la voce di Luigi,
un collega di mio padre.
 
"No", risposi subito. "Sono il figlio."
 
"Ah...", fece lui. "Potresti passarmi tuo papà, per favore?"
Padre, al massimo!
E poi che era tutta questa confidenza?
"Mio padre non c'è in questo momento", risposi educatamente.
"Se vuole lasciarmi detto qualcosa o richiamare verso le sette e mezza, che di solito per quell'ora torna da lavoro..."
 
"Perchè? È fuori?", domandò lui interrompendomi.
 
"Sì...perchè?", domandai a mia volta, confuso.
 
"Perchè è da tre giorni che pensavo che fosse a casa ammalato, visto che in ufficio non sta più venendo!", rispose lui.
"Digli di chiamarmi appena torna!", aggiunse poi con un tono di voce leggermente alterato e mettendo subito giù la cornetta.
 
Rimasi fermo immobile davanti al telefono per qualche istante,
completamente imbambolato.
Cos'era questa storia adesso?
 
Okay...dovevo restare lucido!
Mi avviai in cucina, dove cominciai a tagliare le
verdure.
Non passò molto tempo che sentii il rumore
familiare di chiavi tintinnare al di fuori della
porta d'ingresso.
"Sono a casa!", annunciò mio padre a gran voce.
"Ciao", urlai di rimando dalla cucina.
Smisi per un attimo di tagliare le carote,
rimanendo fermo immobile per qualche istante.
"Ha chiamato Luigi!", urlai poi.
"Che voleva?", la sua voce pareva tranquilla.
"Ha detto se lo richiami!", risposi.
Silenzio.
"Ti ha detto altro poi, Andrea?", questa volta il tono di voce cambiò,
più misurato.
"No!", mentii spudoratamente.
"Ma non vi vedete in ufficio?", domandai come se nulla fosse.
"Oggi al lavoro non è proprio venuto!", rispose.
 
I miei occhi si fecero due fessure, osservando un punto
indefinito davanti a sè.
 
Qui c'era qualcosa che non andava...
Se mio padre per tre giorni non era andato
a lavora, allora dov'era andato?
E soprattutto, perchè tanto mistero?!
 
I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy
Well, that’s not fair
Well, that’s not fair
 
Successe tutto in un attimo.
 
Mi ritrovai mia madre che mi stava
spintonando e colpendo,
finchè non mi sbattè in camera mia.
 
E poi chiuse la porta a chiave.
 
"Ehi!", urlai quando realizzai
quando era appena successo,
sbattendo i pugni sulla porta.
 
"Aprite la porta!", urlai di nuovo.
 
"È inutile che urli, tanto nessuno può
sentirti", la voce fredda di mia madre
non sembrava essere tanto distante.
"Così avrai modo di riflettere
sulle tue colpe", aggiunse poi.
 
Solo in quel momento realizzai
che non avevo il cellulare con me
e osservando il resto della mia stanza
mi resi conto che non c'era neppure
il mio computer.
 
In pratica ero stato messo in trappola.
 
Now I ain’t much of a poet
But I know somebody once told me to seize the moment
And don’t squander it
Cause you never know when it could all be over
Tomorrow so I keep conjuring
Sometimes I wonder where these thoughts spawn from
(Yeah, ponder it, do you wonder there’s no wonder you’re losing your mind the way you’re brought up?)
I think you’ve been wandering off down yonder and stumbled upon Jeff VanVonderen
 
Feci finta di niente
E passai tutta la sera
come se nulla fosse successo.
 
Una volta finito di cenare
e dopo aver sparecchiato tutto,
mi chiusi in camera mia.
 
Come ormai era diventato rituale,
provai a richiamare Alberto,
senza successo.
Provai allora a scrivergli l'ennesimo
messaggio, anche se già sapevo
che non mi avrebbe risposto...
 
Dio mio, la cosa stava veramente
cominciando a darmi sui nervi!
 
Perché non mi rispondeva?!
 
Okay che non eravamo amici,
ma almeno poteva degnarmi
di una risposta...
Così perlomeno avrei smesso 
di cercarlo, se proprio non gli 
importava niente!
 
Mi buttai sul letto,
nonostante fossi piuttosto
nervoso.
 
Stavo andando in paranoia
per una cazzata, lo sapevo,
ma almeno un minimo
di cortesia da parte sua!
E che cavolo!
 
Cause I needed an intervention in this to intervene between me and this monster
And save me from myself and all this conflict
Cause the very things that I love is killing me and I can’t conquer it
My OCD is clonking me in the head
Keep knocking, nobody’s home, I’m sleepwalking
I’m just relaying what the voice of my head saying
Don’t shoot the messenger, I’m just friends with the…
 
Rimasi fermo lì,
immobile davanti alla porta,
per non so quanto tempo.
 
Però...che altro avrei potuto fare in fondo?
 
Era una situazione completamente assurda!
 
Cosa pensava di fare mia madre
chiudendomi a chiave in camera?!
 
Cominciai a sentire l'ansia e
la paura stringermi la bocca
dello stomaco.
Cosa ne sarebbe stato ora di me?
 
Non c'era una risposta certa
a quella domanda...
 
Sentii dei passi avvicinarsi
alla mia porta e poi
il rumore della chiave
che girava nella serratura.
 
Senza muovermi di un millimetro
osservai la porta aprirsi.
 
 
I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy
Well, that’s not fair
Well, that’s not fair
 
"Di Alberto non si sa ancora niente?",
domandai ansioso.
 
"No", rispose Ella. "Sto continuando
a provare a chiamarlo, ma non mi risponde."
 
"Che strano!", commentò Samantha.
 
"Già!", fece Ella. "Sono preoccupata! Ieri
ho provato a chiamare a casa sua e mi ha risposto
prima un uomo e poi sua madre. Ma poi mi
hanno detto entrambi che non c'era e che
avrebbe richiamato lui, ma...", non terminò la frase.
Non serviva.
 
"Davvero?", chiese Samantha, sorpresa.
"Ma l'uomo non era suo padre?", domandò.
 
"No", fece Ella. "Alberto non conosce suo padre!"
 
"Il compagno di sua madre?!", fece di nuovo Samantha.
 
"No", scosse la testa Ella. "Sua madre non ha nessun tipo
di relazione con nessuno. Non dopo essere stata lasciata dal
padre di Alberto", spiegò. "Così almeno mi ha raccontato lui."
 
"E se provassimo ad andarlo a trovare a casa?",
proposi. "Magari con la scusa di
portargli i compiti."
 
"Mi sembra un'ottima idea!",
esclamò Ella.
 
"Bene, allora è deciso: oggi pomeriggio
lo andiamo a trovare a casa!", 
dissi smettendo di dondolare sulla
sedia e sbattendo a mo' di conferma
il pugno sul banco.
 
Call me crazy, but I had this vision
One day that I’d walk amongst you regular civilians
But until then drums get killed I’m coming straight at
Emcees, blood get spilled and I
Take it back to the days that I get on a Dre track
Give every kid who got played gat
Pumped the villian and sh*t that say back
 
"Dimmi solo perchè", sibilò
mia madre entrando in camera.
 
Mi guardava con  odio e con disprezzo.
 
Non sapevo cosa rispondere.
 
Provai ad avanzare un passo verso
di lei, ma lei mi blocco con un
gesto della mano.
 
"Mi hai profondamente deluso, sappilo!",
esclamò.
 
Dietro di lei, al di là della porta,
notai il padre di Andrea osservare la scena.
 
"Rimarrai chiuso qui dentro finchè non deciderò
di farti uscire!", strillò mia madre.
 
"Ma..."
 
"Fai silenzio!", gridò.
 
Il dottor Latorre mi lanciò uno sguardo
carico di comprensione, appena un'attimo prima
che mia madre richiudesse un'altra volta la porta a chiave.
 
Dovevo essere nella merda quindi per andargli
un po' più a genio?!
 
Che situazione del cavolo!
 
Mi passai nervosamente le mani
sui capelli.
 
Che cosa sarebbe successo adesso?
 
To the kids who played ‘em
I ain’t here to save the f*cking children
But if one kid out of a hundred million
Who are going through a struggle feels and relates that’s great
It’s payback, Russell Wilson falling way back
In the draft, turn nothing into something, still can make that
Straw in the gold chump I will spend
Rumpelstiltskin in a hay stack
Maybe I need a straightjacket, face facts
I am nuts for real, but I’m okay with that
It’s nothing, I’m still friends with a…
 
Dlin, dlon!
Aspettammo qualche secondo, finchè
non vedemmo la porta di casa aprirsi.
"Chi siete?", domandò la dottoressa Martin, affacciandosi un poco.
 
"Salve!", salutò Ella. "Siamo dei compagni di classe di Alberto", ci 
presentò. "Alberto è in casa per caso?", domandò gentilmente.
 
"No, mi dispiace!", rispose lapidaria la donna.
 
Io, Samantha ed Ella ci guardammo, non sapendo cosa fare,
mentre la dottoressa Martin, dopo averci velocemente liquidato
con un "arrivederci", stava già chiudendo la porta.
Quando notai un particolare che mi fulminò il cervello...
 
Mi accorsi che a qualche metro da noi era parcheggiata un'auto
identica a quella di mio padre, se non la stessa...e in quel momento
gli ingranaggi del mio cervello cominciarono a girare.
 
"È da tre giorni che Alberto non viene a scuola e nessuno sa dove sia."
 
"Perchè è da tre giorni che pensavo che fosse a casa ammalato, visto 
in ufficio non sta più venendo!"
 
"Ti ha detto altro poi, Andrea?"
 
"Mi ha risposto prima un uomo e poi
suo madre."
 
"Ma l'uomo non era suo padre?"
 
"No...Alberto non conosce suo padre."
 
 
"Aspetta un attimo!", urlai.
Che cazzo sta succedendo qui!?
 
 
 
 
I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy
 
Cosa ne sarebbe stato di me...
 
I’m friends with the monster
That’s under my bed
Get along with the voices inside of my head
You’re trying to save me
Stop holding your breath
And you think I’m crazy
Yeah, you think I’m crazy
Well, that’s not fair
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Sì...lo so! Mi vorreste bruciare vivo dopo questo capitolo *evita gli ortaggi*!
Chiedo venia!!! Ma, fidatevi ragazzi...era necessario per spiegare un paio di cosette che vedremo nel prossimo capitolo (che ho già iniziato, non temete, visto anch'io mi detesto per aver lasciato Alberto sospeso in questa situazione!!) 
Per questo capitolo vorrei ringraziare caty_21 visto che è stata la sua proposta nel tempo che fu a darmi l'ispirazione per questo capitolo:) grazie veramente<3
Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/preferite! (Ragazzi vi amo letteralmente !!! Uno per uno !! x3) e anche tutti coloro che leggono silenziosamente nell'ombra...ma io so chi sieteeee *occhietti sluccicosi da gufo*...è inutile che vi nascondete cari miei!!
 
Scherzo dai :3 non mordo nessuno!
 
Facciamo inoltre Tutti un mega-strepitoso-gigante in bocca al lupo a Destiny_96 che è alle prese con quella brutta bestia chiamata 'Maturità'! Siamo tutti con te! :D
Distruggilo! Fallo fuori! Sbranalo! E dai fuoco alle sue ossa(?!)!
 
Okay...sono impazzito!XD
 
Comunque...piccolo spoiler del prossimo capitolo per non farvi stare troppo in ansia, angioletti miei ;3
 
"E se adesso...", cominciai come se nulla fosse. "Le dicessi che suo figlio potrebbe trovarsi in guai seri...lei cosa farebbe?"
 
TAA-TAAAA-DAAAAAAMMMMM!!!
Che succederà secondo voi?!!! MAAAHHHH ! IO NON LO SO!!!*^*
 
Aspetto i vostri commenti e le vostre recensioni ;)
Fatemi sapere che ne pensate eh!
Un abbraccio a tutti!
 
mr Apricot
 
 

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Capitolo 9
*** Am I Wrong ***


Capitolo 8: Am I Wrong (ENVY)
 
Andrea's POV:
 
"Che c'è?!", chiese la dottoressa Martin,
visibilmente stizzita.
"Avrei urgentemente bisogno del bagno!",
esclamai con il sorriso più ingenuo e stupido
che sapevo fare.
 
Tutta questa storia stava cominciando a puzzare un po'
e visto che c'era mio padre di mezzo dovevo capire
a tutti i costi cosa stava succedendo!
 
C'erano poche cose che mi facevano scattare e sclerare
male di punto in bianco:
 
Primo: essere chiamato Andreino...o peggio, Andreuccio...
 
Secondo: che qualcuno mi dicesse che quando ballavo
facevo schifo, perchè non era per niente vero!
E al diavolo l'umiltà e la modestia in quei casi!
 
Terzo: i piani assurdi e senza senso che mio padre metteva
in pratica di punto in bianco...
 
I miei occhi si fecero due fessure.
 
Avevo a che fare con due psicologi di fama internazionale?
 
Che si preparassero ad avere a che fare con una
persona completamente pazza e psicopatica allora...
Volevo vederci chiaro!
 
"Non ho tempo adesso...", sbuffò lei. "Devo uscire e
sono pure in ritardo."
 
C'era qualcosa di stanco tirato nel suo
aspetto che non mi piaceva per niente.
 
"La prego!", dissi usando un tono patetico e mettendo
in bella mostra il mio classico aspetto anonimo da sfigatello,
sfoggiando poi un sorrisetto da bambinetto.
 
Unico obiettivo: Dovevo.Entrare.In.Quella.Casa.
ORA!
 
"Rischio di farmela qui e adesso...", cantilenai appoggiando
le mani sul cancelleto d'ingresso.
Eddai, apri il cazzo del cancello, stupida donna...
 
Dovevo sembrare un malato di mente,
ma in quel momento ero troppo preso
da quello che stavo facendo per pensarci.
 
Dopo qualche istante di tentennamento,
alla fine la dottoressa Martin cedette,
aprendo finalmente la porta del cancelletto.
 
"Tu!", mi girai poi di scatto verso Samantha.
"Se vedi mio padre, fermalo! Buttalo 
a terra se necessario!", ordinai.
"Che...?", fece lei guardandomi sconvolta.
"Fai come ti dico!", ribattei.
 
Dopodichè afferrai Ella per il polso,
trascinandola via con me.
"Andrea...", provò a dire lei. "Che stai..."
Non c'era tempo per le spiegazioni.
 
Senza dire nulla, buttai poco elegantemente
Ella letteralmente addosso alla dottoressa Martin,
che per poco non cadde.
 
"Ella, sii gentile e spiega alla signora i compiti che deve fare Alberto!",
dissi aggirando la donna ed entrando in casa
senza troppi complimenti.
 
Perdonami, amore mio!
 
Cominciai a guardarmi intorno senza farmi
troppi problemi a nascondere che stavo chiaramente
cercando qualcosa. O meglio qualcuno!
 
Apparentemente in quello che sembrava essere
il soggiorno, non trovai anima viva, così passai 
a grandi passi a controllare il resto delle stanze.
 
Di mio padre naturalmente neppure l'ombra...
ma sapevo per esperienza che sarebbe presto
spuntato fuori.
 
Spalancai ogni porta che trovai, finchè non ne
trovai una chiusa a chiave.
 
"Chi c'è qua dentro?!", esclamai bussando forte.
 
Nessuna risposta.
 
Mi appiattii sulla porta, appoggiandoci sopra l'orecchio
e cercando di captare qualche rumore,
mentre non la smettevo di bussare con sempre
più insistenza.
 
Improvvisamente, nel giro di pochi istanti, sentii 
il rumore dello scatto della serratura e vidi la porta
aprirsi. Non so perchè ma trattenni il respiro.
 
Am I wrong for thinking out the box from where I stay? 
Am I wrong for saying that I choose another way? 
I ain't trying to do what everybody else doing
Just cause everybody doing what they all do 
If one thing I know, I'll fall but I'll grow 
I'm walking down this road of mine, this road that I call home 
 
"Non si può neppure andare in bagn...
Che ci fai tu qui?", mi domandò
Alberto con aria sorpresa.
Sorpresa e...
 
"Come vi siete permessi?!", sentii tuonare dietro di me.
 
Ecco la rompi cazzo della madre di Alberto che si era
liberata dal mio diversivo.
 
Si frappose con prepotenza tra me e Alberto,
allontanando un poco il figlio e puntandomi un
dito contro, molto ma molto minacciosa.
 
"Se ti permetti un'altra volta di fare una cosa del genere...",
cominciò di nuovo a sbraitare.
 
"Dove si nasconde mio padre?", la bloccai con aria altrettanto
poco diplomatica e incrociando le braccia sul petto in tono di sfida.
 
Voleva giocare a chi aveva più controcazzi, la signora?
Bene! Giochiamo allora!
 
"Non so di cosa tu stia parlando...", disse lei, facendo scemare
tutta la foga di poco prima.
 
Indizio sospetto numero uno: stava palesemente mentendo.
 
"Lo sa perfettamente invece...", ribattei convinto.
 
"Ad ogni modo dovete andarvene immediatamente", fece
lei. "Altrimenti sarò costretta a chiamare la polizia!", minacciò.
 
Indizio sospetto numero due: troppo facilmente irritabile.
 
Ella, che nel frattempo ci ebbe raggiunto, sgranò gli occhi.
"Alberto...", provò a dire.
 
"Mamma...", cercò di intervenire lui, ma lei 
con un gesto della mano lo zittì, mentre con 
lo sguardo era intenta a trasmettermi tutta
l'ostilità di cui era capace.
 
Ressi il suo sguardo, sempre tenendo le braccia
incrociate e gonfiando il petto per darmi
maggiore imponenza.
 
"Signor Latorre!", sentii d'un tratto strillare da fuori. "Ma lei cosa ci fa qui!?"
 
Bingo.
 
E brava Samantha pure!
 
Rivolsi alla dottoressa Martin un sorrisetto
da Stregatto, per poi dirigermi a grandi
passi verso l'uscita.
 
"Papi!", esclamai tutto fintamente contento, 
quando lo trovai fuori, esattamente davanti alla
macchina che avevo visto prima e con Samantha che
lo stava trattenendo per un braccio,
stordendolo con discorsi a raffica.
Che donna!
 
"Come mai sei qui?", gli domandai con fare
innocente quando lo ebbi raggiunto.
"Andrea...", borbottò lui. "Che ci fai tu qui, piuttosto?",
mi rigirò la domanda.
E no mio caro!
"Io sono venuto ad avvisare Alberto", dissi alzando la voce in
modo che mi sentisse anche la madre. " Che i professori ci
hanno incaricato di dirgli che se non si presenta a scuola
nei prossimi giorni, visto che ha saltato un bel po' di verifiche,
gli fanno fare una brutta fine!", mentii spudoratamente.
Mi girai un'istante, appena in tempo per vedere la madre sussultare.
 
Era palese che era una che ci teneva all'andamento
scolastico del figlio!
 
Rivolsi poi un sorrisetto d'intesa ad Alberto
-che mi guardò comunque confuso-,
Ella e Samantha, in modo che mi reggessero
il gioco.
 
"È vero?!", esclamò la dottoressa Martin
girandosi sconvolta verso Alberto.
 
"Assolutamente!", si intromise Ella che era vicino a loro.
"Ci avevano chiesto di chiamare noi Alberto, prima che lo facessero loro!",
continuò poi.
 
"Davvero hanno intenzione di chiamare a casa?!", domandò sconvolta
la dottoressa Martin. "Non capisco, non ha superato il limite dei giorni di assenza!"
 
"Quando un professore c'ha le palle girate...", fece Samantha, rigirandosi
tra le dita uno dei suoi riccioli, con aria di chi la sapeva lunga. "...o fai quello
che vuole lui, o puoi ritenerti bocciato come minimo!"
"E io, Alberto, non vorrei essere al tuo posto!", disse poi.
 
"La Severi pensa che hai saltato il suo compito di proposito",
disse Ella. "Sai che non ti ha mai potuto sopportare!"
 
"E ora ha la scusa per rimandarti di brutto in matematica", aggiunse Samantha.
 
"Col rischio di non farti ammettere alla maturità...", fece Ella.
 
"Sai che quella se la lega al dito poi, vero?", domandò Samantha.
 
"E ti toccherà ripetere l'anno...", disse Ella con fare drammatico.
 
"Incomincerai in ritardo l'università", aggiunsi io.
 
"E quando entrerai nel mondo del lavoro?", continuò Samantha.
"Alberto, domani devi assolutamente venire a scuola!"
 
Che improvvisazione fantastica!
Ella e Samantha erano state fenomenali, stordendo di parole
la signora Martin, che ora tremava, visibilmente sconvolta.
 
"Ma...", cominciò a dire la donna.
 
"Niente 'ma'!", la interruppi io. "I professori fanno la legge!"
 
Ormai la signora Martin era sul punto di crollare. 
 
"Andrò io a parlare con gli insegnanti, per spiegare loro la situazione",
si intromise mio padre.
 
...
 
Contai mentalmente fino a dieci per cercare di sedare
sul nascere quel desiderio pressante di ammazzare mio
padre, dissanguandolo in quel preciso momento.
Grrrrrrr!
 
"Grazie, Marco!", fece la signora Martin, tranquillizzandosi un poco.
"Quanto a voi", disse poi, tornando alla sua maschera di freddezza.
"Se non ci sono altre questioni importanti, vi pregherei di andarvene!
Come ho già detto prima, ho da fare!"
 
"Alberto potrebbe...", iniziò a chiedere Ella, ma venne subito
interrotta dalla dottoressa Martin.
 
"E Alberto con me!", aggiunse la donna con un tono che non
ammetteva repliche.
 
Strinsi rabbiosamente i pugni delle mani.
 
Giuro che non sarebbe finita così
facilmente questa storia!
 
Oh, eccome se non sarebbe finita così!
 
So am I wrong? 
For thinking that we could be something for real? 
Now am I wrong? 
For trying to reach the things that I can't see? 
But that's just how I feel, 
That's just how I feel 
That's just how I feel 
Trying to reach the things that I can't see 
 
Dopo quell'episodio io, Ella e Samantha ci salutammo,
tornando ognuno ai propri impegni.
Per il momento non si poteva fare altro.
 
Tuttavia ero fuori di me!
 
Che cavolo stavano combinando?!
 
E soprattutto con così tanto mistero!?
 
Ci rimuginai sopra per non so quanto tempo,
finchè non tornò a casa pure mio padre.
 
"Che sta succedendo?", domandai andandogli incontro
a grandi passi.
 
"Non saluti nemmeno?!", esclamò lui mentre era intento
a togliersi le scarpe. "Dove sono finite le buone maniere?!"
 
Buttate nel cesso!
 
"Che è successo ad Alberto?", domandai, con un po'
più di calma.
 
"Come mai ti interessa così tanto?", mi guardò torvo lui.
 
"Perchè dobbiamo fare un corso insieme!", esclamai.
"Fatto fuori lui, mi ritrovo solo e nella merda io!", continuai fuori di me.
 
"E che corso sarebbe?", domandò poi mio padre.
 
Sbuffai spazientito. "Letteratura italiana...alla scoperta di Dante!", mentii
spudoratamente con un sorriso a trentadue denti.
 
Occhio per occhio, dente per dente, papi!
 
Se mio padre non mi voleva dire cosa stava combinando,
non ho capito perchè dovevo farlo io con gli affari miei.
Che si attaccasse!
 
"Tornando ad Alberto...", feci poi. "Mi serve!"
 
"Non riesci a fare questa cosa da solo?! È solo letteratura, Andrea!"
 
"E sono solo un numero imprecisato di ragazzini!", obiettai. "E comunque no, non ce la faccio! Voglio pure Alberto!"
 
Vidi mio padre riflettere per qualche secondo. "Che rapporto hai con
Alberto?", domandò poi di punto in bianco.
 
"Che rapporto dovrei avere con lui?", domandai a mia volta perplesso,
strabuzzando gli occhi e aggrottando le sopracciglia.
 
"Non lo so...", fece mio padre. "Lui come ti tratta?"
 
C'era qualcosa che suonava strano in quella domanda,
dove voleva andare a parare mio padre con quel discorso?
 
"Siamo solo compagni di classe", risposi semplicemente,
il che era la pura verità poi.
 
"Mm...", fece mio padre, perso in chissà quali pensieri.
 
Non mi aveva ancora detto un tubo di quello
che volevo sapere però!
 
"Che è successo alla signora Martin?", tornai alla carica.
"Sembrava così stressata...sta male, per caso?", domandai
innocente.
 
Mi resi conto solo in quel momento che persino
mio padre era stranamente meno polemico
e puntiglioso del solito...
La faccenda si faceva seria!
 
"No", rispose mio padre.
 
"Sei sicuro?", domandai ancora.
 
"Sì", disse lui.
Mannaggia a lui! Dovevo sapere qualcosa di più!
 
"È stata vista da un medico? Aveva una brutta cera oggi!", commentai.
 
"No...è solo stressata", fece vago mio padre.
 
"Stressata da cosa?", insistetti.
 
"Da Alberto..."
 
E stì cazzi però, eh!
 
"Che ha fatto?", chiesi, cercando di mantenere
la calma e non sclerare dal nervosismo.
 
"Niente..."
 
"La signora Martin non sembra una che
si lascia turbare da niente...", commentai,
inarcando un sopracciglio.
 
Touchè!
 
Mio padre si passò una mano sul viso,
con fare stanco.
 
"Alberto ha preso un vizio altamente insano e deleterio...", cominciò.
 
Alberto si drogava?! Ero allibito!
 
"È drogato?!", domandai sconvolto.
 
"No...", rispose mio padre. "E questi ultimi giorni
io e sua madre li abbiamo passati a cercare di fargli
capire quanto il suo comportamento fosse sbagliato."
 
"E come?! Rinchiudendolo a chiave come in una prigione?!", domandai ironico.
 
"Se non ci fossi stato io...", fece mio padre terribilmente serio. "Sua madre
l'avrebbe sicuramente fatto."
 
A quelle parole mi si gelò il sangue.
 
"Il che ha dell'incredibile...", continuò mio padre tra sè.
 
Perchè c'era pure dell'altro?! Questo putiferio già di per sè non bastava?!
 
"Lucia non ha mai ascoltato nessuno al di fuori di se stessa...", disse poi.
 
Chissà perchè ma la cosa non mi sorprendeva granchè...
 
"E di Giuseppe", aggiunse poi.
 
Ecco! Era questo che volevo sentire!
Informazioni utili!
 
Alzai gli occhi al cielo e ringraziai mentalmente Dio.
 
"Giuseppe chi?", domandai innocentemente, mentre
la mia mente diabolica cominciava a lavorare.
 
"L'ex marito di Lucia...il padre di Alberto", rispose mio padre
con voce lontana.
 
Sembrava che non stesse nemmeno parlando con me in quel momento.
 
"Giuseppe...", dovevo avere un nome preciso. "...Martin?", buttai lì.
 
"No!", esclamò lui. "Giuseppe Fufigna!", disse con fare ovvio.
 
Pff...Ahahah...okay, no!
Mi morsi una guancia per non scoppiare a ridere!
Dovevo rimanere serio e concentrato!
Tuttavia rischiai di soffocarmi con la mia stessa saliva!
 
"Non ha riconosciuto Alberto?", domandai.
 
"Lucia non gliel'ha mai fatto sapere", rispose semplicemente mio padre.
 
"Perchè?"
 
"Non ha mai superato il fatto che lui abbia preferito un uomo a lei", fece poi.
 
Okay, mi ero perso un passaggio.
 
"Il padre di Alberto è gay?", domandai.
 
"Non solo lui a quanto pare", rispose mio padre. "E per Lucia è come rivivere un incubo...già allora rimase profondamente sconvolta!", disse con gli occhi persi
chissà in quali ricordi.
 
Stava cominciando a divagare troppo per i miei gusti.
"E il padre che fine ha fatto? Si vedono ancora? Cos'è che l'ha sconvolta tanto?",
domandai a raffica, approfittando del fatto che mio padre avesse finalmente cominciato a parlare!
 
"Lui...", cominciò mio padre. "Ha un piccolo bar,
un po' in periferia...", dunque stava in questa città? Ottimo...
"...Lucia questo non lo sa, da quando lui l'ha lasciata, non
ha voluto più sentirne più parlare! Però quando stavano
insieme lei era letteralmente persa...Lui aveva una fortissima
influenza su di lei."
 
"E cosa pensi che succederebbe...se, per caso, si incontrassero
adesso...dopo tanto tempo?",
domandai cauto.
 
"Non saprei...", fece mio padre. "Certo,
sicuramente Lucia sarebbe ancora facilmente
completamente assorbita dalla sua presenza,
come ai vecchi tempi."
 
Era così tanto pericoloso quest'uomo!?
Comunque...nel frattempo il cervello malato
aveva partorito una meravigliosa, fantastica
e alquanto fuori di testa, per non dire
magnifica, idea!
 
"Meraviglioso!", cinguettai allegramente poi di punto in bianco.
"Vado a preparare la cena!"
 
Muahahahahah!
 
Am I tripping for having a vision? 
My prediction: I'ma be on the top of the world
Walk your walk and don't look back, always do what you decide 
Don't let them control your life, that's just how I feel 
Fight for yours and don't let go, don't let them compare you, no 
Don't worry, you're not alone, that's just how we feel 
 
Okay...
 
Ricapitoliamo:
 
Stavo brutalmente saltando la scuola...
 
Dopo aver passato tutta la notte in bianco a fare
ricerche su internet e a rimuginare...
 
Per andare a trovare uno sconosciuto...
 
Sul quale non sapevo una benemerita minchia...
 
Il tutto per cercare di smuovere quell'essere di ghiaccio
della madre di Alberto...
 
Così che Alberto potesse tornare a scuola...
 
E fare quel corso di hip hop.
 
Bene, e dopo questa potevo rendermi conto di quanto 
la mia mente fosse seriamente malata e problematica!
 
Lo stavo veramente facendo tutto questo per uno stupido
corso di hip hop?
 
Solo perchè volevo parteciparvi pure io?
 
Solo per soddisfare un mio desiderio?
Altamente egoistico tra l'altro!
 
O c'era anche altro?
 
Perché stavo arrivando a spendermi tanto per una
persona? Con cui non avevo neppure chissà quale rapporto poi!
 
Beh...qualcos'altro dovevo ammettere che c'era.
 
In tutta quella strana storia era palese che non se la stesse
passando per niente bene.
Se la cosa fosse rimasta tra lui e sua madre, non avrei
potuto fare più di tanto...ma c'era pure mio padre di mezzo.
Mio padre sapeva.
Mio padre era parte attiva in quella faccenda.
E questo mi faceva sentire responsabile di Alberto
in prima persona...nonostante non potessi
pretendere niente.
 
Però non potevo fare altrimenti.
 
Far finta di niente sarebbe stato il
comportamento peggiore di questo mondo.
 
E quello che stavo per fare mi sembrava
tra tutte l'idea migliore.
 
Feci un sospiro un bel respiro profondo,
dopodiché spinsi la porta d'entrata.
 
Mi guardai intorno, osservando ogni particolare
di quel locale.
 
Si trattava di un piccolo bar, di quelli ricavati da un precedente
vecchio edificio -lo si capiva da alcuni cavi elettrici che spuntavano
qua e là e da alcune tubature in vista palesemente arrugginite-.
Ma il tutto era ricoperto e decorato con colori a tinte pastello
e fiori dai colori sgargianti come tulipani, violette, girasoli.
Sembrava più una fioreria che altro!
Però nel complesso dava una bella impressione.
Forse non era un bar all'ultima moda,
ma si sentiva che c'era amore e passione
in quel locale.
Voleva essere un posto accogliente.
 
Buttai un occhio sul listino dei prezzi.
Rimasi stupito.
Non erano neppure alti!
 
Peccato che non ero lì per quello...
 
Mi avvicinai al bancone del bar, dove un ragazzo era intento
ad asciugare e a sistemare dei bicchieri,
mentre chiacchierava con l'unico altro cliente che c'era.
 
"Ciao", mi salutò il ragazzo non appena mi vide avvicinarmi.
 
"Ciao", gli risposi accomodandomi su uno sgabello.
 
"Cosa posso servirti?", mi domandò cordiale.
 
"Un caffè...", risposi semplicemente.
"Senti, posso farti una domanda?", feci poi con le mani che
cominciavano a tremarmi.
Fanculo all'ansia!
 
"Certo", fece lui, inserendo la polvere del caffè nella macchinetta.
 
"Per caso un certo Giuseppe...", mi veniva troppo da ridere. "Fufigna...lavora qui?"
 
"Sì! È il proprietario del bar!", mi rispose lui tranquillo.
 
"Non è che potrei parlare con lui?", okay, e dopo questa cominciavo
veramente a sentirmi un cretino.
Che cavolo stavo facendo?!
 
"Sì...", fece lui. "Un attimo che te lo vado a chiamare", disse sparendo dietro
una porta dietro al bancone.
 
Ora.
 
Volevo morire.
 
Volevo che la terra si spaccasse sotto i miei
piedi in quel momento e precipitare.
 
Volevo essere da qualsiasi parte, ma non lì.
 
Volevo scomparir...
 
"Ciao!", mi salutò un uomo spuntato da dietro la porta e
seguito dal ragazzo con cui avevo parlato.
 
E che cavolo però, neppure libero di finire i miei piani
di autodistruzione!
Questa era maleducazione, altroché!
 
Si trattava di un uomo dai capelli brizzolati ma dall'aria
incredibilmente giovanile, di altezza normale, ma con un fisico niente
male per un uomo della sua età -che poteva oscillare dai quaranta ai cinquanta-.
Mi sbagliavo pensando che Alberto avesse i tratti della madre.
Alberto era la fotocopia di suo padre.
Stessi tratti del viso.
Stessa forma del corpo, anche se Alberto era leggermente più magro del padre.
Stessi occhi verdi e freddi come il ghiaccio,
che però traevano in inganno,
viste le persone gentili e allegre che li possedevano.
 
"Ciao...", dissi guardandolo con aria interrogativa.
Perchè stavo facendo questa cavolata?
...
 
Ah! Sì, giusto! Alberto!
 
"Cioè, buongiorno!", mi corressi.
 
"Dammi pure del tu", mi disse l'uomo con fare amichevole.
 
"È lei Giuseppe Fufigna?", non gli dovevo ridere in faccia, non
gli dovevo ridere in faccia.
 
"Forse volevi dire: 'sei tu'?", mi corresse lui.
 
Darmi una cazzo di risposta no, eh?
Mi limitai a guardarlo.
 
"Sì, sono io", si arrese alla fine.
 
"Bene!", finalmente una buona notizia.
"Le devo assolutamente parlare!"
 
"Il 'tu' non me lo vuoi prorpio dare eh?", fece lui.
 
Mi limitai a sorridere in modo cordiale.
Chissà perchè ma...no, non gli volevo dare del tu.
Non mi girava proprio.
 
"Di cosa mi devi parlare?", mi domandò incrociando le braccia.
 
"Di suo figlio", mi limitai a rispondere come se nulla fosse.
 
Scoppiò a ridere.
"Mi sa che hai sbagliato persona!", esclamò tra una risata
e l'altra.
Anche il cameriere e l'altro cliente avevano cominciato a ridere.
 
Voglia di ammazzarli tutti?
Tanta voglia di ammazzarli tutti...
 
"Io penso di no...", risposi. "Le dice niente il nome Lucia Martin?", buttai lì.
 
Come c'era da aspettarsi, lo vidi sbiancare di colpo
e poco ci mancò che si strozzasse con...le sue stesse risate -era possibile?-
o comunque la sua stessa saliva.
Le risate si trasformarono di punto in bianco in violenti
colpi di tosse, tanto che il ragazzo dietro il banco cercò
di aiutarlo a calmarsi.
 
"Andiamo fuori!", disse poi con un filo di voce non appena riuscì
a riprendersi un poco.
 
   ***************
 
Senza dire un'altra parola, eravamo usciti dal bar e stavamo
passeggiando lì intorno, senza una meta precisa.
 
"Bene...", dissi poi d'un tratto per rompere quel silenzio
denso e imbarazzante che si era creato.
 
Cominciai a raccontare, mentre lui mi ascoltava
in silenzio, attento e concentrato, come se avesse voluto
stamparsi ogni singola parola che dicevo nella sua testa.
 
Gli parlai di Alberto, di come l'avevo conosciuto,
di tutti quello che sapevo di lui, della madre, 
un po' di me -per fargli capire chi ero-, di mio padre...
 
"Sei il figlio di Marco?!", mi interruppe lui.
 
"Sì, perchè?", domandai.
 
"Forse tu non ti ricorderai molto di me,
ma io mi ricordo di te, quando ancora eri
molto piccolo...", disse abbozzando un sorriso.
 
"Ah, sì?", dissi ridendo.
Questo non me lo sarei mai aspettato.
 
"Già...non avrei mai immaginato di vederti
cresciuto un giorno!", disse dandomi una leggera
pacca sul braccio.
"Mi fa piacere vedere che sei diventato un bel ragazzo",
aggiunse poi.
 
"Grazie", dissi solo, sorridendo.
La cosa che mi colpì di più era che non c'era malizia o altro
nella sua voce, semplicemente un poco di orgoglio.
Non mi dispiacque, nonostante non fosse il genere di complimento
che un ragazzo si sentiva fare da un uomo
più grande di lui -non così diretto almeno-.
 
"Senti, Andrea...", fece poi, fermandosi e ficcandosi le mani
in tasca. "Apprezzo tutto quello che hai fatto, che mi hai raccontato,
mi hai aperto un mondo!", fece una pausa. "Però capisci pure tu che,
dopo vent'anni non è che di punto in bianco possano cambiare le cose!
Nel senso, Alberto ha la sua vita e io non posso spuntare dal nulla
e stravolgergliela, se lui non ha mai provato a cercarmi.
Quindi, per quanto non so come quella donna possa averlo
cresciuto, insegnandogli ad odiarmi sicuramente, non è il caso
che io mi faccia vivo con lui..."
 
Lo guardai con la faccia sconvolta!
Come poteva dire una cosa del genere dopo che...
 
Giusto...non lo sa ancora!
 
Lo guardai serio, dritto negli occhi.
 
"E se adesso...", cominciai come se nulla fosse. "Le dicessi
che suo figlio potrebbe trovarsi in guai seri...lei cosa farebbe?"
 
Vidi due fiamme accendersi nei suoi occhi.
 
Am I wrong? (Am I wrong?) 
For thinking that we could be something for real? 
(Oh yeah yeah yeah) 
Now am I wrong? 
For trying to reach the things that I can't see? 
(Oh yeah yeah yeah) 
But that's just how I feel, 
That's just how I feel 
That's just how I feel 
Trying to reach the things that I can't see 
 
Alberto's POV:
 
 
Sbuffai spazientito, buttando la
testa all'indietro.
Non ce la facevo più.
 
Era da non so quanti giorni che stava
andando avanti questa storia.
Ormai avevo perso completamente
la cognizione del tempo.
 
Il primo giorno lo avevo passato chiuso
a chiave in camera mia, fino alla sera.
 
Lì il padre di Andrea era venuto ad aprirmi
la porta, dicendomi di essere riuscito a far ragionare mia
madre sul suo gesto un po' troppo sconsiderato
e impulsivo...ma comunque le cose non è
che fossero migliorate poi molto.
 
Non mi era permesso uscire,
neppure per andare a scuola.
Cellulare, computer, mp3...
mi era stato sequestrato tutto.
 
E ogni giorno lo passavo costretto ad
ascoltare i discorsi senza fine di mia madre,
che ovviamente non poteva accettare che suo 
figlio fosse gay.
 
Avevo sempre saputo che
covava un odio profondo versi
gli omosessuali...
ma non avevo mai capito il...perchè?
 
Non era una una malattia,
una perversione, una deviazione,
nulla di tutto ciò...era semplicemente
uno dei tanti aspetti di una persona.
Un aspetto che non si poteva
fare altro che accettare.
 
Perchè lei non lo capiva?
 
"Per la miliardesima volta, Alberto...",
ricomiciò mia madre.
 
Sospirai pesantemente.
Era da tre ore che stavamo seduti su quel
dannato tavolo, il tutto per stare a sentire
i suoi discorsi campati in aria.
 
Ma che altro potevo fare?
Che altro avrei potuto fare per
riuscire a risolvere quella situazione?
 
Il padre di Andrea si limitò
a lanciarmi un'occhiata.
 
"Ti rendi conto vero che", cominciò a dire
mia madre. "Gli...", non riusciva neppure a dirlo.
"Omosessuali...vengono continuamente
presi di mira per la loro...diversa natura?"
 
"Sì...", mi limitai a rispondere.
Sapevo già dove voleva andare a parare.
 
"E non pensi che un motivo ci sarà se succede questo?!",
esclamò poi. "Se la società non li accetta?! Li reprime?!"
 
"Magari la società è sbagliata...non i gay", ribattei
senza alcun tono nella voce.
Ero stanco...
 
Non ne potevo più di quella situazione...
 
Volevo solo essere lasciato in pace...
 
"Ma bisogna adattarsi a questa società!", contestò mia madre.
"Cos'è che non ti attrae di un corpo femminile?", tornò alla carica
dopo un attimo di silenzio. "Perchè provi repulsione per una ragazza?"
 
"Io non provo repulsione per una ragazza..."
 
"E allora perchè non dovrebbe appagarti
come tu sei erratamente convinto che
dovrebbe fare un uomo?!"
 
"Io...", feci per rispondere,
quando improvvisamente venni  interrotto
dal campanello della porta.
 
Vidi mia madre e il dottor Latorre
guardarsi sorpresi.
 
Inizialmente nessuno si mosse,
ma il campanello continuò a suonare con sempre
più insistenza, finchè non divenne
un fastidioso suono continuo.
 
Chiunque fosse, sapeva per certo che eravamo in casa.
 
"Guarda", fece mia madre alzandosi per andare ad aprire.
"Se è ancora tuo figlio, Marco, con quelle sue amiche, 
giuro che..."
Ma non appena aprì la porta d'ingresso 
la vidi sbiancare di colpo.
 
If you tell me I'm wrong, wrong 
I don't wanna be right, right 
If you tell me I'm wrong, wrong 
I don't wanna be right 
If you tell me I'm wrong, wrong 
I don't wanna be right, right 
If you tell me I'm wrong, wrong 
I don't wanna be right 
 
"Lucia! Da quanto tempo!", sentii dire da una voce
maschile che non riconobbi per niente.
 
Vidi il dottor Latorre invece scattare in piedi
e precipitarsi alla porta con la velocità di un razzo,
borbottando qualcosa di incomprensibile.
 
Dopo qualche minuto decisi di alzarmi anch'io
per andare a vedere cosa cavolo stava succedendo.
 
Davanti ad un ammuttolito dottor Latorre e una stranamente
rossa in faccia madre, c'era un uomo che non avevo mai visto.
Eppure aveva un'aria familiare...
 
Più o meno doveva avere la stessa età del dottor Latorre
e di mia madre, solo che aveva un atteggiamento molto più
giovanile e cordiale.
 
Quando mi vide buttò in male modo un mazzo di fiori che teneva
in mano addosso a mia madre, che nel frattempo non si
era ancora ripresa, mentre una strana luce gli illuminò gli occhi.
 
"Ma guarda!", fece rivolto verso di me. "Non pensavo che avrei trovato
un ragazzo venendoti a trovare!", esclamò verso mia madre.
"Quanti anni hai?", domandò poi rivolgendosi di nuovo a me.
 
"Diciannove...", risposi a malapena.
Chi era quest'uomo?
 
"Diciannove anni...", ripetè assorto fra sè l'uomo.
"Lucia, io ero passato per farti una visita di cortesia, ma qui mi sa
che mi devi dare un paio di spiegazioni!", disse l'uomo.
 
"Lui non è tuo...", cominciò a sibilare mia madre.
 
"Ah!", la interruppe l'uomo. "È inutile che provi a mentire! Sai che
con me non ci riesci!", esclamò l'uomo scoppiando a ridere.
"E di certo non può essere figlio di Marco! Guardalo! Assomiglia
tutto a mia madre!", esclamò di nuovo lui tra una risata e l'altra.
 
Improvvisamente ebbi un violento brivido lungo
la schiena.
Chi diavolo era quest'uomo?!
 
"E così ho un figlio e non mi hai mai detto niente in vent'anni?",
domandò retorico l'uomo.
 
Mia madre non disse niente.
Era la prima volta che la vedevo in difficoltà.
 
Se io sono suo figlio...allora vuol dire che lui è...
 
"Beh, vorrà dire che magari per recuperare un po' il tempo
perso, potrei approfittarne per fare una chiacchierata con mio
figlio visto che sono qui!", disse guardandomi negli occhi,
pieno di orgoglio.
 
C'era qualcosa di incredibilmente assurdo e irreale
in un uomo che si presenta di punto in bianco
a casa tua e dal nulla comincia a dire che sei suo figlio...
Ma c'era il silenzio di mia madre a dare conferma alle sue parole...
 
"Tu non...", cominciò a dire mia madre.
 
"Io non cosa?", domandò lui.
 
"Alberto non può uscire", si corresse mia madre.
 
"E perchè, se posso sapere?"
 
"Non è il caso che tu sappia", ribattè mia madre.
 
"Io credo proprio che sia il caso invece", ribattè a sua volta l'uomo.
"Che ha combinato?", domandò poi.
 
"Niente", rispose mia madre.
 
"Perchè tenerlo chiuso in casa allora?", fece lui.
 
"Non puoi capire!"
 
"Tu spiegamelo lo stesso, Lucia", incalzò lui.
 
"Cosa ti dovrei spiegare?!", sibilò mia madre.
 
"Per esempio...", fece lui tranquillo. "Perchè non mi hai detto niente di lui,
perchè lui ora è segregato in casa e perchè non vuoi
che gli parli...potresti cominciare a rispondere a questo intanto!"
 
"Non vedo perchè dovrei metterti a parte di queste cose!",
esclamò mia madre. "Lui non ha nessun rapporto con te!"
 
"Vedila così...", cominciò l'uomo cambiando tono di voce.
"Lui potrà pure decidere di non voler avere niente a che fare con me...
ma tu ora devi mettermi a parte di tutto quello che mi hai tenuto
nascosto in questi anni, chiaro? Non me ne vado di qui finchè non
ho le risposte che voglio e non provare a raccontarmi balle perchè mi accorgo
quando le dici. Puoi  pure provare a chiamare carabinieri e chi vuoi...
ma sappi che se lo fai ti faccio causa...e una psicologa dell'infanzia
del tuo livello alle prese con una denuncia per il fatto di non aver detto niente
al padre di suo figlio, sappiamo tutti e due che è una tra le
peggiori pubblicità che ci  siano  nel vostro campo...",
disse con un tono leggermente minaccioso.
"Quindi piantala di fare la ragazzina e comportati
da quella persona adulta che ti sei sempre pavoneggiata di essere."
Lo vidi poi incrociare le mani al petto, in un tono che non
ammetteva repliche.
 
Mia madre se ne stava in religioso silenzio,
tenendo lo sguardo fisso a terra,
mentre il dottor Latorre faceva saettare continuamente
lo sguardo dall'uomo a mia madre e viceversa.
 
"Allora?", fece l'uomo d'un tratto, dopo un tempo
che parve interminabile. "Io non me ne vado finchè non
cominci a spiegarmi per bene la situazione!"
 
Mia madre sospirò rassegnata.
 
"Alberto, vai dentro, per favore...", disse
con voce stanca.
 
Am I wrong? 
For thinking that we could be something for real? 
Now am I wrong? 
For trying to reach the things that I can't see? 
But that's just how I feel, 
That's just how I feel 
That's just how I feel 
Trying to reach the things that I can't see 
 
Anche se non avrei voluto, fui costretto
a rientrare in casa.
La cosa peggiore era che non avevo modo
di mettermi ad origliare, così l'unica cosa che potei
fare fu aspettare.
Aspettare.
Aspettare.
E aspettare ancora.
Stranamente  mi ritrovai a non pensare
a niente,  rimasi semplicemente in attesa che la porta
d'ingresso si aprisse.
 
Avevo passato i giorni senza più pensare
a niente, stordito dai continui discorsi di mia madre,
aspettando semplicemente che tutto finisse.
 
Non so di preciso quante ore passarono,
ma quando la porta si aprì, fuori ormai si era fatto buio.
 
Andai incontro a mia madre,
sperando che mi dicesse qualcosa.
 
"Vai fuori...", disse solo, senza neppure guardarmi,
col tono della voce stanco ed esausto.
"Tuo padre ti vuole salutare."
 
Senza farmelo ripetere due volte mi precipitai fuori,
dove trovai l'uomo ancora ben piazzato sullo
stesso punto in cui l'avevo lasciato qualche ora
prima, con le mani appoggiate sui fianchi, lo sguardo 
fiero e un sorriso a trentadue denti
stampato sul viso.
 
"Ehi!", mi salutò non appena mi vide.
 
"Ehi...", risposi a mia volta, non sapendo bene cosa dire.
Rimasi poi in silenzio aspettando che dicesse lui qualcosa.
 
"Allora...", fece poi lui. "Penso che sia strano tanto per me
quanto per te", disse. "Però a quanto pare tu ed io siamo proprio
padre e figlio, tua madre mi ha dato la conferma", disse infilandosi
le mani in tasca e leggermente in imbarazzo.
In effetti faceva un certo effetto dire una cosa del genere.
Pa...papà...
Non l'avevo mai detto prima in vita mia.
 
"Mi sono anche fatto raccontare quello che è successo in questi
ultimi giorni...stai tranquillo, adesso tua madre dovrebbe aver smesso
col suo regime del Terrore", disse.
"Ad ogni modo", fece poi, allungandomi un pezzo di carta.
"Qui c'è il mio numero di telefono, per qualsiasi evenienza...anche
per una semplice chiacchierata", disse facendomi l'occhiolino.
 
"Okay...", dissi semplicemente, prendendo il pezzo di carta.
 
"E...non dire a tua madre che ti ho dato il mio numero! Le ho promesso
che non l'avrei fatto!", aggiunse poi.
"Ultima cosa e poi mi tocca davvero salutarti: ricordati di dire grazie al tuo
amico Andrea", disse enigmatico facendomi  l'occhiolino un'altra volta.
 
Dopodichè fece per andarsene.
 
"A presto allora!", mi salutò prima di incamminarsi.
 
'Ciao", lo salutai.
 
Papà.
 
Rientrato in casa, richiudendo piano la porta dietro di me.
Mi appoggiai poi ad essa e tirai
un profondo sospiro di sollievo.
 
So am I wrong? (Am I wrong?) 
For thinking that we could be something for real? 
(Oh yeah yeah yeah) 
Now am I wrong? (Am I wrong?) 
For trying to reach the things that I can't see? 
(Oh yeah yeah yeah) 
But that's just how I feel, 
That's just how I feel 
That's just how I feel 
Trying to reach the things that I can't see
 
Come mio solito ero schifosamente in ritardo.
Era diventato un classico ormai...
 
Mi buttai letteralmente addosso alla porta della mia classe,
spalancandola brutalmente.
 
"Buongiorno!", esclamai in automatico. "E scusi il ritardo!
Posso entrare?"
 
Vidi Riboni sbuffare contrariato
e sbattere il libro di italiano sulla cattedra.
 
"Entra!", disse solo, seccato.
 
Vidi che come al solito Samantha mi aveva tradito
per stare in banco con Ella -o meglio, Ella mi aveva fregato
il posto!- ma quando incrociai i loro
sguardi c'era un certo entusiasmo nei loro occhi,
del tipo 'hai visto?!'.
 
Pensai che doveva trattarsi di qualcosa che riguardasse
il prof Riboni, visto che era il loro idolo indiscusso, così
scossi la testa.
 
Quando la alzai per cercare un banco vuoto, vidi per
la prima volta dopo giorni Alberto, seduto al proprio posto,
che non appena mi vide, diede due colpetti con la mano
sulla sedia vicino alla sua.
 
Okay...doveva trattarsi sicuramente di un'allucinzaione!
 
Voleva che mi sedessi vicino a lui?
 
Mi avvicinai un po' titubante verso suo banco.
 
"Ehi!", disse lui sorridendomi semplicemente
scostando appena la sedia dal banco.
 
"Ehi..."
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Lo so...
Mi volete brutalmente ammazzare di nuovo!
Vi prego di perdonare e comprendere!!!!
Ieri avevo un esame e ho dovuto passare gli ultimi giorni
senza poter pensare ad altro se non allo studio!
(L'esame l'ho passato comunque!! ^w^ yeeeeh!!)
E per festeggiare ho finito di scrivere questo capitolo, che avevo lasciato come mio solito scritto a metà XD ahahah
In più (udite udite!!) ho deciso di cominciare a pubblicare un'altra storia: se avete
amato la mia one shot Sexy Liar, sappiate che questa sarà la storia a più capitoliXD e non per vantarmi ma ho aggiunto alcune cosucce che la rendono una figata stratosferica!!! Ahahah
Per cui se passerete a leggere anche lì e sarete tanto buoni da lasciarmi un commento, giuro che vi amerò che non avete idea!!!
Passando ai nostri due pargoletti preferiti, io personalmente adoro questo capitolo!
Penso che sia il più lungo che abbia mai scritto fino adesso, però comunque da un lato volevo come minimo rendere al meglio i vari personaggi, ricompensarvi per la pazienza e soprattutto cavare Alberto fuori dai guai XD
Poi ho adorato: Andrea, che ha tirato fuori il suo carattere lunatico XD non sottovalutatelo ragazziXD Alberto che...vabbè, tanta tenerezza, visto quello che ha passato! Spero di aver reso abbastanza bene le motivazioni che si nascondono  dietro ai gesti da pazza sclerotica della madre di Alberto! Insomma pure lei diciamo che non ha avuto un felice matrimonio dopo una scoperta del genere no?XD e...penso che si capisca che adoro il padre di Alberto :3 ahahahah
Voi che dite??fatemi sapere eh!!! Comunque siamo a quota 19recrnsioni (per me sono davvero tante *_*!!!) spero che con questo capitolo riuscirò ad arrivare a 20!XD (anche se nei miei sogni più utipistici spero di arrivare a 30!XDahahah)
Comunque recensite che mi fate felice!!!
Che succederà nel prossimi capitolo secondo voi??
Io lo so già! Ma non vi dico niente pargoletti miei;3
Ultima cosa: dedico il capitolo a Destiny_96, che tra pochi giorni ha il fantomatico orale della maturitààààààààààà! In bocca al lupo;)
E in bocca al lupo anche a tutti coloro che sono alle prese con esami e prove varie!!!
A presto,
mr Apricot
 

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Capitolo 10
*** Really Don't Care ***


Capitolo 9: Really Don't Care (Demi Lovato feat. Cher Llyod)
 
 
Andrea's POV:
 
La lezione era già cominciata da 
venti minuti e nè io nè Alberto
avevamo ancora detto una parola.
 
Mi faceva strano stare vicini a lui.
Era una cosa nuova e in più non è
che lo conoscessi più di tanto.
 
Cercai di rimanere composto il più possibile,
con la schiena dritta, la mia roba in ordine sul
banco e una distanza di 'sicurezza' di
circa mezzo metro -in pratica me ne stavo tutto proteso
verso l'angolo esterno del banco-, facendo di finta
di essere presissimo dalla lezione, di cui non
stavo seguendo una sola parola,
completamente preso dai miei pensieri.
 
Ripensando a quello che avevo fatto
sembrava tutto così assurdo,
strano, senza senso, ma d'altronde
quando mai la realtà aveva avuto un senso logico?
Un senso logico apparente almeno...
 
Da sempre l'uomo cercava di descrivere
e racchiudere la realtà e l'universo
in formule matematiche o in brevi poesie,
immagini o canzoni, massime di comportamento
sociale e chi più ne ha più ne metta...
ma la verità era che quando cerchiamo
di racchiudere la perfetta complessità
della realtà, dell'universo o della vita
in qualcosa di sintetico e finito, 
finiamo per coglierne solo un aspetto,
eliminando ed escludendone una parte significativa.
 
Siamo esseri dotati di una mente, un corpo e dei sensi,
ricevuti forse per cogliere meglio tutto ciò che ci circonda,
ma mai usati appieno...
 
You wanna play, you wanna stay, you wanna have it all 
You started messing with my head until I hit a wall 
Maybe I shoulda known, maybe I shoulda known 
That you would walk, you would walk out the door, hey!
 
Alberto's POV:
 
Per quanto provassi a sforzarmi, 
non riuscivo davvero a prestare attenzione
alla lezione.
 
I miei occhi osservavano avidi e rapiti tutto ciò
che mi stava intorno, soprattutto i miei compagni
di classe.
 
Era strano, ma in quei giorni di 'prigionia' mi era mancato
non stare in mezzo a loro, sentirmi parte di qualcosa, di una classe anche,
che di solito era una cosa data per scontato...
Eppure in quel momento sentivo che c'era qualcosa di diverso,
qualcosa che mi teneva da un'altra parte rispetto a loro...
Come una mancanza...
 
Il mondo e la vita di qualunque persona era andata avanti,
anche quando la mia era stata costretta a fermarsi, seppur per
poco tempo, chiusa in quelle quattro mura che chiamavo
'casa', senza poter far niente...
 
Giorni passati allo stato brado...
Giorni ridotti ai minimi bisogni...
 
Dormire.
 
Mangiare.
 
Andare in bagno.
 
Questo era tutto ciò che mi era concesso.
Per il resto erano silenzi pesanti e momenti
di 'confronto' in cui l'unico argomento della conversazione
era: "perchè ti sei messo in testa che sei gay?"
 
Non avevo avuto il coraggio di oppormi a tutto ciò,
ma cosa avrei potuto fare d'altronde?
 
Un conto era vivere una situazione, un conto era
sentirsela raccontare...
 
E io cos'avrei potuto raccontare?
 
"Sono stato rinchiuso in casa per
dei giorni, quando mia madre ha scoperto
che sono gay. Ma non ho potuto fare altrimenti."
 
Non ho potuto fare altrimenti.
 
Non ho potuto.
 
Non potevo.
 
Non posso...
 
La semplice verità era che non ero ancora
indipendente e padrone della mia vita...
Era qualcosa che non bastava avere diciotto anni per raggiungere...
 
...Oppure la verità era che non ero ancora in grado
di badare a me stesso da solo?
 
Forse mi stavo solo costruendo castelli
mentali di carta...quanto ero obiettivo
e quanto me la stessi raccontando,
raccontandomi delle scuse, 
questo non lo sapevo neppure io.
 
Fatto era però, che per quanto cercassi di essere forte,
per quanto moltissima altra gente nel mondo
subisse e subisce cose peggiori di quelle che ho passato io,
mi sentivo male, incompreso, ferito...
...quando forse avrei potuto provare a comportarmi diversamente...
Con più coraggio magari...
 
 
 
Said we were done, and met someone and rubbed it in my face 
Cut to the punch, she broke your heart, and then she ran away 
I guess you shoulda known, I guess you shoulda known 
That I would talk, I would talk
 
Tutto questo panegirico e riflessione
sull'esistenza per il semplice fatto che non riuscivo
ancora a trovare una giustificazione sensata e logica
che rispondesse alla domanda che non riuscivo a togliere dalla mia testa
"perchè ho fatto tanto per  aiutare Alberto?"
 
Scrollai le spalle e risposi a me stesso che era per fare
una buona azione, tipo aiutare il prossimo.
 
Inutile dire che dopo neppure mezza frazione di secondo
la domanda bastarda tornò alla ribalta...più
ossessiva e stronza di prima.
 
Perchè il mio unico neurone non mi lasciava stare?!
 
But even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
Even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
Oh oh oh I really don't care
 
In quei giorni, in cui le uniche cose che non
erano riusciti a togliermi erano i miei stessi
pensieri...
 
Avevo cominciato inevitabilmente ad odiare il mondo.
 
Il mondo che andava avanti per i fatti suoi.
 
E che mi lasciava indietro.
 
Di tutte le persone e gli amici che mi ero fatto,
nessuno inizialmente era venuto a cercarmi,
nessuno si era fatto vivo.
 
Poi un giorno, dal nulla, era spuntato Andrea
insieme con Ella e Samantha, ma il primo che avevo visto,
che mi aveva dato una minima speranza,
che aveva fatto incazzare brutalmente mia madre,
che aveva fatto irruzione in casa e chissà che altro aveva
combinato...era stato lui.
 
I cant believe I ever stayed up writing songs about you 
You dont deserve to know the way I used to think about you 
Oh no not anymore, oh no not anymore 
You had your shot, had your shot, but you let go
 
"Perchè ho fatto tanto per lui?"
 
Sbuffai spazientito  e mi girai appena 
per osservarlo senza farmi vedere.
 
Se ne stava assorto a seguire la lezione,
tant'era che non si era neppure accorto di me.
 
Notai che il viso aveva qualcosa di tirato,
strano...quasi 'più brutto' in un certo senso...
 
Però anche così  manteneva la sua singolare bellezza.
 
Tutto il contrario dell'anonimo sottoscritto...
 
Now if we meet out on the street I won't be running scared 
I'll walk right up to you and put one finger in the air 
And make you understand, and make you understand 
You had your chance, had your chance
 
Mi ero ripromesso che le cose non sarebbero
più andate così, che non mi sarei più fatto ferire dagli altri.
 
A cosa era servito cercare di aiutare chi mi stava intorno
se a nessuno poi importava di me?!
 
Ero letteralmente incazzato col resto del mondo.
 
Dissi a me stesso che avrei continuato a vivere semplicemente,
senza farmi troppe domande.
 
Avevo letto da qualche parte che più un organismo era complesso,
più era fragile...un batterio infatti era uno degli organismi
più semplici che meglio si adattavano ad ogni situazione.
 
Avrei cercato di essere così anch'io,
come un semplice batterio che si adattava.
 
Ignorando gli altri e fregandomene altamente
delle conseguenze delle mie azioni...
 
But even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
Even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
Oh oh oh I really dont care
 
La verità...
 
Credo di aver sempre detestato Alberto.
 
Fin dal primo momento l'avevo sempre giudicato male.
 
Yeah, listen up 
 
Poi erano spuntati loro,
a cambiare le cose e a mandare
all'aria i miei piani per il futuro.
 
Hey, hey, never look back, dumb struck boy, ego intact 
 
Il tutto perchè...da un lato
lo vedevo come una persona
fantastica...sempre di buon umore,
gentile con tutti, era uno di quelli
che non giudicava gli altri.
 
Che fossero ragazzi popolari, ragazze
ricche, ragazzi impediti o ragazze perfettine,
lui non faceva differenze.
 
Sempre gentile, sempre cordiale,
sempre cercava di aiutare come più poteva...
 
Look boy, why you so mad 
 
Era come quando da bambino,
nel profondo, speravi che ti venisse
a salvare qualcuno nei momenti peggiori...
 
Per quanto mi riguardava, questa speranza infantile
non mi aveva mai abbandonato.
 
Nonostante la realtà fosse ben diversa dal
mondo delle favole...
 
Second guessin, but shoulda hit that 
 
Contrariamente a quello che
era il suo aspetto fisico...
 
Da 'duro' tipo.
 
Le prime volte mi spaventava un po' sinceramente.
 
Hey demi you picked the wrong lover 
 
Per qualche assurdo motivo però,
contrariamente ad ogni aspettativa,
questa volta qualcuno era venuto a 'salvarmi'.
 
Andrea.
 
Shoulda picked that one he's cuter than the other 
 
Da una parte lo ammiravo...
 
Mi piaceva il suo essere così solare,
a suo agio con tutti...
 
Il suo buon umore contagioso...
 
I suoi occhi freddi e brillanti...
 
Mi piaceva la sua risata perfino...
 
I just wanna laugh, cause you tryna be a hipster 
 
Era stato un piccolo miracolo inaspettato.
 
Che sto dicendo?!
 
Era stato un Miracolo con la M maiuscola!
Almeno ai miei occhi...
 
Il suo gesto valeva tanto, tantissimo...
 
Kick it to the curb, take a Polaroid picture
 
Dall'altra lo detestavo proprio invece!
 
Era tutto ciò che io non riuscivo ad essere.
 
Non riuscivo mai ad essere completamente
aperto con gli altri.
 
Non ero sempre così sicuro di me...
quello succedeva a sbalzi.
 
Non mi sentivo altrettanto 'bello'...
 
Invidiavo il suo riuscire ad essere amico di Ella.
 
E odiavo il fatto di non essergli amico...
 
Non sapevo il perchè,
ma avevo sempre guardato con una punta
di invidia chi gli stava intorno...
 
In pratica era come se io fossi stato 'l'inetto'
e Alberto il 'superuomo' dei racconti di Italo Svevo.
 
Non potevo competere con lui,
ma neppure lo volevo d'altronde...
 
But even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
 
Da una persona che non mi sarei mai aspettato...
 
Insomma...Andrea era un tipo che non si lasciava
avvicinare, difficile da capire, perchè a seconda delle
persone che aveva davanti, sembrava cambiare
carattere, completamente...
 
Così non avevo mai avuto esattamente il coraggio
di parlarci più di tanto...nel senso,
non riuscivo a farmi un'idea di come mi giudicasse.
 
In più sembrava non calcolarmi minimamente...
 
Avevo sempre cercato di non dare peso a questa cosa,
ma adesso a vederlo, mi incuriosiva parecchio...
 
Ero rimasto spiazzato quando avevo scoperto
che era un ballerino di hip hop.
Così come quando l'avevo visto
discutere con mia madre...
 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
 
Ancora più in profondità,
sotto al sedicente e professato
odio  che dicevo di provare per lui,
sapevo che c'era altro.
 
Non sapevo perchè ma senza rendermene
conto, mi ero affezionato a lui.
 
Oppure ad una stupida idea che mi ero fatto di lui.
 
Chissà!
 
Stava di fatto che per me era inconcepibile
che Alberto dovesse essere trattato in quel modo
dalla madre -e da mio padre-!
 
Non mi importava del perchè o del come,
semplicemente non poteva  essere!
 
Per quanto dicessi che lo detestavo,
le mie erano le parole di un invidioso,
una di quelle persone che quando vede qualcosa
di bello lo denigra perchè ne ha paura in un certo senso
-anche se era una cosa che facevo nei miei monologhi
interiori, non mi sarei mai permesso con gli altri!-.
 
Lui non si meritava di stare male,
non se lo meritava proprio!
 
E nella mia testa intanto,
diventava nitida l'idea che non
poteva esserci un mondo -o anche semplicemente
solo la nostra classe- senza di lui.
 
Non esisteva!
 
Me ne ero improvvisamente reso conto
in quei giorni.
 
Per qualche assurdo motivo, mi mancava...
 
Even if the stars and moon collide, I never want you back into my life 
 
E aveva fatto tanto per venire a cercarmi...
 
Mi ritrovai a sorridere.
 
Forse nascondeva molto di più di quello che dava a vedere.
 
Mi girai a guardarlo.
 
Avevo mille domande in quel momento
che avrei voluto fargli, mille dubbi da chiarire,
mille perplessità.
 
You can take your words and all your lies, oh oh oh I really don't care 
 
Forse il mio poteva essere stato un
atto egoistico quindi?!
 
Del tipo 'cerco di aiutarlo perchè se è felice lui,
lo sono pure io'?
 
Notai che mi stava osservando,
così mi girai a guardarlo a mia volta.
Naturalmente nessuno dei due
disse una parola.
 
Oh oh oh I really don't care
 
Abbozzai un sorriso quando
ricambiò il mio sguardo.
Nulla di malizioso, solo un sorriso
sinceramente amichevole.
 
Mi veniva da ridere.
 
Stava di fatto che era diventato
il miracolo che era venuto a salvarmi.
 
Possibile che mi fossi affezionato
tanto ad una persona che conoscevo
così poco?!
 
Ci pensai un po' su...
 
Contrariamente ad ogni logica e aspettativa...
 
Sì, era una cosa da me!
 
Però almeno, anche se le cose 
sarebbero rimaste le stesse
-avevo imparato che i gesti di altruismo
non cambiano veramente i rapporti tra le persone-...
 
Era...
 
Avevo di nuovo...
 
Il mio piccolo ma importante Miracolo...
 
Il mio Sole con gli occhi di ghiaccio,
come mi piaceva chiamarlo
tra me e me.
 
E guai a chi me lo avrebbe toccato!
 
Non importa se non saremmo stati mai amici,
l'importante per era semplicemente che ci fosse.
 
Che gli piacesse o meno,
non si sarebbe liberato tanto presto di me!
Ahahah
 
Sarebbe stato meglio che mi fossi cercato
un'altro posto per l'ora dopo...stare attaccato
all'angolo del banco era incredibilmente
scomodo...in più Alberto mi stava fissando
troppo per i miei gusti!
 
Avevo delle domande e volevo delle risposte!
Inoltre, più guardavo Andrea, più mi
incuriosiva.
 
Mm...
Quel banco vuoto attaccato alla finestra
sembrava fare proprio al caso mio...
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Sì pargoletti miei! Sono tornato (e ho finito finalmente con gli esami!!! Siiiii!!!!!) sono ufficialmente in vacanza pure ioXD
Spero di avere più tempo per scrivere adesso (si spera!XD)
Comunque...credo che molti di voi si aspettassero un dialogo in questo capitolo, sinceramente, quando ho cominciato a scrivere "capitolo 9", credevo anch'io che avrei scritto un dialogo! Ma alla fine, non so perchè, mi sono ritrovato a scrivere due monologhiXD però almeno, come era stato richiesto da voi, mi sembra che ci sia abbastanza dolcezza no??:) ho esagerato forse? No perchè ho intenzione di fare di moooolto peggio, sappiateloXD del tipo che smetterete di zuccherare il caffè, mangiare Nutella e caramelle ed evitare i dolci come la peste XD ce la farò nel mio intento? Mah, vedremo!
Volevo ringraziarvi tutti tutti TUTTI, perchè con l'ultimo capitolo da 19recensioni, la storia è passata a 25*^* non potete capire la felicità!!!
In più grazie, per tutto il vostro sostegno, che veramente, non potete capire quanto  sia importante per me e mi dia forza XD
Grazie grazie grazie!
Quindi, questo capitolo lo vorrei dedicare a....TU, proprio TU che lo stai leggendo in questo momento! E al quale auguro una fantastica estate:D
Per il resto, se avete voglia di scrivermi anche in privato per farmi domande, chiacchierare o parlare di qualcosa, volentieri:) magari c'è chi si vergogna, non lo soXD
Comunque il messaggio è: se volete dirmi qualcosa, pure se vi sembra una cazzata, FATELO senza problemi, scoprirete ben presto che il pazzoide tra i due sarò ioXD
A presto pargoletti miei :3
Ah, siete avvertiti! La storia si farà sempre più fluffosaXD Ahahah
mr Apricot

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Capitolo 11
*** Feel It ***


Capitolo 10: Feel it (Black Eyed Peas)
 
 
Alberto's POV:
 
Improvvisamente suonò la campanella
della seconda ora.
 
Andrea's POV:
 
Finalmente la fine di quella
alquanto strana e insolita ora.
 
Ci fu un alzarsi dal proprio posto generale,
sembrava che tutti avessero un gran da fare...
insomma, trattandosi di scuola era normale
che chiunque si trovasse qualcosa di meglio
da fare in quei pochi istanti di libertà.
 
Mi stiracchiai e feci un bel respiro a pieni polmoni.
Era bello far parte di tutto ciò -anche se conoscendomi,
sapevo già che nel giro di qualche giorno, tutto quell'entusiasmo
si sarebbe spento-.
 
Era ora che le cose tornassero
effettivamente alla normalità.
 
Forza, Andrea, datti da fare!
 
D'un tratto notai con la coda dell'occhio
Andrea, tutto intento a mettere via la sua roba.
 
Senza dire una parola, sistemai le mie cose...
mi girai orientato verso quello che sarebbe
diventato il mio nuovo banco...
Mi diedi una leggera spinta sulle
gambe, aiutandomi con la schiena,
per alzarmi dalla sedia...
 
Ma qualcosa mi fece tornare giù.
 
"Che fai?", domandai piuttosto confuso,
fermandolo prima che potesse alzarsi.
 
Notai con un certo disappunto la mano
di Alberto che mi teneva la spalla.
 
Guardai quella mano malissimo,
tant'è che lui se ne accorse ed
ebbe il buon senso di levarla.
 
Pareva che mi volesse staccare la
mano a morsi...
 
Se non si fosse trattato di lui,
credo che sarei stato capace
di cavargliela a suon di morsi!
 
"Ehi?", cercai di attirare la sua attenzione
sul mio viso.
 
Roar...
 
"Tutto a posto?", domandai non appena
alzò gli occhi su di me.
 
"Sì", mentii spudoratamente.
"È solo che da lì vedo meglio",
altra stronzata colossale.
Sapevo benissimo
che dal posto in cui volevo
sedermi non avrei visto
un mazza...ma sapevo anche
che il mio vero problema
era ben diverso...
 
"Questa è una benemerita stronzata, Andrea!",
scoppiai a ridere.
Mi stava prendendo per il culo,
non c'era altra spiegazione!
Ahahah
 
"Per niente...", gli sibilai.
Feci per alzarmi un'altra volta,
ma prontamente la sua mano
mi ributtò sulla sedia.
 
"Puoi aspettare un attimo?", gli domandai.
Perchè si stava comportando così adesso?
 
Mi lasci fare i cazzi miei 
o devo arrivare agli insulti pesanti
per essere lasciato in pace!?
 
Se avevo tanta fretta di andarmene,
un motivo c'era, razza di idiota, o no?!
 
"Dimmi", sputai con un
sorrisetto di cortesia
-ma dalla sua faccia immaginai
che di 'sorridente' avessi ben poco!-.
 
"Io...", in realtà non avevo nulla
di così importante da dirgli.
Volevo solo che rimanesse con me,
ancora un po' almeno...
Desideravo solo la sua compagnia,
non mi pareva che occorressero scuse
o giustificazioni per una cosa tanto
semplice...
 
"Io...", ripetei senza sapere bene cosa dire.
 
Nel frattempo mi resi conto
che intorno a noi si era radunata
una piccola folla dei nostri compagni
di classe.
 
Intorno a noi avevo detto?
 
No.
 
Intorno a lui.
 
"Ehi, Albi!", esclamò qualcuno d'un tratto
di fianco a me. "Da quanto tempo! Che fine avevi fatto?!"
 
"Certo che sei stato proprio stronzo
a sparirtene così senza dire niente!", 
disse qualcun altro. 
 
"Già! Noi qua a sgobbare e tu chissà dove
divertirti!", aggiunse un altro ancora,
che non riuscii a riconoscere.
 
"Dicci la verità! Sei stato a ripassarti
per bene qualche povera ragazza! Vero?", 
ridacchiò qualcuno dietro di me.
 
Quanta finezza...
 
Era solo questo che vedevano in me?
Una specie di macchina che appena
poteva andava a letto con la prima che capitava?
Alcuni ragazzi cercavano per tutta la vita
di dare questa immagine di sè...
 
Per quel che mi riguardava invece,
mi dava quasi la nausea di come certe volte
la gente si aspettasse che siccome
eri un maschio, appena vedevi una ragazza,
dovevi per forza volerci andare a letto a tutti i costi.
Sembrava più uno stereotipo, una maschera che bisognava
portare avanti a tutti i costi, più che un comportamento
spontaneo datoci da Madre Natura.
 
Stesso discorso valeva per il fronte gaio,
anzi era anche peggio!
Una persona gay, in quanto maschio (e quindi
necessariamente fissato col sesso) e attratto dagli altri
maschi, doveva per forza desiderare di farsi chiunque...
Non era così.
Non tutti erano così.
La cusiosità verso un'altra persona c'era,
ma di rado trovavo qualcuno che mi attraesse
tanto a livello fisico...
 
Dovevo prima perdere la testa per gli occhi,
il carattere e la vera anima di una persona...
il fisico da solo non mi bastava.
 
Io ero fatto così.
 
Non ero quello che loro vedevano in me...
 
In quel momento quel vortice di voci
e di persone mi fece venire quasi le vertigini...
 
Dovevo cercare in tutti i modi di calmarmi...
 
Provai a respirare piano, ma sembrava quasi che
avessi peggiorato la situazione.
 
Forse era solo una mia impressione,
ma lo vidi leggermente in difficoltà
in quel momento.
Probabilmente però sarebbe stato
più giusto dire 'perso'
chissà dove.
Gli sfiorai la mano per attirare
la sua attenzione.
 
In quel momento qualcosa mi riportò
alla realtà.
Alzai lo sguardo e trovai gli occhi di Andrea
puntati su di me, inchiodati ai miei, forse per
la prima volta da quella mattina.
Forse era la prima volta in assoluto che mi
guardava con tanta intensità.
 
Cercai di capire se era tutto a posto.
 
Anche se mi resi conto che di fatto...
io stavo fissando lui,
lui stava fissando me
e nessuno sembrava accorgersi di niente.
Fu un attimo, un istante,
un milionesimo di secondo
in cui, per un breve lasso
di tempo, mi parve che intorno
a me non ci fosse più nessuno.
 
Avvertii una sensazione piuttosto
strana alla bocca dello stomaco...
 
Che stava succedendo?!
 
Come se ci fosse una bolla
che mi stava separando dal resto del mondo.
 
Cavolo, era tutto così strano.
 
Una bolla in cui c'eravamo solo io e lui.
Una bolla in cui c'eravamo...noi.
 
In tutto ciò avevo solo un pensiero fisso:
volevo che Alberto stesse bene.
 
Faceva un certo effetto usare
il plurale con lui...
 
"Niente di tutto ciò, ragazzi!", rispose poi lui,
tutto d'un tratto. "Mi dispiace ma ho avuto...l'influenza!", 
disse calmo. "Quindi niente di quello 
che avveniva nelle vostre fantasie!"
 
"Oh, poverino!", sentii esclamare da Valeria,
vicino alla mia spalla.
 
Valeria, la troi...volevo dire la stronz...
Eh-ehm! La simpatica ragazza non tanto
ufficialmente fidanzata con mezza scuola...
 
Lei e la sua fastidiosa voce zuccherosa
e stridula...fastidiosa Valeria!
 
"Comunque!", continuò poi lei.
"Adesso che sei tornato, ti devo assolutamente
raccontare quello che mi è successo! Tu non hai..."
 
 
"E no!", si lamentò qualcun altro. "Alberto deve
assolutamente parlare con me prima!"
 
"Ho bisogno di consigli ragazzi, cercate di capire!
Situazione di emergenza!"
 
"Aspetta il tuo turno, Davide! Sono il suo
migliore amico e ho bisogno di lui in questo momento!"
 
Io non avevo un migliore amico...!?
 
"Ma io..."
 
"No!"
 
"Taci!"
 
"Uffa..."
 
"Perchè?!"
 
"Eh!?"
 
Erano troppe, troppe voci...
 
"Andrea, scusa, potresti lasciarmi il posto
vicino ad Alberto? Per favore, sarebbe una cosa
davvero importante..."
 
Sentii miagolare improvvisamente
Valeria con il suo fare da gatta morta.
 
Sapevo bene che quella frase alludeva ad altro.
 
"Certo...", risposi senza tono nella voce.
 
Ecco, era questo che volevo evitare.
Volevo andarmene prima che qualcuno
mi cacciasse praticamente via.
 
Ogni classe aveva le sue dinamiche,
dove le persone con interessi e abitudini
simili si legavano -tanto semplice
quanto scontato fenomeno-.
 
Io, purtroppo o per fortuna -ero più 
propenso per il 'per fortuna però'-,
avevo abitudini semplici, nulla di ambizioso,
passatempo tranquilli, tipo leggere, guardare film,
fare uscire tranquille con gli amici ,
cucinarmi qualcosa di buono...erano queste le attività
che mi piacevano di più, anzichè tipo uscire per locali,
luoghi caotici e affollati.
 
Non mi piacevano, non ce la facevo proprio a stare.
Ci avevo anche provato e me n'ero sempre pentito...
non ci potevo fare nulla!
 
...Se non assecondare i miei veri desideri.
 
In questo, col tempo, avevo smesso di sentirmi da meno degli altri.
 
Anzi, avevo avuto la fortuna di conoscere
persone con interessi comuni con cui
sentirmi a mio agio.
 
Con cui stare bene...davvero bene.
 
Nella nostra classe però,
soltanto in Samantha avevo trovato
un'amica vera, con cui passare il tempo
e condividere le nostre vicende.
 
Grazie a Dio c'era lei!
 
Nel caso di Alberto invece, le cose non erano così.
 
Lui era uno di quelli che si preoccupava di andare per
feste e locali ogni sabato sera (mi sarebbe venuta l'ansia 
a fare una cosa del genere!) , più in qualsiasi altro giorno
della settimana appena se ne fosse presentata l'occasione!
 
Sempre con tanta gente, in mezzo a tanta gente...
 
Sempre a fumare come una ciminiera...
Io odiavo l'odore del fumo.
 
Eravamo diversi.
 
Opposti.
 
Completamente...
 
E la storia che gli opposti si attraggono
era una grandissima stronzata!
 
Quello esisteva solo nei libri.
 
Gli opposti si attraggono, se si attraggono,
per poi farsi male a vicenda.
 
Fino a distruggersi anche...
 
E naturalmente, quello che se la sarebbe preso in quel posto
sarei stato io...non ci voleva un genio per capirlo!
Avevo già fatto troppe esperienze di quel tipo per sapere
come sarebbe andata a finire.
 
Per una volta volevo evitare...
 
La regola d'oro da seguire quindi era:
non lasciarsi illudere da quelli come lui.
 
Poteva mostrarsi gentile, amichevole,
tutto quello che voleva, ma non sarebbe durato.
Non esiste l'amicizia dove ci sono delle disparità.
 
Lo vidi afferrare il suo zaino
e fare per andarsene.
 
"Aspetta...", non so perchè, in quel momento
pensai a quella parola, ma non riuscii a pronunciarla.
Le parole mi morirono in gola non appena vidi lo sguardo
che mi rivolse...
 
Come c'era da aspettarsi,
questa volta non mosse un dito.
 
Esattamente come avrebbe fatto chiunque altro.
 
Nè più, nè meno.
 
Mi sentii sprofondare in quel momento.
Precipitare, letteralmente...
 
Prima che potessi anche solo pensare
a qualcosa, mi si piazzò Valeria davanti,
che cominciò a parlare a mitraglia.
 
Non ascoltai una singola parola di quello che stava dicendo.
 
Finalmente libero da tutta quella gente,
mi diressi fino al mio tanto agognato
banco vuoto e mi lasciai sprofondare sulla sedia.
 
Notai poi lo sguardo di Samantha
che mi guardava preoccupata.
 
"Tutto okay", le mimai con la bocca,
per tranquillizzarla.
 
Dopodiché, appoggiai la testa sulla
superficie fredda del banco.
 
Dio, volevo solo non stare male
come uno stupido un'altra volta...
 
 
Can you feel it in your body-ah
(can you feel it)
 
Me ne stavo seduto in classe, avvolto nei miei pensieri...
 
Era passato qualche giorno da quando feci il mio ritorno a scuola.
 
Le cose in un certo senso andarono un po' meglio.
 
Mia madre sembrava stesse 'accettando' a modo suo la cosa,
o almeno, i continui libri e riviste in giro per casa dai titoli
che spaziavano da "Gay oggi" a "Coming out", mi facevano pensare
ad una certa 'apertura' da parte sua.
Ma non si poteva mai dire!
 
Il nostro rapporto non cambiò molto -visto che non c'era mai stato in fondo-,
gli scambi erano sempre ridotti al minimo indispensabile...
 
Con mio...papà...che strano dirlo!
Dovevo ancora rivederlo.
Ci scambiavamo qualche messaggio di tanto in tanto,
ma nulla di serio. Sembrava quasi di chattare con
uno dei tanti amici che avevo.
Nulla di diverso per il momento.
 
Per il resto...non era cambiato essenzialmente niente,
la mia vita non era cambiata quasi di una virgola.
 
Probabilmente per il fatto che ancora quasi nessuno di
quelli che mi conoscevano sapeva che ero gay...
Non avevo ancora fatto ufficialmente coming out...il perchè?
Non mi sentivo semplicemente...pronto.
 
Era un aspetto mio che mi caratterizzava,
era come dover dichiarare al mondo che mi piaceva
la pizza e non la pasta, le magliette rosse più di quelle gialle
o i peluche degli animali piuttosto che quelli dei clown...
Da un certo punto di vista
mi sembrava pure stupido!
 
Il Coming Out...sembrava quasi un rito di passaggio
o una condanna a morte a pronunciarlo...
 
Me ne stavo seduto al mio solito posto,
immerso in questi miei pensieri
e ignorando completamente la lezione di quello stronzo di Riboni.
 
Ella, di fianco a me, di tanto in tanto mi
lanciava qualche occhiata.
 
Come tutte le ragazze della nostra classe,
anche lei aveva un debole per il prof di italiano;
un uomo giovane, sui ventisette anni, con dei corti
ricci scuri, due occhi dello stesso colore, la mascella squadrata,
una barbetta studiatamente appena accennata,
la pelle abbronzata, due spalle larghe, un corpo alto e atletico
coperto sempre da giacca e cravatta e una voce roca e virile...
Peccato però che alla prova dei fatti fosse stronzo oltre ogni limite,
tanto da farti mandare volentieri a farsi fottere lui e tutto
il suo sex appeal del cavolo.
 
Girai la testa annoiato,
cadendo con lo sguardo
sull'unica cosa che era drasticamente
cambiata in quei giorni.
Andrea.
 
Che cavolo gli avevo fatto?
 
Avevo ancora in testa quella prima ora
di qualche giorno prima,
quando in mezzo a tutti i nostri compagni
di classe per un attimo,
quell'attimo,
io avevo visto solo lui.
 
Poteva sembrare una cosa stupida ma,
quegli occhi, i suoi occhi,
il modo in cui mi aveva guardato...
Non riuscivo a togliermelo dalla testa.
 
Credo che fosse la prima volta in cui qualcuno
mi guardava in quel modo...
Non avrei saputo spiegare bene come,
ma era come se in quel momento,
in mezzo a tutta quella confusione,
ci fosse stato lui a dirmi che qualsiasi
cosa sarebbe successa, non mi avrebbe lasciato cadere.
 
Era stupido, lo sapevo, però i suoi occhi
mi avevano comunicato questo.
 
In quel momento mi ero sentito sicuro, protetto,
in quel momento era come se mi avesse dato forza.
 
Tant'è che poi ero riuscito a tornare in me e ad affrontare gli altri.
 
Ecco, in quel momento l'avevo sentito incredibilmente vicino...
 
Poi, tutto d'un tratto, era completamente cambiato...
Non riuscivo a spiegarmi il perchè di quel comportamento
e in quei giorni avevo notato che per quanto 
tentassi di avvicinarlo o di parlarci coi
pretesti più insulsi, riusciva sempre ad evitarmi...
 
Non in modo stizzito o alterato,
ma come fosse qualcosa di naturale,
casuale e non voluto...
Tuttavia avevo qualche forte sospetto.
 
Per di più non ero più riuscito a incrociare il suo sguardo,
neppure per sbaglio, non me lo permetteva.
 
Sembrava quasi che non esistessi nemmeno per lui...
 
Perchè?!
 
Un mio grande difetto era che non riuscivo mai,
contrariamente a molta gente, a far finta di
niente o ignorare qualcuno che di fatto
non volevo ignorare.
 
Non ci riuscivo, era più forte di me!
 
Non ce la facevo proprio!
 
Non esisteva!
 
Pertanto, non mi rimaneva che ammettere a me stesso
che desideravo che quello che era successo
tra di noi non rimanesse solo un bel ricordo...
 
Questa era l'unica cosa che sapevo fosse vera.
 
L'unica certezza che avevo.
 
 
Can you feel it in your body-ah
(can you feel it)
 
Erano le sette di sera...
E io non avevo voglia di far nulla.
 
Avevo da poco finito di fare
gli esercizi di inglese e...
semplicemente non avevo nè la voglia
nè la forza di fare qualcosa...
 
Così mi buttai sul letto.
 
E naturalmente un pensiero fisso 
venne  a galla a tradimento...
 
Nell'ultima settimana mi stavo
letteralmente comportando da
coglione nei confronti di Alberto.
A tal proposito mi sentivo peggio
di una ragazzina...anzi no.
Una ragazzina avrebbe avuto
più dignità del sottoscritto!
 
Non che avesse fatto qualcosa
per meritarselo.
 
In pratica stavo facendo di tutto,
ma proprio di tutto, per non doverci
minimamente avere a che fare.
 
Dall'alzarmi prima del solito la mattina,
nonostante avessi le occhiaie,
per non arrivare in ritardo,
fino ad arrivare addirittura 
a trovare un pretesto per
saltare la lezione di educazione fisica...
 
Scemo sono scemo, lo so.
 
Il fatto era che sapevo che dopo quanto era successo,
tipo sarebbe stato un po' più gentile nei miei confronti
per ringraziarmi...più amichevole, più cordiale...
Per un qualche giorno al massimo...
 
E poi mi avrebbe ignorato.
 
Di punto in bianco.
 
Come era già successo tante altre volte.
 
Quindi perchè prendersi in giro
e fare gli ipocriti?
 
La vedevo solo come una perdita di tempo.
 
Per entrambi.
 
E poi sapevo già che ci sarei stato male.
 
Avevo il grande difetto di affezionarmi
facilmente alle persone...e sapevo che a lui
mi ero già fin troppo affezionato.
 
Quindi non ce l'avrei fatta,
se lui mi avesse trattato così.
 
L'unico rimedio che avevo per 
porre fine alla faccenda
era cercare in tutti i modi
di evitarlo.
Era l'unico!
 
Dovevo solo far finta di ignorarlo
un altro po' e poi lui mi avrebbe 
lasciato stare.
 
In fondo era meglio così.
 
Avrebbe conosciuto gente più interessante e
avrebbe dimenticato questa storia, completamente.
 
Forza! Ce la potevo fare!
 
Coz I can feel it in my body-ah
(I can feel it)
 
Intento com'ero, nella disperata ricerca
di un 'Frankestein' metà in italiano
e metà in lingua originale,
non mi accorsi minimamente che andai
a sbattere contro qualcuno.
 
"Ehi!", sentii lamentarsi una voce familiare.
 
Mi voltai, ritrovandomi davanti ad un viso ben noto,
con dei lunghi capelli ricci e scuri, due occhi dello stesso colore
nascosti dietro un paio di occhiali e il viso dai lineamenti dolci.
 
"Samantha!", esclamai sorpreso. "Che ci fai qui?"
Ero piuttosto strano trovarla in quel buco di libreria
-che consisteva in una minuscola stanzetta-, dove mi riducevo ad andare
per il semplice fatto che era attaccata a casa mia.
 
Mi sporsi verso di lei per salutarla con due baci sulla guancia,
al quale ricambiò.
 
"Tutto a posto?", domandai. "Non ti ho fatto male vero?"
 
"No, no!", fece lei. "Non ti preoccupare, non mi hai fatto niente, Alberto!"
 
"Meno male...", sospirai sollevato.
 
"Come mai qui?", mi domandò poi lei.
 
"Cercavo Frankestein..."
 
"Per inglese?", fece di nuovo lei.
 
"Yes!", esclamai. Avremmo dovuto leggerlo
e rispondere ad un miliardo di domande sull'argomento
entro le prossime due settimane.
"Tu invece?", chiesi poi. "Come ti sei ridotta
a venire in un posto del genere con tante belle
librerie che ci sono in centro?", scherzai.
 
"Curiosavo alla ricerca di qualcosa da leggere", rispose.
 
"In questo posto minuscolo?!", domandai alzando un sopracciglio.
 
"Sì", rispose tranquillamente. "Qui non ci saranno gli ultimi
libri usciti ieri, ma qualcosa di carino e non ordinario comunque qui 
lo trovi sempre", spiegò. "Io almeno lo trovo", si corresse poi
scoppiando a ridere, sicuramente divertita dalla mia faccia sconcertata.
 
"Di solito ci vengo con Andrea, quando non sappiamo cosa fare",
raccontò poi.
 
Andrea...ahia, tasto dolente!
 
"Qualcosa non va?", mi sentii chiedere.
 
Scossi il capo e tornai a guardare Samantha.
 
"No, nulla", risposi tranquillamente.
Però in quel momento, una domanda mi sorse spontanea.
"Senti...", cominciai poi a dire serio. "Posso chiederti se...",
mi sentivo cretino. "Andrea sta bene?"
 
Samantha mi guardò senza capire.
"Sì...", disse un po' confusa. "Perchè questa domanda?"
 
"Voglio dire, sai se sta bene, se non ha questioni o problemi
di qualche genere ultimamente?", continuai.
 
"No...", fece lei. "Tutto normale!", rispose. "Altrimenti me ne avrebbe parlato!",
disse convinta.
 
"Non è che magari ti ha detto di non dirmi niente?",
azzardai. Mi sentivo alquanto stupido e patetico
a fare una domandai del genere.
 
La vidi sgranare gli occhi.
 
"No, Alberto...niente di tutto quelli che pensi!', esclamò.
Dal tono della voce sembrava sincera.
 
"Capito...chiedevo solo così", dissi io facendo spallucce.
 
Mi guardò per qualche istante.
"È successo qualcosa?", domandò poi lei.
 
"È che...", dissi un po' esitante, però se c'era una persona che mi
poteva dare una mano, quella era proprio lei.
"Da quando sono tornato, non so perchè, ma ho come l'impressione
che Andrea mi stia evitando, in un certo senso...", provai a
spiegare, senza sapere quanto ci fossi riuscito.
 
Samantha ci pensò un po' su.
"Non vedo il motivo del perchè ce la dovrebbe avere con te", rispose poi.
"Calcola che quando non c'eri, chiedeva a tutti, ogni giorno,
se qualcuno sapeva qualcosa di te! Non la smetteva di
cercarti, in pratica!"
 
Lui che mi cercava?
Mi aveva cercato?
 
"Ella gli aveva dato pure il tuo numero all'inizio",
continuò lei. "Da quello che mi aveva raccontato lui,
dovresti avere tipo mille chiamate perse da parte sua!"
 
Ecco chi era quel numero sconosciuto che mi aveva lasciato
duemila chiamate e messaggi!
 
Solo che avevo dovuto cancellare tutto perchè
il cellulare altrimenti continuava a incepparsi...
 
Mi sentivo un idiota.
 
"Senti, non è che potresti ridarmi il suo numero, per favore?",
domandai poi con un sorrisetto innocente.
 
It feels good to my body-ah
 
"Com'è andata oggi la giornata?",
domandò mio padre mentre era intento
a sorseggiare la sua minestra di patate.
 
"Bene...", risposi semplicemente,
prima di ingoiare un altro cucchiaio
di minestra.
 
Stava cominciando con quelle sue domande
di routine che ripeteva ogni sera,
senza nemmeno avere un vero interesse...
lo si poteva capire dal tono piatto e annoiato
della sua voce.
 
"A scuola tutto bene?", continuò lui
senza neppure guardarmi.
 
"Sì", risposi semplicemente. "Tutto okay."
 
"Hai voglia di raccontarmi qualcosa?"
 
"No...nulla di interessante da raccontare."
 
Come al solito, non avevo voglia di conversare con lui.
 
"Bene", disse poi dopo una lunga pausa.
Anche per stasera aveva finito.
 
"Meglio così, Andrea."
 
"Già...", feci io, mischiando
di malavoglia le patate che mi galleggiavano
nel piatto. Non avevo neppure tanta fame.
Anzi, ultimamente non avevo voglia
di far proprio niente.
Era come se mi stessi lasciando
andare in un certo senso.
 
Mangiai qualche altro cucchiaio,
lentamente, tanto per far finta di mangiare,
aspettando che finisse il suo piatto.
 
Passò qualche minuto in cui nessuno dei due
disse altro, in un silenzio spezzato
soltanto dal tintinnare continuo dei cucchiai.
 
Dopodichè, come sempre, non appena mio padre finì
di mangiare, si alzò immediatamente da tavola.
 
"Spero che non ti dispiaccia se vado di là nello
studio", disse. Ormai conoscevo quella frase a memoria.
Ora toccava alla parte del...
"Ho del lavoro che vorrei finire", continuò poi.
 
Prima che potessi anche solo
rispondere qualsiasi cosa,
si era già alzato e se n'era andato.
 
Rimasi così, da solo, seduto a tavola
nella nostra piccola cucina.
 
"Nessun problema...", mormorai
tra me e me , tamburellando
le dita della mano sinistra sul bordo tavolo.
 
Rimasi qualche minuto senza fare niente,
per poi decidermi ad alzarmi,
riversare quel che rimaneva del mio
piatto di minestra nella pentola,
sparecchiare e mettere in ammollo i piatti
con un po' di detersivo.
 
To my body, in my body-ah 
(can you feel it)
 
Okay, erano le dieci di sera passate,
tuttavia non riuscii a trattenermi dal provarci:
provai a scrivere un messaggio ad Andrea
per chiedergli come andava, se poteva darmi
i compiti di scienze -scusa imbecille- e se per caso
aveva già pensato a qualcosa per il corso di hip hop,
che nonostante la situazione strana, dovevamo
comunque fare insieme.
 
Can you feel it in your body-ah 
(can you feel it)
 
Mi ero appena buttato a letto,
quando sentii il cellulare suonare.
 
Mi alzai di malavoglia, sbuffando per
tutto il breve tragitto che separava il mio
letto dalla scrivania, dove avevo mollato il telefono.
 
Al buio della stanza, riuscii a trovare a tentoni il cellulare.
Quando finalmente lo trovai, guardai scettico
il messaggio che mi era arrivato da parte
di un numero che non conoscevo.
Sicuramente avevano sbagliato numero.
 
Quando aprii il messaggio però,
rimasi allibito nel vedere chi era il mittente.
 
Rimasi per un po' lì paralizzato al buio
a fissare lo schermo del telefono.
 
Dopo non so quanto tempo, non 
sapevo neppure io il perchè,
ma cancellai quel messaggio,
esattamente come qualche giorno
prima avevo deciso di cancellare
il numero di Alberto.
 
Non me ne dovevo fare niente.
 
Non me ne sarei  dovuto fare niente...
 
Riflettei sul fatto che per quanto riguardava
i compiti, doveva sicuramente aver chiesto 
ad altri...mentre per il fatto del corso...
Beh, era solo tanto per parlare.
 
Nessun motivo quindi per sentirmi
anche solo minimante in colpa per quello
che avevo appena fatto.
 
Era pieno di amici, che più che volentieri
gli avrebbero risposto...
per cui era inutile farsi problemi.
 
Per quanto mi riguardava...
sapevo già più o meno che tipo
di sogni mi sarebbero toccati stanotte.
 
Uffa...
 
Volevo solo essere lasciato in pace,
una volta tanto nella vita!
 
Coz I can feel it in my body-ah 
(I can feel it)
 
Credo che rimasi sveglio
-per non dire in uno stato di semi-coscienza,
o semi-deficienza, a seconda dei punti di vista-
qualcosa come...fino alle tre di notte?
Il tutto controllando di continuo
come un disperato il cellulare!
 
Mi erano arrivati un paio di messaggi,
ma tutti di gente di cui non mi interessava
minimamente in quel momento.
 
Com'era che mi ero ridotto così male?!
 
Nel buio della notte, nel disperato tentativo
di fare un sonno riposante -ma già sapevo che domattina
mi sarebbe toccato un'alzataccia-, mi ritrovai a pensare
e a riflettere su quanto stava succedendo.
 
Dovevo ammettere che mi sentivo alquanto
cretino a dimostrare palesemente, così di punto in
bianco, tanto interesse per uno come Andrea...
 
Cavolo, avrei potuto farlo prima!
 
Però...c'era qualcosa che, nonostante tutto,
era come se mi attraesse a lui.
 
Già dall'inizio, la prima volta in cui l'avevo visto,
dovevo dire che non mi sembrava malaccio,
anzi...
 
Non avevo mai provato a stringere amicizia
con lui, ma questo non voleva dire che non
lo stimassi.
 
C'era qualcosa di lui che sotto sotto mi era sempre
piaciuto, anche se non avrei saputo dire cosa.
 
I fatti dell 'ultima settimana e le sorprese che aveva tirato
fuori, beh...me lo facevano apprezzare di più!
 
Per finire a rendermi conto che in realtà
tutto di lui stava pian piano cominciando
a piacermi. 
I suoi modi, il suo atteggiamento,
i suoi mille comportamenti...
Eppure non potevo dire di conoscerlo!
 
La cosa però che più mi aveva sconvolto
era stato il suo sguardo, i suoi occhi...
Dolci, apprensivi, attenti...ed erano per me!
Era stato quello a far venire fuori il resto...
 
Non sapevo dire il perchè,
ma più passava il tempo, più
mi convincevo che non mi ero immaginato
tutto!
 
In più, mai come nell'ultima settimana,
avevo avuto modo di osservarlo meglio.
 
E più lo guardavo sotto i miei occhi,
più mi faceva impazzire l'idea di non
riuscirci neppure a parlare!
 
Avevo cominciato persino a guardare
con una certa invidia Samantha e tutti quelli
che gli stavano seduti intorno...
 
Questa storia stava facendo seriamente diventare pazzo!
 
Per di più, non era che fossi innamorato di lui,
non perchè non fosse il mio tipo o cose di questo genere...
Semplicemente, fisicamente non mi attraeva.
 
Non mi veniva neppure da pensare a lui in questi termini...
 
Però c'era un'altro tipo di attrazione,
più illogica, e neppure di tipo sessuale...
 
In pratica giorno dopo giorno mi
stavo affezionando sempre di più
in un modo pazzesco
ad una persona con cui
di fatto non avevo niente a che
fare e di cui non ero innamorato.
 
Mi grattai la barbetta incolta che mi spuntava
da sotto il mento
e scoppiai a ridere da solo.
 
Dovevo essere diventato scemo!
Ahahah!
 
It feels good to my body-ah
 
Il suono stridulo e fastidioso
della sveglia mi strappò
brutalmente dal mondo dei sogni.
 
Mondo dei sogni...se una notte
passata a girarsi e a rigirarsi
nel letto, svegliandosi di continuo,
poteva essere considerata in modo
tanto idilliaco!
 
L'unico motivo per cui mi affrettai a scendere
dal letto, era per mettere fine a quel suono
infernale.
 
Non appena riuscii a spegnere la sveglia
del cellulare, rimasi per un po'
lì imbambolato dov'ero con gli occhi semichiusi,
in un disperato tentativo di dormire...
Ma sapevo già che sarebbe stato tutto inutile!
 
Avevo poco tempo per prepararmi
e dovevo assolutamente darmi una mossa,
per non mandare a puttane tutto il duro
lavoro che stavo portando avanti da circa una settimana.
 
Evitare una certa persona.
 
We gonna make y'all feel it
Make y'all feel it
Make y'all wanna jam
Fellas in the place just clap your hands
Ladies in the house just grab a man
We gonna make y'all feel it
Make y'all feel it
Make y'all wanna move
Ladies in the place just show 'em proof
Fellas in the house you know what to do
 
Sbadigliai spalancando
la bocca e per poco non mi
slogai la mascella...
Dio, stavo crollando!
 
Per fortuna in quella prima ora
avevamo educazione fisica...
così almeno non mi sarei addormentato subito!
 
Dopo essermi cambiato, con troppa lentezza,
mi avviai in palestra, dove trovai già i miei compagni di
classe intenti a fare gli esercizi di riscaldamento,
sotto i fastidiosi fischi continui della prof.
 
Cominciai a corrichiare anch'io, unendomi alla
prima mandria di persone che mi passò davanti.
 
Finchè i miei piedi si adattavano al ritmo della corsa
di chi mi stava davanti, con lo sguardo intanto cominciai
a guardarmi intorno.
 
Fino a quando non lo trovai, tutto curvo e intento
a leggere chissà che cosa.
Stava saltando la lezione di educazione fisica
anche oggi...
 
We gonna make y'all feel it in a special way
 
Me ne stavo in un angolo della palestra,
tutto tranquillo e con gli occhi incollati al
libro di storia.
 
Tranquillo...beh, mica tanto!
Di fatto ero fermo a contemplare,
più che leggere, la stessa riga
da circa una mezz'oretta.
 
Il tutto, mentre continuavo a chiedermi
se ci fosse anche Alberto, lì in palestra in quel
momento...certo che una sbirciatina avrei
anche potuto darla...
 
A new van full of action and exposé
 
Provai a passargli vicino.
 
Ladies in the house looking ready to play
 
Mi stavo comportando letteralmente
da cretino!
 
And I'm waiting for the right one to pass my way
 
Niente...
 
And in the mean time I'm about to roll up The Hague
 
Perché mi stavo comportando così?!
 
Perchè mi stava succedendo questo!?
 
Perchè a me cazzo!
 
We got drinks on the table, tied up our lay
 
Provai a corrergli un'altra volta
lì davanti.
 
And it's time to unwind if you've had a low day
 
Nonostante tutto,
sapevo anche senza guardare...
anzi, peggio!
Sentivo anche senza averne la conferma
diretta, che Alberto mi stava
praticamente correndo
davanti...
O meglio, la conferma mi veniva
dal fatto che sentivo la sua voce.
Lo sentivo parlottare
di qualcosa che non riuscii
a capire, con chissà quale cretino
dei suoi amici.
 
And ladies, I got something to say
 
Nessuna reazione.
 
Avevo pure cominciato a canticchiare
cose senza senso nella speranza
di attirare la sua attenzione.
 
Inutile dire che non servì a niente...
 
We gonna make y'all feel it
 
Non.Dovevo.Alzare.La.Testa.
Per.Nessun.Motivo.
 
NESSUNO!
 
Non c'erano scuse!
 
Per quanto potesse sembrare stupido,
stava diventando una questione di principio!
 
Make y'all feel it
 
Feci una smorfia...
Cavolo che tipetto difficile!
 
Make y'all wanna jam
 
"Alberto!?", sentì improvvisamente
urlare le prof. "Se hai finito di bighellonare,
potresti farmi l'onore di partecipare alla mia
lezione o è chiedere troppo?!", tuonò alterata.
 
Non potei fare a meno di ridacchiare tra
me e me, tanto che portai il libro
un po' più all'altezza del viso,
così da non farmi vedere.
 
Mancava solo che si incazzasse pure con me!
 
Fellas in the place just clap your hands
 
Mi limitai a non dire una parola,
dirigendomi velocemente verso
il resto dei miei compagni di classe...
 
Ladies in the house just grab a man
 
Finalmente mi avrebbe lasciato in pace!
 
O meglio, non credo che a lui gliene fregasse
niente, o se ne rendesse conto,
ma almeno la sua persona non mi avrebbe
continuato a perseguitare...andando ad alimentare
stupide e false aspettative.
 
Non credevo che affezionarsi in modo tanto
gratuito ad uno sconosciuto praticamente,
mi avrebbe potuto creare tanti problemi!
 
Dopo qualche minuto, mi arresi a me stesso.
 
Tanto stavo continuando a leggere sempre la
stessa frase senza capirla...rendiamoci conto
di quanto ero messo male!
 
Sospirai rassegnato, chiudendo il libro di storia
e appoggiandomelo sulle gambe.
 
Mi misi ad osservare i miei compagni di classe.
 
Non c'era nessuno su cui potessi concentrare la mia attenzione...
 
Samantha sarebbe arrivata con due ore
di ritardo per una visita medica.
 
Ella, l'unica che avrebbe potuto far da contro
a tutta quella assurda situazione, era a casa
ammalata da qualche giorno.
 
Per il resto dei miei compagni di classe...
beh, non era cattiveria, ma non attiravano molto
il mio interesse...
Dovevo smetterla coi libri...
creavano troppe aspettative.
 
Riflettei sul fatto che la mia situazione era questa:
 
1-avevo un alquanto strana e insana 'simpatia'
-non sapevo come altro chiamarla-, per una persona
con cui di fatto avrò parlato sì e no
otto volte negli ultimi tre mesi.
 
2-la risposta più scontata al tutto
sarebbe stata una sorta di cottarella gay
nei suoi confronti, ma il problema
era che non...mi eccitava, attirava,
attraeva, non avrei saputo come altro dirlo!
Questa era stranamente la conclusione
acuì ero arrivato sottoponendomi
la domanda più di una volta.
 
3-c'era qualcos'altro, quindi,
che mi 'attirava' di lui, 
ma non nel senso comune
del termine,
qualcosa che non riuscivo
a reprimere.
 
Riassumendo il tutto: macello, un grande macello!
 
Se fossi stato più stupido, magari sarei stato
anche più felice...credo.
 
Invece mi ritrovavo come sempre a tirare 
porchi contro la mia solita sfiga!
 
We gonna make y'all feel it
 
La prof ci divise in due squadre,
il tutto per farci fare una partita
a palla guerra.
 
Ma che bello.
 
Se non altro non ci avrebbe fatto
sgobbare in qualche suo famoso
percorso ad ostacoli -la sua specialità,
lei che era una mongolfiera-.
 
Make y'all feel it
 
Forse la stavo facendo più
grande di quel che era...
 
Make y'all wanna move
 
Cominciai a scalciare un po'
coi piedi qualcosa di immaginario
davanti a me, facendo dei piccoli
giretti circolari.
 
Lades in the place just show 'em proof
 
Magari potevo provare
a guardare.
 
Guardare, ma non pensare.
 
Fellas in the house you know what to do
 
Sentii qualcuno venirmi vicino.
"Albi!", mi chiamò Alessandro,
un ragazzo alto e magro
-un filino testa di cazzo pure-,
col quale mi ero ritrovato ad uscire
qualche volta assieme ad altri.
"Dobbiamo massacrarli!", esclamò
tutto esaltato, alludendo alla metà
della nostra classe che si era andata
a sparpagliare nell'altra metà della palestra.
 
"M-mm...", mugugnai non staccando lo
sguardo da terra e continuando
a dare dei piccoli calci qua e là.
 
Feel the vibration of the bass charm
 
Perchè non ci avevo pensato prima?!
 
Era una magnifica idea dopotutto!
 
Mi complimentai con me stesso.
 
Put your face on the speaker, get your face blown
 
Si avvicinò anche Valeria, trotterellando
e seguita da altri ragazzi.
 
"Albi? Ale? Dobbiamo vincere! Capito?!",
trillò tutta elettrizzata, arrampicandosi
sulla mia schiena. Per poco non mi fece
perdere l'equilibrio.
 
Cercai di farla scendere, ma mi si era
aggrovigliata proprio.
 
Get up on the floor, get your dance on
 
Ed ecco il prossimo flirt
di Valer...Andrea, avevamo
detto guardare, ma non pensare!
 
Sbuffando, mi chinai in avanti,
appoggiando una mano sotto il mento,
a reggermi la testa.
 
Coz your backbone's connected to your ass, go on
 
"Valeria, per favore,
scendi", cercai di essere gentile,
nonostante mi stessi irritando
parecchio.
 
Era pesante la ragazza!
La mia povera schiena
ne avrebbe fortemente
risentito.
 
The ladies all dressed up high fashion (hot!)
 
Un lunghissimo e assordante
fischio della prof diede inizio
alla partita.
 
Dancing all sexy with passion
 
Finalmente Valeria
sembrava mi stesse ascoltando,
perchè smontò dalla mia schiena
con una certa velocità,
facendomi rischiare però di perdere
l'equilibrio un'altra volta!
 
Fortunatamente non caddi.
 
Sentii poi qualcuno gridare il mio nome,
mi girai nella sua direzione e...
 
CAZZO! DOLORE! DOLORE ALLUCINANTE!
 
SONO STATO CASTRATO A TRADIMENTO!!!
 
Honey, if you don't mind me asking
 
Uuuuuh, ahia!
 
Questo faceva male!
 
Alberto non si era reso
conto di essere stato preso
di mira...il problema era che,
girandosi, gli avevano centrato
proprio le parti basse.
 
Lo vidi accasciarsi
a terra con le mani
in mezzo alle gambe,
bestemmiando a più
non posso e contorcendosi
dal dolore.
 
Dovevo ammettere che
al pallonata che gli avevano
tirato era stata piuttosto
potente!
 
Can you feel all that bass in that ass, hun?
 
PUTTANA! LADRA! VACCA!
EVAAAAA!
 
AAAAAAAAAAAAh!!!!
 
Voglio morire! Voglio morire!
 
 
This is it (this is it)
 
Per fortuna la prof sorvolò
sul linguaggio...
 
Per il resto una piccola folla
gli si piazzò intorno.
 
Certo che nonostante
tutto mi veniva da ridere!
 
Non che non fossi un filo
preoccupato, però 
comunque la situazione
da un certo punto di vista
aveva il suo lato comico! 
 
Ahahahah!
 
Alberto ci mise un po'
a riprendersi, ma nel giro
di una decina di minuti
era di nuovo in campo
a giocare...
questa volta però tutti
evitarono di tirargli
la palla addosso.
 
E così, tra una palla che rimbalzava
 da una parte all'altra della palestra,
i miei compagni di classe
che la inseguivano
come un branco di cani
e un alquanto ancora zoppicante
Alberto che corricchiava
piano un po' alla cazzo...
Finalmente l'ora finì.
 
gotta keep ‘em moving
 
Grazie a Dio arrivò il suono della campanella!
 
Alcuni miei compagni di classe
corsero a cambiarsi, mentre due tre
-i patiti del calcio-
ne apprifittarono per tirare
qualche cannonata in porta.
 
Io personalmente non avevo nessuna fretta.
 
"Ehi! Albi!", esclamò qualcuno.
Mi girai, vedendo Alessandro che
si stava sbracciando per attirare
l'attenzione.
"Puoi mettere via tu la palla?
Sei il più vicino al cesto
dei palloni!", disse indicando
prima la palla che teneva sotto
il piede, da perfetto calciatore,
e poi il cesto dei palloni
a meno di un metro da me.
 
Gli feci un cenno con la testa,
al quale rispose calciando la palla
in un tiro preciso, facendomela
arrivare dritta dritta tra le mani.
 
Mi fece un mezzo sorrisetto
trionfante e poi corse anche lui a cambiarsi.
 
Mi avvicinai al cesto, guardandomi distrattamente
intorno.
 
Eravamo rimasti solo in tre in palestra:
io, la prof ,che stava uscendo dalla porta
antincendio con il telefono in un orecchio,
e Andrea, che si stava dirigendo con la sua roba
verso l'uscita.
 
In quel momento gli occhi mi caddero sulla palla
e un'idea mi fulminò il cervello...
Non sembrava una cattiva idea dopotutto!
 
Don't stop (don't stop)
 
Dunque.
 
Adesso ci aspettavano
due ore di scienze,
due di matematica
e ancora una di scienze...
 
Si trattava solo di sopravvivere
un'altra volta fino alla fine
della giornata.
 
L'avevo fatto alle elementari,
medie e per quattro anni
delle superiori...
Insomma potevo farcela
un'altro giorn...
 
Ahia! Cazzo!
 
once you get moving
 
Forse avevo un filino esagerato...
 
Don't break (one break) 
 
Qualcosa mi era piombato in testa
senza preavviso.
 
Non che mi avesse fatto 
particolarmente male,
ma quando notai
una palla rotolare
poco distante da me,
mi girai mezzo scazzato.
 
Chi diavolo era stato?!
 
next thing you know
 
"Scusa!", esclamai alzando
le mani in segno di resa.
 
Finalmente mi stava guardando.
 
You on top (you on top)
 
Tra tutti, proprio Alberto?
 
Fantastico...
 
so hop to the rhythm
 
"Non fa niente", rispose semplicemente
e facendo per andarsene.
 
Eh, no però!
Mica gli avevo lanciato una pallonata
per farlo andare via così!
 
"Ti sei fatto male?", domandai corricchiando
un poco verso di lui.
 
That we stop (don't stop) 
 
"No", sbuffai
quando notai che mi si 
piazzò davanti.
 
Aveva addosso ancora
la roba da ginnastica,
che consisteva in un
paio di pantaloncini scuri,
una canottiera extra-large
da giocatore di basket
e un paio di Nike alte
verde scuro, mentre
i capelli, quelli solo della parte
superiore della testa
-che erano gli unici non rasati-
erano raccolti in un piccolo codino alto.
Notai che si era pure fatto
crescere un po' di barba,
che appena appena gli
disegnava ed rifiniva
i contorni del viso.
 
get loose and express
 
"Sicuro?", domandai
osservandolo.
Se ne stava tutto avvolto
nella sua maglia a maniche
lunghe estremamente larga,
di un color sabbia tenue e caldo
e in dei pantaloni neri un po' più
della sua misura, dello stesso
colore delle scarpe alte che indossava.
 
What you got (what you got) 
 
"Sì", risposi.
"Non ti preoccupare."
 
at least you gotta
 
In quel momento realizzai che
sentivo la mancanza
di quel ragazzo.
 
Era strano, ma non era la stessa cosa
senza di lui.
 
Non avevamo avuto tanto a che fare,
eppure, in un fortissimo impulso che mi nacque
in quel momento, desideravo solo che facesse parte
del mio mondo...e io del suo.
 
Cominciavo a non poterne più di quella situazione.
Rivolevo Andrea...
 
"Senti...", cominciai a dire. Era la mia occasione,
non potevo perderla. "Parliamo un po'?"
 
Give yourself a shot (a shot) 
 
Mi limitai a fargli un cenno con la testa.
 
"Potresti spiegarmi, tanto per cominciare,
cosa ti ho fatto di male, Andrea?",
fece poi Alberto tutto d'un tratto.
 
Per poco non mi strozzai con
la mia stessa saliva!
 
Lo guardai perplesso,
ma il suo sguardo improvvisamente
serio mi fece capire che si aspettasse
una risposta.
 
"Nulla", dissi solo.
In un certo senso era la verità.
Non c'era nulla di fatto,
solo io che mi facevo tanti
inutili problemi.
 
hey never get 'em up
 
"È una settimana che mi stai evitando
di proposito" gli feci notare, incrociando
le braccia al petto.
 
And what you got?
 
Si stava facendo problemi
per una cosa del genere?
 
Che stupido, non ne valeva la pena...
Io non ne valevo la pena...
 
"Non c'è niente...",
cominciai a dire, ma mi fermai
a metà. Una parte del mio
cervello non ne voleva più sapere
di continuare ad andare
avanti con quella farsa.
E poi mi riusciva uno sforzo
titanico guardarlo raccontandogli
qualcosa che sapevo benissimo
non essere vero.
 
Mi limitai così a guardarlo
standomene zitto.
 
"Comunque...", fece lui dopo un po'.
"Volevo ringraziarti...per tutto, insomma",
disse.
 
"Non ti preoccupare", risposi.
 
"E...boh, provare a sdebitarmi
in qualche modo", fece poi.
 
"Non serve, davvero...",
mi limitai a dire.
 
Non volevo perdere e far perdere
tempo a nessuno.
 
Can you feel the hy-y-y-ype?
 
"Perchè non proviamo ad uscire
qualche volta?", proposi,
alzando le sopracciglia e avvicinandomi
un po' di più a lui.
 
"Ti ringrazio ma...lasciamo stare!", sospirai.
 
"Perchè no?"
 
"Non ne vale la pena, veramente",
cominciai a rabbrividire,
senza sapere neppure il perchè.
 
Non so perchè ma continuavo a dire
delle cose e a pensarne altre.
 
Stupido cervello!
 
"Per me invece ne varrebbe la pena",
provai a dire.
Lo vidi esitare.
"Ehi...", dissi piano, abbassandomi per cercare
i suoi occhi, che nel frattempo osservavano
incerti verso il basso. "Dimmi, cosa c'è che non va?",
quella domanda mi uscì naturale, senza che
neppure me ne rendessi conto.
Stavo cominciando a sentirmi
protettivo nei suoi confronti.
 
I can feel the hy-y-y-ype
 
Di nuovo quello sguardo.
 
Di nuovo i suoi occhi...
 
Di nuovo quelle iridi
color del ghiaccio,
ma comunque calde.
 
Dolci...sembravano fatti di cioccolato...
 
"Andrea, per favore, parlami",
dissi ancora, cercando la sua mano.
 
"Che stai facendo?",
domandai confuso.
 
"Cerco il contatto fisico", ridacchiai,
non lasciandogli andare la mano.
"In questo modo mi sentirai più vicino a te...
e finalmente mi dirai che c'è che non va!",
spiegai.
 
Psicologia spicciola...
Il problema era che stava
funzionando alla grande!
 
"E va bene...", mi arresi alla fine.
 
Eravamo completamente da soli
e forse dirglielo sarebbe stato
l'unico modo per liberarmi da quella cosa.
 
Il fatto che poi avrebbe riso di me
avrebbe solo aiutato a metterci 
definitivamente una pietra sopra.
 
"Sì?", lo incalzai.
 
"Il fatto è che...adesso tipo scoppierai
a ridere!"
 
"Vai avanti!"
 
Tanto valeva dirlo a questo punto.
 
"Semplicemente...magari so che non
può sembrare, ma...ti stimo come persona",
balbettai imbarazzato.
 
Dio, perchè stavo dicando questa cosa adesso?!
 
"Dici che mi stimi e se ti chiedo di uscire mi rispondi di no?"
 
"Ė che non voglio farmi illusioni,
cioè io...giuro che in certo senso ci tengo
a questa cosa, a te, a...non saprei neppure io
come spiegarlo!"
 
Non potevo credere alle sue parole.
Credo che in quel momento mi
partì un sorriso da parte a parte.
 
"So che sembra stupido da dire,
ma credimi è così! Non ci posso
fare niente e...il discorso che facevi tu
sul vederci o cose così, il fatto
era che ho cercato di evitarti
proprio perchè sapevo che ci sarei 
stato male come un cretino", 
le parole cominciarono
ad uscire da sole.
Non potevo credere
neppure io che gli stavo
raccontando.
"Voglio dire, se si fosse trattato
di un'altra persona 
non me ne sarebbe fregato niente,
con te invece è diverso...
non chiedermi il perchè.
Non lo so neppure io."
 
Patetico, mi sentivo
schifosamente patetico.
Non c'erano altre parole
per descrivere quello
che stavo provando 
in quel momento.
 
Pensai che dopo un discorso
del genere, sarebbe stata l'ultima
volta che avrebbe provato
ad avvicinarsi.
 
Almeno così, per male che andasse,
avrei raggiunto il mio scopo.
 
Rimasi in silenzio aspettando che 
dicesse lui qualcosa...
 
Non potei fare a meno scoppiare a ridere.
 
Questa però era l'ultima reazione
che mi sarei aspettato.
 
Lo guardai con aria interrogativa.
 
"È che...Wow! Mi sembra di sentire
gli stessi discorsi che mi facevo io!",
esclamai.
 
Ah, sì?
 
"Giuro!", continuai.
"Hai stra avuto coraggio a dire quello che
mi hai detto, veramente! Quindi credimi
se ti dico che ti capisco!
C'è qualcosa, non saprei neppure
io dire cosa sia, però c'è! Tra di noi voglio
dire, quando ti ho vicino!"
 
Ero perplesso.
 
"Quindi perchè far finta di niente?
Perchè non proviamo a viverlo, invece?".
Ero letteralmente su di giri!
Lo guardai speranzoso in attesa di una risposta.
 
Can you feel the hy-y-y-ype?
 
"Io e te non siamo amici,
parenti o...gay insomma!",
provai a dire.
 
"Parla per te!", ridacchiai.
 
"Sei...?", domandai
sgranando gli occhi.
 
"Sì", dissi semplicemente.
 
"Cavolo..."
 
"Non sto dicendo che ci sto
provando, neppure tu mi pare
che provi qualcosa per me in quel senso, no?",
continuai.
 
Che conversazione strana!
 
"E poi...questo cambia qualcosa?",
domandai poi serio, guardandolo dritto negli occhi.
 
"No" mi limitai a rispondere.
Credo che a questo punto
potesse essere pure un alieno,
il problema era che veramente per me
non sarebbe cambiato nulla.
 
"E allora perché non vedere che succede?",
domandai.
 
"Perchè non è, come dire,
una cosa 'ordinaria' 
questo discorso!"
 
Se avessi dovuto fare
discorsi del genere
e tanti giri mentali
per cercare di diventare amichetto
di tutti quelli che conoscevo,
tanto valeva chiudersi
in clausura!
 
Sospirai.
"Io però non sono come te, non riesco
far finta di niente!"
 
Se stare male come un cane
poteva rientrare nel
'far finta di niente'...
 
I can feel the hy-y-y-ype
 
"Io non ce la faccio,
un altro giorno così
e impazzirei! So che
posso sembrarti uno
stupido ma è così!"
 
Era la prima volta che lo vedevo così.
 
"Quindi..."
 
To my body, to my body-ah
 
"Penso che un motivo a tutto
questo ci sarà! Magari
c'è una spiegazione normale
che i nostri cervelli sanno,
ma che noi non capiamo...",
la buttai sul piano del
'ci sono molte cose che il nostro
cervello sa e fa a nostra insaputa',
e in effetti era quello che pensavo
veramente.
 
"Per cui...", cominciai
a dire avvicinandomi
un'altro po’, guardandolo
dritto negli occhi e stringendo
ancora la sua mano che tenevo
nella mia.
 
To my body, to my body-ah
 
"Perchè non proviamo a fidarci...l'uno dell'altro?",
proposi alzando un sopracciglio.
"Vediamo come va...proviamo a viverlo,
insieme, piuttosto che andare avanti
e fare finta che non ci sia niente.
Diamoci questa possibilità."
 
"Va bene...", balbettai.
 
Per la serie 'cose che
non avevo preventivato
alzandomi stamattina'!
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
Devo dire che...non ho commenti!
Ho impiegato una vita per scrivere questo capitolo e...non è che mi convinca molto.
Se non vi piace, possiamo cancellarlo (anche perchè arrivato quasi alla fine, ho avuto un momento in cui volevo cancellare tuttoXD) quindi datemi i vostri sinceri pareri!
Se sul fronte 'scrittura', non mi convince, sul fronte 'storia', non so quanto sono riuscito a rendere l'idea del legame che unisce Andrea e Alberto...non sia tratta di amore gaio, nè di amicizia nel senso classico del termine, nè di fratellanza o parentele segrete...che cosa mai avrò in mente???? Mah!!!
Per chi di voi si aspettava il gayo amore (cioè dalle vostre recensioni penso tipo tuttiXD) non temete! Tra qualche capitolo arriverà!! Fluffoso e cucciolotto come piace a voi...non avete idea di cosa ho in mente *^*!!!!
Dopo aver messo a dura prova la vostra pazienza lo scorso capitolo con due monologhi, penso che in questo, o mi odierete o smetterete di leggere la storiaXD
A parte tutto comunque, questo giro il capitolo, in quanto capitolo 10, di una certa importanza per la trama della storia e tutto, vorrei dedicarlo a Noemi :)
Che legge questa storia, sperando di non aver deluso le aspettative!
Un capitolo tutto per lei!
E per tutti coloro che amano Alberto e Andrea:)
A presto, e buona estate ragazzi!
mr Apricot

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Capitolo 12
*** The Night Is Still Young ***


Capitolo 11: The Night is still young (Nicki Minaj)
 
Andrea's POV:
 
E fu così che da quel momento
diventammo inseparabili.
 
Una cosa sola,
in cui l'uno poteva contare
sull'altro, in ogni istante.
 
Fu tutto una felicità immonda,
mai neppure concepita da essere vivente...
...
 
No.
 
Le cose non andarono certo così.
 
Le cose andarono che rimasi
lì a fissarlo per non so quanto tempo,
non pensando minimamente a niente.
 
Alberto's POV:
 
In quel momento mi sentivo così,
così...
 
"E voi due che ci fate ancora qui?!",
sentii urlare all'improvviso da una voce dietro ad Andrea.
 
Alzai un poco la testa per rendermi conto che non era altri
che la prof di ginnastica.
 
Dio, che imbarazzo...
 
Le cose andarono che sbucò
la prof dalla porta antincendio,
urlandoci isterica di tornare
subito in classe, altrimenti
lei si sarebbe ritrovata a litigare
con la prof di scienze 
per l'ennesima volta.
 
Non che non ci litigasse già
abbastanza di suo...
 
A ripensarci, mi volevo sotterrare!
Neppure nei film comici coi
protagonisti più sfigati del mondo 
poteva succedere una cosa del genere!
 
Alla fine, comunque, tornammo
in classe di corsa, inventando una
scusa cretina al momento...
 
Fatto stava che sembrava che la 'magia'
fosse finita.
 
Ci separammo, visto che Ella
era miracolosamente riapparsa al suo
posto dopo giorni di assenza, mentre Samantha
era già arrivata e sistemata al suo posto,
a fianco al mio.
 
Mi limitai a raggiungere il mio posto
con un semplice sorrisino di scuse,
un po' incerto ed imbarazzato,
verso Alberto.
 
Di cosa mi stessi scusando,
in verità non lo sapevo neppure io.
 
Non si poteva fare altrimenti...
Sbuffai, in risposta ad Andrea.
 
Quello che successe nelle ore dopo poi
fu...Niente.
 
Mi chiedevo se veramente quanto fosse
successo era solo frutto di allucinazioni,
per non dire sonno arretrato.
 
In realtà non avevo idea di come
dovessi comportarmi...
Fatto stava che cominciavo
già a mettere in dubbio
le sue belle parole.
 
Non avevo neppure un'idea abbastanza
chiara di come mi sarei dovuto comportare.
Si aspettava che gli parlassi?
 
Forse dovevo aspettare qualcosa come 24 ore?
Ma quello era se ci volevo provare...quindi andava
bene tutto ma non le 24 ore.
 
Mm...
 
Il problema era che eravamo nella stessa classe.
 
Più lo vedevo far finta di niente, più mi convincevo
che era stata tutta una presa in giro.
 
Forse era stato meglio così però.
 
Yo, ayo tonight is the night that I'ma get twisted 
 
Erano ormai quasi le nove di sera...
e di mio padre neppure l'ombra.
 
Di solito entro le otto di sera,
salvo casi eccezionali,
era già a casa!
 
Per di più non era da lui
fare un ritardo del genere
senza neppure avvisare!
 
Avevo provato più volte a chiamarlo,
trovando sempre occupato...
Sinceramente stavo cominciando un po'
a preoccuparmi.
 
Un po’ tanto anche...
 
Me ne stavo seduto sul tavolo
da pranzo, a contemplare la cena
ormai fredda, già bella e sistemata
ad opera d'arte sui piatti.
 
E sì che per una volta ci avevo messo
più impegno del solito.
 
...per cercare di distrarmi,
per non pensare
a quanto era successo oggi.
 
Ci stavo pensando troppo,
e non andava bene,
questo era poco ma sicuro.
 
Erano precisamente le ore 21
e 12 minuti.
 
Erano passate circa 11ore e 57minuti,
da quando era riuscito a parlare con Andrea.
E da allora non solo non mi aveva più rivolto la
parola, ma la giornata da più o meno bene
che era cominciata, si era trasformata
in uno di quei giorni di sfiga assurda!
 
Me ne stavo disteso sul letto
a contemplare il nulla.
 
Per mangiare, avevo mangiato
qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro,
ma sinceramente avevo tutt'altro che fame.
 
Ero piuttosto nervoso, irrequieto
e...sì, incazzato anche. Molto molto incazzato!
 
Dopo quella che sembrava un'eternità,
mi ritrovai a realizzare che stavo fissando
lo stipite della finestra della mia camera...
 
Okay, non è che lo stessi fissando con interesse,
ma il concetto era che avevo gli occhi incollati lì...
 
...mentre la testa vagava, vagava e vagava instancabile
e senza sosta a ripercorrere tutti gli avvenimenti
che mi avevano sconvolto di quella giornata.
 
Stava cominciando a venirmi mal di testa
e per di più non riuscivo a calmarmi.
 
Credo che fu un lampo, un fulmine
a ciel sereno -oppure stavo veramente
impazzendo-, fatto stava che d'un tratto
persi la pazienza e afferrai il telefono,
già sapendo quello che avrei fatto.
Perchè la stavo facendo tanto tragica in fondo?!
 
Mi alzai dal letto, tirandomi su a
sedere, per cercare di calmare quella
strana ansia che mi stava salendo.
Che mi stava prendendo adesso?
 
Sentii improvvisamente il suono
di chiavi alla porta d'ingresso,
seguito subito dopo dal fruscìo
di quest'ultima che veniva aperta.
 
Mi precipitai all'ingresso,
ritrovandomi davanti un alquanto
mal ridotto e trasandato genitore.
 
"Che è succe...", cominciai
ad esclamare allibito,
ma mio padre mi interruppe subito.
 
"Andrea...", disse con voce stanca.
"Non chiedermi niente adesso..."
 
"Lasciami stare, per favore", aggiunse poi
piano, lasciando cadere a terra
le sue borse da lavoro.
"Non voglio che tu mi veda
in queste condizioni!"
 
"Ma...", provai ad obiettare,
ma fui interrotto un'altra volta.
"Ti prego, lasciami da solo...",
ripetè. "Ho solo bisogno
di stare da solo adesso."
 
Mi sentivo colto alla sprovvista,
non ero preparato ad una cosa del
genere, e soprattutto, non sapevo come
comportarmi...
 
Vedevo il suo volto segnato dalla
sofferenza, in contrasto con
la sua voce abbastanza
decisa e presente.
 
Mi aspettavo che sarebbe tornato,
con delle scuse, delle spiegazioni logiche
che non avevo tenuto in considerazione
e la promessa che non lo avrebbe più fatto...
fu invece tutto troppo diverso, improvviso
e lapidario.
 
"Va bene...sono in camera mia
se hai bisogno", dissi alla fine.
 
Non avevo idea di cosa  cavolo
stava succedendo,
tuttavia decisi che non era
certamente il momento
più appropriato per fare domande,
così mi limitai ad andarmene
ubbidiente nel mio rifugio.
 
Myx Moscato and vodka, I'ma mix it 
 
"Segreteria telefonica!", iniziò a trillare 
una voce registrata.
Ti pareva...
 
Chiusi la chiamata e aspettai un po'
dopodiché, sbuffando sonoramente,
riprovai a chiamare.
 
Non feci in tempo a chiudere
la porta che sentii improvvisamente
il rumore di qualcosa infrangersi
sul pavimento in mille pezzi.
 
Per poco non persi un battito al cuore.
 
Ma dopo quel rumore
ne seguirono subito altri,
tanti. Troppi.
 
Ora stava cominciando
seriamente a salirmi
l'ansia.
 
Non avevo visto mio padre
con un comportamento simile
da quando...
 
Da quando lei se n'era andata.
 
Dio...che stava succedendo?!
 
Sembrava che la mia vita
si stesse organizzando per
incasinarsi da sola.
 
Se fino ad un istante prima
mi sentivo abbastanza
confuso su varie cose,
adesso, il rumore di quegli
oggetti infranti, quei rumori,
era come se avessero riportato
a galla la stessa sofferenza che avevo
da bambino.
In quel momento mi sembrò quasi
di essere catapultato indietro nel tempo,
a quella stessa notte di tanti anni
prima in cui mia...madre...se ne andò di casa...
 
Scoraggiato, afflitto e...tremendamente depresso.
Ecco come mi sentivo.
 
Come se in tutti quegli anni non fosse
mai cambiato niente...
 
E dai però!
Rispondi...
 
Roll that spaceship, we about to get lifted 
 
Lo squillare improvviso
e insistente del mio cellulare
abbandonato e dimenticato
sul bordo del letto
mi riportò alla realtà.
 
Che altro c'era adesso?
 
Cominciavo veramente a non poterne
più di questa giornata. 
 
Schiacciai il tasto verde
senza neppure guardare chi fosse.
 
Tanto peggio di così!
 
Lift and the President gift is for the gifted 
 
D'un tratto quel tu-tuu continuo
e monotono si arrestò di colpo.
Ci misi qualche secondo per realizzare la cosa.
Possibile?
Ormai veramente non ci stavo sperando più!
 
"Ehi...?", provai a dire
un po' incerto.
 
Quella voce...di chi
era quella voce?...
Ah, sì!
 
"Perchè non proviamo a fidarci...
l'uno dell'altro?"
 
No, aspetta...
tra tutti, proprio lui!?
Questa era una cattiveria assurda però!
 
Nessuna risposta...
Però il cronometro
della chiamata stava andando!
 
"Ehi?", provai a ripetere. "Andrea?
Mi senti? Sono Alberto."
 
"Sì...", balbettai,
giusto per dare un segno
della mia presenza.
 
"Ehi!", esclamai quasi
trionfante. "Ciao Andrea!"
 
"Ciao Alberto", cercai di dire con
un po' di entusiasmo.
"Dimmi tutto", okay...avrei potuto
metterci un po' d'impegno in più sto giro!
 
"Io...", in quel momento
tutta l'incazzatura che
mi aveva spinto a chiamarlo,
tutta l'ansia e tutta l'irrequietezza
di qualche istante prima...
Tutto era scemato di colpo.
"Nulla...tutto bene?", provai a dire,
completamente tranquillo.
 
Un rumore di vetri infranti
mi fece ricordare cosa stava
succedendo nell'altra stanza.
 
"Ehi, cos'era quel rumore?!",
domandai preoccupato.
Ecco che pure la tranquillità
stava scemando.
 
"Niente di preoccupante",
risposi in automatico,
cercando di rassicurarlo.
 
"Sei sicuro?! A me non..."
 
"Sì, stai tranquillo!"
 
Vaffanculo però!
Ero io quello che aveva bisogno 
di essere rassicurato, non
quello che doveva rassicurare
gli altri!
 
This what you came, this what you came for 
 
L'ennesima scaricata di oggetti
su quello che doveva essere il pavimento
smentì ogni mia singola parola.
 
Sperai per un attimo con
tutto me stesso che Alberto
non avesse sentito nulla.
 
Ora stavo veramente cominciando
a preoccuparmi.
 
"Scusami ma...", tentai di dire,
e vaffanculo alla voce spezzata
con cui mi uscirono le parole.
"Ho da fare...se non c'è nulla,
devo andare!"
 
Aveva la voce leggermente incrinata...
Era in difficoltà?
 
Mi faceva impazzire solo l'idea...
 
"Ehi? Non provare a riattaccare."
 
Ero così tanto sgamabile
e disperato?!
 
You get what you buy, this what you paid for 
 
Cercai di allontanarmi il
più possibile dal rumore,
andando verso la finestra
e spalancandola completamente.
 
"Scusa ma non ti sto sentendo
più tanto bene!", esclamai
alla fine col tono più
convincente possibile.
 
"Non provare a..."
Inutile dire che mi aveva già messo giù.
 
 
 
So make sure the stars is what you aim for 
 
Direi che dopo questa, potevo dire
di aver ufficialmente toccato
il fondo.
 
Mi buttai sul letto,
afferrando il cuscino e
raggomitolandomici
intorno.
 
Sentivo le lacrime pizzicarmi
le palpebre, volevo piangere,
volevo solo lasciarmi
finalmente andare
e non pensare a niente.
 
Starmene nel mio bozzolo,
dimenticandomi di tutto
e di tutti...
 
La cosa più incredibile era che non
riuscivo neppure a piangere.
Sentivo le lacrime che spingevano,
la disperazione, tutto...
ma non riuscivo neppure a piangere!
 
Ero un dannato impedito cazzo!
 
Make mistakes though
 
Sbuffai sonoramente, questa volta
avevo veramente le palle girate
per...per...non sapevo neppure io
bene per cosa!
 
La cosa più assurda era che tra i
moventi sapevo che non rientrava
il fatto che mi avesse chiuso
il telefono in faccia,
quando invece sarebbe stata
una cosa più che comprensibile!
 
"Sono tornata!", d'un tratto la voce
di mia madre rimbombò per tutta casa.
 
La mia testa invece,
contrariamente alle mie
aspettative, cominciò a vagare
tra i ricordi...guarda caso in particolar
modo tra gli ultimi.
Fantastico...
 
 
"Vediamo come va...proviamo a viverlo,
insieme, piuttosto che andare avanti
e fare finta che non ci sia niente.
Diamoci questa possibilità."
 
Nessuno mi aveva mai parlato così prima...
 
 
Possibile che mi fossi affezionato
tanto ad una persona che conoscevo
così poco?!
 
...Dio che imbarazzo...
 
 
Unico obiettivo: Dovevo.Entrare.In.Quella.Casa.
ORA!
 
...Avrei voluto sprofondare e basta...
 
 
"Ehi!", mi salutò subito Samantha, interrompendo
di punto in bianco una discussione che sembrava
le stesse particolarmente animando entrambe.
 
"Buondì!", la salutai, sporgendomi per salutarla
con due baci.
 
"Ciao", disse semplicemente Ella, senza nessun tono particolare.
Inutile dire che con lei non stavo per niente guadagnando punti...
 
 
"Mi raccomando tu!", disse poi
d'un tratto, rivolgendomi un'occhiataccia.
"Se quel cretino ti dovesse ancora fastidio
per qualche motivo e tu non mi dici niente,
te le prendi pure tu!", minacciò.
 
Vedevo tutto confondersi...
 
Avrei voluto urlare che la smettessero,
correre giù e dire loro di finirla di dirsi tutte quelle brutte cose...
e invece rimasi lì.
Immobile.
In silenzio.
Senza fare nulla.
 
 
Uno sull'altro...
 
In quella situazione tanto assurda,
mi ero completamente dimenticato
che c'era anche una quarta persona coinvolta.
Mi girai verso di lui e...Oddio...
 
Perdendo ogni senso...
 
Sicuramente doveva essere...
Stronzo.
 
Mentre le lacrime cominciarono
finalmente ad uscire da sole...
 
"Ah okay, scusa!", la presi in giro. "Samantha, sai che sabato
sera ho conosciuto un ragazzo che tu avresti definito  'carino'?"
"Ehi!", si impuntò lei. "È inutile che cerchi di rimediare adesso!
E poi per tua madre è carino!", cominciò facendo roteare l'indice verso
tutto e tutti. A quella scena era impossibile non scoppiare a ridere!
 
 
"Io invece mi chiamo Ella!",
rimasi letteralmente immobile.
Completamente ammuttolito.
Stregato da due occhi da cerbiatto.
Scuri, furbetti, vivaci.
Bellissimi.
 
 
"Mi ha fatto piacere incontrarti!", disse lei.
"Anche per me", risposi, non sapendo bene che fare.
Poi improvvisamente la vidi sporgersi verso di
me e schioccarmi due baci sulle guance.
"Ci vediamo a scuola!", esclamò poi, prima di
uscire dal negozio.
Sentivo ancora perfettamente i
punti in cui mi aveva toccato le guance,
come fossero delle zone bollenti.
Dovevo essere diventato completamente
rosso a giudicare dal caldo che sentivo
avvampare lungo le guance.
Per fortuna che Ella non mi aveva visto.
 
E in quel vortice di ricordi,
senza rendermene conto,
alla fine mi addormentai.
 
I never worry, life is a journey 
 
"Cos'è quell'affare?!", esclamai
notando uno scatolone che ben
conoscevo...
Lo scatolone degli elettrodi.
 
"Non ti ho insegnato a salutare?",
mi riprese mia madre.
 
"Che ci devi fare con quegli affari?!",
ribattei non muovendo
un muscolo.
 
"Questi...", fece lei con finta noncuranza.
"Nulla...pensavo di farti un controllino,
come quando eri piccolo, sai?", cercò
di fare una specie di sorriso da mamma dolce,
peccato che in quel ruolo fosse sempre
stata negata.
 
"Te lo scordi!", risposi con un altrettanto
finto sorriso, il numero quattordici questa volta,
quello che di amichevole non aveva nulla.
 
"Su...non fare l'esagerato!", esclamò.
 
"E tu non fare la psicopatica!", sputai.
 
"Alberto!", mi richiamò lei. "Non permetterti di
usare questo tono con me!", urlò. "Già è stata una giornata snervante!
Non ti ci mettere anche tu!", minacciò.
 
Non mi lasciai impressionare.
"Pure io ho avuto una giornata abbastanza
pesante", dissi apposta, visto che era la verità.
 
"Già...", fece lei con noncuranza. "Ne sono certa...
Claudia cara, sei ancora lì?!",
disse girandosi e facendo per andarsene.
Solo in quel momento notai l'auricolare che aveva
attaccato all'orecchio. In quel momento realizzai
che era al telefono con la sua storica 
migliore amica/nemica/collega/allieva/mentore
Claudia Ludisi...in pratica ci si poteva scrivere un libro
su Claudia.
 
"Non credo che tu abbia idea di cosa voglia dire
avere una giornata pesante!", esclamò lei
col tono di chi la sapeva lunga, mentre prendeva
a sistemare le cose che si era portata sul tavolino del soggiorno.
 
"Lavorare con uno che ti sta addosso
continuamente ed è più lunatico di una
donna è snervante!", disse poi.
 
Che stava dicendo?!
Da quando mia madre lavorava
con qualcuno, visto che sopportava
a malapena la presenza di un essere umano!?
 
"Sto parlando del dottor Latorre..."
Il padre di Andrea.
 
"Che è successo?", domandai.
 
Vidi mia madre pensarci un po' su,
ovviamente non mi aveva minimamente sentito...
"È che...da quando sono tornata,
l'ho trovato completamente cambiato
da come me lo ricordavo."
 
Perchè? Era capace di una prodezza simile quell'uomo?
 
"No, non invecchiato!", fece lei.
La vidi alquanto in difficoltà nell'esprimersi.
 
Mi avvicinai di più cercando di far finta di niente.
 
"Più...smielato, in un certo senso", disse alla fine.
"Anche se riferito a lui, non so quanto
si possa dire una cosa del genere", la guardai
perplesso. "È sempre stato un uomo austero,
spartano, silenzioso e preciso", spiegò poi.
 
Un maniaco dell'ordine...pensai.
Tipo Andrea.
 
"No!", esclamò di colpo. "Lui non è mai stato molto ordinato!",
disse mia madre scoppiando in una piccola risata.
La vidi osservare un punto lontano
da sè per cominciare a vagare poi con lo
sguardo, persa in chissà quali pensieri.
 
"Quindi?!", escalmò poi tornando alla realtà.
 
"Oh...naturalmente ho pensato inizialmente che
mi stesse prendendo in giro! Insomma, in che razza
di secolo viviamo per fare ancora cose del genere?!"
 
Cioè? Ormai ero troppo curioso.
 
"Nel bel mezzo delle mie ricerche
che stavo analizzando, se n'è venuto
oggi con un anello chiedendomi la
mano...hai capito la mente malata?",
disse come se niente fosse.
 
"Stai scherzando vero?!", urlai allibito.
 
"Alberto! Non urlare!", gridò mia madre furibonda.
"Non vedi che sono al telefono, razza di stupido?!"
 
"No, no!", riprese poi tutta tranquilla. "Era pure serio!",
disse tirando fuori una piccola scatolina nera dalle
ovvie dimensioni e prendendo a girarsela fra le mani.
"Vedessi che anello poi!"
 
Ero shockato...
Completamente shockato!
E cominciai a sudare freddo
perchè a quel punto non riuscivo
a prevedere quale sarebbe stata
la risposta...
 
"Che non mi interessava minimamente la cosa!
Ecco che cosa gli ho risposto!",
urlò lei di punto in bianco.
 
Mm...questa era una cosa buona...
 
"Mi ha mollato l'anello e mi ha chiesto
di pensarci..."
 
...Questo non andava bene...
 
"Gli ho ripetuto, urlandolo in modo
che tutti mi sentissero bene, che non me ne
poteva fregare assolutamente niente
nè di lui nè dell'anello...nè ora nè mai!
Insomma sono una donna in carriera!
Mi ci vedresti tu a fare la donnetta di casa
a cinquant'anni e passa?!"
 
...Questo era un filino un po' cattivo da dire però.
 
"È andato su tutte le furie!
Ho fatto chiamare la sicurezza poi!"
La solita cinica bastarda e senza cuore.
 
"Un po' di delicatezza no, eh?",
feci poi.
 
Ovviamente se ne andò in camera sua senza
cagarmi minimamente.
 
"Venirsene fuori con una cosa del genere
nel bel mezzo del lavoro che stiamo
portando avanti da un mese ormai!
Mi sono sentita presa in giro sinceramente!
Ecco perchè ho voluto brutalmente
umiliarlo davanti a tutti...",
continuò a raccontare senza sosta.
"No, no! Ti posso assicurare che quell'uomo
nato nel millennio sbagliato,
rozzo e stupido, è ancora così convinto
di un primato dell'uomo sulla donna
tale da non calcolare minimamente che
così di punto in
bianco una proposta di matrimonio
non la potessi rifiutare!
Ma stiamo scherzando?!"
 
"Aspetta, cara!", cominciò ad esclamare poi.
"C'è qualcuno che sta continuando a chiamarmi
insistentemente, ti metto in pausa e
gli dico di darci un taglio!"
 
I just wanna enjoy the ride 
 
Rimasi in silenzio,
completamente fermo immobile,
perchè ero troppo curioso di sapere
cos'altro era successo.
 
Ero curioso come una scimmia...
 
Finalmente capii le
-troppo- frequenti visite del dottor
Latorre a casa nostra...anche se dovevo
ammettere che mia madre era stata
piuttosto scema se non aveva realizzato
dove stesse andando a parare quell'uomo.
 
Però era anche vero che mia madre
su certe cose non era per niente scema...
 
Conoscendola, l'aveva sicuramente già sgamato...
E allora cosa stava combinando?!
 
"Pronto?!", trillò mia madre con quel suo tono di sfida.
 
Quelli che vennero dopo furono tutti dei
borbottii e delle frasi sconnesse.
 
Visto che non stavo captando una mazza
della conversazione, decisi di precipitarmi
il più velocemente e silenziosamente possibile
verso la porta della camera di mia madre.
 
Non appena vi arrivai davanti però,
questa si spalancò di colpo.
 
"E tu che ci fai qua davanti?!", ruggì lei
quando mi vide. Per poco non ci stavamo scontrando!
 
"Nulla!", pensai velocemente ad una qualsiasi scusa.
"Passavo di qua!", esordii alla fine.
 
"Inventatene un'altra...", borbottò lei sorpassandomi.
 
La vidi marciare verso il salotto, afferrare il giubbotto
e poi dirigersi a grandi passi verso la porta d'ingresso.
 
"E adesso dove stai andando?!", domandai.
 
"Quel fesso di un Latorre si è fatto beccare ubriaco
e con la macchina schiantata contro un albero...",
blaterò irritata. "E tra tutti quelli che potevano chiamare,
i poliziotti che l'hanno trovato,
hanno pensato bene di chiamare me! Non posso
neppure rifiutarmi di andare adesso, capisci?", disse poi alquanto seccata.
 
"Che ti aspettavi?", ribattei io.
"Andrea è ancora minorenne e tu sarai sicuramente
tra le chiamate recenti, madre!"
 
"Parli del figlio di Marco?", domandò mia madre.
"Quello che è in classe con te, no?"
 
"Sì...?", risposi non capendo dove volesse andare a parare.
 
"Fammi il favore di avvisarlo che
sto andando a prendere suo padre
dai Carabinieri", 
disse poi. "Hanno chiamato me perchè a casa
e al suo cellulare a quanto pare 
non rispondeva nessuno",
spiegò poi.
 
"Sicura che non sia niente di grave?",
domandai piuttosto preoccupato.
Telefonare ad Andrea per dirgli
"Ehi, ciao! Hanno appena chiamato
mia madre per avvisarla che tuo padre
sta in caserma...sai com'è,
quando ci si va a schiantare contro un albero..."
non è che mi esaltasse molto come idea!
Mi stavo sentendo già malissimo io per lui.
 
"Sì, Alberto!", rispose lei. "Dì pure ad Andrea che stia
tranquillo, grazie a Dio pare che suo padre non
si sia fatto un graffio."
 
"Va bene..."
 
"Almeno così gli risbatto in faccia l'anello che mi ha
mollato oggi!", disse più tra sè e sè.
"Mi raccomando!", aggiunse poi aprendo la porta per uscire.
"Ci sentiamo...e vedi di comportarti bene finchè sono via!"
 
"Stai tranquilla", risposi. "Fammi sapere come sta il
dottor Latorre", aggiunsi poi.
 
"Va bene", disse lei nello stesso momento
in cui chiuse la porta dietro di sè.
 
Bene.
 
Dovevo avvisare Andrea.
 
In quell'istante però mi vennero
in mente gli strani rumori di roba
che andava in frantumi che avevo
sentito quando l'avevo chiamato...
 
Oggetti che volavano per aria.
 
Andrea in casa.
 
Padre ubriaco.
 
Cominciò a salirmi l'ansia,
mentre andavo a prendere
di corsa il giubbotto e nel frattempo
tentavo di chiamare Samantha per farmi
dire l'indirizzo di Andrea.
 
What is the hurry? It's pretty early 
 
Mi svegliai di colpo,
in un'ora ignota della notta,
a causa della luce che avevo lasciato
accesa...d'altronde non avevo neppure
programmato di mettermi a dormire però.
 
Mi ritrovai con la faccia appiccicata
al cuscino, che era completamente
bagnato fradicio.
 
Che era successo?
 
Avevo pianto...
 
In quell'istante mi ricordai tutto.
 
Avevo pianto, mi ero liberato
di tutte le mie lacrime,
per tutto quello che era successo.
E adesso mi sentivo semplicemente...
 
Vuoto.
 
Calmo.
 
Sereno anche, in qualche modo...
 
 
Cercai di tirarmi su a sedere
sul letto, nonostante fossi ancora
piuttosto rincoglionito dal sonno,
dove rimasi per un po' a fissare il nulla.
 
Mi decisi ad alzarmi
quando mi ricordai che probabilmente
mio padre era ancora fuori
e che sicuramente in soggiorno
avrei trovato il macello.
 
Lentamente presi a fare il giro
delle stanze, appurando che di mio
padre non c'era alcuna traccia,
finendo poi per raggiungere il soggiorno,
dove praticamente ogni cosa
che si poteva rompere,
era stata ridotta in frantumi.
 
Quando accesi la luce,
uno scintillio di  vetri colorati
prese a brillare sul pavimento.
 
Era anche bella da vedere come cosa,
peccato che la consapevolezza che
avrei dovuto sistemare io quel disastro
fosse capace di rovinare quell'atmosfera.
 
Presi a camminare in quello
scempio di vasi , statuine e oggetti di cristallo,
quando qualcuno citofonò alla porta.
 
Per poco non sobbalzai per lo spavento!
 
Inizialmente pensai che potesse
trattarsi di mio padre...
ma mio padre oltre ad  usare
le chiavi, nei rari casi
in cui era costretto a suonare,
era solito suonare tre volte
esatte, per farsi riconoscere...
 
Chi stava davanti a casa
invece aveva citofonato 
due volte...
 
Presi in considerazione l'idea di non aprire,
ma il notare che praticamente avevo mollato
luci accese in giro per tutta la casa
e le finestre spalancate e senza tapparelle
abbassate, mi costrinsero a lasciar
perdere quest'idea.
 
"Arrivo!", urlai alla fine,
trascinandomi riluttante
verso la porta.
 
It's ok, we'll take our time
 
Finalmente vidi la porta
di quella cazzo di casa aprirsi.
 
"Chi è?", sentii urlare da una figura
intenta a raggomitolarsi tutta su sè stessa
per il freddo.
Riconobbi la voce di Andrea.
 
Dio, che sollievo...
 
"Ciao!", urlai in risposta,
cercando di mettermi sotto
la luce del lampione per farmi vedere.
 
"Ciao."
 
Camminai velocemente
lungo il vialetto per raggiungere
il cancelletto, al di fuori del quale
sembrava ci fosse Alberto...
 
Lo vidi arrivare fino al cancelletto
d'ingesso senza staccarmi gli occhi di dosso
e con la faccia completamente confusa.
 
"Ehi...", feci, prendendo
a cercare la chiave per aprire
il cancelletto. "Come mai qui?"
 
Aspettai di sentire il suono
dello scatto della serratura
prima di parlare.
Quando vidi il cancelletto aprirsi
e Andrea mettermisi davanti
aspettando una spiegazione,
cominciai a parlare.
"Poco fa dei carabinieri hanno
chiamato mia madre per chiederle
di andare a prendere tuo padre in caserma...
pare che l'abbiano trovato ubriaco",
cercai di dire tranquillo.
"Nulla di grave. Sta bene,
non si è fatto niente."
Ecco perchè aveva rotto tutto...
Con quell'informazione tornavano
molte cose.
 
Anche se non capivo il perché l'avesse fatto...
 
"Quindi...mi hanno incaricato di
avvisarti...visto che a quanto pare non
sono l'unico a cui non rispondi...",
buttai lì, infilandomi le mani
nelle tasche del giubbotto.
 
Non pensavo me l'avrebbe detto così diretto.
 
Ricordavo bene il motivo del perchè l'avevo
trattato in quel modo.
"Mi dispiace", dissi solo.
 
In fondo era vero.
 
"E grazie per essere venuto fin qui ad avvisarmi",
aggiunsi poi.
 
In quell'istante, sotto la luce
della lampada della piccola volta
che copriva il cancelletto, notai
che i suoi occhi erano insolitamente
lucidi e cerchiati di rosso.
 
The night is still young 
 
"Hai pianto, Andrea?", domandai
cominciando ad osservarlo più attentamente.
 
Abbassai lo sguardo,
senza sapere cosa rispondergli.
 
Alla fine optai per il non
raccontargli balle.
 
In quel momento sentivo che mi avrebbe
pesato anche il dirgli una sillaba
banale come un "no".
 
"Non ti devi preoccupare."
 
Continuai ad osservare attentamente quei
pochi lembi di pelle che aveva
scoperti, alla ricerca di graffi,
tagli o qualsiasi tipo di ferita.
 
"Coi tuoi silenzi del cazzo
non aiuti a farmi stare calmo, sai?",
sbottai poi di colpo.
 
"Mi dispiace" , ripetei.
 
"C'è altro che sai dire?", domandai
piuttosto acido.
 
Questa volta non dissi niente,
mi limitai a guardarlo.
 
Mi ero fatto tutta la cazzo di strada
da casa mia a casa sua di corsa,
con il pensiero continuo e ripetitivo
di mia madre che diceva che a casa sua
non rispondeva nessuno e il ricordo
ossessivo e martellante del rumore di oggetti
che andavano in frantumi...
 
Ero completamente sudato fradicio,
coi polmoni che ancora mi facevano male
per lo sforzo e una forte nausea
che a stento mi sembrava di riuscire
a trattenere.
 
Avevo avuto una paura folle che potesse
essergli successo qualsiasi cosa per colpa
di quella mente malata di suo padre...
E adesso il suo far finta di niente mi
stava facendo andare in bestia.
 
Eppure non riuscivo ad arrabbiarmi con lui...
 
The night is still young 
 
"Andrea, guardami...", dissi poi prendendogli
il volto tra le mani. Sentivo la mia voce uscire
tremando. "Tu non hai idea
di...di cosa vuol dire correre fin qui con la paura...
che tu..."
 
Mi sentivo esplodere...
 
Quel contatto mi prese alla sprovvista.
 
Lo guardai, non riuscendo a staccare
i miei occhi dai suoi, che in quel momento
si fecero sempre più lucidi.
 
Non riuscì a finire la frase.
 
Vidi poi delle lacrime cominciare
a rigargli le guance...
 
"Dio, non riesco neppure a dirlo!",
sbottai.
 
"...Fossi morto?",
terminai io per lui.
 
Era abbastanza ovvio si riferisse
a quello, anche se forse la stava
facendo un po' troppo tragica.
 
A differenza di Alberto,
io, per quanto sarebbe stata
una cosa da me,
non mi commossi di fronte
a quel gesto.
Avevo già pianto tutte le mie lacrime.
 
Non c'era più niente dentro di me.
 
The night is still young 
 
Mi limitai a guardarlo,
cercando di metterlo
a fuoco tra le lacrime.
 
Probabilmente dovevo sembrare veramente
patetico,
solo che non me ne importava
nulla in quel momento.
 
Mi avvicinai un po' di più a lui.
 
"Alberto...", provai a dire. "Di mio padre
si può dire tutto...ma pure nelle
sue peggiori condizioni, non è uno che
perde il controllo...in quel senso.
Di questo ne sono sicuro."
 
"E poi, in ogni caso, non sarebbe stata
colpa tua", aggiunsi poi.
 
"Questo non devi nemmeno provare a dirlo!"
 
"Come chiunque, posso morire da un
momento all'altro...e su questo
non puoi fartene tu una colpa",
ero in quello strano stato di estrema
lucidità mista a saggezza post-pianto.
Era incredibile quello che stavo dicendo.
 
Non che pensassi alla mia morte
come una tragedia, però, 
visti i miei genitori,
avevo la consapevolezza che alla fine
dovevo vivere più per me stesso,
che non pensando a contare a quanta
gente gliene importava veramente
di me e a quanta no...
 
Una vita vissuta per me stesso,
in cui le certezze
erano i sentimenti di affetto
per altre persone.
 
Se quelle persone ricambiassero
o meno, alla fine per il momento poco
importava.
 
Avevo imparato col tempo
che anche il solo voler bene
a qualcuno ci rende
migliori, più positivi
ed energici...
Quindi perchè non lasciarsi andare
in questo senso?
 
And so are we
 
Sul fatto che mi ritrovavo 
davanti ad un Alberto in lacrime
e che continuava a farneticare
sulla mia morte...beh, quello
lo attribuii allo spavento che
si era preso...
 
"Perchè non mi vuoi credere?",
domandai piano, avvicinandomi
di più a lui.
 
Ormai non c'era niente di peggio
che potesse rendermi più ridicolo di così.
 
Perchè riusciva sempre a sgamarmi
sto ragazzo?
 
"Perchè...", ci riflettei un po' su.
"...prima o poi ti accorgerai che non
sono nulla di speciale, come tu continui
erroneamente a credere", 
ecco il perchè non riuscivo
a lasciarmi andare, nonostante
fossimo abbastanza estranei.
Di me ero sicuro.
Di lui no.
 
Ayo, drinks on you or the drinks is on me 
 
Stanco ed esasperato da tutto
quello che stava succedendo,
mi lasciai andare io,
buttandomi con la testa
sulla sua spalla e
avvolgendogli i fianchi
con le mie braccia.
 
"Sei solo uno stupido, cretino,
immaturo...", dissi con poca convinzione
contro la stoffa della sua maglia.
 
"Finalmente lo stai capendo
pure tu...", dissi accennando un
sorriso che Alberto non poteva vedere.
 
Sentivo le sue lacrime bagnarmi
la maglia all'altezza della spalla,
mentre sentivo il leggero
odore della sua giacca e quello
più forte della sua pelle sudata.
 
"Sei tu che non capisci un cazzo..."
 
Mi ritrovai ad accarezzarlo piano,
mentre cercavo di rannicchiarmi
di più intorno alle sue braccia
per non sentire il freddo
pungente della sera.
Fu un gesto spontaneo,
naturale.
 
We ain't going nowhere like tanks on E 
 
"Non farmi più una cosa del genere,
capito?", borbottai.
 
"Mi dispiace davvero averti dato
tanti pensieri",
dissi piano.
 
Ed era vero.
 
"E allora non farlo, Andrea...",
dissi staccandomi da lui e guardandolo serio.
"Sei solo tu che puoi farlo...se non vuoi farmi
sapere che cosa ti capita, io non sono nessuno
per impedirlo..."
 
Aveva ragione.
 
Aveva dannatamente ragione.
 
We still getting money, which bank is it gonna be? 
 
A quel punto non potevo veramente
fare più niente.
 
Lo vidi titubante sul da farsi.
 
Sentivo ancora sulle braccia il
contatto del suo corpo esile...
"Beh...", dissi poi, cambiando tono.
"Se...non abbiamo altro da dirci, io",
feci un cenno verso la strada.
"Ti lascio in pace", cercai di fare del sarcasmo,
che però uscì piuttosto male.
 
If he sexy, he planking on me 
 
"Perchè non...", mi ritrovai
a balbettare di punto in bianco,
con l'unica consapevolezza che non
volevo che se ne andasse.
"Non..."
 
"Sì?", incalzai,
allargando le gambe
e incrociando le braccia,
cercando di darmi un tono serio.
 
Sospirai.
 
"Perchè non resti?",
provai a proporre più convinto,
ridacchiando appena.
"Così, non so...aspettiamo i nostri
genitori insieme? Tanto tua madre
deve per forza passare per di qua."
Mi unii entusiasta alla sua risata,
per poi cercare di tornare subito serio.
"È solo per questo?",
lo guardai con aria furbetta
e alzando un sopracciglio
con fare indagatore.
 
"... E perchè, soprattutto", dissi alzando
gli occhi al cielo. "...Non voglio che te ne vada
così presto, ti va bene?",
domandai retorico.
 
"Va bene...", ridacchiai.
 
So when them big boys want all of that 
 
Improvvisamente però mi ricordai
del disastro che c'era in casa...
 
"Che c'è?", domandai
notando il suo cambio d'umore.
 
E va bene...
 
Sospirai di nuovo.
 
"Nulla di particolarmente tragico...", risposi.
"Però prometti che stai tranquillo
e non ti agiti?", domandai.
 
"Promesso...?", risposi piuttosto confuso.
 
Aveva promesso.
 
Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
 
Gli feci strada lungo il vialetto
e poi dentro casa, dove la prima cosa
in cui incappammo,
fu -appunto- il soggiorno.
 
Con la coda dell'occhio lo vidi che stava
spalancando la bocca per bestemmiare qualcosa.
 
"Non ci provare!", lo ammonii. "Ricordati che
hai promesso di stare tranquillo!",
gli ricordai.
 
Con la mano con cui stavo
per indicare e additare quello scempio,
feci finta di niente, passandomela
tra i capelli, mentre mandavo
giù per la gola tutte le esclamazioni
che stavano naturalmente venendo su da sole.
Ecco cos'era quel rumore al telefono...
si trattava di quello.
 
"Bene...", blaterai, cercando di stare calmo.
 
"Che vogliamo fare?", domandai, cercando
di far finta di niente e non guardare troppo
quei vetri in frantumi.
 
"Tu...sistemati pure tranquillo dove vuoi,
io preferisco prima dare una sistemata qui"
 
Tell the bartender, say my order back 
 
"Ti do una mano", risposi.
 
"No", mi rifiutai. "Sul serio, non serve..."
 
"Non era una proposta", lo interruppi.
"È un dato di fatto: ti do una mano. Punto."
 
Sbuffando mi arresi di fronte
alla sua ennesima dimostrazione di
testardaggine.
 
"Va bene..."
 
E così...raccogliemmo, pulimmo e sistemammo
tutto il soggiorno a regola d'arte,
lindo, bello e pulito.
 
O meglio, IO sistemai il soggiorno
a regola d'arte, perchè Alberto una volta
raccolti i vetri rotti in un enorme sacchetto,
si era già ritenuto soddisfatto del suo lavoro.
 
Si vedeva che non era uno avezzo alle pulizie...
 
Poco male...almeno non ci saremmo
messi a litigare anche sul detersivo da usare.
 
Era già successo con altri,
in altre occasioni...
dico solo questo.
 
It's bottle service, he ordered that 
 
"Bene...e adesso...", cominciai a dire
una volta che ci buttammo esausti
sul divano. "Mangiamo qualcosa?",
proposi, nonostante fosse già
mezzanotte passata.
"Io non ho ancora cenato",
spiegai, dato che sentivo un certo
brontolio allo stomaco...
e a casa non è che si
potesse dire che avessi mangiato.
 
"Andata", risposi.
"Che mangiamo?", domandai poi.
 
"Ti andrebbe della pizza?",
domandai.
"Potremmo farcela portare."
 
"Non posso!", scoppiai a ridere.
"Sono celiaco!"
 
Una pizza per me voleva dire
una condanna a morte.
 
"Cavolo!", esclamai aggrottando
la fronte. "Scusa, non lo sapevo!",
mi affrettai ad aggiungere.
 
"Quindi?", dissi poi, riflettendoci
un po' su. "Cosa potremmo
mangiare, che puoi mangiare
anche tu?", domandai.
 
La testa mi andò alle meravigliose costate
di carne che avevo cucinato alla piastra
qualche ora prima, belle, fumanti
e con un odorino decisamente invitante...
 
Ma porca di quella zoccola!
 
Io avevo cucinato, mi ero preparato
tutto, mi ero dato da fare per...per...
Per niente! Cazzo!
 
Mio padre questa me l'avrebbe pagata!
 
Elaborai mentalmente
una cena di salvataggio...
c'era del riso lesso...e quello
si poteva scaldare.
 
Al riso cosa ci si poteva aggiungere?
 
Passai mentalmente in rassegna tutti
i mobili della cucina.
 
C'era una busta di sfilacci di cavallo...
 
C'era una zucca!
 
E...
 
E...
 
Sedano?
 
No, il sedano poteva rimanersene dov'era.
 
"Ti piace la zucca?", domandai.
 
"Sì", risposi.
 
"E il riso?"
 
"Sì..."
 
"E gli sfilacci di cavallo?"
 
"Sì?"
 
"Perfetto!", esclamai tutto esaltato,
saltando giù dal divano.
 
Mi ritrovai a seguire in cucina
una versione alquanto pazza e
su di giri di Andrea Latorre.
Doveva trattarsi sicuramente
di una Limit Edition!
 
Might let him take it home and slaughter that 
 
E a tempo di record, in soli
20minuti -più una quantità esorbitante
di gas-, avevo preparato un riso -definirlo
risotto era pretendere troppo- di zucca,
cosparso di sfilacci e grana.
 
Per cuocere in fretta la zucca avevo
dovuto tagliarla a rondelle sottili,
meno roba c'è da cuocere,
più in fretta si cuoce;
questa è la regola!
 
Mi aiutai anche con un soffritto di cipolla
per dare un buon sapore al tutto.
 
Non era uno dei miei piatti usciti
fuori meglio, ma vista l'ora, la voglia
di mettersi a fare qualcosa e
soprattutto -e questa si chiama
soddisfazione- la voracità con cui
Alberto aveva fatto fuori il suo piatto...
Direi che potevo ritenermi
soddisfatto!
 
He got friends for all of my friends 
 
"Hai ancora fame?", domandai
notando l'incredibile brillantezza
in cui Alberto aveva ridotto
il suo piatto.
 
Penso che neppure se lo avessi lavato
mi sarebbe venuto fuori così splendente.
 
"No, no!", risposi subito, trattenendo
poi l'aria che mi stava salendo dallo
stomaco. Il risultato che venne fuori
fu un piccolo singhiozzo.
"Tranquillo, sono a posto!"
 
Chissà perchè, ma ci credevo poco...
 
"Sicuro? Ci sono...",
ci pensai un po' su.
"Frutta, patatine,
biscotti..."
 
"No, Andrea!", lo interruppi.
"Sul serio, sono a posto!",
dissi agitando le mani
in segno di resa.
 
"Come vuoi...", risposi.
 
They ain't leaving 'till we say when 
 
"Che facciamo finchè non arrivano
tuo padre e mia madre?", tentai
di cambiare argomento.
 
"Ti va di vedere qualcosa?",
proposi.
 
"Sarebbe ottimo, direi!",
esclamai, alzandomi in piedi
e cominciando a raccogliere
i piatti e le posate dalla tavola.
 
"Che stai facendo?!",
esclamai.
 
"Mi sembra ovvio, no?
Sto sparecchiando!"
 
"Per quale motivo?!",
chiesi allarmato.
 
"Perchè...quando
uno cucina, l'altro
sparecchia di solito, no?",
risposi con fare ovvio.
 
Mi limitai a fissarlo.
 
Se sparecchiava come spazzava
per terra, avevo seri motivi
per essere preoccupato.
 
"Eddai!", gli feci un sorriso
a trentadue denti. "Fidati
per una buona volta!"
 
"So già che me ne pentirò!",
blaterai spalmandomi
esausto una mano in faccia.
 
And we gon' hangover the next day 
 
Alla fine mi ritrovai a dover
lottare in casa mia per poter
mettere a posto la roba,
tanto Alberto era cocciuto 
e testardo.
 
Dio mio, che avevo fatto di male!
 
"Piantala di fare il melodrammatico!",
esclamai afferrando il telecomando
e sistemandomi in un angolino
del divano.
 
"Va bene!", ridacchiai.
"Che vogliamo vedere?"
 
Ci pensai un po' su.
"Tu cosa vorresti vedere?",
domandai.
 
"Ti prego, piantala con
questo perbenismo
del cavolo,
mi dai sui nervi!",
dissi scoppiando a ridere.
Se continuavamo così
non avremmo combinato
niente!
 
"Sul serio, Andrea, mi va
bene guardare tutto", risposi.
"Non ho preferenze in particolare!"
 
"Appunto", ribattei.
"Guardiamo qualcosa
che vada bene alle tue 
preferenze non particolari
allora!"
 
"Ma ribatti sempre
così con tutti o
è un trattamento
speciale che 
mi stai riservando?"
 
In realtà non lo sapevo
neppure io come mi stavo
comportando.
 
Però stavo bene...
 
"Non saprei", risposi
evasivo.
 
Osservai Alberto starsene
tutto raggomitolato in un
angolo del divano.
 
Ci misi un po' per realizzare
il probabile motivo per cui stava
in quella posizione.
 
Indossava una maglietta
a maniche corte...in pieno
Novembre.
 
Doveva essere stupido il ragazzo...
 
"Vado un attimo a prendere
una cosa di là", dissi.
"Tu intanto decidi una
buona volta che cavolo
vuoi guardare!", ordinai.
 
But we will remember this day 
 
"E va bene!", dissi sbuffando
poi sonoramente.
 
Accesi la tv e presi a fare
zapping, cercando di ignorare
il freddo che sentivo alle braccia.
 
Dopo pochi istanti vidi Andrea
di ritorno con una coperta piuttosto
invitante in mano.
 
"Prova a dire che non hai
freddo e giuro che te le
prendi questo giro!", risi
porgendogli la coperta.
 
So drop the pop and get low 
 
Scoppiai a ridere prendendo la coperta
e avvolgendomela.
 
E poi presi lui per un braccio prima che si
potesse sedere.
 
Ci fu uno strano attimo in cui
di punto in bianco
persi l'equilibrio,
sentendomi tirare giù per un
braccio.
 
Quando il vorticare generale
e confuso della stanza, cessò
-cioè quando terminò la mia
caduta, praticamente-,
mi ritrovai con la faccia di Alberto
al contrario che occupava quasi
interamente il mio campo visivo.
 
"Si può sapere cavolo stai
facendo?!", esclamai
allarmato.
 
"Rilassati!", risposi, sorridendo
nel vedere Andrea sulle mie gambe,
con un'espressione da cerbiatto
impaurito. "Voglio solo essere
sicuro che non hai botte,
tagli o altro", risposi prendendo
ad esaminare le braccia.
"Fammi stare tranquillo", dissi
poi tornando a guardarlo negli occhi.
 
"Ti assicuro che non ho niente!",
esclamai. "Ero in camera mia
quando il soggiorno è diventato un
campo di guerra", spiegai. "Puoi
stare tranquillo adesso?"
 
Alzai la testa e ci pensai un po'
su, poi tornai a guardarlo.
"Sì, dai...sono un po' più tranquillo", acconsentii.
 
"E cosa dovrei fare per farti stare
completamente tranquillo?", domandai.
 
"Raccontarmi, per esempio,
il perchè di quelle lacrime",
risposi.
 
"Si trattava solo di brutti
ricordi che venivano a galla,
nulla di particolarmente letale", 
mi limitai a rispondere.
 
"Va bene...diciamo che per il momento
potrei accontentarmi di questa spiegazione...",
risposi.
 
"Per il momento però!", ribadii poi.
 
"Mi lasci andare adesso?",
domandai allora,
visto che erano le sue braccia
che mi tenevano in quella
posizione.
 
"In realtà non è che mi stia dispiacedo
tenerti in braccio, sai?"
 
"Non farti idee strane!", lo ammonii.
"Sono assonnato e soprattutto non consenziente!"
 
"Ho solo detto che non mi dispiace
tenerti in braccio, non che ne voglio
approfittare!", scoppiai a ridere.
 
"Davvero?", domandai.
 
"Davvero", risposi. "Non faccio niente,
stai tranquillo...solo, rimani qui."
 
Avevo avuto una paura folle di perderlo.
 
Ora volevo solo tenermelo stretto più che potevo...
 
Or we can drop the top and just cruise 
 
Per tutta risposta mi limitai
a rilassarmi e a lasciarmi cadere
per l'ennesima volta
con la testa e le spalle
sulle sue gambe.
 
A quanto pare non avevo altra scelta...
 
Non appena lo sentii più rilassato,
ripresi a fare zapping.
 
Stavo troppo scomodo però in quella
posizione per guardare la televisione,
così mi limitai ad osservare il soffitto
del salotto.
 
Tra la noia e la luce soffusa
ben presto mi ritrovai con le
palpebre pesanti.
 
We fresh to death, down to the shoes 
 
Era piuttosto strano da ammettere,
ma non mi dispiaceva il contatto
delle braccia di Alberto.
Erano calde, sicuramente
più forti delle mie
e in quelle poi,
per la prima volta in vita mia,
mi sentivo protetto, al sicuro.
 
Forse amato, per una volta.
 
Amato e protetto come avrei voluto che
avessero fatto i miei genitori.
 
Su tutte le attenzioni che non mi avevano dato loro,
avevo cercato di rimediarle da me.
 
Un pasto caldo e preparato con cura,
vestiti puliti e ordinati,
sognare e costruire progetti...
 
Ma per una cosa come quella,
non bastavo io da solo...
 
My only motto in life is don't lose
 
Finii per guardare un programma
di quiz...abbastanza noioso in verità,
ma almeno potevo vedere se indovinavo
le risposte -anche se andavo
a sensazione, visto che ero abbastanza
ignorante in materia di cultura generale-.
 
Quando partì poi la pubblicità,
mi accorsi, abbassando gli occhi,
che Andrea si era già completamente
addormentato.
 
Beato lui che ci riusciva!
 
Io avevo seri problemi ad avere
sonno prima delle tre di notte.
 
Cercando di non svegliarlo,
iniziai a giocherellare un po' con i suoi
capelli.
 
Da addormentato sembrava un angioletto innocente,
da sveglio invece dovevi penare per capire
cosa cazzo gli passasse per la testa!
 
We're just getting started, yeah, yeah 
 
Eppure era un sollievo tenermelo lì così.
 
Vedevo la sua pancia alzarsi e abbassarsi piano,
sentivo le pulsazioni del suo cuore,
mentre di tanto in tanto partiva una piccola
contrazione improvvisa alla mano o alla
palpebra destra.
Si stava rilassando.
 
Questo non poteva che farmi piacere.
 
We're just getting started, yeah, yeah 
 
Quello che non riuscivo a capire però,
era il suo non volermi credere quando
dicevi che ci tenevo a lui.
 
Per me era una cosa assurda,
non riuscivo a capire minimamente il
suo punto di vista.
 
Nonostante tutte le piccole cose 
che sarebbero potute succedere,
scelte, decisioni e cambiamenti,
ci eravamo ritrovati ad avere a che
fare l'uno con l'altro.
 
Qualcosa mi aveva sempre fatto
sentire protettivo nei suoi confronti..
Anche se non ci parlavamo,
mi ero sempre sentito in qualche modo
legato a lui.
 
C'era un sottile filo che ci univa,
fatto di sguardi, di rare parole...
e di qualcos'altro.
 
Lo cercavo con lo sguardo, lo guardavo
quando chiacchierava con qualcuno,
osservavo i suoi gesti...
 
Me lo strinsi delicatamente un po'
più a me.
 
Can't you see the night's still early 
 
Vedevo poi il suo essere forte
che nascondeva dietro ai suoi silenzi.
 
Il suo carattere dolce,
che si era mantenuto intatto
nonostante tutto.
 
Si era mantenuto unico,
fatto a modo suo,
diverso da tutti...
 
Quando c'erano altri ragazzi che
si rovinavano la vita per noia...
 
Andrea non cercava di essere competitivo,
di prevaricare, ma nei momenti più
incredibili sapeva tirare fuori la grinta.
 
Per me una persona del genere
era una cosa incredibilmente rara.
 
Perchè lui non riusciva a vedere questo?
 
And we gon' get wild and crazy
 
"Sei un miracolo così come sei...",
sussurrai piano, prima di piegarmi
per baciargli delicatamente la fronte.
"Quanto mi farai penare prima di fartelo capire, eh?",
ridacchiai piano, a pochi centimetri dal suo viso.
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
Ebbene sì! Sono tornato!
Vi sono mancato? No eh?!
Vaaaaa beneeeee!
Chiedo profondamente scusa per la questione che non ho aggiornato in queste ultime due settimane e passa! 
Spero che con questo capitolo sia riuscito a ricompensarvi dell'attesa!
Purtroppo devo avvisarvi che sono alle prese con un esame...quindi non ho idea di quando aggiornerò (alla peggio agli inizi di ottobre, ma conoscendomi non credo)
Siamo a settembre, per cui comincia un nuovo 'ciclo' pure per i nostri pargolotti!:3 Io personalmente amo alla follia questo capitolo x3
Ma le sporpresa non sono finite qui!!!
Ecco dei disegni fatti da me (in un momento che non sapevo che cazzo fare)
di Alberto&Andrea ! Non so voi ma io me li immagino così! Quanto sono belli?:3:3:3
 
Andrea Latorre
Image and video hosting by TinyPic
 
Alberto Martin
Image and video hosting by TinyPic
 
Altra cosa: volevo dedicare questo capitolo alla mitica, fantastica e unica Musike, che è sopravvissuta a tutti i miei sclero questo mese (Alberto e Andrea non riusciranno mai a superare il Fantastico Duo! Ah!)
 
Cosa numero due: un mega grazie a tutti coloro che seguono/leggono/amano/vorrebbero sposarsi i miei pargoli! Mi siete mancati tutti sinceramente!!!!x3
 
Cosa che viene dopo la due: ho una domanda da farvi??? Sono piuttosto curioso di chiedervi come vi immaginate Samantha! *^* tipo come prestavolto, chi scegliereste per lei??? *^*
 
Altra-altra cosa: a quanto pare non sono l'unico che cerca di unire letteratura e hip hop!XD (del tipo, solo io potevo trovare un video del genere!XD)
Vi supplico, guardatelo, è meraviglioso (per quanto non sia il mio genere !ahahah!) e fatto fantasticamente!(oltre che andare ad aggiungersi alla ormai millenaria guerra "TwilightVSHarryPotter"!
Ecco il link:
 
http://youtu.be/_bcncbwlXR4
 
Ultima cosa(lo so che non ne potevate più!): come al solito, chiunque abbia voglia di scrivermi o chiedermi o parlare di qualsiasi cosa, fatelo tranquillamente:3
(Tanto se mi insultate vi faccio fare una brutta fine...pargolotti adorati!!!)
Claro!? Lindo!!!
 
E anche per sta volta vi lascio con le mie stronzate!XD
Un abbraccio!
 
mr Apricot

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Capitolo 13
*** Bang Bang ***


Capitolo 12: Bang Bang (Jessie J feat Ariana Grande & Nicki Minaj)
 
 
Andrea's POV:
 
Mi svegliai lentamente e di malavoglia...
 
Tanto che non volevo neppure saperne di alzarmi...
 
Tenevo ancora gli occhi chiusi,
in attesa che suonasse la sveglia...
 
Prima o poi, ne ero certo,
si sarebbe messa a suonare.
 
Nell'attesa intanto, mi resi conto che avevo tutto il
corpo piuttosto indolenzito.
Come cavolo avevo dormito stanotte?
 
Ci stava mettendo troppo però la sveglia
a suonare, cominciavano a venirmi
le crisi d'ansia, del tipo se ieri sera avevo
impostato la sveglia o meno.
 
Provando a fare mente locale, non
mi sembrava di aver fatto nulla del genere però...
 
...
 
....CAZZO!!!
 
She got a body like an hourglass, 
 
Cercai di scattare in piedi, ma
il risultato fu che andai a sbattere
la testa contro qualcosa dalla
forma appuntita.
 
"Ahia!", mi lamentai.
 
Alberto's POV:
 
Venni svegliato brutalmente da
un paio di colpi sulla pancia,
per finire con
una botta sotto il mento.
 
I soliti metodi alternativi di mia madre per
farmi alzare dal letto.
 
"Sono sveglio...", grugnii di malavoglia.
"Lasciami stare..."
 
Vedendo la situazione in cui mi
trovavo, mi ricordai del perchè mi
ero dimenticato di mettere la sveglia.
 
"Alberto?", provai a chiamarlo,
toccandogli delicatamente un braccio.
"Sono Andrea."
 
Andrea...?
 
Nel mio stato di rincoglionitaggine
generale realizzai che non poteva
esserci Andrea in camera mia...
 
O forse sì?!
 
"Andrea...?", cercai di dire tirando su la
testa, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Perchè sei in camera mia?", domandai,
piuttosto confuso.
 
"Siamo sul mio divano", gli feci notare.
 
"Sul tuo divano?"
 
Cercai di mettere a fuoco.
 
"Abbiamo fatto sesso sul divano?",
domandai massaggiandomi il mento.
 
but I can give it to you all the time 
 
"Come sarebbe che abbiamo fatto sesso sul divano?!",
urlai con la voce che mi uscì più stridula del dovuto.
 
In quel momento tornarono
i ricordi della sera precedente.
 
"Scusa...", risposi, passandomi una mano
sul viso. "Cazzata! Ho parlato senza pensare!"
 
"Io...io non mi ricordo niente!",
continuai in preda al panico.
 
L'idea di aver perso la verginità in un modo
tanto banale mi  stava facendo andare in crisi!
 
Come...come era potuto succedere?!
Perchè non mi ricordavo niente!?
 
Insomma, una cosa del  genere te ne
dovresti accorgere quando succede, no?!
 
"Tu!", esclamai poi rivolto ad Alberto.
"Tu...hai aspettato che mi addormentassi e...
e...", non riuscii a terminare la frase.
Mi  tirai su  a sedere, lontano da lui,
stringendomi nella mia maglia.
 
"Hai finito di sparare cazzate?",
domandai sbuffando.
"Non ho fatto niente! Niente! 
Ho parlato senza pensare,
comprendi?!"
 
Rimasi un po' lì lì ad osservarlo.
 
"Quindi non è successo niente, giusto?",
domandai. "Neppure quando dormivo?"
 
"No, Andrea", risposi. "Ti ho solo dato 
un bacetto sulla fronte finché dormivi...
nulla di tragico mi sembra, no?"
 
"Un bacetto sulla fronte?",
ripetei ancora più perplesso.
 
She got a booty like a Cadillac,
 
"Se non ti dispiace però",
decisi di tagliare corto.
"Vorrei tornare a dormire!
È mattina presto per tutti!",
borbottai, cercando di trovare
una posizione comoda.
 
Avevo passato tutta la notte
a dormire contro un angolo
del divano, con Andrea che mi
dormiva rannicchiato praticamente
addosso.
Le conseguenze di quella scelleratezza
si stavano facendo sentire sui muscoli
di tutto il corpo.
 
Sfilai il telefono dalla
tasca dei pantaloni
e accesi lo schermo.
 
"Alberto?", lo chiamai di nuovo.
 
"Che c'è?"
 
"Sono le undici passate."
 
E per fortuna che avevo,
anzi avevamo scuola oggi!
 
"Pazienza...", risposi tenendo gli
occhi chiusi. "Diremo che
abbiamo avuto un impegno...
tanto ormai non ne vale la
pena alzarsi per andare a fare
l'ultima ora."
 
"Alberto?", lo richiamai.
 
"Dimmi."
 
but I can send you into overdrive (oh) 
 
"Oggi è l' 1 Dicembre.",
dissi calmo.
 
"E allora?",
domandai.
 
(Stop and wait, wait for that,
 
"Martedì 1 Dicembre...",
continuai. "Non ti dice niente?"
 
"C'entra qualcosa con me e te,
non è vero?"
 
"Sì..."
 
"Aspetta...dimmi che non
si tratta di quel corso pomeridiano
che dobbiamo fare!",
lo supplicai.
 
stop, hold up, swing your bat) 
 
"Proprio quello",
risposi.
 
"Bu-huuu!", mi lamentai
scalciando la coperta.
"Non voglio andarci!"
 
"Ci tocca...", mi limitai a dire.
"Siamo obbligati, rassegnati."
 
See anybody could be bad to you, 
 
Aveva ragione cazzo.
 
"Andrea, devo ammettere che ti
sto odiando in questo momento, sai?"
 
"Ti voglio bene anch'io",
risposi tranquillo.
 
Mi limitai ad aprire un occhio
e ad accennare un piccolo sorriso.
"Questa me la segno, sappilo."
 
you need a good girl to blow your mind, yeah
 
 
 
 
Alla fine arrivammo di corsa a scuola,
in tempo per l'ultima ora, quella di matematica
con la Severi.
 
Ci impiegai un po' prima di riuscire
a falsificare a regola d'arte anche la
firma del dottor Latorre, ma se volevamo
entrare con quattro ore di ritardo,
riuscire nell'impresa era d'obbligo...
visto che dei nostri genitori ancora
non se ne sapeva nulla!
 
Quando bussammo alla porta
non potei fare a meno di notare le
facce stupite della Severi e
dei nostri compagni di classe.
 
"Martin! Latorre!", esclamò la prof.
"Come mai entrate a quest'ora?",
domandò, chiaramente
sorpresa nel vederci insieme.
 
Che gli raccontavamo adesso?
 
Bang bang into the room
 
"Suo padre", cominciai a spiegare a macchinetta.
"Ieri notte ha fatto un brutto incidente.
Mia madre, dopo che gli aveva rifiutato una proposta
di matrimonio, è dovuta andare a prenderlo
e io sono andato ad avvisare Andrea visto che
nessuno riusciva a telefonargli...
Se non fosse che la prossima settimana abbiamo
compito con lei e alle due dobbiamo
fare un corso, non saremmo neppure venuti", 
conclusi, guardandola tranquillo.
Niente era meglio della pura,
semplice e schiacciante verità.
 
E tutta sta roba da dove usciva fuori?!
Okay la storia dell'incidente,
ma il particolare sul matrimonio
mi pareva esagerato!
 
"Caspita!", esclamò la Severi,
segnando una 'x' a caso sui nostri
permessi, senza neanche degnarli
di uno sguardo.
Tutto il mio impegno, sprecato...
 
"Sembra più avvincente di una soap opera!",
commentò. "Fatemi sapere come andrà avanti, eh!",
si raccomandò.
 
"Certamente prof", risposi.
 
(I know you want it) 
 
"Andrea!", mi salutò Samantha
tutta contenta non appena mi sedetti
di fianco a lei.
"Che è successo? Mi stavo chiedendo
che fine avessi fatto!"
 
"Certo che potevi sforzarti
per inventare una scusa migliore...",
commentò Ella non appena
mi sistemai vicino a lei.
 
"Ciao anche a te!",
risposi.
 
"Che tra l'altro non sai che ti sei
perso oggi!", continuò su di giri.
"Riboni  ha detto che sono una
delle migliori allieve che abbia mai
avuto! Capisci?! Davanti
a tutta la classe!"
 
"Wow!", commentai.
"Stai scherzando?!"
Riboni che si lasciava
andare a certi sentimentalismi
era una cosa a cui non potevo
credere.
 
"No, no! Ti giuro!", fece lei.
"Chiedilo a chi vuoi!"
 
Bang bang all over you 
 
"Da quando hai deciso
di farti Andrea, per curiosità?",
domandò poi Ella.
 
"Guarda che non mi sono fatto Andrea!",
ribattei.
 
"Quella che hai addosso è una sua maglia, no?"
 
Abbassai lo sguardo osservando la maglia che
indossavo.
Sì, era di Andrea, che me l'aveva data
dopo che mi ero accorto di essere rimasto senza chiavi
di casa...quindi il tornare a casa mia per cambiarmi
e darmi una sistemata sarebbe stata una cosa impensabile.
Questo almeno finchè non sarebbe tornata mia madre.
 
"Sì", risposi alla fine. "E allora?"
 
(I’ll let you have it) 
 
"Tu invece che hai combinato
in tutto questo tempo?",
domandò poi.
 
"Giuro che se te lo raccontassi
non mi crederesti,
è tutto troppo assurdo!",
esclamai.
 
"Racconta! Racconta! Racconta tutto!",
ordinò lei.
 
Wait a minute let me take you there (ah) 
 
"Nulla...", fece lei. "È che sono
sempre stata convinta che Andrea
mi venisse dietro, non che fosse gay",
fece Ella come se nulla fosse.
 
"Infatti non è gay", confermai.
"E non è successo niente,
ci siamo trovati letteralmente
a dormire insieme, ma è stato un caso!"
 
"Sarebbe la prima volta che non tenti
di farti qualcosa che condivide il tuo stesso letto!",
commentò con una piccola risata.
 
"Infatti!", ridacchiai anch'io. "È così!"
 
"Caspita!", disse lei. "Che ti sta succedendo,
Alberto Martin?", mi prese in giro.
 
"Non lo so", risposi semplicemente.
 
Wait a minute tell you (ah) 
 
"Tuo padre ubriaco non riesco
proprio ad immaginarmelo!",
commentò Samantha.
"Alberto preoccupato
che passa la notte
con te poi!",
aggiunse dopo.
"Andrea, hai dimenticato
di raccontarmi qualcosa
per caso?"
 
"Non mi pare..."
 
Bang bang there goes your heart 
 
"Quindi secondo te,
Andrea avrebbe un debole per te?",
domandai poi.
 
"Non è un 'secondo me',
Alberto", rispose Ella.
"Ne sono convinta!
Basta guardare il modo in
cui mi guarda...da praticamente
quando sono arrivata qui!"
 
Questa era una novità.
 
"E...non ha mai fatto nulla in merito?",
provai a chiedere.
 
Ero piuttosto curioso.
 
"Coi suoi modi un po'
timidi e impacciati...
sì, qualcosina nel suo
piccolo ha provato a fare,
anche se tra molte virgolette",
rispose lei tranquilla.
 
(I know you want it) 
 
"Quindi la storia della proposta
di matrimonio di tuo padre
non è vera!?",
esclamò poi.
 
"Direi di no!", risposi.
"Credo che se lo sia inventato,
anche se non so il perchè!"
 
"È un bravo ragazzo",
commentai. "Potresti anche prendere
in considerazione l'idea di dargli una
possibilità."
 
"Dì la verità, ci tieni molto a lui, non è vero?",
mi chiese lei di punto in bianco.
 
"Di cosa parli?", domandai perplesso.
 
"Di Andrea", rispose lei tranquillamente.
"Si vede dal modo in cui vi guardate
che c'è qualcosa tra voi due", spiegò.
 
"Tipo con la faccia da pesce lesso?",
domandai alquanto preoccupato.
 
"No, no!", fece lei. "Non è che vi
guardate come si guarderebbero
due persone innamorate!", provò
a spiegare. "Avete un modo
di guardarvi tutto vostro...",
ci pensò un po' su.
"...hai mai visto una gatta
alle prese coi suoi piccoli?",
domandò poi.
 
"Vagamente...", risposi. "Perchè?"
 
"Perchè una gatta i suoi piccoli
li osserva sempre con due
occhi ben spalancati, grandi, tondi...
e uno sguardo che è un misto
di attenzione e curiosità...
Facci caso quando ti capita!"
 
"Me ne ricorderò", ridacchiai.
 
In quel momento mi venne in mente la sera
prima, quando mi ero intestardito a voler tenere
Andrea praticamente in braccio...
 
"Comunque per darti
un'idea, tu e Andrea
vi guardate allo stesso modo,
secondo me. Si vede
che vi preoccupate
l'uno dell'altro."
 
"Ma io mi preoccupo
anche di te!",
le feci notare.
 
Back, back seat of my car 
 
"A proposito!", fece poi Samantha.
"C'è una cosa che ti devo dire!",
esclamò con uno sguardo furbetto.
 
Rimasi a guardarla senza capire.
 
"Sì...", fece Ella.
"Ma tu ti preoccupi di me
perchè ci conosciamo,
abbiamo fatto amicizia
e tutto il resto! Con
Andrea invece sembra
proprio che lo facciate
per istinto! È dal primo
giorno che non ho potuto
fare a meno di notarlo!",
spiegò.
 
"E questa è una cosa...",
provai a dire. "...positiva?"
 
"Sinceramente, Alberto,
devo ammettere che a volte
vi invidio!", confessò.
 
"Perchè mai?", domandai perplesso.
 
"Perchè sembra che non possiate
farne a meno di comportarvi così
l'uno verso l'altro!
È una cosa incredibilmente...", fece una pausa.
"...dolce."
 
"Ehi! Guarda che io ci tengo anche a te!",
esclamai convinto.
 
(I’ll let you have it) 
 
"Anch'io", rispose lei.
 
"Da dove ti viene tutta questa
malinconia oggi?", domandai poi.
 
"Dal fatto...", sospirò. "Che oggi
è uno di quei giorni del mese in cui una
ragazza si trasforma in un potenziale
serial killer...", spiegò. "E dal fatto
che ieri sera sono stata mollata",
aggiunse poi abbassando lo sguardo.
"Quindi possiamo dire
che oggi non è proprio una grande
giornata per la sottoscritta!"
 
"Ella si è mollata col fidanzato?!",
esclamai allibito.
 
"È stata mollata!", puntualizzò
Samantha.
 
"Come ha potuto mollarla!?",
esclamai ancora più sconvolto.
 
"Capisco...", dissi piano. "Mi dispiace"
Presi delicatamente la sua mano,
per stringerla appena, sperando con
quel gesto di confortarla
un poco.
 
"Personalmente non mi è mai
piaciuto il tuo ragazzo",
dissi poi.
 
"Perchè?", domandò Ella.
"Che aveva che non andava?"
 
Mi voltai a guardarla
negli occhi.
"Guardati", dissi.
"Sei maggiorenne e
ti imbottisci ancora il reggiseno
come una ragazzina!"
 
"E allora?!", esclamò
arrossendo.
 
"Una ragazza non dovrebbe arrivare a farlo,
soprattutto se è fidanzata", spiegai.
 
"A Fabio piacevano le curve...",
rispose Ella.
 
 
Wait a minute let me take you there (ah) 
 
"Andrea, concentrati!", esclamò Samantha.
"Non ci interessa il perchè il fidanzato l'abbia mollata.
Ci interessa che è libera, giusto?"
 
"Giusto!", risposi.
 
"Bene! Quindi ora, finalmente TU", disse
indicandomi fino a toccare il mio petto con l'indice.
"Potrai provarci con lei!",
sentenziò.
"È la tua occasione ragazzo!"
 
"Questa è la chiara dimostrazione
che non ti amava, no?", ribattei.
"Se lo avesse fatto non credo che ti saresti
ridotta a tanto."
 
"Hai finito di farmi la morale?", domandò lei.
 
"Dì che non ti va di affrontare un argomento del genere!",
la presi in giro. "Sei una ragazza con un'intelligenza e una
furbizia incredibile...ma quando si tratta di ragazzi
diventi scema!", scoppiai a ridere.
 
"Nessuno è perfetto!", ribattè lei cercando di sembrare
offesa e mettendo su il broncio.
Peccato che scoppiò a ridere due secondi dopo.
 
"Ella! Ella!", sospirai poi. "Che devo fare con te?"
 
"Ma...ma...Ma come?!", esclamai
esasperato, completamente
preso alla sprovvista.
 
"Sabato sera darò una festicciola a casa mia...",
cominciò a spiegare Samantha col suo sorrisetto sadico.
"Con anche i nostri amici...dei maschi solo quelli simpatici ma cessi,
così ci penseranno bene prima di rompere le palle!",
continuò. "Poi inviterò lei e inviterò anche te,
così finalmente comincerete a vedervi pure fuori
di qui! Tu cerchi di passare un po' di tempo con lei,
chiacchierate, ridete, conversate, ecc...",
continuò.
 
"Okay..."
Inutile dire che mi stava già salendo l'ansia.
 
"Andrea...", mi fece poi Samantha. 
"Stai tranquillo...è solo un modo
per cominciare a conoscervi meglio
per il momento. Vedila così!",
cercò di rincuorarmi.
 
"E se non viene?!",
domandai piuttosto agitato.
 
"Oh...", sospirò lei.
"Ti garantisco io che farò
di tutto per convincerla a venire
se necessario!"
 
"E...io come mi dovrei comportare poi!?",
domandai. "Con lei intendo!"
 
Samantha scoppiò a ridere.
"Basta che ti comporti normalmente!
Sii spontaneo", disse poi. "Alle ragazze piace!"
"Comportati da Andrea Latorre, insomma!",
disse alla fine.
 
"Samantha...", feci poi. "Grazie",
dissi sincero.
 
"Figurati, Andrea", rispose lei
con un enorme sorriso.
"Questo ed altro per il mio
migliore amico!"
 
Wait a minute tell you (ah)
 
 
 
 
 
 
Erano le due meno dieci.
La scuola si era letteralmente svuotata.
La palestra era stata sistemata a dovere
con stereo, casse e specchi in bella mostra ed era
pronta ad accogliere i prossimamente-ballerini...
Mancavano solo i prossimamente-ballerini, appunto!
 
"Tra un po' ci siamo",
provai a dire.
 
Dio mio, più si avvicinavano le due,
più mi saliva l'ansia, la nausea e chi
più ne ha più ne metta.
 
Se continuavo così, avrei vomitato prima delle due!
 
E meno male che ero a stomaco vuoto pure!
 
"Già...", bofonchiai con il filtro della sigaretta in bocca.
"Tra poco saranno qui", dissi intento a sistemare
filtro e tabacco dentro una cartina.
 
"Non hai l'ansia?", domandai.
 
"Sì!", risposi dopo aver passato la lingua
sulla cartina. "Parecchia anche!"
 
"Non sembra", commentai.
 
"Neppure tu sembri in ansia, Andrea",
dissi accendendomi la quinta sigaretta
nell'ultimo quarto d'ora,
ricominciando poi a grattarmi
in punti in cui sentivo
dei leggeri pruriti immaginari.
 
"Guarda se non sembro in ansia",
mi limitai a dire
mettendo le mani in bella mostra.
 
"Caspita!", esclamai dopo la prima aspirata.
Osservai le sue mani tremare come delle foglie.
"Vuoi fare un tiro?", domandai poi.
 
"No, grazie", risposi
rimettendo le mani nelle tasche della
giacca  e osservando
il cortile della nostra scuola
ormai completamente deserto.
 
"Sicuro?",
domandai di nuovo.
 
"Sì", risposi.
"Odio l'odore del fumo",
spiegai.
 
"Questo è un problema!",
esclamai, sventolando una
mano per cercare di diradare
il fumo il più in fretta possibile.
 
"Perchè?", domandai
tornado a guardarlo.
 
"Perchè io fumo a manetta,
soprattutto quando 
sono nervoso!",
spiegai.
"Si parla di picchi di due,
qualche volta tre,
pacchetti al giorno!
Questo quando non
c'ho voglia di girare le
sigarette!"
 
"Che viziatello",
lo presi in giro
scoppiando
a ridere.
 
She might’ve let you hold her hand in school, 
 
"Viziatello lo vai a dire a qualcun'altro",
ridacchiai.
 
"Dei nostri genitori si sa qualcosa?",
domandai cambiando argomento.
"Ho provato a chiamare mio padre prima, 
ma il suo cellulare sembra non dar
segni di vita!"
 
"Mia madre mi aveva scritto
stamattina un messaggio
per avvisarmi che c'era
qualche rogna da sistemare
coi carabinieri...", raccontai.
"Però non dovrebbe essere
nulla di particolarmente lungo!
Se vuoi casomai dopo, quando
abbiamo finito, la chiamo
per sapere di tuo padre",
proposi. "Magari riesce
a farti parlare direttamente con lui."
 
"Grazie."
 
"E di cosa?",
dissi sorridendo appena.
 
Con la coda dell'occhio
notai poi una figura
piuttosto larga
avanzare verso di noi.
"Sta arrivando la prof",
sentenziai, affrettandomi
a spegnere la sigaretta
contro il bordo del cestino,
prima di buttarcela dentro.
 
Osservai la nostra insegnate
venire nella nostra direzione
seguendo un tragitto irregolare,
agitando le mani per aria...
sembrava che stesse...danzando?!
Almeno questo nelle sue intenzioni,
perchè il risultato era piuttosto ridicolo...
 
"Salve, creature!", esclamò non appena
ci fu vicino. "Vado dentro...fa piuttosto
freddo qua fuori!", disse,
agitando un braccio per aria
in una maniera alquanto bizzarra.
 
"Certo prof", risposi cercando di mantenere
un atteggiamento serio.
 
"Sapete...mi sarebbe sempre piaciuto
fare la ballerina", aggiunse poi
prima di andarsene, facendoci
l'occhiolino.
 
"Credo che...", cominciai a dire
mentre la osservavo allontanarsi.
"...non abbia esattamente capito
di che tipo di ballo si tratti",
commentai.
 
"Io credo che non abbia
proprio idea di quello che dice,
Andrea!", esclamai.
 
"È la nostra prof di ginnastica",
gli feci notare.
"Che ti aspetti?"
 
"Pietà", risposi. "Ecco cosa mi aspetto!
Un po' di pietà!"
 
"E poi sarei io il melodrammatico?!"
 
"Sempre e comunque! Andrea, ti sei mai visto
per caso?"
 
"Vaffanculo!", ridacchiai.
 
"Sentilo!", esclamai scandalizzato. "Che termini
scurrili che mi tira fuori il signorino!",
lo presi in giro.
 
"Fottiti!", ribattei,
scoppiando a ridere subito dopo.
 
"Lo farei volentieri se ci fossero ragazzi carini
in circolazione!", risposi.
 
Continuavo a ridere senza
riuscire a fermarmi un attimo.
"Quanto sei scemo!",
riuscii ad articolare alla fine tra
una risata e l'altra.
 
"Sempre e comunque!", ripetei
convinto.
 
Era bello vederlo ridere...
 
but I’mma show you how to graduate 
 
"Senti...", feci poi,
guardando l'ora sul cellulare.
"Sono praticamente le due.
Che facciamo? Vogliamo entrare?",
domandai.
 
"Okay", risposi. "Andiamo."
 
"E andiamo!"
 
"Posso farti una domanda?", chiesi dopo un po',
mentre eravamo intenti a varcare l'ingresso
della nostra scuola.
 
"Mi dica", risposi tranquillamente.
 
"Come mai hai inventato quella storia
sulla proposta di matrimonio?", domandai.
 
"Non l'ho inventata", dissi.
"È la verità."
 
"Cosa?!", esclamai.
Ero sconvolto.
 
"Non ne so molto", spiegai. "So solo
che tipo tuo padre ha chiesto a mia madre
di sposarlo...e lei gli ha risposto di no.
Da lì penso tu sappia cosa sia successo dopo..."
 
Certo che lo sapevo.
 
Era tornato a casa ubriaco,
ecco cos'era successo.
 
No, I don’t need to hear you talk the talk, 
 
"Comunque...", cominciai a dire,
notando il suo cambiamento d'umore.
"Sono stato bene ieri sera.
Potremmo rifarlo qualche volta",
proposi. "Se ti va."
 
Mi ritrovai a sorridere.
"Possibile che stai tutto il tempo
a monitorare il mio umore?",
commentai.
 
La verità era che gliene ero grato
in quel momento.
 
"Perchè? Ti da fastidio forse?",
domandai ricambiando il suo sorriso.
 
"No", risposi.
 
just come and show me what your momma gave
 
"Tutti hanno dei momenti no",
spiegai. "Ti toccherà risollevarmi
il morale prima o poi come ora sto
facendo io", scherzai.
"E non credere che sarà facile!"
 
"Vedremo se sarò all'altezza...",
acconsentii.
 
(Oooh yeah) 
 
Dio, quanto mi faceva tenerezza in quel momento...
 
Volevo essergli vicino.
 
Volevo che mi sentisse vicino....
 
"Ehi", feci poi. "Vieni qui,
fatti abbracciare",
dissi aprendo un poco le braccia.
 
Probabilmente ero più io che
sentivo il bisogno di farlo.
 
"Guarda che non
ho tre anni", gli
feci notare.
 
Tuttavia non me lo feci
ripetere due volte.
 
"Io sì però...",
sussurrai avvolgendolo tra le mie braccia.
 
Di nuovo quella sensazione di protezione
e di sicurezza.
 
Di nuovo quella sensazione di essere amato.
 
(Your love gotta be baby, love but don’t say a thing) 
 
Mi ritrovai a rispondere al suo abbraccio.
 
Sentii d'un tratto le sue braccia
circondarmi i fianchi,
stringendomi di più a lui.
 
"Ehi, guarda che potrei pure
abituarmi ad una cosa del genere, sai?",
dissi dopo un po', ridacchiando piano.
 
"Spero che tu ti stia riferendo
solo all'abbraccio", lo presi in giro.
 
"Possibile che pensi sempre male?",
domandai fintamente offeso.
 
"Possibile che tu parli sempre?",
ribattei, scoppiando a ridere.
 
"Sempre meglio di te che non parli mai!", ribattei a mia volta.
 
"Questo non è vero!",
risposi non smettendo di ridere.
 
See anybody could be good to you,
 
Mi sentivo stranamente felice
in quel momento...
 
...Dio se lo ero!
Con lui lo ero.
 
you need a bad girl to blow your mind
 
Purtroppo la cosa durò qualche
istante, ossia il tempo che la prof
ci mise a spuntare fuori dalla
porta, preoccupata di venirci a chiamare.
 
"Oh, siete qui!", esclamò. "Stavo per venirvi
a cercare ragazzi!"
 
"E invece siamo qui",
risposi staccandomi da Andrea.
 
Lo guardai divertito
e per poco non
scoppiammo a ridere.
 
"Meglio entrare!",
esclamai non appena vidi
la prof scomparire di nuovo
in palestra.
 
"Sarà meglio!"
 
 
 
 
Bang bang into the room
 
"Ragazzi!", cominciò ad urlare
subito la prof non appena entrammo.
"Qui c'è uno dei vostri allievi!",
esclamò, enfatizzando l'ultima parola,
guardando poi con un sorrisino
inquietante un povero ragazzino
che stava tenendo lì a conversare.
 
Povero ragazzo!
 
Osservai attentamente l'unico
altro ragazzo oltre a noi.
 
Si trattava di qualcuno che
dovevo conoscere in qualche
modo, anche se non mi ricordavo
il nome.
 
"Lui è Edoardo!", ce lo presentò la prof
non appena li raggiungemmo.
 
"Piacere", si limitò a dire il ragazzo,
in maniera educata ma un po'
impacciata.
 
Si trattava di un ragazzino piuttosto snello.
 
Occhi e capelli scuri.
 
Poteva avere più o meno...quindici anni?
 
Aveva dei caratteri abbastanza
ordinari.
 
Si poteva dire che era carino,
ma nulla di particolare.
 
Indossava dei pantaloncini scuri, una maglietta tinta unita
e un paio di quelle scarpe palesemente da corsa
con la punta del piede che andava verso l'alto...
 
Ordinario.
 
(I know you want it)
 
"Tu!?", il filo dei miei pensieri
venne interrotto dagli urli isterici di una
qualche voce femminile. "Qui?!"
 
"Perchè?!", s'intromise poi una
voce maschile. "Che ho fatto di male?!"
 
"Che ho fatto IO di male!", esclamò la proprietaria
della voce femminile,
sbucando fuori dalla porta e camminando a
grandi falcate.
 
Si trattava di una ragazza della nostra stessa età,
sempre del quinto anno, ma di un'altra sezione.
 
Corpo atletico, sinuoso...
avvolto in paio di pantaloni
larghi col cavallo basso
di un rosso scuro
e in due tre canottiere
in diverse tonalità
di bianco che lasciavano
scoperte abbondanti
porzioni di pelle.
 
Per finire il tutto poi,
ai piedi portava un paio di Nike Air
perfettamente bianche.
 
Chioma rossa, riccia e voluminosa.
Occhi scuri.
Pelle pallida.
 
Da mozzare il fiato, insomma.
 
Inutile dire che era una ragazza bellissima.
 
Subito dopo di lei entrò un ragazzo,
sempre della stessa età.
Un tipo abbastanza particolare...
Capelli scuri.
 
Spettacolari occhi chiari...
...anche se in uno di essi c'era
una macchiolina marrone sull'iride.
 
Che però non rovinava per niente il tutto.
 
Piercing ai lati della bocca come
se fossero due canini...
 
Un paio di dilatatori per le orecchie.
 
Sembrava un tipo abbastanza singolare.
Nonostante il look piuttosto ordinario
che consisteva in pantaloni
larghi della tuta e maglietta.
 
Gli avrei dato volentieri una stuprata...
Piccola piccola.
 
Bang bang all over you
 
"Ma che problemi hanno quei due?",
esclamò di punto in bianco una terza voce
maschile...un po' tanto da effemminato 
dovevo ammettere...
 
"E stai ancora a chiedertelo?!", scoppiò a ridere
un'altra ragazza fermandosi
all'ultimo sulla porta.
 
"Io non ne posso più!", urlò in un
improvviso attacco isterico l'effemminato,
che altri non era che un ragazzo dalla pelle
scura...coi capelli corti e tinti di biondo...
gli occhiali...
 
Dio mio, ma da dove spuntava sta gente?!
Osservai il tizio dalla voce stridula e dalla
camminata volutamente sculettante
attraversare tutta la palestra
e frenare di colpo davanti alla rossa
e al ragazzo da stupro.
 
"Tu!", strillò cominciando a gesticolare
verso la ragazza carina.
"E tu!", aggiunse poi verso il ragazzo
dall'aspetto inquietante.
"Vi avverto!", li ammonì. "Con i vostri continui
battibecchi avete rotto! ROTTO! Sono costretto
a starvi a sentire: in classe,
in palestra, al corso di hip hop,
il sabato sera con il resto degli amici",
disse contando con le dita della mano.
"E adesso anche qui?!",
disse poi indicando per terra.
"Sappiate che mi sono iscritto
a sta cosa perchè speravo di riuscire
a fare qualcosa in cui non ci foste
voi due a rompere i cosiddetti co...",
solo in quel momento realizzò
che c'era anche la nostra prof.
 
"...cari cimeli e gioielli vari di famiglia!",
riuscì a dire alla fine, salvandosi brutalmente
dall'occhiataccia che gli stava già rivolgendo
la nostra prof.
 
Simpatico il tipo.
 
(I’ll let you have it)
 
"Ahahah!",
una risata rieccheggiò
per tutta la palestra.
"Bravo François! Ben detto!",
esclamò la ragazza
che era rimasta indietro,
appoggiandosi allo
stipite della porta della
palestra.
 
Capelli biondi e corti.
Occhi scuri.
Viso tondo
e sorrisone...
 
Ma io la conoscevo quella!
 
"Dana!", sentii esclamare di punto in bianco
da Andrea, tanto che a momenti avrei
perso un battito.
Lo vidi trotterellare tutto contento
verso l'ultima arrivata.
"Oh mio Dio!", urlò ancora più forte quella.
"Andrea! Amore mio! Che ci fai qui?!", gridò correndogli
incontro.
Una volta che lo ebbe raggiunto
lo abbracciò riempiendolo di baci
su tutta la faccia.
 
Com'era che io non riconoscevo nessuno
di questi ragazzi?
E sì che andavamo nella stessa scuola!
 
Mah...
 
Wait a minute let me take you there (ah)
 
"Dana!", esclamai di nuovo tutto contento
non appena ci staccammo dall'abbraccio.
 
"Anche tu qui?!", domandò lei
euforica.
 
"Io!?", esclamai. "Io in teoria sarei l'istruttore!
Tu che ci fai qui?!", ripetei.
 
"Oddio, tu sarai l'istruttore?",
esclamò lei sorpresa.
"Giuralo! No! È troppo bello quello
che mi stai dicendo!"
 
Qualcuno poteva spiegarmi che
cavolo stava succedendo?!
 
Wait a minute tell you (ah)
 
"Lei è Diana!", esclamai verso Alberto,
vedendo la sua faccia leggermente sconvolta.
 
"Abbreviato, Dana!", aggiunse lei.
"Puoi chiamarmi pure così!",
disse porgendo una mano verso
Alberto.
 
"Alberto", risposi
stringendole  delicatamente la mano.
"Piacere mio."
 
"Lui sarà l'altro istruttore",
le spiegai.
 
"Fantastico!", esclamò Dana
sgranando gli occhi.
 
"Qualcuno mi vuole presentare?",
strillò poi il tizio palesemente gay,
facendo il broncio all'amica.
 
"Lui è Andrea", fece Dana rivolta all'amico, 
prendendomi sotto braccio. "Abbiamo fatto 
hip hop insieme qualche anno fa",
spiegò.
 
Ecco com'era che si conoscevano...
 
"E lui è...Alberto, giusto?", fece poi la bionda chiedendomi conferma.
 
"Yes!", mi limitai a rispondere con un cenno della testa.
 
"E sono gli istruttori!", finì così di spiegare la tipa..
 
"Lui invece, ragazzi", disse poi Dana
rivolta verso me e Alberto. "È François!"
 
"Piacere...", fece lui tendendomi la mano.
 
"Piacere mio!", risposi.
 
Bang bang there goes your heart
 
"Io invece sono la professoressa di ginnastica!",
s'intromise di punto in bianco la nostra prof,
che nel frattempo si era avvicinata sempre di più
al nostro piccolo gruppetto con occhi scintillanti.
 
"Piacere!", fece François con un sorriso
a trentaquattro denti che sembrava
piuttosto tirato.
 
Inutile dire che si vedeva lontano
un miglio che non gliene poteva fregare nulla.
 
"E quei due là?", domandai dopo un po',
visto che ero piuttosto interessato
a saperne di più sul tizio da stupro.
 
"Erica!", gridò la rossa, intenta a sistemare
la borsa in un angolo lontano della palestra. 
"Mi chiamo Erica! Piacere di conoscervi!"
 
"Tanto non gliene frega niente a nessuno!",
esclamò in risposta il tizio da stupro,
piazzandosi vicino a François.
 
"Nessuno ti ha chiesto di parlare, Alex!",
ribattè la rossa.
 
"Stai zitta, strega!",
rispose il tizio da stupro.
 
"Stai zitto tu!", ripetè la rossa,
mentre ci raggiungeva.
 
"Altrimenti che fai?!",
sfottè il ragazzo da stupro.
 
(I know you want it)
 
Notai François alzare gli occhi al cielo,
spazientito, e Dana vicino a me guardare male Alex.
 
"Alex?", cominciò poi Dana. "Se non
la pianti di fare il cretino maschilista
ti faccio conoscere i miei due migliori amici",
sibilò in tono minaccioso. "Ti presento Ti-spacco",
disse alzando il pugno sinistro in bella vista.
"E Quella-faccia-da-cretino-che-ti-ritrovi!",
aggiunse poi alzando anche il pugno destro.
"Loro non vedono l'ora di conoscerti, sai?"
 
Cercai di trattenere una risata.
Dana non era cambiata di una virgola!
La solita Picchia-maschi incallita!
 
No, il suo bel faccino no...
 
Ci sarei rimasto piuttosto male!
 
"Quando vuoi!", rispose il ragazzo cercando
di non lasciarsi intimidire.
In realtà arretrò di qualche passo.
 
"Non sono mica come uno di quegli schifosi tizi gay!",
aggiunse poi, alzando con fierezza il mento.
 
Uccidetelo.
 
Ora.
 
E qualcuno mi porti la sua testa su un vassoio d'argento...
 
 
Back, back seat of my car
 
"Che mente retrograda...", disse François
con tono esasperato e guardandolo con autosufficienza.
 
La tipa rossa nel frattempo
si unì alla nostra allegra combriccola,
andandosi a piazzare tra François
e Diana, mettendosi poi a fare la linguaccia
ad Alex...il classico ragazzo dal faccino
fenomenale...ma dal carattere che ti fa
cascare la braccia a terra...
 
(I’ll let you have it)
 
I quattro poi cominciarono un'animata
discussione fatta di continui e fitti botta e risposta.
 
Nel frattempo, dietro di loro, la prof
prese a fare un gesto con la mano
nel disperato tentativo di farsi vedere
(e salutare) nel mentre in cui
se ne stava andando.
 
"Arrivederci!", la salutai.
Ovviamente fui l'unico però...
 
Dopo qualche istante, notai Alberto,
completamente immobile e con un'espressione
indecifrabile negli occhi.
 
Staccai piano le mani di Dana
da sotto il mio braccio e mi
avvicinai a lui.
 
Wait a minute let me take you there (ah)
 
“Beh?”, sentì d’un tratto sussurrarmi vicino.
“Che dici?”, riconobbi immediatamente
la voce di Andrea.
 
“Dico che...”, ridacchiai tornando
a guardare quegli strani quattro tizi
usciti da chissà dove. “Sarà dura se questi
litigano sempre così animatamente...”
 
“Bene!”, esclamai poi a voce più alta per farmi sentire
anche dagli altri. “Ragazzi, dai che cominciamo a fare qualcosa!”
 
Wait a minute tell you (ah)
 
 
 
 
 
E fu così che, visto che avevamo perso mezz’ora,
facemmo stretching alla velocità della luce...
in cinque minuti, il minimo essenziale.
 
Per continuare poi con una mini-coreografia
che mi inventai al momento, alquanto stupida...
ma era solo per far passare il tempo.
 
Con gli avvenimenti
dell’ultimo periodo
mi ero completamente
dimenticato di pensare 
a qualcosa per oggi.
 
Comunque, si poteva dire che io e Andrea
stessimo sopravvivendo alla grande per il momento!
 
Alquanto imbarazzante il fatto di stare davanti
a tutti gli altri, che bisognava dirlo, erano parecchio
bravi, sciolti, puliti e precisi...si vedeva lontano un miglio
che avevano la stessa insegnante però, donna sicuramente,
visto gli sculettamenti e i movimenti di bacino con cui
rivisitavano i miei passi.
 
Mi piaceva un botto lo stile di Alberto,
molto fluido anche il suo, sinuoso per certi versi,
senza mai però cadere nel femminile...
 
Magari avessi avuto la sua stessa pulizia nei movimenti.
 
Di Andrea invece mi rapiva l’energia che
riusciva a metterci, contrariamente a quanto
poteva sembrare calmo e tranquillo da fermo,
era come vedere una bomba ad orologeria esplodere.
 
Grinta, entusiasmo ed energia.
 
Difficile da immaginarselo, ma mi piaceva molto la cosa.
 
 
L’ultimo che rimaneva poi...
 
...era il ragazzino che si chiamava Edoardo.
 
Che se ne stava all’estrema sinistra,
dietro me ed Andrea,
vicino a Diana e a tutti gli altri.
 
Si vedeva che era la prima volta che lo faceva.
 
E per essere la prima volta se la stava cavando
egregiamente.
 
Considerato che riusciva abbastanza bene
a stare al passo con gli altri.
 
Si perdeva un po’ più spesso, certo...
 
Ed era fortemente a disagio, si vedeva.
 
Ma era un grande solo per il semplice fatto di essere lì.
 
Per non parlare poi dell’impegno che ci metteva.
 
It’s Myx Moscato 
 
“E...cinque! Sei! Sette! E otto!”,
urlai per l'ennesima volta a scuarciagola,
cercando di sovrastare la voce di Nicki Minaj,
che stava per partire con la sua parte reppata.
 
E...si parte!
 
Pugno sinistro in alto,
con un lieve passetto in avanti...
 
It’s frizz in a bottle 
 
Stessa cosa con il pugno e piede destro.
 
It’s Nicki full throttle 
 
Le mani poi si univano sopra la testa.
 
It’s oh, oh 
 
Per poi cominciare a roteare
come nella migliore tradizione
del Vogue style.
 
Mi sentivo un elicottero...
 
Ahahah!
 
Era troppo divertente e io mi sentivo tanto stupido!
 
Swimming in the grotto 
 
Le mani poi scendevano da dietro
la nuca, per scivolare poi lungo il petto.
 
We winning in the lotto 
 
C’era poi quella cosa del ginocchio destro
che si piega per dare l’illusione che colpisca a distanza
quello sinistro, per poi partire e scivolare verso sinistra...
 
Per quella roba dovevo fissare Andrea per i tempi,
visto che era stata una cosa che aveva proposto lui
e io sbagliavo ogni volta che lo facevo.
 
We dipping in the pot of blue foam 
 
Giro poi il braccio destro
e mi accuccio giù...
 
Le gambe cominciavano a protestare per quella cosa,
mi pareva di dover muovere due macigni.
 
Kitten so good 
 
Poi si salta su...
Grazie a Dio ero riuscito a
convincere Alberto a tornare su
nello spazio di tre tempi...
altrimenti qualcuno si
sarebbe giocato le ginocchia...
 
Lui e il suo “ma un tempo è più che sufficiente!”
 
It’s dripping on wood 
 
Onda col corpo,
tendendo ferme le gambe
per fare poi un pas de bourrée!
 
E adesso veniva la parte che più temevo.
 
Get a ride in the engine that could 
 
E...piroetta!
 
Go, Batman robbin’ it 
 
Mi lanciai col mio precario equilibrio
verso l’ignoto...
 
Bang, bang, cockin’ it 
 
Ritrovandomi poi davanti ad Alex.
 
Queen Nicki dominant, prominent 
 
In questo punto però non mi pareva che nella canzone
ci fosse qualcuno che ridesse...
 
No aspetta, non era la canzone.
 
It’s me, Jessie, and Ari 
 
Ero scoppiato letteralmente a ridere.
 
Era Andrea che stava ridendo.
 
If they test me they sorry 
 
Provai a seguire gli altri,
ma il risultato fu che continuavo
a ridere e a sbagliare.
 
Così alla fine mi lasciai andare per terra.
 
Riders look like a Harley 
 
“Si può sapere che hai?”, domandai, cercando di andare avanti col pezzo
e guardando divertito la sua faccia completamente rossa
e piena di lacrime.
 
Then pull off in this Ferrari 
 
“La...la piroetta!”, ansimai.
“È inutile, sono impedito!”,
continuando a ridere
come un deficente.
 
If he hanging we banging 
 
Non pensavo che una piroetta potesse
costituire una tale minaccia.
 
Non c’era stata una volta in cui qualcuno non l’avesse sbagliata...
Persino io che avevo avuto la geniale idea di mettercela dentro!
 
Phone ranging, he slanging 
 
“Alberto...non ce la faccio!”
 
It ain’t karaoke night but get the mic ‘cause he singing
 
“No Andrea, tu ti alzi e continui!”
 
B to the A to the N to the G to the uh 
 
“Non ce la faccio!”, continuiai
a ridere. “Lasciatemi qui!”
 
B to the A to the N to the G to the hey 
 
“Piantala, che così fai ridere anche me!”
 
See anybody could be good to you, 
 
“Tu non farci caso!”
 
you need a bad girl to blow your mind 
 
Come c’era da aspettarsi, nel frattempo,
anche gli altri avevano cominciato
a ridere, per cui alla fine nessuno riuscì
più ad andare avanti.
 
Di alzarmi da terra però proprio non
se ne parlava!
 
(your mind)
 
“Mi hai sabotato la coreografia!”,
esclamai, fintamente offeso.
 
Bang bang into the room 
 
“No, non è vero!”, urlai in risposta
e cercando di farmi scudo con le braccia
vedendo che Alberto stava prendendo
la rincorsa per saltarmi addosso.
 
(I know you want it)
 
“Oh, sì che è vero!”, dissi, fermandomi
all’ultimo davanti a lui.
 
Bang bang all over you 
 
“No!”, ridacchiai.
 
(I’ll let you have it)
 
“Dai su, alzati allora”, dissi
prendendogli le mani.
 
Wait a minute let me take you there (ah)
 
“No!”, cercai di rispondere
serio, ma scoppiando di nuovo
a ridere subito dopo
e facendo resistenza alla sua presa.
 
Wait a minute tell you (ah)
 
“Come vuoi...”, ridacchiai.
“Scommettiamo che ti faccio passare
la voglia di startene lì per terra?”
 
Bang bang there goes your heart 
 
“Voglio stare qui”, mugugnai contrariato.
 
(I know you want it)
 
“Certo...”, dissi mantenendo
la presa sulle sue mani e buttandomi a peso
morto sopra di lui.
 
Back, back seat of my car 
 
“Alberto, che fai?!”, esclamai con la
voce strozzata,
dal momento che mi atterò
sulla pancia.
 
(I’ll let you have it)
 
“Te l’avevo detto di alzarti”,
ridacchiai.
 
Wait a minute let me take you there (ah)
 
“Alberto! Cavati!”, gli urlai,
cercando di scacciarlo via,
sentendomi l’aria mancare
e cominciando nuovamente
a ridere come un cretino.
“Sei pesante, sai?!”
 
Wait a minute tell you (ah)
 
“Che esagerato...”
 
Bang, bang, bang, bang, bang, bang, bang
 
Se non si levava subito,
sarei crepato!
 
Ahahahah!
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Ciao a tutti ragazzi!
 
Vorrei dire solo che: oggi è una giornata pessima, veramente, per varie ragioni e per il fatto che appena aperto questo capitolo che avevo finito di scrivere sabato...mi sono ritrovato metà capitolo scomparso a causa dell’aggiornamento del tablet (prima o poi ti farò volare, stronzetto, sappilo...e volerai, volerai, volerai in alto...mu ahahah!) adesso vedi che per vendette mi cancella tutto di punto in bianco XD
Ho i nervi un po’ a pezzi T_T il motivo? Sono stupido io.
 
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono questa storia, ma un mega abbraccio particolare a tutti coloro voi che mi sostenete e consigliate con le vostre recensioni :3
 
Dai che Sway sta per raggiungere le 40recendioniXD sono taaaante *^*
 
Un abbraccio!
 
mr Apricot

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Capitolo 14
*** The Way You Make Me Feel ***


Capitolo 13: The way you make me feel
(Michael Jackson)
 
 
Alberto’s POV:
 
Sabato pomeriggio.
 
O meglio.
 
Schifoso sabato pomeriggio...
 
Erano qualcosa come le cinque passate...
E io avrei dovuto trovarmi con mio padre
alle cinque per una classica uscita ‘padre&figlio’...
 
Oltre però al caotico traffico tipico del weekend, ci si era messo pure un orribile temporale a smerdare ulteriormente la giornata...ma con l’impegno proprio!!!
 
Sembrava ci fosse il Diluvio Universale...sigh!
 
Avevo pertanto passato qualcosa come tre ore e mezzo
per lavarmi, farmi la barba, prepararmi, sistemarmi, pettinarmi
e decidere per bene come vestirmi -il tutto
per fare un minimo di buona impressione a mio padre-
per...per...niente! CAZZO!!!
 
Non avevo minimamente preso
in considerazione il brutto tempo, abbinato al
fatto che mia madre non ne voleva sapere
di accompagnarmi...
 
E...come ciliegina sulla torta...avevo dimenticato
il cellulare a casa...bello appena caricato...sul letto...
 
Mi sentivo tagliato fuori dal mondo.
 
...
 
Triplo Cazzo!!!
 
Così, dopo tutto il mio -duro, estenuante, struggente- lavoro, me ne stavo
sotto ad un semaforo in attesa di attraversare
la strada, completamente bagnato fradicio
e infreddolito, a bestemmiare in non so quale lingua
(con tutta probabilità doveva trattarsi di un antico
dialetto tahitiano del 1550 a.C.).
 
Ormai non mi sentivo più i piedi dal freddo,
come era già successo con le mani molto tempo prima...
E l’antico dialetto tahitiano che avevo appena
imparato per esasperazione cominciava a non avere
più tanto senso...
Sigh!
 
Provai a stringermi un po’ di più nella giacca,
che però non mi teneva caldo per un cavolo...
 
Quando finalmente scattò il verde per i pedoni,
rabbrividendo violentemente, mi precipitai dall’altra parte
della strada, per infilarmi poi nella porta enorme
di un bar in cui in teoria avrei dovuto incontrare
mio padre, sperando che non se ne fosse già andato.
 
Nel mio disperato tentativo di salvezza dal diluvio
fuori, andai a sbattere contro qualcosa...e in un attimo di panico
aggiunto al pavimento completamente bagnato, mi ritrovai poi
a precipitare giù...
 
Booom!
 
Il suono che fece il mio fondoschiena nell’impatto col suolo...
seguito da un dolore allucinante nello stesso posto.
 
E dopo questa potevo dire che oggi non era proprio
la mia giornata...
 
Volevo solo tornarmene a casa e infilarmi sotto le coperte,
ormai avevo perso ogni briciolo di dignità...
 
Cercai, ancora tutto dolorante, di tirarmi su piano piano...ma il tutto fu invano...ovviamente...(sgrunt!)
 
“Scusa non ti avevo vist...”, sentii improvvisamente scusarsi
qualcuno. “Ehi, Alberto! Che ci fai qui?!”
 
Queste però non erano le esatte parole di scuse che mi aspettavo di sentirmi dire ma...c’era qualcosa di stranamente familiare in quella voce...
 
Mi levai il cappuccio, strappandomelo di dosso praticamente,
e alzai la testa completamente bagnata alla ricerca del proprietario
della voce.
 
Quando misi a fuoco chi avevo davanti, persi non so
quanti battiti...
 
No. Lui no...chiunque ma non lui!
 
 
Andrea’s POV:
 
“Alberto?”, domandai improvvisamente
a Samantha nel mentre che l’aiutavo a portare
in salotto degli stuzzichini.
 
“Alberto cosa?”, mi chiese lei confusa.
 
“Non l’hai invitato?”, domandai preoccupato.
Pensare che stavamo facendo una cosa
in cui sarebbe rimasto escluso mi faceva sentire
un senso di colpa.
 
“Ah! Sì che l’ho invitato!”, esclamò Samantha.
“Ma mi aveva già detto che non poteva venire
perché voleva vedere suo padre”, spiegò.
“E poi mi ha detto di dirti che voleva lasciarti
tranquillo con Ella”, aggiunse poi facendomi
l’occhiolino e dandomi una piccola gomitata.
 
In quel momento mi sentii avvampare violentemente.
 
“Come sarebbe a dire!?”, esclamai.
 
“Sei piuttosto palese Andrea”, ridacchiò Samantha.
“E poi è stato gentile! Sai che Ella non si stacca
un attimo da Alberto quando sono insieme!”
 
Questo era vero.
 
Si vedeva che erano legati quei due.
 
E Alberto non era venuto per farmi un favore...
 
Mi ritrovai a pensarci un po’ su riguardo a quel suo gesto.
 
Non avrei saputo come definirlo...
 
Improvvisamente il suono del campanello alla porta mi riportò
alla realtà.
 
“Vado io!”, urlò Samantha, dileguandosi.
 
Appoggiai le ciotole con gli stuzzichini che tenevo
in mano sul basso tavolino del salotto di Samantha,
dove si trovavano i nostri amici.
 
Davanti alla televisione si erano piazzati
tre ragazzi a giocare con la Wii...Alex, Giulio e Filippo,
gli inseparabili nerd della situazione,
immersi con la testa nello schermo, parlottando di qualcosa
dai contenuti improbabili.
 
Sparsi per il resto del salotto invece, se ne stavano
dei piccoli gruppi di ragazze a chiacchierare
degli argomenti più vari...dall’argomento ‘scarpe’
all’argomento scandalistico sugli attori scelti
per la serie tv di Shadowhunters...
 
In due o tre gruppetti poi,
cercavano di inserirsi a chiacchierare anche
alcuni ragazzi, in rappresentanza della
componente maschile, di fronte
allo schiacciante numero delle ragazze.
 
Una festicciola tranquilla, tra amici,
senza grosse pretese, per passare un
po’ di tempo insieme a ridere e chiacchierare.
 
Nulla di pretestuoso insomma.
 
Qualcosa di piacevole e tranquillo per rilassarsi un po’...
 
“Ragazzi!”, esclamò (anche se ‘strillare’
sarebbe stato più appropriato)
di punto in bianco Samantha.
“Vi presento Ella, una mia cara amica...mi raccomando
trattatela bene!”, si raccomandò,
tenendo per mano la cara amica...
 
In quel momento mi venne un magone alla gola.
 
Alla fine era venuta...
anche se aveva lasciato Samantha in ‘forse’...
 
Rimasi un po’ lì lì imbambolato a fissarla...
 
Indossava un vestito corto, senza maniche e luminosissimo
con gli strass color metallo (definirlo
argento era un po’ troppo), calze rosa carne
e un paio di stivaletti neri col tacco alto,
plateau e punta tonda -mannaggia a Samantha
e a tutti i suoi seminari sull’argomento!-
Per il resto le braccia erano completamente nude...
i capelli raccolti in una treccia laterale
e sul viso una linea di eyeliner
faceva risaltare ancora di più i suoi
occhi da cerbiatto, mentre del rossetto rosso rendeva
ancora più luminose e desiderabili le sue labbra...
 
In una parola...spettacolare.
 
Con la coda dell’occhio notai gli sguardi
delle altre persone presenti nella stanza...
i ragazzi rimasero in generale a bocca aperta,
mentre le ragazze restarono un po’ ammuttolite...
In sostanza calò un silenzio generale molto imbarazzante.
 
“Che ne dite di un po’ di musica!?”,
trillò di punto in bianco Samantha
per tentare di salvare la situazione.
 
Bene...ed era finalmente arrivato la fatidica
occasione per cui era rimasto in ansia
negli ultimi giorni...
 
Dovevo stare calmo.
 
Dovevo stare calmo.
 
...Andrea, stai calmo...
 
ANDREA STAI CALMO CAZZO!!!!!
 
Hee-hee!
 
Dovevo per forza aver sbagliato posto...
 
Insomma non poteva certo trattarsi dello stesso bar in cui avrei trovat...
 
“Ed è qui che ti sbagli, Marco!”, sentii esclamare di punto in bianco.
 
Sbirciando di poco oltre la figura che mi si stava stagliando davanti
-anche se sarebbe stato più appropriato parlare di ‘visione’ nel suo caso-,
riconobbi il mio babbo...che se ne stava dietro al bancone del bar...?!
 
“E che dovrei fare secondo te allora?!”, sbraitò qualcuno di fronte a lui...
che riconobbi immediatamente purtroppo...si trattava del padre di Andrea...
 
Come mai era qui!?
 
C’era qualcosa che non mi quadrava in tutto ciò...
 
“Ehi, Alberto? Allora? Ti sei fatto male?”
 
Mi sentii tirare improvvisamente su di peso di punto in bianco...
e solo una volta su presi piena consapevolezza della situazione
del cazzo in cui mi trovavo...
 
Ooh!
 
“Voglio ubriacarmi...”, piagnucolai
non appena Samantha mi
passò vicino.
 
“Ma tu sei astemio”, mi fece notare lei,
confusa.
 
“È sempre un buon momento
per cominciare!”, risposi.
 
“Ahn...”, fece lei seguendo
il mio sguardo e intuendo
cosa mi preoccupasse tanto.
 
“Beh...”, fece poi. “Sei grande e vaccinato...”,
disse sistemandomi meglio il colletto
della camicia. “Ma te lo sogni di farlo proprio stasera!”
 
Go on girl!
 
“Quindi cosa mi consiglieresti da fare con Lu...”
 
“Alberto!”, esclamò di punto in bianco mio padre
non appena si accorse della mia presenza.
 
Fantastico...ora non potevo nemmeno
far finta di niente e darmela a gambe...
 
Aaow!
 
“Mi raccomando...vedi di non mandare tutto
a puttane, ragazzo!”, mi addittò Samantha per sparirsene
poi furtiva verso la cucina.
 
“Che vorresti dire?”, domandai perplesso.
 
“Nulla, tesoro nulla, ...stai calmo”, fece lei
con un sorriso da gatta
che non prometteva nulla di buono.
 
Sospirai pesantemente
spalmandomi una mano
sulla faccia per la disperazione...
 
E va bene...
 
Sono qui in fondo.
 
Facciamolo...
 
Mi misi a cercare Ella con lo sguardo.
 
Peccato che non la vidi da nessuna parte...
 
“Ehi, Andrea?”
 
Hey pretty baby with the high heels on
 
“Ciau...”, riuscii a biascicare soltanto,
mezzo intontito dalla situazione generale,
cercando di rivolgere un minimo cenno di saluto
anche al dottor Latorre.
 
“Che ci fai qui!?”, domandò mio padre preoccupato.
“Con questa pioggia poi!”
 
Come che ci facevo qui? Che domanda era?!
Sperai vivamente che si trattasse di pessimo senso dell’umorismo...
 
“Aspetta...”, fece poi improvvisamente portandosi una mano sulla fronte.
“Non dirmi che dovevamo vederci oggi!”
 
...Ovviamente no...
 
Dire che in quel momento mi sentii improvvisamente
sprofondare, precipitare in un abisso sottoterra,
non rendeva minimamente l’idea...
 
You give me fever
 
Mi voltai, ritrovandomi improvvisamente
davanti ad Ella...
 
Mi ritrovai a trattenere l’aria senza sapere il perché,
pensando soltanto che eravamo improvvisamente troppo vicini.
 
“Samantha mi ha detto che avevi bisogno
di me, che è successo?”, domandò lei.
 
Era profumo di rose quello che sentivo?!
 
Like I've never, ever known
 
“Tuo padre è sempre stato uno smemorato, Alberto”,
commentò il dottor Latorre, nel vano tentativo
di alleggerire la situazione.
 
“Cavolo!”, esclamò mio padre, girandosi verso
il dottor Latorre. “Me lo sono proprio scordato!”
 
You're just a product of loveliness
 
Rimasi nuovamente lì lì imbambolato
a guardarla, mezzo fatto di profumo di rose
che stava sortendo lo stesso effetto
di quel drink alcolico che avrei tanto voluto
bere qualche secondo prima.
 
I like the groove of your walk,
 
“Buonasera a tutti!”, trillò improvvisamente una
fastidiosissima voce dietro di me, che mi fece ulteriormente
salire i nervi.
 
Subito dopo entrò nel mio campo visivo un ragazzo
che avrà avuto sì e no due o tre anni in più di me...
che non so perché ma già mi stava sul cazzo, così, a pelle proprio!
 
Dottor Matrin’s nere, lucide e alte, pantaloni scuri...no aspetta pantacollants da quanto erano stretti...maglia leopardata, ma doveva essere più un vestito da donna credo...tanti e troppi gioielli sulle braccia...completamente depilate, come il viso...talmente lucido e pulito che pareva fatto di plastica...per finire con una sorta di cresta da gallo sulla testa...poteva trattarsi soltanto di un’unica cosa...
 
“Ciao Paolo!”, salutò il dottor Latorre tutto tranquillo.
 
“Buonasera...”, lo salutò lui con un tono talmente zuccheroso da far venire la carie,
per poi urlare in uno stridulo e isterico. “Ma ciao, amore!!!” e fiondarsi con la lingua nella bocca di mio padre.
 
Ma...ma...MA CHE CAVOLO CREDEVA DI FARE???!!!
 
 
Your talk, your dress
 
“Ehilà!”
 
Vidi improvvisamente Alex materializzarsi
vicino ad Ella.
 
“Ti chiami Ella, giusto?”, domandò con aria simpatica.
“Piacere, io sono Alex!”,
si presentò, dandole la mano.
 
“Piacere”, sorrise tranquillamente Ella
stringendogli la mano.
 
I feel your fever
 
“Amore, chi cavolo è questo ragazzo?!”, domandò
poi la sanguisuga attorcigliando le braccia intorno a mio padre, con tono a metà via tra il dolcioso da far venire le carie e l’acido corrosivo.
 
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, credo che in quel momento il mio avrebbe potuto farlo...
 
“Tesoro!”, esclamò poi mio padre, cambiando completamente tono di voce. “Lui è mio figlio Alberto!”, disse indicandomi. “Sai, quello di cui ti avevo già parlato!”
 
“Oh...”, fece quella mezza oca. “Quello...
 
Era soltanto una mia impressione o c’era qualcosa di implicito?
 
From miles around
 
“Allora, Ella...”, fece poi Alex, ficcandosi le mani in tasca.
“Cosa ti piace fare di solito nel tempo libero?”
 
“Uhm...”, ci pensò un po’ su Ella.
 
I'll pick you up in my car
 
Con la coda dell’occhio notai il padre di Andrea alzare gli occhi al cielo.
 
Allora forse non era solo una mia impressione!
 
And we'll paint the town
 
“Non saprei!”, scoppiò a ridere Ella
con aria furbetta.
 
“Eddai!”, fece di nuovo lui. “Qualcosa ci sarà!”,
disse dandole una piccola spallata,
sfiorandola appena appena. 
 
Just kiss me baby
 
Fissaio mio padre nel disperato tentativo che si
accorgesse di me e che mi spiegasse la situazione.
 
Inutile dire che non mi stava cagando di striscio...
 
And tell me twice
 
Era abbastanza palese che Alex ci stesse provando!
 
Quel...brutto, traditore...nerdoso!...di Alex ci stava provando con Ella!
 
E il tutto sotto ai miei occhi!
 
Questo era davvero troppo!
 
That you're the one for me
 
“Amore, dobbiamo parlare!”, sentenziò poi di punto in bianco la sanguisuga.
 
“Certo, amore, dammi un minuto”, rispose mio padre.
 
“No!”, strillo quell...a cosa. “Subito!”
 
“Ma...”, provò a dire mio padre, zittito brutalmente da un'occhiataccia di quell’essere.
 
The way you make me feel
 
Io...Io...Io...
 
Non sapevo che fare...
 
Ero nel panico e nello sconforto più totale...
 
(The way you make me feel)
 
“Eddai Paolo!”, disse improvvisamente...lui...per un attimo mi ero dimenticato della sua presenza...mannaggia! “Non fare lo scassaminchia come tuo solito!”,
fece poi scoppiando a ridere.
 
“Luca!”, rispose seccamente Paolo. “Tu non fare il fratello maggiore rompi cazzo invece!”
 
You really turn me on
 
Forse ad Ella dopotutto Alex non dispiaceva così tanto...
 
...forse ero io quello di troppo alla fine...
 
(You really turn me on)
 
...
.......
...........
.............
...............!!!
 
You knock me off of my feet
 
Tristezza e depressione...
 
(You knock me off of my feet)
 
Qualcuno ha detto ‘fratello maggiore’?!
 
My lonely days are gone
 
“Andrea tutto bene?”, mi sentii improvvisamente chiedere.
 
Alzai la testa, ritrovandomi Ella vicino
che mi osservava con aria preoccupata.
 
(My lonely days are gone)
 
Come cavolo era possibile che due individui avessero concepito QUELLO *partono botti, fuochi d’artificio e applausi*...e...quella...quella...roba lì, ecco.
 
I like the feelin' you're givin' me
 
“Non hai ancora risposto alla mia domanda!”,
si fece nuovamente presente Alex.
 
Vidi Ella davanti a me alzare esasperata gli occhi al cielo.
 
Forse non gli piaceva così tanto...
 
Just hold me baby and I'm in ecstasy
 
No qua qualcuno doveva essere stato fatto cornuto...sennò la cosa non si spiegava!
 
Oh I'll be workin' from nine to five
 
“Vuoi sapere cosa mi piace fare 
nel mio tempo libero...?”, fece poi Ella,
girandosi verso di lui.
 
To buy you things to keep you by my side
 
“Non sapevo comunque che questo fosse tuo figlio, Giuseppe!”, esclamò poi Luca appoggiandomi una mano sulla spalla senza preavviso.
 
Sigh...
 
Avevo i brividi e le convulsioni a quel contatto...
 
I never felt so in love before
 
“Nel mio tempo libero mi piace leggere o uscire con ragazzi più grandi...
Ma in entrambi i casi come vedi un nerd rompicazzo e assillante
non è minimamente contemplato”, disse con tono
freddo e glaciale Ella. 
 
Just promise baby, you'll love me forever more
 
Quei momenti che aspetti tutta la vita...preghi ogni giorno...ti fai filmini mentali per ore e ore...e poi si realizzano nei momenti meno opportuni.
 
Una parte di me voleva solo materializzarsi nel mio letto e starsene raggomitolato e in solitudine a deprimersi.
 
“Altrimenti l’avrei trattato con più riguardo...”, aggiunse poi.
 
C’era qualcosa che suonava strano però in quella frase...
 
I swear I'm keepin' you satisfied
 
“Okay!”, esclamò Alex alzando le mani in segno di resa.
“Sei comunque una stronza!”, bofonchiò prima di andarsene.
 
“Ci puoi giurare!”, ribattè prontamente Ella.
 
“Finalmente se n’è andato!”, sospirò voltandosi
verso di me.
“Almeno adesso possiamo stare un po’ tranquilli, no?”
 
Questa frase aveva un che di ambiguo...
 
'Cause you're the one for me
 
Mi stavo sentendo mancare l’aria dalla tensione.
 
Cercai, anche se a malincuore, di liberarmi dal braccio di Luca...
 
The way you make me feel
 
“Ti va di andare a prendere una boccata d’aria fuori sul terrazzo?”,
mi propose poi lei facendomi l’occhiolino.
 
Stava succedendo qualcosa di strano...
anche se dovevo ancora capire cosa.
 
(The way you make me feel)
 
“Io”, fece di punto in bianco il signor Latorre schiarendosi la gola.
“Tolgo il disturbo...Alberto, se vuoi ti posso dare un passaggio fino a casa,
con questo brutto tempo non vorrai andare in giro a piedi!”
 
Un'ancora di salvezza...finalmente!!!
 
You really turn me on
 
Senza dire altro mi prese per mano e mi condusse, attraverso la folla di amici, verso il terrazzo, dove poi -a malincuore- ma la lasciò...
 
(You really turn me on)
 
“Ma no, dai! Alberto può rimanere anche qui!”,
intervenne mio padre.
 
“Amore?!”, sibilò il polipo avvinghiato a lui...
 
You knock me off of my feet now baby - hee!
 
Respirare l’aria fresca mi aiutò a sentirmi meglio,
stare dentro con gli altri aveva cominciato a mettermi ansia.
 
(You knock me off of my feet)
 
E no però! Col cavolo che mi sarei fatto portare via MIO PADRE
da una passivella qualunque con chiare attitudini libertine!!!
 
‘Senti da che pulpito!”, sghignazzò una vocina nella mia testa.
 
Sigh...
 
E fanculo alla vocina del cervello pure!
 
My lonely days are gone - a acha acha
 
“La maggior parte dei ragazzi purtroppo non vuole
capire...se non con le cattive”, disse poi improvvisamente
Ella appoggiandosi al parapetto del terrazzo,
con lo sguardo perso nel panorama.
 
(My lonely days are gone)
 
“Sono certo che tuo figlio abbia di meglio da fare!”, esclamò poi il polipo, con un tono straripante di sottintesi e messaggi impliciti che non ero sicuro di voler sapere.
 
“Mm...”, fece mio padre. “Hai ragione, amore”, acconsentì con un cenno di assenso. “Marco?”, disse poi. “Potresti portartelo via tu, per favore?”
 
Acha-ooh
 
“Ti riferisci ad Alex?”, domandai.
 
“Già...”, si limitò a rispondere lei.
 
Go on girl!
 
Questa.Era.Una.Dichiarazione.Di.Guerra.
 
Prima mi cascò la mascella per lo stupore...dopodichè i miei occhi si fecero due fessure affilate.
 
Go on! Hee! Hee! Aaow!
 
“Tranquilla”, mi ritrovai a sorriderle intenerito. “Sanno tutti
com’è fatto e non è la prima volta che ci prova così con le altre...
al massimo ti difenderò io con gli altri.”
 
“Grazie, Andrea”, sorrise anche lei.
 
Era bello vederla serena.
 
Go on girl!
 
Aprii la bocca pronto per riempire di insulti quell’essere, ma le offese che avevo in mente di dire erano talmente tante che mi ritrovai a boccheggiare nell’imbarazzo della scelta.
 
Aggiungiamoci che ero rincoglionito dal freddo e dalla pioggia, oltre ai neuroni che non connettevano per la presenza del divino Luca e gli ormoni che avevano
cominciato a ballare la salsa, impazziti...
 
Nel complesso dovevo apparire probabilmente come un pazzo stralunato con le occhiaie, la faccia scavata e la bava alla bocca...
 
I never felt so in love before
 
“Comunque...”, bofonchiai poi imbarazzatissimo. “Sei davvero...bellissima!”
 
Ella scoppiò a ridere divertita.
 
“Andrea, forse non mi hai vista bene, ma sono ridotta a uno straccio!”, esclamò tra una risata e l’altra.
 
 
Promise baby, you'll love me forevermore
 
“Direi che è un’ottima idea!”, esordì il dottor Latorre, praticamente urlando, attraversando poi la stanza e trascinandomi fuori con lui.
“Saluta tutti, Alberto! Da bravo!”
 
I swear I'm keepin' you satisfied
 
“Guarda che era un complimento serio!”, ribattei io,
praticamente rosso come un peperone.
 
Mi sentivo ridicolo...
 
“Sei proprio cotto...eh?”, sussurò poi
le piano.
 
COOOSAAAA-?!
 
'Cause you're the one for me...
 
“Brutto...schifoso!”, cominciai finalmente a bofonchiare.
Oooooo dai che mi riprendevo la rivincita adesso!!!
 
Peccato che ero seduto sul sedile del passeggero
nella macchina del dottor Latorre in quel momento...
 
Sigh!
 
“Ti devo dare proprio ragione, Alberto!”, esclamò
il padre di Andrea.
 
The way you make me feel
 
“Eh?”, esalai alquanto confuso
e impanicato.
 
(The way you make me feel)
 
Lo guardai con diffidenza.
 
You really turn me on
 
“Sei piuttosto palese!”,
ridacchiò lei.
 
Lei lo sapeva dunque...
 
Apposto prorpio direi!!!
 
(You really turn me on)
 
“È alquanto evidente che il nuovo fidanzato
di tuo padre abbia secondi fini...”, spiegò.
 
You knock me off of my feet now baby - hee!
 
“Comunque guarda che la trovo
una cosa bellissima...”, aggiunse poi
addolcendo il tono della voce.
“Anzi, ne sono onorata.”
 
(You knock me off of my feet)
 
Rimasi ad osservarlo con aria interrogativa.
 
“A giudicare da come si comporta con tuo padre,
c’è qualcosa sotto che non mi convince...
per non parlare della presenza continua del
fratello maggiore.”
 
My lonely days are gone - a acha acha
 
“Prego...”,
mi ritrovai a sussurrare,
non sapendo cosa dire.
 
(My lonely days are gone)
 
Dunque...
 
Ricapitolando:
 
Mio padre stava con un ragazzo che aveva praticamente la mia età...
 
Il quale aveva secondi fini non meglio specificati...
 
...ma che non era innamorato era abbastanza ovvio...
 
Piani che probabilmente condivide col fratello maggiore...
 
Di cui io ho perso la testa per anni...
 
Nonché principale responsabile del mio essere omosessuale...
 
Uhm...
 
Acha-ooh
 
Rimanemmo così,
in un silenzio imbarazzante.
 
The way you make me feel
 
Dovevo ammettere che mi sentivo patetico e stupido...
 
(The way you make me feel)
 
Okay...
 
Forse era il caso di cercare
almeno per una volta
di fare l’uomo della situazione...
 
“Quindi...”, provai a dire
per rompere il ghiaccio.
“Che proponi?”
 
You really turn me on
 
Come avevo fatto...con tutte le persone che esistono
su questa terra...a perdere la testa...PER IL FRATELLO
DEL FIDANZATINO DI MIO PADRE!!!??
 
(You really turn me on)
 
“In che senso?”, domandò lei.
 
You knock me off of my feet now baby - hee!
 
Cioè...voglio dire...persino una ragazzina
stupida di dieci anni avrebbe avuto più dignità!
 
(You knock me off of my feet)
 
Cercai di fare un respiro profondo
prima di rispondere.
 
“Potrebbe mai esserci qualche
possibilità che una ragazza come te...
esca con uno come...me?”
 
Non potevo credere di avere appena detto una cosa del genere...
 
My lonely days are gone - a acha acha
 
“Quindi Alberto...”, la voce del dottor Latorre
mi riportò alla realtà. “Non so cosa ci sia tra te
e il fratello di Paolo...ma guardati da lui, per favore.”
 
(My lonely days are gone)
 
La vidi sospirare,
chiaramente a disagio.
 
Acha-ooh
 
Lo guardai stupito.
 
“Che intende?”, domandai.
 
The way you make me feel
 
“Ehi!”, dissi subito cercando di riparare.
“Non fraintendermi! Cioè...per me prima di tutto
sei un’amica e...se non ne vuoi proprio sapere
di me basta solo che lo dici tranquillamente,
senza preoccuparti o farti problemi di
alcun genere!”, cominciai
a sparare a macchinetta.
 
You really turn me on
 
“Dal modo confidenziale in cui ti toccava lui, Alberto”,
rispose lui tranquillamente. “E dalle tue reazioni...
Ho notato che quel ragazzo esercita una certa influenza
su di te.”
 
You knock me off of my feet now baby
 
“È che...”, cominciò a dire lei.
 
Oh...Grazie a Dio aveva cominciato a parlare!!!
 
Tirai un sospiro di sollievo.
 
My lonely days are gone 
 
Mandai giù a vuoto, preso in contropiede.
 
The way you make me feel
 
“Anche io ti considero un amico...
quindi nonostante tutto non riuscirei mai
a mandarti a quel paese come ho fatto...col ragazzo di prima!
Però da parte mia Andrea c'è solo questo...
ma non credere che non ci tenga comunque a te...Anzi,
a dire la verità”, si ritrovò a dire. “Ti sono veramente grata
per questo”, rise imbarazzata.
 
You really turn me on
 
“Quindi è evidente...”, sussurrai.
 
You knock me off of my feet now baby
 
“Cioè?”, mi ritrovai a sorridere anch’io.
 
My lonely days are gone 
 
“Abbastanza...”, rispose il padre di Andrea.
“E direi che anche il tuo amico lì se ne sia accorto...
per cui stai attento Alberto”, si raccomandò.
 
The way you make me feel
 
“Cioè che...”, iniziò a spiegare.
“Quando mi ero appena trasferita qui
all’inizio ero un po’ spaventata...
sai, nuova casa, nuovo stile di vita, 
nuovi compagni di classe...
però in tutto questo, ci sei stato tu,
fin dall’inizio, che senza un motivo
hai cominciato a mostrare interesse
nei miei confronti...
coi tuoi modi un po’ impacciati,
ma al di là di tutto sempre
gentile e disponibile...
senza mai aspettarti niente.”
 
 
You really turn me on
 
E così anche Luca sapeva della mia cotta malata per lui...
 
Fantastico...
 
You knock me off of my feet
 
“Tutto questo in un certo senso
mi ha sempre dato forza e sicurezza...”
 
My lonely days are gone 
 
“A quanto pare non sono l’unico su questa terra con una cotta senza rimedio!”,
esclamò il dottor Latorre, cercando di sdrammatizzare.
 
The way you make me feel
 
“Quindi alla fine se sono riuscita
a rifarmi una vita qui, in parte 
è anche merito tuo”,
confessò imbarazzata.
 
You really turn me on
 
Giusto...mi ero dimenticato di aggiungere che ero
in macchina col tizio che voleva sposarsi mia madre...
 
Pure!!!
 
You knock me off of my feet
 
“Ci saresti riuscita in ogni caso, Ella”, risposi,
completamente commosso
(praticamente a rischio pianto)
dalle sue parole.
“Sei una ragazza davvero unica...”
 
My lonely days are gone
 
E la giornata doveva ancora finire... 
che altro sarebbe successo ancora?!
 
 
Spazio Autore:
 
Eh sì...sono tornato!!!
Chiedo profondamente scusa a tutti coloro che aspettavano il seguito di questa storia per il ritardo!!! E vi ringrazio per il sostegno e le recensioni che mi lasciate ragazzi!!! Veramente!!!
Il capitolo è dedicato tutto a Nono23 :3 che ha proposto questa canzone tempo addietro! Che ve ne pare? So che non sarà uno dei capitoli più belli ma...ha il suo perché xD ahahah
Un mega abbraccio a tutti, pargolotti miei!
Mi siete mancati <3
 
mr Apricot
 
Ps ovviamente come al solito se avete domande o voglia di chiacchierare...son qui ^w^ ahahah

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Capitolo 15
*** Look Through My Eyes ***


Capitolo 14: Look Through My Eyes (Phil Collins)
 
 
 
Alberto’s POV:
 
“Alberto?”
 
La voce bassa del dottor Latorre mi riportò improvvisamente alla realtà.
 
“Eh?”
 
“Ti ho chiesto dove vuoi che ti lasci...”, mi fece lui.
 
“Ahn...”, mugugnai. “Mi lasci pure in un posto qualsiasi”, risposi poi. Basta che vendevano alcolici.
 
“Non vuoi che ti riporti a casa?”, domandò, con uno strano tono della voce.
 
“Sono senza chiavi”, risposi atono.
 
“C’è qualcosa che non va, per caso?”, chiese lui, apparentemente col tono più tranquillo adesso.
 
Uhm...
 
Già ero scosso per cazzi miei.
 
Con tanto di ormoni e adrenalina in subbuglio...
 
Se ci aggiungevamo lo psicologo adesso...rischiavo la mia sanità mentale!
 
E poi chi cavolo gli aveva detto che avevo qualcosa che per caso non andava?!
 
Okay...no...ero abbastanza palese.
 
“Senta...”, sospirai pesantemente. “Non voglio assolutamente mancarle di rispetto in alcun modo...ma adesso ho solo bisogno di starmene un po’ tranquillo...per cui, non si preoccupi per me, non serve...”, dissi fissando le mie scarpe. Stavo entrando in modalità ‘acida’, ma quello era veramente il massimo che potevo fare in quel momento...
 
Adesso era capace che sbottava e mi mollava lì in mezzo alla strada...
 
“Ascolta Alberto...”, cominciò a dire il dottor Latorre, dopo attimi che mi parvero un'eternità, in cui quasi trattenni il respiro. “Forse hai frainteso. Non avevo nessuna intenzione di farti la morale o una seduta di psicoanalisi...”
 
Ah, no? 
 
Okay...
Dopo questa dichiarazione non sapevo più cosa pensare.
 
Tutte le mie certezze stavano andando a quel paese...
 
Fantastico direi!
 
“...però non ho potuto fare a meno di notare che questo tuo comportamento sia stato causato dalla presenza del fratello di Paolo...e personalmente penso che starci male per uno come lui, non ne valga proprio la pena.”
 
Alzai la testa per guardarlo, sinceramente sorpreso per quelle parole.
 
Teneva lo sguardo fisso, concentrato sulla strada davanti a noi...
 
“Okay?”, aggiunse poi lanciandomi una rapida occhiata.
Era evidente che adesso stava aspettando lui una qualsiasi reazione da parte mia.
 
In un micro istante di pura cattiveria mi venne l’idea di non rispondere, così sarebbe soffocato a furia di trattenere lui il respiro...però questo sarebbe stato un comportamento da alquanto infantile da checca isterica e fuori di testa...cosa che d’altronde esprimeva al meglio il mio stato d’animo in quel momento...
 
Dilemma.
 
Grande dilemma.
 
 
 
“È che...”, mi ritrovai a dire alla fine, quasi che le parole mi uscissero contro la mia volontà. “Non so cosa fare...con lui.”
Optai per il dialogo con quell’uomo...alla fine lui che colpe ne aveva di quello che mi era successo? Anzi, per una volta mi aveva e stava ancora cercando di aiutarmi, a modo suo.
 
In un certo senso, al di là del mio orgoglio e della diffidenza nei suoi confronti, sotto sotto gliene ero grato.
 
Comunque sia...
 
Era quella la verità.
 
Luca per me aveva sempre rappresentato tutto...il primo ragazzo di cui mi sia mai veramente innamorato...il primo dubbio...la prima consapevolezza di essere gay...la prima certezza che l’amore esistesse...
 
“In che senso?”, chiese lui, interrompendo il flusso dei miei pensieri. “Io sapevo che era fidanzato con una ragazza”, aggiunse poi. “Non ti avrà...”
 
“No! No!”, esclamai. “Nulla di tutto ciò! Per carità! Non mi permetterei mai!”, risposi. “Però il fatto è che nonostante la distanza, gli anni passati e le persone incontrate, io non mi sono mai veramente dimenticato di lui...”, all’improvviso pronunciare ogni singola parola stava diventando sempre più faticoso...mi sembrava di vomitare macigni enormi più che parlare.
 
“Sei innamorato di quel ragazzo, Alberto?”, domandò così a bruciapelo il padre di Andrea.
 
Innamorato...no...cioè...la mia era più un’ossessione...con tanto di ormoni fuori controllo persino quando credevo di vederlo...si tratta solo di un pensiero abbastanza costante...dove il cominciare ad andare a letto con tanti ragazzi diversi per trovarne uno che me lo facesse dimenticare, non aveva funzionato per niente, facendo peggiorare giorno dopo giorno la mia autostima...ma è una cosa che va avanti solo da un paio d’anni...
 
...
 
No...
 
Okay...
 
Ero innamorato.
 
Cazzo!
 
In quel momento sentii qualcosa di caldo e umido scendermi lungo le guance...
 
Le lacrime diedero voce per me alla domanda del dottor Latorre.
 
Stavo piangendo.
Era talmente frastornato e distrutto che non riuscivo più a mantenere il controllo su me stesso...
 
Cercai subito di zittirmi e ricacciare indietro le lacrime, ma il risultato peggiorò solo la situazione.
 
Grazie a Dio il dottor Latorre si limitó a continuare a guardare la strada senza dire una parola.
 
Decisi poi di provare a fare un respiro profondo per calmarmi.
Così cominciai...
A inspirare piano...
 
Ed espirare...lentamente...
 
Finché non riuscii a tranquillizzarmi un po’.
 
Tornai quindi a fissare le mie scarpe, senza tuttavia vederle veramente.
In quel momento non sarei neppure stato in grado di dire di che colore erano...la mia testa era tutta assorbita da altri pensieri.
 
“Semplicemente...”, ripresi piano a parlare. “Non sono mai riuscito a togliermelo dalla testa...nonostante tutto...nonostante tutti!”
E qui potevamo capire quanto fossi ridotto male, ma molto male.
Senza rendermene mai veramente conto, avevo lasciato che la corda Lucasprofondasse sempre più in profondità, nel mio animo, dove il suo lieve vibrare poteva provocare considerevoli danni e  conseguenze...
Tipo il mio stato attuale di totale apatia e depressione nei confronti del mondo...
 
Chiodo scaccia chiodo, diceva il detto.
 
Peccato che da un bel po’ di anni a questa parte nessun chiodo era riuscito a scacciarlo...
 
Era rimasto lì, fisso.
 
“Era rimasto...fisso”, mi ritrovai a dire, senza neppure pensarci, boccheggiando con lo sguardo perso nel vuoto.
 
Andrea’s POV:
 
“Grazie per essermi amico.”
 
Mi ritrovai a ripensare per la milionesima volta a quella frase.
 
Me l’aveva detta Ella dopo esserci salutati alla festa di Samantha.
 
Da un lato non avevo minimamente realizzato
il mio piccolo grande sogno...
 
Come mio solito.
 
Dall’altro non potevo minimamente avercela con lei.
 
Amare una persona, vuol dire dare senza chiedere nulla in cambio...
O almeno era sempre stato questo il mio credo.
 
E poi...
Più di ogni altra cosa...
 
Volevo davvero bene a quella ragazza.
 
Forse era per questo che in quel momento
mi ritrovai a sorridere.
 
Ero appena stato affettuosamente friendzonato
e stavo sorridendo.
 
No, anzi...
 
Scoppiai letteralmente a ridere!
 
Che mente malata e contorta! Ahahahah
 
Era ovvio che la mia reazione non era affatto normale.
 
Eppure...
 
Sotto sotto ero...
 
...felice.
 
Mi sembrava di essermi liberato da un peso,
mi sentivo leggero, tranquillo...sereno.
 
Anche se mischiato a tutto ciò
c’era pure una vena di malinconia...
 
Però, Amen!
 
Era ‘normale’ dopotutto, no?
 
Però almeno non l’avevo persa...
 
 
Improvvisamente realizzai di essere seduto sul letto
da chissà quanto tempo, nel mentre in cui un rumore
di chiavi rieccheggiò per tutta la casa.
 
Il padre doveva essere tornato...
 
“Andrea!”, esclamò il dottor Latorre
appena varcò la soglia della porta di casa.
“Sono tornato! Tutto a posto?!”
 
Mi alzai di malavoglia dal mio adorato letto
per andargli incontro.
 
Mi fece gentilmente segno di entrare.
Ero messo talmente male che stava diventando pure gentile...
 
Sicuramente era tornato soltanto
per cambiarsi e uscire di nuovo.
 
Sigh...
 
E rieccoci di nuovo a casa dei Latorre.
Notai che erano state fatte alcune piccole modifiche dall’ultima volta che c’ero stato.
 
Il fatto che mio padre avesse più vita sociale di me,
non aiutava certo la mia già precaria autostima...
 
“Ciao, papà”, e finalmente vidi
Andrea sbucare dal corridoio.
 
“Ciao”, questa non era la voce di mio padre però...?!
 
Ed ecco un’altra corda non meglio definita della precedente
che stava cominciando a vibrare.
 
“Alberto?!”, domandai confuso.
Che ci faceva con mio padre!?
 
“Andrea...”, gli feci eco.
 
Questa era l’ultima cosa che mi sarei mai aspettato
sinceramente!
 
Nonostante ci fossimo avvicinati tantissimo
negli ultimi giorni avevo ancora qualche difficoltà
a relazionarmi con lui.
 
Sembrava passata un'eternità dalla prima volta
che era stato qui.
 
Certe volte mi sembrava così lontano...
 
“Io devo uscire di nuovo”,
disse improvvisamente mio
padre materializzandosi davanti
alla porta, vestito di tutto punto.
“Ho un appuntamento importante!”,
mi avvisò.
 
“Okay”, risposi ancora mezzo sorpreso
per la situazione generale.
 
“Tu cosa vuoi fare?”, mi domandò poi
il dottor Latorre. “Resti qui? Vuoi che ti porti
da qualche parte? Sarei già in ritardo
ma posso darti uno strappo lungo la strada.”
 
Se ne stava già andando quindi...
 
Chiodo scaccia chiodo...
 
“Beh, veramente...”, cominciai a dire.
 
Alla fine non poteva essere un’idea così malvagia...
 
“Se non sono di disturbo, rimarrei volentieri anche qui”,
rispose Alberto.
 
Ahn...
 
“Certo che puoi rimanere!”,
esclamò il dottor Latorre,
con troppa esultanza per non capire
che era contentissimo di non avermi
tra i piedi.
 
“Andrea, tu saresti d’accordo?”, domandai poi
notando la sua faccia sorpresa.
 
“No, figurati...”, mi limitai a rispondere.
“Mi fa piacere se rimani.”
 
Oh, ma davvero?
Che carino...
 
E fu così che mi ritrovai di nuovo
solo a casa mia...con Alberto.
 
Non mi resi neppure conto
che il padre di Andrea si fiondò
fuori dalla porta...
 
Cominciai a guardarmi intorno
con aria distratta.
 
La cosa stava diventando imbarazzante.
 
Non avevo minimamente nè le
facoltà mentali, nè la forza di rompere
il ghiaccio.
 
“Beh...”, cominciai a dire, osservandolo
guardarsi intorno con aria persa.
“Vuoi che ti offri qualcosa intanto?”
E poi non mi era ancora chiaro
cosa ci facesse lui qui...
 
Le mie aspettative erano state esaudite.
Bravo Andrea!
 
“Nulla...grazie.”
 
“Ti va di fare qualcosa in particolare?”
 
Sinceramente? Deprimermi chiuso in casa con una
bottiglia di vino rosso...
 
“No...niente.”
 
Che esasperazione...
 
“Alberto, va tutto bene?”,
domandai mezzo spazientito.
 
No...per niente...
 
“Sì...”, mentii spudoratamente.
“È solo che la giornata è stata pesante
e mi sono completamente lavato...
ero con tuo padre perché mi ha offerto
un passaggio”, raccontai un po’ per depistarlo.
 
“Capito...”, risposi
poco convinto.
Mio padre non diventava un crocerossino
filantropo se non in caso
di una catastrofe apocalittica!
Quindi doveva per forza
essere successo qualcosa...
Ma cosa?
 
“Non ti ho convinto, eh?”,
mi ritrovai a sorridere appena nel vedere la
sua faccia corrucciata.
 
“Per niente”, risposi.
 
“Non posso farci nulla”, feci spallucce.
 
“Tanto troverò il modo per farti parlare”,
sorrisi divertito.
Ahahah
 
Era sempre il solito scemo...
 
“Quindi...passiamo la serata qui davanti
alla porta o hai deciso cosa fare?”
 
“Vuoi davvero rimanere qui?”,
domandai perplesso.
“Pensavo fosse una scusa
per liberarti di mio padre.”
 
“Guarda che voglio veramente stare un po’ con te!”
Okay...detta così suonava abbastanza male,
però il concetto era quello!
 
Non potevo credere che avesse
veramente detto una cosa del genere...
 
“Che c’è?”, domandai poi,
notando la sua faccia perplessa.
“Vuoi che me ne vada?”
 
“No...”
 
“E allora qual’è il problema?”
 
“Che...”
Era tutto così strano ancora.
La sua sola presenza mi faceva sentire strano.
 
“Andrea, ti supplico, facciamo qualcosa...”
 
“Tu cosa vorresti fare?”
 
“Vorrei solo stare un po’ tranquillo.”
 
“Okay...”, sbuffai.
“Guardiamo la tv?”,
domandai grattandomi
la testa.
 
“Come l’ultima volta...”, ridacchiai
al ricordo.
 
“Già...”, constatai.
Io e la mia totale mancanza di
fantasia.
“Magari sarà meglio che ti fai una doccia
calda e ti metti qualcosa di asciutto
prima però”, aggiunsi poi
notando solo allora i suoi vestiti
brombi d’acqua.
 
“Non ho altri vestiti...”, gli feci notare.
 
“Ti presto i miei infatti.”
 
Già per me era imbarazzante anche solo
chiedere se potevo usare il bagno un momento in casa
d’altri...figurarsi farmi una doccia...che non
concepivo come una doccia seria...lo facevo
solo per far star buono quell’altro...sarà che magari
avevo bisogno di ambientarmi...Oddio, che discorsi
stavo facendo mo’?!
 
Non feci neppure in tempo a stendere
i vestiti di Alberto per farli un po’ asciugare,
che lui se n’era già uscito dalla doccia.
 
Alla fine optammo insieme per uno dei miei
pigiami intanto...almeno sarebbe stato comodo.
 
“Andrea, come funziona il phone?!”, mi
misi a urlare fuori dalla porta del bagno 
per poi richiudermici in preda ai dubbi
esistenziali.
 
“Ehi?”, domandai,
cominciando a picchiettare
dall’altra parte della porta.
“Posso entrare?”
 
“Entra!”, risposi.
 
Non appena aprii la porta rimasi
lì lì imbambolato...
 
Capelli ancora bagnati...
Pelle ancora leggermente umida...
E indossava uno dei miei pigiami...
solo che a lui stava meglio...
Molto meglio...
 
Troppo molto meglio.
 
“Che c'è?”, domandai notando
il suo sguardo perso. “Qualcosa non va?”
 
“No, no”,
scossi la testa,
come per scacciare un pensiero.
“Ti aiuto col phone.”
 
Uhm...
Non mi stava convincendo il ragazzo.
 
“Con Ella com’è andata?”
 
“Bene...”, risposi
prendendogli il phone dalle mani.
“Mi ha friendzonato”,
aggiunsi poi accendendo
l’apparecchio.
 
Ahn...
 
Presi il phone e cominciai ad asciugarmi
i capelli.
 
Mi ritrovai a guardare le nostre figure riflesse
alla specchio...
...Fino a che non incontrai il suo sguardo perso.
 
There are things in...
 
“Ehi...”
 
La voce di Alberto mi riportò
alla realtà.
Non mi ero neppure reso
conto che aveva spento
il phone.
 
“Ehi”, feci eco a mia volta.
 
...life you learn
 
“Andrea, tutto a posto?”
 
“Sì, stai tranquillo...”, mentii
spudoratamente.
 
And oh in time you'll see
 
Ci sistemammo poi comodi sul divano
a guardarci il primo film che capitava.
 
Anche se più che prestare attenzione
al film, prestavo attenzione a tutto
ciò che mi circondava, consapevole
che stranamente per una volta nella mia vita non stavo
pensando ossessivamente a Luca...
Mi beai di quello stato di tranquillità
in cui mi trovavo...
 
...chiedendomi anche a cosa era dovuto?
 
It's out there somewhere
 
Il film che stavamo guardando era una noia mortale,
non avrei mai pensato che ad Alberto
potessero piacere i vecchi film western...
 
Lo guardai con la coda dell’occhio,
per poi sospirare pesantemente.
 
It's all waiting
 
Forse ero solo particolarmente sconvolto...
 
If you keep believing
 
Era bellissimo pure in pigiama...
 
So don't run
 
Anche se quella specie di leggera ansia
che sentivo alla bocca dello stomaco
diceva di no.
 
Don't hide
 
Bellissimo per non dire altro...
 
It will be alright
 
Notai lo sguardo perso nel vuoto di Andrea...
evidentemente neppure a lui interessava
granchè il film che stavamo guardando...
O meglio, che non stava guardando nessuno
alla fine.
 
You'll see
 
E io mi sentivo così insignificante al confronto...
 
Trust me
 
Mi domandavo cosa lo preoccupasse tanto...
 
I'll be there 
 
C’era qualcosa che non riuscivo a capire,
qualcosa che mi stava mettendo ansia...paura...
 
watching over you
 
Fatto stava che era di nuovo lontano.
 
Da me.
 
Just take a look...through my eyes
 
Sentii improvvisamente qualcosa
di caldo contro la mia spalla.
 
There's a better place somewhere out there
 
“Ciao”, mormorai appoggiando
la testa contro la sua spalla e accoccolandomi
vicino a lui.
 
“Ciao”, risposi a mia volta.
Mi sentii rabbrividire a quel contatto.
 
Just take a look...through my eyes
 
“A cosa stavi pensando?”, 
domandai piano, osservandolo.
 
Rimasi per un attimo incantato a guardare i suoi occhi,
i lineamenti del suo viso...la sua
estrema dolcezza subito sotto quell’aspetto
apparentemente da duro...
In quel momento mi sentii mancare l’aria.
 
Everything changes
 
“Ehi?”, domandai di nuovo,
tirandomi su.
 
Mi ritrovai davanti i suoi occhi...
 
You'll be amazed what you'll find
 
...quei grandi occhi scuri, liquidi,
dolci...
 
...che tanto mi facevano impazzire.
 
(There's a better place)
 
Eravamo vicini.
 
Troppo vicini.
 
If you look through my eyes
 
In quel momento sentii il mio cuore
accelerare...sembrava facesse un frastuono
tremendo...e io stavo cominciando
a realizzare quello che fino a qualche
istante prima forse non volevo capire.
 
There will be times... 
 
Sentivo il battito del suo cuore...
 
...on this journey
 
...o era il mio?
 
All you'll see is darkness
 
“Pensavo solo che tutta questa storia
è assurda”, risposi allontanandomi
un poco da lui.
 
“Quale storia?”
 
“La nostra.”
 
“Perché dici?”
 
“Perché...”
 
“Perché?”, lo incalzai.
 
But out there somewhere
 
“Siamo diversi...quelli
come te non stanno con
quelli come me”,
risposi sentendomi
mancare l’aria quasi.
 
Stavo esprimendo qualcosa di
profondo e viscerale con quella semplice frase...
Da un lato un lato stavo realizzando
che Alberto mi stava
piacendo troppo...
Dall’altro la semplice quanto
devastante consapevolezza che se
ero arrivato irrimediabilmente
single fino ai vent’anni
quasi, sicuramente un motivo c’era.
 
Daylight finds you
 
“E come sarebbero quelli come te?”,
domandai non capendo il suo discorso.
 
“Basta che mi guardi...”
 
“Ti sto guardando”, risposi.
I suoi occhi malinconici, 
il suo sguardo perso...
...la sua bocca leggermente piegata
appena in una piccola smorfia...
Mandai giù, capendo poi il senso del suo discorso.
 
Che testardo...
 
If you keep believing
 
Mi sentivo patetico.
 
Era disarmante.
 
Mi stavo ritrovando a desiderare qualcosa
che non mi poteva essere concesso.
 
Tanto bello in ogni sua più piccola sfumatura
da essere la perfezione...
 
So don't run
 
Non era la prima volta che lo sentivo
fare riferimento alla sua scarsa autostima...
Però quella era la prima volta in cui mi rendevo
conto di quanto fosse effettivamente radicata in lui.
 
Don't hide
 
Volevo lui...
 
It will be alright
 
Non se ne rendeva conto...
 
Ma come Ella, anche lui si meritava
qualcosa di meglio.
 
You'll see
 
Eppure mi faceva perdere totalmente il controllo...
 
Qualcuno meglio di me.
 
Trust me
 
Fu un istinto a cui non sapevo
nè volevo resistere.
 
Per me ci sarebbero stati solo dei ricordi.
 
Mi avvicinai piano a lui...
 
I'll be there
 
...Fino a premere le mie labbra sulle sue.
 
Improvvisamente.
Mi stava...baciando.
Quella fu l’unica cosa che riuscii
a realizzare.
Ed era bellissimo...
 
watching over you
 
Mi staccai poi appena da lui, 
appoggiando la mia fronte contro la sua,
osservandolo...
Nei suoi occhi si vedeva chiaramente che era
appena stato sconvolto dal mio gesto.
 
“Come cazzo devo fartelo capire...”,
cominciai a dire piano, senza fiato.
“Che ci tengo davvero a te, eh?”,
dissi non potendo fare a meno
di sorridere, soddisfatto e fiero di me.
 
Just take a look...through my eyes
 
Okay...
 
Quel bacio fu bellissimo, mi sentivo
l’adrenalina a mille, mi sentivo felice,
mi sentivo come se avessi ritrovato qualcosa
che mi mancava...
 
Era una cosa indescrivibile a parole...
 
Ma per me non era solo un bacio.
 
Theres better place somewhere out there
 
Il modo in cui mi stava guardando,
dove il verde freddo dei suoi occhi
si mischiava ad una strana luce calda e luminosa,
quello era veramente da lasciare senza fiato...
 
Attento, dolce, perso, luminoso...
In quel momento mi faceva sentire...
 
“Bellissimo”, sussurrai piano
percorrendo il contorno delle sue labbra
con la punta del dito.
 
Just take a look...through my eyes
 
“Inizia ad avere un senso...”,
mi ritrovai a sussurrare poi.
 
“Cosa?”
 
“Tutto quanto.”
 
Noi?”
 
“Già...”
 
“A quanto pare...”
 
“L’abbiamo fatta più complicata di quanto
era in realtà.”
 
“Io direi che è perfetta così invece...”
 
Everything changes
 
Rimanemmo qualche istante
a guardarci in silenzio.
 
Per poi annullare di nuovo ogni distanza.
 
You'll be amazed what you'll find
 
Credo che fosse la prima volta
nella mia vita in cui mi sentii così...
 
Felice! Felice! Felice!
 
(Theres a better place)
 
Era come se ci fossimo ritrovati davvero
per la prima volta.
 
Tra una manovra e l’altra
me lo ritrovai sopra,
fatto stava che facevo di
tutto per tenerlo stretto a me.
 
If you look through my eyes
 
Mi ritrovai a tremare violentemente
senza sapere neppure io il perché...
 
All the things that 
 
Forse non sarebbe durato...
Ma non potevo dire che
in fondo, comunque fossero andate
le cose, non ne valesse la pena.
 
you can change
 
Fatto stava che non mi dispiaceva
la cosa, anzi.
 
There's a meaning in everything
 
In fondo non ne sapevo
nulla di relazioni e affini...
 
And you will find all you need
 
Nonostante lo tenessi già stretto a me,
cercai di stringerlo ancora più forte.
 
There's so much to understand
 
Ma almeno stava dimostrando
che, anche fosse stato solo per questo momento,
ci teneva veramente a me.
 
Take a look (take a look)...
 
Provare quello che stavo provando,
vederlo così sotto di me,
stringerlo come fossimo una cosa sola...
 
...through my eyes
 
C’era dolcezza in ogni suo gesto,
in ogni suo sguardo,
ogni carezza,
ogni bacio.
 
Theres a better place somewhere out there
 
...mi faceva pensare soltanto una cosa.
 
Just take a look (take a look)...
 
C’era amore...
 
...through my eyes
 
“Ti voglio mio”, mi ritrovai a sussurrare staccandomi
un poco per riprendere fiato e guardarlo dritto negli occhi.
 
La parole uscirono da sole, piene, forti, potenti e consapevoli.
Non dettate dal trasporto, ma razionali e lucide...
 
Lo volevo mio...
 
Everything changes
 
Volevo proteggerlo, coccolarlo,
baciare ogni centimetro del suo corpo...
 
Volevo che il mondo sapesse che non
dovesse provare neppure a sfiorarlo
con un dito...
 
Lui era libero, ma guai a chi me lo toccava.
 
You'll be amazed what you'll find
 
Mi sentivo peggio di un cane che marcava il
territorio...ma chi se ne importava sinceramente!
Era la verità!
 
(You'll be amazed if you just take a look)
 
Mi ritrovai a sorridere
raggiante alle sue parole,
al quale risposi con un bacio,
abbracciandolo forte.
 
Look through my eyes theres a better place somewhere out there
 
Ero felice perché mi faceva felice...
 
...ero felice perché lo sentivo felice...
 
...ero felice di sentire il suo sorriso...
 
...contro le mie labbra.
 
Just take a look through my eyes
 
Improvvisamente sentii le sue mani
alla base della mia schiena, sulla pelle.
 
A quel contatto inaspettato non potei fare a meno
di rabbrividire, inarcando la schiena a premendomi
ancora di più contro di lui.
 
Everything changes
 
“Andrea...”, mugugnai staccandomi
appena dalla sua bocca.
 
“Che c’è?”,
domandai ansimando
praticamente.
 
“Leva le mani dalla mia schiena”,
risposi tra un bacio e l’altro.
“Così mi stai facendo eccitare,
arrapare e...perdere ancora di
più la testa per te...”
 
Mi domandai se avrei mai
potuto essere più felice
di come mi sentivo in quel
momento.
 
You'll be amazed what you'll find
 
Ovviamente le mani non le levò...
E io avevo raggiunto il limite.
 
“Bene!”, esclamai spazientito
staccandomi completamente da lui.
 
If you look through my eyes
 
“Cosa?”, esclamai anch’io,
confuso e preoccupato
dal suo gesto.
 
Just take a look through my eyes
 
“Io ti avevo avvertito!”
 
If you look through my eyes... 
 
“Di cosa?”, replicai,
questa volta scoppiando
a ridere, visto che mi
aveva preso in braccio
con la forza.
 
Take a look through my eyes
 
“Andiamo in camera da letto!”
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Bene...
Che dire?
 
Sì, sono sempre io che ho scritto questo capitolo, come tutti gli altri xD da un lato volevo far avverrare il sogno di tutte le yaoiste che seguono e leggono questa storia...dall’altro ero curioso pure io di vederli insieme xD (colpa della primavera! Citando una mia amica xD ahahah)
 
Comunque...
Scrivere questo capitolo è stato...awwwwwwww!!!!!!!! Sono diventato di gelatina e zucchero man mano che andavo avanti xD
 
Questa volta la canzone è presa in prestito dalla colonna sonora di ‘Koda Fratello Orso’ xD  Look through my eyes di Phil Collins...credo ci stia bene, visto che in pratica si parla di come i nostri due pargoli vedono l’uno dell’altro (o almeno questo era nelle intenzioni...)
 
Questo capitolo lo vorrei dedicare in particolare a una mia amica che amo platonicamente, con gli attributi, sensibile, empatica, cucciolosa e unica per il semplice fatto che è lei! Sì, Musike, sto parlando di te xD <3<3<3 e il motivo per cui ti voglio dedicare proprio questo capitolo è perché sai pure tu che come Alberto hai una certa ‘corda’un po’ particolare xD solo che tu sei una musicista coi contro fiocchi, ergo: sai come farla suonare, ragazza! xD ci siamo capiti??
Okay, ora mi puoi anche ammazzare ! ^w^
Ma almeno questo mio messaggio ti rimarrà nei secula seculorum (o come c***o si scrive) xD ahahah
 
Ragazzi stiamo per raggiungere le 50recensioni!!!! Awwww vi vorrei stritolare e soffocare di abbracci uno per uno (è la primavera xD)
 
Fatemi sapere i vostri commenti e...se vi va scrivetemi per qualsiasi cosa xD anche per due chiacchiere sul tempo atmosferico xD ahahah
 
mr Apricot

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Capitolo 16
*** Cold Water ***


 
CAPITOLO 15: Cold Water (Major Lazer feat Justin Bieber & MØ)
 
 
 
Andrea’s POV:
 
“E questo è quanto...”,
sbuffai, cercando di calmare il fiatone.
 
Alberto’s POV:
 
Rimasi lì lì imbambolato a fissare Andrea 
con la faccia da pesce lesso, fino a quando
la voce di Dana non mi spaccò i timpani.
 
“Ma è una figata assurda!”, esclamò
la bionda facendomi saltare per lo spavento.
 
Mi girai a lanciarle un’occhiataccia,
a cui però non badò, troppo presa a guardare
Andrea con gli occhi a cuore.
 
“Quindi la coreografia che faremo sarà questa?”,
domandò poi François vicino a lei.
 
“Questa...”, dissi
prendendo fiato e 
appoggiandomi le mani sui fianchi.
“È una proposta...se
non vi piace possiamo cambiarla
o fare delle modifiche”,
spiegai.
 
Guardai Alberto in cerca di
approvazione, che però
aveva lo sguardo assorto
in chissà quali pensieri.
 
Dana stava guardando troppo sfacciatamente
Andrea però...
 
“Che dici?”, gli domandai
non appena ottenni la sua attenzione.
 
“Dico...”, cominciai a dire, non appena
mi accorsi dello sguardo di Andrea.
“Che...”, beh la verità era quella.
“Mi piace. Molto”, e pure troppo.
 
“Secondo me spacchiamo con
una cosa di queste!”,
commentò Erica su di giri
quanto Dana.
 
“Grazie...”, le sorrisi
riconoscente e un po’
imbarazzato.
 
 
“Ma...”, provai a dire cercando
di attirare l'attenzione di Andrea.
“Non è che ce la potresti far rivedere?”,
domandai con tutta l’innocenza di cui ero
capace. 
 
“Sì...certo”,
risposi senza capire.
 
“Perfetto!”, esclamai tutto contento.
 
Prima che potessi aggiungere qualsiasi
altra cosa, vidi Dana trotterellare fino allo stereo
per poi appoggiarci una mano sopra,
pronta a schiacciare il tasto ‘play’.
 
“Va bene...”,
dissi a bassa voce,
forse più rivolto a me
stesso che agli altri,
andando a posizionarmi
di nuovo al centro degli specchi.
“Quando vuoi Dana!”,
aggiunsi poi a voce più alta.
 
“È partita!”, avvisó lei
dopo un istante.
 
E le prime note della canzone
risuonarono per tutta la palestra.
 
Incrociai le braccia tenendo gli
occhi più che fissi su di lui,
pronto per godermi lo spettacolo.
 
Chiusi gli occhi un istante,
per riaprirli subito dopo...
il tempo per ricordare
a me stesso da dove era nata
quella mia coreografia.
 
E al ricordo,
non potei fare a meno
di sorridere.
 
Everybody gets high sometimes, you know 
 
Eccolo che partiva...
 
Guardai le
mie braccia muoversi
lentamente verso l’alto.
 
 
What else can we do when we’re feeling low? 
 
Per poi abbassarle
facendole roteare
veloci e sinuose intorno
al mio corpo. 
 
So take a deep breath and let it go 
 
Un colpo di spalla
e uno di bacino
prima di girare la testa di lato.
 
You shouldn’t be drowning on your own
 
Mi abbassai un poco
e molto lentamente
tenendo il busto di tre quarti,
per poi inarcare
e chiudere il petto
un colpo,
spostare il peso sull’altro piede
e girare sinuosamente
il busto dall’altro lato
facendo un’onda col corpo.
 
And if you feel you’re sinking, I will jump right over 
 
Osservai distratto
il mio riflesso muoversi
allo specchio,
calibrando ogni singolo
movimento del mio corpo...
 
Cominciò a muoversi
ondeggiando lento col corpo...
 
Into cold, cold water for you 
 
Tutti i passi erano
legati tra loro da
un lento e sensuale
ondeggiare del corpo...
 
...Appena accennato,
dandogli un’incredibile
carica di virilità...
 
And although time may take us into different places
 
Con ogni singolo
movimento cercavo di esprimere
quel ricordo...
 
Mandai giù, non staccando
gli occhi da lui.
 
Ripensando a quanto
era successo sabato sera...
cioè...notte in realtà!
 
I will still be patient with you
 
 
 
FLASHBACK PARTE 1:
 
Improvvisamente mi ritrovai,
senza capire esattamente come,
tra le braccia di Alberto.
“Che stai facendo?!”,
urlacchiai.
 
“Ti porto in camera...
così non ci disturba nessuno!”,
risposi, barcollando leggermente
da una parte all’altra del corridoio
e stando bene attento a non cadere.
Mi stavo pure spezzando la schiena...
.
 
“Mettimi giù!”,
piagnucolai, cercando
di dimenarmi.
 
“Non ci penso proprio!”,
ribattei tenendolo ben stretto.
“Tu provochi e ora ne subirai le conseguenze...”,
ridacchiai.
 
“Io non ho provocato nessuno!”,
esclamai fintamente offeso.
 
“Bello sei...”, dissi stampandogli
un bacio sulla fronte.
“Dove sta camera tua
che non mi ricordo?”,
domandai poi piuttosto
impaziente.
 
“Lì”, risposi
indicando la seconda
porta sulla sinistra
del corridoio.
 
Lui e la sua testardaggine...
Tanto valeva arrendersi!
 
And I hope you know
 
Mi girai dando le spalle alla porta,
cercando di girare la maniglia col gomito,
peccato che mi stavo massacrando
un nervo nel tentativo di fare quella cosa.
 
“Faccio io...”, dissi allungando
una mano prima che potesse
replicare qualcosa.
In fondo già mi stava tenendo
in braccio il poveretto.
 
I won’t let go
 
“Eccoci qui!”, esclamai
osservando la stanza e
chiudendo la porta con una
piccola pedata.
 
Stavo diventando sempre più
impaziente.
 
“Già...Puoi mettermi giù adesso?”,
domandai, notando solo in quel momento
che mi sentivo il cuore salirmi praticamente
in gola...
Che strana ansia.
 
“Certo.”
 
Mi mise giù,
facendomi sedere sul letto.
 
Finalmente!
 
“Che c’è?”, domandai
poi notando poi il suo sguardo.
 
Se ne stava con le braccia
appoggiate sul letto,
fissandomi in silenzio
dritto negli occhi.
 
“Nulla...ti guardavo”,
risposi semplicemente.
 
“Ah...okay”,
dissi sorridendo
completamente imbarazzato.
 
Okay...con quel faccino
non ce la facevo veramente più
a trattenermi però!
 
I’ll be your lifeline tonight
 
Senza il minimo preavviso
mi intrappolò le guance con una mano
e mi baciò...
avrei detto che ‘con trasporto’
sarebbe stata la definizione
più corretta, dato che mi ritrovai
scaraventato contro il materasso.
 
Mi stavo praticamente comportando
peggio di un animale...non sapevo
quanta esperienza avesse Andrea
e non volevo fare nulla che lui
non volesse...
E il fatto che rispose a quel gesto
infilando le sue mani tra i miei capelli
e spingendo ancora di più
la mia faccia contro la sua...non aiutava
per niente la mia capacità di autocontrollo.
 
Definire ‘attrazione’ quello
che stavo facendo mi pareva
un eufemismo invece...
 
I won’t let go
 
“Andrea...”, ansimai staccandomi
appena un poco da lui.
 
“Cosa c’è?”,
domandai,
col solo pensiero
che volevo tornare
a baciarlo...
 
“Se faccio qualcosa che non 
vuoi o ti faccio male...me lo devi
dire”, dissi guardandolo negli occhi.
“Okay?”
 
“Certo...”
In quale cazzo di parte
di quello che stavo facendo
pensava anche solo lontanamente
che non mi piacesse?!
Mi ci stavo praticamente
incollando addosso!
 
Per poco non scoppiai a ridere.
 
“Sono felice...sai?”,
dissi poi per informarlo
sulla mia situazione
attuale.
 
“Ah si?”, non potei
fare a meno di sorridere.
“Come mai?”, 
domandai poi
con un piccolo risolino malizioso.
 
“Sono felice di stare con te”
 
“Anch’io Andrea...”,
dissi dandogli un bacio.
“Non vorrei essere da nessun’altra parte.”
 
E quella frase bastò a mandarmi
il cervello in tilt.
 
I’ll be your lifeline tonight
 
Tornammo a baciarci...
 
...ancora e ancora...
 
...senza mai essere sazi
l’uno dell’altro...
 
...staccandoci solo di tanto in tanto
per riprendere fiato...
 
...ma i nostri occhi non
si lasciavano mai...
 
Cause we all get lost sometimes, you know?
 
Improvvisamente un pensiero
mi attraversò il cervello.
 
Volevo ardentemente sfilargli
la maglietta e da quel
pensiero non riuscii più a schiodarmi...
Fanculo.
 
Sentii improvvisamente le sue
mani esplorarmi la schiena,
per poi girare ad accarezzare la pancia,
risalire, lungo il mio petto,
sul torace, cercando di spingersi
sempre più su.
“Aspetta”, ansimai contro la sua bocca
e aiutandolo a sfilarmi la maglietta.
 
Quando riuscii a levargli la maglietta
e vederlo a torso nudo ebbi un tuffo nel cuore!
 
Era...boh...perfetto.
 
Fisico asciutto e complemente depilato,
muscoli delineati ma morbidi...
 
Rimasi un istante a guardarlo e senza aspettare
che dicesse qualcosa, sfilai anche la sua maglietta,
liberandolo e vedendolo finalmente un po’ più nudo...davanti a me.
 
Era strano farmi vedere senza maglietta
davanti a lui.
 
It’s how we learn and how we grow
 
Aveva un fisico molto asciutto...
con una leggera peluria sul petto
e che poi dalla pancia disegnava
una linea scura che scendeva giù...
 
La visione generale era veramente arrapante.
Peccato che sotto quel profilo fossi già bello che a posto...
 
Notai poi il suo sguardo assorto.
“Che c’è?”, domandai gattonandogli vicino.
 
“Nulla...”, risposi, ritornando
con la testa alla realtà.
“È che...beh...sei bellissimo”,
mi sembrò di dover dire
una cosa ovvia, del tipo
‘non guardare il sole
sennò ti accechi per davvero!’
 
“Tu sei bellissimo”, lo corressi,
montandogli sopra e ricominciando
a baciarlo, premendo il mio corpo
contro il suo e beandomi
della sensazione di poter sentire per la prima volta la
mia pelle nuda contra la sua.
 
Lo strinsi forte a me più che potei,
circondandogli i fianchi
con le gambe.
 
Era inebriante sentirlo così...
Lo esplorai, accarezzai, palpai,
toccai dappertutto...o quasi.
 
Finchè con la mano non arrivai a scendere lentamente
lungo la peluria della sua pancia, fino a superare
l'ombelico e scendendo sempre più giù,
verso il bordo dei pantaloni già un po’ cascanti
da tutti quei movimenti.
 
Lo guardai negli occhi per chiedergli il permesso
prima di continuare, permesso che mi diede
riprendendo a baciarmi e posando una mano sulla
mia, così da continuare insieme quello che avrei voluto fare...
 
And I wanna lay with you ‘til I’m old
 
Mi fermai.
 
In fondo avevo solo fatto poca roba...
però almeno ero soddisfatto del mio lavoro,
cosa non da poco!
 
Prima che potessi fare o dire
qualsiasi cosa però, 
partì un applauso a tradimento,
per il quale mi nascosi
la faccia completamente
imbarazzato, non sapendo
come comportarmi.
 
“Bravo Andrea!”, cominciò
ad urlare Dana.
 
“Bravissimo!”, mi unii a lei.
 
Pure se di fatto eravamo io, Dana,
Erica, François e Alex ad applaudire,
stavamo facendo abbastanza casino.
 
Guardai Andrea, totalmente fiero e orgoglioso di lui.
 
You shouldn’t be fighting on your own
 
“È veramente bellissima!”,
esclamò Erica.
 
“Già, è una figata assurda!”,
concordò François.
 
“Ragazzi!”, dissi non appena li ebbi
raggiunti. “Grazie...veramente!”, li ringraziai.
“Ora...”, aggiunsi poi. “Scusatemi ma vado un attimo
a sciacquarmi la faccia, sono brombo...”,
spiegai.
 
And if you feel you’re sinking, I will jump right over
 
Corsi nei bagni dietro la palestra
e mi precipitai verso il lavandino.
 
Aprii il rubinetto al massimo e
cercai di lavarmi il più possibile
con l'acqua, sciacquandomi più volte
il viso, dietro la nuca, le braccia pure e una
volta finito piegai la testa
sotto il lavandino per bere.
 
“Ehi”, una voce attirò
la mia attenzione.
 
Mi tirai su dal lavandino,
trovando, riflesso allo specchio,
la figura di Alberto appoggiato
allo stipite della porta.
 
“Ehi”, risposi, nel mentre che mi asciugavo
la bocca con un grande pezzo di carta.
 
Into cold, cold water for you
 
“A posto?”, domandai.
 
“Sì”, risposi tranquillo.
 
“Comunque sia...”,
dissi andando
verso di lui.
“È veramente strabella la coreografia!”,
ammisi.
 
“Grazie”, ridacchiai.
 
And although time may take us into different places
 
“Mi piace davvero”,
dissi. “Pure troppo.”
 
“Che vuol dire?”,
domandai girandomi
verso di lui, ritrovandomelo
così davanti.
 
“Beh...”, iniziai a dire
appoggiando le mani
sui suoi fianchi. “Tu che
fai tutto quei movimenti super
sexy...”
 
“Guarda che sono scopiazzati
da delle coreografie che mi hanno
fatto fare quando ho iniziato!”,
mi difesi, non potendo credere
a quello che stavo sentendo.
“Eravamo dei bambini poi all’epoca!”
 
“Per me eri comunque super sexy...”,
sussurrai guardandolo negli occhi.
“Vorrei tipo stuprarti in questo momento...sai?”,
ammisi.
 
Okay...in quel momento mi stavo
arrapando...peccato che non era nè il momento
nè il luogo quello...per cui mi ritrovai a odiare
Alberto con tutto me stesso.
 
I will still be patient with you
 
“Ti sto odiando”,
ammisi.
 
“Perchè?”, ridacchiai.
 
“Lo sai perché...”,
dissi con fare ovvio.
 
Insomma, era arrivato al punto
da tenermi bloccato il bacino
tra: il bordo del lavandino,me sue mani
e il suo bacino.
 
Non poteva non accorgersi
di quello che stava succedendo
là sotto...il tutto contro
la mia volontà poi...
 
“Qualcuno è un po’
su di giri?”, lo presi in giro,
strusciandomi un poco contro di lui.
 
“Sei uno stronzo”,
ribattei.
“Ti sarei veramente grato se
la smettessi!”
 
“Uhm...”, feci finta di
pensarci su. “Non credo che lo farò.”
 
Te pareva...
 
La cosa che mi dava ulteriormente
sui nervi era che invece Alberto sembrava tutto
sereno e tranquillo.
 
E in più se ne stava approfittando, lo stronzo...
 
Decisi che dovevo vendicarmi!
 
And I hope you know
 
Senza che potessi avere
il tempo di reagire in qualsiasi
modo, mi afferrò il colletto della maglietta
con una mano, tirandomi a sè con forza
e iniziando a baciarmi con foga.
 
Risposi al suo baci, felice come una Pasqua,
fino a quando, senza capire come,
mi ritrovai con le spalle contro il muro,
contro il quale Andrea mi teneva premuto
per cercare di alzarmi...finii 
così in braccio a lui, con le gambe attorcigliate
al suo corpo.
 
Mi stava praticamente dominando lui
e la cosa dovevo ammettere che era stra eccitante!
 
Cercai di stringerlo ancora
più forte a me, ma con un gesto
all’improvviso si liberò e si allontanò
di qualche passo.
 
I won’t let go
 
“Così adesso non sono l’unico
ad andare in giro eccitato e su di giri”,
dissi con uno sguardo
trionfante.
 
“Tu...”, lo guardai realizzando
solo in un secondo momento
cos’aveva fatto. “Sei un grandissimo stronzo!”
 
“Come te d’altronde!”,
ribattei.
 
“Questa me la paghi!”,
minacciai. “Ricordatelo!”
 
I’ll be your lifeline tonight
 
Tesoro, non rompere il cazzo
come tuo solito”,
risposi arretrando verso
la porta del bagno.
 
I’ll be your lifeline tonight
 
“Me la paghi!”, lo ammonii
di nuovo.
 
“Muoviti che abbiamo del lavoro da fare!”
 
“Non temi la mia vendetta?!”,
domandai cercando di non ridere.
 
“Sinceramente...no”
 
“Dovresti invece! Potrei non aver pietà!”,
esclamai con fare drammatico.
 
“Tu mi ami troppo”,
gli feci notare.
 
“Questo non è vero!”, mentii spudoratamente.
 
“Oh, sì che è vero invece!”
 
Ero stato sgamato...
 
“E poi sei troppo pigro per mettere in atto le tue vendette.”
 
Anche questo era vero...
 
“Oltre che la persona più buona del mondo”,
aggiunsi poi.
 
“Davvero pensi questo?”,
domandai completamente spiazzato.
 
“Sì...”,
ammisi avvicinandomi a lui.
“È una delle cose che più mi piace di te”,
dissi poi dandogli un bacio casto sulle labbra.
 
Come on, come on
 
 
 
FLASHBACK PARTE 2:
 
 
Okay...avevo ufficialmente
perso la verginità.
 
E...boh...mi sentivo il ragazzo
più felice del mondo!
 
Osservai distratto il soffitto,
immerso in questi pensieri,
nel mentre in cui giocavo con
i capelli di Alberto.
 
“Ehi”, dissi dopo un po’,
alzando la testa per guardarlo,
ritrovandomi così col mento
appoggiato sul suo petto.
 
 
“Ehi”
 
“Che dici?”
 
“Su cosa?”, domandai confuso.
 
“Sulla tua prima volta con un ragazzo.”
 
Scoppiai a ridere.
“Era la mia prima volta in assoluto veramente!”
 
Save me from my rocking boat
 
“Ahn...”, risposi shockato.
“Io non...”
 
“Ehi”, lo fermai prima che potesse
aggiungere altro. “In realtà volevo, o sognavo più che altro,
che la mia prima volta fosse con te...
al di là poi di come andranno le
cose...per quello che vale,
grazie per tutte le emozioni che mi hai
e mi stai regalando”,
dissi guardandolo serio. 
 
I just wanna stay afloat
 
Sentii le lacrime inumidirmi
gli occhi per quelle parole.
Era bellissimo, pieno d’amore,
dolce in ogni suo aspetto
e mi sentivo al sicuro stretto
tra le sue braccia...
Meritavo davvero tutto questo?
 
“Grazie a te, Andrea”, risposi.
“Per tutto...”
 
Non potei fare a meno
di sorridere.
 
I’m all alone
 
Mi raggomitolai contro il suo petto,
facendomi cullare dal battere del suo cuore.
 
Senza capire perché mi ritrovai a tremare...
cercai di stringermi a lui per fermarmi.
 
“Stai tremando”, dissi piano,
abbracciandolo più forte.
“Che succede?”
 
“Non lo so”, ammisi.
“È una reazione involontaria”,
spiegai.
 
Era la verità.
 
Stavo semplicemente tremando e non riuscivo
a fermarmi.
 
And I hope, I hope someone come and take me home
 
“Ti succede spesso?”,
domandai non potendo fare
a meno di sorridere.
 
La trovavo una cosa incredibilmente tenera...
 
“Veramente con te è la prima volta”,
risposi.
 
“Davvero? E quando lo facevi
con gli altri ragazzi?”,
chiesi curioso.
 
“Diciamo che con gli altri ragazzi
scopavo e basta per non pensare
troppo a un ragazzo che mi piaceva...”,
spiegai.
“Che tra l’altro ho scoperto essere
il fratello del fidanzatino di mio padre”,
borbottai, scoppiando poi a ridere
per l'assurdità di quella cosa.
 
Fu una risata liberatoria, catarchica.
 
Era come essersi liberato da un qualche peso.
 
Improvvisamente mi sentivo
più leggere...sereno, rilassato...
Felice.
 
E lo dovevo soltanto a lui.
 
Chiusi gli occhi e inspirai forte
l’odore della sua pelle...
 
Somewhere I can rest my soul
 
“Quindi con me cos’hai fatto alla fine?”,
scoppiai a ridere.
 
A quelle parole mi tirai su,
sovrastandolo completamente
e guardandolo in quei suoi occhi
grandi e profondi.
 
“Con te ho fatto l’amore”,
ammisi emozionato,
mentre un sorriso timido
mi spuntava sulle labbra.
“Abbiamo fatto l’amore...”,
mi corressi poi.
 
Quella semplice frase fu per me
una scoperta...una rivelazione.
 
I need to know you won’t let go
 
“Mm...sono d’accordo”,
concordai, ridacchiando un po’.
 
I won’t let go
 
“Quindi adesso non siamo solo
compagni di classe”, mi ritrovai a dire poi.
 
I’ll be your lifeline tonight
 
“Non siamo mai stati solo compagni
classe.”
 
I won’t let go
 
“No...in effetti no.”
 
I’ll be your lifeline tonight
 
“Per quel che riguarda noi adesso invece, direi
che...”, borbottai, prendendo a tracciargli
il contorno della bocca con un dito.
“Visto come stanno le cose...magari, vuoi
essere ‘ufficialmente’, diciamo,
il mio ragazzo?”, domandai col cuore in gola.
Mi sentivo un po’ patetico,
ma la verità era che ero una persona
bisognosa di continue conferme...
per cui tanto valeva dirlo!
 
I won’t let go
 
“Certo che voglio essere il tuo
ragazzo”, risposi raggiante.
 
In quel momento mi domandai
se sarei mai stato in grado
di esprimere tutto ciò
che stavo provando...
dove ogni singolo istante
sembrava un piccolo
grande infinito.
 
I won’t let go...
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
E sì, sono tornato ragazzi! XD
Mi davate per disperso, ve?
Comunque sia...chiedo umilmente scusa per l’attesa, ma veramente non ho avuto un attimo libero e non so da quant’è che non mi mettevo tranquillo a scrivere xD dovrei pure studiare per gli esami, però in questi giorni il mio cervello s’è messo a dire ‘wait a minute!!!’, ricordandomi che prima della sessione estiva mi dicevo che avrei trovato il tempo di dedicarmi alle mie passioni durante la sessione, tra una pausa e l’altra magari, come ho sempre fatto per staccare la spina, durante la sessione estiva mi sono ritrovato a vivere in simbiosi coi libri praticamente...pure se gli esiti non sono stati granchè...ripromettendomi che mi sarei almeno messo a scrivere dopo gli esami...e adesso che dovrei comunque rimettermi a studiare,
tra cose varie e mio papà che si mette a fare lavori in casa T.T...ho deciso di dedicarmi un attimo a sta cosa...perché...sti cazzi, okay che lo studio è importante e un domani mi metterò a maledirmi per non aver passato più tempo sui libri...però anche dedicarsi ai propri sogni e desideri penso sia ugualmente importante...ci vuole la giusta misura insomma !xD
Sappiate comunque che per quanto tempo passi, non ho intenzione di lasciare incompiuta nè questa nè le altre storie! Ci metterò una vita ad aggiornare magari, ma non le lascerò a metà! xD
E ci tengo comunque a ringraziare tutti coloro che nonostante tutto continuano a leggere questa storia :)che la seguiate o meno, grazie veramente ragazzi!!!
Questo capitolo è per tutte le yaoiste e yaoisti che volevano vedere a letto i nostri pargoletti xD ora, da un lato volevo che sembrasse reale...dall’altro non potevo scendere troppo nelle descrizioni, altrimenti il raiting sarebbe stato rosso e tutti i minorenni che seguono la storia sarebbero stato automaticamente tagliati fuori (e non mi sembrava giusto!)...credo di essermi mantenuto sul raiting dell’arancione xD ma se secondo voi l’ho superato, il che non era minimamente mia intenzione sia chiaro, vi prego di segnalarmelo!
Detto ciò, spero veramente che il capitolo vi sia piaciuto xD Ahahah mi piacerebbe sapere i vostri commenti, i vostri pensieri su come andranno avanti le cose e se magari vorreste leggere di spaccati di vita particolari su alcuni personaggi nello specifico! Fatemi sapere ;)
Vi lascio con uno scarabocchio su questo capitolo che avevo fatto qualche mese fa Ahahah sperando che vi piaccia (si lo so mancano un bel po’ di tatuaggi ad Alberto xD) Ahahah
 
 
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Ultima cosa e poi la smetto di rompere xD sulla bio ho aggiunto qualche giorno fa il mio nick di Instagram, se magari qualcuno di voi si stesse chiedendo che faccia ha la mente malata che si nasconde tutte le volte dietro lo Spazio Autore xD ahahahah!
Buonanotte e buone vacanze pargolotti miei, un abbraccio stritola ossa ad ognuno di voi! :3
mr Apricot

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Capitolo 17
*** Teenage Dream ***


CAPITOLO 16: TEENAGE DREAM (Katy Perry).
 
 
Andrea’s POV:
 
“Andiamo però adesso...”,
dissi dolcemente, staccandomi
da lui e avviandomi verso la porta.
 
Alberto’s POV:
 
“Andiamo...”,
risposi sospirando.
 
Seguii Andrea fuori dal
bagno della palestra, fino
a quando non notai passando davanti
ad una porta-finestra lungo il corridoio,
un gruppo di ragazzini piuttosto animati.
 
“Ehi?”, domandai
quando vidi Alberto
fermarsi improvvisamente
a guardare fuori
con una certa attenzione.
 
Saranno stati una quindicina...
ed erano a semicerchio contro
qualcosa...o qualcuno...visto
le loro facce sadiche.
 
“Vai a chiamare gli altri!”,
disse improvvisamente.
 
“Eh?”, domandai non
capendo cosa volesse dire.
 
“Vedi là fuori?!”, urlai a voce più alta. 
“Probabilmente quei ragazzini
se la stanno prendendo con qualcuno!”
 
A quelle parole rimasi
sconcertato quando riuscii
a capirne il senso.
 
“Vai a chiamare gli altri!”, gli ordinai
preso dalla collera.
 
Mi buttai poi sulla maniglia della porta-finestra
e mi precipitai fuori.
 
“Ehi!”, tuonai, camminando a grandi
falcate verso il gruppetto. “Che state facendo?!”
 
“Fatti i cazzi tuoi!”, mi sentii rispondere
da qualcuno, seguito da una risata denigratoria generale.
 
Notai con orrore che dovevano avere sì
e no quindic’anni...o sedici...fu come
vedere dei bambini urlare il motto
del ‘sesso, droga e rock’n’roll’...
pensavi automaticamente che non
potevano capire fino in fondo quello che stavano dicendo.
 
Sbuffai, guardandoli attentamente
uno per uno, mentre sentivo la tensione
salire a mille, finché non vidi una faccia
familiare.
 
Edoardo?
 
Quel ragazzino se ne stava tutto tremante
con lo sguardo liquido e le spalle al muro.
 
“Che state facendo?!”, domandai di nuovo, impassibile.
 
Erano dei bimbetti minchia dopotutto,
(non che io non lo fossi...)
però una bella sberla a tutti non
gliel’avrei risparmiata se si fossero
azzardati anche solo a provare a far qualcosa.
 
“Ehi!”,
urlai correndo fuori
dalla porta-finestra,
seguito da Dana, Erica,
Alex e François.
 
La scena che mi si presentò
davanti mi mandò il sangue alla testa.
 
Anche se erano cose che non avevo
mai fatto in vita mia,
mi ritrovai a posizionarmi istintivamente
tra i ragazzini e Alberto...
non me lo doveva toccare nessuno.
 
“È arrivato il fidanzatino
a salvarti?”, disse un ragazzino,
con gli occhiali e i capelli mezzi rasati,
con la faccia da bambino
-di quelli che avresti preso volentieri
a sberle senza un motivo preciso-
e un sorriso cattivo.
 
“Perché non te ne torni nell’utero
di tua madre, nullità?”, mi ritrovai a sibilare
prima di poter connettere il cervello.
“O è ignota anche quella?”
 
Pure se non avevo idea di dove
fosse uscita fuori quella frase...
non potei fare a meno di sentirmi potente!
 
Rimasi sconvolto da quel l'attacco di cattiveria di Andrea.
Lo guardai sgranando gli occhi...anche
perché sarebbe stato quello che gli avrei voluto rispondere io
...Se fossi mai riuscito a elaborare una frase del genere...
 
“Giusto, Marco”, si intromise Dana.
“Perché non te ne vai a casa coi tuoi stupidi
amichetti?”,
disse tirando fuori il cellulare.
“Oppure dovrò telefonate a tua madre
e raccontargli tutto!”
 
“Non provarci, brutta troia!”,
gridò il bambino...cioè il ragazzino,
preso alla sprovvista.
 
Certo che un paio di gonfiate di
botte non gli avrebbero fatto male...
 
Strinsi i pugni più forte che potei, per cercare di sedare
la voglia di picchiarlo...
 
Vidi poi Dana balzare in avanti
e afferrare quel ragazzino.
“Stammi bene a sentire, pulce...”,
cominciò a dire
con una calma inquietante,
tirandogli e contorcendogli un orecchio,
mentre con la mano libera
digitava qualcosa sul cellulare
a tutta velocità.
“Solo perché sei il fratello di una delle
mie migliori amiche, non vuol dire
che non ti posso ammazzare di botte”,
minacciò. “E tu sai quanto mi piace...vero?”
 
Il ragazzino cominciò a dimenarsi
in lacrime, sotto lo sguardo impressionato
dei suoi amichetti.
 
Sembrava dolorosissimo quello
che gli stava facendo Dana...
Peccato che non avessi la minima pietà per lui.
 
“Pronto?”, fece poi d’un tratto Dana,
portandosi il telefono all’orecchio.
“Camilla? Ciao! Senti...”,
disse nel mentre contorse ancora
di più l’orecchio del ragazzino
per farlo gemere ancora più forte.
“Sono qui con quello stupido di tuo fratello...”,
raccontò. “L’ho trovato che stava facendo il bulletto
coi suoi amici...contro un ragazzo che fa hip hop con me.”
 
Rimase qualche istante in ascolto, 
annuendo di tanto in tanto.
 
“Tua sorella ti vuole parlare”, disse poi,
posando il telefono sul l'orecchio libero del ragazzino.
 
Fu uno spettacolo abbastanza penoso,
vedere quel ragazzino tanto strafottente
tremare come una foglia sotto le urla della sorella
all’altro capo del telefono.
 
“Bene”, fece poi Dana soddisfatta,
non appena ebbe chiuso il telefono.
“Ora vedi di sloggiare.”
 
“Sei cattiva!”, urlò il ragazzino pieno di rabbia.
 
“No...sono un mostro”,
lo corresse lei.
“Se vedo ancora qui intorno te o uno dei tuoi
amici vi pesto a sangue”, minacciò spietata.
“E ora avete cinque secondi per sparire!”
 
Prima che qualcuno potesse
dire qualsiasi cosa, i teppistelli si dileguarono
in un istante.
 
Fiuuu...
 
Finalmente mi rilassai un poco.
 
“Li conoscevi?”, domandai
a Dana.
 
“Sì...”, sbuffò lei.
“Qualcuno sì, sono i fratelli 
più piccoli di alcune mie amiche”,
spiegò. “Quando li brinco ho il dovere
di informare la famiglia”,
aggiunse poi con un sorrisetto malizioso.
 
“Chissà perché mi viene da pensare
che non ti dispiaccia troppo la cosa!”,
ridacchiai prendendola in giro.
 
“Perché ho la benedizione dei loro genitori
e delle loro sorelle per prenderli a sberle!”,
disse alzando un dito.
 
“Ma che bello!”
 
“Puoi dirlo forte!”,
rise lei.
 
“Ehi, Edoardo?”, sentii improvvisamente
esclamare Erica. “Tutto bene?”, domandò,
avvicinandosi al ragazzo.
 
Solo in quel momento mi accorsi che
quel ragazzo si era lasciato andare per terra,
completamente in lacrime.
 
Mi si strinse il cuore a vedere quella scena...
 
“Non è niente...”, mormorò
nascondendosi la testa
fra le mani.
“Non è niente...”,
ripetè fra le lacrime.
 
“Andate dentro voi”,
sentii improvvisamente la voce
di Alberto vicino a me.
“Insegna agli altri la tua coreografia...
di lui mi occupo io”,
si propose.
 
“Okay”, dissi, guardandolo fiero
e in preda alla commozione.
 
Era sempre pronto ad aiutare gli altri...
 
“Ragazzi”, chiamai gli altri. “Andiamo noi intanto.”
 
Senza dire nulla,
ma capendo al volo,
Dana, Erica e François
si incamminarono verso la palestra.
 
“Che schifose femminucce del cazzo!”,
esclamò Alex, incamminandosi con me.
 
“Sempre offensivo e maschilista come tuo solito”,
commentai.
 
“Lo sono sempre infatti!”,
scherzò lui.
 
“Non ne dubitavo...”,
sospirai alzando gli occhi al cielo.
 
 
Alla fine rimanemmo solo
io ed Edoardo.
 
“Ehi”, provai a dire, sedendomi
per terra vicino a lui. “Calmati...è tutto finito”,
dissi piano, appoggiandogli delicatamente una mano
sulla schiena.
 
Lui per tutta risposta
alzò la testa, lanciandomi
prima una rapida occhiata
e poi cominciando a fare respiri
profondi per cercare di calmarsi,
tenendo fisso lo sguardo davanti a sè.
 
Rimanemmo così per non so quanto tempo,
nella calma della luce del primo pomeriggio.
 
Lo osservai tranquillo, aspettando
che fosse lui a dire qualcosa.
 
“Io...”, cominciò dopo non so quanto tempo.
“Mi dispiace...”
 
“E di cosa?”, domandai aggrottando la fronte.
 
“Di avervi messi in mezzo.”
 
Scoppiai a ridere. “Non è colpa tua quello che è successo!”,
risposi. “Chi erano quei ragazzi?”, domandai poi.
 
“I miei amici...”, rispose lui. “Più o meno...”
 
“Che amici del cazzo che hai”, mi ritrovai a dire.
“Lasciali perdere!”
 
“Sono gli unici che ho...”
 
Mi morsi l'interno della guancia a quelle parole.
“Che è successo?”, domandai poi. “Come mai ce l’avevano con te?”
 
“Non ce l’avevano con me...ce l’avevano con mio padre.”
 
“Eh?!”, esclamai non capendo cosa c’entrasse.
 
“Mio padre insegna latino in questa scuola...non è particolarmente amato.”
 
“Ahn...”, feci. “Come si chiama?”
 
“Gasparini”, pronunciò il cognome, facendo una smorfia.
 
“Non so chi sia”, ammisi.
 
“Meglio così”, rispose lui sconsolato.
 
“Insegna anche a quei ragazzi?”, domandai.
 
“Sì”, rispose.
 
“E cosa c’entra il tutto con te?”, domandai.
 
“Mio padre pare voglia farli rimandare...e loro si volevano vendicare...”
 
A quelle parole strinsi la mascella dalla rabbia. “E tu glielo lasci fare?”,
domandai cercando di calmarmi.
 
“Cosa dovrei fare?”, domandò.
 
“Qualcosa!”, esclamai. “Dirglielo a tuo padre, per esempio!”
 
“A mio padre non gliene importa nulla di me.”
 
“Io non credo.”
 
“Tu non lo conosci...”, disse malinconico, coi grandi occhi scuri persi chissà dove. Per certi versi mi ricordava Andrea...
“Comunque sia, grazie”, aggiunse poi dopo un po’. “Per tutto”,
continuò piuttosto imbarazzato.
 
“Figurati...fammi sapere però se quei 
ragazzini ti danno ancora noie, okay?”,
gli sorrisi poi.
 
 
 
*****
 
 
“Gli ho detto di dirmi se quei ragazzini
gli davano ancora problemi, gli ho dato
il mio numero per qualsiasi cosa,
dopodichè l’ho accompagnato in fermata,
visto che non se la sentiva di fare
lezione con noi oggi”, raccontai.
 
“Beh...hai fatto bene!”,
commentai.
 
“Sicuramente il tuo gesto l’ha
aiutato molto”, disse Erica.
 
Ce ne stavamo tutti lungo il corridoio
della palestra, ascoltando il resoconto
di Alberto di quanto era successo poco prima.
Io ero ancora mezzo sconvolto.
 
“Certo che...povero ragazzo”,
commentò François agitando una mano.
 
“Ma chi è Gasparini?”, domandai poi
agli altri.
 
“Oh”, fece Alex. “Gasparini è il
più grande stronzo mai vissuto sulla terra!”,
disse acido.
 
“Per una volta sono d’accordo con lui”,
disse Erica.
 
Erica e Alex che erano d’accordo su qualcosa?
La cosa era alquanto catastrofica allora...
 
“Striminzito di voti...se non
gli dici le cose esattamente
come se le vuole sentire dire lui,
giuste o sbagliate che siano,
finisci sulla sua lista nera”,
spiegai ad Alberto, tanto per dare
un’idea dell’individuo.
 
“Uao...”, lo guardai allucinato.
“Un mostro insomma!”
 
“Già”, fece François. “E quel poveretto
già se lo deve sorbire a casa
come genitore...se in più
ci si mettono pure i suoi alunni scazzati,
quello non sopravvive!”
 
“Fatto sta che pure lui s’è scelto degli amici del cazzo”,
commentai.
 
“Non credo che abbia avuto molta
scelta, Alberto”, intervenne Dana.
“Io quel ragazzino l’ho sempre visto
da solo, prima di conoscerlo qui...
E penso che il fratello di Camilla e i suoi
amichetti, stronzi come sono,
ne hanno solo approfittato...
ben sapendo che nessuno vuole
stare veramente da solo”
 
“Quindi dici che non ha avuto scelta?!”,
facevo fatica a crederle.
 
“Quando tutti ti prendono per il culo
e soltanto una persona ti si mostra amica...tu che faresti?”
 
“Non lo so, Dana...”, risposi,
sinceramente sconvolto da
quanto aveva appena detto.
 
“Ecco...”, fece lei,
limitandosi poi ad un silenzio
più frastornante di mille parole.
 
 
*****
 
 
“Pronto?”, risposi al cellulare,
nel mentre che mettevo finalmente
piede fuori dalla scuola.
 
“Chi è?”, mimai con le labbra
ad Andrea.
 
“Pronto, Andrea?”,
riconobbi subito la voce di Samantha
dall’altra parte.
 
“Samantha!”, esclamai,
per farmi sentire anche ad Alberto.
 
“Andrea!”,
fece lei con altrettanto
entusiasmo.
“Ti volevo solo dire che ti
sto aspettando davanti al cancello
della scuola...quando hai finito.”
 
“Uhm...okay”, 
mugugnai facendo saettare
lo sguardo sulla zona del cancello
d’entrata.
 
Mi domandai distrattamente
perché Samantha era qui
mentre seguivo Andrea,
che nel frattempo aveva accelerato
il passo.
 
“Non ti vedo”,
dissi.
 
“Sto subito fuori dal cancello,
sulla destra.”
 
“Okay...”
 
“Non ti sarai dimenticato vero?”,
domandò poi.
 
“Ehm...”, feci preso alla sprovvista.
 
In quell’istante notai
una figura che si sbracciava
dall’altra parte del cancello,
che riconobbi subito.
 
“Samantha!”, esclamò
Andrea non appena 
la raggiungemmo.
 
“Ciao, Andrea!”, lo salutò
lei tutta contenta, abbracciandolo
e dandogli un bacio sulla guancia.
 
“Uh, ciao Alberto!”,
fece poi dando due baci
anche a lui.
 
“Beh, ragazzi? Com’è andata?”,
domandò con un sorriso.
 
“Diciamo che più o meno...”,
risposi passandomi una mano
sul collo. “È andata!”
 
“Beh, bene dai!”,
fece lei.
 
“Tu che dici, Samantha?”,
domandai poi.
 
“Io dico...”, rispose facendo
una piccola pausa.
“Che me ne sto qui ad aspettare
da un quarto d’ora...perché
con qualcuno di mia conoscenza
avevamo deciso di farci un giro nel
pomeriggio”,
disse lanciandomi un’occhiataccia.
“Eh sì che tre ore fa ti
ho pure salutato dicendoti
‘ci vediamo dopo Andrea!’
e tu ‘sì, sì Samantha’...
Ora ho capito che manco mi stavi cagando!”,
borbottò fintamente offesa.
 
Giustooooo!!!
 
Anzi...
 
Cazzuuuuuuu!
 
Ecco perché era qui!
 
Mi spalmai mentalmente
una mano sulla faccia
per essermi dimenticato
di una cosa del genere!
 
“Samantha...mi dispiace!”,
mi scusai mortificato
e sinceramente dispiaciuto.
 
“Certo, certo...”,
fece lei agitando una mano.
“Sopravviverò lo stesso, non ti preoccupare!”
 
“Quindi andate a farvi un giro?”,
domandai.
 
“L’idea era quella”, rispose lei.
“Se ti vuoi aggiungere comunque
ci fa piacere”, aggiunse poi.
 
“No no”, risposi alzando le mani.
C’erano una montagna di compiti che mi aspettavano
a casa...anche se l’idea di rimandare era allettante...
Ma a giudicare dalla faccia di Samantha,
sicuramente Andrea non gli aveva ancora raccontato
nulla di quanto era successo...e forse quella
era l’occasione giusta per confidarsi con lei...
e io non dovevo interferire...in ogni caso...
Anche se...
 
“Peccato...”, fece Samantha dispiaciuta.
 
“Poi non credo che lui mi voglia intorno...”,
aggiunsi prendendo in giro Andrea.
 
Notai il punto interrogativo
spuntare sul viso di
Samantha...e non potei
fare a meno di sentirmi
sprofondare per l’imbarazzo...
 
“Per cui...”, continuai malizioso. 
“A domani ragazzi! Fatevi un bel giro!”
 
Lo vidi poi avvicinarsi a me.
“E tu vedi di fare il bravo, dolcezza”,
disse poi dandomi un bacio
sulla guancia...
 
Ahahah
Okay...
Andrea probabilmente mi stava odiando.
Però ci stava troppo la cosa!
 
Un bacio sulla
guancia che però non lasciava
spazio a fraintendimenti.
 
Dopodichè, se ne andò come se nulla fosse...
 
In tutto ciò, io rimasi completamente paralizzato
a boccheggiare come un pesce (rosso,
per l’imbarazzo) e Samantha
se ne stava piantata di fianco a me
a fissare ripetutamente prima me
e poi Alberto.
 
Dovevo ammettere che lo stavo odiando...
 
“Andrea...”, fece improvvisamente Samantha
dopo un tempo che mi parve interminabile.
“Dimmi una cosa...
da quando Alberto ti chiama ‘dolcezza’?!
 
 
*****
 
“QUINDI STATE INSIEME?!!!”, urlò
Samantha saltando sulla sedia
e inondandomi con la sua tazza di cioccolata calda.
 
“Sì...”, sussurrai, togliendomi col dito
una goccia di cioccolata bollente
che mi era finita sulla guancia.
 
Ci eravamo rintanati in un piccolo bar del centro,
visto che il cielo aveva anche cominciato a coprirsi.
 
“Oh...”, fece lei, mentre notai
che i suoi occhi cominciarono
a brillare di una strana e inquietante luce.
“Andrea...mio piccolo, dolce e
meraviglioso raggio di sole!”,
cominciò.
 
“Sì, Samantha...?”, chissà perché ma
cominciai ad avere paura.
 
“Voglio che mi racconti tutto!”,
esclamò. “E quando dico tutto...”,
continuò sbattendo un pugno sul
tavolo. “Intendo TUTTOOO!!!”
 
“Keep calm, Samantha!”,
esclamai a mia volta
alzando le mani in segno di resa.
 
“Keep calm?!”, sbraitò lei.
“Non puoi venirtene fuori
dal nulla con certi tiri
davanti ad una yaoista esperta
come me...e poi dirmi di stare calma!!!”
 
Mi puntò poi un dito contro.
“Ormai hai innescato il meccanismo
della ship...per cui, vuota il sacco bello!”
 
“Cosa vuoi che ti dica?”, domandai esasperato.
 
“Tutto!”, ripetè lei.
 
“Tutto cosa?!”, ripetei a mia volta.
 
“Per esempio da quanto tempo
lo sapevi, da quanto va avanti, come vi siete
messi insieme! Insomma! Racconta cazzo!”,
esclamò spazientita.
 
“Quindi non sei tipo sconvolta che sto con un ragazzo...?”,
domandai piuttosto guardingo.
 
“Ti sembro sconvolta?”,
domandò lei, 
tornando per un attimo seria
e guardandomi con sufficienza.
 
“Un pochino...”
 
“Sono solo l’ultima a sapere che
il mio migliore amico ha un ragazzo...”,
disse retorica.
“Quando pensavi di dirmelo, esattamente?!”
 
“Ehm...a dire il vero non lo so”,
ammisi.
“Cioè, te ne avrei parlato
alla prima occasione utile!”,
precisai.
 
“Okay...”, fece lei.
“Facciamo che questa è la prima
occasione utile e io non so nulla allora!”,
disse incrociando le mani
sul tavolo e guardandomi fisso,
in attesa che dicessi qualcosa.
 
Rimanemmo un po’ così a fissarmi,
fino a quando non scoppiammo tutti e due a ridere.
 
“Okay...”, dissi poi
asciugandomi una lacrima.
“Samantha...Ahahah”,
mi misi una mano davanti
alla bocca per cercare di smettere
di ridere.
“Ti devo raccontare una bella
cosa che mi è successa!”
 
“Oh, ma che bello!”, fece lei,
con entusiasmo. “Racconta!”
 
“Ho un ragazzo”,
dissi con una punta di orgoglio
e un senso di liberazione.
 
“Oh, che bella notizia!”, esclamò lei, ridacchiando.  “E chi è?”
 
“Alberto”, risposi semplicemente.
 
“Alberto?!”, fece lei fintamente
sconvolta,
con tanto di mani
spalmate sulle guance.
“Ma quello che conosco anch’io?!”
 
“Sì, lui!”
 
Poi tornò seria e mi sorrise semplicemente.
 
Io le sorrisi a mia volta
e solo con quel gesto
capii che lei
aveva capito...
ma soprattutto,
che era felice per me!
 
“Sono davvero davvero felice per te”,
disse poi sbracciandosi
sul tavolo per darmi un abbraccio.
 
“Anch’io”, risposi semplicemente,
godendomi quel momento d’affetto.
 
*****
 
 
Non ero sicuro che Andrea mi volesse tra i piedi
in una situazione come quella...in fondo
l’invito non me lo aveva fatto lui...
per cui avevo preferito lasciar stare...
Forse era meglio così...giusto?!
 
Okay...stavo andando in paranoia!
E la cosa non era affatto un bene!
 
Mi spalmai il libro di chimica
sulla faccia, spazientito ed esausto.
 
Non ce la facevo più...
 
E avevo appena cominciato a studiare...
 
Guardai con una smorfia di disgusto la montagna
di libri che avevo sulla scrivania...
Non ce l’avrei mai fatta a finire tutto per domani.
 
E con quella consapevolezza, decisi di arrendermi e buttarmi sul letto.
Anche se sapevo che avrei potuto farmeli passare da Andrea, 
non me ne volevo approfittare comunque.
 
Presi il telefono per vedere se mi erano arrivati messaggi...
in particolar modo di Andrea. Dovevo dire che mi rendeva
piuttosto ansioso la cosa.
 
Quando si illuminò lo schermo, facendo scorrere i messaggi,
notai però a malincuore che il mio ragazzo non mi aveva
ancora scritto...
 
Il mio ragazzo...facevano uno strano effetto quelle parole.
 
Probabilmente era ancora con Samantha,
eppure nonostante questa consapevolezza
avevo voglia di sentirlo...anche solo così,
tanto per...
 
Mi rotolai a pancia in giù e sbuffai sonoramente.
 
Era evidente che non potevo andare avanti di questo passo...
 
Mi stavo fissando, e non andava affatto bene la cosa!
 
Però in fondo, da quanto tempo era che non mi succedeva?
Luca a parte ovviamente, ci sono state davvero pochissime persone per cui ero andato in fissa.
 
E forse per una volta tanto stava nascendo qualcosa di buono...
 
Ero completamente immerso in questi dolci crogiolamenti mentali, quando improvvisamente prese squillarmi il cellulare.
 
“Pronto?”, domandai titubante, non riconoscendo il numero.
 
“Ti sembra questo il modo di sparire?!”, mi attaccò una strana voce familiare che non riuscii a identicare.
 
“Chi...”, cominciai a domandare confuso.
 
“Mi hai già scordato?!”
 
“Veramente...”, non sapevo sinceramente che dire, pure se ero mortificato.
 
“Sono Daniele...”, si appiattì la voce, delusa.
 
Daniele? Daniele...chi era Daniele?
 
“Il tuo Denny...”, continuò quello.
 
OOOOOOOOOOH MISERIA!
Quel DANIELE! Mi si fulminarono qualcosa come un centinaio di lampadine nel cervello quando riuscii a capire la situazione!
 
Denny era qualcosa come il mio migliore amico storico di tutta una vita! Peccato che entrambi ci eravamo trasferiti in città diverse e da un po’ di tempo avevamo smesso di scriverci.
 
“Denny!”, esclamai tutto contento. “Certo che mi ricordo!”
 
“Buon cielo! Era ora!”, trillò lui con la sua voce acuta per l’entusiasmo. “Come stai, tesoro?”
 
“Tutto bene, tutto bene!”, esclamai tutto contento
mattendomi su a sedere sul letto, 
a gambe incrociate e dondolando avanti
e indietro come un bambino disagiato.
“Tu?”, domandai poi. “Mi devi aggiornare
su tutto quello che hai fatto!”
 
“Ma è ovvio, tesoro!”, rise lui.
“Comunque ti ho chiamato...”,
cominciò alquanto eccitato.
“Perché tra qualche settimana devo venire
nella tua città, al NightLine!”, esclamò
con un gridolino.
 
“Ma è stupendo!!!”, urlai a mia volta.
“Al NightLine?”, domandai per conferma.
 
“Esatto!!!”, fece lui.
Si trattava di una delle discoteche più famose della città,
dove tra l’altro andavo spesso.
“Dimmi che ci vedremo!”, disse poi.
 
“Certo che ci vedremo!”, esclamai. “Stai scherzando?!”
 
“Sìììì!”, strillò lui. “Perfetto, tesoro! Non vedo l’ora di rivederti!”
 
“Anch’io!!!”, risposi con quasi le lacrime agli occhi per la commozione. “Non vedo l’ora di rivederti!”, aggiunsi poi.
 
* * * * *
 
“Buongiornoooo!”,
mi sentii improvvisamente
travolgere da una valanga...
In realtà mi accorsi poi che non si 
trattava che di Alberto stranamente
su di giri alle sette e mezza del mattino,
davanti all’ingresso di scuola.
 
“Ciao...”, gli sbadigliai
in risposta poco convinto.
 
“Ciao!”, risposi trotterellando
tutto felice. 
 
“Scusami se ieri non ti ho
più scritto, mi hanno rinnovato
l’offerta e stavo senza soldi!”,
mi affrettai a chiarire.
 
“Tranquillo può capitare!”,
risposi tutto contento.
 
Io avevo passato le ore coi
sensi di colpa e venivo
liquidato così?!
Sembrava che manco mi avesse
sentito.
“Okay...”,
borbottai poco convinto.
Gli avevo pure provato
a mandare una mail,
nonostante l’avessi trovata un’idea
stupida, giusto per avvisarlo
che non gli rispondevo per un motivo,
ma dal momento che non mi
aveva neppure risposto
nè si era degnato di chiamarmi
non volevo indagare oltre la cosa,
dal momento che mi sentivo già a terra...
 
“Buongiorno”, salutò Ella
non appena ci raggiunse.
 
“Ciao”, la salutai tranquillamente.
 
“Ciao!”, trillai tutto contento.
 
“Come mai così di buon umore?”,
domandò Ella con un sorriso.
 
E fu in quel momento che
esplosi perché non aspettavo
altro che qualcuno mi facesse
quella domanda!!!
 
“Due settimane fa mi ha chiamato il mio vecchio
migliore amico!”, mi ritrovai praticamente
ad urlare agitando le braccia.
“E sabato sera sarà qui in città!!!
Al NightLine!!!”, spiegai salendo
di qualche ottava.
 
“Cos’è il NightLine?”,
domandai dopo essermi
ripreso da quella mitragliata
di parole e acuti.
 
“È una discoteca”, spiegò
Ella.
 
“Ah...”, feci io.
Ecco perché non ne ero 
mai venuto  a conoscenza prima...
Semplicemente non 
rientrava proprio nel mio mondo.
 
“Si tratta di questo sabato!”,
esclamai. “Vuoi venire anche tu Ella?”
 
“Perché no...”,
fece lei retorica.
 
“Fantastico! Così conoscerai
anche tu Denny!!!”
 
In tutto ciò c’era qualcosa
che non mi tornava però...
“Con chi ci vai?”,
domandai.
 
“Andiamo io e te ovviamente!”,
dissi con fare ovvio.
 
A quelle parole mi sentii mancare.
“Veramente...”, provai a dire.
 
“Niente ‘ma’!”, dissi tutto raggiante.
“E non voglio sentire obbiezioni!”
 
Mi morsi la lingua con una smorfia,
non ero per niente entusiasta della cosa.
 
“Sei alquanto raggiante
per la giornata pesante che
ci aspetta”, constatò
Ella alzando un sopracciglio
verso Alberto.
“Hai fatto tutti i compiti vero?”
 
“No!”, dissi sfoderando il mio sorriso
da gatto furbetto.
 
“E come pensi di fare esattamente?”,
domandò Ella.
 
“Salto scuola e vado a fare un
giro da qualche parte”, dissi come
se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 
“E hai avuto la sfacciataggine
di venire qui?!”, fece lei
fintamente indignata.
 
Devo dire che questa rivelazione
fu una pugnalata al petto...
mi abbandonava così?!
E di nuovo...visto che
non era la prima volta che
lo faceva ultimamente...
Sinceramente non sapevo
più casa pensare...
 
“Sono solo passato ad avvisarvi
per sabato”, spiegai.
“Adesso tolgo il disturbo!”
 
Okay, mi stava abbandonando.
 
“Scusami Andrea ma
proprio non ce l’ho fatta ieri
a fare tutto e ho già una
media in bilico!”, spiegai scusandomi
con lui.
 
“Tranquillo”, mentii spudoratamente.
“Ci sentiamo dopo”,
ossia che in quel momento
giurai solennemente a me stesso
che non gli avrei scritto.
 
Fu la questione di un attimo e vidi
il mio ragazzo dileguarsi nel nulla,
in mezzo alla folla che si stava ammassando
sempre più davanti a scuola.
 
“Ehi...”, fece Ella dandomi
una leggera gomitata.
“È tutto a posto o devo picchiare 
Alberto per come trascura
il suo ragazzo?”
 
A quelle parole avvampai.
“Lo sai?”, domandai,
imbarazzato.
 
“Sai com’è...”, rise lei.
“Alberto è il mio migliore amico
e Samantha è la mia migliore amica”,
spiegò.
 
“Giusto”, feci io.
 
“Dunque?”, incalzò lei.
“Ti si legge in faccia che c’è
qualcosa che ha detto che ti ha turbato,
parla con nonna Ella, su!”
 
Risi per quella visione.
La comunque e sempre bellissima
Ella, che sembrava una femme fatale
ricoprire il ruolo di dolce e affettuosa nonnina
per il sottoscritto.
 
“Che c’è?”, fece lei ridendo a sua volta.
 
“Scusami...”, provai a dire,
cercando di tornare serio.
“Ma è che proprio non ti ci vedo
in quel ruolo!”, risi.
 
“Che scemo!”, rise alzando
gli occhi al cielo fintamente
offesa.
 
“Comunque sia”, iniziai poi,
aprendomi con lei. “È che io non sono
mai andato in discoteca, nè
ci tengo ad andarci...poi penso che 
neppure avrei il consenso di mio padre...”,
confessai.
 
“Come con qualsiasi genitore!”, 
fece lei sorridendomi e prendendomi
sotto braccio. “Non credere che coi miei
non sia così!”, rise.
“Comunque sia...”, fece poi.
“Ti piacerebbe andarci? Almeno una volta?
Giusto per provare e vedere se ti può piacere”,
mi propose con uno sguardo 
dolce e furbetto dei suoi.
 
“Non saprei, sinceramente”, dissi
passandomi la mano libera sui capelli.
Mio padre non avrei saputo proprio come raggirarlo.
 
“A tuo padre ci penso io”, fece lei,
come se mi avesse letto nel pensiero.
“La domanda è: tu ci vorresti andare?”
 
“Starei con Alberto” pensai ad alta voce,
che in quel momento mi mancava terribilmente.
“Quindi...sì.”
 
“Perfetto!”, esclamò lei, nello stesso istante
in cui suonò la campanella. “Lascia fare a nonna Ella allora!”
 
 
* * * * *
 
 
Me ne stavo tranquillo al parchetto
poco distante dalla scuola a girarmi
una cartina, nel mentre in cui gironzolavo
senza una meta, quando andai 
a sbattere contro qualcosa.
“Ahia!”, o meglio qualcuno.
 
“Scusa, scusa!”, esclamai, cercando
di riprendere l’equilibrio.
 
“No no tranquillo, sono io che sono impedita!”,
si scusò una voce femminile.
 
“Non ti preoccupare...”, cominciai, bloccandomi
poi quando la misi a fuoco.
“Tu non sei...la ragazza di Luca?”, Oddio...
e riecco lo strano formicolio allo stomaco.
 
Ex ragazza”, precisò lei con un
sibilo, senza scomporsi.
“Tu sei un suo amico?!”
 
“No...”, risposi. “Lo conosco di vista...”,
rimasi vago.
È solo il ragazzo su cui mi sono fatto troppe fantasie
e tu la ragazza sulla quale non so quante
maledizioni e bestemmie ho mandato...ma dettagli.
“Mi dispiace”, aggiunsi poi. “Non lo sapevo!”
 
“Non ti preoccupare”, fece lei. “Anzi scusami tu,
sto ancora cercando di metabolizzare la cosa...”
E da lì cominciò a parlare.
Era evidente che aveva bisogno di sfogarsi e raccontare
le sue vicende ad uno sconosciuto era il
modo più facile...così finimmo
per sederci su una panchina,
il problema sorse quando cominciò
a raccontare di Luca, della sua vita
e di com’era passare il tempo con lui...
Tutte cose su cui avevo fantasticato 
da una vita e in quel momento
mi resi conto di quanto non lo conoscessi
per niente.
Il tutto accompagnato dalla
sensazione di un paletto che man mano
affondava sempre di più nel cuore...
 
*****
 
“Salve Signor Latorre!”,
esclamò una versione dolce e 
candida di Ella che non avevo mai visto.
Fu come un fulmine a ciel sereno
nel tranquillo e monotono sabato
pomeriggio che regnava in casa.
Ormai mi ero convinto di essere
stato dimenticato da tutti!
“Mi chiamo Ella, sono un’amica di Andrea!
Avrei tanto bisogno di suo figlio
per finire un progetto per la scuola! Può rimenere
a dormire da me! I miei
hanno detto che non ci sono problemi!”,
non appena mio padre aprì la
porta, Ella cominciò a sparare
a mitraglia, con una voce zuccherosa,
senza pietà per niente e per nessuno.
 
“Io...io...”, farfugliò mio
padre preso alla sprovvista.
 
“Per favore, per favore, per favore signor Latorre!”,
incalzò Ella cogliendo al balzo la sua esitazione.
“È davvero importante!”
 
Io rimasi immobile, sconvolto
come mio padre, dal momento che Ella
non mi aveva minimamente messo
a parte del suo piano.
 
“E va bene...”, sospirò mio padre.
“Non ci sono problemi.”
 
“Grazie signore!”, trillò Ella,
abbracciandolo, poi, prima che
potei realizzare cosa stava succedendo,
Ella mi prese e mi trascinò fuori di casa.
 
“Come promesso!”, esclamò poi non appena
girammo l’angolo. “Ho convinto tuo padre
a lasciarti uscire con me!”
 
“Ma!”, blaterai confuso. “Non mi hai detto nulla!”,
mi lamentai.
 
“Così hai la coscienza pulita...essendo
una mia povera vittima!”, spiegò.
 
“Um...”, mugugnai, riflettendo sulla cosa.
“E adesso?”, domandai poi. “Che si fa?”
 
“Andiamo a casa mia, come ho detto a tuo padre,
ci prepariamo per stasera e poi usciamo!”, spiegò.
 
“Ma non ho nulla con me
per cambiarmi!”, le feci notare.
 
“Non ti preoccupare, mio fratello
ha un armadio enorme con ogni
genere di vestiti”, rispose. “Poi
più o meno avrete la stessa taglia...
troveremo qualcosa!”
 
“E Alberto?”, chiesi poi.
 
“Penso che lo troveremo lì...non ne ho idea!”, fece lei.
“Non è mica il mio ragazzo!”
 
“Non si è fatto tanto sentire ultimamente”,
confessai, sorvolando su tutte le paranoie mentali
che mi stavo facendo.
 
“Um...che strano...”, fece Ella con un tono
che non mi piacque per niente. 
 
You think I'm pretty
 
Il locale era pieno di gente, esattamente come 
l’ultima volta che c’ero stato, completamente
buio, illuminato solo da qualche luce intermittente,
che si concentrava sul palco, dove un gruppo
di Drag Queen si stava esibendo nel loro show.
 
Without any make-up on
 
Entrai in quella discoteca troppo
caotica per i miei standard.
Sentivo già salirmi l’ansia...il motivo
non lo sapevo neppure io.
Ella, vicino a me, mi strinse
il braccio, rassicurandomi.
 
You think I'm funny
 
Mi guardai intorno alla ricerca
impaziente di Denny.
Era da quando l’avevo sentito che ero
partito con la testa! Ero troppo felice
di rivederlo, come parecchi mesi prima,
ma dall’altro lato, mi sentivo come se stessi
per tornare indietro nel tempo.
Avevo una sorta di agitazione, adesso,
nel veder combaciare quella che era
la mia vecchia vita, prima di trasferirmi,
fatta di troppi vizi, cavolate e colpi
di testa, con quella presente, dove
nonostante tutto era palese che mi
fossi dato una calmata...
 
When I tell the punch line wrong
 
“Tutto bene?!”, mi urlò lei
ad un orecchio per sovrastare la musica.
“Sì!”, esclamai, guardandomi
poi intorno alla ricerca di Alberto.
Cercai di farmi largo tra la
folla, sudando sotto la maglietta
nera larga che mi aveva prestato
Giulio, il fratello maggiore di Ella,
da abbinare coi jeans
chiari che già indossavo
e un paio di anfibi neri...
Sempre di Giulio!
Ella invece indossava
un semplice vestito
troppo corto, ma sobrio,
di un blu elegante,
coi suoi inseparabili
stivali bassi col tacco
e i capelli che scendevano
morbidi lungo
la spalla sinistra.
Due linee argentate,
infine, disegnavano
il contorno dei suoi occhi.
 
I know you get me
 
Improvvisamente sentii due braccia
travolgermi.
“Alberto!!!”, sentii trillare una voce
familiare.
“Denny!”, urlai, girandomi, ma ritrovandomi
di fronte una ragazza che non avevo mai visto.
 
So I'll let my walls come down, down
 
Fu Ella che ad un tratto trovò Alberto,
indicandomelo poi con un cenno della testa,
vicino ad una ragazza che non avevo mai visto
prima.
 
Before you met me
 
“Scusami”, feci poi deluso. “Pensavo fossi...”
“Sono io!”, esclamò quella. “Sono Denny!
Non mi riconosci proprio?!”, domandò
appoggiandosi una mano sui fianchi.
 
I was alright but things were kinda heavy
 
Tentammo allora di farci
strada tra la folla per raggiungere
Alberto...il problema era che fu
più facile a dirsi che a farsi.
 
You brought me to life now every February
“Immaginami senza questa folta chioma”,
fece la ragazza.
La osservai meglio...
Si trattava di una ragazza alta,
dalla pelle abbronzata e dai
tratti molto spigolosi del viso,
enfatizzato da una quantità esagerata
di trucco.
Fu osservandola a lungo che riuscii alla fine
a riconoscere  qualche
tratto del viso di Denny.
“Ma che hai fatto?”, domandai confuso.
“Sono diventato una Drag Queen!”, esclamò.
“Per questo sono qui!”, spiegò, facendo un
cenno verso il palco.
“Ahnnn”, risposi sconvolto, con una mano
davanti alla bocca. Non ero psicologicamente
pronto a vedere il mio migliore amico in abiti
femminili.
Era troppo anche per me!
 
You'll be my valentine, valentine
 
“Alberto!”, cercai di chiamarlo
quando gli fummo abbastanza vicini,
il problema fu che una coppia
di ragazzi ci trascinò qualche metro più in là.
“Levatevi dai piedi!”, ringhiò Ella improvvisamente
con una ferocia che non le avevo mai visto prima.
 
Let's go all the way tonight
 
“E le sorprese non sono finite!”,
contiuò, indicando un gruppo
di ragazzi dietro di lei.
Ci misi un po’ a mettere a fuoco
quei volti...e la cosa
mi sconvolse ancora di più.
 
No regrets, just love
 
“Alberto!”, esclamai di nuovo
non appena riuscimmo
ad avvicinarci di nuovo,
questa volta con più determinazione.
 
We can dance until we die
 
Mi voltai, sentendo chiamare il mio nome,
e ritrovandomi di fronte ad una versione
discotecara di Andrea che non avevo mai
visto, accompagnato da Ella.
“Andrea!”, risposi, contento di vederlo.
“Ella!”, salutai poi anche lei.
Mi sentii alquanto confuso in quel momento,
nel vedere un Andrea che, per quanto fosse
provocante, non era il mio Andrea...
in mezzo a tutti quei vecchi volti
che mi facevano sentire come trascinato
indietro nel tempo...come se tutto
ciò che fosse successo da quando mi
ero trasferito, non fosse mai avvenuto...
ritrovandomi a vivere proprio quella
situazione di cui avevo avuto una paura folle.
“Non indovinerete mai chi sono
questi ragazzi!”, provai
a dire al mio ragazzo e alla
mia migliore amica per
distrarmi da quello strano
conflitto interiore.
 
You and I
 
Notai solo un secondo momento
il gruppo numeroso di ragazzi
che si trovavano vicino
ad Alberto e a quella ragazza...
Guardai Alberto con aria interrogativa.
 
We'll be young forever
 
“Loro sono...”, cominciai a spiegare,
per rispondere alla domanda negli occhi di Andrea.
“I suoi cari vecchi amici di una volta!”, mi interruppe
un’altra voce familiare, quella di Elia, il quale
mi si avvinghiò addosso.
 
You make me
 
Rimasi shockato dal gesto
di ragazzo dai capelli scuri
e la pelle di porcellana
che si gettò
tra le braccia di Alberto.
 
Feel like I'm living a, teenage dream
 
“Non è vero Alberto?!”, domandò
poi Elia strizzandomi le guance con una
mano e avvicinando il mio viso al suo.
Rimasi come pietrificato in quell’attimo,
per quanto non avessi voluto,
dal momento che al di là di tutto
era come se fossero dei gesti familiari...
“Ve lo ricordate ragazzi?”, esclamò
qualcuno. “Tutte le tresche e scaramucce
tra Alberto ed Elia?”
In quel momento cercai blandamente di divincolarmi
ma fu tutto inutile, per il semplice fatto
che io non ero convinto di quello che stavo facendo,
mentre Elia sì...Eccome se lo era...
 
The way you turn me on
 
Sentii improvvisamente una forte fitta
di gelosia...il problema era che non sapevo
come comportarmi, dal momento
che Alberto lo stava lasciando fare...
 
I, can't, sleep
 
“Che poi stavate sempre a trombare come ricci!”,
esclamò qualcun altro.
“Già...”, fece Elia con strafottenza. “Ve lo ricordate?
Alberto non riusciva a stare distante dal mio fondoschiena!”
In quel momento mi sentii avvampare
per la vergogna...
 
Let's runaway And don't ever look back
 
E dopo quella frase mi sentii
definitivamente sprofondare.
 
Don't ever look back
 
Vidi con la coda dell’occhio
Andrea che stava implodendo,
nel mentre in cui cercavo di liberarmi
la faccia dalla stretta di Elia senza
dovergli per forza tirare un pugno in
faccia.
Quanto cavolo era forte però...
 
My, heart, stops when you look at me
 
“Senti bello...”, intervenne improvvisamente
Ella. “Punto primo, leva le tue manacce
da Alberto...Punto secondo, 
porta rispetto, dal momento che lui”,
disse indicandomi. “È il suo ragazzo!”
 
Just, one, touch
Now baby I believe this, is, real
 
“E tu che cazzo c’entri allora?”, sibilò
Elia guardandola dall’alto in basso.
Elia era sempre stato così, freddo e acido...
C’era un periodo in cui mi aveva ammaliato
proprio per questo suo carattere chiuso e misterioso,
fino a quando non avevo capito che di misterioso
non aveva nulla...gli piaceva essere stronzo e basta.
 
So take a chance and don't ever look back
 
“E poi se gli dà tutto questo fastidio,
può parlare anche da solo, la donnetta in difficoltà!”,
aggiunse poi il ragazzo lanciandomi
una fulminata.
Rimasi lì lì a boccheggiare, completamente
preso alla sprovvista, incapace di fare qualsiasi cosa.
 
Don't ever look back
 
Vidi Elia rimanere lì lì a osservare Andrea
con aria di sfida...sfida che Andrea non colse.
Persino in quel momento mi faceva tenerezza...
era di indole talmente buona che non riusciva
a capire la cattiveria gratuita di Elia...
Era ancora il mio Andrea...fu come
trovare un punto di riferimento
in un mare in tempesta,
quel mare che ora si agitava
dentro di me.
 
We drove to Cali
 
“Vedi?”, fece poi il ragazzo rivolgendosi ad Ella
e strusciandosi contro Alberto in un modo
che non mi piacque per niente.
“Evidentemente non gli dà fastidio se mi faccio
un po’ il suo fidanzatino...”
 
And got drunk on the beach
 
Sentii dietro di noi i mormorii e le risatine
del mio vecchio gruppo di amici.
Tutti a sostenere Elia ovviamente...
“Per cui, stronzetta, vai a fare la donna mestruata
da un’altra parte!”
 
Got a motel and
 
Vidi Ella contrarre la mascella
a quelle parole.
Poi espirò, lentamente, cercando di calmarsi
e senza dire nulla,
andò a piazzarsi davanti ad Alberto
e a quel ragazzo strafottente.
 
Un attimo dopo, senza
nessun preavviso,
la vidi sferrargli un pugno
in piena faccia.
 
Built a fort out of sheets
 
“TE LA FACCIO VEDERE IO LA 
DONNA MESTRUATA, BRUTTO CRETINO!!!!”,
ringhiò Ella sferrando un sinistro micidiale
e fiondandosi sopra Elia con uno
sguardo omicida.
 
I finally found you
 
Fu in quel momento che mi rianimai
e corsi a staccare Ella da quel ragazzo
per paura che le cose potessero peggiorare.
 
My missing puzzle piece
 
Prendete una ragazza carina, fatela
crescere nella periferia coatta e boara
di una grande città, dove le ragazze
si menano peggio dei ragazzi, aggiungeteci
un pizzico di inguaribile romantica...
E otterrete Ella!
 
Cercai di farmi forza e uscire
da quella mia bolla di rincoglionitaggine,
per precipitarmi a staccarla da Elia
prima che gli facesse male sul serio.
 
I'm complete
 
Ci un attimo in cui mi ritrovai
ad andare addosso ad
Alberto, e in quel
momento...
 
...Sentii una scarica
lungo la spina d’orsale.
 
Mi maledissi mentalmente,
dal momento che dovevo
sentirmi offeso e ferito!
 
Let's go all the way tonight
 
Mentre Andrea cercava di trattenere Ella,
tentai di mettermi tra lei ed Elia
e fu in quel momento che
mi resi conto dello sguardo ferito
di Andrea...cosa che non avevo ancora davvero realizzato.
 
No regrets, just love
 
“Non credere che abbia
finito con te!”, ruggì Ella nel mentre
che l’allontanavo tenendola
per le spalle.
 
“Ella, per favore”, la supplicai.
“Andiamocene...”
Ormai non riuscivo più
a reggere quella situazione.
 
We can dance until we die
 
“Alberto!”, sentii poi urlare Ella.
“Sei un cazzo di idiota celebroleso!!!”,
mi girai verso di lei vedendo che però
si stava allontanando con Andrea.
Cercai di raggiungerli ma non ci riuscii,
e in un attimo li persi tra la folla.
 
You and I
 
Vidi Alberto provare a venire verso di noi,
ma con Ella presi deciso la strada
per uscire da quel dannato locale,
senza guardarmi indietro.
 
*****
 
We'll be young forever
 
Fuori dal locale
io ed Ella continuammo
a marciare a tutta birra
senza sapere neppure
dove stavamo andando.
Fu in quel momento
lontano da tutto,
che scoppiai in lacrime.
 
“Ehi...”, fece Ella
fermandosi di colpo
non appena si accorse
che stavo piangendo.
 
You make me
 
“Bene...”, fece Elia, prendendo un bel
respiro per ricomporsi. “E ora...”
 
“E ora levi il disturbo!”, lo zittì Denny. “Come tutti voi,
razza di cretini!”
 
“Ma Denny”, disse uno del gruppo. “Era solo per ridere
un po’...non credo che ad Alberto abbia dato fastidio no?!”
 
Feel like I'm living a, teenage dream
 
“Shh...”, sussurrò piano Ella,
prendendomi dolcemente per mano.
“Andrà tutto bene, vedrai...”
 
“Dove stiamo andando?”,
chiesi per distrarmi, sentendo
uscire la mia voce con un tono
assolutamente patetico.
Avrei voluto fuggire e sotterrarmi.
 
The way you turn me on
 
“Se mi ha dato fastidio?!”, ripetei,
riuscendo finalmente a prendere possesso
del mio corpo e delle mie facoltà mentali.
“Ma cosa cazzo siete venuti a fare qui!?”, 
mi ritrovai ad urlare, esplodendo di tutto
quello che avevo accumulato passivamente
fino a qualche istante prima.
“Suvvia...”, fece Elia per sdrammatizzare.
“Ti perdiamo di vista qualche mese e ti
ritroviamo col fidanzatino-scolaretto-perfetto...
Poi manco è chissà cosa...non ci verrai a dire
che è roba seria!”
 
I, can't, sleep
 
“A casa mia”, spiegò Ella.
“Lì almeno potremmo stare
un po’ tranquilli!”
 
Let's runaway And don't ever look back
 
“Ma a te che cazzo te ne frega, scusa!?”, 
sbraitai con rabbia in faccia ad Elia,
che colto alla sprovvista, indietreggiò
spaventato.
“Andatevene tutti a fanculo!”, urlai. “Begli
amici del cazzo che siete!”, e detto questo
girai i tacchi e mi feci largo tra la folla
per andarmene il più lontano possibile da lì.
 
 
Don't ever look back
 
Aspettai di sentire il rumore
della serratura che scattava,
nel mentre in cui osservavo
Ella girare frettolosamente le chiavi
di casa sua.
“Ma non darò fastidio?”, domandai.
“No!”, fece lei. “Tranquillo,
dormono tutti a quest’ora!”
 
My, heart, stops when you look at me
 
Mi precipitai fuori dal NightLine
per vedere se riuscivo a raggiungere
Andrea ed Ella...ma era inutile
dire che con la mia solita sfiga
non li trovai.
“Ehi!”, una voce alle mie
spalle mi fece girare.
 
Just, one, touch
 
Una volta entrati, salimmo
piano le scale che appena
due ore prima avevo
percorso, guidato da Ella
che nel buio della casa
si muoveva tranquilla
e sicura di sè.
 
Now baby I believe this, is, real
 
“Denny”, risposi seccato. “Che c’è?!”
“Mi dispiace per quanto è successo!”,
disse. “Volevo che fosse una rimpatriata...
anche se non avevo invitato Elia, lui lo è venuto
a sapere dagli altri e si è presentato lo stesso...”, spiegò.
“Quindi ha fatto lo stronzo perché aveva
già le palle girate di suo!?”, domandai.
“Suppongo di sì...”, fece lui.
Denny non aveva mai sopportato Elia
ed era nello stile di Elia andare in
giro a mettere confusione...
 
So take a chance and don't ever look back
 
Quando arrivammo alla sua camera
in fondo al corridoio, accese la luce
e mi indicò il letto.
“Mettiti pure comodo, 
io torno subito”,
disse a bassa voce,
per poi sparire dietro la porta. 
 
Don't ever look back
 
“Come stai?”, domandò Denny dopo
un lungo silenzio, nel quale non lo
cagai minimamente.
“Come vuoi che stia!?”, esclamai,
voltandomi per fulminarlo.
 
I'm a get your heart racing
 
Mi accomodai sul letto
e la prima cosa che feci,
senza sapere bene il perché,
fu togliermi quella maglietta
e quelle scarpe che non
erano miei...
Avevo bisogno solo di
ritornare me stesso.
 
“Perchè avete acceso la
luce?”, mugugnò d’un
tratto una voce da sotto
le coperte.
 
In my skin-tight jeans
 
“Sì”, fece lui tranquillo, almeno
la sua voce era quella di sempre.
“Come stai?”
 
“Una merda!”, risposi esasperato.
 
Lo vidi trafficare nella piccola borsetta
che si portava dietro, dal quale tirò
fuori un pacchetto di sigarette
con un accendino.
“Ti va di parlarne?”, propose, nel
momento in cui mi porse una sigaretta.
 
Davanti a quel gesto, mi rilassai
un poco...era sempre stato
il nostro modo per affrontare
le sfighe del mondo:
due sigarette e una lunga
chiacchierata.
 
Be a teenage dream tonight
 
“Giulio?”, domandò Ella
facendo capolino dalla porta,
tenendo in mano
due tazze fumanti e
un pacchetto di biscotti.
“Che ci fai nel mio letto?”
 
Vidi emergere dalle profondità
del letto il fratello maggiore
di Ella, che avevo
conosciuto appena di sfuggita 
qualche ora prima.
 
Aveva gli stessi caratteri scuri
della sorella, coi tratti
più mascolini e un corpo grande
robusto...non sapevo proprio dove Ella
avesse visto la somiglianza con me
dal momento che non ero nulla
a confronto...soprattutto
ora che se ne stava
con a malapena degli
slip bianchi addosso.
 
Mi maledissi mentalmente
per essermi tolto la maglietta
e vagai nella stanza
alla disperata ricerca
della mia roba! 
 
Let you put your hands on me
 
“Grazie”, dissi, mentre ne presi una.
 
“Allora...”, fece poi lui, accendo prima la mia
e poi la sua con l’accendino. “Che è successo
in questi mesi?”
 
In my skin-tight jeans
 
“Kevin ha fatto di nuovo
la pipì a letto”, spiegò
Giulio con uno sbadiglio.
“E anche per stanotte
lui dormirà con mamma
e papà e io con te.”
 
“Ma che bello!”, esclamò Ella
alzando gli occhi
al cielo.
“Giulio e Kevin, mio fratello più piccolo,
dormono insieme in un letto
matrimoniale nell’altra stanza”,
mi spiegò poi Ella, nel mentre in cui
mi porse una delle due tazze.
“Ho pensato di preparare un po’ di the”, aggiunse,
accomodandosi anche lei sul bordo del letto accanto a me.
 
“Un letto a castello no?”,
provai a proporre,
corrugando la fronte.
 
“Il soffitto è troppo basso”, rispose
lei scuotendo la testa.
 
Per tutta risposta,
mi limitai a sospirare,
perdendomi a guardare
il liquido scuro nella mia tazza.
 
“Ma che è successo?”, domandò
d’un tratto Giulio, guardando prima
me e poi la sorella.
 
Be a teenage dream tonight
 
“Mia madre ha scoperto che sono
gay, ho conosciuto mio padre, che
però tutt’ora non è particolarmente
presente...ho rivisto Luca...
E ho conosciuto Andrea”, dissi,
facendo una somma sintesi.
 
“Non sembra male”, commentò Denny. 
“Il tuo ragazzo intendo.”
 
“Non lo è infatti”, risposi.
Ci allontanammo pian piano, 
passeggiando in una piccola
piazzola vicino al locale,
completamente tranquilla
e deserta, ma ben illuminata
e vicina alla strada.
 
“Credo sia il primo ragazzo
con cui stai che approverei”,
aggiunse.
 
(Tonight, tonight, tonight)
 
“Non è stata una grande serata”,
rispose Ella per me.
 
“Capisco...”, fece Giulio,
quando era palese che non
era così.
“Volete che vi lascio da soli?”
 
“No, tranquillo”, risposi io.
 
“Oh, meno male!”, fece lui.
“Anche perché mi sarebbe dispiaciuto
abbandonare il letto!”
 
“Sei sempre il solito...”,
lo fulminò Ella.
 
You make me
 
“Non ti sono mai piaciuti
i ragazzi con cui stavo”,
osservai.
 
“Certo...era palese che era
per scopare e basta!”, spiegò.
“Lui invece l’ho visto
diverso...e anche tu hai
una strana luce negli occhi che
non ho mai visto prima.”
 
Feel like I'm living a, teenage dream
 
“Comunque sia”,
disse poi Ella.
“Andrea, se hai bisogno
di parlare...”
 
“Siamo qui per te”,
finì Giulio.
“Anche se non ho ancora capito
capito che è successo...
ma tu non farci caso!”
 
“Giulio!”, lo ammonì
di nuovo Ella.
 
The way you turn me on
 
“Evidentemente sono cresciuto”,
dissi con un sorriso forzato.
 
“Quindi?”, fece lui notando la mia
totale mancanza di entusiasmo.
“Cosa c’è che non va?”
 
I, can't, sleep
 
“Che ho fatto?!”,
esclamò lui con aria
fintamente innocente,
per prenderla in giro.
“Piuttosto”, aggiunse poi.
“Passami i biscotti
che mi sta venendo fame!”
 
“Tieni!”, glieli buttò addosso Ella.
“Soffocatici!”
 
“Anch’io ti voglio bene, sorella!”,
disse lui con un sorriso a trentadue
denti, prima di infilare la testa
dentro la scatola di biscotti.
“Af...lora”, farfugliò poi,
riemergendo con la bocca
piena di biscotti al cacao.
“Raf...conta tfutto!”
 
“Che schifo...”, borbottò Ella sconsolata,
spalmandosi una mano sulla faccia. 
 
Let's runaway And don't ever look back
 
“Quest’ultimo periodo è stato piuttosto
strano”, raccontai. “Da quando mi
hai chiamato, mi è salita tipo
una specie di ansia, perché qui è
come se stessi vivendo un’altra vita,
rispetto a quella che vivevo mesi fa,
prima di trasferirmi...”
 
“Addirittura?”, fece lui
alzando le sopracciglia sorpreso.
 
Don't ever look back
 
“Il problema è che...”,
cominciai, sapendo bene
che avevo bisogno
di parlare e tirare
fuori quello che avevo dentro
più di ogni altra cosa al mondo.
“Non so come comportarmi,
con Alberto intendo, non ne ho idea.”
 
My, heart, stops when you look at me
 
“Sì”, risposi. “Rivederti mi ha davvero fatto felice,
ma ritornare a com’ero qualche mese fa,
mi terrorizza sinceramente!”
 
“Poi”, continuai. “Si è aggiunto il fatto
che qualche giorno fa è spuntata
dal nulla la ragazza di Luca, a
raccontarmi tutti i cavoli loro
e a farmi venire le paranoie...
E in più stasera mi si presenta
tutta la vecchia combriccola
che una volta consideravo 
una famiglia, a rifare le cose che facevamo...
È come se tutti questi
eventi mi avessero voluto
trascinare di nuovo indietro,
cancellando tutto”,
guardai Denny, pensando
che mi stesse prendendo
per pazzo, ma alla fine
dei conti, poco mi importava,
dal momento che sapevo essere
la verità.
 
Just, one, touch
 
Ripensai ad Alberto, ai suoi modi
gentili, il suo sorriso, i suoi occhi luminosi,
al suo corpo perfetto, ricoperto
di tatuaggi che ne esaltavano
le forme...
Mi mancava,
mi mancava dannatamente tutto
di lui e mi sentivo mancare
l’aria al solo pensarci...
mentre per lui la vita sembrava
scorrere tranquillamente
avanti anche senza di me...
 
Ripensai a tutto ciò che avevamo passato,
ben sapendo che adesso che lo avevo
incontrato, anche il solo immaginare di stare
senza di lui era qualcosa di inconcepibile...
Volevo lui, volevo cazzo solo
stare con lui...
 
Ma quanto mi aveva davvero distrutto vederlo
con quell’altro ragazzo?
 
Era stato con molti altri ragazzi
prima di me, quindi era evidente che
tutto quello che stavo vivendo
io per la prima volta, e che per me era
tanto importante, per lui era qualcosa
a cui era abituato, forse scontato,
e che aveva già vissuto con altri...
 
E realizzare tutto questo, vedendo
il modo in cui mi aveva trattato,
mi faceva stare dannatamente male...
Mi sentivo annientare
e straziare il cuore
sempre di più, come se un peso
doloroso me lo stesse trascinando
giù, verso un abisso di cui
non sapevo se c’era una fine. 
 
Now baby I believe this is real
 
“E il tuo ragazzo in tutto ciò?”,
si limitò a chiedere Denny.
“Che cavolo ci sta a fare se non ti dà
una mano e ti sostiene?”
 
“L’ho tenuto lontano”, risposi semplicemente.
“Non volevo metterlo in mezzo ai miei
casini esistenziali...”
 
So take a chance and don't ever look back
 
“Non c’è un modo giusto o sbagliato
di comportarsi”, disse d’un tratto Ella,
distraendomi per un attimo
dai miei pensieri.
 
Don't ever look back
 
“Mentre tenerlo lontano è una strategia
di gran lunga migliore...”, mi canzonò lui.
 
I'm a get your heart racing
 
“Devi semplicemente aprire il cuore...
comportarti come ti senti...
Ma soprattutto fare tutto quello che fai
prima di tutto per te stesso!”
 
In my skin-tight jeans
 
“Ti conosco Alberto...dimmi che come tuo
solito, per tutto questi giorni, 
non ti sei chiuso a riccio nei confronti del mondo,
ma soprattutto, di quel povero ragazzo!”,
continuò Denny.
 
Be a teenage dream tonight
 
“Se stare con qualcuno ti rende felice,
lo devi fare per te”
 
Let you put your hands on me
 
“Fai sempre tanto per essere empatico
con gli altri, ma quando hai davvero
bisogno tu, non chiedi mai aiuto!”
 
“Non è sempre così!”, obiettai, anche se
sul fatto che avevo volontariamente tenuto
lontano Andrea, aveva ragione...
E mi sentivo dannatamente una merda
e un coglione per averlo fatto.
 
In my skin-tight jeans
 
“Levati dalla testa tutte le paranoie
e i paletti mentali che ti fai”,
continuò Ella.
“So che non è facile, ma
devi capire che i limiti che vedi
sono quelli che ti metti tu
nella tua testa! Sii te stesso e basta!”
 
Be a teenage dream tonight
 
“Se è vero che siete una coppia, 
allora parlagliene...”, mi rispose Denny.
“Le vere coppie fanno questo,
affrontano ciò che capita all’uno
o all’altro...ma insieme!”
 
(Tonight, tonight, tonight, tonight, tonight)
 
“Sii libero.”
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
E dopo una vita, eccomi di nuovo qui, come promesso!!!
So che probabilmente non vi aspettavate un capitolo del genere, o che ve lo aspettavate meglio XD però boh, pure se non sono soddisfatto, è voluto uscire così XD
Ci tenevo questa volta a ringraziare di cuore Alessandra, senza il quale questo capitolo sarebbe rimasto a metà, dal momento che lo avevo abbandonato in un cassetto a causa delle troppe cose da fare, quindi, per quanto magari gliene dedicherò un altro fatto un po’ meglio (e con più fluff, soprattutto), lo dedico a lei :)
Per il resto che ne pensate? Io direi che è giunto il momento che Alberto superi i suoi drammi esistenziali e metta la testa a posto e Andrea si faccia venire un po’ più di autostima XD
Fatemi sapere i vostri commenti e per qualsiasi cosa, sapete che mi potete trovare sempre qui ;)
Un abbraccio pargolotti miei <3
mr Apricot

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Capitolo 18
*** Sorry Not Sorry ***


Capitolo 17: SORRY NOT SORRY (Demi Lovato).
 
 
 
Dott.ssa Lucia Martin’s POV:
 
Mi schioccai lentamente le mani, mentre osservavo
nauseata il solito libro di testo del Giurassico che
il Rettore dell’Universita mi aveva costretto ad usare
per il mio corso di Psicologia Infantile...
 
“Buongiorno Professoressa!”, una voce femminile
e su di giri mi distrasse dal mio imminente
conato di vomito.
 
Alzai la testa e mi ritrovai davanti ad una giovane
ragazza con un taglio di capelli simile al mio...
ma con meno classe.
La mia attenzione però venne catturata
da due enormi orecchini a cerchio che dondolavano
come altalene dai lobi delle sue orecchie...
Ecco che mi tornava il conato di vomito per lo schifo.
 
“Preferisco Dottoressa”, precisai con un sorriso glaciale.
“Se non le dispiace...insegno a voi povere menti
ingenue per il solo fatto che in questo modo
mi danno i soldi per tutte le mie ricerche”, spiegai.
La sincerità era una delle mie doti migliori dopotutto.
 
“C-certo”, balbettò lei, presa alla sprovvista.
“Comunque volevo dirle che ho seguito con molto
interesse il suo corso!”, si affrettò ad aggiungere poi.
Ma che lecchina...
In quel momento mi scattò la repulsione
totale per quella ragazza, che guardai con un
sorriso da gatta.
Decisi che l’avrei bocciata...
 
“Bene, bene...”, tagliai corto. “Perché non
cominciamo a dire quali sono le caratteristiche della
sessualità infantile secondo Freud?”, domandai poi,
dando inizio all’esame.
 
“Sì!”, fece lei. “Al-lora”, stava partendo già insicura?
molto bene... “Diciamo che secondo Fr...”, cominciò.
 
Diciamo?”, domandai alzando un sopracciglio,
fintamente perplessa. “Chi è che lo dice?”.
 
“Beh...”, balbettò lei. “Noi...”, cominciò.
 
“Io e lei?”, alzai l’altro sopracciglio con aria sconvolta.
 
“Gli studiosi...”, provò a dire.
 
“Quali studiosi?”, domandai. “È troppo generico dire ‘gli studiosi’,
dal momento che ognuno può essere d’accordo oppure no!”
 
Mi guardò con aria spaventata, completamente ammuttolita.
 
“Allora?”, la incalzai, sbuffando spazientita. “Qualche nome?”
 
“Non saprei...”, rispose con voce bassissima, dopo
un’infinità di tempo.
 
“Direi a questo punto che uno studio meno superficiale
non può che farle bene”, la salutai con un sorriso a trentadue denti.
 
Segnai la sua bocciatura sul foglio prestampato, porgendoglielo poi
con aria cordiale per farmi mettere la firma, dopodiché, nel
mentre in cui aspettavo la prossima vittima, sbarrai la casella della
bocciatura di tutti gli altri studenti presenti sull’elenco.
 
Non era proprio giornata.
 
Payback is a bad bitch 
 
Tornai a casa a notte fonda, dove naturalmente non
trovai anima viva.
Alberto era in giro chissà dove...
 
Mi buttai sul divano coi piedi doloranti e una scatola
di cibo giapponese da asporto che avevo preso
lungo la strada.
 
Fino a poco tempo fa il fatto di non trovare a casa Alberto
non mi faceva nè caldo nè freddo.
In fondo non ero esattamente il tipico esempio di madre amorevole...
per cui in un certo senso non mi stupiva il fatto che preferisse
passare il tempo fuori.
Ora tutto invece mi sembrava così diverso.
 
Mi veniva l’ansia al pensiero che si fosse andato
a infrattare da qualche parte per limonare con
qualche sconosciuto...qualche sconosciuto che poteva
essere più grande e grosso di lui e fargli del male.
 
Cercai di scacciare dalla testa il pensiero
di mio figlio che copulava con un uomo...
anche perché sinceramente l’ultima
cosa che volevo era scendere nei dettagli...
 
And baby, I'm the baddest
 
Mi domandai dove avessi sbagliato...
 
Ero stata davvero così sciocca da non accorgermi di
una cosa del genere?!
 
E sì che ero una psicologa infrantile coi controcazzi!
 
Mi sentii tutta d’un tratto tremendamente stupida e incompetente...
 
Now I'm out here looking like revenge 
 
Ero così...arrabbiata, ferita, delusa...e forse anche spaventata,
da tutta la situazione, per quanto cercassi di non darlo a vedere,
facendo finta che fosse tutto tornato alla ‘normalità’...
Non sapendo neppure io come comportarmi.
 
Non sapevo nemmeno in quali e quante percentuali ce l'avevo con
me stessa, con Alberto, con Giuseppe, con Marco e col resto del mondo...
 
Forse avevo bisogno anch’io di uno psicologo?
 
Feelin' like a 10, the best I ever been 
 
Dlin dlon.
 
Per poco non saltai sul divano con tutto il cibo per aria,
al suono improvviso del campanello.
Ritornando a mente lucida nel giro di pochi
istanti, mi affrettai ad alzarmi e ad andare ad aprire,
pensando che fosse Alberto.
 
“Buonasera.”
 
And yeah, I know how bad it must hurt 
 
Invece di mio figlio mi ritrovai davanti una versione
elegantemente vestita di Marco, il padre di Andrea.
 
Alzai mentalmente gli occhi al cielo.
 
Era da quando mi aveva fatto quella specie di ‘proposta di matrimonio’
che mi stava col fiato addosso...anzi no, era sempre stato così.
Nonostante poi avesse specificato che ‘mi avrebbe lasciato tranquilla
e dato del tempo, senza mettermi pressioni, per riflettere sulla cosa’!
 
Che psicologia spicciola!
 
Lo guardai senza neppure sforzarmi di sorridere.
“Che ci fai qui?”, mi limitai a chiedere.
 
To see me like this, but it gets worse (wait a minute) 
 
“Visto che mi hai detto che eri a casa...”, cominciò.
“Pensavo di venirti a fare un po’ di compagnia”, spiegò.
 
Guardai lui, tutto vestito a puntino, con tanto di giacca...ma senza cravatta, grazie a Dio!...e poi guardai me, vestita con un vecchio pigiama infeltrito, che non mi ricordavo quando avessi comprato, e dei calzettoni di spugna.
Lo feci accomodare con una smorfia.
 
Non passarono neppure due secondi di silenzio che cominciò
a parlare, chiedendomi dei miei studi e delle mie ricerche,
cose di cui non volevo sentir parlare dal momento che era
da quattro mesi a questa parte che me li sognavo la notte...
passando poi a discorsi di attualità, ultime notizie, eventi
e conferenze in cui mi buttava lì un invito subbliminale...
 
Lo osservai senza ascoltarlo, rendendomi conto di come dopotutto 
la sua psicologia spicciola sotto sotto dava i suoi frutti...standomi intorno
praticamente in ogni momento, era l’unica persona che era presente
anche nei miei momenti di crollo, come quando erano
arrivati a casa quei foto-montaggi di Alberto che mi hanno
fatto scoprire la verità...e sapevo che lui non aspettava altro che quei
momenti in cui ero più vulnerabile.
 
Now you're out here looking like regret 
 
“Comunque sia...”, fece ad un certo punto, combiando
completamente tono di voce. “Credo che tu debba fare attenzione
al fratello del compagno di Giuseppe.”
 
“Cosa?!”, domandai sgranando gli occhi.
Se c’era una cosa di cui non volevo sentir parlare 
erano le vicende di quella famiglia!
 
Perché Marco era arrivato a dirmi una cosa del genere,
malgrado sapesse che così facendo stava perdendo
punti-stima ?!
 
Lo vidi fare un sospiro profondo
e poi iniziò a raccontare.
“Ecco, vedi, l’altro giorno...”
 
Ain't too proud to beg, second chance you'll never get 
 
Dopo tutto quello che mi raccontò Marco, riguardo a questo Luca, per il quale Alberto era palesemente infatuato, e suo fratello, che aveva sì e no lo stesso effetto su Giuseppe, avevo una grande confusione in testa.
 
Me ne stavo sdraiata sul letto, al buio, nel cuore della notte, incapace di prendere sonno.
 
C’era qualcuno che era riuscito a far innamorare Giuseppe...cosa di cui io penso di non essere mai stata capace.
 
C’era qualcun altro che, consapevole o meno, aveva il cuore e la testa di Alberto tra le mani...quando io a malapena avevo la sua attenzione.
 
Prendendo consapevolezza di questa cosa, sentivo il mio cuore sprofondare sempre di più, verso un abisso...
 
And yeah, I know how bad it must hurt to see me like this 
 
Un tintinnare di chiavi fece improvvisamente capolino ad un’ora non meglio precisata della notte, seguito dal rumore della porta d’ingresso che si apriva e si chiudeva e poi dai passi di qualcuno che girava per la casa.
Alberto era tornato.
 
Come tutte le altre volte, si andò a chiedere subito nella sua stanza.
 
Fu dopo qualche istante di silenzio che cominciai a sentire dei colpi, ovattati, qualcosa che batteva sul muro.
 
Mi alzai allarmata, ma quando improvvisamente i colpi cessarono e udii chiaramente dei singhiozzi, mi bloccai di colpo, ritrovandomi seduta sul bordo del letto.
 
But it gets worse (wait a minute)
 
Mio figlio stava piangendo...e malgrado il mio ruolo fosse quello di essere, da sola, il pilastro e il sostegno della mia ‘famiglia’...non c’era nulla che potessi fare in quel momento...perché sapevo che Alberto non si sarebbe mai aperto con me, soprattutto dopo quello che era successo.
Ero completamente impotente e potevo solo rimanere a sentire mio figlio piangere nella notte...
 
Now payback is a bad bitch 
 
Dovevano essere qualcosa come le quattro e mezza del mattino, quando decisi di alzarmi dal letto malgrado fossi completamente rincoglionita.
Tanti erano i pensieri che vorticavano nella mia testa da non riuscire  più nemmeno a rimanere ferma.
 
Andai in cucina a riempirmi una tazza con la macchinetta del caffè...nella mia apatia generale nei confronti del mondo, mi immaginai vista da fuori, come una psicopatica che continuava a premere ininterrottamente il tasto per far uscire il caffè, con la stessa insistenza con la quale si schiacciava il tasto per far attraversare i pedoni al semaforo.
 
Mi sentivo prendere e buttare giù dallo sconforto più atroce...semplicemente mi sembrava di aver sbagliato tutto, tutto nella mia vita!
 
And baby, I'm the baddest 
 
Ripensai con la testa, a tantissimi anni indietro, in quei ricordi che avevo cercato di dimenticare...quando mi sembrava di essere felice.
Ero cresciuta praticamente insieme a Giuseppe, fin da piccola mi ricordo che lui c’era sempre stato...
 
I nostri padri erano amici di vecchia data e avevano fondato un’impresa insieme...questo spiegava il perché mi ritrovassi sempre con lui...entrambi figli unici di quelle famiglie d’altri tempi.
 
C’era mia madre poi che mi riempiva la testa, ogni volta che ci vedeva insieme, dicendo che un giorno ci saremmo sposati.
Eravamo come promessi in un certo senso, sembrava tutto già deciso.
Ma erano parole che all’epoca per me non avevano alcun significato...
 
You fuckin' with a savage 
 
Poi siamo cresciuti, lui è cresciuto, diventando quel bellissimo ragazzo da cui, giorno dopo giorno, mi sentivo sempre più attratta. E nella mia testa, forse anche per colpa delle continue chiacchiere di mia madre, davo per scontato che fosse mio.
 
Nel piccolo paesino dove stavamo in fondo non c’erano mai grossi cambiamenti, i giorni si seguivano uguali e tranquilli, lentamente...e lui diventava sempre più bello per me.
 
Can't have this, can't have this (ah) 
 
Arrivarono poi gli anni dell’Università, in cui per la prima volta andammo da soli, lontano da casa, in una grande città...e fu lì che mi resi conto di aver paura della ‘concorrenza’...ritrovandomi di punto in bianco in mezzo a tante ragazze diverse...dove io in fondo ero solo una tra le altre.
 
E così cominciai a farmi avanti, perché per quanto stupido, avevo occhi solo che per lui.
 
And it'd be nice of me to take it easy on ya, but nah
 
Da lì poi cominciò tutto, le mie dichiarazioni, al quale inizialmente non ebbi una risposta...e passai qualche anno stupidamente sospesa così, dove un giovane quanto occhialuto Marco Latorre cominciò a gironzolarmi intorno, persona al quale davo attenzioni per il semplice fatto che era diventato amico di Giuseppe...e poi la madre di Andrea, sempre acida nei miei confronti...
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
...e altri ancora di cui a stento riuscivo a ricordare il volto...
Perché alla fine per me esisteva solo lui, Giuseppe.
 
Tutti quanti dicevano che ero la sua ragazza...il problema è che non abbiamo mai fatto nulla in tal senso...
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
Fu però soltanto qualche anno dopo l'università, che sembrò improvvisamente accorgersi di me...finché non mi sposò, momento in cui pensai che finalmente sarei stata felice.
 
Being so bad got me feelin' so good 
 
Ma non fu così...
 
Showing you up like I knew that I would 
 
Fino a quando non mi lasciò, non riuscii a capire, a vedere chiaramente cosa stava succedendo...
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
E mi ritrovai improvvisamente la vittima di una fitta rete di bugie e false verità...
 
Avevo sprecato una vita ad amare un uomo che era gay e che non poteva esprimerlo apertamente.
Sapevo che anche lui come me era una vittima, ma per quanto ci ragionassi, faceva male sentirsi rifiutata per qualcuno del genere completamente opposto, così di punto in bianco!
Mi sentivo come se fossi stata io quella sbagliata, che non andava.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
Rivedevo così certi discorsi delle nostre famiglie, dei nostri amici, con una luce completamente diversa...in quel modo di parlare e scherzare per allusioni e metafore...
Senza che ci sia mai stato qualcuno che in fondo mi avesse parlato apertamente...forse, se ci fosse stato, a quest’ora non mi sarei ridotta così.
 
Feeling inspired 'cause the tables have turned 
 
Mi ero riugiata nello studio, nelle ricerche, volendo perdere ogni contatto col mondo...con la promessa poi che non avrei mai più sprecato la mia vita così.
 
Yeah, I'm on fire and I know that it burns
 
Ma il caso ha voluto che nonostante volessi dimenticare quell’uomo che aveva fatto sentire qualcosa come trent’anni della mia vita come uno scherzo, mi ritrovai a portare in grembo suo figlio.
Mio figlio.
 
Baby, fineness is the way to kill 
 
Lo crebbi cercando di renderlo diverso dal padre...volevo che fosse più simile a me.
 
Tell me how it feel, bet it's such a bitter pill 
 
Forse mi illusi di farlo.
 
And yeah, I know you thought you had bigger, better things 
 
Ma non ci riuscii...
 
Bet right now this stings (wait a minute) 
 
Alberto alla fine si era rivelato, nonostante tutto, completamente diverso sia da me, che da Giuseppe, per quanto fisicamente si assomigliassero molto.
Ma era come se in un certo senso avesse spezzato quella catena di eventi che, partita dalle nostre famiglie, avesse portato a rovinarci la vita, rovinandola poi, nel mio caso, a chi mi stava intorno.
 
'Cause the grass is greener under me 
 
E aveva avuto il coraggio e la forza di farlo.
 
Bright as technicolor, I can tell that you can see 
 
In quel momento, di fronte a tutti i casi clinici che avevo affrontato, dove, a volte anche per poco, si era intrapresa una strada difficile e senza ritorno...mi resi conto di quanto fosse stato davvero forte ad affrontare tutto, e soprattutto di quanto mi sentissi orgogliosa di lui.
 
And yeah, I know how bad it must hurt to see me like this 
 
Cosa avevo fatto io per meritarmi un figlio del genere?
 
But it gets worse (wait a minute)
 
Pensai a tutti i suoi tatuaggi, il suo modo di vestire, il suo piercing...come fossero una sorta di armatura che si era costruito pian piano per difendersi e affrontare da solo il mondo...fatta di valori, idee, giuste e sbagliate che fossero, e soprattutto sogni.
 
Now payback is a bad bitch 
 
E ora da quello che mi aveva raccontato Marco, quello che avevo vissuto io direttamente sulla mia pelle, sembrava si stesse per riversare anche su di lui...
 
And baby, I'm the baddest 
 
Ammettevo di non essere mai stata in grado di fare la madre.
 
You fuckin' with a savage 
 
Ma non avrei permesso che la storia si ripetesse.
 
*****
 
Can't have this, can't have this (ah) 
 
Spalancai le porte del bar con aria plateale, seguita da un’ansiamente quanto spaventata Marta, la mia paffuta quanto precisa assistente personale.
 
“Dottoressa Martin, la prego!”, bisbigliò tra un respiro e l’altro, sconvolta dal mio improvviso interesse per il genere umano.
 
And it'd be nice of me to take it easy on ya, but nah
 
Ci fu un movimento generale di occhiatacce, dal momento che si trattava di un locale gay pieno di bimbi minchia e trentacinquenni che cercavano in tutti i modi di rimorchiare...e come al solito una sensibile minoranza di quote rosa che si guardavano tra di loro con lo stesso entusiasmo dei cani quando si incontrano per strada...dove io ero un pesce fuor d’acqua dal momento che mi ero presentata con uno dei miei soliti tailleur eleganti.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
“Salve!”, trillò con finto entusiasmo un barman piuttosto effeminato non appena mi avvicinai al bancone. Palestrato, tatuato e più curato di un modello da copertina...ma semplicemente banale.
“Buonasera”, risposi seccata mentre sentivo le mie ovaie atrofizzarsi a quella vista.
“Sto cercando un certo Luca Nobili”, dissi poi.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
“Luca?”, ripeté il barman, facendo una faccia stupita. “Sì, sta lì”, disse indicando un angolo del locale.
Intravidi una piccola folla di ragazzi poco più in là, seguendo la direzione indicatami dal barman, alla ricerca di una faccia conosciuta, dal momento che avevo incaricato Marta di farmi avere un profilo completo su questo ragazzo particolare e sul fratello.
 
Being so bad got me feelin' so good 
 
Ci misi un po’ a mettere a fuoco quello che stavo cercando...colpa degli occhi che si lasciavano scappare gradi un pochetto alla volta...ma quando lo trovai, non ci fu Marta e contegno sociale che mi tennero, mi ritrovai a marciare a grandi falcate verso la mia vittima.
 
Showing you up like I knew that I would 
 
Notai un movimento generale di ragazze e ragazzi nel fiore dell’età che non appena si accorsero della mia presenza si scansarono scandalizzati...la cosa paradossale era che non ero io quella vestita in modo strano.
Puntai gli occhi su un ragazzo piuttosto alto e carino...dovevo ammettere che Alberto aveva ottimi gusti.
“Buonasera”, abbozzai un finto sorriso non appena calò il silenzio generale e quel Luca Nobili si girò verso di me, conteso da tre ragazze. “Sei tu Luca Nobili?”, domandai già sapendo la risposta.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
“Sì...”, balbettò quello confuso e impressionato. “Lei chi è?!”, si affrettò subito a chiedere.
“Qualcuno che vorrebbe parlare un minuto con te”, rimasi vaga.
“Voglio sapere chi è?”, ripetè lui con più decisione.
Sbuffai mentalmente spazientita. 
Ero indecisa se cominciare a urlargli subito in faccia o concedergli di salvarsi la faccia con gli amichetti.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
“Che vuole?!”, si intromise improvvisamente un’altra voce, nel mentre in cui un ragazzo più mingherlino si frappose tra me e Luca.
Dai capelli ridicoli e dalla faccia da gallina piena di brufoli, riconobbi in lui quello che era attualmente il fidanzatino di Giuseppe e il famigerato fratello mangiauomini di Luca.
 
Feeling inspired 'cause the tables have turned 
 
“Mi chiamo Lucia...Martin Lucia”, dissi col mio fare professional e aria teatrale.
Vidi il ragazzetto davanti a me sbiancare di colpo. Ma fu un attimo.
“E cosa vuole?”, cercò poi di dire quello sulla difensiva.
 
Yeah, I'm on fire and I know that it burns
 
“Sono venuta ad avvisarvi”, cominciai calma. “Di non provare a giocare coi sentimenti nè di mio figlio...”, dissi guardando Luca fisso nelle palle degli occhi. “...Nè del mio ex marito”, continuai spostando gli occhi in quelli del fratello minore. “O sarà l’ultima volta che lo farete...ci siamo intesi?”
 
*****
 
Talk that talk, baby 
 
Come previsto, non passarono neanche dieci minuti da quando uscii da quel locale che mi arrivarono telefonate a mitraglia da Giuseppe, che ignorai, per ritrovarmelo poi furente e minaccioso quanto un criceto con la rabbia, davanti al vialetto di casa.
 
Better walk, better walk that walk, baby 
 
“Ma sei diventata matta?!”, mi urlò battendo i pugni sul finestrino della macchina.
Sbuffai spazientita tra me e me, prima di scendere con un movimento elegante e sinuoso delle gambe...completamente inutile in quella circostanza ma tuttavia impostomi dalla mia dignità.
 
If you talk, if you talk that talk, baby 
 
“Cosa vuoi?”, domandai guardandolo dritto negli occhi.
“Come sarebbe a dire cosa voglio?!”, sbottò lui, sgonfiandosi di colpo per la sorpresa.
 
Better walk, better walk that walk, baby 
 
“Cosa vuoi?”, ripetei ferma. “Sei venuto fino a casa mia a urlare e picchiare la mia auto, per...?”, dissi con un lieve movimento delle sopracciglia.
“Sei andata...”, cominciò con un tono apparentemente calmo, ma che trasudava rabbia da tutti i pori. “A minacciare il mio fidanzato e suo fratello!”, disse con fare ovvio. “Cosa cazzo ti è saltato in mente!?”
 
Oh yeah 
 
“Punto primo”, dissi alzando l'indice. “Io sono semplicemente andata a dire che non si devono permettere di prendersi gioco di te e Alberto. Punto Secondo”, aggiunsi alzando il medio. “Scusa se mi permetto, ma spero vivamente che il ragazzo per la quale hai voluto divorziare fosse meglio di quello che ti sei trovato ora!”, perché okay essere mollate da uno che era gay, ma almeno andarsi a mettere con un bravo ragazzo...e non con un caso umano!
 
Talk that talk, baby 
 
Lo vidi diventare improvvisamente rosso per l’imbarazzo.
“Sì...”, bofonchiò. “Stefano era un bravissimo ragazzo”, si limitò a dire.
“E come mai non stai più con lui?”, domandai.
“È...morto”, disse solo.
“Condoglianze”, risposi, spalmandomi mentalmente una mano in faccia.
 
Better walk, better walk that walk, baby 
 
“È successo tanti anni fa”, provò a dire.
“Vedo...”, mi limitai a rispondere. Era evidente che non aveva ancora metabolizzato la cosa. Una ferita ancora aperta a cui non aveva concesso il tempo per guarire.
 
If you talk, if you talk that talk, baby 
 
Ora cominciavo a capire perché fosse così ingenuo e vulnerabile...per non dire stupido.
“Quindi?”, chiesi poi per riprendere il discorso. “Stavamo parlando di...?”
 
Better walk, better walk that walk, baby
 
Lo vidi fare un respiro profondo per cercare di ricomporsi. “Stavamo dicendo che per colpa tua Paolo mi ha mollato”, disse lentamente, senza nessuna emozione nella voce.
Per colpa mia?”, risi ironica.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
“Io penso che non ci fosse tutto questo grande feeling se veramente ti saluta così”, commentai.
“Già...”, rispose lui rimanendo atono.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
In quel momento vidi Giuseppe sotto una luce diversa...
 
Being so bad got me feelin' so good 
 
Non era più l’uomo che mi faceva sentire costantemente inadeguata, ai miei occhi sempre e comunque perfetto...ma semplicemente un bell’uomo tra tanti...
 
Showing you up like I knew that I would 
 
Non provavo più nessun tipo di attrazione per lui...se non un profondo affetto.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
Fu in quell’istante che sentii qualcosa sciogliersi all’altezza del cuore, come il peso di un masso che avevo portato per così tanto tempo, da averlo dimenticato...mi sentii improvvisamente più leggere, rilassata, serena.
 
Baby, I'm sorry (I'm not sorry) 
 
Sicuramente potevo dire di essere finalmente libera.
 
Feeling inspired 'cause the tables have turned 
 
“Andiamo”, dissi poi, rompendo il silenzio che si era creato tra noi e prendendolo per mano per accompagnarlo. “Ti preparo un the caldo e parliamo dentro.”
 
Yeah, I'm on fire and I know that it burns
 
Lo vidi sussultare a quel contatto, preso alla sprovvista, dopo tanti anni.
 
Payback is a bad bitch 
 
“Da dove hai tirato fuori tanto affetto per me?”, domandò sbalordito. A quelle parole scoppiai a ridere, di una risata genuina e sincera.
 
And baby, I'm the baddest 
 
“Vedi...sono una donna piena di risorse...”
 
I'm the baddest, I'm the baddest
 
 
 
SPAZIO AUTORE:
 
Ebbene sì! Sono tornato! Lo so che mi davate per disperso...e in un certo senso lo sono stato, in questi ultimi due mesi...anzi lo sono ancora tecnicamente xD
Che dite di questo capitolo a effetto sorpresa??! Non so manco a me da dove sia uscito, dal momento che i protagonisti indiscussi sono i nostri doubleA...ma mi serviva per chiarire un paio di cosucce lasciate lì a metà da tempo (e aprirne altre OVVIAMENTE muahahahah!!!) 
Fatemi sapere cosa ne pensate ragazzi ;)
Dedico questo capitolo a quella famiglia che non mi ha accettato...e a quella che contrariamente ad ogni logica mi ha accolto <3
Detto ciò, per qualsiasi cosa sono sempre qui!
Al prossimo capitolo pargolotti miei!
 
mr Apricot
 
Passe nel mentre avete per caso disegnato o scritto qualcosa prendendo spunto dalle mie storie, fatemi sapere che condividiamo XD

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Capitolo 19
*** Escape ***


 
 
Capitolo 18: Escape (Kehlani)
 
 
 
 
Never did I think I'd want you
 
Alberto’s POV:
 
Sentii un improvviso senso di sollievo non appena lo
vidi comparire improvvisamente dal nulla.
 
Always seen you 'round my way
 
Andrea’s POV:
 
Non sapevo neppure io perché mi trovavo lì,
cosa avrei detto, cosa avrei fatto...il vuoto totale.
 
Never had the strength to tell you
 
Abbozzai un sorriso insicuro.
 
“Ehi”, mi limitai a dire,
guardandolo senza espressione.
 
I kinda, sorta think you're great
 
“Ehi”, gli feci eco. “Sei venuto”,
constatai tutto contento.
 
“Già”, risposi atono.
“E quindi?”
 
Strange for me to wanna love someone who's better by themselves
 
“Avevi detto che non mi volevi più vedere...”,
sentii la voce tremare a quelle parole.
 
“Infatti”, dissi, sentendomi sprofondare.
“La penso ancora così.”
 
Hate to know I made you crazy for myself
 
Ce ne stavamo così, uno davanti all’altro,
troppo distanti e troppo distaccati,
come fossimo degli estranei, come sei non ci conoscessimo...
Mentre io mi sentivo ribollire dentro e appartenere a lui,
vivendo una moltitudine di emozioni paradossali e contrastanti
che neppure io ero in grado di spiegare.
 
Erano passate un paio di settimane dalla sera
in quel locale con gli amici di Alberto.
Settimane trascorse a cercare di andare avanti
e voltare pagina...
Mi aveva fatto troppo male quello che era successo
quella sera, e ancora di più il fatto
che per scusarsi si fosse limitato a dei messaggi...
Inutile dire che non lo avevo ignorato completamente. 
 
'Cause I don't want you thinking that my love's in vain
 
“Non è vero”, provai a dire.
“Altrimenti non saresti venuto! Vuol dire che ancora ci tieni a me”,
osservai.
 
“Certo che ci tengo”, risposi.
 
“E quindi?”, chiesi senza capire.
 
'Cause baby I've been falling for you but falling back up out your way
 
“E quindi non riesco a dimenticare come
se nulla fosse cosa è successo l’ultima volta
che ci siamo visti!”, sbottai. “Te ne sei rimasto
lì zitto come un coglione dietro a quel tuo amico!”,
sibilai.
 
“Ti ho già detto che mi dispiace e che
c’ho pure litigato con lui!”, risposi.
 
'Cause I can't let you lose yourself
 
Mi limitai a guardarlo.
Era tutto lì quello che aveva da dire?
 
“Non sono perfetto, Andrea! Lo so che ho sbagliato,
che dovevo reagire, che non dovevo lasciarti andare
via!”, continuai sperando in una sua qualsiasi reazione.
Si era dannatamente chiuso con me da quella sera
e non riuscivo più a trovare quel ragazzo di cui
ero innamorato...
“Me ne pento ogni giorno! Ti prego! Non voglio perderti!”
 
Looking for me
 
Cominciai a sentirmi sprofondare.
“Ti prego!”, ripetei.
 
Da quando l’avevo rivisto mi ero
reso conto di quanto mi mancasse,
tuttavia cercai di resistere alla tentazione
di cedere, ricordandomi
di quanto ero stato male negli ultimi giorni.
“Alberto...”, dissi piano cercando di prendere fiato.
“Posso capire come ti senti e mi dispiace,
perché ci sto male anche io e sto ancora
peggio a vederti così...”,
mi sentii pizzicare gli occhi
nel dare voce a ciò che sentivo.
“Ma cerca di capire che per me
le tue sono soltanto parole!”
 
And I can't let you make me your
 
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo.
 
“Mi dispiace”, cominciai a dire tra le lacrime.
“Ma non ce la faccio...”
Non ce la facevo a stare male così,
a vederlo così, perché sentivo dannatamente
la sua mancanza, ma sapevo che poi sarei
stato ancora peggio...a vivere un’altra volta questo dolore...
 
Your everything
 
Ma era altrettanto doloroso sapere che
sarebbe finito tutto così...
 
I just wanna be an escape
 
“Non puoi dire sul serio!”, esclamai, ripensando
a tutto ciò che eravamo stati, ai suoi baci,
le sue carezze e i suoi occhi dolci, luminosi 
e persi. “Sei impazzito??!”,
dissi non riuscendo ad accettarlo.
 
I just wanna be an escape
 
“Probabilmente”, risposi. 
“E allora?”
 
Baby can we escape, escape, escape?
 
Ero troppo stanco.
Volevo solo che tutto finisse...
e poter tornare a casa per rannicchiarmi
sotto le coperte a piangere e basta.
 
Admiring you from a distance
 
“No!”, urlai. “Tu non sei un pazzo!”,
dissi disperatamente.
 
Scared to go and make a move
 
“Lo so che ho sbagliato, che ti
ho fatto soffrire, che adesso stai male!”
 
Didn't wanna be distracting
 
“Ma non ti voglio perdere così!”,
esclamai  tra le lacrime.
“Lo capisci?!”
 
You be all up in your groove
 
Mi afferrò improvvisamente,
sbattendomi contro un albero.
A quel contatto improvviso trasalii,
sentendo ancora di più
il desiderio irrefrenabile di essere di nuovo suo...
 
It's strange for me to wanna love someone who's raw all by themselves
 
“Tu non ti rendi conto, ma sei veramente l’unico
ragazzo con cui voglio passare il resto della mia
vita, Andrea!”, dissi guardandolo dritto negli occhi.
 
I'd hate for you to search for someone else
 
“L’ho pensatoDcia da quando ti ho conosciuto
e ne ho avuto la conferma in questi giorni
in cui non potevo credere di stare senza di te!”
 
'Cause I don't want you thinking that my love's in vain
 
Cercai di calmarmi,
stordito dal battito  a mille,
dalle sue parole e dal suo respiro
troppo vicino alla mia bocca.
 
Baby I've been falling for you but falling up on out your way
 
“Posso capire che non riesci a perdonarmi,
ma continuerò ad insistere e combattere
per stare con te!”
 
'Cause I can't let you lose yourself
 
“E se...”, proseguii sentendomi mancare
le parole. “E se...non sceglierai me...giurami
che non ti farai mai trattare male da nessuno!
Perché non te lo meriti...”, conclusi
incapace di continuare.
 
Looking for me
 
Mi sentii straziare il cuore,
per tutto...sembrava tutto così
paradossale da non poter credere
che stesse succedendo veramente!
 
And I can't let you make me your
 
Gli afferrai piano le mani,
che teneva ancora strette intorno
alla mia giacca.
 
Your everything
 
“Va bene...”
 
I just wanna be an escape
 
“Cosa?”
 
I just wanna be an escape
 
Non risposi, semplicemente lo baciai,
con foga, sentendo tutta la stanchezza e 
la pesantezza degli ultimi giorni sciogliersi
improvvisamente.
 
Baby can we escape, escape, escape?
 
Lo sentii rispondere al mio bacio
con ancora più figa e violenza,
premendo il suo corpo fremente di desiderio
contro il mio, altrettanto bisognoso di lui.
 
Oh, no, no, no, no, no, no, no, aye, aye
 
Io amavo lui.
 
'Cause I've been staying low, holding back
 
Lui amava me.
 
Fighting the feelings that you've been giving
 
E saremmo andati sempre e comunque avanti.
 
And I've been trying to put it all into words
 
Semplicemente...
 
But I can't so I'm singing
 
Cos’altro c’era da dire di più?
 
I don't want you thinking 
That my love's in vain
Baby I've been falling for you
Been falling back up out your way
 
'Cause I can't let you lose yourself
Looking for me
And I can't let you make me your
Your everything
I just wanna be an escape
I just wanna be an escape
Baby can we escape, escape, escape?
 
Ooh
 
FINE
 
 
 
 
Spazio Autore:
 
Salve a tutti ragazzi! So che è da tanto che non ho più scritto nulla xD e che magari dovete ancora metabolizzare la cosa, ma questo è il mio ‘regalo’ per voi per il mio 23esimo compleanno (fatto ieri XD).
Che eravamo verso la fine di questa avventura già lo sapevo, è stato un viaggio meraviglioso quello intrapreso in questi anni con Andrea e Alberto, che mi hanno fatto sognare e crescere con loro, ma che per il momento è arrivato alla fine. Non ho veramente più nulla da scrivere su di loro, e tutti gli intramacci che ho aperto, sviluppato o lasciato in sospeso si possono risolvere veramente in un’unico modo:
si amano. Cos’altro vogliamo dire di più? XD
Grazie a tutti voi per essere arrivati con me fin qui! Veramente lo dico dal cuore!
Non escludo di tornare in futuro con la stagione numero 2 dei nostri eroi, anche sea stavo pensando di farci un fumetto XD vedremo XD vi terrò aggiornati comunque XD
Grazie ancora a tutti voi <3
 
Carlo
 
 

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