Shadow Town

di KuroPond
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vampiri in classe ***
Capitolo 2: *** Human Emotions ***
Capitolo 3: *** Savannah ***



Capitolo 1
*** Vampiri in classe ***


*angolo autore*
Salve! Innanzitutto spero che la storia vi piaccia, in questo caso non esistate a lasciare una recensione!
Questa è la mia prima fanfiction "seria" e mi impegnerò per rendere disponibili i capitoli con cadenza regolare. 
Un ringraziamento ad Alessia per le ottime idee e vi lascio alla storia! Booyahh!!

POV Luke[Mattina]

Scuola.
Già, anche a me viene un brivido di eccitazione quando sento quella parola. 
Ovviamente sono sarcastico.
Ho passato gli ultimi dieci anni in quarta superiore, a volte mi sembra che la scuola abbia risucchiato tutta la mia voglia di vivere. 
Piuttosto ironico per uno che è immortale. Già, sono un vampiro, o almeno è quello che credo di essere, visto che ho una continua voglia di sangue e ho dei canini molto più affilati del normale.
Siamo tre in famiglia e tutti e tre siamo vampiri: mia sorella, mio fratello ed io.
Mi chiamo Luke, comunque, ora sono in classe, la campanella sta per suonare e quella scema di mia sorella ancora non si fa vedere. Primo giorno di scuola, primo giorno di ritardo.
Della mia classe conosco un paio di persone di Shadow Town -non sto scherzando, il nome è proprio questo- ci conosciamo quasi tutti.
In seconda fila c’è Savannah, e che tu ci creda o no è una strega, è seduta vicino a Adel, strega anche lei. Fanno parte dello stesso Coven, ma se non sbaglio sono cugine di secondo grado o qualcosa del genere.
Poi c'è… Vera, una ragazza che vive due isolati più in là di me; e Karma, una ragazza umana che abita ai confini della città. 
Chiudo il quaderno rilegato in pelle su cui stavo scrivendo. Ho deciso che proverò nuovamente a tenere un diario, l'ultima volta non è finito bene, ma ci voglio riprovare.
Mi passo una mano tra i capelli corvini. Nonostante sia un vampiro la mia pelle non è bianca come il marmo e non ho occhi iniettati di sangue ma sono castani e in questo momento sono puntati sulla porta della classe.
Grazie ad un udito che si può definire... Sovrannaturale, riesco a sentire i passi al di fuori della classe e sono senza dubbio quelli di mia sorella. 
Infatti la porta si apre e una ragazza dai capelli castani entra in classe, come sempre ignora gli sguardi dei suoi compagni di classe e mi si siede vicino proprio mentre la campanella suona.
“Ebbene ciao” la saluto, riponendo il diario in cartella. Non mi piace che lei ne sia a conoscenza, anche se quasi sicuramente ne ha uno anche lei. Penso sia troppo orgogliosa per ammetterlo però.
Mia sorella si chiama Hanna. Lunghi capelli mori e ricci che ricadono sulle sue spalle e due occhi castani che nonostante sembrino gentili riescono a lanciare occhiate più taglienti e fredde del ghiaccio.
Hanna risponde al saluto e posa la cartella vicino al banco, poi va a salutare Savannah, è nostra amica da parecchio tempo e ci siamo molto affezionati. In effetti è lei che ci ha creato i nostri anelli solari; be' a me un anello e a mia sorella una collana, ma il principio è sempre lo stesso. 
“Hanna, dimmi che hai bevuto da una sacca di sangue” le dico quando torna a sedersi. Sto cercando di convincerla a non bere il sangue direttamente dalla vena, ci sono stati troppi avvistamenti di recentente.
“Se ti fa sentire meglio allora sì, ho bevuto da una sacca di sangue, non ho perforato nessun collo”
Le lancio un occhiataccia, si è sicuramente cibata di qualcuno. Le passo un pacchetto di gomme da masticare
“Almeno maschera l’odore del sangue” mi limito a rispondere.
La porta si riapre, tutti gli alunni si rigano a guardare chi è.  È una professoressa. Sembra giovane, capelli neri e ricci, occhi chiari... Mi immobilizzo all'istante, il muscolo della mia mascella si contrae.
Quegli occhi. Quei chiari e freddi occhi, li conosco bene.
Afferro la gamba del banco e la stringo, quella si piega leggermente sotto la mia forza sovrannaturale, Hanna si limita a stringere i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Come dimenticare gli occhi della persona che ha ucciso tua madre. Come dimenticare gli occhi della persona che un anno dopo ti ha trasformato in vampiro.

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Capitolo 2
*** Human Emotions ***


POV Hanna [pomeriggio]

 

Entro in casa e lancio la cartella sul divano, sono scioccata dalla visita ricevuta a scuola. Quando è arrivata? E poi come diamine ha fatto a trovarci? Tutte queste emozioni mi turbinano in testa, impedendomi di pensare lucidamente.

“Dobbiamo avvertire Travis che Nesla è in città” dico, sorprendendo anche me stessa.

“Se Travis score che è qui andrà dritto filato da lei e la ucciderà, mettendo in pericolo i suoi fratelli. Oh aspetta, siamo noi i suoi fratelli. Non voglio essere immischiato in tutto questo, ci potrebbero essere dei cacciatori in città e direi che mi sono affezionato alla mia immortalità".

Mio fratello da quando nostra madre non c’è più ha preso un po’ il suo posto, lui è quello cosciente e responsabile, sempre a pensare alle conseguenze. 

Non si può dire lo stesso di me e Travis.

Però... Forse ha ragione lui; forse dovrei provare a fare la responsabile almeno per una volta, pensare alle conseguenze.

"Okay" dico "ma se lei ci sarà fastidio o cercherà di finire il lavoro che ha iniziato, non esiterò a vuotare il sacco".

Luke rimane un attimo inebetito, proprio non se lo aspettava da me. Si ricompone e dice semplicemente "okay".

In quel preciso istante sento dei passi provenire dal salotto e Travis entra in cucina, cerco di dissimulare la sorpresa e mi giro verso Luke: non avrebbe dovuto essere a casa e sicuramente ha sentito tutto.

Lui ci guarda per un attimo e poi parla “So già che Nesla è in città, non vi preoccupate, non la ucciderò,” prende una mela dal cestino della frutta e la lancia in aria per poi riafferrarla “sono passati più di cento anni e ucciderla mi sembra un inutile spreco di energie, per non parlare del tempo.”

Senza un’altra parola esce dalla stanza, sento la porta della sua camera che si chiude con un suono sordo.

Io e Luke ci guardiamo per un attimo.

In un certo senso non è una brutta cosa che l’abbia presa alla leggera: nessuno spargimento di sangue né cadaveri da occultare, tuttavia… molte volte quando fa così sta tramando qualcosa. Il fatto che la cosa mi preoccupi mi colpisce come un sasso, ne rimango disgustata. L’umanità non mi è mai piaciuta, ma non ho mai deciso di spegnerla del tutto, a volte quel che potrebbe accadere se lo facessi mi spaventa. 

Decido di smettere di pensarci e mi siedo a tavola, pronta per pranzare; per poi cambiare idea e rifugiarmi in camera mia.

Mi stendo sul letto con le braccia aperte, a pensare. 

Cosa sta progettando Travis? Dovrei davvero esserne preoccupata? In fondo a me non è che importi molto se Nesla vive o muore… anzi, forse preferirei vederla morta. Un impeto di rabbia mi riempie il petto, lei ha ucciso nostra madre, MIA madre.

Allo stesso tempo la rabbia è rivolta verso di me: odio queste emozioni, a volte mi fanno stare male; mi odio per il fatto che io possa provarle. Eppure non posso spegnere la mia umanità: potrei provocare stragi e smettere di essere quella che sono.

Mi colpisco la fronte con il palmo della mano, stupide emozioni umane.

Anche se non voglio ammetterlo a me stessa, a volte cerco di camuffare il fatto che io provi emozioni. Cerco di non pensarci, di distrarmi o di impormi il pensiero che io non sia fatta così.

Adesso è uno di quei momenti, devo distrarmi, e quale modo migliore di farlo se non bere il sangue direttamente dalle vene di qualcuno?

L’ultima volta mi sono lasciata un po’ andare, la vittima alla fine è morta dissanguata e ho dovuto nascondere il suo corpo, ma almeno ho tenuto a bada ciò che provavo per un po’.

Tuttavia non posso permettermi un altra morte, mio fratello non me lo perdonerebbe mai e di sicuro le autorità si allarmerebbero se continuassero a denunciare persone scomparse.

Per fortuna sono riuscita a soggiogare una mia compagna di classe e così mi basta inviare un messaggio… digito poche righe di parole sfiorando lo schermo del mio telefono… ed ecco che la mia bella sacca di sangue con le gambe arriva direttamente a casa mia.

Sorrido soddisfatta, mentre dici minuti dopo il campanello suona e una ragazza dai lunghi capelli color miele si dirige verso la mia stanza, dove io l’aspetto con i canini scoperti; bramando il suo polso e le sue vene che pulsano al ritmo del suo battito cardiaco. Riesco a sentire il suo sangue scorrere nelle vene, percorrere tutto il suo corpo. Riesco a sentire il suo battito cardiaco, lento, rilassato dal soggiogamento; in questo momento vorrebbe urlare, scappare probabilmente cercare aiuto.

Invece rimane seduta sul mio letto, mentre io scopro i miei canini e li conficco nel suo polso, ingurgitando il suo caldo sangue, rigenerandomi e sentendomi più forte. 

Sopprimendo finalmente l’idea che io riesca a provare emozioni umane.


 

*angolo autore*

Ecco qui il secondo capitolo, spero vi piaccia! Se volete lasciare una recensione siete i benvenuti! 

Ci si vede nel prossimo capitolo! Booyah!
 

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Capitolo 3
*** Savannah ***


POV Savannah [stessa mattina]
 
Tamburello le dita della mia mano sul ginocchio, Hanna non è ancora entrata in classe.
Hanna, la ragazza vampiro che mi minaccia dalla sera in cui ho scoperto i miei poteri.
Sono una strega, esatto, e a quanto pare devo provvedere continuamente alla protezione dei miei amici vampiri.
O almeno, solo uno dei tre fratelli Davidson è mio amico: l’altro fratello non mi parla neppure e la sorella mi rivolge la parola solo per assicurarsi che io sia ancora dalla sua parte. Come se fosse possibile non esserlo.
Però… -guardo la porta dell’aula- magari oggi non c’è. 
Per una volta potrei seriamente rilassarmi in classe; niente minacce, niente sguardi per essere sicuri che io mantenga il mio silenzio…
Mi giro e scocco uno sguardo a Luke, suo fratello, l’unico con cui sono riuscita a legare un rapporto che non si basa sul semplice sfruttamento dei miei poteri.
Seno il mio cuore sprofondare in una morsa dolorosa mentre lo vedo scrivere su un quadrettino foderato in pelle; lui non sa nulla, non sa delle minacce di sua sorella e non ho intenzione di dirglielo.
Lo vedo alzare lo sguardo e chiudere il quaderno, mi giro di scatto verso la porta e mi aggrappo al banco, le mie nocche bianchissime. Inizio a sperare con tutta me stessa che non stia arrivando.
Dopo pochi secondi la porta si spalanca e appare Hanna. 
Ovviamente, penso con rabbia, lei non si permetterebbe mai di mancare.
Il mio stomaco si contrae e io espiro, non mi ero neanche accorta che stavo trattenendo il fiato.
La vedo sedersi vicino al fratello, scambiare qualche battuta e poi posare la cartella. 
Poi, come sempre, si alza e si dirige verso di me. 
Una volta di fronte al mio banco si sporge sorridente come fa tutti i giorni, come se stesse per salutarmi; i suoi capelli ricadono sui nostri visi, nascondendoli dal resto della classe.
-Novità?- chiede con un ghigno, il suo alito sa di sangue. Deve essersi nutrita da poco e questa cosa mi fa venire la pelle d’oca. 
Non sono veramente sensibile alla vista o all’odore del sangue, ma pensare che una persona possa berlo… questo mi fa venire i brividi.
Tuttavia scuoto la testa, cercando di guardarla negli occhi senza far intravedere la mia paura; mi aveva chiesto di cercare informazioni sui cacciatori, ma non ne avevo trovare. Non è che mi fossi impegnata molto, ma questo lei non deve saperlo.
-Ancora dei nostri?- chiede.
Io annuisco.
-Un bel sorriso allora, ci vediamo domani,- dice, per poi allontanarsi con un sorriso, esattamente come quello che ho stampato in faccia.
Un sorriso vuoto e palesemente finto, ma che evidentemente basta a ingannare quegli idioti della mia classe. Anche se a volte penso di essere io l’idiota, e che a loro semplicemente non gliene frega nulla di me; vogliono solo vivere la loro vita, senza intromettersi in problemi altrui che distoglierebbero la luce da loro. Egoisti.
Ma infondo lo siamo tutti.
Mentre torna a posto Sharon la segue con lo sguardo, poi tira fuori un quaderno nero dalla sua cartella e inizia a scrivere. Probabilmente i compiti che non ha fatto.
-Tutto a posto?- mi chiede Adel, lei sa tutta la storia, è nel mio stesso Coven e molte volte mi aiuta quando devo cercare qualcosa per Hanna.
-Sì- rispondo, forse con un tono di voce un po’ più alto di quel che avrei voluto, ma gli occhi sono decisi e quindi lei dopo un ultimo sguardo preoccupato si gira nuovamente.
Odio questa scuola.
Odio le persone che mi circondano e odio me stessa, per essere così debole da lasciarmi controllare così facilmente; senza reagire. Senza opporre alcuna resistenza.
Ma non posso, se opponessi resistenza Hanna ucciderebbe me e il mio coven, come mi ha già felicemente conferito più volte nell’arco dell’anno scolastico.
E poi non vorrei incasinare le cose con Luke, l’unico con cui ho instaurato un buon rapporto e l’unico a cui non voglio incasinare le cose in famiglia; che a mio parere è già un disastro di per sé. 
Cercando di calmare il mio respiro tiro fuori il testo scolastico e mi concentro sul professore, ormai preso nella spiegazione di una complessa reazione chimica.
Senza neanche capire cosa stia dicendo prendo una matita e inizio a copiare dalla lavagna, cercando di riempire la mente con numeri e lettere, comprimendo i miei pensieri.

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