2012: The game is not over!

di Malanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo portale ***
Capitolo 2: *** Il Lazzarus ***
Capitolo 3: *** Il ritorno di Turbo e ... ***
Capitolo 4: *** L'invasione ***
Capitolo 5: *** Amnistia ***
Capitolo 6: *** All'interno del Computer ***
Capitolo 7: *** Dove siamo? ***
Capitolo 8: *** La chiocciola e-mail ***
Capitolo 9: *** Un pò di luce ***
Capitolo 10: *** Il Keyblade ***
Capitolo 11: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 12: *** Il vulcano ***
Capitolo 13: *** La porta del Lazzarus ***
Capitolo 14: *** La grotta ***
Capitolo 15: *** I ragni rossi ***
Capitolo 16: *** Preparazione ***
Capitolo 17: *** NCP vs LAZZARUS ***
Capitolo 18: *** Reset ***
Capitolo 19: *** Ritorno all'Arcade ***
Capitolo 20: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Un nuovo portale ***


“Michael! Ragazzo mio, come sono felice di rivederti!” esclamò il signor Litwak spalancando le braccia verso il giovane ragazzo che gli stava davanti. L’altro ricambiò il gesto facendo un ampio sorriso. Era un giovanotto alto, dai folti capelli castano chiaro e lucenti occhi color nocciola, che guardavano l’uomo con gioia. “Papà!” disse il ragazzo abbracciandolo “Anch’io sono felicissimo di vederti! Come stai? Hai ancora quel terribile mal di schiena?” “Eh, eh, eh! Lo sai … sono diventato vecchio …” ridacchiò il signor Litwak dandogli una pacca sulla spalla, facendolo entrare nella sala giochi.

Michael si guardò attorno e non poté fare a meno di sorridere teneramente: aveva passato la maggior parte della sua infanzia dentro l’arcade di suo padre; giocando a PAC-MAN, FELIX AGGIUSTATUTTO, DIG DUG ed a altri giochi che purtroppo non vedeva in funzione. Tese una mano verso uno dei nuovi cabinati e mormorò “Quanto tempo è passato da quando sono venuto qui per l’ultima volta …” “Ben dieci anni, figliolo …” confermò il padre con un tono di nostalgia nella voce “Mi ricordo quando venivi qui quasi tutti i giorni con i tuoi amici … mi arrivavi a malapena ai fianchi e portavi un grosso apparecchio per i denti … ed ora guarda: fra poco diventerai anche più alto di me …”. Michael ridacchiò e disse, tornando un po’ serio “Purtroppo potrò rimanere qui ad aiutarti solo per due settimane, prima di ritornare all’università …” “Lo so ragazzo e ti ringrazio per essere venuto fin quaggiù per questo” ribatté il genitore strizzandogli l’occhio “Ora la prima cosa da fare è riporre la tua roba da qualche parte ed iniziare a fare le pulizie prima che arrivi l’orario di apertura”. Il giovane annuì e portò la sua borsa in uno scaffale sotto il bancone del minibar. Tirò fuori da essa un computer portatile nuovo di zecca e lo appoggiò sulla superficie del bancone insieme ad un cavo dell’alimentazione e chiese, gridando “Papà! Dove posso trovare una presa elettrica?” “Al momento puoi utilizzare quella dove sono collegati i cabinati” rispose l’altro. Lui fece come gli era stato detto e presto raggiunse il genitore in uno stanzino dove c’era una rampa di scale che conduceva verso la cantina. Il signor Litwak lo guidò fino a giù ed indicò una serie di oggetti che gli sarebbero serviti. Mentre stavano prendendo stracci e ramazze; il padre domandò curioso “Allora, come procede il perfezionamento del tuo programma di ripristino dei dati?” “A meraviglia” rispose il figlio “Devo solo testarlo su un programma particolarmente danneggiato e poi lo potrò proporre all’azienda di cui ti ho parlato …”. Il signor Litwak guardò orgoglioso il ragazzo, ma poi il suo viso si illuminò e gli disse “Ho quello che fa per te”.

Intanto, su nella saletta principale, la spia del portatile che era riposto in uno spazio vuoto tra i due cabinati di SUGAR RUSH; prese a lampeggiare di una tenue luce bluastra. A vederla questa lucina; sembrava il classico segnale che informa il possessore dell’apparecchio che si stava caricando la batteria e non ci avrebbe fatto molto caso. Ma invece ...


“Avanti, Vanellope, non farla tanto lunga!” esclamò Ralph rivolto alla piccola ragazzina dai capelli neri vestita di verde. Entrambi erano tra il confine di SUGAR RUSH e la galleria che portava alla Stazione Centrale; ma quando l’uomo alto tre metri aveva varcato la linea di confine del gioco; ella si era immobilizzata, esitando e tormentandosi l’orlo della felpa. Guardò il suo amico nei occhi con molta apprensione e deglutì. Ralph sospirò, spazientito, e dette un’occhiata nervosa al treno fatto di vagoni di bignè alla crema ed le ruote di zucchero. Se non si sbrigavano; quel coso sarebbe partito senza di loro. Vanellope si guardò la punta dei suoi stivaletti. E se non avesse funzionato? E’ vero, adesso il suo codice era ritornato al suo posto, ma … Alla fine alzò la testa e tese un braccio in avanti, tremando, e serrò forte gli occhi. Ci siamo quasi … Ancora pochi centimetri … Non sentì sotto le sue dita nessuna resistenza, solo un lieve calo di temperatura e un po’ di elettricità statica che le fece prendere la scossa. Riaprì gli occhi, sorpresa. Scosse il braccio a destra e a sinistra, come se fosse una bandiera. La barriera non bloccò nessuno dei suoi movimenti. Allora allungò la gamba e, con molta cautela, fece un passo in avanti e varcò il confine. La sua bocca si spalancò in un sorriso smagliante. Lo Spacca Tutto sorrise a sua volta e borbottò “Visto? Ora che non sei più un glich; puoi passare tutte le volte che vuoi il confine del tuo gioco ed andare a visitare gli altri cabinati …”. Si voltò verso il treno ed aggiunse “E adesso andiamo alla Stazione Centrale …”. Salì su uno dei vagoni ma, non vedendo la piccola pilota di kart sedersi al suo fianco, la chiamò con perplessità “Vanellope?”. Un grido acuto e giubilante riecheggiò per tutta la galleria, facendolo gemere dal dolore e tapparsi le orecchie con le sue enormi mani “SIIIIII! E’ megalattico! Posso uscire dal gioco! Ralph, guarda!”. Vanellope si teletrasportò avanti e indietro dalla linea di confine in rapida successione, come se fosse una pallina da pingpong impazzita, esultando. Ralph fece un sospiro esasperato e fece scivolare una mano tra i capelli spettinati “Dai, andiamo! Non puoi perdere tutto il tempo con queste stupidaggini!”. Allungò un braccio e la afferrò per il cappuccio prima che potesse saltare di nuovo e la sollevò di peso, portandola sopra al vagone, affianco a lui. Vanellope gli dette un’occhiata in tralice, incrociando le braccia al petto e borbottò “Magari per te sarà una stupidaggine ma per me è … cavoli! Non lo saprei neanche come descrivertelo!”. Si mise a saltellare sul sedile, tornando allegra, e tempestò l’amico di domande “La Stazione è davvero grande come mi hai detto? Quanti portali attivi ci sono in tutto? E li hai visitati tutti quanti?”. L’omaccione rise e disse “Calmati piccola … Lo vedrai presto con i tuoi stessi occhi …” “Ah! Ralph ho un’altra domanda!” esclamò lei alzando il braccio e mordendosi il labbro inferiore. Dondolò le gambe e domandò “Ma è vero che si è aperto un nuovo portale che non ha nome?” “Da quanto ne ho sentito parlare; si …” rispose lui grattandosi il mento leggermente ispido, pensieroso “Ma sono sicuro che gli antipicchi si saranno già mobilitati per fare una perlustrazione. E se quando arriviamo là lo troveremo ancora in funzione … Be; allora possiamo stare tranquilli: significa che non ci sono virus in agguato …”. La bambina squittì, emozionata “Non vedo l’ora di far conoscenza con gli altri NCP dell’arcade … Oh, bella!”. Ralph ridacchiò e le scompigliò i capelli corvini con due dita della mano. Il treno partì senza dare troppi scossoni, e si avviò lentamente verso la Stazione. Poi la bambina tornò a guardare lo Spacca Tutto e chiese “Secondo te gli antipicchi sono capaci di perlustrare un portale che potrebbe essere altamente pericoloso?” “Assolutamente no” rispose l’altro, rilassandosi di più sullo schienale “Non ne sarebbero mai capaci. Per questo avranno chiamato sicuramente … Lei …”. Fu scosso da un piccolo brivido “Mi dispiace per il virus che incroceranno il suo cammino …”.

“Muovetevi branco di bradipi affetti da narcolessia! Il portale è già aperto da otto minuti!” sbraitò il sergente Tamora Jane Calhoun, rivolta ai suoi uomini. La donna brandiva il fucile laser e incitava rabbiosamente la folla ad arretrare; in modo che lasciassero sgombra l’area attorno all’ingresso sconosciuto. Poi si mise in postazione davanti ai soldati e ringhiò “Ora aprite bene le orecchie zuccherini perché non ho intenzione di ripetere le mie parole … Come sapete ormai tutti quanti; ogni volta che si apre un nuovo portale, nascosti nei più oscuri antri della nuova galleria, ci sono dei virus pronti ad invadere la Stazione Centrale e i giochi che sono annessi ad essa. Il nostro compito è quello di aiutare gli antipicchi a difendere l’apertura, oltre che esplorare l’interno del varco …”. Diede un’occhiataccia per l’area e aggiunse “Oggi abbiamo a che fare con un UNKNOW, un portale senza nome, e questo significa soltanto una cosa: massima allerta e …” “Noi siamo l’ultima speranza della Terra. La nostra missione è di distruggere tutti gli Scarafoidi …” borbottò una voce maschile tra un gruppo, interrompendola.

Calhoun si voltò di scatto verso di loro con sguardo assassino. Poi urlò con tutto il fiato che aveva in corpo “Marconsky! Cazzo, ti sei impallato ancora?!? E’ la quarta volta in questa settimana!”. Tese un braccio e indicò un punto impreciso della Stazione, aggiungendo furiosa “Ora vai in un fottuto centro ospedaliero e ti fai fare un fottuto controllo! E’ un ordine!”. Il soldato alto tre metri ruppe le righe e si allontanò dai altri, borbottando le stesse parole di prima. La donna si scostò una ciocca di capelli biondi davanti ai occhi azzurro cielo, scrutò gli altri torvamente, e sibilò “Se qualcuno di voi ha il suo stesso problema; veda di andarsene fuori dai coglioni finché non sarà tornato a posto! Non voglio palle al piede in questa missione!”. Si ricompose, mettendosi sull’attenti e concluse, borbottando “Trenta secondi di pausa prima di perlustrare il portale. Rompete le righe!”. I soldati fecero il saluto militare e si divisero. Ma un paio di uomini non poté fare a meno di borbottare “Il sergente, ultimamente, è su di giri …” “Sarà perché il suo matrimonio è imminente …”. Calhoun li aveva sentiti e li guardò allontanarsi mentre ringhiava “Mezze cartucce di quarta categoria”. Si mise le mani ai lati della testa e si massaggiò le tempie. Sentì una voce chiamarla “Tamora”. Lei si girò fino a che non vide il suo fidanzato, Felix. L’Aggiusta Tutto era molto più basso della donna e spesso assumeva delle espressioni alla Cucciolo Di Cane che la inquietavano un pochino; ma si era accorta da qualche tempo che le attenzioni che riceveva da lui, in fondo, le piacevano. L’uomo teneva le mani dietro la schiena e le rivolse un sorriso carico d’amore. La donna lo osservò per un attimo, con aria dura, e borbottò “Felix, che cosa ci fai qui? I civili non sono autorizzati ad avvicinarsi al nuovo portale finché non lo riterremo idoneo …”. L’uomo tese le mani davanti e le porse un’enorme fetta di torta alla crema pasticciera, guarnita con della panna montata e scaglie di cioccolata. Lei spalancò gli occhi, sorpresa, mentre lui le dava la fetta di dolce e diceva “Questa è una delle torte che avrei scelto per il matrimonio; volevo sapere che cosa ne pensavi …”. Il sergente spalancò la bocca e cercò di dire qualcosa ma Felix fece uno dei suoi salti e la baciò sulla guancia. “Non preoccuparti tesoro … è normale che tu l’abbia scordato …” disse, cercando di rassicurarla “Con tutto il lavoro extra che devi fare oggi per salvaguardare la sicurezza dell’Arcade …”. Fece un altro salto ma questa volta la baciò delicatamente sulle labbra, facendola sussultare. Non era abituata ad espandere moti d’affetto in luoghi pubblici. Felix tornò a terra, ormai abituato alla fredda espressione con cui la bionda lo stava guardando adesso, ben conscio, però, che quella era solo una maschera per non farsi sminuire davanti ai suoi soldati. Si allontanò pian piano mentre la donna abbassò lo sguardo sulla fetta di torta che le aveva lasciato. Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso. Era fatta con i suoi ingredienti preferiti. Quando fu sicura di non essere vista; prese la fetta con la punta delle dita e le diede un grosso morso, riempiendosi la bocca ed assaporando golosa il sapore vanigliato della crema. Una piccola pausa era quello che ci voleva per i suoi nervi ipertesi ...

Un’intensa nube argentea fatta di sabbia o scaglie di metallo fuoriuscì dal portale sconosciuto con la potenza pari a quella di un geyser ed invase tutta la Stazione Centrale. Calhoun venne quasi accecata e fece cadere il piatto per terra, puntando con fatica il fucile davanti a sé. Il vento improvviso era molto forte e quella strana nube non le faceva vedere niente. Perfino le urla dei altri NCP che erano nella Stazione le giungevano alle orecchie soffocate, come se essi si trovassero in luoghi molto lontani. “Calma, gente! Noi sistemeremo tutto!” urlò la bionda rivolta alle voci più vicine ma scoprì che, seppur urlando, la sua voce veniva soffocata a sua volta dalla potente raffica di vento. Dopo qualche minuto, così com’era arrivata; il vento e la polvere sparirono improvvisamente. Calhoun si mise a tossire e si portò una mano tra i capelli. Quando la ritrasse scoprì che il palmo della sua mano era ricoperto di quella polvere simile alla sabbia e al metallo, che sotto la luce dei neon luccicava come porporina. Gli altri NCP si lamentarono attorno a lei e si tolsero quella polvere di dosso. Sonic studiò la polvere che aveva tra le mani e disse “Che diavolo è questa roba?! Sembra di essere appena uscito da una delle officine dove il dottor Eggman costruisce i suoi robot …” “Secondo te quel vento avrà trasportato quella strana polvere anche dentro ai nostri giochi?” domandò Mario ansioso, rivolto al riccio blu che gli rispose “Spero di no! Non sappiamo che diamine sia!”. Calhoun si girò e posò gli occhi sul varco nuovo. In effetti gli stipiti del portale erano ricoperti da quella sostanza grigia … Il tabellone continuava a rimanere spento. Sospirò seccata e urlò ad alcuni dei soldati “Non fate avvicinare nessun NPC al nuovo portale …”. Poi si rivolse all’altro gruppo “Voi imbracciate i fucili e venite con me”. Detto questo; ella si diresse verso l’antro sconosciuto, seguita dal gruppo che aveva chiamato. La pausa era finita.


Il signor Litwak guardò il figlio con grande affetto e un pizzico di orgoglio. Il ragazzo lo stava aiutando a spostare alcuni cabinati fuori uso che non aveva avuto cuore di buttare via ma che non potevano più stare nelle salette principali. Sarebbero stati perfetti per la prova pratica del programma che il figlio aveva creato. Michael trascinò un cabinato e lo espose sotto la luce giallo arancio della lampadina e disse con il fiatone, sorpreso “Non ci posso credere … Hai tenuto anche GALAXY DUEL!”. Si voltò verso il padre e raccontò entusiasta “Mi ero preso una cotta da paura per la principessa Celeste … ed ho pianto parecchio quando mi hai informato che il gioco non funzionava più …”. L’uomo sospirò “E non sei stato l’unico … Molti altri si sono dispiaciuti quando li ho informati che dovevo staccare la spina … Ma non ho avuto il coraggio di portarlo allo sfascio, sperando che qualcuno riuscisse a ripararlo prima o poi …”. Poi gli sorrise e concluse “Ma ora ci sei tu con il tuo programma rivoluzionario! Chissà se funzionerà anche con questi vecchi cabinati …”.

“Per tutte le ciambelle uscite senza buco; che diamine è successo? Cos’era tutta quella roba polverosa che ci ha travolto?” domandò Vanellope scuotendo la testa, inorridita. Ralph si spazzolò la maglietta e la salopette con bruschi colpi delle mani e rispose “Non lo so … Questa cosa non si toglie facilmente neanche dai abiti …”. La studiò attentamente e disse “Sembra formata da scaglie di metallo … guarda come brilla sotto la luce delle lampade …”. Entrambi si voltarono dietro di loro, verso SUGAR RUSH e lui borbottò “So solo una cosa: che quella roba è entrata dentro al tuo gioco …” “Davvero?!” esclamò la bambina allarmata “Allora torniamo indietro! Potrebbe essere successo qualcosa di brutto ai cittadini!” “Impossibile …” ribatté Ralph perplesso “Quella polvere ha toccato anche noi e non ci è successo niente” “Ma …” “Devi stare tranquilla, piccola” la rassicurò l’amico “Aspro Bill se la saprà cavare anche da solo: ricordati che ha servito Re Candito; per cui sarà abituato a questo genere di problemi …” “Grazie per avermelo ricordato …” sibilò l’altra, irritata. Lo Spacca Tutto si grattò la testa, sentendosi a disagio. Poi aggiunse, per ritornare all’argomento di prima e distogliendo i pensieri della bambina “E poi quella polvere grigia proveniva dalla Stazione Centrale … possiamo iniziare le nostre indagini da lì …”. Lei lo guardò un po’ titubante ma alla fine annuì. Il treno ripartì con la sua solita flemma.

Quando i due ebbero raggiunto la Stazione Centrale; per prima cosa si accorsero che tutti gli NCP erano agitati e parlavano senza sosta. Gli antipicchi stavano facendo del loro meglio per calmare le acque ma se non li avessero aiutati i soldati di HERO’S DUTY sarebbe stato impossibile: gli antipicchi che c’erano erano un branco di idioti … soprattutto quello. Lo aveva riconosciuto l’omuncolo piccolo e magro, dalla testa a forma di lampadina … Era l’omino blu che lo fermava sempre quando varcava qualsiasi portale dell’Arcade. Provò una certa gioia maligna nel vederlo tartassato di domande e lamenti da una spaventatissima Mary, che aveva il suo abitino viola tutto rovinato, e da un furioso Gene, che con i capelli e i baffi grigi sembrava invecchiato di vent’anni. Vanellope lo tirò per una gamba dei pantaloni. Quando si chinò verso di lei; la bambina indicò un punto vicino al portale nuovo, dove alcuni NCP cercavano di superare un muro formato da alcuni soldati. In mezzo a loro c’era Felix, bianco come un cencio ed agitatissimo, che continuava a fare a tutti la stessa domanda “Sei sicuro che non sia ancora tornata? E’ passata più di mezz’ora … di solito non ci mettono così tanto a perlustrare un gioco …” “Mi dispiace Felix” disse Satin “Ma ero completamente occupato ad aiutare Zombie e Cyborg ed non ci ho fatto caso …”. L’Aggiusta Tutto fece un gemito e borbottò “Grazie lo stesso”. Si voltò e vide il collega e la bambina avvicinarsi. Corse verso di loro, ansioso “Ralph! Vanellope! Avete per caso visto Calhoun da qualche parte?” “No … Io e Vanellope siamo appena arrivati …” disse l’energumeno con disagio. La pilota di kart disse, incrociando le braccia “Nel venire qui siamo stati travolti da una strana porporina … Sai per caso da dove diavolo veniva?” “Penso dal varco sconosciuto …” borbottò Felix tristemente, guardandola “Infatti Tamora e un gruppo di soldati sono andati a controllare ma … è passata mezz’ora da quando sono andati …”. Ralph si mise le mani sui fianchi e disse “Come fai a preoccuparti per trenta minuti di perlustrazione?! Neanche Superman è così veloce a ...” “Stai parlando di Tamora, Ralph!” sbottò l’altro stizzito “Oltre ad essere un valente militare; ha quelle sferette super tecnologiche che volano in giro e riescono a fare una mappatura di un intero gioco in dieci minuti!” “Ok Felix … Non agitarti …” disse lo Spacca Tutto tendendo le mani come per difendersi. Poi borbottò “Sono sicuro che …” “Per tutti i muffin ammuffiti pieni di uvetta stantia!” esclamò la bambina spalancando la bocca, interrompendo lo Spacca Tutto. Tese un braccio in avanti e gridò, indicando dietro le spalle di Felix “Guardate là!”.

Tutti si voltarono verso il portale, dove i muri d’acciaio presero a sfrigolare ed a emettere una serie di scariche elettriche. Ralph fissò questo fenomeno a bocca aperta e mormorò “Stanno staccando la spina …” “No!!!!” urlò Felix disperato. Superò con un balzo il muro di soldati e cercò di saltare dentro l’apertura prima che si chiudesse ma fu bloccato dal vice di Calhoun “Sei impazzito?! Non puoi entrare …” “Ma Tamora è ancora là dentro! C’e lei insieme ai vostri compagni! Lasciami andare!” protestò lui cercando di svincolarsi dalla stretta delle braccia muscolose. “Negativo” obbiettò il soldato “Se entrassi in questo momento potresti morire!”. Il portale si chiuse davanti ai loro occhi. Il vice del sergente posò lentamente l’Aggiusta Tutto a terra, con il volto cupo. Lui si inginocchiò sul pavimento ed urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Tamora!”. Vanellope appoggiò il suo visino contro la gamba di Ralph e si mise a piangere mentre lui fissava il portale ormai chiuso. Una lacrima gli scese lungo il viso e cadde sulle piastrelle fredde della Stazione.

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Capitolo 2
*** Il Lazzarus ***


Calhoun e il gruppo di perlustrazione percorsero la lunghissima galleria che collegava l’UNKNOW alla Stazione Centrale, con i fucili spianati ed i sensi in allerta. Essa era completamente deserta, al buio ed non c’era alcun mezzo di trasporto che potesse facilitarne il percorso. Lei aggrottò la fronte e si mise a pensare “Strano … tutti i cabinati, anche quelli nuovi, hanno in dotazione nelle loro gallerie un treno … Come mai questa ne è sprovvista?”. Intanto la donna e i suoi soldati avevano attivato delle micro torce che erano applicate sulla parte superiore delle loro armi, insieme alle sfere di ricognizione, e puntarono la luce contro le pareti del tunnel attenti ad ogni più piccolo cambiamento. Camminavano da qualche minuto, in totale silenzio, quando Kohat sussurrò “Calhoun; sto captando tramite le sfere una apertura a cento metri di distanza provvista di luce di natura elettrica … penso che siamo arrivati al confine”. La donna fece un piccolo cenno con la testa, poi borbottò rivolta ai suoi uomini “State in massima allerta ... Non sappiamo cosa potremo trovare all’interno di questo portale ... Potremo trovare piccoli orsetti gommosi che ci riempiranno di coccole oppure decine di sciami Scarafoidi pronti a fare uno spuntino con le nostre carcasse”. Due uomini deglutirono, spaventati, mentre il resto del gruppo si scambiò qualche occhiata nervosa. Calhoun fece un mezzo sorriso e borbottò “Forza femminucce”. Attraversarono i cento metri di distanza con la massima cautela, fermandosi per pochi secondi davanti all’apertura. La luce era così intensa che non si riusciva a vedere che cosa c’era dall’altra parte. Il sergente di HERO’S DUTY fece un respiro profondo e passò il confine, seguita subito dopo dal gruppo.

Ciò che videro li lasciarono senza fiato: si trovarono davanti a una grandissima stazione circolare, formata da innumerevoli piani che si innalzarono a perdita d’occhio contro un soffitto pressoché invisibile, talmente che era luminoso. Le spesse colonne che attraversarono i muri della stazione erano provvisti di ascensori di vetro ed oro, che portavano gli NCP su e giù per i piani. C’erano tantissime creature e persone in giro: cavalieri medievali, principesse, soldati dall’armatura pesante, teenager con buffi vestiti in stile fantasy ed una serie di animali bizzarri e semi-umani; tutti presi dalla loro vita quotidiana.

Calhoun abbassò lentamente il fucile e spense la micro torcia, guardandosi intorno stupita. Che cosa significava tutto questo? Fece qualche passo in avanti, fino a toccare con un piede una linea rossa dipinta sul pavimento di granito. La luce della stazione si dipinse di rosso mentre una serie di allarmi avevano iniziato a far rumore. Il gruppo di perlustrazione si tappò le orecchie. Tra i suoni dell’allarme si poté sentire una voce maschile annunciare “Allarme intrusione! Allarme intrusione! Gli Antivirus si rechino all’apertura L-9 immediatamente! Sospetta attività di virus …”. Poi gli allarmi si spensero, facendo piombare tutti nel silenzio. Una ragazzina dai capelli verdi a caschetto intravide i soldati di HERO’S DUTY e gridò indicandoli “Eccoli là! Sono loro gli intrusi!”. Calhoun tese le braccia davanti a sé e disse, brusca “Calmatevi gente, non siamo qui per farvi del male …” “Questo lo decido io …” la interrupe una voce con secchezza.

Davanti a loro spuntarono una serie di robot arancioni, molto simili in luminescenza ai antipicchi ma sembravano molto più pericolosi. Uno di loro, il più grosso, si staccò dai altri e si presentò “Io sono 0989, il Capo Antivirus di questo Computer. Mostratemi la vostra chiavetta di riconoscimento”. Calhoun inarcò un sopracciglio sentendo la parola “Chiavetta di riconoscimento” e fin da subito capì che quel tizio era un piantagrane di prima categoria; ma gli fece comunque il saluto militare e si presentò a sua volta “Io sono il sergente Tamora Jane Calhoun, protagonista del gioco HERO’S DUTY della Litwak Arcade”. I robot si guardarono nei fanali oculari disorientati, come se la donna avesse parlato in un’altra lingua. “Sono giunta fin qui con intenzioni pacifiche” continuò lei e spiegò brevemente del perché loro si trovassero qui. Il capo antivirus la stette ad ascoltare solo per i primi cinque secondi; poi la sua attenzione si spostò su una macchiolina che aveva sulla corazza e si mise a strofinarla con la punta di un dito. Quando ella arrivò con la spiegazione al punto più cruciale, cioè l’invasione della nube argentea nella loro Stazione, l’antivirus la interruppe con un gesto secco della mano e borbottò annoiato “Così siete NCP di una sala giochi … che rarità! Ma devo informarvi che chiunque entri qui senza una chiave di riconoscimento è considerato un virus dal nostro centro operativo …”. Fece un cenno con la mano verso gli altri antivirus e ordinò “Prendeteli e portateli in Quarantena”. Calhoun, a sentire queste parole, esplose “Tu non ci porterai da nessuna parte ammasso di ferraglia arrugginita!”. Gli puntò la canna del fucile sul petto e ringhiò “Non andremo da nessuna parte che non sia la Litwak Arcade oppure l’ufficio del tuo capo!”. Anche gli antivirus tirarono fuori le armi incorporate nel loro braccio e guardarono in cagnesco i militari di HERO’S DUTY. In quel momento una terza voce urlò, tonante “Entrambi i gruppi depongano subito le armi!”.

Tutti si voltarono fino a vedere un globo di luce bianca grande quanto un pallone da calcio. La soldatessa si mise una mano davanti ai occhi ed abbassò il fucile. Sembrava che un piccolo sole fosse sceso da qualche astro sconosciuto. La sfera si rivolse all’antivirus con autorità “Non si mette in Quarantena nessun NCP fino a che non ci sia stata una scannerizzazione … e mi sembra che voi, 0989, non abbiate chiamato nessuno Scanner …”. Si mise sopra le teste di Calhoun e dei suoi soldati e li inondò di raggi azzurri. Poi la sfera si accese di verde e disse “Nessuna minaccia rilevata … Sono puliti”. Si voltò verso il capo antivirus e rilasciò una tenue scariche elettriche “Un altro buco nell’acqua 0989 … Per quanto dovrò subire la tua inezia sul lavoro?”. Il robot chinò il capo e sussurrò “Mi dispiace signore …”. Lo Scanner sospirò e disse “Ritornate a perlustrare la Piazza e la prossima volta che suona un allarme si ricordi di chiamare uno Scanner prima di far contaminare anche gli NCP puri”. I robot antivirus schioccarono le dita e si trasformarono in piccole strisce luminose e scomparvero dalla vista. La sfera si rivolse al sergente di HERO’S DUTY e disse “Mi dispiace per questo trattamento da parte dei nostri antivirus … spesso tendono ad ascoltare solo quello che dice il loro codice binario …” “Lo avevo notato” borbottò la donna, riponendo dietro alla schiena il fucile e passandosi una mano tra i capelli. Calhoun si presentò alla sfera luminescente e ricominciò a spiegare il motivo per cui lei e i suoi soldati si trovavano qui. Ma, a differenza del capo dei antivirus, il piccolo sole l’ascoltò attentamente e, man mano che la donna spiegava, il globo affievoliva sempre di più la sua luce. Alla fine l’essere sospirò “Un fatto veramente preoccupante, sergente Calhoun”. Si riaccese un po’ e disse “Andrò subito al nostro motore di ricerca e farò delle indagini su quanto è successo nella vostra area. Per tanto; visto che non potete ritornare indietro da dove siete venuti, vi doterò di una chiavetta che vi permetterà di visitare solamente la Piazza fino a quando il varco non verrà di nuovo aperto …”. La bionda lo guardò stupita e disse “Che significa che non possiamo ritornare indietro fino a quando il varco non verrà di nuovo aperto?”. La sfera rispose “Esattamente quello che ho detto …” ed materializzò un esile braccio munito di una mano con tre dita che indicò un punto alle loro spalle. I soldati si voltarono e videro l’apertura che avevano varcato richiudersi e diventare una specie di disegno sbiadito su un muro bianco latte. Il globo, vedendo le loro facce terrorizzate, domandò “Ma voi non avete mai visitato l’interno di un Computer Portatile?”.


Michael appoggiò il suo portatile a terra, vicino ai piedi del cabinato di GALAXY DUEL. Nei suoi occhi risplendeva una gioia immensa e una scarica di adrenalina gli attraversò la schiena. Finalmente era arrivata l’occasione di provare il suo programma, quello che aveva creato con tanta perizia. Collegò il computer al gioco spaziale con una serie di cavi e lì iniziò a inserire nel programma una serie di codici solo a lui conosciuti. Il signor Litwak lo guardò con affetto e si propose di andargli a prendere da bere.


“Così venite da un altro luogo chiamato Litwak Arcade … Bestiale!”. A parlare era stato un giovane di colore che Calhoun e i suoi compagni avevano incontrato nella Piazza quando il globo luminescente se ne fu andato. Di norma lei lo avrebbe liquidato in meno di due secondi e mezzo; ma quel civile esuberante vestito da steampunk era stato l’unico che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a loro e di farle da cicerone finché loro non potevano lasciare il Computer. Jabal, così si chiamava il ragazzo, mostrò con ampi gesti delle mani la serie di porte sparse per i piani della Piazza e spiegò “Il Computer è molto differente dai vostri cabinati: se a noi ci staccano la spina; la Ram ci protegge e fa in modo che i nostri mondi all’interno delle porte non vengano cancellati. Soltanto un comando dell’Utente o un potente virus potrebbero minare sul serio la nostra esistenza …”. Dette un’occhiata alle chiavi elettriche che pendevano dal loro collo e aggiunse “Peccato avete una chiavetta standard per visitare solo la nostra Piazza Principale: qui non c’e molto da vedere, solo diverse cartelle dove si può ascoltare la musica, vedere qualche video oppure le mostre fotografiche, che il nostro Utente scarica da lì”. Indicò una porta che stava a ottocento metri più in alto, super tecnologica e fatta di ferro con disegnati su linee e cerchi “Quella è la nostra porta più utilizzata dall’intero Computer. Conduce ad un motore di ricerca che ha trasportato la maggior parte di queste porte ed a riempito il 99% delle nostre cartelle. Questo motore di ricerca si chiama Internet …”. Fece una piccola pausa e continuò “Non tutti hanno l’autorizzazione ad entrare lì dentro … Solo gli Scanner, che sarebbe il nome generico dei globi di luce di cui avete fatto la conoscenza, gli Indici e lo stesso Utente possono utilizzarla per permetterci di viaggiare. Per il resto; noi NCP possiamo varcare tutte le altre porte della Piazza …”. Un soldato dai capelli biondi ad spazzola lo chiamò e gli domandò “Ehi, Jabal. Lì dietro che cosa c’e?” ed indicò una porta nera piena di stampi di baci fluorescenti, che stava nella parte più ombrosa della Piazza. Il ragazzo sorrise maliziosamente “Ah … quella conduce a dei giochi dedicati solo agli adulti …”. Gli uomini si misero a ridacchiare tra loro ed a scambiarsi gomitate. Calhoun alzò gli occhi al cielo e sbuffò “Si … Trovo queste informazioni molto interessanti ragazzo; ma in questo preciso momento vorrei solo trovare un posto dove posso aspettare che il nostro varco si riapra e mi faccia tornare al mio gioco …”. Jabal aprì le mani e sussurrò a disagio “Ok … Non c’e bisogno che ti surriscaldi … Qui vicino dovrebbe esserci una cartella …”.

In quel preciso momento una ragazza dall’aria truce e depressa passò affianco a loro vestita con un vestitino azzurro, molto femminile, e un grembiulino sporco di sangue. In mano stringeva un grosso coltello da cucina sporco di una sostanza nera e appiccicosa. Il ragazzo la riconobbe e la salutò con allegria “Ciao Alice! Come va lo sterminio delle Rovine?”. Lei voltò la testa fino ad avere gli occhi verdi puntati su quelli del suo interlocutore e borbottò acida “Non penso che questi siano affari tuoi …”. Lui si mise a ridere, incurante del tono scorbutico della ragazza, e la fece presentare al gruppo, cingendola per le spalle “Signori del mondo Arcade; avete davanti a voi la protagonista di uno dei giochi più agghiaccianti dell’intero Computer: Alice di ALICE MADNESS RETURN …”. La ragazza li salutò muovendo la mano armata e si rivolse all’amico “Tu e i tuoi nuovi amici ora dovete andarvene: Michael ha collegato una serie di cavi al Computer e sta per aprire la Cartella Crepuscolo”. Il giovane la guardò stupito e balbettò “L- la Cartella Crepuscolo hai d- detto? Ma sapevo che era ancora in una fase d- di sperimentazione!”. Alice sbuffò guardandolo storto “Io ti ho avvisato … ma se ti beccano gli Antivirus in giro per le strade quando viene utilizzato quel programma; sono cazzi tuoi …”. Salutò gli altri e si affrettò a raggiungere una porta di legno piena di graffi e macchie scure che parevano fatte con il sangue. Presto l’intera Piazza divenne vuota. “Potremo ripararci all’interno di quella cartella musicale finché l’altra verrà utilizzata” borbottò il giovane riprendendosi dallo stupore ed indicando una piccola porticina gialla. Si affrettarono a raggiungerla mentre la luce del soffitto si spense.

Calhoun, mentre entravano nella cartella, diede un piccolo colpetto sul braccio del ragazzo e chiese “Cos’è la Cartella Crepuscolo? E’ pericolosa per gli NCP se rimangono fuori quando viene usata?” “No …” rispose l’altro facendo sedere il gruppo attorno ad un tavolo ovale, chiudendo la porta dietro di sé. Poi si avvicinò al mobile e fece fuoriuscire dalla superficie una specie di finestrella rettangolare, grande quanto un quadro, che si librò in aria fino a raggiungere l’altezza dei loro volti. La colpì con un toccò leggero del dito ed essa si accese, mostrando l’esterno della cartella da ambo i lati “Però gli Antivirus vanno su di giri quando questo programma viene attivato perché c’e un alto rischio di …” continuò Jabal sedendosi vicino al sergente ma poi si interruppe e fece osservare la scena al sergente. Uno spaventoso vento trasportò della polvere argentea per tutta la Piazza, formando un ciclone nel mezzo, mentre il soffitto si aprì un grosso buco nero che aspirò la sostanza con l’aiuto di uno spinotto. Quando ebbe aspirato anche il più piccolo dei granelli; lo spinotto si ritirò e il buco si richiuse, facendo tornare la luce e uscire gli NCP dai loro nascondigli. Calhoun scattò in piedi e gridò “Quella polvere! E’ la stessa che ha invaso la nostra Stazione!” “Cosa?!?” gridò a sua volta Jabal, stupito “Ne sei sicura?!?”. Lei annuì energicamente e poi gli domandò “Che cos’è quella roba? Non è polvere qualsiasi, vero?!”. Lui abbassò gli occhi sul tavolo e rispose, in tono solenne “Quella che tu chiami polvere è il LAZZARUS, un programma creato dal nostro Utente che permette il ripristinamento di dati cancellati, tra cui il risorgimento di NCP …”. Fece un sospiro ed aggiunse “Per questo gli Antivirus diventano nervosi quando viene utilizzato: perché basta poco per perderne il controllo e se cadesse nelle mani sbagliate, potrebbe far risorgere anche i virus …”. A quella notizia Calhoun spalancò gli occhi, colpita da un’emozione che solo raramente la colpiva: la paura. Sbatté un pugno sul tavolo e ringhiò “Cazzo!”. Si rivolse ai suoi uomini e disse “La gita turistica è finita; ritorniamo indietro!” “C’e qualcosa che non va Calhoun?” domandò Kohat preoccupato. La donna si limitò ad alzarsi dalla sua sedia e ordinò “Non c’e tempo per le spiegazioni! La nostra Arcade si trova in grave pericolo”.


Intanto, nello stesso momento a SUGAR RUSH …

Il monte DIET-COLA vezzeggiava sulla pianura di cioccolato, immerso nel silenzio più totale. Vanellope non si era recata più in quel luogo dopo quel giorno; da quando Re Candito e gli Scarafoidi furono sconfitti grazie a Ralph e lei era riuscita a tornare a regnare nel suo gioco. Quel posto che una volta aveva chiamato casa; ora era diventata la tomba del suo nemico più temibile. Non aveva avuto più senso tornare laggiù ora che viveva al castello. L’interno del monte a forma di bottiglia ribolliva di cola lavica, che frizionava quando una mentina cadeva dalle stalagmiti sul soffitto e si tuffava nel frizzante liquido arancio brillante. Ma questo silenzio non durò a lungo. D’improvviso, si udirono dei colpi cadenzati provenire da qualche parte nella grotta. Era come se qualcuno stesse usando un piccone contro le pareti granulate. I colpi diventarono ogni minuto sempre più forti, facendo tremare il luogo e sollevando dei pezzi di cioccolato dal terreno. Alla fine un grosso pezzo si spaccò in mezzo e fuoriuscirono due dita lunghe e vermiglie affilate, dalle estremità violacee. Esse afferrarono uno dei bordi ed allargarono il buco abbastanza da far passare tutto il braccio. L’arto si piegò in avanti e cercò qualche appiglio con cui potesse fare pressione e far uscire anche il resto del corpo. Le unghie produssero dei solchi biancastri sulla superficie. Poi la mano trovò il punto adatto, si spianò ed la creatura si erse fuori dal terreno, mandando qualche pezzo di cioccolato dentro alla pozza lavica. L’essere che ne uscì fuori era un ibrido tra un insetto ed una persona ed era gigantesco, dalla corazza violacea e la testa umanoide. Esso si guardò intorno, al principio con gli occhi pieni di terrore e cercando una via d’uscita volando e sbattendo sulle pareti rocciose come un insetto impazzito. Ma dopo qualche secondo riuscì a calmarsi ed a prendere più consapevolezza. Pian piano un ghigno folle spuntò dalle sue labbra ed esclamò “Turbastico … Ah, ah, ah!”.


“Tamora! Ero così preoccupato per te!” gridò Felix in lacrime, abbracciando la donna con forza quando ella ritornò dal varco del Computer, che si era riaperto perché Michael lo aveva messo di nuovo in carica. Calhoun fece una piccola smorfia e borbottò “Mi dispiace … Non volevo farti preoccupare” ma l’Aggiusta Tutto aveva scosso la testa ed aveva detto “L’importante che tu sia ritornata sana e salva!”. Il sergente dette qualche pacca imbarazzata sulla schiena dell’uomo, poi si rivolse a Vanellope “Se il LAZZARUS è entrato anche nel tuo gioco c’e poco da stare allegri: Candito potrebbe essere stato ripristinato da questa polvere e la prima cosa che farà sarà quella di vendicarsi …”. Si separò da Felix e aggiunse “Doterò tutte le tue guardie di un localizzatore di Scarafoidi, non serviranno a un granché ma almeno li avviseranno quando lui è troppo vicino al tuo castello; e due dei miei soldati verranno a farti da guardia del corpo ogni volta che la sala giochi chiuderà …” “Scusatemi …” mormorò una voce maschile alle loro spalle.

Loro si voltarono fino a vedere un attraente giovane dai capelli biondi, lunghi fino alle spalle e leggermente cotonati, con magnifici occhi color smeraldo che fecero leggermente arrossire Vanellope. L’uomo era vestito con una tuta spaziale, un po’ aderente, in stile fantascientifico anni ’80. Aveva una lunga cicatrice bianca che gli solcava la guancia, partendo dal naso e finendo appena sotto l’orecchio, l’unica nota di disarmonia che aveva il suo splendido viso. Ralph lo fissò sbalordito “Lancaster!” esclamò infine insieme a Felix. I due si avvicinarono e L’Aggiusta Tutto aggiunse “E’ da sei anni che non davi più tue notizie! Come stai amico?”. L’astronauta strinse le loro mani e rispose “Non c’e male … Io e l’imperatrice Cinerea abbiamo girato un po’ di giochi prima di stabilirci a JUNGLE BEACH. Stavo ritornando laggiù quando ho sentito le ultime parole della signora e … Insomma … Essendo un ex-pilota di navicelle spaziali … Volevo rendermi utile in qualche modo …” Fece un piccolo sorriso e concluse “Devo dire che mi mancava un po’ di azione nella mia vita”. Il sergente si spostò una ciocca di capelli davanti ai occhi e borbottò “Non so se …” “Per me va benissimo!” esclamò Vanellope interrompendola in modo brusco. Poi, notando che tutti la stavano fissando, aggiunse imbarazzata “Be ... A vederlo sembra un tipo in gamba …”. Felix guardò la fidanzata e spiegò “Lancaster era il capitano di GALAXY DUEL: è già un veterano nelle battaglie ed è un vero fenomeno in quelle aeree … Basta equipaggiarlo di una navicella spara laser e diventerà invincibile”. La donna lo fissò perplessa, ma poi sbuffò “Arruolato …”. La bambina saltellò allegra intorno alla sua nuova guardia del corpo; poi si fermò all’improvviso e domandò “Non ho visto nessun portale che conduce a GALAXY DUEL ... Il tuo gioco è stato scollegato?”. Ralph prese la bambina per il cappuccio della felpa e borbottò “Nocciolina … Vieni con me che ti devo parlare …”. La sollevò di peso nonostante le proteste che gli urlava senza sosta e la portò più lontano possibile dal gruppo.

Quando la lasciò andare lei strillò “Ralph! Ma che diavolo ti è preso?! Trascinarmi in quel modo davanti a tutti …” “Abbassa la voce e stammi a sentire” ordinò l’amico, brusco. La bambina si ammutolì nel sentirlo parlare in quella maniera e lui continuò “Il gioco di Lancaster è stato scollegato perché la sua principessa da salvare si è ammalata gravemente ed è morta … Era la sua migliore amica e l’amava come una sorella …” “Mi dispiace molto per lui” disse Vanellope, contrita. Poi lo fissò nei occhi e chiese “E’ per questo che mi hai trascinata via? Perché ho fatto una domanda innocente a cui poteva rispondere benissimo Lancaster?” “In verità no …” rispose l’altro. Si grattò la testa e borbottò “La principessa da salvare … Ecco … Era sposata con … Mmh … E’ difficile da spiegare …”. La guardò nei occhi e sospirò “Era sposata con Candito quando era conosciuto da tutti come Turbo …” “COSA?!?” urlò lei inorridita ma Ralph le tappò la bocca con una mano “Ti ho detto di abbassare la voce!”. Si voltò verso il gruppo, che li stava guardando perplessi, e fece un sorrisino un po’ forzato. Poi ritornò a rivolgersi a lei “Lancaster non lo sa che Re Candito e Turbo sono lo stesso NCP e non lo deve sapere, almeno non da te …” “Ma perché? Tanto se Re Candito si presentasse davanti a lui; non credo che non ne approfitterà a scioccarlo …” “Meglio saperlo sul campo di battaglia che dalla bocca di una bambina di sei anni …” “Guarda che ne ho otto e mezzo” borbottò l’altra ma alzò gli occhi al cielo e borbottò “Uffa! Va bene, non gli dirò niente …”. Si avviarono verso il gruppo e lei aggiunse “Anche se mi sembra così stupido …”.

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Capitolo 3
*** Il ritorno di Turbo e ... ***


Vanellope passò tutta la giornata tesa come una corda di violino: mentre dava preposizioni per le corse, ogni volta che un giocatore infilava il gettone e lei veniva scelta, tutte le volte che svoltava una curva e superava un avversario; immaginava Candito sbucare fuori da chissà dove ed aggredirla. Per fortuna; il capitano Lancaster si era proposto di rimanere a SUGAR RUSH fino al mattino seguente, travestito da caramella e seguendola in ogni movimento, in modo che fosse sorvegliata fino all’arrivo dei due soldati di HERO’S DUTY “Anche se loro non venissero; non ne farei un dramma” si ritrovò a pensare la bambina, mentre ritornava al suo castello stando mano nella mano con l’astronauta “C’e sempre Lancaster a proteggermi …” ed arrossì come una mammola. Lui notò le sue guance rosse e chiese, preoccupato “Va tutto bene Vanellope? Le corse ti hanno stremata?”. Lei si riprese quel tanto da borbottare “Tutto ok capo … Una rapida doccia e un bicchiere di latte e cioccolato mi rimetteranno in sesto in un battibaleno …”.

Oh, guardatela! Che bella espressione felice ha la nostra piccola principessina Vanellope! Quella dolce bambina che si teletrasporta qui e là; sentendosi al sicuro perché è circondata da intrepidi agenti di croccante e pan di spagna, per non parlare dei valorosi biscotti … Quanto sei stupida! Nessuno di loro sarà in grado di difenderti da me! Se tenteranno di mettersi in mezzo al mio cammino stai sicura che li sbriciolerò senza alcuna pietà! E dopo aver sistemato te; andrò direttamente nel gioco di Ralph Spacca Tutto e gli porterò in dono la tua bella testolina prima di farlo fuori! Ah, ah, ah! Turbo era nascosto nell’ombra degli spalti, nella sua forma originale. Quando si era reso conto di essere ancora vivo; aveva scoperto, con sua grande meraviglia, di essere in grado di mutare forma a piacimento. Poteva essere chiunque lui volesse, bastava che si concentrava e Boom! Eccolo che si trasformava. Seguì con lo sguardo la ragazzina, che scendeva dal suo kart ibrido, firmava alcune cartelle e raggiunse una caramella particolarmente alta, rivestita da una carta arancio brillante. Assottigliò gli occhi. Chi era quel spilungone? Non ricordava di averlo visto tra i cittadini di SUGAR RUSH e neanche a palazzo … Che fosse un nuovo acquisto della marmocchia glich? Poco importava … Lo farà a pezzi con molta facilità … Il virus guardò il cielo e disse “Ora non devo far altro che aspettare la notte …”. “Probabilmente il nostro virus attaccherà di notte” stava dicendo Lancaster rivolto alle guardie, quando raggiunse il castello “Quindi ci saranno due guardie davanti alle stanze della Presidentessa, quattro in ogni ingresso che conduce alle altre aree del palazzo e il resto starà vicino agli ingressi principali …” Li guardò tutti e disse, con gli occhi verdi che brillavano “Se giocheremo bene le nostre carte; lo consegneremo alle autorità prima del sorgere del sole …”.

Dopo sei ore …
Tutte le guardie si posizionarono secondo le indicazioni del capitano spaziale. Vanellope stava entrando nelle sue stanze ma prima di varcare la soglia; dette un’occhiata ansiosa all’uomo “Ho paura … E se tutta questa protezione non funzionasse?” “Andrà tutto bene” la assicurò lui “Io starò qui, di guardia alla tua porta, e Ralph ci raggiungerà verso le tre con Calhoun …”. Le rivolse un sorriso e disse “Sei al sicuro come dentro a una fortezza di carbone dolce e spacca mascella”. La bambina ricambiò il sorriso e mormorò “Allora … buonanotte”.

Il virus stava studiando il castello dall’alto, volando silenzioso nel cielo notturno e nascondendosi dietro a delle nuvole di zucchero filato quando vedeva una guardia alzare la testa “Mmh … Le guardie sembrano più sveglie del solito … Ma non sanno di avere a che fare con me”. Con la massima cautela; riuscì ad avvicinarsi alla torre più alta e si posò sul tetto. Rimpicciolì la sua statura ma tenne ancora le zampe da insetto, in modo da poter rimanere attaccato alle tegole dorate senza problemi. Una guardia stava davanti all’ingresso della torre e ogni tanto voltava la testa a destra ed a sinistra. Turbo, nel vederla, scosse la testa e sorrise contando pazientemente quanto tempo ci metteva tra un gesto e l’altro. Le guardie mastodontiche fatte di torrone erano così lente nei movimenti … e lui era così rapido. In due secondi; riuscì a raggiungere la parte inferiore del ponte con un piccolo volo e, successivamente, planò sull’altra torretta priva di porte senza farsi vedere. Strisciò verso la parte oscura del muro e con una mano toccò una mattonella viola, che spiccava tra tutto quel biancore. Sotto alle sue zampe d’insetto si aprì un varco abbastanza grande da farlo passare. Questo passaggio segreto collegava la torretta direttamente alle stanze reali, senza l’obbligo di dover passare attraverso tutte le porte principali. Riuscì a trattenne a stento una risata di trionfo e si intrufolò dentro, chiudendosi il passaggio alle spalle.

Percorse velocemente il lungo corridoio fino a raggiungere l’altra apertura, che era formata da una finestra fatta di vetro olandese gelatinoso dalla forma rettangolare. Da lì poteva vedere l’intera camera da letto senza essere visto. La bambina stava dormendo tranquilla, con le coperte tirate su fino a coprire la testa. Sorrise diabolicamente. Adorava utilizzare questi passaggi segreti. Con delicatezza; spostò il vetro ed entrò nella stanza attraverso la cornice dello specchio, facendo tornare le gambe come prima, e si avvicinò al letto in punta di piedi, senza fare alcun rumore. Appena si fu avvicinato abbastanza; si guardò la mano e la fece diventare rossa, con le dita viola affilate. Con quella normale afferrò le coperte e sussurrò canterellando “Sei finita!”. Tese il braccio mutato all’indietro, scostò con forza le coperte, ed affondò.

All’inizio non capì che cos’era quella nuvola bianca che stava fluttuando per la stanza; ma poi si guardò la mano vermiglia e si accorse di avere una manciata di piume strette nelle dita, dove doveva esserci il cuore del glich. Un cuscino. Aveva colpito un grosso cuscino … Maledizione! Era stato fregato! “Sta fermo dove sei virus …” ringhiò una voce alle sue spalle. Sentì qualcosa di freddo pungolargli il casco e capì di essere sotto il mirino di una pistola. Alzò le mani in segno di resa ma si lasciò sfuggire una risatina. “Ora voltati molto lentamente …” ordinò la voce ma Turbo ribatté “Lo vuoi davvero … Lancaster?”. L’altro sussultò “Come fai a sapere il mio nome?” domandò il capitano, stupito. Deglutì e aggiunse “Noi … ci conosciamo?” “Anche fin troppo bene” rispose l’altro. Si girò lentamente e, quando se lo ritrovò davanti, sotto il chiarore della luna di pan di spagna che filtrava dalle finestre, sibilò abbassando le braccia “Ciao checca …”.

Il capitano lo fissò allibito, con la bocca socchiusa, mentre la pistola laser gli tremò per un attimo nella mano “Turbo …” riuscì a sussurrare infine “Maledetto nano bastardo! Chissà perché ogni volta che c’e di mezzo una principessa mi trovo sempre te davanti … Hai mai pensato che saresti stato perfetto come cattivo in un gioco?”. Il virus ridacchiò “Il tuo umorismo … mi ha fatto sempre venire il voltastomaco …” “Come tutto quello che non ti riguardava …” ribatté l’altro, secco. Turbo posò gli occhi sulla pistola laser e chiese “Ora cosa vorresti fare? Vuoi ammazzarmi con quella?”. Il capitano tirò indietro il cane della pistola e mormorò “Se sarà necessario … si” “Povero androgino idiota” ringhiò il virus facendo un passo in laterale “Credi davvero che il tuo giocattolo mi possa ancora spaventare?” gli rise sguaiatamente in faccia e sussurrò “Non sono più quello di un tempo …”. Improvvisamente si piegò in avanti, gemendo, e dalla schiena fuoriuscirono quattro ali da libellula mentre il corpo si ingigantiva e cambiava forma, producendo scricchiolii di ossa che si spezzavano. Dopo un paio di minuti; Lancaster si ritrovò davanti ad un mostro per metà umano e metà insetto. Il virus Scarafoide zampettò di lato, all’opposto della direzione del capitano, con un ghigno folle sulle labbra. Intanto lo incitava “Avanti … So che vuoi premere il grilletto … Te lo leggo nei occhi”. L’uomo non lo perdeva di vista, tenendo sempre la pistola spianata davanti a lui. Sapeva che sarebbe stato questione di pochi secondi … poi Turbo si sarebbe stancato di giocare e lo avrebbe attaccato. Il virus continuava a girargli attorno, arrampicandosi sui muri quando doveva evitare un mobile, per poi tornare a terra, sapendo che ad ogni passo che faceva; i nervi dell’avversario saltavano. Ed infine, lui tirò indietro il braccio dalle dita affilate. Si sentiva pronto. “Fatti sotto piattola” gli ringhiò Lancaster. Lo Scarafoide ridacchiò, si leccò la punta delle dita e scattò in avanti. Iniziò la battaglia.

Turbo tirava un colpo dietro l’altro verso il viso del capitano ma lui si scansava appena in tempo. Con un calcio deviò un braccio verso l’alto, facendogli urtare il lampadario fatto di lacci di liquirizia rossa. Alcuni lacci si spezzarono e si appiccicarono all’arto, bloccandolo per qualche secondo, il tempo di far si che l’astronauta riuscisse a sparare il primo colpo. Turbo riuscì a muoversi e far rimbalzare il proiettile sulla parte più dura della sua corazza. Allora l’uomo puntò la pistola verso la parte molle dell’addome ma venne afferrato da una gamba dalla mano libera del virus, che lo lanciò e lo fece cadere contro una libreria, spaccandola, e facendogli perdere la presa sull’arma. Turbo si liberò il braccio con un strattone e sghignazzò “Ma dai … E’ tutto qui quello che sai fare? Così mi stai deludendo …”. Lancaster si tirò su dai libri e si pulì un po’ di sangue che gli fuoriusciva dalla bocca. Afferrò una grossa asse che si era spezzata dal mobile e la tirò con forza contro la tempia dell’avversario. Quello gemette dal dolore e barcollò leggermente all’indietro “Hai ragione scherzo della natura: dopo quindici anni di inattività; ho perso un po’ del mio tocco magico …”. Lo Scarafoide ringhiò di frustrazione e gli si lanciò contro rotolandosi come una ruota. Se questa stanza non fosse così piccola! L’uomo riuscì a ripararsi dietro l’asse ma scivolò su un libro e cadde a terra. Turbo si srotolò e portò tutto il suo peso su di essa, spezzandola con un colpo di zampa; ma il capitano utilizzò una delle due parti per infilzarlo sulla spalla, facendolo urlare dal dolore e provocandogli una ferita abbastanza profonda, mentre l’altro pezzo gli faceva ancora da scudo contro le zampe più piccole. Vedeva le schegge di legno volare dappertutto … le affilate zampette beige avvicinarsi sempre di più al suo corpo e non sarebbe riuscito ancora per molto a difendersi con un braccio solo. Infatti l’essere sghignazzò e si preparò a tirargli un fendente con il braccio sano, aspettando il momento in cui il capitano fosse distratto. D’improvviso la porta della stanza si spalancò e una donna si mise ad urlare, puntando la canna del fucile laser contro il viso del virus “Non ti muovere, bastardo!”. I due voltarono la testa all’unisono e … rimasero impietriti.

Alla porta, con il fucile di Calhoun stretto fra le braccia e Vanellope al suo fianco; c’era una giovane donna, bellissima, dai lunghi capelli blu mare che gli arrivarono alla vita e qualche ciocca della frangetta cadeva sui occhi violetti, brillanti come ametiste, che facevano risaltare la pelle nivea ancora più candida. L’abito principesco che indossava rappresentava le tre fasi del crepuscolo ed ai piedi calzava delle pantofole di velluto blu. Turbo arretrò dal capitano di qualche passo, addossandosi su una parete, scioccato. Non poteva essere vero … lei era … Celeste si mise lentamente davanti a Lancaster e ringhiò, rivolta a Turbo “Fa solo anche il più piccolo movimento e ti apro un terzo occhio sulla fronte … Guarda che non scherzo!”. “Celeste … amore …” sussurrò flebilmente lui, tendendole il braccio sano verso il viso ma l’altra alzò di più l’arma e gridò “Ho detto di non muoverti!”. Lui sussultò e lo ritirò, come se si fosse scottato. Poi lei si rivolse al capitano e ringhiò “Che scherzo di merda quello che mi avete fatto: sparire tutti quanti e lasciarmi sola a GALAXY DUEL! Ti sembrano cose da fare alla vostra principessa?!” “C- Come?” balbettò Lancaster riprendendosi a fatica dallo shock. Si alzò in piedi, aiutato dalla bambina che era accorsa in suo aiuto, e tremando le sfiorò con le dita una ciocca di capelli cerulei. Era proprio lei, davanti ai suoi occhi! “Questa cosa inizia a turbarmi parecchio …” sussurrò la donna scostandosi. Tornò a fissare il virus e, con suo immenso stupore, si accorse che stava piangendo “Ehi … ma che fai … Smettila! Piangere non ti servirà a nulla …” disse Celeste a disagio. Turbo la guardò nei occhi e protese di nuovo il braccio ma lei arretrò di un passo “Sono io … tesoro … io” sussurrò lui disperato. Poi mormorò “Aspetta! Adesso …”. Si abbracciò e strinse forte gli occhi. Il corpo si rimpicciolì e tutte le caratteristiche da insetto scomparvero. Alla fine; la principessa si ritrovò davanti un uomo più basso di lei, in sovrappeso, dalla pelle cenerina e gli occhi neri. Indossava una tuta bianca con la striscia rossa, tipica dei piloti d’auto, e un casco dello stesso colore con una grossa “T”. Lui fece un passo in avanti, sorridendole tra le lacrime e tenendosi l’arto ferito, e le mormorò “Sei ritornata da me … amore mio …”.

La principessa sussultò e arretrò di nuovo. Poi chiese, in panico, al capitano “Chi diavolo è questo?!? Perché mi continua a chiamare Tesoro e Amore; chi cazzo lo conosce?!?”. Turbo spalancò la bocca e sussurrò “Cosa stai dicendo?! Tu … Tu …”. Posò gli occhi sul capitano e gridò “Che cosa le avete fatto?!”. Si stava ritrasformando in Scarafoide ma Celeste fece partire un colpo che gli sfiorò la guancia “Ti consiglio di rimanere piccolo e grigio se ci tieni alla pelle!”. Un po’ di sangue gli colò dalla ferita di striscio e rimase fermo, con gli occhi dilaniati dallo shock. Perché … In quel momento; i tre vennero raggiunti dall’esercito intero di HERO’S DUTY, che puntarono le armi contro il virus e lo circondarono. Turbo tornò a guardare Celeste e cercò di dire qualcosa ma Kohat lo legò con delle manette speciali e lo trascinò via. Lancaster mise una mano sulla spalla della donna e la strinse leggermente a sé.


“Incredibile … Michael, ci sei riuscito!” esclamò il signor Litwak rivolto a suo figlio. Il ragazzo fece un sorriso trionfante e diede una pacca affettuosa alla console di GALAXY DUEL. In cima alla torre del palazzo del Cancelliere Zoom c’era la principessa Celeste, bella come non mai, che implorava verso lo schermo che qualcuno la venisse a salvare. Poi disse con una nota d’orgoglio nella voce “Ha ancora bisogno di qualche messa a punto ma credo che il mio programma sia pronto per essere proposto all’azienda” “Sono così fiero di te” disse l’uomo al giovane e gli sfuggì una lacrima “Dai, papà … Non fare così … Mi metti in imbarazzo …” protestò Michael “Ma non c’e nessuno …” iniziò a dire il signor Litwak, poi si diede una pacca sulla fronte “A proposito; è ora di aprire la sala giochi …”. I due andarono verso la porta d’ingresso “Chissà come ci resteranno quando tutti sapranno che GALAXY DUEL è tornato di nuovo in funzione …”.


Quando il proprietario e suo figlio si furono allontanati; Celeste smise di implorare. Si appoggiò sullo stipite della finestra e sospirò. La sua mente tornava ancora a qualche ora fa, quando aveva visto il virus essere trascinato via dai soldati con l’armatura nera e i fucili di ultima generazione. Lui si era voltato e l’aveva guardata in un tale modo … si era sentita spezzare il cuore. Poi erano arrivati di corsa gli altri, il gruppetto che aveva incontrato alla Stazione Centrale ed aveva sequestrato il fucile alla soldatessa. “E’ un bel fucile … mi dispiace dovertelo ridare …” aveva detto la principessa restituendo l’arma alla bionda, che lo richiuse e se lo mise in spalla, rivolgendo un sorriso compiaciuto ma borbottando “La prossima volta giuro che ti spezzerò una di quelle manine da fata che ti ritrovi …”. Lei aveva risposto con un sorrisetto di sfida ma poi si era rivolta verso Lancaster e gli aveva sibilato “Credo di aver diritto a delle spiegazioni …” “Sono io che le dovrei avere!” disse lui e le aveva preso la testa tra le mani. Poi aveva sussurrato, con voce rotta “Questo è un miracolo … Semplicemente un miracolo …” e la abbracciò così forte che si era sentita mancare il respiro mentre lui si era messo a piangere. Quando si erano separati; la donna lo aveva guardato perplessa ed aveva detto, leggermente rossa “Da domani te ne vai in terapia … Questa storia inizia a darmi i brividi”. E per non parlare, quando era ritornata insieme a Lancaster nel suo gioco: c’erano tutti i suoi sudditi vestiti a festa che l’acclamavano lanciandole fiori luminosi e cercando di toccarla come se fosse una creatura divina portatrice di miracoli. Non riusciva proprio a capire che cosa fosse preso a tutti quanti. Trovò sua madre in cima alle scale del palazzo ma anche lei si era gettata fra le sue braccia e si era messa a piangere. “Ora basta!” aveva protestato lei “Ma che vi prende a tutti quanti?! Avete un’epidemia lacrimogena …”. Alla fine, finalmente, le spiegazioni arrivarono. Man mano che Lancaster e l’imperatrice parlavano; la sua bocca si era spalancata ed era rimasta con quell’espressione stupita anche dopo il racconto. Aveva perso trent’anni tra cui quindici di memoria e altri quindici perché era deceduta. Wow ... Le venne in mente una cosa “Allora … il virus di prima … Mi conosceva!” aveva esclamato lei “Per questo continuava a chiamarmi con quei vezzeggiativi! Avevo una storia con lui!” “No!” aveva esclamato sua madre, in fretta. I suoi si erano chiusi ed aveva mormorato, scandendo bene le parole “Lui … Si era innamorato alla follia di te ma non è mai stato ricambiato …”.

“Non è mai stato ricambiato” ripeté lei, sottovoce, ritornando al presente. Guardò l’orizzonte, dove in lontananza poteva scorgere l’uscita del gioco e sospirò. Ma presto dovette mettere da parte i suoi pensieri: un giocatore aveva appena messo un gettone.


Dopo una lunga giornata frenetica; Michael posizionò il suo portatile tra i due cabinati di SUGAR RUSH ed lo attaccò alla presa, per caricarlo. Il ritorno di GALAXY DUEL aveva entusiasmato i vecchi giocatori e rapito quelli nuovi, facendolo ritornare uno dei giochi più favoriti della Arcade. Tirò un sospiro esausto ma i suoi occhi erano accesi di aspettativa. Uscì dalla sala insieme a suo padre con un largo sorriso stampato sulla faccia. Per una notte, il suo portatile poteva stare là dentro …


Era calata la notte e la Stazione Centrale era quasi deserta, tranne per alcuni NCP che barcollavano completamente ubriachi, di ritorno dal pub di Tapper. Ormai essi si erano abituati a vedere il portale del Computer aprirsi e chiudersi in posti diversi; per cui non si stupirono più di tanto i due NCP di STREET FIGHTERS quando ci passarono davanti. Quando lo ebbero superato di qualche metro, però, sentirono una specie di lamento provenire dietro le loro spalle. Si voltarono, tenendo alta la guardia. Non c’era nessuno. Allora ripresero il loro cammino ma presto un altro rumore li fece voltare di nuovo. Un ammasso nero e viscido strisciava verso di loro, lasciando una scia scura dietro di sé. Nonostante la mole; la cosa era velocissima e non ci mise molto a raggiungerli. Sparse per il corpo c’erano esili braccia da infante, che la faceva assomigliare ad un gigantesco millepiedi e grossi bulloni che formavano una specie di corona sull’estremità superiore, dove tre facce di bambola bianche come la luna puntavano sui due NCP. L’essere si mise ad strillare e si gettò contro di loro con la bocca della faccia più grande spalancata. In quel preciso momento un antipicco stava passando per la sua solita routine ma quando vide l’essere mostruoso calarsi sui NCP e ingoiarli; emise un grido spaventato e scattò a pigiare un enorme pulsante rosso che si trovava vicino allo stipite di un portale. Ma un’altra creatura catramosa, molto più piccola e dotata di tre gambe e un braccio meccanico; lo colpì violentemente con una manata e lo lasciò lì, a terra, privo di sensi.

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Capitolo 4
*** L'invasione ***


“… Non può essere arrivata già arrivata la tua ora!” le stava dicendo una voce al colmo della disperazione. Si ricordò di due braccia che la strinsero forte … delle lacrime che le bagnarono l’incavo del collo e la voce che le implorava “Rimani con me …”. Lei si ricordò anche di aver ricambiato la stretta e di aver baciato le labbra di quell’uomo con tale ardore ma … perché lo aveva fatto?
Chi sei tu?
Cercò di focalizzare il suo viso ma, a parte la tonalità cenerina della pelle, non riusciva a vedere altro, a ricordare altro. Mosse gli occhi all’interno delle palpebre e cercò di concentrarsi. Sentì un’altra volta quella voce che la stava chiamando “Celeste … Celeste!”.
Si … il mio nome è Celeste … sono la principessa del gioco GALAXY DUEL …
Una serie di volti le si accalcarono nella sua mente: c’era sua madre, Lancaster, il cancelliere Zoom, Duran, altri NCP che non provenivano dal suo gioco ed … era riapparso di nuovo lui, questa volta un po’ più nitido, ma ancora troppo sfocato per riuscir a capire chi era. Gli tese le braccia e gridò qualcosa, forse il suo nome, ma l’altro dopo averla baciata per un ultima volta sulle labbra; le diede le spalle e cambiò aspetto. Si allontanò molto lentamente, fino a raggiungere una finestra, e si girò solo una volta, con gli occhi pieni di follia. Sentì la sua stessa voce urlare, dilaniata dal dolore. A quel suono; il luogo in cui si trovava esplose in una marea di pixel e numeri cifrati mentre le sue membra si scomponevano poco a poco …

Celeste aprì gli occhi e si mise ad ansimare, madida di sudore. Era nell’ampio letto a baldacchino della sua stanza, immersa nella notte perenne del gioco. Si passò una mano sul viso e sospirò. Quello che aveva fatto … Era un sogno? Stese il braccio affianco a lei e con le dita tastò le coperte di raso color conchiglia, alla ricerca di qualcosa, ma le sentì fredde al contatto. Corrugò la fronte e si mise a fissare il punto dove era poggiata la sua mano. Le dita si misero ad grattare il tessuto mentre la sua mente ritornava allo strano sogno che aveva fatto. Quell’uomo … Le sembrava così familiare … Dove lo aveva visto? Celeste stava per riaddormentarsi quando la serie di allarmi, situati nelle torrette di guardia, echeggiarono per le sale del palazzo. Una parete della sua stanza si illuminò di verde, ricoprendosi di microscopici numeri, ed apparve tra di essi il viso del capitano Duran. Lui era il secondo pilota principale ed affiancava Lancaster quando i giocatori sceglievano la modalità Multiplayer. Egli era alto quasi tre metri e molto muscoloso, dalla pelle color d’ebano e la mascella promittente. Di solito era un uomo solare, con un sorriso paterno che spuntava sempre sulle labbra quando qualcuno dei suoi soldati commetteva qualche gaffe; ma ora stava osservando la cerulea con la massima serietà. La principessa scese subito dal suo letto e si avvicinò alla parete illuminata domandando “Che cosa sta succedendo?” “Il gioco è stato invaso da un’orda di mostri di provenienza sconosciuta. La prego di dirigersi verso la navicella di salvataggio che si trova ancorata al molo imperiale ” “Non ci penso neanche!” protestò lei “Non posso abbandonare il mio popolo nel …” “Insisto che voi andiate” ribatté l’uomo interrompendola “In questo momento la nostra massima priorità è di mettervi al sicuro” “La nostra massima priorità è quello di assicurarci che gli abitanti dei quindici pianeti siano al sicuro, di preparare delle squadre di soccorso nel caso i soldati vengano feriti …” iniziò ad elencare la principessa ma il capitano la interruppe di nuovo, ribattendo “Ordini che abbiamo già eseguito, Vostra Grazia: tutti i civili si stanno dirigendo verso la Stazione scortati da un plotone di soldati e sono pronte a intervenire due squadre in caso di emergenza”. A quel punto le sorrise con dolcezza “L’imperatrice è stata più rapida di voi …”. Celeste lo fissò intensamente e domandò “Dove si trova adesso?” “ E’ a bordo dell’astronave madre e vi sta aspettando per partire …” “E chi guiderà i nostri soldati contro l’invasione?” chiese la giovane sconvolta. L’uomo fece cadere le spalle ma non poté fare a meno di smettere di sorriderle “L’imperatrice ha pensato anche a questo: ha lasciato il comando a me. Ora la prego di fare ciò che le è stato richiesto”. Dopo una piccola pausa, il capitano aggiunse “Sono orgoglioso di voi perché pensate sempre al vostro popolo prima della vostra persona …” “Però mi impedite di lottare al vostro fianco …” sospirò Celeste. La principessa appoggiò la fronte sulla superficie del muro e disse, lasciando cadere una lacrima lungo il viso “Promettetemi che almeno sarete prudenti”.

Lancaster stava sorvolando l’area est a bordo della sua nave spaziale “Stella Solitaria” insieme a sei astronavi aliene. Loro avevano il compito di scortare l’astronave madre e le ultime navicelle di civili verso l’uscita di GALAXY DUEL, poi sarebbero tornati indietro per dare man forte ai soldati che combattevano in prima linea. Erano arrivati quasi all’uscita quando i loro radar captarono una decina di mostri che si stavano avvicinando a loro a velocità molto elevata. Il capitano accese il monitor e quando vide il loro aspetto sussultò per l’orrore: erano grossi, sferici, di un colore talmente scuro da diventare quasi invisibili nello spazio, munite di due lunghe braccia esili e la loro testa spuntava come una protuberanza dal loro corpo. Gli occhi senza pupilla erano luminosi come due piccole stelle in mezzo al buio. Il cancelliere Zoom, appena li vide dal monitor della sua navicella, fece un verso disgustato e borbottò ai altri tramite la radio “Per fortuna i nostri radar sono capaci di captare qualsiasi tipo di forme di vita … Non sembra che abbiano intenzioni amichevoli …” “Del resto non c’e l’hanno neanche i loro disgustosi amici che tengono occupati il più dell’esercito” ribatté il caporale Sin, la donna-piovra “Siate pronti a far fuoco al mio segnale” ordinò Lancaster con voce leggermente acuta. Gli alieni, nel sentirlo parlare così, si misero a ridacchiare ma tornarono subito seri quando i mostri furono vicini. Allora misero una mano sul joystick che controllava i laser e il capitano ordinò “Fuoco!”. Il cielo si illuminò di laser di vario colore, riuscendo ad abbatterne quattro, ma uno di questi esseri riuscì ad attaccarsi a una ala della astronave di Lancaster. Lì il mostro si mise a fare una specie di cantilena, con voce grave e profonda, puntando gli inquietanti occhi all’oblò laterale. Il capitano sentì la spina dorsale essere percorsa dai brividi di paura: quella cosa, nonostante ci fosse il vetro e il metallo a separarli, riusciva a fissando nei occhi! Un laser viola colpì il globo vivente alla schiena e questo lasciò la presa ed precipitò nei abissi dello spazio. Il capitano fece un sospiro lieve e ringraziò il caporale Sin, che aveva sparato contro la cosa, ma il suo sollievo durò poco. La cabina di pilotaggio si mise a vibrare violentemente mentre una voce elettronica annunciò “Guasto al motore principale”. L’uomo pigiò una serie di pulsanti e ringhiò “Quel bastardo … Ha messo fuori gioco la mia astronave!”. La luce della cabina iniziò ad affievolirsi e il capitano perse totalmente il controllo del mezzo. Celeste aveva visto tutta la scena e rimase inorridita, con il viso incollato all’oblò, gridando il suo nome quando vide la sua navicella precipitare nel vuoto, lasciando dietro di sé una scia di fumo e fiamme.

“Ma da dove sono spuntati questi rigurgiti di virus? Sono ovunque!”. Calhoun, appena aveva sentito l’allarme echeggiare nell’aria, si era precipitata subito nella mischia della battaglia, vestita con un pigiama di flanella bianco e calzando ai piedi delle pantofole a coniglietto. I mostri che stava affrontando insieme ai suoi soldati non erano dei Scarafoidi impazziti. Questi erano di varie forme e stature, fatti da una enorme quantità di catrame nero dove qui e là spuntavano delle braccia da neonato di porcellana bianca, tondi visi crepati, bulloni ed ingranaggi. I loro corpi gelatinosi sembravano essere immuni ai loro proiettili e questo fattore rendeva la donna furiosa. Kohat le si avvicinò, sparando contro uno di quei esseri, e gridò per sovrastare il trambusto “Sono immuni ai nostri fucili, Calhoun! Che cosa facciamo?” “Non lo so!” rispose lei facendo un verso irato quando si accorse di aver finito le munizioni e le si era inceppato il caricatore “Ma saremo fottuti se non riusciamo a tenerli lontani dalle porte del nostro programma!”. Puntò il fucile verso un grosso verme che stava attaccando un soldato e sparò. I proiettili formarono dei buchi grandi quanto una moneta ma si richiusero subito dopo. L’essere puntò gli occhi vuoti in direzione della donna e ringhiò. Merda!

Intanto nei sotterranei della torre di HERO’S DUTY …
Turbo stava camminando avanti e indietro all’interno della sua cella. Il sergente Calhoun aveva ritenuto che il suo gioco era il più adatto a tenerlo prigioniero finché gli antipicchi non avessero deciso che cosa farne di lui. I soldati lo avevano rinchiuso in una speciale gabbia formata da quattro barriere elettriche attaccate da sostegni di metallo che formavano in alto una specie di figura piramidale, dove al centro c’era uno strano congegno cilindrico. Per la sua forma Scarafoide; sarebbe stato facilissimo farla a pezzi ma appena lui si avvicinava a una di queste pareti; il cilindro emetteva un raggio di luce intensa, formando una colonna, e il virus veniva attratto da essa fino a che non la raggiungeva. Appena la toccava; la potente luce si spegneva e faceva cadere l’area di nuovo nel buio. Visto che gli era rimasto il punto debole dello Scarafoide; si era arreso ed aveva cercato di dormire sulla misera branda che gli avevano dato. Ma proprio quando si stava addormentando; gli allarmi e le urla dei soldati lo avevano strappato dal torpore del sonno. Turbo digrignò i denti e borbottò, scendendo dal letto “Che diavolo sta succedendo lassù? Con questo chiasso non riesco a dormire …”. Sentì una serie di tonfi, che fece cadere dal soffitto della polvere “La piantiamo di fare tutto questo casino?!?” urlò l’ex-pilota alzando i pugni “Anche un prigioniero ha il diritto di dormire!”. Ma poi si azzittì quando vide che stava scendendo lentamente un rivolo di una sostanza nera, simile al catrame, dal soffitto. Una grossa goccia gli cadde su una guancia. Turbo se la pulì con la punta dell’indice e la studiò. La sostanza era densa, appiccicosa e puzzava come qualcosa andato a male “Che schifo …” sibilò lui arretrando di qualche passo. Guardò di nuovo all’insù e sussultò. Il rivolo era diventato più abbondante, filtrando gran parte delle piastrelle del soffitto. Poi esse si ruppero ed una massa informe precipitò a terra. La roba iniziò a pulsare ed a allungarsi, assumendo le fattezze di un gigantesco serpente. Spuntarono una serie di minuscole braccia su tutta la lunghezza delle spire e su una delle estremità spuntarono quattro facce di varie grandezze. Dalle quattro bocche fuoriuscirono dei stridii e dei vagiti che fecero sussultare ancora di più il virus. Turbo fece ancora un passo all’indietro, spaventato, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. La creatura si rannicchiò leggermente, formando una spirale e, dopo un paio di secondi di assoluta immobilità, si scagliò contro. Lui si riprese e fu svelto a scansarsi di lato. Allora la cosa cercò di azzannarlo con una delle sue bocche da bambola ma il virus mutò le sue braccia in quelle da Scarafoide e gli assestò un pugno che colpì con forza la faccia. Il voltò si sgretolò sotto le sue nocche in mille pezzi e il mostro si contorse su sé stesso ed emise uno strillo acuto. “Ah … Non ti piace essere colpito sulla faccia eh? Ah, ah, ah!” sghignazzò Turbo, riacquistando sicurezza. Completò la trasformazione in Scarafoide e aggiunse “Buono a sapersi”. Detto questo; si lanciò all’attacco e gli distrusse un’altra faccia.

Ralph stava colpendo con un pugno a una specie di cavaliere bianco antropomorfo, munito di aureola ed ali piumate, all’altezza dello stomaco e riuscì a scaraventarlo contro un gigante bianco e verde che si trovava a pochi metri di distanza. Era davanti all’unica apertura di una fortezza circolare fatta con i mattoni della discarica e scansava con la potenza delle sue braccia tutti i mostri che gli stavano venendo incontro brandendo lance e asce. I Belpostiani lo stavano aiutando come meglio potevano lanciando contro gli invasori delle torte bollenti e mazze da golf mentre Felix riparava con il suo martello magico la fortezza e dava soccorso ai feriti. Ma dopo l’ennesimo mostro sconfitto; lo Spacca Tutto fece un sospiro esasperato “Ogni volta che ne sconfiggiamo uno ne arrivano tre a prendere il suo posto” si girò verso il collega e disse “Non ce la farò a tenerli lontani ancora per molto … Dobbiamo escogitare qualcosa …”. L’Aggiusta Tutto stette in silenzio per qualche secondo, poi mormorò “Forse mi è venuta un idea”. Indicò oltre il muro e gli disse “Ralph, conducili verso il palazzo Bel Posto e colpisci con tutta la forza che hai le sue fondamenta …” “Ma sei impazzito?” ribatté l’energumeno scioccato “Così quei cosi scoprono dove si trova la porta del nostro programma!” “Ma quel palazzo è talmente alto che rimarranno schiacciati dai detriti” ribatté Felix. Poi lo guardò nei occhi ed aggiunse “So che puoi farcela”. L’amico, dopo aver ricambiato lo sguardo con uno un po’ dubbioso; annuì e scricchiolò le dita delle mani “Ok … Spacco tutto!”.

Celeste uscì di fretta dalla sua cabina, percorse i lunghi corridoi dove i macchinisti si muovevano come tante formiche impazzite, ed infine raggiunse la stiva dove c’erano le altre navicelle da guerra. Quando la principessa entrò in una di esse; il monitor di bordo si accese ed apparve il viso di sua madre “Dove credi di andare?” “A salvare Lancaster ed a combattere affianco a lui contro l’invasione di quei mostri” rispose lei, brusca, ma la donna gridò “Sei impazzita? Non puoi fare una cosa del genere! Potranno aiutarlo Duran e tutti gli altri …” “No! Questa volta non me ne starò in disparte!”. La principessa si mise a pigiare una serie di pulsanti “I nostri soldati stanno dando l’anima per far si che non raggiungano le porte del programma e non ci inseguano ed io non riesco più a stare ferma a guardare: hanno bisogno d’aiuto …” “Fino a quando rimarranno all’interno del gioco non rischieranno di morire …” disse Cinerea “E poi non sai come si guida una astronave da guerra, sarai soltanto di intralcio …”. Ma la figlia non l’ascoltò. Accese la navicella e disse “Guida il popolo alla Stazione Centrale e rimani lì finche noi non torniamo …” “E’ una follia Celeste!” gridò la madre in lacrime “Torna indietro … Subito!”. La cerulea tirò una leva e fece chiudere la parte superiore dell’astronave, si mise il casco e sollevò la mano in segno di saluto e spense il monitor. L’imperatrice rimase a guardare per un po’ lo schermo spento. Poi si asciugò le lacrime, giunse le mani sul petto, e mormorò “Ti prego … Proteggi la mia coraggiosa bambina”.

Passarono alcune ore. Calhoun diede un calcio ai piedi di una panchina della Stazione Centrale, facendo un verso rabbioso. Per la prima volta da quando aveva visto SUGAR RUSH invasa dagli Scarafoidi, si era dovuta ritirare dal campo di battaglia. Ormai doveva essere preparata a tutto: aveva visto orde di insetti alieni oscurare il cielo come nuvole e distruggere città intere, aveva visto Roger venir divorato davanti ai suoi occhi al giorno del loro matrimonio e migliaia di valorosi soldati erano periti tra le sue braccia senza che potesse fare qualcosa ma non aveva mai visto la Stazione in quello stato: le panchine dorate erano state distrutte ed rivoltate da qualche forza sovrumana ed erano ricoperte da una disgustosa sostanza nera, puzzolente, segno che i mostri catramosi erano passati prima di qui. Sui muri scritturati dai graffiti, c’erano profondi segni di contusioni dai contorni bruciacchiati mentre le luci al neon stavano scoppiettando scintille oppure pendevano dal soffitto come ciondoli luminosi. La donna si passò una mano tra i capelli e sussurrò “Come è potuto accadere?”. Felix stava aiutando alcuni NCP con il suo potere curativo ma ogni tanto sospirava e dava uno sguardo intristito sia alla sua ragazza che al suo portale, ermeticamente chiuso da una spessa saracinesca. Anche il suo piano aveva fallito miseramente, scoprendo che molti invasori erano sopravvissuti al crollo, così sia lui che tutti gli altri erano stati costretti ad abbandonare FELIX AGGIUSTATUTTO, imprigionando i mostri sopravvissuti al suo interno. E non erano stati gli unici: gran parte dell’Arcade si era ritrovata ad prendere questa drastica decisione. Ora la Stazione Centrale era diventato un immenso campo per profughi.

Il sergente di HERO’S DUTY camminò avanti e indietro, nervosa, ma una lieve tocco alla spalla la fece scattare, brandendo un coltello da caccia e puntando la grossa lama verso lo sconosciuto. Ma lo ritrasse subito quando vide che, a fluttuare a pochi centimetri da lei, c’era un piccolo sole, lo stesso che aveva incontrato all’interno del Computer. Ralph, Felix e Vanellope lo stavano fissando a bocca aperta. Alla fine lei mormorò, riponendo l’arma nella fondina “Tu sei Scanner …” “In questo caso, sergente Calhoun, può chiamarmi P-VAC o semplicemente Pi” mormorò il globo ondeggiando. Si vedeva che c’era qualcosa che non andava perché esso aveva un colorito bluastro che lo faceva assomigliare a un fuoco fatuo. “Siamo venuti a sapere che una serie di mostri provenienti da alcuni giochi del nostro Computer sono riusciti ad arrivare anche nella vostra Stazione …” “Cosa?!?” urlò la donna appena sentì le sue ultime parole “Vorresti dire che … che … QUELLE COSE … provengono dalle vostre PORTE o come diamine le chiamate?!? Dove eravate quando quei mostri sono scappati dai vostri giochi?” “La prego, sergente, si calmi …” pigolò lui ma Calhoun gridò, ormai fuori di sé “Non hai il diritto di dirmi che mi devo calmare! Tutti questi NCP che si trovano qui sono stati aggrediti nei loro letti e costretti a fuggire dai loro giochi per colpa tua e di tutto lo staff che lecca il tuo plasmatico culo che non ha saputo fare il proprio lavoro!”. Pi fece un paio di scintille rosse; ma spiegò con voce pacata “E’ la prima volta che ci capita una cosa del genere … Di solito le nostre porte vengono automaticamente chiuse quando arriva un certo momento della sera e questo meccanismo si disattiva solo in due modi: quando il nostro Utente utilizza il Computer e quando un NCP utilizza la chiavetta per entrare ed uscire. Ma in quei casi; si sarebbe dovuta aprire una Porta per volta e solo se la precedente è chiusa …”. Calò appena di quota e continuò, con voce tetra “Ma qualcosa, questa notte, è andato storto: tutte le Porte si sono aperte contemporaneamente, anche quelle della Quarantena e del nostro programma, gettando il Computer nel caos più totale …”. Fece una piccola pausa e mormorò “Ovviamente noi siamo entrati subito in azione e siamo riusciti velocemente a calmare le acque e per completare quell’operazione di ripristino; io mi proposi insieme a quattro NCP di andare a fare un giro di perlustrazione all’interno della galleria che collega alla vostra Arcade ma quando abbiamo varcato la soglia; il portale si richiuse alle nostre spalle senza che nessuno di noi abbia dato l’ordine. Dopo un po’ notammo sulle pareti della galleria tracce inconfutabili del passaggio di una Rovina e …”.

Man mano che lo stava a sentire; Calhoun si calmava ed infine si pentì un po’ di avergli urlato contro. Stava succedendo qualcosa di losco … Ralph si avvicinò un po’ titubante a Pi, si schiarì la gola in modo che il piccolo sole gli desse attenzione e borbottò “Potrebbe essere opera di qualche virus che avete catturato? Solo loro sarebbero capaci di manomettere un congegno così preciso” “I virus che avevamo in Quarantena si comportavano come selvaggi o animali” ribatté l’altro fluttuando intorno a lui “Così come i mostri che sono fuggiti dai giochi: non sanno ragionare; vanno per lo più ad istinto”. Tornò a volare vicino al volto di Calhoun e aggiunse “Come se non bastasse, quando abbiamo tentato di rientrare nel Computer, le nostre chiavi sono risultate inefficaci e questo significa solo che colui che ha causato tutto questo è riuscito ad entrare nel nostro programma quando eravamo occupati a combattere nella rivolta”. Felix si avvicinò alla fidanzata e si rivolse al piccolo sole “Però … se quei mostri che ci hanno invaso sono riusciti a passare … può darsi che posseggano la chiavetta giusta per entrare nel Computer …”. Pi si innalzò di più nell’aria e brillò, gridando “Avete ragione!”. Ma poi si affievolì di nuovo e disse “Ma per recuperare un oggetto simile saremo costretti ad aprire uno dei vostri portali invasi e può darsi che loro si siano moltiplicati nel frattempo … La vostra Stazione non sarà più un luogo sicuro …” “Allora vorrà dire che formeremo un esercito ed entreremo in azione …” ribatté Calhoun prendendo il fucile in mano. Poi fece un cenno con la testa verso Ralph e gli sorrise sarcasticamente “Tanto sei abituato a questo genere di azioni Spacca Tutto …”. Il gigante si passò la lingua sul labbro e sbuffò qualcosa. L’Aggiusta Tutto alzò il suo martello d’oro e disse “Poi ci sarò anche io. Non sono bravo a combattere ma potrei esservi d’aiuto nel caso qualcuno venga ferito …” “Ben detto Felix” approvò la donna. Il gruppo fece un cenno d’intesa. Poi Vanellope disse “Ora non ci resta che scegliere il portale da aprire …” “Non credo che sarà necessario … Ah, ah, ah!”.

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Capitolo 5
*** Amnistia ***


“Turbo …” mormorò sbigottito Ralph quando vide il virus avvicinarsi a loro, con un sorriso smagliante e sfoggiando un pezzetto di metallo sporco. Era un oggetto piccolo e rettangolare, munito su una estremità di un tubicino dove all’interno c’erano cinque aghi dalla punta leggermente smunta. Pi divenne color giallo pallido e mormorò “Una chiavetta”. L’altro ridacchiò e giocherellò con il monile facendolo roteare tra le dita come una moneta, divertendosi nel vedere i loro visi dipingersi a seconda delle emozioni che aveva suscitato con la sua comparsa in scena e dall’oggetto che aveva portato con sé. Ridacchiò ancora, spudoratamente, e disse “A quanto pare; io ho qualcosa che potrebbe farvi comodo senza che apriate uno di quei odiosi portali infetti …” “Candito!” esclamò Vanellope con le piccole dita strette a pugno “Come diavolo hai fatto ad evadere dalla prigione di HERO’S DUTY? E come fai ad avere quella?” “Uh, quante domande che mi fai, glich …” ribatté l’altro ridendo. La fissò dritto nei occhi e sibilò, diventando di colpo serio “Non dovresti impicciarti nei discorsi degli adulti” “Rispondi alle sue domande, invece” ringhiò Calhoun fissandolo storto. Turbo posò lo sguardo su di lei, facendo una smorfia stizzita, ma disse “E’ semplice se provassi a pensarci un po’, zuccherino: una di quelle cose che ha invaso il tuo patetico gioco è arrivata fino all’interno della mia prigione e sono riuscito ad ucciderla …”. Tornò a sorridere malignamente quando vide il volto incredulo della bionda “A proposito … Ricorda di dire ai tuoi soldatini di dare una ripulita là dentro … Ho lasciato qualche schizzo qui e là …”. Mostrò la chiavetta e concluse “Quella cosa, quando è morta, si è sciolta in una poltiglia puzzolente e mi ha lasciato questa come ricordo”. La rigirò di nuovo tra le dita e borbottò con nonchalance “Io, francamente, non saprei che farmene perché qui nessun portale, che conduca a un gioco o all’interno di un programma, si apre con questo affarino …”. Li guardò uno per uno e sghignazzò “Ma per voi … Oh, oh, oh! Deve avere un valore inestimabile!”.

Pi si avvicinò a lui e disse “Sembra che lei voglia proporre un affare …”. Fluttuò intorno al virus e chiese “Che cosa vuole in cambio di quella chiavetta?”. Turbo si passò la lingua sulle labbra e ridacchiò “Ah, ah, ah! Tu che cosa offri?”. Calhoun perse le staffe e gli puntò contro la faccia la canna del fucile e urlò “Ora stai iniziando a rompermi i coglioni, omino bianco. Dacci quella cazzo di chiavetta altrimenti ti farò un buco formato famiglia su quella lingua biforcuta che ti ritrovi!” “Oh, bambola, quanta scurrilità escono da quelle labbra sensuali …” disse Turbo alzando le mani e allargando il suo sorriso alla vista dell’arma puntata contro la faccia. Si mise a canticchiare “Questo non è un linguaggio adatto ad’una protagonista di un gioco per dei ragazzini innocenti …”. D’improvviso; il suo sorriso svanì e ringhiò “Dovresti essere cancellata!”. Felix scattò verso di lui, lo prese per la collottola della tuta e gli sibilò, brandendo il suo martello d’oro “Ritira subito quello che hai detto alla mia fidanzata …”. Il virus lo guardò incredulo nei occhi e sussurrò “La tua fidanzata? Quella bambola stratosferica?”. Si svincolò dalla sua presa e ridacchiò “Ma fammi il piacere barboncino! Lei non può … essersi innamorata di … te …”. Pronunciò l’ultima parola con disgusto ma Felix trovò un modo per ribattere. Gli rivolse un sorriso beffardo e mormorò in modo che lo sentisse soltanto lui “Anche la principessa Celeste è una donna bellissima eppure …”. Lo guardò dall’alto in basso come aveva fatto lui “Non è che sei proprio un Sephirot …”. Il virus assottigliò le palpebre e ringhiò “Come ti permetti di fare dei esempi usando la mia Celeste …”. Stava per trasformare il suo braccio quando lo Scanner gridò “Questo non è il momento di mettersi a litigare!”. Si rivolse verso Felix “Signor Aggiusta Tutto, la prego, il destino dei nostri due mondi dipende solo da noi!”. Poi si mise a girare di nuovo intorno alla testa di Turbo, dicendo spazientito “E lei si limiti a dirci che cosa vuole in cambio della chiavetta e facciamola finita con questi giochetti anche perché se anche l’Arcade dovesse danneggiarsi irreparabilmente; non ne trarrebbe alcun vantaggio …”. L’ex-pilota socchiuse gli occhi per via della luce accecante e gemette “Abbassa prima la tua luminosità … Mi dà fastidio …”. Il globo fece quello che gli era stato detto e Turbo espresse i suoi voleri “La prima cosa che voglio è che mi sia data l’amnistia per tutti i reati che ho commesso …” “Cosa? Questo è ridicolo!” gridò Vanellope interrompendolo. Poi guardò lo Scanner e disse “E’ inconcepibile … Lui …” “Lo faccia finire di parlare, signorina, dopo ne discuteremo” ribatté il globo facendo qualche lieve scoppio scintillante verso la ragazzina, che mise le braccia conserte e bofonchiò offesa. Poi incitò il virus a continuare. “Poi voglio essere il padrone assoluto di un gioco di simulazione di guida …” disse Turbo andando avanti e indietro, scoccando a Vanellope un piccolo sguardo derisorio “Adoro essere il virus più potente della sala giochi ma … devo ammettere che mi mancano le corse dei kart, gli spettatori che scandiscono il mio nome sugli spalti e il meraviglioso brillio delle coppe d’oro illuminate dal sole …”. Si fermò e concluse, guardando seriamente il globo “E per ultima cosa; voglio che la memoria di mia moglie sia ripristinata del tutto e che diventi un avatar del mio gioco …” “Ma così facendo; condannerai di nuovo alla rovina GALAXY DUEL …” iniziò a protestare Ralph ma Turbo urlò, improvvisamente furioso “Non me ne frega un cazzo! Tutti quei bastardi che lo popolano compresi sua madre e quella checca del suo capitano non hanno fatto altro che guardarmi dall’alto in basso, giudicandomi, quando lei aveva scelto me … ME!”. Gli occhi neri del pilota di kart divennero spiritati mentre continuò ad urlare “Celeste è mia moglie! Niente e nessuno me la porterà via un’altra volta!”. Poi si voltò verso Pi e strillò, ormai fuori di sé “Allora cos’hai deciso di fare?! La vuoi questa fottuta chiavetta del cazzo accettando le mie condizioni oppure no?!? Prendi una decisione in fretta; altrimenti te la farò a pezzi!!!”.

Lo Scanner divenne violaceo ma poi disse, ritornando normale e con voce pacata “Immagino che lei sia per questa Arcade una minaccia, quasi pari a quella che stiamo attraversando adesso …”. Si parò di fronte al viso cenerino del virus e domandò “Ma se io dovessi accettare le sue condizioni; lei poi se ne starebbe tranquillo all’interno del suo gioco e non tenterebbe di invadere qualche altra piattaforme?”. Turbo si parò gli occhi dalla luce e gemette “Non avrei alcun motivo di farlo …” “Sei un maledetto bugiardo!” gridò Vanellope scattandosi contro Turbo ma Ralph riuscì ad afferrarla al volo con una mano e la strinse contro il suo petto, cercando di non farla scappare. Ma la bambina continuò a urlare, tentando di svincolarsi dalla stretta dell’amico “Prima non ci tentavi neanche perché sapevi che non ce l’avresti fatta contro i personaggi principali!”. Si voltò verso lo Spacca Tutto e gemette “Ralph … non possiamo accettare le sue condizioni … Digli che quando eravate sul monte Diet-Cola, grazie alla sua forma di Scarafoide, avrebbe invaso tutti i giochi che avrebbe voluto …”. “Piccola …” mormorò l’amico, afflitto “Alcune volte si deve scegliere fra due mali … e Turbo è il male minore in questo momento …” “Ti è andato di volta il cervello?!? Dopo tutto quello che ha fatto?!?” urlò l’altra inorridita. Pi si spense del tutto, improvvisamente, facendo azzittire le sue proteste. Il gruppo rimase a fissare il globo fino a che non si riaccese di nuovo. Si rivolse a Turbo e mormorò “Ho riflettuto sulle sue richieste e sulle proteste della signorina Vanellope in contemporanea traendone così una decisione …”. Volò vicino alla piccola presidentessa e disse “Mi rincresce molto, signorina, ma la priorità in questo momento è il ripristino totale dei nostri due mondi …” “No …” “Quindi io opterei nell’accettare le richieste del virus …”. Si rivolse a Calhoun ed ai altri e domandò “Voi che cosa decidete?”. La donna si passò una mano tra i capelli imbarazzata e mormorò, senza guardare nei occhi di Vanellope “Mentre voi stavate discutendo; ho parlato con la mia ricetrasmittente con il capo degli antipicchi e li ho informati della situazione … E’ disposto ad accettare anche lui …” “Turbastico! Ah, ah, ah!”. Il grido e la risata di Turbo echeggiarono nella Stazione facendo tremare di paura tutti gli NCP che avevano ascoltato al loro malgrado; ma la soldatessa continuò “Pertanto, fino al compimento delle sue richieste, mi hanno detto che dovrà essere rinchiuso in una cella apposita ed sorvegliato costantemente da …” “E- Ehi! U- un momento …” balbettò il virus, tornando serio e fissandola incredulo “A- Avevo richiesto l’amnistia …” “Che ti ha permesso di continuare a vivere, foruncolo, però nelle tue richieste non chiedevi anche la libertà immediata”. Calhoun gli fece un sorrisetto sprezzante e fece un cenno con la testa verso un gruppo di soldati, che lo accerchiarono con il fucile, pronti a far fuoco. Turbo stava per urlarle qualcosa di veramente sgradevole ma fu interrotto da una voce femminile che gridò “Ehi, aspetta un minuto …”.

Tutti si voltarono verso la nuova voce. Colei che aveva parlato era una giovane ragazza sui vent’anni, alta più o meno come Calhoun, con dei bei capelli ramati raccolti dietro alla nuca in una coda di cavallo scoprendo il viso aggraziato. Gli occhi grigi si posarono su di Pi senza battere ciglio mentre le labbra rosee e carnose pronunciarono “Penso che il nostro adorato Scanner si stia dimenticando di riferire un fattore molto importante”. La ragazza guardò i presenti uno per uno, finché non incrociò gli occhi castani di Ralph che, sotto a quello sguardo intelligente e profondo, si sentì le guance avvampare. Il globo di luce si rivolse alla nuova arrivata “Koudelka … credevo che mi avresti aspettato insieme ai altri all’entrata della galleria …” “Si ma ci stavi mettendo un’eternità ad arrivare; così ho deciso di raggiungerti per sapere che cosa stava succedendo”. Incrociò le braccia e continuò “Ho sentito tutto il discorso e le trattative ma, come ho detto prima, ti stai dimenticando qualcosa …”. Si avvicinò a Turbo, guardandolo con diffidenza, e recitò ad alta voce “Tutti gli NCP provenienti dal Computer sono dotati di una chiavetta speciale, che gli permette l’accesso a quasi tutte le Porte che lo compongono. Peraltro; se un NCP perde in qualsiasi modo la sua chiavetta personale, anche in causa di morte, il primo NCP che ne verrà in contatto diverrà il suo nuovo possessore”. Tirò un sospirò e concluse, guardando lo Scanner “Quindi sai benissimo che cosa significa questo …”. Pi divenne rosso e si riempì di scintille, ma poi tornò normale e borbottò “Ti diverti tanto a recitare i regolamenti della Ram a memoria … Lo stavo giusto per dire …” “Sei uno Scanner vecchio, mio caro Pi, la velocità non è più il tuo forte …” ribatté l’altra sogghignando “Ma cosa significa tutto questo?” domandò Felix, confuso. Koudelka si voltò verso di lui e borbottò, seccata “Nessuno di noi potrà utilizzare quella chiavetta tranne questo qui …” indicò Turbo e aggiunse “Per cui lo dobbiamo portare con noi altrimenti non possiamo né entrare e uscire dalla porta principale …”.


Il signor Litwak era rimasto sconvolto quella mattina quando era entrato nella sua sala giochi insieme al figlio: tutti i cabinati emettevano rumori di pixel e immagini statiche, dove si intravedevano per pochi attimi dei mostri che non aveva mai visto se non nei suoi incubi da bambino; che strillavano ed ridacchiavano. “I miei giochi …” ebbe la forza di sussurrare alla fine “Che cosa è successo?”. Michael si avvicinò al suo portatile ma anche quello stava dando gli stessi segni di malfunzionamento. Lo posò al suo posto e diede un’occhiata ansiosa a suo padre, temendo che potesse venirgli un infarto. L’uomo, sconvolto, si prese uno sgabello dal bancone del mini bar e ci si sedette sopra, facendo cadere le spalle e mormorando “Ho aperto questa sala più di trent’anni fa e non mi era mai capitato di vedere una cosa simile”. Si stropicciò gli occhi sotto gli occhiali con la punta delle dita e disse al figlio “Per favore, chiama il mio elettricista di fiducia … troverai il suo numero vicino al telefono … terremo l’Arcade chiusa fino a che non riusciremo a riparare il guasto …”. Si passò una mano sulla fronte sudata e mormorò “Se lui non riuscirà a fare qualcosa; dovrò dire addio alla Litwak Arcade …”.

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Capitolo 6
*** All'interno del Computer ***


Celeste sorresse il capitano Lancaster per tutto il lungo tragitto della galleria, lo portò fuori dall’apertura di GALAXY DUEL e lo aiutò a sedersi sul pavimento della Stazione Centrale, facendo in modo che la schiena potesse appoggiarsi contro la parete rovinata dai graffiti. L’uomo era ricoperto da un spesso strato di fuliggine ed aveva qualche segno di bruciatura sulle mani; ma per fortuna erano ferite superficiali. Lui diede qualche colpi di tosse, così forti che gli fecero lacrimare gli occhi, ma dopo un paio di minuti riuscì a smettere, alzò lo sguardo verso la donna e le sorrise con gratitudine. Se non ci fosse stata lei a salvarlo … Sarebbe stato condannato a rimanere rinchiuso dentro alla cabina di pilotaggio, arso vivo dalle fiamme che i cortocircuiti avevano causato, per poi finire a continuare a precipitare all’infinito nello spazio profondo come se fosse una cometa … Rabbrividì al macabro pensiero.

La principessa lo guardò a sua volta, poi si gettò tra le sue braccia, cingendolo al collo e sfogando tutte le emozioni accumulate attraverso il pianto. Lui la strinse di più a sé e cercò di confortarla come meglio poteva, accarezzandole i capelli e sussurrandole che tutto si sarebbe sistemato, che presto sarebbero tornati a casa. La principessa si sollevò ed appoggiò la fronte su quella dell’amico, mormorando con più calma “Idiota … questo lo so benissimo … Ma per un attimo ho avuto paura … di averti perso …”. Lancaster rimase inebetito per alcuni secondi poi ansimò in risposta “L’ho avuta anch’io”. Fece un respiro profondo e ripeté, con un tono di voce impercettibile “L’ho avuta anch’io …”. Rimasero ancora abbracciati per alcuni minuti, poi il capitano spaziale la guardò nei occhi violetti ed esclamò, elargendole un sorrisetto sagace “Però! Sei stata sensazionale prima: sei scesa in picchiata abbattendo una schiera di mostruose sfere volanti utilizzando solo pochi colpi … e per di più sei riuscita ad inglobare la mia astronave con il raggio di recupero in una posizione impossibile! Ma come diavolo hai fatto?!? Non sapevo che sapessi pilotare un’astronave da guerra …” “Non lo sapevo nemmeno io” rispose l’altra alzando le spalle, imbarazzata “Però mi è venuto tutto così … naturale … Come se fosse scritto nel mio codice” “Penso che a tua madre le sarà venuto un infarto o due …” ridacchiò Lancaster lasciandola. Guardò un punto e le sussurrò, indicando con un cenno della testa dietro alle sue spalle “Parli del diavolo …” “Celeste!” urlò sconvolta Cinerea, facendosi largo tra gli NCP con dei spintoni, facendone cadere qualcuno a terra, seguita da Duran e da un paggio a forma di falena antropomorfa che si fermavano ogni tanto per aiutare lo sventurato a rialzarsi ed a porgere le scuse da parte dell’imperatrice. Ma la donna aveva occhi soltanto per la sua adorata figlia, che era inginocchiata per terra di fronte a Lancaster, con l’abito strappato, il viso imperlato di sudore e lacrime ed i lunghi capelli sporchi di cenere. Fece un gridolino agonizzante, correndo verso di lei, ma la giovane tese le braccia e la rassicurò “Mamma, sto bene .... Ho solo un paio di graffietti …” “Dio mio! Per fortuna sei tornata sana e salva!” urlò l’altra, in lacrime. La cerulea si tirò su e lasciò che la madre le desse uno dei suoi abbracci. “Ero preoccupata per te!” urlò Cinerea, singhiozzando senza ritegno “Ho anche provato a vedere nel futuro la tua sorte ma non ci sono riuscita … Perché devi essere sempre così impulsiva?” “Mamma …” provò a dire Celeste ma l’imperatrice la interruppe “Ma ora la cosa più importante è che sia tu che Lancaster state bene …”. Le accarezzò il viso e le sussurrò “Tesoro mio …”.

Nel sentire quelle ultime due parole; Celeste sentì un brivido attraversarle la spina dorsale e propagarsi su tutto il corpo, facendola tremare, mentre nella sua mente continuavano ad echeggiare quelle parole all’infinito, dette da una voce diversa … la voce di un uomo che gliele aveva pronunciate in così tanti modi diversi … seguite dalla vaga immagine di un sorriso malizioso ... “Mia cara … ma tu stai tremando!” esclamò la sovrana guardando la figlia allarmata ma lei scosse leggermente la testa, tornando al presente e sussurrò “Deve essermi rimasta in circolo un po’ di adrenalina”. Celeste dette un’occhiata intorno e domandò, per cambiare argomento “Sono riusciti tutti a fuggire da GALAXY DUEL?”.

Dopo un’ora …
Il capitano Lancaster aveva recuperato tutte le sue energie ed era già andato tra i membri del suo esercito per constatare di persona la loro salute, aiutandoli a dare i primi soccorsi ai civili rimasti feriti durante la fuga. Stava mettendo un po’ di resina rossa sul esoscheletro del quarto braccio del cancelliere Zoom quando vide un soldato ritornare dal suo giro di ricognizione per la Stazione. Il giovane era scuro in viso e stava borbottando tra sé, irato “Maledetti stronzi balordi! Che cos’hanno gli antipicchi al posto del cervello?! Una lampadina da due watt?!”. Non si era minimamente accorto della presenza del suo superiore a pochi metri di distanza e continuò il suo cammino, tenendo lo sguardo fisso a terra. Lancaster lo stette a guardare, inebetito, ma Zoom sbuffò seccamente “Cosa stai qui impalato come il Bronzo di Irace? Che mi cresca un altro paia di braccia? Và a parlargli!”. Il capitano, a quelle parole, si scosse leggermente dai suoi pensieri, salutò il suo “acerrimo nemico” e raggiunse di corsa il soldato. Il giovane, quando lo vide pararsi davanti a lui così d’improvviso, sussultò e si tormentò le mani in modo compulsivo mentre faceva un goffo saluto militare. Lancaster non lo aveva mai visto così nervoso. Il ragazzo cercò di guardarlo dritto nei occhi smeraldini e bofonchiò qualcosa, ma alla fine riuscì a dire “S- Stavo per completare la ricognizione quando ho notato il sergente di HERO’S DUTY affiancata da alcuni NCP suoi amici. Lì per lì volevo porgere un saluto e informarmi sulle loro condizioni di salute ma quando mi stavo avvicinando ho intravisto con loro uno strano globo luminescente e … e …”. Lì perse la voce. Il capitano gli chiese, infastidito “Allora, Julien? Chi c’era con loro?”. Il soldato deglutì e rispose “C’era quel bastardo assassino … il virus che ha plagiato il cuore della nostra principessa …” “E’ impossibile che lui sia qui nella Stazione Centrale!” esclamò Lancaster con rabbia “Il sergente Calhoun mi aveva detto che era rinchiuso in una cella speciale all’interno di HERO’S DUTY …” “Invece era lì, capitano, l’ho visto con i miei sei occhi! Stavano facendo un accordo per qualcosa che aveva …”. Il ragazzo gli raccontò tutto ciò che aveva sentito del patto tra Turbo, Pi e gli antipicchi. Dopo che ebbe finito di raccontare; cadde un silenzio pesantissimo tra i due, così pesante che sembrava che i profughi si fossero azzittiti nel sentire quei fatti. Poi il capitano scoppiò “Quei gran figli di puttana! Come hanno potuto stipulare un simile accordo senza interpellarci?!? Quel virus bastardo non ha alcun diritto di portarci via la nostra principessa! Glielo impedirò con tutte le mie forze! Proteggerò Celeste dalla sua minaccia, anche se dovesse costarmi di nuovo la vita!”. Fissò il soldato e sibilò a denti stretti “Informerò io stesso l’imperatrice delle tue parole; ora vai a riposarti, Julien, e non raccontare a nessun’altro quello che hai visto e sentito ... Non voglio che scoppi una rivolta …”. Il ragazzo annuì, fece il saluto militare e si allontanò.

Lancaster lo seguì con lo sguardo fino a che non sparì in mezzo alla folla, si girò dalla parte opposta e si ritrovò davanti Celeste. Il capitano fece un sorriso incerto, ma l’amica aveva notato il pallore del suo viso e domandò “Ti senti bene? Hai una brutta cera …”. Inclinò leggermente la testa e aggiunse “E’ stato il discorso con Julien a turbarti così tanto?”. Lui impallidì ancor di più e sussurrò “Hai … sentito quello che ha detto?” “No” ammise l’altra “Ero troppo lontana per sentire le vostre parole …” “Allora non ho niente da aggiungere” ribatté l’uomo tirando un sospiro di sollievo “Sia i civili che i soldati hanno la sbarra vitale piena … Se mi dai il permesso manderò un gruppo ad …” . Ma Celeste non demordeva. Perché la stava trattando improvvisamente come una bambina? Non aveva il diritto di sapere che cosa gli aveva riferito il soldato? Era anche lei la sovrana di GALAXY DUEL dopotutto … se c’era una qualsiasi minaccia al suo gioco e al suo popolo; poteva gestirla senza l’ausilio di sua madre. Si avvicinò di più al capitano e sibilò “Lancaster! Voglio sapere che cosa ti ha detto Julien … E’ un ordine!”. Si guardarono intensamente nei occhi ma dopo un po’ il capitano distolse lo sguardo dalla e mormorò “Non posso dirti niente, Celeste, altrimenti andresti da lui e …”. Lì si azzittì. Maledetta la sua lingua. L’amica lo tartassò subito di domande “Lui chi? Cosa c’entra con questa storia? Il rapporto di Julien riguarda questo qui? Oppure …”. Vedendo che l’altro non rispondeva; la cerulea incrociò le braccia e mormorò “Se le cose stanno così; allora vorrà dire che cercherò per tutta la Stazione questo fantomatico NCP e farò le domande direttamente a lui”. Si stava allontanando quando Lancaster la prese per un braccio e urlò, sapendo di essere già in trappola “Non lo fare! Così faresti soltanto il suo gioco!” ma lei, a sua volta, ribatté urlando “Allora dimmi che cazzo sta succedendo!”. Lui fece un sospiro di rassegnazione e borbottò, lasciandola “Va bene …”. Iniziò con il dirle la verità: che l’Arcade si trovava in grave pericolo a causa di questi mostri e che stavano cercando di riunire abbastanza NCP per fronteggiare il problema alla radice, addentrandosi nel Computer. Ma quando arrivò alla terza richiesta che aveva fatto il virus; si ricordò della menzogna che le aveva detto l’imperatrice e decise di cambiarla. D’altronde, se ci pensava bene, questa versione poteva corrispondere al vero. Così le disse, con tono cupo “In più vuole trasformarti in un glich del suo gioco; costringendoti a vivere con lui per sempre mentre GALAXY DUEL cade di nuovo in rovina …”. La principessa si mise una mano davanti alla bocca e sussurrò “Quel bastardo …” “Già …” concordò Lancaster, contento che avesse funzionato. Le voltò le spalle e continuò “Per questo ho deciso che dovrai essere scortata in tutti i tuoi movimenti da un soldato e che non proverai MAI ad avvicinarti a qualsiasi luogo dove si trova il virus …”. Lì si voltò “Promesso?”. Gli occhi smeraldini si spalancarono mentre la bocca si dischiuse in una vocale di stupore, perché la principessa spaziale non c’era più. Si mise a cercarla tra la folla che lo circondava, pronunciando il suo nome urlandolo a gran voce, ma dopo un po’ il capitano si arrese e sibilò, furioso “Merda!”.

“Siamo tutti pronti?” domandò Pi quando furono davanti alla porta di metallo che separava la galleria dal Computer. Con sua somma delusione; erano stati solo quattro NCP della sala giochi ad aggregarsi al suo gruppo e uno di loro era un pericoloso virus recalcitrante. Si voltò verso Turbo. Egli stava di fronte alla serratura, con il capo leggermente inclinato, la chiavetta in mano e borbottando senza sosta tra sé. Il globo di luce sospirò. Quando quello aveva saputo che sarebbe dovuto venire per forza con loro; aveva tentato la fuga volando ma lui si era trasformato in una colonna di luce e, quando egli era tornato indietro attratto dalla sua luce, lo aveva colpito con una potente scarica elettrica, come se fosse una zanzariera elettrica. Infatti pensava che i suoi borbottii erano dispregiativi sulla sua persona. Ralph fece scricchiolare le grosse spalle con dei movimenti rotatori e borbottò, dando un’occhiata all’ingresso di ferro “Non mi sembra tanto resistente questa porta. Magari con un po’ di pugni ben assestati riesco a buttarla giù senza l’aiuto del virus gnomico …”. Turbo si girò, smettendo di parlottare da solo, e gli lanciò contro uno sguardo pieno d’odio. “Non dubito che ci riusciresti, Maciste, ma te lo sconsiglio …” ribatté Koudelka rivolta allo Spacca Tutto, rivolgendogli un piccolo sorriso saccente che lo fece sciogliere. La ragazza, incurante di ciò, spiegò “Questa porta oltre ad essere spessa quindici centimetri è dotata di un elaborato meccanismo di difesa: basta che la urti leggermente che rilascia una potente scarica elettrica che può arrivare anche a duemila volt …” “Ma sentila! Sembra appena uscita da SAPIENTINO” borbottò uno scheletro vestito con l’armatura da cavaliere medievale, muovendo le dita della mano come per imitare le labbra quando parlano. Sir Daniel Fortesque, l’eroe di MEDIEVIL, fissava la giovane con il suo unico occhio con odio malcelato, lasciando che una mano zombie verde brillante si arrampicasse sul corpo fino a posarsi sulla sua spalla. Era privo della mascella ma, chissà come, si riusciva ugualmente a capire che cosa stava dicendo “E’ da quando siamo arrivati che non fai che blaterare … non ti si secca mai la lingua?” “Mio caro Daniel; sei solo invidioso perché io ho ancora un cervello funzionante dentro alla mia scatola cranica mentre a te …” ridacchiò malignamente “Non c’e rimasto altro che polvere e ragnatele …” “Come ti permetti di parlarmi in questo modo, sgualdrina?!” “Ehi, lasciala in pace!” si intromise lo Spacca Tutto, parandosi tra lei e il cavaliere.

Tutti e tre si misero a litigare; tanto che Calhoun borbottò, rivolta al piccolo sole che le fluttuava vicino “Sembra che stiamo facendo una gita per giovani matricole isteriche piuttosto che una missione di salvataggio …”. Poi dette un’occhiata ad Alice, che se ne stava lì impalata a fissare il pavimento con lo sguardo perso nel vuoto, a Felix che la fissava un po’ a disagio, per poi posare gli occhi sul ragazzino dai capelli bianchi raccolti tutti in trecce sottili, vestito alla hip-hop con una felpa verde senza maniche e pantaloni larghi color rosso acceso. Portava intorno al collo una catena d’oro con un ciondolo triangolare. Quando lui si accorse di essere osservato; si voltò e borbottò, sorridendo “Ehi, che hai da fissarmi, dolcezza? Ti piace quello che vedi?”. Calhoun spalancò gli occhi azzurri, con la voglia di prenderlo a sberle, e mormorò “Siamo fottuti già in partenza”.

Lo Scanner, dopo aver ignorato tutti e fatto un rapido controllo alla porta di metallo; si voltò verso il virus e mormorò “Può aprire la porta …”. Turbo lo fissò malissimo ma fece quello che gli era stato detto. Infilò l’oggetto nella serratura ed attesero. La piccola chiavetta si illuminò di un tenue rosa pesca chiaro, che prese a incidere sulla porta delle strisce luminose in modo che formassero una serie di scritte come quelle inca. Poi la porta si sgretolò in migliaia di pixel argentati, facendo il rumore del vetro quando si infrange, aprendo davanti al gruppo un antro oscuro. Pi si sporse un po’ dal confine, ondeggiò, e si rivolse ai altri “La Piazza è completamente al buio … State tutti dietro alla mia luce, non so che cosa ci aspetterà qua dentro …”. Felix, a quelle parole, deglutì nervoso mentre gli altri tirarono fuori le loro armi. Entrarono con cautela all’interno del varco.

Celeste stava andando verso il portale del Computer dove Mario, Daisy e Sonic l’avevano indirizzata quando gli aveva chiesto dove fosse finito il virus catturato la scorsa notte “Speriamo che ci rimanga stecchito là dentro e non torni mai più …” avevano aggiunto alla fine, con disprezzo. Poi il Saltatore l’aveva guardata con tristezza e si era chiuso in sé stesso. La principessa aveva fatto un paio di chilometri quando incontrò la piccola pilota di kart, Vanellope. La bambina era vicino al portale di SUGAR RUSH, che camminava avanti e indietro, mentre la caramella verde che le faceva da paggio la fissava con un’espressione annoiata. La presidentessa era arrabbiata con Ralph e tutti gli altri perché l’avevano lasciata qui nell’Arcade, ritenendo troppo pericoloso per una bimba di sei anni affrontare un viaggio simile. “E allora quel ragazzino vestito come uno spacciatore di input? Avrà al massimo dodici anni eppure lui se ne va con loro …”. Fermò il suo andirivieni e gemette “E poi, io ho otto anni e mezzo …”. A quel punto alzò lo sguardo e notò la principessa spaziale, che si era ferma poco lontana da lei. La guardò infastidita e borbottò “Che c’hai da guardarmi?”. Poi la osservò meglio ed esclamò, stupita “Ma tu sei Celeste, la principessa amica di Lancaster!” “Si ... e tu devi essere Vanellope …”. Fece un piccolo inchino e si avvicinò “Scusa per ieri … credo di averti rovinato un muro della stanza con quel colpo di laser …” “Lascia stare … Tanto Re Candito me l’ha completamente distrutta durante la lotta contro il tuo capitano …”. Arrossì leggermente, facendo dondolare un piedino e fissando gli occhi a terra “Ah! Ehm … Non ho ancora avuto il tempo di ringraziarlo. E’ stato così gentile nel farmi da guardia del corpo …”. Celeste fece un sorrisetto. La piccola pilota continuò, tornando seria “Anche se il vero nome del virus è Turbo … Quell’avanzo di panna rancida vivente! Lo sai che gli antipicchi gli hanno dato l’amnistia nonostante abbia invaso due giochi ed abbia ucciso sei NCP? Per non parlare che ha cercato di uccidere sia me che Ralph …”. La cerulea le rispose “Si e so anche delle proposte che ha fatto per darvi la chiavetta”. Guardò la bimba nei occhi e aggiunse “Per questo lo sto cercando: devo parlare assolutamente con lui …”. Vanellope inclinò la testa e mise le mani dentro alle tasche della felpa “Non avrai riacquistato la memoria dopo averle sentite?! Un tipo del genere non …”. Ma si azzittì subito quando vide che la principessa la stava guardando in modo strano. Allora si affrettò ad indicare un portale poco lontano e borbottò “Ralph e tutti gli altri lo hanno portato con loro dentro al Co qualcosa perché era l’unico che poteva aprire la porta …”. Celeste rimase in silenzio per un po’, poi le domandò “Hai voglia di accompagnarmi fin lì?”. Non aveva ancora finito di parlare che Vanellope si teletrasportò nei pressi dell’ingresso ed urlò entusiasta “Ti vuoi muovere?”.

La cerulea raggiunse la porta di metallo dopo qualche minuto. Vanellope, dopo aver dato un’occhiata indecisa alla porta, gli stava per tirare un calcio quando la principessa spaziale la fermò e sussurrò “Questa porta è strana … Mi sono appena avvicinata ed ho sentito una strana vibrazione …”. Poi sfilò dai capelli neri della bambina una caramella e la scagliò contro la porta. Essa si incenerì appena colpì la lucente superficie metallica. Le due regnanti deglutirono, intimorite. “Ora c- come facciamo a- ad entrare?” balbettò Vanellope dando un’occhiata in tralice alla cerulea. L’altra si arricciò una ciocca di capelli al dito, pensierosa, e rispose “Non saprei … Non possiamo sfondarla, questo è certo, e quella serratura che si trova là in basso farebbe presagire che ci vuole una chiave speciale per poterla aprire … in più non credo che se busseremo allo stipite qualcuno verrà ad aprirci …”. La bambina si tormentò l’orlo della felpa per un paio di minuti, poi alzò la testa ed esclamò con un sorriso stampato in faccia “Idea! Perché non ci ho pensato prima?”. Si avvicinò all’entrata, si voltò verso Celeste e le domandò con un sorrisetto trionfale “Lo sai che cosa sanno fare meglio i glich?”. La principessa sorrise a sua volta e rispose “Attraversano le pareti”. Si presero per mano e la piccola pilota le raccomandò “Ora tieni ben stretta la mia mano e non lasciarla finché non te lo dico io …”. Si voltò verso la porta e mormorò “Sei pronta? Al mio tre … due … uno … GLICH!”. Iniziarono a scomporsi in una serie di numeri quando Celeste sentì qualcuno afferrarle ferramente il braccio libero. Ma era troppo tardi. Esse si stavano scomponendo in migliaia di pixel e stavano iniziando a teletrasportarsi dall’altro lato della porta.

Ralph si guardò intorno, con i pugni alzati all’altezza del viso e ridacchiò “Più che una piazza; questo posto mi ricorda un centro commerciale … Uno di quelli immensi e ultra costosi” “Finiscila Spacca Tutto; non siamo qui per fare una gita turistica …” sbottò Calhoun ed tirò più su la canna del suo fucile moderno. La Piazza era immersa nel buio e solo grazie alla luce che emanava Pi riuscivano a vedere qualcosa. Koudelka si mise due dita sulla tempia e mormorò “Non riesco a capire … Sto captando migliaia di presenze sparse qui ma vanno e vengono ad intermittenza …” “Potrebbero essere Angeli” tirò ad indovinare il ragazzino puntando una carta davanti a sé “Quelli sono capaci di creare una distorsione temporale in modo che risulta impossibili vederli …”. Felix guardò i due e ripeté “Angeli?” “Sono i mostri del mio gioco” spiegò l’altro guardandosi attorno “Hanno le ali, alcuni si vestono con delle armature e sono veramente orribili da vedere …” “Ma quelli sono gli stessi che hanno invaso il nostro gioco!” esclamò Ralph voltandosi verso di lui. Alice si voltò, gli fece un sorriso sarcastico e borbottò “Ti sei già dimenticato che provengono da qui i mostri che vi hanno attaccato?” poi tornò seria e aggiunse “Mi stupisco che gli altri mostri dell’Area VAM non siano usciti …” “Fate silenzio, non sento niente!” gridò Pi. Tutti si azzittirono e lui tornò ad ascoltare l’area circostante. C’era una specie di ronzio …

Un colpo di laser lo centrò in pieno e lo Scanner emise un urlo agonizzante prima di esplodere in migliaia di pixel luminescenti. “Oh, no … Pi …” sussurrò Koudelka, sconvolta, ma dovette saltare all’indietro subito dopo per evitare che un altro proiettile la colpisse. Un esercito di antivirus li stava circondando e gli puntarono contro i loro bracci armati. Il ragazzino fece un passo in avanti e urlò “Che cazzo vi è preso?! Non sapete più riconoscere la differenza tra un virus, un NCP e uno Scanner?”. Per tutta risposta un antivirus gli sparò in mezzo ai piedi senza pronunciare una parola mentre gli altri si avvicinarono al gruppo. Ad un certo punto Calhoun si parò davanti ai robot e iniziò ad intimargli “Cessate subito le ostilità …” ma un proiettile-laser le sfiorò la guancia e le bruciò una ciocca di capelli. La donna se la toccò, inorridita, poi socchiuse gli occhi e ringhiò “Ok”. Scattò di lato e trivellò di colpi l’antivirus che le aveva sparato addosso, dando così iniziò alla battaglia. Alice fece dei salti altissimi ed atterrò in mezzo a un gruppetto di robot e, con rapidi fendenti, li colpì con una velocità assurda con un coltello. Poi l’arma si trasformò in una testa di cavallo e con quella si mise a frantumare le loro armature come se fossero gusci d’uovo. Presto venne raggiunta da altri dieci antivirus. Allora il cavallino sparì e venne sostituito da un grosso ombrello blu e parò con gran maestria la pioggia di proiettili. Dopo un po’ si mise a strillare, rivolta ai altri NCP “Non mi farebbe schifo essere aiutata!” “Se per questo neanche a me però ho paura che siamo tutti un po’ impegnati!” protestò Daniel facendo un Balzo Audace e tranciando le braccia dei avversari con una spada e parando gli spari con uno scudo d’argento. Koudelka stava ricaricando la pistola quando un antipicco le stava saltando addosso ma Ralph lo prese al volo dalle gambe e lo scaraventò a terra. Poi si voltò verso la ragazza e le domandò, facendo la voce da macho “Ehi … Tutto bene?”. Lei gli rivolse un piccolo sorriso, poi puntò due dita appena sopra alla sua spalla. L’antivirus si stava rialzando da terra e stava puntando l’arma alla schiena dello Spacca Tutto ma esplose in mille pezzi fumanti. Una scheggia di metallo finì sulla maglietta rossa e Koudelka mormorò, togliendogliela “Non distrarti per così poco Golia: noi medium abbiamo molti assi nella manica …”. Il ragazzino, dopo aver saltato sopra un muro di robot, creò uno scudo simile a una coltre di nebbia che lo avvolse come una cupola, e gridò verso gli altri “Non possiamo andare avanti così: il Computer continua a rigenerare gli antivirus … La nostra unica speranza è di raggiungere uno dei giochi e sperare di trovare un passaggio verso il suo programma”. Guardò la giovane vicino a Ralph e urlò “Koudelka; smettila di flirtare con l’Arcadico e dammi una mano a fare l’incantesimo di viaggio! Siamo in troppi per riuscirci da solo!”. Lei annuì e corse verso di lui. Il ciondolo che portava attorno al collo emanava un dolce bagliore azzurro, che disintegrava i raggi che stavano per colpirla. Quando fu giunta davanti all’albino; giunsero le mani e gli disse “Loki … Non sappiamo quale gioco sia stato risparmiato dall’invasione dei mostri …” “Ci penseremo più tardi …” ribatté l’altro chiudendo gli occhi. Iniziarono a recitare qualcosa in una lingua arcana mentre sotto i piedi di ogni NCP si delinearono dei simboli circolari, simili a Mandala. Sentivano ogni muscolo del loro corpo pervasi dal calore quando Vanellope apparve in mezzo a loro all’improvviso e gridò “Ehi, gente!”. I simboli si illuminarono di una fortissima luce azzurra che risucchiò l’NCP all’interno del loro centro.

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Capitolo 7
*** Dove siamo? ***


Ralph atterrò sulla stradina di mattoni gialli così pesantemente che si formò attorno ai suoi piedi una spirale di crepe ma non si fece neanche un graffio. D’altronde; lui era abituato a cadere da altezze vertiginose. Si rimise in piedi, facendo un versetto compiaciuto, e si pulì la salopette con bruschi colpi delle mani. Mentre si toglieva la polvere dalle gambe, però, sentì provenire dall’alto un urlo pieno di terrore “Attenzione lì sotto!”. Lo Spacca Tutto fece appena in tempo ad alzare la testa che Felix gli cadde addosso come un sacco di patate. L’Aggiusta Tutto gemette dal dolore e si tirò faticosamente a sedersi. Si dette un’occhiata attorno e, non vedendo più il suo collega, lo chiamò con una voce flebile “Ralph?” “Sono qua sotto Cometa di Harley …” bofonchiò il gigante. Il protagonista scoprì che era seduto sulla sua schiena mentre l’altro era finito disteso a terra, come se fosse una pelle d’orso. Il cattivo lo guardò in tralice e borbottò “Ti dispiace scendere dalla mia schiena?”. Felix si affrettò a mettersi in piedi ed aiutò l’amico a rialzarsi, continuando a dire “Scusa … Mi dispiace tanto …” “Ah, lascia perdere …” sbottò Ralph, scocciato. Poi si guardò attorno e rimase a bocca aperta. Quando aveva visto il terreno; Ralph aveva pensato di essere finito in mezzo a una strada mentre i due si trovavano al centro di un isolotto piatto, che galleggiava nel cielo rosato del tramonto, sormontato da candide nuvole. Il vento primaverile scompigliava i capelli spettinati dello Spacca Tutto e rischiò di far perdere a Felix il suo berretto. Poco lontano da loro c’erano altri isolotti di varie dimensioni, con sopra alberi di pino e campi di grano, ed alcuni erano collegati tra loro grazie a dei ponti fatti di corda e legno. Nell’insieme; le varie isole formavano una specie di scala a chiocciola che portava verso l’alto. Ralph si sporse dal bordo dell’isolotto e guardò giù ma non c’era altro che un banco di nuvole che si estendeva come un oceano da tutte le parti. Anche Felix si mise a guardar sotto e disse “A quanto pare; l’unica strada che possiamo prendere è quella che ci conduce in alto …” “Parli bene tu” si lamentò l’energumeno “A te basta fare un salto che puoi arrivare presto alla prossima pedana … ma io?” “Forse c’e una scala dall’altra parte …” ribatté Felix imbarazzato. Si rialzò in piedi e disse “Vado a vedere”. Prese una piccola rincorsa e saltò, atterrando senza problemi sull’isolotto. Dopo un paio di minuti; Felix gridò “Ehm … Ralph?” “Si?” “Credo che abbiamo già un piccolo problema …”. Lo Spacca Tutto si mise le mani sui fianchi e borbottò, passando una lingua tra i denti “Fammi indovinare … Non c’e una scala che mi possa aiutare a salire …” “Già … E in più sono in compagnia …” “E’ un classico …”. Si azzittirono per due secondi, poi Felix urlò “Mamma!”.

“Felix?” chiamò Calhoun mentre entrava nella stanza in compagnia di Alice, tenendo le armi sfoderate nel caso ci fossero dei mostri impazziti. Erano entrate in una sala da pranzo, dal tetto a cupola e i muri decorati con murales medievali dove in più punti erano screpolati. La luce delle torce non era abbastanza forte da far vedere ogni angolo della stanza ma bastava per far si che vedessero dove stavano poggiando i piedi. Al centro della stanza si estendeva un lunghissimo tavolo dalle tovaglie immacolate, apparecchiato con ogni sorta di leccornia messa in bella mostra. Il profumo inebriante del pane appena sfornato, della zuppa e dell’arrosto aleggiavano nell’aria facendo venire alle due l’acquolina in bocca. Il sergente di HERO’S DUTY abbassò il fucile e si avvicinò di più alla tavola ma quando stava per prendere un acino d’uva rossa; la mora le afferrò con forza il polso e bloccò i suoi gesti. L’altra si voltò verso di lei e sibilò “Ma che diavolo ti prende? E’ solo un po’ d’uva …” “Guarda cosa c’è a capo tavola”. La bionda si voltò e socchiuse gli occhi cerulei. Nella penombra della sala, nel punto in cui aveva indicato la ragazza, c’era una figura. Sembrava una statua di cera, talmente che l’essere era pallido, e non aveva alcun tratto nel viso se non due buchi per il naso e una piccola bocca semi nascosta da strati di pelle flaccida e bianchiccia. Calhoun si avvicinò di più ad esso. Egli posava le braccia sui lati della tavola e davanti a sé aveva soltanto un piattino di bronzo dove c’erano due biglie bianche dalle sfumature rosse. Solo quando ella prese il piatto e le guardò da vicino si accorse che erano in realtà dei bulbi oculari. La soldatessa riposò il piatto ed ebbe un conato, poi la sua attenzione cadde sui dipinti dei muri. Questo mostro era raffigurato in tutte le pareti della stanza mentre divorava dei bambini dopo averli fatti a pezzi. “Oddio, che orrore …” sussurrò Calhoun cercando di trattenere la bile. Puntò il fucile sulla tempia dell’essere e ringhiò “Dobbiamo farlo fuori prima che diventiamo il suo prossimo spuntino” “Certo che quando sei agitata hai un acume di intelligenza pari a un bambino di tre anni” sbottò Alice, per niente agitata. Incrociò le braccia ed aggiunse “Ci troviamo all’interno del suo gioco e sparargli alla testa non servirà a niente almeno che la tua intenzione non sia quella di farlo incazzare”. Si voltò verso la porta da cui erano entrate e disse “Se non tocchiamo il cibo e le bevande che si trovano sulla tavola; se ne starà buono a dormire per tutto il tempo che rimarremo …”. Lo scricchiolio delle dita del mostro la fece azzittire mentre una delle mani si dirigeva verso il piatto. Le due si voltarono ad unisono verso la tavola, dove una fatina verde aveva preso un acino d’uva e se lo mangiava con gusto “Disgustoso Scarafoide in versione mini …” ringhiò la bionda e fece saltare in aria la fatina con un colpo di fucile. La ragazza le prese un braccio e urlò “Via!”. Si misero a correre per il lungo corridoio dell’edificio, seguite dal mostro pallido che tendeva di tanto in tanto il braccio davanti a sé. L’occhio rossastro sul palmo della mano seguì la loro corsa e si socchiuse in un moto di pura gioia maligna. Alice si guardò dietro le spalle e vide che l’orco stava guadagnando terreno quando Calhoun perse l’equilibrio e cadde a terra. Posò un furente sguardo sul pavimento e vide un grosso pezzo di gesso vicino al suo piede. Stava lanciando una serie di bestemmie quando la mora esclamò “Siamo salve!”. Lo prese e saltò su una colonna, disegnando sulla parte più alta della parete un rudimentale quadrato e quando lo finì tracciare; lo spinse al centro. Il pezzo di pietra si spostò, aprendo una botola e la ragazza urlò “Presto, salta su!”. Il mostro stava pregustando il momento in cui le sue fauci avrebbero addentato la pelle morbida e setosa delle due intruse. Stava per afferrare con una mano la caviglia della ragazza mora quando ella entrò nel muro, preceduta dall’altra. Il mostro strillò di rabbia quando vide ai suoi piedi uno strano coniglietto dal cappello a cilindro e un grosso orologio tra le zampette anteriori, che ticchettava rumorosamente. Quando lui si chinò per vederlo meglio; la lancetta dei minuti scoccò sul numero dodici, nel minuto in cui Alice si chiudeva la botola alle spalle. Prima che l’immagine del quadrato sparisse nel muro; le due donne videro filtrare tra di esso delle sottili strisce di fumo.

Lancaster e Loki stavano camminando in mezzo a una folla di NCP ma nessuno di loro sembrava accorgersi della loro presenza. Il capitano spaziale gli aveva anche sventolato una mano davanti ai loro occhi ma non c’era stato verso. Erano tutti presi dai loro fatti personali. L’albino, dopo avergli dato una rapida occhiata, mormorò “Come sospettavo: sono ipnotizzati …”. Prese una ragazza per le spalle e la scosse con forza ma ella sembrava non accorgersene neanche. Quando la lasciò andare; lei proseguì per la sua strada, tranquilla. Il ragazzo proseguì “Chiunque abbia invaso il Computer voleva che tutti gli NCP continuassero la loro vita come se non fosse successo nulla …” “Si, si … molto interessante …” borbottò Lancaster affrettando il passo. Loki, dopo un attimo rimasto immobile, si affrettò a raggiungerlo “Ehi! Ma cosa ti è preso? All’inizio sembravi preoccupato per le loro azioni ed ora ...” “Semplice: non serve così tanto a preoccuparsi per qualcuno quando sai che in fondo sta bene …” “Non mi sembra che questo discorso valga anche per te …”. Il capitano si fermò e si voltò verso di lui “Che cosa vorresti dire?”. Il ragazzino incrociò le braccia e rispose “Da quando siamo atterrati alla stazione ferroviaria; non fai altro che agitarti come un insetto impazzito per quella squinza … Come hai detto che si chiamava?”. Lancaster lo guarda storto e borbottò “Celeste … e non chiamarla squinza … è la principessa del mio gioco ed io ho il compito di proteggerla da qualsiasi pericolo …” “Ma non serve così tanto a preoccuparsi per qualcuno quando sai che in fondo sta bene” ripeté l’altro facendo un sorrisetto. Lui fece uno sbuffo e borbottò “La devo trovare ugualmente prima che il virus venga a sapere che anche lei si trova qui …” “Lo odi davvero tanto questo tizio” notò Loki. Lancaster lo fulminò con lo sguardo. Stettero in silenzio per un po’, fino a che non raggiunsero una stradina che portava in un pittoresco villaggio in stile vittoriano, dove ai lati del cancello si ergevano due pilastri di pietra. Su di essi c’erano due grossolani gargouille simili a rospi, con due piccole ali da pipistrello e un paio di dentini aguzzi che fuoriuscivano dal labbro inferiore. Appena i due furono abbastanza vicini; i mostriciattoli si animarono e quello posto alla sinistra iniziò a dire “Benvenuto nel Salone degli Eroi …” “Ciao Greg” salutò Loki interrompendolo. Il gargouille lo fissò interdetto per un po’, poi continuò come se nulla fosse “… Dove gli eroi della storia trascorrono l’eternità festeggiando, cantando e giocando a braccio di ferro … State alla larga, figli di nessuno!”. Ritornò nella sua immobilità mentre l’altro prendeva vita e ribatté “Lascialo in pace! Il fato gli ha dato una seconda opportunità … Preparando intrugli disgustosi! Hanno abbandonato la zona anni fa ma il loro fetore erme ancora l’area …”. Poi chinò la testa, sconsolato e mormorò “Poveri abitanti del villaggio … Il padrone fa di loro quello che vuole … bisogna risparmiarli …”. Quando anche lui si immobilizzò del tutto; Loki fece un fischio e mormorò “Sono completamente andati …”. Lancaster li toccò con la punta del dito ma loro non si rianimarono più. Entrarono dentro al cancello ed si guardarono intorno. A differenza della stazione ferroviaria dove erano caduti; il villaggio sembrava disabitato. Nessun suono proveniva dalle case colorate e dalla piccola piazza imbandita a festa. Il capitano spaziale mise una mano sul calcio della sua pistola e borbottò “C’e qualcosa che non va ragazzino … Sta attento ad ogni minimo rumore …”. L’albino fece una risatina di scherno e tirò fuori delle carte dorate dai lati affilati. Sentirono dei passi avvicinarsi frettolosi. Loki puntò la carta in direzione di un angolo e disse “E’ laggiù!”. Lancaster puntò la pistola e … Una adorabile bambina di quattro anni si avvicinò al duo facendo dei saltelli, vestita alla marinara, facendo ondeggiare i boccoli dorati. Appena fu abbastanza vicina elargì un sorrisetto radioso, che fece sciogliere i cuori dei due ed abbassare le armi. Lancaster si inginocchiò a terra, in modo che lui e la bimba fossero della stessa altezza, e sussurrò “Ciao piccina … Sei da sola in questo grande villaggio?”. Vedendo che ella nascondeva qualcosa dietro alle sue spalle, così le domandò “Che cos’hai lì dietro? Il tuo peluche preferito?”. La bimba allargò il suo sorriso, diventando inquietante, spalancò gli occhietti e mise le mani davanti sfoderando un’accetta dalla lama affilata. Il capitano fece uno scattò all’indietro, schivando il fendente diretto alla suo collo per un pelo, mentre lei si mise a ridacchiare come una pazza. Si udirono altre voci, simili a squittii, e dei altri bambini sbucarono dei angoli armati fino ai denti. Loki e Lancaster si misero schiena contro schiena mentre i pargoli li circondarono, sorridendo malignamente e ridacchiando senza sosta.

“Beccati questo pezzo di strudel ripieno di uvetta stantia!” esclamò Vanellope tirando un calcio dritto al grugno dei folletti molesti di MEDIEVIL e laciandolo contro uno dei pacchi regalo di cui era piena la stanza. Daniel scosse leggermente il teschio e fece apparire tra le sue mani un grosso martello e con quello iniziò a colpire anche lui quei esseri che conosceva fin troppo bene. L’unica cosa che non capiva era in quale gioco si fosse cacciato e da dove fosse spuntata quella marmocchia petulante. Si era dimostrata più appiccicosa dell’ambra che aveva rubato alla regina delle formiche. Quando anche l’ultimo folletto fu sconfitto; il cavaliere depose l’arma e si voltò verso la piccola pilota di kart. Ella aveva i capelli corvini spettinati e gli occhi illuminati dalla adrenalina e per un secondo provò un moto di tenerezza, che sparì nel momento in cui ella aprì bocca “Hai visto che volo ha fatto quel grumo di pasta frolla quando gli ho tirato il calcio? L’ho scaraventato dritto …” “Piantala!” sbottò lui. La prese per il cappuccio della felpa, ignorando le sue colorite proteste, e la portò all’altezza del suo viso in modo da puntare il suo unico occhio in quelli color nocciola “Una bambinetta di sei anni non dovrebbe far queste cose da adulti” “Ehi, xilofono ambulante, per prima cosa non ho sei anni ma otto e mezzo” si lamentò lei cercando di tirargli un pugno “E poi ti ho appena dimostrato che anche io sono capace di tirare un paio di calci nel sedere”. Incrociò le braccia e ringhiò “Ora mettimi giù!”. Fortesque ridacchiò e le prese una delle guancie con le dita, scuotendola. Poi sibilò “Quanto sei adorabile”. Vanellope lo fissò male e ringhiò “Fallo un’altra volta e giuro che userò le tue dita come pezzi di Mikado …”. Lui continuò a pizzicarle la guancia e ripeté “Quanto sei adorabile marmocchia”. La bambina fece un verso irritato e gli morse un dito. Daniel si mise ad ululare dal dolore e la lasciò andare, gridando “Piccola bastarda …” “Ah, ah, ah!”. Lo scheletro vivente si succhiò il pollice, poi si guardò intorno. Lui e la piccola peste erano dentro a una enorme fabbrica di giocattoli, piena di macchinari che impacchettavano bambole e trenini. La manina verde, ora che i folletti erano spariti, si mise a zampettare tra i piedi della pilota di kart e del cavaliere come un cagnolino, poi si fermò davanti a quest’ultimo e flesse le dita. Vanellope inarcò un sopracciglio e borbottò “Che vuole la mano della famiglia Addams?” “Deve esserci una stanza segreta da qualche parte che si può raggiungere solo tramite ad un piccolo buco …” spiegò Daniel in risposta. Si staccò la testa e la mise sul polso verdognolo. Allora la mano si mise a camminare in tondo per poi imbucare un piccolo passaggio che si trovava sotto ad un rullo. La bambina dette un’occhiata sia alla mano che al corpo dello scheletro “E’ una cosa disgustosa … Lo voglio fare anche io!!!”. L’altro incrociò le braccia e pestò leggermente il piede. Intanto la testa di Daniel trovò un foro nel muro dove infilarsi e fece un ispezione. Era un’altra sala di montaggio, piuttosto buia, dove appesi al soffitto c’erano delle corde con su attaccato qualcosa che non riusciva a vedere. Si tirò più su con l’indice e il medio ma non ci fu niente da fare. “Ehi, vicino a quella parete sembra esserci un interruttore …” disse la piccola pilota affianco a lui. La mano sussultò “C- Come diavolo hai fatto a- a- ad arrivare qui?!”. Vanellope fece un sorrisetto impertinente e si diresse verso il muro che aveva nominato, fece un saltello ed afferrò la maniglia. Delle luci elettriche si accesero e Daniel sussurrò “Non ci credo …”.

Koudelka si alzò faticosamente dal soffice tappeto d’erba sul quale era caduta e borbottò “Ma che diamine …”. Girò la testa da un lato e poi da un altro, per massaggiarsi il collo, ed fu a quel punto che si accorse della giovane che giaceva svenuta al suo fianco. Ad osservarla meglio; ella doveva essere una principessa di un chissà quale gioco per ragazzini, anche se quello che restava dei suoi abiti era parecchio rovinato, tanto che poteva intravedere tra gli squarci le sue forme. La ragazza la fissò per qualche secondo, pensando tra sé “Questa deve essere una dei NCP che sono apparsi all’improvviso …”. Era insicura se lasciarla lì a terra oppure se la doveva far rinvenire e cercare gli altri insieme a lei. Alla fine; prevalse la seconda opzione. La scosse per una spalla e le disse “Ehi, riesci a sentirmi? Ehi!”. L’altra aprì gli occhi e li puntò in quelli grigi della medium, ammirandone il colore per un attimo, poi gemette “Ahia … Che cosa è successo?” “Voi siete successi!” sbottò l’altra irritata “Se quella mocciosa rompiscatole, tu e l’uomo dai capelli a piumino da cipria non fosse arrivati così; io e Loki non avremmo interrotto l’incantesimo di viaggio ed ora saremo tutti riuniti nello stesso punto del gioco!”. La principessa le mormorò, contrita “Mi dispiace … Noi non sapevamo … Io …”. Si bloccò di colpo e domandò “Cosa hai detto prima? Un uomo dai capelli a piumino?”. Si toccò un punto del braccio e sussurrò “Allora era stato lui ad afferrarmi …”. Koudelka, dopo una manciata di minuti passati in silenzio, scosse le spalle e borbottò “Senti; non è che mi piaccia interrompere i tuoi monologhi però dobbiamo scoprire dove siamo finite e come possiamo raggiungere gli altri”. Si guardò intorno. Si trovavano in una specie di foresta molto elementare, circondata da un muro bianco dalle decorazioni d’oro. Da una parte del muro c’era un foro dove sgorgava una piccola cascata d’acqua, che formava un ruscello e finiva in un laghetto poco lontano. Poco lontano da loro c’era un edificio fatto dello stesso materiale del muro. La medium si alzò in piedi e sussurrò “A dargli una prima occhiata; sembra che siamo dentro alla Foresta D’estate di SPYRO …”. Puntò gli occhi su un punto e rimase a bocca aperta. Vicino al laghetto c’erano un mucchietto di sfere luminescenti, grandi quanto una palla da tennis, con delle tonalità pastello dai mille colori. Celeste le guardò ammirata e sussurrò “Come sono belle …” “Ma cosa ci fanno qui?” domandò Koudelka incredula. Le raggiunse di corsa e si mise a girare attorno a una di esse, aggiungendo “Questo non è il loro gioco d’origine” “Che cosa sono?” domandò la cerulea, chinandosi su un altro piccolo globo per vederlo meglio. “LOOKSFERE” rispose l’altra “Sono degli accessori che permettono ad un qualsiasi NCP di cambiarsi d’abito e di equipaggiarsi con delle armi o con delle magie …”. Si inchinò anche lei “Ma non si dovrebbero trovare qui: queste sfere appartengono a FINAL FANTASY X-2 …” “Se ne prendo una; pensi che a qualcuno possa dispiacere?” domandò la cerulea indicando i suoi vestiti “Così conciata non andrò molto lontano …”. La medium ci pensò su per un secondo e alzò le spalle come per dire “Fai pure quello che vuoi, non me ne frega niente”. Celeste sospirò, seccata, e prese tra le mani la sfera che aveva davanti. In pochissimi secondi i suoi abiti si disintegrarono in milioni di numeri bianchi, viola e blu per essere sostituiti da un corpetto nero aderente che le lasciava scoperto l’addome, uno spolverino rosso in stile piratesco, dei guanti neri a mezze dita, un pantacollant bianco lungo fino alle ginocchia ed a un paio di stivaletti rossi con alcune parti nere. All’altezza della cintura, dentro a delle fondine, c’erano due pistole di grosso calibro, nere con il calcio d’avorio decorati con dei disegni di draghi cinesi. Si legò i capelli in una coda di cavallo e si rimirò nelle acque cristalline. Koudelka fece un piccolo ma sincero sorriso e mormorò “Una pistolera …” “Lo adoro!” esclamò l’altra facendo una piroetta “E mi sento così carica di energia …”. Si girò verso Koudelka e le afferrò una mano, tirandola appena “Dai, prendine una! Vediamo in cosa ti trasformi …”. La medium rise di gusto e scosse la testa “A me le LOOKSFERE fanno un effetto contrario … preferisco tenere i miei abiti e le mie capacità psichiche”. Tirò fuori dal marsupio che portava alla cintura una pistola ed aggiunse “E poi io possiedo un inventario piuttosto vasto sul fattore armi …”. Caricò la sua pistola e borbottò “Ora che siamo pronte; possiamo andare a cercare gli altri”.


Freddo … fa così freddo …

Turbo poteva vedere dense nuvolette biancastre fra un respiro e l’altro, poteva sentire il viso intirizzirsi e le lacrime ghiacciarsi lungo le guancie. Aveva pianto. Gli capitava di piangere durante il sonno e non perche fosse pentito di ciò che aveva fatto. Avrebbe rifatto tutto quanto. Era perché lei gli mancava così tanto. Si abbracciò per proteggersi dal freddo pungente e gemette, a denti stretti “Celeste”. I televisori che lo circondavano, sotto forma di alberi neri e spogli, mandavano ad intermittenza in onda i suoi ricordi. Ne aveva distrutti otto, di quei televisori, ma altri germogliavano sui tronchi in diverse dimensioni e ripetevano all’infinito le stesse scene …

Sua madre che gli sistemava il grembiulino e lo riempiva di così tante attenzioni, continuandogli a ripetere che nessuno era speciale come il suo bambino …

i compagni di scuola che lo prendevano in giro “Tu un pilota di kart?! Ma non farci ridere! Sei solo una mezza calzetta che non vale niente!” e il più grosso di loro lo prese per la collottola e sghignazzò “Guardate! Indossa un grembiule rosa come le femmine!” e tutti che ridevano di lui, indicandolo con il dito. Il mattino seguente; alcuni insegnanti della scuola trovarono questo ragazzino rinchiuso in un piccolo sgabuzzino senza finestre. Era morto, soffocato dalla mancanza di ossigeno. Quando il preside entrò nella sua classe ad informarli dei fatti; Turbo aveva messo la mano dentro alla tasca del grembiule ed aveva stretto la piccola chiave che aveva rubato al bidello ed aveva trattenuto a stento il sorriso …

Quando il suo sogno di diventare pilota si era avverato ed era diventato il protagonista di TURBO-TIME, conquistando sia il mondo dei giocatori che L’Arcade …

Celeste era entrata nel pub con una tale eleganza felina che aveva fatto girare la testa a molti NCP. Ella si sedette a due sgabelli di distanza da lui, ordinando una birra e puntando i suoi magnifici occhi viola davanti a sé, assorta nei suoi pensieri. All’inizio pensava che fosse come tutte le altre donne, che bastava dirle quattro paroline dolci esibendo tutta la sua popolarità per farla cadere ai suoi piedi, ed invece …

“Guarda Turbo, GALAXY DUEL ha quasi raggiunto la popolarità di TURBO-TIME!”. Taizo, il protagonista di DIG-DUG, gli fece vedere il foglio con su le classifiche della giornata. Come al solito; lui era in cima alla lista, l’incontrastato numero uno. Al secondo posto c’era GALAXY DUEL, indietro solo di quattro punti. Il pilota di kart elargì allo scavatore uno dei suoi più ampi sorrisi ed ribatté “Aver QUASI raggiunto non significa aver SUPERATO Taizo … La nostra Fata Turchina deve farne di gavetta se vuole battermi …”. L’amico sghignazzò e se ne andò, lasciandogli in mano la classifica. Lui smise subito di sorridere, accartocciò il foglio e lo buttò dietro alle sue spalle. Si accese una sigaretta e sibilò con stizza, sbuffando il fumo “Quella puttana … Dovrà passare sul mio cadavere se vuole fregarmi il posto sul podio!” “Una cosa che potrebbe avverarsi in pochi giorni se continui a fumare in quella maniera”. Nel sentire quella voce; si era quasi strozzato con il fumo ed aveva visto la principessa spaziale dirigersi verso di lui. In mano stringeva il foglio appallottolato. Glielo lanciò in faccia ed aggiunse “E poi non si buttano le cartacce a terra …” “Ehi, perché non fai la domanda per diventare antipicco? Con l’abilità che hai nel rompere le palle ai altri diventeresti subito capitano”. Lei socchiuse gli occhi e rispose, sorridendo “Oh, non è possibile … perché anche in questo hai dimostrato di essere il numero uno: hai superato l’esame a pieni voti grazie alla tua stronzaggine …”. Lui digrignò i denti e lei rincarò la dose “Fattene una ragione: sto raggiungendo la tua fama ed entro la fine di questa settimana ti supererò. Ti consiglio di preparare le valigie …”. Se ne stava per andare quando Turbo la prese e le torse con forza un braccio dietro la schiena, intrappolandola a sé. Poi si avvicinò al suo orecchio e sibilò “Attenta a non tirare troppo la corda, carina ... Ammetto che sei più in gamba di quanto pensassi; ma non riuscirai mai a superarmi ... Io sono il boss della sala giochi”. Lei gemette dal dolore e lui ne approfittò per aderire di più al suo corpo ed ispirare il dolce profumo dei suoi capelli …

Turbo e Celeste erano nella galleria che collegava TURBO-TIME alla Stazione, intenti a scambiarsi il loro primo bacio. Per lui; era stato come essere inondato dalla luce del sole. Non si era mai sentito così nei confronti di una donna …

Le note di HAPPY TOGETHER che echeggiarono nella camera da letto, all’unisono con i loro gemiti di piacere mentre facevano l’amore, la notte di capodanno. Quando era scoccata mezzanotte erano usciti sulla terrazza di casa sua, vestiti solo di una vestaglia ed avevano ammirato i fuochi d’artificio stretti l’uno all’altra …

Quando era nel garage ed aveva manomesso il motore del kart di Benzina, in modo che esplodesse a dieci metri dal traguardo. Così il capitano Lancaster sarebbe morto in quello che sembrava un banalissimo incidente stradale …

Lancaster è sempre stato una palla al piede! Non avremo sentito per molto la sua mancanza. IO sono il pilota di kart numero uno di tutta la storia! IO sono l’uomo di Celeste! E non avrei mai permesso ad uno che sembrava un lurido transessuale di portarmi via il titolo di campione e l’amore della mia vita! …

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni l’anello con il diamante a forma di stella e lo porse a Celeste, domandandole con molta apprensione, in ginocchio “Vuoi diventare mia moglie?” e lei gli aveva risposto di si, commossa …

L’arrivo di ROAD BLASTERS ha rovinato la mia vita perfetta! Si sono presi tutto ciò che avevo …

L’immensa gioia, quasi animale, che provò nel colpire Curtis più e più volte alla testa con la pesante chiave inglese, sentendo il sangue caldo sulle mani e sul viso …

Il giorno in cui diventò Re Candito ed aveva relegato la piccola principessina ai confini di SUGAR RUSH, dopo averla trasformata in un glich ed rinchiuso la memoria dei abitanti dentro a un forziere …

La malattia di sua moglie che progrediva senza che lui potesse fare qualcosa e vederla morire poco a poco davanti ai suoi occhi …

Vanellope che lo superava nella corsa sulle colline di gelato bianco …
La sua trasformazione in Scarafoide …
Il momento in cui vide il monte Diet-Cola esplodere …

No! Non voglio morire …

Celeste che gli puntava contro il fucile della bambolona bionda e …

“ADESSO BASTA!!!!” Turbo si ritrasformò in Scarafoide e si scagliò contro gli apparecchi elettronici, strappando con i denti i cavi elettrici e tirando pugni contro gli schermi. Dopo un’ora c’erano un mucchio di rottami sotto le sue zampe e dei pezzetti di vetro si erano conficcati nella corazza violacea sulle braccia; ma altri televisori erano spuntati dai rottami e ripetevano la sua vita con il volume alzato al massimo. Allora Turbo si raggomitolò su sé stesso, prendendosi la testa fra le mani e mormorò sempre più flebilmente “Basta … Basta …”.

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Capitolo 8
*** La chiocciola e-mail ***


Il signor Litwak era seduto sullo sgabello del minibar. Stava ripensando a ciò che gli aveva detto l’elettricista un paio di ore fa …

“Lei non è il primo che mi chiama per questo genere di problema, sa? Questa mattina ho visitato otto sale giochi che presentavano lo stesso, identico, guasto ed a tutti i proprietari ho dato lo stesso responso: non c’e niente da fare, dovete chiudere i battenti” “Non può chiedere di fare una cosa del genere a mio padre” aveva protestato Michael “Questa sala giochi è tutto per lui … è aperta da più di trent’anni …” “Ed ha fatto la sua storia, ragazzo” aveva ribattuto l’uomo “In questi tempi i giovani preferiscono le console; che hanno una miglior qualità grafica ed un bassissimo livello di bug …” “E che cosa mi dice dell’anima del gioco? Hanno anche quella?” domandò allora il giovane. L’elettricista l’aveva guardato come se fosse ammattito di colpo, aveva scosso la testa e si rivolse a Litwak “Questa è una ditta che sta comprando appalti nella zona … Potrebbe tornarle utile …”. Il proprietario aveva guardato il biglietto da visita per qualche secondo, poi glielo aveva ridato scuotendo la testa e detto “La ringrazio ma sono d’accordo con mio figlio: terrò la mia sala giochi e cercherò un altro modo per riparare le mie macchine”. “Faccia quello che vuole, signor Litwak …” aveva ribattuto l’altro, scocciato “Comunque le lascio il biglietto, nel caso cambiasse idea …” “Allora non ha capito” aveva detto il ragazzo stringendo i pugni “Noi terremo la nostra Arcade e quel biglietto se lo può infilare nel …”.

Michael arrivò in momento, portando con sé un paio di birre fresche. Era molto imbarazzato per come si era comportato prima; ma il padre gli diede una pacca sulla spalla e lo rassicurò con queste parole “Così risponde un vero Litwak!”.


“Perché non si apre? Cazzo …”. Erano queste le principali parole che pronunciava l’NCP di fronte alla porta sigillata della Cartella Crepuscolo, il luogo in cui era custodito il LAZZARUS. Era riuscito a sconvolgere l’equilibrio del Computer, era riuscito ad invadere la Rete Elettrica dei giocatori mandando in tilt altre sale giochi ma questa insignificante porticina blu non riusciva a smuoverla nemmeno di un centimetro. Diede un pugno sulla superficie liscia e imprecò un’altra volta. Era così vicino dal diventare il padrone della realtà virtuale e l’unica cosa che gli avrebbe concesso la vittoria finale era dietro a questa porta. Stava per tirare un altro pugno quando un’idea gli sconvolse la mente. Sorrise e sussurrò “Un virus …”.

“Da questa parte capitano!” gridò Loki. Lancaster lo seguì lungo una serie di vicoli bui e stretti, fino ad’arrivare davanti a una porta rossa incrostata di ruggine, che sembrava condurre all’interno un magazzino merci. La folla di bambini tentava di stargli dietro ma il peso delle asce li stavano rallentando parecchio, dando così il tempo ai due di entrare e di bloccare l’entrata con dei grossi e pesanti cassoni di legno che avevano trovato lì vicino. La piccola folla gridò, indignata, quando constatarono al loro arrivo che la porta era chiusa. L’ufficiale spaziale, appoggiandosi su una cassa, tirò un sospiro di sollievo, poi chiese “Quanto tempo ci metteranno ad’arrendersi secondo te?” “Arrendersi?” ripeté tetro l’altro per poi aggiungere “Faranno prima a sfondarci la porta …”. Infatti, dopo pochi secondi che passarono a bisbigliare tra di loro, i bambini iniziarono a colpire l’ingresso con le loro armi, ridacchiando. Lancaster deglutì, alzandosi e allontanandosi dalla grossa cassa, mentre Loki borbottò quasi tra sé “Non erano parole dette a caso … I gargouille cercavano di avvertirci!” “Ora come ora non mi sembra il momento di pensarci …” disse il capitano spaziale dando un’occhiata nervosa alla porta, dove delle viti si erano allentate dai cardini ed erano rotolate fino ai suoi piedi “Se non troviamo una via d’uscita il più presto possibile; saremo ammazzati da un branco di ragazzini psicopatici oppure costretti a …” “Allora non presti ascolto quando ti parlano!” gridò Loki “Non hai sentito cosa ha detto Stuart, il secondo gargouille? –Poveri abitanti del villaggio, il padrone fa di loro quello che vuole-: i bambini sono ipnotizzati come gli NCP della stazione! Non si rendono conto delle proprie azioni …”. In quel momento la porta perse altre viti dai cardini, riuscendo a farla inclinare ed aprendo uno spiraglio in alto, dove i primi bambini fecero passare le loro esili braccia. Lancaster girò il tamburo della sua pistola laser e la puntò contro l’ingresso. Vedendolo; il giovane mago si lanciò contro di lui e gridò, cercando di strappargli di mano l’arma “Fermo!” ma l’uomo gli diede una gomitata sullo stomaco, facendolo cadere all’indietro boccheggiante, e premette il grilletto. Il proiettile laser si conficcò nel ferro arrugginito dell’ingresso e, per un attimo, Loki pensò che con il suo intervento il capitano avesse sbagliato mira. Ma poi il proiettile iniziò a sfrigolare dal buco che aveva fatto e rilasciò una scarica elettrica che colpì tutti i bambini, facendoli cadere a terra, svenuti e storditi. Lancaster ripose l’arma nella fondina e borbottò fissando la porta “Abbiamo solo dieci minuti prima che svanisca l’effetto della scarica e si riprendano ... Cerchiamo un’altra porta che …”. Alzò lo sguardo verso il ragazzo, che lo stava fissando, e domandò “Be? Che ti prende?”. L’albino si grattò la testa e rispose, imbarazzato “Pensavo che … ecco … da come avevi parlato …” “IO non ho mai ucciso un NCP almeno che non fosse appartenente al mio gioco e che non fosse all’interno di esso …” sibilò Lancaster, leggermente irritato “E poi, anche se avessi sparato un proiettile vero, loro non sarebbero morti completamente: sono all’interno del loro gioco …”. L’altro chinò la testa e borbottò “Scusa”. L’uomo scosse le spalle e gli diede una pacca sulla spalla, poi disse “Chissà se Celeste e gli altri si trovano qui …” “Io penso di no …” ribatté Loki, pensieroso “Altrimenti li avremo già incontrati mentre correvamo per i vicoli …”. I suoi occhi grigio chiaro, mentre parlava, scrutarono l’area meticolosamente fino a soffermarsi in cima a una pila di scatoloni, dove c’era riposto su un oggetto scintillante “Che cos’è quello?” domandò infine. Senza aspettare una risposta e con agilità; si arrampicò sui scatoloni ed in pochi secondi raggiunse la cima. L’oggetto in questione era un guscio di una lumaca grande quanto una mela, fatto di ferro, dove dormiva al suo interno il mollusco dalle tonalità argento. Il ragazzo scese con l’animale stretto in mano e lo mostrò al capitano spaziale “Guarda che cosa ho trovato lassù!”. Lancaster guardò il guscio inarcando un sopracciglio e provò ad indovinare “La nostra ultima cena?” “Ma no!” esclamò l’altro ridendo “Questa è una e-mail!”. Vedendo che il capitano non cambiava espressione; il giovane si mise a spiegare “L’e-mail hanno le stesse funzioni di un telefono: permettono ad un NCP di comunicare con un altro senza dover uscire dal proprio gioco …”. Grattò leggermente il guscio metallico e aggiunse “Non abbiamo abbastanza tempo per fare una chat ma posso mandare alle altre chiocciole un messaggio vocale, così i nostri amici sapranno che fare …”.

“Dai Ralph, fai ancora uno sforzo …” disse Felix, tirando l’enorme braccio del collega affinché potesse salire sull’isolotto. Se l’era vista brutta quando aveva visto avanzare verso di lui due Rovine Striscianti ma, alla fine, egli era riuscito ad avere la meglio anche senza lo Spacca Tutto: urlando come una ragazzina isterica; le aveva calpestate fino a che non erano rimaste di loro due chiazze nere e puzzolenti. Dopo che le aveva sterminate; l’isolotto si era abbassato di quota, in modo che Ralph potesse raggiungerlo facendo un piccolo saltello. Ma le pietre di cui era composto si dimostrarono piuttosto scivolose ai lati così L’Aggiusta Tutto lo aveva afferrato per un braccio e lo stava aiutando a salire sulla superficie piatta. Quando fu su; l’energumeno lo guardò in silenzio ma dopo pochi secondi; scoppiò a ridere fragorosamente. Felix incrociò le braccia e sibilò “Non è divertente …” “Come no?!?” ribatté Ralph asciugandosi gli occhi “Hai fronteggiato il pericolo a testa alta, mantenendo lo stress sotto controllo e, soprattutto, una grande dignità … Ah, ah, ah!” “E’ fastidioso che tu insista a beffeggiarti di me in questa maniera” ribatté lui, offeso “Lo ammetto: il mio comportamento a tale situazione è stato poco virile ed sono stato colto dal panico; ma sono anche ferramente convinto che tu avresti agito in questa maniera se ti fossi ritrovato nei miei panni. E poi vorrei ricordarti che io soffro di una patologia chiamata Ofidi fobia che mi fa avere una paura irrazionale per gli animali che strisciano …” “Ok, ho capito l’antifona …” borbottò Ralph senza smettere di ridere “Quando il vecchio Felix ritorna a galla con la sua parlantina c’e da aver paura!” “Continui a prendermi in giro!”. L’altro ridacchiò ancora ma divenne serio quando vide strisciare sulla spalla dell’amico una lumaca bianca dal guscio simile alla pietra pomice. Era grossa, molto grossa, troppo per il suo amico. Cercò di avvisarlo ma Felix socchiuse gli occhi e mise una mano sulla spalla fino a che non si ritrovò con la lumaca in mano. Essa lo guardò allungando gli occhi e disse “Pronto?”. L’Aggiusta Tutto roteò gli occhi all’indietro e cadde a terra, svenuto.

“Spero che qualcuno mi stia ascoltando, anche perché non ho molto tempo a disposizione e non so se avrò un’altra occasione per mandare dei messaggi. Io ed il capitano Lancaster siamo in una situazione critica: gli NCP che vivono in questo gioco sono come impazziti … I bambini del villaggio in cui siamo, per esempio, hanno cercato di ucciderci in preda a una strana follia mentre altri ci hanno praticamente ignorato, come se non esistessimo! Al Computer sta succedendo qualcosa che non mi piace … Io penso che sia meglio per tutti proseguire la strada fino a che non arriverete alle gallerie che non vi riconducano alla Piazza Centrale ... Se quello che penso è giusto abbiamo …”.

La comunicazione si interruppe. Vanellope si chinò a terra e prese la piccola lumachina marroncino chiaro, sconvolta, continuando a dire “No! Lancaster! Mi senti? Sono io, Vanellope … Dove siete?!?”. Sir Daniel si riattaccò la testa al corpo e andò vicino al piedistallo, dove sopra c’erano riposte delle pagine ingiallite, tenute insieme con un vecchio spago, e iniziò a sfogliarle. La bambina si voltò verso di lui e gridò, con le lacrime ai occhi “Per tutti i lecca-lecca spaccati! Dopo quello che abbiamo sentito; come puoi stare così tranquillo?!?”. Si alzò dal pavimento e prese lo scheletro dal polso, glielo tirò ed esclamò “Dobbiamo correre in loro aiuto!”. Ma lui non si muoveva, troppo preso dal contenuto delle pagine. La pilota di kart gli tirò un calcio alla gamba e borbottò “Ammasso di zucchero cancerogeno … schiodati …”. Daniel fece un sospiro e diede una scrollata di spalle. Il braccio gli si staccò, facendo cadere la bimba per terra e lui continuò con la sua lettura. Quella calligrafia, le oscure magie che c’erano scritte sopra … Senza dubbio; aveva davanti a sé alcune pagine del libro di Zaròk. Ma cosa ci facevano li, dentro a una fabbrica di giocattoli? Le sfogliò ancora e notò che verso la metà dei manoscritti la calligrafia cambiava … Non c’era solo i testi del suo acerrimo nemico … “Non c’e mai Koudelka quando serve …”. Si voltò verso la bambina, che era ancora seduta a terra e lo stava fissando con odio. Poi scattò in piedi, stizzita, e gli lanciò contro il braccio “Tu sta pure qua dentro a leggere i romanzetti rosa; io vado a salvare Lancaster e Loki …”. Si voltò e stava per allontanarsi quando un ringhio sommerso la paralizzò sul posto. Daniel prese le pagine e le mise nel suo inventario. Poi tirò fuori la spada e mormorò “Non siamo soli …” “Che acume Nostradamus …”.

“Ehi, aspetta un minuto! Pronto? Ah, merda!!!” urlò Calhoun verso la chiocciola a forma di boccetta per l’inchiostro. Lei e Alice si trovavano in una stanza illuminata solo dai raggi di luna, dove tra le pareti di legno si potevano udire sussurri sinistri e parole sconnesse. La mora era di guardia davanti alla porta, a fare la guardia, con il macina-pepe stretto tra le braccia. Quando avevano visto l’animaletto strisciare verso di loro; le si erano illuminati gli occhi per un secondo, poi riprese il controllo e disse, tornando a guardare i corridoi “Qualcuno sta provando a contattarci …”. Ascoltarono il messaggio e … “Qui è il sergente di HERO’S DUTY Tamora Jane Calhoun che parla … Rispondete, passo!” iniziò a dire la bionda ma non ricevette nessuna risposta. Allora la donna stava per lanciare la chiocciola contro una parete ma l’altra la sgridò “Calmati! Quell’e-mail ci servirà in futuro!”. La soldatessa mise giù il braccio, facendo sospirare di sollievo il mollusco, poi disse più calma “E poi conosco Loki … Se ha chiuso la comunicazione e non risulta raggiungibile; significa che si trova veramente nella merda fino al collo” “E noi no?!?” ringhiò l’altra guardandola storto. Stette un po’ in silenzio e sibilò “Ti farò un piccolo riassunto: siamo rinchiuse in questa stanza da almeno due ore, con un orco incazzato come una iena ed altri mostri che ci stanno appiccicati al culo come le centinaia di topi al pifferaio magico …”. Dette un occhiata al suo fucile ed aggiunse con un borbottio “In più mi sono rimasti solo una decina di colpi nel caricatore …”. Alice si voltò verso lei ma, subito dopo, tornò a guardare fuori dalla porta e mormorò “Non preoccuparti … Ritroveremo presto il tuo nanetto da giardino …” “Non sono preoccupata per Felix …” iniziò a ringhiare l’altra “E’ un uomo e sono sicura che se la starà cavando benissimo! Potrai esserti fatta ingannare dal suo sguardo alla cucciolo di foca e tutti quei modi gentili alla donzelletta di campagna; ma lui sa come affrontare qualsiasi evenienza e tirare fuori le palle!”. Le due rimasero in silenzio per un po’, poi si Alice disse “Sul serio?” “Cazzo, no!” sbottò Calhoun mordendosi il labbro inferiore “Mio marito se la fa sotto anche quando vede dei piccoli vermicelli …”. In quel momento sentirono una cantilena, seguita da alcune risate. La soldatessa e la ragazza si scambiarono un gesto d’intesa e, in simultanea, si gettarono fuori dalla stanza con le armi spianate.

D’un tratto; Turbo sentì una voce. Era molto insolente, canzonatoria, decisamente irritante. Si tolse le mani dal viso e si guardò intorno. Non c’era nessuno, a parte lui. La vasta, infinita, pianura di sabbia bianca era deserta, tranne per i bizzarri alberi spogli che accoglievano nei loro tronchi quei maledetti schermi. Volse il suo sguardo in alto e vide che il cielo era rimasto immutato: nero come il petrolio, senza stelle, e l’unica luce che emetteva proveniva da uno squarcio all’orizzonte, color arancio intenso. Tramonto inoltrato in ogni dove. Da quanto tempo era rimasto raggomitolato in quella posizione? La voce si fece risentire, più insistente di prima e con un tono allegro mentre il virus si mise in piedi e si scrollò la brina dalla corazza. Poi si guardò di nuovo intorno, acutizzando l’udito al massimo. Da dove viene quella voce? Qui ci sono altro che questi fottuti alberi … Ma aspetta … Uno si è mosso! Fece uscire le ali dalla schiena ed volò verso di esso. Quell’albero era diverso dai altri: aveva un solo schermo in mezzo mentre i nodi del tronco erano formati da altoparlanti. Sulle sue fronde c’erano dei microfoni, di ogni epoca, che, come a simulare le foglie e i frutti, ondeggiavano ad ogni spiffero di vento gelido. Turbo si avvicinò pian piano, atterrò a terra e con cautela si avvicinò alla pianta. Si mise a fissare lo schermo di vetro e lo sfiorò con la punta del dito vermiglio. Esso si accese così d’improvviso producendo rumori statici, facendolo saltare, e si riempì di pixel bianchi, grigi e neri. Dopo un paio di secondi, tra di essi, si intravide l’immagine statica di un NCP incappucciato. “Sei stato tu a chiamarmi?” domandò Turbo, sentendosi un idiota nel parlare con una pianta. L’NCP gli sorrise e rispose con voce distorta “Vedi altri oltre a me?”. Il virus fece una smorfia rabbiosa e sibilò “Chi sei?” “Io sono l’invasore del Computer, colui che ha sconvolto il suo ordine e lo ha trasformato nel paradiso di ogni NCP …” “Se questa è la tua idea di paradiso …” commentò sarcastico l’ex-pilota allargando le braccia. La sagoma si mise a ridere “Ah, ah, ah! No … Tu sei in un luogo remoto che ho creato apposta per tutti coloro che oseranno disobbedirmi o ribellarsi, intralciando così i miei piani …”. Stette un po’ in silenzio e domandò “Bestiale; non è vero?” “Mah …” fece l’altro con nonchalance “Decorata con qualche fiore e con la temperatura che superi i zero gradi sarebbe un bel posto dove passare le vacanze estive …”. Poi afferrò il tronco con entrambe le mani e gracchiò “Tirami fuori di qui prima che mi incazzi sul serio”. L’invasore rise ancora “Sei così divertente … Ma credo molto nell’aiuto reciproco …”. Diventò un po’ serio e disse “Turbo, so tutto di te … I miei alberi mi hanno fatto vedere i tuoi ricordi e ti capisco profondamente: messo da parte nel ’85 per colpa di ROAD BLASTERS che in poco tempo ti ha rubato la gloria, il primo posto sul podio, l’amore dei giocatori ed il tuo tesoro più prezioso … e quando …”. Lo sguardo di Turbo divenne gelido e ringhiò “Sei fissato con la mia biografia? Datti una mossa e dimmi che cosa vuoi da me …” “Voglio che tu apra una porta per me” rispose l’altro assecondandolo. Stettero in silenzio per qualche secondo poi il virus borbottò “Servo già dei tuoi amichetti per fare l’usciere in questa patetica storia …” “Ah, si? In cambio che cosa hai ottenuto?” domandò la sagoma irritata “Quante promesse hanno mantenuto il vecchio Pi e la sua piccola banda? Ti hanno fatto uscire dalla Quarantena? Certo, ma cosa ti fa pensare che al tuo ritorno non ti rinchiudano di nuovo? Ti hanno promesso un gioco in cui potrai governare indisturbato? Naturalmente ma da che Land è Land gli NCP non costruiscono cabinati, lo fanno i vecchi giocatori! E tua moglie … nessuno può riparare una memoria danneggiata tranne l’NCP stesso che l’ha persa …”. Il virus lo fulminò con lo sguardo e gridò “Vorresti dirmi che mi hanno ingannato?”. L’altro si limitò a elargire un sorrisetto sarcastico ed a fare un lieve cenno d’assenso. “NO!!!!!!” urlò Turbo, sfogando la sua rabbia contro gli alberi più vicini “La pagheranno cara per questo affronto! Distruggerò ogni luogo del Computer e dell’Arcade pur di trovarli quei bastardi …” “Ottimo! Ma non adesso …” disse l’invasore con allegria “Tu apri quella porta per me, diventiamo i padroni dell’universo virtuale e poi potrai vendicarti su tutti gli NCP che vorrai …”. Turbo si calmò, ansante, e sorrise malignamente “Padroni dell’universo virtuale … Mi piace …”.

Koudelka e Celeste si scambiarono una rapida occhiata mentre si alzavano dalla soffice distesa erbosa dove avevano trovato la graziosa lumachina dal guscio dai colori arcobaleno. La medium si pulì la minigonna e mormorò “La porteremo con noi … Non si sa mai che qualcun altro voglia mettersi in contatto o che dovremmo essere noi a chiamare …” “Perché non proviamo a farlo adesso?” propose la principessa “Magari potrebbero rispondere gli altri del gruppo e dirci dove si trovano …” “Meglio di no … Non sappiamo in che situazione siano adesso e mandargli un messaggio non è la cosa più saggia da fare al momento”. Iniziò ad avviarsi e disse “Intanto facciamo come ha detto Loki: ispezioniamo questo gioco e vediamo se riusciamo a trovare delle informazioni che possano fare un po’ di luce su questa storia”. Vedendo la cerulea leggermente abbattuta; la ragazza le mise una mano sul braccio e disse “Non preoccuparti per il tuo capitano. Loki sarà anche un ragazzino ma è un mago davvero in gamba …” “Non sono in ansia per loro almeno non del tutto …” disse Celeste facendo un piccolo sorriso imbarazzato “Pensavo al virus che vi ha seguito per far si che le porte venissero aperte …” “Merda! Non ci avevo pensato!” esclamò Koudelka interrompendola. Incrociò le braccia e sospirò “Avremo ancora bisogno di lui fino a che tutto non si sarà risolto …” “Ma tu e quel ragazzo siete riusciti a teletrasportarci nei giochi grazie alla vostra magia … Non avete bisogno della chiave …” “Si invece” ribatté l’altra “Ci sono alcune porte che si aprono con dei codici che solo le chiavette hanno e, in quel caso, la nostra magia non funziona su di esse …” “Ma se adesso lo dovessimo ritrovare sarà ancora disposto ad aiutarci? Ora non c’e più Pi che lo tiene sotto controllo …” disse Celeste con un sussurrò. Koudelka stava per ribattere quando ella si accorse che, mentre loro due stavano discutendo, si erano addentrate nella foresta e che essa era cambiata: gli alberi erano molto più complessi, diventando più tetra, mentre il cielo era diventato scuro. Anche Celeste se ne accorse e domandò, con voce leggermente tremula “Sai dove ci troviamo?” “No …” rispose la castana con lo stesso tono “Però mi sembra di esserci già stata una volta …”. Tirarono fuori le pistole e si guardarono intorno. Gli occhi violetti di Celeste scrutarono l’area fino a che caddero sul tronco di un pino, dove impiantato nel mezzo c’era un pezzo di foglio bianco. Ella si avvicinò ad esso e lo prese. Disegnati su c’era una foresta dai alberi stilizzati ed in mezzo ad essa c’era la figura di un uomo. La principessa socchiuse gli occhi, cercando di capire, ma all’improvviso Koudelka si mise ad gridare a squarciagola. La cerulea si voltò e vide l’amica accasciarsi a terra tenendosi la testa fra le mani. Lei accorse in suo aiuto, si inginocchiò al suo fianco e disse “Koudelka! Che cos’hai?” “Sento … una presenza … una presenza oscura …”. I suoi occhi erano spalancati dalla paura e gridò ancora. Puntò il dito dietro alle spalle della principessa e strillò “Slenderman!”.

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Capitolo 9
*** Un pò di luce ***


Celeste si voltò lentamente fino a che non vide, a pochi metri di distanza da lei, l’essere che Koudelka aveva chiamato Slenderman. Esso era altissimo, sui tre metri, magro, con delle braccia lunghissime, vestito con un completo nero da ufficio dalla camicia bianca e una vistosa cravatta rossa. Il viso pallidissimo era privo di ogni tratto eppure la principessa aveva la spiacevole sensazione che la stesse scrutando attentamente, come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria. “L’uomo” fece un passo in avanti, piegando leggermente la testa da un lato. Koudelka si mise a scuotere la testa e dondolando il corpo si mise a balbettare frasi sconnesse, che la principessa non capì. La strinse fra le sue braccia e le scostò le ciocche dal viso sudato mormorando “Calmati … Va tutto bene, Koudelka …”. La medium si immobilizzò, ansimando, serrò forte gli occhi mentre la bocca si schiuse in una smorfia di dolore. Poi, d’improvviso, si rilassò, riaprì gli occhi e li posò su quelli purpurei della cerulea “Perché … non riesco ad entrare nella tua testa …?”. Celeste la fissò, nervosa “Ma cosa dici?”. Lo Slenderman fece un altro passo e la cerulea borbottò “Quel tizio non mi piace … E’ meglio se ce ne andiamo …”. La prese per un braccio e cercò di farla alzare ma la ragazza, oltre a rimanere al suo posto, ripeté “Perché … non riesco … ad entrare … nella tua testa …” “Smettila con queste stronzate e tirati su!” ringhiò l’altra “Dobbiamo andarcene di qui … Ora!”. Ma Koudelka piegò leggermente la testa, come se non capisse. L’uomo era ormai vicinissimo e la cerulea sentì una forte pressione alle tempie, che si tramutò presto in dolore. Si prese la testa fra le mani e serrò gli occhi. Era come se migliaia di aghi le si infilassero nel cervello. Gemette e iniziò a lacrimare. Koudelka si mise seduta sulle ginocchia e rimase a guardarla con aria mite. Intanto che lei iniziò a sua volta a dondolarsi; Slenderman la raggiunse e tese una mano verso la chioma cerulea, infilò le dita fra le ciocche e le accarezzò la testa, emettendo dei suoni simili a fusa. Poi la prese da sotto il mento e le sollevò il viso, in modo da farle vedere la moltitudine di tentacoli che gli fuoriuscirono dalla schiena. Lei riuscì ad aprire leggermente gli occhi, dove scivolò qualche lacrima, mentre la faccia lattea dell’essere si chinò di più. Dei tentacoli viscidi e neri come l’inchiostro fuoriuscirono dalla schiena esile. Celeste cercò di voltare la testa ma lui glielo impediva. “Koudelka … Ti prego, aiutami …” mugolò la principessa, piangendo “Koudelka …”. La ragazza scosse la testa e tentò di alzarsi ma Slenderman si voltò di scatto verso di lei e fece un ruggito. La medium si afferrò di nuovo la testa e gemette “No … non muoverti … da li …”. Allora la principessa capì. Lui aveva invaso la mente della giovane, come stava facendo con lei, e l’obbligava a eseguire i suoi voleri. La principessa gemette ancora e cercò a tentoni la sua pistola, che doveva esserle caduta di mano quando si era sentita male. Il viso del mostro era ormai vicinissimo al suo … in quel momento trovò l’arma con la punta delle dita, l’afferrò dal calcio e sparò un colpo. Slenderman arretrò un po’ all’indietro e si mise una mano sul petto. Scrollò la grossa pallottola dalla giacca e ringhiò sommessamente. Dove si doveva trovare la bocca si aprì uno squarcio pieno di denti aguzzi e una lingua, simile ai tentacoli che aveva alla schiena, saettò contro di lei e l’avvolse il collo. La principessa pensò che fosse arrivata la sua fine quando il mostro retrasse la lingua e ruggì, prendendosi la testa fra le mani e scattando all’indietro. Celeste arretrò a sua volta e si girò verso Koudelka, che aveva l’indice e il medio pigiati su una tempia e diceva “Allontanati dalla donna … ora!”. I tentacoli di Slenderman si contorsero tra loro ed l’essere si inginocchiò a terra, ululando. La medium allora disse alla cerulea “Grazie allo sparo; sei riuscita a distrarlo e io mi sono liberata dal suo giogo mentale … Ma ora andiamocene via da qui … Il mio controllo mentale non è forte come il suo e non riuscirò a trattenerlo ancora per molto …”. Ella si tirò su da terra e si affrettò a raggiungerla. Poi, insieme, si misero a correre nel folto della foresta.

Calhoun e Alice si trovarono davanti ad un vecchio frate incartapecorito dalla tunica lisa e sporca, dal colore violaceo. La pelle era così tirata sul viso e sul corpo che metteva in bella mostra le ossa, accentuando la sua magrezza, ed aveva la tonalità del cuoio. Lui, nel vedere le armi da fuoco puntate contro, fece scattare le braccia verso l’alto in segno di resa, ma poi le tirò giù dicendo fra sé “Maledizione … Continuo a dimenticarmi che le armi non possono farmi nulla …” e fece un sorrisetto mesto. Poi posò lo sguardo sulla ragazza ed esclamò “Oh! Alice Liddell …” “Bacon!” esclamò a sua volta l’altra, stupita, deponendo il macina-pepe “Che diavolo ci fai qui? Credevo che non uscivi mai dal monastero …” “Lo conosci?” domandò la bionda mettendo giù a sua volta il fucile. La mora annuì e disse “E’ uno dei personaggi del gioco di Koudelka …” “Sono il più grande mago del tredicesimo secolo, autore del manoscritto degli esuli e miglior esperto dell’arte dell’immortalità …”. Fece un goffo inchino e finì la sua presentazione “Roger Bacon; detto anche il Dottor Mirabilis qui per servirla madame”. Si rimise di nuovo in posizione eretta ed ridacchiò “Non credevo che durante la mia passeggiata sotto il chiaro di luna avrei incontrato delle giovani così carine … Ih, ih, ih!”. Si avvicino a Calhoun e iniziò a gironzolarle attorno, facendo ogni tanto un verso di apprezzamento, poi le disse con confidenza “Ti andrebbe di far compagnia ad un vecchietto di seicento anni?”. Alla donna non le piacquero quelle attenzioni quindi lo prese per il cappuccio e lo fece ritornare al suo posto dicendo “Non abbiamo tempo per queste cretinate e rispondi alla sua domanda!”. L’uomo fece il broncio e domandò “E’ questo il modo di trattare un grande mago come me?” “Finiscila di lagnarti Bacon e dicci come mai ti trovi fuori dal monastero di Nemeton …” disse Alice tagliando corto. Il frate le dette uno sguardo di sufficienza e disse “Ma noi ci troviamo all’interno del monastero e, allo stesso tempo, siamo in tutt’altro luogo … Ah, ah,ah!”. Si chinò come se dovesse raccogliere qualcosa da terra e tese le braccia in modo teatrale “L’invasore ha carpito i segreti dei libri di magia più potenti che il Computer possedeva … Ah, ah, ah … ed li ha usati per mettere a soqquadro la realtà che conosciamo … Se prima c’erano migliaia di porte che conducevano a migliaia di mondi; ora c’e una sola porta che conduce ad un unico mondo … Eh, eh, eh … tutto è confuso e caotico; irriconoscibile ma pur sempre familiare …”. Calhoun fece una smorfia e soffiò “Impossibile … Nessuno, a parte i giocatori, può fare una cosa del genere …” “Eppure lui c’e riuscito ed hai intorno a te le prove!” sbottò l’uomo infastidito. Si tirò su e indicò una delle grosse finestre che erano sparse nel corridoio “Se non mi credete; andate ad affacciarvi alla finestra e ditemi che cosa vedete …”. Le due fecero quello che il vecchio aveva detto. Videro un fiume dalle acque cristalline sgorgare in mezzo ad un verdeggiante prato dall’erba alta, con dei funghi e tessere del domino. Alice indietreggiò e sussurrò “Quella è la Valle Di Lacrime, uno dei posti del mio gioco!”. Bacon ridacchiò soddisfatto. Allora la soldatessa prese parola, folgorata da un pensiero “Alice! Se ora esiste solo un unico gioco; vuol dire che gli altri si trovano qui! Forse sono in un’altra zona, per questo non li abbiamo ancora visti …”. Prese la lumachina e disse “Prova a mandare un messaggio con questa come ha fatto Loki e diciamogli quello che abbiamo scoperto …”. In quel momento le finestre adiacenti si frantumarono ed entrarono all’interno dell’edificio dei esseri antropomorfi dalle fattezze di un volatile che tenevano tra le zampe-mani delle lunghe alabarde acuminate. Alice tirò di nuovo fuori il macina-pepe e ringhiò “Angeli! Sono dappertutto!” “Io me la squaglio” disse Bacon indietreggiando ma Calhoun lo trattenne per il cappuccio e sibilò “Non così in fretta Merlino …” “Ma io sono solo un uomo vecchio e con un po’ di demenza senile …” iniziò a lamentarsi lui ma la donna gli mise in mano la sua pistola e gridò “Ora sei un vecchio con demenza senile armato quindi … SPARA!!!!”.

Felix sbatté le palpebre un paio di volte, confuso, poi si tirò su a sedersi e mormorò “Mmh … Che cosa è successo?” “Hai avuto una specie di esaurimento nervoso” borbottò Ralph in risposta, poi tornò ad osservare la chiocciola. Mentre il suo amico giaceva svenuto a terra; lui si era seduto sul bordo dell’isola, facendo ondeggiare i grossi piedi, e tentando di far parlare di nuovo l’animaletto. Ma era stato tutto inutile. Esso si era limitato a guardarlo con aria flemma ed a ricoprirgli di bava il palmo della mano. Lui si chinò di più sulla creatura e disse “Andiamo chiocciolina … non vuoi parlare con lo zio Ralph?” “Smettila di parlare con quella cosa; sembri un cerebroleso” borbottò l’Aggiusta Tutto, guardando la lumaca con ribrezzo “Buttala dentro ad un pezzo di terra ed andiamocene via da qui …” “Ma prima ha parlato con la voce di quel ragazzino albino …” ribatté l’altro “Se scopro come funziona; potremo usarla per contattarci con …” “Le lumache non parlano!” urlò Felix interrompendolo “Invece questa lo ha fatto!” replicò Ralph. La porse verso il collega, che fece un salto all’indietro, e disse “Lo so che detto così ti può sembrare assurdo; ma è la verità … Dobbiamo solo trovare il modo per …” “Stai dicendo solo un mucchio di stupidaggini!”. L’energumeno fece un verso esasperato. In quel momento, sui isolotti che si trovavano sopra le loro teste, si sentirono una serie di voci ed urla di battaglia. I due alzarono lo sguardo e videro dei NCP che si stavano scontrando tra di loro. Erano in quattro: un giovane dai capelli biondi pettinati all’indietro vestito con una pesante tuta da aviatore rossa, un’araba bella e procace vestita di viola a bordo di un tappeto volante che manipolava fuoco, un samurai armato di una affilatissima katana ed un tipo strambo avvolto dalle bende dalla testa ai piedi che teneva nelle mani due grossi pugnali. Felix e Ralph rimasero a guardarli per un po’, poi L’Aggiusta Tutto disse “Proviamo a parlare con loro …” “Non lo so … E’ meglio lasciarli perdere …” provò a dire l’altro ma non ebbe il tempo di finire la frase che i guerrieri si accorsero della loro presenza. Smisero di combattere e si avvicinarono minacciosamente al duo. Quando li raggiunsero; Felix fece un sorrisetto imbarazzato, prendendosi il berretto tra le mani “Salve” borbottò “Io sono Felix Aggiusta Tutto e lui, invece, è il mio amico e collega Ralph Spacca Tutto …” “Ciao …” fece l’energumeno agitando la mano “Come va?”. I quattro NCP non smisero di avanzare. Allora l’Aggiusta Tutto disse, nervoso “E’ un bel posticino questo” “Felix …” “L’aria è buona …” “Felix …” “E c’e anche un bel panorama” “Felix!” lo chiamò per la terza volta Ralph. L’altro si voltò verso di lui e disse “Che c’e?!” “Non credo che gliene freghi molto di sapere chi siamo”. Infatti; i quattro scattarono verso di loro, urlando. Felix saltò in alto mentre Ralph iniziò a fare un incontro di box contro il biondino. Il samurai si posizionò alle sue spalle e stava per tirargli un fendente ma L’Aggiusta Tutto gli cadde pesantemente addosso, tramortendolo. Il collega gli fece un cenno di ringraziamento mentre tirò un pugno contro l’aviatore che lo spinse contro la mummia. Dal nulla apparvero dei bauli e dei badili ed una voce gridò “THE BATTLE BEGINESS!”. L’Aggiusta Tutto lanciò il martello d’oro e colpì la fronte del samurai mentre la donna aprì un baule e ne tirò fuori un bazooka ed iniziò a sparare missili ovunque. Ralph afferrò un barile e lo lanciò contro l’araba e le fece perdere l’arma. Lo Spacca Tutto ne stava per afferrarne un altro ma venne invaso da un raggio di luce e una pietra, simile ad un rubino, apparve davanti a lui. Ralph, dopo averne ammirato i riflessi, lo afferrò tra le dita. Il suo corpo fu invaso da una luce rossastra ed urlò “POWER CHANGE!”. Dopo che la luce si dissipò; l’uomo si accorse di essere cambiato: i capelli erano diventati più folti e lunghi ed erano spuntate due lunghe corna ricurve. Le braccia e le mani erano ricoperte di una pelliccia maculata ed aveva dei lunghi artigli sulle dita. I piedi si erano trasformati in zoccoli ed in più possedeva un paio d’ali da pipistrello e una lunga coda leonina. Felix lo guardò a bocca aperta mentre i guerrieri indietreggiarono, intimoriti. Ralph chiuse una mano a pugno ed urlò “Potenza sismica!” e calò il braccio sul terreno. L’isolotto prese a tremare violentemente ed gli avversari se la dettero a gambe. L’energumeno continuò a tirare pugni, tanto che si udì un inquietante rumore di crepature. Felix fece un balzo e planò sulla schiena dell’amico e gli disse “Ralph, datti una calmata! Se ne sono andati …”. L’amico si fermò, fiutò l’aria e mormorò “Sento odore di alberi”. Aprì le ali e spiccò il volo. Felix si aggrappò con forza alla criniera ed urlò con tutto il fiato che aveva.

Lenti e implacabili; i servitori di Anubi, alti ed antropomorfi, si avvicinarono al cavaliere di MEDIEVIL e la piccola pilota di SUGAR RUSH mostrando i denti aguzzi in un ghigno. La bambina, dopo averli guardati nervosamente, si rivolse allo scheletro vivente e borbottò “Ecco … Ci mancavano solo i cani mummificati provenienti dall’Egitto …”. Daniel roteò la spada e disse “Loro non ci avrebbero trovati se te ne fosti stata tranquilla ed in silenzio” “Ora vuoi dare la colpa a me?” ribatté Vanellope “Sei tu che ti sei imbambolato davanti a quei quattro fogli ingialliti e, se avessi provato a darmi un minimo di ascolto, adesso ci ritroveremo fuori da questa topaia!”. Lui allora disse “Si da il caso che sia stata tu, di tua spontanea volontà, ad entrare nel Computer quando i tuoi amici ti avevano detto di non farlo …” “L’ho fatto per aiutare una mia amica …” “E tu ne hai approfittato”. Andarono avanti così per un po’, tanto che i servitori di Anubi si immobilizzarono e li fissarono con aria stupita. Qualcuno si mise le zampe sulle orecchie e fece un guaito. Vanellope fece due passi in avanti e gridò “Sei identico a Candito! L’unica cosa che ti importa è di te stesso!” “Non è vero” ribatté l’altro raggiungendola “Io ho un sacco di amici sia nel mio gioco che fuori …” “Ma non farmi ridere … Quando hai sentito il messaggio non ti sei nemmeno scomposto …”. I due andarono avanti a litigare ed intanto si stavano dirigendo verso una porta che avevano visto prima. Gli sciacalli erano troppo intontiti dalle loro urla per badare alle loro azioni che si accorsero di essere stati giocati solo quando si richiusero la porta alle spalle. Il cavaliere e la bambina si misero a correre per allontanarsi più in fretta possibile dalla fabbrica “Guarda” gridò lei all’improvviso “Ce una foresta da quella parte”. Raggiunsero i primi alberi e Daniel borbottò “Meno male che ci siamo capiti subito: distrarre i servitori di Anubi con le nostre urla ed approfittarne per scappare …”. Vanellope lo fissò stupita e disse “Cosa?!? Io stavo dicendo sul serio …”.

Koudelka e Celeste stavano correndo per uno stretto sentiero tortuoso, pieno di radici e sassi. La medium sapeva che il suo potere psichico aveva finito il suo effetto contro il mostro e che non avrebbe indugiato ad inseguirle; così ogni tanto cambiavano direzione. La principessa si asciugò la fronte con il dorso della mano ed ansimò “Sei sicura che quello ci stia ancora alle calcagna?” “Fidati … Lui non lascia mai le sue prede quando le trova …”. Si guardò attorno e aggiunse “Dobbiamo trovare l’uscita segreta … Solo così lo semineremo”. Corsero ancora per un po’ finché Celeste inciampò, cadde a terra e disse “Koudelka … Non ce la faccio più …” “Resisti Celeste! Ora non possiamo fermarci”. Vedendo che non si rialzava; la prese per un braccio e tese una mano verso il viso. Poi la fece ondeggiare su e giù, come se stesse accarezzando una stoffa pregiata che nessuno poteva vedere. Celeste sentì il suo corpo essere invaso da un forte bruciore ma dopo qualche secondo si sentì piena di forze. Si alzò in piedi e guardò la medium sbigottita ma ella si limitò a sorriderle sorniona ed a mormorare “Sbrighiamoci … Lui potrebbe essere vicino”. Proseguirono ancora per un breve tratto, finché non sentirono dei fruscii provenire poco lontano da loro. Tirarono fuori le pistole. I fruscii divennero sempre più forti … Alice andò contro Celeste e la fece cadere. Poi arrivò Calhoun che fece una capriola con un fucile in braccio ed fece un urlo di battaglia. Bacon, invece, proseguì tranquillamente tenendo un bastone da pellegrino stretto in mano. Koudelka si parò davanti alla bionda e sibilò “Vuoi smetterla di fare tutto questo chiasso?!”. La soldatessa si azzittì, si alzò in piedi e borbottò “Credevo che voi foste quei pennuti bastardi che chiamate angeli. Ne abbiamo trovato uno stormo intero al monastero” “Al monastero?” ripeté la medium mentre la ragazza aiutava la principessa a rialzarsi e borbottando parole di scusa “Come al …” “Tamora!” gridò una voce dall’alto. Ralph, quando aveva intravisto il gruppo, stava planando dolcemente a terra, ritornò al suo aspetto normale ed aiutò l’Aggiusta Tutto a scendere dalla sua schiena. Infine si avvicinò a Koudelka, che gli fece un sorrisetto e mormorò “Ti preferisco così come sei adesso …”. Lui fece un sorriso da deficiente. Felix si fiondò verso la sua fidanzata e disse “Ero così preoccupato per te …”. Vide l’occhiataccia che gli lanciò la donna ed aggiunse in fretta “Anche se, ovviamente, non c’e n’era bisogno perché tu … Be … sai badare a te stessa e …”. Calhoun si inginocchiò su di lui e lo baciò teneramente sulle labbra. Poi gli accarezzò il viso e disse “Ero preoccupata anche io per te …”. I due si abbracciarono. In quel momento arrivarono Vanellope e Daniel e la bambina commentò “Dobbiamo per forza rimanere a guardarli mentre pomiciano?”. I due si separarono, rossi in faccia, poi la bionda riacquistò il controllo e disse “Ora vediamo di fare un quadro completo della situazione …” “Ma Lancaster e Loki non ci sono” notò la pilota di kart mentre la medium aggiunse “Ed in questa foresta dimora un mostro che ha la predizione per la carne umana …”. Si mise una mano sulla testa e mormorò “Sento che è vicino …”. Celeste si guardò intorno, nervosa, quando la lumachina dal guscio dai mille colori, uscì dal taschino della giacca dove l’aveva messa, strisciò fino alla manica e raggiunse il palmo teso della cerulea. La principessa chiamò l’attenzione di tutti e mise la chiocciola al centro del cerchio. Felix stava già impallidendo ma Calhoun gli afferrò la mano. Quel gesto sembrò tranquillizzarlo, abbastanza per non perdere i sensi un’altra volta quando la sentì dire “Ragazzi …”.

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Capitolo 10
*** Il Keyblade ***


“… Sono di nuovo io, Loki. Spero che tutti voi stiate bene e che avete seguito, almeno in parte, il mio consiglio. Io e Lancaster siamo riusciti a scappare dai piccoli NCP impazziti attraverso i tetti e, con un po’ di difficoltà, siamo riusciti ad ritornare alla stazione. Lo so che sembra la cosa più stupida da fare; però abbiamo pensato che, visto la sua funzione, ci poteva essere un passaggio o una porta che ci avrebbe condotti fuori … ed avevamo ragione: è dietro ad un cartellone degli orari dalla cornice incrostata. Comunque; siamo arrivati alla Piazza del Computer e sapete chi abbiamo incontrato? Il virus dell’Arcade …”

“Turbo” disse Felix con un sussurro.

Dopo un attimo di silenzio; Loki continuò “Ci siamo nascosti nell’ombra delle colonne e lo abbiamo seguito. Camminava tranquillamente per l’area come se fosse un visitatore qualsiasi e canticchiava pure. Ho pensato che aveva perso tutti i cip del cervello: si era già dimenticato che in questo luogo siamo stati assaliti dai antivirus? Volevo andare da lui ma Lancaster mi ha trattenuto ed mi ha sussurrato che qualcosa non gli tornava. Infatti, dopo un paio di minuti, il virus incontrò un gruppo dei robot che ho menzionato prima ma, appena lo hanno visto, non solo non l’hanno attaccato anzi! Si sono addirittura inchinati in segno di rispetto! Non avevo mai visto il capitano così furioso … Quel scarafaggio technicolor è diventato il complice di quel pezzo di merda che ci ha invaso! Rimanemmo nascosti ed seguimmo la scena ...”.

Il capo robot dei antivirus, 0989, si staccò dal gruppo, fece il saluto militare e rimase in quella posizione finché Turbo non gli diede il permesso di parlare, facendo un lieve cenno con la testa ed elargendo un ampio sorriso di cupa soddisfazione. Essere di nuovo un capo lo estasiava. L’antivirus abbassò il braccio e disse “Jabal desidera vederla immediatamente nel suo palazzo …” “Dite a Jabal che se ha tutta questa urgenza di vedermi; deve essere lui che deve raggiungermi qui in Piazza …” ribatté lui in modo altezzoso. Il robot fece un lieve inchino e sparì insieme ai suoi subalterni. Il virus ridacchiò e si andò a mettersi seduto al bordo di una colonna. Aspettò per un po’, canticchiando, finché non lo vide arrivare da lontano. Fece una smorfia di disgusto. Quando lo aveva visto per la prima volta; c’era rimasto: il conquistatore del Computer era un miserabile ragazzino vestito alla steampunk?! Sembrava uno di quei orribili folletti irlandesi nonostante i suoi tratti afroamericani ed i vestiti color cammello. Egli si avvicinò, visibilmente irritato, e gli domandò “Allora?”. Turbo si alzò e borbottò “Ci sono state delle complicazioni … Non ci riesco …”. Jabal scattò verso di lui, furioso, e gridò “Cosa significa che non riesci ad aprirla?!? Mi stai prendendo per il culo?!? Tu sei un virus …” “Che cazzo c’entra?! Solo perché sono un virus non significa che io apra i programmi con un semplice schiocco delle dita. Ho sempre bisogno di codici, delle password e di chiavi d’accesso!”. Jabal si mise a camminare avanti e indietro, borbottando “Questo non va bene, non va bene per niente!”. Si azzittì per un po’ e disse, acido “Io ho rispettato la mia parola: ti ho fatto uscire dalle mie prigioni, ho condiviso il mio impero con te in cambio di un solo, fottutissimo favore!” “Non alzare la voce con me ragazzino nerd!” gridò Turbo “Pensi che me ne sia rimasto con le mani in mano per tutte queste ore? Ho provato di tutto! Perfino ad utilizzare quella merdosa chiavetta che ha rilasciato il tuo verme catramoso quando l’ho ammazzato! Ma non è successo niente! Nada! Nisba! Non si è aperta! Non ha funzionato niente!”. L’invasore ringhiò sommessamente e ritornò a camminare ma si fermò subito, illuminato da un’idea. Fece apparire un libro elettronico, pigiò leggermente sulla superficie liscia dello schermo e sorrise “Ho trovato una cosa che potrebbe servirci …”. Fece apparire un immagine in 3D di una grossa chiave dorata “Questo è il Keyblade, una chiave speciale che si trovava all’interno di KINGDOM HEART …” spiegò Jabal al virus “Una chiave dai poteri sensazionali in grado di aprire qualsiasi dimensione a noi conosciuta …” “Cosa stiamo aspettando? Andiamo a prenderla!” “Non è una cosa semplice” ribatté l’altro smettendo di sorridere “Quando ho fuso i giochi in un unico mondo; la chiave è sparita ed l’unico che sembra saperne l’ubicazione esatta non si trova più nel monastero di Nemeton …”. Turbo fece una smorfia furiosa e strillò “Sei un’idiota! Un fottuto ragazzino coglione con smanie di grandezza! E poi hai il coraggio di fare la paternale a me?!”. Gli puntò il dito sul petto e sibilò “Quella porta che conduce a quella polvere metallica, il Lazzaro …” “LAZZARUS” lo corresse l’altro con un borbottio ma Turbo gli fece un gesto seccato e disse “Quello che è … Non si aprirà con la forza del pensiero. Troviamo quel tizio del monastero e facciamogli estorcere il luogo dove si trova la chiave con le buone o con le cattive … Ah, ah, ah!”.

Tutti gli NCP provenienti dal Computer fecero un sussulto. Koudelka indietreggiò appena, fino a raggiungere Ralph, che le prese dolcemente una spalla con le dita. Lei le afferrò con le sue, così piccole, e gli rivolse un cenno rassicurante. “… Ecco, questo è tutto … Ora non sappiamo dove si siano diretti: il tempo di guardarci un attimo nei occhi e loro sono riusciti a sparire. Però una cosa è certa: se loro metteranno le mani sul LAZZARUS sarà la fine per ognuno di noi”. La comunicazione finì. Calhoun aveva gli occhi azzurri spalancati e il volto aveva preso pallore “Jabal …” “Non fare quella faccia alla urlo … Ci fai sentire ancora più scemi …” borbottò Alice guardandola male “Neanche noi avremo mai pensato che Jabal potesse esser capace di fare questo … Era un buon amico …”. Stettero tutti in silenzio per un po’, poi l’attenzione di Koudelka, Alice e Calhoun si spostò su Bacon, che con la punta del suo bastone dei buchi sul terriccio molle, ed all’unisono dissero “L’unico che sa l’ubicazione giusta del Keyblade non si trova più al monastero di Nemeton …”. L’alchimista, sentendole, si irrigidì tutto e cercò di retrocedere ma Alice scattò verso di lui e lo afferrò per la lurida tunica, seguita poco dopo da Calhoun che gli ringhiò in faccia “Vecchio bastardo! Tu sapevi dal principio che sarebbe successo!” “Sapere è un parola così grande … mi era giunta solo qualche voce …” iniziò a pigolare l’uomo “Da un po’ di tempo lui, Jabal, faceva un sacco di domande strane ai nuovi NCP che arrivavano alla Piazza finché un giorno non incontrò il protagonista di KINGDOM HEART. Quel moccioso si è sempre vantato della sua Mistica Chiave … Quando tutto è andato sottosopra ho scoperto che la magia di manipolazione mentale non aveva funzionato su di me; così ho pensato di prendere questo monile magico e di nasconderlo da qualche parte …” “Rincoglionito di un frate!” ringhiò la bionda “E tu adesso ce lo vieni a dire?!” “Ma prima non me lo avevate chiesto …”. Calhoun stava per tirargli un pugno quando Koudelka alzò una mano e disse “Fate tutti silenzio! Sento qualcosa …”. Chiuse gli occhi e si concentrò. Poi li riaprì di colpo e gridò “Merda! Mi ero completamente dimenticata di lui!”. Celeste rabbrividì ed urlò, intuendo i suoi pensieri “Slenderman!”. Poi si voltò a guardare la medium e chiese “Quanto è lontano?”. Daniel si irrigidì tutto e indicò un punto “Ho visto una figura nera a due alberi di distanza …” “Volevi dire quanto è vicino … Via! Scappiamo!”. Il gruppo si mise a correre verso sud.

Koudelka si avvicinò alla cerulea che ansimò “Secondo me è ancora incazzato per la faccenda di prima” “Può anche darsi …” rispose l’altra “Ma avrà sicuramente sentito la presenza di Vanellope … Ha una predilezione per i bambini ... Per cui punterà su di lei …” “Deve passare sul mio cadavere!” gridò Celeste, di colpo furiosa. Si diresse un po’ a sinistra e raggiunse la piccola pilota. Le prese una mano e le domandò “Riesci a fare quella cosa che hai fatto quando siamo entrate?” “Lo potrei fare se avessi il desiderio di andar a sbattere contro un albero” rispose lei. Corsero ancora. Sembrava che la foresta non finisse mai. Ad un certo punto Celeste si voltò indietro e ansimò “Merda … Abbiamo perso gli altri …”. Si fermarono e si guardarono intorno. Un’infinità di alberi altissimi le circondavano, coprendo anche il cielo con le loro fronde verdeggianti. Le due arretrarono, intimorite. Ad un certo punto la terra mancò sotto ai loro stivali ed insieme ruzzolarono in un burrone profondo dieci metri fino ad andare a sbattere violentemente nel fondo, alzando nuvole di polvere. Vanellope fu la prima a mettersi seduta, borbottando “Ahia! Che male!”. Si avvicinò alla principessa e le domandò “Stai bene?” “Penso di si …” mormorò la cerulea, mettendosi seduta a sua volta ma quando cercò di mettersi in piedi una delle caviglie cedette e la fece cadere di nuovo. Lei la toccò leggermente e disse “Temo che si sia slogata …”. I corvi si alzarono in volo e gracchiarono così d’improvviso che le due sussultarono. Poi Celeste si rivolse alla bambina “Non ci voleva una cosa del genere … Non qui! Devi continuare a scappare senza di me …” “No! Non ti lascio sola! Presto gli altri ci raggiungeranno e Ralph ti potrà portare sulle sue spalle!”. Ma i minuti passarono e nessuno si era sporto dalla cima del burrone. Allora Vanellope si strinse contro la principessa, che la prese in braccio e la strinse contro di sé. La bambina poggiò la testa sul suo petto e si fece trasportare dalle note della canzone che la cerulea le mormorava sottovoce. Stavano cadendo nel sonno quando sentirono uno strano rumore provenire dall’alto. Era simile hai rumori che facevano gli alianti quando volavano. Vanellope scattò in piedi e disse “E’ Slenderman che è venuto a prenderci!” “No, non è lui … Sembrano più delle macchine …”. Non fece in tempo a finire la frase che presto furono circondate da una decina di antivirus, che tirarono fuori i loro fucili dalle braccia e dissero in coro “Alzate le mani sopra la vostra testa, siete in arresto!”.

Vanellope volse uno sguardo impaurito verso Celeste ma la donna, mentre la stava mettendo delicatamente a terra, le sussurrò in un orecchio “Appena ti dirò di scappare; teletrasportarti sulla parete del burrone e corri finché non avrai trovato gli altri …” “Ma …” “Niente ma! Fa quello che ti ho detto! E sta molto attenta: non ti fidare dell’uomo vestito di nero”. I robot ripeterono l’ordine e la principessa, facendo fatica ad alzarsi, borbottò “Abbiamo capito! Non siamo mica sorde!”. Fece per alzare le mani ma esse scattarono verso le fondine, tirarono fuori le due grosse pistole nere e iniziò a sparare. Il primo proiettile fece saltare il braccio dell’antivirus più vicino ed il secondo creò un buco grande quanto una palla da tennis sul petto di un altro. In quell’attimo in cui i robot erano paralizzati dallo stupore; la principessa urlò “Adesso! Scappa!”. La bambina non se lo fece ripetere e si mise a scavalcare la parete, un po’ saltando e un po’ teletrasportandosi, finché non riuscì a raggiungere la cima. Quando fu su, però, non poté fare a meno di sporgersi sul bordo ed osservare la scena.

Gli antivirus rimasti risposero al fuoco emettendo un ronzio irato. La cerulea ne fece fuori altri due, centrandoli alla testa, ma un robot riuscì a colpirla ad una gamba mentre un altro le sparò alla spalla. Celeste gemette un po’ dal dolore ma strinse i denti e continuò a sparare finché un proiettile laser non le colpì il petto. Allora spalancò leggermente la bocca mentre gli occhi si velarono di scuro e si accasciò a terra. Vanellope si portò le mani alla bocca e soffocò un grido disperato. Un antivirus alzò per caso la testa e gridò “Lassù!”. Allora la bambina scattò in piedi e iniziò a correre con tutta la forza che aveva.

Jabal e Turbo stavano studiando attentamente una mappa elettronica quando un capo gruppo dei antivirus tornò a fare rapporto. Il ragazzo sollevò la testa e borbottò “Allora? Lo avete trovato nella foresta di Slenderman?” “Lo stiamo ancora cercando, signore …” “E perché sei tornato? Vi avevo ordinato di non fare ritorno se non l’aveste rintracciato!” “Abbiamo trovato due degli intrusi e ne abbiamo arrestato uno … Penso che appartenga all’Arcade …”. L’attenzione di Turbo si accese e domandò, alzando la testa dalla mappa e sghignazzando “E’ un energumeno puzzolente? Un piccoletto vestito di blu?” “E’ una donna, signore …”. Lui si sfregò le mani e disse, rivolto al compare “Allora si tratta di Calhoun, la bambolona con il fucile di cui ti avevo accennato prima …”. Poi ritornò a guardare il robot e gli ordinò “Cosa aspetti a portarcela?”. Egli si ritirò facendo un inchino e ritornò poco dopo insieme a due antivirus che tenevano le prigioniera dalle braccia e la trascinavano come se fosse priva di peso. Il ghigno di Turbo si affievolì appena la vide. La massa di capelli blu scuro le cadeva sciolta sulle sue esili spalle ed era piena di rametti e piccoli frammenti di foglie secche. Il viso era imperlato di sudore a causa delle ferite che, grazie al loro antipicco medico, non sanguinavano più ma la facevano ansimare dal dolore. I vestiti pirateschi erano coperti di sangue e fango. Jabal si avvicinò a lei e commentò “E’ uno schianto! Proprio come nei tuoi ricordi”.

L’ex pilota si avvicinò a sua volta, spinse il ragazzino lontano e prese con delicatezza la testa di Celeste fra le mani sussurrando “Amore mio … Celeste mi riconosci?”. Lei sollevò gli occhi annebbiati fino a vederlo bene in faccia, aprì la bocca e … gli sputò addosso centrandolo appena sotto l’occhio. Jabal scoppiò a ridere fragorosamente mentre la cerulea gli sibilò “Stronzo ... figlio di puttana … bastardo …”. Turbo le lasciò la testa e si asciugò con una mano mentre l’altra si tirò indietro. Celeste non capì quello che stava facendo finché lui non la schiaffeggiò con forza sulla guancia. Non ebbe il tempo di stupirsi che la colpì ancora, sull’altra, questa volta con il dorso della mano. Poi la prese per i capelli dietro alla nuca e li tirò con forza, tanto da farla gemere e le sollevò di nuovo la testa. Gli occhi neri rilucevano di una cupa frenesia mentre un sorrisetto sadico gli spuntò sulle labbra “Come ai vecchi tempi zuccherino mio …” le soffiò avvicinando il viso cenerino al suo. La principessa cercò di arretrare la testa ma la presa del virus era incredibilmente salda e così non riuscì ad evitare che la sua bocca si unisse a quella del suo aggressore. Sentì le guance andarle a fuoco mentre Turbo la costringeva a schiudere le labbra e il bacio diventava più profondo ed assumeva tratti violenti e dolci allo stesso tempo. Come se la stesse supplicando e le ordinasse di amarlo. I due antivirus che la tenevano si dettero un’occhiata ed assunsero una tonalità leggermente più scura, segno che erano imbarazzati. Dopo un po’ Turbo si separò da lei, leggermente ansante, riacquistò la sua strafottenza e, dandole un buffetto sulla guancia, mormorò “Il resto dopo che avrai avuto delle cure adeguate …” “Va a fanculo …” ringhiò lei debolmente. Il virus ridacchiò divertito. Stava per ordinare ai robot di portarla via quando da un taschino della giacca rovinata spuntò fuori una chiocciolina …

“Celeste, Vanellope sono io Calhoun. Se mi sentite cercate di ritornate indietro, nello stesso punto dove ci siamo riuniti: il frate qui ha finalmente ha deciso di cantare e ci ha rivelato dove ha nascosto la chiave, il Keyblade. Vi aspetteremo qui al massimo una ventina di minuti e poi c’e la squaglieremo … Se in quel lasso di tempo non riuscite a fare ritorno; allora dirigetevi dritto verso Sudest. Quando uscirete dalla foresta vedrete in lontananza un vulcano inattivo ... Vi aspetteremo ai …” “No Calhoun, fermati!”.

La soldatessa e tutti gli altri si voltarono verso la bambina, che stava venendo verso di loro sporca di polvere e in lacrime. Ralph andò verso di lei e la afferrò prima che si accasciasse a terra “Piccola! Eravamo così preoccupati per te!”. Si guardò in giro e domandò “Dov’è Celeste?” “Loro … loro …” balbettò lei tra un singhiozzo e l’altro, infossando il viso sulla spalla dell’amico “Lei mi ha detto di scappare … Ma erano troppi per affrontarli da sola … Così …”. Con qualche difficoltà; riuscì a raccontare tutto. Calhoun si prese la testa fra le mani e urlò “Sono una cretina! Anni di addestramento nel mantenere informazioni top secret buttati nel cesso! Dovevo immaginarmi che fosse capitato una cosa del genere!”. Felix le toccò dolcemente una gamba mentre Ralph disse “Ora non serve a nulla piangersi addosso … Dobbiamo prendere una decisione …” “Una decisione?” ripeté Daniel guardandolo stranito. L’energumeno annuì “Si deve scegliere se dobbiamo dirigerci verso il vulcano oppure salvare Celeste …” “No!” esclamò una voce dietro di lui. Lancaster e Loki li raggiunsero e, dopo un breve momento nel salutarli, il capitano riprese a parlare “Niente più scelte e possibili votazioni … Si va al vulcano … anche perché è la cosa migliore da fare al momento …”. Spiegò brevemente le sue motivazioni: se fossero andati al vulcano; con molta probabilità avrebbero trovato anche dei antivirus nemici e sarebbe bastato rapirne uno per estorcergli dove tenevano prigioniera la principessa spaziale. Gli altri furono tutti d’accordo, per una volta.

Celeste era sdraiata sull’erba di una collina, vicino ad una staccionata di legno. Il cielo era leggermente tinto con i colori del tramonto dove qui e là sorvolavano delle nuvole candide simili a pecorelle. Fece un sospiro e si rilassò di più. Era stata una bella giornata. Allungò la mano fino a che le sue dita non sfiorarono la mano di Turbo e la strinse appena. Lui era sdraiato al suo fianco, con l’altro braccio sulla fronte come se volesse parare gli occhi dai ultimi raggi del sole, ed un espressione corrucciata sul viso. Non aveva indosso il casco ed i folti capelli neri si intravedevano tra i fili d’erba ed l’arto proteso. “Dai, Turbo, non farla tanto lunga …” protestò lei un po’ irritata “Siamo riusciti a trascorrere bene la giornata; non roviniamola per delle fesserie …” “Lei le chiama fesserie” sbottò lui “Altri non hanno bisogno di fidanzarsi con una ragazza per fare le fesserie …”. Allora Celeste scattò a sedersi “Se tu ti sei fidanzato con me solo perché volevi una bambola gonfiabile a disposizione ogni volta che ne avevi voglia; tanto vale che ti tenevi le tue sgualdrine così eri più contento!”. Si alzò in piedi e stava per scendere dalla collina quando lui la afferrò per un polso e la spinse contro di sé e disse con voce melliflua “Dai, tesoro, non fare così … Se me la prendo tanto è perché voglio che la nostra relazione si evolva …” “In soli tre giorni che stiamo insieme?”. Lui fece un sorriso sornione e le accarezzò la schiena “Stiamo insieme solo da tre giorni e litighiamo come una coppietta sposata … Non lo trovi romantico?” “Per l’argomento intrapreso; lo trovo un po’ ridicolo” mormorò la principessa ridacchiando. Il pilota avvicinò il viso al suo e la baciò sulle labbra con una tale dolcezza che lei si sentì sciogliere tutta e la rasserenò. Una mano di Turbo scese lentamente lungo il fianco della sua donna e cercò di … “Turbo!” gridò lei scostandosi “Uffa!”.

Celeste sbatté gli occhi e scattò a sedersi. Si ritrovava in una camera sconosciuta ma familiare allo stesso tempo, con migliaia di coppe d’oro sparse sopra ogni credenza. Si guardò il corpo e scoprì di aver indosso solo una sottoveste color crema. Le ferite si erano rimarginate del tutto, solo quella che aveva sul petto aveva lasciato una cicatrice alquanto bizzarra: formata da piccole linee ricamate, essa prendeva la forma di un fiore di loto leggermente aperto. La sua mente ritornò al sogno ed in automatico si sfiorò le labbra. Si voltò verso la porta di legno pregiato che stava in fondo alla stanza ed annuì lentamente. Era giunto il momento di fare qualche domanda.

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Capitolo 11
*** Faccia a faccia ***


Celeste uscì dalla stanza vestita con un abito principesco color pesca e delle scarpette bianche ai piedi, gli unici indumenti che aveva trovato all’interno del grosso armadio a specchio insieme ad una spazzola, un fermaglio per capelli e una trousse di trucchi dalle tinte leggere. Con gesti rapidi ed esperti; ella si era acconciata la fluente chioma, che scoprì che era stata lavata e pettinata accuratamente in modo che ritornasse morbida al tatto, ed aveva indossato il vestito senza nascondere una smorfia di disappunto. Percorse lentamente un lungo corridoio, con i tacchi che risuonavano sul lucido marmo del pavimento ed i sensi in allerta, fino a che non raggiunse una elegante rampa di scale. Lei, come da abitudine, poggiò una mano sul cornicione dorato e scese con molta grazia fino a ritrovarsi in un enorme atrio, riccamente decorato, dove c’era il portone d’ingresso, ovviamente ermeticamente chiuso, ed altre quattro porte più piccole che conducevano in altre stanze, due per ogni lato. La principessa scelse di entrare nella prima porta a sinistra.

Era una graziosa saletta da the, illuminata una enorme vetrata circolare simile a quelle che si trovano in una chiesa e le pareti tinteggiate di un tenue rosa incarnato. Addossate ad esse le eleganti ottomane bianche erano affiancate da un servo muto, un bizzarro tavolino a tre piani dove su ognuno di essi c’erano riposti migliaia di variètà di pasticcini. Al centro della sala; una tavola rotonda era ricolma di altri dolci e teiere di porcellana che fumavano dal beccuccio, espandendo nell’aria il forte profumo di svariati the. Celeste guardò golosa la teglia di tiramisù ed i funghi di meringa e si estasiò quando si accorse che c’erano anche dei piccoli blocchi di cioccolata bianca, la sua preferita. Sfiorò con le dita la candida tovaglia del tavolo e mormorò tra sé “Deve essere un trucco … Mi vogliono prendere per la gola …”. I suoi occhi si posarono sui bignè di crema spolverati di zucchero riposti a piramide e sulle lingue di gatto immerse nella mousse di cioccolato fondente. Alla fine la golosità ebbe la meglio. Allungò la mano tremante ed afferrò con la punta delle dita uno di quei bignè invitanti. Aprì la bocca ma a metà gesto si fermò. C’era uno strano odore mescolato all’aroma vanigliato del zucchero a velo, lieve ma pungente. Lo posò sulla superficie del tavolo, si versò del the dentro a una tazza riccamente decorata e se la avvicinò al naso. Quell’aroma pungente si sentì anche lì. Che cos’era? La porta si aprì dietro di lei e la voce di Lancaster echeggiò nella stanza “Celeste?”.

La principessa, nel sentirlo, si voltò di scatto. Il capitano spaziale entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle ed esclamò “Grazie al cielo ti ho trovata!”. Lei lasciò cadere la tazza a terra e si lanciò verso il suo amico, che si chinò e la accolse fra le sue braccia. Lancaster borbottò “Sono felice che tu stia bene …” “Mi dispiace di essere scappata in quel modo ma …” iniziò a dire lei ma l’altro la rassicurò dicendole “Ora non ha più importanza, mia cara, l’importante è che noi siamo di nuovo insieme …”. Celeste sentì le braccia del capitano stringerle la vita più forte mentre il viso si infossava sulla linea del collo ed ispirava profondamente la sua pelle. “Lancaster … Che stai facendo?” domandò la principessa mentre sentiva la stretta farsi ancora più forte, tanto da farla gemere alla fine “Mi stai facendo male …”. L’amico, per tutta risposta, si mise a sghignazzare con voce distorta. Fu allora che Celeste si accorse, con orrore, che il capitano si stava trasformando: la pelle si tirò in modo innaturale strappandosi in più punti, la statura diminuì vertiginosamente fino a raggiungere la sua ed il colore dei capelli e dei occhi mutarono diventando neri come il petrolio. A quel punto la lasciò andare, continuando a ridere, e iniziò a strapparsi la pelle ed gli abiti come se fossero fatti di carta. La principessa quasi si aspettava di vedere il rosso del muscolo ma invece intravide qualcosa di grigiastro, bianco e rosso. La faccia fu l’ultima cosa che si strappò, mostrando infine la sua vera identità.

Turbo finì di togliersi gli ultimi rimasugli di pelle bianco latte e gettò tutto a terra. La pelle si scompose in milioni di piccoli pixel rossi e arancioni fino a scomparire del tutto. Celeste si riprese dallo shock e ringhiò “Schifoso pezzo di …” “Andiamo!” sbottò lui sorridendo “Il mio è stato solo un piccolo trucco di magia, una dimostrazione di cosa ero capace di fare tutta per te …” “Non pretenderai che io mi metta ad applaudire per la tua performance …”. Turbo fece un sospiro fintamente esasperato. Poi notò la tazza caduta per terra, ora ridotta in mille pezzi e borbottò, fintamente afflitto “Ma come siamo maldestri principessina mia … Hai fatto cadere il tuo the …”. Scalciò i pezzi più grossi con la punta del piede, si girò di nuovo verso la donna ed le porse una mano elargendole un sorriso accattivante “Vieni, te ne verso subito un’altra tazza”. Lei rifiutò dicendogli “Sono a posto così …” “Ma io insisto” ribatté il virus ed un lampo di furore attraversò il nero dei occhi “Ho fatto preparare le delizie che vedi solo per te e sarebbe una scortesia non prendere un altro po’ di the o assaggiare qualche dolce”. Vedendo che ella non si muoveva; la afferrò per una mano e la trascinò fino a raggiungere il tavolo. Poi, tornando ad essere allegro, prese una tazza color ciclamino dai bordi ondulati e ci versò un po’ di the con gesti aggraziati. Dopo la poggiò su un piattino e gliela porse, con un sorriso agghiacciante.

Celeste la prese con le mani che tremavano appena. Ora aveva la certezza che lui avesse messo qualcosa nella bevanda ma come poteva evitare di berla? Era da sola, disarmata, ed il virus le aveva dimostrato più volte di possedere una forza prodigiosa. La sua mente ritornò a quando l’aveva costretta a baciarlo ed arrossì appena. Ma poi si riprese e pensò “Non voglio dargli la soddisfazione di avermi in pugno! Pensa, Celeste, pensa! Ci sarà un modo per sfuggirgli ed avere le informazioni che stai cercando …”. Il suo sguardo saettò per la stanza, nella disperata ricerca di qualcosa, quando i suoi occhi indugiarono sulla vetrata. Allora mormorò “Che magnifica vetrata! Scommetto che si gode una vista meravigliosa al suo esterno …” “Conosco il giochetto che stai cercando di fare …” iniziò a dire lui ma la principessa ribatté “Non sto facendo nessun giochetto. Lo so che se tentassi di scappare sarebbe tutto inutile; allora tanto vale fare un po’ di quella cosa che si chiama … uhm, fammi pensare un po’ su … conversazione? Si … conversazione”. Turbo la fissò sospettoso per un paio di secondi ma poi annuì e disse “Allora conversiamo”.

Le tese di nuovo una mano e indicò una delle ottomane della stanza, la più piccola, sogghignando malignamente e sedendosi al suo fianco quando ella si accomodò da un lato. Il mobile era talmente ristretto che un ginocchio aderì, senza volerlo, contro quello del virus. Lui stese un braccio lungo lo schienale per mettersi più comodo, in modo che la mano fosse dietro alla spalla della donna, e disse con nonchalance “Di che cosa vuoi parlare? Sappi che sono un interlocutore perfetto e che ho una vasta conoscenza in tutti gli argomenti …” “Sei sempre così modesto oppure è la presenza di una donna che ti ispira?” domandò Celeste sarcastica. L’altro ridacchiò e disse “Sei sempre stata così agguerrita, soprattutto quando sei con le spalle al muro. Non hai mai capito che comportandoti in questa maniera non facevi altro che peggiorare la tua situazione …” “Non potrebbe andar peggio di così, la mia situazione, visto che ora sono una vostra prigioniera”. Lo guardò dritto nei occhi e domandò acida “Quali sono le tue intenzioni? Perché stai aiutando quel ragazzino ad aprire la porta del LAZZARUS?”. Turbo alzò le spalle e borbottò, seccato “Cosa vuoi che siano … sono soltanto questioni d’affari che mi legano a quel rompiscatole …” “Questioni d’affari” ripeté lei lentamente, poi gli occhi violetti si spalancarono per la consapevolezza e mormorò “Le tre richieste!”. Turbo ridacchiò “Allora lo sai ancora utilizzare il tuo cervellino …”. Si avvicinò di più a Celeste ed ammise “Si; mi sono alleato con lui perché ha esaudito le mie richieste a differenza di quella lampadina ambulante di Pi: mi ha reso libero, potente e …”. La squadrò dalla testa ai piedi ed concluse “Mi ha permesso di tenerti con me quando, di norma, i prigionieri vengono portati in una dimensione desertica in preda a ciò che non possono sfuggire: la loro mente …”. Sospirò e sussurrò “Io ci sono stato laggiù e, credimi, arrivi ad un punto che desideri la morte piuttosto che rivivere i ricordi più dolorosi della tua esistenza …”. Scosse la testa, si voltò di nuovo verso di lei e la fissò in modo lascivo, mormorando suadentemente “Io ho sempre pensato che questo colore ti donasse … Risalta molto la linea della tua definizione e si sposa perfettamente con il chiarore della tua pelle …” “Io, invece, penso che con questo colore sembro una pesca sciroppata pronta per essere consumata …”. Lui ridacchiò ancora, divertito, poi allungò d’improvviso il braccio che non era sullo schienale e con la mano le palpò voluttuosamente una gamba. Gli occhi neri sfavillavano lussuriosi e sussurrò “Forse è questa la funzione dell’abito …”.

Celeste si irrigidì mentre la mente era nella disperata ricerca di una via di fuga. Gettargli in faccia il the avrebbe causato lo stesso effetto dello sputo e lei voleva … si, voleva … farlo incazzare in modo che la trovasse ripugnante, che non la volesse più davanti ai occhi. Così ringhiò “Sei un mostro! L’Arcade è anche la tua casa, il tuo mondo! Come hai potuto darlo in pasto ad un megalomane che vuole soltanto creare il caos? Nemmeno lui lo avrebbe fatto …”. Lì si interruppe e corrugò la fronte, confusa. Ma cosa … Il virus domandò, nervoso “Lui? Chi è questo lui?”. Un lampo illuminò gli occhi di Turbo mentre il perenne sorriso era scomparso “Non ti starai riferendo a Curtis … Vero?!?” sibilò alla fine. La cerulea spalancò gli occhi nel sentire quel nome.

La tazza di the le volò via dalle mani e si infranse sulla parete opposta. La bevanda aveva formato una chiazza scura simile ad un fuoco d’artificio sul muro ed alcune gocce scivolarono fino al pavimento. Celeste alzò lo sguardo verso Turbo, sorpresa e spaventata. Il virus aveva un espressione truce sul viso cenerino e gli occhi neri lampeggiavano d’ira. Poi respirò velocemente, come per cercare di calmarsi e sibilò “Tu … tu non puoi … tu non puoi ricordarti di … LUI … e di … di me no …”. La afferrò per le braccia ed urlò, furioso e disperato “Perché?!? Perché ti ricordi di Curtis e di me no?!? Perché?!?”. Si guardarono nei occhi, a lungo, finché lei non disse a voce bassa “Mi dispiace …”. Turbo ripeté quella parola un paio di volte, sussurrando, poi sorrise e si mise a ridere istericamente “Ah, ah, ah! Tu … Tu lo stai facendo apposta … Ah, ah, ah! Vuoi farmi arrabbiare … Vuoi … che io ti odi … ah, ah, ah!”. La stretta delle sue mani divenne più forte, tanto da farla gemere di dolore, ma sapeva che non doveva fare movimenti bruschi altrimenti gli avrebbe dato una pretesa di attaccarla. Se solo avesse avuto un arma … le andava bene anche un coltello da burro!

Il virus intravide nei occhi violetti l’odio e il terrore che la donna provava nei suoi confronti e ne fu profondamente scosso. “Celeste …” sussurrò lui infine e si chinò per baciarla ma la principessa sfoderò le unghie e le conficcò nella carne del braccio. Turbo fece un verso d’irritazione e si trasformò entrambe le braccia in quelle dello Scarafoide. Così anche l’unica arma che ella possedeva fu debellata. Con estrema facilità; lui la costrinse a sdraiarsi sull’ottomana ed si mise a cavalcioni sopra le sue gambe, paralizzandole con le mani i polsi. Poi la contemplò compiaciuto e si mise a sghignazzare “Così vuoi il gioco duro eh? Eh, eh, eh! Va bene tesoro … Farò il cattivo …”. Le bloccò i polsi sopra alla testa con una mano sola mentre l’altra calò lentamente, con l’indice vermiglio proteso, fino a raggiungerle il torace. Celeste continuò ad inveirgli contro a parole ma si azzittì quando lui premette l’artiglio appena sotto il seno e forò lo strato di tessuto fino a raggiungerle la pelle. Turbo si leccò le labbra in modo osceno mentre iniziava a strapparle l’indumento …

In quel momento entrò nella sala da the un antivirus che esclamò “Signore! Abbiamo bisogno della sua presenza ai pi …”. Vedendo la scena; il robot si ammutolì e divenne arancio scuro. Il virus si fermò e gli lanciò un’occhiata furiosa “Continua idiota, ammasso di ferraglia! Ormai mi hai interrotto!” “C’è bisogno di lei ai piedi del vulcano Gulgu …” borbottò l’altro, sempre più in imbarazzo. Turbo si voltò verso la principessa, che era rimasta in silenzio per sentire il discorso, poi borbottò “Arriverò là fra cinque ore …” “Jabal ha detto che deve andarci ora” ribatté l’altro diventando ancora più scuro, balbettando “Ed ha aggiunto che possono aspettare a fine missione i suoi ‘intrattenimenti’ …” “Quel ragazzino inizia a rompermi le palle …” borbottò il virus “Va bene …”. Scese sbuffando dal divano, trascinando con sé la principessa, poi la gettò contro l’antivirus ordinando “Rinchiudila dentro alle mie stanze e fai in modo che non esca fino a che io non faccia ritorno …”. Poi si piazzò davanti a lei ed, accarezzandole una ciocca di capelli, le mormorò “Papino adesso deve andare a lavorare ... Continueremo dopo che avrò preso questo maledetto Keyblade ed avremo ottenuto l’immortalità dal LAZZARUS …”. Celeste si dimenò nelle braccia di ferro del robot, lo guardò con odio e sibilò “Per me puoi anche crepare”. Lui fece un sorrisetto e borbottò “Bambina cattiva …”. Le sfiorò le labbra con un bacio ma si ritrasse subito quando lei fece per morderlo. Turbo si limitò a sorriderle, poi guardò con aria di sufficienza il robot e gli fece un secco gesto con la mano.

L’antivirus gettò bruscamente Celeste dentro alla stanza dove si trovava prima e chiuse a chiave la porta. La principessa si passò una mano tra i capelli e ringhiò di frustrazione. Cazzo! Non aveva funzionato niente! Doveva andarsene da lì … Corse verso la finestra e la spalancò, pensando che potesse essere un’ottima via di fuga. Rimase senza fiato: l’edificio in cui si trovava era un castello dalla pietra bianca, identico a quello di Vanellope a SUGAR RUSH, e si ergeva su un scoglio gigantesco in mezzo all’oceano. L’unica cosa che univa il grosso maniero alla terra ferma era un ponte, fatto anche esso di pietra. Poté vedere da là in alto la figura di Turbo, piccola quanto una formica, recarsi verso la fine del ponte dove c’era ad attenderlo un kart rosso e una ventina di antivirus. Allora fece un respiro profondo e gridò “Bastardo! Brutto traditore! La pagherai per tutto questo!”. Lui si voltò e ribatté “Anche io ti amo zuccherino!”. Fece la sua risatina isterica, si infilò nel kart e gridò “Andiamo!”. La principessa non poté fare a meno di vederli allontanarsi fino a che non si fusero con l’orizzonte e si mise ad imprecare in tutte le lingue che conosceva. Stava andando tutto sempre più storto! Lasciò scivolare lungo le gote tutte le lacrime di rabbia e frustrazione che si era tenuta da quando il virus le aveva urlato contro. Si premette le dita sulla costola, dove l’uomo aveva infilato il lungo artiglio da Scarafoide. Lo squarcio sul vestito era profondo, tanto che poteva sentire sotto i polpastrelli la pelle che, per fortuna, non aveva subito nessuna lacerazione. Cercò di smettere di piangere ed osservò il cielo, dove uno stormo di gabbiani volava lanciando strida. La principessa, colta da una improvvisa rivelazione, si guardò intorno fino a trovare ciò che cercava: un cornicione spesso cinque centimetri che collegava la finestra ad una torretta, dove intorno ai lati c’erano infilzati dei pali di legno in modo da formare una scala che portava verso una rientranza tra gli scogli. Si sporse ancora un po’ e intravide una grotta. Non perse tempo. Poiché la lunga gonna era soltanto un intralcio; la strappò senza alcun riguardo, denudando le gambe. Anche quelle scarpette erano inutili così se le sfilò con impazienza. Si arrampicò su e si girò verso il cornicione. Deglutì. Il vento salmastro le scompigliò i capelli facendoli sembrare le stesse onde dell’oceano. I gabbiani continuavano a stridere ed a volare in alto. Ed infine, seppur tremando, poggiò un piede sul cornicione.

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Capitolo 12
*** Il vulcano ***


“Sei sicuro che questa sia la strada giusta? A me sembra che camminiamo in tondo come un pollo a cui hanno appena mozzato la testa …”. Calhoun stava davanti al gruppo, tenendo Bacon per la collottola della tunica con una mano mentre con l’altra impugnava il fucile. Finalmente erano riusciti ad uscire da quella maledetta foresta ed ora stavano attraversando una pianura circondata da maestose montagne dalla cima innevata. Il vecchio frate la guardò storto e borbottò “Ne sono più che sicuro ... E complimenti per il tuo paragone …” “Ho finito quelli che stavano sotto la fascia d’età dei dieci quindi ti conviene non farmi arrabbiare, nonno, altrimenti te ne sparerò di quelle così grosse da far tremare ‘sto paesaggio alla Heidi …” ribatté la bionda. Poi diede un’occhiata dietro di sé per vedere se gli altri riuscivano a tenere il suo passo. Felix si stava sforzando a rimanerle più vicino possibile, correndo a tratti per recuperare la distanza, ma continuava a sorriderle come se nulla fosse. Alice e Daniel erano dietro di lui ed scrutavano l’area circostante tenendo i sensi in allerta ed le loro armi da fuoco pronte all’uso. Koudelka e Ralph erano in fondo al gruppo, dietro a Lancaster e Loki, e stavano parlottando tra loro e di tanto in tanto si mettevano a ridacchiare mentre Vanellope dormiva poggiando la testa sulla spalla dello Spacca Tutto. Calhoun tornò a guardare avanti e scosse la testa, tra il divertito e lo scocciato. Ad un certo punto; il vecchio si fermò, arrestando anche gli altri, tese un braccio rinsecchito e disse “Ecco! Quello è il vulcano Gulgu …”. Tutti alzarono lo sguardo.

Il vulcano era incastrato in una piccola catena montuosa ed la cima era così alta che veniva nascosta dalle nuvole e le coltri di fumo nerastro che esso emetteva. La lava fluiva in piccoli rivoli lungo i bordi, mandando bagliori arancio-rossastri. In poche parole; era il classico vulcano che si poteva vedere in ogni gioco fantasy conosciuto. Il sergente di HERO’S DUTY fece una smorfia ed abbassò le spalle “Sarebbe quello? Non mi sembra un granché …” “Che cosa ti aspettavi dolcezza? Che fosse rosa acceso, sbuffasse nuvole di fumo a forma di cuore con una grossa freccia al neon con su scritto ‘Tunnel dell’amore’?”. Bacon si svincolò dalla sua presa e aggiunse “Così è fatto un vulcano … almeno che l’interno non sia stato modificato …”. Si diressero verso di esso. Koudelka stava ascoltando attentamente il racconto di Ralph quando si mise una mano sulla fronte e barcollò appena. Lui le cinse una mano dietro alla schiena e le domandò, preoccupato “Tutto bene?” “C’è qualcuno che sta venendo da questa parte a velocità pazzesca” mormorò lei, ripetendolo poi al resto del gruppo. Alice e Daniel puntarono il macina-pepe e la mitraglia dietro le spalle della medium ed attesero. Un grande polverone si stava innalzando all’orizzonte, simile all’onda di uno tsunami, e poi …

“Ehi! Levatevi dalla mia pista!!!” urlò Turbo sgommando a zigzag tra loro e ridendo di gusto quando si lasciò il gruppo alle spalle. Il piccolo esercito di antivirus che l’avevano seguito fluttuarono verso di loro ed iniziarono a sparare. Loki creò una barriera che li protesse dalla prima raffica di proiettili, dopo prese le sue carte dorate e le lanciò con maestria, centrando due robot. Alice iniziò sparando i chicchi di pepe ma prestò l’arma andò in surriscaldamento. Allora lo trasformò nel cavalluccio e, coperta dalla mitraglia del cavaliere ossuto e da Lancaster, partì all’attacco. Koudelka seguì con lo sguardo la direzione del kart rosso, poi disse a Ralph “Voi andate; ci pensiamo noi a trattenerli qui …” “No! Gli antivirus sono in troppi! Lascia che vi aiuti …” “Ci sarai di più d’aiuto se lo inseguirai e non gli permetterai di impadronirsi del Keyblade” disse l’altra e gli accarezzò una guancia con dolcezza. Allora Ralph prese la medium per la vita e l’attirò a sé, si chinò e la baciò sulle labbra. Lei fu sorpresa da quel gesto ma non poté fare a meno di ricambiarlo. Quando si lasciarono; Koudelka gli disse “E’ stato molto bello e, se riusciremo a rimanere vivi, lo voglio assolutamente rifare ma adesso va … andate …” “Sii prudente …” la pregò lo Spacca Tutto. Le accarezzò a sua volta il viso e si affrettò a raggiungere Felix e Calhoun. Bacon rimase ad osservarli mentre si allontanavano, poi si mise a fianco della collega e commentò, ridacchiando “Non ti si vede spesso con quel sorrisetto tenero”.

Vanellope si svegliò e borbottò, vedendo di sottecchi l’amico correre “Ehm … Che succede doc?”. Lui sbottò “Abbiamo il sonno pesante ragazzina … Il sole splende alto in cielo con qualche nuvoletta attorno e Turbo ci ha raggiunto con i suoi antivirus e si è diretto verso il vulcano …” “Cosa?!?” strillò lei “Perché non mi hai svegliata subito?!”. Si drizzò sulla schiena e volse la testa verso le montagne, dove poteva vedere chiaramente il kart rosso entrare nell’enorme apertura che stava in mezzo ad esse. Spalancò gli occhi e urlò “Ralph! Quello è a bordo di un’auto! Come pretendi di riuscirlo a raggiungere a piedi? Non lo raggiungeremo mai così almeno che non hai le gambe di Sonic …”. Lui stava per risponderle male quando vide fra l’erba alta qualcosa che non si era mai aspettato: c’erano una piccola macchina verde tutta luccicante ed un piccolo furgoncino rosso con una palla demolitrice attaccata sul retro. Si fermò, con la bocca spalancata dallo stupore, mentre la ragazzina gridò “Wow! Finalmente la fortuna ha deciso di girare dalla nostra parte!”. Si catapultò sul kart verde chiaro e disse “Andiamo gigante! Con questi gioiellini lo raggiungeremo in un attimo …” “Ma io …” iniziò a balbettare lo Spacca Tutto ma Calhoun arrivò con Felix volando sopra ad dei alianti e ringhiò “Smettila di cincischiare yeti e salta a bordo di quel cazzo di furgoncino!” “E’ più facile di quel che sembra” disse l’Aggiusta Tutto verso il collega, che era sopra ad una specie di disco volante dove ai bordi ruotavano delle eliche ricurve illuminate di blu come se fossero delle lampade al neon. Le gambe gli tremavano appena ma riusciva a tenere sotto controllo il mezzo. L’energumeno li guardò tutti quanti, poi sbuffò con esasperazione e salì a bordo del furgoncino. Stranamente, come aveva detto Felix, sentì una strana sensazione … come se all’improvviso avesse imparato a come si guida una macchina. Si mise più comodo sul sedile ed tutti insieme partirono.

Turbo entrò dentro al vulcano canticchiando di gioia. Era talmente preso dai suoi pensieri di gloria che non si stupì del terreno talmente piano che il suo kart procedeva senza alcuna difficoltà, creando una pista attraverso i fiumi della lava infuocata. Il suo sorriso si allargò di più. Quando tutta questa insulsa storia sarebbe finita; lui sarebbe diventato il padrone assoluto di tutta la rete virtuale, surclassando Jabal, ed avrebbe trovato ad ogni costo una cura per la memoria della sua Celeste. Quel moccioso megalomane gli aveva detto che solo chi aveva avuto l’amnesia poteva recuperare i ricordi perduti ma lui era di un’altra opinione. Grazie ad quel programma, internet, sarebbe riuscito non solo a guarirla ma anche a modificare alcuni ricordi ed a cancellarne altri. Ed allora i suoi meravigliosi occhi violetti lo avrebbero guardato con gioia e amore. Dette un’occhiata allo specchietto retrovisore ed impallidì. Due kart lo stavano inseguendo con a bordo il facocero con l’alitosi e il glich mentre in alto c’erano la bambolona bionda con il suo cagnolino Felix. Digrignò i denti. Perché ogni volta che le cose gli andavano bene si ritrovava la gang della sala giochi ad ostacolargli la strada? Pigiò il piede sull’acceleratore e ringhiò “Non riusciranno a rovinare i miei piani anche questa volta!”.

Calhoun notò dall’alto che il virus stava accelerando così chiamò Felix e gridò “Presto! Affiancalo a destra mentre io vado dall’altro lato. Quando ti do il segnale avvicinati il più possibile al kart come faccio io …”. Lui annuì, deciso, ed fece come gli aveva detto. Si posizionò alla destra del mezzo, schivando agilmente le colonne di pietra e passando sotto a improvvisi schizzi di lava che formavano per brevi secondi arcate incandescenti tra un fiume e l’altro, poi la fidanzata gli fece un cenno con la testa ed i due alianti cominciarono ad avvicinarsi all’obiettivo. Il virus diede un’occhiata velenosa ad entrambi e ringhiò “Mi stanno prendendo per un dilettante alla sua prima lezione di guida? Io sono Turbo, il più grande pilota di tutti i tempi!”. D’improvviso mise entrambi i piedi sul freno, facendo stridere le ruote dell’auto, e curvò verso un’altra via, ridendo di gusto. Per i due alianti era troppo tardi per ritornare al punto di prima e si scontrarono. Ralph fermò il suo furgoncino ed andò a soccorrere i due amici che, per il rotto della cuffia, erano precipitati sul terreno a pochi centimetri dalla lava. La soldatessa si rimise in piedi e chiese bruscamente a Felix “Stai bene?” “Niente di rotto …” borbottò l’altro. Poi le prese le mani e disse “Per me la cosa più importante è che TU stia bene …”. Lei fece un sorrisetto, a disagio, mentre gli altri due si scambiarono un’occhiata divertita. Poi la soldatessa si riprese e ringhiò “Non c’e tempo per fare gli occhi languidi: Turbo si è diretto da quella parte …”. Riprese il suo aliante, che come forma sembrava molto il suo crouser tranne che questo era bianco con strisce gialle ed aveva due razzi verso la parte posteriore del mezzo, ci saltò di nuovo su e il gruppo ripartì.

Intanto la strana, gigantesca, caverna stava modificando a vista d’occhio: i fiumi di lava scorrevano in diverse direzioni e in alcuni tratti schizzavano getti infuocati per il percorso, il terreno rimaneva sempre liscio ma in alcuni tratti si trasformava in una rampa dove si interrompeva e certe volte liberava dei getti d’aria calda che formavano delle colonne che raggiungevano le temperature della stessa lava. La bambina si guardò intorno e gridò ai altri “Sembra di essere in una pista da corsa come il monte Diet-Cola …”. Calhoun si avvicinò ai kart e disse “A quanto pare; i metodi tradizionali non funzionano ma non posso neanche sparargli: le pareti sono troppo fragili e lui si muove troppo velocemente … Se mancassi anche solo una volta il bersaglio e dovessi colpire per sbaglio la parete di roccia che ci circonda; verremo tutti inondati da una ondata bollente di lava …” “Tamora … E se provassimo a raggiungere questa chiave prima di lui?” propose Felix con la voce che tremava appena. Sapeva quanto la sua fidanzata odiasse quando qualcuno le diceva cosa doveva fare; ma decise di continuare “Così, se Turbo ci dovesse attaccare con la sua forma di Scarafoide potrai sparargli senza problemi …”. Lei si girò di scatto e lo fissò male, tanto che l’Aggiusta Tutto abbassò gli occhi e borbottò “Lo so … E’ un’idea banale ma …” la bionda ribatté prima che l’uomo finisse la frase “Ma sembra che non abbiamo altre alternative”. Si voltò verso l’energumeno e domandò “Senti un po’ palla di lardo … Riesci ad andare più veloce con quella micro machine oppure devo venire a spingerti da dietro?”. Senza aspettare risposta; Calhoun accelerò e volò verso la direzione del kart rosso, subito seguita da Felix. Ralph sbuffò irritato ma sia lui che Vanellope le andarono dietro.

La strada si fece sempre più distorta, come se fossero all’interno di una pista da corsa, dove spuntarono sul terreno frecce luminose. La bambina, essendo programmata per questo tipo di gioco, si girò e gridò allo Spacca Tutto “Ralph! Più avanti ci sono delle rampe! Vai sopra a tutte le frecce che vedi come faccio io!”. Si girò di nuovo verso la strada, andò sopra alle frecce con il kart che accelerò e, con un ultimo slancio, saltò sulla rampa ed atterrò facilmente sulla pista. L’amico la guardò a bocca aperta ma poi si riebbe e cercò di imitarla. Ma quando lui prese le ultime frecce e si lanciò sulla rampa; un getto di aria calda gli fece sbandare il furgoncino a mezz’aria. Stava per precipitare verso uno dei fiumi di lava che fiancheggiavano la pista. Il gruppo si fermò e, vedendo lo Spacca Tutto precipitare verso la lava, gridarono in coro “Ralph!”. Egli strinse le mani al volante e … Il furgoncino si trasformò in uno scafo ed galleggiò sulla lava come se fosse semplice acqua. Ralph fece un urlo liberatorio “YEAH!”. Si girò verso ai altri e gridò “Ehi bambola! Sei capace di seguirmi con quel frisbee o devo venire io a spingerti da dietro?”. Lei fece un sorrisetto tirato mentre la piccola pilota di kart si alzò in piedi e strillò dalla gioia.

Turbo tamburellò le dita sul volante e ringhiò “Avanti … So che sei stata riposta da qualche parte … Maledetta chiave da fissati del fantasy …”. Sentì gli altri avvicinarsi e dette un pugno sul cruscotto “Maledizione … quelli si stanno avvicinando e io non so ancora dove si trova il Keyblade …”. Fece un verso irato e fissò rabbiosamente la strada. All’improvviso fu colto da un pensiero rivelatore che gli fece tornare il sorriso sulle labbra “Che idiota sono stato! Eppure sono stato programmato per questo …”. Si mise a ridere e si disse “Sono in una pista da corsa … Ah, ah, ah! Per questo non riesco a trovarlo …”. “Il Keyblade è il premio del vincitore” disse Vanellope ai altri, stando sempre alle calcagna di Turbo “Apparirà solo quando uno di noi avrà completato i giri …”. Dette un’occhiata attorno e disse “Vedete … Proprio adesso siamo ritornati al punto di partenza …”. Gli altri si guardarono intorno e si accorsero che la bambina aveva ragione. La piccola pilota continuò “Mi era suonato un campanello d’allarme quando Felix aveva fatto quella proposta ma ne ho avuto la certezza quando ho visto le frecce per terra …”. Il gruppo divenne silenzioso. Ralph fu il primo a riprendere la parola “Allora cosa stai aspettando, piccola peste? Distanziati e va a vincere quella chiave …” “Eh? Che diavolo stai dicendo?!” “Ha ragione Vanellope …” disse Felix sorridendole dolcemente “Tu sei l’unica tra noi programmata per questo … Puoi farcela …” “Ma voi …” “Quanto sei cretina marmocchia!” ringhiò Calhoun “Mica scompariremo dalla faccia del Word … Staremo solo un po’ più indietro rispetto a te e ti copriremo le spalle se ci sarà qualche complicazione del tipo … che ne so … rocce che cadono dal soffitto e altre robe ultra pallose che infestano questi giochi …”. Vanellope guardò verso l’orizzonte, dove vide Turbo accelerare e la sua odiosa risata echeggiare nell’aria. Probabilmente ci era arrivato anche lui a quella conclusione. Non c’era più un solo momento da perdere. Tirò fuori dalla tasca della sua felpa dei occhialini rosa e se li mise. Si girò verso i suoi amici, gli fece l’occhiolino e partì a tutto gas.

Turbo era fuori di sé dalla gioia. Da quando aveva capito come impossessarsi del Keyblade; aveva percorso quella pista per due volte ed era a metà del terzo giro, l’ultimo che doveva fare per arrivare al traguardo. Allora il monile sarebbe apparso e lui diventerà il padrone assoluto … Stava canticchiando allegramente quando sentì una macchina slittare al suo fianco. Lui si girò di scatto e … Vanellope lo superò con maestria, inarcando un sopracciglio come quella volta sui monti di gelato, ed con una poderosa accelerata riuscì anche a distanziarsi un po’. Il virus iniziò a tremare mentre i suoi occhi si dilaniarono dalla rabbia “No! No! Ancora questo … NO!”. In breve tempo riuscì ad affiancarla e le diede una serie di colpi ai fianchi, spingendola, in modo che cadesse nella lava. Lei lo guardò storto e ringhiò “Questa volta non mi freghi Candito!”. Inchiodò il freno bruscamente, proprio quando il virus stava per colpirla un’altra volta, ed ci finì lui al suo posto. La bambina, allora, ingranò la marcia e si diresse verso il traguardo. Turbo si slanciò la cintura in fretta e si lanciò fuori dal mezzo nel momento in cui la lava stava raggiungendo il sedile. Allora lui si ripiegò su sé stesso e fece uscire dalla sua schiena le ali da Scarafoide “Me la pagherai per questo maledetto glich!”. Si mise in volo e scattò al suo inseguimento ma un dolore lancinante alla spalla lo bloccò a metà strada. Precipitò a terra e mise una mano sulla ferita che il proiettile di Calhoun gli aveva causato, che si inondò di sangue. “Maledetta puttana …” boccheggiò lui. Fece vibrare le ali ed cercò di volare ancora ma la ferita glielo impedì. “Ehi, fiocco di neve, ti do un consiglio … cerca di rimanere fermo dove sei altrimenti il prossimo ti colpirà in una zona MOOOLTO delicata …”. Turbo grugnì di nuovo “Maledetta puttana” ma prima che potesse finire la frase; Felix scattò e gli tirò un pugno in faccia “Ti avevo già detto che non dovevi parlare così con la mia fidanzata … pezzo di merda!”. Scosse la mano dolorante e diede un’occhiata alla soldatessa. Lei lo fissò stranita per qualche secondo, tanto da metterlo a disagio, ma dentro di sé sentì una specie di euforia … Arrossì leggermente e gli diede un piccolo colpetto con la mano sulla spalla borbottando “Grazie …”. Felix risollevò la testa e le rivolse un sorriso carico di dolcezza.

In quel momento; Vanellope era a pochi metri dal traguardo quando vide scendere dal soffitto la mistica chiave d’oro. Essa era grossa, dai ornamenti raffinati e una catenella con un piccolo emblema di Topolino. La bambina porse una mano per prenderla ma una voce la bloccò di colpo “Ferma dove sei ragazzina altrimenti le taglio la gola!”.

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Capitolo 13
*** La porta del Lazzarus ***


Jabal frenò la slitta piena di decorazioni e campanelli a pochi metri dietro al kart della bambina, tirando le briglie in modo che i due proiettili viventi, dopo una piccola impennata, si arrestassero. Poi si chinò leggermente ed afferrò il braccio di Celeste, costringendola ad alzarsi, e le puntò la lama della sua daga contro il collo. La principessa cercava di liberarsi ma ogni tentativo fu vano. La piccola pilota di kart saltò giù dal mezzo e gridò “Lurido e oleoso cioccolato sciolto lasciato a carbonizzare a fiamma alta! Lasciala subito andare se no …” “Se no cosa, piccola glich bastarda?” sibilò lui tirando la cerulea per i capelli ed esponendole di più il collo “Non sei nella posizione di darmi ordini e, se ci tieni alla pelle della tua amica, faresti meglio a tenere a freno quella piccola escrescenza rosea e velenosa che hai a posto della lingua …”.

In quell’attimo; i tre NCP vennero raggiunti da Calhoun, Felix e Ralph. L’energumeno trascinava a sua volta Turbo tenendolo per la spalla ferita e facendolo gemere dal dolore ogni tanto. Ma quando gli occhi inquietanti del virus si posarono sulla slitta e vide il collega puntare l’arma contro sua moglie; si mise a balbettare, accecato dalla rabbia “J- Jabal … Che cazzo stai facendo?! Q- Quella è mia moglie …” “E’ così semplice da capire Turbo se non ti fosse finito tutto il sangue del cervello da un’altra parte!” sbottò il ragazzo steampunk con tono sprezzante “Mi sono stancato dei tuoi continui fallimenti così ho deciso di prendere il Keyblade io stesso. Ma avevo bisogno di un incentivo per costringere chi l’avesse trovato per prima a consegnarmelo così decisi di andar a prendere la tua adorabile e dolce mogliettina …”. Sorrise malignamente e disse “Sai … questa bambola di porcellana è un’autentica forza della natura: mentre stavo arrivando al palazzo che avevi costruito in riva, sugli scogli dell’oceano, l’ho vista arrampicarsi con maestria sulle strettissime cinte in modo da poter raggiungere il torrione di una torre … Davvero incredibile … Però tutta quest’energia non è bastata per sfuggire a lungo dai miei antivirus …”. Turbo fece un passo in avanti, anche se Ralph continuava a tenerlo, e ringhiò “Se le farai del male …”. Jabal piegò la testa all’indietro e scoppiò a ridere “Ma che spirito di giustizia! Proprio tu che, fino a un paio di ore fa, hai tentato di stuprarla!”. Vedendo l’espressione del virus; aggiunse con tono leggermente esasperato “Me lo ha riferito l’antivirus che è venuto a chiamarti, imbecille …”. Poi si rivolse a Vanellope e disse “Ora basta con queste futili stronzate e levati di mezzo!” sorrise e aggiunse “E tu, bionda … Credi che non mi sia accorto che stai puntando il tuo cannone verso di me aspettando il momento giusto per spararmi? Non ti conviene, dolcezza altrimenti, nell’agonia della morte, la mia mano potrebbe scivolare su questo bel collo da cigno, portando insieme a me nella tomba anche la vostra cara amichetta …”. Calhoun abbassò il fucile ed imprecò a bassa voce.

Vanellope arretrò in modo da liberare quel poco di strada che lo separava dal Keyblade, che fluttuava dal terreno ed emanava lampi dorati. Stringendo di più Celeste per il braccio; lo steampunk la trascinò fino a che raggiunsero il monile. Lì tese la mano armata verso l’elaborato manico ma quando le sue dita lo sfiorarono; il Keyblade si smaterializzò sotto ai suoi occhi per riapparire tra le mani di Vanellope. Cadde un silenzio pesantissimo, dove ognuno guardava nei occhi dell’altro, interdetti e confusi. Jabal socchiuse gli occhi e ringhiò “Ma come …” “Break Time, stronzo!” urlò Celeste e gli diede una gomitata sullo stomaco per poi prendergli il braccio e torcerlo dietro alla schiena. Il ragazzo gemette dal dolore e lasciò andare la daga. La principessa diede al braccio un’altra lieve torsione e lo costrinse a inginocchiarsi a terra. Il gruppo si mise ad esultare. Vanellope si avvicinò a Jabal e disse, facendo un sorrisetto compiaciuto e gli sventolò davanti alla faccia la punta della chiave “La partita finisce qui per te, babà …”. Lui alzò lievemente la testa e, contro le previsioni di tutti, si mise a ridacchiare “Ne sei sicura, piccola? Ho paura che avrai una cocente delusione”. Fece scattare la mano verso una delle ampie tasche dei suoi pantaloni e ne tirò fuori una piccola pistola. La puntò davanti a sé e premette il grilletto.

Felix spalancò gli occhi, poi si voltò verso Calhoun e la guardò intensamente. Il sangue si espanse su tutto il petto, macchiando di rosso la camicia. L’Aggiusta Tutto roteò gli occhi all’indietro e cadde a terra. La soldatessa urlò con tutto il fiato che aveva, precipitandosi verso di lui “No … Ti prego … Felix! FELIX! Ti prego …”. Prese il martello d’oro dalla cintura dell’uomo e, con le mani che le tramavano, diede dei colpi leggeri sul suo petto chiamandolo ripetutamente. Ma il potere curativo dell’attrezzo magico non funzionò. “Andiamo … Perché non funzioni, maledetto pezzo di ferraglia?!” domandò Calhoun tra le lacrime, isterica. Ralph lasciò andare il virus e si avvicinò all’amica, le mise una mano sulla spalla e mormorò tristemente “Calhoun … Il martello non funziona nelle mani degli estranei … Soltanto Felix può usarlo …” “No … C- ci deve essere un altro per …” balbettò lei mettendosi le mani tra i capelli “Dobbiamo fermare la emorragia prima che sia …”. Si mise a singhiozzare più forte. La voce di Jabal suonò nitida e chiara “Ora la vostra unica speranza di salvarlo è di portarlo nel LAZZARUS ed io e il nostro amico in comune, Turbo, siamo gli unici a sapere dove si trova …”. Si voltò verso Celeste e domandò “Per cui; mi puoi lasciare il braccio, zuccherino?”. La principessa lo lasciò andare di malavoglia e andò vicino alla soldatessa, che aveva preso il suo fidanzato tra le braccia ed aveva avvolto il petto con delle bende di emergenza che aveva trovato dentro alla sua sacca. Poi si asciugò le lacrime dai occhi e mormorò “Va bene … Hai vinto microbo …”. Lo guardò con rabbia e sibilò “Portaci a quel fottuto programma del cazzo!”.

Uscirono dal vulcano. L’esercito di antivirus aveva assoggettato il restante dei NCP che erano rimasti indietro ed ora li osservavano arrivare con un misto di preoccupazione e vergogna. Ralph cercò con lo sguardo Koudelka fino a che non la vide affianco ad Alice. Giaceva a terra, pallidissima, ai piedi di due robot, con i capelli sciolti che le cadevano un po’ sulle spalle e facevano contrasto con il verde dell’erba. Un fiotto di sangue le scendeva dalla tempia, bagnandole la guancia, fino a gocciolare per terra dal mento. Fu colto dallo stesso terrore che aveva Calhoun per Felix. Jabal notò la sua paura e ridacchiò “Tranquillo Golia … I miei antivirus l’hanno malmenata un po’, tanto per farle capire che era inutile lottare contro di noi, ma per il resto sta benone … Ha solo perso i sensi …” “Io ti spacco la faccia!” urlò lo Spacca Tutto avvicinandosi minacciosamente. Il ragazzino agitò le mani e disse “Non surriscaldarti bello … se continui con questo atteggiamento; il tuo amico non ci arriverà alla porta del LAZZARUS”. L’energumeno digrignò i denti ma calò il braccio.

Celeste si voltò verso Turbo che, essendo stato liberato dal suo orrido collega, adesso camminava a passo spedito accanto al gruppo con delle bende attorno alla spalla “A quanto pare c’e uno più stronzo di te a questo Word …” gli sibilò sdegnata “Celeste, per favore …” iniziò a dire lui ma la principessa alzò la mano e disse “Senti, risparmia il fiato … Se provi a fregarmi in qualche modo allargherò io stessa il foro che hai sulla spalla”. Il virus fece un sospiro e tornò alla carica “Ascolta … Io non volevo tutto questo …” stette per un attimo in silenzio “Be … alcune cose si ma …”. Le toccò il braccio e le sussurrò “Però non volevo che capitasse questo a Felix”. Lei lo scrutò da capo a piedi e mormorò “Che strano sentire certe parole da un NCP che aveva intenzione di uccidere una bambina, dominare tutti i mondi conosciuti e di violentarmi …”. Scostò il braccio dalla sua mano ma il virus glielo riprese e le disse “Pensi davvero che ti stia mentendo? Conosco Felix da quando Litwak ha aperto l’Arcade! E’ vero; odio Ralph e quella piccola glich che gli scodinzola sempre dietro come odio a morte il tuo capitano da quattro soldi Lancaster ma … lo rispettavo …”. La guardò nei occhi “Non trattarmi come se non mi importasse di niente perché ad alcune cose ci tengo … e anche tanto”. Celeste, dopo quelle parole, si trovò disorientata. La sua mente era invasa da migliaia di immagini, che non erano state imposte dal suo programma originale. Approfittando di quell’attimo di confusione; Turbo le mise un braccio attorno alla vita e l’attirò di più a sé, lasciando che gli altri NCP si distanziassero. Avvicinò il viso al suo e mormorò “Celeste … ma come fai a non ricordare quanto tu sia importante per me?”. La principessa spalancò di più gli occhi e aprì leggermente la bocca. Poi sbatté le palpebre, tanto da riprendersi. Si svincolò dalla sua presa e corse dai altri. Le immagini nella sua mente non le davano tregua …

Turbo strinse di più Celeste a sé e le dava dei piccoli bacetti sulla fronte. Erano stesi sulla fresca erba della collina dove si erano accorti di essere innamorati l’uno dell’altra e ogni tanto, quando non si scambiavano baci e carezze, guardavano il cielo. Ad un certo punto; il pilota la guardò nei occhi e le rivolse un sorriso carico di dolcezza e le sussurrò “Ma come ho fatto ad innamorarmi così tanto di te?”. Lei ricambiò il sorriso e ribatté “Io, invece, sono ancora stupita di essermi innamorata di un egocentrico, megalomane come te …” “Cattiva …”. Ridacchiarono. Poi il pilota le prese il mento e si chinò sul suo viso. Si baciarono con amore …

“Perché la mia mente è affollata da tutto … Urgh!”. Celeste si prese la testa tra le mani e mormorò tra sé “Mia madre e Lancaster mi hanno detto che lui non c’entrava con la mia vita precedente eppure perché ho questi ricordi?”. Si fermò e disse “Che loro mi abbiano mentito? Non è possibile … e perché lo avrebbero fatto? Ah! Mi sta venendo l’emicrania …”. Guardò verso Calhoun e si rimproverò “Io mi sto facendo i complessi amletici mentre una delle mie amiche sta penando per il suo uomo … Come sono cretina …”. Si affrettò a raggiungerla mentre il virus era rimasto a guardarla da lontano.

Finalmente giunsero nella Piazza ed arrivarono davanti alla porta che conduceva verso il LAZZARUS. Vanellope rimase un po’ intimorita da quell’enorme ingresso formato da due ante di ferro scolpito. Deglutì e si mise a tentennare con il Keyblade. Jabal la affiancò e disse “Io ho fatto la mia parte … Ora tocca a te ad aprirci il passaggio …”. La bambina si voltò verso la soldatessa, che stava ancora piangendo e stringeva Felix con tanto amore e dolcezza. Ritornò a guardare la porta ed annuì. L’aria era piena di elettricità statica e, per uno strano motivo, la piccola pilota di kart sentiva che non doveva aprire quella porta. Scosse la testa e mise da parte la terribile sensazione, sguainò la grossa chiave e la puntò davanti a sé. Il monile si mise a brillare e rilasciò un raggio brillantino contro la fessura. La porta si aprì con un lieve cigolio e fece fuoriuscire dei raggi di luce dalle sfumature di ogni colore. Jabal spinse la ragazzina e disse, estasiato “Finalmente … Sto per avere il LAZZARUS … sto per avere l’immortalità!”.

La polvere argentea uscì dallo spiraglio della porta come se fosse un tentacolo e colpì lo steampunk in pieno petto. La polvere ferrosa si espanse sui suoi vestiti, tramutandoli in delle scagliette di dati. Nell’arco di pochi secondi; di Jabal non era rimasto altro che un mucchietto di sabbia metallica. Gli antivirus fecero un mucchio di ronzii e si agitarono come tante formiche. Il LAZZARUS uscì completamente dal suo archivio prendendo la forma di un gigantesco globo dotato di tentacoli che utilizzava come se fossero zampe di ragno. Loki lo fissò a lungo e borbottò “Oh, merda …” “Ci distruggerà tutti!” urlò un antivirus in panico “Vanellope! Prova a richiudere la porta con il Keyblade!” gridò Ralph, sovrastando le urla ed i rumori che facevano i robot “Ci sto provando …” rispose lei gemendo. La soldatessa di HERO’S DUTY scattò davanti a lei e disse “Aspetta! Felix non è ancora guarito!” “Non credo che il LAZZARUS si possa ancora utilizzare” disse Alice parandosi davanti a lei “Il programma è impazzito …” “Tu sei impazzita!” gridò Calhoun spingendola con un braccio e facendo una smorfia rabbiosa “Non lascerò che il mio uomo mi crepi tra le braccia e, se non vuoi che ti spari addosso, sarà meglio che ti levi dalla mia strada!”. La creatura polverosa stava avanzando verso di loro e fece apparire un grosso occhio al centro del suo corpo. Lo puntò verso il sergente e fece una specie di borbottio, poi le scagliò contro uno dei suoi tentacoli. Alice si parò davanti a Calhoun e gridò “Cretina! Togliti da qui altrimenti farai la fine di quell’idiota di Jabal!”. Aprì l’ombrello e parò il colpo della bestia. L’oggetto si trasformò in porporina blu e la ragazza lo gettò a terra, borbottando “Porca vacca … Era utile come scudo … in più era del mio colore preferito …” “Io propongo di squagliarcela prima di diventare sabbia da clessidra” disse Daniel sguainando la spada ma Loki lo fermò “Non siamo più al sicuro in nessun luogo ma potremo teletrasportarci nel luogo più lontano, in modo da formulare un piano …”. Si voltò verso Koudelka, che si era ripresa durante il tragitto, e le chiese “Ehi, sei abbastanza in forze per fare di nuovo un incantesimo di viaggio?” “Uh! Non morirò per quattro sberle, per quanto siano state pesanti …” rispose la medium con un borbottio. Si presero le mani e iniziarono a mormorare l’incantesimo ma quando stavano per dire le parole finali; il LAZZARUS emise un grido agghiacciante e fece scattare due tentacoli contro Celeste. Quando la principessa pensò di essere perduta; L’ex pilota fece un balzo verso di lei e le fece da scudo con il suo corpo. Ma tutto ciò che toccarono i pericolosi tentacoli del mostro fu semplice aria. Gli NCP erano spariti.

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Capitolo 14
*** La grotta ***


La Stazione Centrale della Litwak Arcade era piombata in un silenzio ansioso, rotto soltanto da brevi mormorii che ogni tanto si scambiavano gli NCP dei vari giochi “Sono dentro a quel Computer ormai da quattro giorni … che fine avranno fatto?” domandò il sindaco di Bel Posto mentre Sonic si guardava le scarpe da ginnastica e borbottava “Mi sento un codardo … Ci dovevo andare anche io con loro …” “Si … Rischiando così di farti ammazzare e di mandare il nostro gioco verso lo scatafascio …” ribatté Eggman, sollevando la testa dalla ventola che aveva Metal Sonic dietro alla schiena. Allora Mario intervenne “Ci dovevamo andare tutti noi Eroi, Cattivi e Supplementari … L’Arcade è anche la nostra casa, la nostra terra!”. Fece un sospiro e mormorò “Invece ci siamo comportati da codardi …”.

Tutti abbassarono la testa, sentendosi in colpa. Ad un certo punto dal fondo della Stazione; Francis si mise a strillare isterico “La saracinesca di BURGER TIME sta per cedere! Verremo attaccati dai mostri del Computer …” “Io non voglio morire, tesoruccio!” esclamò Peach abbracciando Mario “Il sudario funebre stona con il colore oro dei miei capelli …”. Taizo, nel sentirla, si mise una mano sulla faccia mentre Pac-man rimase con l’enorme bocca aperta dall’incredulità. Nina, una dei personaggi giocabili di TEKKEN 3, stava per ribattere con delle parole acide quando i tonfi della lastra di metallo divennero più forti. Le tartarughe ninja fecero un balzo dalla loro postazione e sguainarono le armi mentre i soldati di HERO’S DUTY si mettevano in fila, in posizione d’allerta, ed aspettavano gli ordini da Kohat. La saracinesca venne scaraventata contro la parete opposta ed un esercito di mostri uscì fuori dal gioco come un fiume di catrame nero e nauseabondo dove alcune figure dal piumaggio bianco si librava in volo muniti di lance. Si stavano dirigendo verso le migliaia di NCP dell’Arcade ringhiando e borbottando frasi sconnesse. Mary si mise davanti ai altri e strillò, brandendo una borsetta viola “Massacriamoli!”. Tutti risposero con un grido di battaglia ed andarono contro l’orda di Rovine, Non Morti ed Angeli.


Celeste e Turbo furono sbalzati con la stessa forza di una cannonata fuori dal cerchio magico creato dall’incantesimo di viaggio ed rotolarono per qualche metro, fino a sbattere contro una montagnola di neve. Il simbolo magico scomparve subito dopo, lasciandoli in balia della violenta tempesta. L’ex-pilota scosse la testa e borbottò, dolorante “Ahi … Che razza di viaggio …”. Mise una mano davanti ai occhi, in modo da pararli dalla raffica di vento gelido, e dette uno sguardo al panorama. Una zona desertica ricoperta di bianco ovunque, dove i fiocchi di neve cadevano fitti e grossi quanto un unghia. Un brivido gli percorse la schiena: aveva la sgradevole sensazione di essere ritornato nella zona-prigione che aveva creato Jabal. Eppure; prima non c’era tutta questa neve, nonostante il gelo fosse rimasto inalterato, ed ricordava vagamente un quadro di Dalì. Si voltò verso la principessa stellare, che tremava violentemente per il freddo, e pensò “Forse è per causa sua che il posto è cambiato … In fondo siamo in un luogo dove regnano i ricordi …”.

La donna si rialzò a fatica dal cumulo e domandò, abbracciandosi “Dove diavolo siamo finiti?” “Te ne avevo parlato nella sala da the” rispose il virus “Questa è la zona dove vengono rinchiusi i prigionieri, la zona dove stavo io quando hanno fatto l’incantesimo di viaggio precedente …”. Fece un sorriso lascivo ed aggiunse “Almeno, questa volta, non ci sono finito da solo” “Piantala!” sbottò lei, tremando. Fece un paio di passi, affondando i piedi nudi nella neve alta fino ai polpacci e domandò “Come facciamo ad uscire di qui prima di morire assiderati?” “Non ne ho la minima idea” rispose l’altro eclissando leggermente il sorriso. I suoi occhi si posarono sulle gambe scoperte della cerulea, dove le ginocchia avevano assunto un colorito rossastro. Ora non ti dispiacerebbe se le mie mani le accarezzassero in modo da riscaldarle, non è vero? “Ma se hai detto che c’eri già stato!” esclamò la principessa, facendolo tornare alla realtà. Scosse le spalle, almeno quel che gli permise la ferita, e ribatté “Infatti l’ho detto …” “E allora come facciamo ad andarcene?” “Te lo ripeto: non ne ho la minima idea!” “Come fai allora a dire di esserci già stato se poi non sai dove si esce?!” “Perché l’altra volta era stato quel moccioso steampunk a farmi uscire da ‘sto posto dimenticato dalla Memoria!” “E tu, in tutto questo tempo, non ti sei mai chiesto come ci fosse riuscito?!? Cosa ti faceva immaginare che, dopo essersi impadronito del LAZZARUS, lui non ti rinchiudesse di nuovo qua?”. Dopo aver pronunciato quelle parole; Turbo si mise a fare una smorfia, come quando ci si scottava. Celeste se ne accorse e si rispose da sola “Non ci avevi pensato … Eppure lo dovevi immaginare visto che tu e quel Jabal eravate fatti dello stesso codice corrotto …”. Fece un sospiro e mormorò “Ora la cosa più importante è quella di trovare un riparo da queste raffiche di vento …” “Non esistono ripari in questo luogo” ribatté il virus, tornando a essere acido “C’è solo freddo, desolazione e … migliaia di ricordi …”. Celeste si guardò intorno, puntò gli occhi da una parte e disse con aria soddisfatta “Ah si? Allora che cos’è quella?”. L’ex-pilota si girò fino a che non vide cosa stesse vedendo la donna e sussultò, incredulo. A qualche metro di distanza, celata dalla neve, c’era la parete bluastra di una montagna dove si poteva vedere chiaramente l’entrata di una grotta. Sorpreso; si girò verso la cerulea ma ella si stava dirigendo verso di essa con passo affrettato. “A- Aspetta un minuto!” balbettò Turbo inseguendola “Non sai che cosa ci possa essere là dentro … Potrebbe ospitare un branco di mostri assetati di sangue o chissà che altro …” “Senti …” ringhiò lei senza fermarsi “In questo momento ho così freddo che se dovessi lottare per avere un minimo di riparo non esiterei a diventare una selvaggia!”. Si mise a guardare l’entrata e borbottò “Speriamo che al suo interno ci sia qualcosa con cui accendere un fuoco …”. Il virus la seguì, irritato, ma ammise che anche lui aveva bisogno di ripararsi. La ferita si stava facendo risentire.

Presto arrivarono alla grotta. Celeste si strofinò le braccia e si guardò attorno e si accorse con gioia che, come aveva sperato, c’era un bel po’ di legna da ardere in mezzo a del ciarpame. “E’ la grotta più strana che abbia mai visto” commentò lei posizionando alcuni ceppi per terra a forma di asterisco “Da fuori sembrava una normalissima tana per gli orsi e invece, vedendola da qui, sembra una baita abbandonata da qualche montanaro …”. Si pulì le mani sul resto della gonna e mormorò “Ora non dobbiamo far altro che accenderla …” “E come pensi di fare?” grugnì l’altro tenendosi il braccio “Non sembra che ci siano pietre focaie o accendini … Merda!”. La ferita sulla spalla aveva ripreso a perdere sangue nonostante lui l’avesse medicata con il kit di pronto soccorso che gli aveva dato Jabal. La principessa si avvicinò e disse “E’ stata inferta da un proiettile laser? Allora dovresti metterti seduto e tranquillo da qualche parte … Questi proiettili sono stati fatti in modo che, se non colpiscono organi vitali, continuino ad aprire e chiudere le ferite del bersaglio … per questo da noi sono chiamati ‘le aquile di Prometeo’ …”. Il suo viso si illuminò e aggiunse “Mi è venuta un’idea …”.

Toccò la spalla ferita del virus, facendolo sussultare dallo stupore, e gli ordinò “Siediti ed appoggia la testa contro quella parete” “Cosa vuoi fare?” domandò lui con un filo di voce. Allora la principessa spiegò “I proiettili laser rimangono incandescenti fino a otto giorni: voglio prendermi il proiettile che hai all’interno della spalla così potrò accendere il fuoco …” “Tu sei pazza!” gridò l’altro tenendosi il braccio e allontanandosi dalla donna, che ribatté “Ma se non lo faccio potremo morire entrambi per il freddo … e se poi riesco a tirartelo fuori; la tua ferita si potrà cauterizzare senza che ti causi altri problemi …” “Perché non lo accendiamo come facevano gli antichi preistorici? Sai … utilizzando due rametti e sfregandoli tra loro? Sembra un metodo molto più semplice che spolparmi il braccio per una minuscola pallottola” tartagliò il virus isterico ma Celeste sbuffò “La legna è tagliata a ciocchi ed non ha rami più sottili del mio pugno …”. Lo spinse contro la parete e disse “Smettila di fare il bambino e comportati da uomo … Pensa che lo faccio anche per te …”. Alla fine; Turbo accettò e si sedette come gli aveva detto la donna. Celeste si sedette dietro di lui, lo aiutò ad sfilarsi il golfino ed gli arrotolò la manica della maglietta. Poi gli tolse con cura le bende e tastò con più delicatezza possibile la ferita, in modo da sentire dove fosse la pallottola. Il virus strinse i denti e ringhiò un paio di bestemmie. Maledetta quella troia bionda … La principessa, dopo un attentissimo esame, gli mormorò “Il proiettile è penetrato troppo in fondo … devo fartelo uscire dall’altra parte dove c’è la clavicola …” “Cosa?!? Stai scherzando?!” sbraitò Turbo con gli occhi di fuori ma la donna cercò di rassicurarlo “Stai tranquillo: l’ho fatto un paio di volte a Lancaster e tutto è filato liscio come l’olio …” “Non me ne frega un cazzo! Non mi faccio aprire un altro foro …”. Si azzittì di colpo. La testa gli iniziò a girare tanto che vacillò. La voce di Celeste gli arrivò alle orecchie così fiocca che sembrò venire da una galassia lontana “Ecco … Lo sapevo … Turbo stai andando in ipotermia a causa del freddo e della perdita di sangue … Se non ti tolgo la pallottola ora morirai entro poco …”. Sentì le mani di Celeste premere qualcosa di umido sul foro d’entrata, che gli diede un minimo di conforto, e sentì il suo corpo stendersi a terra. La principessa posizionò le mani sulla clavicola e mormorò, con tono più dolce “Ora ti farà un po’ male …”. Lui annuì senza aver capito una sola parola fino a che un dolore lancinante lo sopraffò d’improvviso, facendolo gridare e tornare in sé. Celeste gli disse, con sicurezza “Dai! Ancora un paio di pressioni ed uscirà fuori … Resisti!” “Va a fanculo!” strillò il virus con le lacrime ai occhi “Ti stai vendicando per quello che è successo nella sala al mio castello …” “In un certo senso … si …” ammise lei sorridendo. Pigiò con le dita più forte, tanto da farlo urlare ancora ed alla fine la cerulea riuscì nel suo intento. Tirò fuori il proiettile e lo gettò in mezzo ai tronchi. La legna prese subito fuoco ed presto nella caverna si iniziò a sentire un piacevole tepore.

Turbo si mise ad ansimare e tentò di asciugarsi le lacrime dal viso ma la principessa lo precedette e gli disse “E’ tutto finito ora … Adesso ti metterò delle bende pulite e potrai star tranquillo vicino al fuoco e riposare …” “La spalla non mi fa più tanto male …” “Perché non c’è più il proiettile ed il calore del laser ti ha cauterizzato il buco”. La donna gli accarezzò il viso per accertarsi che non fosse sopraggiunta la febbre, poi andò ad accovacciarsi dall’altro lato della grotta. Il virus la poté vedere attraverso le fiamme e le rivolse un sorrisetto sfacciato “Perché non sei rimasta qui, vicino a me? Non ho intenzione a mangiarti …” “Dopo l’ultima volta che siamo rimasti da soli preferisco rimanere dove sono …” “Avvicinati e non fare la scema! Ora sei tu quella che non è in condizioni di replicare, basta guardare come sei conciata!” borbottò Turbo. Vedendo che rimaneva ferma al suo posto; sbuffò “Ti prometto che non ti farò niente di male … anche perché sono troppo debole per fare qualsiasi cosa …”. La cerulea cercò un modo per ribattere ma alla fine anche lei dovette arrendersi. Si alzò e fece per sedersi addossandosi alla parete ma il virus esclamò, leggermente divertito “Dove stai andando?! Così è uguale a prima! Non lo sai che quando c’è una tempesta di neve due NCP devono abbracciarsi?” “Si lo so …” borbottò lei con le guance che le andarono a fuoco. Si avvicinò di soppiatto e ringhiò “Guarda che lo faccio solo perché siamo in una situazione disperata e nient’altro per cui tieni le mani a posto …”. Lui allargò il sorriso, spalancando le braccia, e sussurrò “Vieni da papà …” “Così non mi stai aiutando …” borbottò Celeste e si sdraiò tra le braccia del pilota. Turbo si mise più comodo facendo in modo che la principessa fosse obbligata a stargli più aderente possibile al suo fianco se voleva godere anche lei del calore delle fiamme e la strinse con bramosia. La donna se ne accorse e ringhiò “Mi raccomando; fermo con le mani altrimenti giuro …” “Che mi allargherai con le dita il foro che ho sulla spalla …” sbottò l’altro, interrompendola. Fece la sua solita risata e disse “Certo che certe volte sei ripetitiva …” “Allora smettila di stringermi come se mi volessi strappare di dosso anche ciò che mi rimane di questo orrendo vestito! Mi sembra di essere stata chiara nel dirti che questa è solo una situazione di emergenza …” “Ed io penso di essere stato abbastanza chiaro in tutte le altre occasioni”. La strinse con più forza in modo che i loro visi fossero a pochi centimetri l’uno dall’altro. Turbo sorrise di più e sussurrò “La devi smettere di fingere con me, tesoro, ti conosco così bene … Hai riacquistato parte della tua memoria, non è vero?”. Lei cercò di allontanarsi ma la stretta del virus pareva d’acciaio. Lei spalancò gli occhi, sorpresa. Eppure doveva essere debole per via dell’estrazione … Lui rimase a contemplarla per qualche secondo e sghignazzò maliziosamente. Ora era completamente inerme, nelle sue mani … Era stato così semplice farle credere di essere troppo debole anche per muovere un dito. Strusciò il naso contro il suo e riprese a parlare “Me ne sono accorto dopo che mi hai tolto quella roba … mi hai consolato, accarezzato il viso … piccoli gesti che si fanno quando provi amore per qualcuno …” “L’ho fatto solo per pietà!” disse l’altra con rabbia e cercò ancora di allontanarsi ma le zampette d’insetto del virus l’avevano imprigionata senza che se ne accorgesse. Si morse le labbra e si dette della scema per essere cascata in un tranello così idiota. Lui canticchiò “Stai mentendo …” facendo si che le loro labbra si sfiorassero ad ogni parola. Si mise a ridacchiare e mormorò “Tu sei mia …”. D’improvviso; gli occhi di Turbo si chiusero e cadde in un sonno profondo, dove il silenzio della grotta fu rotto dal suo pesante russare. La principessa borbottò “Finalmente quelle maledette erbe del cazzo che gli ho applicato prima hanno fatto effetto …”.

Il LAZZARUS rimase a guardare con il suo unico occhio il punto dove c’erano le formichine parlanti. In un certo senso era “felice” di quel silenzio improvviso. Si guardò intorno. La polvere rossa lo circondava e questo lo rese ancora più felice. Mosse un tentacolo sopra di essa e lo mulinò tanto da creare un po’ di vento. La polvere rossa sotto la punta del tentacolo si alzò, seguì la corrente d’aria e si ricompattò. Un altro essere identico al LAZZARUS venne alla luce e zampettò via. Il programma strinse le palpebre e rise, poi andò a crearne altri.

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Capitolo 15
*** I ragni rossi ***


Gli occhi azzurro cielo di Calhoun si erano incrociati con quelli ovali e verde bottiglia di quell’essere giallognolo alto poco più di un puffo con una antenna lunga e sottile sulla testa dalla punta luminosa tipo ET e dal corpicino a forma di trottola; il protagonista di un gioco BEJEWEL di cui non si ricordava il nome. Le scivolò una goccia di sudore dalla fronte mentre lui si avvicinava con quelle gambette ridicole, le tendeva due braccia insignificanti e le rivolgeva il sorriso più idiota che avesse mai visto fare da una creatura vivente. Altri animaletti dalle forme più strane l’avevano circondata in un cerchio multi colorato e le rivolgevano gridolini e sorrisetti bambineschi. Arretrò intimidita da tutto quel candore e si voltò verso gli altri, fino a vedere Koudelka. Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti.

La medium era inginocchiata affianco a Felix con gli occhi chiusi e le braccia che oscillavano avanti e indietro, come a seguire la musica di un’orchestra. Ogni tanto le sue mani si soffermavano a pochi centimetri dal petto e lui allora emetteva delle grida senza, però, riprendersi dallo stato di incoscienza in cui era caduto. La camicia azzurra era sbottonata quel tanto da scoprirgli il punto dove era stato colpito. La ferita si era quasi rimarginata del tutto. Sentì delle lacrime pizzicarle gli occhi ma le ricacciò indietro con rabbia. Aveva già fatto la figura della mocciosa frignona davanti a tutti quanti e non ci teneva a farlo ancora. Tornò a guardare davanti a sé. Ralph era appoggiato sul tronco di una grossa quercia dietro a Koudelka, tenendo in braccio uno di quei animaletti che aveva un aspetto felino ed accarezzava distrattamente la sua pelliccia bianca. Era preoccupato per il suo amico Felix, per la situazione di merda in cui si erano cacciati, per il fatto che Turbo era sparito con Celeste facendo impazzire Lancaster che non smetteva di ripetere come era potuto succedere un’altra volta. Ed era preoccupato per lei, Koudelka, che, dopo aver consumato energie per la magia di trasferimento, stava cercando di salvare la vita dell’Aggiusta Tutto. Fece un sorrisetto dolce. La sua ragazza era davvero in gamba. A quel pensiero si irrigidì ed arrossì. Da quando aveva iniziato a pensare a lei come la sua ragazza? In fondo; non si erano scambiati nient’altro che un bacio. Alice intanto stava facendo una specie di piantina e borbottava rivolta ai altri “Ok … La situazione è questa: il LAZZARUS è completamente e totalmente impazzito. Ora starà riducendo in polvere tutto quanto …” “Questo fa molto Scarafoide …” commentò Calhoun dando un’occhiata schifata ad un marshmallow vivente che si stava strusciando sulla sua caviglia “Sembra che siamo ritornati quando SUGAR RUSH fu invasa da loro …”. Si chinò sul dolce vivente e, titubante, lo accarezzò sul dorso. Il marshmallow, a quel tocco, fece le fusa. La donna fece un sorrisetto tirato. In fondo erano piuttosto carini quei cosi. Ad un certo punto; la soldatessa sentì un fruscio tra le foglie dei cespugli. Al principio pensava che fosse un altro di quei animaletti strani ma ascoltando meglio capì che si stava sbagliando. L’essere si muoveva a scatti, velocemente, rimanendo nascosto tra gli arbusti e le foglie. Calhoun socchiuse gli occhi ed osservò meglio il punto. La strana creatura emanava un bagliore scarlatto tra una postazione e l’altra. Con molta cautela; la mano del sergente scivolò sulla guaina ed afferrò il calcio della sua pistola. Vanellope notò il gesto e tirò fuori il Keyblade, mettendo i sensi in allerta. Anche gli altri la imitarono, seguendo con l’udito gli spostamenti dei nuovi arrivati tranne Koudelka, che continuava imperterrita con le sue cure. Piombò un silenzio irreale e poi …

Un milione di ragni scarlatti schizzarono fuori dai cespugli ed iniziarono ad distruggere tutto ciò che le loro zampe toccarono. Gli animaletti scapparono terrorizzati. Calhoun sparò ed colpì tre ragni che si disfecero in una porporina rossa ed scintillante mentre Sir Daniel indossò la sua armatura da dragone e, tra una gettata di fiamme che sputava e l’altra, ringhiò “Cosa sono questi affari? Non sembrano NCP” “Se ho ancora la vista buona; mamma LAZZARUS ha dato alla luce un nugolo di bambini” rispose il sergente di HERO’S DUTY rimettendo la pistola a posto e imbracciando il fucile spara laser. Si girò verso Koudelka ed domandò “Come sta andando con Felix?” “Ho quasi finito di riparare i tessuti del polmone ferito ed i muscoli pettorali; ma ci vorrà ancora mezz’ora prima che lui possa guarire del tutto …” rispose la ragazza concentrata. Felix, nel suo stato di incoscienza, sfiorò con le dita il manico del suo martello d’oro ma la medium gliela allontanò dicendo “Non ci pensare neanche … Se ora intervieni con il tuo affare inibirà la mia magia ed il foro si riaprirebbe di nuovo …”. Fece un sorriso di scherno e aggiunse “Non vorrai che la tua bella scoppi di nuovo in lacrime …” “Va a fanculo Iasant!” gridò la soldatessa e sterminò una decina di ragni. Alice sparò delle bombe di the bollente dalla sua teiera gigante e si mise a ringhiare “Non abbiamo tutto quel tempo! Dobbiamo sloggiare di qui e formulare un piano d’attacco prima che il LAZZARUS crei altri mostri come questi oppure venga il boss in persona …” “Fare ancora piani?!? Non abbiamo fatto altro da quando siamo entrati dentro al Computer e sono tutti andati in malora!” esclamò Ralph gettando un masso nel nugolo. Si girò fino a vedere la ragazza mora e propose “Perché non facciamo quello per cui siamo venuti ad darvi il nostro aiuto? Andiamo a ripristinare questo posto così tornerà di nuovo normale anche Mister Scintillio …” “E dimmi un po’, genio, come pensi di farlo?” urlò l’altra “A differenza di queste mini copie; sul vero LAZZARUS le nostre armi sono pari ad una pioggia di coriandoli mentre lui può ammazzarci soltanto sfiorandoci” “Ehi, voi! La piantate di litigare come mocciosi?!? Questi frutti di bosco posseduti dal diavolo stanno avendo la meglio! Vedete di far andare più veloci le vostre mani e tenete a freno la lingua fino a quando non li abbiamo fatti fuori tutti!” gridò Vanellope mandando fendenti con la grossa chiave. Loki annuì e disse “Ha ragione la bambina, Al … Concentriamoci prima su questi cosi e poi ne riparleremo con calma …”.


Turbo aprì gli occhi con molta fatica e cercò di focalizzare l’interno della grotta. Il fuoco si era spento da poco, si poteva vedere il vapore che rilasciava la legna. Ma che cosa gli era successo? Si ricordava che era riuscito ad intrappolare Celeste e che la stava assoggettando per soddisfare i suoi più intimi desideri ma … poi? Era come se qualcuno gli avesse staccato la spina del cervello. Mosse le braccia e le mani e lì si accorse che la principessa non c’era più. “Ce … Celeste?” balbettò con la bocca impasticciata, tirandosi su con i gomiti. Non gli arrivò nessuna risposta. “Celeste?” chiamò ancora a voce alta. Si alzò in piedi e si diresse all’ingresso della grotta barcollando leggermente. La tempesta si era placata e davanti a lui c’era solo una distesa bianca liscia come una tela tranne per una piccola fila di impronte “Ma … è impazzita?!? Come le è venuto in mente di andarsene dalla grotta con i vestiti stracciati?!? Finirà col morire assiderata!”. Si trasformò in uno Scarafoide e si librò in aria con molta difficoltà e traballando su e giù.

Più avanti andava; più il paesaggio cambiava. Una serie di colonne rocciose spuntarono tra la neve come denti aguzzi di uno squalo, della stessa tonalità della parete rocciosa dove si trovava la grotta, formando una specie di foresta “Celeste! Dove diavolo sei?!?” gridò Turbo rivolto al nulla per poi mormorare a sé stesso “Non può essere lontano … Non ne avrebbe avuto il tempo …”. Atterrò in mezzo ad esse e si mise a zampettare intorno. Un refolo di vento soffiò trascinando con sé piccoli fiocchi di neve e … Il virus si immobilizzò. Il vento aveva trasportato anche un dolce aroma … il profumo dei gelsomini. Sorrise e canticchiò, sfiorando con le unghie la roccia di una colonna “Ah, la mia principessina ha voglia di giocare a nascondino …”. Alzò di più la testa ed annusò l’aria, seguendo quella lieve e piccola traccia di profumo come un segugio. Il rumore della neve che veniva calpestata risuonò alle sue spalle e si voltò, allargando il suo sorriso. Fece in tempo a vedere una massa di riccioli cerulei sparire dietro a una colonna e ridacchiò “Avanti, zuccherino mio, la dobbiamo smettere con questi stupidi giochetti … Ti sembra poi così terribile l’idea di passare l’eternità insieme a me?”. Vide la figura femminile scattare ad un’altra colonna alla sua sinistra. Si avvicinò lentamente ad essa e disse “Ma dai … Lo so che, in fondo, ricordi ancora qualcosa dell’amore che provavi per me … lo sentivo ogni volta che ti guardavo … ti toccavo … anche se facevi in modo di allontanarmi …”. Ora la traccia di gelsomino era più forte. L’aveva già trovata … Tese lentamente le mani, pronto “Game over amore … Ora torna tra le braccia del tuo paparino …”. Fece scattare le mani fino a che non afferrò un pezzo di stoffa. Sghignazzò e tirò forte. Tutto ciò che si ritrovò tra le mani fu ciò che rimaneva del vestito color pesca della principessa. Non fece in tempo a stupirsene.

Successe tutto così improvvisamente … Una trappola formata da una rete di metallo si chiuse su di lui e lo sollevò in alto. Celeste si avvicinò e si piazzò sotto il virus, indossando un vestito nero simile a quello di Alice solo con le maniche lunghe ed i tacchi degli stivali a zeppa ed al collo e sull’orlo della gonna spuntava un merletto bianco. Turbo spalancò gli occhi e borbottò “E quello da dove l’hai tirato fuori? Dall’armadio di Mercoledì Adams?”. Lei si limitò a guardarlo ed a scuotere la testa. Poi si voltò, prese dalla tasca della gonna una sfera bianca grande quanto la sua mano e la tirò contro una delle colonne. Si aprì un varco fatto di nubi e polvere grigio cielo. L’ex pilota iniziò a dimenarsi nella rete e gridò “Celeste, ora ti giri e mi guardi in faccia … Tu non puoi lasciarmi qui … mi hai sentito?! NON PUOI LASCIARMI QUI!”. Vedendo che la principessa non ribatteva ed era più impegnata a controllare le armi che le aveva donato la LOOKSFERA insieme ai vestiti, una pistola dalla canna doppia grossa quanto il suo polso ed una spada da indossare al polso come un bracciale, ringhiò “Smettila di ignorarmi! Non lo sopporto!”. Lei si sistemò una ciocca di capelli e continuò con la sua ispezione, poi guardò il portale e sospirò. Doveva continuare ad ignorarlo … solo così sarebbe riuscita a fuggire “Tesoro … Ti prego amore mio … voltati e guardami …” mormorò lui con voce supplichevole. Celeste si voltò fino a vederlo in faccia e pensò “Brava cretina!”.

Il virus aveva le labbra che tremolavano ed gli occhi lucidi. Afferrò le griglie della rete e mormorò “Non lasciarmi qui …”. Celeste aprì la bocca come per dire qualcosa. Migliaia di ricordi le affiorarono dalla mente, offuscandole la percezione della realtà e confondendola. Allungò una mano fino a toccare le dita scarlatte di Turbo e si stupì di quanto le piacesse quel contatto. Lui fece un sorriso ed strinse le dita attorno alla mano candida sussurrando “Pensa, amore mio, noi due insieme potremmo essere i padroni incontrastati di tutta la rete Online! Basta lasciare che il LAZZARUS finisca di distruggere tutti i siti esistenti e poi …”. La principessa, a quelle parole, tolse improvvisamente la mano dalla sua ed esclamò “No!”. Il viso cinereo del virus si rabbuiò. Celeste lo guardò nei occhi e disse “Non rimarrò ferma a guardare il nostro Word e quello dei miei amici venir distrutto da quel mostro. Io sono la principessa imperiale di GALAXY DUEL e farò tutto ciò che è in mio potere per proteggere il mio popolo ed aiutare i miei amici …”. Addolcì leggermente lo sguardo e mormorò “In fondo; provo una grande pena per te: sei rimasto intrappolato nel tuo passato così a lungo che non riesci a vedere nient’altro”. Gli diede le spalle “Dirò ai altri che ho perso le tue tracce da quando il portale magico mi ha scaraventato qui … Così nessuno ti cercherà più e potrai essere il padrone incontrastato di questo sito. Prendilo come un ringraziamento per avermi tenuto in vita fino ad adesso, anche se era solo per i tuoi perversi fini”. Turbo si dimenò per cercare di rompere la rete ma tutto ciò che ottenne fu un oscillazione a mo di pendolo che gli fece venire un po’ di nausea. Tornò ad aggrapparsi alla rete e ringhiò “Quanto sei teatrale, tesoro! Pensi davvero che tu e quella accozzaglia di falliti riuscirete ad eliminare la più grande calamità che sia capitata in una console? Quello che stai andando a fare è un suicidio! Vuoi sapere quante possibilità avrete nel distruggere quell’affare? Meno del 1% bambola …”. La principessa si voltò e gli rivolse un sorriso “Allora mi terrò stretta quel 1% di probabilità …”. Si volse a guardare il portale che aveva fatto con la sfera e mormorò “Addio Turbo …”. La principessa si lanciò dentro di esso e le ultime cose che riuscì a sentire prima che il buio la avvolgesse fu le grida di Turbo seguiti da una lacerazione metallica.



Vanellope colpì di taglio l’ultimo ragno che era rimasto e quello si disfece in polvere rossa. Si asciugò il sudore dalla fronte e borbottò “E anche questo è andato …” “Finalmente! Non ce la facevo più a sputare fiamme!” si lamentò Daniel e si sedette a terra. Alice ripose le sue armi e si guardò attorno. Anche se erano riusciti a eliminare tutti quei disgustosi ragni; i danni che avevano causato era incalcolabile: gli alberi erano ricoperti di buchi o erano in procinto di trasformarsi in polvere e molti animaletti erano stati uccisi durante la battaglia. Poteva sentire i lamenti dei sopravvissuti riecheggiare nell’aria … Ralph tirò un pugno sopra al tronco di un albero, che si spezzò come se fosse stato un bastoncino, e ringhiò “Non riesco ad aspettare oltre! Questa storia deve finire adesso!”. Si voltò verso gli altri “Se non andiamo a ripristinare il Computer adesso queste grida saranno la nostra colonna sonora …” “E non li avrà mandati solo in questo sito: sono sicura che altri saranno in queste condizioni se non peggio” disse Koudelka e si affiancò allo Spacca Tutto. Calhoun la guardò perplessa e la medium disse, con un sorrisetto beffardo “Sta tranquilla: il tuo principe azzurro è guarito ed ora sta solo facendo un pisolino per recuperare interamente le forze …”. La soldatessa fece una smorfia ma andò comunque vicino all’Aggiusta Tutto. “Mi dispiace di essere così logorroica e ripetitiva …” ribatté Alice usando la punta del suo coltello per pulirsi le unghie “Ma come cazzo facciamo a fare una cosa del genere? Mentre stiamo parlando; il LAZZARUS avrà creato eserciti interi di questi ragni e noi siamo in minoranza! Per non parlare che non abbiamo idea di come farlo fuori visto che nessuna delle nostre armi funziona contro la sua pelle di porporina …”. Sospirò e concluse “Non so voi; però io penso che non abbiamo più dell’1% di probabilità di vittoria …” “Allora bisogna tenerselo ben stretto ed andare all’attacco!” esclamò una voce. Tutti si voltarono e videro la principessa Celeste avanzare tra i cespugli ed gli alberi circondata da lucciole verdi.

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Capitolo 16
*** Preparazione ***


Lancaster si avvicinò alla principessa ed esclamò “Celeste! Dove eri finita? Mi è venuto un infarto quando non ti ho più trovata alla Stazione!”. Scacciò alcune lucciole dal vestito della cerulea e si guardò intorno “Dov’è quel grandissimo e disgustoso virus purulento di Turbo?!? Se quel bastardo ti ha sfiorata con un dito …” “Piantala Lancaster! Sembri mia madre!” urlò la donna irritata “Io sto bene e non vedo Turbo da quando ci siamo teletrasportati dalla Piazza …”. Si sporse dalla spalla del capitano fino a vedere Felix steso a terra. L’espressione del suo viso si addolcì e chiese “Piuttosto; lui come sta?”. Lancaster si voltò e sorrise “Sta bene … Koudelka è riuscita a rimarginare la ferita …”. Lei emise un sospiro e mormorò “Meno male …”. Alice si avvicinò ai due si rivolse a Celeste “Allora anche tu sei d’accordo con Ralph e Koudelka … Ma vi siete bevuti tutti e tre il cervello?!?” “Continuando a scappare non si risolverà nulla! Dobbiamo trovare una soluzione ora altrimenti sarà veramente la fine per tutti noi!”. Si mise una mano sul mento e aggiunse “Sono sicura che, se uniamo le nostre menti, riusciremo a trovare qualcosa”. Ora, nella foresta, era calato un silenzio assordante. I pianti dei animaletti si erano placati come per ascoltare le sue parole. La ragazza mora si prese una ciocca di capelli e guardò la principessa glacialmente. Calhoun accarezzò i capelli di Felix in un istantaneo moto di affetto e ringhiò “Andare così allo sbaraglio senza un piano ben preciso è da folli, come dice Alice, ma allo stesso tempo sono d’accordo con Ralph … Non ho intenzione di starmene a nascondermi come un coniglio braccato da una volpe famelica …”. Con una mano toccò il calcio della pistola e fece un sorriso “Facciamogli capire che, fino a quando avremo fiato nei polmoni, noi non ci assoggetteremo …”. Daniel la fissò con il suo unico occhio e ribatté “Possibile che non capite un cazzo?!? Siamo in un punto morto! Il LAZZARUS è potente e noi siamo solo una manciata di NCP stremati … Come vi può passare per l’anticamera del cervello di affrontare un esercito?!”.

Vanellope si guardò la punta dei suoi stivaletti e una mano andò distrattamente dentro alla tasca della felpa. Le dita sfiorarono la superficie liscia del guscio della chiocciola e-mail. La tirò fuori e, sempre distrattamente, le diede da mangiare delle foglie di trifoglio. Ma poi un’idea illuminò il visino della bambina, che scattò in piedi e gridò allegra “Ci sono!”. Mostrò il mollusco ai altri “E se chiamassimo altri NCP con questa? Non saremo più da soli a combattere …” “Pronto?” ribatté Loki “Non per fare il guastafeste; ma se te lo sei dimenticata tutti gli NCP del Computer sono preda della manipolazione mentale … Ci attaccano appena ci vedono …”. Questa volta fu il cavaliere scheletrico di MEDIEVIL a prendere la parola, animato dalla stessa euforia che aveva contagiato la piccola pilota di kart “Questo fino a quando c’era Jabal!”. Si affiancò a Vanellope e raccontò “Al primo incantesimo di viaggio; io e la marmocchia siamo stati catapultati in un villaggio identico alla fabbrica di bambole del gioco di Alice ed, all’interno di una stanza sorvegliata dai cani di Anubi provenienti dal mio gioco, abbiamo trovato il libro degli incantesimi di quel frocio di Zarok!”. Tutti lo guardarono incerti e lui continuò “Sono sicuro che Jabal avrà utilizzato il suo incantesimo di ‘Possessione delle anime’ per assoggettare gli altri …” “E questo come ci dovrebbe aiutare?” domandò Koudelka scettica. Lo scheletro alzò l’occhio al cielo e fece un gesto irritato con la mano dicendo “Ma non ricordi?!? Quando muore la persona che ha formulato l’incantesimo; la magia si spezza e gli NCP tornano alla normalità! Possiamo chiamare aiuto!”. Il gruppo fece un gridolino di gioia ma Alice prese parola “Ma questo non toglie il problema principale: il LAZZARUS e la sua fottutissima pelle capace di disintegrare ogni cosa che venga a contatto con essa …”. A quel punto; la principessa Celeste tese una mano verso la ragazza e mormorò rivolta a Lancaster “Capitano, questo non ti ricorda il livello bonus di GALAXY DUEL?”. Lui fece un’espressione sorpresa e disse, sorridendo “Potrebbe funzionare!”. L’uomo guardò tutti gli altri e gridò “Basterà colpirlo dall’interno!”. Prese un bastoncino e fece degli schizzi sulla polvere “Il portale del LAZZARUS dovrebbe trovarsi in questo punto, giusto?” indicò con la punta del legnetto un rettangolo che aveva disegnato vicino ad una figura stilizzata di un ragno. “Se alcuni di noi entrassero là dentro senza che lui li veda ed manomettessero i codici che lo compongono; potremo farlo implodere dall’interno!”. Fece un respiro profondo e mormorò “Per far si che il piano funzioni; dovranno entrare nel portale solo due NCP mentre il resto dovrà fronteggiare il nemico in modo da distrarlo ed allontanarlo … Ma chi …” “Ci andrò io” disse Vanellope guardando il capitano nei occhi “Sono in grado di teletrasportarmi attraverso le pareti ed in più sono l’unica che può usare il Keyblade …” “E’ troppo rischioso, nocciolina!” disse Ralph parandosi davanti a lei “Tu non prenderai parte alla battaglia. Rimarrai con Felix e Ko …” “No!” urlò l’altra “Perché dovrei starmene in disparte? Perché sono una bambina?” “Hai centrato in pieno il problema” annuì il gigante incrociando le braccia al petto. Le guance di Vanellope si tinsero di rosso ed strillò “E’ vero sono una bambina ma ho tutte le qualità che servono per potercela fare, come sono riuscita a salvarti nel monte Diet-Cola ed a combattere fino ad ora …” “Li eri all’interno del tuo gioco ragazzina!” le ricordò lui, furioso “Anche se a SUGAR RUSH ti fosse capitato qualcosa; saresti stata ripristinata …” “Ti sei dimenticato che il mio codice non era al suo posto quella volta?! Se quel giorno venivo colpita a morte sarebbe stato per sempre! Eppure non ho esitato per un solo istante a salvarti quella pellaccia ispida che ti ritrovi!”. Ralph strinse i pugni e i denti. Koudelka lesse nel pensiero di Ralph e sorrise dolcemente. Si affiancò a lui e gli mormorò “Lo so che sei preoccupato che le possa accadere qualcosa come a Felix ma sai che ha ragione: con la sua piccola statura e le sue capacità di teletrasportarsi; potrà passare il varco senza alcun problema …” “E se là dentro ci fossero altri ragni o qualcosa di molto peggio?” domandò lui guardandola. Poi ripeté la domanda ad alta voce in modo da porla anche ai altri “Come ho detto; è troppo rischioso” aggiunse infine “Secondo me dovrebbero andarci dei esperti del combattimento e più di due …” “Se ci andassimo in troppi il LAZZARUS si accorgerebbe fin da subito dove vogliamo arrivare e …” ribatté Lancaster. I suoi occhi indugiarono sulla piccola figura della pilota di kart, che ricambiava il suo sguardo arrossendo appena, ed aggiunse “Anche se ho i tuoi stessi timori Ralph; Vanellope ha ragione. Lei sarà uno dei due NCP …” “E io sarò l’altro!” dichiarò Celeste alzando la mano.

Il capitano si voltò verso la principessa e sgranò gli occhi, mormorando “Come?” “Mi hai sentito bene … Sarò io l’altro NCP che seguirà Vanellope dentro al portale …” “E no … questo no …” sbottò Lancaster guardandola torvo “Ti sei già ficcata in troppi guai … è meglio che sia tu quella che deve rimanere esente dalla battaglia …” “Non ti azzardare a provare a fermarmi, Lancaster …” sibilò lei “Perché come la piccola Vanellope; ho tutte le carte in regola per coprire questo compito e te lo avevo già dimostrato quando i non-morti hanno invaso il nostro gioco …”. Fece un sorrisetto e aggiunse “E prima ho scoperto di avere una capacità in più …”. Si sbottonò due bottoni del colletto e mostrò ai altri il lato del collo. C’era una sottilissima linea rosata che partiva da sotto la mandibola e finiva alla scapola “Quando ho disarmato Jabal della daga; lui ha fatto in tempo a ferirmi con la punta dell’arma provocandomi questo taglio” raccontò Celeste “Ma quando il mostro di polvere stava per attaccarmi e stavamo per essere teletrasportati; uno dei suoi tentacoli riuscì a sfiorarmi ma … invece di uccidermi mi ha curato il taglio lasciandomi solo questa lieve cicatrice …” si riallacciò il colletto e disse “Per questo è meglio se l’accompagno io: se qualcosa dovesse andar storto; la proteggerei con il mio corpo …”. Lancaster fissò stoicamente il terreno sotto i suoi piedi ma alla fine mormorò “Va bene …”. Rialzò la testa e sorrise “Ma poi non dirmi che non ti avevo avvisato …”. Lei ricambiò il sorriso ed annuì. La pilota di kart guardò la scena con invidia ma un particolare le saltò all’occhio all’improvviso “Scusatemi … Ma il vecchio monaco incartapecorito che fine ha fatto?”.


Celeste … Una principessa da salvare capace di agire e pensare come un eroe ... Perché si stupiva ogni volta che riusciva a fargliela sotto il naso? Se non fosse stata così; lui non si sarebbe MAI innamorato così tanto … Bastava che si ricordasse di tutte le NCP che aveva avuto quando era la star della Litwak Arcade … Il tempo di una notte e esse finivano nel dimenticatoio … Mentre lei … Turbo era rimasto con gli occhi incollati nel punto dove il portale di fumo si era aperto e richiuso. Attorno a lui i pezzi della rete metallica erano sparsi un po’ ovunque, luccicando nella neve, ed era convinto che insieme ad essi ci fossero anche i frammenti del suo orgoglio. Batté un pugno sul terreno, tanto da far scricchiolare le nocche, e sibilò “Maledizione … Come cazzo sei riuscita a scapparmi anche questa volta? Ah … se ripenso che fino a poco tempo fa riposavi fra le mie braccia …”. Puntò lo sguardo verso il cielo terso di nubi e pensò “Maledizione … Sta per arrivare un’altra tempesta … E non mi ricordo più che strada ho fatto per arrivare dalla grotta fino a qui! Se solo avessi una bussola o ci fossero le stelle; saprei come orientarmi”. Subito dopo aver finito di formulare quel pensiero; le nuvole si dissiparono e si intravidero delle stelle simili a quelle di GALAXY DUEL brillare nel firmamento. Lui aprì la bocca e fissò l’astro notturno. Ma come ... Nella sua mente passò un pensiero. Si guardò intorno e immaginò che tutta la neve si sciogliesse e che al suo posto ci fosse una distesa di sabbia. Appena lo ebbe finito di formulare; la neve si sciolse all’istante e al suo posto apparve della sabbia, così bianca e fine da sembrare zucchero. Il virus ne prese una grossa manciata e lasciò che i granelli scivolassero tra le dita. Era esattamente come l’aveva immaginata nei suoi pensieri! Sorrise e sghignazzò “Allora è così che ci sei riuscita amore mio … Ah, ah, ah! Come sono stato stupido! Ah, ah, ah! Dovevo pensarci fin dalla prima volta!”. Gettò il resto della sabbia per terra e tese le braccia davanti a sé “E’ arrivato il momento di regolare i conti una volta per tutte … Ah, ah, ah! Il LAZZARUS diventerà mio come il resto del mondo virtuale!!!”. Piegò le dita appuntite e fece finta di strappare un telo nell’aria, ridendo come un pazzo. La realtà davanti a lui si squarciò ed apparve un lungo corridoio illuminato da torce. A poco a poco riuscì ad aprire un varco abbastanza grande da farlo passare. Ridacchiò ancora e disse “E’ arrivata la resa dei conti … Vedrai come li farò fuori tutti i tuoi amici, mia cara …”.


Felix si tirò su di scattò urlando “No! Tamora!”. Si guardò intorno, stupito, e disse “Ma … Dove sono?” “Felix!” urlò Ralph felice. Il gruppo si avvicinò all’Aggiusta Tutto, festante, tranne Calhoun che era rimasta in disparte, indecisa su cosa dovesse fare. Felix si alzò e salutò i suoi amici con il suo solito sorrisetto timido. Ringraziò di cuore Koudelka per averlo salvato, stringendole con calore la mano, e fece a Ralph un occhiolino di intesa. Il collega rispose con un grugnito ed arrossì, suscitando una serie di piccole risatine da parte di Vanellope, Loki, Daniel e Alice. Felix si voltò verso la sua fidanzata e le rivolse un sorriso. Si allontanò dai altri e camminò verso di lei. Il sergente di HERO’S DUTY, al principio, si irrigidì ma poi riprese la sua abituale espressione e mormorò “Bentornato soldato …”. Si guardarono nei occhi intensamente ed alla fine la donna cedette. Si inginocchiò a terra e lo abbracciò con forza mentre le lacrime le scivolarono lungo le guance. Lui le accarezzò i capelli biondi e le sussurrò con dolcezza “Va tutto bene Tamora … Sto bene adesso …” “A- Avevo paura d- di averti p- perso …” singhiozzò l’altra senza riuscire a trattenersi. Felix si scottò quel poco per guardarla in viso, le asciugò le lacrime e disse “Su … Non pensarci più … Sarà impossibile che tu riesca a liberarti di me così facilmente …”. Calhoun rise tra le lacrime ed si porse affinché le sue labbra furono su quelle dell’Aggiusta Tutto. Un coro di “AWWW” echeggiò nell’aria mentre qualcuno del gruppo iniziò ad intonare la colonna sonora di “Via col vento” a squarciagola mentre Vanellope imitava la voce di Calhoun e diceva “Lo giuro davanti a Dio … Non creperai in questo posto!”. La soldatessa si separò da Felix, si asciugò le ultime lacrime dal viso e urlò contro gli altri “La smettete di comportarvi come imbecilli?!?”.

Ralph fece un sorrisetto a mo di scusa e, con nonchalance, sfiorò la mano di Koudelka. La medium, a quel tocco, riuscì a leggere nella mente dello Spacca Tutto “Se … Tutto andrà bene e … riusciremo a far tornare tutto alla normalità … Vorresti ... Ti andrebbe di … u- uscire con m- me?”. Nel sentire quel pensiero; la ragazza si commosse. Il suo programma le aveva impostato un orribile passato … La comunità gitana a cui apparteneva l’aveva bandita alla tenera età di otto anni, dopo che la predizione sulla tragica morte del padre si era avverata e la sua mamma aveva tentato di ucciderla. Aveva vagato per l’Inghilterra del 1800 per tanto tempo, elemosinando per avere un pezzo di pane e un giaciglio dove poter dormire, finché a quattordici anni non fu trovata da un’anziana medium che la salvò dalla strada e dalla prostituzione. Le insegnò come doveva usare i suoi poteri e fu l’unica che le diede un briciolo d’amore. Morì due anni dopo per cause misteriose e Koudelka fu di nuovo costretta a vagare … Ralph, non avendo nessuna risposta, borbottò “Capisco se tu non vuoi … Insomma … Una bella ragazza come te con uno come me … Sarebbe troppo …” “Bello” disse lei concludendo. Lui annuì “Già …”. Stettero in silenzio e Koudelka mormorò “Si può fare …”.


“Si può sapere dove siete finiti tutti?! Koudelka? Ragazzi?”. Roger stava percorrendo un lungo e buio corridoio facendosi da guida nell’oscurità con il suo bastone. “Io, Roger Bacon, autore della copia del Manoscritto dei Esuli e miglior alchimista esistente sulla faccia della terra; costretto a vagare come un disgraziato in questo luogo! Non c’e più rispetto!”. Camminò per un altro tratto fino a che non vide una luce in lontananza “Che sia arrivato alla fine del tunnel o sto per raggiungere il paradiso di nostro Signore?”. Si mise a correre e … Gli NCP dell’Arcade stavano combattendo contro i terribili mostri provenienti dal Computer. Nessuno si era accorto del suo arrivo. Mary stava urlando come una forsennata e colpiva a colpi di karate un Angelo, Pac-Man inseguiva le Rovine minacciandole di mangiarle e Jin lottava contro Nina … Eh? “Jin, idiota, l’avversario non sono io questa volta!” urlò la bionda dandogli una sberla “Scusami Nina! E’ la forza dell’abitudine …”. Roger sistemò la sua tonaca stracciata e borbottò “Meglio fermare questa baraonda …”. Sbatté la punta del suo bastone contro il terreno ed urlò a squarciagola “Voi miserabili, maledetti! Tremate al cospetto di Roger Bacon! Il più grande …”. Tutti gli NCP si immobilizzarono e lo fissarono. Alla fine Sonic disse “Cazzo gridi, nonno?!”. Roger lo fissò male e sibilò “Modera il linguaggio con me pantegana!”. Li fissò tutti e urlò “Bella scena: i vostri amici stanno rischiando la vita e voi non solo non li aiutate ma lottate anche con i nostri mostri sbagliati …” “Ma questi cosi hanno invaso l’Arcade!” gridò Mario ma il frate rispose “Lo hanno fatto perché erano costretti da un incantesimo! Guardateli ora: si sono fermati e non mi sembra che abbiano il desiderio di aggredirvi …”. Guardò una Rovina e gli ordinò “Ehi! Sputalo fuori!”. La Rovina alta cinque metri sputò dalla bocca di bambola Taizo, che si alzò in piedi e urlò come un indemoniato. Il vecchio monaco fece un cenno di apprezzamento e concluse “Ora prendete un Elisir e rimettetevi in fretta! Il LAZZARUS ci aspetta, forza a salvare il Computer e la vostra Sala giochi!”.

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Capitolo 17
*** NCP vs LAZZARUS ***


Il LAZZARUS tese una delle sue innumerevoli braccia contro il cielo. Stava per captare delle vibrazioni che provenivano da molto lontano, dove un gruppo di ragni rossi erano andati a fare una ronda ed non erano più tornati. Dal grosso tentacolo spuntarono delle sottili estremità simili a rozze dita che si misero ad ondeggiare come mossi dal vento. Alcune particelle rosse, invisibili ad occhio nudo tranne che al suo, si incollarono su di esse. L’enorme ragno si portò la grezza mano più vicina all’occhio, studiando attentamente la polvere finita sui polpastrelli e … vide tutto. Perché quei esseri viventi erano così ottusi? Cosa c’era di più eterno del far parte del tutto? Emise una specie di risata mentre il suo corpo stava cambiando forma. Era tipico degli esseri viventi concludere tutto con una guerra.


Roger condusse gli NCP lungo la galleria che collegava l’Arcade al Computer senza riuscire a nascondere un sorrisetto compiaciuto. Finalmente era giunto anche per lui il suo momento di gloria … “Senti un po’ matusa … Come mai bazzicavi vicino al nostro portale? Non dirmi che sei uno di quei stronzi che hanno permesso che succedesse tutto questo casino …”. Il monaco dette un’occhiataccia al dispotico riccio blu mentre questo si studiava con attenzione il cerume che si era tirato fuori da un orecchio “Ti sei bevuto il cervello a mo di chupito?!? Sono capitato vicino al vostro portale per colpa di un incidente di percorso …” “Incidente di percorso?” ripeté l’altro scettico “Mi sembra un po’ strano, se quello che ci hai detto è vero, che sei venuto solo tu da noi …”. Roger incrociò le braccia ossute e borbottò “Non pretendo che un parente stretto di un ratto di fogna comprenda le complessità della magia …” “A chi hai dato del ratto di fogna?!?” ringhiò Sonic furioso. L’alchimista fece un gesto stizzito con la mano che impugnava il bastone “Sta zitto portaspilli con le scarpe! Siamo ormai giunti …”. Sonic borbottò ancora per poco, poi si girò e guardò davanti a sé, come tutti gli altri. La Piazza era molto cambiata da quando Roger c’era stato l’ultima volta: i muri cadevano a pezzi od erano così corrosi dalla polvere acida del LAZZARUS così gravemente da mostrare i codici numerici. L’accecante luce che brillava come il sole dal soffitto era ora un ricordo lontano tranne per dei piccoli globi semitrasparenti che libravano in aria simili a lumini da cimitero. Roger dette un’occhiata ai piani più alti. Le meravigliose e variopinte porte che conducevano ai vari giochi non c’erano più e solo il buio totale c’erano al loro interno. Satin si allargò il colletto del suo mantello con l’indice e borbottò “Ma dove siamo capitati? Mi sembra di essere all’interno di SILENT HILL …” “Silenzio!” borbottò il monaco “Sento che c’e qualcosa …”. Tutti si azzittirono ed prestarono ascolto all’area circostante. In effetti … C’era qualcosa … Un boato provenne dai piani più alti della Piazza ed un cumulo di macerie precipitò mancandoli per poco. Tutti guardarono su e Bob, il piccolo dinosauro di BUST A MOVE strillò “Lassù ci sono Felix e gli altri!”. Tutti alzarono la testa …

Koudelka sparò due colpi di pistola centrando due esseri di polvere rossa mentre Ralph e Bayonetta le davano manforte. Il LAZZARUS si era sbizzarrito a creare nuovi mostri: ora il programma pazzo si poteva vantare di avere tra le sue schiere chimere e idre, fiere e demoni che aumentavano a vista d’occhio. Nonostante si fossero aggiunti a loro anche gli NCP del Computer chiamati grazie alla chiocciola e-mail; la battaglia aveva risvolti improvvisi e si dimostrò ardua. Ralph prese per il collo un leone rosso e gli strinse un braccio attorno al collo fino a soffocarlo per poi buttare la sua carcassa contro dei grossi scarabei antropomorfi che stavano attaccando la medium alle spalle. Calhoun e Felix, grazie ai crouser che avevano trovato al vulcano Gulgu, stavano eseguendo una serie di voli acrobatici ed sparavano con dei fucili laser. La soldatessa si era stupita nel constatare che il suo futuro marito aveva talento nello sparare e si era sentita orgogliosa di lui. L’Aggiusta Tutto si voltò verso di lei e urlò “Il gruppo est ha bisogno del nostro aiuto ed quello sud sta retrocedendo …”. Un nibbio rosso si gettò in picchiata tra colpi laser e di proiettili veri, verso Felix. Sfoderò gli artigli e puntò al suo collo ma Calhoun prese il suo coltello da caccia e lo scaglio contro l’animale. Il rapace precipitò, pugnalato al cuore. L’Aggiusta Tutto le rivolse un sorriso mentre la soldatessa ringhiò, leggermente rossa “Tieni gli occhi puntati sul cielo, Felix! Il nostro compito è quello di neutralizzare i nemici alati …” “Ma il gruppo est ha bisogno di aiuto per …” iniziò a ribattere l’altro. Calhoun alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Poi mirò verso la linea est e sparò una mitragliata di colpi in modo che i nemici rimasti furono costretti a retrocedere. Guardò Felix e sbuffò “Ora sei contento?”.

Intanto, sotto di loro, gli NCP si battevano agguerriti: il drago Spyro stava caricando aiutato dai pugni di Rayman un toro gigantesco mentre Lara Croft sparava contro delle tigri del bengala. Alice e Lancaster duellavano come se fossero un NCP solo ed ogni tanto, tra uno sparo ed un colpo di the incandescente, si scambiarono sguardi intensi. Un altro amore era sbocciato tra colpi di pistola e affondi di spada. Daniel si alleò con il terribile Cappellaio ed il Fabbricante di bambole che lo aveva dotato di una spada dalla lama nera con minuscole faccine di bambola bianca che aprivano e chiudevano la bocca. Un affondo fatto da quell’arma poteva rivelarsi letale per chiunque fosse stato il bersaglio. Infrid e Shiva, gli spiriti d’invocazione di FINAL FANTASY, insieme a Siren e Carbuncle attaccavano e difendevano le truppe di NCP con magie e incantesimi. Fu allora che Calhoun sentì delle grida di battaglia provenire dai piani inferiori. Perplessa; ella si voltò e prese il suo ultra modificato binocolo e lo puntò giù. Fece un largo sorriso e gridò verso il fidanzato “E’ il tuo giorno fortunato, recluta …” ed indicò il punto.

Roger stava correndo verso di loro, con la tonaca lurida che svolazzava mostrando le gambe secche e fini mentre gli Arcadici lo seguivano. Ralph, nella sua forma demoniaca da POWER STONE ringhiò soddisfatto “Finalmente un po’ d’aiuto …”. Guardò verso la porta della cartella del LAZZARUS e mormorò “Spero che Vanellope e Celeste se la cavino senza intoppi … Dove sarà finito il LAZZARUS?”. D’improvviso sentì una serie di tonfi ritmati, come se un gigante altro quaranta metri si stesse dirigendo verso di loro trascinando con sé qualcosa che strideva al contatto con il muro ed il pavimento. Il LAZZARUS apparve davanti a loro sotto ad un’altra forma, più definita. Era una gigantesca donna con una decina di braccia e un viso bellissimo, dotato di una sensuale bocca carnosa munita di denti aguzzi e tre occhi rossi. Era armata di quattro spade. Koudelka fissò la figura induista e fece un sorriso “La dea Kalima … Colei che governa la morte …”. Prese dal suo inventario delle pallottole e disse “Spero che il piano di batuffolo di cotone funzioni …”.
 

Vanellope e Celeste riuscirono ad avvicinarsi alla cartella senza che il LAZZARUS e i suoi scagnozzi rossi se ne accorgessero, troppo presi dai NCP e dalla loro battaglia. La loro bassa statura le aveva aiutate a non dare nell’occhio ma adesso veniva la parte più difficile. La bambina sfoderò il suo Keyblade e borbottò “Ora non ci rimane altro che entrare …”. Vide la cerulea distratta e domandò “Ehi … Ti senti bene?” “Non lo so … Ho la sensazione di essere osservata …” rispose l’altra con un sussurro. Vanellope si guardò in giro e disse “Forse sei solo un po’ agitata … Ultimamente ci capitano una serie di eventi che una normale principessa non avrebbe mai affrontato nel suo gioco neanche fra un milione di anni …”. Sorrise maliziosamente e disse “Andiamo così potremo parlare di questioni fra donne …” “Questioni fra donne?” ripeté Celeste basita. La piccola pilota di kart annuì ed puntò il Keyblade contro la serratura che si aprì con un leggero clic. La porta si socchiuse facendo soffiare un vento gelido dalla fessura. “BRRR Che freddo! Sembra di essere dentro ad un triplo cono gelato immerso nella granita!” “Come sei esagerata Vanellope! Rispetto alla temperatura del gioco in cui ero finita prima; questa è una lieve brezza di primavera”. Le diede un colpetto affettuoso alla spalla e disse “Dai … entriamo prima che si accorgano della nostra presenza”. La bambina fece una alzata di spalle ed insieme varcarono la soglia.

Calhoun si gettò in picchiata e sparò una serie di colpi, centrando tutti i nemici sotto al suo mirino. Però non riusciva a liberarsi da una sgradevole sensazione … Come se qualcosa stesse andando storto … Dette un’occhiata tramite il binocolo e cercò il portale dove erano entrate Celeste e Vanellope. Le vide attraversare il varco del LAZZARUS come da programma. Fin qui niente di strano. Però poi … “Oh … Merda!”. La soldatessa ripose il binocolo alla cintura ed si precipitò verso Lancaster. Non ci voleva questa … Quel microbo bastardo avrebbe mandato tutto a puttane! Ma prima di poter scendere anche di un metro un demone rosso dalla testa di leone e le ali da pipistrello le sbarrò la strada, ringhiando minacciosamente. “Ok sottospecie di gattino geneticamente modificato … C’e zia Calhoun che metterà fine alle tue sofferenze …”.

“Wow!” esclamò Vanellope guardandosi intorno. Si trovavano circondate da gallerie ricoperte di ghiaccio splendente e delle stalagmiti che ricoprivano il soffitto che facevano mille luci colorate. La principessa stellare si mise le mani davanti alla bocca, sgranando gli occhi. Tra i muri spuntavano piccoli mazzetti di bucaneve e altri fiori candidi dai petali ricoperti di brina che emanavano un profumo dolcissimo. “E’ un peccato che questo posto, dopo che avremo manomesso il programma del LAZZARUS, si distruggerà senza lasciarne nessuna traccia …” commentò la bambina. Si mise il Keyblade sulle spalle e fece qualche passo in avanti. Celeste la seguì “Non è detto che si distruggerà tutto … Magari era così anche prima …”. Iniziarono a parlare di frivolezze tanto per alleggerire il loro nervosismo mentre entrarono in una delle gallerie. Dovevano stare attente perché il pavimento era coperto di ghiaccio lucido e scivoloso. “Speriamo di aver imbucato il tunnel giusto … Non so se riuscirei a ritornare indietro senza scivolare …” borbottò la cerulea. Poggiò il piede a terra e slittò in avanti, andando a sbattere contro la parete. Le stalagmiti sul soffitto tintinnarono tra loro. Le due deglutirono all’unisono. Proseguirono ancora per un breve tratto. Alla fine arrivarono ad un bivio. Il varco alla sinistra era illuminato da una luce fiocca e gli stipiti erano ricoperti da migliaia di fiori mentre l’altra soffiava il vento. “Adesso dove andiamo? Il nucleo potrebbe essere alla fine di una di queste strade …” “Potremo dividerci ed entrare una per varco” “E come facciamo a tenerci in contatto se una di noi dovesse trovarsi in pericolo o trovasse ciò che cerchiamo?”. Celeste ci pensò un po’ su, poi domandò “Hai ancora con te la chiocciola e-mail?”. La bambina annuì e gliela mostrò. La principessa annuì a sua volta e tirò fuori a sua volta dalle tasche della sua gonna e ne tirò fuori una chiocciolina. “Bene … Se una di noi si trova in pericolo o trova il nucleo darà un messaggio con questa …”. Fece un sorrisetto tirato “Ce la possiamo fare …”. Vanellope rispose al sorriso nella stessa maniera della principessa, si salutarono ed ognuna si introdusse dentro ad’un entrata. Ora lui doveva scegliere da che parte andare. Se doveva inseguire quel piccolo e maledettissimo glich, che spuntava come uno di quei funghi velenosi a mettergli i bastoni tra le ruote, oppure inseguire la sua dolce bambolina, magari darle una bella sculacciata per essersi comportata male, e farle capire una volta per tutte che il suo posto era quello di stare accanto a lui! Era una scelta così difficile … Si grattò la testa, perplesso. Alla fine decise di inseguire la ragazzina. In fondo aveva dei conti in sospeso con la piccola.

Vanellope aveva varcato la soglia illuminata e piena di fiori. Ora capiva come. La galleria si stendeva lunghissima e stretta, con le pareti trasparenti e dentro di esse nuotavano una serie di creature marine, anche essi semi-trasparenti. Erano loro ad emettere quella luce fiocca e ballerina. La bambina sfiorò con le dita quelle pareti magiche e per un attimo dimenticò il suo compito. Se solo Ralph e gli altri potessero vedere quello spettacolo … Una risata maniacale fin troppo familiare echeggiò nell’aria, facendole rizzare i capelli sulla nuca. Tirò fuori il Keyblade e lo agitò, leggermente intimorita. La risata si fece più nitida e forte. “Dove sei muffin ricoperto di vermi? Sappi che non ho paura di te …” “Piccola bugiarda … Si sente benissimo che sei pervasa dal terrore …”. Lei si irrigidì di più e si mise a girare su se stessa. Era incredibile che quel bastardo riuscisse a celarsi ai suoi occhi … Eppure era lì vicino! Avvertiva la sua nefasta presenza … Una mano vermiglia sfondò la parete alle sue spalle e la afferrò dal cappuccio della felpa. La bambina strillò ma recuperò presto la calma e si teletrasportò via dalle sue grinfie. La mano sparì come era apparsa mentre la risata del virus ritornò a farsi sentire. Il buco al muro si richiuse magicamente e ritornò come prima. La piccola pilota di kart si guardò intorno e mormorò “Maledizione … Come farà quel maledetto pazzo psicopatico a nascondersi in questa specie di acquario trasparente?”. Una goccia di sudore le scivolo dalla tempia “Almeno che …”. Si girò di scatto ed osservò una delle pareti. Si stava avvicinando a lei un gigantesco balenottero trasparente con delle strisce sul dorso con impresso sul muso un sorriso diabolico e gli occhi spiritati. “Oh, per tutte le paste carbonizzate uscite dal forno!”. L’animale marino sfondò il muro, si squagliò come cera e apparve la faccia di Candito in versione Scarafoide. Il virus gridò “Sorpresa!”. La bambina fece un salto all’indietro, schivando le dita rossastre per un soffio, e cercò di colpirlo con la chiave. La punta urtò contro il gomito. Lui rise e disse malignamente “Tutto qui quello che sai fare mia cara piccola glich?”. La bambina allora si frugò nelle tasche mentre lui sgusciava fuori dalla parete ed zampettò verso Vanellope scricchiolandosi le dita delle mani e ridendo di gusto. Alla fine lei riuscì a tirar fuori dalla tasca la chiocciola “D- Devo chiamare Celeste …”. Il sorriso di Candito si spense ed schiaffeggiò la ragazzina sulla guancia così forte da farla sbattere contro la parete opposta. L’animaletto le cadde di mano ed rotolò per un breve tratto finché il virus non lo fermò con una mano. Tornò a sorridere “Questa volta non ci sarà nessuno a salvare il tuo bel faccino birichino …”. Schiacciò la chiocciola e la fece a pezzi. Rimase a guardare i pezzi del guscio e bava scivolargli sul palmo per pochi secondi, poi tornò a guardare la bambina che tremava ma teneva ben stretta la grossa chiave. Ridacchiò e disse in tono derisorio “Poverina, stai tremando! Non devi aver paura …”. Tirò indietro il braccio e fissò Vanellope nei occhi. Lei si impietrì dalla paura e Candito se ne accorse. Il suo sorriso si allargò e disse “Non devi aver paura … Presto sarai raggiunta in paradiso dai tuoi amici …”. Vanellope chiuse gli occhi e …

Una raffica di proiettili colpì il virus al braccio, facendolo arretrare. Celeste fece un passo in avanti impugnando la pistola ed guardandolo storto “Prenditela con qualcuno della tua taglia” “Celeste!” gridò la bambina con le lacrime ai occhi. La principessa fece un altro passo e ringhiò “Tu va avanti Vanellope … Ci penso io a questo stronzo …”. Candito le rivolse un sorriso di sfida “Non tirare troppo la corda amore … Non sei riuscita mai a sconfiggermi ogni volta che abbiamo avuto il nostro Faccia a Faccia …”. L’altra ricambiò il sorriso e disse “Magari questa volta riuscirò a sorprenderti …”. Tirò più su la canna della pistola e sparò un colpo, sfiorando la guancia del virus. La bambina, invece, si tolse dalla traiettoria di Candito e iniziò a correre per la strada per poi urlare “Fatti forza Cielo!” “Dove credi di andare ragazzina?!?” si mise a gridare il virus e fece per seguirla ma fu fermato da un’altra raffica di colpi. La principessa inarcò un sopracciglio e disse “Non così in fretta bello …”. Lui fece una smorfia divertita “Rimarrei a giocare con te ma devo fermare una petulante ragazzina dal distruggere ancora una volta i miei piani …”. Le diede un colpo allo stomaco con la coda, facendola scivolare all’indietro, per poi inchiodarla alla parete con una mano. Celeste cercò di svincolarsi dalla sua presa ma il virus aumentò la presa e le strinse il collo tra il pollice e l’indice. La principessa gemette e Candito, ritornando con il viso di Turbo, le sussurrò in un orecchio “Tu non puoi far niente … Sei allo stesso punto delle altre volte … impotente ed indifesa …”. La strinse di più e lei perse la presa sulla pistola, che cadde rumorosamente a terra. Iniziava a vedere sfocato quando si ricordò che al polso portava quella strana spada retrattile. Con difficoltà fece scattare la sicura finché la lama non uscì del tutto dalla manica e la infilzò nel palmo del suo aggressore come un punteruolo. Turbo mollò la presa mentre lei cadeva in piedi e si preparò al contrattacco.

Vanellope aveva il fiatone. Finalmente era riuscita ad arrivare alla fine della galleria. Una colonna fatta di vetro bianco si ergeva nel mezzo della piccola saletta circolare piena di finestrelle e scritte. E nel mezzo fluttuava un piccolo rombo fatto della stessa materia che girava su sé stesso che, a sua volta, conteneva una piccolissima sfera rossa, luminosa. La bambina fece un sospiro e si disse “Questo sarebbe il famoso nucleo? Poteva metterci un po’ più di fantasia il figlio di Litwak a farlo …”. Lo picchiettò con un dito e poi si disse “Forza, posso farcela! Il destino del nostro mondo è nelle mie mani … Un colpo preciso come una pignatta …”. Sollevò il Keyblade ed si mise a contare “Uno … Due e …”. La parete alle sue spalle si distrusse e Turbo si fece spazio tra i detriti urlando “Fermo dove sei, glich!”

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Capitolo 18
*** Reset ***


Turbo fissò Vanellope con follia omicida mentre si avvicinava lentamente a lei zoppicando ed usando il braccio sinistro per reggersi. Tre delle sei zampe più lunghe strisciavano inermi sul terreno ghiacciato e il viso grigiastro, oltre ad essere deturpato dalla rabbia, aveva un profondo taglio sulla guancia destra e sia dal naso che all’angolo della bocca colavano un rivolo di sangue. La pilota di kart fece dei passi indietro, inorridita, mentre i suoi occhi cercavano Celeste in ogni dove. Il virus se ne accorse e ringhiò “E’ inutile che la cerchi … Questa volta Celeste non correrà in tuo aiuto …” “Cosa vorresti dire?” domandò l’altra con il cuore in gola. Lui le rispose facendo un sorriso derisorio, che mostrava i denti affilati “Quanto sei stupida marmocchia”. Si voltò ed indicò un punto. La bambina socchiuse gli occhi e … la vide.

Celeste giaceva a terra, con un lato del viso tumefatto da un grosso livido violaceo ed l’abito strappato all’altezza della coscia e sulla schiena, dove si potevano intravvedere i tagli insanguinati che gli artigli di Turbo le avevano lasciato sulla pelle. I capelli della principessa stellare erano stati tagliati obliquamente alla base della nuca. Vanellope mise una mano davanti alla bocca e sussurrò, scuotendo la testa “No …”. Il virus si girò verso di lei e ribatté, secco “Sono stato costretto a farlo … Lei continuava a trattenermi affinché tu potessi distruggere il nucleo e …” lì fece la voce in farsetto, mettendosi la mano libera sul cuore e dondolando un po’ la testa come quei orridi pagliacci che escono dalla scatola “Uccidere definitivamente il LAZZARUS e riportare il mondo virtuale di nuovo alla normalità …”. Tornò di nuovo a guardarla nei occhi, furioso, e urlò “E’ tutta colpa tua, glich bastardo! E di quei altri perdenti che ti circondano! Cosa avete più di me per farvi amare così tanto da lei? CHE CAZZO AVETE?!?”. Si mise una mano sul viso e scoppiò a piangere “L’ho sempre riempita di premure e di attenzioni dandole tutto il mio amore … Sono stato un marito ESEMPLARE … Che cosa volevo in cambio? Che lei mi amasse allo stesso modo, con la stessa passione … Doveva amare solo me, capisci? DOVEVA AMARE SOLTANTO ME!!!!”. Vanellope strinse di più il manico del Keyblade e mormorò “Tu sei pazzo …”. Lui smise di piangere e tornò a sorridere malignamente “Forse …” ammise infine “Ma siete stati voi a rendermi tale …”. Si mise in posizione d’attacco e sibilò “Ora basta parlare … Io e te abbiamo dei conti in sospeso!”.


Ralph cadde su un ginocchio e si mise ad ansimare. Dopo l’arrivo del LAZZARUS in versione dea indù della morte; la battaglia aveva preso una brutta piega: quella puttana, grazie alla polvere che rilasciava, risanava le ferite del suo esercito di mostri con i dati che strappava ai NCP, dopo che li faceva diventare a loro volta polvere. Quanti abitanti del Computer avevano perso la vita? Lui non sapeva tenerne il conto. D’un tratto si era sentito così stanco e demoralizzato. Una mano gli toccò dolcemente la spalla “Ralph, sei ferito?”. Lui alzò lo sguardo fino a vedere il viso di Koudelka. Anche lei era molto stanca, lo si poteva vedere dalle occhiaie e il lieve tremore che le percorrevano gli arti. La medium spostò la mano fino ad accarezzargli dolcemente il viso e lui lasciò che le sue esili dita raggiungessero la base della mandibola fino ad arrivare alla nuca. Lui socchiuse gli occhi mentre la ragazza iniziava a curarlo con la magia. Koudelka appoggiò la fronte contro la sua ed sospirò. Lo Spacca Tutto le trasmise i suoi pensieri “Ho paura Koudelka … Ho paura che il piano di Lancaster sia fallito … Ho paura che Vanellope e Celeste siano ... Ho paura di non riuscire più a proteggerti …” “Smettila di pensare a simili stronzate!” lo rimproverò lei. Gli mise entrambe le mani e lo guardò nei occhi, mentre la battaglia infuriava attorno a loro, per un istante dimenticati. La medium si mise a gridare “Devi aver più fiducia nei tuoi amici come loro hanno fiducia in te! Adesso vedi di alzare il culo da terra e di sferrare qualche altro cazzotto perché …”. Divenne un po’ rossa e sorrise “Io non esco con un petulante che si piange addosso quando le cose si mettono male …”. Ralph la fissò interdetto per un minuto, poi ricambiò il sorriso della ragazza ed disse “Spacchiamo tutto!”.


Una risata maniacale echeggiò nell’aria mentre la piccola Vanellope sbatteva per l’ennesima volta su pavimento. Si mise in ginocchio e si pulì il sangue che usciva dal labbro inferiore. Aveva tentato in tutti i modi di riavvicinarsi al nucleo del LAZZARUS ma il virus si era dimostrato ancora in piena forza nonostante le ferite in più il pavimento ghiacciato le faceva fare dei scivoloni che la facevano sbandare ogni volta che usava il teletrasporto. E poi lui sapeva sempre dove lei sarebbe riapparsa. Come a leggerle nella testa; Turbo sghignazzò arrampicandosi sulle pareti e osservandola a testa in giù “Offendi la mia intelligenza, ragazzina? Potrai usare tutte le tue fantastiche abilità ma so che devi essere ad una determinata distanza per far si che quella chiave possa rompere il nucleo!”. Sorrise ed aggiunse “In più tendi a fare gli stessi errori di Celeste: le tue scarpe non vanno bene per correre sul ghiaccio”. La bambina lo fissò male ed invidiò quelle disgustose zampe appuntite che si attaccavano come puntelli sulla superficie scivolosa. Aspetta un momento … La piccola pilota di kart sorrise e si rialzò faticosamente in piedi. Muovendo i piedi ed utilizzando il Keyblade come un remo; iniziò a pattinare intorno alla sala acquistando man mano velocità. Turbo la osservò per un breve attimo, poi sbuffò “Ridicolo … Vuoi tentare di fregarmi usando la forza centrifuga per arrivare al nucleo?”. Senza pensarci due volte; il virus si posizionò vicino alla colonna ed attese. Vanellope continuò a pattinare e si disse “Ormai ci siamo”. Lui non le staccava gli occhi di dosso e le ringhiò “Fatti avanti …” “Ora!”. La bambina usò la forza centrifuga insieme al suo potere ma, invece di mirare alla colonna del nucleo, andò a sbattere contro la parete opposta. Il virus la fissò con la bocca aperta, poi scoppiò in una fragorosa risata. Quella stupida marmocchia … La stanza si mise a tremare, tanto che Turbo smise di ridere e si guardò attorno, perplesso. Un tintinnio continuo provenne dall’alto. Lui si mise a guardare su e cacciò un urlo. In meno di cinque secondi le stalagmiti e i detriti del soffitto gli caddero addosso, schiacciandolo mentre la bambina li riusciva a scansare grazie al teletrasporto. Quando tutto finì; nella stanza era rimasta solo qualche parete, oltre il tunnel adiacente quasi integro, e il nucleo. Lei iniziò ad esultare di gioia e si affrettò ad avvicinarsi ad esso. Questione di poco e tutto sarebbe finito.

Una mano rossastra uscì dal cumulo di ghiaccio ed la afferrò. Turbo si rimise in piedi, con gli occhi di fuori ed alcune stalagmiti infilzate nella schiena. Era talmente furioso che riusciva a parlare a stento “Tu maledetta … piccola … BASTARDA!”. Chiuse il corpicino della bambina nella sua mano ed iniziò a stritolarla. Vanellope cercò di teletrasportarsi ma non ci riusciva. Aveva impiegato tutte le sue energie per sbattere contro la parete. Il virus l’avvicinò di più al suo viso e ringhiò “Adesso … non mi … saltelli più … intorno … come una … scimmietta … ubriaca …”. Aumentò la pressa e disse “E adesso … muori …”. BANG!

Il nucleo si sbriciolò in migliaia di piccoli pezzi di vetro sotto lo sguardo atterrito dei due. Una figura balzò sui detriti di ghiaccio e si avvicinò al virus tenendo tra le mani una pistola ed una stalagmite molto robusta. Celeste fece un ultimo salto ed, con tutte le sue forze, usò la sbarra di ghiaccio come una mazza e lo spaccò contro la tempia di Turbo. Lui lasciò la presa sulla bambina, barcollò leggermente di lato e crollò a terra, svenuto. La piccola pilota di kart, dopo un po’ di smarrimento, si voltò verso la principessa spaziale. La cerulea la fissò a sua volta e mormorò “Be? Che hai da fissarmi in questa maniera?”.


Il LAZZARUS stava per colpire Loki con una delle sue mani, emettendo una specie di risata. Il ragazzino era rimasto senza forze, con una gamba ferita ed tutte le sue carte ridotte in polvere. Per lui era arrivata la fine. Stava per rassegnarsi quando Ralph e Koudelka lo abbracciarono e gli fecero scudo con il loro corpo. Il volto dell’albino iniziò ad inumidirsi di lacrime “No! Siete impazziti? Andate …”. I due si prepararono al colpo e … Il LAZZARUS si dissolse nell’aria, emettendo un grido di furore e d’angoscia, che echeggiò nelle pareti a lungo facendo si che anche i suoi mostri color fuoco svanissero a loro volta, senza lasciare traccia. Gli NCP si guardarono sbigottiti. Cosa era successo? Alla fine Roger alzò le braccia ossute contro il cielo ed urlò “SIII! Il LAZZARUS è stato distrutto!”. Cadde un silenzio molto pesante e poi … Un boato di urla e grida di gioia echeggiò per tutta la Piazza, seguiti da pianti e svenimenti collettivi. Calhoun alzò un pugno ed esultò, poi prese Felix per il colletto della camicia e lo baciò con trasporto. L’Aggiusta Tutto arrossì e disse, quando si furono separati “Tamora … Davanti a tutta questa gente?”. Lei fece un mezzo sorriso e disse “Francamente me ne infischio” e tornò a baciarlo. E non furono gli unici. Come se fosse arrivata la mezzanotte di capodanno; ogni coppia formata da anni o da pochi minuti unirono le loro labbra in un focoso bacio, rilasciando nell’aria miliardi di cuoricini rossi palpitanti. Anche Ralph e Koudelka avevano dato il loro contributo. Tutti erano presi dai festeggiamenti quando … Una violenta scossa di terremoto li interruppe.

Sonic guardò in alto ed gridò terrorizzato “Guardate il soffitto! Si sta cancellando!”. Tutti si misero a guardare su ed molti furono colti dal panico. “Che significa?” domandò il sindaco di Belposto Gene a un NCP del Computer “Perché la vostra Piazza si sta cancellando? Che il LAZZARUS sia riuscito a danneggiare il nucleo della vostra piattaforma?” “No … E’ qualcosa di gran lunga peggiore …” mormorò Impmon guardando a sua volta il soffitto. Si mise alle spalle del suo Domatore ed urlò ai altri “Michael sta resettando il Computer! Se rimarremo ancora qui saremo spacciati!” “Cosa facciamo?” urlò qualcuno mentre il panico dilagava come una macchia d’olio, facendo dimenticare l’euforia. Alice fischiò ed urlò “Se qualcuno ci tiene alla propria vita; dobbiamo andare tutti nella sala giochi dei nostri amici Arcadici …”. Tutti iniziarono a dirigersi verso la galleria quando Ralph gridò alla medium “Celeste e Vanellope sono ancora dentro al portale del LAZZARUS …” “Sta tranquillo” ribatté lei alzando gli occhi al cielo “Calhoun è andata a prenderle insieme a Felix … Con i crouser faranno in un lampo …”. Lo Spacca Tutto annuì e, dopo qualche tentennamento e un’ultima occhiata al varco, aiutò alcuni NCP a trasportare i feriti verso la galleria …


Dopo qualche ora … Il signor Litwak osservava il figlio con tristezza mentre il giovane stava guardando a sua volta lo schermo del suo computer. Sospirò tristemente e disse “Hai fatto il possibile, figliolo … Non darti la colpa per ciò che è successo alla sala giochi …” “Mi dispiace così tanto papà” mormorò Michael mettendosi le dita sulle palpebre e massaggiandosi gli occhi “Avrei dovuto pensarci che il mio programma poteva contenere alte quantità di bug …”. Ritornò a guardare lo schermo e disse “Ora che ho cancellato tutto dal mio computer; le cabine si sistemeranno automaticamente …” “E il progetto per l’azienda?” “Vedrò che altro inventarmi un altro giorno … adesso sono troppo stanco per pensarci …”.

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Capitolo 19
*** Ritorno all'Arcade ***


Tre giorni dopo … Celeste era seduta di fronte alla console di madreperla e avorio, nelle sue stanze nel sfarzoso castello di GALAXY DUEL, osservando con attenzione la sua immagine riflessa nello specchio. Ogni tanto passava le dita sui tratti del volto e sui capelli tagliati a caschetto, incredula che quella donna potesse essere lei: il suo viso si era trasformato, diventando molto più definito e sensuale, mentre i suoi occhi erano diventati luminosi ma rivelavano anche un velo di malinconia. Era questo il prezzo per aver riacquistato i suoi ricordi? Era questa la donna di cui LUI era diventato pazzo? Distolse lo sguardo dalla sua immagine e prese in mano una scatoletta rossa, l’aprì e osservò la fila di anelli di diversa forgia e valore. Ne prese uno di oro bianco con un solitario a forma di stella e se lo infilò all’anulare. La sua mente ritornò subito indietro nel tempo, nel 1984, all’interno di una sala piena di trofei, quando un pilota di kart le aveva preso la mano e si era inginocchiato davanti a lei domandandole con il cuore in gola “Celeste … Vorresti diventare mia moglie?”. Gli occhi le si inumidirono , si sfilò l’anello e lo gettò a terra. Da quando aveva trovato quel gioiello non era stata più in pace …


“Be? Che c’hai da guardarmi?” ridacchiò la principessa stellare rivolta a Vanellope, che la fissava basita, mentre Turbo si accasciava sul pavimento e riprendeva pian piano le sue sembianze originali. Dopo un attimo di sbigottimento; la bambina si precipitò tra le braccia della cerulea e scoppiò in lacrime “C- Credevo che q- quella mela marcia di Candito ti a- avesse u- uccisa!”. La donna le accarezzò amorevolmente i capelli e disse “Per un attimo c’ho creduto anch’io … Ma ora non piangere più … Ora va tutto bene …”. La piccola pilota di kart si separò dall’amica, si asciugò le lacrime ed le rivolse un ampio sorriso. La principessa si guardò intorno “Abbiamo fatto un bel casino … Spero che gli NCP del Computer non si arrabbino per come si è ridotta la cartella …”. Vanellope ridacchiò e ribatté “Questo sarà uno dei loro ultimi problemi …”. La bambina dette un’occhiata ai detriti attorno a loro e fu allora che notò qualcosa di scintillante tra i massi di ghiaccio. “Ehi Cielo … c’è qualcosa che luccica dove ci sono quel mucchio di detriti … Lì … Vicino ai tuoi piedi …”.

Celeste si girò e cercò tra il mucchio di ghiaccio dove aveva detto la bambina. C’era un anello bellissimo, forgiato in oro bianco e con un solitario a forma di stella. Lo prese e lo mostrò alla presidentessa, che fece un fischio di ammirazione “Quel cerchietto deve valere almeno mille monete d’oro …”. Lei lo studiò con attenzione, ammirando la precisione dell’artigiano e passando un dito sul solitario, poi qualcosa nella sua testa le disse di guardare dentro al cerchio. Impallidì. Dentro all’anello c’era una scritta elegante “Turbo e Celeste felici insieme”. Vanellope notò la sua espressione e domandò “Cielo? Va tutto bene?”. La principessa fece per aprir bocca quando una violenta scossa le fece scivolare sul pavimento ghiacciato e cadere a terra. “Per tutte le ciliegine che annegano nel rum; che diamine era?!?” “Non lo so … ma penso che sia saggio uscire di qui prima di rischiare che ci crolli tutto addosso!”. Si alzarono in piedi e stettero per imbucare il tunnel quando Celeste sentì un lamento provenire alle sue spalle. Lei si voltò fino ad avere nella sua visuale il virus. Vanellope si fermò a sua volta e rimase a fissarla perplessa, ma la sua espressione cambiò drasticamente quando la vide avvicinarsi a Candito e cercar di farlo riprendere “Sei impazzita?! Quel mostro figlio di una ciambella stantia non ha fatto altro che causarci un sacco di problemi!” “Ma non possiamo lasciarlo qui! Potrebbe morire …”. La bambina incrociò le braccia e la principessa continuò “Capisco quello che provi, Vanellope, ha fatto soffrire molto anche me … Ma non far si che la tua mente prenda controllo del tuo cuore … Lo lasceresti davvero qui a morire?”. La piccola pilota di kart si morse le labbra e fece un sospiro irato “Va bene Principessa Martire! Ti do una mano …”. Lo prese da un lato e ringhiò “Ma se lui si riprende e tira un altro dei suoi brutti scherzi; cascasse una volta di panna montata che lo lascio cadere a terra e me la squaglio”. Celeste annuì ed lo prese dall’altro lato.

Erano riuscite a percorrere metà del tunnel quando incontrarono Calhoun e Felix a bordo dei loro alianti. La soldatessa commentò “Finalmente vi ho trovato, signorine: questa cartella è così piena di buchi che sembra un gigantesco formaggio Emmental …”. Posò gli occhi sul trio e fissò il virus “Cosa ci fa quel rifiuto insieme a voi?” “Lo portiamo dai antipicchi … Se la vedranno poi loro …”. La bionda fece per ribattere quando arrivò un’altra scossa di terremoto “Tamora, ne discuteremo più tardi … Ora caricati sul tuo crouser Celeste e Turbo mentre io prenderò Vanellope … Il Computer sta per andare in reset …” consigliò l’Aggiusta Tutto ed aiutò la bambina a salire. La donna alzò gli occhi al cielo e sbuffò contro la principessa “L’hai sentito, no? Sbrigati a caricare questo avanzo di galera e muovi le chiappe a tua volta!”. La cerulea fece come le era stato detto. Calhoun e Felix sfrecciarono lungo i corsi ma ogni tanto dava un’occhiata perplessa a Celeste. Ella teneva Turbo stretto a sé in un modo … Forse lo faceva per non farlo cadere ma … Guardò Felix e gli fece un cenno e lui rispose con un altro che significava “Dopo, Lascia stare” tanto che la soldatessa lasciò perdere.

Uscirono dalla casella appena in tempo prima che si riducesse in pixel e fu un vero miracolo che riuscirono ad arrivare alla galleria prima che tutto si cancellasse. Quando arrivarono alla Stazione dell’Arcade; vennero accolti da miliardi di NCP che iniziarono veramente a far festa. Loro scesero dal crouser e li … Celeste svenne per le ferite subite e la fatica. Quando riprese i sensi erano passata quasi una giornata ed era stesa su un letto d’ospedale, circondata dai suoi amici. Ed, insieme a lei, anche le sue ombre del passato ...


Diede un pugno sulla console e si riguardò allo specchio “Stupida! E’ ora di finirla con questa lagna …” si disse furiosa “E’ vero; ricordi che una volta eri sua moglie ed è probabile che provi ancora qualcosa per lui ma resta sempre uno sporco assassino, un virus che ha dato l’anima all’Hacker e che più di una volta ha cercato di distruggere il mondo e di uccidere te ed i tuoi amici … Per cui non hai nessun motivo per piangere per la sua sorte … O per le decisioni che hai preso …”. Si alzò, andò verso la finestra e si affacciò. Le costellazioni di GALAXY DUEL brillavano nel firmamento in diversi colori nella notte eterna ed illuminavano il castello di un biancore etereo. L’imperatrice si stava affaccendando nel cortile affinché le decorazioni di ghiaccio plutonico e le lucciole di venere fossero nel posto giusto, in modo che il ricevimento del matrimonio di Felix e Calhoun fosse perfetto. Ridacchiò. Sua madre adorava dimostrare di essere un’eccellente sovrana e padrona di casa. Si massaggiò il viso e si disse “Oggi è un giorno speciale: due dei tuoi migliori amici si stanno per coronare il loro sogno d’amore … Andiamo a sceglierci un abito che faccia impallidire anche la sposa …”.


Koudelka e Ralph erano stati tra i primi NCP a poter uscire dal centro ospedaliero, grazie alla capacità curative della ragazza ed alla resistenza dello Spacca Tutto. Erano le sei di sera ed entrambi, dopo aver fatto visita a Celeste ed salutato gli altri, fecero una passeggiata per la Stazione e si fermarono davanti al portale che conduceva a TAPPER. Si dettero un’occhiata d’intesa e chiesero all’unisono “Ti va una birra?”. Fecero un sorriso smagliante ed entrarono. Appena ebbero varcato la porta del locale; vennero accolti da una folla di NCP festaioli, che li circondarono ed si accanirono per offrire da bere alla coppia ed obbligandoli a raccontare le loro avventure. Ma Koudelka aveva altri piani. Si mise due dita sulla tempia e mormorò “Grazie per il vostro affetto miei cari amici ma noi stiamo per andarcene via … Sapete, abbiamo dei impegni, ma voi continuate a festeggiare …”. Gli occhi della folla si appannarono di colpo ed ognuno tornò al suo posto ai banconi. Ralph fece un fischio d’ammirazione e commentò “Ehi! Carino questo trucco … Magari lo riuscissi a fare anch’io così potrei evitare un sacco di occhiatacce ogni volta che cammino per strada …” “Ti guardano male?” ripeté lei, perplessa.

Le loro birre arrivarono e lui si mise a raccontare un po’ della vita da cattivo mentre le sorseggiavano. Alla fine la medium mormorò “Be … D’ora in poi non sarà più così … Ora sei uno degli Eroi del Web o che schifoso nomignolo ci hanno dato …”. Fece un sorso dal suo boccale e aggiunse a bassa voce “Almeno te”. I due bevvero un altro po’ di birra, poi Ralph borbottò serio “Però anche tu hai contribuito alla salvezza della Rete Virtuale … per cui non vedo perché gli altri NCP ti dovrebbero portare rancore …”. Lei si mise a ridacchiare senza allegria e borbottò “Il mio gioco non è KODOMO come il tuo. Potrei anche inventare il codice dell’invulnerabilità ma sarò sempre una Bambina Maledetta per loro, una NCP con cui non vogliono avere niente a che fare …”. Lui la fissò per un lungo attimo, poi le accarezzò una guancia ed le sussurrò “Io penso che siano soltanto dei invidiosi: gli uomini perché non sono intelligenti come te e non hanno i tuoi poteri. Le donne, invece, perché non hanno neanche un decimo della tua bellezza …”. Koudelka gli rivolse un dolce sorriso e gli domandò “E tu invece? Cosa vorresti avere di mio?”. Ralph sorrise a sua volta e le rispose “Un terzo bacio …”.

La ragazza arrossì, lasciò il suo boccale sul banco e si avvicinò all’uomo “Però promettimi che sarà solo un bacio …”. Appoggiò le mani sulle sue ampie spalle ed aggiunse “Una storia tra noi non andrebbe a buon fine …” “Lo penso anch’io …” ribatté l’altro con un sussurro, aiutandola con una mano a mettersi sulle punte dei piedi. Lei continuò “Una storia tra noi due sarebbe come quella di Romeo e Giulietta … Impossibile sotto molti punti di vista …” “Già …” affermò Ralph avvicinando la bocca a quella della medium “Io odio le storie d’amore impossibili …”. Si baciarono a lungo e teneramente. Quando si separarono; pagarono il conto e si avviarono verso la Stazione. Ralph la volle accompagnare all’albergo messo a disposizione per gli NCP del Computer e lei non se l’era sentita di rifiutare. Era tarda serata e le luci della Stazione si erano offuscate. Koudelka si fermò davanti a una porta e disse “Eccoci qua … Questo è l’albergo …”. Lui gli diede un’occhiata di sufficienza e mormorò “Be! Allora …” “Buonanotte …” disse l’altra. Ralph annuì e ripeté “Buonanotte”. Si diedero un’ultima occhiata e … Boom! I loro propositi di rimanere buoni amici andò in malora: si erano dati un altro bacio, seguito da un altro più lungo che fu ricambiato a sua volta. Lei lo condusse nella sua stanza e quando furono dentro si scambiarono altri baci, più passionali. Poi ad essi si aggiunsero le carezze ed i sorrisini complici, finché passarono il resto della notte facendo l’amore. Il mattino seguente, verso l’alba, i due amanti erano ancora svegli ...

Koudelka ripensò a questi tre giorni come i più belli che avesse mai vissuto. Il mattino si svegliava affianco a Ralph, che le rivolgeva sempre un sorriso dolce e le sussurrava “Buongiorno” in un modo così caloroso che la commoveva. Poi lui era così pieno di premure nei suoi confronti, attento a quelle piccolissime cose che la rendevano felice. Era la prima volta. Per questo che, quando venne a sapere che il ripristino del Computer e che Michael sarebbe tornato a casa, si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Aveva pianto sul petto di Ralph e non era riuscita quasi a fermarsi mentre glielo riferiva. Lui, per tutto il tempo, la strinse contro al suo corpo “Troveremo una soluzione Kody … Non ti lascerò andare via prima …” “M- Ma come faremo? Io … Non posso … Eppure …” “La troveremo, vedrai …”.


Calhoun si stava provando l’abito nuziale, guardandolo con gran scetticismo per come esso le cadeva sui fianchi e sul didietro. Sbuffò e ringhiò “Dannata cellulite … Rendi il mio culo così ridicolamente grosso …”. Si sfilò il vestito bianco seccata, lo gettò sul letto senza però rovinarlo e disse “Come fa Felix a trovare questo … dirigibile … sexy? Se lo dipingo d’arancione me lo scambiano per la clementina più grossa del mondo …” “Senti sorella …” disse Vanellope saltando sul letto “Invece di lamentarti come una bimbetta di due anni; perché non canti un ode ai numeri che ti compongono? Il tuo corpo è da sballo e poi non penso che Felix ti voglia bene solo per il tuo aspetto …”. La soldatessa sbuffò, alzando gli occhi al cielo “Questo lo so ma …” “Non c’e nessun ma Calhoun!” gridò la ragazzina scattando in piedi “Ce l’avessi io un corpo come il tuo! Invece sono condannata a stare per il resto dei miei bit in un corpicino da bambinetta di otto anni e mezzo …”. Si rimise seduta sul letto e borbottò, afflitta “Se fossi stata programmata con dieci anni in più; Lan non si sarebbe preso una cotta per Miss Gattamorta Liddell …”. La soldatessa la fissò per qualche secondo, combattuta, poi si sedette accanto a lei e le disse “Non dovresti buttarti giù così … Magari il capitano non è l’NCP giusto per te. Se tu dessi un’occhiata intorno potresti accorgerti che c’e un piccolo pilota della tua età che …” “Se ti stai riferendo a Ranci; lo fa solo perché sono la sua presidentessa … in più è un lecca stivaletti di liquirizia …”. Sollevò la testa e disse con un sorriso “Però hai ragione! Non sta bene che ad un matrimonio mi metta il muso … L’Arcade è piena di NCP che mi troverebbero adorabile … E se Lancaster non lo capisce; vada a quel paese!” “Brava ragazzina!” gridò la bionda con un gesto d’approvazione “Ora però devo sistemare quest’abito in modo che questo pomeriggio sia pronto … E tu devi indossare il vestitino rosa ed sistemarti i capelli …” “Cosa?!?”.


Turbo aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre, infastidito dalla luce accecante che rilasciava un neon sul soffitto. Era disteso su un letto d’ospedale, in una piccola stanza bianca e tirata a lucido. Non c’erano mobili a parte le apparecchiature mediche che facevano dei lievi peep e una serie di lucine colorate. Si sollevò leggermente ed un paio di sensori si strapparono dal suo petto, i bracciali metallici che aveva ai polsi si strinsero ed aumentarono la loro magnitudine sulle sbarre del letto. Digrignò i denti e provò ad alzarsi ancora ma più lui si dimenava, più essi si stringevano ed lo tenevano inchiodato al materasso. “Ma che cazzo!” sbottò dopo l’ultimo tentativo andato a male. Si ristese di nuovo e si mise a pensare tra sé “Questi sono i bracciali-manetta di HERO’S DUTY anti Scarafoide … Non riuscirò mai a toglierli senza il loro comando …”. Si guardò intorno ed aggiunse “Quello che non riesco a capire è come io sia arrivato nell’infermeria dell’Arcade … Non mi ricordo di esserci arrivato da solo …”. I suoi pensieri si interruppero quando si sentì la porta scorrevole aprirsi lentamente.

Turbo fu fulmineo a richiudere gli occhi ed a rimettersi nella posizione originale, mentre due antipicchi bianchi entrarono portando delle cartelle cliniche, borbottando

“Ora tocca a lui … Chi è questo?”
“Ma come … Non ti ricordi come si chiama? E’ Turbo … L’ex-pilota protagonista di TURBO-TIME … La punta di diamante dell’Arcade nei anni ’80”
“Ah! Vero! Quello che è andato fuori di cozza quando è arrivato quel gioco lì di macchine … come si chiamava … Ah! ROADBLASTERS …”
“Si, proprio lui … ma alcuni insinuano che non sia stato solo per quello che è impazzito …”
“Ah, si? E per cos’altro?”.

La voce del secondo antipicco si abbassò di più ma Turbo riuscì ugualmente a sentirlo.

“Si dice in giro che sua moglie lo tradisse con un certo Curtis, uno dei piloti avatar di ROADBLASTERS e che Turbo li avesse colti in flagrante … Fu questa la goccia che fece traboccare il vaso … Fu questo il vero motivo per cui abbia ucciso e invaso il gioco …”
“Ah, si? Che tristezza! Mi fa quasi pena …”
“E lo sai chi era sua moglie?”
“No …”
“La principessa stellare di GALAXY DUEL …”
“Ah si? Quella bambolina di porcellana dai capelli cerulei che stava nella stanza 247? Quella che ha subito il backup due settimane fa?”
“Proprio lei … Non riesco proprio a capire cosa ci trovasse quello schianto di donna in questo … Sgorbio …”
“Ah! Non saprei …”. Fece una risatina. “Magari la pagava come una di quelle NCP del Computer … Sai … Quelle che abitano nei giochi erotici …”
“Allora voglio sapere subito il suo prezzo …”.

Scoppiarono a ridere fragorosamente ma il secondo antipicco si interruppe all’improvviso. Chinò il capo verso il suo petto, fino a vedere la punta delle dita affilate color porpora fuoriuscire dal suo petto, ricoperte del suo stesso sangue.

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Capitolo 20
*** Fine ***


“Signor Litwak … Dove lo mettiamo il nuovo cabinato?” “Portatelo lì ragazzi … Tra la vetrata e LET’S DANCE …”. Il proprietario dell’Arcade osservò con molta soddisfazione i due giovani sistemare il gioco, ancora avvolto nel panno blu di protezione. Da quando lo aveva visto nel computer del figlio; l’uomo se ne era innamorato a prima vista ed aveva fatto gli straordinari per potersi permettere una delle sue rare cabine. Ed oggi, finalmente, era arrivato dopo più di dieci mesi d’attesa, illuminandogli la giornata. Suo figlio Michael sarebbe ritornato nel suo appartamento a Los Angeles partendo quella sera e ... Si asciugò una piccola lacrima che si trovava all’angolo dell’occhio. Il suo ragazzo era ormai un uomo ...


Ralph si stava infilando la giacca del completo, allisciandosela un po’ sulle spalle ed ai lati del colletto, per poi abbottonarsela con cura. Quando finì di sistemarsi; sospirò tristemente e si passò una mano tra i capelli ribelli e folti. Perché non riusciva ad accantonare i suoi problemi per una volta? Il suo migliore amico si stava per sposare e lui non riusciva nemmeno a sorridere. La sua mente non faceva altro che pensare a Koudelka. Lei se ne sarebbe tornata al Computer dopo la cerimonia ed c’era la probabilità che non l’avrebbe vista mai più. E questo lo faceva star male. Come poteva immaginare di svegliarsi la mattina e non vedere più il sole filtrare dalla finestra e baciarle i capelli? Il suo sorriso e la sua voce … La sua dolcezza sotto quella scorza dura di cinismo ed sarcasmo … Si passò una mano sul viso, frustrato. Come poteva immaginare il resto della sua vita senza di lei? “Ralph!”. Felix entrò d’improvviso nella stanza dello Spacca Tutto, sbattendo la porta così forte da fargli prendere un colpo. L’Aggiusta Tutto era così agitato che non gli diede il tempo di protestare: gli afferrò una delle sue grosse mani e gridò “Devi venire con me alla Stazione … Subito!” “Datti una calmata, Felix … E’ successo qualcosa?”. L’amico scosse la testa, incapace di aggiungere altro, e ripeté “Vieni con me …”. Ralph fece un sospiro esasperato ma seguì l’amico docilmente. Arrivati sul treno cercò di far dire qualche parola in più ma sembrava che Felix si fosse incantato. Senza sosta continuava a ripetere “Non ci crederai … Nemmeno io ci credevo finché non lo visto con i miei occhi …” “Te lo chiedo per la ventottesima volta … Che cosa?!?” ringhiò l’altro iniziando a innervosirsi. Felix era così allegro e stava per dire “Non ci crederai … Nemmeno io …”. Ralph lo colpì alla nuca con una delle sue dita così forte che l’Aggiusta Tutto protestò “Ahi! Ralph! Mi hai fatto male!” “Scusa ma sei entrato in modalità alla JIMMY RIDIMMI! Ti continuo a chiedere cosa sta succedendo e tu fai …” “Non ci crederai … Nemmeno io ci credevo finché …” ripeté l’amico ritornando gaio. Quando finì di parlare Ralph lo guardò storto, tanto che Felix ridacchiò imbarazzato. Arrivarono in Stazione nel silenzio più totale. La Stazione era ghermita di NCP che non facevano altro che parlottare tra loro, alcuni stupiti ed altri eccitati. Lo Spacca Tutto alzò lo sguardo verso i portali alla sua destra e … lo vide.

Sbatté più volte gli occhi e spalancò la bocca, incredulo. Felix lo trascinò vicino al nuovo portale e gridò “Hai visto?!?”. Lui annuì lentamente e deglutì. Il varco appena aperto era nelle vicinanze di LET’S DANCE ed c’era scritto KOUDELKA a caratteri cubitali, rossi. Ralph non poteva credere ai suoi occhi. Era questo il nuovo gioco che Litwak aspettava con trepidazione? Scostò gentilmente Felix con una mano ed andò ancora più vicino, fino a sfiorare il muro con una mano. In quel momento dal portale uscì fuori Koudelka, insieme a Roger ed ad altri due colleghi del gioco. I loro sguardi si incrociarono. La ragazza fece un sorriso e sussurrò “Ralph …” “Kody … Che diamine succede? Io …”. Lei gli saltò tra le braccia e lo abbracciò così forte che sentì le proprie costole scricchiolare. Lo lasciò andare dopo un po’ ed iniziò a raccontare “Questa mattina, appena questo portale si è aperto, sono andata a trovare la mia versione Arcadica ed abbiamo parlato a lungo … A Lei non piace molto la prospettiva di lavorare in una comune saletta giochi e mi invidia molto perché io lavoro, invece, dentro al Computer ed allora io le ho proposto … Non ci posso credere che sia accaduto davvero … insomma …”. Lo guardò dritto nei occhi, prendendogli le mani e stringendole con forza “Le ho proposto di fare uno scambio: i nostri codici sono praticamente identici ed ognuna può prendere il posto dell’altra senza che il Programma ne risenta …”. Ralph fece un sussulto a quella notizia. Le accarezzò amorevolmente il viso con due dita e le domandò, mentre una lacrima gli scivolò lungo la guancia ispida ed un sorriso caloroso gli spuntava sulle labbra “Allora … Tu … Rimarrai qui?”. La medium annuì, iniziando anche lei a piangere. Si abbracciarono con forza ed dettero sfogo alle loro emozioni con languidi baci e lacrime di gioia. Gli NCP attorno a loro si misero ad applaudire.

Alcune ore dopo …
Calhoun si mise a sbuffare e diede un’occhiata fugace dietro alle sue spalle. Tutte quelle NCP che si erano raggruppate come una mandria di pecore ridevano isteriche mentre aspettavano il grande momento. La soldatessa di HERO’S DUTY gridò “Allora, ci siete tutte gallinelle? Guardate che non aspetto più nessuno …”. Le risposero una serie di grida eccitate e lei borbottò “Signore pietà …”. Tese le braccia e gridò “Pronte? Uno … due e …”. La sposa lanciò il candido bouquet verso il gruppetto, che si misero a saltellare strillando “E’ mio! E’ mio!”. I fiori fecero un lungo volo, spargendo polline e piccoli petali, superando il gruppo di NCP, ed atterrarono sulla testolina di capelli corvini di Vanellope. Un coro di “NOOOO” echeggiò nel cielo tempestato di stelle di GALAXY DUEL mentre robot fluttuanti e camerieri alieni servivano e gli altri NCP osservavano la scena divertiti. La bambina fissò i fiori a bocca aperta, si guardò intorno e si mise a balbettare “Questo significa … N- No … Deve esserci u- un errore! Io m- mi sposerò …”. I suoi occhi scrutarono la folla di NCP seduta ai tavoli fino a vedere Lancaster. Deglutì e fece per andare verso di lui quando Rancis si parò davanti a lei, inarcando un sopracciglio e sussurrando “Ehi …” “Urgh! No! Non con lui!”.

Celeste si mise a ridacchiare, mentre vedeva la piccola presidentessa che la superava e correva per tutto il cortile inseguita da un bambino biondo. La festa di ricevimento si stava svolgendo meravigliosamente e tutti erano in tale armonia … Andò dentro al gazebo, nel immenso giardino e carezzò i fiori luminosi che lo adornavano, pensierosa. Lancaster la raggiunse con un sorriso triste sulle labbra. Le porse un bicchiere di champagne, che accettò volentieri, e si sedette accanto a lei, in silenzio. Rimasero così per un po’, giusto il tempo di sorseggiare la bevanda, che il capitano mormorò “Se ne è andata … Se ne è andata senza salutarmi …” “Koudelka e Calhoun mi avevano accennato che lei era una NCP piuttosto fredda …” “O forse non sopportava gli addii” ribatté lui bevendo un sorso di champagne “Penso che avrei agito anche io così se fossi capitato nei suoi panni …”. La principessa annuì e non aggiunse altro. Sapeva fin troppo bene come doveva sentirsi il capitano. Anche lei si era innamorata follemente del NCP sbagliato.

“Questa è la stanza dove è rinchiuso il virus … Tenete gli occhi ben aperti e state attenti: questo è un bastardo molto furbo e sarebbe capace di tutto pur di riuscire a scappare”. Il soldato di HERO’S DUTY stava dando preposizioni ad un gruppetto di antipicchi per il trasferimento di Turbo dall’ospedale nella Quarantena dell’Arcade. Vedendo l’aria poco sveglia che avevano gli omini fosforescenti; l’uomo scosse la testa e tirò fuori dalla cintura un apparecchio elettronico. Quello era il telecomando dei bracciali del prigioniero, che fungevano da manette e controllavano il battito cardiaco. Si stupì quando vide la linea azzurra lampeggiare debolmente, come se fosse in agonia. “Cosa significa?” si domandò perplesso “Ma gli antipicchi medici non l’avevano curato?”. Posò il comando e prese al suo posto una scheda. Fece un cenno ai antipicchi poliziotti ed aprì la porta. Quello che vide all’interno della stanza lo fece piegare in due e vomitare sul pavimento bianco dell’ospedale.

“Voglio fare un brindisi agli sposi …” dichiarò Ralph alzandosi dalla sedia ed innalzando il suo calice. Era leggermente alticcio e la voce biascicava appena “A Felix e Calhoun, gli NCP più in gamba che io abbia mai conosciuto … Molto presto capirete chi porterà i pantaloni in questa coppia: Calhoun ovviamente”. Ci furono un eco di risatine imbarazzate e l’Aggiusta Tutto si mise una mano sul volto sperando di nascondere il rossore anormale delle guance. Lo Spacca Tutto continuò “Be, a parte le battute di pessimo gusto … Credo davvero a ciò che ho detto prima: Calhoun è una donna forte, indipendente, capace di tener il sangue freddo nelle situazioni più difficili … tranne quando si tratta di Felix perché allora diventa isterica …”. La soldatessa arrossì vistosamente e tirò di più verso di sé l’enorme mitraglia che aveva dietro le spalle. Ralph la vide e si affrettò ad aggiungere “Ma questo significa che ama veramente l’uomo che è al suo fianco in questo momento e questo fa di lui un uomo molto fortunato”. Si voltò verso di Felix e disse, con un sorriso “Conosco Felix da trent’anni ma solo recentemente siamo diventati veramente amici; ma le mie opinioni su di lui non sono cambiate. Anche lei è una donna fortunata perché il mio collega ha tutte le carte in regola per essere il marito perfetto: è dolce, gentile, pieno di garbo e altruismo …”. Dette un’occhiata alla bionda e disse “Insomma … Tu cerca di tenertelo ben stretto perché uomini così non c’è ne alcuna versione”. Tutti innalzarono i bicchieri ed urlarono “A Felix e …” “S- Sergente Calhoun …” gridò il soldato di HERO’S DUTY che si era diretto in ospedale.

L’uomo fece il saluto militare tremando e con gli occhi di fuori dal terrore. La sua armatura era crepata in più punti, come se avesse ricevuto colpi di arma da fuoco. La gamba era fratturata in due punti scomposti e un braccio cadeva inerme sul fianco. La sposa si alzò in piedi e urlò “Byron!”. Andò verso il suo sottoposto e lo aiutò a sorreggersi, aiutata da Felix e Lancaster. Il soldato roteò gli occhi e mormorò, rivolto alla donna “M- Mi dispiace m- ma … Non s- sono riuscito a fermarlo … I- Il virus è …”. Chiuse gli occhi e si mise a piangere “Quei poveri … antipicchi … Li ha ammazzati davanti ai miei occhi … Mentre li faceva a pezzi non … non smetteva di … non smetteva di RIDERE …”. Dopo quelle parole egli roteò ancora gli occhi e svenne. Tutti gli NCP presenti mormoravano tra loro, terrorizzati da ciò che avevano appena sentito. Celeste ordinò che il soldato fosse accompagnato in una delle sale dei ospiti del castello, sotto le cure del medico di corte, poi si voltò verso Calhoun. La sposa era scura in volto, con il vestito bianco sporco di rosso. Ad un certo punto si girò verso Felix e ringhiò “A questo punto la faccenda è diventata personale: nessuno può far questo a uno dei miei soldati …”. Si alzò in piedi e urlò verso i soldati, anche loro scossi per quello che era appena avvenuto “Quel bastardo ha superato ogni limite! Nessuno può far questo ad un soldato di HERO’S DUTY e farla franca! D’ora in poi il virus conosciuto come Turbo e Re Candito è ricercato per omicidio … Lo voglio vivo o MORTO!”. I soldati alzarono i pugni e ruggirono il motto dello squadrone, poi si affrettarono a prepararsi per la ricerca insieme ai altri NCP. Ma più le ore passavano e più sembrava essersi smaterializzato nell’aria. Alla fine decisero di ritornare nei loro giochi e di aspettare qualche mossa falsa del virus. LUI non poteva sparire così.

La felicità di domani dorme per dimenticare l’infelicità di ieri. Spera di fare sogni d’oro e dimenticare la triste realtà. E’ una notte tranquilla come tutte le altre. L’Arcade ha festeggiato una nuova unione e ora, stanca, riposa … Una sbronza e un’allegra serata cancelleranno forse il duro passato e daranno il benvenuto ad un roseo futuro? Chissà come gli era venuto in mente di citare Kuja in un momento del genere, quando sentiva il fiato di tutti gli NCP puntati sul collo. Poteva vedere, dalla sua postazione, la novella sposina che sventolava quel ridicolo radar affinché potesse riuscire a rintracciarlo. Represse a stento una risata mentre le passava accanto, ignorato da tutti. Era stata una sorpresa anche per lui scoprire di aver assimilato di più le caratteristiche di uno Scarafoide di quanto ne pensasse … Eppure era così semplice … Come diceva sua madre quando uno stava male? Ah, si … “Non ti preoccupare … Sarà solo fame …”. E lui aveva mangiato un antipicco.

Celeste stava cercando di slacciare il retro del vestito principesco quando qualcuno si mise a bussare alla porta delle sue stanze. Sbuffò indispettita e gridò “Avanti”. Una cameriera dai capelli verdi entrò portando con sé un vassoio con su una tazza fumante di the e una serie di biscotti al cacao. La principessa stellare li guardò per un attimo e sbottò, dopo l’ennesimo fallimento nel aprire l’abito “Basta! Da sola non ci arrivo …”. Guardò la cameriera e ordinò “Slacciamelo tu, per favore, altrimenti diventerò pazza …”. La ragazza annuì e si dette da fare mentre la principessa prese il the dove ella lo aveva appoggiato e si mise a sorseggiarlo. Aveva un odore pungente e il sapore dei chiodi di garofano le pizzicava la lingua. La cameriera prese parola “Spero che a sua Grazia non le dispiaccia se ho aggiunto un tocco personale alla bevanda … Mi sono sentita in dovere dopo le forti emozioni di stanotte …” “Ti ringrazio, Fella … E’ un po’ forte per i miei gusti ma ho apprezzato il gesto …”. La principessa né bevve un altro po’ poi riposò la tazza nel vassoio. Finalmente stava riuscendo a rilassarsi dopo tutti quei avvenimenti accaduti in quei giorni. Sentiva le membra che si scioglievano e la resero leggermente instabile sulle gambe, tanto che la dolce e fedele Fella le cinse la vita e la resse in piedi. Celeste provò a chiederle scusa ma la testa iniziò a girarle. Si guardò intorno, spaventata, mentre la voce della cameriera le arrivava distorta nelle orecchie “State bene Altezza?” “Ho … Ho bisogno di sdraiarmi …”. Si trascinò sul letto, aiutata dalla ragazza, e si buttò su di esso a peso morto. Intanto Fella le tolse completamente l’abito e sfiorò con le dita la graziosa sottoveste di seta azzurra, mentre si issava anche lei sul letto. Celeste quasi non se n’era accorta ma non poté ignorare che la ragazza aveva smesso di limitarsi ai sfioramenti ed era passata ad accarezzarle i fianchi e le braccia con voluttà. Lei cercò di alzarsi e di protestare ma la cameriera la inchiodò sul materasso e le avvicinò di più il viso al suo e sussurrò “Non te lo consiglio, zuccherino … La dose di tranquillanti che ti ho dato è massiccia … Ti potrebbe venire la nausea …”. Il viso della cameriera iniziò a scomporsi fino a che Turbo apparve nella sua forma originale. Ridacchiò e disse “Sorpresa …”. Lei cercò di schiaffeggiarlo ma il virus le bloccò il braccio con una presa ferrea al polso e fece il broncio “Visto come sei? Vai subito alle mani per un inezia … sei una piccola permalosa …”. Le mise giù il braccio e, tornando a sorriderle, le disse “Ora ascoltami bene, tesoro: io adesso ti porrò delle domande e gradirei che tu rispondessi prima che i tranquillanti facciano il loro dovere … Però ti do un avvertimento: se la tua risposta non mi piacerà o non saranno coerenti alla domanda; mi obbligherai a essere MOLTO cattivo …”. Lei guardò la porta alle sue spalle e Turbo seguì il suo sguardo per un attimo, poi borbottò “Non ci sarà nessuno a salvarti, questa volta: stanno tutti dormendo grazie al the di Fella …”. Celeste chiuse gli occhi e voltò la testa da un lato, impotente. Il virus le sussurrò all’orecchio, ignorando il tremore del corpo della donna e le sue lacrime “Prima domanda …”.

“Ricordo a stento quello che successe dopo: quei tranquillanti erano molto forti e lui stesso aveva ammesso di aver usato con me una dose massiccia e spesso cadevo nell’incoscienza per essere risvegliata a forza qualche minuto dopo …” “E durante quei momenti lui l’ha … Ehm … se l’ha …” “Se mi ha violentata? Si, lo ha fatto … Però lui riteneva che stava solo svolgendo i suoi doveri coniugali …”. L’antipicco arrossì vistosamente ma lei si limitò a guardarlo con indolenza. Aveva avuto prima il tempo di piangere ed urlare, quando l’effetto della droga era finito e lui era sparito da un pezzo. Il poliziotto si aggiustò la cravatta e balbettò “R- Ritornando a p- prima; che le ha domandato? Cos’è che voleva sapere?”. Lei fece un sospiro e borbottò “Per quante volte mi farete ancora la stessa domanda? Voleva sapere se l’avevo sul serio tradito con Curtis e con altri NCP che conoscevamo …” “E lei?” “A causa di quella roba dicevo le prime cose che mi venivano in mente e dopo, con un po’ di fatica e qualche pugno ben mirato, è riuscito a sapere la verità …” “E poi che cosa ha fatto?” “Nelle ultime due ore continuavo a perdere sensi così mi ha detto che sarebbe sparito dalla circolazione per un po’, che l’Arcade aveva perso il suo fascino da quando aveva scoperto che c’erano altre piattaforme e che avrebbe tentato di andare oltre … Poi ho avuto il buio totale finché il mio capitano non mi ha prestato i primi soccorsi”. L’antipicco annuì e le disse che era libera di tornare a casa. Quando uscì dalla stanza dei interrogatori; venne accolta dai suoi amici. Aveva paura che loro facessero le stesse domande che gli antipicchi poliziotto le avevano formulato in queste tre ore e lei non se la sentiva più di rispondere, di ricordare. Voleva solo andare a casa … Calhoun le afferrò con forza una spalla e le disse, quasi con dolcezza “Sappiamo tutto … Lancaster si è preoccupato di informarci ma sappi che nessuno di noi ti dirà niente né ti porrà domande riguardanti il caso”. La principessa fece un lieve sorriso e mormorò “Grazie”. Guardò il gruppo e disse “Ora lasciate da parte la commiserazione che provate per me e concentriamoci su ciò che mi ha detto Turbo cioè il suo andare oltre …” “Mi sembra abbastanza chiaro: sta cercando di uscire dall’Arcade e di raggiungere altre piattaforme …” disse Ralph serio. Poi prese parola Felix “L’unico modo per uscire dall’Arcade è percorrere quel tunnel bianco laggiù …” “E ci sono testimoni che dichiarano di aver visto una ombra bianca con le strisce rosse entrare dentro di esso …” concluse Calhoun ringhiando. Vanellope allora esclamò inorridita “Questo significa che … c’e l’ha fatta!”.

Calò il silenzio per qualche secondo ma poi Celeste disse “No … Non può essere finita così … Non può averla vinta …” “Ma cosa vorresti fare? Non possiamo lasciare anche noi l’Arcade altrimenti ne risentirebbero i nostri posti e le nostre case …” ribatté Koudelka. La principessa stellare la fissò “Infatti non saremo noi ad andare ma lui a tornare … E se ritornerà qui significa che sarà potentissimo e dotato di un esercito ancora più forte di quello che abbiamo affrontato al Computer …” “In poche parole sarà guerra?” domandò Vanellope guardando i suoi amici. Tutti annuirono. La bambina fece un sorrisetto e gridò “Allora guerra sia!”

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