Kingdom Hearts: Fate Of The Damned

di DarkXemnas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alone In The Dark ***
Capitolo 2: *** A Fragment Of Memory ***
Capitolo 3: *** The Academy ***
Capitolo 4: *** Where's The Darkness? ***
Capitolo 5: *** You Don't Shine At All ***



Capitolo 1
*** Alone In The Dark ***


KH FOTD cp 1

Capitolo 1

Alone In The Dark

 ~KH~

 

La chiave girò nella serratura, la maglia si mosse e la porta, dolcemente, si aprì. Ai entrò nella casa, anche oggi era rientrata prima del fratello. Salì le scale, per poi arrivare nella sua camera. Buttò la borsa sul letto e si mise davanti allo specchio. L’uniforme della scuola le piaceva molto, soprattutto perché era stato suo fratello a regalargliela. Si spogliò e si mise degli abiti più comodi. Si diresse nella cucina, ormai era ora di cena e lui sarebbe rincasato in poco tempo. Indossò il grembiule e si mise ai fornelli. Quella casa era troppo silenziosa per lei e le dispiaceva rimanere da sola. Sentì un suono familiare, era la porta.
«Hikari?» chiese lei.
«Sono tornato.» rispose il ragazzo mentre si toglieva il soprabito.
La ragazza, ancora intenta a cucinare, si voltò e i suoi lunghi capelli rossi le si pararono davanti.
Quando suo fratello la vide si mise a ridere e lei si imbarazzò.
«Cambiati e torna subito, che ormai è pronta!» disse Ai sorridendo.
Hikari annuì e salì al piano di sopra.
La giovane, nel frattempo, notò che alcune ciocche di capelli le erano rimaste tra le labbra, le prese e le spostò dietro all’orecchio. Molte volte pensava di tagliarli, come quando era piccola, ma Hikari più di una volta le aveva detto che a lei stavano bene lunghi.
Il ragazzo scese «Serve una mano?» chiese e la ragazza gli rispose di sedersi, che aveva finito.
Hikari allora si sedette e il suo sguardo, incentrato sulla ragazza, la metteva in suggestione. Ai mise al centro del tavolo la pentola e si accomodò pure lei, di fronte al fratello.
«Buon appetito!» esclamò il ragazzo.
I due iniziarono a mangiare, ma l’attenzione della ragazza era sul ragazzo. Recentemente lo vedeva cresciuto, nonostante fosse già un anno più grande di lei. Tutti i giorni dopo la scuola, puntualmente lui andava a lavorare e soprattutto non voleva che sua sorella facesse lo stesso, voleva solo che studiasse e avesse una vita tranquilla. Ai lo scrutò dalla testa, fissandosi su quelli spettinati capelli castani che le erano sempre piaciuti, al viso, che guardava verso il basso e perciò non poté vedere gli occhi e infine al ciondolo che aveva al collo. Quanti ricordi aveva quel pendente per lei. Si portò una mano al petto e sentì il suo, di ciondolo. I pensieri della ragazza iniziarono a viaggiare, portando a galla ciò che successe quasi sei anni prima.

                                                                                                                                                                                                                                                                            ~KH~

I due bambini erano, come sempre intenti a giocare nel loro cortile. I genitori li tenevano sempre d’occhio, mai che si facessero male o chissà che cosa. Vivevano in città, in un piccolo appartamento, ma ogni tanto passavano qualche giorno nella loro casa in campagna, come in quel giorno. La notte stava lentamente coprendo il cielo, e i genitori fecero rientrare i figli. La solita cena, il solito bagno, poi a letto. Eppure quella notte sembrava agitata. Sarà il vento?
Il piccolo Hikari era sveglio e decise di destare dal sonno anche la sorellina Ai. Gli disse di fare una collana, come quella che aveva la mamma e lei, entusiasta, accettò. I due si impegnarono, usarono dei resti di alcuni giocattoli. Ne fecero uno a testa.
Un rumore li disturbò, proveniva dal piano sottostante. Magari era uno dei loro genitori, così la piccola Ai uscì di corsa per salutare il papà o la mamma, per far vedere che riusciva a stare sveglia fino a tardi. Raggiunse le scale e in fondo a esse intravide una figura maschile. «Papà?» chiese la piccola incuriosita. La figura salì le scale, lentamente, e si fermò davanti alla faccia impaurita della bambina, probabilmente aveva notato che era un estraneo. Ai corse in camera e l’uomo la lasciò andare, che cosa avrebbe potuto fare da sola?
Ai spiegò a Hikari che cosa aveva visto, il bambino si sporse fuori dalla porta per vedere l’uomo. Era lontano e camminava, potevano farcela a svegliare mamma e papà. I due uscirono e corsero verso la stanza dei genitori.
«Volete svegliare mamma e papà?» disse tra sé e sé l’uomo sorridendo, «Tanto meglio.»
I bambini urlarono e i genitori, preoccupati, osservarono anche loro fuori dalla porta però non videro nessuno. “Magari i bambini avevano avuto un incubo..” e con questo pensiero li rimandarono nella loro stanza.
Era stranamente caldo nella camera da letto dei genitori, ma i due non ci fecero caso.
I figli non riuscivano a prendere sonno, avevano troppa paura.
Qualcuno bussò alla loro porta e i due si nascosero sotto le coperte. L’uomo entrò e i due lo videro bene i volto. Lunghi capelli neri, che tendevano sul bianco, o forse grigio?
Gli occhi verdi, ma anche questi sembravano di un altro colore, gialli. L’uomo si volse verso di loro e due file di fuoco entrarono nella stanza, per ricoprire il tutto di un fuoco ballerino. E poi? Ai si sforzò, ma cosa successe dopo? L’ultima cosa furono li occhi dell’uomo e il fuoco, poi ricorda tutto bruciato, la casa era crollata e loro due, da soli, in mezzo a quello che poco prima era il cortile.
Ricorda che Hikari gli diede il suo ciondolo e le disse che l’avrebbe protetta, da tutto e da tutti, che l’avrebbe fatta vivere serenamente. Si ricorda che anche lei gli diede il ciondolo, poi il viaggio per ritornare dove si trovavano adesso, nel loro appartamento.

                                                                                                                                                                                                                                                                                 ~KH~

 «Ai? Ai?» la voce del fratello le arrivava debole, fu la vista del viso di Hikari vicino al suo che la fece riprendere, gli occhi azzurri in cui, ogni volta si perdeva.
«Che fai? Non ti vorrai addormentare a tavola!» scherzò Hikari e Ai distolse lo sguardo.
«Non mi stavo addormentando… ecco.. io..» tentò di spiegare ma la vergogna ebbe il sopravvento.
«Ah Hikari!» esclamò, «Una mia amica mi ha detto che domani nel terzo distretto ci sarà una fiera. Che dici ci andiamo? Daiiiiii!!!» propose Ai.
Hikari si stupiva ogni volta, la sua sorellina era proprio volubile.
«Non ho voglia.» rispose secco lui.
«Per piacere fratelloneeeee!» questa volta volta fu Ai ad avvicinarsi al viso di lui, piantando i propri occhi rossi dentro i suoi.
Hikari sbuffò e annuì. La ragazza sorrise.

 I due erano andati ognuno nella propria stanza, dovevano dormire assai, soprattutto Hikari che doveva, oltre che andare a scuola, lavorare e poi uscire con Ai.
D’altro canto Ai non riusciva a chiudere occhio, era veramente agitata. Non riusciva a pensare ad altro che a loro due alla fiera del giorno dopo. Però sapeva che doveva essere al pieno delle sue forze, quindi cerco la tranquillità nel cielo, però quella sera il cielo non era tranquillo, o forse lo era troppo. Completamente nero, neppure una stella. Una ventata la colpì in viso. Era un vento simile a quello della sera alla villa e ciò la turbò. Notò che qualcosa scendeva dal cielo e pensò fosse neve, ma di nuvole non ce ne erano e poi quelle cose sembravano grigie.
Anche una signora, incuriosita da tutto ciò, uscì di casa per vedere meglio. Una di quelle cose, che stava cadendo dolcemente, si rigirò su se stessa, e piombò sulla donna. Una specie di umanoide si formò sulla donna e la passò da parte a parte. La donna scomparve in un fascio di luce e l’essere che rimase al suo posto, stringeva in mano una sfera rosa. Altri lo circondarono, come se volessero vedere. Quello mangiò la sfera e iniziò a mutare, ma Ai era già rientrata in casa urlando.
«HIKARIIII!!! SVEGLIA!!» urlò davanti alla porta della camera del fratello, che prontamente uscì.
La ragazza gli spiegò nei dettagli ciò che aveva visto e il ragazzo, incredulo, vide gli esseri cadere dal cielo.
«Cambiati in fretta!» urlò anche lui, «Cosi non puoi correre!» disse indicando la vestaglia della sorella che fece come le era stato detto. Anche Hikari si cambiò.
Uscirono di casa e quei cosi gli caddero addosso ma Hikari li evitò. Iniziarono a correre però Ai era troppo spaventata e non riusciva a muoversi bene. Il ragazzo la prese di forza e la sollevò, prendendola in braccio. Tutte le vie erano bloccate, sia da quei mostri, che da persone che ne venivano assalite. L’unico punto libero era il canale che portava alla falda sotterranea.
«Prendi un bel respiro e trattieni il fiato.» ordinò alla sorella Hikari. Prese la rincorsa e saltò dentro al canale finendo direttamente nella pozza d’acqua. Nuotarono poco, perché vicino a loro trovarono a un gruppo di rocce, levigate dall’acqua, dove si fermarono.
«Probabilmente qua siamo al sicuro, stai tranquilla Ai.» Hikari tentò di tranquillizzare la sorella, visibilmente agitata, ancora tra le sue braccia.
I due si osservarono intorno, dovevano capire bene dove fossero finiti.
La stanza era molto alta e spaziosa, tutta in roccia, come fosse una caverna. Accanto alle rocce su cui si erano posati vi era una specie di pavimentazione, che terminava in un muro che presentava due anfore vuote appoggiate a se, anch’esso circondato da un muro di roccia. Davanti a loro, una concavità nella roccia, profonda qualche metro e riempita da poca acqua, e in fondo a essa un enorme dipinto raffigurante la luna.
«Lei...»
Hikari si mise sull’attenti, cercando la fonte della voce.
«Lei...» ripeté la voce.
«CHI SEI!?» urlò il ragazzo.
«Io?» chiese la voce, «Dovresti chiederti chi sei tu piuttosto..»
Questa volta Hikari trovò la fonte, era un uomo, indossava un mantello bianco che copriva tutto il corpo e nascondeva il viso.
L’uomo indicò verso di lui. Il ragazzo sentì Ai agitarsi improvvisamente e quando la guardò vide un’enorme dolore sul suo volto. E con una mano si stringeva il petto in corrispondenza del cuore.
Faceva fatica a respirare.
«AI! AI! Che sta succedendo!?» domandò fulminando con gli occhi l’uomo.
Gli spasmi della ragazza diventarono più violenti e il suo corpo fu avvolto dalla luce. Hikari la strinse a se ma le sue braccia non stavano più sostenendo niente. Scomparsa in una nuvola di luce.
Le lacrime scesero silenziose, il giovane non emise un solo suono. Si alzò in piedi e puntò il bersaglio.
«Il suo cuore è ritornato, ritornato all’oscurità. O forse, non ancora?» disse con voce profonda.
Il viso di Hikari si contorse in un’espressione furiosa e urlando, gli corse contro.
«Tu ancora non comprendi.» sentenziò la persona, ma Hikari non lo ascoltò. Era stata quella persona a far scomparire Ai, e non poteva perdonarlo. Strinse i pugni fino a ferirsi la mano, ma non gli importava. Urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Il rumore dell’acqua pestata risuonò forte, aggiungendosi alle urla. La persona con il mantello fece un movimento con la mano e il ragazzo non sentì più nulla sotto di sé, cadde.

                                                                                                                                                                                                                                                                                               ~KH~

L’oscurità era tutt’intorno. Non si disperò, stavolta era davvero solo, Ai ormai non c’era più.

                                                                                                                                                                                                                                                 Non essere spaventato.

Hikari si guardò intorno, ma non vide nessuno.

Non sei da solo.

Una piccola luce lo avvicinò e dolcemente gli si posò sulla mano destra. Una sensazione di calore.

Hai ancora molto tempo.

I suoi piedi toccarono una superficie, eppure non riusciva a vederla.

La porta è ancora nascosta.

Una luce avvolse la sua mano con una luce flebile.

Non sai ancora nulla.

Il terreno iniziò a illuminarsi di un bianco acceso, mostrandosi come un cerchio ritraente sette simboli simili a cuori, ma il loro interno era nero, vuoto.

Sopravvivi, puoi farlo?

Hikari non capì, vide solo una fessura grigia formarsi per aria poco distante da sé.
La fessura iniziò a incrinare lo spazio vicino e ne uscì del fumo grigio, che si accumulò formando un pilastro. Dal fumo, silenziosamente, uscì una creatura gigante, completamente grigia,  un grigio scuro, mentre gli occhi e la bocca erano di un rosso forte. Sulla testa, dagli occhi e dalla bocca usciva un fumo del loro stesso colore, come se la creatura non fosse tangibile. Le braccia erano tremendamente lunghe e terminavano con delle mani uncinate, mentre il corpo, esile e più corto, finiva con il disperdersi in altro fumo. La creatura urlò, spalancando la bocca. Il ragazzo fuggì, ma arrivato al bordo del pavimento, trovò solo il vuoto. Si voltò, e la creatura, minacciosa, alzò il lungo braccio e lo lasciò cadere sul giovane.
Vide la luce intensificarsi, prendendo forma di fronte a se.
«AI!» le lacrime bagnarono ancora una volta il viso del castano.
La ragazza emanava una luce intensa, tale che l’essere non poté oltrepassarla.
«Ai… scusami.. io..»
La giovane fermò Hikari posando l’indice sulle sue labbra.
«Non posso trattenerlo ancora Hikari, voglio solo farti sapere una cosa…» nonostante la situazione, la voce le tremava pesantemente.
«Cosa?»
«Io lo so Hikari. Io lo so e l’ho sempre saputo che non siamo fratelli di sangue!» esclamò la ragazza.
Il ragazzo sobbalzò. Lui e i suoi genitori avevano fatto di tutto per non farglielo sapere, per farla sentire parte della famiglia al massimo, però, lei, lo aveva capito ugualmente.
«Ed è per questo motivo che posso dirtelo sinceramente..» Ai spuntò gli occhi azzurri del fratello.
«Io.. ti… i-io.. aaahh!» la luce della ragazza si fece più lieve e l’essere, con i lunghi artigli, si stava avvicinando. Ai sembrava sfinita, respirava affannosamente. Cadde sulle ginocchia.
Hikari le andò vicino si abbassò. Le mise una mano sul viso e lei, di risposta, mise la propria sopra quella del ragazzo. Il suo corpo di Ai, ricoperto di luce, era ormai quasi trasparente.
La ragazza iniziò a piangere.
«Che è successo? Ho sbagliato qualcosa?»
La ragazza scosse la testa, « Sono felice, sono così felice..» disse singhiozzando, «Sei sempre stato con me... Ma adesso lo sei ancora di più.. Questa sensazione di calore che sento, io penso sia amore, anzi ne sono sicura , io ti amo Hikari! Vorrei stare con te ancora per molto ma...ma...»
Le labbra di Hikari fermarono le sue parole e quando vide, per la prima, vera volta, il viso del ragazzo così vicino al suo, non poté far altro che lasciarsi andare. Le sue lacrime inumidirono il viso di entrambi. Quando si allontanarono, Hikari posò una mano dietro la testa di Ai e la fece appoggiare al suo petto.
«Ai... Anche io...»
«Grazie di tutto, Hikari..» una luce avvolse i due e il ragazzo dovette chiudere gli occhi.
Subito dopo, quando Hikari li riaprì, lei era sparita di nuovo, di nuovo vide quella nuvola di luce, ma fu molto vaga, aveva gli occhi umidi.
Sentì di avere qualcosa in mano, una spada dalla forma insolita. Dietro all’impugnatura vi era attaccato il pendente che Ai aveva fatto: una stella formata da cinque punte blu e nere, unite da una piccola stella al centro, ma capovolta. L’arma aveva gli stessi colori, ed era bellissima, il manico, protetto da entrambi i lati da delle guardie raffiguranti delle ali blu e bianche, la lama si diramava in due, lasciando vuoto in mezzo, per poi terminare sulla punta in un stella astratta, di tutti e tre i colori.
«Ai, tu sarai sempre con me vero?»
L’essere indietreggiò e iniziò a volteggiare su se stesso per poi caricare il giovane, il quale, con lo sguardo, puntò il mostro.
«Questo è per te, sorellina...» sussurrò.
La creatura lo assaltò frontalmente e Hikari gli corse incontro urlando. L’impatto tra la creatura e la spada emanò un’onda d’urto fortissima, seguita da un lampo di luce. Il ragazzo, che si sentiva ormai al sicuro si lasciò cadere a terra, stremato. Si coprì il viso. Ormai non riusciva più neppure a piangere. Prese la spada e la strinse al petto.
Una luce, forte e sicura, estranea al giovane, si avvicinò ad esso. Un uomo, che si fermò a poco da lui. L’unica cosa che Hikari poté notare fu solo la sagoma dell’uomo e lo sfondo dietro a quest’ultimo. Era di nuovo nella caverna. La stanchezza ebbe la meglio sul ragazzo.
«Povero ragazzo. Hai perso molto, ma hai  guadagnato altrettanto. Ti aiuterò io.»

                                 ~KH Fate Of The Damned~

ANGOLO AUTORE: Vi ringrazio per la pazienza, questo capitolo ha richiesto parecchi ritocchi prima di arrivare a un livello accettabile...  Vi prego di avere pazienza per il prossimo capitolo, visto che prima avrò da "radunare" almeno i protagonisti e i maestri! Vi ringrazio comunque e vi lascio qua sotto il regolamento per i personaggi, aggiornato con chi si fosse già prenotato! Ah devo fare anche i ringraziamenti:

kairifenicia96 che è stata la prima a recensire e a chiedere il personaggio;

Nicholas_D99, secondo a recensire e a chiedere per un maestro;

EternalSunrise, che è stata la prima ad avermi già inviato il suo bel personaggio;

Lacrima_00, la quale mi ha aiutato a muovere i primi passi in questo fantastico sito;

e infine, ma non meno importante, anzi, SaxTheBest, che mi ha aiutato nella stesura del capitolo e di cui avete già avuto il piacere di conoscere il personaggio!

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!~

Regolamento per la creazione del personaggio di Kingdom Hearts Fate Of The Damned

 Il personaggio sarà umano, non un Heartless, un Nessuno o nessun’altro tipo di essere, ma potrà avere dei poteri che si basano su di essi.

Le “classi” disponibili sono le seguenti:

-Stile Nessuno;

-Stile Heartless;

-Keyblade Wielder;

 Le “classi” hanno delle specializzazioni per renderle diverse tra loro.

 -Stile Nessuno:

-Elementale;

-Neutrale;

Lo Stile Nessuno Elementale si rifà ai membri dell’Organizzazione XIII quali Demyx, Axel, Larxene, Lexaeus, Vexen, Xaldin e Marluxia.

In questo Stile si ha la possibilità di usare un solo elemento a scelta e la possibilità di crearsi la propria arma.

 Lo Stile Nessuno Neutrale si rifà a Xigbar, Zexion, Saix e Luxord.
In questo Stile si ha la possibilità di creare tecniche di combattimento originali e la possibilità di crearsi la propria arma.
In entrambi gli Stili si ha la possibilità di creare un tipo di “Nessuno” personale, che si basa sul proprio modo di combattere.
-Stile Heartless:
-Puro;
-Emblema;

Lo Stile Heartless Puro utilizza l’oscurità come arma e nelle tecniche di combattimento. Si ha la possibilità di avere dei potenziamenti al personaggio e di evocare molti Heartless puri di propria creazione (Non dovranno essere troppo forti.).

Lo Stile Heartless Emblema, oltre all’oscurità, usa anche un elemento, con la conseguenza di non avere una grande specializzazione. Il personaggio può trasformarsi. Si ha la possibilità di evocare pochi Heartless Emblema di propria creazione (Possono essere più forti, ma il numero è inversamente proporzionale alla forza.).

-Keyblade Wielder(I Keyblade possono essere presi da gioco, ma non quelli legati ai mondi Disney):
-Armatura;
-Dual wield;
-Incanto;

Ogni personaggio deve attivare la propria modalità, non vi è da subito e questa ha un tempo limitato. Le tre modalità sono divise come le armi all’inizio di KH, con dei bonus diversi.
Inoltre bisogna creare o identificare uno stile di combattimento, oppure descrivere lo stile simile a quello di un Prescelto del Keyblade nei vari giochi.

-Armatura(Att+;Dif+;Mag-): Si ha a disposizione un Keyblade e l’armatura del Keyblade. Il Keyblade ha la possibilità di cambiare forma, diventare un veicolo oppure assumere un’altra forma durante la battaglia. La magia che viene usata può essere quella base (fire,blizzard,thunder,ecc…), oppure scegliere un solo tipo e specializzarsi in quella. Può anche non essere usata.
-Dual Wield(Att+;Dif-;Mag+): Si parte con un Keyblade, con quale si ha più destrezza che nelle alter classi, e due per un certo periodo di tempo. Il discorso della magia è identico a quello per lo stile Armatura. È possibile un ulteriore potenziamento, cioè l’utilizzo dei Keyblade come nella Triade o della Valore di KH2, avendo più abilità a disposizione. Ciò, comunque, ridurrà la durata dell’abilità.
 -Incanto(Att-;Dif+;Mag+): Si ha a disposizione un solo Keyblade ma si ha una grande abilità nell’uso delle magie. Possibile specializzazione con un solo elemento e in questo caso si può creare una magia propria, entro certi limiti. Si ha la possibilità di sparare del Keyblade proiettili di magia pura o del proprio elemento se scelto. Con la propria abilità si può levitare e tutte le magie vengono potenziate. Un ulteriore potenziamento permette l’utilizzo di più magie contemporaneamente, ma ciò riduce la durata dell’abilità stessa.
Inoltre servirà una storia, per comprendere le origini del personaggio, l’aspetto, gli abiti e il carattere. Nessuno ha un cognome in KH, quindi quello è superfluo.

 

Nome:

Età:

Aspetto fisico(compresi i vestiti):

Segni particolari:

Carattere:

Storia (la provenienza non serve che sia specificata.):

Hobby:

Cosa ama:

Cosa odia:

Stile di combattimento e armi:

Le relazioni tra personaggi saranno scelte da me medesimo.

Protagonisti disponibili:

Protagonista 1(Maschio) SaxTheBest
Protagonista 2 (Maschio) FireBlade97
Protagonista 3 (Maschio) Lacrima_00
Protagonista 4 (Femmina) EternalSunrise
Protagonista 5 (Femmina) kairifenicia96


Maestri:

Maestro 1 (Maschio) Occupato
Maestro 2 (Maschio) DolceAmu
Maestro 3 (Femmina) Lacrima_00

Altri personaggi (Heartless, Nessuno e Keyblade Wielder) di qualsiasi sesso:

Personaggio Destyno
Personaggio Chryses  Dankares
Personaggio
Personaggio
Personaggio
Personaggio
Personaggio
Personaggio

Se i personaggi che mi proporrete saranno superiori ai 16, i migliori verranno usati e quelli in più, che sembrano più adeguati avranno comunque un ruolo nella storia. Sedici, comunque, è il minimo di personaggi richiesti.

LA SCHEDA VI PREGO DI INVIARMELA CON UN MESSAGGIO PRIVATO, GLI OC DESCRITTI NELLE RECENSIONI NON VERRANNO PRESI IN CONSIDERAZIONE!

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Capitolo 2
*** A Fragment Of Memory ***


KH FotD cp2

Capitolo 2

A Fragment Of Memory

 
Una chioma rossa, di chi era? Non riusciva a vedere bene a era sicuramente una ragazza. Tentò di avvicinarsi, ma la distanza tra i due non variava. Sforzò la vista, ma riusciva a coglierne solo la sagoma. Intorno a loro non c’era nulla, solo uno sfondo vuoto, ma questo iniziò a svanire, così come la ragazza. Lui allungò le mani, urlò, ma lei era troppo lontana. Ormai di lei era scomparso tutto, però una cosa la disse, e lui la percepì.

~KH~

«AI!!» Hikari si svegliò di colpo, si ritrovò stesso su qualcosa, qualcosa che muoveva. Lui aveva una mano tesa verso l’alto, verso il cielo. Si trovava su una montagna di paglia, sopra a un carretto. Si mise a gattoni e guardò di fronte a se, vide le grandi pianure che circondavano la sua città. Il carro era trainato da due cavalli, e un uomo seduto li conduceva.
«OH!» Esclamò il vecchio appena si accorse di lui, «Ti sei svegliato alla fine.» ridacchiò.
«Chi è lei? E dove stiamo andando? Cos’è successo alla Città di Mezzo?» Il ragazzo iniziò a fare domande e sembrava proprio che non volesse azzittirsi.
«Con calma ragazzo! Prima di chiedere il nome altrui, dovresti perlomeno presentarti, no?»
Hikari si fermò, d’altronde il vecchio aveva ragione.
«Io mi chiamo…»
«Hikari, lo so già.» Lo canzonò il vecchio e il ragazzino si irritò.
«Allora che me lo ha chiesto a fare?!» Urlò.
«Suvvia ragazzo. Adesso mi presenterò io. Puoi chiamarmi Xien. Piacere!» Il vecchio Xien non si era ancora voltato, fissava la strada, nonostante la loro velocità di marcia fosse pressoché nulla e non ci fossero ostacoli sulla via.
«Piacere. Mi spiegherebbe come fa a sapere il mio nome?»
«Innanzitutto,» disse Xien, «Non devi portarmi tutto questo rispetto, dammi pure del tu. So il tuo nome perché me lo hai detto tu, non ricordi?»
Hikari rimase perplesso, era stato lui? Ma quando?
«Se è per quello,» riprese il vecchio, «mi hai detto tutto, anche di una certa Ai e di quella sera.»
Al giovane, per un istante, si fermò il cuore.
«Quando avrei detto quella roba li?!» Hikari perse le staffe, ma Xien, dopo una scenata del genere se la rise. «Nel sonno, ovviamente! Non ti sei fermato un solo secondo!»
«Nel sonno…» ripeté il ragazzino, «Da quanto tempo siamo in viaggio?»
«Circa... Ehm... Sai a volte la mia memoria fa cilecca, ohohoho!» rise tra sé e sé, con quella simpatica risata che a Hikari non diede noia in una situazione del genere.
Quando smise, Xien continuò a parlare «Comunque sono due giorni che siamo in marcia, ragazzo.»
Due giorni? Aveva dormito per due giorni interi? Stranamente non aveva neppure fame, o sete.
«AH!» Hikari sussultò.
«Che succede là dietro?»
«Come ci sono finito qua? Mi ricordo che ero a terra nel canale sotterraneo e una figura veniva verso di me.. e Ai? Quella ragazza era li anche lei?!»
«Mi dispiace ragazzo,» si scuso l’uomo, « ma io stavo passando per caso fuori dalla città, quando mi ha fermato un uomo, e ti portava in braccio e mi ha detto di allontanarti dalla Città di Mezzo e di portarti all’Accademia. Poi se ne è tornato indietro dicendo che aveva ancora da fare nella caverna..»
Al giovane vennero troppe domande in testa ma fece la più spontanea tra tutte «Come “è tornato indietro”?! Forse Ai è ancora viva!»
«Può darsi.» rispose Xien.
Hikari si stese di nuovo, aveva una speranza di rivedere sua sorella.
«Comunque,» chiese con un tono più calmo, «mi potresti dire che faccia ha quell’uomo?»
«Aveva un mantello, non si vedeva il viso, ma dal corpo e dalla voce era indubbiamente un uomo.»
Il ragazzo scattò di nuovo «Il mantello era bianco?!»
Xien rise «Ohohohoh!! Chi in questo mondo andrebbe a giro con un mantello bianco? Ohohoho! Era marrone, come tanti altri.»
Il giovane si calmò, e il vecchio aggiunse «Aveva il simbolo dell’Accademia sul mantello.»
Già, l’Accademia, chissà che posto era. Hikari lo chiese all’uomo e lui gli spiegò che era una specie di castello, accessibile solo a pochi eletti, dove solo chi vi era entrato sapeva cosa facessero al suo interno.
«Però è un’accademia, quindi insegneranno! Ohohoho!»
«Quello mi sembrava ovvio.. 
Il ragazzo scese dal carro, dalla parte posteriore. Voleva tornare alla Città di Mezzo, forse Ai era ancora là.
«Dove stai andando?» Lo fulminò il vecchio che fermò di colpo il carro.
Hikari si arrestò di colpo «Ecco..»
Il vecchio scese dalla sua postazione e si avvicinò al ragazzo.
«Se intendi tornare alla Città di Mezzo fai pure, ma la strada la sai?»
Hikari poté osservare per bene il vecchio: non era così vecchio alla fine, il viso era ben tenuto, gli occhi marroni erano ancora vispi, ciò che lo rendeva "anziano" erano i capelli bianchi, ancora lunghi, legati in una coda di cavallo e la barba, anch’essa bianca. Anche lui indossava un mantello marrone, ma era parecchio logoro.
Purtroppo aveva ragione, erano in viaggio da due giorni, e lui non poteva sapere da che parte doveva andare. Avrebbe rischiato di allontanarsi ancora di più. Salì di nuovo sul carro.
«Ragazzo, dove lo hai messo quel coso che avevi in mano? Avevi una cosa simile a una spada quando ti ha consegnato... La tenevi ben stretta ohohoh!»
Già! Quella spada dov’era? Scavò nella paglia, arruffando a destra e a manca, ma non la trovò.
Era l’unico ricordo che Ai gli aveva lasciato «Aspetta! Dov’è il ciondolo?!» Si frugò nelle tasche  poi si toccò il collo ma anche il pendente era assente.
«Strano..» lo commentò Xien, «Avevi tutto stretto a te quando ti ha posato sul carro! Ohohoh!»
«Mi spieghi cosa c’è da ridere!?» Hikari si stava alterando.
«Chissà.» sghignazzò sotto la barba.
I due rimasero in silenzio. Hikari contemplava il cielo, mentre Xien, sorridente, era sempre li alla sua postazione.
Il sole si fece basso, ormai aveva raggiunto i monti.
«Ahem.» il vecchio si schiarì la voce, «Che ne dici di fermarci? Guarda, là c’è un bel laghetto.»
«Come ti pare..» Hikari gli rispose svogliatamente.
«Su su!» Lo incitò l’altro, «Domani mattina ci vorrà poco per arrivare a destinazione!»
Xien fermò il carro vicino a quello che più che un laghetto era giusto uno stagno, anche se l’acqua era parecchio limpida. Vicino a quest’ultimo, sopra un piccolo poggio, si diramava un boschetto.
Xien scese dal carro e abbeverò il cavallo, prese del fieno e lo porse all’animale.
«Ragazzo, raccoglieresti qualche ramoscello? Qua serve un fuoco.» chiese con la solita faccia allegra.
Hikari, senza rispondere e con la testa bassa, si infilò tra quelle poche piante. Di rami a terra ce ne erano a volontà.
Ne prese molti, poi gli venne in mente che magari avrebbero potuto usare un po’ di paglia, invece di tutta quella legna.
Portò comunque i rami al vecchio, che li dispose dentro un cerchio di sassi presi dallo stagno.
«Oh! Guarda!» esultò Xien, «Il sole fra poco scenderà completamente!»
Hikari si volse verso il cielo e per qualche secondo seguì il lento movimento del sole, che sparì dietro ai monti.
Quando si girò, Xien aveva già acceso il fuoco, «Come hai fatto in così poco tempo??»
«Chissà! Ohohohoh!»
Il vecchio tirò fuori dal mantello una sacca, e porse al ragazzo della carne secca e del formaggio. Per l’acqua non avrebbero avuto problemi, ce ne era in abbondanza.
«Xien,» chiese il giovane, «Mi dici perché sei in viaggio? Hai con te solo il cavallo, il carro e la paglia, come fai a sopravvivere?»
«Il mio interesse è viaggiare, nient’ altro. Per il cibo nessun problema,  trovo sempre come procurarmene, così come l’acqua. La paglia è tutta del cavallo. Ohohoh!»
«Sei sempre da solo? Non contando il cavallo, intendo..»
«Esatto. Chi mai avrebbe voglia di viaggiare per il mondo con un vecchio sciancato come me? Ohoh!»
Hikari abbassò la testa, forse aveva fatto la domanda sbagliata.
«Comunque,» aggiunse Xien, «Semmai dovessi sentirmi solo, ho dove tornare.», poi prese un mucchietto di paglia, lo mise a terra, si avvolse il mantello intorno, e si stese a terra, con la paglia come cuscino.
«Io ho bisogno di dormire, vedi di non fare confusione..»
«Certo..» annuì.
«Senti,» disse Xien dando la schiena al ragazzo che era seduto vicino al fuoco, « non impuntarti sul pensare su ciò che hai perso, ma su ciò che ancora hai. Non credere di aver perso i tuoi ricordi, sono sempre con te… in fondo... al cuore…», si era addormentato.
Forse aveva ragione, fu l’ultimo pensiero di Hikari, prima di addormentarsi con il calore del fuoco.

~KH~

Ssssshhhaaa… SSSSHHHAAAA!
Lo strepitare del cavallo svegliò Hikari che si tirò su di scatto.
L’animale era circondato, ma da cosa? Il fuoco era spento e la luna non faceva abbastanza luce. Gli occhi non gli si erano ancora abituati al buio.
«Xien!» il ragazzo si voltò a verso l’uomo, ma non lo trovò, solo la paglia era li.
Si alzò in piedi, riusciva a vedere meglio. Prese un bastone dal falò, per sua fortuna era poco bruciato, e lo usò come una spada. Intorno al cavallo però non c’era più nulla e quest’ultimo si era calmato.
Il ragazzo si avvicinò allo stagno, dove la luce della luna era più intensa, riflessa dall’acqua.
Si fermò sul bordo.
SSSHAA!
Si girò di scatto, ruotando il busto e il braccio, fendendo con il bastone l’aria.
Erano cinque, tutti grigi e ricoperti di fumo, che sembrava provenire dal loro stesso corpo. Due piccoli occhi rossi, anch’essi fumanti, li rendevano ancora più minacciosi. Il corpo era lungo e sottile, la testa tonda con un corno al centro,  e quattro arti,  su cui si poggiavano,  terminavano in lunghi artigli. In fondo al corpo, una lunga coda, dove il fumo era più intenso.
Le creature gli si avvicinarono e Hikari iniziò a menare fendenti, ma quando il  bastone colpiva, la creatura si deformava, poi il fumo ritornava indietro e riformava il corpo.
Si trovava proprio sul bordo dello stagno, non gli restava che tuffarsi.
«Ma se ce ne fossero anche li dentro? Non posso rischiare!» ragionò tra sé e sé.
Un essere si accinse a saltare.
«Io.. Posso rivederla!»
Portò il bastone in avanti, tenendo gli occhi chiusi. Sentì il contraccolpo, qualcosa aveva colpito di sicuro.
«Cosa? SI!» esultò, vedendo nella sua mano di nuovo quella spada meravigliosa.
Due creature si dissolsero, come portate via dal vento,forse erano fuggite, mentre le due rimanenti attaccarono. Una saltò mentre l’altra scattò frontalmente.
Hikari corse in avanti, un fendente sistemò quello a terra, e quando fu sotto a quello in aria lo passò da parte a parte. Anche quelli sparirono in una nuvola di fumo.
Ansimava. Pure l’altra volta, dopo aver usato quell’arma si era sentito sfinito.
«XIEN! DOVE SEIII?» urlò il ragazzo e il vecchio, disinvolto, uscì dal boschetto.
«Che bisogno c’è di urlare? A quanto pare hai ritrovato la tua spada! Dove la tenevi nascosta?»
«Che cosa ci stavi facendo là?! Dei mostri hanno attaccato il cavallo!»
Il vecchio raggiunse il ragazzo e diede uno sguardo al suo destriero «Sembra che non si sia fatto nulla.»
Hikari si sentiva stanco, non riusciva a stare in piedi.
Xien gli si avvicinò e gli mise una mano in testa «E bravo Hikari. Te lo avevo detto che i tuoi ricordi sono con te! Difatto, quella spada, non è altro che un frammento di memoria, giusto?»
Il ragazzo cadde a peso morto, era svenuto. Il vecchio vide la spada svanire in un fascio di luce.

~KH~

Il sole era già alto, e Hikari dormiva ancora e Xien portava avanti il carro.
Ormai erano lontani dallo stagno dove avevano pernottato, e in lontananza si poteva intravedere una grande costruzione. Mentre il carro si muoveva, il vecchio si sporse, raccolse un sasso dal terreno e si mise di nuovo seduto. Lanciò la pietra in mezzo al fieno, sentendo un urletto di dolore dal ragazzo. Rise.
«Ehi Xien! Qualcosa mi ha colpito i testa...» si lamentò il giovane.
«Davvero? Io non ho visto nulla! Ohohoh! Guarda là Hikari, siamo arrivati!»
L’enorme castello si stava mostrando di fronte a loro: un grande castello centrale, affiancato da quattro enormi torri, due per fianco, grandi poco meno del castello stesso.  Il tutto era circondato da una cinta di mura, e fuori, vi erano fiumi, colline e boschi. La cinta era in blocchi grigi, adornata con dettagli che sembravano d’oro.
«Il posto è quello? » chiese incredulo Hikari e il vecchio annuì.
Era un luogo sconfinato visto dalla distanza, figuriamoci poi essere al suo centro.
I due passarono le colline fiorite, passarono sopra i ponti che univano le sponde dei fiumi e passarono i piccoli boschi verdi.
Un alto portone si stanziava imponente a poco da loro, ma quando vi si avvicinarono, Hikari vide che questo era aperto.
«Signor Xien! Bentornato!» Una voce femminile proveniva da quel portone.
Il carro si fermò in prossimità del muro, Xien disse al ragazzo che avrebbero avanzato a piedi.
Una ragazzina stava aspettando alla grande porta i due. A prima vista Hikari pensò che forse poteva avere la sua età.
La ragazza andò verso il vecchio e lo abbracciò «Signor Xien! Quanto tempo!»
Hikari la scrutò per bene: alta, slanciata, capelli neri raccolti in una cosa e un ciocca, sul lato sinistro della testa, tinta di grigio. Portava un top nero con i bordi blu senza maniche e dei pantaloncini neri. Indossava un paio di stivali, anch’essi neri.
Che carina.., pensò subito.
La ragazza, con voce dolce, chiese all’uomo «Ha intenzione di fermarsi questa volta?»
«No mi dispiace.» rispose il vecchio sorridendo, «Ho ancora molto da viaggiare, ma prometto che tornerò a farti visita ogni tanto.»
La ragazza sembrava un’ po’ dispiaciuta.
«Ah! Dimenticavo!» Esclamò Xien battendosi una mano sulla fronte, «Hikari, questa è Hana. Per me è come una figlia, l’ho incontrata durante i mie viaggi e l’ho condotta qua. Non ho più l’età per crescere una figliola! Ohohoh!»
«Non dica così!» Hana lo interruppe, «Se non fosse stato per lei io non so proprio che fine avrei fatto!» Gli occhi della ragazza si inumidirono.
«Ohohoh! Ma senti questa..» Nonostante avesse riso, Xien era visibilmente imbarazzato, «Senti Hana, mi hanno detto di condurlo qua e poi ha anche lui una spada come la tua!»
La ragazza si stupì di ciò e guardò di colpo il ragazzo. Si avvicinò e lo studiò per bene. Hikari si sentiva quasi imbarazzato.
«Hana, io penso che ripartirò, occupati te di lui.» disse l’uomo che era già sul carro.
«Certo!» rispose lei, poi corse verso il portone, «Hikari! Vieni!»
Il ragazzo si voltò verso di lei, però voleva salutare propriamente il vecchio Xien.
«Xie..!» quando si girò indietro, Xien, così come il carro, erano spariti.
Come è possibile?, pensò.
Hana, spazientita dal ragazzo che se ne stava li a fissare il vuoto, gli andò incontro e lo prese per un braccio.
«Andiamo dai!»  Gli disse strattonandolo e sorridendo.
Gli occhi del ragazzo si incrociarono con quelli della ragazza. Erano di un blu ghiaccio.
Hana lo trascinò dentro al portone, che si chiuse dietro di loro.
Da li Hikari poté vedere quanto realmente fosse maestoso quel castello. La ragazza gli si mise davanti e annunciò «Benvenuto all’Accademia del Keyblade!».

                                                                                               ~KH Fate Of The Damned~
ANGOLO AUTORE: Ecco qua il secondo capitolo! Spero vi piaccia! La storia prendera una piega diversa con l'avvento di nuovi personaggi, appena arriveranno... Ma adesso passo ai ringraziamenti:
Ringrazio kairifenicia96 e Destyno per avermi inviato i loro personaggi, e tranquilli, li vedrete presto;
Fireblade97, che mi ha inviato il suo personaggio e che si arrabbierà molto perché non l'ho ancora introdotto;
EternalSunrise, che si dimostra sempre disponibile e di cui avete appena incontrato il personaggio;
Lacrima_00, che non mi ha ancora mandato i personaggi che mi servono assolutamente;
SaxTheBest, che spero sarà contento dello sviluppo della storia.
Con questo abbiamo chiuso, vedrò quando far uscire il prossimo capitolo, magari quando avrò tutti i protagonisti disponibili!
Un saluto a tutti con affetto, il vostro DarkXemnas.




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Capitolo 3
*** The Academy ***


KH FotD cp3

Capitolo 3

The Academy

 

«Key-cosa?» rispose il ragazzo con tono perplesso.
«Davvero hai un Keyblade e non sai neppure cosa sia?» la ragazza si mise a ridere.
«Se intendi quella strana spada,» spiegò Hikari, «ce l’ho, ma non so come “chiamarla”».
Hana lo guardò storto, poi disse, «Bene, se non sai proprio nulla, sarà il maestro a dirti ciò che devi sapere.» poi si incamminò verso il castello e Hikari, sempre perplesso, la seguì.
Fecero molta strada, più che altro si trattava di un sentiero che si diramava tra i boschetti e le colline, ogni tanto qualche lampione della forma strana, alti e lineari, la cui cima terminava in una specie di anfora, su cui levitava una luce.
I due non parlarono molto, poi Hana decise di rompere il ghiaccio «Hikari, da dove vieni?».
«Dalla Città di Mezzo.»
«Davvero?» chiese entusiasta la ragazza, «E’ un bel posto? A volte Xien me ne ha parlato, un giorno vorrei andarci!»
Il ragazzo l’ascoltò e rispose con tono monotono «Si, è un bel posto.»
«C’è qualcosa che non va?» dedusse lei dalla voce del ragazzo.
«La Città di Mezzo è un posto bellissimo, ma ora come ora, non riesco a raggiungerlo con la mente..»
Hana si fermò e lo guardò un attimo. Pensò di aver toccato un punto dolente.
«Scusa, non volevo..»
Hikari la interruppe,«No, stai tranquilla!», sorrise, «Non è nulla. Dai, portami da questo maestro.»
La ragazza, sollevata, annuì.
Il silenzio separò i due ancora, ma fu Hikari a dissiparlo «Da quanto vivi qua, Hana?»
Lei ci pensò «Poco, forse un anno. Altre persone vivono qua, ma siamo veramente in pochi, visto che molti viaggiano spesso.»
«Anche Xien?»
«No, lui no.» rispose lei, «Lui passa ogni tanto a fare un saluto, so che è un amico del maestro.»
Hikari si incuriosì «In quanti siete ora?»
«Cinque, con te sei.»
Il ragazzo ci pensò su, non sapeva se era davvero il caso di stare in quel posto, dove era stato condotto in fin dei conti da uno sconosciuto.
«Eccoci arrivati!» esclamò la ragazza puntando la scalinata che portava all’entrata del castello.
L’imponente costruzione appariva di un color bianco, sbiadito dal tempo, con decorazioni d’oro.
Le varie torri avevano enormi finestre, anch’esse decorate.
Arrivati davanti al portone, la ragazza lo aprì, mostrando l’ampio salone, formato a croce, l’entrata dava sul lato corto, i due ragazzi si fermarono al centro. Ai loro fianchi la stanza si allungava, per finire in due zone circolari.
Di fronte a loro si trovavano tre troni marroni, di una forma insolita. Seduto su quello più a sinistra, si trovava un uomo. Aveva i capelli arancioni, lisci, tutti portati all’indietro, lasciando libera la fronte. L’uomo esaminò subito Hikari.
«E’ l’utilizzatore che ha portato Xien?» chiese con una voce impetuosa alla ragazza, la quale si limitò ad annuire.
L’uomo lo guardò per un attimo, sospirò e si alzò in piedi.
Indossava una maglia grigia, adornata con un simbolo bianco al centro del petto, e sopra portava una giacca bianca, con due spallacci ornamentali d’acciaio. I pantaloni erano molto larghi, neri, e finivano dentro agli stivali in acciaio.
«Il mio nome è Kibishi!» tuonò, «Sono uno dei tre Maestri del Keyblade!»
Hikari, solo a guardarlo, si sentiva schiacciato, come se quell’uomo emanasse una forte pressione.
«E ora, presentati.»
Il ragazzo tentò di darsi un contegno, colpito dall’autorità di Kibishi.
«Il mio nome è Hikari, signore.» parlò il più chiaramente possibile.
«Adesso,» aggiunse il maestro, «mostrami il tuo Keyblade!»
Hikari fu colto alla sprovvista e fu Hana a parlare, spiegando che non sapeva come fare.
«E’ da poco che l’ho ottenuto..» continuò il giovane, «Fino a poco fa non sapevo neppure come si chiamasse.»
L’uomo si avvicinò al ragazzo e si fermò a un passo da lui.
Era veramente alto, Hikari gli arrivava giusto alle spalle.
Hikari sentì una stretta al collo, il terreno gli venne a mancare sotto i piedi e si trovò a mezz’aria.
Hana non sembrò tanto stupita.
Il ragazzo cadde a terra.
«Combatti!» urlò il maestro.
Il giovane non ci mise molto a mettersi in piedi, nonostante la botta subita.
«Con quale arma, se non so usare il Keyblade?!»
«Perché, senza un’arma non sai difenderti?» lo canzonò il maestro.
Kibishi scattò in avanti, Hikari ebbe a malapena il tempo per difendersi che venne spinto all’indietro.
Hana faceva il tifo per lui.
Il maestro scattò di nuovo, ma Hikari riuscì a scansarlo, così come evitò i seguenti assalti.
«Bene,» commentò l’uomo, «vedo che ti sai muovere bene! Ma adesso è il momento di tirare fuori il tuo Keyblade!»
La sua mano destra fu avvolta da una luce scarlatta, tendente al marrone, che si espanse come a formare una lama. La luce scomparve, lasciando al suo posto una spada lunga circa il doppio di quella che usava Hikari, tutta arancione, con delle rifiniture nere. Il manico era circondato dalle due guardie raffiguranti delle zanne, sopra di esse una specie di artiglio. La lama era dentata, e sulla punta sporgeva una dentatura a forma di testa di tigre. La catena in fondo riportava la stessa figura.
L’uomo afferrò il Keyblade con entrambe le mani e lo portò davanti a sé.
«WOW! Una prova! Voglio combattere anche io!»
Un ragazzo, dai piani superiori alla stanza, urlando, saltò di sotto, in mezzo ai due.
Era anche lui alto, era giovane, ma aveva i capelli bianchi, quelli posteriori legati in una coda che finiva poco prima delle scapole, mentre gli altri erano spettinati.
«Ho sentito dei rumori e sono venuto a controllare, e a quanto pare ho fatto bingo!» disse contento.
Indossava una maglietta tutta bianca, jeans tenuti su con la cintura e delle scarpe nere.
«Levati Dan!» gli urlò il maestro con il sorriso sulle labbra, «Questa è la prova del ragazzo, te non dovresti essere qua in mezzo!»
«Su maestro, faccia un’eccezione per me.» Chiese mentre il suo Keyblade appariva tra le sue mani.
Kibishi gli corse in contro, con un fendente lo privò dell’arma, e con un altro lo sbalzò indietro, allontanandolo.
Il maestro si girò di nuovo verso Hikari, correndogli incontro.
Hikari non si mosse, rimase fermo sul posto. Il fendente non lo colpì.
Capì che Kibishi voleva solo spronarlo, non voleva colpirlo veramente. La scena si ripeté altre due volte, alla fine l’uomo fece scomparire il Keyblade.
«Per essere coraggioso lo sei, hai affrontato il nemico armato mentre tu non lo eri, così come sei rimasto fermo mentre ero distratto dall’arrivo di Dan.»
«Oppure è semplicemente stupido!» urlò Dan, «Se non si hanno le possibilità, o meglio, le abilità per combattere, è meglio farsi da parte.»
 Kibishi rise «Se questo è quello che pensi, così sia. Domani, lo affronterai tu stesso.» poi si voltò verso Hikari, «Tu invece hai tempo fino a domani per prepararti, e Hana ti aiuterà.»
«Certamente...» ansimò il giovane buttando un’occhiataccia a Dan, che, quando lo vide, sogghignò e tornò ai piani di sopra.

~KH~

Era pomeriggio inoltrato. Hikari e Hana si trovavano su una collinetta dietro al castello, era abbastanza nascosta. Sulla cime si trovava una piccola pavimentazione di pietra, un paio di sedie dello stesso materiale e un albero.
Hana si era scusata con il ragazzo sia per il comportamento del maestro, così irruento e che lo aveva attaccato senza aver dato delle spiegazioni, sia per quello di Dan, che non avrebbe dovuto interrompere una prova.
«Non ti preoccupare,» le disse, «quando lo affronterò troverò il modo per sconfiggerlo.»
«Ahahah!»
«Che cosa c’è da ridere?»
«La tua espressione era così seria! Non ti si addice proprio!»
Dopo aver fatto riposare il ragazzo, Hana decise di allenarlo.
«Sai,» raccontò, «nel periodo che sono stata con Xien, quando avevo poca dimestichezza con il Keyblade, lui mi ha insegnato qualche tecnica di combattimento corpo a corpo. Se vuoi posso insegnartele!»
Hikari scosse la testa «Grazie, ma prima devo acquisire l’abilità per usare il Keyblade, ci tengo molto.» la voce del ragazzo ebbe un leggero tremolio.
Hana non insistette oltre «Guarda, ti mostro il mio.»
Apparve tra tue luci, un Keyblade più lineare degli altri che aveva visto, eppure, a Hikari, piaceva molto.
La guardia era formata da due punte che chiudevano il manico, la lunga lama lilla sulla quale si intrecciavano due venature, una bianca e un a nera, che la percorrevano nella sua integrità per poi terminare nella dentatura dell’arma con due ali, rispettivamente degli stessi colori, incrociate tra loro. La catena un fiore lilla, con al centro una sfumatura gialla.
«Tieni, prova a impugnarlo.»
Hikari lo prese dalle mani della ragazza. Era molto leggero.
Un flash luminoso inondò il giovane, spaventandolo.
«Il Keyblade è sparito?!»
Hana gli fece la linguaccia e gli mostrò il Keyblade nella propria mano.
«Il proprietario può richiamare il Keyblade ovunque sia. Basta che lo voglia.»
Hikari allungò un braccio in avanti, aprì la mano, ma non apparve nulla.
Hana lo consolò, però le era strano che non ci riuscisse.
«C’è qualcosa che ti turba?»
Hikari guardò la ragazza, poteva raccontarle ciò che lo affliggeva? Lo aveva raccontato, anche se lo aveva fatto nel sonno, a Xien, quindi poteva raccontarlo anche a lei, e poi, senza un motivo in particolare, sentiva che si poteva fidare di quella ragazza.
«Si.» disse, «Una cosa che mi turba ci sarebbe.»
Le raccontò della sua vita alla Città di Mezzo, di sua sorella Ai, ma soprattutto, le raccontò quella sera, dei mostri e di quell’uomo in bianco.
Hana lo ascoltò con molta attenzione, catturata dal modo con cui il ragazzo descriveva la storia.
«Bene!» esclamò lei quando Hikari ebbe finito di raccontare, «Voglio aiutarti seriamente, ma dato che non riesci a evocare il Keyblade a piacere, intanto dovrò allenarti nell’utilizzo della spada.»
«E’ già qualcosa, visto che non me la cavo così male!»
«Te aspettami qua, io vado a prendere le spade di legno al castello.» detto questo, la ragazza si allontanò.
Hikari scorse il piccolo panorama della collina.

“Spero di riuscire a capire come evocare il Keyblade, così potrò tornare il prima possibile alla Città di Mezzo, da Ai..”, pensò.
Degli applausi, provenienti da dietro l’albero, lo disturbarono.
«Chi va là?!»
«E’ davvero ciò che vuoi? Tornare la, nonostante tu abbia visto con i tuoi occhi scomparire quella ragazza?»
L’uomo con il mantello bianco era li, così vicino.
«Vorresti tornare là, basandoti su ciò che ti è stato detto? Senza neppure una prova?» continuò a parlare.
Hikari fremeva dalla rabbia, però rimase fermo. Voleva sentire ciò che quello aveva da dirgli.
Applaudì di nuovo «Pensi in grande ragazzo, ma le tue abilità sono così piccole.»
«Perché lo hai fatto!?» urlò Hikari, «Perché hai preso lei!?»
L’uomo non si scompose «Tutto risiede nell’oscurità,» sentenziò, «il tuo momento ha ancora da venire.»
«Maledetto!»
«Guardati.» indicò il ragazzo, «Se così vicino a me, eppure così distante. Quell’oscurità, quella paura, hanno un così grande potere su di te?»
Aveva ragione, poteva attaccarlo e magari obbligarlo a parlare, però aveva paura.
«La paura non è una debolezza, ma è la via che hai per trovare le tue vere debolezze, eliminarle e diventare più forte.» concluse l’uomo.
Giusto. Doveva farsi coraggio e muoversi, doveva sapere. Hikari rilassò il corpo. Aveva il bisogno di sapere. Alzò il braccio, la mano si aprì, la luce prese forma, eccolo, il Keyblade. Il tintinnio della catena attaccata all’arma smosse l’animo del ragazzo, che scattò in avanti. Fece un affondo, ma qualcosa lo fece sbalzare indietro, fino a buttarlo a terra.
«Il tuo cuore è calmo, o forse qualcosa ancora non è al suo posto?» domandò l’uomo in bianco.
Hikari strinse l’impugnatura con più forza e si rialzò urlando «Smettila con questi discorsi! Io voglio sapere!»
«L’oscurità dentro di te è così densa che ambisci tanto ferocemente a una luce? Il tuo momento ha ancora da venire.»
«BASTAAAAAAA!!» urlò furiosamente.
«Hikari! A chi stai urlando?» Hana lo chiamò da lontano, mentre correva verso di lui.
Hikari si voltò solo un attimo, e l’uomo, dopo aver applaudito un’ultima volta, come era apparso, se ne andò.
Lo aveva perso di nuovo.
La ragazza lo raggiunse in poco tempo, e quando vide il Keyblade in mano al giovane non poté trattenere un sorriso «Come hai fatto?» chiese infine.
«Ho..Ho allontanato la paura.» rispose fissando l’arma.
Hana notò che il ragazzo sembrava più rilassato, e ne fu contenta.
«Allora queste non ci servono!» la ragazza posò le spade di legno su una sedia e fece apparire il proprio Keyblade «Non userò la magia, quindi combatti pure senza trattenerti!» esclamò.
«Magia? Sai pure usare la magia?»
Hana rise, si era scordata che lui non sapeva nulla del Keyblade, quindi non poteva sapere neppure quello.
«Tranquillo, combatti e basta!» sorrise.
I loro Keyblade si incrociarono fino al calar del sole.

~KH~

«Ovvio, cenerai e dormirai qua.» il maestro Kibishi sembrava molto calmo.
«Non disturbo?» Hikari era un’po’  imbarazzato.
«Se il maestro dice che puoi non ci sono problemi.» accentuò Hana.
La sala per la cena era enorme, tre tavolini lunghissimi la percorrevano, ma sono quello più a sinistra era apparecchiato, con solo quattro posti preparati, dettaglio che non sfuggì al ragazzo, che chiese subito spiegazioni ad Hana, la quale spiegò che tre alunni erano fuori per un allenamento.
Si sedettero al tavolino e fu Hana a portare il cibo. Kibishi era seduto a capotavola, alla sinistra Dan e alla destra Hana e accanto a lei Hikari.
«Maestro,» domandò il ragazzo con molta cortesia, «Come mai in questa Accademia ci sono così pochi alunni?»
Il maestro sorseggiò un’po’ di vino, poi rispose «Molti alunni sono fuori con gli altri due maestri, anzi, più precisamente con uno solo. L’altro non si sa che fine abbia fatto. Come vedi sono tre tavolate, ogni maestro ha la propria, così come i propri alunni. Dei miei, oltre a quelli in missione, ci sono solo loro due.»
«Capisco..» Hikari pensò che forse quella fu la domanda sbagliata.
Il resto della cena fu sovrastata da un silenzio ostinato da Dan e Hikari, mentre il maestro e Hana mangiavano tranquilli.
Appena ebbero finito, Dan sgattaiolò via, lasciando la tavola da sistemare alla ragazza.
«Serve una mano?» Hikari l’aiutò volentieri.
«Hana!» la chiamò Kibishi, «Dopo porta Hikari nella stanza accanto alla tua. Deve essere riposato per domani.»
«Certo!»
I due rimasero da soli ancora una volta.
«Certo che il maestro è proprio una persona differente quando non deve combattere!» scherzò il ragazzo.
«Hai proprio ragione! Più che altro penso ti abbia preso in simpatia.»
«Tu dici?»
La ragazza annuì.
Non ci misero molto a sistemare il tutto.
«Vieni, ti mostro la strada.» Hana lo portò in una delle quattro torri del castello.
Hikari notò gli enormi corridoi e le numerose stanze, gli alunni mancanti dovevano essere molti.
«Questa è la tua stanza.» la ragazza aprì la porta, entrando in una stanza quadrata, con una parete che era interamente parte delle enormi finestre che aveva visto quando era arrivato. Il letto era abbastanza grande, ben tenuto. Alle pareti si trovavano due lanterne che illuminavano il tutto.
«Io sono qui accanto sulla destra, se servisse qualcosa vieni pure a chiamarmi. Ah! Nell’armadio ci sono dei vestiti nuovi per te, quelli che hai indosso sono parecchio logorati! Domattina verrò io a svegliarti. Buonanotte!» e con il sorriso sulle labbra, la ragazza uscì.
Uno specchio era attaccato a un’anta dell’armadio, e Hikari ci si posizionò di fronte. Quei vestiti erano da buttare ormai, si erano rovinati sia quando ha combattuto contro Kibishi che contro quei mostri. Si era scordato anche di chiedere al maestro cosa fossero quei cosi, ma decise di farlo la mattina, dopo aver combattuto Dan. Si spogliò, spense le lanterne e si infilò sotto le coperte bianche del letto.
Gli era difficile prendere sonno, ogni volta che quell’uomo appariva la sua vita veniva stravolta.
Alzò una mano verso il soffitto, il peso del Keyblade si fece sentire.
«Buonanotte, Ai.»

~KH~

«Sveglia Hikari!» Hana era in piedi, vicina al letto di Hikari, che non riusciva a svegliare.
«HIKARIII!!!»
Il ragazzo sobbalzò spaventato «AAAHHH!»
«Finalmente ti ho svegliato. Dai, vieni a fare colazione. Tra non molto dovrai batterti con Dan.»
E’ vero, doveva combattere.
«Ecco,» chiese Hikari alla ragazza, «potresti uscire? Dovrei cambiarmi..»
La ragazza arrossì «Ti aspetto di sotto!» Uscì sbattendo la porta.
Hikari andò dritto all’armadio. Dentro c’erano solo i vestiti per lui e qualche coperta.
Erano della taglia giusta. Si posizionò davanti allo specchio.
Una maglietta blu a maniche corte, sopra una giacca nera, anch’essa con le maniche corte.
Pantaloncini neri che finivano poco sotto il ginocchio. Neri erano anche gli scarponi e le fasciature alle mani, che terminavano al polso.
Si sentì pronto al combattimento, strinse i pugni e si avviò verso l’atrio. Era ancora al primo piano, ma già aveva visto Dan in piedi, in mezzo alla stanza, impaziente.
Scese, «Eccomi.» annunciò.
Kibishi era seduto sul suo trono e Hana invece, era in piedi accanto a lui, un’po’ più arretrata.
«Sei arrivato alla fine! Pensavo che saresti rimasto sotto le coperte! Avresti fatto senz’altro meglio.» Dan lo insultò subito.
Hikari sorrise per un secondo, poi il suo volto assunse un’espressione neutrale.
«Oh! Siamo sicuri di noi stessi, eh?!» Dan tentò di intimidirlo.
Kibishi alzò un braccio e scandì con voce solenne «Oh voi Utilizzatori di Keyblade, mostrate il vostro valore. Iniziate!»
«ARRIVO!!!» la mano di Dan venne ricoperta dalle fiamme, da dove apparve il Keyblade, ornato da lingue di fuoco che formavano la guardia e la dentatura. La lama, arancione, era attraversata dalle lingue incrociate tra loro.
Il ragazzo scattò in avanti e Hikari scansò di lato.
«Che fai?! Scappi?»
Hikari portò indietro il braccio e attaccò con un fendente circolare, ma Dan lo schivò con una capriola.
«Quello sarebbe il suo Keyblade?» chiese Kibishi alla ragazza.
«Esatto,» rispose lei, «ieri è riuscito a evocarlo da solo, senza allenamento.»
Il maestro borbottò qualcosa.
I due continuarono a scontrarsi, Hikari riuscì a schivare molti attacchi, ma qualcuno lo colpì.
Dan rise «Tieniti pronto!»
Due sfere di fuoco apparvero ai suoi fianchi, iniziarono a ruotare intorno a lui, formando un cerchio.
«Blitz ardente!» Dan scattò, puntando il Keyblade in avanti, attaccando frontalmente. Hikari lo saltò. L’altro, sotto di lui, fece perno con una gamba, voltandosi di colpo «Fire!»
Hikari fu colpito nella schiena e scaraventato a terra. Stranamente i suoi vestiti non si erano bruciati.
«Solo il Keyblade non ti aiuterà a vincere, se il tuo nemico sa usare la magia!» sogghignò Dan.
Hikari steso a terra, usò il Keyblade per rialzarsi.
«Non mi arrendo così facilmente!» urlò.
«AHAHAHA!!!» Dan rise a squarcia gola, «Ottimo! Vediamo come te la cavi con questi due!»
Puntò l’arma verso il ragazzo e sparò un altro fire. Hikari lo dissolse colpendolo, ma subito si trovò davanti Dan con il blitz ardente. Era troppo vicino per difendersi.
Una leggera fitta al petto colse Hikari, Aggiralo!
Il ragazzo, d’istinto, con un movimento veloce del braccio, mise il suo Keyblade sopra quello dell’avversario e lo abbassò, portando a terra l’arma nemica. Dopodichè, con un movimento di gambe altrettanto veloce, ruotò intorno alle fiamme, aggirandole. Si ritrovò alla schiena di Dan e ormai le fiamme si erano estinte.
«Colpiscilo!» Hana lo incitò.
Hikari alzò il Keyblade verso l’alto, poi lo fece cadere sulla schiena del ragazzo. Non poteva ne evitarlo ne pararsi, e quel colpo avrebbe portato Hikari in vantaggio.
Il Keyblade di Hikari scese a velocità sostenuta, ma qualcosa lo bloccò.
«Cosa?!» Hikari si stupì.
Dan aveva parato con il Keyblade il colpo dietro la schiena, eppure quell’altro era ancora in terra.
«Due?!» domandò il ragazzino incredulo.

~KH Fate Of The Damned~

 ANGOLO AUTORE: Ecco a voi il terzo capitolo, che al momento è quello che mi ha dato più problemi. Per il quarto capitolo dovrete aspettare, perché ancora mi devo arrivare alcuni personaggi.
Passo ai ringraziamenti:
Ringrazio SaxTheBest per avermi inviato le parti mancanti del suo OC;
FireBlade97, il cui personaggio appare nel capitolo e che mi ha aiutato a correggere i vari errori;
e tutti coloro che mi hanno inviato gli OC e a tutti coloro che leggono la mia storia!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
 Un saluto con affetto, il vostro DarkXemnas!

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Capitolo 4
*** Where's The Darkness? ***


KH FotD cp4

Capitolo 4

Where’s The Darkness?

 

Dan approfittò dello stupore dell’avversario per allontanarsi.
Hana, irritata, interrogò il maestro «Ma usare l’abilità nelle prove non sarebbe vietato?! Così Hikari non ha speranza!»
«Ciò che hai detto non è del tutto vero,» sottolineò Kibishi, «perciò voglio vedere come andrà avanti questa battaglia. Se degenererà, interverrò.»
La ragazza lo ascoltò con un espressione preoccupata, e con essa tornò a contemplare i due sfidanti.
«Hikari!» urlò Dan, «Ora non ti rimane che la resa!», allargò le braccia, puntando i Keyblade verso l’esterno, li ruotò e si mise in posizione da combattimento.
Il secondo Keyblade di Dan era molto simile al primo, differiva soltanto dalle fiamme ornamentali, che erano più chiare, su un arancione acceso.
Hikari osservò il proprio. Poteva farcela, poteva sconfiggerlo.
Lo portò davanti a sé, tenendolo con entrambe le mani.
Il ragazzo dai capelli bianchi fece forza con le gambe e eseguì un salto enorme, piombando sul castano.
Hikari alzò il Keyblade per parare il colpo, ma bloccò solo una delle armi avversarie. Dan, ruotando il Keyblade libero, colpì il ragazzo sul fianco, il quale si piegò per l’impatto e per il dolore.
Piegandosi, Hikari mosse velocemente la propria lama che, incastrandosi con la dentatura di quella ancora in contatto con essa, sottrasse il Keyblade a Dan, allontanandolo.
Quest’ultimo, dopo essere atterrato, sparò una palla di fuoco dall’altro Keyblade, ma il giovane la evitò facilmente.
Hikari era riuscito a costringere l’avversario a usare un’arma sola, proprio come lui, doveva soltanto tenerlo lontano dal Keyblade a terra.
Dan scattò verso la propria arma, ma Hikari gli si parò davanti. Il primo attaccò con un fendente e l’altro, invece di pararsi, contrattaccò con un altro fendente.
L’impatto fece sbalzare le due armi indietro, ma rimasero sempre in mano ai proprietari.
«Ingenuo!» Dan richiamò il Keyblade nella mano libera e colpì Hikari con un affondo al petto, facendolo arretrare.
«Hikari!» Hana sussultò, ma Kibishi la bloccò con un gesto. Non doveva interferire.
I due continuarono a scontrarsi, ma Hikari aveva sempre avuto la peggio. Il fire lo obbligava a stare in movimento e se si avvicinava troppo a Dan, doveva evitare il blitz ardente. Lo aveva già fatto, ma non era sicuro di poterlo rifare.
Il castano ansimò e Dan se ne accorse «Sei stanco?», chiese con tono arrogante.
«No.» rispose secco.
“Devo trovare un modo per evitare sia il fire che il blitz…”, rifletté Hikari, “il fire posso fermarlo con il Keyblade, ma l’altro no. Se mi avvicino verrò colpito sia dalle sfere che da Dan, quindi la sua tecnica debole è il fire.. Aah!”
Gli tornarono in mente le parole di Hana, l’Utilizzatore può richiamare il Keyblade, proprio come aveva fatto anche Dan poco prima. Sorrise.
Il ragazzo attese, fu il ragazzo con i capelli bianchi a fare la sua mossa, saltò di nuovo. La scena si ripeté esattamente come prima.
«Fire!» esclamò Dan.
«Adesso!» urlò a sua volta l’altro, che lanciò il Keyblade come un disco rotante, dissipando il fire e colpendo in pieno l’avversario, il quale non fece in tempo a vedere l’arma avvicinarsi. Dan era in procinto di cadere all’indietro, ma riuscì a rimanere in piedi. Guardò in avanti ma l’oggetto lo colpì di nuovo, buttandolo a terra. Notò che il Keyblade era finito dietro di sé e si voltò confuso, ma vide solo la parete.
«AAAAHHHHHH!!!»
Dan si girò, Hikari era troppo vicino.
Kibishi si alzò «Dichiaro Hikari vincitore.»
«Cosa?!» controbatté il perdente, «Perché ha vinto lui, non mi ha colpito!» urlò, nonostante la lama del Keyblade sfiorasse la pelle del suo collo.
«Questa è una mia decisione Dan.» tuonò Kibishi.
Il ragazzo non poté che abbassare lo sguardo. I suoi Keyblade sparirono.
Hikari fece sparire il proprio e Dan si alzò.
I due si guardarono in viso, il ragazzo con i capelli bianchi era irritato.
«Bravo Hikari!» esultò Hana.
«Io me ne vado!» sbottò il ragazzo, uscendo senza aggiungere altro.
«L’ha presa così male?» domandò Hikari.
«Non ti preoccupare,» disse la ragazza, «si calmerà. Ormai lo conosco.» rise.
«Hikari.» il maestro lo chiamò a sé, vicino ai troni.
 Il ragazzo si posizionò a qualche metro di distanza.
«Da questo momento sei ufficialmente allievo dell’Accademia. Congratulazioni. Domani mattina comincerai la prima lezione.»
L’uomo fece per alzarsi, ma il giovane lo fermò «Io avrei delle domande da farle!»
«Le domande le farai domani. Ora andate.». sentenziò prima di salire ai piani di sopra.
Hikari lo seguì con lo sguardo, poi uscì dal castello con Hana.

~KH~

I due si erano fermati sulla stessa collina dove Hikari aveva ottenuto il controllo del Keyblade.
Chiacchierarono all’ombra dell’albero.
«Ehi!» Dan si fece notare. Si stava avvicinando e quando li raggiunse si scusò con Hikari.
«E’che quando c’è la possibilità di combattere quella di tirarsi indietro non è un’opzione. Poi ho voluto stuzzicarti un’ po’, ecco!» spiegò.
Hana rise «Visto Hikari? Che ti avevo detto?»
«Zitta tu...» rispose Dan indispettito.
Hikari si alzò in piedi e gli porse la mano. L’altro l’afferrò.
«Comunque…» chiese Hikari incuriosito, «Cosa fate quando non avete lezioni?»
«Beh, dipende.» rispose Dan, «Quando torneranno gli altri ci saranno più cose da fare, altrimenti qua non c’è nulla di nulla.»
«Vero.» aggiunse Hana, «Nonostante sia un posto meraviglioso, qui all’Accademia c’è poco da fare. Il vero divertimento è andare in missione.»
«In missione?» ripeté il ragazzino.
Dan annuì «Ti inviano in un posto dove serve aiuto con il Keyblade.»
«In che senso?» chiese di nuovo.
«In pratica, il Keyblade serve a scacciare l’oscurità. Quando molta oscurità appare, noi siamo chiamati a distruggerla.»
«Avete partecipato a qualche missione?»
«Io sì, nella mia città natale.» rispose il ragazzo.
«Io purtroppo no, visto che non ho ancora la mia abilità personale…»
Hikari chiese altre informazioni e Hana gli spiegò che oltre alla possibilità di usare il Keyblade e la magia, gli Utilizzatori del Keyblade avevano un’ulteriore abilità disponibile, diversa da persona a persona.
«Ad esempio,» continuò a spiegare, «Dan è in grado di usare due Keyblade. Anche il maestro ha l’abilità, ma non sappiamo quale sia, non l’ha mai mostrata. Se glielo chiedi, sicuramente ti spiegherà meglio lui domani.»
Il resto del pomeriggio lo passarono li, parlando. Hikari fissò per molto tempo il cielo.
A cena, il maestro non si presentò, probabilmente era rimasto nelle sue stanze.
I tre cenarono da soli, in quell’enorme stanza.
«La tua stanza Dan dov’è?» chiese Hikari.
«Nella prima torre.»
Hikari si voltò verso Hana in cerca di spiegazioni.
«La nostra torre è la terza.» disse infastidita. Non voleva essere disturbata mentre mangiava.
I tre si separarono, Dan alla prima torre e Hikari e Hana alla terza.
Hikari si levò i vestiti, li mise nell’armadio e si buttò sul letto. Non aver fatto nulla per tutta la giornata lo aveva in qualche modo stancato. Guardò fuori dalla vetrata. Il cielo era senza stelle. Cadde in un sonno agitato.

~KH~

Svegliati, Hikari, ti prego…
«Mmmh?» Il giovane aprì lentamente gli occhi. L’oscurità lo circondava.
«Di nuovo qui?» borbottò.
Hikari…
La voce continuava a chiamare il suo nome, ma lui non riusciva a capire da dove questa proveniva. Però era diversa da quella dell’ultima volta, non era sconosciuta.
«Chi sei?»
Svegliati Hikari, stanno arrivando…
«Chi sta arrivando?»
Stanno arrivando, le ombre, svegliati…
«Quali ombre?»
Il giovane sentì di nuovo quella sensazione di vuoto sotto di sé e si svegliò di colpo. Era fuori dalle coperte, ci si era addormentato sopra. Si mise seduto con le gambe incrociate. Quella voce era strana, enigmatica, ma familiare. La sua attenzione fu catturata dal cielo, da quel cielo scuro che riportava alla mente dei brutti ricordi, e non solo. Qualcosa stava lentamente cadendo dal cielo, ed era enorme.
Hikari scatto in piedi, il Keyblade alla mano. Uscì fuori dalla porta «HANAAA!» urlò avvicinandosi alla sua camera.
Hana, ancora addormentata, aprì leggermente la porta, giusto per vedere fuori «Che c’è Hikari?»
Il ragazzo era agitato «Ci stanno attaccando! Gli stessi esseri che hanno attaccato la Città di Mezzo!»
«Cosa?!» si voltò e li vide anche lei dalla finestra. Si appoggiò alla parete e mirò verso l’altro. C’era qualcosa al centro, e stava scendendo.
Il Keyblade prese forma «Andiamo da Dan e dal maestro!»
«Sono qua...» disse Hikari.
Hana uscì dalla camera, erano chiusi da entrambi i lati. Gli esseri dal corpo fumante li avevano circondati.
«Seekers!» esclamò Hana.
«Si chiamano così?»
La ragazza annuì «Però adesso non c’è tempo per le spiegazioni, andiamo dagli altri!»
I Seekers erano relativamente deboli, ma erano anche in molti. A fatica i due attraversarono la terza e la seconda torre, raggiunsero la prima torre, e videro Dan intento a combattere le creature nel corridoio.
«Evoca anche l’altro Keyblade!» gli consigliò Hikari, ma l’altro rispose che non serviva contro di loro.
«Hai visto il maestro, Dan?»
«No, sarà nella sua stanza, ai piani superiori del castello principale.» Dan si fece strada fino ai due compagni e il gruppo si diresse, a suon di fendenti, fino alla stanza del maestro Kibishi, al piano superiore del castello, tra le torri centrali. Hikari notò che anche qui le porte erano tre e la stanza dell’uomo era quella più a sinistra. Sopra di loro c’era un ulteriore piano, ma apparentemente non c’erano vie per raggiungerlo.
«Maestro!» Hana lo chiamò, nessuno rispose, entrarono, ma la stanza era vuota.
«Dov’è finito?!» Dan iniziò a scaldarsi.
I Seekers si fecero più numerosi, i tre furono obbligati a uscire dal castello, ma la situazione era molto peggio.
Tutte le colline, i boschetti, tutto era ricoperto da fumo. Di fronte a loro, quell’oggetto che avevano visto nel cielo, fluttuava a pochi centimetri da terra. Aveva la forma di un uovo. Era nero e fumava. I Seekers prendevano forma intorno ad esso. Anche Kibishi era lì, sterminava le creature che tentavano di avvicinarsi al castello, ma molte riuscirono a evitarlo, erano troppe.
«Maestro!» lo chiamarono.
«Cosa ci fate fuori?!»
«Dentro è troppo pieno! Dovevamo uscire!»
«Non è possibile!» l’uomo scattò verso di loro, li saltò e si diresse verso il castello.
«Voi fermate gli altri, in tre potete farcela!» ordinò, poi sparì dietro al portone.
«Beh,» Dan sorrise, «se non si può fare diversamente…» anche il secondo Keyblade prese forma.
«Ce la faremo!» Hana era determinata.
Hikari portò l’arma davanti a sé «Venite avanti!»
Gli Utilizzatori del Keyblade si scagliarono nella folla di Seekers, profondando nell’enorme nuvola di fumo.
Ce la stavano facendo, li stavano bloccando tutti.
I Seekers si fermarono, e dall’uovo non apparvero altri.
«Abbiamo vinto?» chiese Dan e Hikari scosse la testa «No.»
Le creature vicine alla sfera vi entrarono in contatto e sparirono, in quel loro tipico fumo.
La sfera iniziò a fessurarsi, e dalla fessura fuoriuscirono degli artigli. Questi spaccarono l’involucro.
Un mostro umanoide si prostrò imponente. Aveva gli arti molto più spessi degli altri Seekers, le gambe erano corte e le braccia molto lunghe. Il petto era ricoperto interamente dal fumo. La testa era molto simile a quella di un uomo, ma i tratti erano distorti. Anche a questo il fumo che usciva dagli occhi e dalla bocca era rosso. Sotto alla cappa di fumo che copriva il petto era visibile un foro, da dove questa si creava.
I Seekers che non si erano uniti ad esso si tennero lontani, in quello spiazzo erano solo loro quattro.
Appena il Seeker si posò a terra, Dan lo assalì subito con il blitz, facendo svanire la gamba sinistra.
«Forza!» Hikari, insieme ad Hana, portò via anche la gamba destra e il mostro cadde a terra.
«La testa!» urlò.
Dal corpo della creatura si espanse una macchia di oscurità, che divorò il suolo. Piccoli Seekers ne uscirono. Avevano un corpo affusolato che terminava in una lunga coda e possedevano solo gli arti anteriori con cui si trascinavano. Le sue gambe iniziarono a  rigenerarsi, i tre non potevano rischiare di entrare nell’oscurità. L’essere si rimise in piedi e sferrò un pugno verso i nemici.
«Schivate!» disse Hana buttandosi di fianco.
Dan finì vicino alla pozza e venne assalito. La ragazza corse da lui e con dei veloci fendenti eliminò qualche nemico.
Hikari balzò all’indietro, ma quel mostro stava già tirando anche l’altro pugno su di lui.
«Hikari!» urlò la ragazza.
«Via da li!» esclamò l’altro.
Il pugno era troppo vicino, non avrebbe fatto in tempo a evitarlo.
Un’altra fitta lo colse al petto. Contrattacca!
Quando il pugno gli fu vicino, Hikari, piantandoci il Keyblade, ci salì sopra. Corse per il braccio e il Seeker tentò di schiacciarlo, ma lui schivò con un balzo. Arrivò alla testa e la colpì con una serie di fendenti. La creatura lo scrollò via. Hikari a mezz’ara portò il braccio con l’arma all’indietro «Raid!»
«E’ la stessa tecnica che ha usato contro di te!» esclamò la ragazza a Dan.
Il ragazzo lanciò il Keyblade verso l’essere oscuro e colpì un occhio, passando da parte a parte la testa, che si dissolse in una nuvola.
Dan parò la caduta all’amico.
Il mostro cadde all’indietro, svanendo completamente.
«Evviva!» Hana saltò esultando.
«Aspetta.» Hikari la interruppe, «Ce ne sono ancora un’infinità, siamo ben lontani dal poter esultare.
«Ehi!» il maestro accorse, «Dentro non ce ne sono altri. Eliminiamo questi!»
I tre annuirono, però i Seekers non si muovevano. Iniziarono a sparire in massa. Il cielo si schiarì, le stelle spuntarono timide.
Tutti i terreni intorno al castello, lentamente, si liberarono dalle ombre.
«Quelle creature si mostrano solo se nelle vicinanze c’è una forte oscurità, però noi siamo tutti qua, e poi l’oscurità di una persona non sarebbe bastata per richiamarne così tanti.»
«E’ possibile che sia stato quell’uovo gigante ad averli attirati qua?» chiese Dan.
Kibishi rifletté un secondo «Probabile. Comunque avete fatto un’eccellente lavoro di squadra. Adesso tornate nelle vostre stanze, controllate che non ci siano stati danni o che qualche Seeker sia rimasto, anche se ne dubito.»
Rientrarono nel castello.

~KH~

L’uomo con il mantello bianco sorrideva. Aveva visto tutto dalla stanza di Hikari.
«Dov’è l’oscurità?» disse ironicamente, si voltò e uscì.

~KH~

Ognuno si diresse nella propria stanza. Hikari trovò la porta aperta. Controllò se qualche Seeker fosse ancora lì, o che avessero rotto qualcosa, ma niente. Quando ebbe finito, si mise di nuovo a dormire.
La mattina, quando Hana andò a chiamarlo, lui era già in piedi, cambiato, pronto per l’allenamento.
I due raggiunsero Dan e Kibishi al salone, dove consumarono la colazione.
«Perfetto. Usciamo e incominciamo.» disse Kibishi.
Uscirono dal portone e li si fermarono. Delle persone si trovavano davanti a loro.
Erano in due, un ragazzo e una ragazza. A prima vista Hikari pensò che fossero più piccoli di lui.
«Salve  maestro Kibishi.» disse la ragazzina con un tono rispettoso.
L’uomo, sorpreso, rispose «Bentornati.»
«Maestro, chi sono?» Hikari interrogò l’uomo.
Kibishi andò in mezzo ai due, che avvicinò al ragazzo spingendoli dolcemente con una pacca.
«Loro sono i miei allievi che avevo mandato in missione, Rose e Astre.»

~KH Fate Of the Damned~

 

ANGOLO AUTORE: Porto a voi il quarto capitolo, spero che vi sia piaciuto, visto che è prevalentemente occupato da combattimenti.

Vi consiglio vivamente di ascoltare della musica, preferibilmente OST di KH durante la lettura, per ottenere un’esperienza migliore.

Ringrazio Lacrima_00 che, finalmente mi ha inviato le sue OC, permettendomi cosi di poter sviluppare ulteriormente la storia.

Ringrazio inoltre tutti voi che seguite la mia storia. Chi volesse inviarmi altre OC è libero di farlo.

Un saluto con affetto, il vostro DarkXemnas.

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Capitolo 5
*** You Don't Shine At All ***


KH FotD ct5

Capitolo 5

You don’t shine at all

 

Il ragazzo, Astre, fissava Hikari con uno sguardo curioso, ma distante, mentre la ragazza, Rose, si era nascosta dietro al maestro.
«Forza ragazzi, presentatevi come si deve.» disse Kibishi.
Astre scosse la testa. Voleva che prima fosse il nuovo arrivato a presentarsi.
«Io mi chiamo Hikari. Piacere di conoscervi.»
Astre parlò a voce bassa. Disse giusto il nome, poi si ammutolì. Aveva i capelli corti, di un nero corvino. Indossava una giacca con il cappuccio, nera e blu, e i pantaloni dei medesimi colori. Ma ciò che catturò di più l’attenzione di Hikari furono il vistoso spallaccio raffigurante un’aquila sul braccio sinistro e una benda nera che copriva l’occhio destro.
La ragazzina, invece, fu più impetuosa nel parlare, sembrò emozionata. Rose era un’po’ più bassa di Astre, portava i capelli sciolti e questi erano lunghi e mossi, castani. Indossava una semplice maglietta bianca sbracciata, un pantaloncino di jeans e un paio di scarpette bianche. Aveva gli occhi celesti.
Astre sbuffò. «Io maestro mi ritiro nelle mie stanze. Con permesso.»
Rose lo seguì. «Anche io vado a riposarmi! Ciao!»
«Sono davvero un bel duo.» sottolineò Kibishi prima di condurre i tre allievi al luogo dove li avrebbe allenati.
Uno spiazzo vicino al portone dove Hikari aveva visto sparire Xien. Kibishi gli fece fare del riscaldamento, poi li fece combattere. I primi furono Dan e Hana.
Hikari, insieme al maestro, stavano in disparte a osservarli, seduti all’ombra di un albero.
«Non avevi delle domande da farmi?» chiese Kibishi.
«Cosa sono precisamente i Seekers?»
«Sono tutto ciò che è incompleto nel mondo. Loro cercano quel qualcosa che li possa rendere completi, ma quel vuoto viene sempre riempito dall’oscurità, che li rende invidiosi della completezza degli uomini. Per questo uccidono. Loro non hanno nulla e stanno cercando qualcosa.»
«E’ possibile che qualcuno li guidi?»
«Non lo so.»
A Hikari sembrò che il cuore gli si fermasse. Neppure Kibishi sapeva chi fosse l’uomo in bianco.
«Tutte qui le tue domande?» Kibishi si girò verso il ragazzo.
«Quindi non sa neppure perché hanno attaccato e ucciso mia sorella..»
«Se hanno avuto un motivo in particolare non posso saperlo. Quello generale lo sai.»
«Cos’è di preciso il Keyblade?»
L’insegnante si voltò verso gli alunni che si stavano scontrando. «Ognuno ha una concezione di Keyblade diversa da tutti gli altri. Quindi non posso dirti cosa sia di preciso il Keyblade perché solo tu lo sai. Io so cosa significa il mio.»
«E come faccio a scoprirlo?»
«Anche questo lo devi capire da solo.»
Hana cadde a terra, Dan alzò i Keyblade in alto come segno di vittoria, poi, dopo averli fatti sparire, aiutò l’amica ad alzarsi.
«Bravi.» commentò Hikari con la voce di chi si sente obbligato. La testa si era riempita di quesiti.
L’uomo si tirò su. Mormorò. Incrociò gli allievi che si stavano dirigendo verso il giovane.
I due si misero seduti.
Dan puntò il dito in direzione del punto dove aveva combattuto fino a poco fa. «Penso voglia te, Hikari.»
Hikari alzò lo sguardo, il maestro lo attendeva già pronto per il duello. Aveva un’espressione diversa da quella di poco prima. Nei suoi occhi si leggeva una concentrazione assoluta.
Di fronte a lui Hikari si sentì schiacciare.
«Richiama la tua arma.» tuonò l’uomo.
I Keyblade presero forma.
Hikari si posizionò, ma aveva un nodo alla gola che non andava né su né giù e la mente ingombra di domande.
«In guardia.» intimò Kibishi.
Il suo assalto fu travolgente: combatteva di forza, mirando a stancare l’avversario.
Non ebbe molti problemi: Hikari era continuamente distratto dai propri pensieri. Come se non bastasse, non riusciva a staccare gli occhi dalle misteriose armi che impugnavano.
Hikari iniziò a retrocedere da subito. Muoveva il Keyblade a casaccio e il contraccolpo con i colpi di Kibishi lo scuotevano.
Il maestro caricò il colpo: un fendente circolare, colpiva dall’alto verso il basso, lasciando nell’aria una linea arancione.
Al ragazzo la spada volò via di mano e lui cadde a terra.
Kibishi lo guardò storto. «Allora? Combatti seriamente o no? Mi sembravi più forte di così.»
Hikari sentì che la testa stava per scoppiargli.
«So dall’incontro che hai avuto contro Dan che sei più forte di cosi. Mostrami di nuovo le tue abilità.»
Non pensare a niente.. Combatti! Hikari si alzò deciso e recuperò il Keyblade.
Alzò lo sguardo, incrociandolo con quello dell’avversario.
Aspettò che fosse il maestro a sferrare il primo colpo.
Kibishi scattò.
Il castano attese fino all’ultimo istante, schivò il fendente. Iniziò a prendere confidenza dello stile dell’uomo. Non parava, non assalta. Si limitava solo ad evitare con precisione i colpi di Kibishi. Vide un’apertura, iniziò a attaccare.
Lo contrastò con la velocità, costringendolo a indietreggiare.
Forza!
Hikari cercò l’affondo e colpì la lama del Keyblade di Kibishi.
«SI!» esclamarono i due ragazzi dalla distanza.
L’uomo fece fatica a trattenere un sorriso: usò la spinta dell’affondo per eseguire una giravolta e con la mano libera afferrò il polso del ragazzino. In un lampo lo disarmò. I Keyblade sparirono.
«Complimenti ragazzo.»
Hikari non rispose, deluso dall’esito dell’incontro.
«Senti, perché non provi a fare a loro le domande a cui non ho saputo rispondere?»
«Eh?»
Kibishi alzò la voce per farsi sentire anche dagli altri. «Appena Hikari si sarà riposato, combatterete tutti contemporaneamente.»
«Perfetto!» rispose Dan.
«Io intanto rientro, devo parlare con Astre e Rose. Raggiungeteci non appena avrete finito.»
L’insegnante si incamminò verso il castello, mentre il giovane si stese accanto ai suoi compagni.
«All’inizio dell’incontro, c’era qualcosa che ti turbava? Non sembravi essere in te, Hikari…» chiese Hana.
«Ragazzi, sapreste dirmi cosa significa per voi il vostro Keyblade?»
La ragazza ci pensò su. L’arma prese forma nella sua mano. «Io credo che il Keyblade sia il simbolo dei propri propositi, dei propri desideri e ideali. Racconta una parte della storia di chi lo porta e per me è la lama con cui potrò dissipare l’oscurità che mi ha colpita in passato e con le sue ali potrò raggiungere il mio obiettivo. Per questo l’ho chiamata WingBlade.»
«Gli hai dato anche un nome?»
Hana arrossì. «Si, ma è venuto da solo, diciamo che forse è stato il Keyblade stesso a dirmelo, ecco.»
Dan prese la parola. «Io mi trovo d’accordo con Hana, però, a differenza del suo, il Keyblade è il simbolo del mio spirito, del desiderio di poter terminare ciò che non ho potuto finire tempo addietro. Poi, con l’arrivo del secondo mi sono sentito ancora più forte! I loro nomi sono Red Desire e Burning Soul.»
Hikari non disse una parola. Strinse l’elsa della sua arma e a testa alta si diresse verso lo spiazzo.
«Pronti a incominciare?»

~KH~

Fu da subito un clangore di lame. I tre combatterono a lungo, finché le forze non vennero a mancare. Hikari venne lanciato a terra da Dan, che incrociò subito dopo le spade con Hana. Un battito di ciglia. La ragazza lo colpì allo stomaco.
Hikari vide il ragazzo cadere sulle ginocchia.
«A quanto pare ho vinto!» fece il segno della vittoria con la mano libera.
«Non pensavo fossi così brava Hana!» commentò Hikari.
«Diciamo di si.» si voltò.
Dan si rialzò e la prese in giro. «Ti stai imbarazzando per un complimento?»
«Eh?! No, assolutamente no!»
«Comunque, credo sia ora di rientrare. Sto iniziando ad avere fame!»
Hikari e Hana annuirono.
Arrivarono alla sala da pranzo. Era tutto pronto per il pranzo.
«Bentornati!» Rose gli accolse nella stanza. Era stata lei a preparare i cibi e a sistemare la tavola.
«Il maestro e Astre dove sono?» chiese Hana.
La ragazzina rispose spiegando che i due stavano discutendo della loro missione, dopodiché invitò i ragazzi a sedersi e a cominciare a consumare il pasto. Poco dopo anche lei si unì a loro. Si mise di fronte a Hikari.
«Hikari, quanti anni hai?» chiese.
«Diciassette.» rispose masticando della carne.
«Oh! Hai la stessa età di Hana!»
La ragazza sussultò. «Chi ti ha detto che potevi dirlo?»
«Non vedo dove sia il problema.»
Hikari le fece la stessa domanda. Rispose che aveva la stessa età di Astre, entrambi avevano quindici anni.
Entrarono Kibishi, seguito da Astre. Si unirono anche loro.
«Scusi, maestro. Che cosa hanno dovuto fare in missione?» domandò Hikari.
L’uomo lo guardò un attimo. «Chiedilo ad Astre.»
Il ragazzo si girò verso l’altro, ma incrociò uno sguardo distaccato e diffidente.
Rose provò a rispondere, ma il coetaneo la zittì con un gesto. «Se lo vuoi sapere veramente, dovrai battermi.»
«Non ho intenzione di combattere inutilmente. Non sei obbligato a dirmi nulla.»
Il castano vide Astre sorridere per la prima volta. «Cosa c’è di divertente?»
«Il maestro mi ha parlato di te, posso dirti con certezza che la risposta ti interessa direttamente.»
Hikari ebbe un brivido. Kibishi decise di prendere la parola.
«Bene. Allora oggi pomeriggio voi due vi allenerete insieme.»
Il giovane non fu d’accordo, ma non poté fare diversamente.
Quel pomeriggio sul campo c’erano solo loro due, degli altri nessuna traccia. Probabilmente il loro mentore li aveva tenuti dentro, o li aveva allontanati.
«Coraggio.» disse Astre. Posò la mano destra sullo spallaccio. Il Keyblade prese forma dall’ornamento, che si svanì in un vapore grigio, per poi condensare di nuovo nell’arma. La lama era particolarmente lunga, accompagnata dalla guardia, formata da due ali che si chiudevano sull’elsa, da dei fili rigidi grigi che si intrecciavano intorno ad essa. La dentatura era formata da tre ali nere, che insieme alle ali della guardia, avevano un aspetto indefinito, quasi come fossero sfocate.
La catena terminava con un’aquila che tra gli artigli stringeva un cuore rosso.
«Non ho intenzione di combattere.» disse Hikari.
«E’ un ordine del maestro.»
«Quello che dice mi interessa fino ad un certo punto. Non sono venuto qui di mia volontà.»
Astre sbuffò. «Probabilmente non sei l’unico.»
«Anche tu?»
Il ragazzino annuì. Strinse con più forza l’elsa e puntò l’arma verso il castano.
«Il tuo Keyblade ha un nome?» chiese Hikari.
«E anche se lo avesse cosa ti cambierebbe?»
«Il mio non lo ha, o almeno non l’ho ancora trovato.»
Astre si mosse in avanti, tentando di colpire le gambe del nemico, che schivò spostandosi di fianco.
Il ragazzino era veloce, riuscì a inseguire Hikari in quasi tutte le sue schivate.
Anche quest’ultimo incominciò a contrattaccare, ma anche nel muovere la spada Astre gli era superiore.
«Aero!»
Hikari vide arrivare una piccola sfera di vento verso di lui. Saltò.
«Ring esplosivo!»
Il ragazzino creò delle mine sotto l’avversario. Si innescarono appena il ragazzo vi atterrò sopra. L’esplosione generò del fumo.
«Sei veramente debole, sai?» Astre lo criticò.
Qualcosa si mosse nel fumo, il giovane si scansò all’ultimo. Un Keyblade rotante.
Hikari approfittò del momento per uscire dalla cortina. L’arma era di nuovo in mano sua e l’altro era distratto. Era l’occasione perfetta. La traiettoria del Keyblade avrebbe colpito di sicuro Astre. La lama si avvicinò al corpo, poi una forza centrifuga trascinò il castano verso l’alto.
«Aerora.»
Hikari si girò a mezz’aria, riacquistando l’equilibrio.
Astre scattò. «Gravità zero!» una sfera nera si propagò dal suo corpo, bloccando la caduta dell’altro.
Il giovane provò a colpirlo, ma fallì.
«Hai un grande assortimento di magie, vedo.» commentò Hikari mentre raggiunse il terreno.
«Sentiero Leggendario.»
«Eh?»
«E’ il nome del mio Keyblade. La risposta a ciò che hai chiesto prima.»
«E’ un bel nome.»
Astre si voltò. «Basta. Ho perso interesse. Possiamo finirla qua.»
Hikari  lo guardò perplesso. «Sei.. volubile.»
«E allora?»
«Prima dovevamo combattere perché lo aveva detto Kibishi e adesso che non hai più voglia la smettiamo? Ma che senso ha?»
«Per farti stare zitto ti dirò una cosa: ti basti sapere che la mia missione riguardava l’oscurità della Città di Mezzo.»
Il battito del cuore di Hikari accelerò. «Cosa?»
«Non devo dirti altro. Io rientro.»
Il castano stava fermo sul posto. Astre sapeva, lui voleva sapere. Doveva farlo parlare. Balzò addosso al ragazzo, atterrandolo.
«Ma sei inpazzito?!» urlò rabbioso il giovane, ma quella rabbia scomparve quando guardò negli occhi Hikari. Ebbe paura.
L’altro lo vide spaventato, il viso contratto, per metà coperto dalla benda.
«Cosa è successo alla Città?!» lo interrogò.
Astre non rispose, e con un leggero movimento dell’arma sfuggì dalla presa annullando la gravità sull’oppressore. Nel movimento la benda cadde.
Hikari incrociò quell’occhio, la pupilla era bianca.
«Dimmelo!» l’effetto antigravità svanì e il ragazzo gli scattò contro.
Astre provò a usare di nuovo la magia, ma non ci riuscì, l’avversario gli era già addosso.
«HIKARI!» Kibishi piombò in mezzo ai due, disarmando il ragazzo e bloccandogli le braccia.
«Calmati!»
Il respiro di Hikari si fece più regolare, e l’adrenalina che aveva in corpo sfumò.
Astre raccolse in fretta e furia la benda e la indossò di nuovo. «Ma cosa gli è preso?!»
«Ti avevo detto di non provocarlo oltre il dovuto!»
«Infatti io non ho fatto nulla!»
«Non dovevi nominare la Città di Mezzo.»
Kibishi lasciò andare il giovane alunno. Barcollava.
Astre si girò per andarsene ma Hikari l’afferrò debolmente per un braccio e lo costrinse a fermarsi. Lui si liberò dalla stretta con un gesto come se provasse timore e ribrezzo.
Si allontanò. «Tu, non brilli del tutto.»
Scomparve tra le ante dell’entrata del castello.

~KH Fate Of The Damned~

 
ANGOLO AUTORE: Porto a voi il quinto capitolo, spero che vi sia piaciuto, e mi scuso per l’enorme ritardo, ma il tempo a mia disposizione recentemente è veramente poco.

Ringrazio Chryses Dankares e Kairifenicia96 per gli OC.

Ringrazio inoltre tutti voi che seguite la mia storia. Chi volesse inviarmi altre OC è libero di farlo.

Vorrei inoltre offrire un tributo, anche se in ritardo, a Leonard Nimoy, voce di Master Xehanort.

Resterai per sempre nei nostri cuori.

Un saluto con affetto, il vostro DarkXemnas.

 

 

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