Dreamland

di scoiattolo17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il freddo pungente quell’anno era arrivato in anticipo. Tutta Tokyo veniva sferzata dal vento gelido che però lasciava spazio ad una notte stellata. La ragazza uscì dal piccolo negozio inchinandosi gentilmente in forma di saluto verso la vecchia proprietaria, poi accostandosi ancora di più alla sua lunga sciarpa di lana, si incamminò verso casa.
Il quartiere era sempre lo stesso. Le stesse luci, le stesse insegne, lo stesso viavai di persone. Un tempo le era piaciuto tutto questo ma adesso non ci vedeva più niente di esaltante. Forse era lei ad essere cambiata.
Premendo ancora di più le mani all’interno delle tasche ripercorse velocemente quegli anni passati a Shinjuku.
Fino al giorno nella radura. Quando qualcuno le aveva dichiarato il suo amore per lei anche se con parole non consuete.
Si guardò attorno smarrita quasi non si ricordasse per un attimo dove stava andando.
Già cara Kaori. Le delusioni sono toste da buttare giù.
 
Erano passati solo pochi mesi dal giorno nella radura che lei aveva trovato lui a letto con una cliente.
Non che loro due si fossero avvicinati più di tanto dopo la dichiarazione di lui, anzi. Però vederlo dormire con ‘quella’ proprio non era il primo nella scala dei desideri da avverare. No. Non lo era proprio.
 
Un sorso troppo amaro da inghiottire. Così amaro da non poter far altro che farle sputare fuori le peggio parole ed il peggior disgusto per quell’uomo che lei aveva amato. Le calde lacrime versate le erano servite da monito: mai e poi mai gli avrebbe rivolto la parola, mai e poi mai lo avrebbe più chiamato col suo nome e mai e poi mai si sarebbe di nuovo innamorata e fidata di un uomo in tutta la sua vita. Basta. Con l’amore, lei, aveva chiuso.
 
Viveva ancora nella stessa palazzina, ma al piano di sotto. Nel suo appartamento.
Al piano di sopra non vi aveva più messo piede da un mese ormai. Lo aveva incrociato solo 2 volte per le scale. La prima volta gli occhi le si erano pienati di lacrime, mentre la seconda era riuscita a controllarsi emotivamente e gli era passata a fianco come se lui non esistesse. Poi non lo aveva più visto. E non aveva la minima intenzione di farlo. Dato che il dolore ben presto si era trasformato in rabbia e il solo pensiero di incrociarlo le faceva prudere le mani.
Per questo si era cercata un lavoretto e ne aveva trovato uno in un piccolo supermarket a gestione familiare a soli due isolati da casa. La sua intenzione era di fare qualche soldo per potersi trovare un appartamentino lontano da quell’uomo e dal suo lavoro. Miki per prima si era offerta di darle vitto e alloggio a casa sua, ed anche il lavoro al cat’s eyes. Ma ciò avrebbe voluto dire vederlo tutti i giorni e soprattutto avere ancora a che fare con il lavoro da sweeper e con tutto ciò che comportava. Quindi aveva gentilmente rifiutato l’offerta, si era rimboccata le maniche ed adesso lavorava nel negozietto come cassiera tutto fare, rimpiazzando la figlia in maternità della proprietaria.
Il vento gelido le scompigliò i capelli facendola tornare con i pensieri alla strada che aveva di fronte.
Un localino all’angolo della via aveva aperto da poco ma la gente non mancava fuori. Non sembrava il solito night dall’insegna, ma neanche il locale chic dei piani alti di Tokyo. Incuriosita guardò all’interno ma poi destò lo sguardo altrove.
 
-Ehi bellezza se ti va di entrare ti accompagno io!!-
 
Kaori si fermò un attimo di spalle. Qualcuno le aveva urlato.
No. No cazzo. Quello non era proprio ne il luogo ne il momento adatto per riaccendere tutta la sua rabbia verso il genere maschile. Ma quell’imbecille c’era appena riuscito.
Come una furia si girò ripercorse i pochi passi che la separavano dal tipo in questione e gli si gettò addosso colpendolo con un destro all’addome.
-Non ho assolutamente bisogno dell’accompagnatore per entrare nel bar, se voglio, mio caro- disse a bassa voce all’orecchio del mal capitato che cadde in ginocchioni a terra.
 
-ehi ehi che diavolo succede qui??- un bodyguard seguito da un tipo con la giacchetta nera si avvicinarono
-niente, ha iniziato lui- replicò scattante Kaori –io gli ho solo ricordato qual è il suo posto- sogghignò la ragazza
Il bodyguard sorrise vedendo il ragazzo a terra ancora impossibilitato a camminare eretto, mentre il tipo con la giacchetta guardò Kaori
-sei in gamba ragazzina, hai bisogno di lavorare??-
-cosa hai da offrirmi?- lo sguardo impassibile di Kaori faceva ben intendere all’uomo di fronte a lei che quella non era una donna qualsiasi, e le piaceva, da matti.
-quello- disse con un lieve cenno della testa indicando un cartoncino attaccato ad una vetrata del locale recante la scritta ‘cercasi cameriera ai tavoli, età tra i 20 ed i 25 anni, bel personale, lavoro notturno’ –è attaccato lì da 10 giorni ma non si è fatta viva nessuna, forse gli uomini qua fuori vi mettono così tanta soggezione da impedirvi di avvicinarvi per poter leggere il cartello…-ridacchiò quello.
- Accetterei volentieri ma io ho 27 anni, credo di essere fuori target- sorrise ironicamente la ragazza girandosi per tornare sulla sua via.
Ma fu ben presto bloccata dal tipo: -potrei fare un’eccezione per te, sono il proprietario del bar mi chiamo Sato Kirasawa, sarei lieto di farti fare un giro all’interno, se ti va, ovvio-
Kaori guardò il tipo di fronte a lei ed acconsentì con un cenno del capo. Mise una mano sul braccio che l’uomo le porgeva galantemente e lo seguì all’interno del locale, scortati a distanza dalla guardia del corpo.
Sapeva di non aver nulla da perdere.
La sua vita peggio di così non poteva andare…
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Il lavoro consiste nel servire ai tavoli, questa è la sala di cui ti occuperai tu. Ci sono altre tre salette ma lì, non puoi entrare, non fino a che non ti sarai guadagnata la mia fiducia. Il tuo orario è dalle 22 alle 2, puoi sceglierti il giorno libero della settimana che preferisci escluso il lunedì, la divisa è quella che vedi indosso a quella cameriera là, come vedi, pantaloni lunghi neri e camicetta bianca, siamo un locale serio. Ok, ci sono anche le ballerine, ma come vedi sono sul palco e non possono scendere ne tanto meno gli uomini salire. Si può solo guardare e bere qui, nient’altro. Gli uomini ci proveranno con te stai sicura ma ho visto che sai difenderti per questo ti vorrei nello staff. Se qualcuno ti tocca o ti parla in una maniera che non ti piace puoi chiamare uno dei bodyguard e loro saranno lieti di buttarlo fuori passando prima dal retro però. Oppure puoi farti anche giustizia a modo tuo, come preferisci, basta che non ti fai male-
-se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi sette anni è che la giustizia non esiste-
Sato guardò la ragazza con ammirazione mentre quella osservava il locale. Quella non era una semplice donna. Una di quelle tacchi a spillo e makeup. No. Quella era una donna con gli attributi e si vedeva lontano un miglio che qualcuno era riuscito a strapparle l’orgoglio dal petto, facendo si che si costruisse un muro tutt’intorno a lei per proteggersi da altri eventuali attacchi e per poter ricomporsi piano piano dietro una scorza più dura dell’acciaio.
Mentre era ancora assolto in questi pensieri Kaori si voltò verso di lui
-io non mi sono presentata, sono Kaori Makimura, domani sarò qui alle 22. Buona serata- disse voltandosi veloce per uscire dal locale.
-Ehi ehi aspetta un attimo- la bloccò Sato –non ti va di bere qualcosa per festeggiare la tua assunzione e la nostra conoscenza?? Offro io, ovviamente…-
 
 
‘Dio. Ma quanto cazzo ho bevuto??’
Kaori stava salendo le scale di casa barcollando. Tutto le girava vorticosamente attorno. Non capiva neanche bene a quale piano fosse quando cadde rovinosamente a terra.
-Acc…- gemette cadendo sulle scale.
-promemoria per la prossima volta. Quattro bicchieri di champagne sono troppi. Anche se offerti. Sono troppi…- parlò fra sé e sé.
-direi anch’io…- una voce alle sue spalle la fece rabbrividire.
Conosceva quella voce. E l’ultima cosa che avrebbe voluto era proprio di affrontarlo conciata in quelle condizioni. Ma a quanto pare ultimamente niente filava nella sua vita, e questo era un altro dei dispetti che il destino sembrava aver riservato apposta per lei.
-Che cazzo combini Kaori?? Ti ho sentita rientrare e ti fai trovare in queste condizioni??!!-
Kaori si rialzò barcollante appoggiandosi al muro, sempre di spalle verso l’uomo.
Fece altri passi verso la porta del suo appartamento, senza considerare minimamente la presenza alle sue spalle.
Prese la chiave, stava per infilarla nella serratura quando quello la bloccò. Veloce la fece girare e, spalle al muro, incrociò i suoi occhi per un attimo prima di abbassare lo sguardo a terra.
-Guardami quando ti parlo!!- le urlò in faccia Ryo –non pensare di essere una dura a tornare a casa a quest’ora, né tanto meno ubriaca fradicia! Sei vulnerabile così, ma te ne rendi conto o no??!!-
Kaori serrò i pugni tanto da sentire le proprie unghie conficcarsi nella pelle.
Ancora con lo sguardo basso estrasse la pistola dalla fondina e la puntò contro Ryo premendogliela sul petto.
-Io non sono vulnerabile- rispose calma Kaori alzando lo sguardo ed incatenando i suoi occhi a quelli di Ryo che rimase immobile nonostante la pistola puntata –e vorrei tanto sapere che diavolo vuoi ancora da me, dato che, ti sei portato via tutto quello che ero, tutto quello che speravo e che sognavo. Mi hai lasciato un vuoto che niente e nessuno potrà mai colmare, tanto meno tu, con queste frasi da mammina- fece una pausa –quindi puoi anche tornare al piano di sopra a scoparti tutte le clienti che ti pare perché per quanto mi riguarda tu per me sei morto. E visto che hai tanto paura per la mia ‘incolumità’ riprenditi pure questo schifo di pistola- disse gettando l’arma a terra –tanto io non ho più niente da perdere…-
Ryo rimase immobile ed in apparenza minimamente scalfito dalle parole di Kaori, mentre però la sua anima era in pieno subbuglio.
Questo momento fu colto al volo dalla ragazza che, facendo scattare la serratura del suo appartamento, vi scivolò dentro richiudendosi velocemente la porta alle spalle. Una volta in casa cadde a sedere in terra e le lacrime iniziarono a sgorgare silenziose dai suoi begli occhi nocciola.
 
In corridoio Ryo era ancora immobile quando, voltando lo sguardo notò la pistola di Kaori a terra.
Si avvicinò, raccogliendola. Dette un ultimo sguardo alla porta dell’appartamento e silenziosamente si voltò, salendo le scale.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Sono 27 yen… grazie, buona giornata ed arrivederci!!-
Kaori guardò per un attimo fuori dalla vetrata del supermarket quella mattina. Il sole splendeva alto nel cielo a sua volta di un azzurro così intenso da mettere i brividi. Il vento gelido continuava a spazzare le vie di Shinjuku.
Quella notte era stata uno schifo, sperava che almeno la giornata sarebbe passata senza grane.
Le parole che aveva detto a Ryo erano state pesanti e forse, aiutata dall’alcol, per la prima volta nella sua vita era riuscita a spiegarsi alla perfezione. Doveva lasciarla in pace. E lei doveva evitare di incontrarlo nuovamente.
Perché ogni volta che lo vedeva era una pugnalata nello stomaco. E non poteva permettersi di farsi ferire ancora da lui, perché, se ne era sopravvissuta la prima volta, non voleva dire che sarebbe andata bene anche la seconda.
-Pensieri??- la vecchia proprietaria del locale guardava Kaori dietro le sue spesse lenti.
-o no signora Yume… stavo solo guardando fuori…- rispose veloce la ragazza rimettendosi a sistemare dietro il bancone
-secondo me invece i problemi di cuore non ti fanno dormire- ribattè veloce la vecchietta –cosa credi? Sono stata giovane anch’io sai? Ma non temere mia cara… il tempo sistema tutto- detto questo scomparve dietro gli scaffali del locale così come era venuta.
Kaori sorrise. Quella donnina era unica nel suo genere e non le si poteva nascondere proprio niente.
La mattinata trascorse tranquilla e durante la pausa pranzo Kaori fece un salto al Cat’s Eyes.
-Ciao Miki! Come stai?-
-Io bene e tu?-
-uno schifo- sorrise Kaori – ma proprio oggi mi hanno detto ‘il tempo sistema tutto’… chissà se funzionerà anche con me!-
Miki la guardò triste. Era cambiata molto negli ultimi mesi. La sua solita grinta sembrava sparita in chissà quale angolo remoto sulla terra. Era Kaori ma non era la solita combinaguai. Pareva spenta, senza il suo spirito di sempre. Se solo quell’idiota di Saeba le avesse chiesto scusa forse avrebbe potuto riavere la sua amica indietro. Ma per il momento probabilmente l’unica cosa da fare era davvero solo e soltanto aspettare…
 
La campanella del locale suonò una seconda volta e Kaori non dovette nemmeno girarsi per capire chi fosse alla porta: la faccia di Miki di fronte a lei spiegava tutto. Di nuovo lui.
Se il destino non ci si era messo d’impegno in sette anni a farli incontrare di certo ce la stava mettendo tutta in quegli ultimi giorni. Ancora una pugnalata dritta nello stomaco. Ma forse poteva ancora tentare di schivarla. Se solo quello stupido avesse fatto retro front.
Ma no. Figuriamoci. Lui e quel suo fottutissimo orgoglio lo fecero solo rimanere qualche secondo in più sulla soglia, giusto il tempo di metabolizzare la vista della socia all’interno del locale, poi, con nonchalance, si accomodò al bancone, proprio sullo sgabello accanto a Kaori.
-posso offrirti un caffè Kaori?? Di certo ti aiuterà a superare la sbornia di ieri sera…- sentenziò Ryo
Kaori rimase per un attimo pietrificata, giusto il tempo per rielaborare la presa per il culo del suo socio, prima di rispondere: -la mia vita non ti deve più riguardare; quello che ti dovevo dire te l’ho detto ieri, puoi anche evitare di sprecare fiato per parlarmi, od insultarmi, tanto da me non avrai più niente. Te lo ripeto: ti sei già preso tutto-
Ryo, che si aspettava una super martellata dalla socia, rimase abbastanza stupito dalle frasi della donna.
Poco prima che quella si alzasse dalla sedia per andarsene la bloccò:
-Che fai Kaori-chan, giochi alla guerra con me??-
Kaori si fermò un attimo a guardarlo prima di allontanarsi dalla sua presa, poi di spalle, poco prima di aprire la porta del locale disse: -questo non è un gioco Ryo. Questo è un addio, con tutto quello che comporta-
 
Se Ryo in quel momento fosse stato di vetro si sarebbe sgretolato in mille pezzi, ma il suo corpo non mostrò alcun cambiamento. Solo gli occhi si spalancarono per la sorpresa di quelle parole per poi tornare cupi, come lo erano sempre.
Se Miki non avesse visto quel lampo attraversare gli occhi dell’uomo probabilmente non si sarebbe accorta di nulla. Ma le parole di Kaori avevano, eccome, scalfito l’anima dello stallone di Shinjuku. Un addio era forse l’ultima cosa che si aspettava di sentire dalla socia in quel frangente.
Agli occhi di tutti Kaori aveva sempre avuto bisogno di Ryo; ma se anche Ryo avesse avuto bisogno di Kaori??
E se Ryo avesse avuto più bisogno di Kaori di quanto in realtà non fosse il contrario? Beh, caro Ryo, la cazzata l’hai fatta, e se avevi qualche modo di rimediare, probabilmente, avresti dovuto trovare parole migliori di quelle dette pocanzi.
Miki guardava ancora la porta dalla quale l’amica era uscita quando Ryo scattò in piedi e se ne andò dal locale senza dire una parola.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Quella sera Kaori entrò nel pub in ritardo. La signora Yume l’aveva trattenuta per lasciarle le chiavi del suo adorato minimarket e tutte le relative raccomandazioni dato che non ci sarebbe stata la mattina dopo.
Kaori aveva attentamente ascoltato tutto poi, vedendo la lancetta toccare le 22, aveva aiutato la signora Yume a chiudere la saracinesca del negozio e veloce si era diretta verso il bar.
Arrivò correndo all’interno del locale e ben presto fu notata da Sato:
-già in ritardo il primo giorno… non male come inizio, e ricordati che sei in prova!- ridacchiò il tipo
-anche se ti spiegassi non ci crederesti…- bofonchiò Kaori ancora col fiatone –dove posso cambiarmi?-
-vedi quella porta?- disse indicandole la via –dietro trovi gli spogliatoi; le ragazze dividono i camerini con le ballerine, troverai un armadietto col tuo nome, dentro c’è tutto quello che ti serve-
Kaori guardò incerta l’uomo, poi si diresse verso i camerini. Entrando notò diverse ragazze prepararsi indossando completini sexy e vestitini succinti per intrattenere nel miglior modo possibile il pubblico maschile presente in sala quella sera.
Nello stanzino c’era di tutto e di più, sembrava di essere nel backstage di attrici holliwoodiane tante erano le cianfrusaglie a giro
-Ciao! Sei la nuova cameriera??- una ragazza bionda in disparte le aveva rivolto la parola
-Si… Ciao, piacere, sono Kaori- rispose veloce la ragazza mentre si cambiava i vestiti
-Io sono Chou! Piacere mio!- sorrise la ragazza di rimando.
Mentre si vestiva Kaori non potè fare a meno di notare quanto quella ragazza fosse bella. Aveva lineamenti morbidi, lunghi capelli biondi e quando sorrideva gli occhi le brillavano e le si formavano due graziose fossette sulle guance. Era il genere di ragazza che ti resta simpatica a priori.
Stava ancora cercando di agganciarsi il papillon quando Sato irruppe nella stanza.
-Andiamo Kaori! Sei in ritardo di mezz’ora!!- disse, avvicinandosi alla ragazza, ed iniziando a sistemarle il papillon nella maniera corretta. Kaori abbassò le mani, in segno di resa.
-non potrei evitare di metterlo?-
-no, fa parte della divisa e poi guarda! Et voilà!- disse girandola verso lo specchio –sei perfetta!-
Kaori si guardò attorno. Le ragazze si erano fermate tutte ed ammiravano Sato imbambolate. Che diavolo era successo?? Mentre Sato la trascinò fuori dal camerino Kaori notò quanto in realtà Sato fosse bello. Aveva lineamenti marcati ma regali. Capelli neri ed occhi azzurri come il ghiaccio. Inoltre la sua figura era alta e slanciata, fasciata dal completo blu scuro che, bisognava dirlo, gli stava proprio da Dio. Chissà come non se ne era accorta… ecco perché le ragazze erano tutte imbambolate a guardarlo!! Tutte innamorate di lui!
Kaori trattenne un sorriso al solo pensiero, sorriso che non sfuggì però al proprietario del bar:
-Qualcosa ti fa ridere??- chiese altezzosamente
-Ma no… Mi chiedevo se ti eri accorto di come le ragazze ti guardavano poco fa…-
-Lo so, lo so… Faccio quest’effetto…- disse ironicamente rivolto alla ragazza, poi aggiunse – allora questa è la sala di cui ti occuperai tu assieme a MaryKate, la vedi? Quella ragazza laggiù, lei, che almeno è arrivata puntuale…- sogghignò nuovamente –prendi l’ordine al tavolo, porti l’ordine al barista e riporti il drink al tavolo, non è difficile. I tavoli sono numerati, i coktail sono tutti segnati sul menù, non puoi sbagliare. Se qualcuno ti infastidisce chiama i bodyguard, ci sono Kuma, Akira, Kenta ed Erik- finì il discorso indicando i ragazzi, poi si dileguò in mezzo alla gente che iniziava ad entrare nel locale.
 
Kaori si guardò attorno spaurita per un attimo, poi, le luci si soffusero ed alcune ballerine salirono sul palco. Vide salire Chou su uno dei palchi laterali, vestita con poco, e decine di uomini lascivi sbavarle dietro ancor prima che iniziasse a muoversi. In fin dei conti, pensò la ragazza, fare la cameriera non era poi così male. Veloce iniziò a prendere le prime ordinazioni…
 
Nel frattempo quella sera Ryo era sceso al poligono a sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.
Era frustrato perché sentiva anche lui che stava perdendo Kaori. Doveva trovare il modo di riavvicinarla a sé, costasse tutto l’oro del mondo. Lui doveva riaverla.
Sapeva da molti anni ormai che la sua vita dipendeva da lei. Non tanto la sua vita in quanto essere vivente, quanto la sua felicità. È vero. Aveva avuto paura. Dopo la radura, dopo la sua dichiarazione, aveva avuto una paura micidiale. Quelle parole erano uscite fuori in un momento di alto pericolo, ma una volta finito lo scontro si era subito pentito di averle dette. Avvicinare Kaori a sé in quel modo era troppo pericoloso per lei, e troppo anche per lui. Sapeva che nel suo lavoro non c’è posto per i sentimenti.
Lui l’amava, ne era certo. Forse dal primo giorno che l’aveva incontrata anche se non voleva ammetterlo a se stesso.
Ed adesso la cazzata l’aveva fatta, come poteva allontanarla di nuovo?? Ancora si ricordava di quella sera; uscì per bar a dimenticarsi per una santa volta di tutto il casino che aveva fatto. Forse le birre gli avevano fatto perdere un po’ troppo il controllo ed era finito a letto con quella tipa di cui, adesso, neanche rammentava il nome.
Certo, non era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Ma di certo era la prima, dopo la sua dichiarazione a Kaori, del quale, la stessa Kaori, ne era venuta a conoscenza sicuramente nella maniera sbagliata.
Ancora ricordava gli occhi della donna subito dopo averlo beccato a letto con quella. Aveva sbattuto la porta e se ne era andata. Quella sera stessa, quando rientrò, era ancora sconvolta. Gli urlò contro tutto quello che pensava di lui e no, non erano proprio frasi d’amore. Lui la lasciò andarsene di casa per sbollire la rabbia, anche se, in cuor suo, sperava che presto o tardi sarebbe ritornata da lui.
Invece un mese era già passato ed al momento, da quanto gli aveva detto quel pomeriggio al Cat’s Eyes, pareva proprio che non avesse la minima intenzione di tornare.
 
Ryo sparava abilmente verso le sagome di cartone; una miriade di pensieri in testa. Il più forte ad echeggiare nella sua mente era senza dubbio: ‘è meglio così’…
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il grande orologio sulla parete segnava le 2e10 di mattina quando la sala del locale fu completamente vuota.
Kaori, ancora scattante, si diresse verso Sato che aveva chiamato tutto lo staff a raccolta vicino al bancone del bar.
-Ragazzi questa sera siete stati grandi, abbiamo fatto l’incasso più alto da quando il locale è stato aperto. Ho visto collaborazione e tutti, nessuno escluso, avete fatto un ottimo lavoro- disse guardando per un attimo Kaori – quindi stasera, festeggiamo! Un giro di vodka per tutti!!- sorrise Sato, acclamato dalle urla festanti dei suoi dipendenti.
Poi, si avvicinò a Kaori –direi che sei assunta…-
-Grazie, Sato…- arrossì lievemente la ragazza
-festeggi con noi??-
-in verità dovrei andare…- si scusò Kaori – domani devo alzarmi presto…- aggiunse, ricordandosi solo allora che avrebbe dovuto aprire il minimarket al posto della signora Yume.
-allora non voglio trattenerti- le disse Sato in disparte –buonanotte Kaori- sussurrò al suo orecchio, poco prima di stamparle un bacio sulla guancia.
Kaori, ancora rossa in viso e dopo aver salutato tutti, sgattaiolò fuori dal locale in men che non si dica.
 
Quando chiuse gli occhi, sdraiandosi nel letto, erano le 3, ed avrebbe dovuto aprire il minimarket alle 7.
Sospirò pensando ‘pessimo affare due lavori’ ma poi si ricredette. Avere tanto da fare le impediva di pensare. E questo, in quel periodo, non era altro che un bene…
 
Nel momento stesso in cui Kaori si addormentò quella notte, Ryo era in sala, nell’appartamento al piano di sopra, circondato da dossier e fascicoli che Saeko aveva portato lì quel pomeriggio.
La bella poliziotta era entrata in casa senza neanche bussare, aveva farfugliato qualcosa del genere ‘Siamo nei casini, leggi i dossier, torno in centrale, ho lavoro da sbrigare ecc… ecc…’ ed aveva mollato tutto lì.
Ryo non ci aveva prestato attenzione fino a tarda notte, quando più per curiosità che per lavoro, aveva aperto il primo dossier.
Sembrava che una nuova organizzazione criminale stesse cercando di entrare nel traffico di droga di Tokyo.
Per lo più affiliati alla Yakuza, queste bande, vendevano una nuova droga, che mieteva vittime soprattutto tra i giovani e, la cosa che stupiva al quanto, era strano quanto questa droga fosse utilizzata anche da chi, di solito, non assumeva stupefacenti. Dalla gente ‘normale’ in sintesi. Gente che non aveva mai assunto una droga in tutta la sua vita. Che diavolo aveva in ‘più’? Cosa spingeva i giovani a provare, ed utilizzare, proprio quella nuova droga?
Saeko aveva già rintracciato la maggior parte degli esponenti della mafia giapponese che permettevano il traffico della suddetta droga nei loro quartieri e nelle loro zone e che, ovviamente, traevano ingenti guadagni su di esso. Inutile dirlo ma anche Shinjuku, la zona della stazione e di Kabukicho, erano terreno fertile per qualsiasi traffico illecito della Yakuza.
Ma quello era anche il territorio di City Hunter, e la Yakuza lo sapeva; per questo si guardavano bene dal fidarsi solo di determinate persone per evitare soffiate che gli sarebbero costate caro.
Saeko aveva fatto il possibile per smascherare l’organizzazione ed era certo arrivata ad un buon punto; solo che (se aveva chiesto l’aiuto di Ryo un motivo c’era) di fatto la poliziotta non aveva alcuna prova tangibile che incastrasse i malviventi. Niente di niente. E qui entrava in gioco lui. Lui che poteva spingersi oltre i vincoli del ‘legale’.
Ben presto fu l’alba su Tokyo e solo allora Ryo decise di andarsene a letto. Proprio nello stesso istante in cui la sveglia di Kaori suonò.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
Il tempo volava.
Passarono alcune settimane e Ryo e Kaori avevano praticamente tagliato tutti i legami.
Non si vedevano quasi mai, solo talune volte, incrociandosi, non si rivolgevano minimamente parola.
Kaori aveva saputo da Miki che Ryo seguiva un nuovo caso, affibbiatogli da Saeko, su una nuova droga in commercio, mentre Ryo aveva saputo da Umibozu che Kaori lavorava full-time in un minimarket poco lontano da casa sua.
Queste notizie rincuorarono entrambi. Se Ryo era impegnato nel lavoro non avrebbe ficcanasato nella ‘nuova’ vita di Kaori, e d’altra parte, se Kaori aveva un ‘buon’ lavoro si poteva praticamente dire fuori da quella sporca vita da sweeper; era in salvo, praticamente.
Poveri illusi. Kaori non sapeva che la pista seguita da Ryo l’avrebbe ben presto portato al locale di Sato; e Ryo non sapeva che la sua cara ex collega non era assolutamente impegnata in un solo lavoro ‘sicuro’.
 
Così il tempo passava veloce ed i due cuori iniziarono celermente a fare a meno l’uno dell’altro.
Kaori, ormai integrata benissimo all’interno del locale notturno, aveva il suo bel da fare; mentre Ryo, troppo occupato a sgominare la nuova organizzazione, non era quasi mai a casa, di conseguenza non vedeva rientrare la socia alle prime luci dell’alba, cosa che, bisogna dire, forse lo avrebbe insospettito alquanto.
 
Le serate di Kaori passavano veloci. Ogni sera c’era qualche cliente che le diceva qualcosa di poco carino e sicuramente molto poco romantico, e lei, sotto consiglio di Sato, poteva anche utilizzarli come valvola di sfogo.
A volte si limitava a chiamare la security che velocemente interveniva, a volte era proprio lei, a buttarli fuori a ‘calci in culo’ per usare un francesismo.
Ovviamente col passare delle serate, i clienti avevano capito di che stoffa era la ragazza e mantenevano una certa riservatezza nell’esternare i complimenti con lei. Però piaceva, si vedeva che era una dura.
 E questa cosa mandava Sato in brodo di giuggiole. Adorava quella giovane donna. Non ne aveva mai conosciute di come lei. Per il lavoro che faceva, era sempre circondato da ragazze belle si, ma facili. Ragazze che si struggevano per la sua bellezza e che gli sbavavano dietro. Invece lei no. Era un tipino tosto la ragazza e, probabilmente, non si era nemmeno accorta di lui.
Kaori non era una sprovveduta. Era la classica ragazza che viaggia in un mondo tutto suo, che non si ferma ad aspettare il primo che la carica con l’auto. E non aspetta nemmeno la carrozza con il principe. Lei è una che, forse, si era scocciata di aspettare. E Quindi aveva iniziato ad aprirsi una strada tutta sua. Aveva iniziato a camminare a testa alta, prima in quel locale, poi nel quartiere e poi nella sua vita.
Sicuramente per Sato non sarebbe stato facile farla sua. Ma presto o tardi ci sarebbe riuscito.
 
Le serate di Ryo invece passavano a rallentatore. Ogni interrogatorio, ogni informatore, ogni pista sembravano lentissimi da seguire. Spesso non portavano a nulla. Quest’organizzazione di certo non era una banda da quattro soldi.
Segretezza e massima fedeltà al clan rendevano qualsiasi pista un buco nell’acqua. Al meno fino a quella sera.
Che il fulcro dello spaccio fosse la stazione di Shinjuku questo lo sapeva, ma che il tutto avveniva tra il binario 1 e 2 proprio quando i treni partivano o arrivavano questo proprio lo lasciò di stucco.
Il grande afflusso di persone a tutte le ore del giorno e della notte su quei due binari, rendeva una copertura quasi massima per lo ‘scambio’ della merce. All’arrivo del treno la calca di persone che ne scendeva copriva qualsiasi atto illecito si verificasse, a partire dai borseggi fino ad arrivare allo spaccio.
Ryo si apprestò proprio a quel binario quella sera e riuscì ad riconoscere tre individui che sicuramente facevano parte della banda. Ora. Quei tre erano senz’altro l’ultima ruota del carro se si trovavano lì. Ma poco gli importava. Ben presto si sarebbero spostati, e, sicuramente, avrebbero raggiunto qualcuno che ‘importava’ davvero. Tutto stava solo nell’aspettare.
 
-Andiamo Vin! Quanto ancora devo aspettare per questo drink??- borbottò la ragazza appoggiata al bancone
-Kaori abbi un attimo di pazienza! È quasi pronto!! Non è colpa mia se ha richiesto il coktail più elaborato…-
-ok, ma non è colpa mia se la sala è piena e devo ancora prendere le prenotazioni ad un milione di tavoli…- sbuffò la ragazza girandosi a guardare un attimo le ballerine che sinuosamente si muovevano a tempo di musica.
Mentre aspettava notò che un tizio stava importunando Chou e veloce si guardò attorno per vedere se uno dei ragazzi della security fosse nei dintorni. Ma, figuriamoci, non c’era nessuno.
Girando lo sguardo nuovamente verso Chou notò che il tipo l’aveva strattonata giù dal palco ed adesso cercava di trascinarla con sé. A quel punto non ci vide più. Il barista Vin la vide sparire in mezzo alla calca senza la sua ordinazione e solo qualche secondo più tardi capì il motivo.
Kaori si gettò come una furia sull’uomo che importunava Chou colpendolo sonoramente alla nuca con il vassoio dei drink. Quello cadde a terra come una pera cotta e Chou abbracciò la sua salvatrice piangendo.
Povera Chou, un carattere così fragile non poteva sopravvivere in un ambiente come quello. Una farfalla intrappolata in una gabbia di tigri non avrebbe avuto vita facile.
Poco dopo arrivarono anche Kuma ed Erik, avvertiti da Vin, seguiti a ruota da Sato.
-Ehi Kaori ci sei andata giù pesante sta volta!!!- sorrise Erik, facendole l’occhiolino
-Ma Sato quando decide di passarti alla security invece di tenerti in sala??!!- aggiunse Kuma sollevando il tipo per il bavero della giacca
-E voi quando decidete di fare il vostro lavoro invece di sparire dalla visuale una volta tanto??- ringhiò Kaori verso i due energumeni
-ben fatto Kaori…- disse Sato, poco dopo che Erik e Kuma erano usciti a buttare la ‘spazzatura’ e Chou aveva ripreso a ballare, aggiungendo poi: -stasera a chiusura devo parlarti…- e sparendo nuovamente in una delle salette.
Kaori stava tornando verso il bancone quando qualcuno seduto ad un tavolo la trattenne per un braccio.
Stava già reagendo nel peggiore dei modi verso il tipo quando quello parlò:
-Bello show Kaori…-
Il sangue le gelò nelle vene. Il cuore aumentò i battiti.
‘Lui’ che diavolo ci faceva lì??!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Nonostante la marea di gente intorno a lei, il chiacchiericcio e la musica, Kaori pareva vivere quel momento racchiusa in una bolla ovattata.
Tutto sembrava più calmo intorno a lei mentre il suo corpo s’irrigidiva sotto la presa dell’uomo seduto al tavolo.
Che diavolo ci faceva ‘lui’ lì? Perché proprio con tutti i locali presenti a Tokyo, Ryo doveva capitare proprio lì quel fatidico lunedì sera??
Una marea di domande e di emozioni le attanagliavano l’animo, ma se da una parte tremava nel dover rivolgergli la parola, dall’altra aveva un punto a suo favore: lì dentro comandava lei.
 
-Che diavolo ci fai qui?- la voce tremava mentre si svincolava dalla presa dell’uomo.
-Potrei farti la stessa domanda sai??... Pensavo proprio che…-
-Non pensare!!- lo interruppe Kaori –Non mi sembri proprio il tipo incline a certe cose!- ringhiò, poi aggiunse –se dovevi andare per locali a divertirti, credimi, qua non troverai nessuna donna da portarti a letto stanotte: puoi anche sloggiare…-
-Non ti devi permettere di dirmi cosa devo o non devo fare!- urlò Ryo alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi al viso della donna quasi sfidandola.
Kaori guardò in quegli occhi neri con tutta la rabbia ed il disprezzo che quell’uomo aveva scatenato in lei. Ma se c’era una cosa di cui era sicura stava proprio nel fatto, che lei, di Ryo, non aveva più paura. E questo giocava a suo vantaggio. Tutto giocava a suo vantaggio là dentro.
-Perché sennò che fai? Mi trascini fuori come un uomo delle caverne? Oppure? Mmm.. Fammi pensare… Potresti levare le tende ed andartene, proprio come sei arrivato, prima che chiami le guardie e ti faccia buttare fuori da loro…-
-Non mi sfidare ragazzina…- ringhiò lui –ci vediamo a casa…- terminò, avviandosi verso l’uscita del locale.
Non poteva permettersi di farsi notare dalla security o rischiava di mandare a puttane il lavoro delle ultime settimane. La pista della droga conduceva in quel locale e lui, doveva aver modo di rimetterci piede.
Kaori rimase quasi spiazzata per la ritirata dell’ex socio. Da quando in qua si ritirava dalla scena senza creare inconvenienti?? Da una parte meglio. Kaori 1 – Ryo 0. Dall’altra, la minaccia di rivederlo a casa e doverci parlare, le faceva aumentare i battiti.
Era ancora immersa in questi pensieri quando Sato si avvicinò a lei.
-Chi era quel tizio??- domandò incuriosito –Ti ha importunato??-
-Era un mio ex… un deficiente… Lasciamo perdere, meglio tornare a lavoro- rispose, prima di girare i tacchi e dirigersi verso il bancone.
Non poteva dire a Sato che era un suo collega di lavoro semplicemente perché la domanda che le avrebbe posto dopo sarebbe sicuramente stata: ‘che lavoro facevi?’ con il rischio poi di doversi arrampicare sugli specchi dandogli la risposta; era quindi molto meglio evitare il discorso a piè pari.
 
Quando la gente iniziò ad uscire dal locale Kaori si rese conto che mancavano pochi minuti prima di ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con Ryo, e questo non la metteva a suo agio.
Mentre ripuliva gli ultimi tavolini Chou le si avvicinò sorridente:
-Grazie Kaori per prima!! Sei fortissima! Non so davvero come sdebitarmi…-
Kaori colse la palla al balzo:
-Chou un modo in verità ci sarebbe, se non risulto inopportuna… Potrei dormire da te stanotte??-
 
****
ndA: colgo l’occasione per ringraziare tutti i lettori e tutti quelli che hanno commentato la storia.  Grazie, grazie, mille volte grazie! Siete fantastici! :D  S.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 
Il tempo pareva scorrere lentissimo in casa Saeba. Il ticchettare dell’orologio alla parete scandiva quei secondi come fossero lunghissimi ed eterni. La flebile luce della abatjour proiettava ombre soffuse all’interno della stanza… Ryo guardava dalla finestra la strada di fronte. Ormai erano le 4 di mattina… Dove era sparita Kaori?? Di certo, probabilmente, il locale ormai era chiuso. L’avrebbe anche aspettata in piedi fino all’alba, ma il giorno dopo doveva lavorare e non poteva permettersi di dormire tutta la mattina. Tra l’altro, gli ronzava in testa anche un’altra ipotesi. Che Kaori quella notte non si sarebbe fatta vedere… Già, forse la minaccia aveva colpito troppo il segno, oppure la ragazzina si divertiva a sfidarlo… Qualunque fosse il motivo, Kaori non si rendeva forse conto che con ‘lui’ non poteva giocare. No, la piccola combina guai, aveva proprio sbagliato bersaglio…
 
Nello stesso momento Kaori guardava il soffitto incantucciata sul divanetto scomodo dell’appartamento di Chou. Le flebili luci colorate delle insegne che filtravano dalle tende chiuse disegnavano strane figure.
La ragazza ripensava agli aventi di quella sera. Prima Ryo al locale poi Sato che a chiusura l’aveva fermata in disparte. Ancora dure nella sua testa le parole di Ryo: ‘non mi sfidare ragazzina’ mentre leggere e sussurrate le parole di Sato ‘adesso mi fido di te’.
Forse aveva sbagliato tutto in quei mesi o forse aveva sbagliato tutto nei 7 anni precedenti. Se lo stava domandando da un po’.
Un rapporto, anche solo strettamente lavorativo, con quel deficiente di Saeba sembrava ormai irrecuperabile; mentre invece Sato le sembrava ogni giorno più vicino. Ma come mai lui si interessava tanto a lei?? In fin dei conti poteva avere una miriade di donne più belle e migliori, perché invece pareva avere occhi solo per lei? In realtà se ne era accorta da un po’ di tempo, ma cercava di non darci peso. Sato le parlava, la sfiorava, la guardava in un modo che le metteva i brividi. Brividi piacevoli ovvio. Chi non sarebbe stata contenta di essere al centro dell’attenzione di un uomo come quello?
Quell’uomo, nonostante i suoi occhi di ghiaccio, pareva essere il fuoco in persona, e se Kaori cercava di stargli alla larga un motivo c’era: aveva paura di bruciarsi, di nuovo…
 
Quella mattina Tokyo si svegliò coperta da immensi nuvoloni neri.
Kaori era al minimarket intenta a sistemare scatolate di roba negli scaffali quando una sagoma le si parò al fianco
-Bello lo scherzetto di stanotte Kaori…-
La ragazza rabbrividì a quelle parole, ma non si mosse e con nonchalance continuò a sistemare gli scaffali
-Che fai??- continuò Ryo –hai ancora voglia di giocare??-
Quelle parole la fecero imbestialire a tal punto da mollare il lavoro a metà e trascinarlo fuori bruscamente
-Cosa vuoi?- chiese atona –devo lavorare IO-
-dobbiamo parlare e dato che stanotte te la sei svignata mi chiedevo se avresti potuto ascoltarmi-
-no, non ho voglia ne tempo per ascoltarti, devo chiederti di andartene-
-forse non ci siamo capiti Kaori- Ryo si avvicinò sfiorandole il volto –tu mi ascolterai con le buone o con le cattive, che sia oggi o domani, vedi di trovare un momento, perché io non ho ’voglia ne tempo’ di trascinarti fuori da locale del tuo amichetto!-
Kaori si morse il labbro e mantenne gli occhi fissi su di lui. Non aveva voglia di parlare, non aveva neanche voglia di vederlo e di dover subire le sue lavate di testa. Avrebbe solo voluto sparire, da tutto e da tutti, ma sapeva bene che fuggire non avrebbe risolto la situazione. Che scappare era da codardi.
Lentamente si avvicinò all’orecchio dell’uomo bisbigliando:
-Allora quando avrò voglia di parlare ti cercherò- e veloce tornò all’interno del minimarket, scomparendo tra gli scaffali.
Ryo ancora sconcertato dalla troppa vicinanza del suo volto con quello della donna si accorse troppo tardi che quella era partita in ritirata e che quel giorno, probabilmente, non avrebbe saputo niente da lei.
Le cose erano due: o fare di testa sua oppure passare alle maniere di Ryo. Di certo, uno dei due, avrebbe dovuto abbassare il capo per collaborare. E Kaori pareva ben intenzionata a tenere la testa alta ancora per molto. Se solo quella cocciuta di una donna gli avesse permesso di parlarle, probabilmente, avrebbe saputo in che guai si stava cacciando. Lei e quell’idiota di Sato Kirasawa.
Ma adesso non era il momento di pensare a tutte le ipotesi che gli giravano in testa, no dolce Ryo, adesso forse era il momento di chinare il capo, accettare il proprio sbaglio e chiedere scusa a Kaori.
 
Passò qualche giorno e della famigerata chiacchierata con Kaori neanche l’ombra.
Ryo aspettava che fosse lei a farsi viva, sapeva che quando Kaori prometteva qualcosa, presto o tardi l’avrebbe mantenuta.
Certo, doverla aspettare buono buono senza entrare in quel fottuto locale di Sato, gli faceva prudere le mani.
Avrebbe voluto sparagli un colpo in fronte a quell’idiota che guardava la sua donna con quegli occhi famelici.
‘la sua donna’… Caro Ryo, forse, era tua prima di farti beccare a letto con un’altra… se nel tuo lavoro non c’è posto per i sentimenti forse non c’è nemmeno posto per tutta questa possessività nei confronti della ‘tua’ Kaori…
Pensieri vorticosi gli passavano in testa ogni sera, quando, spiando dalla finestra, la vedeva rincasare la mattina; avrebbe tanto voluto sentirla bussare alla sua porta, ma niente. Quella filava nel suo appartamento a dormire.
Come darle torto?? Due lavori non sono certo da tutti… Era forte Kaori. Lui lo sapeva, per questo l’ammirava in tutto e per tutto. Un’anima tanto generosa e gentile in un corpo da guerriera, non si trovava certo dietro ogni angolo di Tokyo.
E lui, se l’era fatta scappare dalle mani. Che idiota che era stato. In fondo lei voleva solo essere amata, mentre lui non era in grado di far altro che deluderla. Forse, era durata anche troppo 7 anni in quella casa…
Una notte come le altre aspettandola, Ryo scattò in piedi, e, veloce, uscì. Non poteva permettersi il lusso di stare fermo ad aspettarla, lui, doveva riaverla. E di certo, quello, non era il modo giusto.
L’aveva fatta aspettare anche troppo quella povera creatura, 7 anni non gli erano forse bastati?
Questo era il momento di lottare per lei. L’ultima occasione di conquistarla. Di donarle il cuore.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 
Kaori camminava spedita verso casa. Mani sprofondate nelle tasche ed il naso rosso per il freddo.
Avvolta nel cappotto e persa tra i suoi pensieri. Camminava veloce cercando di riscaldarsi, ma quella sera faceva veramente freddo.
Era appena uscita dal locale e, come tutte le sere aveva gentilmente rifiutato il passaggio a casa che Sato le offriva puntualmente ogni notte a chiusura. Se non altro non gli si poteva negare di essere, veramente, ostinato.
Per la prima volta da quando lavorava al locale, Sato le aveva permesso di servire nelle salette private. Ecco perché aveva detto di fidarsi di lei. Eppure non capiva tutta questa apprensione per il personale del privè.
E’ vero. Lui le aveva detto di non fare caso ai discorsi che faceva la gente là dentro; doveva prendere le ordinazioni e nient’altro. Solo che Sato forse non sapeva che i pensieri in testa di Kaori in quel periodo facevano un bel casino. Un casino tale da non farle minimamente prestare attenzione ai discorsi sfuggevoli della malavita del privè. Per dirla in maniera diretta: non gliene fregava un’acca. Potevano anche prendersi a tavolate in faccia per quanto le riguardava. Lei doveva solo prendere l’ordinazione.
Sato continuava a dirle di stare attenta, di non essere troppo socievole, né sgarbata, né troppo scontrosa, né troppo alla mano, con la gente che frequentava le salette.
Però Kaori apprezzava la cocciutaggine del tipo, un po’ le assomigliava. Si stava quasi maledicendo per non aver accettato l’invito del passaggio in auto quella notte gelida quando si accorse di essere seguita.
Qualcuno, alle sue spalle, la pedinava. Poteva sentire le suole di gomma delle scarpe da tennis del tipo dietro di lei, cercare di raggiungerla senza destare sospetti. Aumentò il passo e quello fece di conseguenza la stessa cosa. Adesso non aveva più dubbi. Doveva trovare una via di fuga. Doveva sparire da quel vicolo.
Girando l’angolo cieco di una palazzina si sentì afferrare per un polso e qualcuno l’avvicinò a sé tappandole la bocca con una mano. Non riusciva a vedere chi lui in realtà fosse dato che la tratteneva di spalle.
Stava già per iniziare a ribellarsi verso il tizio quando due elementi la fecero dubitare un istante.
Il profumo. Quel profumo dolciastro era indimenticabile. Quella era l’essenza di Ryo e lei, proprio non sarebbe mai riuscita a scordarsela. E la 357 Magnum impugnata salda nella sua mano. Quella era la pistola dello sweeper, non c’erano dubbi.
Quando il suo pedinatore girò l’angolo trovò davanti a sé: la canna lucente di una pistola puntata ad altezza viso, la donna bloccata da un uomo alto, dai capelli scuri e con un fottutissimo sguardo incazzato.
Quello deglutì a vuoto, e, senza dire una parola, se la diede a gambe levate fuggendo da dove era venuto.
Solo allora Kaori si liberò dalla presa dell’uomo e veloce lo aggredì:
-Che diavolo ti salta in mente??!! Mi hai fatto prendere un infarto!!! Ma ti sembra il modo??-
-Avrei dovuto sparargli a quello stronzo!- ribattè Ryo inferocito
Kaori rimase interdetta. Strano che Ryo non la incolpasse di essere stata seguita o che le inveisse contro di non sapersi difendere. E poi lui, che diavolo faceva sulla sua strada a quell’ora della notte?? Non si capacitava del comportamento dell’uomo e riprese a camminare in silenzio verso casa, seguita a qualche passo da Ryo.
Erano passati 5 minuti ed erano all’incirca a metà strada quando Kaori lo ringraziò:
-grazie…- sussurrò la ragazza senza neanche voltarsi a guardarlo
E fu allora che Ryò si accorse di avere forse una qualche possibilità di dialogo con lei.
Era uscito a cercarla per parlare quando da un vicolo laterale si era accorto dell’inseguimento. Subito aveva prontamente reagito e, probabilmente, quel ‘salvataggio’ aveva spezzato una lancia in suo favore.
Forse Kaori lo avrebbe ascoltato, ma doveva trovare le parole giuste.
Stava ancora pensando a come iniziare la frase che si ritrovarono di fronte casa. Maledicendosi per la sua scarsa capacità di intrattenere un dialogo, salì le scale in silenzio, seguendo la donna che ben presto si fermò davanti la porta del suo appartamento.
I suoi pensieri divisi in due. Da una parte avrebbe mandato volentieri di nuovo al diavolo Ryo per come l’aveva trattata mesi fa, dall’altra avrebbe voluto ringraziarlo e permettergli di dirle quello che doveva.
Ora le cose erano semplici. O sbattergli la porta in faccia o farlo accomodare.
Era stanca, aveva freddo, non avrebbe voluto far altro che entrare e buttarsi sul proprio letto. Gettare le scarpe lontano e coprirsi ancora vestita. Ma voltandosi per guardare l’uomo si perse per un attimo negli occhi cupi di lui. La sua stabilità s’incrinò. Un dubbio. Un passo falso.
-puoi entrare, se vuoi…-

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Forse non tutti i mali vengono per nuocere. Ma Kaori si pentì istantaneamente di aver permesso a Ryo di entrare in casa sua.
Già, perché quella era stata la sua fortezza per 2 mesi, e farlo entrare era stato come firmare la resa. Lei non voleva arrendersi. Voleva continuare a lottare e vivere una nuova vita lontano da quell’insulso emerito idiota. Che uomo è uno che un attimo prima dice di amarti ed un attimo dopo è a letto con la prima sgualdrina di turno??! Di certo NON è un uomo, ecco cosa non è.
Avrebbe voluto di nuovo urlargli il suo disprezzo ma la testa le martellava e faceva una fatica immensa anche solo a tenere gli occhi aperti.
Lo guardò aggirarsi un po’ per il salotto ed accomodarsi sul divanetto.
Kaori restò in piedi invece, braccia incrociate sul petto, di certo non pareva una molto portata al dialogo in quel frangente. Più che altro pareva una che stesse edificando una barricata.
-Esprimi il più velocemente possibile quello che hai da dirmi perché sono stanca e voglio andare a letto-
No. Non era certo un buon inizio pensò Ryo tra sé e sé.
-sto lavorando ad un caso…-
-già lo so, chissà magari questa volta verrai finalmente pagato in mokkori da Saeko…- sentenziò lei, interrompendolo.
Ryo non reagì e fermamente continuò –C’è una nuova droga in giro. Sembra molto ‘amata’. La banda che l’ha messa in circolo fa parte di uno dei clan della yakuza… ma la cosa importante che ho scoperto e che devi assolutamente sapere è che il fulcro della loro organizzazione è il bar di Sato-
Kaori ebbe un sussulto ma non lo diede a vedere. Come era possibile?? Eppure non aveva visto girare niente di niente nel locale, anche se pienamente presa dal lavoro e dal traffico caotico dei suoi pensieri di certo si sarebbe accorta di una simile cosa. Non poteva crederci, non voleva crederci. Sato non poteva… Era ancora pienamente avvolta da questi pensieri quando Ryo ebbe l’ardire di aggiungere:
-devi procurarmi le prove che incastreranno Sato-
Ma Kaori reagì prontamente tirando fuori le unghie:
-Non ci penso neanche, non me ne frega niente del lavoro di Saeko! E di certo non lavorerò per te! Io non lavoro più per te, Saeba!-
-Kaori qua non si parla del lavorare per me o per Saeko- disse Ryo alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla donna che retrocedette qualche passo -qua c’è di mezzo la vita delle persone! Non lo capisci?? Qua c’è di mezzo una droga, che potrebbe essere la stessa che ha ucciso Maki!!! Credi sarebbe fiero di te??!!!-
-Non permetterti di usare mio fratello come ripicca!! Tu mi devi lasciare in pace! Tu devi lasciarci in pace!! Hai già ucciso mio fratello e non ti fermerai fin quando non avrai perso anche me!!!- gli urlò contro in un grido disperato –tu sei un’idiota Ryo!! Non mi interessa più la vita delle persone, mi hai fatto così male a tal punto da non interessarmi più neanche della mia vita!! Ma tu non lo vedi, tu sei solo, perso in te stesso tanto da non accorgerti minimamente di chi ti sta attorno! Sei tanto preso dal salvare la gente che riesci a perdere le persone che cercano disperatamente di starti vicino!!- finì, con gli occhi carichi di lacrime e la voce tremante.
Ryo rimase un attimo fermo, le mani strinte in pugni serrati. Se qualcuno in quel momento gli avesse scaricato addosso un mitra probabilmente avrebbe sentito molto meno male.
Se ne sarebbe andato senza dire una parola se non avesse visto Kaori piangere e tremare così disperatamente da farlo stare male. Lentamente si avvicinò alla donna che teneva il volto tra le mani, le fece appoggiare la testa alla sua solida spalla mentre l’avvolgeva in un caldo abbraccio.
Sapeva che Kaori si era già pentita di tutto quello che gli aveva appena detto e sapeva bene anche che quell’odio glielo aveva tirato fuori solo ed esclusivamente lui. Lui era il colpevole di tutta quella situazione e lui doveva rimediare.
In silenzio ascoltava Kaori piangere e sentiva il suo corpo scosso dai sussulti. Tremava come un cucciolo e lui cercava di stringerla più forte a sé.
-Calmati Kaori…- le sussurrava all’orecchio –smetti di piangere piccola…-
Ma le dolci parole sembravano agitarla ancora di più e lentamente riuscì a farla sdraiare sul divano. Adagio Kaori si calmò fino ad addormentarsi. Ryo prese allora delle coperte e coprì lo splendido corpo della donna. Era bellissima anche con il viso segnato dal pianto e dalla stanchezza.
Spense le luci ed uscì dalla casa. Forse non avrebbe dovuto lasciarla sola. Ma sapeva in cuor suo che era meglio così. Sperava un giorno fosse Kaori a chiedergli di restare. Se mai lo avesse perdonato ovvio.
Entrando in casa stappò la bottiglia di whisky. Aveva una ferita da rimarginare…

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Quella mattina Tokyo si risvegliò sotto un sottile strato di neve. Talmente tanto sottile da sembrare leggero zucchero a velo.
Kaori camminava spedita quella mattina. Aveva fatto tardi ed aveva un forte cerchio alla testa. Di certo gli eventi della notte prima non le avevano giovato molto ed il suo corpo ne risentiva. Già che dormire sul divano proprio non l’aveva aiutata e poi i suoi occhi restavano gonfi per il troppo pianto.
Entrando in negozio la proprietaria la salutò, facendo poco caso a lei, ma quando si girò ad osservarla le proibì di restare a lavoro. Le disse: ‘o l’amore non ti fa dormire o ti sta per venire una bella influenza’ e con questo le aveva consigliato di tornarsene a casa, di riposare e di rimettere le forze in sesto. Kaori aveva titubato ma poi, vedendo lo sguardo preoccupato della gentile signora Yume, aveva deciso di tornarsene a casa. In fin dei conti un po’ di riposo non le avrebbe fatto male.
Certo. Stare a casa senza far niente forse non le avrebbe giovato molto ai ‘pensieri’, ma di certo avrebbe rimesso in sesto il fisico. Così, lentamente, aveva preso la strada di casa. Pensò, però, che avrebbe potuto fare una capatina da Miki. Era tanto che non la vedeva ed aveva una voglia matta di sentire qualche news.
Stare lontano da Saeba non voleva dire rompere i contatti con il mondo intero in una sorta di disperata clausura.
Aprendo la porta il tintinnare del campanello le mostrò il caos mattutino all’interno del bar. Miki riuscì solamente a salutarla e ad offrirle un caffè, dopo di che, vedendo l’amica talmente incasinata dietro le ordinazioni, Kaori decise di salutare ed uscire dal locale. Miki era troppo impegnata per darle udienza e l’unica cosa che c’era da fare era, oramai, solo tornare a casa. E ritrovarsi sola. Di nuovo. Con se stessa.
Stava per incamminarsi quando qualcuno le suonò col clacson ed una potente auto sportiva accostò al marciapiede vicino lei.
Quando il vetro oscurato fu abbassato Kaori notò stupita Sato alla guida della potente macchina
- Kaori che giri da queste parti? Non sei a lavoro??-
-Avrei dovuto ma… Diciamo che la signora Yume mi ha fortemente convinto a prendermi un giorno di relax…- sorrise la ragazza
-E tu girellare per la strada, alle 8 di mattina, con questo freddo, lo chiami relax?? Vieni dai…- disse, sporgendosi per aprirle la portiera stando ancora seduto al posto di guida –oggi ti porto con me, al mare ci si rilassa meglio!- finì, facendole l’occhiolino.
Kaori era già sul punto di declinare l’offerta quando qualcosa la bloccò.
Andare a casa, sola, a rimuginare mentalmente per tutto quello che aveva o non aveva fatto nella sua vita, le avrebbe poi giovato così tanto??
Il sorriso di Sato invece pareva, proprio in quel momento, la medicina giusta a tutti i suoi mali.
Con un sorriso di assenso Kaori accettò l’invito e, poco dopo essersi seduta, l’auto partì veloce…
 
Miki aveva notato la scena dalle vetrate del Cat’s Eyes, nonostante la gente che la chiamava al tavolo si era fermata un attimo a guardare cosa stesse combinando l’amica. Di certo Kaori non era il tipo da accettare un passaggio da uno sconosciuto, di conseguenza doveva conoscere chi era alla guida di quel bolide. E brava la nostra Kaori. Forse alla fine era riuscita a dimenticare Ryo. Miki si maledisse mentalmente per non aver potuto fare due chiacchiere con lei quella mattina a causa della troppa clientela: ‘poco male’ pensò ‘stasera la chiamerò e dovrà sputare il rospo la piccola Kaori..’
 
L’auto sfrecciava veloce sul raccordo stradale di Shinjuku
-Ma dove siamo diretti??- chiese Kaori mentre aggeggiava alla radio supertecnologica della vettura
-Ho degli affari da sbrigare al porto stamattina, ma non temere! Roba di mezzora, poi ti porto al mare, che ne dici? Conosco un posto magnifico! Dobbiamo festeggiare o no? È il destino che ci ha fatto incontrare stamattina, che ti ha portato sulla mia strada…-
Kaori sorrise e per un attimo si perse guardando fuori dal finestrino. Esisteva davvero il destino? Nei sette anni vissuti accanto al suo ex socio era sempre stata fermamente convinta che il destino li avesse fatti incontrare. Ma adesso? Cosa avrebbe dovuto pensare? Li aveva fatti incontrare per cosa? Per autodistruggersi? No, il destino proprio non esisteva. O almeno non esisteva per lei. C’erano solo scelte da fare: insistere o mollare. E lei, non aveva proprio intenzione di mollare adesso.
-Questa radio non funzione!- esclamò Kaori, cambiando discorso
-guarda che è touch! Se continui così la sfondi!- disse prendendole la mano e mostrandole come fare –vedi! Prova ad essere delicata per una volta! Ovunque vai sembra che passi un uragano!- ridacchiò Sato
-Ma che gentile!!- sbuffò la ragazza, ritraendo veloce la mano e mettendo il broncio
-Ehi dai, io scherzavo… E comunque ti ho visto prendere a vassoiate più tipi di quanti immagini al locale, non puoi dire di non essere una forza della natura!!- rise il tipo, ancora più di gusto.
Questa volta anche Kaori non riuscì a trattenersi dalle risate. Dio. Sato aveva ragione! la gentilezza proprio non faceva più parte di lei da un po’ di tempo. Colpa di quell’idiota di Saeba, non c’erano dubbi.
E continuò a ridere, da tanto non lo faceva. Sato, riusciva a portarla su un altro mondo. I suoi modi, la sua schiettezza, non avevano proprio niente a che vedere con le maniere rudi di Ryo e con tutti i suoi segreti che ostinatamente teneva per sé.
 
La spensieratezza che le mancava da un po’ tornò quel giorno a farle visita.
Kaori guardava fuori dal finestrino la lunga striscia blu all’orizzonte avvicinarsi sempre più.
Per un giorno avrebbe ripreso a respirare. Se lo sentiva. Poteva ancora stare bene…

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 
La potente auto sportiva si fermò nel piazzale di un grosso capannone al molo 11.
Kaori guardò stupita il posto, poi il suo sguardò passò a Sato, il cui volto si era velato di uno strano timore.
La guardò un istante e, come risvegliandosi, le porse un tenero sorriso, le accarezzò una guancia e le disse gentilmente di aspettarlo in auto, che sarebbe tornato subito da lei.
Kaori annuì e guardò la figura slanciata di Sato allontanarsi e varcare la grossa entrata del capannone accompagnato da due guardie, fino ad allora di sentinella fuori dal luogo.
Quel posto non le piaceva proprio. E l’aria che si respirava al molo puzzava sempre dei loschi traffici della malavita.
Per un istante le tornarono in mente le parole di Ryo la sera prima e fu presa da una strana agitazione. Certo andare a giro a spassarsela col probabile capo di una organizzazione mafiosa non avrebbe fatto impazzire di gioia nessuno, soprattutto se adesso si trovava sola, chiusa dentro un auto da milioni di yen, al molo 11 di Tokyo. Cosa fare adesso?? Se da una parte avrebbe voluto starsene buona buona ad aspettare il ritorno di Sato, dall’altra il suo animo ribelle sarebbe voluto andare volentieri a ficcanasare dentro il magazzino.
Frugando nella borsetta trovò giusto un paio di cose di cui aveva bisogno, poi, sbuffando, uscì dalla vettura e silenziosamente si diresse verso il capannone…
 
Dall’altra parte di Tokyo, invece, Ryo stava entrando nel minimarket della signora Yume.
Quando lo scorse, mollò il suo lavoro e si affrettò verso di lui.
-Tu sei il ragazzo di Kaori??!!- chiese peperina l’anziana signora
-Ehm… in verità no…- rispose quello grattandosi la testa
-Eppure sei tu che sei venuto qua l’altro giorno! Sono sicura di non sbagliarmi!- continuò frizzante la vecchietta
-si sono io…-
-bene allora devi smetterla di giocare con i sentimenti di Kaori!! Lei è una brava ragazza e tu non puoi permetterti di tenerla così, sul filo del rasoio. Se la ami diglielo, se non la ami allora lasciala andare. Anche quello è amore in un certo senso. Non puoi trattenere una persona per sempre, quello è egoismo e basta!- affermò la nonnetta –E queste cose non me le ha dette lei, le ho capite io! L’ho capito dal suo sguardo quando quella mattina sei venuto qui, e l’ho capito dal suo sguardo stamattina. Anche io sono stata giovane e queste cose le so!- esordì in fine.
 
 
Ryo, ancora un attimo imbarazzato dalla predica della signora Yume, si voltò guardando il teatrino di gente che si era fermato ad ascoltare la conversazione. Un gruppo di corvetti svolazzò nel locale per poi uscire dalla porta di ingresso quando Ryo le domandò:
-ma dove è Kaori??-
-l’ho mandata a casa- squittì veloce la vecchietta –Si vedeva che stava male. I problemi di cuore sono quelli più difficili da mandare via…- finì, dirigendosi verso la cassa dove era attesa.
 
Ryo rimase un attimo a fissare il vuoto. Se quelle cose le aveva capite una perfetta estranea senza sapere praticamente nulla di loro e della loro vita, allora poteva iniziare davvero a considerarsi un emerito idiota.
Uscendo dal locale inchinò la testa verso la signora Yume in segno di ringraziamento e di saluto, di rimando fu accompagnato dal sorrisetto soddisfatto di lei per tutto il tragitto finchè non sparì nella via inglobato dal caos di Tokyo.
 
‘Scommetto che Kaori domani sarà felice’ pensò sorridendo la vecchia signora Yume…

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kaori camminava nascosta dietro dei grandi container depositati all’interno del magazzino.
Udiva delle voci parlare ma non vedeva nessuno. Quelle persone dovevano essere in fondo alla lunga sfilza di container arrugginiti.
Il battito del cuore accelerato, ma i sensi comunque allerta: Kaori non si faceva sfuggire il benché minimo rumore. Avvicinatasi quanto bastava per origliare la conversazione si mise in ascolto: il discorso era già iniziato ma era palese che parlassero di droga. Un mercantile, la Stella Polare, avrebbe attraccato al molo la notte seguente. Il cargo trasportava, oltre che ai diversi container, anche un’ ingente quantità di droga chiamata ‘dream’.
Poteva distinguere bene 3 voci, ma nessuna delle tre era la voce di Sato, certo che se avesse potuto sbirciare più da vicino…
 
Ryo camminava spedito verso il locale dell’amico. Quella mattina era iniziata male. Prima la lite con Kaori, poi la lavata di testa della proprietaria del minimarket. Aveva voglia di un buon caffè e dove prenderlo se non al Cat’s Eyes?
Entrando si avvicinò al bancone. Notò subito uno strano sorrisetto malizioso dipinto sulla faccina di Miki ma non ci diede molta importanza. Aveva bisogno di caffè. E subito.
Appena finito di sorseggiare in silenzio la bevanda andò dritto al punto:
-Miki cosa hai da dirmi? Ti si vede lontano un miglio che non aspetti altro…- sbruffò
-ma che dici Saeba, non ho niente da dirti… - bofonchiò la ragazza imbarazzata
-Hai visto Kaori stamattina??-
Dritto al punto. Gli occhi di Miki s’illuminarono, voleva farla pagare al caro Saeba per come aveva trattato la sua amica e quale portata migliore le sarebbe mai stata offerta se non su questo splendido vassoio d’argento?
- Si, stamani… E’ passata presto di qua, poi l’ho vista salire su di un’auto…- prese fiato facendo finta di ricordare la scena –si… una vettura sportiva blu notte, credo fosse una Lamborghini, bellissima… Chissà magari la piccola Kaori ha trovato finalmente l’amore!- esordì.
-O magari si sta infilando nei suoi soliti casini…- disse di rimando Ryo che, afferrata la giacca, uscì dal locale senza nemmeno un saluto.
Sapeva bene che quell’auto era di Sato. E sapeva anche che Kaori non era una sprovveduta. Sperava solo che si fosse fatta riaccompagnare a casa e veloce si diresse proprio là.
Ma, bussando più volte alla porta dell’appartamento di Kaori, constatò che la ragazza non era rientrata.
Un senso di gelosia ed amarezza lo avvolse. Dove diavolo si era cacciata quella stupida?? Eppure lo sapeva che Sato non era proprio il tipo di persona giusta da frequentare, lui stesso l’aveva avvertita. Allora perché giocare volontariamente col fuoco??

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Cercando di migliorare la propria visuale, Kaori urtò con il piede una vite a terra. Il rumore fu minimo ma fu abbastanza per allarmare le guardie all’interno del capannone.
Veloce la ragazza scattò in ritirata. Quella non era certo gente che si faceva scrupoli a sparare ad altezza uomo, avrebbe quindi dovuto trovare un’altra alternativa alla semplice fuga.
Sentì le guardie impugnare le pistole e dirigersi verso i container. Cosa poteva fare adesso?? Era disarmata, non poteva scappare, ne sperare nel solito aiuto del suo socio dato che erano tre mesi ormai che se ne andava a giro senza il suo localizzatore. Aveva solo una chance: uscire allo scoperto.
-Sato? Sato sei qui??- disse lieve la sua voce tremante mentre usciva da dietro i container, mostrandosi, e di conseguenza riuscendo a vedere, il gruppetto di persone di cui poco prima aveva origliato i discorsi.
Sato era in disparte, braccia conserte e lo sguardo vuoto. Quando sentì la voce gentile della sua Kaori subito bloccò le guardie richiamandole a raccolta. Si diresse veloce verso la ragazza che, impaurita, restava immobile al centro del grande magazzino.
-Kaori che fai qua??- disse garbatamente l’uomo avvicinandola –Ti avevo detto di aspettare in auto…-
-Lo so, ma fuori ho visto dei brutti ceffi, mi sono impaurita e sono entrata…-
A quel punto Sato sembrò indossare nuovamente una maschera di gelida indifferenza e, chiamando le guardie, diede ordine di ispezionare il perimetro del capannone.
-Kaori non temere, hai fatto bene ad avvertirmi, adesso ci pensano loro- disse, indicando con un cenno lieve della testa i bodyguard che si allontanavano circospetti.
La ragazza sorrise di rimando e sembrò tirare un sospiro di sollievo.
-Sato non ci presenti questa ragazza??- uno degli uomini in piedi poco lontano da loro aveva parlato
Sato sembrò maledirsi un attimo alzando gli occhi al cielo ma impavido si voltò, ed, afferrata la mano di Kaori, si diresse verso il gruppetto
-Kaori lascia che ti presenti mio padre, Hiroshi Kirasawa-
-molto lieta signore- disse la ragazza porgendogli la mano –mi scusi per l’intromissione, non volevo disturbarla…- poi vedendo ancora un cipiglio arrabbiato sul volto dell’uomo continuò –mi ha detto Sato che era una riunione di affari ed io non avrei mai voluto causare fastidio…-
-non tema signorina Kaori, nessun disturbo… Solo noi qua dovremmo adesso finire un discorso lasciato a metà, quindi, torni pure all’auto di mio figlio, la faccio scortare dalla mia guardia Daisuke- poi aggiunse, rivolto all’uomo di fianco a lui: –Daisuke, accompagna, gentilmente, questa ragazza all’auto di mio figlio e fai in modo che non le accada nulla di spiacevole. Il molo non è un posto per le donne-.
Kaori sentì il corpo di Sato vicino a lei irrigidirsi. Poco prima che l’uomo potesse avvicinarla, Sato si accostò al bodyguard sussurrandogli: –Daisuke non ti azzardare a toccarla nemmeno con un dito-. Quello con un sorrisetto beffardo sul volto non osò rispondere ed, appena in prossimità di Kaori, inchinò lievemente la testa in segno di saluto.
Kaori si allontanò allora dal gruppetto scortata dal tipo.
Una volta vicino all’auto, Daisuke si avvicinò pericolosamente a Kaori. Sapeva di non poter essere visto da nessuno ed allora perché non potersi divertire un po’ con quella bella rossa?? Di certo non erano le frasi intimidatorie del ‘signorino’ a farlo tremare di paura…

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


-Ehi bellezza sei la nuova fiamma di Sato??- disse la guardia, facendo scivolare lascivamente la mano sulla schiena della ragazza –Sai, quello proprio non sa come bisogna comportarsi con le donne, io invece si…-
-Ah si?! E come??!!- disse Kaori scostandosi dalla sua presa. Si era cacciata in un mare di guai: quel tipo non sembrava essere molto amichevole ed anche il padre di Sato sapeva che Daisuke non era un tipo dalle maniere gentili. L’aveva capito dal tono in cui gli aveva detto di accompagnarla fuori ed anche da come Sato si era avvicinato alla stessa guardia, dicendogli chiaramente qualcosa a riguardo.
Era in trappola. Non aveva la pistola e Sato rimaneva in quel cavolo di magazzino. Doveva trovare il modo di sbarazzarsi della guardia ed anche veloce.
-Beh, anzitutto una donna deve capire chi comanda…- le disse, bloccandole le braccia ed accostando il suo corpo a quello della donna –ed una volta capito, deve arrendersi alla superiorità dell’uomo- sorrise sarcastico, avvicinando i loro volti.
Kaori non abbassando mai lo sguardo rise di gusto a quelle parole
-Vorresti dirmi che sei rimasto al tempo delle caverne?? Non ti facevo così antiquato…- replicò a sua volta, riuscendo a divincolarsi dalla morsa del tipo e spingendolo lontano –soprattutto se le donne hanno imparato a difendersi dagli uomini come te!- finì, appoggiandosi con nonchalance all’auto di Sato.
-Mi sei simpatica- disse avvicinandosi di nuovo –quindi voglio farti un regalo- un sorriso beffardo sul volto –tieni!!- disse mettendole qualcosa nella tasca del cappotto.
Kaori subito estrasse l’oggetto: una bustina di plastica contenente tre pasticche, sicuramente droga. Non riuscì neanche a ribattere che il tipo le si avvicinò e, accostando di nuovo i loro due corpi, Kaori sentì la canna di una pistola premerle sull’addome. Non abbassò lo sguardo, ma lo tenne ancorato agli occhi di Daisuke.
-Sei una bella donna, ma sei una stupida se credi che le donne possano reagire contro un uomo; le donne devono stare al loro posto-
-Così giochi sporco Daisuke, non sei leale, io non ho nessuna pistola-
-Ahahahah… Tu una pistola non sai nemmeno come è fatta!! Tanto varrebbe ucciderti ora senza troppe cerimonie, ma, ahimè, il signorino non sarebbe contento…-
-Magari ci possiamo incontrare nuovamente così puoi finire il lavoro- ironizzò lei
-Si. Mi piaci bellezza, scommetto che ci rincontreremo, tu intanto tieni il mio regalo, fatti un giro nel mondo dei sogni, così ti ricorderai di me…- sibilò quello all’orecchio di Kaori
-Daisuke!! Allontanati da lei!!!- Sato usciva adesso dal magazzino
La guardia si allontanò, nascondendo la pistola nella fondina, un sorriso beffardo dipinto sul volto. Inclinò la testa di lato e facendole l’occhiolino, mandò un bacio a schiocco verso Kaori, che, di tutto punto alzò il dito medio nella sua direzione. Quello sorrise tra lo stupito e l’incazzato, ma non disse niente e se ne andò, avvicinato da Sato che gli urlò qualcosa in malo modo e gli fece cenno di sparire dalla sua vista.
-Kaori tutto bene? Ti ha importunato?? Perdonami quello è un idiota, non avrei mai dovuto permettere che ti scortasse all’auto…-
-non temere Sato… Non mi ha fatto niente, l’ho capito sai… è uno che abbaia tanto ma non morde…-
-è un coglione…-
-Dai Sato! Non ti preoccupare!- disse salendo sull’auto –è solo che non avevo il mio vassoio, sennò lo avrei sistemato io!!!- ridacchiò quella.
Sato vedendola tranquilla sembrò rilassarsi a sua volta:
-Allora adesso sono tutto per te, andiamo al mare!!- disse, partendo veloce con la sua potente auto.
 
 
**
Volevo ringraziare le commentatrici della storia Love Candy 77 e Mora79 che, carinissime, mi lasciano sempre i loro pareri sui capitoli. Ed anche la mia supporter personale Aky!! :D Che mi ascolta nei momenti di panico… grazie di cuore a tutte! :D S. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Il mare sciaguattava stranamente calmo per essere in autunno inoltrato. Lo poteva vedere attraverso le vetrate dello splendido ristorante in cui Sato l’aveva portata. Praticamente c’erano solo loro. Avevano mangiato e parlato del più e del meno come fossero due amici di vecchia data, senza neanche minimamente rievocare i fatti successi quella mattina.
Kaori si era lasciata alle spalle il fatto che stesse praticamente uscendo con un boss mafioso, ma, parliamone, era stata o no al fianco dello sweeper migliore del Giappone 7 anni?? Lei ormai con l’illegale ci andava a nozze.
Così, non considerandolo un soggetto pericoloso, ci rideva e scherzava, senza alcun rammarico.
Quando, ormai fuori dal locale, seduti su di una panchina, lui le aveva chiesto della sua situazione sentimentale, lei parve risvegliarsi e di nuovo poggiare i piedi a terra.
-Diciamo che sono appena uscita da un ‘tira e molla’ con il mio ex… E’ un periodo un po’ così… Pieno di rimpianti ma anche di speranza… Sai, per un futuro differente, migliore… in fin dei conti ho perso 7 anni della mia vita dietro ad uno che neanche mi considera una donna…- sorrise triste Kaori.
-Ehi, dai, cos’è questo faccino triste adesso?? Ci sono cose peggiori nella vita credimi…- Sato guardò un attimo gli occhi nocciola di Kaori, prese un respiro e continuò –Dai Kaori, lo so che stamattina hai capito tutto, sei una ragazza troppo in gamba per non esserci arrivata, quindi tanto vale dirti la verità fino in fondo….-
Kaori si morse un labbro e scostandosi un ciuffetto ribelle che le cadeva sugli occhi gli fece cenno di si con il capo, poi aggiunse:
-In verità non ci ero arrivata se non fosse stato per quella guardia, Daisuke…-
-quell’idiota, non capisco perché mio padre si faccia imbambolare da lui!- scattò Sato –cosa ti ha detto??-
-beh, mi ha detto di una droga chiamata ‘dream’… poi sei arrivato te e se ne è andato…-
Sato sbuffò, poi, guardando verso il mare cominciò:
-Mio padre è il boss di un clan mafioso di Tokyo, sin da piccolo mi ha cresciuto con il solo scopo di prendere, un giorno, il comando della nostra famiglia. Ma se da una parte c’era lui, dall’altra c’era mia madre che mi ha sempre fatto ragionare su cosa è giusto e su cosa è sbagliato. Era la mia ancora. Era una donna gentile e calma, e proprio non mi sono mai spiegato come fosse finita al fianco di un uomo come lui-
Sato prese un lungo respiro, poi continuò:
-Quando mia madre è morta, qualche anno fa, mio padre ha iniziato ad immischiarsi in questi affari di droga, tanto da farci sprofondare anche me. In verità io non ho mai voluto questo. Il locale è un punto di riferimento. Lì la droga viene venduta e comprata dagli altri clan. Però non è mai entrata droga nel mio locale. Lì si fanno solo gli affari, il contrabbando è altrove-
-è comunque una cosa illegale…- sussurrò Kaori, quasi come non volendo ferire ulteriormente Sato
-Si, è vero. E’ comunque illegale… Ma ti giuro Kaori, io non avrei mai voluto tutto questo… Solo che… Io non riesco a contrastare mio padre, e forse non ci riuscirò mai. Se fosse per me manderei a fanculo tutto, la mafia, la droga, il locale… Solo che… Mi farebbero fuori in men che non si dica…-
Sato guardava lontano, verso l’orizzonte. Era ormai pomeriggio ed alcuni raggi di sole facevano capolino da dietro le nubi.
-perché ‘dream’?- Kaori porse la domanda, poi aggiunse –perché si chiama proprio così??-
-Dream, perché è una droga che assumi prima di addormentarti, praticamente influenza la parte del nostro cervello che ci fa sognare. Io non l’ho mai provata ma dicono che i sogni sembrano così veri e così malleabili dal nostro subconscio che talvolta non riesci più a distinguere tra il sogno e la realtà. In sostanza sogni solo le cose felici, le cose che il tuo inconscio vuole. È come vivere la vita perfetta, la vita che ognuno di noi vorrebbe…-
-Davvero non l’hai mai provata??!- gli chiese la ragazza
-No, ho troppa paura di non riuscire poi a farne a meno. Tutti vorrebbero cambiare anche un piccolo ed insignificante particolare della propria vita... Nessuno ha più voglia di lottare, è troppo semplice assumere una sostanza che sistema le cose al posto tuo, solo che, resta solo un sogno. Non c’è niente di vero; è una subdola finzione…-
-Scommetto che una droga così ha riscosso un bel successo…-
-Si… Anche troppo, ho paura che la polizia sia già sulle nostre tracce…-
Kaori ebbe un sussulto. Cosa fare adesso? Sato in fin dei conti non avrebbe voluto tutto questo. Era anche lui una vittima della mafia, nonostante ne facesse parte. Vittima di un padre troppo egoista per dare una vita migliore al proprio figlio.
Guardando verso il mare pensò che forse Sato avrebbe dovuto sapere chi lei in realtà fosse. Stava per dirgli tutto, quando il telefono cellulare dell’uomo squillò. Così, mentre quello parlava al telefono, decise che era meglio aspettare per vedere come si sarebbero svolti i fatti. Quando quello riagganciò aveva un sorrisetto sornione stampato in faccia:
-Hai un bel vestito Kaori? Ti va di accompagnarmi ad un party domani sera??-
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Quando Kaori rientrò in casa erano poco più delle 18. Guardando dalla finestra notò come tutta Shinjuku fosse stata addobbata a festa con luci colorate per l’arrivo del Natale. Sospirò, pensando che quello, probabilmente, sarebbe stato il primo Natale da sola. Poi si girò e, dirigendosi verso la cucina, svuotò l’intero contenuto della sua borsa sul tavolo. Adesso veniva il bello…
 
Pochi minuti dopo saliva veloce le scale diretta verso l’appartamento di Saeba. Tanto il dente avrebbe dovuto toglierselo lo stesso, meglio quindi fare la cosa rapidamente, in meno tempo possibile.
Entrò nell’appartamento senza nemmeno bussare, ricordandosi solo qualche istante dopo che quella non era più casa sua.
-Si usa bussare…- Ryo, seduto sul divano intento a lucidare la sua Magnum, alzò gli occhi solo dopo aver pronunciato quelle parole e, sorprendendosi non poco nel trovarla in piedi di fronte a lui, le fece cenno di entrare.
-Aspettavi qualcun’altra forse??!- ribattè Kaori dopo aver visto lo sguardo stupito di Ryo e chiudendosi la porta alle spalle
-No, solo non avrei mai sperato di vederti venire qui, di tua volontà, intendo…-
-Ed invece eccomi qui, mi piace sorprendere…- rispose scattante Kaori, aggiungendo poi: -Allora, Saeba, veniamo al dunque…-
Ma non iniziò nemmeno a parlare che quello la interruppe di nuovo:
-Ti sei divertita oggi col tuo amichetto??-
Il corpo di Kaori s’irrigidì, i pugni chiusi e la bocca serrata in una sorta di ironico sorriso. Possibile che quell’idiota non perdesse mai occasione per starsene zitto una buona volta? Decise però di mantenere la calma e, sedendosi sul divano di fronte al suo ex socio, rispose:
-Si, davvero tanto, grazie-
A quel punto fu il corpo di Ryo a subire la doccia gelata. Quello stronzo di Sato aveva forse toccato la sua Kaori??!
Ma la ragazza continuò:
-Comunque, Saeba, non sono venuta qua per prendere un the con i pasticcini mentre ti racconto la mia uscita con Sato Kirasawa come fossimo due amichette liceali in confidenza; sono qua per lavoro, se mi vuoi ascoltare bene, sennò me ne vado, non ho voglia di sentire altre domande sulla mia vita privata-
Ryo, posando la pistola sul tavolino, appoggiò la schiena al divano ed, incrociando le braccia, le diede modo di continuare
-Domani notte attraccherà al molo 11 un cargo: la Stella Polare. È stracarica di droga, chiama Saeko e dille di preparare un blitz.. Qua ci sono le prove- disse, gettando sul tavolino un piccolo registratore vocale –nella conversazione tra i tre mafiosi si parla di ‘dream’: è la droga in questione. Questa.- continuò, avvicinandogli la bustina contenente le tre pasticche –qua ci sono anche delle foto, sono i tre tizi di cui ho registrato la conversazione; uno di loro è Hiroshi Kirasawa, boss della Yakuza, degli altri non so il nome, ma scommetto che Saeko può riconoscerli. Le foto le ho recuperate da un video. Avevo la microcamera nascosta nella borsa. Il video però non posso darglielo, perché lì figura anche Sato, e non voglio che sia indagato…-
Ryo, esterrefatto dalle parole di Kaori stentava a crederci. Che la ragazzina fosse diventata così in gamba?
-E per quale motivo Sato non dovrebbe essere indagato??- le chiese
-perché è solo una vittima di suo padre. Si ok, sa bene cosa spaccia il padre, e sa anche che la yakuza utilizza il suo locale per la vendita della sostanza, ma non vorrebbe tutto questo! È costretto a farlo…-
-resta comunque un criminale…-
-se vogliamo stare qua a discutere su tutte le sfaccettature della legalità facciamo notte, ed io non ho tempo da perdere… Comunque… io ho portato le prove ed io decido i termini: o Saeko si accontenta di sgominare l’organizzazione e lascia andare Sato oppure mi riprendo le prove-
Ryo serrò i pugni. Odiava negoziare questo genere di cose ed odiava ancora di più il fatto che Sato stesse tanto a cuore a Kaori.
-Ok, ok… Parlerò con Saeko, ma non ti prometto nulla-
-Non temere, tanto ci sono abituata alle tue NON promesse- rispose tagliente Kaori, alzandosi
Aveva quasi raggiunto la porta di casa quando si sentì trattenere per un braccio
-Ehi Kaori sei stata grande…-
-Grazie, ho quasi rischiato la pelle, ma non temere. L’ho fatto, così almeno potrai avere finalmente il tuo mokkori da Saeko…- rispose d’impulso
Ma la reazione del suo socio fu immediata. Strinse con forza la presa sul braccio della donna e le si avvicinò al volto, guardandola con occhi di fiamme
-Piantala Kaori!! Lo vuoi capire che ci sei solo tu nella mia vita??!!- quelle parole venivano dal profondo del cuore, ma le disse senza pensare alle conseguenze
-Ci sarò anche solo io ma tu hai uno strano modo di dimostrarlo! Di certo non mi convincerai andando a letto con le clienti!!- rispose lei cercando di slacciarsi da quella morsa quasi dolorosa.
Ma non era il braccio a farle male. Era il cuore. Perché quella vicinanza aveva forse risvegliato in lei quell’odio e quell’amore che distinguevano il loro rapporto da sempre.
-è stato uno sbaglio!! Lo so.. Ti ho ferita. Ma non succederà più… io amo te-
Quelle parole trafissero l’anima ormai straziata di Kaori. Lui l’amava, e lei, in fondo, lo aveva sempre saputo. Ma allora perché gli occhi iniziarono a lacrimarle ed il cuore a battere così forte?
Non voleva ricaderci. Soffrire di nuovo. No. Non poteva permetterselo. Non sarebbe sopravvissuta.
Se da una parte il cuore avrebbe voluto amarlo, dall’altra la testa le negava ogni possibilità.
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


L’incessante squillare del telefono cellulare di Kaori riportò la situazione agli standard.
Kaori si allontanò veloce da Ryo che, con sguardo dispiaciuto, la osservò di spalle rispondere al telefono.
-Ciao Miki, no, non mi disturbi…- rispose quasi allegramente, mentre si chiudeva la porta dell’appartamento di Saeba alle spalle.
Quando Ryo rimase solo picchiò un forte pugno alla parete. Possibile che non riuscissero più a trovarsi loro due?? Sembrava che il mondo girasse con l’unico intento di dividerli ancora di più. Solo adesso realizzava che il suo desiderio più grande non era dettato dalla paura di perderla, ma dalla voglia di ritrovarla. Riuscire a sincronizzarsi, così come lo erano anni fa. Quando bastava uno sguardo per intendersi ed un sorriso al posto di mille futili parole. Ma sapeva bene che le cose tra di loro non potevano più essere quelle di una volta. Si amavano; e se questa cosa non trovava sfogo probabilmente li avrebbe annientati.
 
Kaori posò il cellulare sul letto. Guardò la sua immagine riflessa allo specchio.
Il destino si stava divertendo con lei. Se il telefono non fosse squillato ‘salvandola’ cosa sarebbe successo? Lui l’avrebbe baciata? E poi? Il fatto era solo uno. Lui riusciva a farle perdere il controllo come mai nessun’altro vi era riuscito. Qualunque cosa ci fosse in lei di razionale veniva completamente cancellato con un solo sguardo dell’uomo. Perché lei in quegli occhi scuri ci si perdeva e l’unica luce che poteva seguire era solo dettata dall’istinto.
Guardandosi attorno fece mente locale. Pensò alla appena trascorsa telefonata di Miki che voleva sapere i dettagli sull’uscita di quel pomeriggio con il ‘tipino dalla bella auto’ e riflettendoci le scappò un sorriso.
Poi prese nuovamente il telefono cellulare, scorse la rubrica. Adesso avrebbe dovuto spiegare un paio di cosette alla signorina… Sul monitor un nome: Saeko.
 
Quando Kaori uscì dall’appartamento per andare a lavoro erano circa le dieci di sera.
Di certo tutto si aspettava che trovare Ryo ad attenderla sulle scale di casa. Di nuovo il suo selfcontrol subì un duro colpo incontrandolo.
-Che fai qui?- chiese mentre chiudeva la porta
-Voglio che tu prenda questa- disse lui, mentre le tendeva il suo piccolo revolver
-Se la prendo rischi che ti faccia un buco in fronte per come ti sei comportato con me…-
-correrò il rischio…- sorrise Ryo, aggiungendo poi –per favore prendila, dato che non posso entrare nel locale, almeno ti saprò al sicuro-
-Non sarò al sicuro solo perché ho una pistola, e lo sai anche tu- rispose flebile la ragazza prendendo la pistola e nascondendola nella vita alta dei jeans.  
Poi, senza neanche salutare, scese le scale, lasciandosi Ryo alle spalle.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Quella sera il locale era particolarmente affollato. Soprattutto i privè. Non facevano che uscire ed entrare boss della malavita, quasi sicuramente per accaparrarsi il prima possibile, ed a prezzi migliori, la ‘merce’ che sarebbe arrivata l’indomani notte a Tokyo. Kaori guardava disgustata quella gente nei salottini. Esseri senz’anima, schiavi dei soldi e della sete di potere. Si trascinavano dietro il puzzo acre di quei sigari cubani come la morte si trascina dietro il fetore dei cadaveri.
Questa volta stava molto attenta ai loro fugaci discorsi, ma non riuscì comunque a racimolare informazioni migliori di quelle che già conosceva.
Uscendo nella grande sala rabbrividì scorgendo una figura alquanto sgradita attenderla al bancone:
-Kaori, quale onore incontrarti di nuovo…- ridacchiò lascivo quello, guardandola con occhi bramosi
-Daisuke, non credevo di piacerti così tanto da farti uscire in una notte gelida come questa per venirmi a trovare…- sentenziò la ragazza cercando di coprire la paura che provava nei confronti della guardia
-In verità è stato un colpo di fortuna, non sapevo lavorassi al locale del ‘signorino’- rispose quello passandosi la lingua in mezzo ai denti.
Kaori si sentiva braccata. Mentre serviva ai tavoli poteva sentire lo sguardo viscido dell’uomo su di lei senza darle tregua.
Odiava essere fissata. Ma odiava ancora di più essere fissata da Daisuke. Quello era un pazzo e non si sarebbe arreso molto facilmente. Poteva vedere l’imprevedibilità negli occhi di quell’uomo ed era meglio evitare la pazzia che logorava quell’essere irragionevole. Doveva trovare un modo per buttarlo fuori dal locale anche se, la paura peggiore era che, quello, sia fuori che dentro, l’avrebbe aspettata fino alla fine del turno. Doveva trovare una soluzione, ma quale??
 
Nel frattempo in casa Saeba, Ryo si contorceva le mani per non poter essere d’aiuto alla sua socia, che, di fatto, era in quel momento praticamente chiusa in una gabbia di leoni.
Sapeva che la malavita avrebbe fatto carte false per accaparrarsi il ‘bottino’ in arrivo a Tokyo e sapeva oltremodo che quella sera il locale sarebbe stato un pullulare di gente appartenente ai clan della Yakuza.
Non poteva permettersi che qualcuno lo riconoscesse là dentro come ‘il giustiziere di Shinjuku’, ma non poteva neanche lasciare che Kaori se la vedesse da sola con quel branco di lupi inferociti. Sapeva che la ragazzina era in gamba ma il suo sesto senso gli intimava di andare.
Quando l’orologio scoccò la mezzanotte Ryo afferrò la sciarpa e veloce si diresse verso il locale di Sato.
 
Nei 10 minuti di pausa che aveva, Kaori si diresse nei camerini delle ragazze.
Doveva ragionare, e doveva farlo alla svelta. Come poteva uscire da quella situazione? Daisuke la braccava come fosse un leone affamato che insegue la sua preda. Sapeva che doveva temerlo. E sapeva anche che avvertire Sato della presenza ‘molesta’ della guardia non avrebbe risolto la situazione, anzi, forse l’avrebbe complicata oltremodo. Daisuke era un segugio e non avrebbe mollato la sua lepre fino alla tana. E lei non poteva permettersi di fargli scoprire dove abitava, perché se così fosse stato, sarebbe divenuta una preda troppo facile da aspettare sotto casa.
Guardandosi attorno nel camerino pensò che alla fine del turno, quando le ballerine sarebbero uscite dal locale, avrebbe potuto indossare una delle tante parrucche da scena delle ragazze e magari qualche vestito preso in prestito dallo spogliatoio, per nascondersi tra di loro, e passare indisturbata sotto gli occhi della guardia.
Come idea poteva andare ed esultò mentalmente per la genialata. Adesso le restava solo di ‘sopravvivere’ fino alla fine del turno ed il gioco era fatto.
Ma tutta la gioia sparì quando, uscendo dal camerino, trovò Daisuke ad attenderla nella semioscurità del corridoio.
-Ehi bellezza cosa fai??!! Vuoi forse passare i tuoi 5 minuti di pausa tutta sola??- sibilò lascivo avvicinandosi prepotentemente
-Meglio sola che male accompagnata…- rispose Kaori indietreggiando. Ma poco dopo si rese conto che, spalle al muro, era in trappola. Daisuke non le avrebbe mai permesso di tornare in sala, non prima di aver fatto il suo gioco.
-Sai, ieri, ti ha salvata l’arrivo del signorino…- asserì la guardia avvicinando il volto al suo –ma oggi chi ti salverà? Sanno tutti che sei in pausa; e sai quante cose possiamo fare noi due in 5 minuti??...-
Un brivido scosse Kaori. Cercò di divincolarsi ma quello la bloccò ancora più forte contro il muro
-Eh no signorina, oggi devi capire chi comanda…- sorrise beffardo lui – e dimmi un po’… Ti è piaciuto il regalino che ti ho fatto ieri??!-
-se proprio ci tieni a saperlo, brutto stronzo, l’ho buttato!- ringhiò Kaori verso il tipo
La reazione di Daisuke fu imprevedibile. Prima colpì Kaori con un forte schiaffo al viso e poi, accarezzandole la guancia picchiata, di nuovo le si avvicinò soffiando:
-Lo sapevo che eri una codarda…-
Quasi non finì la frase che premette la sua bocca su quella di Kaori. Insinuò quella lingua di serpe a forza nella bocca della ragazza e lei, nonostante la stretta morsa dell’uomo, si dimenò ancora di più, riuscendo a rompere quel ‘bacio’, se bacio lo si poteva chiamare.
Passò meno di un secondo che Kaori si rese conto di avere qualcosa in bocca. Che diavolo era??!!
Tentò di sputarlo ma Daisuke le premette la mano sulle labbra, impossibilitandola a farlo.
-Eh no! Piccola mia… Un ‘sogno’ a mezzo e come un’intera vita passata insieme…- sibilò quel demonio
Kaori solo allora si rese conto che Daisuke l’aveva drogata, passandole una pasticca di ‘dream’ con il ‘bacio’ di poco prima.
Cosa poteva fare adesso??? Il battito cardiaco accelerò ancora di più ed una strana paura la pervase. Che fosse stata sconfitta così? Sentì la pasticca in bocca sciogliersi come fosse un cioccolatino insapore. Guardò l’uomo che, poco dopo, le liberò la bocca.
-Mi piace il tuo sapore, dovremmo farlo più spesso…- le sussurrò all’orecchio
-Mi fai schifo!- urlò aggressiva Kaori
-NON DEVI PERMETTERTI DI PARLARMI COSì!!- ringhiò lui stringendole le mani al collo
Ma non riuscì nemmeno a farle un graffio che qualcuno lo colpì con un forte gancio alla nuca.
-E TU NON PERMETTERTI DI TOCCARLA STRONZO!!- urlò un Ryo fuori di testa verso il corpo a terra di Daisuke, ormai privo di sensi.
Kaori scivolò a sedere sul pavimento. Aveva il battito accelerato e la vista appannata.
Riconobbe Ryo dietro la sciarpa che gli copriva metà viso, avvicinarsi e chiederle se stava bene.
Voleva rispondergli ma le parole uscivano a fatica. Sentiva il pulsare del sangue nelle vene ed un forte ronzio nelle orecchie. Tutto si stava facendo ovattato e distante mentre un lieve torpore le invadeva le membra.
-Ryo…- sussurrò lieve –mi ha drogata…- riuscì a dire prima di perdere qualunque facoltà.
L’ultima cosa che ricordava erano le braccia forti dell’uomo che la issavano su. Ed il suo profumo avvolgerla..
Poi l’oscurità…
Il silenzio…
 
 
  

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 
Ryo guardava Kaori preoccupato.
Erano ormai passate 2 ore dacché l’aveva riportata a casa svenuta.
Aveva perso i sensi all’interno del locale di Sato e lui, passando dall’uscita sul retro, era riuscito a sparire con la sua socia tra le braccia senza destare sospetti in nessuno.
Kaori era stata drogata. Glielo aveva sussurrato lei stessa poco prima di addormentarsi. Sicuramente era stato quell’infame che, quando era arrivato sulla scena, la stava maltrattando. In quel momento la rabbia aveva offuscato la ragione e, colpendolo alle spalle, l’aveva messo k.o.
Osservava la ragazza sdraiata sul letto immobile. Sembrava morta. Anche il respiro era talmente debole da non sentirlo minimamente, ne vedere la cassa toracica alzarsi ed abbassarsi al normale ritmo.
Il cuore batteva rallentato. Sembrava che tutto l’organismo della ragazza si stesse riducendo ad un debole soffio vitale.  
Doveva fare qualcosa per svegliarla, ma cosa??
Veloce prese il telefono per chiamare Saeko, se c’era una persona che poteva spiegargli qualcosa sulla nuova droga era senz’altro lei.
-pronto?- rispose una voce impastata dal sonno
-Ho bisogno di sapere quali conseguenze ha il dream, come posso annullare i suoi effetti??- chiese velocemente l’uomo
-Calmati Ryo! Che succede?? Perché mi fai queste domande??!-
-Kaori ha assunto della droga e dorme di un sonno profondo! Non si sveglia! Che diavolo di effetti ha??!-
-Kaori?! Ma come??- chiese la bella poliziotta, continuando subito dopo: -Comunque dormirà per un bel po’, e non potrai svegliarla fino a che l’effetto della droga non sarà svanito. Lei adesso è in una sorta di limbo, non può sentirti. La droga si chiama ‘dream’ perché induce a sognare, e solo una dose massiccia o l’uso prolungato può stressare il suo fisico fino al punto di rottura. Se ha preso solo una pasticca non devi temere…-
-Non so quanto cazzo ne ha preso… Sembra una bambola di porcellana Saeko! Non da segni di vita, se non fosse per il battito cardiaco…-
-Non temere Ryo, Kaori si risveglierà vedrai…- lo incoraggiò Saeko –Se vuoi vengo lì…-
-Non importa Saeko, tanto non potresti fare nulla comunque…-
Stava quasi per riagganciare che la voce di Saeko lo bloccò
-Ah Ryo?!-
-Si?-
-Stalle vicino quando si risveglierà… Dovrai aiutarla a capire che è la realtà, e non un sogno…-
-ok…- una semplice risposta seguita da un sospiro echeggiò nella stanza solitaria.
‘forza Kaori’ sussurrò stringendole la mano ‘esci da quell’inferno e torna da me…’
E la notte si spense velocemente, lasciando che l’alba accendesse di un rosso porpora i cieli di Tokyo.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Kaori aprì gli occhi a mattino inoltrato.
La luce entrava luminosa nella stanza ed i suoi occhi splendettero ancora di più quando incontrarono la foto di Ryo ed Hideyuki amichevolmente abbracciati sul comodino.
Un sorriso le tinse le guance di rosso ed una strana sensazione la pervase. Si issò a sedere sul letto agevolmente, guardò fuori: la giornata sembrava essere assolata e calda, ma sapeva bene che era autunno inoltrato e che, aprendo la finestra, avrebbe sicuramente sentito il vento freddo ghiacciarle il naso.
Quando Ryo entrò nella stanza e la scorse alzata, si diresse velocemente verso di lei:
-Ehi bell’addormentata… Non ti pare di aver dormito un po’ troppo??! Mi hai fatto preoccupare…- disse, baciandole lievemente la fronte, poi la guardò negli occhi per un lungo istante tanto intensamente che a Kaori parve di leggervi così numerosi bei sentimenti che nessuna dichiarazione d’amore sarebbe mai stata più esaustiva.
Quello era l’uomo che il destino aveva deciso di metterle al fianco. E, anche fossero dovuti passare altri 7 anni per capirlo, lei questa volta avrebbe lottato per lui. Per loro.
Le labbra di Kaori s’incurvarono in un dolce sorriso, presto strappato dal dolce bacio che Ryo le diede sulla bocca.
-Sei bellissima…- le sussurrò all’orecchio, quasi fosse un segreto da mantenere
Kaori sorrise ancora più di gusto e quasi non volendo staccarsi dalla vicinanza dell’uomo che si era alzato, mugolò lieve, vedendolo allontanarsi verso la porta della stanza.
 
-ti ho preparato la colazione, che fai? Non vieni??-
 
Quella semplice frase la catapultò indietro nel tempo a distanza di anni.
Hide la guardava dall’alto, in piedi sul suo lettino.
Era stata malata per diversi giorni e lui, come faceva sempre, saltava da un lettino all’altro cercando di farla ridere un po’.
Quando riuscì a mettersi in piedi, Hideyuki smise di planare tra un letto e l’altro e, correndo veloce verso la porta, si soffermò a guardarla. Gli occhi sorridenti, le parole di un bambino:
-Vieni Kaori! Ti preparo una bella colazione!-
Il cuore le si riempì di gioia ricordando quella scena con nostalgia.
Era bello ricordare Hide, adesso che tutto girava per il verso giusto…
 
La pioggia che picchiettava alla finestra la fece sobbalzare. Aprendo gli occhi sentì la testa pesante e la bocca impastata. Voltando lo sguardò notò Ryo al suo fianco seduto sulla sedia, con la testa appoggiata sul letto, dormire tenendole una mano. Era stato un sogno?? No, non era possibile!!… Era così… Così… Maledettamente reale!!... Si ricordava tutto, i sospiri, gli sguardi, le sensazioni!
Una strana inquietudine la pervase. Lo scrosciare della pioggia ed il balenare dei lampi nella stanza aumentarono il suo affanno. Se quello di prima era stato solo un sogno tanto concreto da confonderlo con la vita reale, chi le diceva che adesso si era svegliata nella realtà e non in uno dei suoi peggiori incubi??!
Muovendosi nervosamente per alzarsi veloce dal letto destò Ryo dal suo sonno:
-Kaori che succede??- chiese trattenendola a sedere nel letto
Ma la ragazza non rispose. Era sconvolta, si vedeva, e l’uomo per un attimo si sentì inerme.
Poi, cautamente, le spostò le ciocche di capelli dal viso e le sussurrò di tranquillizzarsi. Che il temporale sarebbe passato, come sempre…
Kaori, ancora persa, guardò con sconforto gli occhi scuri dell’uomo di fronte a lei:
-Ryo, sembrava così reale…- sibilò quasi con la voce mozzata dallo sgomento
-Lo so, ma adesso ci sono io, siamo insieme, non avere paura Kaori…-
Poche parole. Semplici. Coincise. Non erano molto, ma era tutto quello che avrebbe voluto sentire.
‘Ci sono io’
‘Siamo insieme’
‘Non avere paura’ 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Guardava il fumo salire dalla tazza di caffè che stringeva tra le mani.
Ryo glielo aveva appena preparato ed adesso rimaneva lì, seduto al tavolo della cucina con lei, guardandola.
Sapeva che Ryo voleva delle spiegazioni. Come dargli torto? In fin dei conti se non fosse arrivato a salvarla cosa le sarebbe successo?? E se fosse caduta nelle mani di Daisuke?? Il solo pensiero la faceva rabbrividire.
Oltretutto aveva un forte mal di testa e tutto sembrava girarle vorticosamente attorno. Sperava solo di rimettersi per quella sera, doveva andare al party e sarebbe dovuta quindi essere in forma smagliante per farla pagare a quella feccia di Daisuke.
Guardando Ryo notò come l’uomo la stesse fissando intensamente. Non tanto in maniera accigliata, quanto preoccupata.
-Come va adesso? Meglio?- le chiese
-Si, molto meglio, grazie…-
Riprese a sorseggiare il caffè.
-Vorrei qualche chiarimento Kaori, credo che mi sia dovuto…- continuò
Appunto.
Kaori posò la tazza sul tavolo, maneggiandola tra le mani. Se Ryo avesse saputo del party non ce l’avrebbe mai mandata in quelle condizioni, per di più sapendo che, probabilmente, ci sarebbe stato anche Daisuke. Avrebbe dovuto omettere qualche particolare, ma ce la poteva fare. Doveva solo rimanere concentrata. Cosa alquanto  difficile con il mal di testa che la stava torturando.
-Quel tizio, Daisuke…- iniziò –è una delle guardie private di Hiroshi Kirasawa, il padre di Sato… Ho avuto il ‘piacere’ di conoscerlo quella mattina al molo. Era stato incaricato di accompagnarmi alla macchina, ma non è proprio il tipo dalle maniere gentili… però me l’ero cavata abbastanza bene ed ero riuscita a liberarmi di lui…  Avevo il presentimento che non mi avrebbe mollato tanto facilmente… infatti ieri era al locale…-
-perché non me l’avevi detto??!!-
-Dirti cosa Ryo?? Come mi ero rigirata una guardia?? Tu volevi le informazioni su Sato ed il suo clan, io te le ho procurate! Tra l’altro non mi sembra neanche che ti fossi preoccupato poi molto per il modo con il quale ero riuscita ad averle! Comunque tanto sta che ieri è riuscito a darmi una di quelle pasticche… Ed il resto lo sai…-
-Diavolo Kaori!! Come cazzo hai fatto a prenderti una pasticca senza volerlo??!!-
-Vorresti insinuare che l’ho presa consenzientemente??!-
-Non voglio insinuare niente!! Voglio solo capire!!- Ryo urlò, sbattendo i pugni sul tavolo
-Stavo uscendo dal camerino e mi ha bloccato. Avevo le spalle al muro e… Mi ha preso alla sprovvista…- Kaori esitava. Era giusto farlo incazzare dell’altro??! Sapeva che Ryo non ragionava in certi momenti e quella sera avrebbe attraccato la nave al molo… Non voleva essere un ulteriore pensiero per lui, non voleva sottrargli la concentrazione che gli sarebbe servita quella notte. Doveva mentire…
-Mi ha offerto un drink e… Io non pensavo!!-
-Lo sapevo! Sei proprio una dilettante!!! Che diavolo ti dice la testa??!- disse alzandosi e dirigendosi verso la finestra
Kaori strinse i pugni. Ecco di nuovo la rabbia bruciarle nel petto. Ma doveva mantenere la calma. Per lui.
Ryo vide il viso di Kaori incupirsi. Anche lei sapeva di aver sbagliato, inutile girare ancora il coltello nella piaga. E di certo non le avrebbe fatto bene arrabbiarsi, non nelle sue condizioni. Vedeva che non era in forma. Probabilmente risentiva degli effetti della droga. Ma non gli aveva detto niente. Alla sua domanda, quando si era svegliata tremando, aveva risposto di stare bene, di non avere niente. Lui sapeva che non era così.
-Ho avvertito io la signora Yume…- disse l’uomo coinciso –le ho detto che ti sei ammalata e ne avrai per qualche giorno; mi ha detto di dirti di stare a riposo quanto ti serve per rimetterti in sesto… Ti vuole bene quella vecchietta…- sorrise lievemente Ryo
-già, è una brava nonnina…- ironizzò lei di rimando
 
Era ormai il tramonto quando il telefono di casa suonò.
Saeko informava Ryo del blitz che sarebbe avvenuto di lì a poco al porto, invitandolo a partecipare.
Kaori ascoltò la conversazione dal corridoio. Sentì anche con quale rammarico Ryo accettò. Non avrebbe voluto lasciare la sua socia sola a casa, ma sapeva che doveva fare il suo lavoro. City Hunter sarebbe stato al molo quella notte.
Kaori tirò un sospiro di sollievo. Con Ryo schierato sull’altro fronte sarebbe stato più facile mantenersi lucida.
Quando Ryo uscì di casa, si guardarono per un lungo istante. Nessuna parola di saluto, nessun gesto. Un lungo sguardo che trapassa gli animi e buca il cuore.
Solo un pensiero:
‘Tornerò’
 
 
Kaori aveva appuntamento con Sato al locale alle 21.00
Quando entrò nel club ancora chiuso al pubblico, alcune delle ragazze notandola si complimentarono per la sua eleganza, mentre i ragazzi del bar e della security iniziarono a fischiare ed a fare battute poco convenevoli.
Il tutto attirò l’attenzione di Sato che, voltandosi, ammirò quanto Kaori rilucesse di luce propria quella sera.
Indossava un completo giacca e pantaloni di raso neri, mentre sotto luccicava una maglia di pizzo bianca satura di strass. Uno scialle di lana bianco e decolté nere completavano l’opera d’arte.
In verità aveva pensato di mettersi un vestito per mostrare una volta tanto quelle belle gambe, ma, ahimè, troppo scomodo per nascondere la pistola e soprattutto per muoversi liberamente. Aveva quindi ripiegato sul completo che, sentendo ancora i fischi di apprezzamento dei suoi colleghi, non si era poi tanto rivelato una scelta sbagliata.
-Kaori sei bellissima stasera…- le disse Sato, poco dopo aver indossato la giacca ed averle galantemente porto il braccio per accompagnarla all’auto.
 
La potente vettura sportiva frecciava attraverso le strade di Tokyo quando Sato le domandò:
-ma dove diavolo sei sparita ieri sera?? Mi hai fatto preoccupare!! Abbiamo trovato Daisuke mezzo svenuto nel corridoio e di te nemmeno l’ombra!!-
-Quell’idiota mi stava importunando! Sato, quello è il diavolo in persona! Mi sono solo difesa!- disse Kaori, incrociando le braccia, pensando veloce a quale altra storiella inventarsi per poter dare credibilità alla sua menzogna
-Quello è un idiota! L’ho sempre detto… ti ha fatto del male??!-
-No, mi ha spaventato però… Quindi dopo averlo colpito sono andata via. Non volevo rimanere lì, perdonami… Avevo lasciato un biglietto nei camerini! Non l’avete trovato??!- chiese convinta
-Nessuna delle ragazze mi ha riportato il messaggio…-
-che strano… forse sarà caduto da qualche parte…- continuò sicura quella, facendo bella faccia a cattivo gioco.
Doveva convincere Sato di quello che stava dicendo ed il tipo sembrava crederle davvero. Una volta arrivati all’enorme ingresso della villa salirono le scale vicini.
-fatti sistemare il colletto della giacca- asserì Kaori, avvicinandosi premurosamente a Sato.
Quello sembrò felice del gesto amorevole della ragazza.
-Kaori, sai che ci sarà Daisuke, vero? Devi starmi sempre vicina, ok?-
-Non temere Sato… sapevo che sarebbe andata così- sorrise la ragazza –e so anche che ci saranno una marea di vassoi da spaccargli nel capo a quello screanzato- ironizzò ancora.
Poi oltrepassarono la grande entratura della villa.
Sfarzo, Luci, Oro, chi più ne ha più ne metta.
Peccato solo per la gente.
Ipocrisia, finzione, falsità accerchiavano quelle persone a prima vista eleganti e distinte.
Esseri avidi e miserabili, affamati solo di vil denaro.
 
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Al molo il vento gelido dal mare imperversava. La nave Stella Polare era ancorata nel golfo di Tokyo dal pomeriggio aspettando il suo turno per entrare in porto. Ovvio che il blitz sarebbe scattato solo con l’attracco del grande cargo.
Nonostante il molo fosse deserto a prima vista, molti uomini della polizia e dell’antidroga vi erano segretamente appostati. Chi in divisa antisommossa e chi in borghese, pronti a scattare appena avessero ricevuto il segnale.
Saeko appostata poco lontano nella sua auto ascoltava le varie radioline gracchiare. Non era ancora il momento e l’attesa si stava facendo estenuante.
Qualcuno aprendo la portiera montò in auto al suo fianco creando stupore nella bella poliziotta:
-Guarda un po’ chi si rivede!- salutò quella –iniziavo a pensare che non saresti venuto!-
-Ti avevo dato la mia parola Saeko o sbaglio?!-
La donna strinse la bocca in un mezzo sorriso. Il suo Ryo… In fin dei conti non l’aveva mai delusa. Oltretutto l’aveva tirata fuori dai casini per l’ennesima volta. Forse questa volta un mokkori avrebbe anche potuto darglielo. E poi lo vedeva così cupo da un po’ di tempo… Non era certo più il Ryo di una volta. Qualcosa lo stava cambiando o forse era meglio dire ‘qualcuno’. La piccola Kaori aveva forse fatto centro? Facendo breccia nel cuore del killer più letale di tutta Tokyo aveva mollato l’amo andare alla deriva per molti anni prima di recuperare la lenza. Forse il giochetto era riuscito perché Saeko stentava a riconoscere quell’uomo che sedeva al suo fianco. Niente più avances, niente più tentativi di approccio. Si sentiva quasi messa in disparte. Ma niente era più importante per lei, niente da quando aveva perso il suo Hide… Dunque era inutile rimpiangere quell’uomo e le sue attenzioni, se lo aveva amato era stato molto tempo fa. Ed il tempo affoga qualsiasi sentimento lentamente…
‘’ crr… la nave si sta muovendo!! Tutti ai vostri posti, aspettate il segnale… Crrrr…’’
La radiolina scosse Saeko dai suoi pensieri
- sei pronto Saeba?-
-prontissimo…-
 
 -Ti piace la festa Kaori?- le chiese Sato mentre gentilmente le offriva un bicchiere di champagne
-Si, sembra di vivere in una favola- rispose la ragazza.
 Era effettivamente così, la grande villa, illuminata ed addobbata a dovere, pareva lo scenario perfetto di un romanzo cavalleresco. Anche le persone erano così ben vestite ed eleganti da sembrare appena uscite dalle boutique di alta moda di Tokyo.
Sembrava, ma non era così. Politici corrotti, funzionari del governo infiltrati nella Yakuza e la stessa mafia parlottavano brindando agli affari. Troppo pomposi e stretti nei loro completi neri per temere una qualche soffiata che avrebbe troncato nettamente la loro ascesa al potere. Troppo sicuri di sé per dubitare di qualcuno.
Quel qualcuno quella sera era Kaori. Quell’unica fiamma accesa in mezzo ad un oceano nero come petrolio.
Se avesse creduto che i soldi potessero consentire la felicità probabilmente si sarebbe venduta già molti anni prima. Avrebbe venduto la sua anima per arricchirsi e comprare tutto quello che voleva e tutto quello che in fin dei conti non le sarebbe servito realmente.
Ma Kaori era la semplicità fatta persona e la sua anima non sarebbe mai stata scalfita da tale sete di denaro.
Guardava quegli uomini con disgusto ed un senso di repulsione per quella città corrotta si fece ben presto largo tra i suoi pensieri.
Ma veloce, così come è veloce il tuono, il suo pensiero si posò su di un immagine concreta nella sua mente: Ryo. Quanto aveva fatto per quella città? E quanto ancora doveva fare?? Poteva farcela lo stesso senza di lei al suo fianco? Certo era che anche lei voleva la stessa cosa che voleva lui.
E tutto le fu maledettamente chiaro, tutti i dubbi crollarono e le incertezze con loro.
Amore o no, lei e Ryo erano City Hunter.
Amore o no, solo la giustizia doveva guidare le sue scelte.
Giusto o sbagliato che fosse, lei sarebbe rimasta al fianco di Ryo.
Perché loro due sono City Hunter insieme. Perché la giustizia va perseguita a scapito di tante cose.
Suo fratello Hideyuki aveva dato la vita per la giustizia così come tante altre persone che aveva conosciuto negli anni passati affiancando Ryo.
Per quelle persone avrebbe lottato quella sera.
Lei era pronta…
 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Kaori scrutava metodicamente tutto quello che si svolgeva attorno a lei.
Il party era stato abbastanza tranquillo fino ad allora. Sato non la mollava un attimo. Per lei era un bene. Non aveva ancora visto Daisuke ma sapeva che girava sempre nei dintorni di Hiroshy Kirasawa come un fedele cagnolino. Era la sua guardia personale e se il signor Sato era presente al party anche quello, probabilmente, si godeva la scena in qualche angolo, nascosto da tutti. Doveva solo individuarlo prima lei. Sapeva che, se era nascosto, quasi sicuramente l’aveva già notata e che non l’avrebbe lasciata andare un attimo.
Era ormai mezzanotte passata quando Kaori riuscì a liberarsi per un attimo di Sato con la scusa della toilette.
Ovviamente , lui, caparbio e risoluto a non far succedere niente alla ragazza, l’aveva accompagnata fino alla porta ed ostinatamente l’avrebbe aspettata fuori nel corridoio.
Kaori era lusingata di tutte queste premure e da una parte si poteva dire al sicuro.
Quando fu all’interno del grande bagno prese il cellulare dalla pochette e veloce compose un numero.
 
 
Saeko e Ryo aspettavano che la Stella Polare attraccasse definitivamente al molo quando il telefono cellulare della bella poliziotta squillò
-Dimmi…- rispose curiosa l’agente –ok… ottimo lavoro… Adesso vedi di non cacciarti nei guai… No, ancora niente… Ci sentiamo, ciao-
Veloce chiuse la conversazione con un sorrisetto di soddisfazione sul volto.
Questa volta, con le prove accumulate, avrebbe incastrato Kirasawa fino a non farlo più uscire di prigione per il resto della sua vita. Kaori aveva fatto un bel lavoro, le andava riconosciuto.
Ryo guardò dubbioso la donna.
-Chi era?-
-un infiltrato!- rispose lesta Saeko
-e che notizie ti ha dato??!-
-ma niente di che, solo qualche nuova intercettazione…- esordì quella, mascherando la verità. Kaori l’aveva avvertita: avrebbe fatto il lavoro solo se Ryo ne fosse rimasto all’oscuro. E per quanto ne sapeva Kaori era ad un buon punto. Ancora gongolante sentì Ryo avvicinarsi a lei
-Non vedo l’ora di mettere le mani su quel maledetto di Kirasawa…- sussurrò Ryo
-oh, ma non potrai farlo… tutti i capi sono al part…- Saeko si bloccò, pochi secondi prima di vedere gli occhi di Ryo accendersi di rabbia. Che diavolo aveva detto?? Non poteva starsene zitta e mordersi la lingua piuttosto??
-Quale party Saeko??!!- domandò un Ryo piuttosto incazzato
Saeko dubitò un attimo se dirgli tutto o evitare, ma ormai la cazzata l’aveva fatta…
-C’è un party a casa Kirasawa…- sbuffò la poliziotta – i mafiosi, i politici, tutti quelli coinvolti, sono lì al momento… Al molo non ci sarà nessuno di loro… Solo pesci piccoli…-
-E perché diavolo non ne sapevo nulla??!!!- ringhiò l’uomo
-Perché Kaori è infiltrata al party…- Saeko tremò vedendo gli occhi glaciali di Ryo mentre estraeva la sua 357 dalla fondina.
- Non potevo dirtelo! O non avrebbe fatto il lavoro!- aggiunse la donna giustificandosi – lei era perfetta! Ha conquistato la fiducia del figlio di Kirasawa e nessuno avrebbe sospettato di lei! -
-Saeko, se le accade qualcosa…-gli occhi minacciosi di Ryo non promettevano nulla di buono ma cambiò presto il discorso stringendo la Phyton ancora più forte nel pugno –quando la smetterai di sacrificare le persone per la tua idea di ‘legge’ mentre te ne stai comodamente seduta dietro una scrivania??!!- sentenziò l’uomo, voltandosi ed incamminandosi veloce verso la sua auto.
La donna restò a guardarlo con rammarico fino a che la sua sagoma non svanì nel buio della notte.
La radiolina gracchiò nuovamente il segnale di assalto alla Stella Polare.
Saeko impugnò la sua pistola dirigendosi al molo 11 mentre Ryo montava in auto volgendo il suo pensiero verso la villa di Kirasawa.
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Kaori ammirava, attraverso una vetrata della villa, le centinaia di fiaccole disposte in giardino quando qualcuno le si parò alle spalle.
Un brivido le attraversò la schiena ed il cattivo presentimento non tardò a diventare realtà
-Stasera sei ancora più bella di sempre Kaori- sibilò quello avvicinandosi
-Daisuke… Ti stavo aspettando…- rispose la ragazza girandosi, trovandosi faccia a faccia con la guardia
-Davvero??! Ed io che credevo che ti stessi nascondendo! Sempre quatta quatta dietro quel bell’imbusto del signorino…-
La donna sorrise beffarda:
-Non temere, ho occhi solo per te…-
-E sarà bene, perché noi abbiamo un conto in sospeso dolcezza non ti sembra??!-
- Già, una mossa al quanto sleale la tua, ieri sera, non credi Daisuke?-
-Slealtà la chiami? Ed essere colpito alle spalle come lo chiami??- un sorriso perfido stampato sulla sua faccia –Sai, ho fatto delle ricerche oggi su di te, Kaori, o forse dovrei chiamarti, City Hunter?...-
Gli occhi di Kaori si sgranarono per la sorpresa, doveva metterlo in dubbio, avrebbe dovuto prevederla una simile cosa, soprattutto dopo lo screzio della sera prima. Che Daisuke non si sarebbe fermato lì lo sapeva bene…
-Non hai portato il tuo socio qua? Eh? Con lui ho una questione in sospeso e me la pagherà cara, vedrai… Ma per te, mio dolce fiore, solo per te ho un regalo… Ti farò veder sorgere il sole un’ultima volta…-
-Non ho paura di te, Daisuke…-
-Dovresti iniziare ad averne…- le ringhiò contro, poco prima di essere raggiunto da Sato
-Daisuke, allontanati da lei!!- gli ordinò l’uomo
-Stavamo solo conversando…- si giustificò mentre si scostava di qualche passo dalla donna, poi, con un sorriso beffardo sul volto –Signor Sato, il signor Kirasawa ha indetto una riunione tra dieci minuti nell’ufficio di vostro padre…-
-Cosa? Avevamo deciso niente riunioni stasera!!!...-
-Esattamente così, ma sembra che qualcosa sia andato storto al molo…- guardò Kaori per un attimo –le disposizioni sono queste-
Sato aggrottò le sopracciglia mentre Daisuke se ne stava tornando da dove era venuto.
-Sato, tutto bene??- lo sguardo gentile di Kaori lo riportò alla realtà
-Ehm si, si Kaori… Scusami ma devo parlare un attimo con mio padre, tornerò subito…- le disse, poco prima di girarsi ed andarsene.
La ragazza si guardò attorno.
Di Daisuke per il momento nemmeno l’ombra, ma sapeva che sarebbe tornato all’attacco in poco tempo. Adesso che Sato era occupato, sicuramente, non avrebbe perso l’occasione per riavvicinarla.
Nonostante tutto però questa riunione era capitata al momento giusto. Le avrebbe concesso le informazioni che le servivano.
Doveva solo evitare di essere divorata dagli squali prima del ritorno di Sato.
 
Ma quella piscina era piena di squali, ed uno di quelli aveva già puntato la sua preda.
E non l’avrebbe mollata fino a che tutto non si fosse dipinto di un rosso scarlatto.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Il tempo passava infinitamente lento.
Il grande orologio della sala scandiva i secondi come fossero minuti.
Kaori si aggirava al centro del grande salone, coperta dalla moltitudine di gente che parlottava in gruppetti. Se fosse stata visibile da tutti Daisuke non avrebbe potuto fare molto.
Aveva appena iniziato a parlare con una signora distinta a fianco di uno dei tanti tavoli imbanditi, che le luci della sala si spensero all’improvviso, creando stupore tra la gente.
La sala fu inglobata dalle tenebre più scure e fino a che gli occhi non si furono abituati alla semi oscurità tutti restarono fermi.
Kaori non poteva fare poi molto. Sapeva che così Daisuke avrebbe potuto avvicinarla senza destare sospetti e sapeva anche che molto probabilmente era tutta una messa in scena architettata proprio da lui.
Era spalle al muro. Cosa poteva fare adesso?
Rimanere lì, ad aspettare che lui fosse venuto a prenderla o tentare la fuga?
Certo era che Sato avrebbe tardato ancora e chissà poi se fosse mai tornato…
Doveva agire alla svelta e non poteva perdere tempo a pensare. Fece la cosa forse più sensata da fare: cercare un nascondiglio. Per farlo doveva uscire dalla grande sala e doveva farlo alla svelta.
Appena intravide i primi camerieri entrare con grandi candelabri alla mano, sgattaiolò fuori, veloce come una lepre.
 
Nel grande corridoio la luce di una tenue luna filtrava dalle vetrate esterne. Ma tanto bastava per permetterle di andare spedita verso le altre stanze.
Stava raggiungendo la fine del lungo corridoio quando una voce la fece sobbalzare:
-Eccola laggiù! Prendetela!!-
Daisuke ed altre due guardie correvano verso di lei come lupi affamati.
In un lampo si tolse le scarpe, lasciandole a terra, ed aprì una porta a vetri laterale, dalla quale si trovò in un’altra ala della grande villa. Veloce iniziò a correre, braccata sempre più da vicino dai tre uomini.
Cosa diavolo poteva fare adesso?? Doveva chiedere aiuto, ma non poteva neanche più contare su Sato. Se Daisuke gli avesse detto che lei era City Hunter, probabilmente, le avrebbe voltato le spalle anche lui.
Dalla pochette recuperò il suo cellulare, lasciando poi scivolare anche quella in terra.
Aveva poco tempo, anche quel corridoio stava per finire e non aveva idea di dove conducesse la porta che intravedeva alla fine.
Veloce ricompose l’ultimo numero chiamato: Saeko.
Doveva avvertirla, far intervenire la squadra che la poliziotta le aveva affiancato fuori dalla villa, in caso di emergenza. Ma il telefono squillava e lei non rispondeva.
‘Maledizione’ pensò Kaori impugnando il piccolo revolver, il gioco si faceva pericoloso.
Non doveva farsi prendere dal panico, ma il fiato corto, la paura e la carica di adrenalina in circolo non le permettevano di certo una buona lucidità nelle scelte.
Aprendo la porta si ritrovò in trappola. La grande stanza doveva essere una biblioteca a giudicare dagli alti scaffali di libri, ma non vi erano altre porte dalle quali fuggire.
Chiuse lesta la porta dietro di se un attimo prima di veder arrivare Daisuke, riuscendo fortunatamente a girare la chiave nella toppa.
Un tonfo alla porta segnò l’arrivo dell’uomo troppo tardi. Due pugni sbatterono violentemente sul legno, seguiti da una sorta di ruggito.
-Apri la porta bellezza, che dobbiamo divertirci!!!- disse quello, iniziando a prendere a calci il passaggio.
 
Kaori ancora tremante di paura realizzò di essere momentaneamente salva e spostò, con non poca fatica, un mobiletto di fronte alla porta.
Guardandosi attorno si avvicinò alla grande finestra. Era la sua unica via di fuga.
Un salto di due metri l’avrebbe portata in giardino. Da lì avrebbe potuto nascondersi nel bosco di fronte.
Ma il panico l’avvolse quando notò che non era possibile aprire la finestra. Di rimando alzò gli occhi notando una specie di lucernario, troppo alto per arrivarci.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo. Stavano per sfondare la porta, era questione di attimi. Doveva uscire di lì.
Prese una sedia e la scaraventò con forza alla finestra, mandandone il vetro in frantumi.
Poi si lanciò.
 
 
Sentiva il cuore pompare forte nel petto. Un ronzio lontano nelle orecchie. Il sapore del sangue nella bocca.
Girandosi vide il cielo stellato, in alto sopra di lei.
Il suo respiro si era fatto calmo, lento. Avrebbe voluto addormentarsi, riposare un po’, chiudere gli occhi e sognare.
Ma doveva scappare ed il più velocemente possibile, anche se le gambe sembravano di piombo come nei peggiori incubi.
Ancora barcollante si issò in piedi notando con sconcerto che perdeva sangue da diverse parti del corpo. L’atterraggio, avvenuto sui vetri della finestra spaccata poco prima, non era risultato essere uno dei più morbidi. Ma intrepida iniziò di nuovo a correre.
Fece pochi metri però poco prima di essere acciuffata alle spalle da Daisuke.
Cercò di divincolarsi dalla presa dell’uomo ma quello la bloccò, disarmandola.
-La gattina si è graffiata…- disse sadico quello rivolto alle altre due guardie –dovremmo leccarle le ferite…- aggiunse poi leccandole le labbra.
-Lasciami bestia!!!- urlò Kaori divincolandosi ancora di più dalla stretta feroce dell’uomo, aumentandone però di fatto l’eccitazione, la stessa che caratterizza qualsiasi predatore che blocca la sua preda dopo l’inseguimento.
-Shhh, piccola gattina… Adesso vieni con me…- sibilò quello, trascinandola di nuovo all’interno della villa…

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Kaori guardava le sue mani, legate, imbrattate di sangue. Era seduta su di una sedia nello stesso studio dal quale aveva cercato di scappare poco tempo prima. La testa china, lo sguardo assente. Era davvero finito tutto così? Era proprio così che doveva andare? Mille pensieri in testa e nessuna risposta.
Il freddo pungente attraversava la finestra rotta assieme ai suoni ed agli odori della nottata invernale.
 
Daisuke parlava di fronte a lei, gesticolava con enfasi, ripetendo le sue frasi da duro o cercando di intimorirla, ma lei non lo sentiva. Era come se fosse rinchiusa in una sfera di vetro. Tutto era lontano, tutto era distante da lei.
Aveva anche smesso di avere paura.
Già perché in fondo non aveva più niente da temere. Aveva fallito, inutile rimuginarci sopra.
Non aveva neanche timore di morire. Già sentiva abbastanza male, non sarebbe poi potuto peggiorare ulteriormente. Oltre che al male fisico, ancor peggio, sentiva male al cuore. Come se si fosse spezzato in due. Come se il sangue sgorgato fuori da quella crepa le bruciasse nei polmoni e nel petto, soffocandola.
 
La cosa che la torturava al massimo era il pensiero di Ryo. Lo aveva deluso. In tutto e per tutto. L’aveva abbandonato ed adesso il solo pensiero di farlo soffrire per la sua perdita le attanagliava lo stomaco.
Ironia della sorte, cara Kaori, pochi giorni prima avresti voluto vederlo patire le pene dell’inferno ed adesso non avresti voluto arrecargli dolore con la tua morte?? Se non fossi stata sicura di odiarlo veramente avresti dovuto astenerti dal cercare di farlo, non credi?? Ma si sa, l’amore è una brutta bestia, e si ama e si odia, con la stessa identica facilità.
Unica differenza??
Nessuna colpa ha chi ama, ma molte ne ha chi, invece, odia…
Forse Ryo avrebbe dovuto sapere che in realtà lei l’amava ancora.
 L’amava di un amore così forte che al solo pensiero, l’aria fresca le entrò di nuovo nei polmoni, per un lungo respiro, disinfettandole quell’anima ormai arresa alle circostanze.
Un lampo di vita si accese nei bei occhi della sweeper: non si sarebbe arresa, non in quel modo. Doveva lottare. Doveva lottare per tornare da Ryo. Per restare al suo fianco.
La mente tornò lucida, come forte divenne la sua voglia di sfuggire a Daisuke.
Iniziò ad ascoltare le frasi sconnesse di quel pazzo ed a fare mente locale di quello che accadeva attorno a lei.
 
Daisuke le stava elencando tutto quello che ‘amorosamente’ le avrebbe fatto di lì all’alba, mentre una delle due guardie rideva sadica a fianco a lei, puntandole la pistola alla tempia.
L’altra guardia era di sentinella fuori dalla porta, probabilmente nel corridoio, ne sentiva i passi, ma non ne vedeva la figura.
 
Guardò in alto, verso il lucernario, per vedere il cielo stellato, un’ultima volta, prima di reagire.
Guardò in alto ed il suo cuore perse un colpo.
L’aveva visto realmente? O era un sogno?
Una sagoma appostata sul tetto teneva sotto mira la guardia accanto a Kaori.
Quello era Ryo!
Uno sguardo d’intesa tra i due, valse più di mille inutili parole.
Kaori riuscì a rimanere lucida e non mostrare alcun segno di entusiasmo. Ma il suo cuore scoppiava di gioia tanta era la felicità, quello era Ryo! Era di nuovo venuto a salvarla, nonostante tutto, nonostante i litigi, gli screzi, le discussioni… In fondo al cuore sapeva di appartenergli e sapeva anche che sarebbe tornato sempre da lei.
Con la speranza nel cuore abbassò tranquillamente lo sguardo di nuovo su Daisuke.
Sapeva che Ryo aspettava il momento buono per sparare e perché quindi non servirglielo su di un piatto d’argento? Anche lei avrebbe dovuto prendersi una rivincita su quel serpente di Daisuke d’altronde.
 
-Avrei un ultimo desiderio…- la flebile voce di Kaori fermò per un’istante la predica che stava tenendo Daisuke da ormai dieci minuti buoni.
-La gattina ha un desiderio quindi…- si leccò le labbra guardando gli occhi della donna seduta di fronte a lui –e sentiamo, quale sarebbe??-
- un ‘dream’-

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Sul tetto Ryo tremava dalla voglia di ammazzare quegli stronzi che tenevano Kaori legata in quella stanza. Vedeva che la ragazza era conciata male, che perdeva sangue, e questa cosa gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Ma uno sweeper deve saper aspettare. Aspettare il momento giusto, l’attimo inequivocabile, il respiro esatto. Quello che lo porterà alla buona conclusione del suo lavoro.
 
-Quindi ti è piaciuto allora??!!- sibilò sadica la guardia –beh, non dovrei, mi hai fatto penare e non poco, però, il tuo ultimo desiderio va esaudito…- ridacchiò quello tirando fuori dalla tasca una bustina contenente diverse pillole, ne prese una, se la mise tra i denti, e si avvicinò bramoso alla donna, chinandosi per baciarla.
Ma non riuscì nell’intento dato che Kaori lo colpì con una ginocchiata al basso ventre, facendolo cadere carponi di fronte a lei, e subito rincarò poi la dose, colpendolo nuovamente nel viso con un calcio.
La guardia al suo fianco le premette la pistola alla tempia ma non finì neanche di armare il cane che era già stato freddato da Ryo che, subito dopo, si lanciò nella stanza, frantumando il lucernario in mille pezzi.
Atterrò praticamente in piedi e subito colpì Daisuke, ancora a terra, con un calcio, spostandolo di non pochi metri dalla sua donna.
Veloce tagliò le fascette che legavano le mani di Kaori ai braccioli della sedia.
-Ehi sugar, ti sono mancato?- chiese ironico
-non poco…- rispose la donna sorridendo, aggiungendo subito dopo: -c’è una guardia di sentinella nel corridoio Ryo!-
Ryo si girò di scatto e notò la guardia entrare tutta trafelata nella stanza impugnando la pistola.
Non fece però in tempo a premere il grilletto che, anche quella, cadde al suolo, esanime.
 
Ryo guardò Daisuke a terra cercare di impugnare la pistola, ma con un calcio lo disarmò. Lo prese per il collo alzandolo praticamente da terra e sbattendolo violentemente al muro:
-ehi stronzo dì le tue ultime preghiere- ringhiò Ryo guardandolo negli occhi e iniziando a prenderlo a pugni.
Quando finì Daisuke era ormai k.o. e scivolò a terra, come una bambola di pezza.
Ryo estrasse la pistola e la puntò verso l’uomo svenuto e grondante sangue.
 
-Ryo… E’ uno stronzo è vero, ma se lo uccidi non imparerà la lezione…- le parole lievi della sua Kaori se la stavano vedendo col leone dentro di lui: avrebbe tanto voluto sbranare quell’insulso individuo che aveva osato toccare la sua donna, ma l’angelo al suo fianco lo pregava di fermarsi, di lasciar vivere quel viscido verme.
Ryo con non poca fatica, rinfoderò la pistola, prese Kaori per mano, e veloci iniziarono a percorrere il grande corridoio.
 
-Come facevi a sapere che ero lì??!- la voce di Kaori spezzò il silenzio tra i due
Ryo sembrava essere molto concentrato ma comunque rispose:
-Avevo seguito le tue tracce fino a lì. Le scarpe, la borsetta… ottima idea quella di gettarle a terra!- un sorriso beffardo sul volto –poi, ho visto la guardia di sentinella fuori. Se era lì a fare la guardia probabilmente tu eri dentro la stanza. Ma non potevo metterla fuori gioco, il rumore avrebbe sicuramente destato gli altri che erano con te, non potevo mettere a rischio la tua vita. Quindi, dato che nei fascicoli di roba che mi aveva fornito Saeko, c’era anche una vista aerea della villa di Kitoshi, c’era solo un modo per entrare: il lucernario. Ce ne sono una marea su tutta la villa, ho solo dedotto che probabilmente ce ne era anche uno in quella stanza… è stata solo fortuna in fin dei conti…- Ryo riprese a camminare
Kaori strinse più forte la mano dell’uomo, fermandolo nuovamente:
-grazie Ryo…-
Lo sweeper le rispose con un dolce sorriso, poi abbassandosi, recuperò una delle scarpe che Kaori aveva abbandonato durante l’inseguimento
-Cenerentola hai forse perso un paio di scarpette?!-
Kaori sorrise mentre l’uomo si chinava a metterle la scarpa, poi, dopo aver recuperato anche l’altra, le disse ironico:
-Sugar, abbigliamento comodo a lavoro…-
-agli ordini capo!- rispose lei sorridente
 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


 
Da quel corridoio la grande villa sembrava deserta.
Ma non era così. La grande sala conteneva ancora la peggiore feccia di Tokyo.
Il parlottare e la musica si facevano sempre più forti via via che la coppia si avvicinava al salone.
La luce sembrava essere tornata mentre loro avrebbero dovuto sparire ed anche alla svelta. Gli scagnozzi di Kirasawa non avrebbero tardato poi molto a trovare le guardie nella biblioteca, ad informare il loro capo e soprattutto a dare loro la caccia.
-La polizia sarà qua a momenti, dobbiamo andarcene- Ryo parlò, avvicinandosi ad una porta a vetri che dava su di una terrazza.
-Devo prima trovare Sato!- Kaori staccò la sua mano dalla presa dell’uomo
Ryo si girò a guardarla. Lo sguardo truce, un’aria minacciosa.
-Kaori adesso ce ne andiamo, guarda in che stato sei e personalmente non me ne frega un cazzo di Sato…-
-Ryo, Sato ha ancora addosso la ricetrasmittente! Devo recuperarla oppure tutto il lavoro andrà perso!-
-Cazzo…- Ryo si passò una mano tra i capelli guardando fuori dalle vetrate -Hai il suo numero no? Chiamalo e fallo venire qui…-
Kaori estrasse il telefono, compose velocemente il numero e si mise in attesa
-Ma che vizio hanno tutti di non rispondermi!- Kaori riattaccò senza aver ricevuto risposta –Era nello studio del signor Hiroshi, qualcuno li aveva informati del blitz al porto ed hanno indetto una riunione stasera…-
-Quei bastardi staranno già preparando i passaporti…- ringhiò Ryo –E la polizia ancora non si vede… Andiamo Sugar boy, ho un piano!-
-Ryo cosa vuoi fare??-
-Beh, prima di tutto, rimettiamo tutti al buio, e poi, andiamo a trovare il signor Kirasawa nel suo studio…- sorrise beffardo lo sweeper impugnando saldamente la sua 357Magnum.
 
Pochi minuti dopo la villa era ripiombata nel buio più totale.
Era bastato far saltare una presa di corrente per spengere l’intero edificio.
I due salivano silenziosamente le scale quando sentirono aprirsi una porta al piano superiore e qualcuno iniziare a scendere. Velocemente si nascosero dietro gli sfarzosi tendaggi di una vetrata e rimasero in ascolto.
Il tipo doveva essere una guardia di Kirasawa. Parlava all’auricolare e passò a pochi centimetri da loro senza dubitare di niente.
-Sto arrivando… Kirasawa è incazzato nero, stanotte non ne va una… Si, sono ancora in riunione…Arrivo, arrivo!...- poi le sue parole si persero nell’eco del grande corridoio sottostante.
 
Kaori era praticamente appiccicata a Ryo ed il suo cuore batteva a mille.
-Non che mi dispiaccia la tua vicinanza ma… Se ti stacchi potremmo andare, la via è libera…- Sorrise sornione Ryo verso Kaori che in breve tempo divenne rossa come un peperone. Si era talmente agitata cercando di fare il meno rumore possibile nascondendosi da non accorgersi che era praticamente stata aggrappata alla schiena di Ryo tutto il tempo…
Si ricompose ed uscendo fuori dalle tende potè riacquistare il suo auto controllo.
Sapeva che in quei momenti la mente doveva restare fredda ed impassibile. Sempre pronta ad agire, scattante.
Le emozioni, come la paura, non dovevano trovare sfogo. Ed era così. Ma allora perché quando Ryo le era vicino il suo self control andava praticamente a puttane??!
 
Rimase in ascolto prima di uscire allo scoperto nel corridoio.
Ryo camminava adagio qualche metro avanti a lei.
Impugnò più forte il suo piccolo revolver.
Ryo stava rischiando la pelle per lei. Per una cosa che aveva iniziato e che non era riuscita a portare a termine. Dio… Doveva stare calma. Doveva coprire le spalle a quell’uomo che, nonostante tutto, stava offrendo la sua vita per lei.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Nel corridoio scorsero due sagome appostate di fronte ad una porta.
Gli scagnozzi di Kirasawa lo sorvegliavano 24 ore su 24, per conto lui doveva essere proprio dietro quella porta.
Ryo fece cenno a Kaori di aspettarlo lì.
Lentamente si avvicinò; aiutato dal buio non destò alcun sospetto, fino a che, come un falco, si scagliò sulla prima guardia colpendola alla gola; l’altra non riuscì neanche a puntare l’arma che subito si ritrovò a terra immobilizzata, con il ginocchio di Ryo che le premeva sulla faccia.
L’uomo a quel punto fece cenno a Kaori di avvicinarsi e lei si apprestò veloce. Legarono ed imbavagliarono la guardia, mentre l’altra, a causa del forte colpo subìto, giaceva in terra esanime.
 
Un’occhiata d’intesa tra i due partner e il piano escogitato poco prima ebbe inizio.
Kaori fece un lungo respiro prima di aprire la porta della stanza.
La decina di uomini all’interno discutevano attorno ad un tavolo, chi seduto e chi in piedi, sembravano agitati e parlottavano animatamente tra di loro, tanto da non accorgersi in principio della presenza della ragazza.
Kaori intravide Sato e lo chiamò:
-Sato??-
Sato e gli altri uomini prestarono solo allora attenzione alla nuova arrivata, ma se gli altri non sembrarono colpiti da lei, lo fu abbastanza Sato che, vedendo Kaori sanguinante al volto ed alle mani, subito si precipitò da lei
-Kaori cosa ti è successo??- chiese trafelato
-Perdonami…- sussurrò impercettibile Kaori, prima di immobilizzare Sato e puntargli la pistola alla tempia, poi aggiunse alzando il tono di voce ed attirando l’attenzione degli altri –Signori, mi dispiace dovervi rovinare la serata ma, a quanto pare, il party è giunto al termine… Io sono Kaori Makimura e lavoro con City Hunter, ho scoperto il vostro traffico e mi sono infiltrata, giungendo fino a qui. Dato che adesso il mio lavoro è finito e la vostra nave è sotto blitz, vi prego di attendere gentilmente l’arrivo della polizia in questa stanza…-una certa ironia nelle sue parole
Ma non finì la frase che Hiroshi Kirasawa, fortemente indignato, urlò: -Guardieee!!!...-
Ed effettivamente una guardia volò letteralmente nella stanza, lanciata dentro da Ryo.
Lo sguardo di Kirasawa sembrò divenire di un rosso acceso e la sua faccia furente, estrasse la pistola puntandola contro il figlio che, ancora immobilizzato, faceva da scudo a Kaori.
Fu allora che Ryo entrò nella stanza rimanendo comunque vicino alla porta. Teneva di fronte a sé la guardia ancora imbavagliata come scudo. Sparò un paio di colpi verso Kirasawa che, assieme agli altri si abbassò dietro il tavolo. Quando ne fecero capolino imbracciando le armi, l’uomo, la ragazza e Sato erano scomparsi, lasciando, in compenso, le guardie a terra.
Uscendo Ryo aveva tolto la chiave della porta dalla toppa interna e, una volta usciti, l’aveva richiusa con un paio di mandate.
Sato, con loro, sembrò ribellarsi alla presa di Kaori che lo lasciò andare
Dovevano scappare e veloci. Hiroshi avrebbe avvisato le sue guardie in poco tempo e gli spari avrebbero potuto attirarne l’attenzione già qualche attimo prima.
-Sato ti spiegherò tutto, ma dobbiamo andarcene!- Kaori pregò l’uomo di seguirla
-Cazzo! Io mi sono fidato di te! E tu mi ripaghi così??!!-
-Sato, voglio darti una chance! Non lo capisci?? La polizia sta arrivando, devi scappare, e puoi farlo!! Io lo so che non sei come loro!!- disse la ragazza indicando la porta ormai chiusa
-mi hai ingannato Kaori…- la voce di Sato sembrava carica di risentimento verso quella ragazza che aveva ammirato poche ore prima
-Non ti ho ingannato…- gli disse avvicinandosi e guardandolo negli occhi –non sono entrata al bar sapendo chi fossi, sei stato tu a dirmelo quel giorno, su quella panchina, sei stato tu a dirmi che questa vita non ti piace, ricordi?? Io ho solo fatto quello che ritenevo giusto, adesso sta a te decidere… La polizia sta arrivando, fai come vuoi…- Kaori sembrava parlargli con dolcezza, ma Sato dubitava ancora
-Andiamo Kaori! Dobbiamo muoverci…- Ryo chiamò la socia ricordandole che, con Sato o senza, loro dovevano sparire di lì al più presto possibile.
Guardò un ultima volta Sato e poi, voltandogli le spalle, raggiunse Ryo. Sapeva di aver tradito la sua fiducia ma sapeva anche che la giustizia ha dei prezzi da pagare.
 
Il suono delle sirene in lontananza decretò l’imminente arrivo della polizia alla villa Kirasawa.
Ryo e Kaori scesero le scale di corsa, raggiungendo in breve tempo il piano terra.
Erano praticamente di fronte alla porta a vetrata che dava sul giardino quando uno sparo squarciò l’aria.
La 357 Magnum cadde al suolo.
Ryo si portò la mano sinistra al braccio grondante sangue.
Kaori, ancora spiazzata, guardò Ryo, in piedi, tenersi il braccio colpito e guardare con sfida chi aveva sparato da qualche metro di distanza.
Lei, prima di vederlo, ne udì la voce:
-Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi l’opportunità… Adesso è il mio turno…-
Il sangue le gelò nelle vene.
Daisuke.
 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Le gocce di sangue cadevano silenziose imbrattando il pavimento di marmo bianco.
Ryo sembrava non provare dolore, in compenso guardava Daisuke con tutto l’odio che aveva in corpo. Sapeva che avrebbe dovuto ucciderlo tempo prima, e sapeva anche che adesso, in quelle condizioni, con il braccio destro fuori uso e troppa distanza a separarli, non avrebbe più potuto proteggere Kaori.
Anche la ragazza sapeva bene che la situazione era critica.
Ryo, ferito al braccio, non aveva alcuna possibilità di vittoria contro Daisuke. Doveva essere lei a tentare il tutto per tutto. Fece un lungo respiro e cercò di liberare la mente per quanto possibile.
Guardò per un attimo la 357Magnum di Ryo a terra. Era a breve distanza da lei… ma il tempo che le sarebbe occorso per abbassarsi a recuperarla, probabilmente, le sarebbe risultato fatale. E non poteva permettersi di mettere la vita di Ryo in pericolo, non più di quanto in realtà avesse già fatto.
Doveva aspettare il momento giusto, quell’attimo che fa la differenza.
Si concentrò. I suoi grandi occhi nocciola, accesi di una strana scintilla, guardavano Daisuke con aria di sfida
La guardia non si lasciò scappare questo cambiamento negli occhi della bella sweeper:
-Ehi bella gattina, avrei detto poco fa che tremavi di paura, mentre adesso sembra proprio che tu sia pronta a combattere…-
-Di certo combatterò fino alla fine…-
-Ahahah..- sadica rise la guardia –Non temere, prima della tua morte ci sarà quella del tuo amichetto- disse, puntando Ryo con la pistola -…e poi vedremo quanta voglia ancora avrai di lottare! Prima di tutto dai un calcio alla pistola a terra e buttala lontano, altrimenti il tuo amichetto non arriva al prossimo minuto-
 
Kaori guardò la pistola a terra. Era la loro unica possibilità. L’allontanò di diversi metri con il piede.
Ecco che la speranza andava svanendo.
Doveva prendere tempo. Doveva pensare…
-Vedi Daisuke, c’è un enorme differenza tra te e me…- Kaori iniziò il discorso ma fu ben presto interrotta dalla guardia
-Già piccolina io comando e tu subisci, che ne dici?? Potremmo divertirsi ancora un po’ prima dell’alba tu ed io che ne pens…-
Ma non finì il discorso che qualcuno scese le scale di corsa attirando la sua attenzione
-Daisuke che diavolo succede qua??!!- Sato arrivò al pian terreno poco distante da Kaori
La ragazza guardò Daisuke. Ancora teneva la pistola puntata su Ryo.
-Signor Sato si tolga immediatamente! Quei due sono City Hunter ed hanno organizzato il blitz al molo!- urlò Daisuke
Sato allora fece una cosa che ne Ryo, ne Kaori, si sarebbero mai aspettati.
Alzando le mani in segno di un innocuo disarmo, Sato si interpose davanti a Kaori, praticamente coprendola da un eventuale sparatoria.
Daisuke non accettò la cosa:
-Spostati o ammazzerò anche te con loro!!!- un ghigno sadico sulla faccia.
Tutti e tre gli ostaggi sapevano che l’avrebbe fatto veramente se Sato non si fosse spostato di lì, che quell’animale feroce non ubbidiva neanche ai suoi padroni.
 
Kaori solo allora notò che Sato aveva una pistola nascosta dietro di sè; poteva vedere il calcio dell’arma fuoriuscire dalla cintura dei pantaloni. Era lì, a portata di mano, e probabilmente, era stata proprio un’idea dell’uomo.
Guardò Daisuke.
Sembrava essere molto concentrato su Sato.
Fu un attimo, e vide che, inveendo ancora su Sato, Daisuke spostò la traiettoria della pistola, volendola puntare sull’uomo di fronte a lei.
Kaori colse il momento:
Dopo che Ryo non fu più sottotiro…
Prima che lo divenisse Sato…
Mentre Daisuke imprecava contro l’uomo che non voleva spostarsi…
Kaori impugnò la Beretta semiautomatica e, spostandosi di lato, fece fuoco.
 
Un altro boato e la villa sprofondò di nuovo nel silenzio.
Daisuke cadde a terra colpito al petto. Esanime.
Sato si voltò verso Kaori che, ancora con la pistola fumante in mano, restava immobile.
Forse Sato non sapeva che quella vita, per quanto meschina potesse essere, era la prima che veniva spezzata da Kaori.
Forse Sato non lo sapeva, ma Ryo si.
Con calma si avvicinò alla socia.
Le tolse teneramente la pistola dalle mani e la restituì a Sato.
-Socia, dobbiamo andare…- le sussurrò, quasi risvegliandola.
 
Kaori sembrò cadere dalle nuvole.
Notò Ryo di fronte a lei e Sato poco più lontano.
Daisuke giaceva a terra. Lei l’aveva ucciso. Che diavolo aveva fatto?? Aveva ucciso un uomo…
Non lo dette a vedere ma il suo cuore sembrò fermarsi per un lungo istante.
 
Ryo non perse tempo e, prendendola per mano, la trascinò fuori dalla casa, seguito da Sato.
Uscirono nel giardino sul retro proprio nel momento in cui la polizia faceva l’ingresso nella grande sala della villa Kirasawa.
 
Molti gli arresti, qualche ferito, solo un morto ed il figlio di Kirasawa mancante all’appello.
Saeko tirò un sospiro di sollievo:
meglio di così non poteva andare.
 
 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Rientrarono a Shinjuku alle prime luci dell’alba.
Sato, alla fine, si era arreso alla sorte ed, intervenendo ad aiutare Ryo e Kaori, aveva salvato anche se stesso.
Sapeva che la strada intrapresa dal padre era sbagliata, e sapeva anche quanto odioso era vivere consapevolmente una vita piena di errori. Errori che non lo lasciavano dormire la notte ed ai quali, forse, da adesso in poi, avrebbe potuto porre rimedio.
 
La lamborghini blu notte si accostò alla piccola mini rossa nel piazzale sottostante casa.
Kaori abbracciò l’uomo salutandolo.
-Ehi Kaori… grazie per non avermi fatto arrestare con tutti gli altri… grazie per avermi dato una possibilità, forse… l’aspettavo da tutta la vita… e perdonami per quello che ti ho detto… io…- sorrise gentile Sato
-Non temere Sato… Tu perdonami per averti tenuto nascosto chi fossi realmente; io, noi…- aggiunse facendo un cenno verso Ryo che guardava la scena a distanza –…noi cerchiamo di fare giustizia un po’ a modo nostro… Tokyo ne ha bisogno e… Io non ho mai avuto niente contro di te, anzi… perdonami…- una lacrima scese dagli occhi della bella sweeper imbrattandosi con il sangue ormai secco sulla sua guancia
-Ehi, grazie a te… Io adesso è meglio che vada…- sospirò Sato staccandosi dall’abbraccio -Andrò all’aereoporto e prenderò il primo volo che trovo per chissà dove, l’importante è allontanarmi da qui…-
-Ok…- Kaori lo lasciò rassegnata, quella breve amicizia era ormai giunta al termine, doveva prevederlo
-Ah Kaori?!- Sato la chiamò poco prima di entrare in auto –Sei licenziata…- scherzò sorridendo, prima di chiudere la portiera dell’auto e partire veloce.
 
Il sorriso di Kaori si trasformò ben presto in un sospiro.
Guardò Ryo aspettarla sulla porta.
Doveva medicargli il braccio e veloce si diresse da lui.
 
In bagno notò come anche lei non fosse conciata poi molto bene.
Sulle mani e sul viso aveva molti tagli, causati dalla caduta sui vetri della finestra rotta. Non erano profondi ma il volto era praticamente imbrattato di sangue ormai secco.
Guardò Ryo attenderla seduto sulla sedia con le pinze in mano
-Socia non hai una bella cera…-
-Fra un po’ non ce l’avrai neanche tu…- tentò di ironizzare lei prendendogli le pinze
 
Ryo strinse i pugni mentre le pinze gli entravano nella carne in cerca della pallottola.
Ma sapeva che il dolore che provava non era nulla in confronto a quello provato da Kaori. Poteva solo immaginare quanto per lei fosse dura  accettare la realtà, adesso che anche le sue mani erano sporche di sangue.
Lui alla morte ci era abituato, ci conviveva da quando era un bambino, ma lei? Lei era così fragile… Avrebbe sopportato tutto questo? La guardò mentre estraeva la pallottola e metodicamente disinfettava la ferita.
Il suo sguardo era assente. Era lì ma qualcosa non andava.
Kaori aveva appena finito il bendaggio quando Ryo le bloccò la mano
-Kaori va tutto bene??!- le chiese guardandola profondamente negli occhi
La ragazza guardò quegli occhi neri avvolgerla e scrutarla fino in fondo all’anima. Lui sapeva il suo stato d’animo. Lo percepiva.
E fu così che il muro di protezione da lei stessa costruito cedette sotto una piena di emozioni.
Kaori s’inginocchiò piangendo di fronte a Ryo
-Ryo io… io l’ho ucciso…- solo queste parole, tra un singhiozzo e l’altro
 
Ryo guardò teneramente la sua dolce Kaori. Era inevitabile. Chiunque facesse quel lavoro, prima o dopo, volente o nolente, avrebbe dovuto premere il grilletto. Inutile tentare di tenerla lontana da quel lavoro quando quello stesso mestiere ti fa scendere in campo schierato contro i demoni negli inferi.
Inutile tentare ti tenerla lontano oramai, inutile proteggerla dal male, se lo stesso male trattiene la sua anima in fondo ad un oscuro pozzo.
Piccola Kaori. Forse non sapevi che ‘sweeper’  è sinonimo di ‘morte’? Forse non lo sapevi, ma adesso ne hai avuto la conferma. E le voci dei morti torneranno a tormentarti presto o tardi nella vita…
Ma forse dovresti anche sapere che ‘City Hunter’ vuol dire ‘giustizia’… e la giustizia, come tutto ciò che ha valore al mondo, ha un alto prezzo da pagare.  Ma salvare gli innocenti può essere poi un peccato così grave? Può la lotta per una così giusta causa provocare tanto dolore??
 
Ryo le accarezzò una guancia ancora tinta del rosso del sangue mischiato alle lacrime; doveva tranquillizzarla, farla ragionare…
 
Alzandosi aiutò Kaori a rimettersi in piedi e la trascinò con sé, dentro la doccia, ancora vestiti.
Il contatto con l’acqua dapprima fredda fece rimanere senza respiro la ragazza che cercò di uscire veloce fuori dalla doccia ma Ryo glielo impedì, trattenendola a sé.
-E’ vero hai ucciso un uomo…- cominciò lo sweeper  -Inutile negarlo, o evitare il discorso, o mentire a se stessi…L’hai ucciso ma l’hai fatto per salvare te stessa e Sato…- fece una pausa -…ed anche me…-
L’acqua divenne calda e mischiò il sangue alle lacrime, lavando via quei sensi di colpa che attanagliavano il cuore della bella donna.
Era vero. Aveva ucciso un uomo, ma lo aveva fatto per proteggerne due. Per salvare Ryo.
Poteva quell’uomo valere così tanto per lei? Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, qualsiasi. E nonostante il passato, nonostante le litigate e le porte sbattute in faccia, lei non poteva far altro che amarlo.
 
L’acqua calda inzuppava i vestiti di entrambi, ma lei restò comunque aggrappata a Ryo.
Era bello ritrovarlo, tenerlo stretto, sentirsi al sicuro tra le sue braccia.
 
-Mi dispiace Kaori… Alla fine non sono riuscito a tenerti lontano da questa vita… Alla fine ti ho trascinato con me all’inferno…- parole appena sussurrate si mescolarono con l’acqua che inzuppava i loro corpi.
Kaori alzò lo sguardo  a cercare gli occhi dell’uomo. Occhi maledettamente tristi. Tristi per lei…
Ma lei sorrise:
-Le promesse vanno mantenute Saeba… Il mio compleanno lo festeggeremo insieme anche all’inferno; mi sarei sicuramente annoiata in paradiso in mezzo agli angeli…-
Ryo sorrise e l’abbracciò; l’abbracciò intensamente  come fosse aria dopo aver trattenuto a lungo il respiro, come fosse il fuoco per chi ha freddo  o la luce per chi ha paura del buio.
L’abbracciò immagazzinando nella sua mente quell’istante per sempre; quel profumo, quel calore, quegli occhi nocciola così vicini ai suoi, e Kaori finalmente tra le sue braccia.
Dio se era bello. Quell’abbraccio, quella sensazione.
Avrebbero voluto rimanere così per sempre.
 
Ma tutto ha una fine e quel momento non durò molto. 
Entrambi non si sarebbero sentiti soddisfatti  fino a che il desiderio dell’uno verso l’altro non fosse stato appagato.  Ed un semplice abbraccio non avrebbe mai saziato gli istinti che crescevano nei due.
 
Ryo cercò di mantenere forte il suo autocontrollo e non reagì al primo impulso. Ma quando lei si avvicinò ancora di più, accostando i loro corpi, l’uomo non ci vide più e, quasi come a saziarsi di una sete che gli infiammava la bocca, cercò il contatto con un bacio.
L’avvicinò ancora di più a sé; in breve tempo la spogliò della maglietta e continuò a baciarla insaziabile mentre l’acqua copriva i loro corpi accendendone gli istinti; e l’intera stanza fu avvolta dal vapore…
 
 
Qualche ora più tardi….
 
Il bussare insistente alla porta di casa fece destare lo sweeper.
Aprendo gli occhi notò la sua bella socia accoccolata al suo fianco.
Si perse un attimo nel contemplare quel viso così bello ripensando alle ore passate: adesso appartenevano l’uno all’altra e nessuno  avrebbe forse mai capito quanto forte ed inscindibile fosse quel legame.
Perché lei era il suo mondo, la sua vita, la sua stessa anima. E niente e nessuno poteva privarlo dell’anima. Nemmeno la morte.
Silenziosamente si alzò, scivolando fuori dal letto senza svegliare Kaori, dirigendosi verso la porta di casa.
 
-Da quando in qua chiudi la porta a chiave? Hai forse paura dei ladri?- la voce ironica della poliziotta non si fece attendere una volta aperto l’uscio di casa.
-Saeko che vuoi a quest’ora?-
-Sono le quattro di pomeriggio, non credi sia l’ora di alzarsi??-
Ryo alzò un sopracciglio pensando. Sapeva chi l’attendeva nella camera e che Dio gli fosse testimone, ci si sarebbe volentieri chiuso dentro per sempre.
-No, ancora non mi va di alzarmi, passa più tardi…- rispose di tutto punto riprendendo la via appena percorsa, ma fece pochi passi che Kaori spuntò proprio da quella porta, richiamata probabilmente dalle voci.
Era bellissima: le labbra rosee, la carnagione bianca e i capelli in disordine.
Bellissima e maledettamente sexy dato che, indossando solo la grossa maglietta dell’uomo, mostrava quelle lunghe e splendide gambe.
 
Saeko non nascose il suo stupore e,  portandosi una mano alla bocca, cercò di coprire il sorriso malizioso appena spuntato: -Hai forse troppo da fare per offrirmi un caffè, Ryo?!-
-Si, Saeko, ho troppo da fare…- sorrideva guardando Kaori –sono un uomo ricco adesso, e si sa, gli uomini ricchi hanno sempre una marea di impegni…-
Detto questo scostò Kaori delicatamente, facendola rientrare nella camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasero in silenzio entrambi, uno di fronte all’altra, aspettando di sentire la porta dell’appartamento chiudersi, segno che Saeko se ne era finalmente andata.
Pochi secondi dopo la porta sbattè forte.
-Dici che si è offesa??- chiese Kaori
-Sapessi quanto mi sono offeso io quando mi ha detto  che eri alla villa Kirasawa, da sola, in mezzo a quella feccia…-
-dovremmo comunque darle la registrazione della cimice che avevo nascosto addosso a Sato, o non avrà abbastanza prove per incarcerarli…-
-Non temere, quella ne sa una più del diavolo… un giorno di ritardo delle prove non la fermerà…-  disse malizioso lo sweeper avvicinandosi alla sua bella.
-ed adesso che intenzioni hai??- disse la ragazza arrossendo
-le stesse che ho avuto stamani…-parole maliziosamente  sussurrate all’orecchio di Kaori che rabbrividì di piacere pensando a quello che l’aspettava.
La giornata, per City Hunter, sarebbe iniziata molto tardi, o ,forse, non sarebbe proprio cominciata quel giorno.
Quel giorno prevalse l’amore.
 
Fine!
***
Volevo fare un saluto a tutte le ragazze che hanno commentato e che mi hanno seguito fino a qua con la storia, siete fantasticheee!!!
Volevo  soprattutto ringraziare la mia supporter Angela che, riuscendo a farmi ragionare, ha pazientemente contribuito allo svolgimento della storia! Grazie Aky!!! :D
Un bacione a tutti! Alla prossima!!  :D :D :D
S.
 

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