Tell me I'm right

di Sho Ryu Ken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Tell me I'm right

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, dichiaro che i personaggi descritti non mi appartengono, non li conosco personalmente, non intendo dare rappresentazione veritiera del loro carattere ne offenderli in alcun modo. I fatti narrati non sono successi realmente.

Scritta per sheswanderlust e dedicata a lei, per augurarle tanti auguri di buon compleanno!





« Non farlo. »
Non rispose, non poteva dirgli tutto ciò che avrebbe voluto.
« Non scrivere nulla su tutto questo, ti prego. »
Se ne stava lì, inespressivo e muto ad ascoltare l'altro.
Entrambi erano seduti sul prato del parco situato vicino alle loro abitazioni.

'« Io lascio. »'

Da quando, pochi giorni prima aveva sentito quelle parole, lui era rimasto in silenzio.
Lo aveva guardato parlare con gli altri due amici che chiedevano spiegazioni, ma lui no, lui non aveva detto nulla.
Temeva che quelle parole sarebbero arrivate un giorno o l'altro e questa consapevolezza lo aveva portato a non voler chiedere nulla all'altro; non chiedere: « Perché? » come aveva fatto il bassista, non dire: « Non te ne andare. » come aveva fatto il batterista; lui non aveva bisogno di sapere le risposte a quei maledettissimi « Perché? » e « Perché non possiamo provare come l'altra volta? » ripetuti più e più volte dai due amici.
Lui sapeva bene i "perché" della scelta dell'altro.
"Perché è un'occasione unica, perché lui il più grande, mi ha chiamato per collaborare di nuovo con me, perché è sempre stato il mio sogno, perché non posso rifiutare un'opportunità simile."
Esatto, l'altro non avrebbe mai rifiutato quell'opportunità e l'avrebbe lasciato da solo.

'Impossibile.' Scrivere è una delle poche cose che gli sono sempre servite e gli servono tutt'ora per sfogarsi, per dar voce ai suoi pensieri e sentimenti e liberare la sua mente.

Avrebbe voluto dirgli che non poteva chiedergli tanto, ma non lo fece. Si limitò a rimanere in silenzio.
« Ora devo andare, è tardi. » disse l'altro guardandolo negli occhi mentre si alzava e si passava le mani sui jeans scuri per ripulirli da invisibili fili d'erba.
Non rispose nemmeno stavolta, non lo salutò e l'altro gli diede le spalle, cominciando ad allontanarsi non aggiungendo alcuna parola, dato che non serviva.
Nessun "Ciao, chiamami quando atterri, almeno per farmi sapere che stai bene." nessun "Ok, va bene." nessun "Ci vediamo presto. " nessun "Tornerò, ma tu non dimenticarmi." fu detto. Nulla, nemmeno ciò che più d'importante voleva dire il chitarrista all'altro.
'Ti prego resta.' Non poteva, l'altro avrebbe finito con l'odiarlo e lui non sarebbe riuscito a sopportare l'idea di essere odiato dall'altro uomo.
Nessuna pacca sulle spalle, nessun sorriso timido, nessun ultimo abbraccio tra loro.
'E così è finito tutto.'

Si alzò quando sentì il freddo settembrino pungergli le guance, si guardò attorno e si rese conto di non poter passare tutta la notte nel parco ormai buio; c'erano solo pochi lampioni a rischiarare lo stretto vialetto di cemento su cui ora stava mettendo un passo davanti all'altro.
Si diresse verso casa sua camminando lentamente ma ci mise solo poco più un quarto d'ora ad arrivare sull'uscio.
Entrò e richiuse piano la porta, senza sbatterla, vi appoggiò la schiena e lentamente si lasciò scivolare in ginocchio gettando malamente vicino a sé le chiavi sul pavimento di legno chiaro.
Rimase fermo ad ascoltare il suo battito cardiaco ed il suo respiro per un lasso di tempo che gli sembrò un'eternità.
« Non farlo. »
La voce e le parole dell'altro tornarono a tormentarlo e si riscosse, sorprendendosi nel notare che erano passati solo pochi minuti dal suo ritorno a casa; muovendosi piano, si allungò per recuperare le chiavi che successivamente appoggiò sul tavolino in mogano posto alla sinistra della porta.
Si diresse lentamente nel suo studio di registrazione e si sedette sul divanetto bordeaux con un blocco di carta ed una bic blu tra le mani.
Scrisse. Scrisse tanto.
Scrisse tutto ciò che aveva tenuto dentro di sé da anni, da quando aveva conosciuto l'altro e di come aveva imparato a conoscerlo e farsi conoscere da lui, scrisse di tutte quelle volte che avrebbe voluto dichiararsi, scrisse di tutto l'amore che provava per lui, di tutto il dolore che lui aveva causato con le sue parole « Io lascio. », scrisse di quanto, assurdamente, gli mancassero già il suo sorriso, la sua voce e il suo sguardo azzurro.
Tutte caratteristiche che non mi apparterranno mai e che non saranno mai più rivolte a me.' pensò egoisticamente perché sapeva fin troppo bene che l'altro non aveva mai provato nulla di più profondo dell'amicizia per lui.

Non parlò con gli altri amici per giorni e giorni che a loro volta diventarono settimane. I due sapevano. I due avevano compreso il suo bisogno di isolarsi e lo lasciarono in pace, sapevano che sarebbe tornato e loro sarebbero stati lì pronti ad accoglierlo, dovevano solo aspettare.





Aspettarono un mese per sentire queste parole: « Lasciamo perdere tutto questo. La band senza di lui non ha più senso, io non me la sento di continuare. »
Lo guardarono esterrefatti e si arrabbiarono.
Il bassista gli disse: « Avresti dovuto parlare con lui, avresti dovuto chiedergli di non andare e di rimanere con noi. » prima di incrociare le braccia al petto per evitare di venire alle mani con lui.
Anche il batterista era furioso, gli disse: « Non puoi dire che ora, senza di lui la band non ha senso. Tu non hai nemmeno provato a fermarlo. Non gli hai chiesto spiegazioni, te ne sei rimasto fermo e zitto per un mese ed ora vuoi mandare tutto all'aria solo perché... » ma non riuscì a finire la frase perché rimase sconvolto nel vedere l'espressione abbattuta del chitarrista e non se la sentiva d'infierire ulteriormente.
« E non fare quella faccia. » intervenne il bassista, dopo un attimo di pausa, riprese: « Anche noi sentiamo la sua mancanza ma non abbiamo mai pensato di abbandonare tutto. Lui tornerà e riprenderemo a suonare insieme. »
« Non tornerà. Non ha motivo per farlo, non siamo abbastanza importanti per lui. » disse a bassa voce. 'Non sono abbastanza importante' pensò tristemente; poi riprese, duro: « Se volete aspettare il suo ritorno fate pure, nessuno ve lo impedisce, ma sappiate che io non me ne starò qui ad aspettare con voi. »
I due amici annuirono debolmente, comprendendo il dolore del chitarrista celato nelle parole e nel tono che aveva usato.
Si salutarono promettendosi di rimanere in contatto l'uno con l'altro.





Passarono altri quattro mesi prima che i due musicisti furono informati direttamente dal chitarrista.
Si ritrovarono al solito locale che frequentavano per rilassarsi dopo aver passato le giornate allo studio di registrazione.
« Ho formato una nuova band. » disse loro con voce piatta.
« Cosa? » chiese il batterista sgranando gli occhi.
« È ciò che mi serve per andare oltre, non posso più rimanere fermo. Ho bisogno di suonare e se non c'è lui a cantare insieme a noi, lo farò io con la mia nuova band, non lo sostituirò. » spiegò.
« Con chi? Chi hai chiamato? » chiese il bassista.
« Ho sentito un po' di gente, Erock e Garrett sono disposti a suonare con me per un po' di tempo. » rispose brevemente.
« Non potevi parlarne prima con noi? » chiese il batterista.
« Sotto questo aspetto siete uguali, fate sempre di testa vostra senza chiedere il parere agli amici. » rifletté ad alta voce il bassista, passandosi una mano tra i capelli.
« Scusatemi. Non vi ho chiesto se volevate suonare con me perché sarebbe strano se lo facessimo noi tre senza di lui. Non volevo dare l'impressione sbagliata, non voglio che la gente pensi che possiamo sostituirlo ed andare avanti mantenendo il nostro nome. » disse portando una mano dietro al collo, nervoso, poi riprese: « Ho bisogno di buttarmi in questo progetto nuovo, però ho anche bisogno di un bassista... Te la sentiresti di venire a provare con me e gli altri? » glielo chiese rivolgendosi direttamente all'amico che gli sedeva di fronte.
« Sarebbe un po' strano, però è pur sempre un'offerta di lavoro. » rispose il bassista grattandosi la testa. Aveva paura che il batterista potesse arrabbiarsi con lui se avesse accettato.
Lo guardò di sottecchi ed il batterista si limitò a sospirare, spostando lo sguardo oltre la vetrata che si trovava alla sua sinistra.
« Ehi, cosa pensi che dovrei fare? » gli chiese il bassista.
« Non devo decidere io per te, sei libero di fare ciò che credi sia meglio. » rispose pacatamente l'altro.
« Ok... Allora... Accetto, mi farebbe piacere suonare con te ancora una volta. » disse il bassista rivolgendosi al chitarrista.
« Bene, ti aspetto a casa mia oggi pomeriggio, alle tre. Non fare tardi. » lo informò il chitarrista fintamente serio, sapeva che il vecchio amico non sarebbe mai arrivato in ritardo.
« Ok, va bene. Ora è meglio che vada, ho delle commissioni da fare... Noi ci vedremo dopo. Ciao a tutti e due. » disse il bassista salutandoli.
« Che c'è? » chiese il più giovane, notando lo sguardo dell'amico che gli rispose con un semplice: « Nulla. » prima di cominciare a tamburellare le dita della mano destra sul tavolino.
Il batterista si chiese per quanto tempo ancora l'amico avrebbe continuato a negare l'evidenza senza fare nulla per riportare il loro cantante a casa, da loro.





Il nuovo gruppo provò insieme per un paio di settimane, poi, arrivato un venerdì sera, il bassista si arrese e se ne chiamò fuori.
Non pensava che fosse così tanto difficile suonare con un gruppo che non fosse il precedente. Conoscendosi, sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare un'ulteriore sessione di prove.
Il chitarrista e cantante del nuovo gruppo non lo biasimò, aveva capito la difficoltà dell'amico, l'aveva provata e la stava provando anche lui; l'aveva ringraziato per l'impegno preso e l'aveva salutato con gratitudine ed un abbraccio.

Durante il fine settimana si era messo in contatto con altri musicisti ed aveva rintracciato un giovane bassista dal cognome importante nel mondo della musica che entrò ufficialmente a far parte del gruppo il martedì successivo.

Entrarono in studio di registrazione e provarono i vari brani che il chitarrista aveva scritto durante l'ultimo periodo. Insieme decisero d'incidere un album.
Provarono per alcune settimane e le registrazioni proseguirono velocemente come era stato programmato, senza alcuna distrazione che potesse rallentare la lavorazione.

Nei mesi successivi, che seguirono l'uscita del cd, iniziarono ad esibirsi e fare vari concerti nel loro Paese e all'estero ottenendo un discreto successo.

Stavano provando per l'ultimo concerto programmato, tutti erano felici dei risultato ottenuto ma era giunto il momento, per quel nuovo gruppo, di prendersi una meritata pausa per potersi riposare.
Dovevano resistere solo quella sera e quella successiva, poi sarebbero potuti tornare ognuno nelle rispettive case.

« Bene, questa era perfetta, ottimo lavoro, tutti quanti. » il chitarrista sorrise grato agli altri tre musicisti, prima di posare il proprio strumento musicale.
« Ehi amico, che cosa sono questi? » gli chiese curioso il più alto del gruppo, sventolando alcuni fogli bianchi pieni di parole in bella grafia scritte in blu, trovati in un blocco posto sopra uno dei tanti amplificatori sul palco.

Tutti i membri dello staff lo avevano visto girare spesso con quel blocco di fogli stretto tra le mani, quando non si stava esercitando suonando la sua chitarra elettrica.
Tutti erano curiosi di sapere ma nessuno aveva mai osato chiedere che cosa ci fosse scritto e nessuno aveva mai avuto il coraggio o l'opportunità di sbirciare, dato che il chitarrista non lasciava mai il blocco di fogli incustodito.
Fino ad ora, perlomeno.

Il chitarrista, sentendosi chiamare, si voltò verso l'alto batterista e lo guardò spaventato nel notare cosa l'altro stringeva tra le mani, gli si avvicinò velocemente ma non riuscì nell'intento di prendere i fogli perché gli altri due membri del gruppo aiutarono il batterista, prendendo un paio di fogli ciascuno e cominciarono a leggerli.
« Ehi... Questo... Tutti questi fogli li hai scritti tu, vero? » gli chiese il chitarrista ritmico, nonché uno dei suoi più vecchi amici, riconoscendo la sua scrittura.
« Sì, li ho scritti io, ora restituitemeli. » disse loro con tono autoritario, spostando lo sguardo sugli altri tre, allungando la propria mano destra, aspettandosi di ricevere i vari fogli. La sua richiesta non fu ascoltata.
« Ragazzi, vi ho chiesto di restituirmeli, avanti. » insistette il leader della band cominciando a spazientirsi. Anche questa volta nessuno degli altri tre musicisti gli diede retta.
« Datemeli, forza. » l'altro chitarrista si voltò verso gli altro due e si fece restituire i fogli. Non solo aveva notato il tono di voce dell'amico ed il suo sguardo penetrante, aveva avuto abbastanza tempo per leggere velocemente alcune frasi scritte in blu ed aveva compreso perfettamente il senso di ciò che riportavano. Si sentiva in colpa; nessuno di loro avrebbe dovuto intromettersi.
Restituì i fogli tenendo lo sguardo basso; l'altro li prese immediatamente, passò le proprie dita sulla liscia superficie di ogni foglio, li sistemò per bene pareggiando i bordi e li infilò con cura di nuovo nel blocco, al loro posto.
Girando le spalle agli altri uomini si diresse silenziosamente nel backstage, non allentando la presa sul blocco che teneva stretto contro il suo petto.
« Ehi... » provò il chitarrista ritmico, raggiungendolo e posando la propria mano sinistra sulla sua spalla, attirando la sua attenzione.
« Cosa vuoi? » chiese l'altro, voltandosi appena.
« Io... Volevo dirti che... » non fece in tempo a finire, che venne interrotto dal chitarrista solista che si scostò dalla presa dell'altro: « Non è necessario. Dimentica ciò che hai letto e dì agli altri di fare lo stesso. »
« Aspetta, per favore. » lo supplicò e poi, quando l'altro non diede segno di volersi allontanare ancora, proseguì: « Ho capito che quelle parole sono molto importanti per te, ma sarebbe un vero peccato se non fossero trasformate in una canzone. Pensaci: abbiamo ancora un paio di serate per provare, se tu trovassi una melodia adatta. »
« Che vuoi dire? Non è mai stato nel mio interesse scrivere ciò che c'è scritto qui per trasformarlo in una canzone. » gli disse l'altro.
« Dovresti farlo. » lo esortò il chitarrista ritmico, sorridendogli.
« Non credo che... » cominciò il leader.
« Questa è la prima volta che tu ti tiri indietro, da quando ti conosco ho sempre pensato che nulla ti potesse spaventare. » gli rispose prontamente l'altro interrompendolo e guardandolo come se lo stesse sfidando a smentire l'affermazione appena fatta.
« Non sono spaventato. » gli disse, reggendo lo sguardo. « Allora perché non lo fai o provi almeno a pensarci? » chiese l'altro, insistendo.
« Non voglio. » rispose candidamente il leader.
« Perché no? Dovresti farglielo sapere in qualche modo... » disse l'altro con noncuranza, scrollando leggermente le spalle.
« Chi dovrebbe sapere cosa? » chiese il leader della band, guardandolo stranamente, facendo finta di non aver capito.
« L'altra persona, quella di cui hai scritto proprio lì...» indicò il blocco con un dito, poi proseguì: « Dovrebbe sapere che la ami. » concluse l'altro, come se fosse la cosa più ovvia.
Ed in effetti lo era.
« Io non amo proprio nessuno! » esclamò il chitarrista solista mettendosi a ridere.
« Cazzate. Non avresti scritto tanto se tu non amassi quella persona. » gli rispose serio il chitarrista ritmico aggrottando le sopracciglia; non riusciva a credere veramente a quella bugia colossale che aveva appena udito.
« Non sono affari tuoi. » disse il leader, tornando a guardarlo direttamente negli occhi.
« Invece sì, sono tuo amico da molto tempo, non voglio vederti soffrire e sapere che nascondi ciò che provi. Non ti fa bene. » disse il biondo chitarrista, abbassando di poco il tono di voce, parlando tranquillamente.
« Non cambierebbe nulla. Se anche dovessi provare a scrivere una canzone non è detto che l'ascolterà e forse non capirebbe nemmeno... Non sono certo di voler rivelare ciò che provo ne di voler sapere se capirebbe. » disse il chitarrista solista con tono di voce confuso, passandosi una mano sulla nuca con fare nervoso.
« L'hai già fatto scrivendo tutti quei fogli. » gli fece notare l'altro, indicando nuovamente il blocco e sorridendogli leggermente.
« Ormai non importa, è tardi perché io mi esponga tanto. » disse il leader, arrendendosi all'evidenza, abbassando di poco lo sguardo, insicuro sul da farsi.
« Non è mai troppo tardi, quando si tratta di amore. » lo incoraggiò inizialmente il chitarrista ritmico, poi proseguì: « Secondo me dovresti provarci, mal che vada dovrai affrontare un rifiuto ma almeno potrai guardare avanti, se invece accettasse i tuoi sentimenti potreste essere felici. »
« Da come sono andate le cose tra noi dubito fortemente che possa esserci un futuro felice. » rifletté ad alta voce il leader sospirando.
« Come fai a saperlo? Ti sei già dichiarato? » chiese l'altro non riuscendo a nascondere la sua curiosità.
« No. » rispose semplicemente l'altro.
« E allora che aspetti? » lo incitò il chitarrista ritmico.
« Non l'ho voluto fare perché so già quale sarebbe la sua risposta, l'ultima volta che ci siamo visti non ci siamo lasciati in buoni termini... » spiegò brevemente il leader del gruppo.
« Avete litigato? » lo interruppe l'altro, preoccupato perché non ne sapeva niente.
« Non esattamente, ha fatto delle scelte ed io non ho detto nulla non potendo intromettermi nei suoi affari, ne mi sono dichiarato. » continuò il chitarrista solista, sospirando amaramente per l'ennesima volta nel giro di poco tempo.
« Alla faccia che non sei innamorato! Dimmi la verità: tu avresti voluto dirglielo, non è così? » chiese il biondo chitarrista, sorridendogli per fargli capire che non lo aveva chiesto per poterlo prendere in giro.
L'altro non rispose verbalmente, si limitò a fare un breve cenno d'assenso abbassando la testa.
« Allora fallo adesso: cerca tra le parole che hai scritto delle frasi che possano colpire quella persona e fargli capire ciò che provi. Poi sarà quella persona a decidere cosa fare: se ascolterà la canzone ed avrà compreso... »
« E ricambiasse. » puntualizzò il chitarrista solista, interrompendolo.
« E ricambiasse, certo; potrete essere felici insieme, se invece non va come dovrebbe e si rivelasse un fiasco, avresti il cuore spezzato ma ti rimarrebbe comunque una canzone... Scherzo, vedrai che andrà tutto bene! » disse il chitarrista ritmico con un grande sorriso che servì ad alleggerire l'animo dell'amico.
« Non devi decidere immediatamente, ma dimmi che ci proverai, ok? Scommetto però che andrà tutto bene. » gli disse prima di lasciargli una leggera pacca sulla schiena per congedarsi e cominciò ad incamminarsi verso gli altri due musicisti poco distanti, che avevano osservato lo scambio di battute senza sapere di cosa stavano discutendo i due chitarristi.
Il cantante e chitarrista lo aveva osservato allontanarsi e per un istante si chiese se l'altro avesse o potesse avere ragione.
'Se fosse così potrei riavere almeno la sua amicizia, anche se...' Anche se lui, onestamente, sperava in qualcosa di più della sua amicizia.
'Devo provarci, non posso lasciare tutto in sospeso.' Chiuse gli occhi e per un momento immaginò di ritrovarsi faccia a faccia con l'altro uomo e riuscire finalmente a dirgli tutto quanto. Si sentì immediatamente meglio.
Era sopravvissuto ad un suo abbandono, poteva sopravvivere ad un suo rifiuto; gli ci sarebbe servito del tempo ma forse ce l'avrebbe fatta.
Guardò l'ora sul display del proprio telefono cellulare e prese la decisione definitiva.
Fece per lasciare il palco deciso a dirigersi sul tour bus ma si fermò, andò a passo svelto a recuperare la sua chitarra elettrica preferita ed informò gli altri membri del gruppo che non li avrebbe raggiunti per la cena.
Se voleva almeno provare a scrivere una melodia aveva bisogno di rimanere da solo e non aveva molto tempo prima dell'inizio prestabilito dell'esibizione.

'No, così non va...' cambiò qualche nota, non essendo soddisfatto del risultato.
'Nemmeno così... Non ci siamo...' provò nuovamente la combinazione di note che aveva scritto non appena si era isolato sul bus, sedendosi a gambe incrociate sul divanetto beige della zona giorno.
'Non va...' mise da parte la chitarra e si concentrò sulle note che aveva scritto a matita.
Gli sembravano solo tanti pallini collegati da lineette buttati a casaccio, non sembravano avere senso.

« Prova con questa. » arrivò alle sue orecchie la voce del biondo chitarrista che gli stava mostrando una chitarra acustica.
« Grazie. » rispose l'altro, afferrando la sua chitarra.
« Come procede? » chiese il chitarrista ritmico sedendosi sul bracciolo del divano e piegandosi leggermente verso i fogli colmi di note, guardandoli con curiosità.
« Ho bisogno di dare un senso al tutto. » disse distrattamente il leader del gruppo, rivolgendo uno sguardo fugace al suo interlocutore. « E devo riuscirci da solo. » puntualizzò successivamente.
« Comprendo... » disse l'altro.
Sul serio, sapeva com'era l'amico ed il suo comportamento durante la scrittura di una canzone, lo aveva visto con i propri occhi in più di un'occasione.
« Puoi farcela, me lo sento. » gli disse incoraggiandolo con un piccolo sorriso. « Ora vado dagli altri, tu ricordati di mangiare qualcosa... Ci vediamo dopo in teatro. » aggiunse infine, prima di alzarsi dal divanetto.
« Hmh... Ok, a dopo. » lo salutò brevemente il chitarrista solista, cominciando a muovere le dita sul manico della sua chitarra acustica, senza staccare gli occhi dal foglio che aveva davanti a sé.
Il chitarrista ritmico fece qualche passo in direzione degli scalini verso l'uscita anteriore del bus e rise tra sé e sé vedendolo indaffarato: forse era riuscito a far ragionare il suo amico.
Si era accorto quasi immediatamente che il cantante aveva nascosto qualcosa a lui e gli altri membri del nuovo gruppo, ma i suoi sospetti ebbero la conferma soltanto la sera dell'abbandono del primo bassista; era certo che doveva esserci qualcosa di profondo e serio che gli aveva impedito di continuare a suonare con loro.
'Per non parlare dello strano comportamento quando teneva il blocco tra le mani.' Sperò vivamente di poter vedere l'amico un po' più sereno rispetto agli ultimi mesi.

'Devo solo pensare a lui, non dovrebbe essere tanto difficile...' si disse il chitarrista solista.
Nei mesi passati lontano da casa e da lui, di giorno non aveva fatto altro che concentrarsi sul nuovo progetto che aveva creato per non pensare proprio a lui e al modo in cui si erano lasciati, ma durante le notti, le ultime parole che gli aveva rivolto cantante continuavano a tormentarlo, mescolandosi al ricordo dei bei momenti trascorsi con lui.
Venne improvvisamente colpito da un'idea per una melodia, la provò un paio di volte con l'acustica e successivamente segnò le varie note su un foglio bianco, per non rischiare di dimenticarle.
Sorrise soddisfatto di ciò che aveva ottenuto, quando ritenne che le parole e la musica fossero ben amalgamate in una splendida canzone.
La provò ancora per un'ultima volta, sistemò i suoi strumenti musicali ed il blocco con i fogli scritti, indossò la giacca e poi raggiunse gli amici dirigendosi in teatro.

« Ce l'hai fatta? » chiese il chitarrista ritmico avvicinandosi al leader del gruppo mentre si trovavano nei camerini in attesa di salire sul palco.
« Credo di sì. » rispose il cantante.
« Ottimo. Te la senti di cantarla, magari come ultima canzone? » gli chiese l'altro.
« A dir la verità no. Ma so che in un modo o nell'altro, tu finirai con l'obbligarmi. » disse il chitarrista con un piccolo sorriso furbo.
« Tu mi conosci bene, puoi starne certo che ti obbligherei a cantarla. Posso vedere il foglio con la musica? » chiese con curiosità il biondo.
« Se non ti dispiace vorrei tenere quelle parole solo per me ancora per un po'. » disse il leader.
« Va bene, come vuoi tu, ma dopo canterai anche quella canzone, vero? » gli chiese l'altro.
« Perché stai insistendo tanto? » provò il cantante, non capendo il perché di tanto accanimento da parte del suo amico.
« Avreste anche potuto avvisare che avremmo dovuto suonare un'altra canzone, ed ora come facciamo? Dov'è la musica? » disse l'alto batterista, che aveva seguito il discorso dei due amici poco distanti da lui.
« Non abbiamo mai provato altre canzoni al di fuori di quelle presenti sull'album. » aggiunse il giovane bassista, un po' preoccupato.
« State tranquilli amici, a quella canzone penserà lui con la sua chitarra acustica, noi dovremo solo ascoltarlo ed incoraggiarlo. » disse il biondo stringendo i due amici in un abbraccio.
« Ok, ci penserò. » disse il cantante in modo vago, sperando che l'altro non lo costringesse sul serio.
« No, tu la canterai e basta, altrimenti non avrebbe senso che tu l'abbia scritta. Una canzone deve essere suonata e cantata. » disse risoluto il biondo.
« Ha ragione. » disse il bassista, riferendosi al chitarrista ritmico.
« Sono d'accordo con loro e poi mi ha incuriosito, vorrei sentire l'ultima canzone che hai scritto. » aggiunse il batterista.
« Se la mettete così... Ok, mi arrendo, canterò quella canzone. » disse il leader del gruppo dopo un attimo passato in silenzio.
'Ottimo, non mi resta che avvisare gli altri.' pensò il biondo, cominciando a digitare furiosamente sul proprio cellulare touch screen.
« Andiamo, ora tocca a noi. » disse infine il cantante.
Insieme, i quattro musicisti, si diressero sul palco del teatro. Il leader si prese un attimo per sorridere e ringraziare velocemente i due grandi amici accorsi per supportarlo nelle ultime date del tour nella loro città, si sarebbero rivisti l'indomani; successivamente raggiunse il resto della band ed insieme salutarono i fan estasiati.
Il leader del gruppo, dando loro le spalle non aveva visto però, lo scambio di sguardi e sorrisi da parte del chitarrista ritmico e i suoi vecchi compagni di band.
Dopo l'incitamento dei fan, cominciarono a suonare i vari brani incisi per il cd.


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Capitolo 2
*** 2. ***


« Vieni qui ed ascolta anche tu... Questa canzone è una dichiarazione d'amore in piena regola. » disse il bassista facendo ripartire il video dall'inizio.
« Non mi va... » provò il cantante, togliendosi anche la seconda cuffietta dalle orecchie e spostando lo sguardo di lato; non avrebbe mai ammesso a nessuno che si era sentito malissimo nell'udire quelle parole del bassista.
Non avrebbe mai voluto assistere alla pubblica esibizione dei sentimenti di quello che una volta considerava suo amico. Non sapeva che lui fosse innamorato di qualcuno e provò una fitta di dolore nel constatare che l'altro aveva preferito non dirgli nulla al riguardo.
« Dai, ascoltala solo per una volta, poi ti lasceremo tornare alla lettura del tuo libro. » insistette il batterista, dando man forte al compagno di band che gli era seduto a fianco.
« E va bene. » cedette il cantante sbuffando leggermente; sapeva che non lo avrebbero mai lasciato in pace finché non li avesse accontentati.
Posò il libro sul poco spazio che costituiva il suo letto e si avvicinò lentamente agli altri due, chinandosi per vedere meglio lo schermo del portatile.
Lo vide ed il suo cuore perse un battito; non era molto differente da come lo ricordava: aveva soltanto una pettinatura diversa, sembrava un po' stanco ma soprattutto non aveva lui al suo fianco e non c'erano i due amici con cui aveva formato la band, sostituiti da altri musicisti. 'È stata una mia scelta, lui si è adattato.'
Strinse i pugni lungo i fianchi e serrò le labbra in un gesto che rappresentava furia e stizza, convinto che nessuno l'avesse visto.

"Preparatevi ad ascoltare una nuova canzone, voi che siete qui stasera sarete i primi ad ascoltarla." aveva detto il biondo musicista parlando nel microfono del cantante, prima di spostarsi, sorridere all'amico e lasciare che il palco ospitasse solo il chitarrista, che aveva tra le mani la propria chitarra acustica.

Il cantante vide l'altro mentre cantava e suonava muovendo le dita sulla sua acustica, teneva gli occhi fissi davanti a sé e non sembrava molto teso.
Vide, con stupore, anche che non aveva il solito atteggiamento aggressivo con il microfono, anzi, notò che stava ad una giusta distanza per permettergli di tenere un tono di voce basso che però riusciva ad arrivare a chiunque presente nel piccolo teatro.
« È piuttosto bravo... Non sembra anche a te? » giunse alle sue orecchie la voce del bassista.
Annuì silenziosamente, voleva ascoltare le parole della canzone e capire a chi erano dedicate.

Si stupì nel notare che la canzone non faceva riferimento ne ad una "lei" ne ad un "lui", era una semplice ma efficace dichiarazione d'amore, esattamente come aveva detto il suo compagno di band; c'era solo qualche particolare che a lui non era sfuggito fin dal primo ascolto: quelle parole, quella musica e quella melodia erano state scritte appositamente per lui, per fargli capire ciò che l'altro aveva tenuto nascosto.
« Puoi mandarmi il video, per cortesia? » chiese gentilmente all'amico seduto al tavolo della zona giorno del bus sul quale stavano viaggiando.
« Certo, te lo inoltro subito. » gli rispose l'altro, iniziando immediatamente a scrivere l'indirizzo mail del cantante.
« Grazie. » disse l'altro, tornando al suo bunk.
« Allora ti è piaciuta. Lo sapevo! » esclamò il bassista pochi istanti dopo, facendolo trasalire.
« Non esattamente. » gli rispose il cantante con tono vago. 'Gli avevo chiesto di non farlo, non mi ha ascoltato.' pensò tristemente. « Voglio soltanto ascoltarla un'altra volta. » disse come per scusarsi della sua richiesta.
« Ah, ok, però ammetterai anche tu che è una bella canzone, non è così? » insistette il bassista.
Il cantante non rispose ma si sedette sul suo piccolo letto.
« Ehi, basta... Lascialo stare. » sussurrò il batterista al musicista seduto al suo fianco.
« Ok, ok. Il mio dovere l'ho fatto, ora tocca a lui. Speriamo solo che il vecchio non se la prenda. » disse il bassista guardando in direzione del chitarrista riccioluto, seduto comodamente su una poltroncina nella zona relax.
« Già... Dovremo stargli alla larga per un po', finché non gli passerà. » annuì il batterista, esalando un piccolo sospiro rassegnato.
« Ecco qui, ho mandato la mail di risposta. Ora dobbiamo solo aspettare per sapere cosa farà il nostro cantante. » disse a bassa voce il bassista all'amico.





Chiuse gli occhi e tamburellando le dita della mano desta sul suo ginocchio, prese un bel respiro profondo.
Ciò che stava per fare avrebbe cambiato per sempre il suo futuro, aveva una paura tremenda ma nel profondo del suo cuore sapeva che doveva rischiare.
Dopo aver messo il proprio portatile sulle ginocchia, aveva aperto l'allegato della mail, aveva fatto partire il video ed aveva ascoltato la canzone tante volte, fino a quando non aveva ritenuto di sapere ogni singola parola a memoria ed ogni movenza del chitarrista e cantante erano ben impresse nella sua mente.
Più l'aveva ascoltava e più si era convinto che quelle parole erano dirette a lui.
Provò un miscuglio di emozioni come non gli capitava da tempo: rabbia per non essere stato accontentato, frustrazione per non essere al suo fianco, delusione per essere stato sostituito in poco tempo, alle quali si unirono la certezza di non essersi sbagliato nel pensare a quella canzone come dedicata a lui, tenerezza per averlo rivisto e per aver riascoltato la sua voce dopo mesi in cui non lo aveva ne visto ne sentito.
Per un attimo si pentì di essersene andato, lasciando indietro tutto ciò che aveva ad Orlando.

Passò qualche ora, ma il sonno non era arrivato ed ormai si era fatta mattina.
Con un dito spostò la tendina che oscurava il suo bunk ed osservò il cielo mentre si colorava con le tonalità calde dell'alba che stava sorgendo.
Mettendo da parte il proprio pc, si alzò di scatto dal letto, raccolse il suo zaino ed infilò i pochi oggetti personali sparsi nello spazio angusto del suo bunk e sistemò il portatile nella borsa a tracolla nera.
Silenziosamente si guardò attorno e vide soltanto una flebile luce giallastra che proveniva dalla parte anteriore del bus. Mentre alzava la zip della felpa blu scuro che stava indossando, si chiese se oltre all'autista, anche l'altro chitarrista fosse già sveglio.
Avrebbe dovuto parlare almeno con lui, per avvisarlo su ciò che stava per fare e doveva sperare che non lo buttasse fuori dal bus, tagliando definitivamente i ponti con lui.
Il cantante si passò una mano tra i capelli castani e rise amaramente all'analogia. Ponti. Collegamenti. Ponte... Bridge. Alter Bridge.
Sospirò scuotendo lievemente la testa, ormai aveva deciso: doveva e, soprattutto voleva tornare.
Si assicurò di aver preso tutto e facendo meno rumore possibile lasciò il bunk per dirigersi verso la parte anteriore del bus; camminando lentamente raggiunse l'autista e venne salutato dal chitarrista riccioluto, che lo accolse con un semplice: « Era ora. »
Il cantante rimase un po' sorpreso nel sentire quelle parole.
« Tu lo sapevi? Come? » chiese successivamente.
« Questo pomeriggio ho visto la tua reazione ed il tuo silenzio a cena è stato più che eloquente. » spiegò l'altro musicista.
« Ah... Mi dispiace, ma non posso più rimanere, ti ringrazio per l'occasione che mi hai concesso, te ne sarò sempre enormemente grato, ma non posso restare, devo tornare e chiarire alcune questioni con... » disse il bel cantante, ma venne interrotto dal chitarrista, prima che potesse finire: « Sono io che ringrazio te per aver accettato e per la tua disponibilità, è stato bello suonare con te ed averti in questo progetto, ma ho capito perfettamente che vuoi tornare a casa, non c'è bisogno che tu lo dica. »
« Non mi butti giù a calci dal bus? » chiese il cantante, sorridendo un po', leggermente stupito dall'istantanea comprensione dell'altro chitarrista.
« No, altrimenti poi dovrei vedermela con il tuo amico che me la farebbe pagare molto cara. » gli rispose inizialmente, lasciandosi sfuggire una breve risata. « E poi non è nel mio stile, non siamo più negli anni '80. » finì, continuando a sorridere bonario.
« Come farete per i prossimi concerti? » chiese il cantante, sentendosi in colpa per i problemi che stava causando.
« Non ti preoccupare di questo, non appena arriveremo alla prossima fermata, tu dovrai solo preoccuparti di scendere, prendere un taxi e andare subito a sistemare tutto ciò che devi chiarire con lui. » gli disse il chitarrista riccioluto.
« Ma io non voglio lasciare il tour, non è ancora finito. » si lamentò il bel cantante abbassando di poco la testa.
« Eppure hai già preparato i bagagli. Comprendo che non vorresti lasciare il tour ma hai già fatto la tua scelta, non ti pare? » chiese il chitarrista, appoggiando la testa leggermente inclinata sulla mano destra chiusa a pugno.
I due musicisti si guardarono in silenzio per qualche istante, poi il cantante annuì e, in un sussurro disse: « Puoi scusarti con gli altri da parte mia? Non me la sento di svegliarli adesso, li chiamerò più tardi. » poi indossò la propria giacca di pelle nera.
L'altro chitarrista annuì, sapeva che doveva lasciar andare il cantante e non l'avrebbe trattenuto più del necessario; si alzò e salutò il bel musicista stringendolo in un abbraccio.
« Io penserò a farti recapitare a casa il resto dei tuoi bagagli e saluterò i ragazzi da parte tua ma tu vedi di mettere le cose a posto. » si raccomandò infine, prima che il bus svoltasse a sinistra in un'area parcheggio.
Il cantante sciolse l'abbraccio, disse un ultimo ma sentito: « Grazie. » salutò l'autista e scese i pochi scalini che lo separavano dall'asfalto.
Il chitarrista riccioluto lo salutò un'ultima volta con un breve gesto del capo e successivamente si era voltato; non era sceso, non poteva permettersi di guardare il cantante mentre si allontanava.
Aveva capito le sue intenzioni qualche ora prima, quando lo aveva intravisto stringere i pugni lungo i fianchi, mentre stava guardando il video dell'esibizione dell'altro musicista. Sospirò e mormorando: « Buona fortuna. » si diresse a passo leggero, per non disturbare gli altri musicisti che dormivano ancora, al frigobar.

Myles si guardò attorno e si diresse velocemente verso il parcheggio taxi, salì e disse all'autista di mettersi in viaggio senza fornire la destinazione, ma solo la direzione da prendere.
La destinazione gliela fornì solo quando, finita la telefonata, seppe dove si trovava il chitarrista.
Il cantante aveva chiamato il suo amico batterista che gli aveva risposto dopo un paio di squilli.
Aveva dovuto far appello a tutta la sua calma per non svelare nulla, non voleva anticipare il suo ritorno ma solo sapere dov'era il chitarrista.
Aveva la giornata a disposizione per tornare a casa e poi, quella stessa sera, avrebbe affrontato il chitarrista ed il suo destino.

Il viaggio durò qualche ora, lasso di tempo che servì al cantante per riflettere e capire che aveva commesso un grave errore lasciando i suoi vecchi amici e compagni di band.
Ripensò alla telefonata avvenuta con il biondo batterista, che aveva cercato più e più volte, preoccupato, di chiedergli dove fosse e se stesse bene ma lui aveva volutamente evitato di rispondergli, si era solo limitato a rassicurarlo dicendogli che stava bene senza aggiungere nulla in merito a dove si trovasse in quel momento.
Si era sentito in colpa per averlo fatto preoccupare e per non avergli detto nulla, ma non poteva, non ancora.
Successivamente si chiese se mai, i suoi vecchi amici, lo avrebbero potuto perdonare per le sue scelte.
Pianificò il suo arrivo nei minimi dettagli, sapendo dove si sarebbe esibito il chitarrista per l'ultima data del suo tour.
Decise che sarebbe andato a vederlo senza che lui potesse accorgersene e poi lo avrebbe sorpreso.
'Sempre che io riesca a parlargli prima che sia lui ad andarsene.'

Giunto a casa, sistemò i pochi bagagli che aveva con sé, si fece una doccia calda e poi si prese del tempo per chiamare i musicisti spiegando loro che no, non voleva andarsene senza salutare ma non poteva più aspettare.
Loro gli risposero che erano contenti di averlo incontrato e di aver lavorato ancora con lui ed erano felici per lui.
Terminata la telefonata, si preparò per uscire di casa.

Arrivò al teatro quando ormai solo poche persone dovevano fare il loro ingresso.
Velocemente scese dalla propria auto e si diresse alla biglietteria, dove c'era un piccolo gruppo di persone poco più giovani di lui in attesa.
Comprò un biglietto ed entrò nella sala; il concerto era già cominciato.
Per un attimo si sentì sopraffatto da tutta la gente che lo circondava e dalla musica assordante.
Lo vide al centro del palco e represse l'impulso di andare immediatamente da lui, non voleva causare una scenata ad una serata importante come quella.
Rimase in disparte ad osservarlo mentre parlava animatamente al microfono, spiegando da dove aveva preso l'ispirazione per il brano che avrebbe cantato di lì a poco.
Gli faceva uno strano effetto vederlo circondato da persone che non erano lui stesso ed i due vecchi amici.
Si chiese se avesse creato i brani chiedendo aiuto ai componenti del nuovo gruppo allo stesso modo che faceva quando suonavano insieme oppure se li avesse scritti totalmente da solo.
Riconobbe la melodia, certo, non era identica a come gliel'aveva fatta ascoltare il chitarrista la prima volta, ma riconobbe distintamente le prime note di quella musica, che lui, aveva scartato quando l'altro gliela aveva fatta provare insieme al loro bassista ed al batterista, ritenendola un suono troppo pensante per il loro vecchio gruppo perché potesse essere usata come nuovo materiale per un cd.
Ecco un'altra cosa che gli appariva strana: pensare e riferirsi a quelle altre tre persone come "vecchio gruppo", gli sembrava un concetto così distante da ciò che era realmente, eppure era passato solo un anno dal suo abbandono.

Osservò il resto del concerto stringendo i denti.
La sensazione di disagio e malessere che stava provando ad essere lì, ad assistere all'esibizione stando in fondo alla sala buia, nascosto dietro le scure lenti dei suoi occhiali da sole e dal cappuccio della morbida felpa che stava indossando, cominciava ad essere insopportabile.
Non voleva che l'altro chitarrista, il biondo si avvicinasse tanto al suo vecchio amico, non voleva che lui scambiasse dei sorrisi con l'altro, non voleva che... Si rese conto che non poteva "non volere qualcosa" dal suo amico, dopotutto l'aveva lasciato in poco tempo e non aveva nessun diritto di volere questo o quello per lui.
Perso com'era nei suoi pensieri, si accorse a malapena delle voci concitate attorno a lui che inneggiavano il nome della band, incitando il gruppo a non smettere di suonare.
Velocemente si diede da fare per recuperare il programma della serata; muovendosi indisturbato tra le varie persone presenti tra il pubblico si fece spazio fino a che non riuscì ad afferrare un volantino sul quale erano scritti i titoli delle canzoni.
Sorpreso, vide che non era presente l'ultima canzone, quella per la quale ora si trovava lì. Decise che poteva e voleva far qualcosa per cambiare la situazione, voleva sentire ed ascoltare quelle parole dal vivo, non solo attraverso una registrazione e soprattutto voleva vedere l'altro mentre la cantava, con i propri occhi.
Aveva a disposizione solo pochi minuti.
Si avvicinò ad una persona, poco distante da lui, che sapeva avrebbe recapitato il messaggio al destinatario senza far capire da chi era arrivata la richiesta.
Dopo aver abbassato gli occhiali per farsi riconoscere dall'altra persona, parlò al suo orecchio e dopo averlo ringraziato, i due si scambiarono un veloce abbraccio.
Gli era stato detto di aspettare; lo fece tornando dove si trovava poco prima, in fondo alla sala, facendo in modo che nessuno lo potesse riconoscere, mentre si spostava lentamente.
La canzone era ormai finita, secondo il programma stabilito ne era rimasta solo una. Si morse il labbro inferiore con impazienza.
Sperò vivamente di riuscire ad ascoltare la canzone che aveva richiesto.
Vide il biondo chitarrista avvicinarsi alla persona che aveva mandato a recapitare il messaggio, li vide scambiarsi qualche parola e successivamente il musicista aveva annuito.
Era un buon segno; il cantante si raddrizzò sul posto, come per poter vedere meglio quello che stava per succedere sul palco.
Osservò nervosamente il biondo mentre si avvicinava al cantante e chitarrista attirando la sua attenzione.
Sorridendo, lo vide mentre guardava attonito l'altro musicista.
'Non te l'aspettavi?' pensò mentre vide i due parlare per decidere cosa fare.

Alla fine, il leader del gruppo annuì e ricevette un'amichevole pacca sulla spalla da parte del biondo.
Il cantante e chitarrista approfittò dell'occasione di cantare quella che doveva essere l'ultima canzone programmata per scrutare attentamente il suo pubblico, non gli era stato riferito da chi fosse arrivata la richiesta di cantare la nuova canzone ma era deciso a scoprirlo ed accontentare il richiedente.
'Non ho nulla da perdere, ormai.' si disse. Sfortunatamente non vide nulla di strano e fuori posto, troppo confuso dal pubblico che si muoveva a tempo con la musica. Non aveva indizi su chi potesse voler ascoltare proprio l'ultima canzone che aveva scritto, visto che non c'erano molte persone presenti, al di fuori del suo gruppo di lavoro, che avevano avuto l'occasione di sentirla la sera precedente.
Quando giunse al riff finale diede un ultimo sguardo tra la folla ma non ottenne il risultato sperato.

Le luci si spensero per qualche breve istante e il musicista rimase da solo sul palco, in compagnia della propria chitarra acustica; si avvicinò all'asta del microfono sedendosi sullo sgabello che gli avevano fatto avere.

Il cantante si rilassò visibilmente quando sentì la musica e quelle parole dal significato profondo. La sua richiesta era stata accolta ed ora poteva godersi la canzone.
Lo ascoltò e sorrise un po'; ora nel suo piccolo mondo c'erano solo loro due: lui che ascoltava e l'altro che cantava, non c'era la marea di gente che gli stava attorno muovendosi al ritmo della canzone.
Il bel cantante era felice di essere lì, vedere il suo amico gli era servito per prendere un po' di coraggio. Era certo che avrebbe potuto confrontarsi con lui in modo più sereno di come si aspettava.
Non appena la canzone finì, si rese conto di non essere l'unico ad aver ascoltato la canzone e per qualche secondo si pentì.
Sentendo gli applausi del pubblico si riscosse e scacciò i propri pensieri; non perse tempo ed uscì dal teatro, raggiungendo la propria vettura.
Salì in macchina e dopo essersi preso un minuto per rivivere ciò che aveva appena visto ed ascoltato, si tolse gli occhiali da sole riponendoli nel cruscotto e si immise sulla strada principale, dirigendosi alla sua prossima destinazione. Guidò per una mezz'oretta nel traffico cittadino di quel sabato sera.

'Eccomi qui.' si disse, mentre sorpassava un'utilitaria grigia per poi parcheggiare in una via a lui conosciuta, poco distante dal luogo in cui era diretto. Scese dall'auto e si passò distrattamente una mano tra i capelli castani, guardandosi attorno. Quel posto familiare, con le piccole casette a due piani una simile all'altra ed i giardini ben curati, gli era mancato. Appoggiandosi alla portiera, prese il cellulare ed inviò un messaggio al biondo batterista, che sapeva essere presente all'esibizione che era da poco terminata, gliel'aveva riferito durante la loro ultima telefonata, quella stessa mattina.
'Non dovrò aspettare molto' rifletté, mentre si dirigeva a passo lento dall'altro lato della strada per raggiungere una delle ultime villette sulla via.





Non appena giunse nei pressi della propria abitazione, vide una figura accovacciata, con la testa appoggiata alle ginocchia, sull'uscio della porta.
Riconobbe immediatamente chi era e scese velocemente dall'auto, richiudendo la portiera dietro di sé con un gesto secco.
« Cosa ci fai tu qui? » gli chiese con voce dura, non appena gli fu abbastanza vicino. Mise le mani nelle tasche della giacca alla ricerca delle chiavi di casa propria ed avanzò di qualche passo, non volendosi fermare sull'uscio dell'abitazione. Non voleva parlargli, non dopo un anno di silenzio da parte dell'altro musicista.
Il cantante alzò la testa e lo guardò; il suo volto era inespressivo ma sostenne lo sguardo del chitarrista; si alzò e lo fece passare. Con quello semplice sguardo aveva compreso perfettamente che non sarebbe stato facile farsi ascoltare, ma era intenzionato a svelare il motivo del suo ritorno, dopotutto aveva fatto tanta strada per rivedrlo e non aveva voglia di andarsene senza prima aver espresso ciò che voleva dirgli.
« Che cosa stai facendo? » gli chiese all'improvviso il chitarrista quando avvertì le braccia dell'altro circondargli le spalle e la vita. Non gli fu permesso di aprire la porta perché rimase con le braccia lungo i fianchi.
« Ti sto abbracciando. » gli rispose semplicemente il cantante, parlando piano al suo orecchio sinistro.
Il più giovane percepì un brivido causato dalla vicinanza dell'altro e dalla sua voce così calda che aveva appena sussurrato al suo orecchio; provò a divincolarsi ma dovette ammettere che il cantante aveva una presa forte sul suo corpo. Abbassò la testa ed inspirò profondamente prima di chiudere gli occhi. Era diviso dalla voglia di appoggiarsi e lasciarsi abbracciare ancora e dalla voglia di girarsi e urlargli in faccia tutto il dolore e rabbia che aveva provato al suo abbanono.
« Lasciami, tanto è una cosa che ti riesce bene. » disse con una punta di veleno nel tono di voce basso.
« No. » stringendo maggiormente la presa, l'altro riuscì a mascherare il fatto che venne ferito da quelle parole. 'Me lo merito.'
Si rese finalmente conto, di come, con le sue parole ed il suo abbandono, avesse ferito e causato del dolore a quello che una volta, fino ad un anno prima era uno dei suoi amici più cari.
« Flip mi aveva detto che l'hai chiamato stamattina. Sai... Non poteva credere che fossi davvero tu ad averlo contattato e poco fa mi ha detto di tornare a casa lasciando la festa. » gli disse il chitarrista.
« Volevo solo sapere dove ti saresti esibito questa sera. » gli rispose immediatamente il cantante.
« Cosa sei venuto a fare qui? Eri in teatro? » gli chiese successivamente il più giovane, dopo un attimo di totale silenzio che gli servì per elaborare le informazioni appena ricevute.
« Sì, c'ero. » gli rispose subito il bel cantante.
'Non l'ho visto, lui era lì e non l'ho visto immediatamente' pensò Mark, stupendosi della cosa. Quando erano insime e suonavano su un palco sapeva sempre dov'era l'altro, era un qualcosa che trovava rassicurante e speciale nel loro rapporto.
« Ero in fondo alla sala, non avresti mai potuto vedermi e tranquillo, nessuno mi ha riconosciuto perché non volevo che succedesse. » gli disse il cantante, risvegliandolo dai suoi pensieri come se sapesse cos'altro aveva bisogno di sentirsi dire il chitarrista in quel momento, poi, con tono di voce serio e perentorio aggiunse: « Non cantare più quella canzone davanti ad un pubblico di estranei. »
« Perché? » chiese il chitarrista, cercando di muoversi nell'abbraccio.
« Perché sono sicuro che tu l'hai scritta per me e non voglio che anche altri possano ascoltarla. » gli rispose con sicurezza l'altro, senza allentare la presa.
« Ti ripresenti qui, dopo il tuo abbandono, dopo mesi senza mai esserti fatto sentire nemmeno una volta... Ti rendi conto che è passato un anno? Un maledettissimo anno senza di te! Torni qui, ti fai trovare davanti a casa mia ed osi insinuare che la mia ultima canzone sia per te e pretendi che io ti perdoni così... Da un momento all'altro? »
« Lo so e probabilmente non mi crederai, ma mi dispiace per essere sparito, pensavo davvero che fosse la cosa migliore da fare, volevo concentrarmi solo sull'altro progetto. » ammise sconsolato l'altro prima di proseguire: « Ti avevo solo chiesto di non scrivere nulla. »
« Te l'ha mai detto nessuno che sei presuntuoso? » chiese il chitarrista con tono sarcastico, sbuffando leggermente.
« No. Tu sei la prima persona che me lo dice. » rispose il cantante con voce allegra, pensando di riuscire a spezzare definitivamente la tensione tra loro. « Non ho ragione forse? » chiese successivamente, sicuro di sé, cercando di sviare il discorso.
Il più giovane non rispose, aveva capito perfettamente a cos'era interessato l'altro: « Rispondimi tu, piuttosto! » gli intimò, sperando che lo accontentasse. Aveva un disperato bisogno di sapere.
« Sì, sono qui anche per chiedere il tuo perdono. » ammise il cantante, tornando serio.
« Non puoi obbligarmi a fare questo o quello e non puoi incolparmi, non ho scritto nulla sulla tua decisione. Perché dovrei darti ascolto? » chiese il più giovane, girando la testa in direzione dell'altro.
« Perché sono dannatamente egoista, voglio tutto e lo voglio subito. Volevo il successo e l'ho ottenuto, è stato bello andare in tour, ma così facendo ho perso te ed i ragazzi. » spiegò il cantante.
Non stava guardando l'altro uomo, ma un punto fisso davanti a sé, in lontananza. Il chitarrista vide che il suo sguardo era triste e si sentì in dovere di dirgli qualcosa per non fargli pesare la sua scelta. Faceva male ma faceva ancora più male vedere il cantante con l'espressione triste.
« Non hai perso nessuno di noi, ne loro ne me... Tutti noi siamo ancora qui. » gli disse dolcemente rassicurandolo e, mentre parlava, aveva appoggiato la mano destra sul braccio del cantante che ancora gli circondava il collo, in un gesto dall'apparenza romantica, che seppe attirare la sua attenzione.
« Ora tocca a te. Avanti, dimmelo, dimmi che ho ragione. » disse il cantante, riprendendo momentaneamente il discorso precedente, mentre osservava affascinato la mano posata sul suo braccio.
« Perché? Perché lo vuoi sapere ad ogni costo? » chiese il più giovane, non volendo cedere.
« Semplice: se è così, voglio essere io l'unico ad ascoltarla. » spiegò brevemente il bel cantante con un piccolo sorriso che l'altro vide appena.
'Egoista' pensò il chitarrista.
'Perché sono egoista' pensò il cantante.
« Se ti dicessi che l'ho scritta per te, rimarrai qui per sentirla? » gli chiese successivamente, usando un tono di voce più calmo e gentile rispetto ai momenti precedenti. Non sapeva bene che risposta aspettarsi, ma sperava che fosse positiva.
« Allora è un sì? » chiese inizialmente, speranzoso.
« Sì, quella canzone è per te e per nessun altro. » gli rispose semplicemente il più giovane. Il suo tono di voce si era addolcito ulteriormente nel pronunciare quelle poche parole.
« La canterai ogni volta che te lo chiederò? » gli chiese il cantante, non rispondendo direttamente alla domanda precedente; sul suo viso il suo piccolo sorriso si era allargato.
« Lo farò, ma tu... » cominciò il chitarrista ma venne prontamente interrotto dall'altro uomo: « Sì. Rimarrò con te, se mi vorrai ancora. » gli assicurò immediatamente.
« Anche se in passato non mi sei mai appartenuto, non ho mai smesso di volerti. » mormorò soprappensiero il più giovane. Non pensava che il cantante l'avesse sentito ma dovette ricredersi.
« Allora perché mi hai lasciato andare? Perché non mi hai fermato? Perché non ci hai nemmeno provato? » gli chiese il cantante, sentendo un moto di rabbia nei propri confronti, per non essersi mai accorto di niente.
« Perché anch'io sono egoista. Un egoista innamorato che non avrebbe sopportato il tuo odio e rancore nei miei confronti. Tu avevi già fatto la tua scelta, non potevo dire o fare più nulla per provare a farti cambiare idea. » spiegò il più chitarrista con tono rassegnato.
« Ma così hai sofferto per causa mia. » constatò tristemente il cantante; strinse la presa che aveva sull'altro, come a volerlo consolare per tutto ciò che aveva passato in sua assenza.
« Anche tu. » affermò semplicemente il chitarrista, annuendo. Dal suo tono di voce, aveva ben percepito che c'era qualcosa che aveva ferito il cantante ma non sapeva come e cosa chiedere.
« Insieme non dovremo più soffrire. » disse il bel cantante, con un tono più sereno, stringendosi un po' di più al chitarrista, distraendolo dai suoi pensieri e supposizioni.
« Insieme dici? » chiese l'altro sorpreso, voltandosi appena nella sua direzione per cercare di guardarlo meglio in viso.
« Se tu lo vorrai. » rispose il cantante facendolo voltare nell'abbraccio; per un momento divenne timoroso della risposta che avrebbe ricevuto dal più giovane.
« Lo voglio. E tu? » gli disse sicuro il chitarrista, dopo un attimo di silenzio che gli era servito per porre la domanda ed osservare quegli occhi azzurri che tanto gli erano mancati. Aveva considerato che nonostante tutto, nonostante la rabbia e la delusione che aveva provato nei mesi precedenti, non era ancora pronto a dire definitivamente addio all'altro uomo.
« Te l'ho già detto che voglio tutto, no? » chiese inizialmente il cantante con tono un po' sarcastico, sopprimendo una risata, poi, tornando serio e guardando il chitarrista dritto negli occhi, aggiunse: « Ma stavolta non fuggirò e non ti lascerò. »
« Come posso crederti adesso? Come posso essere sicuro che tu non cambierai idea e che mi... » si corresse mascerando l'ultima parola con un piccolo colpo di tosse. « Ci lascerai di nuovo... Che ne so? Tra un paio di mesi o tra un anno o due, forse? » chiese il più giovane, insicuro che le parole dell'altro non fossero la verità.
Sperò di sbagliarsi e sperò che il cantante si sbrigasse a parlargli, per mettere definitivamente a tacere i dubbi che lo stavano assalendo. Abbassò la testa, in attesa della risposta.
« Guardami negli occhi... » gli disse il cantante a bassa voce, facendogli alzare il viso con una mano, mantenendo ben salda la presa che aveva sulle sue spalle con l'altra.
Il chitarrista lo guardò e contemplò la bellezza dell'altro. Gli era mancato terribilmente ed averlo così tanto vicino, come non lo era mai stato, con le sue mani che lo sfioravano delicatamente e al tempo stesso lo stringevano con forza, si senti in dovere di credergli. Non voleva pensare all'ipotesi che il cantante potesse mentirgli, non quando lo stava guardando così profondamente come stava facendo in quegli istanti.
« Non fuggirò. » ripeté sincero l'altro, continuando ad osservarlo mentre lui esalava un piccolo sospiro di sollievo che non si era nemmeno accorto di star trattenendo. Il bel cantante gli sorrise un po' di più e lui sorrise di rimando.
Era vero, non aveva mentito e il chitarrista si rese conto che le parole che l'altro aveva appena pronunciato erano sincere, non erano solo parole vuote.
« Ehi Myles? » lo chiamò per nome, con semplicità, dopo mesi e mesi trascorsi senza averlo fatto, se non distrattamente, nei momenti in cui aveva sentito maggiormente la sua assenza. Il chitarrista aveva pronunciato il suo nome per la prima volta da quando si erano rivisti e questo non sfuggì al cantante.
« Mi sei mancato. » aggiunse il più giovane abbassando di poco la voce, avvicinandosi maggiormente all'altro, passando le sue braccia dietro la sua schiena e stringendolo in un abbraccio confortevole.
« Anche tu Mark, anche tu mi sei manato. » gli rispose chiamandolo, a sua volta, per nome.
Ed era proprio vero, solo adesso il cantante, con le braccia del chitarrista attorno alla sua vita e le proprie stette alle sue spalle, si era reso conto di quanto gli fosse mancato il suo amico, il suo sguardo, il suo piccolo sorriso rivolto soltanto a lui ed il modo in cui pronunciava il suo nome.
Un brivido gli percorse la schiena alla realizzazione: Mark gli era mancato come nessuno mai gli era mancato prima di allora. Tornando da lui aveva fatto la scelta giusta, adesso ne era davvero certo. Era felice di averlo fatto.
« Si sta facendo tardi e stai gelando. Entriamo in casa? Così potremo parlare ancora, se vuoi. » gli chiese il chitarrista, interrompendo momentaneamente il flusso dei suoi pensieri. Aveva confuso il brivido di Myles con un brivido dovuto al freddo della sera e si era preoccupato.
Myles non rispose immediatamente, si limitò a prendere il viso di Mark tra le mani accarezzandolo con cautela e piegando un po' la testa, lo baciò sulle labbra con un contatto inizialmente leggero e casto che venne subito approfondito proprio dal cantante, che premette le proprie labbra con più forza contro quelle dell'altro, facendogliele schiudere per qualche attimo.
Entrambi si lasciarono sfuggire dei sospiri bassi, allontanandosi di poco per riprendere fiato, per poi baciarsi nuovamente, con più passione, senza aprire gli occhi.
Myles si ritrovò stretto contro il corpo di Mark che gli passò una mano sulla nuca, tra i capelli e gli fece prendere il controllo lasciando che esplorasse la sua bocca con la propria lingua, in un bacio che divenne sempre più lento e profondo; fino a quando Myles non decise che non voleva mettere fine a quel bacio che gli stava facendo girare la testa, voleva che durasse ancora ed ancora. Non era pronto a lasciar andare l'altro, gli circondò il collo con il braccio sinistro e con l'altra mano, stretta sulla sua schiena, prese nuovamente il controllo e si impegnò a fondo per trasformare il bacio facendolo diventare più passionale, finché non fece gemere di piacere Mark, che nel frattempo aveva cominciato ad accarezzargli la schiena con le proprie mani calde.
Solo allora, sentendo il gemito del chitarrista, Myles tornò in sé e si rese conto di ciò che avevano appena fatto. Si erano baciati. Lo aveva appena baciato per la prima volta. Lui e Mark si erano baciati e gli era piaciuto. Tanto.
Lentamente mise fine al bacio ma non aprì gli occhi per paura di vedere l'espressione del chitarrista e, nonostante questo si strinse a lui, non volendo perdere il contatto con il suo corpo. Lo abbracciò con slancio incrociando le proprie braccia dietro la sua nuca e spostò la propria testa, appoggiandola sulla sua spalla sinistra. Passando la sua mano sinistra sul petto dell'altro, sentì distintamente il battito cardiaco impazzito di Mark da sotto la sua felpa nera e sorrise, dato che poteva sentire anche il proprio cuore che gli martellava nel petto e nelle orecchie ad un ritmo simile a quello del chitarrista.
Non riusciva a capacitarsi di ciò che era accaduto solo pochi istanti prima, sapeva solo che voleva sentirlo vicino; le loro rispettive dichiarazioni e la costante preoccupazione di Mark nei suoi confronti, avevano fatto il resto, facendolo agire d'impulso.
« Andiamo? » gli chiese in un sussurro roco, ricordando che l'altro gli aveva proposto di entrare in casa.
« Myles... Io... » mormorò il più giovane a corto di fiato, aprendo gli occhi cercò di attirare la sua attenzione chiamandolo ancora una volta, ma non ottenne alcuna risposta. Non sapeva cosa dirgli, aveva la mente occupata solo dai pensieri di avere Myles tra le braccia e dalle belle sensazioni dovute al bacio che si erano scambiati che si susseguivano l'un l'altro. Aveva dimenticato la partenza dell'uomo che ora stava stringendo a sé, la sua lontananza, l'anno trascorso e la delusione furono annullati in quei brevi istanti.
Myles serrò gli occhi temendo di aver esagerato; aveva paura che l'altro volesse allontanarlo e non avere più voglia di chiarire.
Abbassando la testa, Mark spostò alcune ciocche castane dal suo volto e vide che il cantante teneva ancora gli occhi chiusi. Lo strinse maggiormente in vita e chinò leggermente il capo per poterlo baciare con delicatezza sulle labbra. Myles rispose immediatamente al bacio con altrettanta dolcezza.
« Ehi... Per favore, guardami. » gli disse piano il chitarrista non spostando la mano che era andata ad accarezzare il viso del cantante.
Lui scosse la testa in diniego e se possibile, si strinse di più al corpo dell'altro uomo.
« Myles... » provò ancora il chitarrista con voce ferma e rassicurante, cercando di farlo parlare.
« No. » gli rispose con un piccolo lamento.
« Perché? Cosa succede? » chiese il più giovane non sapendo cosa stava passando nella testa del cantante. Non riusciva a comprendere il repentino cambiamento dell'umore di Myles e stava cominciando a preoccuparsi.
« Non voglio vedere la tua espressione e capire che ti ho perso definitivamente. » spiegò il bel cantante.
Mark realizzò istantaneamente ciò che intendeva l'altro: « Myles... Come puoi anche solo pensare che non volessi baciarti dopo che ti ho detto di volerti? E come puoi credere che mi perderai per questo? » chiese incredulo, cercando invano di far alzare il viso dell'altro musicista con le proprie mani.
« Non lo so... » disse inizialmente.
Mark aspettò che continuasse.
« Ma ho paura che succederà. » ammise incerto il cantante dopo un paio di istanti passati in silenzio. Ora lo stava volutamente guardando negli occhi.
« Se non avessi voluto che tu mi baciassi non ti avrei permesso di farlo. » gli disse il più giovane, non spostando le proprie mani. « Non è che sei tu che ti stai vergognando di me e di averlo fatto? » gli chiese successivamente, temendo la risposta che avrebbe ricevuto.
« No! » esclamò subito Myles preoccupato, poi riprese, questa volta sicuro di ciò che stava per dire: « Non mi vergogno ne di te ne di averti baciato. »
Mark sorrise dolcemente nel sentire la risposta, successivamente lasciò scivolare le mani dal viso di Myles e gli diede le spalle.
« A me è piaciuto. » mormorò a bassa voce, armeggiando con le proprie chiavi ed aprendo la porta di casa; Myles, che lo aveva sentito, gli si avvicinò mettendosi al suo fianco e gli disse: « Anche a me è piaciuto molto. » poi fece scorrere la propria mano finché raggiunse quella di Mark, la strinse delicatamente e fece qualche passo in avanti, entrando.
« Sappi che non ti permetterò di rientrare nella band solo perché baci bene. » disse inizialmente il più giovane, con un altro dolce sorriso che tradiva il tono di voce serio che stava usando, poi aggiunse: « Dovremo parlarne con calma e discutere anche con Flip e Brian, lo sai questo, vero? »
Non c'era rabbia o risentimento in quelle parole. Sembrava piuttosto tranquillo.
« Sì, me l'aspettavo. » gli rispose inizialmente il cantante. Il pensiero che Mark fosse ancora disposto a lavorare con lui lo fece sorridere e ben sperare.
« Ma sono fiducioso: qualcuno, una volta, mi ha detto che ho una bella voce e che so suonare bene la chitarra. » aggiunse con un piccolo sorriso nel ricordare le parole pronunciate dal chitarrista alcuni anni prima.
Anche Mark sorrise nel ricordare quell'episodio, non avrebbe mai dimenticato il bel sorriso e conseguente rossore sul viso di Myles nel sentire i suoi complimenti quando aveva scoperto le sue incredibili doti di chitarrista oltre a quelle di cantante fenomenale; si sporse un po' ed accese la luce dell'ingresso.
« Devi anche sapere che io non provo altro che amore per te. » aggiunse successivamente, voltandosi nuovamente verso di lui, sentendo il bisogno di sottolineare quel particolare fondamentale.
Si guardarono per un attimo. Quelle parole erano tutto ciò che voleva sentirsi dire al momento. Nonostante l'anno precedente l'avesse lasciato, Mark lo amava e l'aveva fatto rientrare nella sua vita; non credeva di meritare tanto.
Myles decise che doveva far qualcosa per dimostrargli che i suoi sentimenti non erano solo dovuti al suo essere egoista e decise che non c'era niente di meglio che l'entrare in azione.
Si fece nuovamente prendere dalla passione nel notare il dolce sguardo che aveva assunto il chitarrista mentre aveva detto l'ultima frase, così differente da quello sguardo freddo che gli aveva lanciato al suo ritorno a casa e così diverso dallo sguardo apatico che aveva assunto alla notizia della sua partenza.
Spinse Mark contro la porta, che si chiuse con un rumore sordo e lo baciò con decisione e al tempo stesso dolcezza, lasciando momentaneamente entrambi senza fiato.
Il momento di tenerezza fu bruscamente interrotto dall'incessante vibrazione del cellulare del più giovane. Si staccarono controvoglia e Mark prese il telefono dalla tasca della propria felpa, accettando la chiamata.

« Ehi Mark! Dove sei finito? » chiese il bassista.
« Sono a casa. » gli rispose semplicemente, mentre Myles si era leggermente allontanato da lui e lo stava guardando negli occhi, in attesa.
« Oh. Bene. Non sei da solo, vero? » chiese Brian, curioso. Mark sentì un'allegra ristata in sottofondo ma non seppe riconosere chi era stato a ridere, gli era sembrato che ci fossero più di una persona.
« No, in effetti no. » gli rispose Mark con tono vago. « Ma tu come fai a saperlo? »
Myles non capiva ciò che stava succedendo, ma il piccolo sorriso del chitarrista lo stava rassicurando.
« Ecco... Diciamo che ce l'aspettavamo. » ammise il bassista.
« Tu e chi altro? » chiese Mark, sperando di capire qualcosa in più di quella strana conversazione.
« Qualche altra persona, ma non importa ora. Ci vediamo domani al solito posto, con lui, alla solita ora... Salutami Myles, mi raccomando. » Brian terminò sbrigativamente la chiamata, non aspettando la risposta dell'amico, sapendo che non sarebbe mancato all'appuntamento e che, soprattutto, non si sarebbe presentato da solo.
« Mark? » chiamò Myles, che si era avvicinato nuovamente all'altro, quando lo vide con un'espressione stranita sul viso. « Ehi... »
« Era Brian, mi ha detto di salutarti. » gli riferì il più giovane, mentre riponeva il cellulare sul mobiletto posto nell'ingresso, vicino alle chiavi. Si voltò e chiese: « Come faceva a sapere che eri qui? »
« Oh. Non lo so, stamattina ho parlato solo con Flip e non gli ho detto che sarei venuto qui per scusarmi. » disse Myles, confuso.
« E Flip è colui che mi ha detto di tornare a casa... Quei due saranno ancora alla festa insieme agli altri ragazzi. » rifletté Mark ad alta voce.
« Ci hanno fregato. Ma credo che non c'entrino soltanto Flip e Brian. » disse inizialmente Myles « Hanno architettato tutto questo per farmi tornare da te. » concluse allungando le proprie braccia, che andarono a circondare il collo del chitarrista.
« Già, lo credo anch'io, ma lo scopriremo domani, quando tu verrai con me all'appuntamento con Brian e Flip per chiarire e scusarti anche con loro, se vuoi ricominciare a suonare insieme a noi. »
« Va bene. » acconsentì Myles. Sapeva di doversi scusare anche con gli altri due amici e sapeva che era meglio farlo il prima possibile. Colto alla sprovvista dalle ultime parole del chitarrista, incredulo, aggiunse: « Ma tu vuoi ancora suonare con me dopo ciò che ho fatto? »
« Sì, Myles, mi manca suonare di fianco a te. » ammise il più giovane, arrossendo. Myles si limitò ad osservarlo e sorridere dolcemente vedendo le sue guance colorite. Anche a lui mancava suonare con l'altro musicista, ma questo gliel'avrebbe confidato in un altro momento.
« Sei contento di essere qui? Con me? » gli chiese curioso il chitarrista, prima di baciarlo delicatamente sulle labbra, distraendolo dai suoi pensieri.
Myles annuì immediatamente e Mark lo baciò ancora una volta, con più trasporto. Approfondì il bacio stringendo Myles contro il suo corpo.
« Posso baciarti ancora? » chiese il bel cantante con un grande sorriso sul volto, poco dopo aver messo fine al contatto precedente. Allentò di poco la presa che aveva sull'altro per poter guardare la sua espressione.
Mark spostò le proprie mani sui suoi fianchi, sotto la corta giacca di pelle nera. Annuendo e ricambiando il sorriso, lo attirò velocemente ancora una volta contro di sé, dandogli modo di poterlo baciare come desiderava fare.
Come desideravano entrambi.
Myles soffocò una breve risata ed occupò nuovamente le proprie labbra e quelle del chitarrista in un altro tenero bacio.
'E così, questo è un nuovo inizio. Il nostro nuovo inizio insieme.'


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