Jake lo spaventapasseri

di Giobuswin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vita,due storie ***
Capitolo 2: *** Jake e la ricerca della felicità ***
Capitolo 3: *** Il Matrimonio ***
Capitolo 4: *** Le origini : La vita di Jake ***



Capitolo 1
*** Una vita,due storie ***


C’era una volta uno spaventapasseri che era stanco di stare in un campo di grano. Disse:”Mi tolgo il cappello,mi metto le scarpe e finalmente parto in giro per il mondo.” Salutò le rondini, i corvi e i lombrichi, mise una pannocchia nello zaino e salì sul primo treno per Tolosa. Un giorno Jake lo spaventapasseri decise di tornare alla vita che aveva prima di essere uno spaventapasseri,cioè una rockstar. Scoprì che la sua vecchia band era tornata insieme ma mancava lui; così, un giorno, prese il primo volo per Milano e tornò a suonare con la sua band:The Sames. Seguirono giorni felici, si sentì rinato e finalmente gli tornò il sorriso sulle labbra. Ma un pensiero non riusciva ad abbandonarlo…l’incontro con quell’uomo alla stazione del treno…quell’uomo che tanto lo impressionò al punto da voler prendere le sue sembianze. Sembianze, che, nonostante la stravaganza e l’eccentricità, rivelavano un vissuto di tristezza interiore, di impotenza. Durante l’estate decise di rintracciare quell’uomo che tempo prima aveva conosciuto alla stazione dei treni. Scoprì che lavorava in un negozio di musica a due isolati da casa sua. Così un giorno andò a trovarlo al lavoro e iniziò a rivolgergli domande senza sapere che avrebbero potuto compromettere la sua carriera nei The Sames. Venne a sapere che il suo nome era Christian e che aveva anche lui una band. Mentre gli parlava, a Jake girava la testa,non riusciva più a ritrovarsi…stava parlando a quell’uomo da cui mesi prima rimase folgorato alla stazione dei treni per il suo aspetto bizzarro. Aveva voluto diventare come lui, ma anzichè un musicista era diventato uno spaventapasseri in un campo di grano. Ora non voleva più quelle sembianze, ormai aveva capito che il suo sogno era quello di fare il musicista. Pensava,pensava,pensava fino a quando, ascoltando” knocking on the even’s door”,cadde in trance. Per colpa di quella canzone, ogni volta, Jake o cadeva in trance oppure sveniva. Solo quella canzone aveva su di lui quest’effetto perché aveva un grande significato. Era la canzone che egli ascoltava ogni giorno quando , prima di diventare spaventapasseri, stava ancora con sua moglie, la quale poi morì in un incidente d’auto. Quando invece divenne spaventapasseri tutti i ricordi svanirono, ma questa canzone, seppure lui non sapesse cosa significasse, continuava a farlo svenire o cadere in trance. Capì all’improvviso tutto…il motivo per cui era diventato spaventapasseri, il motivo per cui aveva desiderato annullarsi dentro quel fantoccio informe, trasandato, con lo sguardo fisso e l’espressione statica, sempre uguale a se stesso. Ricordò improvvisamente che quello era l’unico modo che aveva trovato per non sentire il dolore, dolore che, ora, invece cominciava a riemergere incalzante. Salutò il nuovo mondo che aveva conosciuto, sentì l’istinto di tornare nel suo caro, vecchio campo di grano. Ritrovò i suoi vecchi amici: le rondini, i corvi e i lombrichi. Tirò un grande respiro, si rimise sul suo vecchio palo e guardò per l’ultima volta il cielo, poi ad un certo punto si rese conto che non riusciva più a muoversi, né a parlare…era tornato spaventapasseri. Fu lì che si accorse che la vita con Christian gli mancava…dopo due anni pensò allora che sarebbe stato bello tornare da lui. Christian aveva una band che ora, undici anni dopo dalla fondazione, non esisteva più. In realtà lui continuava a suonare ma gli altri, che avevano alternato bei momenti e brutti momenti, avevano deciso di non tornare più. Un giorno triste e sconsolato Christian si diresse alla stazione dei treni di una cittadina vicino al suo paese. Non sapeva bene cosa stesse aspettando, ma si sedette. Ad un certo punto vide arrivare in lontananza un treno, che fischiò e pian piano rallentò finchè da una porta scese un uomo dall’aspetto stanco e trafelato: sembrava uno spaventapasseri. Cristian lo seguì finchè Jake non si accorse che qualcuno lo stava seguendo. Gli chiese: dove vai così mal vestito? Jake rispose: sono Jake, lo spaventapasseri e sto ritornando nella mia vecchia band, the Sames. Jake entrò dentro casa sua lasciando Cristhian fuori dalla porta. Da quella scena Cristhian non si lasciò impressionare e gli venne in mente un’idea. Un giorno invitò Jake a casa sua e quella sera mise sul fuoco una minestra calda, gli offrì una giacca, un paio di pantaloni puliti e una spazzola per pettinarsi i capelli annodati…parlarono a lungo, Jake non sembrava più spaventoso come voleva mostrarsi, piuttosto sembrava spaventato all’idea di non ritrovare più i suoi amici e all’idea di non riuscire più a suonare la chitarra. Cristhian capiva benissimo questi stati d’animo; come avrebbe potuto non capirli? Vedendolo così Cristhian chiese a Jake: “prima mi avevi detto che suoni in una band”… “sì”, rispose Jake. “Ti va di creare un duetto di chitarre io e te?”, disse Cristhian. Ma Jake, spaventato da questa domanda e dal fatto che così facendo non poteva suonare con la sua band, rispose: “guarda, vengo, ma se comprometto il mio ruolo nella mia band lascio tutto”. Cristhian, felice di questa risposta continuò per tutta la sera a rivolgergli domande per conoscerlo meglio. Cristhian aveva ben chiaro cosa fosse la fedeltà e capiva cosa Jake intendeva dire. Per lui la sua band era la cosa più cara al mondo e nessuno, dico nessuno, avrebbe potuto intromettersi. Diventarono molto amici, così tanto da sembrare che Jake si fosse dimenticato della sua vecchia band. Però, sebbene Cristhian faceva di tutto per renderlo felice, Jake era sempre più strano. Indagando un po’ Cristhian scoprì tutto di Jake e capì che la voglia che aveva di tornare con la sua band non era svanita. Un giorno Cristhian decise di parlargli e di renderlo felice. Gli disse: “ho capito che tu vorresti tornare con la tua band e ho capito anche che lo desideri più di qualunque altra cosa” Jake rispose: “non volevo che lo sapessi perché non intendevo farti soffrire. Cristhian tirò un respiro profondo e disse: “vai pure se vuoi…ho sbagliato io a intromettermi nella tua vita, così senza neanche vedere se era proprio questo quello che volevi… Ora, se esci da quella porta per tornare dalla tua band io non mi arrabbio. Piuttosto mi arrabbio se non lo fai. Jake prese la sua roba e tornò dalla sua band… i duetto che Cristhian e Jake avevano creato finì ma fu meglio per tutti e due perché era scritto nelle carte del loro destino. Il tempo passò velocemente e ogni giorno che passava Jake si sentiva sempre più rinato. Christian,invece,si creò una famiglia ed ebbe un figlio che lo chiamò Matteo. Matteo crebbe e Christian iniziò la carriera da personaggio famoso finchè un giorno ci fu un incidente durante un concerto dove morì. Jake venne a conoscenza di tutto ciò ma non fece niente perché ormai si era dimenticato di lui e così voleva continuare. Intanto Matteo iniziò a crearsi amici e ogni giorno pensava a suo padre. La vita di Jake sembrava andare bene, ma tutto ciò cambiò quando dovette fare un concerto nel suo vecchio campo di grano. Capì che non stava facendo quello che voleva;così,finito il concerto,si rimise nel suo vecchio palo e si ritrasformò in spaventapasseri,ma questa volta sembrava durare per sempre. Matteo crebbe ancora e ancora ma sembrava che gli mancasse qualcosa:la felicità. Così Jake fu risvegliato da il bisogno di aiutare Matteo e così si mise in viaggio alla ricerca del figlio di Christian

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Capitolo 2
*** Jake e la ricerca della felicità ***


Quel giorno di vent’anni fa ero seduto sul mio letto ad aspettare che la mamma mi chiamasse per cenare. Ero involto nei miei pensieri quando ad un certo punto sentii dei rumori provenienti dal giardino. Ero curioso di sapere cosa fosse,magari era un ladro o magari uno dei miei tanti conigli. Così per controllare,scesi in salotto,presi il mio cappotto e una torcia,poi uscii. Andai nella parte di giardino visibile dalla mia camera; Mi accorsi che c’era qualcuno dietro un albero, così mi avvicinai pian piano spegnendo la torcia per coglierlo di sorpresa. Quando gli fui abbastanza vicino lo presi per la spalla e lo girai verso di me per riconoscerlo. Oltre a me si spaventò pure lui. Era una persona dall’aspetto bizzarro, si poteva confonderlo con uno spaventapasseri. Iniziò a parlarmi chiedendomi come mi chiamavo e quanti anni avevo. Quando gli dissi il mio nome la sua faccia si illuminò ed iniziò a saltellare dicendo che aveva indovinato. Io non sapevo a cosa si riferisse, poi per accettarsi della sua idea mi chiese il nome di mio papà … gli dissi che si chiamava Christian e si rallegrò ancora di più. Poi mi spiegò tutto. Disse che lui e mio papà una volta erano grandi amici e poi mi chiese di lui. Io gli detti la notizia che era morto 5 anni prima in un incidente di lavoro. Così si rattristò ma gli venne in mente un’idea. Voleva insegnarmi ad intraprendere la strada per la felicità. Poi mentre parlavamo mia mamma mi chiamò per la cena. Così con Jake lo spaventapasseri ci demmo appuntamento la sera dopo nello stesso posto. Lo salutai e rientrai in casa di corsa per non dare sospetti. Quando mi sedetti a tavola la mamma mi chiese dove ero stato; io inventai che ero stato a giocare in giardino. Girai la situazione a mio favore. Mangiammo con un silenzio di tomba che non mi piaceva. Così per interromperlo gli chiesi come era morto papà. Lei non voleva parlarne, diceva che ne avevamo già discusso ma io insistetti. Così con le lacrime agli occhi, mi raccontò che durante un concerto ci fu un cortocircuito e tutto il palco prese fuoco. Sopra di esso c’erano bombole di gas che non avrebbero dovuto esserci. Così esplose tutto e morì insieme a mio papà tutta la sua band. Dopodiché non chiesi altro. Il giorno dopo ero impaziente di rincontrare Jake. Per tutto il giorno non feci altro che raccontare ai miei amici dell’incontro con lo spaventapasseri. Così arrivò finalmente la sera. Stetti in camera ad aspettare il segnale che mi avrebbe avvisato che era arrivato. Aspettai, aspettai ed ecco il segnale!. Scesi in salotto e mi presi soltanto il cappotto. Uscii e raggiunsi il punto d’incontro della sera prima. Lo ritrovai di nuovo dietro l’albero. Lo chiamai e si girò. Ci salutammo ma la prima cosa che mi chiese era se avessi raccontato a qualcuno dell’incontro. Gli dissi che avevo raccontato in modo indiretto ai miei amici ma loro non mi avevano creduto. Tirò un sospiro di sollievo e mi chiarì perché non avrei potuto raccontarlo in giro. Disse che chi avesse avuto la notizia che esisteva uno spaventapasseri umano sarebbe diventato lui stesso uno spaventapasseri a vita. Così capii l’importanza di stare in silenzio. Quella sera parlammo di come avrei potuto raggiungere la vera felicità e che doveva insegnarmelo velocemente così sarei stato il suo ereditario messaggiero o almeno così diceva lui. Il primo passo verso la felicità era l’”aiuto” che comprendeva 3 sfide: la prima consisteva nell’accettare di eseguire tutti i favori che venivano chiesti in 24 ore. Ma mi avvertì che quando avessi accettato non avrei potuto più tornare indietro. Accettai consapevole del rischio che correvo; ci salutammo dandoci appuntamento il giorno dopo. Mentre se ne andava mi disse che avrei iniziato da subito. Così se ne andò. Rientrai in casa e la mamma mi chiese di andare a prendere il latte per la mattina seguente, ma l’unico posto dove si poteva comprare il latte a quell’ora era in cima alla collina nei pressi di casa. All’inizio rifiutai ma poi ripensai alle parole dello spaventapasseri:” inizierai da subito”. Così cambiai idea e dissi alla mamma che ci sarei andato e ci avrei messo poco tempo. Partii e ritornai con il latte mezzora dopo. La mamma mi ringraziò e dentro di me sentii un senso di felicità. Capii che i metodi di Jake servivano. Il giorno dopo mentre andavo a scuola, la mia anziana vicina di casa, la signora Marmillate; mi chiese di prendergli un barattolo di miele che si trovava sopra la sua credenza che toccava quasi il soffitto. Accettai e feci ciò che mi chiese poi aggiunse che gli serviva una persona che fosse stata in grado di cambiarle la lampadina della cucina. Mi offrii volontario anche se non ero esperto in questo lavoro ma lo avevo visto fare da mio zio molte volte. Dopo la scuola mi fermai da un ferramenta a comprare una lampadina e mi avviai verso la casa della signora Marmillate. Cambiai la lampadina e la signora mi ringraziò. Voleva offrirmi denaro ma rifiutai. Tornai a casa a mangiare. Dopo pranzo mi chiamò una mia compagna di scuola chiedendomi se potevo,nel pomeriggio, darle ripetizioni di matematica. Accettai e due ore dopo si presentò a casa mia. In tre ore le feci capire tutto ciò che non era riuscita a comprendere. Mi ringraziò e tornò a casa. Era quasi sera quando l’altro mio vicino di casa, il signor Ducker, mi chiese di tagliarli l’erba. Accettai e finito il lavoro mi ringraziò. Tornai a casa pieno di felicità. L’ultimo favore che dovetti fare era quello di aggiustare la bicicletta del figlio di un amico di mia mamma. Accettai nuovamente e finito il lavoro mi ringraziarono. Arrivò sera e come ogni appuntamento con Jake, lo aspettai in camera. Sentii il segnale e andai in giardino. Mi disse che avevo fatto tutto quello che richiedeva la sfida. Ora mi aspettava la seconda sfida. Mi disse che consisteva nell’aiutare i più bisognosi senza esitare. Poi mi chiese se avessi fatto fatica ad eseguire la prima sfida ma io risposi che era stato facile e divertente. Così ci salutammo di nuovo e tornai in casa. Il giorno dopo mi svegliai contento; andai in camera di mia mamma a svegliarla ma capii che c’era qualcosa che non andava. Le chiesi cosa aveva e mi rispose che aveva tanta nausea. Le chiesi poi se voleva qualcosa ma non rispose. Io preoccupato le preparai una tisana e gliela portai. Andai a scuola angosciato. Trovai per strada un barbone che chiedeva soldi. Io nelle mie tasche avevo soltanto due euro ma pensai che anche poco lo avrebbe reso felice, così glieli detti. Arrivai in classe e venni a sapere che alla mia compagna di classe a cui avevo dato ripetizioni gli era morto il papà. Cercai di contattarla per chiederle come stava ma non c’era per nessuno. Diventai ancora più angosciato e non riuscii a stare attento, ma penso che nessuno lo fu. Quando tornai a casa presi il motorino e andai a casa di Charlotte;così si chiamava. Quando suonai il campanello venne ad aprirmi la porta lei stessa, non la riconoscevo più. Aveva una faccia da morta, come se tutta la felicità le fosse andata via. Rimasi con lei tutto il pomeriggio e alla fine mi seccava un po’ andarmene senza aver fatto niente per aiutarla, così le proposi di cercare la felicità insieme a me. Lei accettò e così iniziò la nostra grande amicizia. La sera la portai con me all’incontro con Jake. Quando arrivammo alla fine della via una signora ci chiese se volevamo adottare un bambino a distanza e accettammo. Eravamo felici, tutti e due. Sembrava che a Charlotte stesse ritornando la felicità. Arrivammo a casa mia e cercai Jake ma sembrava non esserci. Poi arrivò con il fiatone per la fatica di correre per arrivare puntuale all’incontro. Appena vide Charlotte urlò. Mi disse che avevo fatto un grossissimo errore. Si assicurò che lei non diventasse spaventapasseri per tutta la sera, ma non accadde niente. Comunque mi disse che avevo svolto bene la seconda prova e che ora mi aspettava la terza. Aggiunse che alle sfide poteva partecipare anche Charlotte, pure lei sembrava d’accordo. Facemmo un patto: saremmo stati presenti in tutte le sfide. Ora toccava alla terza ed ultima sfida.

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Capitolo 3
*** Il Matrimonio ***


Non so spiegarmi perché ma dopo tanti anni riuscii a capire qual’era l’ultima sfida per la ricerca della felicità. Ora ho 37 anni e ho una moglie e due figli. Come ben potete immaginare mia moglie è Charlotte mentre i miei due figli si chiamano Tommaso e Olimpia. Hanno un anno di differenza tra loro ma posso dirvi con certezza che loro e Charlotte sono la mia felicità. Devo ringraziare Jake per l’aiuto che mi ha dato in questi anni. A proposito! È da un bel po’ di tempo che non lo vedo! Stasera lo chiamerò e gli chiederò se ha voglia di passare per casa mia così gli offro qualcosa da bere o da mangiare per poter ricordare insieme tanti bei momenti passati. Ma prima vi racconterò come ho vissuto questi ultimi 27 anni. Dopo aver completato la seconda sfida Jake si presentò nuovamente sotto casa mia però dicendomi che la terza sfida dovevo scoprirla da solo con il tempo. Inizialmente non capii, ero confuso sul perché Jake non voleva dirmelo. Charlotte mi disse di non prendermela e di lasciare tempo al tempo affinchè le cose si sviluppassero da sole al meglio. Così ci salutammo. Il mattino seguente tutto era tornato alla normalità. Passarono gli anni. Io e Charlotte iniziammo il liceo. Il ritmo giornaliero era il solito: Sveglia alle 6.30 del mattino, bus alle 7.30 e inizio delle lezioni a scuola alle ora 8.10. Ci avevano messo nello stesso corso: Arte e Cultura. Non so perché ma da quando scoprì che era una cosa che a lei piaceva particolarmente, il corso iniziò a piacermi sul serio. Eravamo diventati migliori amici. Ma non i “ normali” migliori amici a cui tutti sono abituati a vedere nei film. Noi eravamo unici. Parlavamo sempre del nostro primo incontro e delle sfide con Jake, studiavamo insieme e spettegolavamo su ogni professore del corso. In particolare mi ricordo il professor Fanbi. Lui si che si poteva definire “professore”. Sapeva alla perfezione le sue materie, Storia e Filosofia, ed inoltre aveva una conoscenza dell’attualità molto ampia. Così oltre ad insegnarci Storia e Filosofia ci insegnava Educazione Civica. Non era il suo unico lavoro, lui faceva anche il counselor e il consulente matrimoniale. Questo gli dava un tocco di rispetto da parte nostra in più a confronto con gli altri insegnanti perché lui ascoltava sempre ciò che noi avevamo da dire sulle cose. Arrivammo in 4 liceo. Io e Charlotte avevamo un indice di popolarità alto a scuola. Così un giorno decidemmo di aprire un blog per poter raccontare la nostra storia e per poter ascoltare quella delle altre persone soprattutto se in difficoltà. Ciò ci favorì come futuri eletti re e regina del ballo della scuola ma non solo! Anche come rappresentanti d’Istituto per l’anno successivo. E così facemmo. Ci candidammo e fin da subito i like su facebook, i voti a favore nostro erano tanti. Diventammo rappresentanti e re e regina del ballo a fine anno. Diciamo che il liceo e l’università sono stati anni davvero felici. A 25 anni mi fu offerto di suonare per una casa discografica. Accettai e ogni giorno per due settimane ci fu il mio primo singolo alla radio. Divenni abbastanza famoso da potermi mantenere e poter mantenere una famiglia. Così la mia vita stava inziando ad andare per il verso che volevo io. Per poter vivere ancora meglio aprii un negozio di musica proprio sotto casa mia. Vendo e costruisco chitarre di ogni genere. Così la mia vita andò avanti per altri 3-4 anni. A 30 anni ebbi abbastanza fegato da comprare un anello da Fittany, la marca più costosa al mondo, e domandare a Charlotte se voleva sposarmi. Stavamo insieme ufficialmente ormai da 12 anni e il tempo per costruire una vita insieme era arrivato. Per non annoiarvi troppo non sto qui a raccontarvi tutti i particolari del matrimonio e degli anni a seguire. L’unica cosa che mi sento di dire è che è stato tutto magnificamente bellissimo e se potessi tornare indietro ripeterei ogni singola scelta, perché tutte le ho prese con il cuore e il cuore non sbaglia mai. Jake accettò di venire a cena da noi. Quando arrivò lo abbracciammo tutti calorosamente come se fosse un nostro familiare molto caro. Infatti lo era ed eravamo felici per ciò, pure lui.

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Capitolo 4
*** Le origini : La vita di Jake ***


Erano gli anni in cui la fede veniva posta come fondamento culturale quando gli spaventapasseri iniziarono a prendere forma. La moda contadina di porre due pali in mezzo a un campo con del fieno e poi vestirlo e dargli un’identità, era tipica delle campagne della ormai estinta civiltà dei Cornacchi. Vivevano esclusivamente di grano e vegetali. Coltivavano,mangiavano e stavano in famiglia, la quale era composta da una trentina di persone. C’era il giorno della festa ,che cadeva esattamente il quarto giovedì del mese ultimo. Qui si riuniva tutto il villaggio per ringraziare del raccolto e per chiedere fertilità per l’anno seguente. Era una tradizione che ormai si tramandava da molte generazioni. Un giorno,però, un gruppo di briganti saccheggiò il villaggio e bruciò i campi proprio in quell’occorrenza. Questo gruppo si faceva chiamare “ I Passeri” perché erano di passaggio ovunque andassero. Non riuscendo a catturarli quella notte, i capifamiglia del villaggio si riunirono per decidere come agire. Alla fine della riunione la decisione fu presa: Mandare il giovane Jake Lancester, abile in battaglia perché prudente coraggioso e forte, nelle Terre Magiche per chiedere aiuto alle streghe esiliate dalla società. Il viaggio era pericoloso e pieno di insidie ma non ci furono grandi problemi per Jake ad arrivare alla meta sano e salvo. Le streghe erano vecchie,brutte,con una voce stridula e con vestiti da considerare stracci da buttare. Puzzavano, come l’aria che si respirava in quel posto. Le Terre Magiche non sono altro che una serie di colline bruciate dal gas e dal fuoco ma soprattutto dalla magia nera. Le streghe risedevano dentro le colline, ognuna di esse era arredata come una grotta oscura: la tipica casa delle streghe nei film. Quando Jake arrivò fu come se nessuno lo vedesse perché nessuno lo considerò. Egli chiese aiuto invano più volte finchè una strega non si girò e gli chiese : “ Chi sei bel giovane? Cosa ti porta fin qui?”; rispose il ragazzo: “ Sono Jake Lancester, vengo dalle Terre dei Volatili per chiedervi aiuto perché il nostro villaggio, quello dei Cornacchi, è stato saccheggiato e questi briganti hanno bruciato le nostre terre! Per favore aiutateci!” Le streghe si girarono tutte. Dopo di ciò vi fu silenzio per più di metà del tempo di un anno lunare. Si riunirono in sede comune a discutere per trovare una soluzione al problema. La risposta che diedero al giovane Lancester fu: “ Noi abbiamo una soluzione ad ogni problema ragazzo. Ogni soluzione però porta una maledizione. I campi trarranno fertilità dalla cenere ogni volta che saranno bruciati, ma tu mio caro sarai trasformato in un uomo con le sembianze di uno spaventapasseri. Verrai collocato sopra due pali in mezzo ai campi di grano per spaventare i Passeri al loro arrivo. Se ami il tuo villaggio questo è il sacrificio che ti chiediamo “. Un po’ titubante per la condizione posta alla soluzione, Jake si sedette a pensare. “ Cosa devo fare? Rinunciare a me stesso per il bene del villaggio oppure no?”. Alla fine accettò. Venne trasformato in questo fantoccio informe e subito collocato in mezzo ai campi di grano i quali iniziarono a essere fertili fin da subito. Il popolo dei Cornacchi, avendo avuto notizia del sacrificio, decisero di far visita alle streghe per patteggiare qualcosa per il bene di Jake che ormai non era altro che uno spaventapasseri. Visto che la tensione tra le streghe e i Cornacchi stava salendo oltre ogni limite e che le streghe non avevano intenzione di fare guerra , decisero di concedere un periodo all’anno in cui Jake poteva usare il cervello e decidere se rimanere spaventapasseri per un altro anno oppure tornare uomo per due mesi. La condizione di ciò era che finito il periodo doveva ritornare spaventapasseri dimenticandosi di quello che aveva passato. Era già qualcosa di guadagnato, ma non così tanto. Una soddisfazione però arrivò quando a un attacco dei Passeri, I Cornacchi videro che Jake li spaventava a morte a tal punto da portarli alla decisione di ritirarsi ed evitare quel villaggio. I Passeri da quel giorno non tornarono più e i Cornacchi fecero di Jake un eroe del villaggio. Gli dedicarono la festa del quarto giovedì del mese ultimo. Infatti ogni anno, si riunivano sotto lo spaventapasseri per ringraziarlo per il gesto compiuto che salvò il popolo dalla fame e dalla rovina. Nacque così Jake lo spaventapasseri.

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