Realizzazione di un sogno

di soel95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo sai il perchè ***
Capitolo 2: *** Risvegli burrascosi ***



Capitolo 1
*** Lo sai il perchè ***


AEREOPORTO WASHINGTON
ORE 22.30
 
Mic se ne era appena andato, aveva deciso di ripartire per l’Australia e di lasciare il colonello MacKenzie. Il loro matrimonio non sarebbe stato semplicemente rimandato… era stato cancellato definitivamente.
Si sentiva decisamente disperata, come se il mondo le fosse crollato addosso; mossa da un desiderio inconscio, prese il cellulare componendo quel numero che ormai conosceva a memoria. Inizialmente il telefono squillò a vuoto, ma quando finalmente sentì la voce dell’uomo dall’altra parte della cornetta, si lasciò andare senza alcuna remore
 
-Vieni da me- le disse semplicemente
-Perché?- l’incredulità nella voce del colonnello invogliò il capitano Rabb a continuare quella conversazione
-Così possiamo parlare…-
-Abbiamo già parlato…- troppo svelta, la risposta gli era stata data troppo rapidamente per convincerlo a demordere
-Non discutere con me…-
-Ho bisogno di una ragione…- poteva percepire una nota di aspettativa in quelle parole; il problema però non stava nei sentimenti provati, quanto nell’incapacità di chi li nutre di esternarli
-La conosci la ragione... pronto?…-
-Si sono qui…-
-Ti aspetto…-
 
APPARTAMENTO DEL CAPITANO RABB
ORE 23.05
 
Sapeva che sarebbe arrivata da un momento all’altro e proprio per questo la stava aspettando; stava diventando insofferente… non riusciva a darsi pace per tutto quello che era accaduto nelle ultime ore, ma questo flusso di pensieri venne interrotto dal suono del campanello.
Con passo svelto si diresse verso l’uscio per aprirlo e consentire così a Mac di entrare; si guardarono intensamente senza riuscire a dire nulla per diversi istanti, infine Harm riuscì a pronunciare le parole che voleva dirle
-E’ tardi… vuoi venire di la nel letto?...- Mac rimase letteralmente spiazzata da questa proposta
-Ah… io non credo sia il caso…-
-E’ solo per stare più comodi mentre parliamo… ma se preferisci possiamo rimanere anche qui in salotto-
-No… va bene di la…- gli rispose dopo averci riflettuto attentamente
Si avviarono verso la camera da letto sedendosi ai capi opposti dei questo perpetrando nel loro silenzio carico di tensione; nessuno dei due sapeva ne cosa dire ne cosa fare per spezzare quel clima che si era venuto a creare. Dopo essersi fatto coraggio fu nuovamente Harm a prendere la parola
 
-Lo amavi?...-
-…- non trovava la forza per rispondergli e del resto… che cosa avrebbe potuto dirgli
-Sarah…- un brivido le percorse la schiena nell’istante in cui lo sentì pronunciare il suo nome
-Io… credo di si…-
-Ne sei convinta?- insistette il capitano
-C-Che cosa centra adesso tutto questo?- chiese con voce rotta dall’agitazione
-E’ importante Mac…- ecco, aveva ripreso a chiamarla per cognome
-Non lo so… fino a qualche settimana fa ne ero fortemente convinta, ma ora non lo sono più…-
 
Era riuscito a intaccare la sua corazza, per questo decise di giocarsi il tutto per tutto… del resto non aveva molto da perdere; inoltre, durante il suo ultimo volo, quando aveva rischiato di perdere la vita, aveva avuto modo di ripensare al suo rapporto con Mac, quel rapporto che durava ormai da cinque anni, ma che non li aveva mai portati da nessuna parte.
 
Eppure, lui era sicuro dei suoi sentimenti nei confronti della collega… ora doveva soltanto capire se anche per lei era lo stesso; decise allora di avvicinarsi lentamente alla donna
 
-Sarah…- disse afferrando le sue mani… gesto alla quale il colonello trasalì tentando istintivamente di porre una distanza tra lei e il capitano; questa volta però…. Harm non era intenzionato a lasciare il discorso a metà, quindi nell’istante in cui Mac si spinse maggiormente verso la testiera del letto, Harm si sedette sui talloni ponendosi perfettamente difronte alla donna
 
-Io… ho aspettato troppo a lungo… avrei dovuto dirti queste cose già quando siamo andati a Sidney ma… non ne avevo il coraggio; ora ho fatto chiarezza dentro di me, e so perfettamente cosa voglio…-
-E cosa vuoi Harm?- gli chiese debolmente
-… te Sarah… è te che voglio- ce l’aveva fatta, finalmente aveva avuto il coraggio di dirglielo… ora doveva solo attendere una sua risposta, un suo gesto… qualsiasi cosa che gli permettesse di intuire i suoi pensieri
-Me?...-
-E’ così… mentirei se ti dicessi che ti ho amata sin del primo momento che ti ho vista… ma mentirei anche se ti dicessi che non ti amo-
-Harm… io- era rimasta completamente senza parole, non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione così diretta da parte di uno come Harm; però quando gli aveva sentito pronunciare le parole ‘ti amo’… il suo cuore aveva saltato un battito mentre sentiva le guance diventare bollenti
 
-Stai parlando seriamente?-
-Non poteri mai raccontarti una menzogna simile Sarah…-
 
‘’Ancora il mio nome, pronunciato da lui sembra così musicale… ma cosa penso, dovrei essere triste per essermi appena lasciata con Mic, invece non riesco a far ‘altro che pensare a te Harm…’’
 
-Se quello che dici è vero… perché hai aspettato tanto tempo prima di riferirmelo?-
-… all’inizio non ne avevo il coraggio, inoltre ero confuso… non sapevo cosa fare per gestire i mei nuovi sentimenti…. Ma quando finalmente ho capito, tu stavi già con Bramby- era sceso nuovamente il silenzio tra di loro… ma entrambi sapevano che con i prossimi scambi di battute, i loro destini avrebbero potuto cambiare…
 
-Non riesci a fidarti di me Sarah?-
-Non lo so… non ci capisco più nulla-
-Permettimi allora di dimostrarti i miei sentimenti… rilassati- e detto questo avvicinò il suo volto a quello del colonnello indugiando ad un niente dalle sue labbra; fece un respiro ed infine congiunse le proprie con quelle della donna che amava lasciandola piacevolmente colpita…

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Capitolo 2
*** Risvegli burrascosi ***


APPARTAMENTO DEL CAPITANO RABB

ORE 23.45

 

Infine si sfiorarono, la distanza di un sospiro, ed entrambi sentirono di essere tornati a casa; stretti tra le braccia dell’altro compresero quale fosse il loro vero posto. Nulla valeva più del piccolo mondo nel quale si erano rifugiati, nulla importava quanto le labbra dischiuse che si cercavano, si inseguivano, vivevano dell’essenza compagna.

Forse il mondo aveva iniziato a ruotare vorticosamente, forse si era arrestato: non ne avevano idea. Le menti avevano cessato di ragionare, il tempo di scorrere ed ogni cosa aveva perso la propria importanza poiché finalmente, dopo anni passati ad inseguirsi, a perdersi e ritrovarsi, potevano stringersi, potevano sentirsi davvero; quante notti avevano trascorso da soli, pur non essendolo per davvero, quante volte avevano ricercato in un volto amico le fattezze di quello amato. Per quanto tempo si erano illusi di non amarsi? Troppo. Semplicemente troppo.

 

«Harm…- un lieve sussurro, una brezza impalpabile, accarezzò l’animo del capitano riportandolo alla realtà; la rivide tra sé e la parete: era sconvolta- cosa ci sta succedendo?» le bocche rosse, gonfie per i baci dati e ricevuti, gli occhi lucidi, liquidi dal piacere, ed i corpi ancora avvinghiati, stretti in un abbraccio passionale

«Quello che per troppo tempo abbiamo rinviato- replicò in modo dolce e deciso allo stesso tempo; lo sguardo fermo, come non glielo aveva mai visto in tanti anni, le mani che la sfioravano, la facevano sentire desiderata, protetta.

«Non sono certa che tutto questo ci porterà da qualche parte» la voce rotta; lei stessa non credeva minimante a quanto appena detto. Tentava di illuderlo, di convincerlo a desistere…no. Lei stessa si stava illudendo: la paura di essere nuovamente respinta, come sul battello di Sidney, di soffrire dopo aver avuto la possibilità di toccare, per un’istante effimero, la vera felicità era troppo opprimente; non avrebbe sopportato di averlo, anche solo per una notte, per poi vederselo nuovamente portare via dagli eventi. Questa volta non avrebbe retto.

«Io non credo Sarah- il suo nome, lo usava così di rado che ogni volta era come un colpo al cuore- non lo credo affatto» le afferrò con decisione il volto rifiondandosi su quelle labbra che aveva a lungo desiderato: affollavano i suoi sogni, tormentavano le sue giornate e lo perseguitavano dovunque andasse; più e più volte aveva temuto di perdere il suo proverbiale autocontrollo, ma lasciarsi guidare dalla disperazione verso cui lo portava avrebbe significato anche dare un calcio definitivo alla loro amicizia, avrebbe significato rischiare di perderla per sempre. Per lungo tempo non era stato pronto, ora non più; nulla gli avrebbe impedito, questa volta, di dimostrarle l’autenticità dei suoi sentimenti, la forza con cui, violenti, gli esplodevano nel petto.

 

Harm l’aveva stretta a sé con forza, dolcezza. Determinazione. Sentiva il corpo di Mac appiattirsi contro il proprio, percepiva le sue esili mani farsi infine coraggio per accarezzarlo con desiderio crescente; era sull’orlo di un precipizio.

Il primo bottone fu il più difficile da sciogliere: le mani gli tremavano e si sentiva agitato come se fosse la prima volta, le gambe sembravano sul punto di non reggerlo più mentre la mente, libera da ogni preoccupazione, viaggiava leggera verso il suo porto sicuro; si presero un’istante per osservarsi, guardarsi, come se, invero, non si fossero mai visti. In quei momenti fugaci avevano avuto la possibilità di assistere alla reciproca crescita, all’esplodere dei loro sentimenti, all’abbattimento di qualsiasi barriera

«Ti amo Sarah- le soffiò sulle labbra con voce graffiata, arrochita dall’eccitazione e dal desiderio di lei- ti amo con tutto me stesso» quella sera non ci fu più bisogno di parole tra loro, non di senso compiuto per lo meno; ciò che accadde tra quelle quattro mura, ciò che li spinse, vinti dalla passione, sull’ampio letto a due piazze, fu un moto nato dalle profondità dell’anima, un bisogno atavico di ricongiungersi con l’altra metà di sé stessi.

 

I gemiti di piacere invasero in breve tempo l’ambiente, le vesti, sparse sul pavimento, facevano compagnia alle lenzuola abbandonate per il troppo caldo; in quel groviglio di corpi dove si perdeva la cognizione del singolo, le mani vagavano, percorrevano sentieri proibiti accendendo la fiamma della passione. Le labbra mordevano, succhiavano, trasformando la mera fantasia in atto concreto; i colpi decisi di uno sull’altro, la danza ancestrale di uno sull’altro cresceva e si nutriva delle loro emozioni, con le loro emozioni, sino a che non si persero irrimediabilmente. L’esplosione li travolse insieme, come amanti di lunga data, lasciandoli spossati ma euforici, esausti ma pienamente appagati; i rimorsi per quanto accaduto non li sfiorarono in quella notte d’amore priva di stelle, ne li avrebbero raggiunti in quelle a venire, poiché oramai entrambi sapevano che per la loro reciproca felicità l’unica cosa, o meglio, l’unica persona di cui avevano bisogno, era quella stesa placidamente al loro fianco.

«Mi sento come dopo una virata a nove G e mezzo- proruppe Harm mentre riprendevano fiato teneramente abbracciati, le gambe ancora legate tra loro- mi hai steso marine» il suo meraviglioso sorriso ad illuminargli il volto, la risata liberatoria che investì entrambi

«Credevo fossi abituato al volo capitano- si divertì a prenderlo in giro- si vede che devo ricredermi. Stai invecchiando» una mano all’altezza del cuore, stretta tra quelle dell’uomo, gli accarezza il torace con studiata lentezza, ne percorreva i muscoli scolpiti, la linea delle scapole per poi perdersi sulla sua guancia dove una lieve ombra di barba iniziava a fare bella mostra di sé

«Ah… è così che la metti?- finse di alterarsi trascinandola con un singolo gesto fluido sotto il proprio corpo, intrappolandola tra il materasso ed il proprio metro e novantaquattro d’altezza- vediamo quanto sto invecchiando colonnello» le labbra dischiuse di Mac un invito troppo dolce per essere ignorato, troppo stimolante dopo anni interminabili di attesa; poteva finalmente dissetarsi da quelle labbra piene che lo accendevano ogni volta.

 

 

 

APPARTAMENTO DEL CAPITANO RABB

ORE 7.00

 

Un insistente bussare alla porta distolse bruscamente il capitano Rabb ed il colonnello MacKenzie dal placido sonno nel quale erano sprofondati dopo ore interminabili passati ad amarsi, le più belle ed intense di tutte le loro vite; chiunque fosse non sembrava minimamente intenzionato ad andarsene tanto presto.

«Harm… la porta» gli suggerì Sarah con voce ancora impastata dal sonno, accoccolata tra le sue braccia che la tenevano stretta, timorose, quasi, di lasciarla andare

«Sì, ho sentito» la flemma svogliata con cui si diresse all’uscio, vestito di soli boxer, mista al desiderio di riornare all’istante nel caldo abbraccio del suo letto, accanto al corpo della donna più innamorata di tutta Washington, lo pietrificarono sul posto nell’istante in cui, aperta la porta, si ritrovò dinnanzi una faccia radiosa che lo salutò con gioia; «Reneé…» fu l’unica parola che il suo cervello, ancora spento per il sonno ed i residui di una notte d’amore, riuscì a formulare.

 

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