*Sometimes when we touch*

di BrokebackGotUsGood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





 
Prologo







Dio, non ci potevo credere.
Il mio ultimo giorno di riprese con Heath.
Come diavolo era possibile che un'intera estate fosse passata così velocemente, proprio com'era successo per Jack e Ennis? Era davvero arrivato il momento di salutare i prati, i boschi, i fiumi e i monti del Canada, tra cui avevo trascorso dei mesi a dir poco fantastici? E il giorno dopo avrei davvero dovuto separarmi dal mio migliore amico per un tempo indeterminato?
Cazzo, ancora non riuscivo a rendermene conto.
Fino a quel giorno avevo cercato di non pensarci per evitare di esser preso da un moto di malinconia assurda e c'ero riuscito, più o meno, ma, ora che quel giorno era definitivamente arrivato, tutto ciò che avrei voluto fare era riavvolgere il nastro del tempo e ricominciare le riprese da capo, per quanto dure e complicate esse fossero state; non avrei saputo precisare cosa mi avesse così profondamente segnato nel girare quel film, se i panorami mozzafiato che davano la sensazione di essere sospesi in un mondo parallelo, la struggente e coinvolgente storia di Jack e Ennis o le fantastiche persone che avevo avuto l'onore di conoscere, ma il solo pensiero che fosse già tutto finito mi causava ogni volta una terribile fitta allo stomaco.
Ciò che sapevo assolutamente per certo era che avrei conservato il ricordo di quell'estate come uno dei più belli della mia vita e che mi sarei tenuto in contatto con Heath, questo era poco ma sicuro.
Con lui mi ero trovato tremendamente bene sin dal primo giorno in cui ci eravamo ri-presentati (avevamo già scambiato qualche chiacchiera ad un provino per ''Moulin Rouge'' anni prima) e, approfondendo la nostra conoscenza, si era creata una bellissima sintonia, fino a trasformarsi in una forte amicizia; avevamo parlato un sacco tra un ciak e l'altro e ogni minuto libero lo avevamo trascorso insieme, ridendo, scherzando e confrontando le nostre opinioni (completamente divergenti la maggior parte delle volte, ma proprio il fatto che fosse esattamente il mio opposto mi aveva spinto a volerlo conosere sempre più a fondo), e solo con lui ero riuscito ad essere me stesso sin dalla prima frase scambiata, perciò era lecito che mi sentissi molto giù all'idea di non rivederlo almeno fino a quando non saremmo dovuti andare in tour promozionale insieme ad Ang e tutto il cast, anche perché io dovevo ancora terminare Proof e fino ad allora sarei stato piuttosto impegnato. 
Magari però sarei riuscito a fare una capatina sul set, giusto per vedere come se la sarebbe cavata Heath con le scene dopo la morte di Jack, anche se non avevo ombra di dubbio sul fatto che sarebbe stato fantastico come sempre.
Era un attore eccezionale, lo ammiravo tantissimo e, oltre ad esser rimasto impressionato dal talento che aveva dimostrato di avere anche quando era solo un adolescente, mi piaceva da matti osservare i suoi movimenti, i suoi gesti e le sue espressioni, che rendevano il suo modo di recitare unico e inimitabile ed erano perfettamente in grado di trasmettere al pubblico ogni singola emozione del personaggio che interpretava: anche per quello ero impaziente di vedere il film ultimato, non vedevo l'ora di godermi dall'esterno la sua interpretazione. 
-Finalmente! Ti ho cercato dappertutto!-.
Sobbalzai violentemente quando sentii la voce divertita di Heath alle mie spalle e una sua pacca sulla nuca, che mi fece girare di scatto verso di lui. 
-Cristo, vuoi uccidermi, per caso?- lo rimproverai ma con tono scherzoso, ridendo poi sommessamente come fece lui. -Perché mi stavi cercando?-
-Ang mi ha detto di venire a chiamarti per l'ultima scena, ma in roulotte non ti ho trovato-.
Ecco, è arrivato il momento.
In effetti mi ero isolato un po' dal punto in cui avremmo dovuto girare, ma solo perché avevo bisogno di stare un po' da solo e ripensare a tutto quello che avevo passato quell'estate, anche se l'improvvisa comparsa di Heath non mi era dispiaciuta per niente (se non per il motivo per cui era venuto a chiamarmi).
-Ah, beh... stavo dando un'ultimo saluto al paesaggio, in caso non riuscissi a tornare per le tue scene- risposi, abbassando gli occhi sull'erba, senza riuscire a mascherare un po' di tristezza. -Ancora non riesco a credere che abbiamo terminato. O almeno, che io abbia terminato-.
Lui si fece più serio, avvicinandosi per passarmi un braccio attorno alle spalle e scrollandomi leggermente. -Lo sai che ci rivedremo presto, vero?-.
Tornai a guardarlo, rimanendo un attimo spiazzato per quanto fosse profondo il suo sguardo, e feci un mezzo sorriso, annuendo. -Sì, certo, ma...insomma, mi mancherà svegliarmi la mattina in una roulotte con il suono dell'acqua del fiume, venire sul set a cavallo, fare colazione tutti insieme tra gli alberi o...o sentire i versi di quelle stupide pecore-.
Ridemmo entrambi all'ultima frase, poi lui mi diede una veloce scompigliata ai capelli a cui cercai di sottrarmi senza riuscirci, mentre pensai che avrei voluto dirgli le cose come stavano realmente, ovvero che del fiume e degli alberi, in quel momento, non me ne fregava proprio un accidente e che il vero problema era che non avrei voluto separarmi da lui, ma per qualche motivo non ne ebbi il coraggio.
-Guarda il lato positivo: finalmente rivedrai Kirsten. E poi vedrai che una volta negli States non ci penserai più, avrai la mente completamente occupata dal lavoro...- disse. -...Anche se non è una cosa bella fino in fondo, ma tralasciamo i dettagli-.
Risi di nuovo, solo con lui lo facevo così tanto, così come solo lui riusciva sempre a trovare qualcosa da dire per tirarmi su di morale e per questo non lo avrei mai ringraziato abbastanza. 
Poi non resistetti oltre e, spinto da un improvviso bisogno d'affetto, lo abbracciai, sentendolo ricambiare subito e perfino aumentare la stretta.





-Non ce la faccio, Ennis, è inutile. Figlio di puttana che non sei altro. Avessi almeno la forza di lasciarti...-.
Heath si voltò lentamente verso di me, prossimo al pianto. -Perché non lo fai...? Perché non mi lasci in pace?! E' per te che mi sono ridotto così!-. Si portò una mano sugli occhi, tentando invano di fermare le lacrime. -Ho fallito in tutto, non...non valgo niente...!-.
E scoppiò definitivamente a piangere, cosa che mi spezzò il cuore e mi fece avvicinare a lui per abbracciarlo, ma appena lo toccai venni bruscamente respinto.
-Lasciami stare!!-.
Non mi arresi e provai di nuovo, avvolgendo le mie braccia attorno alle sue spalle e stavolta lo sentii aggrapparsi saldamente alla mia giacca, continuando a piangere e tremando leggermente mentre gli sussurravo di calmarsi.
-Calmati...calmati...Cazzo, Ennis!-
-Non ce la faccio più, Jack...non ce la faccio più!-.
Passò qualche altro secondo in cui restammo abbracciati, finché lo ''STOOOP!'' di Ang annunciò definitivamente la fine delle riprese per Jack Twist e, di conseguenza, mi fece salire un fastidioso groppo alla gola.
-Fantastica, assolutamente fantastica...complimenti, ragazzi, ottimo lavoro!- esclamò il regista entusiasta, dando una pacca sulla spalla a entrambi; noi lo ringraziammo, anche se io con un sorrisino piuttosto tirato, ma a lui andò bene lo stesso e, dopo averci fatto un occhiolino, tornò verso la troupe per dare qualche indicazione.
Mi tolsi il cappello da cowboy e mi voltai verso Heath, sospirando con rassegnazione e sollevando le spalle. -Beh, è finita...-
-Già...-
-Sei stato grande-
-Anche tu-.
Seguì un opprimente silenzio, dovuto probabilmente alla riluttanza di entrambi nell'accettare che le strade di Jack ed Ennis si sarebbero separate, così come le nostre, per il momento.
-Ma, hey, non buttiamoci giù ora!- disse lui dopo qualche altro istante, dandomi un leggero pugno sulla spalla. -Tu parti domani pomeriggio, no? Hai ancora un po' di tempo da passare con noi-.
Con te, soprattutto.
-Sì, è vero- risposi con un sorrisino un po' più sollevato, che poi, come succedeva sempre per motivi a me completamente ignoti, svanì subito non appena Michelle si avvicinò a noi; in teoria anche lei aveva finito con le sue scene ma, naturalmente, aveva preferito rimanere sul set per stare accanto al suo nuovo fidanzato (ovvero Heath), a cui stava appiccicata praticamente ventiquattro ore su ventiquattro e la cosa, davvero non sapevo perché, mi dava parecchio fastidio.
Non avevo nulla contro di lei, ma probabilmente mi innervosiva il fatto che quando lei e Heath erano ancora semplici amici non osava mai interrompere uno dei nostri momenti insieme, mentre negli ultimi periodi era capitato più volte che facesse la sua comparsa nel bel mezzo di una delle nostre chiacchierate (che per me erano sacre) o durante le nostre passeggiate tra i prati (sacre allo stesso modo), venendo a reclamare il suo amato senza il quale non poteva vivere per più di tre minuti consecutivi.
Insomma, non mi andava giù che il mio tempo con Heath si fosse drasticamente ridotto a causa sua, ma questa era una cosa che non avrei mai detto a nessuno dei due, ovviamente. 
Però dovevo cercare di essere ragionevole, anche perché anch'io avrei trascurato un po' il mio migliore amico per stare con Kirsten.
Forse.
-Ciao, ragazzi! Avete finito?-.
Annuimmo entrambi e Heath le si avvicinò per darle un bacio veloce, lasciandole poi una mano sulla spalla. -Sì, ma Jake parte domani, quindi dopo pensavamo di andare a bere qualcosa. Non ti dispiace, vero?-.
Ho sentito bene...?
Lessi chiaramente la leggera delusione sul viso di Michelle, mentre io provai un lieve senso di vittoria, anche perché non mi sarei mai aspettato che lui avesse già quel programma in mente e la cosa non poté che farmi estremamente piacere.
-No, certo- rispose la ragazza, ma il sorriso che aveva poco prima era già scemato, anche se stava cercando di sembrare indifferente. -Io andrò a fare un po' di compagnia a Linda-.
-Bene- disse lui, dandole un buffetto sul naso. -Ora noi andiamo a cambiarci, tu aspettami nella roulotte, mh?-.
Lei annuì e salutò me con un cenno del mento che ricambiai, poi, quando fu abbastanza lontana, guardai Heath con aria interrogativa ma divertita. -E quand'è esattamente che avremmo deciso di andare a bere qualcosa?-.
Fece una breve risata. -L'ho deciso io ora-
-Ma...sei sicuro? Voglio dire, non sei costretto a...-
-Jake- mi interruppe, ora più serio. -Probabilmente questa sarà l'ultima serata che passeremo insieme qui in Canada, voglio trascorrerla come si deve-.
Feci un sorrisino addolcito, convincendomi sempre di più che la nostra amicizia era una delle cose più belle che mi fossero mai capitate: all'inizio dell'estate ero già convinto sul fatto che mi sarei trovato stupendamente con un ragazzo solare (per quanto a volte potesse sembrare serio e introverso), divertente e maturo come Heath, ma non avrei mai immaginato che mi sarei affezionato così tanto a lui, a tal punto da non poter più fare a meno di averlo intorno.
Ricambiò il sorriso e ci voltammo per incamminarci verso i camerini, ma Ang ci fermò raggiungendoci di corsa. -Guys, aspettate un attimo, prima di andare!-.
Ci girammo verso di lui e vidi Heath alzare gli occhi al cielo per un secondo, probabilmente esausto per la lunga giornata di lavoro e per niente voglioso di sentire qualunque altra cosa riguardasse le riprese, mentre io, stranamente, avrei continuato a girare fino alle tre del mattino pur di ritardare il momento della partenza.
Ma così salterebbe la serata con Heath.
Mh, giusto.
Ang, muoviti a dire quel che devi dire.
-Spero che non mi odierete per questo, ma...-. Ecco, dobbiamo rifare qualcosa, che palle! -Nel rivisionare le sequenze precedenti, questa mattina ci siamo accorti di qualche piccola imperfezione nella scena del bacio nella tenda: le luci non sono state disposte correttamente e il tuo viso, Jake, appare in ombra per la maggior parte del tempo, inoltre c'è qualche disturbo dell'audio di cui non riusciamo a comprendere le cause. Mi dispiace dirvi che siamo costretti a rifarla, ma ci metteremo un attimo-.
Oh.
Ok, non mi aspettavo proprio quella scena.
Era stata una delle prime che avevamo girato e, dal momento che io e Heath non ci conoscevamo ancora bene, era stata alquanto imbarazzante e ci eravamo sentiti piuttosto a disagio: Heath forse aveva avuto minori difficoltà, perché Ennis doveva sembrare molto insicuro e impacciato e alla fine era esattamente come si sentiva nella realtà, mentre io avevo dovuto fare uno sforzo abnorme per apparire calmo e sereno e soprattutto riuscire a guardarlo dritto negli occhi, quando invece ero agitato all'inverosimile al pensiero che di lì a pochi istanti avrei dovuto baciarlo; poi d'accordo, mi ero reso conto che era stato semplicemente come baciare un altro essere umano, ma io e Heath non avevamo più avuto il coraggio di scambiarci qualche frase di senso compiuto senza venire sopraffatti dall'imbarazzo fino al mattino successivo, e non è che morissi dalla voglia di rivivere l'esperienza.
Era una cosa che non ero mai riuscito a spiegarmi, però: sapevamo perfettamente che era solo un film e che tutto ciò che avremmo dovuto fare sarebbe stato seguire il copione, in fondo entrambi l'avevamo considerata come una qualunque scena d'amore ed eravamo sempre stati molto professionali da quel punto di vista, eppure, quella volta, qualcosa ci aveva quasi fatto entrare nel panico. Va bene che non avevamo mai baciato un altro ragazzo prima d'allora, ma addirittura non riuscire a parlarci...
-Rifarla...?- domandammo all'unisono, scambiandoci poi un'occhiata incerta, e Ang annuì con il suo solito affabile sorriso a trentadue denti, costantemente stampato in faccia anche nelle situazioni in cui non c'era proprio niente da sorridere.
-Non è un problema per voi, vero?-.
Lo era? Forse no.
Forse, ora che avevamo approfondito e rafforzato il nostro rapporto, sarebbe stato diverso e non ci saremmo fatti così tanti problemi, anche perché si era sviluppata una certa complicità tra di noi ed ero sicuro che, se proprio dovevamo rifare la scena, non sarebbe certo stata una tragedia.
Infatti entrambi ci ritrovammo a scuotere la testa in segno di negazione.




Invece si sarebbe rivelato un problema bello grosso, anche se io non ne avevo ancora la più pallida idea, e quella sera si sarebbe avviata una serie di reazioni a catena che mi avrebbero segnato per sempre.
Ormai era completamente buio, il fuoco scoppiettava vivacemente nell'accampamento, Heath era seduto su uno dei tronchi vicino alle fiamme e io attendevo all'interno della tenda, a torso nudo (come prevedeva il copione) e stavo imprecando mentalmente affinché Ang e la troupe si dessero una mossa per cominciare a girare, perché non si stava esattamente come in una sauna e il fatto di essere senza maglia non giocava a mio favore.
L'unica cosa che mi rallegrava era che l'agitazione e il nervosismo non si stavano facendo sentire così tanto come la prima volta (ma non erano del tutto assenti) e mi convinsi definitivamente che ciò era dovuto alla chimica creatasi tra me e Heath, ma dovevo aspettare il momento vero e proprio per cantare vittoria: magari, una volta di fronte a lui, avrebbe cominciato a prendermi l'ansia.
Anche se continuavo a ripetermi che non ce n'era motivo.
-Bene, pronti per iniziare!- ci avvisò finalmente Ang, facendo mettere le telecamere in posizione e sedendosi poi sulla sua sedia pieghevole; non appena sentii l' ''azione!'', mi sistemai sul sacco a pelo, mentre Heath gettò un ceppo nel fuoco per alimentarlo.
Aspettai.
Dopo qualche istante, in cui Ennis doveva esitare e farsi coraggio per raggiungere Jack nella tenda, sentii i suoi passi indecisi venire verso di me.
Seguì il copione per filo e per segno: si tolse il cappello e se lo portò sul ventre come una sorta di scudo protettivo, da persona insicura quale era il suo personaggio, si chinò per entrare nella tenda e cercò di mantenere lo sguardo sul mio senza riuscirci; io gli posai una mano sul braccio, gli tolsi il cappello di mano e gli accarezzai una guancia.
Ok, è il momento, mantieni la calma.
Ma il mio cuore aveva già cominciato ad accelerare e aumentò ulteriormente di velocità quando eliminai la distanza tra le nostre labbra: solo in quel momento mi accorsi davvero di quanto fossero calde e morbide e che, in realtà, non avrei voluto che si staccassero dalle mie così presto come invece dovettero fare. 
-Scusa...- sussurò piano quando ci separammo.
-Niente, niente. Tranquillo- risposi allo stesso modo, tirandolo poi giù con me affinché si sdraiasse appoggiandosi al mio petto; contro ogni mia aspettativa e contro la mia volontà, la testa iniziò ad andarmi in tilt quando prese ad accarezzarmi il petto, il viso e di nuovo il petto, per poi tirarmi leggermente verso di sé per farmi capire di andargli sopra e, Dio, giuro che non sapevo cosa diamine mi stesse succedendo, ma non avevo mai avuto lo stomaco così in palla come in quel momento.
Lo baciai con un po' più di foga, tenendolo fermo contro di me, e mi staccai poco prima di sentire lo ''STOP!'' del regista.
Ma non scesi subito da lui, così come lui non si spostò: ci guardammo intensamente per qualche secondo e non avrei saputo dire cosa passò esattamente in quello sguardo, ma una marea di sensazioni mi attraversarono tutto il corpo insieme ad un brivido, che sapevo per certo non essere dovuto al freddo.
-Va...va tutto bene?-.
Mi risvegliai dalla spece di ipnosi in cui i suoi occhi mi avevano intrappolato, mi diedi dell'idiota e gli scivolai velocemente di fianco, le guance che andavano a fuoco. -S-sì, scusa-.
Ci risiamo, di nuovo quell'imbarazzo opprimente! Ma cosa cazzo aveva quella scena di così devastante da lasciarci scombussolati dopo dei baci finti?! 
Inoltre mi stavo rendendo sempre più conto che non volevo partire il giorno seguente, non volevo lasciarlo e non volevo dover tornare a casa, dalla mia ragazza, dalla mia vita.
Cristo, non era normale, e lo era ancora meno il fatto che tutto ciò a cui riuscivo a pensare era di volerlo stringere di nuovo.




Annullammo la serata che avremmo dovuto trascorrere insieme, con la scusa che eravamo stanchi e che comunque avremmo avuto tutta la mattina seguente per recuperare; fortunatamente lo facemmo davvero e passammo tutto il tempo insieme fino all'ora della mia partenza, che arrivò più velocemente di quanto mi fossi aspettato.
Io e Heath ci salutammo con un abbraccio e una pacca sulla spalla, ''Ci vediamo presto'', ''Vengo a trovarvi, se riesco'', ''Sì, mi farebbe piacere''. Ma entrambi sentivamo che qualcosa di non ben definito si era smosso dentro di noi, qualcosa che avremmo capito molto più avanti, ma di cui per ora non conoscevamo le cause né avevamo idea della sua travolgente potenza, che ci avrebbe portati sulla strada del non ritorno.
Quel pomeriggio presi l'aereo per Los Angeles, trascinando con me, oltre ai miei bagagli, una miriade di pensieri, dubbi e domande a cui non sapevo dare una risposta; non sapevo ancora che, a partire da quel giorno, la mia vita non sarebbe più stata la stessa.













Salve people :D 
Come prologo non è il massimo, lo so, e credo di aver scritto da cani. Spero che ci abbiate capito qualcosa :c 
Anyway, l'obiettivo principale è quello di far scoprire piano piano a Jake e Heath di provare qualcosa l'uno per l'altro, qualcosa che però verrà ostacolato dalla vita che entrambi si erano già creati prima di questa scioccante scoperta. Non so cosa ne verrà fuori, potrei anche decidere di cancellarla dopo due capitoli, ma...vedremo :c 
Intanto sto lavorando anche su una AU di cui però non dico ancora niente :P 
Bacioni e siate clementi *si nasconde*

P.S. Ho cambiato nick ma sono sempre Melissa :3

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Capitolo 2
*** I ***


I






Durante le settimane successive cercai di non pensare a tutte le inusuali e inspiegabili sensazioni provate durante e dopo quel bacio, ritenendole pressoché prive di rilevante significato e, una volta terminato Proof, focalizzai completamente la mia attenzione su Kirsten e su com'era sempre stata la mia vita prima di girare Brokeback.
E funzionò, almeno in parte.
Cominciai a riadattarmi al ''mondo normale'' e ripresi le abitudini che, naturalmente, sulle montagne canadesi avevo dovuto abbandonare: corse mattutine, uscite con gli amici, interviste, serate trascorse sul divano davanti ad un film e...beh, inutile negare che non mi era dispiaciuto per niente riprendere anche l'attività sessuale, che con Kirs non era mai mancata ed era sempre stata piuttosto appagante e soddisfacente, ma tralasciamo i dettagli.
Però questo ritorno alla normalità, e non c'era niente che potessi fare al riguardo, col passare dei mesi mi fece inevitabilmente venire un'assurda nostalgia dei monti e della vita da cowboy.
Putroppo alla fine non avevo fatto in tempo a fare un salto sul set per le scene finali di Ennis, ma c'era di buono che Heath almeno lo avevo sentito ogni tanto per telefono, quando sia io che lui non avevamo avuto niente da fare, e ci eravamo visti quando era capitata l'occasione (troppo raramente per i miei gusti), ma non era la stessa cosa: avevo tantissima voglia di vederlo più spesso, di stare con lui per un periodo molto più lungo di qualche ora una o due volte al mese, per questo pregavo che arrivasse il momento del tour promozionale e dei vari eventi a cui avremmo partecipato, sperando che tra questi ci sarebbe stata anche la cerimonia di qualche premio importante.
Brokeback era stato ultimato con successo e con grande soddisfazione da parte di Ang e di tutti i membri del cast, l'uscita nelle sale cinematografiche era prevista per il 9 dicembre e io già ero tremendamente impaziente di vedere cosa eravamo riusciti a creare io e Heath (e anche Michelle, Anne e gli altri, certo): sul fatto che sarebbe stato un successo non avevo dubbi, così come ero sicuro che avrebbe fatto riflettere molte persone sul significato che poteva avere un amore così profondo come quello tra Jack e Ennis, un amore che cercava di lottare e di restare in piedi nonostante le difficoltà e la distanza ma che, purtroppo, era stato messo a tacere dall'ignoranza della società di quei tempi, che non accettava e non voleva credere nell'esistenza di un legame di quel genere tra due persone dello stesso sesso; certo, sapevo benissimo che avrebbe suscitato anche scalpore in molte parti del mondo, ma non si poteva pretendere che tutti capissero e comunque l'importante era che noi ne eravamo estremamente orgogliosi, ci avevamo messo l'anima e ci avevamo creduto fino in fondo.
O almeno, per me era così.
-Amore? Hai finito con i piatti?- mi chiese Kirsten dal salotto, facendomi sobbalzare leggermente: non sapevo perché, ma lavare i piatti mi rendeva insolitamente pensieroso.
Posai la spugna sul ripiano e mi asciugai le mani con lo straccio lì vicino. -Uhm...sì, perché?- 
-Vieni sul divano con me, mi sento sola!- disse con tono supplicante e io feci una risata sommessa e divertita.
-Va bene, arrivo subito!-.
Spensi la luce e uscii dalla cucina, direttamente collegata con il soggiorno, per poi raggiungere Kirs e sedermi accanto a lei sul divano; lei si sdraiò e appoggiò la testa sulle mie gambe, io le circondai la vita con un braccio e con la mano libera presi ad accarezzarle i capelli, mentre sullo schermo della tv scorrevano le immagini di quello che capii essere un film storico.
-Che film è?-.
Alzò lo sguardo su di me, guardandomi stranita con un sopracciglio inarcato. -Come ''che film è''? Guarda bene!-.
Compresi solo quando entrò in scena Russell Crowe in una grande arena, con il pubblico che gridava entusiasta il soprannome di ''Ispanico''.
-Ah, Il Gladiatore! Mi scusi, signorina, se non l'ho capito dopo un solo minuto che sono arrivato qui- dissi con tono scherzoso, facendola ridere.
-Beh, dai, ci si poteva arrivare-
-Se se, come vuoi-.
Rise un'altra volta e si sollevò un istante per raggiungere le mie labbra, che unii subito alle sue, posandole una mano sulla guancia e l'altra sulla schiena.
Nonostante il breve attimo di scombussolamento vissuto sul set quando avevamo rifatto la scena del bacio, in cui avevo pensato di non voler tornare a casa, mi erano mancati i nostri momenti insieme e con lei stavo davvero bene (non a caso eravamo insieme da più di due anni, ed era la relazione più lunga che avessi mai avuto); non avevo idea di cosa mi fosse preso quella volta, ma continuavo a pensare che si fosse trattato solo del fatto che mi fossi reso davvero conto che avevo terminato definitivamente con il film più importante della mia carriera, anche perché non c'erano altre spiegazioni logiche.
Ma in quel momento riuscii a dimenticarmi di Brokeback per un po' e non c'era nient'altro a cui volessi pensare al di fuori di Kirsten, anche perché aveva un'incredibile capacità di leggermi dentro, proprio come Heath, e se ne sarebbe accorta subito se qualcosa non andava in me.
Senza quasi rendermene conto aumentammo la foga del bacio, lei si sedette a cavallo del mio bacino e il film in tv, che in fondo avevano già fatto cinquantamila volte, perse qualunque importanza; mentre lei cercò a tentoni il telecomando per spegnere, io scesi con entrambe le mani sui suoi fianchi e me la tirai contro ulteriormente, gesto che non disdegnò affatto e che, anzi, assecondò, mettendoci pure del suo e prendendo a sollevarmi lentamente la semplice maglia nera che indossavo.
Anche io cominciai a fare lo stesso con la sua, capendo ormai come avremmo voluto che si concludesse la serata e, quando ci ritrovammo entrambi solo con i pantaloni addosso, ci stendemmo piano per non ammazzarci in uno spazio stretto come il divano, ma qualche secondo dopo il mio cellulare squillò sul tavolino di fianco a noi, facendo sussultare entrambi.
-Mmhh ma che palle!- si lamentò lei, correlandoci uno sbuffo scocciato. -Possibile che la gente ti deve chiamare sempre nei momenti meno opportuni?!-.
Sbuffai anch'io, alzando le sopracciglia e facendole capire di essere perfettamente d'accordo con lei, ma pensai che magari poteva essere importante e allungai un braccio per leggere il nome del seccatore sul display.
Ma non pensavo di leggere quel nome.
Ad un tratto mi dimenticai di tutto ciò che mi circondava e smisi quasi di pensare, fu come se io e Kirs non avessimo mai incominciato a fare niente e un moto di euforia improvvisa mi colpì il petto e lo stomaco, tant'è che mi alzai dal divano sotto lo sguardo interrogativo e per niente contento della mia ragazza.
-Che hai? Si può sapere chi è?- domandò irritata, aggiustandosi una spallina del reggiseno.
-Scusa amore, è Heath, devo rispondere- dissi frettolosamente, rimettendomi la maglia e dirigendomi a passo veloce verso la veranda; la sentii sospirare con fare esasperato e riaccendere la televisione, mentre io, una volta uscito, presi la chiamata.
-Heath, ciao!- dissi allegramente, con un sorriso che andava sempre più crescendo sulle mie labbra. -Finalmente ti fai sentire, è da quasi una settimana che non dai segni di vita!- 
-Ciao, Jake! Dio, scusami, è che ho avuto un sacco da fare, non ne hai idea...- rispose con una mezza risata. -Come te la passi?-
-Benone, ora che non ho più impegni di nessun genere posso concedermi un po' di relax fino al tour-
-Ed era anche ora, tu lavori troppo!-.
Aprii la bocca con finta indignazione, anche se non poteva vedermi. -Oooh, certo, parli proprio tu?-.
Lo sentii ridere e, Dio, mi piaceva troppo sentire la sua risata, anche solo tramite telefono, ed era un pensiero che mi aveva attraversato la mente più volte da quando lo conoscevo. In qualche modo mi faceva sentire a casa, mi trasmetteva calore e...non lo sapevo...voglia di stargli vicino.
-Va bene, colpito...cambiamo argomento-
-Sì, è meglio-
-Hai saputo la data d'uscita di Brokeback?-.
Mi sedetti su una delle piccole poltrone in vimini che circondavano un basso tavolino di legno e accavallai le gambe, prendendo poi a giocherellare distrattamente con un lembo della mia maglietta. -Mhmh, 9 dicembre. Noi però lo vedremo a Venezia a settembre e già non sto più nella pelle-
-A chi lo dici...è stata davvero un'esperienza fantastica girarlo e voglio proprio vedere quello che siamo riusciti a portare sullo schermo-
-E' esattamente quello a cui ho pensato io, e sono sicuro che abbiamo fatto un ottimo lavoro. O almeno, sul fatto che tu sia stato fantastico non ho dubbi-. 
Mi resi conto solo un momento dopo di aver pronunciato l'ultima frase ad alta voce, infatti ne seguì un breve silenzio in cui riuscii a immaginarmelo mentre abbassava lo sguardo e faceva uno dei suoi adorabili mezzi sorrisi, tipici di quando si sentiva in imbarazzo dopo aver ricevuto complimenti che, secondo lui, non meritava per niente.
-Grazie...Ma non sono stato poi così bravo, anzi, mi sopravvaluti- disse infatti, e ormai conoscevo troppo bene quella solfa, così come sapevo che in fatto di autostima era sempre stato a livelli pari all'1%. 
-Se se, ''sono un pessimo attore'', ''non so recitare'' e bla bla bla...- lo presi scherzosamente in giro, facendo una breve risata e sentendolo ridere a sua volta.
-Hey! Sfotti pure, sai?-
-Ma lo sai che mi diverto-
-Beh, io no, quindi piantala, se non ti dispiace-.
Come tutti gli altri momenti, adoravo anche quelli in cui ci stuzzicavamo e ci prendevamo per il culo, cosa che avevamo fatto praticamente dai primi giorni di riprese, data la grande confidenza che già ci davamo allora; ci veniva naturale e spontaneo, a nessuno dei due dava veramente fastidio e, anzi, ci divertivamo a farlo spesso, mentre sapevamo che, con altre persone, ci saremmo irritati parecchio se avessero scherzato con noi come facevamo io e lui.
Tra noi, invece, non era mai successo.
Non c'era ancora stata una volta, non che ricordassi, in cui me la fossi presa per qualcosa che aveva detto lui o viceversa, e questo era uno dei tanti elementi che mi aveva fatto capire che si sarebbe instaurato un'interessante, bellissima, forte amicizia.
-Scherzi a parte- continuai, tornando serio. -Sto solo cercando di farti capire che non sono gli altri a sopravvalutarti, ma sei tu a non voler riconoscere il tuo talento e a non vedere quello che riesci a creare ogni volta che porti un personaggio sullo schermo. Da quando ti conosco sei diventato come un modello per me, una costante ispirazione, e mi fai venir voglia di essere un attore migliore-.
Ok, non avevo idea di cosa avessi quella sera, ma era la seconda volta nell'arco di una sola telefonata in cui gli facevo una caterva di complimenti che non avevo mai avuto il coraggio di dirgli, nonostante li avessi sempre pensati e sprizzassero verità da tutti i pori.
E' tutto più facile quando si è dietro una cornetta, eh?
Altro attimo di silenzio, stavolta più lungo, in cui uno strano formicolio mi pervase lo stomaco in attesa della sua risposta.
Fece una breve risata incredula e leggermente nervosa. -Cristo Jake...che diavolo ti è preso, me lo dici? Vuoi farmi morire, per caso?-.
Abbassai timidamente lo sguardo e ringraziai il fatto che non potesse vedermi. -Eddai, ho solo detto ciò che penso...-
-Non sai quanto mi faccia piacere-.
Già, meno male che eravamo al telefono, perché in quell'istante non ce l'avrei mai fatta a reggere il suo sguardo; non era mai capitato che ci sentissimo così in imbarazzo l'uno con l'altro e non capivo come mai stesse accadendo, anche perché non ci ervamo detti nulla che potesse giustificare quelle reazioni, ma da qualche parte dentro di me sentivo che quella non era una telefonata come tutte le altre, c'era qualcosa di non detto tra di noi che, per qualche motivo, non riuscivamo a dire.
E avrei voluto scoprire di cosa si trattava.
-Da te, invece, tutto bene?- chiesi, cambiando discorso dopo essermi schiarito la voce.
- Oh sì, va tutto alla grande, se non fosse che negli ultimi giorni ho avuto i parenti sia miei che di Michelle costantemente attaccati e non sono riuscito a trovare un attimo di respiro-
-Parenti? Perché, che è successo?-
-E' proprio per questo che ti ho chiamato, oltre al fatto che volevo sentirti, ovviamente: ho una grandiosa notizia da darti, ma non voglio dirtela per telefono-
-Ok, ehm...-
-Sei libero domani pomeriggio?-.
Ammutolii per un secondo, sgranando gli occhi e cercando di non badare al battito cardiaco accelerato di punto in bianco, ma poi non esitai un altro istante, sapendo benissimo quale fosse la risposta ogni volta che si trattava di lui. -Certo, quando vuoi-
-Possiamo vederci all'Urth Caffé intorno alle tre?-
-Sì, va benissimo-
-Perfetto. Sii puntuale, perché non vedo l'ora di dirtelo!-
-Sono la puntualità in persona, dovresti saperlo-
-Sì, è vero...Scusa Jake, vorrei restare a parlare ancora per ore, ma è appena arrivata la sorella di Michelle. Guarda te se mi devo ritrovare parenti in casa anche alle dieci di sera...-.
Risi divertito, non invidiandolo per niente, anche perché avevo provato l'esperienza di una visitina serale da parte dei miei o di mia sorella più di una volta. -Ancora? E' successo davvero qualcosa di importante, allora! Cos'è, partite per l'Antartide, per caso?-.
Rise a sua volta. -Noo, domani te lo dico!-
-Ok, ok, d'accordo...a domani-
-Ciao!-.
Spensi la chiamata con la gioia di averlo sentito ma con uno strano groppo in gola allo stesso tempo, con il presentimento infondato (ma preoccupante) che la notizia che Heath doveva comunicarmi avrebbe comportato grandi cambiamenti, e non tutti positivi.





Ero agitato, troppo, molto più delle altre volte, e non riuscivo a spiegarmelo.
Tutto ciò che sapevo era che non vedevo l'ora di vederlo, Dio, e che l'attesa mi stava letteralmente uccidendo: avrei voluto mandare avanti il tempo con la forza del pensiero, farlo comparire davanti a me con uno schiocco di dita e abbracciarlo per non lasciarlo mai andare, e nemmeno davo particolare peso a quel bisogno quasi ossessivo che non avevo mai avuto prima di allora.
Forse, o quasi sicuramente, era dovuto al fatto che non avessimo avuto occasione di incontrarci da due mesi a quella parte, a causa del lavoro o di motivi di famiglia.
Ma ero arrivato con più di venti minuti di anticipo.
Essendomi fatto prendere dall'euforia e dall'impazienza, avevo deciso di uscire di casa un po' prima dell'orario previsto, anche perché sapevo che altrimenti avrei trascorso il tempo a fissare inesorabilmente l'orologio e in quel modo sarebbe passato ancora più lentamente, mentre avevo pensato che, se fossi stato già sul posto, il momento dell'incontro mi sarebbe sembrato più vicino; invece ora non sapevo cosa fare, stavo camminando avanti e indietro come un'anima in pena di fronte all'Urth Caffé e mi guardavo intorno ogni due per tre nella speranza di avvistare Heath.
Sì, insomma...speravo che anche lui avesse tanta voglia di vedermi quanta ne avevo io, dato che l'ultima volta era stata quasi due mesi addietro, riempiti solo con le telefonate.
E le mie speranze si avverarono del tutto inaspettatamente: dopo dieci buoni minuti passati a percorrere lo stesso tratto di marciapiede, lo vidi arrivare dall'altra parte della strada e un grande sorriso spuntò inevitabilmente sul mio volto, mentre un piacevole calore mi invase il petto e lo stomaco, come succedeva ogni volta che lo vedevo (anche se non ci facevo nemmeno caso).
Sorrise anche lui non appena mi vide e alzò un braccio per salutarmi, come feci a mia volta, poi guardò un po' a destra e un po' a sinistra per assicurarsi di poter attraversare e mi raggiunse correndo leggermente, trovando subito le mie braccia ad accoglierlo, e fu allora che tutto ciò che mi circondava perse ogni importanza.
-Ciao, Jay...- sussurrò contro la mia felpa, stringendomi. -Ho corso come un matto per arrivare più in fretta che potevo...*-.
Sorrisi appoggiandomi alla sua spalla, e nulla avrebbe potuto farmi piacere come quella frase. -Hey, ciao...Non ce n'era bisogno, non sono ancora le tre-
-Beh, non ne potevo più di aspettare e, a dire la verità, speravo proprio di trovarti già qui-.
Ok, ora potevo ritenermi del tutto felice e soddisfatto, anche perché così avevo evitato di apparire come quello smanioso ed impaziente, mentre avevo appena avuto modo di constatare che entrambi avevamo bisogno di quell'incontro allo stesso modo.
Cristo, se mi era mancato.
Fu a dir poco meraviglioso sentire di nuovo la sua stretta attorno a me e mi piacque un sacco il fatto che restammo abbracciati a lungo, come se volessimo recuperare in una volta tutto il tempo che avevamo passato lontani.
Ma dopo un po', con mio grande dispiacere, fummo costretti a separarci per sicurezza, perché sapevamo benissimo che quella era una zona parecchio frequentata dai paparazzi ed era meglio non dar loro qualcosa di cui parlare o che comunque avrebbero potuto travisare, come facevano sempre, d'altronde.
-Forza, entriamo, noi due abbiamo un bel po' di cose da raccontarci!- disse, dandomi un'ultima pacca sulla spalla, e io annuii con fare ovvio.
-Puoi dirlo forte!-.
Mi fece l'occhiolino e mi circondò amichevolmente le spalle con un braccio, poi salimmo i pochi e ampi gradini che portavano a uno spiazzo delimitato da una recinzione bianca, dove erano sistemati degli ombrelloni che riparavano i tavoli dal sole, e ci sedemmo non appena trovammo un angolo libero.
Mi avvicinai al tavolo con la sedia e mi lasciai andare col peso sullo schienale, per poi tirare fuori un attimo il cellulare e rispondere a un messaggio di Kirs, mentre Heath si assicurava di avere il portafogli e le chiavi della macchina; il cameriere, che ormai mi considerava un cliente abituale, arrivò subito dopo averci riconosciuto e ci portò la lista con un sorriso affabile, poi, dopo che fu tornato all'interno, mi concentrai totalmente sul mio migliore amico, ancora terribilmente euforico e incredulo per il fatto che ce lo avessi di fronte.
-Allora, come va? Kirsten? Famiglia?- chiese aprendo il menu.
Dall'allegria perfettamente percettibile nella sua voce si capiva che moriva dalla voglia di darmi la fatidica notizia, ma per qualche ragione non ero sicuro di volerla sapere tanto presto e quindi mi fece piacere il fatto che prima volesse fare un po' di conversazione, anche perché, in fondo, lo scopo principale di quel ritrovo era quello di passare del tempo insieme e parlare di tutto ciò che non eravamo riusciti a dirci per telefono.
Tutto il resto, volendo, avrebbe potuto passare in secondo piano.
-Tutto regolare- risposi, scrollando leggermente le spalle. -Tra me e Kirs procede tutto a gonfie vele, se mia madre non mi chiama ogni giorno il mondo non può continuare a girare, mio padre invece chi lo sente più, mia sorella è sempre la solita rompiballe...Insomma, niente che tu non sappia già-.
Rise sommessamente, e adoravo sempre di più quando lo faceva. -Benissimo, allora-
-Tu, invece?-
-Io? Beh, non potrei essere più felice di quanto lo sia ora: Michelle è fantastica, la convivenza va alla grande e stiamo passando dei momenti bellissimi insieme. Era da tempo che non mi sentivo così sereno, senza pensieri, soddisfatto della mia vita. E' stata una vera e propria manna dal cielo-. Si passò una mano tra i capelli, continuando a sfogliare il menu, mentre io avevo abbassato lo sguardo e mi stavo inconsciamente torturando il labbro inferiore. -Per quanto riguarda i miei genitori...in questi periodi non si sono fatti sentire, se non per qualche telefonata in cui mi hanno chiesto com'è stato girare Brokeback-
-E tu cos'hai risposto...?-.
Mi era uscita spontanea, quella domanda. Volevo sapere anch'io come si era trovato sul set, anche perché era un argomento di cui non parlavamo spesso, anzi, non ci eravamo mai soffermati a discutere nello specifico di quello che avevamo provato a girare quel film e questo, sinceramente, non me lo spiegavo.
Lui ci rimase un istante, non aspettandoselo, ed esitò qualche secondo. -Ho risposto che...che è stata un'estate fantastica, che Ang è uno dei migliori registi con cui abbia mai avuto a che fare e...beh, che non avrei potuto trovare un collega migliore di te-.
Non era molto nemmeno in quel caso, ma a quell'ultima frase non riuscii a trattenere un sorrisino soddisfatto.
Ammettilo, volevi solo sentirti dire qualcosa di carino su di te.
Ma per favore!
-Grazie...- risposi, sentendo un lieve calore alle guance e, poiché avevo tenuto lo sguardo abbassato sul tavolo, non vidi che lui lo aveva spostato su di me e mi persi il suo sorrisino addolcito.





Il viale alberato era calmo e silenzioso, se non per qualche macchina che ogni tanto ci passava accanto mentre camminavamo lentamente lungo il marciapiede; un lieve e fresco venticello lambiva le ampie foglie delle palme, il cielo era completamente privo di nuvole e il sole rendeva il clima ancora più gradevole, ma ciò che mi faceva stare veramente bene era il semplice fatto di trovarmi insieme a Heath, a parlare di tutto ciò che mi passava per la testa e a ridere come riuscivo a fare solo con lui.
Ora stavo davvero bene, mentre i due mesi precedenti erano stati vuoti e quasi insignificanti senza le nostre chiacchierate, i nostri scherzi e le nostre uscite, che speravo ardentemente saremmo riusciti a riprendere regolarmente. Quello era un altro motivo (quello principale, ad essere sincero) per cui rimpiangevo i mesi passati in Canada: sul set ci vedevamo ogni giorno e trascorrevamo insieme ogni minuto libero che ci veniva concesso, senza scadenze, solo noi due in mezzo all'immensità intimidatoria della natura, mentre ora che eravamo tornati a fare i conti con la vita di tutti i giorni era diventato decisamente più complicato trovare del tempo da dedicare a noi, e sapevo che non era colpa di nessuno, ma mi dispiaceva tantissimo.
Per questo, prima di aspettare le prossime due o tre settimane prima di vederlo di nuovo, volevo godermi appieno quel pomeriggio e cercare di farlo terminare il più tardi possibile, magari inviando qualche messaggio alla mia ragazza ogni tanto giusto per non farla preoccupare. 
Dopo quasi un'ora passata a camminare in giro per la città, decidemmo di fermarci un po' in un parco lì vicino, dove passavo solitamente durante le mie corse mattutine: non era mai troppo affollato ed era un ambiente rilassante, ombreggiato da faggi e betulle, l'ideale per chiudere in bellezza la giornata. 
-Com'è che non ho mai saputo dell'esistenza di questo posto?- chiese Heath con un mezzo sorriso, sedendosi accanto a me su una panchina vicino a una piccola fontana.
-Beh, sei qui da decisamente meno tempo rispetto a me- 
-Non hai tutti i torti-
-Possiamo venirci più spesso, se ti va-
-Cos'è, un appuntamento?-.
Improvvisamente divenni serio.
Deglutii, il mio stomaco venne come avvolto in una bolla di calore e per un attimo non fui più in grado di percepire i suoni e i rumori attorno a me, né di proferire parola; Dio, che cazzo avevo? Era solo una battuta!
-Jake, stavo scherzando- disse Heath con tono incerto, stranito dalla mia reazione.
Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di tornare in me. -S-si, lo so, è che...-. Tentai di pensare a una spiegazione convincente che non mi facesse apparire come un idiota totale, ma senza risultati. -...Lascia stare. Piuttosto, qual è la grande notizia che dovevi darmi, dato che in un intero pomeriggio non ci siamo ancora arrivati?-.
Idiota. Idiotaidiotaidiota.
Dissi le paroline magiche, perché sembrò dimenticarsi immediatamente di quell'attimo imbarazzante e un'espressione sorniona si disegnò subito sul suo viso, a cui correlò un lungo sospiro, quasi volesse creare un po' di suspance (e ci riuscì, dato che io ero già in ansia); si sistemò meglio sulla panchina, inizialmente guardando la ghiaia sotto i nostri piedi, poi piantò gli occhi nei miei e mi diede il grande annuncio con un sorriso orgoglioso ed euforico.
-Michelle è incinta-.













*Battuta rubata a Brokeback, nel caso non ve la ricordaste :P (So che nel film la dice Jake, ma in questo caso ci stava nella frase di Heath :P)

Questo capitolo è stato un vero e proprio parto D: Anche se non mi sembra di aver scritto un cavolo di vagamente interessante, ma...anyway.
Tra la scuola (ho avuto verifiche più o meno ogni giorno), vari problemi in famiglia e puntate di Shameless da recuperare (lol) ho avuto pochissimo tempo, e mi dispiace informarvi che sarà così la maggior parte delle volte, quindi vi ringrazio infinitamente per la vostra pazienza :c
Jake, non pensi che ci sia qualcosa che non va in te? :P Il fatto che tu abbia rinunciato al tuo...ehm...momento intimo con la tua ragazza per parlare con Heath è già un primo segnale (unito a tutti gli altri, naturalmente, come il fatto che arrossisci con niente :P). 
Volevo fare un paio di precisazioni:
-anche questo capitolo ha il pov di Jake, perché l'idea iniziale era quella di scrivere tutta la storia unicamente dal suo punto di vista, ma non ne sono ancora del tutto convinta. E' probabile che dividerò la storia in parti, ogni parte composta da tot capitoli con un solo pov, quindi la seconda parte sarà di Heath. 
-non fateci caso se i periodi di riprese dei vari film sia di Heath che di Jake saranno inesatti, sto adattando tutto in base alle mie esigenze.
-Come avrete notato, Heath è totalmente innamorato e preso da Michelle, perciò all'inizio è solo Jake a rendersi conto di provare ''strane sensazioni''. Come cambieranno le cose? Mah! :D 
Un'ultima cosina: per l'abbraccio del capitolo precedente, quello in cui Heath consola Jake prima di girare l'ultima scena, ho preso spunto da queste dolzi fotine <3

 
A presto (o forse non così tanto presto...)
Melissa

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