I could never go on without You.

di CacciatriceDiTramonti
(/viewuser.php?uid=552586)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1-Notte prima degli esami. ***
Capitolo 2: *** Capitolo2-Concerto di Voti ***
Capitolo 3: *** Capitolo3-Tommy ***
Capitolo 4: *** Capitolo4-Addio ***
Capitolo 5: *** Capitolo5-Perchè mi salvi sempre? ***
Capitolo 6: *** Capitolo6-Compagno di ballo. ***
Capitolo 7: *** Capitolo7-Buon Compleanno, Orso. ***
Capitolo 8: *** Capitolo8-Same mistakes. ***
Capitolo 9: *** Capitolo9-Per il suo bene. ***
Capitolo 10: *** Capitolo10-Per il nostro bene. ***
Capitolo 11: *** Capitolo11-Non voglio rovinare tutto. ***
Capitolo 12: *** Capitolo12-Festa di Laurea. ***
Capitolo 13: *** Capitolo13-La Coppa. ***
Capitolo 14: *** Capitolo14-Proviamoci ***



Capitolo 1
*** Capitolo1-Notte prima degli esami. ***


POV Jennifer.

Il suono delicato della mia sveglia mi strappa dal mondo del sogni ed improvvisamente, seppur avvolta dalle coperte, sento freddo, come tutte le mattine. Tiro un braccio fuori dalle coperte ed immediatamente, sul comodino, trovo il cellulare, che tocco più volte alla cieca fino a far smettere la sveglia. Prendo coraggio e mi scopro, infilandomi di corsa la vestaglia rossa. Poi mi alzo. Sblocco lo schermo del telefono per mettere la vibrazione e trovo un messaggio di Liam: “sveglio”. Gli rispondo al volo: “anche io”. Poi mi preparo in fretta, tuta, scarpe da ginnastica, fascia per la fronte, cuffie nelle orecchie, ipod in tasca, coda di cavallo. Scendo al piano inferiore di casa e afferro il guinzaglio di Cocky che mi aspetta scodinzolante, per poi uscire nel freddo invernale. Cocky inizia già a correre felice sulla spiaggia, nonostante siano passate da poco le sei del mattino, e la luce del sole non sia ancora completamente alta nel cielo, oggi sereno. Lo tiro più volte verso di me, perché per quanto io stia andando veloce, ancora non riesco a correre, devo scaldare i miei muscoli.
In dieci minuti sono davanti casa di Liam, che proprio in quel momento esce, tenendo al guinzaglio il suo Thor.
-mi metti i brividi- gli dico distogliendo lo sguardo dalla sua figura. È vestito con una maglietta a mezze maniche e  un paio di pantaloncini. Scaldamuscoli e scarpe da ginnastica. Fascia per la fronte, cuffie nelle orecchie e ipod in tasca.
-e tu non guardarmi- mi dice in tutta risposta muovendosi in avanti. Camminiamo per cinque minuti, dopodichè iniziamo a correre aumentando gradualmente l'andatura, e facendo scatenare di conseguenza i nostri cani.
Corriamo per quasi un'ora, ed alle 7, come al solito, ci troviamo a metà strada tra casa mia e casa sua, seduti sul ponte che porta nell'acqua, con i piedi a penzoloni.
-verrai stasera da Josh?- mi chiede Liam con gli occhi quasi chiusi a causa del troppo sole, che ora è alto e luminoso nel cielo.
Scuoto la testa -ho un esame domani, lo sai-
Lui sbuffa -e dai Jen, te ne vai presto, ma vieni- mi supplica, ma io scuoto di nuovo la testa.
-no Liam, no, stasera voglio ripassare, e andare a dormire presto, domani devo essere riposata e concentrata, altrimenti va a finire male- ribadisco.
Liam sbuffa di nuovo.
-oh..d'accordo..domani però al concerto vieni, non hai scuse- dice puntandomi il dito contro. Scoppio a ridere e lui mi segue.
-certo che verrò, almeno dimenticherò questo esame del cavolo-
Liam mi da uno schiaffetto sulla spalla -smettila, sarà il solito 30 e Lode-
-non questa volta-
-l'hai detto anche l'ultima volta questo- mi fa notare.
-oh, al diavolo- dico alzandomi. Liam mi imita.
-allora in bocca al lupo, secchiona- mi prende in giro dandomi un bacio sulla guancia.
-fanculo Liam, a domani- dico in tutta risposta, tirando Cocky verso casa.
Il tempo di una doccia e della colazione e corro a lavoro.

POV Liam.

Suona l'allarme delle 20, finalmente è finita, possiamo andare a casa. Tutti scattiamo in piedi come molle, alzandoci dalle sedie sulle quali siamo seduti da stamattina.
Mi infilo il cappotto e nella tasca destra cerco il cellulare. Non appena lo trovo, inizia a vibrare. Senza neanche guardare chi è rispondo subito.
L:ciao amore!
N:finito?
L:si, finito ora, sto uscendo.
N:ti aspetto da Josh allora?
Già, Josh. Che ha avuto la brillante idea di organizzare una bella cena a casa sua la sera prima che Jennifer ha un esame. Però anche lei che decide di non uscire insomma non rende le cose più semplici. Il fatto è che non mi va che stia sola stasera.
L:ehm..amore..vorrei stare con Jennifer stasera, sai domani ha un esame..
N:perchè? Jenni non viene?
L:no
N:come mai?
L:perchè ha un esame te l'ho detto.
Sento Nikki sbuffare.
L:lo so tesoro, ma non me la sento di lasciarla sola, capisci? Che dovrei fare?
N:va da lei Liam, ci vediamo domani
L:sei fantastica tesoro, divertiti
N:si anche tu, fai divertire Jen mi raccomando
L:certo amore
N:salutamela, mi raccomando.
L:si, tu salutami tutti, e di loro perché non vado
N:certo, ciao amore
L:ciao piccola.
Amo Nikki ogni giorno di più. È una ragazza fantastica, non mi ha mai messo freni di nessun tipo, non è mai stata gelosa di Jennifer, mai gelosa del tempo che io passo con lei. Credo che sia una delle poche persone al mondo che capisca il senso della parola “migliore amico”.
Così vado a cena a casa, dove i miei non mi aspettavano, ma non fanno nessun tipo di problemi. Prima di arrivare a casa però, mi fermo al primo supermercato che incontro e compro due pacchetti di caramelle, uno di coccodrilli gommosi colorati ed uno di caramelle alla cocacola.
Dopo cena vado a casa di Jennifer. Alla porta viene ad aprirmi Karen, come sempre.
-ciao Liam! Che ci fai qua? Non dovevate stare tutti da Josh oggi?- mi chiede facendosi da parte per farmi entrare.
-dovevamo, sono venuto a fare compagnia a Jen, per evitare che si deprima prima dell'esame- le spiego, facendola ridere.
-va pure, è in camera-
Annuisco e mi avvio verso le scale. Passando butto un occhio nel salone e vedo Gary steso sulla sua fantastica poltrona reclinabile, assorto a guardare la tv.
-ciao Gary- lo saluto con un cenno della mano.
-ehi ciao Liam- mi saluta di rimando lui.
Salgo le scale a gruppi di due, ritrovandomi in un attimo fuori dalla porta della camera di Jennifer.
Busso.
-mamma sto ripassando, puoi venire dopo per favore?- dice lei.
-non vuoi nemmeno un po' di caramelle gommose?- le chiedo sforzandomi di non ridere.
La porta si apre all'istante.
-Liam! Che ci fai qua?- mi chiede sgranando gli occhi per lo stupore.
Alzo i due pacchetti di caramelle davanti ai suoi occhi -sono qui per evitare che la mia amica secchiona si deprima da sola la sera prima dell'esame-
-e la cena da Josh?- mi chiede di nuovo.
Sbuffo e la spingo di lato entrando nella stanza.
-mi sembra chiaro che se sono qui non sono da Josh, no, genio?-
mi levo il cappotto e lo butto su una sedia, poi mi siedo pesantemente sul letto.
-i fogli Liam!!- urla Jen indicando il punto in cui mi sono appena seduto, costringendomi a rialzarmi. In un attimo recupera tutti i fogli sparsi sul letto e li rimette in ordine.
-ora puoi sederti- mi dice, così mi lascio andare di nuovo pesantemente sul letto. Apro il pacco di orsetti gommosi e ne afferro uno mettendolo in bocca.
-allora- dico masticando -come si chiama questo mostruoso esame?-

POV Jen.

-tecniche di regia- rispondo io levandogli di mano il pacchetto di caramelle. Liam scoppia a ridere -di un po' ma quando esci con un uomo gli rubi la roba dal piatto se ti porta a cena?-
scoppio a ridere anche io -purtroppo no-
-è difficile questo esame?- mi chiede Liam tornando improvvisamente serio.
Annuisco -la regia non fa per me..io sono più per le trame-
-già, quand'è che mi fai leggere quella trama che stai scrivendo per la tesi?- indaga lui.
-appena avrò una bozza di quella maledetta trama, sono bloccata!- sbotto buttandomi all'indietro fino a trovare il cuscino sotto la mia testa.
-va beh, non ti incazzare, dai ti interrogo su ste tecniche di regia, dammi i fogli-
-sul serio?-
Liam annuisce -sul serio, dai- dice di nuovo tendendo la mano verso di me.
Afferro i fogli dal comodino e glieli passo.
-nell'ultimo ci sono le domande- lo informo.
-e le risposte?- mi chiede lui.
-per caso mi stai dicendo che mi interroghi e stai pure a sentire quello che dico?-
-ovvio, secchiona-
-insieme alle domande comunque, ci sono le risposte- gli spiego prendendo il pacco di caramelle alla cocacola.
-wow, più facile del previsto- esclama Liam, poi con un gesto secco si toglie le scarpe e incrocia le gambe sul letto.
Lo osservo mentre con gli occhi scorre rapidamente le domande assumendo uno sguardo accigliato.
Il mio cellulare squilla, avvisandomi che mi è arrivato un messaggio. Lo afferro e leggo.
-chi è?- indaga Liam.
-Bradley-
-lo sapevo, che dice?-
-”siete due coglioni a non essere venuti. Specialmente tu perché sei la causa. Comunque in bocca al lupo da tutti noi, spacca tutto come al solito. Ciao cucciola”- leggo.
-ciao cucciola?- ripete Liam inarcando il sopracciglio.
Faccio spallucce -così pare, lo sai che Bradley è dolce-
-no, Brad è un dannato lumacone- ribatte Liam ridendo e facendo ridere anche me.
-ma Nikki cos'ha detto che non sei andato?- gli chiedo.
-niente, ha capito- mi spiega Liam facendo spallucce.
Mi tiro su di scatto, incrociando le gambe.
-dio Nikki mi fa incazzare. È sempre fottutamente perfetta. Come fa?-
-ma chiedilo a lei Jen, io che ne so- sbotta Liam lasciando andare i fogli sul letto. Poi si sporge un po' e afferra la mia vecchia chitarra mettendosela sulle gambe.
Le sue dita si muovono da sole sulle corde, ed inizia a suonare “Green Eyes” dei Coldplay.
-la farai domani questa?- gli chiedo.
Lui scuote la testa, poi si ferma.
-ti stai esercitando?- mi chiede serio.
Sbuffo -no, non ho mai tempo-
Liam rotea gli occhi buttando la testa all'indietro.
-sei una pigrona- sentenzia.
-io sarei una pigrona?! Io che mi alzo alle sei, corro con te, vado a lavoro, studio, oppure quando ci sono i corsi seguo pure i corsi? Do anche gli esami??-
Liam scoppia a ridere.
-ma che ti ridi?- ringhio.
-sei divertente quando sbrocchi- dice, poi riprende i fogli in mano e inizia a interrogarmi sul serio.

-basta Jen, sei super preparata, dovranno metterti 32 e lode- sospira Liam abbandonando, stavolta definitivamente, i fogli sul letto.
-dici sul serio?- gli chiedo afferrando il telefono.
-si Jen, serio. Che ore sono?- mi chiede a sua volta.
-undici-
-sarà meglio che vada allora- dice. Annuisco. Lo guardo mettersi le scarpe ed il cappotto. Lo guardo posare la mia chitarra sull'apposito treppiedi. Lo guardo prendere la carta delle caramelle alla cocacola e buttarla nel cestino. Lo guardo, infine, prendere i fogli di “Tecniche di regia” e poggiarli sulla scrivania, il luogo più lontano da me in questo momento. Lo guardo avviarsi verso la porta della mia cameretta e penso che un amico migliore di Liam al mondo non esista.
-allora vado, ciao Jen, fammi sapere domani- dice sulla porta.
Annuisco -grazie Liam-
Il suo viso si scioglie in un sorriso -figurati, notte Jen-
-notte-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo2-Concerto di Voti ***


POV Jennifer.

 
30 e Lode. 30 e Lode. Sono troppo felice, troppo. Finalmente questo esame odioso sparisce dalla mia vita. E stasera potrò godermi in
pace e il concerto di Liam. Potrò godermi le canzoni dei miei amati Coldplay con la mente libera. 
Mentre corro per il corridoio, con una mano sulla borsa, dove ho riposto malamente il verbale dell'esame, chiamo Liam.
L:ehi,che mi dici?
J:e trenta e lode Liaam!!
L:grande! Lo sapevo! Dannata secchiona!
J:oddio sono troppo felice.
L:immagino. Hai il fiatone per caso?
J:si devo prendere il treno.
L:allora ci vediamo stasera?
J:certo, a che ora suoni?
L:22
J:perfetto! A dopo 
L:a dopo
Prendo il treno per un soffio, e riesco ad arrivare addirittura alla lezione di ballo in tempo.
Non ci credo che hanno già iniziato a suonare, sono più puntuali degli svizzeri in questo locale. Lascio il cappotto nel guardaroba e cerco di avvicinarmi davanti
al palco, ma è pieno di gente. Un buttafuori mi si para davanti.
-nome prego- dice incrociando le braccia, tentando di assumere un aspetto minaccioso.
Sbuffo -Jennifer Lawrence-
L'uomo scorre con gli occhi una manciata di fogli, poi torna a guardare me -nessuna Jennifer Lawrence, non può passare signorina-
Oh mio dio che palle.
-ehm..vede quelli lì che suonano?- dico indicando in palco. Il buttafuori annuisce.
-ecco, il chitarrista, è il mio migliore amico, ok?-
-non ci è stata segnalata- ribatte lui, incrociando di nuovo le braccia.
Che palle, che palle e che palle. Non posso vedermi il concerto da qui. Non ha senso.
Idea: chiamo Nikki.
N:Jenni?
J:Nikki, non mi fanno passare, non sono in lista, sono ai buttafuori.
N:non ti muovere arrivo.
Non passano nemmeno due minuti che Nikki arriva alle spalle del buttafuori e gli picchietta sulla spalla. Lui si gira e le sorride,
incredibile sorride anche quest'uomo.
-Nikki, ci sono problemi?- chiede affabile.
Nikki mi indica -lei è la migliore amica di Liam. La facciamo passare, eh?-
lui la guarda, poi guarda me e si fa da parte per farmi passare.
-grazie eh- gli dico sprezzante.
-io..non lo sapevo- si giustifica lui.
Nikki mi afferra per il polso e si fa largo fino a raggiungere il palco, in prima fila. Tutti la fanno passare perché tutti sanno che è la ragazza di Liam, perciò
posso vedermi il concerto davanti. Ci poggiamo con i gomiti alle transenne. Cerco di farmi vedere da Liam sbracciandomi, e quando lui alza lo sguardo ed incrocia
il mio mi fa l'occhiolino sorridendo appena. Quando suona ha quest'aria da macho che gli fa sbavare dietro tutte le ragazzine. Anche l'abbigliamento fa la sua
parte insomma, camicia con qualche bottone aperto, giacchetto di pelle, jeans un po' strappati, vans ai piedi. I capelli tirati su col gel. E poi di suo è bello. 
Il concerto dura due ore, a mezzanotte c'è l'obbligo di smettere per il centro abitato, perciò viene messa della musica bassa di sottofondo. Io e Nikki 
ci spostiamo alla zona bar, dove ci raggiungerà Liam.
-una vodka- dice Nikki sedendosi su uno degli sgabelli. La imito, sedendomi accanto a lei.
-tu che prendi Jen?- mi chiede poi.
-oh io..-
-due vodka- taglia corto Nikki.
-Nikki..scusami per ieri..insomma..Liam è stato con me..-
-tranquilla Jen, è tutto ok- mi rassicura lei accarezzandomi la spalla.
-no Nikki, mi dispiace che tu non l'abbia visto per.. diciamo causa mia- ribadisco.
-Jenni tranquilla, so che sei come una sorella per lui. Non potrei mai dirgli di non stare con sua sorella- mi spiega lei.
Il barista ci porta le vodka ed io e Nikki afferriamo i bicchieri, pronte a bere.
-che fate, bevete senza di me?- ci blocca la voce di Liam, alle nostre spalle.
Scoppio a ridere, mentre lo osservo che bacia e abbraccia Nikki. 
-un'altra vodka- dice al barista.
Approfitto del momento di distrazione e gli scompiglio i capelli, distruggendogli la piega.
-no Jen!! che palle- sbuffa cercando di trovare il suo riflesso nel bicchiere freddo che il barista ha appena portato, per rifarsi la
piega con le mani.
-vedi è anche per questo che ti adoro Jen- dice Nikki ridendo allo sfinimento.
-che stronze che siete- sbuffa Liam prendendo il suo bicchiere di vodka.
-al 30 e Lode di Jen, che anche se è stronza e secchiona, è la mia migliore amica- dice.
-non si brinda con la vodka- gli fa notare Nikki.
-vero- concordo io.
-ma io non sto brindando, ti sto dedicando la bevuta- ribatte lui convinto.
-allora grazie- dico portandomi il bicchiere alle labbra. Liam e Nikki mi imitano e insieme beviamo la nostra vodka.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo3-Tommy ***


POV Liam.
La sveglia mi strappa dal sonno, ricordandomi che sono le sei del
mattino, ed io come tutte le mattine alle sei, devo andare a correre.
Balzo in piedi e spengo la sveglia, scrivendo subito un messaggio a
Jennifer, il solito: “sveglio”.
Mi cambio al volo indossando la mia tenuta da corsa, e controllo il
cellulare. Jennifer non mi ha risposto, strano. Scendo al piano
inferiore e Thor mi salta addosso scodinzolando felice.
Lo accarezzo e gli metto in guinzaglio, uscendo sulla spiaggia. Jennifer
non c'è, possibile che non si sia svegliata, ieri abbiamo fatto
tardi. Perciò mi avvio verso casa sua, magari la incontro per strada.
Sono quasi arrivato a casa sua quando la vedo. In pigiama, sulla sabbia,
sta urlando, coi pugni pieni di sabbia, la faccia bagnata di lacrime,
i capelli arruffati.
-Jennifer!!- urlo, correndo verso di lei. Lei si gira, solo per rivolgermi 
per un attimo lo sguardo, poi torna a prendere a pugni la sabbia e urlare.
Ma un attimo è bastato a terrorizzarmi, ha gli occhi rossi e gonfi
come se piangesse da tanto, e probabilmente piange da tanto. Quando
la raggiungo mi butto accanto a lei controllando ad occhio se è
ferita, ma non noto nulla di strano. Thor deve aver capito la
situazione perché si accuccia vicino a Jennifer senza neanche farle
le feste.
Le tocco delicatamente una spalla, ma lei sembra non accorgersene.
-Jen..cos'è successo?- chiedo timidamente, sperando di non farla scattare.
-Tommy- singhiozza lei tirando la sabbia che aveva nei pugni ed aggrappandosi
con tutte le sue forze alla stoffa dei pantaloni.
-Tommy cosa? Cosa è successo?- chiedo di nuovo. Non capisco cosa c'entri
Tommy, il suo compagno di ballo.
-è morto Liam! È morto!- urla lei. 
Cazzo, questa non ci voleva. La prendo tra le mie braccia nonostante cerchi
di scalciare e chiudo le orecchie ai suoi numerosi insulti, cercando
solo di contenere i suoi calci e i suoi pugni. Quando riesco ad
immobilizzarla, lei si aggrappa alla mia maglietta e soffoca le sue
urla e i suoi singhiozzi contro il mio petto. Le accarezzo più volte
i capelli, ripetendole che andrà tutto bene, che ci sono io, ma so
che bene non andrà proprio niente. Come può andare bene quando si
perde una persona cara?
Non so quanto tempo passi prima che i singhiozzi di Jennifer si riducano
un po', fatto sta che siamo congelati ed umidi.
-Jen..com'è..successo?- 
-ha bevuto troppo e ha perso il controllo della macchina- mi spiega
Jennifer a fatica.
Non posso fare altro che stringerla di nuovo, per accogliere la nuova
ondata di urla e singhiozzi che la pervadono.
-Jenni, che ne dici se andiamo a casa, eh?- le propongo. Non possiamo stare
ancora fermi qui fuori, o rischiamo di ammalarci. Jennifer alza il
suo sguardo su di me, regalandomi una pessima visione dei suoi occhi,
ancora più rossi, gonfi e lucidi di prima. Non dice una parola, si
limita a guardarmi, con lo sguardo vuoto, che è peggio di mille
calci e pugni.
Così la prendo in braccio e mi incammino verso casa sua. Thor mi segue a
testa bassa, senza dare fastidio.
Do dei calcetti alla porta per bussare, e ad aprirmi è Karen, con gli
occhi lucidi e le mani che le coprono la bocca.
-Liam..- singhiozza facendosi da parte per farmi entrare.
-Karen..mi dispiace- dico entrando.
Thor rimane sulla soglia della porta. Karen afferra il guinzaglio e lo
tira dentro con delicatezza -coraggio Thor, vieni-
Dalla sala arriva Cocky e i due si accucciano stretti nella cuccia di
Cocky, sembrano aver capito che qualcosa non va.
Rivolgo un ultimo sguardo a Karen e mi avvio lentamente su per le scale fino
a raggiungere la camera di Jennifer. La adagio delicatamente sul
letto, ma lei non si muove, ha gli occhi chiusi, dai quali continuano
a colare lacrime silenziose. Prendo un paio di coperte dall'armadio.
Con una copro lei, l'altra me la metto addosso io, sperando che il
freddo esca dalle mie ossa.
Dopo una mezz'oretta qualcuno bussa alla porta della camera.
-avanti- sussurro, per non svegliare Jennifer, che nel frattempo si è
addormentata. La porta si apre rivelando Karen con un vassoio
contenente due tazze fumanti di tè.
-oh..vi avevo fatto il thè- dice dispiaciuta alla vista di Jennifer che
dorme. -grazie Karen- dico mentre prendo il vassoio dalle sue mani e
lo poggio sulla scrivania afferrando una tazza.
-dorme da molto?- mi chiede.
-no, non molto, ma le farà bene- 
-perchè non vieni giù Liam?- 
Annuisco e la seguo in sala, dove Gary sta accendendo il camino.
-Liam, ciao ragazzo- mi dice dandomi una lieve pacca sulla spalla.
-buongiorno Gary, brutto risveglio eh-
Gary annuisce, il suo sguardo è dispiaciuto.
Karen si siede su una poltrona, così la imito e inizio a bere il thè, che
nel frattempo mi ha piacevolmente scottato le mani.
-stamattina ci ha svegliato Jennifer, urlava in preda al panico che era colpa
sua, che Tommy era colpa sua- inizia a raccontarmi Karen, senza che
io le abbia chiesto nulla -ha farfugliato qualcosa a proposito di un
litigio, di delle advances, e poi dell'alcool-
-ma Jennifer chi l'ha chiamata?- chiedo io.
Karen scuote la testa -non lo so Liam, è scappata fuori casa, e.. beh
l'hai trovata tu poco distante da qui in pigiama.. -
Ha di nuovo le lacrime agli occhi, e si copre la bocca per soffocare i
singhiozzi. Continuo a sorseggiare il thè in silenzio, mentre Karen
fissa il vuoto e Gary fissa il fuoco, l'unica fonte di rumore in
questa stanza.
-posso fare una telefonata? il mio cellulare è a casa- chiedo rompendo il
silenzio. Karen annuisce e un istante dopo mi porge il telefono di
casa. Chiamo il mio capo, Adam.
A:si pronto, ufficio del signor Levine.
L:Adam, sono Liam.
A:oh Liam, dimmi, contrattempo?
L:no, oggi non posso venire, ho un grosso problema, recupero in
settimana,ok?
A:ok, ti segno, ciao
L:ciao Adam, grazie.
-Liam non c'è bisogno che salti il lavoro..- mi dice Karen non appena
concludo la telefonata.
-si che c'è bisogno- dico alzandomi -torno da lei- poso la tazza sul
tavolo e torno in camera di Jennifer, sprofondando sulla poltrona,
con la coperta addosso, aspettando pazientemente che lei si risvegli.
-Liam..-
la voce roca di Jennifer mi costringe ad aprire gli occhi,
ricordandomi che tutto questo non è un brutto sogno. La osservo, è
rannicchiata com'era prima che si addormentasse, ha gli occhi rossi,
gonfi e lucidi, e piange in silenzio. Ha le labbra secche, i capelli
sparsi disordinatamente sul letto e un'espressione di dolore sul
volto.
-sono qui- dico raddrizzandomi sulla poltrona.
-che ore sono?- mi chiede.
Estraggo l'ipod dalla tasca e leggo l'ora.
-le 12-
-non sei andato a lavoro- osserva disegnando curve a caso sul letto con le
dita.
-non potevo lasciarti- ribatto calmo.
-allora è tutto vero..- singhiozza Jennifer, ed una nuova ondata di pianto
isterico la colpisce violentemente.
Scatto in piedi e mi precipito sul letto, muovendo Jennifer come un sacco,
fino ad averla abbracciata a me. Poi aspetto pazientemente che si
calmi, accarezzandole i capelli ripetutamente.
-Jenni..puoi dirmi qualcosa di più..su Tommy?- provo a chiederle. Lei si stacca
da me e incrocia le gambe, prendendo a giocare con le maniche della
maglietta del pigiama, che le coprono quasi tutte le mani.
-ieri..dopo lezione..ci ha provato con me..non era mai successo..insisteva..e io
l'ho mandato al diavolo..gli ho urlato contro cose orribili..-
Jen ricomincia a piangere ed io la stringo di nuovo affinché si calmi.
-però non le pensavo..e stamattina mi ha chiamato la polizia..perchè
l'ultimo numero che ha chiamato Tommy è stato il mio..ma io non gli
ho risposto ieri notte..ero ancora troppo arrabbiata..-
Jennifer esplode in un urlo di dolore afferrando con tutta la forza che ha le
coperte del suo letto.
-la polizia ha detto che era ubriaco e ha perso il controllo
dell'auto..veniva verso casa mia..-
Jennifer si alza in piedi, corre alla scrivania e inizia a buttare di tutto
per terra, di nuovo urla e piange, senza controllo. La raggiungo al
volo e la immobilizzo contro di me, prendendomi i suoi insulti, le
sue urla, i suoi calci e le sue lacrime. Nella mia mente ora il
quadro è abbastanza completo: Tommy ci ha provato con lei, lei lo ha
rifiutato e gli ha vomitato addosso cose che non pensa, perciò hanno
litigato, lei la sera stava al mio concerto, lui pentito ha bevuto un
po' troppo, poi ha deciso di andare da lei per chiarire, e mentre
andava l'ha chiamata, ma lei non ha risposto perché era al mio
concerto, lui era ubriaco e si è schiantato. È ovvio che Jennifer
si senta in colpa, ma non è giusto che lo faccia. Non appena si
calma un po', le prendo in viso tra le mani, asciugando qualche
lacrima.
-non è colpa tua Jen, sarebbe potuto succedere comunque- dico guardandola
negli occhi. Lei scuote la testa divincolandosi dalla mia presa -no
Liam, ho detto cose orribili che non pensavo-
-ascolta Jen, anche se oggi noi litigassimo, e tu mi dicessi cose orribili,
saresti comunque la mia migliore amica capisci? So quanto bene mi
vuoi, perciò se tu e Tommy siete sempre stati in buoni rapporti, lui
sapeva che ci tenevi, nonostante le cose che hai detto..- tento di
spiegarle, ma lei regge poco senza ricominciare a piangere.
-dimmi Jen, lo amavi?- le chiedo, una volta tornata calma. Lei scuote la
testa vigorosamente -era un amico, col quale condividevo questa
passione..- mi dice. L'attiro nuovamente a me stringendola -qual è
il tuo rimorso più grande nei suoi confronti?-
-non averlo abbracciato ieri, come facevo tutte le sere, non avergli detto
“a domani” come facevo tutte le sere..- inizia a elencare per poi
riprendere a piangere.
-Jen, lui lo sapeva, non ti ha mai odiata capisci? Altrimenti non avrebbe
cercato di venire da te ieri sera- ribatto io, ma le mie parole la
fanno solo piangere di più. Decido allora di stare zitto, quello che
penso gliel'ho detto, e col tempo, ovviamente non adesso, lei lo
capirà.
La porta della cameretta si apre, facendoci sobbalzare. Jennifer
scioglie l'abbraccio e punta i suoi occhi su Karen, che è sulla
soglia della porta, col telefono di casa in mano.
-Liam..è tua madre- mi dice porgendomi il telefono.
-grazie Karen- dico afferrando il telefono e portandomelo all'orecchio.
L:mamma?
Le:Liam..come sta Jennifer?
Capisco che Karen le ha raccontato tutto.
Le:cioè volevo dire..sta male vero?
L:si mamma
Le:scusami se ti ho chiamato da lei, ma il tuo cellulare era qui, e non sapevo
dove fossi, per fortuna corri con lei tutte le mattine. E poi è
venuta Nikki preoccupatissima, è qui ora, vuoi che la mandi lì da
Jennifer?
L:no mamma
Le:vuoi che te la passi?
L:no mamma
Le:d'accordo Liam..stalle vicino..abbracciala da parte nostra
L:certo.
Chiudo la chiamata e ripasso il telefono a Karen.
-tutto ok?- mi chiede. Annuisco.
-ah Jenni, ho chiamato a lavoro per te, dicendo che non saresti andata..-
aggiunge poi.
Jennifer si limita ad annuire impercettibilmente, così Karen abbandona la
stanza richiudendosi la porta alle spalle.
-tutto apposto tua madre?- mi chiede poi guardandosi le mani.
-si, ti abbracciano tutti- dico.
Sul viso di Jennifer spunta un impercettibile sorriso. Approfitto di
questo momento di calma e scendo dal letto per prendere la chitarra
di Jennifer. Poi mi risiedo sul letto accanto a lei e inizio a
suonare “Green Eyes” dei Coldplay.
POV Jennifer.
Riconosco le note, le riconoscerei anche ad orecchie tappate probabilmente,
anche se fossi sorda. Liam sta suonando “Green Eyes”, la nostra
canzone preferita. Come tutte le canzoni dei Coldplay, le note mi
entrano dentro fino nelle ossa, e sento una minima parte del mio
dolore sciogliersi piano piano.
Honey you are a rock..
Liam sta cantando. Di solito non canta mai, lui si limita a suonare,
perché nel suo gruppo è il chitarrista. E poi ha una voce troppo
cavernosa e profonda che gli impedisce di cantare come Chris Martin.
Upon which I stand..
Però devo dire che anche questa versione “voce profonda” è molto
bella.
And I come here to talk..
I hope you understand..
green eyes..
yeah the spotlight..
shines upon you..
and how could.. 
anybody..
deny you?
La porta della mia camera si apre, e Liam smette di suonare. Mamma ci ha
portato il pranzo su un vassoio. Liam scende dal letto, prende il
vassoio e ringrazia mamma, tornando a sedersi sul letto.
POV Liam.
-allora, come sta Jennifer?- mi chiede mamma, non appena entro dentro casa.
-come vuoi che stia, male- rispondo io dirigendomi verso le scale con
l'intenzione di andarmi a cambiare, da stamattina sono vestito con la
mia tenuta da corsa.
-tra poco è pronta la cena, mangi?- mi chiede ancora mamma.
-certo ma', il tempo di cambiarmi- 
Mi faccio una doccia calda per lavare via tutto lo schifo di questa
bruttissima giornata e mi metto una tranquilla tuta comoda per
scendere a cena.
Mentre mangiamo mamma mi informa che i funerali di Tommy ci saranno domani
mattina, così mi prendo un appunto mentale di chiamare Jennifer più
tardi per dirglielo. Ma lei mi anticipa, e mentre sono ancora a
tavola, chiama a casa.
Mamma legge il suo nome sul display e me lo passa direttamente, senza
nemmeno rispondere.
L:ehi
J:Liam..
La sua voce è di nuovo quella roca e spenta di stamattina.
L:hai mangiato?
J:non ci riesco
L:Jen.. 
J:Liam..verresti qui? Non ce la faccio a stare sola in questa stanza, se mi fermo sto
troppo male.
L:sta un po' con i tuoi Jen
J:ci ho provato..non riescono..a distrarmi..come te
L:d'accordo arrivo
J:grazie..
-dove vai Liam?- indaga mamma mentre mi alzo dalla sedia.
-da Jennifer-
-di nuovo?-
-si, sta male-
Mi metto il cappotto, metto il guinzaglio a Thor ed esco. Nella tasca
destra del cappotto ci sono le mie chiavi di casa, in quella sinistra
non c'è niente. Sono uscito di nuovo senza cellulare. Pazienza. Arrivo
da Jennifer e busso. Ad aprirmi stavolta è Gary.
-dovevo immaginarmelo che saresti tornato- mi dice facendomi entrare.
-mi ha chiamato lei- gli spiego. Lui annuisce -ci abbiamo provato a
distrarla, senza riuscirci però..- 
Gli accarezzo appena la spalla -la supererà, tranquillo-
Gary poggia una mano sulla mia e mi rivolge un mesto sorriso di
gratitudine. Mi inchino per togliere il guinzaglio a Thor e faccio
anche una carezza a Cocky.
-state buoni eh- dico, poi mi avvio verso le scale, salutando Karen quando
passo davanti alla sala.
Trovo Jennifer seduta sul letto, con le gambe incrociate, che fissa con
sguardo vuoto il vassoio poggiato davanti a lei sul letto.
La raggiungo sul letto dopo essermi levato il cappotto e prendo la
chitarra.
-mangia, dai- le dico iniziando a suonare “Green Eyes”.
Jennifer alza i suoi occhi verdi su di me -canta, ti prego-
-come?- chiedo confuso.
-cantala..come stamattina- ripete lei.
-oh d'accordo, ma tu mangia- ribadisco io. Lei annuisce e come io inizio
a cantare, lei inizia a mangiare.
-senti Jen- dico poi, non appena ha finito la sua cena -i funerali di Tommy,
ci sono domani, te la senti?-
Jen annuisce -voglio salutarlo-
-d'accordo..passo a prenderti io- asserisco riprendendo a suonare.
-Liam..- mi interrompe Jen.
Alzo gli occhi dalla chitarra e li punto sui suoi, che mi guardando come
se fosse un cucciolo ferito e spaventato.
-si?-
-rimarresti finché non mi addormento?- mi chiede abbassando lo sguardo.
-certo, mettiti sotto però-
Jen obbedisce e si infila sotto le coperte, ed io riprendo a suonare.
Solo quando ho la certezza che dorme, ritorno a casa mia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo4-Addio ***


POV Jennifer.
Mi poggio con le spalle al muro, quando accompagnata dalla marcia
funebre, entra la bara che contiene il corpo di Tommy, portata da
tizi vestiti di nero, probabilmente quelli delle pompe funebri. Sto
piangendo di nuovo, ormai non faccio nient'altro da ieri, ma almeno
ho smesso di urlare. Sento Liam, accanto a me, stringermi con forza
il polso, per ricordarmi che lui c'è. Ma io lo so che lui c'è, come
sempre. Ci siamo messi in fondo alla chiesa, perché non me la
sentivo di vedere i volti dei suoi familiari, lì davanti, poco
distanti dall'altare. Molti sguardi però si sono posati su di me, ed
ho fatto davvero fatica a non scappare via, forse solo perché Liam è
qui. Nella mia testa inizio a sentire una canzone, “Gravity” dei
Coldplay. È tipico della mia mente ricordarmi canzoni tristi, quando
sono triste. Non che “Gravity” sia triste, è molto triste la sua
melodia. E mentre la messa procede, io nella mia mente canto questa
canzone, e per quanto voglia smettere, non ci riesco.
Baby..
it's been a long time coming..
Such a long, long time...
And I can't stop running...
Such a long, long time...
Can you hear my heart beating?...
Can you hear that sound?...
'Cause I can't help thinking...
And I won't stop now..
..
Baby..
when your wheels stop turning..
And you feel let down..
And it seems like troubles..
Have come all around..
I can hear your heart beating..
I can hear that sound..
But I can't help thinking..
And I won't look now..
Devo aver iniziato a piangere forte, perché ora sono tra le braccia di
Liam, che mi dice di stare calma, che mi accarezza i capelli. Ma io
non sento niente, apparte questa cazzo di canzone, che voglio smetta.
Smettila. Smettila. Smettila.
POV Liam.
-Smettila. Smettila. Smettila- continua a singhiozzare Jennifer, con le mani
premute sulle orecchie e gli occhi chiusi e strizzati. Devo soffocare
le sue parole addosso a me, altrimenti tutti si gireranno verso di
lei per i suoi versi. 
Jen passa quasi tutta la messa stretta a me e persa nei suoi singhiozzi.
Solo quando una ragazza inizia a parlare al microfono, davanti al
leggio, si gira di scatto e punta i suoi occhi gonfi di pianto verso
l'altare. Dietro alla ragazza, ad occhio, ci sono una dozzina di
persone.
-sono i miei compagni di scuola di ballo, voglio andare anche io lì,
voglio dire tutto-
Afferro Jen per le spalle -Fermati!-
Lei prova a divincolarsi, ma la tengo salda, finché non smette. Prendo
il suo viso tra le mie mani e la guardo intensamente negli occhi,
parlando lentamente e sottovoce -se vuoi andare lì su, a dire
qualcosa, tieniti le tue sciocche supposizioni per te, e dì
quanto volevi bene a Tommy, così farai felice lui e tutte le persone
che tenevano a lui-
Jennifer mi studia per un lungo istante, poi si asciuga le lacrime dagli occhi
con la manica del cappotto e si avvia verso l'altare con passo
spedito. Passo che con l'avvicinarsi dell'altare diventa una corsa,
fino ad arrivare accanto al leggio col fiatone.
POV Jennifer.
Veronica si gira verso di me e mi guarda confusa, smettendo di parlare. Gli
altri mi danno pacche sulle spalle e carezze affettuose. Non so come
mi ritrovo davanti al leggio.
Il prete mi poggia una mano sulla spalla -coraggio figliola, apri il tuo
cuore- mi dice con tono paterno.
-Se avessi saputo che due giorni fa sarebbe stato l'ultimo giorno che ti
avrei visto, giuro Tommy che ti avrei stretto più forte. Ti avrei
ricordato che ti volevo bene, che ci saremmo visti l'indomani, che
eri importante per me. Non so se riuscirò mai a tornare a ballare in
quella sala, dove abbiamo faticato, riso, scherzato, sudato,
imparato. Dove siamo cresciuti insieme, in questi quattro anni,
inseguendo quel sogno della coppa che tu non potrai più realizzare.
Non so se riuscirò mai a rientrare lì, dove rientrando ti vedrei in
tutti gli angoli, alla sbarra, seduto a riposarti sulla panchina,
accanto a me a ballare. Però Tommy io ti prometto, anzi ti giuro,
che se dovessi riuscire a rientrare, domani, tra un mese, tra un
anno, tra due, non lo so, se ci riuscissi però, io troverò un altro
compagno e vincerò per te la nostra coppa Tommy, te lo giuro-
POV Liam.
Jennifer esplode in urlo liberatorio e ricomincia a piangere, accucciandosi
lentamente a terra, mentre i ragazzi dietro di lei cercano di
sorreggerla. Mi ritrovo a correre verso l'altare, fino al leggio. La
aiuto a rialzarsi e la stringo a me, mentre piano piano mi muovo
verso un lato meno in vista della chiesa. Vorrebbe andarsene, ma
riesco a trattenerla fino alla fine della messa, altrimenti so che si
pentirebbe di non aver visto la bara, e quindi il corpo di Tommy,
andarsene via per l'ultima volta. Aspettiamo che la chiesa si svuoti
per uscire, perché Jen non vuole incontrare nessuno.
-allora, vuoi una cioccolata calda, o ti porto a casa?- chiedo passandole un
braccio attorno al collo e stringendola di più a me.
-portami a casa Liam- dice lei.
Non appena montiamo in macchina accendo i riscaldamenti perché oggi fa
un freddo bestiale, poi metto in moto e parto.
-è stata bella la promessa che hai fatto a Tommy- dico rompendo il
silenzio.
-già..- annuisce Jennifer distrattamente guardando fuori dal finestrino.
-devi tornarci il prima possibile a ballare Jen- continuo io. Lei si gira
di scatto verso di me.
-non appena smetterai di avere crisi di pianto ovviamente, appena starai
un po' meglio..- aggiungo poi.
-io..non so se mai ce la farò..-
le prendo una mano -Jen, non appena starai un po' meglio devi farlo, non
aspettare ne mesi ne anni, verrò io con te, ok?-
-davvero?- mi chiede sorpresa.
Annuisco e sul suo viso spunta un minuscolo accenno di sorriso. La verità è
che mi manca terribilmente la mia migliore amica, di cui questa non è
che una copia sbiadita, stanca e dolorante, e farei qualsiasi cosa
per riaverla indietro, anche accompagnarla ad una noiosissima lezione
di ballo. Tommy è morto da appena due giorni, eppure mi sembra un
secolo che non vedo ne sento Jennifer ridere, mi sembra un secolo fa
che abbiamo fatto fuori un pacchetto intero di caramelle gommose, mi
sembra un secolo che non la vedo fuori da casa mia con la sua tuta,
infreddolita e con Cocky al guinzaglio, pronta a correre.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo5-Perchè mi salvi sempre? ***


POV Jennifer.
La sveglia suona, ma io sono già sveglia, non so nemmeno se ho mai
dormito stanotte, come non so se ho dormito nelle precedenti notti,
l'ultima volta che sono certa di aver dormito è stata la notte in
cui Tommy è morto. Già, Tommy, ormai sono due settimane che è
morto, ed io sto sempre peggio, eccetto che ormai riesco a
controllare le mie esplosioni di dolore. Ho un esame, devo alzarmi,
il guaio è che nonostante io abbia ripassato a mozzichi e bocconi in
tutta questa settimana, non ho affatto voglia di farlo. Mi sento in
colpa verso i miei genitori, che hanno sempre creduto in me, e verso
Liam, che nonostante abbia i suoi esami, il lavoro, e Nikki, è
venuto qui quasi tutti i giorni per aiutarmi a ripassare. Loro si
aspettano che io oggi vada a fare questo benedetto esame. Io non ne
ho intenzione. Per quanto mi faccia male, farò finta. 
Mi trascino fino in bagno e mi concedo una lunga doccia calda, che lava
via un po' del mio schifoso stato d'animo. Mi vesto “da esame”,
giusto per non destare sospetti. Jeans, maglietta, cappotto lungo
scuro fino al ginocchio, borsa capiente. Non appena arrivo al termine
della rampa di scale, Cocky mi corre incontro saltandomi addosso,
così gli faccio numerose carezze, finché mamma non mi interrompe,
chiamandomi dalla sala. La raggiungo.
-vuoi fare colazione?- mi chiede indicando il tavolo, talmente pieno di
cibo da poter sfamare l'Africa.
Scuoto la testa -non ho fame, sai che prima dell'esame non ho mai fame-
-ultimamente non hai mai fame- ribatte mamma.
-non è che se non corri più la mattina non devi mangiare, sono solo due
settimane che non corri poi..- aggiunge muovendo cose a caso sul
tavolo.
Già sono due settimane che Liam corre senza di me, perché sono troppo
pigra anche per fare questo. La verità è che non riesco a rialzarmi
da questo maledetto baratro in cui la morte di Tommy mi ha buttato.
-nemmeno un cornetto?- ritenta mamma.
-su, da qua- sbuffo tendendo la mano. Mamma non riesce a non sorridere,
per quanto si sforzi di farlo, e mi mette un bel cornetto caldo sulla
mano.
-allora vado eh- dico girando i tacchi.
-vuoi un passaggio?- mi chiede papà entrando in sala.
-no, faccio una passeggiata fino alla stazione, grazie comunque- dico e mi
avvio verso la porta di casa.
-in bocca al lupo tesoro- dicono in coro mamma e papà, alle mie spalle.
Incrocio le dita facendo in modo che le vedano, anche se mi sento
abbastanza uno schifo per questo.
Appena fuori da casa, mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire
la riproduzione casuale del mio ipod. Cammino
con calma fino alla stazione ferroviaria, mangiando
il mio cornetto, ed arrivo
giusto in tempo per prendere un treno per Melbourne, ma non lo
faccio. Attraverso rapidamente i binari fino a raggiungere il prato
desolato oltre di essi, e mi siedo su una specie di panchina,
guardando una strada sterrata dove ovviamente non passa nessuno.
Avvolta nel mio cappotto, con le ginocchia al petto, le cuffie nelle
orecchie e gli occhiali da sole, sferzata dal vento freddo, osservo
la strada sterrata lasciando i miei pensieri liberi di invadermi. Qui
potrei anche urlare, nessuno mi sentirebbe.
I miei buoni propositi di
solitudine, però, vengono interrotti dal rumore del motore di una
macchina, che sfreccia tranquilla per la strada sterrata. Sembrava la
macchina di Liam, ora che ci penso. Sei carino, destino, a ricordarmi
che rimanendo qui sto pesantemente tradendo la sua incondizionata
fiducia.
E tra l'altro questa macchina ha pure alzato un sacco di polvere per la
velocità con cui andava.
E non contenta ne sta alzando di nuova, perché sta tornando indietro,
a retromarcia.
Inchiodando di fronte a me, in linea d'aria. La nube di terra che si è sollevata
si riposa cautamente sulla macchina, il finestrino del guidatore si
abbassa.
No. Non è possibile. Ora anche le allucinazioni. Quello non è Liam,
brutta cogliona.
Chiudo gli occhi. Li riapro. Cazzo però gli somiglia parecchio.
-Jennifer! Ma che cazzo fai qua?- 
Cazzo, è decisamente lui.
-Liam?-
Liam, perché è lui ne sono certa, scende dalla macchina e con un po' di
passi svelti e decisi mi raggiunge, levandosi gli occhiali da sole
scuri. Il suo sguardo è incazzato, deluso, schifato, ma anche
preoccupato, spaventato.
-che ci fai qua?- mi chiede strizzando gli occhi, il sole lo colpisce in
pieno.
-io..io..ecco..io..-
ma io che? Io cosa? Io non volevo fare l'esame perché non mi va? Io non
volevo fare l'esame così da avere un'altra scusa per stare male? Io
sono una cogliona completa?
Qualsiasi risposta io dia, non ho scuse, non c'è una sola cosa a mio favore.
Mi tolgo gli occhiali e sbuffo.
-io non lo so che cazzo ci faccio qua, non lo so- sbotto prendendomi il
viso tra le mani. Liam si accuccia davanti a me per potermi guardare
negli occhi, e scosta le mie mani dal viso. Il suo sguardo è meno
duro di prima, forse gli sembro irrimediabilmente fragile, quale
sono.
-vieni, dai, ti porto io a Melbourne- mi dice tirandomi per un braccio. Lo
seguo come un automa, incapace di reagire, ne di formulare pensieri,
mentre il mio cuore prende a martellare nel petto. Non sono
psicologicamente pronta ad affrontare un esame, ero entrata
nell'ottica che non l'avrei affrontato. Non appena siamo in macchina
Liam parte e durante tutto il tragitto non dice una parola, tiene lo
sguardo fisso sulla strada. Quando arriviamo nei pressi di Melbourne
lo guido fino all'edificio in cui si terrà l'esame indicandogli la
strada.
Ferma la macchina proprio davanti all'entrata.
-va', io ti aspetto qui- mi dice guardando dritto davanti a se.
-non c'è bisogno che mi aspetti- ribatto io, ma lui si leva gli occhiali
e mi rivolge uno sguardo che tradotto vorrebbe dire “dopo
stamattina direi che mi voglio accertare che tu faccia l'esame”.
-ma salterai il lavoro-
-Jen- mi interrompe lui -non preoccuparti per il lavoro, so io come fare,
ora va-
-ok, vado- mormoro, uscendo dalla macchina.
Quando riesco, qualche ora dopo, non so bene quante, con il mio verbale
d'esame nella borsa e un bel 30 e Lode scritto sopra di esso, Liam è
poggiato sul cofano della macchina e fuma, guardando il cielo. Lo
detesto quando fuma, perché non è un vero dipendente dal fumo, fuma
solo quando è nervoso, ed in questo momento lo detesto ancora di più
perché sicuramente è nervoso a causa mia. Ed infatti nonostante io
abbia dato un esame che avevo deciso di non dare, ed abbia preso il
massimo dei voti, non riesco ad essere nemmeno lontanamente contenta,
perché so che ho tradito la sua fiducia e quella dei miei genitori,
e il senso di colpa mi sta mangiando letteralmente.
Non so come faccia, ma avverte la mia presenza prima che io possa anche
solo pensare di parlare, e si gira verso di me.
-allora?- mi chiede tagliando corto.
-tutto bene- rispondo io, sostenendo a fatica il suo sguardo duro. Mi
avvicino a lui e d'impeto gli tolgo la sigaretta dalla bocca
buttandola a terra. La schiaccio con i piedi, sotto il suo sguardo
scioccato e immobile.
-che..che cazzo fai?- impreca mettendosi le mani nei capelli e gesticolando.
-non mi piace che fumi- sibilo a denti stretti.
-e a me non piace che mandi all'aria la tua vita! Cazzo- ribatte lui
indicando l'edificio alla sua destra, da dove sono uscita.
-sei incazzato con me?- gli chiedo con un tono più calmo.
Liam espira e rilassa le spalle, scuotendo la testa -non sono incazzato
per me, sono incazzato per te-
-cioè vuoi dirmi che non sei incazzato perché ho tradito la tua fiducia,
quella dei miei..-
-hai tradito la tua fiducia per prima cosa, per quello sono davvero
incazzato- taglia corto lui.
-di un po', se non fossi passato io, non l'avresti fatto questo esame
vero?- incalza poi, con un tono di nuovo duro e teso. Scuoto la testa
guardandomi le scarpe.
-dimmi perché- sibila alzandomi il viso con delicatezza e piantando i suoi
occhi nei miei. D'istinto abbasso lo sguardo, ma Liam me lo
impedisce.
Lo spingo via e mi allontano -io non lo so, non lo so, forse avevo
bisogno di un altro motivo per stare male?-
-stare male? Dio Jen, tu devi stare bene, non male, cazzo, non ha senso!-
urla lui sbattendo più volte le mani sul cofano della macchina.
-dimmela tu una cosa allora, perché, dannazione, continui a salvarmi ogni
volta? Perché lo fai?- 
Liam mi guarda come se fossi completamente pazza, il suo sguardo è
stupito, è senza parole. Torno accanto a lui.
Lui punta il suo sguardo sulla linea dell'orizzonte e parla, quando deve
dire cose particolarmente profonde, fa sempre così.
-Jen, tu pensi che la morte di Tommy, non mi abbia minimamente toccato, che
siccome non era mio amico e l'avrò visto si e no un paio di volte,
non posso soffrire. E invece ti sbagli, ma non è per lui che soffro,
io sto male per te, ogni volta che piangi, che urli, che cadi a pezzi
ed io devo rimetterli insieme, ogni volta che, come stamattina, ti
vedo pronta a mandare all'aria tutto perché stai troppo male, ogni
volta che ti vedo un po' più magra perché non riesci a
mangiare..ogni giorno che sei un po' più spenta perché ti stai
lasciando andare..per me sono coltellate, perché questo dolore che
hai me lo vorrei prendere io, così da vederti stare bene..-
Le lacrime ormai mi hanno inondato il viso. Tocco appena la spalla di
Liam, che si gira verso di me e senza dire una parola mi abbraccia,
consentendomi di nascondere la faccia sul suo petto e sfogare il mio
pianto.
POV Liam.
Restiamo così, abbracciati, finché i singhiozzi di Jennifer non si calmano.
-io..non sapevo di farti stare così male..- mormora poi, alzando i suoi occhi
gonfi di pianto verso di me.
-non sei tu a farmi stare male, è il tuo stare male a farlo. Non appena
tu starai bene, starò bene pure io, staranno bene anche i tuoi..- le
spiego.
-non so che fare Liam- sbuffa lei.
-secondo me c'è una cosa che devi almeno provare a fare- dichiaro.
-e sarebbe?- indaga lei.
-tornare a ballo, domani- asserisco e Jennifer, come mi aspettavo, inizia a
scuotere la testa dicendo “no”, “non se ne parla”, “non
sono pronta”.
-ehi, devi almeno provarci, non ti ho detto di ballare, devi almeno provare
a rientrare lì dentro. Finché avrai questo “fantasma” nascosto
dentro di te, non potrai superare la cosa e stare meglio..-
Jennifer sbuffa e rilassa le spalle, sta per cedere.
-verrai..verrai con me?- mi chiede con voce tremante.
-certo che verrò- ribatto io sorridendole un po'.
-ma Liam salterai di nuovo il lavoro per me- osserva Jennifer.
Sbuffo -non ti devi preoccupare, ok? Non voglio dirtelo più, ci penso io-
-d'accordo d'accordo- sbuffa lei gesticolando con le mani ed alzando gli occhi
al cielo. Ed il mio cuore per un attimo perde un battito, perché
questo è il tipo di reazione che avrebbe avuto la vecchia Jennifer.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo6-Compagno di ballo. ***


POV Liam.
-beh? Cos'è questo sorrisetto?- sbotta Jennifer uscendo dal piccolo
bagnetto nella sua cameretta, vestita con una tuta e un paio di punte
da danza ai piedi. I capelli legati in un'alta coda di cavallo. 
Scuoto la testa -niente è che..sembri più piccola con le punte-
Lei inarca il sopracciglio e guarda prima i suoi piedi, poi me, alzando
infine gli occhi al cielo.
-andiamo- dice mettendosi il cappotto e prendendo la borsa in spalla.
-vuoi che la porti io?- le chiedo seguendola per le scale.
-grazie, ma ce la faccio- ribatte lei continuando a scendere.
Dopo un breve saluto a Karen, usciamo e montiamo nella mia macchina. Ci
vogliono appena 10 minuti di macchina per arrivare alla sala dove
Jennifer balla, infatti è vicinissima alla stazione ferroviaria.
Durante questi lunghi 10 minuti Jennifer non dice una parola, troppo
occupata a cercare di regolarizzare il suo respiro, ed a guardare
fuori dal finestrino nella speranza di distrarsi.
Quando arriviamo, parcheggio e scendo. Faccio poi il giro della macchina e
apro lo sportello di Jennifer, che non accenna a muoversi.
-andiamo?- dico sorridendo. Ma lei non si muove, guarda dritta davanti a se.
-riportami a casa, ti prego-
-Jen, guardami-
I suoi occhi spaventati si piantano nei miei, posso percepire la sua
paura e il suo terrore.
-ascolta, devi provare ad entrare lì dentro, giuro che se non ce la fai ti
porto via subito- dico piano.
Jennifer scuote la testa vigorosamente -forse non hai capito Liam..non voglio
provarla quella schifosa sensazione-
-non la proverai-
-e tu chi sei per dirlo?- ringhia lei.
-ti devi fidare, coraggio- ribatto, porgendole la mano -ti fidi di me?-
Jennifer annuisce e afferra debolmente la mia mano, uscendo finalmente dalla
macchina. Mentre camminiamo lentamente verso la porta della sala da
ballo, si guarda intorno sempre più spaventata e sempre meno
convinta di farcela.
-no fermo!!- implora appena metto la mano sulla maniglia della porta
della sala. Ignoro i suoi occhi spaventati e la sua voce tremolante,
anche se a fatica.
-conta con me Jen, uno- 
-Jen!- la richiamo -dillo, uno-
-u..uno- balbetta lei.
-due- proseguo io.
-d..due-
-tre- dico ed apro la porta spingendola dentro così che non possa tornare
indietro. Nella sala cala il silenzio, mentre mi richiudo la porta
alle spalle. Il maestro di Jennifer stoppa persino la musica, mentre
lei, immobile come un tronco, osserva le quindici paia d'occhi che la
puntano.
-voi..continuate- dico prendendo Jennifer per mano e trascinandola con me ad una delle
panchine attaccate alle pareti. Rivolgo un'occhiata eloquente al
maestro.
-ok ragazzi, riprendiamo- esclama battendo le mani per richiamare
l'attenzione e facendo ripartire la musica. Le sette coppie
riprendono a ballare, ed io e Jennifer osserviamo dal fondo della
sala. Non l'ho portata qui per ballare, l'ho portata qui per farle
capire che non c'è nessun mostro dentro questa sala, che la vita va
avanti, che potrà sempre pensare a Tommy senza sentirsi male, che
quando vorrà potrà ballare di nuovo, anche per lui, come lei gli ha
promesso. Dopo un po' che Jen osserva immobile i suoi compagni
ballare, vedo che inizia ad accennare timidi movimenti con le
braccia, le gambe e la testa, sempre rimanendo seduta. Cerco di non
guardarla troppo, per non farla sentire osservata. Ho paura che
questo sia il suo inconscio, che non lo stia facendo razionalmente, e
che se io glielo faccio notare, si blocca di nuovo. Perciò mi limito
a guardarla di tanto in tanto con la coda dell'occhio, ma lei è
talmente concentrata a guardare gli altri e ripetere le loro mosse
che non se ne accorge mai.
All'improvviso la musica cambia, ed una solare salsa riempie la sala da ballo. Vedo
il maestro venire verso di noi, e cerco di fargli segno di non farlo,
ma lui mi tranquillizza con uno sguardo.
-Jenni..vuoi ballare?- le chiede quasi sottovoce porgendole la mano. Lei quasi
sobbalza, come scossa da una sorta di torpore, facendo ondeggiare la
coda di cavallo. Poi si gira verso di me, come per chiedermi.. il
permesso?
Le sorrido e annuisco, per darle coraggio. Così lei afferra la mano del
maestro, che la conduce vicino a tutti gli altri, ed inizia a farla
ballare. Ho visto Jen ballare quattro volte in questi ultimi quattro
anni che balla, ai saggi, e l'ho sempre trovata strepitosa. Ma devo
ammettere che lo è anche adesso, vestita di una semplice tuta, con
una semplice coda di cavallo come acconciatura, con lo sguardo
concentrato, ma allo stesso tempo spaventato e impaurito, senza un
filo di trucco. Si muove incredibilmente bene, senza guardarsi i
passi, e se penso che sono solo quattro anni che balla, ed ha
iniziato da grande, l'unica spiegazione è che è portata sul serio.
-ehi Liam? .. sei Liam giusto?-
-cos...oh..si, si, Liam- dico al maestro, che non so da quanto mi chiamava. Noto che
la musica è finita, la sala è silenziosa, e tutti guardano verso di
me.
-vieni a ballare con la tua amica- dice il maestro tenendo Jennifer per
mano.
-non so ballare- ribatto io.
-proprio niente?- ritenta il maestro. Scuoto la testa. Lui rotea gli occhi,
poi torna a guardare me -vieni lo stesso, ti porterà lei-
-ma è ridicolo, è l'uomo che porta-
Il maestro sbuffa -vieni o no?-
-oh, va bene- sbuffo a mia volta liberandomi del cappotto e raggiungendo
Jennifer.
-facciamo una cosa tranquilla, una bachata, almeno è lenta- dichiara il
maestro.
-mi scusi eh, ma la bachata è anche sensuale, già non so ballare,
insomma..-
lui mi da una pacca sulla spalla -pensi di non essere sensuale? Hai poca
stima di te stesso ragazzo-
sbuffo -non volevo dire questo-
-effettivamente non sei vestito comodo però- osserva con un'alzata di spalle,
dirigendosi verso lo stereo. No, che non sono vestito comodo. Ho i
jeans, la cinta, un maglione, e scarpe non di certo per ballare,
perché di certo io non volevo ballare.
Parte la musica e Jennifer mi prende le mani.
-scusami- le dico ridendo.
-di cosa?- mi chiede confusa.
-vediamo..di tutti i passi che sbaglierò, di tutte le volte che ti pesterò i
piedi, e uhm..vediamo..- inizio ad elencare.
Jennifer butta la testa all'indietro e ride divertita. Dio, quant'era che non
la vedevo ridere così.
-allora, dai, è facile, iniziamo con, destra, avanti sinistra, indietro
destra, sinistra- mi spiega.
-cioè come..??-
Jennifer scuote la testa e mi spiega passo per passo un paio di volte, prima
di riuscire a fare la sequenza di quattro passi che diceva. Alla fine
ballo per il resto della lezione, e riusciamo a fare una bachata
quanto meno senza pestate di piedi proprio al termine della lezione.
Mentre le ragazze vanno nello spogliatoio femminile, portandosi
dietro Jennifer, i ragazzi vanno in quello maschile, ed il maestro
sistema la sua roba, io torno a sedermi su una delle panchine
addossate alle pareti.
Mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la musica
nell'ipod, rilassandomi un po'.
Dopo un po' i ragazzi tornano in sala, e li vedo parlare fitto col maestro
per un po', finché non mi fanno segno di raggiungerli. E così
faccio, levandomi le cuffie. Il maestro mi mette una mano sulla
spalla.
-di un po', è tanto che siete amici tu e Jennifer?- mi chiede.
Annuisco -una vita, da quando siamo nati in pratica-
-si vede- asserisce lui e i ragazzi annuiscono.
-si vede?- ripeto io confuso.
-si, il fatto è che tu sai esattamente dov'è lei e lei sa esattamente
dove sei tu- mi spiega il maestro.
-ma cosa! Che c'è voluta tutta la lezione perché non le pestassi i
piedi- ribatto io.
-non sto parlando di piedi attenzione- mi ammonisce lui -io parlo di
corpi. Non c'è stato imbarazzo, neanche per un secondo-
-non abbiamo mai ballato insieme- gli faccio notare.
Il maestro sbuffa sonoramente e rotea gli occhi -non ho detto che lo
avete fatto, ho detto che non c'è stato imbarazzo nel farlo, non c'è
stato imbarazzo nel toccarvi, si vede che vi conoscete, parlo anche
di corpi, non avete la curiosità di vedere com'è fatto l'altro
perché già lo sapete, insomma...-
-si, ho capito- taglio corto io, non capendo proprio dove voglia arrivare.
-e poi Jennifer stava bene, rideva, era spensierata, molto diversa
rispetto a quando siete entrati- continua lui.
-già, questo è vero- convengo io. Era proprio la vecchia Jennifer quella
in pista, quella che non aveva mai dovuto superare la morte del suo
compagno di ballo, quella che amava il ballo, il cibo, la vita,
l'università.
-Liam, noi..insomma dobbiamo dirti una cosa- sospira il maestro.
-cosa?- indago.
-insomma ecco, noi abbiamo pensato, perché con Jennifer non balli tu? Sei
l'unico con cui può sostituire Tommy senza bloccarsi- mi spiega.
-no, no, e poi no, non mi piace ballare e poi non avrei mai tempo e poi..-
-buono- mi blocca uno dei ragazzi -non devi rispondere adesso-
-non voglio rispondere- sbotto io indietreggiando -non mettete strane idee
in testa a Jennifer, per favore-
-glielo stanno già dicendo le ragazze, pensateci- mi spiega un altro
ragazzo.
Sto per ribattere, ma la porta interna della sala si apre, ed entrano le
ragazze. Jennifer sorride rilassata in mezzo alle sue compagne. Dopo
poco mi raggiunge, così salutiamo gli altri e lasciamo la sala,
entrando nella mia macchina. Nessuno di noi dice niente, ma entrambi
sappiamo che abbiamo da dirci qualcosa. Così metto in moto e guido
fino a casa, fermando la macchina davanti alla porta di casa di
Jennifer.
Ce ne stiamo in silenzio cinque minuti buoni, poi decido che se non è
lei a muoversi, mi muovo io.
-Jen- dico schiarendomi la voce.
-si..- mormora lei girandosi verso di me senza però alzare lo sguardo.
-i ragazzi mi hanno parlato- dichiaro.
Finalmente alza i suoi occhi su di me -a me hanno parlato le ragazze-
-quindi Jen?- chiedo.
-quindi cosa Liam- sbuffa lei tornando a guardare davanti a se.
-Jen, sai che non ho mai ballato in vita mia..-
-impari, Liam-
-sai che ho orari incompatibili con le vostre lezioni-
-per quello possiamo chiedere a loro come fare-
Un momento. Un momento. Perché Jennifer trova soluzioni a questo
problema?
-Jen?-
-si?-
-guardami-
Jennifer si gira di nuovo verso di me e punta i suoi occhi nei miei -che c'è?-
-tu..tu vorresti che io facessi questa cosa?- le chiedo delicatamente.
-che differenza fa che io lo voglia o meno?- ribatte lei.
-che .. io per te, insomma lo farei..-
-perchè?- sbotta lei -perchè lo faresti?
-Dio, Jen, perché devi fare sempre la vittima! Lo farei perché è una
cosa che ti rende felice. Ti ho visto ridere la dentro, come non
ridevi da tempo. E se ballare può farti essere la solita Jennifer,
beh ballerò. Se stai bene tu sto bene io, ricordi?-
Jennifer si prende il viso tra le mani, affondando le dita nei capelli biondi.
-io non so cosa ho fatto di tanto giusto nella mia vita per meritarmi uno
come te- sbuffa rassegnata.
-non ho capito ancora se vuoi che io lo faccia, però- ribatto. Lei alza
di nuovo i suoi occhi su di me -mi sembra ovvio di si-
-si, cosa?- chiedo divertito, adoro stuzzicarla fino a farle perdere la
pazienza. Jen sbuffa e rotea gli occhi.
-Liam, vorrei che tu ballassi con me, ok?-
scoppio a ridere -bene, sono un disastro sappilo-
-ti insegnerò io, e poi non sei male, sai?-
-e..lavoro nei tuoi orari di lezione-
-ah Liam, per quello..se domani puoi raggiungerci alla sala, magari ne
parliamo con loro-
annuisco -potrei fare tardi, aspettatemi-
-d'accordo-
-ora va a casa, Billy Elliot- dico ridendo.
-mi stai cacciando Liam?- ribatte lei ridendo a sua volta.
-no, ma è ora di cena, ed ho fame- le faccio notare.
-Liam?-
-si?-
Jen mi butta le braccia al collo stringendomi -grazie davvero, per oggi,
per domani..-
La stringo a mia volta -se stai bene tu, sto bene io, ricordatelo-
POV Jennifer.
-Jen, che palle, dov'è il tuo amico?-  sbuffa Ronnie. Inverto la mia
direzione, forse per la centesima volta, e riprendo a camminare. 
-non lo so- dico distrattamente.
-basta, se non lo chiami tu, lo chiamiamo noi, dacci il telefono- sbotta
Veronica alzandosi in piedi. Cosa? Chiamarlo? Non se ne parla
nemmeno! Non voglio.. e se poi..
No. No. No.
-no- sibilo. Veronica mi viene vicino e mi prende per le spalle, con
delicatezza.
-guardami Jenni-
-guardami-
alzo il mio sguardo e incontro i suoi occhi chiari.
-sta bene, lo vuoi capire? Non gli è successo niente, ok?-
No. No. No.
-dammi il cellulare, lo chiamo io- dice aprendo la mano.
-no Veronica-
-Jenni. Sta bene. Dai- continua lei imperterrita. Poi delicatamente estrae il
cellulare dalla mia tasca ed accanto a me, con gesti lenti, compone
il numero di Liam, schiaccia il tasto verde e mette il vivavoce. Uno
squillo. Due squilli. Tre squilli. Quattro squilli.
-attacca Ver..-
L:Jenni
Tiro un lungo sospiro di sollievo, credo riacquistando la mia lucidità.
J:L..Liam..
L:Dio, scusa, devi esserti preoccupata, mi dispiace, ma mi sono dimenticato
di dirti che dovevo recuperare delle ore di lavoro..
J:n..no è che..
L:davvero scusami, potrò essere lì non prima delle 23, se per gli altri va
bene aspettatemi, altrimenti rimandiamo.
Mi giro verso i miei compagni e tutti mi fanno cenno che per loro va
bene aspettarlo.
J:ti..ti aspettiamo
L:ok rimanete in sala? Dove vi trovo?
Il maestro si sbraccia per richiamare la mia attenzione e mi sillaba che
andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub.
J:andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub, qui vicino.
L:ah si, lo conosco, vi raggiungo lì allora.
J:va bene, a dopo
L:a dopo
Veronica schiaccia il tasto rosso, e rimette il telefono nella mia tasca. Poi
mi accarezza una guancia, con delicatezza.
-visto che era tutto ok?- dice, con fare premuroso. È di qualche anno più
grande di me, ed ha sempre avuto questo atteggiamento di sorella
maggiore. Annuisco, lei mi passa un braccio attorno al collo e
insieme raggiungiamo gli altri.
Liam ci raggiunge al pub alle 23 in punto. Non appena mi individua, seduta
al tavolo, viene direttamente nella mia direzione e si siede
nell'unica sedia vuota, accanto a me, ma a capotavola, mentre saluta
anche il resto della tavolata.
-Jennifer dice che non bevi alcolici se guidi, è vero?- indaga Ronnie.
Liam annuisce.
-che ti prendi da bere?- chiede il maestro.
-un analcolico, mi pare ovvio- risponde lui divertito.
-ma dai, non puoi prendere un analcolico al pub!- lo prende in giro
Ronnie.
-smettila, è un bravo ragazzo- lo difende Veronica.
Liam però è tutt'altro che offeso, sta ridendo fino alle lacrime.
Non appena riusciamo a fermare una cameriera, Liam chiede il suo
analcolico, dopodichè iniziamo a parlare seriamente della questione
“ballo”.
-allora il fatto è questo..punto primo..non avevo mai ballato prima
di..ieri- dichiara Liam.
-per questo però c'è Jen, giusto Jen?- dice il maestro e sia io che Liam
annuiamo.
-punto due..non ho assolutamente i vestiti..adatti- continua Liam.
-ne parlavamo prima con i ragazzi, ognuno di noi ha cose vecchie che non
usa, te le prestiamo- dice Ronnie.
-grazie, sarebbe ottimo- annuisce Liam -punto tre..ho orari incompatibili con
voi..io dalle 19 alle 20 lavoro, ci sono dopo-
-non potremmo fare dopocena?- chiedo io -alla fine siamo tutti grandi,
tutti lavoriamo, non penso sia un problemone-
-ok, chi è a favore del 21-22?- chiede il maestro alzando la mano. Tutti
lo imitiamo.
-direi che non c'è problema- dice poi e Liam sorride.
-punto quattro, ma non meno importante..quanto..caspita pagate?-
-pagare?- gli fa eco Danny.
-è un'associazione culturale Liam- interviene il maestro -i soci non
pagano nulla. L'unico che viene pagato, dal comune, sono io perché
appunto offro un servizio alla comunità-
Liam annuisce, assimilando tutte le notizie.
-direi che non ho più scuse- osserva divertito facendo ridere tutti.
Finalmente la cameriera porta l'analcolico per Liam e il maestro propone un
brindisi alla Coppa, e così brindiamo.
-quanti giorni mancano alla Coppa?- chiede Tiffany.
-oggi siamo al?- chiede a sua volta il maestro.
-ventidue- risponde Liam.
Quindi alla coppa mancano.. beh se siamo al 22 gennaio..22 gennaio..Oh Dio,
non può essere, non può essere. Cazzo. Il compleanno di Liam è
passato da nove giorni e io non me ne sono neanche ricordata. Oh mio
Dio. È grave, è gravissimo. Sono una fottuta, maledetta egoista.
Egoista. Cogliona. Lui si fa in mille pezzi per me e io, come al
solito, penso solo a me stessa. Io sto male, io soffro, io questo, io
quello. Dannazione. Dannazione. Dannazione.
-tutto bene?- mi chiede Liam poggiandomi una mano sul polso. Mi riscuoto dai
pensieri e lo guardo annuendo. Lui mi scruta e scuote la testa -no,
non va bene, che succede?-
posso sentire gli occhi del resto della tavolata su di noi. No. Non ora e
non qui.
-u..usciamo un attimo?- 
-d'accordo- annuisce lui alzandosi ed infilandosi il cappotto. Lo imito e lo
seguo fuori dal pub. Una ventata d'aria fredda ci investe non appena
usciamo. Liam si poggia al muro e punta i suoi occhi nei miei, che
sono davanti a lui, e mi sento così dannatamente in colpa.
-allora? Vuoi dirmi che succede?- incalza.
-io..sono un completo disastro..il tuo compleanno..-
sul suo volto spunta un sorriso divertito -bentornata, Jenni-
-perchè non me l'hai detto?- 
-perchè non era il momento giusto-
-non ti sei nemmeno arrabbiato- gli faccio notare.
-e non hai festeggiato- aggiungo poi.
-non c'era niente da festeggiare con te in quelle condizioni Jen- mi
spiega.
-non va bene, dannazione, mi sento terribilmente in colpa per essermene
dimenticata- sbotto io.
-non devi, stavi male, ora stai meglio e te ne sei ricordata, dov'è il
problema?- ribatte lui.
-che tu non hai fatto la tua solita festa a causa mia!- esclamo.
-non aveva senso farla, se non c'eri tu ad aiutarmi coi preparativi come
sempre, a ingozzarti del buffet a rischio di finirlo, o peggio a
farmi la doccia con gli alcolici-
Scoppio a ridere seguita a ruota da Liam.
-e cosa hai fatto quel giorno?- gli chiedo.
Lui fa spallucce -sono stato con Nikki..-
-e cosa ha detto lei..del fatto che non hai festeggiato..-
-ha capito, che non volevo festeggiare con te così, infatti non mi ha
nemmeno dato il suo regalo, aspetta che io le dica che può darmelo-
mi spiega.
-avrà qualche difetto la tua ragazza?- sbuffo divertita. Liam fa spallucce
sorridendo.
-perchè non festeggi? Anche se in ritardo- propongo.
-io festeggio solo se ho la tua più completa partecipazione- asserisce
lui.
-ce l'hai Liam. Ci sono. Sono tornata sul serio. Grazie a te- ribatto io.
-allora fammi sentire i miei fratelli e poi organizzo dai..- annuisce lui.
-scusami di nuovo- 
Liam scuote la testa e mi avvolge in un abbraccio, facendomi poggiare la
testa sul suo petto. Nonostante io non sia bassa, col suo metro e
novanta e anche di più mi sovrasterà sempre.
Il mio cellulare suona, avvertendomi che mi è arrivato un messaggio.
Sciogliamo l'abbraccio ed leggo il messaggio, è di Veronica: “ne
avete per molto?”.
-Veronica mi chiede se ne abbiamo per molto- dico ridendo.
-rientriamo dai- dice Liam divertito aprendomi la porta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo7-Buon Compleanno, Orso. ***


Premessa: Siccome le cose mi sono andate particolarmente bene questa settimana, ho 
deciso di regalarvi un appuntamento extra prima di Domenica (che comunque pubblicherò) per 
convidere con voi la mia felicità. Questo è uno dei miei capitoli preferiti, spero vi piaccia! Buona lettura.

POV Jennifer.
Guardo fuori dalla finestra per l'ennesima volta, oggi è una giornata
fantastica, assolata e non troppo fredda, ed ovviamente io dove sono?
In casa a studiare. I raggi del sole illuminano in modo strano la mia
stanza, scaldandomi solo il lato sinistro della faccia, quel lato a
causa del quale mi distraggo ripetutamente. Non si può resistere al
richiamo del sole. Torno con gli occhi sui fogli, ma il cellulare
suona, avvisandomi che mi è arrivato un messaggio. Non è destino
che io mi concentri, oggi. Sblocco lo schermo del telefono e vedo che
quel suono era dovuto ad una mail, non ad un messaggio. Senza nemmeno
leggere elimino la notifica, so già di cosa si tratta, l'ennesima
data del tour dei Coldplay, di cui Coldplayzone, infatti il mittente
era proprio questo, mi avverte. Mi sono iscritta alla newsletter anni
fa, quando speravo che i Coldplay potessero arrivare anche qui in
Australia, cosa che non è però mai successa. Eppure mentre osservo
la notifica sparire, mi sembra di leggere Sydney. Sicuramente mi sono
suggestionata pensandoci, però per sicurezza apro Gmail e recupero
l'email di Coldplayzone.
“Ultim'ora: dopo anni di richieste da parte dei fans australiani, costretti ogni
volta ad affrontare un lungo viaggio per andare ad assistere ad un
concerto dei loro beniamini, i Coldplay annunciano in diretta agli
MTV Awards la loro prima data australiana. Il concerto si terrà a
Sydney la sera del 14 agosto 2015, i biglietti saranno in vendita dal
26 gennaio 2015. Fans australiani, sbrigatevi!!”.
Oh mio dio. Oh mio dio. Oh mio dio. Non ci credo. Il sogno di una vita
che si avvera. Io e Liam sognamo una cosa del genere da anni. Da
sempre. Da che io ricordi che amiamo i Coldplay. Liam. Oggi è
proprio 26 gennaio. Tra una settimana festeggerà il suo compleanno.
Finalmente ho trovato il regalo. Però non posso regalargli due
biglietti per me e per lui senza prima aver sentito Nikki. È la sua
ragazza e se vuole venire pure lei, di biglietti dovrò prenderne
tre. Che palle. La chiamo.
N:pronto?
J:ehi Nikki
N:Jen, scusami, sto guidando, non ho potuto vedere il numero
J:tranquilla Nikki..ti disturbo?
N:no, figurati. Come stai? Scusami se non ti ho mai chiamato, ma..
J:sto bene Nikki, non preoccuparti
N:Liam mi ha sempre aggiornato sulle tue condizioni
J:immagino. Tranquilla, davvero
N:volevi dirmi qualcosa?
J:si, ecco, quest'anno per la prima volta i Coldplay vegono in Australia, a
Sydney. Volevo andarci e siccome anche Liam lo vorrà sicuramente,
volevo regalargli il biglietto per il compleanno.
N:oddio, che bello, sarà felicissimo!
J:si, ma, tu vorresti venire?
N:ma dove?
J:al concerto
N:oh mio dio no Jen! Già sopporto a malapena le canzoni che suona Liam!
Mi bastano quelle guarda.
J:sicura?
N:sicura
J:Nikki?
N:si?
J:non ti da fastidio che ci andiamo io e Liam?
N:Jen, no, quante volte devo dirtelo?
J:non ti da nemmeno fastidio che balli con me?
N:no, anzi, almeno poi potrò farmi portare a ballare, dato che con la
scusa del non so ballare, quando mi ci porta, passa la serata sul
divano a bere birra
J:d'accordo..ti ringrazio
N:di cosa! Figurati
J:ci vediamo sabato allora
N:si, ciao Jen
J:ciao 
Inizio a frugare freneticamente nell'ultimo cassetto del mio comodino, dove
tengo i miei risparmi e arraffo cinquecento euro, che butto nel
portafoglio, che fiondo nella prima borsa che trovo a portata di
mano, seguito dal cellulare. Mi fiondo giù per le scale. Mi infilo
il cappotto. Prendo il guinzaglio e lo metto al collare di Cocky, che
sveglio bruscamente tirandolo via dalla cuccia. Esco di corsa da
casa. Non oso immaginare in che stato posso apparire, ma è per una
giusta causa. Cammino a passo spedito verso l'edicola più vicina,
mentre Cocky trotterella felice accanto a me.
-Buongiorno- ansimo salutando l'uomo dietro al bancone, Patrick.
-ciao Jennifer. Di corsa?- mi chiede lui, cordiale come sempre.
-Pat..mi servono due biglietti, per il concerto dei Coldplay, quest'anno c'è
la data a Sydney, hai presente?- gli spiego riprendendo fiato. Lui
scrive qualcosa al pc, poi alza i suoi occhi verso di me.
-sei la prima che viene sai? Ancora non è stato comprato nessun biglietto
per Sydney- dice sorridendo.
-ci credo, l'hanno appena annunciato alla conferenza stampa!- ribatto io.
-allora, che vuoi? Prato..tribuna..curva..- inizia ad elencare.
-prato- rispondo senza nemmeno pensarci. Non li ho mai visti dal vivo, come
minimo voglio vederli da molto vicino.
-ok prato c'è l'anello gold e il prato normale- mi spiega.
-l'anello gold mi fa pensare che è più davanti?- chiedo.
Patrick annuisce -le prime cinque file, transennate dal resto-
-ok anello gold-
-sono 100 euro a biglietto Jenni- mi informa. Quindi 200 euro. Va beh, sono
una che risparmia, posso sostenere questa spesa.
-va bene. Tutti ora?-
-no, metà ora, metà alla consegna- dice. Tiro fuori 100 euro dal
portafoglio e glieli porgo, lui in cambio mi rilascia una ricevuta.
Ora, Liam potrebbe aver saputo del concerto, ma conoscendolo, per una
cifra così grossa, non comprerebbe mai online. Di sicuro verrebbe
qui da Patrick.
-Patrick puoi..farmi un favore?- chiedo.
Lui annuisce -dimmi pure-
-se viene Liam, puoi dirgli che glieli ordini, ma che non vuoi soldi? In
realtà ovviamente non glieli ordini eh-
-uno dei due biglietti è per lui deduco-
Annuisco -se gli dici che glieli ordini, almeno lo tieni bloccato. Poi se
insiste per darti i soldi prenditeli, poi li dai a me-
-Jennifer però in realtà..-
-ti prego Pat- supplico.
-oh d'accordo, va bene- sbuffa lui.
-grazie mille- dico cacciandomi la ricevuta in borsa e riprendendo di corsa
la strada di casa.
POV Liam.
-tregua, ti prego- esclama Jennifer buttandosi di peso su una delle poltrone
che abbiamo sistemato in sala.
L'afferro per una manica della felpa che porta, e che è almeno due taglie più
grosse della sua perché a lei le felpe piacciono comode, e tiro
verso di me. È come muovere un sacco inanimato. La sua testa
ciondola, facendo muovere appena quella specie di chignon moscio che
si è fatta. La sua mano scivola nella manica che tengo in pugno.
-Dio che pigra, mi fumo una sigaretta allora- dico mollando la presa. La
testa di Jen scatta in alto e i suoi occhi saettano verso di me,
fulminandomi.
-oggi posso, è il mio compleanno!- esclamo, prima che possa anche solo
pensare di ammonirmi. Lei mi studia per un breve istante, poi si alza
in piedi -fumo con te-
-no, non se ne parla, tu non fumi Jen- ribatto deciso. Lei inarca un
sopracciglio e mi guarda con un sorriso furbo, che non promette nulla
di buono -devo ricordarti, Liam, chi mi ha fatto fumare la prima
sigaretta della mia vita?-
-l'abbiamo fumata insieme, non ti ho costretto- ribatto sulla difensiva.
Jen mi punta l'indice contro -tu mi hai messo l'idea in testa però-
precisa.
Sbuffo e infilo una mano in tasca, tirando fuori un pacchetto di sigarette
abbastanza stropicciato e un accendino. Prendo una sigaretta e la
passo a Jennifer, poi ne prendo una per me e rimetto il pacchetto in
tasca. Usciamo sul piccolo balconcino di questa sala, senza nemmeno
metterci i cappotti. Accendo la mia sigaretta e quella di Jen,
abbandonando poi tutto il mio peso sul corrimano. Il fumo che butto
fuori dalla bocca di condensa quasi subito per il freddo che fa.
-nonostante non fumi, non sembri una cogliona alla prima sigaretta- osservo
guardando Jennifer.
-una volta che impari a tirare, sai farlo per tutta la vita- ribatte lei
con un'alzata di spalle.
-e comunque io ti avrò pure messo l'idea in testa, ma tu hai voluto 
farlo- dico tornando a guardare davanti a me.
-si, già, sai ero nel periodo “faccio tutto quello che fa Liam”- si
difende lei.
-prego??-
Jen alza la sigaretta davanti ai miei occhi -la cosa non sembra essere
cambiata però- dice scoppiando in una sonora risata che mi contagia
subito. È inevitabile, se Jennifer ride, chiunque vicino a lei ride,
perché lei ride con tutto il corpo, non solo con la bocca, ed è una
cosa che contagia anche chi non la conosce.
All'improvviso Jen si gira, poggiandosi con la schiena contro la ringhiera e
rivolgendo il suo sguardo nella sala.
-sta venendo bene però, dai- osserva buttando fuori il fumo. Mi giro pure
io e osservo la sala che stiamo sistemando da stamattina. Annuisco,
sta venendo bene, come sempre del resto.
-ti ricordi com'è nata questa tradizione del preparare insieme la sala
del mio compleanno?- le chiedo tirando una boccata.
Jennifer scoppia di nuovo a ridere buttando la testa all'indietro -me lo
ricordo che si-
-si, ma capisci, io voglio sentirtelo dire- preciso divertito.
-oh beh- si ricompone lei -diciamo che siccome ero una timida cronica e
avevo problemi seri..credo di averti detto che siccome volevo venire,
ma non volevo essere guardata mentre entravo, preferivo già trovarmi
lì, e siccome volevo proprio essere la prima, sono venuta con te
subito dopo scuola..-
-ed io ti ho messo a lavorare- concludo con una risata.
-si, perché sei stronzo- ribatte lei.
-ma dai, ammettilo che ci siamo divertiti da morire, che quando sono
arrivati i miei genitori a sistemare le ultime cose ci hanno trovato
impiastrati dai capelli ai piedi, e anziché sgridarci si sono messi
a scattare foto ridendo fino alle lacrime- 
-è per questo che adoro i tuoi genitori- dice Jen sorridendo al ricordo.
-e loro adorano te- aggiungo.
-davvero?- chiede lei.
Tiro l'ultima boccata e butto la sigaretta oltre la ringhiera.
-smettila, lo sai, non ti darò a soddisfazione di dirti che si i miei genitori
ti adorano più o meno da quando hai iniziato a rompere i coglioni
dentro casa mia-
-cretino- sbuffa Jennifer spingendomi via per la spalla.
-dai, muoviti abbiamo del lavoro da fare- dico spingendola verso la porta.
-aspetta! Fammi finire la sigaretta- protesta lei, ma io gliela sfilo dalla
bocca e la butto oltre la ringhiera continuando a spingerla verso la
porta.
POV Jennifer.
-stanca?- mi chiede Liam, sedendosi sulla poltrona accanto alla mia con la sua
bottiglia di birra in mano. Bevo un sorso dalla mia bottiglia di
birra scuotendo la testa.
Liam scoppia a ridere -certo che, sei vestita carina, e ti attacchi alla
bottiglia- 
-anche tu però- ribatto io sulla difensiva.
-io sono un uomo-
Sto per replicare qualcosa di poco gentile quando bussano alla porta.
Liam si alza e va ad aprire, lasciando entrare Nikki. Ora io capisco
che tu sei la fidanzata del festeggiato, ma non hai minimamente
sentito quello che ti ha detto. Liam si è messo un paio di jeans ed
una camicia con sopra un gilet nero. Giusto le scarpe e la cinta sono
un po' più eleganti, per il resto è molto informale. E ha detto
“vestitevi normali, non è un 18esimo”. Io, per stargli dietro,
mi sono messa un vestito semplice, che arriva sopra il ginocchio, ho
i capelli sciolti e le scarpe che saranno nemmeno otto centimetri di
tacco. E penso che devo smettere di guardare Nikki, altrimenti capirà
che si vedrà solo lei stasera. Ha un tubino nero super-aderente e
lucido, tacco dodici, o diciotto? E i capelli rossi raccolti in
un'alta acconciatura. È decisamente ultra elegante. Mi alzo e la
saluto, abbandonando la mia bottiglia di birra sul tavolo. Liam si
avventa subito sulle sue labbra, perciò gli sfilo le sigarette e
l'accendino dalla tasca dei pantaloni ed esco fuori, richiudendomi la
porta alle spalle.
-Jennifer!!- 
Butto fuori il fumo e giro la testa nella direzione della provenienza della
voce.
-Chris! Luke!- esclamo andando verso di loro. Li abbraccio uno per volta,
attenta a non bruciarli con la sigaretta, ed osservo che anche loro
nel vestirsi hanno ascoltato Liam. 
-come stai bella bionda?- mi chiede Chris poggiandosi accanto a me contro
la ringhiera.
-bene, e tu? Voi? I bimbi? Elsa? Samantha?- 
Ok forse ho chiesto troppe cose. Luke e Chris scoppiano in una fragorosa
risata.
-noi bene, le nostre famiglie sono rimaste in America, Elsa lavorava ed
anche Samantha, non hanno potuto prendersi giorni-
-peccato..- osservo tirando una boccata.
-già- conviene Chris -ma fumi?-
Scuoto la testa -solo oggi, perché è il compleanno di Liam-
-approposito, dov'è?- mi chiede guardandosi intorno.
-è un attimo dentro a baciare Nikki, non rompergli le palle- lo
ammonisco. Lui alza le mani ridendo.
-e il tuo fidanzato dov'è?- indaga Luke mettendosi accanto a me
dall'altro lato.
-non ce l'ho ancora..un fidanzato- sbuffo io.
-ma perché? Dai, lo sappiamo che hai la fila- mi prende in giro Chris.
-sai la fila ce l'avrei pure, ma oltre ad essere scelta vorrei scegliere
io, capito? Non credo nell'amore che viene dopo- spiego.
Finalmente la porta della sala si apre, salvandomi dal continuare questa
imbarazzante conversazione.
Mi costringo a camminare lentamente, per evitare di cadere, mentre porto
il mio enorme regalo verso il tavolo dove Liam sta scartando. Mi
rendo conto solo adesso che ho visto tutti i regali che ha scartato
fin'ora, ho anche applaudito, ma non me ne ricordo nemmeno uno. Sono
troppo agitata per il mio, in verità. Poggio il regalo sul tavolo e
mi mordo il labbro quando vedo l'espressione confusa e buffa di Liam
di fronte alla sua enormità. Mi concentro solo su di lui, cercando
di non pensare agli occhi di tutti i presenti, che sento fissi su di
me. Liam scarta la carta e rimane perplesso di fronte allo scatolone
di cartone. Lo apre e la sua espressione è ancora più confusa. So
cosa vede, tanti piccoli pacchettini sparsi alla rinfusa. Ed ora li
dovrà scartare tutti, e scoprire che sono..vuoti. C'è un po' di
cattiveria in questo, ma insomma, non è semplice incartare in modo
carino due biglietti. Liam inizia a scartare uno per uno i
pacchettini, buttandoseli alle spalle ogni volta che li trova vuoti,
cioè sempre. Poi libera la scatola da quel groviglio di stelle
filanti colorate come se fosse un gatto col gomitolo di lana, ed alla
fine estrae un foglio arrotolato come una pergamena e chiuso con un
nastro. Sfila il nastro e srotola il foglio, leggendo in silenzio.
No, non è un normale biglietto di auguri, se è questo che ti stai
chiedendo, perché ti conosco, e te lo stai chiedendo di sicuro. E
poi, se fosse stato un normale biglietto d'auguri, credi forse che
avrei perso tempo a scriverlo a mano? La verità è che voglio
approfittare del fatto che sia il tuo compleanno per dirti un paio di
cose, che a voce non riuscirei a dirti, perché con le parole, sono
sempre e costantemente fottuta. E tu lo sai. Perciò
Liam ti volevo dire GRAZIE di tutto quello che fai per me, da quando
hai 8 mesi fino ad oggi, e so che continuerai a farlo, anche se io
dovessi trattarti nel peggiore dei modi, tu per me ci saresti sempre
e comunque. L'ultimo periodo non è stato dei migliori, di sicuro non
è stato facile starmi vicino, ma nonostante questo tu ci sei sempre
stato, sopportando la mia tristezza e il mio dolore ed alleviandoli.
Ed è grazie a te se mi sono rialzata e piano piano sto
tornando quella di prima.  Io
spero sul serio di fare per te, una minuscola parte di quello che tu
fai per me ogni giorno senza neanche rendertene conto.  È per questo 
che, con il mio regalo, voglio realizzare uno dei tuoi sogni.
Dai, la smetto di parlare. Cerca una busta in quel casino dello scatolone.
Buon compleanno, Orso.
Ti voglio bene.
Jen”
Liam alza gli occhi dal foglio e mi guarda sorridendomi. È un sorriso che
mi scalda, è pieno d'affetto, un abbraccio con gli occhi, che non
posso fare a meno di ricambiare. Poi riprende a svuotare lo scatolone
come un gatto, finché non estrae una busta, non chiusa. Infila
la mano dentro ed estrae i due biglietti, gialli, scritte nere. Da
come legge, con sguardo accigliato, capisco che non sa che i Coldplay
verranno a Sydney, questa estate.
-o mio diooo!!- esclama alzando la testa, sul suo viso leggo gioia,
stupore, felicità. Ha capito. Faccio un passo verso di lui, con
l'intenzione di abbracciarlo, ma mi ritrovo stretta tra le sue
braccia forti che mi sollevano da terra e mi fanno girare. Chiudo gli
occhi per evitare che mi giri la testa, e li riapro solo quando Liam
si ferma, tenendomi sempre stretta. Vedo Nikki, poco distante da noi,
farmi l'occhiolino. Le sillabo un grazie. Quando
Liam scioglie l'abbraccio, il sorriso sul suo volto si smorza e torna
serio.
-Jen, però, sono un sacco di soldi- osserva. Lo sapevo. Sapevo che
l'avrebbe detto. 
Lo allontano da me con una spintarella e gli punto l'indice contro il
petto.
-allora. Patti chiari e amicizia lunga. Prendilo per quello che è: un regalo.
Perciò non rompere i coglioni. Un biglietto è per me e uno per te-
lo ammonisco.
Lo vedo che cerca di rimanere serio, ma non ci riesce e esplode in un
bellissimo sorriso abbracciandomi di nuovo e sussurrando infinite
volte “grazie”.
-ti voglio bene- gli soffio sull'orecchio.
Liam allenta appena l'abbraccio, quel tanto che basta per guardarmi negli
occhi e farmi vedere il suo palese sguardo sorpreso. Ok, non gli dico
quasi mai che gli voglio bene con questa naturalezza, perché con le
emozioni sono un po' un casino, ma non c'è bisogno di farmela
pesare. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo sonoramente.
-ok..ok..ok..
- ride Liam sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -ti
voglio bene anche io-
-bene, ora scollati dai- dico ridendo dandogli appena una spinta.
POV Liam.
Due mani a tapparmi gli occhi, mentre fumo nel freddo dell'alba, coi
gomiti poggiati alla ringhiera del balconcino della saletta. Metto
le mie mani sulle sue e le trascino via dai miei occhi, girandomi
verso di lei.
-chi diamine deve essere, se ci siamo solo io e te qui?- dico ridendo.
Jennifer allunga una mano verso di me -sigaretta-
-il mio compleanno è finito Jen, basta fumare- 
-dai, l'ultima, anche tu stai fumando- protesta lei.
-d'accordo, l'ultima- acconsento, porgendole una sigaretta e accendendola. Jen si
poggia coi gomiti alla ringhiera e tira una boccata.
-come hai fatto a svegliarti, dormivi da nemmeno un'ora-
-in realtà m'è rimasta la sveglia per correre, ho dimenticato di
toglierla..però ho visto questi colori fantastici entrare dalla
porta, e sono uscita- mi spiega -e tu? Come mai non dormivi?-
-sapevo che era quasi ora dell'alba e volevo vederla- dico.
-mi avresti svegliato?- chiede Jen.
Scuoto la testa ed entrambi torniamo a guardare davanti a noi, dove gli
stupendi colori dell'alba creano strani disegni tinti di rosa,
celeste, arancione, rosso e giallo, come se tutto dovesse prendere
fuoco da un momento all'altro. No, che non ti avrei svegliata Jen,
dormivi così bene dopo aver passato la notte a pulire i postumi
della festa. Come ogni anno. E come ogni anno il pre e il post festa
sono i momenti che mi piacciono di più. Quest'anno avevo chiesto
anche a Nikki di restare, ma l'indomani, cioè tra poco, doveva
lavorare. E i miei fratelli ovviamente si sono dileguati, come il
resto degli invitati. Jennifer posa la sua testa sulla mia spalla.
-ti voglio bene-
-Jen, sei sicura di stare bene? È la seconda volta in poche ore che mi
dici che mi vuoi bene, con la tua voce!- la prendo in giro io.
-ecco appunto, fanne tesoro, non capiterà molto spesso nei prossimi mesi-
sta al gioco lei.
-comunque te ne voglio anche io- aggiungo poi.
-lo so-

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo8-Same mistakes. ***


POV Liam.
Il telefono mi vibra nella tasca. So che non dovrei guardarlo, ma tutti
sanno che a quest'ora sono a lezione di ballo, perciò deve essere
una cosa urgente. Lascio le mani di Jennifer e estraggo il telefono
dalla tasca. Mi è arrivato un messaggio, è di Nikki: “scusa lo so
che sei a lezione, ma ho casa libera, l'ho saputo ora, i miei stanno
via per qualche giorno, ti aspetto sveglia?”. Ok, è una bella
emergenza. Le rispondo subito, cercando di contenere il sorriso da
ebete che sicuramente ho stampato in faccia. “aspettami sveglia”.
Alla fine della lezione, mentre tutti vanno negli spogliatoi, io mi poggio
il cappotto addosso, afferro la borsa, pronto per andare via.
-ma dove vai?- mi chiede Jennifer mentre si rifà la coda.
-da Nikki, sei con la macchina vero?- chiedo a mia volta. Lei annuisce.
-ok, allora scappo, ciao- dico dandole un bacio sulla guancia ed
avviandomi a grandi passi verso la porta.
-buona serata Liam- la sento dire alle mie spalle, con voce divertita. 
Butto la borsa nei sedili posteriori e parto verso casa di Nikki. Quando
suono alla porta viene ad aprirmi subito ed io subito mi fiondo sulle
sue labbra, chiudendo la porta con un calcio.
-ma non ti sei nemmeno fatto la doccia!- osserva lei tra un bacio e
l'altro. Rido e scuoto la testa -possiamo farla insieme dopo..- 
Nikki annuisce e torna a baciarmi. La prendo in braccio e salgo le scale
fino alla sua camera e tra un bacio e l'altro riesco a sdraiarla sul
letto e mettermi sopra di lei.
In poco tempo i nostri vestiti finiscono sul pavimento. Allungo la mano
fino al comodino di Nikki, ed apro il primo cassetto, dove tiene i
preservativi. Ne prendo uno e richiudo il cassetto, poi lo passo a
Nikki. Lei lo apre e lo tira fuori, ma niente, il mio amico non ne
vuole sapere di svegliarsi. Calma piatta lì sotto. Nikki emette un
sonoro sbuffo, la guardo negli occhi e capisco che ho perso la mia
occasione, se pure ora il mio amico si svegliasse, a lei non andrebbe
più. Vaffanculo.
Mi alzo e recupero i boxer, mettendomeli. Poi prendo i pantaloni e cerco
nelle tasche il solito pacchetto di sigarette stropicciato, lo stesso
del compleanno. Ce ne sono ancora quattro. Ne prendo una e prendo
anche l'accendino. Mi infilo la maglietta ed esco sul balcone della
camera di Nikki.
La prima boccata che tiro è avida, ho bisogno di calmarmi, Dio, che
nervoso. Non posso aver fatto sul serio cilecca, a 25 anni cazzo! Non
è possibile. Però quello che mi ha distrutto è stata la sua
faccia..delusa..come se fossi un perfetto idiota. Allora è così che
dovrei guardarla ogni volta che ha il ciclo? Chiudo gli occhi e torno
con la mente al mio compleanno. L'immagine di me e Jennifer che
fumiamo nel freddo dell'alba riesce a calmarmi, e dopo aver
regolarizzato il mio respiro ed aver finito la sigaretta, torno
dentro.
Nikki si è infilata sotto le coperte. Ha gli occhi lucidi. Qualche lacrima
le riga il viso. Non è possibile, non sta piangendo per quello, ti
prego.
-che..succede?- chiedo avvicinandomi a lei.
-Liam tu..tu me lo diresti se.. se insomma..non mi volessi più..come
prima?- singhiozza lei in tutta risposta.
-Nik, smettila di guardarmi come se fossi un idiota, come se ti avessi
picchiata, come se t'avessi lasciato. Se non riuscire a fare sesso
per te è come lasciarti, credo che devi darti una regolata- sbotto
io rivestendomi come capita.
Nikki balza in piedi tenendosi la coperta addosso. Si sta coprendo, si
copre da me, cos'è ad un tratto sono diventato un perfetto estraneo?
-dove vai Liam?- chiede con voce tremante.
-via, non ci sto a farmi guardare da te così, quando ti passa chiamami-
taglio corto io correndo giù per le scale. Voglio andarmene, voglio
andarmene da qui. Ora.
Monto in macchina e parto velocemente verso casa.
Quando arrivo allungo di poco la mia strada e fermo la macchina sotto casa
di Jennifer.
Le scrivo un messaggio: “sei sveglia?”. Lei mi risponde subito: “ora
si, grazie a te”. 
L: “scendi un attimo? Sono sotto casa tua”
J: “sono in pigiama Liam! Sali tu
L: “ti prego scendi..”
Jennifer non mi risponde più, ma cinque minuti dopo appare sulla soglia di
casa sua e mi si infila in macchina. È avvolta da una grande tuta
rosa, ha i capelli arruffati e gli occhi gonfi di sonno.
-Liam che succ-
La abbraccio stringendola forte e inspiro il suo profumo. Eccolo, il mio
calmante naturale. La mia camomilla fatta persona. Dopo un po' Jen
scioglie l'abbraccio e mi guarda dritto negli occhi mettendomi le
mani sulle spalle.
-mi dici che hai? Mi sto preoccupando- mi chiede piano.
-ho fatto cilecca, con Nikki- sbuffo abbassando lo sguardo. Le mani di
Jen sotto al mento mi costringono a guardarla di nuovo.
-oh..va tutto bene, non è una cosa grave, capito?- 
Lo dice perché è mia amica? Scruto un po' il suo sguardo, ma non c'è
traccia ne di presa in giro, ne di compassione. Perché Nikki non
poteva reagire così? Perché?
-perchè sei qua?- mi chiede poi.
-sono andato via da casa sua, perché mi guardava come se fossi un idiota,
piangeva addirittura..come se fosse colpa mia, come se l'avessi fatto
apposta..non ci sto a farmi guardare con pena da lei- spiego e mentre
parlo la rabbia mi monta dentro.
-ti è mai successo con qualcuno?- le chiedo poi.
Lei scuote la testa.
-e se ti fosse successo? Come avresti reagito? Sincera eh, non perché
sono io..- continuo poi.
-beh dipende con chi ti capita..se ti capita con uno qualunque lo mollerei
lì..se invece fosse il mio ragazzo insomma lo tranquillizzerei,
magari bastavano cinque minuti, magari dieci, magari qualche ora, ma
insomma hai 25 anni, sarai un po' stanco, che ne so..-
-hai fumato eh?- mi chiede annusando l'aria.
Annuisco. Lei mi passa una mano nei capelli e me li scompiglia affettuosamente.
-senti, fai così, vai a casa, fatti una doccia e dormi tranquillo. Vedi come
ti svegli domani, se ti senti bene e calmo vai da lei e ci parli, in
modo tranquillo, vedrai che è stato un momento..ok?- 
-va bene..mi dispiace averti svegliato..avevo bisogno di te-
-hai fatto bene Liam-
-dai, vai a dormire che sei stanca, buonanotte-
Jennifer si sporge verso di me e mi stampa un bacio sulla guancia -notte-
POV Jennifer.
Mi squilla il cellulare, è Nikki che mi chiama. Strano. Rispondo.
J:Nikki!
N:ehi Jen..
Che voce, sembra distrutta.
J:tutto bene?
N:direi di no.
J:è successo qualcosa a te? A Liam?
N:no,no tranquilla,noi stiamo bene. 
J:oh mi hai fatto preoccupare
N:scusami Jen
J:che volevi dirmi?
N:ti va..se ci vediamo per un aperitivo stasera? Verso le 19 tipo..
J:va bene Nikki, dove?
N:vicino casa mia c'è un localino carino, si chiama “La Palma”.
J:d'accordo, a dopo allora.
N:a dopo.
Alle 19 sono a “La Palma”. Nikki è già seduta al tavolo con sguardo
assente e pensieroso. Ci prendiamo l'aperitivo parlando del più e
del meno e individuo uno per uno i suoi finti sorrisi e le sue finte
scrollate di spalle. Si vede che sta male per qualcosa, non è la
Nikki che ho conosciuto io.
-Nikki..c'è qualcosa che non va?- chiedo alla fine non riuscendo più a tenermi.
Lei emette un sonoro sospiro. Bingo Jen. Mi prende entrambe le mani
facendomi sobbalzare. Non è mai stata così espansiva con me, e a
dirla tutta non mi sembra una tipa espansiva.
-Jen..devo chiederti una cosa..e credimi mi sento male a farlo..ma insomma..-
Stringo di più le sue mani per incoraggiarla a continuare.
-io e Liam abbiamo avuto un problema diciamo..-
ma va? Ha fatto cilecca lo so, ma lei non sa che io lo so.
-e stiamo vivendo un periodo un po' strano, capisci, non mi era mai
successo di discutere così con lui..però Jen io e lui stiamo così
poco insieme ultimamente, lui lavora e... insomma Jen...Dio quant'è
difficile..-
-parla Nikki, dai!- la esorto io, temendo il punto dove voglia arrivare,
perché credo di averlo intuito.
-allenta un po' con lui, ti prego!- mi supplica infine. Ecco, proprio come
temevo. Ecco la più grande coltellata della mia vita, quella che ho
sempre temuto di ricevere prima o poi da una delle ragazze di Liam
per via della nostra amicizia. Ecco, l'ho appena ricevuta.
Allenta un po' con lui, ti prego. 
-so che non è colpa tua, che stiamo così..- precisa stringendomi le
mani. Mi ritraggo dalla stretta.
-non devi dirmi di si, o di no, prova a farlo insomma..-
-io te lo dico, Liam si incazzerà per questo quando lo capirà, e te lo
dico che lo capirà. E sai perché si incazzerà? Perché non è di
questa te che si è innamorato! Questo lo deluderà parecchio- dico
guardandola dritta negli occhi.
-ma tu che ne sai? Che ne sai di cosa si è innamorato?- sbotta lei.
-io conosco Liam, non te lo scordare- replico.
Lei rotea gli occhi.
-comunque, se vuoi che io allenti con lui, ci proverò..cosa vuoi che faccia?
Gli dico di non ballare più?-
Nikki scuote la testa -no, sarebbe troppo evidente, allenta...il resto-
Allenta il resto. Smettila di correre con lui la mattina. Smettila di andare
a ballo insieme a lui con una sola macchina. Smettetela di andare a
bere qualcosa dopo lezione. Smettila di chiamarlo per sapere se va
tutto bene quando non lo vedi. Smettila di andare a piedi a casa sua
se hai cinque minuti liberi. Smettetela di prendere il thè insieme
il pomeriggio, quando ci siete entrambi. Smettetela di portare fuori
i cani insieme. Smettetela di farvi chiacchierate enormi al molo con
la scusa dei cani. Smettetela di uscire con gli stessi amici la sera.
Smettila di vivere la tua vita, in due parole, e sradicala del tutto.
-d'accordo..io però non ti voglio vedere più. Quindi fine- dico alzandomi e
mettendo sul tavolo la mia parte di soldi.
Nikki alza le spalle -ma figurati, la cosa è reciproca-
-quanto sei finta..quando se ne accorgerà saranno solo che cazzi tuoi-
sbotto, non riuscendo a trattenermi. Poi mi avvio a passo svelto
verso l'uscita, senza curarmi di un eventuale risposta di Nikki.
Monto in macchina e guido veloce verso casa, asciugandomi di tanto in
tanto gli occhi per qualche lacrima che scende. Allentare con Liam
sarà dura sul serio, ma devo farlo, perché lui con Nikki può
essere felice sul serio, ed io voglio la sua felicità. Come dice lui
“se stai bene tu, sto bene io”, ed ora è il mio turno.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo9-Per il suo bene. ***


Nel mio uovo di Pasqua c'era questo...non uccidetemi XD Buona Pasqua a Tutti!

POV Jennifer.
Sono nella mia camera, con le cuffie dell'ipod nelle orecchie, e “Green
Eyes” dei Coldplay a palla a ripetizione. Giusto per stare un po'
male, ma giusto un po'. Sono seduta a terra, circondata da album di
fotografie, mentre le parole che Nikki mi ha detto qualche giorno fa
continuano a ripetersi nella mia testa. Allenta un po' con lui.
Allenta un po' con lui. Come se fosse possibile allentare con Liam.
Come se fosse possibile smettere di averlo tra i piedi ad ogni ora
del giorno senza cadere in pezzi. Come se fosse possibile smettere di
chiamarlo solo per sentire la sua voce. Insomma, porca puttana, siamo
amici da 25 anni. Che detta così sembra che siamo due vecchi, in
realtà siamo solo amici da quando siamo nati. Come faccio a
liberarmi di una persona così importante per me, così radicata
nella mia quotidianità? Però se l'unico modo per cui lui sia felice
è questo, allora lo farò.
Apro l'album contrassegnato con il numero “1” e dopo un po' di foto
mie da piccola appena nata ecco che arriva la nostra prima foto
insieme. Siamo sul letto dei miei genitori, almeno credo. Lui ha 8
mesi, io sono evidentemente appena nata. Siamo entrambi sdraiati a
pancia in giù. Lui ha gli occhioni chiari sgranati e un'espressione
divertita. Io invece no, non sembro molto a mio agio. Dietro di noi
ci sono i nostri fratelli Ben, Blaine, Chris e Luke che fanno tutti i
tipi di smorfie possibili. Scorro un altro po' e trovo un'altra foto
stupenda. Credo che siamo sempre sul letto dei miei genitori. Qua
Liam credo abbia un anno. Ha molti capelli, biondissimi, ed è
vestito con una specie di tutina di calcio. Era paffuto, ma già alto
per la sua età. È seduto e tiene me, vestita di una tutina rosa e
ancora semipelata, tra le braccia. Ho gli occhi sgranati e rido.
Iniziano a scendere le prime lacrime, che vanno via via aumentando
man mano che il numero dell'album progredisce e l'età nelle nostre
foto aumenta. Ad ogni foto mi chiedo come cazzo farò senza di lui,
ora che ho deciso di lasciarlo andare, di troncare il filo che ci
tiene uniti e lasciarlo per la sua strada. Come farò senza di lui
che è una parte così grande di me?
Mi blocco del tutto su una foto del suo 18esimo compleanno. Ci sono io,
vestita di bianco-oro, che sembro più grande dei miei 17 anni e 4
mesi, che tengo una torta distrutta in mano e rido guardando Liam con
la faccia bianca di crema che ride pure lui e ha un braccio attorno
alla mia vita. Dio, sembra ieri. Sembra ieri il suo 18esimo
compleanno, quando di fronte a tutta quella sontuosità ed eleganza
non ho resistito e gli ho spalmato la torta in faccia. E poi abbiamo
iniziato a ridere come due cretini. E ci siamo abbracciati
spalmandoci la torta in ogni dove. E nonostante io gli avessi
rovinato il suo bel vestito lui mi ha ringraziato dicendomi che avevo
reso tutto più speciale. Tiro fuori la foto dal suo involucro di
plastica e la giro.
But Honey you should know..that I could never go on..without You”
Ok adesso sono sul serio Alice nel paese delle meraviglie e tra poco mi
si allagherà la camera. Cerco di asciugarmi gli occhi ma le lacrime
calde continuano a scendere. Questa foto con questa frase è il colpo
di grazia, ma meglio piangere ora che dopo. La
porta si apre facendomi saltare.
-Jen! Ma che cazz..- esclama Blaine spiazzato guardandosi intorno. Vedo i
suoi occhi soffermarsi sulla foto che ho in mano, e poi scorrere
rapidamente tutte quelle attorno a me.
-hai litigato con Liam per caso?- indaga.
Scuoto la testa e mi asciugo di nuovo gli occhi.
-sei appena arrivato?- chiedo alzandomi e sperando di sviare il discorso.
-non importa, andiamo fuori, così parliamo- taglia corto lui cingendomi
le spalle. Mi libero al volo dell'ipod lanciandolo sul letto, ma
porto con me la foto mentre seguo mio fratello fuori dalla camera e
giù per le scale. Usciamo sulla spiaggia e ci sediamo il più vicino
possibile alla riva, dove la sabbia però è ancora asciutta.
-allora, parla, dai- mi esorta Blaine senza mezze misure. Ok Jen, preparati,
da adesso non si torna più indietro.
Rannicchio le ginocchia al petto e le circondo con le braccia.
-Nikki..mi ha chiesto..anzi no..supplicato di allentare con Liam..- ammetto
sbuffando. Posso sentire gli occhi di Blaine spostarsi dall'orizzonte
a me, ma io continuo a guardare il mare.
-e perché?- chiede allarmato.
-lei..loro..hanno un po' di problemi..tipo una mezza crisi..credo..- spiego.
-dovuta a?- continua Blaine.
-a...diciamo che Liam ha fatto cilecca a letto, una volta. Lei c'è rimasta
malissimo e lui c'è rimasto malissimo per come lei c'è rimasta e
insomma hanno tipo litigato. Quella sera Liam mi ha tirato giù dal
letto perché aveva bisogno di dirmelo, era a pezzi..-
-si ma- mi interrompe -io non capisco che c'entri tu in tutto ciò-
-oh beh..io praticamente vedo Liam più di Nikki. Ecco che c'entro-
sbotto guardando per un istante la foto. Poi giro lo sguardo verso
Blaine, che è accigliato e pensieroso.
-che ti prende?- gli chiedo indagando i suoi occhi.
-si lasceranno- dice con tono piatto.
-ma che dici Blaine!-
-si lasceranno e sai perché?- continua lui, ignorandomi -perchè per
problemi loro, lei ha messo in mezzo te, perché non sa a cosa
attaccarsi. Chiederti di allentare con lui è come sperare che ti
passi la febbre chiedendo a un'altra persona di prendersela. Non ha
senso-
poi si blocca e sgrana gli occhi -non avrai mica accettato, eh Jen?-
-invece si che l'ho fatto- ribatto io e gli occhi prendono a bruciarmi di
nuovo.
-perchè, Dio, perché!- impreca battendo i pugni sulla sabbia.
-perchè se questo può farlo essere felice, allora devo farlo. Se lo merita-
-si lasceranno, Dio santo, e lui si incazzerà con te per aver accettato
questa cosa, e tu dovrai farti perdonare, ammesso che ti perdoni-
urla Blaine gesticolando.
-io ci devo provare- ringhio asciugandomi gli occhi. Blaine mi leva le
mani dagli occhi con uno strattone e mi costringe a guardarlo. Occhi
negli occhi.
-sei sul serio disposta a metterti da parte perché lui sia felice?- mi
chiede, un pelo più calmo. Annuisco e le lacrime riprendono a
scendere. Il fatto è che già sentirlo dalla mia voce fa un male
terribile, ma sentirlo anche da un'altra voce è proprio il colpo di
grazia.
Blaine mi abbraccia e io tra le sue braccia sprofondo, lasciandomi andare
finalmente ad un pianto liberatorio.
-ti farai malissimo Jen..- dice accarezzandomi i capelli.
-lo so..-
Il guaio è che lo so sul serio. La morte di Tommy mi ha fatto un male
pazzesco, e Tommy era un amico che conoscevo da appena quattro anni,
con cui condividevo solo il ballo. Mi sono rassegnata a rinunciare a
lui, quando era morto. Qui si parla di rinunciare ad una persona
viva, che fa parte della mia vita da sempre. Non farà malissimo,
sarà mille volte peggio di “malissimo”.
-e per il ballo come farete?- mi chiede poi, sciogliendo l'abbraccio.
-quello Nikki ha detto che non possiamo troncarlo, sarebbe troppo palese- gli
spiego.
-che puttana!- impreca Blaine sprezzante.
-ti prego, non fare così- lo supplico. Già è difficile così com'è,
non ho bisogno di sapere che anche lui sta male per me.
-d'accordo, scusa- mormora lui ricomponendosi, e tornando a guardare il mare.
-mi racconteresti una cosa?- gli chiedo poi.
-certo- annuisce lui.
-come..come siamo diventati amici io e Liam?- chiedo sentendo un nodo nella gola.
-il fatto è che..io e Ben eravamo amici di Luke e Chris, com'è normale,
insomma, le nostre case distano 10 minuti a piedi l'una dall'altra e
5 minuti dal molo entrambe, ma questo lo sai. Tu e Liam siete
arrivati quando eravamo ragazzini e volevamo giocare. E invece sia
mamma e papà sia i genitori di Liam erano molto indaffarati e quindi
il compito di badare a voi era di noi fratelli più grandi. E la cosa
ci pesava, perché noi volevamo giocare. Così abbiamo passato molto
tempo a casa di Liam quando lui era piccolo, e molto tempo a casa
nostra quando sei arrivata tu, che Liam era già più grandino. E la
cosa è continuata finché anche tu hai iniziato a camminare. Allora
da casa ci siamo spostati al molo, portandovi sempre con noi. Non vi
siete mai dati fastidio, avete sempre giocato insieme. Ma se vuoi
sapere quando siete diventati inseparabili, beh. Liam aveva quasi 3
anni e tu ne avevi quasi 2 e mezzo. Era la vigilia di Natale.. tu hai
iniziato a piangere come una disperata perché volevi giocare con
Liam. E non serviva a niente dirti che “domani lo vedrai
tranquilla”, eri disperata. Mamma ha tenuto botta per un po', poi
alla fine ha chiamato Leonie, chiedendole se poteva andarsi a
prendere Liam per una mezz'oretta perché la stavi facendo impazzire.
E Leonie le ha detto che aveva appena alzato il telefono per
chiamarla per chiederle la stessa cosa perché Liam stava facendo il
diavolo a quattro perché quel giorno non avevate giocato insieme.
Così hanno deciso di fare il Natale a casa nostra, e non appena sono
arrivati, tu e Liam avete iniziato a giocare come se niente fosse
successo  e..siete crollati sul tappeto gommoso prima di cena-
Non mi asciugo neanche più gli occhi ormai. Guardo la foto che ho in
mano, mentre mi immagino le scene descritte da Blaine. Lui mi prende
la foto dalla mano e la osserva per un istante, sorridendo, poi la
gira e legge la frase che ho scritto lì dietro, esattamente sette
anni fa.
Si gira verso di me e mi guarda con uno sguardo serio, ma dolce.
-non ce la farete a starvi lontani- dice, sventolandomi la foto sotto al
naso -ma tu fai bene a provare. Se non altro ti farà capire molte
cose- 
poi si alza e si avvia verso casa.
Lo inseguo immediatamente.
-quali cose Blaine?- chiedo. Si ferma e si gira verso di me.
-lo capirai, prima o poi- taglia corto baciandomi la fronte. Bene,
l'enigma di Blaine era proprio quello di cui avevo bisogno.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo10-Per il nostro bene. ***


POV Liam.

-ci prendiamo una birra?- chiedo a Jen mentre ci avviamo fuori dalla sala da ballo, con le borse in spalla. Mi aspetto un “no”, perché ultimamente Jennifer mi dice sempre di no, qualsiasi cosa io le proponga. È sempre più sfuggente, fredda e indaffarata. Ormai ci vediamo solo a lezione di ballo. Non corriamo più la mattina, perché dice che non ce la fa più ad alzarsi. Non portiamo più fuori i cani insieme, perché dice di non avere tempo per portare fuori il cane dovendo studiare. Non usciamo più la sera, da soli, ci becchiamo solo se usciamo con i nostri amici, ma spesso lei manca. Non viene più all'improvviso a casa mia solo perché vuole vedermi cinque minuti. Nonostante questo io continuo a chiederle di uscire, di vederci. Sono come un pugile suonato, che continua a farsi sotto all'avversario, nonostante sappia di ricevere pugni e finire a terra. Sento Jennifer scivolare via da me ogni giorno di più, ed ogni giorno di più sento una parte di me morire. Non capisco cosa le ho fatto, non capisco perché fa così, perché tutto a un tratto sembro essere diventato un estraneo per lei. Certe volte mentre balliamo, passiamo un'ora intera senza guardarci negli occhi. O meglio, io i suoi occhi li cerco, è lei che fugge i miei. E parliamo sempre di meno. Non ho ancora avuto il coraggio di dirle che dopo quella volta che ho fatto cilecca, io e Nikki non abbiamo più fatto l'amore, e che ultimamente non facciamo altro che litigare, nonostante ci vediamo molto più di prima. Non ho il coraggio di piombare a casa sua per paura che non voglia vedermi. E sono un coglione, lo so, però so anche che se lei mi dicesse apertamente di non volermi vedere, io crollerei. Mi manca terribilmente tutto quello che eravamo solo un mese fa. Non mi capacito di come siamo arrivati a questo punto, c'è sempre qualcosa che mi sfugge quando ci penso. Eppure io sono come bloccato, non riesco a reagire. Lo vedo che Jennifer è triste e assente, lo vedo nei suoi occhi, lo vedo nelle sue occhiaie, eppure non ho il coraggio di chiederglielo. La sto lasciando sola? O lei sta lasciando solo me? Dio, c'è sempre qualcosa che mi sfugge, come se al puzzle mancasse sempre un pezzo per essere completo.
-no Liam, scusa, sono distrutta- sbuffa Jennifer. Ah già, le avevo chiesto una birra, ed ovviamente mi ha detto di no. Le parole mi muoiono in gola, ed in silenzio ci avviamo verso le nostre macchine, parcheggiate vicine. Nemmeno più questo facciamo insieme, venire in macchina.
-va tutto bene?- le chiedo, domanda retorica ormai.
Lei annuisce ed accenna un debole sorriso. Solita risposta retorica, ormai.
-ciao Jen- dico e come sempre mi si strozza la voce. Ogni volta mi sembra un addio, come se non avessi la certezza di rivederla. E il fatto che io non riesca a reagire a tutto ciò mi fa stare anche peggio.
-ciao- sussurra lei guardandomi per un breve istante ed entrando poi in macchina. La imito, entrando nella mia. Ora devo andare a casa di Nikki, e la cosa anziché farmi stare meglio mi terrorizza. Ha casa libera, ma non vogliamo più fare l'amore, lei dice che dobbiamo solo stare un po' più insieme per “ritrovarci”. Ed io ci sto provando sul serio.
Alle dieci e mezza sono sotto casa sua. Parcheggio e suono il campanello. Nikki mi apre subito, in pigiama, con i capelli sciolti e un sorriso tenero sul viso.
-eccoti!- esclama abbracciandomi. La stringo a mia volta inspirando il suo profumo, cercando di non pensare agli occhi di Jennifer, ai dannati occhi di Jennifer, che, spenti, mi guardano per un breve istante, prima che lei giri la testa. Dio, non me la levo dalla testa.
-che faccia triste, stai bene amore?- mi chiede Nikki accoccolandosi su di me non appena ci sediamo sul divano. In effetti non ho mai provato ad aprirmi con lei su questa cosa, non le ho mai detto dell'allontanamento di Jennifer e di quanto sto male. Potrei aprirmi, in fondo mi ha sempre capito.
-il fatto è- inizio giocando coi suoi capelli rossi -che Jennifer..-
Nikki scatta su e sbuffa sonoramente roteando gli occhi.
-che palle- sospira.
-che palle, cosa, esattamente?- le chiedo confuso.
-Jennifer. Jennifer. E ancora Jennifer. Basta Liam- sbotta gesticolando. Jennifer, Jennifer e ancora Jennifer? Ma se è da un mese che sto a pezzi e non l'ho mai nominata!
-non sei gelosa vero Nik?- chiedo terrorizzato. Non ho bisogno che anche questa certezza crolli sotto di me. Ti prego, di di no. Ti prego.
Nikki mi osserva per non so quanto tempo, con uno sguardo a metà tra il deluso e l'incazzato, poi alla fine esplode -si. Lo sono. Dannazione. Lo sono sempre stata. Mi sono rotta il cazzo di fare la ragazza perfetta. Sono gelosa di te, Dio santo-
Mi sono rotta il cazzo di fare la ragazza perfetta. Di fare. Di fare..finta? Oh Dio, no..
-hai sempre fatto finta, non è così?- impreco e sento la mia voce rompersi sotto tutta la tensione che non riesco più a contenere. La mia ragazza perfetta non esiste. Era tutta una finta. Era tutta una finta. Gli occhi mi bruciano da morire, ma lascio dentro di me queste lacrime che di certo Nikki non merita.
-io..io..tu e lei..siete così legati..io speravo che lasciandoti libero..tu mi amassi..- singhiozza gesticolando.
-io..ti amavo..di certo non ti amo più ora- ribatto tirando un pugno sul divano.
-Liam, no, ti prego..- supplica afferrandomi una mano. Mi ritraggo con un gesto secco.
-sai qual è la cosa peggiore? Che non c'è niente di male ad essere gelosi.. il fatto è che io mi sono innamorato di una te non gelosa.. è questa la cosa che mi fa più male-
Nikki si mette le mani sulle orecchie -Dio, le sue stesse parole, le sue stesse parole- singhiozza.
Le sue stesse parole. Le sue stesse parole. Di chi?
Prendo le mani di Nikki e le allontano bruscamente dalle sue orecchie, tenendole per i polsi. È costretta a guardarmi ora.
-sue di chi? Di chi cazzo stai parlando?- sbraito.
-di lei- mormora Nikki con tono sprezzante. Di lei. Solo di una “lei” può essere così schifata. Sta parlando di Jennifer. La odia, lo so.
Oh mio Dio.. No, non può essere così, non può essere questo il pezzo che mancava al mio puzzle..
Tutto ha un senso ora. L'allontanamento di Jennifer, è opera di Nikki. Ma come può Jennifer aver accettato di allontanarsi da me. Come può averlo fatto?
Mi alzo e raggiungo a grandi passi l'ingresso, recuperando il mio cappotto, non curandomi di Nikki che mi segue e singhiozzante mi implora.. di perdonarla, di restare. Come potrei restare con una che per me è in realtà una perfetta estranea? E come potrei perdonarla, soprattutto, dopo che mi ha privato della persona più importante della mia vita? Me la scrollo bruscamente di dosso.
-è finita. Dimenticami. Io per te sono morto. Non voglio più vederti ne sentirti. Addio- sbraito uscendo da casa sua e sbattendomi la porta alle spalle. Sento la porta riaprirsi e i passi di Nikki dietro di me sul brecciolino. Mi affretto ad entrare in macchina e parto sgommando prima che possa pararmisi davanti e impedirmi di scappare. Da lei. Da noi. Da tutto questo schifo finto che eravamo.
Sono costretto più volte a fermarmi mentre guido verso casa. Le lacrime, che non riesco a fermare, mi annebbiano la vista.
Quando arrivo sotto casa mia, mi rendo conto che non è a casa che voglio andare. Adesso voglio andare da Jennifer e dirle tutto lo schifo che mi ha fatto passare, anche lei. Così, in cinque minuti sono sotto casa sua. È mezzanotte ora, di sicuro già starà dormendo, e se solo avessi le forze, la tirerei giù dal letto. Il fatto è che sono distrutto, sento gli occhi pesanti, perciò credo che li chiuderò qualche minuto e poi ne andrò a dire quattro a Jennifer.

Un rumore strano mi sradica dal mio sonno disturbato e popolato di incubi. Mi costringo ad aprire gli occhi. Perché diamine sto dormendo con la testa sul volante? O meglio, perché diamine stavo dormendo in macchina?. Mi guardo intorno e mi accerto che, si, è davvero la mia macchina. Oh mio Dio! Perché diamine Karen guarda preoccupata attraverso il vetro del finestrino? Accendo il quadro della macchina e abbasso il finestrino.
-Liam! Santo cielo! Mi sono preoccupata vedendoti qui!- esclama concitata -stai bene?-
-io..si..- biascico -ma dove..?-
-sei sotto casa mia Liam- mi infoma Karen -sicuro di stare bene?-
Sotto casa di Jen? Che ci faccio sotto.. Oh merda, ora ricordo. Nikki. Ho rotto con lei. Perché lei ha allontanato Jen da me. E Jen si è fatta allontanare. Ora ricordo. Ero qui per dirne quattro a Jen, dirle come mi ha fatto stare male.
-si, si, sto bene-
-comunque, Jennifer è di sopra, dorme, svegliala- mi dice Karen porgendomi le chiavi di casa. Le afferro -d'accordo, ci penso io- dico sorridendo col sorriso più falso che ho. Sono incazzato nero. Karen si allontana a piedi e io scendo dalla macchina, per entrare poi in casa di Jennifer. Cocky mi salta addosso contento. Lo accarezzo più volte giocando un po' con lui. Ti sono mancato, eh cagnolino?
Salgo piano piano le scale, fino alla camera di Jennifer, respirando sempre più profondamente mano mano che mi avvicino. Apro la porta il più silenziosamente possibile, richiudendomela alle spalle quando sono dentro. Jennifer dorme rannicchiata come una bambina. È completamente scoperta. Ha un pigiama bianco sul quale sono disegnati palloncini di tutti i colori. I capelli sono tenuti insieme da una specie di chignon. Ha qualcosa in mano, credo, una foto? Mi avvicino piano e levo la foto dalla sua mano sperando che non si svegli. Ok, non si è svegliata. Guardo la foto. Mio Dio..i miei 18 anni. Questa foto.. Dio, che brividi addosso. Me lo ricordo questo momento, come se l'avessi vissuto un istante fa. Era il momento della torta, e io volevo che fosse Jen a posizionarci sopra le candeline. Così lei ne contò 18 dalla busta e le prese in mano in un unico mazzetto. Però poi all'improvviso le riposò sul tavolo e sorrise. Com'era bella in quel vestito, che la faceva così donna, quando in realtà era una ragazzina. Prese in mano la torta e la studiò per un breve istante e stavo per chiederle cosa ci fosse che non andava, quando mi ritrovai la torta in faccia. Jennifer rideva a crepapelle e tutti vennero contagiati dalle sue risate e dalla vista di me, con la faccia bianca di crema. Mi ricordo che rimasi come immobile per un istante, per poi constatare che la mia migliore amica mi aveva sul serio spiaccicato la torta dei miei 18 anni in faccia. Senza pensarci mi pulii la faccia con le mani, e solo quando le vidi bianche di crema realizzai che avevo il contrattacco in mano, letteralmente. Così con un gesto repentino poggiai le mie mani sul vestito di Jennifer, in modo poco delicato. Iniziammo a ridere come due cretini, a prenderci a colpi di crema, finché mio fratello suggerì che quel poco di crema rimasta si poteva usare per farmi spegnere le candeline. Allora finalmente Jennifer mise le 18 candeline sulla torta, mio fratello le accese e io soffiai, esprimendo il desiderio di una vita fatta di momenti come quello che avevo appena vissuto. Dopo l'applauso e la canzoncina, ma prima dei regali, Jennifer mi prese da parte chiedendomi scusa per la torta ed il vestito. Mi ricordo che in tutta risposta l'abbracciai e la ringraziai di aver reso tutto speciale, perché lei con quel gesto non aveva rovinato un bel niente, lei aveva solo messo la sua firma, come a dire che non stava solo guardando lo spettacolo, ne era parte, con me.
E così, Jen, dormi con questa foto sul cuscino, e poi mi eviti? Non ce l'hai con me allora, stai male anche tu? Maledetto me, sento piano piano l'incazzatura scivolare via, soppiantata da una infinita tristezza e tenerezza. Perché non riesco ad essere incazzato con te? Perché? Giro la foto perché qualcosa dal controluce mi colpisce. E quello che leggo mi colpisce ancora di più: “But Honey you should know..that I could never go on..without You”. La nostra canzone preferita..
L'inchiostro non è perfettamente nero, e i contorni delle lettere sono ingialliti, deve averla scritta molto tempo fa. Non vado da nessuna parte senza te. E allora perché mi stai lasciando andare Jen? Perché?
-Liam? Che ci fai qua?-
Alzo gli occhi dalla foto e li punto su di lei, che mi guarda spaesata con gli occhi assonnati mentre si tira su a sedere, massaggiandosi le tempie. Ho l'impressione che non dorma molto bene, come del resto non dormo per niente bene io.
-dormi con questa sul cuscino e mi eviti?- dico sventolando la foto in aria. Jennifer si alza con uno scatto repentino e mi sfila la foto di mano.
-Liam..- sospira stancamente -..che ci fai qua?-
Si risiede pesantemente sul letto e riprende a massaggiarsi le tempie.
-vuoi sapere che ci faccio qui? Ok, vediamo, tanto per cominciare, ho rotto con Nikki- dichiaro alzandomi in piedi.
-perchè Liam!- sbuffa Jennifer. Perché? Ma me lo chiedi pure perché?
-perchè all'improvviso non era più la mia ragazza perfetta, all'improvviso era gelosa marcia di te, da sempre?- sbotto io. Jennifer abbassa lo sguardo e colgo un minuscolo impercettibile sorriso sul suo volto.
-e adesso mi dici perché sorridi!!-
Jen alza lo sguardo spaventato su di me, consapevole che l'ho vista, che non può sfuggire.
-è..è che..mi..immaginavo..che avresti reagito così..- dice torturandosi le mani.
-per quale cazzo di motivo mi stai mentendo??- impreco andando su e giù per la stanza.
-io non..-
-Jen, lei se l'è fatto scappare di bocca, che tu le avevi detto questo, l'ho capito sai? Che ti sei allontanata da me perché te l'ha chiesto lei. E vorrei sapere perché, anzi, pretendo di saperlo, perché quest'ultimo passato è stato il mese peggiore della mia vita!- dico, liberandomi finalmente da quel peso che da ieri mi opprime.
Vedo gli occhi di Jen farsi lucidi, vedo la sua bocca tremare quando la apre per parlare.
-io..io mi sono stancata di essere la rovina delle tue storie d'amore. La verità è che ti sto rovinando la vita..-
la voce gli si rompe e inizia a piangere, nonostante cerchi di asciugarsi gli occhi con le maniche del pigiama. Un cucciolo ferito, ecco quello che è. E nonostante io mi sforzi di resistere, mi ritrovo sul letto, con lei tra le mie braccia, mentre cerco senza riuscirci di calmarla. Sento il mio cuore sciogliersi mentre le accarezzo i capelli ed inspiro il suo profumo, mi sembra di non vederla da una vita. Mi sembra un secolo che non l'abbraccio. Quando sento i suoi singhiozzi calmarsi la scosto appena da me, quanto basta per guardarla negli occhi.
Le tolgo la foto dalla mano e gliela piazzo davanti agli occhi.
-se questo per te è rovinarmi la vita, beh, ti prego, continua a farlo, perché a me piace- dico. Jen guarda la foto e per un breve istante sorride, tornando poi subito seria.
-non puoi continuare a mandare all'aria la tue storie d'amore a causa mia- dice sbuffando.
-Jennifer, santo Dio, ascoltami- sospiro mettendole entrambe le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi -se ho lasciato andare delle persone, vuol dire che non erano fondamentali nella mia vita. Tu non sei la causa di niente, tu sei solo l'unica che sono certo di volere nella mia vita. Tu sei fondamentale per me, capisci?-
Un debole sorriso le illumina pallidamente il volto, mentre mette le sue mani sulle mie. Apre la bocca per parlare, ma non riesce a dire niente, così mi abbraccia.
-scusami se ti ho fatto male, ma io dovevo provarci, tu potevi essere felice- sussurra sul mio collo.
La scosto appena da me -e tu, per farmi essere felice, ti saresti distrutta così?-
Jen annuisce e solleva il cuscino, rivelando un tappeto di foto nostre.
-non è stato facile lasciarti andare, anzi, credo sia stata la cosa più dolorosa che io abbia mai fatto- ammette.
-posso chiederti una cosa Jen?-
-certo-
-non fare mai più una cosa del genere, fa davvero troppo male-
Mi guarda dritto negli occhi, in un muto assenso a ciò che ho appena detto. Dovrei essere incazzato con lei, per avermi allontanato, per avermi lasciato stare con Nikki quando sapeva che era tutto finto, per avermi fatto passare il mese peggiore della mia vita. Ma la verità è che sono felice come non mai, che lei ci sia di nuovo, accanto a me.
-sai- dico giocando coi suoi capelli, che nel frattempo ha sciolto -quando è morto Tommy e tu sei lentamente tornata quella di prima, non te l'ho mai detto quanto mi eri mancata, per non farti pesare pure questo, oltre alla sua morte. Però adesso io sono qui, sono vivo e direttamente interessato, perciò te lo dico..mi sei mancata da morire-
Jen mi butta le braccia al collo -anche tu mi sei mancato da morire-
La stringo forte e lei fa lo stesso. Mi sento finalmente, di nuovo, completo. L'orologio sul mio polso cattura la mia attenzione. È quasi ora di pranzo, posso andare a lavoro almeno di pomeriggio, per non avere troppe ore da recuperare domani.
-senti Jen, stasera suono..cioè volevo rimandare sai? Però sono troppo felice ora, quindi stasera suono, vieni vero?- chiedo.
-certo che vengo- annuisce lei e stavolta sorride per davvero, facendomi sciogliere.
Frugo nella mia tasca, alla ricerca dell'OSPass di Nikki, che ieri mi sono ripreso da casa sua. Quando lo trovo lo passo a Jennifer.
-che roba è?- mi chiede inarcando un sopracciglio.
-il pass di Nikki, così puoi venire quando ti va e stare in prima fila- spiego. Jennifer scuote vigorosamente la testa e poggia il pass sul letto, lontano da lei.
-non ne ho bisogno, verrò presto, l'altra volta sono arrivata tardi perché..beh..avevo litigato con Tommy- dice.
-d'accordo, ora vado, faccio il pomeriggio a lavoro almeno non perdo tutto il giorno- dico alzandomi. Jen mi segue fino alla porta della sua camera. Oh, le chiavi!
Frugo di nuovo in tasca e le trovo, porgendole a Jennifer. Dalla faccia confusa che ha, credo che le abbia riconosciute subito.
-come fai ad averle tu?- indaga pensierosa.
-me le ha date tua madre, l'ho incontrata qui sotto, o meglio lei ha trovato me, addormentato in macchina, qui sotto- spiego e mi viene da ridere mentre ripenso alla faccia di Karen che scrutava dal finestrino.
-che ci facevi addormentato in macchina sotto casa mia???- chiede Jen sgranando gli occhioni verdi.
-ieri..dopo che ho rotto con Nikki, sono venuto qua per dirtene quattro, ma ero troppo stanco e mi si chiudevano gli occhi. E poi..eccomi qui-
Jennifer scoppia a ridere, e la stanza si riempie del meraviglioso suono della sua voce allegra. Le stampo un bacio tra i capelli biondi e vado via, diretto a lavoro, felice come non mai che le cose siano tornate al loro posto.

POV Jennifer.

Arrivo al locale dove suona Liam un'ora prima che inizi. C'è ancora poca gente, perciò guadagno subito la prima fila e mi poggio coi gomiti alle transenne. Liam e i suoi amici sono sul palco, devono aver finito da poco le prove, perché sono poggiati alla buona sugli amplificatori e bevono birra mentre chiacchierano. Ah, ed ovviamente fumano. Ma tanto sono sicura che se gli dicessi qualcosa, mi direbbe che prima di suonare può fumare.
Il batterista, Ryan, si accorge di me e mi indica, così Liam e gli altri tre si girano verso di me. Liam mi fa segno di raggiungerlo, ma io scuoto la testa. Non mi va che la gente mi veda lassù con loro, ora che lui si è lasciato con Nikki, penserebbero che l'ha lasciata per me. Ma non è poi quello che ha fatto? Scaccio via quel pensiero dalla mia testa, mentre Liam continua a sbuffare dicendomi di salire ed io continuo a dire di no. Poi iniziano anche i suoi amici a dirmi di salire, perché evidentemente non lo reggono già più. Allora sillabo la parola “transenne”, per fargli capire che pure volendo, non potrei raggiungerli. Liam scoppia a ridere buttando la testa all'indietro, poi molla la sigaretta nel portacenere e scende dal palco raggiungendomi. Si ferma tre/quattro transenne alla mia sinistra e capisco che devo raggiungerlo. Afferra una chiave che pende da un laccetto legato ad un passante dei suoi pantaloni e apre la transenna, facendomi passare e richiudendola subito dopo. Lo seguo fin sul palco, cercando di non pensare alla gente che mi vede.
-ciao ragazzi!- dico quando raggiungiamo i suoi amici.
-ciao Jenni! È un po' che non ti si vedeva eh- dice Simon -tutto bene?-
-si tutto bene, ho..avuto da fare- spiego sentendo lo sguardo di Liam su di me.
Simon è poggiato al suo amplificatore, Ryan è seduto sullo sgabello della sua batteria che ha provveduto a girare, Leo è seduto sullo sgabello del pianoforte, che ha provveduto a girare, Liam è seduto sul suo amplificatore e Robin, il cantante, s'è seduto a terra per disperazione. Faccio qualche passo verso le quinte, alla ricerca di qualcosa su cui sedermi, e poi vedo uno sgabello abbandonato. Lo prendo e torno dai ragazzi, posizionandolo accanto all'amplificatore di Liam, che deve aiutarmi a sedermici sopra, perché non ci arrivo.
-Rob..hai l'acustica? Dimmi di si ti prego- dice Liam, colto da improvvisa ispirazione.
-in macchina, si, perché?- chiede lui confuso.
-mi è venuta un idea fantastica!- esclama Liam sorridente.
-e puoi dircela?- sbuffa Simon.
Liam si alza e raggiunge Simon, chiamando a raccolta gli altri. Si stringono in una specie di cerchio e parlano fitto fitto e sottovoce, e per quanto mi sforzi, non riesco a cogliere una parola che sia una. Così scendo dallo sgabello e mi poggio all'amplificatore di Liam. Poggiata a terra c'è la sua birra, così la prendo e ne bevo un sorso.
-ehi!!- mi ammonisce tornando verso di me -quella è la mia birra-
Faccio spallucce e bevo un altro sorso, vedendo gli altri ridere.
-ehm..puoi..tornare sullo sgabello?- mi chiede poi. Scuoto la testa -mettitici tu, è scomodo-
Liam sbuffa e lo vedo che sta trattenendo una risata, mentre si siede sullo sgabello.
-funziona amico! Funziona!- esclama Leo accendendosi una sigaretta. Liam annuisce e gli fa l'occhiolino. Poi si sporge per arrivare al portacenere dove ha poggiato la sigaretta per scendere da me.
-Liam! Guarda chi c'è!- dico indicando la platea. Lui si gira e io gli frego la sigaretta, mettendomela in bocca e facendo un tiro.
-ehi!!- protesta lui quando si rigira verso di me e mi trova con la sua sigaretta in bocca, capendo il mio giochetto.
-potevi chiederne una-
-ma non mi va una, volevo fare un tiro e basta- gli spiego.
-beh allora l'hai fatto, ridammela- mi dice allungando la mano. Sbuffo e gli passo la sigaretta.
-guarda che abbiamo anche le birre eh!- mi fa notare Ryan ridendo, mentre bevo un altro sorso dalla bottiglia di Liam.
-il fatto è che dare fastidio a Liam è più divertente-
-quant'è che siete amici?- chiede Leo.
Liam fa spallucce tirando una boccata -25 anni direi-
-ma porca puttana..se non ti vedessi mentre lo dici penserei che sei un vecchio- esclama Leo.
-già- annuisco io ridendo.
Resto sul palco con loro finché il locale non è pieno, ed è ora di suonare. Liam mi accompagna giù, riaprendomi la transenna per farmi passare e nessuno protesta. Sarà perché non c'è più Nikki nei paraggi, che mi sento in diritto di guardare Liam per tutto il tempo, senza paura. E lui fa lo stesso, tenendo gli occhi fissi sempre e solo su di me.
Come faceva Nikki a dire di non sopportare i Coldplay e di sentire Liam a forza, quando gli brillano gli occhi mentre suona e fa i cori?
Dopo circa dieci canzoni i ragazzi smettono di suonare, ma non può essere finito, è ancora presto. Robin si allontana dal microfono, per tornare poco dopo con la sua chitarra acustica, mentre Leo posiziona lo sgabello dove ero seduta io proprio davanti al microfono. Liam prende la chitarra di Robin e si posiziona sullo sgabello abbassando un po' il microfono, mentre i ragazzi indietreggiano fino a scomparire, lasciandolo solo sul palco. Oh mio Dio, sta per cantare, davanti a tutti, sta per cantare. Parte un applauso al quale mi unisco senza pensarci. Liam sorride, poi mette le mani sulla chitarra e il pubblico tace, in attesa.
La riconosco dalla prima nota, la nostra canzone. Non ci credo che sta suonando e cantando “Green Eyes” in acustico, davanti a tutti, per me. I suoi occhi azzurri, che oggi brillano come non li ho mai visti brillare, sono fissi nei miei per tutto il tempo. Non riesco a cantarla, perché sto piangendo come una fontana mentre dentro mi sento felice come non lo sono mai stata. D'un tratto non mi interessa cosa pensa la gente, o se la gente mi guarda, mi interessa solo che Liam sta facendo tutto questo per me, per farmi capire che non devo sentirmi in colpa di niente. È come quando, ai suoi 18 anni, mi ha ringraziato per aver rovinato la torta. Lui vuole che io ci sia nella sua vita, come io voglio che lui ci sia nella mia. A circa metà della canzone, anche gli occhi di Liam si fanno lucidi, ma lui ha un sorriso bellissimo sul viso. Ho solo voglia di abbracciarlo.
Non appena smette di suonare, e gli altri ragazzi tornano sul palco, cerco di scavalcare la transenna per andare da lui, ma un buttafuori mi blocca, rimettendomi con poca grazia al mio posto.
-Liam! Liam!- urlo. Altre ragazze tra il pubblico mi imitano, urlando il suo nome. Poi ad un tratto Liam sente, e si gira verso di me, che rimango immobile a guardarlo, incapace di dire qualcosa. Si leva la chitarra di dosso poggiandola a terra e scende di corsa le scale, fino a raggiungermi.
-puoi spostarti Mark?- chiede, picchiettando sulla spalla del buttafuori che mi tiene ferma.
L'uomo si gira verso di lui e lo scruta -non puoi farla uscire- lo ammonisce.
-non devo farla uscire- precisa Liam. Mark si sposta e Liam finalmente mi raggiunge abbracciandomi così forte da togliermi il respiro. E io ci sprofondo nelle sue braccia, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo, inspirando forte il suo profumo che non riesco mai ad identificare bene. Per una volta, complice forse anche il fatto che Nikki ormai è andata, decido di lasciarmi andare, e senza pensarci troppo, lascio un bacio sul collo di Liam. Lo sento irrigidirsi per un istante, e quindi alzo gli occhi su di lui, temendo che io abbia fatto qualcosa che non dovevo. Invece Liam mi sorride, è un sorriso diverso però, che mi annoda lo stomaco. Ha le guance arrossate e lo sguardo felice.
Mi accarezza il viso senza staccare mai gli occhi dai miei.
-ci vediamo dopo, ok?- sussurra. Annuisco -a dopo-

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo11-Non voglio rovinare tutto. ***


POV Liam.
Mi giro e mi rigiro nel letto, ma niente, il sonno non vuole arrivare.
Sono rientrato da poco, è l'alba, ma non riesco a calmarmi e
rilassarmi. C'è una frase di Jennifer che continua a ronzarmi nella
testa non so perché. Mi sono stancata di essere la causa della rovina delle tue storie
d'amore, mi ha detto ieri. E lì per lì l'ho presa per una
colpevolizzazione, senza dargli troppo peso. Ma stamattina, mentre
tornavo, ripensandoci, mi sono accorto che una mezza verità in
quello che ha detto c'è. Ho sempre troncato le mie storie quando
arrivavo al momento di scegliere tra la mia ragazza e Jen, perché ho
sempre scelto lei, senza nemmeno pensarci una volta. E l'ho sempre
scelta perché una vita senza di lei non me la immagino, ed in questo
mese in cui lei mi evitava sono stato malissimo, avendo la prova
senza di lei non posso starci. E poi dall'altra parte c'è lei, che non ha mai avuto un ragazzo fisso,
perché dice di non volere una storia seria, di non volere catene. E
così ha solo rapporti occasionali, piccole avventure, per le quali
ogni santa volta mi preoccupo a morte.
All'improvviso un altro tassello si aggiunge al mio puzzle. Ci sono io, che faccio
con lei le cose che dovrebbe fare con il suo ragazzo. E lei fa con me
le cose che dovrei fare con la mia, di ragazza. C'è qualcosa di
terribilmente sbagliato nel nostro rapporto? Ci comportiamo come una
coppia, quando una coppia non siamo in realtà. Mi sto facendo
suggestionare, porca miseria. Siamo amici, siamo migliori amici,
siamo migliori amici da una vita, e così sarà, per sempre.
Eppure quel bacio sul collo..
Non me l'aveva mai dato, e io non l'avevo mai voluta una cosa simile da
lei. Eppure mi è piaciuto da morire, e mi ha portato a volerne un
altro, mi ha causato brividi ovunque, mi ha smosso le farfalle nello
stomaco. Liam, sei un uomo dannazione, non puoi confonderti per un
bacio sul collo, non hai quindici anni!
Mio Dio, mi scoppia la testa.
Ho bisogno di schiarirmi le idee, e per farlo voglio stare un po' solo
con Jennifer. Potrei andare a prenderla con la moto e portarla da
qualche parte.. tanto oggi è domenica, non lavoro e non lavora
neppure lei. La moto. Devo pulirla, è troppo che non la prendo. Ok,
ecco una scusa perfetta. Mi alzo dal letto, tanto del sonno non c'è
traccia. Mi cambio con una vecchia tuta e, facendo il più in
silenzio possibile, scendo in garage. Sotto ad un grande telo di
plastica, ecco la mia moto. Non è messa male, un po' sporca, si, ma
non molto. Perciò mi metto subito a pulirla. Dopodichè l'accendo e
do un po' di gas, controllando che sia tutto ok. Devo mettere benzina
però, altrimenti resteremo per strada.
-Liam!- mi chiama la voce di papà, alle mie spalle. Mi alzo in piedi e mi
giro, constatando che è pieno giorno.
-ciao pà! Ma che ore sono?- chiedo stiracchiandomi.
-le undici, più o meno- mi informa facendo spallucce -che fai qua?-
-oh..stavo pulendo la moto..oggi voglio andare a fare un giro- gli spiego. Papà
mi raggiunge con un paio di passi, poggiandomi la mano sulla spalla
-è tanto che non la prendi eh-
Annuisco -già..tanto-
-e dov'è che vuoi andare? Alla casa in montagna?-
Non avevo ancora pensato a dove portare Jennifer, ma la casa in montagna
mi sembra un'idea geniale, grande papà.
-si!- mento -infatti stavo per chiederti le chiavi-
Papà mi sorride, poi estrae un grande mazzo di chiavi dalla tasca della
sua felpa e libera l'anello di un mazzo più piccolo, porgendomelo.
-grazie- dico infilandomi le chiavi in tasca.
-ci porti Nikki?- mi chiede, poggiandosi al vecchio tavolo, pieno di
attrezzi. Potrei mentire, ma che senso ha mentire, se so che mio
padre non mi giudicherebbe mai?
-vedi papà..io e Nikki..ci siamo lasciati- confesso. Papà fa un mezzo
sorriso ed annuisce, come se se lo aspettasse. 
-c'entra Jennifer, non è così?- indaga. Bingo papà. Ma l'unico cieco qua
sono io?
-già..-
-ed è lei che vuoi portare alla casa in montagna, giusto?- continua lui.
-giusto- confermo io.
Il sorriso di papà si apre, mentre lui si alza, mi da una vigorosa
pacca sulla spalla e mi lascia solo.
Verso le tre del pomeriggio parcheggio la moto sotto casa di Jen, e con i
due caschi appesi al braccio, suono il campanello. Mi apre Gary, che
mi accoglie con un sorrisone abbracciandomi. La sua attenzione viene
subito catturata dai due caschi che porto appesi al braccio.
-hai ripreso il vecchio bolide, eh?- dice. 
-già, dopo tanto- annuisco io. 
Noto subito che Cocky non è nella sua cuccia, come al solito, e sto per
chiedere di Jen, quando Karen sbuca fuori dalla sala, informandomi
che Jen è in giardino, con Cocky. Così esco in giardino e la trovo
sdraiata sull'erba, mentre fa i dispetti a Cocky, che saltella pazzo
di gioia.
-ehilà, bella addormentata!- la saluto avvicinandomi. Cocky mi corre incontro
saltandomi addosso, mentre Jen si rialza sgrullandosi via la terra
dai vestiti.
-ciao!- mi saluta avvicinandosi, notando subito i caschi appesi al mio
braccio -hai ripreso la moto!-
annuisco -si, ed ora posso portarti in un posto speciale- dico porgendole un
casco. Lei lo afferra e se lo passa da una mano all'altra.
-dove mi porteresti, scusa?- indaga.
Mi siedo sul suo dondolo e Cocky mi raggiunge subito, saltandomi in
grembo.
-per scoprirlo devi venire, e sappi che non accetto un “no”- dico
risoluto.
Jennifer scoppia a ridere divertita -in pratica sei venuto a sequestrarmi-
osserva.
Annuisco -dai, voglio stare un po' con te-
-d'accordo, vado a prepararmi- dice e mi lancia il casco, sparendo poi dentro
casa.
Jennifer ce la fa ad essere pronta in appena mezz'ora e dopo esserci messi i
caschi ed esserci issati sulla moto, partiamo. Non l'ho mai portata
in moto, in verità non ci ho mai portato nessuno sulla moto, è
sempre stata una cosa solo mia. Ma devo ammettere che avere Jennifer
abbracciata mentre guido mi piace. In verità non ho mai portato
nessuno nemmeno alla casa in montagna, e l'idea che ci sto andando
con Jennifer mi piace molto.
Ci vogliono due ore per arrivare, ma solo perché siamo in moto e posso
correre di più, perché con la macchina di ore ce ne vogliono tipo
quattro. Quando arriviamo di fronte all'enorme cancellone che chiude
il vialone che porta a casa, spengo la moto e scendo. Jennifer mi
imita togliendosi il casco e scuotendo più volte i capelli affinché
tornino normali. Il casco li schiaccia parecchio, ma insomma, chi se
ne frega. Fa molto più freddo qui, rispetto a dove viviamo noi.
-Liam. Fa freddo. Potevi dirmelo, mi vestivo più pesante- si lagna Jennifer
mentre apro il cancello.
-non preoccuparti, a casa c'è tutto- la rassicuro spostandomi per
lasciarla passare.
-a casa?- mi fa eco lei, mentre porto dentro la moto e richiudo a chiave
il cancello.
Rimonto in sella alla moto e Jennifer fa lo stesso, riallacciando le sue
braccia intorno alla mia vita. Un minuto esatto di viale e siamo
davanti alla mia casetta in montagna. Scendo dalla moto e mollo il
casco appeso al manubrio. Jennifer fa lo stesso e si guarda intorno.
-quindi??- dice con le mani sui fianchi, come spazientita.
-è casa mia, questa- le spiego -la mia casa in montagna-
-non lo sapevo che ce l'avevi!- osserva lei -non me l'hai mai detto- dice
dandomi uno schiaffo sulla spalla.
Le blocco la mano e intreccio le mie dita con le sue -vieni, devi vedere
una cosa-
Lei prova a protestare, ma io la ignoro trascinandomela dietro, fino ad
arrivare al precipizio. È una cosa fantastica, avere un precipizio
nel giardino di casa propria, soprattutto se ti regala un panorama
del genere. Infatti Jennifer smette di parlare e osserva tutto a
bocca aperta e occhi sgranati. La lascio in piedi, imbambolata,
mentre mi siedo a terra. Dopo un po' mi imita, sedendosi accanto a
me. Le passo una sigaretta, mentre accendo la mia.
La accetta senza esitare, mettendola in bocca, così gliela accendo.
-come stai..insomma dopo Nikki?- mi chiede tirando poi una boccata.
Già, come sto? Sto bene, è questo il guaio. Sto bene, come se fosse
successo secoli fa, o come se non fosse mai successo. È normale
tutto questo?
-bene, forse è questo il problema, sto troppo bene- dico rendendomi conto
troppo tardi che l'ho detto ad alta voce.
-troppo bene? Che cavolo vuol dire troppo bene?- sbuffa Jen.
Scuoto la testa -è solo che...sembrava che non aspettassi altro che
liberarmene..per come sto bene..-
Ma forse è la tua vicinanza a farmi così bene, Jen.
Jen prova a protestare, ma io mi avvento su di lei iniziando a farle il
solletico. Lo soffre ovunque, è uno spasso vero torturarla.
Le concedo solo una tregua per spegnere e buttare la sigaretta, cosa che
faccio anche io, poi torno a farle il solletico. Ride, ride, ride a
più non posso e si dimena come un'anguilla tra l'erba, riempendosi
di terra. L'ho sempre amata questa sua caratteristica..lei, a
differenza della maggior parte delle donne, ama sporcarsi, ama la
natura. Liam, hai detto “amata”. Non l'ho detto, l'ho solo
pensato. È uguale. Oh, al diavolo.
-un..attimo..ti prego..- ansima Jennifer senza fiato. Mi fermo, non perché me
l'abbia chiesto lei, ma perché sto sopra di lei, a qualche
centimetro dal suo viso, arrossato e ridente più che mai. I capelli
biondi e lunghi sono intrecciati ai fili d'erba. I suoi occhi verdi
sono incatenati ai miei. Il suo petto si alza e si abbassa molto
velocemente per riprendere fiato. Mi fletto appena sulle braccia,
fino a far toccare le mie labbra con le sue. Oh mio Dio, sto baciando
la mia migliore amica. Sto baciando Jennifer. Dio, la sto baciando.
Mi aspetto una sberla da un momento all'altro, invece Jennifer preme
di più le sue labbra contro le mie. Oh Dio, rischio l'infarto vero.
Passo la mia lingua sulle sue labbra, aspettandomi di nuovo la
sberla, stavolta incazzata, invece Jennifer schiude le labbra,
consentendomi di approfondire il bacio. Il mio cuore inizia a
galoppare sul serio quando le nostre lingue iniziano ad assaggiarsi.
Perché baciare Jennifer è la cosa più bella del mondo? E perché
cazzo ho aspettato 25 anni di vita per provare a baciarla?
All'improvviso Jen mi allontana da se, tirandosi su a sedere. Ha uno sguardo cupo.
Ecco, perché.
-che stiamo facendo Liam..- sospira passandosi una mano tra i capelli.
-ci stavamo baciando Jen- sbuffo io.
-non è giusto- dice lei.
-non è giusto per chi, eh?- incalzo io, stupendomi incazzato. Che c'è?
C'avevo sperato? Forse. Non lo so.
-per noi Liam, siamo amici da una vita, io non voglio rovinare tutto- 
Ok, mi ero ripromesso di tenermi i miei ragionamenti di questa mattina
per me, ma ora devo esternarli, è il momento giusto, devo dire ciò
che penso, e far vedere anche a Jennifer la verità.
-posso dirti una cosa Jen?-
-solo se non devi dirmi che sono una stronza- precisa lei sorridendo
appena. Anche io le sorrido appena, poi le dico quello che realmente
penso.
-sai Jen, la verità è che io e te siamo una coppia mancata. Ci mancano i
baci e il sesso, perché per il resto ci comportiamo come se fossimo
una coppia-
-stai facendo il confronto con la gente Liam- osserva lei.
-e tu non lo fai il confronto con la gente, quando ti imbarazzi a salire
sul palco perché ti vedrebbero?- ribatto io. Jen apre la bocca per
ribattere, ma poi la richiude, limitandosi a fissarmi per un tempo
che mi pare infinito.
-Jen- dico dopo un po', rompendo il silenzio -guarda dove siamo. Siamo solo
io e te. Proviamo per una volta a lasciarci andare, a vedere cosa
potremmo essere. Tanto quello che succede qui, rimane qui-
Jen mi scruta per un altro interminabile istante.
-d'accordo- dice alla fine.
-d'accordo?- le faccio eco io.
-d'accordo- ripete lei, sporgendosi verso di me e baciandomi. Riprendiamo così a
baciarci con più voglia di prima. Jen sa di sigarette e di buono,
profuma di terra, di erba e di mare.
La prendo in braccio e continuando a baciarla raggiungo casa e poi la
mia camera da letto.
La stendo con delicatezza sul letto mettendomi sopra di lei mentre la
bacio con sempre più foga perché i suoi baci non mi bastano più.
Jennifer mi sfila la maglietta, lasciandomi senza fiato. Percorre con le dita
le linee dei miei addominali, mentre allaccia le sue gambe intorno al
mio bacino. Quando siamo entrambi completamente nudi, noto con piacere che il mio amico
lì sotto si è risvegliato. E il fatto che questa cosa sia accaduta
con Jennifer mi darebbe parecchio da pensare, se non fosse che un
altro pensiero attraversa la mia testa come un lampo. Un pensiero
terrificante.
-Jen io..non ho i preservativi- ammetto -non pensavo a questo quando ti ho
chiesto di venire qui-
-sta davvero succedendo per caso..- osserva lei -comunque prendo la
pillola, stai tranquillo-
-sei sicura Jen? Fermami ora se non vuoi..-
Jen infila le sue mani nei miei capelli e mi tira verso di se -lasciamoci
andare Liam, l'hai detto tu, ormai ci siamo-
POV Jennifer.
Apro gli occhi e dalla finestra mi accorgo che fuori è buio. Le braccia
di Liam sono intrecciate attorno alla mia vita, e questo mi ricorda
che qualche ora fa abbiamo fatto l'amore. Non è stato un sogno,
l'abbiamo fatto sul serio. Il guaio è che è stato stupendo. Ma
tanto abbiamo deciso che quello che succedeva qui dentro, rimaneva
qui dentro no? Ha ancora l'orologio al polso destro, è l'unica cosa che non si è
tolto. Sbircio l'ora, sono le otto di sera. Sguscio via dalla sua
presa, attenta a non svegliarlo, e gli rimbocco le coperte fino al
collo. Fa un freddo cane qui. Sbircio nell'armadio e trovo una felpa,
deve essere di Liam. Me la metto. Mi arriva fino a metà coscia, e mi
scalda immediatamente. Mi infilo pure il cappuccio. Frugo nelle
tasche dei jeans di Liam e trovo le sigarette e l'accendino. Ne
prendo una, la metto in bocca e l'accendo. Poi apro il vetro e mi
affaccio dalla finestra per fumare. Finita la sigaretta sveglierò
Liam e torneremo a casa, lasciando qui tutto quello che siamo stati
in più di quello che siamo di solito.
-ehi..- la voce di Liam sulle mie orecchie e le sue braccia attorno alla mia
vita, di nuovo. Mi giro verso di lui, fino ad incontrare il suo viso, e il suo sguardo,
che mi brucia dentro.
Mi sfila la sigaretta dalla bocca, la spegne sul davanzale e la butta di
fuori. Poi mi prende il viso tra le mani, accarezzandomi.
-come stai?- mi chiede con la voce roca, ma terribilmente dolce.
-sto bene..e tu?- gli chiedo a mia volta, senza abbassare lo sguardo.
-sto benissimo- sussurra lui.
-ci conviene andare Liam, almeno riusciamo a stare a casa per le undici, 
dato che domani lavoriamo entrambi- dico. Liam annuisce.
-posso avere un ultimo bacio?- mi chiede. E poi mi bacia, senza aspettare
una mia risposta. Questo bacio però fa male, perché è quello che
mette la parola fine. Che però è necessaria, se non vogliamo
rovinare tutto quello che siamo stati fino ad ora, e continuare ad
essere amici. Molto amici. Molto più che amici.
Quando ci stacchiamo, rimaniamo così vicini che i nostri nasi ancora si
toccano.
-sei stata la mia volta più bella- sospira Liam, lasciandomi senza fiato.
-e tu sei un bugiardo- ribatto io pizzicandogli un fianco. Lui ride, ma
torna subito serio.
-davvero, dico davvero- ribadisce.
Sento il rossore invadermi le guance, ma chi se ne frega, qui siamo io e
lui, no?
-anche tu..sei stato la mia volta più bella- ammetto.
-adesso sei tu la bugiarda- mi addita lui ridendo.
-sono seria anche io- ribadisco.
Liam mi abbraccia ed io mi lascio abbracciare, sentendomi sempre
irrimediabilmente piccola e protetta tra le sue braccia forti.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo12-Festa di Laurea. ***


POV Jennifer.
Oggi è una giornata fantastica. C'è un sole caldissimo che spacca le
pietre, che fa brillare il mare e fa scottare la sabbia. Oggi è una
giornata fantastica perché è la mia festa di laurea, ed anche
quella di Liam, perché ovviamente essendoci laureati a qualche
giorno di distanza l'uno dall'altro, abbiamo deciso di festeggiare
insieme. Niente feste, niente sfarzo e niente eleganza. La nostra
festa di laurea sarà un barbecue al molo. Solo noi, le nostre
famiglie, e i nostri amici più stretti. Ah, e i nostri adorabili
cani.
-dai Jen! Tira di più la rete!- sbuffa Liam strizzando gli occhi per il
troppo sole.
-più di così non riesco!- protesto io, con le dita rosse per lo sforzo di
cercare di tirare questa maledetta rete. 
Liam alza gli occhi al cielo -vieni a reggere qua allora, su-
-lega la tua parte!- strilla, prima che io possa lasciare il mio lato della
rete e mandare a puttane tutto lo sforzo fatto finora.
Lego la mia parte della rete, lui lega la sua e ci scambiamo di posto. Con
un gesto secco Liam slega il mio lato della rete, lo sistema, lo
rilega e si allontana per osservare la rete di beach volley che
abbiamo montato. Annuisce soddisfatto e viene verso di me.
-ora i paletti- dice frugando dentro un enorme busta di plastica. Dieci
paletti a me e dieci a lui, da piantare bene nella sabbia.
Dopodichè prende il nastro elastico nero e lo fa passare per tutti i paletti,
delimitando così il campo.
-fa sul serio troppo caldo- sbuffa poi, levandosi la maglietta, fradicia
di sudore. Rimango immobile mentre lo guardo correre fino al mare,
immergere le mani nell'acqua e bagnarsi i capelli. Siamo solo amici.
Solo amici. Migliori amici.
-terra chiama Jenni?? ehi???- 
Liam sta sventolando una mano davanti ai miei occhi.
-si..dicevi?-
-ma che hai visto??- scoppia a ridere lui.
-ero..sovrappensiero- mento, sperando di non arrossire.
-va beh, miss sovrappensiero, dobbiamo montare il tavolo- mi informa lui
indicando un punto alle mie spalle. Annuisco ed insieme ci avviamo
verso il nostro tavolo a pezzi.
Siamo tanti oggi, seppure abbiamo fatto una cosa ristretta. Quindi abbiamo
comprato un tavolo a pezzi, che si possa montare in più misure.
I ragazzi di ballo sono quattordici, più il maestro sono quindici. I
nostri amici stretti sono dieci. Più i quattro ragazzi della band di
Liam. E siamo a ventinove. Due fratelli per uno e siamo a trentatrè.
Due genitori per uno e siamo arrivati a trentasette. Se contiamo
anche Cocky e Thor siamo trentanove.
Non appena finiamo di montare il tavolo, si materializzano Ben, Blaine,
Chris e Luke. 
-arrivate proprio quando abbiamo finito, peccato eh?- gli faccio notare
ridendo.
-in realtà, cara Jen- dice Chris lanciandomi la palla che tiene in mano
-adesso mettiamo le sedie attorno al tavolo, e poi facciamo una bella
sfida a beach volley-
-addirittura le sedie portate?- lo prendo in giro io passandomi la palla da una
mano all'altra.
I ragazzi si mettono subito all'opera, ed in breve, tra casa mia e casa
di Liam, intorno al tavolo ci sono le trentasette sedie che servono.
-dunque- prende la parola Luke -come facciamo queste squadre?-
-perchè non facciamo Lawrence contro Hemsworth?- propone Blaine facendomi
l'occhiolino.
No. e no. E poi ancora no! Io sono abituata a giocare con Liam, lui alza
io schiaccio.
-ma io e Jen siamo abituati a giocare insieme!- protesta Liam. Ecco
bravo, diglielo.
-appunto- dice Chris -vediamo che sapete fare, da “soli”-
Così, nonostante io e Liam protestiamo, ci posizioniamo noi in una metà
campo e loro nell'altra. Blaine, che è il più alto tra noi, farà
l'alzatore. Io farò la schiacciatrice. Ben battitore. Liam sarà il
corrispettivo di Blaine, Chris il mio, e Luke quello di Ben.
Iniziamo la nostra partita mentre mamma, papà, Craig e Leonie iniziano a
sistemare i barbecue, a preparare la tavola ed a cuocere.
Siamo tutti bravi, infatti la partita dura più del previsto, e ci
ritroviamo a giocare con i nostri amici che fanno da contorno al
campo tifando accaniti.
-ragazzi però è impossibile che anche il terzo set sia pari, non finiamo più
così- protesta Bradley, che scommetto ha fame.
-ragazzi?? qui è pronto e sono le tre, a che ora volete mangiare?- protesta
Craig.
-già, dai su interrompete, riprenderete dopo- aggiunge mio padre. 
Così tutti insieme ci avviamo verso l'enorme tavolata.
-Jen, mi prendi la maglietta per favore?- mi chiede Liam, indicando un
punto alle mie spalle. Mi giro e vedo la sua maglietta, appesa alla
rete, da stamattina. Annuisco e la prendo. Però poi non resisto,
corro fino al mare e ce la butto dentro.
-eddai Jen!!- protesta Liam raggiungendomi e cercando di togliermela dalle
mani. Ma io me la tengo stretta, un palla di stoffa bagnata. Non
riesco a smettere di ridere.
-non Liam mettimi giù! Liam!!!- protesto quando mi ritrovo sulle sue
spalle. Ma lui non sente ragioni e mi scaraventa in acqua.
Completamente fradicia. Ben mi sta. Quando riemergo si sta bagnando i
capelli con lo stesso movimento sexy che ha fatto stamattina. Sexy?
Siamo solo amici. Jennifer. Siete solo amici. Ok? Ok.
Gli salto addosso facendolo cadere in acqua. Così anche lui è fradicio.
-uno a uno palla al centro caro- dico fiera mentre riemerge.
-uno a uno dopo mi vendico cara- ribatte lui sfilandomi la sua maglietta
di mano. La strizza e se la mette addosso. Ma allora lo fai apposta
Liam? La maglietta bagnata gli si è incollata addosso, così ora
anche dalla stoffa si vedono i suoi addominali. Ah, già. La
maglietta l'ho bagnata io. Bella cogliona che sono.
Dopo mangiato, cioè verso le 17-18, è il momento dei regali. Che
ovviamente avevamo detto di non volere, ma che ovviamente avremo. Le
nostre famiglie ci hanno realizzato questa festa, mantenendo la
parola data. I ragazzi di ballo ci hanno regalato i costumi per
partecipare alla Coppa di ballo, non mantenendo la parola data. E i
nostri amici, maledettissimi, ci hanno regalato una smartbox che si
chiama “Una settimana per Due”, non mantenendo assolutamente la
parola, e causandoci un enorme imbarazzo nello scartare. Insomma, ce
la stanno mettendo tutta tutti per confonderci le idee. Cerco di non
pensarci, ma non posso fare a meno di notare che tutti hanno fatto
dei regali a noi, non a me e a lui, proprio a noi. Una coppia
mancata. Una coppia senza baci ne sesso. Oh, al diavolo me e tutti i
miei pensieri.
POV Liam.
Un po' lontano, ma non molto, dal campo da beach volley, seduto sulla
sabbia ormai tiepida, mi godo il sole del tramonto che ancora ce la
fa a scaldare. Ora stanno giocando Jennifer, Bradley e Ryan contro
Leo, Simon e Robin.
-che fai qua tutto solo, fratellino?- dice Chris sedendosi accanto a me,
facendomi sobbalzare.
-oh oh oh, capisco che fai qua..fantastica visuale- esclama compiaciuto
guardando verso il campo. E siccome giocano cinque maschi ed una sola
femmina, non ho dubbi su chi Chris stia guardando.
-Dio mio, sei sposato e hai dei figli!- sbotto girandomi verso di lui.
Chris sgrana gli occhi e mi fissa per qualche istante -Dio mio, tu sei
geloso!-
Io geloso? Ma andiamo, insomma.. si ok, sono geloso. No, non lo sono.
Non sono geloso. 
-non essere ridicolo, non sono geloso, lo dico per te, non dovresti
guardare altre donne dal momento che sei sposato- spiego. Bugiardo
Liam. Bugiardo.
-beh ma dal momento che la mia dolce metà non è qui, posso guardare-
ribatte lui con un sorrisetto beffardo.
Scuoto la testa. Tanto se Chris si mette in testa qualcosa, è quella.
-e devo dire- continua poi -che Jennifer è cresciuta proprio bene-
-Chris! Dio! Contieniti!- sbotto. Beh, se volevo dimostrare che non sono
geloso, questo è proprio il modo giusto. Si, sono molto convincente.
si.
-tu non sei geloso..sei geloso marcio- afferma Chris.
-Chris non..-
mio fratello mi afferra per un polso, trascinandomi ancora più lontano.
-sigaretta?- mi chiede, tirando fuori il pacchetto dalla tasca del suo costume.
Annuisco. Me ne passa una, che subito metto in bocca, e me l'accende.
Poi ne prende una anche lui.
Tiro subito una boccata.
-allora? Parla fratellino- incalza Chris.
-non sono geloso- ribadisco, buttando fuori il fumo.
-già, e io sono una attore famoso e strapagato!- cantilena lui -andiamo! Si
vede che è successo qualcosa tra di voi-
-cosa si vede?- chiedo con forse troppo terrore nella voce.
Chris tira una boccata pensandoci su.
-potrei definirla..attrazione- dice infine.
Giro di scatto la testa verso il mare, mentre mi sento arrossire
violentemente. Ma che cazzo mi succede? Non riesco nemmeno più a
controllarmi.
-Dio Liam! Sei arrossito!- esclama Chris costringendomi a girarmi -che è
successo! Avanti parla!-
Butto fuori il fumo e prendo un bel respiro -abbiamo fatto l'amore- ammetto
infine, arrossendo ancora di più mentre il mio cuore parte al
galoppo al ricordo di quel giorno.
-Oh mio dio! Sei innamorato di lei! Sei innamorato di Jennifer!- dice
Chris con le mani nei capelli.
-ma che dici! Non è vero- protesto io.
-hai detto che avete fatto l'amore! Capito? Avresti detto siamo stati a
letto, oppure abbiamo fatto sesso, altrimenti- mi spiega lui.
Cazzo. Non è possibile. Non sono innamorato di lei. Non lo sono. Dio santo.
-quando è successo?- mi chiede poi.
-quando ho rotto con Nikki, il giorno dopo, alla casa in montagna- dico.
-l'hai portata alla casa in montagna! Cioè Dio santo, non sei innamorato.
Sei cotto!!-
Ma che palle. Chris sembra entusiasta della cosa, peraltro non vera,
come un bambino con le sue caramelle.
-e poi?- 
-e poi niente- ammetto sbuffando.
-niente??- mi fa eco lui.
-si, abbiamo deciso di tenerci la nostra amicizia, punto e basta-
Chris butta la testa all'indietro facendo ondeggiare i suoi capelli biondi.
-secondo me, è una grossa cazzata- decreta.
-perchè?- chiedo io.
-perchè..se ci siete caduti una volta..ci ricadrete di nuovo..a meno che non è
stato orribile..com'è stato?-
-meraviglioso- confesso. Chris mi batte una mano sulla spalla -sei in un bel casino,
fratello-
Lo so, eccome se lo so.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo13-La Coppa. ***


Premessa: Buon Primo Maggio a tutti voi, anche se in ritardo! Purtroppo 
questo è il penultimo capitolo, quindi il prossimo sarà l'ultimo, 
ma non disperate u.u Buona lettura!

POV Jennifer.
La musica ci arriva ovattata qui nei camerini. Siamo soli, qui dentro.
Tutte le altre coppie in gara sono di fuori, a vedersi ballare l'un
l'altro. Noi abbiamo deciso di non vedere nessuno, ed uscire solo
quando è il momento di ballare. Siamo l'ultima coppia in gara, e
l'attesa è snervante. Siamo seduti l'uno di fronte all'altra, nei
nostri bellissimi costumi, e ci guardiamo in silenzio, con le mani
intrecciate. Le sue mani che accarezzano le mie, con quel tocco
caldo, forte e protettivo mi riportano a quel giorno. Nessuno mi
aveva mai toccata in quel modo, così pieno di desiderio, ma così
dolce e delicato, così protettivo. Come se fossi il fiore più
prezioso e raro del mondo. Se provo a definire quello che abbiamo
fatto, l'unica cosa che posso dire è che abbiamo fatto l'amore,
perché noi in quel letto ci siamo amati sul serio, non era sesso,
non era solo sesso. Ben dice che il fatto che io dica che abbiamo
fatto l'amore è indicativo del fatto che provo qualcosa per Liam, e
questo, se possibile, mi manda ancora più in confusione. Ho sempre
saputo che Liam è un gran bel ragazzo, ma da quando abbiamo fatto
l'amore, mi sembra semplicemente irresistibile. È alto, muscoloso,
asciutto, scolpito. Adesso ha i capelli leggermente lunghi, e non li
taglierà fino a settembre, perché d'estate li fa sempre crescere.
Sono a metà tra i biondo e il rosso, ma d'estate si chiariscono
diventando quasi argilla. E poi i suoi occhi, azzurri e profondi, che
dentro ti ci puoi solo perdere. E la sua bocca, rossa e carnosa, così
morbida, che non farei altro che baciare. Ha la barba un po' incolta,
ma sempre in ordine. È semplicemente stupendo. 
Si accorge che sono invasa da mille pensieri, e mi stringe di più le
mani, sorridendomi, senza lasciare per un attimo i miei occhi. So che
è agitato anche lui, e che in un momento come questo vorrebbe
fumarsi una sigaretta, ma non si muove di un millimetro, perché oggi
lui è qui per me. Ballerà solo per me, per far felice me. Posso
dire di aver mai fatto una cosa simile per lui? Molto probabilmente
no. Ma so che la farei, se lui me la chiedesse. Mi sento molto più
legata a lui, da quando abbiamo fatto l'amore, perché lì, in quel
momento, mi sono sentita davvero completamente sua. Ero felice, tra
le sue braccia, come non lo sono mai stata. Non ho mai sentito di
appartenere a qualcuno, come ho sentito di appartenere a Liam. Da
quel momento, ogni volta che ci sfioriamo, ci tocchiamo, ci
guardiamo, dentro di me sento bruciare, perché so che lui ormai può
vedere dentro di me, come io posso vedere dentro di lui, perché è
arrivato dove nessun altro era mai arrivato prima. È difficile fare
finta di niente, come ci siamo ripromessi di fare. Eppure lui è il
mio migliore amico, ed io non posso immaginare una vita senza di lui.
Non posso immaginare di perdere il mio migliore amico per avere un
ragazzo con cui forse litigherò e che forse non vorrò vedere più.
Però le sue parole mi torturano ogni istante di ogni giorno. Siamo
una coppia mancata. Una coppia senza baci ne sesso.
Liam si muove appena per accavallare le gambe, poi le scavalla e inizia a
muoverle molto velocemente. È molto agitato.
-ehi..vuoi fumare?- gli chiedo quasi sottovoce. Lui scuote la testa e mi
sorride.
-dai, smettila, lo vedo che vuoi fumare- continuo io.
-fumi con me?- mi chiede lui, in tutta risposta. Annuisco. Liam infila una
mano in tasca e tira fuori il pacchetto di sigarette e l'accendino.
Prendo una sigaretta ed anche lui fa lo stesso, poi le accende.
Non ci sono cartelli con scritto vietato fumare, perciò fumiamo in
silenzio, tenendoci sempre per mano. I suoi occhi non mi lasciano
nemmeno adesso, e penso che se lo facessero, sarei persa.
Il nostro maestro dice che possiamo vincere, perché ultimamente abbiamo
tirato fuori un ingrediente segreto, che però non vuole dirci.
-Jennifer e Liam, tocca a voi- ci chiama l'assistente del conduttore della
gara. Di già? Già hanno ballato nove coppie?
Liam si alza in piedi e mi stringe la mano.
-coraggio Jen- dice sorridendomi. Prendo un bel respiro e mi alzo in piedi, e
con le dita intrecciate a quelle di Liam, che stringo fortissimo.
Avanziamo lentamente fino al centro della pista, illuminata con luci soffuse.
Cerco di non guardare i 18 volti dei nostri avversari, ne tanto meno
i nostri amici seduti ai tavoli, che sono venuti a vederci.
Liam mi lascia la mano, posizionandosi davanti a me. La sala è carica di
un silenzio di attesa, fatto di sospiri.
-ehi..va tutto bene- mi rassicura Liam sussurrando.
Respira Jen. Respira.
-siete pronti?- ci chiede il conduttore.
Liam guarda me, che mi limito a fissarlo. Chi tace acconsente.
-siamo pronti- dice. E la musica parte.
Saranno i suoi occhi nei miei per tutto il tempo, sarà il fatto che lui è
qui con me, per me. Sarà che lo sento vicino. Sarà che basta che mi
sfiori per rassicurarmi. Fatto sta che la musica finisce prima che io
mi possa rendere conto di aver ballato.
Liam mi prende la mano e in silenzio raggiungiamo i quattro giudici, che
hanno i voti sui loro banchi, celati dalla busta con il logo
dell'evento.
Il giudice più giovane si alza in piedi, chiedendo il microfono al
conduttore. E dalla faccia confusa di quest'ultimo potrei scommettere
che questa non è affatto la prassi.
-buonasera a tutti- inizia il giudice -vorrei dirvi due parole, a nome di tutti
noi, sui voti che abbiamo dato a questi due ragazzi. Non sono mostri
della tecnica, questo è vero-
Beh no che non lo siamo, io ballo da quattro anni, Liam da qualche mese,
perciò.
-però con il loro ballo questa sera ci hanno raccontato una storia..una
storia di un amore che è così grande da fare paura..e questa storia
ci ha preso..facendoci soffrire e gioire con loro. Nonostante le
altre coppie siano tecnicamente superiori, questi ragazzi hanno
recitato e l'hanno fatto molto bene. Ecco il perché dei voti che
sentirete-
Ma allora è vero che il corpo parla anche se la bocca tace? Noi non
abbiamo voluto raccontare un bel niente, eppure quello che è apparso
è..
-e quindi, con una media di nove punto zero, Jennifer e Liam vincono la
gara!!- esclama il presentatore. 
Parte un applauso assordante. Qualcuno viene verso di noi con un oggetto
giallo che non riesco a distinguere. Ci vedo sfocato, mi bruciano gli
occhi. Sto piangendo, lo so.
Vedo Liam dirmi qualcosa, ma non lo sento. Sento il mio braccio muoversi,
insieme al suo, verso l'alto, per alzare qualcosa di pesante. E poi
ancora applausi. Applausi. Applausi. E flash. Foto. Flash. Foto.
La voce del presentatore risuona nella mia testa. Jennifer e Liam
vincono la gara. Con una media di nove punto zero. Non ho sentito i
singoli voti. 
Jennifer e Liam vincono a gara. Vincono la gara.
Abbiamo vinto? Abbiamo vinto. Oh. Mio. Dio. Abbiamo vinto. Mi giro verso Liam
e gli butto le braccia al collo. Subito mi stringe a se.
-abbiamo vinto..- sussurro.
-si che abbiamo vinto Jen- ride lui accarezzandomi i capelli.
Metto a fuoco l'oggetto che Liam ha in mano. L'oggetto di prima, quello che
non riuscivo a distinguere. È la Coppa. Mio Dio, non posso credere
di aver vinto la Coppa.
Stringo di più Liam, forse gli sto togliendo il fiato, ma non importa.
-grazie..sei fantastico- gli sussurro sul collo, lasciandogli un bacio. Tanto chi
può accorgersene, se non lui?
Liam mi prende il viso tra le mani, osservandomi per un lungo istante.
Occhi negli occhi. Mi accarezza le guance coi pollici, cacciando via
un paio di lacrime.
Poi mi stringe di nuovo a se.
-tu sei fantastica- dice lasciandomi un bacio tra i capelli.
Hai visto, Tommy? Ho vinto! Ho vinto per me, ho vinto per te, ho vinto
per noi, mantenendo la promessa che ti ho fatto il giorno che ti ho
salutato per l'ultima volta. E scusami Tommy se l'ultimo giorno che
ti ho visto vivo non ti ho detto che ti volevo bene. Scusami per non
averti detto “a domani”, come facevo sempre. Scusami per non
averti risposto al telefono, quella notte. Sappi che ti voglio bene.
Che non importa se ci hai provato con me. Ti vorrò bene per sempre.
E se puoi perdonarmi, perdonami. Io intanto questa coppa la dedico a
te. Ciao Tommy..guardami da lassù, spero ti sia piaciuta la coreografia.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo14-Proviamoci ***


Premessa: Buongiorno a tutti e Buona Domenica! Questo, purtroppo, è 
l'ultimo capitolo e spero davvero vi piaccia leggerlo almeno quanto 
a me è piaciuto scriverlo. Ringrazio tutti coloro che hanno letto, 
in particolare konfuzed e Ariana15 per le loro parole! Prima di lasciarvi 
al capitolo, però, ho una sorpresa per tutti voi. Ieri ho iniziato a scrivere 
il seguito di questa ff e vorrei chiedervi una cosa: mi farebbe molto piacere 
se mi suggeriste alcune cose che vi piacerebbe accadessero nella ff, potete 
farlo anche via MP se non vi va di farlo nelle recensioni, mi sarebbe utilissimo 
come fonte di ispirazione. Vi ringrazio in ogni caso! Buona Lettura!
A prestissimo,

CacciatriceDiTramonti

POV Jennifer.
Il vento mi scompiglia i capelli che escono dal casco, mentre, stretta a
Liam, guardo la strada sfrecciare sotto i miei occhi. Nonostante sia
il 14 di agosto, e qui faccia un caldo bestiale, coperti dalla giacca
a vento, il freddo ci sferza ugualmente. Però è piacevole. Duecento
chilometri orari fissi, forse un po' troppi perché Liam quando può
il piede sull'acceleratore lo pesta e anche parecchio, e in due ore
siamo a Sydney. Un'ora in meno del previsto. Nei pressi dello stadio
segnali stradali aggiunti di fresco ci deviano in un enorme
parcheggio quasi pieno. Ma per una moto c'è sempre posto. Liam
parcheggia alla svelta e subito scendiamo. Ci liberiamo dei caschi e
delle giacche a vento, riponendo il tutto nel piccolo bagagliaio
della moto.
-non dirlo ai tuoi che ogni tanto corro, altrimenti non si fideranno più
di me- scherza mettendosi i biglietti in tasca.
-tranquillo, probabilmente non mi crederebbero- ribatto io ridendo.
Seguiamo enormi frecce colorate di colori sgargianti fino all'ingresso
dell'anello gold.
-biglietti alla mano e documenti in vista- biascica uno dei quattro buttafuori
masticando una gomma a bocca aperta. Liam tira fuori i biglietti e la
sua patente, io la mia carta d'identità.
Il buttafuori accende il walkman e dice i nostri nomi, strappando poi
una piccola parte dei nostri biglietti e facendoci passare.
Continuiamo a seguire le frecce fino a quando non ci rendiamo conto che stiamo
costeggiando la zona prato. È piena zeppa di gente, già accalcata
contro la transenna che separa il prato normale dall'anello gold. Fa
un caldo bestiale, e in più qua si respira sudore. La maggior parte
della gente è in costume. Faranno quaranta gradi all'ombra.
Altri quattro buttafuori ci fermano all'ingresso vero e proprio dell'anello
gold. Controllano i biglietti, i documenti, e i nomi comunicatigli
via radio dal buttafuori che ci ha fermato al primo ingresso. Poi ci
da una bottiglietta d'acqua per uno, dicendoci che prima del gruppo
spalla verranno a levarcele tutte, e raccomandandoci di bere perché
fa caldo sul serio. Ma dai? Non l'avevo mica notato. Finalmente ci fa
passare, e riusciamo a guadagnare la prima fila. Mi poggio subito
alla transenna, gustandomi la vista del palco enorme a pochissima
distanza da me. Quando le mani di Liam sbucano accanto alle mie, da
dietro, mi giro.
-mettiti vicino a me, no?- dico, alla fine ci sono ancora posti in prima fila.
Liam scuote la testa -spingeranno come dannati, e non so se l'isolamento
dell'anello regge, preferisco esserci io dietro di te..o preferisci
qualcun altro?-
Scoppio a ridere.
-ma che ti ridi biondina- mi prende in giro lui giocando con la mia coda
di cavallo.
L'attesa scorre lenta, tra l'aumentare della gente, del caldo e dell'umidità.
Spesso sale un tizio sul palco e ci annaffia con acqua gelida. Ci
danno dei cappellini bagnati. Infine ci distribuiscono anche degli
snack energetici. Quando passa la sicurezza a ritirare tutte le
bottigliette siamo tutti in costume ormai. Noi donne siamo tutte col
pezzo sopra del costume e un paio di pantaloncini, mentre gli uomini
sono tutti a petto nudo, con i pantaloncini.
Liam aveva ragione, non appena entrano i The Lumineers, il gruppo spalla,
iniziano le spinte, e in un attimo mi ritrovo spiaccicata sulla
transenna e incollata a Liam. Le sue braccia mi dividono dagli altri
a destra e sinistra, e il suo corpo mi protegge dietro. Le sue mani
arrivano fino alle mie, alla transenna, e abbiamo le dita
intrecciate. Sento il suo cuore martellarmi sulla schiena, mentre
cantiamo a squarciagola “Ho Hey”. Certo che il destino quando ci
si mette è davvero terribile. Il ritornello di questa canzone è I
belong with You, You belong with Me, You're my Sweetheart.
Inequivocabile direi. I The Lumineers cantano una cosa come quattro
canzoni, al termine delle quali ci annaffiano di nuovo con l'acqua
gelida, mentre noi iniziamo ad urlare in attesa che escano i
Coldplay. 
Dopo circa dieci minuti, escono tutti tranne Chris. Le spinte si fanno più
forti, mentre tutti iniziano ad urlare all'unisono il
suo nome.
-stai bene?- mi chiede Liam ormai totalmente incollato a me. Mi immagino
per un momento che dietro di me ci sia un tizio che non conosco e mi
vengono i brividi.
-si, tu? Come va lì dietro?- chiedo a mia volta. Sento Liam ridere forte
-Jen, sono alto un metro e novantuno, ricordi?-
Già, un gigante, pronto a proteggermi anche al concerto dei Coldplay.
Sposto il mio sguardo sulle nostre mani intrecciate e lo stomaco mi
si stringe.
-Ciao Sydneyyyy!!!- 
Oh mio dio! Chris Martin. Chris Martin è uscito. Sta per cominciare. Mi
unisco al coro di urla, mentre lui si sistema, ridendo con gli altri
della sua band. La riconosco dalla prima nota, la prima canzone della
scaletta. E quale poteva essere se non “A sky full of stars”?
Dopo circa dieci canzoni passate a ballare, cantare e sudare tutti
insieme, i Coldplay fanno una pausa, sparendo dietro le quinte. Esce
di nuovo il tizio dello staff che ci annaffia più a lungo. Molti di
noi tirano fuori la lingua per bere.
Finalmente riescono i Coldplay, e finisce la quiete. Mancheranno al massimo
cinque canzoni, prima della fine, e le spinte riprendono più forti
che mai.
-Jen! Chiamalo ok?- mi dice Liam.
-chi devo chiamare?- chiedo, ed all'improvviso sono più alta degli altri.
Liam mi ha preso sulle spalle e mi tiene saldamente per le gambe. Oh
Dio..non so dove reggermi. Tocco un braccio di Liam e lui capisce al
volo dandomi la mano.
-chiamalo Jen!- mi dice di nuovo.
-Chris!!- urlo con tutta la voce che ho -Chris!!-
all'improvviso lui si gira e mi guarda divertito.
-Chris!!- urlo di nuovo tendendo verso di lui la mano che ho libera.
Chris afferra il microfono e viene verso di me. Oh mio dio. Oddio. Sta
venendo verso di me. Sta venendo verso di me. Non ci credo. Non ci
credo.
-ciao!- dice al microfono rivolgendomi un sorriso enorme.
-oddio ciao Chris!- esclamo. Non ci credo. Non sta accadendo sul serio.
-ciao di nuovo!- dice Chris ridendo. Poi mi prende la mano nella sua per un
attimo, lasciandola subito dopo.
-come ti chiami?- mi chiede avvicinando il microfono verso di me.
-Jennifer- rispondo.
-vuoi chiedermi qualcosa?-
ma me lo ha chiesto sul serio? Sto parlando sul serio con Chris Martin?
La mia fiamma adolescenziale? Il frontman della mia band preferita?
-fate Green Eyes ti prego- dico senza pensarci.
-Green Eyes?- mi fa eco lui ed io annuisco.
-è la nostra canzone meno popolare probabilmente- dice divertito
guardando gli altri membri della sua band.
-ti prego è la nostra canzone preferita!- lo supplico io.
-tua e di?- mi chiede Chris.
Indico Liam, sotto di me.
-oh beh..abbiamo una dichiarazione d'amore qui..che dite ragazzi, gliela
facciamo?- dice alla sua band. Loro annuiscono e Chris mi fa
l'occhiolino. Bene, ci mancava anche Chris Martin che scambiasse la
nostra canzone per una dichiarazione d'amore. Il destino ha proprio
scelto la sua direzione. Liam mi mette giù e intreccia le sue
braccia attorno alla mia vita, facendomi contorcere lo stomaco,
mentre insieme cantiamo la nostra canzone.
I Coldplay chiudono, ovviamente, con “Viva la vida”, ed alle 23.45
il concerto è finito. Subito interviene la sicurezza per farci
sfollare in fretta perché a mezzanotte lo stadio deve essere vuoto.
Quando arriviamo alla moto
Liam tira fuori il suo telefono dalla tasca e poi ce lo rimette
subito. Sto per chiedergli il casco, quando prende il mio viso tra le
mani, incatenando i suoi occhi ai miei. Mi guarda per un lungo
istante, poi annulla la distanza che c'è tra di noi poggiando le sue
meravigliose labbra sulle mie. Cerca subito la mia lingua, che gli
faccio trovare con molto piacere, e mi bacia. Dio, i suoi baci,
quanto ne desideravo uno, mamma mia. Mi lascia senza fiato, smuovendo
sciami di farfalle nel mio stomaco. Sento caldo e freddo tutto
insieme. Mi bacia ancora. Ancora e ancora.
-è il tuo compleanno Jen..tanti auguri- sussurra sulle mie labbra
interrompendo dolcemente il bacio. Ho voglia di baciarlo di nuovo, di
abbracciarlo, di fare ancora l'amore con lui.
-me lo vuoi fare un regalo?- gli chiedo, mettendo a tacere la parte
razionale di me. Ho voglia di lui, adesso.
-in realtà io te l'ho già fatto un regalo, è a casa- mi risponde
ridendo.
-no..vuoi farmi un regalo ora?- gli chiedo di nuovo.
-cos'hai in mente?- indaga con uno strano sorrisetto.
-andiamo alla casa in montagna? Voglio stare con te-
il sorrisetto si apre sul suo viso, mentre annuisce vigorosamente.
-dobbiamo passare a casa però, devo prendere le chiavi- mi informa prendendo i
caschi e le giacche a vento dal bagagliaio.
-e arriveremo all'alba, se corro- aggiunge ridendo. Ci guardiamo
un'ultima volta negli occhi, prima di montare in moto, diretti verso
casa sua.
POV Liam.
In due ore siamo a casa mia, ok ho corso un po', però ne è valsa la
pena, anche perché ora ci aspettano altre due ore per arrivare in
montagna. Smonto dalla moto, dove lascio Jen, e senza neanche
togliermi il casco entro dentro casa, cercando di fare piano.
-oddio Chris, mi hai spaventato- sussurro alla vista di mio fratello, seduto
sulle scale, con una tazza di qualcosa in mano.
-che vai cercando?- indaga lui mentre cerco le chiavi della casa in
montagna nel mobile dell'ingresso.
-le chiavi di casa in montagna- dico.
-e ci vai ora?- chiede ancora. Annuisco.
-Liam, è notte, non mi sembra prudente, perché non ci vai domani e dormi
qualche ora?-
Oh no, la paternale del fratello maggiore no. Finalmente trovo le chiavi
e me le infilo in tasca.
-Chris, c'è Jennifer di fuori, capisci?-
Chris scoppia a ridere, portandosi una mano sulla bocca per soffocare il
rumore.
-divertitevi- dice, facendomi l'occhiolino.
Esco da casa e ritorno da Jen, montando sulla moto e partendo subito.
Altre due ore di moto e siamo alla casa in montagna. Una volta
dentro, senza dirci una parola, entriamo nella mia camera da letto, e
Jen si blocca di fronte al letto. Le lenzuola sono ancora sgualcite
da quando abbiamo fatto l'amore. Ci siamo ancora noi, ad amarci,
dentro il letto.
Solo adesso mi rendo conto che è stata Jen a voler venire qua, e che l'ho
baciata a mezzanotte, e lei ha pure risposto al bacio.
L'abbraccio da dietro, lasciandole un bacio sul collo.
-nostalgia?- dico a metà tra il divertito e il malizioso. Lei però, con mia
enorme sorpresa, annuisce. Poi si gira e intreccia le sue braccia
dietro il mio collo. Ha uno sguardo strano, che non riesco a
decifrare.
-tutto bene?- le chiedo. Lei scuote la testa.
-che succede?-
Jennifer mi fissa, poi apre la bocca.
-facciamo l'amore?-
Oh..Dio.. Io rischio di morire così. Non sto sognando, mi ha chiesto sul serio
di fare l'amore. Mio Dio che qualcuno mi pizzichi.
Senza rispondere la prendo in braccio e la stendo sul letto, mettendomi
sopra di lei. Inizio a baciarla con foga mentre la spoglio e lei
spoglia me. E non posso far altro che pensare a quanto sia stupenda.
Il mio cuore rischia di esplodere. Quando siamo entrambi nudi Jen
intreccia le sue gambe intorno alla mia vita e finalmente entro
dentro di lei.
Jen è rimasta sdraiata a letto, a quattro di bastoni, mentre io mi sto
andando a fare una doccia. Ne ho seriamente bisogno, dopo tutto il
sudore del concerto e quello di poco fa. 
Sono felice dannazione. Non sono mai stato così felice dopo aver fatto
l'amore come quando lo faccio con lei. Il getto d'acqua fresca mi
rimette al mondo, togliendomi lo schifo di dosso. L'unica cosa di cui
mi dispiace è che mi toglie il suo odore dalla pelle. Resto un po'
più a lungo sotto la doccia, mentre dalla finestrella del bagno vedo
sorgere l'alba. 
Mi asciugo appena, allacciandomi l'asciugamano in vita, e torno in
cameretta. Apro la finestra e mi butto sulla poltrona, accendendomi
una sigaretta.
Jennifer si tira su sui gomiti, guardandomi male.
-stai fumando- osserva.
-ma va?- cantileno io ridendo.
-dai così sa tutto di fumo poi- sbuffa lei alzandosi.
-c'è la finestra aperta- dico indicandola. Lei fa spallucce, avviandosi
verso il bagno.
Torna dieci minuti dopo, profumata e.. nuda. Mi si para davanti, il che non
aiuta la mia già poca lucidità in sua presenza, e mi studia un po'.
Poi con un gesto secco apre l'asciugamano che avevo allacciato in
vita. Un momento cosa sta..
Jennifer sale su di me ed inizia a strusciarsi sul mio amichetto che subito si
sveglia, senza alcun problema. Mio Dio Jen, mi fai impazzire così.
Sono già pazzo di te e nemmeno stiamo insieme? Oddio..oddio. Cerco
la sua bocca mentre lei intreccia le sue mani con le mie. Poi si alza
quel tanto che basta a farmi entrare dentro di lei. E poi inizia a
muoversi su di me ed io vedo le stelle sul serio. Eppure di ragazze
ne ho avute, ma quello che provo con Jennifer non l'ho mai provato in
vita mia. Non sarà la mia prima donna, ma di certo è unica.
Raggiungiamo il piacere insieme, e Jen si accoccola su di me come un gatto. Così
la prendo in braccio e mi infilo con lei sotto le coperte. Sento gli
occhi incredibilmente pesanti, perciò la abbraccio inspirando il suo
profumo.
Quando apro gli occhi, mi rendo conto di essere da solo nel letto. Perciò
mi tiro subito su, mettendo a fuoco la figura di Jen, vestita, sulla
poltrona dove qualche ora fa abbiamo fatto l'amore, per la terza
volta.
-Liam..dobbiamo parlare- dice, quasi sottovoce. Eccolo, il momento che tanto temevo.
Questo sarà un nuovo addio, ancora più doloroso del primo, a tutto
ciò che c'è di più dell'amicizia tra di noi. Sapevo che sarei
andato incontro a questo quando mi sono lasciato andare a lei,
qualche ora fa, ma la verità è che non posso farne a meno.
Annuisco e mi passo una mano tra i capelli, alzandomi. Recupero una tuta
nell'armadio e ma la infilo. Vedo che anche Jennifer ha fatto lo
stesso, perché la tuta che indossa le sta larghissima, quindi
sicuramente è mia. Sta seduta con le gambe incrociate e i capelli
raccolti. Mi siedo sul letto, il più vicino possibile a lei.
-sono pronto- sospiro ripetendomi che ce la posso fare. Farà male, ma ce
la posso fare, coraggio.
-Liam..io lo so che avevamo detto quello che succede qui rimane qui..il guaio è
che..io non ci riesco..- sbuffa lei rilassando le spalle. Deglutisco,
invaso dal terrore.
-non ci riesci..in che senso?- chiedo.
Jennifer si prende il viso tra le mani -non ci riesco perché il minuto dopo
che mi hai baciato io voglio baciarti di nuovo. Il minuto dopo che
abbiamo fatto l'amore voglio farlo di nuovo-
-anche io Jen, anche io- dico, riprendendo a respirare.
-non so che fare Liam- sbotta.
-vieni qua- dico aprendo le mie braccia, pronto ad accoglierla.
Jen si alza dalla poltrona e mi raggiunge sul letto, sedendosi sulle mie
gambe. La circondo con le braccia.
-ricordi cosa ti ho detto mesi fa? Siamo una coppia...?-
-mancata. Una coppia senza baci ne sesso- conclude lei, come se stesse
recitando una filastrocca.
Annuisco -esatto, non ci manca più neanche quello-
Sono riuscito a strapparle una risata, che contagia anche me.
-io non capisco dove vuoi arrivare però- dice tornando seria.
-proviamoci Jen. Proviamoci a stare insieme- sbotto non riuscendo più a
trattenermi. Mi sono buttato sul serio. Mi sono buttato di brutto.
Male che vada andrò in pezzi perché lei mi dirà di no. Bene che
vada sarò l'uomo più felice del mondo.
-non voglio rinunciare a quello che siamo ora Liam! Capisci che non posso?
Non possiamo. Io so che tu ci sei per me comunque vada. So che posso
dirti qualsiasi cosa mi passi per la testa senza filtri. So che-
-ferma ferma- la interrompo afferrandole i polsi per impedirle di
gesticolare -io non voglio che il nostro rapporto cambi. Io voglio
che continui a pensare che ci sono per te comunque vada. Voglio che
continui a dirmi qualsiasi cosa ti passi per la testa senza filtri.
Voglio che continui a darmi fastidio perché la cosa ti diverte.
Voglio che continui a rubarmi un tiro dalla sigaretta, quando ne puoi
avere una, o un sorso dalla birra, quando puoi avere una bottiglia.
Voglio essere ancora il tuo migliore amico. Insomma siamo una coppia
mancata, è vero, perché ci mancavano i baci e il sesso. Non ci
manca più neanche quello. Possiamo continuare ad essere quello che
siamo ora, come siamo ora, però amarci, capito?-
-e se andasse male? Non ce la farei senza di te- sbuffa lei.
-se andasse male facciamo un passo indietro. Abbiamo fatto l'amore per la
prima volta mesi fa, e nonostante fosse difficile, siamo rimasti
amici fino ad ora- ribatto io.
-Liam, però, fare un passo indietro da una relazione non è semplice come
fare un passo indietro da una notte passata insieme!- sbotta lei
alzandosi in piedi.
Mi fa male la testa, mi sta per esplodere. Mi sento un equilibrista su
un filo, pronto a cadere, ma a un passo dall'arrivo. È una
sensazione orribile.
-per me non è stata una notte insieme, Jen, io con te sono felice come
non lo sono mai stato- ammetto e la voce mi si strozza, ma non mi
interessa -e so che pure per te è così, te l'ho visto negli occhi
mesi fa e te lo vedo negli occhi ora-
-e cos'altro vedi?- mi chiede lei, con gli occhi lucidi.
-che hai paura. Tanta paura. Forse più di quanta ne ho io-
Jennifer annuisce. Mi alzo e le prendo le mani tra le mie, guardandola nei
suoi meravigliosi occhi verdi -so anche perché, sai? Tu hai paura di
legarti, di rimanere fregata, ma fa parte della vita. Se non ti butti
non lo sai. Se non sbagli non impari. Bisogna provare. Tu ti sei
legata a me con tutte le tue forze perché sono il tuo migliore
amico, e forse dopo tutto questo tempo, hai capito che non tradirei
mai la tua fiducia. Per il resto una storia seria non l'hai mai avuta
perché hai paura dei legami, e tanto hai me..-
Jennifer mi lascia le mani e sospira, guardando il pavimento per non so quanto
tempo. E io aspetto, perché voglio che rifletta bene su questa cosa.
Anche se dentro sto morendo di paura.
Quando rialza lo sguardo trattengo il respiro, pronto a sentire qualsiasi
cosa abbia da dirmi, pronto ad incassare qualsiasi pugno, o carezza
che sia.
Invece Jen mi bacia, incollando le sue labbra alle mie ed aggrappandosi alla
mia maglietta per tenersi in punta di piedi.
-e questo che vuol dire?- chiedo, quando interrompe il bacio.
-mi giuri che ci sarai per sempre per me, comunque vada?- chiede lei,
ignorando la mia domanda.
-certo, lo sai-
-comunque vada Liam- ripete.
-comunque vada- ripeto a mia volta.
Jennifer annuisce.
-mi spieghi che vuol dire? Vuol dire “si”? Vuol dire “no”?-
chiedo di nuovo.
-vuol dire PROVIAMOCI-
POV Jennifer.
Il viso di Liam, fin'ora teso in un'espressione seria e spaventata, si
apre in un sorriso stupendo. Ridono pure i suoi occhi, incatenati ai
miei. Mi prende il viso tra le mani e mi bacia di nuovo, più volte,
disegnando a forza di baci il contorno delle mie labbra. Non riesce a
smettere di sorridere.
-sei diventato rosso- osservo allontanandomi appena da lui. Liam alza gli
occhi al cielo, ma scoppia a ridere -e tu sei la solita rompipalle-
-hai qualcosa da.. chiedermi?- 
-non cambiare mai Jen- dice lui senza pensarci un secondo.
-non farlo neanche tu- ribatto io, di getto.
-e così tu mi hai chiesto due cose e io una sola- mi fa notare.
-non fa niente, è il mio compleanno e posso farlo- ribatto risoluta.
-a proposito!!- esclama Liam -aspettami qua-
esce di corsa dalla cameretta, lasciandomi lì immobile come un palo.
Sento aprirsi la porta di casa, poi la sento richiudersi e Liam
ritorna da me, porgendomi una scatola ed un biglietto.
-buon compleanno, di nuovo- 
apro il biglietto e leggo.
“Hai presente la smartbox che ci hanno regalato alla laurea? Una settimana
per due, in tutto il mondo. Si, ce l'hai presente. Ti dico che mi
sono buttato con questo regalo. Se te lo sto dando significa o che
abbiamo svoltato noi, o che non ne posso più io e ci
sto provando sul serio. Quindi apri la scatola e dimmi di si. Ti
prego.
Liam”
Apro la scatola e vedo quattro biglietti, sono biglietti aerei, lo so,
anche se l'aereo non l'ho mai preso. Li prendo e leggo il mio nome su
due biglietti e quello di Liam su altri due. Melbourne
– Roma. Roma – Melbourne. 
Solo ora mi accorgo che la scatola è tappezzata di foto di Roma
all'interno. Sul fondo leggo “Se non si fosse capito ho
scelto Roma”.
Ha scelto Roma. Andremo a Roma, insieme. Insieme. Aiuto.
-quando partiamo?- chiedo, non riuscendo a trattenermi. Volevo fare la
sostenuta, ma la verità è che non sto nella pelle.
-è un si?- mi chiede Liam divertito.
-oh si lo è eccome- annuisco io.
-l'ultima settimana di agosto- mi informa lui.
-quando i tuoi capelli saranno lunghi come quelli di tuo fratello, più o
meno- osservo, facendolo ridere. Poi poggio il tutto sulla poltrona e
con un passo lo raggiungo, abbracciandolo, e allacciando le mie
braccia dietro al suo collo.
-grazie. È un regalo bellissimo- sussurro. Poi lo bacio e lui approfondisce
subito il bacio, stringendomi di più a se. Le farfalle nel mio
stomaco si scatenano, finalmente libere.
-ho fame- dice poi, staccandosi da me.
-anche io- 
-andiamo a comprare qualcosa-
-dove?-
-vieni- dice prendendomi la mano. 
Vestiti con delle vecchie tute larghe, soprattutto per me che ne porto una di
Liam, senza giacche a vento, rimontiamo in sella alla moto. Liam
guida piano, perché la strada è sterrata e pure in discesa, ma il
viaggio è breve, perché in dieci minuti siamo in un piccolo
paesino. Liam parcheggia e scendiamo dalla moto, portandoci dietro i
caschi. Percorriamo una strada vecchio stile, fatta di sampietrini,
sulla quale si affacciano tanti piccoli negozietti. Frutteria, forno,
alimentari, pasticceria..
Arriviamo di fronte ad un negozietto la cui entrata è più piccola degli
altri, e la cui insegna recita “archetto”.
-pizza!- esclama Liam aprendo la porta per farmi entrare. Pizza. La mia droga
personale. Ne prendiamo un po' e torniamo alla moto.
-ce la fai a reggerlo?- mi chiede Liam mettendo in moto.
-si che ce la faccio- sbuffo io.
-si però reggiti pure a me- precisa. Gli passo un braccio attorno alla
vita, mentre con l'altro reggo il cartone della pizza. 
Quando arriviamo a casa, Liam tira fuori due birre dal frigo e le apre, poi
ci sediamo al tavolo, in cucina, e iniziamo a mangiare in silenzio
senza mai smettere di guardarci.
Scoppiamo a ridere quando ci fermiamo con le mani a mezz'aria, tese verso
l'ultimo pezzo di pizza.
-sai che al primo appuntamento, bisognerebbe cedere a ripetizione l'ultimo
pezzo di pizza all'altro?- dice Liam.
-perchè questo sarebbe il nostro primo appuntamento?- lo stuzzico io.
-beh..a stare insieme stiamo insieme, stiamo mangiando in due ad un tavolo,
perciò credo che, si, sia il nostro primo appuntamento- ribadisce
lui.
Stiamo insieme. Ha detto stiamo insieme. 
-stiamo insieme- ripeto.
-già- annuisce Liam posando la sua mano sulla mia. Mi accorgo di essere
rimasta solo io con la mano a mezz'aria tesa per prendere l'ultimo
pezzo di pizza. Così lo afferro e ne prendo un morso.
-che bestia che sei- sbotta a ridere Liam. Poi si alza e apre la finestra,
tirando fuori dalle tasche dei pantaloni una sigaretta e l'accendino.
Ne approfitto e allungo le gambe sulla sua sedia, girandomi per
guardarlo.
-ma fumi perché sei sexy, o l'essere sexy è una conseguenza di cui non
ti interessi?- dico masticando. Lui butta fuori il fumo e mi guarda,
inarcando un sopracciglio.
-non sapevo mi trovassi sexy mentre fumo- 
-ehm..cioè..volevo dire..-
-sei arrossita, poche scuse- dice puntandomi il dito contro e tirando un
altra boccata.
Il guaio è che non è sexy quando fuma. È sexy punto. E io devo
smetterla di parlare senza filtri. Anzi no. Ho promesso che non
l'avrei fatto e non lo farò.
-che ore sono?- chiedo, accorgendomi solo ora che il cielo ha i colori del
tramonto.
Liam tira fuori il telefono dalla tasca e guarda lo schermo, informandomi
poi che sono le otto.
-che vuoi fare? Torniamo a casa e facciamo ferragosto tutti insieme, o
vuoi rimanere qua?- mi chiede. Faccio spallucce -è uguale-
-ah.. ecco una cosa che posso chiederti.. non dirmi mai è uguale, lo
detesto, ti prego, dimmi cosa ti piacerebbe fare, poi decidiamo
insieme- ribatte lui. Sbuffo -ok, mi piacerebbe farlo tutti insieme,
come abbiamo sempre fatto-
Liam sorride -ottimo, anche a me-
-a che ora iniziano?- gli chiedo.
-aspetta, sento Chris- dice lui ed io addento un altro morso della mia pizza.
-dice a mezzanotte- mi informa poi.
Così, non appena ho finito di mangiare la mia pizza, ci sediamo sulle
scale, davanti alla porta di casa, e osserviamo il sole tramontare ed
il cielo farsi scuro, mano nella mano. Poi Liam controlla le giacche
a vento, che abbiamo lasciato nella moto, ma sono inutilizzabili.
Perciò ci rimettiamo i vestiti del concerto con sopra le felpe delle
tute che ci eravamo messi per casa e con calma ci avviamo verso casa.
Rispetto all'altra volta il ritorno è piacevole. Riesco a gustarmi il cielo
stellato, gli alberi che nella notte non si distinguono dal cielo se
non per i tronchi, i fari delle macchine che guidano nel buio, il mio
corpo addosso a quello di Liam. Stavolta non abbiamo detto addio a
tutto quello che siamo di più di amici, stavolta abbiamo preso tutto
questo “di più” ed abbiamo deciso di dargli una possibilità.
Durante il viaggio dobbiamo fermarci a fare benzina, perciò ne approfittiamo
e ci prendiamo un caffè, arrivando così a casa a mezzanotte
passata. Liam parcheggia la moto sotto casa sua e mano nella mano ci
avviamo a piedi al molo. Fortuna che ci siamo messi le felpe sopra,
perché stasera qui fa freddo sul serio.
-siamo ancora in tempo???- esordisce Liam quando raggiungiamo i nostri
fratelli con le rispettive mogli al molo. Ovviamente spaventa tutti.
Sono in cerchio attorno al fuoco, ognuno con una bottiglia di birra
in mano. Ben sta facendo un tiro dal narghilè, che a ferragosto non
può mancare.
Otto paia d'occhi si girano verso di noi e saettano velocemente dai nostri
visi alle nostre mani intrecciate, che io provo a sciogliere, ma Liam
me lo impedisce, stringendo ancora di più.
-certo che siete in tempo!- esclama Chris. Tiro un sospiro di sollievo.
Niente attenzione sulle mani, menomale. Ci sediamo vicini tra Blaine
ed Elsa. Luke ci passa due birre stappate, di cui bevo subito un
sorso. Blaine passa la chitarra a Liam, che subito inizia a suonare
note a caso.
-sorella, noi ti abbiamo mandato dei messaggi di auguri, sai, ma tu ovviamente,
telefono zero- mi dice Ben passando il narghilè a Meredith.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo -non ho avuto tempo-
Chris scoppia a ridere -Ben!! non ha avuto tempo, capito? Chissà cosa
hanno fatto questi due-
tutti scoppiano a ridere, compreso Liam che cerca di mascherarlo guardando
la chitarra.
-e dai smettetela di fare finta di niente, vi abbiamo visto per mano,
ammettetelo almeno con noi, siamo i vostri fratelli!- esclama Luke.
Vedo Liam con la coda dell'occhio che annuisce ridendo.
Chris lo addita subito -sta annuendo-
-si, sta annuendo- aggiunge Blaine additandolo a sua volta. 
Mi giro verso di Liam che stavolta annuisce vigorosamente. Ha un sorriso
bellissimo sul viso che alla luce del fuoco è ancora più
irresistibile del solito. Non riesco a smettere di guardarlo. Ha gli
occhi lucidi per il fuoco, che però brillano, ancora più di prima.
Lentamente si sporge verso di me, so che sta per baciarmi e che ci
vedranno tutti, ma non riesco a muovermi, se non verso di lui. Smette
di suonare e passa una mano dietro il mio collo, poggiando
delicatamente le sue labbra sulle mie. Cerco subito la sua lingua,
approfondendo io il bacio, con molta lentezza. Improvvisamente siamo
soli. Ci siamo solo noi. Che ci baciamo. Che stiamo insieme. Che
abbiamo deciso di darci una possibilità di essere qualcosa di più.
Parte un applauso e tanti ce l'avete fatta, ma mi arrivano ovattati, perché
l'unica cosa che importa adesso è Liam, qui, accanto a me.
POV Liam.
Mi sveglio scosso dal tremare di Jennifer, tra le mie braccia. Il fuoco
s'è quasi spento ormai e dormono tutti, tranne noi. La scuoto appena
-Jen! Jen che hai?-
-f..fr..freddo- balbetta lei tremando. Poggio una mano sulla sua fronte. Scotta da
morire.
-hai la febbre, tirati su piano, ti porto a casa- sussurro per non
svegliare gli altri. La aiuto a mettersi a sedere e mi levo la mia
felpa, rimanendo in canottiera. Si, fa freddo sul serio. Aiuto Jen a
infilarsi anche la mia felpa, poi la aiuto ad alzarsi in piedi. Passo
un braccio attorno alla sua vita e la sorreggo avviandomi verso casa.
Entro dentro casa mia il più silenziosamente possibile e per poco mi
prende un colpo vedendo mamma uscire dalla cucina.
-ciao Liam! Ciao Jenni- ci saluta leggermente confusa, sempre sottovoce.
-la porto su, ha la febbre alta- dico avviandomi verso le scale. Jennifer
si muove come un automa e non ce la fa neanche a parlare, non è
completamente lucida.
Mamma mi afferra per un braccio, costringendomi a voltarmi.
-dove la porti che le stanze sono tutte piene?- 
-da me mamma- 
Capisco che Jennifer non può salire le scale, perciò la prendo in braccio e
la porto fino in camera mia, mettendola sul letto.
Poco dopo mi raggiunge mamma, che poggia sul comodino un bicchiere
d'acqua, una pasticca bianca e un termometro.
-spogliala, dalle la tachipirina e non farla addormentare finché non senti che è
fredda- mi dice.
Libero Jen di tutti i suoi vestiti, lasciandole addosso solo l'intimo e le
faccio prendere la tachipirina. Poi mi spoglio anche io, mettendomi
un paio di pantaloncini. Qui dentro fa caldo in effetti.
-Liam devi tenerla sveglia ti ho detto!- mi intima mamma, facendomi
saltare. Pensavo se ne fosse andata, invece è rimasta dietro di me
tutto il tempo.
-mamma! Porca miseria!- ansimo poggiandomi al muro.
-devi tenerla sveglia Liam, è pericoloso- ripete indicandomi Jennifer che
sul letto dorme seduta scossa da mille tremiti. 
Mi siedo dietro di lei circondandola con le mie braccia. Le faccio il
solletico e la bacio dove capita. Lei un po' ride, un po' si lagna,
ma comunque resta sveglia a stento, mentre le controllo ripetutamente
la temperatura. Quando la sento sufficientemente fresca, mi sdraio,
facendo sdraiare anche lei e coprendoci solo con il lenzuolo.
Mi sveglio perché mamma entra in cameretta, senza nemmeno provare a
fare piano. Fortuna che Jennifer dorme ancora come un sasso. 
-come sta?- mi chiede sottovoce. Poi si sporge su di noi e poggia le labbra
sulla fronte di Jennifer.
-è fresca- mi informa.
Mi tiro su sui gomiti e guardo mamma, cercando di decifrare il suo
sguardo.
-che ti guardi?- mi dice, sistemandosi i capelli.
-tu che ti guardi- ribatto divertito.
-vieni giù, ci prendiamo un caffè?- 
-d'accordo-
Scendo dal letto rimboccando le coperte a Jennifer e mi avvicino alla porta.
-mettiti almeno la maglietta, per favore- sbuffa mamma, facendomi ridere.
Afferro al volo la maglietta che è poggiata sulla sedia e me la
metto, seguendo mamma fino in cucina.
Su un grande vassoio ci sono otto caffè lunghi americani. Mamma ne
prende uno per se e ne porge uno a me. Mi avvento sulla cannuccia,
vado pazzo per il caffè americano.
-hai contato Jennifer- osservo, guardando il vassoio.
-non dovevo?- mi chiede lei facendo spallucce.
Non rispondo, perché il fatto che mamma abbia contato Jennifer mi
ricorda che Jennifer ha dormito qui, che qui non siamo da soli alla
casa in montagna, qui siamo a casa mia. È la mia ragazza ormai, devo
smetterla di sorprendermi. La verità è che non credo mi abituerò
mai al fatto che ora posso baciarla quando mi va, posso dormire con
lei quando mi va, posso fare l'amore con lei quando mi va, posso
prenderla per mano quando mi va. E forse non voglio nemmeno
abituarmi, perché ogni volta che mi sorprendo sento lo stomaco
contorcersi e questo mi ricorda che, come dice Chris, sono cotto
senza speranza.
-sai, ho sempre sperato che fosse lei la tua ragazza- dice mamma,
risvegliandomi dai miei pensieri.
-lei chi?- chiedo io.
Mamma alza gli occhi al cielo e sbuffa -lei! Jennifer! Quella a cui stai
pensando ora con un sorriso da perfetto rincoglionito-
-non ho il sorriso da perfetto rincoglionito- protesto io.
-però stai pensando a lei- ribatte mamma, con la faccia di chi ci ha preso.
-un momento..come sai che è la mia ragazza?- chiedo, provando la solita
stretta allo stomaco sentendomi dire “la mia ragazza” e sapendo
che parlo di Jen.
-a parte che l'hai appena ammesso- mi spiega, facendomi sentire un po'
un coglione -e poi si vede-
sbuffo, che palle tutti con questo si vede. Lo vedevano tutti tranne noi, a
quanto pare.
-buongiorno- mormora Jen stropicciandosi gli occhi mentre entra in cucina. Si è
infilata una maglietta e un paio di pantaloni miei che ovviamente le
stanno larghissimi, facendola sembrare ancora più piccola.
-ciao- la saluto io schiarendomi la voce, improvvisamente troppo tenera.
-buongiorno- mi fa eco mamma, andandole incontro -come stai?-
-Lea..scusa- dice Jen abbassando lo sguardo.
-scusa?- ripete mamma.
-si insomma..io...-
-tranquilla- la interrompe mamma -è tutto ok. Vi lascio soli-
Scompiglia i capelli a Jennifer e poi se ne va.
Allungo una mano e afferro quella di Jennifer tirandola verso di me. Lei
soffoca uno sbadiglio sul mio collo, poi alza i suoi occhioni verdi
su di me e mi sorride.
-allora è tutto vero..pensavo di averlo sognato quello che è successo
ieri..- dice infilando le mani fredde sotto la mia maglietta,
facendomi rabbrividire.
Sorrido, sistemandole alcune ciocche ribelli che aveva davanti agli occhi e
prendendo il suo viso bellissimo e assonnato tra le mie mani.
-è tutto vero..siamo noi- dico stampandole un bacio sulle labbra.
-ho la febbre- protesta lei, cercando di tirarsi indietro, ma io la tengo
stretta, impedendole di muoversi. Poggio di nuovo le mie labbra sulle
sue e stavolta lei non oppone resistenza, consentendomi di
approfondire il bacio. Siamo noi ora, tutto il resto può aspettare.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3027733