This love it is a burning sun

di roby_lia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Outlaw of love ***
Capitolo 2: *** Fastidiose sensazioni ***
Capitolo 3: *** Ghiaccio sottile ***
Capitolo 4: *** When I grow up ***
Capitolo 5: *** When you let him go ***
Capitolo 6: *** Another heart ***
Capitolo 7: *** It's the end of the world as we know it ***



Capitolo 1
*** Outlaw of love ***


AU, non solo i personaggi sono completamente umani, ma non sono nemmeno fratelli ma solo “amici” *ammicca con un ghigno da far invidia allo stregatto*
Presenza di citazioni random di film/libri/serie tv (e se mi sono presa la briga di farlo notare è perché saranno anche superiori al mio solito u.u’’’ )
 

This love it is a burnign sun
 
 
Outlaws of Love
 
Thor picchiettò aritmicamente la penna sul suo quaderno, in quello che qualcuno in ogni altra occasione avrebbe visto come un segnale di naufragio imminente, peccato che quel qualcuno fosse troppo impegnato a perdere tempo con il suo tablet sul suo letto piuttosto che prestargli attenzione.
Thor stava davvero cercando di concentrarsi su quei dannati esercizi di matematica, ma l’ennesimo urlo di sorpresa che provenne dalle sue spalle per poco non lo fece imprecare ad alta voce.
Sbuffò, girandosi verso lo scioccato ospite del suo letto “Sentiamo, chi è morto ‘sta volta? O chi è risuscitato, o chi ha fatto cosa di così inaspettato?”
Loki gli lanciò un’occhiataccia mentre si sistemava meglio la cuffietta, prima di concentrarsi nuovamente sul tablet che aveva tra le mani “Zitto e fai i tuoi esercizi”
“È piuttosto difficile concentrarsi su questa roba mentre tu ti lamenti come se fossi stato ferito a morte”
“Dovresti esserci abituato ormai”
“Dai! Dimmi cos’è successo” gli chiese ancora, dandosi una spinta sul bordo della scrivania per avvicinare la sedia al letto.
“Sognatelo, non ho intenzione di sentirti piagnucolare perché hai preso un altro buco in matematica. Anche perché poi saresti capace d’incolpare me perché che ti distraggo”
“Se è per questo, tu mi distrai lo stesso”
Il moro gli lanciò un’altra occhiataccia del suo repertorio, prima di stiracchiarsi e togliersi le cuffie.
“Fa come vuoi. Io devo andare a casa a vedere se riesco a trovare ancora qualcosa di commestibile”
“Ti ho già detto che ti fermi a mangiare qua oggi” fu la risposta risoluta del biondo.
“E io ti ho già detto che devo mettere in ordine casa prima che mia mamma torni. Se mi fermo a mangiare qui va a finire che ci mettiamo a guardare un film, io mi addormento e mi tocca svegliarmi ad orari improponibili per tornare a casa. Quindi no”
“Oh avanti! Almeno aiutami a finire i compiti”
Loki guardò critico quegli scarabocchi che avrebbero potuto sembrare calcoli. Da lontano. Da molto lontano.
“Su questo sei a buon punto. Qua hai sbagliato i conti. Questo devi rifarlo da capo e l’ultimo l’ha sbagliato il prof quindi sei nel giusto. Ci vediamo domani” disse sbrigativamente, mettendosi il giubbotto.
“Eddai Loki!! Ti prego!” cercò di trattenerlo il biondo.
L’interessato lo guardò per qualche istante indulgente, ammorbidendo lo sguardo e accennando un sorriso.
“No”
“Va all’inferno” borbottò Thor, non sapendo nemmeno lui se si riferiva a Loki, al professore di matematica o a entrambi, mentre l’altro usciva a passo leggero dalla sua stanza.
“Guarda che ti ho sentito”
“Lo so!” gli urlò dietro, sapendo già che per quella risposta si sarebbe beccato una ramanzina dalla sua di madre, che ovviamente non poteva che stravedere per Loki.
A volte a Thor veniva quasi la certezza che avrebbe preferito fare scambio.
Scrollò la testa e, con un lungo sospiro sofferto, tornò a chinare la testa sui libri.
 
Nonostante tutto, quando sua madre finalmente si decise a chiamarlo per la cena, dandogli così finalmente una buona scusa per mandare al diavolo quei dannati esercizi, mangiò più veloce che poté, per poi precipitarsi ancora più veloce da Loki, incurante delle proteste che questo avrebbe di sicuro fatto.
Ma in fondo sapeva che si divertiva fin troppo a tenere il broncio.
Loro si conoscevano praticamente da sempre, uno faceva semplicemente parte della vita dell’altro, da quando erano nati in effetti. I ricordi in cui lui e Loki non erano insieme avrebbe potuto contarsi sulle dita di una mano.
Man mano che crescevano la gente si chiedeva sempre di più come facessero a sopportarsi.
Thor era allegro e sorridente tanto quanto Loki era cupo e silenzioso.
Thor sapeva sempre come farsi amici, Loki guardava tutti come se fossero un nuovo tipo d’insetto e non riusciva a decidersi se esserne disgustato o affascinato.
A Thor piaceva correre e giocare, Loki poteva passare anche ore su ore seduto a leggere in silenzio.
Eppure avevano il loro equilibrio, con Thor che costringeva l’altro a prendere un po’ d’aria e Loki che trovava sempre il modo di farlo stare qualche ora sui libri di scuola.
Thor riusciva sempre a fargli fare un po’ di sport e Loki lo faceva appassionare nemmeno lui sapeva come a serie tv, libri e film.
Ultimamente però, Thor immaginava di far nascere qualcos’altro tra di loro. A volte si perdeva troppo a fissare le sue labbra, o a respirare a fondo il suo odore, o anche solo a stringerlo a sé.
Ma poi scuoteva la testa e allontanava quei pensieri. Loro due, e qualunque cosa fosse ciò che li legava, funzionavano, e lui di certo non aveva voglia di rischiare di perdere tutto per una semplice confusione momentanea che rendeva Loki per qualche lungo istante improvvisamente troppo distante da lui, troppo intelligente ed irraggiungibile.
 
“Ti avevo detto di non venire sta sera” fu la gentile accoglienza che Loki gli riservò, fissandolo storto mentre si appoggiava allo stipite della porta con le braccia incrociate.
“Eppure mi stavi aspettando”
Loki alzò un sopracciglio, a cui lui rispose con un sorriso consapevole che lo fece sbuffare.
“Sei un prepotente, sappilo”
“Parla l’angioletto caduto dal cielo”
La risposta fu una molto matura linguaccia.
“Dovresti ringraziarmi, se ti aiuto finisci prima di mettere in ordine”
“Sì, e in compenso mi terrai sveglio a guardare uno dei tuoi stupidi film” borbottò scontroso l’altro, facendo strada verso il salotto dove, prima di essere interrotto, stava cercando di mettere ogni cd nella sua giusta custodia. Thor non aveva idea di come facesse Loki a non farsi distrarre dalla musica a tutto volume che ascoltava mentre studiava. Forse perché lui era intelligente, si diceva.
“È il mio turno, lo sai benissimo anche tu. E poi sono anche riuscito a fare uno degli esercizi, mi merito un premio”
Loki protestò tra sé e sé, ma nemmeno gli anni d’esperienza di Thor riuscirono a dare un significato a quei mugugni contrariati.
“Tua mamma torna domani?” chiese, decidendosi a cambiare argomento, sedendosi a gambe incrociate sul morbido tappeto della sala, iniziando l’ardua ricerca della casa per ogni disco.
“Sì. Se tutto va bene”
“E non dovrebbe?”
“Doveva arrivare nel primo pomeriggio, ma mi ha già detto che probabilmente farà tardi”
Thor lo fissò per qualche istante, dimenticandosi dei cd che aveva in mano e riuscendo finalmente a dare un senso a quella sua aria più arrabbiata del solito.
“Bene. Allora domani vieni da noi. Non ti lascio mangiare ancora una volta bastoncini di pesce e crema*”
“Non ho mangiato bastoncini di pesce e crema!” protestò veemente l’altro.
“Allora com’è che hai ancora la bocca sporca?”
Loki si portò una mano al viso e, quando non trovò l’avanzo di crema incriminante, gli tirò un pugno sulla spalla “Mi hai mentito!”
“Anche tu. Quindi non discutere, domani stai da me e basta”
“TI ho già detto che arriva mia mamma”
“Sì certo, ad un orario improponibile nel bel mezzo della notte. Poi tu le dirai di non preoccuparsi, che stai bene e che lei può benissimo partire il giorno dopo con calma, e passeresti di nuovo la serata a mangiare bastoncini di pesce e crema. Non vorrai mica che dica alla mia di mamma che non apprezzi più la sua cucina?” minacciò, incrociando le braccia.
“Ma Thor-“
“Niente ma. Lo sai che non è un problema” insistette.
Loki ricambiò per qualche istante il suo sguardo prima di sospirare “La tua tuta è nel solito cassetto” bofonchiò, per poi dileguarsi a fare i popcorn.
Thor andò velocemente a cambiarsi, per poi tornare a sedersi sul divano vicino a Loki “Dai, per metterti un po’ di buon umore ti lascio pure scegliere il film”
L’altro ragazzo scosse la testa “Fai pure tu. Ho proprio bisogno di qualcosa di stupido e poco impegnativo per distrarmi”
E Thor fu quasi tentato di tirargli un pizzicotto, ma poi Loki appoggiò la testa contro la sua spalla, strofinandosi gli occhi con i pugni, con quel fare quasi infantile che gli faceva sempre mancare il respiro per qualche istante, e che gli fece dimenticare tutti i suoi propositi.
E se è per questo si dimenticò anche del film, quando Loki gli si appisolò addosso.
Loki era sempre stata un tipo sospettoso di tutto e di tutti, e ogni volta che Thor si rendeva conto che con lui non aveva problemi a mostrarsi in ogni suo aspetto, lo rendeva estremamente orgoglioso sapere di essere uno dei pochi che l’avrebbero mai visto in quello stato.
L’improvviso interrompersi dei titoli di coda, gli fece capire che aveva leggermente perso la cognizione del tempo, e forse era davvero ora di andare a dormire.
 “Loki?” lo svegliò piano.
Il moro si agitò controvoglia, fissando lo schermo come per incolparlo di essere durato così poco ed averlo svegliato.
“È stato un bel film?” gli chiese tra uno sbadiglio e l’altro, mentre spegnevano le luci e salivano le scale che portavano alle camere.
“Non immagini cosa ti sei perso”
“Fammi indovinare: lui salva lei, il cattivo fa una fine idiota e vissero tutti felici e contenti?”
“Qualcosa del genere, sì” rise, dandogli una leggera spinta.
Loki si stiracchiò, per poi accendere la luce sul comodino e rannicchiarsi sotto le coperte.
Thor lo raggiunse, distendendosi al suo fianco ed aspettando. Sapeva fin troppo bene che Loki non si sarebbe addormentato se non avesse letto qualsiasi cosa, e così, quando il ragazzo iniziò a leggere a voce alta, Thor si fece dolcemente trasportare nel mondo dei sogni dal suono vellutato dell’altro.
 
Si risvegliò per un fastidio al braccio destro che, si rese malamente conto, era stato sequestrato da Loki che a quanto pare l’aveva scambiato per il suo cuscino.
Scuotendo la testa, Thor prese il libro che l’altro teneva ancora tra le mani, riuscendo in qualche modo ad appoggiarlo sul comodino nonostante l’ingombrante impedimento che era Loki, e spense la luce, lasciando che la stanza fosse debolmente illuminata solo dalla lampada- vulcano rossa che gli aveva regalato lui stesso quando avevano cinque anni forse.
L’aveva scelta rossa perché non era riuscito a trovare una lampada con la lava verde come gli occhi di Loki. Era impossibile trovare un verde come quello, dopotutto.
Con questi pensieri confusi in testa, e stringendosi Loki più contro di sé, Thor si riaddormentò.

 
 
 
Quando suonò la sveglia, Loki si sotterrò ancora di più sotto le coperte, non trovando nemmeno la forza per spegnerla.
Per fortuna Thor aveva abbastanza forza al posto suo, prima di tornare ad avvolgerlo con le sue braccia.
Loki non trattenne un mugugnio soddisfatto.
Thor era semplicemente un forno ambulante, e lui non poteva che esserne più felice. Quando c’era lui finalmente non doveva seppellirsi sotto una montagna di coperte per smettere di sentire le dita fredde e il naso gelato.
Thor gli passò una mano tra i capelli, lasciando che le dita s’intrecciassero con essi senza tentare di liberarle “è meglio se ci alziamo se non vogliamo far tardi”
“Non ho voglia” borbottò, stringendosi a lui.
“Almeno puoi lasciar andare me? Così inizio a preparare la colazione”
“Mhh no”. L’altro sospirò una risata, ma non fece niente per muoversi, anzi iniziò ad accarezzargli la nuca con piccoli cerchi concentrici, probabilmente creandogli più nodi di quanti non ne avesse già.
Con un sospiro soddisfatto, Loki si raggomitolò meglio sotto le coperte, tornando nel dolce mondo del dormiveglia.
 
Quando, dieci minuti dopo Thor si costrinse ad alzarsi, il moro affondò il viso il quello che ormai era il cuscino di Thor, aveva orami preso il suo odore da tante erano le volte che l’altro dormiva da lui.
Da che ricordasse, Thor c’era sempre stato.
Sempre, anche quando lui stesso faceva fatica ad auto-sopportarsi, quando era di umore talmente nero che persino sua mamma lo fulminava con lo sguardo per il suo comportamento e lo spediva in camera, quando anche il minimo contatto con esseri umani avrebbe significato uno spargimento di sangue da far rodere d’invidia George R. R. Martin, Thor era lì con lui, spesso era lì per lui.
A volte si chiedeva perché l’altro sopportasse tutte le sue urla e la sua rabbia che spesso si tramutavano in insulti anche se lui non centrava niente.
Se ci pensava nei momenti più neri si rispondeva per pietà e perché gli faceva comodo.
Pietà perché lo vedeva come il fratellino che aveva sempre voluto e doveva per forza stargli vicino.
Comodità perché bene o male lo aiutava a studiare e gli faceva tenere la media abbastanza decente da non essere cacciato dalla squadra di football.
Ma poi Loki incontrava i limpidi occhi azzurri dell’altro e si chiedeva come diavolo gli fossero venuti in mente certi pensieri su Thor.
A volte, ma erano davvero poche le volte, Loki fantasticava che lo faceva perché lo vedeva di più di un semplice amico, di più di un surrogato di fratello, lo vedeva come Loki e basta, e doveva essere veloce a scacciare il brivido che lo attraversava perché senza dubbio quelli erano solo deliri dovuti al troppo zucchero.
“Loki? Sei sveglio?”
L’interessato produsse un rumore insensato con vago senso di affermazione.
“Devo tirarti fuori dal letto a forza?”
“Provaci e ti taglio le mani”
“Com’è che le minacce di prima mattina sono la cosa che ti vengono meglio?”
“Non c’è momento migliore della mattina per le minacce di morte, dovresti saperlo ormai” sbuffò, osando mettere la punta del naso fuori dal nido di coperte, guardandosi circospetto attorno.
Thor lo stava guardando con quel suo luminoso sorriso che non dovrebbe essere legale a certe ore del giorno, con i capelli racchiusi in una coda e gli occhi che sembravano ancora più blu dopo che si è fatto la doccia. Ah, e ovviamente a petto nudo.
Loki tornò a soffocarsi sotto le coperte.
L’altro lo chiamò un altro paio di volte, prima di perdere la pazienza e gettarsi semplicemente su di lui, iniziando a scavare sotto le coperte.
“Thor! Thor!! Smettila, sono sveglio! Sono sveglio!” si arrese alla fine Loki, mettendosi a sedere e regalandogli un enorme sbadiglio.
“Alla buon’ora”
“Zitto tu, Rapunzel” ringhiò in risposta, dondolandosi appena nella possibilità di tornare a gettarsi nel dolce abbraccio del suo letto.
“Sai, mi chiedo come fai ad arrivare sempre giusto visto che sei praticamente sempre a casa da solo”
Loki s’irrigidì e anche Thor s’accorse sul suo errore.
“Loki, io-“
“Vado a farmi una doccia anche io” rispose senza tono, alzandosi e chiudendosi in bagno.
 
Lui voleva bene a sua mamma. Se viaggiava sempre, era solo per lavoro, perché non aveva altra scelta.
Nonostante gran parte delle spese scolastiche fossero coperte dalla borsa di studio, e lui cercava di guadagnare qualcosa dando ripetizioni, non era abbastanza.
Dopotutto erano solo loro due, dovevano prendersi cura l’una dell’altro.
Eppure a volte, quando si arrabbiava e inizia ad urlare senza sapere nemmeno lui il perché, vedeva un lampo negli occhi di sua madre, lo stesso lampo che era apparso quelle poche volte che le aveva chiesto di suo padre.
E quelle volte lo sfiorava il pensiero che sua madre viaggiasse anche per sfuggire a lui, e ai suoi occhi verdi che di certo non aveva ereditato da lei.
Loki scosse con forza la testa, per poi premersi con forza le mani sugli occhi, imponendosi di pensare ai numeri, a quei semplici ed affidabili numeri.
Sette come i regni di Westeros, per i nove Re degli Uomini, diviso i dodici Dottori elevato alle cinque armate…
Una volta ripreso il controllo di sé, Loki si decise ad uscire dalla doccia e darsi una mossa.
 
Quando entrò in cucina, Thor lo stava aspettando al varco “Loki, mi dispiace per prima, io non volevo dire quella stronzata assurda, davvero mi dispiace e-“
Loki roteò gli occhi “Era una battuta Thor, ho un senso dell’umorismo abbastanza sviluppato per capirlo, grazie tante. Piuttosto fai dare una controllata la tuo di senso dell’umorismo, se non riesci a riconoscere neppure una battuta quando sei tu stesso a farla”
Il biondo lo guardava seriamente, con i capelli ancora racchiusi in quella mezza coda e gli occhi colpevoli “Davvero Loki, mi dispiace”
Ed ecco lì il Thor che lui conosceva, non quella sottospecie di dio appena sceso dal regno degli dei come gli era sembrato quello mattina (non che un pensiero del genere gli sia mai passato per la testa, sia chiaro), ma il Thor un po’ tonto, che ha sempre paura di fare le cose sbagliate e che arrossisce ad una velocità quasi maggiore di quella di Steven Rogers (ma solo quasi, perché battere Rogers nell’arrossire è davvero un’impresa titanica)
Loki trattenne a stento uno sbuffo d’esasperazione, invece si avvicinò a lui e si aggrappò ad un braccio con entrambe le mani, per poi strofinare il naso contro la sua spalla “Va tutto bene Thor”
Sentì il braccio libero dell’altro avvolgerlo e le sue labbra premere contro i suoi capelli.
Loki sorrise “Ora, dimmi che non è il caffè quello che si sta bruciando?”
 

 
 
Dire che Thor era sulle spine sarebbe stato un eufemismo.
Thor, tanto per iniziare, era terribilmente furioso, oltre che leggermente confuso e aveva iniziato a covare istinti omicidi che nemmeno i professori riuscivano a crearli.
La loro giornata a scuola era iniziata come al solito, con le chiacchere infinite di Fandral e il viso cupo di Loki. Sapeva di aver fatto un errore quella mattina, con la battuta sull’assenza di Farbauti, ma quello sapeva ancora come farselo perdonare.
Quello che invece stava succedendo in quel preciso istante gli faceva salire la bile in gola, oltre che un pungente istinti omicida, se non se ne è già parlato.
Fino alla terza ora, tutto era andato come al suo solito.
Poi, ringraziando il figlio della professoressa che le aveva passato la varicella, avevano un’ora buca, che Thor sarebbe stato più che contento di passare in biblioteca a studiare con Loki, invece che in giro a cazzeggiare come stavano facendo gli altri.
E se all’inizio era andato tutti bene, poi le cose erano precipitate.
 
“Dai! Dimmi almeno di cosa parla”
“Quegli esercizi non si risolveranno da soli Thor” fu la gentile risposta.
Il biondo sbuffò, abbandonandosi scompostamente sulla sedia ed incrociando le braccia sul petto con fare risoluto.
Loki alzò gli occhi al cielo “Principi di fisica quantistica, Thor, dubito che possano interessarti”
“Bhe, bastava dirlo allora”
Riuscì a strappare una risata esasperata all’altro, che gli diede un pugno leggero e gli ordinò di rimettersi a studiare mentre lui tornava ad immergersi sul suo tomo.
“Onda o particella? Perché non onda e particella?”
E per l’appunto le cose precipitarono. O assunsero un’inquietante sfumatura blu-fossa-delle-Marianne, a seconda delle preferenze.
Loki si sollevò, scrutando accigliato il ragazzo che si era introdotto nella loro discussione.
Era abbastanza basso, con una zazzera di capelli marroni sparata in tutte le direzioni.
Loki alzò un sopracciglio “Sintesi che più sintesi non si può, ma il succo è quello” approvò con un cenno.
L’altro ragazzo sorrise, allungando una mano “Sono Tony Stark”
“Loki Laufeyson. Sei nuovo vero?”
“Sì vengo da New York. È il mio primo giorno e mi trovo già un’ora buca, se non è fortuna questa”
Lo sguardo di Thor era continuato a rimbalzare da uno all’altro, non sapendo se sentirsi offeso perché Loki lo stava palesemente ignorando, o irritato perché lo stavano entrambi palesemente ignorando.
E lui di solito non era uno che veniva ignorato con facilità, anzi era più una cosa che capitava a Loki.
Il tempo che lui elucubrò le informazioni raccolte, i due si erano già gettati in un’accanita discussione su vai-tu-a-capire-cosa di quanti, particelle e schiuma**.
Che diavolo centra la schiuma poi? L’unica roba che gli faceva venire in mente era lo schiuma party dell’anno scorso e il modo in cui aveva reso aderente la camicia di Loki e il modo fantastico in cui si era sistemato all’indietro i capelli inumiditi.
Quello, unito al solito broncio annoiato-ma-che-sta cercando-di-trattenersi-dal-ridere che Loki assumeva in quelle situazioni, l’aveva resa una delle serate più belle.
Quando, dopo un quarto d’ora, i due non si decidevano a finirla con i loro discorsi insensati, Thor si buttò furibondo sui calcoli di algebra, digrignando tra sé e sé ogni volta che sentiva Loki dare ragione a quel tizio, nano per di più.
Quando finalmente la campanella suonò, Thor si alzò di scatto, facendo un fracasso tremendo buttando quasi a terra la sedia.
“Thor? Che ti prende?”
“Niente, non voglio fare tardi” sbiascicò immusonito, cercando di non sentirsi idiota, perché era Loki per primo che l’aveva ignorato per tutta l’ora, non poteva ora far finta di nulla e trattarlo come se fosse un mentecatto e-
“Sei a buon punto con l’esercizio, perché non l’hai finito?” ed ecco di nuovo il Loki che conosceva, quello che lo guardava con i suoi grandi occhi verdi con una punta di divertimento sempre presente.
“Ehm, non so come andare avanti” rispose in tono un po’ più controllato.
“Scusate se v’interrompo, ma sapete dov’è la classe di letteratura?”
“Hai letteratura anche tu? Adesso andiamo- Loki distolse lo sguardo dal suo per fare un cenno all’altro. Gli aveva persino fatto uno pseudo sorriso! - l’esercizio lo vediamo dopo, ti va bene Thor?”
“Sì certo” quasi ringhiò, buttando la sua roba in fretta e furia dentro lo zaino, per poi andarsene rabbioso.
-Tanto Loki è talmente preso dal suo nuovo amico che probabilmente nemmeno se ne accorgerà- imprecò tra sé e sé, mentre fendeva a passo di marcia i corridoi della scuola.
Poi le cose andarono di male in peggio. Perché, visto che quel Stark era nuovo, ovviamente doveva ospitarlo al loro tavolo, ovviamente si sedette sull’altro lato di Loki ed ovviamente passarono il tempo a farneticare su universi paralleli o altre cose del genere.
-Ovviamente un cazzo-
 
Quando la campanella suonò la fine delle lezioni, Thor stava per avere un collasso nervoso o, in alternativa, un’improvvisa sete di sangue. Preferibilmente se newyorkese.
Tuttavia, quando Loki lo avvicinò con quella sua aria abbattuta che assumeva solo in certe situazioni, Thor non poté far altro che ingoiare la rabbia e passargli un braccio attorno alle spalle.
“Posso davvero fermarmi da voi questa sera?”
“Ma certo Loki. Non devi nemmeno chiederlo” rispose sommessamente, stringendogli leggermente la spalla, per poi lasciar ricadere il braccio ma tenendo le loro mani abbastanza vicine perché si sfiorassero.
Probabilmente Farbauti doveva avergli scritto che non sarebbe riuscita a tornare in serata come aveva promesso. E Loki ovviamente le aveva risposto di stare tranquilla e rientrare con calma il giorno dopo, come lui aveva previsto. Eppure Thor si sentì uno schifo ad aver ragione.
 
Alla terza volta che il suo appello cadde senza risposta, Thor iniziò a spazientirsi “Ma si può sapere con chi diavolo stai scrivendo?” sbottò, gettandoglisi addosso per rubargli il telefonino.
Il loro pomeriggio stava andando alla grande, se s’ignoravano i continui messaggi che arrivavano a Loki e a cui lui rispondeva immediatamente, non curandosi nemmeno di finire la frase che stava dicendo.
Inizialmente aveva pensato che si trattasse di Farbauti. Ma la donna non avrebbe mai avuto il tempo di mandargli così tanti messaggi, stava lavorando dopotutto.
Il terribile presentimento che lo aveva attanagliato risultò positivo quando riuscì a vincere quella lotta impari e a rubargli il cellulare.
“Stark?!?!”
“Sì. Ora se non ti dispiace potresti ridarmelo? Siamo nel bel mezzo di una discussione sugli attrattori strani**”
Attrattori strani? Perché gli sembrava tanto un nome da sexy toys?
Thor ingoiò a fatica, cercando di nascondere qualsiasi cosa fosse quel sentimento che lo faceva sentire così schifosamente geloso, mentre Loki si riappropriava del telefono e tornava a stendersi sul suo letto digitando furiosamente con le dita sulla piccola tastiera.
Con un mezzo rantolo che voleva uscirgli dalla gola, Thor gli diede di scatto le spalle, tornando a non-concentrarsi sui compiti.
La vibrazione di un cellulare non gli era mai sembrata così fastidiosa.
 
A concludere quella magnifica giornata, fu l’arrivo a casa loro della madre di Loki, poco prima che si sedessero per cena.
Il cuore di Thor quasi mancò un battito quando vide il volto dell’altro illuminarsi, mentre andava ad abbracciarla. Ma questo significava anche che Loki non si sarebbe più fermato a dormire con lui.
Con uno sbuffo, Thor si agitò sotto le coperte di quel letto troppo grande e troppo vuoto, chiedendosi che diavolo gli prendeva.
Insomma, Farbauti aveva tutti i diritti di portarsi a casa Loki, dopotutto era suo figlio.
E Loki aveva tutto il diritto di andare d’accordo con Tony, dopotutto già era difficile che socializzasse di sua spontanea volontà ma se una volta lo faceva sinceramente con qualcuno che gli piaceva (e Thor cercò di non pensare a tutte le connotazioni possibili che poteva avere questo termine) tanto meglio.
Allora cos’era quel fastidioso grumo sullo stomaco che gl’impediva di dormire?
Fanculo, si stava comportando con uno stupido fratello maggiore preoccupato per il suo fratellino.
O come uno geloso del suo ragazzo.
Thor trattenne il fiato al solo pensiero, sentendo le guance andare a fuoco.
Ma che diamine gli veniva in mente? Era di Loki che stava parlando. Loki, il suo Loki.
Loki il suo migliore amico, Loki che lo guardava in quel modo unico che lo faceva sentire improvvisamente la cosa più importante al mondo, Loki che lo costringeva a farsi una doccia gelida ogni volta che dormivano insieme
Thor strozzò un gemito di frustrazione nel cuscino, poi continuando a premerselo contro la faccia nel vano tentativo di soffocarsi.
Dio, che situazione.
 
 
 
 
 







 
 
 
 
Bastoncini di pesce e crema*: riferimento a Doctor Who, io non ne ho mai assaggiati né ho intenzioni di farlo, ma Loki di sicuro ne sarebbe capace u.u
** Tutti riferimenti veritieri della meccanica quantistica e/o alla teoria del Caos (e qui si vede a cosa serve veramente la tesina di quinta superiore!) che vi risparmio perché se inizio a parlare di quelle assurdità non la finisco più :D
 
Note
Quest’idea mi frulla in testa da un sacco di tempo e ovviamente quale momento migliore per scriverla che non durante il periodo degli esami?
Comunque sia, il lato positivo è che praticamente la storia è tutta scritta, quindi per la prima volta nella mia vita non sarò in ritardo su qualcosa (forse), nonostante ora la mia mente sia più concentrata su un altro fandom (chi ha visto Spartacus può capire in che stato sono T.T)
Spero che non sembri idiota quanto lo sembra a me e che riesca a strapparvi qualche risata. Io di sicuro mi sono divertita un sacco a scriverla ^_^’’
Per quel che riguarda il titolo, è un verso di Into the open air, della colonna sonoro di The Brava https://www.youtube.com/watch?v=VtVvt2KjnjE, mentre quello del capitolo è una canzone di Adam Lambert https://www.youtube.com/watch?v=1DTYC02ZtPk
Ringrazio chiunque sia riuscito ad arrivare incolume fin qua e ci vediamo alla prossima settimana
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 2
*** Fastidiose sensazioni ***


Fastidiose sensazioni
 
 
Il sole allungava i suoi lunghi raggi sull’ampio campo da gioco, riscaldando quella che sennò sarebbe stata una giornata piuttosto fredda, nonostante fosse appena l’inizio di ottobre. Ma dopotutto per i loro standard quello era un anno particolarmente mite.
“Non ti facevo uno a cui piacesse il football”
“Piace a Thor” rispose semplicemente Loki, scrollando le spalle, senza distogliere lo sguardo dal campo di gioco. Dopotutto era la verità, e Stark era lì da meno di due settimane, ancora non sapeva che le cose tra lui e Thor funzionano così e basta.
“E comunque ti conviene stare fuori finché si può. Presto nevicherà e farà ancora più freddo” aggiunse poi, socchiudendo gli occhi per godersi meglio la tiepida luce solare che gli riscaldava il volto.
“Senza dubbio mi godo la vista. Chi è il quarterback con quel culo fantastico?”
Loki si stiracchiò, cercando una posizione più comoda sugli spalti “Si chiama Steve Rogers. È uno apposto, anche se troppo perfettino”
“Mhh proprio quello che fa per me. Mi serve uno che sappia mettermi in riga
L’altro scosse la testa esasperato da quel suo continuo commentare ogni essere vivente che gli capitasse a tiro. Per fortuna non aveva detto una parola su Thor o sarebbe sgorgato del sangue.
Loki sentì improvvisamente le guance andare a fuoco per il pensiero istintivo che gli era passato per la testa, ma strinse con forza gli occhi, concentrandosi sui primi calcoli che gli venivano in mente per scacciare quella strana sensazione.
Quattro come Quattro diviso i sette anni di Hogwarts più i duecento episodi di Supernatural meno i nove di Sherlock...
“Dai, non fare così, so che mi trovi incredibilmente diverte” insistette l’altro, allungando una mano per scompigliargli i capelli.
Loki lo scaccio con una smorfia “Non farlo. Odio quando mi toccano”
“Ti sto rovinando l’acconciatura, mica molestando”
“Lo stesso, non mi piace”
“Ma se Thor lo fa sempre!” protestò l’altro ragazzo.
Loki socchiuse la bocca per rispondergli, prima di corrugare la fronte “Non è vero”
“Certo che è vero”
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, incerto “Lui è Thor” disse alla fine facendo spallucce.
Dopodiché delle sane imprecazioni urlate ai quattro venti li fecero riportare l’attenzione sul campo da gioco.
Alla vista di Thor che lasciava ad ampi passi il campo per poi entrare negli spogliatoi, Loki si alzò di scatto e bofonchiando una scusa nei confronti di Tony, lo seguì.
Trovò il biondo intento a tentare l’annegamento o qualcosa di molto simile, con la testa sotto il getto d’acqua gelida dei lavandini.
“Thor? Cos’è successo? Ti senti bene?”
La risposta fu un poco elegante grugnito.
“Thor” insistette con tono più fermo, scuotendolo gentilmente per una spalla.
Con uno sbuffo il biondo si raddrizzò, decidendosi a voltarsi verso di lui. A Loki era sempre piaciuto il modo in cui l’acqua rendeva più brillanti i suoi occhi azzurri, ma in quel momento sembrano due iceberg pronti a venirgli addosso nemmeno fosse stato il Titanic.
“Che vuoi?”
Loki alzò un sopracciglio “Che cos’hai?”
“Niente” ringhiò, facendo per tornare fuori, ma il ragazzo lo prese per l’avambraccio.
Lo sentì serrare i pugni, ma poi sospirò voltandosi “Sono solo distratto, Loki. Non… non riesco a concentrarmi, tutto qua”
“Forse sei stanco. Perché non andiamo a casa?”
Vide i suoi lineamenti lentamente distendersi mentre gli sorrideva “Non dirmi che ti stai annoiando?”
“Bhe, lo sai che vengo a vedervi solo perché ma l’hai chiesto tu”
Thor rise leggermente, stringendogli dolcemente una mano “Loki, io… io dovrei dirti… ecco…” sollevò l’altra mano, per sistemargli delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sfiorandogli distrattamente la guancia.
Quante altre volte l’aveva fatto senza che lui quasi se ne rendesse conto?
“Io penso di-“
“Loki? Thor? Siete qua?”
Loki si voltò di scatto verso la voce dell’amico “Stark, che vuoi?” chiese, cercando di trattenere l’irritazione.
Irritazione per cosa poi? Stava solo parlando con Thor, non c’era nulla di strano, anzi probabilmente erano maggiori le volte in cui parlava con Thor che con sua mamma.
Tutto normale, Thor non stava facendo nessun discorso d’importanza vitale che avrebbe potuto cambiare il corso della loro storia inesistente e-
Ventiquattropertredicimenocinquantaseidivisoquattroallaterza…
L’altro ragazzo li raggiunse “Ah, eccovi. No, niente, volevo solo capire se era tutto apposto”
“Sì, adesso arrivo. Cosa stavi dicendo Thor?” domandò tornando a voltarsi verso il biondo, cercando di fingere di non sentire ancora le sue dita sfiorargli la guancia.
Thor si era di nuovo incupito, con la mano libera stratta a pugno “Sì, volevo dirti che… dopo vado a bere qualcosa con la squadra. Non credo che tu voglia venire…”
“Avevo capito che ti dovevo aiutare con biologia”
“Sì ma… non riesco a concentrarmi sul football, credo che mi addormenterei di colpo se aprissi un libro”
“Thor…”
“Senti, lo so, ma proprio non ho la testa oggi. Mi dispiace di averti fatto aspettare per nulla”
“Non è stato un problema, tanto c’era Tony, ma-“ vide un muscolo guizzare sulla guancia di Thor, mentre stringeva con forza i denti.
“Certo, Tony. Ora scusami, ma devo andare” gli mollò di scatto la mano e corse di nuovo in campo.
“Strano tipo- borbottò Tony seguendolo con lo sguardo- allora, vuoi che andiamo?”
“Io… sì, va bene” Loki lo seguì mogio fuori dagli spogliatoi, per andare a recuperare gli zaini che avevano abbandonato sulle gradinate.
Mentre Tony già si avviava verso l’uscita, lui si fermò ancora per qualche istante, guardando ancora verso il campo.
Fece un cenno di saluto con la mano a Thor, quando lo vide girato verso la sua direzione, ma il biondo voltò di scatto la testa, continuando gli esercizi.
Loki riabbassò il braccio, stringendo i pugni e sentendo un fastidioso crampo allo stomaco. Poi si girò e raggiunse Tony di corsa.
 
 
 
 

Thor rimuginava tra sé e sé, fissando rabbioso il bicchiere di coca-cola. Aveva voglia di qualcosa di forte, ma sapeva bene che non glielo avrebbero mai dato, ancora meno visto che anche l’allenatore si era unito a loro.
Thor digrignò ancora i denti, stringendo con più forza il bicchiere gelato. Sentiva ancora la sensazione della pelle di Loki sotto le dita, nonostante fossero passate ore.
Cosa diavolo gli era venuto in mente? Perché aveva iniziato a parlargli, come se volesse dirgli che lui…
Sospirò rumorosamente, serrando le palpebre, eppure non riuscì a scacciare l’immagine di Loki, il modo in cui i suoi occhi si erano spalancati come se sapesse già quello che stava per dirgli, come se volesse che glielo dicesse.
Loki io ti-
Tracannò tutto d’un fiato il contenuto del suo bicchiere, sperando di annegare al contempo quel malsano pensiero.
Stava parlando di Loki, dannazione!
Loki che era intelligente come pochi ma quando si parlava di sentimenti era una vera e propria testa di cazzo, Loki che non capiva cosa ci fosse di così tanto bello in lui, Loki che non si accorgeva del modo in cui molti lo guardavano, da Sigyn sua inseparabile compagna di laboratorio dal primo anno a quel coglione “bello e tenebroso”, come lo definiscono le ragazze, di Svadilferi.
E lui come diavolo faceva a competere, lui che non era affascinante come Svadilferi, dolce come Sigyn o intelligente come Tony, come anche solo faceva a lasciarsi sfiorare dall’idea che un giorno avrebbe potuto stringerlo a sé in modo più intimo di come già lo faceva, avrebbe potuto sentire il suo sorriso premere contro le proprie labbra mentre lo bac-
“Thor?” si sentì scuotere leggermente per un braccio, e si risvegliò dal turbinio dei suoi pensieri.
“Noi stiamo andando, tu ti fermi ancora un po’?” gli domandò Steve, i capelli corti biondi ancora scompigliati.
“Uh? No, no adesso arrivo” recuperò la giacca e lo zaino scuotendo la testa e, una volta uscito respirò profondamente l’aria fredda della sera, cercando di spingere di nuovo in fondo alla sua testa gli ultimi brandelli di quei fastidiosi pensieri.
Cosa resa piuttosto difficile quando, una volta arrivato a casa, il suo cellulare vibra per l’arrivo di un messaggio e lui si ritrova di nuovo rotto a metà.
Da un lato vorrebbe rispondere un sarcastico “Cos’è, Stark ti ha dato buca?” e dall’altro non può che sentire un crampo di colpevolezza quando si rese conto che nonostante il modo idiota in cui si era comportato quel pomeriggio, Loki ancora gli chiedeva se aveva voglia di fare qualcosa per distrarsi un po’ o era troppo stanco.
Thor lasciò cadere il telefono sul letto, per poi seguirlo poco dopo e ritrovarselo in mano, ancora indeciso se rispondergli o meno.
La chiamata di sua madre alla cena gli diede una buona scusa per nascondere il pensiero in fondo alla mente e fingere di essersene dimenticato.
 
Peccato che sarebbe stato piuttosto difficile far finta di nulla la mattina dopo.
Sempre che lui non aspettasse Loki per andare a scuola e partisse prima, a differenza di come faceva tutte le altre mattine.
Thor guardò nervosamente la strada, indeciso se partire o meno senza di Loki.
Dio, era da anni che facevano quella strada sempre insieme giorno dopo giorno, immaginare di percorrerla da solo e non perché l’altro era malato gli fece scorrere un brivido lungo la schiena.
Prese un profondo respiro, cercando di calmare l’irrequietezza che sentiva.
Stava quasi per voltarsi e (scappare) partire quando la familiare voce di Loki lo richiamò.
“Stavi per andare senza di me?” disse, con un piccolo sorriso sulle labbra e gli occhi ancora assonnati.
“Io… sai che quella di storia mi odia. Meglio se non faccio tardi”
“Questo non ti è mai importato però” notò l’altro, con un tono noncurante ma forse appena più freddo del suo solito.
Thor scrollò le spalle “Meglio non rischiare”
Camminarono per qualche altro minuto, in un insolito silenzio per loro.
Thor sentì l’altro prendere un profondo respiro e si preparò al peggio.
“Cosa c’è che non va?”
“Di cosa stai parlando?” domandò in risposta, cercando di controllare il tono di voce.
Loki si morse il labbro, esitando “Sei… strano ultimamente”
Io sarei quello strano?” gli scappò una smorfia amara che non fece altro che dare sicurezza al moro.
“Sì. Sei più nervoso del solito. E ieri non hai risposto ai miei messaggi”
“Oh quello. Sono crollato, scusami” persino il modo in cui si stavano parlando era diverso dal loro solito, più secco, più sospettoso, come se ognuno cercasse di scoprire cosa l’altro nasconde.
“E riguardo al resto?” i suoi occhi verdi lo stavano squadrando, alla ricerca di ogni minimo segno di menzogna.
Thor fece un respiro tremante “è solo un periodo… complicato. A te non sembra?”
“L’unico diverso dal solito sei tu, Thor”
Il biondo annuì rigido, senza incontrare i suoi occhi “Devo solo… pensare. Capire”
“Riguardo a cosa?”
“Semplici… cose. Niente d’importante”
“Ma si può sapere di cosa stai parlando? - perse la pazienza l’altro, con la voce rotta a metà tra la rabbia e la preoccupazione- Anche ieri, cosa volevi dirmi veramente?”
Thor non riuscì a trattenere una smorfia “Loki non… non è niente, davvero”
“Allora perché ti comporti come se si trattasse di questione di vita o di morte?”
“Io devo solo… sistemare una cosa. Niente di cui ti devi preoccupare”
L’avrebbe fatto. Sarebbe riuscito a farsi passare quei pensieri assurdi e del tutto inadatti e le cose sarebbero tornate al loro posto.
Loki lo studia in silenzio per qualche altro istante “Lo sai che puoi dirmi tutto vero?”
Quelle parole insieme al suo sguardo teso, gli fecero contrarre dolorosamente lo stomaco, l’aria che improvvisamente non era più abbastanza.
“Certo. Lo stesso vale per te” rispose, la voce incrinata.  La mano di Loki cercò la sua, stringendola e permettendogli di sentire la pelle ruvida del dorso che gli solleticava le dita. Il freddo gli seccava sempre la pelle, ma Loki si rifiutava di mettere qualsiasi cosa, per poi lamentarsene se gli si screpolavano talmente tanto le nocche da far uscire qualche goccia di sangue.
Loki fece un unico segno affermativo, prima di rilassarsi improvvisamente come se tutto fosse tornato apposto. Thor sentì improvvisamente la tensione svanire, mentre gli passava un braccio attorno alle spalle ed entravano a scuola come se niente fosse.
 
 

 
“Oggi non sembra che tu voglia uccidere nessuno, fammi indovinare hai fatto pace con Thor?” indagò Tony ritenendo, giustamente, che la vita sentimentale dell’altro fosse molto più interessante della lezione di letteratura. E poi si vedeva lontano un miglio che la professoressa non avrebbe detto una parola contro Loki nemmeno se si fosse messo a leggere fumetti a voce alta ascoltando musica a tutto volume. Le fortune di essere il più intelligente della classe probabilmente.
Loki scrollò le spalle “Era solo stanco” rispose, sottolineando una frase nel libro e scribacchiandoci in parte un appunto. Dove diavolo trovava la forza per stare attento prima della quarta ora? Era il pensiero fisso di Tony. Insieme ad un certo capitano di football a cui era meglio non pensare o poteva definitivamente dire addio alla sua già scarsa attenzione.
“Posso chiedere da quand’è che voi…?” fece un vago gesto con la mano, lasciando che l’altro capisse da solo a cosa si stava riferendo. In fondo era ovvio.
“Non saprei, tipo da sempre? Abitiamo vicini, s’inizia a giocare insieme e poi… sono cose che succedono e basta” cercò di spiegare l’altro, prestandogli attenzione solo a metà e facendo spallucce.
Tony se lo aspettava, quei due avevano proprio l’aria di chi sarebbe finito all’altare con la stessa persona con cui si sporcavano di gelato da bambino. Soprattutto Thor.
Da un certo punto di vista doveva essere bello condividere la propria intera vita con una sola persona, sapere che ci sarà per ogni cosa perché nemmeno l’altro riuscirà a farne a meno.
“Quanto siete carini. Ma come fate per quando… dormite insieme? Alla lunga i letti singoli diventano scomodi…” Dopotutto erano pur sempre in un luogo pubblico, e non erano orari abbastanza decenti per attirare l’attenzione con parole molto poco adatte ad un pubblico di adolescenti. L’ultima cosa che voleva era scatenare gli ormoni del resto della classe e beccarsi una ramanzina da quella vecchia arpia.
Loki fece un rumoroso respiro dal naso “Ma come diavolo fanno a saperlo tutti che dormiamo insieme?! Perché Thor deve sbandierare tutto ai quattro venti?! Dopo lo picchio” asserì imbronciandosi.
Tony alzò un sopracciglio “Lui non ha detto niente. Diciamo che si capisce”
“Si capisce?”
“Assai” annuì per confermare la sua risposta. Ancora un po’ e quei due sarebbe andati in giro avvolti da arcobaleni e con cinguettanti uccellini con la fastidiosa tendenza a formare un cuore tra di loro ogni volta che s’incontravano nei corridoi.
Era così evidente!
Loki borbottò tra sé e sé, per poi scrollare le spalle “Abbiamo tutti e due letti matrimoniali nelle nostre camere”
“Matrimoniali?”
“Sì. Thor lo vedi anche tu com’è e contando che può ancora crescere, credo che gli toccherà farsi fare i letti su misura tra un po’. Io invece mi agito sempre mentre dormo”
“E quindi?”
“Cadevo spesso dal letto. Alla fine mia mamma si è arresa e me ne ha preso uno grande. Da piccolo lo riempivo sempre di cuscini così riuscivo ad evitarmi spiacevoli voli con atterraggi tutt’altro che morbidi. ”
“Ma così non vale! E i vostri genitori vi lasciano farlo senza dire niente?
“Cosa dovrebbero dire scusa? Siamo grandi abbastanza per fare ciò che vogliamo no?” poi Loki scosse la testa e tornò a concentrarsi su quella noiosissima lezione.
 
 
 

 
I minuti sembrano non passare mai. Thor cercò invano una posizione più comoda in quella sedia più simile ad uno strumento di tortura che altro.
Ieri era stato ad un passo così dal confessare a Loki qualsiasi cosa fosse quella spiacevole sensazione non-poi-così-spiacevole. Almeno finché non entrava in gioco Stark.
Anche quella mattina, avrebbe potuto parlargli, dirgli la verità, che non aveva idea di cosa provasse per lui ma che qualunque cosa fosse era una cosa talmente bella che non era sicuro di volerci rinunciare per davvero.
Eppure doveva farlo, prima che le cose peggiorassero in modo irreparabile.
Doveva solo far tornare le cose al loro posto, come prima dell’arrivo di Stark.
Prima le cose andavano bene. O meglio, prima riusciva a nascondere le cose che non andavano bene.
E prima non c’era nessun altro che scompigliava i capelli a Loki come invece aveva fatto Tony mentre guardavano l’allenamento. Quando l’aveva visto, Thor aveva perso la presa sulla palla, non volendo credere a ciò che vedeva.
Poi era stato assalito da un’improvvisa rabbia senza fondo che non sapeva nemmeno lui spiegarsi.
Loki era abbastanza grande da badare a sé stesso si era detto.
Ma Loki era pur sempre il suo migliore amico, il suo “praticamente” fratello, il suo… e basta.
E Stark non doveva mettersi in mezzo, punto.
La fine dell’ora oltre al sollievo portò una tensione insolita, perché doveva rivederlo, doveva passare un ora a sentire il suo gomito ossuto sfiorare continuamente il suo braccio mentre scriveva, doveva riuscire a non dire quelle fatidiche parole che avrebbero messo a rischio tutto, perché Loki semplicemente non l’avrebbe mai visto come qualcosa di più di un amico.
Era semplicemente fuori discussione.
E lui era solamente confuso e-
Qualcuno lo assalì da dietro, dandosi una leggera spinta per riuscire ad arrivare alle sue spalle e poi ricaderci silenziosamente.
“Loki!”
L’altro ragazzo sorrise e lui si sentì sciogliere le ginocchia “Sembravi quasi pensare Thor- si spiegò con un ghigno- Ho ritenuto opportuno salvare le tue povere cellule celebrali da una fine così dolorosa” continuò a prenderlo in giro, dandogli un colpetto con due dita sulla fronte per poi fargli un occhiolino.
Sospirò “Simpatico, davvero”
La sua risata fu un vero e proprio attentato al suo cuore che, dopo un paio di salti mortali e doppi carpiati, si decise a tornare al suo posto.
“Com’è andata storia?”
“Sono riuscito a non-stare attento senza farmi scoprire, non avrei potuto chiedere niente di meglio”
“Se solo t’impegnassi un po’ di più durante le lezioni, ci metteremo molto meno tempo a studiare nel pomeriggio” si lamentò a gran voce, sedendosi ai loro soliti posti.
Thor sbuffò un sorriso, non dicendogli che forse lo faceva proprio apposta a non seguire le lezioni. Ma solo forse.
 
 

 
Thor gli stava nascondendo qualcosa, ne era praticamente certo.
In quelle ultime settimane era più distratto, per incupirsi improvvisamente delle volte con un cambiamento di umore che avrebbe quasi potuto fargli invidia.
E anche il giorno prima, il modo in cui gli aveva preso la mano e aveva iniziato a parlargli come se…
Tredici nani per cinque draghi meno…
I numeri lo aiutavano sempre. Concentrandosi su quelli riusciva sempre ad allontanare i pensieri fastidiosi.
Anche se il pensiero fastidioso in questione non era così facilmente allontanabile visto che si trattava di Thor, e smetterla di pensare a Thor sarebbe stato come ricordarsi di non respira: una cosa contro natura.
Fece un paio di respiri profondi, preparandosi ad affrontare logicamente l’argomento senza lasciarsi travolgere da stupidi sogni adolescenziali ai quali era sempre stato superiore.
Thor doveva dirgli qualcosa. Qualcosa d’importante o no? Dal modo in cui gli aveva preso la mano e l’aveva guardato lo sembrava.
O forse era solo lui che si era illuso.
Magari voleva semplicemente chiedergli di venire al bar con gli altri dopo l’allenamento. Non era insolito, dopotutto lo trascinava sempre anche alle feste post-partita, non era esattamente nel gruppo ma non veniva nemmeno infastidito. Anche perché il primo che gli avesse detto qualcosa probabilmente si sarebbe trovato o sbeffeggiato davanti a tutti dal suo carattere acido, o ridotto in poltiglia dai pugni di Thor.
Thor era sempre protettivo nei suoi confronti, doveva ammetterlo. Non che lui ne avesse bisogno, ovviamente.
Ma restava il problema che Thor gli stava nascondendo qualcosa, e lui non aveva idea di come scoprirlo.
Gli unici segreti che c’erano tra di loro erano i regali che si faceva a Natale o se qualcuno finiva il pacchetto di biscotti di nascosto!
Per il resto si erano sempre detti tutto.
Ok, non tutto tutto forse. Non gli aveva mai detto che a volte il suo abbraccio lo faceva sentire strano ma in un modo bello, non gli aveva detto che a volte gli mancava così tanto da toglierli il fiato anche se si erano visti meno di un’ora prima, non gli aveva detto che quando giocava con i suoi capelli gli provocava tutta una serie di brividi tutt’altro che spiacevoli, che poi gli correvano lungo la colonna vertebrale facendogli solo venir voglia di un contatto maggiore.
Non glielo aveva detto perché erano semplici momenti confusi che si sarebbe presto risolti non appena i suoi ormoni avessero smesso di fare attentati alla sua ragione, ecco tutto.
E dover improvvisamente scoprire cosa c’era che non andava lo stava destabilizzando.
Perché non era sicuro che gli piacesse la persona che a volte prendeva il posto di Thor, con i suoi occhi che improvvisamente si scurivano e la presa su di lui che si faceva quasi dolorosa.
Forse centrava qualcun altro, le volte in cui cambiava umore così repentinamente erano quasi sempre in mensa o insieme ad altre persone.
Forse si era davvero… innamorato, sì… ma questo non spigava perché si arrabbiasse così tanto. Ameno che la fortunata non fosse già impegnata (si diceva così, no?) e magari vederli insieme lo faceva arrabbiare. Anche se solo un’idiota avrebbe preferito uno qualunque a Thor.
Un dolorosa crampo allo stomaco gli proibì di continuare il suo ragionamento.
Al solo pensiero di Thor che cercava l’attenzione di qualcun altro gli saliva il voltastomaco.
Loro erano sempre stai uniti, il pensiero di doverlo improvvisamente condividere con una stupida ragazza lo riempiva d’orrore.
Ma chi diavolo avrebbe potuto attirarne l’attenzione così all’improvviso? Insomma, Thor era sempre stato bello ed erano molte le ragazze che ridacchiavano da oche al suo passaggio, ma lui non ci aveva mai fatto troppo caso.
Una delle cheerleader forse? O magari Sif, dopotutto erano sempre andati d’accordo…
“Va tutto bene? Sei pallido”
Loki sobbalzò “Che? Sì, sì tutto apposto, stavo solo pensando…” rispose vago, passandosi con forza le mani tra i capelli.
Thor accennò una risata, scompigliandogli a sua volta i capelli per poi tornare a prestare attenzione alla lavagna coperta di calcoli.
Loki s’impose di non arrossire e di smetterla con quelle assurde elucubrazioni senza capo né coda.
Thor gliel’avrebbe detto se si sarebbe innamorato. Certo, non era mai successo, ma era il suo migliore amico e cose del genere a chi le si racconta, se non hai propri amici?
Sì, senza dubbio, era così che funzionava, era a questo che servivano gli amici.
Ma cos’avrebbe dovuto fare se lui si fosse innamorato del suo migliore amico?
Sediciruneantichemenoinovantaseielementinaturalidivisoiquattromostriprincipalidell’ottocento… 



 

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Capitolo 3
*** Ghiaccio sottile ***


Ghiaccio sottile

Non poteva esserci niente di meglio che risvegliarsi il sabato mattina con la proposta di Loki passare il giorno a pattinare.
“Mamma! Io vado! Ci vediamo ‘sta sera” urlò Thor, prima di precipitarsi fuori casa, incurante che il messaggio fosse stato recepito o meno. Era una giornata troppo bella per passarla sui libri, e se persino Loki lo ammetteva bisognava proprio approfittarne.
“Ehi!” lo salutò con un sorriso smagliante.
“Ciao” Loki mise via il cellulare sorridendogli, sistemandosi meglio i pattini sulle spalle. E fu così che si accorse che ne stava portando due paia.
“Come mai hai recuperato anche i tuoi vecchi pattini?” domandò corrugando la fronte.
“Tony non ne ha” rispose l’altro, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Thor rischiò di perdere l’equilibrio e fare un brutto volo “Hai chiamato anche Stark?!”
“Sì, certo. Sarà divertente vederlo rischiare l’osso del collo visto che non sa pattinare” ghignò l’altro.
Thor cercò di ridere, ma il groppo che gli chiudeva la gola rese la sua risata più macabra del normale.
Certo, sapeva che non sarebbero stati solo loro due. Con quella giornata probabilmente mezza scuola avrebbe avuto la loro stessa idea.
Ma mezza scuola non era Stark. Mezza scuola non era mai stata abbastanza interessante per Loki, nemmeno l’intera scuola se era per questo. Ma lui aveva invitato Stark.
Non dovrebbe sorprendersene poi così tanto, erano diventati sempre più inseparabili con il passare delle settimane.
Thor si rabbuiò di colpo, trovando improvvisamente insopportabile quel sole distante e quel cielo troppo azzurro. Chissà magari la pista non era stata ripulita. Oppure faceva troppo caldo e non gli avrebbero permesso di pattinarci sopra.
Non desiderò mai come quel momento di essere chino sui libri, con Loki che lo prendeva in giro e l’obbligava a studiare.
“Ti dai una mossa? Con quel passo ci arriveremo per pranzo!” lo prese in giro Loki, sorridendogli come se niente fosse ed iniziando a correre.
Thor sospirò e lo seguì.
 
L’unica cosa che fece provare a Thor un minimo di soddisfazione, fu che Tony era davvero negato per andare con i pattini. Certo, non che lui potesse vantare di essere abile quanto Loki, ma riusciva quasi a tenergli testa nelle gare di velocità.
Stark aveva difficoltà anche solo a stare in piedi.
Dopo l’ennesima caduta dell’ultimo arrivato, Loki aveva addirittura le lacrime agli occhi per il troppo ridere e doveva tenersi al suo braccio per non perdere l’equilibrio.
La cosa di certo non rallegrava troppo Thor.
Erano difficile far ridere Loki così apertamente. Di solito lui ci riusciva senza sapere esattamente come, iniziando a sparlare di cose a casaccio cercando di darsi un tono logico e intelligente.
Stark invece riusciva a farlo ridere come se niente fosse, e solo perché era più imbranato di un neonato che stava imparando a camminare.
“Sei proprio senza speranze” rise ancora Loki, passandosi una mano tra i capelli per togliersi la neve che il vento faceva sollevare leggermente.
“Se tu fossi un’insegnate degno di questo nome!” ribatté l’altro, ancora seduto sul ghiaccio, con tanto di braccia incrociate e broncio infantile, come per sottolineare che non aveva intenzione di alzarsi da lì tanto presto.
Thor gli augurò che il ghiaccio si aprisse esattamente sotto di lui e lo inghiottisse. Purtroppo non venne esaudito.
“Ciao ragazzi” li salutò Steve, raggiungendoli.
“Ciao” mugugnò contrariato Thor.
“Ciao Steve. Hai conosciuto Tony Stark?” fece le presentazioni l’altro nel frattempo.
“Vieni da New York, giusto? Dovremmo avere storia insieme se non sbaglio” sorrise il biondo, allungando una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“In persona, e momentaneamente impegnato a capire come si fa ad andare su questi aggeggi infernali” borbottò inferocito, fissando con odio i pattini ai suoi piedi.
“Non sai pattinare? Ma è fac-“
“Se qualcun altro osa dire che è facilissimo lo do in pasto allo yeti!”
“Tony è totalmente negato” spiegò Loki, con ancora il riso sulle labbra.
“E io spero che tu non sogni di diventare un insegnate, è impossibile capire le tue spiegazioni”
“Appunto, così avrei una scusa per riempire la classe di insufficienze- sorrise angelicamente il ragazzo, prima di girarsi verso Thor- ti va di fare una corsa? Ho bisogno di sgranchirmi le gambe”
Il biondo, ancora in preda ai suoi sogni omicidi, fu per un attimo disorientato dalla domanda.
“Ehi! E io cosa dovrei fare?!” protestò nel frattempo Tony.
Loki scrollò le spalle “Chiedi a Steve se proprio ci tieni, senza dubbio è più paziente di me e meno incline alla derisione” sogghignò.
Poi Thor si sentì la mano dell’altro cercare la sua, tirandolo leggermente, e la sua giornata improvvisamente migliorò.
Certo, Loki trovava Tony simpatico.
Certo, Tony riusciva a fare ridere Loki.
Ma era comunque a lui che stava sorridendo allegro, con le guance arrossate per il freddo, gli occhi spensierati, e le dita intrecciate alle sue.
 
Erano le quattro quando finalmente si decisero ad abbandonare la pista. Dopo un lauto pasto a base di panini caldi, erano stati tutti più sonnolenti che tentati dal pattinare ancora. E ovviamente nessuna occasione poteva essere migliore per dare l’avvio ad una battaglia di palle di neve con la B maiuscola, giusto per risvegliarsi un po’ fuori.
“Non sento più le dita! Se sono costretto ad amputarle sarà tutta colpa tua!” proclamò Loki, continuando ad sfregare le mani tra di loro mentre rientravano nel bar e si sedeva al loro solito posto.
Thor sbuffò, alzando gli occhi al cielo “Se tu avessi dei guanti decenti non dovresti minacciarmi di morte per ogni cosa”
“Se tu non fossi un’idiota fissato con le battaglie a palle di neve, i miei guanti sarebbero più che sufficienti” ribatté, togliendosi gl’incriminati guanti per appoggiarli sul termosifone lì vicino, subito seguiti dalla giacca.
“Non puoi dare la colpa a me se hai freddo quando li compri senza dita- fu la risposta- dai, vieni qua” aggiunse poi, prima che l’altro potesse ribattere come suo solito.
Thor se lo tirò contro di sé, facendogli appoggiare la schiena contro il suo petto ed avvolgendogli le mani con le proprie.
“Contento ora?”
“È il minimo considerato che è colpa tua se rischio di morire assiderato” fu la gentile risposta.
Thor sbuffò, e stava quasi per cedere alla tentazione e spintonarlo via, ma poi l’altro si accoccolò meglio tra la sue braccia ed alzò il viso, per nascondere il naso gelato contro il suo collo.
Il biondo contò fino a dieci, respirando a fondo l’odore dei suoi capelli, cercando di controllare l’irritazione.
“Dovresti metterti un po’ di crema, hai le mani tutte secche” disse poi, lasciando perdere l’argomento precedente.
Loki borbottò qualcosa di vagamente simile a “Non voglio diventare una carta moschicida” per poi illuminarsi all’arrivo della cioccolata calda, di cui afferrò entusiasta una tazza prima di tornare ad accoccolarsi addosso a lui.
 
 
 
 
Tony fece un ultimo cenno di saluto a Thor e Loki prima d’incamminarsi verso casa sua.
Per fortuna era in buona compagnia.
“Spero di essere riuscito ad insegnarti qualcosa prima” disse Steve, le guance colorate di rosso per il freddo.
“Senza dubbio sei stato più utile di Loki e dei suoi “è semplice basta che muovi i piedi”” rise lui, sistemandosi i pattini che l’ignoto interessato gli aveva regalato. Non senza l’aggiunta gratuita di una battuta acida sulla sua altezza.
“Sì bhe, riuscire a convincere Loki a spiegare qualcosa in termini umani è praticamente impossibile. Solo con Thor è leggermente più disponibile” rispose il biondo, stringendosi le spalle con un sorriso divertito sulle labbra.
“Chissà mai perché- ironizzò il moro- comunque stanno bene insieme quei due”
Steve annuì con esitazione “Tony, prima che tu possa fraintendere… Thor e Loki, loro non stanno insieme. Non in quel senso almeno”
Il moro si fermò di botto “Ma che stai dicendo?”
Steve si passò una mano tra i capelli, senza saper bene come spiegarsi “Sì, loro sono solo amici”
Tony stette immobile ancora per qualche istante, prima di scuotere la testa e ricominciare a camminare “See certo, ma li hai visti prima? Uno stretto all’altro nemmeno fossero pinguini”
“Tony, sul serio, non stanno insieme. Sono solo amici”
“Ma se si tengono persino per mano! Quei due stanno insieme, è ovvio. E comunque Loki mi ha detto che vanno a letto insieme!”
Steve corrugò le sopracciglia “Ti ha esplicitamente detto che bhe, ecco…” fece un vago cenno con la mano, le guance che assumevano un colorito ancora più rosso se fosse stato possibile.
Tony serrò gli occhi, cercando di ricordare il momento giusto “Mi ha detto che dormono spesso insieme” ammise alla fine, facendo sospirare il biondo.
“Quello che intendeva dire è che loro letteralmente dormono insieme a volte. Niente di più”
Steve scosse con serietà il capo, e Tony iniziò ad intuire che l’altro non scherzava affatto (o aveva un senso dell’umorismo peggiore del suo, e questo dice tutto)
“… amici? Sul serio? Si vede lontano un miglio che sono uno cotto dell’altro! Ma… ma… si tengono per mano! Dormono insieme! Ma… ma…”
“Credimi, abbiamo provato più volte a parlarli, pensando che si vergognassero o qualcosa del genere”
“E niente?”
“Il nulla assoluto. Credo che non l’abbiano nemmeno ammesso a loro stessi”
“…Che razza d’imbecilli!!- si lamentò il moro, alzando gli occhi al cielo- Ok, allora dobbiamo farli mettere insieme, mi sembra ovvio”
“No” rispose duramente l’altro.
“Come scusa?!”
“Sono affari loro, non è giusto che noi c’immischiamo. Quando verrà il momento giusto capiranno come stanno davvero le cose”
“Ma è per il loro bene che lo facciamo! Tutta quella tensione sessuale repressa non fa mica bene, sai?”
“Non sono comunque affari nostri, quindi stanne fuori. Se a loro va bene quello che hanno, non vedo perché dovremmo metterci in mezzo noi”
Tony scosse la testa “Fa un po’ come ti pare, ma non ti offendere quando nessuno dei due ti chiederanno di fare da testimone alle loro nozze” rise soddisfatto, prima di correre a casa.
Non c’è niente di meglio che impicciarsi nella vita altrui per renderlo così euforico.
 
 
 
 
Sarebbe stata una settimana infernale, Loki se lo sentiva nelle ossa.
“Allora” iniziò il discorso Tony, tutto allegro e pimpante durante la pausa pranzo di quel lunedì mattina.
“Allora cosa?” domandò incerto Loki, senza distogliere l’attenzione dal libro che stava leggendo e piluccando controvoglia un boccone ogni tanto.
“Qual è la tua top ten?”
“Top ten? Di cosa?”
“Come di cosa? Di quelli più attraenti”
“Eh?!” cercò di imprecare, rischiando più che altro di soffocarsi con un boccone.
“Sì dai, dopotutto si può sempre guardare anche se si è impegnati come nel tuo caso”
Loki alzò un sopracciglio, il respiro ancora corto per il tentativo di suicidio non riuscito “Impegnati?!- riuscì a dire con un grido strozzato- Stark gentilmente, di che diavolo stai blaterando?”
“Di te e Thor, ovviamente”
“Thor? E adesso cosa centra Thor?” si lamentò disperato l’altro moro con la fronte corrugata, non riuscendo a seguire il blaterare senza speranze che lo stava travolgendo.
“State insieme, no?”
Loki sbatté gli occhi, non sapendo come intenderlo “Io e Thor siamo amici, Tony”
Tony sollevò le sopracciglia con fare esplicito “Io ho un sacco di amici eppure non li tengo per mano, né li uso tranquillamente come cuscini”
“Thor è fatto così, è molto… fisico- cercò vanamente di spiegarsi, sentendo la bocca improvvisamente secca e una strana ansia che gli mordeva lo stomaco- E per quel che riguarda l’altro giorno, lui è un forno ambulante, è solo comodo. Tutto qua”
“… sarà anche un tipo fisico, ma non mi pare di vederlo andare in giro mano nella mano con metà della squadra di football. Con te invece non ha problemi a farlo”
Loki sbuffò “Sentì, io e lui ci conosciamo da sempre. Per lui sono come… l’insopportabile fratellino che si caccia sempre in guai da cui lui deve tirarmi fuori, okay? Fine, non c’è altro” disse controvoglia, per poi tornare a tormentare il suo pranzo con una parvenza ancora più omicida che di quella in precedenza.
Tony ghignò “Il tuo tono sembra proprio sottendere un immenso PURTROPPO, lo sai vero?”
L’altro allontanò di scatto il piatto, voltandosi con rabbia verso di lui “Ma la vuoi smettere! - sbottò irritato- noi-“
“Oh ma guarda, stavamo parlando proprio di te, Thor” sogghignò angelicamente Tony, interrompendo l’altro.
Loki si ammutolì all’instante, voltandosi verso il biondo appena arrivato alle sue spalle.
“Che succede?” domandò sorridendo il biondo, sedendosi al fianco di Loki, come suo solito.
“Niente- si affrettò a rispondere questo, lanciando un’occhiataccia a Tony- tu piuttosto, a cosa devi quel sorrisetto soddisfatto?”
“Ho preso una B in storia” esultò il biondo, allargando ancora di più il sorriso, se non fosse stato contro le leggi della fisica.
Loki assottigliò lo sguardo “Una B?”
“B meno- si costrinse ad ammettere Thor, scrollando le spalle- ma questo non cambia il nostro patto. Questo sabato tocca a me decidere cosa fare, e non voglio nemmeno sentir parlare di studio”
“Ma Thor…” cercò di opporsi il moro.
“E poi quella sera c’è la festa dai Jackson, ho già detto che ci saremmo andati. Quindi hai una settimana per prepararti psicologicamente a socializzare con altri esseri viventi, sappilo”
Quelle parole non fecero altro che immusonire ancora di più il ragazzo, almeno finché il biondo non gli pungolò il fianco.
“Su, su, i bronci non sono permessi quando il sottoscritto riesce a prendere una B”
Loki borbottò ancora qualche imprecazione fra sé e sé, ma poi Thor gli passò un bracciò attorno alle spalle, tirandoselo più vicino, e tutto assunse un vago aspetto meno irritante.
Tranne Stark. Lui sarebbe rimasto sempre la persona più irritante sulla faccia della terra.
 
 
 
 
Quel tanto agognato sabato era passato troppo velocemente per i gusti di Thor. Certo, anche se alla fine sua madre gli aveva rovinato la mattina, svegliandolo ad un orario inumano solo per fargli mettere apposto la camera, il pomeriggio si era praticamente volatilizzato in un battito di ciglia, tra una partita a basket incurante del freddo e della neve (perché non c’era niente di meglio di Loki con le guance arrossate per la corsa che si lamentava perché tutto quello era ingiusto, anche lui voleva un premio per ogni volta che prendeva un bel voto ovvero sempre) e un film per una volta scelto da lui in persona (non era quasi più abituato ad avere il monopolio del proprio televisore).
Anche la festa era andata bene, Loki aveva retto addirittura un paio d’ore prima di andarsi a rintanare in un qualche angolo recondito della casa, non sopportando più la necessità di interagire con qualcuno di reale e ancora in vita.
Sapendo che ormai il suo livello di sopportazione doveva essere al limite, Thor si mise a cercarlo. Dopotutto la mezzanotte era passata da un pezzo, e il suo giorno di gloria era ormai passato.
Loki avrebbe sicuramente riso quando glielo avrebbe detto.
Ma tutti i suoi buoni propositi svanirono quando lo vide parlare con Tony Stark. Nemmeno un pugno sullo stomaco sarebbe stato peggio di quella vista.
Certo, si era reso conto che ultimamente quei due discutevano più del solito, per smettere improvvisamente quando lui si avvicinava. Loki si rifiutava di dargli spiegazioni, limitandosi a scrollare le spalle e lanciare occhiate d’avvertimento a Stark ogni volta che questo si univa a loro.
E lui non poteva che immaginare che ci fosse qualcosa sotto.
Cercando di scacciare l’improvvisa nausea, Thor gli si avvicinò.
“Ciao Tony, non sapevo che ci fossi anche tu” lo salutò diplomatico.
“Mi ha invitato Steve” scrollò la testa l’altro.
Thor annuì, prima di voltarsi verso Loki che si era fatto improvvisamente silenzioso.
“Vuoi già andare a casa o credi di riuscire a resistere un altro po’?” gli chiese, sfiorandogli la mano con le dita.
Loki ritirò di scatto la mano, per poi incrociare le braccia sul petto “Come vuoi, almeno sta volta c’è Tony e non rischio di consumare la batteria del telefono”
Thor si costrinse a stirare le labbra in un’ombra del suo solito sorriso “Ancora alle prese con Candy crush soda?”
Il moro rispose solo con una smorfia.
“Bene, allora dimmi tu quando vuoi partire” riuscì a dire nonostante il nodo che sentiva in gola, prima di girarsi e lasciarli soli.
 
Passa quasi un’ora (un’ora in cui lui non ha assolutamente immaginato gli altri due in situazioni alquanto equivoche, un’ora in cui non ha assolutamente pensato che, normalmente, Loki sarebbe già lì da un secolo, a chiedergli di portarlo a casa perché stava rischiando di morire dalla noia) prima che l’ignaro fulcro dei suoi pensieri da tipo tutta la sua vita venisse da lui.
Aveva un’aria più funebre del suo solito, ma nonostante il broncio Thor non riuscì che parte della sua tensione si sciogliesse quando gli si avvicinò.
“Ehi, va tutto bene?”
“Tony è un coglione” rispose solamente l’altro.
Il biondo socchiuse la bocca, non sapendo bene cosa dire, ma Loki lo precedette.
“Cosa c’è di decente da bere?”
Loki non beveva quasi mai. L’aveva sempre trovato idiota, e lo rimarcava ogni volta che lui esagerava anche solo di un bicchiere.
“Sì, qualcosa di abbastanza leggero e degno dei tuoi gusti si dovrebbe trovare” si decise a rispondergli alla fine, andando a prendergli un bicchiere.
“Sicuro che sia tutto apposto?” gli chiese ancora, mentre glielo porgeva.
Loki grugnì una risposta affermativa, sorseggiando il drink tra una smorfia e l’altra.
Più per abitudine che per altro, Thor gli passò un braccio attorno alla vita, tirandolo dolcemente a sé.
Loki s’irrigidì immediatamente, stringendo con tanta forza il bicchiere che gli si sbiancarono le nocche.
A Thor gli si spezzò il fiato. Loki non aveva mai reagito così, qualunque cosa facesse, al massimo lo spintonava leggermente con fare giocoso, ma non si era mai ritratto dal suo tocco. Mai.
Lui non sapeva cosa fare, se provare a parlargli o lasciarlo immediatamente andare.
Fu Loki a sbloccare la situazione, allontanandosi giusto quel che bastava per appoggiare il bicchiere ancora mezzo pieno.
“Io…- si schiarì leggermente la gola, senza guardarlo in viso- sono stanco. Andiamo a casa?”
Thor si limitò ad annuire.
 
 
 
 
I loro viaggi in macchina non erano mai stati così silenziosi.
Si solito al ritorno o lui si lamentava di quanto si era annoiato e di quante ore aveva buttato via per il nulla assoluto, oppure metteva il broncio per un motivo qualsiasi e Thor iniziava a blaterare di questo e di quello finché non gli strappava una risata esasperata, nemmeno lui sapeva come.
Il silenzio teso che invece riempiva l’abitacolo quella sera era una cosa del tutto nuova per loro.
Voleva aprire la bocca, dirgli che non voleva dormire da lui come avevano programmato, che forse era meglio se tornava a casa sua. Ma aveva la bocca troppo secca per riuscire a dire anche solo una parola, per questo quando parcheggiarono nel garage della casa di Thor, si limitò a seguirlo, ancora in silenzio.
Aveva già una tuta pronta, per quando si fermava a dormire da lui, così come Thor aveva un cambio a casa sua. Era una cosa che aveva sempre visto normale tra di loro, come lo era dormire nello stesso letto o il modo in cui Thor lo abbracciava senza problemi in pubblico.
Era normale, erano solo amici. Forse perché erano cresciuti insieme, erano praticamente fratelli, come gli piaceva dire a Thor.
Ma infondo a lui cosa gliene importava degli altri? Cosa ne voleva sapere Stark quando li conosceva da così poco?
Loki uscì da bagno, fermandosi un attimo a fissare Thor, seduto a gambe incrociate sul grande letto con un libro aperto tra le mani.
Il biondo gli accennò un sorriso “Ti va di leggere qualcosa?”
Era Thor, e qualsiasi cosa c’era tra di loro, per quanto strana, era solo loro, quindi Stark e le sue insinuazioni potevano anche andare all’inferno, per quel che gl’importava.
“Sono stanco- rispose, buttandosi a pancia in giù sul letto- ma puoi sempre leggere tu, per una volta. Ne sei capace vero?”
Thor sbuffò sonoramente, come a liberarsi di tutta la tensione di quelle ultime ore.
“Sì, ma visto che sei così scorbutico non ti renderò partecipe delle mie magistrali doti di lettore”
Loki scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi dal fargli il verso, mentre Thor assume un’aria offesa.
Alla fine anche il biondo rise, buttando il libro sul comodino per poi distendersi al suo fianco.
Loki premette la fronte contro la sua spalla, sentendo subito dopo un braccio dell’altro che lo circondava, per poi trovarsi accoccolato contro il suo petto.
L’odore di Thor, il suo modo di comportarsi, il suo sorriso e il suo abbraccio, gli erano talmente familiari da essere praticamente una parte di lui. Lo conosceva talmente bene che si sarebbe sentito vuoto senza.
Loki chiuse gli occhi, mandò una volta ancora Stark all’inferno, e si lasciò cullare dal respiro dell’altro. 







 

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Capitolo 4
*** When I grow up ***


When I grown up
 
Ciò che forse gli rendeva Tony Stark particolarmente insopportabile, era il suo spuntar fuori ovunque. Dalle feste alle semplici uscite nei bar, in un modo o nell’altro Tony veniva sempre invitato.
Thor non aveva mai chiesto direttamente a Loki se era lui che lo invitava, perché poi sarebbe stato inevitabile chiedergli anche perché lo invitava, e non era sicuro di voler sapere la risposta.
Erano già fin troppo affiatati per i suoi gusti, con elucubrazioni scientifiche che li tenevano continuamente occupati e su cui non smettevano mai di parlare.
Ma una cosa che Thor non avrebbe mai potuto sopportare era che Tony riuscisse a far fare a Loki cose che nemmeno lui riusciva a fargli andar giù.
Quella doveva essere la loro sera, sarebbero dovuti andare al cinema, nonostante Loki già si lamentasse perché non aveva potuto scegliere lui il film e gli sarebbe toccato subirsi ore su ore di sparatorie e inseguimenti. Thor sarebbe stato più che disposto a sopportare le sue lamentele (Loki sembrava così tenero mentre si lamentava) se solo queste non cessarono improvvisamente quando si trovarono davanti altri compagni di scuola. Tra cui Tony.
Così Loki fece tutti i suoi commenti caustici e ironici con Tony, mentre lui dovette davvero prestare attenzione al film. Niente sospiro esasperato e la sua testa appoggiata contro la sua spalla durante l’intervallo, niente proteste perché era evidente che quella scena non era fisicamente possibile.
Solo un lungo e monotono film, che non riusciva a distrarlo abbastanza dalle risate soffocate che venivano dal suo fianco, mentre quelle due teste brune si avvicinavano fin troppo, momento dopo momento.
E poi, finalmente finito quel supplizio, mentre Thor pensava già a riaccompagnarlo a casa, ecco che Loki gli propone di sua spontanea volontà di fermarsi un po’ con gli altri.
Loki! Lo stesso Loki che odiava socializzare, che spesso preferisce la compagnia di un libro a quella di un essere vivente, improvvisamente gli propone di stare ancora fuori, di uscire con gli altri, addirittura.
Thor stirò le labbra in un sorriso più simile ad una smorfia che altro e lo seguì nel bar, fin troppo consapevole che si sarebbe messo in un angolo a parlare con Tony delle loro diavolerie scientifiche.
Fanculo a tutto.
 
 
 
 
Loki scosse la testa, cercando di scacciare quella fastidiosa sensazione e concentrarsi sulle parole di Tony. Cosa non facile, visto che ultimamente sentiva sempre quel brivido di tensione serpeggiargli lungo la schiena.
Non aveva idea del perché si sentisse così, come se ci fosse qualcosa di strano. Ma le cose stavano andando come al loro solito.
L’unica cosa diversa era che, qualunque cosa ci fosse tra lui e Thor si era fatta più… fragile. Come se fosse incrinato.
Quando erano soli improvvisamente cadevano silenzi insoliti, e ogni volta che lo sfiorava per poco non sobbalzava. Prima faceva a malapena casa a quando Thor lo toccava. Era una cosa normale, e basta.
Invece ora che Tony glielo aveva fatto notare… vedeva ogni gesto come se nascondesse qualcosa, come se potesse essere interpretato in un altro modo, come se improvvisamente tra di loro potrebbe esserci di più… ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare un passo avanti.
Che cosa stupida. Thor non l’avrebbe mai guardato in quel modo, si conoscevano da troppo tempo per cose del genere!
Non è che uno improvvisamente si sveglia un giorno e scopre di essere innamorato del suo migliore amico! Non è così che funziona! Non…
Si perse per qualche istante a guardare le ampie spalle di Thor, intento a bere a qualche tavolo più in là con altri ragazzi della squadra di football.
Quante volte per fargli uno scherzo gli era salito addosso? Quante volte aveva dovuto mettergli la crema perché si era bruciato stando troppo al sole? Quante volte vi si era appoggiato quand’era stanco e non ce la faceva più a reggersi in piedi?
Non è che poteva improvvisamente mettersi a pensare a come gli piaceva il gioco di ombre che i suoi capelli facevano quando se ne andava in giro a torso nudo dopo la doccia, o a come fosse bello…
Dannazione, era semplicemente Thor! Doveva smetterla di farsi venire in mente certe cose. Era lo stesso Thor con cui faceva il bagno da bambino, quello che lo trascinava felice come una pasqua in campeggio e…
Con un respiro stizzito concentrò tutta la sua attenzione su Tony, cercando di non pensare a quel campeggio di due anni prima in cui avevano bevuto troppo ed erano finiti a dormire nello stesso sacco a pelo.
Setteperquattordicimenotredici…
 
Era quasi l’una, e Loki desiderava fin troppo il suo letto, trattenendo a stento uno sbadiglio mentre raggiungeva Thor.
Gli sorrise, cercando di scacciare quei pensieri che lo tormentano e minacciano di fargli andare a fuoco le guance.
“Ehi” lo salutò Thor, passandogli un braccio attorno alla vita, per tirarlo più vicino. Aveva gli occhi più lucidi del solito, probabilmente frutto di troppe birre. Non gli piaceva quando Thor beveva troppo, si arrabbiava facilmente e cercava sempre di scontrarsi con qualcuno. È un Thor diverso dal suo, più oscuro, più assetato di sangue e risse.
“Ehi- rispose cauto Loki, appoggiandogli un braccio sulla spalle e lasciando che le loro teste si scontrassero dolcemente- andiamo?”
“Bhe perché non-“
“Loki, alla fine ti serve o no un passaggio?”
Il ragazzo sentì Thor irrigidirsi contro di lui alla voce di Tony, ma non ci fece caso. Non significava nulla, Thor aveva bevuto troppo e se già normalmente non trovava Tony molto simpatico, era meglio che non lo stuzzicasse troppo quand’era in quelle condizioni.
“No, anche noi stia per-“
“Veramente io mi fermo ancora” lo interruppe Thor, con un tono strano, quasi freddo, come distaccato era divenuto improvvisamente il suo tocco.
“Cosa?” mormorò, voltandosi di nuovo verso di lui.
Il biondo scrollò le spalle, mentre ritirava il braccio che lo avvolgeva “Io voglio fermarmi ancora. Tu fai quello che ti pare”
“Avevo capito che ti saresti fermato a dormire da me”
Thor accennò una risata amara, fissandolo quasi con sufficienza “Non abbiamo più otto anni Loki. Se non ho voglia di dormire da te non devo farlo per forza”
“No, certo, ma-“
“Bene, allora ci si vede” lo salutò sbrigativamente per poi tornare a farsi coinvolgere dalla discussione con gli altri ragazzi.
Loki sollevò un sopracciglio, per poi afferrarlo per un braccio e strattonarlo “Quante birre hai bevuto?”
“Non sono affari tuoi”
“Lo sono se vai a schiantarti in giro per i lampioni. Dai, portami a casa”
“Ma la vuoi smetter? Me la cavo benissimo da solo, non ho bisogno di te che mi fai supervisore, grazie tante”
“Thor, hai bevuto troppo, se-“
“Non me ne frega niente- il biondo si alzò di scatto, rischiando quasi di far cadere la sedia- so badare a me stesso, grazie tante, non sono così idiota. E ora vattene a casa”
L’unica risposta di Loki fu stringere le labbra in una riga sottile. Era la rabbia a parlare, lo sapeva, eppure…
“Vattene!” Thor lo spintonò con troppa forza, facendolo cadere a terra. Lo fissò dall’alto per qualche istante, poi gli diede le spalle e tornò a sedersi senza degnarlo più di uno sguardo, mentre gli altri si scambiavano occhiate sorprese e preoccupate.
Loki lo fissò per qualche istante ancora allibito, mentre Tony lo aiutava ad tirarsi in piedi. Poi si voltò di scatto ed uscì.
 
 
 
 
Thor non aveva le idee molto chiare riguardo alle ultime ore. Non aveva nemmeno le idee particolarmente chiare su come diavolo era riuscito a tornare a casa, ma visto che non sentiva i rumori delle sirene dei pompieri o polizia, si disse che probabilmente era riuscito a non portare a compimento chissà quale catastrofe prevista dal destino.
In compenso però, Thor aveva le idee molto chiare sul fatto che il water era probabilmente diventato il suo migliore amico e altrettanto probabilmente lo sarebbe restate per molto, molto tempo visto com’erano andate le ultime cose. Non sapeva bene perché, ma aveva la sensazione di aver fatto qualcosa di molto stupido soprattutto perché, in caso contrario, non sarebbe da solo in quel momento.
Quasi non riuscì ad impedirsi di chiamare lui, tra un conato e l’altro mentre riprendeva fiato.
Le altre volte in cui aveva esagerato, c’era sempre stato Loki ad occuparsi di lui, Loki che gli tirava indietro i capelli, Loki che gli porgeva un bicchiere d’acqua per sciacquarsi la bocca, Loki che lo metteva a letto…
Loki c’era sempre stato.
Thor tossì, premendo la fronte contro il bordo della tazza in cerca di un po’ di refrigero.
Tossì e ricordò la sensazione delle sue lunghe dita che gli scorrono sulla nuca cercando di dargli conforto.
Tossì e tossì ancora, l’aria che gli veniva improvvisamente a mancare, e un dolore che gli squarciava il petto semplicemente troppo grande e troppo intenso per lasciarli abbastanza voce per gridare, abbastanza forza per piangere.
 
Passò la domenica a cercare di smaltire i postumi della sbronza, alzandosi dal letto giusto per andare in bagno.
A volte sentiva il cellulare suonare, ma si rifiutava di prenderlo in mano. Il viso di Loki, con gli occhi sgranati per la sorpresa dopo che l’aveva spintonato sembrava impresso a fuoco nelle retine dei suoi occhi, come una di quelle chiazze colorate che si formano se si guarda troppo a lungo una lampadina.
Non voleva farlo, non davvero. Era solo arrabbiato, era così evidente che a Loki piacesse Tony, perché doveva ancora illudere lui comportandosi in quel modo che lasciava spazio a tutta un’altra serie di supposizioni che aspettavano solo di essere assaporate con la mente?
Il telefono smise di vibrare e lui chiuse gli occhi, concentrandosi sul respiro come gli era stato insegnato.
Non serviva a niente continuare ad illudersi che tra loro potesse esserci qualcosa.
Erano amici, e Loki non avrebbe mai visto niente di più tra di loro.
La mattina dopo decise di non aspettarlo.
 
 
 
 
Probabilmente stava ancora male. Questo avrebbe spiegato perché quella mattina non era lì ad aspettarlo sul muretto del suo giardino come al solito. O perché non l’aveva incrociato nei corridoi nemmeno per sbaglio, nemmeno in mensa.
Ma poi andò nella biblioteca e finalmente lo trovò.
Con quel sorriso luminoso che svegliò improvvisamente le farfalle che avevano iniziato ad occupare abusivamente il suo stomaco, seduto al loro solito tavolo nell’angolo.
Peccato che era a qualcun altro che stava sorridendo, qualcun altro era seduto al suo fianco.
Jane Foster. Una delle tante che arrossiva di botto e fissava in modo spudorato Thor ogni volta che capitava nel suo campo visivo.
Ma Thor non aveva mai prestato attenzione a nessuna di loro in particolare, limitandosi a sorridere gentile.
Thor non faceva così, e basta! Insomma, l’aveva sentito scherzare con i suoi amici e fare qualche commento ogni tanto, ma niente di più.
Ma di solito Thor non lo evitava nemmeno, se doveva essere del tutto sincero.
Le farfalle furono sostituite da una fitta sorda alla bocca dello stomaco e dall’improvvisa voglia di vomitare quel poco che aveva mangiato.
Inghiottì a fatica, per poi avvicinarli “Thor” lo chiamò, corrugando la fronte, la voce meno ferma di quello che voleva far vedere.
L’altro ragazzo spostò con deliberata lentezza lo sguardo dalla ragazzo, per incontrare i suoi occhi.
“Sì?” era accondiscendenza quella che sentiva? Serrò i pugni di nascosto e alzò un sopracciglio.
“Pensavo che dovevamo studiare” No, non lo pensava davvero, ma era una cosa che facevano sempre, un’altra cosa solita tra di loro che improvvisamente si disgregava sotto i suoi occhi.
“Io sto studiando” ribatté Thor, facendo ridacchiare Jane.
Loki serrò i denti. Quella stupida oca che non faceva altro che parlare di stelle e mica stelle e del suo bel futuro da astronoma.
Ma chi è così idiota da voler diventare astronomo quando si può diventare astronauta*, era il pensiero di Loki che aveva fatto eliminare la ragazza dalla sua classifica di persone intelligenti nella scuola. Una lista piuttosto ristretta, doveva ammetterlo.
“Quindi, se non ti serve altro noi dovremmo… sai…” Thor lo guardò in modo allusivo.
Cercando di trattenere un sibilo stizzito, Loki si voltò e lasciò la biblioteca.
Ma Thor era uno stupido se credeva che bastasse così poco.
 
Loki non fa agguati. Loki aspetta pazientemente l’occasione giusta per colpire alla giugulare.
“Dobbiamo parlare”
Thor sbuffò, sistemando i libri nel suo armadietto “Lasciami in pace”
“Mi vuoi spiegare cos’è successo?” insistette l’altro, strattonandogli un braccio.
“Non è successo niente”
“Ieri non hai risposto a nessun mio messaggio, oggi fai di tutto per evitarmi. Credo che una spiegazione sia d’obbligo”
“Non so che dirti. Ora scusami ma devo andare con Jane-“
“Giusto, l’intelligentissima Jane Foster” il suo tono sarcastico finalmente fu abbastanza da fargli guadagnare la sua intera attenzione.
“Non osare parlare così di lei! Non la conosci nemmeno”
“Oh perché tu sì? Ci avrai parlato per la prima volta oggi!”
“Non sono comunque affari tuoi! Non puoi parlare così di una persona che non conosci, non puoi trattare tutti come se fossero stupidi eccetto te! Devi sempre criticare quello che gli altri fanno, e deriderli come se non bastasse!”
“È questo il problema?!”
“Sì. No. Non solo- sospirò, passandosi le mani sul viso per poi abbassare lo sguardo- è il momento di crescere Loki. Non… no ho più voglia di doverti sempre stare dietro e spesso difenderti da gente che a volte avrebbe tutti i diritti di prenderti a pugni.
“Difendermi?! Da quando in qua ti pare che io abbia bisogno di essere difeso scusa?” ringhiò il moro, ma l’altro non lo badò neppure.
“Per non parlare di dover sopportare le tue lamentele ogni volta che ti costringo ad uscire invece che lasciarti a fare lo sfigato asociale come vorresti, con le tue stupide serie tv e i libri! Dannazione Loki, non siamo più bambini! È ora di smetterla con quelle cose”
“Non ti ho mai obbligato a fare niente o sbaglio? Se ti annoiavi così tanto potevi andartene!”
“Bene, allora è il momento di smetterla con questo stupido gioco. Finiamola qui, dopotutto non sarebbe durata a lungo lo stesso. Già tutti questi anni in cui ho dovuto sopportarti sono stati uno strazio. Ora se permetti questo stupido idiota va dalla sua stupida amica” ringhiò Thor, chiudendo l’armadietto con forza prima di dargli le spalle e andarsene.
Loki serrò i pugni e si morse l’interno della guancia fino a sentire il sapore del sangue sulla lingua.
“Bene” mormorò.
 
 
 
 
L’aveva fatto. Aveva rinnegato tutto ciò che c’era stato tra di loro.
Aveva preso ciò che probabilmente la cosa più bella della sua vita e ci aveva sputato, descrivendo ogni cosa che rendeva Loki così speciale, al rovescio, come se avesse un frammento di specchio negli occhi che gli faceva vedere tutto al contrario.
La regina delle nevi, era sempre stata una delle favole preferita di Loki quand’erano bambini.
E così quel suo essere infantile era diventato improvvisamente insopportabile invece che dolcissimo, come pensava davvero, le ore passate insieme a leggere erano state sprecate, come se non avesse passato ogni singolo minuto ad immaginare come sarebbe stato baciarlo, come sarebbe stato poterlo toccare, come sarebbe stato chiedergli di vivere tutta la loro vita insieme, e nel frattempo a godersi quel poco che si poteva permettere: spostargli una ciocca di capelli che gli era ricaduta sul viso, sfiorargli casualmente la pelle scoperta della vita mentre cambiava posizione, premere la spalla contro la sua per sentirlo più vicino.
Aveva fatto ciò che Loki meno si aspettava da lui. Aveva mentito, e gli era riuscito anche bene, nonostante Loki gli aveva sempre che non sapeva dirle le bugie.
O magari era Loki stesso che non sapeva più riconoscere la verità, sempre che gli importasse ancora, ovviamente, sempre che non fosse troppo preso da Tony per donargli tutta la sua attenzione anche in quel momento.
“Va tutto bene?” Jane lo guardava con incertezza.
Magari era solo questione di tempo. Magari, bugia dopo bugia, sarebbe riuscito a seppellire anche il ricordo della verità che nascondeva: la speranza di un amore a cui non avevano nemmeno dato la possibilità di nascere, e che adesso avrebbe iniziato a marcire dentro di loro, corrompendo tutto ciò di positivo che avevano avuto, mettendo in evidenza difetti che non c’erano e nascondendo al cuore tutto ciò di bello che aveva reso speciale quel loro legame così strano.
“Sì, è tutto apposto”
 
 
 
 
È sbagliato.
Era tutto ciò che riusciva a pensare: è sbagliato.
Non avrebbe dovuto essere ancora lì con Tony, ma a casa, con Thor, a lamentarsi di qualcosa e scherzare.
Era così che andavano le cose, era così che avevano funzionato per anni.
Quel pensiero gli provocò un improvviso capogiro, mentre la nausea lo attanagliava.
È così che funzionava? Si stava uno al fianco dell’altro, ci si aiutava per anni, poi improvvisamente si era cresciuti troppo ed era tutto finito?
Non poteva crederci. Non poteva andare così.
Magari, se gli parlava di nuovo, se gli diceva quanto confuso lo faceva sentire, se Thor lo accettava…
Se. Se. Se. Come può una parola così piccola contenere un tale universo di possibilità e rimpianti?
Se. Se. Se. Una parola così dolce e ingannevole, come il primo fiocco di neve che cade senza essere visto. Potrebbe attaccare, portare la neve e il divertimento. Ma potrebbe anche non farlo.
E Loki non era mai stato uno che concedeva seconde opportunità.
Tutto quello era sbagliato, sì, ma era stato Thor a sbagliare, era stato lui improvvisamente a crescere.
Per quel che lo riguardava, aveva sempre ritenuto la crescita un processo sopravalutato.
Se Thor si levava dai piedi di sua spontanea volontà tanto meglio, finalmente non avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per fare le sue stupide cose senza nessun idiota in circolazione a cui dover ripetere le cose.
C’era stato qualcosa tra di loro, avrebbe potuto esserci qualcosa di più ma non aveva funzionato, e adesso era finita. Punto e stop, non serviva rimuginarci ancora sopra.
Le cose iniziano e poi finiscono sempre, non serviva farne una tragedia.
Tranne quando si parla di serie tv, ma quella era una questione a parte.
“Posso osare chiedere, magari evitando di essere fucilato sul colpo, se è successo… qualcosa?” domandò Tony, con un tono di voce che sott’intendeva che, in caso di necessità, sarebbe stato in grado di darsela a gambe in un batter di ciglia.
Loki si stiracchiò voluttuosamente, come un gatto che sfodera gli artigli prima d’iniziare a giocare con il topo. Poi gli fece un sogghigno mefistofelico.
“Niente d’importante”
“Oh davvero? Perché tipo tutta la scuola sa che tu e Thor avete… discusso, diciamo”
L’altro lo guardò con fare non curante “E allora?” domandò, aprendo un libro a caso tanto per sottolineare quanto poco la cosa lo interessasse.
“Non so, vuoi parlarne? Vuoi che ti aiuti a sistemare la cose?”
“Non c’è nulla da sistemare. Ora vuoi continuare a sparlare di queste stupidaggini o facciamo qualcosa di più interessante?”
Tony socchiuse la bocca, valutando le offerte “… se non si tratta di uccidere casualmente Thor, sono tutto orecchi”
 
 
 
 
“Non so cos’hai fatto, ma spero che tu sia soddisfatto adesso” iniziò il discorso Steve la settimana dopo, sedendosi sul banco vicino a quello di Tony.
Il ragazzo sorrise soddisfatto “Io non centro niente, te lo assicuro. Hanno fatto tutto da soli”
Poi Tony notò l’occhiata scettica mista a rabbia che l’altro gli rivolgeva e si affrettò a correggersi “… volevo dire, io cos’è che avrei fatto?”
“Certo, da soli e con te sempre in mezzo, o sbaglio?”
“Il mio piano era farli mettere insieme, non litigare!” sbuffò, roteando gli occhi.
“Ed era per questo che stavi appiccicato a Loki come un sanguisuga?”
“Bhe… parzialmente sì, speravo che Thor si arrabbiasse e decidesse di dichiararsi”
“Senza dubbio la parte del farlo arrabbiare ti è riuscita benissimo” fece notare il biondo.
“È sarcasmo quello che sento? Sei proprio un ragazzo pieno di sorprese Rogers. E comunque guarda il lato positivo, peggio di così non può andare. Ergo, sarà solo questione di tempo prima che ricapitolino uno ai piedi dell’altro”
“Tu credi? E della sua storia con Jane Foster cosa vuoi fare?”
“Ma dai, storia è una parola troppo grossa”
“Abbastanza grossa perché lui le faccia il baciamano”
“Thor è un gentiluomo tutto qua”
Steve lo guardò scettico “Si sono già messi ufficialmente fidanzati su facebook”
“… è solo un contrattempo, okay? Troverò una soluzione”
Il biondo sospirò, abbandonandosi contro lo schienale della sedia “E Loki come l’ha presa?”
“Lascia libera la sua parte meno simpatica, diciamo. Comunque sia, tutta questa tua preoccupazione per Loki è commuovente, non è che per caso speri di guadagnarci qualcosa? Tipo il libero accesso ai suoi pantaloni senza biondi vichinghi pronti a rifarti i connotati?”
Steve spalancò la bocca “Ma come diavolo ti viene in mente!?” ululò arrossendo di botto ed attirando l’attenzione di tutta la classe e, come se non bastasse, un’ora di punizione da parte di quella strega della professoressa, mentre Tony riusciva ad assumere un’aria abbastanza innocente da scamparla.
“Quante storie Cap, volevo solo capire se lo stronzo e intelligente fosse il tuo tipo”
“Cosa te ne frega di qual è il mio tipo, Stark?” borbottò, senza sapere se essere più imbarazzato o arrabbiato.
“Semplice, ora so di poterci provare con te e avere qualche speranza” ribatté il moro con un occhiolino, prima di lasciare l’aula e uno Steve con la bocca spalancata dalla sorpresa e le guance rosse come non mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Parafrasi di una frase di Alan Grant in Jurassic Park, perché sì ù.ù
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Della serie “Oh ma finalmente succede qualcosa!” Ebbene sì, con un po’ di calma riesco a far succedere qualcosa pure io u.u
Allora, il titolo è preso da Garbage-When I grow up https://www.youtube.com/watch?v=EcP1sHzhZGQ
Ultima nota tecnica, visto che il prossimo capitolo è piuttosto corto e molto di passaggio, la settimana prossima ci saranno ben due aggiornamenti, uno di mercoledì e uno come al solito di sabato :)  (... sperando di ricordarmene)
Un grazie di cuore a tutte quelle che stanno seguendo questa storia <3
ciao ciao

roby_lia

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Capitolo 5
*** When you let him go ***


When you let him go

Mentre la neve continua cadeva, Thor portò lo sguardo al cellulare che stringeva in mano.
Avrebbe potuto mandargli un messaggio. Magari con la scusa che l’aveva mandato automaticamente a tutti i numeri in rubrica e-
No, Loki non ci avrebbe mai creduto. Non era mica scemo lui.
“Cos’è quella faccia scusa cuginetto? Fammi indovinare, problemi di cuore?”
“Il tuo ragazzo si è deciso a mettere la testa apposto e ti ha lasciato?” Thor ricevette in rapida successione due poderose pacche sulle spalle da parte degli altri due, mettendo a serio rischio la sopravvivenza dei suoi polmoni nonostante la sua di stazza.
“Siamo solo amici” bofonchiò in risposta, facendo una smorfia.
“Le tue parole sottendono un purtroppo grande come Buckingham Palace, te ne rendi conto vero?” ghignò il primo.
Il biondo s’oscurò ancora di più, desiderando solo che quei cugini impiccioni lo lasciassero in pace. Iniziò seriamente a rimpiangere la sua idea di andare a passare le vacanze dai parenti in Norvegia solo per evitare Loki.
Quando loro erano venuti a trovarli anni prima, Loki gli aveva definiti branco di labrador biondi, trovandoli ovviamente insopportabili.
Scuote la testa per scacciare il ricordo dell’aria corrucciata che Loki aveva assunto mentre li studiava, per poi arricciare il naso e andare a nascondersi alle sue spalle.
“Ragazzi, la colazione è pronta” li avvertì Frigga, entrando nell’ampio salotto. Mentre gli altri due si precipitavano ai posti, la donna si fermò accanto a lui, appoggiandogli un braccio attorno alle spalle.
“Hai sentito Loki?”
Thor mugugnò una vaga risposta negativa, per poi schiarirsi la gola all’occhiataccia che ricevette.
“Ieri sera mi sono dimenticato di chiamarlo. E adesso… è troppo presto, starà ancora dormendo tenendo conto del fuso orario”
“Giusto. Ma almeno scrivigli, va bene? Dopotutto ci avevano invitato come al solito da loro, devo ancora capire perché hai voluto a tutti i costi venire qua”
“Bhe, non stavamo tutti insieme da anni” cercò di scusarsi Thor.
“Non è che gli altri anni questo problema ti abbia mai sfiorato la mente. È successo qualcosa tra voi?”
“No, mamma, è solo che… si cresce, no? Si cambia” rispose stringendosi le spalle, per poi andare a cercare un po’ di pace nella colazione.
 
 
 
Loki si stiracchiò sul divano troppo vuoto, lanciando un’occhiata distratta ma non poi così tanto al telefono. Niente di niente.
Era strano passare un Natale solo con sua mamma. Di solito invitavano sempre Thor e la sua famiglia, e dopo un pranzo fin troppo abbondante, lui e Thor si mettevano sul divano a guardare un po’ quello che capitava.
Era sempre così che andava, perché improvvisamente le cose erano cambiate?
Sospirò, cercando una posizione più comoda, ma gli dava una sensazione strana non avere Thor vicino su cui potersi appoggiare.
Non si era reso conto di come anche il più semplice contatto con Thor fosse così familiare, e bello, e intenso, quasi da lasciarlo senza fiato.
Non se n’era reso conto finché non l’aveva perso del tutto.
Serrò con forza gli occhi per riaprirli di scatto quando sentì una mano gentile tra i capelli. Sua madre gli sorrise guardandolo dall’alto.
“Va tutto bene?”
“Certo. È Natale e ho ricevuto un sacco di libri da leggere e dvd da guardare” non menzionò il regalo che era restato chiuso nel suo armadio, quello che non aveva potuto mettere sotto l’albero perché quella mattina non ci sarebbe stato nessuno ad aprirlo, perché quell’idiota se n’è andato in Norvegia-
Trattiene il fiato per qualche secondo, sgombrando la mente.
LediecirennediBabboNatalepericinqueGuardiani…
“Sai vero, che se glielo chiedevi ti avrebbero portato con loro. Hai sempre parlato di visitare l’Europa, perché non ne hai approfittato per iniziare?”
“Certo, e ti lasciavo da sola a festeggiare il Natale. Andiamo mamma, nemmeno io sono così cattivo” sbuffò, facendole spazio sul divano.
La donna scrollò le spalle “Mi sarei inventata qualcosa. Dopotutto è tanto che non mi dedico una giornata solo a me stessa”
“Appunto, sono il tormento della tua vita, devo pur rendermi utile in qualche modo” rispose, riuscendo a farla ridere.
Poi Farbauti lo tirò verso di sé, passandogli una mano tra i capelli e dandogli un bacio sulla fronte.
“Non credevo che ci avrebbero dato buca per Natale. Si può sapere cosa vi sta succedendo?”
Loki tirò su le gambe, appoggiando il mento sulle ginocchia “Siamo cresciuti” rispose facendo spallucce, ma non riuscì a nascondere una nota d’amarezza nella voce.
Si schiarì la gola cercando di scacciarla “Allora, quale nuovo film vuoi guardare?”
Sua madre lo guardò con quei suoi grandi occhi neri, come a voler leggere tutto ciò che pensava.
Per qualche istante Loki penso a come sarebbe stato bello parlare sinceramente, dirle cosa pensava fosse successo, urlare ed arrabbiarsi perché Thor non l’aveva mai capito, non aveva capito ciò che provava.
E sarebbe stato bello ammettere con qualcuno i propri sentimenti, e si chiese come sarebbero suonate sulle sue labbra parole come innamorato, ragazzo, amore…
Sentì le guance andargli a fuoco, ma per una volta non cerco di scacciare il pensiero.
Anzi, chiuse gli occhi e si accoccolò meglio nel suo angolo di divano, immaginando per la prima volta volontariamente, come sarebbe stato se fosse stato Thor ad avvolgerlo in quel momento, e non una vecchia coperta sfilacciata.
Avrebbe potuto sollevare il viso, per deporgli un bacio leggero sul confine tra collo e mascella. Thor avrebbe sorriso a sua volta, avrebbe abbassato il viso e… l’avrebbe baciato?
La fantasia di Loki s’interrompeva lì, non volendo immaginare come l’altro avrebbe reagito per davvero.
Logicamente sapeva che non l’avrebbe mai baciato.
D’altra parte però, non avendo mai baciato nessuno per davvero, non riusciva ad immaginarsi come sarebbe stato.
Non aveva mai provato una curiosità di quel genere, soprattutto perché trovava sempre altro da fare che pensarci.
Eppure in quel momento, si disse, con Thor magari sarebbe stato bello provare quelle sensazioni…
Sospirò, dandosi mentalmente dell’idiota e concentrò tutta la sua attenzione sul film che sua mamma aveva scelto.
Anche perché orami Thor era andato.
 
 
 
Il freddo era talmente pungente da fargli lacrimare gli occhi, ma era capodanno e non sarebbe stato un vero capodanno senza petardi da scoppiare. A Loki erano sempre piaciuti i petardi, quand’era piccolo scriveva il suo nome con le stelle filanti.
Thor fece una smorfia, stringendo con forza i pugni.
Non doveva pensare a lui. Anno nuovo, vita nuova, Loki resterà semplicemente un bellissimo sogno del suo passato. Ma adesso aveva aperto gli occhi per davvero, e i sogni non erano fatti per il mondo reale.
Il leggero peso che portava attorno al collo però, sembra dissentire.
Doveva essere il suo regalo di Natale. Il loro regalo di Natale, in verità.
Appena li aveva visti, poco prima che le cose tra di loro si complicassero, non era riuscito a non comprarli, spinto quasi da un impulso irrefrenabile che non sapeva spiegarsi nemmeno perché lui non era innamorato del suo migliore amico.
Eppure li aveva comprati. Una coppia di anelli con rispettive catenelle volendo, nemmeno fosse il tanto idolatrato Unico Anello, ma la scritta sopra incisa era di tutt’altra natura.
Tu sei mio, ed io sono tuo.*
O Loki avrebbe dato di matto a tale abominio o ne sarebbe stato conquistato. E di solito gli piaceva giocare a mischiare i mondi immaginari a cui era tanto appassionato.
Aveva immaginato di darglielo a Natale, come regalo.
Aveva passato settimane a sognare ad occhi aperti quel momento. Si era immaginato seduto accanto a lui, sul divano, dopo il pranzo.
Poteva quasi vedersi, mentre gli dava una leggera spallata, per distogliere la sua attenzione dal nuovo libro che l’aveva catturato, e gli avrebbe offerto un misero sacchettino che celava un regalo ben più grande.
Aveva cercato d’immaginare lo stupore dei suoi occhi, ma lì la fantasia l’aveva tradito, perché non riusciva proprio a vedere la sua reazione. Sarebbe stato felice? Avrebbe capito cosa intendeva dire per davvero? L’avrebbe baciato, con quelle labbra sottili?
Thor prese un profondo respiro, lasciando che il freddo gli gelasse la gola.
Doveva smetterla, smetterla di pensare ad una cosa che non sarebbe successa mai e poi mai.
Eppure le sue dita non riuscirono a scagliare gli anelli lontani come stava cercando di ordinarsi, ma invece si soffermò ad accarezzare le scritte sottili, chiedendosi se mai Loki avrebbe preso quella stessa abitudine, in quel mondo parallelo perfetto in cui era il suo ragazzo e le cose andavano sempre per il verso giusto.
 
 
 
Loki si agitò nuovamente sotto le coperte, cercando d’ignorare il fastidioso rimbombo che sentiva nelle orecchie.
Alla fine, tra le insistenze di sua madre e quelle di Tony, si era deciso ad andare alla festa di Fandral. Di solito era Thor che ce lo trascinava, e quando finalmente era abbastanza soddisfatto di casino e potevano andare a dormire, era sul suo respiro che si concentrava per non sentire il fastidioso ronzio lasciato dalla musica troppo alta.
Ma Thor era in Norvegia quell’anno, e lui era solo nella propria stanza, con il solo ticchettio della sveglia che rimbombava nel silenzio.
Thor.
Girandosi un’altra volta, lo sguardo gli cadde sulla scrivania occupata da libri e quaderni, e sovrastata da un pannello di sughero occupato da foto e post-it.
Spinto da un improvviso impulso, Loki gettò di lato le coperte e si alzò, sfregando i piedi freddi sul tappeto peloso.
Stette per un altro attimo a studiare quelle immagini, debolmente illuminate dall’alone rossastro della lampada vulcano. Poi deciso si avvicinò alla scrivania ed iniziò a togliere delicatamente foto dopo foto, i momenti più belli di tutta la loro vita insieme.
Dopo aver staccato anche l’ultima foto, le raggruppò, cercando di darli una forma ordinata. Sfiorò appena con un dito il volto sorridente di Thor nella prima foto. Avranno avuto sì e no tredici anni. Non poi così tanto tempo prima. Allora come avevano fatto a cambiare così tanto le cose?
Propositi per l’anno nuovo?
Loki aprì l’ultimo cassetto della scrivania, quello dove teneva tutti i pezzi di carta straccia da riciclare o su cui c’era ancora spazio per scrivere qualcosa, e le nascose al di sotto di esse.
Poi si voltò e tornò a letto.




* Frase de "Il trono di Spade"

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Capitolo 6
*** Another heart ***


Another heart

Finite le vacanze, era iniziato un periodo cupo per Thor, tutto preso ad evitare Loki, a smettere di pensare a Loki e a cercare di trovare la voglia di studiare giusto quel minimo indispensabile.
Oh, e c’era Jane, ovviamente. La sua ragazza, come aveva fatto a non pensarci.
Jane che, a differenza di Loki, doveva studiare davvero per mantenere la sua media alta e quindi non aveva né il tempo né la voglia di aiutarlo a studiare, anche perché diceva che avrebbero finito solo per distrarsi a vicenda.
Invece con Loki…
No, non si sarebbe messo a confrontare la sua ragazza con Loki.
Anche perché non c’erano assolutamente termini di paragone.
Thor emise un sospiro strozzato, lasciando ricadere la testa sul banco. Poi non riuscì a trattenersi dal socchiudere un occhio e osservare Loki dall’altro lato dell’aula.
Quel giorno in particolare, si era impegnato più del solito ad evitarlo. Era entrato in classe praticamente insieme al professore, pur di non rischiare di avere una scusa per parlargli. E quando quella lenta ora di agonia sarebbe finita, sarebbe stato il primo a schizzare fuori perché quel giorno, anche alla minima possibilità di rivolgergli parola, avrebbe dovuto farlo, dopotutto loro non si stavano mica comportando come bambini delle elementari. Assolutamente no.
Per quel motivo non fingeva che quello fosse un venerdì come tutti gli altri, per quello non faceva finta di essersene dimenticato. Ma questo non voleva dire che non poteva evitarlo, ovviamente.
Il suono della campanella dell’ultima ora non gli era mai sembrato così liberatorio. Anche se era un sollievo traboccante senso di colpa, che apparve quasi nullo rispetto alla sensazione che quello stesso suono gli dava quando preannunciava l’inizio di un fantastico pomeriggio con Loki.
Ma quello appartiene ad un altro tempo, quello ormai era solo un sogno da serbare in un angolo della mente.
Le ore del pomeriggio si trascinarono con una lenta apatia. Il cielo grigio prometteva ancora neve, e sembrava impossibile trovare qualcuno disposto a fare qualsiasi cosa.
Loki l’avrebbe definita una giornata da cioccolata calda, da gustarsi con un bel libro, avvolti nelle coperte.
Non che lui ci abbia pensato, sia chiaro.
Alla fine, avere una scusa buona per uscire di casa la sera fu quasi liberatorio. Casa sua in fondo gli ricordava troppo Loki. Aveva ancora i suoi vestiti di ricambio, c’erano un paio di libri appoggiati sul suo comodino, perché Loki non avrebbe mai potuto andare da qualche parte senza essere sicuro di trovare qualcosa da leggere.
Tutto gli ricordava fin troppo Loki, e non aveva abbastanza forza per tranciare anche quell’ultimo flebile legame.
Per fortuna c’era sempre un modo per offuscare la mente. Stava bevendo più del suo solito, lo sapeva, ma non c’era nessuno a guardarlo con incertezza, nessun volto con le labbra tirate in una linea sottile e scontenta.
Jane invece gli lasciava fare ciò che voleva, gli bastava che fosse abbastanza sobrio da riportarla a casa.
E poi a Loki non erano mai piaciuti i bar.
Per questo quasi si strozzò quando vide Tony entrare. E se c’era Tony, Loki non poteva essere troppo lontano, soprattutto in quel giorno.
E purtroppo il posto era troppo piccolo per far finta di nulla, quindi dopo aver ripreso il controllo si decise ad avvicinarlo.
“Dov’è Loki?” gli chiese senza nemmeno guardarlo.
“Uh? Ciao anche a te, sai- il moro sollevò un attimo lo sguardo dal cellulare, per poi scrollare le spalle- comunque non ne ho idea. Uno dell’ultimo anno l’ha tampinato tipo tutta la settimana per convincerlo ad uscire. Com’è che si chiama, Slav…? Svlad… una cosa del genere…”
“Svadilferi” bofonchiò Thor, incupendosi ancora di più.
“Esatto quello! Comunque alla fine credo che Loki gli abbia urlato contro che preferisce diventare un eremita che uscire con lui. Quindi immagino che si sia preso di parola”
“E tu l’hai lasciato da solo proprio oggi?” non riuscì a trattenersi il biondo.
“Bhe sì. Avevo da fare, non ero in vena di fare l’associale con lui”
“Sì, ma oggi??”
“Perché? Che cos’ha d’importate oggi?”
Thor lo guardò stralunato “Non dirmi che non sai che è il suo compleanno?”
Tony socchiuse la bocca “Ah. Ecco perché oggi tutti si comportavano in quel modo con lui!”
“Fammi capire, tu hai lasciato da solo il tuo ragazzo il giorno del suo compleanno?” sputò fuori Thor, non sapendo se odiare di più Tony o Loki perché lo preferiva ancora a lui.
“Il mio cosa?!?!”
“Già, il tuo cosa?!?” rincarò la dose Steve, arrivato giusto in tempo per sentire l’ultima parte della discussione, incrociando le braccia sul petto e guardando storto Tony.
Tony scosse la testa con enfasi “Non è come pensi! Non è come pensate! - gesticolò furiosamente- Non so come ti sia venuto in mente una cosa del genere biondo, ma io e Loki siamo solo amici! E amici in senso vero, non di quel genere che si abbracciano ogni tre per due o se ne vanno in giro mano nella mano che intendi tu”
“Oh, certo”
“Sul serio, non è il mio tipo! Lì preferisco alti, biondi e con tanto spirito sportivo, giuro!” esclamò lui, ammiccando angelicamente all’insegna di Steve.
Il capitano lo studiò per qualche istante, prima di sbuffare leggermente contrariato “Ti conviene”
“Ma…- solo allora Thor si accorse degli sguardi che si scambiavano i due- state insieme? Intendo, voi due?!”
“Ecco, sì, più o meno- ammise Steve, sentendo le guance riscaldarsi- è un problema?”
“No, certo che no, ma quindi… tu non stai con Loki?” domandò con un soffio di voce, voltandosi verso Tony.
Il ragazzo sbuffò una risata “Certo che no! È Loki per dio! Sarebbe come stare con me stesso, e capisco che la cosa potrebbe risultare piuttosto interessante ma- l’occhiataccia che gli lanciò Steve gli fece velocemente decidere di cambiare le parole che aveva in mente-… io mi basto e avanzo, grazie tante”
Thor boccheggiò, mentre un’improvvisa ondata di nausea lo assaliva.
Lui gli aveva urlato contro… si era arrabbiato… avevano litigato… tutto per uno sbaglio?
“Diamine, ma quindi è davvero il suo compleanno? Mi rinfaccerà di non averlo saputo per tutta la vita! A meno che…- Tony ghignò, osservando il panico sempre crescente nello sguardo di Thor- credo di avere la soluzione che fa per noi, biondo”
 
Il viaggio verso la casa di Loki non gli era mai sembrato così lungo, con il sordo rumore dei battiti del suo cuore che copriva il continuo blaterare di Tony, e una voce nella testa, troppo simile a quella di sua madre se doveva essere sincero, che non faceva altro che ripetergli quanto era stato stupido e infantile, avrebbe solo dovuto parlargli chiaramente per evitare che tutto quello succedesse.
Dio, se solo l’avesse baciato per davvero una delle tante volte che aveva desiderato farlo!
Riuscì a malapena a scendere dalla macchina tanto gli tremavano le gambe.
“Forza biondo! Cerca di darti un po’ di tono, devi essere il più affascinante possibile e il verdognolo mal di mare non ti si addice granché” cercò di “rincuorarlo” Stark, sistemandogli la felpa per poi attaccargli un fiocco rosso sui capelli. Il biondo era talmente fuori di sé da rendersene a malapena conto.
“Ricordati di respirare, dubito che svenendogli addosso tu possa incrementare le già scarse possibilità di farti perdonare” fece notare angelicamente Tony, mentre suonava il campanello.
Poi, non appena la porta si aprì abbastanza, lo stesso Tony gli diede una spinta alle spalle proprio per farlo cadere sull’altro.
“Ma che … Thor!!” fu il gentile ringhio con cui li accolse Loki, aggrappandosi al biondo per non cadere, a sua volta con una mano contro lo stipite della porta.
Thor sentiva le guance bruciare e gli mancò il respiro quando finalmente incontrò di nuovo il verde dei suoi occhi. Come aveva fatto tutto quel tempo senza poter vedere quel colore così bello?
E poi indossava quella maglia grigia che gli piaceva tanto. Il modo in cui i capelli scuri gli si arricciavano intorno al collo, i suoi occhi che sembravano ancora più verdi…
“Ciao” riuscì a mormorare.
Loki sbatté le palpebre un paio di volte “Ciao… si può sapere che hai nei capelli?”
 “Io…- Thor si scosse, raddrizzandosi e tirando con tanta forza il fiocco da strapparsi qualche capello- è di Stark”
“Ma perché tutti danno la colpa di tutto a me? Prendetevi un po’ di responsabilità!”
Loki li squadrò per qualche istante, e Thor sentì una fitta allo stomaco al nuovo sguardo freddo che gli rivolse “Cosa siete venuti a fare?”
“Ti ho portato il tuo regalo di compleanno ovvero Thor che deve dirti un a cosa di vitale importanza. Dai, facci entrare”
Dopo qualche secondo ed una smorfia rassegnata, Loki si fece da parte.
“Allora?” domandò poi, incrociando le braccia sul petto senza più guardarlo.
“Sì, io… volevo farti gli auguri di compleanno. E così… eccomi qua”
“… grazie. Ora potete andarvene”
“Sì!” asserì precipitosamente Thor, con tutto il suo coraggio e i buoni propositi che erano andati a farsi friggere.
Tony si alzò di scatto dal divano su cui non era stato invitato a sedersi “NO! Thor deve dirti anche un’altra cosa! Avanti Thor! Digli quella cosa!!” strepitò, gesticolando come un forsennato.
Loki spostò lo sguardo da uno all’altro, per poi stringere le labbra in una scontenta linea sottile e fissarli con sufficienza.
“Ok, ok, visto che voi siete così collaborativi vi aiuterò. Di nuovo” proclamò con fare benevolente il ragazzo, facendo roteare gli occhi a Loki.
“Iniziamo proprio da te messer’ simpatia: sbaglio o ultimamente sei più intrattabile del tuo solito? E conta che me ne sono reso conto anch’io nonostante ti conosca da meno tempo di tutti gli altri”
“Hai provato a pensare che sei tu a rendermi insopportabile con le tue chiacchere inutili?” protestò l’interessato, venendo prontamente ignorato.
“E tu, Thor, sbaglio o i tuoi voti stanno calando a ritmo di Wall Strett il venerdì nero?”
“Non riesco a trovare molto tempo per studiare ultimamente, ci stiamo allenando di più…e poi c’è Jane” fu la debole protesta, scansata con una stretta delle spalle.
Tony roteò gli occhi “è ovvio che da quando avete litigato entrambi ne risentite. Quindi perché non vi decidete a fare felici me, tutta la scuola, voi stessi e la vostra povera e stressata tensione sessuale e mettervi insieme?”
Il silenzi che seguì fu brevemente infranto solo dallo schiocco delle mani di Steve mentre se le portava al viso per nascondersi.
“Che cosa?” sibilò rabbio Loki, riducendo gli occhi a due fessure.
“Sì, già, cosa?” fu il pappagallo incerto di Thor.
“Oh, avanti, l’hanno capito tutti, smettetela di fare gli idioti. Vuoi due dovete stare insieme”
“Insieme? Ma dai, sarebbe la cosa più strana in assoluto!” protestò Loki, sospirando esasperato.
Thor gli diede man forte, mentre dentro la sua testa la voce di sua madre minacciava di prenderlo a sberle “Già esatto… siamo solo amici!”
“Siamo praticamente fratelli!”
“Infatti!!”
“E anche se fosse, Thor è etero!”
Il biondo si voltò di scatto verso Loki “Io non sono etero!”
Loki lo guardò storto “Ma è ovvio che sei etero, Thor. Stai con Jane. A me sembra tanto una ragazza, se poi dici che ti ha fatto una sorpresa sotto le lenzuola sono affari vostri ma-“
“Non sono etero! - strillò il biondo- Io… non sono etero, ecco” ripeté, prendendo un profondo respiro.
“Certo che lo sei. Dimmi, quando mai avresti guardato un ragazzo tu?” gli domandò l’altro, alzando un sopracciglio con fare esplicito.
Il silenzio cadde sulla casa.
“… come si può essere così intelligenti da mangiare cereali e meccanica quantistica a colazione ma non capire questo? Come?!” si disperò Tony.
E questa volta Steve si trovò costretto a dargli ragione “è… evidente. Fin troppo. L’hanno capito tutti, in verità”
“Bhe, io no! Cos’è che… - si bloccò improvvisamente, spalancando gli occhi e sbiancando- oh”
Oh?! Dici solo oh?! Come si può dire solo oh? Come?!?” strepitò Tony, mentre Steve lo trascinava fuori tirandolo malamente.
“E bacialo, idiota! Perché non lo sta baciando? Credi che non sappia come si bacia?”* riuscì ad urlare prima che l’altro biondo chiudesse la porta alle loro spalle, lasciando che il silenzio potesse finalmente calare tra i due.
 
 
 
 
Loki lo fissò teso per qualche secondo, poi annuì seccamente “Ok, davvero molto divertente Thor. Ora però smettila”
“Di che stai parlando?”
Il ragazzo roteò gli occhi “Davvero, non ti facevo tipo da scherzi così idioti. Fammi indovinare, è stata un’idea di Fandral. Cos’è, qua fuori pronto a farmi fare la figura dell’idiota quando cascherò in questa stupida trappola?”
“Loki, non c’è nessuna trappola. Non è uno scherzo”
“Certo, e dovrei credere che tu, tu sia… - non riuscì a trattenere una risata carica di amaro sarcasmo- avanti Thor! Non sono così stupido”
Thor lo guardava in modo strano, con gli occhi sgranati ma un accenno di sorriso esasperato.
“Credi che io non possa essere innamorato di te? Come potrei non esserlo casomai? Sei intelligente, simpatico e… e bello- mormorò con poca voce, per poi scuotere la testa, come a volersi svegliare da un sogno. E quello senza dubbio doveva essere un incubo, si disse Loki.
“Io ti amo, Loki”
Oppure un sogno dal quale avrebbe ucciso chiunque avesse osato svegliarlo, aggiunse, facendosi un ulteriore appunto mentale d’iscrivere il suo cuore alle olimpiadi di tuffi dal trampolino: stava facendo certe acrobazie nel suo petto che avrebbe sicuramente vinto l’oro.
E magari già che c’era, poteva anche dare una risposta a Thor. In effetti le probabilità che sarebbe stata gradita erano alte visto ciò che aveva detto.
Sì, giusto.
Loki socchiuse la bocca, ma tutto ciò che riuscì a fare fu arrossire. Lui che arrossiva! Lui che restava senza parole!
Ma cos’avrebbe potuto dire? Cosa doveva dire? Come poteva esprimere in modo sensato tutto ciò che provava? Lui non era bravo con i sentimenti, per questo aveva sempre preferito i numeri, i numeri erano-
Un sospiro pesante di Thor lo fece tornare con i piedi per terra “Comunque sia, io… sistemerò la cosa, okay? È solo che mi manchi, mi manca quello che c’era tra noi e se a te va bene-“
“S-sistemare la cosa? - lo interruppe Loki, quasi gridando. Aveva un tono di voce gracchiante ed aspra dal suo solito, ma in quel momento non se ne curò. Se doveva essere sincero non sapeva nemmeno come aveva fatto a convincere la voce ad uscire da quell’angolino scuro in cui si era rintanata- Per te è una cosa da sistemare? Perché dovresti sistemarla?”
“Senti, lo so che non sono il tuo tipo ma ti voglio bene e voglio che torniamo ad-
“Tu non dovresti essere il mio tipo?! Tu potresti non essere il tipo di qualcuno?!”
Thor abbassò lo sguardo a terra “Non il tuo. Sono stupido, non ho la battuta sempre pronta e-“
Loki strinse i pugni “Tu sei l’essere più idiota che esista, te lo concedo”
“Ecco, vedi? Io-”
“Ma non osare cambiare” finì tutto d’un fiato il ragazzo, lasciando l’altro senza parole.
“Come?” riuscì solo a mormorare con un filo di voce il biondo.
Loki si morse il labbro, abbassando lo sguardo “Non farlo. Non sforzarti di sistemare nulla, perché non ci sarebbe nulla da sistemare… secondo me” si affrettò ad aggiungere quasi balbettando, sentendo le guance che si scaldavano ancora. Dio, non era mai arrossito così tanto, dannazione! Tutto nei momenti meno opportuni ovviamente.
“Sei tu, e a me va bene” sospirò con l’ultimo residuo di amor proprio che prendeva il volo.
Fu il turno di Thor poi di restare senza parole “Tu… io… noi?...”
Il biondo scosse vigorosamente la testa, strappandogli una risata tesa “Pensavo che tu mi vedessi solo come un amico… come un fratello”
Il moro si accigliò “Sei tu che hai iniziato con quella storia”
“No, sei stato tu”
“Perché mai avrei dovuto dire una cosa del genere? Sei stato tu!”
“Non è vero!”
“Sì invece!”
“No!”
“Sì!”
“NO!”
“Sei tu che lo dici continuamente!”
“Anche tu se è per questo!”
“Bhe, io dico anche di tifare Lannister!”** strillò alla fine Loki, riuscendo a por fine alla discussione.
Si fissarono per qualche istante, i respiri veloci per i cuori che battevano troppo forte.
Alla fine Thor scoppiò a ridere, seguito a breve dall’altro.
“Solo tu potevi fare una dichiarazione del genere!”
“Dai, stavamo diventando ridicoli!”
“Bhe, perché uscirsene improvvisamente con citazioni su serie tv non lo è?”
Loki lo guardò storto, ma Thor gli sorrise ancora, uno di quei suoi sorrisi veri che gli facevano sempre sembrare che alla fin fine respirare non fosse poi così necessario.
Poi l’altro abbassò lo sguardo, mentre il colore sulle sue guance lentamente aumentava e il sorriso non voleva saperne di spegnersi “Quindi potrei, uhm… baciarti?”
Loki lo soppesò per qualche istante “No- rispose seccamente - io dico che tu devi baciarmi”
Thor annuì, mentre lentamente si avvicinavano con incertezza. Era strano essere di nuovo così vicini dopo così tanto tanto tempo. Era stato strano non esserlo. Era bellissimo esserlo di nuovo.
“Amore, amore, cosa non si fa in nome tuo?”*** cantilenò il biondo, con un leggero sorriso sulle labbra, mentre si chinava leggermente sull’altro.
 
Baciare Thor era un qualcosa di talmente intenso da fare quasi male.
Era cercare di trovare un ordine in quell’improvviso caos troppo veloce di dita, denti e capelli, per poi mandare tutto al diavolo e continuare qualsiasi cosa stesse succedendo.
Era il bisogno di allontanarsi dalle sue mani, ustionanti contro la sua pelle, come l’acqua calda della doccia dopo un pomeriggio passato nella neve. Di una bellezza tremendamente dolorosa.
Ma se si fosse allontanato probabilmente avrebbe fatto ancora più male.
Non aveva saputo cosa aspettarsi. Non aveva mai minimamente pensato a cosa aspettarsi.
Le sue esperienze erano fatte di libri e film, ma per quanto ci si possa sforzare non si potrebbe mai riportare qualcosa di reale in quei mondi di bugie. Non avrebbe senso, non è a quello che servono.
E lui intanto si trovava completamente disorientato.
Dovrebbe allontanarsi, aveva bisogno di respirare, aveva bisogno di mettere in ordine le idee, perché cazzo! Lui stava baciando Thor!
Ma invece non poté che stringersi maggiormente cercandolo sempre di più, per tentare di scacciare quel freddo che non si era reso conto di provare quando lui non c’era.
 
 
 
 
A Thor quasi tremerebbero le gambe, se solo avesse abbastanza fiato per permetterglielo. Ma in quel momento l’unica cosa a cui riusciva vagamente a pensare era continuare a baciare Loki, a stringerlo a sé, ad accarezzare sempre di più di quella pelle bianca e fredda, con solo brevi momenti in cui si permetteva di allontanarsi per prendere una boccata d’aria ed intravede appena i grandi occhi verdi di Loki, le sue labbra più rosse del normale e non poteva che chinarsi di nuovo su di lui, chiedendosi a cosa serviva respirare se non poteva baciare Loki.
Vorrebbe quasi fermarsi, per poter guardare attentamente quel sorriso così spontaneo ed euforico come altre poche volte l’aveva visto. Potrebbe passare ore intere a fissarlo, a sfiorarlo con le dita fino a che non fosse stato sicuro di aver imparato a memoria ogni singolo dettaglio.
Quasi gli dispiace chiudere quel sorriso, che era probabilmente la cosa più bella sulla faccia della terra, con un bacio. Quasi.
 
Thor fece un passo avanti, come se fosse possibile per lui stare ancora più vicino a Loki, senza far caso al divano sul quale rischiano di schiantarsi e che li fa separare per recuperare l’equilibrio.
Ancora non credendo a quello che era successo, osservò l’altro scuotere la testa per schiarirsi le idee, ma tutto ciò che Loki fu in grado di fare era boccheggiare, senza sapere se era per la necessità d’aria o proprio perché non aveva parole.
“Noi… noi… noi?”
Thor annuì, senza riuscire a smettere di sorridere “Noi” ripeté, prima di tornare a chinarsi su di lui e baciarlo ancora. O almeno, questo era il suo intento, ma Loki lo spinse gentilmente indietro, tenendo comunque i lembi della sua maglia stretti nei pugni.
“Aspetta un attimo. Io… io devo capire”
“Uhm, capire cosa?” borbottò lui, alzando un braccio per passarsi una mano tra i capelli.
“Questo. Com’è che improvvisamente tu… - lo vide mordersi le labbra, cercando le parole che in quel giorno gli sfuggivano più del suo solito- provi questo per me?”
Thor sollevò un sopracciglio “è una cosa tutt’altro che improvvisa, veramente- gli rispose imbarazzato- perché? Per te è improvvisa?”
Loki si limitò a scuotere la testa, tenendo lo sguardo basso.
“Allora perché ti sei comportato in maniera così strana se… se ti piaccio?”
Thor espirò rumorosamente, cercando di trattenere una risata. Loki era sempre una frana quando si parlava di emozioni e sentimenti.
“Io, bhe… ero geloso” ammise semplicemente, facendo accigliare l’altro.
“Geloso?”
“Sì. Di Stark. Pensavo che ti piacesse”
Loki spalancò gli occhi “Tony?!? Ma sei totalmente fuori o cosa?!”
Lui scrollò le spalle “Eravate sempre impegnati a parlare di quelle vostre assurde diavolerie scientifiche, e poi lo invitavi ovunque andassimo. Credo che sia stato normale aver pensato che-“
“Sì, ma solo perché gli serviva una buona scusa per incontrare Rogers!”
“Sì, l’ho capito ora questo” rise il biondo, mentre l’altro ancora aveva una faccia sconvolta.
“Stark. Come diavolo ti è venuta in mente una cosa del genere proprio non lo so. Chiunque con un minimo di cervello e senso dell’autoconservazione ti preferirebbe a lui. Insomma, è Stark!”
“Lo so, è solo che…- fece spallucce non, sapendo nemmeno lui come spiegarsi- credo che sia una cosa normale”
“No che non lo è. Io non lo capisco! Come puoi credermi così autolesionista da farmi piacere Stark proprio non lo so. Insomma dai, io e Stark! Non è che solo perché parlo con qualcuno vuol dire che ci provo. Prima che Bruce andasse al college non hai mai fatto tutte questa storie, eppure anche con lui passavo o re a parlare” s’imbronciò il moro, corrugando la fronte e facendo ridere ancora Thor.
“Con Bruce era diverso! Non lo guardavi in quel modo”
“Ma di che diavolo stai parlando? Non lo guardavo in nessun modo!” borbottò Loki.
“Io…vediamo se riesco a spiegarmi” mormorò con un sorriso, cercando di spiegare quell’aliena cosa che erano per Loki i sentimenti.
E visto che si parlava di Loki probabilmente c’era una sola cosa che avrebbe funzionato.
“Ci sono: Agron e Nasir. E Castus”****
 “… ma sei completamente scemo?!” sbraitò l’altro, dopo qualche attimo di smarrimento.
“Hai capito ora cosa intendevo? Anche se era ovvio che loro non si sarebbero lasciati, c’era pur sempre la possibilità che Castus rovinasse tutto”
“Sì” borbottò, ancora imbronciato, roteando gli occhi.
Quando rialzò il viso verso di lui, aveva un leggero sorriso sulle labbra “Agron e Nasir allora?”
Thor annuì “Per iniziare loro sopravvivono e stanno insieme- disse, tirandolo di più contro di sé- poi fanno un sacco di sesso- aggiunse, facendolo ridere e sentendolo rilassarsi contro di lui- ed infine avranno di sicuro adottato tutti gli orfani ribelli sopravvissuti. Quindi sì, Agron e Nasir”
“Idiota- ribatté Loki, prima di tirarlo contro di sé fermandosi a pochi millimetri dalle sue labbra- spero almeno che il tuo vocabolario sia un po’ più fornito rispetto ai “fottuti galli” e “fottuti dei” di Agron o tua madre di taglia la lingua. E quello sì che sarebbe un vero peccato”
“Quindi le minacce di morte contro chiunque ci provi con te sono concesse? Perché avrei giusto un paio di nomi…”
Poi Loki lo baciò e lui non poté che allontanare il fastidioso pensiero di Stark dalla mente. Dopotutto, poteva sempre ucciderlo il giorno dopo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*ovvia ripresa della battuta di Olaf in Frozen. E se vogliamo essere ancora più precisi l’inizio può ricordare l’ordine di Capitan Barbossa in “Ai confini del mondo” v.v
** Se qualcuno ancora non li conosce andate a leggervi i libri è un riferimento al Trono di Spade, dove i fratelli gemelli Cersei e Jamie Lannister hanno una relazione
** Battuta che Jamie dice a Cersei
****… ovvio riferimento a Spartacus che non potevo non inserire visto lo stato in cui mi trovo a causa loro >.<
 
 
 
 
 
 
 
Note
Eccoci quasi alla fine di questo delirio che, se non si fosse capito, l’avevo scritto poco dopo aver finito Spartacus e inserire riferimenti a quella tortura dei sentimenti serie tv era l’unico modo per farmi concentrare su questa storia, scusatemi tanto u.u (ma anche no)
Il titolo è preso dalla canzone di Tom Odell -  Another love https://www.youtube.com/watch?v=Vt_NAOOkf-E
Vi ringrazio per continuare a leggere nonostante tutto e ogni critica è come al solito ben accettata
 
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 7
*** It's the end of the world as we know it ***


It’s the end of the world as we know it
 
Thor si era svegliato prima di Loki. Non che la cosa fosse strana, a volte per svegliare Loki ci sarebbe voluto lo scoppio della terza guerra mondiale.
Eppure quella volta sembrava tutto diverso, forse perché loro erano diversi e ormai non c’era più niente che li separasse.
Se le cose tra loro non dovessero funzionare… se dovessero rovinare tutto… non avrebbero potuto far finta di niente come quando erano amici, e quelle poche volte che litigavano bastava che si tenessero il muso per qualche ora e poi potevano tornare a giocare alla play come se niente fosse.
Questa volta avrebbero davvero perso tutto e-
Thor chiuse gli occhi e cercò di respingere l’improvviso terrore che l’aveva attanagliato concentrandosi sulla sensazione di Loki tra le sue braccia. I suoi capelli che li solleticavano il naso, i pugni morbidi con cui si era aggrappato alla sua maglia, i piedi freddi premuti contro le sue gambe per cercare di scaldarsi e il respiro leggero contro il suo collo.
Erano apposto e lo sarebbero stai per sempre. A qualsiasi costo.
Dopo qualche istante, sentendo Loki che iniziava ad agitarsi, si rese conto che forse lo stava stringendo un po’ troppo forte.
Il ragazzo (il suo ragazzo) si distese sulla schiena, stiracchiandosi rumorosamente prima di aprire gli occhi e degnarlo di uno sguardo.
“Perché hai quell’espressione idiota già di prima mattina?”
“E tu come fai ad essere acido come una vecchia racchia già di prima mattina?”
Loki sbuffò, tornando a nascondere il naso sotto le coperte ma continuando a guardarlo curioso con i suoi grandi occhi verdi.
“Che hai?” gli chiese infine con un sospiro, tornando a riemergere dalle coperte.
“Ecco… mi chiedevo se potevo baciarti. Ancora”
Il moro lo fisso in silenzio per un lungo istante “Considerando che hai passato gran parte della notte a farlo non vedo perché non dovresti. Anzi, sei fortuna se non mi offendo perché non l’hai già fat-“
Thor gli rotolò addosso, finalmente zittendolo e intrecciando le dita con le sue.
 
 
Sembrava strano, dopo un week-end che pareva quasi un sogno, trovarsi a percorrere la solita strada per andare a scuola, come se nulla fosse successo.
Thor saltò giù dal muretto sul quale stava aspettando Loki non appena questo fu in vista, con un sorriso enorme e molto poco adatto visto che da lì a poco si sarebbe trovato a scuola.
“Ciao”
“Ehi” ribatté Loki, ancora assonato.
Era mai stato così bello? I suoi capelli erano mai sembrati così tanto scompigliati e morbidi da sembrar chiedere che una mano ci passasse in mezzo? I suoi lineamenti erano mai stati così addolciti dal sonno? I suoi occhi erano mai sembrati più luminosi?
Non riuscendo a resistere, gli prese il volto tra le mani e lo baciò a lungo.
Almeno finché Loki non lo spintonò via “Diavolo Thor, è mattina! Fammi almeno svegliare prima di assalirmi” bofonchiò, con uno sbadiglio e passandosi i pugni sugli occhi.
Se possibile Thor sorrise ancora di più, mentre iniziavano ad incamminarsi “Che nuovo libro ti ha tenuto sveglio fino a tardi?”
“Nessun libro. Mia mamma voleva rivedere i vecchi episodi di Vikings. Quando ci si mette sa essere peggio di me”
“Bhe, da qualcuno devi pur aver preso no?”
“Ma sta zitto”
Il loro arrivo a scuola fu accolto da una sonora pacca sulla spalla di ognuno “Eccoli qua, i Ponds* 2!”
“Stark! È mattina!” mugugnò Loki, scansando l’amico per trascinarsi fino al suo armadietto.
“Che aria stanca vecchio mio! Thor! Devi imparare un po’ a contenerti, non puoi ridurmelo così dopo appena due giorni”
“Impiccati Tony” rispose al posto suo Loki.
“Diamine, prenditi un antiacido, o voi due diventerete peggio di Freddie e Stuart**!”
Thor continuò a seguire la loro discussione cercando di non ridere (e di non strozzare Tony sul posto. Non che ci abbia pensato ovviamente. Sarebbe passato oltre quella fase. Sì, sì proprio oltre. Con un carrarmato, preferibilmente)
“Ma la vuoi smettere?”
“Vi sto paragonando alle più belle storie d’amore di sempre e tu te la prendi pure? Fareste impallidire Achille e Patroclo, Eurialo e Niso*** saranno niente al confronto e-“
“Ti rendi conto che stai facendo tutti paragoni con personaggi morti in modo orrendo e doloroso, vero?”
“…”
“…”
“… Agron e Nasir! Loro non sono morti! Anzi hanno un finale da e vissero sempre felici e-”
“Ma che cazzo!” imprecò Loki, mentre Thor scoppiava a ridere.
“Te l’avevo detto!”
“Sta zitto Thor!”
“Ehi che mi sono perso? Perché ridete come due iene?”
Thor scosse la testa, passando lo sguardo dal moro a Loki che lo stava fulminando con lo sguardo “Fottiti Stark” disse continuando a sghignazzare e facendo alzare gli occhi al cielo a Loki.
“Ma si può sapere?! Ti stresserò finché non ti deciderai a rispondere Loki”
Anche l’interessato fece rimbalzare lo sguardo tra i due, prima di sbuffare indulgente e scrollare le spalle “Fottiti Tony”
“Oh, ma insomma! Giuro che-“
“Thor!!”
Il richiamo infuriato di Jane interruppe l’idillio. E fece venire i sudori freddi a Thor. Che si era casualmente dimenticato del fatto che lui aveva una ragazza, in effetti. E che forse non era stata una grande idea dimenticarsi di rianimare il cellulare per tutto il fine settimana.
“Jane?”
“Si può sapere cos’ è successo?” sbottò irritata la ragazza.
“Bhe ecco, vedi io… lui… noi…” il biondo si guardò freneticamente attorno, accorgendosi solo in quel momento che Tony e Loki se la stavano dando a gambe ridendo a crepapelle.
“… dammi un minuto” riuscì a dire sensatamente dopo aver fatto qualche respiro profondo, e correndo dietro al suo ragazzo, incurante delle vivaci proteste dell’altra.
“Loki! Aspetta un attimo!” l’interessato sbuffò, decidendo di obbedirgli per una volta.
“Che vuoi?”
“Mi ero completamente dimenticato di lei! Te lo giuro!”
“Temo di conoscerti troppo bene per non crederti. L’importante è che la molli. Ora” sorrise angelicamente l’altro, e questo non fece che rendere la sua sottile minaccia ancora più ad effetto.
Thor annuì deciso, trattenendo un sospiro di sollievo perché Loki non gliel’avrebbe rinfacciato da lì a l’eternità. Forse.
“Un’altra cosa! - lo richiamò prima che il moro potesse andare a lezione- posso, ecco… vorrei dirle la verità, di noi. Non credo che ci sia niente di sbagliato a … non dico dirlo a tutti, ma almeno non nasconderlo, ecco”
Loki lo guardò perplesso, per poi scrollare le spalle “Fa come vuoi” rispose solamente, facendo corrugare la fronte dell’altro.
“Tutto qua? Niente urla, proteste o minacce?”
“Perché dovrei? Sarà un modo fantastico per irritare tre quarti della scuola”
“… molto romantico, davvero”
“Sei tu il romantico tra di noi due, io sono quello che può fare commenti acidi su tutto ciò che ci circonda, rammenti?”
“Loki seriamente, è… è importante per me” non gl’interessava se continuava a comportarsi in modo menefreghista, come se non gl’importasse veramente, quello era il suo modo di essere e gli andava bene. Ma per quanto riguardava il resto…
L’altro sospirò “Mi va bene Thor, davvero. Gli unici limiti che ti pongo sono: niente cartelloni, né magliette con scritte assurde, né dichiarazioni imbarazzanti e soprattutto niente nomignoli. Per il resto mi va bene”
“… nemmeno per San Valentino?”
“Soprattutto per San Valentino. Ora datti una mossa e liberati da quell’impiastro”
“Certo piccoletto!” sorrise al settimo cielo il biondo, schiccandogli un bacio sulle labbra.
 
 
 
 
“Inspira. Espira. Inspira. Espira. Su, avanti, non è difficile” borbottò Darcy, continuando però a giocare con il suo cellulare.
“Sì ma con Loki! Capisci! Con Loki!”
“Sì, sì ho capito. Lui ti ha ignorato per tutto il fine settimana e quando si fa sentire, si è messo con il suo migliore amico. Sono cose che capitano”
“Con il suo migliore amico!!” strillò ancora l’altra.
“Ti ho già detto che lo so! Non serve che mi fai implodere un orecchio. E poi lo immaginavano tutti che prima o poi quei due avrebbero avuto una tresca. Anzi sarebbe più giusto dire che tutti speravano avessero una tresca. Io di sicuro, glielo dovevo a Loki per una questione di principio”
“Principio! Ma io sono la tua migliore amica!”
“Sì, ma lui mi fa copiare i compiti di chimica. E poi da quando quei due si baciano in pubblico e io pubblico le loro foto sul mio tumblr, le visite al sito sono impennata. Già quando le cose tra quei due erano solo platoniche avevo il mio discreto numero di seguaci, adesso che sono ufficialmente fidanzati la ThorKi conquisterà il mondo”
“ThorKi?!?”
“Sì certo. Non posso mica mettere i loro nomi veri, rispetto la privacy altrui io”
 
 
 
 
“Allora, sicuro che non è un problema se lo diciamo ai nostri?” aveva domandato Thor.
Lui aveva sbuffato uno no annoiato per risposta, senza pensare veramente a ciò che stava ascoltando.
Non che per lui fosse un problema, dopotutto visto che mezza scuola li aveva accolti con commenti come “Alla buon’ora!” e “Finalmente!” dubitava che i loro genitori reagissero in modo diverso.
Con sua mamma il commento era stato un semplice “Mi stai dicendo che non state insieme già da quando avevate dieci anni?” e un sorriso smagliante.
Frigga fu più diplomatica “Era ora che vi svegliaste fuori voi due”
Il problema, come al solito fu Odino, perché alla fine Thor doveva aver pur preso da qualcuno.
Per questo Loki cercò di non protestare troppo, quando Thor lo distrasse dal film che stavano guardando per schioccargli un bacio sulle labbra, incurante del fatto che suo padre era appena rientrato e loro si erano appena fatti cogliere in flagrante.
Oh, giusto, era quello il piano.
Stupido Thor che riusciva sempre a distrarlo.
 
 
 
“Odino, caro, perché non ti siedi un attimo?” Frigga lo giudò gentilmente verso la cucina, facendolo sedere.
“Ma loro… loro…”
“Si sono messi insieme, finalmente. Non sei d’accordo tesoro?” domandò retoricamente Frigga, con quel tono di voce che Odino aveva imparato da tempo che era meglio non contrastare.
“Sì, ma loro… ma io…”
“Sì, sì, lo so che hai sempre voluto diventare nonno ma potranno sempre adottare dopotutto”
“Ma-“
“E sarebbe anche il momento che la smetti con i tuoi commenti alla “siete come fratelli”. Sarebbero poco opportuni in questo frangente, caro, non trovi?”
Odino boccheggiò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Amy e Rory aka la coppia più carina e coccolosa di Doctor Who u.u
** Coppia protagonista di Vicious, se non l’avete visto fatelo. Ora. (Ian McKellen, non dico altro)
*** Ovviamente fanno rispettivamente parte dell’Iliade e dell’Eneide. Inoltre erano i cavalli di battaglia del mio professore di italiano quando io ancora non sapevo nulla del bellissimo mondo dello slash, quindi portate rispetto <3
 
 
 
Note
Ed eccoci giunti alla fine, con un ultimo capitolo insensato ma non posso farci niente, mi piacciono troppo i capitoli insensati u.u’’’
Il titolo è preso dalla canzone dei REM (passava per radio proprio mentre pensavo ad un titolo, quindi l’ho preso per un segno del destino) https://youtu.be/JsxavPANO8s
E niente, io mi sono divertita un sacco a scrivere questa storia, spero che sia stato lo stesso per voi :)
Vi ringrazio per tutto  e spero di risentirci presto

ciao ciao
roby_lia

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