the water's rough (but this love is ours)

di White Spins
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Boston ***
Capitolo 2: *** Ripensamenti ***
Capitolo 3: *** Gossip ***
Capitolo 4: *** Tempismi inopportuni ***



Capitolo 1
*** Boston ***


Il primo giorno a Boston per Greer Danville fu un disastro.
Era elettrizzata da questo cambiamento audace, era incantata da questa città.
Ma era anche esausta.
Colpa ovviamente del jetlag e di quelle sette ore di volo. E aver smarrito una valigia non aveva certo aiutato. Le ritornarono in mente le parole di suo padre, l’espressione turbata sul suo volto quando Greer gli aveva detto senza mezzi termini che voleva prendere un volo normale, come fanno tutte le persone normali del resto, e non volare con uno dei tanti jet privati di famiglia. E suo padre non aveva perso occasione per ricordarle che dopotutto lei non è come il resto del mondo, e Greer avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo e gli avrebbe voluto dire che è solo una persona come le altre, se solo questo non fosse vero. Perché poteva esistere solo una principessa d’Inghilterra, figlia di William Danville, e questa persona era Greer. Un aneddoto piuttosto importante che non avrebbe mai potuto dimenticare per un secondo, poiché nessuno glielo avrebbe mai concesso.
 
C’erano voluti giorni per convincere suo padre a farle prendere l’aereo per Boston, settimane per convincerlo che desiderava proseguire i suoi studi negli Stati Uniti. Ovviamente, Will aveva le sue condizioni: scuola privata, una guardia del corpo che avrebbe fatto anche da autista, volo di prima classe e un appartamento che Greer avrebbe arredato a suo piacimento. Greer non esitò nemmeno un secondo e accettò.
Will era tuttavia curioso e triste per la decisione presa da sua figlia, chiedendole se non le piaceva più la vita a Buckingham Palace, se per caso i paparazzi la importunavano troppo, giurando che avrebbe risolto la situazione immediatamente se era questo il problema. Ma Greer lo rassicurò subito dicendogli che aveva solo bisogno di un cambiamento temporaneo, di qualcosa di nuovo, promettendogli di tornare il più presto possibile in Inghilterra. E allora vide suo padre sorridere con orgoglio, prima di abbracciarla e dirle che avrebbe sentito la sua mancanza, ma che capiva perfettamente.
 
Greer arrivò al suo appartamento, e dopo aver fatto un giro veloce per le stanze, sentendosi non molto pulita dopo l’esperienza sull’aereo, decise che una lunga doccia calda aveva la priorità sul resto. E sarebbe rimasta lì per ore, se non avesse avuto cose importanti da fare e poco tempo a sua disposizione.
Così, nonostante la stanchezza e l’emicrania che sentiva peggiorare minuto dopo minuto, si ritrovò in un bar e ordinò il bicchiere di caffè macchiato più grande possibile.
Dopo pochi minuti un ragazzo la chiamò per nome, e quando Greer si avvicinò, inizialmente apparve confuso, come se stesse pensando intensamente a qualcosa, continuando a fissarla per qualche istante. Greer si schiarì la gola, la mano tesa per prendere il bicchiere di caffè che il barista aveva ancora in mano. Scuotendo la testa, il ragazzo si scusò.
“Sai, mi sembra di averti già vista da qualche parte.”
“Mi sa che ti sbagli” rispose Greer prendendo il caffè e sorridendogli educatamente.
Senza aspettare una risposta, Greer prese una bustina di zucchero, togliendo il coperchio dal bicchiere. Dopo aver finito di mettere tutto lo zucchero nel caffè, buttò via la bustina vuota, voltandosi e cercando di rimettere il coperchio di plastica.
 
E proprio in quel momento una ragazza le venne addosso, facendole rovesciare gran parte del caffè sul maglione. Il maglione bianco che adorava.
Restò senza fiato per un attimo, prima di accorgersi che la ragazza davanti a lei stava parlando freneticamente.
“Oh, merda. Mi dispiace un casino, non l’ho fatto apposta!”
Greer alzò gli occhi dal maglione, ormai completamente rovinato, guardando incredula l’altra ragazza. Per un attimo rimase a bocca aperta, fissando gli occhi color ghiaccio della sconosciuta, scuotendo poi la testa mentalmente.
“Ti dispiace? Ti dispiace?! Hai rovinato  uno dei miei maglioni preferiti!” esclamò Greer indicando l’indumento, “Se avessi guardato dove andavi questo non sarebbe successo!”
“Certo, perché te non ti sei girata all’improvviso senza darmi tempo così di evitare di scontrarci” replicò sarcasticamente la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Greer le lanciò un’occhiataccia, rimettendo il coperchio a posto prima di incrociare le braccia.
“Beh, se tu avessi evitato di camminare così velocemente, magari ti avrei vista e il mio maglione non ne avrebbe pagato le conseguenze!”
La ragazza ridacchiò, “Seriamente? Parli del tuo stupido maglione quasi come se fosse un essere vivente.”
“Mi piaceva molto, era un regalo di compleanno da parte di una persona a me cara. Ma forse tu non puoi capirle certe cose, si vede che sei una menefreghista.”
“Ok, sai cosa? Ti ho chiesto scusa, ma non mi hai dato retta perché evidentemente sei troppo presa da quel cavolo di maglione, che tra l’altro è orrendo, quindi dovresti ringraziarmi, invece che mangiarmi viva” sbottò la misteriosa ragazza, sospirando, “Dio, sembri proprio una principessa viziata.”
Greer la scrutò per qualche secondo, scuotendo la testa.
“Almeno una cosa l’hai capita di me” disse prima di andarsene, lasciando l’altra ragazza confusa.
 
 
Dopo aver passato il fine settimana a svuotare le valigie e a sistemare il suo appartamento, Greer si sentiva più che pronta per il suo primo giorno di scuola. Certo, aveva un po’ paura, visto che per dieci anni aveva solo studiato tra le mura di Buckingham Palace, con insegnanti privati severi e intransigenti. Ma non era questo che la preoccupava.
Dopo essere scesa dalla macchina, senza aver aspettato che l’autista scendesse per aprirle lo sportello, guardò l’edificio di fronte a lei per qualche istante, prendendo un respiro profondo. Poteva farcela. Sebbene non avesse la minima idea di cosa aspettarsi.
Si incamminò verso gli scalini, lo sguardo rivolto in avanti, a testa alta, come suo padre le aveva insegnato. Quando passò accanto a un gruppo di ragazze, notò come cessarono immediatamente di parlare, decidendo invece di fissarla stupite, come se Greer avesse tre teste.
Greer affrettò il passo, osservando come alcune persone che incrociava la guardavano ammutolite, mentre altre la indicavano e mormoravano tra di loro come se lei non le potesse vedere.
 
Una volta entrata nella scuola, si guardò intorno, spaesata. La sua prima lezione era storia americana, ma non avendo la minima idea di dove fosse l’aula, lo chiese a un ragazzo, che gentilmente le indicò dove andare.
Quando finalmente arrivò in classe, fortunatamente prima che la campanella suonasse, Greer cercò subito un posto a sedere. Decise di sedersi nella seconda fila, e quando posò lo zaino sopra il banco si voltò, incontrando gli sguardi curiosi dei suoi compagni di classe, che parlavano sottovoce tra di loro.
Intimidita, Greer cercò di non pensarci, ma il brusio nell’aula la stava mettendo un po’ in ansia. Non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione.
Si guardò intorno, cercando di apparire disinvolta, quando i suoi occhi caddero su una persona in particolare. Era una ragazza, ed essendo di spalle, Greer poteva vedere solo i suoi capelli lisci castani. Ma pur non vedendola davvero, Greer per qualche motivo non riusciva a guardare altrove.
 
Improvvisamente, come se potesse sentire lo sguardo di Greer su di sé, la ragazza si voltò.
Greer smise di respirare per un secondo quando vide occhi color ghiaccio.
L’altra ragazza sembrava sorpresa quanto lei, ma anche confusa.
Greer, sentendosi arrossire, staccò lo sguardo dal suo, guardando in avanti, cercando di ignorare il peso che sentiva di due occhi in particolare. Voleva mettersi le mani tra i capelli, voleva essere in qualsiasi posto tranne che lì in quel momento.
Com’era possibile che tra tutte le persone doveva avere proprio lei nella sua stessa classe?
Doveva aver fatto qualcosa di terribile in qualche vita precedente, perché incontrare la ragazza del bar che le aveva fatto rovesciare il caffè addosso non era certo nei suoi piani.
  

Il resto della mattinata fortunatamente fu tranquillo per Greer.
Dopo la prima lezione, passata per la maggior parte a guardare la misteriosa ragazza del bar, orientarsi per la scuola non era stato così difficile come credeva, grazie anche all’aiuto di persone gentili. Certo, erano anche curiose, non poteva biasimarle, ma erano anche troppo timorose per pensare solo di avvicinarsi; Greer sarebbe rimasta dispiaciuta di questo, se in realtà non si sentisse così sollevata, essendo abituata ad avere persone che le stanno troppo addosso. Forse Boston era davvero ciò di cui aveva bisogno.
 
Stava giocando a Candy Crush mentre aspettava il suo autista davanti scuola, quando si accorse che una persona si stava avvicinando a lei.
Alzò lo sguardo dal telefono, e sospirò pesantemente quando vide che si trattava della ragazza del bar.
“Perché ho l’impressione che tu non sia così tanto felice di vedermi?” le chiese divertita la ragazza, avvicinandosi.
Alzando un sopracciglio, Greer distolse lo sguardo, interessandosi completamente al telefono.
“Forse perché non lo sono” le rispose seccata, continuando a giocare col cellulare.
“Sei ancora incazzata per l’altro giorno? Cavolo, tu sì che sai come serbare rancore, eh?”
Greer alzò nuovamente lo sguardo. Osservò l’altra ragazza avvicinarsi sempre di più finché non si sedette accanto a lei. Greer le lanciò un’occhiataccia, e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Oh, ma dai. Posso sedermi, no? E’ un paese libero, lo dovresti sapere anche se sei inglese” scherzò posando la borsa accanto a sé, “E poi sei la principessa d’Inghilterra, non dovresti essere sempre sorridente e paziente o qualcosa del genere?”
Greer rise incredula, mettendo il cellulare in borsa.
“Non so come mai, ma mi è difficile sorridere quando sei nei paraggi. E penso che faresti perdere la pazienza pure a un santo.”
“Esagerata. Ma davvero, ce l’hai ancora con me per quella storia del maglione? Ti devo per caso chiedere scusa con un accento inglese, magari così comprendi meglio?” replicò scherzando la ragazza.
 
Greer, con sua grande sorpresa, sorrise senza volerlo.
“Beh, a dire il vero mi ha dato più fastidio il tuo comportamento.”
“Davvero? Perché a me sembrava che fossi più incazzata per il maglione.”
Sbuffando, Greer incrociò le braccia, guardando in avanti.
“Ok, anche per quello, è vero. E comunque ero molto stanca e stressata, quindi ammetto che potrei aver esagerato.”
“Potresti?”
“Non insistere.”
“Ok, non lo farò” la ragazza la rassicurò ridendo, “Mi chiamo Brenna, comunque” aggiunse tendendo la mano verso Greer.
“Sì, lo so” rispose Greer stringendole la mano, “Io sono Greer.”
“Sì, lo so” la imitò Brenna, sorridendole, “E come fai a sapere il mio nome?”
“L’appello a lezione di storia.”
“Beh, hai una buona memoria allora” osservò Brenna lasciando la mano di Greer che stava ancora stringendo.
 
Greer distolse lo sguardo, sistemandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
“No, è solo…il tuo nome viene prima del mio.”
“Certo” disse Brenna, per niente convinta, “Quindi ti ricordi anche tutti i nomi delle altre persone delle altre classi?”
Greer arrossì, “No no, credo di ricordarmi solo il tuo perché mi hai fatto una prima impressione non proprio eccellente, tutto qui.”
“Allora spero che la seconda impressione sia stata di gran lunga migliore.”
“Sono ancora qui, no?”
Brenna rise, scuotendo la testa, “Sei qui perché stai aspettando che qualcuno ti venga a prendere, o sbaglio?”
Greer guardò l’altra ragazza, notando come i suoi occhi erano ancor più chiari alla luce del sole.
“Sto aspettando il mio autista, sì” ammise annuendo, “Ma sarei potuta andarmene e lasciarti qui, e invece non l’ho fatto.”
“Già, non l’hai fatto” Brenna disse con un piccolo sorriso compiaciuto.
Greer ricambiò il sorriso, iniziando a sentirsi sempre più a suo agio attorno all’altra ragazza. Praticamente non la conosceva, e la sua prima impressione non era certo stata una delle migliori, ma la negatività che aveva percepito dal loro primo incontro stava sparendo velocemente. Forse aveva giudicato male Brenna. Forse l’aveva giudicata troppo in fretta.
 
“Cosa non darei per sapere cosa stai pensando in questo momento, principessa” disse Brenna interrompendo i pensieri di Greer.
“A dire il vero, mi stavo chiedendo se già sapevi chi ero quando ci siamo incontrate in quel bar” mentì Greer.
Brenna scosse la testa, “No, sinceramente non avevo idea di chi fossi. L’ho scoperto solo stamani, me l’ha detto Ford.”
“E chi è Ford?”
“La mia migliore amica.”
“Ah…”
“Me l’ha detto nel momento in cui sei entrata in classe, e immagina la mia sorpresa quando mi sono girata e ho visto te.”
Greer rise imbarazzata, “Già. Ma non sei l’unica che è rimasta sorpresa, sai?”
“Ah, davvero?” chiese Brenna incuriosita.
Non sapendo cosa dire, Greer annuì e basta, guardando Brenna con un sorriso.
 
Rimasero per qualche momento in silenzio, ma Greer moriva dalla voglia di farle un’altra domanda.
“Mi avresti trattata diversamente?” chiese mordendosi il labbro. Ma notando la faccia confusa dell’altra ragazza, chiarificò, “Se avessi saputo chi sono in realtà, mi avresti trattata diversamente?”
“Sinceramente? No” rispose Brenna con schiettezza, sorridendo maliziosamente, “Per me eri già la principessa del bar.”
Greer scoppiò a ridere.
“La principessa del bar, eh? Carino, devo ammetterlo. Quasi preferisco questo appellativo a quello ufficiale.”
Brenna la guardò compiaciuta, dandole una piccola spallata.
“Sono contenta che ti piaccia.”
“Sai, non sei l’unica ad essersi inventata un soprannome” ammise Greer con occhi divertiti.
“Ah sì? Me lo vuoi dire?”
 
Prima che Greer le potesse rispondere, una Mercedes nera si fermò a pochi metri da loro.
Un uomo alto e muscoloso, sulla quarantina, scese dalla macchina, che era ancora accesa.
Andò ad aprire lo sportello posteriore dell’auto, prima di avvicinarsi alle ragazze.
“Ciao, James” disse Greer con un sorriso cordiale, alzandosi e dandogli lo zaino, “Potresti aspettare un attimo? Non ci vorrà molto.”
“Ma certo, Vostra Altezza.”
Greer sbuffò, “Seriamente, James. Quante volte ti ho detto di non chiamarmi in quel modo?”
“Chiedo scusa, principessa Greer” rispose l’uomo con un piccolo sorriso imbarazzato.
Ritornò alla macchina, posando lo zaino di Greer sui sedili posteriori, rimanendo poi fuori con una mano sullo sportello.
Greer lo guardò, scuotendo la testa. Sospirò e si voltò verso Brenna, che stava guardando tutta la scena completamente affascinata.
“Tipa carina ma stronza che ha rovinato uno dei miei maglioni preferiti” disse Greer incamminandosi verso la macchina, lasciando l’altra ragazza completamente confusa.
“Come?”
Greer si voltò, “Il soprannome che ho inventato per te” le disse con un sorriso, prima di salire in macchina. Senza rendersene conto lasciò Brenna piacevolmente sorpresa.
 


Se il primo giorno di scuola per Greer non era stato niente di che, salvo qualche eccezione (non era disposta ad ammettere che questa eccezione fosse Brenna), il secondo giorno fu l’esatto opposto.
Quando arrivò a scuola si sentiva molto più tranquilla e rilassata rispetto al giorno prima. Certo, la maggior parte dei suoi compagni la guardava sempre con la stessa incredulità, e Greer si domandava se sarebbe stato così per il resto dell’anno scolastico. Sperava davvero di no, ma avrebbe cercato semplicemente di ignorare tutti quegli occhi curiosi e si sarebbe concentrata solo sulla scuola, nient’altro.
Più facile a dirsi che a farsi.
 
Stava pranzando da sola nel cortile della scuola, quando fu avvicinata da un gruppo di quattro ragazze.
Non si accorse neanche della loro presenza, finché una di loro non iniziò a parlare.
“Ciao! Tu sei Greer, giusto? La principessa d’Inghilterra?”
Greer, non volendo sembrare maleducata, annuì.
“Sì, sono io. E voi come vi chiamate?” chiese educatamente.
“Io sono Shelby” rispose la stessa ragazza, indicando poi le sue amiche, “Loro sono Mary, Rachel e Jane.”
“Piacere di conoscervi” disse Greer con un piccolo sorriso, tornando a mangiare.
Le ragazze la guardarono per qualche istante, poi una di loro diede una piccola spallata a Shelby, che le lanciò un’occhiataccia, prima di voltarsi verso Greer con un sorriso forzato.
 
Greer alzò lo sguardo quando vide che il gruppo di ragazze era ancora lì.
“Scusatemi, non vorrei sembrarvi scortese, ma avete bisogno di qualcosa?”
“Beh, a dire il vero volevamo farti qualche domanda, se non ti dispiace” Shelby rispose lanciando uno sguardo alle sue amiche, che annuirono e basta.
Prima che Greer potesse rispondere, una delle ragazze la interruppe.
“Come mai sei venuta a Boston?”
E Greer le avrebbe risposto, se un’altra ragazza non l’avesse anticipata, anche lei curiosa.
“Com’è Londra? Ho sempre sognato di andarci!”
Greer rise imbarazzata, e guardandosi attorno si rese conto che altre persone si erano avvicinate senza che lei se ne accorgesse fino a quel momento.
“Scusatemi, ma dovrei andare” disse chiudendo il contenitore di plastica con dentro il cibo, mettendolo dentro lo zaino.
Si alzò con l’intenzione di andarsene in un posto più tranquillo, ma riuscì a fare pochi metri prima che altre persone le si avvicinassero facendole diverse domande.
“Per quanto tempo resterai a Boston?”
“Sei single?”
“E’ vero che sei lesbica?”
“Ce l’hai una ragazza?”
 
Greer sentiva la testa girare, sentendosi quasi soffocata dalle persone che la circondavano e dalle loro domande troppo personali. Stava cercando un modo per fuggire dalla situazione spiacevole, ma sentiva il panico crescere, respirare stava diventando sempre più difficile e l’ansia la stava completamente invadendo, troppo velocemente.
Stava cercando di calmarsi, di pensare a respirare regolarmente, quando sentì una voce familiare.
“Che cavolo state facendo, branco di idioti?”
Turbata, Greer si voltò nella direzione da cui proveniva quella voce.
Era Brenna.
Ed era visibilmente arrabbiata. Parecchio.
Stava camminando velocemente, riuscendo ad avvicinarsi abbastanza da prendere Greer per il polso. Greer la guardò intontita, ma Brenna si voltò un’ultima volta verso la piccola folla.
“Cristo santo, non avete un briciolo di tatto, eh?! Fatevi una vita, invece che impicciarvi in quella degli altri, cretini” sbottò la ragazza prima di trascinare via Greer.
 
Dopo aver trovato un posto tranquillo dove non c’era nessuno, Brenna si fermò, voltandosi verso Greer.
“Stai bene? Scusa se ti sono sembrata un po’ avventata, ma i cretini che frequentano questa scuola mi fanno veramente incazzare a volte” disse sbuffando, osservando preoccupata l’altra ragazza, “Più che altro direi spesso. Ma sul serio, stai bene?”
Greer guardò Brenna con stupore, sentendo il calore della sua mano che ancora la teneva per il polso. Scosse la testa mentalmente, realizzando cos’era appena successo, sentendosi davvero riconoscente verso Brenna in quel momento.  Era stato un gesto inaspettato, e Greer era colpita più che positivamente.
“Sì, sto bene” rispose con un sorriso grato, “Grazie.”
Brenna scosse la testa, “Non ho fatto niente di che. Dovevo salvare la principessa in difficoltà, no?” scherzò accarezzando con il pollice il dorso della mano di Greer.
Greer alzò gli occhi al cielo, “Solitamente non ho bisogno di essere salvata, non montarti la testa” replicò con una piccola risata. Ripensò poi alle parole di Brenna.
“Aspetta, quindi non mi avresti salvata se non fossi una principessa?” le chiese guardandola di sottecchi, un tono scherzoso evidente nella sua voce.
“Chissà” rispose vagamente Brenna, facendole l’occhiolino.
 
Rimasero a guardarsi per qualche istante, entrambe sorridenti, la mano rassicurante di Brenna che teneva quella di Greer e non più il suo polso, accarezzandola inconsciamente.
Ma Greer se n’era accorta, sentendo il cuore battere più forte, una sensazione simile al panico provato prima, ma di gran lunga migliore. Cercò di non pensarci troppo, ma sentiva tremare leggermente la mano, e il peso degli occhi di Brenna fissi sui suoi non aiutava per niente.
E poi fu salvata prevedibilmente dalla campanella.
Brenna lasciò andare subito la sua mano, ridendo nervosamente.
“Mi sa che dobbiamo proprio andare.”
Greer annuì, “Mi sa proprio di sì.”
Per il resto della giornata, Greer cercò inutilmente di non pensare alla sensazione che ancora sentiva della mano di Brenna.
 
 
La prima settimana di Greer a Boston era quasi finita, con grande sollievo della ragazza.
Sebbene non fosse stata una settimana molto tranquilla come sperava, colpa perlopiù dei compagni di scuola invadenti, Greer si trovava bene in quella città, si sentiva sempre più a suo agio giorno dopo giorno. Abituarsi ai ritmi di una scuola non era stato così difficile come pensava, anzi, trovava che fosse di gran lunga meglio andare a scuola che avere insegnanti privati. Sentiva molta meno pressione addosso ora che era a Boston. Da molti punti di vista.
 
Entrò nella classe di scienze, era solo la seconda lezione della mattinata, ma Greer non vedeva l’ora che iniziasse. Adorava questa materia.
Guardandosi intorno, notò che la classe era semi-deserta. Mancavano ancora dieci minuti all’inizio della lezione, quindi Greer non era sorpresa.
Decise di sedersi in prima fila, appoggiando lo zaino sul banco per tirare fuori un quaderno ad anelli e una penna, posandoli davanti a sé.
Non sapendo cosa fare, prese il cellulare e aprì l’applicazione di Twitter. Ma non c’era niente d’interessante, e sentendo che la classe stava cominciando ad affollarsi, rimise il cellulare nello zaino.
Annoiata, aprì il quaderno, iniziando quindi a fare disegnini. Completamente assorta in quello che stava facendo, non fece caso al rumore di passi che si stava facendo sempre più vicino.
 
“Dobbiamo smetterla d’incontrarci così spesso.”
Greer si voltò immediatamente, una mano sul cuore.
“Dio mio, mi vuoi far prendere un colpo? Non puoi sbucare così all’improvviso dal nulla.”
“Non è mica colpa mia. Eri te quella assorta nei tuoi pensieri” Brenna replicò ridendo, appoggiando il suo zaino sullo stesso banco di Greer, “Non ti dispiace se mi siedo accanto a te, vero?”
“No, certo che no.”
“Bene, ti sono debitrice” Brenna sospirò, “Non ci tengo proprio a stare accanto a qualsiasi imbecille di questa classe per tutto l’anno.”
“E la tua amica? Ford, se non sbaglio?”
Ridendo, Brenna si mise a sedere, “Ford odia scienze. Non credo neanche che sia iscritta a questa classe, ora che ci penso.”
Greer la osservò per un secondo.
“Peggio per lei. Io trovo invece che sia una materia molto affascinante.”
“Non so perché, ma la cosa non mi sorprende. Hai proprio l’aria di una nerd” Brenna le sorrise ammiccando.
Greer ricambiò il sorriso, distogliendo lo sguardo. Chiuse il quaderno posando la penna sopra.
“Se devo essere sincera, sono contenta di averti anche in questa classe” ammise timidamente.
“Ah, sì? Beh, dopotutto frequentiamo la stessa scuola, è inevitabile avere qualche lezione insieme.”
“No, certo” Greer scosse la testa, ridendo, “Ma non conoscendo ancora nessuno, mi rassicura avere qualcuno che conosco.”
“Puoi dire davvero di conoscermi?” chiese con un’espressione enigmatica Brenna, lasciando perplessa l’altra ragazza, che non sapeva come risponderle.
“Oh, dai, rilassati. E poi ormai sono un passo più vicino dall’essere la tua nuova guardia del corpo, no, principessa?”
“Fidati, ci vuole molto più di un singolo piccolo gesto per convincermi che saresti una brava guardia del corpo” Greer ribatté scherzando, lo sguardo pieno di ilarità.
 
La verità era che Greer stranamente si sentiva al sicuro ora che aveva Brenna lì. Certo, sapeva benissimo come difendersi, non era così ingenua e sprovveduta come forse poteva sembrare. Ma un cambiamento così radicale avrebbe spaventato chiunque, e lei di certo non era un’eccezione.
Quindi sì, era contenta di aver conosciuto una persona come Brenna, una persona che sembrava non le importasse del fatto che fosse di sangue reale, trattandola normalmente e non come se fosse fatta di vetro o come l’attrazione principale di un parco divertimenti.
Non le sarebbe affatto dispiaciuto conoscere meglio Brenna.
 
“E poi non credo che sembreresti molto minacciosa, sei pure molto più bassa di me” continuò Greer, “Seriamente, la gente penserebbe che sia io la guardia del corpo.”
Brenna la guardò male, fingendo di essere seccata.
“Cavolo, sei simpaticissima, principessa del caffè.”
“Come, non ero la principessa del bar?” Greer ribatté.
Ignorandola, Brenna sbuffò, “E comunque non è certo colpa mia se in Inghilterra ti hanno allevato a pane e steroidi. La mia statura è perfettamente nella norma.”
“Certo, certo.”
 
Brenna non fece in tempo a rispondere, poiché il loro insegnante entrò in classe proprio in quel momento. Lanciò un’occhiata piena d’indignazione all’altra ragazza, prima di prestare attenzione a quello che stava dicendo il professore.
“Buongiorno a tutti. Prima di tutto, voglio avvertirvi che i posti in cui siete seduti ora saranno definitivi, non cambierò nulla” appoggiandosi alla cattedra, l’insegnante sospirò, “Detto questo, vi annuncio che dovrete tutti lavorare a un progetto, a coppie. Guardate la persona accanto a voi, perché sarà la persona con cui collaborerete per tutta la durata di esso, cioè un mese.”
Voltandosi verso Greer, Brenna la spiazzò con un sorriso sincero.
“Sembra che dovremo passare un bel po’ di tempo insieme, principessa.”
Ma Greer non rispose, e abbassando la testa, cercò di nascondere il sorriso incontrollabile che stava  nascendo sul suo volto.
 

Greer sentiva davvero la mancanza del suo paese, di casa sua.
Le mancava camera sua, le mancava fare colazione tutte le mattine insieme a suo padre, le mancavano le passeggiate tranquille intorno a Buckingham Palace, camminare sotto la pioggia nei meravigliosi parchi di Londra.
Ma soprattutto, le mancava suo padre.
Le mancavano le sue battute che solo lui trovava divertenti, quel sorriso caloroso che riservava solo per lei, il bacio sulla fronte che le dava ogni sera prima di andare a dormire.
Perciò era a dir poco contenta in quel momento di vedere il suo volto sorridente sullo schermo del pc.
 
“Dunque, raccontami, tesoro. Come vanno le cose? Ti trovi bene?”
“Non mi lamento. Mi sto gradualmente abituando a tutto quanto, sai?”
Will annuì, “Certo. Se hai bisogno di qualcosa lo sai che basta chiedere, ok?”
“Lo so, papà. Ma per ora sto bene, non ho bisogno di niente, davvero” Greer lo rassicurò.
“Sono solo molto preoccupato, hai sempre vissuto qui e hai preso una decisione molto audace. Il mondo là fuori è molto più difficile di quel che possa sembrare.”
“No, certo, lo so” disse Greer sospirando, “Ne ho avuto un piccolo assaggio qualche giorno fa a scuola.”
Will apparve subito allarmato, “Cos’è successo? Stai bene?”
“Sto benissimo, non preoccuparti, davvero” Greer rispose cercando di calmarlo, “E’ stato solo un piccolo incidente isolato, tutto qui.”
“Spiegati meglio, Greer.”
“Beh…” iniziò a dire, abbassando lo sguardo, “Questi ragazzi mi stavano troppo addosso, probabilmente non se ne rendevano neanche conto. Ma tranquillo, me la sono cavata.”
“Davvero?” chiese dubbioso suo padre.
“Davvero. A dire il vero, una mia compagna di scuola è venuta in mio aiuto.”
“Ah.”
 
Ci fu un breve istante in cui non dissero niente, ma Greer si aspettava che suo padre continuasse con le domande, sapendo benissimo quanto fosse curioso di natura.
E non rimase delusa.
“E com’è, è carina?” chiese l’uomo con un sorriso complice.
Greer alzò gli occhi al cielo, ridendo imbarazzata.
“Papà…”
“Cosa? Non ti ho mica domandato se ti ha chiesto la mano” ribatté, lanciandole uno sguardo serio, “Ti ha chiesto la mano?”
“Oddio, papà, no!” Greer rispose mettendosi le mani sul viso.
“Rilassati, tesoro, sto scherzando. Però dovrai avvertirmi se lo farà, organizzare un matrimonio reale è una cosa lunga ed estenuante.”
“Papà? Smettila. Non sai neanche come si chiama.”
“Allora dimmi, come si chiama questa fanciulla americana dall’armatura scintillante?” Will domandò incrociando le braccia.
“Brenna. E non ho accennato minimamente al fatto che è americana.”
“Ho tirato a indovinare. Non credo che ci siano tanti studenti che vengono da altri paesi in quella scuola, no?”
Greer lo guardò con aria seccata, “Papà, il tuo ragionamento non ha molto senso. E credo sia anche un po’ razzista.”
“Non cambiare discorso. E comunque ha un bel nome. Ma immagino che tu ci trova molto altro di bello in questa ragazza” Will disse punzecchiandola.
Occhi color ghiaccio sono la prima cosa a cui Greer pensò, la seconda un sorriso malizioso ormai diventato familiare.
Greer sorrise timidamente, annuendo con la testa senza rendersene conto.
 

La prima settimana a Boston era passata in fretta, tra la scuola e arredare l’appartamento, ma Greer, nonostante avesse sempre molto da fare, non si sentiva per niente stanca.
Era a lezione di scienze, l’ultima della giornata, ed era completamente assorta nelle spiegazioni del professore, prendendo appunti velocemente sul suo quaderno, quando suonò la campanella.
“Ok, prima che scappiate tutti quanti, vorrei ricordarvi di ripassare il capitolo che ho spiegato oggi, e vi consiglio vivamente di iniziare il progetto assegnatovi venerdì scorso, se non l’aveste già iniziato” disse il professore sedendosi dietro la cattedra, “E’ tutto, potete andare.”
I ragazzi uscirono dall’aula a passo veloce, parlando e scherzando tra di loro.
 
Greer stava rimettendo le sue cose nello zaino, quando Brenna si alzò, sistemando il suo zaino sulle spalle.
“Ci vediamo domani.”
“Brenna! Aspetta” Greer la fermò chiudendo lo zaino e alzandosi, camminando finché non si trovò accanto a Brenna.
“Che c’è?”
“Stavo pensando…che ne dici se oggi c’incontrassimo per iniziare il progetto? Non abbiamo così tanto tempo a disposizione dopotutto.”
“Oggi proprio non posso, mi spiace” Brenna rispose camminando verso il corridoio.
Ma Greer non voleva demordere, “Ok, domani allora?”
“Neanche domani posso, scusami.”
Esasperata, Greer fermò Brenna mettendosi davanti a lei.
“Brenna, abbiamo a malapena un mese di tempo. Con o senza te, ci terrei davvero a iniziare.”
Brenna alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Va bene, ho capito. Domani pomeriggio alle sei al Charles va bene? Il bar in cui ci siamo conosciute?”
“Certo” Greer rispose subito, sentendo per qualche motivo a lei sconosciuto una sensazione strana nello stomaco. Cercò di non pensarci.
“Mi puoi dare il tuo numero? E io ti lascio il mio.”
Brenna mostrò quel sorriso malizioso a cui Greer era ormai abituata.
“Non c’è bisogno di usare il progetto come scusa per avere il mio numero, sai?”
Greer arrossì, sentendo quell’insolita sensazione nello stomaco crescere alle parole sfacciate dell’altra ragazza.
“Fidati, questo è un caso eccezionale, altrimenti neanche sotto tortura te l’avrei chiesto” le disse sorridendo per farle capire che stava scherzando.
“Cavolo, hai ferito profondamente i miei sentimenti, principessa” replicò Brenna mettendosi una mano sul cuore.
Greer ridacchiò, “Perché, hai dei sentimenti?”
 
Brenna non le rispose, dandole il suo cellulare. Greer le diede il suo, e si scambiarono quindi i propri numeri di telefono.
Quando si diedero indietro i cellulari, Greer cercò di non pensare troppo a come le dita di Brenna avevano sfiorato le sue, convincendosi che era stato involontario.
“Tanto per curiosità, lasci spesso il tuo numero alle persone?” domandò Brenna, cercando di chiarire quando vide l’espressione smarrita sul volto di Greer, “Sai, visto che sei così conosciuta, per così dire.”
Greer scosse la testa, “No, poche persone hanno il mio numero. Non sono una che si fida facilmente.”
“E di me ti fidi?”
“Forse...forse sto solo iniziando a fidarmi di te” rispose vagamente Greer prima di andarsene, sentendo gli occhi di Brenna addosso per tutto il tempo.
 
 
Il giorno dopo Greer era seduta a un tavolino al Charles, stava bevendo del caffè mentre faceva dei compiti. Guardò l’orologio sul suo polso. Erano le sei e mezzo, Brenna era in ritardo.
Non volendo saltare a conclusioni affrettate, Greer posò la penna con cui stava scrivendo, prendendo il cellulare dalla borsa. Compose un breve messaggio chiedendo a Brenna dove fosse, sperando in una risposta veloce.
Ma non ricevette nessun messaggio di risposta.
Mancavano venti minuti alle sette, e Greer, oltre che esasperata, si sentiva anche affamata.
 
Sbuffando, decise di provare a chiamare Brenna.
“Ciao, sono Brenna, lasciate un messaggio o lasciatemi in pace.”
Greer alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
“Brenna, dove sei? Sono quasi le sette e mi sto stufando di aspettare. Se non ti fai viva entro dieci minuti, potrai scordarti di avermi come partner, perché penso che a questo punto me la caverei meglio da sola. Dico sul serio. Ciao.”
Posò violentemente il cellulare sul tavolo, cercando di tornare quindi a svolgere i compiti che stava facendo. Ma era inutile, visto che non riusciva a smettere di pensare a Brenna.
La verità era che era preoccupata per la ragazza. Per quel che Greer ne sapeva, poteva anche esserle successo qualcosa di brutto.
 
Tuttavia, qualcosa le diceva che a Brenna non importava così tanto delle cose in generale; eppure, sentiva che c’era molto di più dietro l’immagine della ragazza sarcastica e misteriosa.
Ma Greer, per quanto Brenna la incuriosisse, non ci teneva a rincorrere una persona che le avrebbe dato solo delusioni. Non la conosceva, ma non aveva un buon presentimento dopo la delusione appena subita.
E sentiva già così tanto per questa ragazza, così tante emozioni, e questo turbava Greer. Nonostante conoscesse tante persone, pochissime erano riuscite ad avere un impatto importante su di lei. Troppi erano i rapporti superficiali con la maggior parte di esse.
Brenna rientrava chiaramente nella prima categoria, ma Greer temeva che per Brenna lei fosse nella seconda.
Diede di nuovo uno sguardo all’orologio, vedendo che mancavano pochi minuti alle sette.
Con un insolito peso sullo stomaco, finì il suo caffè e mise le sue cose nello zaino. Controllò un’ultima volta il cellulare, sperando di vedere un messaggio da parte di Brenna. Ma rimase delusa e arrabbiata quando non vide niente del genere.
Così si alzò e uscì dal bar, chiamando il suo autista, ignorando la tristezza che sentiva chiaramente nel tono della sua stessa voce.

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Capitolo 2
*** Ripensamenti ***


La mattina dopo a scuola Greer stava guardando con interesse la bacheca della scuola, in particolar modo la stavano attirando i volantini che pubblicizzavano i club della scuola.
Si soffermò su due di essi: uno riguardava il club di tennis, mentre l’altro il club di ecologia.
Pensando a quanto le piacessero entrambe le cose, prese una penna e scrisse il suo nome sulle liste dei club.
Adorava il tennis, lo praticava spesso a Londra, e tutti la riempivano sempre di complimenti su quanto fosse brava. Per quel che ne sapeva, avrebbero anche potuto mentire solo per compiacerla.
Scosse la testa, cercando di eliminare certi pensieri negativi.
 
Se doveva essere sincera, aveva deciso di cercare qualche club scolastico con la speranza che così non avrebbe avuto tempo per pensare troppo a Brenna. Magari se si concentrava su determinate cose la delusione che provava dalla sera prima sarebbe svanita.
E magari non avrebbe neanche pensato al perché di questa forte delusione.
Stava scrivendo il suo nome sulla lista del club di ecologia, quando sentì qualcuno avvicinarsi.
“Ciao.”
Greer sospirò pesantemente sentendo la voce di Brenna. Non si voltò, finendo invece di scrivere sul foglio, posando poi la penna sulla bacheca.
“Di solito le persone qui in America ricambiano il saluto, lo sai, vero?” Brenna disse cercando lo sguardo dell’altra ragazza.
Ma Greer non disse nulla e camminò via, lasciando Brenna sbigottita.
 
“Ok, evidentemente sei arrabbiata. Mi spieghi che problemi hai?” domandò Brenna seguendola.
Greer si fermò all’improvviso, e Brenna per poco non si scontrò addosso a lei.
“Mi prendi in giro, vero?” chiese retoricamente, un’espressione incredula sul suo volto, “Ti ho aspettata fino alle sette ieri in quello stupido bar, e tu non ti sei neanche presentata. Non hai avuto nemmeno la decenza di rispondere ai miei messaggi, tantomeno quando ho provato a chiamarti!”
Brenna rimase sorpresa nel vedere Greer così nervosa.
“Mi dispiace, davvero. Mi è completamente passato di mente” iniziò a dire, e alzò una mano quando vide che Greer la stava per interrompere, “Davvero, ho perso la cognizione del tempo, tutto qui. Ero a fare commissioni con mia madre e ho fatto tardi.”
 
Greer la scrutò per qualche secondo, cercando di capire se stesse davvero dicendo la verità.
Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.
“Ok, senti…”
“Ehi, Brenna!” Ford disse interrompendo di colpo Greer, che la guardò scocciata.
“Ciao, Ford” replicò Brenna con un piccolo sorriso.
Ford lanciò un’occhiata confusa a Greer, prima di rivolgersi nuovamente alla sua migliore amica.
“Ieri è stata una giornata assurdamente fantastica. Guarda un po’ qui” disse mostrandole la collana che aveva indosso, “Parte della refurtiva! Gli orecchini invece pensavo di venderli su eBay, sono troppo da nonna per i miei gusti.”
“Ford…” Brenna disse notando la faccia incupita di Greer.
“Ed è stato epico quando ci siamo sbronzate completamente e abbiamo lanciato uova marce contro la casa della professoressa Cooper! Avrei dato qualsiasi cosa per vedere la sua faccia!” Ford disse ridendo, sospirando poi felicemente, “Ora scappo, ci vediamo dopo!”
 
Calò completamente il silenzio dopo che Ford se ne andò, lasciando Greer e Brenna da sole.
Brenna, sentendo il peso dello sguardo dell’altra ragazza addosso, si voltò verso di lei, aspettandosi il peggio. E non rimase delusa.
Greer aveva uno sguardo strano, ma non era difficile leggere certe emozioni  dipinte sul suo volto: rabbia, tristezza, disappunto.
“Greer…”
“Commissioni con tua madre, certo” Greer rise amaramente, scuotendo la testa, “Certo.”
Iniziò ad andarsene, ma Brenna cercò di starle dietro e di fermarla, chiamandola per nome e mettendo una mano sulla sua spalla.
“Lasciami stare, per favore” le disse Greer scrollandosi di dosso la sua mano, inchiodandola quindi con uno sguardo furibondo.
Se ne andò, e Brenna stavolta non provò a seguirla.
 
 
“Professor Davis, posso parlarle un attimo?” Greer chiese quando entrò nell’aula di scienze il giorno dopo il confronto con Brenna.
“Certo, signorina Danville” annuì l’insegnante, “Mi dica pure.”
Greer sorrise imbarazzata, “Beh, innanzitutto vorrei chiederle di non darmi del lei, è una cosa che mi mette a disagio. Mi chiami Greer.”
“Va bene, Greer” l’uomo replicò pazientemente.
“Mi chiedevo solo se posso svolgere il progetto da sola, ho avuto dei problemi con la mia partner, e ritengo che…”
“Greer, scusa se t’interrompo, ma temo di doverti dire che la tua richiesta non può essere accolta.”
“Perché? Non avrei problemi a lavorare su tutto quanto da sola, davvero” disse Greer con convinzione.
“Si tratta di un progetto molto impegnativo e importante. Deve essere svolto obbligatoriamente da due persone, è qualcosa che non può essere cambiato per nessun motivo” spiegò il professore, “E il voto che otterrete tu e la tua partner influenzerà il voto finale del semestre. Perciò mi dispiace, ma posso solo consigliarti di risolvere qualsiasi problema tu abbia con la tua compagna.”
 
Greer lo ringraziò. Non voleva insistere, non a rischio di sembrare una ragazzina capricciosa e di farsi quindi una brutta reputazione. Sospirò mentre andò al suo banco, notando che Brenna era arrivata.
Si mise a sedere, ignorando completamente l’altra ragazza.
“Come mai stavi parlando col professore?”
Evidentemente, non sarebbe stato così facile ignorarla. E Greer avrebbe continuato a farlo, se solo Brenna non avesse deciso di continuare con le sue domande curiose.
“Riguarda me, non è vero?” chiese con un tono di voce che sembrava quasi offeso.
Greer si voltò verso di lei, palesemente seccata.
“Non sono affari tuoi.”
“Beh, lo sono se stavi parlando di me, non credi?”
Sbuffando, Greer annuì, “Ok, sì, stavo parlando di te” ammise, continuando senza aspettare una risposta dalla ragazza, “Ti avevo avvertita l’altro giorno, quando ti ho detto che non avevo più intenzione di fare questo stupido progetto insieme a te.”
 
Brenna sembrò ferita da quelle parole. Greer non ne era sicura, ma cercò di non pensarci.
“Hai ottenuto quello che volevi allora?” chiese Brenna abbassando lo sguardo.
Greer la guardò esasperata.
“Sul serio? Vuoi giocare a fare la vittima adesso? Mi vuoi far passare per la cattiva della situazione?”
“Mi dispiace, ok? Avevo solo bisogno di staccare un po’, tutto qui.”
“Tutto qui?” Greer rise incredula, “Ubriacarti e rubare al centro commerciale, questo per te vuol dire ‘staccare un po’ ‘?”
Brenna scosse la testa, “Ok, ora cominci a sembrare mia madre” disse facendo una faccia strana, sospirando, “Ma almeno rispondimi. Dovremo lavorare una per conto proprio d’ora in poi?”
“No” rispose con riluttanza Greer, “Il professor Davis non vuole che lavoriamo separatamente, dovremo rimanere insieme.”
“Cavolo, non sembrare troppo entusiasta all’idea” scherzò Brenna.
Ma Greer la guardò male.
“Finora non ti sei rivelata essere proprio una persona affidabile, no?”
“Touché” disse Brenna con un piccolo sorriso, “Greer, mi dispiace dav-”
“Fate tutti silenzio, per favore, e sedetevi” la voce del professore interruppe Brenna, che si voltò verso di lui lanciandogli un’occhiataccia.
L’insegnante iniziò subito a spiegare la lezione del giorno, e Greer guardò un’ultima volta la ragazza seduta accanto a lei, prima di aprire il suo quaderno per prendere appunti.
Sebbene stesse provando a prestare attenzione a quello che diceva il professore, non poteva fare a meno di continuare a chiedersi se poteva veramente credere che Brenna fosse davvero dispiaciuta.

La campanella suonò, con grande sollievo della classe, Greer notò.
Prese le sue cose mettendole di fretta nello zaino, e sentendo gli occhi di Brenna addosso, cercò di tenere abbassato lo sguardo e non cedere alla tentazione di guardarla.
Chiuse lo zaino e fece per andarsene, ma una mano sul braccio la fermò.
“Ehi, Greer, aspetta…” disse Brenna.
“Devo andare, Brenna.”
“Beh, pensavo che volessi iniziare a lavorare a quel progetto, volevo proporti di incontrarci oggi.”
Greer osservò l’altra ragazza, cercando di capire se diceva sul serio o no.
“Come posso credere che stavolta ti presenterai e non mi darai buca?” chiese dubbiosa, incrociando le braccia.
 
Brenna sospirò, tendendo la mano verso Greer, un foglietto tra l’indice e il dito medio.
Greer lo prese confusa, aprendolo.
“E’ l’indirizzo di casa mia. Così sai che faccio sul serio” spiegò Brenna, guardando per terra, “Spero che aiuti almeno un po’ per riottenere la tua fiducia.”
Guardando prima il foglio, poi Brenna, Greer le mostrò un piccolo sorriso, perdendo un po’ della sua durezza.
“Spero davvero che non sia un indirizzo falso e che non si tratti di un luogo losco, o qualcosa del genere” scherzò ripiegando il foglietto.
Brenna rise, all’apparenza sollevata.
“Ok che sono stronza, ma non a questi livelli” replicò la ragazza con un sorriso, “Ma immagino che lo scoprirai solo oggi pomeriggio. Alle quattro va bene?”
“Va benissimo” rispose Greer.
Brenna annuì, non sapendo cos’altro fare.
Rimasero a guardarsi per qualche istante, prima che Brenna scosse la testa, ridendo imbarazzata.
“Ok, devo andare, ci vediamo più tardi allora.”
“A più tardi” Greer disse guardandola andare via.
Diede un’ultima occhiata al foglio, sorridendo inconsciamente, prima di metterlo nella tasca del maglione.
Per la prima volta da quando era arrivata a Boston, non vedeva l’ora che la giornata a scuola finisse.

“E’ davvero necessario questo?”
“Signorina Greer, sono le regole.”
“Lo so, lo so” sospirò la ragazza, “Scusami, James.”
“Non si preoccupi” replicò cordialmente con un sorriso la guardia del corpo di Greer.
Erano davanti casa di Brenna, e Greer era chiaramente scocciata.
Suo padre a quanto pare non si fidava a lasciarla da sola, forse in parte era per colpa di quello che lei gli aveva raccontato della brutta esperienza nel secondo giorno di scuola.
Ma questo era ridicolo.
Sbuffando, suonò il campanello. Dopo pochi attimi qualcuno aprì la porta. Era Brenna.
Rivolse un sorriso a Greer, accorgendosi poi dell’uomo dietro di lei.
 
“Wow, non pensavo che avremmo avuto aiuto col progetto” scherzò Brenna, incrociando le braccia e appoggiandosi alla porta.
“E’ solo una formalità, doveva solo accompagnarmi e controllare che fosse tutto a posto” la rassicurò Greer, voltandosi verso James, “Puoi andare, James. Ti chiamo più tardi quando avrò finito, grazie.”
“Benissimo, signorina” disse l’uomo. Fece un piccolo inchino e sorrise educatamente a Brenna, prima di andarsene.
 
“Allora, posso entrare o preferiresti che stessimo qua tutto il pomeriggio?” chiese Greer scherzando, osservando l’espressione stupita sul volto di Brenna.
Un’espressione che era abituata a vedere spesso sul volto della gente.
“Certo, certo, scusami. Entra pure.”
“Grazie.”
Una volta che Greer era entrata, Brenna chiuse la porta.
“Scusami, è che mi sembra un po’ strano.”
“Che intendi dire?” chiese Greer confusa.
“Avere una guardia del corpo che ti segue ovunque” Brenna specificò.
“Non proprio ovunque. Fortunatamente posso ancora andare in bagno da sola.”
Entrambe le ragazze risero. Greer non poté fare a meno di perdersi per un attimo negli occhi chiari e sorridenti di Brenna, cosa che ormai stava diventando un’abitudine. La normalità che Greer non era sicura di volere.
 
“Vuoi andare in camera mia?” chiese Brenna mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
“Forse è un po’ presto per quel genere di cose, non credi?” Greer replicò alzando un sopracciglio.
Brenna arrossì, sgranando gli occhi, “No no no, intendevo per studiare e roba del genere!” disse ridendo nervosamente, passandosi una mano tra i capelli.
Greer la guardò divertita.
“Ma certo. Di cosa pensavi che stessi parlando?”
Ma Brenna non le rispose. Scosse semplicemente la testa con un sorriso, facendole cenno di seguirla.

Stavano lavorando al progetto da un’oretta, facendo ricerche su internet e salvando i pezzi più interessanti su un documento Word, quando Brenna chiese a Greer se potevano fare una pausa. Greer, avendo notato quanto si stesse davvero impegnando la ragazza, acconsentì.
“Vuoi un bicchiere d’acqua? O del tè? Devo avvertirti che non mi riesce farlo molto bene, e penso che tu sia abituata al tè migliore in assoluto, considerando da dove vieni” Brenna blaterò, facendo sorridere Greer.
“Un bicchiere d’acqua va più che bene” rispose Greer, seguendo Brenna giù per le scale, “E forse la cosa ti sorprenderà, ma preferisco di gran lunga il caffè al tè.”
“Davvero? Strano.”
“Ti sembra strano perché sono inglese?” Greer le chiese curiosa.
“Beh...sì” mormorò  Brenna con insicurezza.
“Non ho detto che non mi piace, ma lo bevevo più per abitudine quando vivevo ancora con mio padre a Londra” ammise Greer con un tono malinconico nella sua voce, “Tutti i giorni bevevamo insieme il tè ed era la cosa più normale in assoluto. In quei momenti era solo mio padre, e non il Re d’Inghilterra.”
Ci fu un attimo di silenzio. Brenna prese un bicchiere e lo riempì, dandolo quindi a Greer, che la ringraziò.
“Ti manca?”
“Moltissimo” le rispose subito Greer.
 
Si misero a sedere sul divano in soggiorno, entrambe con un bicchiere d’acqua in mano.
Brenna poggiò il suo dopo aver preso un sorso, voltandosi verso Greer quando la sentì sospirare.
“Quando ero piccola, ogni sabato mattina io e i miei genitori andavamo a cavallo. Mi svegliavo all’alba e andavo in camera dei miei genitori per svegliarli. Non erano proprio contenti di essere svegliati in quel modo, però mi assecondavano sempre. Facevamo colazione, poi andavamo nelle scuderie reali. Avevo un bellissimo cavallo di nome Jack” Greer raccontò con un piccolo sorriso sul suo volto, “Ogni sabato, per anni era sempre stato così. E poi mia madre si ammalò.”
“Greer…”
Scuotendo la testa, Greer continuò a parlare.
“E’ passato tanto tempo, eppure ricordo con chiarezza quei momenti, ricordo come mi sorrideva quando andavamo a cavallo insieme e facevamo delle piccole gare…ma non ricordo i suoi ultimi mesi di vita, per quanto io ci provi.”
 
Brenna la guardò con tristezza, e senza pensarci due volte, posò la mano sulla sua, senza dire niente.
“Non so neanche perché ti sto dicendo tutto questo, non parlo molto della mia famiglia, con nessuno. Non parlo mai di mia madre. Ma non so…sento come se, andandomene di casa, abbia infranto un’altra tradizione. E’ una sciocchezza, lo so, ma…”
“No, non lo è” la interruppe Brenna rassicurandola, “Non posso certo dire che ti capisco completamente, ma so cosa si prova quando si perde una persona molto importante.”
Greer la guardò, aspettando che proseguisse.
Brenna prese un respiro profondo.
“Mio padre è morto due anni fa” ammise con occhi lucidi.
“Brenna, mi dispiace moltissimo…”
“No, no. Non te l’ho detto perché voglio compassione o dispiacere” Brenna disse scuotendo la testa, “Te l’ho detto perché mi sento a mio agio con te.”
Non sapendo cosa dire, Greer le sorrise, stringendole delicatamente la mano.
 
Ma il loro momento fu breve, poiché la madre di Brenna, Sara, era appena tornata a casa, cogliendo di sorpresa le due ragazze.
“Oh, ciao tesoro! Non sapevo che avessi invitato un’amica a casa” Sara disse sistemando la spesa in cucina dopo aver intravisto Brenna in soggiorno.
“Ciao mamma. Sì, scusa, stavamo lavorando a un progetto di scienze e ci stavamo prendendo una piccola pausa.”
“Bene, mi fa piacere. Hai offerto qualcosa alla nostra ospite?” chiese Sara uscendo dalla cucina per andare nel soggiorno.
Brenna alzò gli occhi al cielo, “Sì, mamma, sono stata molto educata e penso che Greer lo possa confermare, giusto?” replicò voltandosi verso la ragazza seduta accanto a lei.
Prima che Greer potesse rispondere, Sara entrò nella stanza, fermandosi di colpo.
“Greer?” chiese confusa.
La ragazza in questione si voltò verso di lei, e Sara sgranò gli occhi.
 
Brenna guardò preoccupata sua madre.
“Mamma, che hai?”
“Brenna!” esclamò Sara sorprendendo sua figlia, “Perché non mi hai detto niente?!”
“Non ti ho detto cosa?” chiese la ragazza con un’espressione confusa e timorosa allo stesso tempo.
Sara la guardò incredula.
“Che avevi invitato a casa nostra la principessa d’Inghilterra, ovviamente!”
“Mamma, seriamente…” iniziò a dire Brenna prima di essere interrotta.
“Mi scuso per mia figlia se non è stata molto ospitale, Vostra altezza” Sara disse rivolgendosi a Greer.
Brenna nascose il suo viso tra le mani, completamente in imbarazzo.
“Mamma…”
Greer guardò Brenna divertita, prima di voltarsi verso Sara.
“La prego, mi chiami semplicemente Greer” disse alzandosi e  tendendo la mano verso Sara.
La donna lasciò andare una risata imbarazzata, stringendo la mano di Greer.
“E tu chiamami semplicemente Sara, allora, dammi del tu” disse lasciando la mano della ragazza, sedendosi sulla poltrona, “Chiedo scusa per aver perso completamente la testa, ma non mi capita tutti i giorni di avere in casa mia una principessa, sai.”
“Posso immaginare” Greer rispose annuendo, mettendosi di nuovo a sedere accanto a Brenna.
 
Rimasero per un attimo tutte in silenzio, Sara chiaramente ancora meravigliata.
Brenna sbuffò, notando lo sguardo di sua madre.
“Mamma, la stai fissando. E’ inquietante.”
Sua madre scosse la testa, ridendo, “Scusatemi, sono solo un po’ scioccata. Ma Greer, parlami di te. Come ti stai trovando a Boston?”
“Mi trovo molto bene, grazie. Purtroppo non ho avuto molto tempo per guardare bene la città, sono stata molto impegnata in queste due settimane.”
“Beh, sono sicura che quando avrai un po’ di tempo libero, Brenna sarà più che disposta a mostrarti la città, vero Brenna?”
“Certo, mamma” disse alzandosi in piedi, “Ora scusaci, ma io e Greer dobbiamo riprendere a lavorare su quella cosa della scuola.”
Greer si alzò per seguirla, sorridendo gentilmente a Sara.
 
Stavano salendo le scale, quando la donna le raggiunse.
“Aspettate un attimo” disse fermandole, “Stavo pensando…Greer, ti piacerebbe rimanere per cena? Vorrei conoscerti meglio, sembri proprio una ragazza in gamba. E penso che anche ad April e mia madre piacerebbe conoscerti.”
Notando l’espressione confusa sul volto di Greer, Brenna chiarificò.
“April è mia sorella.”
Greer fece segno di aver capito annuendo, poi si rivolse a Sara.
“Mi farebbe molto piacere restare per cena, grazie.”
Sara sorrise contenta, “Splendido. Spero che ti piacciano le lasagne! Non sei mica allergica a qualcosa, vero?” chiese preoccupata.
“Adoro le lasagne. E no, non sono allergica a niente” rispose Greer tranquillizzandola.
“Perfetto. Verrò tra qualche oretta a chiamarvi quando sarà pronto” disse infine Sara prima di andare in cucina.
 
Brenna sospirò, strofinandosi gli occhi.
“Dio, che imbarazzo” disse salendo le scale, con Greer dietro di lei.
“Perché dici così?”
Voltandosi verso di lei quando arrivarono in camera sua, Brenna le lanciò un’occhiata incredula.
“Hai appena conosciuto mia madre e mi fai questa domanda?”
“Oh, ma dai. Tua madre è adorabile” replicò Greer.
Brenna si sedette sul letto, prendendo il portatile per poi aprirlo.
“Non userei proprio quell’aggettivo quando si tratta di mia madre. Esuberante mi sembra più appropriato” disse sospirando, “Troppo esuberante.”
“Sai, sono abituata a reazioni del genere quando le persone mi riconoscono. Non è niente di nuovo, davvero, non preoccuparti” Greer cercò di rassicurarla.
“No, certo, è solo che…si tratta di mia madre, capisci?”
“Credo di capire, ma…onestamente, credo che io fossi molto più nervosa di lei” confessò Greer.
Brenna la guardò sconcertata.
“E come mai eri nervosa? E’ solo mia madre.”
Ma Greer evitò di risponderle dicendole che dovevano continuare a lavorare al progetto.
Brenna non provò a insistere. Lanciò un’ultima occhiata all’altra ragazza, prima di tornare a svolgere la ricerca al computer.

La famiglia Carver e Greer stavano cenando, in un silenzio tranquillo interrotto solo dal tintinnio delle posate.
Quando April ed Emma erano tornate a casa, dire che erano stupite nel vedere Greer Danville a casa loro era un eufemismo. Non capitava tutti i giorni di avere come ospite la futura regina d’Inghilterra, d’altronde.
Con grande, evidente sollievo di Brenna, nessuna delle due aveva perso la testa come aveva fatto Sara.
 
Ma forse era troppo presto per parlare, poiché April decise improvvisamente di interrompere il silenzio nella stanza.
“Allora, Greer, dicci un po’…che ne pensi della cara vecchia Boston?”
Greer alzò lo sguardo. Inghiottì il boccone di lasagne che stava masticando, schiarendosi la gola.
“Beh, non ho avuto l’opportunità di vedere un granché, ma trovo che sia una città affascinante, molto diversa da Londra di sicuro” bevve un sorso d’acqua prima di continuare, “Non ho molti paparazzi che mi girano intorno, quindi direi che è un sollievo. Ma non ne avevo molti neanche quando stavo in Inghilterra, suppongo che sia dovuto al fatto che sono noiosa.”
Brenna la guardò con un’espressione curiosa, forse anche compassionevole.
 
Greer lasciò andare una piccola risata per cercare di smorzare un po’ il silenzio creatosi dopo le sue parole.
Riprese a mangiare, quando April le fece un’altra domanda.
“E’ quello che stavi cercando quando hai deciso di trasferirti qui? La tranquillità?”
Prima che Greer potesse risponderle, Brenna la anticipò.
“April, non stai lavorando, lo sai, vero?” disse avvertendola con un’occhiata, “Non stressarla.”
“No, certo. Sono solo curiosa, puoi veramente biasimarmi?”
“Beh, direi…” Brenna riuscì a dire prima di essere interrotta da Greer.
“Brenna, non ti preoccupare, va tutto bene” la rassicurò con un sorriso, rivolgendosi poi ad April, “In un certo senso, sì, sono venuta qui per cercare un po’ di serenità. Ma anche per provare qualcosa di diverso, per cambiare aria, sai? Gli Stati Uniti mi hanno sempre affascinato.”
“Beh, di sicuro in questa casa non troverai neanche un briciolo di tranquillità, te lo posso garantire” scherzò Emma, “A volte mi sembra di vivere in un reality show con queste tre.”
Greer scoppiò a ridere, mentre Brenna richiamò sua nonna.
 
“Mamma, per favore” disse Sara, voltandosi poi verso Greer con occhi maliziosi, “Beh, Greer, dicci di più. Hai incontrato qualcuno che ha attirato la tua attenzione? Magari a scuola?”
Ma Greer non le rispose, poiché le andò di traverso un boccone, chiaramente sorpresa dalla domanda.
Brenna, preoccupata, le diede dei piccoli colpi alla schiena.
“Greer, oddio, stai bene?” le chiese lanciando poi un’occhiataccia a sua madre, “Dio, mamma, sei peggio di April.”
“Se finite per ucciderla, io non voglio essere coinvolta. E cos’hai messo in queste lasagne, Sara?” domandò Emma guardando con finta preoccupazione il cibo nel suo piatto.
Sara la ignorò, guardando Greer bere un intero bicchiere d’acqua.
“Oh, scusami Greer, se ti sono sembrata troppo invadente, non era mia intenzione.”
Greer scosse la testa, posando il bicchiere sul tavolo.
“Nessun problema, non preoccuparti, Sara” la rassicurò con un sorriso, “E comunque no, non ho incontrato nessuno.”
Greer sentiva che non stava dicendo la verità, ma non voleva soffermarsi su ciò che questo poteva significare. Guardò Brenna, e sentì di nuovo quella strana sensazione allo stomaco che aveva già sentito un paio di volte, sempre in presenza dell’altra ragazza.

Avevano finito tutte di mangiare da poco, quando Sara chiese se qualcuno voleva il dolce.
Tutte risposero di sì, e Sara si alzò per andare in cucina, seguita da April.
Greer sospirò, attirando l’attenzione di Brenna.
“Tutto bene?”
“Sì, certo. Sono solo piena, non sono abituata a mangiare così tanto” rispose Greer, e con aria pensierosa aggiunse, “Sarà che mi preparo i pasti da sola da quando sono qui.”
Brenna la guardò sbalordita.
“Come, non hai nessuno che pensi a queste cose? Che so, una domestica?”
Greer scosse la testa, “No. Quando ho deciso di trasferirmi qui, ho detto chiaramente a mio padre che desideravo cavarmela da sola. Volevo più indipendenza, capisci?”
“No, certo. Però non ci sarebbe niente di male a chiedere aiuto, se lo necessiti.”
“Penso che starò bene, finché non brucerò l’appartamento, almeno” scherzò Greer, facendo ridere Brenna.
Non si accorsero degli occhi curiosi di Emma che le osservavano.
 
“Ecco il dolce!” annunciò Sara rientrando nel soggiorno tenendo il vassoio di torta in mano, con April dietro di lei che portava invece i cucchiaini e i piatti.
“Cos’è, la serata italiana?” domandò Emma guardando il tiramisù che Sara stava poggiando sul tavolo.
“Quanto sei spiritosa, mamma” Sara disse alzando gli occhi al cielo, iniziando a tagliare il dolce, “Ti piace il tiramisù, Greer? Non te l’ho nemmeno chiesto, che sciocca che sono.”
“Mi piace molto, è uno dei miei dolci preferiti, a dire il vero.”
Sara le sorrise, sollevata, “Bene, sono contenta. Tieni” le disse dandole il piatto con sopra un pezzo grande.
Greer sgranò gli occhi, facendo ridere Brenna.
 
Sara e April si misero a sedere quando tutte si ritrovarono con un piatto in mano.
Dopo aver assaggiato il dolce, Greer fece subito i complimenti a Sara, che la ringraziò imbarazzata, ma contenta.
Mangiando il dolce con calma, Greer non si accorse dell’espressione divertita sul volto di Brenna indirizzata a lei.
“Ehm, Greer?” la ragazza richiamò la sua attenzione, indicando l’angolo della sua bocca, “Hai un po’ di tiramisù qui.”
Greer arrossì, sentendosi in imbarazzo. Cercò di pulirsi, ma Brenna scosse la testa ridendo, e prese un tovagliolino.
“Stai ferma un secondo, principessa della sbadataggine” disse pulendo l’angolo della bocca di Greer sporco di tiramisù.
Greer in quel momento non riusciva a ricordare come respirare.
 
Quando Brenna finì di pulire la sua bocca, Greer non sapeva cosa dire.
Lasciò andare una piccola risata, ringraziando Brenna. Cercò di ignorare in particolar modo due sguardi che avevano osservato con interesse la scena, prestando attenzione esclusivamente alla ragazza accanto a lei, notando il rossore sulle sue guance.
Greer non la poteva biasimare, stranamente anche lei sentiva caldo, per qualche motivo sconosciuto.

Erano quasi le dieci. April era uscita, dopo aver salutato Greer con un abbraccio, ed Emma era andata a dormire.
Greer, Brenna e Sara erano sedute sul divano, aspettando che arrivasse James per riaccompagnare Greer a casa.
Per passare il tempo, Sara aveva pensato bene di tirare fuori l’album di foto di Brenna da piccola, facendo sentire completamente in imbarazzo la ragazza.
“Questo è il suo primo bagnetto” disse la donna facendo vedere la foto a Greer, indicandone poi un’altra, “E qui stava schiacciando un pisolino nel bel mezzo di un pasto.”
Greer rise guardando le fotografie, mentre Brenna nascose il suo viso tra le mani.
“Mamma, ti prego, fai sparire quell’album.”
“Perché? Eri così carina, pensavo che a Greer sarebbe interessato vederlo!”
Brenna scosse la testa, “No, non le interessa. Vero, Greer? Non ti interessa, giusto?”
“Mmmh, mi spiace contraddirti, Brenna, ma invece m’interessa molto” ribatté Greer tornando a guardare le foto, “Dai, guarda com’eri carina, tua madre ha ragione.”
“Ero?”
Greer non disse nulla, non sapendo come rispondere.
 
Ma Sara la salvò, senza rendersene conto.
“Brenna era una bambina molto tremenda, sai?” la donna le disse senza staccare gli occhi dalle foto, “Faceva ammattire tutti, non faceva altro che combinare guai. Lei e sua sorella erano il duo più pericoloso di sempre, quando si mettevano una cosa in testa si alleavano e allora sì che nessuno aveva scampo!”
“Mamma…” si lamentò Brenna.
“Beh, non che ora sia proprio un angioletto innocente, vero Brenna?” scherzò Sara.
“Mamma!”
Greer ridacchiò notando quanto Brenna fosse in imbarazzo, non avendola mai vista così.
Brenna allora si voltò verso di lei, incrociando le braccia.
“E tu smettila di ridere. Potrei fare una piccola ricerca su Google e trovare facilmente qualcosa d’imbarazzante che ti riguardi.”
“Certo, come no” ribatté con sicurezza Greer, “Temo che non troverai nulla di simile. Ma chissà, un giorno magari ti farò vedere il mio album di foto.”
“Lo prometti?” chiese Brenna con un piccolo sorriso sul suo volto.
 
Prima che Greer potesse risponderle, il suo telefono squillò.
Greer si scusò, rispondendo al telefono.
“Sei fuori? Ok, arrivo subito” disse, riattaccando e rimettendo il telefono nella sua borsa.
“Devi andare?” chiese Brenna con aria apparentemente dispiaciuta.
Greer annuì, prendendo lo zaino che era appoggiato accanto al divano.
“Sì, James mi sta aspettando fuori” disse rivolgendosi poi a Sara, “Grazie per avermi ospitata, la cena è stata deliziosa. Ho passato una bella serata.”
Sara scosse la testa, “Grazie a te per essere restata. Puoi venire qui quando vuoi, la porta è sempre aperta” disse mentre tutte e tre si diressero verso la porta.
Greer si voltò verso Brenna. Desiderava abbracciarla, ma non era sicura che l’avrebbe apprezzato.
Guardò per terra, poi di nuovo Brenna, notando come anche lei sembrasse insicura.
“Grazie” disse Greer rompendo lo strano silenzio formatosi.
“Per cosa?” chiese Brenna confusa.
“Per tutto, suppongo. Ci vediamo domani a scuola, ok?”
Brenna annuì e basta. Greer salutò lei e Sara con un sorriso, prima di andarsene.

Greer stava guardando fuori dal finestrino, apparentemente presa dal mondo esterno.
Ma in realtà, la sua mente era altrove.
Non poteva fare a meno di ripensare alla giornata passata, a quanto fosse stato facile semplicemente ridere e stare in compagnia di persone che, seppur non conoscendola, erano state molto calorose nei suoi confronti.
Non poteva fare a meno di pensare a Brenna.
Non sapeva ancora molto su di lei, ma dopo aver intravisto un lato sensibile e forte allo stesso tempo, Greer non poteva non ammettere che Brenna la incuriosisse.
Era tremendamente affascinata da questa ragazza.
Pensava che, sotto la dura scorza che Brenna sembrava avere, dietro il suo atteggiamento da teppista ribelle, in realtà ci fosse molto di più, senza dubbio; no, praticamente non la conosceva, ma Greer si sentiva davvero attratta dall’altra ragazza, e tutto ciò che desiderava era conoscerla davvero, conoscere ogni cosa di lei, come mai aveva fatto con nessun altro.
La cosa un po’ la spaventava, ma non gliene importava.
 
Mentre era completamente assorta nei suoi pensieri, il suo cellulare squillò brevemente, indicando che aveva appena ricevuto un messaggio.
Aprì la borsa e lo prese, sbloccando lo schermo.
Era Brenna.
Grazie a te, ma soprattutto grazie di essere riuscita a sopportare la mia famiglia tutta la sera.
Un sorriso incontrollabile nacque sul volto di Greer, che iniziò a scriverle subito un messaggio di risposta.
Adoro la tua famiglia. Ma in particolar modo ho adorato quell’album ;)
Dopo neanche un minuto, ricevette un altro messaggio.
Ti prego, non menzionarlo più. Anzi, scordatene completamente, è stato troppo imbarazzante!
Greer era indecisa se rispondere scrivendo veramente quello che pensava. Ma poi pensò che non c’era nulla di male.
Non potrei mai dimenticare niente di questa giornata :)
 
Respirò profondamente, aspettando il messaggio di Brenna, che arrivò dopo pochi attimi.
Come sei sdolcinata :)
Greer sorrise, sentendo il cuore battere velocemente.
A quanto pare riesci a tirare fuori il meglio di me.
Qualche minuto dopo Brenna le rispose.
Spero che sia davvero così. Buonanotte, Greer :)
Buonanotte Brenna :) A domani, Greer le rispose, rimettendo poi il telefono in borsa.
Con un enorme sorriso stampato sul suo volto, Greer pensò che avrebbe corso più che volentieri il rischio di conoscere meglio Brenna. Non poteva certo continuare a ignorare le nuove sconosciute sensazioni che la ragazza le faceva provare.
Non aveva dubbi che Brenna avesse il potere di cambiarle la vita e di stravolgerla completamente, ma la cosa stranamente non le dispiaceva affatto.

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Capitolo 3
*** Gossip ***


La settimana era quasi finita. Nonostante la stanchezza a causa della vita abbastanza frenetica che conduceva, Greer si sentiva comunque bene. Molto bene. E se cercava di sforzarsi per trovare una ragione, l’unica cosa che vedeva nella sua mente era il volto sorridente di Brenna.
Erano passate circa due settimane dal loro primo incontro, eppure Greer sentiva già un forte affetto per l’altra ragazza. E non riusciva a spiegarlo nemmeno a se stessa, ma Brenna in qualche modo era riuscita ad attirare completamente la sua attenzione, era riuscita a entrare nella testa di Greer, senza saperlo.
Greer pensava che fosse troppo presto per una cosa del genere. E passava troppo tempo a cercare una definizione di quello che stava provando, ma l’unica certezza che aveva era che non aveva mai provato niente di simile.
Era un po’ spaventata, e incuriosita allo stesso tempo.
Spaventata perché provava sentimenti per una ragazza che conosceva da neanche un mese, e incuriosita perché Brenna era una persona così particolare e intrigante. Greer non riusciva semplicemente a resisterle, e forse non voleva.
 
In quegli ultimi giorni aveva passato molto tempo con Brenna, non solo per studiare e lavorare al progetto; passavano il tempo a chiacchierare, a scherzare, scoprendo tante piccole cose l’una dell’altra che forse non erano neanche tanto importanti.
Greer aveva scoperto che Brenna adorava Orange Is The New Black, ad esempio, e avevano passato il giorno prima a guardare gli episodi della seconda stagione.
Greer non aveva mai sentito una persona imprecare così tanto contro un personaggio inventato (ma capiva perfettamente, anche lei odiava Vee).
Aveva anche scoperto che l’altra ragazza aveva una vera fissazione per i Paramore, dopo aver notato che le loro canzoni facevano da sottofondo a quando studiavano.
Brenna aveva rivelato che non era mai stata a un loro concerto, ma che stava risparmiando soldi per comprare un biglietto per quando avrebbero suonato a Boston.
La prima cosa che Greer fece appena tornata a casa quella sera, fu comprare i biglietti più costosi.
Era una  persona molto impulsiva, certo, ma sapeva che ne sarebbe valsa la pena; non vedeva l’ora di vedere l’espressione sul volto di Brenna quando glieli avrebbe dati.
 
In quel momento era nello spogliatoio della scuola, si stava cambiando dopo l’allenamento col club di tennis. C’erano solo lei e un’altra ragazza, una cosa normale visto che Greer era sempre stata piuttosto lenta a farsi la doccia e cambiarsi. Le piaceva fare le cose con calma.
Stava finendo di allacciarsi le scarpe, quando notò che l’altra ragazza si era avvicinata e la stava fissando.
“Posso aiutarti?” chiese Greer dopo qualche secondo, quando vide che la ragazza la stava continuando a fissare con un sorriso senza dire nulla.
“Mi chiedevo solo se…” iniziò a dire, scuotendo la testa, “Ti andrebbe di andare a prendere insieme un caffè? Offro io.”
Greer la guardò per un istante senza dire nulla, alzandosi poi in piedi per chiudere l’armadietto e prendere la sua roba.
“Scusami, Maggie, ma non posso. Ho un altro impegno.”
“Si tratta di Brenna Carver, non è vero?” chiese con amarezza Maggie.
“No, non si tratta di lei” mentì Greer, scuotendo la testa, “E comunque, non credo siano affari che ti riguardano. Scusami.”
“No, certo, hai assolutamente ragione” Maggie annuì, sospirando, “Però mi dispiacerebbe se ti accadesse qualcosa di brutto per via della vostra…amicizia.”
A Greer non passò inosservato il modo in cui Maggie aveva detto quell’ultima parola.
 
Prima che potesse risponderle, l’altra ragazza continuò a parlare.
“È solo che…tutti sanno com’è fatta Brenna, non gode certo di un’ottima reputazione. E tu sei una principessa. Non vorrei che nascesse uno scandalo, o qualcosa del genere. Ma non credo che ci saranno problemi se tra di voi non c’è niente di serio, no?”
Greer sistemò la borsa sulla spalla, prendendo anche la borsa con dentro la sua racchetta.
“Scusami, devo andare” disse dirigendosi verso la porta.
Ma l’altra ragazza sembrava non voler demordere.
“Sto solo cercando di avvertirti, Greer. Non voglio che si creino problemi per te, in caso provassi qualcosa nei suoi confronti” Maggie disse con un piccolo sorriso, “Stai attenta.”
Greer non le rispose, e ignorando completamente gli avvertimenti dell’altra ragazza, se ne andò.
 
Il sole di Boston era quasi accecante per Greer.
Non c’era molto abituata, avendo vissuto nel grigiore di Londra per tutta la vita.
Aveva dunque provveduto a prendere un paio di occhiali da sole, togliendoseli tuttavia nel momento in cui Brenna le aveva detto, con uno di quei suoi sorrisi maliziosi, che in questo modo non sarebbe riuscita a vedere i suoi occhi, aggiungendo che era un peccato.
Stavano passeggiando per il Boston Common, un parco molto grande, Greer notò. Guardandosi intorno, rimase affascinata da molte cose. Cose semplici, come il verde che la circondava, l’enorme lago, gli alberi maestosi. Poi si voltò verso Brenna.
I loro sguardi si incontrarono, e Greer smise di respirare per un secondo. No, Brenna era decisamente più affascinante di tutto il resto.
 
“Mi dispiace” Brenna disse voltandosi in avanti, sorprendendo Greer.
“Per cosa?”
“Per non essere una buona guida turistica, credo” sospirò, “È quasi imbarazzante come io non conosca molto bene la mia città. Non so, magari avresti preferito andare a visitare qualche museo, o una galleria d’arte, o qualcosa del genere…”
“Brenna, tranquilla, davvero” Greer disse interrompendola, ridacchiando, “E poi per chi mi hai presa, per un’ottantenne? Anche se non so cos’avrei dato per vederti in un museo.”
“Se mai mi vedrai in un museo, sarà perché sarò esposta tra i capolavori” Brenna scherzò, scuotendo la testa, “Certo, come no.”
“Beh, io pagherei per vedere un tale capolavoro.”
Brenna rise imbarazzata, “Beh, sarebbero soldi sprecati.”
Greer la guardò con un sorriso, “No, non credo proprio.”
Brenna le lanciò uno sguardo curioso, prima di voltarsi di nuovo in avanti, abbassando la testa.
 
“Comunque mi dispiace per la compagnia extra” disse Greer indicando con un pollice James, che era a una decina di metri dietro di loro.
“Non ti preoccupare. Un po’ di sole farà bene anche a lui” scherzò Brenna, rassicurandola con un sorriso.
“Già, hai ragione. E credo che nemmeno James avrebbe apprezzato stare dentro a un museo in una giornata così bella” Greer disse, mettendosi le mani in tasca.
“Uscivi spesso quando stavi a Londra?”
Greer scosse la testa, “A dire il vero no. O almeno, non andavo molto in città. Mi piaceva molto passeggiare o correre nei parchi, fare tornei di tennis, ma non avevo molto tempo per le cose che fanno tutti i ragazzi della nostra età.”
 “E cosa pensi che facciano i ragazzi della nostra età?”
“Non so, tipo andare a ballare in discoteca, andare alle feste, o andare a bere in un pub…quel genere di cose, capisci?”
Brenna la guardò con un mezzo sorriso sul suo volto.
“Credo di sì. Ma non c’è niente di male a non voler fare queste cose, Greer.”
“No, certo, lo so. Però qualche volta mi piacerebbe fare qualcosa di nuovo, che forse non dovrei fare.”
“Beh, qui di sicuro non puoi fare due di queste cose, visto che hai 16 anni. Non so come funzioni in Inghilterra” Brenna disse ridendo, “Ma penso sia la stessa cosa. Chissà, magari un giorno potremmo andare a una festa insieme.”
Greer annuì e basta.
 
Continuarono a camminare un altro po’, quando Brenna le fece una domanda.
“È stato difficile lasciare i tuoi amici per venire qui?”
“Beh, in realtà non è che avessi molti amici” ammise Greer sospirando, “La maggior parte erano persone che vedevo per via dei club che frequentavo.”
Passò un momento di silenzio, poi Greer vide Brenna prendere un respiro profondo, lo sguardo rivolto a terra.
“Non hai mai avuto una relazione?”
La domanda sorprese molto Greer.
“Ne ho avuta una” ammise passandosi una mano tra i capelli, “Piuttosto breve. È durata solo un mesetto, praticamente è finita ancor prima che cominciasse.”
“Cos’è successo?” chiese Brenna con curiosità, scuotendo poi la testa, “Cioè, non devi dirmelo se non ne hai voglia.”
“Non preoccuparti, non ho problemi a parlarne” Greer la rassicurò, “In poche parole, era interessata più al fatto che fossi una principessa che ad altro. Voleva solo farsi notare dai media, e non le importava se questo volesse dire sfruttarmi.”
“Greer, mi dispiace…” Brenna disse, “Non meritavi certo una cosa del genere.”
“Suppongo di no, ma almeno mi è stata di lezione. Questa e altre esperienze simili mi hanno insegnato ad essere molto più cauta con le persone, ora faccio molta più attenzione.”
“Beh, non mi sembra che tu sia molto cauta con me, mi sbaglio?” le fece notare Brenna.
“No, non ti sbagli” rispose Greer guardando Brenna con un sorriso timido, “Non ho ragione di esserlo con te. Mi fai sentire a mio agio.”
Brenna ricambiò il sorriso con la stessa timidezza.
Poi improvvisamente si fermò, i suoi occhi sempre su Greer.
 
“Che c’è?” le chiese l’altra ragazza con un’espressione confusa.
“Stai ferma un attimo” Brenna rispose alzando la mano, toccando i capelli di Greer.
Greer smise di respirare per un secondo, accorgendosi di come Brenna stesse tenendo la mano nei suoi capelli per un lungo momento, o almeno lo era per Greer. Era come se il tempo si fosse fermato per un istante.
“Brenna…”
“Avevi…” iniziò a dire Brenna, schiarendosi la gola, “Avevi una foglia tra i capelli.”
Greer la guardò mentre fece cadere la foglia, sentendo il cuore tornare a battere regolarmente. Non avrebbe neanche saputo indicare il momento in cui le era iniziato a battere così velocemente.
I loro sguardi si incontrarono, e Brenna sembrava stranamente pensierosa.
Rise con apparente imbarazzo, cogliendo di sorpresa Greer, la quale si sentiva quasi come incantata.
“Vuoi andare a prendere un caffè? C’è un chiosco proprio laggiù” Brenna le propose.
“Certo, andiamo” Greer rispose annuendo. 

Erano le undici, Greer si stava per addormentare, quando all’improvviso il suo telefono iniziò a squillare.
Strofinandosi gli occhi, lo prese dal comodino, guardando lo schermo. Era Brenna.
“Brenna? Che c’è?”
“Greer, ho bisogno del tuo aiuto” disse Brenna con panico evidente nella sua voce.
Greer si mise a sedere sul letto, ogni traccia di sonno praticamente scomparsa.
“Brenna, che succede?”
“Puoi venire a prendermi entro dieci minuti davanti al Charles? Ti prego, sei l’unica su cui posso contare” la implorò Brenna.
“Farò il prima possibile, tranquilla” replicò Greer riagganciando il telefono.
Si mise le scarpe senza allacciarle, mettendosi poi un giacchetto sopra il pigiama. Non le importava affatto di certi piccoli dettagli in quel momento.
Uscì dal suo appartamento dopo aver preso le chiavi della macchina, una copia che aveva preso di nascosto da James.
 
Guidò per cinque minuti, prima di arrivare davanti al bar. Aspettò impazientemente che Brenna arrivasse, dopo aver notato che non c’era.
Stava prendendo il cellulare dalla tasca del pigiama per provare a chiamarla, quando vide due persone correre verso la sua auto.
Erano Brenna e Ford.
Si tolse la cintura e uscì dalla macchina, guardando le ragazze che si stavano avvicinando.
“Che sta succedendo?” chiese con un’espressione confusa.
“Te lo spieghiamo dopo. Parti e basta, altrimenti ci beccano” Ford rispose ridacchiando, salendo in macchina su uno dei sedili posteriori, mentre Brenna salì su quello anteriore senza dire una parola.
Ancor più confusa e con un presentimento che non le piaceva affatto, Greer salì in macchina.
 
“Ok, ora mi dite che sta succedendo?” Greer provò a chiedere di nuovo dopo che erano partite.
“Non credo tu voglia saperlo” rispose Brenna con un tono di voce insicuro.
Greer le lanciò un’occhiata veloce, tornando subito a guardare la strada.
“Non credo sia difficile capirlo, considerando la puzza di alcol che sento” ribatté facendo una faccia disgustata.
Brenna non disse nulla, guardando fuori dal finestrino.
“Beh, per farla breve, abbiamo rubato una bottiglia di Jack Daniel’s da un supermercato, e poi abbiamo avuto la brillante idea di farci un tatuaggio. Mi ha fatto un male cane, invece Brenna a quanto pare non ha sentito nulla. Forse perché è il suo secondo tatuaggio, non saprei. Ah, e poi c’è stato il gran finale quando ho lanciato la bottiglia, ovviamente vuota, contro una macchina parcheggiata. Per sbaglio, ovviamente, miravo al cestino lì vicino. Ed è stato allora che siamo dovute scappare, un poliziotto aveva iniziato a inseguirci…”
“Ford” Brenna la interruppe dopo aver notato l’espressione strana sul volto di Greer, “Basta.”
“Dio santo, ok,  me ne starò zitta allora” Ford disse alzando gli occhi al cielo.
 
Brenna guardò Greer, cercando di capire cosa stesse provando in quel momento. Niente di positivo, questo era poco ma sicuro.
“Dimmi dove abiti” disse Greer rivolgendosi con freddezza a Ford.
“Certo, così poi verrai a trovarmi ogni volta che vuoi, eh?”
“Sta a tre isolati da qui, al prossimo stop gira a destra” Brenna rispose sospirando pesantemente.
I minuti successivi furono pieni di imbarazzo e incertezza, carichi di una tensione che tutte sentivano chiaramente.
Quando arrivarono davanti casa di Ford, quest’ultima scese dopo aver salutato Brenna e senza ringraziare Greer. Ma a Greer non importava minimamente.
 
Ripartirono con lo stesso silenzio pesante di qualche istante prima.
Ma Brenna non riusciva evidentemente a reggerlo più, così si voltò verso Greer.
“Possiamo parlare?”
“No” rispose seccamente Greer, serrando la mascella.
“Greer, per favore, lascia che ti spieghi…”
“Penso che Ford abbia già spiegato abbastanza per entrambe, no?”
Brenna sbuffò, “Non è proprio andata come ha detto lei. Io non ho fatto nulla, beh, a parte farmi fare un tatuaggio. Ha fatto tutto lei praticamente.”
Greer rise con amarezza, “E credi che questo giustifichi tutto quanto? Non m’importa che tu faccia cose illegali, o se le fai semplicemente per non pensare o per divertirti, o per staccare un po’, come mi hai detto tu stessa. Sono affari tuoi, e non posso certo dirti cosa fare e non fare.”
“E allora perché sei così arrabbiata?”
“Perché ero preoccupata a morte, ok?” rispose Greer alzando la voce, “Ero preoccupata, e poi vengo a scoprire che si trattava solo di una delle tue bravate. E sai cosa? Ritiro quello che ho detto: m’importa che tu stia commettendo reati, perché…beh, sai, sono reati.”
Brenna la guardò sorpresa, non aspettandosi evidentemente una risposta del genere.
“Mi dispiace di averti fatta preoccupare, davvero.”
Greer non le rispose, continuando a guardare la strada.
 
“È solo che…” iniziò a dire Brenna, guardando in basso, “Quando faccio queste cose, è come se tutto quello che mi circonda svanisse, e sento di poter fare di tutto.”
Greer scosse la testa, “Potresti semplicemente parlare con qualcuno dei tuoi problemi, invece che comportarti così. Ma fa’ come preferisci.”
“Greer, ti prego…”
“Siamo arrivate” la interruppe Greer accostando, senza spegnere la macchina.
Brenna cercò il suo sguardo, inutilmente, poiché Greer si ostinava a guardare in avanti, le mani che stringevano il volante.
Con un sospiro, Brenna scese senza dire nulla, chiudendo lo sportello.
Greer ripartì subito, ignorando gli occhi imploranti dell’altra ragazza, lasciando andare un respiro che la scosse completamente, sentendo un peso nello stomaco.

Greer era stanchissima. Aveva passato gran parte della notte senza riuscire a chiudere occhio, solo perché non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo con Brenna.
Sapeva di essere stata piuttosto dura con l’altra ragazza, ma quando aveva ricevuto la sua chiamata aveva subito pensato al peggio, per poi scoprire che si trattava solo di salvarla dall’ennesima stupidata con Ford.
Perciò Greer pensava di avere il diritto di essere arrabbiata. Ma doveva ammettere che non era facile ignorare i messaggi di Brenna.
Aveva deciso quindi di risponderle brevemente, dicendole che aveva bisogno che la lasciasse un po’ in pace per sbollire la rabbia. Spense poi il cellulare, sapendo che, se lo avesse tenuto acceso, sarebbe stata tentata di chiamare l’altra ragazza.
Ed era l’ultima cosa che doveva fare in quel momento.
 
Era in cucina, stava riempiendo una tazza di latte, prendendo poi da una credenza una scatola di cereali.
Poggiando entrambi gli oggetti sopra il tavolo, andò nel soggiorno per prendere il suo iPad.
Si mise a sedere e riempì la tazza di cereali, accendendo con l’altra mano l’iPad.
Dopo aver iniziato a mangiare, aprì un’applicazione per vedere le news, come era solita fare ogni fine settimana. Lesse qualche breve articolo di cronaca, scrollando col dito in giù.
Arrivò alla sezione dei gossip, che saltava sempre poiché non le interessava per niente, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Pensava inizialmente di aver visto male, era quasi convinta che la persona in quella foto fosse solo una che le somigliava molto; ma decise di investigare meglio, e, con grande curiosità, aprì l’articolo.
 
La prima cosa che vide fu una foto di lei e Brenna, risalente al giorno prima quando stavano passeggiando nel parco.
Sconcertata, posò il cucchiaio nella tazza, prendendo l’iPad con entrambe le mani.
Notò poi il nome dell’articolo e lo lesse ad alta voce.
La principessa Greer d’Inghilterra innamorata?!” sospirò pesantemente, “Originale, direi.”
I suoi occhi caddero di nuovo sulla foto che aveva attirato la sua attenzione: era stata scattata nel momento in cui Brenna aveva una mano tra i suoi capelli, quando le stava togliendo una foglia. Ma osservandola bene, Greer notò che sembrava un po’ compromettente, era facile trarne conclusioni sbagliate.
Forse era per via del modo in cui si guardavano nella foto.
 
Greer scosse la testa, decidendo di leggere l’articolo. E se ne pentì. Parlava di come la principessa forse non era così noiosa come sembrava, della misteriosa e bellissima ragazza americana in sua compagnia, di come avesse trovato l’amore in quelle poche settimane di permanenza negli Stati Uniti, e se sarebbe durato o no.
Innervosita, Greer si strofinò gli occhi con una mano. Non avrebbe certo mai pensato che avrebbe attirato l’attenzione dei paparazzi e dei giornali così velocemente, un’attenzione che non desiderava affatto.
Il fatto che anche Brenna fosse coinvolta la infastidiva ancor di più.
Anche se era sempre arrabbiata con lei, questo certamente non voleva dire che voleva esporla in questo modo a tutto il mondo. E forse Greer stava esagerando, ma conosceva abbastanza quell’ambiente da sapere che Brenna sarebbe stata studiata e osservata come una cavia da laboratorio.
Greer non voleva permettere che questo accadesse.
Guardò le altre foto, non potendo fare a meno di notare come sia lei che Brenna fossero sempre sorridenti in ciascuna di esse, non riuscendo a staccare gli occhi dal suo volto apparentemente felice.
Era proprio nei guai. 

Era già lunedì. Dopo aver passato il fine settimana rinchiusa nel suo appartamento, Greer non si sentiva davvero pronta ad affrontare un giorno di scuola.
Non si sentiva pronta ad affrontare Brenna.
Ma non poteva certo evitarla per sempre, quindi avrebbe stretto i denti e cercato di ignorare quella parte dentro di lei che le diceva di perdonare la ragazza e lasciar correre.
L’intenzione di Greer non era certo di salvare Brenna dai suoi problemi, poiché pensava che solo Brenna potesse farlo veramente. E sapeva che Brenna era ancora ben lontana dal salvarsi, visto che era la prima a non volerlo.
Greer pensò che l’avrebbe cercata quando si sarebbe sentita pronta ad aprirsi.
Greer era pronta ad aspettarla, ma non era pronta a trattenere il fiato a lungo.

Era in macchina ed era a metà strada da scuola, quando il suo telefono squillò.
Lo prese dalla borsa, vedendo che era suo padre.
Lasciò squillare il telefono per qualche secondo, decidendo poi di rispondere controvoglia. Poteva benissimo immaginare il motivo per cui suo padre avesse provato a chiamarla per tutto il fine settimana.
“Pronto?”
“Bene, sei viva allora!”
Greer sospirò, “Papà, perdonami, ma sto andando a scuola, non posso stare al telefono a lungo.”
“Oh, non ti preoccupare, sarò breve” replicò Will, “Dunque, quella bella ragazza nelle foto che ho visto è la famosa Brenna?”
“Papà…” Greer si lamentò appoggiando la testa al sedile.
“Dai, racconta tutto al tuo vecchio. Da quanto state insieme?”
“Non stiamo insieme.”
“Beh, da quelle foto mi sembrava…”
“Ti sbagli, papà. Non puoi presumere certe cose dopo aver visto solo qualche stupida foto” Greer disse con esasperazione.
 
Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo.
Greer scosse la testa, chiudendo gli occhi.
“Scusami” disse lasciando andare un respiro profondo, “Non dovevo sbottare in quel modo.”
“Tranquilla, tesoro” la rassicurò Will, “Capisco che situazioni del genere possano essere un po’ stressanti. Ci sono passato anch’io.”
“Già. Non mi piace per niente essere al centro dell’attenzione, è una cosa che sai bene. Mi innervosisce di più il fatto che Brenna sia coinvolta però. E davvero, papà, siamo solo amiche” Greer disse.
“Ma a te sta bene così?”
“Beh, non saprei…” rispose sinceramente la ragazza, “Non so neanche se le piacciono le ragazze, senza contare che è l’unica amica che ho qui.”
“Non hai altri amici?” Will chiese preoccupato, “Greer, dimmelo se non ti stai trovando bene lì. Se vuoi, posso farti tornare a casa in un batter d’occhio.”
“No, papà, sto bene, non preoccuparti. Mi sto solo ancora abituando, tutto qui.”
Greer sentì suo padre sospirare, e, vedendo che era arrivata a scuola, interruppe qualsiasi cosa stesse per dire.
“Sono arrivata a scuola, devo veramente andare, scusami.”
“D’accordo, ma Greer, se hai bisogno di qualcosa, anche solo di parlare, ricordati che ci sono sempre per te, ok? Ti voglio bene.”
Greer sorrise.
“Certo, papà, lo so. Ti voglio bene anch’io.”

Quando Greer entrò a scuola, notò che qualcosa era cambiato.
Le persone la fissavano e parlavano tra di loro, indicandola come se lei non le potesse vedere. Ma questo non era niente di nuovo.
E Greer poi se ne accorse: non la stavano solo fissando come la solito, stavano ridendo di lei.
Evidentemente i pettegolezzi giravano in fretta a Boston.
Ignorando gli sguardi e le risatine, si diresse verso l’aula di storia, aspettandosi il peggio, considerando anche che Brenna era in classe insieme a lei.
Non rimase sorpresa quando, entrando nell’aula, i suoi compagni di classe smisero di parlare per un attimo, decidendo invece di fissarla come se fosse un fenomeno da baraccone.
Ripresero a parlare quando Greer si mise a sedere al suo posto.
La ragazza cercò di non badare ai brusii e alle risate, provando a distrarsi col suo telefono.
Ma a un certo punto i brusii diventarono schiamazzi, le risate si fecero più rumorose.
Greer si voltò infastidita, e i suoi occhi caddero su Brenna che, evidentemente confusa, stava entrando in classe.
Giudicando dalla sua espressione, Greer poteva vedere che chiaramente Brenna non sapeva nulla dell’articolo e delle foto di loro due.
 
“Che sta succedendo?” chiese Brenna quando arrivò al suo banco, dietro quello di Greer.
“Non hai visto niente?” replicò Greer stupita.
“Cos’è che dovevo vedere?”
Prima che Greer potesse risponderle, un gruppetto di ragazze si avvicinò a loro. Greer le riconobbe. Erano le stesse ragazze che l’avevano riempita di domande il secondo giorno di scuola.
“Ragazze, ci stavamo chiedendo…quando sarà il matrimonio reale? Vi prego, ditemi che siamo tutti invitati” disse Shelby ridacchiando, con le sue amiche che la imitarono.
Brenna appoggiò lo zaino sul banco, incrociando quindi le braccia.
“Ok, di che cavolo state parlando?”
“Ma dove vivi, Carver? Come fai a non sapere nulla?”
“Cosa non so? Smettila di girarci intorno, Shelby” Brenna disse sbuffando.
Un ghigno apparve sul volto dell’altra ragazza, che tirò fuori dalla tasca del maglione il suo cellulare.
 
Dopo qualche momento passato a cercare apparentemente qualcosa, Shelby mostrò lo schermo del cellulare a Brenna.
“Non credo che questa tipa insieme a Greer sia solo una che ti somiglia molto, no?”
Brenna strappò il cellulare dalle sue mani, ignorando il suo ‘ehi!’ indignato.
Greer la osservò mentre stava guardando il cellulare, curiosa di vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
“Beh, cos’hai da dire?” Shelby chiese a Brenna col solito ghigno stampato sul suo volto.
“Posso solo dire…” iniziò a dire Brenna, rendendo il cellulare all’altra ragazza, “Che non sono affari che ti riguardano.”
“Ah sì? Non credi che sia un po’ tardi per questo? Ormai tutto il mondo saprà che ti fai la principessa d’Inghilterra.”
Greer in quel momento decise di alzarsi per intervenire, ma prima che potesse dire qualcosa, Brenna la anticipò.
“Ok, punto primo: non devo certo nessuna spiegazione, a te o a chiunque altro. Secondo, tra me e Greer non c’è niente. Ma scommetto che parlare della vita privata delle altre persone e intrometterti in cose che non ti riguardano è l’unica cosa che sai fare veramente bene, eh?”
“Oh, non hai la minima idea di cos’è che so fare veramente bene” replicò Shelby lanciandole un’occhiataccia.
“Fidati, una vaga idea ce l’ho” Brenna disse con un sorrisetto.
Shelby si avvicinò con uno sguardo minaccioso.
 
Greer, sentendo una forte tensione nell’aria, si intromise tra le due ragazze.
“Ok, ora basta” disse con fermezza, voltandosi verso Brenna e appoggiando una mano sul suo braccio, “Non ne vale la pena, ok?”
“Oooh, guardate come la principessa è subito corsa in difesa della sua ragazza” Shelby disse a voce alta, facendo ridere le sue amiche e alcuni compagni di classe.
“Non è la mia ragazza” dissero Brenna e Greer nello stesso momento.
Si voltarono l’una verso l’altra, abbassando poi entrambe la testa.
“Certo, come no” Shelby disse deridendole.
Brenna stava per risponderle, quando suonò la campanella.
“Oh, peccato, ci tenevo a chiacchierare un altro po’ con voi due fidanzatine. Sarà per un’altra volta.”
“Non ci contare” disse Brenna guardandola andare via con il suo gruppetto.
Greer sospirò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Brenna…”
“Lascia stare” Brenna la interruppe, andando a sedersi al suo posto.
Greer la guardò per qualche secondo, visibilmente amareggiata, prima di scuotere la testa e sedersi a sua volta.

Era l’ora di pranzo, Greer stava camminando per andare nel posto in cui andava sempre a mangiare, quando intravide Brenna, seduta da sola.
“Ciao” le disse quando si trovò davanti a lei.
Brenna non alzò la testa quando ricambiò il saluto.
Passarono dei secondi pieni di un silenzio imbarazzante. Sospirando pesantemente, Greer si mise a sedere accanto all’altra ragazza, che la guardò sorpresa.
“Perché mi guardi così?” Greer le chiese.
“Sbaglio, o eri arrabbiata con me fino a qualche giorno fa?”
“Non ti sbagli. E sono tutt’ora arrabbiata, forse un po’ meno però.”
Brenna la guardò confusa.
“Allora perché stai parlando con me, dopo aver ignorato tutti i messaggi che ti ho inviato in questi giorni?”
Greer scosse la testa, spazientita.
“Sto parlando con te perché volevo sapere come stavi dopo quello che è successo prima in classe. E non ho voluto risponderti perché se l’avessi fatto, probabilmente avrei detto delle cose di cui mi sarei pentita.”
“Certo, capisco” disse Brenna abbassando la testa, “E non preoccuparti per me, sto benone. Quella cretina di Shelby è fastidiosa, ma non do certo peso alle cose che dice.”
 
Greer prese un respiro profondo, preparandosi alla domanda che voleva farle.
“E cosa ne pensi di quell’articolo?”
“Ho letto articoli migliori.”
“Brenna, sul serio” Greer disse, “Adesso tutto il mondo pensa che stiamo insieme, o qualcosa del genere. Non ti dà fastidio?”
“Affatto” Brenna rispose sorprendendo l’altra ragazza, “Non m’importa cosa pensa la gente di me. Non m’importa se pensano che stiamo insieme. L’unica cosa che mi dà veramente fastidio però è essere al centro dell’attenzione. E poi, è inquietante come i media s’interessino così tanto a due minorenni.”
“Benvenuta nella mia vita” Greer disse con un piccolo sorriso.
Brenna lo ricambiò, scuotendo la testa.
 
“Non hai paura di essere etichettata nel modo sbagliato però?” Greer le chiese.
“No. E poi sono bisessuale, l’orientamento sessuale non è un problema. Il punto è che non me ne frega niente di quello che pensano gli altri, davvero.”
Greer, stupita dalla rivelazione di Brenna, cercò di nascondere il sorriso che stava nascendo sul suo volto.
“A te importa invece? Quello che pensano tutti?”
“Sinceramente no. L’unica opinione a cui do peso è quella di mio padre” replicò Greer con un sorriso melanconico, “Mi fa spesso pressione sulla faccenda dell’amore. È imbarazzante, davvero.”
“Ti capisco benissimo” Brenna disse alzando gli occhi al cielo, “Anche mia madre è così. È una tale ficcanaso…”
Entrambe le ragazze risero.
 
Si guardarono senza dire nulla per un momento, poi Greer si alzò in piedi, sistemando bene lo zaino sulle spalle.
“Tanto perché tu lo sappia, non mi è passata ancora del tutto la rabbia e la delusione per l’altra sera” disse alzando una mano quando vide che Brenna stava per interromperla, “Ma vorrei davvero che tutto tornasse alla normalità. Sta a te decidere come comportarti, Brenna.”
“Greer, non è così semplice…”
“E io ti credo, però non posso andare avanti preoccupandomi sempre che tu faccia qualcosa di enormemente stupido” ribatté Greer, “Spetta solo a te decidere cosa è meglio fare per te stessa, io non posso certo darti ordini. Non voglio. La vita è la tua.”
Sorridendole un’ultima volta, Greer se ne andò, sperando che Brenna avrebbe riflettuto sulle sue parole.

Due giorni dopo, Greer era in biblioteca a studiare da sola, quando fu avvicinata da una persona.
“Ciao, Greer.”
Greer alzò la testa. Era Maggie.
“Ciao.”
Riprese a fare i compiti, con l’impressione che l’altra ragazza volesse solo salutarla. Ma non era così.
“Che ci fai rinchiusa qui in biblioteca? Oggi è proprio una bella giornata.”
“Mi sto portando avanti con i compiti, non voglio rischiare di rimanere indietro.”
Maggie si avvicinò, osservando Greer con occhi attenti.
“Però mi sembri piuttosto stanca. Va tutto bene?” chiese preoccupata.
Greer annuì, “Sì, certo. È solo che non pensavo che la scuola americana fosse tanto difficile quanto studiare con gli insegnanti privati.”
Maggie le sorrise, “Beh, la mia offerta di andare a prendere un caffè insieme è sempre valida. Perciò, se volessi prenderti una pausa, potremmo andare anche ora, che ne dici?”
 
Greer ci pensò per un attimo. Qualcosa la faceva sentire insicura nell’accettare la proposta, e non era tanto per via dei compiti che aveva da fare.
Era insicura per via di Brenna.
Ma non aveva ragione di esserlo, pensò. La situazione con Brenna in quei giorni non era delle migliori, ma Greer era fiduciosa. Non voleva smettere di sperare che la ragazza avrebbe eventualmente affrontato qualsiasi cosa la stesse turbando. Greer l’avrebbe aspettata.
Ma non c’era niente di male a prendere un caffè con una compagna di scuola.
Perciò accettò l’invito di Maggie.


Dedico questo capitolo alla miglior proofreader che ci sia, Annarita! Senza di lei, la fanfiction sarebbe un enorme troiaio!

 

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Capitolo 4
*** Tempismi inopportuni ***


“Non sei contenta che ti abbia trascinata fuori dalla biblioteca? Si sta decisamente meglio qui” disse Maggie guardandosi intorno.
“Certo, hai completamente ragione” replicò Greer con un sorriso forzato.
Le due ragazze erano sedute fuori un bar, che non era il Charles stranamente, pensò Greer.
Era sempre andata lì in quelle settimane, stava quasi per credere che esistesse solo un bar in quella  parte di Boston.
Erano lì da circa dieci minuti, il ghiaccio non si era ancora completamente sciolto tra di loro, ma era normale. Greer si sentiva un po’ in imbarazzo, non tanto perché non sapeva di cosa parlare, ma più per il modo in cui Maggie la stava guardando da quando si erano incontrate in biblioteca.
Era un’espressione simile a quella che Greer vedeva più volte quando si guardava allo specchio, pensando a Brenna.
Infastidita dalla direzione in cui i suoi pensieri stavano andando, Greer sospirò, prendendo la tazza di caffè davanti a sé, bevendone quindi un sorso.
 
“Va tutto bene?” chiese Maggie.
“Sì sì, va tutto benissimo” la rassicurò Greer, “Stavo solo pensando alla scuola, tutto qui.”
“Già, capisco perfettamente.”
Nessuna delle due disse niente per qualche momento.
Greer cercò di resistere alla tentazione di prendere il cellulare dalla sua borsa, sapendo che non sarebbe stato per niente educato da parte sua. Ma non aveva idea di cosa fare, e gli occhi fissi di Maggie su di lei non aiutavano di certo.
Prendendo un altro sorso di caffè, sentì l’altra ragazza schiarirsi la gola.
“Comunque, ho notato che sei molto brava a giocare a tennis” iniziò a dire, scuotendo la testa con una risata, “Il mio servizio fa schifo in confronto al tuo.”
“Ho solo fatto molta pratica sin da quando ero piccola, tutto qui.”
“Beh, spero che tu possa aiutarmi a migliorare” disse Maggie, ammiccando “In questo e anche in altre cose, magari.”
Greer arrossì, “Certo, sarebbe un piacere.”
“Sarebbe tutto mio il piacere, fidati” replicò l’altra ragazza, posando una mano su quella di Greer sul tavolo.
 
Ma Greer, sentendosi un po’ a disagio, tolse la mano. Guardò Maggie, nel timore che l’avesse offesa.
“Maggie, scus-”
“No no, scusami tu. So essere troppo sfacciata a volte, scusa se ti ho messa a disagio” rise con imbarazzo la ragazza, il suo sguardo rivolto a terra.
“Non preoccuparti, non mi hai messa a disagio” Greer mentì.
Maggie finì il suo caffè, lasciando andare poi un sospiro.
“Si tratta sempre di Brenna, non è vero?”
Greer, sorpresa, scosse la testa.
“No, non si tratta di lei” rispose con convinzione, evitando lo sguardo attento di Maggie.
Ma Greer sentiva come se stesse ancora mentendo.
Perché per quanto Maggie fosse una ragazza carina e interessante, Greer non era riuscita a smettere di pensare a Brenna nemmeno per un secondo da quando erano arrivate al bar.
Guardava gli occhi marroni di Maggie, ma riusciva solo a pensare ai bellissimi occhi color ghiaccio di Brenna. Guardava il sorriso sicuro di Maggie, eppure voleva solo vedere il sorriso malizioso di Brenna che tanto adorava.
 
Greer non poteva restare un altro minuto lì. Non sarebbe stato giusto nei confronti di nessuno.
“Ehi, stai bene?” chiese Maggie preoccupata, avendo evidentemente notato qualcosa guardando l’altra ragazza.
Greer scosse la testa, alzandosi, “Certo, è che…mi sono ricordata che devo fare delle commissioni.”
“Ah, ok” disse Maggie alzandosi a sua volta, “È un po’ strano però.”
“Cosa?”
“Non so, pensavo solamente che avessi delle persone che fanno tutto per te, o qualcosa del genere.”
Greer prese lo zaino, mettendoselo sulle spalle.
“Mi piace fare le cose da me. Non mi piace dipendere completamente dagli altri.”
“Beh, è molto ammirevole da parte tua. Non penso che la maggior parte delle persone si comporterebbe allo stesso modo” disse Maggie avvicinandosi.
“Non penso che sia ammirevole” Greer ribatté, “Voglio solo provare a vivere come una persona ordinaria.”
Maggie la guardò con un sorriso.
“Ma non lo sei per niente, Greer.”
E poi la baciò.
 
Greer, seppur molto sorpresa, si staccò subito, allontanando Maggie.
 “Scusami, Maggie. Non posso. Devo andare” disse in fretta, scuotendo la testa e ignorando l’espressione ferita sul volto della ragazza.
Se ne andò, con uno strano presentimento che non le piaceva affatto.
 
Greer stava cenando da sola nel suo appartamento, seduta sul divano con un piatto di pasta in mano. Non era certo la cosa più graziosa del mondo, ma non le importava. Prese il telecomando per accendere la televisione, iniziando a fare zapping per trovare qualcosa che le interessasse. Doveva ricordarsi di fare un abbonamento a Netflix, almeno avrebbe potuto finire di guardare Orange Is The New Black, pensò.
Sbuffando, continuò a cercare qualcosa che attirasse davvero la sua attenzione. E così fu, con suo grande dispiacere.
Pensava di aver visto male, pensava che magari i suoi occhi la stessero ingannando, ma non era così. Credeva che aver visto quelle foto in cui era con Brenna fosse stato già abbastanza mortificante, ma si sbagliava. Era più mortificante vedersi in tv, mentre una persona fuori campo stava parlando di lei e della sua vita privata.
 
Appoggiò il piatto sul tavolino davanti a lei, alzando il volume della televisione col telecomando.
“La principessa Greer d’Inghilterra sta facendo parlare molto di sé in questi giorni, a causa delle uscite in pubblico con non una, ma addirittura due ragazze! E sebbene sembrava che stesse sbocciando qualcosa tra l’erede al trono britannico e la misteriosa e bellissima ragazza dagli occhi azzurri, a quanto pare non è proprio così” una voce femminile fuori campo raccontò, mentre sullo schermo comparivano le foto di Greer e Brenna al parco, “Sembra infatti che la principessa abbia già dimenticato l’altra ragazza, poiché oggi pomeriggio è stata avvistata in atteggiamenti piuttosto intimi con una sua compagna di scuola.”
Greer strabuzzò gli occhi quando comparirono due foto del bacio tra lei e Maggie.
Si mise una mano sulla fronte, sospirando pesantemente e scuotendo la testa.
“Sembra quindi che la bellissima principessa non sia così noiosa come tutti credevano. Ma ora tutti si chiederanno, chi è questa nuova ragazza che ha avuto la fortuna di baciarla? E cos’è successo all’altra ragazza? Greer si sarà forse stanc-”
Greer spense la televisione, senza pensarci due volte. Non voleva sentire altro.
 
Prese un respiro profondo, nascondendosi il volto tra le mani.
Era esasperata. Erano passate solo tre settimane da quando era arrivata a Boston, e in qualche modo, senza volerlo, era riuscita ad attirare l’attenzione dei media.
Sbuffando, si alzò dal divano, prendendo il piatto che aveva lasciato sul tavolo e portandolo in cucina. Le era passata completamente la fame.
Senza pensarci, prese il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni. Aprì la rubrica, scrollando in giù col pollice finché non arrivò alla B.
Il suo cuore iniziò a battere più velocemente quando il suo dito si fermò sul contatto di Brenna. Era indecisa su cosa fare, per qualche motivo.
“Fanculo” sospirò toccando il tasto per chiamare l’altra ragazza.
Passandosi una mano tra i capelli, respirò profondamente, camminando su e giù per la cucina.
“Ciao, sono Brenna, lasciate un messaggio o lasciatemi in pace.”
Ma quando suonò il bip, Greer riattaccò. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto dire. Forse non aveva il coraggio di dire proprio niente.
Com’era potuto succedere tutto questo?

Il giorno dopo a scuola Greer fu accolta prevedibilmente da frecciatine e risatine, ormai per niente una novità.
Dopo essere riuscita ad evitare Maggie, entrò nell’aula di storia, sentendosi nervosa al pensiero che avrebbe visto Brenna.
Ma lei non c’era.
E Greer avrebbe potuto pensare che fosse una cosa completamente normale, che forse Brenna dovesse ancora arrivare; ma la campanella sarebbe suonata a momenti, e Greer aveva notato che Ford era già in classe. Brenna era sempre insieme a lei.
Camminò per andare al suo banco, ignorando i commenti stupidi e immaturi dei suoi compagni di classe.
 
Posò il suo zaino sul banco, prima di voltarsi verso Ford, che era dietro di lei.
“Ciao, Ford.”
“Non ho fatto niente.”
Greer la guardò confusa. Ford scosse la testa ridacchiando.
“Ah, scusami. Risposta automatica quando qualcuno che non conosco mi rivolge la parola.”
“Beh, direi invece che ci conosciamo” ribatté Greer, “Ricordi, l’altra sera, quando sono venuta a prendere te e Brenna? O forse eri troppo sbronza e non ricordi proprio nulla?”
“Stai facendo la sarcastica?” chiese Ford incrociando le braccia, “No, aspetta. Non voglio saperlo, perché non me ne frega nulla. Piuttosto dimmi cosa vuoi, principessa dalle labbra a canotto.”
Greer scoppiò a ridere.
“Principessa dalle…oddio, che soprannome originale, wow.”
“Sei fastidiosa” Ford disse alzando gli occhi al cielo.
 
Greer smise di ridere, cercando di tornare seria.
“Allora rispondi solo a questa domanda: Brenna oggi non c’è?”
“No, a meno che non sia diventata invisibile. Aspetta, ora controllo” disse Ford guardandosi intorno, “Brenna? Ci sei? Ti prego, dimmi che sei qui, così questa rompipalle la smette di…beh, di rompermi le palle.”
Greer guardò l’altra ragazza, per niente colpita dal suo atteggiamento.
“Ok, Ford, ho capito. Brenna oggi non c’è. Sei stata molto carina e gentile come al solito, grazie.”
“Per niente felice di esserti stata d’aiuto, principessa delle trote” replicò Ford con un sorriso falso.
Greer alzò gli occhi al cielo, mettendosi a sedere.
Era stranamente preoccupata per Brenna. E forse non ne aveva motivo.
Eppure, non aveva un buon presentimento.

Uscendo da scuola, Greer notò con grande sollievo che James la stava già aspettando.
“Ciao, James” gli disse quando arrivò alla macchina.
“Salve, signorina Greer” replicò l’uomo tenendole aperto lo sportello posteriore.
“James, devo chiederti un favore” Greer iniziò a dire appena partirono, “Invece che andare subito a casa, potremmo fermarci prima a casa di Brenna? Brenna Carver.”
“Certo, signorina.”
“Grazie.”
Greer era contenta che James non le avesse fatto alcuna domanda. Stava pensando che forse l’estrema cordialità dell’uomo non fosse proprio un male, come aveva sempre creduto.
In quei cinque minuti che occorrevano per arrivare a casa di Brenna, Greer pensò continuamente a cosa avrebbe potuto dire. Ma era talmente in ansia che non riusciva a pensare a niente.
Aveva timore che Brenna l’avrebbe mandata via. Ma perché avrebbe dovuto farlo?
Certo, c’era un po’ di tensione tra di loro in quel periodo, ma niente che non si potesse risolvere. Greer voleva solo che le cose tornassero com’erano fino a qualche settimana prima.
Le mancava passare i pomeriggi insieme all’altra ragazza, le mancava parlarle, ridere di cose stupide.
Le mancava Brenna.
Allora di cosa aveva veramente paura?
 
“Siamo arrivati, signorina” James annunciò portando Greer alla realtà.
“Bene” disse la ragazza uscendo dalla macchina, voltandosi poi verso James, “Non ci metterò molto.”
“Si prenda tutto il tempo che vuole.”
Greer gli sorrise prima di chiudere lo sportello, incamminandosi verso l’abitazione.
Arrivò davanti la porta e prese un respiro profondo, suonando il campanello.
 
Ad aprire la porta fu Sara, che apparve sorpresa nel vedere Greer.
“Greer! Che piacere rivederti finalmente” disse la donna con un enorme sorriso sul suo volto.
“Salve, Sara” replicò Greer con un sorriso educato, “C’è Brenna in casa?”
“Sì, è in camera sua, ma devo dirtelo, non si sente molto bene.”
Greer non riuscì a celare la delusione che sentiva in quel momento.
“Ah, capisco” disse abbassando la testa, “Grazie comunque.”
Sara rise, sorprendendo la ragazza.
“No, non intendevo…dai, entra, su” disse facendole cenno di entrare.
“Grazie.”
 
Greer entrò in casa, strofinandosi un braccio con la mano, visibilmente nervosa.
“Penso che le farebbe molto piacere vederti. L’ho vista un po’ giù” Sara disse con un sorriso triste, “Ricordi dove si trova camera sua?”
“Sì. Grazie, Sara” Greer rispose.
Lanciandole un ultimo sorriso timido, Greer salì le scale per andare in camera di Brenna.
Quando si ritrovò davanti ad essa, esitò a bussare per un momento.
Non riusciva a capire come mai fosse così maledettamente in ansia.
Scuotendo la testa, finalmente bussò.
 
“Avanti” disse Brenna dopo qualche secondo.
Greer aprì la porta con un po’ di timore. La richiuse dietro di sé, notando l’altra ragazza sdraiata completamente sul suo letto, col computer sopra le gambe.
Brenna era visibilmente sorpresa quando alzò lo sguardo e vide Greer.
“Che ci fai qui?” le chiese con un tono di voce quasi accusatorio.
Greer rimase davanti la porta, sospirando.
“Oggi non sei venuta a scuola” rispose osservando con occhi attenti l’altra ragazza, “E non mi sembra che tu stia poi così male.”
“Sto abbastanza male, credimi” ribatté Brenna.
“Ok, come dici tu.”
“Sul serio, Greer. Che ci fai qui?”
“Ero solo…preoccupata per te, tutto qui” Greer replicò evitando lo sguardo di Brenna.
“Tutto qui? Davvero?” Brenna chiese stupita.
 “Ok, evidentemente oggi ti sei svegliata male, o qualcosa del genere. Che cos’hai?”
“Oh, niente. Solo un tremendo mal di stomaco che ho da ieri sera” Brenna disse toccandosi la pancia, facendo chiaramente finta di provare dolore.
Greer alzò gli occhi al cielo, “Certo, come no, immagino” scosse la testa, ridendo amaramente, “E io che ero davvero preoccupata per te, cavolo.”
“Già, ci scommetto” Brenna ribatté prestando di nuovo attenzione al computer e ignorando quindi Greer.
“Ok, sai cosa?” Greer si avvicinò prendendo il computer e chiudendolo, lasciandolo poi sul letto, “Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo e basta. Smettila con questo atteggiamento passivo-aggressivo, è fastidioso.”
“Wow, scusami tanto se non muoio dalla voglia di compiacerti come il resto del mondo sarebbe pronto a fare in mezzo secondo” Brenna disse alzandosi in piedi, “E penso che Maggie sarebbe in prima fila in tal caso, no? Sarebbe più che contenta di fare qualsiasi cosa tu voglia.”
Greer la guardò sconcertata, non sapendo cosa dire.
 
“Molto carine quelle foto di voi due, tra l’altro. Sareste proprio una bella coppia, sai?” disse Brenna con una risata sarcastica, incrociando le braccia.
Greer imitò la sua postura, guardandola sempre con stupore.
“Ma che problemi hai?”
“Non ho nessun problema” rispose velocemente Brenna, “Ma…tu non mi hai detto nulla.”
Una risata incredula uscì dalla bocca di Greer, sorprendendo l’altra ragazza.
“Non ti ho detto nulla perché non c’è assolutamente niente da dire. Neanche mi piace Maggie.”
“Beh, a me sembra proprio il contrario.”
“Dio santo, Brenna” sbuffò esasperata Greer, “Sei disposta a credere più a quelle foto ridicole che a quello che dico io? Tu stessa hai visto come la nostra amicizia sia stata subito fraintesa, avrai notato le storie che si sono inventati i media. E io e te non ci siamo neanche baciate, quindi…”
Entrambe le ragazze guardarono altrove, entrambe chiaramente in imbarazzo.
 
“Comunque, non prenderti la briga di rispondermi. Non so nemmeno come mai stia cercando di giustificarmi con te, quando non ho fatto niente di sbagliato.”
“Dio, proprio non capisci allora…” Brenna disse scuotendo la testa.
“Cos’è che non capisco?” Greer le chiese confusa, avvicinandosi, “Parlami, dimmi tutto quello che hai da dire.”
Brenna abbassò lo sguardo, “Non credo che tu voglia sentire tutto quello che ho da dire. Non lo capisco neanch’io al 100%.”
“Allora provaci” Greer replicò prendendo nella sua mano quella di Brenna, che la guardò sorpresa.
Entrambe si accorsero allora della poca distanza che le separava.
Gli occhi di Brenna caddero per un momento sulle labbra di Greer, che, accorgendosene, posò l’altra mano sul volto della ragazza. Accarezzò la sua guancia con dolcezza, mentre entrambe si stavano avvicinando sempre di più, le loro labbra  a pochi centimetri l’une dalle altre.
Greer sentì chiaramente la bocca di Brenna sfiorare la sua, poté sentirne il respiro caldo, prima che furono interrotte da qualcuno che stava bussando alla porta della camera.
 
Si allontanarono di colpo.
Lo sguardo di Greer era fisso per terra, mentre Brenna andò ad aprire la porta.
La sentì parlare con sua madre, ma non era certa di cosa stessero parlando, poiché Greer era troppo impegnata a cercare di calmare il suo cuore che batteva all’impazzata.
Si passò una mano tra i capelli, non riuscendo a smettere di pensare a quello che era successo qualche istante prima. Quello che sarebbe potuto succedere.
Alzò la testa, guardando Brenna mentre parlava con Sara, apparentemente scocciata.
La guardò, e sapeva che non poteva restare un altro minuto di più in quella stanza.
“Devo andare” disse passando accanto a Brenna, sorprendendo Sara che si spostò per farla passare.
“No, Greer, aspetta…” Brenna cercò di fermarla, mentre entrambe stavano scendendo le scale.
“Scusami, Brenna” Greer disse aprendo la porta e uscendo, senza voltarsi.

Il giorno dopo Greer non andò a scuola. Passò l’intera mattinata a guardare repliche di Grey’s Anatomy, ignorando il cellulare che squillava ogni tanto, sapendo che si trattava di Brenna, o di suo padre. Poteva benissimo immaginare i motivi per cui entrambi la stessero cercando.
Greer sapeva che suo padre l’avrebbe riempita di domande curiose sulla sua vita privata, poiché era completamente sicura che aveva visto le foto di lei con Maggie.
E non voleva rispondere a Brenna perché si sentiva in imbarazzo per quello che era successo il giorno prima. La parte ottimista di Greer voleva sperare che Brenna provasse davvero qualcosa per lei.
Ma la sua parte pessimista era convinta che fosse tutto nella sua testa, che forse Brenna era solo troppo sorpresa in quel momento, forse non aveva davvero intenzione di baciarla.
 
Tuttavia, c’era anche qualcos’altro che stava turbando Greer: il pensiero di perdere Brenna e la sua amicizia.
Se qualcosa fosse andato storto, avrebbe perso l’unica persona con cui aveva veramente legato da quando si era trasferita a Boston.
E Greer non si sarebbe mai perdonata se avesse perso Brenna per una ragione così stupida ed egoista. Questo era il problema però. Greer voleva essere egoista.
Voleva rischiare di rovinare tutto quanto, voleva rischiare di rovinare la loro amicizia.
Ma la paura di perdere Brenna la bloccava.
Pensò che era ridicolo quante cose fossero cambiate in tre settimane, quanto la sua vita fosse cambiata in così poco tempo.
Sospirando, decise di vestirsi. Chiamò James al telefono, chiedendogli se poteva accompagnarla a fare la spesa. Aveva bisogno di una distrazione, seppur minima.
E il frigorifero era praticamente vuoto.
 
Quando arrivarono al supermercato, notando che non c’era molta gente, Greer tirò un sospiro di sollievo. Non era per niente in vena di avere a che fare con un mucchio di persone che l’avrebbero fissata, facendole magari qualche foto non così tanto di nascosto.
Si stava guardando intorno nel reparto ortofrutta del supermercato, quando si scontrò con un’altra persona.
Iniziò subito a scusarsi, fermandosi quando vide che si trattava di April.
 
“Ciao, April. Scusami davvero, ero un po’ distratta.”
“Ciao a te. E non ti preoccupare, anch’io ero un po’ distratta a dire il vero” ammise la donna, ridendo, “Colpa di una certa ragazza australiana che in questo momento è proprio dietro di me.”
“Certo, d’altronde eri così impegnata ad ammirare la mia bellezza che sono riuscita a farti fare una figuraccia, eh?”
“Beth…”
“No no, fai pure, incolpa me per la tua disattenzione” Beth scherzò alzando gli occhi al cielo.
 
Greer rise osservando le due ragazze.
Beth allora si voltò verso Greer, scrutandola per un istante. Poi sgranò gli occhi.
“Oh, mio Dio. Sei la principessa d’Inghilterra. Oh, mio Dio!” Beth disse voltandosi verso April, “Allora dicevi sul serio quando mi hai detto che è venuta a cena a casa tua!”
“Pensavi davvero che fosse una bugia?” chiese April indignata.
“Beh…” Beth fece spallucce.
 
Si voltò di nuovo verso Greer, che la stava guardando con un sorriso imbarazzato ma anche divertito.
“Sei anche più bella dal vivo, lo sai? Sei troppo carina!”
“Grazie” replicò con una risata Greer.
April sospirò, mettendo una mano sulla spalla di Beth.
“Beth, ha 16 anni, lo sai, vero?”
“Certo che lo so!” ribatté Beth con un’espressione inorridita sul suo volto, “Quando dico che è carina, certamente non lo intendo come voglio-passare-per-una-pedofila-e-andare-in-prigione, o qualcosa del genere.”
“Va bene, va bene” disse April ridendo, “Senti, perché non vai a prendere una o due bottiglie di vino, mentre io faccio finta di prendere un po’ di frutta?”
Beth annuì, “D’accordo, ho capito. Ti vuoi liberare di me, così puoi tenerti Greer tutta per te. Ma non importa, stasera affogherò i miei dispiaceri nel vino costoso che pagherai tu” scherzò voltandosi poi verso Greer con un sorriso sincero, “È stato un piacere conoscerti. Anche se il luogo forse non è uno dei più ideali.”
“È stato un piacere anche per me, Beth” replicò Greer.
Si salutarono, lasciando così April e Greer da sole.
 
Per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzante, o almeno così era per Greer.
“Allora, come vanno le cose?” chiese April nel tentativo di rompere il ghiaccio.
“Potrebbero andare peggio” rispose Greer con una risata forzata, “A te invece?”
“A me potrebbero andare meglio” April replicò, sospirando, “E con Brenna? Come vanno le cose con lei?”
Greer la guardò sorpresa.
“Bene, direi…bene. Perché me lo chiedi?”
“Beh, so che siete amiche, Brenna parla anche spesso di te. Ho solo notato che ultimamente il suo umore non è proprio dei migliori, è un po’ come se stesse tornando di già alla Brenna di qualche mese fa…alla Brenna che non conosceva te.”
 
Greer cercò di non pensare al fatto che apparentemente Brenna parlasse di lei con la sua famiglia, e a cosa potesse alludere April.
“Mi spiace, ma non ho notato niente” Greer mentì, consapevole che forse conosceva il motivo del malumore di Brenna, “Qualunque cosa stia passando, non credo che abbia a che fare con me.”
April la guardò con un piccolo sorriso, scuotendo la testa.
“Forse non dovrei parlare di queste cose, non sono affari che mi riguardano” disse la donna, incrociando le braccia, “Ma si tratta pur sempre di mia sorella, e certe cose non mi sfuggono. Sono anche una giornalista, dopotutto. Ho visto con i miei occhi come si comporta quando siete nella stessa stanza. Ho visto come ti guarda, come la fai sorridere senza neanche provarci. Hai un grande potere su Brenna, lei ci tiene veramente a te, questo posso dirtelo con assoluta certezza.”
 
Greer ripensò al bacio mancato tra lei e Brenna.
Scuotendo la testa mentalmente, sorrise cordialmente ad April.
“Scusami April, ma dovrei andare.”
“Aspetta, Greer” April la fermò, “Io non so nulla di te, e tu non sai nulla di me. Ma ti ho detto tutto questo perché Brenna è la mia sorellina, le voglio bene, e farei di tutto per proteggerla. Può sembrare una persona dura, ma penso che sappiamo entrambe quanto in realtà sia sensibile. E fidati, cancro o no, sarei sempre pronta a prendere a calci in culo chiunque la faccia soffrire” disse infine con una piccola risata.
 
Stupita dalla rivelazione della donna, Greer la guardò con occhi tristi.
“Hai…hai il cancro?”
“Già. Ho scoperto che mi è tornato qualche settimana fa” April ammise amareggiata, “Tra un paio di giorni inizierò la chemioterapia, non sarà per niente piacevole.”
“Mi dispiace molto, April. Non lo sapevo” disse Greer abbassando lo sguardo.
“È normale che tu non lo sapessi. Non ci conosciamo così bene, e ora so che nemmeno Brenna te ne ha parlato” April scosse la testa, posando una mano sul braccio di Greer, “E poi so che per te è un argomento delicato.”
 
Greer la guardò con occhi lucidi, rivedendo negli occhi compassionevoli di April il volto di sua madre morente per un istante.
“Scusami, devo veramente andare. Ciao” disse prima di andarsene, seguita da James che era rimasto nelle vicinanze.
Sentì poi la voce di April che la chiamava, e si voltò verso di lei.
“Fa’ solo la cosa giusta. La vita è breve” le disse con un sorriso triste.
Ricambiando il sorriso, Greer annuì.

Era quasi mezzanotte, Greer era nel suo letto, ma non riusciva proprio a prendere sonno.
Le parole di April di quel pomeriggio risuonavano continuamente nella sua testa, la scioccante rivelazione aveva scosso completamente Greer. E nonostante questo, non riusciva a smettere di pensare a Brenna.
Era ancor più preoccupata per l’altra ragazza, per quanto fosse possibile.
Greer pensava che forse il cancro di April fosse il motivo degli atti di ribellione di Brenna. Certo, questo non la giustificava, quello che faceva era sbagliato da più punti di vista.
 
Tuttavia, Greer poteva capire cosa stesse passando, quindi tutto quello che voleva fare in quel momento era abbracciare Brenna, cercare di darle anche il minimo conforto. Voleva aspettare che fosse lei a cercarla però, visto che non voleva farle pressioni.
Le sembrava che gliene avesse già fatte troppe.
E forse si sbagliava, forse tutto quello che doveva fare era parlare con Brenna e chiarire una volta per tutte; c’era però sempre quella dannata paura, quell’insicurezza che la bloccava, che le impediva di mandare anche solo un semplice messaggio all’altra ragazza.
Greer voleva starle vicino, ma voleva anche rispettarla.
Voleva davvero baciarla, ma non voleva rischiare di mandare tutto all’aria. C’era già andata molto vicina.
 
Prese il cellulare dal comodino con un sospiro, sbloccando lo schermo.
Aprì la galleria di foto, aprendo quindi le ultime foto aggiunte.
Erano foto di lei e Brenna, le stesse che avevano scatenato i media in tutto il mondo.
Guardò una foto in cui entrambe erano sorridenti, lei che guardava per terra, mentre Brenna guardava lei. Un sorriso nacque sul suo volto in quel momento, senza rendersene conto.
Si concentrò meglio sul volto di Brenna, quegli occhi apparentemente pieni di adorazione, il sorriso felice e spensierato stampato sul suo volto.
Greer non voleva illudersi, non voleva sperare, nonostante i segnali che aveva colto. Ripensò per l’ennesima volta a quel maledetto bacio mancato, cercando di immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Sara non avesse bussato alla porta proprio in quel momento.
Si sarebbero baciate davvero. Greer ne era ormai convinta. Ma non poteva fare a meno di chiedersi se Brenna non se ne sarebbe pentita, se questo quindi non avrebbe rovinato la loro amicizia, o qualsiasi cosa fosse.
 
Sbuffando, Greer tornò alla schermata principale del telefono, notando l’ora tarda.
Posò il telefono sul comodino e provò ad addormentarsi. Ma era inutile, poiché si rigirò più volte nel letto per un’altra mezz’ora.
Non aveva per niente sonno.
Si alzò dal letto, stiracchiandosi. Aveva bisogno di un po’ d’aria fresca, e forse anche di qualcos’altro.

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