❝ La morale è che non c'è nessuna favola ❞

di TheDays
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pausa Cannetta ***
Capitolo 2: *** 2-Perchè gli angeli nuotano, lo sapevate? ***
Capitolo 3: *** 3- Vodka alla fragola ***
Capitolo 4: *** 4- Giovedì 2.0 ***
Capitolo 5: *** Problemi d'identità ***
Capitolo 6: *** CASO E DESTINO ***
Capitolo 7: *** Neal Freeman (+ AVVISI) ***
Capitolo 8: *** Extra PH. ***
Capitolo 9: *** C.E. Condizione di esistenza ***
Capitolo 10: *** Aquila Reale ***
Capitolo 11: *** Gambe incrociate ***
Capitolo 12: *** Holbrook o Brooklyn? ***
Capitolo 13: *** Innamorata della migliore amica? ***
Capitolo 14: *** Back to school and... ***
Capitolo 15: *** Che questo dolore ti serva, un giorno ***
Capitolo 16: *** La paranoia è la nostra migliore amica ***
Capitolo 17: *** Di baci e terrazzi ***
Capitolo 18: *** Logòs ***
Capitolo 19: *** Un colpo basso ***
Capitolo 20: *** Stalker? Non proprio... ***
Capitolo 21: *** Happy New Year bitches! + EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Pausa Cannetta ***


Claire
I
 
     Facciamo il solito giro?- chiese Alison.

Claire si alzò come un razzo dalla sedia al suono della campanella.
–E lo chiedi anche?- ridacchiò fremente come ad ogni intervallo; un piccolo pezzo di focaccia morbida e oleosa (come piaceva a lei) stava nella mano destra, e con la sinistra infilava il Nokia nella tasca dei jeans strappati, rigorosamente a vita alta. I capelli sciolti lungo le spalle, con le punte di quel viola scolorito che stava cominciando a odiare e le unghie smaltate di blu.
Anastasia girò gli occhi al cielo. –Ma come fa a piacerti? Ha una faccia da culo!-
-Una bellissima faccia da culo- precisò Claire . –E ti voglio bene anche io Ana- la brunetta stampò un bacio dolce sulla guancia dell’amica, scostando di poco le sue lunghissime ciocche bionde.
E mentre Claire si avviava quasi saltellando verso la porta dell’aula, Anastasia e Alison si guardarono consapevoli che la loro amica l’avevano già persa da un pezzo. La seguirono fino alle macchinette e si affiancarono a lei.
In fondo, come diceva sempre Claire: “Non è colpa mia, è colpa sua che è troppo carino”.
Salutò qualche conoscente lungo i corridoi, mentre guardava dritto davanti a sé con determinazione.
La sua mente in quell’istante, quando entrò nell’area del Liceo Socio-Pedagogico e Economico dell’ “Amleto Bertoni School”, si chiedeva solo a che pantaloni indossasse oggi il suo piccolo principe, che sorriso beffardo avrebbe avuto quando l’avrebbe visto; il suo viso angelico e le sue fin troppo adorabili lentiggini erano impresse nella mente di Claire, indelebili.
-Aspetta un attimo Claire, mi fermo a prendere i taralli- annunciò Ana, spostandosi sulla destra accanto alle macchinette. Un paio di skinny jeans di denim le fasciavano perfettamente i fianchi scheletrici, e dalle spalle in giù cadeva morbida una maglia color panna con un paio di fiocchi sulla schiena. A Claire ricordava troppo una sorta di Minnie Mouse.. molto più sobria però.
-Io e Ali cominciamo ad andare, poi torniamo indietro, tu aspetta qui okay?-
Barby si aggiusta il suo cardigan blu. –Tanto lo sappiamo che quello non lo puoi neanche vedere-.
 
Claire stava davvero male se non vedeva Pausa Cannetta, sclerava di brutto, diventava irritante e irritabile, suscettibile, e le veniva l’orticaria. Persone come Anastasia e Alison non riuscivano proprio a spiegarsi  come fosse possibile che quel tipo le facesse un tale effetto rilassante con quella sua faccia da culo; aspettava ogni santo intervallo solo per vedere lui.
Ma quella mattina non era una mattina come le altre: era un venerdì 13. Claire non era così tanto superstiziosa da dare retta a cazzate del genere, ma quel dannato venerdì 13 lo odiò a morte.
 
Poco più in là delle macchinette, in mezzo al trigliardo e mezzo di ragazzi che stavano passando di là, Pausa Cannetta (la storia del perché diamo proprio questo nomignolo a questo ragazzo la rimandiamo, perché questo è un momento importante, e non è bene spezzarlo) era letteralmente appostato al muro in modo strategico, a braccia incrociate. Un metro e cinquantacinque di stronzaggine acuta sorrideva di presunzione affiancato dalla sua migliore amica (Sarah –forse- ma non ha importanza).
Il punto è che Pausa (abbreviamolo che è più veloce da scrivere) non era di quelli stronzi tipo che stanno con le ragazze e poi le lasciano dopo averci scopato. O di quelli stronzi che vanno in giro con la testa troppo alta e la puzza sotto il naso, del genere “ce l’ho solo io”.
Pausa era di quelli stronzi che sfottono di brutto, ti fanno pesare le cose. E’ di quelli davvero stupidi, ma senza essere “volgarotti” o delle scimmie mutanti.
Quel giorno indossava i jeans normali e quella stupenda felpa senza cappuccio rossa, e al centro una “S” bianca scritta in stile college, ovviamente si vedeva la camicia di jeans chiaro al di sotto, con il colletto abbottonato fino al penultimo bottoncino. I capelli di quel biondo cenere classico di chi ha le lentiggini, tirati indietro, leggermente più lunghi dell’anno scorso. E si, per i suoi quindici anni era davvero basso, come d’altronde Claire.
A lei piacevano sempre tutti quelli un po’ strani, chissà come mai.
Ma passando oltre, il punto della questione è che non appena Claire (e Barby ) gli passò a fianco, Pausa da una gomitata alla sua amica, un po’ come quando  si vuole dire “Guarda, arriva quella lì”, e la assale il panico.
“Resta calma Claire, RESTA.CALMA.” si imponeva mentalmente. Cosa piuttosto inutile, dal momento che, passatagli accanto e salutandolo con un cenno del capo (sì, anche la storia di come si sono conosciuti la rimandiamo) Pausa si  protende verso di lei, mimando uno starnuto con fare teatrale.
 
 
-Ha finto di starnutirmi addosso!-
Ormai la campanella era suonata, ed erano rientrati tutti in classe aspettando l’arrivo della Greco, la prof di inglese.
-Ha capito tutto. Cristo. Lo ha capito.- Claire stava a dir poco andando in iperventilazione. Camminava avanti e indietro, con la faccia di una che ha appena visto una tenda da campeggio trasformarsi in un gabinetto.
Alison non sembrava affatto sorpresa. –Beh per forza! Passi davanti alla sua classe ogni intervallo, almeno 5 volte!-
Claire non diede peso alle parole dell’amica, e continuò con il suo sclero. -E poi mi fa tipo “Oh, scusami!Scusami!” Ma vi rendete conto?!-
Non era una casualità che a Claire andasse male coi ragazzi, è sempre stato così dall’alba dei tempi, niente da fare, ma quella volta aveva davvero battuto il record delle figure di merda che potesse fare con un ragazzo. Voleva solo sotterrarsi.
Voleva che fosse domani,
e dopodomani ancora,
e dopo dopodomani,
finche quello stupido di Pausa Cannetta non si fosse dimenticato della sua esistenza.


-------------------- CARO LETTORE, LEGGI, E’ IMPORTANTE ----------------
Buona domenica miei carissimi sudditi *si atteggia* , forse vi dovrei dare alcune spiegazioni.
Come prima cosa volevo chiarire una cosa, ovvero che , questa nuova storia a capitoli è in un certo senso collegata alla raccolta di one shot “Sweet,Erotic Story”. Ha pressocchè gli stessi personaggi, ovviamente con moltissime aggiunte, perché qui si parla di creare una vera e proprio storia. “Sweet,Erotic Story” (che tra l’altro non è ancora conclusa, e viaggerà in parallelo con questa)  potreste considerarla più forse come una raccolta di missing moments –abbastanza inventati tralaltro- più che altro perché parte di quelle coppie non le vedrete di striscio in questa storia, perché sono fatte apposta per non avere alcun collegamento. Cioè, se dovessi rendere vere tutte le coppie di “SES” (abbreviato) dovrei far sposare tutti con tutti ahahah.
Codesta storia invece, ha riferimenti ad avvenimenti e fatti realmente esistiti, a parte qualche eccezione, magari inserita lì alla cavolo di cane per allungare la storia.
Se ve lo chiedete: NO, NON E’ PER FORZA NECESSARIO LEGGERE “SES” PER LEGGERE QUESTA STORIA. E’ consigliato, ma non necessario. Anche perché come già detto, quella è una raccolta di moments separati dalla storia, e quindi non collegati. Ma mi farebbe davvero piacere se andaste a leggerla.
Ultima cosa, lo prometto, visto che i personaggi protagonisti non saranno pochi, ho deciso di suddividere i capitoli con il nome del protagonista, più per un punto di vista esterno, diciamo che se (come in questo caso) leggerete “Claire” in alto al capitolo, questo tratterà principalmente delle vicende di Claire, ma ciò non vuol dire che escluderà gli altri personaggi, che magari appariranno come comparse o personaggi secondari.. o co protagonisti.
 
Detto ciò spero davvero che la storia cominci a piacervi, che magari la recensiate (perché mi fa davvero piacere, e non ci vuole niente a scrivere due righe) o la mettiate dei seguiti.
A questo proposito, vorrei salutare Kim_Sunshine, che con tanto affetto mi ha recensito tutti i capitoli di “Sweet Erotic Story” e mi ha dato l’idea per cominciare questa vera e propria storia a capitoli. Ti mando un bacione Kim, spero che mi recensirai anche questa storia.
A parte questo, visto che come ormai qualcuno saprà già, stra amo cercare i presta volti per mie storie, vi metto qua sotto quelli di Claire, Barby, Anastasia e Pausa Cannetta.
 
Un bacione, NAOMILY_STORY

Claire

Pausa Cannetta (occhi marroni)


Alison

Anastasia
 

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Capitolo 2
*** 2-Perchè gli angeli nuotano, lo sapevate? ***





Perché la gente va a correre con la pioggia? Un mistero che rimaneva da sempre inconcluso nella mente di Claire.
Quel lunedì di Febbraio pioveva di quella pioggerella fine, umida, di quelle che ti lasciano le gocce d’acqua sugli occhiali: cosa che lei ha sempre odiato.
L’immagine dell’Empire State Building copriva le tende davanti alla finestra, e dalla posizione sul letto si scorgeva un alone grigio nel cielo, di quelli cupi, che rendono le giornate buie.
Una stanchezza perenne si espanse in lei da quell’episodio del “finto starnuto” di Pausa Cannetta. Non era più andata a vederlo nell’intervallo (cioè, dai, l’ imbarazzo era davvero troppo per lei). Aveva passato un’intera settimana chiusa in classe per paura di vederlo, e farsi l’ennesima figura di merda.
Non è che fosse triste per questa storia, più che altro era preoccupata: perché aveva fatto finta di starnutirle addosso? Poteva significare più o meno qualsiasi cosa..! che la stesse prendendo in giro? Probabile. Che fosse una testa di cazzo? Probabile anche questo. Per un attimo aveva anche pensato all’eventualità che… no, figurati, non era affatto possibile. Lei non piaceva mai a nessuno. O meglio, piaceva ai cazzoni, pervertiti, ai pedofili su facebook, ai vecchietti, agli extracomunitari estremamente ignoranti.. Mai un bel ragazzo, o qualcuno che piaceva a lei, era interessato.
Almeno oggi avrebbe scaricato la tensione a nuoto. Le si accese un sorriso ebete quando pensò all’eventualità che avrebbe potuto presentarsi: avrebbe visto il suo angioletto.
Si, no, non sto parlando di Pausa, lì è un altro discorso. Vi sembrerà assolutamente inappropriato, e strano forse, ma a nuoto, nel corso dell’agonismo di Manu (il fratellino di Claire) c’era questo ragazzo,  che era davvero troppo carino per essere reale. Penserete sicuramente che Claire sia una ragazza dal “facile interesse”. Questo non ve lo so dire, ma non è normale semplicemente ammirare la bellezza?
In quel momento i pensieri di Claire vagavano tra mete indefinite: il suo angioletto del nuoto (a dire il vero piuttosto scarso in quello sport), cupcake.. tanti dolci e colorati cupcake, e a quella canzone.. “The moment I knew” di Taylor Swift, che le era entrata in testa come quasi mai nessuna canzone. Le ricordava tanto Pausa Cannetta, ogni volta che ascoltava quella canzone pensava a lui. Ecco un altro pensiero che si instaurò nella sua mente, e come suo solito, come faceva ormai tutti i santi giorni, prese il telefono e aprì il suo instagram in modo meccanico, digitando il suo nome: Neal Freeman.
 
“Ma come cavolo fa ad essere così bello?” si chiedeva in continuazione Claire ogni volta che Martin si fermava a bordo vasca a riprendere fiato… ovvero ogni 50 metri.
Da sotto la cuffia bianca in silicone spuntavano i suoi ribelli capelli biondi, e di profilo, Claire non perdeva occasione per osservare i suoi lineamenti perfetti: la mascella leggermente squadrata, il naso piccolo e dritto (forse il naso più bello che Claire avrebbe potuto mai vedere). Gli occhi di quell’azzurro che da l’idea di qualcosa di divino, luccicanti come l’acqua della piscina, le labbra sottili e rosee,  e le spalle un po’ pallide ricoperte di lentiggini, così come il viso. La prima volta che vide Martin gli passò vagamente per la testa che potesse assomigliare a Pausa Cannetta (o Neal Freeman, come preferite chiamarlo), cioè, entrambi presentavano caratteristiche simili come le lentiggini, o i capelli biondi, ma le somigliante finivano lì.
Poi, l’idillio finì non appena si ricordò un piccolo particolare di questa storia: Martin aveva 13 anni. E Claire ne aveva 16. O meglio, non sapeva esattamente se ne avesse già compiuti 14 o no, ma avevano due anni di differenza. E non era cosa buona e giusta, affatto.
 
-Claire?-  Oddio. Si era persa tutta la spiegazione del “nuovo istruttore sexy”.
-Eh-ehm, non ho c-capito molto bene, Davide- balbettò imbarazzata, accortasi che tutti la stavano guardando.
-Io te lo rispiego, Claire, ma cerca di fare attenzione, okay?-
-Certo, scusa- cercò di ascoltare pur sapendo di avere Martin a neanche 40 cm di distanza da lei, e partì a fare le vasche.
 
Oddio, è qua fuori. Cazzo.cazzo.cazzo”
-Ciao- Claire salutò timidamente Martin.
-Ciao Claive- Ah già, la sua R moscia, la fine del mondo. Possibile che Claire si sciogliesse ogni volta che la pronunciava? Su una ragazza la R moscia non piaceva poi così tanto, ma ai ragazzi… oh, Claire adorava i ragazzi con la R moscia.
Inciampò quasi nelle sue creepers bianche, ormai rovinate, ma che continuava a indossare quasi tutti i giorni.
Dio, ha le scarpe della Jordan. Quanto cazzo sono belle le scarpe della Jordan? Oddio, ha pure il cappellino da capostazione della Jordan. Calmati Claire,stai andando in iperventilazione. Prendi un bel respiro ee.. via”.
Se ve lo state chiedendo, per Claire i cappellini da capostazione erano quelli rigidi, con la visiera, e rialzati, da mettere sulla testa in stile capostazione. Mi viene da ridere perché nessuno li ha mai chiamati “cappelli da capostazione”.
-Perché Manuel non c’era oggi?-
Oddio, mi ha parlato di nuovo. Magari allora non gli sto tanto sul culo come sembra”
-Era stanco dalla gara di ieri, e non è venuto-
Perché è così dannatamente carino? Sembra un angelo. Claire girati dall’altra parte, così non vede che arrossisci”
-Che schifoso- Claire si accorse che storpiava un poquito anche la S, uh, che cosa carina, e si mise a ridere timidamente.
-Oh, Sabato sera eri al Marchall vero?-
What?”
-Uhm, sì, c’ero.. giusto perché era gratis- ammise. –Perché?-
-No perché c’ero anche io, cioè, ti ho vista-
Wait a second: Martin era al Marchall-Sabato sera-e lei non lo aveva visto?
Cazzo” Claire si maledì mentalmente (con tanto di schiaffi invisibili) per non aver dato un’occhiata in più.
Ma d’altra parte quella sera si era scolata mezza bottiglia di squisita vodka-fragola-redbull, ed era.. come dire, un po’ troppo felice. Non ci aveva quasi pensato a “guardarsi intorno”.
-Si ma non divlo a tua mamma, e non pavlave ad alta voce, pevché più in là c’è mio padve e… lui non mi lascia.- sussurra flebile sporgendosi verso Claire.
-Oh, si si, tranquillo-
-Ova vado, ciao Claive-
-S-si, ciao Martin-
E non appena uscì dalla porta, Claire si girò, prense un forte respiro, e le comparve il suo ormai classico sorriso da ebete.
--CARO LETTORE, LEGGI, è IMPORTANTE!--
 
Good Evening my Darling :3
Si, forse vi ho mentito (o meglio, non era mia intenzione, ma poi ho cambiato idea), ho deciso che non farò più i vari punti di vista di tanti personaggi. Sì, si vedranno davvero TANTI personaggi in questa storia, ma ho concluso che alla fine quasi tutti i fatti che ho intenzione di trattare, sono incentrati per lo più su Claire, quindi sarà più che altro “Le avventure (e disavventure… soprattutto disavventure) di Claire e i ragazzi (e non solo.. ehehe)” perché sì, Claire ha una mente alquanto contorta, ci sono un mucchio di cose da dire su di lei, e non so mai da dove cominciare. Non a caso questa storia è stata inserita tra le “inconcluse”, proprio perché non è destinata a finire mai, potrebbe andare avanti in eterno, quindi boh, vedremo come la cose si evolverà.
COSA IMPORTANTE: Alura, codesto capitolo è un pelo più lungo del primo… il punto è che visto che questo genere di storia (soprattutto all’inizio) è molto incentrato sulla descrizione e dei punti di vista, delle riflessioni e dei pensieri della protagonista, volevo sapere se per voi è meglio un capitolo un po’ più corto come il primo, o leggermente più lungo. Cioè, non vi annoia leggere nella mente contorta di una persona a caso che neanche conoscete?
Quindi vi chiederei se gentilmente potreste farmi sapere come preferireste che mandassi avanti la storia (okay in questo momento la lingua italiana sta andando a P*****E, ma sono dettagli)
QUINDI, RICAPITOLANDOLO (riferimenti a Daniele Doesn’ Matter puramente casuali) fatemi sapere con un commentino qua sotto –e non là sopra- e fatemi sapere se anche questo capitolo vi è piaciuto J UN BACIONE GRANDE.
Ps. Sì, lo so, ho rotto le marons con questi presta volti, ma vi voglio mettere quello di Martin, perché VI GIURO che nella realtà è assolutamente uguale, tolti i capelli che dovrebbero essere biondi, e gli occhi azzurri.


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Capitolo 3
*** 3- Vodka alla fragola ***


                3-VODKA ALLA FRAGOLA
 
Perché  quel sabato sera era stato davvero un’avventura. La sfiga perseguitava Claire, in modo direttamente proporzionale a quanto la fortuna perseguitava una ragazza figa.
Per carità, alla fine era stato divertente, ma di certo non un’esperienza di rivivere.
 
Flashback
 
-Quelli sono Lib e Miles?- Paige strizza un poco gli occhi marroni nel tentativo di vedere meglio le due figure che si stavano avvicinando al loro gruppetto.
Anche in occasioni più eleganti come una festa di compleanno, Paige rimaneva la solita: Puciu gigante in alto sulla testa, jeans (anche se più stretti del solito, pur sempre jeans) beige, e un giubbotto nero. Ovviamente “Guai” a truccarsi un filo, non sia mai! Cosa che in realtà non le serviva affatto, perché era bella lo stesso.
Assieme a loro, c’erano Talia e un’altra ragazza mai vista prima, il ragazzo di Lib (Nate) , e Daisy (la festeggiata); il supermercato era ancora aperto alle 7:30 di sera, ma per prendere gli alcolici dovevano ancora arrivare –appunto- Lib e Miles. Menomale che Nate era maggiorenne.
-Sì, sono loro, quella è la camminata di Miles- osserva Claire.
Lib era bellissima come sempre, truccata un pelo più del solito, i capelli lunghi e scuri cadevano sulla spalle in fitti riccioli selvaggi; il collo era circondato di un’enorme sciarpa a motivi tribali neri e beige, abbinati ad una stretta giaccia di pelle e un vestito semplice nero con i collant.
Miles invece, portava i suoi capelli biondi alzati e pomposi sul davanti, e ai lati della testa più corti, e gli occhi chiari si nascondevano dietro gli occhiali dalla montatura nera. Anche lui si era coperto da una giacchetta di pelle (che somigliava davvero tanto a quella del tipo di Grease) e i pantaloni –ovviamente di Zara- erano di quel Blu scuro (si chiama Blu Royal vero?) davvero bello, e le vans nere nella versione elegante, forse erano di velluto.
-Ma tutti gli altri dove sono?- chiede confuso Miles.
-Boh, li abbiamo lasciati alla stazione dei pullman, dovrebbero essere tutti già al “Lion”- rispose Daisy mettendo il cellulare nella tasca del parka verde militare.
Liberty saluta il suo ragazzo con un bacio, e Miles abbraccia tutti affettuosamente, anche Claire (owh, che tenero).
Ad un tratto Paige esulta guardando il telefono: -Oh, Daisy! Matty viene riesce a venire, alla fine!-
Claire si sentì per un attimo felice della situazione: lei lo sapeva già, glielo aveva detto Matty stesso per messaggio  quel pomeriggio, mentre gli altri lo avevano saputo solo ora. “Claire non farti strane ide”e pensò “poi a lui non piaci affatto.”
Oh cazzo. Claire si ricordò della conversazione avuta quel pomeriggio con Mel, proprio su di lei e Matty, e su quel segreto che doveva mantenere ASSOLUTAMENTE. Avrebbe dovuto controllarsi quella sera con l’alcol, voleva troppo bene a Mel per fare qualcosa che avrebbe potuto danneggiarla a tal punto.
-Allora entriamo?- esordì Nate.
Pur essendo sera, c’era ancora parecchia gente dentro il supermercato. Diedero un’occhiata accurata ma rapida a tutto il reparto degli alcolici, scorrendo via via tutti i nomi. Claire non era per niente abituata a bere, ma alcuni di quei nomi li trovò familiari.
Daisy mise nel carrellino verde due bottiglie di vodka alla fragola, una di Sambuca e una di Malibu.
Lib si girò dal lato dei vini. –Un vino del cavolo che costi poco?- prese una bottiglia di vetro di vino bianco –Secondo te, Nate, è decente?- Il ragazzo diede una rapida occhiata e annuì.
-Dai ragazzi, prendiamo anche della sangria!- esultò Miles.
-Esattamente di cosa sa la sangria?- chiese Claire incuriosita.
Del liquido tra il rossiccio e l’arancione stava in una bottiglia di plastica che somigliava tipo a una bottiglia di succo di frutta, quindi ipotizzò che dentro ci fosse qualcosa come arancia.
La ragazza nuova (quella che non aveva mai visto, e che si rivelò chiamarsi Alex) le rispose prontamente che sapeva di vino bianco e arancia, o qualcosa come frutta, accennando qualcosa come che sua nonna la fa in casa.
 
Usciti dal supermercato si spartirono le bottiglie nelle borse, e a Claire toccarono le due bottiglie di vodka e una lattina di redbull (che si accorse pesarono al suo già dolorante braccio per colpa del nuoto intensivo della settimana e dell’arrampicata)  Talia prese le birre,  Alex la Sangria, la Malibu e la Sambuca, e Daisy la redbull e il vino.
-Quindi adesso andiamo al “Lion”?- Claire era curiosissima di sapere com’era questo posto leggendario, dato che non ci era mai stata. Ma chissà come mai aveva questa strana e brutta sensazione, come quando sembra prospettarsi una magica serata, e invece succedono i casini (e in effetti, succedeva sempre).
Poi c’era questa cosa di Miles, che non sapeva come interpretare: era palesemente ovvio che per lui erano solo amici, ma a Claire quasi piaceva pensare che ci fosse un qualcosa di più.
In realtà non c’era assolutamente qualcosa di più; il punto è che ogni volta che lo pensava, poi finiva male.
Che poi neanche Claire sapeva se Miles le piaceva, lo trovava carino, e  volte pensava che sarebbero pure stati carini insieme, o che sarebbe stato carino baciarlo… ma forse aveva solo un piccolo debole per lui. E’ una cosa normale no?
Ma tutto questo “carino” storpiava un po’ nella mente di Claire, quindi cercò solo di non pensarci, anche se stava camminando accanto a lui.
 
Si prospettava una –come si suol dire- “magica serata”, già dal buffet dell’apericena del Lion. C’era quest’insalata di granchio che stava adorando. Cioè, “granchio” si fa per dire, perché sapeva benissimo che si trattava solo di quegli stupidi scarti di pesce nel reparto surgelati del supermercato che la società spacciava per granchio, e che suo padre si ostinava a non voler nemmeno assaggiare, ma in quel momento stava mandando al diavolo ogni cosa per quell’insalata di granchio.
Al tavolo poi, quando servirono la consumazione, Claire ordinò uno sprizz analcolico (davano alcolici solo dai 17 anni), ma il fato ormai aveva deciso che in quella serata “un po’ così” Claire avrebbe dovuto ubriacarsi.
-Io vorrei uno sprizz alcolico per favore-
Tutti guardarono malissimo Paige, come a dire “Paige, tu non hai 17 anni…”
-Li hai 17 anni?- chiese cortesemente la barista.
-Si certo- Paige sembrava davvero credibile, dicendolo con una così tale scioltezza, e la barista annuì e basta.
-Che infame!- urlarono in coro i suoi amici appena la ragazza se ne andò dal loro tavolo.
In tutta risposta Paige esordì con “Touchè”, sistemandosi il puciu.
 
-Ma questo coso è alcolico!- esclamò Paige appena assaggiò il drink appena portato a Claire, sorridendo sorniona.
-Ma va, a me non sembra alcolico…-
Quel drink era decisamente alcolico. Infatti dopo averlo bevuto tutto, la testa di Claire cominciò lentamente a girare, e gli unici pensieri che le frullavano per la testa erano sul maglione di Miles, le fossette adorabili di Paige, e l’insalata di granchio.
Ma il pezzo forte arrivò con la torta. Sì, la torta era davvero buona, ma la cosa importante era che era arrivato Matty. “Quanto era bello?”. Anche lui indossava un maglione, stavolta blu scuro, e dei normali jeans, con addosso il colmar blu elettrico di cui andava tanto fiero. Aveva i capelli castani spumeggianti e leggermente riccioli –più che altro mossi-, e i suoi occhi azzurri come il mare scintillavano anche in mancanza di luce, se non quasi, del locale.
 
La cosa davvero folle di quella serata, però, arrivò più tardi, quando andarono tutti e quella numerosa trentina di invitati a bere nel lato vecchio della città, proprio sotto ad un condominio.
L’errore fatale fu che fecero davvero un casino della madonna.
-Dov’è la mia vodka alla fragola?- urlò Claire, cercando la sua dannatissima vodka alla fragola.
-Oh, eccola- la prese letteralmente dalla mano di un tipo, il quale la guardò torvo e se la riprese dopo un sorso della ragazza.
Si lamentò con qualche mugulio soffocato, tentando di non cadere sul lastricato di pietra bagnato dalla pioggia che c’era stata quel pomeriggio, mentre tentava di arrivare sana e salva dalle uniche persone che conosceva.
“Dio, ma perché Matty è così bello? Lo potevi far nascere un po’ più brutto no?No.Quasi quasi lo vado ad abbracciare. Cazzo ho voglia di abbracciare Matty. Ma è troppo bello.” Il punto era che non era ancora abbastanza ubriaca, e “purtroppo” capiva ancora cosa faceva, e aveva potuto constatare da sé che era stata una cazzata anche solo pensarlo.
In realtà dopo pochi minuti -quando all’urlo di non si sa chi “CAZZO! LA POLIZIA!” tutti quanti cominciarono a correre in discesa dalla parte opposta,  buttando all’aria tutte le bottiglie- si maledì per non aver bevuto di meno. Più che altro per il fatto che le girava così tanto la testa che aveva la netta sensazione che da un momento all’altro sarebbe caduta a faccia in giù sul pavimento, spaccandosi la mascella e i denti, portata in caserma dalla polizia, e chiusa in casa per il resto della sua vita.
 
E qua arriviamo alla parte cult della serata. Matty, Paige e Claire passarono la seguente mezz’ora (o erano quindici minuti? Oppure cinque? Lo spazio e il tempo si stavano ribaltando, e Claire non capiva più il tubo) davanti a uno strano signore sclerato malissimo che sembrava il loro insegnante di disegno dal vero del liceo, che li aveva beccati lì fuori dal condominio (povere anime loro che non erano riusciti a scappare in tempo, la seconda volta) con tutte le bottiglie accanto rovesciate per terra.
Matty continuava a rispondere male al signore, il quale poverino c’aveva pure ragione ad incazzarsi, lamentandosi del fatto che tutti i sabati sera i ragazzi venivano a bere davanti a casa sua, lasciando tutte le bottiglie lì per terra e a fare casino. Claire lo guardava malissimo, come per intimarlo a starsene muto, e anche Paige, la quale però nel frattempo faceva la scenetta della vittima davanti al signore.
Sembrava tutta una questione di pochi minuti da che avrebbero finito quella sfibrante discussione e se ne sarebbero andati… certo, fino a quando non scesero dal condominio due poliziotte, e si affiancarono al signore.
Claire sbiancò peggio di un albina, Paige si strozzò con la sua stessa saliva, e Matty imprecò qualche bestemmione a bassa voce, sgranando gli occhi.
-Ecco, adesso vi portano in caserma, e vedranno i vostri genitori.-  disse il signore decisamente incazzato.
Claire si portò una mano sulla fronte, “Oh Cristoddio” pensò “questa è la fine” Guardò terrorizzata i suoi amici. “No no no no no no…”
 
Fine flashback
 
Alla fine la scamparono grazie alla alquanto efficace parlantina di Paige, e tornarono sani e salvi dal loro gruppo con 10 anni di vita in meno.
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BBBuona sera a todos, PERDONATE il ritardo per l’aggiornamento, ma questa domenica non ce l’ho proprio fatta. A proposito di questo volevo avvisarvi che, se riesco, dovrei postare un capitolo circa ogni domenica, quindi saprete quando dovete venire a controllare J. Il punto è che, come sta volta, non sempre riesco, e ritarderò di qualche giorno (spero che non succederà spesso). E nel caso dovessero esserci problemi tecnici un po’ più seri vi avviserò con un CAPITOLO-AVVISO.
Detto ciò, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e vi mando un bacione enorme, invitandovi a recensire qui sotto, che mi fa sempre un botto felice :3
 
Come al solito vi lascio con i prestavolti <3

-NAOMILY_STORY

Miles            <---- ( e sotto) Matty


<-- Paige

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Capitolo 4
*** 4- Giovedì 2.0 ***


Giovedì 2.0
 
 
 
Per quanto poteva constatare Claire dalle prime due ore di lezione di quel giovedì di fine marzo, sapeva che sarebbe stata una fantastica giornata.
Si era svegliata come d’incanto, con un sole spaventoso che filtrava fra le tende di camera sua; arrivata a scuola aveva incrociato la sua amica Melanie per strada, che l’aveva aggiornata su “M”, (cosa che in realtà turbava molto il suo animo, dato che creava in Melanie un mucchio di problemi. Ma a Claire faceva piacere starle vicino) e nel frattempo aveva camminato proprio dietro a Neal a salire le scale di scuola.
Melanie è una bellissima ragazza, anzi forse “bellissima” è ancora riduttivo, è meravigliosa. Lunghi, lisci e morbidi capelli castano chiaro terminavano sulla schiena con uno shatush biondo, e gli occhi nocciola contornati da una quasi impercettibile riga di eyeliner ti guardano sempre con dolcezza. Ai lati del sorriso smagliante comparivano due adorabili fossette sulle guance perfette. Quel giorno era vestita da un maglioncino di cotone blu e i jeans, con tanto di risvoltino naturalmente, e le converse basse total black con il plateau rialzato sotto.
Appena Claire la abbracciò con dolcezza come faceva ogni mattina appena la vedeva, il suo olfatto si inebriò di un paradisiaco profumo di.. vaniglia, e  forse qualche genere di fiore di cui non sapeva il nome, e le stampò un bacio sulla guancia, lasciandole distrattamente un impronta di “baby lips” colorato di fucsia.
-Oddio Mel, ce lo avevo davanti!- disse Claire cacciando un urletto stridulo appena entrata in classe con Melanie. –E ha il colmar verde oggi..ahw-
Era ormai naturale per Mel vedere la sua amica così infatuata, forse addirittura innamorata, pensava lei.
Aveva gli occhi a forma di cuoricino ogni santissima volta che vedeva Neal, e il fatto era che non poteva controllarsi. Per Claire, lui in tutti i suoi aspetti, era il suo canone di perfezione; anche con la sua voce da scemetto, e la sua camminata smonca. Sì perché Neal camminava in un modo trooppo smonco, o almeno, dalla vita in giù era piuttosto normale, ma quando camminava portava la testa leggermente in avanti, e questo lo rendeva ancora più carino.
In questo istante, mentre la sottoscritta narratrice sta scrivendo, Claire mi sta dicendo di mettere tanti cuoricini quando parlo di Neal, ma non posso farlo perché questa è una scrittura “professionale” (si fa per dire…) e non si possono mettere faccine e cuoricini, eh.
Tornando a quel magnifico giovedì, la mattinata passò generalmente bene, ma la cosa più in assoluto importante successe dopo, all’uscita…
 
Era da quella mattina che c’era ‘sto sole che spaccava le pietre, quindi immaginate all’una che caldo dovesse fare; Claire stava attraversando il lastricato di pietre del cortile municipale della scuola, cercando non troppo distrattamente con lo sguardo un fosforescente Colmar verde. “Non deve essere tanto complicato” pensò Claire.
Si illuminò poi quando lo vide, le prese quasi un attacco d’asma, vedendo che si stava lentamente avvicinando, affiancato dal suo gruppetto di amici (ovviamente molto più alti di lui). I suoi bellissimi capelli, il suo bellissimo giubbotto, il suo bellissimo sorriso raggiante e la sua più che meravigliosa risata fragorosa che tanto amava, erano lì, ad una decina di metri da lei.
-Cosa..?- chiese confuso Andres. –Ah, ho capito- rise di gusto e baciò la sua ragazza, prima di chiamarlo.
-Neal!- non appena il ragazzo sentì il suo nome si girò verso di loro,e cominciò a venire verso di loro.
-Ommioddio. Ommioddio. Mel, cazzo stringimi la mano, ti prego-
-Ahia!- Mel la guardò male, mentre Claire stritolava da pazzi la sua povera mano.
Le mancò il respiro, quando se lo ritrovò esattamente davanti, e improvvisamente provò un particolare e inaspettato interessamento verso il marciapiede.
-We Andres!-  salutò l’amico stringendogli amichevolmente la mano. –Ciao Melanie-
Quella voce.. o Cristo sceso in terra. Prendi un respiro Claire, non è tanto difficile.”
-Ma cos’è questa? Una cosa a tre?- chiese divertito guardando le mani dei tre: Claire teneva quella di Melanie, e Melanie teneva quella di Andres.
-Se volete mi unisco!-
E dopo quella battuta diventò bordaux, stritolando ancora di più se possibile la mano dell’amica.
Neal si mise a camminare proprio accanto a Claire, alla quale in effetti sarebbe servita volentieri una bombola d’ossigeno versione tascabile.
-Andres, hai regalato le mimose a Mel? Hai fatto il gentiluomo?- chiese all’improvviso, raccogliendo da un alberello alla sua sinistra un fiore giallo a caso, e mostrandolo ai due.
-Ma quella non è una mimosa, Neal- rise Melanie alla sua stessa osservazione.
-Si va beh, quello che è-
Claire intanto se ne stava bene zitta, super imbarazzata, a fissare quel fiorellino, seguendo il suo tragitto quando Neal lo lanciò nella sua mano.
-Che cosa stereotipata- borbottò Claire fra sé e sé.
-“Che cosa stereotipata”- la canzonò lui, rivolgendole una mezza- linguaccia, che lei ricambiò (sperando di non diventare color porpora).
-Guarda che è una cosa psicologica. Lo sto studiando in psicologia.- si vantò.
-Ah già, che tu fai il Socio Pedagogico.-
Da lì in poi, detto sinceramente, non ascoltò quasi più nulla di quello che Neal stava dicendo.
A mala pena capì della vaccinazione che aveva fatto due giorni prima, e che in ospedale aveva incontrato una vecchia compagna che era stato costretto a salutare.. o qualcosa del genere.
A volte faceva delle domande anche a Claire, come quasi a volerla mettere in imbarazzo apposta, ma lei ,appena finiva di rispondere a monosillabi per evitare di balbettare come una deficiente, abbassava la testa, e a volte la alzava per ammirare il suo bel principe. Il sole gli batteva sul viso cosparso di lentiggini e sui capelli, facendoli apparire ancora più biondi. Che poi boh, in realtà non è che fossero biondi; ma alla radice lo erano, e si scurivano man mano di quel biondo cenere che se lo guardi attentamente pare più un castano, come ho già detto, quello classico dei “biondi con le lentiggini”. Ma sotto quel sole, erano davvero biondi.
Poi c’era quella dannata pozzanghera: tentennò un poco prima di capire da dove raggirarla, optando per allungare un po’ le sue corte gambe saltellando un pochino. Scelta sbagliata (o giusta, dipende da che prospettiva la guardi) , inciampò nei suoi stessi piedi e finì quasi addosso a Neal, sfiorandolo appena; per la sorpresa si spostò subito addosso alla sua amica.
-Scusa Clary, ma mi stai stritolando la mano!- gli sussurrò Mel vicino all’orecchio, lasciandole la mano, e beccandosi un’occhiataccia terrorizzata degna del gioco “Sì, Oscuro Signore” da Claire.
-Scusa…- Neal si rivolse a lei. –Tu.. ti chiami C-Clary vero?-
E le cadde il mondo addosso. Si immobilizzò peggio della mummia di Tutankamen, girando lentamente la testa verso di lui (il quale la stava fissando in attesa di una risposta) guardandolo male e inarcando le sopracciglia. Probabilmente stava diventando bordaux, fucsia, porpora, gialla, verde, rossa, blu (e qualsiasi colore esista).
Ma cosa le stava chiedendo esattamente ? Quasi neanche le sue migliori amiche la chiamavano Clary, solo Mel la chiamava sempre così. Perché avrebbe dovuto chiedere se si chiamava con il suo soprannome? Le stava chiedendo se si chiamava Clary, o era sottointeso che chiedeva se si chiamasse Claire? Il fatto è che non aveva più fiato. Non riusciva neanche ad aprire la bocca per emettere un QUALSIASI genere di suono in quell’istante, quindi anche se avesse saputo come rispondergli, non avrebbe potuto.
Melanie vide che la sua amica era in difficoltà e rispose lei per Claire. –Sì, si chiama Claire- e ridacchiò un poco, dando un buffetto sulla spalla di lei.
-Che bel cellulare..- osservò sarcastico alla vista del Nokia di Claire. –No dico davvero, è molto integro mi dicono!-
Claire gli lanciò un’occhiataccia, incrociando i suoi occhi sorridenti. “Caro Dio, Signore, Buddah, Allah, o come cavolo ti chiami. Perché l’hai fatto nascere così bello?! Cazzo.”
-Proprio..- balbettò.
 
 
-Mel… mi sa che mi sono innamorata.-  I tasti del Nokia scorrevano veloci, troppo veloci. Premeva le lettere sul touch screen come se le sue dita sapessero prima della sua testa cosa fare.
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Ma salve a tutti! E questo era il quarto capitolo. Come vi è sembrato? Sapete che mi fa sempre super piacere che recensiate la storia, ne ho un bisogno fisico e mentale per continuare!
Anyway.. vorrei ricordare solo che tutto ciò è nato come sorta di diario pubblico, dato che sono tutti fatti realmente accaduti, magari non in senso cronologico, ma sono tutti fatti accaduti realmente con riferimente a cose e persone reali, ebbene sì.
Dato  che mi turba da morire il fatto che non so se dai primi capitoli si capisca molto bene come ho descritto Pausa Cannetta (Neal) in questo capitolo ho cercato di descriverlo il meglio e il più dettagliatamente possibile. Detto ciò spero come sempre che vi sia piaciuto, recensite in tanti, ci vediamo alla settimna prossima J Baci, -A.
….
No scherzo non sono –A ahaha (per chi guardasse Pretty little liars capirà),
NAOMILY_STORY

ps. qui sotto trovate Melanie :3

 

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Capitolo 5
*** Problemi d'identità ***


Problemi d’identità
 
 
 
-Dobbiamo parlare-.
Quella era la ormai frequente frase che accomunava Claire e Juliet.
La più piccola la prese per un braccio, trascinandola più lontano possibile dall’aula dei laboratori che stava occupando la loro classe in quel momento, fermandosi davanti all’aula di forgiatura dei metalli.
-Ahio..- esclamò con poco entusiasmo l’altra, mettendosi a sedere con nonchalance su uno sgabello di legno.
-Senti, non so tu ma io mi sono rotta le palle- Esplose Claire, la quale aveva cominciato a camminare frettolosamente avanti e indietro davanti a lei. –No dico, almeno smettiamola di litigare, cazzo! Perché magari tu ti diverti, ma-
-No, non è vero- Claire si fermò mezzo secondo. –Ecco, appunto, e io nemmeno. Quindi dico, almeno smettiamola di litigare!-
-Per non parlare del fatto che sei un’inqualificabile incoerente!- continuò, cominciando ad alzare la voce.
-Mh. Quanti “in”…-
Claire spazientita alzò gli occhi sospirando pesantemente. Posò lo sguardo ancora una volta su quello di Juliet.
-Puoi smettere di guardarmi il culo, almeno?-
Niente, non la stava cagando minimamente. Pft, e quando mai lo faceva? Era da un’anno emmezzo che si conoscevano che passava il tempo a rimandare ogni cosa che doveva dirle, far finta di niente quando si parlava di qualcosa di importante.. come il quel momento, e a divertirsi a non farle capire i suoi sentimenti.
-Se toccarlo può aiutarti, beh, accomodati.- mimò con fare teatrale, invitandola ad avvicinarsi.
Improvvisamente Juliet si risvegliò dalla trans, sorridendo sorniona all’amica.
-Come se non lo avessi già fatto…- rispose lei.
Claire avvampò, girandosi dall’altra parte,a fingendo di interessarsi ai gioielli esposti nelle vetrine del laboratorio.
Dei rumori. Delle voci. “Cazzo, se le avessero trovate fuori dalla loro classe…” Claire e Juliet si guardarono spaventate, chiudendosi la porta del laboratorio alle spalle.
L’aula era vuota. Le mattonelle avorio, sporcate di polvere grigia di metallo e rame. Al centro stava un grande tavolo scuro con intorno alcuni sgabelli, e appesi alle pareti spiccavano qualcuno dei lavori più belli delle classi precedenti: Un ragno creato da tanti fili metallici, delle ciotole di rame, due scudi forgiati, appoggiati a terra contro il muro, e la cattedra alla sinistra del grande tavolo e i macchinari contro la parete.
Un silenzio di tomba piombò nella stanza, mentre le due ragazze si fecero strada fino alla cattedra; Juliet si fermò appoggiata alla parete dietro ad essa, e Claire ricominciò a camminare avanti e indietro davanti a lei.
Poi una vocina bassa si fece coraggio, e uscì dalle labbra a forma di cuore di Juliet, mentre con nonchalance si legava i capelli neri e turchesi.
-Il fatto è che ogni volta che ti vedo vorrei sbatterti al muro…- fece una pausa quando Claire prese un sospiro, girandosi a guardarla più tranquilla di come avrebbe dovuto, forse perché in fondo lo sapeva già.
-Ma mi sa che dovrei abituarmi a reprimere certi sentimenti- concluse avvicinandosi tranquillamente a Claire. –Penso che dovremo andare- le diede un rapidissimo bacio sulle labbra e si girò scattante verso la porta.
-Fermati- la più bassa la prese per un braccio, facendo girare l’altra.
-Che vuoi nanetta?- sorrise beffarda inarcando un sopracciglio , incrociando gli occhi verdi con quelli nocciola di Claire.
-Sai che non sarò io a respingerti. Quindi quando vuoi… io sono qui, e il muro è lì.-
Era sicura di quello che stava dicendo? No. Certo che no. Ma in quel momento pensava davvero di avere la forza di non respingerla. Juliet era arrivata tardi, e lo sapeva già, ma ciò nonostante Claire odiava far stare male le persone per colpa sua. Anche perché sapeva che, nonostante non lo desse a vedere, Juls faticava a reprimere i suoi sentimenti, e Claire sapeva cosa voleva dire essere rifiutati. Quindi in quell’istante aveva pensato solo a farla sentire più a suo agio possibile.
Juliet sbuffò appena, tenendola da dietro e mordendole leggermente il collo. –Io voglio sempre, te l’ho detto- leccò il segno, respirando piano.
-Allora fallo, cogliona- rispose Claire tentennando. –Se vuoi farlo, fallo, anche se non porterà a niente, e mi dispiace per questo-
L’altra scese con le mani, arrivando al piccolo seno, e poggiandoci le mani sopra. –Ti voglio comunque, piccola-
-Più tu sei dolce, e più io sono stronza. Più tu sei stronza, più io sono dolce.- Chinò la testa, con aria affranta. –Non troveremo mai una via di mezzo, un’accordo, vero Juls?-
-Tu non lo vuoi- Sussurrò stringendo di colpo, e succhiandole forte la pelle.
-C-Che cosa è che non voglio..?-
Scese ancora con le mani, andando sotto la maglietta nera, e alzando il reggiseno, incontrando i capezzoli.
 –Me- rispose seria in un sussurro, e li prese fra due dita. Intanto con le labbra salì all’orecchio, succhiando il lobo.
-Cazzo- Claire ansima involontariamente, maledicendosi mentalmente per essersi lasciata andare.
 –Perdonami se non sono in grado di darti ciò che vorresti.
-Non mi devi darmi niente, voglio te- morse il lobo, scendendo con la mano ed entrando in lei di colpo, facendola sussultare.
-OhDio- Claire chiuse gli occhi, respirando a fatica. –Se mi vuoi e basta, allora prendimi. Ma sappi che mi sento una persona orribile. Una volta avrei voluto di più da te-.
-Lo so- Spinse il dito fino in fondo, tenendolo fermo. –Oh…-
Fu in quel momento, che Claire capì che non poteva continuare questa farsa. Si stava prendendo gioco di se stessa, non pensando ai suoi reali bisogni. Così prese con decisione la sua mano, immobilizzandola. –N-non posso farlo Juls, scusami. Ti prego scusami- Lo sapeva che sarebbe scoppiata in lacrime, ma tentò fino alla fine di stringere gli occhi per evitare di far uscire le lacrime. Dannazione, se proprio c’era qualcuno autorizzato a piangere era Juliet. Ma allora perché lei era l’unica a sembrare –almeno- impassibile, mentre era Claire che si stava bagnando le guance?
Poi Juliet fece una cosa inaspettata subito prima di andarsene: Le baciò la guancia bagnata, ascoltando per quei pochi secondi i mugulii di Claire, che stava tentando di non scoppiare a piangere,  e disse: -So anche questo-. Sfilò le dita, e la abbracciò, continuando a sentire solo in suo reprimere il pianto, tremando a spasmi brevi, scanditi dai versi di chi non sa più chi è, e cerca di capirlo abbracciando qualcuno di cui forse le importa meno di quanto dà a vedere.
 
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Salve gentaglia da strapazzo! E questo era il quinto capitolo. Davvero diverso dai soliti che avete letto fino ad ora. Non so sinceramente se ho fatto bene o no a non avvisarvi del contenuto rosso di questo capitoletto, spero di non avere disturbato la vostra lettura, ma da una parte ho pensato “Aoh, ma io ce l’ho scritto nelle note della storia, e ho messo il rating rosso alla storia… non dovrebbero esserci problemi”; se ce ne sono stati, vi prego di dirmelo.
In ogni caso, spero comunque che questo capitolo, con una nota un po’ più drammatica del solito, vi sia piaciuto lo stesso, e vorrei scusarmi per il ritardo assurdo con cui l’ho postato, ma mi si è sfanculato il wi-fi per una settimana e non ho potuto fare altrimenti..
Miraccomando, mi aspetto come sempre le vostre recensioni qua sotto.
un bacione, NAOMILY_STORY

ps. QUA SOTTO TROVATE JULIET

(Kat Dennings)

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Capitolo 6
*** CASO E DESTINO ***


6. CASO E DESTINO
 
 
 
Philip era arrivato un po’ come arrivano gli schiaffi: quando meno te lo aspetti.
Non si può certo dire che abbia chiesto il permesso, ma lo ha fatto con una tale grazia che invece di uno schiaffo era parsa come una carezza.
 
Due mesi prima…
 
Si trattava di uno sportello di disegno geometrico che li tratteneva a scuola quel mercoledì pomeriggio, precisamente dalle 13.30 alle 14.30.
La prof era in ritardo, e quei cinque alunni se ne stavano lì nel corridoio, accasciati qualcuno sulle proprie cartelle, altri appoggiati alla macchinetta del caffè.
Facciamo mente locale: c’era Claire, Anastasia, Paige, Bridget Clint, Maggy Flow, (dell’altra classe) …poi c’era quel ragazzo nuovo, arrivato dopo le vacanze di Natale, com’è che si chiamava? Philip forse. Claire sapeva solo che era amico di Andres.
Il punto è che erano passate già molte settimane dalle vacanze natalizie, ma Claire ancora non era riuscita a vederlo. Ciò che si era persa, lo capì in quell’istante, quando un ragazzo non troppo alto dai capelli molto scuri le rivolse un gran sorriso angelico (con tanto di fossette) quando lei e Anastasia arrivarono, dopo pranzo, aggregandosi al gruppo.
In realtà non si era proprio presentato con nome-cognome-data e luogo di nascita-religione, ma Claire aveva fatto due più due, dato che non lo aveva mai visto.
La professoressa si presentò in classe cinque minuti in ritardo, dando la colpa alla macchinetta del caffè del piano di sopra, che non ne voleva sapere di erogare il ginseng, e cominciò a spiegare qualcosa come le assonometrie ortogonali e oblique.
 
-Clint, ce l’ha fatta pure Brook, che con disegno geometrico era sotto terra! Tu sei proprio un caso perso.- rise di gusto la professoressa, alzandosi per raggiungere la lavagna. –La differenza tra le assonometrie ortogonali e quelle oblique sono il piano generico, le proiettanti e gli assi.-  fece un disegnino veloce e riassuntivo alla lavagna, posò il gesso, e si rivolse ai ragazzi.
-Come ho già detto all’altra classe- inquadrò Maggy Flow e Philip. –E lo dirò anche a voi altri domani mattina in classe, per la prossima settimana dovrete rilevarmi e riprodurmi in assonometria ortogonale la vostra camera in scala 1:20-
Ecco, a sentir parlare di scale, a Claire venne il voltastomaco, perché fin dalle medie quando avevano fatto per la prima volta le scale di riduzione e di ingrandimento, nessun professore era riuscito a insegnargliele decentemente.
Claire alzò la mano, un po’ titubante. –Prof, io non sono ancora capace…-
-Ma come, Brook! Ma si fa alle medie!- stranamente lasciò cadere in fretta il discorso, concentrandosi su una domanda di Paige.
Poi successe quella cosa che fece arrossare le guance di Claire senza motivo. Philip si girò dalla prima fila, facendo in modo che si trovassero esattamente faccia a faccia. Ma che diavolo, come faccio ad arrossire in questo modo? Non lo conosco neanche! Sono un caso disperato…
Gli occhi di Philip, coperti un po’ dagli occhiali, si avvicinarono; ci mise un attimo a rendersi conto che erano azzurri… è che aveva due pupille giganti, e il contorno dell’iride azzurra si notava poco. Cavolo, ma ha le lentiggini..! Ma cos’è sta cosa che sono circondata da gente con le lentiggini? Bah. Wow. Ma perché si sta avvicinando così tanto? Cavolo fermati…
-Basta che dividi tutte le misure per 20- le disse facendole un occhiolino accennato.
A Claire si aprì un mondo. –Seriamente?- spalancò gli occhi incredula. Gliel’avessero spiegato i professori in questo modo! Doveva a questo ragazzo il suo futuro di architetto di fama mondiale.
Philip annuì, mostrando le fossette.
-G-grazie…- E Claire sorrise anche lei sorniona.
 
Da quel giorno aveva cominciato a salutarlo sempre quando lo vedeva per i corridoi; cioè, in realtà l’aveva salutata per primo lui, e da una parte ne era rimasta sorpresa e … contenta forse?
Il punto è che spuntava sempre quando non e lo aspettava, tante volte quando invece pensava a Pausa Cannetta.
Come quella volta al supermercato…
Sempre la stessa storia: andare al supermercato la annoiava se non poteva scegliere lei cosa mangiare per cena. Così si limitava a pesare frutta e verdura sulla bilancia quando glielo chiedeva sua madre, o impegnava la mente nel cercare di immaginarsi Neal Freeman ovunque in quel supermercato; cosa farebbe se fosse lì da qualche parte, come riderebbe (da cretino) se fosse lì, cosa direbbe, che vestiti avrebbe…
Non pensate che questo comportamento sia da maniaci, non lo è. Sinceramente penso che se ti piace una persona è perfettamente normale comportarsi in questo modo, e volerlo vedere dappertutto.
Claire si cercava continuamente di auto convincere che lei fosse normale, ma non era facile, soprattutto quando vedeva la deficienza che emanava quel ragazzo tutto da solo, la stronzaggine che trasudava, e la camminata scrausissima che aveva… per non parlare della voce da bambino e la risata da scemo.
Ma si diede della stupida illusa da sola, a pensare che sarebbe potuto entrate da un momento all’altra dalle porte scorrevoli di vetro del supermercato, perché le probabilità erano davvero scarsissime. Si diede una lieve pacca sulla fronte, tornando alla realtà, quando si girò per mettere sulla bilancia delle mele rosse, le sue preferite.
Stupida stupida stupida.
-Mammaa- La chiamò. Ecco, quando la madre scompariva lei si prendeva il panico ogni volta. Ah a no, era andata a prendere lo yogurt.
Attraversando il corridoio fino alla ‘parete frigo’ quasi sbattè contro qualcuno, e quasi le caddero le mele nella bustina di plastica.
Non immaginate l’infarto che si prese Claire quando, girandosi , si trovò davanti proprio Philip. Si disse tipo “No, macchè, non è possibile”.
-Oddio. HAHAHA. C-ciao!- Claire stava sperando di non essere diventata color mela.
Risata ebete: no, cominciamo male.
-Ciao Ciao-
Phil mi sta sorridendo,e mi ha salutata.
Ebete ti saluta sempre. Da quando lo chiami ‘Phil’?
Er…
Niente ma, smettila di essere così stupida, si vede lontano un miglio che gli interessi.
Ma figurati vah, non è possibile.
Claire scosse la testa –per l’ennesima volta quel giorno-, rendendosi conto che, parlando con la sua coscienza per 5 lunghi secondi, era rimasta immobile in mezzo alla corsia con quelle cavolo di mele in mano.
Si maledì mentalmente cercando sua madre.
Odiava quando si perdeva nei supermercati, che non trovava sua madre; le saliva letteralmente il panico, la cercava affannata con lo sguardo a destra e a manca.
-Ma Claire! Ti stavo cercando da una vita! Cazzarola ma perché ti devi sempre allontanare?-
Sì, probabilmente sua madre era l’unica persona al mondo che dicesse ancora ‘cazzarola’, pft, imbarazzante.
 
14 aprile, Claire’s Birthday
 
Ed erano 16, finalmente. Claire aveva appena compiuto sedici anni, eppure si sentiva… strana. No, anzi, forse si sentiva strana perché non si sentiva strana.
Suonata la campanella dell’intervallo, si diresse verso Melanie, dall’altra parte della classe, la quale parlava animatamente con Stacie.
-Che stronzo che è stato, Ste!-
-Si lo so…-
-Mi sorprende che tu non lo abbia ancora picchiato.-
-chi è che Stacie dovrebbe picchiare?- si intromise Claire con fare disinvolto. Diede un affettuoso bacio sulla guancia alla ragazza, e abbracciò Melanie.
Gli occhi cristallini di Stacie si alzarono, a pensare a quello stronzo che l’aveva fatta soffrire.
-Il tipo con cui mi sentivo ha deciso che non era più il caso di vederci. Tecnicamente non mi ha piantata, perché non stavamo insieme, ma praticamente…-
-Se mi dai l’indirizzo di casa sua lo vado a picchiare io!- Claire si aggiustò l’orlo delle maniche della camicetta, e sistemò le braccia sottili sulle spalle delle due amiche. –Mi accompagnate di là? Ho bisogno che succeda qualcosa di bello, almeno oggi che è il mio compleanno-
Seriamente, poteva essere sfigata tutti gli altri giorni dell’anno, ma non quello.
Il giorno prima aveva espresso un desiderio soffiando un soffione, come faceva ogni anno prima del 14 di aprile. Chiedeva una sola cosa importante (realizzabile nel limite del possibile) al destino.. o a qualunque cosa, persona o animale ci fosse al di sopra di loro, e qualche volta si avverava; come quell’anno, in seconda media, che l’aveva fatta mettere col ragazzo che le piaceva: Tom.
Fatto sta che quest’anno aveva chiesto di parlare con Neal; cioè, le sembrava una cosa decisamente più fattibile di diventare ricchi e andare alla Hawaii, o essere brava come Juls a disegnare.
Dio, Juls. Da quell’accaduto avevano chiarito le cose, e si parlavano più o meno normalmente, ma Claire sentiva che qualcosa ancora non andava.
Salendo le scale di pietra per andare al piano sopra, ecco che spuntarono dall’alto Anastasia e Alison (aka Barby).
-E’ di sopra!- Fece Alison.
-Che?- Claire era al quanto stranita.
-E’ su! Sta parlando con un suo amico!- continuò affannata Ana.
-Ma CHI è su??- intervenne Stacie.
La porta si aprì di nuovo, e Neal Freeman uscì da essa, affiancato da un ragazzo biondo con degli occhiali da sole sulla testa.
Oddio. Come suo solito, quando vedeva Pausa Cannetta, a Claire le si appannò la vista mentre respirava a fatica, immobile contro la parete grezza che affiancava le scale. Okay, forse non l’aveva vista (non ci voleva molto per non vederla) ma se se ne fosse rimasta imbambolata lì ancora per un po’, l’avrebbe sicuramente presa per pazza maniaca.
Claire lo osservava piano, scendere dalle scale, e fermarsi poco più in giù a salutare Melanie e Andreas.
-Tanti auguri- Mh, una voce familiare. Claire distolse lo sguardo da Pausa Cannetta, girandosi: alle sue spalle Philip le stava facendo gli auguri di compleanno (?).
Fermi tutti: si è ricordato del mio compleanno?
-Cos… Grazie!- troppo entusiasmo… -cioè, G-grazie…- gli sorrise, imitandolo, e lui se ne andò
 
Qualche minuto dopo, tornata in classe, il suono delle notifiche di facebook del cellulare fece capolino dalla sua tasca: “Philip Grace ha scritto qualcosa sul tuo diario”.
“Tanti Tanti Auguri Claire”
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Okay, non uccidetemi vi prego.
-Pff, ma a chi cavolo frega qualcosa della tua stupida storia?
Ma dai, non essere cattiva, coscienza. A qualcuno piace… *si nasconde*
-Sessantanove anni orsono, esisteva una storia…
Si, hai ragione. Aspetta quale storia?
-La tua, razza di stupida .-.
Oh giusto.
 
No raga a parte gli scherzi, da quanto tempo è che non aggiorno? Due settimane? Forse tre: V E R G O G N O S O.
Sapete, è la fine dell’anno e *cazzo mi sono appena morsa il labbro, sigh* sti dannati professori ci annientano letteralmente con le loro cavolo di verifiche e interrogazioni ; un disastro. Tra l’altro non è più successo niente di così interessante in queste ultime settimane, così mi è venuto in mente di fare un salto indietro, spiegando cosa stava succedendo tra Philip e Claire. Non so se è stata una buona idea, ma spero di avervi fatto sorridere un po’.
Ultima cosa, I promised: come avete notato questo capitolo è eterno, non penso ne farò più di così lunghi, anche perché ci impiego 7 vite per scriverli, ma spero apprezziate :3
Baci, NAOMILY_STORY... (le immaginette di Philip ve le posto la prossima volta perchè ho qualche problema con tinypic e non carica le immagini...)

 

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Capitolo 7
*** Neal Freeman (+ AVVISI) ***


Neal Freeman
 
 
 
 
Scendo dal pullman con la cartella sulle spalle. A una decina di metri di distanza casa mia spicca tra il verde delle campagne di ‘sto paese sperduto in cui abito; si tratta di un palazzo a 5 piani color giallo canarino e dalle finestre bianco latte.
Melanie mi raggiunge sul marciapiede, scuotendo la sua liscia chioma biondo-cenere.
-Ciao Neal!- mi saluta.
-Mel, ciao- Melanie è sempre stata carina con me, non mi ha mai preso in giro per la mia altezza, o per la mia famiglia. I tempi di Nano-Neal sono finiti, ma con lei non sono nemmeno mai esistiti. Ciò nonostante è sempre stata solo un’amica per me, e adesso non è cambiato niente. –Mi dispiace un sacco per te e Andreas…- dico sinceramente dispiaciuto.
Poi però non riesco a lasciare da parte la mia natura di pagliaccio.
 –Ma io lo so perché vi siete lasciati: Troppi denti-
Ecco, le espressioni come quella di Melanie in quell’istante non me le sarei mai scordate; mi pettino indietro i capelli biondi con la mano, lanciando alla ragazza uno sguardo d’intesa.
-Ma cosa dici!- avvampa lei –Non è mai successo che… perché mi fa schifo..!-
Non so come, ma mi viene in mente quella strana ragazzina bassa che vedo spessissimo –ultimamente- con Melanie, e non posso tralasciare una battutina squallidissima, tanto per farla arrabbiare un po’. Rido dentro di me ancor prima di aprire bocca.
-Me secondo me, la tua amica Claire non ci arriverebbe nemmeno in ginocchio, si dovrebbe mettere in piedi per farlo!- scoppio a ridere intensamente, piegandomi indietro sulla schiena, con le mani sulla pancia. Non riesco a smettere, e quando incrocio lo sguardo allibito ricomincio ancora peggio di prima. Mi sento arrivare un pugno su una spalla, e una sberla sulla testa, e poi un coppino.
Me lo aspettavo. HAHAHAHA
- Come se tu fossi tanto alto!- commenta quando ha finito di picchiarmi.
-Ma non dirglielo eh! No no no no!- strillo. Non voglio che quella mi prenda per un maniaco o cosa.
-Si si si si!- ora sta ridendo lei. Prima di suonare il citofono del suo palazzo, però, mi dice una cosa che subito non capisco bene.
-Senti Neal, questo sabato le stiamo organizzando una festa con un po’ di gente- Si mette una mano dietro al collo. –O almeno in teoria… Pensi che ci potresti essere?
Sembra un po’ titubante nel chiedermelo, un po’ come se fosse meglio dar da mangiare una tigre che dovermi fare una domanda del genere. Che poi boh, perché dovrei andarci? Quasi neanche la conosco… ci avrò scambiato si e no tre parole da quando l’anno scorso alla camminata di beneficienza mi ero unito a lei e a un paio di sue amiche a giocare a quegli stupidissimi giochi di parole stile “Centro di recupero” o “Viaggio in macchina verso una meta molto, molto, molto lontana.
Flashback
Una cosa era far finta di niente, un’altra era sopportare troppo. Me ne ero andato da un gruppo di miei ex-compagni di classe che malauguratamente mi ero ritrovato anche in quella nuova del liceo, che continuava a fare battute orribile sulla mia bassezza.
Poco più lontano, sentii un trio un po’ strano di ragazze, probabilmente del liceo artistico (che faceva capolino dall’altra parte dell’edificio della scuola) che schiamazzava allegramente. Notai buffamente che erano sistematicamente una accanto all’altra in scala dalla più alta alla più bassa.
La più alta aveva delle gambe lunghe coperte solo da dei pantaloncini neri, i capelli biondi chiari legati in un codino piccolissimo –non che mi intendessi di code,codini,trecce e treccine- . Quella in centro sembrava vagamente circondata da un alone di tenebra, a giudicare dalle sue chilometriche occhiaie e la pelle olivastra. Una maglietta a maniche corte della Combat sfilava sopra la sua pancia e degli assurdi capelli biondi-rosa pompelmo cadevano sciolti e crespi fino a metà schiena.
Dell’analisi della più bassa ci pensai arrivato affianco a loro. –Posso giocare anche io?-
-Certo- mi disse allegra la bionda. –Come ti chiami?-
-Neal-
Delle ciocche azzurre? Sul serio? Si, queste sono dell’artistico.
Azzurro e castano.
E una t-shirt di Stitch? Oddio. Siamo messi bene.
Una hippie, una tenebrosa che con ogni probabilità ha una voglia pazza di commettere un suicidio, e una bambina di sei anni.
Dicevo parole a casa come MORTE ad ogni giro del gioco “Parole con i collegamenti” (o qualcosa del genere),  o PAUSA CANNETTA.
Da quel momento in poi, per un anno intero, mi ero condannato a morte da solo: La bionda spilungona mi chiamava solo Pausa Cannetta (con un tale entusiasmo, poi, manco fossimo amici da una vita), la tenebrosa depressa non mi salutava neanche (penso non mi vedesse), e la nanetta era sparita dalla faccia della terra, a parte qualche rarissima volta che la incrociavo per sbaglio davanti alla segreteria o dalle macchinette, o quando andavamo a teatro con la scuola, con tutte le prime classi del liceo; ma almeno lei mi salutava, e normalmente. Faceva prima a non chiamarmi, probabilmente un briciolo di materia grigia nel cervello le aveva suggerito che Pausa Cannetta era troppo lungo per salutarlo di sfuggita dai corridoi, e non eravamo abbastanza in confidenza per chiamarlo per nome, o addirittura per nomignolo. Mi diceva semplicemente ‘Ciao’.
Fine flashback
 
-Perché dovrei venire…?
Chiesi leggermente confuso.
-Non so, te l’ho detto, sto invitando un po’ di gente, se non avevi nulla da fare te l’ho dato adesso. Ciao Neal, a domani.
Mi sorrise genuinamente mostrando le fossette, ed entrò nel portone del suo palazzo
 
----IMPORTANTISSIMO LEGGETE----
Amori mieiii
Scusatemi
Perdonatemi
Non sto rispettando per niente i tempi di aggiornamento, e mi dispiace tantissimo perché sono successe tante cose e volevo scrivere un botto di capitoli.
So che questo è molto corto, ma era diciamo una piccola parentesi (spero venuta decentemente) dal punto di vista di Neal, che fungerà da ‘collegamento’ con alcune cose che succederanno dopo…
Finalmente abbiamo (avete, perché io lo sapevo gia HAHAHA ) scoperto come si sono ‘conosciuti’ il piccolo Neal e la piccola Claire.
A tal proposito volevo dirvi due parole: come avrete potuto notare non sto facendo relazionare i due (possiamo chiamarli) protagonisti allo stesso modo in cui si relazionano due ragazzi protagonisti di quasi tutto il resto delle fan fiction; quello che intendo è che ho sempre letto dei due che si incontravano, la classica sfigata con il classico ragazzo figo che si accorge di quanto sia gnocca, e che CASUALMENTE si incontrano ogni 3x2 a feste mica feste, lui la va inspiegabilmente a trovare sempre a casa (non si sa come lui possa sapere dove lei abita) e lei accetta di far sesso con lui da subito solo perché è un figo della madonna e non si chiede neanche perché non l’avesse cagata fino a quel punto, fino a quando la tipa scopre di una presunta scommessa di lui con i suoi amici.
Questa storia ragazzi, narra di fatti che non sono solo realistici per me, lo possono essere per ognuno di voi. Perché come si chiama la storia “La morale è che non c’è nessuna favola” fa intendere che questi due poveri cristi non devono per forza essere incentrati nella storia come unici e soli personaggi, come potete notare Claire si sa girare intorno. E’ una vita vera, realistica. In cui niente è dovuto per forza, in cui non è un cappero vero che il ragazzo che ti piace ti si filerà di sicuro, anzi. Non succede quasi mai (viva la positività)
Lo spazio autore sta diventando più lungo del capitolo a momenti, comunque cercando di riassumere, so che non avete praticamente ancora visto quasi nessun accenno al rating rosso, e non so neanche quando arriverà, perché scrivo i capitoli man mano che vivo le mie giornate, e faccio cose di tutti i giorni.
L’unica cosa che vi chiedo è di non chiedermi nulla sui riferimenti (casuali o reali) della storia, sarebbe un casino sono cercare di spiegare cosa è preso dalla realtà o cosa no, e in ogni caso se ci sono cose che non inserisco è perché non sono importanti, ecc ecc.
Posso farcela a concludere questo dannato spazio autore. Mi piacerebbe davvero che recensiste in di più delle altre volte, mi aiuta molto sapere che c’è effettivamente qualcuno che legge la storia, e non che entra nel primo capitolo per due secondi, poi la storia non gli piace e se ne va. Proprio per questo ci tengo a salutare le mie abituali recensitrici(?) Kim_Sunshine e alex_jo ,  , e invito ognuno di voi a cui piace la storia di scrivermi anche una piccola considerazione qua sotto (e non la sopra).
Un ultima cosa importante e poi prometto che stacco HAHAHA.
Questione aggiornamento: Purtroppo mi dispiace dirvi che quasi sicuramente non riuscirò ad aggiornare prima della fine di scuola, che per me sarà l’11 giugno. Si,  lo so che è molto tempo, ma davvero ho trovato a malapena il tempo materiale tra una notte insonne e l’altra di scrivere questo microscopico capitolo. Chiunque pensi che il liceo artistico è una gran cavolata, lasciatemi dire che non sa una fava, ragazzi. 36 ore, (pomeriggi in più, pomeriggi in meno) sono tante… tra il sabato, il rientro, vari sportelli di recupero… questo mese di Maggio è sempre più insopportabile e riesco a malapena a studiare. Tranquilli, vi avviserò se per caso dovessi avere il tempo di postare un altro capitolo, ma la vedo dura.
Come promesso dallo scorso capitolo, qua sotto vi metto la fotina di Philip, anzi, stavolta mi andavano le gif :3 L'attore è Brant David Daugherty
Un bacio grande, ci vediamo –con ogni probabilità- a Giugno. –Naomily_story
 
 


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Capitolo 8
*** Extra PH. ***






Buonasera mie care ragazze, lo avevo accennato a una di voi, e sì: questa è la sorpresina.
Ammetto che forse avrei dovuto avvertirvi -onde evitare infarti e colpi di cuore-.
Ho trovato una fonte inesauribile (o quasi) di foto del nostro bel Neal Freeman alias Pausa Cannetta, e ho deciso di 'condividere'.
Fra qualche giorno penso ne cercherò un pò anche di Claire, così ci facciamo un bell'album fotografico, eh?
Non so voi ma muoio davanti a sta bellezza.
L'unica diversità che ha a dispetto di Neal, è che questo modello (Shannon Wynston) ha gli occhi azzurri invece che marroni, ed è un pochino troppo alto HAHAHA, ma voi fate finta, chei?
Un bacio, TheDays.

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Capitolo 9
*** C.E. Condizione di esistenza ***


Carissimi lettori (tanti mi dicono eh? Va beh, pochi ma buoni si spera)
Aihmè, come avrete notato, questo non sarà un capitolo. Lo so, lo so, avrei dovuto postare il capitolo.. quando? Tipo il 12 di giugno? Mi dispiace tantissimo.
Non è come pensate, di cose ne sono successe, e anche moltissime. Ma sono stata super combattuta fino ad oggi se scrivere sto benedetto capitolo e andare avanti, o farla finita qui, e devo confessare che ero più propensa a fare la seconda.
Ma poi ho pensato: Questa ‘storia’ è nata per un motivo: trasmettere il messaggio che non tutte le storie finiscono sempre con il lieto fine, cosa che si vede subito dal titolo d’altra parte. Questa storia ragazzi, non è per i cuori deboli e per le persone a cui piacciono gli Happy Ending. Ho cominciato a scrivere tutto ciò da quando ho capito che dovevano capirlo anche il resto delle persone, e non cominciare a scrivere sempre la stessa pappardella stereotipata sulle due persone che si innamorano, si sposano e hanno tanti bellissimi bambini. Se smetto ora, che senso ha avuto tutta la mia idea? Mi sono data l’arduo compito di trasmettere dei messaggi forti e importanti alle persone che leggono questa storia.
Perciò ho dimenticato per un momento che tutte le cose di cui parlo e parlerò, mi sono davvero accadute, e mi sono messa a scrivere questo papiro, per dirvi che RICOMINCERO’ a scrivere prima di subito, soprattutto anche perché dato che sono incapace mentalmente di tenere un diario per sfogarmi come fanno le persone normali, il minimo che posso fare a questo punto è sfogarmi qui, e nel frattempo facendo qualcosa di buono per voi, PROPRIO PER QUESTO HO DECISO CHE QUESTO MIO PROFILO EFP DIVENTERA’ UN VERO E PROPRIO INCONTRO PER TUTTE QUELLE PERSONE CHE HANNO BISOGNO DI SFOGARSI, DI PARLARNE CON QUALCUNO, E SOPRATTUTTO PER CHIEDERE CONSIGLIO  A ME, IN QUANTO SARO’ FELICISSIMISSIMA DI AIUTARVI COME POSSO. Potete chiedermi quello che volete per recensione alla storia (e nel frattempo mi dite se il capitolo vi è piaciuto o no, ecc..) , se no basta che mi scriviate per messaggio privato.
Quindi ragazzi, detto questo vorrei chiedervi solo un’ultima, e facilissima cosa che non richiede alcun tipo di sforzo, e che potete fare tutti voi che leggete: LASCIARE UNA PICCOLA RECENSIONE QUA SOTTO, per sostenermi, e per sostenere voi stessi e per garantire un continuo di questa strana, contorta e difficile storia, che ci tengo molto a continuare.
Un bacio enorme, spero di vedere qua sotto più recensioni del solito, e se qualcuno vuole scrivermi privatamente, non si preoccupi a farlo, sarò più che felice di trovare la vostra Condizione di Esistenza C.E.
-TheDays

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Capitolo 10
*** Aquila Reale ***


Aquila Reale




Pareti gialle e pavimento freddo.
La tavernetta di Claire si stava piano piano riscaldando grazie ai due termosifoni bianchi sulle pareti, perché nonostante fosse già Aprile, faceva ancora freddo.
Nel frattempo quella benedetta torta di compleanno stava diventando un impiastro di crema al mascarpone blu spalmato alla bene e meglio su strati e strati di pan di spagna morbido; sembrava un tempio dei Maya creato su misura per i Puffi.
Era così tutti gli anni, si faceva troppe aspettative sulla torta, pensando di fare capolavori con la sac à poche, e invece si rivelava sempre un risultato deludente.
Si stavano salvando i cupcake, che Margo Raven stava attentamente decorando con la crema (sempre al mascarpone) color rosa confetto, mentre la sua migliore amica Bethany ci spargeva sopra ricciolini di caramello e zuccherini azzurri, facendo attenzione a non immergerci i suoi liscissimi capelli neri.
Si era ridotta così all’ultimo che stavano arrivando tutti gli invitati e Claire ancora non aveva finito di decorare tutto, e non si era neppure vestita.
Come da meteo, il tempo atmosferico quel sabato di metà aprile faceva schifo, e si erano costretti e rinchiudersi in casa.
Di  tutte le persone che Claire aveva invitato, ne arrivarono ben poche a casa sua alla fine. Ne rimase un po’ delusa, sì, ma a pensarci bene alla fine tutte le persone che aveva voluto fossero lì c’erano. O quasi.
Alla fine Claire si era arresa, e aveva lasciato finire sua madre in cucina, e si era andata a cambiare e poi sistemare in tavernetta insieme a tutti gli altri.
I divani erano disposti a semi-quadrato, e lo schermo gigante stile cinema che caratterizzava la taverna di Casa-Brook era stato abbassato sulla parete di fronte ai divani, e in centro Andreas aveva disposto ordinatamente un paio di tavolini con i tramezzini e i biscotti di Alison (quelli con le faccine di whatsapp disegnate sopra la pasta di zucchero gialla e appiccicate con il miele ai biscotti) , proprio sopra il tappeto tribale.
Sul divano blu notte, Juliet, AndyLaPunk (Rock) , e Claire si erano buttate a capofitto sui cuscini e si trascinavano la coperta di pile addosso. Nell’altro, quello giallo, si era creata una sorta di cuccia del cane con cuscini e coperte, dentro i quali si erano ammassate Bridget, Franky, Clara e Alison. Andreas e Melanie invece avevano scelto consapevolmente di sdraiarsi sul tappeto, tutti stretti e abbracciati sotto la coperta con le paperelle. No, non si erano rimessi insieme, ma in quella settimana a partire dalla loro rottura, non riuscendo a stare separati, avevano concordato di rimanere “amici”, anche se per loro quel termine veniva aggiunto alla parola “Tromba”, dato che lo avevano fatto già due volte da quando si erano lasciati. Nessuno sapeva esattamente cosa stava succedendo tra i due, quasi neanche Claire lo sapeva, nonostante fosse la migliore amica di Melanie. Vedeva solo che se stavano insieme era felice, e non poteva fare altro che esserlo per lei.
Purtroppo, dopo aver mangiato un paio di cupcake rosa, e qualche biscotto, Bethany e Margo dovettero andar via per altri impegni, e le fecero scartare il suo regalo, da parte loro e di Paige, che sarebbe arrivata più tardi. Si sentiva sempre in imbarazzo ad aprire i regali di compleanno davanti ai loro “donatori”, si sentiva troppo al centro dell’attenzione, e questo era proprio il motivo per cui faceva sempre qualcosa di semplice per le sue feste di compleanno, che mettesse tutti i presenti nell’attenzione quanto lei, e quindi giù di pigiama-party, serate cinema, festa in giardino…
E fu così che da una scatolina blu da gioielleria spuntarono fuori due piccoli orecchini luccicanti d’argento con incisa la lettera “C” di Claire. Erano davvero bellissimi, e fu felicissima di metterseli immediatamente, ringraziando di cuore le due amiche.
In tavernetta nel frattempo gli altri avevano cominciato a sfogliare i video trailer di youtube alla ricerca di un film abbastanza spaventoso, ma con le suppliche di Bridget di non inserire nella scelta film con persone possedute o di esorcismi vari, cosa che fu accolta molto piacevolmente soprattutto da Franky, fifona come poche.
Alla fine Juliet propose il film “Ouija”, scelta che elettrizzò e spaventò allo stesso tempo tutti.
Ma appena il film partì, il suono del campanello risuonò fino in tavernetta.
-Sarà Paige- suppose Bridget. Claire intimò alla madre con un urletto di farla scendere, affacciandosi dalle scale.
“No, non è possibile” pensò lei. “Quello non è Paige”.
-
 
 
 
(Pensavate avessi finito così il capitolo vero? Beh, tranquille, continuate a leggere)
 
-Ma tu.. che ci fai qua?- chiese sorpresa Claire al ragazzo che le stava davanti.
-Andres mi ha chiesto di venire, dato che è l’unico maschio. Spero non ti dispiaccia Claire.- Le sorrise, con un sorriso caldo e dolce, stringendo un po’ gli occhi celesti.
-Ehm, no. No,no tranquillo-
Scese le scale con le sue –troppo belle- Vans Atwood color bordeaux, e il Penny azzurro sotto braccio.
Nella testa di Claire non poteva certo mancare la confusione del momento. Ma decise di non fare domande e scendere le scale. Appena Andres vide il suo amico si alzò leggermente dal suo comodo posto sul tappeto per salutarlo con un “Hei Phil! Amico ce l’hai fatta!”.
Dato che non c’era posto sul divano giallo, Claire fece un po’ di spazio a Philip nell’angolo del divano blu, anche se stavano un po’ stretti.
Era da un po’ che non vedeva Phil, forse era stato a casa malato quella settimana, ma fu sorpresa che proprio quel giorno, a casa sua ci fosse lui. Insomma, mai se lo sarebbe aspettato.
“Oddio, ma è un termosifone” pensò. Philip stava emanando calore peggio di una stufa; non che a Claire dispiacesse.
-Cosa volevate guardare?- le chiese sottovoce, proprio vicino all’orecchio. Lei rabbrividì  nonostante il calore delle guance.
-Uhm.. ehm… Ouija. Sai, della tavoletta Ouija-
 
Inutile dire che per tutto il film si era aggrappata al cappuccio della felpa di Andy nei momenti di estrema paura. E per qualche secondo si dimenticava quasi che Phil fosse praticamente appiccicato a lei, poi quando si rilassava e continuava il film, sentiva il suo ginocchio scoperto dai pantaloncini premuto contro la sua gamba. “Aspetta, pantaloncini?!Ad aprile?” Non riusciva bene a distinguerne il colore al semi-buio della taverna, ma sembrava quasi… verde? Tutto a un tratto notò anche il calzettoni abbastanza alti che portava sotto le Vans, c’era disegnata un’aquila reale. Poi per un attimo Claire alzò la testa verso di lui, constatando che la stava guardando con occhi profondi. Cercò di sostenere lo sguardo almeno per qualche secondo, ma poi scostò la testa, continuando imbarazzata a guardare il film.
Dopo una mezz’oretta circa dall’inizio del film, Paige fece capolino dalle scale, col suo solito puciu gigante di riccioli sulla testa, e il suo solito borsellino verde mela a tracolla. La cosa che stupì Claire fu che appena Juliet la vide avvicinarsi non le staccò gli occhi di dosso. Che le piacesse Paige?
Peccato per lei che Paige fosse già occupata
Il film procedette normalmente, con tanto di sussulti e urli da parte soprattutto di Andy che a dirla tutta se la stava davvero facendo addosso, e Franky.
 
Dopo la pizza (quella di casa Brook era sempre deliziosa) furono tutti costretti ad accompagnare Bridget in centro al paese, dove aveva un appuntamento importante con altri amici.
Quindi, nella sua altezza, la ragazza si alzò dalla sedia prendendo il parka verde militare, e slegandosi dalla coda i suoi lunghi e voluminosi capelli rosso Ferrari. A Springfield, nella contea di Clark in Ohio, ad Aprile faceva ancora abbastanza freddo, perciò alle ore 22:00 di sera uscirono tutti con i giubbotti.
Ci vollero solo quindici minuti a piedi fino al luogo di incontro degli amici di Bridget, ma stava già cominciando a piovigginare.
Nei successivi quindici minuti di ritorno piovve a dirotto, e in sostanza corsero come dei totali cretini sotto la pioggia fino a casa di Claire, e tutti fradici immortalarono il momento con un selfie d’effetto.
--
 
-si nasconde-
Buonasera ragazzi miei, vi prego di perdonarmi per questi mesi di totale assenza, ho avuto davvero pochissima ispirazione. Mi scuso moltissimo anche per questo capitolo, che in tutta sincerità è venuto proprio una cachetta spalmata su una gomma da masticare alla fragola e frutti di bosco.
Cercherò di riprendermi nei prossimi capitoli, e voglio pormi l’arduo obbiettivo di rimettermi in pari con tuuutti gli avvenimenti che sono successi a aprile ad adesso per la fine dell’estate. Ci voglio provare dai. Ma voi dovete sostenermi però eh? Quiindi giù di recensioni <3 Un  bacio enorme –TheDays
Ps. Ho una domandina interessante per voi, la pongo a tutti quelli che hanno appena letto questo capitolo:
“Secondo te, da cosa proviene il nome –TheDays ?” mi piacerebbe vedere se riuscite a indovinarlo… Per chi riuscisse ad indovinarlo, avrò una piccola sorpresa per lui/lei. Buona Fortuna!

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Capitolo 11
*** Gambe incrociate ***


Gambe incrociate


 
 
-Allora, come ci organizziamo per ‘sto progetto?
Irene era un po’ agitata per questa cosa del progetto di scienze; non andava gran chè bene a scuola, ma questo compito doveva assolutamente passarlo  per alzare la sua media.
A Claire invece doveva assolutamente andare bene perché non poteva permettersi di scendere sotto la sufficienza , con altre due materie a rischio.
Non parliamone poi per la povera Bridget, che aveva già il debito assicurato di inglese e matematica, non poteva assolutamente averne un’altra o sarebbe stata bocciata.
L’unica abbastanza serena era Melanie, che con i suoi voti piuttosto alti in tutte le materie, e con la sua bella media poteva stare tranquilla.
-Che ne dite se oggi venite da me?- propose Mel.
Claire era comunque sotto pressione. Per queste cose le veniva sempre l’ansia. –Beh, si, consideriamo solo che abbiamo meno di un mese, e dovremo vederci almeno tre volte per poter fare tutto. In fondo l’apparato riproduttore è piuttosto complesso…-
Irene aveva l’aria pensierosa. –Ma a chi cavolo è venuto in mente di scegliere proprio l’apparato più difficile?!-
Tutte guardarono male Melanie. –Ehi! Pensavo fosse.. un po’ più corto.- si difese lei.
-Quindi oggi da lei?A che ora?- Intervenne Bridget, che fino a quel momento stava per lo più massaggiando di nascosto (dalla professoressa) con il suo ragazzo.
-Si, da me, piuttosto venite direttamente a mangiare pranzo, no?-
-Io non posso, devo portare il cane dal veterinario- disse di nuovo la rossa. –Piuttosto vengo appena finisco, probabilmente verso le 15:30, okay?-
-Io posso.
-Anche io.
-Perfetto, allora prendete il pullman con me.- confermò Melanie.
Oddio, un battito in meno. Sarebbe salita sul pullman di Melanie, quindi avrebbe visto Neal. Oh santo cielo. Si stava già scaldando adesso.
 
Suonata la campanella dell’intervallo era felice come una Pasqua, a pensare a cosa sarebbe successo all’una, sul pullman. Una parte di lei era quasi certa che, con la sua sfiga grande quanto l’Himalaya, proprio quel giorno Pausa Cannetta sarebbe stato assente…
E invece, eccolo lì, bello come il sole (come sempre) appoggiato al banco della segreteria che compilava un chissà quale foglio, che sfoggiava la sua mitica t-shirt “Real Super” (in effetti lui era veramente “Real Super”) e pantaloni azzurri, con le sue fantastiche e nuovissime Adidas zx flux blu navy.
Passando, Claire era sicura che ormai non la vedesse più, tanto era impegnato in quei fogli, ma appena gli passò accanto, lui si girò di scatto all’improvviso, ritrovandoselo davanti.
“Oh cazzo” –C-ciao- Balbettò lei, cercando di apparire sorpresa.
-Brookiee!-  la salutò con la sua solita voce esagerata, e quel suo troppo adorabile (e sexy… sexy??) modo di arricciare la fronte  e alzare lo sguardo sorridendo, che aveva quando salutava tutti.
“Brookie”? ma cos-
Claire scosse la testa sorridendo, continuando a camminare avanti ancora qualche metro, poi si girò per guardarlo ancora, arrossendo.
 
 
-Un biglietto per Donnelsville, per favore- chiese Claire con gentilezza all’autista del pullman di linea.
Si andarono tutte e tre a sedere negli ultimissimi sedili in fondo. “Proprio dove si siede sempre Neal…” pensò Claire. Precisamente Melanie contro il finestrino, poi Claire, e in centro alla corsia Irene, e perciò alla sua sinistra c’erano ancora due posti liberi.
Giusto il tempo di constatare ciò, che Neal entrò sul pullman e si avviò, come Claire pensava (e sperava) fino ai posti in fondo. Le mancò il respiro quando si avvicinò cosi tanto che quasi potè sentire il suo profumo, un aroma fresco, forse di agrumi, o di un’erba abbastanza fresca. Salutò con un cenno tutte e tre, alzandosi i vistosi occhiali da sole con le lenti viola a specchio e la montatura semi-trasparente sulla testa, tirandosi così indietro i suo stupendi capelli color grano, prima di dire: -Fatemi spazio-.
Si sedette accanto a Irene, posando la sua cartella bianca e nera sul sedile vuoto alla sua sinistra.
Appena il pullman partì, Neal chiese con nonchalance a Irene di slegargli le cuffie, la quale si mise divertita a slegargli volentieri tutti i nodi.
Claire per un secondo si accorse che anche lei aveva perennemente le cuffie annodate (non si sa poi come mai, se facessero un incontro di wrestling nelle tasche, forse), così le prese, cercando di snodarne qualcuno, e mettendosene una sola nell’orecchio… caso mai Neal le dovesse dire qualcosa, non si sa mai.
Per sentirsi più a suo agio, dato che continuava a non riuscire a infilare il jack delle cuffiette nell’apposito foro del nokia, talmente era agitata, incrociò le gambe sul sedile morbido e vellutato verde.
-Clary, calmati…- le lanciò uno sguardo premuroso Melanie, che la stava osservando già da un po’, ei suoi movimenti agitati e insicuri.
Prese un respiro cercando si calmarsi, mettendo la sua canzone preferita dell’ultimo mese, che ascoltava all’infinito, e che tralaltro l’aveva nominata come “Canzone di Neal”, ovvero “The Days” del dj Avicii, che tanto amava.
Non sapeva perché, ma le ricordava Pausa Cannetta; forse per l’allegria che indiscutibilmente trasmetteva quella canzone.
Fatto sta che ad un certo punto si sentì gli occhi di Neal addosso. Ma non quegli “occhi addosso” come guardare con ardore o con desiderio qualcuno, o anche solo come attrazione. Lui la stava fissando come si fissa qualcuno quando si pensa dovrebbe finire un bel manicomio, con tanto di finestre sbarrate e camice di forza e pareti con i cuscini.
-Che cosa c’è?- Chiese inviperita Claire.
Neal scrollò le spalle, ridendo come un cretino. –Niente, è divertente vederti stralunare-.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sperando di non arrossire.
-Comunque… ma che cover è?- continuò lui ridendo in disprezzo.
-Oh niente, una cagata fatta con gli smalti-
Neal accennò una faccia un po’ stranita.
-Ma sarà bella la tua!- Ribattè con sarcasmo Claire.
-Certo che è bella la mia- girò l’iphone 5c –C’è Marylin Monroe vestita da giocatrice di football!- continuò a pavoneggiare la sua cover per almeno 5 minuti.
Gli altri dieci che mancavano prima di arrivare a Donnelsville, Neal lo passò a cantare (in modo stupido e molto stonato) le orribili canzoni del tuo cellulare insieme a Irene. Inutile ribadire che faceva in continuazione delle facce oscene mentre cantava, proprio mirate ad apparire più scemo di quanto già non era. Ogni tanto rivolgeva quelle facciacce direttamente a Claire, quasi a metterla apposta in imbarazzo.
Dio, stava osservando da 13 minuti di orologio tutte quelle sue infinite lentiggini sulle guance, che grazie a quel fantastico sole di quel giorno che filtrava tra i finestrini dell’autobus riusciva quasi a contare. E quegli occhi di quel marrone caldo, da quella forma così dolce anche quando faceva la facce da cretino. E quelle sue labbra a forma di cuore, che Claire immaginava costantemente di baciare. E le sue mani, dalle dita lunghe e affusolate, che immaginava costantemente di poter stringere e intrecciare alle sue.
La voce di Neal la risvegliò dalla trans. –Deve scendere da mia nonna oggi- comunicò a Melanie.
Di solito loro due scendono alla stessa fermata, essendo vicini di casa, ma sua nonna abitava un  po’ prima, e doveva scendere a un paio di fermate prima della solita.
-Perché porti le amiche di Giovedì, che io devo andare da mia nonna?! Cosi faccio la strada solo soletto…- aggiunse con la faccia un po’ da cane bastonato. “Che tenero..”.
-La prossima volta venite un altro giorno okay?- si rivolse a me e Irene, ci fece un veloce cenno di saluto, e scese dal pullman.
 
 
 
Ovviamente quel giorno non poteva finire bene come era iniziato. No, quando mai finiva bene una giornata a Claire? Mai.
Arrivata a casa, i suoi genitori le fecero un tombino pazzesco per aver perso per l’ennesima volta il tesserino dell’abbonamento del pullman. Cazzo, lo aveva davvero cercato ovunque, ma ormai lo dava per disperso sotto un qualche sedile dell’autobus, o qualcosa di simile.
“Aspetta” Si disseò.
Tanto questa giornata non può andare peggio di così. Posso sempre trarne qualcosa di positivo no?”
E detto ciò, prese il telefono, si sedette ancora con i jeans sul pavimento del bagno mentre aspettava che l’acqua della doccia si scaldasse, aprì la chat di facebook, e facendosi coraggio scrisse a Neal.
 
-Ciao Neal, scusa se ti disturbo. Ho perso il tesserino del pullman, non è che per sbaglio hai notato se mi è caduto dalla cartella, o dalla tasca, o roba simile?
Okay, attendiamo. … … Sta scrivendo!
-Ciao Claireeee! Mi spiace ma non ho visto niente. Però mi pare che eri seduta a gambe incrociate, magari è finito sotto il sedile.
Oddio perché tremo? Mi ha risposto! Si evvai Ah-Ha! … Okay il balletto della felicità mi pare fuori luogo, rispondiamogli.
-Eh lo so, probabilmente è finito lì sotto… spero di ritrovarlo.
-Spera!
-Comunque senti.. già che ci sono, Mel mi dice tutto lo sai vero? Hhahaha, le battutine smonche da nano a nano tienile per te HAHAHA.
-Lo ero, e so che sono brutte. Che poi no, non è nano/a, “basso” è meglio.
-Nono, lo sei ancora Neal hahaha, meno di prima ma lo sei ancora. Mi hanno detto che alle medie ti chiamavano Nevis-Nano.
-Appunto,non ho detto che non sono più basso.
-Hai detto “Lo ero”.
-… Ah, è vero hahaha.
-Ma se sai che sono brutte perché le dici agli altri? Che poi va beh, non è che mi dica così fastidio, sono abituata, ma è per pararmi almeno un po’ il culo. Hahaha.
-Okay non lo farò più scusa.
-Bravo, grazie.
-Che poi ti saluterei per i corridoi se non mi guardassi sempre male hahahah.
-Ma va.
-Ma si. Quando passo tu ridi.
-Non me ne accorgo.
-A boh, ti lascio vah, Ciao Neaaal.
-Ciao Claryy.
 
Oddio, ci siamo appena scritti! Ora posso anche morire felice.
--
 
Ma buongiorno bei ragazzuoli! No non sta nevicando. Ho pubblicato un capitolo dopo un giorno! Ieri notte tornata dal bel sabato sera ho avuto l’ispirazione e l’ho scritto tutto d’un fiato! Se è questo l’effetto che mi fa il sabato notte lo sfrutterò più spesso! Ahahaha.
Allora, parlando del capitolo. Che dire, le solite reazione di Claire alla vista del suo bel principe, niente di nuovo. Se non che, si stanno avvicinando! Vi avviso che la loro storia sarà piuttosto lenta, ma basta vedere quanto è stupido e ottuso lui,e quanto timida e agitata lei HAHAH.
E ho una stupenda notizia. E’ successo che, guardando i film “The Breakfast Club” e “Sixteen Candles” ( CHE VI CONSIGLIO ASSOLUTAMENTE) ho notato che un particolare attore è assolutamente identico a Pausa Cannetta, molto di più del modello di cui vi ho mostrato le foto qualche aggiornamento fa (in effetti nella mia testa sarà anche bello come un modello, ma in realtà è tutto più terra-a-terra hahaha), quindi qui sotto trovate un paio di fotine carine del più realistico Neal Freeman.
Recensite come sempre, mi raccomando, un bacio enorme, ci vediamo al prossimo capitolo, che sarà si spera presto :D
-TheDays (ora avete capito il perché del nome eh? Ahaha)



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Capitolo 12
*** Holbrook o Brooklyn? ***


 
Holbrook o Brooklyn?


 

Quella sera, dopo la doccia, la sua migliore amica scrisse a Claire, la quale con tranquillità aprì whatsapp in attesa del caricamento delle foto che le aveva mandato.
Mise a fuoco, accorgendosi che si trattava di un paio di screen; appena lesse il nome del mittente cacciò un urletto arrossendo come una cretina.
Neal:  Sei una cogliona.
Melanie: Perché?
N:Cazzo dici tutto a Brookie?
M: Tutto cioè?
N: Che poi se la prende con me –faccina che crepa dalle risate-
M:Perché se l’è presa con te? Beh fa solo bene AHAHA.
N: Aspetta solo, spero di riuscire a vendicarmi.
M: Tanto se non te ne frega, che problemi ti fai?
N: Nessuno, ma è meglio che non glielo dici.
M: Vivi sereno, Freeman.
N: Sono sereno.
M: Bravo –pollice in su-
N: Non è un problema così grosso..
M: Ah ecco, è per ridere. E poi non se la prende veramente con te. Non gliene frega.
N: Lo so. Ciao Mel.
M: Ciao Neal.
 
 
Maddai, Cristo santo non ci posso credere.
 
 
Il giorno dopo a scuola le toccò l’ora di discipline plastiche. Non che non le piacesse, ma… quel nuovo professore supplente le metteva inquietudine. Dio, c’aveva ‘na faccia che sembrava si fumasse canne dalla mattina alla sera. E ogni volta che si avvicinava, Claire tratteneva il respiro per via di quel nauseante odore di troppo profumo che si spruzzava addosso quell’uomo.
“Fai un pesce” le aveva detto. “Prima lo disegni su un foglio in questo modo, e poi con la creta lo realizzi”.
Certo, più facile a dirsi che a farsi.
-Clara, disegni con me?- chiese a Clara di avvicinarsi, pulendosi le mani sul grembiule da laboratorio.
-Dobbiamo disegnare questo dannato pesce…-
-Hai una matita?- Claire si tastò le tasche. –No cazzo, ho lasciato tutto su in classe-
Clara annuì. –Beh l’altra classe è dal laboratorio di legno qua affianco, puoi chiedere a loro… a quanto pare in questa classe nessuno ha una matita-
Claire attraversò il corridoio che separava le due aule, gettando un’occhiata veloce qua e la per vedere se c’era qualcuno… tipo il professore.
Si appoggiò con il braccio alla porta del laboratorio di legno, affacciandosi con aria investigatrice.
Non è che mi osi tanto a chiedere… se vedessi Andres magari-“
-Cerchi qualcosa?- La chiamò ad alta voce Marc, un ragazzo dell’altra sezione, con cui aveva parlato poche volte in due anni. Si ricordava sempre, però, di quella volta che in prima, le aveva fatti sinceri complimenti su un disegno che stava accuratamente dipingendo con gli acrilici; insomma, era stato carino.
Claire si avvicinò tentennante verso di lui, notando con sorpresa che Philip era accanto a lui. Non seppe esattamente perché, ma le mani le cominciarono a tremare un pochino.
Mo cosa le faceva quel ragazzo? Perché le faceva questo strano effetto? E che cavolo, a lei piaceva Neal.
-Oh, ciao- li salutò. –Ehm, ecco mi serviva solo una matita…-
Quando incrociò gli occhi celesti di Philip e il suo sorrisino sorridente si perse un attimo, e non si accorse quando proprio lui le porse una matita HB, tutto sorridente.
-Oh, grazie!- si riscosse Claire, sfiorando la sua mano per prendere la matita. “Ma quant’è bollente la sua mano? Ma cosa dico… è bollente tutto, sto ragazzo”. –Te la riporto alla fine dell’ora-
E scappò via. (HAHAH RISATE DI SOTTOFONDO DAL BACKSTAGE :’D )
 
-Di chi è?- le chiese Clara. –Di.. Philip- le rispose distogliendo lo sguardo.
Fece appena in tempo a porgere alla sua amica la matita, che la bidella fece irruzione in aula, avvisando di cominciare a uscire in cortile per la foto di classe.
Incredibile come fosse passato velocemente quell’anno scolastico. Era già maggio, e le sembrava solo ieri che perdeva la fermata della scuola, arrivava tardi, e sorpassava per la prima volta la porta dell’aula della sua classe; quando invece erano già passati due anni.
Tutti esultarono, spingendosi fino fuori, dal cortile, e cominciando ad accomodarsi sulle sedie, disposte strategicamente in due file.
E fu lì, che il ricorrente incubo di Claire verso la foto di classe si avverò, ancora una volta.
Dannazione, era cresciuta di due millimetri dall’anno scorso! Qualcosa conterà no?
-I più bassi davanti!- annunciò il fotografo.
Qualcuno che era ancora in piedi vicino a Claire ridacchiarono un pò, notando che il commento era rivolto particolarmente a lei. Queste sono le cose che le facevano pesare il suo metro e quarantacinque di altezza.
Ma che palle…” Scocciata si andò a sedere su una sedia della prima fila, e cercò di fare una faccia decente… Ah, troppo tardi, foto scattata.
 
 
Nella speranza che fosse venuta almeno quasi decente nella foto di classe, Claire riportò la matita a Philip, e salì per l’intervallo.
Questa volta attraversava la scuola con Melanie, Andres, Linda, Craig, e Tanya.. Anche se non le servì attraversare tutta la scuola per trovare ciò che cercava.
Appena sorpassate  le macchinette della sezione dell’Artistico, spuntò dalla porta in fondo Neal.
-Oh Santo Dio- ovviamente, neanche a dirlo, le mancò il fiato come forse mai prima d’ora. In occasione della ‘tanto ambita’ foto di classe –che sarebbe finita sull’annuario-, Neal si era messo bene in tiro, tant’è che Claire non lo aveva mai visto così serioso (solo nel vestire, sia chiaro. Come comportamento era il solito idiota).
Sghignazzava e rideva con alcuni suoi compagni, e a vederlo con quella dannatissima camicia azzurrina, abbottonata fino al penultimo bottone, decisamente elegante, e i pantaloni beige, a Claire venne un capogiro, e dovette appoggiarsi al muro per non cadere. Purtroppo fu costretta a trattenersi dall’urlare “Sposami!” per non fare la figura dell’ebete, e quando le passò proprio lì accanto, quasi a sfiorarla, lo salutò tranquillamente con la mano e un cenno di capo, nessuna cerimonia. Un profumo legnoso fiorito e fresco le inebriò l’olfatto, facendole capovolgere le membra. “Quanto vorrei poterlo sentire tutti i giorni, tutti i momenti questo profumo. Maledizione!”
 
-Devo parlare un attimo a Giudy.. Clary vieni con me?- le disse Melanie.
Giudy era una vecchia amica di Melanie, Franky e Clara, che casualmente stava nella classe di Neal, e Mel sapeva che all’amica faceva piacere entrare nella sua classe, quando poteva. Non si sa mai se aveva l’occasione di vederlo più da vicino, o magari parlarci.
Gli altri tre rimasero ad aspettare fuori, davanti ai grandi finestroni, mentre Melanie e Claire entrarono. Neal in quel momento non c’era ancora, e ne rimase un po’ delusa, sperando di poterlo vedere almeno un pochino e scambiarci due parole. Così, rimasero un po’ a chiacchierare con Giudy.
A un certo punto, Claire si sentì soffiare sul collo, così di punto in bianco, e saltò sul posto, presa dallo spavento.
-Ma cos-!
 Si girò di scatto, notando che Neal era proprio dietro di lei, e stava ridendo a crepapelle con la mano sullo stomaco, probabilmente contento della reazione che Claire aveva avuto, la quale naturalmente arrossì da far schifo, distogliendo lo sguardo. Quando poi sentì un braccio lungo passarle dietro il collo e appoggiarsi sulle spalle trattenne il respiro cercando di mantenere un atteggiamento… decoroso.
-Allora, Brookie. Alla fine il tesserino dell’abbonamento lo hai trovato?- le chiese Neal.
-Eh-hem… No, cioè, ho dovuto rifarlo.
Poi, girandosi verso di lei, Neal si mise a fissarla per qualche secondo con occhi stretti.
-Non riesco a capire, tu sei una tipa da “Holbrook”, o forse più una da “Brooklyn”?
Ma cosa… Claire non capiva, e lo scrutò confusa. –Cosa intendi scusa?
-Sono entrambe delle città, rispettivamente una in Arizona, e l’altra nello Stato di New York. Ed entrambe contengono “Brook” che è il tuo cognome, giusto?-
Claire annuì. –E quindi?
-Beh, e quindi dovrà pur significare qualcosa no? Non ti senti legata particolarmente a nessuna delle due città?- Continuò curioso, Neal.
-No, cioè. Non sono stata in nessuna delle due città. Ma se capirò qualcosa, sarai il primo a saperlo- ammiccò lei. Cavolo, stavano parlando normalmente! Certo, le tremavano un po’ le labbra ma non stava balbettando! Che record.
Poi tolse il braccio dalle sue spalle, e Claire si rese conto con sua sorpresa che, diamine, era cresciuto tantissimo in un anno. La aveva superato di un bel tocco, e ora era alto come Melanie, anche se va beh, era ancora basso.
Pensò teneramente che, forse, lui quest’anno era riuscito a stare nella seconda fila, durante la foto per l’annuario.
E si rese anche conto, che più cresceva, e più:
1. Si faceva più carino
2.Sembrava più un ragazzo che un bambino
E 3.Che lo immaginava sempre più come un possibile fidanzato.
Aveva sempre avuto questo problema Claire, nonostante le piacesse da matti, non era mai riuscita a vedere Neal come un fidanzato. Non se lo immaginava a baciarla, a fare il fidanzato, ne tanto a meno a farci… l’amore.
‘Problema’ che si stava risolvendo man mano che cresceva, fortunatamente. Ma l’importante era che non sarebbe diventato troppo alto, e non gli sarebbe cresciuta la barba, o non le sarebbe piaciuto più!
In sintesi, quell’intervallo era stato fonte di tante cose belle, che fecero tanto tanto felice la nostra Claire.
 
 
--
Genteee, I’m back! Come state pasticcini della zia sciolti al sole?
Dopo tipo tre settimane sono tornata, ce l’ho fatta a scrivere questo capitolo. Non so come sia venuto, scusate se fa un po’ schifino, ma è solo un capitolo de passaggio.
Mentre scrivevo la scena della foto di classe (HHAHAHAH) , mi sono accorta di non aver mai descritto Claire fisicamente, se non per la sua altezza e i capelli castani (forse…).
Ma voi, COME DIAVOLO VE LA SIETE IMMAGINATA?
Sarei davvero felice che recensiate come al solito, che mi fate sempre felice. E in più, volevo avvertirvi che sta nascendo un’altra storia qui sul mio profilo di TheDays, e fra non molto, spero, partirà con il primo capitolo. Ci sto lavorando da tipo un anno, tra tutte le idee che stanno venendo fuori dalla mia testolina da manicomio, e sarò felice di avvertirvi quando codesto uscirà. Si insomma, magari vi metterò il link qua sotto, o il nome.
Un bacione, al prossimo aggiornamento (spero presto haha), TheDays.

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Capitolo 13
*** Innamorata della migliore amica? ***


Innamorata della migliore amica?





 
Claire si svegliò di soprassalto quella mattina, inondata dal sole di settembre.
Si svegliò di soprassalto per colpa di sua madre che, inutilmente, cercava di ridestarla dal letargo in cui si era rinchiusa la povera ragazza per gli ultimi tre mesi di vacanza; però era felice come una pasqua quella dannata mattina. Era l’8 di settembre… cosa significava? Che era il compleanno del suo adorato cagnolino Lightning, e del suo adorato Neal. Compleanno lo stesso giorno: coincidenze? Non ne era certa, ma nella sua testa ultimamente più del solito era tutto destino. Ad esempio, che ogni sabato sera che usciva a Springfield (intendo proprio tutti) lo vedeva. Si, probabilmente si stava montando un po’ la testa con sta cosa del destino, ma era l’unico modo per lei di poter dare spiegazione a ciò che accade nel mondo, o meglio… nel suo mondo.
Comunque, si era svegliata felice anche per un altro motivo: aveva fatto un sogno assurdamente bello, e ovviamente c’era Neal. Era molto strano, si ricordava vagamente di una strana scuola che sembrava una casa dei monaci, dove questi scrivevano delle specie di libri su chissà cosa, e gliene scrissero uno tutto per Claire quando glielo chiese. Si ritrovò quindi in mano un libro con all’interno delle particolari perline rosse che scoprì successivamente rappresentare la sua paura più grande, e quando l’aprì, toccando quelle perline, si rovesciarono sul banco e andarono a formare la parola “Lesbica”.
Tutti i suoi compagni di classe la deridevano e le ridevano in faccia, anche Neal (che nel sogno era nella sua classe). Il punto è che in questo assurdo sogno Claire odiava Neal con tutta se stessa, anche se alla fine di questo, si trovò dinanzi a un salto temporale in cui lei era ormai cresciuta, forse appena uscita dal college, e rincontrava Neal in un negozio di scarpe (chissà perché poi? Ahaha) e si abbracciavano fortissimo. Cosa che a stento capiva, dato che nel sogno si odiavano, però era una bellissima sensazione. Si sentiva completa tra le sue braccia, anche se era tutto immaginato nel suo subconscio. La cosa bellissima era che tutte quante le persone nella sua mente in quel momento erano sfocate, come se un’alone di nebbia coprisse il viso a tutti i personaggi secondari di quel sogno, le comparse, quelli che non erano importanti. Mentre Neal… beh, Neal lo vedeva benissimo. Quelle sue lentiggini che Claire amava così alla follia erano impresse sul viso roseo, contornato dai capelli color grano, quasi dorati, e poteva vedere di lui tutti i microscopici particolari che a occhio nudo non si percepiscono, nitidi come se lo stesse ammirando da dietro una lente di ingrandimento.
E ancora da sveglia, Claire sentiva ancora quell’abbraccio stringerle il busto, le spalle, le braccia, e il cuore.
Si sentiva ancora respirare sul collo piano, come se avesse trattenuto il fiato per tutta la sua vita, prima di quell’abbraccio.
 
Comunque, fatto sta che quelle vacanze erano passate, e anche trooppo lentamente per i suoi gusti. Non per niente ogni volta che Claire diceva di voler tornare a scuola, tutti quanti la prendevano per pazza. Inutile ripeterlo: la sua vita era nelle mura di quell’edificio, le sue amicizie erano tutte lì, e le piaceva in fondo, passare per quei corridoi tutti i giorni.
Neal.. beh, Neal.. non sapeva dire con esattezza se lo avesse visto ‘abbastanza spesso’ o ‘non abbastanza spesso’. Perché quasi tutti i sabato sera che usciva lo incontrava… però Claire non era uscita tutti i sabato sera dell’estate.
Al riguardo era confusa, come quando assaggi per la prima volta gli hamburger di soia… e ti rendi conto che non sanno proprio per niente di carne, e che, in effetti, non è carne.
E poi,  “Sei più una da Brooklyn o Holbrook?”.
Prima che le facesse lui quella domanda, non avrebbe avuto dubbi: Lei apparteneva a Brooklyn.
Ma se non fosse stata pronta per quella città, una volta che sarebbe arrivato il momento?
 
Un’altra cosa che era successa quell’estate è che era finalmente diventata ‘Pel di carota’!; era una vita che sognava avere i capelli di quel rossiccio stile famiglia Weasley di Harry Potter, e naturalmente anche le lentiggini, ma purtroppo per lei, quelle non si potevano inventare dal nulla, a differenza dei capelli che si possono tingere. (ridiamo together ahah).
Poco tempo dopo, verso la fine di giugno, era riuscita a rimediare qualche uscita con Philip, per qualche settimana dalla fine di scuola si erano frequentati, sembrava andare tutto bene anche se nessuno dei due pensava ancora a qualcosa di serio, ma di punto in bianco, lui le rivelò di essere ancora innamorato della sua ex, e voleva finirla qui. Ovviamente non poteva andarle bene a Claire, povera, d’altra parte ‘la morale è che non c’è nessuna favola’, diceva sempre lei.
Continuando il tour dei ‘Patetici ricordi d’estate’ nella mente di Claire, un avvenimento tragicamente importante era successo quando verso metà luglio, per il compleanno della sua amica Linda, erano andati in centro a Springfield a fare shopping con alcuni amici, tra cui Melanie, Andres, il fidanzato di Linda, e la sua migliore amica Tanya.
A parte che quel 20 luglio era al terzo stra-maledettissimo giorno di ciclo, era incazzata con tutti, e ogni cosa che provava in ogni negozio le faceva schifo. In più, aveva una stranissima sensazione ogni volta che si trovava a stretta distanza di Melanie.
Andres non aiutava per niente, prendendola in giro come faceva sempre (e quindi scherzosamente) su quanto Claire sembrasse lesbica, o su quanto sembrasse che le piacesse Mel.
Involontariamente le cadevano gli occhi sul suo… bellissimo lato B, e distoglieva immediatamente lo sguardo; si accorse che le dava anche abbastanza fastidio vedere Andres baciare la sua migliore amica, o fare qualsiasi cosa con lei, cose che d’altra parte avevano sempre fatto in sua presenza, e che non le avevano mai dato fastidio.
Quella notte, tornata a casa l’aveva pure sognata (anche se con tutta onestà non si ricorda neanche più nulla di quel sogno).
Alla fine nel giro di una settimana e mezza circa, si era risolto tutto e ogni cosa era tornata alla normalità, cosa che le aveva efficacemente confermato che non era stra-mega cotta della sua migliore amica.
 
Ieri Mel e Andres hanno rotto definitivamente, dopo un mese che lui aveva saputo che in un periodo di pausa, quell’inverno lei lo aveva ‘tradito’ con Matty, e avevano provato a recuperare in ogni modo, non riuscendoci.
E poi, parliamone, tra una settimana ricomincia scuola, e Claire non vede l’ora di raccontarvi come andrà…
--
 
Buona sera carissimi lettori! Come state? Sopravvissuti al ritorno a scuola? Io sì. So che questo capitolo è po’ indietro, dato che è datato 8 settembre, ma non sapevo ancora come scrivere questo capitolo di transizione, e mi sono ridotta come al solito all’ultimo. Ma prestissimissimo, forse anche domani o dopodomani se riesco, sarà pubblicato il capitolo del primo giorno di scuola, perché so esattamente cosa scrivere, tant’è che comincerò a scriverlo da ora!
Passando ai dispiaceri della vita, mi è davvero tanto dispiaciuto non trovare nessuna recensione nel capitolo precendente… ma dove sono finite le mie recensitrici(?) di fiducia?! :’( E soltanto 20 visualizzazioni in un mese? Se c’è qualcosa che in questa storia non vi piace o potrei migliorare vi prego di dirmelo..
Detto ciò, spero VERAMENTE che qua sotto troverò qualche recensioni, perché dovreste vedere come sono felice quando vi leggo. Un bacione, TheDays.

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Capitolo 14
*** Back to school and... ***


Back to school and…



 


Il primo giorno di scuola della terza superiore di Claire, cominciò ufficialmente quando la sveglia del nokia suonò alle 6:40 in punto, e fu costretta a svegliarsi. Ovviamente si era preparata il tanto discusso ‘Outfit back to school’ la sera prima, dopo che ci aveva ragionato sfogliando l’armadio come si sfoglia una rivista di arredamenti, già settimane prima.
Appena varcò la porta dell’edificio pensò subito “Anno nuovo, vita nuova”
Quel primo giorno di scuola, si stava prospettando molto bene, fino a che…

-…E ti stavo dicendo no? Quindi anche mio fratello quest’anno farà l’artistico e…-
Stava spiegando Claire a Helen, mentre la sua amica stava prendendo il caffè alle macchinette, proprio accanto a loro.
Oh cazzo… Davanti a lei stava arrivando Philip, che aveva appena attraversato il corridoio per arrivare alla sezione dell’artistico. Anche se avevano perso completamente i contatti dall’inizio dell’estate, dava per scontato che l’avrebbe salutata, diamine! Soprattutto dopo quella cosa che era successa prima che smettessero di sentirsi definitivamente…
Eppure, le passò di fianco a non la salutò minimamente. Che COSA?! Scherziamo vero?
Claire si incazzò così tanto, rimanendo tra l’allibita, e il ‘non ci posso credere, ti ammazzo’, che perse il filo del discorso, fissando male la sua schiena mentre si allontanava dalla sua vista.
-Stavi dicendo?- la incalzò Helen dopo qualche secondo che Claire aveva smesso di parlare.
-Farà.. l’artistico e… ehm..non mi ricordo… più cosa stavo.. ehm.. dicendo.-

Non vedeva già l’ora dell’intervallo; e tutti noi sappiamo perché: Neal.
Era rimasta un po’ dispiaciuta per non averlo visto all’entrata, ad esempio salire le scale. Ma decise che per essere in primo giorno si sarebbe accontentata di vederlo durante la ricreazione, appunto.
Girovagava come una forsennata per tutto l’istituto: sopra,sotto, nei bagni, nei laboratori, per i corridoi, ma niente, lui e la sua classe parevano letteralmente scomparsi.

Il secondo giorno di scuola, la situazione non era diversa. In più ci si mettevano tutti quei nuovi primini che sembravano aver ripopolato (e quadruplicato) l’istituto. Nei corridoi a momenti non si poteva passare se non con un pass speciale: un cartello in fronte che diceva “MI SI E’ SEGATA UNA GAMBA/BRACCIO/MANO/TESTA/ORECCHIO NEI MACCHINARI DEI LABORATORI! FATEMI PASSARE O MORIRO’ DISSANGUATO AI VOSTRI MISERABILI PIEDI!”
Ebbene sì, la situazione era che non riusciva nemmeno a trovare suo fratello, figurarsi Neal.

Il terzo giorno, si cominciava a ragionare. Claire aveva capito che sarebbe stata una bella giornata già dal tempo atmosferico: sole a cascate.
Stava camminando tranquillamente per il corridoio illuminato del liceo, assaporando la meraviglia di un corridoio ‘vuoto’ (o almeno, con una popolazione normale) a causa della cosiddetta ‘Camminata conoscitiva’ che la preside organizzava tutti gli anni per i nuovi arrivati. Proprio quella che aveva fatto conoscere Claire e Neal.
Fatto sta, che si stava stiracchiando mentre parlava con Melanie e Linda, quando dal nulla più assoluto, in un totale momento di assenza cerebrale, apparve proprio lui; dopo tre interi giorni finalmente lo aveva visto. Il punto è che stava pensando che non vederlo per tutta l’estate per colpa della lontananza delle città, era quasi meno peggio di non vederlo per tre giorni ma sapendo che probabilmente si trova solo un piano al suo, o magari stava salendo le scale un attimo dopo che lei le aveva scese.
Appunto, se lo ritrovò di fronte che parlava con dei suoi amici mentre camminava davanti a loro con la sua solita camminata indecente, ma che a Claire piaceva tanto, quando proprio mentre diceva alle sue amiche il perché della scuola così vuota, fece la stessa domanda lui ai suoi amici…
-Sono tutti in vacanza!- rispose Claire a Linda, la quale non si ricordava di questa camminata.
Neal si girò di scatto, con suo faccino tenero che Claire aveva a volte voglia di prendere a schiaffi, e a volte baciare.
-In vacanza? Ma quale vacanza?- rise lui, sentendo il loro discorso.
-N-no cioè, intendevo l’escursione dei primini, quella per conoscersi- si corresse Claire, che si era accorta di aver sbagliato parola.
-Aaah! Ecco! Mi sembrava troppo vuoto!- continuò Neal.
Dio Claire, non andare a fuoco per favore, si è solo rivolto a te, ti ha fatto una domanda, niente di che!

Melanie, intanto, stava mandando occhiate di fuoco e fiamme ad Andres, e a quella t***a di Noemi, che l’aveva così in fretta rimpiazzata.
-Calmati amore- cercò di calmarla Claire, inutilmente.

All’uscita di scuola, non lo aveva visto ancora, ma si era detta che “le bastava”. Salutò velocemente le sue amiche avviandosi verso il suo pullman che stava per partire, che notò con piacere essere anche quest’anno accanto a quello che andava verso Donnelsville.
Poi successe una cosa che mai e poi mai avrebbe voluto che succedesse: in pratica, più che altro per abitudine, voltò velocemente la testa verso il pullman a fianco, incrociando direttamente per mezzo secondo lo sguardo di Neal, dagli ultimi posti. Poi per una pura questione di distrazione, Claire ebbe appena il tempo di rigirarsi, che quasi sbattè il muso contro la facciata dell’autobus, facendosi una grande figura di merda. Si rimise in sesto velocemente, stavolta centrando la portiera, e sedendosi su uno dei sedili. Sperava con tutto il cuore che Neal non se ne fosse accorto, e nel frattempo srotolò le cuffie dal solito garbuglio, fino quando il pullman partì verso la sua città.
--
Sii lo so, dovevo caricare il capitolo circa una settimana fa, non ho scuse per tutto ciò, e non altro da dire per stavolta. Se vi è piaciuto il capitolo vi invito come sempre a lasciare anche una breve recensione qua sotto e non la sopra <3 Un bacio, al prossimo capitolo, TheDays

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Capitolo 15
*** Che questo dolore ti serva, un giorno ***


Che questo dolore ti serva, un giorno

(Canzone consigliata per la lettura: Sum 41-Pieces)




 
8:04  a.m.
Il telefono di Claire squillava, mentre attraversava le strisce pedonali per arrivare dall’altra parte della strada. Non aveva ben capito dove fosse la casa di Philip, ma si stava rendendo conto di sentirsi un po’ in colpa per non essere andata al progetto del carcere con le sue compagne di classe; in fondo era il suo dovere, o meglio, lo faceva per i crediti formativi, quindi moralmente sì, era il suo dovere. Ma pensò che per una volta che non sarebbe andata non sarebbe morto nessuno.
-Si Philip?- rispose Claire al telefono.
-Dove sei?- le chiese lui, con voce ancora impastata dal sonno, evidenziando.
-Sto arrivando… credo- fece una piccola pausa, osservando le case del quartiere di fronte a lei: tutte bellissime con un bel giardino. –Di che colore è casa tua?-
-Gialla-
-Okay, allora ho capito qual è, a dopo- sorrise lei, chiudendo la chiamata.
Lo vide qualche casa più in là, affacciarsi dal cancelletto, in pantaloncini e canottiera, a piedi scalzi, che le sorrideva da lontano.
Claire gli arrivò davanti, abbracciandolo. Non sapeva che fare… doveva baciarlo? Doveva ammettere di sentirsi un po’ imbarazzata per la situazione.
La situazione era questa: Facendo un rapido riepilogo, poco prima che finisse la scuola, si era organizzata una gita ‘istruttiva’ in un parco di non sapeva dove, fatto sta che Per caso, cambiando posto qui, e cambiando posto lì, Philip e Claire si erano ritrovati seduti vicini sul pullman del ritorno, e avevano parlato tantissimo, trovandosi bene, tanto che cominciarono a frequentarsi nelle prime settimane di giugno, quando ancora andavano a scuola, si erano anche baciati, erano usciti un paio di volte, chiarendo il fatto che nessuno dei due per il momento voleva una cosa seria, anche se era chiaro che entrambi erano attratti tra loro. Poi , qualche giorno prima che finisse la seconda liceo, venne fuori che il motivo per cui Philip non voleva una storia seria era che si trovava ancora innamorato della ex. La cosa fece parecchio male a Claire, la quale da parte sua, si era resa conto di aver totalmente dimenticato Neal, e l’unico motivo per il quale lei non voleva qualcosa di serio, era che voleva andare piano. E perciò, dopo che avevano smesso di sentirsi, in quegli ultimi giorni non la salutava neanche più quando la vedeva a scuola.
Qualche tempo dopo, verso la fine di giugno, Claire non si ricordava neanche come e neanche perché, avevano ricominciato a sentirsi. O meglio, le aveva scritto lei per puro caso, senza impegno, e all’inizio le risposte di Philip erano sintetiche e fredde, ma dopo qualche giorno, la cosa cominciò a… scaldarsi.
Avevano ricominciato a farsi le loro ‘Coccole virtuali’ ed entrambi alludevano al fatto che uno di quei giorni, si sarebbero dovuti vedere in qualche modo, per farsele… come dire… di persona. Claire era un po’ confusa sulla definizione ‘Coccole’ di Philip, e gli aveva anche chiesto spiegazioni, ricevendo come risposta un “Mi fermerai quando vorrai”.
E Claire, pensando che sì, ce l’avrebbe fatta a fermarlo prima di andare troppo… oltre, aveva accettato di andare a casa sua (con ovviamente casa libera) quella mattina del 27 giugno 2015.
 
Quindi era entrata in casa sua, attraversato il salotto, ed irrompendo nella camera da letto di Philp. Era emozionatissima per quello che sarebbe successo –qualunque cosa sarebbe stata- ed entrambi stavano aspettando quel momento da più di una settimana.
-Togliti pure le scarpe, Claire- rise lui. Gli fu mentalmente grata per aver lasciato le serrande chiuse, e la luce spenta, rendendo quell’atmosfera perfetta stile ‘vedo non vedo’.
Poi le prese una mano, avvinandosi la ragazza a sé, e portandola a sedere sulle sue gambe quando lui si sedette sul suo letto.
Claire si ritrovò in un baleno con le braccia attorno al suo collo, e le labbra sulle sue.
Era la sensazione più bella, piacevole, ed erotica che avesse mai provato in vita sua. Per non parlare del fatto che il fisico asciutto e a dir poco divino di Philip, stava emanando un tale calore che neanche una stufa! Ed era così piacevole stare tra le sue braccia nonostante il caldo estivo.
Poi, anche se si era messa su di lui da soli pochi minuti e si stavano solo baciando, sentì qualcosa là sotto, che premeva attraverso i suoi pantaloncini, e il suo viso si colorò di fucsia.
-Togliti la maglietta…- gli chiese sottovoce Claire, dritto all’orecchio.
Così facendo, Philip rimase davanti a lei, a mostrare il suo petto così perfetto, e non resistette ad accarezzarlo con le piccole mani, fino a circondarlo completamente con le braccia.
Le braccia di Phil, invece, dopo aver vagato per un po’ sulla schiena della ragazza, andarono sull’orlo della canottiera, alzandola lentamente, poco alla volta. Si sorprese di sé stessa, quando a sentire le mani del ragazzo che la teneva sulle sue gambe, come in braccio, le accarezzarono la pancia, la vita, fino quasi ad arrivare alle costole… cominciò a ondeggiare su di lui, ansimando leggermente. E così prese a baciargli il collo; sentì un mugugno da parte del ragazzo, e si staccò pochissimi secondi a guardarlo.
Philp si girò a guardarla negli occhi, mentre continuava ad alzarle piano la canotta.
-Posso?- le chiese dolcemente, con voce un po’ rauca. E lei, fatta una piccola pausa, annuì seria.
Fin lì, non c’erano problemi, non stava succedendo nulla di clamoroso per il momento.
Alla vista di quei due piccoli seni rotondi, stretti nel reggiseno azzurro, Phil perse la testa, e tuffandocisi addosso con dolcezza passionale, cominciò a baciarli, tenendoli tra le mani.
Claire spostò indietro la testa: voleva vederlo, vedere cos’era che le faceva provare quelle incredibili scosse di piacere, che solo una persona le aveva mai fatto provare in vita sua prima di Philip (anche senza arrivare a questo punto). A quella vista, sentì un tremolio la sotto, e le mutandine bagnarsi leggermente.
Probabilmente Philip se ne accorse e, trascinandola su di lui, permettendole di sdraiarsi sul suo petto nudo, le chiese in permesso –di nuovo- di slacciarle il reggiseno, ansimando nel suo orecchio.
“Dio, ma questo ragazzo emana erotismo da ogni parte del corpo…”
Lo guardò negli occhi, indecisa sul da farsi. Ma non ce la fece proprio a rispondergli di no, e annuì, alzando leggermente il petto per permettere al ragazzo di slacciare il gancetto.
Da quel momento, quando tutti, ma proprio tutti i vestiti di entrambi, fecero la fine di quelli precedenti, Claire sentì il membro di Philip strofinarsi e spingere contro la sua intimità, ripetutamente, e god, era qualcosa di spettacolare. Sentirlo quasi entrare, e strofinare contro di lei. A volte dava delle spinte più forti, e Claire soffocava un urletto di piacere, ansimando paurosamente.
-Lo stai… ah…facendo apposta…- cercò di dire lei. Non stavano non stavano facendo sesso, o meglio, forse lo stavano facendo, ma non c’era alcuna penetrazione. Eppure era magico, si sentiva ripetutamente persa tra quelle braccia; a volte rotolavano, e Claire stava sopra, e forse era ancora meglio.
-Sì- rispose con voce roca lui. –Perché è bellissimo… Ah.-
Poi, di punto in bianco, la voltò di nuovo sotto. –Stenditi…- le intimò.
“Oddio, ma cosa vuole… oh. Oh Dio.” Philip si stava allontanando sempre più dal viso della razza, baciandole la pancia lentamente, e scendendo ancora giù, sempre più giù.
“Allora esistono veramente i dispensatori… non sono una leggenda!”
Appena sentì le labbra soffici del suo momentaneo ‘amante’ sfiorare il suo punto più sensibile, istintivamente avvicinò il bacino a lui, inarcando la schiena, aggrappando la coperta arancione del letto.
Succhiava il suo sapore, tutto.  La stava letteralmente mangiando.
La cosa peggiore che in quel momento poteva accadere, però accadde: il suono della sveglia risuonò nella stanza.
No, non era un sogno, era solo la sveglia che si era impostata quella mattina per ricordarsi di prendere il pullman alle 9.30, visto che la madre di Philip arrivava verso quell’ora.
Furono costretti a finire lì, rivestirsi, e salutarsi.
 
“Oh, mio Dio, cosa ho fatto…” Pensava Claire guardando fuori dal finestrino del pullman. Sembrava che fosse andato tutto a gonfie vele quel giorno, ma c’era qualcosa che stonava… come la calma prima della tempesta, sapeva che c’era qualcosa che non sarebbe andato come voleva lei.
Infatti, neanche a dirlo apposta, dopo che Philp cominciò a non risponderle più ai messaggi, e a non scriverle più, si lasciarono definitivamente andare tutto alle spalle, o almeno, Claire ci provò, sperano che tutto quel dolore le sarebbe stato utile, un giorno.
--
Seraa ragazziii! Come procede l’ “inizio” di scuola?? Il mio bene dai, fortunatamente ho aggiornato dopo pochissimi giorni, dopo di questo a brevissimo tempo ce ne sarà un altro, e poi.. rullo di tamburi… ci sarà da raccontare un mucchio di cose importanti.
Spero di avervi incuriositi! Hahaha, se il capitolo vi è piaciuto vi invito a lasciare una recensione.
Vi mando un bacio, e un buon proseguimento di qualsiasi cosa! -TheDays
 

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Capitolo 16
*** La paranoia è la nostra migliore amica ***


La paranoia è la nostra migliore amica




 
[Day 1 at  Montrèal-Quebec, Canada]


 
Claire non aveva dormito per niente quella notte, per due fondamentali ragioni: la prima, era senza dubbio che non stava più nella pelle, insomma, avrebbe trascorso quattro interi giorni con Neal, durante quella gita scolastica! E la seconda era che, per ovvie ragioni, il pullman partiva alle 5.30 del mattino, e Claire era stata costretta a puntare la sveglia per le 4.30.
Aveva la possibilità concreta di fare qualcosa di sensato, durante quella gita, anche se non sapeva ancora esattamente come e cosa; ma si sentiva euforica da una settimana aspettando quel momento.
Sentiva che sarebbe successo qualcosa. Qualsiasi cosa.
A parte tutto, non capiva perché dovessero attraversare mezza costa orientale dello stato per arrivare a Montrèal (Quebec, Canada) in ben undici ore di pullman, quando con il treno o con l’aereo ci avrebbero impiegato molto meno tempo.
In ogni caso, non aveva molta voce in capitolo, anzi, a dir la verità alcuna, e alle 5.30 era su quel pullman a due piani, sui cui avrebbe piazzato il culo per le seguenti undici ore, accanto a Melanie, nella zona terminale del veicolo. Naturalmente, chi c’era seduto negli ultimissimi posti, se non il suo ‘amico’ Neal Freeman?
Si era appena tolto il suo amato Colmar verde fosforescente, scoprendo la sua t-shirt bianca con alcune strisce delle tonalità del blu –che ovviamente gli stava da dio- e le gambe magre erano fasciate perfettamente da un paio di jeans scuri.
Purtroppo doveva cedere al fatto che lui fosse effettivamente cretino come tutti i suoi amici quando alla bellezza delle ore 7:00 a.m aveva cominciato a cantare stonato come una campana, svegliandola dal suo tanto faticato riposino, scomodissimo tra l’altro persino sulle gambe della sua migliore amica.
Il collo le doleva come mai, e non voleva credere per nessuna ragione al mondo alla scena che le si parò proprio davanti, non appena alzò la testa, strofinandosi gli occhi.
Neal passò affianco al suo sedile abbastanza velocemente, ma a Claire non poteva sfuggire un particolare così rilevante: Neal aveva un succhiotto sul collo.
Un fottuto succhiotto sul collo!
Strabuzzò gli occhi, girandosi verso Melanie, che ancora dormiva, ma non resistette dal svegliarla, sentendosi mandare a cagare da questa, con voce impastata da sonno.
-Cretina, che cosa c’è?! Ti pare il caso di svegliarmi? Sai che non ho dormito un cazzo quest-
Claire la interruppe all’improvviso, quasi urlando. –Ha un succhiotto sul collo!-
-Ma figurati, avrai visto male… chi è che farebbe un succhiotto a Neal?- si mise a ridere stancamente la sua amica, incredula sui fatti. Appena ripassò il diretto interessato, tornando al suo posto, girò velocemente la testa di Melanie, che strabuzzò gli occhi.
-Oh cazzo! Ma è veramente un..-
-Si, lo è- Claire sbiancò. –Chi mai potrebbe averglielo fatto?!-
Gli occhi della ragazza schizzarono veloce sulla figura di Neal, e in un baleno, una ragazza bionda dalla faccia da cretina gli ruzzolò letteralmente addosso, e gli occhi di Claire si spalancarono lanciando fiamme.
“Ma come si permette quella.. puttana dei miei stivali”
Melanie fermò in tempo l’istinto omicida della sua amica, prima che andasse a sterminare quella ragazza e la rinchiudesse in un lager, o peggio…
-Non ci credo. E quella?! Come si permette di… Aargh…- grugnì sonoramente sbattendo le spalle sullo schienale di velluto del sedile.
Aveva dato così per scontato, fino a quel momento, che nessuna ragazza sana di mente mai in vita, sarebbe andata dietro ad un ragazzo come Neal Freeman –per nulla attraente, secondo i gusti di tutte le ragazze fin’ora venute al mondo, ad eccezione di Claire-.
Ma se invece qualcuna c’era? Come la ragazza che gli aveva lasciato quel tremendo succhiotto? Oppure quella biondina che gli era appena ‘caduta’ addosso? E se fosse stata la medesima persona?
Oddio, si stava facendo troppe paranoie.
“Un momento… ma chi dice che quel succhiotto glielo abbia fatto una ragazza? Oddio… magari è gay” Pensò Claire, tra sé e sé. Era un’ipotesi che in fondo non aveva mai scartato, quindi perché no…
Si sentì tremendamente delusa da sé stessa: era sempre stata così presa dal cercare di non fare capire niente a Neal, che non aveva pensato che forse doveva impiegare più tempo a cercare di non farselo rubare dalla troia di turno.
Ma le paranoie di Claire… erano appena cominciate.
Sul tragitto per arrivare a poco prima di Montrèal, le insegnanti decisero di fare una sosta al Museo Botanico della città, quindi in sostanza,  circa due ore di quel pomeriggio, Claire osservò enormi ‘statue’ di foglie.
E tra un cavallo qua, uno spirito della natura là, e un innaffiatoio gigante fatto di fiori gialli laggiù, Claire non faceva altro che girare in continuazione lo sguardo in ogni angolo, attenta come sentinella, per vedere se come d’incanto, il suo principe le appariva magicamente a fianco.
Quando lo vide in lontananza, stava parlando vicino a un lemure gigante dalle foglie verdi con Alex, la sua migliore amica. Poi cominciò a preoccuparsi un tantino quando Neal prese a sfogliare qualche cosa sul telefono… come se fossero dei messaggi. E continuava a fare facce poco convinte o esasperate alla sua amica.
E fin qua, solo una mezza paranoia riguardo al fatto che forse stava facendo vedere a lei i messaggi che Claire e Neal si erano scambiati qualche settimana prima, il giorno del compleanno di lui, nei quali sfogavano il loro amore per questa coppia di ragazzi youtubers italiani, i TheShow, che facevano Prank e candid camere, e via discorrendo di altre cose.
Come ipotesi era forse fin troppo azzardata, dato che potevano esserci milioni di altre spiegazioni più plausibili, anche se qualcosa a Claire diceva che era proprio come pensava lei, e doveva cominciare a mettersi ai ripari.
Poi la assalì il panico, quando dopo essersi girata due minuti a rispondere a Clara,  e poi girata di nuovo per guardare Neal, si rese conto –terrorizzata- che le due ragazze che un attimo prima si erano accorte di Claire fissare il ragazzo –e che non aveva idea lo conoscessero!- stavano parlando animatamente con lui e con Alex, e stavano anche loro contemplando quei (probabilmente) messaggi sull’iphone di Neal.
-Oh, cazzo! Gli staranno sicuramente dicendo che mi hanno beccata a guardarlo! E ora lui starà sicuramente facendo leggere alle nuove arrivate i messaggi, chiedendo cosa ne pensano e se secondo loro ci sto spudoratamente provando!- Sussurrò nel panico a Clara, stringendo l’orlo della sua maglietta, senza alcuna pietà.
-Ma va! Stai tranquilla Claire, non credo sia come pensi tu…- cercò inutilmente di rassicurarla la sua amica.
I capelli scurissimi le ricadevano sulle spalle dalla carnagione olivastra, scoperte dalla tshirt un poco larga, bianca con una zampa stampata sopra. Quella ragazza era palesemente fissata coi cani, faceva volontariato al canile di Springfield, e in casa sua gironzolavano qua e là tre cani, due gatti, cinque uccelli di vario genere, e da poco si erano uniti tre graziosi pesciolini.
Stavano legando parecchio, in queste primissime settimane di scuola, anche se Clara non era così espansiva o affettuosa come Melanie.
Il problema che avevano in comune Claire e Clara (tralasciando lo strano gioco di lettere nei due nomi) era l’allontanamento di entrambe con le rispettive migliori amiche, nell’ultimo periodo: Franky, la migliore amica di Clara, si stava distaccando inconsapevolmente da lei, al fine di avvicinarsi maggiormente a Miles, Margo, Bethany, e il loro gruppetto. Mentre Mel… lei stava facendo condizionare troppo da Linda e quel gruppo. Non che fossero cattive persone, ma la stava trascurando moltissimo, e Linda non era una persona per niente seria, e stava coinvolgendo nei suoi problemi anche Melanie. E questa gita, non stava facendo altro che confermare sempre più quello che pensava.
--
Claire era arrivata in hotel da circa un’ora e mezza, e lei e le sue altre tre compagne di stanza avevano letteralmente avuto il tempo tirato di farsi a turno una doccia veloce, e scendere nella sala da pranzo.
Ma Claire ci teneva a trovare cinque minuti di tempo per andare in camera da Alison, Clara, Franky e Andy, e dato che aveva fatto la doccia per prima, era riuscita a scappare qualche corridoio più a est e a trovare la 216.
Bussò energicamente alla porta, euforica per l’inizio di questa nuova avventura che sarebbe stata la gita scolastica, e che aveva aspettato da mesi. Era stato noioso chiarire a tutti del perché la sua scuola facesse la gita di fine anno a ottobre, ma era semplicemente perché venivano a costare di meno, in questo periodo dell’anno.
A Montrèal faceva abbastanza più freddo che a Springfield, naturalmente, e perciò a malincuore, pur essendo solo nel mese di ottobre, Claire era stata costretta a portare vestiti un po’ più pesanti. Per scendere semplicemente a mangiare,aveva ad esempio deciso di mettersi dei semplici pantaloni neri della tuta, e una felpa grigia presa in prestito da Melanie, legando i capelli color carota in una comoda coda di cavallo.
Sul momento, si appoggiò alla porta, e non appena Alison la aprì, affacciandosi da essa, Claire le inciampò addosso con un sacco di patate.
La ragazza coi capelli color ebano e gli occhi di ghiaccio, si mise a ridere sonoramente, attirando l’attenzione delle compagne di stanza.
-Ma non ci posso credere Clary! Sei assurda!- rise.
-Ma non fa ridere…- cercò di essere seria lei, ma poi scoppiò a ridere pure lei.
-Indovina chi c’è due stanze accanto alla nostra…?- ammiccò Alison alla sua amica.
-Chi?- rispose con nonchalance Claire, buttandosi a capofitto sul letto, accanto a Clara che stava sfogliando instagram sul suo cellulare.
-Neal-
--
 
Buon Sabato mie suddite! HAHAHA scherzi a parte, mie adorate, come avrete notato (e mi dispiace moltissimo) sono due settimane che non aggiorno… o di più forse.
Ho cominciato a fare verifiche a tappeto, e sono esausta. Cercherò lo prometto di aggiornare il più costantemente possibile.
In ogni caso, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, il prossimo e quello seguente saranno pieni zeppi di colpi di scena, quindi restate sintonizzati (?) !
Al prossimo aggiornamento, aspetto le vostre recensioni!
Qua sotto vi lascio un paio di foto del posto in cui sono andati in gita questi mascalzoni di adolescenti, se non sappiate dove si trova. Un bacio, TheDays.


<----- Montrèal <-----Giardino botanico di Montrèal

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Capitolo 17
*** Di baci e terrazzi ***


Di baci e terrazzi


 
 
 
 
Canzone consigliata per la lettura: Michele Bravi- The Days
[Day 2 at Montrèal]
 
 
Il museo di arte contemporanea di Montrèal era più noioso di quanto Claire si immaginasse. Insomma, lei era fondamentalmente un’artista, e le piaceva naturalmente ammirare ogni forma d’arte, ma quella contemporanea per lei è sempre stato qualcosa per cui aveva poco interesse, e non capiva come due schizzi di colore a caso, o un quadro totalmente monocromatico, potessero essere considerati un’arte talmente bella da essere esposta in un museo tanto importante.
In ogni caso, i ragazzi del terzo anno dovettero passare là dentro quel pomeriggio del secondo giorno della gita scolastica.
Claire da quella mattina sentiva una strana sensazione… non  sapeva bene spiegarla, ma era parecchio preoccupante, dal momento che ogni volta che vedeva Philip si sentiva accaldata e le gote le si arrossavano. Ormai erano passati mesi da quando lo avevano… quasi fatto, e non le era capitato neanche una volta di guardarlo, e ripensare solo a come l’accarezzava dolcemente, alla sua testa fra le sue gambe che le dava piacere.. e ecco! Di nuovo rossa. Non se lo spiegava, ma quel giorno, ogni volta che vedeva Philip aveva una voglia irrefrenabile di… come dire, replicare.
Scuoteva la testa per tentare inutilmente di far andar via tutte quelle immagini dalla mente, e cercare di concentrarsi su quelle sedie mezze distrutte che aveva davanti, e delle quali stava cercando di coglierne il significato filosofico, anche se dopo un paio di minuti, rinunciò.
Distrattamente, Claire si girò di scatto, con la testa fra nuvole, rendendosi conto che le sue amiche erano andate avanti senza di lei, e le cercò quindi con lo sguardo.
Senza rendersene conto, andò quasi a sbattere contro Philip, ritrovandoselo di fronte, e arrossendo –di nuovo- come una perfetta idiota, si girò velocemente dall’altra direzione, cercando Clara e Alison.
Era già un’ora che Claire stava vagando per quell’edificio, osservando le opere, ma non ne aveva realmente guardata neanche una, perché in realtà, escludendo i suoi pensieri verso Philip (che stava cercando di limitare il più possibile) aveva avuto occhi solo per Neal.
Quel giorno, indossava una di quelle t-shirt di Abercrombie color verde acido, al che Claire pensò che il verde fosse il suo colore preferito: aveva il colmar verde fosforescente, l’iphone 5c verde mela, e questa maglietta verde acido, pure. Le venne istintivamente da sorridere, pensando che sì, i modelli di Abercrombie saranno anche belli, ma Neal è il suo personale modello.
La cosa che, però, notò in secondo luogo fu che la scena che il giorno prima era avvenuta tra Neal e quelle due tipe, si rimanifestò; e quindi, tutti, ma proprio tutti gli amici di Neal, in quel momento stavano osservando concentrati il suo cellulare, commentando qualcosa ogni tanto.
Oh santo cielo… E se stesse davvero facendo vedere i loro messaggi?”
Non avrebbe mai pensato che Neal fosse un tipo da ‘consulto con gli amici’, ma d’altronde non credeva nemmeno fosse tipo da succhiotti…
Fu allora che le sue amiche la riscossero dalle sue paranoie, avvisandola che a breve sarebbero tornati sul pullman per rincasare in hotel.
 
La cosa più strana che accadde quel giorno, fu sicuramente quando, camminando sul marciapiede fuori dal museo, si ritrovò davanti una scena insolita e imbarazzante: Neal stava chiacchierando animatamente e scherzando con Philip.
Claire era stupefatta, cioè, neanche si conoscevano prima di quel momento! Era pazzesco come la casualità dei fatti stesse facendo chiacchierare davanti a lei proprio quei due ragazzi.
Lei invece, che era quasi un metro distante da loro, stava ascoltando Alison (o almeno ci provava), la quale le stava raccontando alcuni aneddoti divertenti della scorsa notte nella loro camera. Dio, non vedeva l’ora di salire sul pullman e tornarsene in hotel a farsi una bella doccia, lasciandosi scivolare tutto addosso.
In quel momento, una punta di amarezza si fece strada nei suoi pensieri: lei e Melanie non si erano quasi per niente parlate per tutto il giorno, e le mancava cazzo. Le mancava il suo profumo, che sentiva quando l’abbracciava forte, fino quasi a non respirare più. Le mancava il suo sorriso contornato da quelle due splendide fossette.
Su quel pullman, quel maledetto pullman, prese posto vicino a lei, ma non si rivolsero mezza parola per tutto l’intero viaggio di ritorno. In sostanza per circa un’ora di viaggio rimasero in silenzio, fredde, consce della situazione imbarazzante che si era creata quel giorno.
Claire si aspettava che parlasse Melanie, e Melanie probabilmente si aspettava che avrebbe parlato lei.
A metà strada, difatti, la ragazza slittò accanto ad Alison, Clara, Andy e le altre nei sedili davanti, dopo essersi resa conto che Mel si era addormentata.
Con gli occhi spenti,riprese ad ascoltare la medesima canzone, “Pieces” dei Sum 41, che stava ascoltando da tutto il giorno, e dalla quale non si sarebbe staccata. Le sue amiche la spronarono a sfogarsi, vedendola così di malumore, cosi cupa, e dopo un po’, Claire cedette all’isterismo.
Stava parlando veloce come una macchinetta, di tutti i problemi che l’affliggevano dall’inizio di quella maledetta gita. Come ad esempio Melanie che non la considerava, Philip che non la salutava nemmeno più –anche se omise naturalmente la parte di quelle fastidiose sensazioni che le procurava-, e Neal che la squadrava da quella mattina.
Si sentiva tremendamente impotente sulla situazione, non riusciva a smettere di tormentarsi, chiedendosi se avrebbe potuto evitare questa situazione.
Come se non bastasse, poi, durante quella scarsa mezz’ora di pullman che rimaneva, ogni agonizzante secondo che chiudeva gli occhi, appoggiandosi al finestrino per riposare un po’, la sua mente elaborava in continuazione la stessa immagine.
Appoggiata al muretto del terrazzo dell’albergo, sto parlando con Neal. Sono seduta a gambe incrociate sul pavimento, e Neal è di fianco a me, anch’egli nella stessa posizione. “Se me lo avessi detto prima…” mi dice.
E nel frattempo si avvicina al mio viso, piantando gli occhi nei miei, si sporge leggermente verso sinistra. Nel buio illuminato solo da un misero lampione di fianco a noi vedo  suoi occhi, le quali iridi sembrano state sostituite da nutella colata. E le lentiggini sono ormai di fronte a me, che contornano le guance.
Ride, e  nel chiarore di quel solo lampione, il suo naso sfiora delicatamente il mio, e mi bacia.
Immaginate il disagio, ogni volta che Claire chiudeva gli occhi, e si immaginava questa scena.
Li riapriva di scatto, affannata, esausta di questi pensieri repressi e desideri pressoché impossibili.
Con una livello di fatica pari a quello di un giocatore accanito di videogames che si impegna a vincere una maratona con la Play Station 4, il pullman arrivò a destinazione, ma per la classe del corso di progettazione artistica, la giornata non era finita qui.
La loro professoressa, portò i suoi studenti a visitare la Montrèal ‘sotterranea’: in sostanza un complesso enorme di negozi e gallerie di oltre 30 km progettati come se fossero un’intera città, al di sotto di Montrèal, e dove si può usufruire di un’efficiente metropolitana.
 
Okay, Claire non scherzava quando diceva di essere completamente distrutta. Avevano appena finito il giro nella città sotterranea, ed erano appena riaffiorati in una grande piazza di Montrèal dalla metro. I suoi piedi non reggevano più per aver camminato tutto il giorno, aveva un grande sonno, una grande fame, e come al solito una grande ansia.
In quella visita dell’ultimo minuto aveva avuto modo di elaborare ogni possibile teoria per dare una spiegazione allo strano comportamento di Neal nei suoi confronti, e l’ultima cosa che si aspettava era riaffiorare dal sottosuolo, salire le scale fino alla piazza, e trovare lui e il resto dei compagni della sua scuola davanti.
Neal la vide subito, i loro occhi si incrociarono per un lungo attimo, e nei suoi occhi Claire lesse un’espressione non aveva mai visto in quelli di Neal, e che non sapeva nemmeno come poter decifrare. L’unica cosa che realmente leggeva in quegli occhi color cioccolato, era consapevolezza.
Neal sapeva.
Neal sapeva ogni cosa.
Neal sapeva ogni cosa, lo aveva capito. Non che fossero così indecifrabili i sentimenti di Claire, anzi, a dirla tutta non ci metteva nemmeno troppo impegno a nasconderli, però sperava fosse almeno un poco più stupido di quello che sembrava, e che se la prendesse comoda.
La guardò serio come a voler dire “Guarda che ho capito, non sono cretino”. Ma la cosa peggiore era stata quando dopo quei pochi secondi, lui distolse lo sguardo, quasi affranto, o forse solo stanco, di lato, e lasciò Claire a guardare il suo profilo. E lui non si mise a scherzare coi suoi amici come al suo solito, o a ridere, no, lui continuò a mantenere la sua espressione seria e pensierosa.
 
 
Neal credeva –almeno- di aver capito, anche grazie ai suoi amici, i sentimenti che quella ragazza tanto bassa quanto strana aveva per lui. O perlomeno si era reso conto che non gli era del tutto indifferente.
Era stranito e confuso; non gli era mai capitato che una ragazza lo vedesse per… un effettivo ragazzo. Lui che era sempre stato identificato come il giocoliere di turno o il pagliaccio, quello che tra i suoi amici aveva ancora un po’ l’aspetto da bambino, e che non ne voleva sapere di crescere, ora si trovava davanti una situazione che non aveva mai avuto per la testa di affrontare, e le “mani in pasta” non sapeva proprio come metterle.
Non credeva effettivamente a tutte le cose che pensavano i suoi amici, ed era titubante sul da farsi; persino guardarla negli occhi e sostenere il suo sguardo era stato difficile, e si sentiva fortemente a disagio.
 
 
Dopo la cena nella mensa dell’hotel, Claire si buttò a peso morto sul letto matrimoniale, stravolta. Non ne poteva più di rimanere nell’ombra e non essere considerata una ragazza. Lei era solo la “tipa bassa” che stava con le amiche fighe –come Melanie-, e se neppure uno come Neal non riusciva a guardarla nel modo in cui Claire avrebbe voluto, allora c’era qualche problema.
Si sentiva la mente in subbuglio, in guerra perenne con il cuore, che non si decidevano a fare la cosa giusta per una volta.
Stava perdendo di vista la sicurezza che aveva cominciato ad avere di sé stessa l’anno precedente.
Ma sentiva che qualcosa sarebbe cambiato da quella gita, una cosa grossa, importante. Ma non riusciva a capire se fosse una cosa bella o una cosa tragica.
C’entrava Philip? Oppure Neal? Sarebbe riuscita a sputare il rospo una volta per tutte con questo dannato ragazzo?
Non lo sapeva, ma di certo, avrebbe dovuto sfruttare al meglio questa gita per concludere qualcosa di importante, per chiudere per sempre o per aprire del tutto una delle tante questioni di Claire, perché un’occasione simile non le sarebbe ricapitata forse mai più.
Le si accese improvvisamente un lampo di genio. Si tirò su a sedere, e come una macchina robotica si mise le scarpe in fretta e furia, si legò i capelli, e uscì dalla stanza.
-Stanza numero cento… cento-uno… cento due…- contava tra sé e sé le camere in uno dei corridoi dell’hotel: ne stava cercando una in particolare.
-Cento-undici!- esclamò entusiasta, bussando energicamente alla porta.
Dopo qualche secondo le aprì la porta una ragazza un po’ spessa nel fisico, dai capelli neri e ricci, la pelle chiara, e i lineamenti africani –Non per niente la chiamavano tutti “Africana bianca”. Indossava un pigiama bianco e nero con un teschio disegnato sopra, e ai piedi aveva delle adorabili ciabatte con la testa di un panda.
-Ciao Claire!- la salutò amichevolmente Pamela. –Chi stai cercando?- continuò invitandola ad entrare.
Leggermente agitata e affannata fece guizzare gli occhi in giro per la piccola stanza d’albergo, finchè non incrociò gli occhi della persona che stava cercando.
-Esther!- appena la vide uscire dal bagno, ancora con l’accappatoio bianco intorno al corpo, e un piccolo asciugamano dello stesso colore a circondarle i riccissimi capelli color dei cereali, le andò incontro.
-Claire? Non ti aspettavo…- La ragazza non finì la frase che Claire la anticipò.
-Sì, lo so, scusa per essermi fiondata qui, e scusa per averti disturbato ma… ho bisogno di un immenso favore-
L’espressione sul volto di Esther parlava da sola. Okay che Claire era una sua amica, ma in quel momento era così stanca che sperò con tutto il cuore che non dovesse fare nulla di impegnativo.
-Devi farmi i tarocchi- disse Claire, guardandola dritta negli occhi, implorandola quasi.
 
--
 
OOh buon pomeriggio gente di EFP. Per gli dei, è passato qualcosa come un mese dall’ultimo aggiornamento, e sono dispiaciutissima credetemi! Sinceramente non so come sia venuto questo capitolo. E’ stato un DISAGGGGIO scriverlo perché mi fermavo ad ogni frase, non sapendo più come continuare.
Un’agonia, credete a me. Anyway, siamo arrivati a questo punto della storia, e vi avverto non mancano molti capitoli alla fine (a occhio e croce, probabilmente 4 o 5 capitoli al massimo). Anche se… potrebbe ancora succedere qualcosa che mi farà continuare, magari con una “parte seconda” di questa storia.
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi invito a recensire qua sotto, mi fa sempre piacere <3
Un bacio, TheDays
 

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Capitolo 18
*** Logòs ***


Logòs


 
 
 
[Day 3 at Montrèal]
 
-Ma sei impazzita?! Non puoi andare a parlare con Neal conciata così!- esclamò Paige, alzandosi di scatto dal letto non suo su cui era comodamente accasciata.
-Beh, cosa ho che non va?- le rispose quindi Claire, un po’ insicura. –Infondo devo solo andargli a dire che non mi piace affatto, e che ha frainteso le mie intenzioni e…-
-Ma appunto, Claire! Devi mostrargli cosa si è perso!- continuò sicura delle sue parole. Si avvicinò a Claire, osservando il suo outfit. Solitamente ci teneva a truccarsi almeno un po’, per ogni occasione, ma quella sera aveva ancora un po’ di mascara residuo dalla doccia-razzo che aveva fatto dieci minuti prima, e aveva deciso di non tirarsi troppo, mettendosi addosso dei semplicissimi pantaloni neri della tuta –che a lei, in realtà, piacevano anche- e una maglietta a caso “rubata” dalla valigia di Melanie.
-E poi dai, truccati almeno un pochino! Sei pallida!-
-Certo che sono pallida, sono terrorizzata!-
Non ci poteva credere, stava andando a parlare a Neal, per davvero, e proprio Paige le stava dando consigli di… moda?! Ma cos’era, il mondo si era ribaltato per caso?
Certo, ce ne aveva messo di tempo e di energie mentali per decidersi ad andare da lui, e avrebbe voluto pensarci prima, e magari parlarci il primo giorno di gita, e non l’ultima sera. Però non poteva tornare indietro nel tempo, e una mezz’ora scarsa dopo avrebbe fatto l’impensabile e l’inimmaginabile.
Ma torniamo un po’ indietro, di qualche ora, fino a quella mattina.
 
Era stata dura, quel giorno, perché non avevano fatto altro che stare seduti su quel maledettissimo sedile del pullman, e che per colpa di quella gita stava iniziando seriamente ad odiare.
La costringeva a stare seduta per un tempo interminabile, e la cosa peggiore era che per tutta la giornata –durante la quale avrebbe avuto occasione di parlare con Melanie- avevano separato i pullman e gli insegnanti avevano dato la possibilità di mischiarsi tra i due veicoli senza rispettare le classi. E Melanie, l’aveva mollata su due piedi, correndo con Linda sull’altro pullman.
 
Flashback
-Ragazzi! Servono altre quattro persone da inserire nel primo pullman, chi si offre?- urlò una qualche professoressa della quale non si ricordava il nome.
Accidenti, dopo il giorno prima l’unica cosa che voleva era evitare Neal, categoricamente. E se ne pentì amaramente quando, per errore, decise insieme a Clara, Alison e Paige di salire sul pullman dove il diretto interessato sedeva già comodo negli ultimi sedili, proprio in centro.
Fine flashback
 
Stava pensando alla sera prima. Esther le aveva letto che in quel momento aveva una lotta interiore all’apotesi, nella carta delle cose che poteva vedere; le aveva anche detto che stava perdendo il suo equilibrio, data la sua propensione a fare troppe cose contemporaneamente; poteva cambiare la situazione in cui sostava in quel momento, ma solo se avrebbe avuto la pazienza di aspettare ancora un poco; e non poteva cambiare il fatto che avrebbe avuto presto (o lo possedeva già) un oggetto che sarebbe poi diventato di vitale importanza per lei; infine, nel suo futuro vedeva la possibilità di creare una base solida per lotte future.
Aveva avuto un mucchio di tempo, sia quella notte che quella mattina per pensare alle sue parole, e si era sbalordita di quanto potesse essere pazzesco e al contempo realistico quello che Esther aveva visto nelle sue carte.
La lotta che stava combattendo, la perdita dell’equilibrio con sé stessa… parlare con Esther aveva solo confermato ciò che le stava accadendo e che non si sapeva spiegare.
La risvegliò dai suoi pensieri Clara, che con serietà le disse: -Ti devo dire una cosa-.
 
Non sapeva cosa dire, era stupefatta e incredula.
-Che Cosa?!?- Claire quasi urlò. –Come sarebbe a dire che crede che io sia una stalker?!-
-Mi dispiace avertelo detto così! Ma è tutto quello che mi ha raccontato Alex… sì insomma, che parlando con Neal, scherzando lui le ha detto di avere “paura” che tu fossi una stalker- le riconfermò.
La faccia di Claire era sconvolta. Non ci poteva credere, era proprio l’ultima delle ultime cose che avrebbe voluto che Neal pensasse di lei.
Passò così la seguente mezz’ora, a rimuginare e trovare una soluzione, e francamente negli ultimi giorni non stava facendo altro.
Quindi Neal aveva veramente fatto vedere ai suoi amici i messaggi con Claire…e le sue paranoie (stranamente) avevano per la prima volta del vero.
Si stupì come in così poco tempo le scorsero davanti agli occhi tutte le situazioni “amorose” (o quasi) nelle quali si era trovata per tutta la sua adolescenza fino a quel momento. E con malincuore, e anche tanta rabbia, si rese conto che non ce n’era nemmeno mezzo con il quale era riuscita a mantenere un rapporto perlomeno decente –almeno tenere il saluto, si intende-.
Che cos’era andato davvero storto con tutti questi ragazzi? Cercò di analizzare con cura ogni singola situazione, sperando di trovare una soluzione per questa.
Con Tony, la prima volta in seconda media, era stata veramente ingenua a pensare di piacergli veramente, e si era lasciata abbindolare quando in realtà ciò che lui voleva era solo far ingelosire la ex (nonché ex migliore amica di Claire), e come se non bastasse l’aveva convinta a pensare che l’idea di mollarsi dopo due settimane fosse una cosa concordata insieme, quando invece Claire ci era stata malissimo, trascinandosi quella cotta ancora per dei mesi, fino alla fine dell’anno, quando si prese per suo cugino Mark.
Mark, almeno per quell’estate, dava davvero prova di tenerci a lei, e dopo che gli altri la convinsero ad ammettere che in fondo gli piaceva, si dichiarò. Se ne pentì 5 nanosecondi dopo, chiedendogli di far finta di niente, e dopo lui si mise insieme con un’altra delle sue amiche. Che schifo.
In terza media, era riuscita a stare con la testa sgombra da ragazzi per un record di sei mesi, fino a quando verso Febbraio, s’infatuò irrimediabilmente di Andrew, un bellissimo (a suo parere) ragazzo dai riccioli biondi e gli occhi azzurri più fantameravigliosi che avesse mai visto in vita sua.
Peccato che l’errore peggiore che potesse fare con lui era stato aspettare l’ultimissimo giorno della terza media per scrivergli una pressoché ridicola lettera nel quale esponeva i suoi sentimenti, dato che –da codarda che era- non era in grado di dirglielo in faccia, e addirittura fargliela consegnare da una sua amica che stava nella sua classe. Dopo di questo, tra loro, quando si intravidero tra i gruppetti di altri amici, ci fu solo un imbarazzo assurdo e mai più un misero saluto o una parola.
Arrivata in prima liceo, quel famoso Tony era ricomparso come dal nulla la notte di Halloween quando la giovincella Claire organizzò una seratina con giusto un paio di amiche a casa sua, e si era presentato da lei con il fidanzato di Juliet.
Si era mollato da circa un mese con la ragazza, e da quel momento, era stato un inverno d’oro per Claire: questa volta lei e Tony si frequentavano, ma quasi come… amici.
Si baciavano, si scambiavano effusioni come fidanzati, ma per Dio, se non si sopportavano. Bisticciavano di continuo e facevano la lotta sul letto della camera di Nick –sempre il fidanzato di Juliet- rubandosi il berretto di Babbo Natale a vicenda durante la festicciola pre-Natale che quest’ultimo aveva dato a casa sua, e alla quale erano stati invitati solo Claire, Tony, Juls, e un amico di Nick, che però quella sera aveva fatto la candela giocando ai videogiochi.
Ricordava quella sera come fosse stata solo ieri. E ricordava i suoi baci, che oh, si meritavano “L’Oscar dei baci” semmai fosse esistito un premio del genere. Ricordava le sue mani che le sfioravano i fianchi e la vita e che lasciavano scie di fuoco ovunque la toccasse. Ricordava la sua testa appoggiata alla spalla, e i sussurri a fior di labbra quando le faceva domande sul film “Hunger Games” che stavano guardando sul divano.
Ricordava come lui l’aveva scaraventata sul letto, tenendole ferme le braccia sopra la testa, e il suo viso così vicino al suo che se avesse avuto il fegato di farlo, si sarebbe sporta a baciarlo. Era inutile ribadirlo a sé stessa, tra loro c’era proprio una passione che non finiva mai, ma né quella e né  gli sguardi di fuoco o i baci non facevano cambiare idea al testardo Tony, che non ne voleva sapere di avere una relazione stabile. Ma entrambi ne erano consapevoli, erano solo loro due. Andava quasi tutti i giorni a casa di Claire, e parlavano, uscivano, facevano due passi. Forse Tony era stato l’unico di cui era veramente innamorata Claire.
Poi tutto cominciò ad andare male quando passavano le settimane, a volte un mese intero, senza che si vedessero più senza un motivo, Claire si riprometteva che l’avrebbe dimenticato, ma appena cominciava a prendere sul serio questo buon proposito, Tony –quasi come per magia- spuntava fuori di nuovo, e poi spariva, e poi tornava.
Andò avanti così fino a quell’estate, quando gli errori che stava commettendo, cominciavano ad essere di maggiore spessore. In quei tre mesi infatti, si unì alla combriccola di amici di Tony –infatti i due avevano ricominciato a sentirsi con abbastanza frequenza- fino a quando lui si mise assieme ad una ragazza, lasciandola lì sue due piedi. Presa da non so quale schizzo, acconsentì quando uno di questi ragazzi prese a baciarla appoggiati alla sua macchina, a sera molto inoltrata, lontano dal resto del gruppo. E fino a lì, non c’erano troppi problemi. Tutto bene, fino a che non le infilò la mano nelle mutante, a toccarla intimamente. Non stava provando per niente piacere, e non le piaceva quel tizio, ma non si ritrasse.
Ebbe un vero e proprio smarrimento da quel momento per tutta l’estate, quando poi perse i contatti con tutti, e cominciarono i sensi di colpa per quello che aveva fatto; soprattutto quando questo deficiente prese a raccontare l’accaduto a tutto il paese.
Alcune settimane prima di cominciare la seconda superiore tentò di dimenticare, e nel frattempo una sua amica le fece conoscere un ragazzo, Brayan. Non sapeva come in un solo giorno stessero già insieme, e non si sapeva spiegare ancora in quel momento come quella stessa sera gli fece un pompino nel parco, dietro un muretto.
Dopo soli quattro giorni questo ragazzo la mollò. Ricordò ancora come quella mattina di inizio settembre, si era svegliata felice come un cane quando ritrova l’osso sotterrato in giardino, e ancora mezza in coma sotto le coperte aveva preso in mano il telefono, aprendo whatsapp, e si era ritrovata un suo messaggio: “Scusa ma non ce la faccio a continuare, sono in un periodo incasinato nella mia testa e con la mia famiglia e non voglio continuare questa relazione” diceva.
SI era messa piangere disperata, incredula di quello che aveva appena letto perché ci stava veramente sperando, ci credeva, le sembrava che tra loro potesse funzionare davvero, soffocando le urla di esaurimento e disperazione nel cuscino. Le era crollato il mondo addosso. Ci poteva essere un risveglio peggiore di quello? No, credeva di no.
E fu allora, verso quei primi mesi di scuola, tra ottobre e novembre, che Neal Freeman –alias Pausa Cannetta- entrò nella sua testa e non ci fu modo di toglierselo di lì. Neanche quando mesi dopo, quell’inverno, Brayan tornò da lei scusandosi infinite volte per essere stato così crudele nei suoi confronti. I suoi genitori avevano divorziato, e non era stato un  buon momento per lui, ma Brayan era consapevole che questo non lo giustificava del suo comportamento. Claire lo aveva davvero perdonato, ma nonostante questo, la sua mente (e il suo cuore) ormai erano completamente impegnati per Neal, e glielo aveva fatto capire dopo una sera passata con lui, Melanie, Andres, e altri amici, e dopo una bella limonata.
E poi Philip, che da quando quell’inverno si era trasferito da un paese vicino nella scuola di Claire, l’aveva immediatamente colpita. Con lui sembrava che fosse destino, ogni cosa dava dei segni verso di lui. Tutti le dicevano che erano perfetti insieme, e si vedeva il loro affiatamento, e Claire ci stava credendo veramente. Poi naturalmente, non poteva andarle bene una volta, e  alcune settimane prima della fine della seconda superiore smisero di frequentarsi per merito di lui. E poi boh, a fine giugno era capitato che si scrivessero di nuovo, e poi.. beh, successe quel che sapete già.
 
Claire era stufa di avere rimorsi. Doveva smettere di cagarsi sotto se doveva parlare ad un ragazzo. Infondo sono semplicemente maschi. Mica possono mangiarla no? Era questo il problema: Claire non comunicava. Lasciava scorrere fino a che per magia le cadevano in testa le occasioni.
Stava cominciando a pensare che questa storia del “destino” fosse una puttanata, ma poi si ricordò di tutte le tante cose che erano successe in quell’anno scolastico, e si disse che ci doveva essere un maledetto motivo per cui LEI era finita in quel modo, in quell’attimo, in quella situazione.
Come stava studiando in filosofia, Eraclito aveva detto che c’era questo Logòs che era il “perché”, la motivazione razionale a tutte le cose che ci succedono in vita. Gli dei non c’entravano nulla, ma ogni nostra decisione e azione influenzava il nostro futuro, tutto per mezzo del Logòs.
E Claire aveva capito una cosa soltanto, in quell’istante: doveva fare un’azione che avrebbe influenzato il suo futuro, e doveva smetterla di rimanere con le mani in mano ad aspettare che qualcosa le cadesse tra le mani.
“O la và, o spacca” si disse.
“Parlerò chiaro, faccia a faccia, con Neal. Non posso permettere che lui pensi certe cose su di me. Quindi piuttosto è meglio se rimaniamo come siamo stati adesso. E se non glie parlo, sarò al punto da capo come ognuno dei suoi predecessori, e avrò un rapporto di merda anche con lui”.
 
Ed è così, che si era ritrovata a provare il suo “discorso” con Paige, nella camera dell’albergo.
La situazione era leggermente imbarazzante. Paige la sovrastava con la sua altezza, cercando di imitare Claire faceva il suo discorso. E Claire doveva interpretare Neal che ascoltava.
-Okay, dovresti cominciare con qualcosa come… Oh, ciao Neal. Hai un secondo? Vorrei parlarti di una cosa…- le mostrò Paige.
Claire annuì, e provò a continuare da sola.
 
Dopo tante prove, tra cazzate e schiamazzi, Claire era pronta, e uscì dalla camera con Paige, missione: Neal.
--
 
Oh làlà, lettori e lettrici, è di nuovo passata un’eternità dallo scorso aggiornamento, sono mortificata. Non immaginate quante cose abbia da fare nell’ultimo periodo, e così sarà fino a Natale credo.
By the way, dopo questo tour nel passato disagiato di Claire, la ragazza sta finalmente andando a parlare a tu per tu con Neal. Spero di riuscire a caricare il prossimo capitolo almeno fra due settimane.
Fatemi sapere come sempre se vi è piaciuto, oppure no. Un bacio, TheDays

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Capitolo 19
*** Un colpo basso ***


[Day 4 at Montrèal]
 
Un colpo basso
 



 
Claire in quel momento, non si stava ricordando di neppure una volta che avesse parlato di persona ad un ragazzo e fosse andata bene.
In realtà non ricordava neppure di una volta che avesse scritto per messaggio ad un ragazzo, e fosse andata bene!
E la cosa era alquanto preoccupante.
Stava attraversando il corridoi a passo felpato, tremando visibilmente. Non guardava nessuno, solo il pavimento, mentre camminava fino alla porta della sua camera.
-Aspetta, aspetta- chiese sottovoce a Paige, la sua accompagnatrice per la “missione Neal”.
La ragazza la squadrò male. –Dai Claire! Non puoi tirarti indietro proprio ora!- la rimproverò.
-Ma sì ma.. ma… non so più le se lo voglio fare!- cercò di sussurrare terrorizzata.
 
 
----
 
 
Avete presente la sensazione che si prova quando stai facendo qualcosa, ma una vocina nella testa –che tu ignori momentaneamente- ti continua a dire di smettere?
In quel momento, in quel preciso momento, non la sentivo. Non sentivo assolutamente nulla. Se non la mano di Melissa che mi accarezzava il pacco da sopra i pantaloni.
Non capivo esattamente perché lo stesse facendo, ma diavolo era piacevole, quindi l’avevo lasciata fare.
Mentre mi accarezzava ai piani bassi, mi succhiava il collo, mentre il mio viso distorto da quel piacere, fino a quel momento sconosciuto, era rivolto verso l’alto, con gli occhi serrati e le labbra leggermente separate.
Ogni tanto mugugnavo qualche verso, e pensavo che sicuramente mi sarebbe rimasto quel segno sul collo, almeno per due o tre giorni, un’altra volta a causa sua.
Quando finì di torturarmi il collo, si staccò leggermente dal mio viso per scrutare la mia espressione. Melissa aveva le labbra gonfie, i capelli lunghi e neri come la pece che le scivolavano senza ostacoli sulle spalle, coperte solo da quella t-shirt nera e aderente. In quell’ istante, quando smise di accarezzarmi i pantaloni, spostai non troppo involontariamente lo sguardo sui suoi seni: abbastanza grandi, ma fini.
Una qualità che invece non si addice alla sua personalità, o in parte al suo aspetto. Melissa non era una ragazza fine, oh, affatto. In molti casi, anzi, quasi sempre, era femminile sì, ma fine no. Era una di quelle ragazze stile “scaricatore di porto”, alla quale però piaceva apparire come la troia di turno, cosa che le era “permesso” fare solo grazie al suo fisico, che in fin dei conti non era per niente male, anche se personalmente non ci avevo mai visto niente di che in lei, in nessun senso, e di certo non era il mio tipo. Nonostante la sua statura –parecchio più statuaria della mia che, mingherlino come sono, da in piedi le arrivavo a malapena al collo- in quel momento i suoi occhi color ghiaccio scrutavano a fondo i miei, di un semplice castano nocciola.
 
Ancora non capivo perché stesse facendo tutto questo proprio con me. Non sembra, ma sono un tipo abbastanza paranoico, alcune volte, ma stavo cercando di concentrarmi sulle sue tette. Lei mi aveva letto nella mente, e mi invitò verso di loro.
Abbastanza inesperto le circondai con le mani, con le mie lunghe dita, sentendo la consistenza morbida nonostante il tessuto della maglietta, e il reggiseno.
Non lo avevo mai fatto, ovviamente. Nessuna mai fino ad ora mi aveva neppure baciato, se non per qualche stupido gioco, alle medie, come il gioco della bottiglia o altre cazzate. Mi stava baciando sul serio lei, con la lingua intendo, mentre io continuavo imperterrito ad “esaminare” quelle due creature.
 
Neanche mi ero reso conto di come avevamo cominciato: lei era entrata, bussando alla porta della stanza dell’albergo in cui alloggiavamo per la gita di Montrèal, io avevo aperto la porta, e l’aveva salutata invitandola ad entrare sorridente. Era mia amica, anche se era una persona particolarmente difficile da capire, era davvero strana, non so davvero spiegare, ma ero felice di vederla quella sera; se non fosse stato per lei, mi sarei fiondato nel letto –approfittando dell’assenza dei miei compagni di stanza-, avrei acceso la tv per mascherare il rumore, avrei cercato su internet con il mio iphone un bel sito porno, e mi sarei fatto una sega. Invece era entrata, mi aveva salutato con una gomitata amichevole al braccio, e mi aveva intimato di sedermi accanto a lei sul letto, sulla sponda finale. E poi, con sguardo rassicurante si era avvicinata, e io l’avevo scrutata confuso, e mi aveva baciato.
 
Improvvisamente aggrottai la fronte, alzando le sopracciglia, come faccio di solito quando guardo qualcuno, con fare sereno e non indagatore! E alzai lo sguardo verso di lei. Guardava di lato mentre cercavo di carezzarle i fianchi e il seno in modo per lo più… eccitante? Cosa che, naturalmente, non ero capace di fare dal momento che non lo avevo mai fatto.
Appunto dicevo, guardava di lato con aria persa, come se fosse stata lì, in quel momento, con me… ma stesse pensando a tutt’altro. SI vede che non le stava piacendo affatto, così, appena smisi di toccarla, lei si girò verso di me di scatto, quasi come se si fosse appena accorta della mia presenza, e poi fece lentamente scivolare una sua mano dentro i miei pantaloni.
Oh cazzo.
Annaspai all’improvviso, spalancando gli occhi. Il mio amico là sotto, si stava fossilizzando –non so se mi spiego- e tranquillamente Melissa stava passando la mano su e giù. Lentamente su e giù.
Mi colorai le gote di rosso porpora, e i miei occhi divennero lucidi. Non era per niente come farselo da solo, okay che non mi stava veramente masturbando, ma c’era quasi.
Poi, quando meno me lo sarei aspettato, successe la cosa più terribile di tutte: qualcuno bussò alla porta.
 
 
-No no no no!- sussurrai agitato e tremante come una foglia, tornando al mondo reale.
Ma a Melissa sembrava non importare, e ignorò bellamente quelle due persone (almeno, sembravano due) che fuori dalla porta stavano chiamando Morrison, il mio compagno di stanza, e continuò a fare troppo lentamente su e giù con la mano.
-Basta che non rispondi, anche se la finestra dà alla terrazza, ci sono le tende davanti e le luci le abbiamo spente prima- rispose con un sussurro lei, - Penseranno che in camera non c’è nessuno- continuò.
 
Per alcuni minuti non sentimmo nessun rumore, e pensai che se ne fossero finalmente andati.
In quel lasso di tempo, però, Melissa ebbe il tempo di abbassarmi i jeans fino alle caviglie, abbassare i boxer, e prenderlo in mano.
Qualcuno –sicuramente le stesse persone di poco prima- bussarono nuovamente alla porta.
-Vogliamo solo passare dal terrazzo! La nostra camera è chiusa!- Urlarono dall’altra parte della porta. Stavolta si sentivano altre voci, forse avevano trovato Morrison, la risata sembrava sua, ma era anche con qualcun altro. In realtà una sola persona stava parlando, era una ragazza, ma non riconoscevo la voce, ma altri le stavano attorno e ridevano, o forse sghignazzavano, non so dire bene, nella mia testa in quei minuti era tutto un po’ confuso e offuscato.
-Cazzo, che rompi coglioni- esortò la mia amica. –Forza! Nasconditi sotto il letto, vado aprire io, li faccio passare dal terrazzo, e poi finiamo-
-Cosa? E perché dovresti aprire tu la porta? Questa è camera mia! Se ti vedono qui…- provai a controbattere, ma Melissa mi interruppe.
-Se me lo chiedono, sto guardando la tele!- prese infatti il telecomando, e accese un canale a caso della tv. –E poi tu sei troppo sgamabile Neal! Dai guardati, sei tutto rosso, con gli occhi lucidi, e un po’ frastornato, peggio di così…-
E detto quello, mi convinse –non so come- a nascondermi sotto il letto matrimoniale della stanza.
La sentii sistemarsi i capelli, e poi andare ad aprire. Con la ragazza che aveva parlato poco prima, riconobbi solo la voce di Simon, Morrison e forse Nick (quello del corso di economia).
Quando i ragazzi passarono davanti al letto, però, c’erano un paio di scarpe in più. Qualcosa non quadrava…
 
----
 
Quando Claire entrò nella camera di Neal seguita da Paige, Morrison, Simon Crew, e Nick Bender, rimase di sasso. Perché mai c’era quella troia di Melissa ad aprire la porta? E dove cazzo era Neal?
Attraversarono in verticale la stanza, fino alla porta-finestra che dava al terrazzo, e all’improvviso una pallina da tennis lanciata da sotto il letto le tagliò la strada.
-Ma che cazz-.  “E’ sicuramente stato quell’idiota di Neal” pensò Claire; ma cosa diamine ci faceva sotto il letto?! Cercò di non farci troppo caso, e uscì dalla porta.
Una leggera aria fresca schiaffeggiò la guancia di Claire, che inspirando l’aria di Montrèal, fece per appoggiarsi al muretto. Poi, quasi per sbaglio, buttò l’occhio di sfuggita verso la porta-finestra di vetro, dalla quale si poteva vedere l’interno della camera.
Neal stava strisciando come una larva fuori da sotto il letto, affacciandosi prima con la testa, e poi con il busto. Allungò le lunghe braccia per arrivare alla pallina e poi, per un motivo più che sconosciuto e pressoché assurdo, lanciò quella pallina da tennis contro il vetro della porta, e rimbalzò contro la sua fronte.
 
Dopo quella sua enorme figuraccia, Claire quasi non riuscì a smettere di ridere. Ma come cavolo si può?! Solo Neal è in grado di essere così imbarazzante e adorabile allo stesso tempo.
Neal passò a fianco a lei, salutandola con una strana euforia.
-Ciaaao Claire! Come stai?-
Quando le sorrise, però, si immobilizzò inevitabilmente, come faceva sempre. Si diede della stupida da sola, perché ora la gigantesca figura di merda la stava facendo lei.
---
 
Oookay, vi prego, non mi uccidete. So che è pasato tipo.. un mese dall’ultimo aggiornamento, inutile ridirlo tutte le volte, ma sono piena di impegni fino ai capelli, soprattutto durante la settimana prima delle vacanze di Natale.
Mi dispiace aver dovuto dividere questo capitolo, anche perché pensavo di mettere tutto insieme, ma  stava venendo eccessivamente lungo e avrei dovuto ancora scrivere tutta la parte in cui Neal e Claire parlano, quindi ho deciso di dividerli. Perdonatemi fagottini di pasta sfoglia alla crema.
Detto questo, passiamo al capitolo. Come avrete notato ho inserito un pezzo notevolmente lungo per il POV di Neal, mi è piaciuto da morire scriverlo, perché il modo di vedere le cose e di ragionare di Neal è completamente diverso da quello di Claire! E poi dai, ammettetelo, chi se lo sarebbe mai aspettato da Neal?!
Vi saluto,  godetevi ancora qualche giorno di vacanza! Un bacione, TheDays
 

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Capitolo 20
*** Stalker? Non proprio... ***


Stalker? Non proprio…
 
 
 
 
[Day 4 at Montrèal- part 2]
 
 
Ma che cosa ci fa la piccola Claire qui?” penso, confuso. I capelli tinti di arancione le stanno lunghi fino alle spalle, sciolti. La t-shirt nera è accollatissima e non lascia intravedere neanche le clavicole, e i jeans strappati sul ginocchio le fasciano il suo lato posteriore notevolmente formoso. Non è di grossa corporatura: è piccola (molto piccola) ma non con l’aria da bambina, ed è formosa solo sui fianchi.
Non capisco perché si senta così visibilmente in imbarazzo. Certo, credo di averlo capito da un pezzo che le piaccio –o almeno credo- , soprattutto da quando l’altro ieri quelle due ragazze l’hanno beccata a guardarmi, e ne ho avuta la conferma oggi, parlandone con Alex. Le ho fatto vedere i messaggi, e dice che sicuramente mi viene dietro da parecchio tempo.
Fatto sta che non capisco come possa essere così a disagio in mia presenza. Insomma, metto soggezione? Bah.
Stà lì muta a fissarmi. Immobile. Le ho solo chiesto “Come va”, Dio, che disagiata.
La vedo arrossire di colpo alla mia domanda, mentre mi guarda dritta negli occhi.
-Bene! Come.. come dovrei st-stare?- Poi scuote la testa e dice: -AH, non importa-.
Mi siedo tranquillamente su una delle sedie del terrazzo, ma non prima di essermi sporto un po’ da bordo del muretto, a guardare il panorama.
--
-Cazzo, Claire! Vaaaii…- la intimò a bassa voce Paige, dando alla ragazza una leggera spintarella verso Neal, che si era sporto leggermente verso il muretto.
Si girò, guardando furiosamente la sua compagna di classe, e tornò indietro.
-Ma che fai dai!-
-No- rispose decisa. Era stata una cattiva, anzi no: pessima, orribile, stupidissima idea.
-Brook…- lo sguardo accanito di Paige la stava quasi convincendo ad avvicinarsi, quando Neal si sedette sulla sedia accanto al tavolino, vicino a Simon e Morrison.
Nick si stava pericolosamente avvicinando a Claire e Paige.
-Ciao Paige, ciao Brook- disse lui. –Che ci fate qui?-
“Ti prego.. fa che non dica nulla a Nick…”
-Oh niente! Dovevamo solo passare dal terrazzo, ho dimenticato le chiavi della camera dentro e siamo rimaste chiuse fuori- rispose prontamente e con aria sufficientemente convincente.
Ma una scintilla passò per la mente del ragazzo, ed esclamò: -Ahh, forse ho capito cosa dovete fare…-
“Ahh, cazzo, la mente arguta di quello lì non sbaglia mai eh?”
-Nah, impossibile, non lo hai capito- cercò di persuaderlo Claire.
Quella faccia da culo di Morrison si rivolse a Neal, mentre si accendeva una sigaretta.
-Fumi Freeman?-
-No, ma provo. Dai, passa qui, faccio un tiro-. Prese la sigaretta fra le lunghe dita affusolate, rigirandosela tra di esse. La posò in mezzo alle labbra per un secondo, e fece un brevissimo respiro.
-No aspetta, ma la devo buttare giù sta roba? No no, allora passo.
Claire non sapeva come le potesse venire in mente una cosa del genere, proprio in questo momento, ma si ritenne fiera di lui per non aver fumato. I suoi pensieri  vennero interrotti proprio da lui.
-E tu Claire? Tu fumi?- sembrava veramente curioso.
-Nah…sono una brava ragazza-
-Ehi! Lo hai visto il nuovo video dei TheShow? La seconda parte di quello della panetteria!- le chiese nuovamente.
-Oddio sì! L’ho visto proprio poco fa…-
Neal cominciò a ridere, e Claire gli si stava lentamente sciogliendo davanti.
-Il Pene-Pane!- il ragazzo non riusciva più a smettere di ridere, e probabilmente anche Claire, se non fosse che si ricordò di trovarsi insieme ad altre persone, che conosceva ben poco, e sapeva di stare facendo una figura di merda.
-Nella città dove sei nata…- continuò.
Come? Si era persa un pezzo, di cosa stava parlando? Cercò di ricordare le ultime parole che aveva detto, ma ricordava solo “Pene-Pane”… non è che la stava prendendo in giro dandole della Troia?
-Co-come? Non ho capito…-
-No, dico… Binasco! La città italiana in cui sei nata tu! Eh, me lo avevi raccontato tu, non puoi dire che non è vero ora!-
“Oddio.. che stupida, certo! Ora non penserà che quella volta gli abbia raccontato una balla?”
-Ahh, si si certo! Infatti è vero-
A un certo punto, Neal si alzò, e fece per rientrare in camera.
-Bene noi… noi andiamo!- annunciò velocemente Paige, trascinandola con sé attraverso la porta.
Okay, Claire aveva capito: ora, o mai più.
“E’ la tua occasione Claire”
-Ah… ehm, Neal? Posso…due secondi… dirti una cosa?-si avvicinò a lui, visibilmente agitata. Le tremavano leggermente le labbra mentre parlava, ma poco importava. Doveva farla finita con sta storia.
-Sì, dimmi pure-
Neal era più che tranquillo… forse fin troppo. Si sedette sul bordo del letto, mentre trafficava con qualcosa. Claire poteva giurare di non riuscire a capire cosa lui stesse facendo.
Si stava allacciando le scarpe? Stava forse staccando il cellulare dalla presa del carica batterie? Si stava mettendo una felpa? Stava bevendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta?
Non vedeva nient’altro se non i suoi occhi, che stavano fissando i suoi nonostante stesse facendo altro, e il pavimento. Tutto attorno a lei era sfocato, non capiva assolutamente nulla. Per un momento si scordò persino che Paige nella stanza, oltre a loro due.
Cercava solo di mantenere la calma, non straparlare, e non balbettare.
-Ecco… Io credo che tu abbia frainteso alcuni miei comportamenti. Perchéperché se ti ho scritto su Facebook era solo perché volevo conoscerti perché mi sembravi… simpatico- tirò un sospiro di sollievo
 –Tutto qua-
-E… cosa ci sarebbe di sbagliato?- Gli occhi nocciola ancora fissi nei suoi. Erano vispi, svegli, curiosi.
 
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-E… cosa ci sarebbe di sbagliato?- chiedo quindi curioso: non capisco dove vuole arrivare. Ma vedo che alla mia domanda rimane piuttosto sorpresa, forse non se l’aspettava.
-Beh, ho saputo che pensavi ti stessi stalkerando, quindi…-
Come? E da chi lo ha sap- … Ahh, ovviamente. Alex lo avrà detto a Clara, e Clara lo avrà detto a Claire.
Mi sento quasi in dovere di dargli delle spiegazioni, e infatti decido di dargliele.
-Ma no, guarda che hanno fatto tutto loro-
Sì, le do spiegazioni, ma non sarei Neal Freeman senza qualche giochino divertente. Vedo la sua faccia stranita, e mi trattengo per non ridere.
-“Loro” chi?- chiede.
-Ma siii… hanno fatto tutto loro!- ripeto.
-Ma LORO CHI?!- Ora è esasperata, snervata. Forse anche un po’ arrabbiata.
-Chi è che ti ha detto quella cosa?-
-Alex. Cioè, Clara… cioè-
-Ecco, te l’ho detto! Hanno fatto tutto loro!-
Ecco, forse ora ci è arrivata. Tutta questa stronzata della stalker, l’hanno tirata fuori quei deficienti dei miei amici. Spero quasi che non se la sia presa troppo.
Poi, non capisco perché mi stia dicendo tutte queste cagate. L’ho capito io, come l’hanno capito tutti che le piaccio. Ma non lo dico perché sono vanitoso! Proprio per niente, sono tutto meno che vanitoso, fingo solo di esserlo come difensiva. Lo dico perché si vede lontano un miglio.
Ma mi sento buono, e decido di darle corda, non appena vedo che si è chiarita le idee.
Un attimo prima che possa parlare, entrano nella stanza anche gli altri, quelli che erano sul terrazzo, e si crea uno strano brusio di sottofondo che distoglie la mia attenzione da lei, e in una frazione di secondo è sparita.
No, anzi, non è sparita, è solo molto piccolina, e Nick e Paige, con la loro altezza la stanno coprendo.
Pochi minuti dopo decidono di andarsene, e salutano alcune persone.
-Claire- la chiamo a bassa voce, toccandola leggermente con un braccio sorridendo. –Comunque, guarda che non hai fatto nulla di male-.
E sono serio. Non ha fatto veramente nulla di male.
 
 
--
 
Buon lunedì, miei cari discepoli! HAHAH ROTOLO.

Comunque sia, venendo ai fatti.
Vi giuro, che mi aspettavo venisse molto meglio questo capitolo. Ma è passato del tempo da questo accaduto, tipo dei mesi, e perciò 1)Non ho i ricordi vividi come dopo una settimana, e non sono riuscita a riproporvi la scena con abbastanza sincerità e accuratezza, e 2) Sono –quasi- ampliamente passata oltre.
Che dire ragazzi… questo è praticamente l’ultimo capitolo. Il prossimo sarà solo un epilogo.
A questo proposito vorrei dire due parole.
So che i miei lettori sono ben pochi, e ho una sola persona che ha recensito tutti i miei capitoli, ma non importa. Diamine, ho solo 17 anni, e sono fiera di avere concluso per la prima volta una storia, e tutto questo lo devo a voi: miei, anche se pochi, lettori.
Sono contentissima ogni volta che vedo che qualcuno, anche una persona in più, comincia a seguire la storia, o che la recensisce, o che addirittura la mette tra le preferite! Per me significa veramente molto sapere che ci sono state ben 1162 persone che hanno letto il primo capitolo di questa storia, perché per me che sono piccola, è un grande numero.
Ed è per questo che faccio questo angolo autore un po’ più lungo del solito.
Vorrei reclamare a recensire qua sotto tutte le persone che hanno messo tra i “seguiti”, “ricordati”, o “preferiti” questa storia, SOPRATTUTTO loro. Se non avete cliccato quel pulsantino con il cuore, o con la stella, a caso… allora fatevi sentire e fatemi sapere le vostre opinioni più sincere su questa storia che avete appena letto, perché ne ho un gran bisogno per andare avanti, e per credere in quello che faccio.

Un bacione grande, ci vediamo all’epilogo per gli ultimi saluti, TheDays.

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Capitolo 21
*** Happy New Year bitches! + EPILOGO ***


Happy new year bitches!
 



 
 
-Questo vino sa di aceto! Dio, che schifo!-
Clara sembrava veramente disgustata dal contenuto di quella bottiglia, così come Melanie.
Ma Claire non sembrava dello stesso avviso…
-Va beh, dai. Non fa così schifo…-
In realtà le faceva schifo per davvero. Ma, andiamo, cos’è il Capodanno senza alcolici? E così, continuò a bere .
Provava una certa rabbia nei confronti di quegli stupidi ragazzini con cui stava condividendo il proprio ossigeno, in quella tavernetta spoglia di quella tizia… come si chiamava? Mary?
C’era in parte puzza di sudore, in parte di vino, e un’altra parte di qualcosa di sconosciuto.
Comunque sia, stava sprecando la prima notte del nuovo anno. L’unica cosa positiva era che lo stava passando con due delle persone più importanti per lei, e questo le bastava.
La testa le cominciava a girare piacevolmente; si sentiva notevolmente più leggera.
Ma anche ribrezzo e uno strano senso di nausea per quell’orribile vino dal sapore di aceto le intimava insistentemente di posare la bottiglia.
Mary, con la quale avevano parlato quello stesso pomeriggio aveva promesso loro una festaccia come si deve, e invece, all’una e mezza che erano arrivate, avevano trovato tutti i tredici invitati (meno una, che era in bagno a vomitare) collassati sul divano blu.
La delusione che si era dipinta sui volti delle quattro ragazze –sì perché c’era anche la sorella minore di Melanie- al vedere il tavolo pieno zeppo di bottiglie vuote era indescrivibile. Era sparito tutto, ogni goccio di vodka sparito dal tavolo; era rimasto solo quel maledettissimo vino.
Fatto sta che dopo un’oretta scarsa dal loro arrivo alla festa, decisero di levare le tende. Alla fin fine Claire era quella meno sobria fra tutte, ed era in quello stato in cui… potete dire quello che vi passa per la testa senza pensare alle conseguenze.
E purtroppo era quello che stava per accadere.
Arrivate a casa e sistemate sotto le coperte, il degrado fu inevitabile: Claire cominciò a parlare ininterrottamente di tutte le sue sventure sentimentali. Blaterava senza sosta senza neanche accorgersi di alzare la voce qualche volta.
-Ti prego Claire basta!- Melanie cercava di dormire, così come tutte le altre. Un’impresa un po’ impossibile in quel momento.
Erano qualcosa come le quattro di notte, e a quel punto Clara perse la pazienza.
-Okay d’accordo Claire! Visto che ci tormenti da un’ora con Neal tieni pure il telefono e scrivigli!-
-Mhh… non riesco a scrivere. Scrivi tu!-
-Va bene! Guarda che lo faccio!- ribadì l’amica convinta.
Melanie sembrava un pò preoccupata. –Clara… lo farai veramente?- le intimò.
La ragazza guardò Claire con aria di sfida. –Guarda che lo faccio veramente-
-Va bene fallo!- gridò lei.
-Ciao Neal, sono Susy- cominciò premendo il touch screen del telefono.
-Ahh, dammi qua! Faccio io!- Claire le prese il telefono di mano.
- Penso che tu sia bello scusa è capodanno e sono un po ubriaca ma non fa niente tu starai sicuramente giocando alla play-
Naturalmente quel messaggio fu inviato due nano-secondi dopo senza revisione da parte di qualcuno che sapesse ancora la grammatica e la punteggiatura.
 
 
 
Giorni più tardi, a scuola, successe quello che Claire temeva più di ogni cosa da quel maledetto giorno: l’incontro con Neal.
Certo, si trattava sempre del solito incontro casuale per i corridoi, ma la cosa la stava terrorizzando a morte.
Poi, boh, sembrava tornato tutto come un anno prima, quando lui o la ignorava, o rideva.
Le passò davanti, e per tutta risposta lei abbassò lo sguardo, troppo imbarazzata, quando Clara la guardò mettendosi a ridere.
-Guarda che si è messo a ridere- le sorrise indecisa l’amica-
Claire palancò gli occhi. –COSA?!-
-Sì! Ti ha guardata e si è messo a ridere-
-Iddio, che pezzo di merda! Ora stiamo qui, e quando torna indietro lo fisso male-
La campanella dell’intervallo suonò qualche minuto dopo, e come previsto, Neal passò nuovamente davanti a loro.
-Sta a vedere- disse Claire.
Il ragazzo si girò a guardarla, e poi scoppiò a ridere… di nuovo. Quindi lei si mise a guardarlo con sguardo truce, e tornando in classe soddisfatta, pensò di aver fatto un ottimo lavoro, perché aveva appena capito che il Neal che le era piaciuto, era stato fino a quel momento un illusione della sua mente.
 
 
 
 
 
Sì, questa è la fine.
Non giriamoci tanto attorno.
Questa non è stata sicuramente la storia più bella che abbiate letto, né la più innovativa, né la più romantica.
Ma la vita è questa, non è sempre bella, o romantica, o entusiasmante.
La prossima volta che penserete di avere davanti una brutta delusione d’amore, pensate che non sarà l’unica, nemmeno l’ultima.
Claire e Neal sono due ragazzi come tanti altri, non si sono mai amati, non sono mai stati insieme.
Il punto è che io vi ho messo giù la storia come se fosse Neal il “ragazzo importante” della situazione, perché ho focalizzato la storia su di lui.
Ma quello che non sapete, è che in realtà, da quando Claire e Phil si sono incontrati, è stato quello il loro destino.
Neal non c’entrava nulla in realtà con la storia, perché in tutta onestà, il destino di Claire è sempre stato quello di incontrare Philip.
Voi non vi siete resi conto di nulla perché si è parlato troppo poco di lui.
E’ assurdo che basti omettere un paio di capitoli per cambiare totalmente una storia.
Questo è quello che “La morale è che non c’è nessuna favola” insegna veramente, pensateci, perché basta davvero così poco per cambiare anche la vostra di storia.
La verità è che non esiste solo il destino, o solo il caso.
Nella nostra vita le due cose possono coesistere allo stesso modo: Per Claire, incontrare Neal è stato un caso, mentre innamorarsi di Philip è stato destino, perché loro sin dal primo incontro, avevano capito che c’era qualcosa di sovrannaturale tra di loro, e anche se non ora, non in questa storia, prima o poi verrà il momento in cui entrambi lo capiranno.
Ma nonostante questo, alcune cose della vostra vita potete modificarle, quelle piccole cose che non fanno parte del vostro destino, e che anzi, permetteranno a voi di plasmarle in modo che accada proprio quello che deve accadere, e così sarà per il resto della vostra vita.

Ora sta a te capire qual è il tuo destino, ci stai?

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