L'amore, quello vero

di Lione94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Ritratto di famiglia ***
Capitolo 3: *** Inizi ***
Capitolo 4: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 5: *** Baci ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** Mondo di favola ***
Capitolo 8: *** Io e te = noi ***
Capitolo 9: *** Vacanze ***
Capitolo 10: *** Un romantico picnic ***
Capitolo 11: *** Sorprese di compleanno ***
Capitolo 12: *** Tristezza e litigi ***
Capitolo 13: *** Decisioni ***
Capitolo 14: *** L'amore, quello vero ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


L'amore, quello vero






1. L’incontro




Pov Lia
Quel sabato mi ero svegliata con un gran mal di testa. Con mio sommo dispiacere ero entrata in quel periodo del mese in cui ogni ragazza sogna di essere uomo. Per fortuna non avevo dovuto lavorare ma a disturbare il programma di una serata tranquilla a piangere di fronte alla televisione per il film più triste e romantico della storia del cinema “I passi dell’amore” ci si era messa la più grande rompiscatole del mondo, nonché mia coinquilina e migliore amica Yasmine.
Io e Yasmine vivevamo in un piccolo appartamentino nella periferia di Roma. Eravamo amiche fin dai tempi delle elementari. Lei aveva preteso minacciandomi di avere la mia merenda ed io le avevo dato un pugno, da allora era nata un’amicizia che non era mai finita. Yasmine aveva origini brasiliane per questo era scura di carnagione e parlava con uno strano accento. Si era tinta i lunghi e scuri capelli di biondo e credeva nel destino, per lei qualsiasi cosa succedeva era il Karma. Era una vera forza della natura, prorompente e trascinante, a differenza della sottoscritta che era sempre stata molto timida. Dopo la laurea avevamo deciso di prendere insieme un appartamento in affitto, inutile dire che mia madre era rimasta così addolorata che il suo pulcino a soli venticinque anni avesse lasciato il nido. Mi aveva tenuto il muso per un mese.
Ma tornando a noi… Quella sera Yasmine aveva insistito per andare ad una festa organizzata a casa di una delle sue tante vittime, cioè ragazzi. Yasmine era allergica all’amore e qualsiasi sentimento che si collegasse ad esso quindi i suoi ragazzi, o per meglio dire “frequentazioni”, non duravano più di due settimane. Il tizio di quella settimana si chiamava Steven.
E così eccomi qui alla festa di un tale sconosciuto nel quartiere della Roma bene in una casa con vista sul Colosseo che faceva sembrare quella in cui vivevo una topaia.
Io e Yasmine in questi tempi di crisi eravamo state abbastanza fortunate e avevamo trovato un lavoro come cameriere nell’altolocata pasticcieria francese La Ganache situata in una delle strade del centro della città. La mia migliore amica riusciva sempre a conquistare uno degli snob di passaggio quindi ogni volta finivamo nelle feste in casa dei ricconi figli di papà. In quell’ambiente non mi trovavo per niente a mio agio, specialmente quella sera dato che tutte le ragazze indossavano dei bellissimi abiti costosi che le rendevano delle principesse ed io ero stata costretta ad indossare un anonimo pantalone nero che nascondeva un paio di mutandoni della nonna. Avevo legato i miei lunghi capelli castani in una coda alta e indossato un semplice top bianco. Ai piedi indossavo delle semplici ballerine, tanto ero già alta di mio e inoltre quella sera non sarei stata molto stabile: mi sentivo un po’ assonnata perché mi ero ingollata due antidolorifici per i dolori mestruali.
<< Oh mio Dio, Lia! >> mi urlò nell’orecchio Yasmine all’improvviso.
Mi riscossi dal mio dormiveglia.
<< Che c’è? >> domandai.
Lei si contorse sul divanetto come un’anguilla per guardare verso un angolo della casa senza farsi notare, impossibile dato che ad ogni movimento emetteva degli scampanellii per via di tutti i braccialetti che aveva indossato. Le sue braccia erano quasi sparite sotto quel mare di acciaio finto, argento e brillantini.
<< Guarda lì, non è bellissimo? >> disse con un sospiro.
<< Chi? >>.
Yasmine indicò in modo abbastanza discreto un tizio seduto su dei divanetti poco distanti dai nostri. Sbattei le palpebre per sistemare una lente che si era un po’ spostata nell’occhio sinistro e mi girai per guardare per bene.
Misi a fuoco un uomo dal fisico atletico, con dei capelli neri ribelli che gli ricadevano sulla fronte alta. Sebbene fosse seduto, capii che doveva essere molto alto. Indossava dei jeans scuri, una giacca nera e una camicia bianca con aperti i primi due bottoni. A causa della penombra non si capiva di che colore avesse gli occhi. Stava bevendo un drink e parlava con un ragazzo con un ciuffo biondo che svettava in mezzo a una zazzera di ribelli capelli sistemati apposta in quel modo con il gel. Era più basso dell’amico, o forse era solo una mia impressione dato che era seduto in modo sbragato. Indossava dei jeans strappati, un chiodo di pelle con sotto una maglietta nera attillata messa chiaramente per mostrare i pettorali scolpiti. Era un bel ragazzo, a parte il suo discutibile gusto per la moda, ma comunque nulla a che vedere con quello che gli stava accanto.
<< Quello che beve? >>.
Yasmine emise una risata. << Ma sei cieca?! Dico quell’altro! >>.
<< Sei seria?>> le dissi e lanciai un’occhiata alla sua espressione. Aveva uno sguardo da predatrice. Ma come riusciva a farlo? Se avessi provato io a farlo mi sarebbe venuta una faccia da pesce lesso. << Quello vicino è molto più carino >>.
Yasmine strizzò gli occhi scuri truccati di nero per osservarli meglio e poi esclamò: << Lia che gusti che hai! >>.
Scrollai le spalle: << De gustibus non est disputandum >>.
<< Smetti di fare l’intelligente che così non rimorchi nessuno >> mi riprese lei.
<< Ehi! >> protestai incrociando le braccia e imbronciandomi.
Yasmine non mi diede retta. << Dai, andiamo a parlarci! >>.
<< E quel Steven? >>.
Lei mi lanciò un’occhiataccia e mi costrinse con poca gentilezza ad alzare la mia culotta pesante dal comodo divanetto. La seguii facendomi largo tra la folla che ballava – ma quanta cavolo di gente conosceva Steven?! – e la osservai piazzarsi davanti al ragazzo dalle sembianze di un porcospino.  I due smisero di parlare e le lanciarono un’occhiata.
<< Tesoro sei ancora lì seduto? >> esordì Yasmine porgendo la mano al ragazzo davanti a lui << Perché non mi inviti a ballare? Sai che non so dire no agli uomini aitanti come te! >>
L’uomo si alzò dal divanetto e le fece baciamano con un sorriso malandrino: << Scusa principessa se ti ho trascurato >>.
Osservai la scena con occhi sgranati e anche dall’espressione dell’amico, capii che doveva essere basito. Cercai di ricompormi, non dovevo fare una bella impressione con la bocca spalancata. La mascella mi era ceduta di schianto. Yasmine era capace di stupirmi per ogni cosa che faceva, le sue tecniche di abbordaggio poi erano davvero fantasiose.
Rimasi lì ferma a guardare i due che si allontanavano per ballare finché non sentii una voce vicino a me.
<< Comunque io sono Lorenzo >>
Mi girai e incontrai uno sguardo verde. Rimasi per un attimo imbambolata e poi mi decisi a stringere la mano che mi porgeva Lorenzo.
<< Ehm… io sono Lia >> dissi schiarendomi la voce che sembrava sparita.
<< Lia? >> domandò lui.
<< In realtà è Cecilia >> ammisi. Non amavo particolarmente il mio nome, sapeva di vecchio. D’altronde era un nome dell’antica Roma. La mia era una famiglia romana doc e da generazioni e generazioni si usavano sempre gli stessi nomi. Le mie sorelle minori si chiamavano Lucilla e Cornelia. Beh forse a me era andata meglio.
<< Credo che la tua amica ce l’abbia con te >> disse Lorenzo sorridendo divertito.
<< Eh? >>
Mi girai a guardare dove Yasmine stava ballando con il tizio porcospino. Lui era di spalle e potevo vedere l’espressione di lei. Fece dei gesti alquanto eloquenti che mostrarono il suo apprezzamento e poi mi fece cenno di raggiungerla. Sentii la risata di Lorenzo vicino a me.
<< Simpatica la tua amica >>.
Scossi la testa. << E’ senza speranza >> sospirai << Vado fuori perché questa musica mi sta trapanando le orecchie >> dissi sperando che mi seguisse.
<< Ti accompagno, ho bisogno anch’io di un po’ d’aria >> asserì Lorenzo lanciando un’ultima occhiata all’amico.
Sì!
Quando uscimmo feci un bel respiro e mi appoggiai vicino alla ringhiera, Lorenzo era a fianco a me. Adesso che le luci erano ferme e non più psichedeliche potevo osservarlo bene e mi sembrava ancor più affascinante.
<< Yasmine è incorreggibile. Non capisco come fa a comportarsi così >>.
<< Beh mio fratello Christian non è da meno >>.
E ci sorridemmo. Aveva uno splendido sorriso.
Mannaggia avrei dovuto mettermi lo stesso un vestito!
E magari truccarmi anche meglio!
Ci fu un silenzio. Ero imbarazzata. A differenza di Yasmine ero sempre stata molto timida con i ragazzi. Le mie conquiste erano pari a uno ovvero il mio recente ex fidanzato che dopo cinque anni mi aveva lasciato per un'altra con cui stava da tre. Praticamente era stato un ménage à trois senza il mio permesso. Scossi la testa, non era il momento di pensare a quello stronzo di Marco.
<< A cosa stai pensando? >> mi domandò Lorenzo.
<< Non mi sento molto a mio agio in queste feste, specialmente se non conosco il padrone di casa >> e trattenni a stento una risata.
<< Se vuoi te lo faccio conoscere, è un mio amico >> indicò un punto all’interno della casa dove vidi due corpi intrecciati alle prese con un bacio mozzafiato << Beh al momento direi che è occupato >> constatò divertito.
<< Allora non disturbiamolo >> asserii.
<< Che lavoro fai? >>
<< Lavoro alla pasticcieria francese La Ganache quella in centro, la conosci? >>
Un lampo passò nei suoi occhi. << Ah sì, la conosco però non ci vado molto di frequente >>.
<< E’ piena di gente snob che solo perché è ricca si sente migliore di una cameriera, anche questo posto ne è pieno tu non credi? >>
<< Già. E perché allora sei qui? >>
<< Yasmine mi ha costretta a venire >>
<< Lei non la pensa come te? >>
<< A nessuno importa se Yasmine è una cameriera, è troppo bella >>.
<< A nessuno importerebbe che tu fai la cameriera >>.
Era forse un complimento quello? Mi sentii arrossire mentre gli sorridevo.
<< E tu che lavoro fai? >>
<< Sono nel campo delle pubbliche relazioni >>.
<< Ah sei un PR >>
<< Sì più o meno >> rispose lui. Non feci caso al suo tono evasivo.
Yasmine e Christian ci raggiunsero in balcone. Lui aveva il braccio sulle spalle della mia amica che rideva deliziata.
<< Ehi Lollo eccoti qui! >> urlò Christian << Ti ho cercato dappertutto >>.
Lorenzo alzò gli occhi al cielo per quell’appellativo. << Anche se sono più vecchio di te questo non vuol dire che io sia già sordo >>
Christian sbottò a ridere. << Fratellone, con Yasmine andiamo al Quadrati. Volete venire? >>
Guardai la mia amica contrariata. << Sono già le due Yasmine! >>.
<< Oh andiamo Lia! >>
<< No Yasmine, sono stanca! >>
<< Dai mi serve la macchina! Christian ha la moto e non posso andarci con questo vestito! >>.
Indicò il mini abito bianco dalla sfumatura dorata che indossava. Se fosse andata in moto, avrebbe di sicuro provocato un incidente.
<< Facciamo che voi prendete la macchina ed io riaccompagno Lia a casa con la moto >> propose Lorenzo.
<< Davvero? >> lo guardai piacevolmente sorpresa << Nessun disturbo? >>
<< Nessun disturbo >> ripeté lui con un sorriso.
<< Perfetto allora è tutto sistemato! >> esclamò Yasmine.
Presi le chiavi della macchina e le porsi alla mia amica con un’occhiata ammonitrice. << Stai attenta altrimenti ti uccido! >>
<< Uooh aggressiva la ragazza! >> scherzò Christian.
Io e Yasmine prendemmo i nostri giacchetti e scendemmo in strada accompagnate dai due fratelli, poi con Lorenzo mi avvicinai ad una moto nera mentre gli altri due si allontanavano in direzione di dove avevo parcheggiato la macchina.
<< Tieni >>.
Lorenzo mi porse il casco e la sua giacca che cercai di rifiutare.
<< No, così sentirai freddo >>
<< Non preoccuparti, prendila >>
<< Ok! >>.
Indossai la giacca e fui invasa dal suo profumo. Era buonissimo. Sapeva di dopobarba alla menta. Cercai di annusare il suo odore senza farmi scoprire e poi indossai il casco che mi stava due volte più grande della testa.
<< Sono pronta! >>.
Avevo sempre avuto un po’ paura delle moto, ma in quel viaggio fino a casa non pensai nemmeno per un momento che stavo sfrecciando a cento chilometri all’ora sulla strada perché ero stretta a Lorenzo e i suoi addominali erano una più che piacevole distrazione.
Quando arrivammo mi aiutò a scendere e gli restituii il casco e la giacca.
<< Grazie mille >>
<< E’ stato un piacere >> mi soffiò sulle labbra.
Chissà come i nostri volti erano finiti così vicini.
Gli sorrisi: << Buonanotte! >>.
<< Buonanotte Lia >>.
Mi avvicinai al portone e mi girai per notare che era ancora lì, lo salutai con la mano e solo dopo essere entrata lo vidi ripartire.
Salii su casa che ero ancora inebriata dal suo profumo. Dopotutto era stato molto meglio uscire che passare la serata davanti alla televisione. Quando mi addormentai, sognai quegli occhi verdi. Perché non ero intraprendente come Yasmine! A questo punto avrei già avuto il suo numero di telefono. Sperai di rincontrarlo prima o poi. Tanto Yasmine diceva sempre che se è destino deve accadere.




Angolo autrici
Ciao a tutti! Siamo Cibernella e Lione94, ovvero Valentina e Chiara ed è la prima volta per entrambe che ci cimentiamo nella scrittura di una storia a quattro mani. E' stata un'esperienza molto divertente! Abbiamo tentato di creare una storia romantica e leggera con due protagonisti tanto dolci quanto timidi. Scordatevi la figura del bello e dannato perché Lorenzo è tutt'altro, quel ruolo è stato lasciato al fratello Christian :)

In questo capitolo i nostri due protagonisti si sono incontrati, nel prossimo li conosceremo meglio e poi inizierà la loro storia d'amore <3
Il punto di vista di Cecilia sarà scritto da Chiara mentre il punto di vista di Lorenzo da Valentina.
Speriamo che la nostra storia vi incuriosisca e che seguirete le vicende dei nostri personaggi ;)

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Capitolo 2
*** Ritratto di famiglia ***


2. Ritratto di famiglia



Pov Lia
Mi svegliai che erano le undici e mezza del mattino. La casa era deserta. Yasmine doveva essere tornata dato che le chiavi della macchina erano al loro posto ma non c’era. Avrei voluto continuare a dormire tutto il giorno ma dovevo andare a casa dei miei per festeggiare il compleanno di nonno Massimo. Compiva ottant’anni e non potevo assolutamente mancare. Mi vestii velocemente e quando entrai in macchina, indossai le cuffiette dell’auricolare del cellulare e chiamai la mia miglior amica. Non rispose e mi ricordai che oggi era alla pasticcieria. Le avevo chiesto appunto di scambiarci i turni per il compleanno di mio nonno.

Per fortuna non c’era tanto traffico e arrivai in poco tempo davanti casa dei miei. Feci due volte il giro della strada per trovare parcheggio e dopo una serie interminabile di improperi finalmente riuscii a parcheggiare.
Mi incamminai verso casa osservando la palazzina marrone dove avevo abitato per quindici anni. Si trovava nella periferia di Roma. Prima abitavamo in centro in una piccola casa. Ma questo era stato quando i miei genitori avevano solo due figli, mio fratello Adriano e me. Poi la nonna era morta e avevamo deciso di prendere con noi nonno Massimo e la casa aveva cominciato ad essere un po’ stretta. Quando erano arrivate le due gemelle, i miei avevano deciso che era impossibile continuare a vivere in uno spazio troppo ristretto e avevano comprato una grande casa in un nuovo quartiere. Mio padre ne aveva un po’ sofferto dato che si era allontanato molto dal suo lavoro ma le case del centro erano state inavvicinabili in quanto a prezzi.
Percorsi il vialetto e mi avvicinai al portone.
Valerio Callisti
Azzurra De Felicis
Feci un sospiro e suonai al citofono.
<< Chi è? >> rispose una voce femminile.
<< Mamma sono io >>
<< Oh è la mia Cecilia! >> la sentii urlare.
Una signora col cane che passava di lì si voltò a guardare la fonte dell’urlo.
Mia madre non aveva mai capito che al citofono bisognava limitarsi ad aprire invece di attaccare delle chiacchierate infinite.
<< E’ arrivata Cecilia! >>
<< Mamma mi apri o mi lasci qua sotto? >>
<< Oh sì giusto >>.
Il portone finalmente si aprì e mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo.
Quando entrai dentro casa fui subito stordita dalla confusione che vi regnava. Ogni volta mi scordavo quando chiassosa potesse essere la mia famiglia. Fui accolta dall’abbraccio stritola costole di mia madre.
<< Mamma ogni volta tenti di ammazzarmi! >> mi lamentai senza fiato.
<< Scusa scusa! >>.
Mi liberò dalla sua stretta e osservai che era nella sua solita tenuta della domenica. Ovvero grembiule e mestolo alla mano. Nel salone il grande tavolo era stato apparecchiato col servizio di Natale, mia madre aveva un solo servizio che fosse così numeroso. Contai i posti.
<< Viene anche Adriano? >>
<< Ma certo, con moglie e prole al seguito! >> mi rispose mamma tutta entusiasta.
Salutai mio padre che era alle prese con il computer e mi avvicinai al nonno che era seduto sul divano. Lo salutai con un bacio.
<< Buon compleanno nonno! >>
<< Che? >>
<< BUON COMPLEANNO! >> strillai.
<< Oh grazie Flaminia >>.
Nonno Massimo per i suoi ottant’anni era un nonnetto abbastanza sprint, molto secco, dalla barbetta e i folti capelli bianchi. Era sempre stato molto attivo, solo cinque anni prima aveva dovuto smettere di praticare il suo sport preferito, ovvero il ciclismo, a causa di una caduta. Adesso era costretto a camminare con il bastone ma non si perdeva per niente d’animo. Il suo unico difetto era che con la vecchiaia era diventato sordo e si rifiutava di mettere l’apparecchio per l’udito perché affermava di sentirci benissimo. Per quanto riguarda la sua tendenza a confondere i nomi, non è che fosse malato di alzheimer, ma semplicemente li confondeva dato che nella mia famiglia avevamo tutti gli stessi appellativi. Gli unici che non sbagliava erano quelli degli affini, sempre che non fossero nomi romani.
<< Ho portato il tuo dolce preferito! >>
<< Ti sei fatta male a un dito? >>
<< IL TUO DOLCE PREFERITO. L’HO PORTATO! >>
A parlare con il nonno si rischiava il mal di gola.
Nonno Massimo sorrise e mi pizzicò una guancia.
<< Brava la mia nipotina Lavinia! >>
<< Ahi ahi nonno! >>
Ma perché i miei parenti dovevano essere sempre una tortura? Sia fisica che mentale!
Mi liberai dalla sua stretta e mi diressi verso la camera delle mie sorelle da dove sentii provenire delle urla.
<< Aaaah! Ridammela! >>.
Mi affacciai dalla porta per vedere le due gemelle in preda ad una lotta furiosa sul letto. Cornelia aveva tra le mani un maglioncino celeste che Lucilla cercava di strapparle. Scontro all’ultimo sangue tra due diciassettenni.
<< Ragazze? >>
Fui completamente ignorata.
<< Cornuta ridammela! >> strillo Lucilla tirando i capelli della gemella.
<< LUCILLA! >> ecco che era arrivata anche mia madre. Aveva le mani sui fianchi e in una continuava a tenere il mestolo che adesso brandiva in modo minaccioso. Modalità sergente On. << Non chiamare tua sorella così >>
<< Ma è il suo nome! Corn… uta!!! >>
Cornelia cercò di darle un pugno ma Lucilla fu abile a scansarsi.
<< CORNELIA! >> strillò mia madre mettendosi in mezzo alle due furie.
<< Ma mammaaaa! >> protestò Cornelia.
<< Mi dite perché vi state comportando come due animali? >>
<< Mamma Cornuta… >> e lì Lucilla schivò un manrovescio di mia madre << Non vuole darmi il mio maglioncino! >>.
<< Cornelia restituiscile il maglioncino! Ne hai tantissimi! >>
<< Sì ma mi serve proprio questo! >>
Mamma le lanciò una terribile occhiata ammonitrice. << Cornelia! >>.
<< Uffaaaa! >>.
Cornelia lanciò con malagrazia il maglioncino in faccia alla gemella che soddisfatta lo indossò. Erano molto simili nell’aspetto, dato che erano omozigote, e anche nel carattere. Per questo passavano ogni momento a scannarsi ma erano legatissime. Quasi ero gelosa del loro legame così speciale.
<< Dai Corny dopo mi fai vedere che colore indosserai e ti faccio un bel trucco >> dissi per stemperare l’atmosfera.
<< Anche a me! >> s’intromise Lucilla.
Mamma alzò gli occhi al cielo mentre le sue due figlie ricominciavano l’ennesimo litigio.
Suonarono alla porta e corsi ad aprire. Abbracciai il mio fratellone Adriano. Non lo vedevo tanto spesso. Era sposato con Lorella e avevano una figlia di due anni, Claudia. Ovviamente mio fratello aveva seguito la tradizione di famiglia facendo confondere il nonno anche coi bisnipoti.
<< Oh adesso che siete arrivati tutti, possiamo iniziare! >> esclamò mia madre entusiasta portando a tavola un bel tegame di lasagne.
Iniziammo mangiare. La mia famiglia era così caotica e rumorosa. Assomigliavamo tanto alla famiglia Portokalos del film “Il mio grosso e grasso matrimonio greco”. La mia grossa e grassa famiglia romana.
La conversazione era tranquilla e rilassata finché mio padre non ruppe l’atmosfera.
<< Allora Cecilia hai trovato un nuovo lavoro? >>
Oh no, ancora!
<< Valerio adesso non ricominciare! >> lo ammonì mamma con un’occhiataccia delle sue.
<< Sì papà, ma se devo lavorare in una grossa azienda come segretaria con uno stipendio più basso di quello della pasticcieria preferisco continuare a lavorare a La Ganache >>.
<< Lo sapevo che quella laurea non ti sarebbe servita a nulla >> sospirò mio padre.
Non si era mai rassegnato che mi fossi laureata in Filosofia. Diceva che era una laurea inutile, ma io non mi ero mai pentita della mia scelta. Ero davvero contenta di aver seguito la mia passione.
<< Adesso dobbiamo riprendere questo discorso? >> domandai scocciata.
<< Ma io sono solo preoccupato per te! >> ribatté mio padre infervorandosi.
<< Papà non sono ancora per strada! >> esclamai arrabbiata.
<< E chi lo dice che tu non ci finisca? >>
<< Valerio adesso basta! >> intervenne mia madre con tono autoritario che non ammetteva regole.
<< Ma Azzurra…! >>.
Intervenne mio fratello Adriano a calmare le acque: << Papà Lia non potrà mai finire per strada perché noi ci saremo sempre per lei >>.
Mio padre finalmente si tranquillizzò. Ascoltava sempre Adriano. Il suo saggio figlio laureato in giurisprudenza e affermato avvocato.
Gli mormorai un grazie.
Il clima si rasserenò. Cercai di calmarmi. Sapevo che mio padre era solo preoccupato, ma a volte era così esasperante! Poggiai il volto su una mano sospirando mentre masticavo lentamente un boccone di lasagna e ascoltavo le avventure amorose delle mie due sorelle.
Chissà Lorenzo che cosa stava facendo…



Pov Lorenzo
Scesi dalla macchina sovrappensiero.
Tutta la domenica non avevo fatto altro che pensare a lei.
Lo dovevo ammettere quella ragazza di sabato sera era davvero carina… certo la sua amica era davvero particolare, giusto a mio fratello poteva piacere!
Tolto qualche momento d’imbarazzo alla fine la serata non è andata poi tanto male.
Lia si era dimostrata avere un cervello e di usarlo, cosa abbastanza rara ultimamente.
Entrai nel portone e superai l’androne salutando distrattamente il portiere Giovanni.
Ascensore fuori uso.
Perfetto, adesso dovevo solo salire dieci piani a piedi… non desideravo altro!
Ma come poteva un ascensore ultra tecnologico rompersi?
Mi tolsi la giacca e iniziai la mia scalata, a farmi compagnia il pensiero di non essere stato poi così sincero con Lia. Forse quello che provavo era un po’ di rimorso perché avevo trovato una persona “normale” con la quale ero stato bene, ma ero stato un po’ troppo evasivo.
Fino ad oggi avevo avuto solo ragazze che in realtà avevano amato i miei soldi, la mia auto e la mia casa. Niente di serio. Niente di così coinvolgente. Non che volessi accasarmi a tutti i costi.
Però avrei voluto approfondire la conoscenza con Lia. Era la prima persona che si era interessata a me e non ai miei soldi. Era un’idea piacevole. Forse era stato proprio per questo che non avevo parlato di me, del mio lavoro, della mia famiglia e di tutto ciò che mi circondava.
Dovevo rincontrarla assolutamente e soprattutto parlarle… Ma perché non le avevo chiesto il numero di telefono? Che stupido! Ma quegli occhi mi avevano incantato!
Ancora al quarto piano…
Sbuffai.
Che palle…
Finalmente arrivato al decimo piano incontrai sulla porta di casa Clara, la nostra domestica che finite le pulizie di casa stava ritornando in villa.
Beh sì, avevo una domestica. Una delle brillanti idee di mia madre. Dopo aver preso la decisione di andare a vivere da solo mi aveva praticamente costretto ad avere una persona che riordinava la casa, cucinava, lavava, stirava.
Ero riuscito a patteggiare per sole tre ore al giorno, ed era stato un vero miracolo!
Fortunatamente Clara era molto discreta, aveva l’età di mia madre, in pratica ero cresciuto con lei. Mi voleva bene come un figlio. Avevo sempre ammirato la sua pazienza soprattutto perché non si era mai ribellata agli ordini di mia madre… in fin dei conti, devo essere sincero, era un po’ come me. Mi ero abituato alla sua presenza e alla fine ero stato felice che pensasse lei alla casa, anche perché da quando mio fratello Christian era venuto a vivere con me qui era sempre un casino.
Quando vivevo solo la casa, anche se sempre un loft, era sicuramente più sobria ma da quando era arrivato mio fratello nel giro di un mese mi ero ritrovato installato una vasca idromassaggio matrimoniale con tanto di dolby surround (che ancora non ho mai avuto il coraggio di usare) e un mega maxi schermo in salotto che secondo me era troppo grande ma come diceva lui: “Ha l’effetto cinema incorporato!”.
Da quel giorno ho deciso di non lasciargli più la mia carta di credito!
Nonostante avessi un fratello del genere, non potevo lasciarlo da solo e l’ho invitato a venire a vivere qui, anche perché la casa era troppo grande solo per me e molte sere mi sono sentito solo. Lui ha sempre avuto un carattere ribelle e non è mai andato d’accordo con la mamma; negli ultimi mesi vissuti alla villa le litigate erano molto frequenti e da quando papà era morto le cose erano ancor più peggiorate. Ho sempre avuto l’impressione che mio fratello e mia madre andassero d’accordo solo perché temevano l’ira mio padre. Per lui era molto importante tenere unita la famiglia.
Dopo l'esame di maturità di Christian c’era stato l’evento scatenante. Era successo una sera durante la cena, quando mia madre aveva insistito per parlare del suo futuro.
<< Che devo fare? L’università? >> aveva gridato con gli occhi fuori dalle orbite alla proposta di mia madre di trasferirsi a Milano per frequentare una prestigiosa università << Preferisco fare il barista o il cameriere ma io i libri non li tocco più >> e così era stato…
Diseredato da mia madre e cacciato da casa adesso lavorava in una pizzeria ma viveva con me perché era pur  sempre mio fratello.
Arrivai all’ultimo piano ed entrai in casa con un po’ di fiatone. Sarei dovuto tornare a fare sport ma non c’era tempo con il lavoro. Lavorare in ambasciata era molto appagante e dopo tanti studi finalmente potevo svolgere il lavoro che avevo sempre desiderato fare. Con la posizione prestigiosa della mia famiglia non era stato difficile farmi assumere, ma c’era da dire che comunque, anche se potevo sembrare un giovincello viziato, avevo studiato sodo e sapevo svolgere il mio lavoro con molta cura e dedizione. L’orario era molto flessibile, ma le giornate erano sempre piene e passavano molto velocemente tra riunioni e incontri con altri ambasciatori. Stranamente oggi era una di quelle giornate che invece ero già libero ed erano solo le due del pomeriggio, dovevo solo fare una videoconferenza con Strasburgo in serata. Di solito il lunedì era il giorno più impegnativo.
Sentii vibrare il cellulare.

Era la solita chiamata di mia madre per controllare se era tutto apposto. Mia madre era una donna che doveva sempre avere la situazione sotto controllo e si informava assiduamente del mio lavoro in ambasciata.
<< Buongiorno mamma! Sono appena tornato a casa, Clara sta tornando alla villa ed io ho terminato in ambasciata… una mezza giornata libera… >> dissi io velocemente senza riprendere fiato, prima di sentire il solito monotono interrogatorio.
<< Ciao tesoro della mamma! Mi sembri un po’ sgarbato oggi, forse sei stanco? Se è così lo sai che puoi prenderti qualche giorno di vacanza quando vuoi! Ci penso io in ambasciata sai che puoi stare tranquillo! >> disse mia madre con tono sempre troppo apprensivo.
Era incorreggibile! Ormai avevo imparato a non dare molto peso a quello che diceva, ma senza ombra di dubbio era la donna più opprimente che avessi mai conosciuto… però, che volete farci, era pur sempre mia madre.
<< Grazie mamma, tranquilla non ti preoccupare sto bene >> dissi cercando di non alimentare ancora i suoi sospetti infondati. Era capace di inventare di tutto. Già la mente di una donna era complicata, quella di mia madre poi era talmente complessa che avevo rinunciato a capirci qualcosa.
<< Che stai facendo? >>
<< Mi rilasso un po’ davanti la tv >> dissi io mentre mi sedevo sul divano e mi toglievo le scarpe.
<< Va bene, hai mangiato? Clara deve averti preparato la cena, se non hai pranzato riscaldati qualcosa, oppure se vuoi faccio tornare Clara per cucinarti qualcosa di buono, tanto qui in villa ci sono altre cameriere >>.
Mio Dio, basta! Spegnete questa donna!
<< Non ti preoccupare ho già pranzato >> bugia ma dovevo sopravvivere << Mamma ti saluto ci sentiamo domani, buon pomeriggio! >> tanto sapevo con certezza che prima di cena avrebbe chiamato almeno una volta.
<< Un bacio tesoro >> e finalmente riagganciò.
Per fortuna si era tolta dalla testa la storia di farmi sposare la figlia dell’ambasciatrice di Amburgo, una bella ragazza senza dubbio alta, bionda, magra ma senza cervello, veramente imbarazzante, il solo pensiero di quella cena di qualche mese fa in cui avevano cercato di farci mettere insieme mi faceva rabbrividire.
Ci misi ben cinque minuti per accendere la televisione. Era un processo complicato dato che aveva addirittura tre telecomandi, uno per la tv, uno per il decoder Sky e l’altro per regolare il suono delle casse. Queste erano le idee di mio fratello.
Era tantissimo tempo che non facevo zapping, mi era sempre piaciuto... ormai c’erano più di centocinquanta canali, c’era l’imbarazzo della scelta. Mi soffermai a guardare un programma su come si preparano i dolci… mmm buonissimi
<< Oddio, ma quella è Lia!? >>
Avevo visto Lia o una tizia che le assomigliava. Il filmato continuava e un pasticciere dall’accento palesemente francese illustrava i trucchi per far freddare bene i cioccolatini e a concludere il video una panoramica sul negozio de La Ganache e due cameriere che offrivano un vassoio di cioccolatini perfetti.
<< Ma quella è davvero Lia! E quella è la pazza che si è rimorchiata mio fratello! >>.
Adesso iniziavo anche a parlare da solo…
Lia in televisione era ancora più bella!
Dovevo incontrarla di nuovo, ma come? Se fossi stato più sveglio e non il solito rincoglionito le avrei chiesto il numero di telefono. Chissà lei com’era stata con me l’altra sera… dovevo incontrarla ma chiedere a mio fratello il numero di Lia tramite la pazza che si era rimorchiato era fuori discussione. Non conoscevo i suoi orari e tanto meno i posti che frequentava. Sapevo dove abitava ma presentarsi direttamente a casa sua mi avrebbe fatto risultare un po’ maniaco. Non avevo altra scelta dovevo presentarmi al negozio.




Angolo autrici:
Ciao a tutti! Eccoci con il secondo capitolo della nostra ff :) E' un capitolo di passaggio dove abbiamo cercato di caratterizzare un po' i nostri due protagonisti. Qui li vediamo inseriti nella loro realtà familiare, sono molto diversi vero? Nel prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia quindi continuate a seguirci! ;) Attendiamo i vostri commenti!
Al prossimo aggiornamento! Valentina e Chiara


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Capitolo 3
*** Inizi ***


3. Inizi



Pov Lia
Io odio il lunedì mattina.
Lo odio, lo odio, lo odio, lo odio, lo odio!
Penso che fosse solo l’odio quello che mi teneva in forze per correre come una matta verso la pasticceria. La sveglia non aveva suonato. O forse l’aveva fatto ma io non l’avevo sentita.
Ero in ritardo e non era mai saggio arrivarci. Mi sarei dovuta sorbire la ramanzina di Sara, il mio capo. Già una volta mi era successo ed era durata per più di mezz’ora, alla fine poi quella iena mi aveva costretto a rimanere un’ora in più dopo la chiusura per pulire il locale.
Iena, iena, iena!
Per fortuna ero quasi arrivata altrimenti altri dieci minuti di corsa così e mi avrebbe ceduto la milza.
Svoltai l’angolo e intravidi una figura bionda entrare nel negozio.
No, no, no!
Accelerai il passo ignorando le fitte di protesta che sentii provenire dalle gambe e mi tuffai sulla porta prima che Sara potesse richiuderla.
<< Buongiorno! >> ansimai poggiando le mani sulle ginocchia.
Lei mi lanciò uno sguardo sprezzante. << Sei in ritardo >>.
Rantolai un “no”.
<< Un’altra volta >> continuò lei.
<< Guarda che se Lia è in ritardo anche tu lo sei dato che siete arrivate nello stesso momento >> intervenne Yasmine.
Era già vestita con la divisa della pasticceria. Quella mattina aveva aperto lei, per questo era arrivata prima; altrimenti, di solito, andavamo sempre insieme al lavoro.
Sara le lanciò un’occhiataccia. Non sopportava Yasmine perché era l’unica che avesse il coraggio di tenerle testa.
<< Io non sono mai in ritardo >>.
Si allontanò verso il retro del locale mentre Yasmine faceva un gestaccio alle sue spalle.
Sara era la figlia del proprietario de La Ganache. Il signor Pierre Bertrand era un uomo affabile e cordiale, tutto il contrario della figlia. All’inizio avevo lavorato per lui ma poi aveva fatto cambio con la figlia che dirigeva l’altra pasticceria dalla parte opposta della città e adesso era qualche mese che eravamo tiranneggiati da Sara. Era una donna di trentacinque anni dal fisico snello e la puzza sotto il naso, proprio come la maggior parte dei clienti della pasticceria. Vestiva sempre firmato e i suoi capelli biondi sempre in piega e il suo volto perfettamente truccato le conferivano un aspetto radioso. Esattamente come le mie occhiaie mi facevano assomigliare ad un panda/vampiro. Per fortuna si occupava dell’amministrazione del negozio, quindi solitamente lavorava nel suo ufficio nel retro. Le rare volte che usciva per controllarci erano un incubo. Era una vera rompiscatole! Yasmine l’aveva soprannominata Adolfa per la sua tirannia.
Indossai la mia divisa e mi diressi al bancone, dove già c’era sistemato Giacomo.
<< Buongiorno >>.
<< Mmm >>.
Anche lui soffriva della sindrome "zombie del lunedì mattina".
Arrivarono i primi clienti per la colazione e iniziammo a lavorare. Yasmine serviva ai tavoli. Non ero ancora riuscita a farmi raccontare com’era andata la sua serata con Christian. Ma oggi non mi sarebbe sfuggita.
Quando si avvicinò per dirmi un’ordinazione ne approfittai.
<< Allora? >>
<< Cosa? >>
<< Com’è andata con Christian? >>
Prese un caffè e lo portò ad un tavolo, poi tornò con un sorriso malizioso sulle labbra.
<< Daaai racconta! >> esclamai.
<< Che cos’è successo? >> domandò Giacomo.
<< Yasmine ha abbordato un nuovo ragazzo sabato sera >> gli spiegai.
Gli occhi di Giacomo s’illuminarono.
<< Ci devi raccontare tutto, mia cara! >> esclamò eccitato. << Com’era? >>
<< Un figo da paura! >> rispose Yasmine.
<< Uuuh! >> le fece eco Giacomo.
Era un ragazzo davvero esuberante. Era gay e non si vergognava del suo essere. Era forte e non si faceva mettere sotto da nessuno. Aveva i capelli neri, gli occhi scuri e dei lineamenti fini. Era molto secco e invidiavo molto il fatto che potesse mangiare come un maiale senza ingrassare. Era un bel ragazzo, se non avessi saputo fin da subito che non s’interessava alle ragazze, ci avrei fatto un pensierino.
Yasmine prese due croissant e tornò con delle tazze vuote che poggiò sul balcone.
<< Comunque è andata benissimo >>
<< Siete stati insieme? >> le domandai.
<< Nella tua macchina >>
<< Bleah Yasmine che schifo! >>
<< Che panterona! >> rise Giacomo << E com’è andata? >>
<< Oh benissimo! >>
<< Lo rivedrai? >> le domandai.
Lei si allisciò la divisa, assumendo un’espressione pensosa. << Mah non so >>.
La guardai scuotendo la testa. Non sarebbe mai cambiata.
<< Che cosa state facendo?! >>
Un sibilo dietro di noi ci fece sobbalzare. Ci girammo per vedere Sara che ci fulminava con gli occhi. << Smettetela di chiacchierare e tornate a lavorare o vi licenzio a tutti e tre! >> mormorò concitata mentre nel frattempo faceva un sorriso tiratissimo per non farsi vedere contrariata dai clienti. Era inquietante.
<< Senti Lia facciamo cambio, servi tu ai tavoli ed io sto al bancone. Sono stanchissima >>
<< Chissà perché! >> insinuò Giacomo malizioso.
<< Zitto tu! >>
Acconsentii: << D’accordo >>.
Iniziai a servire ai tavoli finché non riconobbi una voce familiare che mi chiamò.
<< Buongiorno Cecilia! >>
<< Eccomi signora Belli! >>
<< Quante volte devo dirti di chiamarmi Ramona? >>
Mi avvicinai al tavolo all’angolo della sala dove c’era seduta l’anziana signora Ramona. Era una donna di settant’anni e passa. Veniva ogni giorno alla pasticceria da quando suo marito non c’era più. Diceva che quello era il suo posto preferito perché era là che si erano incontrati. Ogni volta che mi raccontava quella storia me la immaginavo vestita nei suoi abiti alla moda anni cinquanta, con quei capellini che ancora amava indossare. Doveva essere stata una bella donna. Anche oggi continuava a conservare il suo fascino. Era alta, dai capelli bianchi cotonati e ogni giorno indossava un vestito diverso. Al collo aveva sempre una collana di perle, regalata dal suo amato marito.
Adoravo la signora Belli. Era così simpatica e gentile, una delle poche persone così che si potevano incontrare alla pasticceria La Ganache. Non aveva figli e per questo mi rincuorava tenerle compagnia.
<< Cosa ti porto Ramona? >>
<< Il solito >> e mi fece l’occhiolino.
Presi una fetta di torta al limone e preparai una spremuta d’arancia.
Mentre servivo la dolce Ramona vidi una signora abbigliata di tutto punto entrare nel negozio. Era accompagnata da una donna della sua stessa età che vicino a lei stonava per gli abiti più grossolani. Quando le spostò la sedia per farla sedere, capii che doveva essere alle sue dipendenza. Oddio, davvero esistevano ancora persone così?
Mi avvicinai mentre parlavano.
<< Ha bisogno di qualcos’altro signora Anita? >>
<< No, grazie Clara. Puoi aspettarmi in macchina >>.
Osservai la donna allontanarsi e quando mi girai di nuovo verso la donna vicino a me notai che mi stava guardando, anzi trafiggendo con lo sguardo.
<< Allora dorme o mi porta il mio tea al mirtillo con un croissant alla crema? >> disse infastidita.
<< Sì, mi scusi signora >>.
Ma tu guarda questa!
Mi avvicinai al balcone per dire l’ordinazione a Yasmine.
<< Un tea al mirtillo e un croissant alla crema per la regina di Francia >> borbottai indispettita.
Yasmine ridacchiò. << Non prendertela Lia, qui sono tutte così >>.
Quando il tea fu pronto, misi tutto in un vassoio e ritornai dalla donna snob.
La sentii parlare al telefono.
<< Ciao tesoro della mamma! Mi sembri un po’ sgarbato oggi, forse sei stanco? Se è così lo sai che puoi prenderti qualche giorno di vacanza quando vuoi! Ci penso io in ambasciata sai che puoi stare tranquillo! >>
Sistemai il tea nella tazza.
Dalla sua conversazione capii che il figlio doveva essere qualcuno d’importante.
Con una madre come quella non mi riusciva difficile immaginare che tipo dovesse essere il figlio.
La donna mi fece gesto di allontanarmi e mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo.
Volevano sempre essere serviti, ma come dicevano loro.
Quando finì tornai per portarle il conto e portare via il vassoio.
<< Ragazza mia, come sei sgraziata! >> mi rimproverò lasciando i soldi sul tavolo.
La fulminai con lo sguardo mentre usciva dal negozio.
Per fortuna era quasi l’ora della pausa pranzo.



Pov Lorenzo
Non erano nemmeno le tre del pomeriggio e decisi di uscire, inutile stare ancora sul divano a pensare a come fare per rincontrare Lia. Mi incamminai verso il centro, diretto alla pasticceria. Il negozio non era molto lontano da dove abitavo.
A pochi passi dalla pasticceria squillò il cellulare.
Se è mia madre, giuro che butto il telefono! Pensai.
Numero sconosciuto.
<< Pronto? >> dissi;
<< Salve sono l’ambasciatore Powoski, volevo parlarle della videoconferenza che si terrà questa sera >> disse una voce roca dall’accento russo.
<< Buonasera ambasciatore! Le dispiace se la richiamo più tardi? In questo momento sono in riunione >>.
Adesso non era proprio il momento di pensare al lavoro.
Senza rendermene conto ero arrivato a La Ganache.
<< Oh mi scusi se l’ho disturbata ambasciatore. La richiamerò tra poco, arrivederci! >> fece il russo e attaccò.
<< In riunione? In quanto a balle sei fenomenale, le sai raccontare bene! >> fece una voce dietro di me.
Mi girai e vidi la tipa pazza amica di mio fratello che stava servendo dolcetti ad una coppia di giovani seduti ad uno dei tavolini al di fuori del negozio.
<< Ciao, Yasmine giusto? Ehm già… >>
Colpito e affondato.
<< Lia? Lia vieni un po’ qua! Guarda chi è passato a trovarci >> sentii dire a Yasmine mentre rientrava.
Vidi arrivare Lia nella sua splendida uniforme e la trovai terribilmente sexy.
<< Ciao Lorenzo! Come mai da queste parti? >> mi disse sorridendo Lia, evidentemente imbarazzata.
<< Sono passato di qui perché… sì… devo andare dal notaio che ha lo studio proprio in fondo alla strada! >> dissi un po’ titubante.
Era la prima cosa che mi era venuta in mente, speravo che non se ne accorgesse.
<< Ah, bene! Se vuoi, puoi entrare per un caffè >> disse Lia arrossendo in viso.
Era dolcissima.
<< Volentieri, grazie! >> dissi.
<< In questo momento c’è pochissima gente e ne approfitto per un momento di pausa anch’io >> disse Lia preparando due caffè e dei dolcetti.
<< Non preoccuparti controllo io Adolfa >> sentii Yasmine sussurrarle e Lia annuì.
Mi fece accomodare in un tavolino vicino al bancone perché doveva tenere d’occhio se entrava qualche cliente.
Ormai ero lì e dovevo sciogliere il ghiaccio: questa volta dovevo tornare a casa almeno con il suo numero di telefono.
<< Spero che l’altra sera tu sia stata bene! >> dissi.
<< Sì sono stata bene. Non mi aspettavo di incontrare delle persone come te e tuo fratello, insomma di solito è pieno di figli di papà che non sanno mettere due parole in fila >>.
Schietta e sincera.
<< Non puoi capire in che condizioni è tornato mio fratello! >> e iniziai a parlare di Christian e delle sue bravate; ero riuscito a rompere il ghiaccio e anche lei sembrava più rilassata.
Ma a disturbare quella lieta conversazione, una tipa dall’aria altezzosa si avvicinò come una furia al nostro tavolo e dopo avermi fatto un sorriso di circostanza chiese a Lia di parlare. Si allontanarono di qualche passo, non abbastanza per non farsi sentire.
<< Questo è troppo, Lia! Io non ti pago per riposare. Se non vuoi più lavorare qui basta dirlo! >> disse la donna a denti stretti.
<< Scusami Sara, mi sono fermata un secondo con il mio amico che stava per andare, vero Lorenzo? >> disse Lia girandosi a guardarmi.
Capii che dovevo aiutarla ad uscire da quella situazione imbarazzante per lei e guardando la donna isterica improvvisai: << Sì certo, stavo giusto andando. Ero passato solo per un saluto veloce. Sara, giusto? >>
<< Sara Bertrand >> rispose lei pronunciando orgogliosa il suo nome << Sono la figlia del proprietario >>.
<< Piacere, io sono Lorenzo. Ho sentito parlare molto bene di questo locale dal mio avvocato e dal mio notaio. Entrambi sono assidui clienti della pasticceria. Elogiano sia la buona cucina sia la gentilezza del personale e devo dire che hanno ragione! >> terminai cercando di calmarla per evitare che continuasse la sua inutile sfuriata verso Lia. Ad alcune donne certe volte bastava veramente poco per farle cambiare umore e, infatti, Sara Bertrand confermò il mio pensiero: mi guardò lusingata e con un gran sorriso.
<< Beh, sì certo… sono contenta di essere conosciuta nell’alta società! Prego può rimanere non c’è fretta! >>
Ops… mi stava forse facendo gli occhi dolci?
… E adesso come ne uscivo?
Fortunatamente Sara fu costretta a tornare nel suo ufficio per una chiamata importante e Lia disse: << Grazie Lorenzo per il tentativo di aiutarmi e scusami ma ho una capa completamente pazza >> alzò gli occhi al cielo. La trovai estremamente buffa e carina.
<< Che ne dici se la prossima volta ci vediamo fuori dalla pasticcieria? Sai per evitare altre sfuriate >> dissi, mi ero buttato e fortunatamente Lia non tardò a rispondere: << Volentieri >> disse un po’ arrossita.
<< Bene allora lasciami il numero così ci sentiamo con più calma >> dissi mostrando molta disinvoltura.
Notai che Sara stava tornando in sala così Lia prese velocemente un tovagliolino di carta, scrisse il suo numero e me lo diede.
<< Tieni, adesso vai che sta tornando così eviterai di farti mettere in qualche situazione imbarazzante >> disse un po’ arrossendo un po’ ridacchiando.
C’ero riuscito!
Presi il pezzettino di carta. Avrei voluto sbandierarlo al vento e gridare come un bambino a cui hanno regalato il suo giocattolo preferito, ma mi limitai a fare un sorriso e preso dall’euforia le feci l’occhiolino.
<< Ok, grazie Lia! >>.
Lei mi sorrise e prima che uscissi dalla pasticcieria la sentii dire sottovoce: << Grazie a te! >>.
C’ero riuscito, ancora non ci credevo!
Memorizzai subito il numero di Lia sul cellulare e misi il fazzolettino di carta nel portafoglio.
Adesso dovevo pensare a dove portarla…
Vibrò il cellulare e guardai chi era. Cavoli ero proprio nei guai! Era di nuovo l’ambasciatore per la videoconferenza! Chiamai un taxi per tornare subito a casa.





Angolo autrici:
Ecco il terzo capitolo! Finalmente i nostri protagonisti si sono scambiati il numero :) Che ne dite della pasticceria dove lavora Lia? Ci sono molti nuovi personaggi. Indovinate un po' chi è la "gentile" signora che ha incontrato... ma sì è proprio la madre di Lorenzo! Simpatica non è vero? :P
Al prossimo capitolo con il primo appuntamento <3
Un abbraccio, Valentina e Chiara

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Capitolo 4
*** Primo appuntamento ***


4. Primo appuntamento



Pov Lorenzo
Erano le undici di sera quando finalmente riuscii a terminare il mio lavoro. La conferenza era stata più lunga del previsto. Era sempre difficile mettere d’accordo tutti, soprattutto quando si trattava di investire dei soldi, ma ero molto bravo a persuadere le persone con le parole.
Era tardi ma sapevo che mia madre non sarebbe andata a dormire se non l’avessi chiamata. Me la immaginavo in vestaglia vicino al telefono con il suo fedele libro tra le mani in attesa di sentirmi.
<< Pronto, mamma? >>.
Ero sicuro che rispondesse lei, le domestiche di solito a quell’ora erano già a riposo.
<< Tesoro della mamma! Aspettavo notizie, com’è andato l’incontro? >> disse la mamma con voce bassa sicuramente per non svegliare il suo adorato gatto.
<< Bene, molto bene, è stato più difficile del solito ma ci siamo messi d’accordo sui finanziamenti e il progetto partirà tra qualche settimana >> dissi con voce soddisfatta.
<< Perfetto, non avevo dubbi! Sono fiera di te! Adesso vai a riposare. Ci sentiremo domani, se posso passo in ambasciata così mi racconti i dettagli del progetto. Buonanotte tesoro! >>.
<< Buonanotte mamma! >> e riagganciai.
Mi stesi sul letto e mi stropicciai gli occhi dalla stanchezza.
No, mi ero completamente dimenticato di chiamare Lia!
Ci voleva una bella figuraccia tanto per cominciare.
Ero interessato a lei, però ancora non sapevo fino in fondo quanto potevo sbilanciarmi perché non sapevo cosa lei provasse per me. D’altronde era sempre stato complicato capire le donne. Dovevo assolutamente uscire con quella ragazza, anche perché non la vedevo solo da poche ore e mi sembrava già troppo tempo! Che strano!
Lia era davvero carina, anzi era tremendamente sexy senza rendersene conto.
Accidenti, ero talmente in astinenza da non essere nemmeno più in grado di ragionare con la testa?! Era da molto tempo che non sentivo un’attrazione fisica come quella! Sì, era già qualche mese che non andavo a letto con una ragazza però mai con nessuna mi ero sentito così.
Optai per mandarle un messaggio su WhatsApp perché non mi sembrava il caso di chiamare a quell’ora.
Scrissi e cancellai il messaggio un’infinità di volte e alla fine mi decisi:
Ciao Lia! Ho terminato adesso con il lavoro. Avrei voluto chiamarti ma è troppo tardi e non vorrei disturbare… magari stai dormendo! Che ne dici di vederci per andare al cinema? Non conosco i tuoi gusti e lascio a te la scelta del film, per me va bene tutto! Fammi sapere! Buonanotte ☺
Speravo non mi propinasse il solito film d’amore strappalacrime e nemmeno qualcosa di fantasia… ma avrei visto anche un cartone della Disney pur di star con lei!
Mi rispose dopo pochi minuti.
Ciao Lorenzo! Nessun disturbo, è un piacere sentirti! ☺ Per me va benissimo il cinema, c’è uno splendido film che vorrei vedere, si chiama “Come d’incanto” non so se è il tuo genere ma deve essere bellissimo. Quando andiamo?
Come d’incanto”? Incuriosito, cercai su internet la trama per vedere a cosa andavo incontro. Ecco appunto! Un film d’amore e fantasia con tanto di cartoni animati. Non credevo nemmeno esistesse un film che racchiudesse tutti e tre i generi che meno sopportavo. Pazienza, l’importante era vedere Lia.
Sì va benissimo! Ho controllato l’orario: domani se dopo il lavoro non sei stanca, ci potremmo vedere per le nove per cenare insieme e alle dieci potremmo andare al cinema. Ok?
Dopo qualche minuto mi rispose: Perfetto, passa sotto casa mia per le otto e mezzo. Ti ricordi dove abito? Via dei Tulipani 120. Buonanotte! ☺
Evviva, avevo un appuntamento con Lia! Adesso potevo andare a dormire soddisfatto.
A domani, buonanotte! ☺

L’indomani mi svegliai pieno di energie e con un gran sorriso. Feci colazione fischiettando e anche Christian si accorse del mio buon umore.
<< Ehi fratellone per caso hai trombato ieri sera? No, perché sono mesi che non ti vedevo sorridere di prima mattina >> disse tra le risate.
<< Sei un cretino >> risposi immediatamente.
<< Ah siamo suscettibile, eh? Non è che per caso se vado di là, trovo una bella donna nuda nel tuo letto? >> disse Christian sporgendosi oltre il tavolo per guardare la mia camera da letto.
Avevo un fratello completamente scemo.
<< Nemmeno ti sei svegliato e già dici stronzate? Buongiorno almeno! >> dissi prendendo una ciabatta e tirandogliela addosso. Era senza speranze! Non sarebbe mai cresciuto, anche se io in quel momento non mostravo un atteggiamento tanto più maturo del suo.
Mi preparai ed andai in ambasciata.
La giornata passò lentamente.
Finalmente arrivarono le sei e andai a casa. Mi feci una bella doccia e uscii prima che tornasse mio fratello per evitare il terzo grado. Decisi di lasciargli un bigliettino così avrei evitato anche la sua chiamata: criticava sempre la mamma ma lui in certe cose era uguale.
Sono uscito. Torno tardi, non combinare guai come tuo solito! Lorenzo.

Via dei Tulipani.
Ero in largo anticipo, mancava mezz’ora all’appuntamento. Decisi di mandarle un messaggino, magari era già pronta, anche se ci credevo poco.
Ho fatto un po’ presto! Non c’era traffico quindi sono già sotto casa tua, quando hai fatto mi trovi qui.
Dieci minuti dopo arrivò la risposta.
Arrivo!

<< Eccomi! Ho fatto prima che potevo! >> disse Lia salendo in macchina quasi con il fiatone.
<< Ciao! Non volevo metterti fretta, scusami >> dissi un po’ in imbarazzo.
<< No, no, tranquillo! Allora, dove andiamo a mangiare? Non vedo l’ora di vedere il film! >> disse lei emozionata come una bambina.
Misi in moto la macchina e la portai in un ristorantino vicino al cinema molto carino, dove erano abbastanza veloci a servire la cena in modo da non rischiare di fare troppo tardi per il film.
Il breve viaggio in macchina fu molto piacevole e lei era bellissima, la macchina si era riempita del suo profumo ed io avevo già iniziato a non ragionare più con la testa. Gli ormoni avevano fatto capolino, ma era davvero troppo presto. Non volevo rischiare di rovinare tutto e soprattutto passare da maniaco. Dovevo distrarmi e pensare ad altro ma con quella scollatura era difficile… che poi non era nemmeno niente di così provocante, ero io ad essere davvero assatanato.
<< Ti faccio fare una risata! Lo sai che Sara mi ha chiesto di te? >> disse Lia con aria divertita.
<< Davvero? Ecco, ho combinato un casino! >> dissi cercando di sfoderare il sorriso più attraente che avevo.
<< Sì, ma non ti preoccupare gli ho detto che sei già impegnato così non ti disturberà più >> disse lei ridendo << Avresti dovuto vedere la sua faccia! >>.
<< Grazie! Tra poco inizia il film, che ne dici se andiamo così evitiamo la fila? >> dissi.
<< Sì dai, spero che piaccia anche a te il film! Andiamo! >> disse Lia prendendo la borsa.
Era il film più allucinante che avessi mai visto! La protagonista era una mezza svampita che parla e cantava con gli animali… veramente imbarazzante… soprattutto perché ero seduto vicino ad una famiglia con due bambine di otto, forse nove, anni che saltellavano sulla sedie tutte contente del vestito azzurro della protagonista fatto con delle tende.
…Allucinante! Quel film era davvero allucinante!
Non sapevo se ridere o piangere, però ero con Lia e neanche quella specie di film mi avrebbe smontato. Almeno quell’atmosfera mi aveva distratto dai pensieri sconci che continuavo a fare da prima.
Finalmente quella tortura era finita, l’unica cosa bella era aver stretto la mano di Lia nella mia per tutto il tempo.
<< E’ stato troppo carino! Grazie Lorenzo per avermi accompagnato, non avrei trovato nessun altro che si sarebbe sacrificato così per me! >> disse ridendo Lia.
<< Forse definirlo sacrificio è un po’ troppo >> affermai ma ad uno sguardo penetrante di Lia decisi di tirar fuori la verità: << Ok, sacrificio è azzeccato! >> ed iniziammo a ridere entrambi.
<< Dai, alla fine mi sono divertito. Vogliamo parlare della bambina seduta davanti a me che ha iniziato a strillare finché la mamma non gli ha promesso di comprargli quel vestito per carnevale?! >> dissi cercando di non essere sentito dei genitori delle bambine davanti a me mentre uscivamo.
Lia mi guardò sorridendo, e quel sorriso avrebbe fatto sciogliere chiunque.
I miei pensieri mi avevano dato tregua ma solo per due ore.
Salimmo in macchina e parlammo ancora del film e delle scene davvero troppo romantiche, anche per un’appassionata di film d’amore come Lia.
<< Ti porto a casa, ti vedo davvero stanca! Domani mattina lavori? >> chiesi sperando che non lavorasse e soprattutto che non volesse già tornare a casa.
Il tempo con lei era volato.
<< Sì grazie, vorrei tornare. Domani lavoro e devo svegliarmi presto! >> rispose Lia.
Uff, appunto!
Le strade a quell’ora erano deserte e tornammo a casa velocemente, troppo velocemente.
<< Allora spero che tu sia stata bene, io mi sono divertito >> dissi girandomi a guardarla sorridendo dopo aver accostato la macchina vicino il suo portone.
<< Anch’io mi sono divertita >> mormorò Lia sistemandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Mi sporsi per baciarla. Volevo sentire la morbidezza delle sue labbra prima di andarmene.
Una voce fuori dal finestrino ci fece sobbalzare.
<< Ciao ragazzi! >>
<< Yasmine, Greta! >> disse Lia girandosi.
Il momento era andato.
Scesi dalla macchina con Lia per salutare le sue amiche.
Non potevano trovare un momento meno adatto per rompere.
Non mi rimaneva altro che salutarle e tornare a casa.
<< Allora ciao! Io vado Lia, ci sentiamo! >>
Le salutai tutte ed entrai in macchina. Avrei potuto aggiungere qualcos’altro ma non sapevo cosa perché quelle spettatrici indesiderate avevano smontato tutti i miei discorsi e i miei piani.



Pov Lia
Salutai Lorenzo con la mano. Rimasi lì finché la macchina non girò e sparì dietro l’angolo del palazzo. Mi girai e vidi Yasmine e Greta che mi guardavano in modo strano.
<< Che c’è? >> domandai.
<< Ma chi era quel figone?! >> domandò Greta.
<< E’ Lorenzo, la nuova conquista di Lia >> le rispose Yasmine.
Greta emise un’esclamazione d’ammirazione: << Uuuh! >>.
Greta Ramini era una nostra vecchia amica del liceo, una delle poche con cui eravamo rimaste in stretto contatto. Un tempo c’era stata anche Federica, eravamo un quartetto perfetto ma Federica aveva deciso di andare a studiare a Londra e avevamo perso i contatti. Quindi eravamo rimaste in tre. Greta era una ragazza bassa e mingherlina, dai neri capelli tagliati in uno sbarazzino caschetto. Si truccava sempre molto perché diceva che senza sembrava una bambina, in effetti la sua costituzione la faceva apparire più come una sedicenne che come una ventiseienne. Dopo la laurea triennale aveva trovato subito lavoro come fisioterapista in una clinica privata. Anche lei rientrava nel progetto di vivere insieme dopo l’università ma a lavoro aveva conosciuto quello che poi sarebbe diventato il suo fidanzato e adesso convivevano insieme.
<< L’ho conosciuto a una festa sabato >> spiegai.
<< Ce l’ha un fratello? >> scherzò Greta.
Lanciai un’occhiata eloquente a Yasmine che disse: << Pure più bello! >>.
<< Ah ho capito! >> rise Greta << Nessuno resiste al fascino di Yasmine! >>.
Salimmo su casa tra le risate e invitammo pure Greta a rimanere ancora un po’ con noi.
<< E brava la nostra Lia >> disse Yasmine con un sorrisetto quando entrammo << Hai fatto davvero colpo, ti stava anche per baciare! >>
<< Se solo tu non fossi arrivata! >> sbuffai incrociando le braccia al petto.
Le due amiche risero.
<< Oh ma io l’ho fatto apposta! >> rivelò Yasmine << L’attesa aumenta il desiderio >>.
<< Che cosaaa?! Yasmine io ti ammazzo! >> esclamai inseguendola per casa e cercando di colpirla con la mia borsa.
<< Bando alle ciance! >> ci interruppe Greta << Allora Lia ci devi raccontare tutto! >>.
Ci sedemmo sul divano.
<< Ragazze che vi devo dire? Siamo andate al cinema a vedere “Come d’incanto” >>.
<< Oddio poveraccio! >> commento Yasmine ridacchiando.
<< Ha detto che potevo scegliere io il film! >> ribattei offesa.
<< Beh se l’è cercata! >> commentò Greta.
<< Comunque ci siamo divertiti e poi a metà del film mi ha preso la mano tra le sue >> commentai con voce sognante << E se non fosse stato per Yasmine lo avrei anche baciato >> la fulminai con lo sguardo.
Yasmine mi fece una linguaccia, poi si alzò e tornò dalla sua camera con in mano il portatile.
<< Che cosa stai facendo? >> le chiesi mentre si sedeva e accedeva il computer.
<< Lo spiamo su Facebook! >> esclamò.
Oddio, Yasmine aveva l’animo da stalker! Sapeva sempre tutto di tutti grazie a Facebook, eppure se la cercavi, non c’era mai. La donna invisibile… e maniaca. Maniaca di pettegolezzi.
Io non mi interessavo quindi nemmeno avevo deciso di farmi un profilo. Il solo pensiero che tutti s’impicciassero dei miei affari… no! E poi non volevo rischiare di trasformarmi in una selfie dipendente come era diventata Yasmine.
<< Ma no >> tentai di fermarla.
<< E invece sì! >> le diede man forte Greta.
Erano due pettegole, ecco cos’erano le mie due amiche!
<< Allora Lorenzo… com’è che si chiamava? >>
<< Cioè… tu sei andata a letto con il fratello e non sai neanche il cognome? >> le chiesi sconvolta.
<< Oh che importa del cognome! >>
Greta scosse la testa. << Yasmine sei senza speranza! >>
<< Uff! >> sbuffò Yasmine << Allora questo cognome? >>
<< Della Torre >>.
Yasmine digitò il nome e subito apparvero molti Lorenzo Della Torre.
<< Accidenti quanti omonimi ha! >> commentai.
La mia amica iniziò a scorrere la lista quando finalmente lo vidi.
<< Eccolo! >>.
Yasmine cliccò sul suo nome e finimmo sul suo profilo.
<< Peccato non è pubblico >> commentò Greta.
L’unica cosa che potevamo vedere era la foto del profilo, in cui c’era un Lorenzo sorridente alla cui vista il mio cuore fece un singhiozzo, e alcune foto in cui era taggato.
<< Uff che noia questi profili privati! >> borbottò Yasmine mentre sbirciava le altre foto.
<< Ehi ma quello non è Christian? >>
Osservammo una foto che doveva essere di qualche anno fa. C’erano i due fratelli decisamente più giovani. Lorenzo aveva i capelli più lunghi di adesso e Christian, che ancora non aveva il ciuffo biondo, aveva un braccio posato sulle spalle del fratello. Erano in costume e sullo sfondo c’era una piscina.
<< Adesso lo aggiungo tra gli amici! >> esclamò Yasmine tutta soddisfatta.
<< Accidenti, stanno messi bene i fratelli! >> commentò Greta << Guarda che pettorali! Magari li avesse anche Roberto! >>
<< Già è tanto che ti sopporta e pure ti lamenti? >>
Al mio commento ricevetti una cuscinata addosso che colpì anche il malcapitato portatile di Yasmine, la quale quasi rischiò di farselo cadere dalle mani.
<< Ehi! >>
Cominciammo una guerra a cuscinate finché non stramazzammo al suolo per le risate.
Adoravo le mie amiche.
Mentre ero stesa sul pavimento, osservai la foto di Lorenzo che ancora campeggiava sullo schermo del computer e mi sentii arrossire.
Ero stata bene con lui e mi sarebbe piaciuto che le cose tra noi si evolvessero.
Avevo sofferto molto per Marco, il mio precedente ragazzo, ma adesso era giunto il momento di rimettersi in gioco.





Angolo autrici:
Ciao a tutte! Che ne pensate del primo appuntamento di Lore e Lia? Sappiamo che le cose stanno andando un po' a rilento ma non temete tra un po' arriverà il bello! ...e poi che storia d'amore sarebbe senza un minimo di corteggiamento? ;) Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio, Valentina e Chiara


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Capitolo 5
*** Baci ***


5. Baci



Pov Lia
Quella mattina erano venuti al negozio molti turisti. Era stato davvero faticoso, ma in un momento di pausa ero riuscita ad andare in bagno e poi nello spogliatoio a controllare il cellulare dove avevo trovato un messaggio di Lorenzo in cui mi chiedeva a che ora finissi di lavorare. Per fortuna quel giorno facevo solo mezza giornata. Gli avevo risposto ed ero tornata in sala con un sorriso che era rimasto sul mio volto per tutto il tempo.
Quando finii ed uscii dal negozio trovai Lorenzo ad aspettarmi con due tranci di pizza e un sorriso.
<< Che ne dici di una passeggiata? >> esordì bello come il sole.
Passeggiamo per Via del Corso. Quel giorno faceva un po’ freddino dato che il cielo era coperto. Rabbrividii e mi strinsi sottobraccio a Lorenzo.
<< Dai parlami di te! >> gli dissi allegra.
<< Che cosa vuoi sapere? >> mi chiese lui.
Mi strinsi le spalle. << Non so, parlami della tua famiglia >>.
<< Diciamo che adesso la mia famiglia è composta da mia madre, me e mio fratello. Mio padre è morto quattro anni fa >>.
<< Mi dispiace >> dissi contrita.
<< Non preoccuparti. Era davvero un grand’uomo mio padre, era lui che teneva insieme la famiglia. Mia madre non ha mai saputo gestire Cristiano >>.
<< Cristiano? >>
<< Ebbene sì, è il suo vero nome. Si fa chiamare Christian perché dice che così si sente figo invece di essere un matusalemme >>.
Ridacchiai. << Beh non ha tutti i torti! >>.
<< Dopo la morte di mio padre è come se la famiglia si fosse sfasciata. Christian e mia madre hanno litigato perché lei voleva costringerlo ad andare all’università e lui se n’è andato di casa. L’ho convinto a venire a stare da me per evitare che combinasse guai >>.
<< Non si sono più rappacificati? >>
<< No, sono più di due anni che non si parlano >>.
<< Accidenti! Io non ce la farei mai a non parlare per così tanto tempo con mia madre! Il massimo è stato un mese di muso da parte sua perché ero andata a vivere con Yasmine >>.
<< Com’è la tua famiglia? >>
<< Chiassosa >>.
Lui scoppiò a ridere.
<< No, no, davvero! La mia famiglia è una gabbia di matti! Ho un fratello più grande già sposato con prole al seguito e due sorelle gemelle ancora adolescenti, sono terribili! Ho sei zii e una marea di cugini, non ti lascio immaginare il Natale a casa mia che cosa sia! >>
<< Dai, sempre meglio del mio! Io e mia madre, senza una parte della famiglia >>.
<< Mmm non saprei, io a volte sento di diventare matta >>.
Una voce ci interruppe: << Oddio, Lia sei tu? >>.
Mi girai di scatto, lasciando andare Lorenzo, e il mio cuore, nonostante tutto, fece un balzo. Vidi un uomo dai capelli castani e gli occhi marroni, poggiato vicino al muro dell’entrata di un costoso negozio di bomboniere. Diede una boccata alla sigaretta che aveva tra le dita, poi la gettò a terra, la spense con il piede e si avvicinò.
<< Marco? >>
Marco! Ma perché dovevo andare a incontrare proprio lui? Era stata una bella giornata fino a quel momento! Dio, rivedere il mio ex ogni volta mi suscitava un marasma di emozioni, dalla tristezza alla rabbia, dalle voglie omicide a quelle suicide! Odiavo il mio cuore che accelerava il battito. Dopo che mi aveva lasciato, lo avevo incontrato solo una volta. Ancora non riuscivo ad essergli indifferente, ma forse non lo sarei mai stata. D’altronde era stato il primo vero amore, e mai mi sarei aspettata che fosse finito in quel modo.
<< Lia! Accidenti come stai bene! >>
<< Ehm anche tu >>.
Avrei dovuto dargli un cazzotto in faccia per quello che mi aveva fatto!
<< Chi è lui? >> domandò squadrando Lorenzo.
Ah, era giunta l’ora della vendetta!
Mi riavvicinai a Lorenzo e gli presi una mano tra le mie (o meglio gliela stritolai). Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi felici, che alla presenza di Lorenzo non mi sembrava nemmeno tanto difficile da fare.
<< Lui è Lorenzo, siamo felicemente fidanzati >>.
<< Ah piacere! >> disse Marco con tono sorpreso.
Stronzo, che pensavi sarei stata a piangere per te per sempre?
<< Piacere >> rispose Lorenzo squadrandolo a sua volta.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiesi.
<< Sono qui con Noemi >> Oh mio Dio! Era qui la ragazza che aveva contribuito a mettermi per tre anni un palco di corna sulla testa. << Stiamo scegliendo le bomboniere; stavo impazzendo e sono uscito a fumarmi una sigaretta >>.
<< Vi sposate? >> domandai con voce un po’ strozzata.
<< Sì >>
<< Ma che bello! >> questa volta la voce era uscita a un livello di decibel più alto del normale.
Accidenti, Lia! Datti una calmata!
Marco si sposava con quella lì!
Non che volessi sposarlo io, eh! Ma gli avevo augurato con tutto il cuore che quella strega gli spezzasse il cuore come lui aveva fatto a me, era il minimo che potevo pretendere, no?
Sentii Lorenzo che mi passava un braccio sulle spalle e mi stringeva a lui.
<< Anche io e Lia ci sposiamo >> annunciò solenne.
Marco strabuzzò gli occhi. << Davvero? >>
Perplessa, mi girai a guardare Lorenzo e lui mi fece l’occhiolino.
Rischiai di sciogliermi.
<< Sì, abbiamo organizzato la cerimonia sulla spiaggia delle isole dei caraibi >> risposi. Ok, forse era esagerato ma volevo fare schiattare Marco d’invidia. << E voi? >>
<< Alla chiesa del quartiere >>
<< Oh beh sai sposarsi ai Caraibi è il top per i matrimoni >> infierii << Adesso andiamo perché abbiamo molti giri da fare. Ciao Marco! >>.
Lo salutai che ancora mi guardava ad occhi sbarrati.
Ben ti sta! Beccati questa!
<< Chi era quello? >> domandò Lorenzo appena ci fummo allontanati.
Continuava a tenermi stretta a se e sembrava non avere l’intenzione di lasciarmi.
Era bello camminare così con lui.
<< Era il mio ex >> risposi.
<< Capisco >> disse con voce pensierosa << Com’è finita? >>
<< Molto male. Siamo stati insieme per cinque anni. Mi ha lasciato perché non mi amava più. Non mi aveva mai amato dato che per tre anni era stato contemporaneamente con Noemi >>.
Lorenzo mi guardò stupito. << Davvero?? >>
<< Sì >>
<< Che stronzo! >> commento accorato.
<< Già, non è stato il massimo. E dicono che il primo amore non si scorda mai, ci credo! >>
<< Hai avuto un solo ragazzo? >>
<< Prima di Marco ho baciato altri ragazzi ma non erano delle storielle così, finivano ancora prima che potessero iniziare. Con lui era una storia importante, o almeno lo pensavo io >>.
<< Non ti meritava Lia. Tu sei una ragazza fantastica! >>
Mi sentii arrossire come un peperone a quel complimento. << Grazie >>.
Percorremmo tutta Via dei Fori Imperiali abbracciati mentre Lorenzo mi raccontava aneddoti sulla vita degli imperatori che incontravamo sul nostro cammino. Scoprii che era un vero appassionato di storia antica.
Con lui il tempo volava.
Arrivammo al Colosseo.
Ci sedemmo e prese il mio viso tra le mani e…
Un forte acquazzone primaverile ci sorprese.
Scoppiai a ridere e corremmo verso la metro. Lì ci separammo per andare in due direzioni opposte con la promessa che quella sera sarei andata a cena con lui.



Pov Lorenzo
Dovevo passarla a prendere alle 19,30.
Avevo intenzione di portarla al ristorante "Il Portico" ad Ostia, un posto molto romantico e pensando al film sdolcinato che mi aveva fatto vedere, sicuramente sarebbe stato di suo gradimento.
<< Senti, senti, che buon profumo! Come mai? Devi fare colpo su qualcuno in particolare?>> disse Christian.
<< Porto Lia a cena fuori e mi sono dato una sistemata, visto che con questa pioggia mi sono bagnato tutto! >> dissi allacciandomi le scarpe. Avevo optato per un abbigliamento non troppo elegante, niente scarpe lucide e cravatta, ma una giacca di jeans e dei pantaloni scuri andavano più che bene.
<< Ma dove hai intenzione di portarla dopo cena? Non dirmi che vuoi farlo in macchina! Non sei più un ragazzino, frate'! >> disse con tono serio.
<< Non ho intenzione di portarmela a letto la prima sera che si esco insieme. Non sono così allupato e poi non mi sembra carino nei suoi confronti, le ragazze devono essere un po' corteggiate! Ti devo insegnare proprio tutto >> dissi io scuotendo la testa.
Era un caso perso.
<< Se lo dici tu! Yasmine fortunatamente non la pensa come te. Dovevi sentirci come eravamo romantici la scorsa notte! >> ribatté. Non c'era da stupirsi più di tanto, lui si trovava sempre ragazze molto disinibite, diceva che gli procuravano meno problemi.
<< Ma ti sei mai innamorato veramente? Delle tue tante conquiste di letto c'è mai stata qualcuna con cui vuoi far colazione il giorno dopo? >> chiesi.
<< Dici una donna struccata, spettinata, in pigiama con gli orsacchiotti? No mai e non so se mai ne vorrò una... quelle tipe si accollano troppo! >> disse muovendo la mano in segno di no.
<< Va bene, senti io questa sera faccio il galantuomo, tu fa come vuoi. Devo andare o rischio di fare tardi. Come sto? Sto bene vero? >> dissi.
<< Considerando che non te la vuoi nemmeno trombare, potevi metterti anche la tuta >> disse ridendo. Avevo un fratello cretino. Lo salutai ed uscii di casa. Non volevo fare tardi.
Appena arrivato sotto casa di Lia, scesi dalla macchina.
<< Buonasera cara! >> dissi, baciandole la mano con un lieve inchino.
La vidi imbarazzatissima, non se lo aspettava ed io le sorrisi; volevo essere un bravo cavaliere e sfoderare tutto il mio fascino per conquistarla, visto che io ne era già troppo preso. Aperta la portiera dall'auto salì guardandomi negli occhi e sorridendo con le guance arrossate.
<< Per questa sera ho scelto un posticino carino per noi due. È un po' lontano ma a quest'ora non dovrebbe esserci troppo traffico >> dissi e la vidi annuire con la testa.
Era bellissima.
Dopo qualche minuto di imbarazzo l'atmosfera fu stemperata dalla radio che stava dando come pubblicità il film che avevamo visto. Non riuscii a trattenere una risata e nemmeno lei.
Com’era bella quando rideva.
<< Anche noi lo consigliamo, vero Lorenzo?! >> disse Lia, continuando a ridere.
E da lì ricordammo la giornata passata insieme.
Per tutto il viaggio continuai a pensare che Lia fosse stupenda.
Arrivati al ristorante era ormai buio e c'erano accese delle fiaccole che illuminavano il tragitto per entrare; ci avevano riservato un tavolo molto carino proprio sulla veranda chiusa, costruita letteralmente sopra il mare. Cena impeccabile e ottimo vino. Ero con una donna bellissima e se ne erano accorti anche i camerieri che erano fin troppo gentili per i miei gusti.
<< Vorrei sapere quando la smettono di fare tutte queste moine! >> dissi, ma subito dopo iniziai a ridere, perché non volevo far vedere troppo che ero geloso.
Ma se la smettevano era meglio.
Le presi la mano più volte e lei non si tirò mai indietro. Parlammo di tutto. Lia mi raccontò alcuni aneddoti della sua famiglia che ero curiosissimo di conoscere.
Mammamia come sto correndo, pensai quasi impaurito, già volevo conoscere la sua famiglia? << Prima di uscire vado un secondo in bagno >> disse Lia alzandosi.
Pagai il conto ed uscimmo.
Era una bellissima serata, abbastanza fresca.
Intrecciai la mia mano alla sua. Era stupendo passeggiare sul lungomare con Lia. Le sue mani erano caldissime, morbide. La luna era riflessa nel mare e l’atmosfera non poteva essere più romantica.
<< Questo posto è stupendo e tu sei bellissima! >> le dissi fermandomi e guardandola negli occhi.
<< Grazie >> disse Lia arrossendo, era molto più timida di quanto pensassi ed io la trovai teneramente sexy.
Misi la mano dietro la nuca e con una lieve carezza le sfiorai le labbra con le mie. La vidi chiudere gli occhi che erano lucidi dall’emozione. La baciai. Un bacio dolce, tenero che aveva come spettatore una pallida luna. Il rumore delle onde del mare era continuo come una danza e le onde si infrangevano lentamente sugli scogli a pochi metri da noi; il vento iniziò a scombinarci i capelli e Lia sorrise ricambiando il mio bacio.
Ero emozionato come un quindicenne con la sua prima fidanzatina. Per un semplice bacio il cuore mi batteva all’impazzata, non riuscivo a pensare se ci saremmo spinti oltre… rischiavo un infarto!
<< Erano giorni che volevo baciarti... e meno male che non ci ha disturbato di nuovo Yasmine! >> dissi sorridendole cercando di stemperare l’imbarazzo.
<< Sì, diciamo che la mia amica è specializzata nel rovinare certi momenti >> disse Lia sbuffando.
<< Sei stupenda >> le dissi abbracciandola e baciandola sul collo. Capii immediatamente che dovevo frenarmi perché, insomma, mi stavo iniziando ad eccitare e non era carino passare da maniaco, soprattutto perché ci eravamo solo baciati. Così mi allontanai da lei, sperando di non essere frainteso.
Ah Lia, mi fai impazzire!





Angolo autrici:
Non sono dolcissimi Lorenzo e Lia? Sono proprio dei timidoni! <3
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! E' romantico al punto giusto? ;)
Un ringraziamento a tutte quelle che seguono la nostra storia, su non siate timide come i nostri protagonisti e fateci sapere la vostra opinione! :)
Un abbraccio Valentina e Chiara

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Capitolo 6
*** Inviti ***


6. Inviti



Pov Lia
Era passato un mese dalla nostra prima uscita. Mi sentivo sulle nuvole. Io e Lorenzo stavamo benissimo insieme. Finalmente avevo messo da parte la mia storia con Marco. Non che non lo avessi fatto già da tempo, ma adesso non avevo davvero più motivo di pensarci. Lorenzo era stupendo; certo, avevamo entrambi i nostri difetti ma ogni piccolo bisticcio ci faceva sentire ancor più uniti.
<< Lia potresti smetterla? >>
La voce di Yasmine interruppe i miei pensieri.
Mi girai verso di lei. << Cosa? >>
<< E’ da mezz’ora che stai canticchiando, adesso ti mollo un pugno! >>.
Ridacchiai. << Scusa Yasmine >>.
<< Che cavolo ti canticchi di lunedì mattina! >> borbottò lei sbadigliando mentre sistemava il bancone della pasticcieria.
<< Ma non lo capisci? La nostra Lia sta tre metri sopra al cielo! >> s’intromise Giacomo entusiasta.
<< Buon per lei. Io mi sento tre metri sotto terra questa mattina >> ribatté la mia migliore amica.
<< Certo, se avessi evitato di rientrare alle due del mattino adesso non saresti in questo stato >> la ripresi.
Lei mi fece la linguaccia.
<< Allora come va Lia? >> mi chiese Betta con un dolce sorriso.
Elisabetta era una donna di cinquant’anni, bassina dal fisico formoso. Aveva i capelli castani tagliati in un elegante caschetto e gli occhi nocciola. Era da molto tempo che lavorava alla pasticceria e per noi era una sorta di mamma. Aveva aiutato tutti quanti nei primi tempi di lavoro. Aveva una bellissima famiglia, un marito e due figli che frequentavano il liceo.
<< Benissimo! >> risposi euforica.
<< Oddio, spegnetela! >> mormorò Yasmine a Giacomo che ridacchiò alla battuta.
Fulminai con gli occhi tutti e due.
<< Uff che antipatici! >>.
<< Sono contenta che tu abbia superato la relazione con Marco. Te l’avevo detto io che quello giusto prima o poi sarebbe arrivato >> continuò Betta.
<< Sì, ma come si fa a sapere se è proprio quello giusto? >> domandai.
<< Ma mia cara che domande! >> s’intromise una voce.
Ci girammo tutti per vedere la signora Ramona davanti al bancone. Come al solito indossava la sua collana di perle e un grazioso capellino anni sessanta.
<< Si vede dal tuo sorriso >> disse lei.
<< E dagli occhi che brillano >> aggiunse Elisabetta.
Ramona annuì con un sorriso e poi si rivolse a Yasmine: << Cara, mi prepareresti un caffè? >>.
<< Certo, signora Belli! >>
<< Chiamatemi Ramona >> ribadì per l’ennesima volta lei con un occhiolino.
<< Si vada a sedere Ramona, poi la servo io >> le dissi con un sorriso.
Quando si allontanò, Betta mi disse: << Visto? Anche Ramona se n’è accorta! >>.
<< Oh quanto amore nell’aria! >> sospirò Giacomo con voce sognante.
<< Dai scemo! >> gli diedi una botta giocosa sulla spalla.
Ci paralizzammo quando ci accorgemmo che Sara veniva dalla nostra parte a passo di carica.
<< Allora si lavora o si chiacchiera?! >>.
Ci trattenemmo tutti quanti dall’alzare gli occhi al cielo e tornammo a lavoro.



Pov Lorenzo
<< C’è una visita per lei ambasciatore, è il suo amico Ludovico Mortini. Lo faccio entrare? >> disse la mia segretaria affacciandosi alla porta dell’ufficio.
<< Certo, certo. Grazie! >> dissi distogliendo lo sguardo dalle carte che stavo studiando.
<< Lorenzo! Finalmente mi hanno lasciato passare! Entrare qui è quasi impossibile, ci mancava solo che mi chiedessero le impronte digitali! >> disse il mio vecchio amico sorridendo.
<< Ciao Ludovico! Che bello rivederti! >> dissi con entusiasmo. Mi faceva sempre piacere vederlo, eravamo amici fin dall’infanzia. << Che cosa ti porta qui? >>
<< Sto organizzando una serata a tema. La mia ragazza mi ha coinvolto in questa pazzia! Mi ha costretto a mettere a disposizione la vecchia villa di famiglia. Ognuno mette una quota per entrare e poi doniamo il tutto in beneficienza. Ti piace l’idea? >> mi chiede Ludovico.
<< Non è male! >> dissi.
<< Vuole ricreare una festa stile Ottocento con vestiti d'epoca e con tanto di maschera. Una cosa così sdolcinata da far venire il diabete! Ma sai non riesco a dirle di no, quindi mi sto dando da fare per invitare un po' di gente. Naturalmente puoi portare chi vuoi. Sei dei nostri? >> mi chiese.
<< Devo dire che queste donne hanno una fantasia davvero incredibile! Però ripeto, come idea non è male e credo anche di conoscere una persona giusta da invitare che adora questo genere di cose così romantiche. Se non mi dà buca la mia damigella vengo volentieri! >> dissi ridendo e pensando alla faccia che avrebbe fatto Lia quando le avrei detto della festa.
<< Bene sono contentissimo! Chi è, una tua nuova conquista? Non dirmi che è Lucrezia, ti prego… io quella proprio non la sopporto! >> disse il mio amico facendo una smorfia.
<< No, non è lei. È una ragazza che conosco da poco, siamo all’inizio. Niente di serio, mi ci diverto un po’ >> mentii facendo il vago. Non volevo fargli sapere troppo della mia storia con Lia, Ludovico era famoso per la sua dote da pettegolo quindi era meglio essere prudenti. Ero molto riservato quando si trattava di ragazze.
<< Meno male! Mia madre ha cercato di rifilarmi Lucrezia, sono ancora sconvolto dalla sua stupidità >> continuò ridendo.
<< Sì, anche con me ci hanno provato! >> continuai ridendo. Lucrezia era una ragazza un po’ frivola, ma ne avevo conosciute di peggio e non me la sentivo di infierire troppo.
<< Bene, vedo che sei molto indaffarato. Volevo uscire con te per prendere un caffè ma si è fatto tardi, ho perso molto tempo per entrare qui! Ti aspetto alla festa, ti mando un messaggio con la via della villa! >> disse liquidandosi.
Ci salutammo con la promessa che ci saremmo visti alla festa in maschera.
Pensai a Lia. Una festa così le sarebbe piaciuta di sicuro, sarebbe stata felicissima di accompagnarmi.
Alla fine della mezza giornata lavorativa (per fortuna era venerdì!) decisi di passare in pasticceria per dirle subito la notizia. Le avrei fatto una sorpresa, tanto sapevo che a quell'ora si trovava ancora a lavoro. Sperai che la principale non ci fosse così avrei potuto parlare con Lia tranquillamente per qualche minuto. La vidi fuori della pasticcieria intenta a sistemare un tavolino.
<< Dimmi di sì? >> dissi abbracciandola da dietro la schiena. Fece un salto e iniziò ad arrossire. Non si aspettava un mio assalto, ma adoravo stupirla e soprattutto come mi guardava ogni volta, con un'aria tra il divertito e il rimprovero.
<< Lorenzo! Che spavento! Dipende da cosa mi proponi! >> disse con un tono che percepii come malizioso, ma forse erano i miei ormoni giunti ormai allo stremo.
<< Ti faccio arrivare a casa un pacco con un vestito scelto rigorosamente da me! Tu senza fare domande lo indossi e ti passo a prendere. Premetto nulla di sconcio! >> dissi ridendo. Quando ero con lei non facevo altro che sorridere, mi sembrava di avere una paresi.
<< Così mi incuriosisci!  Ma che vestito è? >> disse Lia.
<< Ah, niente domande. So che ti piacerà. Il bello sta nella sorpresa. Che ne dici? >> domandai. Vedevo che stava morendo dalla curiosità e mi divertiva tantissimo.
<< E va bene! Spero di non pentirmene. Ma adesso vai che c'è Sara >> disse.
La baciai sulle labbra e me ne tornai a casa, sempre con quel sorrisino ridicolo che mi accompagnava ovunque.
 
Dovevo farmi prestare casa da qualcuno. Speravo di avere un po’ di intimità con Lia dopo il ballo. Sarebbe stata un’occasione speciale, e forse quella giusta. Non l'avrei portata a casa mia altrimenti avrebbe capito che c’era una cosa di me che le stavo omettendo. Sapevo di mentire e che avrei dovuto dire a Lia delle mie origini benestanti ma ogni volta che la sentivo parlare male dei clienti ricconi della pasticcieria mi mancava il coraggio.
Non mi rimaneva altro che chiamare qualcuno e la persona giusta era Ferdinando. Era sempre stato un buon amico, non invadente. Ero sicuro che non mi avrebbe chiesto spiegazioni e che mi avrebbe prestato casa senza problemi. Non credevo che passare una notte dalla sua ragazza sarebbe stato un problema per lui. Così mi decisi.
Presi il cellulare e chiamai: << Pronto Ferdinando?  Sono Lorenzo! >> dissi con tono gentile.
<< Carissimo, che piacere sentirti! >> rispose lui.
<< Volevo chiederti un favore. Mi presteresti casa tua per una notte? So di chiederti molto ma è per una giusta causa >> dissi con tono scherzoso, incrociando le dita e sperando in una risposta affermativa.
<< Certo nessun problema, passa a prenderti il duplicato delle chiavi!  Ci vediamo dopo >> disse molto serenamente. Era un amico eccezionale, lo ringraziai e ci demmo appuntamento tra un'oretta. Conoscevo bene casa del mio amico e non mi preoccupai più di tanto, sarebbe andato tutto benissimo... sempre con la speranza di una serata da non dimenticare. Certo, ingannare Lia in questo modo non mi faceva onore, ma non volevo perderla. In quel momento era la cosa più sensata da fare. Poi in futuro, vedendo come si sarebbero evolute le cose, avrei deciso bene cosa fare. Dovevo fare un passo alla volta.
Passai a prendere le chiavi da Ferdinando e poi andai alla ricerca dei vestiti da indossare.
Ludovico mi aveva dato l'indirizzo di un paio di negozi, ma io presi tutto al primo negozio in cui mi ero fermato. Non amavo particolarmente andare in giro per compere, e soprattutto mi sentivo in un imbarazzo tremendo a provare quei vestiti così antiquati. Le commesse si scambiavano degli sguardi strani, di quelli incomprensibili che si fanno tra donne. Non riuscivo a capire se di apprezzamento o di presa in giro ma non indagai, mi affrettai ad uscire il prima possibile dal negozio.
Che mondo strano quello delle donne!



Angolo autrici:
Capitolo corto e di passaggio, per questo abbiamo deciso di pubblicarlo un po' prima del solito così tra pochi giorni metteremo il Capitolo :D Qui non succede molto ai fini della storia ma è un pezzo importante per capire gli avvenimenti del capitolo successivo. Non abbiamo voluto mettere tutto insieme per non far risultare la scena del ballo troppa lunga.
Nel prossimo capitolo entreremo in un mondo di favola! ;)

Alla prossima, Valentina e Chiara

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Capitolo 7
*** Mondo di favola ***


7. Mondo di favola



Pov Lia
Le ore a La Ganache sembravano non passare più.
Quel sabato con Yasmine avevamo programmato di andare a fare shopping dopo la mezza giornata di lavoro e poi ci sarebbe stato a casa il “restauro” (come lo chiamava lei) in vista della serata con Lorenzo (anche se, sinceramente, non pensavo di essere messa così male). Non vedevo l’ora di cimentarmi nei preparativi. Al vestito per la serata ci avrebbe pensato Lorenzo però Yasmine aveva insisto per rinnovare il mio intimo, a sua detta un po’ troppo semplice, farmi sistemare i capelli e passare dall’estetista per essere al meglio. Quel mese avrei speso il mio stipendio in compere… oh beh ma per una volta si poteva anche fare! Non ero mai stata una spendacciona e mi ero già messa un bel gruzzoletto di risparmi da parte quindi non avrei sofferto se quella giornata mi fossi data alle spese folli.
Ero molto emozionata al pensiero di quella sera ma Yasmine sembrava più entusiasta di me. Ah come avrei fatto senza di lei!
Ogni volta guardavo l’orologio pensando che fosse già passata un’ora e invece erano trascorsi solo cinque minuti. Finalmente all’ora di pranzo lasciammo la pasticcieria e mangiammo al volo un panino mentre ci dirigevamo verso la nostra meta.
Entrammo in un negozio d’intimo. Quasi mi girò la testa alla vista di tutti quei completi. Yasmine si rifiutava di mandarmi al ballo con uno dei miei comodi completi di cotone bianco perché era convinta che la serata sarebbe continuata anche dopo… al sol pensiero il cuore mi schizzava in gola! Ero in preda ad ansia ed eccitazione. Speravo e non speravo che succedesse. Oddio, non sapevo nemmeno io cosa volevo! Dovevo spegnere la mente e aspettare la sera… però se proprio qualcosa sarebbe dovuta succedere, aveva ragione Yasmine sul comprare qualcosa di nuovo.
<< Sei pronta? >> mi chiese la mia migliore amica con un folle luccichio negli occhi.
<< Ho quasi paura >> ridacchiai.
<< Non essere sciocca! >> mi riprese mentre mi trascinava con lei a passo di carica.
All’inizio scegliemmo qualche capo insieme ma avevamo dei gusti talmente opposti che ogni volta finivamo per discutere su ogni completo. Però, dopo aver provato una delle mie scelte, decisamente pessima, alla fine mi arresi e lasciai campo libero all'esperta Yasmine, sempre con i dovuti limiti.
<< Lia che ne pensi di questo? >>
Vidi il braccio di Yasmine entrare nel camerino. Presi l’intimo e l’osservai scandalizzata. Era un completo rosso fuoco dagli slip praticamente inesistenti e il reggiseno avrei potuto anche non mettermelo a quel punto.
<< Stai scherzando?! >>
<< Su dai, vedi come ti sta! >>
<< No, mi rifiuto. Prendine un altro! >>
<< Uff, che guastafeste! >>.
Alla fine dopo aver provato qualsiasi modello e colore optai per un semplice completo di pizzo nero con la brasiliana e il reggiseno a balconcino che rendeva ancor più prosperoso il mio seno già florido. Yasmine fu delusa che non scelsi un più provocante completo leopardato composto da due pezzi di stoffa quasi invisibili, ma non era proprio il mio genere. Alla fine lo comprò lei.
Dopo aver sistemato l’intimo, andammo dal parrucchiere. Io mi aggiustai il taglio e Yasmine ne approfittò per farsi dei nuovi colpi di sole. Passammo un’ora spensierata a chiacchierare mentre ci facevamo la manicure. Ma da quanto non ci rilassavamo così? Ultimamente mi sembrava che non avevamo fatto altro che lavorare. Ci voleva un uomo per farmi trovare un po’ più di tempo per me stessa!
Dopo la ceretta dall’estetista, alla fine a casa mi feci un bel bagno (stando attenta a non rovinare la piega perfetta dei capelli). Poco prima delle sette, mentre mi passavo lo smalto sulle unghie dei piedi, suonò un fattorino che mi recapitò un grosso pacco. Doveva essere il vestito. Quando lo aprii, rimasi senza fiato.
Accidenti era bellissimo!
Era un abito verde dai ricami dorati con la scollatura a cuore e il corpetto aveva delle piccolissime pietre incastonate a formare un elegante disegno. La gonna era ampia, proprio come un vestito principesco dell’ottocento.
Lo indossai e mi truccai.
<< Wow, Lia sei bellissima! >> esclamò Yasmine.
Mi guardai al grosso specchio che avevamo attaccato nel corridoio che portava al salone e guardando la mia immagine riflessa quasi non mi riconobbi.
Non mi ero mai sentita così, Yasmine aveva ragione: quella sera ero bellissima. Sembravo una vera principessa.
<< Manca l’ultimo tocco! >> mi fece notare Yasmine.
Corse nella mia camera e tornò con una maschera dorata che avevo portato come souvenir dalla nostra gita a Venezia di un anno fa. La indossai e sorrisi a Yasmine.
<< Mi sento come se fossi tornata indietro nel tempo! >> esclamai mentre giravo su me stessa e l’ampia gonna del vestito frusciava.
Con quel vestito sembrava fossi appena uscita dal diciannovesimo secolo.
Proprio in quel momento il citofono suonò.
<< Oddio è arrivato! >> esclamai col cuore che mi fece un balzo in gola.
<< Vai! Stasera a Lorenzo lo stendi! >> affermò la mia migliore amica facendomi l’occhiolino.
Quando scesi, trovai il mio cavaliere ad aspettarmi in piedi vicino la sua macchina. Era vestito con un completo da principe con tanto di stivali. Era davvero affascinante! Ancora non indossava la maschera, se la sarebbe messa al ballo.
<< Lia sei stupenda! >> disse mentre mi baciava una mano guantata.
<< Anche tu >> replicai sorridendogli e arrossendo per il suo complimento.
<< Mamma guarda! >>.
Ci girammo per vedere una bambina indicarci mentre la madre ci guardava perplessa.
Io e Lorenzo ridacchiammo.
<< Chissà cosa pensano >> dissi mentre mi faceva entrare in macchina.
<< Carnevale fuori stagione! >>.
Quando arrivammo, rimasi a bocca aperta.
Oddio, quello era davvero il regno delle favole!
Ero entrata in un mondo di scintillii, vestiti eleganti, principi e principesse.
Il ballo era stato organizzato in una vecchia villa rinascimentale messa a disposizione dal proprietario che avrebbe devoluto i biglietti della serata in beneficienza. La sala dove ci trovavamo era addobbata proprio come un vecchio salone principesco con tanto di affreschi e lampadari di cristallo. Al centro vi era un turbinio dei colori dei vestiti di dame e cavalieri, ovunque c’erano maschere.
Sì, ero decisamente entrata in un altro mondo!
Esattamente come quello del film “Come d’incanto”… e in quel momento Lorenzo mi sembrava anche più bello di Patrick Dempsey!
<< Mi concede questo ballo principessa? >>
Mi girai per vedere Lorenzo, adesso mascherato, porgermi una mano.
<< Ma certo, mio principe! >>
Ballammo per tutto il tempo. Nessuna serata della mia vita era stata mai così bella. Quando la festa finì, fummo una delle ultime coppie ad andarsene perché troppo presi a danzare occhi negli occhi.
Il viaggio in macchina fu silenzioso ma ci sorridemmo per tutto il tempo.
Quando si fermò, guardai perplessa il quartiere sconosciuto.
<< Dove siamo? >>
<< A casa mia. Ti va di salire a bere qualcosa? >> mi chiese Lorenzo con tono un po’ nervoso mentre si passava una mano tra i capelli.
Quant’era dolce quando s’imbarazzava in quel modo.
Annuii e salii con lui.
<< E così questa è casa tua >> dissi mentre mi faceva entrare prima di lui con un gesto di galanteria.
<< Già >>.
Osservai l’ambiente. Era una casa accogliente, non tanto grande. C’erano un salone all’americana, due camere, di cui una adibita a studio, e un bagno. Era una casa molto semplice, dai gusti maschili. Si vedeva che mancava il tocco di una donna.
Mi avvicinai una mensola accanto alla televisione e vidi la foto di un bambino.
<< Uh questo sei tu da piccolo? >>
<< Sì >>
<< Perché sotto c’è scritto Ferdinando? >>
<< Dove? >> mi chiese Lorenzo stupito. Gli indicai l’angolo della foto e lui sospirò: << Ah è per via di quel simpaticone di mio fratello. Si divertiva ad affibbiarmi nomi strani e a prendermi in giro così! >>
<< Ah! >>
<< Sai come sono i fratelli minori! >> esclamò gesticolando.
<< Sì capisco >> risposi.
Ci fu un minuto di silenzio mentre ci guardavamo negli occhi. Sentii l’aria farsi carica di elettricità e aspettative.
<< Beh è una bella casa >> dissi e il mio tono uscì sussurrato.
Un lampo passò nello sguardo di Lorenzo. << Mai come te >>.
Si avvicinò e mi baciò dolcemente. Ricambiai il bacio e capii che il momento era arrivato. Volevo fare l’amore con Lorenzo. Sì, lo volevo. Avevo un po’ paura perché in tutta la vita ero solo stata con Marco ed era passato un anno da quando ci eravamo lasciati. E se fossi stata goffa e se non fossi stata brava…
<< A che pensi? >> mormorò Lorenzo dopo avermi lasciato un bacio sul collo.
Aveva capito che la mia mente era da un’altra parte.
Scossi la testa per scacciare tutti quei pensieri.
Non era tempo di pensare.
Adesso dovevo solo lasciarmi andare.
<< A te >>.
Baciai Lorenzo e lo sentii sorridere sulle mie labbra. Mi strinsi a lui - per quanto me lo permettesse l'ingombrante vestito - e gli passai una mano tra i neri capelli ribelli mentre le sue mani scendevano a cingermi i fianchi. Man mano che il bacio si faceva più appassionato, sentii il mio cuore aumentare i battiti. Aveva preso la rincorsa. Credevo che quasi potesse sfuggirmi dal petto per quanto andava veloce.
Le mani di Lorenzo risalirono la mia schiena e dopo avermi lasciato una carezza sulle spalle, iniziò a sciogliere l'intricato laccio che teneva stretto il corpetto. Sentii un brivido di eccitazione attraversarmi tutto il corpo. Con Marco non avevo mai provato delle emozioni così forti, invece con Lorenzo era tutto così intenso, come il suo profumo che mi aveva inebriata.
Lo sentii tirare con insistenza il laccio del vestito.
<< Diamine, è una cassaforte! >> mi mormorò sulle labbra contrariato.
Ridacchiai. << No, aspetta non romperlo >>.
Mi girai per dargli la schiena e facilitargli il compito. Spostai i capelli su una spalla e sul lato del collo scoperto Lorenzo mi lasciò una scia di caldi baci. Finalmente sentii il corpetto che si allentava e lentamente Lorenzo abbassò il vestito fino a farlo cadere a terra.
Mi rigirai verso di lui per incontrare il suo sguardo profondo ed eccitato.
<< Sei fantastica Lia! >> mormorò con voce roca che trovai molto sensuale. Dall'occhiata che Lorenzo mi lanciò capii che il completino di pizzo nero di Yasmine aveva fatto colpo! Ormai avevo solo l'intimo a coprirmi e delle autoreggenti che Lorenzo si affrettò a sfilarmi dopo avermi lasciato una carezza infuocata sulle cosce.
<< Sei troppo vestito >> gli sussurrai in uno slancio di audacia mentre riprendevamo a baciarci.
<< Perché non mi spogli tu? >>.
Con mani un po' tremanti dall'emozione e dalla foga del momento, gli feci scivolare la giacca oltre le spalle e quella finì a terra con un lieve tonfo. Poi passai ai bottoni della camicia e una volta tolta anche quella passai le mani sul suo petto per esplorarlo con una carezza.
Ormai riuscivo a sentire perfettamente la sua eccitazione e ciò mi rese ancor più euforica. Gli feci togliere i pantaloni e rimase in intimo. Boxer neri aderenti che in quel momento gli risultavano essere stretti, molto stretti.
Oddio, ero tutta un fuoco!
L'incertezza iniziale non c'era più, era rimasta solo tanta passione.
<< Vieni con me >>.
Lorenzo mi prese per mani e mi trascinò sorridendo verso la camera da letto. Mi fece sedere sul letto e poi con dolcezza mi spinse giù e si sdraiò su di me.
A quel punto i baci erano pura lussuria. I respiri erano diventati affannosi.
Lorenzo mi carezzò il seno da sopra la stoffa del reggiseno e non potei far altro che sospirare forte. A quel punto mi sfilò con rapidità quell'oggetto che gli era d'intralcio per dedicarsi completamente alle mie prosperose curve anche con la bocca.
<< Il tuo seno mi fa impazzire! >> disse mordicchiando la morbida pelle e stringendolo tra le mani.
Gli strinsi con forza i capelli mentre sentivo una delle sue mani scendere sempre più giù fino ad arrivare a sfiorare la mia intimità.
No, così era una tortura. Con un gesto eloquente gli feci capire che volevo di più, così mi sfilò anche le mutandine e sentii le sue dita muoversi dentro di me.
<< Oddio Lia, sei così calda >> sussurrò lui.
<< Non ti fermare Lore >> replicai in preda ai brividi.
In poco tempo riuscii ad arrivare al culmine del piacere.
Lore si spostò e si sistemò al mio fianco con il respiro affannoso. Mi accoccolai sul suo petto, dove sentii il battito forsennato del suo cuore, e dopo essermi ripresa decisi che era giunto il momento di ricambiare le coccole. Feci scivolare la mia mano fino ad infilarla sotto i suoi boxer per iniziare ad accarezzarlo. Sentii Lorenzo trattenere il respiro.
<< Aspetta >> gemette fermandomi.
Capii che era arrivato allo stremo e non poteva più resistere.
Si alzò dal letto e si sfilò rapidamente l'intimo. Nella penombra lo osservai poi prendere dal cassetto un contraccettivo e tornare a letto dopo averlo indossato.
Si sdraiò sopra di me e intrecciai le mie mani alle sue. Finalmente era giunto il momento che tanto stavamo agognando. Ci guardammo per un attimo intensamente negli occhi e poi mi sporsi per baciarlo. Strinsi forte le sue mani mentre lo sentivo entrare deciso dentro di me.
Ah, fare l'amore con Lorenzo era bellissimo!
In poco tempo raggiungemmo l'orgasmo in preda a sospiri e gemiti di puro piacere.
Alla fine Lorenzo, dopo essere andato velocemente al bagno, si rimise al mio fianco e mi attirò a sé, abbracciandomi.
<< È stato stupendo >> mi disse lasciando un dolce bacio sulla mia fronte.
Non potei far altro che rispondere con un sospiro di apprezzamento e mi strinsi più forte a lui. << Sì >>.
Rimanemmo per un po' in un quieto silenzio, l'unico suono che sentivo era il battito del suo cuore che non smetteva di correre veloce come il mio. Mentre disegnava con le dita dei ghirigori immaginari sul mio fianco, gli accarezzai pigramente il petto scendendo sul suo addome per esplorare gli addominali.
<< Lia così rischi di farmi eccitare nuovamente >> ridacchiò lui.
Allungai il collo per guardarlo e poi mi stesi sopra di lui.
<< Voglio correre il rischio >> gli dissi.
Lui fece un sorriso malandrino e mi baciò, questa volta con foga. Quella notte rifacemmo l'amore e poi mi addormentai tra le sue braccia con un solo pensiero in testa: era stata una serata fantastica.
Avevo avuto il mio ballo e il mio principe, e la realtà aveva superato di gran lunga qualsiasi film o fantasia.






Angolo autrici:
Eccoci qua il Capitolo! Finalmente il rapporto tra i due protagonisti ha fatto un bel passo in avanti... era ora, no?! :) Ah Lia vorremo essere al tuo posto :P
Il pov di Lorenzo manca ma tornerà più avanti, questo era tutto dedicato alla parte femminile. Comunque speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! ;)
Ormai siete un po' di lettrici a seguire la storia, dai fateci sapere che cosa ne pensate!
Avviso: il prossimo aggiornamento ci sarà tra due settimane perché andremo a farci un piccola vacanza e saremo senza computer. Pubblicheremo al ritorno :)
Buona Pasqua a tutte!
Un abbraccio Valentina e Chiara

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Capitolo 8
*** Io e te = noi ***


8. Io e te = noi



Pov Lia
Quella domenica mi svegliai di buon’ora. La casa era silenziosa, segno che Yasmine stava dormendo. Ieri sera non l’avevo sentita rientrare, chissà che ora aveva fatto! Feci colazione e decisi di andare a correre. Era una bella giornata e avevo proprio voglia di sfogarmi un po’. Da quando lavoravo era sempre difficile trovare un po’ di tempo per me stessa. All’inizio dell’anno io e Yasmine avevamo fatto l’abbonamento in palestra ma le volte in totale che ci eravamo andate erano state… due.
Lorenzo era partito per lavoro. Due settimane a Madrid. Ah, beato lui! Anche se non era una vacanza di piacere, sarei andata volentieri anch’io in Spagna. Invece ero bloccata alla pasticceria a sottostare alla tirannia dei clienti e di Sara Bertrand.
Erano passati dieci giorni e sentivo che Lorenzo già mi mancava sebbene riuscissimo a sentirci almeno una volta al giorno. Ma mi mancava la sua presenza fisica, il suo sorriso, il suo profumo…
Quando tornai, m’immersi nella vasca da bagno con tutta calma. Avevo ancora tempo. Per pranzo sarei andata a casa dei miei. All’improvviso la porta si spalancò e pensai fosse Yasmine ma al suo posto entrò una figura familiare.
<< AAAAAAH! ESCI SUBITO DI QUI! >> strillai.
Sentii la risata di Christian Della Torre mentre richiudeva la porta.
Presi il mio accappatoio e lo strinsi forte attorno al corpo; quando uscii, trovai Christian in cucina.
Lo guardai mentre prendeva un pacco di biscotti dalla dispensa.
<< Ma vuoi coprirti? >> lo sgridai.
<< Che c’è? Non hai mai visto un uomo in mutande? >> replicò lui calmo.
La timidezza in famiglia era solo prerogativa del fratello.
<< Che cosa ci fai qui? >>
<< Secondo te? >> risposte lui con un’occhiata maliziosa.
Alzai gli occhi al cielo. << Già, stupida io a chiedertelo >>.
<< Io e Yasmine ci siamo rincontrati per caso ad una festa e di nuovo non ho saputo resistere al suo fascino >>.
Mmm, strano di solito non era da Yasmine ripetersi.
Lo osservai pensierosa. Escluso il ciuffo di capelli biondi e il tatuaggio a forma di aquila che aveva sulla spalla destra, non era male. Era un bel ragazzo.
Beh, erano i geni di famiglia.
<< Ti piace quello che vedi? >> mi domandò con una risatina.
<< Tuo fratello è più bello >> risposi flemmatica.
Christian si portò una mano sul cuore. << Accidenti, così mi ferisci! >>.
Scoppiai a ridere e tornai in camera a vestirmi. Quando uscii non c’era più. Controllai in camera di Yasmine ma ancora dormiva. Incredibile, quella ragazza sarebbe riuscita a dormire pure con le cannonate.

Arrivai presto a casa dei miei genitori. Il pranzo non era ancora pronto così mi misi in cucina ad aiutare la mamma a fare la pasta fresca all’uovo. Quel giorno sul menù c’erano le fettuccine al ragù, pollo al forno con le patate e dolce fatto in casa.
All’improvviso sentii il telefono squillare.
Era arrivato un messaggio.
<< Sempre con quel cellullare in mano? >> domandò mio padre passando.
<< Uff, papà! >>.
Lia, sono tornato a Roma! Volevo farti una sorpresa ma a casa ho trovato solo una Yasmine abbastanza contrariata per averla svegliata. Mi ha detto che sei dai tuoi. E’ un problema se passo?
Sentii un grosso sorriso spuntare sul volto. Lorenzo era tornato prima e aveva pensato di farmi una sorpresa. Anche se non gli era riuscita, non era una cosa così romantica?
Alzai lo sguardo per guardare mia madre che lavorava l’impasto per il dolce.
Le sarebbe piaciuto conoscere Lorenzo.
Peccato che la mia famiglia era completamente fuori di testa!
Sei sicuro?
La risposta non si fece attendere.
Sì ☺
Oh, beh… come diceva il detto: uomo avvisato mezzo salvato!
<< Mamma va bene se per oggi aggiungiamo un posto a tavola? >>
Lei continuò a lavorare. << Chi viene? Yasmine? >>
<< Ehm… un amico? >>
Mamma alzò di scatto la testa e mi lanciò un’occhiata penetrante.
<< Un amico? >>
<< Sì, è un ragazzo che sto frequentando >>.
Quasi potei vedere le lacrime bagnarle gli occhi.
<< Oh, Lia! Pensavo che dopo l’esperienza di Marco saresti rimasta zitella dato che è già passato un anno >>
<< Mammaa! >> protestai.
<< Su, su, vieni qua! >>.
Nonostante le mie proteste mi abbracciò lasciandomi due impronte di mani infarinate addosso.
<< Eri troppo carina per non sposarti >>
<< Mammaaa! >>
<< Ma com’è? E’ carino? E’ ricco? Di buona famiglia? >>
Oddio spegnetela!
<< Mamma smettila! >>
<< Almeno dimmi come si chiama! >>
<< Lorenzo >>.
<< Oh che bel nome! >>
Alzai gli occhi al cielo. Mia madre aveva la mania dei matrimoni, voleva vedere tutti i suoi figli felici e sistemati. Per fortuna che non mi ero “sistemata” con Marco!
Le raccontai come lo avevo conosciuto e alla fine aggiunsi: << Mi raccomando mamma non fatelo scappare! >>.
<< Ma cosa dici cara?! >> rispose mamma indignata.
Ah vabbé.
Risposi a Lorenzo.
Via Rodari 33. A tuo rischio e pericolo!
Mi rispose con una faccina che faceva la linguaccia.
Quando arrivò una parte della famiglia lo accolse eccitatissima. E con questa parte intendevo mia madre e quelle due impiccione delle due gemelle, l’altra parte, cioè quella maschile composta da mio padre e mio nonno, lo accolse con animo indifferentemente sospettoso.
Mia mamma lo assalì e lo stritolò in uno dei suoi soliti abbracci soffocanti.
<< Benvenuto, Lorenzo! Siamo molto contenti di conoscerti! >>
Vidi Lorenzo lanciarmi un’occhiata imbarazzata mentre le mie due sorelle ridacchiavano.
<< Mamma lascialo respirare! >>
Finalmente mamma si decise a lasciarlo e potei osservarlo bene. Aveva i capelli spettinati e indossava dei jeans scuri e un maglione bianco che metteva in risalto i suoi occhi verdi. Aveva un po’ di occhiaie, probabilmente dovute alla stanchezza del viaggio, e un accenno di barba che lo rendeva ancora più sexy.
I miei ormoni iniziarono a ballare la conga.
Dieci giorni erano stati decisamente troppo tempo per stargli lontano. Se non fossi stata in presenza della mia famiglia gli sarei saltata addosso e non per dargli solo un abbraccio.
<< E voi sareste le sorelle di Lia >> disse Lorenzo stringendo la mano alle gemelle.
<< Io sono Lucilla >> si presentò Lucilla lanciandogli uno sguardo adorante << E questa è mia sorella Cornelia >>.
<< Ce l’hai un fratello? >> le chiese sfacciatamente Cornelia mentre gli si arpionava letteralmente alla mano.
<< Magari più piccolo e carino come te >> aggiunse Lucilla dando man forte alla sorella.
Mi portai le mani davanti la faccia scuotendo la testa. Ma dove l’avevano presa quella sfacciataggine?
<< Ragazze! >> le rimproverò la mamma.
Lorenzo rise. << Sì >>.
Vidi le due gemelle scambiarsi un’occhiata eloquente.
<< E’ mio >> vidi Cornelia sillabare a Lucilla che per tutta risposta le lanciava un’occhiata omicida.
<< Ho un fratello minore, ma anche se fosse è troppo grande per voi >>.
<< Ei guarda che ho diciassette anni >> protestò Cornelia.
<< Abbiamo diciassette anni >> la corresse Lucilla.
Al pensiero delle mie sorelline (per modo dire visto come si erano svegliate in fatto di ragazzi!) che circuivano il fratello di Lorenzo mi venne da ridacchiare.
<< No ragazze davvero, Christian non fa per voi >> mi intromisi.
<< Mi piacciono i tipi belli e dannati >> sospirò Cornelia.
<< Se ti sentisse tuo padre! >> disse mamma gonfiando le guance dall’irritazione << Su, smettete di importunare l’ospite e filate di là che è pronto! >>.
Spintonò le gemelle che ridacchiavano davanti a lei per costringerle a seguirla in salone.
<< Finalmente posso salutarti >> mi disse Lorenzo guardandomi con un sorrisetto.
<< Io ti avevo avvertito >> dissi con un sospiro avvicinandomi a lui.
Ci scambiammo un casto e dolce bacio sulle labbra.
<< Mi sei mancata! >> sussurrò.
<< Anche tu! >>.
Mi allontanai prima che il bacio potesse trasformarsi in qualcosa di più appassionato.
Ci dirigemmo in salone dove mamma ci attendeva con un bel piatto di fettuccine. I due maschi ci stavano aspettando seduti a tavola.
<< Papà, nonno... questo è Lorenzo >>.
I tre si strinsero la mano.
<< Piacere >>
<< Piacere, sono Lorenzo >>
<< E’ un piacere conoscerti Fiorenzo >>.
<< LORENZO, NONNO. L-O-R-E-N-Z-O >> lo corresse mia madre mentre gli metteva un montagna di fettuccine nel piatto.
<< E io che ho detto? >> borbottò il nonno contrariato.
<< Scusalo è un po’ sordo >> mormorai a Lorenzo.
Ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare.
Accidenti, mi sono sporcata?
<< Allora Lorenzo che lavoro fai? >> domandò mio padre.
L’interrogatorio era iniziato.
<< Sono nelle pubbliche relazioni >>
<< E’ appena tornato da un viaggio di lavoro in Spagna >> aggiunsi io.
<< Oh la Spagna, che bello! Valerio ti ricordi quando siamo andati a vedere la corsa dei tori a Pamplona? >>
<< Ma mamma è terribile! >> la riprese Lucilla.
Era l’animalista/ambientalista di casa. Sognava di lavorare al WWF.
<< Tesoro è stato tanto tempo fa >> la rassicurò la mamma.
Papà continuò il suo interrogatorio imperturbabile.
<< In cosa ti sei laureato? >>
<< Giurisprudenza >>
<< Ah sì che quella è una laurea seria >> osservò papà lanciandomi un’occhiataccia.
<< Papà non ricominciare! >> lo ripresi scocciata << Sei ripetitivo! >>
<< Cecilia ma perché non pensi seriamente a prendere un’altra laurea? >>
Mia madre cercò di interrompere l’ennesimo litigio sul nascere. << Chi vuole un altro po’ di fettuccine? >>
<< No, grazie signora >> rispose Lorenzo.
<< Io, io! >> rispose Lucilla.
<< Tutti quei carboidrati ti finiranno sulle cosce >> osservò spietata Cornelia.
<< Valerio tu vuoi altre fettuccine? No? Tu nonno? >>
Il nonno imperturbabile continuò a guardare il telegiornale alla televisione ignaro della confusione intorno a lui.
<< Nonno? NONNO? >>
<< Cosa? >>
<< Vuoi altre fettuccine? >>
<< Ti passo l’acqua con le bollicine? >>
Mamma alzò gli occhi al cielo, esasperata. Sospettavo che prima o poi avrebbe legato il nonno per trascinarlo a comprarsi un apparecchio acustico. Lui insisteva a dire che ci sentiva benissimo ma ultimamente sembrava essere peggiorato.
<< LE FETTUCCINE! NE VUOI ALTRE? >> gli domandai.
<< Ah sì grazie Flaminia >>.
Intanto Lorenzo assisteva divertito alla vista della mia chiassosa e folle famiglia.
Gli lanciai un’occhiata di scuse ma mi sorrise.
Avrei fatto una bella ramanzina alla mia famiglia.

Riuscimmo ad uscire di casa dei miei genitori solo alle cinque. Non potevo lasciar andare Lorenzo via così, volevo stare un po' da sola con lui. Gli diedi appuntamento davanti al mio palazzo. Quando arrivai, Lorenzo era già lì. Con la moto era stato più veloce di me. Mi aspettava davanti al portone con un sorrisetto.
<< Che lumaca! >> commentò quando mi avvicinai.
<< Non mi piace che corri come un matto con quella moto >> lo ripresi lanciandogli un'occhiataccia.
Lui scoppiò a ridere ed io indignata gli diedi le spalle. Iniziai a frugare nella borsa in cerca delle chiavi. Ma perché non le trovavo mai quando servivano? Ero fermamente convinta della teoria dei buchi neri all'interno delle borse di ogni donna. Nella mia ci doveva essere sicuro un vortice spazio temporale che collegava la Terra con un'altra dimensione perché le cose che ci infilavo dentro magicamente sparivano per riapparire solo qualche giorno dopo.
<< Uff stupide chiavi! >>.
Mentre cercavo Lorenzo mi aveva abbracciata da dietro e aveva iniziato a darmi dei baci sul collo che di casto non avevano proprio nulla.
Sentire il suo caldo corpo attaccato al mio era davvero piacevole. Ero stata troppo tempo senza toccarlo. Se fosse stato per me gli sarei saltata addosso in quel momento, ma insomma eravamo pur sempre in mezzo alla strada! Volevo almeno arrivare su casa. Però Lorenzo non mi rendeva le cose facili dato che la mia mano tremava per i brividi di piacere.
<< Dai! >> lo ripresi ridacchiando mentre finalmente trovavo le chiavi.
Cercai di infilarne nella toppa del portone ma Lorenzo iniziò a farmi il solletico sulla pancia mentre mi mordicchiava un orecchio.
Mentre cercavo di divincolarmi il portone davanti a noi si aprì improvvisamente.
<< Ehm ehm! >>
Alzai gli occhi per vedere la signora Dalmati, una donna sui cinquant'anni che abitava al secondo piano, guardarci con aria di rimprovero. Il cane al suo seguito, un Yorkshire, ci abbaiò. Oddio, quando odiavo quel cane! Antipatico come la padrona.
<< Salve signora Dalmati >> dissi cercando di trattenere una risatina. Chissà che cosa stava pensando!
<< Salve >> mi fece eco Lorenzo.
La signora Dalmati scosse la testa con aria indignata e ci superò borbottando: << Ah questi giovani d'oggi! >>.
Io e Lorenzo entrammo nell'androne del palazzo e scoppiammo a ridere.
<< Accidenti ci ha fulminati! >> ridacchiò Lorenzo.
<< È tutta colpa tua! >> esclamai dandogli una botta sulla spalla.
<< Ei, che tigre! >>.
Gli feci la linguaccia e chiamai l'ascensore. Lorenzo si avvicinò e mi abbracciò nuovamente da dietro.
<< Dov'eravamo rimasti? >> mormorò in un orecchio con tono suadente scatenandomi un brivido d'eccitazione.
Entrammo in ascensore e una volta premuto il tasto del piano mi girai e finalmente lo baciai sulle labbra.
Mi era davvero mancato, pensai mentre la sua lingua giocava con la mia.
Sentii le sue mani scivolare sotto la gonna e avvicinarsi alla mia intimità. Trattenni a stento un gemito quando mi tirò giù di colpo le mutandine.
<< Che vuoi fare? >> ansimai.
Alzai il volto per guardarlo e incontrai il suo sguardo lucido dall'eccitazione.
<< Non trovi che questo ascensore sia troppo veloce? >> disse con voce roca e schiacciò il tasto per fermarlo.
Oddio, davvero voleva farlo nell'ascensore?
L'eccitazione salì alle stelle.
Non mi era mai capitato prima di fare una cosa così fuori dalle regole con Marco.
Per fortuna quel giorno avevo deciso di indossare la gonna!
Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi e se Lorenzo non mi avesse sostenuto di sicuro sarei caduta a terra. Le gambe erano diventate di gelatina.
La temperatura era salita a mille e l'ascensore si era riempito dei nostri gemiti e sospiri.
<< Oddio Lore, così mi fai impazzire! >> mormorai quando sentii le sue dita muoversi all'interno della mia intimità.
Proprio nel momento più bello s'interruppe d'improvviso facendomi gemere di protesta.
<< Lia sei così bagnata ed io sto per esplodere >> lo sentii mormorare. Sentii le sue mani posizionarsi sul mio fondoschiena mentre slacciavo velocemente il bottone, aprivo la zip dei suoi Jeans e facevo scendere verso terra i suoi boxer lasciandogli una carezza che gli strappò un gemito.
Lorenzo mi sollevò da terra, mi spinse la schiena contro la parere dell'ascensore e io strinsi le gambe intorno al suo bacino.
Mi sorrise sulle labbra. << Senti che cosa mi fai? >>
Sentii la sua prepotente eccitazione a contatto con la mia.
<< Esploderò anch'io se non ti sbrighi >> sussurrai in risposta.
Entrò in me con una sola spinta e iniziammo a muoverci insieme. Eravamo così eccitati tutti e due che ci vollero poche spinte per venire insieme.
Lorenzo poggiò la testa sul mio petto ansante. << Lia ti amo >>.
Il mio cuore partì a mille, più veloce di quanto già non corresse.
<< Anch'io ti amo Lore! >> risposi.
In quel momento anche un ascensore mi sembrò che potesse essere il posto più bello al mondo.





Angolo autrici:
Siamo finalmente tornate e con un nuovo capitolo lungo ed intenso! Lorenzo conosce la famiglia di Lia e finalmente i due si dichiarano. Speriamo che vi sia piaciuto sia l'incontro sia la scena d'amore, molto meno romantica della prima ma qui subentra più la passione che il romanticismo. E poi abbiamo provato a mettere un pizzico di "originalità", se così la vogliamo chiamare :)
Accidenti, al ritorno abbiamo avuto una bella sorpresa: adesso siete davvero in molte a seguire la nostra storia! Perché non ci lasciate anche una recensione? Sarebbe bello sentirvi ;)
Al prossimo aggiornamento! (che sarà tra una settimana come al solito)
Un abbraccio, Valentina e Chiara

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Capitolo 9
*** Vacanze ***


9. Vacanze


Pov Lia
Finalmente agosto era arrivato.
E questo significava... Vacanzeee!
Quest'anno ero riuscita a prendermi le prime tre settimane del mese per potermi fare un lungo riposo. Quello precedente, essendo la novellina appena arrivata alla pasticceria, tutti si erano sistemati le ferie a proprio piacimento ed io avevo dovuto fare una settimana a giugno, una a luglio e quella di ferragosto obbligatoria quando chiudeva il negozio. Era stato orribile, non facevo in tempo a rilassarmi che le vacanze erano già finite. Inutile dire che non mi ero ricaricata per niente e mi ero sentita più stanca di prima. Perfino Yasmine era stata più fortunata di me, anche se era andata in ferie a giugno almeno aveva avuto due settimane attaccate. Ma questa volta avevo lottato con le unghie e con i denti per accaparrarmi le settimane di agosto e alla fine ero riuscita ad averle. Certo aveva aiutato molto il fatto che Elisabetta, che lavorava alla pasticceria da una vita, aveva rinunciato alle sue solite ferie ad agosto per organizzare una crociera con marito e figli a luglio. Ero stanchissima per non essermi riposata nemmeno un po' fino adesso ma tre settimane di seguito... Sarebbero state un sogno!
L'anno scorso due l'avevo passate con i miei e una in viaggio con le amiche mentre quest'anno ne avrei riservata una ai miei, una alle amiche e una a Lorenzo. Avrei fatto una settimana al mare in Toscana a casa dei miei, con Lorenzo saremmo andati a Dublino e con Yasmine e Greta avevamo organizzato per ferragosto un'altra settimana al mare però questa volta in Sardegna.
Ero eccitatissima del viaggio con Lorenzo. Sebbene lui fosse già stato a Dublino avevamo organizzato di andare lì perché era molto entusiasta di rivederla ed io non ci ero mai andata. Inoltre perché non era una città costosa, non potevo permettermi di spendere tanto dato che la vacanza in Sardegna organizzata con le amiche sarebbe stata un vero e proprio salasso. Beh, ma a volte ci voleva pure!
Ero straeccitatissima! Quello sarebbe stato il mio primo viaggio insieme a Lorenzo. Una settimana sempre insieme e da soli... Non vedevo l'ora!

La seconda settimana di agosto arrivò in un lampo e quel lunedì mi ritrovai all'aeroporto con la valigia al seguito pronta a partire.
Inutile dire che Lorenzo appena mi aveva vista aveva iniziato a prendermi in giro perché il mio bagaglio era il triplo del suo.
Oh insomma, avevo saputo che in Irlanda il clima poteva essere freddo anche ad agosto ed avevo portato il necessario, poi si sa che il necessario non è mai abbastanza quindi mi ero ritrovata con una valigia con il peso al limite. Ma avrei trovato subito l'occasione per vendicarmi dei suoi sbeffeggiamenti.
Appena salimmo sull'aereo notai che Lorenzo iniziò a comportarsi in modo strano e quando ci allacciammo le cinture e sentii la sua mano stritolare la mia capii che era nervoso.
<< Ma non mi dire >> sogghignai.
<< Cosa? >> disse lui girandosi a guardarmi.
<< Tu viaggi spesso per lavoro ma hai paura di volare >>.
La sua unica risposta fu un sorriso tirato.
<< Oddio è vero! >> esclamai.
<< Non ho paura >> ribatté lui a denti stretti << Sono solo un po' agitato per il decollo >>
<< Ma è il momento più divertente! >>
Mi lanciò un'occhiataccia. << Se lo dici tu >>.
Non riuscii a trattenermi quando lo vidi sistemarsi la cintura con una mano tremante.
<< Lia non osare >> mi minacciò.
Scoppiai a ridergli in faccia. << Sai che ti prenderò in giro per questa cosa per molto tempo? >>.
Lui non rispose perché troppo occupato a fratturarmi la mano mentre decollavamo.

Atterrammo al Dublin Airport che era già buio.
Vedere il tramonto dall'aereo era stato una qualcosa di spettacolare. Avevo tentato in tutti i modi di farglielo vedere anche a Lorenzo ma non c'era stato verso che si affacciasse al finestrino. Si era limitato a lanciargli un'occhiata poco convinta. Che fifone! Adesso avevo capito perché aveva insistito a tutti i costi che mi sedessi io vicino al finestrino... E pensare che avevo creduto fosse un gesto di cavalleria.
Lo amavo pure quando mi mostrava il suo lato da bambino capriccioso, anzi in quei momenti lo amavo ancora di più perché di una persona non si amano solo i pregi ma anche i difetti.
Avevamo prenotato il pernottamento in un piccolo Bread & Breakfast nel sud est di Dublino, ben collegato per prendere i mezzi e girare in modo veloce e conveniente. Ero eccitatissima di essere in una città nuova, nel viaggio in taxi dall'aeroporto alla pensione cercai di osservare le novità ma nel buio non riuscii a vedere poi molto. Non vedevo l'ora di andare in esplorazione.
Quando arrivammo alla nostra meta, trovammo Miss O'Callaghan ad accoglierci. La padrona della pensione era una donna mingherlina sui settant'anni che indossava un lungo vestito con dei fiori sgargianti, aveva i capelli bianchi e sul naso portava degli occhiali a mezzaluna che erano legati ad un sottile filo di perline intorno al collo per non perderli. Mi ricordava molto Miss Marple, la nonnetta investigatrice nata dalla penna di Agatha Christie.
Lorenzo ci presentò e parlò con lei della camera. Lo ascoltai stupita. Ok, io conoscevo l'inglese a un livello tale da poter instaurate una conversazione con una persona e magari capire almeno metà di quello che mi diceva, ma Lorenzo parlava in modo così disinvolto e veloce che sembrava un madrelingua. Se avessi intavolato io la conversazione che stava portando avanti lui, avrei perso tutta la settimana delle vacanza a parlare con Miss O'Callaghan.
Quando Lorenzo si girò a guardarmi notò che lo stavo osservando con la bocca spalancata.
<< Che c'è? >>
<< Accidenti, sei un madrelingua! >> esclamai.
Ero un po' invidiosa, io ero sempre stata negata per le lingue. Beh, l'italiano era la lingua più bella del mondo, era logico che nessun'altra mi piacesse come la mia.
Lui scrollò le spalle. << È tutta questione di allenamento, per lavoro parlo spesso inglese >>.
La signora O'Callaghan ci diede la chiave di una delle stanze del secondo piano (la pensione era una palazzina che si ergeva su tre piani e aveva una decina di stanze) ma prima di salire ci invitò in cucina perché ci aveva tenuto da parte la cena dato che sapeva che saremmo arrivati tardi. Anche se il suo tardi era relativo dato che erano solo le otto di sera, ma lì era consuetudine mangiare molto presto, come ogni paese di tradizione anglosassone. Comunque era stata molto gentile ad avere un pensiero per noi.
Quando salimmo in camera, dopo aver mangiato il pollo con le patate, rimasi a bocca aperta.
Era una piccola stanza con il tetto a spiovente dove c'era un lucernario posizionato sopra un letto matrimoniale che quasi occupava tutto lo spazio e un piccolo armadio vicino un grande specchio. Inoltre c'era una finestra dalle persiane di legno molto caratteristica. Il bagno si trovava sul corridoio, purtroppo era in comune ma a quanto aveva detto la signora O'Gallaghan non c'erano molte persone alla pensione, due coppie di spagnoli e una famigliola di greci che era al primo piano.
<< Oddio! >> esclamò Lorenzo.
<< Già... Credo che sia proprio la parola giusta! >>.
Sulla parete dove stava la tastiera del letto c'era attaccato un grande quadro del Papa e posizionato sulla mensolina sopra il termosifone c'erano le statuette di alcuni santi, uno sicuro doveva essere san Patrizio.
Io e Lorenzo ci guardammo e scoppiammo a ridere.
<< Beh si sa che gli irlandesi sono molto religiosi >> commentò Lorenzo mentre iniziava a disfare la sua valigia.
<< Pensi che sia per scoraggiarci? >> domandai fissando con deferenza il volto del Papa che mi lanciava occhiate severe, o forse me le immaginavo io così.
Lorenzo mi lanciò un'occhiata divertita e ridacchiò: << Non credo che riusciranno a scoraggiarmi >>.
Mi afferrò per la vita e mi spinse sul letto facendomi il solletico.
<< No, no, no... Dai! Ahaha >>.
Sebbene cercassi di scappare, mi fermò le braccia e iniziò a baciarmi il collo.
<< Aspetta, aspetta >> mormorai.
Lui mi guardò interrogativo.
Mi alzai e girai le statuette dei santi verso il muro.
<< Oh meglio! Tutti questi occhi che ci guardano mettono un po' inquietudine >>
Lorenzo ridacchiò. << E quello? >> domandò indicando il quadro sopra di lui.
<< Ci nascondiamo sotto le coperte? >> suggerii mordicchiandomi il labbro.
Lui annuì e continuando a ridere (sì, in effetti la situazione era alquanto comica) si tolse le scarpe, jeans e maglietta e si infilò nel letto.
<< Su dai, che aspetti? >> disse battendo la mano sul posto vuoto accanto al suo.
Mi fiondai nel letto. << Arrivo! >>.

Nei tre giorni successivi girammo la città in lungo e il largo. Visitammo il Trinity College, la cattedrale di San Patrizio, il Temple Bar, la fabbrica della Guinness. Entrammo in molti caratteristici Pub e passeggiammo per le vie del centro, nella famosa Grafton Street dove si esibivano molti artisti di strada e in tutti i bellissimi parchi. Il quarto giorno affittammo una macchina e ci dirigemmo alla volta di Belfast per visitare in una giornata anche l'Irlanda del Nord.
Non ci fermavamo un attimo e la sera eravamo così stanchi che ci addormentavamo subito.

L'Irlanda era fantastica, mi ero letteralmente innamorata della terra magica dei Lepricani e delle pentole d'oro alla fine dell'arcobaleno.
Il penultimo giorno avevamo deciso di andare in un paesino vicino la costa dove avevamo saputo si teneva una grande fiera. C'erano le giostre e felice come una pasqua convinsi Lorenzo a fare un giro. Mi sembra di essere ritornata bambina.
Assistemmo ad uno concerto di musica con le cornamuse e a uno spettacolo di danza irlandese. Mi sembra davvero di essere finita nel mondo dei folletti mentre osservavo i ballerini ballare.
Fu molto divertente quando invitarono anche i turisti a danzare. Di sicuro commisi un brutale omicidio nei confronti della danza ma mi divertii moltissimo. Mi ritrovai perfino a ballare con un intraprendente bambino che avrebbe voluto sposarmi. Lorenzo mi osservava mentre sorseggiava la sua birra.
<< Hai fatto conquiste! >> commentò sorridendo mentre mi avvicinavo << Devi forse iniziare a essere geloso? >>
<< Dai vieni a danzare con me >> gli dissi rubando un sorso di birra. Accidenti, com'ero assetata!
Lui scosse la testa. << Credo di aver bevuto un po' troppo, mi sento brillo! >>.
Ridacchiai. << Anch'io! >>.
<< Che ne dici se troviamo un posto per dormire? Non penso sia saggio guidare in queste condizioni, tanto l'aereo domani è sul tardi... Abbiamo tutto il tempo per tornare e passare al Bed & Breakfast per prendere le valigie >>.
<< Perché no? >>.
Ci sistemammo nell'unico piccolo albergo del paese. Per fortuna c'era ancora un posto, per via della festa era quasi al completo!
Entrammo nella stanza sostenendoci a vicenda. Ci eravamo fatti un po' prendere la mano con la birra e quella irlandese non era certo leggera!
<< Per fortuna niente occhi che ci osservano! >> commentò.
L'unica stanza che avevamo trovato disponibile aveva due letti separati.
<< Manca il letto >> osservai.
Lorenzo scosse la testa e mi lanciò un'occhiata malandrina. << Ci stringiamo, che dici? >>.
Gli risposi con un sorriso. Ero contenta che l'avesse detto. Non volevo passare l'ultima notte insieme a dormire in letti separati. Ormai mi ero abituata a dormire con lui. Certo aveva la brutta abitudine di rubarmi tutte le coperte ma lui sopportava che io ogni tanto parlavo nel sonno. Sapevo che ogni tanto mi capitava quando succedeva qualcosa che mi emozionava. La prima notte che avevamo passato insieme gli avevo parlato del criceto che avevo quand'ero piccola. Sì, era davvero imbarazzante.
Mi sarebbe mancato stare sempre con lui una volta tornati alla vita normale ma sentivo che questo viaggio ci aveva uniti ancor di più. Certo non eravamo perfetti ma stavamo così bene insieme.
Mi lasciai cadere sul un letto con uno sbuffo: << Accidenti, che stanchezza! >>.
Lui si sedette vicino a me. << Il prossimo viaggio che faremo sarà più rilassante >>.
Mi girai a guardarlo. Il suo volto era così vicino al mio. << Il prossimo? >> sussurrai sorridendo.
<< Questo era solo il primo di una lunga serie, no? >>.
Lo baciai con passione. Forse era la birra in eccesso a farmi essere così audace. Lo spinsi giù di colpo e quasi rischiammo di cadere per terra.
<< Ehi quanta foga! >> rise Lorenzo salendo di nuovo sul letto.
<< Ehm scusa! >> esclamai un po' imbarazzata.
<< Vieni qua tigre! >>.
Mi fece sdraiare accanto a lui.
<< Vuoi dormire tutta vestita? >> mi sussurrò tra un bacio e l'altro.
Risi sulle sue labbra. Mi spogliò velocemente e io feci lo stesso con lui. Sembravamo affamati per quant'era la foga dei nostri baci. Gli accarezzai il petto mentre stringeva il mio seno tra le sue mani.
<< Lore ti amo! >> gli sussurrai prima che entrasse in me.
<< Anch'io Lia, anch'io! >> rispose lui con voce appassionata.
Quella sera facemmo l'amore più e più volte e ogni volta fu sempre speciale come ogni singolo giorno della vacanza passata con lui.





Angolo autrici:
Sorpresa! Aggiornamento lampo per voi! Chiara ha trovato un po' di tempo e siamo riuscite a pubblicare prima del previsto ;)  Che ne dite della vacanza dei due protagonisti? Per adesso tutto procede a gonfie vele tra i due, ma tra poco ci sarà un colpo di scena... :P
Alla prossima! Valentina e Chiara


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Capitolo 10
*** Un romantico picnic ***


10. Un romantico picnic



Pov Lorenzo
Ormai non riuscivo più a pensare ad una vita senza Lia, non mi ricordavo nemmeno come fosse senza di lei. Mi ero innamorato, come un adolescente, e tutto mi faceva pensare a lei. Volevo che questo sentimento per me strano e sconosciuto non finisse mai; era così bello sentirsi perennemente tra le nuvole. Fare l'amore con lei era bellissimo, dolce ma allo stesso tempo intrigante.
Non mi ero mai sentito così vivo!
Lia Lia Lia… sempre lei al centro dei miei pensieri.
A lavoro, anche se la concentrazione era piuttosto bassa, riuscivo sempre a cavarmela e avevo molta più pazienza del solito. Anche i miei colleghi mi dicevano che non mi avevano mai visto così tranquillo, così avevano iniziato a prendermi in giro dicendo che "avevo qualche bella pollastrella tra le mani”. Erano ambasciatori è vero. Ma quando si trattava di sfottere si trasformavano in perfetti idioti.
Quel giorno decisi di portare Lia a fare un picnic; mi piaceva l'idea di passare del tempo all'aria aperta con lei e non potevo far altro che approfittare di quella splendida giornata. Avevo pranzato tantissime volte da solo nel parco di Villa Borghese per sfuggire alla mensa dell’ambasciata e molte volte poi avevo continuato a lavorare seduto su una panchina con il portatile. Era bellissimo starsene al sole invece che chiusi in una stanza.
Volevo dividere quel luogo con la persona che amavo. Chiesi a Clara di prepararmi delle cose buone da mangiare per pranzare al parco, omettendo di essere in compagnia con Lia, tanto lei preparava sempre cose in abbondanza tanto che ci potevano mangiare come minimo quattro persone.
Mandai un messaggio alla mia donna, mi piaceva pensare a lei con quell’aggettivo possessivo. “So che hai la mezza giornata libera, quando finisci vieni a Villa Borghese. Ti aspetto al cancello d’entrata. Ti amo!
Ok amore!” rispose Lia.
Proprio come un adolescente in piena prima cotta avevo conservato tutti i messaggi che lei mi aveva mandato.
<< Pronta per un romantico picnic? >> dissi dandole un bacio sulle labbra quando arrivò.
<< Che dolce che sei >> disse Lia con un sorriso.
La portai al solito tavolino di legno con la panca che spesso occupavo quando ero solo, vicino al parco giochi dei bambini, che fortunatamente a quell’ora erano quasi tutti a pranzo e i più grandi a scuola. Con la tovaglia rigorosamente a quadrucci tirai fuori varie ciotoline piene di cose buonissime che lei apprezzò immediatamente. Era una gran mangiona e la prendevo spesso in giro; mi divertiva vederla arrabbiata, perché dopo facevamo sempre la pace, e che pace!
<< Parmigiana di melanzane! Favolosa, uno dei miei piatti preferiti! >> disse Lia.
<< Poi non lamentarti della cellulite! >> dissi ridendo.
<< Allora per prima cosa io non ho la cellulite, forse ti ricordi male o forse ti stai sbagliando con qualche tua ex; secondo, anche se mangio abbastanza, non ingrasso di un chilo da cinque anni e terzo ho fame, quindi mangio anche la tua porzione così la prossima volta stai zitto! >> ribatté acida Lia.
Non potevo far altro che ridere, era fantastica e più la conoscevo più m’innamoravo di lei.
Clara era stata una cuoca eccezionale e quella volta aveva pensato proprio a tutto, dolcetto compreso. Lia da buongustaia aveva assaggiato ogni cosa e mi decisi a non prenderla più in giro altrimenti sarei davvero rimasto senza pranzo.
A cavalcioni tra le panche sembravamo due ragazzini delle medie che si guardavano con gli occhi a cuoricino.
<< Gnammmmm....>> dissi imboccando Lia con l'ultimo pezzettino di dolce rimasto, che lei naturalmente non rifiutò.
<< Questo pranzo è ottimo! E questo posto così accogliente e tranquillo >> disse Lia.
Finito di mangiare portai il resto del pranzo in auto e mano nella mano passeggiammo nel parco. Conoscevo un posticino molto appartato e intimo e camminando mi diressi proprio nella direzione desiderata.
<< Che ne dici se ci sdraiamo vicini vicini in quell’angolino? >> dissi indicando il posto tra la siepe e gli arbusti.
<< Se me lo dici con quello sguardo, non posso dirti di no. Mi stai spogliando con gli occhi, ti ricordo che siamo in un posto pubblico! >> disse Lia sorridendo.
Ci sdraiammo proprio come due adolescenti ed iniziai a baciarla. In pochi minuti mi tolse la giacca e la cravatta e la mia temperatura corporea salì terribilmente; mi piaceva farmi spogliare da lei. La sua pelle sotto la maglia era così soffice e calda come sempre. Adoravo il suo odore e il suo sapore. Avevo una folle voglia di fare l’amore con lei, ma in un parco sotto gli occhi di tutti, anche se appartati, mi sembrava eccessivo. Baciarla ed accarezzarla senza poterla possedere completamente era una lenta tortura, ma non avrei smesso comunque di toccarla. Lei era molto eccitata e ad ogni mio tocco faceva fatica a trattenere i gemiti. Avvinghiò le gambe attorno ai miei fianchi ed io non riuscii più a contenermi.
<< Guarda se c’è qualcuno >> disse Lia con un filo di voce.
<< No, non mi sembra, siamo soli >> risposi sporgendomi dalla siepe con il viso arrossato.
<< Se me lo dicevi che avevi questa idea non mi sarei messa i jeans >> sbuffò Lia.
Ammetto, ero un po’ imbarazzato per la situazione, con Lia anche una semplice passeggiata si trasformava in sesso… e che sesso! Senza perdere troppo tempo la aiutai a togliersi i pantaloni e lei con le sue mani intanto mi aprì la chiusura lampo. Senza volerlo sospirai, ormai i miei jeans erano diventati troppo stretti per l’eccitazione.
<< Guarda che mi fai fare >> disse Lia avvinghiandosi di nuovo a me << Speriamo che non ci denuncino per atti osceni in luogo pubblico >> e continuò a baciarmi.
<< Lia ti amo >> dissi mentre i nostri corpi si univano e si muovevano in sintonia fino a raggiungere l’amplesso.
I suoi occhi erano bellissimi e le sue guance arrossate erano qualcosa di così tenero che non potevo far altro che abbracciarla ancora e baciarla dolcemente.
<< Amore mio! >> dissi.
<< Amore aspetta rivestiamoci e poi ti riempio di baci anch’io >> ribatté Lia, sistemandosi i pantaloni.
Ci rivestimmo in fretta e si sdraiò sopra di me. Le coccole le erano sempre piaciute ed io per lei avrei fatto tutto. Non smetteva di sorridermi ed io ad ogni suo sguardo continuavo a sciogliermi come neve al sole.
Non l’avrei mai lasciata.
In pochissimi minuti il tempo cambiò e del cielo limpido e azzurro della mattina non c'era più traccia.
<< Che peccato! Tra un po' verrà giù tanta di quell'acqua che se non ci sbrighiamo a tornare ci bagneremo tutti >> disse Lia alzandosi << Perché non andiamo a casa tua? Sai, ho ancora un'oretta libera potremmo continuare più comodi quello che abbiamo fatto poco fa >> continuò con voce provocante e maliziosa.
Mi rabbuiai: maledizione, se solo Lia avesse saputo la verità non mi sarei fatto problemi a portarla da me e sarebbe stato tutto più semplice…  ma io no, dovevo sempre cacciarmi in situazioni complicate!
Era davvero improponibile chiedere ogni volta a Ferdinando di prestarmi casa sua così ultimante riuscivo ad inventarmi sempre una scusa con Lia.
Stavo tirando un po' troppo la corda con questa grandissima bugia, dovevo a tutti i costi parlarle e dirle chi ero.
<< Lia non possiamo andare da me perché sai... insomma... >> balbettavo parole senza senso.
<< Se non vuoi fa niente >> mi interruppe Lia imbronciandosi.
<< Ma che dici come non voglio? È che devo dirti una cosa... >> continuai.
Fui interrotto dalla suoneria del cellulare di Lia: era Yasmine.
<< Sì va bene non ti preoccupare, vengo subito io. Tranquilla >> sentii dire Lia al telefono.
<< Amore senti devi riaccompagnarmi in pasticceria perché Yasmine deve andare ad un appuntamento che le hanno spostato ad oggi pomeriggio. A proposito che mi dovevi dire? Facevo finta di essere arrabbiata ma tu mi sembravi preoccupato. Dimmi >> disse Lia.
<< Preoccupato? Ma no…. No, tranquilla... avevo solo casa in disordine e non molto pulita >> dissi cercando di sembrare disinvolto.
Così la accompagnai a lavoro ma continuai ad avere una strana agitazione per tutta la giornata. Un pensiero nella testa.
Parlare a Lia.
Ma come?




Angolo autrici:
Ecco di nuovo il nostro protagonista maschile! Ahi ahi ahi attento Lorenzo che le bugie hanno le gambe corte, prima o poi la verità si scopre... già, ma come? Staremo a vedere nel prossimo aggiornamento :)
Baci, Valentina e Chiara


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Capitolo 11
*** Sorprese di compleanno ***


11. Sorprese di compleanno




Pov Anita
Tra qualche giorno finalmente sarà il compleanno del mio Lorenzo.
Che meraviglia, non vedo l’ora! Il mio adorato bambino!
Da quando suo padre era morto e quello screanzato di Christian se ne era andato di casa non rispettando i suoi doveri verso la famiglia, Lorenzo era tutto quello che mi era rimasto. Ancora non voleva accasarsi e come al solito avrei dovuto pensarci io... le mamme dovevano pensare sempre a tutto.
Lorenzo era il figlio modello che tutte le mamme avrebbero voluto avere. Non mi aveva mai dato problemi e nutriva un profondo rispetto per me, tanto da suscitare l’invidia di tutte le mie amiche dell’alta società.
Per il suo compleanno volevo organizzare qualcosa di carino e fine, niente feste buffonate le quali era solito frequentare... sì, perché purtroppo per lui trovare delle persone alla sua altezza era molto difficile.
Tesoro di mamma! Ci penserà la tua mamma ad organizzare tutto quanto!
Prima di tutto avrei dovuto chiamare l’ambasciatrice di Amburgo e la sua splendida figlia Lucrezia, poi il conte Wilkinson, la famiglia Federici e il figlio Ferdinando e tanti altri ancora…
Al pensiero di Lucrezia mi venne in mente un’idea magnifica.
Presi il telefono e composi un numero familiare.
<< Per servirla signora >> rispose la voce di una domestica dall’altra parte della cornetta.
<< Buongiorno, sono l’ambasciatrice Piccardo. Volevo parlare con la signora Hermann >> dissi.
<< Attenda un momento >>.
La governante si congedò passando il telefono all’ambasciatrice d’Amburgo.
<< Carissima, che piacere sentirti! >> disse la mia cara amica Adele.
<< Il piacere è tutto mio! Con molta gioia volevo comunicarti che sto organizzando un piccolo rinfresco a sorpresa per il compleanno di Lorenzo. Avevo in mente di andare alla famosa pasticcieria del centro La Ganache, ti ricordi che ci siamo andate insieme quando sei venuta a Roma? Molto graziosa e accogliente, vero?! Lorenzo non ama le cose molto sfarzose e credo che questo locale sia un buon compromesso… mio figlio sarà entusiasta! >> dissi con molta commozione. Ogni volta che parlavo di Lorenzo mi si riempiva il cuore di gioia ed organizzare qualcosa per lui era emozionante.
<< Oh mia cara, hai avuto una magnifica idea! E se mi hai chiamato, naturalmente volevi invitarci >> disse l’ambasciatrice.
<< Carissima, non solo volevo invitarvi ma mi è venuta in mente una bellissima idea! Con l’occasione della festa possiamo annunciare pubblicamente la futura unione dei nostri figli! Conosco il mio bambino ed è molto timido, ha solo bisogno di una piccola spinta per iniziare a corteggiare tua figlia. Ci penserà la sua mamma, vedrai sarà un successone! >> le spiegai.
<< Perfetto, sarà una giornata indimenticabile! Avvertirò mia figlia che per l’occasione sarà stupenda! A risentirci per l’orario! >> rispose entusiasta Adele.
<< Certo, domani avvertirò la pasticceria. Speriamo non abbiano già affittato la sala, in tal caso sarò disposta a pagarla il doppio. Parlerò direttamente con la direttrice, una persona a-d-o-r-a-b-i-l-e! Certo le cameriere lasciano un po’ a desiderare… insomma potrebbero assumere un personale migliore però sai, sono innamorata di quel posto. Allora cara, ci risentiamo per i dettagli. Un bacio >> e riattaccai.
La prima chiamata era fatta, adesso dovevo solo chiamare Ferdinando, un vecchio amico di Lorenzo, l’unico che conoscevo bene e che poteva reggermi il gioco. Sarebbe stato Ferdinando a portato Lorenzo alla pasticceria con una scusa e una volta giunti sul posto avremmo iniziato la splendida festa a sorpresa…
Oh il mio bambino sarà felicissimo!



Pov Lia
Mancava poco all’orario di apertura. Stavo sistemando le piccole composizioni floreali che sarebbero servite come nuovi centritavola dei tavolini del negozio quando Sara entro all’improvviso nella sala.
Non l’avevo mai vista così scomposta in tutta la mia vita.
Che le era successo?
<< Ragazzi ascoltatemi! >> esordì con voce stridula dall’eccitazione.
Io, Yasmine, Giacomo ed Elisabetta ci fermammo per guardarla con gli occhi spalancati.
<< Accidenti, sembra quasi umana così >> mi sussurrò Yasmine.
Le diedi una gomitata nelle costole mentre soffocavamo una risatina.
<< L’ambasciatrice Piccardo, che è una nostra cliente affezionata, ha chiesto di poter affittare sabato pomeriggio la nostra sala da tea per organizzare il compleanno del figlio >> ci annunciò << Organizzeremo una fantastica festa a sorpresa! >>.
Sembrava che l’unica che fosse contenta della notizia fosse proprio solo Sara.
Io e gli altri ci guardammo con una faccia funerea.
Una festa significava ore extra di lavoro… per non contare lo stress che ne derivava! I ricconi erano molto esigenti quando si trattava delle loro feste. Dopo l’ultima che avevamo organizzato, che era la festa di compleanno per la figlia dodicenne di un famoso imprenditore, io e Yasmine avevamo dovuto passare un weekend di riposo alla spa per riprenderci.
Sara iniziò a spiegarci ogni dettaglio ma nessuno la ascoltava.
<< E’ un incubo, non è vero? >> sussurrò Giacomo con l’espressione disperata << Ditemi che è un incubo! >>
<< Vado a tagliarmi le vene! >> aggiunsi passandomi le mani tra i capelli.
<< Ragazzi, niente panico! >> cercò di incoraggiarci Elisabetta ma inutilmente.
<< I miei poveri chakra! >> mormorò Yasmine con tono scocciato.
La voce di Sara ci riportò all’attenzione: << Mi state ascoltando?! >>.
Cercammo di mettere su le nostre migliori facce entusiaste. Mentre annuivamo ad ogni particolare che avremmo dovuto curare la disperazione cresceva sempre di più dentro di noi.

I tre giorni di organizzazione furono un inferno.
L’ambasciatrice Piccardo volle venire a vedere ogni giorno come procedeva l’organizzazione. Era una donna snob e petulante. La riconobbi come quella signora che qualche mese fa si era presentata a La Ganache con la cameriera… sebbene alla pasticceria venissero molti clienti lei me la ricordavo bene, era impossibile dimenticare la sua arroganza.
Aveva da ridire su ogni piccola cosa.
Il figlio che la sopportava doveva essere proprio un santo!
All’ennesimo rimprovero dell’ambasciatrice Piccardo per una decorazione non posizionata alla giusta maniera rischiai di impazzire ma per fortuna il pensiero di Lorenzo mi faceva resistere.
Certo che era davvero una strana coincidenza che il figlio dell’ambasciatrice fosse nato lo stesso giorno di Lorenzo. Quel giorno avrei festeggiato due compleanni: uno orribile e uno fantastico, quello del mio amore.
Avevo comprato una cornice originale e ci avevamo messo una foto di noi due. Sapevo che non era un super regalo ma mi piaceva l’idea che avrebbe avuto qualcosa di nostro a casa sua.
Sarebbe stato bellissimo!



Pov Lorenzo
Appena accesi il cellulare quel sabato mi arrivarono subito due messaggini.
Uno era di Lia e l’altro di mia madre.
Lessi prima quello di Lia.
Auguri amore mio, buon compleanno! Non vedo l’ora che arrivi questa sera per stringerti tra le mie braccia! <3
Sarebbe stato il compleanno più bello della mia vita perché lo avrei passato con la donna che amavo follemente.
Secondo messaggio.
Auguri amore della mamma!”.
Mia madre. Puntuale come ogni anno, sempre lo stesso messaggio, aveva sempre un dolce pensiero per me.
Come ogni mattina andai all’ambasciata ma la giornata passò in fretta. Da quando stavo insieme a Lia le giornate volavano: stavo vivendo un periodo bellissimo insieme a lei. Ormai da un po’ di tempo avevo intenzione di parlarle di me, della mia famiglia, del mio lavoro e di tutto ciò che in realtà mi circondava. Basta con le bugie, avevo bisogno di fare chiarezza. Ero sicuro che Lia si sarebbe molto arrabbiata, ma ero certo ormai che mi amava a tal punto che alla fine mi avrebbe perdonato. Sì, ero pronto per dirle la verità. Però non volevo rovinare il giorno del mio compleanno quindi la discussione l’avrei rimandata al giorno successivo.
Quando terminai di lavorare uscii dall’ambasciata e incontrai il mio amico Ferdinando.
Chissà cosa ci faceva da queste parti.
<< Ciao Lorenzo! >> mi salutò.
<< Ciao Ferdinando, che piacere vederti! Ne approfitto per ringraziarti ancora di avermi prestato casa e soprattutto di essere stato così discreto da non aver chiesto nulla, ti ringrazio e a tempo debito sarai il primo ad essere informato di tutto! >> dissi abbracciando il mio amico.
<< Sbaglio o oggi è il tuo compleanno? >> mi chiese Ferdinando.
<< Grande, te lo sei ricordato! >> dissi sorridendo.
<< Non è tutto merito mio, lo sai che oggi con Facebook è tutto più semplice >> replicò ridendo << Dato che chi si invecchia paga, mi devi offrire il caffè più buono di Roma e soprattutto i dolcetti migliori! Ti va di andare a La Ganache? Si trova a pochi isolati da qui, in quindici minuti ci arriviamo! Hai impegni urgenti? >>
<< La Ganache? Sì la conosco, ci lavora una mia amica. Andiamo lì, perché no… così con l’occasione la saluto! >> dissi.
Ferdinando era un buon amico, non impiccione e anche se gli avrei presentato Lia sapevo che non c’era nessun problema. L’avrei presentata come un’amica e poi, anche se Ferdinando avrebbe capito tutto, non m’importava nulla… tanto si trattava ormai di pochi giorni e tutti avrebbero saputo la verità.
Ci incamminammo così verso la pasticceria.
Nel frattempo Ferdinando mi raccontò della sua ultima conquista, una certa Shantelle, dall’aspetto molto provocante. Il mio amico era simile a Christian: di solito prediligeva storielle con donne di poco cervello ma Ferdinando le preferiva soprattutto sfacciatamente ricche.
Beh, ognuno ha i suoi gusti!
<< Eccoci arrivati, entriamo dai! >> disse Ferdinando con molto entusiasmo, anche troppo. Stava quasi gridando… o forse era solo una mia impressione.
<< Salve, benvenuti! Prego da questa parte! >> disse Sara Bertrand accogliendoci.
C’era solo lei ad attenderci in negozio, che stranamente non aveva molti clienti e ai tavoli stava servendo una cameriera che non era né Yasmine né Lia.
Molto strano, non capivo cosa stava succedendo e tanto meno mi sarei aspettato…
<< Tanti auguri a teeeee, tanti auguri a teeeee, tanti auguri a Lorenzo tanti auguri a teeeee! >> disse un coro di voci appena entrai nella sala sul retro dove ci aveva portato Sara.
C’erano decine e decine di persone, ambasciatori, amici di famiglia, colleghi di lavoro e i soliti parenti che si vedevano generalmente solo a Natale e Pasqua e… Lia con un vassoio di bicchieri di champagne in mano che mi guardava a bocca aperta e con gli occhi spalancati.
Non potevo crederci! Non sapevo che dire. Non dovevo essere li, non era possibile… e adesso? Cosa potevo fare? Non mi veniva niente in meno e feci la cosa più stupida che mi venne in mente, ovvero fare finta di niente.
<< Ragazzi! Grazie mille! Non mi sarei mai aspettato una sorpresa del genere! >> dissi arrossendo in maniera molto evidente, cercando di non incontrare lo sguardo accusatorio di Lia. Chissà che stava pensando… o meglio lo sapevo benissimo, bastava guardarla un secondo anche distrattamente per rendersi conto che era sconvolta… giustamente.
Tutti iniziarono ad avvicinarsi per salutarmi e baciarmi, e non potevo far altro che ringraziarli. A parte il posto sbagliato con la persona sbagliata, la festa a sorpresa che aveva sicuramente architettato mia madre alla fine era carina.
<< Lorenzo! Spero non ce l’avrai con me, lo sai che è impossibile dire di no ad una donna, soprattutto se si chiama Anita…>> disse Ferdinando ridendo.
<< Oh no, tranquillo amico! Immagino che ti avranno messo in mezzo! >> dissi cercando invano con lo sguardo Lia, non la vedevo più.
Avevo un nodo in gola. Sarei voluto andare da lei, abbracciarla e pregarla di farmi spiegare tutto, conoscendola sapevo che non mi avrebbe fatto parlare per la rabbia… ma qualcosa dovevo pur fare.
Proprio quando mi ero deciso ad andare, mia madre mi bloccò.
<< Tesoro della mamma! Auguri amore mio! Spero che perdonerai la mamma per questa piccola sorpresa! >> disse la mamma sorridendo.
<< Ma certo mamma, grazie mille! Hai avuto una splendida idea! >> dissi cercando di fare un sorriso felice che fosse convincente.
Non potevo deluderla, d’altronde non era colpa sua se adesso mi trovavo in quella situazione.
Vidi passare Yasmine con un vassoio di tartine ma di Lia nessuna traccia. Senza farmi notare la presi per un braccio per fermala e le chiesi: << Dov’è Lia? Devo parlarle >>.
<< Grandissimo cretino che non sei altro! Lasciami il braccio, altrimenti ti prendo a schiaffi! E non me ne frega niente che sei un duca o un marchese! >> disse la ragazza acidamente.
<< Ti prego Yasmine! >>
La mia espressione - che credo fosse disperata - dovette convincerla.
<< Lia è in cucina >> ammise, anche se titubante << Tra poco arriverà con la torta, ma se fossi in te eviterei di avvicinarti. Mi sembra tu abbia già fatto abbastanza con la tua stronzaggine! Adesso lasciala tranquilla, parlerete in un altro momento >>.
<< Signori e signore! >> esclamò all’improvviso mia mamma richiamando l’attenzione di tutti.
Intanto avevo visto di nuovo Lia entrare nella stanza. Aveva gli occhi lucidi e faceva una gran fatica per non piangere… Dio, mi sentivo tremendamente in colpa!
<< Bene, un momento di attenzione. Volevo rinnovare gli auguri al mio adorato figlio e soprattutto vorrei dargli la mia benedizione, è ormai arrivato ai trent’anni e ci vorrebbe una donna al suo fianco… per esempio una splendida ragazza come Lucrezia, la figlia dell’ambasciatrice d’Amburgo! >> disse mia madre sorridendo.
No, no, no!
Non potevo credere che avesse detto una cosa del genere!
Ma che razza di donna era mia madre?!
Aveva superato ogni limite!
Una figura del genere non l’avevo mai fatta. Non mi ero mai vergognato così tanto in tutta la mia vita. Era una situazione imbarazzantissima perché oltre ad esserci tutta l’alta società che frequentavo, c’era la mia dolce Lia…
Lia, amore mio… che cosa ti sto facendo?

Come uscire da quella situazione? Non potevo di certo inveire davanti a tutti contro mia madre, non potevo rovinare la sua reputazione, lei dopo tutto era una donna di un certo rango e non potevo farla sfigurare.
<< Grazie mamma, ti sono molto grato! >> dissi sorridendo - mentre dentro di me stavo malissimo - cercando di superare il momento d’imbarazzo con un po’ di euforia. Infatti la mia battuta fu colta dalla maggior parte degli invitati che fecero una gran risata.
Intanto dopo quell’annuncio avevo visto arrossire anche Lucrezia, che forse ignara anche lei di tutta quella messa in scena si era imbarazzata.
Venne da me e mi disse sorridendo: << Lorenzo, sembra che le nostre madri abbiano già pianificato tutto! >>
<< Beh sì, mia madre si è fatta prendere un po’ la mano. Lo so che lo ha fatto a fin di bene… ma sai, certe volte le madri mettono in imbarazzo i loro figli non sapendo che siamo in grado di decidere da soli chi frequentare >> dissi cercando di nascondere la mia indignazione.
<< Dovremmo ringraziarle invece, sono state così gentili! >> disse Lucrezia con uno sguardo molto eloquente.
Fantastico, adesso sì che la situazione era diventata ingestibile!
Stupidamente avevo sperato che Lucrezia la pensasse come me e che anche lei in fin dei conti non condivideva la scelta delle nostre famiglie, e invece… era tutto meno che dispiaciuta.
Lucrezia prese due calici di champagne dal vassoio di Yasmine che passava di lì (e mi fulminava con gli occhi!), me ne porse uno e guardandomi intensamente disse: << Alla nostra salute Lorenzo! >>.
Molti degli invitati vennero da me per condividere qualche chiacchiera e anche se avrei voluto mollare tutto e tutti per correre dietro a Lia sapevo che non potevo farlo io… anche se sentivo che era la cosa più sensata da fare.
Stavo vivendo un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
Ero talmente frastornato che non ero riuscito a dire e fare niente, solo a compiacere gli invitati e mia madre.
Come potevo uscire da quella situazione assurda?
Ma la serata non era finita: era arrivato il momento dei regali.
E indovinate cosa mi aveva regalato la mia adorata mamma?!
<< Tieni caro, puoi scegliere di condividere questo regalo con chi vuoi, anche se ormai è chiaro a tutti con cui deciderai di andare! >> disse Anita sorridendo.
Lucrezia era vicino a me e in attesa che io scartassi la busta che mia madre mi aveva dato.
Un viaggio! Tre giorni a Parigi in un hotel a cinque stelle naturalmente.
Sentii Lucrezia che iniziò a battere le mani e a ringraziare con un grande abbraccio mia madre.
<< Grazie signora, un pensiero bellissimo! >> cinguettò Lucrezia.
Con quei pezzi di carta in mano non sapevo che dire… e proferii di nuovo la cosa più sbagliata che potevo…
<< Grazie mamma, non dovevi! >> parlai a testa bassa, per paura di incrociare di nuovo lo sguardo di Lia che era stata costretta ad assistere tutto questo.
Iniziavo a pensare che non mi avrebbe mai perdonato. Stavo rischiando di perdere il mio unico grande amore dato che non riuscivo a fare nulla di concreto per mettere fine a quella buffonata.
Scartai altri regali: orologi, quadri, borse di pelle, penne di lusso…
Alla fine arrivò Lia con la torta. Mi sarei meritato che me la tirasse addosso, ma evitava il mio sguardo ed io in un certo senso ne ero sollevato, come potevo ancora guardarla in faccia dopo tutto questo?
Finalmente gli invitati iniziarono ad andare via e dopo aver salutato tutti cercai Lia ma non c’era. Se ne era andata ed io speravo in cuor mio di non averla persa per sempre.




Angolo autrici:
Ai Ai Ai Lorenzo ma che ci combini? Il destino è stato beffardo con te ma non hai fatto niente per riscattarti. E chissà cosa avrà provato e quali saranno stati i pensieri della povera Lia... vedremo nel prossimo capitolo. Come avrete letto, Valentina ha scritto anche un pezzetto dal punto di vista di Anita, la mamma di Lorenzo. Insopportabile, vero? Come si libererà Lorenzo dalle sue grinfie... e sopratutto avrà il coraggio di farlo? Lo scoprirete nei prossimi aggiornamenti :)
Siamo state molto contente di ricevere nuove recensioni, grazie mille! Dai dai anche voi, lettrici silenziose (che siete diventate davvero molte!), fateci sapere il vostro parare! ;)
Un bacio, Valentina e Chiara


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Capitolo 12
*** Tristezza e litigi ***


12. Tristezza e litigi




Pov Lia
Entrai in casa stanca e infreddolita.
Per essere solo novembre quella settimana aveva fatto davvero molto freddo.
La casa era vuota e buia. Yasmine mi avrebbe perdonato per averla lasciata alla pasticceria senza nemmeno aspettarla ma non avevo resistito un minuto di più.
Buttai la borsa - dove dentro il cellulare continuava a squillare senza sosta - in luogo imprecisato della casa e mi incamminai verso il bagno senza nemmeno accendere la luce del corridoio.
Avevo bisogno di una doccia calda.
Mi spogliai ed entrai nella vasca e sistemai il pannello di plastica per rischiare di non allagare il bagno come di solito faceva Yasmine.
Quando aprii il rubinetto fu come se aprissi il mio cuore.
Tutto il dolore si riversò fuori.
L’acqua calda mi investì il volto e si confuse con le mie lacrime.
Stupida, stupida, stupida e ancora stupida!
Come avevo fatto ad essere così cieca? Era impossibile non notare le coincidenze!
Eppure quando avevo visto entrare Lorenzo a La Ganache ero rimasta così sorpresa!
Non solo mi aveva mentito sul suo lavoro, su chi fosse davvero ma anche sul fatto che era fidanzato!
Il momento in cui avevo portato la torta era stato orribile. Le parole di sua madre mi avevano trafitto il cuore; poi quell’oca bionda che lo guardava in modo così soddisfatto e lascivo… e lui che sembrava essere così tranquillo, tutto sorrisi e ringraziamenti.
Stronzo bugiardo!
Mi decisi a chiudere l’acqua ma sapevo che sarebbe stato impossibile chiudere anche il mio cuore.



Pov Christian
Erano già un paio di giorni che non incrociavo Lorenzo per casa.
Quando tornavo era già in pigiama in camera sua e passando vedevo solo il bagliore della televisione, la camera semibuia e la sua sagoma sul letto. E anche quel giorno non era diverso solo che decisi di andare a parlargli.
<< Ciao Lollo! >> dissi appena rientrato.
<< Ciao, se ti da fastidio la luce della televisione chiudi la porta >> rispose Lorenzo con tono atono.
Erano le prime parole che lo sentivo pronunciare da giorni.
Strano, se fosse stato una donna avrei pensato che si trovasse in uno di quei giorni no, quelli in cui tutte le ragazze si trasformano da docili cucciole a tigri incazzate a causa degli ormoni… ma una delle mie poche certezze era che mio fratello tutto era meno che lunatico. Era sempre troppo equilibrato, pacato, riflessivo e accondiscendente. Di sicuro c'era qualcosa che non andava.
<< Tutto bene? >> dissi cercando di nascondere il tono un po’ preoccupato.
<< Sì, tutto bene! >> rispose infastidito.
<< Se lo dici tu allora mi posso di sicuro fidare! >> provai a stuzzicarlo.
Di solito era il contrario: lui veniva da me e cercava di consolarmi o rimproverarmi delle mie cazzate, non ero abituato a quel ruolo… come farsi dire i suoi pensieri? E soprattutto sarei stato in grado di aiutarlo in qualche modo?
Poiché non ottenni risposta decisi di usare le maniere forti. Entrai come una furia nella sua camera e mi misi davanti alla televisione.
 << Adesso mi dici cosa non va! E non dire niente perché non è vero! Hai il viso tirato, si vede che sei preoccupato per qualcosa. Ti avverto che se è successo qualcosa alla mamma, anche se odio quella strega, lo vorrei sapere! >> dissi tutto d’un fiato senza rendermi conto che le parole uscivano dalla bocca contro la mia volontà.
Accidenti non ci credevo nemmeno io che mi stavo preoccupando inconsciamente per quella donna! Erano anni ormai che non pronunciavo la parola mamma
<< Christian! Ma che ti sei messo in testa? Non ti preoccupare, la mamma sta bene… solo che… >>
Lorenzo esitò. Era insicuro, incerto, evasivo e soprattutto non riusciva a guardarmi negli occhi… mi stavo iniziando a preoccupare davvero, la questione doveva essere più seria del previsto.
<< Allora è per il lavoro? Quei figli di papà con la puzza sotto il naso ti hanno messo nei casini? Se è così lo sai che gliela facciamo pagare! >> dissi, cercando nel suo sguardo una conferma o smentita sull’accaduto.
Vidi sul suo viso una lacrima…
Aspetta.
Mio fratello che piangeva!?
Non ricordavo di averlo mai visto piangere, nemmeno da bambino. Era il più grande tra i due e di solito era lui che aveva asciugato le mie lacrime quando mi mettevo nei guai. Era un fratello d’oro.
<< Lollo non fare così, parlami! So che posso aiutarti in qualche modo, ma devi raccontarmi che è successo… non ho la palla di vetro, per la miseria! >> dissi, avvicinandomi a lui e dandogli un pugno sulla spalla.
Finalmente mio fratello si scosse.
<< Ho rovinato tutto! >> esclamò mettendosi le mani fra i capelli.
<< Stai parlando di Lia? >> chiesi.
Lui annuì.
Ma certo che parlava di Lia!
Come avevo fatto a non pensarci prima?!
Se si era ridotto così per Lia, allora doveva essersi proprio innamorato di quella ragazza. Tutto mi sarei aspettato tranne che mio fratello potesse finire in quel modo per una donna.
<< Dai, non sarà nulla di così irrimediabile… sei sempre stato una persona ragionevole e lei non mi sembra una testa calda. Dimmi cosa è successo, sicuramente posso aiutarti >> cercai con voce calma di rassicurarlo e di farmi dire cosa fosse successo.
<< Ok, adesso te lo dico, anche se, a dir la verità, me ne vergogno! Allora, l’altro ieri, anche se non te ne sei ricordato, è stato il mio compleanno! >> disse.
<< Nooo! Perché non me lo hai ricordato prima!? >> dissi io un po’ dispiaciuto.
Che rimbambito che ero! Non mi ricordavo mai niente. Tra onomastici, compleanni e date varie ero un vero disastro. Certo non avrei mai pensato di arrivare addirittura a dimenticarmi il compleanno di mio fratello… ero un caso perso.
<< Va bene, non è questo il problema! Fammi finire! >> disse inquieto.
<< Ok, ok! Non ti interrompo più,
promesso! >>
<< Bene. Allora, uscito dall’ambasciata ho incontrato Ferdinando e siamo andati insieme alla pasticceria di Lia. E proprio lì mamma a mia insaputa aveva organizzato una festa a sorpresa. Immagina la faccia di Lia appena ha scoperto tutto >> disse Lorenzo.
<< E tu avrai mollato tutti e sarai corso da lei per darle spiegazioni, vero? >> dissi fiducioso.
<< No. Non sono riuscito a dirle nulla e… >>
S’interruppe di nuovo. Non avevo mai visto Lorenzo così in difficoltà.
<< E… cos’altro è successo poi? >> dissi iniziando ad innervosirmi.
<< Mamma ha fatto un brindisi e ha detto a tutti che dà la sua benedizione per la mia unione con Lucrezia! E lì a pochi passi da me c’era Lia >> spiegò a bassa voce.
<< Porca vacca! Ok, ho capito: è un gran pasticcio. Tu però poi hai immediatamente smentito e hai detto a tutti che la persona che ami era lì, hai preso Lia e l’hai baciata davanti a tutti! >> dissi mooolto fiducioso.
Lorenzo scosse la testa.
<< Allora ti sei alzato, hai dato un pugno a mamma e hai detto che non ti importava nulla di quello che pensava lei! >> continuai, alzandomi in piedi e iniziando a fare su e giù per la stanza.
Lui scosse la testa di nuovo.
<< Mmm ci sono! Come ho fatto a non pensarci prima! Sei un uomo di classe tu quindi hai detto che non volevi essere scortese ma il tuo cuore era già occupato! >>
Ok, adesso non avevo più idee.
Lorenzo fece segno di diniego per l’ennesima volta.
<< E’ questo il punto, Christian. Non ho fatto nulla! Niente di niente! Ho cercato di capire se Lucrezia era imbarazzata quanto me, ma mi ha fatto capire che era molto contenta. E poi la mamma ci ha regalato un viaggio a Parigi e Lucrezia si è messa a ringraziare tutti! >>
Ero rimasto senza parole, immobilizzato dalla meraviglia.
Non aveva fatto niente.
Ma come non aveva fatto niente?!
Quella strega aveva architettato tutto e lui non aveva fatto niente!!!
<< Non posso crederci! Ma che razza di uomo sei? E tu avresti festeggiato i trent’anni? Nemmeno io sarei arrivato a tanto… quella stronza di nostra madre ti manipola da anni! Sei un burattino tra le sue mani e anche qui hai lasciato che ti manipolasse! Ti gestisce la vita, ti controlla a lavoro, ti controlla a casa tramite Clara, ti sceglie la fidanzata e tu? Non fai niente!? >> gli urlai contro.
Ero furioso, volevo picchiarlo almeno per avere qualche reazione, non potevo credere che si era arreso così.
La mamma diceva di no e lui ubbidiva!
Assurdo, lui ubbidiva!
Ubbidiva anche se gli portavano via quello che forse era l’amore della sua vita!
<< Senti razza di cretino che non sei altro, e non mi guardare così perché mi sto trattenendo! Prima di tutto dobbiamo chiarire con la tua ragazza e poi con la strega. Adesso ti vesti e andiamo da Lia e mentre guido tu pensi ad un discorso sensato da farle per farti perdonare! Alla vecchia impicciona ci penseremo domani >> dissi cercando di riprendere il controllo della situazione.
<< Non credo che Lia voglia vedermi >> disse Lorenzo << Sono giorni che provo a chiamarla ma non risponde >>.
<< Non me ne frega niente. Ti vesti ed usciamo, sarà incazzata nera, ma tu ti siedi davanti la sua porta di casa fino a quando non esce e le parli. E se continua a non volerti parlare la segui, insomma inventati quello che vuoi ma non arrenderti così! >> dissi tenendo i pugni serrati e con tanta voglia di darne uno in faccia a quella specie di strega che mi aveva messo al mondo.
<< Mi dispiace Christian ma non me la sento >> disse Lorenzo.
<< Ok, credo di essermi perso qualche passaggio. Mi stai dicendo che non hai intenzione di parlare con Lia? E scusa, grande genio, come intendi uscire da questa situazione? No, perché io non vedo altra via d’uscita se non quella di parlarle… >>.
Non lo capivo, mi sforzavo e non lo capivo.
Mi sembrava di parlare con uno sconosciuto era davvero così impaurito da nostra madre da rinunciare definitivamente ai suoi sentimenti? A quella povera ragazza non voleva darle nemmeno una spiegazione?
<< No certo, ci parlerò prima o poi >> disse.
<< Scusa aspetti che lei venga da te e ti chieda spiegazioni? Lorenzo davvero non ti capisco, non ci riesco! Ti sei bevuto il cervello? Vuoi svegliarti da questa specie di coma in cui sei caduto? Devi allontanarti da quella donna subdola e viscida che è nostra madre e riprenderti la tua vita in mano! Farlo per te, farlo per Lia… fallo per chi vuoi, ma svegliati Lorenzo! >> dissi alquanto irritato.
<< Tu parli bene, dici di nostra madre ma tu sei uguale a lei! Qualsiasi cosa che tu fai è fatta bene, tu decidi per te e non ti importa degli altri e delle persone che ti circondano. Quando una cosa non ti va bene, la scarti e vai avanti senza pensare alle conseguenze. Dai, Cristian guardati! Non hai un lavoro stabile, non sai cosa vuoi fare da grande, vivi alla giornata come se non ci fosse un futuro. Frequenti sempre gente diversa senza mai trovare un amico sincero… io mi farò manipolare forse è vero, ma non sono uno sbandato come te! >> disse Lorenzo guardandomi con gli occhi arrossati.
<< Razza di cretino! Forse come dici tu, io sono uno sbandato e uso le persone, ma tu? Non stai usando Lia? Non la stai trattando come una bambola con la quale non ci vuoi più giocare? Pensaci prima che sia troppo tardi! Cretino! >> dissi mettendomi le scarpe e uscendo di casa come una furia.
Avevo bisogno di aria.
Era la prima volta in tutta la mia vita che avevo avuto una discussione così accesa con mio fratello, ma era riuscito davvero ad innervosirmi con il suo atteggiamento passivo e poi dovevo ammettere che ero rimasto male per quello che mi aveva detto. Non credevo che nel profondo lui pensasse che io fossi uno sbandato… forse era vero quello che aveva detto, ma era il mio modo di vivere e lui era l’ultima persona che poteva farmi la morale visto il suo comportamento!
Forse non sarei mai riuscito a convincerlo.
Ero furioso con mia madre, era lei e sempre lei la causa di tutti i dispiaceri.
Quando oramai erano le due di notte decisi di tornare a casa.
Questa volta la porta della stanza di mio fratello era chiusa.
Stanco e dispiaciuto me ne andai a dormire.



Pov Lia
Le giornate passavano lente.
Il mio cellullare non faceva altro che squillare.
Lorenzo, Lorenzo, Lorenzo.
Perché non voleva capire che l’avrei fatto squillare a vuoto in eterno?
Andare a lavoro mi aveva tenuto la mente occupata. Senza pensieri. Ma ogni volta che tornavo a casa… ogni serata era un’agonia. Tutti i ricordi venivano a galla e passavo la notte in bianco.
Il silenzio era diventato il mio peggior nemico.
Accesi lo stereo e mi buttai a peso morto sul letto.
Un bip segnò che stava partendo il cd che da tanto tempo vi era all’interno.
Chiusi gli occhi e ascoltai.
Le distanze ci informano che siamo fragili
Ah, fantastico!
Vieni da me” delle Vibrazioni.
Vecchia canzone ma davvero azzeccata per il momento.
E guardando le foto ti ricorderai
Osservai la cornice rotta per terra, vicino la scrivania.
No, davvero… non avevo avuto il coraggio di guardare le nostre foto.
Quei giorni di quiete sapendo che te ne andrai
Lorenzo se n’era andato davvero.
E io, avendo paura, non ti cercherò più, più…
No non l’avrei fatto, mai l’avrei cercato!
Ero furiosa con lui perché era stato un bugiardo, e anche con me stessa.
Vieni da me
Abbracciami e fammi sentire che
Sono solo mie piccole paure
Sì, ero arrabbiata con me stessa perché anche se lo odiavo, mi mancava! Mi mancava terribilmente!
Vieni da me
Per vivere ancora quei giorni d’incantevole poesia
E ridere di questi giorni
Già ridere… avrei riso di tutte quelle bugie se solo non avessi avuto così tanta voglia di piangere.
La porta della stanza si aprì all’improvviso e mi asciugai gli occhi umidi.
<< Lia, che stai facendo? >> domandò Yasmine guardandomi sospettosa.
<< Sto ascoltando la musica Yasmine >> risposi atona ributtandomi sul letto.
Ci fu un attimo di silenzio.
Vieni da me
Per vivere ancora quei giorni d’incantevole poesia
E ridere di questi giorni
<< Questa canzone? >> domandò scettica Yasmine.
<< Già >>.
Perché la mia voce aveva tremato così?
Yasmine spense lo stereo con un sospiro, poi si avvicinò e si sedette sul letto accanto a me.
<< Lia vuoi parlare? >>
<< Come sta Christian? >>
Adesso si frequentavano sul serio. Avevano iniziato da quel giorno che avevo incontrato Christian a casa nostra. Era davvero ironica la cosa: Yasmine era al settimo cielo per Christian ed io stavo male per il fratello.
Yasmine mi lanciò un’occhiata colpevole.
<< Mi dispiace Lia, io non potevo saperlo. Mi sono arrabbiata moltissimo con lui ma Christian della festa non ne era a conoscenza, sono più di due anni che non vede sua madre. Lui non centra niente con quel mondo >>.
<< E’ fidanzato >> dissi con un groppo in gola.
Le lacrime premevano prepotenti per uscire.
<< Oh Lia >> Yasmine si sdraiò e mi abbracciò forte << Non piangere >>.
<< Vorrei tanto non farlo Yasmine! Lo so che lui non si merita le mie lacrime, ma non ci riesco! >> singhiozzai. Lei mi lasciò una carezza sui capelli per consolarmi. << Prima Marco e adesso Lorenzo… perché attiro tutti ragazzi che mi usano come ripiego? >>
<< Non dire così Lia >>
<< Ma è la verità! >>.
Yasmine scosse la testa. << Vedrai che passerà tutto >>.
<< Lo spero, adesso mi sento così male! >>
Il cellulare iniziò a squillare.
All the single ladies
All the single ladies
All the single ladies
Now put your hands up!
Mi era sempre piaciuta quella suoneria ma in quel momento pensai che fosse meglio cambiarla. Non era più così divertente.
<< Non rispondi? >> mi chiese Yasmine.
<< No, lo so già chi è >> dissi.
<< Perché non provi a parlarci, ad ascoltare quello che ha da dirti? >>
<< No! Non voglio sentire altre bugie >>.



Pov Lorenzo
Non vedevo più il suo sguardo, non odoravo più la sua pelle, non sentivo più la sua voce e le sue risate erano solo un bellissimo ricordo!
Cercavo invano di chiamarla e vederla. Mi ero presentato sotto casa sua più volte, ma non ero mai riuscito a parlarle. Non mi voleva più e da una parte non potevo darle torto dopo tutto quello che le avevo fatto. Volevo solo scusarmi e a modo mio cercare di dare una giustificazione al mio comportamento ma ogni mio tentativo era stato vano.
Cercai di parlare con Yasmine ma anche quel tentativo risultò inutile perché Lia non voleva più saperne di me.
Cos’altro potevo fare?
L’amore della mia vita non voleva nemmeno sentir pronunciare il mio nome.
Non m’importava più di nessuno a questo punto.
Avevo passato giorni a vivere come un automa, lavoro e casa, casa e lavoro.
Avevo ricominciato a parlare con Christian ma non era più come prima, ci parlavamo a monosillabi e durante la cena la televisione riempiva il grande vuoto che si era creato.
Mia madre, ignara di tutta la situazione, non mi dava tregua con la storia del fidanzamento con Lucrezia. Anche se in realtà non avevo mai chiesto alla ragazza di stare insieme, tutti si comportavano come se lo fossimo, soprattutto lei. Ogni volta che andavo a trovare mia madre c’era sempre Lucrezia ad aspettarmi, mi ricopriva di lusinghe ed attenzioni e iniziava a fare mille progetti insieme compreso quel viaggio a Parigi. Ma io non seguivo né i discorsi né i progetti, nella mia mente c’era sempre e solo Lia.
<< Lorenzo che ne dici se andiamo fuori a fare una passeggiata? È una splendida giornata non possiamo stare tutto il giorno in casa! >> disse Lucrezia una domenica pomeriggio che andai a pranzo da mia madre.
<< Va bene >> dissi, anche se un po’ titubante.
Ero sempre un po’ in imbarazzo a stare da solo con lei.
Camminando per il giardino della casa ad un certo punto Lucrezia si fermò, mi prese le mani tra le sue e se le portò dietro il busto avvicinandosi così al mio petto. Si avvicinò a tal punto che riuscii a sentire il suo profumo dolciastro.
Ero molto imbarazzato, non volevo baciarla ma nemmeno allontanarla con brutalità, sarebbe stato scortese da parte di un uomo.  
Non feci in tempo nemmeno a parlare che si avvicinò alle mie labbra e mi baciò.
Rimasi pietrificato. Non mi era mai successo di essere baciato e di non provare assolutamente niente. Quello non era niente se paragonato ai baci di Lia… quelli erano baci che forse non avrei mai più dato in vita mia.
Perché si sa, l’amore quello vero è unico.
<< Non voglio separarmi mai più da te. Sei stupendo e io sono una donna fortunata. Mi vergogno un po’ a dirlo ma vedi… se tu me lo chiedi ti direi di sì! >> disse Lucrezia abbassando lo sguardo con un po’ di imbarazzo.
Non volevo credere a quello che avevo sentito.
Non riuscivo a dire una parola. Tutto mi sarei aspettato tranne un invito a fare una proposta di matrimonio! E io che non avevo nemmeno mai pensato a sposarmi.
<< Lucrezia mi prendi un po’ alla sprovvista, io non… non immaginavo che tu vuoi sposarti… ci conosciamo da anni ma in realtà ci frequentiamo da così poco tempo che mi sembra prematuro farti una proposta >> dissi cercando di uscire da quella situazione surreale.
<< Lorenzo, amore, che carino non me lo hai chiesto perché avevi paura di un mio rifiuto! Ma tesoro io ti dico di sì, sì e sì, cento volte sì! >> e così dicendo Lucrezia mi abbracciò e mi diede di nuovo un bacio sulle labbra << E poi tutti si aspettano questo da noi, no? >>
Poi si allontanò e iniziò a correre verso casa dicendo: << Mamma, mamma, mamma ho una notizia bellissima da comunicarti! Non ci crederai… >>.
Io rimasi fermo nel bel mezzo del giardino.
Ero allibito.
Quella ragazza aveva frainteso tutto il mio discorso e soprattutto era davvero convinta di sposarmi.
Ma io? Ero pronto per il matrimonio? E soprattutto sarei mai riuscito a provare amore per Lucrezia?
Nella vita di ognuno c’era solo un vero amore e il mio era quello per Lia. Ero convinto che non lo avrei provato più per nessuna.
Che senso aveva allora rifiutare Lucrezia?
Così mi arresi e mi feci raggirare completamente da mia madre e da quella ragazza con la quale dovevo passare tutta la mia triste vita. Se non potevo essere di Lia, una donna valeva l’altra. Almeno con Lucrezia avrei fatto felice mia madre.






Angolo autrici:
Sì, lo sappiamo... sta andando sempre peggio! Ma non dubitate, prima o poi si sistemerà tutto! Solo che vogliamo tenervi sulle spine per un po' :P
Speriamo che comunque il capitolo vi sia piaciuto :) E' più lungo rispetto altri e ci sono molti punti di vista, e a proposito di questi ultimi... qui compare un pov Christian scritto da Valentina, che ne pensate? Più avanti ci sarà anche un pov Yasmine, perchè se è stato fatto quello del fratello ribelle, non può mancare quello della pazza amica ;)
Al prossimo aggiornamento!
Baci, Valentina e Chiara

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Capitolo 13
*** Decisioni ***


13. Decisioni



Pov Christian
Avevo deciso che il clima teso a casa era durato fin troppo tempo, così appena tornato piombai in camera di mio fratello e dissi: << Senti Lollo, che importa di quello che è successo e di quello che ci siamo detti... non riesco a vivere così come se fossimo divorziati in casa, lasciamoci tutto alle spalle! >>.
Mi avvicinai e ci abbracciammo come facevamo da bambini.
<< Ogni tanto sento delle parole sensate uscire dalla tua bocca! >> mi disse Lorenzo.
Poi scoppiammo a ridere.
Avevo fatto pace con mio fratello e non potevo essere più felice.
Tutto stava tornado alla normalità. Sembrava che fossimo più uniti che mai, fino a quando una sera tornando a casa Lorenzo mi diede una (ahimè!) brutta notizia.
<< Christian ti devo dire una cosa e già so che non ti piacerà, quindi siediti e fammi parlare... e ti prego: non ricominciamo a litigare! >> disse Lorenzo.
<< Ei che succede? Che mi devi dire di così importante da sconvolgermi? >> dissi cominciando a preoccuparmi.
Mio fratello iniziò a parlare: << Tu sai quanto amo Lia e quanto mi manca. Non troverò mai più una donna come lei, perché lei è unica e nessuna potrà rendermi felice... quindi una vale l’altra! >>.
Faticai a seguire il filo logico del suo discorso.
Che stava cercando di dirmi?
<< Non ti preoccupare ti aiuto io, in qualche modo faremo! >> dissi incoraggiando mio fratello che scuoteva la testa, sconsolato.
<< Ti avevo detto di stare in silenzio, non è facile parlare per me >> mi riprese Lorenzo ed io alzai le mani in segno di scusa. << Allora… sai che sono anni che Lucrezia cerca di accalappiare e finalmente mi sono lasciato convincere a sposarla. Le nozze ci saranno il venti dicembre e vorrei che tu mi facessi da testimone >>.
Sgranai gli occhi e la bocca si spalancò di colpo. Mi ero sporto troppo in avanti con il busto e quasi rischiai di cadere a terra. Quella notizia mi aveva messo KO.
Non ci credevo. Pensavo che mio fratello avesse già toccato il fondo ma quella sera mi resi conto che al peggio non c’era mai fine. Non poteva dire sul serio, forse scherzava, gli era sempre piaciuto prendermi in giro… ed io c’ero cascato… o forse no? Diceva la verità?
<< No, no, no, scusami forse ho frainteso, cioè non posso aver capito bene. Tu invece di andare a riprenderti Lia ti sposi Malefica? >> dissi con una risata nervosa.
<< Hai capito bene. Sposo Lucrezia >> disse serio Lorenzo sottolineando il nome che io avevo storpiato.
Solo allora capii davvero che non stava scherzando.
<< Scusa se m’intrometto, sarò breve e molto calmo. Ma razza di cretino non ti è venuto in mente di tornare da Lia e farti perdonare? Che ci fai con una come Malefica? Non sarai mai felice con una come lei >> dissi incredulo.
<< Per Lia sono morto. Non esisto. Non mi vuole più! >> disse abbattuto.
<< Ma ti aiuterò io, con la complicità di Yasmine ti faremo incontrare con Lia, sono sicuro che appena vi vedrete vi salterete addosso! >> cercai di convincerlo ad abbandonare quella folle idea del matrimonio ma era molto difficile.
<< Ti ringrazio ma non voglio elemosinare l’amore di nessuno. Se Lia mi amasse davvero come la amo io, mi avrebbe almeno voluto vedere! Non ci voglio più pensare, ormai è deciso: sposo Lucrezia! E tu mi farai da testimone >> disse Lorenzo chiudendo definitivamente il discorso.
Era impossibile ragionare con lui, quando si metteva in testa una cosa non c'era modo di fargli cambiare idea. Era sempre stato così. Più cocciuto di un mulo!
Ero frustrato, non potevo vederlo buttare via la sua vita con una come Lucrezia. Immaginavo già il sorriso entusiasta che mia madre avrebbe avuto alle nozze e al solo pensiero di doverla rivedere mi ribolliva il sangue nelle vene. Anche se non condividevo la scelta di mio fratello, non potevo lasciarlo da solo il giorno del suo matrimonio, quindi a malincuore decisi che quel giorno non sarei potuto mancare.
Mi chiusi in camera e chiamai Yasmine.
Avevo bisogno di condividere questa notizia con qualcuno. La mia ragazza rimase turbata quanto me, anche se non lo aveva confessato, sapevo che era molto dispiaciuta per la sua amica. Era la prima volta che Yasmine rimaneva senza parole. Non sapevamo più che fare e che dire, così riattaccai.
Riuscii dalla camera.
<< Lollo? >>
<< Sì, sono in camera >> rispose con tono rilassato.
Lo trovai mentre guardava la televisione sdraiato sul letto.  
<< Ho deciso di partecipare al tuo matrimonio, ma non chiedermi altro. Non saluterò quell'arpia di nostra madre, non farò finta di essere felice, anzi la mia faccia sarà quella del funerale di papà. Ah ed io spero sempre che ci ripensi, quindi se al momento del sì, ti giri e mi fai un cenno di scappare sappi che avrai il mio appoggio! >> dissi guardandolo serio negli occhi.
Lo vidi un po' imbronciato, forse la mia idea lo aveva sconvolto, però non era male. Anzi più ci pensavo più mi convincevo che era un'idea fantastica e ne dovevo parlare con Yasmine; forse ancora non era tutto perduto.



Pov Yasmine
Non ero mai stata una ragazza che credeva nell’amore. La mia vita non me lo aveva mai permesso. Quand’ero piccola i miei genitori avevano divorziato e mio padre era tornato in Brasile, nel suo paese d’origine, dove si era rifatto una famiglia. Gli volevo bene, era pure sempre mio padre, ma non era mai stato molto presente nella mia vita se non in quel mese d’estate in cui mi pagava il biglietto per andare a stare da lui.
Ero cresciuta con una donna disillusa sull’amore. Mia madre non si era mai rifatta una vita con un altro uomo. Per tutta l’adolescenza mi aveva messa in guardia sui ragazzi, ma io da quindicenne in cerca del vero amore, quello unico e infinito, non avevo mai voluto ascoltarla ma avrei presto scoperto sulla mia pelle che aveva ragione.
Il mio primo ragazzo, Giorgio, era bello come il sole. Ero molto stupita che un ragazzo di quinto liceo si interessasse ad una piccoletta del secondo anno ma subito avevo ceduto al suo corteggiamento. Ero così felice di aver trovato il mio principe, era così perfetto, galante, sembrava uscito dal film. Ma quando ebbe ciò che voleva mi lasciò per un’altra ragazza. Usata e gettata via. Ne soffrii molto però quell’esperienza servì a rafforzarmi e a farmi capire che il principe azzurro non esisteva e che l’amore non poteva esser preso così seriamente come avevo pensato. Ero troppo giovane per inaridirmi come era successo a mia madre così iniziai a passare da un ragazzo all’altro. Era solo divertimento per me come lo era per loro. Quando i ragazzi sanno che sei una ragazza che si diverte, ti cercano solo per quello. Non mi importava né di loro né di nessun altro. Sapevo che cosa dicessero le altre ragazze di me ma non me ne ero mai interessata. La mia unica vera amica era Lia e lei non mi aveva mai giudicato. La mia vita mi andava bene così. Il mio cuore era chiuso in una cassaforte… o almeno così credevo fino al momento in cui Christian era entrato nella mia vita.
La prima volta era stato uguale a tutti gli altri.
Lui aveva insistito per rivederci ma io mi ero negata.
Però la seconda volta che l’avevo rincontrato per caso ad un’altra festa, non ero rimasta indifferente alla sua spietata corte.
E dopo qualche tempo capii che ero rimasta folgorata.
Folgorata da quel ragazzo dall’aria ribelle e la mente arguta. Dalla sua testardaggine, dalla sua gentilezza, dalla sua bellezza, dalla sua simpatia, e non avevo potuto far altro che innamorarmi di lui.
Christian non mi aveva mai mentito sulla sua vita. Sapevo che abitava con suo fratello e che lui era davvero povero dato che lavorava in una pizzeria ma aveva omesso il particolare delle sue ricche origini e soprattutto su chi fosse davvero la sua famiglia. Non mi ero arrabbiata dopo averlo scoperto nella festa in pasticceria. Mi aveva sempre detto che non si sentiva pronto ad affrontare quell’argomento ma dopo quell’episodio mi aveva raccontato tutto, di lui, di suo padre, del suo difficile rapporto con sua madre. Aveva ammesso che già da tempo avrebbe voluto raccontarmelo perché lui mi amava - mi amava! - ma non voleva tradire suo fratello. Avevo odiato Lorenzo per tutte le bugie che aveva propinato a Lia però Christian mi aveva fatto capire le sue ragioni.
E adesso dovevamo aiutarli.
Se lo meritavano.
Lia lo meritava.
Avrei portato la mia migliore con me in Brasile per le vacanze di Natale. Aveva bisogno di staccare. E sapevo anche le parole giuste che l’avrebbero convita a venire con me. Nel frattempo Christian avrebbe messo a posto le cose con suo fratello e se fosse andato tutto bene ci avrebbero raggiunto entrambi a Rio.
<< Allora siamo d’accordo? >>.
<< D’accordo >>.
Christian era pensoso. Stava osservando il cielo stellato. Eravamo usciti per una cena per discutere di tutti i dettagli del nostro piano e adesso ci trovavamo sotto casa, dove mi aveva riaccompagnata. Lo osservai bene in volto, anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapevo che era davvero in pena per suo fratello. Gli poggiai una mano sul viso per costringerlo a guardarmi negli occhi.
<< Andrà tutto bene >> gli dissi.
Lui si limitò a scrollare le spalle.
Non lo avevo mai visto così.
<< Oi riprenditi che io uno così moscio non lo voglio! >>
Lui finalmente rise e sul suo volto ricomparì quell’espressione malandrina che tanto amavo.
<< Io moscio? Mai! Se vuoi te lo dimostro subito! >>.
Cerco di spingermi dentro il portone ma lo bloccai. << No, c’è Lia in casa >>.
<< Uff! >>
<< Capisci che per lei non è il massimo vederti >>.
<< Lo so >>.
Mi avvicinai e lo baciai. << Ci sentiamo presto! >>.
<< Certo mia panterona >>.
Gli morsi il labbro. << Ciao moscio! >>
Entrai di scatto nel portone e scappai per le scale ridendo prima che potesse seguirmi. Quando arrivai davanti la porta di casa mi fermai e sospirai. Era giunto il momento. Sarebbe stato doloroso per Lia, ma speravo con tutte le mie forze che tutto sarebbe andato per il meglio.
Entrai e la casa era al buio fatta eccezione per la luce azzurrognola che proveniva dallo schermo televisivo.
Oh no! Lia stava vedendo l’ennesimo thriller in cui c’erano sparatorie e tanti morti. Quel tipo di film non mai stato il suo genere. Lei era da commedie romantiche. Se le aveva abbandonate la faccenda doveva essere più seria del previsto.
Accesi la luce e mi tolsi il cappotto.
<< Lia da quant’è che stai incollata qua davanti? >> le domandai avvicinandomi a lei.
<< Mmm >> fu la sua unica risposa.
Continuò a guardare lo schermo senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Ah no, eh!
Le avrei fatto vedere io.
Le strappai il telecomando e spensi la televisione.
<< Ehi! >> protestò lei, finalmente guardandomi.
<< Ho deciso che tu verrai in Brasile con me per Natale! >> esclamai con tono battagliero puntandole contro il telecomando.
<< A Natale? Sai che devo stare con la mia famiglia >> ribatté lei perplessa.
<< Suvvia, sono ventisei natali che li passi con la tua famiglia e ne farai tanti altri, per uno non puoi rifiutare >>.
<< Mah non saprei >>.
<< Lia tu hai bisogno di staccare, non puoi rimanere qui a guardare questi stupidi i film fino a spappolarti il cervello! Devi reagire! >>
<< Lascia stare Yasmine >>.
Lia si alzò dal divano e si diresse verso la sua camera. Non demorsi e la inseguii.
<< Senti Lia io devo dirtelo, Loren… >>
<< Non pronunciare quel nome! >> esclamò lei interrompendomi e girandosi di scatto a guardarmi con gli occhi spalancati.
<< Lia… lui sta per sposarsi >>.
Vidi gli occhi di Lia riempirsi di lacrime e quasi mi sembro di sentire il suo cuore frantumarsi. Ancora una volta. Sapevo che era stato orribile dirglielo così, proprio in questo momento. Avrei potuto tenerle nascosta la verità e quando le sarebbe passata, Lorenzo sarebbe stato lontano mille miglia da lei, a vivere la sua nuova vita ad Amburgo.
Ma così avrebbe reagito.
Cecilia entrò in camera e si sedette lentamente sul letto. Rimasi a guardarla dallo stipite della porta mentre si sforzava di non piangere ancora e ancora. Poi d’un tratto mi guardò e i suoi occhi erano asciutti, mi fece un sorriso che, anche se riconobbi tirato, era un sorriso, e mi disse: << In effetti che ci sto a fare qui a Roma? >>.



Pov Christian
Quel fatidico venti dicembre arrivò in un lampo.
Durante una colazione silenziosa decisi di fare la mia mossa.
<< Che cos'è questo Christian?  >> disse Lorenzo prendendo la busta che gli avevo dato.
<< È il mio regalo di matrimonio! Sai ci ho pensato molto a cosa farti e alla fine ho deciso, spero ti piaccia! >> dissi un po' preoccupato perché non sapevo come avrebbe potuto reagire.
<< Non dovevi preoccuparti anche del regalo. Però ormai sono curioso, lo apro allora! >> disse sorridendo ma quel sorriso sarebbe durato poco.
Aprì la busta e tirò fuori un biglietto aereo per le due di quel giorno, solo andata per il Brasile.
<< Cosa ti sei inventato questa volta? Oggi è il giorno del matrimonio e a quell'ora dovrebbe iniziare il pranzo del matrimonio e soprattutto è solo per me? >> disse cercando di capirci qualcosa.
<< Non c'è molto da capire, tu prenderai l'aereo con me ed andremo insieme in Brasile dove ci aspettano Lia e Yasmine per le vacanze! Sarà il Natale più bello della tua vita, non te lo dimenticherai mai più! >> dissi tutto d'un fiato.
<< Tu devi essere impazzito! Lia non vuole vedermi qui a Roma figuriamoci in Brasile e poi ho il matrimonio! Sei incredibile, non molli mai! Ma questa volta devi arrenderti, non puoi gestire la vita degli altri >> disse Lorenzo restituendomi il biglietto e la busta.
<< Immaginavo questa reazione ma non fa niente. Hai tempo per pensarci finché non dici quel maledetto sì >> dissi mettendomi la busta con i biglietti nel taschino della giacca.
Lorenzo liquidò la faccenda con un gesto, come se scacciasse una mosca molesta, e poi andò a vestirsi.
<< Vedi di non fare tardi come al tuo solito. Devi vestirti perché dobbiamo uscire di casa insieme, non mandarmi da solo in macchina, mi annoio! Tra poco rivedrai la mamma, mi raccomando fammi stare tranquillo! >> disse come se parlasse ad un bambino di cinque anni.
<< Stai tranquillo non dirò una parola. Finita la messa andrò in aeroporto e ci vedremo al mio ritorno... sempre se ritorno! >> dissi sorridendo.
Non cercai più di convincerlo a partire, più avrei insistito e più avrei ottenuto la reazione contraria, tanto ormai sapeva i miei piani, sapeva che esisteva una via di fuga.
Osservandolo mentre uscivamo, mi sorprese: me lo immaginavo triste e affranto, invece quello che mi trovavo davanti era un uomo che sembrava davvero felice di sposarsi.
Che quel sorriso fosse finto? Non lo capivo. Forse era per autoconvincersi oppure, la cosa più semplice, era davvero felice.
Non parlai più, non riuscii nemmeno a fargli gli auguri, mi limitai a prepararmi e ad accompagnarlo in auto.
<< Lorenzo ti vedo sereno! Ma ti senti bene? >> dissi un po' preoccupato.
<< Certo, sto benissimo, non preoccuparti! >> rispose lui.
Arrivati in chiesa vidi mia madre, erano anni che non la incontravo ed era sempre molto bella! Una donna di classe, non c'era dubbio. Io le assomigliavo molto, avevo i suoi stessi occhi. Quanto male mi aveva fatto e quanto volevo avere ancora mio padre qui con noi, forse le cose sarebbero andate diversamente!
Inutile pensarci, entrai e presi il mio posto accanto a Lorenzo.
La sposa arrivò con dieci minuti di ritardo.
Durante la cerimonia mi accorsi che Lorenzo aveva cambiato espressione: del viso rilassato e sorridente non c'era più traccia. Non potevo comunicare con lui, avevo il prete vicino e una platea di invitati che ci guardano. Lorenzo mi lanciò uno strano sguardo. Non capii. Avevo forse il vestito sporco o qualcosa che non andava?
Mi avvicinai a lui ma fui fulminato con lo sguardo dalla sposa.
Quando il prete invitò i paggetti a portare le fedi ne approfittai per sussurrare a mio fratello: << Lorenzo tutto bene? >>.
Lui non rispose, aveva gli occhi lucidi e sicuramente non era emozione. Mia madre nel frattempo mi guardava con odio dal bancone dove era seduta. Non sapevo che fare… davvero Lorenzo mi stava chiedendo aiuto o avevo frainteso come al mio solito?
Le fedi arrivarono e il prete continuò la messa.
<< Vuoi tu Lucrezia prendere Lorenzo come tuo sposo, amarlo ed onorarlo tutti i giorni della tua vita? >> disse il prete.
<< Sì, lo voglio >> disse con voce roca soffocata dai singhiozzi.
Era un'attrice nata quella strega, mi domandavo come facesse mio fratello anche solo a sopportarne la presenza.
<< E tu Lorenzo, vuoi prendere come tua sposa Lucrezia, amarla ed onorarla tutti i giorni della tua vita? >> continuò il prete.
Senza rendermene conto iniziai a dire di no con la testa. Il mio era un riflesso inconscio.
No, no, no, no, no, no!
E poi Lorenzo stupì tutti quanti.
<< Lucrezia io... io... io non posso sposarti! Il mio cuore appartiene ad un'altra donna e non riuscirei mai a farti felice >> disse mio fratello lasciando basito perfino il prete.
Lorenzo si girò a guardarmi e senza pensarci due volte uscii dalla chiesa passando per il corridoio laterale.
Non potei fare a meno di sentire gli insulti di mia madre.
<< Sei stato tu a manipolare Lorenzo. Tu, tu non hai mai fatto niente di buono nella tua vita, sei una nullità e tuo fratello farebbe bene a capire cosa ha combinato oggi! >> disse l'arpia spostando il suo sguardo da me a mio fratello.
<< Mamma Christian non c'entra nulla con la mia decisione. Non mi faccio raggirare da nessuno. Rimpiango di aver avuto troppo tardi il coraggio di dire ciò che provo. Mi dispiace molto per tutto. Forse non mi sposerò mai, forse rimarrò solo a vita, ma una cosa è certa, non mi sposo con una donna che non amo. Mi dispiace Lucrezia mi sento un mostro, sicuramente mi odierai ma non voglio più ingannare nessuno, soprattutto me stesso >> disse Lorenzo.
Cercava di scusarsi camminando pian piano verso l'uscita ed io avevo già messo in moto l'auto.  
<< Sali! Sbrigati prima che ti linciano! >> lo incitai senza riuscire a trattenere una risata.
<< Ho combinato un casino! Ho perso tutta la mia credibilità! Domani in ambasciata non si parlerà d'altro. Che vergogna! >> disse Lorenzo rosso in viso mentre entrava in macchina.
<< Fregatene di quello che pensano quei pinguini imbalsamati! >> tirai fuori dalla tasca i biglietti dell’aereo e glieli porsi << Tieni amigo, domani a quest’ora saremo a goderci il sole su una spiaggia con le nostre donne… direzione Brasil! >> esclamai iniziando a cantare e a ballare sul sedile con Lorenzo sconvolto seduto accanto.





Angolo Autrici:
Eccoci qui con un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente dal punto di vista di fratello (Valentina) e amica (Chiara).
Evvaii! Finalmente Lorenzo ce la fatta! Ha mollato madre e compagnia bella, grazie anche all'aiuto di Christian. Adesso manca però un altro passo importante: l'incontro con Lia. Ce la farà a riconquistarla? Eeeeh, lo vedremo nel prossimo aggiornamento ;)
Ragazze, siamo arrivate quasi alla fine! Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e poi ci sarà un epilogo (Chiara non ne fa mai mancare uno alle sue storie) :)
Grazie, grazie, grazie siete davvero molte a seguire la storia! E un ringraziamento speciale alle ragazze che ci hanno fatto sapere il loro parere lasciandoci delle belle recensioni... mi raccomando continuate così :P
Alla prossima!
Un abbraccio,
Valentina e Chiara

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Capitolo 14
*** L'amore, quello vero ***


14. L’amore, quello vero




Pov Lorenzo
Non mi sembrava vero!
Ero davvero fuggito lasciando Lucrezia vestita di bianco sull'altare e i centocinquanta invitati del matrimonio?
Non ci potevo credere!
E tutto mi sarei immaginato, men che meno di scappare verso il Brasile!
<< Scusami Christian, ma davvero hai intenzione di farmi partire vestito da sposo? >> dissi cercando di distrarmi dai miei pensieri.
<< Quanto sei pesante! Non abbiamo tempo per cambiarci >> disse mio fratello.  
<< Dai fermiamoci in un negozio, qualcosa anche di domenica lo troviamo aperto >> dissi iniziando a smaniare.
Volevo togliermi quei vestiti, magari bruciarli per dimenticare al più presto la grandissima figuraccia che avevo fatto con tutte le persone che conoscevo.
<< Sei proprio malfidato! A tua insaputa ho preparato un piccolo bagaglio di sopravvivenza, come lo definisco io. Guarda! >> disse indicandomi la borsa dietro al suo sedile.
Era incredibile! Non era mai stato bravo a fare le valigie ma per fortuna quel testone era riuscito a portare l’indispensabile.
Pensandoci bene… chi gli aveva dato il permesso di frugare nel mio armadio?
Ma non era il momento di pensare a questo, dovevo cambiarmi e dato che Christian non si decideva ad accostare, mi cambiai in macchina davanti gli occhi stupiti delle auto che ci affiancavano.
Oh finalmente ero nei miei vestiti!
Nel frattempo Christian si era tolto la cravatta e non la smetteva di ridere.
<< Visto? Tu che mi critichi sempre… alla fine ti sei deciso a seguire la mia idea! Ahahahah! >> disse ridendo.
Non avevo seguito l'idea di nessuno, pensai irritandomi.
<< Diciamo che una volta nella vita hai capito prima di tutti quello che è meglio per me! Non ti montare la testa, hai avuto fortuna! >> dissi cercando di smontarlo, ma con scarsi risultati perché ovviamente continuava a divertirsi.
<< Che dici Malefica si sarà offesa che l'hai piantata li? "Sì, lo vogliooo" ahahaha... >> continuava a ridere mio fratello e soprattutto a prendermi in giro.
Non potevo far niente, era così buffo che non potevo far altro che ridere anch’io.
Arrivammo all'aeroporto, dove regnava il caos più totale, e noi eravamo in ritardo. Ma dopo mezz'ora e una velocissima corsa, eravamo già seduti ai nostri posti sull'aereo. Il mio cuore iniziò a battere velocemente. Mi ricordai l’ultima volta che avevo preso l’aereo: era con Lia per andare in Irlanda. Avevo la stessa agitazione per il decollo, solo che accanto a me avevo mio fratello e mi vergognavo a stringergli la mano. Già gli avevo dato fin troppi motivi per prendermi in giro, non volevo aggiungerne altri. Così presi un bel respiro e cercai di distrarmi, con scarsi risultati. Ero teso come una corda di violino. Chiusi gli occhi facendo finta di dormire, così non mi avrebbe disturbato nessuno. Non avevo nemmeno la forza di parlare per la paura.
Pensaì a Lia, a quella donna che mi aveva rubato il cuore, ai nostri momenti insieme, e… l’aereo decollò.
Una volta arrivati che avrei fatto?
Avevo bisogno di lei, del suo profumo e delle nostri notti d'amore. Non avevo mai provato certe sensazioni, con lei mi sentivo totalmente perso, ero creta nelle sue mani. L'avrei sposata subito per quanto l'amavo, per essere sicuro che mai nessuno me l'avrebbe portata via.
Oddio! Stavo pensando davvero al matrimonio con Lia? Dovevo essere proprio stanco e sconvolto da tutti quegli avvenimenti.  Però... mmmm... niente male come idea! Stavo vaneggiando e senza che me ne resi conto mi addormentai in volo.
Quando mi risvegliai mi accorsi di non aver spento il cellulare. Avevo ricevuto quindici messaggi! Misi il telefono in modalità volo e mi decisi a leggere quello che mi avevano scritto. C'erano dodici chiamate di mia madre, una di Ferdinando, una dell'ambasciatore di Amburgo e un messaggio di Lucrezia: "Sono contenta di non aver sposato uno stronzo come te. I nostri contatti si chiudono per sempre dato che non hai dimostrato di tenerci. La tua famiglia perderà tutto il suo prestigio e non avrò pace finché non ti vedrò sul lastrico. Hai sbagliato Lorenzo... hai sbagliato, e di grosso!”.
Era furiosa.
Non potevo non pensare a mia madre e alle conseguenze che le mie azioni avrebbero avuto su di lei. Era stata sempre molto rispettata e adesso sarebbe diventata lo zimbello di tutta l'alta società!  
Mi avrebbe mai perdonato?
Forse appena atterrato avrei dovuto chiamarla… almeno per farle sapere che ero vivo. Certo potevo sentirla prima di partire, che idiota!, preso com’ero dalla mia fuga non avevo pensato a lei! Non avevo pensato a rimettere la suoneria al cellulare. Mi dispiaceva, mi dispiaceva davvero per mia madre... invadente, noiosa, impicciona ma era pur sempre mia madre e le volevo bene.
<< Ma perché adesso hai questa faccia da funerale? Ti ha fatto male dormire? >> mi domandò Christian lanciandomi un'occhiata.
<< Lucrezia mi ha mandato un messaggio anzi una minaccia e non ho sentito la mamma prima di partire! Poveraccia, le avrò fatto venire un colpo oggi! >> risposi.
<< Ma che ti frega, ‘sti cavoli della secca e dell'arpia, se gli piaceva tanto Lucrezia se la poteva sposare lei! Fregatene credimi, non ne vale la pena! Certa gente non merita nulla >> disse mio fratello con foga.
Non capivo davvero... come poteva avere tutto questo risentimento e, soprattutto, non le mancava l’affetto di una mamma? Mi tenni queste domande per me, non avevo voglia di discutere e mi limitai ad annuire alle sue provocazioni. Decisi di guardare qualche film ma a quanto pareva anche la cinematografia dell'aereo sembrava prendermi in giro: "Se scappi ti sposo", "Il matrimonio del mio migliore amico", "La sposa cadavere".... insomma alla fine optai per "Una notte da leoni", almeno mi sarei fatto due risate.
Il tempo passava lentamente. Non immaginavo che il viaggio poteva essere così lungo. A diecimila metri d’altezza avevo ancora un po’ d’ansia e non riuscivo a guardare il finestrino. Non avevo nulla, né un libro, né il portatile, nemmeno le parole crociate, e in più avevo mio fratello che russava accanto a me, iniziando a farmi vergognare. Volevo scendere. Mancavano solo quattro ore. Quattro lunghissime ore.
<< Siamo arrivati? >> disse Christian stiracchiandosi e parlando mentre sbadigliava.
<< Manca poco >> dissi << Sei vergognoso quanto dormi >> continuai.
<< Perché che si fa sull’aereo? >> disse con voce ancora assonnata.
<< Appena atterrati che facciamo? >> cercai di capire cosa aveva in mente mio fratello.
<< Stai tranquillo ho organizzato tutto io. Puoi fidarti Lollo! >> disse facendomi l’occhiolino.
Beh adesso si che potevo stare tranquillo! Pensai non riuscendo a trattenere un sorriso.
Dopo la grandissima figuraccia che avevo fatto qualche ora prima, non poteva succedermi nulla di più catastrofico, anche se quando si parlava di Christian, non si poteva mai stare sereni.
Appena atterrato chiamai mia madre non pensando al fuso orario.
<< Mamma, sono Lorenzo! Scusa se non mi sono fatto sentire! >> dissi a bassa voce.
<< Lorenzo, mi hai fatto spaventare tantissimo! Sono anche andata alla polizia! Non sei mai sparito così nemmeno da ragazzo! È tipico invece di quel delinquente che ti porti dietro. Dove sei adesso? >> disse mia madre irritata.
<< Scusami, ma abbiamo preso un volo per il Brasile e siamo appena atterrati. Mi trattengo qui per un po’ di tempo ma prometto che ti chiamo. Sto bene, stai tranquilla e… scusami mamma >> dissi con le lacrime agli occhi, cercando di non farmi vedere da mio fratello.
<< Di quello che è successo ne dovremmo parlare, non bastano semplici scuse. La situazione è gravissima. Nessuno ti obbligava a sposarti, non ti ho trascinato all’altare con la forza. Forse ho un po’ accelerato gli eventi ma se non eri d’accordo lo potevi dire. Ma che ci fai in Brasile? Stai con quel delinquente? Deve scappare per qualche danno che ha combinato qui in Italia e ha chiesto la tua complicità? >> chiese mia madre un po' ansiosa.
<< No, sono qui perché la ragazza che amo è venuta in vacanza proprio in questa terra. Le ho raccontato bugie su bugie e l’ho persa. Spero di poter recuperare l’amore della mia vita. Mamma, mi sono innamorato e non l’ho detto a nessuno, l’ho lasciata andare via e spero che non sia troppo tardi! >> dissi piangendo, non potevo più trattenermi, avevo un nodo alla gola ormai da troppo tempo e dovevo dire la verità.
<< Una ragazza? Ma chi è? Di chi è figlia? Potevi dirmelo tesoro! >>.
<< E’ la cameriera della pasticceria La Ganache, Lia >> dissi sperando che non svenisse.
<< Prego? Scusa tesoro credo di non aver capito bene. Ti sei innamorato della cameriera? >> disse mia madre con voce sconvolta.
<< Hai capito bene mamma. Sapevo che non saresti stata d’accordo e non ti ho detto niente proprio per questo motivo >> dissi cercando comprensione, che invece non ebbi.
<< Lorenzo, mio caro, tu puoi avere tutte le donne che vuoi. Potevi sposarti e nascondere qualche scappatella, nessuno ti avrebbe detto nulla. Sei un uomo e noi donne sappiamo come siete fatti. Torna a casa, sposa Lucrezia e poi se ti vuoi divertire vai da quella cameriera, vai dalla lavandaia, dalla segretaria da chi vuoi >> disse mia madre con disinvoltura.
No, mia madre stava vaneggiando… non riuscivo a credere a quello che sentivo! Mia madre era impazzita o forse ero io che confuso dal jet lag avevo capito male.
<< Scusami mamma, ma l’amore che fine ha fatto in tutto ciò? Io voglio stare con la donna che amo. E soprattutto non voglio tradirla! >> dissi sconcertato.
<< Lorenzo, hai dei doveri nei confronti della tua famiglia. Spero non ti sei fatto deviare completamente da quello sciagurato di tuo fratello! >> replicò lei scocciata.
<< Mamma, io voglio essere felice e non lo sarò mai se faccio come mi dici tu. Io non sono così, mi dispiace deluderti mamma >> dissi afflitto.
Forse non mi avrebbe mai capito.
<< Lorenzo schiarisciti le idee, poi torna a casa e parleremo come si deve. Non metterti nei guai a frequentare certa gente. Buonanotte >> disse la mamma riattaccando.
<< Buonanotte >> dissi deluso.
<< Allora vuoi muoverti? Sono arrivati già i bagagli! Dai sbrigati, non vedo l’ora di uscire! >> disse gridando Christian.
<< Sì, arrivo! >> risposi.
Adesso dovevo pensare ad altro…
Dovevo tornare da Lia.



Pov Lia
Che spettacolo che era il tramonto in Brasile.
Mi sedetti su un grosso tronco in mezzo alla spiaggia a godermi il paesaggio.
Da qui riuscivo ancora a sentire la musica di salsa che proveniva dalla casa di Yasmine.
Il padre della mia migliore amica aveva casa proprio vicino al mare, in una cittadina a pochi chilometri da Rio. Da quando eravamo arrivate non facevano altro che festeggiare.
Sospettavo che il piano di Yasmine fosse farmi accasare con uno dei suoi tanti parenti dato che non faceva altro che presentarmi a frotte di cugini. Tutti bellissimi ragazzi brasiliani.
Dovevo ammettere che tutto sommato mi divertito molto ad essere corteggiata da loro, specialmente da Paulo, un suo cugino di secondo grado e bravissimo danzatore di Capoeira, dai capelli e gli occhi nerissimi.
Non avevo avuto nemmeno un attimo per pensare a Lorenzo.
Ok, sì che ci avevo pensato. Ma solo qualche volta.
Mi sembrava fosse passata una vita dal giorno della sua festa.
E il fatto che fossi in Brasile rendeva tutto più facile.
Yasmine aveva avuto ragione: avevo fatto proprio bene a seguirla fin qui. Avevo bisogno di staccare da tutto e da tutti.
… però chissà cosa stava facendo Lorenzo in quel momento.
Sapevo che Christian sarebbe dovuto arrivare a momenti quindi di sicuro Lorenzo ormai era sposato.
Me lo immaginavo in viaggio di nozze con la sua amata mogliettina perfetta per i gusti di sua madre.
Quando lo pensavo non riuscivo più ad essere arrabbiata. Provavo solo tanta tristezza. Ma sapevo che col tempo sarebbe passata anche quella.
Sentii dei passi dietro di me e sperai che non fosse Paulo. In quel momento non mi andava proprio di ballare la salsa. A forza di danzare coi parenti di Yasmine ero diventata una ballerina provetta.
<< La bellezza di questo posto ti toglie il fiato, non è vero? >>.
Trasalii. Al suono di quella voce quasi rischiai di cadere dal tronco e di finire con la testa nella sabbia. Due mani calde mi afferrarono per le braccia per impedirmelo.
Mi girai di scatto, così veloce che il collo mi fece male, per incontrare il famigliare sguardo verde di Lorenzo. Indossava una tuta un po’ sgualcita, i capelli erano più ribelli che mai e sul volto c’era un accenno di barba.
<< Che cosa ci fai qui? >> gli chiesi appena ritrovai l’uso della parola.
Il cuore iniziò a battermi a mille.
<< Sono qui per te Lia >> risposte lui con voce profonda guardandomi serio.
Senza che potessi fermarmi feci una risatina isterica.
<< E la mogliettina dove l’hai lasciata? >>
<< Non sono sposato >>
<< Cosa?! >>
<< Non mi sono sposato Lia! >> esclamò lui << Non potevo nemmeno immaginarmi a fianco di una che non fossi tu, ho mandato a monte quella falsa di matrimonio che aveva organizzato mia madre >>.
<< Davvero? >>
<< Sì Lia io ti amo davvero! Non posso stare senza di te >>.
Vidi che cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni.
<< Nella vita non sono mai stato bravo a pensare solo a me stesso, troppo preso ad accontentare tutti gli altri. Ma adesso voglio che tu faccia una cosa per me >> si alzò e si inginocchiò davanti a me. Oh mio Dio! << Voglio che tu mi renda l’uomo più felice del mondo. Cecilia Callisti mi vuoi sposare? >>
Aprì la mano stretta a pugno davanti a lui e vidi un piccolo anellino fatto di conchiglie bianche. Lo osservai ad occhi sgranati.
<< Lo so che non è un granché ma l’ho comprato appena uscito fuori dall’aeroporto e… >>
<< Shhh! >> gli misi un dito sulle labbra per zittirlo. Lo guardai dritto negli occhi e parlai: << Lorenzo tu mi hai molto ferita >>.
<< Ma non succederà mai più! >> esclamò lui una nota disperata nella voce.
<< Hai avuto tante occasioni per dire la verità >> lo rimproverai.
<< Lo so Lia, sono stato un vigliacco. Avevo paura che dicendoti la verità ti avrei penso. E poi quel giorno della festa… ho avuto paura di deludere mia madre e tutti gli altri presenti che si aspettavano che la mia vita sarebbe stata quella, ma alla fine ce l’ho fatta! Sono venuto da te! E in ginocchio ti chiedo di perdonarmi o almeno di darmi un’altra possibilità >>.
A quelle parole sentii gli occhi pizzicare per le lacrime, sbattei le palpebre più volte per scacciarle.  
<< Lorenzo mi hai ferita e non credo che tu sia in grado di farti perdonare così facilmente… >>
Lo sentii trattenere il respiro. I suoi occhi verdi erano diventati così profondi, pieni di sofferenza. Oddio, come potevo resistere a quello sguardo?!
<< …ma io ti amo e sì, sarò la signora Della Torre! >>
<< Oddio Lia sul serio? >>
Mi gettai su di lui per abbracciarlo e cademmo sulla sabbia. Scoppiammo a ridere e gli porsi la mano, lui infilò il piccolo anello di conchiglie all’anulare sinistro.
<< Ti amo Lia! >>.
Si chinò su di me per baciarmi.
<< Vai così Lollo! >>
Ci girammo per guardare Yasmine abbracciata a Christian che sorridevano.
Tornai a guardare Lorenzo.
<< Sappi che però non te la caverai con così poco! >>
<< Cosa devo fare ancora per farmi perdonare? >>
<< Innanzitutto ballare la salsa con me! >>.
Lorenzo sgranò gli occhi. << No davvero! Non puoi farmi questo! >>.
<< Sì che posso, andiamo bello! >>.
Lo presi per mano e iniziammo a correre verso casa di Yasmine ridendo. Il mio cuore batteva a più non posso. Non sarebbe stato facile perdonare ciò che Lorenzo aveva fatto ma, insomma, aveva lasciato tutto e tutto ed era venuto fino in Brasile per me. Sapevo che il suo amore era sincero, lo avevo capito dai suoi occhi. Era bello tornare di nuovo ad essere felici e insieme a lui.





Angolo autrici:
Siii Lorenzo è riuscito a farsi dare una seconda occasione da Lia! L'amore, quello vero, non poteva non trionfare ;) Insomma Lorenzo è corso fino in Brasile per riconquistarla... a chi non piacerebbe vedere arrivare il principe azzurro in sella al suo cavallo bianco per venire a salvarci? Eh Lia non ha resistito. E nemmeno noi :) Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
C'è stata una piccola licenza poetica per quanto riguarda il pezzo sull'aereo (in realtà niente cellulare accesi, mi raccomando!), ma concedetecela per la storia :P
Ragazze questa è la fine della storia ma ci sarà un ultimissimo aggiornamento che sarà uno scorcio sul futuro dei nostri amati personaggi.
Un abbraccio,
Valentina e Chiara

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


15. Epilogo




Pov Lia
La voce di Lorenzo rimbombò per il salone.
<< Lia sbrigati altrimenti faremo tardi! >>.
<< Arrivo arrivo! >>
Mi guardai allo specchio mentre sistemavo il vestito color rosa antico.
Finalmente il giorno tanto atteso era arrivato: Yasmine e Christian si sposavano! Dopo ben tre anni di fidanzamento si erano decisi. Loro che non credevano nell’amore alla fine avevano ceduto e si erano innamorati sul serio. E un bel matrimonio a confermarlo.
Io e Lorenzo avremmo fatto da testimoni. Io alla mia migliore amica e Lorenzo a suo fratello, com’era stato per il nostro matrimonio.
Erano già due anni che io e Lorenzo eravamo sposati. Quel giorno era stato bellissimo, forse uno dei più belli della mia vita ma adesso stava per essere sostituito da un altro momento che sarebbe stato ancor più meraviglioso.

Mi accarezzai il pancione.
Il bambino aveva appena scalciato.
Ormai mancava solo un mese al parto.
Lo avremmo chiamato Raffaele come il padre di Lorenzo.
<< Lia?! >>
<< Uff un momento! >>
Mi piegai piano mentre sentivo il piccolo Raffaele che scalciava come un forsennato e cercai di infilare i miei poveri gonfi piedi nelle ballerine. Ogni movimento era limitato con il pancione che avevo. Mi sentivo una balena.
Lorenzo comparì sulla soglia della camera da letto.
<< Lia che stai facendo? >> domandò lui con una risatina.
<< Non lo vedi? Sto cercando di mettermi le scarpe! >> ringhiai.
<< Aspetta, ti aiuto! >>.
Infilate le scarpe finalmente riuscimmo a uscire di casa. Arrivammo in chiesa appena qualche minuto prima che iniziasse la cerimonia.
La sposa era bellissima.
Yasmine indossava un sinuoso abito bianco che creava uno splendido contrasto con la sua carnagione dorata e i suoi capelli tornati al loro scuro colore naturale sistemati in una elaborata acconciatura.
Mentre avanzava lungo la navata della chiesa mi girai ad osservare Christian.
Aveva un sorriso luminosissimo. Con quel vestito nero così elegante che indossava, niente piercing e niente ciuffo biondo quasi mi sembrava un’altra persona dal ragazzo che avevo incontrato qualche anno fa.
Diciamo che quei due matti dei nostri amici mettendosi insieme avevano messo anche la testa apposto.
Durante la messa osservai la madre di Lorenzo piangere come una bambina.
Alla fine aveva capito che non poteva perdere entrambi i suoi figli e così si era riappacificata con tutti e due. Continuava ad avere il suo carattere snob e trattava le sue due nuore, cioè me e Yasmine, con sufficienza ma pensavo che sarebbe stata un’ottima nonna.
A cerimonia finita ci dirigemmo tutti al ristorante, un bellissimo casale immerso nella campagna. Per fortuna che il tempo era bello così tutto il pranzo si svolse all’aperto.
Ballai insieme a Yasmine qualche ballo, sebbene con movimenti limitati, e poi quando sentii che i miei poveri piedi non ne potevano più andai a sedermi.
Lorenzo si affiancò a me.
<< Stanca? >>
<< Un po’! Oddio senti, metti la mano qui! >> gli presi la mano e la portai sulla mia pancia << Lo senti come scalcia? >>
Lorenzo mi guardò con un sorriso dolcissimo. << Lia ti amo >>.
<< Questo è l’amore quello vero >>.









Angolo autrici:
Ecco un piccolo scorcio sulle vite future dei nostri personaggi. La fanfiction è finita ma la storia di Lia e Lore non finirà mai se continuate a immaginarli nella vostra fantasia. Noi ce li siamo immaginati così ;)
Un grande ringraziamento a tutte quelle che ci hanno seguito e sostenuto! Speriamo che la storia si sia rivelata una lettura piacevole e divertente e che vi abbia regalato anche qualche emozione :)
Stiamo pensando di scriverne un'altra con dei nuovi personaggi e una nuova ambientazione, quindi non dimenticatevi di noi!
Un abbraccio,
Valentina e Chiara


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