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di Fra15D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aria di novità ***
Capitolo 2: *** Plans ***



Capitolo 1
*** Aria di novità ***


Era il primo giorno di scuola e Kurt era in crisi davanti al suo armadio. Cosa avrebbe potuto indossare per non dare nell'occhio? Non riusciva nemmeno a concentrarsi sui vestiti da quanto la sua mente era occupata e confusa, non riusciva a sminuire la sua agitazione.

 

Era la quarta volta che Kurt cambiava scuola, ed avendo dovuto subire molti atti di bullismo a causa del fatto che fosse gay aveva deciso che per ora, in questo nuovo liceo, lo avrebbe tenuto nascosto. Voleva un nuovo inizio. Stava per cominciare il suo secondo anno, pur con un mese di ritardo, e sarebbe riuscito a lasciarsi tutti gli insulti alle spalle, tutti gli spintoni e gli sguardi disgustati sarebbero rimasti un ricordo sfocato nella sua mente, il dolore sarebbe diminuito, Kurt sperava.

Sarebbe stato difficile nascondere se stesso, specialmente dopo tutti i progressi che aveva fatto anche con l'aiuto di suo padre, ma era terrorizzato.

 

Suo padre, Burt. Si mise a pensare a tutto quello che avevano affrontato insieme, a quanto lo avesse aiutato e gli fosse stato sempre di supporto. I frequenti cambi di scuola erano stati difficili da mantenere economicamente, ma Burt amava suo figlio e avrebbe fatto qualsiasi cosa possibile per farlo sentire al sicuro.

 

Kurt guardò l'ora. Aveva solo una decina di minuti per prepararsi e uscire di casa, e per quanto soffrisse nel vedere i suoi capelli così scombinati e nell'indossare un semplice paio di jeans e una felpa verde scuro, scese le scale provando a non curarsene troppo. Dopotutto avrebbe fatto meglio ad abituarsi, si stava solo proteggendo ed era la scelta giusta. Ovviamente non aveva parlato con Burt della sua decisione di nascondersi, e quando questi lo vide Kurt avrebbe preferito averlo fatto.

 

“Dove è finito mio figlio Kurt?” domandò rivolgendosi al ragazzo, che provò immediatamente profondi sensi di colpa, dopo tutto quello che era successo nell'ultimo anno. Cercò comunque di rispondere nel modo più tranquillo possibile, per non mostrare al padre la sua agitazione e preoccuparlo ulteriormente.

 

“Ha solamente deciso di provare un nuovo stile.” azzardò, sedendosi al tavolo in cucina per fare colazione.

 

“Stile? Se quello è stile allora mettimi in lista per la prossima sfilata di moda perché sento finalmente la speranza di poter partecipare. Spiegami un po' che fine hanno fatto i tuoi outfit originali e appariscenti.”

 

“Appunto papà, sono appariscenti” rispose Kurt con ovvietà. “È l'ultima cosa che cerco di fare, essere il punto di fuga per gli insulti di ogni studente.” Iniziò a tremargli la voce sulle ultime parole, che gli stavano riportando alla mente alcuni scontri che aveva avuto nelle altre scuole.

 

“Ascolta figliolo. Tu sei un Hummel e nessuno può metterci con le spalle al muro, ricordalo. Non devi rinunciare a essere te stesso a causa di qualche stupido adolescente.”

Kurt abbassò la testa. Non voleva reagire e sapeva di essere nel torto, ma non ebbe la forza di salire e cambiarsi, per quanto desiderasse ardentemente farlo.

 

“Voglio solo provare ad ambientarmi un po', non sopporterei di rivivere tutto da capo sin dal primo giorno. Vorrei non dover prendere questa scelta ma magari così avrò qualche possibilità di godermi la mia adolescenza.” Guardò suo padre negli occhi prima di continuare. “L'ultima cosa che voglio è deluderti ma ho bisogno di un po' di tempo.”

Burt capì quello che il figlio stava cercando di dirgli e cercò di non aumentare la sua insicurezza; si era accorto che Kurt non era più forte come prima ma cercava di aiutarlo come poteva.

 

“D'accordo Kurt. Ma non permetterò che tu ti arrenda o che qualcuno ti ferisca. Ti meriti di vivere tranquillo come tutti gli altri. Adesso mangia in fretta che è quasi ora di uscire.”

 

Non era stata una scelta di Kurt quella di chiudersi in se stesso. Il ragazzo forte, deciso e sicuro che era aveva lasciato posto a un timido adolescente che sperava solo di trovare un amico e poter vivere la sua vita degnamente.

Finì di prepararsi e uscì in fretta di casa. Prima di avere qualche tipo di ripensamento si promise che le cose presto sarebbero cambiate, avrebbe reagito, se fosse stato necessario.

 

 

I corridoi erano larghi e affollati. Kurt rimase sorpreso dalla moltitudine di persone presenti in quella scuola, poiché quello era un liceo piccolo e poco rinomato, ma pensò che forse così nessuno si sarebbe accorto troppo di lui. Si avviò subito alla ricerca dell'ufficio del preside, con cui aveva parlato la settimana precedente per l'iscrizione, e lo trovò al primo piano di fianco alla rampa principale di scale. Entrò nella sala d'attesa, nervoso ed esitante, e si sedette per scemare la troppa tensione accumulata. Fuori c'erano ragazzi che andavano da tutte le parti, si salutavano, ripassavano qualche materia, ma dentro.. Kurt si rilassò un poco. L'unico rumore era una voce femminile, che si scusava con il preside per qualcosa, anche se Kurt non ne comprese il motivo e si rese conto che la ragazza non era per niente convinta di quello che diceva. Presto la porta si aprì e si ritrovò quella voce alle sue spalle che gli intimò di entrare.

 

“Vai pure bello e prendilo a calci in culo appena puoi, anche da parte mia.” La ragazza gli batté il cinque e se ne andò. Kurt non poté fare a meno di notare il suo strano modo di vestire, sembrava si stesse preparando alla più grande apocalisse della storia da quanti strati e protezioni indossava. Il ragazzo si stupì che riuscisse addirittura a camminare.

 

“Avanti.” Si ricordò di dover entrare e non aspettò un secondo di più.

“Buongiorno signore. Spero di non disturbarla.” iniziò Kurt ma l'uomo lo interruppe.

“Ti serve una mano? Questa scuola è troppo grande per te?” domando il preside Stevens con un ghigno. Si grattò la testa pelata e puntò lo sguardo in basso, come scocciato dai continui interventi nel suo ufficio. Kurt non riuscì a nascondere la sua agitazione e balbettò qualcosa di insensato, fino a che non riuscì a fargli capire che aveva bisogno dell'orario delle lezioni e di sapere dove si trovava il suo armadietto. L'uomo alzò lo sguardo e si illuminò.

 

“Ah adesso mi ricordo di te! Sei il ragazzo nuovo.. Hummel giusto? Mi dispiace per essere stato così scortese ma questi ragazzi vengono continuamente qui a lamentarsi o a combinare danni. Agatha vieni qui!”

 

Entrò dal nulla una giovane donna con i capelli neri raccolti in una coda alta e un sorriso smagliante.

“Eccomi, che succede? Devo di nuovo dare da mangiare ai suoi pesci?” che strano modo di entrare in scena, pensò Kurt.

 

“No Agatha grazie, avrei bisogno che tu aiutassi il giovane Hummel a fare un giro della scuola, si è appena trasferito qui. Procuragli tutto ciò di cui ha bisogno.” concluse il preside, muovendo la mano come per dirle di fare in fretta.

“Certo farò del mio meglio. Vieni con me caro.” Trascinò il ragazzo fuori dalla stanza senza permettergli di dire altro.

 

“Allora, innanzitutto come ti chiami?” domandò lei.

“Kurt... Kurt Hummel, piacere.”

“Benvenuto Kurt, io sono Agatha.” gli disse lei. “Non fare caso al preside, è un uomo strano e ha molti sbalzi di umore ultimamente. Sai, è preoccupato perché la settimana scorsa la palestra è stata messa sottosopra e non abbiamo ancora scoperto chi è stato l'artefice di quel disastro. Sono stati persi molti documenti importanti e sono anche spariti alcuni trofei della squadra di football.”

“Oh.” sussurrò Kurt. Era stupito di quanto velocemente parlasse la donna. La interruppe solo per domandarle se sapeva di cosa si stesse scusando la ragazza che aveva incontrato prima nella sala d'attesa.

 

“Lei è la nipote del preside, è stata lei a comunicarci l'accaduto. Evidentemente si stava scusando per aver mancato di rispetto a suo zio, non mi sorprenderebbe. È una ragazza ribelle e spesso maleducata, ma io la trovo davvero simpatica e dolce.”

 

“Come mai indossava così tanti strati di vestiti?” domandò Kurt, scusandosi immediatamente per essere così curioso e invadente.

“Non preoccuparti. Vedi, Julie è convinta che questa scuola sia piena di idioti mentre lei è superiore a tutti. Si copre per 'non essere contagiata'.” Sulle ultime parole, Agatha imitò il tono di voce della ragazza.

 

“Non è un motivo molto sensato” aggiunse Kurt. “Dovrà morire di caldo là sotto.”

“Già, lascia perdere. Non penso otterrai dei risultati nel provare a capire quella ragazza.”

 

Si fermarono al terzo piano, di fronte all'armadietto numero 267. Kurt si guardò intorno per provare a memorizzare il posto in cui si trovava. Agatha gli mostrò la sua combinazione, dopodiché gli suggerì di cambiarla per essere certo che nessuno la conoscesse. La donna si assentò un attimo per andare a prendere tutti i moduli di cui il ragazzo aveva bisogno, insieme alle schede con il programma svolto che avrebbe dovuto recuperare, e lui ne approfittò per sistemare alcune delle sue cose nell'armadietto. Pensò che in fondo non stava andando poi così male. Anche se non aveva proprio fatto amicizia, Agatha gli sembrava a posto, anche se un po' strana, e questo gli faceva sperare per il meglio.

 

Stava ripensando al discorso di stamattina con suo padre e rimpianse il fatto di essersi lasciato influenzare dal pensiero degli altri, quando si girò e notò che stava succedendo qualcosa in fondo al corridoio. Controllò se Agatha stesse tornando, ma non c'era traccia della donna, perciò osservò la scena che aveva attirato la sua attenzione.

 

“Perché sei così gay Anderson? Levati quel cazzo di gel dalla testa e cerca di diventare una persona decente, cazzo!”

Un ragazzo, probabilmente dell'ultimo anno, aveva spinto contro l'armadietto un altro ragazzo più piccolo, facendogli cadere tutte le sue cose e iniziando a calpestarle. Kurt avrebbe voluto urlargli di smetterla e correre in aiuto del più basso ma gli mancò il respiro e iniziò a tremare. Sperava solo che non succedesse niente di grave. Il ragazzino sembrava terrorizzato ma non esitò a rispondere a tono.

 

“Lasciami in pace Richard.” Si chinò per raccogliere i suoi libri ma un paio di mani lo sollevarono prendendolo per la maglietta, e Richard lo minacciò di non ripetere mai più il suo nome perché non voleva sentirlo pronunciare da uno sporco frocetto. Se ne andò lasciandolo lì, mentre questi si risistemava. Ovviamente nessuno si era fermato con lui o aveva osato dire una parola, e la situazione sembrò decisamente familiare a Kurt.

 

“Tutto bene ragazzo? Stai tremando.” Agatha era di nuovo al suo fianco con una cartellina di fogli, che lo guardava preoccupata. Kurt si girò a guardarla cercando di tranquillizzarsi.

“S-sì, sì tranquilla. Grazie mille per tutto il tuo aiuto, adesso devo proprio andare a lezione se non voglio perdermi altre ore. Ci vediamo presto.”

“D'accordo, vieni pure da me quando hai bisogno.”

 

Kurt scappò via e si infilò nel primo bagno che trovò, fortunatamente vuoto. Si chiuse in una delle cabine e si mise a piangere silenziosamente, cercando di non agitarsi troppo e di non tremare. Non riusciva a capire perché nessuno fosse intervenuto, nonostante ci fossero persone disponibili, come Agatha... Nemmeno lei aveva fatto nulla, anzi non si era nemmeno accorta di quello che era successo, come se fosse qualcosa di assolutamente normale.

 

La porta si aprì e Kurt trattenne il respiro, cercando di non farsi sentire. Sperava che non fosse entrato Richard o qualche suo amico, perché non avrebbe avuto il coraggio di uscire da lì. Sentì improvvisamente dei singhiozzi e sbirciò dalla porta. Chinato sul lavandino c'era il ragazzo bassino che prima era stato spinto in corridoio. Quella visione distrusse il cuore di Kurt, che si sentiva così impotente e codardo per non essere intervenuto, ma allo stesso tempo terrorizzato di potersi trovare nella sua stessa situazione per l'ennesima volta. Decise che in quel momento avrebbe dovuto mettere da parte i suoi fantasmi del passato perché sentiva che c'era qualcuno che aveva bisogno di lui, perciò facendosi coraggio aprì la porta e camminò lentamente verso quel ragazzo dai capelli scurissimi, che pur avendo sussultato per la presenza di qualcuno non aveva nemmeno alzato lo sguardo.

 

“Ehi hai mica bisogno di..”

“No!” lo interruppe subito il moro alzando una mano, mantenendo lo sguardo puntato verso il basso per non mostrare il suo viso rigato di lacrime. Kurt capì che non aveva scelto un buon momento e si arrese al primo tentativo, lasciando quello sconosciuto tutto solo ed uscendo definitivamente dal bagno. Restò lì fuori indeciso su cosa fare e sentì dall'altro lato della porta che il ragazzo stava parlando, probabilmente al telefono, chiedendo alla madre di venirlo a prendere, promettendo che non avrebbe saltato altri giorni di scuola. Fu doloroso sentire la sua voce spezzata dal pianto, ma Kurt cercò di farsi forza e affrontare quello che lo aspettava quel giorno.

 

Per tutto il resto della giornata non prestò molta attenzione alle lezioni o a chi gli stava intorno, perché la sua mente era fissa sugli avvenimenti di quella mattina. Kurt cercò di comportarsi nel modo più naturale possibile, sembrava che nessuno si fosse accorto del 'nuovo studente' e fu grato di ciò. Durante la pausa pranzo uscì in cortile a mangiare e ne approfittò per fare un giro lì intorno, scoprire dove si trovavano i campi sportivi e le altre strutture. Non ebbe più bisogno dell'aiuto di Agatha e riuscì ad orientarsi quanto bastava. Sapeva comunque che il mattino successivo avrebbe dovuto chiederle ulteriori informazioni, ad esempio sui corsi pomeridiani che teneva la scuola e magari anche su qualche studente.

 

Nel pomeriggio tornò a casa abbastanza presto per iniziare a portarsi avanti con lo studio da recuperare. Suo padre lavorava in officina e sarebbe tornato verso le sei. Kurt era abbastanza soddisfatto di come erano andate le cose quella mattina, nessun insulto e niente prese di mira.. eppure non riusciva a togliersi dalla testa quell'Anderson, e l'irrefrenabile voglia di poter aiutarlo in qualche modo. Sotto al terrore che provava, c'era ancora un'immensa sicurezza che doveva solo capire come far tornare in superficie.









Note.
Ooookay è la prima storia che pubblico su EFP, e ho già pronto il secondo capitolo. Non sono molto sicura di dove andrà a finire ma ho più o meno gran parte della trama in testa. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete che continui o che smetta :) al massimo posso provare con qualcos'altro! E soprattutto, ogni consiglio o modifica è ben accetta. Ah spero che questo Kurt così poco "Kurt" e un po' più spento non vi faccia troppo schifo.. prometto che prima o poi tornerà un combattente! Bye
-FRA

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Capitolo 2
*** Plans ***


Se Kurt avesse saputo che la lezione di biologia fosse stata così noiosa e inutile di certo non avrebbe scelto di seguire quel corso. Apparentemente nessuno stava veramente seguendo la lezione, fatta eccezione per uno o due ragazzi in prima fila che ascoltavano la professoressa solo per farle il verso sottovoce. Il tempo non passava mai e il pensiero di essere solo alla seconda ora della giornata demoralizzò Kurt, che si rese conto non sarebbe riuscito a seguire il resto delle lezioni. Sapeva di dover assolutamente stare attento alle spiegazioni, soprattutto perché era solo il secondo giorno, ma quella notte non era riuscito a dormire. Aveva continuato a pensare a cosa avrebbe potuto fare il giorno precedente, sarebbe dovuto intervenire in qualche modo, e il rimorso non lo abbandonò nemmeno un istante, neppure mentre dormiva. Non appena ne avesse avuto l'occasione avrebbe ripagato il suo errore, e sapeva che piano piano sarebbe riuscito a riacquistare la sua determinazione. Gli serviva un modo per scoprire come fare.

 

Perso nei suoi pensieri, non realizzò subito che la campanella era suonata e si appuntò mentalmente di dover distrarsi più spesso così da far passare il tempo in fretta.

Uscì dall'aula raccogliendo le sue cose, e si avviò verso le scale per scendere al terzo piano dal suo armadietto.

Quando aprì il 267 si rese subito conto della presenza che aveva alle spalle. Con calma si voltò sperando di non ricevere il “benvenuto” dagli alunni più grandi. Fortunatamente si trovò di fronte a Julie, la ragazza che aveva incontrato il giorno precedente in presidenza. Ma era completamente diversa da come l'aveva conosciuta. Portava dei pantaloni corti al ginocchio e il ragazzo notò quindi che aveva le gambe molto magre; i suoi capelli lunghi e biondi erano legati in una treccia che scendeva sulla sua spalla destra e aveva un maglione scuro largo, che le arrivava poco più in basso dei fianchi.

 

“Allora bello che si dice?” se ne uscì lei. Il ragazzo non aveva idea di cosa dirle perciò cercò di chiarire subito i dubbi che gli si erano insinuati in testa.

“Aspetta ma.. Co-come hai trovato il mio armadietto?” stupido, stupido Kurt, smettila di balbettare, ti stai rendendo ridicolo.

“Stamattina quando ti ho visto entrare a scuola ti ho seguito e non sono riuscita a parlarti, dovevo chiederti una cosa. Perciò quando ho visto che venivi qui ti ho raggiunto.” rispose Julie. Era strano che volesse porre una domanda proprio a lui, ma la curiosità di Kurt ebbe ancora una volta il sopravvento sulla riservatezza che aveva mostrato negli ultimi tempi. Non riuscì a fare a meno di volerne sapere di più.

“O-okay, dimmi pure.. ah comunque io sono Kurt.” si presentò, tendendo la mano verso di lei con un po' poca energia. Pensava che quella lì avrebbe potuto stritolargliela, da ciò che Agatha gli aveva raccontato il giorno prima.

 

“Io Julie. Senti, ieri mi sei sembrato un tipo interessante, non ti ho mai visto qui e ho supposto fossi un nuovo studente. Lo sei?” incominciò lei. Aveva la voce calma e rassicurante, e questo confuse molto Kurt che non era ancora riuscito a farsi un'idea sensata della personalità di quella ragazza.

“Sì, lo sono. Ieri era il mio primo giorno, per questo ero nell'ufficio del preside. Sai, ci sono tutte quelle faccende pratiche ogni volta che..”

“Sì d'accordo ho capito. Ma abbiamo una questione più importante da risolvere, perciò adesso ascoltami bene.” fece una pausa guardandosi intorno, poi continuò. “In questa scuola non c'è uno studente che si salvi, qui è pieno di sfigati. La scorsa settimana ho dovuto spaccare la faccia a quelle oche che si ritrovano sempre in bagno a non fare niente perché non riuscivo più a sopportarle.”

“Aspetta tu hai picchiato delle ragazze perché ti dava fastidio il loro comportamento?” intervenne Kurt. Non riusciva a immaginarsi una scena del genere, specialmente data la magra struttura di Julie. Ma soprattutto, come mai quel giorno era vestita così diversa da quello precedente, e si comportava così bene, a contrario di ciò che lui conosceva sul suo conto?

 

“Sì ma adesso non fare il mollaccione. È stato spaziale! Ma mio zio, il preside, non l'ha pensata allo stesso modo e mi ha dato un mese di punizione in cui dovrò fermarmi a scuola due ore in più tutti i pomeriggi a fare incontri con i professori e lavare i bagni. Siamo seri? Lavare i bagni?! Non ho assolutamente intenzione di farlo. Per non parlare di quegli stupidi incontri per “ridimensionare il mio comportamento.” concluse.

“Ma Julie, mi hai detto di aver spaccato la faccia a delle ragazze. È il minimo che tu debba fare.” Kurt non riusciva ancora a capire quale fosse il punto di tutto quel discorso.

“Se quelle cretine non la smettono di rovinarmi la giornata devo per forza reagire! E poi non le ho picchiate davvero, solo qualche spinta e forse un pugno, non ha importanza.” ribatté Julie. Stava iniziando a sembrare scocciata, come se fino ad ora si fosse contenuta e si fosse mostrata gentile solo per riuscire a convincere Kurt a stare dalla sua parte.

 

“Okay, e quindi cosa dovresti chiedermi?”

“Beh nella mia punizione sono comprese anche delle ore di studio extra, perché NON ERA GIÀ ABBASTANZA PULIRE I BAGNI VERO?” urlò improvvisamente, come se volesse lamentarsi direttamente con il preside. Kurt sgranò gli occhi e le disse di abbassare la voce.

“Insomma, siccome in questa scuola non c'è nessuno con un perfetto mix di disponibilità e responsabilità, speravo che tu potessi avere qualcuno di questi requisiti. Potresti lavare tu i bagni al posto mio?” chiese infine Julie, prendendo le mani di Kurt facendo finta di implorarlo. Il ragazzo sapeva che non era assolutamente una buona idea, a lui serviva tempo per studiare e recuperare il programma, e non voleva cacciarsi in nessun guaio.

 

“Beh, ecco... Io non credo di poterlo fare. Ti aiuterei volentieri, ma sono appena arrivato e ho bisogno di ambientarmi, mettermi in pari con le lezioni ed eventualmente iscrivermi a qualche corso pomeridiano.” rispose un po' esitante, sperava solo che lei non gli facesse troppe pressioni. Ma purtroppo non fu così.

“E dai Kurt, non sarà così male, potrai ambientarti lo stesso a scuola se restassi qui fino a tardo pomeriggio. Mi daresti un grandissimo aiuto.”

 

Il vecchio Kurt non avrebbe esitato a rispondere di no e iniziare ad elencarle una lista dei molti motivi per cui non era una buona idea, tirando fuori il suo lato responsabile, ma in quel momento non riuscì a mostrarsi tenace e deciso; sapeva benissimo che Julie lo stava solo usando, ma non voleva dirle di no, perciò provò a mediare la proposta di lei.

“Potremmo farlo insieme, ti darei una mano. Così rispetti la tua punizione e eviti di crearti altri problemi.” sì, era decisamente soddisfatto di ciò che le aveva proposto.

 

“Ma il problema non è farlo, il problema è che non ho tutto questo tempo da dedicare alla scuola, ho altre cose da fare. Ho la mia vita da portare avanti.”

 

Kurt decise che in fondo quella ragazza non era tanto male, e forse aiutandola sarebbe riuscito a farsi un'amica. Seppur strana e un po' manipolatrice, era intelligente, e lui avrebbe potuto studiare un po' di più nel week end se mai. Anche se l'idea di pulire i bagni lo terrorizzava, sentiva il forte bisogno di avere una protezione e qualcuno su cui contare. Ce l'avrebbe fatta.

 

“D'accordo, potrei darti una mano, ma a una condizione: non devi saltare i corsi di recupero e gli incontri con gli insegnanti. Inoltre io non posso garantirti di poterti aiutare tutti i giorni.” disse Kurt a Julie, la quale, in un momento di euforia, lo abbracciò felice, per poi ritirarsi immediatamente dopo essersi accorta di avere esagerato. I gesti d'affetto non facevano per lei.

 

“Perfetto, adesso siamo soci in questo affare. Inizia da oggi pomeriggio, perché sono super impegnata. Domani ci penserò io.” gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò, con un piccolo sorriso soddisfatto. A Kurt non sembrò che volesse davvero sfruttarlo, ma come gli aveva detto Agatha il giorno prima, sarebbe stato inutile provare a capire Julie, perciò non volle domandarsi il vero motivo di quell'incontro.

 

Per fortuna che quell'ora non aveva nessuna materia, perché ne aveva persa gran parte a parlare con la sua nuova socia; nel tempo restante, decise di andare a fare un giro in biblioteca e cercare qualcosa di interessante da prendere in prestito e leggere.

 

Appena girò l'angolo, sentì un armadietto sbattere e vide in fondo al corridoio Richard che minacciava una ragazzina di dargli dei soldi. Kurt si spaventò e decise di tornare indietro per non attirare l'attenzione dei ragazzi, siccome al momento il corridoio era vuoto; ma uno dei bulletti lo vide.

 

“Ehi Rich guarda chi c'è laggiù! È quello nuovo. Come mai non lo abbiamo ancora accolto qui nella nostra scuola?” esclamò un ragazzo alto, con la faccia da stupido. Kurt tornò indietro velocemente e si chiuse nella prima aula che vide, con il respiro affannato e il terrore negli occhi. Aveva sentito le voci dei ragazzi in lontananza, qualcosa tipo “ma non c'è nessuno idiota”, e un “non farmi perdere tempo, sono impegnato”.

 

Cercando di non agitarsi, Kurt si voltò per vedere in che stanza fosse finito e vide alcuni ragazzi sparsi per dei banchi intenti a ripassare qualche materia, chini sui libri.

 

“Mi scusi ha bisogno di qualcosa?” la voce che gli pose questa domanda apparteneva a una vecchia professoressa seduta alla cattedra, che stava sfogliando una rivista di cucito. Kurt la guardò e per poco non andò di nuovo nel panico.

 

“N-no, stavo solo...” incominciò ma venne fermato dall'insegnante.

“Questa è l'aula di recupero. Se devi studiare qualcosa allora va' a sederti e non lamentarti. Se devi andartene, muoviti e non farmi perdere altro tempo.” detto questo riportò l'attenzione alla sua rivista e non lo degnò più di uno sguardo. Kurt non volle uscire di nuovo, e rimandò il suo giretto in biblioteca alla prossima ora buca. Si sedette in uno degli ultimi banchi, aspettando che la campanella suonasse e potesse uscire da quel vortice di noia.

 

***

 

Finalmente l'ultima ora di quella giornata si concluse e Kurt si diresse al suo armadietto per riporre i libri di scuola, mentre fiumi di ragazzi si riversavano verso l'uscita principale. Decise di chiamare suo padre per dirgli che quel pomeriggio sarebbe rimasto a scuola per seguire dei corsi di recupero, e una volta conclusa la conversazione si avviò verso l'ufficio del preside. Non riuscì nemmeno a posare la mano sulla maniglia che la porta si aprì da sola e vide uscire Agatha con una pila enorme di fogli che la nascondeva quasi totalmente; proprio per questo andò a sbattere contro Kurt, facendo cadere tutto ciò che portava.

“Oddio oddio oddio! Ma cosa..” cominciò Agatha, ma si interruppe quando vide Kurt e lo salutò.

“Scusami non volevo farti cadere tutto, ora ti do una mano.”

 

“Cosa ci fai qui ragazzo? Hai bisogno di qualcosa?” disse Agatha, chinandosi insieme a lui per iniziare a raccogliere tutto da terra.

“Beh non so se dovrei dirtelo... Ero venuto qui per chiedere il materiale per pulire i bagni. Mi prometti di non dirlo a nessuno?” domandò Kurt.

“Non dire che cosa?”

 

“Oggi ho parlato con Julie, la nipote del preside, e mi ha chiesto una mano per pulire i bagni. Sai siccome lei è in punizione. Io oggi non avevo niente da fare e ho pensato di poterla aiutare. Ti prego non dire niente al preside, non voglio fare casini.” Kurt mentì omettendo il fatto che essere “socio” di Julie era l'unico motivo per cui stava facendo tutto questo, almeno sperava che così nessuno lo prendesse di mira.

“O-okay, è una situazione strana. Non dirò niente. Per pulire trovi la roba nello sgabuzzino del primo piano, accanto agli spogliatoi. Oggi gli allenamenti di football sono sospesi perciò non dovresti incontrare nessuno della squadra.” aggiunse alla fine, vedendo lo sguardo terrorizzato di Kurt alla parola “spogliatoi”.

“D'accordo allora... Grazie, ci vediamo.” disse Kurt, provando ad accennare un sorriso e voltandosi verso le scale.

 

Quando arrivò vicino allo sgabuzzino sentì dei tonfi provenienti dalla palestra. Si fermò ad ascoltare per capire da cosa provenissero e in seguitò sbirciò dal vetro della porta dello spogliatoio, incuriosito, siccome adesso sapeva che nessun gigante avrebbe potuto tormentarlo. Fu strano quando, ancora pensando ai giganti, vide invece un corpo minuto ma forte all'interno della stanza. Un ragazzo, voltato di schiena, stava colpendo un sacco da boxe ripetutamente e con violenza. Kurt lo guardò per un po' fino a che il ragazzo non fece una pausa per bere e finalmente si girò un poco permettendo di essere riconosciuto. Se la memoria di Kurt non lo ingannava, quello era proprio Anderson. Il piccoletto con il gel che il giorno prima era stato insultato e spinto. Era solo nella stanza, sudato per lo sforzo e con i capelli tutti scompigliati, i ricci scuri che andavano da tutte le parti. Dopo qualche secondo si avviò verso le docce e scomparve dalla visuale di Kurt, che era rimasto tutto il tempo a guardarlo da dietro la porta, indeciso sul volere entrare o no. Dopotutto avrebbe voluto parlare con lui per fargli sapere che non era d'accordo con il modo in cui lo stavano trattando, e per dirgli che anche lui era passato attraverso situazioni simili, se non peggiori.

 

Aspettò fuori dalla porta, tenendosi occupato cercando ciò che gli serviva nello sgabuzzino e una decina di minuti più tardi il ragazzo uscì. Kurt si girò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Gli occhi dell'altro erano rossi, sembrava aver pianto, ma la cosa che attirò veramente l'interesse di Kurt fu l'intensità del loro colore, un oro brillante nonostante avesse lo sguardo spento.

 

“Ciao.” azzardò Kurt, senza smettere di fissarlo.

“Uhm... ciao.” rispose il moro, abbassando lo sguardo, senza sapere esattamente perché uno sconosciuto stava iniziando una conversazione con lui. Era piuttosto sicuro di non aver ancora mai visto quel ragazzo a scuola. Si torturò le mani per un po' prima di alzare di nuovo lo sguardo. Gli occhi azzurri del ragazzo lo stavano scrutando così intensamente da fare male, e questo lo mise leggermente a disagio. Arretrò di un passo e strinse la tracolla della sua borsa da palestra, ma l'altro gli tese la mano esitante.

 

“Io sono Kurt.”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Penso che aggiornerò più volte a settimana, in base a quanto riesco a scrivere, ma per ora non assicuro nulla. Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate, perché non so assolutamente come muovermi nel campo della scrittura (essendo la mia prima storia) e accetto qualsiasi tipo di critica. 

Vi lascio la foto di come mi immagino Julie, la ragazza che conosce Kurt, nonché nipote del preside.

http://www.hggirlonfire.com/wp-content/uploads/2014/03/Leven_Tomorrow_Twitter.jpg

 

Alla prossima!
-FRA

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