Salvami

di Sammy333
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi propositi ***
Capitolo 2: *** Nuovi incontri, vecchia vita ***
Capitolo 3: *** Incubi dal passato ***
Capitolo 4: *** Spiacevoli sorprese ***
Capitolo 5: *** Serata Infernale ***
Capitolo 6: *** Bugie su bugie ***
Capitolo 7: *** Sbagliato eppure così giusto ***
Capitolo 8: *** Voglio che siano solo mie ***
Capitolo 9: *** Flashback ***
Capitolo 10: *** GELOSIA ***
Capitolo 11: *** AVVISO IMPORTANTE ***
Capitolo 12: *** ALTRO AVVISO IMPORTANTE ***
Capitolo 13: *** PERDONATEMI, ALTRO AVVISO ***



Capitolo 1
*** Nuovi propositi ***


                                  NUOVI PROPOSITI



Era tutto buio attorno a me. Non vedevo né sentivo niente.
Ad un certo punto sentii il mio corpo tremare di dolore e non potei fare altro che urlare, pregando che il tutto finisse presto.
E così fu: aprii gli occhi di scatto, con il cuore che batteva all'impazzata e la fronte inumidita dal sudore provocato da quello strano incubo.
Piano piano il respiro tornò regolare, ed accorgendomi che erano già le 7.00, decisi di alzarmi e prepararmi per il primo giorno di scuola in questa nuova città. Non dovevo sbagliare niente questa volta. Vada come vada, non ricapiteranno le stesse cose dello scorso anno. Non potevo cambiare tutto ciò che mi circondava, ma me stessa sì.
Mi fiondai in bagno e con l'acqua gelida rinfrescai il viso per scacciare quella brutta sensazione che albergava dentro di me al risveglio.
Pettinai i lunghi capelli color argento, quasi bianco, misi un filo di trucco e scelsi il mio outfit per quel giorno: optai per una camicietta color avorio, accompagnata da una gonna nera e da degli anfibi abbinati al giubetto in pelle che mi mi arrivava poco più sopra del bacino.
"Okay, sono pronta" mi convinsi.
Cercai di fare il meno rumore possibile, per evitare di svegliare mia mamma e mio fratello (quest'ultimo non sarebbe andato a scuola poiché decise di prendersi un anno sabbatico), non feci nemmeno colazione ed uscii di casa.
Tentai di ricordare la strada che facemmo il giorno prima, quando mi fu illustrato il liceo a cui mi avevano iscritta.
Traslocammo in un quartiere molto carino e tranquillo e sperai che le cose qui andassero diversamente. Dovevano andare diversamente.
Poco lontano dal quartiere trovai un parco e supponendo che tagliasse la strada da percorrere di un bel po', decisi di attraversarlo il più in fretta possibile per non arrivare tardi.
Quando fui a metà strada, qualcosa attirò la mia attenzione: un cane enorme si stava dirigendo dritto verso di me, un pastore probabilmente.
"Okay, sta calma" ripetei a me stessa, "infondo hai già avuto cani di quella stazza e poi non sembra cattivo". Ed infatti non si rivelò tale. Mi si avvicinò con  fare curioso, mi abbassai alla sua altezza e lo accarezzai: constatai che era davvero socievole!
Mi accorsi d'un tratto che qualcuno lo stava chiamando poiché drizzò le orecchie e corse via come una scheggia.
Intravidi dei capelli rossi, ma non riuscii a scorgerne il volto.
"Dannazione si è fatto tardi", mi accorsi dell'ora e presi a correre.
Una volta arrivata al cancello lessi l'insegna "Dolce Amoris".
"Uhm, alquanto bizzarro come nome per un liceo" pensai.
Mentre mi apprestavo a raggiungere l'ingresso dell'edificio, scorsi in lontananza dei capelli argentei appartenenti ad un ragazzo abbastanza alto e slanciato. Il suo portamento mi ricordava quello di qualcuno. "Nah, impossibile" mi dissi tra me e me. Allontanai quel pensiero e proseguii per la mia strada. "Okay ci siamo", varcai la soglia e mi diressi all'interno. Non feci nemmeno in tempo a percorrere cinque metri, che qualcuno mi capitò davanti, quasi a travolgermi.
<< Ah benvenuta! Ti stavamo aspettando! >>.

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Capitolo 2
*** Nuovi incontri, vecchia vita ***


NOTA: salve a tutti! :D scusate per quanto possano sembrare brevi i primi capitoli, ma avendo dovuto scriverli con il telefono non ho potuto fare altrimenti! Tra qualche giorno comprerò il computer e mi cimenterò nello scrivere capitoli molto più lunghi! Intanto spero che vi incuriosisca e che decidiate di seguire la storia :) prometto che non ve ne pentirete, ho in serbo grandi cose!
2º Capitolo: Nuovi incontri, vecchia vita


Mi voltai e ciò che vidi era un bellissimo ragazzo dal volto angelico, con gli occhi color miele, che andava a completare quel viso quasi perfetto.
Mi accorsi di avere la bocca aperta e la richiusi immediatamente, sperando che non se ne fosse accorto "Stupida!".
<< Io mi chiamo Nathaniel, piacere, sono il segretario delegato. E tu devi essere... >> continuò il ragazzo.
<< Lorel! Il mio nome è Lorel, molto piacere. >> mi apprestai a rispondere.
<< Il piacere è tutto mio >> incalzò il biondo sorridendo e facendomi quasi arrossire.
<< Seguimi, l'iscrizione è già stata completata, ti accompagno alla tua classe >> proseguì Nathaniel.
Ci incamminammo lungo il corridoio ed una volta arrivati lo ringraziai.
<< Figurati! Per qualsiasi cosa mi trovi nella sala delegati, non farti problemi a venire da me. A presto Lorel >> disse congedandosi.
Gli sorrisi salutandolo. Sospirai, mi feci coraggio e bussai per poi aprire la porta.
<< Tu devi essere Lorel Pirce (pronuncia inglese), io sono il professor Fraizer, presentati pure ai tuoi compagni >> esclamò il prof.
Un po' titubante mi feci avanti e schiarii la voce in modo tale da non rischiare di perderla nel bel mezzo della presentazione, offrendo così una delle mie solite figure.
<< Mi chiamo Lorel Pirce, ho 17 anni e mi sono trasferita qui da 2 giorni >> ripresi fiato << spero di poter fare presto la vostra conoscenza >> dissi rivolta alla classe.
<< Vai pure a sederti in quel banco infondo >> disse indicando due posti vuoti in fondo all'aula e riprendendo la lezione.
Mi sedetti sollevata di non essere più al centro dell'attenzione.
Poco dopo una ragazza dai lunghi capelli argentei si voltò verso di me con un sorriso smagliante, ed una dentatura perfetta. << Ciao, io sono Rosalya! Rosa per gli amici >> annunciò la ragazza << mi piace un sacco come sei vestita >> si complimentò.
<< Piacere Rosalya, ti ringrazio! Anche la tua tenuta è molto bella >> aggiunsi per ricambiate il complimento.
<< Ti ringrazio >> rispose lei tutta contenta.
<< Immagino tu non conosca nessuno, dunque ti andrebbe di stare con me a ricreazione? Ti presenterò tutti gli altri >> riprese lei.
<< Molto volentieri, grazie >> risposi sorridendo.
Riprendemmo a seguire la lezione, quando qualcuno irruppe in classe senza bussare.
<< Il solito. Castiel va a sederti e segui la lezione >> rimproverò il prof.
il ragazzo sbuffò e si sedette accanto a me. Dire che si era seduto, è dire tanto: si stravaccò accanto a me.
Io dal canto mio continuai a fissarlo, forse attendendo almeno un saluto o un minimo cenno, ma niente.
"Iniziamo bene" pensai, "Un momento... Quei capelli... Ma certo! Stamattina al parco!".
<< Che hai da guardare mocciosa? >> tuonò lui infastidio dal mio sguardo interrogatore.
"Mocciosa? Sul serio? Ma chi diavolo si crede di essere!" avvampai d'un tratto.
<< Come ti permetti? Non mi conosci nemmeno! Abbi un po' di rispetto, sbruffone >> dissi spazientita. 
<< Uuuh, ma come siamo suscettibili! È quel periodo del mese? >> rispose con un sorriso arrogante che mi fece venire voglia di riempirgli il viso di schiaffi.
<< Sei prororio un rude! >> girai il capo infastidita verso la lavagna.
Lo sentii ridere e poi scuotere la testa con la coda dell'occhio.
"Ma che razza di personaggio dovevo avere come compagno di banco?" pensai tra me e me.
Di nuovo, con la coda dell'occhio lo osservai per un po', "devo ammettere però che è molto ... Bello, con quei lineamenti così mascolini".
<< Stai sbavando mocciosetta! Ti piace guardarmi? Non ti biasimo. Fa pure, non sei l'unica >> mi fece l'occhiolino.
<< Co.. Cosa?? >> diventai paonazza tutta d'un colpo << Non so chi ti credi di essere, ma abbassa la cresta! Sbruffone! >> risposi voltandomi di nuovo verso la lavagna.
Lui proferì qualcosa che non riuscì a capire.
Suonò finalmenre la campanella che annunciava la ricreazione.
Rosalya mi prese subito sotto braccio, come se fossimo migliore amiche da anni, e mi condusse nel giardino della scuola. Era molto grande e ben curato, con vari alberi sparsi un po' ovunque e panchine in legno qua e là.
Raggiungemmo un gruppetto di ragazzi intenti a chiacchierare .
<< Ragazzi vi presento Lorel, è nuova! >> annunciò Rosa, << Lei è Kim >> disse indicando una ragazza dagli occhi color smeraldo e la carnagione scura, << loro sono i gemelli Armin e Alexy >> proseguì presentando due ragazzi molto belli ed assolutamente identici tranne che per il colore dei capelli, neri di uno e azzurri dell'altro, che li distinguevano, << poi ci sono Violet, Iris e Kentin >> continuò lei.
Mi salutarono tutti quanti, ed io ricambiai felice di fare nuove conoscenze così presto.
Vidi arrivare altri due ragazzi, uno era Castiel e l'altro... "No, un attimo, non è possibile, non ci credo!".
<< Loro sono Castiel e... >> riprese Rosa, ma non le diedi il tempo di finire.
<< Lysandro...?!? >> risposi incredula, mentre tutti si girarono a guardarmi.
"Si, era proprio lui".

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Capitolo 3
*** Incubi dal passato ***


3º Capitolo: Incubi dal passato
 
Non volevo credere fosse lui
Certo, da un lato ero contenta di rivederlo, ma dall'altro speravo che ciò che successe anni fa lo avesse rimosso dalla memoria.
Lysandro sgranò gli occhi e sorridendo quasi incredulo, mi si avvicinò.
<< Lorel, ma sei veramente tu? >> disse abbracciandomi.
<< In carne ed ossa >> risposi ridendo.
Notai, quando ci staccammo, gli occhi curiosi dei presenti che aspettavano una spiegazione.
<< Lorel è una mia vecchia amica >> cominciò Lys, << ci conosciamo dai tempi delle elementari! Finché al primo anno di liceo non dovetti trasferirmi qui >> spiegò.
Sentimmo sbuffare << Non mi dire che eri amico di questa qui >> sghignazzò il rosso.
<< Questa qui ha un nome! >> intervenni quasi a volerlo sbranare.
Gli altri scoppiarono in una fragorosa risata, sottolineando che sembravamo due bambini intenti a litigare. "Non è colpa mia se quello stupido ce l'ha con me senza un motivo!" pensai.
<< E ... I tuoi come stanno? >> chiese Lysandro guardandomi con quei bellissimi occhi eterocromati, accentuati dai suoi capelli argentei e con uno sguardo che solo io capii. Trasalii rendendomi conto che lui ricordava. Speravo non ne facesse parola con nessuno.
<< Bene... Papà è partito per l'America, lavora lì adesso >> risposi con un filo di malinconia nella voce, << e mamma... >> feci una pausa per poi riprendere cercando di non sembrare strana << mamma e Nick sono qui con me, ci siamo trasferiti da poco >> finii.
Vidi che il suo sguardo si rattristò un po' e subito cercai di distogliere i miei occhi dai suoi, poiché mi sembrava quasi che cercasse di leggermi dentro.
Suonò la fine della ricreazione e tornammo tutti in classe. Mi accorsi, una volta seduta al mio banco, che Castiel mi stava guardando.
<< Cos'hai da guardare, vuoi una foto per caso? >> dissi volendo ripagarlo con la stessa moneta.
<< Non ti illudere >> replicò << cosa c'è stato tra te e Lysandro? >> domandò. Trasalii a quella domanda e con fare disinvolto cercai di sembrare il più convincente possibile, << niente >> risposi.
<< Mi prendi per stupido? Conosco Lysandro e ho visto la sua espressione >>.
"Fregata! Dannazione!" mi disperai mentalmente.
<< Ma cosa vuoi? Non sono affari che ti riguardano >> replicai. Lo vidi sorridere e solo in quel momento mi accorsi dei suoi occhi color del cielo in tempesta.
<< Se non me lo dici tu, vorrà dire che lo scoprirò da solo >> disse in un modo che a me suonò quasi come una minaccia.
Continuai le ore di lezione con un solo pensiero in testa: uscire da scuola sperando di non incrociare Lysandro.
Finite le lezioni mi diressi verso l'uscita, quando sentii qualcuno chiamarmi. "Oh no, ecco lo sapevo" tremai. Mi voltai e vidi Lys avanzare nella mia direzione.
<< Ti va se ti accompagno a casa? È da tanto che non ci vediamo e mi piacerebbe parlare un po' >>. A quelle parole sussultai con la consapevolezza di che argomento voleva affrontare. 
<< Certo, con piacere >> mi affrettai a rispondere cercando di non far trapelare tutta la mia disperazione.
Ci avviammo verso casa mia, passando la maggior parte del tempo in silenzio. Fu Lysandro ad interromperlo << Allora, come mai qui? >>.
Cercai di non guardarlo negli occhi e ci accomodammo su una panchina del parco.
<< Dopo che papà è andato via, riuscendo a trovare un lavoro, ci diede la possibilità di avere una vita più agiata e così decidemmo di cominciare da capo in un'altra città >> risposi, "Per quanto sia possibile" pensai, sperando che non mi facesse altre domande a riguardo.
<< Capisco >>, ci fu un attimo di silenzio << senti Lorel, perdonami per non essermi fatto sentire in tutti questi anni. Sapendo cosa stava succedendo, avrei almeno dovuto... >> riprese lui. Ma lo fermai prima che potesse continuare.
<< Non devi scusarti. Senti Lys, ormai è passato, non ne voglio più parlare, non voglio più pensarci >> dissi sentendo che la mia voce aveva cominciato a tremare.
<< Perdonami >> disse lui << Ma sei sicura che sia tutto apposto? Non mi stai mentendo, vero? >>.
<< Sto dicendo la verità! >> ma la mia voce risultava poco credibile anche a me.
<< Bugiarda. Lorel non puoi andare avanti così! Lasciami aiutarti, io ti prometto che... >> non fece in tempo a finire la frase che Castiel si materializzò alle nostre spalle attirando la sua attenzione.
<< Lys eccoti qui, ma dove ti eri cacciato? >> incalzò il rosso.
"Ci avrà sentiti? E da quanto tempo era lì?". La mia mente fu pervasa da mille domande, dubbi e paranoie.
<< Ciao Cass, stavo accompagnando Lorel a casa >> rispose lui.
<< Allora mi aggrego anche io visto che comunque dobbiamo tornare insieme >> si intromise Castiel. "Perché? Perché tutte a me?" pensai roteando gli occhi al cielo.
<< In effetti io dovrei avviarmi, ma voi potete andare, ormai sono vicina a casa >> dissi quasi in tono di supplica.
<< Appunto! Visto che siamo così vicini possiamo anche finirlo il tragitto >> rispose Castiel con un sorriso indecifrabile.
<< Andiamo allora >> ci incitò Lysandro.
Camminammo per il quartiere in silenzio e giungemmo davanti ad una villetta che chiamavo casa da due giorni. Feci per salutarli, quando un rumore di qualcosa che si schiantava a terra e delle grida presero il sopravvento sulla situazione. Tutti e due si apprestarono a guardare la villetta chiedendosi cosa stava succedendo. Poiché io lo sapevo benissimo, cercai di far finta di niente per mandarli via il più presto possibile.
<< Io ora devo proprio andare >> intervenni, affrettandomi ad aprire il cancello. Ma qualcosa afferrò il mio polso. Era la mano di Lys.
<< Lorel... >> cominciò lui.
<< Scusami ma devo andare >> lo interruppi distaccandomi dalla sua mano e notando che Castiel ci guardava con aria interrogativa. << Ci vediamo a scuola >> dissi chiudendomi il cancello alle spalle ed incamminandomi velocemente verso la porta d'ingresso. Entrai e senza badare a cosa fosse successo, corsi in camera mia chiudendomi la porta alle spalle e girando le chiavi. Mi abbandonai scivolando addosso alla porta e delle goccie salate invasero il mio viso.

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Capitolo 4
*** Spiacevoli sorprese ***


4º Capitolo: Spiacevoli sorprese


I giorni passarono in fretta e nel frattempo cercai in tutti i modi di evitare Lys.
Ero diretta al mio armadietto, immersa completamente nei miei pensieri, con il corpo c'ero ma con la testa no. Continuai ad avanzare finché non andai a sbattere contro qualcosa di caldo e profumato. Scossi la testa, come appena risvegliata da un sogno ad occhi aperti, e mi accorsi di essere finita contro il petto di qualcuno. Alzai lo sguardo e sentii il mio corpo ardere da un momento all'altro: era Castiel. Il suo profumo inondava le mie narici ed il suo corpo a contatto con il mio mi faceva avvampare. Feci per spostarmi, ma qualcosa mi bloccò: con la mano, Castiel mi teneva la schiena, mantenendo i nostri corpi a stretto contatto. Sorrise, mentre io arrossii in una maniera imbarazzante, e avvicinò pericolosamente il suo volto al mio.
<< Ciao mocciosa, non riesci proprio a starmi lontana, eh? >> insinuò lui.
<< Tzh, ti piacerebbe! >> ripresi il controllo del mio corpo e lo spinsi via << Maniaco pervertito! Fammi passare >>. 
Ma lui tese un braccio davanti a me, contro l'armadietto, impedendomi il passaggio e lasciandomi al quanto perplessa "Ma cosa vuole da me??".
<< Visto che non riesci a starmi lontana, io e Lys organizziamo una festa stasera, a casa nostra. Ci vediamo lì >> disse quasi ordinandomelo, per poi spostarsi e allontanarsi. Sospirai sollevata dal fatto che se ne fosse andato. "Perché diavolo hai reagito in quel modo? Infondo non è la prima volta che ti trovi a stretto contatto con un ragazzo". Qualcuno interruppe i miei pensieri.
<< Lorel! Ti stavo giusto cercando: stasera Cas e Lysandro organizzano una festa a casa loro, dimmi che verrai! Ti prego ti prego ti prego! Vieni con me! >> supplicò Rosalya, quasi a voler farmi tenerezza per incastrarmi.
<< Ah, mi ha appena invitata Castiel, ma non so Rosa... Non sono molto in forma >> replicai svogliatamente.
<< Castiel ti ha invitata? Davvero? Allora devi venirci per forza! >> si agitò lei.
<< Perché? >> risposi incuriosita.
<< Beh non ha mai invitato direttamente una ragazza, di solito sono loro a fiondarsi da lui appena ne hanno l'occasione >>.
Quelle parole mi fecero uno strano effetto e non ne capii il motivo.
<< O-ok, verrò! Ci vediamo più tardi al parco? >> mi convinsi. 
Gli occhi di Rosalya si illuminarono improvvisamente, come quelli di un bimbo quando riceve il regalo che desiderava << Perché non vieni direttamente da me, andiamo a fare shopping per l'occasione e poi ci fermiamo a dormire da Lys e Cas? Lasciano sempre che quelli del gruppo si fermino a dormire da loro visto che vivono da soli in una mega villa >> spiegò Rosa.
Un po' titubante accettai, replicando però che non avevo il cambio per la notte e che dovevo passare per casa.
<< Non ti preoccupare, ti presto io qualcosa quando andiamo a casa mia>> sorrise.
Passammo il pomeriggio tra shopping, risate e pettegolezzi. Rosalya era davvero una ragazza straordinaria, allegra e pimpante. Mi faceva sentire bene stare in sua compagnia. Ed in fatto di vestiti avevamo quasi gli stessi gusti.
<< Allora, come mai Castiel e Lysandro vivono insieme e da soli? >> domandai.
<< Entrambi hanno i genitori che viaggiano molto per motivi di lavoro, e non li vedono per mesi. Così hanno deciso che era inutile vivere in due case diverse visto che comunque sono sempre insieme e si trovano ogni giorno per le prove della band, dunque presero una villa in comune. In questo modo si fanno anche compagnia a vicenda, pure se morirebbero piuttosto di ammetterlo >> mi raccontò Rosa.
Finito lo shopping arrivammo a casa sua e ci dirigemmo subito in camera a prepararci. Era molto graziosa, arricchita di dettagli e dal letto a baldacchino situato nel mezzo della stanza, davanti ad un'enorme vetrata che illuminava l'ambiente. Ci apprestammo a provarci gli abiti per la festa: Rosa indossava un vestitino viola scuro, attillato, che le metteva in risalto le curve ed i suoi occhi ambrati. Abbinati al vestito calzava dei tacchi a spillo neri, fatti a mo di sandali romani che le arrivavano al ginocchio, il tutto completato da un giubbottino nero in pelle. Io invece indossavo un abito anch'esso attillato, in velluto blu scuro che faceva risaltare i miei occhi azzuro ghiaccio, abbinato a dei tacchi ed un giubbottino in pelle nero simile a quello di Rosa. Ci truccammo e sistemammo i capelli lisci, sciolti sulle spalle e fummo pronte per partire.
Arrivammo davanti ad un enorme cancello nero, da cui si intravedeva una villa immensa che faceva da padrona tra le altre abitazioni, circondata da un giardino ben curato.
Giunte sulla soglia fummo accolte da Lysandro, che rimase a bocca aperta nel vedere il nostro abbigliamento.
Rosalya ridacchiando disse << lo prendiamo come un complimento >> e si accomodò dentro. Io rimasi nell'ingresso con Lys.
<< Sei incantevole >> disse lui prendendo la mia mano e poggiandoci sopra le sue morbide labbra, come un perfetto gentil uomo.
Arrossii talmente tanto che temetti il mio viso potesse prendere fuoco.
<< Ti ringrazio >> balbettai malamente.
Lo vidi sorridere ed invitarmi ad entrare. Davanti alla porta si estendevano delle scale in marmo che poi si dividevano in due ale della casa.
<< Sono contento che tu sia venuta >> disse << Perdonami però, devo  sistemare un po' di cose prima dell'arrivo di tutti gli ospiti >> si congedò allontanandosi.
<< Bene bene, guarda un po' chi si è presentato >> sentii quella fastidiosa voce alle mie spalle.
<< Castiel, ciao >> lo salutai da brava ospite.
Si soffermò un attimo a guardarmi dalla testa ai piedi, per poi poggiare gli occhi sulla scollatura del vestito. Quando mi accorsi del gesto, mi strinsi nelle spalle, tentando di coprirmi con il giubettino.
<< Hai davvero una bellissima casa >> continuai io per distogliere l'attenzione dai miei seni.
<< Se vuoi posso farti fare un giro >> disse con malizia e facendomi l'occhiolino.
Arrossii di nuovo e conclusi << ehm vado a cercare Rosalya >>.
Prima che potessi andarmene mi sentii afferrare il braccio da Castiel, per poi farmi roteare e finire contro il suo petto. Avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò con tono seducente << sei davvero sexy stasera, attenta a non provocarmi mocciosetta >>.
Tremai al contatto del suo respiro sulla mia pelle e nel sentire le sue parole. Me lo scrollai di dosso scacciando quella fastidiosa sensazione di piacere "Ma che diavolo fai Lorel? Non puoi reagire in questo modo per quello sbruffone! Datti un po' di contegno!" mi rimproverai. Non seppi nemmeno cosa rispondergli. Mollò la presa e si allontanò. "Uff" potei riprendere fiato.
Raggiunsi Rosa al piano bar situato nell'enorme salotto, e dissi << ho bisogno di un drink >>.
Le persone cominciarono ad arrivare a fiumi, la casa si riempì di musica e luci strobosferiche. Io e Rosa ci buttammo nella mischia, ballando tra di noi e sorseggiando i nostri drink. Dopo il quarto cominciai ad avere le sensazioni di quando si è brilli. Partì la canzone "I love Rock and Roll", ed io e Rosa ci scatenammo ballando e cantando a squarciagola. Risi come non facevo da tempo.
D'un tratto notai che Castiel mi stava fissando. Lo vidi scomparire in mezzo alla folla e poco dopo qualcuno mi cinse a sè afferrandomi per i fianchi. Non ebbi il bisogno di girarmi per capire chi era, il suo profumo mi diceva tutto.
<< Ti avevo detto di non provocarmi, adesso non posso lasciarti andare>> sussurrò al mio orecchio. Sussultai presa da una scossa di piacere e non so spiegare come, ma probabilmente l'effetto dei drink mi fece fare ciò che non avrei immaginato di fare: cominciai a ballare con lui, mentre mi muovevo sensualmente tra le sue mani. Lui avvicinò le sue labbra e la sua lingua percorse vogliosa la linea del mio collo. "Lorel per l'amor di Dio! Allontanati immediatamente, è un idiota! Chissà con quante ha fatto questa sceneggiata!". Lo spinsi via, ma lui non ne voleva sapere: baciò il mio collo laddove prima era passato con la lingua, ed io a quel gesto fremetti di piacere. Presi coraggio e lo spinsi ancora più forte. Lui sbuffò e si mise a ridere.
<< Non è finita qua >> incalzò << Sta lontana dagli altri ragazzi >> minacciò passando il dito prima sulle mie labbra e scendendo sul mio collo per poi allontanarsi. "Dovrei stare lontana dai ragazzi? Ma che razza di pretesa era? Non è mica il mio ragazzo!" pensai tra me e me "Ma allora perché lo ha detto? 
<< Aaaaa ho visto cosa avete fatto! >> esultò Rosalya alle mie spalle. 
L'unica cosa che fui in grado di rispondere era << Altro drink >>.
Ero ormai al sesto, la testa mi girava, vedevo tutto rotearmi attorno e mi mancò l'aria. Uscii dal salone, più barcollando che in piedi, e mi diressi in giardino a prendere una boccata d'aria fresca. Iniziai a camminare, quando sentii qualcuno discutere. Mi avvicinai silenziosamente, cercando di imitare Diabolik per non farmi scoprire, ma risultai soltanto sembrare un babbuino ubriaco.
<< Che diavolo vuoi ancora Ambra? Non ho più voglia di scopare con te, finiscila di perseguitarmi >> ruggì. Era Castiel! E con lui c'era una ragazza dai lunghi capelli biondi. 
<< È per quella sciacquetta con cui ballavi prima?>> tuonò lei, "A chi ha dato della sciacquetta? Stronza!" << Se la trovo la uccido! Stalle lontano Castiel! Non osare avvicinarti a lei, o me la pagherà >> disse la bionda sputando veleno.
Castiel la afferrò per le spalle scuotendola e sbraitandole addosso, tant'è che spaventò persino me.
<< Chi cazzo sei tu per dirmi con chi devo stare? Fatti i cazzi tuoi Ambra, è finita >>. Successe tutto in un attimo: lei lo afferrò e lo baciò. Lui non si mosse. Sentii una fitta allo stomaco, come se mi stessero trapassando con una lama, "Perché mi sento così? Cosa me ne importa di quel maniaco?". Scossi la testa allibita dalla mia reazione e me ne andai facendo, forse, un po' troppo rumore. Mi voltai per assicurarmi che non mi avessero sentita, ma incrociai gli occhi del rosso. Corsi via quasi come un ladro beccato sul fatto. Andai a sedermi su una delle panchine del giardino e chiusi gli occhi, lasciando che l'aria fresca della notte accarezzasse il mio viso.
<< Hei bellezza >> sentii una voce alle mie spalle.
Scattai in piedi per scorgere quella presenza: vidi un ragazzo altro, abbastanza muscoloso, castano e dagli occhi color smeraldo.
<< Che ci fai qui tutta sola? Non ti andrebbe un po' di compagnia? >> disse lui in un tono che non mi piaceva per niente. E per giunta sembrava anche ubriaco. Feci per andarmene, ma lui fu più veloce: mi afferrò da dietro avvolgendo il mio corpo con le sue braccia, il suo petto contro la mia schiena.
<< Lasciami andare! >> urlai scalciando e cercando di divincolarmi.
<< Dai ci divertiamo un pò >> continuò lui, alzandomi e sbattendomi contro il muro della villa. Sbattei anche con la testa, la sentii dolorante ed un liquido caldo scese dalla mia fronte. Lo sentii sbottonarsi i pantaloni e appoggiare il suo membro contro il mio sedere, mentre con l'altra mano cercava di alzarmi il vestito.
Le lacrime cominciarono a scendere ed il terrore si impossessò del mio corpo. Chiusi gli occhi pregando che qualcuno venisse a salvarmi. Di colpo sentii che il suo corpo non mi avvolgeva più, mi voltai e vidi qualcuno sferrargli un pugno. Il ragazzo cadde a terra inerme.
Mi asciugai le lacrime per cercare di scrutare il volto del mio salvatore nella penombra, e... No! 
<< Ciao bambola >> disse lui.
Sentii riecheggiare quelle parole e quella voce nelle mie orecchie: c'era solo una persona che mi chiamava così. "No, non può essere. Ti prego fa che sia solo un incubo". Il terrore provato durante l'aggressione, fu spazzato via dalla spiacevole sensazione che mi invase.

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Capitolo 5
*** Serata Infernale ***


Angolo autrice: grazie a tutti quelli che stanno leggendo o seguendo la mia storia, sono davvero contenta di vedere che il numero cresce di volta in volta! Spero di non deludervi, ho in mente tante cose per i capitoli successivi :) grazie e buona lettura!
 
5º Capitolo: Serata infernale 


Avete presente quella sensazione di leggerezza, quando le forze abbandonano il vostro corpo e non vi sentite più né braccia e né gambe? Ecco, io mi sentivo esattamente così.
Il cuore batté all'impazzata, in un mix di terrore e disperazione. I miei occhi si posarono su i suoi verde smeraldo.
<< Dake... >> sussurrai con un filo di voce.
Lui sorridendo avanzò verso di me. Indietreggiai di un passo, continuando a sperare che fosse solo un incubo. Ma allora perché non mi svegliavo?
"Scappa, dattela a gambe levate" suggerii la vocina nella mia testa. Ormai si trovava ad un passo da me e con una mano mi alzò il mento per guardarmi dritto in faccia.
<< Non ti sono mancato? >> disse con un filo di malizia nella voce.
A quel punto non sapevo che dire o fare, sentivo che a momenti le mie gambe avrebbero ceduto e la testa stava cominciando a risentire del colpo subito contro il muro.
Sentimmo una voce alle spalle di Dake << Che ci fai tu qui? >>. Era Castiel. Il suo tono esprimeva disprezzo e rabbia.
"Si conoscevano?", la sorpresa e la preoccupazione presero il sopravvento su tutte le altre emozioni. 
Dake cambiò espressione, da un sorriso malizioso passò a quello da stronzo.
<< Il piccolo Castiel! >> disse girandosi verso di lui.
Mi irrigidii. "Il piccolo Castiel? Perché? Che diavolo stava succedendo?" mille domande mi balenarono nella mente. Lui non rispose, ma il suo sguardo sembrava quello di un omicida.
<< Se non ti spiace, ho una conversazione in sospeso con la mia ragazza >> aggiunse Dake.
"La sua ragazza..? LA SUA RAGAZZA??" la rabbia si impossessò di me, ma prima che potessi proferire parola, Castiel avanzò nella mia direzione, mi strinse il polso con la mano trascinandomi via da Dake.
Rimasi totalmente spiazzata da quel gesto. Mi volai a dare un'ultima occhiata al ragazzo alle nostre spalle prima di rientrare in casa con Cas, e mi accorsi che il sorriso era sparito, lasciando spazio ad uno sguardo colmo d'odio.
Entrammo nella villa ancora piena di gente che ballava a ritmo di musica, mi trascinò per la scalinata in marmo, dirigendosi nell'ala destra in cima. Mentre salivamo, mi resi conto di aver totalmente cancellato l'aggressione di poco pima, a causa dei troppi pensieri che stavano cominciando a tormentare la mia povera mente. intravidi lo sguardo incazzato della bionda di nome Ambra che era con lui poco fa. Sentii di essere soddisfatta nell'averle provocato quella reazione, e mi trattenni a stento dallo sfoggiare un ghigno malefico. "Ben le sta per avermi dato della sciacquetta".
<< Ma dove mi stai portando? >> chiesi a Castiel, non ricevendo alcuna risposta. Provai anche a divincolarmi, ma lui non mollò la presa e mi strinse ancora più forte.
Arrivammo in un salottino adornato da affreschi e grandi vetrate che davano sulla piscina nel retro. M'incantai dinanzi alla bellezza di quella stanza.
Castiel allentò la presa e con una leggera spinta mi fece finire sul divanetto alle mie spalle. Sempre in silenzio, si avvicinò ad un mobiletto in legno, da cui estrasse una valigetta del pronto soccorso e tornò da me. Armeggiò con qualcosa al suo interno e sedutosi cominciò a tamponarmi la fronte, laddove mi ero ferita. Arrossii al suo contatto. Il profumo sulla sua pelle, che ormai avevo imparato a riconoscere, inondò i miei sensi. Guardai il suo viso che, illuminato solo dalla luce lunare che faceva capolino dalle vetrate, mi provocò una strana sensazione: era così bello che non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso, quando i suoi incrociarono i miei. Potrei giurare di aver visto il suo sguardo intenerirsi in quell'istante.
Restammo in silenzio mentre mi medicavo finché, una volta finito, passò la sua mano sul mio viso, nell'intento di accarezzarmi.
Trasalii. "Che diavolo sta facendo?".
<< Perché conosci Dakota? >> ruppe il silenzio.
Un po' titubante, quasi intimorita, gli risposi << lui... Lui è il mio ex ragazzo >>.
Mi si gelò il sangue: a quelle parole gli occhi di Castiel si spensero colmandosi di profondo disprezzo e rabbia, come poco fa.
<< Lo avete fatto? >> incalzò lui.
" Ma che razza di domande stava facendo? Era il mio ragazzo, è ovvio che sia successo! Ma allora perché avevo paura di rispondere?".
<< Che razza di domanda è? >> risposi.
<< Rispondimi! >> tuonò lui alzando la voce, spaventandomi.
<< S-si... Insomma è normale, era il mio ragazzo. E comunque non devo giustificarmi con te! >> risposi spazientita.
Lo vidi stringere i pugni e far volare la valigetta del pronto soccorso dall'altra parte della stanza. Sussultai intimorita da quel Castiel così violento.
<< Ma che ti prende..? Castiel? >> chiesi turbata.
<< Vattene >> sibilò.
<< Cosa? Cosa stai dicendo? >> risposi incredula.
<< Ho detto vattene! >> ringhiò lui di nuovo con quello sguardo.
Mi alzai tremando. Sentivo gli occhi bruciare, mentre a poco a poco lacrime di dolore cercavano di farsi spazio. Circai di non farle uscire, "perché fa così male questo suo gesto?" pensai allontanandomi.

Camminavo per il corridoio buio quando qualcuno mi fermò. Speravo fosse Castiel, ma voltandomi scoprì con mia delusione che era Lysandro.
<< Lorel che hai? >> chiese preoccupato.
Non feci in tempo a dare una risposta, che il mio telefono cominciò a squillare. Lo tenevo nella pochette prestatami da Rosa.
Lo estrassi e lessi sullo schermo "Mamma". Il cuore mi finì in gola.
<< P-pronto? >> balbettai << calmati! Sono da degli amici... Io non... Mamma ti prego... >>, terminò la telefonata.
Guardai Lysandro e non potei più trattenermi. Scoppiai in un pianto strozzato dai singhiozzi, per poi cadere a terra tenendomi la testa tra le mani. La sentivo scoppiare. Lui si apprestò a soccorrermi.
<< Lorel che ti prende? Era tua madre, vero? >> la preoccupazione nella sua voce si trasformò in angoscia.
<< Io, io devo andare a casa >> risposi tra i singhiozzi.
<< No! Tu non vai da nessuna parte. Questa volta ci saró. Resta qua stanotte, ti prego >> disse abbracciandomi.
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse affianco, che non mi facesse sentire come mi sono sentita negli ultimi 17 anni della mia vita: sola.
Mi strinsi al suo petto buttando fuori tutto quello che avevo trattenuto negli ultimi giorni. Il suo profumo ed il calore del suo corpo mi rassicurarono.
<< Va bene >> risposi infine.
Passò qualche minuto e, sempre tra le sue braccia, mi calmai asciugandomi le lacrime.
<< Castiel, ci pensi tu a far finire la festa? >> disse Lys.
<< Si, vado subito. >> Castiel se ne andò.
Non riuscii nemmeno a voltarmi. Rimasi tra le braccia di Lys. Non volevo mi vedesse in quello stato. Nessuno doveva provare compassione nei miei confronti. Nessuno.
La gente cominciò ad andarsene. La musica fu spenta ed il silenzio tornò a regnare sovrano in tutta la casa. Intanto Lys mi aveva fatta accomodare in una delle camere, proponendomi di rilassarmi con un bagno caldo. Non mi tirai indietro. Mi serviva.

Una volta in vasca chiusi gli occhi e lasciai che i miei muscoli si distendessero nell'acqua bollente. Cominciai a pensare a tutto quello che era successo in una sola sera. "Quando finirà tutto questo?" pensai tra me e me "io non ce la faccio più".
Finito il bagno, frugai nella borsa che Rosalya mi aveva accuratamente preparato per la notte. Qualcuno bussò alla porta del bagno che si trovava all'interno della stanza.
<< Lorel sono io, Rosa. Posso entrare? >> sembrava triste.
<< Certo, vieni pure >> risposi cercando di ritornare la Lorel sorridente.
<< Lys mi ha detto che non stavi molto bene. È tutto apposto? >> i suoi occhi rivelavano tristezza e preoccupazione. Odiavo essere guardata così. Non volevo essere compatita o far pena.
Sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi << sto bene Rosa, ti ringrazio. Ma non devi preoccuparti >>.
Lei non convinta si avvicinò a me e mi abbracciò mentre ero ancora bagnata e con solo l'asciugamani indosso.
<< Io ci sono Lorel, ti voglio già bene come ad una sorella. Ricordarlo >> mi consolò lei. Ricambiai il suo abbraccio sentendo il mio cuore scaldarsi a quelle parole.
<< Grazie Rosa, grazie davvero >> le sorrisi.
<< Io vado a letto, se ti serve qualcosa, chiamami >> finì lei.
Le diedi la buonanotte e tornai ad occuparmi dei miei indumenti.
Nella borsa trovai della lingerie in pizzo, la indossai con una cannottierina, rimanendo in mutande e mi sistemai i lunghi capelli sulle spalle.
Qualcuno aprì la porta e la richiuse subito dopo. Dal bagno chiesi << Rosa, ti serve qualcosa? >>.
Ma non appena uscii scoprì che lei non era lì.
<< Che ci fai tu qui >> mi rivolsi a Castiel.
Lui non proferì parola, si limitò a guardarmi. Mi resi conto solo dopo di essere in mutande, fatte di pizzo per giunta.
Corsi verso il letto per afferrare i pantaloni che avevo indosso a scuola, ma lui mi bloccò. Mi guardò dritto negli occhi, con uno sguardo che non riuscì a decifrare. "Perché si comporta così?"
Ma un gesto inaspettato si fece breccia tra i miei pensieri, lasciandomi totalmente sconvolta: con violenza mi attirò a sé, mi teneva stretta, e poi le sue labbra si appoggiarono sulle mie.
Cercò di farsi largo con la lingua per incontrare la mia, ma io non volevo.
Lo spinsi, ma non si scostò.
Riprese più violento e voglioso di prima. Il mio corpo fremeva in un modo incontrollato: da rigido che era si sciolse completamente. Lui continuò e le nostre lingue si unirono in una danza passionale, come se non stessero attendendo altro da giorni. Io non riuscivo a resistere. Per quanto mi costringevo ad allontanarmi con il pensiero, il mio corpo faceva tutt'altro.
Presi a baciarlo con più foga, avvinghiando le mie mani al suo collo, per poi passare con le dita tra i suoi capelli.
Lui con una mano scivolò lungo la mia coscia nuda, tirando a sé la mia gamba. Le nostre intimità di scontrarono (anche lui era in boxer) e sentii la sua pulsare di voglia.
Con la lingua passò a setaccio il mio collo. Il mio corpo fu attraversato da scosse e brividi di piacere. Poi, mi spinse sul letto, finendo sopra di me. Prese ad accarezzarmi di nuovo la coscia, fino a trovare la mia femminilità. Con un dito la toccò, provocandomi dei gemiti incontrollati. Il suo ginocchio incontrò le mie gambe e con una spinta le fece divaricare ulteriormente.
"Fermati" continuava ad urlare la vocina nella mia testa. E mal volentieri decisi di darle retta: fermai Castiel che mi guardò confuso non capendo la natura del mio gesto.
<< Io non posso. Non voglio >> dissi tutto d'un fiato.
Il suo sguardo si indurì, << perché? >> chiese incazzato.
<< Non voglio essere uno dei tuoi tanti trofei. Io non sono così. Non sono Ambra >> in quel momento avrei voluto mordermi la lingua.
Si alzò allontandosi da me e andò verso la porta, sbattendola con forza.
Rimasi sul letto allibita. Il suo comportamento mi ferì di nuovo. Non volevo piangere, ma era più forte di me. Mi costrinsi a stroncare le lacrime sul nascere, asciugandomele.
Non dovevo più lasciarmi andare in quel modo. Io non potevo star male ancora di più, non me lo meritavo.
Mi alzai e frugai più affondo nella borsa riuscendo a trovarvi dei pantaloncini striminziti. Li indossai e feci per andate a letto, quando qualcuno bussò alla porta. Avevo paura che fosse di nuovo Cas, ma in quel caso non avrebbe di certo bussato.
<< Avanti >> dissi.
La porta si aprì ed entrò Lys.
<< Hei, scusa il disturbo, ma ho pensato che un po' di compagnia ti avrebbe fatto bene >> mi disse in modo dolce, << posso? >> continuò.
Feci cenno di sì con la testa. Si avvicinò al letto accomodandosi accanto a me.
<< Ci sono io adesso Lorel. E ti prometto che non me ne andrò come due anni fa >>.
A quelle parole sentii i miei occhi pizzicare e la mia visuale fu annebbiata dalle lacrime.
<< Vieni qui >> mi invitò tra le sue braccia. Ed io non potei rifiutare.
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di Lys, delle sue parole, dei suoi modi, del contatto con il suo corpo.
Ci accoccolammo sul letto abbracciati. Poggiai la testa sul suo petto, mentre il battito del suo cuore calmava il mio. Avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Con un braccio mi cinse le spalle per stringermi ancora di più a lui. Mentre ascoltavo i suli battiti regolari, i miei occhi si chiusero, come se avessero finalmente trovato la pace in quella serata infernale.
Lasciai che ogni preoccupazione svanisse assieme al dolore, e con il suo profumo che inebriava i miei sensi, mi abbandonai nelle braccia di Morfeo.

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Capitolo 6
*** Bugie su bugie ***


6º Capitolo: bugie su bugie



Aprii gli occhi sconvolta: tra tutte le persone di questo pianeta, dovevo prororio sognare Dake?
Sbuffai infastidita e mettendo il broncio, nascosi la faccia sotto al cuscino. Solo allora ricordai di essermi addormentata tra le braccia di Lys. Arrossii e mi voltai per accertarmi della sua presenza.
Era lì, dormiva ancora: un angelo caduto dal cielo, ed ora si trovava proprio accanto a me.
Lo studiai attentamente, notando che aveva sviluppato dei muscoli ed un fisico alquanto attraente. "Ma sei scema? Che razza di pensieri ti vengono in mente? È Lys! Non puoi pensare certe cose!" mi diedi una sberletta sulla fronte in modo da punirmi da sola per quei pensieri.
<< Buongiorno >> sentii la sua voce dolce riempirmi le orecchie.
<< B-buongiorno >> risposi balbettando.
<< Dormito bene? >> mi sorrise.
I battiti del mio cuore accelerarono ed il viso cominciò a scaldarsi.
<< Si si, grazie >> mi affrettai a rispondere, alzandomi di scatto in piedi.
Si alzò andhe lui, mi venne incontro e mi abbracciò. Il mio corpo era paralizzato. "Perché mi sento così anche con lui? Non sono normale" pensai.
Sciolse un po' l'abbraccio e mi prese il volto tra le mani, facendo incontrare i nostri sguardi. "Che vuole fare, baciarmi? Oddio" avvampai.
Avvicinò il suo viso al mio, con fare delicato, come se avesse tra le mani la cosa più preziosa al mondo, e mi diede un bacio sulla guancia.
Il rossore prese il sopravvento, seguito a ruota dall'imbarazzo. Non sapevo come reagire e mi limitai a sorridergli.
Mollò la presa, << Andiamo a fare colazione >> riprese lui.
Annuì seguendolo. "Un momento... E Castiel?", i miei occhi si spalancarono quando ricevetti tutta la serie di ricordi inerenti alla sera precedente. Avevo paura di incontrarlo.
Parlando del diavolo: aperta la porta ci trovammo Castiel davanti, nell'intento di... Bussare?!? Lo vidi irrigidirsi e capii che cosa poteva pensare vedendo me e Lys nella stessa stanza, dove era decisamente chiaro che avevamo passato la notte assieme.
<< La colazione è pronta >> disse impassibile.
Lysandro non immaginava cosa fosse successo la sera prima << okay Cas, grazie >> aggiunse uscendo dalla porta e lasciandoci alle sue spalle.
"No no no, ti prego, non andartene" lo supplicai mentalmente, non volendo ritrovarmi sola con il rosso.
Mi apprestai a seguirlo, ma Cas bloccò l'uscita con il suo corpo, mi spinse dentro e chiuse la porta. Mi dava le spalle, ci fu un silenzio che a me sembrò infinito.
Finalmente disse qualcosa << Te la fai anche con Lysandro adesso? >>.
Restai pietrificata. La rabbia cominciò a ribollire dentro di me, finché non le diedi libero sfogo << Come cazzo ti permetti? Chi sei tu per parlarmi in questo modo? Con chi credi di giocare? Con una delle tue sciacquette? Credi di poter venire qua a sputare accuse o pretendere chissà che cosa da me? Beh ti sbagli di grosso Castiel! Spostati! >> tuonai cercando di farmi largo per aprire la porta. Ma lui non si spostò. Afferrò il mio viso e mi baciò.
La rabbia che provavo in quel momento si fece ancora più forte: lo spinsi e la mia mano scattò violentemente contro la sua guancia.
<< Non azzardarti mai più ad avvicinarti a me >> sibilai, e me ne andai sbattendo la porta alle mie spalle.
"Se pensa di potermi baciare, toccare o fare qualsiasi cosa senza il mio permesso, non ha capito con chi ha a che fare! Perché diavolo deve comportarsi così? Non sarà mica geloso? Beh anche se fosse, io non sono di sua proprietà" pensai ancora infuriata mentre mi dirigevo in cucina dagli altri.
<< Buongiorno dormigliana! >> mi accolse Rosa con un sorriso raggiante.
"Beata lei", << Buongiorno Rosa >> le sorrisi.
<< Ti fermi a pranzo? >> chiese speranzosa.
<< Mmm no, mi dispiace, devo tornare a casa >> risposi cominciando a ricordare la telefonata di ieri. L'ansia prese spazio nel mio stomaco, facendomi passare la fame e provocandomi un senso di nausea.
<< Anzi, penso che andrò adesso, ho tante cose da fare >> mi apprestai ad aggiungere.
<< Ti accompagno >> si intromise Lys.
<< Non ce n'è bisogno, non è lontana da qui >> affermai.
<< Mi fa piacere accompagnarti, è una bella giornata per passeggiare >> ribatté e capii che non c'era niente da fare per convincerlo del contrario.
<< Okay, vado a prepararmi >>.
Preparai le mie cose, salutai Rosa e decisi di evitare Castiel, avviandomi con Lys verso casa.

<< Sei sicura di voler tornare a casa? Puoi fermarti da noi anche oggi, anzi, per tutto il tempo che desideri >> disse Lys una volta davanti al cancello di casa mia.
<< Sicurissima >> risposi mentendo per rassicurarlo, << ma ti ringrazio! Ci vediamo lunedì a scuola >> finii aprendo il cancello e salutandolo una volta oltrepassato.
Sapevo che nulla avrebbe potuto consolarmi in quel momento, così accettai semplicemente ciò che sapevo sarebbe accaduto.
Entrai in casa e l'incubo di qualche settimana fa divenne realtà.


La sveglia suonò puntale lunedì mattina, e con rassegnazione mi alzai dal letto ancora rintronata.
<< Lorel posso entrare? >> la voce di Nick risuonò all'esterno della stanza.
<< Certo, entra pure >> lo invitai sbadigliando.
Nick, il mio dolce fratellino, lo amavo con tutta me stessa. Era sempre pronto a venire in mio soccorso quando serviva, ma cosa avrebbe potuto fare un ragazzo di 14 anni?
<< Stai bene? >> mi domandò triste.
<< Si, non ti preoccupare >> lo rassicurai.
<< Non so se lo sai, ma mamma da deciso di trasferirsi dalla zia a Parigi >> mi disse incupendosi << ed io devo andare con lei >>.
Sentii una fitta al cuore << No... Non è possibile. Ma per quanto tempo? Cioè, non puoi andare via! E perché avrebbe preso questa decisione? >> le lacrime fecero puntualmente capolino agli angoli dei miei occhi, ma non avrei permesso loro di sovrastarmi.
<< Lo so Sorellona, ma cosa posso farci? Non ho ancora l'età per vivere da solo o con te. Comunque ha detto che si era trasferita qua solo perché glielo aveva detto papà, perché tu potessi ricominciare da capo >> ci fu un attimo di silenzio, << tornerò a trovarti, te lo prometto! Sei la mia sorellona, qualcuno deve pur romperti le scatole! >> disse lui ridendo e cercando di tirarmi su il morale.
Ma non ci riuscii. Sarei stata ancora più sola di prima.
<< O-ok... L'anno prossimo avrò 18 anni, potrei chiedere la tua custodia a papà... Sempre che tu voglia vivere con la rompiscatole di tua sorella >> dissi sperando accettasse.
<< Ma è ovvio che lo voglio! Non ti dimenticare di me Lorel >> ripose triste.
<< Non potrei mai farlo! Promesso. Quando partite? >> chiesi.
<< Beh tra qualche giorno andiamo lì per cercare un appartamento. Staremo via una settimana, massimo due. Una volta tornati, penso staremo si e no una settimana, per prendere le nostre cose >> mi spiegò.
La tristezza di trasformò in rabbia "mi aveva già portato via tutto, ed ora voleva portarmi via anche Nick? Come può una madre essere così egoista? Che cosa le avevo fatto di male?".
<< Va bene. Proverò a sentire papà per le pratiche da avviare per la custodia e l'emancipazione >> finii.
Mi abbracciò forte, ed uscito cominciai a prepararmi per andare a scuola.


Arrivata al liceo, mi incamminai verso l'aula, ma qualcuno mi fermò tirandomi una ciocca di capelli.
<< Eccola qua la sciacquetta che ci prova con il mio ragazzo >> intonò Ambra da perfetta oca giuliva, rivolta alle sue amichette che la seguivano dappertutto.
Mi voltai con gli occhi colmi di rabbia << A chi hai dato della sciacquetta?! >>.
<< Oh poverina, è anche sorda! Ora capisco perché Cas abbia voluto dare attenzioni ad un caso umanitario come te: gli fai pena! È troppo buono! >> disse lei con quella voce stridula e petulante, incoraggiata ulteriormente dalle risatine delle altre due.
"Pena?" la rabbia mi fece schiava, sentivo le mani prudermi attendendo il contatto con la sua guancia.
<< Ora basta Ambra! >> ringhiò qualcuno alle mie spalle.
Castiel? I miei occhi si spalancarono dalla sorpresa quando arrivato al mio fianco mi cinse con un braccio per avvicinarmi lui.
<< Non provare mai più a rivolgerle la parola o anche solo ad avvicinarti a lei! Altrimenti te la vedrai con me! >> continuò lui in tono minaccioso.
<< Ma Cas! Che cosa stai dicendo? Come puoi preferire quella... Quella troietta da quattro soldi a me? >> urlò lei fuori di senno.
<< Strano detto da una che non riesce a tenere le gambe chiuse, ah? >> incalzai io ormai accecata dai miei sentimenti d'odio, << e poi ti chiedi anche perché Castiel non ti voglia? Dico, ma ti sei sentita? Chi ti credi di essere? La reginetta della scuola? Scendi dal piedistallo, che per quanto ho visto, sicuramente nessuno ti sopporta qui dentro >> continuai ininterrotta.
<< Come osi?!? >> la sua faccia divenne come i capelli del rosso al mio fianco, e vidi solo all'ultimo che la sua mano puntava dritta verso il mio viso. Chiusi gli occhi d'istinto, ma quello schiaffo non arrivò mai.
Riaprii gli occhi confusa, e vidi Lys trattenerle il polso, con uno sguardo che non gli avevo mai visto in volto. Lei rimase impietrita.
<< Vattene Ambra, non sei la benvenuta tra di noi >> incalzò Lysandro con quello sguardo talmente freddo che mi provocò un brivido lungo tutta la schiena.
Cas mollò la presa e si staccò da me, rimanendomi comunque vicino.
Al nostro fianco si aggiunse anche Rosa, assieme a Ken, Violette, Kim, Armin e Alexy.
Ambra li fissò uno ad uno e con la coda tra le gambe fece segno alle sue scagnozze di seguirla. Mentre andava via farfugliò qualcosa che mi sembrò un "Non finisce qui".
Mi voltai, e con un enorme sorriso dissi << Vi ringrazio ragazzi! >>.
Alexy mi diede un buffetto sui capelli, per poi scompigliarmeli, e aggiunse in tono affettuoso << Non devi ringraziarci, noi ci siamo per i nostri amici, ed ora lo sei anche tu >> mi sorrise.
Non riuscii a trattenermi, la gioia era troppa: gli saltai addosso e lo abbracciai stritolandolo un po' troppo. "Forse non sarò più sola come lo ero una volta" pensai.
Sentii il gruppetto scoppiare in una fragorosa risata, accorgendomi solo più tardi della faccia di Alexy: un mix tra imbarazzo e soffocamento dovuto al mio abbraccio.
<< Oh, scusa >> dissi arrossendo un po'.
In quel momento mi sentivo felice. Nonostante tutto quello che mi stava succedendo, la vita (da un lato) sembrava mi stesse sorridendo.


Le prime ore passarono in fretta, ed era già l'ora di educazione fisica, quella che temevo di più.
Mi recai in spogliatoio con Rosa, chiacchierando del più e del meno. Ovviamente ci si dovrebbe cambiare tutte assieme, ma io non volevo, per motivi più che validi. Così mi incamminai verso i bagni degli spoiatoi, cambiandomi. Indossavo dei pantaloncini neri corti, che mi arrivavano più su della metà coscia, abbinati ad una maglia a maniche lunghe grigia e delle scarpe da ginnastica bianche. Raccolsi i capelli in una lunga coda e mi fiondai fuori dal bagno, quasi andando a sbattere contro Rosa che mi attendeva all'esterno con uno sguardo indagatore.
<< Perché non ti cambi con noi? >> chiese curiosa.
<< Ehm, mi vergogno >> risposi con la prima cosa che mi venne in mente, anche se ovviamente stavo mentendo spudoratamente.
All'inizio sembrò non crederci, ma poi si convinse << perché dovresti vergognarti? Hai un corpo da urlo! >> continuò lei.
Scoppiammo entrambe a ridere e con un braccio penzolante attorno al mio collo, mi accompagnò in palestra.
Purtroppo l'ora di educazione fisica si svolgeva assieme ad un'altra classe, ed indovinate chi ne faceva parte? Ambra!
Cercai di far finta di niente per concentrarmi sulla lezione. A turni avremmo dovuto giocare a pallavolo. "Fantastico! Almeno in questo sport non sono negata" pensai vittoriosa.
La partita cominciò con una serie di colpi che andarono a segno a vantaggio della mia squadra. Stranamente la partita filò liscia, e noi vincemmo. Ambra, probabilmente, era ancora spaventata da quello che era successo qualche ora fa in corridoio, e non mi diede alcun fastidio

Finite le ore di lezione, uscii da scuola per andare verso casa.
Il rombo di una moto mi fece sobbalzare quando si avvicinò pericolosamente a me, frenando bruscamente. La visiera del motociclista si alzò ed intravidi il viso del rosso.
<< Mettiti il casco e monta >> disse lui porgendomelo, in un tono che non ammetteva repliche.
Non so perché, non so come, ma afferrai il casco, me lo misi ed aggrappandomi al suo busto, sfrecciammo per le strade ad una velocità inaudita.
Arrivammo a casa mia in un batter d'occhio. Smontai togliendomi il casco e notando che anche Castiel stava facendo la stessa cosa.
<< Allora che fai? Non apri? >> mi chiese indicando il cancello con un cenno del capo.
<< Eh? Perché? Cioè, grazie per avermi accompagnata, ma... >> risposi irrequieta.
<< Devo parlarti >> tagliò corto.
<< O-ok >> balbettai, sperando che a casa non ci fosse nessuno.
Aprii il cancello e dopo che Castiel ebbe sistemato la moto accanto al vialetto di ciottoli, ci avviammo alla porta d'ingresso.
Girai la chiave con le mani tremanti, entrai con il rosso alle mie spalle, notando subito un bigliettino attaccato allo specchio appeso al muro adiacente alla porta.
Lo lessi in fretta, con il groppo alla gola, non riuscendo a capacitarmi di quelle parole.
<< Lorel che hai? >> chiese lui preoccupato, vedendomi tremare.
Non gli risposi nemmeno, la sua voce si fece lontana, mentre il dolore tornava ad albergare puntualmente nella mia anima.
Presi il telefono che si trovata nella tasca del mio giubbotto, feci il numero di mamma e attesi.
<< Pronto, dove siete? >> chiesi con la voce che cominciava a tremare anch'essa.
<< Stiamo andando all'aeroporto >> rispose.
<< Tutto qui? Come puoi farmi questo? Non mi hai nemmeno dato il tempo di salutare Nick! Mamma... >> incalzai io.
<< Io non sono tua madre >> riprese.
<< Come? >> cosa stava succedendo? Non era mia madre? Ma cosa..? Sentii che le gambe stavano cominciando a perdere forza.
<< Chiedi a tuo padre >> e riattaccò.
Il cuore sembrava stesse per esplodermi in petto. Feci subito il numero di papà.
<< Lorel.. >> cominciò il rosso, ma lo interruppi con un gesto della mano.
<< Pronto papà? Che cosa intendeva la mamma dicendo che non era mia madre e che avrei dovuto chiedere a te? >> chiesi tutto d'un fiato, provando un improvviso terrore nel ricevere una risposta.
Le sue parole suonarono tristi, preoccupate, sorprese ed impreparate, al di là della cornetta.
Non riuscivo a credere a quello che mi stava dicendo, a stento mi reggevo in piedi. Il mondo mi crollò addosso. Lasciai cadere il telefono a terra, voltandomi lentamente verso Castiel. I miei occhi incontrarono i suoi e non potei più trattenere le lacrime. Una vita di bugie su bugie, ed ora tutto tornava.



NOTA: scusate se troverete degli errori, ma l'ho scritto con il telefono e a stento riuscivo a star sveglia! Domani rileggo e correggo! Spero vi piaccia :)

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Capitolo 7
*** Sbagliato eppure così giusto ***


       7º CAPITOLO: Sbagliato eppure così giusto





Ogni ricordo, ed ogni momento della mia infanzia sfrecciarono davanti ai miei occhi in una frazione di secondo, che mi sembrò durare un'eternità.
Io non ero sua figlia... Non sapevo cosa pensare, cosa fare...
Avevo ancora gli occhi fissi in quelli di Castiel, ma non lo vedevo veramente: ero come in trance.
Mi scosse chiamandomi per nome, e a poco a poco la vista e l'udito ripresero a funzionare adeguatamente.
<< Lorel... Lorel! >> disse Cas.
Lo fissai smarrita per un attimo, poi tornai in me << Sarebbe meglio che tu tornassi a casa ora... >> riuscì a dire.
<< Scordatelo, non vado da nessuna parte! Cos'è successo? >> insistette lui.
Volevo solo starmene da sola, e la sua presenza ora quasi mi infastidiva << Non sono affari tuoi, va via per favore >>.
Il suo sguardo di indurì << Come vuoi >> ed uscì dalla porta sbattendola.
Mi accasciai a terra, tenendomi la testa fra le mani. "Quando finirà tutto questo? Possibile che io debba sempre soffrire per qualcosa?", non volevo più pensare a nulla.
Restai in quella posizione per non so quanto tempo, quando decisi che l'unica cosa che potevo fare era dormire.
Mi alzai dirigendomi al piano superiore, non mi spogliai nemmeno, tolsi le scarpe e mi abbandonai sul letto.
Chiusi gli occhi, ripensai a Castiel e a tutto quello che era successo. "Ah, chi se ne frega di lui... Non voglio più saperne niente di nessuno" pensai tra me e me.
Dopo tanti rimuginii, riuscii finalmente ad addormentarmi.


Driin, driin... "Accidenti, maledetta sveglia!" pensai ancora assonnata, mentre quel rumore infernale mi fracassava i timpani.
La spensi con un movimento violento della mano. "Uhm, le 7.00" lessi sul display. "Non ci penso proprio ad andare a scuola" pensai alzando le coperte fin sopra la testa. Non riuscivo proprio a pensare di affrontare gli altri, o a dover fingere che andasse tutto bene e rivedere Cas.
Oggi non era proprio giornata. Sarei andata a scuola l'indomani.
Ma non fu così: passai i successivi tre giorni rintanata in camera.
Il telefono continuava a squillare tra le chiamate di Rosalya, Lysandro e mio padre. Non risposi a nessuna di esse.
Dormii ancora qualche ora e poi decisi che era il caso di alzarmi. Controvoglia scostai le coperte scalciandole con i piedi, e brontolando come una bambina. Dopo questo piccolo sclero, mi diressi in bagno, accesi la luce e... << Oh dio... >> dissi perplessa rivolta alla mia figura nello specchio, << ho bisogno di lavarmi >>. Sbuffai e mi spogliai, entrando poi in doccia.
Mentre le calde goccie d'acqua mi scivolavano sul viso, sui capelli e sul corpo, mi sembrava che anche la malinconia che mi albergava dentro, le seguisse. Non potevo stare rintanata in casa tutta la vita, avrei dovuto reagire... Prima o poi.
Finii di lavarmi, mi asciugai, mi vestii e lasciai i capelli avvolti in un turbante improvvisato con l'asciugamano, per poi dirigermi in camera.
Un numero sconosciuto sul display del cellulare attirò la mia attenzione: era un messaggio. Lessi in fretta trattenendo il fiato: 
       "Ciao bambola, ho bisogno di parlarti, 
        troviamoci per un caffè. Dake"
Le mani mi tremarono e decisi di non rispondere. "Che diavolo vuole da me adesso? E come mai ha ancora il mio numero?" mi disperai.
Buttai il telefono sul letto e andai in cucina in cerca di cibo. Aprii il frigo e... Niente. Il nulla più totale: dovevo fare la spesa.
Un rumore mi fece sussultare, tant'è che per poco non mi venne un infarto da quanto ero concentrata ad osservare il frigo vuoto. Qualcuno stava suonando il campanello. "Si può avere un attimo di pace?" pensai avanzando in direzione della porta d'ingresso. Sul monitor comparvero i volti ansiosi di Rosa e Lys. Non potevo evitarli per sempre, così mi feci coraggio ed aprii loro il cancello. Dischiusi la porta e attesi il loro arrivo.
<< È permesso? >> chiese Rosa avanzando.
<< Vieni pure >> risposi io.
<< Lorel, come stai? >> si aggiunse Lysandro, con evidente preoccupazione nella voce.
Evitai il suo sguardo << Sto bene ragazzi, tranquilli >> tentai di rassicurarli.
<< E allora perché diavolo non rispondi alle chiamate?? >> incalzò Rosa alquanto irritata.
<< Uhm, ecco io... Avevo bisogno di stare un po' da sola, tutto qui >> mi giustificai facendo spallucce.
<< Si, certo >> Rosa roteò gli occhi.
<< Lorel, cosa sta succedendo? A noi puoi dirlo! >> ci interruppe Lys.
Sbuffai affranta ed ormai rassegnata, poiché dai loro sguardi capii che non se ne sarebbero andati senza una spiegazione.
<< D'accordo >> mi decisi << andiamo a sederci >>, li invitai a seguirmi in soggiorno.
Ci accomodammo e sospirando raccontai loro l'accaduto. << Mia mamma... >> mi fermai un attimo, poi ripresi un po' titubante << mia mamma e mio fratello si stanno trasferendo in Francia; e così io resto qui. Vedete? Non c'è nulla di cui preoccuparsi >>, non risultavo convincente nemmeno a me stessa.
<< Capisco, non sei pronta a dirci cosa succede. Ma okay, non vogliamo farti pressioni >> il tono di Rosalya si addolcì, << però non puoi stare rinchiusa qua in casa tutta sola! >> continuò lei.
Prima che potessi rispondere, Lys prese la parola << Beh, a proposito di questo, io avrei un'idea: perché non vieni a stare da me e Castiel? Non ha senso che tu stia qui da sola... Sempre se vuoi, ovviamente >>.
Rimasi sorpresa dalla sua proposta, ed in effetti ora il pensiero di stare da sola tutti giorni, tutto il giorno, mi deprimeva.
<< Ehm, io non so davvero come ringraziarti, ma non vorrei mai disturbare. E poi non credo che a Castiel andrebbe a genio la mia presenza >>, abbassai lo sguardo sulle mie mani.
<< Sciocchezze! Gli stai simpatica a parer mio, è solo che non lo ammetterà mai >> rispose sorridendomi.
Oh, ha un sorriso così dolce a rassicurante.
<< Uhm... Se lo dici tu... >> non potei nascondere i miei dubbi.
<< Sapete cosa? Io direi che qui ci vuole un bel pigiama party! E poi, domani il liceo è chiuso per festa! Che ne dite? >> ci propose Rosalya, trattenendo a stento l'entusiasmo.
<< Io ci sto! >> aggiunse Lysandro, annuendo in segno di approvazione << Lorel? >>.
<< Mmh >>, "Che alternative ho? Ingozzarmi davanti alla tv tutta sola? Nossignore!", scacciai quel pensiero << Okay, perché no! >> dissi << E per quanto riguarda la tua proposta Lys, ti ringrazio ancora e >> presi fiato << mi farebbe davvero piacere >>.
Il viso del ragazzo si illuminò << Ne sono contento! E no, non disturbi affatto, anzi! >>.
Arrossii un po'. "Stupida, stupida, stupida. Smettila di arrossire per tutto!".
<< Ohh beh, cominciamo a fare le valigie! >> mi incitò Rosa.
Alzai l'alluce per aggiungere una cosa << Prima è meglio che io mi vada ad asciugare i capelli >> e detto ciò, mi alzai.
Feci tutto ciò che c'era da fare: preparai le valige con vestiti e libri di scuola.
<< Okay, sono pronta >> annunciai.


Arrivammo davanti al cancello della villa di Lys e Cas, ed improvvisamente non mi sembrò più tanto una buona idea: mi tornò in mente come avevo mandato via Castiel, e non avevo ancora avuto modo di scusarmi. "Sarà anche uno stronzo, ma non per questo non gli devo delle scuse" pensai tesa.
Non avevamo nemmeno fatto in tempo ad aprire il portone d'ingresso che Castiel ci precedette. Fissò prima me, poi i bagagli ed infine Lysandro, il quale, con la coda dell'occhio, vidi annuire. Ero molto ansiosa, e trattenni il respiro finché Cas non si fece da parte per farci passare.
<< Dai a me >> incalzò il rosso prendendomi i bagagli e facendo segno a Lysandro di dargli i rimanenti.
<< Ti ringrazio, ma posso fare da sola... >> balbettai nervosa.
Lui non rispose, e si diresse in cima alle scale, ma dalla parte opposta a dove mi avevano fatto alloggiare la scorsa volta.
<< Non vieni? >> disse in tono freddo e distaccato, fermandosi a guardarmi dalla ringhiera del piano superiore.
<< Visto che è ora di pranzo, io e Lys cucineremo qualcosa! >> si intromise Rosalya, prendendo per mano Lysandro e costringendolo a seguirla.
Tornai a guardare il rosso, ed un po' titubante lo seguii.
Aprì la porta e notai che la stanza, pur essendo simile all'altra, era molto più grande (per quanto fosse possibile).
Cas posò le valigie accanto ad un grande armadio a muro, con le ante fatte a mo' di specchi. Le enormi finestre facevano filtrare molta luce, illuminando la stanza e facendola risplendere in tutta la sua bellezza. "Wow, questa è la mia stanza" pensai meraviglia.
Poi, un movimento da parte sua mi confuse: si sedette sul bordo del letto, tendendo le braccia all'indietro per reggersi, e rimase in attesa fissandomi.
"Perché...? Oh, giusto!". Inspirai tutta l'aria che potevo, e mi feci coraggio: << Castiel, volevo chiederti scusa per il mio comportamento di sabato, non era mia intenzione mandarti via in quel modo >> ripresi fiato << ero solo nervosa >> tentai di giustificarmi.
Lui non rispose, rimase lì a fissarmi, ed io mi sentii terribilmente a disagio. Iniziai a guardarmi attorno, tormentandomi le mani in movimenti nervosi. Non avevo proprio idea di cos'altro dire, e lui non accennava a volermi rispondere o ad andarsene.
I miei occhi tornarono a posarsi su i suoi, e quasi mi ci persi. D'un tratto mi fece cenno di sedermi accanto a lui, ed io feci come "richiesto".
"Oh dio, oh dio! Perché sono così agitata?" pensai.
Una volta seduta, si decise a parlarmi << Non importa per sabato, non me la sono presa >>, si certo, roteai gli occhi mentalmente, << ma come mai sei qui? Ti mancavo troppo? >> continuò con la solita malizia nella voce, e sfoggiando uno dei suoi sorrisi provocanti.
"Il solito". << Non t'illudere bamboccio! Mia mamma è partita con mio fratello, e così Lys mi ha invitata qui >> gli spiegai.
<< Sarà... >> riprese lui passandosi la lingua sul labbro inferiore, << ma sappiamo entrambi che mi desideri da morire >>.
Okay... Ero incredula. Lo aveva detto sul serio?
<< Il tuo egocentrismo non ha limiti Castiel. Non ti vorrei nemmeno se fossi l'ultimo uomo sulla faccia della terra >> risposi burlandomi della sua affermazione.
Dal canto suo, si portò una mano al petto con un gesto tealtrale, sgranò gli occhi e disse << Così mi ferisci mocciosa! >>.
Questa volta alzai gli occhi al cielo per davvero.
<< La mocciosa ha bisogno di un momento per sistemare i suoi vestiti >> cambiai discorso.
<< Hai paura che veda i mutandoni della nonna che hai in valigia? >> mi stuzzicò.
Alzai un sopracciglio aggrottando la fronte con aria perplessa << Non mi pare che quelle di venerdì fossero delle mutande da nonna... >>. Oddio, e questa come mi era uscita?? Arrossii all'istante.
Un lampo di malizia guizzò negli occhi di Castiel, che si avvicinò lentamente  a me, a mò di predatore. Indietreggiai istintivamente, quasi mi sentissi la preda. Ma da lì a poco, le nostre labbra si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. I suoi occhi acciaio fuso brillavano, e mi fissavano in un modo così intenso che i miei battiti accelerarono.
<< No, non erano decisamente da nonnetta >> sussurrò contro le mie labbra, mentre il suo profumo inondava i miei sensi.
<< Ehm >> biascicai deglutendo, e non riuscendo ad aggiungere altro. Potevo essere più patetica di così? Probabilmente no.
Lui, percependo che mi stava mettendo in difficoltà, sfoderò un sorriso sardonico e si allontanò. Mi sentii stranamente delusa, quasi mi aspettassi dell'altro. E la cosa non mi piaceva affatto: dovevo prendere le distanze.
Cas, per certi versi, mi ricordava Dake. Certo, non era come lui, ma c'era qualcosa di simile nel loro sguardo, sopratutto quando s'induriva. Scossi la testa per scacciare quei pensieri e notai il viso incuriosito del rosso.
<< A cosa pensi? >> ruppe il silenzio.
<< A nulla >> mentii << vorrei stare un po' sola se non ti dispiace >>.
Non dovevo più trovarmi in una stanza da sola con lui, aveva un potere non irrilevante su di me: era come se i miei sensi prendessero fuoco, riducendomi ad un bollore, se così si può dire.
Una volta uscito, mi sistemai sul letto a braccia e gambe aperte, sospirando rumorosamente.
Fissavo il soffitto e pensavo al fatto che era come se la mia mente avesse attivato un meccanismo di difesa, che mi impediva categoricamente di ripensare e assimilate le ultime cose accadute con la mia famiglia.
Supposi che il mio subconscio avesse intuito che non avrei potuto sopportare altro, e così aveva innalzato delle mura attorno a sé.
"Meglio così, preferisco non pensarci".


Era già sera quando ci raggiunsero Kentin, Kim, Violet, Iris, Armin e Alexy per il pigiama party.
<< Le pizze sono arrivate! >> annunciò Rosalya, mentre ognuno prendeva posto sull'enorme divano disposto davanti allo schermo al plasma in salotto. Alcuni improvvisarono un letto di cuscini sul tappeto persiano, che si trovava tra la tv e il divano. Ridemmo molto, e mi sembrò di stare meglio.
In seguito Lys avviò uno tra i film horror che avevamo noleggiato quella sera, ed io mi ritrovai seduta accanto al rosso. Fantastico. Cercai di non farci caso.
Mentre mi gustavo la mia pizza, Castiel ebbe la sfacciataggine di rubarmi un morso proprio mentre ne stavo addentando una fetta. I nostri nasi si sfiorarono. Trattenni il respiro, finché non si ritrasse.
Doveva aver notato la mia agitazione, perché gli comparve sul volto un mezzo sorriso, dopo aver divorato... Metà fetta?? Menomale che era buio e nessuno si era accorto dell'accaduto.
<< Scusa ma... Mangiati la tua! >> replicai in tono di disapprovazione, spingendolo giocosamente con il gomito.
Ridacchiò, ma non aggiunse nulla.
Finii la pizza e tornai a concentrarmi sul film, anche se mi risultava difficile: la mia coscia era a contatto con la sua, e sentivo il calore del suo corpo.
"Dannazione! Come fa a provocarmi tutte queste sensazioni? È solo un ragazzo! Arrogante per di più! Ed egocentrico, bispotico, lunatico, irritante e... Attraente... Sexy... Intrigante... Basta!".
Un urlo proveniente dalla tv mi fece trasalire.
<< Paura mocciosetta? Tranquilla, ci sono io >> mi fece l'occhiolino sghignazzando.
Non risposi, ero troppo presa dalla scena: la ragazza dell'urlo stava correndo attraverso i corridoi dell'ospedale psichiatrico, con il respiro corto e affannoso, quando... Oh dio, no! Portai le mani al viso, e mi voltai tentando di nascondermi: finii su qualcosa di... Profumato! Era il profumo di Castiel. Merda. Avevo involontariamente affondato il viso sulla sua spalla.
D'un tratto fece una cosa del tutto inaspettata: portò il braccio dietro al mio collo e mi cinse le spalle per tenermi stretta a lui. Non riuscivo a capacitarmi di questo suo gesto. Mi irrigidii, ma al tempo stesso non volevo spostarmi. Combattuta e confusa non mi mossi. Infondo non stavamo facendo nulla di male. Tra amici ci si può anche "abbracciare", tentati di convincermi.
Con la coda dell'occhio lo spiai: gli occhi color dell'acciaio sotto le folte ciglia, la mascella rigida e così mascolina, le labbra tendenti al rosa scuro, quasi rosso, chiuse in una linea dura e l'inebriante profumo della sua pelle.
Proprio mentre ero tornata ad ammirargli gli occhi, il suo sguardo si abbassò improvvisamente sul mio, e le sue labbra si piegarono in un sorriso quasi... Dolce? Sì, era dolce! E lo aveva rivolto a me!
Grazie al cielo c'era solo la poca luce proiettata dal plasma ad illuminarci, poiché sentivo le guance ardermi come un falò.
Non distolsi lo sguardo però, ero come persa in lui, di nuovo. Mi sentivo al sicuro avvolta tra le sue braccia e di questo ero sconcertata, ma non volevo che finisse.
Sempre tenendo il braccio attorno a me, cominciò ad accarezzarmi la spalla con il pollice, e si avvicinò ancora di più. Poi, con l'altra mano, mi sollevò le gambe nude, poiché indossavo i pantaloncini corti del pigiama, e se le portò sulle sue.
Il cuore mi martellava furioso in petto, e non accennava a volersi fermare. Abbassai lo sguardo e spostai la testa sul suo petto. Riuscivo a sentire i battiti del suo cuore, anch'essi irregolari.
"Gli faccio lo stesso effetto che lui fa a me?" mi ritrovai a chiedermi, "No, impossibile".
Tutto ciò era un errore, io non dovevo essere lì. Era sbagliato, eppure così giusto! "Com'è possibile una cosa del genere? Forse sto impazzendo".
<< Ora va molto meglio >> sussurrò lui di punto in bianco contro il mio orecchio. Un brivido mi percorse tutto il corpo.
Non potei trattenermi dal sorridere, ed in quel momento capii: non importava più se era giusto o sbagliato, se mi ero ripromessa di stargli lontano, perché la verità era che stavo bene lì dov'ero.
Così scacciai via tutti quei pensieri e decisi di godermi quell'attimo.
Portai una mano sul suo petto per appoggiarci la guancia, e mettermi più comoda.
Rimanemmo in quella posizione per tutta la durata del film, mentre lui, ogni tanto, mi disegnava dei piccoli cerchi con le dita, sulla coscia. Era carino. Un lato di lui che non credevo potesse esistere.
Era assurdo come eravamo passati dallo scannarci vivi, a questo.


Armin avviò il secondo film, ma a metà, avevano preso sonno quasi tutti, e stavo cominciando anche io.
Qualcuno spense la tv, e la stanza si fece completamente buia.
Castiel, intanto, mi fece adagiare accanto a lui, e ci ritrovammo in posizione orizzontale sul divano. Tenni la testa sul suo petto, lui afferò una coperta lì vicino, e ci coprì entrambi.
Mentre mi assopivo contro di lui, mi parve di sentire le sue labbra stamparmi un bacio casto sulla fronte, e poi sussurrarmi << Buonanotte piccola >>.
Mi sembrava un sogno più che la realtà, ma non ne ero sicura.
Con il battito del suo cuore che mi cullava, ed il suo braccio che mi stringeva, mi abbandonai dolcemente e definitivamente a Morfeo. 

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Capitolo 8
*** Voglio che siano solo mie ***


 
      8º CAPITOLO: voglio che siano solo mie
 
 
 
 
Di nuovo tutto buio. Correvo, ma non vedevo niente. Sentivo i polmoni bruciare e le gambe duolermi, ma non accennavo a fermarmi. Correvo e correvo, finché una luce accecante non mi colpì e dovetti fermarmi, portandomi istintivamente le mani agli occhi.
Li riaprii lentamente, mettendo a fuoco ciò che avevo davanti: Castiel.
Corsi ad abbracciarlo, avevo bisogno di sentirmi al sicuro. Ma c'era qualcosa che non andava: alzai lo sguardo dal suo petto e... Castiel non c'era più. Al posto suo, ora, trovai Dake.
Feci per allontanarmi, sconvolta, non lo volevo più vedere. Ma la sua figura cominciò ad andare ad intermittenza con quella di Castiel, quasi a fondersi con essa.
Castiel o Dake, non riuscivo più a distinguerli, avanzò nella mia direzione con lo sguardo freddo che tanto li accomunava, e che mi faceva gelare il sangue. Posò la mano sul bracciale in argento che ero solita tenere al polso quando non portavo magliette a maniche lunghe, come quella durante l'ora di educazione fisica, quando ero restia a cambiarmi con le altre ragazze.
Tentai di divincolarmi dalla sua presa, ma era tutto inutile e sentivo il panico crescermi dentro. La sua presa cominciava a fare troppa pressione sul mio esile polso.
<< Per favore lasciami, mi fai male! >>, avevo quasi le lacrime agli occhi.
Il bracciale si staccò di colpo, provocandomi un dolore che avevo sperato di dimenticare. Mi accasciai a terra e non riuscii più a trattenere i singhiozzi.
 
 
Aprii gli occhi disorientata dalla luce solare che filtrava dalle finestre di camera mia...?? E come diavolo c'ero arrivata qui?
Mi rigirai nel letto tentando di capire cosa fosse successo la sera precedente. "Uhm, pigiama party, pizza e... Castiel! Si, mi ero addormentata con lui sul divano, ma eravamo rimasti là. E allora come diavolaccio ci ero arrivata qua?" pensai, quando con un piede toccai qualcosa sotto le coperte. Deglutii al pensiero di ciò che poteva essere. "Sta calma e respira". Mi voltai lentamente e, beh, mi si presentò una visone paradisiaca davanti agli occhi: Castiel che dormiva a petto nudo nel mio letto, con le coperte che gli arrivavano fino alla vita.
Istintivamente controllai se avessi ancora addosso i vestiti, sperando con tutte le mie forze che fosse così. "Oh santo cielo" tirai un sospiro di sollievo nel vedere che indossavo ancora il mio adorato pigiama. "Okay, ma allora lui che ci fa qui?? Sto diventato pazza, seriamente! Sogni strani che decidono di tormentarmi, ragazzi mezzi nudi che compaiono dal nulla nel mio letto e ed io, che come una povera imbecille, non riesco a ricordare nulla. Un attimo..." interruppi bruscamente i miei pensieri "e lui è vestito o nudo??? Oh procaccia!".
Avevo paura di controllare e divenni paonazza.
Tornai a guardare il rosso, che dormiva beatamente come un bambino: faceva quasi tenerezza, con i capelli arruffati, le labbra leggermente socchiuse e le braccia portate sopra al cuscino, all'altezza della testa.
Se avessi fatto piano non se ne sarebbe accorto, dovevo solo sollevare la coperta e controllare. Ma se fosse stato nudo? Gli avrei visto il... Cosino. No! Non poteva essere. Perché mi facevo questi pensieri? Sicuramente era vestito! "E allora perché ti fai tutte queste paranoie?" sussurrò una vocina stronza nella mia testa.
Scossi la testa e mi decisi: alzai la coperta con la mano tremolante, e tutto il mio corpo, che prima era teso, si rilassò. Accidenti a me e alle mie stupide paranoie.
<< Okay, questo è strano anche per me >> la voce assonnata di Castiel mi fece sobbalzare. Tirai un urlo di spavento, quasi fossi stata beccata a compiere qualche crimine: il mio non era più un semplice viso rosso per l'imbarazzo, ma un vero e proprio semaforo che lampeggiava!
Abbassai la coperta il più velocemente possibile e tentai di nascondere il viso mettendomi sul fianco, dando le spalle a Castiel. Ero sicura che ormai dalla mia faccia uscisse del fumo per quanto calda era, persino le orecchie mi bruciavano terribilmente.
<< N-no-non è come pensi, brutto pervertito! >> balbettai malamente.
<< Ah no? Non stavi cercando di controllare la mercanzia? >> potevo sentire i suoi occhi puntati sulla mia schiena ed immaginarmi quel suo maledetto sorriso da psicopatico.
Dannato Castiel, non può vivere senza dovermi mettere in imbarazzo almeno una volta al giorno! Ed io che la sera prima l'avevo considerato quasi dolce. Si, dolce un corno!
<< Sei un maniaco, anzi no, uno psicopatico! Tu ed i tuoi pensieri malati vi sbagliate di grosso!>> mi difesi come meglio potevo, ma la mia voce risultava stridula e a dir poco acuta.
Di punto in bianco mi sentii afferrare per il fianco: Castiel mi tirò a sé, mi fece girare e mettere a pancia in sù, si posizionò a cavalcioni sopra di me e mi tenne i polsi ben lontani dal viso, in modo che non potessi nascondermi. Nella sua presa stringeva anche il mio bracciale argentato e temetti che potesse sfilarmelo da un momento all'altro. Cercai di buttarlo dall'altra parte del letto, ma fu tutto inutile: era di gran lunga più forte di me. Ero stata stupida io a pensare veramente di poterlo muovere di un solo centimetro, con i muscoli inesistenti che mi ritrovavo. La mia forza era pari a quella di una formica in confronto alla sua.
<< E allora si può sapere che cosa stavi facendo là sotto, mocciosetta? >> avvicinò le sue labbra sorridenti al mio viso, e mi guardò dritto negli occhi. Dannazione! Dovevano proprio essere così belli? Odiavo me stessa per questo: quando si trattava di lui, diventavo creta nelle sue mani.
Mi arrabbiai a quel pensiero << Tu piuttosto, cosa ci fai nel mio letto?? >> chiesi alquanto irritata.
Sfoderò il suo solito sorriso sardonico, lasciò la presa e si sistemò accanto a me, mettendosi sul lato e reggendo la testa con la mano. Anche io mi girai verso di lui per cercare di guardarlo in faccia e tenergli testa.
<< Mentre eravamo sul divano, continuavi a divincolarti, così ho pensato che fossi scomoda. Ti ho presa in braccio e portata qui... >> mi raccontò, "che gesto carino" pensai, << Ma poi, siccome non sei un peso piuma, >> continuò << ero troppo stremato dalla fatica e ho deciso di dormire qui. Dovresti ringraziarmi, non hai idea di quanto pesi, sopratutto contando le scale! >>.
"Gesto carino" un bel paio di... Mi aveva appena dato della balena, praticamente! Questa me la doveva pagare.
Ancora sconcertata ed incredula, mi alzai alla velocità della luce per evitare che avesse il tempo di difendersi, presi il cuscino e lo brandii come arma, tirandogli quante più cuscinate riuscivo.
<< Beccati questo, e questo! Io non sono una balena! >> dissi mentre riprendevo fiato.
Intanto lui tentava di ripararsi dal mio bombardamento. << Ah, è così che la metti? >> mi minacciò. "Ti sta solo che bene! Maledetto... Cafone... Prendi... Questo" pensai tra un colpo e l'altro.
Poi lo vidi riuscire a fermare una cuscinata, strapparmi il cuscino dalle mani e ributtarmi sul letto. Merda, il gioco si faceva duro.
Poi capii cosa stava per fare: "mera, merda, merda! Il solletico no!" andai in panico cercando di sfuggire alla sua presa.
Troppo tardi. Cominciò a solleticarmi, ed io non potei fare altro che ridere a crepapelle con le lacrime agli occhi.
<< Ti prego ahaha Cast ahaha Castiel ahaha smet ahaha basta! >> non riuscivo nemmeno a parlare.
<< E tu cosa mi dai in cambio se mi fermo? >> disse senza smettere. Bastardo! La voleva far difficile. Ma davvero non ce la facevo più.
<< Ahaha tutto ahaha tutto quello che vuoi! Ma basta!! Ahaha >> risposi rassegnata.
Si fermò di colpo << tutto quello che voglio eh? >> un lampo di malizia gli attraversò gli occhi. Me ne stavo già pentendo. Poi si fece serio tutto d'un tratto. << Stasera ti va di fare una passeggiata lungo il mare? >> riprese lui. 
Una passeggiata lungo il mare? Con Castiel? Me lo aveva chiesto sul serio?
Rimasi in silenzio a fissarlo. Non riuscivo a capacitarmi di quello che mi aveva chiesto.
<< Guarda che se non rispondi, ricomincio >> si tese in avanti preparandosi a colpire.
<< No no, fermo! V-va bene... Ehm a che ora? >> non riuscivo a credere alle mie orecchie, stavo accettando il suo invito.
Vidi il suo sguardo illuminarsi e le labbra curvare in un sorriso. << Dopo cena, ma mettiti qualcosa di abbastanza pesante, siamo quasi in inverno, farà freschetto. >> concluse lui liberandomi dal suo corpo e saltando giù dal letto.
<< O-ok >> risposi maldestramente. Ma cos'era questa mania di babettare ogni volta? Il cervello non era più connesso al mio corpo. "Stai perdendo colpi Lorel" dissi a me stessa mentalmente, in tono di disapprovazione.
<< Ottimo! Dai, alza le chiappe e andiamo a fare colazione >> mi intimò.
Non so perché, ma a quell'espressione scoppiai a ridere. Penso fosse più che altro il fatto che mi sentissi, diciamo, felice di uscire con lui stasera.
Cas mi guardò con il capo storto per un attimo, poi sorrise senza aggiungere nulla.
Erano successe così tante cose in questi giorni, in queste ultime settimane, che faticavo a stare al passo con tutti questi eventi. A volte mi veniva qualsi mal di testa a pensare a tutto ciò. Per cui il più delle volte cercavo di non farlo, o per lo meno di smettere.
Avevo passato anche fin troppo tempo a scervellarmi in passato. E non volevo ricadere nello stesso ciclo ripetitivo che era diventata la mia vita tempo fa. Avevo fatto cose di cui non ero affatto fiera, e speravo che nessuno dei miei amici ne venisse mai a conoscenza. E ciò mi riportò a pensare a Dake. Non sapevo se provare a scoprire cosa voleva ancora da me, o se semplicemente ignorarlo. Per il momento optai per la seconda scelta: volevo solo pensare alla serata che si prospettava. Certo, trovavo alquanto strano che mi avesse invitato ad uscire, ma mi faceva piacere.
"Eccola che parte. Non ti illudere per niente, ti ha solo chiesto di andare a fare una passeggiata". La vocina nella mia testa cominciava a darmi su i nervi. Era segno che stavo davvero impazzendo, parlavo da sola e sentivo le voci nella testa.
<< Allora? >> Cas interruppe il flusso dei miei pensieri.
<< Si, arrivo >> e ci avviammo al piano inferiore.
 
 
Dovevo avere qualcosa tra i capelli, o la maglietta storta, perché tutti mi fissarono appena scesi in cucina. Anzi, ci fissarono.
E poi capii cosa potevano pensare. Ma porcaccia!
<< Aaaallllloooora, dove siete finiti di bello voi due? Non vi trovavamo più.... >> cominciò Alexy.
Quella domanda mi prese totalmente alla sprovvista e mi misi a spostare il peso da un piede all'altro, incerta su come rispondere.
Per fortuna Castiel intervenne << Ho portato la mocciosa a letto, non dormiva bene sul divano >> disse, versandosi una tazza di caffè fumante. Tutti guardarono prima Castiel, poi me e poi di nuovo lui, quasi a bocca aperta.
<< Che c'è? >> chiesi imbarazzata, passando in rassegna il volto di tutti loro. Se li guardavo dritto in faccia, non potevano pensare che fosse successo qualcosa... Vero? Speravo fosse così. Cas fece spallucce e tornò al suo caffè.
<< Uhm huhu si certo huhu a letto huhu >> tossicchiò Alexy in risposta, portandosi una mano davanti alla bocca. Poi mi guardò e sfoderò un sorriso ebete. Quel ragazzo aveva una vasta immaginazione!
<< Ma che gesto caaarino >> incalzò Rosa, facendomi segno con la testa di spostarci nell'altra stanza.
La seguii, felice di non essere più al centro dell'attenzione. Ma insomma, perché tutti dovevano pensare male? Due amici non possono dormire insieme, mezzi nudi, in un letto? Tentai miseramente di convincermi.
Svoltammo l'angolo e ci ritrovammo nel salotto principale, dove la luce mattutina lo faceva risplendere.
Rosalya si voltò e mi fisso con i suoi occhi color del miele, che sprigionavano curiosità a più non posso. 
<< Okay, cosa sta succedendo tra voi due? Prima sembra che vi odiate, poi andate a letto insieme?? >> chiede sconvolta.
A letto? No no no! E che cavolo! Speravo che almeno lei non fosse caduta in tali pensieri. Come poteva anche solo credere che ci sarei andata a letto così, come se niente fosse.
<< Ma, Rosa! Non siamo andati a letto insieme, mi ha solo portata in braccio fino in camera, tutto qua >> risposi sbuffando.
Dal canto suo mi guardò quasi avessi detto la frottola più grande del mondo.
<< Eh dai! A me puoi dirlo! >> fece il broncio.
<< Non c'è niente da dire Rosa! Non è successo nient.. Anzi, una cosa è successa >> mi ricordai dell'invito, << mi ha chiesto di fare una passeggiata lungo la spiaggia stasera, dopo cena... Ed io ho accettato >> risposi tutto d'un fiato.
La vidi spalancare gli occhi, che quasi le uscirono dalle orbite, << Coooosa? Davvero?? Oh cavolo. Castiel è cotto! E anche tu! Ahhhhh ma che carini >> aveva già uno sguardo sognante.
<< Frena, frena... Cotto? Castiel? Ahaha certo certo. E nemmeno io lo sono! >> mi apprestai a rispondere. Ed era vero: non ero cotta, ero solo attratta. E quando non era un pervertito, psicopatico e maniaco, era anche piacevole stare in sua compagnia.
<< Sarà, ma sta di fatto che ti ha chiesto di uscire! E non mi pare che l'abbia mai chiesto a nessuno>>. Quell'affermazione, non so perché, mi accese qualcosa dentro. Magari era solo la mia immaginazione, ormai sapevo benissimo di essere da manicomio.
<< Comunque, cosa indosserai? E ricordati di raccontarmi tutto, nei minimi particolari! Uffa, quasi quasi verrei a spiarvi... >> aggiunse, perdendosi in chissà quale fantasia stavolta.
Mi sforzai di trattenere le risate, ma non ci riuscii. << Hahaha tu sei pazza >> dissi mettendole un braccio attorno al collo, e trascinandola con me di nuovo in cucina.
<< Comunque non so ancora che cosa indosserò, ti va di venirmi ad aiutare? >> le feci gli occhi dolci.
<< Scherzi? Non devi nemmeno chiederlo, dopo ci diamo da fare sorella! >> e scoppiammo entrambe in una fragorosa risata.
Adoravo Rosalya: era genuina, gentile, generosa, una persona sincera e leale, che non aveva di centro paura a dire ciò che pensava. Era così che avevo sempre voluto una migliore amica. Ed ora l'avevo trovata.
 
 
Le ore passarono in fretta, e si fece presto sera. Nessuno era tornato a casa e si erano fermati tutti a cena. Adoravo averli intorno, mi mettevano allegria. La quale, però, fu presto spazzata via dall'ansia per l'appuntamento con Castiel.
Salii di corsa le scale con Rosa, dopo aver lasciato il resto del gruppo a giocare con le console. 
Mentre mi avviavo lungo il corridoio, sentii dei passi alle nostre spalle, per poi vedere Castiel superarci e dirigersi verso una porta situata davanti alla mia. 
Mi fece l'occhiolino ed entrò. Che fosse la sua camera? Proprio davanti alla mia. Cominciavo a chiedermi se non l'avesse fatto apposta a darmi quella stanza. Con lui non si sai mai cosa aspettarsi, è imprevedibile, come un uragano.
Entrai in camera seguita da Rosalya, e cominciammo ad ispezionare il mio guardaroba: volavano vestiti da tutte le parti, mentre io cominciavo a disperarmi perché mi sembrava che nulla mi stesse bene.
<< Santo cielo, non ho niente da mettermi! >> esclamai esasperata, gettando le braccia in aria e sbuffando.
<< Calmati, questa è l'ansia che parla! Alla faccia di quella che non era cotta... > mi stuzzicò Rosa.
<< Voler essere presentabili significa essere cotti? >> mi difesi a mia volta.
La vidi trattenere una risata << Lascia fare a me, siediti >> mi trascinò su letto e mi ci spinse. Cominciò ad armeggiare con i miei vestiti, valutandoli uno ad uno.
<< Okay, questo! >> disse infine. Optò per un abitino grigio di lana, a maniche lunghe. In realtà era un maglione lungo che mi arrivava poco più in basso della metà coscia. Lo abbinò a delle calze nere, che indossate si allargavano, lasciando trapelare la pelle sottostante e mettendo in risalto le mie gambe. Il tutto venne completato da degli anfibi neri, simili a quelli militari, ma portati con i lacci allentati; poi una collana lunga, con appesa una foglia argentata semitrasparente, che mi arrivava quasi all'ombelico.
Mi piaceva tutto! Indossai il mio outfit in fretta, misi un filo di trucco e sistemai i lunghi capelli in una treccia che mi ricadeva a lato, sopra la spalla destra.
<< Lorel, sei una favola! >> si complimentò la ragazza che mi aveva appena salvata da una crisi isterica.
<< Tutto merito tuo Rosa! >> corsi ad abbracciarla.
Mi diede l'imbocca al lupo e ci salutammo.
 
 
Castiel mi stava aspettando nell'atrio del piano inferiore. Indossava dei pantaloni neri, con degli strappi sulle ginocchia, una maglietta del colore dei suoi capelli con il logo di qualche rock band , ed una felpa grigio chiaro a completare il tutto.
Cominciai a sentirmi male, le farfalle nello stomaco erano diventate uno stormo di uccelli che mi stavano lacerando le budella. Non proprio dei bei pensieri per un primo appuntamento. Dovevo stare calma. Ma accidenti, era difficile: Castiel stava bene con tutto, e non si poteva non notarlo.
<< Andiamo? >> interruppe i miei pensieri, e lo vidi osservarmi dall'alto in basso, per poi sorridere. Mi piaceva quel tipo di sorriso, era genuino e sincero.
Mi porse il casco e fece cenno con la mano di salire in sella. Mi aggrappai a lui e partimmo sgommando, sfrecciando per le strade a tutta velocità.
Adoravo il senso di libertà che dava la moto, come se i pensieri fossero troppo lenti per poterti raggiungere quando ci eri in sella. Castiel d'un tratto impennò, ed invece di avere paura, ridacchiai: mi piaceva anche l'adrenalina che riusciva a provocare.
 
 
Arrivati in spiaggia, Cas parcheggiò la moto e ci avviammo verso il mare. Passeggiammo sulla riva, con le onde che si infrangevano a pochi centimetri dai nostri piedi e lo spettacolo che regnava era quello di un cielo con i colori del sole appena tramontato, e che aspettava di accogliere le stelle e la luna.
Camminavamo fianco a fianco, ed ogni tanto le nostre mani si sfioravano.
Fu Castiel a rompere il silenzio << Mi piaci vestita così. Sei molto... Attraente >>. Non ci volevo credere: si stava sforzando di essere carino, e lo stava facendo per me. Assurdo, non lo avrei mai creduto possibile. 
Gli rivolsi un sorriso dolce << Ti ringrazio, anche tu stai molto bene >>.
Da quando in qua avevo dei sorrisi dolci? Cacchiarola, sono nella merda.
Lui mi sorrise di rimando << Allora, stai bene? >> mi chiese confondendomi.
Se stavo bene? Che domanda era? Trattenni una risata << Io si, grazie, e tu? Haha >> ora non la trattenevo più.
Roteò gli occhi al cielo, << voglio dire, stanotte hai continuato a dimenarti e sembravi irrequieta.. Poi hai cominciato a mormorare il mio nome e sembrava stessi piangendo. Quindi, stai bene? >>.
Cazzo. Era sveglio. Mi aveva sentita piangere! Ecco perché avevo il viso un po' umido, credevo fosse solo sudore. E adesso come me ne uscivo?
<< Ecco io.. Si si hehe sto bene >> risatina isterica, ovvio. Dovrebbero darmi l'oscar come peggior bugiarda. Con lui mi risultava difficile fingere. Forse perché i suoi occhi penetranti riuscivano quasi a leggermi dentro.
Lo vidi roteare gli occhi al cielo << Lorel, basta cazzate! Mi credi davvero così stupido? Tu stai mentendo dalla prima volta che ti ho conosciuto. E a me non puoi nasconderlo, riconosco subito chi lo fa. Quindi smettila, e dimmi cosa sta succedendo >>. 
Cazzo! Aveva capito. Non gli potevo nascondere le cose molto a lungo. E la voglia di poter parlare almeno di una minima parte della mia vita con qualcuno, era tanta. Volevo liberarmi di qualche demone, perché ne avevo troppi. Così decisi che se gli avessi raccontato del sogno, non avrebbe potuto nuocermi chissà quanto.
Inspirai profondamente e feci appello a tutte le mie forze << ieri notte ti ho sognato...>> feci un momento di pausa, mentre lui mi osservava << e ho sognato anche Dake. I vostri visi continuavano ad alternasi, come se foste una persona sola >> aggiunsi.
Oh no, ecco quello sguardo. Potrei definirlo vitreo. Era di nuovo freddo. Ma che problemi aveva con lui? E perché si conoscevano? Avrei dovuto chiedergli spiegazioni prima o poi.
<< Ti manca? >> il suo tono era gelido e lo sguardo rivolto a me, impassibile.
<< Ma no, certo che no! >> mi affrettai a rispondere << è lui che non mi lascia in pace. Mi ha scritto qualche giorno fa, chiedendomi di andare a bere un caffè perché aveva bisogno di parlarmi. Ma non gli ho risposto. Non lo voglio vedere >>.
Mi fissava, e mi parve quasi che stesse studiando il mio volto.
<< Non voglio che tu lo veda o ci parli. Se ti dà ancora fastidio, voglio che tu me lo venga a dire. Sta lontana da lui. Capito? >> mi intimò quasi arrabbiato.
Io non lo capivo: non era il mio ragazzo eppure sembrava quasi che fosse geloso. Cosa dovevo fare con lui?  Non ci capivo più niente. Così decisi si assecondarlo, visto che comunque non volevo averci niente a che fare con Dakota. Avevo anche la grandissima e mostruosa tentazione di chiedergli come faceva a conoscerlo e perché lo odiasse così tanto, ma la mia infima curiosità avrebbe dovuto aspettare: non mi sembrava il caso di parlargliene ora, era già abbastanza irritato.
<< Va bene, tranquillo >> lo rassicurai. Quasi subito i lineamenti duri si sciolsero e tornò il Castiel di sempre.
Continuammo a passeggiare, parlando del più e del meno, dei suoi genitori che erano sempre via, di come avesse conosciuto Lysandro ecc. Ma ogni vota che provava a fare domande sulla mia famiglia tentavo di sviarlo e cambiare il discorso.
Dopo un po' che parlavamo, salimmo le scalette della casetta del guarda spiaggia (stile Baywatch), e decidemmo di sederci lì.
Quando feci per piegarmi, lui mi attirò a sé cingendomi per il bacino e fece adagiare il mio corpo sul suo. Era caldo e mi aiutava a non tremare per il freddo che stava arrivando. Avevo la testa appoggiata sotto al suo mento e lui, intanto, mi aveva circondato con le braccia.
Stavo davvero bene. Per una volta, i miei demoni erano lontani, come se lui mi stesse proteggendo. Avevo il cuore che batteva forte e la pelle d'oca mi invadeva il corpo quando il suo respiro si posava sul mio collo o sulle guance.
<< Sai, devo ammetterlo mocciosa, mi hai colpito >> parlò lui ad un tratto, << mi piace come mi tieni testa e cerci di sfuggirmi. O come mi guardi quando i nostri volti sono a pochi centimetri di distanza... >>.
Mi votai per guardarlo e sapevo di essere rossa in volto. Mi stava per caso dicendo che gli piacevo? Oh cristo. Credevo che le farfalle stessero per uscirmi dalla pancia per quanto forte era la sensazione che provavo.
<< Ecco, tipo adesso. Ed il rossore sulle tue guance... >> il tono di voce si fece più basso e profondo, portò la mano sul mio viso e me lo accarezzò, << e quando sorridi, mi fai venire voglia di assaggiare le tue labbra. Voglio che siano solo mie >>.
Oddio, non riuscivo a spiccicare parola, lo guardavo con il cuore in gola e aspettavo accadesse ciò che in realtà speravo. Si avvicinò ancora di più al mio volto, potevo sentire il profumo delle sue labbra. Le volevo. Le volevo sulle mie, adesso. Volevo assaggiare il loro sapore e perdermi nelle sensazioni che mi davano. Socchiusi gli occhi in attesta... Le nostre bocce si sfiorano...
<< Ma guarda che bel quadretto! >> una voce alle mie spalle ci fece irrigidire entrambi. 
 
 
Angolo autrice: salve ragazzuole! Scusate per il ritardo, ma ho poco tempo ultimamente! Il capitolo non è molto lungo, ma ho ancora tante cose in serbo ;) scusate per gli errori grammaticali, ma sono in vacanza all'estero e qua sono le 4 del mattino! Domani rileggerò il tutto e sistemerò ciò che c'è da sistemare! Intanto spero che la storia vi piaccia :) e grazie a tutte le persone che la stanno leggendo, mi date grande soddisfazione! Un bacio :*  PS: se voleste lasciare qualche recensione con dei consigli, mi farebbe piacere :)

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Capitolo 9
*** Flashback ***


9º CAPITOLO: Flashback
 
 
Fissavo il suo viso incapace di proferire parola o perlomeno intimargli di andarsene: la sua presenza non era di gradimento a nessuno.
Ma l’unica cosa che mi veniva in mente era una citazione che avevo letto tempo fa, e che avevo scrupolosamente riportato nel diario dall’aria antica che custodivo nel comodino accanto al letto.
Ebbene sì! Io avevo un diario. Non era proprio una cosa che ricordava il fatidico “Caro diario, oggi è successo bla bla bla…”. No! In quel libricino raccoglievo citazioni, poesie (anche scritte da me), pensieri notturni e sogni o incubi che ero solita fare. Racchiudeva me stessa, e nessuno avrebbe mai dovuto sapere della sua esistenza: avevo anche trascritto tutto il mio dolore, quasi a volerlo trasferire in quelle piccole pagine color avorio.
Tornando alla citazione in questione, diceva questo:
 
“è una curiosa creatura il passato
ed a guardarlo in viso
si può approdare all’estasi
o alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue lame arrugginite
possono ancora uccidere.”
 
E questo mi riportava alla persona che avevo davanti, solo che lui non poteva ferirmi, non più.
<< Uhh, scusate, ho forse interrotto qualcosa? >> la sua voce risuonava ironica in un modo così fastidioso che dovetti attingere a tutta la mia calma interiore, per non cedere alla tentazione di fargli sparire quel sorrisetto bastardo dalle labbra. E non avrei di certo usato metodi ortodossi.
<< Che cazzo vuoi Dakota? Vattene, nessuno ti vuole qui! >> tuonò Castiel.
Eccolo, si stava arrabbiando. Cosa gli aveva fatto Dake per farsi odiare così tanto?
<< Modera il linguaggio ragazzino, sto dove cavolo mi pare e piace >> rispose Dake a sua volta, << tu piuttosto, bambola, dobbiamo parlare >> continuò lui facendomi un cenno del capo.
“Cosa vorrà adesso?”, non avevo nessuna intenzione di starlo ad ascoltare, le sue parole erano solo bugie. E lo saranno sempre.
Spostai lo sguardo su Castiel  che intanto si era alzato in piedi, per poi passare a guardare il viso di Dakota.
<< Io non ho proprio niente da dirti. Sono stanca delle tue cazzate! Te l’ho detto tempo fa, lasciami in pace Dakota >> risposi, << e smettila di chiamarmi “bambola”, non stiamo più insieme >> continuai.
Feci per afferrare Castiel ed andarmene, ma Dakota non voleva proprio mollare.
<< Bambo…Lorel, lo so che ho sbagliato cazzo! Non ti sto chiedendo di tornare insieme o altro, ma solo di parlare. Non puoi aver dimenticato tutto. Io non l’ho fatto >> il suo tono di voce divenne quasi triste, << non ho dimenticato nemmeno quella notte >> aggiunse.
Spalancai gli occhi, cominciando a temere che potesse dire qualcosa più del dovuto.
Mi girai di nuovo verso il biondo, notando che Castiel mi guardava in cerca di una spiegazione.
Sentii gli occhi pizzicare, non solo per il dolore che stavo riprovando al solo ricordo, ma anche per la rabbia: non doveva permettersi di parlare di quella serata. Era tutta colpa sua. Aveva promesso che mi sarebbe stato accanto, ed invece mi aveva trattata come se fossi stata una qualunque delle sue conquiste.
Avanzai nella sua direzione puntandogli il dito contro, il cuore a mille e la rabbia che mi  guidava.
<< Non ti permettere Dakota, non ti permettere! >> alzai il tono di voce, << Te l’ho già detto: ciò che è successo quella notte non ti riguarda! Hai fatto le tue scelte ed io le mie. Quindi vedi di andare avanti con la tua vita e di uscire una buona volta per tutte dalla mia! >>, quasi urlai.
Mi trovavo a pochi centimetri da lui, e lo fissavo dritto negli occhi, con tutta la determinazione possibile. Lui mi guardava, gli occhi tristi e pieni di … Rimorso? Impossibile. Ma anche se fosse stato così, non avrei mai e poi mai dimenticato.
Girai sui tacchi per tornare dal rosso che aveva di nuovo quello sguardo raggelante, ed ero consapevole che mi avrebbe chiesto una spiegazione. Ma non ce l’avevo. O meglio, non volevo avercela. Quella era una parte del mio passato che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire.
Tutto d’un tratto sentii qualcosa stringermi il polso dove portavo il bracciale, e ritorcerlo, facendo in modo che mi girassi. Dake mi teneva stretta continuando a fissarmi.
<< E questo? Scommetto che a Castiel non hai detto niente, vero?  Chissà cosa penserebbe se lo sapesse >> il suo tono tornò minaccioso. Eccolo, questo era il vero Dakota Williams.
Il cuore per poco non mi uscì in gola, a che gioco stava giocando?
<< Lasciami andare! >> mi divincolai, ma lui strinse la presa << mi fai male! >> il panico si impossessò di me. Non mi piaceva essere toccata lì. Anzi, lo odiavo.
Mentre cercavo di liberarmi, vidi Castiel affiancarmi e spingere con violenza il biondo.
<< Non ti azzardare mai più a toccarla, o te ne pentirai amaramente! >> minacciò il rosso.
Dal canto suo, Dake scoppiò in una risata quasi isterica << sentilo il piccolo Cass, è diventato grande adesso eh? Beh lasciati dire una cosa, esci pure con la mia ragazza per adesso, ma ricorda: tornerò a riprendermela. E tu non potrai farci niente. Non condividerà mai con te ciò che ha condiviso con me >> rise di nuovo, << io la conosco meglio di chiunque altro, e so che non parlerà mai a nessuno del suo passato. L’unico con cui può farlo, sono io >> continuò.
Vidi Cass stringere i pugni e digrignare i denti. Dake non aveva tutti i torti: non ne avrei mai parlato con nessuno di ciò che era successo quella notte. Se lo avessi fatto, sarei stata guardata in modo diverso da tutti, ed io non volevo la compassione di nessuno.
<< Ci rivediamo presto >>, il biondo mi fecce l’occhiolino e se ne andò. Cominciava a spaventarmi, era determinato, troppo. Mi chiedevo che cosa avesse in mente, e fino a che punto volesse arrivare. Cosa avrei fatto  se avesse deciso di raccontare tutto ai miei amici? Al solo pensiero rabbrividii. “No, non può essere così stronzo, non dopo come si è comportato”, pensai tra me e me tentando di convincermi e rassicurarmi.
<< Lorel? >> la voce di Castiel mi fece tornare alla realtà.
<< Mmmh? >> risposi pensierosa.
<< Ti stai mordendo l’unghia da almeno un minuto buono >> continuò lui. Non riuscivo a decifrare il suo sguardo, a cosa stava pensando?
<< Oh … Ehm, scusa >> risposi, << senti, mi dispiace per l’accaduto… >> ripresi non sapendo bene che cos’altro aggiungere.
<< Tu stai bene? >> mi chiese guardandomi di sottecchi.
Se stavo bene? No, non stavo bene: i pezzi del mio cuore che mi ero ostinata così tanto a voler rincollare insieme, si stavano staccando di nuovo. La paura, il panico, l’ansia che Dake potesse fare o dire qualcosa che non doveva, mi stavano attanagliando la mente. Sapevo che non sarei riuscita a pensare a nulla se non a questo.
Decisi di mentire << si si, sto bene, non ti preoccupare >>, distolsi lo sguardo dal suo << direi che sia meglio tornare a casa, non credi? >>. Sperai con tutta me stessa che non mi facesse alcuna domanda.
Lo vidi poco convinto << si, è meglio … >>, rispose lui.
Mi incamminai verso la moto, sentendo che Castiel alle mie spalle faceva lo stesso dopo un momento di esitazione.
Rimanemmo in silenzio per tutta la durata del cammino, e stava diventando opprimente. Non vedevo l’ora di arrivare a casa e buttarmi a letto. Avevo troppi pensieri, e come se non bastasse continuavo a chiedermi ossessivamente a che cosa stava pensando il rosso. Era strano che non dicesse nulla e che non cercasse nemmeno di estorcermi qualche informazione.
Poi, un pensiero mi balenò in testa: forse non mi chiedeva niente perche non voleva sapere niente. Forse si era spaventato e non voleva avere nessun tipo di peso o problema a cui pesare. Ed io ero esattamente tutto ciò. Sentii un dolore lancinante al petto. Si, era così, Castiel non voleva più saperne niente di me, solo che non aveva il coraggio di dirmelo.
“Voglio andare a casa” continuai a ripetermi mentalmente, sapendo che le lacrime non sarebbero tardate ad arrivare.
 
Una volta arrivati, smontai dalla moto e mi diressi verso l’entrata come una scheggia. Volevo stare sola. Sentii Cass chiamarmi, ma non mi voltai, né mi fermai.
Entrai nel grande atrio dove trovai Lys che chiacchierava con Rosa, la quale probabilmente stava per tornare a casa.
<< Hei Lorel … >> mi incalzò Rosa.
Non mi fermai nemmeno sta volta, << scusate, vado a stendermi, non mi sento molto bene. Ci vediamo domani! Notte >> risposi di fretta, fuggendo dai loro sguardi indagatori.
Salii le scale di corsa e mi rifugiai in camera chiudendo a chiave la porta alle mie spalle.
Tirai un sospiro di sollievo, lasciandomi scivolare lungo il legno liscio dell’uscio, quando sentii qualcuno fermarsi davanti ad esso.
<< Lorel aprimi >> la voce del rosso risuonava autoritaria dall’altra parte.
Non avevo intenzione di farlo, non lo avrei fatto entrare. Se voleva parlare, poteva farlo prima. Credo, inoltre, che sotto sotto non volevo che mi dicesse di non voler avere più niente a che fare con me. O almeno che non me lo dicesse proprio quella sera.
<< Va via Castiel, per favore >> quasi lo implorai.
<< Lorel, dannazione, aprimi! >> lo sentii alzare il tono di voce.
“Quel ragazzo ha seriamente bisogno di una camomilla, possibile che si arrabbi sempre?” pensai.
<< Ho bisogno di stare sola >> fu l’unica osa che riuscii a dirgli.
La porta tremò e si udì un colpo: capii che Castiel ci aveva appena sferrato un pugno contro. Mi rannicchiai ancora di più stringendomi le gambe al petto.
<< Allora Dake aveva ragione >> sibilò prima di allontanarsi.
A quelle parole non resistetti più, e scoppiai in fiume di lacrime.
“Lasciatemi in pace … lasciatemi in pace” continuavo a ripetermi in preda ai singhiozzi.
 
 
Mi  risvegliai nel mio letto con un gran mal di testa. Non sapevo nemmeno come ci ero arrivata. Avevo la gola talmente arida che faceva invidia al deserto del Sahara. Mmm e chi si voleva alzare? Ma sapevo che se non lo avessi fatto, molto probabilmente sarei morta di disidratazione.
Guardai lo schermo del telefono: le 2 di notte. “Fantastico” roteai gli occhi. Scostai le coperte e cercai le pantofole, con l’intenzione di scendere in cucina a dissetarmi.
Accesi la luce e mi fermai un attimo a scrutare la mia immagine allo specchio: ero in vestaglia da notte. Sprazzi di immagini in cui mi cambiavo e andavo a letto mi tornarono in mente.
“Oh beh, tanto staranno dormendo tutti, nessuno mi vedrà in vestaglia” pensai.
Aprii la porta e mi incamminai lungo il corridoio. Arrivata in cucina notai che in salotto c’era una luce.
Mi avvicinai cercando di fare il meno rumore possibile: non c’era nessuno, solo la tv accesa che andava senza nessuno a guardarla. “Si saranno dimenticati di spegnerla” pensai “prendo una bottiglietta d’acqua e poi la spengo io” decisi.
Presa la bottiglietta, andai a spegnere la televisione, accorgendomi solo dopo che avrei dovuto accendere la luce del salotto.
<< Uff >> sbuffai e camminai a tentoni, cercando di evitare i vari ostacoli. La fortuna volle che andassi a sbattere contro qualcosa, ovvio. Sembrava fosse un muro, solo che non era duro e non ricordavo ce ne fosse uno nel bel mezzo della stanza. Panico. Che fosse un ladro?
I deboli raggi lunari non mi permettevano di scrutare la figura imponente che mi ritrovavo davanti.
<< A dire il vero, la stavo guardando. La tv intendo >> parlò il presunto ladro.
“Oh sia ringraziato il signore, Gesù e tutti gli altri” pensai sollevata e libera di riprendere fiato.
<< Lys! Mi hai spaventata a morte! >> dissi in tono accusatorio.
Sentii una flebile risatina provenire dal ragazzo << perdonami Lorel, non era mia intenzione >> disse.
<< Tranquillo. Ma che ci fai sveglio a quest’ora? >> chiesi rigirandomi la bottiglia tra le mani.
<< Non riuscivo a dormire. Tu invece? >> m’incalzò.
Gli mostrai la bottiglietta d’acqua << avevo sete >>.
Lo sentii allontanarsi e poco dopo la tv riprese vita.
<< Hai sonno? >> chiese lui.
<< A dire il vero, mi è passato. Sai, per poco non morivo di infarto >> sorrisi volendo farlo sentire un po’ in colpa.
<< Oh dai haha la solita tragica! In questo caso, ti va di guardare un po’ di televisione? >> propose.
Tanto sapevo che non mi sarei riaddormentata facilmente e la notte era lunga.
<< Si, perche no? >> accettai di buon grado.
Restammo davanti alla tv a parlare e prendere in giro i concorrenti di alcuni tv show per non so quanto tempo, sgranocchiando snack ed ingozzandoci di gelato. Lys riusciva sempre a farmi sentire così calma e tranquilla. La sua presenza riusciva a donarmi serenità. Non so com’era possibile, ma anche per questo mi era sempre piaciuto averlo intorno. Ma nemmeno lui poteva fare molto contro i miei demoni.
D’un tratto si fece serio << Sai, prima Cass mi ha detto che avete incontrato Dakota >>.
“Oh no, non anche tu ti prego” mi sforzai di stare calma.
<< Si, non è successo nulla di ché. Sai com’è fatto Dake, deve sempre provocare qualcuno >> risposi io.
<< Lorel … Lo sai che con me puoi parlare di tutto. Dai, ormai pensavo l’avessimo superata questa fase. Di me ti puoi fidare >> il suo tono era dolce e sincero, come lui.
Il problema è che non sapeva tutto: dopo che si era trasferito con i suoi genitori, le mie giornate erano diventate sempre più grigie. Mi ero detta che almeno avevo ancora Dake, ma non era così. Mi ero solo illusa di poterlo migliorare, di poter essere per lui la luce nelle tenebre e che poi lui, per me, diventasse lo stesso. Ma non è stato così. Lo detesto per ciò che mi ha fatto, questo sì, solo che non è sempre stato un idiota: c’erano dei momenti in cui credevo che lo avrei persino potuto amare, ma ero solo una sciocca ragazzina. Siamo stati insieme per due anni, ed il più delle volte stavo anche “bene”. Poi, dopo il trasferimento di Lys, le cose avevano cominciato a degenerare. Ed è proprio questo che non voglio che lui sappia. Né di quella notte.
<< Lo so Lys, e ti ringrazio, ma non c’è proprio niente di cui parlare. Io sto bene, davvero! Non so che cosa ti abbia detto Castiel, ma non ti devi preoccupare >> spiegai tentando di essere convincente.
<< Allora che cosa intendeva Dakota quando ha detto che non ha dimenticato cos’è successo quella notte? >> ecco, potevo considerarmi fregata.
Addio alla faccia da poker, non riuscivo proprio a fingere di non provare dolore a quel ricordo. Istintivamente mi portai la mano attorno al bracciale argenteo. Ma il mio gesto non passò inosservato.
<< Perché lo porti sempre? Non ti ho mai visto senza >> disse cercando una spiegazione sul mio volto.
<< E’ un cimelio di famiglia … >> mentii spudoratamente. E lì mi fregai, perché Lys sapeva quando mentivo. Eravamo praticamente cresciuti insieme, non potevo nascondergli nulla o almeno non a lungo.
<< Lorel dammi la mano >> disse porgendomi la sua.
<< Sono stanca, vado a letto. Scusami >> mi alzai pronta alla fuga.
<< Lorel fammi vedere cazzo! Smettila di fuggire da tutto e tutti! >> non lo avevo mai sentito parlare così: di solito era sempre calmo e pacato, invece adesso sembrava arrabbiato e frustrato.
<< Tu non puoi capire, nessuno può. Quindi è inutile parlarne >> mi incamminai verso la mia stanza, sperando che non tentasse di seguirmi. Ma purtroppo la fortuna non è mai dalla mia parte: ero davanti alla porta, quando Lys mi avvolse tra le sue braccia.
<< Lorel … Tu sei importante per me, lo sei sempre stata. Non scappare anche da me, lascia che ti aiuti. Te ne prego >> sussurrò contro il mio orecchio.
Scoppiai in lacrime. Nessuno poteva aiutarmi, nessuno! Perche non volevano capirlo? Perché si ostinavano a volerne parlare facendomi così ricordare quei momenti orribili?
<< Shh va tutto bene, sono qui Lorel, sono qui >> disse cullandomi tra le sue braccia, << vieni, ti porto a letto >> continuò senza sciogliere l’abbraccio.
Aprii la porta e andammo a sederci sul mio letto. Non sapevo che intenzioni avesse, se restare a dormire con me come quella notte della festa, o solo assicurarsi che non piangessi più. Certe volte anche Lys era imprevedibile, per quanto bene potessi conoscerlo.
Mi asciugai le lacrime, tentando di riprendere un po’ di autocontrollo.
<< Ora sto bene Lys, non ti preoccupare. Va pure a letto >> ruppi il silenzio.
Lui mi guardò negli occhi, tentando di scrutare non so che cosa. E come detto prima, fece una cosa che non mi aspettavo: con la mano mi accarezzò la guancia, provocandomi dei piccoli brividi lungo la schiena. Io ricambiai il suo sguardo, non sapendo bene come comportarmi in quella situazione.
<< Mi ricordo di una Lorel vivace, allegra, che solo starle vicino ti cambiava la giornata. Certo aveva anche lei i suoi giorni bui, ma non perdeva mai quella luce negli occhi che ora, invece, è flebile come i deboli raggi lunari. Vorrei rivederla sorridere come un tempo, se pur la malinconia ti dona comunque. Ma il sorriso che aveva, era un qualcosa di unico. E mi sentivo fortunato a poterne avere visione. Riportalo sul tuo volto, ci siamo noi ora >> disse e mi porto il pollice sulle labbra, accarezzandole.
Non ero imbarazzata. Non lo so, c’era qualcosa di così puro nelle sue parole e gesti.
Feci per dire qualcosa, ma rimasi solo con la bocca socchiusa. Lui sorrise e mi diede un bacio delicato sulla fronte. Chiusi gli occhi inspirando il suo profumo che ricordava vagamente la vaniglia.
<< Buonanotte Lorel >> mi sussurrò, alzandosi dal letto per poi uscire dalla stanza.
Rimasi immobile. Ero confusa. Possibile che provassi qualcosa anche per Lys?
“Che stupida che sono! È solo perché non lo vedevo da molto. Sarà che non sono più abituata ad averlo vicino. Devo smetterla di farmi questi stupidi pensieri. Comincio a pensare di essere pazza” rimuginai tra me e me, sentendomi una vera idiota.
Scacciai tutti i pensieri e tornai a letto.
 
 
<< Lorel … Lorel! Avanti, svegliati dormigliona! >> sentii una voce femminile in lontananza. Mmm chi è che mi stava svegliando?
<< È ancora presto … Mmmh lasciatemi dormire >> supplicai chiunque ci fosse.
<< Ma sentila! Svegliati pigronaaa! >> disse in risposta la donna misteriosa, cominciando a scuotermi.
Aprii gli occhi malvolentieri e … << Rosa? Mmm che ci fai qui? Ma che ore sono? >> chiesi portandomi una mano agli occhi per proteggermi dai raggi solari che filtravano dalla finestra. Probabilmente Rosalya aveva scostato le tende per cercare di svegliarmi.
<< È ora di alzarsi! E anche di raccontarmi cos’è successo ieri da farti scappare in quel modo. Cos’ha fatto Castiel? >> chiese con gli occhi che sprizzavano curiosità, <>.
Scostai le coperte per andare in bagno a lavarmi il viso, << Castiel non ha fatto niente, davvero. È una lunga storia >> dissi una volta raggiunto il bagno.
Rosa si avvicinò con un sorrisetto beffardo << bene, perché io ho tutto il tempo del mondo >>.
Fantastico. Non avevo le forze per controbattere, ero ancora frastornata dal sonno.
<< Va bene, va bene. Mi lavo e arrivo >> mi arresi.
Feci tutto ciò che dovevo fare in bagno, mi cambiai, rifeci il letto ed infine assecondai la richiesta di Rosalya. Le raccontai di cos’era successo con Cass prima che arrivasse Dake e di cosa era successo dopo. Omessi certe cose, poiché non volevo che mi chiedesse anche lei del mio passato. Le dissi soltanto che penavo Dake volesse tornassimo insieme e che non accettava nessun tipo di rifiuto. Le dissi anche che lo avevamo incontrato la sera della festa organizzata dai ragazzi.
<< Allora, numero uno: Dakota ti sta stalkerando? Numero due: cos’hai intenzione di fare con Castiel? Numero tre: almeno è carino questo Dake? E come mai vi siete lasciati? >> mi chiese numerando le domande con le dita.
<< Non so se mi stia stalkerando, ma sarebbe davvero inquietante. Con Castiel non farò nulla, siamo amici >> la vidi roteare gli occhi e poi tornare a concentrarsi sulle mie parole << e si, è carino. Penso che se mi stia davvero seguendo, lo vedrai presto anche tu haha >> scherzai << comunque la storia è un po’ complicata >> tornai seria.
<< Beh io sono brava ad ascoltare >> mi incoraggiò con un sorriso. Oh al diavolo! Potevo anche raccontarle qualcosa, non era mica un segreto di stato perché ci fossimo lasciati. Era quello che è successo dopo che doveva esserlo.
<< Allora, mmm da dove comincio? >> mi chiesi.
<< Comincia con il raccontarmi come vi siete conosciuti >> il sorriso che aveva si allargò.
<< Uhm, okay! Andavamo a scuola insieme. Lui era più grande di me, di tre anni. Il classico giocatore di football, amico di tutti a scuola ed “acclamato dalle ragazze” >> risposi imitando le virgolette con le dita << non ci eravamo mai parlati direttamente, ma a volte lo beccavo a guardarmi durante le pause. Non sapevo esattamente che cosa pensare, quindi avevo fatto finta di niente. Finché un giorno non mi ero svegliata presto per andare a fare una passeggiata lungo spiaggia, aspettando l’alba. Ero seduta per i fatti miei, quando ho visto questo ragazzo uscire dall’acqua con una tavola da surf: non sapevo come, non sapevo perché, ma è venuto dritto nella mia direzione dicendo semplicemente “ciao”, come se mi conoscesse da una vita >>.
 
FLASHBACK:
<< Ciao >> mi salutò il ragazzo appena uscito dall’acqua. Era davvero bello, con un fisico atletico,pelle abbronzata, occhi azzurri, capelli biondi e sorriso mozzafiato.
<< Ehm ciao! >> risposi un po’ confusa.
<< Mi chiamo Dakota Williams, piacere. Siamo a scuola insieme, non so se ricordi… >> continuò lui sorridendo.
Come potevo non ricordarmene? Penso fosse il ragazzo più bello della scuola, o almeno così si diceva.
<< Oh, si si… Piacere Lorel Pierce >> sorrisi a mia volta.
<< Mmm allora Lorel Pierce, che ci fai qui a quest’ora? >> incalzò il biondo.
<< Beh, potrei chiedere lo stesso a te! Non è un po’ fredda l’acqua a quest’ora? >> chiesi io.
Lui si sedette accanto a me e disse << mi stavi per caso spiando? >>, l’espressione seria.
Mi allarmai e sentii le guance cominciare ad arrossarsi << ehm no! Io non … >> replicai balbettando.
Lo vidi scoppiare a ridere << haha stavo scherzando! Anche se non mi dispiacerebbe essere spiato da te Lorel Pierce >> mi fecce l’occhiolino.
<< Haha sul serio? E questa da dove l’hai presa? >> risi a mia volta.
<< Lo ammetto, mi è uscita un po’ male! >> riprese sorridendo << mi piace venire qui a quest’ora: non c’è nessuno ed il vento è assente, quindi mi permette di surfare meglio. E poi, l’alba è uno spettacolo da non perdere >>.
 
PRESENTE
<< Non so perché, ma mi colpì subito. Passammo la restante mattinata a chiacchierare. Era simpatico ed estroverso. Non si faceva problemi a parlare di sé o delle sue passioni, e questo mi piaceva. Cominciammo a passare più tempo insieme, ad uscire ecc … Una cosa tira l’altra e ci siamo messi insieme >> sorrisi al ricordo. Dakota mi piaceva davvero, mi faceva stare bene: era dolce, gentile, mi faceva sentire viva.
<< Wow sembra il ragazzo dei sogni >> mi interruppe Rosa.
<< Già, lo credevo anche io … I giorni passavano ed intanto Lys e Dake si erano conosciuti. Uscivamo spesso tutti e tre. Dopo un anno che stavamo insieme, Lys ha dovuto trasferirsi. Eravamo molto legati, praticamente siamo cresciuti insieme. Quindi la sua partenza mi aveva devastato. Stavo anche passando un brutto periodo a causa di alcuni disguidi con la mia famiglia >> raccontai con quanta disinvoltura potevo << le cose con Dake avevano cominciato ad andare male: andavamo a feste con alcuni amici, ma io finivo per farmi prendere la mano e mi ubriacavo spesso. Me ne vergogno ancora adesso, ma mi sembrava una buona soluzione ai miei problemi, non avrei più pensato a niente >> ripresi fiato, calando pian piano in una sorta di malinconia << Dake si arrabbiava molto quelle sere, ma io non gli davo retta. Così ha cominciato a fregarsene e a bere anche lui. Litigavamo spesso, lui era geloso e possessivo. Ma infondo potevo anche capirlo: non ero me stessa. E nemmeno lui: mi diceva cose orribili, e poi quando si calmava mi chiedeva scusa. Ma io non riuscivo a dimenticare ed andare avanti >> mi fermai un attimo per dosare bene le parole << un giorno, le cose a casa avevano degenerato, ed io avevo disperatamente bisogno di parlare  con qualcuno. Lys non c’era e la persona che mi era più acanto era proprio Dakota. Gliene parlai, gli raccontai tutto. E per me non è facile parlarne, nemmeno ora. Comunque le cose da quel momento sembrarono andare meglio, mi sentivo più legata a lui. Finché una sera… >>
 
FLASHBACK
“Ma dove si è cacciato Dake?” pensai mentre salivo le scale della casa di Melissa, la ragazza che aveva organizzato la festa a cui eravamo. Ero abbastanza ubriaca e barcollavo un po’.
Qualcosa, però, attirò la mia attenzione: avvicinandomi ad una delle porte del piano superiore, mi sembrò di sentire una voce familiare. Sbirciai dalla fessura, poiché la porta era solo socchiusa, e ciò che vidi, mi devastò come niente aveva mai fatto. Non riuscivo a crederci, mi mancava il fiato: Melissa aveva appena spinto Dake sul letto e lo aveva baciato.
Gli occhi si riempirono di lacrime ed il cuore si spezzò. Non feci nulla. Non volevo fare nulla, me ne andai senza dire niente. Attraversai la casa affollata di gente ubriaca che si strusciava l’una contro l’altra e semplicemente sparii senza dire niente a nessuno. Non ero lucida, non sapevo cosa fare. Continuai a camminare senza sosta. “Come ha potuto farmi questo? Io gli avevo dato tutta me stessa”.
 
PRESENTE
<< Dake mi chiamò ogni giorno, ma non risposi: cancellavo direttamente i suoi messaggi, senza nemmeno aprirli. Si presentava alla porta di casa, ma non gli aprivo. Avevo smesso di andare a scuola e cinque mesi dopo, ci siamo trasferiti >> non le raccontai tutto. Non le dissi cos’altro era successo quella sera e cosa avevo fatto in quei cinque mesi.
<< Mi dispiace davvero tanto Lorel. Non oso immaginare come tu ti sia sentita >> riprese a parlare anche Rosa, << ma cinque mesi senza andare a scuola? Voglio dire, che hai fatto in quel lasso di tempo? >>.
Ormai mentire era la mia specialità << sono andata a trovare dei parenti in montagna, e sono rimasta là con loro >>.
<< Capisco … >> Rosa abbassò lo sguardo per un momento << ma sappi che se hai bisogno di parlare, io ci sono sempre. Mi sono affezionata a te, non ho mai trovato nessuna con cui essere in sintonia, come lo sono con te. Non voglio vederti stare male >> alzò lo sguardo e mi passo un pollice vicino all’occhio gonfio per le lacrime della notte.
Spalancai gli occhi sorpresa << Grazie Rosa, conta molto per me >> la strinsi in un abbraccio talmente forte che ebbi paura di averla soffocata.
<< Comunque ero venuta svegliarti perché avevo portato la colazione! Brioches, crafen e waffles! Quinsi muovi il culo e vestiti >> mi sorrise sciogliendo l’abbraccio.
In quel momento il mio stomaco brontolò << credo proprio che ubbidirò >> e scoppiammo a ridere.
 
Mi vestii con una felpa e dei pantaloncini, una coda disordinata ed ero pronta!
<< Molto sexy >> replicò rosa trattenendo una risata.
<< Che c’è? È domenica mattina infine! >> risposi fingendomi offesa.
Scendemmo le scale, quando arrivate all’atrio udimmo il campanello suonare. Lys andò ad aprire, mentre io e Rosa ci fermammo sulle scale.
Lysandro aprì la porta e ci si presentò sulla soglia una ragazza mozzafiato: lunghi capelli color bronzo, occhi di un verde acceso, labbra rosate e pelle abbronzata. Indossava un vestito azzurro, aderente e degno di una star di Hollywood. Corpo perfetto, ovviamente. Portava con sé una valigia abbastanza grande. “Una valigia … ?” pensai scambiando un’occhiata a Rosa.
<< C’è Castiel in casa? >> chiese lei.
Il mio cuore ebbe un sussulto.
 
 
AGOLO AUTRICE: salve a tutti! Scusate per il ritardo, ma tra una cosa e l’altra sono riuscita a pubblicare solo adesso :) spero il capitolo vi sia piaciuto, e scusate per gli errori di battitura, correggerò appena posso! Intanto, mi farebbe piacere ricevere qualche vostra recensione, con dei consigli per migliorare sempre di più. Vi ringrazio per quelli precedenti, mi sono stati molto d’aiuto :) ci vediamo al prossimo capitolo, ho in serbo molto altro ;) un bacio!

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Capitolo 10
*** GELOSIA ***


                                              10 CAPITOLO: Gelosia




Quella ragazza mozzafiato stava cercando Castiel. Cominciavo a perdere l’appetito ed il groppo in gola non mi aiutava affatto.
<< Ciao anche a te Cassandra! >> esordì Lysandro sorridendole.
<< Oh, scusami Lys, sono imperdonabile! Come stai? >> squittì lei.
<< Tutto bene, grazie. Ti presento Rosalya e Lorel, quest’ultima è diventata una nostra coinquilina >> aggiunse Lys facendole strada dentro alla villa.
<< Piacere di conoscervi Rosalya e Lorel, io mi chiamo Cassandra e spero avremo occasione di conoscerci presto >> sorrise ad entrambe.
Non sembrava tanto male, e questo mi mandava ancora più in ansia. Che fosse la sua ragazza? Poi, conosceva anche Lysandro.
<< Il piacere è nostro >> dicemmo all’unisono, per poi scambiarci un’occhiata d’intesa. Ergo: dobbiamo scoprire chi è.
<< Non ci credo! Cassandra! >> si udì Castiel alle nostre spalle. Sembrava entusiasta della sua presenza: le corse incontro abbracciandola con forza. Ecco, ora i crampi della gelosia mi stavano distruggendo lo stomaco. Sembravano molto “affiatati”.
<< Cassy! È bello rivederti, mi sei mancato >> disse lei gesticolando.
“Cassy”? Miseria ladra, erano molto più intimi di quanto pensassi!
<< Eddai, non chiamarmi così >> sbuffo il rosso.
<< Che c’è, sei troppo cresciuto perché io possa chiamarti Cassy? Eppure da bambini non ti lamentavi ... Cassy! >> gli fece l’occhiolino.
Quindi si conoscono da quando erano piccoli. Primo mistero, svelato.
<< Non fate caso a ciò che dice, in questi anni si è rincoglionita >> disse Castiel rivolto a me e Rosa. Cassandra scoppiò a ridere << il solito! Allora, c’è sempre una camera per la tua vecchia amica rincoglionita? >> chiese lei.
<< Sempre >> rispose “Cassy” sorridendo << però la “tua” è occupata, ti aiuto a portare i bagagli in quella di fronte a Lysandro >>.
<< Oh beh, posso sempre dormire in camera con te! O sei troppo cresciuto anche per questo? >> replicò lei facendogli la linguaccia.
“Okay, mantieni la calma Lorel, sta solo scherzando” pensai mentalmente. Mi accorsi solo dopo di stare stritolando l’orlo della felpa. Sì, ero dannatamente gelosa.
<< Le persone qui presenti potrebbero pensare male, ovvero che sei una maniaca pervertita >> la prese in giro il rosso.
Continuarono così per un po’, finche lui non l’accompagnò nella sua stanza.
Bramavo dalla voglia di seguirli per impedire qualsiasi cosa potesse succedere. Ma non ero la sua ragazza, non ero niente. Dunque poteva fare qualsiasi cosa lui volesse. Dovevo arrendermi a quell’idea. Tentai invano di cancellare la fastidiosa sensazione che provavo allo stomaco.
<< Vieni, dobbiamo parlare >> fu Rosalya ad interrompere il flusso dei miei pensieri. Mi prese il braccio trascinandomi via con lei, per poi dirigersi in salotto. Mi accorsi che Lysandro ci guardava incuriosito.
<< Okay, questa proprio non ci voleva! >> incalzò Rosa.
<< Di cosa stai parlando? >> chiesi, non capendo a cosa si riferisse.
<< Stai scherzando, vero? Proprio quando devi decidere che cosa fare con Castiel, salta fuori questa bomba sexy! Okay, niente panico, devo pensare a qualcosa >> disse mettendosi le dita sulle tempie e cominciando a massaggiarsele. Sembrava fosse più agitata di me.
<< A me sembra che qui, l’unica ad essere andata in panico sia tu >> sghignazzai.
<< Ma per favore! Credi che non abbia visto come ti stritolavi la felpa? Oppure lo sguardo omicida che avevi quando si sono abbracciati? >> replicò lei.
<< Touché >> ammisi imbarazzata.
<< Ho trovato! >> esordì lei, << tra una settimana è il compleanno di Castiel, e si dà il caso che i miei genitori posseggano uno shalé in montagna! E questo cosa vuol dire? Che farò di tutto per mettere te e Cass in camera insieme! Inviterò anche gli altri, così sarà divertente. Cosa ne pensi?? >> il suo sguardo divenne sempre più luminoso.
Dovevo ammettere che la sua proposta mi aveva dato speranza.
<< Io ci sto! Grazie Rosa, grazie >> dissi entusiasta, stritolandola di nuovo in un abbraccio.



La mattinata passò abbastanza in fretta e fortunatamente Rosa mi tenne impegnata con i preparativi del il prossimo week end, non lasciando spazio alle mie innumerevoli paranoie.
<< Direi che la cosa sia abbastanza semplice: sicuramente non inviterò la bomba sexy >> disse, ma io la interruppi.
<< Puoi smetterla di chiamarla così? >> tuonai infastidita.
<< Oh oh oh, ed ecco a voi miss “non sono gelosa”, eh? >> ridacchiò lei prendendomi spudoratamente in giro. Di risposta misi il broncio. Mi guardò tentando di trattenere una risata, ma la cosa non le riusciva molto bene.
<< Oh suvvia Lorel! Ma come siamo permalose >> ghignò, << comunque stavo dicendo che sicuramente non inviterò la bomb ... Ehm Cassandra >> la fulminai con lo sguardo, << e metterò in camera insieme voi due! Così dovrete parlarvi per forza, ed io avrò un’occasione per portarti a comprare qualche completino sexy per il nostro uomo >> le si illuminarono gli occhi.
<< Perché? La mia tenuta domenicale non può andar bene? >> ribadii io << non sono tremendamente sexy con i calzettoni? Io trovo che siano sublimi! >> continuai.
Lei non si trattenne e scoppiò di nuovo in una risata contagiosa, << Certo, se il tuo scopo era quello di assomigliare a Pippi calze lunghe, ci sei riuscita benissimo. Complimenti! >>.
<< Grazie, grazie >> dissi inchinandomi con un gesto teatrale. << Un momento però! >> ripresi, assumendo un’espressione di puro terrore in viso.
Rosa si allarmò << Cosa? Che c’è? >>.
La guardai spalancando gli occhi come una pazza << È il compleanno di Castiel tra una settimana, ed io non so che cosa regalargli! >> portai le mani al volto, facendole poi strisciare contro le guance.
<< Tu mi manderai sottoterra uno di questi giorni, me lo sento! >> si disperò, << non spaventarmi mai più per cose del genere >> mi fulminò, << comunque, c’è da dire che sei fortunata ad avere un’amica come me! Si dà il caso che io conosca praticamente tutti i negozi della città, troveremo sicuramente qualcosa che gli si addica! >>.
<< Si ma non mi viene in mente assolutamente niente! >> mi lamentai.
<< Uhm, che ne dici di un paio di guanti, una sciarpa ed un berretto? Infine sta arrivando l’inverno, gli potrebbero far comodo! >> propose.
<< Ma si, certo! Sarebbe perfetto, Rosalya sei un genio! >> esordii entusiasta.
<< Me lo dicono in molti >> alzò il mento sorridendo, con un’espressione compiaciuta in volto.
Le sorrisi di rimando. Quella ragazza mi faceva morire dalle risate, sapeva come tirarmi su il morale.
Mentre decidevamo dove saremmo andate a comprare il regalo per Castiel lunedì pomeriggio dopo scuola, qualcuno si stava avvicinando al salotto in stile vittoriano (con dettagli moderni) in cui ci trovavamo: Castiel e Cassandra. Lei si era cambiata ed ora indossava un paio di pantaloni neri in pelle che le mettevano in risalto le lunghe gambe magre, una magliettina grigio cenere che le aderiva perfettamente al seno prosperoso, il tutto abbinato a degli anfibi neri e ad un giubottino in pelle. “Wow”, pensai guardandola, “sembra pronta per un appuntamento” mi rattristai. Castiel doveva aver notato il mio cambiamento d’umore, poiché mi fissò intensamente, come a volermi leggere nel pensiero. Voleva sapere se la presenza di Cassandra mi aveva scombussolata? Beh sì, era così! Ma non glielo avrei mai detto.
<< Noi andiamo a farci un giro in moto e probabilmente passeremo vicino al ristornate cinese, a qualcuno va di mangiarlo stasera? >> parlò infine il rosso.
“Loro andavano a fare cosa, con che cosa???”, pensai allarmata: ciò stava a significare che lei gli sarebbe stata avvinghiata per tutto il tragitto. Ansia. Dovevo intervenire. Ma non sapevo come.
Per questo genere di cose, la mente diabolica di Rosa avrebbe sicuramente sfornato qualcosa di geniale: le avrei chiesto un consiglio più tardi.
Tutti acconsentirono a mangiare cinese. Notai che Castiel, prima di andarsene, mi lanciò una lunga occhiata, per poi sparire dietro alla porta con quella sua “amica”.
Più passava il tempo, e più mi chiedevo che cosa stessero facendo e perché non erano ancora tornati. Mille domande avevano cominciato ad insediare la mia povera mente. In un angolino remoto, avevo anche rinchiuso ciò che era successo meno di una settimana fa con i miei genitori. Ma sapevo che la cosa non poteva durare a lungo: prima o poi avrei dovuto affrontare la realtà, qualunque essa sarebbe stata, solo non ero ancora pronta. Per questo preferivo attendere e concentrarmi su altro. Non avevo le forze per altre dispute familiari, e temevo di ricadere in vecchie abitudini. Aspettavo solo il momento giusto. Sempre che ce ne fosse uno.
Nel frattempo stavo girando per casa, non riuscendo a stare ferma per l’ansia, quando mi imbattei in una porta che prima non avevo notato: era nera, con varie decorazioni intagliate a mano. Si trovava in fondo al lunghissimo corridoio dove erano collocate la mia stanza, quella di Castiel ed altre ancora. Era completamente diversa dal resto delle porte della casa.
Tentai di aprirla, incuriosita, ma invano: era chiusa a chiave. “Strano”, pensai. La mia curiosità stava raggiungendo picchi elevatissimi, ma non potevo farci niente, se non chiedere a Lysandro che cosa contenesse al suo interno.
Mi diressi giù per le scale, in cerca di risposte. Raggiunsi Rosalya e Lys che erano intenti a chiacchierare, e mi sedetti accanto alla mia amica.
<< Uhm, senti Lys ... >> tentai di assumere un’aria innocente, mentre lui spostò il suo sguardo su di me. << Dimmi Lorel >> sorrise.
<< Prima, mentre andavo in camera, ho notato che infondo al corridoio c’è una porta diversa da tutte le altre. Tu sai per caso che c’è dentro? >> al diavolo la discrezione.
Il suo sguardo era cambiato, come se non sapesse che cosa rispondere alla domanda.
<< Un pianoforte >> disse semplicemente.
“Un pianoforte? E chi tiene un pianoforte rinchiuso all’interno di una stanza? A meno ché non sia ricoperto di diamanti” pensai tra me e me.
Vedevo che non voleva parlarne, così cambiai discorso. Parlammo del più e del meno, delle vacanze natalizie, della scuola, ed infine anche del week end che Rosa voleva organizzare per festeggiare il compleanno di Castiel.



Un bel po’ di tempo dopo, mentre a me sembrava fosse passata un’eternità, Cassandra e Castiel fecero ritorno con la cena. Percepii un grande sollievo nel vederlo, ma fu subito spazzato via dalle inevitabili paranoie che mi assalirono: dov’erano stati? Cosa avevano fatto? Lui la ama?
“Dio come sono patetica” storsi le labbra in una smorfia, che evidentemente non passò inosservata a qualcuno: Cass mi stava di nuovo fissando. Mi affrettai a distogliere lo sguardo, e seguii Lysandro e Rosalya in cucina.
<< Al cibo ci pensiamo noi, tu intanto potresti preparare il tavolo? >> mi chiese Rosa cercando dei piatti nelle credenze.
<< Certo >> acconsentii e mi diressi in sala da pranzo.
Mentre cercavo le tovaglie in uno degli armadietti dell’immensa sala, una voce mi colse alla sprovvista. << Terzo cassetto a destra >> disse Castiel materializzandosi dal nulla.
Annuii senza dire niente e cercai dove mi aveva appena indicato. Tirai fuori una tovaglia rossa come i suoi capelli, e trattenni a stento una risata. “Sto impazzendo, me lo sento: adesso rido anche per una tovaglia”.
Mi girai per tornare al tavolo ed apparecchiare. Castiel teneva in mano forchette e coltelli, attendendo che stendessi l’oggetto della mia iniziale pazzia.
Una volta coperto il tavolo mi offrii di sistemare le forchette, mentre lui pensava ai coltelli. Mancava un ultimo posto. Stavo poggiando la forchetta quando sentii qualcuno alle mie spalle, il respiro caldo ed il solito profumo inebriante. Il petto del rosso spingeva contro la mia schiena, il viso era all’altezza del mio collo, ed il suo corpo andava quasi a circondarmi. Rimasi immobile, con la forchetta ancora stretta sul tavolo. Lui, come se nulla fosse, poggiò l’ultimo coltello accanto ad essa e mise la sua mano sulla mia. D’istinto mollai la presa e lasciai che me la avvolgesse. Ero più che patetica, bastava un suo gesto perché andassi in tilt.
Non resistetti più, ed incrociai il suo sguardo: non so bene cosa volessero dirmi i suoi occhi, ma erano ipnotici e non riuscivo a fare a meno di sprofondarci dentro. Inconsciamente socchiusi le labbra, come se mi aspettassi una sorta di bacio da film, in cui l’uno non riesce a resistere all’altra.
Ci scambiammo ancora qualche occhiata, in un silenzio tombale, quando mi resi conto solo all’ultimo secondo di ciò che stavo per fare: lo afferrai per il braccio con la mano libera e tirandolo a me, poggiai le mie labbra sulle sue. Sorpresi anche me stessa quando con la punta della lingua cercai di farmi spazio per incontrare la sua. Non trovai alcuna resistenza , forse solo dello stupore per un gesto così inaspettato. Ero riuscita a stupire Castiel Evans, e non è una cosa da poco.
Le nostre lingue si persero in una danza frenetica, toccandosi, fuggendo, rincorrendosi. I respiri erano affannosi ed i miei pensieri ancora più confusi.
Il momento fu interrotto dalle voci che ci stavano raggiungendo. Cass si stacco da me. Una nuova luce gli risplendeva negli occhi, o forse avevo solo cominciato ad avere le allucinazioni. Ma di una cosa ero sicura: doveva essere confuso quanto me.
Mi schiarii la voce e feci per prendere posto una volta che gli altri ci avevano raggiunto. Stranamente il rosso non era andato a sedersi accanto a Cassandra, ma vicino a me.


Durante cena, la stramaledetta “bomba sexy” continuava a parlare con Castiel, riuscendo a farlo ridere e distraendolo completamente da me. L’unica cosa che volevo in quel momento erano le sue attenzioni. E dire che prima tentavo di tenerlo a debita distanza. Più o meno.
Non avevo quasi toccato cibo, ed era grave dato che la cucina cinese era una delle mie preferite. Continuavo a rigirarmi i pezzi di pollo saltati alla piastra sulla forchetta. Ogni tanto facevo qualche boccone per non destare sospetti, ma la gelosia mi aveva completamente chiuso lo stomaco.
Con la coda dell’occhio tentai di spiare Castiel, giusto in tempo per accorgermi che stava posando la sua mano sulla mia coscia. Sussultai, sbattendo l’altra gamba contro il tavolo.
Fortunatamente i nostri amici erano tutti dall’altra parte, e dunque non potevano vedere il suo gesto. Ma io si, lo vedevo benissimo. Fatalmente il destino voleva che quella sera indossassi dei pantaloncini cortissimi della tuta. La sua mano continuò a salire, fino ad arrivare all’elastico. Scioccata dalla sua sfacciataggine tentai di scacciarlo, ma senza risultato. Intanto le sue labbra si era piegate in un sorriso malizioso e cosciente dell’effetto che mi faceva, pure se cercavo di non darlo a vedere.
Alla fine, per fare in modo che non cercasse di intrufolarsi di nuovo nel mio pigiama, gli tenni la mano stretta sulla mia gamba. La cosa sorprendente è che non aveva dato alcun cenno di volerla togliere, anzi, ogni tanto mi disegnava dei piccoli cerchi sulla pelle. Laddove passavano le sue dita, era come se lasciassero dei segni infuocati. Sembravamo quasi due fidanzati ... mano nella mano ... “No! Fermati Lorel, non puoi pensare questo. Ti farai del male da sola” e rieccola la mia fastidiosa vocina interiore.
Da un lato sapevo che non aveva tutti i torti, insomma è Castiel: chi mi dice che non faccia così con tutte? Probabilmente avrà fatto la stessa scenetta con Cassandra mentre erano fuori.
Quel pensiero mi demoralizzò totalmente. Non sapevo a cosa credere, dovevo chiedergli spiegazioni il più presto possibile. Dovevo sapere che cosa ero io per lui. Ed in che rapporti è con la bellissima ragazza dagli occhi cristallini seduta difronte a lui. Dovevo solo trovare il coraggio di fare questo passo. Perché si sa, è più facile vivere nell’ignoranza delle cose, che cercare di accettare la verità. Ed io non so se sono cosi forte da riuscirci.


Poco dopo aver cenato, mi congedai per andare a letto. Ero stanca e volevo solo dormire.
Rosa tornò a casa, mentre Cass, Lys e Cassandra rimasero in salotto a guardare un film. Non avevo nemmeno le forze per pensare a loro due, insieme, sul divano. Avrei voluto che mi seguisse di sopra, come era solito fare, ma a quanto pare aveva altre priorità. “È anche vero che non posso pretendere nulla da lui, infondo non siamo niente io e lui”.
Sfinita dai pensieri, mi persi presto in un sonno profondo e popolato da i miei incubi peggiori.



Mi svegliai annaspando, come in cerca di qualcosa cui aggrapparmi. Ma non c’era niente. Ero sola.
Mi passai una mano sul viso, tentando di calmare i battiti irregolari. Più cercavo di tranquillizzarmi e più sentivo il bisogno di andare da Castiel. Riusciva a farmi sentire serena, quando non era uno stronzo egocentrico ed arrogante. Mi lasciai trasportare da quei pensieri, non accorgendomi nemmeno che ero già con la mano pronta ad aprire la porta. Girai il pomello e mi feci coraggio. Certo, le due del mattino non è un buon orario per svegliare qualcuno, ma avevo bisogno di vederlo.
Attraversai il corridoio e mi ritrovai dinanzi alla sua porta. Stavo cominciando ad avere dei ripensamenti: e se poi mi avesse di nuovo ignorata come se niente fosse successo? E se avesse capito che ero andata a cercarlo perché avevo bisogno della sua presenza? Finché non fossi stata sicura dei suoi sentimenti per me, avrei dovuto astenermi da questo tipo di cose.
Così girai i tacchi e tornai verso camera mia. Stavo per richiudere la porta, quando sentii quella del rosso aprirsi. Diedi una sbirciatina attraverso la fessura, cercando di non farmi sentire. Quando misi a fuoco ciò che stava succedendo, il mio cuore saltò un battito: Cassandra era appena uscita dalla camera del rosso con indosso solo una maglietta lunga, che le copriva a malapena le mutande. Non volevo credere alle ipotesi che si stavano creando nella mia testa. Non dopo che ero stata io a cedere e a baciarlo. Non dopo che aveva mantenuto le nostre mani intrecciate per tutto il resto della cena. Non volevo credere a nulla di tutto ciò.
Come per darmi il colpo di grazia, Cass apparve a petto nudo sulla soglia, dopodiché la maledetta gli schioccò un bacio sulla guancia e andò via sculettando. Era ufficiale: la detestavo. Ma allo stesso tempo non potevo farci nulla. Così richiusi delicatamente la porta e tornai a letto, sperando di non imbattermi in un altro sonno turbolento.



Possibile che il ritorno a scuola dovesse essere sempre così traumatico? Fortunatamente era già mercoledì. Anche se di fortuna non ce n’era tanta: quel giorno della settimana la scuola finiva sempre più tardi del solito, verso le 15.00. Quindi mi toccava anche pranzare a scuola.
Le lezioni passarono molto lentamente, come se volessero torturarmi. La professoressa di storia non finiva più di parlare. E non di certo della lezione, ma di tutte le sue “avventure” scolastiche di quando aveva la nostra età. Come se questo potesse interessare a qualcuno.
In quei giorni io e Castiel non ci eravamo praticamente parlati. E non avevo di certo intenzione di fare il primo passo. Non dopo quello a cui avevo assistito.
A biologia ero seduta accanto a Rosalya, che mi chiese come stessero andando le cose con Cass.
<< Cassandra gli sta praticamente appiccicata. Mi chiedo se lo segua anche in bagno >>.
<< Scusa una cosa, ma almeno, hai provato a parlare con lui? Che ne so, ad attirare la sua attenzione?>> intervenne lei.
<< Ma certo che no! Non dopo ... >> non dopo che li avevo praticamente sorpresi insieme. Piè o meno. << “Non dopo” cosa? >> scandii letteralmente le parole, scrutandomi attentamente.
<< Ho ... Ho visto Cassandra uscire dalla camera di Castiel. E gli ha anche dato un bacio. Sulla guancia >> pronunciai quelle parole con una voce che non riconobbi nemmeno io. Sembravo un’assassina pronta a colpire.
<< Uhm ... La faccenda si fa seria >> rispose con aria pensierosa, << però non possiamo sapere che cosa sia successo veramente. Non so, hai mai provato ad andare in contro a Castiel? >>.
La guardai storto.
Lei roteò gli occhi << voglio dire, hai mai provato anche tu ad attirare la sua attenzione? Magari, cosi facendo puoi tentare di parlargli e capire che cosa vuol fare con te >>.
<< Mmm non so Rosa, non mi pare una buona idea >> risposi scuotendo il capo.
<< Beh allora lascialo pure a lei. Insomma, ti butti giù se non ti parla, ma non provi a far nulla perché accada. O sbaglio? >> l’aria severa ed un sopraciglio inarcato. Sbuffai, aveva ragione
<< In effetti no, non ci ho provato >> ammisi.
<< E allora che cosa aspetti? Fallo! Così questo week end andrà molto meglio >>.



All’ora di pranzo mi diressi in cortile per cercare un posto tranquillo dove pranzare. Di solito stavo con i miei amici, ma oggi non era giornata. Per essere quasi dicembre,fuori il tempo non era male.
<< Hei, Lorel >>, una voce familiare mi riscosse da i pensieri. Era Nath.
<< Ciao Nath, tutto bene? >> chiesi.
<< Si si, grazie. Ti stavo giusto cercando >> mi sorrise.
Strano. << Ah si? E come mai? >> ricambiai il sorriso.
<< Beh, da quando sei qui non abbiamo avuto modo per conoscerci meglio, così mi chiedevo se ti andasse di pranzare con me >> chiese grattandosi il capo, forse un po’ nervoso.
Mi sembrava scortese rifiutare, così accettai e lo seguii fuori dall’edificio.
Ci accomodammo in una di quelle panchine con tavoli annessi.
<< Allora, come ti trovi qui? >> i suoi capelli biondo d’orato risplendevano al sole, e quasi mi accecavano. Osservai anche il suo viso pulito e gli occhi del colore del mare.
Vedendo che non rispondevo aggiunse: << si, insomma, è una città più piccola di quella da cui provieni tu >>.
E lui come faceva a saperlo? Lo guardai con aria interrogativa.
<< E tu come sai da dove provengo? >>.
Lo vidi arrossire << Okay, lo ammetto: ho abusato dei miei poteri di segretario delegato, e ho dato una leggera sbirciatina >> ammise.
Scoppiai a ridere. Non so perché ridevo, ma lo facevo e basta. Forse per il suo imbarazzo o per un’ammissione così sincera, ma lo trovavo buffo.
<< Ti faccio ridere? >> si imbronciò.
Mi asciugai le lacrime agli occhi << giusto un po’ >> e gli sorrisi.
Lui ricambiò addentando il suo panino.
<< Comunque sì, mi trovo abbastanza bene. Però se devo dirla tutta, non ho avuto occasione di uscire molto, dunque non ho visitato chissà quanti posti >> ripresi.
<< Sul serio? Beh allora bisogna rimediare ... >> un’ombra ci investì ed interruppe Nath.
<< Rimediare a cosa? >> tuonò Castiel, guardando male il povero biondo.
Sbuffai << che cosa vuoi Castiel? >>.
<< Devi venire con me >> ordinò fulminandomi.
<< Perché? >> mi ero persa qualcosa?
<< Perché di sì! >> ringhiò lui.
<< Invece non vengo proprio da nessuna parte >> e tornai a guardare Nathaniel, che intanto aveva assunto un’espressione seria in volto.
Mi sentii afferrare per il braccio ed alzare dalla panchina. Ora stava proprio esagerando: gli diedi uno strattone per liberarmi dalla sua presa.
<< Non vedi che non vuole venire? >> lo interruppe Nath prima che potesse dire qualcosa.
Il rosso si fece scuro in volto << tu fatti gli affari tuoi biondino >>.
Dal canto suo Nath si alzò in piedi, con aria di sfida in volto. Tutto questo doveva finire subito. Era ridicolo che si permettesse di darmi ordini, soprattutto davanti a qualcuno.
Presi la parola prima che potesse succedere qualcosa di spiacevole.
<< Castiel, io rimango qui. Stavo pranzando con Nathaniel, per cui se adesso vuoi scusarci, vorremmo finire. Ci vediamo dopo >> lo liquidai.
Mi guardò con disprezzo, ma non aggiunse niente e se ne andò.
Io ed il biondo tornammo a sederci e gli rivolsi delle scuse. Ero imbarazzata al massimo.
<< Non ti preoccupare, non sei tu a doverti scusare >> mi rassicurò.
Poi lo vidi pensare a qualcosa e chiedermi: << voi due state insieme? >>.
Per poco non mi strozzai con il succo che stavo bevendo.
<< Per carità, no no! >> tossicchiai. E poi scoppiai a ridere. Era questa l’impressione che davamo? Certo, ci sono state certe situazioni ... come posso dire, ambigue? Ma non avevamo mai parlato di questo. Anzi, non avevamo mai parlato di niente che riguardasse questo argomento. Eppure in spiaggia avevo avuto l’impressione che forse potevo piacergli. Ma visto come si erano evolute le cose, ero ancora più dubbiosa di prima. Ed in ogni caso, dovevamo ancora conoscerci veramente: non avevamo mai avuto l’occasione di passare del vero e proprio tempo insieme. Da soli. Venivamo sempre interrotti da qualcuno o qualcosa.
Tornai a concentrami sul biondo che intanto aveva sfoggiato uno di quei sorrisi da fotomodello.
<< Meglio cosi allora >>.
Mi suonò un po’ strana quella frase, ma feci finta di nulla.



Aprii l’acqua della vasca e la lasciai scorrere per il tempo necessario a riempirla. Aver pranzato oggi con Nath è stato divertente. È un ragazzo molto gentile e con delle buone maniere. Non come qualcun altro di mia conoscenza.
Mi immersi nell’acqua bollente, sentendo in seguito i muscoli sciogliersi e rilassarsi. Un bagno caldo va sempre bene. L’umidità invase la stanza, rendendola quasi come una sauna.
Chiudendo gli occhi cercai di far ordine tra i miei pensieri e capire quali erano le mie priorità: mi sentivo in colpa per non aver più passato molto tempo con Lysandro, poiché spesso ero chiusa in camera. Non era affatto simpatico da parte mia comportarmi in quel modo, dopo che mi aveva aiutata così tanto. Dovevo rimediare. Fuori uno. Seconda cosa: dovevo risolvere la faccenda dei miei genitori, non potevo scappare per sempre. Dovevo decisamente liberarmi di questo vizio: ogni volta che le cose si mettevano male, io scappavo. Era un mio meccanismo di difesa. Avevo bisogno di tempo per riflettere sul da farsi. Forse potevo usare le vacanze natalizie come scusa per andare a trovare papà e chiedergli spiegazioni. Sì, era la cosa migliore da fare. Anche perche non avevo mai risposto alle sue chiamate. E cominciavo a farmi troppe domande: chi è mia madre? Perché non me lo hanno mai detto? Ed è per questo che mia “madre” provava tutto questo astio nei miei confronti? Perché se così fosse stato, allora si spiegava tutto. Avevo bisogno di risposte. Ma non potevo semplicemente chiamarlo al telefono e chiedergli di dirmi la verità, avevo bisogno di guardarlo in faccia. Non è una cosa da prendere alla leggera.
Punto terzo: Nick. Non avevo ancora avuto l’occasione di parlargli da quando era partito. Probabilmente doveva ancora comprarsi un telefono con una sim nuova: il vecchio lo aveva rotto poco prima di partire. Sapevo bene che prima o poi mi avrebbe chiamata, ma mi mancava così tanto che spesso sentivo un vuoto dentro. Il mio piccolo fratellino.
Scacciai quel pensiero prima sentire rivoli di lacrime sulle guancie. Dovevo essere forte. Non potevo abbattermi ogni volta che succedeva qualcosa, non è questo che mi ha insegnato papà.
Mancava solo una cosa per finire di ordinare il mio caos interiore: Castiel. Dovevo sapere o per lo meno capire cosa stava succedendo.
Mi alzai dalla vasca, cercando l’asciugamano, e me lo avvolsi intono. I lunghi capelli argentei mi ricadevano sulla schiena bagnata. Non li ho sempre avuti di quel colore, una volta erano castani. Ma questa è storia vecchia. Ora mi piacevano così.
Uscii dal bagno per cercare il cambio, ma mi paralizzai sul posto: Castiel era seduto sul letto e mi guardava. Una sorta di dejà vu direi.
Mi stava squadrando dall’alto al basso, ma non accennava a parlare. “Com’è complicato questo ragazzo, devo tirargli fuori le cose parola per parola”.
<< Che cosa vuoi Castiel? >>.
Il suo sguardo passò dalle mie gambe nude, ai miei occhi.
<< Dobbiamo parlare >>.
Sussultai << ah si? E di cosa? >>.
La sua espressione si fece dura << di te e del biondino >>.
Sul serio? Era di questo che voleva parlare? Con tutte le cose che dovrebbero avere la priorità, lui voleva parlare di un pranzo? Cominciai a sentire il calore provocato dalla rabbia che ormai conoscevo bene. Strinsi l’asciugamano sul petto << non sono affari tuoi >>.
Lo vidi alzarsi e venirmi incontro.
<< Oh si che sono affari miei, eccome >> sembrava minaccioso, un predatore.
“Lorel non muoverti, non indietreggiare. Devi tenergli testa” arrivò la solita vocina a darmi man forte. E così feci: rimasi ferma dov’ero.
<< Che cosa voleva la mezzasega? >> continuò avanzando.
<< Non chiamarlo così! >> le guance si infuocarono. Nath non aveva fatto niente di male, non doveva permettersi di parlare di lui in quel modo.
<< Lo difendi anche? >> ora era vicinissimo, ma io continuai a a guardarlo dritto negli occhi, senza dar cenno di voler far un passo indietro.
<< Cos’è, adesso ti piace anche lui? >>. Mi prese per il mento, avvicinando i nostri volti.
<< Che assurdità stai dicendo? Se pranzo con un amico, non vuol dire che mi piaccia >> continuai imperterrita, sciogliendo la sua presa << e poi, a te cosa importa? Non hai niente di meglio da fare oltre al paparino che vuole decidere con chi devo pranzare? Non dovresti essere con la tua adorata Cassandra? >> mi resi conto troppo tardi di cosa avevo detto, e con gli occhi spalancati mi tappai la bocca. “Stupida! Lorel sei una stupida imbecille!” mi insultai mentalmente.
Dal canto suo mi fissò per un attimo, forse tentando di capacitarsi di ciò che intendevo dire. E poi, inaspettatamente scoppiò ... a ridere? Cosa ... ?
Rideva a crepapelle e non accennava a volersi fermare. Aveva persino le lacrime agli occhi. Rimasi a fissarlo, come se avessi davanti un pazzo e non sapessi come comportarmi.
Finito di deridermi, si decise a parlare << sei gelosa di Cassandra? >>.
<< No! >> aveva ancora quel maledetto ghigno dipinto in volto << come ti vengono in mente certe assurdità? Puoi uscire con chi vuoi, ed io anche! >> sbottai.
A quelle parole si rabbuiò << io e Cassandra siamo solo amici. Ci conosciamo dalle elementari, e non le salterebbe mai in mente di provarci con me >>.
Percepii un enorme sollievo invadermi fino alla punta dei piedi: loro due erano solo amici.
Però ... << E allora perche lei era in camera tua qualche sera fa? >> mi azzardai a chiedergli. Ero abbastanza incoerente: prima non lo volevo, poi però lo baciavo, in un secondo momento lo respingevo e adesso gli chiedo di affari che non mi riguardano? Se questa non è incoerenza...
Mi guardò sospettoso ma anche divertito << non è che stai diventando una stalker o qualcosa del genere, vero? >>.
Per l'ennesima volta sbuffai << ribadisco ciò che avevo detto appena ti ho conosciuto: sei un imbecille! >>.
Ricacciò indietro una risata, glielo vedevo in volto.
<< Tornando a Cassandra ... >> proseguì lui, << abbiamo solo chiacchierato, nessuno dei due aveva sonno >>.
Non mi ero accorta di aver trattenuto il respiro finché non pronuncio quella paroline magiche.
Non poteva immaginare che quella sera avessi bisogno di lui e che stavo per bussare alla sua porta. Ma questo non glielo avrei mai detto.
<< Ora, se non ti dispiace, devo cambiarmi >> liquidai così il discorso.
Un lampo gli guizzo tra le iridi acciaio fuso. Accorciò la distanza tra di noi, mettendomi con le spalle al muro. Con un dito seguì la linea del mio collo fino ad arrivare sopra il seno, dove l'asciugamano rischiava di snodarsi o di essere snodato da un momento all'altro.
<< Sai, avrei voluto che ci fosse qualcun altro nella mia stanza quella sera ... >> il suo tono di voce era basso e sensuale, tanto da farmi venire la pelle d'oca.
Al suo tocco, i battiti del mio cuore accelerarono. Socchiusi le labbra guardando le sue, desiderandole ardentemente.
Forse percepii i miei pensieri, perché prima che potessi anche solo spicciare parola, mi baciò.
Uno di quei baci che ti tolgono il fiato, che ti fanno sentire le farfalle allo stomaco e tremolare le ginocchia. Le nostre lingue si incontrarono, sempre più vogliose e desiderose l'una dell'altra. Ci baciammo come se in un arido deserto avessimo finalmente trovato l'acqua.
Mi avvinghiai ai suoi capelli e lo baciai con ancora più foga, mordendogli le labbra e leccandogliele allo stesso tempo. Fece scivolare la mano sulla mia coscia nuda, fino ad afferarmi il glutine. E strinse.
Ansimai a quel gesto e la mia eccitazione salì al massimo. Sentivo la sua erezione spingere contro la mia femminilità, che inevitabilmente si era bagnata.
Quando si staccò dalle mie labbra, fu quasi doloroso. Ne volevo sempre di più.
<< Non finisce qui, piccola >> disse accostandosi al mio orecchio.
Il mio petto si alzava e si abbassava, furioso ed incontrollato.
Poi, Castiel mi diede un ultimo bacio (più delicato e dolce), e sparì dietro la porta di camera mia.
Mi toccai le guance: erano in fiamme. Riuscì a riprendere il controllo delle mie azioni e mi buttai sul letto sospirando. "Menomale che avevo indossato il bracciale subito dopo il bagno" pensai.
Dovevo parlagli, al più presto: non poteva sempre finire così. Dovevamo trovare un equilibrio ed io dovevo capire che cosa volesse da me, prima di rimanere troppo scottata.



Ancora lo stesso incubo. Correvo per la grande villa, era diventata un labirinto oscuro, da cui non riuscivo ad uscire. Ad ogni porta che aprivo, mi ritrovavo davanti il volto di Dake e poi quello di Castiel.
Quando credevo di essere riuscita a trovare la porta giusta, Castiel/Dake mi afferrava per il bracciale, frantumandolo in mille pezzi. Ed il dolore ricominciava, sempre più forte.
Mi svegliai di soprassalto, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Stava diventando difficile riuscire a chiudere occhio. E sapendo che non ci sarei riuscita per minimo un'altra oretta, decisi di fare un giro per la casa. Era sempre meglio che starsene a letto a fissare il soffitto. 
Uscii dalla stanza aggirandomi per i corridoi in vestaglia di seta bianca, sapendo di non trovare nessuno in giro a quell'ora.
Camminando lungo il corridoio chilometrico dove vi erano la mia stanza e quella di Castiel, mi imbattei in una grandissima porta fatta in legno di ciliegio, con tanto di intagli lavorati a mano che la rendevano sicuramente di gran pregio. Spinsi l'enorme porta e ciò che vidi mi meravigliò: delle enormi vetrate altre quanto i soffitti lasciano penetrare i candidi raggi lunari, che illuminavano l'immensa biblioteca. Libri, libri ovunque. Ed io i libri li amavo. Forse anche più delle persone.
Passai in quella stanza più di un'ora, ammirando e sfogliando quel tesoro in carta.
Sapendo che il giorno dopo avrei avuto scuola, decisi che forse far la notte in bianco non era la migliore delle idee che potesse venirmi in mente. Così riposi l'ultimo manoscritto e mi avviai.
Quando richiusi la porta, sentii una melodia, quasi impercettibile arrivare da una delle stanze più vicine alle nostre stanze.
Mi avvicinai silenziosamente, temendo che se avessi fatto rumore, quel suono melodioso sarebbe scomparso.
Era la porta che avevo trovato chiusa a chiave quel giorno! E qualcuno stava suonando il pianoforte al suo interno. La curiosità mi stava martoriando, così decisi di privare ad abbassare la maniglia, ma ... Niente. Non si apriva.
Non volevo arrendermi così, volevo scoprire chi stava suonando quel dolce ma straziante brano. Sarei rimasta accovacciata accanto alla porta per tutta la notte se necessario. E così feci. Mi sedetti e attesi.
Attesi e attesi, finché le palpebre non si fecero pesanti e fui di nuovo inghiottita dal buio 

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Capitolo 11
*** AVVISO IMPORTANTE ***


Ciao ragazzuole, come state?? Mi scuso davvero tanto per non essere ancora riuscita ad aggiornare, ma hey, domani è il 23 no? Dunque cominciano le vacanze, e sicuramente avrò modo di scrivere l'11º capitolo!! A proposito di questo, volevo chiedervi un parere sincero: ho intenzione di riscrivere la storia, poiché non sono molto convinta di come l'ho scritta.. Mi pare di aver corso troppo con gli eventi ed i rapporti instaurati frettolosamente tra i personaggi! In ogni caso la trama sarà sempre la stessa, solo che alcuni avvenimenti, forse, non accadranno. O almeno non ancora! Vorrei un vostro consiglio o parere, per cui commentate per favore!! Grazie mille!! Baci :*:* Sam

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Capitolo 12
*** ALTRO AVVISO IMPORTANTE ***


Vi prego non uccidetemi!! :( mi dispiace di non aver più avuto tempo per aggiornare, ma ora che ci sono le vacanze natalizie, ho più tempo da dedicare alla mia storia. A proposito di questo, volevo dirvi che ho intenzione di riscriverla tutta, poiché mi sono accorta che ci sono troppi difetti da sistemare, come ad esempio il rapporto affrettato tra i vari personaggi. Grazie ad una persona che mi sta aiutando molto, sono riuscita a capire quali sono le cose da cambiare e migliorare! Per cui spero avrete la pazienza di rileggere la storia, che in ogni caso manterrà delle cose caratteristiche della prima versione di "Salvami" che, tra l'altro, diventerà "Save Me" (se non dovessi cambiare idea xD).. Per il resto, molte vicende cambieranno! Ma insomma, lascio a voi il giudizio della nuova versione! Grazie per l'attenzione ed un grazie speciale ad Ellen March <3 Baci, Sam

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Capitolo 13
*** PERDONATEMI, ALTRO AVVISO ***


Avete voglia di uccidermi, vero? xD Vi chiedo enormemente perdono!! Volevo solo avvisarvi che entro qualche giorno cancellerò questa storia e la ripubblicherò dal primo capitolo! Lo sto già scrivendo, e dovrei pubblicare entro la prossima settimana! La FF si chiamerà "Don't Save Me". Spero potrà piacervi!! Ci sarà sempre e comunque Lorel, solo che certe dinamiche saranno cambiate!! Grazie a tutte, spero di rivedervi presto nella prossima storia! Fatemi sapere cosa ne pensate quando la pubblicherò :) Baci

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