If we stand together, we will be unbroken

di Ovis_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Could you check my pulse for me, to see if I'm alive? ***
Capitolo 2: *** We are wild, We are like young volcanoes. ***
Capitolo 3: *** Avviso importante! ***



Capitolo 1
*** Could you check my pulse for me, to see if I'm alive? ***


                        1.

       Could you check my pulse for me to see if I'm alive?

 Eliot stava disteso sul suo letto; lo stereo, collegato ad un vecchio I Pod con lo schermo distrutto, ad un volume impossibile, faceva tremare i muri della stanza a suon di Bulls in the Bronx dei Pierce the Veil, una delle sue band preferite.
Strinse i pugni, chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, come se volesse che quella musica gli penetrasse nelle vene, come una sorta di droga. Grazie a lei, i lividi facevano meno male e la rabbia, il dolore, le lacrime, tutto, svanivano in men che non si dica.

«ELIOT!» Roteò gli occhi, ignorando suo fratello Gilbert. Spesso si chiedeva come faceva a sovrastare tutto quel baccano con la sola forza delle sue corde vocali. In quel momento l'I Pod, deviò su di un'altra canzone, un po' più calma, ma comunque piena di energia. La voce di Kellin Queen echeggiò nell'aria. Capì immediatamente che si trattava di Alone degli Sleeping With Sirens. Ma non riuscì a godersi la sua canzone preferita, poiché Gilbert, entrato in camera silenziosamente, staccò l'aggeggio che gli stava provocando un mal di testa.
«Eliot, santo Dio, sono le dieci di sera!»
«E allora?» il biondo rispose al maggiore, con un'aria tranquilla e menefreghista, restando tranquillamente disteso sul suo letto. Ciò fece irritare Gilbert ancora di più.             
«E allora?! Non si riesce neanche a pensare con questo casino!»
«A Vincent non sembra dispiacere»
«Beh, a me sì, ed in qualità di fratello maggiore, non voglio più sentire questo casino, intesi?»

Fu in quel momento che Eliot si alzò dal letto per guardare il fratello, che fino a quel momento non aveva notato il labbro inferiore spaccato e gonfio con ancora qualche residuo di sangue. Il minore abbassò gli occhi, come se suo fratello gli avesse appena tolto la sua essenza vitale.

«Non ti ho detto di non dover più ascoltare la musica, ma solo di tenerla ad un volume più basso» spiegò Gilbert, che vedendo suo fratello in quello stato, cercò di risollevargli il morale.
«Va bene» pronunciò il ragazzo «Terrò la musica ad un volume normale» Rimase con lo sguardo basso quando suo fratello gli posò una mano sulla testa e sorridendogli, gli scompigliò i morbidi capelli. In fondo Gilbert non era cattivo, era solo un ragazzo di ventiquattro anni leggermente schizzato. Uscì dalla sua camera, lasciando l'I Pod sul suo letto. Sapeva che non gli avrebbe chiesto niente del labbro, suo fratello era consapevole della sua facile irritabilità e che non amava ''mostrare'' i suoi sentimenti o problemi. Eliot era un ragazzo che si salvava da solo, non aveva e non voleva avere aiuto da nessuno. Attaccò le cuffie e alzò il volume al massimo, mentre cercava un'altra canzone. Selezionò Granade dei Memphis My Fire e si ristese sul letto. Chiuse gli occhi e spense la lampada sul comodino. Domani sarebbe cominciata una nuova, pallosa, giornata di scuola.

 

-

 

«Ciao mamma, ciao papà. Io vado» Eliot prese il suo skate e salutò con un bacio sua madre.

«Elly, non hai mangiato niente! Ti ritroverai senza forze» Si diresse verso l'ingresso, mentre sua madre lo ammoniva per non aver fatto colazione. Velocemente cacciò una matita nera dalla tasca dei suoi jeans e ne mise un'abbondante quantità nella lima interna dell'occhio, specchiandosi nel grande specchio dell'atrio.

«Sta tranquilla, mamma. Prenderò qualcosa alla caffetteria.» le rivolse un falso sorriso prima di aprire la porta e scomparire. La scuola non distava molto da casa sua, circa dieci minuti di macchina, ma considerando che non VOLEVA prendere il bus della scuola, doveva, ogni mattina partire qualche minuto prima per arrivare in orario.

Arrivato a destinazione come ogni mattina tutti si fermavano a fissarlo nei corridoi e a prenderlo in giro. Spesso gli lanciavano palline di carta e roba varia, come successe quella mattina, ma lui camminava tranquillamente, facendo finta di niente, reprimendo la sua rabbia ad ogni colpo. I suoi occhi impassibili non degnavano nessuno di un semplice sguardo e la musica copriva gli insulti. Arrivò davanti al suo armadietto tappezzato di strani fogli. Non era mai successo che gli avessero attaccato qualcosa sull'armadietto, quella era la prima volta. Alzò lo sguardo e fu allora che scoppiò. Il piccolo parallelepipedo di metallo color verde era pieno di fogli con su scritto «emo», «ucciditi», «secchione», «nessuno ti ama». Le pupille si rimpicciolirono a tal punto da diventare un minuscolo puntino nero che facevano risaltare ancor di più le sue magnifiche iridi azzurre. Strinse i pugni e ne scagliò uno contro lo sportello di metallo, ammaccandolo e facendo sobbalzare i presenti. Tolse i fogli con rabbia, strappandoli e scaraventandoli per terra, aprì l'armadietto, prese i libri e poi sbatté lo sportello con tutta la forza che aveva. Guardò tutti i ragazzi, che lo fissavano a loro volta spaventati, si voltò e camminò verso i bagni. Si sentiva tanto il ragazzo nel video di Knivens e Pens dei Black Veil Brides             

Arrivato ai servizi, buttò la borsa a terra e si sciacquò la faccia, facendo colare la matita nera. Si aggrappò al lavandino mettendo in vista le braccia piene di cicatrici di tagli e si specchiò nella superficie riflettente posta sopra il sanitario. Quello che vide, però non fu Eliot Nightray, il miglior studente della scuola. No, quello che vide fu una specie di scheletro pallido, con delle occhiaie da far paura. Da quando era andato in quella scuola non mangiava, non dormiva, non viveva più. Non si riusciva a capacitare di come quattro bulletti da strapazzo fossero piombati nella sua vita e a rovinargliela, senza che lui potesse fare qualcosa. Ogni giorno, doveva mentire, doveva rubare i trucchi alla madre per coprire i lividi. Non voleva far preoccupare nessuno, voleva salvarsi da solo, ma stava affondando sempre di più. Guardò la ferita sul labbro e la inumidì con la lingua, lasciando che la pallina del piercing che stava su essa, brillasse alla luce del sole. Voleva urlare, prendere a pugni qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro, distruggere tutto. Ma si trattenne. Si prese i capelli tra le mani e alzò il volto al cielo.
“Quando tutto questo finirà?” sussurò piano, chiudendo gli occhi, che cominciavano a bruciargli sotto le palpebre.

Avrebbe pianto, se non fosse stato per quello strano ragazzo con il piercing Sul labbro e i capelli neri e scompigliati, che uscì bagnato fradicio dal terzo bagno. Entrambi si guardarono e Eliot credette di non aver mai visto un ragazzo con degli occhi così ipnotici. Era abbastanza strano, minuto, con degli abiti di tre taglie in più, ma era davvero bello. Rimasero così per un buon minuto fino a quando il biondo decise parlargli distogliendo lo sguardo.

“Hai bisogno di qualcosa?”
Il ragazzino scosse la testa e si avviò nel lavandino accanto al suo, dove si sciacquò la faccia. Il più alto lo fissava, cercando di studiarlo. Gli ricordava un cucciolo abbandonato. Quando il ragazzino puntò di nuovo le sue iridi nere, viola e marroni, in quelle azzurre di Eliot, quest'ultimo notò con sua grande sorpresa che anche lui era truccato. Quegli occhi, dannazione, ci si poteva perdere dentro. Non erano normali, ma cazzo, se erano belli. Questa volta fu il ragazzino a interrompere il contatto visivo, puntando i suoi occhi sulla maglia del biondo, accennando un sorriso.

“Noto con piacere che ti piacciono i Black Veil Brides” Eliot spalancò gli occhi assumendo un'aria sorpresa quando quello gli mostrò il bracciale con il nome della band inciso a caratteri cubitali bianchi sullo sfondo i pelle nero. La campanella suonò e i due imprecarono a bassa voce.

“Scusami devo andare” affermò Eliot, prendendo la sua borsa. “Ci si vede in giro” scomparì dietro la porta, incamminandosi nel corridoio deserto, verso la sua classe.
“Io sono Leo!” Gli urlò il ragazzino minuto uscendo anche lui dal bagno.
“Eliot!” pronunciò accennandogli un sorriso. Leo a prima vista era davvero un ragazzo strano, ma perché allora i suoi occhi gli davano la sensazione di essere a casa?

Slave, salvino gente! :3
Io sono Ovis Chan e questa è la mia prima FF nel fandom di PH. ^^
Beh, che dire, fa schifo, punto, perciò se non riceverò nessuna recensione, me ne farò una ragione. TwT Sappiate però che io vi voglio seeempre bene. :3
Parlando di cose serie, qualche volta i personaggi saranno un po' OCC, non mi picchiate per questo T^T.
Ok, non so cosa scrivere, perciò... Recensite, ma non uccidetemi troppo con le recensioni negative, please. çwç
Sayonara,
Ovis Chan. <3

 

 

 

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Capitolo 2
*** We are wild, We are like young volcanoes. ***


 

II.

We are wild, we are like young volcanoes.




«Allora Nightray, questo quaderno?»
«Ehm... Professor Break, temo di... aver scambiato la mia cartella con quella di un ragazzo in bagno.»

La classe scoppiò a ridere ed Elliot li avrebbe presi volentieri tutti a calci. Il professor Xerxers Break, persona assai strana, non che malefico insegnante di chimica, inarcò un sopracciglio, o meglio, l'unico sopracciglio che si vedeva. Break era una di quelle persone che si incontra una sola volta nella vita. Era uno svitato dai lunghi capelli bianchi che ricoprivano l'occhio destro, lasciando che il sinistro, con la sua iride rosso cremisi, guardasse il mondo con aria furba, ma allo stesso tempo annoiata.

 

«Non me la bevo. Dai portami la tracolla.»
Con fare scocciato il ragazzo prese la borsa e la posòdelicatamente sulla cattedra, per evitare di ricevere un rimprovero da quel rompipalle. Break cominciò a frugare nello zaino e prese un semplice quaderno ad anelli dalla copertina blu. Lo scrutò attentamente, lo girò e rigirò, cercando di trovare qualcosa di sospetto, ma l'adesivo all'interno lo tradì.

 

                                          ''Proprietà di Leo Baskerville''


Beccati questo, stronzo. Con un sorrisetto beffardo, guardò attentamente l'espressione delusa del bianco, che con un gesto annoiato lo rimandò a posto. Questa volta aveva perso. Elliot prese posto al suo banco, sorridendo malignamente. Il resto dell'ora passò a scarabocchiare frasi delle sue canzoni preferite sul suo banco, giusto per far incazzare la bidella. Break ed Elliot non si potevano prorio vedere. Ormai tutta la scuola era consapevole del fatto che, se avessero rinchiuso i due in una stanza e buttato via la chiave, al loro ritorno avrebbero trovato solamente due corpi dissanguati ed un enorme macello, che nessuno avrebbe mai voluto vedere.

 

 

Erano passati cinque anni dalla prima volta che si erano incontrati. Lui stava andando sullo skate per la città, quando un imbecille lo aveva quasi preso con la macchina. Inutile dire che quell'imbecille era il professor Break, ma lui era ancora piccolo ed irascibile, per capire che tutte le imprecazioni che gli aveva lanciato, erano troppo eccessive e che, conoscendo la sua grandissima, enorme, immensa sfiga, quella persona sarebbe tornata presto a tormentarlo. Infatti, il primo giorno delle superiori, se l'era ritrovato in classe. «Ma guarda un po' chi si rivede» aveva detto il professore con un sorrisetto malvagio sulle labbra. Da quel momento aveva sempre avuto il coltello dalla parte del manico. Ogni scusa era buona per riprenderlo. Elliot starnutiva? Una domanda dal posto. Faceva cadere una penna? Interrogato per il resto dell'ora. Respirava solamente? Tema di trenta pagine sulla storia della chimica. Se solo fosse stato più grande e non avesse avuto rispetto per gli adulti, lo avrebbe volentieri preso a calci, lì dove non batte il sole.

Ovviamente, durante l'ora, Break lo riempì di domande, e ovviamente lui rispose a tutte correttamente, senza staccare mai, neanche una volta la testa del banco. Certo, quell'atteggiamento l'avrebbe mandato dritto dal preside se si fosse trovato con un altro professore, ma Break ci aveva rinunciato da tempo. Ogni volta, nella sua ora, c'era una sfida tra lui ed il ragazzo. Si lanciavano occhiatacce, domande e risposte piene di disprezzo e ogni momento era buono per marcare l'odio reciproco. Però, a dirla tutta, per Elliot era divertente immaginare che ad ogni risposta giusta che dava, una parte del corpo dell'albino saltasse in aria. Prima gli occhi, poi la testa, le braccia e così via, fino a quando non ne sarebbe rimasto, solo che un'inutile pozza di sangue sparso su tutti quegli stronzi dei suoi compagni.

 

 

Così, mentre immaginava tranquillamente mille modi per uccidere Break, la campanella suonò. Un sospiro di sollievo collettivo si levò nella classe non appena il professore uscì dall'aula, poi ogni studente se ne uscì per recarsi nell'aula della lezione successiva, lasciando dei ''piacevolissimi'' commenti ad Elliot per l'errore della cartella. Stronzi, dovete diventare obesi, vivere in un monolocale con 2786 gatti obesi anche loro, e morire lì dentro, così che i vostri dannati gatti mangeranno le vostre dannate carcasse per diventare ancora più dannatamente obesi.Pensò non appena l'ultimo degli stronzi uscì dalla classe. Prese la borsa a tracolla e si incamminò verso l'uscita. Doveva trovare quel ragazzo, neanche per la borsa, ma perché lì dentro c'era il suo I Pod, gioia della sua vita, sola ragione della sua esistenza ed unico suo vero amore. Doveva decisamente trovarsi una ragazza, anche se era risaputo, che Elliot non era un vero e proprio fan accanito del genere femminile. Certo, amava le tette, però trovava più attraenti i ragazzi. Guardava ogni singola persona per trovare Leo, ma alla fine fu Leo a trovare lui.

 

Accadde tutto in un istante. Mentre girava la testa a sinistra, sperando di trovarlo lì, qualcosa, o meglio, qualcuno si schiantò contro di lui, facendolo sbilanciare. Appena si voltò un ragazzino minuto per terra, davanti a lui, si massaggiava con la mano la schiena. Questo alzò la testa di scatto, facendo intravedere i suoi occhi dalle mille sfumature, dietro le spessi lenti di un paio di occhiali. Si alzò di scatto guardando Elliot in faccia con un sorriso appena accennato.

 

«Ti stavo cercando» Ammisero entrambi contemporaneamente. All'inizio si guardarono un po' storditi, ma poi un risolino lieve uscì dalle loro labbra.
«Tieni» Elliot allungò un braccio da dove penzolava la tracolla di Leo.
«Grazie. E questa...» Disse l'altro prendendo la sua da terra «È tua»
«Beh, grazie.» Elliot, anche se, se ne era accorto troppo tardi, sorrise, mandando al diavolo la sua maschera da ''Fanculo-il-mondo-''.

 

Leo guardò attentamente i suoi occhi. Avevano un taglio molto particolare, simili a quelli di un gatto. Erano assottigliati, con delle folte ciglia che definivano gli occhi, dando l'impressione che quelle due pozze celesti avessero un improvviso guizzo verso l'alto, e ciò li rendeva estremamente simili a quelli di un felino. Solo il ''contorno'' in sé era spettacolare, figurarsi le iridi. Avevano varie tonalità, vicino alla pupilla capeggiava un azzurro tenue, simile ad un cielo senza nuvole, che man mano diventava indaco e poi di un intenso blu, che si espandeva verso l'esterno. Non avrebbe mai voluto pensare a quella frase, per non sembrare una ragazzina finta depressa che usava una frase fatta su Tumblr, ma negli occhi di Elliot ci vedeva veramente il mare. Il più bel mare che lui avesse mai visto.

«Ehm, Leo?» Elliot schioccò le dita davanti ai suoi occhi facendolo ritornare alla realtà. Si era incantato come un fesso a fare pensieri romantici su di un tipo che a mala pena conosceva il suo nome.
«Ah, scusa, stavo pensando.»
«Avevo notato. Comunque la campanella è suonata. Io devo tornare in classe. Ci si vede»

 

Io devo tornare in classe. Ci si vede. Leo, muoviti. Fai qualcosa.Pensava il moro mentre vedeva il ragazzo girare i tacchi ed allontanarsi. Voleva chiedergli di stare insieme a pranzo o quanto meno, fare qualcosa invece di lasciarlo andare via così. Chissà quando l'avrebbe rivisto, quando si sarebbero riparlati? Elliot non sembrava certo un tipo socievole. Non sapeva cosa gli stava succedendo di strano, ma si era trovato dannatamente compatibile con lui, già dal primo sguardo. Credeva che il biondino sarebbe stato importante per lui, anzi, ne era sicuro. E Leo Baskerville raramente si sbagliava.

Fai qualcosa, fai qualcosa, fai qualcosa.

«Elliot, aspetta!»  Il biondo si fermò di scatto voltando la testa verso il ragazzo che l'aveva chiamato.
«Mmh?» Mugugnò semplicemente
«Ehm, possiamo pranzare insieme?»

 

 

                                                              ***

 

Era felice, perché Elliot aveva detto di sì, anche se con lo stesso entusiasmo di un comodino. Era felice, perché stava per pranzare con lui. Ma era meno felice di dover aspettare così tanto il ragazzo in un posto così isolato come le scale che portavano al tetto.

«Scusa il ritardo» si scusò semplicemente il ritardatario non appena entrò nel campo suo campo visivo. «Gli idioti della squadra di football non mi mollavano» Solo allora Leo notò il ghiaccio che Elliot aveva nella mano destra e che portava
allo zigomo, con un'espressione di puro dolore, non appena la superficie fredda combaciava con quella della sua pelle. Senza che lui poté fare qualche domanda, il biondo lo superò.

«Per di qua» aveva detto a testa bassa, salendo le scale. Aprì una piccola porticina bianca, facendo un rumore sinistro, ed uscì seguito dal moro, che dovette sbattere le palpebre un bel po' di volte prima di riuscire ad abituarsi alla luce del sole, che lo investì non appena superò la soglia della porta.

L'aria sul tetto era fresca e piacevole, l'ideale per un pranzo -che sembrava tanto un appuntamento- con uno sconosciuto
«Allora, come mai questa strana richiesta, Leo?» Disse improvvisamente Elliot, mentre prendeva il sandwich mega farcito dalla tracolla, lasciandolo sbigottito.
«Uh, beh. In realtà non lo so neanche io. Mi... è venuto di colpo.» rispose semplicemente, sedendosi anche lui sul pavimento e prendendo il suo pranzo.
«Scusa la volgarità, ma un rutto ti viene di colpo, non chiedere ad un perfetto sconosciuto di pranzare insieme» Leo rise di gusto a quell'affermazione, facendo effettivamente incazzare il biondo.

«Beh, hai finito?» Chiese, fingendosi offeso.
«Scusa, scusa. E' solo che... insomma, dici quello che pensi senza pensare alle conseguenze, vero?»
«Beh, non è del tutto esatto. Alle conseguenze ci penso, solo che poi non me ne frega un cazzo.»
Leo rise di nuovo, ma questa volta fu seguito da Elliot. Beh, lui non rise nel vero senso della parola. Fu più un «Tsk.» scherzoso, seguito da un lieve sorrisino.

Passarono il resto del pranzo ridendo e scherzando, parlando dei professori che toccavano a Leo, scambiandosi l'orario, scoprendo -con un po' di felicità, direi- che erano insieme nel corso di Scienze Umane, ma specialmente parlando di musica. Elliot fu semplicemente felice di aver incontrato Leo. Insomma, avevano gli stessi gusti musicali! Per una volta aveva trovato qualcuno che non ascoltava quella sottospecie di musica da discoteca. A malincuore si salutarono quando la campanella suonò per segnare la fine del pranzo.

«Ci si vede all'uscita.» salutò Elliot, lasciando il ragazzino sbigottito, ma allo stesso tempo felice.


Come sempre, Leo aveva avuto ragione:erano dannatamente compatibili.







Angolo autrice: I know, I know. Sono in immenso ritardo, non aggiorno da mesi, il capitolo è scritto con i piedi, il titolo non ci azzecca una mazza e sicuramente avrò perso quei pochi lettori che avevo. Ma capitemi! Dopo che mi hanno spoilerato ciò che è successo ad El nel manga (io non lo seguo) non ho più trovato la forza per andare avanti e scrivere. Però vi ho lasciato un capitolozzo lungho tre pagine per farmi perdonare. (Oh, per me sono un traguardo. èwé) 
Spero vi piaccia e spero che non mi odiate. çwç 
Voglio ringraziare  M a c c a   e   L Change the World per aver recensito la mia povera storiella, e mi SCUSO IMMENSAMENTE con loro per non aver risposto alle recensioni. GOMEN çç 
Pipol, vi lascio. Se vi va, recensite, mandatemi a quel paese, prendetemi a pomodori per sto schifo di storia, insomma, fatemi quello che volete. 

Alla prossima. Bye- 
Ovis :3

 

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Capitolo 3
*** Avviso importante! ***


Salve salvino, qui è Ovis che vi parla! 

Lo so, dopo quasi sei mesi mi presento con un avviso e non con un capitolo. Uccidetemi pure, vi capisco. 
Comunque, sono qui per dirvi che la recensione che mi ha lasciato ieri Rafye, mi ha fatto "riflettere"; praticamente, dopo aver scritto il secondo capitolo ho letto quasi tutto il manga di PH (sono arrivata in un punto in cui il mio piccolo cuoricino non ce la faceva più e ho smesso D: ) e mi sono resa conto che in questa storia è tutto sbbagliato. I personaggi sono tremendamente OCC; Elliot, come ha detto Rafye, è troppo infantile rispetto a quello del manga e Leo è troppo socievole. Per non parlare del fatto che la storia non sta uscendo come voglo io. Il mio "stile" non sarà un granchè, ma in questa storia sembra veramente che io scriva da schifo. Il che mi da un po' fastidio, visto che adoro scrivere e che spesso (professori e non) mi fanno i complimenti per il mio genere di scrittura.
Ma questa storia... non so. Non è affatto come me l'immaginavo.
Così ho deciso di riscriverla, cercando di renderla il più reale e magari con un Elliot che non sembra un lobrico e con un Leo più cazzuto. 
In questi mesi di "pausa" ho pensato molte volte di cancellarla e ricominciare tutto e grazie al Rafye ho trovato il coraggio per farlo. Vi avviso già da ora: gli aggiornamenti non saranno regolari. Non ho molto tempo per scrivere, fra scuola e impedimenti vari, e spesso e volentieri mi sale la "depressione da scrittrice". Ovvero: vedo - in vari fandom - storie scritte, concedetemelo, a schifo con cinquanta recensioni e passa ed altre storie, veramente belle che meritano di stare tra le "popolari" di EFP, con si e no due recensioni. Specifico: NON È IL MIO CASO, visto che non è che scriva chissà quanto bene, ma questa cosa mi fa incavolare e deprimere lo stesso. Sarò strana io. (Era solo un piccolo sfogo, non voglio creare battaglie)

Sooo, ho preso questa decisione e mi farebbe molto piacre se quelle poche persone che mi seguono, mi scrivessero via recenzione cosa potrei cambiare - secondo loro - per rendere la storia quanto meno decente. 
Nel caso vogliate che continui la storia così, beh, ci saranno comnque dei cambiamenti nei prossimi capitoli. 

Grazie per l'attenzione e fatemi sapere!

Sayonara,
Ovis :3

P.S. Lascerò questa storia fino alla pubblicazione di quella nuova, dopodichè la cancellerò. 

 

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