seize the day

di _hell_inside_
(/viewuser.php?uid=787252)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** buried alive ***
Capitolo 2: *** You know what they do to the guys like us in prison ***
Capitolo 3: *** he is not okay ***
Capitolo 4: *** nightmare ***
Capitolo 5: *** welcome to the family ***
Capitolo 6: *** demolition lovers ***
Capitolo 7: *** A little piece of heaven ***
Capitolo 8: *** The Ghost Of You ***



Capitolo 1
*** buried alive ***


BURIED ALIVE
 
-Signorina Benns, siete espulsa da questa scuola. Ciò che avete fatto è inaccettabile anche per gli altri membri del consiglio di istituto. Avete un mese di tempo per trovare un’altra scuola, ma è mio dovere avvisarvi che potrebbe essere alquanto difficile, date le severe motivazioni di questa decisione- il verdetto della preside mi cadde addosso di colpo, senza che potessi reagire. Mia madre e suo marito erano visibilmente seccati dall’ennesimo casino che avevo combinato.
-Può… Potrebbe dirci ancora una volta le motivazioni?- domandò pallida quella specie di arpia che è mia madre.
-È veramente un fascicolo abbastanza corposo, sono pochi i casi come questi, complimenti signorina Benns, avete battuto ogni records. Vi impegnaste così anche nello studio, sareste una studentessa modello… Comunque: ha dato fuoco a un banco, risposto male a un professore, trovata a fumare nei bagni, trovata a spacciare, ha introdotto senza permesso alcolici alla festa di Natale, ha ingaggiato risse e, ultimo caso, sei scappata da scuola uscendo da una finestra- elencò la preside. Mia madre sbiancò.
-Scusi il disturbo, signora, spero che questo non accadere più. Credevo che fosse venuta su un po’ più educata- chiuse il discorso il mio patrigno trascinandomi per un braccio. Dio se lo odiavo!
 
Il tragitto fino a casa fu silenzioso, mia madre si limitava semplicemente a scuotere la testa in segno di disapprovazione. Decisi di rompere il ghiaccio.
-Beh, allora che si fa? Scuola pubblica o trovo dove posso andare a lavorare?- chiesi.
-La scuola pubblica sarebbe una vergogna! Domani vedo se ti prendono alla Queen’s High School Of Belleville- si oppose mia madre.
-Ancora scuola privata?!- urlai
-È una scuola cattolica, magari ti metteranno in riga- spiegò il mio patrigno, Joseph.
-Ah, che palle- scesi dall’auto sbattendo la porta e corsi in camera mia.
Mi buttai sul letto perennemente sfatto e mi allungai fino alla vicina mensola che custodiva il mio giradischi e i miei vinili. Scelsi American Psyco dei Misfits, che sparai a tutto volume, sfottendomene di quelli di sotto. Mi addormentai subito, stanca morta e preparandomi psicologicamente a ciò che potrà accadere tra due giorni: lunedì.
 
 
 
<>
 
Mi guardo i vecchi anfibi, come se fossero la cosa più interessante del mondo. Almeno, riesco a distrarmi dal mio patrigno che mormora felice da circa una settimana “me l’hanno affidata, la mia piccola…” e da mia madre che sistema la tovaglia in maniera quasi maniacale per l’ennesima volta.
-Mamma? Posso sapere cosa sta succedendo? Non mi avete spiegato nulla!- obbietto
-C’è tanto da spiegare. Ti diremo poi. Fai il bravo, con lei- mia madre mi rifila un tenero buffetto in testa, come se avessi tre anni. Sentiamo una macchina fermarsi sul vialetto. Mia madre si sistema le pieghe del vestito e corre fuori. Io la seguo a debita distanza.
Dalla macchina del mio patrigno esce una ragazza di circa la mia età.  Ha i capelli tagliati a caschetto, più lunghi davanti, a causa di qualche dreed che le incornicia il volto, e sono biondo cenere, tinti di blu elettrico sulle punte. Indossa una maglia dei Misfits, dei jeans strappati sulle ginocchia e degli anfibi. Non è alta, anzi azzarderei che sia più bassa di quel nanetto di Johnny, e è parecchio magra.
-James! Non stare lì impalato! Su, aiuta Kim con le valige!- mi rimprovera la mamma, dato che senza accorgermene, mi sono bloccato sulla porta e quello scriciolo di ragazza sta quasi per fulminarmi con gli occhi. Mi sposto di lato e mi avvicino per prenderle il borsone, mentre il mio patrigno sta tirando giù un’altra valigia dalla macchina.
-Serve aiuto?- chiedo
-No, grazie, ci sono cose delicate qui dentro. Signora Sullivan, mi può dire dov’è la mia stanza?- cerca di apparire educata, ma di certo ha un bel caratterino.
-Jimmy! Falle strada! Ah, cara, puoi chiamarmi anche Elizabeth se vuoi- aggiunge mia madre comparendo in corridoio.
La accompagno di sopra, nella stanza degli ospiti che è stata arredata per lei.
-Beh, e quindi tu sei Kim…- inizio.
-Si. Anche se odio il nome Kim. Puoi chiamarmi Syd- sorride allungandomi la mano. Per un attimo resto spiazzato dal riconoscere che effettivamente sia una bella ragazza.
-Suoni?- chiedo dopo qualche secondo, indicando con lo sguardo una custodia.
-Si, diciamo che me la cavo. Tu suoni qualcosa?-
-Bah, diciamo che ho una specie di band- mi vanto un pochino.
-Davvero?- sembra illuminarsi.
-Si, io suono la batteria, posso farti conoscere gli altri, se vuoi- le propongo.
-Certamente!- esclama entusiasta.
-Non mi hai ancora detto cosa suoni, bellezza- le ricordo. Lei sorride di sbieco e si avvicina alla custodia, che solo adesso noto che è più spessa del solito. Quando la apre, capisco il motivo: contiene una chitarra, una Epiphone Les Paul, se lo sguardo non mi inganna, e un basso, probabilmente un Fender Precision.
-E dentro al borsone c’è una batteria Tama. Sono tra le tue grazie, Jimmy?-
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** You know what they do to the guys like us in prison ***


YOU KNOW WHAT THEY DO TO THE GUYS LIKE US IN PRISON
 
La sveglia suona ricordandomi che oggi è il primo giorno in quella cazzo di scuola cattolica, in cui ho scoperto che va anche Jimmy, nonostante non sembri propriamente il tipo da scuola con le suore, anzi…
-Forza bellezza! Non ho intenzione di sorbirmi un’altra lavata di capo per il ritardo a causa tua!- esclama James. Con tutte le mie forze mi tiro su dal letto e mi trascino in bagno.
L’uniforme fa schifo, peggio di quella della vecchia scuola: gonna a pieghe grigia, camicia bianca con una cravatta blu e una giacca grigia con lo stemma della scuola. Bella merda!
-Ehm, dovresti fare qualcosa per tutto quel ferramenta- mi avvisa, alludendo ai miei piercing. D’altronde, ne ho veramente tantissimi, tra labret, central, smile, medusa, septum, bridge e eyebrow.
-Perché?- chiedo
-Mah, vieni marchiata male dal primo momento. Ma se non te ne frega, puoi tenerteli pure- spiega
-Sai in quanti mi hanno marchiata male?- domando sorridendo
-In tanti, immagino- risponde dopo avermi osservata per un bel po’
-Dai, sono pronta. Andiamo?-
Di sotto, Elizabeth e Alexander, mi augurano una buona giornata. A quanto ho capito, Alexander è mio padre, ma non sono ancora pronta a considerarlo completamente come l’uomo di cui condivido metà DNA. È successo tutto troppo in fretta e conoscere tuo padre quando hai già 16 anni e sei stata cresciuta da due tizi che ti hanno adottata e non te l’hanno mai detto finchè non si sono stufati di te, è un duro colpo.
Usciamo di casa velocemente. Nella strada per arrivare alla fermata dello scuola bus, mi fulmina un pensiero.
-Sai cosa è buffo, Jimmy? Il fatto che tu ne sai molto di più di mio padre di quanto ne sappia io- mormoro. Lui si ferma a guardarmi.
-Ricordati solo una cosa: lui ti vuole bene. Ti ha cercato per 15 anni. Mi ha parlato tantissimo di te, sai?- mi risponde quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Quasi senza pensarci mi butto tra le sue braccia, sentendomi protetta dal mondo.
-Ehi, piccola…- sussurra stringendomi ancora di più.
Vorrei restare lì in eterno, ma l’arrivo del pullman mi riporta alla vita reale.
-
 
 
<<  Matt’s Pov  >>
Cynthia e io usciamo di casa il più velocemente e silenziosamente possibile, tentando di non svegliare l’”orco” dal suo riposo causato dai fumi dell’alcol. Nostro padre è un ubriacone e sperpera tutti i soldi in bottiglie, quando due anni fa la mamma se n’è andata, mi aveva fatto ripromettere di proteggere Cynthia e di completare entrambi gli studi: i soldi che ci ha lasciato, sarebbero bastati per i miei ultimi tre anni di liceo e per far continuare Cynthia ad andare in una scuola privata. Ho sempre adorato mia sorella, 12 anni, ancora entusiasta della vita e convinta che tutti, in fondo, siano buoni. Fin da che ha imparato a camminare, mi ha sempre seguito e per tutto il mio gruppo di amici è una specie di mascotte.
Come tutte le mattine, ci avviamo verso casa di Brian, dove ci aspettano tutti gli altri. Brian, Jimmy, Zacky, Johnny e io ci conosciamo quasi da tutta la vita, siamo cresciuti insieme in quelle quattro strade malfamate (solo Jimmy vive in un quartiere residenziale un po’ meno incasinato), con delle famiglie distrutte alle spalle.
L’ultimo che si aggiunge al gruppo, è Frank, l’ultimo arrivato nella “banda”. È un ragazzo che non dimostra i suoi 17 anni, vittima predestinata dei bulli per tre anni di liceo, finchè non aveva messo da parte la paura che la maggior parte della gente della scuola aveva verso di noi e aveva iniziato a parlarci, e alla fine era nata una profonda amicizia. Era incasinato anche lui, almeno quanto noi, ma era anche gentile, solare e sempre disponibile, oltre che possessore di un’infinita passione per i Misfits.
Ci avviciniamo alla scuola di Cynthia e Brian la saluta scompigliandole i lunghi capelli biondi, mentre lei ride come se non avesse nulla di storto nella sua vita.
-Bri, quando vorrai smettere di fare il coglione pure con la piccola?- lo apostrofa Zacky.
-Ehi, piano. Appena sarà cresciuta ci sposeremo, vero principessa?- scherza Brian
-Si!- risponde ridendo la mia sorellina
-Dai irriducibile coglione, lascia perdere. Cy, hai i soldi per il pranzo? E ricordati di aspettarmi prima di tornare a casa- ormai non posso più permettermi più di tanto di non pensare a nulla e a fare casino, devo pensare anche a lei.
-Si, Matt…- brontola Cynthia
-Fai la brava, mi raccomando. E buona scuola- le grido dietro, prima che scompaia in quel mare di ragazzini.
-Bigiamo?- propone Johnny.
-Idea interessante, ma se non consegno il lavoro di scienze non passo l’anno- ammette Frank.
-Dai, Johnny, la prossima volta- lo consolo, per poi avviarci verso la scuola.
-Ehi? Ma Jimmy?- chiede Brian, quasi fosse tornato serio improvvisamente (e devo dire che devo trattenermi dal gridare al miracolo)
-Non so… Sai che dice che se lui non arriva di andare comunque a scuola, che ci raggiunge lì. Non preoccuparti Bri- gli dico
-Uhm, secondo me ha bigiato. Io lo dico che quello si fa di quei bei giri, mentre noi ci rompiamo le palle sui libri- borbotta Johnny.
-Dai! Domani bigiamo, ti va bene?- gli chiede Zacky
-Uh, okey!- sorride il nano.
-
Arriviamo a scuola, con il solito scazzo mattutino che credo accomuni tutti gli esseri viventi. Perché la scuola debba iniziare la mattina presto resta il più grande mistero irrisolto al mondo.
Ci avviamo agli armadietti che abbiamo tutti vicini e qui riconosco la famigliare figura di Jimmy, che fruga in quel costante casino di quella scatola di latta.
-Tu essere umano inutile al mon…- e qui mi interrompo, dopo che da dietro le spalle di Jimmy spunta una ragazza. Non riesco a trovare un’altra parola da dire se non: Wow!
-Eh, Syd, loro sono i miei amici: Brian, Matt, Zacky, Johnny e Frank- dice alla ragazza.
-Ciao!- parte il coro da parte degli altri quattro.
-Sono Syd. La figlia del patrigno di Jimmy- si presenta.
Chi è lei per potermi fare questo effetto? Avrebbe davvero potuto, una sola ragazza, far crollare tutte le mie certezze? Come poteva lei, con un solo sguardo, mettermi a nudo e capire che quello che ero fuori era solo un’immagine?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** he is not okay ***


HE IS NOT OKAY
 
Lascio alle spalle Jimmy e gli altri e mi avvio alla ricerca della mia classe, finchè non sento una voce chiamarmi. Mi volto e vedo Johnny corrermi incontro.
-Aspetta, Syd! Che lezione hai alla prima ora? Jimmy mi ha detto che anche tu sei di terza, quindi potremmo condividere qualche lezione…- riprende fiato, tentando di parlare più velocemente possibile.
-Uhm… Ho storia. Mr Coventy. Aula 198- leggo sul foglietto che mi hanno affibbiato alla segreteria -Tu?-
-Forza, bella. Ci aspetta una noiosissima lezione. Non credo vorrai stare a seguire quel vecchio babbuino- sorride e  solo in quel momento mi accorgo che è persino più basso di me, che di certo non sono questa spilungona.
-Mah, dire che storia era la mia materia preferita…- borbotto
-La mia materia preferita è fare casino. Dai andiamo o Amy mi da per disperso- scoppia a ridere e io con lui, mentre ci avviamo verso l’aula assegnataci.
Entriamo appena in tempo e Johnny mi trascina all’ultimo banco, piazzandomi nel banco di mezzo, tra lui e una ragazza biondo platino e gli occhi verdi.
-Amy, lei è Syd; se vuoi i particolari chiedi a lei. Syd, lei è Amy, la mia bambolina- ci presenta velocemente, per poi mettersi le cuffie e appoggiare la testa sul banco.
 
Nelle ore di storia, chiacchiero con Amy e scopro in lei una ragazza fondamentalmente semplice e molto dolce, nonché una fotografa eccezionale, se fa le foto con la stessa passione che ci mette nel parlarne. Mi informa che la sua migliore amica è una tipa di nome Max e che vorrebbe provare a parlare con una certa Alicia Simmons, ma ha paura perché questa se ne sta sempre da sola.
Quando suona la campanella dell’ora di pranzo, ho solo voglia di un po’ di tranquillità. Per carità divina, Amy è simpaticissima, ma quando inizia a parlare non la smette più!
 
Mi avvio in giro per la mensa, cercando un tavolo vuoto. Da lontano, vedo Jimmy che mi fa segno di andare lì con loro, ma qualcosa mi dice che hanno almeno un migliaio di domande pronte da farmi e non sono sicura di conoscere tutte le risposte. Ci andrò cauta con la conoscenza degli amici del mio fratellastro.
Giro tutta la mensa, ma non trovo nemmeno un tavolo libero, così mi accontento di avvicinarmi a una tavola con solo un occupante.
-Scusa è libero?- chiedo. Lui alza lo sguardo e vengo squadrata da un paio di occhi color smeraldo. Dio se è bello, penso. Capelli lunghi, neri come la pece, che gli ricadono mossi sulle spalle, pelle pallidissima e due occhi meravigliosi.
-Sì, tranquilla- risponde con un sussurro.
-Sono Syd- mi presento, dopo che da diversi minuti restiamo in silenzio.
-Gerard Way- risponde, guardando in basso. Forse sarò pazza, ma credo che le mani siamo la parte del corpo che più parla di noi ed è proprio quelle dita affusolate che osservo attentamente.
-Sei un artista?- chiedo sottovoce
-Hai intuito, Syd- risponde fissandomi –Direi che tu sei una musicista. Sezione ritmica, immagino-
-Basso e batteria. Da cosa lo deduci?- chiedo, interessata alla svolta che ha preso il nostro discorso.
-Batti il piede, come se tenessi un ritmo immaginario. Lo fa anche mio fratello. Lui suona il basso- sorride.
Restiamo a parlare. Ama disegnare e un giorno vuole diventare fumettista. Tra le altre cose, ci troviamo d’accordo sul fatto che gli Iron Maiden sono dei grandi, ma Adrian Smith e Bruce Dickinson dovevano restare, nonostante Janick Jers suoni benissimo. Eppure, noto in lui qualcosa che conosco troppo bene, una specie di malinconia. No, lui non sta affatto bene, nonostante tenti di non darlo a vedere.
 
--
<< Jimmy’s pov >>
-Perché Syd non è qui?- chiede Zacky, appena Amy e Johnny si siedono al tavolo.
-Che ne so?- risponde il nano, mentre la bionda si attacca a Max e le due iniziano a chiacchierare di varie cose da donna che nessuno di noi capirà mai. Normalmente le avrei prese in giro, ma oggi sono troppo occupato a cercare Syd.
-Aspetta! L’ho vista! Perché mi ignora?- sbotto. Me lo deve spiegare questo comportamento…
-Dai, lasciala in pace. Vorrà farsi degli amici da sola- interviene Frank.
-Si è seduta con Gerard ‘quantosembrofrocio’ Way- borbotta Matt
-E dai, guarda che non è troppo male quel tipo!- lo rimbecca Brian
-Non mi ispira comunque…- sbuffa Matt
-Sai cos’è Matt?- chiede Max con un sorrisino malizioso, tanto che vorrei farmela qui, adesso, davanti a tutti. Tanto, alla fin fine, è la mia ragazza.
-Cosa?- risponde sconsolato
-Ti sei preso una bella cotta per Syd!- esclamano in coro le due ragazze.
-Cosa?! No! Non è vero!- tenta di difendersi Matt
-Mi dispiace, ma se continui così finirò per crederci anche io!- ride Brian, piegato praticamente in due dalle risate sul povero Zacky. Solo Matt è serio, ma dopo un po’ si unisce anche lui.
Li guardo un attimo. I capelli rasati di Matt e i suoi muscoli; quelli lunghi e neri di Brian e le sue dita rese callose dalla chitarra; la bassa statura di Johnny e i suoi tentativi di sembrare più alto facendosi una terribile cresta; gli occhi dal colore indefinito di Zacky e quel sorriso costante sulle sue labbra; le risate sincere di Amy e Max, che da sfigate che venivano considerate, sono riuscite a trovare qualcuno che le facesse sentire perfette e infine lei, Syd. E se loro non ci fossero, chi sarei io?



NOTE INUTILI: volevo solo ringraziare quella santa perosona che è _ihatemyself_ per aver recensito (te se ama) e boh, tutti gli altri che hanno letto nell'ombra. Sperando di aggiornare presto,
 St. Jimmy's Hell

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** nightmare ***


NIGHTMARE
 
È buio attorno a me. Sento delle voci, delle urla. “Mamma dove sei?” riesco a pensare solo a questo. Qualcuno sta piangendo. “Mamma perché piangi?” non ci sono pericoli, staremo insieme noi tre per sempre, non mi importa se papà non c’è più.
-No! I miei bambini!- mamma perché urli?
Mia madre si piazza davanti alla porta della camera, ma viene spintonata via con la forza da un uomo, mentre l’altro entra nella stanza, ma la mamma è più veloce e ci afferra entrambi, anche il mio gemello.
-Signora, siamo dei servizi sociali. In queste condizioni la custodia dei figli le è tolta. Glielo abbiamo già detto. Riteniamo che una tossicodipendente non possa crescere adeguatamente due bambini-  sembrano così buoni, ma io non voglio separarmi da te, mamma.
Quello che l’ha spintonata prima, fa un passo verso di noi e strappa dalle braccia della mamma mio fratello. La mamma urla e tenta di proteggermi. Poi sento anche io due mani estranee prendermi e strapparmi a mia madre.
-Mammaaaaaaaa!- urlo
 
 
-Mammaaa!- mi sveglio urlando e grondante di sudore. Ancora lo stesso incubo, da anni, ormai. Ma non cambia mai di una virgola. E io ho sempre la stessa paura.
La luce del corridoio si accende e compare Alexander, mio padre.
-Kim? Stai bene? Ti ho sentito urlare…- chiede preoccupato. Chissà come doveva essere avere lui come padre anche durante l’infanzia.
-Solo un incubo. Nulla di che- sorrido, ma lui mi guarda storto e si siede accanto a me, sul letto.
-Raccontamelo. Aiuta  a sconfiggere i propri demoni parlare. O almeno dovrebbe funzionare, mi hanno detto-
Gli racconto tutto, ogni minimo particolare. Mi sembra sempre troppo lucido per essere solo un sogno, come se fosse qualcosa di già vissuto. Quando termino il racconto, lui scuote la testa, rassegnato.
-Non è solo un incubo, Kim-
-Cos’è allora?- chiedo
-Sai, quando sei nata tu, io ero in carcere per possesso di droga e tua madre era una tossica. Furono i servizi sociali a portarti via. Potrebbe essere un  ricordo di quel giorno- spiega.
-E l’altro bambino?-
-Non lo so. A me dissero che eri nata solo tu. Il tuo gemello, mi dissero che era nato morto. Mi dispiace.- fa per alzarsi e andarsene.
-Posso chiamarti papà?- chiedo, pronunciando quella parola in modo strano.
-Puoi chiamarmi come vuoi, piccola- poi se ne va, spegnendo la luce.
Chissà, magari, una famiglia alla fine sono riuscita a trovarla anche io…
 
-
Mi avvio in direzione mensa, sbadigliando, dopo due noiosissime ore di estimo con quel fuori di melone del prof. Sottosanti (*) che mi chiedo  chi ci possa aver messo uno del genere a insegnare in una scuola cattolica. Purtroppo, nonostante il professore brillante, non riesco a non addormentarmi immancabilmente a metà della prima ora, perdendomi tutte le imprecazioni in italiano di quel uomo così poco tagliato per fare l’insegnate, quando quella massa di caproni dei miei compagni non capiscono qualcosa. La pazienza non è il suo forte, a quanto pare!
Guardo in giro alla ricerca di Gerard, ma non lo trovo seduto a nessun tavolo. È un tacito accordo tra noi e ormai anche tra me e Jimmy & Co, che a mensa mi siedo sempre con Way Senior. Dopo due settimane, finalmente ho conosciuto pure il fratello più piccolo di Gee e la sua migliore amica, Mikey e Alicia. Eh sì, la stessa Alicia con cui volevano tanto parlare Amy e Max. E devo dire che ormai quelle tre sono inseparabili.
Esco in cortile e qui mi blocco. Un cerchio di ragazzi vicino agli spalti, mi fa scattare le antenne: rissa. Ma tra chi e chi?
Mi avvicino tanto per sentire dei cori di incitamento a Corey Tyler, il bullo della scuola. Me ne ha parlato Frank tempo fa, di lui. È di quinta e se l’è presa con tutta, con una predilezione per i fratelli Way e compagnia, per questo quei due sono sempre lasciati soli. Mi aveva confessato, che anche lui stesso era stato vittima di Tyler e che il soprannome “Pancy” gli era rimasto attaccato. Ma Tyler amava attuare una vera e propria tortura nei suoi confronti: considerata la scarsa altezza di Frank, non c’era nulla di meglio che chiuderlo negli armadietti. Tutto era finito quando il nano aveva incominciato a frequentare Matt, Jimmy, Brian, Johnny e Zacky. Solo di loro, Tyler aveva paura. O per lo meno, li lasciava in pace.
È quando vedo che la vittima di oggi è proprio Gerard che mi incazzo come non so cosa e il mio carattere impulsivo farcisce il tutto. Attraverso la cerchia dei ragazzi e mi ritrovo davanti le spalle di Tyler, che è almeno tre o quattro volte me. Ma al momento non mi importa. Mi alzo in punta di piedi e gli busso su una spalla con un dito, mentre Tyler è impegnato a prendere a calci lo stomaco della sua vittima. Appena sente un contatto, si gira di colpo, guardandomi in cagnesco.
-Tyler immagino… Prenditela con qualcuno che è al tuo livello, non essere vile- lo sfido. Con la coda dell’occhio, vedo Gerard alzarsi e allontanarsi.
-E chi saresti tu, puttanella?- chiede lui
-Si da il caso che sia la migliore amica di Gerard Way.- rispondo sicura, mentre il “pubblico” trattiene un respiro.
Sento uno schiaffo bruciare sulla mia guancia, e capisco che devo contrattaccare, impedendogli la riproduzione per qualche mese. Ora che è in pratica piegato in due dal dolore, gli salto sulla schiena e finiamo a rotolarci a terra e a darcele di santa ragione, finchè due braccia muscolose non mi trascinano via. A breve mi trovo sollevata da terra, mentre continuo a scalciare e a tirare calci al vuoto.
Mi riappoggiano a terra leggermente distante dalla folla e vedo chi è stato il fautore del gesto: Jimmy.
-Dovresti controllarti di più- mi avvisa Jimmy.
-Stava picchiando Gerard!- protesto
-Dovrebbe arrangiarsi un pochino da solo. Non puoi metterti nei guai solo per lui.- mi rimprovera Matt
-Sapete cosa vuol dire?  Sapete cosa voglia dire essere dalla parte del debole e essere fottutamente soli contro tutti? Se non lo sapete, e non lo sapete date le vostre facce, non avete il diritto di dire nulla- detto questo mi allontano via, quasi sull’orlo delle lacrime: perché i ricordi dolorosi devono comparire nei momenti peggiori?





*: si, riesco a mettere il mio prf di estimo pure in una ff... Fattostà che quell'uomo è un fottutissimo genio.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** welcome to the family ***


WELCOME TO THE FAMILY
 
Tento di calmare le lacrime che escono a fiotti, mentre vado alla ricerca di Gerard, che sembra sparito in quel labirinto di scale  e corridoi che sembra compaiano ovunque. Prendo un respiro profondo, mi asciugo con una manica il viso e i resti di trucco ormai finiti a colorarmi la faccia di nero, manco fossi appena uscita da una miniera, e affronto l’ultimo piano: un lunghissimo corridoio dello stesso bianco degli ospedali. Mi sale un tremendo groppo alla gola, che tento di mandare giù, inutilmente. Ma nemmeno questa volta trovo il soggetto del mio involontario giro turistico per la scuola.
Arrivo ai bagni. Dei singhiozzi distratti attirano la mia attenzione. L’ultimo piano, essendo praticamente inutilizzato, non ha i bagni diversificati in base al sesso, ma sono uniti, per cui non mi faccio paranoie a entrare.
Lo trovo lì, rannicchiato su se stesso, con la faccia tra le mani e scosso dai tremiti. Mi avvicino e lo abbraccio, forte. Siamo così stretti l’uno all’altro che persino le lacrime si sono fuse tra loro.
Ci stacchiamo dopo quella che sembra un’eternità. Gerard allunga una mano e stringe la mia. Poi lo noto. Il polsino della camicia bianca è macchiato di rosso. Sangue. Gli alzo la manica della camicia, fino a scoprire i tagli sul polso. Lo guardo e mi sembra così messo a nudo, come se fosse un bambino che fa qualcosa che non deve e viene scoperto dalla madre.
-Scusami- mormora
-Non fa niente, Gerard. Davvero.- rispondo. Mi alzo e lo incito a fare lo stesso.
-Promettimi che smetterai, però-
-Vedo cosa posso fare- scrolla le spalle.
-Ce la faremo, Gee. Te lo prometto-
 
--
<<  Gerard’s pov  >>
Fisso la sveglia. Ore 6 del pomeriggio, giorno 9 aprile 1995. Sposto lo sguardo fino al soffitto bianco e sbuffo. Buoni 18 anni, Gee. Uno dovrebbe essere felice il giorno del suo compleanno, no? E poi ci sono io che medito il suicidio. Perché alla fine, a Syd ho fatto solo promesse vuote e lei di sicuro se n’è accorta. Sì, può funzionare come ipotesi. È una settimana, ormai, che mi ignora e che Tyler ha ripreso a picchiarmi. Giusto perché altri lividi mi servivano proprio.
Oggi poi va di merda ancora peggio. Mio padre se n’è andato del tutto di casa, mia madre è troppo occupata dal lavoro per ricordarsi di avere un figlio finalmente maggiorenne e mio fratello non mi ha degnato di uno sguardo tutto il giorno. Che ho da perdere ormai? Frugo tra i cassetti del comodino e trovo una bottiglietta quasi piena di sonnifero. Questa volta non voglio ripetere lo stesso errore dello scorso anno. Voglio farla finita davvero e non ho intenzione di continuare a vivere per un fottutissimo dosaggio sbagliato.
Cerco carta e penna e scrivo giusto due parole: “scusatemi. Vi voglio bene. Gerard”. Lo piego in due e scendo di sotto. Almeno chi lo troverà sarà a conoscenza del mio gesto prima che possa salire in camera mia.
Decido di lasciarlo in cucina. Al momento non c’è nessuno in casa e è il momento perfetto. Metto una mano sul pulsante della luce, l’accendo e sento partire un urlo:
-Auguri Gerard!-
Resto sorpreso. Sono lì, attorno al tavolo, in piedi. E in mezzo a ciotole di patatine, biscotti, birre e bibite varie, è piazzata una torta glassata con 18 candeline.
Li guardo uno per uno. Ci sono Mikey, Alicia, Ray, Christa e Syd, loro in effetti non stonano così tanto. Ma gli altri, Matt Sanders, Brian Haner, Zackary Baker, James Sullivan, Johnny Seward, Frank Iero e le altre due ragazze che credo di aver visto solo di sfuggita, non potevo certo aspettarmeli.
-Wow- riesco a dire solo questo -Cosa ci fate qui voi?-                      
-Beh, Syd ha pensato che sarebbe stato carino organizzarti una festa di compleanno e ha mobilitato un po’ tutti- spiega Frank e non posso non considerarlo bellissimo mentre sorride.
-Diciamo che sono un po’ le nostre scuse, Gerard. Syd, ecco, lei ci ha fatto cambiare idea e abbiamo capito che devi essere una persona fantastica. Vorremmo esserti amici, Gerard- questa volta è Brian a parlare.
-A.. Amici?- balbetto sorpreso
-Sì, amici. Puoi darci un’altra possibilità?- chiede Matt
-S..Sì- rispondo. Tutti gli altri sorridono.
-Benvenuto in famiglia, Gerard- dice Syd.
All’improvviso mi accorgo che ho ancora tra le mani il biglietto. Lo straccio. Fanculo!, io voglio vivere, cazzo! E chissà, magari questa vita può regalarmi anche un po’ di felicità e degli amici veri. Guardo il sorriso di Frank e rivedrà, magari anche l’amore. Beh, forse corro troppo.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** demolition lovers ***


DEMOLITION LOVERS

 

<<  Frank’s POV  >>

“Frank tu ti sei ufficialmente fumato il cervello. Cosa hai intenzione di fare o dirgli? Dai! Mica puoi presentarsi così, alla cazzo, davanti a casa sua, no?” pensavo mentre mi avviavo verso casa di Gerard, tenendo tra le mani il “regalo di compleanno in ritardo”, e maledicendo con tutto me stesso la pioggia del New Jersey.

I miei pensieri vagarono fino alla primissima volta che avevo visto Gerard, il primo giorno della prima liceo…

 

Primo giorno, scuola nuova. Ingoiai, sperando di riuscire ad ambientarmi come sempre. Essere simpatici a volte aiuta!

Poi lo vidi. Leggermente appartato rispetto agli altri. Un fumetto in mano e la sigaretta in bocca. I capelli, leggermente sparati gli ricadevano sul viso disordinati. Stonava con il resto, ma pensai che fosse bellissimo.

Diedi una gomitata a Bert. Già, Bert era il mio vicino di casa da sempre e aveva un anno in più di me, quindi avrebbe dovuto andare in seconda, ma per ripicca ai genitori che lo volevano perfetto, si era fatto bocciare. E così ci ritrovavamo in classe insieme.

-Ehi? Chi è quel tipo?- chiesi

-Mah, è Gerard Way. Va in seconda. Stagli lontano, Frank, è un brutto tipo- rispose il moro. Ma, mi domandavo, come poteva essere una cattiva persona uno come lui? Bert aveva ragione o semplicemente i due si odiavano e lui non voleva che parlassi con quel Gerard?

 

Arrivo davanti al vialetto dei Way e mi viene quella tremenda voglia di scappare via, tipica di me. Ma questa volta devo farcela.

Busso, tentando di arrabattare un discorso decente. Mi apre Gerard. È più bello del solito. È infagottato in una felpa degli Iron Maiden e un paio di jeans neri macchiati di colore. Forse Syd me lo aveva detto che dipingeva…

-Ciao Frank- è freddo. Che gli ho fatto?

-Ciao Gerard-

-Ehm… Come mai sei qui?- chiede

-Io, beh, ecco, cioè… Insomma, sì, ti ho portato un regalo di compleanno, un po’ in ritardo e volevo chiederti se ti andava di venire, sì, ceh, alla festa di Brian, sabato prossimo- sì, sono imbarazzato e credo di essere diventato color pomodoro.

-Grazie per il regalo, ma alla festa non posso venire. Ci si vede- prende il regalo dalle mie mani e mi chiude la porta in faccia. Mi sento crollare, mentre tremo sia per il freddo che per la rabbia. Credevo di fargli una gentilezza a prendergli un regalo, ma mi sbagliavo, a quanto pare.

Resto lì per un po’ a fissare la porta, poi faccio per andarmene. Arrivo quasi a metà vialetto, quando sento la voce di Gerard chiamarmi.

-Frank! Vieni dentro! Ti piglierai un accidenti!- non me lo faccio ripetere e corro in casa, raggiante.

Dio, se esisti, fa che i miei sentimenti siano ricambiati…

 

-

<<   Gerard’s POV  >>

Prendo il regalo dalle mani di Frank e chiudo la porta, per poi appoggiarmi ad essa, sospirando. Certo che è cambiato da quel ragazzino che avevo visto per la prima volta, quel lontano giorno di settembre. Eppure, me lo rivedo ancora fuori posto, insicuro, con il sorriso sempre sulle labbra… Quel sorriso, dio santo, cosa non è! Iniziano a salirmi i sensi di colpa per averlo lasciato lì fuori. Sta pure diluviando…

Apro la porta e lo vedo già alla fine del vialetto.

-Frank! Vieni dentro! Ti piglierai un accidenti!- urlo. Lo vedo fermarsi e correre sorridente da me.

Entra in casa come un missile e si scrolla via l’acqua peggio di un cane. Non posso fare altro che ridere. Poi mi fissa di colpo con un sorrisetto furbo sulle labbra. “Gerard, trattieniti o rischi di fartelo qui, in cucina…”

-Beh, non lo apri?-

-Eh? Cosa?- Gerard? Pronto, c’è nessuno? Pianeta Terra chiama Gerard, Gerard risponde?

-Il regalo- mi ricorda

-Ah, sì! Il regalo!- ce l’hai ancora in mano, il regalo, scemo.

Ci sediamo sul divano e io inizio a scartare quel pacchetto fatto con cura, tanto che scommetterei mille dollari che sono state mani femminili a crearlo.

La prima cosa che mi viene in mano è una cassetta. La guardo attentamente. Sono cover di Misfits, Iron Maiden e Smashing Pumpkings. I miei gruppi preferiti. Una scritta mi colpisce profondamente: “Chitarra e voce, Frank Iero. Batteria, Syd. Chitarra solista, Ray Toro. Basso, Alicia Simmons”. Escludendo Frank e Syd sono praticamente i miei amici di sempre. Non riesco a trattenere un sorriso un po’ commosso.

-Frank, davvero, non dovevi-

-Ti piacciono?- chiede preoccupato

-Se mi piacciono? Cazzo, Frank, io le amo queste canzoni!- lui scoppia a ridere, vedendo la mia espressione estasiata.

Pesco ancora nel sacchetto e tiro fuori una cosa morbida, tutta nera, tranne che per un logo sul davanti che conosco fin troppo bene.

-Frank! Ma tu sei uno stalker!- urlo, saltandogli al collo e abbracciandolo fortissimo. Resto lì, tra le sue braccia, memorizzando ogni istante, dato che sarà la prima e ultima volta che potrò stargli così appiccicato. Mi sento protetto, a casa. Vorrei stargli accanto ogni secondo della mia vita, giuro che potrei davvero farlo.

Mi stacco leggermente imbarazzato e lo stesso lui, considerato che ormai è color pomodoro.

-Frank, davvero, grazie non dovevi- lo ringrazio per la milionesima volta

-Prego. So cosa vuol dire, Gee. Ora devo andare. Ci vediamo a scuola- prende la sua giacca di pelle e fa per uscire.

-Aspetta! Me lo sono sognato o…- inizio

-O?- incalza lui

-Mi hai chiamato Gee?-  

Non risponde, fa una risatina e esce di casa, lasciandomi solo con tutti i miei dubbi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A little piece of heaven ***


A LITTLE PIECE OF HEAVEN
 
-Ok, questo che cazzo di posto è?- domando a Frank. I miei accompagnatori ridono, come se avessi appena detto una fesseria grande e grossa. Gli altri non sembrano molto sorpresi, a parte, forse, leggermente Alicia. Christa è la cugina di Zacky, e quindi, dato che lei e Ray stanno insieme praticamente dai tempi delle elementari, quei due sono una presenza fissa nel gruppo.
-Questo, mia cara, è un pezzo di paradiso! Benvenuta nella sala prove degli Avenged Sevenfold!- presenta teatralmente Frank, accendendo la luce.
È un garage abbastanza grande. Un tempo, forse, alla parete, erano appesi dei pannelli di legno, ma è stato lasciato spazio ai graffiti. Uno in particolare mi colpisce. È un teschio alato, colorato di nero, e sotto di esso campeggia il nome della band.
-Wow!-
-Quello lo ha ideato Jimmy. La trasposizione sulla parete è opera nostra- sorridono Christa, Max e Amy
-È splendido- esclamo
-Gente! Ecco a voi tutto l’alcool di cui avete bisogno!- urla Jimmy entrando seguito dal resto della truppa.
-Da dove arriva?- chiede Christa che essendo la più grande di tutti tende a fare la balia
-Christa, è alcool! Per me può anche essere uscito dal culo di una mucca e andrebbe bene comunque- ribatte Frank
-Comunque, per sapere da dove arriva, il merito è di Brian, Zacky, Johnny e Matt. Anche se, Matt, amico, fattelo dire, sei un po’ impedito!- scherza Jimmy
-Senti, non è colpa mia se ho rischiato di farci beccare. Sei tu che non hai dato l’avviso- ribatte visibilmente irritato Matt
-Avete rubato tutto questo?!- esclamano in coro le ragazze –ancora!?-
I ragazzi si stringono nelle spalle.
-In ogni caso, io sto con Frank- annuncio, prendendo una bottiglia di birra e iniziandomela a scolare.
-Brava ragazza!-
In poco l’atmosfera si scalda e alla fine ne viene fuori una festicciola. L’alcool dei ragazzi, l’erba che siamo riusciti a recuperare Frank, Alicia e io, e le caramelle, patatine e cioccolato portati dalle ragazze e Ray fanno il loro dovere e a breve ci ritroviamo tutti completamente fatti o ubriachi o ubriachi e fatti.
La musica troppo alta, l’odore penetrante delle canne e il chiuso, iniziano a darmi alla testa e, se non voglio collassare, è meglio che esca.
 
In strada mi raggiunge Alicia. Non l’avevo nemmeno vista uscire e, nonostante il buio, la sua bellezza è evidente. I capelli biondi sono lasciati sciolti, gli occhi scuri sono circondati da matita nera e il suo fisico magro è messo in risalto da un top a strisce e un paio di pantaloncini con le calze. So pochissimo di lei. Me ne rendo conto solo ora che è qui e che in qualche modo si sta facendo guardare dentro.
-Non è una bella storia, Syd- sembra quasi mi abbia letto nel pensiero
-Cosa?-
-Si chiedono tutti cosa mi ha portato a essere così…- si siede sul marciapiede e io la imito, accendendo le sigarette di entrambe
-Almeno tu la tua storia la sai- borbotto
-Beh, prima non credevo di poter diventare così, sai?-
-Nemmeno io lo credevo. Ero una di quelle bambine che dicono che non fumeranno mai, che non berranno mai, che saranno carine ed educate e… Porca puttana, guardaci Alicia! Siamo due vecchie puttane fottute troppe volte dalla vita- rido, forse a causa dell’alcool. Alicia scoppia anche lei in una fragorosa risata, buttando la testa sulla mia spalla.
-Cosa cazzo siamo diventate?-chiede ridendo
-Non ne ho idea-
 
Restiamo in silenzio per un bel po’, guardando i palazzi attorno a noi e la notte lasciare il posto al giorno nel giro di qualche ora. Già, alla fine due minuti sono diventati tre ore…
-È un po’ che non vedo Gerard…- mormoro, sperando che Alicia non si sia addormentata.
-Mikey mi ha detto che non sta bene in questo periodo- risponde.
-Uhmm… Pomeriggio, dopo una bella dormita, vado a vedere come sta. Oggi non vado a scuola- prendo la mia borsa mezza consumata e mi allontano, mentre il mondo inizia a svegliarsi.
 
Otto ore dopo essermi buttata di peso sul materasso, completamente vestita, mi sveglio con un mal di testa da record. Mi trascino allo specchio e questo mi rimanda l’immagine di una specie di zombie. Il trucco è colato, i capelli sono spettinati e sporchi e il colorito è grigiognolo. Opto per una doccia e dopo mezz’ora sono sulla via della casa di Gerard. Quel ragazzo mi sta facendo davvero preoccupare seriamente.
Arrivo a casa  Way e noto stranamente la porta aperta. Eppure Donna è maniaca della sicurezza. Che sia successo qualcosa di grave?
Entro nel salotto buio e non sembra esserci nessuno.
-Mikey? Gerard? C’è qualcuno?- il silenzio mi risponde e decido di andare a controllare di sopra.
La porta della camera di Gee è leggermente accostata e da qui spio una scena che mi stringe il cuore: Gerard è rannicchiato sul pavimento, con la testa tra le braccia di Frank, che lo stringe a se il più stretto possibile. Sorrido e decido di allontanarsi. Alla fine, anche Gerard ha trovato il suo salvatore.
 
--
<<  FRANK’S POV  >>
 
Non so cosa sto facendo, ma lo sto facendo. È che Gerard, come dire, mi ha fatto preoccupare e ho paura che gli sia successo qualcosa di grave. Sono proprio cotto a puntino a quanto pare. Non mi ero mai fatto troppi problemi sulla mia sessualità, credevo che mi piacessero le ragazze, ma dopo essere stato per un po’ di tempo con una, ho capito che non facevano per me. Poi non ho avuto altre esperienze. E adesso mi ritrovo innamorato di Gerard.
Arrivo a casa Way e vedo uscire Mikey. Mi saluta con una mano e mi lascia aperta la porta. Lo raggiungo di corsa.
-Gerard è in casa?- chiedo
-Sì. È sempre in casa quello- mormora come risposta –Vabbè, io devo andare da Alicia o farò tardi. Ci si vede a scuola Frank-
-Ciao Mikey- lo saluto entrando in casa e accostandomi la porta alle spalle.
Il soggiorno è immerso nella penombra e non sembra esserci traccia di Gerard da nessuna parte. Salgo le scale e mi avvicino alla sua camera con reverenza, quasi. Apro piano la porta e la scena che mi si para davanti mi immobilizza. Gerard, seduto sul letto, in uno stato catatonico, che guarda fuori dalla finestra. È girato di spalle, e una lametta, una busta di plastica ormai vuota e in numerose bottiglie vuote lo circondano.
-Gerard…- non mi rendo conto di aver parlato ad alta voce. Sembra risvegliarsi e si gira spaventato.
-F… Frank… P… Perché sei qui?- balbetta. Entro nella stanza.
-Cosa vuol dire tutto questo?- chiedo. Lui si nasconde sempre più nella felpa nera che indossa e si rannicchia impedendomi di vedergli il volto. Mi avvicino lentamente, con dolcezza.
-Vattene!- sussurra, ma la sua voce è ferma.
-No, io non me ne vado. Io resto qui. Io voglio salvarti.- mormoro, prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli le lacrime.
-Frankie, perché?- chiede scosso dai singhiozzi
-Perché tu non meriti tutto questo, Gerard- sussurro al suo orecchio, appoggiando le mie labbra sulle sue dolcemente.
-E perché ti amo-




 
NOTE INUTILI: Lo so, lo so. Vi ho fatto aspettare i secoli ma ne è valsa la pena, No? No. AnyWay, vi ricordo che non sono allergica alle recensioni e spero di non essere presa dalla scuola come quest'ultimo periodo (è quasi finita, dai). Un bacio
St. Jimmy's Hell

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** The Ghost Of You ***


THE GHOST OF YOU
 
 
--
<<  FRANK’S POV  >>
 
Mi stacco da un Gerard che mi guarda sbigottito. Dio, che immane cazzata che ho fatto. Sento le lacrime pungermi gli occhi, ma non voglio ritrovarmi a piangere davanti a lui. Non posso. Punto.
-Scusa, Gerard. Sono un coglione.- afferro la mia giacca e corro di sotto, sbattendomi la porta alle spalle. Mi allontano di corsa dal vialetto di casa Way e per una volta ringrazio la pioggia del New Jersey che fa confondere le gocce di pioggia alle mie lacrime. Scemo, scemo, scemo! Anche per frocio doveva prendermi! Sono solo una testa di cazzo e non so cosa mi sia preso, la verità è questa.
Sta diluviando e fa un freddo cane anche se è aprile inoltrato, ma non lo sento nemmeno e mi rifugio in un parco, su una panchina fradicia. Mi raggomitolo su me stesso e piango sempre più forte, ma sono semplicemente distrutto e non potrebbe sfottermene di meno, a parte il fatto che non riuscirò mai più a guardare Gerard negli occhi. Perché? Perché sempre delle persone sbagliate devo innamorarmi io?
 
--
 
<<  GERARD’S POV  >>
 
Lo guardo scendere le scale senza muovere un muscolo. Frank Iero ti ha baciato e non hai mosso un muscolo, coglione di uno. Mi ha semplicemente spiazzato e adesso crederà che io gli sono indifferente. Stupido, stupido, stupido! Vorrei solo rincorrerlo, ma per qualche ragione sto semplicemente in piedi, fronte contro il muro che ho appena finito di prendere a testate, a piangere. Patetico.
Sono così preso dalla mia scenetta da non essermi nemmeno accorto che Mikey è rientrato e che non mi ha mai visto ubriaco o fatto. Figuriamoci, ubriaco, fatto e depresso. E come c’era da aspettarsi, resta sconvolto.
-Cosa significa questo, Gerard?- chiede
-Io…-
-Sei solo un drogato del cazzo, mi fai schifo. Avresti dovuto andartene tu, non papà- qui crollo, non riesco a reggere oltre.
-Fanculo, Mikey! Chiediti perché dei comportamenti delle persone qualche volta, e non sparare sentenze a cazzo, perché mi pare che qui quello che ha tutto sei tu, sei il figlio perfetto, hai tutti gli amici che vuoi e una migliore amica che ti viene dietro da circa quattro anni, mentre io la prima persona che si è interessata a me in diciotto anni me la sono appena fatta scappare! Quindi non sparare giudizi perché non sai una beata minchia di me!- e qui a crollare è lui. Si mette una mano sui capelli, si lascia scivolare a terra e cerca di ingoiare le lacrime, anche se i singhiozzi scuotono il suo corpo magro. E io mi sento dannatamente in colpa. In fondo, quello è mio fratello, e non ha altre colpe se non preoccuparsi per me. Vuole fare il fratello maggiore che io non sono mai riuscito a essere in modo giusto. Dovrei essere io a proteggere lui e non il contrario.
-Sai, Gee?- vuole urlarmi in faccia troppe cose, lo vedo da come stringe i pugni –Eri il mio eroe, il mio esempio. E adesso tutto questo. Mi ero accorto che qualcosa andava storto, ti sentivo piangere la notte, anche se non vuoi fare rumore. Mi fai paura. Mi fanno paura i tuoi demoni, i tuoi incubi. Ecco, l’ho detto. E quando piangi, vorrei solo stringerti e dirti che passerà, perché i tuoi demoni alimentano i miei e io non sono te, non ho la tua stessa forza. Io non posso salvarti, ma se là fuori qualcuno può, fatti aiutare. E poi, ti prego, torna qui e salva me. Perché sei ciò che resta della mia famiglia e non voglio perderti. Non voglio vederti in questo stato. Mi stai uccidendo, Gerard-
Crollo in ginocchio accanto a lui. I singhiozzi scuotono entrambi. Gli afferro una mano e la intreccio alla mia, come facevamo da piccoli, quando Mikey aveva un incubo.
-Mikey… Come hai fatto a restare…?- le parole mi si spezzano in gola
-Perché il problema è che nonostante tutto, nonostante tu sappia che si sta autodistruggendo, tu continui a perdonarlo, a giustificarlo. È tuo fratello. E non puoi smettere di volergli bene- mi abbraccia stretto e entrambi lasciamo libero sfogo alle lacrime.
-Salvati Gee. Fallo per me. Ma poi salva anche me, te ne prego- mormora
-Te lo giuro, Miks- si stacca e si asciuga le lacrime, guardandomi storto
-Qualcuno che può salvarti c’è?-
-Sì. Mikey. Ma è uscito da quella porta circa mezz’ora fa- rispondo imbarazzato.
-Beh, vallo a cercare, no? Poi mi dici chi è, ma adesso vai!- mi tira su quasi di peso e mi indirizza verso la porta. Mi volto a sorridergli e poi corro via. Forse un poco, è stato lui a salvarmi.
 
L’ho cercato per tutta Belleville, dai vari amici, facendo la figura dell’idiota, ancora un po’ mettendomi a chiedere ai passanti. Alla fine, l’ho trovato in un parco.
È diventato buio e è seduto su una panchina, rischiarata da quello che credo sia l’unico lampione nell’arco di un chilometro. Fissa il vuoto. E ancora una volta è bellissimo, anche se il suo viso è più luminoso quando sorride.
-Frankie- mi siedo accanto a lui, che sobbalza al sentire la mia voce.
-Mi hai fatto spaventare, stupido!- ribatte
-Almeno hai sorriso- gli rispondo avvicinandomi ancora di più
Mugugno incomprensibile da parte sua.
-E poi dobbiamo chiarire una cosa- e qui inizia ad andare in panico.
-Gerard io… scusa. Sono solo uno stupido e io non so che mi sia preso, Ok?-
-Ma mi stavi aspettando-
-Sì, ma non ti avrei aspettato per sempre*-
-Allora, sistemiamo questa faccenda-
Lo afferro per la vita e lo avvicino a me, facendo scontrare i nostri bacini. Gli alzo il mento con due dita e lo bacio. Il bacio che sognavo di dare da anni.
-Ti amo, Frankie-
-Ti amo anche io Gee-
 
 
*: ripreso bellamente dal primo verso di The Ghosts of you

NOTE AUTORE: allora, potete uccidermi dato che per un capitolo (pure corto) vi ho fatto aspettare 2 MESI!  Ma sembrava che si fossero coalizzati contro di me. AnyIero, Mikey finalmente si mette in mostra come personaggio (allelujua) e poi CE L'HO FATTA A INSERIRE LA FRERARD! Troppo dolci non trovate?
Ringrazio come al solito quelle due anime pie di I hate myself e Jo. E ricordo a chi legge nell'ombra (esistete?) che non sono allergica alle recensioni. Ci vediamo presto
.
St. Jimmy's Hell

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3062313