Storia di una fanciulla che voleva solo portare un cestino di cibo, e del lupo che decise di mangiarla. di eleanor89 (/viewuser.php?uid=19481)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 e 2. ***
Capitolo 2: *** 3 e 4 ***
Capitolo 3: *** 5 e 6 ***
Capitolo 4: *** 7 e 8 ***
Capitolo 5: *** 9. ***
Capitolo 6: *** 10 e 11, finale. ***
Capitolo 1 *** 1 e 2. ***
Scritta per il contest
indetto da Rory ed Akami, che non si è più svolto: “Naruto in: aforismi di Oscar
Wilde”
Nick Autore:
Eleanor89 Titolo della fic: Storia di una fanciulla che voleva solo portare
un cestino di cibo, e del lupo che decise di mangiarla. Personaggi &
coppie: Kiba/Hinata. Accenni ShikaIno, NejiTen, SasuSaku seminascosto.
Personaggi: un po’ tutti. Genere: fantasy, romantico, comico.
Avvertimenti: AU,
longfic. Citazione usata: “Mi fido di te” “Vorrei potermi fidare anche io di
me”.
Storia di una
fanciulla che voleva solo portare un cestino di cibo, e del lupo che decise di
mangiarla.
Era una fresca
mattina di novembre, l'erba era bagnata dalla pioggia notturna e il sole faceva
capolino da dietro le nuvole a riscaldare tiepidamente il bosco. Una leggera
brezza faceva scuotere le chiome degli alberi, che sembravano volersi liberare
delle gocce tra le loro fronde scrollandosi come animali, e piegava con
leggerezza i fiori colorati ai lati del sentiero, che l'inaspettato prolungarsi
dell'estate ormai morente aveva permesso di continuare a vivere.
La bella giovane che
passava accanto ad essi sorrise, chinandosi poi ad annusare un fiore
particolarmente appariscente che sembrava non smettesse mai di essere illuminato
dal sole, come tutte le mattine. Si alzò con grazia e riprese il proprio
cammino, mentre la leggera mantellina rossa svolazzava alle sue spalle, e
dovette infilare il cappuccio, anch'esso rosso, poiché la brezza lo spingeva
fastidiosamente contro la sua nuca.
Svoltò a destra,
verso la salita, tenendo stretto a sé il cestino e canticchiando una nenia tra
sé e sé, scrollando la testa quando qualche ciuffo della chioma corvina le
scivolava sul viso. Un gruppo di farfalle catturò la sua attenzione e le seguì
con lo sguardo, finché queste non sparirono oltre i cespugli disegnando una
danza nell'aria.
Fu allora che notò
qualcosa di diverso.
Ignorando il proprio
senso del pericolo uscì dal sentiero di qualche metro, arrivando sino ad un
cespuglio di fragole, e lì poté vedere meglio: c'era davvero qualcosa tra gli alberi, per
terra.
Subito gli
ammonimenti del padre le tornarono alla mente: era pericoloso girare nel bosco
da sola, per una ragazzina della sua età. Quando andava a trovare il cugino, in
cima alla collina, doveva sempre andare dritta per la propria strada.
Stava per tornare
indietro, quando udì un gemito. Dimenticò ancora ogni prudenza e corse verso
quel qualcosa, che altri non era che
un paio di gambe. Si affacciò con cautela da dietro il tronco, e infine lo
vide.
Un bel ragazzo moro,
con due strani segni rossi sulle guance, dormiva supino, con una mano poggiata
sull'addome e le labbra dischiuse. Indossava soltanto un paio di pantaloni di
pelle stracciati sulle ginocchia, e la ragazza arrossì guardandolo. Notò poi due
orecchie da lupo sulla sua testa, e comprese che doveva essere un demone o un
lupo, nonostante le apparenze. Un lupo di aspetto quasi umano, dall'aria
innocente, almeno mentre teneva gli occhi chiusi.
Lo sconosciuto le
sembrò annusare per un momento l'aria, poi aprì di scatto gli occhi, rivelando
due iridi nere come la pece, profonde e ostili. In meno di un secondo si era già
alzato, tenendo la schiena piegata in avanti e le braccia a distanza, pronto ad
attaccare come un normale animale, ed emise un ringhio sommesso che la fece
indietreggiare sconvolta. Altrettanto sconvolto era lui, dopo una più attenta
occhiata. Era scattato prevedendo l'arrivo di un nemico, non certo pensando di
trovarsi davanti una ragazza dall'aspetto gracile.
“E bella. Molto
bella.”
Così, con gli occhi
chiarissimi, che inizialmente gli erano parsi bianchi ma sfioravano il lilla,
sgranati, con la bocca leggermente aperta per lo stupore ed il viso incorniciato
da bellissimi capelli scuri seminascosti da un cappuccio rosso, la trovava
splendida.
Si mise
sull'attenti, ancora sospettoso, fiutando l'aria e ascoltando il profumo della
ragazzina, constatando che era mischiato a quello dei suoi nemici. Eppure lei
non sembrava volerlo attaccare.
“Però ho troppa fame per aspettare che mi
attacchi per prima, quindi la mangerò”. pensò, preparandosi ad
assalirla.
«Sei ferito.»
La voce di lei era
dolce e preoccupata, ed il lupo si trovò sconvolto per la seconda volta. “Certo che sono ferito, quelli col tuo
stesso odore... Come puoi non saperlo? Che sia solo un caso lo stesso odore?
Impossibile...”
«Aspetta. No-Non
voglio fa-farti del male... Non so se mi capisci, ma non so-sono tua nemica.»
cominciò a dire lei balbettando e aprendo il cestino. Un ottimo odore di torta
arrivò anche a lui, ed il suo stomaco gorgogliò. La ragazzina fremette,
immaginando che la causa delle sue strane occhiate fosse proprio la fame, eppure
non riuscì a pensare che lui fosse malvagio, non con quell'aria da… cane bastonato mentre la
fissava.
Dal cestino tolse un
fazzoletto a quadri, in cui avrebbe dovuto poggiare la torta. Si avvicinò di un
passo ed il lupo quasi saltò indietro, scoprendo i denti. La ragazza lanciò un
gridolino e poi si morse le labbra, pentita. Anche lui sembrò pentito, e tornò a
fare un passo avanti, inclinando la testa e osservandola con
diffidenza.
«Per favore...
siediti.» riuscì a dire, cercando di balbettare meno e arrossendo. Senza
smettere di tenerla d'occhio fece come gli aveva chiesto, e lei si poté chinare
per potergli stringere il fazzoletto sopra la ferita. Badò soltanto allora alle
cicatrici seminascoste su tutto il suo corpo.
«Forse posso passare
a casa a prendere qualche medicinale...» rimuginò pensando ad alta
voce.
«Chi sei?» chiese
improvvisamente il lupo, con voce profonda e roca. La ragazza sussultò,
sbalordita. Poi inspirò facendosi coraggio.
«Hinata. M-Mi chiamo
Hinata. E... e lei?»
«Kiba...»
«Ha
fame?»
Kiba stavolta non le
rispose neppure, e lei si rese conto da sola di quanto fosse pericolosa quella
domanda. Prese immediatamente il cestino e tirò fuori la torta.
«Posso darle
questa.» offrì, tornando ad arrossire.
Kiba seguì con un
interesse che non aveva nulla a che fare con la fame il sangue colorirle le
guance in modo delizioso. Aveva notato che era arrossita almeno cinque volte,
doveva essere una ragazza molto timida, oltre che anormalmente poco impaurita.
«Sarebbe per m-mia
zia. Mio padre mi manda sempre a portarle... regali.» si impegnò a dire Hinata
intanto, per non lasciare cadere il silenzio. Una nota diversa nella voce di lei attirò
l'attenzione del lupo ancora una volta, distraendolo dal suo piano di portarla con sè nel bosco e mangiarla. O magari utilizzarla come serva, visto che aveva del buon cibo e non si lagnava come facevano gli umani solitamente.
«Tuo padre ha
qualcosa che non va?» domandò, e seppe di aver fatto centro vedendo il colore
sparire dalle sue guance rapidamente com’era venuto.
«No, no...» si
affrettò a rispondere, porgendogli ancora una volta il dolce.
Kiba l'ho prese tra
le mani indeciso e lo annusò due volte per essere certo che non vi fosse veleno,
poi cominciò a mangiarla a grandi morsi. Alla fine riuscì persino a sorridere
appena.
«Era veramente
buona.» commentò, leccandosi le labbra.
«Grazie.» rispose
Hinata abbassando lo sguardo.
«L'hai fatta tu?» domandò, e cominciò a pensare che era decisamente meglio non fare male ad una ragazza
che cucinava tanto bene. Lei annuì imbarazzata e qualche altra ciocca di capelli
le cadde davanti alle spalle. Il lupo la fissò ipnotizzato e poi portò di scatto
una mano avanti, prendendola e spostandola di nuovo indietro. Non badò al fatto
che lei fosse arrossita di nuovo, ma osservò il risultato e provò a spostarla
ancora davanti, insieme ad un'altra. “Meglio”.
Notò l'aria stupita
di lei.
«Ti stanno meglio
così.» bofonchiò, seccato dal dover dare spiegazioni.
«Ora devo andare...»
accennò lei, ancor più in imbarazzo.
Un moto di
ribellione si impossessò della mente del lupo. “Non devo farla andare via... Dove posso
tenerla perché nessuno la senta chiamare aiuto? Non credo che riuscirei a convincerla a stare con noi anche se non la mordessi”
«Resta.» ordinò e
riprese a riflettere:“Forse basta tapparle la bocca o
obbliga...”
«Mi scusi...» la
voce educata della fanciulla lo interruppe nel bel mezzo della sua
pianificazione.
«Scusa! Smettila di darmi del lei!»
proruppe esasperato lasciando stare per un attimo il piano.“Ma è sana di mente? Perché dà del lei ad
uno come me? Lei dovrebbe urlare o piangere o chiamare aiuto, persino
cacciarmi!”
Incredibilmente, al
vederlo così simile ad un ragazzino imbronciato, Hinata sorrise.
«Scusa, Kiba-kun. Devo davvero andare. Ma
tornerò con delle medicine al più presto.» assicurò con dolcezza.
E quando pronunciò
il suo nome con la sua voce gentile, ed il suo sorriso dolce, Kiba sentì una
scossa elettrica al cuore, che cominciò a battere più veloce.
“Farle del male?
Come mi è venuto in mente... Ha un’aria così dolce... Non potrei mai rapirla.
Stavo per fare uno sbaglio orribile.”
«Ti aspetterò,
Cappuccetto.» promise con un ghigno stampato in viso. Forse non l'avrebbe vista
più, ma anche ora che l'impeto “protezione e possessività” si era
placato dopo il momento iniziale, sapeva che era la cosa migliore per lei
lasciarla andare senza storie.
E poi, aveva parlato
in modo così convincente che una parte di lui sperava che davvero
tornasse.
Hinata sorrise
nuovamente, e andò verso il sentiero da cui era venuta. Kiba la seguì con lo
sguardo, poi si rialzò e si spostò tra le piante, scortandola
silenziosamente.
Era ricominciato il
dilemma: farne la sua femmina con la forza o dimenticarsela? Mangiarla ormai era
fuori discussione, ma quando un animale trovava l'altra metà sapeva che era di
norma prendersela, con le buone o le cattive, e quella ragazza aveva anche un
bell’aspetto che non lo aiutava a desistere.
Assottigliò lo
sguardo per metterla meglio a fuoco: si, aveva forme generose e un'aria dolce,
come piaceva a lui.
Anche dimenticarsela
in effetti non era possibile, quindi farla sua oppure cercare di
trattenersi?
Una fitta alla gamba
lo fece fermare, ricordandogli che era ferito. Abbassò per un momento lo sguardo
e catturò l'immagine del fazzoletto. Aveva ancora il profumo della fanciulla,
solo il suo, non mischiato con quello dei suoi sporchi simili, ed era veramente
buono. E quel profumo gli fece decidere che non ci sarebbe stato nessun “prenderla con la
forza”.
Perché quando un
lupo decide di aver trovato la sua compagna, la protegge a costo della
vita.
Ti mangio, non ti mangio, ti mangio, non ti
mangio…
Ma
adesso perché sto facendo il
cane?
Kiba era appena
stato a caccia e aveva preso un coniglio, ma una volta mangiato si era
riscoperto affamato. Ora era infastidito perché troppo iperattivo per stare
fermo a riposare, impossibilitato a fermarsi non solo perché attendeva l'arrivo
di qualcuno che molto probabilmente non sarebbe passato, ma anche per carattere.
A dargli sui nervi poi c’era anche un altro fattore non indifferente.
«Me la fai vedere?»
domandò una voce divertita, e Kiba ringhiò.
«No!»
Due orecchie da
volpe sbucarono da dietro un cespuglio, e tra le foglie comparvero due brillanti
occhi azzurri.[1]
«Dai! Se sei ancora
qui deve essere una bella femmina!» insistette la causa principale della sua
insofferenza.
Da quando l'amico
aveva annusato l'odore della ragazza non aveva più smesso di assillarlo, ed in
più, davanti al fazzoletto colorato sulla sua gamba anche quel tasso bastardo
aveva fatto una smorfia scettica. Tutti gli altri avevano cominciato a ridere
dall'inizio alla fine, semplicemente. Al ricordo digrignò i denti.
«Vattene.»
La volpe sbuffò, ma
persino attraverso il cespuglio era visibile il gran sorriso divertito. «Non ti
ci sei ancora accoppiato, per questo sei così nervoso?»
«VATTENE!»
La risata della
volpe, mentre fuggiva via in un bagliore dorato come i suoi capelli, fu udibile
persino ad Hinata che solcava le orme del giorno prima.
«Ki... Kiba-kun?»
chiamò incerta. Non era affatto sicura di trovarlo lì.
Ed invece, dopo
qualche secondo, sentì un fruscio vicinissimo e infine lui comparve, sbucando da
dietro la vegetazione con aria soddisfatta, o almeno così pareva dalla sua coda
festosa.
«Sei tornata,
Cappuccetto.» la salutò, e fu felice di averla fatta sorridere di
nuovo.
«Si... ho portato le
me-medicine.»
Mentre lei lo
invitava ancora a sedersi e si portava accanto a lui, diverse domande
assillarono la mente del lupo, peggio del modo in cui lo tormentava la volpe.
Come mai quella ragazza non sentiva la naturale paura umana di fronte a lui? E
anche se non si fosse resa conto del pericolo, perché lo stava aiutando? Non
riusciva a trovare risposta, non gli era mai capitato prima. Aveva provato a
chiedere anche ai suoi amici, appunto, che lo avevano raggiunto solo la sera
prima avvertendo l'odore del suo sangue, ma nessuno di loro aveva mai interagito
con ragazze umane e riusciva capire. Gli era stato consigliato di rivolgersi ad
un principe loro amico, lui aveva la sua bella principessa bionda, ma era troppo
lontano per i suoi gusti.
Sobbalzò e si
ritrovò a ringhiare piano quando il disinfettante gli sfiorò la ferita, così
Hinata ritrasse la mano. Studiandone il viso non riuscì a decifrarne
l'espressione, comprendendo solo che non era spaventata perché non percepiva
adrenalina in circolo.
«Mi dispiace, non
sono un dottore...» si scusò la ragazza.
Dispiacere, ecco cos'era. Le era
dispiaciuto fargli male.
«Non importa...» le
rispose dubbioso. «Ma perché fai questo?»
«Perché ti serve
aiuto.» rispose, come se fosse scontato.
«Non hai paura di
me?» indagò, e lei lo guardò negli occhi per permettergli di vederne la
sincerità.
«No.»
«Ah... E perché no?»
non poté fare a meno di chiedere.
Hinata parve
pensarci su. «Non lo so... Non mi sembri cattivo. Sei ferito e poi... Se avessi
voluto farmi del male, me ne avresti già fatto...»
“Ma io volevo...
Se tu non avessi tirato fuori il fazzoletto, la torta, e il sorriso al momento
giusto... e non è ancora detto, dipende da cosa chiami farti male, bella.”
rispose mentalmente, senza
tuttavia aprire bocca.
«Sei.. sei qui tutto
solo?» azzardò lei, dopo qualche minuto di silenzio.
“Magari...” pensò, sapendo che la volpe non era
lontana.
«Ho qualche amico
nel bosco... E tu?» non riuscì a reprimere la curiosità, poiché quella ragazza
dalle reazioni assurde lo intrigava.
Hinata neanche ci
pensò, incoraggiata dalla tranquillità del bosco, e le parole fluirono senza
balbettii.
«Nella casa sulla
collina abita mio cugino, ma non gli piaccio. E anche i miei zii... ci sarebbero
i miei genitori, ma io non sono alla loro altezza... ho una sorella più piccola,
e lei ha già un promesso sposo, ed è anche molto disinvolta, io invece mi blocco
davanti alle persone e sono soltanto brava in casa, così no... Non credo di
avere amici.» confessò, concentrata sulla ferita.
Kiba spalancò gli
occhi, esterrefatto. «All'altezza di cosa?» domandò per prima cosa, anche se il
fatto che lei fosse sola lo lasciava incredulo. Quando aveva chiesto “e tu?” si riferiva soltanto al chiederle
perché passava spesso per il bosco da sola, non immaginava un tale sfogo e una
simile verità.
«Oh, ehm...»
tentennò. «Non ha importanza.»
«Ne ha!» esclamò
agitandosi, poi riprese a lamentarsi sottovoce per la ferita.
«Aspetta, non devi
muoverti! All'altezza della mia famiglia!... Loro non mi vorrebbero come
figlia...» concluse tristemente, abbassando lo sguardo.
«Non puoi
saperlo...» le disse Kiba, suo malgrado dolcemente. “Tutto, ma non quello sguardo
triste...”
«Mi è stato proprio
detto.» ribatté lei, inconsapevole della reazione istintiva di lui a quelle
parole.
“Tutto tranne questo, anzi.” si
corresse, sentendo infatti la rabbia cieca montare.
«Chi?» si costrinse
a chiedere con falsa calma.
«Mio padre.» rispose
stupita, poi notò il tremore ad una sua mano. «Kiba-kun?» squittì.
«Io posso ucciderlo
se vuoi.» offrì subito il lupo, sfoderando la sua inquietante dentatura in un
ghigno.
Hinata si ritrasse,
e lui pensò che era la volta buona, e che sarebbe fuggita per non
tornare.
«Voglio bene a mio
padre.» sussurrò, scuotendo la testa. «Non fare del male alle persone, per
favore.»
Kiba considerò che
tutto questo aveva dell'assurdo, non soltanto le sue reazioni.
Una preda che
chiedeva non solo di essere risparmiata, ma anche di risparmiare tutta la
popolazione dei dintorni, ad un lupo a cui non importava nulla di lei o di
loro.
Ma se lo chiedeva
così, cosa poteva rispondere se non un abbattuto: «Va bene.»
Hinata sorrise.
«Finito.» annunciò, tornando a rimettere i medicinali nel cestino. Sembrava
molto soddisfatta, e lui lo notò.
«Sei buona...»
mormorò, e sentì qualcosa solleticargli nello stomaco. Non capì, poiché non era
affamato.
«Come?»
«Niente. E quelli?
Oh! Buon profumo!» si eccitò, vedendola prendere dei biscotti. La coda si agitò
frenetica alle sue spalle e Kiba poggiò le mani a terra, puntandoli con gli
occhi accesi.
«Questi sono al
cioccolato.» disse lei, aprendo la busta e poggiandola a terra, «Li
vuoi?»
Neanche aveva finito
di chiedere che lui si era lanciato all'assalto, rischiando di mandar giù anche
la plastica. Hinata si portò una mano alle labbra per soffocare le risate,
mentre il lupo faceva piazza pulita.
Al suono della
risata, le orecchie del lupo si rizzarono sulla sua testa e un mugolio gli partì
dalla gola. Polverizzò i biscotti rimasti e si rivoltò a terra con un tonfo,
abbandonando la testa su una gamba della ragazza, semicoperta dalla gonna
rossa.
«Cappuccetto, posso
stare così, vero?» chiese malizioso. La tonalità di rosso sul suo viso raggiunse
quella delle vesti, mentre annuiva poco convinta.
Kiba chiuse gli
occhi sorridendo, e poggiò una mano sul petto ed una sull'addome, per poter
riposare senza la tentazione di poggiare le mani da ben altre parti. Strusciò
per un momento la testa sulla gamba della ragazza, cercando una posizione più
comoda, e lei ridacchiò ancora per il solletico. A quel suono Kiba riaprì di
scatto gli occhi, con visibile perplessità.
«Mi hai fa-fatto il
sol-solletico, scusa.» si imbarazzò lei, e si vergognò ancora di più di fronte
al sorriso vero e proprio, il primo che le faceva, del lupo.
«Sei comoda,
Cappuccetto.» si complimentò. «Ed ecco che diventi rossa, perché?»
«Mi ve-vergogno.»
rispose lei, in piena crisi.
«Si vergogna. Ha
addosso un lupo, potenzialmente mortale, e si vergogna quando lui ti dice che è
comoda. Non paura o almeno preoccupazione...» si lamentò, passando una mano tra
i capelli.
Hinata ripensò
all'espressione dei suoi occhi, quando poco prima aveva parlato della sua
famiglia. In qualche modo poteva dire che, invece che un lupo, quello che aveva
poggiato addosso era un amico o qualcosa di simile. Il primo.
«Non ho paura.»
ripeté convinta.
Le orecchie animali
di Kiba fremettero. Normalmente si sarebbe sentito offeso, invece ora percepiva
di nuovo la propria l'adrenalina, come durante la caccia. «Neanche un po'?» la
stuzzicò eccitato.
«Neanche un po'. Mi
fido di te.» dichiarò semplicemente lei.
Vi aveva messo il
cuore, ed anche il rossore che era tornato a tingerle le guance.
Kiba sentì l'impulso
di spingere anche lei a terra con sé, solo per tenerla stretta; ormai era
convinto che un essere così puro non potesse che purificare anche gli altri
accanto a sé e questo lo provava.
E d'altra parte,
pura o meno, aveva una perfetta visuale del suo corpo, ne sentiva anche il
calore ed il profumo dolce, e avrebbe voluta farla stendere a terra per motivi
molto meno nobili.
“Vorrei fidarmi anche io di me.” pensò,
rendendosi conto di questa seconda alternativa.
«Non farlo troppo.»
la ammonì invece, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare da animale,
impresa difficile finché fossero rimasti così vicini.
[1]Naruto
ha in sé la volpe a nove code. Qui è la volpe de “il gatto e la
volpe”.
Salve a
tutti!
Sarà una short fic,
che come vedete è divisa in capitoletti molto corti Immagino avrete già compreso
a quale fiaba mi ispiro, eh? Inutile dire che altri personaggi, come
Naruto-volpe, compariranno già nel prossimo capitolo.
Per quanto riguarda
i titoletti, sono pensati da Kiba, ovviamente. Il nostro lupacchiotto
XD
Questi due stanno
facendo più o meno amicizia lentamente, ma considerate che Kiba sta andando
contro la sua natura.
Oh, inutile dire che
per la descrizione iniziale del capitolo Recchan è morta, mentre si chiedeva se
DAVVERO l’avevo scritta io, così caruccia XD Beh, mi sono vendicata nel
penultimo capitolo. [capirete poi.]
Grazie per aver
letto, ai prossimi capitoli!
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Capitolo 2 *** 3 e 4 ***
Questi sarebbero i miei amici? Che razza di gentaglia… poi
l’animale sarei io!
«Allora, com'era
questa fanciulla? Aveva un buon sapore?» si informò il gatto, interessato.
[2]
«Non l'ha mangiata.»
si intromise la volpe.
«Come no?» inorridì
il secondo gatto, sedendosi su una roccia, attento a non graffiare gli
stivali.[3]
«Choji, dov'è il
marchese di Carabas?» si informò con ironia Kiba, ignorando i primi due.[4]
«Shikamaru è al
castello con Ino, ovviamente.» rispose sorpreso.«Devi parlargli?»
«Credo di
si.»
Il tasso [5] e lo scoiattolo[6] si scambiarono un'occhiata,
per poi ricordare di non potersi soffrire e darsi le spalle.
«C'entra la
fanciulla?» si informò il gatto che aveva parlato per primo.
«Se non l'ha
mangiata...» fece notare la volpe con evidenza. Kiba lanciò ad entrambi
un'occhiataccia.
«Voi due, finitela.
Senti tasso...»
«Sono un tanuki,
vuoi morire?»
«Va bene, come
vuoi.. Puoi dire a Temari che ho bisogno di un passaggio per andare da
Shikamaru, quando va a trovarlo?»[7]
«Guarda che quella
guida la scopa come una psicotica.» si intromise il grillo parlante[9], poco diplomatico come
sempre.
«Shino...» la voce
del tanuki vibrò bassa nel prato, e lo scoiattolo saltò su un albero per potersi
stendere in santa pace.
«Tu chiediglielo.»
ripeté Kiba perentorio, spostandosi poi a bere dal lago e
rabbrividendo.
«Se vuoi posso
chiedere a Sakura-chan, potrebbe trasformare una zucca in carrozza o qualcosa
del genere...» offrì la volpe.[8]
«Anche, tanto lei
vorrà vedere Ino.» approvò Kiba.
«Fatti fare anche
una casacca dalle streghe.» suggerì Shino, «E pantaloni decenti.»
Kiba lo ignorò, e
Choji saltò giù dalla pietra.
«Ma questa ragazza
deve essere proprio strana...» commentò sornione.
«Cappuccetto? Si,
molto.» concordò con lui il lupo.
«Cappuccetto?» la voce dello scoiattolo
si udì per la prima volta quel giorno.
«Ha sempre una
mantellina col cappuccio rosso.» spiegò, sentendosi misteriosamente colto in
fallo.
«Cappuccetto
Rosso...che soprannome carino!» sghignazzò Naruto.
«Vero... Come si
chiama? Lo sai? Oppure giocate
soltanto?» chiese malizioso il gatto.
«Kankuro... non va
così. Parliamo.» spiegò Kiba, ed improvvisamente si sentì in imbarazzo per la
prima volta in vita sua, e trovò la sensazione orribile.
«Come sarebbe parlate?» sbottò Naruto.
«Hai presente da
dove mangi? Ecco, da lì si parla anche, come ora.» rispose Kiba sarcastico,
senza azzardarsi a distogliere lo sguardo dall'acqua sotto di sé. Vedeva il
riflesso del proprio viso arrossato, e si chiese se quello era la “vergogna” che
Hinata sentiva così spesso. La trovò una tortura.
«Divertente.» si
offese la volpe.
«Si chiama
Hinata...» mormorò il lupo ignorandolo, toccando l'acqua con un dito per
cancellare il riflesso del suo viso. I cerchi silenziosi lo trasformarono in una
figura rossa e nera, e lui immaginò che fosse il volto di quella ragazza
strana.
Gli altri stavolta
si limitarono a fissarlo, iniziando a capire che qualcosa non andava.
«Senti un po' tu...
Non dovresti cercare di mangiare la fanciulla?» fece appunto notare
Kankuro.
Kiba
sbuffò.
«Seriamente, non ci
hai pensato?»
«Ma certo che si! E
la voglio ancora mangiare!... Un po'.»
«Un po'?» ripeté
Naruto.
«Beh, la prima cosa
che ho pensato, quando mi ha detto che andava a casa dei parenti, è stata di
precederla, mangiare i parenti, aspettarla a casa loro e mangiare lei.»
dichiarò.
«Buon piano.»
approvò la volpe brevemente, incitandolo a continuare.
«Secondo me invece
sarebbe stata la volta che un cacciatore se lo sarebbe preso. Quella fanciulla
è importante.» lo contraddisse lo
scoiattolo.
Tutti lo
guardarono.
«L'ho vista anche
io, la sua famiglia è la stessa che ti ha ferito mentre venivi qui. Suo padre,
almeno. Avrebbero colto l'occasione al volo.» aggiunse. Poiché girava sempre
tutto il bosco aveva avuto modo di vederla rientrare a casa la sera prima; una
volta appurato che Kiba era ancora vivo e sentito l'odore di umana non aveva
dovuto che seguire le tracce.
«Forse era destino
che andasse così...» rifletté il lupo.
«Ma è cambiato.
Perché?» domandò Shino.
«Si, perché? Cos'hai
fatto?» chiese Choji incuriosito.
«Cos'ha fatto?»
chiese invece Gaara.
Kiba si guardò
attorno, senza sapere cosa rispondere. Poi si grattò la testa, distrattamente.
«Ha sorriso.»
«Ha sorriso?» gli
fece eco Naruto.
«Ha sorriso.»
confermò Kiba.
Naruto esitò un
attimo, poi scoppiò a ridere: «Sei più un cane che un lupo.»
«Altro che Zanna
Bianca... Abbiamo un cucciolotto con noi!» lo derise Kankuro, e tutti tornarono
alle loro occupazioni ridendo e lasciando il lupo a chiedersi se fosse così
sbagliato attaccare gli amici.
Il cinguettio degli
uccellini era come una sinfonia quella mattina, sinfonia interrotta bruscamente
da uno strillo isterico.
«I miei vestiti! I
miei preziosi vestiti sono stati appestati dall'odore di quel fumo indegno!»
«Quanto sei
seccante...»
Kiba scese dalla
carrozza, quasi sbattendo lo sportello addosso a Sakura, e inspirò
profondamente.
«Zotico...» mugugnò
lei, spalancando lo sportello. «E senti quella come urla, che razza di
principesse al giorno d'oggi...» e detto questo ritrasformò la carrozza in
zucca. «Mai più fare favori a te o Naruto, lupastro…»
«Ehi,
fronte-spaziosa, hai qualcosa da ridire?» la aggredì la principessa,
affacciandosi ad una finestra.
«Ha sempre un udito
perfetto...» notò Kiba con disappunto.
«Ti trasformo nella
scrofa che sei!» le urlò di rimando Sakura, agitando la bacchetta contro di
lei.
Kiba fiutò l’aria e
avvertendo l'odore di fumo si precipitò in cerca dell'amico, al momento nascosto
nel cortile interno. Un po' a quattro zampe e un po' su due piedi trotterellò
per il prato, ringhiando contro qualche uccellino.
«Non perdi mai i
tuoi modi selvatici.» affermò Shikamaru, scivolando elegantemente da un ramo e
rovinando poi l'effetto quando si lasciò cadere seduto.«Quella mi ucciderà, non farti trovare
qui.» lo avvertì.
«Salve ex-marchese.»
scherzò Kiba, accennando un inchino, «Che dolce principessa la sua, ho avuto il
piacere di sentirla poco fa...»
«Conosci Ino... Come
mai sei qui?»
Kiba si rabbuiò: «E'
per una femmina.»
«Una lupa?» domandò,
mostrando poco interesse. Kiba si sedette accanto a lui, strappandogli la
sigaretta di mano e calpestandola con forza.
«Puzza.» disse, a
mo' di spiegazione, «Comunque no, non è una lupa.»
«No?» si sorprese,
decidendosi a guardarlo.«Non sarà una ragazza umana, come Ino?»
«Oh, Ino è
umana?»
«Errore
mio.»
«Si, è una fanciulla
che vive non troppo lontano insieme alla sua famiglia... Anche se non so se sia
giusto chiamarla così, non l'apprezzano, sai, e invece dovrebbero, perché lei è
veramente come un angelo, è molto buona e dolce, ma loro se ne approfittano:
anche se va sempre così con quegli stupidi umani, cioè, senza offesa, tu te la
cavi anche come umano, ma certe ingiustizie sono solo vostre... che c'è?»
interruppe il proprio sproloquio incoerente vedendo l’espressione
dell’amico.
Shikamaru era a
bocca aperta. «Credo di aver perso il punto, ma ho capito. Cosa vuoi da me,
quindi?»
«E' normale che lei
non abbia mai avuto paura di me, dall'inizio?»
«No.»
«No? Solo: “no”? Così, brusco? Nient’altro da
dire?»
«Senti, io sono
amico di Choji e per questo trovo normale parlare con te... ma tu sei un lupo, e
le fanciulle te le mangi. Gli esseri umani hanno pur qualche difesa inconscia...
non guardarmi così, vuol dire che non è consapevole, e tra queste c'è l'avere
paura degli animali selvatici, specie se feroci. Avrà qualche problema se è
perfettamente tranquilla...»
«Non mi sei
d'aiuto... e poi mi sembra semplicemente troppo buona.»
Shikamaru non
trattenne un sorriso: «O forse ti piace così tanto che tu per primo sembri più l'agnellino che
il lupo.»
«Che cosa?» scattò,
punto sul vivo.
«Appunto.»
«Le ho ringhiato
contro! Me la volevo mangiare all'inizio, e sono sicuro che lei lo sapeva!»
protestò accorato.
L’altro ci pensò
qualche secondo. «Forse non le importava poi tanto. Davvero la sua famiglia non
la ama, anche se è così buona da ammansire te?»
Fece per protestare
ancora, indignato, ma tacque pensando alla triste risposta.
«E tu hai lasciato
una fanciulla che non teme quelli come te da sola a girare per il
bosco?»
«La tengono d'occhio
la volpe e il gattaccio..»
«Per gatto intendi
Kankuro?» precisò Shikamaru.
«Si.»
«E' molto
bella?»
«Si.»
«E' molto bella e la
sta controllando Kankuro?»
«Ho detto di... Oh,
merda! Sono un idiota!» sbottò il lupo, voltandosi e correndo via.
Il principe
sghignazzò, da tempo non vedeva quel lupo così energico, da quando aveva
lasciato il branco almeno. Ino si avvicinò a lui, tirando qualche centimetro
della lunga gonna in alto per non sporcarla con l'erba.
«Cosa voleva il caro
Kiba?»
«Problemi con una
fanciulla umana, pare. Caro Kiba? Ma
per favore...» si scocciò subito, alzandosi in piedi svogliatamente. La
principessa ridacchiò e salutò con una mano l'amica, che usciva di corsa per
evitare che il lupo irrispettoso partisse senza di lei. Soprattutto su di una
zucca non ancora trasformata.
Teniamo d’occhio Cappuccetto… Ehi, è un fucile
quello?
Come perdere di vista una fanciulla per colpa della
puzza di bastardaggine.
Hinata bussò alla
porta degli zii tristemente. Negli ultimi tre giorni non aveva visto il suo
lupo.
Il suo lupo.
Arrossì a quel
pensiero.
“Come mi viene in
mente, Kiba-kun non è di nessuno...”
La porta si aprì, ed
una giovane donna, sua zia, la accolse con un sorriso stentato.
«Entra, Neji non
c'è.»
«E' a caccia
forse?»
«Già, dovrebbe
tornare a momenti. Cos'hai portato?» «Oggi del pane appena fatto.» rispose,
poggiando il solito cestino di vimini su un tavolo.
«Io ho da darti un
agnello e qualche dolce per te, per ringraziarvi della torta dell'altra
domenica.»
“In realtà erano due...” pensò
automaticamente la ragazza, arrossendo ancora.
«Vi ringrazio,
zia.»
«Per cosa?» chiese
la fredda voce del cugino, appena rientrato. Portava in spalla un fucile, che
poggiò accanto alla porta senza mai lasciarlo andare del tutto, tenendo gli
occhi fissi su Hinata, che rabbrividì.
«Per dei dolci,
Neji.» rispose la madre, ignorando la tensione tra i due.
Fuori dalla casa, il
gatto e la volpe tenevano d'occhio la situazione.
«Ha un fucile.»
osservò Naruto.
«Eccome se lo ha.»
confermò Kankuro.
«Kiba è bello che
sepolto se si avvicina alla ragazza. Bella tra l'altro.» approvò la volpe,
soddisfatta.
«Molto bella. Gliela
prendiamo?» propose immediatamente il gatto.
«Vai tu, io mi devo
concentrare su Sakura-chan. Se il lupastro ti scopre, io non ne sapevo niente.
Praticamente non ti conosco.»
«Coraggioso...» rise
l'altro.
«La volpe è astuta, non coraggiosa. Va a cercarti un leone se
vuoi qualcuno che... Ehi, ma lo senti questo odore? E' puzza di bastardaggine, e
non parlo di bastardo di sangue...» sussurrò Naruto, avendo captato con l’udito
animale il tono gelido con cui Neji chiedeva alla cugina di tornare a casa
propria.
«Antipatico... non
mi piace affatto.» si agitò il gatto, inquieto.
Hinata uscì poco
dopo, tenendo il cestino stretto al petto come per proteggersi. Fece la discesa
a rotta di collo, lasciando che il cappuccio scivolasse indietro e le sue trecce
frustassero l’aria.
Il lupo non si era
ancora fatto vedere e il cugino Neji aveva detto di aver colpito qualcosa quel
giorno, qualcosa che era riuscito a sfuggirgli per poco.
«Corre veloce...»
commentò Kankuro, troppo pigro per seguirla nella sua corsa.
«Facciamo un giro
per la casa, vediamo com'è messo il tiratore... O meglio, tu fallo. E' periodo
anche di caccia alla volpe forse.» propose Naruto, che aveva la sensazione che
avrebbero rivisto quel cacciatore.
Hinata intanto,
rischiando continuamente di inciampare, entrò nella radura dove più di una volta
aveva visto Kiba. Si graffiò contro i rami bassi degli alberi e strappò la
mantellina, ma nonostante gli sforzi non riuscì a trovarlo. Alla fine, dimentica
di ogni timidezza, cominciò a chiamarlo a gran voce.
«Kiba-kun!
Kiba-kun!» gridava, attirando su di sé gli sguardi del bosco, sorpresi ma anche
pericolosi.«Kiba-kun!» invocò ancora, inciampando infine su uno spuntone
di roccia e cadendo rovinosamente su dei ciottoli levigati, letto di rivolo
d’acqua. Rimase distesa qualche secondo, a chiedersi l'utilità della sua
ricerca. Se Kiba non era ferito, era lontano, se invece Neji lo aveva colpito...
represse un singhiozzo a questo pensiero, e si tirò su con le braccia tremanti.
«Kiba...» sussurrò,
scossa ancora da tremiti stavolta di freddo, poiché la mantellina era zuppa e il
fresco autunnale aveva finalmente cominciato a farsi sentire.
E poi,
all'improvviso, l'odore familiare del lupo e una presenza calorosa al suo
fianco, mentre le cingeva la vita con un braccio per aiutarla a mettersi in
ginocchio.
«Hinata!» per la
prima volta sentì la voce di Kiba chiamarla col suo nome, e si voltò, incerta se
credere alle proprie orecchie e ai propri occhi.
Sembrava confuso e
spaventato, e si chiese perché lo fosse, mentre abbassava lo sguardo scrutandolo
da capo a piedi, per verificare che fosse tutto intero. Sembrava di sì. «Non sei
ferito, Kiba-kun?»
«Io?» domandò
incredulo, annusando l'aria e cogliendo un leggero sentore di sangue. Si era
graffiata le ginocchia e le mani, ma non sembrava fosse nulla di particolarmente
grave. Piuttosto, il cappuccio era sulle sue spalle e lasciava scoperti i lunghi
e bellissimi capelli corvini della ragazza, incantandolo e stordendolo. Quando
ne incontrò gli occhi, troppo lucidi, ne fu imprigionato.
«Mio cugino era...
era a ca-caccia, ed io ho pensavo... io temevo... non ti vedo da g-giorni...»
balbettò, mentre gli occhi correvano ad ogni centimetro del suo viso, per
assicurarsi che fosse sempre lì.
E Kiba
capì.
Il senso di quelle
grida, e la sua corsa tanto veloce, troppo veloce per una fragile normale umana,
che aveva finito col cadere e farsi male.
«Avevi paura per
me.» comprese, sconvolto.
Hinata annuì
velocemente, stringendo gli occhi che le bruciavano e facendo scivolare qualche
lacrima.
Kiba guaì senza
rendersene conto, ed una mano scattò a raccogliere le lacrime dalle sue guance.
«Ti fanno male le ginocchia?» chiese preoccupato, ma Hinata scosse la testa.
Sospirò. «Guarda che io sto bene.» dichiarò impacciato. Sollevò lo sguardo
giusto in tempo per vedere la testa di Naruto fare capolino da dietro un
cespuglio. Era chiaramente un'occhiata di rimprovero la sua.
“Come se fosse colpa mia! Dovevate
controllarla voi!” pensò, lasciandosi scappare un ringhio e facendo
sobbalzare Hinata; Si rese conto in ritardo che pensava si rivolgesse a
lei.
«Scu-scusami.»
sussurrò lei infatti, portandosi i dorsi delle mani al viso per cancellare le
lacrime. Kiba ormai la guardava disperato, chiedendosi come spiegare
l'equivoco.“Naruto, sei
morto!”
Alla fine, seguì
l'istinto. Appoggiò il viso al suo, guancia contro guancia, e strofinò
leggermente con un guaito di intento consolatorio. Hinata si irrigidì del tutto,
e lui si ritrasse e la guardò con aria da cucciolo,
irresistibile.«Fastidio?»
Hinata, totalmente
rossa di vergogna e vicina allo svenimento tra sollievo ed imbarazzo, scosse la
testa. Così il lupo, furbescamente, torno ad appoggiarsi a lei e ad inspirare
segretamente il profumo dei suoi capelli, appoggiando il mento sulla sua spalla.
«Sto bene. Grazie.» aggiunse, ringraziando qualcuno per la prima volta in vita
sua.
Era preparato
all'idea che Hinata, in qualità di giovane umana, restasse immobile o magari si
ritraesse, perciò spalancò gli occhi quando lei lo abbracciò tenendolo stretto a
sé.
Dovette ricorrere a
tutta la sua forza di volontà per separarsi da lei, ancora lontana dal
riprendere un colorito normale, e la guardò serio. «Hinata, io sono un
lupo.»
«Lo
vedo.»
Represse un sorriso,
automatico quando lei parlava. «Voglio dire, non dovresti essere così a tuo agio
con me. Io posso anche avere un po' di autocontrollo, ma se tu ti comportassi
così con qualche altro animale del bosco...» lasciò cadere la frase, dandosi
mentalmente dell'ipocrita, perché pur mettendola in guardia non avrebbe voluto
separarsi da lei e non si era mai prodigato per spaventarla abbastanza da farle
capire, né mai lo avrebbe fatto.
«Io non lo faccio
con tutti gli animali.» mormorò quasi inudibile e a testa bassa, ma le orecchie
del lupo la udirono.
«Ne volevo essere
sicuro.» l'ammonì, abbassandosi verso di lei per vederla in faccia. «Con me sei
stata così subito.»
«All'inizio avevo
paura.» ammise di getto, per poi tapparsi la bocca.
Kiba ghignò
soddisfatto. «Così ragioniamo.»
«Ma adesso non ne ho
più.» aggiunse, e per un attimo sembrò quasi offesa da una simile accusa da
parte sua. «Mi è passata quasi subito, mentre tu mangiavi.»
Kiba rise, una
risata da lupo, animale e simile ad un latrato. «Mi hai visto mangiare e ti è
passata la paura, sei veramente fatta al contrario tu.»
Hinata sorrise
vedendolo di nuovo così sollevato, e distrattamente passò una mano contro la
gonna, ritraendola di scatto. Il lupo smise subito di ridere.
«Ah, ti sei
graffiata, vero?»
Hinata voltò le mani
mostrandogli il palmo. «Non è niente, vedi?» ma lui non l'ascoltò, e prendendone
una tra le sue la osservò, poi leccò la ferita. Hinata smise di
respirare.
«Scusa, abitudine.
Comunque fa bene.» si giustificò, alzando appena gli occhi. Notò che la ragazza
non respirava ancora e nella sua mente suonò un allarme, mentre si accucciava
pronto a scattare. «Cosa c'è?»
Non giunse risposta,
se non un tonfo un attimo dopo, quando la ragazza svenne.
«Hinata! Ehi,
Hinata!»
[2]Kankuro,
qui il gatto di: il gatto e la volpe. Del resto la sua uniforme da ninja sembra
quasi avere le orecchie da gatto.
[3] e ][4]
Choji è il gatto con gli stivali, e il marchese di Carabas (Shikamaru) è il nome
inventato nella fiaba per il figlio del mugnaio che poi sposerà la
principessa.
[5] il tasso è
Gaara. Il tasso e il Tanuki sono più o meno la stessa cosa, anche se ovviamente
l'ultimo ha poteri magici, il tasso no. E' dovuto al demone Shukaku che vive in
lui.
[6] Sasuke
significa scoiattolo.
[7] e [8]
Temari e Sakura sono streghe e/o fate. Casuale, perché sono donne, ed Ino è la
principessa che ha sposato il falso marchese di Carabas.
[9]Shino è
vestito di verde ed è serio. Quindi è il grillo
parlante.
Un enorme grazie a chi ha recensito!!!
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Capitolo 3 *** 5 e 6 ***
Se non era spaventata da me, lo sarà da quegli idioti
dei miei amici… Cos’ho fatto di male per meritare questi qui?!
«E' svenuta.» disse
Kankuro.
«Si, lo so.» disse
stancamente Kiba.
«E' svenuta e l'hai
portata da noi. Ma dico, sei scemo?»
«Meno casino.»
ordinò la voce del tanuki Gaara, da qualche parte nel bosco.
«Quando si sveglierà
sverrà di nuovo di paura.» predisse Sasuke, sbucciando una noce con
impegno.
«No, non lo farà.»
ringhiò il lupo. Gli altri lo guardarono sorpresi.
«Da quando sei
diventato un... cucciolo?» rise
Naruto, avvicinandosi ed annusando l'aria. «Ha un buon profu-» non poté finire
poiché il lupo gli era piombato addosso.
«Cucciolo a chi,
futura pelliccia?»
I due rotolarono a
terra, mordendosi e graffiandosi.
«Molto maturo,
davvero.» sospirò Gaara, decidendosi a degnarli della loro presenza e andando ad
acquattarsi accanto alla ragazza. «Cos'ha di speciale? E' solo una ragazzina
umana.»
«Però è molto
bella.» commentò Kankuro.
«Ehi!» subito Kiba
si rizzò su quattro zampe, «Sta’ lontano, gattaccio!»
«E' stato
inopportuno e pericoloso portarla qui. Contro tutte le regole.» asserì Shino,
torvo.
In quel momento
Hinata strinse gli occhi.
«Cappuccetto Rosso
sta per svegliarsi, facciamole spazio.» lo ignorò Kankuro.
«Come l'hai
chiamata?»
«Beh, tu la chiami
sempre così!»
«Secondo me dovremmo
chiamare Sakura-chan.»
«Secondo te dovremmo
chiamare sempre la tua Sakura-chan.»
Hinata aprì gli
occhi e si mise finalmente a sedere, guardandosi attorno confusa. Quando i suoi
occhi chiarissimi si posarono sul lupo, sorrise sollevata e imbarazzata. «Mi
spiace.» furono le sue prime parole, poi osservò meglio i presenti.
«Signorina
Cappuccetto Rosso, non ha nulla di cui scusarsi.» miagolò Kankuro, ignorando un
“lecchino” a denti stretti di Kiba.
«Chi
siete?»
Naruto volò
letteralmente accanto a Kankuro, fermandosi solo quando si abbatté contro una
sua spalla massiccia.«Io sono il gatto, e lui la volpe! Avrai sentito parlare di
noi, siamo in società...» cominciò tronfio.
«Puoi chiamarmi
Kankuro, cara.» interloquì un Kankuro ammiccante.
Un ringhio cupo lo
fece impallidire.
«E dicevo, il mio
nome è Naruto. Questo tipo dall'aria poco raccomandabile è Gaara, ma tranquilla,
è innocuo.» Gaara gli scoccò un'occhiata omicida e non rispose neppure. «Quello
scoiattolo dall'aria depressa è Sasuke. Il tipaccio all'ombra è Shino, un grillo
rompiscatole.»
«Non sono depresso,
essere inutile.»
Hinata, ancora
stordita dal caos, si chiese che animale fosse Gaara, ma Kiba scelse quel
momento per spingere via Naruto e Kankuro, che risero mentre rotolavano
sull'erba. «Come stai? Svieni spesso?»
«Abbastanza.»
ammise, stringendosi nella cappa rossa.
«Hai freddo, vero?
Non abbiamo vestiti adatti ad una fanciulla ma Choji sta prendendo legna per
accendere il fuoco.»
«Choji?»
«Si, lui è un gatto.
Un gatto speciale, con stivali magici.» aggiunse per incuriosirla, ma Hinata
sembrava persa in altri pensieri.
«Da quanto tempo
sono qui?»
«Qualche minuto
soltanto.»
«Nessuno sa dove
sono, forse dovrei andare...» perse la voce, vedendo Kiba farle gli occhioni,
«Va bene, il tempo di scaldarmi, così Choji-kun non avrà portato la legna per
nulla.» acconsentì addolcita.
«Che signorina
gentile questa Cappuccetto... Perché parla con quel buzzurro?»
«Ti sei mai vista
allo specchio, stupida volpaccia?»
La voce lugubre di
Shino fece da sottofondo: «Mi ha chiamato tipaccio...»
Hinata sussultò
preoccupata quando i due ripresero la lotta, ma Sasuke le si affiancò. «Fanno
sempre così, nulla di serio, ragazza.»
«Il mio nome è
Hinata.» lo corresse timidamente lei.
«Hinata? Che
significato ha?» domandò Kankuro, pancia a terra e mani a tenere sollevata la
testa per fissarla meglio con le iridi feline.
Kiba morse la coda a
Naruto e scosse la testa. «Dovrebbe significare qualcosa per forza? Magari ai
genitori piaceva e basta!»
«Ecco perché dico
che sei un buzzurro.» dichiarò Naruto in tono d'accusa.
Gaara roteò gli
occhi: «Hinata vuol dire “un posto
soleggiato”, non conosci il gioco di parole?» domandò con sufficienza,
voltandosi poi verso Choji, che arrivava con qualche ramo in mano e un sorriso
allegro.
«Si è svegliata?»
domandò, barcollando per il peso dei rami.
«Io non sono un
tipaccio. Sono un rispettabile grillo.»
Kiba fissò Hinata,
mentre questa si affrettava a raggiungere il gatto per dargli una mano, e solo
allora gli altri che l'avrebbero lasciato a far da solo come di norma
accorrevano ad aiutarlo, perché lei non si stancasse.
“Un posto soleggiato... in effetti è
calorosa e luminosa. Però più che al sole mi fa pensare alla neve, è chiara,
morbida... e pura. Pura.” si ammonì mentalmente da solo, e cercò di
cancellare il profumo buonissimo della sua pelle che lo tentava. L'aveva portata
in braccio sino alla loro radura, suscitando non poco clamore tra gli altri,
poiché era un luogo segreto. Però aveva un'aria tanto dolce e indifesa mentre
dormiva, e lo era, che alla fine avevano capito. E aveva anche dovuto ringhiare
a Naruto di trattenere bene i suoi istinti, perché evidentemente non la trovava
interessante soltanto lui.
«Hai fame,
Cappuccetto Rosso?» domandò Choji, mettendo a cuocere del pesce appena preso
come ricordava che Shikamaru aveva fatto nel loro viaggio. Niente roba cruda,
per gli umani.
«Un po'.» ammise,
dondolando a destra e a sinistra. «Mi chiamo Hinata.» ripeté, un po' più
disinvolta. Choji metteva tutti a proprio agio col suo modo di fare
gentile.
«Hinata allora. Non
aver paura di loro, comunque. Anche se Kiba dice che non ne hai.» aggiunse,
indicando con un cenno della testa Kankuro e Kiba, uno che soffiava e l'altro
che ringhiava, per chissà quale motivo.
«Infatti.» confermò,
ma dovette evitare di guardare Gaara per dirlo. Anche Sasuke la metteva a
disagio, ma essendo occupato a mangiar noci non sembrava pericoloso. Di Gaara
non avrebbe saputo dirlo con certezza.
«Sono bravi
animali.»
«Animali...»
sussurrò dubbiosa.
«Beh si, gli umani
in molte lande ci hanno chiamati demoni per le nostre capacità speciali... il
nostro essere quasi umani, ma non del tutto. Le capacità che ci invidiano, che
vorrebbero avere, anche.» notò l'occhiata perplessa e sorrise.«Sasuke ha un...
lo scoiattolo, ha una velocità eccezionale e anche una grande agilità. O almeno
per voi umani. Io sono un gatto, eppure ho un aspetto quasi umano, parlo,
ragiono... Naruto ha le orecchie e la coda da volpe, ma per il resto è un
ragazzo normale, Kankuro ha atteggiamenti felini come i miei, cade sempre in
piedi e spicca salti altissimi. Gaara è quello che voi chiamereste “soprannaturale”, è un tanuki, come
quelli delle vostre leggende. Kiba è un lupo, è solitario, è...» cercò la parola
adatta.
«Pericoloso?»
mormorò Hinata.
«Si.» confermò
gravemente. «Mi stupisce che non ti abbia mangiata.»
La ragazza sgranò
gli occhi.
«Ah, ma ne sono
felice, significa che va tutto meglio e che si sa controllare di più. Tu poi
sembri speciale, hai occhi facili da leggere, e si vede che non hai paura e non
ci giudichi. Non invogli a mangiarti.» la rassicurò a modo suo.
Hinata inclinò
leggermente la testa, pensando: “Non
invoglio a mangiarmi?”
«Ora che sei la sua
femmina però dovrebbe mettere la testa a posto del tutto.» affermò, allungando
le mani verso la fiamma per scaldarle.
Poco mancò che
Hinata svenisse di nuovo. «La sua... sua...»
Choji strabuzzò gli
occhi. «Sei la sua femmina, no? Per questo deve proteggerti e stai con
noi.»
«Buono, buono...» lo
interruppe Kiba, lasciandosi cadere seduto accanto a lei con le gambe
incrociate. I jeans che prima avevano soltanto uno strappo sulle ginocchia ora
terminavano poco più in alto, ed anche la maglietta aveva uno squarcio sul
petto, mentre un Kankuro semidistrutto zoppicava da Naruto e gli rubava il cibo.
Hinata, imbarazzata a morte, dovette costringersi a distogliere lo sguardo dalle
pelle nuda del lupo. «Hinata è un'umana, le cose sono diverse da
loro.»
«Quando mai tu hai
seguito le regole?» obiettò Choji confuso. «Io questo lo so, ma...»
«No, sto facendo le cose bene.
Non voglio costringerla, quando se ne vuole andare è libera di
farlo.»
Hinata lo guardò grata, sebbene non le piacesse l'idea di andarsene. Poi
si accorse del fumo. «Choji-kun, non dovresti allontanare il pesce dal
fuoco?»
Guaiti e urla di
dolore da parte dell’intero strano branco mal assortito riempirono l'aria,
mentre tutti si precipitavano a salvare il salvabile. Alla fine Hinata si alzò
in piedi, lasciandoli al loro destino, e sbatté le mani contro la gonna per
mandare via la polvere. Prima che potesse accorgersene Kiba era in piedi accanto
a lei.
«Vai via?» chiese
ansioso.
«Pensavo di prendere
qualcosa da mangiare per tutti.» lo informò, sentendo un vago dolore alle
ginocchia ora che si era rialzata. Sei paia d'occhi si puntarono su di lei
all’istante.
«Kiba, la tua
femmina ha più buon senso di te.» dichiarò Sasuke.
«Si, Cappuc-Hinata! Sei un
angelo!» esclamò Choji estasiato all'idea di buon cibo in
arrivo.
«Meno male che c'è lei... qualunque cosa potremmo fare per ringraziarti,
non esitare a chiedercela. Abbiamo anche qualche moneta d'oro fregata a Lee!»
offrì Kankuro, e Naruto annuì entusiasticamente.
Shino scosse la
testa in segno di rimprovero. «Imbrogliare un-» ma fu interrotto da Kankuro: «Un
gran bugiardo vorrai dire. Chi imbroglia viene imbrogliato, si sa.»
Naruto approvò ancora, «E poi ora è un ragazzo vero,
Gai-san[10] era così' felice... non ci pensano più ai soldi!Piuttosto pensiamo al
cibo, e tu puoi avere tutte le monete d'oro che vuoi! Sei una strana ma brava
ragazza, Hinata-chan!»
«Non dovresti chiamarla strana...» borbottò Gaara, facendo
comunque un cenno di assenso.
Hinata arrossì sotto
tutti quegli sguardi e si avvicinò impercettibilmente a Kiba, che di scatto le
mise un braccio intorno alla vita.
«Kiba-kun?» squittì
sorpresa, ma un attimo dopo si rese conto di essere sollevata in aria e che il
bosco sfrecciava intorno a loro. Aveva già iniziato a correre.
«Ti porto io a casa
tua, ti fanno male le ginocchia. Prendi qualcosa anche per curare te.» spiegò,
evitando un albero.
«Non dovresti
disturbarti...» mormorò, ma la verità era che sentiva il forte bisogno di
avvicinarsi ancora di più a lui da quella distanza. Più le stava vicino e più
lei aveva l'istinto di diminuire le distanze, come se fossero dei magneti. Kiba
non la guardava, stando attento a dove passava, e sembrava invece a suo
agio.
«Nessun disturbo, io
mi diverto a girare per il bosco.» le disse, voltandosi per sorriderle. «Sei
leggera anche per essere un'umana, comunque.»
Hinata arrossì,
evitando di ribattere oltre e concentrandosi sulla strada. Non aveva più freddo,
col braccio caldo di Kiba che la circondava e la pressione del suo corpo su un
fianco, anzi.
Alla fine cedette, e
poggiò la testa contro la sua spalla. Kiba rallentò in maniera percettibile,
godendosi quella vicinanza.
«Sono...» cominciò,
alla ricerca delle parole adatte, «Sono felice di essermi sbagliata.»
«Uh?» riuscì
soltanto a dire, ancora assorto nella contemplazione dei suoi capelli, poiché
non poteva vederle il viso.
«Che tu stia
bene.» riuscì a dire, trattenendo il fiato quando lui frenò bruscamente,
strisciando per qualche metro data la velocità. Prima che potesse aprire bocca
però lui l’aveva fatta girare, con la facilità con cui lei avrebbe spostato una
bambola, e usato anche l'altro braccio per abbracciarla.
«Come sei cara...
Sei umana, eppure così buona...» mormorò, colto da una felicità improvvisa. Era
dilaniato tra il volerla allontanare al più presto dai pericoli del bosco e il
volerla tenere sempre stretta a sé, ed intanto le accarezzava il viso con la
testa, come avrebbe fatto un cane a detta di Naruto, e la stringeva più vicina
possibile assaporandone il profumo.«Però stavolta non svenire.» aggiunse
divertito, capendo che era giusto lasciarla andare prima che fosse tardi e
spostando le mani sulle spalle di lei per prendere le distanze.
Hinata era come
sempre rossa in viso, ma i suoi occhi non erano puntati a terra. Si era resa
appena conto di quanto le mancasse il ragazzo con cui aveva trascorso tutte le
mattine e i pomeriggi da due settimane a quella parte, e che la stupiva sempre
con i suoi modi di fare, a volte bruschi e animali, altre dolci e umani, come
ora.
Raccogliendo un
po' di coraggio alzò lentamente una mano andandola a poggiare sul viso de lupo,
che la guardò, immobilizzato dall'intensità del suo sguardo; fece un passo
avanti e posò un bacio leggero su una sua guancia, ritraendosi
subito.
Adesso non era
l'unica ad essere rossa in viso, se non altro.
«Sei un lupo...
eppure così buono.»
Gli occhi di Kiba
sprizzarono scintille mentre lui la sollevava, stavolta con un braccio sotto la
sua schiena e l'altro sotto le gambe, e così percorse molto più veloce l'ultimo
tratto di strada. Aveva energie da vendere ed era più sveglio che mai, col cuore
che batteva più veloce e senza sentire alcuno sforzo nel correre più rapido del
solito. Sorrideva in modo così aperto e sfacciato che anche Hinata aveva
cominciato a farlo, reggendosi a lui con un braccio e cercando casa propria con
lo sguardo, sperando di non vederla ancora.
Purtroppo la
trovarono anche troppo presto, e la ragazza fu fatta opportunamente scendere giù
a distanza. Vicino alla casa, Kiba si fermò e si sedette per terra.
«Cosa
fai?»
«Ti aspetto.»
rispose con ovvietà, ancora entusiasta.
«Non vuoi
entrare? Non c’è nessuno in casa…» propose esitante lei.
Una serie di
flash mentali su quello che sarebbe potuto accadere a loro due, da soli in casa,
attraversò la mente del lupo. Il tono di Hinata sembrava improvvisamente
imbarazzato perché lei stessa pensava alle medesime cose, la mantellina rossa
lasciata slacciata mostrava l’inizio di un decolté eccezionale, le sue guance
rosse e gli occhi brillanti per via della corsa erano un invito esplicito. E lui
si era ripromesso di non attentare alla sua purezza come un animale.
«Certo!»
E lo sapevo, qualche guaio lo dovevo combinare.
Storia di un lupo che
non sa tapparsi la bocca.
«A quel che ho
capito a tutti voi piacciono molto anche i dolci, vero Kiba-kun?
Kiba-kun?»
Hinata si
sorprese notando l’occhiata imbronciata del lupo, che accucciato per terra la
guardava come se avesse perso le speranze per qualcosa, mentre lei girava per la
dispensa.
«Si.» confermò di
malavoglia. «Quelli mangiano anche spazzatura, figuriamoci i dolci…», in realtà
avrebbe usato un’altra espressione, ma si adeguò a spazzatura solo per non essere troppo
crudo con lei.
Hinata si chinò
verso di lui, facendolo sobbalzare. «Tutto bene?»
«Certo!» si
affrettò a dire, distogliendo lo sguardo dalle sue grazie, comunque
irraggiungibili per lui.
“Dovevo immaginare che voleva davvero solo
prendere del cibo…” pensò sconfortato.
Si alzò in piedi
e cominciò a gironzolare per la stanza, annusando l’aria e arricciando il naso
di tanto in tanto. Sentì forte l’odore, la puzza, di colui che gli aveva sparato
tempo prima, e l’adrenalina riprese a scorrere veloce, annebbiandogli la mente.
Se fosse arrivato qualcuno, cos’avrebbe dovuto fare?
Un briciolo del
buon profumo di Hinata gli giunse da destra, ed intuì che doveva esserci la sua
camera. Rapidamente posò lo sguardo sulla ragazza, poi con un balzo andò a
curiosare. Come immaginava, era una stanza molto luminosa e decorata con fiori
colorati, ma non gli sfuggì la pulizia maniacale e la sua aria di non essere
vissuta.
Per quanto
potesse essere ordinata probabilmente significava che era tenuta d’occhio
rigidamente, e che sicuramente non aveva molto da fare se passava tutto il tempo
a riordinare. Ricordò che lei stessa aveva confessato di essere molto sola e
ripromise di tenerla fuori più spesso, mentre si avvicinava alla scrivania e
annusava un altro piccolo vasetto di fiori, delle viole.
Il letto della
ragazza, di un bianco tanto immacolato quanto adatto a lei, era
allettante.
Non solo per i
pensieri che ispirava, martellanti, ma anche perché appariva davvero comodo; non
aveva mai riposato in un letto umano, soltanto Choji decantava quelli del
castello dell’amico.
Non resistette e
vi si sedette sopra: in un attimo era già steso a sospirare, adorandolo
letteralmente. Ripresosi dal momento di debolezza, si alzò. Cercando di non
guardarlo, aprì uno sportello dell’armadio già socchiuso, e notò molti vestiti,
sempre tendenti allo scuro. “Quella pazza
di Ino dice che le donne si vestono in base all’umore, chissà se anche Hinata la
pensa così…”pensò il lupo, preoccupato.
Un odore diverso
da quelli delle stoffe dei vestiti attirò la sua attenzione, e una mano sicura
andò ad aprire a metà una pila di vestiti ben piegati sul fondo, estraendone una
giacca di pelle che gli piacque subito moltissimo. «Questa poi… Cappuccetto,
potevi dirmelo che ti piacciono i vestiti come i miei, te ne avrei cercato!»
esclamò divertito, per poi notare che non era una giacca molto femminile.
Perplesso, se la rigirò tra le mani.
«Come?» gli
giunse fioca la voce della ragazza.
“È da uomo! Chi? CHI? Lo uccido!” pensò,
stringendola convulsamente.
«Sei qui, Kiba-kun?» domandò Hinata avvicinandosi, senza note di
rimprovero, notò, per essersi silenziosamente intrufolato in camera sua. Fosse
stata Ino, gli avrebbe fatto lo scalpo.
Corrucciato, le mostrò la giacca, e come nei suoi peggiori incubi
lei arrossì immediatamente.
«Hai un mas… uomo?» chiese con fare
accusatorio.
Hinata sgranò gli
occhi:«No!»
«E questa?» domandò allora, avvicinandosi a lei con occhi
pericolosamente fissi sui suoi. Voleva sapere quale maschio umano aveva osato
usare l’armadio della sua Hinata come se fosse il
proprio.
«La prima volta che ci siamo incontrati… ho pensato che tu
potessi… avere freddo…» mormorò paralizzata, riuscendo con molta fatica ad
indicare con una mano il suo petto nudo. Kiba abbassò lo sguardo confuso,
aggrottando la fronte, poi lo spostò sulla giacca e
capì.
Aprì la bocca senza emettere suono, e anche la sua mente restò
temporaneamente ammutolita. Hinata, libera dal suo sguardo, prese un respiro
profondo e attese risposta.
«Perché non me l’avevi ancora data?» chiese cautamente il
lupo.
«Mi…» cominciò con fatica, e non riuscì a
continuare.
“E’ timida, ma certo! Sono un demente… neanche
Naruto avrebbe fatto la stessa figura di merda…”
Maledicendosi mentalmente, Kiba ricordò che teneva ancora la giacca in
mano e la infilò.
«Mi sta a meraviglia. Come hai fatto a prendere la misura?» domandò,
tentando di metterla a suo agio. Sorprendentemente, fu
peggio.
Perché entrambi pensarono nello stesso momento che doveva averlo fissato
molto, e Kiba non poté non ghignare, mentre lei si ripeteva mentalmente che
svenire di nuovo era stupido.
«Ti piace?» lo sviò lei.
«Stai scherzando? La adoro! A quella volpaccia bastarda verrà un
accidente! Ma dove l’hai presa?»
«L’ho comprata.» rispose più serena.
Kiba si incupì invece. «Con i tuoi soldi?»
«Oh, ma noi abbiamo tanto denaro, per questo possiamo vivere lontani dal
paese, non badarci. L’importante è che così non avrai freddo di inverno.»
«C’è molto freddo in questo bosco,
d’inverno?»
«Scende la neve.» confermò lei.
«La neve! Di solito andiamo via molto prima
da…»
Si guardarono. L’ansia nel viso di lei era visibile, così come il
pentimento in quello di lui.
«Ve ne andate?» ripeté.
«Beh, di solito…» cominciò titubante. «Sai, il troppo freddo, la
caccia…»
«Certo, certo, lo capisco!» lo interruppe lei on un sorriso rassicurante,
ma lui poté comunque sentire l’odore della sua paura, che mai aveva sentito
prima e che cominciava a pensare non possedesse.
Persino poco prima, nel bosco, quando era arrivato aveva potuto solo
avvertire il suo sollievo, la paura era già
svanita.
«Hina-» «Ho tutto il cibo promesso.» lo interruppe nuovamente,
porgendogli il cestino.
«Cos… Tu non vieni?»
«Se i miei non mi trovano in casa passerò guai.» si giustificò
velocemente.
«Okay.» acconsentì il lupo, «Ma domani…»
«Se mi mandano a fare commissioni, passerò da
te.»
Ed entrambi sapevano che non ne aveva intenzione, quella volta. Le
orecchie del lupo si stavano preoccupantemente abbassando e dovette trattenere
un guaito. «A domani, forse.» la salutò, andando alla finestra prima di perdere
dignità in modo irreparabile.
«Puoi uscire dalla porta!» esclamò spaventata, vedendolo deciso a
saltare.
«E rischiare che i tuoi mi vedano?» ribatté ironico, per poi sparire con
un balzo.
Hinata restò a guardare il vuoto dalla finestra, e provò ad immaginare
come sarebbe stato di lì a poco, quando anche il bosco sarebbe stato vuoto
definitivamente. Chiuse gli occhi, come se potesse impedire alle lacrime di
scendere, e si tuffò nel proprio letto affondando il viso tra le coltri.
Senza Kiba sarebbe tornata ad essere sola.
Peggio, i suoi amici sarebbero potuti restare, come Choji, ad esempio, ma
sarebbe stato ancora più evidente che lui non ci sarebbe
stato.
Tentò di pensare all’assenza della sua risata quasi abbaiata, che ormai
sentiva tanto spesso, o ai giorni appena trascorsi senza di lui. E comprese
subito che c’era una differenza: in quei giorni continuava ad aspettare di
vederselo comparire davanti nel sentiero, sapendo che sarebbe tornato. Se avesse
invece ripreso il proprio viaggio e cercato un posto meno freddo per
viverci…
Tan
tan taaaan… che disastro XD ma suvvia, non prendetevela con me XD Volevo
ringraziare tutte le persone fantastiche che si fermano a recensire il capitolo!
Grazie mille!
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Capitolo 4 *** 7 e 8 ***
«Cos’hai fatto,
brutto cane bastardo?»
«Io? Mi sono solo
fottuto.»
Kiba tornò molto lentamente nella radura, dove gli altri lo aspettavano
affamati.
Tutti, invece che corrergli subito incontro per avventarsi sul cibo, si
limitarono a guardare intorno a lui dopo aver notato la giacca
nuova.
«Bella giacca.» approvò Shino. «Finalmente ti
copri.»
«Dov’è la signorina Cappuccetto?» domandò Kankuro saltando giù da un
albero.
«A casa…» rispose tetro l’altro.
«Pensavo tornava…» mugolò Naruto.
«Che sarebbe tornata.» lo
corresse Sasuke.
«Sei uno scoiattolo! Cosa te ne frega!»
Gaara tenne d’occhio il lupo, mentre questi si avvicinava per poggiare il
cestino in mezzo a loro.
«Cosa le hai fatto, l’hai mangiata?» domandò
beffardo.
«Non le ho fatto niente…» rispose in un brontolio che voleva dire
esattamente il contrario. E prima di potersene rendere conto, tutto il dolce
peso di Choji lo incollò a terra.
«Cos’hai fatto?» soffiò il gatto.
Gli altri animali lo circondarono con fare accusatorio, persino Sasuke si
avvicinò a controllare.
«Cosa le hai fatto? A quella dolce e delicata fanciulla…» riprese Naruto,
leccandosi i baffi alla vista delle leccornie portate dal lupo.
Kiba ringhiò, e Gaara scosse la testa. «Guardate com’è possessivo, male
non le ha fatto.»
Il lupo si sgonfiò. «Non fisicamente.»
precisò.
«C’era da aspettarselo…» borbottò Shino.
«Cosa vuol dire?» si sorprese Naruto, abbandonando una
pasta.
«Che l’ha ferita psicologicamente.» spiegò per lui una voce femminile e
Temari comparve tra loro in una nuvola di fumo, che scacciò via con una mano
mentre con l’altra aggiustava i codini biondi.
«Temari! Cosa vuol dire pisi…pssi…che l’ha ferita?» chiese Kankuro,
mentre Choji scendeva dall’amico permettendogli di
respirare.
«Psicologicamente, si dice psicologicamente. Vuol dire che ha fatto
qualcosa di stupido, come suo solito. Passavo di qui solo per salutare Sakura e
ho sentito un’innocente piangere proprio nei dintorni, deduco sia la fanciulla
di cui parlate. Stavo giusto andando a vedere cosa potevo fare con i miei
poteri.»
Le occhiatacce di rimprovero si sprecarono alla parola piangere, ma si
dissolsero davanti all’espressione mortificata del
lupo.
«Piangere?» ripeté, mentre un lamento sordo gli partiva dal petto, e si
tratteneva a stento dal guaire.
«Che le hai detto?» chiese ancora una volta Choji, meno
bruscamente.
«Che me ne sarei andato presto,
probabilmente.»
«Beh, ma arriva l’inverno! E poi potresti sempre tornare a trovarla in
primavera, o dirle che ci sarai almeno.» si stupì Naruto e gli altri
dissentirono borbottando.
«Imbecille.» proruppero Temari e Gaara
assieme.
«E’ scontato che lui non voglia mentirle.» continuò Sasuke, «Com’è
scontato che lei ne soffra. E’ molto sola.»
«E tu che ne sai?» indagò sorpreso Kankuro.
«Ho occhi e orecchie, io.»
rispose acidamente.
«Solitudine? Io non penso sia solo quello…» rifletté Choji, poggiandosi
una mano sulla guancia e pensando. «Semplicemente, noi seguiremo Kiba, ma se
fosse un addio, come reagireste?»
«Oh… Oh!» comprese infine anche Naruto. «Anche lei è legata a lui pur
essendo umana? E soffrirà?»
«Ecco.» confermò Temari, annuendo.
Kiba rimase ancora in silenzio, poi parlo: «E se non me ne andassi?»
«Si, ci sono solo il gelo e i cacciatori, che sarà mai.» disse sarcastico
Shino.
«Seriamente, potevi prepararla meglio all’idea, se l’hai addomesticata.»
continuò ignorandolo Naruto.
«Addomesticata lei? Penso sia il contrario. Comunque è vero.» dichiarò
Temari. «Sei stato indelicato.»
«Anche io dico seriamente…» bofonchiò il
lupo.
«Cosa? Non si è capito!» esclamò Naruto, con la voce tornata squillante
come sempre.
«ANCHE IO DICO SERIAMENTE! NON ME NE VOGLIO ANDARE!» urlò, un misto tra i
suoi ringhi e la sua disperazione più umana.
Tutti restarono a bocca aperta.
«Ci rivedremo comunque in primavera.» continuò, guardandosi
attorno.
«Si, e tu sarai un tappeto! O la pelliccia in un giaccone!» lo interruppe
Kankuro furioso, estraendo le unghie di scatto.
«Idiota! Solo perché una femmina piange…» si indignò
Sasuke.
«Che ne vuoi sapere tu! Tu non sei mai stato… stato…» Kiba si bloccò,
sbarrando gli occhi.
«Ki… Kiba?»
«Non sei mai stato
cosa?»
«Non mi dirai che…»
Temari rise, e scintille magiche sprizzarono intorno a
lei.
«Ora capisco tutto. Devo raccontarlo a Sakura questo.» si ripropose,
deliziata.
Kiba fuggì via.
Cappuccetto, se puoi,
perdonalo! Noi vogliamo
dormire!
Dire che Kiba fuggì via fu forse esagerato, poiché i suoi ululati di
rabbia, dolore e paura furono udibili per tutta la notte, costringendo la fauna
locale a starlo a sentire. E poiché il giorno dopo lui non si fece vivo, e
neppure Hinata, anche la notte dopo fu trascorsa in bianco da tutto l’isterico
bosco.
Naturalmente si era posizionato abbastanza lontano dalla casa perché lei
non lo sentisse, ma non si era curato di tutta la valle in cui l’eco dei suoi
ululati risuonava forte e chiaro.
All’ennesimo lamento, Kankuro cadde da un ramo sbattendo su Naruto,
avendo per la frustrazione perso l’equilibrio, e Naruto cominciò ad urlare di
rabbia qualsiasi parolaccia umana ed animale.
Sasuke, silenzioso, sfrecciò via per il bosco; Gaara andò a chiamare
Temari, perché almeno lei collaborasse in qualche
modo.
«Fate qualcosa, dategli un colpo in testa, qualcosa!» implorò Choji,
rotolando sull’erba e coprendosi le orecchie
inutilmente.
Sasuke con un balzo arrivò davanti a casa della ragazza, e annusò l’aria.
Saltò giù dall’albero e si guardò attorno, incredulo. Non sbagliava: l’odore
dell’umana che aveva conosciuto veniva da sotto terra.
Si avvicinò cautamente alla casa e notò una finestrella all’altezza del
suolo, che dava su uno scantinato. Vi picchiettò con una mano e cercò di
guardare dentro. Scorso finalmente Hinata, che lo raggiunse alla finestra,
dovendosi alzare sulle punte dei piedi.
«Sasuke-kun!» esclamò sorpresa.
«E’ camera tua?» domandò l’altro altrettanto
meravigliato.
«No, naturalmente no… purtroppo mio padre ha scoperto che ho fatto
entrare qualcuno in casa. Dice che il mio letto odorava di animale.» ammise,
senza riuscire a trattenere un sorriso. Rischiò di cadere all’indietro però,
quando le sopracciglia di Sasuke si alzarono esageratamente verso l’alto. «No,
no! Deve essersi coricato mentre non c’ero! Non abbiamo fatto nulla!» si
giustificò subito.
«Fingo di crederci. In realtà non mi importa. Perché non vieni
più?»
«Non posso.» mormorò lei.
Sasuke rifletté per un momento. «Ti tiene chiusa qui sotto?» comprese,
sconcertato.
«Così pare… non è che sia malvagio, solo…»
«Non giustificarlo.» la interruppe, «Se ti faccio uscire tu tornerai da
noi?»
Hinata abbassò improvvisamente lo sguardo.
«No.»
«Perché?» si costrinse a chiedere lo scoiattolo, che non amava parlare.
Iniziò a pensare che avrebbe dovuto mandare Naruto, ma chiassoso com’era a
quest’ora lo avrebbero già beccato e impallinato.
«Perché tanto ve ne andrete tutti, e non vi vedrò mai più.» rispose
Hinata abbattuta.
«Ti stai preparando a dirci addio facendolo prima. Beh, e io non ti
libero allora.» concluse, alzandosi in piedi.
«Aspetta!» lo richiamò Hinata, spaventata all’idea che quello diventasse
un vero addio.
«Non ho motivo di aiutarti, a meno che tu non torni.» spiegò
lapidario.
«Ma a te cosa importa?» domandò, sulla via
dell’indecisione.
«A me niente. E’ il tuo cane
che è impazzito e non ci lascia dormire.»
«Ulula tutto il tempo.» spiegò una seconda voce, ed in un attimo anche
Shino fu con loro, «Insopportabile. Abbiamo bisogno che tu lo faccia smettere, a
noi non dà retta.»
«Naruto lo ucciderà. Sul serio. Io non lo fermerò.» aggiunse
Sasuke.
«Kiba-kun…» cominciò Hinata, interrompendosi. “Anche lui sta male per questo? Anche lui,
come me…?”
«Va bene, liberatemi e verrò con voi.» acconsentì, preoccupata per il
lupo sopra ogni cosa.
«Come possiamo liberarti?»
«Aspettate a domani, mio padre e mio cugino andranno a caccia, torneranno
stanchi. La notte mio padre non sentirà nulla se vorrete provare a
liberarmi.»
«Dovremo scardinare la finestra… abbiamo bisogno di aiuto.» osservò
Shino.
«Allora domani.» concordò Sasuke, salutando la ragazza con un
cenno.
Hinata salutò entrambi, poi tornò a sedersi sul vecchio divano su cui
dormiva, sospirando. Erano la sua ultima speranza, e lei avrebbe dato qualunque
cosa pur di rivedere Kiba.
«Cagnaccio.» tuonò Naruto.
Kiba terminò il proprio ululato e lo guardò di
sottecchi.
«Cosa vuoi?» domandò, e ululò nuovamente.
«Basta!» lo pregò Naruto, tappandosi le orecchie. «Cappuccetto Rosso è
nei guai!»
L’ululato si spezzò a metà e Kiba si lanciò addosso a Naruto, facendolo
cadere a terra sotto il suo peso. «Non scherzare.»
ringhiò.
«Non sto scherzando, idiota! La tengono segregata in casa, dobbiamo
salvarla! E portarla con noi!»
«Certo che la salveremo! Come sarebbe portarla con noi?» chiese poi,
confuso.
«Sarebbe che tu senza la tua padrona non vuoi stare, e lei senza il suo
cane si sente sola, quindi cerchiamo un posto adatto a tutti. Magari vicino a
casa di Shikamaru.» propose Choji, gustando un pesce appena pescato dalla cesta
del pescivendolo con l’ausilio delle tenebre.
«Siete dei geni!» esclamò Kiba, saltellando via da
Naruto.
«Sei solo tu che sei più stupido della media.» dissentì Shino. Kiba gli
ringhiò contro.
«Domani però. Ho un piano.» annunciò con fare cospiratorio
Naruto.
«Qualcuno ci salvi…» mormorarono tutti.
Mancano solo tre
capitoli alla fine di questa storia… grazie a Yellow_B e Arwen88 che hanno
recensito e a tutti coloro che leggono!
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Capitolo 5 *** 9. ***
Poche semplici mosse per
farsi impallinare da mezzo cacciatore.
«Non fa molto Romeo e Giulietta tutta questa storia?» sussurrò Naruto
entusiasta, mentre tiravano tutti assieme i bordi della
finestra.
«Ma se Giulietta stava in alto… e poi i genitori odiosi sono solo i suoi.
E smettila di sorridere, coglione.» sbottò Kiba.
«A me stupisce già che sappia chi sono.» disse
Sasuke.
«Infatti non lo so, Ino ne parla sempre.» spiegò Naruto per nulla
toccato.
«E se ne parla la pazza, allora…»
Quasi persero la presa mentre una debole risatina toglieva loro le forze.
La finestra scricchiolo sinistramente.
«Sssht!» fecero tutti. Hinata dovette tenersi una mano sulle labbra per
non scoppiare a ridere. Alla fine ci vollero due ore e parecchi spintoni tra di
loro perché gli animali riuscissero a farcela, senza l’aiuto di Gaara che era
scomparso dalla notte prima. Una volta tirata via andò a scivolare sul piede di
Kiba, che guaì e tentò di tenere la bocca chiusa. Hinata lo notò, e si avvicinò
a vedere per quanto possibile.
«Andiamo. Dammi la mano.» la invitò Kiba chinandosi ed entrando quasi del
tutto dal buco, mentre Choji lo reggeva per i fianchi tenuto dagli altri. Hinata
lo guardò negli occhi, non molto convinta.
«Si, lo so.» mormorò il lupo, a disagio anch’esso dopo il loro ultimo
incontro. «Parleremo.»
Le labbra di Hinata si piegarono verso l’alto, mentre lei allungava una
mano e afferrava la sua.
“Di nuovo quella fiducia assurda…”
pensò, e se avesse potuto avrebbe scosso la
testa.
«Sta arrivando qualcuno!» avvertì Sasuke
all’erta.
«Ma questo odore…» accennarono Naruto e Kankuro insieme, scambiandosi uno
sguardo terrorizzato.
«Chi è?» domandò Choji, aiutando Kiba a tirarla
fuori.
«Il ragazzo cacciatore!» esclamarono i due.
«Neji-niisan?» inorridì Hinata.
«Il cugino stronzo, quindi. Bene, bene…» approvò Kiba con un ghigno
selvaggio.
«Odore di polvere da sparo.» commentò Kankuro annusando
l’aria.
«Non conviene restare! Vedrà la finestra! Dobbiamo pensare prima al
branco!» si allarmò Naruto.
«Se volete scappare, andate. Lei la tiro fuori
io.»
«Kiba-kun.» gemette Hinata, cercando di
ritrarsi.
«Non dire cazzate e andiamo!» esplose Sasuke, poggiandogli fermamente una
mano sulla spalla per tirarlo via. Poco ci mancò che Kiba gliela mozzasse con un
morso, e tutti si lasciarono sfuggire un’esclamazione strozzata.
«Via di qui, tutti.» ringhiò.
«Ha perso la testa, via!» si affrettò a dire Shino, ed uno dopo l’altro,
lanciando un’occhiata di scuse ad Hinata, fuggirono. Naruto li guardò con
compassione: «Scusate. Cercate di scappare.»
«Siamo animali, non hai bisogno di scusarti.» lo giustificò subito Kiba,
mettendo in salvo Hinata, che si strinse a lui terrorizzata. Choji lasciò la
presa e si guardò attorno, erano rimasti soltanto loro
tre.
«Allora io vado. Correte.» mormorò il gatto, con la morte nel cuore
all’idea di abbandonare l’amico così. Ma se fossero rimasti il cacciatore
avrebbe avuto solo più bersagli, e Kiba non li avrebbe mai perdonati. Era un
solitario, e se chiedeva loro di andare era perché non voleva pesi, ma
soprattutto rimpianti. Così si dileguò anche lui.
Rimasti soli, Hinata alzò lo sguardo su di lui. «Faresti qualcosa per me,
ora?»
«Un bacio?» suggerì lui, ed Hinata arrossì. «No, va bene. Ancora hai da
chiederlo, dopo tutto questo? Dimmi cosa vuoi.»
«Va via di qui e non tornare mai più.»
Kiba sgranò gli occhi. «Come scusa?»
«Io non verrò uccisa per questo, sarò solo portata in qualche altro
luogo. Voglio che tu stia bene, quindi va via.» lo pregò con decisione,
spingendolo via da sé. «Vattene!»
«No.» rispose lui, facendo un altro passo
avanti.
«Non potrai correre abbastanza veloce, il
tuo…»
«No.» ripeté lui, perentorio, sollevandola. «O ce ne andiamo insieme o
non serve a niente.»
«Scelgo la seconda.» comunicò loro la voce fredda di Neji, che puntava il
fucile alla testa del lupo.
«NEJI, NO!» gridò Hinata con tutta la sua
voce.
«Mettila giù.» ordinò.
«Vedi, la tua scelta non è valida perché non è a te che chiedevo di
scegliere.» spiegò Kiba con falso tono affabile, mentre riportava giù la ragazza
che non lo lasciava andare, intenzionata a fargli da
scudo.
«Neji-niisan…»
«Zitta, tu. Quello è un lupo, ti sta portando via per mangiarti, non per
salvarti.»
Kiba ringhiò, ma Hinata lo anticipò, sorprendendo entrambi.«Non è così!
Lui vuole salvarmi da voi! Lasciaci andare, prima che mio padre arrivi! Sai bene
che io non desidero vivere così, la mia vita è quella che tu vorresti avere, non io! Per me puoi
prenderla, ma lasciami andare!» gridò disperata.
Per la prima volta Neji perse la maschera di indifferenza: «Tu... Tu stai
andando con lui di tua spontanea volontà? Ti fidi di un lupo?»
«Non posso immaginarmi se non con lui.» ammise lei, e l’angoscia nella
sua voce, mentre cercava di tenersi sempre tra il fucile del cugino e il lupo,
continuava ad aumentare. «Lui è tutto ciò che voglio. Te ne prego. Ti scongiuro.
Non fargli del male. Se non puoi lasciare andare me, lascia andare soltanto
lui.»
A quelle parole Kiba si riscosse dallo shock: «Mai. Non mi muovo senza di
te.»
Neji rimase a bocca aperta, e cominciò ad abbassare il fucile. Ed in quel
momento, con la coda dell’occhio, Hinata e Kiba registrarono un movimento dietro
una finestra aperta.
Poi si udì lo sparo.
Stavolta un capitolo
solo, perché sono una carogna e voglio lasciarvi nel dubbio. In compenso
rispondo alle recensioni, che stavolta erano più del solito!
Lauretta92: della serie “non mancano
mai”, sei una recensitrice che non molla XD grazie per aver sempre recensito,
sul serio! Se non immaginavi che sarebbero fuggiti insieme, penso che ancor meno
avresti pensato ad un fine capitolo come questo XD anche a me poi è piaciuto
scrivere di Kiba che si rende conto di aver lasciato la povera Hinata nelle
grinfie di quel gattaccio XD grazie tantissimo per avermi sempre seguita!
Mancano solo due capitoli credo alla fine, spero di leggere ancora cosa ne
pensi!
Kaho_chan: aw, le tue recensioni
[natalizie]! XD Sono felice che tu abbia colto il fatto che ho lasciato ad
ognuno qualche sua caratteristica originale! Per il linguaggio comprensibile ne
sono ancora più lieta, visto che solitamente avrei qualche problemino… però sono
una seguace del parla come mangi, quindi XD grazie mille per la
recensione!
Arwen88: un’altra del gruppo
“recensitrice storiche”. E che bello XD mi diverte che tu ti diverta, sul serio
XD mi strappa un sorriso leggere di gente che si diverte a quello che scrivo!
Certo, qui avrai riso un po’ meno ma fa niente, eh? [non uccidermi] grazie per
le recensioni! Ho notato anche che ti diverte Shino, eh? Per il finale… vedremo.
Sono famosa per ammazzare tutti, ma chissà che per una volta io non sia stata
magnanima *risata inquietante.* La smetto. Grazie sul serio!
Secchan: considerato che sono
principalmente una NaruHina, non ho ancora capito bene se essere orgogliosa di
averti fatto piacere di più le KibaHina oppure picchiarmi da sola. Penso
sceglierò la prima, perché almeno posso vantarmene. Potrei darti un metaforico
bacio per il Kiba IC, che è tutto quello che voglio dalle mie storie [l’IC, per
il resto lascio correre XD] ShikaINo rulez SEMPRE, sono tra le più bianche delle
bianche anche io, sostengo la coppia a morte. Oltre tutto questo “Kyah” mi sembra un commento più che
accettabile che dice tutto da solo. XD Grazie mille per la bella
recensione!
Yellow_B: Dulcis in fundo, un’altra
delle recensitrici incallite che mi segue praticamente dagli albori. Mi fa molto
piacere che la mia storia ti piaccia, e che tu la trovi originale. Spero
continuerai a recensire, e ti ringrazio per il tempo che mi dedichi
sempre.
Colgo l’occasione
per ringraziare AllegraRagazzaMorta,
che l’ha addirittura messa tra i preferiti, Saclala, che ringrazio per i
complimenti e confermo che il Kiba animale piace un sacco anche a me, Simonachan90, che ringrazio per la
recensione, Charlie_me, che
ringrazio e purtroppo devo deludere perché il GaaTema non è stato accennato, ma
tieni conto che era per un concorso e avevo un limite di pagine che ho pure
superato (XD), e spero di non aver scordato nessuno!
Al prossimo
capitolo!!!!
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Capitolo 6 *** 10 e 11, finale. ***
Grandi entrate sceniche e finalmente vi rendete
utili…
La prova finale: posso
fidarmi di me?
«Dannato lupo, è la seconda volta che mi sfugge…» imprecò la voce di un
uomo.
Neji lasciò cadere il fucile a terra, guardando il lupo e la cugina stesi
a terra dopo un salto disperato per evitare lo sparo. Ed in quel momento un
ringhio bestiale assordò tutti, e Naruto, Gaara, Sasuke e tutti gli amici del
bosco si lanciarono come furie fuori dalla vegetazione, puntando direttamente
alla casa. Ignorarono Neji, che aveva abbassato il fucile, e andarono a
schiantarsi volutamente contro la casa di Hinata, cercando una via
d’entrata.
Kiba si mise a sedere, accarezzandosi un braccio ferito di
striscio.
«Cappuccetto, dai che ce la facciamo, andiamo!» esclamò raggiante. Ma il
sorriso gli morì in gola e si irrigidì, constatando che una propria mano era
piena di sangue. «Hinata?» chiamò a bassa voce, incerto. La ragazza si tirò su
con espressione sofferente e il suo odore di sangue gli fece salire l’acquolina
in bocca, ma, senza sapere come, si trattenne.
«Sono tornati… credevo che…»
«E’ più forte di loro.» li giustificò, ghignando apertamente, mentre
dentro di sé cercava solo di capire come stava l’altra, chiedendosi da dove
arrivasse tutta quella forza di volontà e non potendo che sentirsi rinfrancato.
Poteva salvarla. «Ha graffiato anche te?» chiese, riferito al colpo partito poco
prima, facendo leva su tutto il suo autocontrollo e riuscendo ad apparire calmo,
per quanto rigido.
Hinata si sfiorò una manica, trattenendo un gemito di dolore. Il braccio
sinistro era ricoperto di sangue. «Purtroppo non è un graffio… per favore, per
favore, Kiba-kun, va via.» lo supplicò, con le lacrime appena trattenute. Prima
che lui potesse ribattere, aggiunse: «Sei affamato. Farà male ad entrambi, va
via.»
«Affamato?» ripeté Neji, tornando a prendere il fucile, ma fu bloccato da
un ringhio sordo di Naruto. Kiba, sconvolto, si rese conto che ancora una volta
lei non aveva paura di essere morsa, ma temeva le sue sofferenze. E la paura si
tramutò in rabbia, perché non era giusto, perché non poteva vincere il lupo e
mordere lei, così dolce, che si fidava di lui più di ogni altra cosa, e pensava
a lui, sempre e solo a lui, anche quando l’acquolina in bocca gli faceva notare
che per natura avrebbe dovuto mangiarla. Afferrò la ragazza per le spalle,
ignorando il suo gemito di dolore quando il braccio ferito oscillò, e premette
con forza le labbra sulle sue, assaporando queste invece che il suo sangue tanto
invitante.
Non udirono più alcun rumore di battaglia, concentrati solo su loro due.
Kiba avrebbe volentieri dato il meglio di sé, aveva già approfondito il bacio
con passione animale e scordato l’urgenza del momento, ma Hinata scattò
all’indietro, mai rossa come allora ma abbastanza lucida da non svenire, vista
l’urgenza della situazione. Ed il lupo si rese conto che la fame era scomparsa,
rimpiazzata dalla serenità.
«Non è… dobbiamo scappare ora.» annaspò, cercando di riprendere fiato,
ancora incredula.
«Chi se ne frega!» protestò di malavoglia, ma sollevandola come se fosse
una piuma. Rise, rendendosi conto che il suo autocontrollo e ciò che sentiva per
lei era davvero più forte del suo istinto animale, e che se si fidava delle sue
capacità ce l’avrebbe fatta. «Questo te lo dovevo, quindi non dire quello che
penso tu voglia dire. Ma chi ha sparato, tuo padre?» si pentì all’istante della
domanda, ma era troppo tardi.
«Immagino non gli importi di aver colpito me…» sussurrò Hinata,
triste.
«Basta così. Ti porto da qualcuno che possa curarti.» decise, e la
ragazza sollevò lo sguardo, sicura.
«Vado dove vuoi.»
«Da sola con te, no.» si intromise Neji, che aveva abbandonato il fucile
e si guardava attorno inquieto.
«Che fai, non difendi il tuo zietto?» lo derise il
lupo.
«Ha mirato a caso.» si giustificò l’altro. «Avrebbe potuto colpire anche
me, se non gli importava allora… tanto vale che io stia qui. E poteva anche
colpire Hinata. A questo punto non mi sembra meriti una mano. Mi sbagliavo, non
invidio affatto Hinata, perlomeno io ho avuto una
famiglia.»
Hinata si lasciò sfuggire un gemito alle ultime
parole.
«Cazzo, che tatto.» commentò Kiba.
«Pensa per te, stupido lupo. Un linguaggio simile non le farà certo
piacere, come anche le smancerie pubbliche, sei disgustoso.» lo apostrofò
gelido.
«KIBA! TE NE VUOI ANDARE?» urlò Naruto, che aveva appena sfondato la
porta di casa e evitato un altro sparo.
«Tieni il passo, inutile umano.» disse rivolto a Neji e cominciando a
correre per il bosco.
«Ne hai una anche in braccio, devo dedurre che la consideri
inutile?»
«Fottiti.»
Corsero, corsero come mai avevano fatto prima, mentre Hinata diventava
sempre più debole per il sangue perso, che tingeva la mantellina di un rosso
ancor più scuro e macabro.
«Kiba.» la voce imperiosa di Temari arrestò la loro corsa, frenata
all’ultimo. Neji si parò davanti ai due, per difendere
Hinata.
«Che cazzo fai? Si può sapere da che parte stai?» sputò Kiba, tanto
sorpreso da essere infastidito.
«Smettila. Il giovane cacciatore stanotte non è venuto per ciò che pensi,
è stato solo battuto sul tempo da voi.»
«Che cosa? Sei scema?» sbottò incredulo, e dovette chinare la testa per
non ricevere una scarica magica.
Il lupo spostò infine lo sguardo sul ragazzo, che lo evitò con
noncuranza. «A prescindere dalle mie simpatie personali, non posso tollerare che
una fanciulla venga segregata in una casa per una colpa non sua. Ora come ora
sono convinto che sia tua la colpa, inutile ammasso di pelo, e non potevo
starmene con le mani in mano.» spiegò, altero.
«Parla come mangi…» mormorò Kiba, che non aveva poi capito molto di quel
chiarimento.
«Lui voleva salvarla dato che come sempre è tutta colpa tua, e non è che
la odi, ma gli conveniva mostrarsi così per non dirle che è geloso della sua
condizione. Giusto?» intervenne Temari, altrettanto altezzosa. «Anche se, se
davvero vuoi cambiare la tua condizione, limitarti a riempirti di rancore mi
sembra inutile.»
«Cosa ne sai tu?» l’aggredì immediatamente il
cacciatore.
«Gaara mi ha chiamata per Kiba, e ho avuto modo di assistere a parecchie
cose…a proposito, lupo, ti sei dato ai concerti
notturni?»
Hinata in quel momento sussultò per una fitta al
braccio.
«Lasciamo perdere ora, curala, Temari, per favore.» la supplicò Kiba,
ormai disperato.
Temari fissò sbalordita il lupo, che mai si era riferito a lei con tono
così umile, e sorrise all’indirizzo della ragazza che tanto lo aveva
cambiato.
«Ci vuole solo un secondo, anche se Sakura è più portata per questo… Tu,
Neji, giusto? Ho apprezzato le tue parole ed il tuo gesto, dopotutto. Ti stavo
osservando, e tu non avresti mai colpito Kiba, dopo le parole di Hinata. Voglio
farti un dono. Kiba, intanto metti Hinata a terra.»
Il lupo ubbidì all’istante, e Temari si chinò su di
lei.
«Quale dono?» indagò sospettosamente Neji.
«Tu non tolleri che una fanciulla sia tenuta prigioniera… Ebbene, oltre
il monte sacro vi è un castello, intorno ad esso è cresciuta una muraglia di
rovi, che tiene chiuso al suo interno il più bel regalo che tu possa ricevere. È
scritto nel destino che tu debba averlo, perciò va. Prendi la magica spada che
ti offriranno strada facendo, fidati di chi incontrerai, perché così deve
andare.»
«Io non ho capito… e poi non mi fiderei tanto di una stregaccia-ahia!» la
bacchetta di Temari uccise quel commento maligno, mentre Neji
rifletteva.
«Dovrei fidarmi? E chi mi darà la spada che mi serve? Cosa
troverò?»
«Conosci il significato di fiducia? E allora fidati delle mie parole e fa
ciò che ti ho detto, la tua strada è ormai segnata. Credi nel destino,
Neji?»
Neji alzò gli occhi al cielo.«Qualcosa del genere. Ma non mi fido di
nessuno.»
«Neanche di te stesso? Impara a credere in te per primo, e sii degno
della fiducia che gli altri ripongono in te.»
«Gli altri?» domandò, e Temari indicò Hinata, ancora a terra, che
riposava dopo i tanti avvenimenti della nottata e la guarigione della ferita.
«Questa fanciulla non si è mai spostata dalla traiettoria del tuo fucile,
neanche di un millimetro. Sapeva che non l’avresti
colpita.»
«Non ne ero certo neppure io.» ammise a
disagio.
«Prima di tutto bisogna credere in se stessi, e poi negli altri… Vero,
Kiba?»
Suo malgrado, il lupo ghignò. Poi guardò Neji. «Tanto non hai una casa in
cui tornare, ti ammazzerebbero. Che ti costa? Vagabondaggio per
vagabondaggio…»
«E tu sei quello che rimproverava il mio poco tatto?» ironizzò
Neji.
Temari ridacchiò. «Diventerete amici.»
decretò.
«Giammai!» risposero entrambi, dandosi le
spalle.
Neji alzò ancora una volta gli occhi al cielo, come in cerca di risposte,
e infine, senza voltarsi, riprese a camminare.
«Lupo… se le cose stanno come penso… abbine
cura.»
E Kiba, che mai avrebbe pensato di poter dire simili parole, sorrise:
«Fidati di me, cacciatore.»
Hinata aprì gli occhi, e sorrise a sua volta, senza trattenere più
lacrime, stavolta di sollievo.
«Te l’avevo detto che ci si può fidare di
te.»
E tutti vissero felici e contenti… com’è classico di
noi.
Cantavano, ballavano, mangiavano e ridevano, tutto
insieme.
Mai si era visto gruppo più mal assortito e più felice in quella valle
sempre verde: un tanuki, due streghe, una volpe, due gatti, un grillo, un
falegname, un ragazzo che era stato una marionetta, un principe, una
principessa, uno scoiattolo, un lupo e la sua femmina, umana.
Festeggiavano la loro nuova casa e la nuova arrivata, che al momento era
impegnata in un walzer con il gatto con gli stivali, e non riusciva a trattenere
le risa.
Alla fine, esausta, Hinata si gettò a sedere accanto a Kiba, che subito
le portò un braccio attorno alle spalle.
«Ti diverti, eh?» chiese, visibilmente al settimo
cielo.
«Tanto, davvero tanto.» rispose lei, altrettanto
felice.
«Non ti manca casa tua? Voglio dire, quello che ne è rimasto…» rise
Naruto.
«Oh, ricordiamo che non abbiamo ucciso nessuno, abbiamo solo fatto
danni!» si unì a loro Kankuro.
«Va bene così.» lo ammonì Hinata, ormai entrata in confidenza con tutti
loro.
«Quindi tu sei la bella Hinata che ha rapito il cuore del nostro
lupacchiotto! Che piacere!» e con una piroetta Lee fu davanti a lei, porgendole
una mano in segno di saluto. Hinata sbarrò gli occhi, e ancora peggio fu quando
a loro si unì Gai, nella medesima entrata.
«Ti prego, ignorali. A loro ha pensato Karin, maledetta, l’avesse
lasciato di legno…»
«Allora, Lee…» cominciò Kankuro con un sorriso malandrino, poggiando una
mano sulla sua spalla.
«Abbiamo un affare im-per-di-bi-le!» annunciò Naruto, occupando l’altra
spalla del ragazzo.
«Il gatto e la volpe all’opera… quanto adoro il mio branco…» sghignazzò
Kiba.
«Naruto, evita.» ordinò Sakura categorica, mentre offriva un cesto di
noci a Sasuke. Questi le prese, ringraziando con un grugnito, e lei sorrise
amorevolmente provocando l’indignazione di Naruto e l’approvazione estatica di
Lee.
Hinata rise, finché non sentì la voce di Choji chiedere: «Ehi, senti un
po’, Temari… ma dove hai mandato il nostro giovane cacciatore?»
«Dove potrà finalmente trovare qualcuno a cui aprire il suo cuore…»
rispose quella, con una voce civettuola che non le apparteneva, motivo per cui,
molto meno signorilmente, lei ed Ino si sganasciarono poco
dopo.
«L’hai mandato dalla nostra bella addormentata?[11]» chiese Sakura, che già gongolava all’idea.
«Aveva bisogno di trovare qualcuno che gli desse cieca fiducia, perché
potesse cominciare da zero…» spiegò appena più seria Temari, per poi
ricominciare a ridere.
Neji aprì la porta con cautela, causando uno scricchiolio sinistro. Si
pulì una guancia ancora sporca di sangue, e si avvicinò al grande letto al
baldacchino, portando una mano alla spada. Su di esso dormiva una ragazza, dai
lunghi e mossi capelli castani e l’aria serena.
Il suo cuore di ghiaccio ebbe un sussulto, e si formò una prima crepa.
Trovandola così bella e indifesa, fu più forte di lui chinarsi per darle un
bacio. Quando si separò da lei incontrò due occhi color del cioccolato,
leggermente a mandorla.
La giovane sorrise, mettendosi a sedere.
«Chi sei?»
«Il mio nome è Neji Hyuga, per servirla, mia signora.» rispose,
ricordando la propria educazione e recuperando i modi nobili nonostante le
origini meno aristocratiche.
«Io sono Tenten, principessa di questo regno.» si presentò con allegria
l’altra. «Grazie per avermi svegliata, temo di aver dormito troppo a lungo.»
aggiunse, con un caldo sorriso.
Neji pensò che in fondo era piuttosto simile ad Hinata, ed
involontariamente si chiese se stesse bene. Imbarazzato, porse una mano alla
principessa. «Andiamo?»
L’altra saltò giù dal letto senza accettare il suo aiuto, e lo
precedette. «Ah, Neji? Bel bacio!» approvò, per poi fuggire
sghignazzante.
Neji si bloccò, sconvolto. “Simile
ad Hinata, avevo pensato?”
E poi ricordò le ultime parole di Temari.
«Vai, presto… troverai ciò di cui hai bisogno. Poi torna qui, ma solo
quando avrai la stessa espressione stupida di questo lupo
qui.»
E temette che davvero, davvero, quella strana principessa l’avrebbe
tirato scemo.
«Ah, che invidia, scommetto che lo hai mandato a cercarsi una principessa
dolce e gentile per placare il suo animo da bastardo» sospirò Kankuro, che non
l’aveva particolarmente in simpatia.
«Dolce e gentile? L’ho semplicemente mandato a cercare la persona di cui
aveva bisogno…»
E ridendo e scherzando, la cagnara riprese.
Kiba ne approfittò per tirare Hinata con sé, all’ombra di una
quercia.
«Cosa succede?» domandò serena la fanciulla.
«Cappuccetto Rosso… Hinata… io mi fido di te.» confessò il lupo,
sfiorando con un dito il braccio che lune prima era stato ferito nel suo
tentativo di proteggerlo.
«Lo so.» rispose lei, sorridendo sorpresa.
«Si, ma io non te l’avevo mai detto.» proseguì lui, e ammutolì quando lei
gli prese le mani, arrossendo per entrambi. La trovò splendida, e pensò che
fortunatamente mai avrebbe superato quel suo dolce imbarazzarsi per
tutto.
«E io mi fido di te, ma questo lo sapevi già. E non dire che faccio male,
non ho mai sbagliato nel farlo.»
«Stavolta ti dico che fai bene, invece. Ormai ho la prova che neanche
servita su un piatto d’argento ti mangerei.» dichiarò scherzoso, facendole
l’occhiolino.
«S, Choji mi ha detto che invoglio poco a mangiarmi, una volta.» confermò
lei, trattenendo le risata.
Lentamente, un ghigno pericoloso comparve sul viso dell’altro. «A me
invogli eccome…»
«Kiba-kun? No. No, non farlo! Ah!»
E Kiba la strinse a sé, mordicchiandole una spalla e facendole il
solletico, per poi sollevarla e farla roteare in aria; finirono con lo scoppiare
a ridere entrambi. Tenendola sospesa a pochi centimetri da sé, Kiba mormorò:
«Cappuccetto Rosso e il lupo… se mi avessero raccontato la nostra storia avrei
pensato ad un finale diverso.»
Hinata annuì, poi, mentre la rimetteva giù, guardò volutamente altrove
cercando di non ridere ancora. «Anche Neji-niisan avrebbe desiderato un altro
finale, forse. Ah!» e ancora una volta fu afferrata e fatta scivolare a terra,
in mezzo all’erba alta e fresca; qui, lontano da sguardi indiscreti, Kiba smise
di ridere, ed i suoi occhi ricominciarono ad ardere come facevano solo per lei.
E la mantellina rossa ebbe un nuovo temporaneo utilizzo, ovvero
nascondere agli altri il loro bacio d’amore. A nascondere per qualche secondo
agli occhi degli altri il loro “e vissero per sempre felici e
contenti.”
«Mi
fido di te.» «Ora, finalmente, anch’io mi fido di me.»
[10] Gai e Lee
sono maestro Geppetto e Pinocchio.
[11] Tenten è
la bella addormentata.
Bene,
parliamone.
Prima di tutto:
l’avrei scritta dilungandomi un po’ di più e tutto il resto, se non fosse che
appunto c’era un limite di pagine, che ho pure superato.
A metà della storia
stavo già indirizzandomi verso l’angst «Parlerò di Kiba e del branco che l’ha
cacciato.» e «Ucciderò qualcuno con lo sparo.» al che sono piovute imprecazioni
e suppliche «FALLA FINIRE BENE!» [Recchan; Akami] e ho abbandonato
l’idea.
La fiducia è il filo
conduttore di questa storia, ecco perché si ripete di continuo. Se Hinata non si
fosse fidata di Kiba, e Kiba se ne fosse accorto, se la sarebbe mangiata preso
dalla fama. Se Kiba non si fosse fidato di Hinata, sarebbe poi fuggito via
temendo i cacciatori. E così via, fino alla fine.
Naruto e Kankuro che
propongono affari sono rientrati nel loro personaggio di “il gatto e la volpe”
anche seguendo un po’ la famosa canzone XD
Karin, ho scordato
di dirlo, è ovviamente la fata [strega?] che trasforma Pinocchio e di cui ora
non ricordo il nome XD
La fiducia riappare
anche con Neji e Tenten, non potevano mancare. Lei, la bella addormentata, che
cancellerà le tenebre del bel cacciatore/suo salvatore XD era un principe forse?
Chissene, io non conosco bene le fiabe. E comunque Tenten/Aurora era leggermente
poco fiabesca. Leggermente.
Passiamo alle
risposte alle recensioni, e sappiate che vi amo per aver recensito XD comprese
quelle aggiunte all’ultimo, ovvio. Una recensione in più fa sempre
piacere.
Hotaru:
era sensato anche dire “grande Hinata” XDD sai che mi piace il tuo nick? Posso
usarlo come nome di qualche personaggio, se capita? XD in effetti sì, ho cercato
di far rispecchiare il carattere dei personaggi col loro “animale” e anche di
mantenere un po’ il loro carattere. Neji ha effettivamente tentennato come hai
visto tu, e ha anche ceduto alla fine, ricavandone un bel regalo da Temari.
Grazie tantissimo per aver recensito!
BloodNyar:
IO.AMO.LE.RECENSIONI.LUNGHE. l’ho guardata meravigliata e felice XD ma sì,
meglio tardi che mai, specie se recensisci in tale modo! ti ringrazio per tutti
i complimenti, e passo al commento: anche a me qui Kiba e Hinata piacciono
assieme, hanno messo la coppia quasi in parità con le naruhina, nella mia lista
personale. Shino ha fatto successo, accidenti XD eh, per farlo offendere con
tipaccio ho pensato a quando nel manga se l’è presa per non essere stato
riconosciuto XD tranquilla, come hai potuto leggere poi, Kiba è miracolosamente
sopravvissuto, nonostante la mia fama XD ti ringrazio tantissimo per la tua
recensione così precisa e sentita, mi inorgoglisce abbastanza da spingermi oltre
alla pigrizia alla Nara e farmi rispondere e pubblicare XD grazie ancora!
Yellow_B:
ecco qui, da oggi potrai dormire felice XD ho riso un sacco quando ho letto che
sono proprio una carogna XD dovresti sentire che dicono di me le mie amiche XD
grazie per aver recensito, e grazie per aver sempre seguito, è la spinta che
aspetto sempre per scrivere!
Shizuki:
beh, meglio tardi che mai XD la presentazione l’avrei cambiata volentieri, ma
ormai era troppo tardi… a me non sembra così carina XD Sasuke il gatto? Ma sì,
solo che poi mi sono ricordata che il suo nome vuol dire scoiattolo [e chi se lo
dimentica con tutti gli sfottò seguiti alla scoperta] e ho deciso di farlo così.
Ma no, non ha un aspetto simile, povero XDDDD ha le orecchie da scoiattolo,
questo sì, e la coda a batuffolo tanto perché Naruto sfotta, nel caso. Ci farei
una spin off solo su questo XD altra gente che si ricrede sulla KibaHina… io che
sono NaruHina dovrei spararmi XD comunque grazie mollissimo (XD) per i
complimenti, è bellissimo leggerne tanti insieme e di ogni tipo, a storia,
titolo, me… bello, sì XD per la fine, sono stati coinvolti entrambi come vedi,
ma niente di irreparabile XD grazie mille per la recensione!
Arwen88:
non avevo mai pensato di ucciderli tutti! *mente, poi ricorda di averlo scritto
nelle note* coff. Ad ogni modo… ed anche Naruto era nel mio mirino… dicevo,
ecco, sì, anche a me piaceva farli tutti felici, e poi ancora di più il
cambiamento brusco, ecco. Comunque, sei stata accontentata. Sono tutti vivi!
Miracolo! XD grazie per avermi sempre seguita!
Lauretta92:
Ero calorosa? Bello XD quasi dimostrazione di umanità di Neji? Ma povero XD in
questo come vedi è stato rivalutato del tutto, lui non aveva cattive intenzioni!
Più o meno… e tolto Kiba… beh, non ne aveva verso Hinata… no, non è vero neanche
questo. L’importante è che ne sia uscito bene, Oh. come avrai letto, stavo per
fare una strage ma mi sono trattenuta, la farò altrove XD ti ringrazio ancora
per avermi sempre seguita! Grazie di tutto!
Grazie ancora millemila volte a tutti, avrei volentieri pubblicato prima
ma ho cominciato a rispondere alle vostre recensioni solo poco prima che il sito
fosse bloccato, al diavolo XD comunque, non è stato male… quindi tenete gli
occhi aperti, potreste trovare un’altra KibaHina o una spin off di questa storia
XD
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