Storia di una fanciulla che voleva solo portare un cestino di cibo, e del lupo che decise di mangiarla.

di eleanor89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 e 2. ***
Capitolo 2: *** 3 e 4 ***
Capitolo 3: *** 5 e 6 ***
Capitolo 4: *** 7 e 8 ***
Capitolo 5: *** 9. ***
Capitolo 6: *** 10 e 11, finale. ***



Capitolo 1
*** 1 e 2. ***


Scritta per il contest indetto da Rory ed Akami, che non si è più svolto: “Naruto in: aforismi di Oscar Wilde”

Nick Autore: Eleanor89
Titolo della fic: Storia di una fanciulla che voleva solo portare un cestino di cibo, e del lupo che decise di mangiarla.
Personaggi & coppie: Kiba/Hinata. Accenni ShikaIno, NejiTen, SasuSaku seminascosto. Personaggi: un po’ tutti.
Genere: fantasy, romantico, comico.

Avvertimenti: AU, longfic.
Citazione usata: “Mi fido di te” “Vorrei potermi fidare anche io di me”.

 

 

Storia di una fanciulla che voleva solo portare un cestino di cibo, e del lupo che decise di mangiarla.

 

 

 

Era una fresca mattina di novembre, l'erba era bagnata dalla pioggia notturna e il sole faceva capolino da dietro le nuvole a riscaldare tiepidamente il bosco. Una leggera brezza faceva scuotere le chiome degli alberi, che sembravano volersi liberare delle gocce tra le loro fronde scrollandosi come animali, e piegava con leggerezza i fiori colorati ai lati del sentiero, che l'inaspettato prolungarsi dell'estate ormai morente aveva permesso di continuare a vivere.

La bella giovane che passava accanto ad essi sorrise, chinandosi poi ad annusare un fiore particolarmente appariscente che sembrava non smettesse mai di essere illuminato dal sole, come tutte le mattine. Si alzò con grazia e riprese il proprio cammino, mentre la leggera mantellina rossa svolazzava alle sue spalle, e dovette infilare il cappuccio, anch'esso rosso, poiché la brezza lo spingeva fastidiosamente contro la sua nuca.

Svoltò a destra, verso la salita, tenendo stretto a sé il cestino e canticchiando una nenia tra sé e sé, scrollando la testa quando qualche ciuffo della chioma corvina le scivolava sul viso. Un gruppo di farfalle catturò la sua attenzione e le seguì con lo sguardo, finché queste non sparirono oltre i cespugli disegnando una danza nell'aria.

Fu allora che notò qualcosa di diverso.

Ignorando il proprio senso del pericolo uscì dal sentiero di qualche metro, arrivando sino ad un cespuglio di fragole, e lì poté vedere meglio: c'era davvero qualcosa tra gli alberi, per terra.

Subito gli ammonimenti del padre le tornarono alla mente: era pericoloso girare nel bosco da sola, per una ragazzina della sua età. Quando andava a trovare il cugino, in cima alla collina, doveva sempre andare dritta per la propria strada.

Stava per tornare indietro, quando udì un gemito. Dimenticò ancora ogni prudenza e corse verso quel qualcosa, che altri non era che un paio di gambe. Si affacciò con cautela da dietro il tronco, e infine lo vide.

Un bel ragazzo moro, con due strani segni rossi sulle guance, dormiva supino, con una mano poggiata sull'addome e le labbra dischiuse. Indossava soltanto un paio di pantaloni di pelle stracciati sulle ginocchia, e la ragazza arrossì guardandolo. Notò poi due orecchie da lupo sulla sua testa, e comprese che doveva essere un demone o un lupo, nonostante le apparenze. Un lupo di aspetto quasi umano, dall'aria innocente, almeno mentre teneva gli occhi chiusi.

Lo sconosciuto le sembrò annusare per un momento l'aria, poi aprì di scatto gli occhi, rivelando due iridi nere come la pece, profonde e ostili. In meno di un secondo si era già alzato, tenendo la schiena piegata in avanti e le braccia a distanza, pronto ad attaccare come un normale animale, ed emise un ringhio sommesso che la fece indietreggiare sconvolta. Altrettanto sconvolto era lui, dopo una più attenta occhiata. Era scattato prevedendo l'arrivo di un nemico, non certo pensando di trovarsi davanti una ragazza dall'aspetto gracile.

“E bella. Molto bella.”

Così, con gli occhi chiarissimi, che inizialmente gli erano parsi bianchi ma sfioravano il lilla, sgranati, con la bocca leggermente aperta per lo stupore ed il viso incorniciato da bellissimi capelli scuri seminascosti da un cappuccio rosso, la trovava splendida.

Si mise sull'attenti, ancora sospettoso, fiutando l'aria e ascoltando il profumo della ragazzina, constatando che era mischiato a quello dei suoi nemici. Eppure lei non sembrava volerlo attaccare.

Però ho troppa fame per aspettare che mi attacchi per prima, quindi la mangerò”. pensò, preparandosi ad assalirla.

«Sei ferito.»

La voce di lei era dolce e preoccupata, ed il lupo si trovò sconvolto per la seconda volta. “Certo che sono ferito, quelli col tuo stesso odore... Come puoi non saperlo? Che sia solo un caso lo stesso odore? Impossibile...”

«Aspetta. No-Non voglio fa-farti del male... Non so se mi capisci, ma non so-sono tua nemica.» cominciò a dire lei balbettando e aprendo il cestino. Un ottimo odore di torta arrivò anche a lui, ed il suo stomaco gorgogliò. La ragazzina fremette, immaginando che la causa delle sue strane occhiate fosse proprio la fame, eppure non riuscì a pensare che lui fosse malvagio, non con quell'aria da… cane bastonato mentre la fissava.

Dal cestino tolse un fazzoletto a quadri, in cui avrebbe dovuto poggiare la torta. Si avvicinò di un passo ed il lupo quasi saltò indietro, scoprendo i denti. La ragazza lanciò un gridolino e poi si morse le labbra, pentita. Anche lui sembrò pentito, e tornò a fare un passo avanti, inclinando la testa e osservandola con diffidenza.

«Per favore... siediti.» riuscì a dire, cercando di balbettare meno e arrossendo. Senza smettere di tenerla d'occhio fece come gli aveva chiesto, e lei si poté chinare per potergli stringere il fazzoletto sopra la ferita. Badò soltanto allora alle cicatrici seminascoste su tutto il suo corpo.

«Forse posso passare a casa a prendere qualche medicinale...» rimuginò pensando ad alta voce.

«Chi sei?» chiese improvvisamente il lupo, con voce profonda e roca. La ragazza sussultò, sbalordita. Poi inspirò facendosi coraggio.

«Hinata. M-Mi chiamo Hinata. E... e lei?»

«Kiba...»

«Ha fame?»

Kiba stavolta non le rispose neppure, e lei si rese conto da sola di quanto fosse pericolosa quella domanda. Prese immediatamente il cestino e tirò fuori la torta.

«Posso darle questa.» offrì, tornando ad arrossire.

Kiba seguì con un interesse che non aveva nulla a che fare con la fame il sangue colorirle le guance in modo delizioso. Aveva notato che era arrossita almeno cinque volte, doveva essere una ragazza molto timida, oltre che anormalmente poco impaurita.

«Sarebbe per m-mia zia. Mio padre mi manda sempre a portarle... regali.» si impegnò a dire Hinata intanto, per non lasciare cadere il silenzio. Una nota diversa nella voce di lei attirò l'attenzione del lupo ancora una volta, distraendolo dal suo piano di portarla con sè nel bosco e mangiarla. O magari utilizzarla come serva, visto che aveva del buon cibo e non si lagnava come facevano gli umani solitamente.

«Tuo padre ha qualcosa che non va?» domandò, e seppe di aver fatto centro vedendo il colore sparire dalle sue guance rapidamente com’era venuto.

«No, no...» si affrettò a rispondere, porgendogli ancora una volta il dolce.

Kiba l'ho prese tra le mani indeciso e lo annusò due volte per essere certo che non vi fosse veleno, poi cominciò a mangiarla a grandi morsi. Alla fine riuscì persino a sorridere appena.

«Era veramente buona.» commentò, leccandosi le labbra.

«Grazie.» rispose Hinata abbassando lo sguardo.

«L'hai fatta tu?» domandò, e cominciò a pensare che era decisamente meglio non fare male ad una ragazza che cucinava tanto bene. Lei annuì imbarazzata e qualche altra ciocca di capelli le cadde davanti alle spalle. Il lupo la fissò ipnotizzato e poi portò di scatto una mano avanti, prendendola e spostandola di nuovo indietro. Non badò al fatto che lei fosse arrossita di nuovo, ma osservò il risultato e provò a spostarla ancora davanti, insieme ad un'altra. “Meglio”.

Notò l'aria stupita di lei.

«Ti stanno meglio così.» bofonchiò, seccato dal dover dare spiegazioni.

«Ora devo andare...» accennò lei, ancor più in imbarazzo.

Un moto di ribellione si impossessò della mente del lupo. “Non devo farla andare via... Dove posso tenerla perché nessuno la senta chiamare aiuto? Non credo che riuscirei a convincerla a stare con noi anche se non la mordessi”

«Resta.» ordinò e riprese a riflettere:“Forse basta tapparle la bocca o obbliga...”

«Mi scusi...» la voce educata della fanciulla lo interruppe nel bel mezzo della sua pianificazione.

«Scusa! Smettila di darmi del lei!» proruppe esasperato lasciando stare per un attimo il piano.“Ma è sana di mente? Perché dà del lei ad uno come me? Lei dovrebbe urlare o piangere o chiamare aiuto, persino cacciarmi!”

Incredibilmente, al vederlo così simile ad un ragazzino imbronciato, Hinata sorrise.

«Scusa, Kiba-kun. Devo davvero andare. Ma tornerò con delle medicine al più presto.» assicurò con dolcezza.

E quando pronunciò il suo nome con la sua voce gentile, ed il suo sorriso dolce, Kiba sentì una scossa elettrica al cuore, che cominciò a battere più veloce.

“Farle del male? Come mi è venuto in mente... Ha un’aria così dolce... Non potrei mai rapirla. Stavo per fare uno sbaglio orribile.”

«Ti aspetterò, Cappuccetto.» promise con un ghigno stampato in viso. Forse non l'avrebbe vista più, ma anche ora che l'impeto “protezione e possessività” si era placato dopo il momento iniziale, sapeva che era la cosa migliore per lei lasciarla andare senza storie.

E poi, aveva parlato in modo così convincente che una parte di lui sperava che davvero tornasse.

Hinata sorrise nuovamente, e andò verso il sentiero da cui era venuta. Kiba la seguì con lo sguardo, poi si rialzò e si spostò tra le piante, scortandola silenziosamente.

Era ricominciato il dilemma: farne la sua femmina con la forza o dimenticarsela? Mangiarla ormai era fuori discussione, ma quando un animale trovava l'altra metà sapeva che era di norma prendersela, con le buone o le cattive, e quella ragazza aveva anche un bell’aspetto che non lo aiutava a desistere.

Assottigliò lo sguardo per metterla meglio a fuoco: si, aveva forme generose e un'aria dolce, come piaceva a lui.

Anche dimenticarsela in effetti non era possibile, quindi farla sua oppure cercare di trattenersi?

Una fitta alla gamba lo fece fermare, ricordandogli che era ferito. Abbassò per un momento lo sguardo e catturò l'immagine del fazzoletto. Aveva ancora il profumo della fanciulla, solo il suo, non mischiato con quello dei suoi sporchi simili, ed era veramente buono. E quel profumo gli fece decidere che non ci sarebbe stato nessun “prenderla con la forza”.

Perché quando un lupo decide di aver trovato la sua compagna, la protegge a costo della vita.

 

Ti mangio, non ti mangio, ti mangio, non ti mangio…

 Ma adesso perché sto facendo il cane?

 

Kiba era appena stato a caccia e aveva preso un coniglio, ma una volta mangiato si era riscoperto affamato. Ora era infastidito perché troppo iperattivo per stare fermo a riposare, impossibilitato a fermarsi non solo perché attendeva l'arrivo di qualcuno che molto probabilmente non sarebbe passato, ma anche per carattere. A dargli sui nervi poi c’era anche un altro fattore non indifferente.

«Me la fai vedere?» domandò una voce divertita, e Kiba ringhiò.

«No!»

Due orecchie da volpe sbucarono da dietro un cespuglio, e tra le foglie comparvero due brillanti occhi azzurri.[1]

«Dai! Se sei ancora qui deve essere una bella femmina!» insistette la causa principale della sua insofferenza.

Da quando l'amico aveva annusato l'odore della ragazza non aveva più smesso di assillarlo, ed in più, davanti al fazzoletto colorato sulla sua gamba anche quel tasso bastardo aveva fatto una smorfia scettica. Tutti gli altri avevano cominciato a ridere dall'inizio alla fine, semplicemente. Al ricordo digrignò i denti. «Vattene.»

La volpe sbuffò, ma persino attraverso il cespuglio era visibile il gran sorriso divertito. «Non ti ci sei ancora accoppiato, per questo sei così nervoso?»

«VATTENE!»

La risata della volpe, mentre fuggiva via in un bagliore dorato come i suoi capelli, fu udibile persino ad Hinata che solcava le orme del giorno prima.

«Ki... Kiba-kun?» chiamò incerta. Non era affatto sicura di trovarlo lì.

Ed invece, dopo qualche secondo, sentì un fruscio vicinissimo e infine lui comparve, sbucando da dietro la vegetazione con aria soddisfatta, o almeno così pareva dalla sua coda festosa.

«Sei tornata, Cappuccetto.» la salutò, e fu felice di averla fatta sorridere di nuovo.

«Si... ho portato le me-medicine.»

Mentre lei lo invitava ancora a sedersi e si portava accanto a lui, diverse domande assillarono la mente del lupo, peggio del modo in cui lo tormentava la volpe. Come mai quella ragazza non sentiva la naturale paura umana di fronte a lui? E anche se non si fosse resa conto del pericolo, perché lo stava aiutando? Non riusciva a trovare risposta, non gli era mai capitato prima. Aveva provato a chiedere anche ai suoi amici, appunto, che lo avevano raggiunto solo la sera prima avvertendo l'odore del suo sangue, ma nessuno di loro aveva mai interagito con ragazze umane e riusciva capire. Gli era stato consigliato di rivolgersi ad un principe loro amico, lui aveva la sua bella principessa bionda, ma era troppo lontano per i suoi gusti.

Sobbalzò e si ritrovò a ringhiare piano quando il disinfettante gli sfiorò la ferita, così Hinata ritrasse la mano. Studiandone il viso non riuscì a decifrarne l'espressione, comprendendo solo che non era spaventata perché non percepiva adrenalina in circolo.

«Mi dispiace, non sono un dottore...» si scusò la ragazza.

Dispiacere, ecco cos'era. Le era dispiaciuto fargli male.

«Non importa...» le rispose dubbioso. «Ma perché fai questo?»

«Perché ti serve aiuto.» rispose, come se fosse scontato.

«Non hai paura di me?» indagò, e lei lo guardò negli occhi per permettergli di vederne la sincerità.

«No.»

«Ah... E perché no?» non poté fare a meno di chiedere.

Hinata parve pensarci su. «Non lo so... Non mi sembri cattivo. Sei ferito e poi... Se avessi voluto farmi del male, me ne avresti già fatto...»

“Ma io volevo... Se tu non avessi tirato fuori il fazzoletto, la torta, e il sorriso al momento giusto... e non è ancora detto, dipende da cosa chiami farti male, bella.” rispose mentalmente, senza tuttavia aprire bocca.

«Sei.. sei qui tutto solo?» azzardò lei, dopo qualche minuto di silenzio.

Magari...” pensò, sapendo che la volpe non era lontana.

«Ho qualche amico nel bosco... E tu?» non riuscì a reprimere la curiosità, poiché quella ragazza dalle reazioni assurde lo intrigava.

Hinata neanche ci pensò, incoraggiata dalla tranquillità del bosco, e le parole fluirono senza balbettii.

«Nella casa sulla collina abita mio cugino, ma non gli piaccio. E anche i miei zii... ci sarebbero i miei genitori, ma io non sono alla loro altezza... ho una sorella più piccola, e lei ha già un promesso sposo, ed è anche molto disinvolta, io invece mi blocco davanti alle persone e sono soltanto brava in casa, così no... Non credo di avere amici.» confessò, concentrata sulla ferita.

Kiba spalancò gli occhi, esterrefatto. «All'altezza di cosa?» domandò per prima cosa, anche se il fatto che lei fosse sola lo lasciava incredulo. Quando aveva chiesto “e tu?” si riferiva soltanto al chiederle perché passava spesso per il bosco da sola, non immaginava un tale sfogo e una simile verità.

«Oh, ehm...» tentennò. «Non ha importanza.»

«Ne ha!» esclamò agitandosi, poi riprese a lamentarsi sottovoce per la ferita.

«Aspetta, non devi muoverti! All'altezza della mia famiglia!... Loro non mi vorrebbero come figlia...» concluse tristemente, abbassando lo sguardo.

«Non puoi saperlo...» le disse Kiba, suo malgrado dolcemente. “Tutto, ma non quello sguardo triste...”

«Mi è stato proprio detto.» ribatté lei, inconsapevole della reazione istintiva di lui a quelle parole.

“Tutto tranne questo, anzi.” si corresse, sentendo infatti la rabbia cieca montare.

«Chi?» si costrinse a chiedere con falsa calma.

«Mio padre.» rispose stupita, poi notò il tremore ad una sua mano. «Kiba-kun?» squittì.

«Io posso ucciderlo se vuoi.» offrì subito il lupo, sfoderando la sua inquietante dentatura in un ghigno.

Hinata si ritrasse, e lui pensò che era la volta buona, e che sarebbe fuggita per non tornare.

«Voglio bene a mio padre.» sussurrò, scuotendo la testa. «Non fare del male alle persone, per favore.»

Kiba considerò che tutto questo aveva dell'assurdo, non soltanto le sue reazioni.

Una preda che chiedeva non solo di essere risparmiata, ma anche di risparmiare tutta la popolazione dei dintorni, ad un lupo a cui non importava nulla di lei o di loro.

Ma se lo chiedeva così, cosa poteva rispondere se non un abbattuto: «Va bene.»

Hinata sorrise. «Finito.» annunciò, tornando a rimettere i medicinali nel cestino. Sembrava molto soddisfatta, e lui lo notò.

«Sei buona...» mormorò, e sentì qualcosa solleticargli nello stomaco. Non capì, poiché non era affamato.

«Come?»

«Niente. E quelli? Oh! Buon profumo!» si eccitò, vedendola prendere dei biscotti. La coda si agitò frenetica alle sue spalle e Kiba poggiò le mani a terra, puntandoli con gli occhi accesi.

«Questi sono al cioccolato.» disse lei, aprendo la busta e poggiandola a terra, «Li vuoi?»

Neanche aveva finito di chiedere che lui si era lanciato all'assalto, rischiando di mandar giù anche la plastica. Hinata si portò una mano alle labbra per soffocare le risate, mentre il lupo faceva piazza pulita.

Al suono della risata, le orecchie del lupo si rizzarono sulla sua testa e un mugolio gli partì dalla gola. Polverizzò i biscotti rimasti e si rivoltò a terra con un tonfo, abbandonando la testa su una gamba della ragazza, semicoperta dalla gonna rossa.

«Cappuccetto, posso stare così, vero?» chiese malizioso. La tonalità di rosso sul suo viso raggiunse quella delle vesti, mentre annuiva poco convinta.

Kiba chiuse gli occhi sorridendo, e poggiò una mano sul petto ed una sull'addome, per poter riposare senza la tentazione di poggiare le mani da ben altre parti. Strusciò per un momento la testa sulla gamba della ragazza, cercando una posizione più comoda, e lei ridacchiò ancora per il solletico. A quel suono Kiba riaprì di scatto gli occhi, con visibile perplessità.

«Mi hai fa-fatto il sol-solletico, scusa.» si imbarazzò lei, e si vergognò ancora di più di fronte al sorriso vero e proprio, il primo che le faceva, del lupo.

«Sei comoda, Cappuccetto.» si complimentò. «Ed ecco che diventi rossa, perché?»

«Mi ve-vergogno.» rispose lei, in piena crisi.

«Si vergogna. Ha addosso un lupo, potenzialmente mortale, e si vergogna quando lui ti dice che è comoda. Non paura o almeno preoccupazione...» si lamentò, passando una mano tra i capelli.

Hinata ripensò all'espressione dei suoi occhi, quando poco prima aveva parlato della sua famiglia. In qualche modo poteva dire che, invece che un lupo, quello che aveva poggiato addosso era un amico o qualcosa di simile. Il primo.

«Non ho paura.» ripeté convinta.

Le orecchie animali di Kiba fremettero. Normalmente si sarebbe sentito offeso, invece ora percepiva di nuovo la propria l'adrenalina, come durante la caccia. «Neanche un po'?» la stuzzicò eccitato.

«Neanche un po'. Mi fido di te.» dichiarò semplicemente lei.

Vi aveva messo il cuore, ed anche il rossore che era tornato a tingerle le guance.

Kiba sentì l'impulso di spingere anche lei a terra con sé, solo per tenerla stretta; ormai era convinto che un essere così puro non potesse che purificare anche gli altri accanto a sé e questo lo provava.

E d'altra parte, pura o meno, aveva una perfetta visuale del suo corpo, ne sentiva anche il calore ed il profumo dolce, e avrebbe voluta farla stendere a terra per motivi molto meno nobili.

“Vorrei fidarmi anche io di me.” pensò, rendendosi conto di questa seconda alternativa.

«Non farlo troppo.» la ammonì invece, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare da animale, impresa difficile finché fossero rimasti così vicini.

 

 

 

 

 

[1]Naruto ha in sé la volpe a nove code. Qui è la volpe de “il gatto e la volpe”.

 

 

 

 

Salve a tutti!

Sarà una short fic, che come vedete è divisa in capitoletti molto corti Immagino avrete già compreso a quale fiaba mi ispiro, eh? Inutile dire che altri personaggi, come Naruto-volpe, compariranno già nel prossimo capitolo.

Per quanto riguarda i titoletti, sono pensati da Kiba, ovviamente. Il nostro lupacchiotto XD

Questi due stanno facendo più o meno amicizia lentamente, ma considerate che Kiba sta andando contro la sua natura.

Oh, inutile dire che per la descrizione iniziale del capitolo Recchan è morta, mentre si chiedeva se DAVVERO l’avevo scritta io, così caruccia XD Beh, mi sono vendicata nel penultimo capitolo. [capirete poi.]

Grazie per aver letto, ai prossimi capitoli!

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Capitolo 2
*** 3 e 4 ***


Questi sarebbero i miei amici? Che razza di gentaglia… poi l’animale sarei io!

 

 

«Allora, com'era questa fanciulla? Aveva un buon sapore?» si informò il gatto, interessato. [2]

«Non l'ha mangiata.» si intromise la volpe.

«Come no?» inorridì il secondo gatto, sedendosi su una roccia, attento a non graffiare gli stivali.[3]

«Choji, dov'è il marchese di Carabas?» si informò con ironia Kiba, ignorando i primi due.[4]

«Shikamaru è al castello con Ino, ovviamente.» rispose sorpreso.«Devi parlargli?»

«Credo di si.»

Il tasso [5] e lo scoiattolo[6] si scambiarono un'occhiata, per poi ricordare di non potersi soffrire e darsi le spalle.

«C'entra la fanciulla?» si informò il gatto che aveva parlato per primo.

«Se non l'ha mangiata...» fece notare la volpe con evidenza. Kiba lanciò ad entrambi un'occhiataccia.

«Voi due, finitela. Senti tasso...»

«Sono un tanuki, vuoi morire?»

«Va bene, come vuoi.. Puoi dire a Temari che ho bisogno di un passaggio per andare da Shikamaru, quando va a trovarlo?»[7]

«Guarda che quella guida la scopa come una psicotica.» si intromise il grillo parlante[9], poco diplomatico come sempre.

«Shino...» la voce del tanuki vibrò bassa nel prato, e lo scoiattolo saltò su un albero per potersi stendere in santa pace.

«Tu chiediglielo.» ripeté Kiba perentorio, spostandosi poi a bere dal lago e rabbrividendo.

«Se vuoi posso chiedere a Sakura-chan, potrebbe trasformare una zucca in carrozza o qualcosa del genere...» offrì la volpe.[8]

«Anche, tanto lei vorrà vedere Ino.» approvò Kiba.

«Fatti fare anche una casacca dalle streghe.» suggerì Shino, «E pantaloni decenti.»

Kiba lo ignorò, e Choji saltò giù dalla pietra.

«Ma questa ragazza deve essere proprio strana...» commentò sornione.

«Cappuccetto? Si, molto.» concordò con lui il lupo.

«Cappuccetto?» la voce dello scoiattolo si udì per la prima volta quel giorno.

«Ha sempre una mantellina col cappuccio rosso.» spiegò, sentendosi misteriosamente colto in fallo.

«Cappuccetto Rosso...che soprannome carino!» sghignazzò Naruto.

«Vero... Come si chiama? Lo sai? Oppure giocate soltanto?» chiese malizioso il gatto.

«Kankuro... non va così. Parliamo.» spiegò Kiba, ed improvvisamente si sentì in imbarazzo per la prima volta in vita sua, e trovò la sensazione orribile.

«Come sarebbe parlate?» sbottò Naruto.

«Hai presente da dove mangi? Ecco, da lì si parla anche, come ora.» rispose Kiba sarcastico, senza azzardarsi a distogliere lo sguardo dall'acqua sotto di sé. Vedeva il riflesso del proprio viso arrossato, e si chiese se quello era la “vergogna” che Hinata sentiva così spesso. La trovò una tortura.

«Divertente.» si offese la volpe.

«Si chiama Hinata...» mormorò il lupo ignorandolo, toccando l'acqua con un dito per cancellare il riflesso del suo viso. I cerchi silenziosi lo trasformarono in una figura rossa e nera, e lui immaginò che fosse il volto di quella ragazza strana.

Gli altri stavolta si limitarono a fissarlo, iniziando a capire che qualcosa non andava.

«Senti un po' tu... Non dovresti cercare di mangiare la fanciulla?» fece appunto notare Kankuro.

Kiba sbuffò.

«Seriamente, non ci hai pensato?»

«Ma certo che si! E la voglio ancora mangiare!... Un po'.»

«Un po'?» ripeté Naruto.

«Beh, la prima cosa che ho pensato, quando mi ha detto che andava a casa dei parenti, è stata di precederla, mangiare i parenti, aspettarla a casa loro e mangiare lei.» dichiarò.

«Buon piano.» approvò la volpe brevemente, incitandolo a continuare.

«Secondo me invece sarebbe stata la volta che un cacciatore se lo sarebbe preso. Quella fanciulla è  importante.» lo contraddisse lo scoiattolo.

Tutti lo guardarono.

«L'ho vista anche io, la sua famiglia è la stessa che ti ha ferito mentre venivi qui. Suo padre, almeno. Avrebbero colto l'occasione al volo.» aggiunse. Poiché girava sempre tutto il bosco aveva avuto modo di vederla rientrare a casa la sera prima; una volta appurato che Kiba era ancora vivo e sentito l'odore di umana non aveva dovuto che seguire le tracce.

«Forse era destino che andasse così...» rifletté il lupo.

«Ma è cambiato. Perché?» domandò Shino.

«Si, perché? Cos'hai fatto?» chiese Choji incuriosito.

«Cos'ha fatto?» chiese invece Gaara.

Kiba si guardò attorno, senza sapere cosa rispondere. Poi si grattò la testa, distrattamente. «Ha sorriso.»

«Ha sorriso?» gli fece eco Naruto.

«Ha sorriso.» confermò Kiba.

Naruto esitò un attimo, poi scoppiò a ridere: «Sei più un cane che un lupo.»

«Altro che Zanna Bianca... Abbiamo un cucciolotto con noi!» lo derise Kankuro, e tutti tornarono alle loro occupazioni ridendo e lasciando il lupo a chiedersi se fosse così sbagliato attaccare gli amici.

 

Il cinguettio degli uccellini era come una sinfonia quella mattina, sinfonia interrotta bruscamente da uno strillo isterico.

«I miei vestiti! I miei preziosi vestiti sono stati appestati dall'odore di quel fumo indegno!»

«Quanto sei seccante...»

Kiba scese dalla carrozza, quasi sbattendo lo sportello addosso a Sakura, e inspirò profondamente.

«Zotico...» mugugnò lei, spalancando lo sportello. «E senti quella come urla, che razza di principesse al giorno d'oggi...» e detto questo ritrasformò la carrozza in zucca. «Mai più fare favori a te o Naruto, lupastro…»

«Ehi, fronte-spaziosa, hai qualcosa da ridire?» la aggredì la principessa, affacciandosi ad una finestra.

«Ha sempre un udito perfetto...» notò Kiba con disappunto.

«Ti trasformo nella scrofa che sei!» le urlò di rimando Sakura, agitando la bacchetta contro di lei.

Kiba fiutò l’aria e avvertendo l'odore di fumo si precipitò in cerca dell'amico, al momento nascosto nel cortile interno. Un po' a quattro zampe e un po' su due piedi trotterellò per il prato, ringhiando contro qualche uccellino.

«Non perdi mai i tuoi modi selvatici.» affermò Shikamaru, scivolando elegantemente da un ramo e rovinando poi l'effetto quando si lasciò cadere seduto.«Quella mi ucciderà, non farti trovare qui.» lo avvertì.

«Salve ex-marchese.» scherzò Kiba, accennando un inchino, «Che dolce principessa la sua, ho avuto il piacere di sentirla poco fa...»

«Conosci Ino... Come mai sei qui?»

Kiba si rabbuiò: «E' per una femmina.»

«Una lupa?» domandò, mostrando poco interesse. Kiba si sedette accanto a lui, strappandogli la sigaretta di mano e calpestandola con forza.

«Puzza.» disse, a mo' di spiegazione, «Comunque no, non è una lupa.»

«No?» si sorprese, decidendosi a guardarlo.«Non sarà una ragazza umana, come Ino?»

«Oh, Ino è umana?»

«Errore mio.»

«Si, è una fanciulla che vive non troppo lontano insieme alla sua famiglia... Anche se non so se sia giusto chiamarla così, non l'apprezzano, sai, e invece dovrebbero, perché lei è veramente come un angelo, è molto buona e dolce, ma loro se ne approfittano: anche se va sempre così con quegli stupidi umani, cioè, senza offesa, tu te la cavi anche come umano, ma certe ingiustizie sono solo vostre... che c'è?» interruppe il proprio sproloquio incoerente vedendo l’espressione dell’amico.

Shikamaru era a bocca aperta. «Credo di aver perso il punto, ma ho capito. Cosa vuoi da me, quindi?»

«E' normale che lei non abbia mai avuto paura di me, dall'inizio?»

«No.»

«No? Solo: “no”? Così, brusco? Nient’altro da dire?»

«Senti, io sono amico di Choji e per questo trovo normale parlare con te... ma tu sei un lupo, e le fanciulle te le mangi. Gli esseri umani hanno pur qualche difesa inconscia... non guardarmi così, vuol dire che non è consapevole, e tra queste c'è l'avere paura degli animali selvatici, specie se feroci. Avrà qualche problema se è perfettamente tranquilla...»

«Non mi sei d'aiuto... e poi mi sembra semplicemente troppo buona.»

Shikamaru non trattenne un sorriso: «O forse ti piace così tanto che tu per primo sembri più l'agnellino che il lupo.»

«Che cosa?» scattò, punto sul vivo.

«Appunto.»

«Le ho ringhiato contro! Me la volevo mangiare all'inizio, e sono sicuro che lei lo sapeva!» protestò accorato.

L’altro ci pensò qualche secondo. «Forse non le importava poi tanto. Davvero la sua famiglia non la ama, anche se è così buona da ammansire te?»

Fece per protestare ancora, indignato, ma tacque pensando alla triste risposta.

«E tu hai lasciato una fanciulla che non teme quelli come te da sola a girare per il bosco?»

«La tengono d'occhio la volpe e il gattaccio..»

«Per gatto intendi Kankuro?» precisò Shikamaru.

«Si.»

«E' molto bella?»

«Si.»

«E' molto bella e la sta controllando Kankuro?»

«Ho detto di... Oh, merda! Sono un idiota!» sbottò il lupo, voltandosi e correndo via.

Il principe sghignazzò, da tempo non vedeva quel lupo così energico, da quando aveva lasciato il branco almeno. Ino si avvicinò a lui, tirando qualche centimetro della lunga gonna in alto per non sporcarla con l'erba.

«Cosa voleva il caro Kiba?»

«Problemi con una fanciulla umana, pare. Caro Kiba? Ma per favore...» si scocciò subito, alzandosi in piedi svogliatamente. La principessa ridacchiò e salutò con una mano l'amica, che usciva di corsa per evitare che il lupo irrispettoso partisse senza di lei. Soprattutto su di una zucca non ancora trasformata.

 

Teniamo d’occhio Cappuccetto… Ehi, è un fucile quello?

Come perdere di vista una fanciulla per colpa della puzza di bastardaggine.

 

Hinata bussò alla porta degli zii tristemente. Negli ultimi tre giorni non aveva visto il suo lupo.

Il suo lupo.

Arrossì a quel pensiero.

“Come mi viene in mente, Kiba-kun non è di nessuno...”

La porta si aprì, ed una giovane donna, sua zia, la accolse con un sorriso stentato.

«Entra, Neji non c'è.»

«E' a caccia forse?»

«Già, dovrebbe tornare a momenti. Cos'hai portato?»
«Oggi del pane appena fatto.» rispose, poggiando il solito cestino di vimini su un tavolo.

«Io ho da darti un agnello e qualche dolce per te, per ringraziarvi della torta dell'altra domenica.»

“In realtà erano due...” pensò automaticamente la ragazza, arrossendo ancora.

«Vi ringrazio, zia.»

«Per cosa?» chiese la fredda voce del cugino, appena rientrato. Portava in spalla un fucile, che poggiò accanto alla porta senza mai lasciarlo andare del tutto, tenendo gli occhi fissi su Hinata, che rabbrividì.

«Per dei dolci, Neji.» rispose la madre, ignorando la tensione tra i due.

Fuori dalla casa, il gatto e la volpe tenevano d'occhio la situazione.

«Ha un fucile.» osservò Naruto.

«Eccome se lo ha.» confermò Kankuro.

«Kiba è bello che sepolto se si avvicina alla ragazza. Bella tra l'altro.» approvò la volpe, soddisfatta.

«Molto bella. Gliela prendiamo?» propose immediatamente il gatto.

«Vai tu, io mi devo concentrare su Sakura-chan. Se il lupastro ti scopre, io non ne sapevo niente. Praticamente non ti conosco.»

«Coraggioso...» rise l'altro.

«La volpe è astuta, non coraggiosa. Va a cercarti un leone se vuoi qualcuno che... Ehi, ma lo senti questo odore? E' puzza di bastardaggine, e non parlo di bastardo di sangue...» sussurrò Naruto, avendo captato con l’udito animale il tono gelido con cui Neji chiedeva alla cugina di tornare a casa propria.

«Antipatico... non mi piace affatto.» si agitò il gatto, inquieto.

Hinata uscì poco dopo, tenendo il cestino stretto al petto come per proteggersi. Fece la discesa a rotta di collo, lasciando che il cappuccio scivolasse indietro e le sue trecce frustassero l’aria.

Il lupo non si era ancora fatto vedere e il cugino Neji aveva detto di aver colpito qualcosa quel giorno, qualcosa che era riuscito a sfuggirgli per poco.

«Corre veloce...» commentò Kankuro, troppo pigro per seguirla nella sua corsa.

«Facciamo un giro per la casa, vediamo com'è messo il tiratore... O meglio, tu fallo. E' periodo anche di caccia alla volpe forse.» propose Naruto, che aveva la sensazione che avrebbero rivisto quel cacciatore.

Hinata intanto, rischiando continuamente di inciampare, entrò nella radura dove più di una volta aveva visto Kiba. Si graffiò contro i rami bassi degli alberi e strappò la mantellina, ma nonostante gli sforzi non riuscì a trovarlo. Alla fine, dimentica di ogni timidezza, cominciò a chiamarlo a gran voce.

«Kiba-kun! Kiba-kun!» gridava, attirando su di sé gli sguardi del bosco, sorpresi ma anche pericolosi.«Kiba-kun!» invocò ancora, inciampando infine su uno spuntone di roccia e cadendo rovinosamente su dei ciottoli levigati, letto di rivolo d’acqua. Rimase distesa qualche secondo, a chiedersi l'utilità della sua ricerca. Se Kiba non era ferito, era lontano, se invece Neji lo aveva colpito... represse un singhiozzo a questo pensiero, e si tirò su con le braccia tremanti.

«Kiba...» sussurrò, scossa ancora da tremiti stavolta di freddo, poiché la mantellina era zuppa e il fresco autunnale aveva finalmente cominciato a farsi sentire.

E poi, all'improvviso, l'odore familiare del lupo e una presenza calorosa al suo fianco, mentre le cingeva la vita con un braccio per aiutarla a mettersi in ginocchio.

«Hinata!» per la prima volta sentì la voce di Kiba chiamarla col suo nome, e si voltò, incerta se credere alle proprie orecchie e ai propri occhi.

Sembrava confuso e spaventato, e si chiese perché lo fosse, mentre abbassava lo sguardo scrutandolo da capo a piedi, per verificare che fosse tutto intero. Sembrava di sì. «Non sei ferito, Kiba-kun?»

«Io?» domandò incredulo, annusando l'aria e cogliendo un leggero sentore di sangue. Si era graffiata le ginocchia e le mani, ma non sembrava fosse nulla di particolarmente grave. Piuttosto, il cappuccio era sulle sue spalle e lasciava scoperti i lunghi e bellissimi capelli corvini della ragazza, incantandolo e stordendolo. Quando ne incontrò gli occhi, troppo lucidi, ne fu imprigionato.

«Mio cugino era... era a ca-caccia, ed io ho pensavo... io temevo... non ti vedo da g-giorni...» balbettò, mentre gli occhi correvano ad ogni centimetro del suo viso, per assicurarsi che fosse sempre lì.

E Kiba capì.

Il senso di quelle grida, e la sua corsa tanto veloce, troppo veloce per una fragile normale umana, che aveva finito col cadere e farsi male.

«Avevi paura per me.» comprese, sconvolto.

Hinata annuì velocemente, stringendo gli occhi che le bruciavano e facendo scivolare qualche lacrima.

Kiba guaì senza rendersene conto, ed una mano scattò a raccogliere le lacrime dalle sue guance. «Ti fanno male le ginocchia?» chiese preoccupato, ma Hinata scosse la testa. Sospirò. «Guarda che io sto bene.» dichiarò impacciato. Sollevò lo sguardo giusto in tempo per vedere la testa di Naruto fare capolino da dietro un cespuglio. Era chiaramente un'occhiata di rimprovero la sua.

Come se fosse colpa mia! Dovevate controllarla voi!” pensò, lasciandosi scappare un ringhio e facendo sobbalzare Hinata; Si rese conto in ritardo che pensava si rivolgesse a lei.

«Scu-scusami.» sussurrò lei infatti, portandosi i dorsi delle mani al viso per cancellare le lacrime. Kiba ormai la guardava disperato, chiedendosi come spiegare l'equivoco.“Naruto, sei morto!”

Alla fine, seguì l'istinto. Appoggiò il viso al suo, guancia contro guancia, e strofinò leggermente con un guaito di intento consolatorio. Hinata si irrigidì del tutto, e lui si ritrasse e la guardò con aria da cucciolo, irresistibile.«Fastidio?»

Hinata, totalmente rossa di vergogna e vicina allo svenimento tra sollievo ed imbarazzo, scosse la testa. Così il lupo, furbescamente, torno ad appoggiarsi a lei e ad inspirare segretamente il profumo dei suoi capelli, appoggiando il mento sulla sua spalla. «Sto bene. Grazie.» aggiunse, ringraziando qualcuno per la prima volta in vita sua.

Era preparato all'idea che Hinata, in qualità di giovane umana, restasse immobile o magari si ritraesse, perciò spalancò gli occhi quando lei lo abbracciò tenendolo stretto a sé.

Dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per separarsi da lei, ancora lontana dal riprendere un colorito normale, e la guardò serio. «Hinata, io sono un lupo.»

«Lo vedo.»

Represse un sorriso, automatico quando lei parlava. «Voglio dire, non dovresti essere così a tuo agio con me. Io posso anche avere un po' di autocontrollo, ma se tu ti comportassi così con qualche altro animale del bosco...» lasciò cadere la frase, dandosi mentalmente dell'ipocrita, perché pur mettendola in guardia non avrebbe voluto separarsi da lei e non si era mai prodigato per spaventarla abbastanza da farle capire, né mai lo avrebbe fatto.

«Io non lo faccio con tutti gli animali.» mormorò quasi inudibile e a testa bassa, ma le orecchie del lupo la udirono.

«Ne volevo essere sicuro.» l'ammonì, abbassandosi verso di lei per vederla in faccia. «Con me sei stata così subito.»

«All'inizio avevo paura.» ammise di getto, per poi tapparsi la bocca.

Kiba ghignò soddisfatto. «Così ragioniamo.»

«Ma adesso non ne ho più.» aggiunse, e per un attimo sembrò quasi offesa da una simile accusa da parte sua. «Mi è passata quasi subito, mentre tu mangiavi.»

Kiba rise, una risata da lupo, animale e simile ad un latrato. «Mi hai visto mangiare e ti è passata la paura, sei veramente fatta al contrario tu.»

Hinata sorrise vedendolo di nuovo così sollevato, e distrattamente passò una mano contro la gonna, ritraendola di scatto. Il lupo smise subito di ridere.

«Ah, ti sei graffiata, vero?»

Hinata voltò le mani mostrandogli il palmo. «Non è niente, vedi?» ma lui non l'ascoltò, e prendendone una tra le sue la osservò, poi leccò la ferita. Hinata smise di respirare.

«Scusa, abitudine. Comunque fa bene.» si giustificò, alzando appena gli occhi. Notò che la ragazza non respirava ancora e nella sua mente suonò un allarme, mentre si accucciava pronto a scattare. «Cosa c'è?»

Non giunse risposta, se non un tonfo un attimo dopo, quando la ragazza svenne.

«Hinata! Ehi, Hinata!»

 

 

 

[2]Kankuro, qui il gatto di: il gatto e la volpe. Del resto la sua uniforme da ninja sembra quasi avere le orecchie da gatto.

[3] e ][4] Choji è il gatto con gli stivali, e il marchese di Carabas (Shikamaru) è il nome inventato nella fiaba per il figlio del mugnaio che poi sposerà la principessa.

[5] il tasso è Gaara. Il tasso e il Tanuki sono più o meno la stessa cosa, anche se ovviamente l'ultimo ha poteri magici, il tasso no. E' dovuto al demone Shukaku che vive in lui.

[6] Sasuke significa scoiattolo.

[7] e [8] Temari e Sakura sono streghe e/o fate. Casuale, perché sono donne, ed Ino è la principessa che ha sposato il falso marchese di Carabas.

[9]Shino è vestito di verde ed è serio. Quindi è il grillo parlante.

 

 

Un enorme grazie a chi ha recensito!!!

 

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Capitolo 3
*** 5 e 6 ***


 

Se non era spaventata da me, lo sarà da quegli idioti dei miei amici… Cos’ho fatto di male per meritare questi qui?!

 

 

 

«E' svenuta.» disse Kankuro.

«Si, lo so.» disse stancamente Kiba.

«E' svenuta e l'hai portata da noi. Ma dico, sei scemo?»

«Meno casino.» ordinò la voce del tanuki Gaara, da qualche parte nel bosco.

«Quando si sveglierà sverrà di nuovo di paura.» predisse Sasuke, sbucciando una noce con impegno.

«No, non lo farà.» ringhiò il lupo. Gli altri lo guardarono sorpresi.

«Da quando sei diventato un... cucciolo?» rise Naruto, avvicinandosi ed annusando l'aria. «Ha un buon profu-» non poté finire poiché il lupo gli era piombato addosso.

«Cucciolo a chi, futura pelliccia?»

I due rotolarono a terra, mordendosi e graffiandosi.

«Molto maturo, davvero.» sospirò Gaara, decidendosi a degnarli della loro presenza e andando ad acquattarsi accanto alla ragazza. «Cos'ha di speciale? E' solo una ragazzina umana.»

«Però è molto bella.» commentò Kankuro.

«Ehi!» subito Kiba si rizzò su quattro zampe, «Sta’ lontano, gattaccio!»

«E' stato inopportuno e pericoloso portarla qui. Contro tutte le regole.» asserì Shino, torvo.

In quel momento Hinata strinse gli occhi.

«Cappuccetto Rosso sta per svegliarsi, facciamole spazio.» lo ignorò Kankuro.

«Come l'hai chiamata?»

«Beh, tu la chiami sempre così!»

«Secondo me dovremmo chiamare Sakura-chan.»

«Secondo te dovremmo chiamare sempre la tua Sakura-chan.»

Hinata aprì gli occhi e si mise finalmente a sedere, guardandosi attorno confusa. Quando i suoi occhi chiarissimi si posarono sul lupo, sorrise sollevata e imbarazzata. «Mi spiace.» furono le sue prime parole, poi osservò meglio i presenti.

«Signorina Cappuccetto Rosso, non ha nulla di cui scusarsi.» miagolò Kankuro, ignorando un “lecchino” a denti stretti di Kiba.

«Chi siete?»

Naruto volò letteralmente accanto a Kankuro, fermandosi solo quando si abbatté contro una sua spalla massiccia.«Io sono il gatto, e lui la volpe! Avrai sentito parlare di noi, siamo in società...» cominciò tronfio.

«Puoi chiamarmi Kankuro, cara.» interloquì un Kankuro ammiccante.

Un ringhio cupo lo fece impallidire.

«E dicevo, il mio nome è Naruto. Questo tipo dall'aria poco raccomandabile è Gaara, ma tranquilla, è innocuo.» Gaara gli scoccò un'occhiata omicida e non rispose neppure. «Quello scoiattolo dall'aria depressa è Sasuke. Il tipaccio all'ombra è Shino, un grillo rompiscatole.»

«Non sono depresso, essere inutile.»

Hinata, ancora stordita dal caos, si chiese che animale fosse Gaara, ma Kiba scelse quel momento per spingere via Naruto e Kankuro, che risero mentre rotolavano sull'erba. «Come stai? Svieni spesso?»

«Abbastanza.» ammise, stringendosi nella cappa rossa.

«Hai freddo, vero? Non abbiamo vestiti adatti ad una fanciulla ma Choji sta prendendo legna per accendere il fuoco.»

«Choji?»

«Si, lui è un gatto. Un gatto speciale, con stivali magici.» aggiunse per incuriosirla, ma Hinata sembrava persa in altri pensieri.

«Da quanto tempo sono qui?»

«Qualche minuto soltanto.»

«Nessuno sa dove sono, forse dovrei andare...» perse la voce, vedendo Kiba farle gli occhioni, «Va bene, il tempo di scaldarmi, così Choji-kun non avrà portato la legna per nulla.» acconsentì addolcita.

«Che signorina gentile questa Cappuccetto... Perché parla con quel buzzurro?»

«Ti sei mai vista allo specchio, stupida volpaccia?»

La voce lugubre di Shino fece da sottofondo: «Mi ha chiamato tipaccio...»

Hinata sussultò preoccupata quando i due ripresero la lotta, ma Sasuke le si affiancò. «Fanno sempre così, nulla di serio, ragazza.»

«Il mio nome è Hinata.» lo corresse timidamente lei.

«Hinata? Che significato ha?» domandò Kankuro, pancia a terra e mani a tenere sollevata la testa per fissarla meglio con le iridi feline.

Kiba morse la coda a Naruto e scosse la testa. «Dovrebbe significare qualcosa per forza? Magari ai genitori piaceva e basta!»

«Ecco perché dico che sei un buzzurro.» dichiarò Naruto in tono d'accusa.

Gaara roteò gli occhi: «Hinata vuol dire “un posto soleggiato”, non conosci il gioco di parole?» domandò con sufficienza, voltandosi poi verso Choji, che arrivava con qualche ramo in mano e un sorriso allegro.

«Si è svegliata?» domandò, barcollando per il peso dei rami.

«Io non sono un tipaccio. Sono un rispettabile grillo.»

Kiba fissò Hinata, mentre questa si affrettava a raggiungere il gatto per dargli una mano, e solo allora gli altri che l'avrebbero lasciato a far da solo come di norma accorrevano ad aiutarlo, perché lei non si stancasse.

“Un posto soleggiato... in effetti è calorosa e luminosa. Però più che al sole mi fa pensare alla neve, è chiara, morbida... e pura. Pura.” si ammonì mentalmente da solo, e cercò di cancellare il profumo buonissimo della sua pelle che lo tentava. L'aveva portata in braccio sino alla loro radura, suscitando non poco clamore tra gli altri, poiché era un luogo segreto. Però aveva un'aria tanto dolce e indifesa mentre dormiva, e lo era, che alla fine avevano capito. E aveva anche dovuto ringhiare a Naruto di trattenere bene i suoi istinti, perché evidentemente non la trovava interessante soltanto lui.

«Hai fame, Cappuccetto Rosso?» domandò Choji, mettendo a cuocere del pesce appena preso come ricordava che Shikamaru aveva fatto nel loro viaggio. Niente roba cruda, per gli umani.

«Un po'.» ammise, dondolando a destra e a sinistra. «Mi chiamo Hinata.» ripeté, un po' più disinvolta. Choji metteva tutti a proprio agio col suo modo di fare gentile.

«Hinata allora. Non aver paura di loro, comunque. Anche se Kiba dice che non ne hai.» aggiunse, indicando con un cenno della testa Kankuro e Kiba, uno che soffiava e l'altro che ringhiava, per chissà quale motivo.

«Infatti.» confermò, ma dovette evitare di guardare Gaara per dirlo. Anche Sasuke la metteva a disagio, ma essendo occupato a mangiar noci non sembrava pericoloso. Di Gaara non avrebbe saputo dirlo con certezza.

«Sono bravi animali.»

«Animali...» sussurrò dubbiosa.

«Beh si, gli umani in molte lande ci hanno chiamati demoni per le nostre capacità speciali... il nostro essere quasi umani, ma non del tutto. Le capacità che ci invidiano, che vorrebbero avere, anche.» notò l'occhiata perplessa e sorrise.«Sasuke ha un... lo scoiattolo, ha una velocità eccezionale e anche una grande agilità. O almeno per voi umani. Io sono un gatto, eppure ho un aspetto quasi umano, parlo, ragiono... Naruto ha le orecchie e la coda da volpe, ma per il resto è un ragazzo normale, Kankuro ha atteggiamenti felini come i miei, cade sempre in piedi e spicca salti altissimi. Gaara è quello che voi chiamereste “soprannaturale”, è un tanuki, come quelli delle vostre leggende. Kiba è un lupo, è solitario, è...» cercò la parola adatta.

«Pericoloso?» mormorò Hinata.

«Si.» confermò gravemente. «Mi stupisce che non ti abbia mangiata.»

La ragazza sgranò gli occhi. 

«Ah, ma ne sono felice, significa che va tutto meglio e che si sa controllare di più. Tu poi sembri speciale, hai occhi facili da leggere, e si vede che non hai paura e non ci giudichi. Non invogli a mangiarti.» la rassicurò a modo suo.

Hinata inclinò leggermente la testa, pensando: “Non invoglio a mangiarmi?” 

«Ora che sei la sua femmina però dovrebbe mettere la testa a posto del tutto.» affermò, allungando le mani verso la fiamma per scaldarle.

Poco mancò che Hinata svenisse di nuovo. «La sua... sua...»

Choji strabuzzò gli occhi. «Sei la sua femmina, no? Per questo deve proteggerti e stai con noi.»

«Buono, buono...» lo interruppe Kiba, lasciandosi cadere seduto accanto a lei con le gambe incrociate. I jeans che prima avevano soltanto uno strappo sulle ginocchia ora terminavano poco più in alto, ed anche la maglietta aveva uno squarcio sul petto, mentre un Kankuro semidistrutto zoppicava da Naruto e gli rubava il cibo. Hinata, imbarazzata a morte, dovette costringersi a distogliere lo sguardo dalle pelle nuda del lupo. «Hinata è un'umana, le cose sono diverse da loro.»

«Quando mai tu hai seguito le regole?» obiettò Choji confuso. «Io questo lo so, ma...»

«No, sto facendo le cose bene. Non voglio costringerla, quando se ne vuole andare è libera di farlo.»

Hinata lo guardò grata, sebbene non le piacesse l'idea di andarsene. Poi si accorse del fumo. «Choji-kun, non dovresti allontanare il pesce dal fuoco?»

Guaiti e urla di dolore da parte dell’intero strano branco mal assortito riempirono l'aria, mentre tutti si precipitavano a salvare il salvabile. Alla fine Hinata si alzò in piedi, lasciandoli al loro destino, e sbatté le mani contro la gonna per mandare via la polvere. Prima che potesse accorgersene Kiba era in piedi accanto a lei.

«Vai via?» chiese ansioso.

«Pensavo di prendere qualcosa da mangiare per tutti.» lo informò, sentendo un vago dolore alle ginocchia ora che si era rialzata. Sei paia d'occhi si puntarono su di lei all’istante.

«Kiba, la tua femmina ha più buon senso di te.» dichiarò Sasuke.

«Si, Cappuc-Hinata! Sei un angelo!» esclamò Choji estasiato all'idea di buon cibo in arrivo.

«Meno male che c'è lei... qualunque cosa potremmo fare per ringraziarti, non esitare a chiedercela. Abbiamo anche qualche moneta d'oro fregata a Lee!» offrì Kankuro, e Naruto annuì entusiasticamente.

Shino scosse la testa in segno di rimprovero. «Imbrogliare un-» ma fu interrotto da Kankuro: «Un gran bugiardo vorrai dire. Chi imbroglia viene imbrogliato, si sa.»

Naruto approvò ancora, «E poi ora è un ragazzo vero, Gai-san[10] era così' felice... non ci pensano più ai soldi!Piuttosto pensiamo al cibo, e tu puoi avere tutte le monete d'oro che vuoi! Sei una strana ma brava ragazza, Hinata-chan!»

«Non dovresti chiamarla strana...» borbottò Gaara, facendo comunque un cenno di assenso.

Hinata arrossì sotto tutti quegli sguardi e si avvicinò impercettibilmente a Kiba, che di scatto le mise un braccio intorno alla vita.

«Kiba-kun?» squittì sorpresa, ma un attimo dopo si rese conto di essere sollevata in aria e che il bosco sfrecciava intorno a loro. Aveva già iniziato a correre.

«Ti porto io a casa tua, ti fanno male le ginocchia. Prendi qualcosa anche per curare te.» spiegò, evitando un albero.

«Non dovresti disturbarti...» mormorò, ma la verità era che sentiva il forte bisogno di avvicinarsi ancora di più a lui da quella distanza. Più le stava vicino e più lei aveva l'istinto di diminuire le distanze, come se fossero dei magneti. Kiba non la guardava, stando attento a dove passava, e sembrava invece a suo agio.

«Nessun disturbo, io mi diverto a girare per il bosco.» le disse, voltandosi per sorriderle. «Sei leggera anche per essere un'umana, comunque.»

Hinata arrossì, evitando di ribattere oltre e concentrandosi sulla strada. Non aveva più freddo, col braccio caldo di Kiba che la circondava e la pressione del suo corpo su un fianco, anzi.

Alla fine cedette, e poggiò la testa contro la sua spalla. Kiba rallentò in maniera percettibile, godendosi quella vicinanza.

«Sono...» cominciò, alla ricerca delle parole adatte, «Sono felice di essermi sbagliata.»

«Uh?» riuscì soltanto a dire, ancora assorto nella contemplazione dei suoi capelli, poiché non poteva vederle il viso.

«Che tu stia bene.» riuscì a dire, trattenendo il fiato quando lui frenò bruscamente, strisciando per qualche metro data la velocità. Prima che potesse aprire bocca però lui l’aveva fatta girare, con la facilità con cui lei avrebbe spostato una bambola, e usato anche l'altro braccio per abbracciarla.

«Come sei cara... Sei umana, eppure così buona...» mormorò, colto da una felicità improvvisa. Era dilaniato tra il volerla allontanare al più presto dai pericoli del bosco e il volerla tenere sempre stretta a sé, ed intanto le accarezzava il viso con la testa, come avrebbe fatto un cane a detta di Naruto, e la stringeva più vicina possibile assaporandone il profumo.«Però stavolta non svenire.» aggiunse divertito, capendo che era giusto lasciarla andare prima che fosse tardi e spostando le mani sulle spalle di lei per prendere le distanze.

Hinata era come sempre rossa in viso, ma i suoi occhi non erano puntati a terra. Si era resa appena conto di quanto le mancasse il ragazzo con cui aveva trascorso tutte le mattine e i pomeriggi da due settimane a quella parte, e che la stupiva sempre con i suoi modi di fare, a volte bruschi e animali, altre dolci e umani, come ora.

Raccogliendo un po' di coraggio alzò lentamente una mano andandola a poggiare sul viso de lupo, che la guardò, immobilizzato dall'intensità del suo sguardo; fece un passo avanti e posò un bacio leggero su una sua guancia, ritraendosi subito.

Adesso non era l'unica ad essere rossa in viso, se non altro.

«Sei un lupo... eppure così buono.»

Gli occhi di Kiba sprizzarono scintille mentre lui la sollevava, stavolta con un braccio sotto la sua schiena e l'altro sotto le gambe, e così percorse molto più veloce l'ultimo tratto di strada. Aveva energie da vendere ed era più sveglio che mai, col cuore che batteva più veloce e senza sentire alcuno sforzo nel correre più rapido del solito. Sorrideva in modo così aperto e sfacciato che anche Hinata aveva cominciato a farlo, reggendosi a lui con un braccio e cercando casa propria con lo sguardo, sperando di non vederla ancora.

Purtroppo la trovarono anche troppo presto, e la ragazza fu fatta opportunamente scendere giù a distanza. Vicino alla casa, Kiba si fermò e si sedette per terra.

«Cosa fai?»

«Ti aspetto.» rispose con ovvietà, ancora entusiasta.

«Non vuoi entrare? Non c’è nessuno in casa…» propose esitante lei.

Una serie di flash mentali su quello che sarebbe potuto accadere a loro due, da soli in casa, attraversò la mente del lupo. Il tono di Hinata sembrava improvvisamente imbarazzato perché lei stessa pensava alle medesime cose, la mantellina rossa lasciata slacciata mostrava l’inizio di un decolté eccezionale, le sue guance rosse e gli occhi brillanti per via della corsa erano un invito esplicito. E lui si era ripromesso di non attentare alla sua purezza come un animale.

«Certo!»

 

 

E lo sapevo, qualche guaio lo dovevo combinare.

Storia di un lupo che non sa tapparsi la bocca.

 

 

«A quel che ho capito a tutti voi piacciono molto anche i dolci, vero Kiba-kun? Kiba-kun?»

Hinata si sorprese notando l’occhiata imbronciata del lupo, che accucciato per terra la guardava come se avesse perso le speranze per qualcosa, mentre lei girava per la dispensa.

«Si.» confermò di malavoglia. «Quelli mangiano anche spazzatura, figuriamoci i dolci…», in realtà avrebbe usato un’altra espressione, ma si adeguò a spazzatura solo per non essere troppo crudo con lei.

Hinata si chinò verso di lui, facendolo sobbalzare. «Tutto bene?»

«Certo!» si affrettò a dire, distogliendo lo sguardo dalle sue grazie, comunque irraggiungibili per lui.

“Dovevo immaginare che voleva davvero solo prendere del cibo…” pensò sconfortato.

Si alzò in piedi e cominciò a gironzolare per la stanza, annusando l’aria e arricciando il naso di tanto in tanto. Sentì forte l’odore, la puzza, di colui che gli aveva sparato tempo prima, e l’adrenalina riprese a scorrere veloce, annebbiandogli la mente. Se fosse arrivato qualcuno, cos’avrebbe dovuto fare?

Un briciolo del buon profumo di Hinata gli giunse da destra, ed intuì che doveva esserci la sua camera. Rapidamente posò lo sguardo sulla ragazza, poi con un balzo andò a curiosare. Come immaginava, era una stanza molto luminosa e decorata con fiori colorati, ma non gli sfuggì la pulizia maniacale e la sua aria di non essere vissuta.

Per quanto potesse essere ordinata probabilmente significava che era tenuta d’occhio rigidamente, e che sicuramente non aveva molto da fare se passava tutto il tempo a riordinare. Ricordò che lei stessa aveva confessato di essere molto sola e ripromise di tenerla fuori più spesso, mentre si avvicinava alla scrivania e annusava un altro piccolo vasetto di fiori, delle viole.

Il letto della ragazza, di un bianco tanto immacolato quanto adatto a lei, era allettante.

Non solo per i pensieri che ispirava, martellanti, ma anche perché appariva davvero comodo; non aveva mai riposato in un letto umano, soltanto Choji decantava quelli del castello dell’amico.

Non resistette e vi si sedette sopra: in un attimo era già steso a sospirare, adorandolo letteralmente. Ripresosi dal momento di debolezza, si alzò. Cercando di non guardarlo, aprì uno sportello dell’armadio già socchiuso, e notò molti vestiti, sempre tendenti allo scuro. “Quella pazza di Ino dice che le donne si vestono in base all’umore, chissà se anche Hinata la pensa così…”pensò il lupo, preoccupato.

Un odore diverso da quelli delle stoffe dei vestiti attirò la sua attenzione, e una mano sicura andò ad aprire a metà una pila di vestiti ben piegati sul fondo, estraendone una giacca di pelle che gli piacque subito moltissimo. «Questa poi… Cappuccetto, potevi dirmelo che ti piacciono i vestiti come i miei, te ne avrei cercato!» esclamò divertito, per poi notare che non era una giacca molto femminile. Perplesso, se la rigirò tra le mani.

«Come?» gli giunse fioca la voce della ragazza.

“È da uomo! Chi? CHI? Lo uccido!” pensò, stringendola convulsamente.

«Sei qui, Kiba-kun?» domandò Hinata avvicinandosi, senza note di rimprovero, notò, per essersi silenziosamente intrufolato in camera sua. Fosse stata Ino, gli avrebbe fatto lo scalpo.

Corrucciato, le mostrò la giacca, e come nei suoi peggiori incubi lei arrossì immediatamente.

«Hai un mas… uomo?» chiese con fare accusatorio.

Hinata sgranò gli occhi:«No!»

«E questa?» domandò allora, avvicinandosi a lei con occhi pericolosamente fissi sui suoi. Voleva sapere quale maschio umano aveva osato usare l’armadio della sua Hinata come se fosse il proprio.

«La prima volta che ci siamo incontrati… ho pensato che tu potessi… avere freddo…» mormorò paralizzata, riuscendo con molta fatica ad indicare con una mano il suo petto nudo. Kiba abbassò lo sguardo confuso, aggrottando la fronte, poi lo spostò sulla giacca e capì.

Aprì la bocca senza emettere suono, e anche la sua mente restò temporaneamente ammutolita. Hinata, libera dal suo sguardo, prese un respiro profondo e attese risposta.

«Perché non me l’avevi ancora data?» chiese cautamente il lupo.

«Mi…» cominciò con fatica, e non riuscì a continuare.

“E’ timida, ma certo! Sono un demente… neanche Naruto avrebbe fatto la stessa figura di merda…”

Maledicendosi mentalmente, Kiba ricordò che teneva ancora la giacca in mano e la infilò.

«Mi sta a meraviglia. Come hai fatto a prendere la misura?» domandò, tentando di metterla a suo agio. Sorprendentemente, fu peggio.

Perché entrambi pensarono nello stesso momento che doveva averlo fissato molto, e Kiba non poté non ghignare, mentre lei si ripeteva mentalmente che svenire di nuovo era stupido.

«Ti piace?» lo sviò lei.

«Stai scherzando? La adoro! A quella volpaccia bastarda verrà un accidente! Ma dove l’hai presa?» 

«L’ho comprata.» rispose più serena.

Kiba si incupì invece. «Con i tuoi soldi?»

«Oh, ma noi abbiamo tanto denaro, per questo possiamo vivere lontani dal paese, non badarci. L’importante è che così non avrai freddo di inverno.»

«C’è molto freddo in questo bosco, d’inverno?»

«Scende la neve.» confermò lei.

«La neve! Di solito andiamo via molto prima da…»

Si guardarono. L’ansia nel viso di lei era visibile, così come il pentimento in quello di lui.

«Ve ne andate?» ripeté.

«Beh, di solito…» cominciò titubante. «Sai, il troppo freddo, la caccia…»

«Certo, certo, lo capisco!» lo interruppe lei on un sorriso rassicurante, ma lui poté comunque sentire l’odore della sua paura, che mai aveva sentito prima e che cominciava a pensare non possedesse.

Persino poco prima, nel bosco, quando era arrivato aveva potuto solo avvertire il suo sollievo, la paura era già svanita.

«Hina-»
«Ho tutto il cibo promesso.» lo interruppe nuovamente, porgendogli il cestino.

«Cos… Tu non vieni?»

«Se i miei non mi trovano in casa passerò guai.» si giustificò velocemente.

«Okay.» acconsentì il lupo, «Ma domani…»

«Se mi mandano a fare commissioni, passerò da te.»

Ed entrambi sapevano che non ne aveva intenzione, quella volta. Le orecchie del lupo si stavano preoccupantemente abbassando e dovette trattenere un guaito. «A domani, forse.» la salutò, andando alla finestra prima di perdere dignità in modo irreparabile.

«Puoi uscire dalla porta!» esclamò spaventata, vedendolo deciso a saltare.

«E rischiare che i tuoi mi vedano?» ribatté ironico, per poi sparire con un balzo.

Hinata restò a guardare il vuoto dalla finestra, e provò ad immaginare come sarebbe stato di lì a poco, quando anche il bosco sarebbe stato vuoto definitivamente. Chiuse gli occhi, come se potesse impedire alle lacrime di scendere, e si tuffò nel proprio letto affondando il viso tra le coltri.

Senza Kiba sarebbe tornata ad essere sola.

Peggio, i suoi amici sarebbero potuti restare, come Choji, ad esempio, ma sarebbe stato ancora più evidente che lui non ci sarebbe stato.

Tentò di pensare all’assenza della sua risata quasi abbaiata, che ormai sentiva tanto spesso, o ai giorni appena trascorsi senza di lui. E comprese subito che c’era una differenza: in quei giorni continuava ad aspettare di vederselo comparire davanti nel sentiero, sapendo che sarebbe tornato. Se avesse invece ripreso il proprio viaggio e cercato un posto meno freddo per viverci…

 

 

 

 

 

 

Tan tan taaaan… che disastro XD ma suvvia, non prendetevela con me XD Volevo ringraziare tutte le persone fantastiche che si fermano a recensire il capitolo! Grazie mille!

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 7 e 8 ***


 

 

 

«Cos’hai fatto, brutto cane bastardo?»

«Io? Mi sono solo fottuto.»

 

Kiba tornò molto lentamente nella radura, dove gli altri lo aspettavano affamati.

Tutti, invece che corrergli subito incontro per avventarsi sul cibo, si limitarono a guardare intorno a lui dopo aver notato la giacca nuova.

«Bella giacca.» approvò Shino. «Finalmente ti copri.»

«Dov’è la signorina Cappuccetto?» domandò Kankuro saltando giù da un albero.

«A casa…» rispose tetro l’altro.

«Pensavo tornava…» mugolò Naruto.

«Che sarebbe tornata.» lo corresse Sasuke.

«Sei uno scoiattolo! Cosa te ne frega!»

Gaara tenne d’occhio il lupo, mentre questi si avvicinava per poggiare il cestino in mezzo a loro.

«Cosa le hai fatto, l’hai mangiata?» domandò beffardo.

«Non le ho fatto niente…» rispose in un brontolio che voleva dire esattamente il contrario. E prima di potersene rendere conto, tutto il dolce peso di Choji lo incollò a terra.

«Cos’hai fatto?» soffiò il gatto.

Gli altri animali lo circondarono con fare accusatorio, persino Sasuke si avvicinò a controllare.

«Cosa le hai fatto? A quella dolce e delicata fanciulla…» riprese Naruto, leccandosi i baffi alla vista delle leccornie portate dal lupo.

Kiba ringhiò, e Gaara scosse la testa. «Guardate com’è possessivo, male non le ha fatto.»

Il lupo si sgonfiò. «Non fisicamente.» precisò.

«C’era da aspettarselo…» borbottò Shino.

«Cosa vuol dire?» si sorprese Naruto, abbandonando una pasta.

«Che l’ha ferita psicologicamente.» spiegò per lui una voce femminile e Temari comparve tra loro in una nuvola di fumo, che scacciò via con una mano mentre con l’altra aggiustava i codini biondi.

«Temari! Cosa vuol dire pisi…pssi…che l’ha ferita?» chiese Kankuro, mentre Choji scendeva dall’amico permettendogli di respirare.

«Psicologicamente, si dice psicologicamente. Vuol dire che ha fatto qualcosa di stupido, come suo solito. Passavo di qui solo per salutare Sakura e ho sentito un’innocente piangere proprio nei dintorni, deduco sia la fanciulla di cui parlate. Stavo giusto andando a vedere cosa potevo fare con i miei poteri.»

Le occhiatacce di rimprovero si sprecarono alla parola piangere, ma si dissolsero davanti all’espressione mortificata del lupo.

«Piangere?» ripeté, mentre un lamento sordo gli partiva dal petto, e si tratteneva a stento dal guaire.

«Che le hai detto?» chiese ancora una volta Choji, meno bruscamente.

«Che me ne sarei andato presto, probabilmente.»

«Beh, ma arriva l’inverno! E poi potresti sempre tornare a trovarla in primavera, o dirle che ci sarai almeno.» si stupì Naruto e gli altri dissentirono borbottando.

«Imbecille.» proruppero Temari e Gaara assieme.

«E’ scontato che lui non voglia mentirle.» continuò Sasuke, «Com’è scontato che lei ne soffra. E’ molto sola.»

«E tu che ne sai?» indagò sorpreso Kankuro.

«Ho occhi e orecchie, io.» rispose acidamente.

«Solitudine? Io non penso sia solo quello…» rifletté Choji, poggiandosi una mano sulla guancia e pensando. «Semplicemente, noi seguiremo Kiba, ma se fosse un addio, come reagireste?»

«Oh… Oh!» comprese infine anche Naruto. «Anche lei è legata a lui pur essendo umana? E soffrirà?»

«Ecco.» confermò Temari, annuendo.

Kiba rimase ancora in silenzio, poi parlo: «E se non me ne andassi?»

«Si, ci sono solo il gelo e i cacciatori, che sarà mai.» disse sarcastico Shino.

«Seriamente, potevi prepararla meglio all’idea, se l’hai addomesticata.» continuò ignorandolo Naruto.

«Addomesticata lei? Penso sia il contrario. Comunque è vero.» dichiarò Temari. «Sei stato indelicato.»

«Anche io dico seriamente…» bofonchiò il lupo.

«Cosa? Non si è capito!» esclamò Naruto, con la voce tornata squillante come sempre.

«ANCHE IO DICO SERIAMENTE! NON ME NE VOGLIO ANDARE!» urlò, un misto tra i suoi ringhi e la sua disperazione più umana.

Tutti restarono a bocca aperta.

«Ci rivedremo comunque in primavera.» continuò, guardandosi attorno.

«Si, e tu sarai un tappeto! O la pelliccia in un giaccone!» lo interruppe Kankuro furioso, estraendo le unghie di scatto.

«Idiota! Solo perché una femmina piange…» si indignò Sasuke.

«Che ne vuoi sapere tu! Tu non sei mai stato… stato…» Kiba si bloccò, sbarrando gli occhi.

«Ki… Kiba?»

«Non sei mai stato cosa?»

«Non mi dirai che…»

Temari rise, e scintille magiche sprizzarono intorno a lei.

«Ora capisco tutto. Devo raccontarlo a Sakura questo.» si ripropose, deliziata.

Kiba fuggì via.

 

Cappuccetto, se puoi, perdonalo! Noi vogliamo dormire!

 

Dire che Kiba fuggì via fu forse esagerato, poiché i suoi ululati di rabbia, dolore e paura furono udibili per tutta la notte, costringendo la fauna locale a starlo a sentire. E poiché il giorno dopo lui non si fece vivo, e neppure Hinata, anche la notte dopo fu trascorsa in bianco da tutto l’isterico bosco.

Naturalmente si era posizionato abbastanza lontano dalla casa perché lei non lo sentisse, ma non si era curato di tutta la valle in cui l’eco dei suoi ululati risuonava forte e chiaro.

All’ennesimo lamento, Kankuro cadde da un ramo sbattendo su Naruto, avendo per la frustrazione perso l’equilibrio, e Naruto cominciò ad urlare di rabbia qualsiasi parolaccia umana ed animale.

Sasuke, silenzioso, sfrecciò via per il bosco; Gaara andò a chiamare Temari, perché almeno lei collaborasse in qualche modo.

«Fate qualcosa, dategli un colpo in testa, qualcosa!» implorò Choji, rotolando sull’erba e coprendosi le orecchie inutilmente.

 

Sasuke con un balzo arrivò davanti a casa della ragazza, e annusò l’aria. Saltò giù dall’albero e si guardò attorno, incredulo. Non sbagliava: l’odore dell’umana che aveva conosciuto veniva da sotto terra.

Si avvicinò cautamente alla casa e notò una finestrella all’altezza del suolo, che dava su uno scantinato. Vi picchiettò con una mano e cercò di guardare dentro. Scorso finalmente Hinata, che lo raggiunse alla finestra, dovendosi alzare sulle punte dei piedi.

«Sasuke-kun!» esclamò sorpresa.

«E’ camera tua?» domandò l’altro altrettanto meravigliato.

«No, naturalmente no… purtroppo mio padre ha scoperto che ho fatto entrare qualcuno in casa. Dice che il mio letto odorava di animale.» ammise, senza riuscire a trattenere un sorriso. Rischiò di cadere all’indietro però, quando le sopracciglia di Sasuke si alzarono esageratamente verso l’alto. «No, no! Deve essersi coricato mentre non c’ero! Non abbiamo fatto nulla!» si giustificò subito.

«Fingo di crederci. In realtà non mi importa. Perché non vieni più?»

«Non posso.» mormorò lei.

Sasuke rifletté per un momento. «Ti tiene chiusa qui sotto?» comprese, sconcertato.

«Così pare… non è che sia malvagio, solo…»

«Non giustificarlo.» la interruppe, «Se ti faccio uscire tu tornerai da noi?»

Hinata abbassò improvvisamente lo sguardo. «No.»

«Perché?» si costrinse a chiedere lo scoiattolo, che non amava parlare. Iniziò a pensare che avrebbe dovuto mandare Naruto, ma chiassoso com’era a quest’ora lo avrebbero già beccato e impallinato.

«Perché tanto ve ne andrete tutti, e non vi vedrò mai più.» rispose Hinata abbattuta.

«Ti stai preparando a dirci addio facendolo prima. Beh, e io non ti libero allora.» concluse, alzandosi in piedi.

«Aspetta!» lo richiamò Hinata, spaventata all’idea che quello diventasse un vero addio.

«Non ho motivo di aiutarti, a meno che tu non torni.» spiegò lapidario.

«Ma a te cosa importa?» domandò, sulla via dell’indecisione.

«A me niente. E’ il tuo cane che è impazzito e non ci lascia dormire.»

«Ulula tutto il tempo.» spiegò una seconda voce, ed in un attimo anche Shino fu con loro, «Insopportabile. Abbiamo bisogno che tu lo faccia smettere, a noi non dà retta.»

«Naruto lo ucciderà. Sul serio. Io non lo fermerò.» aggiunse Sasuke.

«Kiba-kun…» cominciò Hinata, interrompendosi. “Anche lui sta male per questo? Anche lui, come me…?”

«Va bene, liberatemi e verrò con voi.» acconsentì, preoccupata per il lupo sopra ogni cosa.

«Come possiamo liberarti?»

«Aspettate a domani, mio padre e mio cugino andranno a caccia, torneranno stanchi. La notte mio padre non sentirà nulla se vorrete provare a liberarmi.»

«Dovremo scardinare la finestra… abbiamo bisogno di aiuto.» osservò Shino.

«Allora domani.» concordò Sasuke, salutando la ragazza con un cenno.

Hinata salutò entrambi, poi tornò a sedersi sul vecchio divano su cui dormiva, sospirando. Erano la sua ultima speranza, e lei avrebbe dato qualunque cosa pur di rivedere Kiba.

 

«Cagnaccio.» tuonò Naruto.

Kiba terminò il proprio ululato e lo guardò di sottecchi.

«Cosa vuoi?» domandò, e ululò nuovamente.

«Basta!» lo pregò Naruto, tappandosi le orecchie. «Cappuccetto Rosso è nei guai!»

L’ululato si spezzò a metà e Kiba si lanciò addosso a Naruto, facendolo cadere a terra sotto il suo peso. «Non scherzare.» ringhiò.

«Non sto scherzando, idiota! La tengono segregata in casa, dobbiamo salvarla! E portarla con noi!»

«Certo che la salveremo! Come sarebbe portarla con noi?» chiese poi, confuso.

«Sarebbe che tu senza la tua padrona non vuoi stare, e lei senza il suo cane si sente sola, quindi cerchiamo un posto adatto a tutti. Magari vicino a casa di Shikamaru.» propose Choji, gustando un pesce appena pescato dalla cesta del pescivendolo con l’ausilio delle tenebre.

«Siete dei geni!» esclamò Kiba, saltellando via da Naruto.

«Sei solo tu che sei più stupido della media.» dissentì Shino. Kiba gli ringhiò contro.

«Domani però. Ho un piano.» annunciò con fare cospiratorio Naruto.

«Qualcuno ci salvi…» mormorarono tutti.

 

 

 

 

 

 

Mancano solo tre capitoli alla fine di questa storia… grazie a Yellow_B e Arwen88 che hanno recensito e a tutti coloro che leggono!

 

 

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Capitolo 5
*** 9. ***


 

 

Poche semplici mosse per farsi impallinare da mezzo cacciatore.

 

 

 

«Non fa molto Romeo e Giulietta tutta questa storia?» sussurrò Naruto entusiasta, mentre tiravano tutti assieme i bordi della finestra.

«Ma se Giulietta stava in alto… e poi i genitori odiosi sono solo i suoi. E smettila di sorridere, coglione.» sbottò Kiba.

«A me stupisce già che sappia chi sono.» disse Sasuke.

«Infatti non lo so, Ino ne parla sempre.» spiegò Naruto per nulla toccato.

«E se ne parla la pazza, allora…»

Quasi persero la presa mentre una debole risatina toglieva loro le forze. La finestra scricchiolo sinistramente.

«Sssht!» fecero tutti. Hinata dovette tenersi una mano sulle labbra per non scoppiare a ridere. Alla fine ci vollero due ore e parecchi spintoni tra di loro perché gli animali riuscissero a farcela, senza l’aiuto di Gaara che era scomparso dalla notte prima. Una volta tirata via andò a scivolare sul piede di Kiba, che guaì e tentò di tenere la bocca chiusa. Hinata lo notò, e si avvicinò a vedere per quanto possibile.

«Andiamo. Dammi la mano.» la invitò Kiba chinandosi ed entrando quasi del tutto dal buco, mentre Choji lo reggeva per i fianchi tenuto dagli altri. Hinata lo guardò negli occhi, non molto convinta.

«Si, lo so.» mormorò il lupo, a disagio anch’esso dopo il loro ultimo incontro. «Parleremo.»

Le labbra di Hinata si piegarono verso l’alto, mentre lei allungava una mano e afferrava la sua.

Di nuovo quella fiducia assurda…” pensò, e se avesse potuto avrebbe scosso la testa.

«Sta arrivando qualcuno!» avvertì Sasuke all’erta.

«Ma questo odore…» accennarono Naruto e Kankuro insieme, scambiandosi uno sguardo terrorizzato.

«Chi è?» domandò Choji, aiutando Kiba a tirarla fuori.

«Il ragazzo cacciatore!» esclamarono i due.

«Neji-niisan?» inorridì Hinata.

«Il cugino stronzo, quindi. Bene, bene…» approvò Kiba con un ghigno selvaggio.

«Odore di polvere da sparo.» commentò Kankuro annusando l’aria.

«Non conviene restare! Vedrà la finestra! Dobbiamo pensare prima al branco!» si allarmò Naruto.

«Se volete scappare, andate. Lei la tiro fuori io.»

«Kiba-kun.» gemette Hinata, cercando di ritrarsi.

«Non dire cazzate e andiamo!» esplose Sasuke, poggiandogli fermamente una mano sulla spalla per tirarlo via. Poco ci mancò che Kiba gliela mozzasse con un morso, e tutti si lasciarono sfuggire un’esclamazione strozzata.

«Via di qui, tutti.» ringhiò.

«Ha perso la testa, via!» si affrettò a dire Shino, ed uno dopo l’altro, lanciando un’occhiata di scuse ad Hinata, fuggirono. Naruto li guardò con compassione: «Scusate. Cercate di scappare.»

«Siamo animali, non hai bisogno di scusarti.» lo giustificò subito Kiba, mettendo in salvo Hinata, che si strinse a lui terrorizzata. Choji lasciò la presa e si guardò attorno, erano rimasti soltanto loro tre.

«Allora io vado. Correte.» mormorò il gatto, con la morte nel cuore all’idea di abbandonare l’amico così. Ma se fossero rimasti il cacciatore avrebbe avuto solo più bersagli, e Kiba non li avrebbe mai perdonati. Era un solitario, e se chiedeva loro di andare era perché non voleva pesi, ma soprattutto rimpianti. Così si dileguò anche lui.

Rimasti soli, Hinata alzò lo sguardo su di lui. «Faresti qualcosa per me, ora?»

«Un bacio?» suggerì lui, ed Hinata arrossì. «No, va bene. Ancora hai da chiederlo, dopo tutto questo? Dimmi cosa vuoi.»

«Va via di qui e non tornare mai più.»

Kiba sgranò gli occhi. «Come scusa?»

«Io non verrò uccisa per questo, sarò solo portata in qualche altro luogo. Voglio che tu stia bene, quindi va via.» lo pregò con decisione, spingendolo via da sé. «Vattene!»

«No.» rispose lui, facendo un altro passo avanti.

«Non potrai correre abbastanza veloce, il tuo…»

«No.» ripeté lui, perentorio, sollevandola. «O ce ne andiamo insieme o non serve a niente.»

«Scelgo la seconda.» comunicò loro la voce fredda di Neji, che puntava il fucile alla testa del lupo.

«NEJI, NO!» gridò Hinata con tutta la sua voce.

«Mettila giù.» ordinò.

«Vedi, la tua scelta non è valida perché non è a te che chiedevo di scegliere.» spiegò Kiba con falso tono affabile, mentre riportava giù la ragazza che non lo lasciava andare, intenzionata a fargli da scudo.

«Neji-niisan…»

«Zitta, tu. Quello è un lupo, ti sta portando via per mangiarti, non per salvarti.»

Kiba ringhiò, ma Hinata lo anticipò, sorprendendo entrambi.«Non è così! Lui vuole salvarmi da voi! Lasciaci andare, prima che mio padre arrivi! Sai bene che io non desidero vivere così, la mia vita è quella che tu vorresti avere, non io! Per me puoi prenderla, ma lasciami andare!» gridò disperata.

Per la prima volta Neji perse la maschera di indifferenza: «Tu... Tu stai andando con lui di tua spontanea volontà? Ti fidi di un lupo?»

«Non posso immaginarmi se non con lui.» ammise lei, e l’angoscia nella sua voce, mentre cercava di tenersi sempre tra il fucile del cugino e il lupo, continuava ad aumentare. «Lui è tutto ciò che voglio. Te ne prego. Ti scongiuro. Non fargli del male. Se non puoi lasciare andare me, lascia andare soltanto lui.»

A quelle parole Kiba si riscosse dallo shock: «Mai. Non mi muovo senza di te.»

Neji rimase a bocca aperta, e cominciò ad abbassare il fucile. Ed in quel momento, con la coda dell’occhio, Hinata e Kiba registrarono un movimento dietro una finestra aperta.

Poi si udì lo sparo.

 

 

 

 

 

 

 

Stavolta un capitolo solo, perché sono una carogna e voglio lasciarvi nel dubbio. In compenso rispondo alle recensioni, che stavolta erano più del solito!

 

 

 

 

 

Lauretta92: della serie “non mancano mai”, sei una recensitrice che non molla XD grazie per aver sempre recensito, sul serio! Se non immaginavi che sarebbero fuggiti insieme, penso che ancor meno avresti pensato ad un fine capitolo come questo XD anche a me poi è piaciuto scrivere di Kiba che si rende conto di aver lasciato la povera Hinata nelle grinfie di quel gattaccio XD grazie tantissimo per avermi sempre seguita! Mancano solo due capitoli credo alla fine, spero di leggere ancora cosa ne pensi!

 

Kaho_chan: aw, le tue recensioni [natalizie]! XD Sono felice che tu abbia colto il fatto che ho lasciato ad ognuno qualche sua caratteristica originale! Per il linguaggio comprensibile ne sono ancora più lieta, visto che solitamente avrei qualche problemino… però sono una seguace del parla come mangi, quindi XD grazie mille per la recensione!

 

Arwen88: un’altra del gruppo “recensitrice storiche”. E che bello XD mi diverte che tu ti diverta, sul serio XD mi strappa un sorriso leggere di gente che si diverte a quello che scrivo! Certo, qui avrai riso un po’ meno ma fa niente, eh? [non uccidermi] grazie per le recensioni! Ho notato anche che ti diverte Shino, eh? Per il finale… vedremo. Sono famosa per ammazzare tutti, ma chissà che per una volta io non sia stata magnanima *risata inquietante.* La smetto. Grazie sul serio!

 

Secchan: considerato che sono principalmente una NaruHina, non ho ancora capito bene se essere orgogliosa di averti fatto piacere di più le KibaHina oppure picchiarmi da sola. Penso sceglierò la prima, perché almeno posso vantarmene. Potrei darti un metaforico bacio per il Kiba IC, che è tutto quello che voglio dalle mie storie [l’IC, per il resto lascio correre XD] ShikaINo rulez SEMPRE, sono tra le più bianche delle bianche anche io, sostengo la coppia a morte. Oltre tutto questo “Kyah” mi sembra un commento più che accettabile che dice tutto da solo. XD Grazie mille per la bella recensione!

 

Yellow_B: Dulcis in fundo, un’altra delle recensitrici incallite che mi segue praticamente dagli albori. Mi fa molto piacere che la mia storia ti piaccia, e che tu la trovi originale. Spero continuerai a recensire, e ti ringrazio per il tempo che mi dedichi sempre.

 

 

 

Colgo l’occasione per ringraziare AllegraRagazzaMorta, che l’ha addirittura messa tra i preferiti, Saclala, che ringrazio per i complimenti e confermo che il Kiba animale piace un sacco anche a me, Simonachan90, che ringrazio per la recensione, Charlie_me, che ringrazio e purtroppo devo deludere perché il GaaTema non è stato accennato, ma tieni conto che era per un concorso e avevo un limite di pagine che ho pure superato (XD), e spero di non aver scordato nessuno!

 

Al prossimo capitolo!!!!

 

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Capitolo 6
*** 10 e 11, finale. ***


Grandi entrate sceniche e finalmente vi rendete utili…

La prova finale: posso fidarmi di me?

 

 

«Dannato lupo, è la seconda volta che mi sfugge…» imprecò la voce di un uomo.

Neji lasciò cadere il fucile a terra, guardando il lupo e la cugina stesi a terra dopo un salto disperato per evitare lo sparo. Ed in quel momento un ringhio bestiale assordò tutti, e Naruto, Gaara, Sasuke e tutti gli amici del bosco si lanciarono come furie fuori dalla vegetazione, puntando direttamente alla casa. Ignorarono Neji, che aveva abbassato il fucile, e andarono a schiantarsi volutamente contro la casa di Hinata, cercando una via d’entrata.

Kiba si mise a sedere, accarezzandosi un braccio ferito di striscio.

«Cappuccetto, dai che ce la facciamo, andiamo!» esclamò raggiante. Ma il sorriso gli morì in gola e si irrigidì, constatando che una propria mano era piena di sangue. «Hinata?» chiamò a bassa voce, incerto. La ragazza si tirò su con espressione sofferente e il suo odore di sangue gli fece salire l’acquolina in bocca, ma, senza sapere come, si trattenne.

«Sono tornati… credevo che…»

«E’ più forte di loro.» li giustificò, ghignando apertamente, mentre dentro di sé cercava solo di capire come stava l’altra, chiedendosi da dove arrivasse tutta quella forza di volontà e non potendo che sentirsi rinfrancato. Poteva salvarla. «Ha graffiato anche te?» chiese, riferito al colpo partito poco prima, facendo leva su tutto il suo autocontrollo e riuscendo ad apparire calmo, per quanto rigido.

Hinata si sfiorò una manica, trattenendo un gemito di dolore. Il braccio sinistro era ricoperto di sangue. «Purtroppo non è un graffio… per favore, per favore, Kiba-kun, va via.» lo supplicò, con le lacrime appena trattenute. Prima che lui potesse ribattere, aggiunse: «Sei affamato. Farà male ad entrambi, va via.»

«Affamato?» ripeté Neji, tornando a prendere il fucile, ma fu bloccato da un ringhio sordo di Naruto. Kiba, sconvolto, si rese conto che ancora una volta lei non aveva paura di essere morsa, ma temeva le sue sofferenze. E la paura si tramutò in rabbia, perché non era giusto, perché non poteva vincere il lupo e mordere lei, così dolce, che si fidava di lui più di ogni altra cosa, e pensava a lui, sempre e solo a lui, anche quando l’acquolina in bocca gli faceva notare che per natura avrebbe dovuto mangiarla. Afferrò la ragazza per le spalle, ignorando il suo gemito di dolore quando il braccio ferito oscillò, e premette con forza le labbra sulle sue, assaporando queste invece che il suo sangue tanto invitante.

Non udirono più alcun rumore di battaglia, concentrati solo su loro due. Kiba avrebbe volentieri dato il meglio di sé, aveva già approfondito il bacio con passione animale e scordato l’urgenza del momento, ma Hinata scattò all’indietro, mai rossa come allora ma abbastanza lucida da non svenire, vista l’urgenza della situazione. Ed il lupo si rese conto che la fame era scomparsa, rimpiazzata dalla serenità.

«Non è… dobbiamo scappare ora.» annaspò, cercando di riprendere fiato, ancora incredula.

«Chi se ne frega!» protestò di malavoglia, ma sollevandola come se fosse una piuma. Rise, rendendosi conto che il suo autocontrollo e ciò che sentiva per lei era davvero più forte del suo istinto animale, e che se si fidava delle sue capacità ce l’avrebbe fatta. «Questo te lo dovevo, quindi non dire quello che penso tu voglia dire. Ma chi ha sparato, tuo padre?» si pentì all’istante della domanda, ma era troppo tardi.

«Immagino non gli importi di aver colpito me…» sussurrò Hinata, triste.

«Basta così. Ti porto da qualcuno che possa curarti.» decise, e la ragazza sollevò lo sguardo, sicura.

«Vado dove vuoi.»

«Da sola con te, no.» si intromise Neji, che aveva abbandonato il fucile e si guardava attorno inquieto.

«Che fai, non difendi il tuo zietto?» lo derise il lupo.

«Ha mirato a caso.» si giustificò l’altro. «Avrebbe potuto colpire anche me, se non gli importava allora… tanto vale che io stia qui. E poteva anche colpire Hinata. A questo punto non mi sembra meriti una mano. Mi sbagliavo, non invidio affatto Hinata, perlomeno io ho avuto una famiglia.»

Hinata si lasciò sfuggire un gemito alle ultime parole.

«Cazzo, che tatto.» commentò Kiba.

«Pensa per te, stupido lupo. Un linguaggio simile non le farà certo piacere, come anche le smancerie pubbliche, sei disgustoso.» lo apostrofò gelido.

«KIBA! TE NE VUOI ANDARE?» urlò Naruto, che aveva appena sfondato la porta di casa e evitato un altro sparo.

«Tieni il passo, inutile umano.» disse rivolto a Neji e cominciando a correre per il bosco.

«Ne hai una anche in braccio, devo dedurre che la consideri inutile?»

«Fottiti.»

Corsero, corsero come mai avevano fatto prima, mentre Hinata diventava sempre più debole per il sangue perso, che tingeva la mantellina di un rosso ancor più scuro e macabro.

«Kiba.» la voce imperiosa di Temari arrestò la loro corsa, frenata all’ultimo. Neji si parò davanti ai due, per difendere Hinata.

«Che cazzo fai? Si può sapere da che parte stai?» sputò Kiba, tanto sorpreso da essere infastidito.

«Smettila. Il giovane cacciatore stanotte non è venuto per ciò che pensi, è stato solo battuto sul tempo da voi.»

«Che cosa? Sei scema?» sbottò incredulo, e dovette chinare la testa per non ricevere una scarica magica.

Il lupo spostò infine lo sguardo sul ragazzo, che lo evitò con noncuranza. «A prescindere dalle mie simpatie personali, non posso tollerare che una fanciulla venga segregata in una casa per una colpa non sua. Ora come ora sono convinto che sia tua la colpa, inutile ammasso di pelo, e non potevo starmene con le mani in mano.» spiegò, altero.

«Parla come mangi…» mormorò Kiba, che non aveva poi capito molto di quel chiarimento.

«Lui voleva salvarla dato che come sempre è tutta colpa tua, e non è che la odi, ma gli conveniva mostrarsi così per non dirle che è geloso della sua condizione. Giusto?» intervenne Temari, altrettanto altezzosa. «Anche se, se davvero vuoi cambiare la tua condizione, limitarti a riempirti di rancore mi sembra inutile.»

«Cosa ne sai tu?» l’aggredì immediatamente il cacciatore.

«Gaara mi ha chiamata per Kiba, e ho avuto modo di assistere a parecchie cose…a proposito, lupo, ti sei dato ai concerti notturni?»

Hinata in quel momento sussultò per una fitta al braccio.

«Lasciamo perdere ora, curala, Temari, per favore.» la supplicò Kiba, ormai disperato.

Temari fissò sbalordita il lupo, che mai si era riferito a lei con tono così umile, e sorrise all’indirizzo della ragazza che tanto lo aveva cambiato.

«Ci vuole solo un secondo, anche se Sakura è più portata per questo… Tu, Neji, giusto? Ho apprezzato le tue parole ed il tuo gesto, dopotutto. Ti stavo osservando, e tu non avresti mai colpito Kiba, dopo le parole di Hinata. Voglio farti un dono. Kiba, intanto metti Hinata a terra.»

Il lupo ubbidì all’istante, e Temari si chinò su di lei.

«Quale dono?» indagò sospettosamente Neji.

«Tu non tolleri che una fanciulla sia tenuta prigioniera… Ebbene, oltre il monte sacro vi è un castello, intorno ad esso è cresciuta una muraglia di rovi, che tiene chiuso al suo interno il più bel regalo che tu possa ricevere. È scritto nel destino che tu debba averlo, perciò va. Prendi la magica spada che ti offriranno strada facendo, fidati di chi incontrerai, perché così deve andare.»

«Io non ho capito… e poi non mi fiderei tanto di una stregaccia-ahia!» la bacchetta di Temari uccise quel commento maligno, mentre Neji rifletteva.

«Dovrei fidarmi? E chi mi darà la spada che mi serve? Cosa troverò?»

«Conosci il significato di fiducia? E allora fidati delle mie parole e fa ciò che ti ho detto, la tua strada è ormai segnata. Credi nel destino, Neji?»

Neji alzò gli occhi al cielo.«Qualcosa del genere. Ma non mi fido di nessuno.»

«Neanche di te stesso? Impara a credere in te per primo, e sii degno della fiducia che gli altri ripongono in te.»

«Gli altri?» domandò, e Temari indicò Hinata, ancora a terra, che riposava dopo i tanti avvenimenti della nottata e la guarigione della ferita. «Questa fanciulla non si è mai spostata dalla traiettoria del tuo fucile, neanche di un millimetro. Sapeva che non l’avresti colpita.»

«Non ne ero certo neppure io.» ammise a disagio.

«Prima di tutto bisogna credere in se stessi, e poi negli altri… Vero, Kiba?»

Suo malgrado, il lupo ghignò. Poi guardò Neji. «Tanto non hai una casa in cui tornare, ti ammazzerebbero. Che ti costa? Vagabondaggio per vagabondaggio…»

«E tu sei quello che rimproverava il mio poco tatto?» ironizzò Neji.

Temari ridacchiò. «Diventerete amici.» decretò.

«Giammai!» risposero entrambi, dandosi le spalle.

Neji alzò ancora una volta gli occhi al cielo, come in cerca di risposte, e infine, senza voltarsi, riprese a camminare.

«Lupo… se le cose stanno come penso… abbine cura.»

E Kiba, che mai avrebbe pensato di poter dire simili parole, sorrise: «Fidati di me, cacciatore.»

Hinata aprì gli occhi, e sorrise a sua volta, senza trattenere più lacrime, stavolta di sollievo.

«Te l’avevo detto che ci si può fidare di te.»

 

 

E tutti vissero felici e contenti… com’è classico di noi.

 

 

Cantavano, ballavano, mangiavano e ridevano, tutto insieme.

Mai si era visto gruppo più mal assortito e più felice in quella valle sempre verde: un tanuki, due streghe, una volpe, due gatti, un grillo, un falegname, un ragazzo che era stato una marionetta, un principe, una principessa, uno scoiattolo, un lupo e la sua femmina, umana.

Festeggiavano la loro nuova casa e la nuova arrivata, che al momento era impegnata in un walzer con il gatto con gli stivali, e non riusciva a trattenere le risa.

Alla fine, esausta, Hinata si gettò a sedere accanto a Kiba, che subito le portò un braccio attorno alle spalle.

«Ti diverti, eh?» chiese, visibilmente al settimo cielo.

«Tanto, davvero tanto.» rispose lei, altrettanto felice.

«Non ti manca casa tua? Voglio dire, quello che ne è rimasto…» rise Naruto.

«Oh, ricordiamo che non abbiamo ucciso nessuno, abbiamo solo fatto danni!» si unì a loro Kankuro.

«Va bene così.» lo ammonì Hinata, ormai entrata in confidenza con tutti loro.

«Quindi tu sei la bella Hinata che ha rapito il cuore del nostro lupacchiotto! Che piacere!» e con una piroetta Lee fu davanti a lei, porgendole una mano in segno di saluto. Hinata sbarrò gli occhi, e ancora peggio fu quando a loro si unì Gai, nella medesima entrata.

«Ti prego, ignorali. A loro ha pensato Karin, maledetta, l’avesse lasciato di legno…»

«Allora, Lee…» cominciò Kankuro con un sorriso malandrino, poggiando una mano sulla sua spalla.

«Abbiamo un affare im-per-di-bi-le!» annunciò Naruto, occupando l’altra spalla del ragazzo.

«Il gatto e la volpe all’opera… quanto adoro il mio branco…» sghignazzò Kiba.

«Naruto, evita.» ordinò Sakura categorica, mentre offriva un cesto di noci a Sasuke. Questi le prese, ringraziando con un grugnito, e lei sorrise amorevolmente provocando l’indignazione di Naruto e l’approvazione estatica di Lee.

Hinata rise, finché non sentì la voce di Choji chiedere: «Ehi, senti un po’, Temari… ma dove hai mandato il nostro giovane cacciatore?»

«Dove potrà finalmente trovare qualcuno a cui aprire il suo cuore…» rispose quella, con una voce civettuola che non le apparteneva, motivo per cui, molto meno signorilmente, lei ed Ino si sganasciarono poco dopo.

«L’hai mandato dalla nostra bella addormentata?[11]» chiese Sakura, che già gongolava all’idea.

«Aveva bisogno di trovare qualcuno che gli desse cieca fiducia, perché potesse cominciare da zero…» spiegò appena più seria Temari, per poi ricominciare a ridere.

 

Neji aprì la porta con cautela, causando uno scricchiolio sinistro. Si pulì una guancia ancora sporca di sangue, e si avvicinò al grande letto al baldacchino, portando una mano alla spada. Su di esso dormiva una ragazza, dai lunghi e mossi capelli castani e l’aria serena.

Il suo cuore di ghiaccio ebbe un sussulto, e si formò una prima crepa. Trovandola così bella e indifesa, fu più forte di lui chinarsi per darle un bacio. Quando si separò da lei incontrò due occhi color del cioccolato, leggermente a mandorla.

La giovane sorrise, mettendosi a sedere.

«Chi sei?»

«Il mio nome è Neji Hyuga, per servirla, mia signora.» rispose, ricordando la propria educazione e recuperando i modi nobili nonostante le origini meno aristocratiche.

«Io sono Tenten, principessa di questo regno.» si presentò con allegria l’altra. «Grazie per avermi svegliata, temo di aver dormito troppo a lungo.» aggiunse, con un caldo sorriso.

Neji pensò che in fondo era piuttosto simile ad Hinata, ed involontariamente si chiese se stesse bene. Imbarazzato, porse una mano alla principessa. «Andiamo?»

L’altra saltò giù dal letto senza accettare il suo aiuto, e lo precedette. «Ah, Neji? Bel bacio!» approvò, per poi fuggire sghignazzante.

Neji si bloccò, sconvolto. “Simile ad Hinata, avevo pensato?”

E poi ricordò le ultime parole di Temari.

«Vai, presto… troverai ciò di cui hai bisogno. Poi torna qui, ma solo quando avrai la stessa espressione stupida di questo lupo qui.»

E temette che davvero, davvero, quella strana principessa l’avrebbe tirato scemo.

 

«Ah, che invidia, scommetto che lo hai mandato a cercarsi una principessa dolce e gentile per placare il suo animo da bastardo» sospirò Kankuro, che non l’aveva particolarmente in simpatia.

«Dolce e gentile? L’ho semplicemente mandato a cercare la persona di cui aveva bisogno…»

E ridendo e scherzando, la cagnara riprese.

Kiba ne approfittò per tirare Hinata con sé, all’ombra di una quercia.

«Cosa succede?» domandò serena la fanciulla.

«Cappuccetto Rosso… Hinata… io mi fido di te.» confessò il lupo, sfiorando con un dito il braccio che lune prima era stato ferito nel suo tentativo di proteggerlo.

«Lo so.» rispose lei, sorridendo sorpresa.

«Si, ma io non te l’avevo mai detto.» proseguì lui, e ammutolì quando lei gli prese le mani, arrossendo per entrambi. La trovò splendida, e pensò che fortunatamente mai avrebbe superato quel suo dolce imbarazzarsi per tutto.

«E io mi fido di te, ma questo lo sapevi già. E non dire che faccio male, non ho mai sbagliato nel farlo.»

«Stavolta ti dico che fai bene, invece. Ormai ho la prova che neanche servita su un piatto d’argento ti mangerei.» dichiarò scherzoso, facendole l’occhiolino.

«S, Choji mi ha detto che invoglio poco a mangiarmi, una volta.» confermò lei, trattenendo le risata.

Lentamente, un ghigno pericoloso comparve sul viso dell’altro. «A me invogli eccome…»

«Kiba-kun? No. No, non farlo! Ah!»

E Kiba la strinse a sé, mordicchiandole una spalla e facendole il solletico, per poi sollevarla e farla roteare in aria; finirono con lo scoppiare a ridere entrambi. Tenendola sospesa a pochi centimetri da sé, Kiba mormorò: «Cappuccetto Rosso e il lupo… se mi avessero raccontato la nostra storia avrei pensato ad un finale diverso.»

Hinata annuì, poi, mentre la rimetteva giù, guardò volutamente altrove cercando di non ridere ancora. «Anche Neji-niisan avrebbe desiderato un altro finale, forse. Ah!» e ancora una volta fu afferrata e fatta scivolare a terra, in mezzo all’erba alta e fresca; qui, lontano da sguardi indiscreti, Kiba smise di ridere, ed i suoi occhi ricominciarono ad ardere come facevano solo per lei.

E la mantellina rossa ebbe un nuovo temporaneo utilizzo, ovvero nascondere agli altri il loro bacio d’amore. A nascondere per qualche secondo agli occhi degli altri il loro “e vissero per sempre felici e contenti.”

«Mi fido di te.»
«Ora, finalmente, anch’io mi fido di me.»

 

 

 

 

 

 

 

 

[10] Gai e Lee sono maestro Geppetto e Pinocchio.

[11] Tenten è la bella addormentata.

 

 

 

 

 

 

 

Bene, parliamone.

Prima di tutto: l’avrei scritta dilungandomi un po’ di più e tutto il resto, se non fosse che appunto c’era un limite di pagine, che ho pure superato.

A metà della storia stavo già indirizzandomi verso l’angst «Parlerò di Kiba e del branco che l’ha cacciato.» e «Ucciderò qualcuno con lo sparo.» al che sono piovute imprecazioni e suppliche «FALLA FINIRE BENE!» [Recchan; Akami] e ho abbandonato l’idea.

La fiducia è il filo conduttore di questa storia, ecco perché si ripete di continuo. Se Hinata non si fosse fidata di Kiba, e Kiba se ne fosse accorto, se la sarebbe mangiata preso dalla fama. Se Kiba non si fosse fidato di Hinata, sarebbe poi fuggito via temendo i cacciatori. E così via, fino alla fine.

Naruto e Kankuro che propongono affari sono rientrati nel loro personaggio di “il gatto e la volpe” anche seguendo un po’ la famosa canzone XD

Karin, ho scordato di dirlo, è ovviamente la fata [strega?] che trasforma Pinocchio e di cui ora non ricordo il nome XD

La fiducia riappare anche con Neji e Tenten, non potevano mancare. Lei, la bella addormentata, che cancellerà le tenebre del bel cacciatore/suo salvatore XD era un principe forse? Chissene, io non conosco bene le fiabe. E comunque Tenten/Aurora era leggermente poco fiabesca. Leggermente.

Passiamo alle risposte alle recensioni, e sappiate che vi amo per aver recensito XD comprese quelle aggiunte all’ultimo, ovvio. Una recensione in più fa sempre piacere.

 

Hotaru: era sensato anche dire “grande Hinata” XDD sai che mi piace il tuo nick? Posso usarlo come nome di qualche personaggio, se capita? XD in effetti sì, ho cercato di far rispecchiare il carattere dei personaggi col loro “animale” e anche di mantenere un po’ il loro carattere. Neji ha effettivamente tentennato come hai visto tu, e ha anche ceduto alla fine, ricavandone un bel regalo da Temari. Grazie tantissimo per aver recensito! 

 

BloodNyar: IO.AMO.LE.RECENSIONI.LUNGHE. l’ho guardata meravigliata e felice XD ma sì, meglio tardi che mai, specie se recensisci in tale modo! ti ringrazio per tutti i complimenti, e passo al commento: anche a me qui Kiba e Hinata piacciono assieme, hanno messo la coppia quasi in parità con le naruhina, nella mia lista personale. Shino ha fatto successo, accidenti XD eh, per farlo offendere con tipaccio ho pensato a quando nel manga se l’è presa per non essere stato riconosciuto XD tranquilla, come hai potuto leggere poi, Kiba è miracolosamente sopravvissuto, nonostante la mia fama XD ti ringrazio tantissimo per la tua recensione così precisa e sentita, mi inorgoglisce abbastanza da spingermi oltre alla pigrizia alla Nara e farmi rispondere e pubblicare XD grazie ancora! 

 

Yellow_B: ecco qui, da oggi potrai dormire felice XD ho riso un sacco quando ho letto che sono proprio una carogna XD dovresti sentire che dicono di me le mie amiche XD grazie per aver recensito, e grazie per aver sempre seguito, è la spinta che aspetto sempre per scrivere!

 

Shizuki: beh, meglio tardi che mai XD la presentazione l’avrei cambiata volentieri, ma ormai era troppo tardi… a me non sembra così carina XD Sasuke il gatto? Ma sì, solo che poi mi sono ricordata che il suo nome vuol dire scoiattolo [e chi se lo dimentica con tutti gli sfottò seguiti alla scoperta] e ho deciso di farlo così. Ma no, non ha un aspetto simile, povero XDDDD ha le orecchie da scoiattolo, questo sì, e la coda a batuffolo tanto perché Naruto sfotta, nel caso. Ci farei una spin off solo su questo XD altra gente che si ricrede sulla KibaHina… io che sono NaruHina dovrei spararmi XD comunque grazie mollissimo (XD) per i complimenti, è bellissimo leggerne tanti insieme e di ogni tipo, a storia, titolo, me… bello, sì XD per la fine, sono stati coinvolti entrambi come vedi, ma niente di irreparabile XD grazie mille per la recensione!

 

Arwen88: non avevo mai pensato di ucciderli tutti! *mente, poi ricorda di averlo scritto nelle note* coff. Ad ogni modo… ed anche Naruto era nel mio mirino… dicevo, ecco, sì, anche a me piaceva farli tutti felici, e poi ancora di più il cambiamento brusco, ecco. Comunque, sei stata accontentata. Sono tutti vivi! Miracolo! XD grazie per avermi sempre seguita!

 

Lauretta92: Ero calorosa? Bello XD quasi dimostrazione di umanità di Neji? Ma povero XD in questo come vedi è stato rivalutato del tutto, lui non aveva cattive intenzioni! Più o meno… e tolto Kiba… beh, non ne aveva verso Hinata… no, non è vero neanche questo. L’importante è che ne sia uscito bene, Oh. come avrai letto, stavo per fare una strage ma mi sono trattenuta, la farò altrove XD ti ringrazio ancora per avermi sempre seguita! Grazie di tutto!  

 

 

 

Grazie ancora millemila volte a tutti, avrei volentieri pubblicato prima ma ho cominciato a rispondere alle vostre recensioni solo poco prima che il sito fosse bloccato, al diavolo XD comunque, non è stato male… quindi tenete gli occhi aperti, potreste trovare un’altra KibaHina o una spin off di questa storia XD

 

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