I Saiyan arrivano in città

di JeanneValois
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due piccole menti diaboliche ed un piano infallibile ***
Capitolo 2: *** Dubbi e sospetti ***
Capitolo 3: *** Waiting for Shenron ***
Capitolo 4: *** Sette sfere per sette saiyan ***
Capitolo 5: *** La mala pianta ***
Capitolo 6: *** Casa dolce Casa ***
Capitolo 7: *** Questioni di Famiglia ***
Capitolo 8: *** Il piano della Fenice ***
Capitolo 9: *** Seminando vento ***
Capitolo 10: *** Tre magnifiche serpi in seno ***
Capitolo 11: *** Apparenze ***
Capitolo 12: *** Camera con vista ***
Capitolo 13: *** La Belle Dame sans Merci ***
Capitolo 14: *** Aria di Famiglia ***
Capitolo 15: *** Tutta colpa del vino ***
Capitolo 16: *** Lealtà saiyan ***
Capitolo 17: *** Donne che parlano troppo ***
Capitolo 18: *** Le due facce della stessa medaglia ***
Capitolo 19: *** La strana coppia ***
Capitolo 20: *** Il buongiorno si vede dal mattino ***
Capitolo 21: *** Pasticci e Pasticcini ***
Capitolo 22: *** Lo scandalo del bignè ***
Capitolo 23: *** Indietro nel tempo ***
Capitolo 24: *** Il valore delle cose appassite ***
Capitolo 25: *** Il fascino dell'inganno ***
Capitolo 26: *** Stella nera ***
Capitolo 27: *** As it began ***
Capitolo 28: *** Complici & Compagni ***
Capitolo 29: *** Intolleranze ***
Capitolo 30: *** In vino veritas ***
Capitolo 31: *** Il rumore delle menzogne ***
Capitolo 32: *** L'anarchia del corpo ***
Capitolo 33: *** Pettegolezzi e bisticci ***
Capitolo 34: *** Il male della procrastinazione ***
Capitolo 35: *** Inganni e pregiudizi ***



Capitolo 1
*** Due piccole menti diaboliche ed un piano infallibile ***


- Due piccole menti diaboliche ed un piano infallibile -

alias

- Una telefonata malandrina -


 

"Ascolta Pan, ho già pianificato tutto. Vedrai, ce la faremo!"

"Tu dici? Bra, io non ne sono poi tanto sicura...e se la situazione ci dovesse sfuggire di mano? " chiese titubante la piccola Son dall'altra parte della cornetta.

"Naaa! Sta tranquilla! Ho già pensato a tutto io!"

"Sì, però..."

"Pan, ti devo forse ricordare quale sangue ci scorre nelle vene? Beh...io ne ho molto più del tuo, però siamo pur sempre le discendenti della gloriosa razza, tienilo bene in mente!" cercò di rassicurarla l'amica. Quando Bra si metteva in testa qualcosa, diventava incredibilmente risoluta. Del resto, lei era Bra Brief, la figlia di Bulma Brief e di nientepopodimeno del Principe dei Saiyan, mica di due persone qualunque!

"Pan, tutto andrà alla perfezione, fidati. E poi abbiamo Trunks!"

"Che cooosa? Gli hai raccontato tutto?" urlò stupefatta Pan.

"Shhh che ti sentono! Macchè raccontato tutto! Gli ho raccontato...qualcosa. Insomma, gli ho detto che tu ed io volevamo andare alla ricerca delle sfere del drago per motivi...beh...strettamente personali, che solo noi donne possiamo capire, sai, quelle cose da donne, tanto per far passar la voglia a mio fratello di chiedere altro."

"Ahh...ma...in che senso "cose da donne"? Non capisco." le chiese la moretta, non cogliendo del tutto il concetto.

"Ufff! Come sei piccola, Pan!" la sgridò l'amica.

"Ehy! Io non sono piccola! E ti vorrei ricordare che io ho solo due anni meno di te, signorina!"

"Ah! Vedo che hai capito finalmente di cosa sto parlando." le rispose l'ingegnosa dodicenne.

"A dire il vero no, ma va avanti. Che ti ha detto Trunks?"

"Beh...all'inizio si è mostrato assolutamente contrario, ma poi l'ho fatto riflettere ed ha, guarda caso, deciso di collaborare."

"Ah sì?" le chiese perplessa Pan.

"Certo! Gli ho fatto intendere che io, a cercare quelle sfere, ci sarei andata comunque, con o senza il suo aiuto." le disse intrepida l'amica, per poi assumere un tono melodrammatico "Ah! Quale sventura! Noi, povere ragazzine ingenue, in viaggio tutte sole per questo pericolosissimo pianeta, facili prede di qualsiasi mascalzone..."

"Tira corto, Bra." la rimproverò l'amica. Odiava quando si metteva a fare la vittima.

"Praticamente gli ho fatto capire che sarebbe stato lui il diretto responsabile di qualsiasi cosa ci fosse accaduta. Lui era al corrente delle nostre intenzioni, e si era rifiutato comunque di aiutarci. Come l'avrebbe presa papà a sapere dell'atto di omertà e sconsideratezza del figlio? Fare andare via da sole due ragazzine, senza nemmeno preoccuparsi che ci fosse qualcuno abbastanza forte da proteggerle...solo un idiota non le avrebbe aiutate!"

"Bra, sei perfida!" ridacchiò l'amica. Quanti vantaggi c'erano ad essere la "bambina" del geloso Principe dei Saiyan!

"Lo so! Quindi, sta tranquilla. Andrà tutto alla perfezione! Già penso a quanto ci divertiremo!"

"Ehhh...Chissà come sono questi saiyan!" sospirò trasognata la piccola Pan "Anche il nonno è un saiyan, lo so, però lui non vale, la conosco la storia della botta in testa. Ma questi sono proprio saiyan veri, ci pensi?"

"Perchè, scusa? Mio papà è finto?" chiese sbigottita la figlia del Principe udendo quelle parole.

"No, però è da così tanto tempo che è sulla Terra...cioè, da quello che mi ha raccontato nonna Chi-Chi, tuo papà è cambiato parecchio da quando è venuto a vivere in mezzo a noi. I suoi commilitoni sono invece morti nel pieno della loro essenza saiyan, non hanno avuto il tempo di cambiare, sono originali al cento per cento!" spiegò l'ingenua Pan.

"Mhhh...per fortuna che mio padre non ti sta ascoltando...dopo sì che mi toccava andare alla ricerca delle sfere, ma per farti tornare in vita!"

"Braaaaa!!!"

La voce della madre risuonò per tutta la casa.

"BRA! Tesoro! Hai finito con il telefono? Attacca! Devo fare una telefonata importante! E vai a farti la doccia che fra poco è pronta cena!"

"Pan, ti devo lasciare. Madre in agguato. Ci sentiamo domani. E mi raccomando, acqua in bocca!" sussurrò Bra alla complice.

"Bene, a domani!" rispose Pan, riattacando il telefono.

 

 

Angolo dell'autrice

Salve a tutti! Era da un po' che ci stavo meditando, ed alla fine ho deciso di mettermi alla prova e tentare di scrivere una mia personale fanfiction su questa meravigliosa opera di Akira Toriyama.

Ad essere sincera, Dragon Ball GT non mi è mai andato giù, ho provato a farmelo piacere ma non c'è stato verso! Quindi, in questa storia, ho deciso di "cancellare" il GT e far sì che questo racconto sia un bizzarro seguito dello Z.

Niente taglio di capelli e niente baffi alla Freddie Mercury per Vegeta, e niente aspetto da "old lady" per Bulma e Chi-Chi. (all'inizio del GT Bulma avrebbe 56 anni e Chi-Chi 52 e vengono disegnate come due settantenni...Ma stiamo scherzando?)

Si ripresenteranno vecchie conoscenze e ci saranno nuovi arrivi, pronti a scombussolare la tranquilla vita di città della famiglia Brief & co.

Spero che questa specie di prologo possa aver stuzzicato il vostro interesse...presto pubblicherò il seguito! Ciao!

Ah...mi raccomando! Recensite! Ogni opinione o predica è ben voluta!

 

Disclaimer

Dragon Ball, Dragon Ball Z e Dragon Ball GT - con personaggi annessi - appartengono ad Akira Toriyama.

A me appartiene solo l'assurdità di questa storia.

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Capitolo 2
*** Dubbi e sospetti ***


- Dubbi e sospetti -


Un distinto signore stava serenamente passeggiando per la città, potendo finalmente gioire  dell'aria quasi pulita che lo scarso traffico estivo concedeva in quella stagione.
Ad un tratto una inumana risata squarciò il silenzio.
La quiete mattutina venne bruscamente interrotta da sguaiate risa e urla beduine provenire dall'interno delle Capsule Corporation.
"Questi scienziati pazzi!" commentò, prima di darsela a gambe.

Trunks notò dalla finestra di camera sua quel pover'uomo correre via spaventato.
Scosse la testa e si girò verso la fonte di quegli schiamazzi.
Lo vide, rosso in volto, con le gambe tremanti che a mala pena reggevano il peso del corpo, le mani intorno alla pancia ed il respiro affannato.
"Goten, per favore, un po' di contegno."
Trunks gli aveva raccontato di come sua sorella, piccola, tenera vipera, l'aveva ingegnosamente ingannato, obbligandolo così a "prestarle servizio" per una missione che non era troppo chiara e che lui riteneva alquanto sospetta. Ancora ventiquattr'ore di libertà, e poi si sarebbe ritrovato a fare da balia a due irrequiete e scriteriate ragazzine per chissà quanti giorni .
"Non è possibile! Non ci credo!" ripeteva di continuo Goten, mentre rideva della sventura dell'amico.
"C'è qualcosa sotto, Goten. Me lo sento, gatta ci cova!" gli disse preoccupato Trunks, mentre si sedeva sconfortato sul letto. "Vorrei tanto capire che cosa sta passando per la testa a quella mattarella."
Questioni di donne, gli aveva detto. Peccato che quella piccola donna altri non fosse che sua sorella, quel batuffolo tutto tenerezza e furbizia che l'aveva spodestato dal trono di figlio prediletto dodici anni addietro.
"Ma di cosa ti preoccupi, Trunks! Sarà uno dei suoi capricci!" cercò di rassicurarlo l'amico, mentre la sua schiena stava letteralmente pulendo il pavimento, non essendo le sue gambe più in grado di reggerlo. "Magari vuole chiedere al drago una borsa firmata, dai, quella che voleva per Natale e i tuoi non gliel'hanno comprata!"
"No, non credo Goten. Bra ha i suoi difetti, ma non penso che si metterebbe alla ricerca delle sette sfere per un motivo così futile. La borsa se la può sempre comprare!"
"Allora magari desidera qualcosa che non si può ottenere così agevolmente, che so, forse desidera un seno come quello di Bulma! Piatta com'è, avrebbe proprio bisogno dell'intervento del drago per avere due tette così!"
"Tzk, che schifo, Goten! Stai sempre parlando di mia madre e di mia sorella, tanto per fartelo presente!"
"Ma potrebbe essere un buon motivo."
"Potrebbe...e tua nipote, allora? Non mi sembra ancora entrata nella fase "voglio diventare una perfetta donzella"...come mi spieghi la sua adesione?"
"Lo sai che Pan ama mettersi in gioco. Se c'è da intraprendere un'avventura, lei è la prima che si aggrega!" gli disse grattandosi il naso.
Poi ricominciò a ridere sguaiatamente.
"Ma ti immagini? Tu, in mezzo a quelle due mine vaganti, a cercare tutte e sette le sfere del drago? Trunks fai questo, Trunks fai quello, Trunks aiutami con questo, Trunks non ti ho detto di darmi quello...e poi quando quelle due ragazzine si mettono a litigare? Alla fine ti faranno santo!"
Trunks sospirò e si lasciò cadere sul letto, completamente demoralizzato. Come non voleva andare via da solo con quelle due bimbette, avrebbe dovuto sopportarle per tutto il viaggio e stare costantemente attento a quello che diceva per non scatenare le ire delle due giovani ragazzine.
Osservò Goten, che ancora stava sdraiato per terra senza un minimo di contegno e senza riuscire nemmeno a smettere di ridere della malasorte del suo migliore amico.
Guardò poi in direzione della porta. Se suo padre fosse malauguratamente passato nei pressi della sua stanza, avrebbe avuto tutto il diritto ad insinuare che i due ragazzi si gingillavano a giornate sane e non pensavano mai ad allenarsi seriamente.
E lì si accese una lampadina.
Trunks saltò giù dal letto e si precipitò sul suo migliore amico.
"Goten! Amico mio! Complice di mille peripezie, compagno di mille strepitose avventure!"
A udire quelle parole, Goten smise improvvisamente di ridere ed iniziò a sudare freddo. Conosceva Trunks, lo conosceva da una vita, ormai sapeva leggere i suoi occhi, e soprattutto, sapeva riconoscere quello sguardo.
"Oh no no no no no."
"Oh sì sì sì sì sì!"
"No no no, Trunks! Io ho molte cose migliori da fare che stare dietro ai capricci di due bimbette! E ti vorrei ricordare che una di queste è Valese!"
"Ma se Valese è al mare dalle sue amiche fino ad agosto!"
"Sì, ma io le ho promesso che la sarei andata a trovare!"
"E ci andrai, caro vecchio amico mio! Ci andrai!" lo rassicurò Trunks aiutandolo a rialzarsi dal pavimento "Ma dopo aver trovato tutte e sette le sfere del drago!" gli annunciò con un bel sorriso, dandogli delle sonore pacche sulla spalla. "Vedrai, ci divertiremo!"

***

Era calata la notte sulla città.
Bra aveva appena terminato di preparare la valigia, facendo ben attenzione a non dimenticarsi niente, soprattutto il fondamentale radar che le aveva prestato la madre.
Bulma non le aveva fatto troppe domande, aveva preferito rispettare la privacy della figlia. Del resto, pure lei stessa fin da giovane era stata uno spirito libero che amava le sfide, e non si preoccupò se sua figlia, a soli dodici anni, avesse deciso di andare alla ricerca delle sette sfere del drago, magari per trovare il fidanzato ideale, proprio come aveva deciso di fare lei non troppi anni addietro.
Inoltre, c'erano Trunks e Goten con lei e Pan, non ci sarebbe stato motivo di preoccuparsi.

Bra chiuse la valigia ed iniziò a prepararsi per la notte. Si mise il pigiama che tanto aveva desiderato lo scorso compleanno, si pettinò i capelli con la spazzola che tanto aveva voluto quella volta che l'aveva vista dalla parrucchiera della madre, si stese un velo della crema che tanto aveva cercato (e pagato) quando una sua amica le disse che le avrebbe risolto ogni problema dei segni della pubertà e, infine, si mise tra le lenzuola che tanto aveva bramato quando le vide in negozio qualche settimana prima.
Fin da piccola aveva nutrito un forte senso di conquista, una risoluta determinatezza che le permetteva di ottenere sempre ciò che voleva. Non era forte come Trunks quando aveva la sua età, ne era più che consapevole, però, da diretta discendente di quella razza di guerrieri conquistatori, aveva ereditato il loro stesso desiderio di conquista.
Ancora qualche giorno e quei Saiyan che aveva sempre desiderato di conoscere sarebbero stati lì, davanti a lei.

Nella cameretta di un'altra abitazione, una ragazzina di dieci anni non aveva ancora finito di preparare il suo zainetto. Ogni volta che prendeva una maglietta dal cassetto, la lanciava per aria e con mille giravolte la riagguantava senza mai sgualcirla. Sferrava calci e pugni all'aria, facendo infinite acrobazie, saltando dal letto al comò e dal comò alla finestra. Non riusciva a contenersi, diventava euforica al pensiero che presto avrebbe avuto davanti a sè quei famigerati Saiyan, di poterli fronteggiare, di scoprire se erano davvero come se li era sempre immaginati, così forti, temerari, spietati. Sarebbe stata in grado di tenere testa a quei guerrieri talmente impetuosi?
Un leggero bussare alla porta interruppe le sue marziali piroette.
"Ma come? Ancora non sei a letto?" la rimproverò la madre. "Domani devi alzarti presto, tuo zio passa alle otto a prenderti!"
Pan per un attimo sudò freddo. Se c'era qualcosa che la bambina temeva, non era tanto dover fronteggiare un pericoloso avversario, ma subire i rimproveri dei genitori.
"Ho quasi fatto, mamma!"
"Va bene. Dopo passa papà a rimboccarti le coperte. Buonanotte!"
Pan si morse un labbro. Ad un tratto pensò a quello che stava per fare, a ciò che lei e Bra avevano progettato di portare a compimento. Quei saiyan erano gli stessi che avevano causato un'infinità di sofferenze ai loro amici e parenti, soprattutto a suo padre, Gohan.
Fu proprio uno di quei Saiyan la causa della prematura scomparsa di suo padre Goku, mentre l'altro fu l'uccisore di Piccolo, che in un anno era diventato una sorta di padre putativo per Gohan.
Che diavolo le era venuto in mente di fare? Che avrebbero pensato i suoi genitori? Come avrebbero reagito i suoi nonni?
Suo padre ci sarebbe rimasto di sicuro malissimo se avesse scoperto che proprio sua figlia aveva riportato in vita quei due spietati assassini.
Era già pronta a telefonare a Bra, ma improvvisamente quel suo cuore di bambina lasciò il posto a qualcosa che lei aveva già sentito, qualcosa che aveva già provato tutte le volte che, con suo nonno, aveva fronteggiato degli abili guerrieri. Il suo sangue saiyan le stava parlando. Capì che era proprio la sua indole, la sua natura saiyan, a desiderare quell'incontro. Avrebbe riportato in vita la squadra del Principe Vegeta per sfidarla, affrontarla e, alla fine, vincerla.




Angolo dell'Autrice

Rieccomi qui con il secondo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo e chi ha inserito la mia storia tra le seguite. Spero di non deludervi!
Dunque, i saiyan ancora non si sono visti, a quanto pare si stanno facendo attendere! Ma ci penseranno nel prossimo capitolo a mettere un po' di scompiglio nella vita di questi pacifici terrestri.
Come sempre, recensite, recensite, recensite! Ogni opinione o predica è ben accetta!

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Capitolo 3
*** Waiting for Shenron ***


- Waiting for Shenron -


Erano passati ormai una decina di giorni da quando i quattro intrepidi giovani erano partiti alla ricerca delle sette sfere del drago.
La ricerca stava andando bene: in effetti, le ragazze erano più che soddisfatte, i ragazzi, dopo aver rischiato di essere ingoiati da una balena e di essere poi inceneriti da uno sputafuoco circense, un po' meno.
Dopo essersi sottratti anche ad un processo per oltraggio a pubblico ufficiale, Trunks e Goten iniziarono a spazientirsi e a fare pressione sulle due ragazze per sapere almeno per quale importante desiderio stavano rischiando di compromettere la loro salute mentale. Ma Bra e Pan si erano ben impuntate a non dire nulla, ben consapevoli che un solo minimo accenno alle loro reali intenzioni avrebbe fatto saltare l'intero piano.
Solo quando Goten e Trunks decisero di fare sciopero ad oltranza, le due piccole menti diaboliche dovettero scendere a compromessi: per calmare le acque, decisero di concedere uno dei tre desideri ai ragazzi. In fin dei conti, se l'erano più che meritato!
Con ciò, Trunks e Goten si rimisero al lavoro e cessarono di fare altre domande indiscrete.

In quei dieci giorni avevano recuperato già sei sfere. Ancora un ultimo sforzo e il desiderio delle due temerarie e sventate ragazzine si sarebbe avverato.

***

La sera stessa del ritrovamento della sesta sfera, i due ragazzi si erano rinchiusi nella loro stanza intenti a meditare su quale richiesta fare al drago Shenron. Occorreva trovare un desiderio che soddisfacesse entrambi, essendo il loro un desiderio "in comune".
Ricevere tanti soldi? No, Trunks ne aveva fin troppi.
Trovare una fidanzata? No, Goten ne aveva già una e quella bastava a dare sufficienti grane.
L'eterna giovinezza? No, al momento non era proprio la loro massima ambizione.
Passarono buona parte della serata ad elencare una sequela di possibili desideri che fossero consoni ad entrambi. Si misero ad annotarli su un foglio di carta, ma un attimo dopo li cancellavano uno ad uno. Per quanto si impegnassero, non riuscivano proprio a trovare un compromesso.

Nella stanza attigua, le due ragazzine avevano invece le idee molto più chiare.
Ripeterono tra loro il procedimento che avrebbero attuato una volta invocato il drago Shenron.
Per prima cosa avrebbero chiesto che le anime dei guerrieri saiyan venissero portate al loro cospetto, in modo tale che, una volta resuscitati, i guerrieri non si trovassero sparpagliati per il pianeta bensì davanti alle due ragazze. Per seconda cosa, li avrebbero fatti tornare in vita.
Per terza cosa...
"Bra, speriamo che a quei due non venga in mente di annullare i nostri precedenti desideri con il loro!"
Bra corrugò la fronte nell'udire l'ipotesi dell'amica. In effetti c'era questo rischio e non l'aveva valutato quando aveva concesso ai due ragazzi il terzo desiderio. Riflettè un poco, ma poi la sua espressione tornò nuovamente serena.
"Sta tranquilla, Pan. Vedrai che andrà tutto liscio come per Thunder! Una volta che se li troveranno davanti, non li rispediranno indietro!"
Pan si tormentò involontariamente un labbro. Bra in parte aveva ragione, con Thunder quella volta era andata bene. Ma la fortuna si sarebbe ripresentata anche in questa occasione?

Ripensò alla mattina di un paio di anni addietro, quando lei e Bra, gironzolando spensierate per il mercato della città, decisero di prendere dallo stand del canile un piccolo cucciolo di lupo. I genitori di Pan erano contrari ad un animale in casa, per il semplice fatto che entrambi lavoravano per buona parte della giornata e perciò non restava loro molto tempo per accudire un cane. Inoltre ritenevano che Pan fosse ancora troppo piccola per prendersene cura da sola.
Fatto sta che, quando Pan arrivò a casa con il cucciolo di lupo in braccio e i suoi genitori se lo ritrovarono davanti, nè Gohan nè Videl se la sentirono di riportarlo indietro.
Anche per gli spietati guerrieri saiyan avrebbe funzionato lo stesso trucchetto?

"E se invece facessimo esprimere a Goten e a Trunks il primo desiderio, così dopo non ci sarà più il rischio che annullino i nostri?" chiese Pan, rallegrata dalla sua brillante idea.
Purtroppo Bra, stanca dalla lunga giornata, era già crollata tra le braccia di Morfeo.

***

"Hey Goten, guarda un po' il radar dove dice che si trova la settima sfera?"
Trunks passò il radar all'amico intento a fare colazione. Con ogni probabilità, quello sarebbe stato per loro l'ultimo giorno da baby-sitter.
Goten osservò la cartina mostrata dal radar. "Beh? Allora?"
"Ma come? Non riconosci queste famosissime linee geografiche?"
"Dovrei?" chiese Goten distratto, ficcandosi in bocca un'altra cucchiaiata di latte e corn flakes.
"E dai, Goten! Basta essere così depresso! Siamo giovani, forti, al nostro apice! Noi adesso dovremmo essere in giro a folleggiare, non a rimescolare quei corn flakes mollicci nella ciotola!"
Goten continuò a girare il cucchiaio nel latte, a capo chino.
"Goten!! La settima sfera si trova niente meno che a Feiersee! E che cosa c'è in questo periodo dell'anno nella località di lago più mondana del pianeta?" gli chiese Trunks, completamente esaltato.
Non ricevendo alcuna risposta dall'amico, Trunks rispose al posto suo.
"Il Partytiger!!"
"E con ciò?" ribattè Goten, mentre continuava apaticamente a mangiare i corn flakes.
"E con ciò?? Miriadi di ragazze scatenate, in costume da bagno, pronte e festeggiare dalla mattina alla sera, desiderose di allontanare al più presto i ricordi dei pomeriggi passati sui libri con la compagnia dei loro coetanei dell'altro sesso...hai ancora voglia di piangerti addosso?"
Goten alzò gli occhi verso Trunks, continuando a masticare i cereali. Abbassò lo sguardo, riflettendosi in quella pozzanghera di latte dove galleggiavano ancora dei fiocchi mollicci.
Con un colpo del braccio, Goten fece cadere a terra la ciotola e scattò in piedi.
"Che cosa stiamo aspettando?" gli chiese il moretto con un sorriso marpione.
"Che mi vada a cambiare la maglia." gli rispose Trunks, guardandosi la t-shirt completamente zuppa di latte.

***

Feiersee era una piccola località balneare che in quella stagione veniva assediata dagli studenti di molte università del pianeta.
Il radar indicò l'esatta posizione della settima ed ultima sfera: esattamente nel punto più profondo del lago. Trunks e Goten si guardarono negli occhi: anche questa volta sarebbe toccato a loro recuperare la sfera.
"Ragazze, voi mettetevi comode a prendere il sole, ci pensiamo noi baldi giovani a portare a termine la missione di recupero!" disse sarcastico Trunks, mentre affidava a Pan lo zaino contenente le altre sfere, scaraventando poi i suoi vestiti addosso alla sorella per rimanere infine in costume da bagno.
"Pronto, Goten?"
Appena il suo amico annuì, i due giovani si immersero nel lago, lasciando le ragazze a fare da guardia alle sfere ed agli abiti.

Il radar indicò che la settima sfera si trovava all'interno di un piccolo tunnel. Trunks e Goten passarono a setaccio la minuscola galleria, facendo attenzione a non venire morsicati dai famelici pesciolini che lo abitavano.
Avvolta da delle viscidissime alghe c'era l'ultima sfera del drago. I due ragazzi si guardarono commossi negli occhi: con quella sfera la loro vacanza poteva avere inizio!

Riemersero dalle acque con un sorriso trionfante sul volto. Goten impugnava la sfera come fosse uno scettro del potere. Si diressero verso le ragazze, le quali avevano preso in parola il consiglio di Trunks: infatti si erano messe tranquillamente a prendere il sole.
Quando videro che cosa c'era nella mano di Goten, Pan e Bra si precipitarono su di loro, abbracciandoli per la felicità.
"Le abbiamo! Le abbiamo tutte e sette! Ce l'abbiamo fatta!" strillarono euforiche le due ragazzine.
"Sì, diciamo che io e Goten ce l'abbiamo fatta, tanto per essere fiscali."
"Va beh, sono dettagli, fratellone!" le rispose Bra, dandogli un sonoro bacio sulla guancia. Era talmente felice che in quel momento avrebbe baciato pure Thunder sulla bocca. Prese la settima sfera dalle mani di Goten e la ammirò in tutto il suo splendore.
"Pan! Ma guarda come è bella questa sfera!" le disse, mostrando come l'ultima sfera si illuminasse quando la metteva vicina allo zaino che conteneva le altre sei.
"E adesso non ci resta che invocare il drago!" gridò Pan con entusiasmo.
"Calma, ragazze, calma!" disse Goten con un'espressione furbetta sul volto. "Non c'è bisogno di avere tutta questa fretta! Le sfere mica scappano, e nemmeno i desideri!"
Le ragazze gli lanciarono un'occhiata interrogativa.
"Quello che Goten vuole dire è che il drago lo possiamo invocare anche più tardi...guardate quanta gente c'è qui...se venisse buio tutto d'un colpo, si spaventerebbero tutti e ci sarebbe il delirio assoluto!" disse Trunks, cercando il tal modo di convincere almeno Pan, che tra le due sembrava quella più ragionevole.
"E allora andiamo da un'altra parte! Basta andare lontano da qui, no?" sostenne zelante  Bra.
"Bra, sorellina cara" iniziò a ribatterle il fratello, in quale stava cominciando a perdere la pazienza "Goten ed io siamo stati dietro ai vostri capricci per giorni interi e..." il ragazzo prese un bel respiro e continuò "Ok, questo discorso avrei preferito non doverlo mai fare alla mia sorella dodicenne, ma...vedi quelle ragazze là?" le domandò indicandando un gruppetto di belle ragazze dalle forme invidiabili "Ecco, Goten ed io, adesso che abbiamo terminato la ricerca delle sette sfere del drago, vorremmo metterci alla ricerca di..."
"Di ben altre sfere, ho capito Trunks, non sono mica scema!" lo interruppe la sorella, incrociando le braccia al petto. "E va bene, fate un po' quel che vi pare! Andate a fare i bei galletti, il drago può aspettare!" sbuffò Bra, scocciata per l'indesiderato cambio di programma.
"L'ho sempre saputo che in fondo sei una sorellina splendida!" esultò Trunks, abbracciandola forte. Bra sospirò arrendevolmente e scosse la testa, ormai ci aveva rinunciato ad avere un fratello "normale".

"Ma guarda che bella coppietta! Chi è? La tua fidanzatina?" chiese una voce suadente.
Trunks alzò lo sguardo ed arrossì copiosamente quando si accorse che quella voce apparteneva ad una graziosa biondina dalla pelle abbronzata che era in compagnia di una moretta altrettanto bella. Di scatto, si allontanò dalla sorella ed iniziò a ridere scioccamente portandosi una mano dietro alla testa.
"No no, ma quale fidanzata! Lei è la mia sorellina! Fai ciao con la manina, Bra!"
Bra lo guardò diffidente e si portò una mano al volto. Poveri noi, pensò.
"Ah! E lui è il mio amico Goten e questa è la sua nipotina Pan...sapete, avevano voglia di fare una gita al lago e noi le abbiamo accompagnate!" spiegò Trunks, cercando di trovare una scusa credibile.
Le due ragazze sorrisero allo strano comportamento del giovane, che pareva quasi agitato.
"E quindi il tuo fratellone ti ha portato a fare una gita, eh?" chiese la bionda a Bra "Lo sai che sei fortunata? Mio fratello non mi ha mai accompagnato a fare neanche una passeggiata! Non è mai stato così gentile come tuo fratello...e nemmeno così carino!" concluse sussurrandole l'ultima frase all'orecchio e facendole l'occhiolino.
"Tsk, non credere che sia così carino anche la mattina appena sveglio!" le ribattè indispettita Bra.
"Mhhh...spero di scoprirlo molto presto." le rispose scherzosa la ragazza, guardando però Trunks negli occhi, il quale stava sempre più avvampando.
Con la velocità che solo un saiyan poteva usufruire, Trunks prese da parte le due bambine e consegnò loro un paio di banconote.
"Ecco, tenete. Fatene quello che vi pare: mangiatevi un gelato, noleggiate una bici, l'importante è che stiate ben alla larga da noi, è chiaro? Ah...e non mettetevi nei guai! Ci vediamo più tardi...Non cercateci!" bisbigliò Trunks alle due ragazzine che erano rimaste imbambolate dal loro improvviso "rapimento" e dalla successiva esclusione dal gruppo dei "magnifici quattro".
Trunks lasciò Bra e Pan a loro stesse e tornò di corsa da Goten che non aveva perso tempo a sfoggiare i suoi pettorali scolpiti alle ragazze mentre cercava di rivestirsi.

"Tsk, ma te guarda che cafone!" commentò Bra, stringendo il pugno contenente le misere banconente. "Ma come si permette? Metterci da parte come un paio di scarpe vecchie!"
Bra continuò a bofonchiare per un bel pezzo, poi si arrestò quando si accorse dell'espressione inspiegabilmente tranquilla dell'amica. "Come mai non dici nulla? Non ti dà noia come si sia comportato con noi quel maleducato?"
Pan fece spalluce. "No, non più di quel tanto." Un sorriso perfido le si formò sul volto "Penso a quando dirò a Valese di come si intratteneva Goten in sua assenza."
"A Valese?" chiese sbigottita Bra "Ma come? Goten e Valese stanno ancora insieme?"
"Certo, perchè sembri così stupita?"
"Bah...il fatto che lei ha preferito passare l'estate al mare con le sue amiche anzichè con il suo fidanzato non è che sia proprio un buon segno, a parer mio...è per questo che credevo si fossero lasciati."
Pan si grattò il capo. In effetti negli ultimi tempi aveva visto parecchie volte Goten comparire in casa sua a cercare la spalla del fratello maggiore. Però fino a quel momento aveva creduto che il suo abbattimento fosse dovuto ai bassi voti degli ultimi esami e dalle conseguenti tirate d'orecchie di nonna Chichi, non pensava che ci fossero altri motivi dietro.
"Va beh, dai...andiamo a mangiarci questo gelato..." suggerì la piccola Brief "Mi prende sempre una fame ferina quando mi innervosisco!"
Pan sorrise allo sfogo dell'amica. "Sta attenta, Bra, che con il caratterino che ti ritrovi, rischi di diventare una botte!" la canzonò l'amica.

***

Più di tre ore erano passate e dei due ragazzi non c'era più stata alcuna notizia.
Pan e Bra si erano distese sull'erba in riva al lago, guardando le nuvole che con il loro lento e continuo movimento scandivano inesorabilmente il passare del tempo.
Le gambe accavallate di Bra dondolavano nervosamente ed ogni tanto qualche commento "non troppo signorile" usciva dalla sua bocca. Era spazientita. La piccola Brief non era mai stata una che amava l'attesa. Trovava tutto ciò assurdo.
"Brutto screanzato, razza di zoticone maleducato! Che modi!! Ci ha letteralmente dato il benservito quel cafone di mio fratello! E tuo zio non è da meno! E' tale e quale al suo amichetto!" si lamentò Bra, rancorosa. "Via, andiamo!" esclamò ad un certo punto.
Pan si voltò a guardare l'amica, che da ore ormai stava rimuginando sul pessimo comportamento dei due ragazzi.
"Non possiamo." le rispose calma.
"Perché no?"
"Li stiamo aspettando."
"Ah!"
 "Non te la prendere, lo sai come sono fatti quei due. Vedrai che fra un po' arrivano!"

Ma le ore continuavano a passare, e nessun mezzo saiyan era comparso all'orizzonte.

"Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!" sbuffò Bra seduta per terra, mentre con accanimento stava cercando di togliersi una scarpa.
Per passare il tempo, Pan si era invece messa a fare il giocoliere con le sfere del drago, facendole roteare abilmente in aria. Alla fine, spazientita per la lunga attesa, le fece cadere incurante a terra.
Quando una sfera toccò il piede di Bra, destandola dai suoi pensieri, le due ragazze si scambiarono uno sguardo complice. Basta temporeggiare! Avevano atteso abbastanza: era l'ora che il drago Shenron venisse evocato.
Senza esitare, presero il volo alla ricerca di un posto meno affollato dove poter esprimere i loro tre desideri.


Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Prima di tutto, voglio ringraziare chi segue e chi ha recensito la storia che sto (piano piano) scrivendo. Sono proprio contenta. =) Spero solo di non farvi scappare disperati dopo aver letto questo capitolo!
Dunque, ci sono un paio di cose che volevo dire scrivere:
- Questo capitolo ed il successivo - che sarà pubblicato a breve, appena avrò finito di litigare con l'html - erano stati concepiti per essere un unico capitolo, però, a forza di scrivere, stava venendo decisamente troppo lungo e così ho deciso di spezzarlo in due parti. Daje, 'sti saiyan vogliono arrivare o no?
- Il titolo di questo capitolo è stato "liberamente ispirato" a quello dell'opera teatrale di Beckett "Waiting for Godot" ed un paio di citazioni al suo interno sono state riprese dalla sua opera. Chi se non Vladimir ed Estragon potevano dar meglio l'idea dell'attesa? ^__*
Via, basta perdere tempo, vado a finire di sistemare il prossimo capitolo così lo pubblico e non ci penso più!
Come sempre, fatemi sapere come vi è sembrato questo capitolo (un'attesa interminabile?) e ditemi se ci sono stati degli errori, così almeno evito di rifarli!

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Capitolo 4
*** Sette sfere per sette saiyan ***


- Sette sfere per sette Saiyan -


Bra e Pan atterrarono in un'ampia radura sabbiosa abbastanza distante dalla foresta in cui si trovava il bacino di Feiersee.
Posero le sette sfere a terra e si guardarono decise negli occhi: l'emozione era evidente nei loro sguardi.
Presero un lungo respiro e si fecero coraggio.

"Compari Drago Shenron ed esaudisci i nostri desideri!" gridarono le ragazze all'unisono.

Le nubi biache divennero scure ed in pochi secondi tutto intorno si fece buio. Caddero le tenebre ed un gigantesco drago emerse dalle tetre nubi.

Eccolo finalmente. Il drago Shenron, dalla pelle verde e gli occhi rossi, con il lungo corpo serpentino ed i sottili baffi che fluttuavano nel vento.
La sua maestosità era in grado di mettere in soggezione chiunque, anche il più coraggioso degli eroi. Era veramente spettacolare.
"Mi avete evocato, eccomi. Avete tre desideri da esaudire." disse il drago con la sua voce possente.
Le ragazze sentirono il loro cuore battere forte nel petto, talmente forte che quasi faceva male. I loro fiati si fecero corti e le gambe tremanti. Si strinsero le mani incrociando le loro piccole dita affusolate, le loro bocche erano rimaste socchiuse, come non fossero più capaci a muovere un singolo muscolo facciale: i loro occhi spalancati e attoniti mostravano spudoratamente lo stato di stupore che stavano provando in quel momento. Si guardarono negli occhi per farsi coraggio a vicenda.
Bra deglutì a fatica e, dopo un momento di esitazione, prese la parola.
"Potente drago Shenron, ti chiediamo di portare dinanzi a noi le anime dei vecchi compagni di squadra di mio padre Vegeta, il Principe dei Saiyan!"

Passarono secondi che sembravano secoli. Le ragazze si strinsero ancora più forte, intimorite che la loro richiesta non potesse essere accolta.

"Ho esaudito il vostro primo desiderio."
Le giovani non trattennero un gridolino di felicità. Si strinsero ancora più forte le mani, anche se questa volta per la gioia che stavano provando.
"Avete ancora due desideri a disposizione. Qual è il vostro secondo desiderio?"
Pan guardò risoluta Bra e, dopo un cenno del capo dell'amica, prese la parola.
"Drago Shenron, ti chiediamo adesso di portare in vita le anime di questi guerrieri saiyan!"

Il vento si alzò all'improvviso, sollevando mulinelli di polvere e raffiche pungenti di ghiaia che costrinsero le ragazze a proteggersi gli occhi con il dorso delle mani.
Quando il vento si calmò, Bra e Pan riaprirono le palpebre. Il loro cuore continuava a battere all'impazzata.
Strizzarono un poco gli occhi, a causa dei pulviscoli che ancora fluttuavano nell'aria, e, con grande e sorprendente stupore, li videro. Finalmente, i gloriosi guerrieri saiyan erano lì, proprio davanti a loro.

Era come se in quell'istante il tempo si fosse fermato. Li osservarono, uno ad uno.

Il guerriero più vicino a loro aveva dei lunghissimi e folti capelli neri che gli arrivavano fin oltre il ginocchio. Non c'era alcun dubbio: quel guerriero Saiyan era Radish. La protezione della spalla destra era spezzata e la sua armatura presentava un foro all'altezza del torace: ulteriori indizi che avvaloravano l'ipotesi. Infatti alle ragazze era stato raccontato che, durante lo scontro contro Radish, Piccolo aveva cercato più volte di ucciderlo, ma la prima volta il saiyan era riuscito a schivare il colpo, rimanendo però ferito alla spalla destra. Il secondo Makankosappo che Piccolo lanciò andò invece a segno, trapassandogli lo stomaco e  ferendolo mortalmente. Forse da una distanza più ravvicinata si sarebbero potute distinguere delle crepature sulla corazza, causate anni fa da una potente testata di Gohan, quando quest'ultimo, in preda ad una furia sovrumana scatenata dalla rabbia nel vedere il padre barbaramente torturato, attaccò il malvagio saiyan.

Poco più in lontananza si intravedeva un altro guerriero di costituzione robusta.
Sebbene il suo fisico massiccio ed imponente fosse solamente celato da una leggera nube di polvere, le ragazze riconobbero il guerriero dalla sua grossa testa pelata. Appena l'aria si ripulì, il suo viso torvo e sprezzante si rivelò in tutta la sua malvagità e spietatezza.
Il Saiyan sfoggiava un paio di baffi sottili e non indossava altro che una sorta di pantoloncini neri, delle protezioni ai polsi ed un paio di stivali.
Come il suo compagno, teneva la coda avvolta intorno alla vita, tant'è che sembrava quasi una cintura di pelliccia.
"Quello deve essere Nappa! Ci credo che mio padre l'abbia fatto fuori, guarda quanto è brutto!" commentò Bra sottovoce ma con tono sereno e rilassato.
Nonostante avessero di fronte dei crudeli e barbari guerrieri saiyan, le ragazze avevano gli occhi che brillavano dall'emozione e dalla felicità. Difatti la presenza di quei feroci assassini non faceva provare loro alcun senso di timore, ma una pura e semplice gioia.
Pan si destò dal suo mondo d'incanto quando avvertì una delicata gomitata sul fianco.
"Hey, mica male il tuo prozio!" le disse Bra facendole l'occhiolino.
Pan arrossì lievemente al commento dell'amica e scosse la testa. C'era poco da fare, Bra era sempre la solita. Sorrise ripensando a quella volta in cui il dottor Brief ammise scherzosamente che sua nipote diventava tale e quale alle donne della sua vita - la signora Brief e Bulma - quando si trattava di uomini. Il vecchio scienziato non aveva mica torto, pensò Pan.
Riprese ad osservare i guerrieri che aveva fatto tornare in vita e si soffermò a studiare Radish.
In effetti non era così repellente come se l'era immaginato, forse perchè fino a quel momento tutte le informazioni che aveva ricevuto sul suo conto provenivano da fonti non del tutto imparziali o prive di accezioni negative.
Cencioso saiyan, debole terza classe, vile sequestratore d'infanti, origine di ogni male in quanto primo sabotatore della tranquillità domestica della famiglia Son, guerriero scaltro con la tendenza al fraticidio...erano solo una marea di giudizi personali e niente di ciò si avvicinava ad una informazione obiettiva.
Radish era in realtà un guerriero alto e muscoloso ed i lineamenti del volto non erano eccessivamente rozzi come se li era immaginati. Anzi, non poteva negare che il saiyan godesse di un certo rude fascino da risultare quasi attraente.
Pan interruppe la contemplazione del suo volto per passare ad osservare qualcosa di molto più ingombrante che gli apparteneva. Più li guardava, più la ragazzina restava meravigliata da quei folti capelli corvini che le ricordavano una grossa matassa di aculei appuntiti, come il dorso di un enorme riccio nero. Chissà che consistenza avevano...

Repentina, passò la sua attenzione verso Nappa, sperando così di far sparire al più presto il rossore che le si era formato sulle guance.
Nappa sì che era veramente come se lo era immaginato: un uomo burbero, dal volto arcigno e dai lineamenti duri che palesavano tutta la sua arroganza e spietatezza. Un saiyan d'élite.
Scosse la testa, anche per distogliere lo sguardo dalla figura poco piacevole dinanzi a lei.
Nel compiere tale gesto, la sua attenzione fu però colta da un'ulteriore presenza.
Distante dagli altri due saiyan, come distaccato dal resto del gruppo, c'era un altro individuo.
Pan strinse il braccio dell'amica e cercò di farla guardare nella sua stessa direzione.
"Bra, che tu sappia, oltre a Radish e a Nappa, c'era mica qualcun altro?" chiese Pan con voce tremante.
La ragazza, un po' sconcertata, guardò nella direzione che le aveva indicato l'amica. Non aveva mai sentito parlare di un ulteriore saiyan nella squadra di suo padre, gli unici guerrieri di cui lei era venuta a conoscenza erano Nappa e Radish e nessuno mai le aveva riferito dell'esistenza anche remota di un quarto membro.

Dopo un attimo di esitazione, le ragazze decisero di avvicinarsi a quella ignota figura poichè non riuscivano a distinguerne perfettamente la sua fisionomia, anche se, già a quella distanza, non avevano alcun dubbio che si trattasse di una donna.

Incuranti delle esortazioni del drago ad esprimere il terzo ed ultimo desiderio, Bra e Pan, con passo titubante e mano nella mano, si avvicinarono alla misteriosa guerriera.
Aveva un fisico slanciato ed atletico, delineato da una muscolatura non troppo accentuata, un paio di gambe lunghe e snelle, ma comunque ben toniche, ed un viso dai lineamenti giovanili e delicati. Gli alti zigomi scolpiti e il taglio leggermente all'insù dei suoi occhi di ossidiana le davano un'apparenza stranamente felina. I capelli corvini erano sparati verso l'alto, come una piccola fiamma, e folte ciocche sottolineavano l'ovale del viso. Aveva labbra rosate che si socchiudevano in sorriso perverso, mostrando i denti bianchissimi.
Bra e Pan sentirono un brivido correre lungo la schiena quando i loro occhi incrociarono quelli della guerriera. Aveva uno sguardo magnetico ed un'espressione fiera, quasi superiore. Una bellezza crudele ed intrigante, avvolta di un fascino imperscrutabile che sprigionava dalla sua figura come un alone sinistro e oscuro.
Ma ciò che più sorprese le due ragazze era che la giovane guerriera non indossava alcun tipo di armatura o tuta, nè stivali o guanti. Gli unici indumenti che indossava erano degli stracci che le coprivano a malapena le parti intime.

***

"Trunks, abbiamo un problema." sbraitò allarmato Goten all'amico che era ancora impegnato ad intrattenere conversazione con le ragazze.
"Non me lo puoi dire dopo, Goten? Non vedi che sono occupato?" gli fece Trunks, sfoggiando un sorriso smagliante e ammiccando con le sopracciglia.
"Non credo proprio!" Goten lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dal locale in cui si trovavano. "Guarda un po' il cielo...Noti niente di strano?" gli ribattè irritato.
Trunks, seccato per l'interruzione dell'amico, alzò annoiato lo sguardo al cielo.
"Ottimo! Penso che le strozzerò quelle due!" commentò a denti stretti Trunks, prima di spiccare in volo in direzione del drago.

***

Pan avvertì due aure avvicinarsi a loro. Alzò gli occhi al cielo e vide arrivare a gran velocità suo zio e Trunks. Erano furiosi.
All'improvviso, tutta la sua sicurezza svanì come cenere al vento per lasciare il posto al timore che i due ragazzi annullassero i loro desideri o, ancor peggio, uccidessero i tre guerrieri saiyan appena riportati in vita. In quell'istante, tutte le preoccupazioni che l'avevano accompagnata da quando lei e Bra avevano deciso di attuare il loro piano tornarono a galla, facendola cadere nel panico assoluto.

E se quei saiyan le avessero attaccate? Se avessero fatto del male a suo zio? A Trunks? Che ne sapeva se quei saiyan non si fossero allenati negli Inferi diventando addirittura più forti dei saiyan superstiti? Inoltre avevano riportato in vita una guerriera di cui non sapevano nulla, nemmeno la sua forza o la sua pericolosità.

Che cosa avrebbero pensato i suoi genitori una volta saputo che cosa aveva combinato?


Adesso capì che erano state delle stupide, imprudenti ragazzine. Tutto quell'entusiasmo nel compimento della missione aveva offuscato il reale pericolo della loro folle impresa.
Presa dal panico, cercò di rimediare mettendo in atto l'unico piano che la sua mente, in quell'angoscioso momento, era stata in grado di congetturare:
"Per favore, drago Shenron, ti chiedo di rendere questi tre saiyan incapaci di fare del male alle persone innocenti!" implorò Pan in un urlo liberatorio.
Bra si voltò disorientata verso di lei. Che diavolo le era venuto in mente?
Pan la guardò con occhi che imploravano comprensione. Avrebbe affrontato con fermezza i tre pericolosi saiyan, ma non sarebbe stata altrettanto capace di far fronte alla delusione che avrebbe visto negli occhi dei suoi genitori. Con quel desiderio, i saiyan non sarebbero stati in grado di nuocere a nessuno e, forse, lei non sarebbe stata la diretta responsabile della morte di migliaia di persone. Nessuno sarebbe stato in pericolo per colpa sua.

Quando Trunks e Goten raggiunsero le ragazze, si guardarono attorno con aria interrogativa. Percepirono delle aure negative nelle vicinanze ed alla fine si accorsero che c'erano altre tre presenze oltre alle loro quattro. Proprio di fronte a loro.
Trunks prese per le spalle la sorella e la strattonò. "Dannazione! Che cosa avete fatto?" le gridò adirato.
"T...Trunks..." Bra era confusa e spaventata allo stesso tempo. Non aveva mai visto suo fratello così arrabbiato e tuttora non aveva ben chiaro il reale motivo per cui Pan aveva espresso tale insensato desiderio.
La tensione era palpabile nell’aria. I ragazzi erano furibondi non solo perchè le ragazzine non avevano rispettato gli accordi, ma anche perchè, con il loro stupido desiderio, avevano richiamato da chissà dove dei potenti e malvagi guerrieri. Tutto si sarebbero aspettati, ma non una simile idiozia.

Una voce cavernosa proruppe dalle tenebre.
"Ho esaudito il vostro terzo desiderio. Adesso devo andare. Addio."
L'enorme drago sparì dalla loro vista con un lampo, portando con sè le sette sfere che, con tanta fatica, i due ragazzi avevano scrupolosamente cercato.
Il cielo tornò sereno, rivelando ai presenti un insolito spettacolo: di fronte ai quattro meticci stavano tre saiyan di razza pura.
Trunks e Goten riconobbero i due uomini dalle descrizioni fornite dai loro parenti e non riuscirono a comprendere il motivo per cui Bra e Pan avevano deciso di riportarli in vita.

I tre saiyan possedevano la loro caratteristica aria minacciosa, ma si stavano guardando intorno incredibilmente stralunati.
Fino a pochi minuti prima stavano patendo le pene dell'inferno e adesso non sentivano più niente, se non l'aria fresca che accarezzava la loro pelle. Avevano vagamente udito quello strano desiderio implorato da una voce infantile, ma senza comprendere appieno ciò che avrebbe comportato. Erano troppo confusi anche per capire che erano tornati in vita.

Trunks si girò verso la sorella e Pan.  "Volete spiegarci?"
Le ragazze approfittarono del momento di disorientamento dei tre guerrieri per spiegare brevemente ai ragazzi che cosa era successo. Goten e Trunks si passarono le mani nei capelli ad udire tale folle spiegazione.

"Hey, volete includere anche noi nella conversazione, brutti mocciosi?" sbraitò Nappa. "Dove diavolo ci troviamo?"
I quattro giovani saltarono per aria. Il momento di tregua era finito.
"Vi trovate sulla Terra. Non la riconosci, Nappa?" gli gridò seccato Trunks.
I purosangue rimasero stupefatti. Sulla Terra? E come diavolo faceva quel ragazzo a conoscere l'identità di Nappa?
"Vi abbiamo riportato in vita con le sfere del drago. Invece di fare quelle brutte facce, dovreste ringraziarci!" sentenziò Bra, portandosi le mani ai fianchi.
"Tzk, nessuno vi ha chiesto di farlo, bella bambolina." grignò il pelato, provocando dei brividi sulla schiena della ragazza nell'udire quelle parole.
Radish si avvicinò ai giovani per guardarli uno ad uno. "E a chi dovremmo mostrare la nostra riconoscenza?" chiese con tono di scherno.
Le ragazzine deglutirono a fatica e si indicarono a vicenda con un cenno della mano. La voce del saiyan metteva i brividi.

Radish si abbassò alla loro altezza e scoppiò in una fragorosa risata.
"Speravo che due ben precise persone mi riportassero in vita, ma mai avrei immaginato che quelle persone sarebbero state due piccole mocciosette! E, ditemi un po', a cosa devo l'onore?"
Pan lo guardò risoluta in quelle iridi nere come la pece. "Noi siamo i più giovani discendenti della gloriosa razza Saiyan. Abbiamo espresso il desiderio di farvi tornare in vita perchè volevamo scoprire come erano in realtà i guerrieri di razza pura. Vi volevamo conoscere, ecco."
Radish e Nappa si scambiarono un'occhiata stupita.
"Conoscerci?!" esclamarono all'unisono, scoppiando poi in una fragorosa risata.
Radish si chinò verso Pan e le poggiò una mano sul capo, accarezzandole i capelli.
"E brava la mocciosetta!" la beffeggiò pizzicandole una guancia.

Goten si frappose tra la nipote e il guerriero, non troppo contento della vicinanza di quest'ultimo a Pan.
"Toglile le mani di dosso." gli ringhiò furioso.
Radish lo guardò e si scostò lentamente dalla ragazzina, assumendo un'espressione ostile sul volto.
"Abbassa la cresta, sbarbatello, non le faccio mica niente." gli rispose con tono gelido il saiyan.
"Preferirei comunque tu stessi a debita distanza da mia nipote." gli rispose a denti stretti, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Radish gli rise in faccia. Quel ragazzino che cercava di fare il duro con lui lo trovava incredibilmente divertente.
"E tu chi saresti, sbarbatello?" lo interrogò, con un sorriso di scherno.
Goten non si lasciò intimorire dal ghigno e dall'aspetto imponente del guerriero.
"Io sono Goten, il figlio di Goku, tuo fratello." gli rispose duro, guardandolo dritto negli occhi.
A sentire quella risposta, Radish lasciò andare una risata sinceramente divertita.
"Tu saresti quel piagnucolone che strappai a mio fratello? Tsk, ti devo una testata, femminuccia." proferì, strofinandosi il petto con un sorriso malvagio sul volto.
Goten scosse la testa. "Quello era Gohan, io sono Goten, suo fratello minore."
Radish continuò a ridergli irrispettosamente in faccia. "A quanto pare il mio fratellino si è dato da fare sulla Terra. Quanti altri bastardini ci sono oltre a voi due?"

La piccola Pan era completamente avvilita. Non si aspettava di certo un abbraccio ed una stretta di mano da quei saiyan, ma non immaginava che potessero essere talmente perfidi. Ciò che il suo prozio stava dicendo ed il tono che stava usando facevano più male di mille coltellate.

Goten, colto dalla rabbia per l'offesa ricevuta, sferrò un pugno che solo i pronti riflessi del guerriero gli consentirono di schivare.
"Sta calmo, sbarbatello. E poi che fai? Prima ci riporti in vita e poi ci dai il benvenuto con un pugno? Hai dei bei modi per salutare i parenti, nipote."
Goten gli ringhiò contro, ma Radish gli dette insolentemente la schiena per rivolgersi a Nappa.
Con un sorriso ironico spalancò le braccia verso di lui.
"Hey, Nappa! Guarda che magnifica famigliola mi sono ritrovato!" gli mostrò, con tono sempre sarcastico.
Nappa scoppiò a ridere. "Tale e quale come su Vegeta-sei. Voi terze classi avete sempre avuto l'indole di riprodurvi come topi!"
La tracotanza di Radish finì lì. Scosse la testa, quasi amareggiato. Nonostante fossero passati anni, Nappa non era cambiato: tutte le volte che apriva quell'enorme bocca non perdeva occasione di offenderlo per il suo basso rango.

Il guerriero pelato rivolse le sue attenzioni verso quei due ragazzini che fino a quel momento erano rimasti silenziosi.
"A quanto pare i nipoti di Radish si sono scomodati a riportarlo in vita." sentenziò, per fermarsi poi ad osservare la piccola Bra.
"E voi due chi sareste?" chiese mentre un ghigno perfido si formò su quel volto turpe. "Il frutto dei miei lombi? Il ricordo di qualche puttana che ho dimenticato di ammazzare?"
Trunks e Bra alzarono un labbro, disgustati alla sola idea di Nappa intento a procreare.
L'enorme guerriero si avvicinò ulteriormente alla piccola Bra leccandosi lascivamente le labbra. "Tsk, noi saiyan abbiamo sempre avuto la propensione a cercarci delle puttane belle, ma tua madre deve essere stata davvero meravigliosa."
Bra sbarrò gli occhi. Sentì la rabbia ribollirle nel sangue ed un forte senso di nausea nascerle alla bocca dello stomaco.
Il mastodontico guerriero le intrappolò il mento tra due dita.
"Hai proprio un bel faccino, sai? Neanche sembri una mezza saiyan con questo bel visino da angelo puro e innocente."
La piccola Brief si scostò violentemente dal suo tocco, pronta a fargli rimangiare le irrispettose parole che aveva appena pronunciato.

Trunks riconobbe lo sguardo furibondo della sorella. Altro che angelo puro e innocente, i suoi genitori l'avrebbero dovuta chiamare "Lucifero", come l'angelo più bello del Paradiso. Bra era il perfetto connubio dei pessimi caratteri dei genitori e, finchè era ancora in tempo, Trunks preferì intervenire per placare l'ira della sorella.
"Vedi di stare attento a come parli, putrido porco!" gli gridò, mettendosi tra lui e la sorella.
Nappa lo fissò duramente, sogghignando tra sè e sè. Aveva fegato quel moccioso.
L'avrebbe sbattuto volentieri a terra, riempiendolo di calci e pugni, ma vedere il pivello giocare a fare l'eroe intrepido era uno spettacolo esilarante.
Nappa scoppiò in una arrogante risata. "Vedì di stare attento tu a come ti rivolgi a me. Portami rispetto, bamboccio. In fin dei conti io sono -"
"Tu non sei niente, Nappa." lo interruppe freddo Trunks. "E semmai dovresti essere tu a portare rispetto a noi." lo ammonì guardandolo dritto negli occhi.
Posò una mano sulla spalla della sorella, ancora furiosa. "Noi siamo i figli di Vegeta, il tuo, il vostro Principe."
Nappa rimase sconcertato a sentire quel nome. Vegeta, quell'infame che alla sua richiesta di aiuto rispose facendolo saltare letteralmente in aria.

Cadde un cupo e gelido silenzio sui presenti: quella rivelazione aveva riaperto vecchie ferite e fatto riemergere antichi rancori.
Lo stato di soffocante tensione che si era creato faceva scoccare nell'aria minuscole scintille di nervosismo e rivalità.

Ad un tratto, quel silenzio stagnante fu stroncato da una risata cristallina che arrivò violenta alle orecchie degli astanti, destandoli dal loro stato di ipnosi.
I saiyan si erano trovati talmente spaesati che fino a quel momento non si erano nemmeno accorti della sua presenza.
La videro incedere verso di loro. Avanzava diritta, con passo superbo, con la testa alta e lo sguardo fiero.
Quando passò vicino a Radish, che pareva sconvolto ancor più degli altri, il guerriero di terza classe le fece un cenno di saluto con la mano accompagnato da un lieve sorriso, ma lei andò dritta per la sua strada, senza degnarlo della minima attenzione.

Il suo incedere deciso si arrestò solo quando la guerriera si trovò di fronte alla giovane Brief.
Gli occhi, neri e penetranti, roventi come l'anima dannata che vi bruciava dentro, fissavano con insistenza quelli chiari e un po' timorosi di colei che si poteva definire la sua principessa.
La guerriera trattenne un ghigno di fronte all'espressione della ragazza - un misto di terrore e stupore che diventava pian piano una indomabile curiosità - quando i loro occhi si avvicinarono. Le girò attorno lentamente, studiandola. Bra non si muoveva di un centimetro, incantata da quella oscura figura. Non capiva perchè, ma si sentiva come attratta da quella donna, ne era affascinata. Percepiva la sua aura maligna, ma, nonostante ciò, ne era irremediabilmente intrigata.
La saiyan le sfiorò i capelli azzurri, scostandoglieli dal collo in un gesto lento e giocoso, per poi allontanarsi da lei e passare le sue attenzioni sul ragazzo.
La donna era alta quasi quanto lui e lo fissava profondamente negli occhi. Trunks sentì che, quando quelle iridi nere come il carbone si ficcarono nelle sue, fu come gli facessero perdere l'anima e il corpo. Sentì la gola seccarsi, rendendolo incapace di proferire parola, ed i muscoli irrigidirsi, negandogli di compiere alcun movimento. Non sapeva più che fare per svincolarsi da quel femmineo incantesimo.
La saiyan lo studiò attentamente. Quel giovane poteva essere tranquillamente un suo coetaneo. Osservò i lineamenti per niente spigolosi del suo viso, quei capelli esotici e gli occhi così troppo chiari che lo facevano apparire tutto tranne che un saiyan, tanto meno la diretta progenie del principe di tutti i saiyan. Ma lo sguardo...quello era lo sguardo di Vegeta.
"Bene, ma che bella sorpresa!" pronunciò con voce placida. "Avevo lasciato la vita guardando negli occhi un principe rancoroso, e adesso mi ritrovo davanti un bel principe serafico!"
Sorrise compiaciuta e si allontanò da lui quanto bastò per fargli un buffo inchino, la caricatura burlesca di un gesto rispettoso.
Ma la sua spavalderia non durò a lungo. Dietro di lei sentì un coro di urla e fischi e quando alzò lo sguardo vide dinanzi a lei il moretto, che prima stava di fianco al principe, osservarla con occhi spalancati ed un'espressione ebete in volto, le labbra semiaperte ed un rivolo di bava che gli colava da un angolo della bocca.

"Come potevate solamente pensare che avremmo ucciso una creatura talmente divina?" sussurrò Goten con un filo di voce, incantato da quella visione che gli si stagliava davanti.
Lei lo fissò, sprezzante. Non capiva che cosa fosse preso a quegli uomini per comportarsi in quella maniera. Seguì poi lo sguardo del giovane ed alla fine comprese che cosa stesse contemplando con tanta devozione. La sua espressione fiera e superba sparì immediatamente per lasciare il posto ad un'imbarazzante vergogna.
Fulminea, sparì dalla vista dei presenti per andare a rintanarsi nella folta matassa di capelli del guerriero di terza classe. Se non fosse stato per quei minuscoli pezzi di stoffa, sarebbe stata completamente nuda. Al solo pensiero di aver sfilato con quei due miseri veli addosso la guerrierà arrossì con violenza, nascondendo ulteriormente la testa nella chioma del saiyan.
Radish girò il capo per guardarla. "Mhhh...quando ti faccio comodo ti ricordi di me, eh?" le disse sarcastico.
"Taci, idiota!" gli rispose alterata lei, spostandogli la testa con una mano per farlo guardare da un'altra parte.
"Hey, Celosia, che fine hanno fatto i tuoi vestiti?" la canzonò Nappa.
"Potrei chiedere lo stesso a te, brutto bisonte! Almeno io sono uno spettacolo gradevole da guardare!" gli gridò furiosa la guerriera.

Un silenzio imbarazzante cadde sui presenti. La guerriera continuava a dimenarsi tra i capelli del saiyan, cercando di coprire il più possibile le sue nudità dagli sguardi indiscreti di quei pervertiti arrapati.
Radish, che non ne poteva più di sentire le radici dei suoi capelli staccarsi irremediabilmente dal cuoio capelluto, decise che sarebbe stato meglio rivolgere le attenzioni da un'altra parte.
"Hey, mocciosetti, diteci un po' una cosa. Quanti anni sono passati dalla nostra morte?"

Questa domanda servì a cogliere l'interesse di Nappa. Stava diventando fin troppo molesto.

"Dalla tua morte..." Bra fece due calcoli a mente "...sono passati ventotto anni. Mentre dalla morte di Nappa ventisette."

A Radish si drizzarono i capelli in testa. Così tanto tempo era passato? Lui era stato quasi trent'anni a bruciare tra le fiamme degli inferi?
Da morto non aveva avuto una grande concezione dello scorrere del tempo, a volte gli attimi gli sembravano anni mentre altre volte i giorni sembravano minuti. Non aveva idea di quanti anni fossero realmente passati.
Un forte strattone ai capelli lo ridestò dal suo stato di shock.
La saiyan si era arrampicata sulla sua schiena e gli cingeva il collo con le braccia. Le sue labbra gli carezzarono il lobo dell'orecchio sinistro, provocandogli uno strano fremito nel corpo.
"Radish, quanti anni dopo di me sei morto?" gli chiese in un sussurro.

Il guerriero cercò di ripensare al giorno in cui ricevette la notizia della sua morte. In un attimo, il ricordo gli tornò dolorosamente vivido nella memoria.
Radish e Nappa erano appena tornati da una faticosa missione di epurazione.
Una volta raggiunti i loro alloggi trovarono Vegeta che li stava aspettando, la sua espressione era ancora più seria del solito. Senza dubbio c'era qualcosa che non andava. Molto brevemente il principe comunicò ai due saiyan che, a causa di un infausto incidente avvenuto durante gli allenamenti il giorno precedente, la loro squadra si era ristretta a tre componenti. Niente altro.
Nemmeno un addio.

"Sono passati sei anni, Celosia." le rispose con un nodo alla gola.
La saiyan sbattè le palpebre convulsamente.
Trentaquattro anni. Erano passati ben trentaquattro anni dalla sua prematura morte.
Sentì le forze mancarle e solo le braccia forti del guerriero prevennero una sua caduta a terra, sollevandola in braccio.
Gli occhi cominciarono a bruciarle, ma era troppo orgogliosa per far uscire spudoratamente quelle lacrime amare, rabbiose e disperate.

Radish la sentì premere sul petto. Si maledì quando abbassò lo sguardo su di lei.
Osservò il suo bacino scolpito, i suoi seni che dietro a quel velo trasparente apparivano ben turgidi, e le sue gambe, lunghe e affusolate, che per gli occhi del saiyan erano due colonne di alabastro.
Tutto ciò era troppo. Sentì il suo autocontrollo cedere poco alla volta e decise così di poggiarla delicatamente a terra.
La saiyan scese dalle robuste braccia del guerriero e cercò di riappropriarsi del suo solito contegno, sistemandosi alla bell'e meglio quei due cenci velati che le facevano da abito.
Radish si chinò verso di lei. "Se vuoi, ti dò la mia armatura. Non mi importa se rimango a petto nudo." le propose con tono gentile.
Lei gli lanciò un'occhiata perplessa. "La t...tua armatura?" gli chiese in un misto di stupore e diffidenza. "Ma che schifo! No!" gli gridò disgustata. "Tu ci sei morto in quella armatura. Saranno almeno trent'anni che ce l'hai addosso!"
Il saiyan si tirò indietro, risentito, ma allo stesso tempo per nulla sorpreso, per la risposta ricevuta dalla guerriera.
Lei gli dette le spalle e con passo sicuro si avviò verso i due giovani.
Goten continuava a fissarla come un lupo in calore. Lei gli passò davanti, semplicemente nauseata da quella patetica visione.
Quando arrivò di fronte a Trunks, si avvicinò con un passo felpato e sinuoso verso ciò che rappresentava il suo obiettivo. Gli posò una mano sul petto, mentre l'altra gli cinse delicatamente il collo, stuzzicandogli i capelli della nuca. I loro corpi erano talmente vicini che nemmeno una molecola di elio sarebbe passata tra loro. La sua coda stava ondeggiando in un moto lento e sensuale, mentre i suoi occhi stavano fissando intensamente quelli del ragazzo, senza però più quello sguardo fiero e superbo di qualche attimo prima. Si avvicinò al suo volto con le labbra socchiuse in un sussurro seducente.
"Mio principe, sareste così gentile da cedere la vostra regale maglia alla vostra devota suddita?"
Trunks sentì irrigidirsi. Di ragazze ne aveva avute, ma quella era calda, così calda che per toccarla c'era bisogno dei guanti per non bruciarsi.
"S...sì, te lo dò...te l...la dò, te la cedo volentieri." balbettò il giovane completamente imbarazzato.
Quel ragazzo era davvero un passatempo amabile.
Trunks si scostò con malavoglia dal tocco della guerriera per potersi levare la t-shirt.
Sentì gli occhi assetati della donna che lo fissavano intensamente, come fossero due carboni ardenti che, con la loro sola vicinanza, gli avrebbero bruciato la pelle.
Sempre più a disagio passò la maglia alla saiyan, la quale contraccambiò la gentilezza con un sorriso tagliente. "Ma grazie, mio bel principe." lo canzonò lei, mentre indossava la sua maglietta.

Trunks rimase attonito dal repentino cambiamento del suo atteggiamento.
Celosia, incurante, si aggiustò la maglia che ricadeva morbida sulle sue forme. La cucitura delle spalle non era adatta a lei e la trovò alquanto fastidiosa, ma non avendo altre opzioni cercò di farsela andar bene.
C'era un'altra cosa che però non riusciva a sopportare.
crack
"Ma che diavolo fai?!" sbraitò Trunks, vedendo la sua maglia preferita venir strappata da delle mani impazienti.
"Ho fatto il buco per la coda." gli rispose sincera, come fosse una cosa ovvia.
Radish e Nappa scoppiarono a ridere vedendo la faccia sconvolta del principino e l'espressione canzonatoria sul volto della saiyan. Era inutile, certe persone non cambiavano proprio mai.

I due guerrieri si scambiarono un'occhiata complice. Quei quattro pivelli erano impegnati a contemplare la saiyan, approfittare della loro distrazione per attaccarli e ucciderli sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Scattarono repentini verso le loro prede. I loro occhi diventarono immediatamente pieni di fuoco e scintillanti, pregustandosi già il sapore squisito della violenza.
Ma quando furono sul punto di colpirli, i loro pugni e i loro calci rimasero sospesi in aria.
Tentarono invano di sferrare altri attacchi. Nappa si concentrò per scagliare un Break Cannon, la sua arma più potente, ma l'onda di energia non uscì dalla sua bocca. Radish sollevò le braccia e caricò due sfere di energia violacee, si portò le mani in avanti e cercò di sparare il Double Sunday - uno dei suoi attacchi più devastanti - verso i ragazzi, ma senza alcun esito.
I due guerrieri si guardarono sconcertati. Era come se sparassero a salve.
La saiyan venne in loro aiuto, cercando di atterrare Trunks con una potente ma precisa gomitata alla giugulare, ma la sua azione si arrestò ancor prima di aver sfiorato il giovane.

"Che diavolo sta succedendo?" sbraitò Nappa scioccato.
"Vi abbiamo resi incapaci di fare del male alle persone innocenti." gli rispose Pan con tono altero. Se all'inizio si era pentita di aver espresso tale desiderio, adesso provava una gran soddisfazione nel vedere quei tre saiyan - che fino a quel momento si erano divertiti a prenderli in giro con la loro arrogante suberbia - guardarsi disorientati, confusi, sbigottiti tra loro. Sembravano quasi spaventati.
I tre guerrieri spalancarono la bocca, per poco le loro mascelle non caddero a terra.
"Stupida ragazzina! Che cosa vorresti dire con 'renderci incapaci di fare del male'? Che razza di stregoneria è questa?" le gridò furioso il pelato, le sue parole gli uscivano smozzicate dalla gola.
"Assieme al desiderio di farvi tornare in vita, abbiamo chiesto al drago Shenron di rendervi incapaci di nuocere alle persone. Che cosa c'è di così difficile da non capire, Nappa?" lo schernì Bra, desiderosa di restituire l'offesa ricevuta.
Un violento rossore si diffuse per tutto il volto del saiyan, le labbra gli stavano tremando e i denti si serrarono. Il respiro divenne faticoso e sibilante, si sentirono le sue articolazioni scricchiolare mentre i muscoli iniziarono a tremare come scossi da una potente corrente elettrica.
L'intero corpo si deformò orribilmente, gonfio d'ira.

Gli altri due guerrieri si guardarono atterriti, temevano che al loro compagno di squadra prendesse un colpo apoplettico da un momento all'altro.
Una lunga serie di torpiloqui uscì dalla sua bocca, tutti rivolti verso quei ragazzi che l'avevano privato del suo essere.
"Idioti! Cretini! Imbecilli!" sbraitò furente Nappa. "Ma vi rendete conto di cosa avete fatto? Ve ne rendete conto?! Ci avete levato la nostra ragione di vita! Maledetti! Noi siamo nati per combattere, per sopraffare gli altri! Noi siamo fatti per uccidere!"

Radish e Celosia si scambiarono un'occhiata, disperati. Un profondo senso di angoscia li stava invadendo in quel momento. Quello che Nappa, iracondo, stava sputando addosso ai ragazzi, era lo stesso che stavano provando loro, ma erano troppo sconvolti anche solo per proferire parola.
Celosia avvertì un leggero tremore alle mani ed alle gambe. Un ghigno nervoso le si stava formando sul volto.
Radish si lasciò cadere a terra, sconfortato. Non riusciva a muoversi o a dire nulla.
Solo un pensiero pungente gli tormentò la mente.
Che ne sarà di noi adesso?





Note dell'Autrice

Come promesso, ecco la seconda parte!
Ohhh...Finalmente ce l'ho fatta a far arrivare questi saiyan!

Siccome non ho scritto abbastanza (certo, come no, il capitolo è solo un tantinello lungo), vorrei fare un piccolo appunto sul nome del "nuovo personaggio".
Originariamente il nome della saiyan doveva essere un altro, poi - puff! - l'ho cambiato praticamente all'ultimo.
Perchè questa insana idea?
Dunque, chi, come me, non è una grande studiosa delle piante e di tutto il mondo vegetale, si chiederà (ma anche no) che razza di nome è questo.
Io conoscevo la Celosia come una semplice pianta ornamentale, poi - wikipedia docet - ho scoperto che in realtà (almeno per gli anglosassoni) la Celosia viene considerata un ortaggio.
Ebbene sì, quelle foglie - che a me non verrebbero nemmeno in mente di usare, neanche per farmi vento - vengono cucinate in svariate maniere e pare che abbiano un sapore simile agli spinaci. Le svariate proprietà terapeutiche non ve le sto neanche ad elencare.
Ciò che però mi ha colpito, e che quindi mi ha fatto subito cambiare idea sul nome da dare alla saiyan, è stato il nome "comune" che viene dato alla Celosia: cockscomb. Cresta di gallo.
Vi giuro, quando l'ho letto ed ho visto poi la forma del fiore (che è fatto proprio a "cresta di gallo", soprattutto la Celosia spicata), ho detto: "E' lei."
La descrizione della donna l'avevo già completata (anche perchè il capitolo era già terminato quando ho deciso di cambiarle il nome) e quando ho visto la foto del fiore a "cresta di gallo" sono rimasta meravigliata dalla stretta somiglianza con la capigliatura della saiyan.
Non ho resistito, le ho subito cambiato il nome.
Giusto per tediarvi ancora un po', voglio fare un goccino la pignola.
Celosia in inglese si legge " siːˈloʊʃiə ",una specie di Seelousia o Siloushia. Va beh, dettagli, leggetelo come volete tanto il nome fa càa uguale.
Con ciò, vi lascio in attesa del prossimo capitolo. Spero di non avervi provocato troppi conati di vomito nel mentre. ^__^
Vi ringrazio ancora perchè seguite questo mio folle racconto. Come mai non l'ho ben capito (forse per una vostra forma di masochismo inconscio), ma mi fa piacere comunque! =)
Bene, di discorsi a gambero ne ho fatti fin troppi, quindi vi saluto! Ciao!

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Capitolo 5
*** La mala pianta ***


- La mala pianta -



Vegeta era felice.
Dopo anni poteva finalmente considerarsi un uomo felice.

Il suo eterno rivale, Kakaroth, negli ultimi mesi stava facendo veramente pena. Tutte le volte che si "allenavano" insieme lo rimandava a casa dalla mogliettina sempre più pieno di lividi ed ossa rotte. Tutto ciò non poteva che renderlo ancora più orgoglioso di se stesso, si compiaceva  immensamente quando batteva Kakaroth, dimostrandogli così la sua indiscussa superiorità.
Erano passati decenni da quando quell'infame di terza classe l'aveva battuto al suo arrivo sulla Terra, ed anche se ormai i due rivali si potevano considerare "amici", o meglio, due alleati in battaglia che si tolleravano abbastanza, quella lontana e umiliante sconfitta non gli era mai andata giù, gli era rimasta come un grosso boccone amaro bloccato in gola.

Inoltre, anche se non l'avrebbe mai ammesso, era orgoglioso della bella famigliola che si era fatto. Sua moglie, nonostante non avesse più trent'anni ed avesse sostituito la crema idratante per il viso con una antietà, poteva considerarsi ancora una bella signora. Era intelligente, briosa, e si vedeva che voleva veramente bene al suo scontroso e taciturno marito.
Trunks era il perfetto figlio responsabile. Non si allenava abbastanza per i suoi gusti, però  non poteva comunque lamentarsi. Era coraggioso e davanti ad una sfida non si tirava mai indietro. In fin dei conti, era il figlio del Principe di tutti i Saiyan.
Bra, quel fagotto che dodici anni addietro aveva stretto tra le sue braccia, era la luce dei suoi occhi. La lotta non era certamente la sua unica ragione di vita, la ragazza aveva ben altri interessi, ma il carattere era quello di una vera guerriera: nonostante la piccola mole, non si faceva mai mettere i piedi in testa da nessuno. Anzi, se qualcuno le faceva uno sgarbo, lei glielo rifaceva due volte.
Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato un padre ed un marito del genere. Era geloso ed orgoglioso delle sue donne e della sua famiglia.

Vegeta si guardò attorno. Viveva in una grande e moderna casa con tutti gli agi possibili, una casa quasi da Re, e la città dove abitava gli offriva tutti i confort che potesse immaginare.

Quel giorno era particolarmente felice. Non solo i figli se ne erano andati da più di una settimana, ma anche i suoceri erano partiti in mattinata per raggiungere una convention di scienziati che si teneva fuori città, ed avevano inoltre avvisato che non sarebbero rincasati che l'indomani. Bulma era invece impegnata in una riunione di lavoro per tutto il giorno.

Un sorriso compiaciuto si formò sul volto del saiyan.

Finalmente la casa era tutta per lui.

Il suo udito fu il primo a giovarne, non essendo più costretto a sentire strilli e bisticci per tutta la casa. Niente schiamazzi adolescenziali da almeno una decina di giorni e soprattutto niente suocera bionda che, ogni giorno che passava, dava sempre più prova di quanto fosse vuota di testa.

Vegeta si leccò le labbra. Quella sera aveva in programma una cena tutta speciale da condividere con sua moglie. Solo lui e lei.
Aveva già preparato tutto, con sorprendente meticolosità: una romantica cena a lume di candela con un menu degno di una Famiglia Reale, il tutto accompagnato da una leggera musica da atmosfera in sottofondo...Bulma sarebbe rimasta di stucco quando sarebbe tornata a casa, trovando la cena già pronta.
Una cena coi fiocchi ed un dopocena coi botti. Vegeta non poteva essere più felice.

La verità era che Vegeta si stava annoiando. Profondamente annoiando.
La Gravity Room si era rotta nel primo pomeriggio ed in casa non c'era nessuno che la potesse riparare.
Il dottor Brief era partito già da ore ormai e Bulma era ancora a quella stupida riunione di lavoro.
Ah! Quella stupida donna! Come osava abbandonarlo così per andare a quelle stupide riunioni? Non ci pensava che magari avrebbe avuto bisogno di lei?
Vegeta non aveva idea di come aggiustare la camera gravitazionale. L'ultima volta che ci aveva messo mano aveva quasi fatto esplodere l'intero edificio.
Evitò intelligentemente di provarci di nuovo.

Il problema che subito si presentò fu che però non sapeva come far passare la giornata.

Kakaroth era stato costretto da Chichi a passare un po' di tempo con lei, già che Goten si era finalmente levato di casa, e quindi non sarebbe stato disponibile per un duello.

Vegeta fece un giro per la casa, nella speranza che gli venisse in mente qualcosa da fare.

Accidenti! Quella casa era decisamente troppo enorme e troppo silenziosa anche per pensare.
Se almeno ci fosse stato Trunks, rimuginò sconfortato il saiyan, avrebbero potuto allenarsi insieme in giardino, ma il ragazzo era alla ricerca di quelle stupide sfere del drago e l'aveva lasciato solo. Perfino andare a fare compere con Bra gli sembrava allettante in quel momento.

Che noia! Tsk, c'erano i fiori da annaffiare, pensò, ma figuriamoci se si sarebbe messo a fare una cosa del genere.
Continuò a vagare per la casa per un po', ma poi sprofondò sul divano, snervato.
Guardò l'orologio. Ancora le cinque. Quel mortorio di pomeriggio estivo non voleva proprio passare. Non un filo d'aria si muoveva quel giorno. Le finestre di sala erano spalancate, ma le tende non ondeggiavano minimamente. Non si sentiva nemmeno il rumore del traffico in strada.
Ripensò a come una volta era abituato ai lunghi silenzi della solitudine. Viaggiava per mesi interi da una galassia all'altra, spesso da solo, e gli unici rumori che sentiva erano i sussurri agonizzanti delle sue vittime.
Adesso quel silenzio lo trovava insopportabile.

Con eccessivo entusiasmo si accorse che era l'ora della merenda. Si precipitò in cucina ed aprì il frigorifero.
Dannata donna e dannato lavoro. Non gli aveva lasciato nulla di pronto. E lui di certo non si sarebbe messo a cucinare.
Prese l'elenco del telefono e digitò il numero del miglior ristorante della città. Ormai i proprietari lo conoscevano, fu proprio il suo appetito da saiyan (ed i soldi dei Brief) che rese possibile ai loro figli di iscriversi ad una delle più prestigiose e costose università del Paese. Quando il ristoratore rispose dall'altra parte della cornetta, a Vegeta venne in mente una bella idea: perchè, oltre allo spuntino, non farsi portare a casa una meravigliosa cena da condividere con la moglie?
Ed infatti così fece. Ordinò un delizioso menu di pesce e verdure, una cena che sapeva non avrebbe appesantito la sua signora, così Bulma non sarebbe stata troppo restia ad un po' di movimento serale. In fin dei conti Vegeta si era allenato soltanto sei ore quel giorno ed era pieno di energie che, in qualche modo, doveva scaricare. Inoltre, in tale maniera, Bulma avrebbe potuto mostrargli tutta la sua gratitudine per averle fatto trovare la cena pronta.


***


Bulma stava ritardando quella sera.

Il silenzio di quella grande casa fu interrotto solamente al tramonto quando il telefono  squillò: era lei che lo avvertiva che la riunione stava andando per le lunghe.
Per fortuna la cena non si sarebbe raffreddata, grazie ad una speciale invenzione delle Capsule Corporation, un dispositivo che teneva in caldo le pietanze senza che ne venissero alterate le qualità.
Vegeta, accompagnato dal ticchettio dell'orologio di cucina, iniziò a spiluccare il contorno di verdure: una succulenta ratatouille cucinata a regola d'arte. Quello era uno dei pochi contorni che Vegeta gradiva, perchè tale ricetta non prevedeva carote.
Si gustò un delizioso pomodorino, che gli lasciò un delicato sapore in bocca. Non poteva certamente essere paragonato ad una bella bistecca al sangue, ma non poteva negare che fosse comunque squisito.

A sera inoltrata, nel silenzio della grande casa, Vegeta udì il rumore prolungato di una chiave che girava nella toppa della serratura, seguito poi da quello della porta d'ingresso che si apriva.

"Tesoro, sono a casa!"
La voce, duttile e suadente, quasi leziosa, risuonò cristallina nella casa.

Vegeta fece uno scatto con la testa nell'udire quell'insolito suono. Corrugò la fronte, sporgendo in avanti le labbra, pensoso.
Quella voce...c'era una nota stonata. Non era la voce acuta e squillante di sua moglie. Si accarezzò il mento, assumento un'espressione cupa, come per riflettere.
Quella voce la conosceva. L'aveva sentita di quelle tante volte, una vita fa, e l'unico fascino di quella voce suadente era che apparteneva al passato, ed era bene che restasse lì dov'era.

Vegeta sorrise acido, tra sè e sè, quando la sua mente lo riportò a quel ricordo.

Erano anni che non pensava a lei. Non perchè l'avesse dimenticata - anche se sarebbe stato un dolce sollievo averla potuta rimuovere per sempre dalla memoria - ma perchè, da quando qualcosa in lui era cambiato, facendolo diventare l'uomo che adesso era, il crimine di cui si era macchiato più di trenta anni addietro gli era diventato un peso difficile da sopportare.
Vegeta non era più il saiyan di un tempo, un guerriero crudele e spietato, a cui non importava di niente e nessuno se non di se stesso. Adesso c'erano delle persone nella sua vita per cui lui sarebbe stato disposto a sacrificare perfino se stesso, come già ne aveva data prova quindici anni addietro.

Ripensò a lei. Celosia era un'ottima guerriera, astuta e dotata di una forza e tenacia eccezionale. Era testarda, sfrontata e senza scrupoli, uno spitito che mai si sarebbe arreso, indomito e battagliero.
Gli impeti del suo furore scuotevano l'immobilità lugubre dei suoi avversari, irrigiditi dal terrore, e mai cessava di imprecare, accusare, ingiurare, minacciare gli scagnozzi di Freezer, ridendosi dei castighi e beffandosi delle rappresaglie dettate dall'ira di quest'ultimo.
Soltanto gli eccellenti risultati che portava dalle missioni di epurazione avevano dissuaso Freezer a liberarsi di lei, sorvolando sul suo comportamento ribelle e disubbidiente.

Celosia fu l'ultima di una grande stirpe, l'estrema di una discendenza degenere, la radice della "mala pianta".

Ed ostentava lo stesso sangue di Vegeta.

Mai aveva smesso di reclamare le sue origini, il suo sangue regale, mettendo in dubbio la supremazia indiscussa di Vegeta di fronte ai suoi uomini. Era una venefica ed insidiosa strega, pronta a spodestarlo, risoluta a riprendersi ciò che, secondo lei, le apparteneva di diritto.
Vegeta la ammirava e la odiava allo stesso tempo. Era orgoglioso del suo spirito coraggioso e invitto, ma proprio tali doti, al di fuori del campo di battaglia, rappresentavano per lui una minaccia.
Quando un giorno, per puro caso, il Principe venne a conoscenza di quel piccolo dettaglio che avrebbe danneggiato la sua autorità assoluta - ben convinto che lei, una volta scoperto, l'avrebbe sicuramente usato a proprio vantaggio - Vegeta capì che soltanto la Morte avrebbe potuto eternare sulla sua bella bocca il suo silenzio.

Vegeta sorrise amaramente a quel pensiero. Se lui trentaquattro anni addietro fosse stato diverso, magari l'uomo che adesso era, Celosia forse sarebbe stata ancora viva. Liberarsi di un guerriero così dotato fu uno spreco, ma non potè negare che da quando lei era morta, lui aveva finalmente dormito bene.
Quello che è stato è stato, quello che è morto è morto, pensò il saiyan, scuotendo la testa al ricordo della proprietaria di quella voce.

***


"Papà!"
"Mamma, papà, siamo tornati!"
Vegeta tirò un sospiro. Prima la voce di sua figlia, poi quella di suo figlio. E questa volta, non c'era dubbio, erano voci reali. Capiva che erano veramente tornati dal frastuono che stavano facendo per tutta la casa.
Vegeta si sentì risollevato. Per fortuna erano a casa. Aveva quasi temuto che la noia provata in quella giornata lo stesse facendo andare fuori di testa, tant'è che per un attimo aveva sentito pure le voci dei morti. Adesso i ragazzi avrebbero per lo meno alleviato un po' la sua solitudine.

Un istante dopo il Principe dei Saiyan piegò le labbra sottili in una smorfia. Che puntualità avevano quei mocciosi, di tutte le sere proprio quella sera dovevano tornare a casa. Stavano sempre in mezzo ai piedi quei bambocci!

Il suo bofonchiare si arrestò però quando avvertì la presenza di alcune aure fin troppo familiari. Incredulo di stare sentendo veramente tali aure, ipotizzò perfino che quel giorno era caduto nella Gravity Room ed aveva sbattuto la testa. Chissà, probabilmente era ancora lì, privo di sensi, disteso su quel pavimento freddo, a sognarsi la tediosa giornata che credeva di aver passato. Forse stava immaginando davvero tutto.
Ma a chi la dava a bere, i suoi sensi da guerriero lo avevano già messo in allerta. Non capiva come fosse possibile, eppure stava percependo distintamente le loro aure.

Si alzò lentamente dalla sedia, riflettendo sul da farsi.

Ma quando alzò lo sguardo in direzione della porta di cucina, si trovò davanti uno spettacolo che si augurava di non dover mai più vedere.

Appoggiata allo stipide della porta, con le braccia conserte e le caviglie incrociate, c'era lei.
Lo stava scrutando, con quegli occhi da vipera e quel ghigno superbo perennemente stampato in faccia. Sembrava che lo stesse aspettando da chissà quanto tempo, come una condanna o una maledizione da cui non era possibile liberarsi.

"Ehilà, Vegeta." lo ossequiò Celosia, chinando di lato la testa in quel modo languido e teatrale che caratterizzava tutti i suoi movimenti, mostrandogli un sorriso fiero e compiaciuto.
Vegeta rimase immobile, rigido come un animale imbalsamato. Solo il suo occhio sinistro si contrasse in uno spasmo involontario, come colto da un tic.
Dietro a lei la raggiunsero due figure imponenti, con le braccia incrociate sul petto ed un'espressione torva sul volto.


***


Una volta che Nappa aveva terminato la sua sfuriata e Radish e Celosia si erano ripresi dal loro stato catatonico, i sette saiyan si erano chiesti, in mezzo a quella radura sabbiosa, che cosa fare e quali provvedimenti prendere in quella particolare situazione.

Nè Trunks nè Goten se la sentirono di rispedire i tre saiyan di razza pura all'Inferno. Nonostante fosse ben nota la loro crudeltà, gli ex compagni di squadra di Vegeta erano ora delle bestie a cui erano stati tagliati gli artigli. Erano delle belve "mansuete", o meglio, "indifese", e i ragazzi non trovarono giusto approfittarsi di tale vulnerabilità per potersi sbarazzare degli "ospiti" incomodi.
La loro condanna a morte venne quindi annullata.
Magari - i due ragazzi auspicarono - grazie proprio a quel folle desiderio di Bra e Pan, i tre saiyan avrebbero potuto beneficiare di una seconda occasione, una preziosa opportunità che non tutti avevano il privilegio di ricevere.

Rimaneva comunque il problema pratico di dove portare i tre saiyan, non potendo, e non volendo, lasciarli girovagare liberi per il pianeta.
I meticci ed i purosangue cercarono di interloquire nel modo più civile possibile, per trovare una soluzione che potesse confarsi a tutti. Anche se ogni tanto qualche offesa o minaccia di morte usciva dalle bocche degli interlocutori, non fu difficile, e nemmeno troppo lungo, giungere ad un accordo. Tale celerità fu in parte dovuta all'umore abbattuto dei tre rissosi saiyan, i quali evitarono di mettere troppi bastoni tra le ruote durante la riunione.

Quindi, essendo fuori discussione rimanere per sempre in quella radura isolata, fu deciso di fare ritorno alle Capsule Corporation e provare, in qualche modo, a convincere gli "adulti" a tenere con loro i tre saiyan appena tornati in vita, e auspicare così ad una convivenza più o meno pacifica. Non avendo altre scelte, con un tacito assenso i tre saiyan purosangue stipularono l'accordo.

***


"Cos'è successo? Pure l'Inferno si è stancato di voi e vi ha spedito sulla Terra?" chiese beffardo Vegeta ai suoi vecchi compagni di squadra, appena fu tornato pienamente in possesso di se stesso.
"Non precisamente." gli rispose Nappa, indicando con un cenno della mano i giovani ragazzi che intanto erano entrati in cucina.
Vegeta alzò un sopracciglio e osservò i quattro ragazzi con un'espressione interrogativa sul volto, ma incredibilmente dura.
Bra si morse un labbro, suo padre non sembrava affatto felice della sorpresa. Trepidante, si avvicinò al genitore.
"Papà, c'è una cosa che dobbiamo dirti..."
Vegeta la scrutò con occhi attenti e indagatori, cercando di capire da quegli insoliti atteggiamenti titubanti di sua figlia che cosa fosse veramente accaduto.
"Le sfere del drago...ecco..."
Bra si bloccò a metà frase vedendo gli occhi duri di suo padre su di lei. Non riusciva ad andare avanti. Lo sguardo severo del padre sulla sua esile figura era come un peso insopportabile. Strinse i pugni e cercò di farsi coraggio.
"Papà, siamo state io e Pan a riportarli in vita."
Vegeta spalancò gli occhi, sorpreso e incredulo allo stesso tempo.
"Intenzionalmente?" chiese, giusto per sincerarsi che sua figlia non fosse diventata completamente imbecille.
Bra alzò timidamente gli occhi verso quelli del padre. "Sì."

Vegeta non disse nulla. Si limitò semplicemente a mordersi l'interno delle guance per non inveire contro la figlia.
Tirò un profondo respiro, cercando di reprimere il più possibile la rabbia che lo stava invadendo. Ma il Principe dei Saiyan non era mai stato particolarmente bravo a reprimerla.
Iniziò a battere il pugno sulla tavola che era posta al suo fianco con un movimento lento e ritmico. I suoi occhi si ridussero a due fessure furiose e le labbra si tirarono in una linea sottile e tagliente.
Abbassò lo sguardo a terra per evitare che Bra vedesse i suoi occhi bruciare di collera, non aveva mai amato che sua figlia lo vedesse in tutta la sua furia. Tanto meno voleva fare una scenata ai suoi figli davanti a loro.

Nappa lasciò andare una risata grassa e altisonante. "A quanto sembra non sei felice di vederci, eh, Vegeta?"
"A quanto sembra non sei totalmente idiota, Nappa." gli rispose gelido il Principe e tanto bastò per far zittire l'enorme pelato. Nonostante fossero passati decenni, Nappa non si era dimenticato della pericolosità di quel tono di voce.
"Non siete affatto persone gradite." asserì Vegeta con tono solenne, cercando di mantenere il più possibile la calma. La loro semplice presenza lo infastidiva.
"Non siamo?" Celosia si portò teatralmente una mano alla bocca, come fosse scioccata. "Oh, ma che situazione imbarazzante! E noi che pensavamo di farti una piacevole sorpresa!"
"Ma falla finita con quella tua recita patetica!" le gridò adirato Vegeta. "Con la vostra ripugnante presenza siete riusciti a rendere questa giornata ancora peggiore di quel che già era." sentenziò furente, ma anche rattristato per ciò che sua figlia, con la sua incoscienza giovanile, aveva fatto.

Il suo sguardo, lievemente amareggiato, non sfuggì agli occhi molto attenti della saiyan.
"Oh su, mio Principe, perché così malinconico? Questa è invece una giornata memorabile!" affermò canzonatoria Celosia, mentre sfidava la collera malcelata di Vegeta avvicinandoglisi intrepidamente, con gli occhi accesi ed un sorriso sardonico sulle labbra. "Ma guarda i gentili voleri del Destino: nonostante i tuoi sforzi, oggi sono di nuovo dinanzi  a te, a rimirare le tue iridi fiammanti, così come trentaquattro anni fa. Non lo trovi... sublime?"
Le sue parole, pronunciate placide e tranquille, enfatizzarono ulteriormente l'accezione beffarda della frase. Questo non fece che irritare di più Vegeta, il quale non potè trattenere un ringhio di disappunto a cui Celosia rispose ridacchiando sinistramente.

Quanto amava innervosirlo.

"Tsk, sublimi sono stati quei trentaquattro anni senza di te." commentò sprezzante Vegeta.

A tali parole, per un breve e sfuggevole momento, la sicurezza di Celosia vacillò, come se fosse stato toccato un tasto delicato, ma poi la saiyan riprese la sua tipica, insolente, sfacciataggine.
"Oh...Mi addolora moltissimo sapere di non essere stata rimpianta dal mio principe."
"Tsk...falla finita, smettila! Lo sai che non mi piace che mi chiami in quel modo!" Vegeta la guardò furioso negli occhi. I suoi modi arroganti stavano mettendo a dura prova la sua pazienza.
"Ah! E allora come ti dovrei chiamare?" gli chiese con tono irriverente, avvicinandosi ancor più a lui, fino a portare lo sguardo sopra di lui, sfoggiando così i suoi venti centimetri in più di statura. "Sua maestà? Sua grazia? Sua...altezza?"

Un rabbioso schiaffo la prese alla sprovvista, voltandole violentemente la testa di lato. Un rivolo di sangue colò dalla sua bocca.

I presenti si ammutolirono tutti di fronte a tale improvviso atto di violenza. Ma soprattutto Bra.
La piccola Brief era agghiacciata, non poteva credere che suo padre, il suo papà, potesse essere tanto duro e brutale con una donna.

Quel gesto rabbioso non riuscì comunque a far zittire Celosia, non la rese remissiva, bensì la montò in superbia. Non si sarebbe mai placata e resa inerme. Nemmeno la Morte era riuscita ad ammutire ed incatenare il meraviglioso mostro, a domar l’intrepidita della grande stirpe.

Si ripulì il rivolo di sangue con il dorso di una mano ed un sorriso sdegnoso le sfiorò le labbra quando vide il sangue che le aveva macchiato il dorso. I suoi occhi si fecero animati da una cupa fiamma e un sorriso beffardo tornò prepotente sulle sue labbra, mentre con passo deciso gli si avvicinò ancora di più, sfidandolo. "Ora come allora, eh, principe?"

Quell'atteggiamento così oltraggioso e inopportuno inasprì ulteriormente la collera di Vegeta, il quale la afferrò per il bavero della maglia. Non si sarebbe fatto scrupoli a sferrarle un altro colpo violento sul viso, magari questa volta a pugno chiuso.

Bra stava percependo la rabbia furiosa di Vegeta e, in un certo senso, lo capiva: il comportamento di Celosia nei confronti di suo padre era a dir poco offensivo e irrispettoso.
Però c'era qualcosa in quella donna che le suscitava una sorta di sentimento, non capiva bene cos'era, ma era qualcosa di simile a ciò che aveva provato quando la vide per la prima volta, poche ore prima, in quella radura di sabbia.
Si sentiva come se fosse in qualche modo legata a quella saiyan.

Impulsivamente si gettò verso suo padre, bloccandogli il braccio che già si era alzato con un movimento lento e autoritario.

Vegeta avvertì il suo tocco e abbassò lo sguardo su di lei. La squadrò con occhi a dir poco furiosi. In quel momento era incapace di dominare se stesso, era incurante di sè agli occhi della figlia dodicenne, così ostinatamente rivolto a ciò che rappresentava la causa della sua ira.

"Papà, per favore, non le fare del male!" Bra lo implorò con voce tremante e le lacrime agli occhi. "Papà, non si può difendere, lasciala stare!"
Bra lo stava strattonando e, poco a poco, lo sguardo furioso che suo padre le stava rivolgendo si addolcì, avendo scorto la supplica negli occhi azzurri di sua figlia, i quali adesso erano lucidi per la disperazione.
"Intendi dire che non si può difendere contro di me?" chiese beffardo Vegeta, volendo sottolineare la differenza di forza e di potenza che c'era tra lui, in quanto super saiyan e Principe di tutti i Saiyan, e la giovane ragazza dalla forza spirituale, per lui, ridicola.
Bra scosse la testa. "No, papà, non si può proprio difendere!" gli spiegò, cercando di calmarlo.
Vegeta esitò un attimo, ma poi sbuffò infastidito e lasciò andare Celosia con un gesto brusco, per poi voltarsi a dare le spalle agli altri, nel tentativo di riprendere il controllo della sua ira.

"Bra, Pan, vorrei parlarvi...in privato." disse con il tono più tranquillo che potesse assumere in quel momento, ma che risuonò comunque crudelmente freddo alle orecchie delle ragazze.
Lentamente si girò verso i ragazzi. "Trunks, Goten...come vi dovrei ritenere in questa faccenda?"
Bra corse in loro aiuto. "Papà, loro non c'entrano nulla!" gridò, cercando di prendere le loro difese. In fin dei conti, Trunks e Goten erano innocenti, era stata lei che, praticamente costringendoli, li aveva messi in quella spiacevole situazione. "Non sapevano niente di quello che volevamo fare!"
"E' soltanto nostra la colpa." confessò Pan, assumendosi le proprie responsabilità.


***

Vegeta si accomiatò dai presenti, avviandosi nel corridoio con la sua caratteristica figura eretta, seguito qualche passo indietro dalle due ragazzine che procedevano a capo chino, consapevoli di dover spiegare, per la seconda volta in quel giorno, il motivo della loro malefatta e rassegnate al rimprovero che ne sarebbe seguito.

In cucina tutto rimase immobile, come sotto un incantesimo, finchè non fu udito il chiudersi di una porta in lontananza.
Solo in quel momento Celosia si strofinò la guancia sinistra che le doleva terribilmente.  Non avrebbe mai osato mostrare dolore davanti a Vegeta. Non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
Radish si precipitò verso di lei, prendendole delicatamente il viso tra le mani callose per accertarsi che non ci fossero danni.
"Ti ha fatto male?" le chiese preoccupato.
Lei gli lanciò un'occhiata che era un misto di collera e fastidio.
"Fanculo." gli rispose secca, voltandogli poi le spalle per dirigersi al lavandino di cucina.
Aprì il rubinetto e si bagnò la guancia con l'acqua fredda. Ogni volta che sfiorava la pelle sentiva delle scintille arrivare dolorose al cervello. Se non avesse avuto un minimo di orgoglio si sarebbe messa a gridare.

Ma era più forte di lei, non poteva farne a meno. Ogni volta che qualcuno, specialmente Vegeta, le ricordava di stare al suo posto, lei reagiva così. Non era la cosa più saggia da fare, se ne rendeva bene conto, ma il suo orgoglio, in una sorta di autolesionismo, le impediva di abbassare la testa.
"La miglior difesa è l'attacco" e lei si difendeva sempre, soprattutto a parole, beffeggiando il proprio interlocutore, godendo nel vedere la sua crescente irritazione e disappunto. Si divertiva a rigirare il coltello nella piaga: appena scopriva il punto debole di qualcuno, lei ne approfittava e glielo faceva pesare incredibilmente. Spesso ne avrebbe pagate le conseguenze, come lo schiaffo appena sferratogliele da Vegeta, ma il più delle volte ne valeva la pena.
Questa volta fu invece diverso, non provò la solita soddisfazione nell'aver tormentato Vegeta. Bensì, l'epilogo di quel battibecco le aveva lasciato un fastidioso vuoto dentro. Tutto il risentimento che Vegeta provava nei suoi confronti era stato ben sintetizzato in quel potente schiaffo. A tale presa di coscienza Celosia avvertì un'improvvisa fitta al cuore. Non di collera, ma di rammarico. La guerriera dovette ingoiare delle lacrime amare che le stavano quasi togliendo il respiro.

Nappa, che era stato zitto da troppo tempo, scoppiò a ridere e si avvicinò a Radish, il quale era rimasto imbambolato là dove Celosia l'aveva lasciato.
"Povero coglione." gli disse, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
Nappa si buttò sulla sedia dove prima era seduto Vegeta e con le mani prese una manciata del risotto allo scoglio che era servito in tavola. Se lo ficcò rozzamente in bocca e, masticando, con i chicchi di riso che gli uscivano di bocca, si sentì in dovere di condividere una battuta, anche se la diceva più per divertire se stesso che gli altri.
"Dovrei proprio ringraziare quelle due mocciose...sempre che Vegeta non le uccida nel mentre, è chiaro. Quelle stupidotte con il loro desiderio hanno rimesso in scena quel teatrino patetico che eravate voi tre, e tu sei il più patetico di tutti, terza classe." Si interruppe per ficcarsi un altro pugno di riso nelle enormi fauci, risputando poi quasi tutti i chicchi masticati quando scoppiò in una risata goduriosa. "Già mi pregusto le vostre scenate, eravate uno spettacolo a dir poco esilarante!"
Nappa si compiacque nel vedere la rabbia avvampare negli occhi di Radish, ma siccome non veniva considerato da una certa saiyan, decise di rivolgersi esplicitamente a lei.
"Oh Celosia, hai proprio sbagliato momento per crepare. A mio avviso, hai tirato le cuoia troppo presto...Ancora qualche lezione e Radish avrebbe imparato  pure ad abbaiare! Guarda come ti ha subito scodinzolato dietro quando Vegeta se n'è andato! E bravo Radish! Oggi avresti fatto invidia pure a Zarbon, che lui di ruffianeria se ne intendeva! Su, vai a farle le fusa, terza classe!" lo derise, provando un gran piacere, mentre ingoiava un altro pugno di riso.
"Tu ti ci strozzassi con quel riso!" gli inveì contro Radish, tirando indietro le labbra e lasciando scoperti i denti serrati in un ghigno.
"Come hai detto?!" lo provocò l'altro, scattando in piedi e mettendosi di fronte a lui, a petto alto.
Sentendoli ringhiare e presagendo aria di tempesta, Goten si frappose tra loro, dividendoli. "Calma, calma! Non è questo il momento di bisticciare!"
I due saiyan non gli diedero il minimo ascolto e continuarono imperterriti a ringhiarsi contro, finchè Goten non si trasformò in super saiyan e mise Radish e Nappa al loro posto.
A cuccia! Ordinò fra sè Goten, compiacendosi della sua superiorità di super saiyan.
Nè Radish nè Nappa avevano mai visto un super saiyan, tanto meno erano in grado di percepire la forza spirituale di Goten in quel momento, ma lo sguardo minaccioso del ragazzo fece capire loro che era meglio non scherzare. Odiavano sentirsi inferiori e sopraffatti, ma in quel momento non avevano altra scelta che abbassare il capo.

Trunks si avvicinò titubante a Celosia, che era ancora impegnata a bagnarsi la guancia, indifferente a quello che avveniva alle sue spalle.
"Tieni." le disse, porgendole un panetto di ghiaccio sintetico che aveva appena tirato fuori dal congelatore. "Vedrai che con questo sentirai meno dolore, ed eviterà che si gonfi."
Celosia indugiò un attimo, diffidente, ma poi prese il pezzo di ghiaccio dalle mani di Trunks e se lo posò delicatamente sulla guancia. Abbassò le palpebre in un gesto di muta gratitudine.
Il figlio di Vegeta le fece un lieve sorriso, un po' imbarazzato. La situazione che si era creata prima con suo padre non era stata delle più piacevoli e Trunks non sapeva bene come era meglio comportarsi in quella circostanza e, soprattutto, con lei.
Rimasero un attimo a guardarsi in silenzio, come per studiarsi o capire quale mossa fare.


***


Quando i saiyan avevano varcato la soglia delle Capsule Corporation, Celosia aveva subito notato il costoso e moderno arredamento che contraddistingueva quella casa, il quale donava un'atmosfera piacevole sia esteticamente che funzionalmente.
I mobili e le tappezzerie erano di fattura pregiata, e tutto appariva ordinato e pulito, anche grazie ai dei piccoli robot che avevano la funzione di riassettare la casa girando da una stanza all'altra.
Celosia aveva notato anche le numerose fotografie sparse per la casa, incorniciate in eleganti cornici, appese ai muri o poggiate sui mobili. Vi era raffigurato Trunks a tutte le età, da appena nato fino a momenti più recenti della sua vita, così come c'erano le foto di Bra, ritratta, spesso con pettinature diverse, da sola o in compagnia del fratello. Poi c'erano tante foto di una bizzarra coppia anziana, e altrettante di un coacervo di persone dalle provenienze più diverse e di differente età e sesso. Un vecchio, un gatto volante, un individuo verde, un triclope...proprio una stravagante adunanza! Celosia aveva continuato a scorrere con lo sguardo le innumerevoli foto, finchè i suoi occhi non si erano posati su una foto in particolare. Due persone guardavano verso l'obiettivo della macchina fotografica, una con un sorriso radioso sul volto, l'altro con uno più severo ma comunque soddisfatto.
Eccolo, lo spietato e crudele Principe dei Saiyan, il più orgoglioso e solitario guerriero dell'Universo, con la sua bella famigliola. Una bella moglie, due bei figli, una casa splendida.

E lei era stata a marcire per trentaquattro anni, per colpa di quell'essere.

Quell'uomo non rappresentava più la sua razza, era un ipocrita traditore, indegno di detenere il titolo di Principe di tutti i Saiyan.

Il sorriso immortale dello stratagemma passò nelle gelide labbra della guerriera. Rinvelenì nel rancore e giurò a se stessa che la sua vita, da quel giorno, sarebbe stata ciò che da sempre sarebbe dovuta essere.
Gliela avrebbe fatta pagare, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Per la seconda volta.


***

"Quanti anni hai?" gli chiese, con un tono tranquillo, quasi timido, della voce.
Trunks rimase un po' sorpreso da quella domanda, una domanda che in altre occasioni sarebbe suonata normale, ma in quella situazione sembrava fuori luogo. "Ho ventitre anni."
Celosia storse il viso, in un sorriso che avrebbe voluto essere meravigliato, ma che risultò malinconico, quasi amareggiato. "Oh...che cosa bizzarra!" esclamò, mentre cambiava la mano che reggeva il ghiaccio. Le si stava assiderando.
Trunks corrugò le sopracciglia non capendo che cosa intendesse dire. "Perchè?"
La saiyan gli sorrise amabilmente e gli si avvicinò con la sua solita andatura felpata.
"Tuo padre non ti ha mai parlato di me, vero?" gli chiese con voce bassa, quasi malinconica, mentre gentilmente gli posava la mano sul petto nudo.
Il ragazzo fece un cenno negativo con la testa. "No...Hah!" strillò all'improvviso, mentre con un balzo si allontanò da lei.
Goten e gli altri saiyan si voltarono verso di lui, guardandolo un po' preoccupati e un po' perplessi a causa di quella sua strana reazione improvvisa. Soprattutto Celosia, che era rimasta imbambolata in mezzo alla cucina con la mano alzata a mezz'aria.
"Ooops, mano gelida!" si scusò lei, con la stessa espressione in volto di un bambino che aveva sbadatamente fatto cadere le uova a terra.

Quel breve ma buffo episodio bastò a risollevare l'aria pesante che si era respirata fino a quel momento attorno ai presenti, i quali, uno dopo l'altro, iniziarono a ridere divertiti.
La tensione svanì rapidamente e tra i cinque saiyan, più o meno puri, si instaurò un primo accenno di pseudo convivenza civile.





Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Innanzitutto, vi voglio ringraziare per aver letto/sopportato questo ed i precedenti capitoli, ed un particolare grazie va a chi mi ha recensito...Mi avete fatto proprio piacere! =)

Spero che questo capitolo sia stato abbastanza comprensibile. Ho voluto inserire un paio di flashback all'interno della storia, però non sono sicura se questa frammentazione con salti temporali abbia troppo sconvolto la linearità e la chiarezza del racconto. Non picchiatemi se non ci avete capito nulla! =)

Dunque, ho un paio di note da fare:
- Ho cambiato il rating della storia: da verde sono passata a giallo, per il semplice fatto che, se volessi trattate particolari tematiche con un pochino più di crudezza (ma non troppa), potrò usufruire di un po' più di libertà di linguaggio. (oh su, diamo un tocco di drammaticità alla commedia!)
- Vorrei sapere una cosa da voi, un piccolo particolare tecnico: la grandezza dei caratteri che uso va bene? Riuscite a leggere tranquillamente oppure vi affaticate la vista? Siccome io sono un po' restia ad usare i caratteri troppo grossi, però non vorrei ricevere a casa i conti da pagare del vostro oculista! =P Fatemi sapere!

Infine, prima di mandarmi il conto del vostro oculista, se ne avete voglia, recensite, recensite, recensite!

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Capitolo 6
*** Casa dolce Casa ***


- Casa dolce Casa -


Bulma estrasse le chiavi dalla borsetta e le inserì lentamente nella serratura della porta principale.
Quella sera era particolarmente stanca. Già le riunioni non erano divertenti a cose normali, ma quando duravano pomeriggi interi senza neanche arrivare ad un misero accordo, erano veramente stressanti.
Entrò in casa ed appese svogliatamente il trench all'appendiabiti vicino all'entrata. Scosse la testa quando ripensò alla telefonata avvenuta qualche ora prima con suo marito: quella sera Vegeta aveva in mente un ben preciso piano, Bulma l'aveva intuito dal suo tono di voce al telefono, e sperò che quel piano prevedesse anche un bagno rilassante nel loro idromassaggio personale. Aveva proprio bisogno di un po' di relax.
Si sistemò un po' i capelli e si incamminò verso la cucina, sperando di trovare miracolosamente la cena già pronta.

Quando arrivò sulla soglia della spaziosa cucina, si trovò davanti agli occhi uno spettacolo che mai avrebbe voluto vedere, anzi, rivedere: tutti gli sportelli della cucina erano spalancati, il frigorifero giaceva in mezzo alla stanza, completamente svuotato anche delle mensole, lattine e bottiglie vuote erano sparse per tutto il pavimento assieme ad altrettante scatole e cartine, il tavolo di cucina aveva un gambo spezzato mentre una sedia era stata ridotta in pezzi. Il sedere enorme di un uomo spuntava dalla dispensa, mentre un fisico palestrato si era arrampicato sui mobili della cucina, con la testa infilata dentro un mobiletto pensile, intento a rovistare il cibo che vi era rimasto all'interno. Tra questi barbari la signora Brief riconobbe Goten che cercava di far scendere, o forse aiutava a salire, tale trafugatore di alimenti.
Bulma strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca in un misto di rabbia e shock. Dopo aver visto con quanta foga i saccheggiatori stavano depredando la sua bella cucina, i suoi occhi azzurri si soffermarono su suo figlio, seduto su una sedia a petto nudo, con una moretta a cavalcioni su di lui, intenti in un impudico scambio di saliva. Bulma rimase senza parole tant'era sorpresa dall'abilità del figlio nel passare dal timido tocco di capelli a quello più spudorato della strizzata di natiche.
Tale e quale a suo padre.

"Trunks!" gridò Bulma con tutta la voce che aveva in gola.
Trunks saltò in piedi per lo spavento, facendo cadere a terra la contrariata Celosia.
"M...Mamma?!"
"Trunks!" ribadì Bulma con più forza "Quante volte ti ho detto che quando inviti i tuoi amici, o qualsiasi bestialità essi siano, di non comportarvi come dei barbari? Perfino gli scimmioni dello Zoo sono più civili di voi!" lo rimproverò adirata la madre. "Accidenti Trunks! La casa è brillata per dieci giorni ed ora che siete tornati voi è di nuovo un porcile!"
Il giovane si passò una mano nei capelli, non sapendo bene cosa rispondere. Si sentiva abbastanza imbarazzato per la sfuriata della madre avvenuta davanti ai suoi "amici".
"E, per favore, certe cose non fatele davanti a tutti, specialmente a quest'ora. Lo sai che ci siamo io e tuo padre a casa." continuò a rimproverarlo Bulma, accorgendosi però che stranamente suo marito non era presente. "A proposito, dov'è tuo padre?"
Trunks, bordeaux in volto, con un veloce cenno della mano indicò dalle parti del corridoio."E' di là con Bra e Pan." le rispose, sperando che sua madre prendesse al più presto quella direzione.
"Ah...e lui sa che cosa state facendo qua dentro?" chiese Bulma portandosi una mano al naso, l'odore che si stava respirando nella cucina non era di certo dei migliori. Altro che le scimmie delle Zoo, sembrava che la sua casa fosse stata invasa da una mandria di maiali selvatici!
"Ehm...no, non credo...però è di là." Cercò di giustificarsi alla bell'e meglio il figlio.
Bulma si zittì, le stava prendendo una grande voglia di stringere le mani intorno al collo del suo adorato primogenito.
Incuriosita dalla nuova fiamma di suo figlio, la signora Brief osservò Celosia, la quale si stava rialzando con un'espressione indignata sul volto, come se fosse scocciata dell'invadente intromissione della padrona di casa. Bulma la squadrò dall'alto in basso, la prima impressione che aveva avuto sulla donna, che presto avrebbe scombussolato - nel bene e nel male - la tranquillità della sua famiglia e dei suoi amici, non era stata delle migliori.
Non perchè l'aveva beccata in compagnia di suo figlio - erano ragazzi giovani a quell'età era normale lasciarsi andare ad effusioni senza nemmeno curarsi di dove si trovavano - ma perchè il suo atteggiamento da prima donna la stava infastidendo non poco. Quella era casa sua e chi doveva essere scocciata dell'invadente intromissione di qualcuno era lei, non Miss Occhioni e gambe lunghe. La vide risistemarsi la maglia stropicciata - che riconobbe appartenere al figlio - e poi cingere la sua vita affusolata con quella stravante cintura pelosa che sembrava dotata di moto proprio.
Bulma strizzò gli occhi. Pretese di chiedersi che razza di nuova moda fosse quella, non volendosi porre un'altra più scomoda domanda.
Notò poi gli affamati, Goten compreso, avvicinarsi alla porta di cucina dove ancora sostava lei. Bulma non potè trattenere un urlo quando riconobbe chi erano i due trafugatori di cibo.

***


Qualche minuto prima, in una delle tante stanze delle Capsule Corporation, Bra e Pan avevano sopportato in silenzio la sfuriata dell'inflessibile Principe dei Saiyan, il quale non era per niente entusiasta della sorpresa che sua figlia e la nipote di Kakaroth gli avevano portato a casa.
Con calma le due ragazzine gli avevano spiegato il motivo del loro folle gesto, e il Principe non potè negare che avevano avuto fegato a riportarli in vita, anche se non avevano per niente pensato alle conseguenze: una volta resuscitati, qualcuno avrebbe dovuto occuparsi di loro, non erano individui da lasciare liberi a gironzolare per la Terra. Pareva che l'unica cosa ragionevole che avessero fatto quelle due fosse stato aver reso inermi i tre saiyan, ma anche se era stata negata loro la capacità di fare del male agli innocenti, bisognava tenerli comunque d'occhio. Ben si ricordava come erano i suoi vecchi compagni di squadra fuori dal campo di battaglia, e soprattutto come diventavano quando passava troppo tempo da uno sterminio all'altro. I saiyan non erano conosciuti per la loro pazienza e la loro pigrizia, erano guerrieri abituati ad essere in continuo movimento, incapaci di stare per troppo tempo fermi senza far niente, altrimenti alla lunga sarebbero diventati insopportabilmente insofferenti. Primo fra tutti, Nappa.
Vegeta si ricordò che quando arrivarono insieme sulla Terra, Nappa non ebbe nemmeno un minimo di pazienza per aspettare l'arrivo di Kakaroth. Quella volta il Principe dei Saiyan lo mandò a giro per il pianeta per "svagarsi" un po', ma questa volta non voleva che arrecasse danni a quello che adesso Vegeta considerava il suo Pianeta. Non potevano più uccidere, però potevano comunque distruggere. E, se si annoiavano, distruggevano. Un po' come i bambini piccoli.

Sua figlia e la nipote di Kakaroth gli avevano inoltre confessato di essere rimaste parecchio deluse dai comportamenti ostili dei tre saiyan all'inizio, ma poi sostennero che durante il viaggio verso le Capsule Corporation i suoi ex compagni di squadra avevano cambiato i loro atteggiamenti nei confronti dei quattro terrestri, diventando un po' più cordiali e sopportabili, smettendo di ringhiare o offendere ogni volta che aprivano bocca. Molto probabilmente avevano fame.
Nonostante quelle prime impressioni non troppo esaltanti, Bra e Pan sostennero con convinzione la loro volontà di tenere con loro i tre saiyan.

Vegeta pensò per un attimo che cosa potessero fare adesso quei tre, dacché non potevano più dedicarsi allo sterminio di innocenti. Se li immaginò travestiti da paladini della giustizia in stile Great Saiyaman, pronti a menar le mani su canaglie e briganti che osavano ostacolare la tranquillità della brava gente. Con ogni probabilità avrebbero pure ricopiato qualche mossa della Squadra Ginew. Si morse un labbro cercando di non ridere, non doveva perdere il suo rigido contegno davanti alle due ragazzine.

"Allora li possiamo tenere?" chiese fiduciosa Bra notando il primo cenno di ilarità sul volto del padre.
Vegeta alzò un sopracciglio.
"Tenere? Mica sono dei cani!" commentò sarcastico il saiyan.
Bra si grattò il capo. "No, ovvio che no, però...dai, papà, possiamo?"
Vegeta si portò le braccia al petto per mantenere le distanze. "Guarda, Bra, che non è facile averli per casa."
"Non c'è problema, possiamo fare a turno!" rispose Pan al posto di Bra, cercando di convincere l'irremovibile Saiyan.
"Esatto!" affermò l'altra. "Possiamo fare una settimana per uno! Oppure tenerne due qua e uno là."
"Io prendo Radish!" dichiarò Pan, prenotandosi il capelluto saiyan.
Bra la squadrò, acida "Con uno là intendevo Nappa, mia cara amica."
"Ma io Nappa non lo voglio! Tra l'altro Radish è il mio prozio, quindi ritengo giusto che stia con la sua famiglia, ovvero da me!" controbatté Pan.
"E che ci farebbe da solo con te?" le chiese maliziosa Bra. "Ti aiuterebbe a fare il bagno a Thunder? A dargli l'antipulci? A ripulirgli la lettiera? A portarlo a fare lunghe passeggiate al tramonto assieme a te, mano nella mano? Credimi, starebbe meglio qui da noi!" asserì con fermezza Bra, pensando poi a qualche altra giustificazione a sostegno della sua tesi, decidendo infine di ritirare la suaprecedente proposta. "E poi non possiamo mica dividerli, sarebbe crudele da parte nostra!" affermò con grande perspicacia la piccola Brief.

Vegeta si ripulì le orecchie. Crudele? Dividerli? Antipulci? Ma avevano idea quelle due di chi stavano parlando? I Saiyan erano i più potenti e spietati guerrieri dell'Universo, non degli indifesi cuccioli di cane!
"Ho sentito abbastanza idiozie per oggi, quei tre li voglio fuori di casa...adesso!" gridò furioso Vegeta. Non poteva proprio credere alle sue orecchie: quelle due mocciose stavano scherzando oppure erano davvero così stupide da aver preso quella situazione talmente sotto gamba?
Bra gli lanciò un'occhiata contrariata: non era assolutamente quello che voleva sentirsi dire.
Poi sorrise. In quel momento decise che avrebbe giocato d'astuzia.
"Non mi dire che hai paura dei tuoi ex compagni?!" gli chiese la figlia, guardandolo con un faccino furbo e malizioso. Bra sapeva bene dove parare!
"Ma stai scherzando?! Quei tre li potrei rispedire all'Inferno con un semplice ki-blast senza neanche accorgemene!" le urlò contro il padre, offeso. "Tsk, figuriamoci, paura."
"Allora secondo me hai paura solo della ragazza..." osò supporre Bra.
"Di Celosia?! Hai voglia di prendermi in giro?! Guarda ragazzina che tu quest'estate ti scordi di andare al mare! Altro che un mese di punizione, tu ci rimani finchè non ricomincia la scuola! E' chiaro?"
Bra sbuffò indispettita. Suo padre era veramente una persona ingestibile quando perdeva la pazienza.
"Ma come mai Celosia prima ti ha mancato così di rispetto? Radish e Nappa sembravano molto più rispettosi nei tuoi confronti." chiese Pan in buona fede. In fin dei conti erano i suoi sottoposti e secondo lei dovevano portare rispetto al loro capo.
Maledette domande indiscrete, pensò Vegeta.
"Perchè Celosia è la persona più indisponente che sia mai esistita, riuscirebbe a far perdere la pazienza perfino ad un santo!" fu la scusa che trovò il saiyan in quel momento.
"E perchè fa così?"
"Perchè è nata per tormentare la gente. Hai presente quando ti stai finalmente addormentando e in quell'istante arriva una fastidiosa zanzara che ti ronza all'orecchio e ti sveglia? Ecco...Quella è Celosia."
"Ma ci sarà un motivo...che le hai fatto?" gli chiese maliziosa Bra.
Vegeta la squadrò acido. "Che cosa ti fa mai pensare che io le abbia fatto qualcosa?"
"Perchè ha tutta l'aria di avercela con te. Le donne non agiscono in quel modo senza un valido motivo." asserì con sicurezza l'onniscente Bra Brief.
"E tu che ne sai di come reagiscono le donne? Sei ancora una bimbetta!" Vegeta stava cominciando ad infastidirsi.
Bra sbuffò. "Perchè la mamma fa sempre così quando la fai arrabbiare!"
"No, tua madre mi lascia senza cena, non ha mai osato mancarmi così di rispetto, è diverso."
"E allora che cosa le hai fatto?"
Vegeta sviò la domanda, non aveva alcuna voglia di risponderle. "Non sono affari che ti riguardano." le disse secco voltandole poi la schiena. Quello era il suo gesto per farle capire che ne aveva abbastanza.
"Scusa papà, ma allora non vedo quale sia il problema." continuò Bra con tono tranquillo. In fin dei conti nessuno si trovava in pericolo a causa sua e di Pan, e lei non aveva alcuna intenzione di mandare tutto a monte solo per l'immotivata contratietà di suo padre. "Aspetta un po' papà..." I suoi occhi azzurri si strinsero in un'espressione sospettosa "Mica stai supponendo che io, tua figlia, la figlia del Principe dei Saiyan, non sia in grado di tenere testa a quei tre? Papà, le ho avvertite le loro forze spirituali, Pan ed io non avremo problemi a tenerli a bada!" sostenne con fermezza la piccola Brief. "Mica stai sostenendo il contrario, vero?"
Vegeta emise un ringhio di frustrazione. Quella ragazzina sarebbe diventata un ottimo avvocato della difesa!
"Dai, papà! Non solo tu sei decisamente più forte di loro, ma loro non possono nemmeno difendersi! Non possono neanche attaccare le persone! Non capisco che fastidio ti dia averli per casa! Inoltre tu sei il loro capo, in un certo senso ti dovrebbero portare un certo di rispetto, no?"
"Non è per questo, Bra." Vegeta sospirò, era difficile far ascoltare i sordi.
"E allora? Dammi un motivo valido per cui non possono restare!"
"Vedi, Bra...I saiyan..."
Vegeta pensò come poter spiegare a due ragazzine di dieci e dodici anni che la maggior parte dei famigerati saiyan, quando non combattevano o non si allenavano, passavano ore intere in luride taverne ad ingozzarsi, ubriacarsi, azzuffarsi e a fornicare. Lui era un'eccezione, possedendo un certo contegno ed un carattere abbastanza altero e distaccato, ma molti dei suoi sudditi erano molto più estroversi e spesso dotati di un carattere rozzo e volgare.
"...sporcano." rispose infine Vegeta.

Le ragazzine si guardarono perplesse e scoppiarono a ridere.
"Ma per quello non c'è problema! Io sono abituata a pulire!" affermò decisa Pan. "Prima che Thunder imparasse a fare i suoi bisogni nella lettiera ho passato mesi interi a pulire i suoi danni!"
Vegeta si passò una mano sul volto, assumendo un'espressione sconsolata. Non era possibile, quelle ragazzine avrebbero fatto di tutto pur di tenerli. Il saiyan pensò a qualche altra scusante plausibile.
"Inoltre molti saiyan - soprattutto quelli che avete riportato in vita - sono volgari, parlano male, dicono parolacce...Voi due siete ancora delle bambine, i loro atteggiamenti vi potrebbero scandalizzare!" Quello sarebbe stato un motivo molto credibile. Le ragazzine già ne avevano avuto un assaggio quel pomeriggio quando li avevano riportati in vita.
"Papà, Pan ed io andiamo a scuola e frequentiamo gente di tutti i tipi, potremmo essere noi a scandalizzare loro!" sostenne con foga Bra.
Vegeta in quel momento volle pensare che sua figlia si stesse riferendo solo a Pan...Tsk...figuriamoci se la sua bambina poteva scandalizzare tre rozzi saiyan.
"Vegeta, per favore!" lo pregò la nipote di Kakaroth. La sua voce stava assumendo sempre più il tono dell'implorazione. "Ci penseremo noi a loro, tu non dovrai muovere un dito! E poi a me piacerebbe potermi allenare con loro, imparare qualche loro mossa!"
"Papà, pensa quante cose ci porebbero insegnare! E ci potrebbero anche raccontare tante nuove storie su vecchie battaglie!" aggiunse Bra.
Vegeta alzò un sopracciglio, contrariato. "Perchè? Io non bastavo? Non ti fidavi di quello che ti raccontavo?" Il saiyan sembrava esserci rimasto male.
"Beh...ecco...papà, non si può dire che tu non sia un pochino di parte. Tutte quelle storie che tu con un semplice schiocco di dita uccidevi interi battaglioni, facevi esplodere immensi pianeti...dai..."
"Metti forse in dubbio le mie parole?" Vegeta stava ricominciando ad arrabbiarsi, un po' indispettito ed un po' offeso dallo scetticismo della figlia nei suoi confronti. Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva dato prova della sua bravura e abilità di guerriero in battaglia? Decisamente troppi, se sua figlia nemmeno si ricordava chi fosse suo padre. "Si dia il caso che io sono il Principe dei Saiyan, il guerriero più forte di tutto l'Universo!"
Pan si morse la lingua: non era il caso di puntualizzare il quel momento.
"Papà, siamo onesti. Abbiamo portato in vita tre saiyan, che adesso non possono fare più del male a nessuno, perciò ucciderli sarebbe crudele. Inoltre non hanno altro posto dove andare...secondo me questa convivenza potrà portare solo a del bene. Pan ed io potremo imparare molto di più sulle nostre origini, e potremo confrontarci con loro che, va bene, sono dei burberi, però stare con loro ci fortificherà sicuramente il carattere! A modo loro, sono una fonte di saggezza!"

Il Principe dei Saiyan tirò un lungo sospiro, un po' per stanchezza ed un po' per rinfrescarsi la mente.
Era una guerra che non avrebbe mai vinto: sua figlia otteneva sempre quello che voleva, non gli avrebbe più dato pace, avrebbe fatto uso di tutte le tattiche dilatorie che conosceva finchè non lo avrebbe vinto per sfinimento.
Altrimenti come sarebbe riuscita Bra a convincere il padre ad accompagnarla a fare shopping negli ultimi anni?
Vegeta decise così di giocare la carta che indubbiamente l'avrebbe sollevato da ogni responsabilità.
"Parlane con tua madre."
Bra si aggrappò alle mani del padre, guardandolo con occhioni lucidi pieni di speranza. "Allora per te va bene?"
Vegeta alzò le spalle. "Questa casa è di tua madre, è lei che ci veste e ci ciba, quindi devi chiederlo a lei." le precisò, con il tono di voce più indifferente che potesse assumere.
Ah...il dolce passaggio della patata bollente!
Appena Vegeta terminò di proferire la frase, si sentì un urlo atterrito provenire dalla cucina.
"Ecco, penso che tu abbia già l'opportunità di chiederglielo adesso." osservò Vegeta con un sorrisetto furbo sul volto, mentre con un gesto della mano invitava le ragazze a raggiungere la cucina.







Note dell'Autrice

Eccomi!
Capitolo un po' più "leggero" rispetto ai precedenti, ma spero vi sia piaciuto comunque! ^__^
Diciamo che questo fa praticamente da preludio al prossimo, dove molte cose verranno svelate e porranno definitivamente fine alla pace della famiglia Brief e Son.
Fatemi sapere come vi è sembrato e se ci sono stati degli errori!

Grazie a tutti voi che avete recensito e che seguite la mia storia! Un bacio!

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Capitolo 7
*** Questioni di Famiglia ***


- Questioni di Famiglia -



Quando Vegeta e le ragazze arrivarono in cucina si trovarono davanti ai loro occhi uno spettacolo alquanto insolito: Bulma, armata di scopa, cercava di tenere a bada i tre saiyan, i quali, sconcertati, stavano fermi a guardarla.
La donna era una furia: appena un capello alieno si muoveva, lei iniziava a roteare tale arma da cucina, puntandola addosso ai tre "invasori", avvertendoli così di stare alla larga.
Se solo non avesse lasciato lo spray al peperoncino nel trench!
La signora Brief aveva particolarmente perso le staffe quando la giovane saiyan si era ancor più avvicinata al figlio e gli aveva sussurrato - non poi così tanto piano - che sua madre, per avere una certa età, era ancora abbastanza arzilla. A tal commento, Bulma impugnò la fedele scopa e con il manico, senza troppa gentilezza, separò i due giovani, facendo tornare Celosia vicino ai suoi simili.

"Mamma, ma che stai facendo?" La voce sconcertata di Bra arrivò alle orecchie di Bulma, che le stava dando le spalle.
La bambina la stava guardando con occhi spalancati, perplessa per come si stesse comportando la madre. Uno spallino della canotta non aveva retto alla gravità (e a tale scena) e le si era rassegnatamente abbassato.
"Bra! Dov'è tuo padre?" le chiese allarmata la madre.
Vegeta le si avvicinò. "Sono qui." rispose con tono rassicurante, poggiandole una mano sulla spalla, mentre con l'altra le faceva abbassare la scopa.
Bulma stava tremando per lo spavento, ma soprattutto stava tremando per la rabbia dovuta a quella insolente asserzione di pochi istanti prima.
"Vegeta! Perchè ci sono dei Saiyan nella mia cucina?" chiese la donna, quasi isterica.
"Sono state le ragazze a riportali in vita...però adesso calmati, sta traquilla." cercò di rassicurarla il marito.
Bulma tentò di calmarsi, ma non le fu facile. Trovarsi improvvisamente di fronte quei saiyan, due dei quali ben conosceva la reputazione, fu un duro colpo per la donna. Bulma si dovette sedere sulla prima sedia che trovò, perchè le gambe non la reggevano più.
Pensò quando i suoi figli erano partiti alla ricerca delle sette sfere, dieci giorni prima. Lei, con molta frivolezza, aveva scherzato sull'idea che erano partiti per esprimere il desiderio di trovare il fidanzato ideale, ma adesso si sarebbe voluta maledire per il solo pensiero.
In quel momento di forte inquietudine e preoccupazione, Bulma vide tutto nero e peggio di quel che apparisse. Si passò una mano sul viso e sui capelli emettendo un lungo respiro, cercando di tirare indietro le lacrime. Quella sottospecie di gatta morta con la coda di scimmia doveva essere la fidanzata ideale per suo figlio?! Il drago Shenron aveva un senso dell'umorismo alquanto perverso e beffardo, pensò l'angosciata madre.
Deglutì poi un doloroso singhiozzo di pianto che le stava per uscire quando un pensiero ancora più orribile le si affacciò alla mente: Radish e Nappa, soprattutto quest'ultimo, di chi dovevano essere i fidanzati ideali? Povera la sua bambina...
No! Non doveva essere quello il motivo che li aveva spinti a cercare le sfere del drago! Non doveva e non poteva essere! Bulma si asciugò una lacrima e si voltò verso la figlia. "Bra, mi puoi spiegare il motivo per cui avete deciso di riportarli in vita?"
Bra alzò gli occhi al cielo e tirò un lungo sospiro, rassegnata. Per la terza volta in quel giorno, dovette spiegare il motivo della loro azione. Perchè non imparava a portarsi dietro un registratore così evitava di ripetere sempre le solite cose?
Quando Bulma ascoltò le spiegazioni della figlia, involontariamente portò le mani e lo sguardo al soffitto, ringraziando Dende che non si trattasse di ciò che lei aveva temuto. Un sorriso di sollievo si formò sul suo grazioso volto, riconoscendo che aveva fin troppo ingigantito il problema.
"Oh grazie al cielo!" esclamò Bulma sorridendo, finalmente rassicurata. "Quando ho visto quei due una sopra l'altro, ho temuto davvero il peggio!" confessò, indicando Trunks e Celosia.
Vegeta le lanciò un'occhiata interrogativa, non essendo troppo sicuro di ciò che aveva appena udito. "Ma chi?"
"Trunks e questa ragazza...presumo dalla coda che anche lei sia una saiyan, giusto?"
Vegeta fece una smorfia di disgusto. "Che schifo, Celosia!" le gridò raccapricciato.
La saiyan sorrise compiaciuta. "E perchè mai? Non ci vedo niente di male." gli rispose con tono pacato, mentre con il dorso della mano accarezzava la guancia del giovane a suo fianco. Trunks rispose piacevolmente a quel contatto, chinando la testa verso il tocco della sua mano. Gli era dispiaciuto che sua madre li avesse interrotti. All'inizio si era sentito in difficoltà quando, mentre era intento ad allontanare Nappa dalla dispensa, si ritrovò improvvisamente catapultato su una sedia con lei sopra. Ma ben presto gradì quel piacevole rapimento.
"Niente di male?" Vegeta era ancora più disgustato "Potresti essere sua madre!"
Celosia rise sommessamente a quella osservazione. "A dire il vero, ho scoperto che abbiamo esattamente la stessa età." gli rispose, portandosi poi teatralmente una mano alla bocca, come se avesse avuto una epifania, un'improvvisa rivelazione di qualcosa di sorprendente.
"Ma guarda se il destino non si diverte a giocare con noi!" esordì con voce cristallina e potente "Tuo figlio ed io abbiamo esattamente ventitre anni, proprio quanti ne avevamo noi due, mio caro Principe, il giorno in cui decidesti di farmi fuori in quella orribile maniera." Celosia si portò una mano al collo, massaggiandoselo. Non per un secondo aveva lasciato il contatto visivo con Vegeta, avida di leggere nei suoi occhi l'inevitabile reazione al remoto ricordo.
Il destino invero si divertiva con loro, ridacchiava e giocava con le loro vite, portando odio e rancore, spegnendo irrimediabilmente la gioia. Era un colpo dritto al cuore.
"Taci!" le gridò furioso Vegeta. Sapeva dove voleva arrivare Celosia e non voleva che la sua famiglia lo venisse a sapere in tale ostico modo. Ben ricordava come la donna riuscisse ad incastrare chiunque volesse facendo girare le cose a proprio favore. Una parola di troppo, o detta in una determinata maniera, e faceva cadere mille castelli di carta.
Al suo grido furioso, Celosia rispose con una risata gelida. Un ghigno maligno le illuminò il viso mentre guardava gli occhi color dell'onice del Principe divorati dalla rabbia e dalla vergogna.
La saiyan si avvicinò di nuovo a Trunks, accarezzandogli il giovane volto. "Non so proprio come tu abbia fatto ad avere un figlio del genere...è così carino, sembra quasi un bambolotto!" ammiccò, portandosi di fronte al ragazzo, dando così la schiena a Vegeta, in un gesto di spregio "E dire che tu hai sempre quel ghigno sul volto...poverino, chissà quante volte lo avrai fatto piangere quando vedeva la tua brutta faccia!"
Se c'era una cosa che Celosia amasse, oltre a combattere, era punzecchiare Vegeta.
"Bada bene a cosa dici." la intimò il Principe "Ti vorrei ricordare che è solo grazie a mia figlia se tu respiri ancora. Bra mi ha implorato di non ucciderti, ma non so per quanto ancora riuscirò a mantenerle la promessa." Vegeta le ringhiò furiosamente contro, mostrandole i denti bianchi.
Celosia non dette il minimo segno di avergli dato ascolto e continuò a dargli le spalle. "Sai, Vegeta, mi è dispiaciuto moltissimo quando tuo figlio mi ha riferito che tu non gli avevi mai parlato di me. Nessuno, nemmeno tua moglie, ha saputo della mia esistenza." Il suo tono di voce era basso e soffuso, che quasi sembrava sincero. "Mi hai voluta proprio cancellare dalla memoria, eh, Vegeta?"
Celosia posò una mano sul petto nudo di Trunks, all'altezza del cuore. Aveva il capo chino su di lui, come se tutta la sua sicurezza si fosse per un attimo indebolita.
"Trunks, allontanati da lei!" gli ordinò severo il padre.
Trunks abbassò lo sguardo su Celosia e vide che lo stava osservando con occhi brillanti e voluttuosi, sulle labbra un lieve sogghigno.
"Ma papà, lo sai che non mi può fare del male." Il ragazzo non era molto propenso ad allontanarsi da quel caldo contatto che aveva ormai capito di gradire.
"Ti ho detto di allontanarti da lei, ubbidisci!" ribadì gelido Vegeta.
Riluttante, Trunks si allontanò dalla donna, non senza mostrare un po' di imbarazzo. Prima essere stato beccato dalla madre, con tanto di ramanzina, e poi essere comandato a bacchetta dal padre, non era proprio la miglior figura che avrebbe voluto fare davanti ad una donna del genere.
Bulma si era incuriosita, i discorsi che faceva quella ragazza sembravano andare oltre a quelli che avrebbe fatto un semplice commilitone. Aveva notato una certa somiglianza tra Vegeta e Celosia, come nella capigliatura o negli atteggiamenti. Entrambi avevano i capelli a fiamma, seppur quelli della donna erano più corti e ondulati e, anzichè la caratteristica stempiatura a V di Vegeta, aveva delle folte ciocche che le incorniciano il viso dai lineamenti delicati e nobili. Anche molti dei suoi comportamenti le ricordavano quelli di Vegeta, quando l'aveva conosciuto quasi trenta anni prima e di lui sapeva solo che era un sadico e spietato guerriero saiyan.
Che fossero fratelli? Vegeta diventava molto sintetico quando si  trattava della sua famiglia d'origine: dell'esistenza di Table ne era venuta a conoscenza solo quando il cognato era arrivato sulla Terra con la moglie, senza alcun preavviso. Bel modo per conoscere i parenti, pensò Bulma.
"Vegeta, siccome questa, fino a prova contraria, è casa mia, gradirei sapere chi è la nostra ospite...Non è mica una tua parente?" gli chiese infine, stanca di fare mille elucubrazioni per niente. Quale miglior modo per levarsi ogni dubbio se non con una esplicita domanda?
"Esatto." rispose secco e perentorio Vegeta "Cugini di primo grado, per essere precisi. La madre di Celosia e mio padre erano fratelli."
Bulma si compiacque di se stessa, il suo intuito non l'aveva tradita.
"Su Vegeta, già che ci sei, le puoi dire tutto, non credi?" lo stuzzicò Celosia.
Vegeta si voltò arrabbiato verso di lei, fissando gli occhi neri della saiyan. "Non ricominciare con la solita storia! Dal momento stesso che tuo nonno abdicò, hai perso ogni diritto di essere considerata erede al trono! Falla finita con quella stupida storia, sei logorante!" Vegeta le parlò con voce dura e tagliente, quella storia l'aveva tormentato da quando era entrato nell'età della ragione.

Da quelle poche e scarne parole Bulma e i suoi figli capirono a che cosa si stesse riferendo Vegeta. Fino a quel momento l'avevano vissuta come una favola da raccontare ai bambini per la buonanotte, infatti quella era una delle poche storie che riguardasse il suo pianeta che Vegeta aveva raccontato alla sua famiglia.
Sembrava una leggenda nata in tempi remoti e serbata nella memoria imperscrutabile dell'ultimo vero Saiyan, una leggenda di cui non si credeva possibile che si sarebbe, un giorno, presentata alla Realtà.

***

In un tempo remoto un Re aveva dato vita a due gemelli, entrambi straordinariamente dotati in potenza, ma il primogenito si era distinto maggiormente per le sue abilità militari: l’ardore in battaglia, la capacità carismatica di incitare i soldati al combattimento, il senso tattico, la cura maniacale ai minimi dettagli, erano tutte qualità che ben si confacevano ad un erede al trono. Era inoltre dotato di grande acume politico e coraggio e non gli fu difficile sconfiggere in duello il fratello ed i vari pretendenti per assicurarsi la successione al trono.
Una volta incoronato Re, si assicurò immediatamente una discendenza legittima: un unico figlio maschio che lo avrebbe succeduto una volta arrivato il suo momento.
Durante il suo regno la politica espansionistica venne intensificata, così come gli scambi commerciali. Fu un periodo di notevole prosperità, ma di breve durata. Infatti seguì una lunga fase di crisi e stagnazione, dovuti agli strani cambiamenti caratteriali del Re in carica: spesso usciva dalla reggia, camminando per i vicoli con il capo circondato da fiori, asselendo di tanto in tanto gli ignari passanti con ori e monete che portava sottobraccio, vagando poi intorno alle osterie e abbandonandosi alle bevute con stranieri e forestieri. Se, per caso, udiva che dei giovani tenevano un banchetto prolungato, egli stesso subito si presentava non atteso a gozzovigliare con una coppa ed un'orchestra, così che la maggior parte, attonita dalla irregolarità della cosa, si dava alla fuga. Era noto che usasse lavarsi con la massa, anche nei bagni pubblici, dove sosteneva, nudo, conversazioni interminabili ed in ogni lingua di sua conoscenza, essendo stato un tempo uomo di grande intelligenza e profonda cultura.
Chi lo seguiva e lo appoggiava otteneva spesso favori e lauti benefici, come missioni in pianeti inesplorati e di difficile espugnazione, che per dei valorosi saiyan rappresentavano incarichi stimolanti ed avvincenti.
Ma i suoi comportamenti alla lunga furono così tanto sconsiderati che si vociferò che fosse pazzo. Con il passare degli anni, infatti, i sintomi della sua pazzia, o della sua sregolatezza in generale, si fecero più evidenti. Aveva frequenti accessi di ira a cui seguivano episodi di intensa disforia con segni di autolesionismo e crolli della fiducia in se stesso e negli uomini che gli stavano vicino. Era diventato incapace di guidicare al di fuori del "bianco o nero", classificando un soldato come un alleato oppure come un nemico in modo assoluto. Prendeva spesso decisioni impulsive che frequentemente si traducevano in veri e propri fallimenti, mandando molti guerrieri di terza classe in missioni suicide per il suo unico piacere e diletto. Questi comportamenti eccessivi, le forti variazioni di umore e la forte instabilità nella valutazione degli altri e nella definizione di obiettivi, valori e aspirazioni, portarono ad un turbamento nell'intero pianeta, specialmente tra i guerrieri di terza classe, sentendosi spesso usati come carne da macello per il diletto del re.
Una delle tante leggende di quella razza era che se molti saiyan si univano per un unico scopo, potevano avere la forza di spodestare qualsiasi despota. Avvertendo quindi l'immane conflitto, molti saiyan di prima classe, contrari alla condotta del re in carica decisero di ripristinare il controllo costringendolo ad abdicare. Quello fu l'unico caso nella storia di quel popolo guerriero di abdicazione di un sovrano: in genere certe dispute venivano risolte con uno scontro e con l'uccisione del re, ma tale sovrano ancora godeva dell'appoggio dei guerrieri a cui erano stati concessi favori di ogni tipo e quindi ciò che non si potè ottenere con la forza delle armi, lo si realizzò con l'accortezza della tattica diplomatica. Il Re Pazzo abdicò "per il bene comune" ed il suo trono passò nelle mani del fratello gemello, uomo dal carattere equilibrato e prudente, ma fermo ed anche molto pratico, e perciò non al figlio, di cui si temeva avesse potuto ereditare la pazzia del genitore.
Il gemello, una volta incoronato re, credette di sanare i dissidi e di consolidare il suo potere intraprendendo una serie di guerre contro molti pianeti di basso livello, a cui anche i guerrieri meno capaci potevano partecipare ed uscirne vittoriosi, così da ottenere rispetto e apprezzamento dalle turbolenti terze classi, mentre con atti di ferocia inumana, di cui furono vittime molti sostenitori del fratello, si assicurò la calma a palazzo e mostrò così il peso della sua potenza politico-militare.
Tale calma apparente durò però quanto il periodo dei festeggiamenti, perchè presto rinacquero i contrasti, con la contrapposizione fra i guerrieri di prima e terza classe che appoggiavano il sovrano in carica ed i restanti sostenitori del Re Pazzo i quali, dopo la carneficina di cui si era macchiato il re in carica, erano ancora più forti e agguerritti di prima. Si creò uno scontro tra due fazioni opposte: quelli che volevano i re "savio" e quelli che richiedevano con prepotenza che il trono venisse ceduto al figlio del Re Pazzo, poichè, a parer loro, ne possedeva tutti i diritti (e poichè costui, segretamente, aveva promesso loro molti favori e laute ricompense, come prima di lui aveva fatto il padre), considerando quindi l'altro un usurpatore.
Non essendo possibile sbarazzarsi della fazione opposta, diventata troppo potente ed influente sulle masse, il Re viveva sempre sull'avviso, ben sapendo che fra tanti intrighi ed inganni, fra tante insidie e simulate allenze e fra tante maschere note e nuove, l'unico modo per placare gli animi degli oppositori - che non fosse la sua stessa morte - era scendere ad accordi. Promise così sua figlia all'unico erede del Re Pazzo, sperando in tal modo di compiacere entrambe le fazioni e poter infine dormire sonni tranquilli.
Ma il suo auspicio di un popolo tranquillo, dedito e ubbidiente ad un solo sovrano svanì quando il suo primogenito sconfisse il figlio del Re Pazzo in duello, guadagnandosi così il diritto alla successione al trono.
Gli scontri con la fazione opposta non ebbero fine, addirittura si incrementarono, avendo percepito la sconfitta del loro "favorito" come uno screzio da parte del Re.
Fu così deciso che quando il futuro sovrano avrebbe avuto un erede, questi si sarebbe unito in matrimonio con il nipote del Re Pazzo, il frutto dell' unione del figlio di tale Re e la figlia del Re in carica, sorella del futuro sovrano, ricongiungendo così i due rami dello stesso albero, riportando alla fine l'armonia e la stabilità di un tempo.
Ma come spesso accade, tra due contendenti il terzo gode, e così un terzo despota arrivò dall'immensità della galassia, obliterando in un solo gesto tutte quelle piccole contese e inezie di cui si era macchiato il Pianeta Vegeta per quasi un secolo.

***


Celosia ridacchiò tra sè "Vegeta, ma non era quello ciò che io intendevo..." gli disse, scandendo le parole con il suo caratteristico tono tranquillo, che all'orecchie del Principe suonavano di puro scherno.
Gli occhi di Celosia si accesero di puro sadismo "No...Non mi dire!"
La Saiyan scoppiò a ridere, sinceramente divertita da quella meravigliosa rivelazione. "Davvero? Non l'hai mai detto a nessuno? Non ti sei neanche vantato del tuo colpo basso con i tuoi compagni? Vegeta, non è da te...sei sempre andato così fiero delle tue marachelle!" lo punzecchiò con voce lenta e pacata. Adesso che aveva scoperto che nessuno, nè i suoi vecchi compagni, nè sua moglie o i suoi figli avessero idea di niente, svelare il crimine del suo Principe era diventato più dolce del miele. Avrebbe fatto in modo che tale rivelazione avrebbe causato più danni di quanti non li avesse già procurati lui alla sua breve vita.
Guardò Bulma negli occhi, con il sorriso di chi già si pregustava la sua vittoria, la distruzione di tutto ciò che Vegeta si era costruito in sua assenza, così sicura che, quando tutti avrebbero saputo, ripugnati, gli avrebbero voltato le spalle. Non poteva smettere di pensare che Vegeta aveva avuto tutto, mentre lei, per colpa sua, non aveva avuto niente. Questo per lei rappresentava solo l'inizio per far ribaltare le carte in tavola.
Bulma si girò verso Vegeta per sviare il pesante sguardo di Celosia su di sè. I suoi occhi azzurri chiedevano spiegazioni a quelli onice di suo marito.
Sentì un dolore allo stomaco e provò un'improvvisa sensazione di presagio. Il sollievo che aveva provato quando aveva scoperto la vicina parentela tra i due si era rapidamente dissolto.
Un brivido sembrò averle attraversato il corpo quando gli occhi di suo marito si soffermarono a guadarla, malinconici, come se si sentisse in colpa per qualcosa di cui lei era all'oscuro.
"Ve...Vegeta..."
La voce tremante di sua moglie gli arrivò dolorosa alle orecchie come un pugnale al petto. La consapevolezza di chi era Celosia, di come avrebbe agito, vendicativa com'era, lo stava tormentando come il peggiore degli incubi.
"Oh povera donna..." Celosia rideva della condizione di sofferenza di Bulma. "Provo quasi compassione per te, tutti questi anni hai dormito a fianco di un simile verme...Ci vuole una certa dose di coraggio, ma nel tuo caso credo di inconsapevole follia, per dormire sonni tranqulli assieme a lui. Dai, Vegeta, vantati con lei, con tutti noi, rendi noto quello che hai osato farmi!"
Celosia guardava insistentemente Bulma, la stava studiando con occhi pieni d'odio. Voleva scoprire che cosa avesse di tanto speciale quella donna: non era una guerriera, si capiva immediatamente, e nemmeno era nel pieno della sua giovinezza, dacchè piccole rughe segnavano il suo bel volto. Non riusciva proprio a comprendere che cosa avesse rapito in tal modo lo scontroso Principe dei Saiyan per averlo spinto a fermarsi, e quindi a stare con lei.
Che fosse per la sua ricchezza? No, Vegeta non era mai stato uno troppo interessato agli averi. Che avesse allora perso la forza o la voglia di combattere e l'unica cosa che gli fosse rimasta era mettere su famiglia con quell'essere dall'invecchiamento precoce? Se solo avesse il suo scouter con lei, pensò Celosia, magari l'avrebbe potuto scoprire!
Quale incantesimo gli aveva fatto quella maledetta donna per averlo convinto a diventare un uomo di casa, un padre di famiglia?
Bulma si sentì inerme sotto a quello sguardo carico di odio e risentimento, ma che in fondo, ben celato, era roso dalla gelosia e dal rancore.
"Perchè ci stai tormentando con questi giochetti sadici? Ma si può sapere chi sei?" le chiese infine, l'attesa e sentirsi così all'oscuro erano logoranti per Bulma.
Celosia le rispose con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Le si avvicinò e con la sua voce placida e cristallina, con un tocco di teatralità, la degnò della tanto agognata risposta "Io sono colei che il nostro popolo definisce "La Promessa", la donna destinata a diventare la compagna dell'erede al trono."
Bulma rimase impietrita da quella rivelazione. Vegeta non le aveva mai parlato di lei, in realtà non le aveva mai parlato delle sue precedenti relazioni, seppur Bulma era ben sicura che ci fosse stata qualcuna prima di lei. Ogni volta che gli faceva delle domande a riguardo, lui diventava ermetico e sviava le risposte. Bulma l'aveva correlato al fatto che il suo passato, vissuto come un servo, non come un libero mercenario, sotto il comando di Freezer, era pieno di dolorosi ricordi, e riportarli alla memoria non era piacevole per lui.
"Vedrai." continuò la saiyan "Prima o poi anche a te toccherà il mio stesso destino."
"Sta zitta Celosia!" la rimproverò Vegeta. La rabbia e la frustazione dentro di lui stavano crescendo ogni secondo che passava in sua presenza. "Tu sei pazza, pazza come sono stati i tuoi antenati!"
"Ah, sarei dunque io la pazza? Eppure non sono stata io quella che si è macchiata di un crimine così vergognoso. Che ti ho mai fatto io perchè tu osi menar la lingua contro di me con tanta villania?" le chiese adirata Celosia, guardandolo con fierezza negli occhi. Poi i suoi occhi si abbassarono e la sua voce divenne un malinconico sussurro "Io mi fidavo di te..."

Vegeta era al limite. Trovarsela di nuovo di fronte aveva risvegliato in lui amari ricordi sepolti da anni nella memoria, erano pungenti rancori che con il passare del tempo erano diventati terribili rimorsi con cui difficilmente riusciva a convivere. Doveva fare qualcosa. Sapeva che Celosia in un qualche modo si sarebbe vendicata, su di lui o sulla sua famiglia. Gli anni passati negli Inferi non l'avevano cambiata di una virgola. Improvvisamente, senza riflettere, si scagliò su di lei, afferrandola per il collo in una morsa mortale. L'impeto di quello scatto li aveva spinti fin contro i mobili di cucina.
Tutto fu così incredibilmente veloce che nemmeno Trunks e Goten, che erano quelli con i riflessi più allenati, si erano accorti dello spostamento di Vegeta, finchè non li avevano uditi sbattere contro i mobili.
La ferocia balenò negli occhi di Vegeta ancora una volta quando le sue iridi incontrarono quelle di Celosia che, nonostante la posizione sfavorevole, continuava a guardarlo con quell'espressione superba negli occhi.
"Questo mi ricorda qualcosa avvenuto trentaquattro anni fa." lo canzonò la Saiyan, anche se dalla sua bocca usciva solo un filo di voce, a causa della stretta presa di Vegeta al suo collo. "Soltanto che adesso c'è qualcosa di diverso...e qualcosa manca." continuò imperterrita la guerriera. Vegeta strinse ulteriormente la presa, tant'è che Celosia dovette frenare l'impulso di tirare fuori la lingua come accadeva ai condannati all'impiccagione. Non era ancora arrivato il momento per perire, non prima di aver confessato alla moglie e ai figli l'ignobile, obbrobrioso delitto dell'uomo che amavano. Il suo orgoglio non glielo avrebbe consentito.
Il suo sangue Saiyan diventò fuoco nelle vene e con un filo di voce, che era tutto ciò che le sue corde vocali le permettevano in quel momento, ma che fu abbastanza forte per essere udito da tutti, piena di rabbia e delusione, incolpò il Principe. "Maledetto infame, tu mi hai volutamente spezzato l'osso del collo mentre eri dentro di me!"

Un cupo e gelido silenzio cadde sui presenti.

Vegeta non era stato un santo, tutti lo sapevano, ma quella rivelazione fu tanto inattesa quanto lancinante sia per la famiglia del Principe che per i suoi ex commilitoni. Per quest'ultimi porre fine alla vita di una valorosa guerriera Saiyan in tale umiliante maniera era da considerarsi un atto vergognoso per chi l'aveva commesso. Vegeta aveva mentito quando aveva detto loro che Celosia era morta in un incidente durante gli allenamenti. Fu una menzogna subdola e strumentale la sua, finalizzata a dissimulare una scomoda verità ed a reprimere gli eventuali conflitti e contestazioni che si sarebbero potuti creare con i suoi uomini: Celosia era considerata un membro valoroso e degno di rispetto all'interno della loro squadra, e se all'epoca Nappa e Radish avessero saputo quale indegna fine aveva serbato per lei il loro capo, con ogni probabilità non l'avrebbero perdonato ed avrebbero fatto di tutto per riabilitare l'onore della loro compagna, vilipeso in tale ignobile maniera.
I suoi familiari erano rimasti ugualmente sconvolti da tale scoperta. In un rapporto di fiducia quale doveva essere quello tra due compagni, Vegeta era stato talmente meschino e vigliacco da distruggere quel nobile legame, che era nato per essere indissolubile.
Nessuno riuscì a dire nulla, fin quando un fievole "Papà..." pieno di tristezza ed incredulità uscì dalla bocca di Bra.

Quel piccolo, delicato suono arrivò alle orecchie del Principe e, come una dolce melodia, calmò per un attimo l'ira della feroce bestia che si era fuggevolmente impossesata di lui, la stessa sanguinaria bestia che Vegeta era stato un tempo. Il Saiyan allentò la presa su Celosia, quanto bastò per farle riprendere fiato, ma non abbastanza per permetterle di fuggire da lui e dal suo ostile sguardo.
"Non un solo giorno mi sono pentito di quello che ho fatto, Celosia. E, fosse per me, lo rifarei in questo preciso istante." le mentì Vegeta, non staccando mai lo sguardo da quegli occhi fieri e ribelli. "Non me ne è mai importato nulla di te, eri una barzelletta di killer, la tua sola presenza era stancante! Non puoi capire con quale gioia ripenso a quel giorno, finalmente avevo tappato quella tua stupida bocca per sempre!" rise quasi istericamente Vegeta "Mi ero liberato di te, di quella sanguisuga che mi stava sempre attaccata e che pretendeva l'universo da me...Non hai idea di quanto ti odiassi, ma tu eri talmente cocciuta che non lo volevi capire! Ti sforzavi così disperatamente che pur di stare al mio fianco ti facevi rigirare in tutte le maniere. Dimmi un po' se non ti facevi schifo da sola. E pensa a quanto facevi schifo a me." Le sue crudeli parole uscirono più dure di quello che avrebbe voluto. Rimase sorpreso quando si accorse che, all'improvviso, qualcosa negli occhi che stava furiosamente fissando cambiò. Lo spirito indomito e battagliero che mai si sarebbe arreso pareva infine essere stato tristemente domato.
Vegeta trasalì alla vista di tale mutamento che segnava l'annientamento dell'essenza della sua rivale. Il saiyan aveva finalmente ottenuto  il suo desiderio, ma non c'era alcuna sensazione di trionfo. Perché stava sentendo la sua agognata vittoria così vuota?

"Ti avverto, fai del male alla mia famiglia, e non ci penserò due volte ad eliminarti." terminò Vegeta prima di lasciarla andare. Non riusciva più a reggere quello sguardo.
Celosia si voltò lentamente e si allontanò da lui a capo chino. Un senso di delusione e sconforto la stavano opprimendo. Qualcosa dentro di lei si era spezzato ma, diversamente da trentaquattro anni prima, non fu l'osso del collo.
Nappa, ignaro di cosa potesse essere l'empatia ed avendo assistito fin troppo silenzioso a tutta quella scena, dovette rendere pubblica una sua riflessione, intervallata da dalle grosse risate. "Certo che se Celosia fosse stata una puttana anzichè una guerriera, quel modo di crepare non sarebbe stato niente male! Chi non vorrebbe morire godendo?" Se Nappa aveva un senso dell'umorismo, era del tipo sadico e meschino.
Celosia neanche lo ascoltò, sentendosi afflitta nel profondo, sgretolata, quasi distrutta, ma a Radish quelle parole arrivarono dritte come pugnali incandescenti.
Si avventò contro Nappa e lo colpì ripetutamente, riuscendo a spaccargli il già compromesso setto nasale e riempiendolo di pugni su tutto il gigantesco corpo. Nappa, passato il momento di stupore per quell'improvviso attacco della furibonda terza classe, si difese colpendo a sua volta l'altro saiyan. Goten e Trunks si buttarono sui due disputanti cercando di bloccarli per la schiena, ma i loro sforzi parvero inutili. I due uomini erano talmente presi dalla lotta che nemmeno due super saiyan riuscivano a frenarli.
La cucina delle Capsule Corporation si era tramutata in una osteria di basso borgo, dove uomini dal temperamento focoso sfogavano i loro impeti a suon di cazzotti. Bulma cercò invano di salvare quel poco di cristalleria che era rimasta intatta dal precedente saccheggio e dall'attuale rissa, mentre Bra e Pan si mordevano le mani al pensiero della punizione che sarebbe toccata loro per aver portato certi individui in casa.
Celosia, ancora demoralizzata, si voltò verso di loro, senza troppa attenzione. Poi qualcosa si accese negli occhi della guerriera. Se Nappa e Radish potevano colpirsi a vicenda, non potendo essere considerati degli innocenti, anche lei avrebbe potuto colpire Vegeta. Probabilmente il suo attacco sarebbe stato invano, ipotizzando che il Saiyan, mentre lei marciva nell'umida terra, si era sufficientemente allenato e potenziato da batterla, ma a lei non importava. Ciò che le importava era sfogare il suo rancore su di lui e quando quel barlume di speranza era entrato in vista, decise di aggrapparlo con tutte le sue forze. Con un urlo di rabbia pura, Celosia attaccò il Principe.

Pochi instanti dopo la Saiyan si ritrovò immobile davanti a Vegeta, con il pugno bloccato davanti al viso dell'uomo ed un ginocchio alzato all'altezza del suo bacino, ma che non riusciva a raggiungere il bersaglio. Celosia spalancò gli occhi. Come era possibile che non riuscisse a colpire Vegeta?
Non poteva credere che quello stupido drago lo ritenesse un innocente. Da quando era nato, Vegeta si era sempre distinto per essere uno dei più spietati e atroci guerrieri. Veramente in quegli anni era così tanto cambiato da essere considerato un innocente? Non era davvero più l'orgoglioso e spietato Principe dei Saiyan che lei conosceva e, a modo suo, ammirava? Celosia non poteva, e non voleva, crederci.
La guerriera era rimasta talmente stordita da quella scoperta che le fu difficile respingere l'imminente attacco di Vegeta e si ritrovò improvvisamente distesa al suolo.
L'incontrollabile disputa tra Nappa e Radish si arrestò solo in quel momento, quando udirono il tonfo sul pavimento.
Con orrore Radish vide la saiyan tentare di rialzarsi dal pavimento con quello sguardo che lui conosceva bene, fin troppe volte l'aveva visto deturpare il suo bel volto per colpa di Vegeta.
Celosia, abbattuta, col viso bianco, pareva non avesse più una sola goccia di sangue nelle vene. Lentamente il primo impeto di dolore disperato che sembrava collera andò mutandosi in una tristezza desolata e taciturna. Si trascinò a fatica fuori dalla cucina, con le braccia a penzoloni, gli occhi impietriti, il mento cascante. Non aveva neanche più la forza per nascondere e dissimulare le sue sofferenze. Radish sentì un tuffo nel sangue e rimase immobile a guardarla. Era stata sconfitta, avvilita e umiliata anche questa volta.
Celosia aveva poco a poco superato la fase della sorpresa e dell'incredulità ed una sensazione di amara disillusione si era impadronita di lei fin quasi a soffocarla. Gradualmente stava metabolizzando le crude parole che Vegeta le aveva violentemente gridato ed anche la scoperta che l'uomo, che lei una volta aveva ammirato, con cui era cresciuta ed aveva combattuto fianco a fianco e a cui aveva dato tutta se stessa adesso non esisteva più e al suo posto c'era un estraneo carico di odio nei suoi confronti. L'aveva rinnegata, obliterata...per cosa poi? Vegeta si era costruito ciò che lei gli aveva sempre chiesto, quasi implorandolo, di diventare insieme ciò per cui erano stati destinati. Una coppia, una famiglia, i garanti della prosecuzione della dinastia regnante.
Vegeta invece l'aveva infangata nella fine ingloriosa che le aveva riservato, facendo in modo di distruggere il suo orgoglio attraverso l'umiliazione e il dolore. Continuava a chiedersi in che cosa avesse sbagliato, ma non riusciva a trovare alcuna risposta.
Uscendo dalla cucina il suo sguardo si incrociò brevemente con quello di Bulma e Celosia si irrigidì quando in quegli occhi azzurri vi lesse compassione. La rabbia tornò a bruciarle violentemente nel sangue. Come osava quella debole donna terrestre compatirla? La saiyan si sentì profondamente offesa da quel genuino gesto di pietà nei suoi confronti ed un forte desiderio di rivalsa si impadronì di lei. Non avrebbe mai perdonato a quella donna tale umiliazione. Lei era la discendente di una delle famiglie più forti e potenti della sua razza e quella terrestre non era nemmeno degna di lustrarle le scarpe. Con un gesto imperioso e con il naso all'insù lasciò imbambolati i presenti alle sue spalle, che si guardarono con occhi perplessi e dubbiosi per l'improvviso cambiamento nel suo atteggiamento.






Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia. Chiedo venia per la lunga attesa, ma tra esami e lavoretti vari il tempo libero si riduce...a niente!
Spero che il caldo vi dissuada dalla voglia di lanciarmi pomodori marci. ^__^ Ho descritto Vegeta forse un po' troppo duro ed insensibile, però ho pensato a quando nel GT si è ritrovato davanti Nappa e non ci ha pensato due volte a farlo di nuovo fuori, e quindi, in barba alla cavalleria, perchè non farlo agire con altrettanto freddo cinismo anche nei riguardi del rappresentante femminile della sua vecchia squadra? (Beh...per lo meno questo è ciò che ha esternato.)

Il prossimo (orripilante) capitolo è già a metà e spero di poter spiegare meglio (e senza far passare troppo tempo) le diverse sfaccettature del carattere di Celosia (ed i vari comportamenti degli altri saiyan nei suoi confronti). A forza di studiare i farmaci che si usano per curare i disturbi di personalità, ho contaminato pure il mondo di Dragon Ball con questa robaccia!
Che dire...Se avete qualche dubbio, se qualcosa non vi è chiaro, non esitate a farmelo sapere. Cercherò di darvi qualche spiegazione a riguardo. =)
Come sempre, se recensite mi fate piacere!
Un bacio!

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Capitolo 8
*** Il piano della Fenice ***


- Il piano della Fenice -



I tre saiyan si erano riuniti nella stanza di Celosia. Era notte inoltrata ormai, ma il fatto di essere tornati in vita e tutte le vicende e scoperte che erano avvenute quella sera non rendevano loro facile addormentarsi.
Bulma aveva deciso di ospitarli, almeno per quella notte. L'indomani avrebbe chiamato Goku per fargli sapere che suo fratello era tornato in vita e per poi decidere insieme sul da farsi. La scienziata l'avrebbe chiamato immediatamente, anche se era notte fonda, ma Vegeta si era subito risentito della sua decisione, credendo che Bulma quella sera volesse l'appoggio di Goku come se quello di suo marito non fosse abbastanza, intendendo che il Principe dei Saiyan non fosse sufficiente per gestire tre saiyan liberi per casa. Per il quieto vivere, Bulma decise di rimandare la telefonata all'indomani.

Nappa camminava avanti e indietro per la stanza di Celosia, emanando invettive e sentenze a volontà, rendendo pubbliche le sue opinioni su tutto: sulla propria morte, su quella vera di Celosia, su che cosa era diventato Vegeta negli anni...erano tutti per lui episodi ignominiosi.
Nappa ripensò a quando Vegeta lo fece letteralmente saltare in aria, affermando proprio che non fosse degno di essere un Saiyan. E adesso il Principe di tutti i Saiyan che cosa era diventato? La brutta copia di quel che era un tempo, un vile traditore della sua razza.
Nappa ripeteva i soliti argomenti a profusione, in maniera logorroica, ma nessuno in realtà gli stava prestando attenzione.
Celosia era sdraiata sul suo letto, con le braccia incrociate dietro alla nuca a guardare il soffitto.
Era in uno stato di calma apparente. La rabbia e la frustrazione la stavano divorando.
Vegeta la odiava. La detestava in un modo che lei non avrebbe mai ritenuto possibile. Celosia si stupì nello scoprire che quell'odio che Vegeta nutriva nei suoi confronti lo stava percependo come un peso immane, una sofferenza ed una delusione insopportabili.
Non riusciva a darsi pace, non capiva dove avesse sbagliato trentaquattro anni prima, non capiva come avessero fatto ad arrivare a quel punto.
Vegeta e Celosia non erano mai stati la classica coppia che si scambiava carezze e sorrisi. Difatti fu proprio il loro continuo stato di rivalità ad alimentare la fiamma della loro passione.
Per lei era una sorta di gioco. Era stimolante sfidare Vegeta, competere con lui: quando si allenavano, combattevano sempre con il sorriso divertito sulle labbra, come se fosse un piacevole gioco pericoloso. E quando finivano il duello, stremati ma soddisfatti, una fiamma ardente si accendeva dentro di loro e si placava solamente con la loro unione.
Quel dolce ricordo per Celosia era adesso più amaro del veleno.
Rammentava come Vegeta non avesse mai tollerato le sconfitte, nemmeno quelle dei semplici duelli di allenamento, ma Celosia ogni tanto si poteva vantare di averlo battuto. La saiyan considerava le sue vittorie più che meritate, perchè contro Vegeta non aveva mai voluto giocare sporco, ritenendo che non sarebbe stato altrettanto divertente e soddisfacente una vittoria ottenuta in tale bassa maniera.
Ma proprio questo particolare indisponeva Vegeta e certe volte reagiva a tali sconfitte accanendosi contro di lei in maniera quasi isterica ed infantile, accusandola di stare invece giocando sporco e di tramare contro il suo indiscutibile Ruolo di Principe.

Celosia si morse un labbro quando riflettè sui suoi comportamenti.

Probabilmente Vegeta non l'avrebbe uccisa se lei non avesse reagito sempre nella solita, maledetta maniera. Se invece di fare muro gli avesse teso la mano, forse Vegeta non avrebbe deciso di sbarazzarsi di lei. Tutte le volte che l'accusava di complotti e macchinazioni, lei gli urlava contro:  offesa, lo offendeva a sua volta. Celosia gli ricordava come un tarlo che anche lei faceva parte della Famiglia Reale, soppensando il fatto che la sua stirpe era addirittura più nobile della sua. La madre di Vegeta, Rosicheena, era sì una guerriera d'élite, ma non faceva parte fin dalla nascita della Famiglia Reale, diversamente da entrambi i genitori di Celosia. Sua madre era la sorella del Re, mentre suo padre, cugino di Re Vegeta, sarebbe dovuto essere stato egli stesso il Sovrano dell'intera razza Saiyan se il destino beffardo non avesse giocato male le sue carte.
Durante i loro svariati litigi, Celosia rivendicava il suo diritto al comando. Gli ricordava che lei, secondo i piani di entrambi i loro genitori, una volta adulta sarebbe dovuta diventare la sua sposa e perciò il suo diritto a reclamare potere era più che fondato. Secondo Celosia, lei e Vegeta erano due individui alla pari, non ci doveva essere un capo ed un subordinato tra di loro. Ma Vegeta non voleva concederle tale privilegio. Era lui il Principe dei Saiyan, l'unica figura a cui i suoi uomini dovevano servire obbedienza, era lui il numero uno, il più forte e potente guerriero.

Come un giorno avrebbe dovuto essere lui ad uccidere Freezer.

Celosia ammirava il suo Principe, Vegeta era un guerriero dotato di fascino, non poteva negarlo, di conseguenza quando lui la accusava di tale scorrettezza, mostrandole gratuitamente tutta la disistima che nutriva nei suoi confronti, lei si sentiva offesa, delusa e amareggiata.
Così lo accusava a sua volta, litigavano ferocemente, finchè la saiyan, distrutta sia fisicamente che psicologicamente, sempre colta da quella stupida debolezza di cui si vergognava, andava a cercare il conforto amichevole di Radish.
Tante volte, a causa della cattiveria di Vegeta nei suoi riguardi, Celosia si era sentita inerme e  terribilmente svuotata. Radish, con la perseveranza di un'ombra che aspetta il suo sole per illuminarsi, la aiutava a rimettere insieme i pezzi della sua anima.
Il saiyan la ascoltava, la confortava e la aiutava. Pazientemente  sopportava i suoi ripetuti sfoghi finchè Celosia riprendeva vita dalle sue ceneri di disperazione e, come una fenice, spiccava di nuovo il volo, pronta alla carica per confrontarsi di nuovo con Vegeta, illudendosi ogni volta che anche questa non sarebbe finita nello stesso inevitabile modo.
Era un angoscioso circolo vizioso in cui instancabilmente Radish la aiutava a "rigenerarsi", ma poi Celosia correva di nuovo da Vegeta. Tale circolo vizioso vide il suo epilogo solo quando Vegeta, in un momento di rabbia o di perdita di lucidità, con un gesto risoluto le stroncò la giovane vita.
Seppur conscia dei loro svariati problemi, Celosia non riusciva comunque a darsi una spiegazione per quel troce gesto. Mai una volta le era passato per la testa di fare altrattanto alla sua metà.

Radish era seduto alla finestra tenuta spalancata, il fresco venticello della notte estiva dava sollievo alla sua pelle, diventata appiccicosa a causa dell'afa del pomeriggio. Non aveva la testa in quel momento per andare a farsi una doccia, tanto meno per ascoltare i mille brontolii di Nappa. Si sentiva troppo preoccupato per Celosia.
Il saiyan provò una forte presa al petto ripensando a quando l'aveva vista uscire poche ore prima dalla cucina, a testa bassa e con i suoi occhi battaglieri così dolorosamente spenti. Non l'aveva mai vista così, neanche dopo i peggiori litigi con Vegeta: i suoi occhi avevano sempre e comunque continuato a brillare di vita e voglia di combattere, ma questa volta Celosia sembrava si fosse arresa. E ciò era la cosa peggiore che Vegeta le avesse mai fatto, molto peggio dell'averle stroncato la vita.
Celosia era uno splendido demonio, era una bestia indomabile, reagiva sempre perchè reagire era nella sua natura. All'offesa aveva sempre replicato con il ringhio, alla botta con il morso, sempre con quell'implacabile ghigno insolente, quell'amara minaccia di vendetta della sua anima che niente poteva uccidere, rifiorendo nelle avversità, nel corso della sua terribile lotta per la vita.
Ma alla fine Vegeta aveva vinto, aveva domato l'indomabile belva, era finalmente riuscito a farle abbassare la testa, privandola, come una violenza, della sua essenza, del suo Io. Adesso Radish la vedeva come una belva con le mani legate ed il bavaglio alla bocca. Deturpata, privata della sua fiamma di vita.

Il Saiyan di terza classe aveva avuto da sempre un debole per Celosia, fin da ragazzino. Era puro divertimento combattere a suo fianco, soltanto la sua presenza bastava a rendere più sopportabile lo stato di servitù sotto Freezer e la condizione di ultimo carro nella squadra di Vegeta.
Era l'unica femmina saiyan sopravvissuta alla distruzione del pianeta ed essendo rimasti solamente in quattro, Radish aveva avuto la possibilità di crescere vicino a lei.
Aveva conosciuto ed apprezzato le diverse sfaccettature del suo carattere, anche se doveva ammettere che non era stata facile la convivenza forzata con quella guerriera di due anni più giovane di lui. Celosia aveva un carattere difficile, era molto egoista e testarda e non era possibile porre fine ad una discussione se lei non aveva avuto l'ultima parola. Ma c'erano comunque alcuni aspetti di lei che Radish ammirava e di cui un giorno si sorprese di venirne attratto.
Negli anni in cui Vegeta la stava ineluttabilmente trasformando nel mostro pieno di rancore che era adesso, Radish aveva scorto in lei dei particolari che forse neanche Vegeta aveva visto, o che, semplicemente, non si era mai degnato di interessarsi.
Il suo comportamento diffidente ed egoistico erano la risposta a come Vegeta la trattava, inoltre Celosia non attaccava mai se prima non veniva attaccata a sua volta.
Con gli anni il saiyan di terza classe aveva scoperto che la designata principessa della sua razza era una persona capace di dare tanto a chi se lo meritava. A volte era perfino capace di gesti di riconoscenza verso chi l'aveva aiutata e sorretta. Infatti Radish comprese che stando al suo fianco, senza darle continuamente contro o contraddicendola, Celosia diventava una piacevole compagnia. Durante gli anni sotto Freezer si erano avvicinati e tra loro era sorto uno stato di confidenza, quasi di intimità, in cui i loro reciproci muri venivano temporaneamente abbassati e vi si creava una sorta di tregua dal mondo circostante, dove i due ragazzi potevano prendere fiato da quella realtà ostile e potersi così rigenerare.
In un ambiente dove non era possibile fidarsi di nessuno, tanto meno degli ultimi membri della propria razza, scoprire che tra questi c'era invece una persona su cui si poteva fare affidamento, fu un sollievo per entrambi.
 
Radish si ricordava quando, ancora bambino, vedeva suo padre tornare trionfante dalle missioni di epurazione in compagnia della sua squadra. Si ricordava di Seripa, di Toteppo, di Pambukin, e soprattutto si ricordava di Toma. Suo padre era particolarmente attaccato a quel guerriero, lo considerava come un fratello e forse avrebbe perfino dato la vita per lui.
I saiyan spesso si sentivano più legati ai loro compagni di squadra che alle loro famiglie, con le quali passavano ben poco tempo. Tra i membri della squadra di suo padre esisteva in aggiunta un legame particolare, come se vi fosse una certa etica di reciprocità, di fiducia e di sostegno. Per Radish sembrava dunque normale che i compagni di una stessa squadra si aiutassero a vicenda, che potessero fare affidamento l'uno sull'altro, così come avveniva tra Bardak e Toma.
Si ricordò di una volta in cui suo padre aveva troppo esagerato con i festeggiamenti e gli aveva confessato, con una bottiglia semivuota di liquore in mano, che se mai fosse accaduto qualcosa ai suoi uomini ne sarebbe rimasto profondamente addolorato tant'è che, forse, li avrebbe addirittura vendicati. Bardak specificò infine, prima di accasciarsi al suolo completamente ubriaco, che se invece fosse accaduto qualcosa a lui, a suo figlio, ne avrebbe fatto tranquillamente un altro.

Radish scosse la testa, cercando di riportare quel ricordo al passato a cui vi apparteneva, preferendo tornare a pensare al presente.

Commise l'errore di posare nuovamente gli occhi su Celosia. La sua atletica figura era distesa sul letto, immobile, e lo sguardo fisso su un punto indefinito del soffitto. Il gioco di luci ed ombre di quella stanza facevano apparire le sue gambe nude ancora più lunghe e scultoree di quel che già fossero. Radish sentì il bisogno di distendersi al suo fianco, cingerle il braccio attorno alla vita, avrebbe voluto confortarla, parlarle, inebriarsi del suo profumo. Sentiva che l'avrebbe aiutata anche questa volta a spiccare di nuovo il volo, ancora più forte di prima.

In quel momento era profondamente angosciato per lo stato psichico della guerriera. Con gli anni Radish aveva imparato che l'umore di Celosia era molto dipendente da ciò che la circondava. Si destabilizzava con facilità quando era sottoposta a livelli crescenti di stress cronico o di conflitti nelle relazioni "romantiche" con Vegeta. Il rapporto che aveva con lui era infatti uno dei fattori che più influenzavano la sua emotività. Un relazione intensa e turbolenta come la loro, che ogni tanto terminava bruscamente, spesso aveva effetti molto gravi su Celosia, provocandole crolli dell'umore e nella vita lavorativa e relazionale. Reagiva spesso in modo impulsivo, commettendo atti che sovente diventavano autodistruttivi, come le volte che si scagliava contro gli scagnozzi più potenti di Freezer, troppo forti anche per lei, oppure in altre occasioni veniva presa da episodi di intensa disforia o di irritabilità e ansia, che di solito duravano poche ore o, più raramente, pochi giorni. In quei momenti era compito di Radish sorreggerla, stare attento che non commettesse avventatezze. In un certo senso il Saiyan era felice di potersi occupare di lei. Aveva la possibilità di starle vicino, di passare del tempo in intimità con lei, di sorridere quando vedeva che la sua presenza giovava alla demoralizzata Saiyan. A volte ne approfittava fin troppo, riuscendo a rubarle un bacio o una carezza, dai quali Celosia non si scostava, ma neanche rispondeva.
Radish attribuiva tutta la colpa a Vegeta, reputandolo il diretto responsabile delle alterazioni del carattere di Celosia. Infatti la saiyan era molto cambiata durante l'età dell'adolescenza, proprio quando aveva iniziato ad interessarsi a Vegeta.
Radish ebbe la prima conferma alla sua teoria quando una volta il Principe dei Saiyan era partito per una missione in solitaria che durò mesi. Durante quel periodo Celosia era tornata ad essere la saiyan di un tempo. Senza i continui conflitti con Vegeta, il suo animo aveva ritrovato la serenità che credeva perduta. Per Radish era come aver ritrovato l'amica di un tempo, con cui condividere scherzi, risate, momenti di riposo e spensiensieratezza, ma tutto ciò si dissolse quando Vegeta fece ritorno alla base.
Questi eventi si ripeterono a cicli: ogni volta che Vegeta partiva, portava via con sè i turbamenti di Celosia, finchè, puntulmente, non tornava a dannarla.
Ripensandoci, a Radish facevano ancora male i palmi delle mani per tutte quelle volte che le aveva serrate a pugno per trattenere la rabbia mentre guardava come Celosia si umiliava volontariamente, sforzandosi fino all'impossibile di stare vicina al suo Principe, terrorizzata che lui un giorno la potesse abbandonare.
Vegeta a modo suo godeva della dipendenza della ragazza, il suo enorme ego aumentava ogni volta che il suo solo respiro si dimostrava essere linfa vitale per Celosia. La saiyan era completamente nelle sue mani. Vegeta poteva farle qualsiasi cosa volesse, se in quel momento l'umore della saiyan si trovava in una determinata fase.

Un bagliore di speranza balenò negli occhi del guerriero di terza classe. Questa volta Celosia non sarebbe più potuta tornare da Vegeta. Vegeta non era più suo, se suo lo fosse mai stato. Apparteneva ad un'altra donna, ad un altro mondo adesso. Non era più lo stesso saiyan di cui Celosia si era invaghita da quando aveva iniziato a posare gli occhi sugli uomini. Tra i due saiyan d'élite era irremediabilmente finita. Era giunto il momento di andare avanti.

Adesso era giunto il suo momento.

Radish, determinato, fece per alzarsi dalla finestra quando una risata sadica gli arrivò dritta alle orecchie, infrangendo le sue speranze.
Celosia si alzò a sedere sul letto, le mani poggiate sul materasso appena dietro alla schiena reggevano il suo corpo scosso da risa violente. Radish e Nappa si scambiarono un'occhiata preoccupati: Celosia continuava incessante a ridere come se fosse stata l'unica ad aver capito una battuta o un esilarante gioco di parole.
Radish si avvicinò alla Saiyan e si sedette vicino ai suoi piedi. La sua preoccupazione si trasformò presto nell'orrida consapevolezza dell'Inevitabile quando vide comparire la maschera terribile della vendetta sul delicato volto della Saiyan.
"Lo rovino! Io lo rovino!" ripeteva tra le risa Celosia. "Quell'idiota! Quel povero insignificante idiota! Pensava di sconfiggere me?! Me! Bene, avrà quel che si merita! Non ha idea di quello che sono capace di fare, lo distruggerò, distruggerò ogni sua singola cellula, come lui ha distrutto me!" Nella voce della donna si leggeva tutta la rabbia, la delusione, ma soprattutto la voglia di rivincita per quel che Vegeta le aveva fatto.

La fenice era risorta, più diabolica e vendicativa di prima.

Celosia placò le potenti risa, assumendo un contegno che solo prima di un'importante battaglia la saiyan manifestava. Si sedette con più compostezza sul letto e richiese l'attenzione dei suoi uomini, a cui successivamente spiegò i dettagli del piano che aveva appena escogitato.

Era stato completamente inutile il tentativo di quelle sconsiderate ragazzine di renderli incapaci di fare del male alle persone. Una donna delusa, offesa, era molto più pericolosa del più potente dei guerrieri, infervorata dalla sua brama di riscatto, di rivincita su colui che le aveva arrecato un torto, che l'aveva umiliata, costringendola ad abbassare la cresta, imbavagliandola e facendola a stare al suo posto.

Celosia avrebbe distrutto Vegeta, rovinando tutto ciò che lui aveva di più caro.

Suo figlio Trunks era un ottimo burattino, Celosia l'aveva verificato poche ore prima in cucina. Bastava poco con lui: una parola, un gesto gentile, ed il ragazzo cadeva già ai suoi piedi. Avrebbe giocato con lui come il gatto con il topo. Si sarebbe mostrata interessata e gentile con Trunks, lo avrebbe reso dipendente da lei, quello che molte culture chiamavano Amore, e poi l'avrebbe abbandonato, umiliato, lasciandolo a se stesso, spezzandogli l'autostima, rendendolo incapace di provare di nuovo qualcosa di simile per un'altra donna, incapace di fidarsi di nuovo. Lei si era fidata di Vegeta e la sua fiducia, quella sua maledetta debolezza, l'aveva pagata a caro prezzo.

La ragazzina era invece un altro paio di maniche.

Celosia si era accorta che Bra era molto simile a lei: utilizzava i suoi "artifici" per ottenere egoisticamente ciò che voleva.
In fin dei conti erano parenti, osservò con un sorriso compiaciuto Celosia.
Sarebbe stato delizioso farla diventare proprio come lei, una piccola Celosia, e non sarebbe stato nemmeno così tanto complicato, giacchè la ragazzina era predisposta già su quella strada. Chissà Vegeta come l'avrebbe presa vedendo la sua meravigliosa e amata bambina diventare proprio come la donna che lui tanto odiava e disprezzava!

La moglie...occuparsi di quella donna sarebbe stata la parte più gustosa del piano.
La Saiyan aveva notato molti aspetti che contraddistinguevano la Terrestre: era una donna di mezza età, fumatrice, dedita al lavoro e facile alle arrabbiature. Il suo corpo formoso ma non tonico era indice di un'assente o scarsa attività sportiva. Questi particolari erano fattori che predisponevano un individuo ad ictus e ad infarti. Celosia non le avrebbe reso la vita facile nel frattempo, ma quando Bulma avrebbe visto come suo figlio veniva rovinato, reso l'ombra del magnifico uomo che adesso era, ed infine sua figlia diventare una vipera della peggio specie, questa consapevolezza le avrebbe dato il colpo di grazia.
Che cosa avrebbe fatto Vegeta quando la sua bella famiglia sarebbe stata irremediabilmente rovinata? Sarebbe diventato un uomo distrutto, dannato, come dannata era diventata lei a causa sua.

Nappa si mostrò subito entusiasta del brillante piano di Celosia e si disse disponibile ad ogni sorta di collaborazione. Aveva un conto in sospeso con Vegeta e quello adesso sembrava essere l'unico modo per fargliela pagare.

"Sarà questione di un anno, niente di più. Nel mentre ci mostreremo cordiali, amichevoli con loro, ma non troppo, per non destare sospetti. Durante questi mesi ci alleneremo, ci potenzieremo. Dovremo diventare tutti super saiyan, nessuno escluso." specificò Celosia, guardando particolarmente la terza classe. "Sarà facile convincere il bambolotto dai capelli lillà ad allenarmi quando gli parlerò di gratificanti ricompense, ed io poi sottoporrò voi agli stessi addestramenti." Gli stessi, ma non tutti. Non avrebbe commesso lo sbaglio di portare i due saiyan al suo stesso livello. Nessuno sarebbe dovuto diventare più forte di lei, la prudenza non era mai troppa. "Trunks mi ha detto che in un anno le sfere saranno di nuovo attive, noi le cercheremo e chiederemo a quello stupido drago di annullare il desiderio che ci ha reso incapaci di fare del male agli innocenti."
"E dopo di che?" chiese avido Nappa.
Celosia si leccò le labbra, come se pregustasse il sapore dolcissimo della vendetta. "Li uccideremo tutti, ovvio."
I due saiyan d'élite scoppiarono in una risata fragorosa. Radish a tale sentenza accennò solamente un riso un po' forzato.
I grandi occhi neri della Saiyan luccicavano perversi come gli occhi di un predatore, o gli occhi di un pazzo, pensando ai gloriosi giorni a venire. Non perse comunque la titubanza nell'animo di Radish, così gli si avvicinò, stringendogli le mani con le proprie.
"Sta tranquillo...Ho già pianificato tutto. Ed ho pensato anche a te!" gli disse sorridendogli e facendogli l'occhiolino. Celosia conosceva bene Radish, non sarebbe stato in grado di attendere un anno intero. Era troppo volubile nei piani a lungo termine.
Radish alzò lo sguardo e lo posò sugli occhi della guerriera. Che cosa voleva dire?
"Ho la netta sensazione che quella diavoleria che ci ha fatto il drago abbia qualche limitazione. Finora abbiamo cercato di attaccarli intenzionalmente e non ci siamo riusciti. E se invece li attaccassimo inconsciamente?"
Radish la guardò stupefatto. Non riusciva ancora a capire quale fosse il suo piano.
"E qui entri in gioco tu, mia cara terza classe! Tu ti riconcilierai con il tuo bel fratellino, vi scambierete grandi abbracci e tante lacrime di commozione, farete la pace e diventerete i migliori fratelli che la storia abbia mai visto. Ti mostrerai redento e guadagnerai così la sua fiducia. Ti farai ospitare da lui, mangerete e berrete insieme finchè, una bella notte di luna piena..." un ghigno maligno illuminò il viso della giovane saiyan "...quando sarete intontiti da cibo e vino, tu ti trasformerai in Oozaru e..." Celosia fece un gesto con la mano, come per frantumare qualcosa con il pugno "...Addio Kakaroth."
Celosia sapeva che i saiyan di terza classe quando si trasformavano in Oozaru non erano in grado di mantenere il controllo di se stessi, perdevano la capacità di ragionare diventando essenzialmente delle enormi scimmie impazzite con l'unico intento di distruggere qualsiasi cosa si trovasse intorno a loro. Celosia avrebbe usato questa pecularietà di Radish a suo favore.
Radish la osservò incredulo e scosse la testa. "La stai facendo troppo semplice, Celosia."
Il saiyan di terza classe stava tentennando, non era troppo sicuro che sarebbe andato tutto secondo i suoi piani.
"Sta tranquillo, ti ho detto. Ho già pensato a tutto io. Vedrai, ce la faremo!" lo rassicurò con un bel sorriso Celosia.
Radish fece un sorrisetto amaro. "Tu dici? Io non ne sono poi così tanto sicuro...e se Vegeta ci dovesse scoprire? Hai visto come ti ha trattata poco fa in cucina. Non si è fatto alcuno scrupolo con te!" Il guerriero era terribilmente preoccupato per la sorte della saiyan, avrebbe fatto di tutto pur di farla ragionare.
"Tsk, Vegeta non mi preoccupa affatto." tagliò corto Celosia. "Non mi fanno paura le sue percosse. Quel vile traditore non è mai riuscito a tirarmi fuori l'urlo della paura e del dolore, neppure nell'agonia più estrema. Non mi farò di certo spaventare adesso che sono inerme ai suoi pestaggi." La voce di Celosia risuonò dura e decisa, determinata a portare a termire il suo piano, costasse quel che costasse.
Nappa scoppiò a ridere. "Impara, terza classe! E così che parla un vero guerriero!"
L'uomo ripensò quando, attraverso il suo scouter, udì Radish implorare senza ritegno suo fratello, supplicandolo di lasciarlo andare, in preda al panico di fronte alla morte che gli si stava irrefrenabilmente affacciando. Diversamente dalla maggior parte dei Saiyan, Radish temeva fortemente la morte e si era comportato da vero codardo in quell'occasione. Solamente quando pensò che i suoi compagni l'avrebbero fatto tornare in vita si mostrò disposto ad accettare il suo destino.
Radish non si curò di quel commento. L'unica cosa che voleva era dissuadere Celosia, non le avrebbe permesso di rovinarsi con le proprie mani. Non l'avrebbe persa una seconda volta.
In un momento di rabbia e disperazione, la terza classe serrò le mani a pugno e le battè sul materasso. "Maledizione, Celosia! Abbiamo la possibilità di rifarci una vita, siamo liberi da Freezer, non siamo più i suoi schiavi! Perchè vuoi rovinare tutto per una cosa accaduta più di trent'anni fa?"
Celosia lo guardò con rabbia. "Allora non ci siamo capiti!" gli gridò furente. "Come osi sminuire quello che Vegeta mi ha fatto in tal maniera? Trentaquattro o cento anni fa non ha alcuna importanza! Lui ha ricevuto tutto dalla vita, lasciando invece noi nell'oblio. Prima ha ucciso me, e poi Nappa. Spero che tutta la tua esitazione non sia dovuta al fatto che sei l'unico a non essere stato ucciso per mano sua!"
"Non è per questo." si difese a voce bassa il Saiyan. Radish aveva la terribile sensazione che fosse ormai tutto inutile, Celosia stava già pregustando il piatto prelibato della Vendetta. Se solo avesse potuto stordirla, portarla via da lì, ma il saiyan era troppo debole se confrontato alla guerriera d'élite. Solo con le parole sarebbe stato possibile dissuaderla. Si fece coraggio e la guardò dritto negli occhi. "Se fosse per me, ucciderei Vegeta in questo preciso momento, gli farei pagare con le peggiori torture quello che ti ha fatto! Non sai quanto vorrei poterti vendicare con le mie stesse mani, Celosia, ma non posso...e nemmeno tu puoi. Questa situazione è troppo grande per noi. Ti prego, lascia stare."
Celosia lo stava guardando con occhi pieni d'ira, Radish stava forse osando sottovalutare le sue potenzialità?
L'uomo si accorse dell'irritazione della donna, dovuta alla sbagliata interpretazione delle sue parole, e cercò di deviarla da quel pensiero.
Le si avvicinò ulteriormente. "Ascoltami Celosia, Vegeta non è stupido. Starà sicuramente pensando che tu hai già escogitato un modo per vendicarti, ti starà addosso, attento ad ogni tuo movimento. E quando farai il primo passo falso, ti eliminerà senza scuse. E' soltanto questo che Vegeta aspetta. Ed è questo quello che vuoi, dargliela vinta per la seconda volta?" le domandò franco Radish, tentando di nascondere la disperazione nel tono della sua voce. "Gli vuoi fare dispetto? Bene, fregatene di lui! Fagli capire che sei superiore, vai avanti per la tua strada, lasciati il passato alle spalle! In questo modo Vegeta non avrà alcun pretesto per farti fuori, tu rimarrai viva e lui rimarrà invece a covare nel rancore! Pensa a quanto gli farà rabbia vedere che non potrà farti niente!"
Celosia considerò per un attimo la teoria di Radish e sulle sue labbra spuntò un sorriso di compiacimento. "Però non sarebbe altrettanto gratificante."
"E allora cosa vuoi fare? Preferisci farti ammazzare per la seconda volta? Lo sai che Vegeta ne sarebbe capace, prima o poi se ne fregherà delle suppliche di sua figlia. Che te ne farai della tua vendetta quando sarai morta?"
Nappa non riusciva più a trattenersi. Quel patetico teatrino sentimentale lo stava facendo morire dal ridere. Com'era sua abitudine, scoppiò a ridere arrogantemente.
"Poverino, ha paura che tu muoia!" lo compatì Nappa, deridendo il lato emotivo del guerriero di terza classe. "Celosia, non sbaglio quando dico che l'hai addestrato per bene. E' un peccato che tu non l'abbia potuto vedere quando era venuto a sapere della tua morte: era talmente afflitto che sembrava un tenero animaletto che aveva perso il suo padrone! Faceva di quei pianti! Piangeva, si dimenava, urlava il tuo nome, sembrava impazzito! Ah, quanto mi ha fatto ridere! Ma come mai le terze classi sono così lacrimevoli, si commuovono, si struggono per un nonnulla!"
Celosia scosse impercettibilmente la testa. Nappa era il solito idiota. Notò però di sentirsi piacevolmente sorpresa da quella scoperta. Non pensava di aver influito fino a quel punto sul guerriero di terza classe.
Radish stava arrossendo come un bambino colpevole. Forse era stato troppo emotivo, ma che c'era di male nel piangere la morte di un compagno d'armi? Quando quel maledetto giorno venne a sapere della sua morte, il saiyan non riuscì a reprimere urla di agonia pura e potenti singhiozzi mentre piangeva la sua compagna perduta. Non riusciva a credere che se ne fosse andata davvero. La consapevolezza che non avrebbe mai più sentito la sua risata, o che non avrebbe mai più visto il suo bel viso, era un dolore che non aveva mai provato prima, che sembrava comprimergli il petto.
"Davvero hai pianto?" gli chiese Celosia, incredula e divertita.
Sul volto di Radish si disegnò un sorriso di assenso che celava un misto di avvilimento e tristezza. Mai più avrebbe voluto provare tale sensazione.
Celosia gli sorrise dolcemente a sua volta e tornò vicina a lui, poggiandogli nuovamente le mani sulle sue, stringendogliele lievemente. "Almeno qualcuno è rimasto dispiaciuto per la mia morte." commentò timidamente, tenendo gli occhi bassi sulle loro mani. Celosia era rimasta amareggiata quando si era accorta che nessuno l'aveva veramente rimpianta: erano stati compagni d'armi da quando il loro pianeta era stato distrutto, ma nemmeno l'uomo che l'aveva praticamente cresciuta si era mostrato un minimo addolorato per la sua scomparsa. La sua morte aveva avuto la stessa importanza di quella di un ratto.
La saiyan poggiò una mano sulla spalla di Radish ed avvicinò il suo viso a quello del guerriero. Radish era attonito, stupito. Che fosse riuscito veramente a farle cambiare idea?
La vide avvicinarsi ulteriormente al suo volto con quella sua aria maliziosa. Radish si stava per perdere in quegli occhi di tenebra, dovette combattere con tutto se stesso per resistere alla tentazione di affondare le sue labbra su quelle della saiyan. Celosia strofinò gentilmente il proprio volto al suo, guancia a guancia, finchè le sue labbra raggiungesero il suo orecchio e si schiusero in una sentenza funesta. "Mi dispiace Radish, ma porterò a termine il mio piano comunque."

***


Bra e Pan si erano appena infilate nel letto, nella stanza di Bra, ma non avevano alcuna intenzione di dormire. Erano talmente eccitate per la giornata appena trascorsa che non riuscivano a zittirsi e a chiudere occhio. Avevano già ricevuto una bella strigliata d'orecchie da Bulma e Vegeta e sapevano che l'indomani avrebbero ricevuto i rimproveri anche da parte dei genitori e dei nonni di Pan, ma, nonostante ciò, non potevano che essere esaltate per la presenza dei loro nuovi ospiti. Il benvenuto era stato più tragico del previsto, ma le ragazze si sentivano inspiegabilmente ottimiste. Vegeta aveva detto che erano delle incoscienti e delle irresponsabili, ma nè Bra nè Pan in cuor loro si erano veramente pentite per ciò che avevano fatto. All'inizio avevano titubato un poco, soprattutto dopo aver scoperto che tra Celosia e Vegeta non correva buon sangue, ma l'incoscienza giovanile fece presto dimenticar loro quel particolare non troppo trascurabile, dando invece più importarza ad altri dettagli.
A Bra si erano illuminati gli occhi quando aveva scoperto che Celosia era una sua lontana cugina. Quando l'aveva incontrata aveva subito percepito una sorta di legame tra lei e la Saiyan, una strana affinità che poi aveva interpretato fosse dovuta al loro sangue in comune. Ne era rimasta talmente affascinata che già si immaginava il magnifico rapporto che si sarebbe potuto instaurare tra loro due: Celosia sarebbe diventata la sua figura di riferimento, le avrebbe insegnato un mucchio di cose che riguardassero la vita di una guerriera e di una donna, e con cui avrebbe condiviso le piccole, grandi gioie dell'adolescenza in cui era appena entrata. Ancora non la conosceva ma già sperava che sarebbe diventata presto ciò che più si sarebbe avvicinato ad una sorella maggiore, la figura di cui sentiva aver più bisogno, non potendo parlare con suo fratello o con sua madre, tanto meno con suo padre, di determinati argomenti. Inoltre era l'ex fidanzata di suo padre e non vedeva l'ora di scoprire le varie "birichinate" del genitore quando era giovane, così gliele avrebbe potute rinfacciare quando avesse avuto da criticarle qualcosa durante gli anni della ribellione.
Bra si atteggiava da adulta, ma stava agendo senza considerare le eventuali difficoltà. Non si era resa pienamente conto della problemicità della situazione, della gravità di ciò che aveva fatto suo padre a quella donna, non si era chiesta se Celosia pensasse a ricambiare l'offesa subita, tanto era stato forte il suo fermento per la scoperta di tutto quel nuovo mondo e tanto era profonda la sua ingenuità. Non aveva pensato che i disegni che si fanno così da sé per lo più non riescono.
Anzichè riflettere sulle eventuali conseguenze, Bra e Pan ridacchiavano su piccoli sciocchi dettagli. Si chiedevano se Vegeta si doveva librare in volo quando baciava Celosia e se questa indossava mai i tacchi in sua presenza o se era condannata a portare ballerine e scarpe basse. Poi si misero a ridere quando ripensarono a quanto era stato impacciato Trunks quella sera e di tutta la bava che era colata dalla bocca di Goten quando aveva visto la saiyan mezza nuda. Scommetterono perfino se e chi dei due si sarebbe fidanzato con Celosia, ridendo ogni volta che si immaginavano una scena in cui i due ragazzi le facevano delle avance o una dichiarazione d'amore. Poi sognarono ad occhi aperti Radish che faceva a loro una dichiarazione d'amore eterno, arrossendo copiosamente ogni volta che ci pensavano, finchè Bra non rammentò a Pan che il bel capellone era suo zio e quindi non si sarebbe mai potuto innamorare di lei, puntualizzando infine che la favorita dalla sorte sarebbe stata Bra in persona e che, per non lasciare Nappa da solo a deprimersi, chi si sarebbe dovuta fidanzare con lui sarebbe stata Pan in persona.
La camera si riempì di risate genuine, finchè le ragazze non udirono bussare alla porta.
Goten entrò con un cuscino ed una coperta sottobraccio ed un'espressione annoiata sul volto.
"Che ci fai qui?" gli chiese Pan, seccata dalla sua intrusione. Con lui presente non potevano lasciarsi andare ai loro vagheggiamenti e deliri.
"Ordini di Vegeta. Non vuole che dormiate da sole con i vostri "nuovi amichetti" per casa. E leva pure quella faccia infastidita da dosso, nemmeno io sono così contento di dormire con questo genere di compagnia femminile." spiegò, mentre cercò di accomodarsi come poteva su una poltroncina troppo piccola per lui.
"Allora dì a papà che non abbiamo bisogno del baby-sitter...siamo in grado di badare a noi stesse, noi due!" gli sbuffò indignata Bra. "E poi di cosa avrà mai paura Sua Iperprotettivà? Lo sa che non ci possono fare del male quei tre, non gli è ancora abbastanza chiaro?" La figlia del Principe dei Saiyan si accigliò, suo padre era proprio un testone quando ci si metteva.
"Non è solo con la forza fisica che si può fare del male." la intimò Goten, sistemandosi il cuscino allo schienale.
Bra e Pan si guardarono, confuse. "Cioè?" chiesero all'unisono.
"Cioè, invece di venire in camera vostra a darvi fuoco, cosa che vorrei volentieri fare adesso io a voi, potrebbero venire qui a fare discorsi o azioni strane e deviare i vostri piccoli cervellini innocenti." spiegò seccato Goten. Il ragazzo riteneva che forse Vegeta avesse esagerato un po', ma era diventato talmente assillante che il figlio di Goku non potè che piegarsi ai suoi voleri.
Bra scosse la testa. "Ma figuriamoci. Vai, Goten, non c'è bisogno che ci fai la guardia. Vedrai che Trunks ha molto più bisogno del tuo supporto morale che noi del tuo russare!" lo canzonò la ragazza, ridendo quando Goten borbottò al suo commento sul suo modo di dormire rumorosamente.
"Non se ne parla, io rimango qui. Ordini del capo. E poi Trunks è già impegnato con un'altra compagnia." specificò Goten, trovando finalmente una posizione abbastanza comoda sulla poltrona e chiudendo gli occhi.
Bra e Pan si scambiarono un'occhiata, così sorprese che quasi si misero a gridare.
"Whaaaaa! Davvero? Di già?" urlarono entrambe, saltando sul letto.
Goten aprì un occhio. "Ma che avete capito? Trunks adesso è nel lettone tra Bulma e Vegeta, su suggerimento di sua madre che tanto teme per la purezza del suo primogenito. Sia mai che venga traviato da una saiyan fin troppo vogliosa di riscoprire i sensi della vita." commentò sarcastico Goten, riportando le esatte parole di Bulma. "Tzk, che ragazzine maliziose che siete...alla vostra età io neanche sapevo che esistessero certe cose!"
"Perchè sei tardo." lo prese in giro la nipote, facendogli la linguaggia.
"Sì sì, ne riparliamo domani mattina. Vedremo poi come andrai a cercare questo tardo quando tuo padre ti farà un sedere così appena saprà chi avete fatto tornare in vita. Adesso smettetela di rompere e dormite." le intimò Goten, prima di mettersi a ronfare rumorosamente.






Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Ecco qui l'ottavo capitolo. Siete riuscite a sopravvivere a questo obbrobrio? =)

Spero di essere riuscita a caratterizzare bene Celosia. Per colpa di un esame che ho preparato, mi sono ispirata ad un disturbo di personalità che ho dovuto studiare per capire perchè si usano determinati farmaci. Evviva! -__-''
Adesso impugno la bacchetta della maestrina e vi delucido sui suoi punti principali: andate su wikipedia e scrivete  "disturbo borderline di personalità". F...Fatto? Ecco, leggetevelo. =P
Va beh...Per farla breve, è una patologia i cui sintomi sono la disregolazione emozionale e l'instabilità del soggetto, il quale ha una personalità ossessiva con frequenti sbalzi d'umore, che vanno da comportamenti eccessivi ed impulsivi alla depressione più profonda. Un altro sintomo è la paura dell'abbandono e questi soggetti fanno sforzi disperati per evitare che ciò avvenga. Come ciliegina sulla torta, il disturbo compare nell'adolescenza.
A voi fare due più due.

Attraverso vari "tuffi nel passato" ho cercato di ricreare i vecchi legami che c'erano tra i saiyan. Spero di essere riuscita nel mio intento!
Tra l'altro, ho finito la vista nel leggere Dragon Ball Wiki su Internet, onde cercare di stare il più possibile nell'IC. Bardak, ad esempio, era uno stron*o come padre (di Kakaroth se ne era totalmente fregato finchè qualcosa l'aveva cambiato), però almeno era un ottimo compagno di squadra!
Strana gente questi saiyan!

Cos'altro volevo aggiungere? Bah...al momento non mi sovviene niente.
Come sempre, fatemi sapere che cosa ne pensate e, se avete qualche chiarimento da chiedere, sono qui.
Ogni vostra recensione mi fa piacere! ^__^
Ciao!

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Capitolo 9
*** Seminando vento ***


- Seminando vento -



Quella mattina Celosia si era svegliata con un profondo senso di malessere. Si sentiva intontina, come avesse la testa vuota. Non era più abituata al suo corpo e quando si era alzata di scatto dal letto, la pressione era crollata di colpo facendole fischiare le orecchie ed oscurare la vista. Si dovette sdraiare di nuovo ed aspettare che la situazione si stabilizzasse.
La notte non aveva dormito affatto bene. Sembrava quasi che nel materasso ci fosse un piccolo pungiglione che le martoriava la schiena e le impediva di assonnarsi. L'aria nella stanza era calda ed umida e sentiva il proprio corpo fastidiosamente appiccicoso. Come se non bastasse, si sentiva incredibilmente debole. La sera prima non aveva mangiato nulla, preferendo avventarsi su Trunks, e quella mattina aveva talmente fame che non riusciva a carburare.
Si guardò allo specchio e si mise paura. Profonde occhiaie le segnavano il viso incredibilmente pallido e le labbra sembravano secche e screpolate. Le parve che la sua anima fosse tornata nel corpo di un cadavere, non in un corpo vivo.
Le venne la nausea a guardarsi allo specchio e decise che sarebbe stato meglio rinfrescarsi prima di andare a mangiare.
Percorse i lunghi corridoi delle Capsule Corporation per svariate volte prima di trovare un bagno, entrando in innumerevoli sgabuzzini e armadi prima di accorgersi che le porte dei bagni erano contraddistinte da una targhetta con su scritto in belle lettere "Toilette".
Che rincoglionita, pensò tra sè Celosia.
Entrò finalmente in bagno, felice di poter svuotare la vescica pulsante. Per suo disappunto sentì l'acqua delle doccia scorrere: il bagno era già occupato.
Celosia incrociò le gambe. Aveva impiegato così tanto tempo per trovare un bagno, pensò, chissà quanto tempo ancora sarebbe passato prima di trovarne un altro. Decise di armarsi di passo felpato ed approfittare del rumore dell'acqua della doccia per poter fare, il più silenziosamente possibile, la pipì.

"Chi c'è?" chiese una voce familiare all'interno del box doccia.
Celosia sussultò. Maledizione!
"Sono io, Radish..." rispose Celosia alla questione.
Il saiyan si affacciò fuori dal box. "Sei  venuta a lavarmi la schiena?" le chiese con tono scherzoso.
"Ma non ci pensare nemmeno!" gli rispose irritata Celosia. "Torna dentro a lavarti e lasciami fare la pipì in pace!" concluse gridando acida, mentre si sedeva sulla tavoletta.
Radish fece spallucce e tornò a lavarsi. "Tsk, guarda che dovrei essere io quello ad essere sgarbato, c'ero prima io qui!" specificò con aria solenne. "Di sicuro non riuscivi a trovare un bagno."
Celosia fece a pezzettini la carta igienica. "Di sicuro non riuscivi a trovarne uno nemmeno tu...questo è parecchio distante dalle nostre stanze!" controbattè risentita.
Radish preferì zittirsi, non tirava buona aria. Inoltre Celosia ci aveva azzeccato. Anche il guerriero, prima di capire che i bagni erano quelli con su scritto "Toilette" sulla porta, aveva girato molte stanze. Sperò che nessuno venisse mai ad usare una determinata bottiglia trovata in uno sgabuzzino che aveva dovuto usare in un momento critico.

"Ne hai ancora per molto?"
"Se mi passi l'asciugamano, ho fatto."
Celosia sbuffò. Quella terza classe aveva sempre bisogno di tutto. Prese un enorme asciugamano bianco e glielo tese.
"Che cosa faresti senza di me?" chiese sorniona, compiacendosi del suo essere indispensabile.
"Probabilmente morirei un'altra volta." rispose secco e sincero Radish, prendendole l'asciugamano di mano e lasciandola letteralmente a bocca aperta, sorpresa da quella risposta.
Radish si soffermò a guardarla in faccia e non riuscì a nascondere il suo spavento. "Celosia, ma hai dormito stanotte?"
"Poco e male...sono lieta di vedere che faccio talmente schifo che te ne accorgi anche tu." rispose, tenendo lo sguardo basso, un poco risentita.
Radish le posò le mani sul volto con una leggera pressione, facendole spalancare gli occhi e la bocca in un sorriso ebete mentre le tirava la pelle. "Ed hai anche fame! Ti dò noia e non mi picchi!" la canzonò mentre giocherellava con la sua pelle, approfittandosi della sua momentanea mancanza di energie.
Di tutta risposta, Celosia gli dette una pacca sugli addominali ancora bagnati. "Levati, voglio fare la doccia."
Celosia passò tra il saiyan e l'entrata del box doccia, scrutando attentamente il suo interno.
"Ma che stai facendo?"
"Controllo lo stato di pulizia della doccia. Non vorrei mettere i piedi su qualche tuo fluido organico o rimanere affogata perchè i tuoi capelli hanno intasato il filtro!" rispose schizzinosa.
Radish sbuffò, divertito. "I miei capelli godono di ottima salute. Quelli che ho perso sono stati solo per colpa tua che ti ci appendevi!"
"Awww...povero piccolo Radish...futuro giovane Nappa!" scherzò Celosia, strofinandogli giocosa una mano sulla stempiatura.
"Hey, non offendere tanto Nappa. Ha avuto un enorme successo prima in cucina!" la beccò il saiyan, ricevendo due occhi perplessi dalla guerriera. "Sono arrivati i suoceri di Vegeta." spiegò "La vecchia ha subito chiesto un appuntamento a Nappa definendolo "bel pezzo d'uomo" e dicendo qualcosa sulla virilità degli uomini calvi. Poi è arrivata Bulma e l'ha subito contesa dicendoci che sua madre ha perso tutti i freni inibitori. Peccato, finalmente qualcuno che faceva ridere!" disse infine, ridendo mentre ripensava alla scena con l'entusiasta bionda.
"E a te non ha detto niente?" chiese curiosa Celosia, con occhietti dispettosi.
"Ovvio! Ha pure detto che sono meglio io di Kakaroth! Come darle torto, del resto..." commentò, ponendo le mani sui fianchi, impettorito come un galletto. "E poi la vecchia ha chiesto un appuntamento anche a me...ci pensi?"
"Da guerriero a badante...bisogna andarne fieri!" lo derise la donna. "Magari potreste fare un'uscita tutti e tre insieme: tu, Nappa e la vecchia. Così scopri anche se quello che ha detto la terrestre sulla calvizia è vero. Un bel ménage à trois è quel che ci vuole!"
Il saiyan mostrò la smorfia più schifata che i suoi muscoli faciali gli permettevano di fare. "Ed ecco il bon ton di Sua Maestà, il massimo della finezza!" la prese in giro Radish.
"Non parlare a me di finezza e buona educazione, terza classe!" lo rimbeccò Celosia, sciogliendo il turbante bianco che aveva in testa l'uomo ed utilizzandolo per coprirgli un'altra parte del corpo. "Non tutte le fanciulle sono contente di vedere il tuo arnese di primo mattino!"
"A dire il vero è primo pomeriggio." specificò Radish mentre aspettava che la saiyan gli sistemasse l'asciugamano attorno alla vita, fermandoglielo con la coda a mo' di cintura.
Celosia scosse la testa, mordendosi un labbro per non ridere, e si levò la maglietta di Trunks, gettandola in faccia a Radish. "Adesso esci. Non ho bisogno di guardoni."
Radish la guardò un po' deluso e le voltò le spalle, allungando però leggermente l'occhio quando la saiyan si levò il resto degli stracci.
"Te ne vuoi andare?!" lo rimproverò Celosia, pronta a lanciargli un bagnoschiuma formato famiglia.
"Vado, vado!" sbuffò frustrato il guerriero, prima di chiudere la porta dietro di sè.

Radish si appoggiò alla porta e chiuse gli occhi, un sorriso si formò sulle labbra.
Trentaquattro anni. A lui parevano fossero passate trentaquattro ore.

***


Radish arrivò nella sua camera ed in quell'esatto momento la sua felicità venne ammutinata. La sua armatura era sparita ed al suo posto c'erano due belle fanciulle pronte ad accoglierlo a braccia aperte.
"Che ci fate voi qui?"
"La mamma ci ha chiesto di darti dei vestiti." rispose Bra mostrandogli tre enormi scatoloni pieni di calzoni e magliette.
"Dì a tua madre di farsi gli affari suoi, io ho già i miei vestiti." la rimproverò Radish, incrociando le braccia al petto.
"Se per "vestiti" tu intendi un'armatura mezza rotta e dei mutandoni degni dell'arma batteriologica più potente, mi spiace, non ce li hai più. L'armatura ce l'ha mamma che te la vuole aggiustare, ma quei mutandoni li ha messi subito nella fornace del laboratorio!"
Radish sbuffò, che razza di gente era quella, prendere le sue cose senza neanche avvertirlo...poi il saiyan osservò inquieto la stanza, come se stesse cercando qualcosa che non vedeva più.
"I miei bracciali! Dove sono i miei bracciali?" chiese allarmato Radish, quasi interico, spostando le lenzuola ed i cuscini, mettendo a soqquadro l'intera stanza.
"Li ha presi mamma per ripulirli." lo tranquillizzò Bra, sorpresa da tanto trambusto.
Il guerriero era incredibilmente agitato. "Me li deve ridare!" gridò.
"Sì, va bene, te li ridarà assieme all'armatura, tranquillo! Ma perchè ti devi agitare tanto?! Sembri spaventato!" osservò Bra, leggermente offesa dal comportamento del saiyan.
E lei che credeva di fargli un favore...
Radish grugnì. Non bastava avergli levato il potere di fare del male alle persone, adesso quella gente lo privava anche dei suoi averi!
"Non pensavo che fossi così affezionato a quelle giarrettiere...passi quella che tieni al braccio, ma con quell'altra alla coscia sei proprio buffo!" scherzò Bra, cercando di strappargli un sorriso.
Giarrettiere...il dono più caro che avesse mai ricevuto denigrato così...
Radish si portò una mano in fronte.

L' inferno sono gli altri, pensò il povero saiyan.

"Dai, zio! Non puoi restare tutto il tempo con quell'asciugamano addosso! Basta con tutta questa agitazione, è già tardi!"
Z...Zio?
"Hey, bimbette, vedete un po' di levarvi immediatamente di torno se non volete che mi levi qualcosa io." le minacciò infine, con la sopportazione agli sgoccioli. Se avesse potuto fare ancora del male alle persone, non ci avrebbe pensato due volte a sbarazzarsi in malo modo della figliolina del Principe e della figlia del piagnucolone di suo nipote. Purtroppo per lui, non poteva.
Bra gli fece una pernacchia. "Ho un fratello più grande di me con un migliore amico che gira sempre per casa nostra a tutte le ore ed in tutti gli indumenti. Non credere che mi scandalizzerei più di tanto!" sottolineò la principessa delle lingue lunghe. "Che poi, cosa ci avrà mai di speciale! Non è neanche tanto bello!" si stizzì infine.

Sì, indubbiamente Bra era parente di Celosia, pensò Radish.

Pan tirò fuori da uno scatolone un paio di boxer e di jeans e li passò al saiyan.
La bambina unì i palmi delle mani e picchiettò gli indici tra loro, tenendo lo sguardo basso, come se si vergognasse.
"Zio, ti prego, comportati bene dopo con papà. Se ti vede ben vestito e predisposto a collaborare con noi, magari non ti manda via!" lo supplicò la piccola preoccupata.
Radish la guardò incredulo. Comportarsi bene? Con quella lagna di mezzo saiyan?
Poi ripensò alle parole di Celosia.
"Tu ti riconcilierai con il tuo bel fratellino, vi scambierete grandi abbracci e tante lacrime di commozione, farete la pace e diventerete i migliori fratelli che la storia abbia mai visto. Ti mostrerai redento e guadagnerai così la sua fiducia."

Radish capì che avrebbe dovuto ingollare tanti rospi.

***


Celosia uscì dalla doccia e si sentì subito come rinata. L'acqua fresca le aveva sempre arrecato beneficio. Si asciugò con cura mentre cercava invano la sua maglia, per poi capire che Radish l'aveva portata via con sè.
Ne facesse mai una giusta!
Prese un asciugamano asciutto e se lo avvolse attorno al corpo. Uscì dal bagno ed improvvisamente un profumo appetitoso le pervase i sensi risvegliandole la fame.
Si librò in aria e si fece guidare dal suo olfatto mentre seguiva la scia di quella meravigliosa fragranza. In un batter d'occhio si ritrovò in cucina, con gli occhi chiusi per godersi maggiormente l'aroma, mentre un filo di saliva le usciva da un angolo della bocca.
Quando aprì le palpebre, si accorse di non essere sola e repentinamente riacquistò la sua tipica compostezza, pulendosi la bocca con due dita.
Il suo incontrollabile stomaco però brontolò quando vide davanti a sè il tavolo pieno di leccornie di ogni tipo.
Quanto avrebbe voluto potersi tuffare in mezzo a quelle squisitezze!
Cercò di sviare il suo pensiero dal cibo e guardò perplessa un enorme uomo intento a divorare tutto ciò che aveva nel piatto, ossa comprese.
Indossava robusti calzoni di color verde militare, massicci scarponi zavorrati, una maglia nera a mezze maniche ed infine un paio di scuri occhiali da sole sul naso. Due mani delicate ed eleganti, leggermente raggrinzite, erano gentilmente poggiate sulle spalle dell'energumeno, mentre la loro proprietaria controllava che il suo prediletto venisse rinfocillato a sufficienza.
Celosia non riuscì a trattenere una risata divertita e tutti gli occhi si voltarono verso di lei.

L'anziana bionda si girò verso la figura della saiyan appena arrivata in cucina e dalla sua espressione si lesse tutta la sua piacevole meraviglia, mentre in un momento fugace i suoi occhi azzurri si aprirono per la bella sorpresa. Si avvicinò a Celosia a braccia aperte ed con un bel sorriso sulle labbra.
"Ma cara! Eccoti finalmente!" le disse l'anziana signora mentre l'abbracciava.
Celosia rimase impietrita da quell'improvviso contatto fisico. Non aveva mai amato, tanto meno sopportato, quelle manifestazioni di appiccicosaggine, come lei le definiva, essendo la saiyan di natura molto schiva.
"Ma guardati, sei un amore!" continuò la bionda, accarezzandole il viso ed i capelli eretti, ammirando il suo fisico dall'aspetto elegante ed atletico, il portamento fiero, seppur un po' imbarazzato in quel momento, e lo sguardo dall'espressione decisa. "Mia figlia non capisce proprio nulla, come fa a dire che assomigli ad un dobermann?"
"Mamma!" la rimproverò Bulma, seduta ad un capo del tavolo.
Celosia guardò stupita la bionda, e poi Bulma. Non sapeva che cosa fosse un dobermann, ma di sicuro si trattava di un'offesa. Questa se la sarebbe legata al dito.
"E tanto meno assomigli ad uno squalo...Ma che bel nasino a punta che hai!" la complimentò Bunny Brief, toccandole con l'indice la punta del naso e facendole un bel sorriso gioioso. "Non devi fare caso a mia figlia, è solo un po' nevrotica...sai come ha definito Radish? Testa di scopa ambulante! Povero ragazzo, eppure è così un tipo affascinante! Su, ora vieni a mangiare, devi essere affamata!" le disse la signora, invitandola a sedersi accanto a Nappa. "Uno di questi giorni dobbiamo assolutamente uscire insieme! Chissà quanti spasimanti troveremo!"
Celosia spalancò gli occhi mentre si sedeva a tavola. Ma dove era capitata?
Ogni sua perplessità comunque svanì appena addentò una profumatissima bistecca al sangue.
Nappa la squadrò lascivo mentre la saiyan mangiava vicino a lui.
"Hey, hai niente lì sotto?" le chiese allungandole una mano alla coscia che profumava ancora di bagnoschiuma.
"Non ti permettere. Ricordati che posso sempre far esplodere la tua brutta faccia." gli sussurrò tra i denti Celosia, quasi ringhiando, mentre addentava famelica la sanguinolenta bistecca.
"Siamo acide oggi." commentò il saiyan, prima di ritirare la mano dalla coscia della guerriera.

Per un breve momento nella cucina si udì solamente un intenso sgranocchiare ed il rumore acuto dei piatti che cadevano su quelli vuoti.

"Beh...in effetti è proprio una bella figliola." disse un uomo anziano con baffi e caschetto lillà, mentre riponeva il giornale di economia che stava leggendo. "E bravo il nostro Vegeta, ha proprio gusto per le donne!"
"Papà!" strillò arrabbiata Bulma.
"Bambina mia, non ti arrabbiare così! Questo era un complimento anche per te!" si scusò il Dottor Brief, preferendo tornare a leggere il giornale anzichè ascoltare le ramanzine della figlia.
Bulma si accorse che in realtà suo padre con un occhio stava leggendo l'andamento della Borsa, e con l'altro stava studiando la scollatura della saiyan. L'asciugamano non lasciava niente all'immaginazione.
"Celosia, datti una mossa a mangiare!" le gridò adirata la scienziata. "Ti devo far provare dei vestiti, e non ho il pomeriggio tutto per te!"
Celosia le tirò un'occhiata di sbieco, senza però rivolgerle la considerata  attenzione, troppo intenta ad ingurgitare voracemente tutto quello che si trovava davanti.
La sua mente non vedeva tregua. Continuava a pensare a Vegeta. Si chiese come fosse stata stupida in quegli anni senza mai accorgersi di niente. Anche se conosceva Vegeta dalla nascita, capì che non l'aveva mai conosciuto veramente.
Era davvero possibile conoscere una persona nella sua completezza? Stare insieme per anni e sapere veramente tutto dell'altro?
Da quando Celosia era tornata in vita, non ne era più convinta. Reputava il suo Vegeta in una determinata maniera, ed invece, per essere finito a vivere in quella gabbia di matti, non poteva essere veramente come lei aveva sempre creduto che fosse.
Se realmente era quel guerriero spietato e senza scrupoli che lei aveva ammirato e, a modo suo, amato, come non poteva aver ucciso in un solo colpo l'intera Capsule Corporation ed i suoi abitanti appena li aveva visti? Il semplice contatto fisico con quell'anziana donna e quella sua faccia così scioccamente felice la irritavano a morte. Per non parlare di Bulma e della sua vocetta stridula.
Che cosa era successo al suo Principe? Perchè si era abbassato a sopportare tutto questo?
"Sicuramente perchè quella donna ha un seno prorompente e prosperoso!" pensò una vocina maligna nella sua testa. Celosia abbassò lo sguardo sul suo seno, il decisamente più modesto "coppa di champagne".
La donna posò forchetta e coltello su uno dei venti piatti che aveva ripulito: improvvisamente le era passata la fame. Si alzò in piedi e dette la schiena ai presenti.
"Che fai? Ti sei addormentata? Fammi vedere questi vestiti!" ordinò Celosia con voce gelida a Bulma.
La scienziata tirò un'occhiata furiosa alla saiyan prima di alzarsi a sua volta da tavola. "Non credo che durerai molto se continuerai a parlarmi così." la rimproverò, mettendola in guardia, mentre con passo altezzoso le camminò accanto per sorpassarla. Se la sera precedente le era dispiaciuto per la saiyan, provando quasi compassione per come Vegeta l'aveva trattata, adesso Bulma le avrebbe voluto volentieri tirare il collo, come si faceva ai volatili di cortile.
"Stupida oca attempata." le ringhiò Celosia a bassa voce, come se le avesse letto nella mente.

Celosia avrebbe fatto di tutto pur di fare dispetto a quella donna. Capiva che non poteva considerare Bulma come una rivale, non essendoci - e non volendo - più alcuna speranza con Vegeta, tantomeno poteva vederla come un'usurpatrice, avendo preso il suo posto anni dopo la sua morte, avvenuta per giunta per mano del suo compagno. Comunque fosse, Celosia odiava Bulma. Lo sguardo pieno di compassione che le aveva rivolto la sera prima fu per la saiyan un affronto al quale non poteva passare sopra. Secondo la mentalità distorta di Celosia, la terrestre aveva osato mostrarsi superiore alla saiyan, provando per lei un senso di pietà come fosse un esserino di cui provare compassione. Era ancora troppo prematuro sbarazzarsi della donna, ma prima o poi la saiyan sapeva che sarebbe arrivato quel magnifico giorno. Doveva solo aver pazienza e saper aspettare.

Il Dottor Brief attese che le due donne lasciassero la cucina per piegare il giornale che non aveva letto.
"Non si possono mettere due galli nello stesso pollaio." commentò lo scienziato, provocando le risa della moglie e di Nappa.

***


"Provati questo." la incitò Bulma, ormai sull'orlo dell'esaurimento.
Celosia aveva provato ormai uno scatolone pieno dei vecchi vestiti di Bulma, distruggendoli "sbadatamente" ogni volta che li indossava.
"Ma si può sapere come fai ad essere così rozza? Eppure fai tanto l'aristocratica!" la rimproverò sarcastica la scienziata.
"Non è colpa mia!" si difese a gran voce la saiyan "Sei tu che mi dai questi straccetti da indossare! Come pensi che mi possa mettere certa roba?!"
Sul letto di Celosia stavano ammonticchiati i resti dei vestiti che Bulma aveva indossato quando era più giovane. La saiyan era sì più alta di lei, ma comunque aveva un fisico snello e, scartando i vestiti che le avrebbero fatto da maglietta, tutti gli altri le sarebbero andati a pennello. Nonostante ciò, istanti dopo che Celosia li aveva indosso, gli abiti si squarciavano dalle spalle alle ginocchia, da un fianco all'altro.

Bulma era molto propensa a strozzarla con una sciarpa, quando qualcuno bussò alla porta e non aspettò neanche il permesso per entrare. Un pigiama deambulante entrò nella stanza e scoppiò a ridere quando vide Celosia.
"Ma come diavolo ti sei conciata?" le chiese tra le risa, vedendo la saiyan con indosso un vestito blu e bianco pieno di strappi.
"Ma come diavolo ti sei conciato tu, Radish! Non ti si può vedere!" gli controbattè Celosia furibonda.
Il saiyan stava indossando un paio di pantaloni bianchi a quadrettoni verdi pisello, troppo larghi per lui, che gli arrivavano fin sotto le ascelle. Una canottiera bianca ed un paio di sandali aperti completavano il quadro della morte del buon gusto, conferendo al saiyan un'aria contadina un po' trasandata.
Bulma spalancò gli occhi mentre lo osservava. "Radish, di tutti i vestiti che ti ho dato, proprio il costume di una festa in maschera ti dovevi mettere?"
La scienziata aveva riconosciuto la mise che aveva indossato il suo ex per una festa a tema tenutasi decenni fa. Yamcha si era messo anche un cappello di paglia in testa ed un filo d'erba in bocca, ma si era vestito così giusto per quella serata, mai avrebbe pensato di andare a giro in tal modo normalmente!
Radish si buttò a sedere sul letto di Celosia, sconfortato. "Sono gli unici indumenti che non si sono rotti quando li indossavo." si giustificò, guardando schifato la roba che aveva addosso. "I jeans andavano tutti bene, ma ogni volta che tiravo su la cerniera, mi rimaneva la zip in mano!"
Bulma scosse la testa. I saiyan erano veramente degli esseri delicati.
"Basta fare un po' di attenzione! Ma come si fa ad essere così maldestri?" lo rimproverò la donna.
Il guerriero spalancò le braccia, incapace di trovare una risposta. "Bra si è offerta di pensarci lei a maneggiarmi con la zip, ma quando me la sono ritrovata inginocchiata davanti proprio all'altezza della cerniera mi ha fatto parecchio senso ed ho preferito optare per questi comodissimi pantaloni con l'elastico!" spiegò Radish mentre faceva stretching sul letto con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
"Che ragazzina precoce ed intraprendente." commentò Celosia, cercando di accentuare la maliziosità della scena per irritare ulteriormente Bulma.
"Hai fatto bene, bravo!" lo applaudì la scienziata, cercando di non ascoltare il commento della saiyan. Sua figlia ogni tanto commetteva qualche errore di "ingenuità", ma fortunatamente questa volta era capitato nei riguardi di una persona "giudiziosa". Pensò che forse suo marito non aveva tutti i torti quando le diceva che Radish era il meno peggio dei tre.
Quando lei e sua madre poco prima avevano dato dei vestiti a Nappa, dovettero chiamare Vegeta perchè facesse capire al suo ex compagno di squadra che mostrarsi nudo di fronte a delle signore, con tanto di grattatina dove non batte il sole, non era cosa da farsi. Sua madre si era parecchio dispiaciuta quando Vegeta aveva convinto l'altro saiyan a comportarsi educatamente a suon di pugni in faccia, ma quello fu l'unico modo per fargli imparare la lezione.
Una volta vestito, Nappa era passato sotto l'ala protettrice della Signora Brief, la quale non voleva più assistere a spettacoli brutali del genere.
Bulma si chiese se non fosse il caso di chiamare Vegeta anche per Celosia, dato che la saiyan si era appena levata quel che rimaneva del vecchio vestito blu e bianco, rimanendo in mutande, e l'aveva prepotentemente gettato giù dalla finestra, al quale seguirono gli altri vestiti rotti che erano stati ammucchiati in precedenza sul letto.
"Ma ti sembrano cose da fare?" le strillò Bulma, ormai con la sopportazione al limite.
"Dov'è Trunks?" tagliò corto Celosia.
Bulma si irritò ulteriormente a quella domanda. Più quella donna stava lontana da suo figlio, meglio era.
"E' a fare la spesa con Goten. Voi tre mangiate per un reggimento intero, non c'è rimasto più nulla in casa!"
La saiyan fece spallucce e assunse la sua solita aria insolente. "Allora vai a prendermi i suoi vestiti!" le ordinò arrogantemente.
"E perchè mai ti dovrei dare i suoi vestiti? Ieri mio figlio ti ha dato una sua maglia e gliel'hai subito rotta! Hai idea di quanto costasse?!"
Celosia alzò le spalle mostrando tutta l'indifferenza possibile. "Almeno i suoi vestiti mi stanno! Come può la tua testolina bacata pensare che mi possano stare i tuoi vestiti?"
"Testolina bacata?! Ma come ti permetti, brutta gatta morta appena resuscitata! Sai che ti dico? Vai a giro n-"
Nuda, stava per dire. Poi Bulma pensò che non era la soluzione migliore se voleva tenere suo figlio e Goten lontani dalle sue grinfie. Prese un vestito verde a collo alto e glielo porse. "Provati questo." le disse secca.

Radish stava morendo dal ridere a vedere quelle due donne battibeccarsi. Erano molto meglio di Zarbon e Dodoria quando Freezer non li vedeva, e non era per niente semplice il confronto!

Celosia afferrò il vestito e se lo mise. Un attimo dopo uno squarcio partì dalle spalle fino al sedere e l'abito iniziò a sfilacciarsi sui fianchi.
Bulma si mise le mani nei capelli. "Ma si può sapere come fai a romperli così?" le gridò, infuriata.
Celosia si levò sprezzante quel che restava del vestito e gettò anche quello fuori dalla finestra, incrociando infine le braccia al petto.
"Tzk, certo che sei proprio stupida!" commentò Celosia a voce dura ed in modo offensivo. Ad un tratto si tirò una pacca sulla coscia e sul sedere. "Vedi come sono sodi questi? E' chiaro che i tuoi vestitacci si rompano su di me! Guardati..." disse la saiyan indicando i fianchi di Bulma. "Le tue ossa sono completamente circondate di lardo, sei più molliccia di un budino! La tua pelle flaccida viene modellata dai vestiti, è talmente floscia che non fa un minimo di resistenza al tessuto aderente! Invece, nel mio caso, i miei muscoli ben tonici non possono venir modellati da quel tessutino fragile e quindi gli abiti, incontrando la resistenza dei miei muscoli, mi si lacerano addosso!" spiegò sapientemente Celosia. "Ho delle gambe che potrebbero uccidere una persona!" commentò infine, mostrando tutta la sua fierezza per le sue gambe ben toniche.
"E' vero." affermò Radish seduto a gambe incrociate sul letto della saiyan. "Celosia ha un quadricipite mortale!" commentò, ricordandosi uno dei bizzarri modi in cui la guerriera spezzava le ossa dei suoi avversari.
Bulma sbuffò, risentita e offesa. "Tsk, mica sono tanto belle le donne con le gambe muscolose!" criticò la scienziata.
"Sicuramente su questo insulso pianeta!" commentò la saiyan, stizzita. "Su Vegeta-sei la forma fisica era molto importante. Muscoli e prestanza fisica, altro che ciccia e lardarelli!" disse, continuando ad indicare il fisico morbido e formoso di Bulma contrapponendolo al proprio, più atletico e muscoloso, ma non pesante, risultando nell'insieme armonioso.

Radish le avrebbe voluto ricordare di un compagno di squadra di suo padre che aveva un fisico tozzo e tarchiato ed era comunque un valido guerriero, ma sapeva che era meglio non contraddirla in quel momento di lotta linguistica, o di comari di paese.

Bulma era quasi con le lacrime agli occhi, non perchè si sentiva offesa per il suo aspetto, ma per la rabbia che le dava l'insolenza e la sfacciataggine della guerriera. Ma come aveva fatto il suo Vegeta a sopportarla per tutti quegli anni? Non c'era mistero nel capire che cosa l'aveva spinto a spezzarle l'osso del collo. Sicuramente la scienziata non le avrebbe mai fatto altrettanto, ma un paio di ciaffoni glieli avrebbe dati volentieri.
Due potenti e sonore sberle era ciò che ci voleva per quel vero e proprio palo nel didietro!
Bulma comunque preferì trattenere la rabbia e comportarsi da signora. Prese l'ennesimo abito da uno scatolone e glielo fece indossare. Anche questa volta, la stoffa si squaciò in più punti. Radish a quel punto scoppiò a ridere, vedendo di nuovo la guerriera con le sole mutande addosso.
"Si può sapere che cosa hai da ridere, testa di scopa ambulante?" gli gridò Bulma, con gli occhi infuocati dalla rabbia. Radish smise di ridere improvvisamente: la scienziata in quel momento avrebbe fatto mettere la coda tra le gambe perfino a Freezer.
"E che diamine ci stai a fare qui?! Non è affatto buona educazione stare a guardare una donna mezza nuda che si sta vestendo! Razza di porco pervertito!" continuò a sbraitargli Bulma, riversando tutta la rabbia repressa sul guerriero.
Radish sbuffò. "E sai quante volte l'ho vista nuda!" disse, facendo un gesto indifferente con la mano, tanto per farle capire che non era affatto una novità vedere la saiyan senza vestiti.
Bulma guardò Radish, poi Celosia, poi di nuovo Radish, alquanto incredula e stupita. "Ah..." riuscì a dire infine, fraintendo le parole di Radish. "Quindi voi due..." La scienziata fece dei gesti con le dita, prima indicandoli e poi disegnando un cuoricino, per poi fare il segno delle corna ad un immaginario Vegeta lì presente.
Celosia e Radish si scambiarono un'occhiata perplessa. La saiyan decise che era l'ora di dare delle spiegazioni all'oca attempata, prima che si facesse degli stupidi filmini in testa.
"Radish ha l'animo del guardone. Tutte le volte che mi risvegliavo nella vasca di rianimazione, mi ritrovavo lui davanti che mi fissava. E si dia il caso che noi guerrieri siamo completamente nudi, lì dentro."
"Donna di poca fede, quante volte te lo devo dire che lo facevo per te?" si giustificò Radish, tremendamente risentito. "Pure i medici e gli infermieri mi dicevano di stare lì a farti la guardia! Razza di testona...Almeno una volta alla settimana facevi visita alla sala infermieristica, ridotta nelle peggiori condizioni e, guarda caso, tutte le volte che eri nella vasca di rianimazione, c'era un gran via vai di guerrieri per quella stanza! I medici erano esasperati da tutto quel traffico di pervertiti che - rimanga tra noi - non stavano solo a guardarti, quindi avevano incaricato me come tua guardia del corpo! Sono stato pazientemente a sorvegliarti per giorni interi, semmai dovresti dirmi grazie!"
"Tsk, e chi mi conferma che tu non abbia sbirciato e fatto altrettanto i tuoi comodi?" gli urlò Celosia, in un misto di schifo e rabbia.
"E perchè Vegeta non c'era a vedere come stavi?" controbattè secco Radish, colpendo e affondando.
Finchè scherzavano era un conto, ma Radish iniziava a stancarsi di essere sempre considerato la pecora nera.
Celosia si zittì, amareggiata. Odiava quando doveva dargli ragione.
"Beh? In questa gran casa con un'infinità di armadi, non hai altri vestiti da farmi provare?" gridò la saiyan a Bulma, preferendo cambiare discorso al più presto.
La donna evitò di commentare, preferiva non immischiarsi in questioni da saiyan. Aveva capito che tra i due c'era una buona dose di confidenza, dato che la guerriera non era un minimo arrossita rimanendo quasi nuda davanti a lui, a meno che Radish non le fosse del tutto indifferente, come sembrava esserle indifferente tutto il resto tranne che lei stessa.
Frugò a lungo in un altro scatolone, cercando qualche vestito che non fosse troppo aderente e che ricadesse morbido sulle acciaie forme di Celosia. Alla fine ne trovò uno che corrispondeva a quelle caratteristiche. "Tieni, provati questo."
Bulma le passò un vestitino estivo bianco con dei fiorellini rosa e fucsia stampati qua e là, con due lacci da legare dietro al collo ed una gonna svasata abbastanza largheggiante.
Era perfetto.
Celosia fece vari scatti con le braccia e con le gambe, muovendo il bacino, tirando e rilasciando i muscoli. Non si rompeva.
Bulma alzò i pugni al cielo, esultando. "Ce l'abbiamo fatta! Finalmente ce l'abbiamo fatta!"
Celosia prese tra le dita gli angoli della gonna e si guardò allo specchio. Le mancava solo un fazzoletto in testa ed era  identica alle donne di una popolazione di campagnoli che aveva sterminato decenni prima.
La scienziata sorrise mentre la guardava. "Trattamelo bene questo vestito. Lo indossavo quando ero incinta di Bra." le disse con voce sognante, ripensando a quei dolci mesi. "Spero che un premaman sia abbastanza comodo per Sua Difficoltà!"
"Fa schifo ma è meglio che rimanere in mutande." le rispose con un tocco di indignazione la saiyan.
"Vorrà dire che la prossima volta chiameremo il sarto per confezionartene uno su misura!" commentò sarcastica Bulma, facendole un leggero inchino di scherno.
In quel momento sentirono suonare il campanello di casa.
"Questo deve essere Goku!" esclamò Bulma guardando fuori dalla finestra. "Appena in tempo, direi!"
Bulma passò dei sandaletti bianchi con un piccolo tacco a Celosia per completarle l'abito e fece poi segno di scendere a pian terreno. Siccome vedeva che Celosia stava intenzionalmente indossando le calzature al rallentatore, le passò davanti e si avviò, lasciando i due saiyan da soli.

Con calma Celosia si sistemò i sandali, il vestito ed i capelli. Dopo svariati minuti disse a Radish che era pronta per accogliere gli ospiti.
"Sei stata grande prima con Bulma. Era proprio sull'orlo di una crisi di nervi!" si complimentò Radish mentre stavano per uscire di camera, con gli occhi che gli brillavano di ammirazione.
Celosia lo guardò con un'espressione soddisfatta e sorniona. "E secondo te perchè mai c'erano così poche donne nell'esercito di Freezer?" gli fece notare, con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
"Le hai fatte scappare tutte!" scherzò lui, ridendo di gusto.
Le loro risate sadiche si sovrapposero l'una sull'altra, riempiendo i lunghi corridoi delle Capsule Corporation.
"Ah, una cosa, Radish." gli disse la saiyan, afferrandogli una ciocca dei lunghi capelli neri e cambiando improvvisamente il tono della voce, diventando gelido e tagliente. "Contraddicimi un'altra volta, come hai fatto poco fa parlando di Vegeta, e te ne pentirai amaramente." lo avvertì a denti stretti, per poi allentare la presa dei suoi capelli e lasciarlo libero di proseguire per la sua strada, costretto a camminare con il sangue ghiacciato nelle vene.







Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Ennesimo capitolo chilometrico...chiedo venia, è più forte di me! Quando inizio non mi fermo più! Spero almeno di non avervi annoiato troppo con queste scenette del primo giorno di "tranquillità" alle Capsule Corporations. =)
Che dire...beh, intanto è d'obbligo fare un rimando ad una frase "pensata" da Radish.
L'inferno sono gli altri è una frase celebre di Sartre, non è tutta farina del nostro bel capellone! Però descrive appieno quello che sta passando il povero saiyan, bisogna ammetterlo!
Poi...vediamo chi di voi è vecchia/o quanto me...Chi ha riconosciuto l'abbigliamento di Nappa, occhiali da sole compresi?
Su, non fatemi sentire troppo vintage, ditemi che l'avete visto anche voi quel cartone anni fa!
Qualche indizio? E' pelato, ha i baffi, è un energumeno, uccide la gente per professione...Ah! Ha il terrore dei gatti!
Ci siete arrivati? Tanto io per dispetto non ve lo dico, tiè! =P
Ultima nota e poi vi lascio liberi di recensirmi per mandarmi allegramente a quel paese: lo sapete come ho iniziato ad immaginarmi Celosia? Osservando quello splendore di dobermann che un tizio porta sempre a passeggio (ben stretto al guanzaglio!) dalle mie parti.
Si dice che i cani assomiglino ai padroni...molto probabilmente questo è stato adottato, il suo padrone è veramente brutto e scorbutico!

Va bene, direi che ho fatto fin troppe digressioni per il momento. Altrimenti le NdA diventano più lunghe del già interminabile capitolo!

Come sempre, se recensite mi fate piacere! Ogni recensione è ben accetta e sprona anche ad impegnarsi di più!

Un bacio!

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Capitolo 10
*** Tre magnifiche serpi in seno ***


- Tre magnifiche serpi in seno -



Goku era appena arrivato alle Capsule Corporation con moglie, figlio e nuora.
Prima di partire Chichi era stata sedata con delle speciali goccine calmanti messe a sua insaputa nel bicchiere dell'acqua, ma, nonostante ciò, la donna aveva già ridotto in frantumi la borsetta e la maniglia dell'elicottero, sperando che quegli oggetti fossero i due saiyan, soprattutto uno in particolare, che avevano iniziato a rovinarle la vita tanti anni prima.

Bulma aveva spiegato per telefono come erano avvenuti i fatti e durante il viaggio Goku vi aveva parecchio riflettuto, soprattutto a proposito di una persona in particolare: a Vegeta era stata data una seconda possibilità ed era andata bene. Forse anche suo fratello se ne meritava un'altra.
Inoltre Radish era stato forzatamente reso innocuo, sebbene, anche se sua nipote non avesse espresso quel desiderio, non ci sarebbe stato alcun problema a combatterlo. Ormai Goku aveva una potenza che non poteva essere paragonata a quella di Radish o Nappa, infatti quando il giorno prima aveva avvertito quelle "leggere" aure negative, non si era preoccupato più di tanto. Era stato sull'attenti per i primi minuti, ma poi aveva percepito che non stavano avvenendo disastri ed aveva così abbassato la guardia. Per giunta, in quel momento Chichi lo stava angosciando con la questione dell'eredità e dei pochi soldi che erano rimasti, non volendo in alcun modo pesare sui guadagni del figlio maggiore, e Goku alla fine non ci fece nemmeno caso che quelle aure appartenevano a dei saiyan.
Il guerriero era piuttosto curioso di vedere in carne ed ossa la proprietaria della terza aura, dato che quando aveva domandato a Bulma a chi mai appartenesse, lei furente gli aveva farfugliato al telefono delle parole indecifrabili su una certa ex fidanzata di Vegeta, e quando lui, meravigliato, le aveva chiesto com'era, a Goku era parso di aver sentito rispondergli qualcosa a proposito di una languida circe venefica, ed alla fine della telefonata l'uomo non aveva capito un granchè.

Una volta entrati in casa, li aveva accolti un Principe dei Saiyan decisamente indignato perchè con il loro sgradito arrivo avevano appena interrotto i suoi allenamenti quotidiani. Arrivò poi ad accoglierli Bulma, con i capelli dritti quasi come quelli del marito, tanto stava ribollendo nella rabbia.
Finalmente si videro dei volti sorridenti quando i quattro ragazzi giunsero a salutarli. Gohan voleva fare a sua figlia la predica del secolo, ma quando vide che stava bene, ogni sua intenzione di fare il genitore severo svanì. Ci avrebbero pensato i lunghi pomeriggi estivi passati in casa in punizione a farle capire che ciò che aveva fatto era sbagliato.

Quando i terrestri, signori Brief compresi, erano tutti riuniti in salotto, i tre saiyan si degnarono di fare la loro teatrale entrata in scena.
A sinistra Radish, a destra Nappa e al centro Celosia, più che dei crudeli saiyan, con quei ridicoli vestiti nell'insieme parevano dei saltimbanco. Nappa, che sembrava un soldato scappato dall'esercito, a causa di quei calzoni e scarponi pesanti stava già iniziando ad odorare, e Celosia aveva subito storto il naso.
Nonostante l'aspetto bizzarro di Radish, che sarebbe riuscito a strappare un sorriso a chiunque, Chichi si sentì morire quando se lo ritrovò di fronte. Anche se non l'aveva mai visto prima, l'aveva comunque riconosciuto dalle descrizioni fornitale da Crili e dagli altri quasi trenta anni prima. Per colpa di quell'uomo suo marito era morto e suo figlio, ancora un piccolo bambino indifeso, era stato costretto a fare la vita del guerriero, subendo tra le più atroci sofferenze e ingiustizie. Chichi serrò le mani a pugno ed iniziò a tremare dalla rabbia e dalla disperazione.
Goku avvertì immediatamente lo stato d'animo di sua moglie e le posò una rassicurante mano sulla spalla, guardandola negli occhi, facendole così capire di stare tranquilla e che si sarebbe occupato lui di tutto.

Goku squadrò risoluto i tre saiyan che gli si trovavano di fronte, studiandoli accuratamente uno ad uno e ponderando sulla mossa da fare. Si avvicinò infine a Radish, portandosi esattamente davanti a lui.
Entrambi rimasero in silenzio per un lungo momento di tensione. Incapaci di dire una parola, si fissarono a vicenda in attesa che l'altro facesse la prima mossa, finchè Goku sbattè le palpebre e si grattò la nuca. "Hey, fratellone, è da tanto tempo che non ci vediamo." constatò con tono tranquillo.
Radish continuò a fissarlo e strabuzzò leggermente gli occhi alla stupida frase che suo fratello gli aveva appena detto. Non solo non si vedevano da decenni, ma erano stati l'uno la causa della morte dell'altro: se Radish avesse potuto, gli avrebbe di certo lanciato un bel pugno proprio in pieno volto, levandogli quell'espressione fastidiosamente ebete dalla faccia.
"Kakaroth..." gli disse infine con voce profonda e lanciandogli un'occhiata arrabbiata. Si aspettava veramente delle paroline dolci da lui?
Goku rispose a quel piccolo gesto intimidatorio regalandogli un sorriso genuino. Lentamente alzò la mano destra e gliela porse per stringerla. "Bentornato." gli disse con voce rassicurante. "Spero che questa volta andrà meglio della prima."

Goku ormai aveva deciso. Per quanto avere quei saiyan nella loro vita di tutti i giorni potesse risultare "scomodo", sentiva che non era giusto sbarazzarsi di loro. In fin dei conti, chi era lui per decidere delle vite degli altri? E se sua nipote aveva espresso il desiderio di conoscere il suo prozio e gli altri saiyan, perchè non farla contenta?
Anche Goku qualche volta aveva pensato di far resuscitare suo fratello, quando ogni tanto gli prendeva la curiosità su come fossero i suoi consanguinei, in particolare il padre e la madre che non aveva mai conosciuto, ma il più delle volte scartava quell'idea perchè era sicuro che ciò che poi avrebbe scoperto non gli sarebbe per niente piaciuto. Sua nipote, ancora una volta, si era rivelata la più coraggiosa della famiglia, come scherzosamente egli stesso aveva affermato quando la sua piccola bambina aveva solo quattro anni.
In quel momento sperò con tutto se stesso che ne sarebbe valsa la pena e auspicò che la loro seconda opportunità non venisse sprecata.

Radish rimase immobile a fissare la mano del fratello. Non potendogliela mozzare o frantumare, il saiyan avrebbe tanto voluto voltargli le spalle e andarsene.
D'altro canto, Radish sentiva il pesante sguardo di Celosia gravare su di lui come un opprimente macigno.
Solo un piccolo sforzo...
Il saiyan deglutì a fatica un groppo di saliva e gli sembrò che gli stesse quasi squarciando la faringe e l'esofago mentre scendeva lentamente. Con altrettanta lentezza, aprì la mano che teneva serrata a pugno e la alzò fino a raggiungere quella del fratello.
Con una vigorosa stretta di mano, stipularono l'accordo di riappacificazione.

Pan e Bra fecero veri e propri salti di gioia e si lanciarono verso i due figli di Bardack, congratulandosi per l'ottima decisione presa. Si erano quasi mangiate tutte le unghie per l'ansia, ma adesso la loro mandibola, che fino a quel momento aveva lavorato, si era bloccata lasciando un sorriso radioso sul volto delle due ragazzine.
A Goku e a Radish scappò un sorriso quando le videro così esaltate. Mai si sarebbero aspettati così tanto entusiamo.
Chichi e Gohan invece spalancarono la bocca quando sentirono che cosa Goku aveva detto a suo fratello. Ma perchè non lo interdivano una volta per tutte dal potere decisionale su tutta la famiglia?
Videl squadrò confusa il marito e la suocera, non afferrando appieno dove stesse il problema, non conoscendo in dettaglio i fatti. Notò però lo sguardo fisso del marito, con quegli occhi tesi e la bocca adesso serrata, rigida, come rigido era tutto il suo corpo, se non fosse per un leggero ed involontario tremore della mano destra. Videl riconobbe lo stesso atteggiamento che Gohan aveva quando c'era qualcosa che non andava o che lo turbava. Intuì che Gohan conosceva personalmente quell'individuo e che di lui non aveva sicuramente un buon ricordo.

"Sei contento zio?" chiese felice la piccola Pan. "Sei dei nostri!"
Radish fece spallucce, cercando di mascherare con il disinteresse l'astio che covava nei confronti del fratello. Goku si stava comportando come se niente prima fosse successo, eppure quel "niente" significava un'infinità di cose. Anche se l'esecutore era stato in realtà Piccolo, in fin dei conti i due fratelli si erano ammazzati a vicenda. Uno non aveva ubbidito all'altro, rinnegando la propria razza, e l'altro gli aveva rapito il figlio minacciando di ucciderlo se non si fosse piegato alle sue volontà.
Per un momento Radish rimase però stupefatto quando si accorse che se entrambi avessero deciso di passare sopra ai vecchi dissapori, lasciandosi alle spalle il passato, sarebbe stato tutto incredibilmente piacevole. Facile e piacevole.
Però, c'era Celosia...
Goku, come se avesse scorto la sua preoccupazione, gli dette una piccola pacca sulla spalla, per poi passare agli altri due saiyan.

Si portò davanti a Celosia e quando si scambiarono una prima occhiata, Goku rimase per un attimo bloccato. In genere era sempre stato bravo a sentire "a pelle" come era l'indole di una persona, tuttavia con Celosia non riusciva ad inquadrarla bene. C'era qualcosa in lei che lo affascinava e lo turbava allo stesso tempo, come se la saiyan possedesse un fascino controverso che lo attirava ammaliandolo ma che gli infondeva anche un profondo senso di smarrimento. Non riusciva a capire se davanti a lui c'erano una o più persone.
Goku titubò un attimo, ma poi decise di rompere il ghiaccio. "Tu devi essere l'ex fidanzata di Vegeta, da quel che mi è stato riferito." le disse con voce gentile e abbozzando un sorriso.
Celosia lo scrutò superbamente dall'alto in basso, decisamente scettica per ciò che stava guardando. Fino a quel momento lo aveva conosciuto per fama, grazie alle mille voci che correvano negli Inferi su questo prodigioso Super Saiyan che aveva sconfitto Freezer e moltri altri rifiuti dell'Universo. Adesso che l'aveva di fronte, era rimasta allibita nel constatare che questo leggendario paladino della giustizia era in realtà un bambino nel corpo di un guerriero. Nonostante il saiyan cercasse di tenere un'espressione risoluta, Celosia aveva scorto in lui dei caratteri discordanti da quelli di un trionfante guerriero: aveva un'aria incredibilmente naïf, ingenua ed innocente, e gli si leggeva negli occhi l'onestà e la leggerezza degli animi puri. Mai si sarebbe aspettata tali fattezze.
Celosia lasciò da parte il suo stupore per riassumere la sua caratteristica aria insolente e superiore.
"Tsk...Vedi altre donne saiyan davanti a te?" gli rispose sprezzante, constatando l'ovvio.
Goku si grattò la testa e ridacchiò. "Eheh...no!" affermò portandosi la lingua tra i denti.
La saiyan scambiò un'occhiata di disappunto con Radish. Se quest'ultimo avesse potuto leggerle nel pensiero, era sicuro che ciò che vi avrebbe letto sarebbe stato, senza ombra di dubbio, "E quindi sei tu il fratello intelligente."
Goku nella sua ingenuità non si accorse del loro scambio di sguardi sarcastici e continuò con la sua chiacchierata.
"E' la prima volta che vedo una donna saiyan, di razza pura intendo. Sai, spesso mi sono chiesto come eravate..." Goku si grattò la testa e guardò Nappa e Radish "Beh...considerando che i pochi saiyan che ho incontrato erano quasi tutti dei giganteschi colossi, ho pensato che anche voi foste delle donnone enormi...ed invece tu sei più mingherlina, un po' come il nostro Vegeta! Certo che..." Goku interruppe un attimo il suo monologo e guardò dubbioso Celosia, per poi girarsi ad osservare Vegeta, sempre con aria incerta. Gli stava sfuggendo qualcosa.
Poi sbattè le mani, felice di aver trovato la risposta. "Ma tu sei più alta di lui! Considerando pure i suoi capelli!" gridò infervorato Goku.
Celosia sgranò gli occhi. Freezer di sicuro si doveva essere suicidato, non poteva averlo sconfitto veramente lui. No, non poteva essere altrimenti. All'Inferno giravano un mucchio di bugiardi e sicuramente si erano inventati la storiellina del super saiyan. Chissà, molto probabilmente era stato il padre di Kakaroth a metterla in circolo, tanto per farsi bello davanti a tutti. Sì, sicuramente era così.
Celosia iniziò poi una lunghissima riflessione mentale sulla relazione muscoli-intelligenza, chiedendosi se fosse possibile che una persona con così tanto ingegno marziale potesse essere totalmente priva di assennatezza o intelligenza in generale.
Alla fine la saiyan fece spallucce e decise di degnarlo comunque di una risposta, che magari sarebbe potuta arrivare anche alle orecchie di qualcun altro. "Ahimè sì, hai visto bene, sono più alta di lui...sai com'è, una volta avevo il feticismo per i nani. Brutta inclinazione direi. Da giovincella mi ero incuriosita di sapere se era vero quel che si diceva su di loro, che erano i più forniti della virtù meno evidente, ma fra tutte la più impudica, se capisci cosa intendo dire." gli spiegò con voce languida. "Ma poi ho scoperto che quella carogna, in quanto nana, ha un certo organo pulsante troppo vicino ad un determinato orifizio e che in fin dei conti, per mio disappunto, quella diceria non era poi tanto vera. L'unica cosa grande che ho ricevuto da lui è stata solo un'immensa delusione." terminò infine, mettendo più enfasi sulle ultime parole, compiacendosi della sua predica con un sorrisetto beffardo sul volto.
Goku rimase in silenzio, cercando di capire che cosa volesse dire la saiyan. Sentiva dietro di lui un fastidioso ringhio che proveniva dalle fauci del Principe e Goku avrebbe voluto girarsi per chiedergli spiegazioni, dato che Vegeta sembrava aver pienamente inteso il contorto discorso della donna, ma capì che era meglio chiederlo poi in privato a qualcun altro.
"Ehm...sì...forse Vegeta quando lo conoscevi tu non era proprio la migliore persona che potesse esistere, ma, ti assicuro, adesso è cambiato." le riferì, non avendo capito una parola di ciò che la donna gli aveva precedentemente detto.
"Sì, me ne sono accorta." commentò sarcastica e visibilmente irritata Celosia, impaziente di porre fine a quella conversazione con il più ottuso dei saiyan.
Goku finalmente comprese l'invito di levarsi dalla sua vista, avendo riconosciuto la stessa inclinazione del tono di voce di sua moglie e di Bulma quando si inacidivano, presagendo aria di tempesta.
Quella donna era strana, parlava in un modo complicato per lui e dopo quella loro breve e asettica conversazione Goku aveva ancora le idee più confuse di prima.
Preferì quindi rivolgersi a Nappa, anche se in quel momento Goku si stava sentendo incredibilmente a disagio.

Mai più avrebbe fatto da mediatore.

Com'era difficile rompere il ghiaccio, pensò l'uomo sconfortato. Probabilmente con il tempo avrebbero preso confidenza, ma adesso sembravano tutti così tremendamente impostati, la naturalezza e la spontaneità sembravano non appartenere loro, o almeno, non volevano che si palesasse davanti agli altri. La comunicazione con quei saiyan era davvero ardua!

Una volta di fronte a Nappa, Goku non fece neanche in tempo per salutarlo che l'altro lo accomiatò con un grugnito pieno di collera e odio. Spontaneità, qualcuno ancora la conosceva.
La Signora Brief, temendo che la scontrosità di Nappa potesse di nuovo ritorcerglisi contro a suon di pugni in faccia, si lanciò in sua difesa, portando un suo delicato braccio attorno all'ampio busto del saiyan, come per proteggerlo.
"Goku caro, non ci devi fare caso a loro, sono ancora un po' spaesati." cercò di scusarli l'anziana bionda. "Vedrete che con il tempo andrete tutti d'amore e d'accordo, ne sono sicura!" asserì infine con un bel sorriso gioioso.
Goku osservò Bunny un po' dubbioso. Quanto voleva poterle dare ragione, eppure sentiva che c'era qualcosa che non andava.
Ma sì, bisognava solamente dar tempo al tempo, attendere con fiducia e pazienza che le cose si risolvano da sole con il passar dei giorni. Entrando in confidenza, conoscendosi meglio, poco alla volta. Forse Bunny Brief aveva ragione, pensò Goku.

"Ma quale andare tutti d'amore e d'accordo!" proruppe infuriato Vegeta.
Il Principe dei Saiyan era irritato per un'infinità di motivi, aggravati anche dal recente discorsetto diffamatorio di Celosia sulla sua indiscussa mascolinità. Ancora non aveva accettato il fatto che i suoi ex compagni di squadra fossero tornati in vita e, per giunta, a causa di sua figlia e della mocciosa dei Son. Oltre a ciò, dalla scorsa notte aveva di nuovo quel chiodo fisso in testa che era Celosia. Si era alzato la mattina presto per rinchiudersi nella camera gravitazione con l'intento di allenarsi, tentando così di scacciare dalla mente quel pensiero ossessivo che lo stava tormentando da quando l'aveva rivista, viva, davanti a sè: quella stessa maledetta preoccupazione assillante che però non riusciva ad allontanare neanche con le intenzioni più ferme.
In aggiunta a ciò, Vegeta si era innervosito per come la sua famiglia stesse trattando i suoi ex commilitoni. La sera prima sua figlia e la nipote di Kakaroth li avevano praticamente paragonati a dei cani, mentre adesso li trattavano come bambolotti da vestire ed accudire.
Quando li aveva visti comparire vestiti in quella maniera ridicola, invece di sorridere, Vegeta aveva increspato le labbra in una smorfia di disgusto e disapprovazione.

I potenti e valorosi guerrieri saiyan ridotti ad essere i giocattoli di due bimbette e di una vecchia svampita.

Piuttosto di assistere a quello spettacolo decadente, per niente dignitoso, in cui i suoi simili avrebbero recitato l'umiliante parte dei burattini, Vegeta li avrebbe uccisi - di nuovo - con le sue mani.
Ben si ricordava come i saiyan si lasciassero andare quando non potevano più combattere o non avevano più uno scopo, che comunque era sempre inerente alla lotta. Lo aveva notato quando era ancora il piccolo principe di una razza potente e conquistatrice, incontrando vecchi guerrieri invalidati da gravi infezioni o malattie mal curate, mutilati da guerre troppo dure per loro per uscirne incolumi, e questi ex guerrieri, non potendo più combattere, cadevano in depressione, diventando così un'accozzaglia di scarti inutili, dove la lucentezza dei tempi gloriosi aveva lasciato il posto ad un ricordo sbiadito dei dolci e sanguinosi campi di battaglia.

Uno spettacolo irritante ed indecoroso per il piccolo Vegeta.

Pure egli stesso si era sentito vuoto e sconfortato quando Kakaroth aveva deciso di non tornare più in vita dopo lo scontro contro Cell. Per un lungo periodo di tempo aveva perso perfino la voglia di allenarsi, rimanendo a bighellonare a letto per giorni interi.
Però lui aveva Bulma e suo figlio su cui appoggiarsi e che l'avevano quindi spronato ad andare avanti, a vivere senza ciò che fino a pochi giorni prima era stata la sua unica ragione di vita.

Combattere per il solo gusto di farlo, distruggere, conquistare, mostrare a tutti la propria forza, migliorarsi sempre più per riuscire a superare l'avversario.
L'avversario che, nel caso di Vegeta, era rappresentato dall'eterno rivale Kakaroth.

Ma i suoi ex commilitoni come avrebbero fatto? Non avevano nessuno se non se stessi e, privati della loro unica ragione di vita, avrebbero subito una degradazione, un graduale imbruttimento, decadendo, decomponendosi in inetti che perdevano ogni concezione del tempo, dei valori e della loro esistenza.
Per la loro stessa dignità - perchè Vegeta sapeva che in fondo anche i suoi ex commilitoni,  soprattutto una in particolare, ne avevano una - sarebbe stata meglio la morte.

"Non possono restare." sentenziò infine Vegeta, motivando le ragioni della sua decisione basandosi sulla sua precedente e personale riflessione, ovviamente omettendo di menzionare il suo periodo depressivo scatenato dall'assenza di Kakaroth. "Sarebbe peggio per tutti, soprattutto per loro tre, se rimanessero."
Vegeta era convinto che la sua predica sarebbe arrivata dritta nelle orecchie di una persona in particolare, con la stessa efficacia di un pugnale al cuore. Se era stato bravo a giocare le sue carte, forse non avrebbe fatto neanche troppa fatica a rispedire qualcuno nell'oblio.
"Non mandarli via, Vegeta! Li possiamo tenere tranquillamente alle Capsule Corporation, qui c'è spazio a sufficienza per tutti! Non daranno alcuna noia! Staranno bene con noi!" supplicò l'anziana signora Brief, come se le parole appena pronunciate dal genero fossero andate al vento.

Constatando tale sorda cocciutaggine, Vegeta a quel punto fece una smorfia e dette loro le spalle, facendo capire che da quel momento se ne sarebbe lavato le mani.
Goku rimase a ponderare in silenzio. Lo sapeva, lo sentiva, c'era qualcosa di strano. Però, nonostante i suoi presentimenti e comprendendo appieno quello che Vegeta aveva detto loro, non poteva e non voleva eliminarli.
"Per me, se vogliono restare, non c'è alcun problema. Spetta a loro decidere della propria vita." comunicò infine Goku.

La signora Brief strinse ancor di più il braccio attorno a Nappa, mostrando la sua volontà a tenerlo con sè, sperando così che il guerriero decidesse di rimanere, e nel mentre Pan e Bra si erano accoccolate vicino a Radish, come se volessero confermare ulteriormente che quel saiyan sarebbe rimasto con loro.
In verità non ce ne sarebbe neanche stato bisogno di quel loro atto di affettuosità, dacchè Radish e Nappa avevano già deciso che sarebbero rimasti. Soprattutto il più giovane, il quale era troppo attaccato alla vita - la stessa insulsa e squallida vita che Vegeta e Nappa dicevano che fosse la sua - per poter accettare il "saggio" consiglio del Principe. Solamente un pazzo avrebbe accettato la sua proposta.
Radish si rincuorò quando pensò al piano che Celosia aveva elaborato la sera precedente. Senza quello, la saiyan non avrebbe avuto alcuno scopo da portare a termine e, narcisista com'era, il pensiero che sarebbe potuta diventare un'inetta, un'essere deforme incapace di azione e di passione, l'avrebbe di sicuro spaventata e quella piccola pulce che Vegeta le aveva messo nell'orecchio si sarebbe pericolosamente fatta sentire.
Radish sorrise ripensando al motivo per cui Celosia indossava in battaglia sempre le tute più coprenti e protettive. Celosia era orgogliosa del suo corpo, del suo aspetto fisico, lo curava come un tesoro inestimabile, e se l'avesse visto deturparsi in una fatale decadenza, forse una parte di lei avrebbe accettato la fine meno ignobile.
"Avere mille piccole stupide cicatrici su tutto il corpo...e ne dovrei andare fiera? Sarebbero il simbolo di mille piccole stupide battaglie! Se propio il mio corpo dovrà essere leso da una cicatrice, dovrà essere grande ed importante, come la guerra che avrò combattuto e vinto!" gli ripeteva sempre lei, tra una flessione e l'altra.

Celosia osservò beffarda e divertita i suoi ridicoli compagni di squadra con le loro patetiche "protezioni" a seguito. Che teatrino commovente, pensò la saiyan.
Improvvisamente però un senso di solitudine e di abbandono la pervasero. Perchè era rimasta sola? La saiyan si guardò attorno e cercò con lo sguardo il giovane Trunks. La sera prima aveva lanciato l'amo e il bambolotto aveva subito abboccato, perchè adesso non stava andando da lei?
Celosia si sentì smarrita. Non capiva, non riusciva a capire perchè Trunks non stava correndo a braccia aperte verso di lei, eppure aveva ben appurato la sera precedente quanto il ragazzo avesse apprezzato la sua presenza. Perchè allora non era subito andato da lei mostrando che la voleva?
No, non doveva andare così.
Sentì che le mani le stavano leggermente tremando dallo sconforto e dall'apprensione, il respiro le si stava facendo corto e la nausea che aveva avvertito la mattina stessa stava ritornando.
Ad un tratto avvertì una leggera presa alla mano destra. Una piccola mano delicata gliela stava stringendo e dei limpidi occhi azzurri la stavano mirando.
Bra le stava sorridendo e le si avvicinò ancora di più, fino a cingerle i fianchi con le proprie braccia, poggiando poi il mento sul ventre della saiyan.
"Rimani con noi, vero?" le chiese con tono fiducioso.
Celosia la guardò dall'alto del suo metro e ottanta, immobile, infastidita da quel contatto appiccicoso, annoiata da quella seconda intromissione del suo spazio vitale avvenuta nell'arco di quella giornata. Tuttavia, questa volta stava provando un insolito senso di benessere da quel contatto, un senso di appartenenza e di legame a qualcosa.
Istintivamente le passò una mano fra i capelli azzurri, scostandoglieli dal collo come aveva fatto il giorno precedente, ma questa volta non per scherno, bensì per un'insolito e per lei sconosciuto sentimento d'affetto protettivo.
"Allora?" insistette Bra, stringendo ulteriormente la sua presa ai fianchi di Celosia. Gli occhi le brillavano di speranzosa aspettativa.
"Certo che rimango." le rispose infine Celosia con voce placida e dolce, tenera come una carezza, così inusuale per lei, perchè sincera.
Bra liberò un gridolino di felicità e per poco non le saltò al collo.
La donna la osservò divertita mentre Bra faceva i salti di gioia, la bambina si era proprio invaghita di lei.
Un sorrisetto di soddisfazione le illuminò il giovane volto. Nonostante quel piccolo inconveniente con Trunks, il suo piano stava finalmente iniziando a funzionare.

***


La vecchia squadra del Principe Vegeta sarebbe rimasta. Così alla fine fu deciso, accontentando più o meno tutti. In serata, la famiglia Son sarebbe tornata a casa, lasciando tutti e tre i saiyan alle Capsule Corporation, secondo suggerimento di Vegeta che preferiva passare dei giorni in compagnia dei suoi ex sottoposti, giusto per ricordare loro chi fosse il capo.
Goku promise a Radish che prima o poi sarebbe venuto a vivere con lui e la sua famiglia, non appena sarebbe riuscito a convincere l'adorabile mogliettina a mettersi in casa il cognato, tristemente noto per la tendenza a rapire gli indifesi nipotini. Radish finse rincrescimento, ma in realtà era contento di non dover andare subito a vivere con il fratello, potendo così approfittare di quei giorni di libertà per stare vicino a Celosia. Il saiyan non aveva ancora perso la speranza di dissuadere la guerriera dal piano che aveva elaborato.
Facendole passare dei giorni tranquilli e sereni, tenendola lontana da quel mondo di rancori che la tormentavano, magari sarebbe riuscito a convincerla a lasciar perdere e di andare avanti per la sua strada, verso una nuova e migliore vita.

Bulma, da brava signora di casa, vista l'ora che si era fatta aveva invitato gli ospiti a fermarsi per cena. Chichi si era offerta di darle una mano, potendo in tal modo scambiare in pace due parole con la donna.
Nè una nè l'altra erano entusiaste della decisione finale, poichè avevano già capito che chi ci avrebbe rimesso alla fine sarebbero state loro.
Chi avrebbe cucinato per tre pozzi senza fondo? Chi avrebbe lavato i vestiti e le lenzuola di tre guerrieri appartenenti alla razza meno nota per la sua pulizia? Chi avrebbe dovuto pagare il muratore per i danni che, inevitabilmente, quei tre caterpillar avrebbero procurato alla casa ed ai mobili? A questo Vegeta e Goku non avevano pensato, ma quando mai quei due saiyan pensavano alle cose pratiche di casa?
Chichi e Bulma fecero il loro patto d'acciaio: si sarebbero per sempre sostenute ed aiutate a vicenda.

***


A cena si riunirono tutti attorno al grande tavolo della sala da pranzo. Dall'esterno sembravano quasi una grande famiglia riunita, con tanto di insulti compresi.
Fu servito, e divorato, un arrosto diventato spezzatino, perchè tagliuzzato forse con troppo impeto da Bulma, che ogni tanto rimuginava sulle ore appena trascorse in compagnia dei saiyan.

Il guerriero più coccolato a tavola era di sicuro Nappa, passato veramente sotto l'ala protettrice della Signora Brief, che con grande solerzia controllava che al suo diletto fosse data la parte migliore della pietanza, e soprattutto la porzione più grande.
Probabilmente non era stato proprio lo spettacolo dei cazzotti in faccia a rendere l'anziana bionda così amorevole nei confronti del saiyan, bensì quello precedente, che fu il fattore scatenante per cui dovettero chiamare Vegeta. Almeno questo era ciò che aveva supposto Bulma, notando preoccupata gli strani comportamenti della madre, molto più affettuosi del normale.

Radish fece il possibile per estraniarsi dai discorsi della famiglia del fratello, ma senza successo. Quanto era bravo Kakaroth, quanti cattivoni aveva sconfitto! E, da morto, quanto si era divertito! Sempre a combattere con i migliori guerrieri della storia delle quattro galassie!
Peccato che Radish avesse passato gli ultimi ventotto anni della sua non-vita a subire le pene dell'Inferno, ricevendo tutte le sofferenze che aveva recato alle sue vittime quando era un crudele mercenario della Planet Trade Organization e, giusto per rigirare il coltello nella piaga, , nell'oltretomba, c'era finito per colpa di Kakaroth. Sentire tutte quelle belle favole sul figliol prodigo, il fu rinnegatore ed adesso il vendicatore della gloriosa razza Saiyan, a Radish faceva venire il voltastomaco.
Il saiyan doveva poi passare ad ascoltare la cognata che adulava le doti del figlio maggiore: ottimo guerriero ed eccellente studioso, gran lavoratore e magnifico uomo di famiglia. Il tripudio della perfezione in persona.
Ecco, se quella sera ci fosse stata la luna piena, Radish l'avrebbe di sicuro osservata con grande attenzione.

Celosia rigirava con la forchetta la poltiglia che quella donna osava chiamare carne. Attorno a lei tutti i commensali si muovevano e facevano baccano, ridevano, gridavano, litigavano. Lei non sentiva altro che la sua voce interiore che rimuginava.
Prima di andare a tavola, Celosia si era avvicinata a Trunks, approfittando del fatto che il ragazzo si era allontanato un momento dagli altri. Voleva capire che cosa fosse successo, capire perchè Trunks non era corso da lei. Probabilmente - chissà, forse per timidezza - non voleva farsi avanti di fronte a tutti. Ma adesso, lontani da sguardi indiscreti, erano soli.
Celosia ripetè esattamente gli stessi passi che aveva fatto ventiquattro ore prima: si avvicinò con passo felpato a Trunks, gli posò delicatamente una mano sulla spalla e con forza lo girò verso di lei, accostando fulminea il proprio petto al torace del ragazzo, bloccando il suo sguardo sui suoi occhi felini e penetranti. Come un serpente che, scattante, attornia la sua preda, le labbra della saiyan cercarono fameliche quelle di Trunks. Ma il ragazzo, diversamente dalla sera precedente dove all'inizio era rimasto immobile e inerme di fronte al suo predatore, lasciandosi passivamente accarezzare e poi mordere la regale bocca, per infine passare allegramente e attivamente al contrattacco, questa volta non si lasciò stuzzicare dal sensuale invito della saiyan, allontanandosi bruscamente e repentinamente da lei, come se il tocco della guerriera fosse il portatore di un morbo incurabile.
Celosia rimase confusa per quel comportamento. Che cosa era successo? Perchè Trunks non era caduto ai suoi piedi?

Se da una parte Trunks scappava da lei, il suo amico Goten non faceva altro che cercare di starle appiccicato. Con ancora vivido nella memoria l'immagine del giorno precedente con la saiyan quasi nuda, Goten si era infatuato di lei e delle sue forme adesso perfettamente sottolineate dal vestito.
Con il braccio poggiato allo schienale della sedia della saiyan, una mano intenta a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli e l'altra che tamburellava fastidiosamente sul tavolo, assillando poi con barzellette e perle di saggezza di giovane uomo terrestre, Goten stava facendo perdere ineluttabilmente l'appetito, e la pazienza, a Celosia.
Va bene apparire gentili e cordiali, ma a tutto c'era un limite di tolleranza. E molto tollerante Celosia non lo era mai stata.
Quando era ancora una guerriera di Freezer, migliai di volte le era capitato di trovarsi in situazioni del genere, dove individui molesti interrompevano la sua intoccabile e sacrosanta pausa pranzo. E lì Celosia alzava una mano al cielo, caricava un ki-blast e, evitando così che da quella fastidiosa bocca uscisse l'ennesima idiozia, obliterava il suo proprietario.

Stupide bimbette ed il loro stupido desiderio, prima o poi sarebbe arrivata anche la loro ora.

Celosia si alzò di scatto dalla sedia, lasciando sconcertato il tenero Goten. Guardò con indignazione le numerose e prelibate pietanze che erano servite a tavola, il profumo che emanavano le rendevano irresistibili.
"Chiunque abbia cucinato questo aborto culinario dovrebbe essere giustiziato!" sentenziò infine, per poi uscire dalla sala da pranzo e sbattere violentemente la porta di camera sua poco dopo.
Chichi e Bulma si scambiarono un'occhiata, allibite.
Due dita medie comparvero per salutare la già accomiatata saiyan.

***


A notte fonda Bulma si stava rigirando ancora nelle lenzuola. Non riusciva a smettere di pensare a Celosia ed alla sua faccia da sberla. Il solo pensiero che l'avrebbe dovuta sopportare - per sempre? - la metteva in agitazione.
Per quanto si sforzasse, la sua mente continuava imperterrita a pensare a quelle ore pomeridiane passate in sua compagnia.
Si rendeva conto che la saiyan dalla sua parte aveva la giovinezza ed un fisico degno di una saiyan d'élite, mentre Bulma aveva un corpo che era il ricordo - anche se non troppo sbiadito - del fisico mozzafiato di un tempo e con la menopausa alle porte.
Il suo corpo stava cambiando. Era un processo inesorabile della vita, però quel pomeriggio, per un impercettibile momento, la sicurezza che aveva fatto di lei "Bulma Brief" aveva vacillato. Stava invecchiando. Presto o tardi le sue mani sarebbero assomigliate a quelle più grinze di sua madre e la pelle delle braccia avrebbe iniziato a caderle e danzare ogni volta che avrebbe fatto un movimento.
E se invece la sua pelle fosse già diventata flaccida e floscia come le aveva detto Celosia?
Bulma sbarrò gli occhi e sbiancò improvvisamente. Sentì il sudore freddo formarsi sulla fronte. Vegeta - maledetta giovinezza saiyan a lungo termine - sembrava un ragazzino se paragonato a lei. E se un giorno, anche vicino, suo marito avesse perso il desiderio nei suoi confronti perchè gli sarebbe sembrato di baciare e toccare sua nonna?
Bulma stava per scoppiare a piangere e cominciò a strattonare Vegeta che stava beatamente dormendo a suo fianco. L'uomo aprì infastidito gli occhi e la guardò senza parlare. I suoi occhi bastavano per chiederle che cosa volesse.
"Vegeta?" chiese timida e titubante Bulma "Tu mi trovi...flaccida?"
Vegeta aggrottò la fronte a quella domanda.
"Voglio dire...secondo il tuo parere, il mio corpo è più tonico, sodo...oppure più morbido e cicciotto?
Il saiyan continuava a guardarla senza proferire parola. Quella donna l'aveva veramente svegliato per chiedergli una stupidaggine del genere?
"Beh...sodo non è." rispose sincero Vegeta.
"Stai forse dicendo che sono grassa?" controbattè Bulma andando su tutte le furie.
"Non ho detto che sei grassa. Ho semplicemente detto che il tuo corpo non è sodo! Semmai sei formosa!" gli rispose il marito, infastidito dalla reazione isterica della moglie.
"No! Tu mi hai detto che mi trovi grassa e flaccida! Guarda, l'ho capito subito dal tono con cui me l'hai detto! Non dire bugie!" continuò imperterrita Bulma per la sua strada.
Vegeta sbuffò. Capiva che Bulma ultimamente era parecchio agitata per il lavoro e per altro che lei riassumeva con "cose da donne", ma stava veramente diventando irritante, soprattutto perchè l'aveva svegliato nel mezzo della notte per fargli delle sciocche domande alle cui risposte lei prontamente travisava e ne faceva una tragedia.
Vegeta era sincero. Bulma non aveva un corpo sodo, ma lui amava affondare le dita in quella carne morbida, in quel corpo formoso. Cosa c'era di tanto difficile da non capire?
"Tu mi trovi vecchia! Io non ti attraggo più!" continuò isterica Bulma, ormai convinta delle sue opinioni.
"Ma se ti ho appena detto-" A Vegeta caddero le spalle quando sua moglie lo interruppe nuovamente per urlargli contro mille certezze infondate. Basta, non ne poteva più di essere accusato ingiustamente. "E va bene! Hai voglia di litigare?"

Dalla loro camera uscirono grida ed urla che si diffusero per tutta la Capsule Corporation.
Una donna, seduta in terrazza con i piedi appoggiati al balcone, stava ammirando le stelle della Via Lattea e la dolce melodia della Capsule Corporation.
I denti bianchi vennero riflessi dalla fredda luce della luna crescente quando le sue labbra rosate si schiusero in un sorriso perverso e tagliente. Alzò il calice del fresco analcolico al cielo e con tetra soddisfazione brindò.

"A me stessa."








Note dell'Autrice

Ciao!!
Lo so, dovrei essere fustigata, scrivo troppo! Un rotolone della Carta Regina non basterebbe per un singolo capitolo!
Va beh...vediamola così: vi ho lasciato il compito per le vacanze! Leggere tutta questa roba per un po' vi terrà lontani dagli esercizi di matematica! =P
Vi annuncio che la prossima settimana parto per le agognatissime vacanze estive e quindi, a meno che la mia mente non sforni l'ennesimo capitolo in breve tempo, non ci saranno aggiornamenti per almeno un mesetto. Ve lo dico, così se non vedete che aggiorno, non significa che ho abbandonato la storia. (odio lasciare le cose a metà!)

Un paio di appunti:
Chi di voi ascolta De Andrè? Avete presente la canzone "Il giudice"? Beh...molto probabilmente Celosia, invece di controllare la forza dei suoi avversari, con il suo scouter ascoltava le canzoni di Fabrizio De Andrè, avendo parafrasato una strofa della suddetta canzone che nell'originale era "un po' più esplicita".
"Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente."


e

"...un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo."


(Deh! Come sono puntigliosa!)

Prima di lasciarvi, vi rivelo chi era il personaggio da cui Nappa ha preso "in prestito" i vestiti.
(e vi consiglio di cercare su google immagini tale personaggio, giusto per vedere quanto si assomigliano!)
L'uomo gigantesco ed energumeno, calvo, con i baffi ed ex mercenario è...Falcon! Dall'anime e manga City Hunter.
Adesso ditemi se non vi ricorda Nappa! (però Falcon è pù simpatico...e coccoloso! ^__^ )

Basta con queste dilungazioni, adesso vi saluto veramente.
E ricordatevi, come sempre, di lasciare una recensione...Se vedete errori o non vi è chiaro qualcosa, finchè ho il computer sottomano sarò lieta di rispondervi!
Un bacio!

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Capitolo 11
*** Apparenze ***


- Apparenze -


Radish e Celosia erano rinchiusi nella camera di quest'ultima, intenti a distruggere il materasso.
"Ouch!" gridò la donna. "Maledizione! Mi sono punta!" disse portandosi il dito ferito alla bocca.
Radish la guardò di sottecchi, mordendosi le labbra per non ridere. "Vedi di farti male adesso." la rimproverò con tono scherzoso. "Certo che quando ti metti in testa qualcosa..."
"Uffa!" sbuffò Celosia. "Ma lo so! Deve esserci! Deve essere da qualche parte!" affermò spezzando ciò che teneva fra le mani. "Quella maledetta donna me lo sta facendo apposta!"
Radish si guardò attorno e scosse la testa, sorridendo.
"Secondo me è tutta una tua idea." ipotizzò il saiyan mentre continuava nella sua opera di setacciamento.
Celosia gli lanciò un'occhiata fulminea. "No, Radish, non è una mia idea. Lo so, ci deve essere qualcosa di duro, di pungente da qualche parte...e mi dà noia!" gli disse, quasi urlando, per poi tirargli in testa quel che rimaneva della molla che l'aveva punta. "Sono cinque notti che non dormo! In questo materasso ci deve essere un pungiglione, un fuso, un qualcosa che mi preme qui e non mi lascia dormire in pace!" si lamentò indicando un punto della schiena.
Radish studiò attentamente le estremità quasi arrotondate della molla che Celosia gli aveva tirato in quel momento di rabbia. "Bah...solo tu ti potevi pungere con questo coso."
"Non fare tanto lo spiritoso." lo criticò la saiyan prima di lanciare in aria pezzetti di imbottitura che ricaddero poco dopo sulle loro spalle.

I due saiyan erano seduti per terra, vicini al letto di Celosia, circondati da molle e da quel che rimaneva dell'imbottito del materasso. Erano rinchiusi in quella stanza da quasi un'ora, isolati dal mondo circostante, concentrati a trovare il responsabile dell'insonnia della saiyan.

***


In quei cinque giorni la vita quotidiana sembrava già avviata su binari di una relativa normalità: nonostante lo scetticismo di Celosia nei confronti di Nappa, che lo reputava troppo impaziente ed impulsivo, come le aveva dato motivo di credere quando Goku aveva cercato di dargli il benvenuto, l'anziano saiyan si era invece comportato impeccabilmente nei giorni successivi, tant'è che la guerriera non aveva neanche avuto il bisogno di ammonirlo, ricordandogli costantemente di calmarsi o di attenersi al piano.
Nappa si era perfettamente calato nella parte di ex generale dell'Armata Saiyan ed attuale gorilla della Signora Brief, la guardia del corpo della signora più ricca della città e forse dell'intero pianeta. La accompagnava fedelmente ovunque ella andasse: dal parrucchiere, dall'estetista, dalla nuova pasticceria all'angolo. Nè Celosia nè tantomeno Bunny Brief sapevano che ottanta metri più in là dal parruchiere, trenta metri oltre il centro estetico ed esattamente quarantasette passi verso ovest dalla nuova pasticcera d'angolo, c'erano rispettivamente un night club, un circolo privato ed un sexy shop.
Nappa, da uomo educato che era, non aveva mai storto una volta la bocca quando la Signora Brief gli diceva "Oh caro, credo che per la permanente ci vorranno un paio d'ore." oppure "Ho chiesto alla ragazza se mi poteva fare manicure e pedicure contemporaneamente, ma mi ha detto che non è possibile. Ti dispiace aspettarmi per un po'? Oh, non c'è bisogno che tu stia sempre qui a farmi la guardia, vai pure a fare due passi per la città, ti chiamo appena ho fatto. Va bene, caro?" E Nappa allora indossava i suoi fidati occhiali scuri da guardia del corpo e, con la caratteristica velocità di un saiyan di prima classe, sviottolava in uno di quegli affollati locali.
Con sua immensa gioia, aveva scoperto che sventolando il cartellino delle Capsule Corporation, il saiyan poteva entrare gratis ovunque.

Trunks stava facendo di tutto per evitare Celosia. Quando doveva studiare, quando doveva incontrare gli amici per una partita o quando doveva seguire la madre ad un Consiglio direttivo, il ragazzo trovava sempre e comunque la scusa per non stare da solo con la saiyan. Se la vedeva, Trunks faceva retro-front, se la donna gli si sedeva accanto, il ragazzo si alzava ed andava da un'altra parte. Parlavano difficilmente e di rado e per non più di sessanta secondi.
Celosia non si fece perdere d'animo così facilmente. Aveva un'altissima considerazione di sè e ben sapeva che Trunks, anche se si impegnava a non mostrarlo, era attratto da lei. Prima o poi sarebbe caduto ai suoi piedi. Era sicura delle sue certezze.
Nel frattempo Celosia non se ne stette con le mani in mano. Se il primogenito del Principe dei Saiyan non collaborava, c'era sempre l'amata secondogenita da lavorarsi e la ragazzina stava perfettamente stando al gioco.
Era palese come la figlia di Vegeta apprezzasse la compagnia della saiyan. Spesso Bra la cercava e passavano mattinate intere a parlare di vecchie battaglie e di individui strani e bizzarri che Celosia aveva incontrato nel corso della sua precedente vita, attirando maggiormente l'interesse di Bra se questi individui erano stati, o meglio, avevano cercato di essere, degli spasimanti della guerriera. Bra invece si impegnava a mostrare a Celosia le ultime tendenze della vita mondana, ad esempio come abbinare lo smalto alle scarpe o come indossare il foulard come fosse una maglietta. Celosia si finse interessatissima, ma del resto quello era il primo passo da fare per ottenere la fiducia e l'appoggio di Bra. Lentamente le avrebbe mostrato che quelle "necessità" erano invece pure idiozie e ciò che contava veramente erano i fatti. Gli stessi fatti che la ragazzina si sarebbe dovuta tenere stretta nella memoria, ritirandoli fuori come un'arma al momento opportuno.
Mai dimenticare, rinfacciare sempre. Covare sempre rancori, dannarsi l'animo, mai perdonare. Fare diventare la leggera e frivola principessina esattamente come lei, quale cosa più dolce?
Tra tutte quelle stupidaggini, Celosia si chiedeva quando mai Bra trovasse il tempo per allenarsi. La ragazzina sapeva volare, ma da quel giorno in cui erano arrivati alle Capsule Corporation la saiyan non l'aveva mai vista mettersi in tuta e prepararsi per una quotidiana sessione di allenamento. La cosa peggiore di tutto ciò era che Vegeta non le diceva niente, nemmeno la esortava ad andare ad allenarsi con lui. Ma che razza di padre era che non istruiva l'erede della famiglia reale saiyan all'arte del combattimento?
Celosia era curiosa di scoprire la vera potenza di Bra, come quella di tutti gli altri membri della sua famiglia. Senza il suo scouter, ed incapace di percepire l'aura altrui, Celosia non aveva idea di quanto fossero realmente forti, ed inoltre, con Trunks che non si decideva a considerarla, non sapeva nemmeno come poter imparare a percepire le aure. Una volta l'aveva chiesto a Bra, ma la ragazzina aveva spalancato le braccia, sconfortata, dicendole che non aveva idea di come poterglielo insegnare.
In genere le loro conversazioni femminili duravano fin quando Vegeta, uscendo dalla camera gravitazionale, si accorgeva che la figlia era in compagnia della donna e così, con una o l'altra scusa, prontamente chiamava Bra che venisse da lui. Per aiutarlo con l'armatura o con qualche robottino che aveva rotto, l'importante era allontanare sua figlia da Celosia.

Vegeta. Il suo Vegeta. Sembrava che anche nella sua seconda vita quell'uomo fosse il suo più grande insuccesso. Celosia si era promessa di attenersi fedelmente al piano, il che implicava indisporre continuamente il Principe dei Saiyan. Sapeva che bastava la sua presenza a dargli noia, che certe paroline dette in una determinata maniera lo avrebbero infastidito all'inverosimile, ma, nonostante i suoi "buoni" propositi, quelle maliziose paroline non ce la facevano ad uscire dalla sua venefica bocca.
Quando se lo ritrovava di fronte, avrebbe voluto avvicinarglisi con il piede di guerra, pronta a tormentarlo, ma un attimo dopo aver incrociato il suo sguardo, quel viso contratto dall'irritazione che le si trovava di fronte si sovrapponeva fatalmente al ricordo dello stesso volto più giovane di trentaquattro anni, con quel suo caratteristico ghigno sadico stampato in faccia dopo aver sterminato intere popolazioni, o  con gli occhi accesi di una luce predatoria quando la prendeva fra le sue braccia omicide e la faceva sua.
Celosia chiudeva gli occhi e scuoteva la testa, cercando di allontanare quelle immagini dalla sua mente, ma tutto era vano: inevitabilmente riapparivano i ricordi di loro due insieme, nudi, nello stesso letto o, il più delle volte, in un campo di battaglia, circondati dai corpi martoriati delle loro vittime. Si ricordava della sua bocca, della sua lingua, dei suoi denti che la mordevano e le graffiavano le guance, della loro passione che scoppiava come un incendio nell'erba alta e arida, divampante e furiosa, talvolta eccessiva, ma per questo era così unica ed ineguagliabile.
Con quei magnifici e strazianti ricordi che la tormentavano, Celosia si bloccava, non riusciva nemmeno a parlare a Vegeta, sfuggiva dal suo sguardo, dal suo odore, dalla sua presenza. Ogni volta che se lo trovava di fronte, sentiva una forte presa al collo che le faceva mancare il respiro e gli occhi le si riempivano di lacrime di rammarico. Così si nascondeva e si dileguava appena poteva, cercando di non manifestare la sua inopportuna titubanza.
La sua mente non le dava pace, era in continuo tormento. Continuava a non capire perchè fosse successo,  trentaquattro anni fa.
Per il carattere che avevano, le discussioni erano all'ordine del giorno, ma erano solamente una piccola fetta del loro rapporto.
Celosia amava la sua compagnia, era stimolante stare con Vegeta. E lo stesso valeva per lui, ne era sicura. E' una sensazione che si sente a pelle, difficile da simulare, quando una persona sta bene con un'altra. E allora perchè Vegeta le aveva fatto quello? Uccidendola in quella maniera? Era talmente così sadico e crudele da provare piacere mentre la uccideva nel loro momento di massima intimità? O era un suo gesto di spregio nei riguardi della compagna? Ma perchè poi? Celosia non riusciva a trovare una risposta alle sue domande.
Pensava solamente a quanto sembravano stare bene insieme, a quanto il tutto sembrava normale durante i suoi ultimi mesi di vita. Vegeta era addirittura diventato più gentile e premuroso con lei qualche giorno prima che la uccidesse, e allora perchè le aveva spezzato l'osso del collo proprio mentre raggiungevano insieme l'amplesso? Per spregio a lei che amava così tanto stare con lui?
Celosia si ricordava con crudele perfezione lo sguardo che Vegeta le aveva rivolto prima che le cingesse il collo con le sue esiziali mani. In quel breve momento che la separava dalla Morte e dall'Oblio, Celosia si era sorpresa di leggergli negli occhi una luce strana, inusuale per Vegeta: era piacere e rimpianto al tempo stesso.
Gioia e dolore. Soddisfazione e rimorso. Serenità e tristezza.
Gli occhi del guerriero erano pieni di una spietata felicità malinconica e Celosia sussultò appena aveva incrociato quello sguardo, ancor prima che le mani del suo compagno le avessero cinto la gola. Ma la saiyan non aveva fatto in tempo a pensare, a ragionare su quello che stava accadendo. E lì, velocemente, smise di esistere.
Si dice che con il senno di poi si capiscono tante cose, ma Celosia non riusciva comunque a capire. Se Vegeta in quel momento avesse mostrato solamente piacere e felicità, la saiyan si sarebbe messa l'animo in pace. Vegeta la odiava, la disprezzava. Punto. E allora perchè i suoi occhi erano pieni anche di tanta tristezza? Se veramente in quel momento a Vegeta importava di lei, allora perchè non si era fermato in tempo?
Celosia in quegli anni insieme a lui era stata talmente cieca da non vedere che stava cambiando qualcosa tra di loro tanto da mettere la propria vita in pericolo? O che era stata tutta una finzione da parte di Vegeta?
La saiyan non si era accorta di nulla, mai aveva avuto un dubbio, mai avrebbe creduto che Vegeta le avrebbe potuto fare questo.
Le sue giornate passavano così, perseguitata da un indicibile tormento, e la sua anima otteneva sollievo solamente quando il suo piano poco a poco prendeva forma.

Radish stava invece apprezzando immensamente quei cinque giorni di tranquillità. Nessuno dei suoi parenti lo stava disturbando: la piccola Pan era rinchiusa in casa in punizione e manilungheGoten era troppo occupato a gestire l'isterismo della madre che ancora non poteva credere che anche grazie a lui quella gente era tornata in vita e, ancor peggio, che quello stupido di suo marito aveva promesso al fratello di accoglierlo in casa.
Goku andava a fargli visita un'oretta al giorno, scusandosi se il suo primogenito non si faceva vedere perchè era troppo occupato con il lavoro. In quel poco tempo i due fratelli parlavano del più e del meno, non essendo facile per entrambi instaurare un rapporto a cui nessuno dei due era abituato. Passata l'ora dei "fratelli ritrovati", Radish si affrettava a bighellonare per casa e a far svagare il più possibile la rovente macchina di rancori e di odio chiamata Celosia.
Il saiyan di terza classe si era ambientato perfettamente in quella casa dai lussi infiniti, dove si poteva mangiare e bere a tutte le ore, e che era talmente grande che spesso persone che non si vorrebbero vedere non si incrociavano nemmeno per errore.
Non solo la casa era uno splendore, ma anche ciò che la circondava era gradito al saiyan. La Terra era un pianeta niente male, anche se totalmente diverso dal suo pianeta natale.
Spostandosi in volo per pochi chilometri - sempre accompagnato da Vegeta o da Trunks, fosse mai che al terribile saiyan passasse per la testa di distruggere metà della vegetazione terrestre e marina - il panorama cambiava enormemente e Radish apprezzava  tutto ciò che gli si stagliava davanti, dalle cime innevate alle distese sabbiose. Forse erano passati troppi anni e la sua memoria lo stava traendo in inganno, ma in un certo punto a Radish era parso di riconoscere lo stesso luogo dove anni prima aveva incontrato uno stolto contadino che, spaventato, gli aveva puntato un fucile contro e così il saiyan, sfoderando il suo sorriso più sadico sul volto, lo aveva velocemente freddato.
Quelli sì che erano bei tempi, pensò il guerriero mentre sorvolava la verde campagna.

***


"Attenzione!" disse Radish, ridendo e portando le mani in alto. "Cosa tormenterà mai il tranquillo sonno della nostra principessa? Un pulviscolo? Una pulce? Un pisello?" scherzò il saiyan, ricevendo una gomitata nelle costole come risposta.
"E smettila di prendermi in giro!" gli disse Celosia, mettendo il broncio. "Vorrei vedere te al mio posto...per colpa di questo letto, di quella stramaledetta donna, ho sonno a tutte le ore del giorno! Uffa! Voglio dormire!" protestò Celosia, per poi tuffarsi con la schiena a terra, alzando un'infinità di peluzzi che la fecero tossire.
Radish la osservò in contemplazione mentre Celosia faceva finta di essersi addormentata, anche se ogni tanto la saiyan tirava calci in aria per smaltire la rabbia. A volte sembrava proprio una bambina capricciosa, soprattutto quando era stanca come in quel momento. Non era niente di nuovo per Radish, era abituato alle sue stravaganze ed ogni volta che la vedeva comportarsi così, non poteva che sorridere. Erano state proprio queste sue particolarità che gli avevano fatto apprezzare la sua compagnia. Strano ma vero, ma i capricci della saiyan lo divertivano come niente altro.
Radish guardò sconfortato il disastro che avevano fatto e che adesso li circondava. Si sdraiò accanto a Celosia, poggiando la testa sulla spalla della saiyan.
"Dove hai intenzione di dormire stanotte?" le chiese, constatando il fatto che il letto adesso era inutilizzabile.
Celosia aprì gli occhi e si girò a guardarlo. "Qui. Dove dovrei dormire altrimenti?"
"Vuoi veramente dormire sopra le rete? Non sarà un po' scomodo?" le chiese dubbioso il saiyan. "Vieni a dormire da me, no? Sono finiti i tempi dei giacigli scomodi delle navicelle di Freezer."
Celosia rise come una bambina, con la stessa leggerezza che riservava sempre a quel saiyan di terza classe. "Hey, ho detto che voglio dormire! Tu di sicuro mi terresti sveglia per tutta la notte!"
"Ah! Io ti terrei sveglia per tutta la notte?" replicò Radish, poggiandosi sui gomiti per guardarla in faccia. "Si dia il caso che sia tu quella che la notte tira calci e pugni mentre dorme, non io!" le riferì, ricordando vividamente le volte che, per mancanza di spazi, avevano condiviso lo stesso letto.
"Tsk! Questo proprio io non me lo ricordo." gli riferì, fingendosi smemorata. "E comunque questa casa ha un'infinità di camere per gli ospiti, andrò a dormire da un'altra parte. Poi in questa stanza non c'è proprio aria!" constatò, facendosi vento con una mano.
Radish osservò le finestre spalancate da cui passava una fresca corrente. Celosia esagerava sempre: quando c'era una cosa che non funzionava, improvvisamente anche tutto il resto non andava bene. "Celosia, sei l'apoteosi dei lamenti...Adesso ti manca solamente di cambiare stanza così è la volta buona che ti perdi." la prese in giro il saiyan, ricordando il pessimo orientamento della donna in quella casa. "Dai, ti aiuto a rubare un materasso da un'altra stanza. Però..." Radish si portò l'indice davanti alle labbra. "Facciamo piano, altrimenti quella bisbetica ci scopre e siamo nei guai."
Celosia lo guardò incredula e scoppiò a ridere. "Non mi dire che hai paura di Bulma!"
"Ma che paura e paura!" controbattè Radish, risentito per la scarsa fiducia della donna nei confronti del suo indiscusso coraggio saiyan. "Semplicemente non voglio che scopra che cosa abbiamo combinato a questo materasso...Quella donna ha una voce insopportabile, strilla a tutte le ore! Non ho voglia che mi spacchi i timpani!" si giustificò, pulendosi poi le orecchie con un dito. "Mi chiedo come farà Vegeta a sopportarla." gli scappò detto infine.
Troppo tardi. Celosia schioccò la lingua sui denti, storcendo le labbra in una smorfia di disappunto. "Si vede che Vegeta ha imparato qualche modo più gentile per zittire le sue donne."
In quel momento Radish avrebbe voluto mordersi la sua maledetta linguaccia lunga. Complimenti, disse a se stesso, sei riuscito a farle passare il buon umore.
Celosia iniziò a ridere istericamente. "Chissà come si divertirà il nostro principe a riempirle la bocca del suo regale cosetto inutile!" ringhiò la saiyan, con la testa che ormai era tornata nel suo mondo di risentimenti ed asti. "Maledetto nano malefico! E quella vecchia brontolona flaccida! Hah! E ci credo perchè stanno bene insieme quei due! Un'arpia ed uno scorbutico! Quale migliore coppia se non la loro?"
Celosia aveva serrato la mani a pugno e le stava furiosamente battendo sul pavimento, con lo sguardo fisso al soffitto, cercando di non fare uscire delle lacrime inopportune che le stavano bruciando gli occhi. Rimase distesa sul pavimento, imprecando, tormentandosi per ciò che è stato e che non sarà mai più, mettendo da parte l'ennesimo rancorino da covare in santa pace.
Radish la guardò, mortificato per ciò che aveva involontariamente scatenato. Le posò una mano sul braccio, accarezzandoglielo. "Celosia, mi dispiace, non volevo-"
"Tsk! Come se cambiasse qualcosa!" gridò ormai isterica Celosia, con lacrime di rabbia agli occhi. "Quell'infame e la sua ipocrisia...ed io, cretina, che gli stavo pure dietro! Ah, se me la pagherà! Fosse l'ultima cosa che faccio!"
Radish scosse la testa, impotente davanti a quella situazione.
"Sai Celosia, c'è chi colleziona armi o cianfrusaglie varie." le disse grattandosi la punta del naso e con un'espressione furbetta sul volto. "Tu invece, mi pare, collezioni rancori...E sei anche parecchio brava!" le dichiarò infine, con fare scherzoso, cercando di strapparle un sorriso. Un po' di autoironia non le avrebbe fatto male.
Celosia gli lanciò un'occhiata fugace, ma le buoni intenzioni del guerriero non sortirono l'effetto desiderato. La saiyan si rannicchiò su se stessa, mettendosi di lato e dando così la schiena a Radish.
"Ma cosa gli ho fatto io di male?" gli chiese con una voce spezzata dal dolore della perdita.





Note dell'Autrice

Sorpresa!
Prima di partire sono riuscita a scrivere un altro capitolo! Va beh...forse è un po' inutile, non è che sia successo un granchè, ma spero sia servito a sottolineare alcuni aspetti dei personaggi. =) Però, di una cosa sono stata brava: mi sono trattenuta e non ho scritto dieci pagine di racconto!!
Va beh...vado a sedermi sulla valigia sperando di riuscire a chiuderla questa volta! (ecco, come nella scrittura, anche con i vestiti non riesco ad avere un limite!)
Fanciulle e fanciulli, grazie per avermi letto e recensito, ci sentiamo fra un mesetto! Un bacio e...


BUONE VACANZE!
 




Ahem...va bene, rifatevi gli occhi con lui!

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Capitolo 12
*** Camera con vista ***


- Camera con vista -



Trunks stava passeggiando avanti e indietro per la sua stanza, con il libro di economia aziendale in mano, intento ad apprendere le complicate regole del mercato che avrebbe applicato in futuro, una volta diventato presidente delle Capsule Corporation.
Gli esami universitari lo stavano tenendo molto occupato in quei giorni, dovendo recuperare tutte le preziose ore di studio che aveva perso andando alla ricerca delle sette sfere del drago, viaggio che aveva avuto come conseguenza l'arrivo in casa di tre ospiti alquanto ingombranti.

Trunks si avvicinò alla finestra con il libro in mano, attratto dalle voci e dalle risate che provenivano dal giardino. Scostò leggermente la tenda ed osservò con particolare attenzione ciò che si trovava disteso sull'erba, in mezzo a quelle figure che saltavano qua e là, distante da lui soltanto qualche metro in linea d'aria.
Vinto dal fascino di tale spettacolo, rimase immobile, con lo sguardo chino e un'espressione assorta sul volto. Con gli occhi seguì estasiato le curve delicate, contemplando ogni centimetro di quella pelle leggermente abbronzata, quegli occhi di ossidiana, limpidi e lucenti, il sorriso così accattivante e quelle labbra rosate di cui aveva gustato il dolce sapore solo qualche giorno prima.
Trunks ne era affascinato più di quanto non lo fosse mai stato da qualsiasi altra donna, sebbene essa non fosse più bella o attraente di molte altre, ed allora un'eco sinistra gli attraversava i pensieri, come un sussurro diabolico e seducente, ormai familiare. Era la tentazione che stava in agguato, che gli ronzava d’attorno, nel cervello, nel sangue, dinanzi agli occhi, lo coglieva nello spirito inquieto e bramoso che lo stava tormentando da quando l'aveva conosciuta.
C'era qualcosa in lei che ancora gli era ignoto, qualcosa di strano, che lo attraeva violentemente, ma gl'ispirava al tempo stesso diffidenza e perfino dispetto. Trunks percepiva una nota stonata in quella visione apparentemente armoniosa di quella donna, come un'ombra scura stagliata su tanto apparente candore, ma non poteva fare a meno di sentirsi attratto da lei, da quella donna che un tempo era stata la compagna di suo padre, con cui aveva passato gli anni della gioventù, con cui aveva condiviso avventure ed esperienze violente, atroci stermini e dolci carezze. E allora avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli di Celosia, che quando gli si ficcavano nei suoi gli facevano perdere l’anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall’incantesimo di quella donna senza pietà, che non lo lasciava in pace neanche nei sogni, quando dormiva. La sognava, la desiderava, la voleva. E più la voleva, più scappava da lei, impaurito e sdegnato per ciò che stava provando, temendo di non riuscire ancora per molto a trattenere i suoi istinti.
L'impulso di farla sua la notte stessa che l'aveva conosciuta e lo shock successivo nello scoprire che quella donna era appartenuta a suo padre, erano adesso consapevolezze che  difficilmente riuscivano a coesistere in quell'animo tormentato di ragazzo mezzo saiyan e mezzo terrestre.
La delusione e quella sensazione di ribrezzo provati quando aveva scoperto che un tempo proprio suo padre era stato il compagno di quella giovane saiyan, il pensiero che il genitore aveva toccato quella carne e morso quelle labbra con la stessa voracità e passione che aveva utilizzato Trunks con lei, erano ostacoli che il ragazzo non riusciva a superare.
Goten gli aveva detto, nel tentativo di rasserenarlo, che ne era pieno il mondo di donne che prima si fidanzavano con un uomo e poi passavano ad amoreggiare con il figlio di questi o viceversa. Bastava che leggesse le cronache rosa dei giornali per scoprire che tale modella o tale attrice era passata dalle braccia del ricco uomo d'affari cinquantenne a quelle più giovani del figlio di quest'ultimo, e nessuno si faceva problemi. Perchè allora doveva farsene lui, che la situazione era anche più semplice e meno scandalosa di quelle che si leggevano sui giornali? Goten trovava assurdi tutti quei discorsi che gli faceva l'amico in merito alla saiyan.
Celosia era stata la compagna di Vegeta, e allora? Quando Trunks l'avava baciata, aveva forse baciato suo padre o tutti gli altri uomini che Celosia aveva baciato? Era stata forse marchiata a fuoco o additata come strega, untrice o che altro?
Per Goten era inconcepibile che Trunks vivesse sotto lo stesso tetto di quella donna da quasi dieci giorni ed ancora non l'avesse sedotta o non si fosse fatto sedurre da lei, ostinandosi a stare lontano dalla saiyan. Più volte Goten gli aveva detto che se si fosse trovato nella sua stessa situazione, non ci avrebbe pensato due volte a conoscerla più profondamente. Ma Trunks continuava a ripetergli che non riusciva a sopportare il fatto che Celosia una volta era stata la donna di suo padre e temeva che, se l'avesse di nuovo baciata o toccata, avrebbe visto riflessa l'immagine di suo padre quando da giovane la baciava e la toccava, ed a Trunks tutto ciò sembrava qualcosa di sbagliato, quasi contro natura.
Goten, sentendo i discorsi del suo migliore amico, sospirava quasi arrendevolmente, ma non si stancava di ricordargli un piccolo dettaglio.
Celosia era stata sì la donna di suo padre, ma a quei tempi Vegeta non aveva nulla dell'uomo che era adesso. Il Principe dei Saiyan di un tempo era un guerriero che combatteva solo per se stesso e per il piacere di combattere e di eliminare il suo avversario, mostrando così a tutti la sua forza, traendo un infinito piacere nella distruzione e nella conquista. Adesso Vegeta combatteva per proteggere i suoi cari e solo da lontano poteva assomigliare a quel guerriero spietato che era stato una volta, tant'è che adesso era come se si trattassero di due persone distinte. Celosia era stata la donna di quel giovane guerriero, crudele e orgoglioso, più di trenta anni prima, in galassie lontane, in mondi lontani e così diversi dal loro. Secondo il punto di vista di Goten, il tempo, le distanze e gli avvenimenti avevano come dissolto, lavato via il legame che c'era stato tra Celosia e Vegeta, o meglio, avevano depurato la saiyan dal tocco di ciò che fu Vegeta un tempo. Trunks non si doveva fare problemi, Celosia era stata la donna di un uomo che assomigliava soltanto al padre del giovane mezzosangue saiyan, non dell'uomo che l'aveva cresciuto ed allenato a diventare un ottimo guerriero.
Trunks non si sarebbe dovuto far scappare tale dolce opportunità. E se ancora il ragazzo avesse titubato sul da farsi, allora Goten avrebbe preso in considerazione l'eventualità di troncare una volta per tutte con Valese, con la quale stava passando un momento di difficoltà e si erano perciò presi un periodo di pausa, e di mettersi in gioco lui per conquistare la bella saiyan.

Trunks tirò un sospiro ripensando alle parole dell'amico. Era facile per Goten parlare, pronunciare mille belle parole, ma l'avrebbe proprio voluto vedere metterle in pratica, lasciare Valese per provarci con Celosia, la quale non si sforzava neanche un po' di mostrare un minimo di simpatia per il figlio di Goku.
L'unica persona che Trunks invidiava era sua sorella. Sembrava che Bra avesse veramente rapito il cuore della saiyan: Celosia rivolgeva mille attenzioni alla piccola Brief e passavano molto tempo insieme a parlare o a scherzare, a passeggiare per le affollate vie della città e addirittura ad allenarsi insieme, fatto che aveva parecchio stupito il giovane, ben sapendo come sua sorella preferisse guardare per ore intere un muro anzichè allenarsi.
Trunks scostò ulteriormente la tenda della finestra ed osservò Bra che stava giocando con Celosia. La saiyan, distesa supina a terra, con le braccia ed i palmi rivolti verso l'alto, stringeva le mani di Bra, intenta a mantenere l'equilibrio mentre si impegnava a fare una verticale in aria.
L'equilibrio instabile di quella pseudo piramide umana all'improvviso vacillò e venne del tutto spezzato quando Pan planò su di loro, dopo essersi liberata dalla presa di Radish che l'aveva tenuta bloccata fino a qualche istante prima, quando era riuscito ad afferrarla e a trasportarla sulle sue ampie spalle come un sacco di patate.
Risate piene di allegria si udirono per tutte le Capsule Corporation quando Radish sollevò quell'aggrovigliamento di braccia e gambe composto dalla saiyan e dalle due ragazzine e le mostrò come fossero un premio che aveva vinto in un duro incontro di box.
La signora Brief non perdeva tempo a scattare centinaia di fotografie, divertita e rasserenata da quei momenti di convivenza pacifica con i suoi nuovi ospiti. Ripensava a quello che aveva detto a Vegeta, che con il tempo tutto si sarebbe sistemato, e l'anziana signora ogni volta sorrideva quando poteva dimostrare di aver avuto ragione.
Mai avrebbe potuto pensare che tutto ciò in realtà era una finzione, che era un copione recitato ad arte da degli attori non affamati di fama, ma di vendetta. Radish e Celosia, assieme a Bra e Pan, con quei sorrisi gioiosi sui volti erano talmente belli che pensare che ci fosse qualcosa sotto era come voler rovinare qualcosa di unico e meraviglioso. Più volte la signora Brief aveva sentito l'impulso di consigliare a Vegeta di farsi una passeggiata, anzichè stare in casa a mugugnare ed offendere i suoi amati ospiti. La scortesia non era da lei, ma iniziava veramente ad averne abbastanza del genero e di tutto il suo veleno rivolto a Celosia, a Radish e a Nappa.
Quest'ultimo poi si era rivelato un tesoro inestimabile per l'anziana signora: il saiyan d'élite era molto paziente con lei e con le sue ossa che ogni tanto l'abbandonavano facendola cadere a terra come una pera dall'albero, e non la rimproverava mai di stare più attenta a dove metteva i piedi o dove lasciava le cose.
La signora Brief stava realmente prendendo in considerazione di chiedere a suo marito di costruire una camera gravitazionale apposta per Nappa, ed anche per gli altri due saiyan, ovviamente, come gesto di riconoscenza per il suo aiuto e la sua disponibilità.
Nappa infatti le aveva parlato di come amasse tenersi in allenamento e di come temesse non poter più mantenere la forma e la prestanza fisica che gli era caratteristica. La signora Brief non voleva di certo che il suo beniamino diventasse quell'accozzaglia di cui aveva parlato Vegeta la sera stessa che se li era trovati in casa, ed avrebbe fatto di tutto pur di farlo felice.

Mentre Radish era indaffarato ad intrattenere le fanciulle, Nappa e Bulma, sotto l'ombra di un ampio albero, stavano osservando la singolare scena. Ogni tanto si scambiavano un'occhiata incredula, anche se erano scettici per motivi ben differenti.
Bulma non riusciva a credere a quanto bene si fossero integrati i tre saiyan nella loro vita da terrestri. Le ragazzine stravedevano per Radish ed anche Celosia, a seconda dei momenti e con chi si trovava, era abbastanza sopportabile. Ogni tanto la saiyan le lanciava una frasina pungente o una allusione maliziosa su qualche vizietto di Vegeta o sull'aspetto fisico di Bulma, ma la scienziata a tali parole rispondeva con furbizia, mostrandosi superiore e sorda alle offese. Inoltre, per ripicca, quando si trovava nella stessa stanza con Vegeta e Celosia, diventava incredibilmente affettuosa con il marito, facendolo diventare rosso per l'imbarazzo e facendo invece venir la nausea alla saiyan.
Tutte le volte in cui si presentava tale occasione, un sorriso di soddisfazione si disegnava sul suo volto: anche se ogni tanto la sua sicurezza poteva vacillare, anche a cent'anni lei sarebbe rimasta la stessa Bulma Brief di sempre, forte e sicura di sè e delle sue potenzialità.

Bulma osservò lieta, ma pur sempre con leggera preoccupazione, la figlia giocare felice con i saiyan. La scienziata avrebbe potuto far ritorno in laboratorio a finire i suoi esperimenti, ma non aveva dimenticato chi era Radish, perciò preferì per quel giorno vegliare lei sulla figlia, dacchè Vegeta si ostinava a passare giornate intere nella gravity room, in solitudine e lontano dai suoi ospiti.
Bulma stava iniziando ad insospettirsi dello strano comportamento del marito: il saiyan aveva insistito a tenere in casa propria tutti i suoi ex commilitoni per aver modo di controllarli meglio e ricordare costantemente loro che chi comandava era sempre lui, ma in quei giorni Vegeta si era fatto vedere ben poche volte, rintanandosi subito nella Gravity Room dopo essersi alzato dal letto sempre di pessimo umore.
Anche il suo primogenito sembrava essersi messo in gara per lo scettro del "grande assente". A causa della sessione estiva degli esami, Trunks si era rinchiuso in camera sua a studiare e non usciva quasi mai, se non per brontolare alla sorella di fare più piano, dacchè si udiva sempe la sua voce mentre conversava con Celosia, o a chiedere a Radish di portarle fuori a mangiare un gelato, così avrebbe potuto studiare in santa pace.
Bulma non poteva essere che felice del comportamento del figlio: si era messo veramente d'impegno per quegli esami e sembrava proprio che il suo buon senso avesse vinto sui suoi istinti ed avesse così rinunciato a ronzare intorno a Celosia, anche grazie a qualche avvertimento del padre a proposito della bella e disponibile saiyan.

Nappa invece era sorpreso per quanto la parte del piano sull'opera di convincimento e di raggiro dei Terrestri stesse andando bene. La signora Brief pendeva letteralmente dalle sue labbra e lo stava trattando come se lui fosse il padrone e lei la serva, che lo accudiva e coccolava come fosse un gran signore.
Il saiyan d'élite era molto soddisfatto dei suoi compagni di squadra. Celosia era una mentitrice nata e Nappa non aveva mai avuto dubbi sulla sua maestria nel riuscire ad abbindolare le persone. Secondo il saiyan, la donna era la miglior ingannatrice che avesse mai conosciuto, la persona più falsa ed insincera che avesse mai visto. L'uomo rideva quando pensava a quanto era stata brava in quegli anni ad ingannare Radish, illudendolo ogni volta e facendolo diventare con il tempo il suo cagnolino fidato. Nappa rideva ancora di più quando pensava a quanto la saiyan si fosse impegnata a fare lo stesso con Vegeta, ma il suo Principe si era rivelato ben più furbo di un povero stupido saiyan di terza classe, ed alla fine Celosia aveva avuto quello che si era meritata.
Con il senno di poi questo ultimo dettaglio adesso non era così tanto divertente per Nappa: solo dopo qualche anno aveva potuto provare sulla propria pelle quanto era furbo Vegeta.

Nappa era particolarmente perplesso del comportamento del saiyan di terza classe. Non immaginava che Radish potesse essere così bravo a fingere: non lo riteneva in grado di farlo, per il semplice fatto che lo reputava intelligente quanto una scimmia morta. Invece Radish era talmente bravo a recitare la parte dell'uomo felice ed entusiasta di poter passare del tempo a giocare con quelle due ragazzine e con Celosia, che pareva quasi non fosse una finzione, anzi, pareva che gioisse realmente della loro presenza. Nappa era veramente meravigliato di quanto impegno ci stesse mettendo il saiyan a fingere ed ipotizzò che a forza di passare ore intere con la saiyan di prima classe, finalmente Radish aveva appreso qualcosa di utile da lei.

Un giorno si sarebbe congratulato con lui. Ovviamente, con molto sarcasmo.

Per il semplice piacere di divertirsi ancora un po', Nappa pensò che sarebbe stato divertente rovinare la festa dei quattro giocherelloni gridando allarmato che stava arrivando Vegeta.
Tutti sapevano che Vegeta non tollerava che i suoi ex commilitoni passassero del tempo con la sua famiglia: più volte in quei giorni aveva litigato ferocemente con Celosia perchè passava troppo tempo con sua figlia, o con Radish perchè a causa sua si trovava ogni giorno per casa il ben poco gradito Kakaroth che lo veniva a trovare.
L'unico con cui Vegeta non se la prendeva era proprio con lui, che in casa non ci stava mai, troppo impegnato a scortare la signora Brief per la città, lasciarla ore intere in qualche negozio e spassarsela per conto suo in ben altri locali.

Con enorme soddisfazione, Nappa tirò un gran respiro e fece appena in tempo ad urlare che Vegeta stava arrivando che fulmineamente l'aggrovigliamento umano si era dissolto: Bra e Pan si misero da parte facendo finta di giocare tra loro, i due saiyan inscenarono un battibecco e la signora Brief nascose repentinamente la piccola macchina fotografica nella scollatura.

Nappa non potè che piegarsi in due dalle risate. Com'erano sciocchi quegli esseri!

Distrattamente Trunks osservò dalla finestra di camera sua quella confusionaria scena che si era creata all'improvviso.
Indugiò ancora per qualche secondo davanti alla finestra. Tutte le sue attenzioni erano di nuovo mirate verso l'unica persona che in quel momento avrebbe voluto lì, in camera sua. La osservò con devota ammirazione mentre fingeva di litigare con Radish, i suoi occhi infiammati come il carbone ardente e l'indice accusatorio puntato scherzosamente verso il petto del guerriero saiyan.
In quel momento Celosia avvertì degli occhi su di lei e si girò appena, quanto bastò per catturare lo sguardo di Trunks. Solo per un istante i suoi occhi, neri e penetranti, fissarono con insistenza quelli chiari ed un po' sconcertati del ragazzo. Un ghigno maligno le illuminò il viso mentre guardava gli occhi azzurri del giovane figlio del suo Principe allargarsi per la sorpresa di essere stato scoperto. Ormai ne era certa: il ragazzo era già suo.







Note dell'Autrice

Tadaaan! I'm back! (ahimè!)
Ciao a tutti! Allora? Come avete passato le vostre vacanze?
A me sono volate! E son di nuovo sui libri...sigh...

Come avete visto, tornando alla routine quotidiana ho ben pensato (ohi ohi...non so se sia proprio un bene!) di aggiornare la storia...Sarà vero, sto imparando a fare capitoli di una lunghezza accettabile: niente chilometri e chilometri di Word questa volta!
Spero che comunque questo capitolo vi sia piaciuto. Ho cercato di raccontarlo attraverso i diversi punti di vista dei vari personaggi, senza fornirvi di una visione assoluta della verità.
(come mi diverto male...)
Praticamente questo capitolo funge da anteprima a quello che seguirà. Mi auguro che alla fine non sia venuto solo un gran pappone contorto e confuso!
Va beh...meglio concludere qui che c'è da studiare! (ehhh...)
Come sempre, se lasciate una recensione, sia per mostrarmi errori che per chiedere chiarimenti, mi fa piacere!
Ciao!

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Capitolo 13
*** La Belle Dame sans Merci ***


- La belle Dame sans Merci -



Un silenzio innaturale stava regnando nelle Capsule Corporation. Era una calda sera d'estate e per le vie della città non si udiva alcun rumore se non quello di qualche coppietta che passeggiava sui marciapiedi.
Bulma era riuscita a convincere il marito ad accompagnarla ad una cena di gala, evento a cui Vegeta in genere odiava partecipare, ma dopo aver scoperto che la cena consisteva in un interminabile buffet, il Principe dei Saiyan si era mostrato molto più entusiasta di uscire dalla gravity room e quindi di accompagnarla.
Tale cena di gala non era però l'unico immancabile evento che offriva la città.
Per molti uomini, in genere attempati, c'era quella sera un evento che da giorni veniva pubblicizzato con enormi e coloratissimi cartelli appesi ai muri o con reclami stampate nelle ultime pagine di cronaca locale sui giornali: l'elezione di Miss Summer Night  in uno dei Night Club preferiti da Nappa.
Già alle sette di sera il saiyan d'élite era pronto per assistere a tale evento: aveva indossato il miglior completo che la Signora Brief gli aveva fatto confezionare su misura, si era rifinito con incredibile precisione e meticolosità i baffetti di cui andava tanto fiero e si era addirittura improfumato ascelle, bavero della camicia e cavallo dei calzoni prima di uscire.
Con sommo dispiacere, Radish non aveva potuto accompagnarlo quella sera, poichè Goku era finalmente riuscito a convincere l'adorabile mogliettina ad invitare per la prima volta il fratello a casa sua per cena. Rifiutare tale invito sarebbe stato un enorme atto di scortesia, come gli aveva detto Celosia, che anzi, si era pure raccomandata che si comportasse bene a casa dei Son così da farsi ospitare anche per le successive ventiquattr'ore, giusto il tempo per l'arrivo della luna piena, e quindi Radish, quasi con le lacrime agli occhi, aveva dovuto rinunciare allo spettacolo di vedere il borioso commilitone mentre tutte le ragazze con cui ci provava gli davano un sonoro due di picche.
Il saiyan di terza classe riflettè, non senza un minimo di malignità, che erano finiti i tempi in cui Nappa otteneva con la forza tutto ciò che voleva. Adesso, per ottenere qualcosa, Nappa doveva sfoderare tutto il suo fascino di energumeno guerriero saiyan, e Radish non si stupiva se ogni sera Nappa tornasse a casa sempre più imbronciato ed insoddisfatto. Forse era semplicemente lo spirito da crocerossina che spingeva Bunny Brief a stare vicina al saiyan d'élite, dacchè neanche i suoi ex colleghi lo tolleravano più di tanto.
Alla cena a casa dei Son si era autoinvitata Bra, dato che aveva saputo che anche Pan era presente e voleva così passare del tempo in compagnia dell'amica. Questa per lo meno era la mera scusa che aveva usato la ragazzina: l'unica cosa che le importava della cena era poter fare il viaggio da casa sua a casa dei Son da sola con Radish, convinta che suo padre non lo sarebbe mai venuto a sapere, e non lasciare così che Pan si potesse godere tutta per sè il bel saiyan durante la cena.

Quella sera alle Capsule Corporation erano dunque rimasti solamente i coniugi Brief, Trunks e Celosia.
Trunks era in ritiro studio in camera sua dalla mattina: l'esame ormai era alle porte ed il ragazzo raramente era uscito dalla sua camera, se non per spilucchiare qualcosa da mangiare o per andare in bagno. Il giorno precedente aveva sprecato preziosi minuti a guardare dalla finestra la saiyan mentre giocava con Pan e Bra, e per tutto il pomeriggio non era più riuscito a concentrarsi, ripensando continuamente a quando Celosia si era voltata verso di lui, scoprendo così che la stava spiando.
"Figura di merda! Figura di merda! Figura di merda!" si ripeteva Trunks nella sua testa, anzichè ripetere le formule che avrebbe dovuto poi esporre davanti al professore fra qualche giorno.

I coniugi Brief, per la gioia di Celosia, dopo cena si erano messi a guardare insieme a lei un vecchio film romantico in bianco e nero, film che tanto piaceva a Bunny e di cui spesso sapeva ripetere a memoria le battute.
A Celosia non importava un granchè del film o della compagnia degli anziani coniugi: la sua mente stava escogitando un piano da mettere in atto il prima possibile, ben sapendo che è meglio battere il ferro finchè è caldo.
Andò in cucina e vide che il piatto in cui era servita la cena di Trunks era ancora in tavola e si offrì di portargliela in camera, rincuorando così la signora Brief che temeva che il suo nipote ventitreenne - ragazzo palestrato che sapeva volare, creare onde di energia e trasformarsi in super saiyan - non fosse in grado di badare a se stesso e, indebolito dagli stenti della fame, potesse cadere giù dalle scale mentre, disperato, cercava dello zucchero.
"Penserò io a lui, non si deve preoccupare, non gli farò mancare nulla!" le disse Celosia con un sorriso sornione sulle labbra, prima di partire con un vassoio pieno di cibarie in direzione della camera da letto del ragazzo.
Terrestri, pensò Celosia mentre saliva le scale.

Prima di andare da Trunks, Celosia passò velocemente dalla camera di Bulma ed aprì il cassetto dove sapeva che la donna teneva i suoi trucchi. In quei giorni si era intrufolata spesso in quella stanza, quando era sicura di non essere vista, ed aveva imparato dove i coniugi tenessero i loro averi. Ogni tanto cambiava la disposizione degli abiti o delle scarpe di Bulma, facendola impazzire perchè ogni volta non trovava ciò che cercava, oppure tirava i fili delle maglie o strappava le cuciture dei calzoni di Vegeta, per il semplice gusto di fargli dispetto, non potendo riversare tutto il suo rancore su di lui in persona.
Il povero Principe dei Saiyan si era ritrovato spesso in mezzo alla città con i boxer in bella vista perchè la cucitura al sedere dei calzoni si era del tutto strappata, ed aveva inveito per strada contro la moglie urlandole che non controllava mai lo stato dei suoi indumenti prima di rimetterglieli nel cassetto del comò piegati e puliti. Molte volte Bulma gli aveva gridato contro che se "Sua Maestà" era stato in grado di viaggiare per l'Universo e sopravvivere anni da solo facendo la vita da mercenario, allora sarebbe stato anche capace di controllarsi da sè i propri indumenti, invece di lasciare a lei l'ingrato compito di vestirlo ed accudirlo come un bebè, dato che lei aveva anche un lavoro a cui pensare.
Celosia si portò davanti allo specchio e guardò con soddisfazione la figura riflessa. Se la mattina sembrava e si sentiva uno zombi, la sera era invece in forma smagliante. Passò un leggero velo di rossetto rosso sulle labbra e si sistemò la scollatura dell'aderente canottiera che stava indossando. Da mercenaria non aveva mai indossato abiti così succinti, ma adesso aveva visto che le facevano molto comodo, soprattutto per attirare l'attenzione di un determinato mezzo saiyan. Si ravvivò velocemente i capelli, riprese il vassoio tra le mani e si incamminò verso la camera di Trunks.

Trunks sentì un leggero tocco alla porta e si alzò dalla sedia per andare ad aprire.
Aspettandosi di trovare l'anziana nonna che gli portava la cena, il ragazzo rimase sorpreso quando davanti a lui, con un ricco vassoio in mano, stava invece l'oggetto dei suoi desideri, con un sorriso indecifrabile, accattivante, sulle labbra.

Il sorriso immortale dello stratagemma.

"Ti ho portato la cena." gli disse Celosia con voce dolce e suadente, prima di entrare in camera e posare poi il vassoio sulla scrivania, compiendo lenti e sinuosi movimenti per attirare l'attenzione del ragazzo.
Trunks rimase immobile a fissarla mentre la donna compieva quel gesto che sarebbe stato normale per chiunque, ma inusuale per un sanguinoso guerriero saiyan.
"G...Grazie, ma non dovevi, sarei sceso io dopo comunque." le disse imbarazzato Trunks.
Il figlio di Vegeta adesso si stava odiando. Stava odiando tutti i discorsi che gli aveva fatto Goten e stava odiando i suoi occhi che non desistevano dal fissare con inopportuna insistenza il sedere della guerriera, la quale, leggermente china, stava posando il vassoio sulla scrivania.
Perchè mai Bra insisteva a voler scegliere lei i vestiti alla saiyan? Quando Bra indossava dei vestiti aderenti, Trunks si metteva a ridere perchè trovava la sorella ridicola con quei mini abiti addosso, ma il giovane non riusciva ad avere la stessa reazione quando quel tipo di vestito lo indossava Celosia, uno stile che sottolineava con fedeltà le forme perfette del suo corpo.
Celosia sfogliò distrattamente il libro aperto sulla scrivania. "Certo che saresti sceso. Domani mattina probabilmente. Tua nonna si stava preoccupando, e non solo lei." lo rimbeccò puntandogli l'indice sulle labbra e sfoderando un sorriso scherzoso.
Trunks deglutì a fatica e si allontanò velocemente da lei.
"Non c'è bisogno che vi preoccupiate per me, so badare a me stesso...in fondo sto solo preparando un esame!" rispose Trunks sempre più imbarazzato per la figura da bamboccio che stava facendo davanti alla guerriera.

Il ragazzo avrebbe voluto guardare da un'altra parte, magari fuori dalla finestra o il vassoio sulla scrivania, ma i suoi occhi non volevano collaborare e gli facevano vedere solamente la scollatura della saiyan ed ogni tanto il letto che le si trovava di fianco.

"Celosia, puoi andare adesso. Avrai sicuramente molto da fare." le disse con voce titubante , sperando che la saiyan cogliesse il suo invito ad andare via.
La saiyan alzò le spalle. "A dire il vero stasera non ho proprio niente da fare!" gli rispose, buttandosi sul letto.
Quando Trunks colse il luccichio in quei grandi occhi neri, come quelli di un predatore, e la vide passarsi la lingua sulle labbra, un potente brivido gli attraversò la schiena, scuotendogli tutti i sensi.
"Devo studiare!" squittì velocemente, quasi mangiandosi le parole, più per convincere se stesso che per metterne al corrente Celosia, mentre si sedeva alla scrivania, dandole così le spalle.
Celosia si sdraiò sul letto e si stiracchiò. "Va bene, studia pure. Però almeno mangia qualcosa altrimenti non riuscirai a concentrarti!" lo ammonì la ragazza, ben sapendo che non era la mancanza di zuccheri la causa per cui il giovane non riusciva a studiare.
"Io però rimango qui." continuò mentre si metteva sdraiata su di un lato per guardare Trunks "I tuoi nonni volevano farmi vedere un odioso film sdolcinato, non ho proprio voglia di tornare giù a guardarlo! Starò qui buona, lo prometto, non ti darò alcuna noia. Sarà come non ci fossi." terminò in un sussurro che arrivò prepotente alle orecchie ed ai sensi di Trunks.

Cadde il silenzio nella camera di Trunks. Il ragazzo cercò di concentrarsi per studiare, allungando ogni tanto la mano verso una polpettina o una pennetta di pasta, ma sentiva il pesante sguardo di Celosia su di lui ed ogni movimento o tentativo di concentrazione gli risultava difficile da compiere.
Ad un tratto sentì il materasso cigolare e con la coda dell'occhio vide che Celosia si era alzata e si era avvicinata a lui, intenta ad osservare ciò che conteneva la libreria che si trovava di fianco al tavolo.
Gli occhi della saiyan erano animati da una profonda curiosità, dal senso e dalla voglia della scoperta. Trunks la guardò mentre osservava con attenzione gli oggetti e le foto che adornavano gli scaffali della libreria.
Prese una foto incorniciata e la studiò con incredibile interesse.
Un sorriso tenero illuminò il volto della saiyan mentre mostrava la foto che teneva tra le mani.
"Da bambino sembravi davvero buono...ma credo che in realtà fossi un vero furbetto!" gli disse con il tono più dolce che Trunks avesse mai udito uscire dalla sua bocca.
Trunks ne rimase meravigliato. Sicuramente sua nonna le aveva spifferato tutto sul suo conto, dalla pipì a letto a quattro anni all'incredibile rimproverata di Vegeta l'anno precedente quando il ragazzo, estremamente ubriaco, era tornato a casa strisciando sui gomiti.
"Che ti ha detto mia nonna?" le chiese Trunks, mettendo da parte i libri e girandosi verso di lei. Ormai voleva sapere quanto la sua reputazione fosse già stata compromessa.
Celosia sbattè le palpebre. "Tua nonna non mi ha detto niente." gli rispose, dicendo la pura verità. "Che eri un furbetto ti si vede negli occhi...dovevi essere proprio una peste!" commentò, iniziando a ridere sommessamente.
Nella foto che Celosia teneva in mano Trunks doveva avere circa otto anni ed un uomo biondo gli teneva il braccio alzato in segno di vittoria. Gli occhi del bambino brillavano di felicità ed appagamento ed un sorriso smagliante abbelliva ulteriormente la giovane figura.
La saiyan provò una certa simpatia ed un senso di tenerezza verso quel bambino nella foto. Adesso era diventato un bellissimo adulto, ma non sembrava quasi più lui.
"Dov'eri qui?" gli chiese la saiyan, non riuscendo a nascondere la sua curiosità.
"Ero al venticinquesimo torneo di arti marziali. Avevo appena vinto il torneo della categoria dei piccoli." rispose Trunks, tornando con la memoria a quel giorno, meraviglioso quanto terribile.
Celosia guardò un'altra volta la foto. "Complimenti. Così piccolo e già vincitore di un torneo. Il degno erede della nostra stirpe."
Trunks rimase in silenzio. Non capì se il commento di Celosia fosse un complimento o del semplice sarcasmo.
"Non ti manca?" chiese improvvisamente Celosia, destando Trunks dalle sue elucubrazioni mentali.
"Che cosa?" domandò, non capendo a che cosa si riferisse la saiyan.
"Questo."
Lei gli mostrò nuovamente la foto del piccolo guerriero vittorioso.
"La vita del guerriero, che si batte per vincere, per mostare i propri progressi scontrandosi con qualcuno più forte di lui. Non ti manca?" spiegò. La sua voce era adesso così placida e soave che sembrava veramente sincera, ma a Trunks non sfuggì una nota di tristezza nel timbro della sua voce.
"Voglio dire..." proseguì Celosia "Sono solo una decina di giorni da quando sono tornata in vita ed abito qui, a casa tua, ed in tutto questo tempo non ho potuto fare a meno di notare la discrepanza che c'è tra te ed il bambino delle foto appese ovunque."
La saiyan osservò con sdegno i tomi universitari posati sulla scrivania. "Non ti annoi a fare questa vita?"
Trunks capì che la guerriera si stava riferendo alla vita di studente universitario del figlio del Principe dei Saiyan.
"E' una cosa che devo fare." le rispose infine, con lo sguardo basso sul pavimento.
"Qualcuno ti ha imposto di farlo?" gli chiese Celosia, con una nota di stupore nella voce.
"No, ma devo. Prima o poi dovrò badare io alle Capsule Corporation."
"E non ti annoierai?"
Trunks non rispose subito. Sentì che Celosia stava scalfendo poco alla volta quello che il ragazzo stava provando e celando nell'ultimo periodo della sua vita.
"Se vuoi venire a dirmi che dovrei mollare tutto per passare ore ad allenarmi per diventare il miglior guerriero dell'Universo, mi dispiace, stai parlando al vento. Non c'è solo la lotta nella vita." decise di dirle Trunks. Quel discorso l'aveva sentito ripetersi mille volte dalla bocca di suo padre e sempre gli aveva dato la stessa medesima risposta. A Trunks piaceva e gli mancava combattere, ma il senso del dovere, di dover portare avanti ciò che suo nonno aveva iniziato, era forte in lui e non avrebbe voluto fargli un simile torto.

I ragazzi rimasero in silenzio per qualche minuto. Trunks tornò sui suoi libri e Celosia ricominciò la sua opera di spulciamento della libreria, insoddisfatta della risposta ricevuta.

"Sembri addormentato." gli disse ad un tratto.
"Non lo sono." le rispose Trunks annoiato, non staccando gli occhi dalle pagine del libro.

Celosia spalancò gli occhi, inviperita. Davanti a tale sorda cocciutaggine, non ci vide più dalla rabbia.
"Invece sì." ribattè la saiyan, afferrando con forza lo schienale della sedia e costringendo Trunks a girarsi verso di lei, dandole così l'opportuna considerazione. "Quand'è stata l'ultima volta che hai provato il piacere della conquista, il brivido del pericolo, eh, Trunks? Quand'è stata l'ultima volta che hai respirato soddisfazione? Che gli impeti del tuo furore hanno scosso le muraglie lugubri che è adesso diventato il tuo corpo? Quando è stata l'ultima volta che ti sei dibattuto con tanta furia per scrollarti di dosso il tuo avversario, imperversando indomito tra le membra dei tuoi nemici? Quand'è stata l'ultima volta che hai sentito quella scarica di potere e onnipotenza scuoterti fino alle viscere mentre vincevi i tuoi avversari?"

Trunks restò in silenzio.

Era rimasto stregato dalle parole di Celosia. Il suo discorso infiammato ed acre, la sua voce sferzante, avevano toccato una corda emotiva. Molte delle sue parole l'avevano colpito come spade, alle ultime era impallidito ed aveva chiuso gli occhi, incapace di guardare ancora nelle iridi infiammate della donna.
La saiyan aveva colto nel segno, aveva capito precisamente che cosa gli stesse accadendo in quei giorni, in quei mesi, in quegli ultimi anni. E le sue parole, la sua voce carica di passione e di tenacia indomita, avevano scosso Trunks come i tuoni scuotevano il calmo cielo d'estate.

Celosia forse aveva messo un'eccessiva passione nelle sue parole, ma come era accaduto per Bra, non poteva sopportare di vedere i figli del Principe di tutti i Saiyan snaturarsi in quel modo, mostrandosi così troppo "umani" e così poco "saiyan". Inoltre era una sensazione che ella stessa stava provando sulla propria pelle in quei giorni: abituata ad una vita attiva, ricca di nuove emozioni, sia brutte che belle, per la saiyan quella vita sedentaria ed abitudinaria che stava conducendo da quando era tornata nel suo corpo cominciava ad esserle già pesante. Fingeva di stare buona, ma il suo spirito irrequieto chiedeva e richiedeva un po' di brio e di vitalità per poter star bene con se stessa.

Celosia osservò l'espressione confusa e sconcertata sul volto del giovane e si accorse con stupore che le sue parole avevano scosso profondamente il ragazzo, che in qualche punto era riuscita veramente a toccarlo sul vivo. Capì che l'aveva ridestato come da un lungo sonno, gli aveva mostrato che si trovava sotto un incantesimo che gli aveva fatto dimenticare chi era veramente. Si accorse anche che così facendo aveva fatto del male all'anima assopita del ragazzo, ma era una cosa necessaria perchè il mezzo saiyan stava come dormendo, e lei si sentiva in dovere di doverlo ridestare. Anche se il suo gesto era in contraddizione con il suo piano originale, che da lì ad un anno prevedeva lo sterminio dell'intera famiglia del suo ex compagno, Celosia non aveva potuto fare a meno di aiutare Trunks, ricordandogli quale fiero sangue scorresse nelle sue vene.

La saiyan gli sorrise bonariamente, chinandosi verso di lui e poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla per rassicurarlo.
"Me ne sono accorta subito, sai? Quando la mattina ti vedo per colazione o la sera per cena, hai il mio stesso sguardo di quando io mi alzo dal letto e so di dover passare un'altra piatta giornata senza le emozioni di una lotta, di una sfida. Ti sembrerà assurdo ma mi divertivo molto di più all'Inferno che qui...non sai quanto mi esaltavo a mandare letteralmente al diavolo qualche brutto furfante ed instigarlo a sfidarmi! Ah...Quanto mi divertivo a mostrargli la mia superiorità! Beh...qualche volta le ho prese anch'io, ma ne valeva decisamente la pena!" confessò l'attaccabrighe Celosia facendogli l'occhiolino. "Invece qui...qui è tutto così noiosamente tranquillo! Mai una rissa, mai un'azzuffata! Pensa che ieri ho addirittura annaffiato le piante a tua nonna...e ciò basta a farti capire quanto mi stessi annoiando!" disse infine la saiyan, per tornare poi a studiare il contenuto della libreria e lasciare Trunks a riflettere sulle sue parole.

"Ieri non sembravi che ti stessi annoiando così tanto." sottolineò il ragazzo, ricordandosi il momento in cui Celosia giocava con sua sorella, Pan e Radish.
Solo dopo aver pronunciato quella frase si morse la lingua, capendo che il tal modo si era appena fatto scoprire.
"In quel momento forse no, ma probabilmente c'era quancuno che si stava annoiando molto più di me, dato che non sapeva far altro che spiare la gente dalla finestra." gli rispose lanciandogli un'occhiatina mentre continuava a guardare i vari soprammobili.
Trunks arrossì. Era stato veramente beccato. Decise che sarebbe stato meglio cambiare argomento e soggetto, prima che la saiyan decidesse di approfondire la questione.
"Vedo che ti stai trovando molto bene con mia sorella...non ti puoi di certo lamentare, con lei è impossibile annoiarsi!" disse infine Trunks, ben sapendo che con sua sorella era difficile stare un momento tranquilli, dato che la ragazza non aveva mai la terra ferma sotto i piedi.
"Beh...Finchè Vegeta non me la porterà via." sibilò Celosia con un tono malincolino nella voce.
"Ma che dici?" trasalì il ragazzo udendo tali parole.
"Ma come? Non lo sai? Questa stanza ha davvero delle pareti molto spesse!" tuonò la donna. "Tuo padre non fa altro che urlarmi contro che dovrei stare lontana da tua sorella."
Celosia si voltò verso la libreria e prese in mano una maschera di porcellana decorata di brillantini e disegni colorati, ma inespressiva, e se la portò al volto. Osservò Trunks dai piccoli fori della maschera, ghignando compiaciuta mentre freddamente calcolava le future mosse da mettere in atto.
Dalla maschera uscì una risata cristallina, ma che risuonò amara. "Non vuole che questa venefica strega insidiosa - come amorevolmente mi ha sempre chiamato lui - conduca la sua bella figlia verso un'ignominiosa bassezza."

Celosia rise nuovamente dietro a quella maschera di porcellana e fece una serie di scherzose piroette sul posto, come a voler mostrare leggerezza ed indifferenza verso le dure parole del suo Principe, ugualmente a chi balla e canta sotto la pioggia quando si sente il cuore libero da ogni peso.

Durante una delle tante giravolte, Celosia però si bloccò di colpo. La sua piroetta si concluse a metà giro, lasciandola nel mezzo della stanza come una ballerina di un vecchio carillon che nessuno più si era curato di ricaricare.
Celosia liberò un profondo sospiro e si levò la maschera dal volto, lasciandosi cadere sul letto. A capo chino, con sguardo assente, osservò l'interno etereo della maschera che teneva ancora fra le mani.

I suoi occhi si riempirono di una tristezza infinita, buia, fredda e profonda come una miniera di carbone, pieni di una malinconia indicibile, così diversi dall'impeto vitale che emanavano qualche secondo prima.
Su quel letto, con le spalle ricurve all'interno ed il viso infossato sul petto, sembrava essere solamente l'ombra della donna che era un tempo.

Improvvisamente un'angoscia mortale le strinse la gola e lo stomaco. Capì che la ferita che aveva nel cuore e nell'orgoglio le stava straziando l'anima, consumandola. La saiyan rimase impietrita di fronte a tale forte turbamento, che le stava facendo pericolosamente perdere il controllo, la razionalità, facendola solamente sentire smarrita, in mezzo ad un turbine di scompigli emotivi che erano così anomali e inconsueti per lei.
Alzando meccanicamente lo sguardo, vide sopra di sé il volto sconcertato del giovane, impressionato dal suo repentino cambiamento d'umore, ma in quel momento Celosia comprese che non le importava che la stesse guardando, le sembrava che in quell'istante niente le potesse veramente importare, nemmeno del suo piano di vendetta. Respirava a stento, come un avvelenato: aveva una sensazione quasi straziante di dover liberarsi da qualcosa di micidiale, che stava in fondo al suo essere.

La saiyan scosse la testa, come per liberarsi da brutti pensieri.
"Tuo padre non hai mai avuto una grande considerazione di me. Gli ho fatto comodo finchè gli sono servita e poi...beh, lo sai."
Poi tacque e rimase a lungo in silenzio, esitante, insicura se continuare a confidarsi o meno, senza più maschere, senza più giochi, sfiduciata nella sua capacità di poter rimettere in sesto il piano che proprio se stessa stava demolendo poco a poco se non si fosse trattenuta. Doveva riprendere la calma, concentrandosi a riassumere il controllo di sè. Doveva essere tenace e sopprimere ogni stupida emozione se voleva portare a termine la sua opera.
"Non so proprio che cosa farò quel giorno in cui mi allontanerà da lei...non avrò più nessuno in grado di alleviare questo nulla che è in me." confessò Celosia, nel tentativo di tornare al suo piano originale.
Ma, nonostante i suoi sforzi, una piccola risata isterica scappò dalle labbra della saiyan. Voleva semplicemente recitare una parte, ma si era fatta trasportare troppo dalle emozioni, emozioni che in quegli ultimi giorni le stavano facendo perdere il controllo di sè, come quando fuggiva se sentiva il solo odore di Vegeta in lontananza oppure, dal nulla, scoppiava in un pianto straziante quando la notte si trovava da sola nel grande letto di camera sua. Dov'era finita la freddezza calcolatrice di cui aveva fatto la sua arma di battaglia?
Se non si fosse controllata, avrebbe rischiato di compromettere la buona riuscita del piano. Ma in quel momento le pareva tutto così difficile, le era impossibile mantenere la stessa freddezza che aveva tenuto fino a qualche istante prima. Non capiva che cosa le stesse accadendo. Non capiva perchè stava provando tutta quell'inutile ed assurda simpatia nei confronti di Trunks e di Bra. Aveva deciso di mostrarsi a Trunks preoccupata per la sorte del legame che si era instaurato tra lei e Bra, ed era sicura che ciò che lei realmente provava fosse la più arida indifferenza, eppure c'era qualcosa che ineluttabilmente la spingeva sempre più vicina ai due ragazzi, come una sorta di affinità, di sintonia. E quando aveva recitato la parte della donna falsamente angosciata dell'imminente distacco tra lei e Bra, per volere di Vegeta, la sua voce aveva vacillato.

Celosia si morse un labbro per trattenere le lacrime quando la sua mente ripensò al suo ex compagno.
"Un cervello di fuoco, un cuore di ghiaccio. L'ho sempre saputo com'era Vegeta...eppure mi andava bene così." disse la saiyan con un filo di voce, come se si trattasse di una pesante confessione, impossibile da dire a voce alta.

Trunks la stava osservando allibito dalla scrivania. Era così diversa da solo qualche attimo prima.
Il ragazzo non fece alcun passo verso di lei, non tentò di consolarla, bensì rimase a guardarla a lungo, rispettando il suo silenzio, e rimase impressionato quando vide di fronte a sè un'altra Celosia, più umile e meno spaccona, più ragazza e meno donna, più umana e meno guerriera. Dentro di sè sentì che gli avrebbe fatto piacere conoscere quella saiyan, così diversa da quella che suo padre gli aveva descritto mentre gli raccontava alcuni momenti della sua gioventù. Vegeta aveva riservato solo parole dure e piene di disprezzo per colei che era stata la sua compagna, e l'aveva avvertito di starle alla larga, perchè lei era come una radice che si infiltrava nell'umida terra, incrociandosi ed annodandosi a tutto ciò che le andava incontro, a discapito di ciò a cui essa si aggrappava, e diventando così difficile da estirpare.
Empii veleni stanno nascosti sotto il dolce miele, gli aveva detto, e con le raccomandazioni da genitore, Vegeta gli aveva ricordato che lui era stato in grado di tenerle testa perchè era il Principe dei Saiyan, nato, cresciuto e avvezzo alle peggiori follie e crudeltà, ma suo figlio, nato in un mondo totalmente diverso dal suo, non ne sarebbe stato in grado e sarebbe perito di fronte a tale veleno.
Trunks si rese conto che praticamente suo padre aveva asserito che lui, quando aveva la sua stessa età, era stato in grado di tenerle testa, mentre proprio suo figlio, il diretto discendente della gloriosa razza, non ne sarebbe stato capace.

"Ti faccio una proposta." proruppe Trunks ad un tratto, alzandosi dalla sedia e portandosi di fronte a Celosia. "Che ne dici se ci alleniamo insieme?"
Celosia alzò lo sguardo verso Trunks, meravigliata da tale offerta.
Una risata divertita uscì dalla sua bella bocca. "Ma Trunks, io sono molto più debole di te. Tu sei un super saiyan, io no. Non so fare nemmeno a percepire le aure o a controllare la mia! Come pensi di poterti allenare con me?"
"Ti insegnerò io." dichiarò Trunks, indicandosi con un gesto della mano e regalandole il sorriso più radioso che avesse mai rivolto a qualcuno negli ultimi tempi. "Sarà interessante! E' vero, hai ragione, mi annoio a stare tutto il tempo qui immerso fra queste carte, ho bisogno di uno svago! Credo mi farà molta soddisfazione il giorno in cui ti sarai avvicinata al mio livello di combattimento grazie ai miei insegnamenti. Sarà una bella sfida portarti al mio stesso livello!"
Celosia, udendo l'ultima frase, gli lanciò un'occhiataccia. Il bamboccio veramente credeva che fosse così debole ed irrecuperabile?
Trunks capì che le ultime sue parole l'avevano offesa e cercò di rimediare. Fece una breve pausa e strizzò un occhio alla ragazza. "Beh...Ovviamente un po' di tempo me lo dovrò prendere anche per me, per allenarmi da solo...altrimenti mio padre chi lo sente? E poi dovrò anche studiare...avrò poco tempo da dedicare a te. E per me...ehm...sarà una bella sfida se riuscirò a fare tutto!"

Trunks vide se stesso arrampicarsi irrecuperabilmente sugli specchi.

Celosia non poteva credere alle sue orecchie. Era stato più facile del previsto: Trunks aveva fatto tutto da solo, non c'era neanche stato bisogno di qualche dolce opera di convincimento per persuaderlo ad allenarla.

Di nuovo in sè e adesso sicura del suo autocontrollo, mentre segretamente rideva di sè e delle sue debolezze - che stupidamente avevano rischiato di compromettere il piano, ma che nonostante tutto erano tornate a suo favore - Celosia poggiò le mani sul margine del letto, portando il busto in avanti, come per avvicinarsi al suo interlocutore, e con occhi dolci e languidi, mormorò.
"Accetto molto volentieri."







Note dell'Autrice


Ciao!!!
Con un bel po' di ritardo, ho aggiornato la storia. Scusate, ma Trunks non è l'unico ad essere sotto esame in questo periodo! T__T
Dunque, intanto ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo ed anche chi ha aggiunto la storia fra le seguite...gente, non ci crederete, ma fa proprio gusto!!! Spero di non deludere le vostre aspettative! ^__^
Tornando al capitolo, la saiyan sta mostrando alcuni cenni di cedimento, non tutto sta filando perfettamente liscio come aveva pianificato e, se sta rischiando di smarcherarsi o di compromettere il piano, la colpa può darla solamente a se stessa.
A voi elucubrare su cosa le sta accadendo! =P

Io, come sempre, vi invito a lasciare qualche recensione, sia per mostrare qualche errore o per chiedere dei chiarimenti. (Temo di star complicando un po' troppo le cose! Quindi, nel qual caso, fatemi sapere se vi è tutto chiaro o meno!)
Nei prossimi capitoli ho intenzione di approfondire meglio il rapporto tra Radish e suo fratello, che fino ad ora ho mostrato ben poco. Già adesso mi sto immaginando la cena a casa Son! (povera Chichi...costretta a cucinare per due ingordi saiyan!)

Ah...il titolo riprende una ballata del poeta inglese John Keats e, per saltare di palo in frasca, vi lascio con un aforisma di Schopenhauer.
Un bacio!


 

"Lasciar trapelare collera oppure odio da parole o da espressioni del viso è inutile, pericoloso, sciocco, ridicolo e volgare. Quindi non si deve mai manifestare collera, né odio, se non con i fatti. Questa seconda cosa riuscirà tanto meglio quanto più accuratamente si sarà evitata la prima. Solo gli animali a sangue freddo sono velenosi."

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Capitolo 14
*** Aria di Famiglia ***


Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Alla buon'ora riesco ad aggiornare la storia. Ahimè, gli esami levano molte ore libere e tanta linfa vitale!
Ringrazio chi ha recensito la storia e chi la sta silenziosamente seguendo, fa sempre piacere vedere che comunque siete interessati! =)
Ma torniamo a noi...avevo promesso una cena a casa Son, ma visto che già vi ho fatto attendere abbastanza e che, ahem, il capitolo stava diventando alquanto chilometrico, ho deciso di dividerlo in due parti. Nel mentre che apporto gli ultimi ritocchi alla parte finale della cena, vi stuzzico con l'aperitivo! =P
Beh...vi avviso, avevo voglia di qualcosa che facesse ridere...spero che questa parte farà ridere anche voi come ha fatto ridere me quando l'ho scritta! =)
Buona lettura e, se avete voglia di lasciare una recensione, lo sapete che mi fa piacere!
Ciao!






- Aria di Famiglia -


Mentre alle Capsule Corporation un'anziana coppia stava guardando un vecchio film in bianco e nero, nel cielo stava volando a gran velocità un'accoppiata un po' stravagante, diretta ai Monti Paoz.
Radish era riuscito a convicere Bra ad andare dai Son senza prendere alcun elicottero, ma volando in virtù delle proprie auree, sicuro che in tal modo avrebbero recuperato molto di quel tempo che era stato perso a causa della ragazzina, la quale, prima di essere pronta per partire, aveva cambiato di abito ben quindici volte. Radish, stanco di stare appoggiato al muro del corridoio a braccia incrociate, aveva deciso di irrompere nella camera di Bra e pronunciare le tante agognate parole che ogni ragazza auspica che le vengano riferite: sei perfetta.
A tali parole seguirono poi un ringhio ed un muoviti che è tardi, ma tale frase non arrivò ai timpani della ragazzina.

Radish e Bra erano in volo già da qualche tempo, uno in silenzio perchè imbronciato, l'altra in silenzio perchè cercava il coraggio di chiedere una cosa al saiyan.
"Radish, tu ce l'hai una ragazza?" chiese ad un certo punto Bra al saiyan che le volava di fianco.
Radish si voltò a guardarla, non sicuro di ciò che aveva sentito. "Cosa intendi dire?"
"Una ragazza, una fidanzata, una compagna...o come diamine la chiamate voi saiyan..." spiegò Bra.
"Sono stato morto per quasi trent'anni...secondo te?" le rispose aspro il guerriero.
"Beh...magari prima di morire avevi qualcuna." cercò di indagare la piccola Brief. Finora del saiyan aveva solamente saputo delle battaglie che aveva combattuto e degli strani individui che facevano parte, come lui, della Planet Trade Organization, ma della sua vita privata non aveva saputo ancora nulla, e Bra era desiderosa di sapere tutto di lui.
"Anche se ce l'avessi avuta, a quest'ora sarebbe morta o distante anni luce da qui, non credi?"
"Ma allora ce l'hai avuta, sì o no?" continuò a chiedere imperterrita.
Radish storse la bocca, un po' scocciato per l'invadente intromissione di Bra.
"Ho avuto molte donne." rispose infine.
Bra lo osservò incuriosita. "Ma una fidanzata?" gli chiese nuovamente.
Radish iniziava ad indisporsi per l'indiscreta curiosità della ragazzina.
"Noi guerrieri saiyan non siamo usi ad avere delle fidanzate."
"Ma non dire stupidaggini!" lo rimproverò immediatamente Bra. "Mio padre e Celosia erano fidanzati, quindi da voi usava e come!"
"Beh...di saiyan donne ce n'era rimasta solamente una, fai i conti un po' tu." le rispose brevemente e con tono brusco il guerriero.
"Ma mica doveva essere per forza una saiyan! Mio padre e Goku ad esempio si sono messi insieme a due terrestri!" precisò la ragazza.
"E allora? Dove vuoi arrivare?" domandò Radish, mentre aumentava la velocità del volo per poter giungere il prima possibile a casa del fratello e poter così terminare quell'inutile e fastidiosa conversazione.
"No, niente, era solo per precisare." disse Bra, mettendosi sulla difensiva. "Ma allora, secondo te, un saiyan dovrebbe avere solo una fidanzata saiyan? O a te andrebbe bene anche una non totalmente della tua razza?" continuò ad indagare la ragazzina.
Radish alzò gli occhi al cielo, annoiato. "Non è necessario che sia una saiyan...quello che importa è un'altra cosa." le rispose infine, temendo di aver capito dove volesse andare a parare la figlia del Principe dei Saiyan.
"E cioè? Che cos'è che è importante per te?"
Radish la guardò, mentre continuava a volare sempre più velocemente verso casa Son. "Una cosa che capirai quando sarai più grande, bambina."
Bra storse il naso, ma non si fece perdere d'animo: anche se l'aveva chiamata bambina - che, in fondo, era come veramente la considerava il saiyan - a Bra ciò di cui importava era essere sicura di una determinata cosa ed avrebbe ottenuto la tanto agognata risposta.
"Ma allora anche se non è per forza una saiyan al cento per cento, ti andrebbe bene?"
Radish tirò sconfortato un lungo sospiro. "Sì, mi andrebbe bene." le rispose, con le braccia che gli cadevano a terra.
Da temuto guerriero a sogno proibito di una ragazzina, pensò sconsolato il saiyan.
Bra gli fece un dolce sorriso e, soddisfatta della risposta ricevuta, continuò a volare di fianco al guerriero di terza classe.

In breve tempo i due ospiti arrivarono a casa Son. Prima di bussare, rimasero a lungo davanti alla porta guardandosi spaventati negli occhi.
Una serie di grida stavano provenendo dall'interno dell'abitazione e per lo più si potevano udire insulti e minacce.
"Ah! La prossima volta che inviterai qualcuno a cena, non osare rimettere piede in questa casa!"
"Tuo fratello un corno! Io lo castro!"
"Non me ne importa niente se adesso è innocuo! Ti dovrei prendere a mestolate, io! Magari dopo useresti un po' di cervello! A mestolate te e tuo fratello!"
"Gohan! L'arrosto sta bruciando! Ma accidenti! In questa casa tocca sempre fare tutto a me! Videl! Lascia stare le patate e guarda l'arrosto! Papà! Il coltetto va a destra, non a sinistra! Ah! Che famiglia di ignoranti! Goten! Vuoi uscire dal bagno?! Pan! Vestiti!"

Radish e Bra pensarono seriamente di fare retrofront, ma nel mentre che decidevano sul da farsi, la porta si aprì e Goku planò su di loro, evitando così di essere colpito da un mestolo volante.
"Ah, siete arrivati! Bene bene, vi stavamo aspettando!" disse Goku, mentre aiutava i due ospiti a rialzarsi da terra.
Radish lo guardò preoccupato. Dopo aver udito quelle dolci parole urlate a squarciagola dalla cognata, non sapeva se aveva ancora tanta voglia di entrare in quella casa. Più che altro, temeva per l'integrità di alcune sue parti del corpo.
"Mhhh...mi sa che è meglio fare un'altra volta..." disse titubante Radish, mentre Bra, con un cenno della testa, mostrò di appoggiare pienamente la sua proposta.
"Scherzi? No no, non se ne parla neanche! Chichi ha cucinato una cenetta coi fiocchi!"
Sì, e con il veleno, pensò Radish.
Goku fece cenno a Bra e a Radish d'entrare in casa e successivamente chiuse dietro di loro la porta a doppio giro.

Sguardi torvi li accolsero appena varcata la soglia di casa. Videro Chichi tamburellare pericolosamente un matterello e Gohan aumentare leggermente la propria aurea per intimorire l'intruso, mentre  Goten si avvicinava con passo minaccioso verso di loro.
"Tu!" disse Goten con voce sprezzante, mentre si stava avvicinando al saiyan. "Tu! Questa proprio non me la dovevi fare!"
Radish lo guardò sorpreso. Fino al giorno prima Goten si era mostrato sempre socievole con lui, che gli era preso adesso?

Il saiyan sentì i brividi corrergli lungo la schiena quando un agghiacciante pensiero gli balenò nella testa. E se la cena fosse stata solo un pretesto per potersi vendicare di ciò che lui aveva fatto ventotto anni prima a quella famiglia? Era forse caduto in una mera trappola? Radish cominciò a sudare freddo. Per colpa di quel desiderio del drago, non si sarebbe neanche potuto difendere.
Ecco, era arrivata la fine. Povero, stupido sempliciotto, credere che un altro saiyan potesse passare così facilmente sopra a dei torti subiti.
Ebbene, nonostante la botta in testa, suo fratello era pur sempre un saiyan. E così anche i suoi figli. Questo Radish l'aveva dimenticato.

Goten poggiò pesantemente le mani sulle spalle del saiyan e lo guardò risoluto negli occhi. Una smorfia di disappunto si formò sul giovane viso.
"Radish, io questa non te la posso perdonare. Ti dovresti vergognare di te stesso." gli disse con voce roca, le iridi erano infiammate da una strana luce. Goten scosse la testa e sospirò. "Radish, hai sbagliato cugina! Maledizione! Hai portato quella sbagliata, Radish! Non dovevi portare Bra! Ah! Celosia! Dov'è Celosia?!" gridò tutto d'un fiato il ragazzo.
Il guerriero di terza classe spalancò gli occhi. Aveva sentito bene?
Improvvisamente avvertì dei brividi caldi passargli per tutto il corpo, come reazione alla paura provata fino a quel momento. Non poteva credere di essere stato così stupido! Che fifone!
"No, scusa, che vorresti dire?" chiese Bra tutta inviperita, frapponendosi tra lui e Goten.
Il figlio di Goku fece un passo indietro allo sguardo furioso della figlia del Principe dei Saiyan.
"Io non vado bene? C'è qualcosa che non va con me, eh, Goten?" gli disse con voce intimidatoria Bra.
"No no, non c'è niente che non va. Sei perfetta così! Perfetto, perfetto, tutto è perfetto! Vuoi darmi il cappotto, piccola?" cercò di difendersi Goten.
Bra gli lanciò il cappotto addosso. "Ecco, così va meglio." gli disse, voltandogli poi le spalle ed andando in cucina a salutare gli altri.
Radish si morse un labbro per non ridere, ma fu inutile. Il saiyan scoppiò in una fragorosa risata divertita vedendo Bra andarsene via tutta indispettita e Goten che, accanto a lui, stava sudando freddo, nonostante il cappotto che aveva sulla testa come se il ragazzo fosse stato un appendiabiti umano. A Radish quella ragazzina ricordava incredibilmente Celosia quando aveva la sua età: in Bra aveva riconosciuto gli stessi movimenti e le stesse espressioni facciali della saiyan quando si indisponeva, ed anche quel lieve e quasi impercettibile movimento degli occhi quando otteneva ciò che desiderava. Generazioni ed anni luce le separavano, eppure quella trasmissione dei caratteri ereditari aveva vinto sul tempo e sulle distanze.
"Non ridere." gli disse a denti stretti Goten. "Questa proprio non me la dovevi fare. Proprio quella ragazzina petulante dovevi portare? Lo sai come diventa quando è con Pan! Ci useranno come i loro giocattoli!"
"Guarda che se anche portavo Celosia, la situazione non cambiava di molto. Se la cena non era di suo gradimento, lei diventava ancora più petulante di Bra!" si scusò il saiyan, cercando di non ridere per poter pronunciare correttamente le parole.
Goten continuò a guardarlo in cagnesco. Che delusione gli aveva appena arrecato suo zio!
"Ma chi se ne importa se è petulante!" proruppe ad un certo punto il ragazzo. "Cioè, ma l'hai vista com'è con quei vestitini che indossa? L'hai vista?" ripetè Goten, mentre con le mani disegnò nell'aria la silhouette femminile, ignorando il fatto che lei quei vestiti li indossava solo ed unicamente per attirare l'attenzione di Trunks. "No, via, non ci siamo. Mi hai privato di una vista meravigliosa ed inoltre me l'hai sostituita con una tavola da surf!"
Radish a quel punto gli lanciò un'occhiataccia, ringraziando il drago Shenron per averlo reso incapace di strappare gli occhi a certe persone. Tutte le volte che Goten andava alle Capsule Corporation, con la scusa di andare a fare visita all'amico o di riaccompagnare a casa Pan, mangiava con gli occhi la saiyan, e senza neanche tanta discrezione. Ed in tutto ciò Radish doveva stare buono per non fare arrabbiare Celosia, la quale diventava furiosa quando si accorgeva che il saiyan non rispettava alla lettera il piano.
"Vedrai che prima o poi anche Bra avrà quel corpicino. Anzi, dammi retta, nipote. Fossi in te inizierei già a farci un pensierino. Ho qualche buon presentimento che quella ragazzina verrà su proprio bene...in fin dei conti è parente di Celosia, ricordatelo." gli disse Radish, cercando così di indirizzare Goten a Bra. Dopo le avances del viaggio d'andata, se fosse riusciuto a cambiare il soggetto dei sogni irrealizzabili di Bra, ne sarebbe stato molto contento. E ancor più contento sarebbe stato se Goten avesse smesso di sbavare una volta per tutte per la saiyan d'élite.
Goten lo guardò strano. Suo zio lo stava forse prendendo in giro? Era una strana forma di umorismo saiyan quella?

I due uomini saltarono sul posto quando sentirono urlare dalla stanza accanto.
"La cucina non rimane aperta tutta la notte! Io dovrò anche sparecchiare e sempre io poi dovrò anche lavare i vostri piatti!" gridò Chichi dalla cucina. "Quindi, datevi una mossa e venite a mangiare! Un po' di educazione in questa casa!"

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Capitolo 15
*** Tutta colpa del vino ***


- Tutta colpa del vino -




Riuniti per la prima volta tutti intorno alla stessa tavola, i discendenti di Bardack iniziarono una silenziosa cena. Sguardi torvi e occhiate bieche continuavano ad essere rivolte verso Radish che, senza neanche essersene accorto, stava tamburellando nervosamente le dita sul tavolo. Gohan e Chichi non avevano smesso un attimo di guardarlo, ed anche Videl lo stava scrutando con sospetto.
Radish si era sentito particolarmente a disagio quando Pan, con la forza dei capricci, era riuscita a spodestare il nonno dalla sua sedia, ottenendo così il posto accanto allo zio. In quel momento, con Pan seduta alla sua sinistra e Bra alla sua destra che si litigavano la sua attenzione, il saiyan di terza classe aveva immediatamente sentito l'irrefrenabile impulso di far saltare in aria l'intera casa. Il suo autocontrollo era stato messo a dura prova già dagli inizi della serata, ed il guerriero di terza classe stava temendo che il suo istinto di burbero saiyan fosse pericolosamente in procinto di prevalere sulla ragione.
Radish fece così uso del suo mantra personale, che utilizzava ogni qualvolta sentiva che la sua pazienza stava varcando il limite: chiuse gli occhi e si immaginò Celosia, in piedi davanti a lui, che con l'indice lo occusava di non aver seguito alla lettera i suoi avvertimenti per poter portare a termine con successo il piano. Ben ricordando com'era Celosia quando andava su tutte le furie, Radish cercò di farsi forza e mantenere la calma, anche per dimostrare alla saiyan che lui si stava seriamente impegnando nel mettere in opera il piano, e così Celosia, vedendo con quale solerzia e dedizione il guerriero si stava applicando, sarebbe potuta andare fiera di lui ed in tal modo Radish avrebbe così ottenuto la sua preziosa stima.

Goku notò che suo fratello non si stava sentendo molto a suo agio tra gli sguardi ostili di alcuni e gli sguardi fin troppo amichevoli di altri, e decise che anche in questa occasione sarebbe stato lui a rompere il ghiaccio.
"Radish!" gridò Goku che si trovava seduto proprio di fronte a lui. "Io ti sfido!" gli disse impugnando vigorosamente la forchetta e puntandola verso il fratello, per poi rivolgerla anche verso gli altri commensali. "E sfido chiunque altri deciderà di partecipare alla gara! Chi riuscirà a ripulire più piatti, sarà eletto vincitore solenne di casa Son!"

Radish sbattè le palpebre, sorpreso da tale inattesa sfida. Ma non ci riflettè a lungo: l'odore che emanava il cibo era incredibilmente invitante ed incredibilmente invitante era anche l'idea di una gara, una gara in cui lui spesso si era mostrato un ottimo rivale. Impugnò la sua forchetta e la puntò verso il fratello.
"Accetto la tua sfida, Kakaroth." gli disse con un ghigno provocatorio sul volto.
Goku gli rispose con un gran sorriso, impaziente di cominciare la sfida con il fratello che solo adesso aveva iniziato ad avere.
"Chi altri accetta la sfida?" chiese nuovamente Goku. Gli occhi del saiyan brillavano di pura gioia al pensiero dell'imminente competizione.
"Io!" disse con un gran vocione Giumaho, impugnando fiero la forchetta.
"Papà! Non ci pensare neanche! Ricordati del colesterolo!" lo rimproverò Chichi, facendo rimettere al padre la forchetta sul tavolo.
"Io!" tuonò allora Goten, impugnando la propria forchetta.
"Anche io!" gridò con voce squillante la piccola Pan, per ricevere immediatamente i rimproveri dei genitori.
Ma Pan non si curò delle loro sgrida e decise di invitare anche la sua amica a partecipare alla sfida. "Hey Bra, ti unisci a noi?"
Bra la guardò con occhi spalancati. Pan stava forse dicendo sul serio? Doveva forse fare la figura della fogna di fronte a Radish?
La figlia del Principe dei Saiyan si mise ben dritta sulla sedia, assumendo una postura distinta ed elegante.
"No." rispose Bra con tono altezzoso. "Le vere donne non fanno simili cose." commentò infine, con un sorrisetto compiaciuto sul volto. Se Pan voleva fare la figura della bimbetta davanti a Radish, tanto peggio per lei.
"Ecco! Brava Bra!" disse Chichi. "Pan, prendi buon esempio dalla tua amica: una signorina non dovrebbe partecipare a simili competizioni!"
Pan fece spallucce e non dette ascolto nemmeno alla nonna. Lei non si sarebbe tirata indietro di fronte ad una sfida, nemmeno se consisteva nello spazzare via in un baleno l'intera cena che la nonna aveva preparato in due giorni.
Una volta pronti, la sfida ebbe inizio.

Le forchette servirono a ben poco, perchè i quattro partecipanti agguantarono con foga i piatti, immergendo i volti al loro interno. Mordevano ed ingurgitavano ad una velocità tale che gli altri commensali non potevano far altro che tacere per quanto rimanevano impressionati di fronte a tale famelico spettacolo.
La prima ad evocare la resa fu Pan quando, dopo il settimo piatto, il suo piccolo stomaco non fu più in grado di introdurre altro cibo.
Seguì poi Goten, vittima di una sbagliata valutazione a proposito delle melanzane, che non erano poi così tanto leggere.
La gara si restrinse brevemente ai due figli di Bardack. Ogni tanto alzavano lo sguardo dai loro piatti per studiare lo stato fisico dell'avversario e per tirar giù gli alimenti più compatti con del buon vino, ma nessuno sembrava voler dar segno di cedimento.
Al suo trentunesimo piatto, Goku iniziò a rallentare, mentre Radish continuava a ripulire a gran velocità i piatti che Pan affettuosamente gli passava.
Al trentanovesimo piatto, Goku dovette amaramente accettare la sconfitta. Il suo stomaco stava per esplodere e l'ampia tuta aveva già cominciato a stringere.
Radish finì il suo quarantaduesimo piatto e si appoggiò lentamente allo schienale della sedia, con un sorriso enorme sul volto mentre soddisfatto si strofinava lo stomaco ripieno di ogni pietanza.
"Mangia la polvere, Kakaroth. Non potrai mai competere con me!" gli disse con un filo di voce, troppo pieno per aver la forza di usare un tono di voce più alto, ma soddisfattissimo del risultato.

Bra era rimasta esterrefatta vedendo come Radish aveva divorato tutto quel cibo in pochi minuti. Le era sembrato di vedere un gigante dall'insaziabile appetito, un rozzo, uno sgraziato, un selvaggio, un barbaro, eppur così tremendamente affascinate, scimmione.
Bra lo osservò con occhi ammaliati e luccicanti ed un sospiro sognante scappò dalla sua piccola bocca.
Per suo disappunto, si accorse che anche qualcun altro aveva emanato nel medesimo momento un sospiro simile al suo. Bra si tirò indietro sulla sedia e con la coda dell'occhio vide gli occhi trasognati dell'amica rivolti al bel saiyan di terza classe. Improvvisamente un forte senso di gelosia si impadronì di lei ed istintivamente si aggrappò al braccio di Radish, accarezzandogli il bicipite ed attirando così la sua attenzione.
"Radish..." lo chiamò con occhioni incantati "Tu mi vuoi bene?"

Bra si morse un labbro quando Radish non le rispose subito, si sentiva in preda all'ansia, come se da quella risposta sarebbe dipesa tutta la sua intera esistenza. Inoltre, senza capirne pienamente il motivo, si sentiva terribilmente in competizione con l'amica.
Radish la osservò sconcertato. Non era sicuro di aver capito bene quello che aveva sentito pronunciare da quella giovane bocca. Il troppo cibo ed il troppo vino stavano iniziando a rallentare i suoi circuiti neuronali ed il saiyan aveva quella terribile sensazione che la ragazzina avesse voglia di ricominciare la discussione del viaggio d'andata. Si maledì per aver bevuto così tanto vino: dentro a quelle bottiglie si celava tutta la verità e la sincerità del saiyan. Sentiva uscire dalla sua gola una pericolosa risata, una risata di scherno, di pura gioia sadica nel deridere l'ingenuità della figlia di quel principe traditore della sua razza.
Ma ad un tratto, ancor prima che nella sua testa si materializzasse Celosia con l'indice accusatorio puntato contro di lui, una recondita sensazione di serenità gli pervase tutto il corpo come un'ondata calda e accogliente. Un profondo senso di benessere, che non era altro che un remoto senso di appartenenza a qualcosa, ad una famiglia, a dei suoi simili, si era improvvisamente risvegliato nel saiyan di terza classe. In quel momento non si trovava più in una casetta in mezzo ai boschi sul pianeta in cui aveva perso la vita, ma in un'abitazione in mezzo alla polvere in un cui la vita l'aveva invece ricevuta.

Dopo anni, era finalmente tornato a casa.

Mancavano solamente le scazzottate con gli altri ragazzini della zona, e poi era veramente tornato su Vegeta-sei, sul suo pianeta natale.

Ed in quel momento riapparse Celosia che gli ricordò di comportarsi bene, di mostrarsi gentile e cordiale con loro, e così, anche con l'ausilio del vino e del cibo che lo rallentavano, il saiyan riuscì a mettere da parte il suo orgoglio ed il suo rancore e rispose in maniera appropriata alla figlia del principe dei saiyan.
"Ma certo che ti voglio bene, piccolina." le rispose Radish, posandole affettuosamente una mano sulla testa.
Bra si sentì immediatamente rincuorata. Eccola che si affacciava, l'illusoria speranza di diventare un giorno agli occhi di quel guerriero qualcosa di più di una semplice piccolina.
"Radish!" proruppe Pan, montando in braccio allo zio. "Ma tu vuoi bene anche a me, vero?" gli chiese la ragazzina, lanciando uno sguardo di sfida a Bra, che la stava guardando con aria contrariata. Addirittura in braccio gli era montata quella bimbetta?
Il guerriero di terza classe sorrise alla nipote, pensando a come sarebbe stata felice Celosia quando le avrebbe raccontato quanto gentile e cordiale era stato con la famiglia di suo fratello. Eppure gli faceva strano, quella sensazione di affetto non era poi tanto una pura e mera recitazione.
Tutta colpa del vino, pensò Radish.
"Certamente. Voglio bene anche a te, Pan." la rassicurò il saiyan, per ricevere poi un sorriso smagliante dalla nipotina, tutto per lui.
Gli fece un po' curioso quando vide Pan lanciare un'occhiatina superiore a Bra, la quale le rispose facendole la linguaccia, ma non se ne curò più di tanto. Il saiyan fu felice quando la nipotina tornò finalmente a sedersi al suo posto, lasciando in pace il suo stomaco che con il suo peso stava dolorosamente comprimendo.

Un gran sorriso riempì il suo volto soddisfatto, da anni non si era sentito così bene.

"Ma non dire sciocchezze! Falla finita con questa buffonata!" gridò Gohan, alzandosi di scatto dal tavolo.
La sua voce così adirata aveva fatto passare quel senso di abbiocco che era pervaso nei saiyan ripieni di cibo e di vino, riportandoli violentemente sull'attenti.
"A chi credi mai di darla a bere, Radish? Vuoi veramente bene a Pan e a Bra, dopo sì e no dieci giorni che le conosci?" gli disse sarcastico Gohan. Quel teatrino patetico del saiyan redento che mostrava affetto e cordialità verso tutti lo stava mandando su tutte le furie. Sua figlia era piccola ed ingenua, e spesso si faceva prendere da delle cotte assurde, rischiando di diventare una facile preda per un saiyan scaltro come Radish. Ma suo padre e Goten si erano forse rimbambiti?
"Tu ci hai forse scambiati per degli idioti dalla memoria corta che hanno dimenticato tutto, che hanno dimenticato chi sei veramente?" Il ragazzo guadò esasperato il padre per poi tornare ad affrontare con lo sguardo e con le parole lo zio. "Forse mio padre a volte si fa prendere  da troppa leggerezza, riesce a passare sopra a delle cose che sarebbero tutto tranne che da prendere con una risata come fa lui, ma io non sono come mio padre, io non riesco a dimenticare la bestia che sei tu!" continuò a gridare Gohan, urlando più forte le ultime parole.
Gohan dovette serrare le mani a pugno, i suoi arti avevano cominciato a tremare dalla rabbia e dalla disperazione. "Maledetto! Avevo quattro anni e mi hai pestato a sangue, mi hai rinchiuso in una piccola navicella e mi hai costretto a guardare mio padre mentre veniva martoriato dalla tua crudeltà! Come pensi che io possa credere a tutta questa tua messa in scena?"
Gli occhi di Gohan erano infiammati da una furia incontrollabile, e della sua bocca usciva una voce talmente feroce che non sembrava nemmeno più la sua.

Tutti tacquero. Nessuno si sentì in grado di parlare in quel momento.

Dopo quel discorso infiammato e furente, pieno di accuse nei suoi confronti, Radish sentì il bisogno di chiudere gli occhi, cercando di racimolare la calma necessaria che gli sarebbe servita per non far cadere l'intera impalcatura del teatro.
Tirò un lungo respiro e con voce calma e placida rispose a suo nipote.
"Ti chiedo scusa." gli disse con voce grave e con gli occhi bassi sul tavolo, quasi come non avesse il coraggio di guardare il nipote direttamente negli occhi. "Io...io ho sbagliato. Quella volta avevo decisamente esagerato, non avrei dovuto fare quello che ti ho fatto, e mi dispiace. Io...io spero di poter rimediare."
Quelle parole di scuse non fecero che aggravare la situazione. Gohan le sentì come l'ennesima presa in giro del saiyan in quella serata e la rabbia gli montò ancora di più.
Quel viso, quel viso così falsamente addolorato e pentito l'avrebbe voluto volentieri gonfiare a suon di pugni, avrebbe voluto riversare su Radish tutto il rancore che nutriva per lui.
"Cretinate!" urlò Gohan, non riuscendo più a trattenere la rabbia. "Speri veramente che io ti possa credere? Da te non verrà mai niente di buono! Sei un saiyan, sei una bestia! Non sei un uomo!"
"Gohan!" gridò Goku, alzandosi in piedi e con uno sguardo severo sul volto. "Adesso basta." lo ammonì con voce seria e ferma.
Gohan lo guardò, sorpreso ed un po' attonito. Era così difficile sentire quella voce da suo padre, se non di fronte ad una ardua battaglia, che gli faceva sempre un po' strano quando la udiva, infondendogli quasi un senso di devoto timore.
"Gohan, ascoltami." Goku cercò di usare il tono di voce più calmo e tranquillo per rivolgersi al figlio. "Radish ha sbagliato, e questo nessuno di noi può metterlo in dubbio, ma non puoi dire simile cose su di lui e sulla nostra razza; ricordati che anche tu ne fai parte, hai il nostro stesso sangue, figlio mio. Rifletti un attimo, Gohan. Pensa a Vegeta. Anche lui un tempo è stato una bestia, come tu hai appena definito Radish, ma adesso Vegeta non è più quel guerriero crudele per cui temevamo che la sua sola esistenza potesse rappresentare la nostra imminente fine. Pensaci, figlio mio. Se non fosse stato per quella bestia di Vegeta, noi molto probabilmente non saremmo neanche qui a cenare intorno a questa tavola. Vegeta adesso è diventato parte di noi, ed è anche grazie a lui se la Terra esiste ancora. La stessa Terra che lui avrebbe voluto distruggere è diventata la Terra che lui ha difeso con tutte le sue forze. Chi meglio di Vegeta può rappresentare l'intera razza saiyan secondo te? Vegeta indubbiamente ha fatto del male a moltissimi innocenti, ma non solo delle cose brutte sono venute da lui." Goku indicò Bra che lo stava ascoltando, rapita lei stessa dalle sue parole e dal tono con cui erano state pronunciate, osservandolo con occhi stralunati.
"Ecco, guarda Bra: se non fosse stato per Vegeta, lei e Trunks non sarebbero mai nati.  Anche questo è male, Gohan? E' stato così terribile avergli dato una seconda possibilità? Non credi allora che anche Radish se ne meriti una?"
Gohan guardò il padre, quasi sentendosi in colpa per la sfuriata che aveva appena fatto. Sì, Goku aveva ragione riguardo a Vegeta, ma ciò non voleva dire che anche per Radish valeva la stessa cosa.
"Gohan." lo chiamò la madre, con una voce tranquilla e rassicurante, mentre gli si stava avvicinando. "Dai ascolto a tuo padre." gli disse, posandogli affettuosamente una mano sulla spalla.
Chichi aveva riflettutto sul discorso di Goku ed aveva dovuto ammettere che forse non aveva tutti i torti. Suo marito probabilmente non era il miglior uomo di casa che tutte le mogli vorrebbero avere, non era il classico uomo comune, e nemmeno l'adulto che viveva ogni giorno con scrupolosa serietà; Goku era bensì il perfetto paladino e custode del pianeta, sapeva sempre come sconfiggere gli avversari più temibili ed aveva sempre avuto un ottimo sesto senso nel percepire il buono in talune persone, nonostante spesso le loro azioni fossero contraddittorie. Chichi si era sempre fidata del suo uomo e sentì che poteva dare anche in quell'occasione fiducia a quel saiyan, un po' uomo e un po' bambino, con cui aveva condiviso la vita. Se suo marito riteneva giusto dare una seconda possibilità a quell'essere che per primo aveva portato scompiglio e dispiacere in quel focolare domestico, allora lei avrebbe appoggiato la sua scelta: Radish avrebbe iniziato a far parte della sua famiglia.
"Radish, scusaci per la freddezza con cui ti abbiamo accolto nella nostra casa." gli disse Chichi, sfoderando quella voce gentile che solo in rari casi utilizzava. "Per quanto mi riguarda, tu sei il benvenuto tra noi. Una seconda possibilità se la meritano tutti. Non è vero, Gohan?"
Gohan osservò gli occhi rassicuranti e fiduciosi di sua madre e riflettè sulle sue parole e su quelle del padre.
"E va bene." disse Gohan in un sussurro arrendevole. "Che gli sia data una seconda possibilità." Ma poi i suoi occhi si rianimarono di una nuova furia, come di un fuoco di avvertimento.
 "Ma sta attento, non chiuderò mai un occhio su di te...Oh! Se solo disgraziatamente metterai le mani su mia figlia o sulla mia famiglia, io ti leverò dal mondo una volta per tutte!" lo avvertì con voce dura Gohan.

Veramente redento o no, la fiducia non era mai troppa.

Radish tirò un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta, era dentro. Pensò che avrebbe sopportato di tutto pur di non deludere le aspettative di Celosia, adesso che aveva guadagnato la fiducia della sua famiglia. Eppure c'era qualcosa adesso che sentiva diverso. Come se sopportare la presenza di quella gente o le bizze di quelle ragazzine non fossero poi così tanto avvilenti per il suo orgoglio di guerriero saiyan.
Ma sì, era il vino che ancora gli circolava nelle vene! Quando mai gli sarebbe importato qualcosa dei suoi consanguinei?

***


Chichi cominciò silenziosamente a sparecchiare, non essendo rimasto più niente di commestibile sulla tavola.
Chiunque, nessuno escluso, era rimasto profondamente toccato da quell'avvenimento.
Videl aveva capito i timori di suo marito per il saiyan, ma aveva egualmente compreso le buone intenzioni di Goku riguardo a suo fratello. Del resto, una cosa simile era avvenuta anche con Majin Bu, e la ragazza non poteva immaginare il proprio padre senza la compagnia allegra di quello stravagante ammasso rosa.
A Pan si era gelato il sangue nelle vene all'ultimo ammonimento del padre. In quei giorni era andata alle Capsule Corporation sempre a sua insaputa, approfittando del fatto che lui, come anche sua madre, era troppo immerso nel lavoro per controllarla. Sperò che Goten non facesse mai la spia ai suoi genitori, dato che lui la accompagnava sempre a trovare i Brief. Da ragazzina sveglia qual'era, pensò immediatamente ad un modo per comprare il suo silenzio: se Goten non avesse detto nulla a Gohan ed a Videl, Pan non avrebbe detto niente a Valese a proposito di una probabile scappatella di Goten con qualche moretta o biondina al lago di Feiersee, proprio il giorno in cui i tre saiyan erano tornati in vita.
Ma Bra era di gran lunga più sconcertata di Pan. Se alla nipote di Goku si era gelato il sangue nelle vene, a Bra il sangue aveva proprio cessato di circolare.
Nel corso della sua breve esistenza, la ragazzina aveva ricevuto delle nozioni riguardanti il passato buio del padre. Sapeva che non era stato un santo e che non era sempre stato quel meraviglioso uomo di famiglia per cui lei provava profondo amore e ammirazione.
Sua madre le aveva indubbiamente addolcito la pillola, ma solo quella sera Bra aveva iniziato a farsi delle domande su chi era veramente stato suo padre. A volte Celosia le aveva raccontato delle storie su alcune "avventure" non troppo dignitose di suo padre, ma la ragazzina le aveva prese più come delle fiabe che come dei racconti veritieri sul reale passato di suo padre.
Bra si sentiva confusa; dopo aver ascoltato Goku, che si era riferito a Vegeta come una bestia crudele, la ragazzina non sapeva più chi fosse realmente suo padre.
Era l'uomo che pazientemente l'accompagnava in città a fare shopping, seppur mostrando sul volto quell'immancabile severità che lo contraddistingueva, oppure un sadico guerriero che aveva picchiato, torturato e ucciso migliai di innocenti, fino ad arrivare al gesto estremo di uccidere con vile codardia ed in maniera umiliante la donna che lealmente gli era stata a fianco fin dall'infanzia?

"Radish..." lo chiamò Bra con tono supplichevole. I suoi occhi erano diventati lucidi, mentre lacrime angosciate stavano combattendo per uscire. "Ti prego, possiamo andare a casa? Non mi sento tanto bene." lo supplicò la ragazzina, diventando improvvisamente bianca e sul punto di svenire.







Note dell'Autrice

Ed eccomi qui con la cena a Casa Son! Spero di non avervi deluso, dopo avervi fatto attendere tanto!
Il piano di Celosia sta iniziando a "mietere le prime vittime"...Io sinceramente non so quanto Bra possa aver saputo del passato del padre, ma basandomi sulla storia originale, precisamente durante la saga di Majin Bu, ho visto che Trunks era rimasto parecchio allibito dal comportamento crudele del padre, che altro non era se non come veramente si comportava una volta il Principe dei Saiyan. Quindi ho dedotto che anche Bra non fosse pienamente consapevole di quanto spietato e malvagio fosse stato Vegeta da giovane.
Spero di non aver commesso uno strafalcione!
Tornando a Casa Son, beh...non potevo vedere Goku fare altro se non una gara di cibo! =P
Spero di essere riuscita a farvi scappare un sorriso...Volevo aggiungere anche un'altra scena, ma il capitolo stava di nuovo rischiando di diventare troppo lungo...pazienza, vorrà dire che ci sarà presto un altro momento tra fratelli di terza classe! =)
Cos'altro dire...vi invito come sempre a commentare, e ringrazio chi mi legge e chi recensisce, fa sempre piacere sapere cosa ne pensate!
Ovvia, vediamo se riesco a darmi una mossa ed a pubblicare presto il prossimo capitolo!
Ciao!

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Capitolo 16
*** Lealtà saiyan ***


- Lealtà saiyan -




 

"Che succede terza classe? Come mai questo muso lungo?"
Nappa aveva incrociato Radish per uno dei tanti corridoi delle Capsule Corporation.
Il saiyan d'élite aveva ancora indosso il completo che aveva la sera precedente, quando era andato ad assistere all'elezione di Miss Summer Night nel suo Night Club preferito. Il tono di voce ostile ed il viso torvo e sprezzante facevano presupporre che la serata fosse andata piuttosto in bianco. E quando Nappa andava in bianco, trovava ogni minimo pretesto per poter sfogare la rabbia e la frustazione sul primo che capitava a tiro, magari qualcuno con una potenza decisamente inferiore alla propria.
"Ahi ahi...mi sa che hai fatto arrabbiare la mammina." continuò Nappa nella sua opera di scherno verso Radish. "Non hai fatto bene i compiti, terza classe?"

Radish alzò incurante lo sguardo verso il saiyan d'élite. Non aveva proprio voglia di abboccare all'amo quella mattina, non aveva voglia di rispondere alle basse provocazioni del litigioso commilitone ed intraprendere una lotta accanita contro quel saiyan che non aspettava altro che prenderlo a calci nel sedere.
Radish si era lasciato prendere dallo sconforto. Solo un'ora prima si era svegliato entusiasta e felice, con il ricordo di quanto si era sentito bene la sera precedente a casa di suo fratello ancora nitido nel suo animo, e non vedeva l'ora di rendere Celosia partecipe di tale esperienza provata, di condividere con lei il sorriso, l'ottimismo di quello stato d'animo raggiante che si era impossessato di lui la sera precedente.
Le avrebbe raccontato tutto: della gara di cibo, della sfuriata di Gohan, della piccola rivalità che si era instaurata tra Bra e Pan per ottenere le sue attenzioni...Celosia si sarebbe congratulata con lui, avrebbe capito quanto il saiyan di terza classe si stesse impegnando per lei e per la riuscita del piano e Radish avrebbe alla fine ottenuto da lei la stima e la considerazione necessaria per poterle mostrare come, grazie a quell'esperienza, era possibile essere felici anche senza dover per forza dannarsi l'animo per ottenere l'agognata vendetta.
Una parte di sè nutriva sempre la voglia di rivincita, di riscatto contro suo fratello, però nelle ultime ventiquattr'ore il saiyan aveva provato anche altre emozioni, che erano state altrettanto appaganti come quelle di una vendetta, se non ancora più piacevoli.
Un senso di appartenenza che lo cullava e che lo spronava a guardare avanti, ad affrontare il futuro senza stagnare nell'odio e nel rancore del passato che, come un morbo che avvelenava, intossicavano l'esistenza. Per tutta la sua vita Radish aveva fatto sì che il regolamento dei conti fosse una priorità; l'orgoglio saiyan, grazie al quale era riuscito spesso a sopravvivere alle situazioni più avverse, era stato al tempo stesso una benedizione ed un castigo, un vincolo che lo teneva in schiavitù, un potere che lo arricchiva e contemporaneamente lo rendeva più povero.
Il primogenito di Bardack decise quindi di tentare per una volta un esperimento: lasciare semplicemente correre, smettere di tormentarsi per rancori e odi passati e cominciare una nuova vita, diversa da quella che l'aveva portato ad essere polvere. Non era sicuro che ci sarebbe riuscito, ma almeno ci avrebbe provato.

Quella mattina Radish si era appena svegliato e si sentiva di ottimo umore. Solo due giorni prima non avrebbe creduto possibile che la vita gli potesse sorridere ancora con tanta letizia, che egli potesse ancora sentirsi correre nel sangue con tanta pienezza e tanto impeto il flutto della vita, della gioia, della libertà. Che felicità essere di nuovo vivo!
E quella sensazione di felicità non potè che aumentare quando Radish, uscendo da camera sua, aveva incrociato la saiyan lungo i corridoi delle Capsule Corporation.
Celosia era appena uscita dalla doccia di uno dei tanti bagni della casa e Radish non potè che sentirsi beato quando la vide avvicinarsi con solo un asciugamano attorno al suo atletico corpo, camminando con la sua caratteristica andatura felina ed infinitamente di classe, che era puro piacere per gli occhi del guerriero.

Quella vista era un meraviglioso buongiorno.

Per suo disappunto, notò che l'espressione sul volto della donna non era esattamente come la sua, anzi, pareva piuttosto contrariata quando si era accorta della sua presenza.
Celosia gli si avvicinò velocemente con passo marziale e, afferrandolo brutalmente per il collo della maglia, lo trascinò nella prima stanza che trovò, per ripararsi da orecchie indiscrete.
"Cosa diavolo ci fai qui?" gli chiese con voce dura Celosia, puntandogli gli occhi dritti nei suoi.
Radish guardò sbigottito lo stretto sgabuzzino in cui si trovavano, che a lui non era nuovo.
"Sei tu che mi ci hai trascinato a forza." le rispose sinceramente, mentre ancora doveva capire che cosa stesse succedendo.
Celosia rise aspramente alla risposta del saiyan di terza classe. "Non sono in vena di battute cretine stamani. Non ho proprio voglia di sentire le tue stupidaggini!"
Celosia si ammutolì un secondo e storse il naso, facendo un gesto scattoso con una mano, come per voler smuovere l'aria attorno a lei.
"Che diamine!" sbottò la saiyan. "Qui dentro c'è un'aria irrespirabile di urina! Vorrei proprio capire chi è stato il genio in questa casa a cui è venuto in mente di marcare il territorio!" brontolò la donna, con una smorfia schifata sul volto.
Celosia si tappò poi il naso con due dita e tornò a fissare Radish. "Allora? Che ci fai qui?" ribadì la guerriera.
Radish strabuzzò gli occhi, stupefatto. "Celosia, stavo andando a fare colazione. Ti ricordi che mi hai afferrato per la maglia e mi ha buttato qui dentro?" le spiegò pazientemente, cercando con la coda dell'occhio la bottiglia in cui aveva dovuto svuotare la vescica la prima mattina che aveva passato alle Capsule Corporation.
Poi la sua attenzione passò all'asciugamano che le faceva da unico indumento. Una smorfia furbetta e sorniona comparve sul volto del guerriero.
"Dì, non è mica che ti sono venute in mente delle dolci intenzioni?" le chiese con la voce più sensuale che potesse mai fare, alzando un sopracciglio con fare seducente. Uno stretto sgabuzzino ed una saiyan praticamente nuda erano abbastanza per mandargli gli ormoni alle stelle.
"Ma allora sei proprio cretino!" gli gridò Celosia infuriata, dandogli uno spintone a piene mani che lo fece quasi cadere a terra.
"Ti avevo detto di rimanere a casa di Kakaroth fino a stanotte che ci sarà la luna piena! Ma mi ascolti quando ti parlo? Forse non ci siamo capiti, ma quello era un ordine, non un consiglio."
Radish la guardò costernato ed anche leggermente offeso, sfregandosi il petto che, nonostante la spinta non fosse stata troppo potente per danneggiarlo materialmente, gli aveva fatto comunque male.
"Sì, lo so, ma vedi..." cercò di mettersi sulla difensiva il saiyan "Ieri sera c'è stato un piccolo imprevisto e sono dovuto tornare in città."
Celosia incrociò le braccia al petto ed alzò un sopracciglio alla giustificazione del guerriero.
"E sentiamo, quale grande imprevisto ti ha mai portato via dalla casa di tuo fratello?" gli chiese sarcastica la donna.
Radish si grattò la testa, insicuro se dirle o meno la verità, temendo di scatenare ancor più la sua ira. Alla fine decise che dirle la verità sarebbe stata comunque la cosa migliore.
"Bra si è sentita male ieri sera ed è voluta tornare a casa...non è che la potevo lasciare lì e fregarmene, si sarebbero insospettiti."
Celosia mutò impercettibilmente l'espressione del volto, ad un tratto sembrò preoccupata, ma poi tornò ad essere furente. Si avvicinò al saiyan e gli strinse la mascella con una mano, costringendolo ad abbassare lo sguardo su di lei, in modo tale che si potessero vedere dritti negli occhi.
"Le hai fatto forse qualcosa?" gli chiese con tono intimidatorio, attenta ad ogni eventuale mutamento nell'espressione del volto del saiyan alla sua domanda, sospettosa che le volesse mentire.
"Io? No, no di certo!" balbettò Radish. "Lo sai che non posso farle del male."
Celosia lo scrutò con sospetto. "Allora le hai forse detto qualcosa che l'ha sconvolta? L'hai offesa? L'hai ridicolizzata?" gli chiese, fissandolo intensamente con uno sguardo raggelante, tanto da far sentire Radish come sotto ad un interrogatorio.
Poi la saiyan si scostò rapidamente da lui, con un'espressione disgustata sul volto.
"Razza di maiale, non ti sarai mica messo a fare certe cose con lei presente?" gli chiese adirata.
Radish alzò le mani come per simboleggiare la sua innocenza. "Ma stai scherzando? Non sono mica un pervertito come Nappa!" si difese il saiyan. "Ma che diavolo ti viene in mente?"
Il saiyan di terza classe stava iniziando a preoccuparsi e a sentirsi offeso per la scarsa fiducia di Celosia nei suoi confronti. In tutti gli anni che si conoscevano, mai le aveva dato modo di dubitare della sua onestà e lealtà verso di lei, verso la Principessa di tutti i Saiyan. Il guerriero non riusciva a capire perchè proprio adesso Celosia stesse sospettando così tanto di lui, non ce n'era ragione.
Decise di mantenere la calma e di raccontarle pazientemente e per filo e per segno ogni cosa avvenuta quella sera. Solo alla fine del resoconto, quando le aveva parlato del discorso di difesa di Goku nei suoi riguardi, a Celosia comparve uno strano luccichio negli occhi, che le fecero sparire dal volto quell'espressione indignata e furiosa che aveva tenuto fino a qualche attimo prima.
Celosia si aggiustò l'asciugamano con le mani non appena la sua coda abbandonò la stretta alla sua esile vita per ondeggiare lentamente dietro di lei.
"Bene, vorrà dire che le andrò a parlare più tardi. La viziatella avrà bisogno di qualche parola di conforto, adesso che ha saputo chi è il suo bel paparino."
Radish strabuzzò gli occhi, sorpreso e incredulo. "Che cosa intendi fare?"
Un sorriso di puro piacere si formò sul volto della saiyan. "Non ti preoccupare, non sarà niente di male. Anzi, sarà qualcosa di infinitamente piacevole." gli disse con fare suadente, godendo già delle conseguenze della sua prossima chiacchierata con la piccola figlia del Principe.
"Adesso vai, tornatene dal tuo fratellino. E non deludermi." sentenziò infine Celosia, voltandogli le spalle e facendogli capire che non c'era altro da dirsi.
Radish la guardò sconcertato mentre lei si allontanava da lui, dandogli le spalle.
C'era qualcosa che non andava in Celosia quella mattina, Radish se ne era accorto subito, quando l'aveva guardata negli occhi, notando in quel fugace momento in cui passava dalla rabbia alla gioia una lieve forma di tormento interiore. La conosceva da troppo tempo per non accorgersi che c'era qualcosa che la inquietava.

Ma, nonostante le sue preoccupazioni per la donna, Radish non poteva accontentare i suoi capricci.
Il saiyan abbassò gli occhi e strinse le labbra.
"No." le disse con voce atona che voleva sembrare ferma. Era in disaccordo con gli ordini della saiyan di prima classe e sperò di riuscire ad avere abbastanza coraggio per affrontare i suoi fulminei scatti d'ira.
Celosia fermò il suo incedere e girò lievemente il capo, permettendosi così di osservare il volto del guerriero.
"Spero tu sia scherzando." lo intimidì con voce ferma e tonante; il suo sguardo penetrante e profondo fece quasi trattenere il respiro al saiyan, che dovette inghiottire un groppo di saliva che gli si era annidato al centro della gola per poter riuscire a risponderle.
"No, non sto scherzando. Stasera non andrò da Kakaroth." riuscì a dirle con voce risoluta.
A tale risposta, Celosia si voltò del tutto verso di lui, tornando a schierarsi di fronte al saiyan.
Gli occhi furiosi di chi ha subito un atroce tradimento erano crudelmente puntati su quelli del guerriero.
"Idiota! Stasera ci sarà la luna piena e tu andrai da tuo fratello e farai ciò che ti ho detto!" gli urlò adirata la saiyan.
Celosia era furibonda. Non accettava la disobbedienza tra i suoi uomini, tanto meno da Radish che fino a quel momento aveva ritenuto l'unico di cui ancora si potesse fidare. Di Nappa la saiyan non aveva mai nutrito una completa fiducia.
Nappa era sì un idiota, ma forse non abbastanza per comandargli a bacchetta. Quando erano ancora una squadra di quattro componenti, Nappa aveva sempre dimostrato lealtà a Vegeta, non a lei, e ciò la preoccupava abbastanza per non fidarsi ciecamente di lui. Se dal saiyan d'élite ad un certo punto fosse arrivato un gesto scorretto e sleale verso di lei, non se ne sarebbe stupita. Anzi, non sarebbe rimasta neanche sorpresa se un giorno Nappa si sarebbe rivoltato contro la sua principessa, se ciò sarebbe servito a salvarlo da qualche guaio.
Ma Radish era diverso.

Inoltre a Celosia era presa una strana smania dalla sera precedente, quando aveva cercato di mettere in atto parte del suo piano su Trunks ed aveva improvvisamente perso il controllo di sè.
Celosia era inquieta. Da quando era tornata in vita non si sentiva più esattamente se stessa, sentiva che dentro di lei c'era qualcosa che non andava. Non aveva mai perso l'autocontrollo di fronte a nessuno, neanche nelle situazioni più problematiche. Vegeta, che era stato la causa dei suoi tormenti più piacevoli e di quelli più opprimenti, non l'aveva mai vista quando il suo bel castello di carta ineluttabilmente crollava, dopo l'ennesima afflizione, vergogna ed umiliazione che durante la sua vita da mercenaria, considerata dalle autorità più importanti quanto un'orrida scimmia, aveva dovuto subire.
Vegeta ne era a conoscenza, ma Celosia avrebbe fatto di tutto pur di non crollare di fronte a lui. L'unico che aveva assistito a quei spettacoli decadenti era stato Radish, che mai si era approfittato di quei momenti di indicibile debolezza, come se per lui la lealtà verso la compagna di squadra e promessa principessa della sua razza fosse più importante di qualsiasi altra cosa o di un qualsiasi piacere transitorio.
C'era una strana frenesia nel suo animo, come una forte senso di angoscia che la opprimeva e che le faceva credere che sarebbe dovuta scappare da lì il prima possibile per non impazzire. Non poteva più stare in quella casa, non poteva più sentire l'odore del suo compagno aleggiare nell'aria e sapere di non poter più andare da lui, non poteva più vivere nel continuo timore che una crisi come quella della sera precedente si ripresentasse di fronte alle persone sbagliate. L'unica cura sarebbe stata finirla, ed al più presto. Il pensiero che a breve si sarebbe liberata del suo regale tormento era già un conforto per l'affannata saiyan. Sì, tutto doveva finire. Doveva liberarsi di tutti per potersi sentire di nuovo sicura e tranquilla, serena e lontana da ogni pericolo.
Ma già questi timori Celosia capiva che non erano i suoi, che anche questi rappresentavano ciò che in quei giorni non andava in lei. La saiyan amava i pericoli, erano ciò di cui si nutriva per poter vivere pienamente la sua esistenza. Adesso si sentiva in pericolo e non riusciva a sopportarlo.
E Radish non la stava aiutanto a porre fine ai suoi tormenti.

"Non m'importa se stasera ci sarà la luna piena. Io stanotte rimarrò qui." ribattè risoluto Radish.
"Infame! Ma non lo capisci che così non farai altro che peggiorare la situazione? Uccidili, stanotte stessa! Prima moriranno e prima potrò dormire in pace!" gridò quasi isterica Celosia. Lacrime di incomprensione stavano per uscirle dagli occhi. Non ne poteva più. La saiyan aveva iniziato a considerare la morte di Kakaroth e della sua famiglia come un inizio della fine dei suoi tormenti. Qualcosa finalmente si sarebbe smosso. Non sarebbe stato Vegeta a perire, ma il pensiero che la morte di quegli individui avrebbe arrecato dispiacere alla famiglia del Principe già la faceva sentire meglio.

Radish indietreggiò inconsciamente per allontanarsi da lei. Era sorpreso e preoccupato del suo attuale atteggiamento. Capì che tentare di spiegarle che in realtà non avrebbe più voluto vendicarsi del fratello sarebbe stato inutile, la saiyan non avrebbe capito. Però Celosia era sempre stata un'eccellente mente calcolatrice in grado di tracciare alla perfezione ogni legame di causa ed effetto, non commettendo mai alcun errore di valutazione nella sua fredda tattica bellica. Possibile che non avesse considerato un dettaglio non troppo trascurabile? O, ancor peggio, che l'avesse considerato e non gliene fosse importato alcunchè?

"Ma che cos'è tutta questa fretta? Che ti è preso?" tuonò furioso Radish. Era spaventato all'idea che la risposta fosse veramente che a lei non sarebbe importato niente di quel dettaglio.
Celosia non potè che diventare ancor più furibonda dal tono usato dal compagno di squadra nei suoi riguardi. Stava seriamente rischiando di perdere la calma.
"Celosia, per favore, ragiona un attimo." le disse con voce lenta e austera, ma più tranquilla e gentile rispetto a prima. "Mettiamo che io stasera andrò da Kakaroth e farò ubriacare lui e tutta la sua famiglia fino ad intontirli per bene. Mettiamo anche che il tuo piano prosegua alla perfezione e senza alcun inconveniente: a suon di vino i miei parenti perderanno i sensi o saranno troppo storditi per accorgersi che mi sto trasformando in Oozaru e che li stia per schiacciare tutti come degli inutili insetti, e magari neanche avranno la forza per fare troppa resistenza. Bene, quando li avrò uccisi, che farò? La mattina mi sveglierò nudo e frastornato in mezzo a ciò che resterà delle loro membra da me squartate. Quando la notizia di ciò che io ho fatto giungerà qui, alle Capsule Corporation, cosa credi che accadrà? Vegeta ed i suoi figli mi verranno a cercare, intenzionati a vendicare i loro amici ed alleati che a causa mia saranno periti di una morte orribile."
Radish afferrò Celosia per le spalle, come se la volesse strattonare per svegliarla.
"Ci hai pensato a questo, Celosia? Se io stasera andrò da Kakaroth e farò quello che mi hai ordinato tu di fare, io domani non ci sarò più, sarò di nuovo polvere o cibo per i vermi! Vegeta non aspetta altro che una mossa falsa da noi. Molto probabilmente non verserà alcuna lacrima per Kakaroth, ma se io stanotte lo ucciderò, il mio gesto sarà comunque abbastanza per dare il diritto a Vegeta di eliminarmi! Nessuna lacrima di suppliche di sua figlia, sempre che vorrà prendere le mie difese dopo che le avrò ucciso l'amica, servirà a risparmiarmi la vita. Vegeta mi considererà pericoloso per la sua famiglia e mi ucciderà. Hai preso in considerazione questa eventualità, Celosia? Ci hai pensato che se seguissi subito, stanotte stessa, il tuo piano, potrei morire?"

Celosia rimase in silenzio, interdetta, quasi spaventata, non sapendo come comportarsi.
No, questo dettaglio non l'aveva considerato. Aveva commesso un grave errore di calcolo.
Radish sarebbe morto a causa sua, a causa di quell'impazienza che le era presa e che non la faceva ragionare con perfetta lucidità. Per colpa di quella sua inquietudine, di quella sua ansia di volersi liberare al più presto dei suoi tormenti, aveva messo in serio pericolo la persona che da sempre, pure in quella occasione in cui lei aveva ingiustamente dubitato di lui, le era stato leale e fedele.

Celosia sbiancò in un istante, un forte senso di nausea si impossessò del suo stomaco. Ogni muscolo del suo corpo si era paralizzato e le mani iniziarono a tremarle.
Eccola, un'altra avvisaglia che le faceva capire che in lei c'era qualcosa che non andava, che non era più quella di un tempo. Fin da piccola aveva convissuto con il terrore di diventare come suo nonno, il magnifico sovrano costretto ad abdicare perchè non più in grado di guidare saggiamente il suo popolo. Se fosse veramente questo ciò che le stava accadendo? Il sangue della mala pianta che scorreva nelle sue regali vene si stava minacciosamente affacciando in lei, sulla sua razionalità, sulla sua abilità di comando? Stava veramente perdendo se stessa?
Inoltre, come se non bastasse, il pensiero che, per colpa del suo errore di valutazione, quella notte stessa avrebbe perso colui che per anni le aveva fatto da colonna portante, la faceva sentire ancora peggio, fino a ritenere difficile riuscire a respirare da sola.

Per un ironico gioco del destino, Vegeta, con il suo fatale gesto che le aveva causato la prematura morte, e quindi dolore, era riuscito comunque ad infonderle gioia, perchè così le aveva risparmiato di vivere, o meglio, sopravvivere, senza la presenza di quel saiyan di terza classe che per anni era stato l'unico ad averla sorretta ed aiutata, che le era stato accanto in maniera incondizionata. Tanto rappresentava quello scarto di saiyan per lei che le sembrava impossibile sopravvivere senza di lui.
Per lei, la lealtà doveva essere una cosa reciproca, non unidirezionale. E quella mattina si era comportata esattamente come Vegeta e Nappa si erano comportati quando erano uno squadra: sleali. Ognuno giocava per sè e per la propria vita, non per il bene dei propri compagni.

Comprese che il suo folle modo d'agire le aveva fatto perdere di vista ciò che era veramente importante: la vendetta sarebbe sì stata raggiunta, ma senza fretta e senza la perdita della sua squadra.

Celosia avvicinò una mano al volto del saiyan, il quale dovette combattere l'impulso di allontanarsi da essa. La guerrierà poggio delicatamente il palmo alla guancia di Radish in una lieve e tenera carezza. L'espressione della donna era completamente mutata, non era più furente o turbata, ma gentile e accondiscendente.
"Uccidilo quando pensi che sarà arrivato il momento giusto. Mi fido del tuo intuito." gli sussurrò con voce placida e suadente, per poi allontanarsi a passo lento da lui per uscire dallo sgabuzzino.
Quando prese la maniglia in mano, un istante prima di aprire la porta e concludere per sempre quella conversazione, si girò lievemente verso di lui, per poterlo vedere, ma senza il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.
"Mi...mi dispiace per prima." gli confessò, prima di uscire e chiudere la porta dietro di sè.

Radish rimase a lungo da solo all'interno di quello sgabuzzino.
Aveva paura. Temeva per il bene di Celosia, si sentiva preoccupato perchè aveva capito che c'era qualcosa che non andava in lei e che la turbava, e che lui non poteva farci nulla.
La gioia provata la sera precedente si era come volatillizata di fronte alle preoccupazioni che adesso lo tormentavano. L'allegria e l'ottimo umore si erano fugacemente eclissati, lasciandolo solo e sconsolato.

 

***


"Che fai? Non rispondi?" lo schernì Nappa, vedendo che Radish non stava reagendo alle sue provocazioni.
Il saiyan d'élite dette una pacca sulla spalla al saiyan di terza classe, il quale si staccò bruscamente da lui.
"Ehy, che ti prende? Hai paura? Non ti faccio mica niente!" continuò a deriderlo l'anziano commilitone.
Nappa osservò Radish ed una smorfia sadica si formò sul volto. "Ah...ho capito...E' per la tua libidinosa principessa che sei così demoralizzato, eh? Ma possibile che tu non l'abbia ancora capito? Quella non ti vuole. Non sei abbastanza per lei." gli disse con il tono di chi la sa lunga.
Nappa emise una risatina, che presto divenne in un'esplosione prepotente e viscerale di pura gioia sadica.
 "Chissà ieri sera come si è data da fare che era da sola con il figlio del Principe. Se non erro, Celosa mi aveva detto che l'avrebbe convinto ad allenarla..."
Una risata perversa uscì dalla bocca del saiyan rimbombando per tutto il corridoio.
"Posso ben immaginare come avrà convinto quel bamboccio! Speriamo si sia ben lavata la bocca Sua Altezza!" commentò tra risate sprezzanti e divertite.
Radish gli lanciò un'occhiata piena d'odio che per Nappa fu puro piacere. Stava toccando un punto dolente per il saiyan di terza classe.
"Non c'è bisogno che tu faccia quella faccia, terza classe, non è mica una novità. Secondo te perchè mai Celosia otteneva sempre le missioni più interessanti?" gli chiese, muovendo la lingua all'interno della propria bocca, a mo' di allusione.
"Forse perchè era una guerriera valida." ringhiò a denti stretti Radish. "Non come qualcuno che modificava di nascosto i dati dei computer per assegnarsi le missioni a suo piacimento!"
"Non metto in dubbio che fosse molto valida." ribattè il saiyan più anziano, continuando ad alludere con la propria lingua a ben altre attività. "Altrimenti Vegeta non se la sarebbe sorbita per tutti questi anni, ben sapendo com'è." gli disse, puntando il proprio indice al lato della tempia e girandolo in senso orario.
Quella osservazione fu la goccia che fece traboccare il vaso. Radish si catapultò contro Nappa, tempestandolo di pugni, cercando di afferrargli la testa per spaccargliela. La rabbia e la disperazione lo stavano divorando. Ma l'energumeno pelato era di gran lunga più forte di lui e questa volta non si era fatto cogliere impreparato, ben aspettando il momento per potersi vendicare di quella scaramuccia che gli aveva fatto quasi deviare il setto nasale il primo giorno che erano tornati in vita. Nappa agguantò il saiyan di terza classe e con foga lo sbattè contro il muro del corridoio, provocando enormi crepe e facendo cadere i quadri che abbellivano la parete. Radish sentì la propria pelle lacerarsi, il sudore freddo scorrere sui suoi vestiti. Nappa era troppo forte per lui.

"Cosa diavolo sta succedendo qui?"
La voce fredda e autoritaria, così tremendamente familiare, echeggiò nel corridoio, facendo raggelare il sangue rovente dei due rissosi saiyan. I due litiganti si bloccarono di colpo e Nappa si scostò lentamente da Radish, cercando di evitare di nascondere la coda tra le proprie gambe.
"N...Non sta succedendo niente, Vegeta." si giustificò Nappa, quasi balbettando.
Vegeta passò tra i due commilitoni e lanciò loro uno sguardo tagliente, in grado di incutere timore anche al più impavido dei guerrieri.
"Voglio ben sperare. Non vorrei dovermi liberare di qualche fastidioso tarlo per preservare l'integrità di questa casa." disse Vegeta, come se le sue parole fossero una ineluttabile sentenza funesta, guardando con particolare attenzione Nappa.
Vegeta si voltò poi verso Radish e lo osservò con una smorfia sdegnosa sul volto, notando le patetiche condizioni del saiyan di terza classe.
"Seguimi." gli ordinò con voce imperiosa. "Mia moglie ha bisogno che qualcuno le scarichi la spesa." gli disse, mentre avanzava per il corridoio, non attendendo che Radish ritrovasse il necessario equilibrio per camminare.

 

***


Vegeta e Radish camminarono silenziosi per i corridoi delle Capsule Corporation.
Radish si stava tenendo a debita distanza dal suo Principe, temendo ulteriori percosse, come un bambino che è stato cattivo teme la predica del severo genitore.
Sebbene il Principe dei Saiyan non indossasse più la sua armatura di guerriero, Vegeta riusciva ad incutere lo stesso timore reverenziale di un tempo. Anche di schiena, con quei vestiti terrestri, Vegeta faceva paura. La sua andatura fiera e sicura gli conferiva una misteriosa superiorità, dotata di un fascino irresistibile, che da sola sarebbe bastata a dividere le masse al suo passaggio.

"Radish." lo chiamò con tono severo Vegeta, sempre dandogli le spalle. "Non dare ascolto a Nappa. E' un idiota, dovresti saperlo." gli disse continuando a camminare con la schiena ben dritta.
"Sai, ho sempre pensato che tu fossi il più onesto fra noi, l'unico di cui potersi veramente fidare." gli confidò ad un tratto. La voce di Vegeta era diventata improvvisamente più gentile e pacata.
A tale commento Radish alzò gli occhi dal pavimento per guardare la corvina testa a fiamma del suo Principe.
Vegetà arrestò il suo incedere e si voltò verso il saiyan di terza classe, guardandolo profondamente negli occhi.
"Sai che non amo perdermi in parole inutili, quindi arriviamo subito al punto. Ho bisogno di alcune informazioni da te." dichiarò conciso, con la chiara speranza di ottenere la collaborazione del saiyan di terza classe senza perdersi in ulteriori indugi. "So che passi molto tempo con Celosia, non è così? E so anche che le sei anche molto legato...da sempre, non credere che non me ne sia mai accorto." gli confidò con voce decisa e sorniona, incrociando le braccia al petto.
"Ve...Vegeta, guarda che tra me e lei non..." cercò di difendersi Radish da colpe di cui temeva il suo Principe lo stesse accusando.
"Lo so benissimo che tra voi due non c'è mai stato niente, altrimenti non avresti mai raggiunto i trent'anni, stanne sicuro. Ma non è questo ciò a cui io mi stavo riferendo. Da te voglio sapere un'altra cosa."
Vegeta si interruppe un attimo e fece una smorfia, assottigliando gli occhi dalle iridi d’ossidiana. Un fugace lampo di esitazione si era ridestato in lui, che per un momento lo fece temere della possibile risposta di Radish alla sua domanda, preferendo quasi rimanere all'oscuro da essa. Ma Vegeta non poteva più far finta di niente, di evitare il problema. Quella condizione di non sapere stava diventando logorante per lui.
Per giorni si era rintanato nella camera gravitazionale nell'inutile tentativo di non pensare, di non guardare, di autoconvincersi che non sarebbe accaduto nulla. Ma non poteva più andare avanti così. Doveva liberarsi di quel cruccio che lo stava tormentando ormai da giorni, doveva levarsi il dubbio e la preoccupazione che lo stavano tormentando da quando aveva di nuovo visto Celosia viva, nella sua stessa casa.
Vegeta scosse impercettibilmente la testa per liberarsi da quei timori che lo stavano torturando e si decise, una volta per tutte, che doveva fargli quella domanda.
"In questi giorni in cui sei stato in sua compagnia, hai notato forse qualcosa di diverso in Celosia? Qualche suo comportamento strano o inusuale?" Vegeta si schiarì la voce prima di continuare a parlare. "Come sta?" gli chiese infine, quasi sussurrandoglielo, come se si vergognasse.

Radish sbattè le palpebre a quelle domande. Gli faceva strano sentire Vegeta interessarsi di Celosia, dopo tutti quei giorni in cui lo aveva visto mentre la evitava o la insultava, spesso perchè la trovava in compagnia di sua figlia.

Il saiyan di terza classe dovette trattenere una risata amara.
Anche ai tempi della Planet Trade Organization doveva sempre riferirgli lo stato fisico di Celosia, poichè Vegeta non si degnava mai di farle visita quando si trovava esanime nella vasca di rianimazione e verificare quindi di persona come stesse la sua compagna. Radish gli rispondeva ubbidientemente ogni volta, e si mordeva la lingua per non urlargli contro ciò che veramente pensava. Finchè Celosia era in grado di stare in piedi, per il Principe era utile a qualcosa, ma non appena aveva bisogno di aiuto, il suo compagno spariva. Solo raramente Vegeta si degnava di chiedergli come stava la donna, magari un paio di giorni prima della partenza per una nuova missione, missione in cui la potenza della saiyan avrebbe fatto molto comodo.

Sono passati anni, ma non è cambiato nulla, pensò tristemente Radish.
Ma proprio in quel momento uno strano coraggio si accese nel saiyan di terza classe e gli conferì la forza necessaria per pronunciare quella domanda impertinente che anni prima avrebbe dovuto porgli.
"Come sta? Perchè non glielo vai a chiedere tu? Vive sotto il tuo stesso tetto, non sarà difficile per te trovarla." gli disse con voce piena di rabbia.
Vegeta scoppiò a ridergli in faccia. A quanto pareva, passare un po' di tempo con Kakaroth stava facendo bene a Radish: il saiyan di terza classe stava diventando più sfacciato, quasi audace, di fronte a chi era di gran lunga più forte di lui. E Vegeta non poteva che ridere di fronte a tale manifestazione di spavalderia.
"Io glielo chiederei anche, se non scappasse da me ogni volta che mi vede." gli spiegò Vegeta con fare saccente "E' per questo che sono costretto a chiedere a te come sta lei."

Radish alzò un sopracciglio a tale spiegazione.

"So che per lei vorresti solo il bene, ed è per questo che ho bisogno di sapere da te se hai notato qualche suo comportamento inusuale in questi giorni."

Radish osservò incredulo Vegeta. Perchè mai doveva importargli se Celosia si stava comportando in maniera strana?

Non sapendo cosa rispondergli e, più che altro, se fosse il caso di rispondergli, rimase in silenzio.

"No? Niente di strano?" insistette a chiedergli Vegeta.
Non ricevendo alcuna risposta, Vegeta andò avanti con il suo discorso, che più di una confidenza era diventato un ordine. "Ascoltami, Radish. Io ho bisogno che tu la tenga d'occhio e che stia attento ad ogni suo comportamento che a te può sembrare strano. Non posso chiederlo a Nappa, lui non è per niente affidabile. L'unico che può farlo sei tu, e credo che sarai molto scrupoloso se ti dico che è per il suo bene che voglio sapere come sta. Appena vedi qualcosa di strano, vieni immediatamente a dirmelo. Posso contare su di te?"

Un ghigno raggelante apparve sul volto severo del Principe.
"Nel qual caso non ti chiederò per quale assurdo motivo stamani mia figlia avesse addosso il tuo odore e quello di tutti i tuoi stupidi parenti." gli disse con aria intimidatoria, guardandolo gelidamente negli occhi.

Radish osservò intimorito, ma anche un po' dubbioso, il suo Principe. Era una situazione alquanto sospetta quella in cui si stava trovando, perchè gli suonava parecchio strano, quasi losco, questo interessamento di Vegeta nei confronti di Celosia, tanto da voler sorvolare su dove e con chi fosse stata sua figlia la sera precente.
Radish si sentiva giustamente diffidente nei riguardi di Vegeta: l'ultima volta che aveva avuto un incontro ravvicinato con la saiyan, non si era fatto scrupoli a ripetere esattamente le stesse azioni di trentaquattro anni prima, impaziente di rispedirla all'altro mondo.
Doveva quindi mostrare lealtà verso quel Principe che aveva ucciso con tale codardia la sua compagna e che aveva mentito ai suoi commilitoni su come erano realmente avvenuti i fatti? Lo stesso Principe che sei anni dopo aveva riso della morte del saiyan di terza classe, beffeggiandosi della sola possibilità di riportarlo in vita con le sfere del drago?

Un sorriso sadico si formò sul volto del saiyan di terza classe.
"Certo, puoi contare su di me." gli disse con voce ferma, mentendogli per la seconda volta in quel giorno.

Vegeta sorrise compiaciuto e maligno, dando una bonaria pacca sulla spalla all'ex commilitone. "Bravo Radish, sapevo che di te mi potevo fidare." si congratulò soddisfatto per poi dargli nuovamente le spalle ed allontanarsi da lui.

Radish sorrise fra sè e sè.
Se Celosia avesse mostrato altre stranezze, se ne sarebbe occupato egli stesso, come aveva sempre fatto, senza contare su Vegeta. Non poteva più fidarsi del suo Principe, dal quale aveva perso la fiducia anni e anni prima.

C'era una cosa che Radish aveva imparato sulla propria pelle, e di cui invece si era accorto Vegeta non l'aveva ancora appresa.
Che fidarsi di un malvagio significa dargli solamente un mezzo per nuocere.






Note dell'Autrice

Ciao!!
*scansa pomodori marci e cartacce*
Chiedo perdono! Capitolo interminabile ed in super ritardo! T__T
Scusate scusate scusate!

Che ci volete fare, è più forte di me...volevo far sì che tutto venisse racchiuso in un unico capitolo, in modo tale da mostrarvi le varie situazioni che sono presenti e che si intrecciano tra loro. Risultato? Una decina di pagine Word...e molto probabilmente un gran bel garbuglio! Spero di non avervi mandato in pappa il cervello!
Sto cercando di imparare ad inserire i flashback ed i diversi punti di vista che ci possono essere su un medesimo avvenimento. Il fatto è che nella mia testa è tutto chiaro, ma non so se sono riuscita a renderlo altrettanto chiaro anche a voi! =(
Beh...Radish è dibattuto tra il senso di lealtà che ha nei confronti di Celosia ed il suo desiderio di voler invece resettare il passato che lo tiene vincolato ad un mondo che non esiste più. In aggiunta a ciò, Vegeta ci si mette anche a complicargli le cose.
Se avete bisogno di qualche chiarimento, scrivetemi pure, mi sentirò meno in colpa quando vi avrò spiegato le cose! Questo capitolo è venuto proprio un gran casino!

Ringrazio chi mi ha letto e chi ha recensito fino ad ora!
Un bacio!

P.S. = Giusto per sentirmi meno in colpa, ho deciso che (da drogata di Tumblr) metterò da ora in avanti un'immagine dei nostri bei personaggi creati da Akira all'inizio del capitolo, a mò di copertina e di rappresentazione di ciò che avverrà nel racconto. Spero che vi possano piacere!

 

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Capitolo 17
*** Donne che parlano troppo ***


Ma salve!
Dopo un'eternità, sono riuscita a mettermi a sedere sul divano e, finalmente, ad aggiornare la storia...In questi ultimi tempi, ahimè, sto facendo proprio come Trenitalia: sto accumulando ritardi su ritardi! Chiedo perdono!
Beh...come al mio solito, ho scritto un papiro come capitolo, ed ho deciso quindi di dividerlo in due parti...almeno vi terrò occupati per un po'! =P
Questa che leggerete è la prima parte del papiro, un po' più frivola rispetto alla seconda che sarà invece un po' più seria. La continuazione la pubblicherò a breve. =)
Che dire...Devo proprio decidermi ad installare Word sul mio pc...il programma che uso non mi fa vedere quante pagine sto scrivendo e solo dopo, quando mi viene in mente di cliccare su "Anteprima di stampa", vedo quante pagine ho scritto! -__-
Ma torniamo a noi...
Dove eravamo rimasti? Dunque, Radish è dovuto rincasare in anticipo a causa di Bra che si è sentita male, poco dopo aver udito il discorsetto di Goku a tavola. Celosia, appena l'ha saputo, non ha perso tempo e la sua testolina si è messa subito all'opera per cercare di sfruttare questo avvenimento a suo favore.
Questo capitolo riprende esattamente da questo momento. Sarà una mattinata lunga alle Capsule Corporation!







- Donne che parlano troppo -


 

Una volta raggiunta la propria stanza, Celosia gettò incurantemente a terra l'asciugamano che aveva indossato uscendo dalla doccia, chiudendo prima ben stretta la porta onde evitare qualche inattesa e sgradita visita.
Si pose fieramente di fronte al lungo specchio di camera sua e, a schiena ben dritta, scrutò con severa attenzione il proprio corpo, esaminando ogni minimo dettaglio di esso.
Ancora una volta vide come il suo corpo, atletico e slanciato, allenato per uccidire, aveva la grazia di un felino e la forza delle creature selvagge, in grado di esprimere insieme potenza e bellezza. Anni ed anni di duro lavoro, di severo e costante impegno, avevano contribuito a donarle un fisico scolpito, privo di imperfezioni. Non una smagliatura, non una cicatrice era presente su quel corpo di principessa e guerriera saiyan. L'aveva curato ed addestrato come un bene ed un'arma preziosi.
Quello stesso corpo era infatti tanto femminile nel modo di porsi quanto maschile in quello d’imporsi, ed ostentava superbamente la sicurezza di un generale, l'eleganza di un felino e la sfrontatezza di un condottiero.
Gradualmente un'espressione di intensa soddisfazione si dipinse sul suo volto ed una lieve risata piena di orgoglio personale uscì dalla sua bocca. La sua razza non poteva chiedere di meglio come loro ultimo esemplare femminile rimasto in vita.

Celosia si ritrovò presto a vagare con la mente ed immaginò per un momento come sarebbe potuta essere stata la sua vita se Freezer non avesse mai fatto esplodere il suo pianeta.
Sicuramente sarebbe diventata una regina ammirata e lodata dal suo popolo, ricca di un fascino e di una abilità combattiva rarissimi, consorte di un re severo e irreprensibile, dal pugno di ferro ed un po' brontolone, madre della progenie perfetta, gloriosa ed invincibile. Un magnifico futuro sarebbe giaciuto dinanzi a loro, i rappresentanti della più fiera e potente razza guerriera dell'intero universo.
Gli occhi di Celosia stavano brillando di pura gioia all'idea di quel futuro assieme all'uomo a cui era stata promessa.
Ma a loro era stata designata una meravigliosa favola che non si sarebbe mai potuta avverare. Senza un pianeta, senza un popolo su cui regnare, non erano diventati altro che dei semplici mercenari, e adesso non erano più nemmeno quelli.
Celosia fissò il suo corpo nudo riflesso allo specchio ed un sospiro di arresa sfuggì dalle sue labbra. Altri non le era rimasto se non se stessa, e presto forse neanche più quello.

Improvvisamente però Celosia notò attraverso lo specchio un insolito bagliore della sua pelle, una sorprendente lucentezza del suo viso, che la fecero sentire ancora più bella di quel che già non fosse, donandole un aspetto sano e radioso, aiutandola così a rimuovere dalla mente il pensiero del fallimento e dell'indegna recita a cui si era costretta a vivere in quelle settimane.
Un lieve ghigno si disegnò sulle sue labbra. Se Vegeta non l'aveva voluta, tanto peggio per lui!

 

***


Bra stava stringendo il cuscino al proprio corpo, mentre si rivoltava sofferente nel letto, piegata quasi a metà su di sè, piagnucolando e lamentandosi ogni volta che il suo pensiero andava alla sera precedente.
Non bastava essere venuta a conoscenza di certe terribili informazioni sul proprio padre e perdere quasi conoscenza a causa dello shock provato, no! Ci mancavano solamente loro!
Un breve lamento disperato sfuggì alla giovane Bra, spaventata alla sola idea che Radish si fosse potuto accorgere di qualcosa. L'aveva riaccompagnata a casa praticamente tenendola in braccio, dato che ogni tanto la vista di Bra si oscurava e si sentiva venir via.
Ma perchè non era toccato a Trunks quell'ignobile destino?
La ragazzina osservò l'abito color panna che era appoggiato alla sedia della scrivania ed il suo labbro inferiore iniziò a tremarle leggermente.
Per fortuna che si era cambiata proprio all'ultimo istante ed aveva optato per un vestito blu scuro!

Le lacrime presero ancora ad annebbiarle la vista e a scorrerle sulle gote quando ripensò al vestito che aveva indossato.
Radish la sera precedente le aveva detto che era perfetta con quel vestito blu, e Bra non ricordava di essersi mai sentita così tanto donna prima di quel momento. Ma adesso Radish non l'avrebbe più voluta vedere...che figura imbarazzante poteva aver fatto con lui!
Oh! Sicuramente il saiyan se ne era accorto!
Bra affondò il viso nel cuscino di cotone rosa e sbattè ripetutamente i piedi sul materasso.
Che vergogna, che imbarazzo!
Doveva essere così, non poteva essere altrimenti. Anche suo padre quella mattina, quando le si era avvicinato per darle il buongiorno, l'aveva scrutata in modo sospetto, dicendole alla fine che aveva uno strano odore addosso.
Bra affondò ulteriormente il proprio volto nel cuscino, nascondendo il rossore delle sue giovani guance.
Ma perchè i saiyan dovevano avere un odorato così sensibile?
La ragazzina scoppiò di nuovo a piangere. Era talmente imbarazzata per ciò di cui temeva Radish si fosse accorto, che il trauma di aver scoperto quale bestia fosse stata suo padre era quasi passato in secondo piano.

Fortunatamente però la sua angoscia ebbe un attimo di tregua quando udì bussare lievemente alla porta. Solamente dopo aver riconosciuto la sua voce che le stava chiedendo di poter entrare, la disperata ragazzina smise di piangere e rispose affermativamente alla richiesta.

"Celosia!" la chiamò Bra, piagnucolando.
La ragazzina si spostò in una parte del letto, invitando silenziosamente la saiyan a sedersi accanto a lei.
Celosia entrò con risolutezza nella stanza e guardò la ragazzina piangente con superiore distacco. Bra era rossa in volto, con gli occhi gonfi e le guance umide di lacrime.
Vedendola, la saiyan trattenne un ghigno di sadica soddisfazione: non immaginava che la scoperta sulla passata identità del padre l'avesse potuta così tanto sconvolgere. Forse non sarebbe dovuta intervenire neanche troppo per portare la ragazzina dalla sua parte, mettendola così contro Vegeta, per il solo ed unico piacere di sottrarre al Principe dei Saiyan coloro che amava.
Goku, involontariamente, aveva già fatto un ottimo lavoro, semplificando così il compito alla saiyan. Presto Bra sarebbe stata sua.

"Piccola mia, che cosa ti è successo?" le chiese Celosia con voce leggermente incrinata, ostentando una notevole preoccupazione mentre raggiungeva la ragazzina.
Bra si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si appoggiò al petto della saiyan, la quale si era appena seduta accanto a lei. Celosia la strinse protettivamente a sè e le scostò gentilmente le ciocche di capelli bagnati dal volto. Quel semplice, seppur non sincero gesto di dolcezza bastò a tranquillizzare la ragazzina che si accocolò più comodamente nel suo abbraccio.

Celosia si chinò leggermente per avvicinare la bocca all'orecchio di Bra.
"Radish mi ha detto che ieri sera ti sei sentita male." le sussurrò amorevolmente, mentre le stava gentilmente accarezzando i capelli. "Che cosa ti è accaduto? Lo sai, a me puoi dirlo." le disse, rincuorandola con quel tono di voce amabile che utilizzava sempre con lei, alzandole gentilmente il mento con due dita in modo tale che vedesse lo sguardo premuroso e comprensivo che le stava rivolgendo.
Ma a solo udire quel nome, Bra chiuse gli occhi e ricominciò a singhiozzare. Tale reazione violenta sorprese perfino Celosia, che non immaginava che la ragazzina sarebbe potuta rimanere così tanto sconvolta, secondo lei per la scoperta del truce passato del padre.
"Celosia!" ripetè Bra tra potenti singhiozzi. "Dimmelo, ti prego! Se ne è accorto?"
La saiyan strabuzzò gli occhi, non capendo a che cosa si stesse riferendo Bra. "Accorto di cosa, piccola mia?"
Bra non rispose alla sua domanda e continuò ad immaginarsi il filmino catastrofico che la sua testa stava creando. "Oh no! Magari l'ho pure sporcato! Oh che vergogna! Adesso gli farò schifo e non mi vorrà più vedere!" disse Bra, affondando il volto nelle mani, in preda alla disperazione più pura.
"Ma chi avresti dovuto aver sporcato?" continuò Celosia nel farle le domande, non riuscendo a capire che cosa stesse blaterando la ragazzina.
Bra alzò sconfortata gli occhi su di lei, ma non fece in tempo a darle una risposta, poichè in quel preciso momento la porta si aprì e Bulma entrò in camera sua, portando con sè quella scia di allegra effervescenza che la contraddistingueva da sempre.
"Bra, ottime notizie!" urlò raggiante la madre che portava con sè alcuni oggetti. "Guarda un po' che cosa ti ho portato?"

La contagiosa allegria di Bulma però si sostituì presto in disappunto appena vide la figlia con le lacrime agli occhi e la saiyan al suo fianco.
Quella donna perseverava a stare continuamente assieme a sua figlia, nonostante il divieto di Vegeta, e Bulma, proprio come suo marito, non era entusiasta della loro frequentazione. Ma, giusto per l'eccezionale occasione di quella mattina, Bulma decise per una volta di chiudere un occhio e fare come se niente fosse, cercando il più possibile di ignorare l'ospite incomodo.

Si avvicinò al letto e mostrò alla figlia un abito blu scuro rivestito da una fodera di plastica trasparente.
"Il vestito è tornato pulitissimo, non c'è rimasto neanche un alone! Quella della lavanderia è stata gentilissima e l'ha smacchiato subito. Te l'avevo detto che non c'è niente di cui vergognarsi, sono cose che accadono a tutte prima o poi! Credi che non sia quel giorno, e poi...ooops! Qualcuno è in anticipo!" scherzò gioiosa la madre, con un sorriso rassicurante sul volto.
Bulma poggiò il vestito lavato e stirato sul letto e prese in mano un oggetto che teneva sotto il braccio. "E...per evitare che la cosa ti prenda di sorpresa un'altra volta...indovina che cosa ti ho comprato?" le disse Bulma, mostrandole un morbido pacchetto rettangolare di color viola scuro.
Bra si asciugò gli occhi e guardò sconfortata il pacchetto che sua madre aveva messo sotto al naso di Celosia per poterlo passare alla figlia adolescente.

"Che roba è?" chiese scorbutica la saiyan, non riuscendo a capirne l'identità, percependo solo un odore strano di plastica ed un profumo artificiale da quell'oggetto che Bulma, secondo lei indelicatamente, le aveva messo di fronte alla faccia.
"Ma come che roba è? Dovresti saperlo anche da te che questi sono degli assorbenti!" le rispose inacidita la donna.
Celosia continuò a guardarla incredula, insoddisfatta della risposta appena ricevuta, non avendo ancora capito quale grande entusiasmo dovesse mai scaturire un oggetto del genere.
"Assorbenti che assorbono cosa?"
Bulma e Bra le lanciarono un'occhiata piena di perplessità.
"Sangue! Ma voi saiyan non ce le avete le mestruazioni?!" urlò Bulma, esasperata dall'ennesima prova dell'ignoranza di Celosia. Ma glielo stava facendo apposta?
La guerriera prese il pacchetto tra le mani e lo studiò accuratamente, aprendolo ed esaminando i singoli assorbenti al suo interno. Bra era diventata rossa dalla vergogna quando vide Celosia aprire uno di questi, annusandolo e sventolandolo per aria perchè le era rimasto attaccato alle dita.
"Tsk, tutto questo armamentario per due gocce di sangue. Siete proprio delle fifone voi terrestri!" sbottò la saiyan, appena era riuscita a liberarsi da quell'aggeggio dalla superficie appiccicosa.
"Due gocce? Io sto morendo dissanguata!" gridò imbarazzata Bra, afferrando sgarbatamente il pacchetto dalle mani della saiyan e nascondendolo sotto al lenzuolo.
"Celosia, perchè semplicemente non te ne vai a dar noia a qualcun altro?" la esortò Bulma non troppo cortesemente. "Qui abbiamo una situazione delicata da affrontare e le tue frecciatine acide non sono di alcun aiuto."
Celosia alzò le spalle. "Mi sembra solamente esagerata tutta questa smania per un semplice ciclo mestruale." le rispose con tono altezzoso ed indignato, poichè la guerriera aveva appena iniziato a temere di aver capito il reale motivo della sofferenza di Bra, rimanendone profondamente stizzita ed un po' delusa.
E lei che sperava che Bra stesse piangendo per la scoperta del sanguinario passato del padre!

La saiyan non tollerò ulteriormente e si alzò di scatto in piedi.
"Bra, fuori dal letto. Non ti voglio vedere ciondolare tra le coperte per tutta la mattina. Andiamo ad allenarci." le ordinò severa Celosia.
Alla saiyan era montato il nervoso. Era giunta in camera di Bra con un ben preciso scopo, l'aveva vista piangere e mugugnare disperata credendo che il motivo della sua disperazione fosse suo padre, si era pure abbassata in un atto di umano conforto per ottenere la fiducia della ragazzina, il tutto per scoprire infine che quel patimento non era altro che un semplice e stupido momento fisiologico della vita di ogni donna.
Bra la guardò con occhi imploranti. "Celosia, ma io sto male!" le disse, riprendendo a piagnucolare.
"Ma fammi il piacere! Sono solo delle stupidaggini le tue! Sai quante volte ho dovuto combattere mentre avevo il ciclo, io? E non potevo lamentarmi se stavo male, mia cara! Dovevo stringere i denti ed uccidere il mio nemico, se non volevo trovarmi ad essere cibo per i vermi! Su, alzati dal letto!" la esortò nuovamente Celosia, ormai su tutte le furie.
Odiava quando il suo piano non andava alla perfezione, quasi da rischiare di perdere il controllo.

Bulma afferrò la saiyan per un braccio, allontandola dal ciglio del letto dove ancora giaceva sua figlia. "Non ti permettere di parlare a mia figlia con quel tono." la intimidì la scienziata, con lo stesso impeto di una guerriera. "Bra è solo una ragazzina e queste sono ancora delle novità per lei. E se tu hai un'alta sopportazione del dolore, buon per te! Ma non venire a dar noia a mia figlia e a deriderla perchè sta male."

Celosia la guardò gelida, dall'alto in basso, un po' risentita per il rimprovero subito.
"Sto solamente cercando di insegnarle a farsi forza e non a crogiolarsi nel dolore." si tirò indietro la saiyan con una scusa, che comunque non era priva di una certa sincerità, posando poi lo sguardo su Bra che stringeva ancora fra le braccia il cuscino. "Nel caso in cui dovesse accadere qualcosa, un attacco o un incidente, se Bra non avrà imparato a lasciare le sofferenze del proprio corpo in secondo piano, non sarà neanche in grado di difendersi o di essere di alcun aiuto a nessuno." spiegò severa la saiyan.
Sempre esigente e rigida era stata la guerriera con se stessa, che nel profondo non riusciva nemmeno a tollerare la vista di una discendente della sua stirpe reale che, come un inutile mollusco senza spina dorsale, si abbandonava al dolore del proprio corpo senza neanche provare a combatterlo. Per la saiyan, era uno spettacolo ignobile ed insopportabile da guardare.

A Bulma mancò la risposta pronta, tanto era rimasta sorpresa dalle parole pronunciate dalla saiyan e riferite, seppur a modo suo, in fin di bene.
La scienziata allentò la stretta dal braccio di Celosia e le sorrise bonariamente. In quei giorni si era fatta l'idea che forse la saiyan non fosse totalmente malvagia come spesso la sua mente di moglie gelosa e madre protettiva l'aveva invece indotta a pensare. Si era accorta che, da quando sua figlia aveva iniziato a passare del tempo con la saiyan, Bra aveva cominciato ad allenarsi regolarmente e mostrava sempre molto entusiasmo per le giornate passate in compagnia dei due saiyan più giovani, e niente di tutto ciò, in fin dei conti, pareva essere qualcosa di brutto o di sbagliato.
Se comunque Celosia mostrava simpatia verso Bra, era pur sempre vero che la saiyan con Bulma non si smentiva mai, e le dedicava continuamente delle frasine pungenti sul suo aspetto fisico, dicendole che era vecchia, flaccida ed un'inutile e debole terrestre, ovviamente ben diversa da lei, guerriera giovane, forte e bella. Ma Bulma, di fronte ai suoi insulti, si ritrovava spesso a pensare ad un piccolo particolare, ovvero che Vegeta era rimasto proprio con quella "debole" scienziata per sua libera scelta, senza che nessuno l'avesse costretto a restare con lei e a formare una famiglia metà terrestre e metà saiyan.
Se Celosia non riusciva a farsene una ragione, tanto peggio per lei!

Bulma capì infine che era inutile rimproverarla per aver nuovamente messo il naso in questioni che avrebbero riguardato solamente lei e Bra, e comprese che l'unico modo per ottenere un minimo di convivenza civile con l'ospite saiyan era cercare di aprire un dialogo pacifico con lei.
In un certo senso le due donne, la scienziata terrestre e la guerriera saiyan, erano simili: nessuna delle due tollerava che qualcuno dicesse loro cosa potevano e cosa non potevano fare, tanto era straripante il loro ego. Sarebbero sempre state in conflitto, contrapponendosi continuamente per il semplice fatto di essere entrambe delle prime donne, o due galli nello stesso pollaio come si divertiva a dire il Dottor Biref, ma, secondo Bulma, la scienziata aveva un asso nella propria manica: un cervello ben funzionante. E chi ha cervello, lo usi.

"Ho capito che glielo dici per il suo bene, ma devi anche comprendere che Bra non è una guerriera abituata ad una vita di lotte spietate come lo sei stata tu. Devi cercare di essere più tollerante con lei." le spiegò calma la madre.

"Tsk, non sono mai stata così tanto tollerante in tutta la mia vita, sia in questa che in quella precedente." le rispose indignata Celosia, incrociando le braccia al petto. In effetti, se una volta qualcuno non avesse ubbidito immediatamente ai suoi ordini, questi non avrebbe più avuto la lingua per pronunciare il suo "No." di protesta una seconda volta. Tanto più che se si fosse trovata di fronte ad una simile situazione, con la figlia dei discendenti della stirpe reale che piangeva per dei futili motivi e si ostinava a non volersi allenare, l'avrebbe di quel tanto riempita di botte che le avrebbe dato un buon motivo per cui piangere.

La saiyan tirò un sospiro profondo per recuperare la calma. "Su, Bra, andiamo. Tanto in quattro o cinque ore sarà tutto passato." la sollecitò nuovamente, incamminandosi verso la porta.

"Quattro o cinque ore? Vorrai dire quattro o cinque giorni! No, Celosia, io non mi muovo dal letto stamani!" controbattè irritata Bra. Voleva bene alla saiyan, ma a volte, soprattutto quando le veniva in mente di darle ordini, proprio non la sopportava. Dava poca retta a suo padre, il Principe di tutti i Saiyan, e doveva dare ascolto a lei?

A tale risposta, Celosia bloccò il suo incedere e tese le labbra in una smorfia di puro disappunto. Aveva sentito bene? Qualcuno aveva osato dirle di no?
La saiyan si voltò lentamente verso il letto e guardò Bra con un sorriso ironico. "Adesso non esagerare, non puoi rimanere a letto per cinque giorni...Devi stare tranquilla, in quattro o cinque ore se ne vanno e sei di nuovo la stessa di prima. Su, alzati adesso."

Bulma si grattò la punta del mento, cercando di stare zitta e non intervenire, impresa per lei molto difficile ed impossibile da portare a termine.
"Ehm...Celosia, scusa la domanda, ma perchè continui a parlare di ore quando in realtà si tratta di giorni?" le chiese dubbiosa la scienziata.
La saiyan la squadrò come se Bulma le avesse chiesto perchè l'acqua era bagnata. "Ma è ovvio, il ciclo dura solo quattro o cinque ore, mica giornate intere! Che c'è? Sei talmente vecchia che te lo sai già dimenticato?" la derise immediatamente Celosia.
Sia Bulma che Bra strabuzzarono gli occhi a tale risposta. "Quattro o cinque ore?" gridarono le due terrestri all'unisono.
"E certo! Quanto volete che durino? Tsk, figuriamoci, io a volte neanche mi accorgo che ci siano!" rispose Celosia, compiacendosi di se stessa.
Ah! Quelle stupide terrestri ignoranti e frignone!
"Ehm...forse quattro o cinque giorni?" rispose titubante Bra, ancora incerta di aver capito bene il lasso di tempo indicato dalla saiyan.
Celosia, a tale risposta, scoppiò a ridere. "Ma non essere ridicola, piccola mia! Una donna non può sanguinare per quattro o cinque giorni e non morire!" la schernì la saiyan, ben sicura di ciò che stava asserendo.
"A dire il vero, a noi terrestri durano proprio così tanti giorni, e...sorpresa! Siamo ancora vive!" le rispose vittoriosa Bulma.
Celosia si morse la lingua per la figura da ignorante appena fatta, ma non tardò a smentirsi, trovando una critica anche in questa situazione. Guardò con superiorità e sdegno la scienziata ed un ghigno compiaciuto si delineò nuovamente sul suo volto. "Tsk, e ci credo perchè voi terrestri siete così debolucce allora!"
Bulma a quel punto alzò lo sguardo al soffitto. Sì, aveva un'ospite proprio simpatica ed educata in casa.
"Beh...a quanto pare non siamo così tanto debolucce come dici tu, se riusciamo a sopravvivere ogni mese a questo funesto destino, non credi?" la punzecchiò la scienziata. Bulma poi guardò l'ora dal suo orologio da polso e tirò un sospiro di rassegnazione. "Bene, direi che sia giunto il momento di preparare pranzo per tutta la famiglia, anche per certi ospiti che pensano solamente a mangiare ed a criticare per tutto il giorno. Bra, se ti servo, mi trovi in cucina." le disse la madre,  dandole un affettuoso bacio sulla fronte. "Spero solo che Radish non si sia messo ad aprire tutte le scatole che contengono cibo..." si augurò Bulma, prima di schioccare due dita per attirare l'attenzione di qualcuna. "Ecco, lui sì che è proprio bravo, mi ha pure aiutata a scaricare tutta la spesa! Almeno si rende utile a qualcosa, no? Però...Oh accidenti! E' fratello di Goku!" gridò allarmata Bulma, appena accortasi che aveva lasciato un saiyan da solo e senza sorveglianza in una cucina piena di cibo appetitoso. "Spero non sia troppo tardi!" urlò, prima di incamminarsi frettolosamente al piano sottostante.

Bra e Celosia rimasero in silenzio per qualche attimo, perplesse dalla folata di vento che aveva causato Bulma quando era fuggita dalla stanza, precipitandosi in cucina.
Solo dopo qualche secondo Bra tirò un urlo disperato. "Oh no! Ti prego! Dimmi che non ha visto quel pacchetto!" gridò la ragazzina, tenendo la confezione di assorbenti in mano.
Celosia si passò una mano sul volto. Bra non la voleva proprio finire con quella storia.

"Ascoltami, Bra." le disse la saiyan, tornando a sedersi al suo fianco e poggiandole un braccio sulle spalle, ritrovando la calma che aveva perso precedentemente. "Radish non si è accorto di niente, devi stare tranquilla." la rincuorò Celosia, ormai piena di quegli stupidi isterismi adolescenziali e desiderosa di porne fine al più presto. "Lui mi racconta sempre tutto e, se si fosse accorto di qualcosa, semplicemente me l'avrebbe già detto. Ieri sera non si è accorto di nulla, credimi. E se oggi ha visto quel pacchetto, beh, se io non sapevo cosa fosse, figuriamoci se lui sapeva che cos'è!" le disse la saiyan sorridendole.
Bra a tale risposta si tranquillizzò e tornò ad appoggiarsi al petto della saiyan.
"Meglio così." sospirò la ragazzina. "Temevo veramente di aver fatto una terribile figura con lui!" confessò, ridendo lievemente. Il peggio era passato.

Bra alzò gli occhi sulla saiyan. Anche se a volte la faceva arrabbiare, non poteva negare che in un certo modo fosse attratta da lei, dai suoi sguardi e dal suo modo di fare. In quei giorni l'aveva presa come modello, come punto di riferimento di come sarebbe voluta diventare una volta adulta. Bra si era molto affezionata alla saiyan e dava molta importanza alle sue opinioni ed alle sue critiche. In cuor suo sentiva di potersi fidare di lei, non riuscendo a ritenere neanche lontanamente possibile che quelle sensazioni che le infondeva la saiyan fossero solo un artificio da lei creato.
Celosia pareva sincera con lei, si mostrava premurosa e molto legata alla ragazzina.
Solo in quel momento Bra si era accorta che la saiyan aveva indossato delle mollette per capelli a forma di farfalla che proprio il giorno precedente la ragazzina le aveva fatto come dono.
Non c'era gioia maggiore che vedere come Celosia avesse apprezzato il suo regalo. Peccato che quelle mollette le avesse indossate proprio per quel preciso scopo: farle credere che a lei di Bra interessasse qualcosa.
La saiyan, poco alla volta, stava comprando la fiducia e la confidenza della figlia del Principe dei Saiyan, senza nemmeno che Bra se ne stesse accorgendo.

"Celosia..." la chiamò titubante Bra. "Se ti confido una cosa, mi prometti di mantenere il segreto?"
La saiyan sbattè le palpebre. Forse Bra le stava per parlare di suo padre.
"Certo, piccola mia. Lo sai che a me puoi dire tutto. Si tratta di una cosa accaduta ieri sera?" la chiese, esortandola gentilmente a parlare.
"Beh...in un certo senso sì, anche se non è proprio una cosa nata ieri sera...insomma, me ne ero accorta già da qualche giorno...ma ieri sera ho avuto proprio la rivelazione."
Bra si mise in ginocchio e poggiò le mani sulle spalle di Celosia, guardandola con occhi furbi e scintillanti.
"Celosia, mi piace Radish! Mi piace da morire!" confessò allegramente Bra. Non riusciva più a mantenere il segreto tutto per sè e finalmente ce l'aveva fatta, l'aveva detto a qualcuno!
Celosia, a tale rivelazione, mostrò una faccia inespressiva. Una irrefrenabile voglia di sbatacchiare la testa contro il muro la pervase totalmente. Perchè le era venuto in mente di andare a parlare con Bra quella mattina?
La saiyan pregò che la ragazzina non ricominciasse con quei suoi stupidi sogni adolescenziali. Non ce l'avrebbe fatta a sopportarla. Quella mattina stava diventando veramente una tortura.
"Stai scherzando, vero?" le chiese perplessa Celosia.
Bra fece di no con la testa. "Niente affatto! Mi piace proprio, ed anche tanto!" confermò gioiosa la ragazzina. "E sono sicura che anche io gli piaccio!" le disse infine, incrociando le braccia al petto.
Celosia si schiarì un attimo la voce, evitando di pulirsi le orecchie con le dita, poichè temeva di non aver udito bene.
"Ah...e che cosa te lo fa presupporre?" le chiese scettica la saiyan.
"Oh beh..." La ragazzina si portò le mani al volto, abbassando lo sguardo sul materasso e arrossendo intensamente. "Me l'ha detto lui ieri sera!"
Celosia spalancò gli occhi. Ma che cosa aveva fatto di male per ritrovarsi in mezzo agli squilibri ormonali ed alle prime cotte adolescenziali di una stupida ragazzina? No, sterminare intere popolazioni non era certo abbastanza per farle meritare una tale punizione.
Oh! Come stava bene quando si trovava negli Inferi! Era una vera pacchia!
"Bra, per favore, sii più chiara. Radish ti ha detto proprio esattamente che gli piaci?"
La figlia di Vegeta confermò con un movimento della testa. "Sì, proprio ieri sera: prima mi ha detto che mi trova perfetta, e come dargli torto, no? E poi mi ha detto che mi vuole bene!" le confessò, con gli occhi che le brillavano dall'emozione.
La saiyan si passò una mano sulla fronte. Stava percependo le avvisaglie di una forte emicrania.
"Ma non mi dire..." commentò sarcastica la guerriera, non riuscendo a pronunciare altro.

Celosia si appuntò mentalmente di dare una manata tra capo e collo a Radish: va bene assicurarsi la fiducia dei Terrestri, ma agendo in quel modo con una ragazzina con gli ormoni alle stelle era da veri idioti. Il saiyan di terza classe aveva fin troppo esagerato, e adesso Celosia doveva pagare le conseguenze dei suoi pasticci.
"Oh Celosia! Dovevi vederlo com'è stato gentile ieri sera! Un vero galantuomo! Mica come i ragazzi della mia scuola, tutti dei cafoni senza un minimo di charme!" confessò la piccola Bra, ancora più rossa di prima.
"Bra, per favore, non esagerare. Sai, forse è meglio se non ti crei delle false speranze con lui. Non siete adatti l'uno per l'altra." cercò di spiegarle la saiyan. Ma perchè era circondata da idioti?
"In che senso?" chiese preoccupata la ragazzina.
"Beh...intanto per la differenza di età: Radish ha più del doppio dei tuoi anni, potrebbe essere addirittura tuo padre! E tu invece sei ancora una bambina." le spiegò onestamente la saiyan.
"Non più!" rispose allegra Bra, mostrando orgogliosa il suo pacchetto di assorbenti che rivelavano la sua uscita dal mondo dell'infanzia.
Celosia sbattè una mano sulla fronte, esasperata. "Non è questo ciò che intendevo dire. Radish non è l'uomo adatto per te."
"E perchè no? Perchè non dovrebbe esserlo?" continuò a chiederle la ragazzina, che iniziava a farsi prendere dallo sconforto per la scarsa partecipazione di Celosia alla sua allegria. Poi, ad un certo punto, una strana idea iniziò a formarsi nella sua testa e si mise a ridere divertita.
"Ah-ha! Ho capito! Sei gelosa! Tu sei gelosa! A te piace Radish! E' per questo che non vuoi che io mi metta con lui, vero? Eh no, mia cara amica, ci sono prima io, mettiti in fila!" scherzò divertita la piccola Brief.
"Ma che sciocchezze orripilanti stai blaterando?" gridò Celosia in preda ai brividi. "A me Radish è del tutto indifferente! Io queste cose le sto dicendo per te, per il tuo bene! Radish non è l'uomo adatto per te. Punto e basta!"
"Ma uffa!" gridò spazientita la ragazzina. "Ma almeno me lo vuoi dire perchè pensi che io e Radish non siamo fatti l'uno per l'altra? Sei ingiusta!"

In quel momento a Bra tornò in mente il discorso che le aveva fatto il saiyan quando erano in volo verso Casa Son. Le aveva dato una risposta non troppo esaustiva sul tipo di donna che a lui interessava, perciò Bra pensò di chiedere delucidazioni a Celosia, che molto probabilmente conosceva i gusti del saiyan meglio di lei.
"Celosia, a me Radish ieri sera ha detto un paio di cose sulla sua donna ideale, più o meno quali sono le caratteristiche che a lui interessano. Ecco, mi ha detto che a lui non importa che la sua donna sia esclusivamente una saiyan, poichè a lui ciò che veramente importa è un'altra cosa. Ma io non ho capito cosa!" le confessò ingenuamente Bra, anche se una minima idea se l'era fatta.
Celosia trattenne una risata. Radish era sempre lo stesso. Per lo meno aveva evitato di dire le cose nude e crude a Bra, nel tentativo di seguire fedelmente il piano escogitato dalla saiyan.
La guerriera si appuntò di annullargli la manata tra capo e collo. Le era appena venuto in mente come poter sfruttare a suo vantaggio quel dettaglio.
"Vedi, Bra, Radish ha cercato di essere gentile ieri sera con te per non farti rimanere male, però temo che, così facendo, ti abbia solamente creato delle illusioni. Radish cerca delle cose dalle donne che tu non gli potrai dare, ecco." tentò di spiegarle la saiyan. Prima Bra avrebbe capito la situazione, prima Celosia sarebbe potuta andare avanti con il suo piano.
"E cioè?" le chiese Bra, ormai al culmine della preoccupazione massima.
Celosia si grattò la testa. Ma perchè la ragazzina non capiva subito, evitando di dover scendere nei dettagli?
"E cioè, vuole solamente andare a letto con loro. Lo capisci questo?"
"Ah..." riuscì solamente a dire Bra, rimanendo poi in silenzio.
La figlia di Vegeta si mise a sedere sul letto, sfregandosi il mento con una mano, pensierosa.
Ad un tratto però saltò in piedi sul materasso, gli occhi azzurri erano tornati a splendere gioiosi.
"Ma per questo non c'è problema! Io non vedo l'ora di fare all'amore con lui!" strillò Bra facendo tremare i muri della stanza e facendo quasi cadere Celosia dal letto. "Chissà come sarà bravo! Saprà mettermi sicuramente a mio agio, non posso che fidarmi totalmente di lui!" sognò Bra ad occhi aperti.
"Bra! Ma che scemenze stai dicendo? Non fare discorsi stupidi!" la rimproverò immediatamente la saiyan. "Guai a te se ti metti in testa strane idee!"

Incredibile ma vero, una ragazzina viziata mezza terrestre era riuscita a scandalizzare una sanguinaria guerriera saiyan di stirpe reale.
Celosia rimuginò che se Bra avesse messo nella lotta lo stesso impegno che metteva nei sogni ad occhi aperti, sarebbe già diventata più forte di Kakaroth. Ma possibile che Vegeta non si fosse accorto di come sua figlia perdesse il suo tempo?
La saiyan si ritrovò a pensare a quanto diversamente l'avrebbe educata se Bra fosse stata anche sua figlia. Altro che sogni a luci rosse con un saiyan di terza classe! Sarebbe diventata la guerriera numero uno dell'intero universo, grazie al suo severo e costante ausilio.
Passato lo shock iniziale, a Celosia venne un attimo da ridere al pensiero di cosa avrebbe potuto fare Vegeta se avesse ascoltato la loro conversazione. Molto probabilmente qualcuna sarebbe stata rinchiusa in una stanza senza finestre e con la chiave della porta successivamente gettata in mare, mentre qualcun altro sarebbe presto diventato un eunuco.
Al pensiero di tale funesto e probabile destino, Celosia dovette trattenere una risata, ricordandosi i bei vecchi tempi in cui i preziosi gioielli del guerriero di terza classe avevano più volte rischiato di essere brutalmente staccati dal resto del corpo.
Al saiyan non bastavano gli esemplari femminili di molte razze che Freezer metteva a libera disposizione dei guerrieri all'interno delle sue navicelle, ma andava anche a cercare le migliori e più celebri cortigiane delle quattro galassie, maestre dell'arte dell'amore e di ogni delizia, che mai erano dedite esclusivamente a lui, ma pure a guerrieri ben più forti del saiyan di terza classe, i quali non erano affatto contenti di dover spartire tali deliziose donzelle con uno scimmione troppo cresciuto e quindi si trovavano spesso a disputare con lui.
Molte volte Celosia l'aveva visto tornare di corsa alla base con il sudore freddo che ancora gli imperlava la fronte, che all'epoca non era così tanto glabra.
Chi l'avrebbe detto che un giorno l'incontrollabile libertinaggio di Radish le sarebbe tornato utile? Mettendo in evidenza solo un aspetto, celandone gli altri, mostrando così solo una parte della verità, la saiyan sarebbe riuscita a far credere a Bra ciò che voleva, ovvero ciò che le avrebbe fatto comodo che Bra avesse saputo per portare a compimento il suo piano.
Non si trattava di mentire, ma semplicemente di celare una parte della verità.
Eh sì, la sua razza non avrebbe potuto chiedere di meglio come loro sovrana, la saiyan sarebbe stata una perfetta guerriera e politica!


...continua...





Note dell'Autrice

Abbastanza stupido come capitolo, vero? Beh, consideratelo come una luuunga ouverture del prossimo, che riprenderà alcune tematiche di questo e le renderà un po' più serie e, chissà, forse un pochino angosciose! ^__*
Sono pessima, difatti ho deciso di interrompere bruscamente a metà questa parte per riallacciarla immediatamente al capitolo successivo. Sarebbe stato più giusto se li avessi lasciati assieme, come era appunto la mia idea originale, ma penso che se vi foste trovate di fronte un capitolo lungo più di venti pagine, mi avreste preso per i capelli e strattonato per benino!
Ve beh...spero di non aver scaturito in voi strane voglie omicide verso la sottoscritta! =(
Ringrazio tantissimo i nuovi lettori e chi mi ha recensito finora, spero che vorrete continuare a farmi sapere cosa ne pensate della storia! Io mi nutro di pane e recensioni, ormai lo sapete! =P
Bon, vi lascio alle vostre cose, io, al mio solito, mi sto dilungando fin troppo!

A presto!

P.S. = Mi pare doveroso citare una frase di Woody Allen da cui ho tratto ispirazione.

"Come si fa a fidarsi di un essere umano che perde sangue per cinque giorni al mese e non muore?" =)

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Capitolo 18
*** Le due facce della stessa medaglia ***


Ciao!
Ci ho messo un po' più del dovuto ad aggiornare la storia, ma in questi giorni ero a casa giusto per dormire, praticamente quando già il cervello era in pappa e non sarei stata in grado di fare neanche mezza correzione alla bozza. Spero che l'attesa sia almeno servita a qualcosa! =)
Dunque, questo capitolo riprende esattamente dalle ultime frasi del precedente, quindi semmai dateci una rilettura e proseguite con questo!
Buona lettura!




- Le due facce della stessa medaglia -




 


"Perchè stai sorridendo?" le chiese improvvisamente Bra, vedendo che la saiyan stava sogghignando già da qualche secondo, senza, apparentemente, alcun motivo.
"Oh, non è niente!" si giustificò Celosia, tornando in sè. "Stavo solamente pensando a Radish ed io quando avevamo la tua età. Mhhh...forse avevamo giusto qualche anno di più."
Celosia si portò teatralmente una mano alla bocca, ridendo sommessamente. "Quante volte, a pochi minuti dalla partenza per una missione, sono dovuta andare a raccattarlo nel cuore della navicella di Freezer! Mi toccava prenderlo per le orecchie e trascinarlo fuori da lì a forza!"
La saiyan non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere divertita, ripensando ai vecchi tempi. "Dovevi vederci: io, che all'epoca ero alta meno di te, che trascinavo fuori dal bordello Radish, già robusto e alto quasi quanto lo è adesso, completamente nudo e che tentava inutilmente di recuperare l'armatura e gli stivali che, ad ogni passo, gli cadevano da sotto le braccia! Eravamo ridicoli!"

Celosia notò che il luccichio negli occhi di Bra aveva mutato lievemente appena la saiyan aveva pronunciato una certa parola, e quindi decise che sarebbe andata avanti con l'esposizione di una parte dei fatti.

"Ogni volta era sempre la solita storia: gli uomini di Freezer portavano delle nuove schiave nella navicella-base e Radish doveva immediatamente andarle a provare! E a me toccava fare la parte della cattiva che interrompeva sempre i suoi coiti perchè dovevamo partire per le missioni di epurazione. Tsk, mai una volta che quello screanzato mi abbia detto grazie! Se non era per me, che gli ricordavo che dovevamo partire, Freezer si sarebbe presto liberato di lui a causa della sua inefficienza ed inettitudine!"
Celosia si stava quasi arrabbiando ripensando a quei momenti. Il ricordo del rossore per la vergogna provata portando a giro per la navicella un suo sottoposto completamente nudo era ancora abbastanza bruciante. Nuovamente, Celosia si appuntò di dare una manata tra capo e collo a Radish. Quella se la sarebbe meritata.

La saiyan notò con soddisfazione che l'espressione del viso di Bra era totalmente mutata alla fine della sua narrazione, e non potè che gioirne.
"Che cosa c'è, piccola mia? Mi vuoi chiedere qualcosa?" la esortò gentilmente.
Bra si grattò una guancia, un po' titubante e leggermente delusa da ciò che aveva sentito dire dalla saiyan. "Beh...ecco..."
Bra si morse un labbro. Aveva paura di chiedere a Celosia maggiori delucidazioni sull'accaduto. Schiave, bordello...erano tutte parole che la piccola non riusciva ad associare a quell'uomo per cui stava perdendo la testa. Ma alla fine si fece forza e si decise a parlare.
"Celosia, ma perchè Radish andava proprio là? Nei bordelli?"
Bra stava guardando Celosia con occhi imploranti e tristi. Sperava con tutta se stessa di non ricevere quella risposta.
La saiyan rise piano e passò affettuosamente una mano tra i capelli di Bra. "Piccola mia, ma non ti è chiaro? E' per questo che ti dico che non saresti la persona adatta per lui. A Radish piacciono le prostitute, le donne schiavizzate. Tu saresti sprecata se decidessi di stare con lui."
Bra, a quelle parole, chiuse gli occhi. Si stava sentendo una stupida. Una grandissima stupida. Un'ingenua ragazzina che credeva possibile che un uomo, un guerriero avvezzo a combattere ed a viaggiare per le galassie, che aveva incontrato donne di ogni tipo e con ogni esperienza, potesse interessarsi a lei, una stupida ragazzina viziata che a mala pena aveva baciato sulla guancia qualche suo coetaneo. Tanto più che quel guerriero che lei aveva idolatrato fino a qualche istante prima era un essere che si approfittava delle donne a cui era stata sottratta la libertà. Bra stava provando esattamente le stesse emozioni della sera precedente: un forte sentimento di inganno e tradimento nel cuore ed un'intensa ed amara delusione verso uno degli uomini per cui nutriva una profonda devozione ed ammirazione. Le sembrava di essere sprofondata dentro ad un terribile incubo da cui non sarebbe più riuscita ad uscirne.

"Ehy..."

La voce, delicata ed affettuosa, di Celosia la ridestò da quel mondo di insopportabili turbamenti. Bra in quel momento sentì che non le era rimasta che lei, la saiyan che proprio per mano di suo padre aveva perso la vita, di cui si potesse fidare.
Celosia si mostrava sincera con lei. Sicuramente c'era anche sua madre di cui si poteva fidare, ed anche Trunks ed i suoi nonni, ma certe cose Bra non le avrebbe mai potute raccontare a loro. Ci voleva qualcuno esterno alla famiglia con cui potersi confidare, e magari con qualche anno di più e quindi con un po' più di esperienza per poterne trarre anche qualche insegnamento. Un'amica, un punto di riferimento, una specie di sorella maggiore di cui potersi fidare.
Certe emozioni che la saiyan le mostrava di stare provando non potevano essere una mera finzione, questo era ciò che Bra credeva. Celosia si stava vendendo come un affetto avvolgente, mescolando con sapienza parole vere a parole meno vere, riuscendo a porre tutto sotto ad una determinata luce.

"Non ci sarai mica rimasta male per ciò che ti ho detto, vero?" le chiese con voce premurosa la saiyan. "Lo so, piccola mia, la verità spesso può far male, ma è una cosa che fa parte della vita. Radish è uno un po' così, ma non è cattivo, devi credermi. In fin dei conti, lui non aveva nessuna che lo aspettava o a cui era legato, e certi bisogni vanno appagati ogni tanto!" le disse, sorridendole amorevolmente.
Celosia non voleva che da quel momento in avanti Bra vedesse Radish come un nemico o come dell'immondizia, non avrebbe fatto bene al compimento del suo piano.
La saiyan le sfiorò il volto in una lieve carezza. "Su, non fare questo visino triste. Non devi rimanerci male. Se non ci sono rimasta male io, che tuo padre faceva esattamente come Radish anche se stava con me, non vedo perchè tu debba esserne così dispiaciuta!" le disse, facendole l'occhiolino.

A tale rivelazione, Bra spalancò gli occhi e si allontanò dal tocco della saiyan.
"Che cosa vuoi dire?" le chiese spaventata.
Celosia aggrottò la fronte. "Che cosa?"
"Mio padre andava con le prostitute anche se stava con te?"

Celosia sorrise in una smorfia amara. La saiyan stava rivelando quelle informazioni a Bra per metterla contro al padre, tuttavia per lei ricordare quei momenti non era comunque piacevole. "Eh già...Era uno dei suoi vizietti. Ma che ci vuoi fare, lui è il Principe dei Saiyan, lui può fare tutto ciò che vuole come se tutto gli sia dovuto."
"Ma come è possibile? E tu non gli dicevi niente? Come facevi a tollerare i suoi tradimenti?" le chiese costernata la ragazzina.
"Eh, piccola mia. Ci sono cose che capirai quando sarai più grande. Purtroppo noi donne siamo un po' stupide: siamo disposte a sopportare di tutto pur di tenerci vicine il nostro uomo."

Bra rimase pietrificata. Non poteva credere a ciò che Celosia le stava dicendo. Non poteva e non voleva crederci.

"Ma sei proprio sicura che lui ti tradisse?" le chiese speranzosa la figlia del Principe dei Saiyan. Bra stava sperando con tutta se stessa che non fosse vero: non solo suo padre aveva distrutto la vita a migliaia di innocenti, ma aveva fatto anche del male a quella persona per cui Bra aveva nutrito grande affetto fin dal primo momento che l'aveva conosciuta. Non poteva credere che suo padre potesse essere stato così meschino. E, magari, lo era ancora.

Tutto esattamente tornava con ciò che Celosia le aveva raccontato in quei giorni.
Le aveva parlato dei tempi in cui i quattro saiyan erano una vera squadra di mercenari che si spostavano da una galassia all'altra, conquistando pianeti e facendo affari con le popolazioni locali. Le raccontava di quanto Vegeta fosse abile nella lotta, un vero guerriero di razza reale, forte e potente, ma anche molto, fin troppo furbo ed individualista.

Ciò che la ragazzina stava scoprendo sul proprio padre era terribilmente in coerenza con quello che Goku aveva dichiarato la sera precedente.
Lo stesso uomo che l'aveva cresciuta e che arrossiva ogni qual volta sua figlia gli faceva un complimento era la bestia di cui la sola esistenza aveva rappresentato un rischio per l'umanità intera, l'essere che senza pietà aveva sterminato intere popolazioni, selvaggiamente picchiando e torturando gli abitanti dei pianeti che avrebbe poi venduto o fatto esplodere. Uno spietato e crudele guerriero senza un minimo di compassione e di umanità.

Ma, nonostante tutte quelle coincidenze, Bra non riusciva ancora a crederci.

"Purtroppo sono sicura. Per mesi ho sperato di sbagliarmi, che fosse solo una mia convinzione, ed invece tuo padre non si faceva scrupoli ad andare prima con un'altra donna e poi a venire a cercare me. Troppe volte ho sentito l'odore di quelle femmine sul suo corpo, troppe volte ho visto segni di morsi in parti di quel corpo di guerriero dove non dovrebbero esserci se non grazie a me."
"Ma...magari quei segni se li era fatti in un altro modo, non credi?"

Celosia strinse gentilmente Bra al suo petto.
Vegeta le aveva detto che se lei gli sentiva addosso l'odore delle altre femmine era perchè prima il saiyan era andato nei bordelli a recuperare Radish o Nappa che si erano dilungati fin troppo nelle loro arti amorose, rischiando di mancare alla partenza di una importante missione, ed i segni sul suo corpo erano stati causati dalle stesse prostitute che si dimenavano quando lui violentemente le prendeva e le gettava lontane dai suoi sottoposti.
Era troppo semplice, era troppo bello, era troppo incredibile ciò che Vegeta, a sua discolpa, le raccontava.
Celosia non aveva mai avuto il piacere di coglierlo in flagrante, proprio mentre se la spassava tra le gambe di qualcun'altra, ma quegli odori ed il suo modo di reagire, che a lei suonava così falsamente risentito, non facevano altro che acuirle il sospetto del tradimento. Ma l'incoercibile terrore di essere abbandonata dall'uomo a cui era stata promessa e per cui nutriva un forte legame era intollerabile per la saiyan ed avrebbe fatto di tutto pur di evitarlo. Gli avrebbe perdonato qualsiasi scappatella, avrebbe fatto con lui qualsiasi cosa la sua fantasia avesse partorito, avrebbe fatto di tutto pur di stare con quel saiyan.
Anche vivere nell'eterno sospetto.

"Piccola mia, non c'è modo che Vegeta si fosse fatto quei segni diversamente da quel motivo. Purtroppo è come ti ho detto, anche se ho sempre sperato il contrario. Che ci vuoi fare, mi piace illudermi, mi piace credere una persona quello che non è. Eppure ho avuto più di un'occasione per vedere la vera faccia di tuo padre, ma ho sempre voluto chiudere gli occhi e non guardarla. E' anche perchè io ho vissuto in questa illusione che non voglio che tu la viva con Radish. Non voglio che tu faccia la mia stessa fine." le confidò in una mezza verità.

Bra rimase in silenzio, lasciandosi cullare dalla saiyan che le parlava di cose di cui la ragazzina avrebbe preferito rimanere all'oscuro, ma che ormai aveva bisogno di sapere.

La saiyan rise sommessamente. "Sai, adesso che ci ripenso, non era difficile capire con chi mi aveva tradito tuo padre. Potrei descriverti quelle donne come se le avessi avute sotto agli occhi fino a pochi momenti fa."
Celosia alzò lo sguardo al soffitto e chiuse le palpebre ripensando a quei tempi. "Vegeta aveva un archetipo femminile tutto suo: siccome gli aveva dato sempre fastidio che io fossi ben più alta di lui, Vegeta prediligeva sempre donne non troppo alte, più o meno quanto lo era lui..." specificò ridacchiando la saiyan, per poi continuare nella descrizione delle terze incomode. "Mi ricordo che erano tutte di carnagione e capigliatura chiara e soprattutto incredibilmente burrose...Non ce n'era proprio una con un bel fisico asciutto! Tutte il mio esatto opposto, praticamente...E poi, tsk...più seno avevano e più a Vegeta piacevano."
Celosia dalla rabbia tirò involontariamente un pugno sul materasso, perforandolo. "A quante di quelle donne ho sentito sopra il suo odore! Ma lui aveva la faccia tosta di negare, di negare sempre!"

Bra rimase costernata. Stava venendo a conoscenza di dettagli che avrebbe preferito non sapere, perchè le stavano facendo parecchio male.
Celosia tacque per qualche secondo, giusto il tempo di recuperare la calma e far metabolizzare a Bra quelle informazioni.

"Chissà se Vegeta ha mantenuto quel vizietto, adesso che si ritrova ad essere un uomo di famiglia." chiese a se stessa Celosia, ma volutamente ad alta voce, interrompendo il pesante silenzio che si era formato.
La ragazzina sgranò gli occhi. "Ma cosa dici?"
Celosia sorrise beffarda. "No, niente. E' che ogni tanto mi chiedo dove vada tuo padre quando esce di casa. Insomma, non mi pare che abbia molti amici a cui far visita."
La saiyan si portò una mano alla bocca e rise divertita. "Tsk, vorrei proprio sapere che cosa si inventerebbe questa volta. Sono andato a recuperare Nappa che stava molestando le ragazze mentre facevano lo spogliarello in uno dei tanti locali in cui lui ama andare! No, non dobbiamo più partire per una missione, ormai abbiamo riposto le nostre armature di mercenari per dedicarci ai meravigliosi lavori domestici. I fiori potrebbero appassire se Nappa non li annaffia, è per questo che sono andato in quei locali a cercarlo e a riprenderlo. Se sentite l'odore di altre femmine, è assolutamente per questo motivo!" disse Celosia, mentre sarcasticamente impersonava il Principe dei Saiyan, un Vegeta che magari, nella realtà, non avrebbe pronunciato così tante parole, o addirittura, fin troppo infastidito, non avrebbe parlato affatto, evitando di dare delle delucidazioni su dove fosse andato, emettendo solamente un ringhio di disappunto come risposta.
"Ma tu credi che adesso mio padre tradisca anche la mamma?" le chiese preoccupata Bra.
"Tu hai forse la certezza del contrario?" controbattè rapidamente Celosia.

Bra rimase in silenzio, meditando su tale eventualità. Suo padre non diceva mai dove andasse, e Bra si era accorta come Vegeta avesse la propensione a tenerla all'oscuro dalle sue cose, come, ad esempio, dal suo riprovevole passato.
Che cosa le poteva dare la certezza che suo padre fosse realmente cambiato o che, invece, stava ingannando tutti da quando si era ritrovato da solo sulla Terra?

"Adesso che ci penso, ti ho mai raccontato della prima volta che tuo padre mi ha mostrato la sua vera faccia?" le chiese la saiyan ad un tratto, per non dare tempo sufficiente a Bra di ragionare in maniera diversa da come la saiyan desiderava.
Bra alzò la testa dal suo petto per guardarla curiosa in volto. "No. Raccontamelo."

Celosia si schiarì la voce e si mise più comoda sul letto, ben sapendo che la storia da raccontare a Bra sarebbe stata molto lunga, sebbene si trattasse volutamente solo di una parte del racconto.
Le descrisse di un lontano pianeta, dove la sua squadra aveva appena portato a termine l'incarico di epurarlo dai suoi indigeni. Era una vicenda accaduta molti anni prima, quando Nappa aveva ancora qualche ciuffo nero in testa e i due giovani saiyan di stirpe reale erano da poco diventati qualcosa di più che dei semplici compagni di squadra.
I quattro saiyan avevano ripulito il pianeta dai suoi abitanti, poichè Freezer aveva saputo che la sua terra e le sue grotte erano ricche di minerali e pietre preziose, quindi rappresentevano un'ottima fonte di guadagno per l'ingordo despota della Planet Trade Organization.
Ma, solamente pochi istanti prima che i saiyan avessero portato a termine la loro sanguinaria missione, Freezer aveva scoperto che le splendide informazioni riguardanti la ricchezza del pianeta altro non erano che delle falsità: il pianeta era più povero della brulla terra.
Preso da uno scatto di rabbia, furioso per la delusione appena provata, Freezer non tardò a decidere di far saltare immediatamente in aria il misero pianeta. I suoi sottoposti avvertirono tempestivamente i quattro saiyan del cambio di programma e li sollecitarono ad abbandonare in fretta il pianeta prima che Freezer li facesse esplodere assieme al corpo celeste.
I quattro guerrieri si affrettarono alle loro navicelle per scoprire poco dopo che una di queste non funzionava più. Il destino volle che fosse proprio quella di Celosia la navicella  fuori uso.
Non c'era tempo per richiedere una navicella di sostituzione, poichè la grande navicella di Freezer era già visibile dalla superficie del pianeta.
Celosia avvertì i suoi compagni tramite il suo scouter e cercò con gli occhi Vegeta, ma non fece nemmeno in tempo a terminare la comunicazione che vide la space-pod di Nappa partire a gran velocità per lo spazio, cruemente mostrandole che la propria pelle valeva molto di più della sua. La saiyan uscì velocemente dalla propria space-pod e corse verso quella di Vegeta, già chiusa e con il Principe al suo interno.

Celosia non avrebbe mai potuto dimenticare quegli occhi, egoisti e freddi, che beffardamente la stavano fissando al di là di quello schermo trasparente che li divideva, e nemmeno avrebbe mai potuto dimenticare quel sorriso, sghembo e sprezzante, che sadicamente lasciava trapelare il suo compiacimento e che, come un pugnale sottile ed affilato, la stava dolorosamente trafiggendo.
Celosia poteva ancora ricordare ogni minimo particolare come fosse avvenuto solo pochi minuti prima: si ricordava Vegeta azionare il pulsante di avvio che l'avrebbe fatto diventare in un batter d'occhio nient'altro che una luce lontana, si ricordava nitidamente il rumore della navicella mentre si sollevava in aria e rapidamente si allontanava da lei, lasciandola sola, abbandonata dal guerriero che solo da poche settimane era diventato il suo uomo, si ricordava di quel senso di delusione quando si era resa conto di quanto velocemente era stata lasciata da parte anche dall'altro saiyan che, da quando il loro pianeta, assieme ad i suoi abitanti, era esploso, era stato la sua unica figura adulta di riferimento.
Nappa non era sicuramente il massimo come punto di riferimento, ma era l'unico abbastanza adulto da poterle spiegare e chiarire alcune cose che i suoi consanguinei non avevano fatto in tempo ad insegnarle. E quel suo gesto egoista l'aveva profondamente ferita.

La saiyan, inoltre, non avrebbe mai potuto dimenticare il senso di vuoto, di desolazione e di abbandono che aveva provato mentre guardava la navicella di Vegeta allontanarsi da lei, lasciandola nel dolore silenzioso di un cuore deluso e affranto, al quale era stato bruscamente interrotto il flusso di un'energia condivisa con l'altra sua metà, in cui aveva riposto le sue speranze, i suoi desideri, i suoi progetti futuri.
Sentì di essere stata trattata come fosse stata una cosa da poco, un superfluo di cui poter fare a meno, o addirittura una soffocante nebbia grigia dalla quale fuggire. Assaggiata e sputata come una caramella cattiva, calpestata nel profondo dell'anima, percependo, per la prima volta, qualcosa dentro di sè fermarsi, mentre qualcuno continuava a muoversi per l'universo, su un altro pianeta, in un altro mondo, a mille miglia di distanza da lei.
L'assenza di quell'uomo che ormai era diventato parte di lei era più forte della disperazione, era una sensazione di morte fissa, di qualcosa di soffocante.

Celosia rimase così, folgorata dal passaggio fra il tutto e il nulla. Abbandonata in uno squarcio di dolore, lì dove fu lasciata.
L'isolamento e l'abbandono erano campi di battaglia più duri di quelli a cui era abituata a vivere, e quella fu la prima volta che comprese che, se fosse sopravvissuta, pur di non provare mai più una tale opprimente sensazione, avrebbe fatto di tutto per far sì che non si verificasse un'altra volta, per non ritrovarsi mai più in quel deserto divenuto per lei un sepolcro.

"E come te la sei cavata?" le chiese Bra, in preda ai brividi.

Celosia sorrise brevemente per poi voltare lo sguardo verso la ragazzina che sembrava essere rimasta particolarmente impressionata dal racconto.
"Grazie a qualcuno che è rimasto con me." le rispose la saiyan, con un tono della voce più dolce del solito.

In preda ad un senso di solitudine, di delusione e di abbandono, la saiyan avvertì ad un tratto qualcosa o qualcuno che la stava tirando per mano, aiutandola a riemergere da quello stato di shock in cui era caduta.
Radish la stava trascinando velocemente verso la propria navicella, ben sapendo che non c'era altro tempo da perdere. All'inizio Celosia si mostrò scettica, perchè, a parer suo, i due saiyan non sarebbero riusciti ad entrare entrambi nella navicella ed il portellone non si sarebbe dunque chiuso per poter partire. Radish rise del suo pessimismo, e le ricordò che alieni come Burter e Recoome, ben più ingombranti di loro due messi insieme, riuscissero comunque ad entrare in quelle space-pod, esattamente grandi come quella che i due saiyan si trovavano di fronte.

Radish si lanciò all'interno della propria navicella e si accomodò nella spaziosa poltrona, attendendo che la saiyan si sedesse sulle sue ginocchia.
Celosia si guardò attorno, cercando una qualche altra via d'uscita da quella situazione che non comportasse sedersi direttamente sulle gambe nude di quel saiyan.
Gli propose di far sedere prima lei sulla poltrona e di accomodarsi poi lui sulle sue ginocchia, dato che la saiyan era comunque abbastanza forte da non sentire alcun fastidio per il peso del muscoloso guerriero di terza classe.
Radish scoppiò a ridere per quella sua bizzarra proposta ed allungò un braccio per afferrarla, ma la saiyan si allontanò rapidamente dalla sua presa.
Celosia continuò a guardarsi intorno e, imbarazzata, accostò le protezioni della parte inferiore dell'armatura alle proprie gambe. La sventura, che amava farle visita, aveva fatto sì che un paio di ore prima qualcosa di poco piacevole entrasse inaspettatamente in scena e che le impregnasse il tessuto della tuta che la ricopriva dal collo ai piedi.
Radish si accorse della sua titubanza e le chiese che cosa ci fosse che la preoccupava. Celosia, che era talmente a disagio che non aveva neanche la forza di arrabbiarsi o di inventargli una scusa, gli rivelò come stessero realmente i fatti e che si vergognava quindi di stare seduta sulle sue gambe, fin troppo nude e sensibili a qualsiasi strano contatto.
A tale spiegazione, Radish scoppiò di nuovo a ridere. Uscì dalla navicella e le mostrò come il suo corpo fosse totalmente ricoperto di sangue che non era il suo, mescolato agli sputi ed alle lacrime delle vittime che aveva recentemente trucidato. Che differenza avrebbe fatto un po' di sangue in più o in meno sulla sua pelle?
Si trattava di un modo un po' disgustoso di tranquillizzare la saiyan, ma almeno Radish era sicuro che avrebbe dato i suoi frutti.
Celosia, ancora abbastanza in imbarazzo, si andò quindi a sedere sulle gambe del saiyan e, azionando velocemente i comandi della navicella, i due guerrieri riuscirono a sollevarsi in aria e partire per lo spazio aperto, appena in tempo per schivare un'enorme palla di fuoco che, un attimo dopo, avrebbe toccato la superficie del pianeta per farlo sparire per sempre.

Terminato il racconto, Celosia si passò una mano nei capelli, come se quel gesto l'aiutasse a riportarla nel presente. Abbassò lo sguardo su Bra che adesso stava fissando un punto vuoto della stanza.
Bra stava combattendo con se stessa, con il suo cuore e con il suo cervello. Da una parte si era rasserenata, contenta di aver saputo come Radish si era mostrato essere un valido ed affidabile compagno di squadra, ma dall'altra parte, quella che più la tormentava, non riusciva a far corrispondere nella sua testa l'immagine che Celosia le aveva appena fornito di suo padre, quella di un saiyan spietato e sanguinario, all'immagine dell'uomo valoroso, leale ed affidabile, che Bra aveva sempre avuto di lui. Quelle due immagini di guerrieri saiyan avevano lo stesso nome, ma per Bra non riuscivano ad essere la stessa persona.

Ma ad un certo punto, quando Celosia le posò delicatamente una mano sulla spalla che aveva iniziato a tremare come il resto del suo corpo, a Bra fu tutto distintamente chiaro.
Suo padre era stato una vera bestia con la saiyan, era stato scorretto ed ingiusto, sleale e codardo. Si era mostrato viziato, egoista, cattivo, incapace di amare, anzi, incapace di contraccambiare l'amore che Celosia diceva di mostrare per lui.
Celosia era la vittima, Vegeta era il carnefice.
Grazie a quel racconto, Bra ne aveva avuto la conferma: suo padre fu, e probabilmente le stava nascondendo di essere ancora, un vile traditore, un ipocrita bugiardo. Come avrebbe potuto Bra fidarsi ancora di lui dopo quello che aveva saputo?

Prima Goku, poi Celosia, con i loro discorsi erano riusciti a fornire un'immagine distorta del Principe del Saiyan a sua figlia, la quale non era conscia del fatto che il modo in cui lei adesso vedeva suo padre era solo il frutto di una sua errata interpretazione.

"Celosia, mi dispiace per ciò che mio padre ti ha fatto, mi dispiace per tutto, per come si è comportato con te, per come si sta comportando adesso. Mi dispiace. Non mi ero mai resa conto di com'è veramente mio padre e tu non meriti simili trattamenti. Non deve essere facile per te svegliarti ogni mattina e ritrovarti di fronte il suo volto ostile; sarò ancora una bimbetta, ma mi sono accorta come ti guarda. Per ogni cosa, seppur piccola, io sarò dalla tua parte." le confidò con un filo di voce la figlia del Principe di tutti i Saiyan, ormai convinta della decisione presa.

Celosia sorrise a se stessa. Quello suonava come il giorno più piacevole da quando era tornata in vita. Ce la stava facendo. Presto Vegeta avrebbe pianto per ciò che aveva perso e lei avrebbe vinto, avrebbe finalmente ottenuto la sua vendetta.

Ad un tratto Celosia si sentì stringere al petto ed abbassò lo sguardo su Bra che la stava abbracciando, bagnandole così il vestito con le lacrime che la ragazzina stava di nuovo versando.
"Smettila di piangere." le disse Celosia a bassa voce, infastidita da quell'ennesimo gesto di emotività.
La saiyan posò nuovamente una mano sulla spalla di Bra, ma quando la figlia del suo Principe alzò gli occhi su di lei e la guardò tristemente, qualcosa nella guerriera si risvegliò dentro di lei, una strana sensazione che non aveva mai provato. Che cosa le stava succedendo?

 

***


Questa era solo una parte della storia. Celosia, l'innocente e pura Celosia, non avrebbe mai raccontato a Bra che se Vegeta quel giorno l'aveva lasciata su quel pianeta deserto forse esisteva anche un motivo, seppur meschino e guidato dal rancore e dal desiderio di egoistiche rivalse.

Gli abitanti del pianeta che i saiyan dovevano epurare potevano godere della protezione di un valido e forte esercito, di uomini valorosi e ben preparati, e quindi, per i saiyan, degli ottimi ed allettanti avversari con cui potersi confrontare.
Vegeta, in quanto Principe e capo della squadra, aveva subito individuato e preso per sè i migliori combattenti da sfidare, ma Celosia, che non amava ricevere gli scarti, ebbe da ridire sui suoi ordini e, vedendo come Vegeta continuava a non dare ascolto alle sue proteste, decise di fare di testa sua: appena Vegeta l'aveva superbamente congedata, Celosia a tradimento lo colpì violentemente alle spalle, stordendolo in modo tale da poter così affrontare da sola i guerrieri più validi.
Ovviamente, quando Vegeta aveva ripreso i sensi e si era accorto che lo sterminio era quasi terminato, non poteva essere molto entusiasta del giochetto che la sua donna gli aveva tirato.

Celosia, inoltre, non le aveva raccontato della furiosa litigata che i due amanti fecero una volta raggiunta la navicella base di Freezer, e quindi quando erano entrambi sani e salvi. Non le raccontò di quando i loro rispettivi orgogli si sputarono contro ogni infamia, di come lei gli rinfacciò che non poteva comandarla perchè era una sua pari e non una sua sottoposta, e di come lui si infuriò, andandosene via. Non le raccontò di come lei gli corse subito dietro, per riprenderselo, e per litigare un'altra volta. Non le raccontò che i due litigiosi saiyan, solo dopo aver scatenato tutta la loro rabbia verso l'altra metà, si rinchiusero insieme in una delle loro stanze e non ne uscirono finchè non ebbero scatenato ben altri istinti.

Celosia non le aveva nemmeno raccontato della disputa che avevano avuto poche ore prima della partenza, quando la saiyan gli aveva confidato il suo sogno di diventare ufficialmente la sua donna, adesso che si erano inoltrati in una vera e propria relazione, e di come Vegeta l'aveva derisa per quel suo desiderio, facendole capire che lui non aveva alcuna intenzione di legarsi per sempre con lei, che non aveva bisogno di nessuno, tanto meno della saiyan a cui era stato promesso, e che aveva cose ben più importanti di cui preoccuparsi. A quel punto Celosia gli fece intendere che si sarebbe potuto scordare certe attenzioni da parte sua, fortemente intenzionata a non far mai più godere Vegeta della sua carne, proposito che però non ebbe lunga durata, giusto il tempo di tornare dalla suddetta missione.

Celosia non le raccontò uno dei motivi principali per cui Radish andava a sfogarsi dalle schiave che Freezer metteva a disposizione. Non le disse che spesso, dopo uno dei tanti litigi con Vegeta, lei andava a cercare il conforto del saiyan di terza classe, torturandolo con la sua sola presenza, poichè la sue grazie erano a lui inaccessibili.
Passavano del prezioso tempo assieme, troppo vicini l'uno all'altra e, mentre lei si rigenerava grazie all'amichevole conforto del saiyan, rimettendo assieme i vari pezzi prima di spiccare di nuovo il volo come una fenice, ma lontana da lui, una parte di Radish ne soffriva, poichè i suoi sensi rimanevano inappagati. Doveva andare da loro per non impazzire, per evitare di perdere per un solo momento il controllo e strappare irrimediabilmente quel tacito accordo che era stato stipulato tra i due giovani saiyan, un accordo che prevedeva sostegno e fiducia reciproci, amicizia e fratellanza, ma niente più.
Quando stava con lei, Radish era come una bomba ad olorogeria pronta a scoppiare da un momento all'altro, ed il saiyan si tratteneva fino all'inverosimile, pur di poter continuare a starle vicino. Ogni tanto la saiyan gli concedeva un bacio o una carezza, come un gesto di riconoscenza per il suo supporto, anche se spesso, se ciò accadeva, era perchè la saiyan era fin troppo esausta psicologicamente per resistere alle sue attenzioni e così lo lasciava semplicemente fare.

Infine Celosia non raccontò a Bra che anche lei andava spesso in quei bordelli, cercava le schiave che avevano ancora addosso l'odore del suo Vegeta e, dopo averle sottoposte ad atroci torture - torture che Bra non avrebbe mai immaginato che Celosia potesse compiere - poneva fine alle loro sofferenze ed alla loro inutile vita.
Celosia non avrebbe rischiato che una di quelle donne portasse in grembo il seme della stirpe reale, il seme del Principe di tutti i Saiyan, il seme del suo uomo. Non avrebbe mai sopportato l'esistenza di un qualche bastardino mezzo saiyan a giro per l'Universo, il simbolo dell'iganno, il simbolo del suo fallimento.








Note dell'Autrice

Mi scanso un po' più in là.
Ho sempre il terrore di ricevere un pomodoro marcio in faccia!

Che ve ne pare? Ho fatto un gran pasticcio con questo capitolo? Spero di essere riuscita a rendere bene l'idea di tutto ciò che è avvenuto, mi ci sono volute ben dieci pagine word! (che novità, eh?)
Dunque, ho un paio di annotazioni da fare: avrete visto che la storia ha avuto alcuni salti temporali a causa dei vari racconti di Celosia che ho inserito.
Praticamente ho cercato di mostrare alcuni camei della loro precedente vita, più o meno quando i più giovani saiyan erano nel bel mezzo dell'adolescenza.
A tale proposito, mi sono ricordata della grande differenza che c'è stata nello sviluppo fisico tra Goku ed i suoi amici (quindi Terrestri) nella prima serie di Dragon Ball: fate conto che quando la storia è iniziata Goku aveva ben dodici anni ed aveva ancora tutte le fattezze di un bimbo. Anche durante la saga del grande mago Piccolo, Goku aveva quindici anni ed era ancora un bambino (mentre sia Yamcha che Bulma, che all'inizio della storia avevano entrambi sedici anni, erano già più ragazzi e meno bambini). Solo quando Goku è diventato maggiorenne, l'abbiamo potuto vedere con le sembianze di un piccolo ometto (con tanto di Bulma che gli sbavava dietro...eheh!).
Quindi mi sono basata sul suo aspetto fisico che è cambiato mooolto lentamente durante gli anni dell'adolescenza per immaginarmi come potevano essere stati gli altri saiyan durante quegli spezzoni del racconto di Celosia. Ad esempio, quando Celosia andava a prendere Radish che si sollazzava allegramente nei bordelli, ho pensato che lei avesse quindici anni (quindi un po' più vecchia di Bra, ma fisicamente più giovane di lei) e Radish diciassette (perciò, avvicinandosi ai fatidici diciotto in cui abbiamo visto per la prima volta Goku con fattezze più mature, Radish aveva un aspetto più adulto rispetto alla saiyan)
Ci tenevo a delucidare questo particolare perchè non sapevo quanto fosse chiaro (va beh...non è che sia di questa grande importanza...è solo puntigliosità! =P )
Detto ciò, vi lascio alle vostre recensioni! =)
Scrivete anche se mi volete mandare a quel paese, a volte me lo potrei meritare! (va beh, a parte scherzi, mi fa piacere sapere che cosa ne pensate o se avete trovato qualche errore o discrepanza!)
Nel prossimo capitolo tormenterò un po' Trunks ed i suoi esami! =)


Grazie a tutti voi che mi state leggendo!!! Un bacio!

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Capitolo 19
*** La strana coppia ***


- La strana coppia -





Una meravigliosa luna piena stava risplendendo nel cielo stellato e le tende delle Capsule Corporation erano state rigorasamente tirate, affinchè non un raggio lunare entrasse all'interno dell'immensa abitazione.

Radish era seduto sulla soglia della finestra, con la testa appoggiata alle colorate e pesanti tende di camera sua e con lo sguardo rivolto al pavimento.
Sembrava che il saiyan fosse assorto nella contemplazione delle piastrelle e dei disegni presenti sul tappeto, ma in realtà la sua attenzione era immersa da ore nelle parole che aveva enunciato Vegeta quella mattina stessa, rivelandogli un curioso interessamento sullo stato fisico e psichico della saiyan sua ospite.
Radish temeva che tali insolite attenzioni del Principe su Celosia fossero correlate ad una sua volontà di sbarazzarsi della ex compagna, cercando di trovare un pur minimo pretesto per poter affermare che la saiyan era pericolosa per la sua famiglia ed i suoi amici.
Radish era consapevole del fatto che se Vegeta fosse venuto a conoscenza del piano che Celosia aveva escogitato, il saiyan di terza classe non avrebbe potuto fare nulla per fermarlo e l'avrebbe inevitabilmente persa un'altra volta.

Ma perchè Celosia non gli aveva dato retta quando le aveva proposto di lasciare tutto stare e di iniziare una nuova vita, lontana da Vegeta che l'aveva portata ad essere solamente polvere? Perchè Celosia si ostinava a non dargli ascolto se non quando ormai si era già bruciata?
Radish si stava tormentando da ore con quelle domande.
Il guerriero di terza classe era conscio dei suoi limiti, sapeva non avrebbe potuto proteggerla; lo voleva terribilmente, ma non ne era in grado.
Forse, se si fosse fatto aiutare da suo fratello, allenandosi con lui, imparando da lui le migliori mosse di combattimento, forse, avrebbe avuto una possibilità. Ma se Celosia continuava a voler giocare con il fuoco, Radish non avrebbe saputo come aiutarla.

***


In un'altra stanza delle Capsule Corporation un ragazzo stava ripetendo nella propria mente le formule e le definizioni che aveva imparato durante il pomeriggio. Ogni tanto i suoi occhi cadevano sulle frasi stampate a chiare lettere sul libro, in modo tale da controllare che stesse ripetendo correttamente e senza fare errori.

Era talmente immerso nel suo ripasso serale che si era pure dimenticato che quella sera avrebbe avuto un appuntamento. Non aveva nemmeno sentito quando qualcuno aveva bussato alla porta e che questa persona, non ricevendo risposta, era comunque entrata in camera sua. Solamente quando avvertì una mano poggiarsi delicatamente sulla propria spalla, il ragazzo sussultò e tornò alla realtà.
"Ehy, non ti sarai forse dimenticato di me?" gli chiese la voce più dolce e sensuale che il ragazzo avesse mai udito in vita sua.
Trunks si girò a guardarla.
Si chiese dove quella donna avesse trovato quei vestiti, se nel guardaroba della sorella perchè le stavano così aderenti e maledettamente bene, oppure se fosse andata appositamente a comprarli in un negozio sportivo dove dispensavano articoli per ginnaste a luci rosse. Non che fosse niente di trasgressivo, ma degli short attillati ed un top fasciante che ben poco lasciava all'immaginazione, e da cui si intravedeva il pizzo del reggiseno push-up, erano di quanto meno adeguato per la prima sessione di allenamento in una camera gravitazionale. O meglio, erano di quanto meno adeguato per chi si voleva allenare.

"No, non mi sono dimenticato." rispose Trunks, evitando di manifestare l'imbarazzo che sarebbe potuto trapelare dal tono di voce.
"Ti ho aspettato tanto, ma non arrivavi mai." gli disse Celosia con voce malinconica, come una gattina che miagolava perchè le fosse aperta la porta, cingendogli delicatamente le spalle con un braccio, avvicinando così il proprio petto al corpo del ragazzo.
Trunks inghiottì un groppo di saliva. "E' che stavo ripetendo gli argomenti dell'esame, tutto qui. Non mi ero accorto che fosse così tardi."
La saiyan fece il labbrino, falsamente rattristata perchè il ragazzo si stava impegnando e stancando così tanto nello studio. Sfogliò un paio di pagine e tornò a sorridergli.
"Non vorrei interferire nei tuoi studi. Quanto ti manca per finire?"
"Giusto una decina di minuti." le rispose Trunks, cercando di contemplare il numero delle pagine mancanti anzichè il fisico di Celosia.
"Va bene, allora ti aspetto." gli rispose gioiosa la saiyan, andando a stendersi sul letto del ragazzo.
Trunks la osservò mentre si stendeva sul letto. "Mi aspetti qui?" le chiese perplesso, come se gli facesse strano che la saiyan lo volesse proprio attendere in camera sua e sul suo letto.
"Certo, che ci sto a fare nella camera gravitazionale da sola? Tanto tra poco hai finito, no? Si va là insieme!" gli rispose la donna, mentre si sistemava più comoda sul letto. "Mi metto qui buona a leggere qualcosa, tu finisci pure di studiare." lo esortò lei, mentre prendeva un libro dalla comodina vicina al letto.

Celosia silenziosamente aprì il libro e strabuzzò gli occhi. "Ma che roba leggi?" gli chiese, quasi preoccupata.
Trunks controllò con più attenzione il libro che Celosia teneva in mano.
Le avrebbe voluto dare volentieri una risposta se la saiyan non si fosse prima messa a ridere, mostrandosi incredibilmente divertita.
"Sai cosa mi ricorda?" gli disse Celosia con le lacrime agli occhi a forza di ridere. "Uno di quei librini...Come si chiamano?" La saiyan si portò una mano al mento, cercando di ricordarsi il nome. "Ne ho visti tantissimi in molti pianeti in cui sono stata. In alcune culture le mamme usano questi libri disegnati per insegnare ai loro bambini a leggere!"
Trunks scosse la testa, leggermente sbigottito. "Ce li abbiamo anche noi i libri che tu dici, ma questo non è uno di quelli.  Questo che hai in mano si chiama fumetto ed è anche per adulti." le spiegò pazientemente il ragazzo. "Leggilo mentre mi aspetti, è divertente." la esortò infine, per poi tornare a piegarsi sui tomi universitari.

Celosia tacque e si mise a sfogliare disinteressatamente le pagine. Era rimasta un po' delusa nello scoprire che il figlio di Vegeta, il figlio del Principe di tutti i Saiyan, leggesse ancora dei libri con dei disegni stampati sopra. Era così tanto diverso da suo padre; Vegeta alla sua età era già un uomo fatto che si occupava di guerre e di stermini, mentre Trunks era ancora un ragazzino nel corpo di un uomo che viveva nella tranquilla bambagia quotidiana. Come le sembravano due Realtà così distanti ed incomunicabili tra loro. Celosia faticava a credere quante cose fossero cambiate in quei trentaquattro anni di oblio.

La saiyan si sistemò meglio la scollatura del top e guardò il ragazzo che, dandole le spalle, si era di nuovo immerso nel ripasso serale.
Celosia aveva messo in conto di concedersi a Trunks, giusto per il gusto di levarsi lo sfizio di scoprire com'era il figlio di quel che un tempo era stato il suo compagno, soprattutto sapendo che Vegeta non ne sarebbe stato affatto contento se lei avesse messo le grinfie su l ragazzo Infatti, se si era vestita in quel modo era principalmente per quel motivo, poichè abitualmente la saiyan avrebbe indossato abiti ben più coprenti e protettivi se si fosse dovuta allenare. Ma siccome per la prima sessione di allenamento aveva deciso che Trunks le avrebbe insegnato come poter fare a percepire le auree e a controllare la propria, giusto per quella sera Celosia aveva deciso di trasgredire le sue abitudini.

Da quanto poco era interessata dal libro che teneva in mano, Celosia si chiese ad un certo punto se Trunks fosse ancora vergine, vista l'insicurezza che trapelava dai suoi modi quando era con lei.
Poi le tornò in mente il giorno in cui era tornata in vita, e quella volta Trunks non si era mostrato così tanto timido con lei. Era vero che fu lei a prendere l'iniziativa, avventandosi sfacciatamente sul ragazzo quando erano in cucina, ma Trunks, sebbene da principio era rimasto inerte, forse perchè alquanto sorpreso da quell'inatteso cambio degli eventi, non tardò a rispondere alle sue attenzioni con fin troppa confidenza.
Perchè adesso la scansava in quel modo come se fosse intimorito, imbarazzato?
Ad un tratto a Celosia venne in mente che l'unica cosa che distingueva quel momento dai giorni che l'avevano seguito era il fatto che prima Trunks non sapeva chi lei fosse. Solamente dopo essere venuto a conoscenza della sua identità il ragazzo si era allontanato da lei, diventando più timido e riservato.

Ah! Ma quale strana idiozia sarebbe stata se fosse veramente stato così, pensò la saiyan ridacchiando fra sè e sè. Fare tutte quelle resistenze perchè lei era stata un tempo la compagna di suo padre!

In tutto il suo rimuginare, a Celosia cadde il libro di mano, finendo per terra. La saiyan svogliatamente cercò di raccattarlo, ma facendo ciò lo spinse ulteriormente fino a finire sotto al letto. Celosia allora si girò e si mise d'impegno per riprenderlo, tastando tutto quello che trovava sul pavimento sotto al materasso. Sentì ad un certo punto una superficie liscia e rigida, che tutto sembrava ricordare la copertina di un libro. Lo afferrò e lo portò sotto ai suoi occhi.
Bastò uno sguardo ad un paio di pagine, che la saiyan scoppiò a ridere divertita.

"Te l'avevo detto che ti sarebbe piaciuto." le disse Trunks, sorridendo, ma non alzando gli occhi dai tomi universitari.
Celosia continuò a ridere, ormai al culmine della gioia più sfrenata.
"Non credevo che esistesse anche la versione umana! Fino ad ora avevo visto quella di molti alieni platelminti, artropodi e addirittura anellidi che, per carità! Non si riusciva a capire niente di cosa stessero facendo! In effetti era parecchio strano che non ne avessero fatta anche una nostra. Beh...a dire il vero un paio credevo di averne trovate, ma poi, quando mi ero messa a scrutare bene nei dettagli, mi accorsi che laggiù erano parecchio diversi da noi e quindi erano delle copie inutilizzabili!" Celosia si interruppe un attimo, mentre continuava a sfogliare le pagine con avido interesse. "Ohh...ma questa la conosco! Ed anche questa! Trunks, tu questa l'hai mai provata? Ah! E' un vero casino! No, non te la consiglio proprio! Invece questa sì! E' una delle migliori! No! Ma non ci posso credere! E questo che garbuglio è?" si chiese la saiyan, euforica per la contentezza di aver trovato tale libro illustrato, da lei agognato da anni. Era talmente presa da quel libro che stava parlando a profusione.

Trunks corrugò la fronte ascoltando il monologo apparentemente senza logica di Celosia. Ma di cosa stava parlando?

Il figlio di Vegeta si girò verso di lei, scoprendo con grande terrore quale libro stesse tenendo tra le mani la saiyan. Senza neanche pensarci due volte, il ragazzo si lanciò in direzione del libro, tendando di sottrarglielo, ma Celosia fu abbanstanza veloce da evitare che Trunks glielo levasse dalle mani.
"Non mi dire che ti vergogni." gli disse maliziosa la saiyan. "E' molto meglio se ti vergogni per quel libretto che volevi farmi leggere prima! Almeno questo ha delle figure più consone alla tua età."

Trunks era paonazzo. Sembrava che Celosia fosse tornata in vita solo per deriderlo.

"Dai, su, ridammelo." la pregò il ragazzo, incredibilmente imbarazzato.
"Neanche per sogno! L'ho cercato per anni e adesso che l'ho trovato, ho proprio intenzione di studiarmelo come si deve!" lo sgridò la donna, portandosi al petto il libro aperto.
Trunks si passò le mani nei capelli. Ma perchè non erano andati subito ad allenarsi non appena Celosia era entrata in camera sua?

"Mi è venuta in mente un'idea." disse Celosia ad un punto, poggiando il libro sulle ginocchia e sfogliandolo divertita. "Perchè non guardiamo quali di queste posizioni abbiamo già messo in pratica? Sarà un modo per conoscerci meglio e per metterci a confronto! Dai, sarà divertente!"
Celosia aveva proprio voglia di mettere alla prova l'esperienza del figlio del principe di tutti i Saiyan. Era curiosa di scoprire qualcosa di più sul suo conto.

"No, non lo è." le rispose infastidito il ragazzo. "Perchè invece non andiamo ad allenarci?"
"Ad allenarci ci andiamo dopo. Ormai mi hai fatto aspettare tanto...puoi aspettare cinque minuti pure tu!" controbattè furbamente Celosia. "Allora, questa l'hai mai provata?" gli chiese, indicando una figura dove erano disegnati un uomo ed una donna ben poco vestiti.
Se prima Trunks era paonazzo, adesso stava avvampando. Gli sembrava di essere entrato dentro ad una sauna dove il termostato era impazzito e dentro vi era un caldo insopportabile, di quelli che faceva sudare da ogni singolo poro e levava il respiro.
Il ragazzo non rispose, troppo imbarazzato per essere entrato in simili argomenti proprio con la ex compagna di suo padre.
"Allora?" lo incitò ulteriormente Celosia. "Devo prenderlo come un no?" gli chiese, girando pagina ed indicando successivamente un'altra figura. "Va beh...neanche io quella l'avevo mai messa in pratica. Ed invece questa? Non è affatto male, credimi!"

Trunks continuò a non risponderle, maledicendosi di non essere andato subito ad allenarsi quando lei era appena entrata in camera sua.
"Neanche questa?" appurò la saiyan. "Ma almeno una di queste le avrai provate o no? Magari una semplice semplice?"
Trunks non rispose neanche a quella domanda. Gli faceva talmente strano, quasi da infastidirlo, avere la donna di suo padre, la stessa donna per cui lui voleva provare indifferenza - ma senza riuscirci - vicina a lui, seduta comodamente sul suo letto, che teneva in mano uno dei libri sul comportamento sessuale più famoso dell'intero Universo, e che gli faceva domande fin troppo esplicite sulla sua esperienza.

Notò con sorpresa che la donna che gli stava seduta accanto era incredibilmente diversa dalla ragazza della sera precedente, quando Trunks di sua iniziativa aveva deciso di allenarla.
Così, dal nulla, gli tornarono in mente le parole di Goten, che gli dicevano che era un imbecille se ancora non ci aveva provato con la saiyan. Gli tornarono in mente le parole di suo padre, che gli dicevano di stare alla larga da quella donna, dandogli dell'incapace perchè non sarebbe riuscito a tenerle testa. Gli tornarono in mente quei dolci momenti di quella sera in cucina, quando suo padre si era ritirato con Bra e Pan per far loro la ramazina del secolo. Gli tornarono in...
"Ehy..." lo chiamò Celosia. "Ti sei incantato?" gli chiese dolcemente.
Trunks strabuzzò gli occhi, tornando con la mente a dove realmente si stava trovando: rinchiuso in camera sua, seduto sul suo letto, in compagnia di una delle donne più affascinanti che avesse mai incontrato nella sua giovane vita, che si mostrava gentile e affabile con lui, forse fin troppo espansiva e spigliata per i suoi gusti, ma, nonostante ciò, rimanendo incredibilmente incantevole ed attraente.
"Trunks?" lo chiamò nuovamente la saiyan, senza ottenere alcun segno di vita dal ragazzo.

A quel punto Celosia chiuse rumorosamente il libro e si portò più vicina al ragazzo, quasi a trovarsi naso contro naso. Lo scrutò attentamente negli occhi, come un predatore avrebbe studiato la sua povera preda per capire quale mossa avrebbe fatto per scappare dalle sue grinfie.
"Trunks, non sarai mica ancora vergine, vero?" gli domandò dubbiosa la donna. "Non che ci sia niente di male, però..."

Trunks si sentì prender fuoco dalla vergogna.
Che figura da bamboccio stava facendo con lei! Non riusciva a parlarle, a sostenere il suo sguardo; l'unica cosa che fu in grado di fare fu muovere la testa in segno negativo.

"Ah...e allora perchè non mi rispondi? Non capisco proprio di cosa tu ti stia vergognando!" esclamò Celosia, scansando il libro che aveva causato fin troppo imbarazzo. "Siamo praticamente coetanei, viviamo sotto lo stesso tetto da giorni ormai, e tu continui a trattarmi come una sconosciuta!"
"Non è questo il fatto..." riuscì a sussurrare Trunks, tenendo gli occhi bassi sulle proprie gambe, evitando di guardare quelle nude della sua interlocutrice.
"E allora qual è? Non riesco proprio a capirti, ti faccio così tanto schifo che non riesci neanche a guardarmi negli occhi mentre ti parlo?" gli domandò, quasi urlando, la donna.
D'istinto Trunks alzò lo sguardo sul suo volto. "No, non è affatto questo il motivo! Ci mancherebbe!" tentò di difendersi alla bell'e meglio. "Vedi, è che..."

Trunks tirò un sospiro d'arresa. Inutile fare altra resistenza. Meglio essere chiari fin dall'inizio onde evitare che si dovessero ripresentare situazioni del genere.
"E' che...E' che non riesco a parlare di simili cose con te. Insomma, tu sei stata la compagna di mio padre per anni, non puoi parlarmi di quello che combinavi sotto le coperte quando io so che l'altro con cui lo facevi era mio padre. Mi fa strano, mi dà noia, ecco!"

Finalmente l'aveva detto. Ce l'aveva fatta a liberarsi di quella opprimente confessione.

Celosia sgranò gli occhi, rimanendo in silenzio.
Si portò successivamente una mano alla bocca, ridendo prima sommessamente e poi iniziando a ridere di gusto, tanto da farle lacrimare gli occhi dalle risate.

Non poteva crederci, era proprio come aveva supposto! Che sciocco ragazzino...

"Oh Trunks!" riuscì a dire Celosia, nel mentre che cercava di ritrovare il suo esemplare contegno. "Non mi fare ridere, ti prego! Ma tu davvero ti sei fatto tutti questi problemi per questo motivo? Cioè, fammi capire meglio. Tu desisti da me perchè io un tempo sono stata la donna di tuo padre?"
Il ragazzo annuì con la testa, adesso sentendosi in imbarazzo perchè palesemente deriso dalla donna.
"E' che ogni volta che tu tenti di baciarmi o di farmi una carezza, mi viene in mente quando tu facevi lo stesso con mio padre. A volte, invece di vedere te, vedo la sua faccia! Mi viene naturale scappare via!" le spiegò Trunks, tenendo le spalle strette, sempre più in imbarazzo.

Celosia scosse la testa, sorridendogli amorevolmente, e gli passò una mano nei capelli, per poi posarsi sulla sua spalla, un gesto che sorprendentemente rassicurò il ragazzo.
"Intanto non è detto che sotto le coperte con me ci fosse precisamente tuo padre, e poi..." La saiyan gli sorrise beffarda. "Dimmi un po', le ragazze che hai avuto erano tutte vergini?"

Trunks corrugò la fronte a quella domanda. "Alcune, perchè?"

"E con le altre ci sei andato senza farti problemi?"
"Sì, ma non capisco perchè lo vuoi sapere."
"Beh...è semplice, Trunks. Quando tu eri con quelle ragazze, sotto a quelle coperte, eri solamente con loro oppure la tua mente ti portava ad essere in compagnia di tutti gli altri uomini con cui quelle giovani hanno avuto una storia?"
"No, certo che no. Eravamo noi due e nessun altro."
A quella risposta, Celosia schioccò due dita di fronte al ragazzo. "E' questo il punto! Se non ti ha mai dato noia con chi fossero state precedentemente quelle ragazze, allora perchè ti devi fare dei problemi con me?" gli disse la saiyan, senza alcun tono di malizia nella sua voce.
"Che credi, oggi come oggi, non mi fa affatto piacere essere stata la donna di tuo padre. Se potessi rimuoverlo dalla memoria, non potrei essere che felice!" confessò apertamente Celosia, per poi abbassare lo sguardo su di sè e tornare successivamente a guardare Trunks nelle iridi celesti.

"Che devo fare, Trunks?" gli chiese la donna, implorandolo con la voce e con gli occhi, occhi che erano incredibilmente diversi da quelli che con furbizia lo stavano scrutando prima, mentre la sua mano si portò su quella del ragazzo, stringendogliela. "Non l'ho di certo chiesto io di essere fatta tornare in vita e di abitare proprio nella stessa casa dell'uomo che mi ha uccisa così vilmente, per giunta diventando incapace di difendermi per colpa di quel maledetto drago. Sono praticamente sola su questo pianeta, non ho nessuno. E poi ho conosciuto te e..." Celosia si interruppe un attimo per prendere un poco di fiato. "E non mi sei rimasto di certo indifferente, penso che questo tu l'abbia capito già da tempo. Non che io voglia chissà cosa da te, ma solo un po' di compagnia, tutto qui." gli confessò, quasi timidamente, la saiyan.

Trunks sbarrò gli occhi. Eccola, era quella la ragazza della sera precedente. Quella per cui lui aveva deciso che ne sarebbe valsa la pena frequentarla, conoscerla meglio, iniziando intanto con gli allenamenti e poi, chissà, magari uscendo insieme, frequentandosi come avrebbero fatto due ragazzi qualunque della loro età.

Trunks si sentì rincuorato adesso che l'aveva ritrovata, dopo tutto l'imbarazzo che gli aveva fatto penare prima la saiyan.
"Beh...un po' di compagnia forse te la posso dare." scherzò Trunks, facendole l'occhiolino, mentre allungava la mano destra verso di lei. "Amici?"
Celosia lo guardò prima titubante, ma poi strinse decisa la mano che le stava di fronte. "Amici."
Il ragazzo le sorrise e con uno scatto veloce della mano, che ancora stringeva quella della saiyan, la attirò verso di lui, mentre si stava alzando dal letto, facendola alzare a sua volta.
"Bene, allora da amici adesso possiamo anche andare ad allenarci. Si sta facendo tardi." la esortò Trunks, incamminandosi verso la porta.
"Stavo appunto aspettando che me lo chiedessi." scherzò Celosia, mentre si lasciava condurre fuori dalla stanza mano nella mano da Trunks.

Poco dopo che i due ragazzi si erano incamminati per il corridoio, a Trunks tornò in mente un'affermazione di Celosia.
"Hey, ma cosa intendevi dire prima quando mi hai detto che non era poi così sicuro che sotto le coperte con te ci fosse precisamente mio padre?" le chiese il ragazzo, prendendola sullo scherzo, adesso che era riuscito a superare tale questione che lo bloccava.
"Ehy, siamo appena diventati amici, che cos'è tutta questa confidenza?" lo punzecchiò la saiyan, volutamente omettendo di rispondere alla sua domanda.

I due ragazzi risero all'unisono e continuarono a camminare, l'uno di fianco all'altra, in direzione della camera gravitazionale.

Celosia stava ridendo di puro piacere. Questa volta non si era fatta cogliere impreparata.
Se la sera precedente il suo lato emotivo aveva prevalso su quello razionale, sconvolgendola e sconvolgendo parte del piano, questa volta la saiyan era riuscita a mantenere tutto sotto ad un perfetto controllo. Era riuscita a recitare la parte della donna angustiata, afflitta, senza però rimanerne totalmente coinvolta da quei sentimenti. Era vero quello che diceva a Trunks, non l'aveva di sicuro chiesto lei di essere fatta resuscitare e di ritrovarsi a convivere con l'uomo che l'aveva uccisa, ma che tanto aveva rappresentato per lei un tempo. Ma sicuramente da Trunks non voleva della pietosa compagnia, poichè il ragazzo le serviva per uno scopo ben preciso, essendo forse l'unico in grado di allenarla a dovere. I figli di Kakaroth neanche li aveva presi in considerazione, ritenendo Goten solo un perditempo dalle mani lunghe e Gohan troppo riservato e avveduto nei confronti dei nuovi ospiti saiyan. La donna si sarebbe potuta allenare anche con Kakaroth, ma era convinta che, caso mai le fosse venuto in mente di fare un discorso intelligente con il suo allenatore, Kakaroth non sarebbe stato proprio la persona più adatta. Ancora non le era chiaro come avesse fatto quel guerriero talmente ingenuo a sconfiggere uno dei tiranni più temuti delle quattro galassie.

***


Una signora di mezza età, ma ancora molto attraente, aveva appena indossato la sua camicia da notte preferita e si era infilata sotto le coperte dove già l'aspettava il marito.
"I tuoi vecchi compagni di squadra sono davvero dei grandissimi maiali! Mangiano, bevono e sporcano per tutta la casa! I robot non riescono più a tenerla pulita come un tempo da quando ci sono loro qui!" si lamentò la donna, mentre appoggiava la testa sulla spalla dell'uomo.
Il marito neanche si girò a guardarla o a contemplare la generosa scollatura della moglie, continuando invece a fissare un punto fisso del soffitto.
"Che c'è? Non parli?" lo pungolò lei. "E certo! Tu neanche ti accorgi di quel che combinano quei tre tutto il giorno! Te ne stai sempre rintanato in quella maledetta camera gravitazionale e lasci l'ingrato compito di accudire quei tre scimmioni a me!" protestò la donna. Ma, notando che continuava a non ricevere attenzioni, prese il mento del marito tra due dita e lo indusse gentilmente a girarsi verso di lei. "Ehy, ma mi stai ascoltando? Sembri assente!" gli disse Bulma, senza più usare il suo classico tono di voce stridulo di quando era arrabbiata, ma uno più gentile e affabile.

"Bra ce l'ha con me." le confessò Vegeta dopo un lungo silenzio.

"Scusa?" le chiese Bulma, sbattendo le palpebre, non sicura di aver udito bene.
"Oggi è parecchio strana, più strana del solito." le rispose, scandendo con accortezza ogni singola parola. "A cena non mi ha degnato di uno sguardo e quando l'ho seguita, mi ha lanciato un'occhiata che non mi sarei mai aspettato da lei. Mi ha pure intimato di starle alla larga." le spiegò infine, sbuffando.
"Ah, è per questo che sembri così preoccupato?" gli chiese Bulma, piacevolmente sorpresa da come Vegeta fosse rimasto offeso dal comportamento della figlia. "Non ti devi preoccupare, Bra oggi è un po' stranetta per i suoi motivi, le passerà."
Vegeta alzò un sopracciglio. "Spero che questi suoi motivi abbiano una buona giustificazione." protestò, mentre si metteva di fianco, dando così le spalle a Bulma.
Bulma ridacchiò tra sè e sè, scompigliando i capelli a fiamma del marito. "Ma guarda come ti sei tutto risentito!" scherzò lei, constatando quanto il marito se ne fosse avuto a male. "Te l'ho detto, non ti devi preoccupare. Bra è entrata in quella fase della vita dove niente le andrà bene: tu sarai il lupo cattivo ed io l'arpia che rompe le scatole. Vedrai, a breve ti riempirà di insulti e ti dirà che sei un mostro che non la lasci vivere in pace e tranquillità e, soprattutto, che non capisci niente, tanto meno capisci lei ed i suoi bisogni."
Vegeta sbuffò. "Trunks non si è mai comportato così."
"Ma perchè noi femminucce reagiamo diversamente da voi maschietti!" gli spiegò ridacchiando la donna.
Vegeta si voltò infastidito verso di lei. "Non c'è bisogno che mi spieghi le cose usando certi termini. Non sono un bambino di cinque anni."
"Lo so, lo sto facendo apposta per sdrammatizzare un po'!" esclamò lei, cingendogli scherzosa un braccio attorno al busto, potendo così osservare il volto del suo uomo più da vicino. "Sono gli ormoni, a cose normali Bra non si comporterebbe così."
"Allora dì a tua figlia di non comportarsi così."
"Ah! Io dovrei dire a mia figlia di non comportarsi così?! Come vuole, mio principe."
"Non chiamarmi in quel modo, lo sai che non mi piace."
"Uffa, non si può proprio mai scherzare con te!"

Vegeta alzò le spalle ed affondò il viso nel cuscino, non rispondendole e facendole capire che adesso avrebbe voluto dormire.

"Quanto durerà?" chiese Vegeta interrompendo il silenzio.
"Che cosa?"
"Questo periodo."
Bulma alzò gli occhi al soffitto, pensierosa. "Beh...Dipende. A qualcuno dura di più, a qualcuno di meno. Poi dipende anche dal grado di ribellione che può prendere il quel periodo. Non c'è una durata precisa, ecco." gli spiegò attentamente la donna.
Ad un tratto però Bulma si portò una mano sulla fronte e scoppiò a ridere. "Spero solo che nostra figlia abbia preso da te e non da me! Con Trunks ci è andata bene, ma se Bra ricalcherà le mie orme, avremo una bella gatta da pelare!" si augurò Bulma, mentre faticava a respirare, non riuscendo proprio a smettere di ridere.
Vegeta tornò a voltarsi verso di lei e la scrutò con sguardo indagatore. "Che cosa vorresti dire?" le chiese, cercando di celare quella lieve preoccupazione mista ad ansia che stava crescendo in lui.
"Beh...diciamo che non so come abbiano fatto i miei genitori a sopportarmi. Quando ero una ragazzina ero a dir poco agitata! Lo sai, a sedici anni sono andata via di casa tutta sola soletta per cercare le sette sfere del drago, e durante gli anni seguenti ho fatto un po' quello che mi pareva!" gli confessò Bulma, tornando con la memoria a quei momenti, lontani eppure così tanto vicini. "E poi avevo davvero un caratterino difficile. Ero capricciosa, devo ammetterlo. Strillavo, mi arrabbiavo e mi lamentavo per qualsiasi cosa."
"Non vedo una grande differenza da adesso." le fece notare Vegeta prima di ricevere dalla moglie una leggera pacca sulla fronte.
"Fa pure lo spiritoso, tanto se Bra avrà preso da me, toccherà anche a te gestirla! E poi, tanto per tornare al discorso precedente che tu mi hai interrotto, mio caro, se io mi arrabbio significava che ci sono degli imbecilli che mi fanno sempre arrabbiare!" sottolineò la donna, facendo un lieve riferimento al marito che ogni tanto, anche lui, con qualche sua battutina, la faceva contrariare.
"Comunque, Vegeta, sta tranquillo. Lo supereremo." lo rassicurò Bulma, come se affrontare l'adolescenza tormentata della figlia fosse equiparabile ad un pericoloso attacco alieno. "Per lo meno c'è anche Celosia che ci dà una mano adesso. Ti dirò, non me lo sarei mai aspettato da lei, eppure stamani era con Bra che cercava di tirarle su il morale."

Udendo tale frase, Vegeta si mise di scatto seduto sul letto e guardò furente la moglie negli occhi. "Quella donna! Le avevo intimato di stare alla larga da Bra ed invece insiste a fare di testa sua! Se continuerà di questo passo, stai sicura che si libererà presto una camera in questa casa." sentenziò Vegeta, digrignando i denti.

Bulma allungò una mano sulla spalla di Vegeta, inducendolo gentilmente a rimettersi sdraiato nel letto. Il suo viso sorridente tentò di tranquillizzare quello teso del marito.
"Vegeta, forse sei troppo duro con Celosia. Secondo me dovresti comportarti diversamente e provare a guardare avanti. Non mi hai mai voluto dire il motivo per cui ti eri voluto sbarazzare di lei, ma del resto tu a quei tempi non eri lo stesso uomo di adesso. Avrai avuto le tue buone ragioni, ma quello che è stato tra voi ormai appartiene al passato e dovresti cercare di metterci una pietra sopra. Lo sai, neanche a me sta simpatica la tua ex, e ben potrai capire che cosa voglia dire per me avercela per casa, però, bisogna ammetterlo, con Bra si sta comportando veramente bene. L'hai visto anche tu che con lei Bra ha ricominciato ad allenarsi, no? Dovresti esserne contento invece di sbuffare sempre!" gli consigliò Bulma, avendo appena sentito il marito emettere un lungo respiro di disappunto.
"Parli bene tu, non conosci com'è veramente fatta Celosia. E, lo sai, chi nasce tondo non può morire quadrato." decretò aspro Vegeta.
"Ah già, è vero!" commentò Bulma con voce altisonante. "Mi sono dimenticata che tu ogni mattina ti alzi e vai a commettere una strage di innocenti! Poi a mezzogiorno c'è il bagno nel loro sangue ed il pomeriggio torturi i tuoi avversari! Ma che smemorata che sarò! Eppure sono anni che continui con questa vita, non è forse così?" lo punzecchiò superbamente la donna che per più di venti anni aveva dormito serenamente al suo fianco.
"Tsk, pensala un po' come ti pare." le rispose aspro il marito. "Adesso sta zitta, voglio dormire." sentenziò infine, dandole le spalle una volta per tutte nel tentativo di addormentarsi, non riuscendo però a chiudere occhio per tutta notte.








Note dell'Autrice

Ciao!
In caso non ve ne foste accorti, sto facendo la raccolta punti per "Aggiorna la storia con sempre più ritardo, mi raccomando!". Ma, che ci volete fare, a volte i libri mi impongono di studiarli ed io, anche se riluttante, devo a loro ubbidienza assoluta. (Più che a loro, devo ubbidienza alle tasse universitarie, che non sono affatto basse...)
Ma va beh! Torniamo a noi!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi sia risultato abbastanza chiaro e comprensibile, e magari che vi abbia anche strappato un sorriso. Vi avevo promesso che in questo avrei tormentato un po' Trunks e spero di essere riuscita nel mio intento. =)
Nel prossimo capitolo, ho in mente di tormentare per bene qualcun altro. Eheh!
Io vi ringrazio perchè state leggendo la mia storia, ed un ringraziamento speciale va a chi mi recensisce. Fa sempre piacere leggere i vostri commenti!
Quindi, come al mio solito, vi invito a cliccare su "Inserisci una recensione" e a liberare spudorotamente ogni pensiero, buono o cattivo che sia, che avete avuto nel mentre che leggevate questo esemplare di decadenza letteraria. =P
Non vi dico "A presto" perchè mi sono accorta che porta mer*a, quindi, "Alla prossima!" ed un bacio a tutti!!

P.S. = Toh, rifatevi gli occhi! ^__*

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Capitolo 20
*** Il buongiorno si vede dal mattino ***



- Il buongiorno si vede dal mattino -



 



Era una meravigliosa mattina di inizio estate alle Capsule Corporation. Il rumore del traffico cittadino si udiva solo in lontananza e sugli alberi che circondavano la casa si potevano sentire i passerotti cinguettare allegramente.

"Chissà come sono buoni con un po' di sugo." si trovò a dire a se stessa Celosia, mentre stava appoggiata alla ringhiera della grande terrazza, assorta nei suoi pensieri mattutini.

Anche quella mattina, da quando era tornata in vita, Celosia non si era svegliata bene. Aveva dormito poco e male per tutta la notte e Trunks, il suo nuovo tormento, era incessantemente nei suoi pensieri.
La notte precedente, durante la prima sessione di allenamento, aveva avuto modo di conoscere una parte della forza del ragazzo e tale scoperta fu per lei fonte di grande disagio e sconforto. Trunks non si era nè trasformato in super saiyan, nè aveva portato al massimo la sua aura, dicendole che altrimenti avrebbe fatto tremare, se non addirittura crollare, i muri dell'intera casa. Trunks le aveva detto infine che lui, per quanto gli avrebbe fatto piacere, non era purtroppo il guerriero più forte, poichè suo padre e Kakaroth potevano batterlo anche ad occhi chiusi.

Celosia si passò una mano sul volto, snervata. Quanto avrebbe dovuto lavorare durante quell'anno per portarsi al livello del ragazzo, superarlo e superare anche quello di suo padre e di Kakaroth! Si sarebbe dovuta allenare mattina, pomeriggio e sera, e la notte avrebbe preso lezione da Trunks per imparare utili tecniche di combattimento.
Decise che, non appena il Dottor Brief avesse terminato la camera gravitazionale di Nappa, si sarebbe andata ad allenare con lui, per quanto le facesse schifo condividere la stessa aria con uno dei saiyan meno profumati che il suo pianeta avesse dato alla luce. Non c'era altro modo che fare così, buttarsi a capofitto negli allenamenti e convincersi che da lì ad un anno ce l'avrebbe fatta, avrebbe superato il livello dei guerrieri più potenti e li avrebbe sconfitti. Si sarebbe messa in gioco ed avrebbe vinto la partita.

Del resto Celosia era sempre stata una guerriera che imparava in fretta: le bastava osservare una tecnica una sola volta e già l'aveva appresa alla perfezione.
Questa sua capacità le era servita spesso non solo per sopravvivere alle difficoltà della vita, ma anche come prodigiosa dote da sbandierare presuntuosamente in faccia a Vegeta.
Difatti il saiyan era stato sì designato a diventare il vero ed unico erede al trono, il guerriero più potente della loro razza, ma il destino aveva voluto che il suo Principe scarseggiasse in alcune qualità.

Un sorriso beffardo si formò sul volto di Celosia mentre ripensava a quando aveva saputo che Kakaroth si era trasformato in super saiyan molto prima di Vegeta e che questi aveva fatto molta fatica a tenere testa al saiyan di terza classe negli anni successivi al suo arrivo sulla Terra, quando sopraggiunse nell'intento di conquistarla.

Forse il suo Re aveva commesso un grave errore di valutazione quando aveva più volte asserito che suo figlio Vegeta era un prodigio, colui destinato a diventare il super saiyan della leggenda. Ma del resto Re Vegeta non era stato nuovo a commettere grossi errori di valutazione, come la sua decisione di collaborare assieme a Freezer, decisione che aveva portato la sua razza all'estinzione.
Celosia sbuffò infastidita, non era per niente una nuova scoperta che la storia venisse scritta dai vincitori. Ed i vincitori avevano scritto che il ramo della famiglia appartenente a Re Vegeta era quello superiore, quello destinato alla grande gloria, mentre il ramo appartenente a Celosia e a suo padre era quello dei folli, degli scellerati, dei forsennati.
Peccato che proprio durante il Regno di suo nonno la sua razza avesse toccato l'apice del benessere ed i guerrieri, non solo appartenenti alle prime classi, ma anche quelli di infimo livello, avevano potuto sfoggiare emozionanti vittorie sui pianeti nemici.

"Eccoti finalmente, è tutta la mattina che ti cerco." la chiamò da dietro le spalle una voce a lei familiare.
"Complimenti, mi hai trovata. Hai raggiunto il tuo scopo." gli rispose sarcastica Celosia.
Radish cercò di non fare caso al tono con cui lei gli aveva risposto e si appoggiò alla ringhiera, mettendosi di fianco alla donna. "Com'è andata?"
"Com'è andata cosa?" ripetè lei infastidita.
"Ieri sera, la prima sessione di allenamento. Com'è andata?"

Celosia alzò le spalle e continuò a guardare le fronde degli alberi, vivacemente abitate dagli uccellini cinguettanti. "Bene." gli rispose telegrafica lei.
"Hai imparato a percepire le aure?" le chiese curioso il saiyan.
"Sì."
"Ed anche a controllare la tua?" continuò a indigare Radish, quasi euforico per la contentezza della risposta ricevuta.
"Sì."
"Grandissima! Sei meravigliosa, Celosia!" le disse Radish, mostrando tutta la sua ammirazione dal tono della voce e da come la stava guardando. Non aveva avuto dubbi che la guerriera potesse imparare subito tali tecniche. "Poi insegnerai anche a me, vero?"
"Sì."
Radish alzò un pugno in aria in segno di vittoria. Era troppo contento per le notizie appena ricevute.

Passato quel breve momento di euforia, Radish si voltò a guardare il viso contratto della donna, come se nella sua mente ci fosse qualcosa che la turbasse.
"Che hai?" le chiese preoccupato.
"Niente." gli rispose, senza neanche voltarsi.
Radish aveva voglia di esultare, ma Celosia aveva solamente voglia di buttarsi giù dal terrazzo e picchiare la testa. Il saiyan di terza classe non avrebbe gioito così tanto se avesse saputo quale grande divario correva tra loro e gli altri saiyan. E Celosia non era poi più tanto sicura che fosse stato un bene aver scoperto la reale potenza dei suoi avversari.
"Sei sicura che vada tutto bene? Sembri preoccupata."
"Non ho niente." gli rispose secca lei.
Radish la osservò, non troppo convinto della risposta ricevuta. "Dai, vieni qui che ti faccio un massaggio alle spalle. Sei talmente tesa che sembri un pezzo di legno." le propose lui, allungando una mano sulla spalla di Celosia.
A quel gesto, la saiyan si allontanò scattosa da lui e schiaffeggiò la mano che la stava per sfiorare.
"Non mi toccare!" gli gridò acida la donna, innervosita dalla sola presenza del guerriero.
Radish si massaggiò la mano offesa. "Scusa, pensavo solo di farti un piacere."
"Se mi vuoi fare un piacere, levati dai piedi!" gli urlò scontrosa la donna.
Radish si sentì offeso per tale trattamento ricevuto. Possibile che ogni volta che cercava di fare il gentile con lei, ricevesse solamente grida e urli? La mattina precedente per poco Celosia non lo picchiava per il semplice fatto che lui l'aveva leggermente indisposta e quella mattina stava per ricevere un trattamento simile.
"Come vuoi. Poi mi spieghi che ti è preso." le rispose cupo lui, mentre sconfortato si incamminava per rientrare in casa.
"Io non ho proprio niente!" gli strillò lei alle spalle con voce altisonante."Semmai che hai tu, che mi stai sempre addosso e ti strusci come una bestia in calore!"
Radish si voltò a guardarla, sorpreso dalle parole che gli erano state dette. "Ma, a dire il vero, ti volevo fare semplicemente un massaggio. Se non lo gradisci, non c'è bisogno di fare tante storie." le rispose mortificato il saiyan, sentendosi ferito e umiliato.

Il guerriero accelerò il passo una volta entrato in casa, udendo alle sue spalle altre grida di rimprovero e di ingiurie da parte di Celosia. Perchè non imparava a stare zitto con lei?

Una volta raggiunto il corridoio delle camere da letto, Radish incrociò Bra che si era appena alzata ed ancora indossava il pigiama con cui aveva dormito.
"Buongiorno principessa!" le disse con tono allegro il saiyan, usando la frase che ormai era diventata un'abitudine quando incrociava Bra la mattina. Anche quell'augurio era uscito dalla mente di Celosia, che gli aveva suggerito che usando termini carini e graziosi nei confronti di Bra, avrebbe facilmente ottenuto da lei affetto e amicizia.
Radish si chinò leggermente verso la ragazzina, attendendo che lei gli saltasse al collo e gli augurasse il buongiorno a sua volta.
Ma quella mattina Bra non gli saltò addosso. La ragazzina lo scrutò prima intimorita e poi diffidente, studiandolo come se fosse la prima volta che lo vedesse in vita sua.
"Buongiorno." gli rispose secca lei dopo qualche momento, per poi incamminarsi a passo spedito verso uno dei bagni della casa.
Radish si grattò incredulo la testa. Prima Celosia e poi Bra. Più faceva il gentile con loro e più riceveva insulti e freddezza. Prima o poi, pensò il saiyan, gli avrebbero tirato le pietre in faccia.

 

***


La signora Brief era chinata sui libri di cucina, intenta a trovare le ricette migliori da cucinare per il compleanno del marito che si sarebbe festeggiato fra pochi giorni.

"Bulma, secondo te è meglio fare l'anatra all'arancia o l'arrosto al latte?" le chiese incerta la madre.
"Mamma, lo sai anche tu chi avremo a cena. Prepariamoli entrambi ed in quantità industriali."
Bunny Brief fece un cenno con la testa e si segnò le pagine su un figlio, tornando poi a sfogliare con attenzione i libri.
Per un breve istante, la luce che passava dalla finestra e che permetteva all'anziana di poter leggere senza usare la luce artificiale venne oscurata da una presenza deambulante che passò vicino a lei.
"Oh! Guarda chi si vede!" commentò sarcastica Bulma. "Le mani lasciate ciondolanti in tasca, i piedi che ciabattono per terra, lo sguardo assente e annoiato...Il tipico saiyan nullafacente che vive sulla Terra! Radish, ho capito che sei nostro ospite, però ti potresti trovare anche qualcosa da fare!" lo rimproverò acida la donna.
Il saiyan alzò lo sguardo al soffitto. Tutte, ma proprio tutte le donne di quella casa, quel giorno ce l'avevano con lui.
"Bulma, non essere dura con lui." l'ammonì la madre, mentre con un gesto della mano indicava a Radish di sedersi accanto a lei. "Si annoia, poverino. Chissà che vita frenetica ed elettrizzante aveva un tempo. E' chiaro che adesso non sa che cosa fare a giornate intere."

Radish trattenne un sorrisetto. Giusto una donna non ce l'aveva con lui quel giorno.

"Ciò non toglie che si potrebbe comunque trovare qualche lavoretto o passatempo!" rispose Bulma inacidita.
"Oh santo cielo questa figliola!" sbuffò la madre. "Tieni, caro, sfoglia questo libro di cucina e appuntati le ricette più gustose." gli suggerì la signora Brief, passandogli un vecchio libro di cucina.

Radish iniziò a sfogliare silenziosamente il libro. Preferì non dire nulla, perchè quel giorno ogni volta che apriva la bocca, una qualche donna lo maltrattava.

"Che cosa hai, Radish? Sei troppo taciturno oggi. Stai male?" gli chiese preoccupata la signora Brief.
Il saiyan alzò gli occhi al soffitto. Se parlava non andava bene, se taceva non andava bene...Che cosa doveva fare allora per rendere contente queste donne?
"No, non ho niente." le rispose quieto, ma visibilmente giù di tono, il guerriero.
L'anziana signora passò affettuosamente una mano fra le ciocche di capelli scuri di quel che fu un tempo uno spietato e crudele combattente. "Secondo me, invece, hai qualcosa che ti preoccupa. Magari qualche bella signorina ti dà un po' di tormento?"
Radish spalancò gli occhi e si voltò incredulo verso la signora Brief. Era così evidente?
Bunny si coprì la bocca con una mano e rise delicatamente. "Oh, non volevo tormentarti così tanto!" scherzò lei, facendo finta di essere lei la signorina in questione. "Stai tranquillo, uno di questi pomeriggi usciamo insieme, che ne dici? Le mie amiche moriranno d'invidia!"

Radish rise imbarazzato alla battuta ed alla proposta della signora Brief. Ogni giorno che passava quella donna ai suoi occhi sembrava diventare sempre più svampita.

"Mamma, non vedi che lo stai mettendo a disagio?" le fece notare Bulma, come se il saiyan fosse improvvisamente diventato un ragazzino timido e riservato, anzichè un vero e proprio carnefice.
"Ma dai che almeno gli ho strappato un sorriso!" si lamentò la madre per essere stata ripresa dalla figlia per l'ennesima volta.
"Comunque, Radish, tu non me la racconti giusta. Che cos'hai oggi?" gli chiese Bulma, poggiando prepotentemente le mani sul tavolo di cucina e porgendosi verso di lui. "In genere sei tu il saiyan più allegro della combriccola. Mio marito, va beh, ultimamente è uccel di bosco che non si vede mai, Nappa non fa altro che passeggiare per casa ed imprecare dalla mattina alla sera e Celosia è sempre con quell'espressione stizzita sul volto! Almeno tu una volta eri quello un po' più interattivo!"

Bulma, nella sua lunga lista di lamentele, non aveva però perso uno strano luccichio negli occhi di Radish quando la donna aveva pronunciato il nome di Celosia.
"Eh! Tanto non lo so! E' sempre la solita storia: l'uomo è depresso perchè ha problemi con una determinata donna, magari se la donna in questione ha la coda ed i capelli a fiamma." esclamò Bulma, osservando con attenzione ogni minima espressione sul volto di Radish mentre gli parlava e descriveva la saiyan. "Ci ho forse visto giusto?" gli chiese infine, alzando le sopracciglia con fare saccente e perspicace.
"Esatto." rispose brevemente lui, guardandosi distrattamente le mani.
Bulma sfoderò uno dei suoi sorrisi trionfanti. A lei non scappava mai nulla.
"Bene, che ti ha fatto adesso quella matta?" gli chiese la scienziata, rimettendosi comodamente seduta sulla sedia ed accavallando le gambe, mentre meccanicamente si accendeva una sigaretta.
Udendo tale espressione sul conto di Celosia, Radish le lanciò un'occhiata di ghiaccio che le fece improvvisamente cadere la sigaretta di bocca. A forza di scherzare e ad averceli sempre a bighellonare per casa, Bulma aveva quasi dimenticato con chi realmente aveva a che fare. Nonostante il desiderio del drago, i tre saiyan rimanevano comunque degli spietati assassini in letargo.
"No, cioè, volevo dire...matta in senso buono, sai, si usa anche nel linguaggio colloquiale, così, per scherzo, in maniera affettuosa!" si giustificò Bulma non riuscendo a trattenere una risatina isterica, sentendosi ancora agitata per lo sguardo che le aveva appena rivolto il saiyan.
Radish scrutò freddamente il volto diventato pallido di Bulma. Odiava quando qualcuno si riferiva a Celosia chiamandola in quel modo.
Poi il guerriero tornò ad abbassare lo sguardo sulle proprie mani, sentendosi troppo sconfortato per rimanere arrabbiato. Aveva bisogno di sfogarsi e, soprattutto, aveva bisogno che qualcuno gli desse un consiglio.

"Il fatto è che...Beh...ecco, Celosia ha sempre avuto un carattere un po' particolare. Spesso ha degli alti e bassi che possono apparire eccessivi, ma è fatta così. Prima ha degli scoppi d'ira che sembrano immotivati, improvvisi attacchi d'odio verso chiunque le passi a tiro, e poi torna ad essere felice e contenta come prima, ed a volte anche troppo. Però quello che mi preoccupa è che ultimamente sta diventando ancora più instabile di un volta." confessò Radish, rimanendo con un ossequioso basso tono di voce.
Bulma si strofinò pensierosa il mento. "Che sia schizofrenica? Ci hai mai pensato?"
Il saiyan alzò costernato gli occhi sulla donna. "Oh, no no, non lo è. Una volta accadde che la Squadra Ginew la spedì nella vasca di rianimazione ed il medico, interessato a scoprire di più sull'accaduto, le fece alcuni test ed escluse tale ipotesi. Voglio dire, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di scagliarsi proprio contro tutti e cinque i membri di quella squadra di infami se avesse tenuto anche solo un poco alla propria pelle." spiegò animatamente il saiyan.

"Oh povera figliola!" la compatì la signora Brief, visibilmente provata da tale racconto. "Cinque uomini tutti contro di lei! Chissà che cosa le avranno fatto quei mascalzoni...l'avranno penetrata chissà quante volte da ogni orifizio possibile e immaginabile." commentò infervorata l'anziana donna che, dopo aver incassato gli sguardi di stupore dei presenti, aggiunse con un sorrisetto "Beata lei."
"Mamma!" la sgridò Bulma. "Ma cosa dici?"
Notanto lo sguardo insolitamente furbo e malizioso della madre, la scienziata si passò estenuata una mano nei capelli. "Oh accidenti! Il dottore ha di nuovo sbagliato con le tue medicine, ti stanno nuovamente facendo interazione! Ma senti come parli, mamma! Ah, altro che il calcio, lui ti dovrebbe prescrivere del litio!"
"Oh, uffa! Non ti va mai bene nulla di quello che dico. Sono anziana, ormai ho tutto il diritto di dire quello che voglio!" la rimbeccò la madre, alquanto fuori di sè.
"Beh...comunque, se questo vi può tranquillizzare, o dispiacere, non mi è ben chiaro, la Squadra Ginew non le ha messo le mani addosso in quel senso." tentò di chiarire il saiyan, sperando così di calmare sia la madre che la figlia.
"Hai visto mamma? Niente scenario a luci rosse! Uff, prima o poi farò sparire dalla tua comodina quei libretti pseudo-romantici che leggi la sera, e controllerò di persona le medicine che prendi per le ossa! Adesso calmati un po', devo pensare."

Bulma dunque estrasse un'altra sigaretta dal pacchetto e se l'accese. Le volute di fumo la avvolsero, quasi volessero aiutarla a meditare meglio sulla questione in esame. Il pensiero che Celosia non fosse perfettamente una donna equilibrata le era più volte passato per la testa, però riteneva che facesse semplicemente parte del suo essere una guerriera saiyan. Perfino Vegeta, quando lei l'aveva conosciuto, non era esattamente il tipo da invitare a casa per una cenetta intima. Anzi, più volte la donna si era sentita mancare al solo udire il nome di quel sadico assassino che sarebbe diventato un giorno il suo adorato marito.
Fino a quel momento Bulma aveva considerato Celosia come una specie di iena, non come qualcuno che potesse avere seriamente qualche problema.

"Oh santo cielo!" sussultò Bulma, facendo cadere la seconda sigaretta che si era accesa nel giro di pochi minuti e che non era riuscita a fumare. "Goku! Ma avverti prima di comparire così dal nulla!" gridò la donna all'amico che si era appena materializzato in cucina, grazie all'uso del teletrasporto.
"Ehy Bulma, anche tu qui?" le chiese sorpreso Goku, che era giunto alle Capsule Corporation dopo aver individuato l'aura del fratello e non aspettandosi che fosse in compagnia proprio della vecchia amica.
"E certo! E' casa mia questa!" controbattè aspra la donna.
Goku si portò una mano dietro la nuca e rise ingenuamente. "Eh già, hai ragione!"
L'uomo osservò incuriosito la tavola di cucina completamente ricoperta di libri aperti. "Ho forse interrotto qualcosa?"
"No, niente, stavamo solamente psicanalizzando Celosia." gli rispose brevemente Bulma.
"Psiche-che?" ripetè il saiyan, non avendo capito bene la parola.
"Lascia stare." gli rispose il fratello. "Stavamo dicendo che ultimamente Celosia non sta troppo bene, e ciò mi preoccupa. Ma tu che ci fai già qui?" gli chiese infine, essendosi appena reso conto che il fratello era andato a trovarlo molto prima della consueta ora.
Goku si guardò i piedi ed iniziò a dondolarsi come un bambino che aveva combinato qualcosa che non doveva fare. "Eheh...Sono scappato di casa. E' da stamani che Chichi urla che mi dovrei trovare un lavoro e che siamo in rosso con le bollette. Le ho detto che l'avrei cercato, ma lei ha continuato ad urlare. Stavano iniziando a farmi male i timpani!" confessò Goku, massaggiandosi le orecchie.
Bulma guardò scettica l'amico. Non le suonava affatto nuovo tale argomento.
"Ma...Radish, hai detto che Celosia non sta bene? Non avrà mica preso il raffreddore con questo caldo!" scherzò Goku, facendosi vento con una mano.
"Magari." gli rispose sconfortato il fratello, tenendo le spalle mestamente basse.
"Ma insomma, Goku! Ci mancavi solamente tu!" lo rimproverò Bulma alzandosi in piedi e additandolo. "Stavamo parlando di un argomento delicato e tu subito ci scherzi sopra! Per favore, mettiti a sedere e sta zitto. Su, Radish, continua." lo esortò la donna accendendosi la terza sigaretta.
Radish scambiò un'occhiata con il fratello, biasimandolo per essere passato dalla padella alla brace.
"Stavo dicendo che il problema è che ogni volta che Celosia subisce forti stress, peggiora ulteriormente. Anche quando eravamo sotto il comando di Freezer, tutte le volte che qualcosa la turbava, oppure che litigava con Vegeta, crollava."
Radish incrociò le braccia al petto ed iniziò a dondolarsi sulla sedia. "Beh...Vegeta non è che si sia mai impegnato ad evitare che ciò accadesse. Per qualsiasi cosa, ma proprio qualsiasi cosa, lui le era contro. Mi chiedo che cosa ci trovasse mai Celosia che voleva sempre stare con lui. Per come la trattava, di lei doveva solamente vedere il dito medio." si lamentò il saiyan di terza classe, sbuffando.
Radish ben si ricordava che cosa era successo il giorno in cui Celosia si era scagliata contro la Squadra Ginew. Solamente pochi istanti prima la saiyan aveva avuto un'accesa discussione con Vegeta e lei, esausta, colta da un impeto di rabbia, si era scagliata contro i primi guerrieri che aveva incrociato, senza neanche dare importanza al fatto che fossero proprio i cinque membri della Squadra Ginew.
"Principe, principe...Principe dei miei stivali! Uno stronzetto capriccioso che otteneva sempre quello che voleva. L'ha distrutta con tutte le sue cattiverie."

Radish si ammutolì di colpo e schioccò la lingua contro il palato con fare irritato. "Lei una volta non era così. Da quel maledetto giorno che Vegeta ha cominciato ad interessarsi a lei, Celosia ha iniziato a morire poco alla volta." si lasciò scappare detto il guerriero di terza classe. "E' tutta colpa di Vegeta. Io vorrei che Celosia capisse che continuare a stare qui non le farà di certo bene, ma lei proprio non mi vuole dare ascolto!" confessò, sentendosi quasi arrabbiato per come si riteneva inerme in quella situazione.
"Ah sì? E dove mi vorresti portare?" tuonò con voce stentorea Celosia, facendo saltare Radish ed i presenti dalle loro rispettive sedie. "Ooops...Vi ho forse spaventati? Se volete vado di nuovo via, così potrete continuare a sparlare di me alle mie spalle!" criticò Celosia, avendo intuito dalle reazioni dei presenti che la sua partecipazione non era stata nè richiesta, nè tanto meno attesa. "Prendo solamente due cose dal frigo e poi me ne vado." terminò con fare seccato la guerriera.
Celosia estrasse dal frigorifero una ciotola colma di succulente ciliege ed una scatola contenente dei salamini piccanti, roveciando poi la seconda nella prima. Ne assaggiò uno di ognuno e si mostrò incredibilmente soddisfatta.
Bulma trattenne una smorfia di disgusto al discutibile, se non addirittura vomitevole, accostamento di sapori. Ed il pensiero che era lei a pagare i pasti di quella saiyan la faceva sentire ancora peggio.

Celosia si lasciò scappare una risatina divertita mentre piluccava con gusto le ciliegine ed i salamini. "Ehy, Radish, già che sei in vena di parlare tanto, perchè non racconti loro di quel tuo problemino..."
La saiyan dovette risputare una ciliegia perchè le stava venendo da ridere in maniera convulsa. "Oddio, come ti chiamavano quelle là? Ti avevano pure fatto una filastrocca! Che dopo la visitina del Principe, arrivava...? Ah sì, arrivava il fantastico Già fatto?!, il guerriero Sparalesto! Ah! Erano delle grandissime troie, però avevano una bella fastasia!" dichiarò sogghignando la donna.
Celosia, notando lo sguardo imbarazzato ed umiliato di Radish e quello alquanto confuso degli altri, si sentì in dovere di spiegarsi meglio. "Eh già, ho avuto proprio un bel da fare ad avere come miei compagni di squadra tutti degli uomini. I loro pensieri fissi erano combattere, mangiare e andare a prostitute." spiegò lei contando sulla punta delle dita le tre più importanti attività dei suoi commilitoni. "Beh...Vegeta doveva essere il numero uno anche in quello, figuriamoci se rimaneva secondo a qualcuno, il nostro Principe!" lo beffeggiò la saiyan, godendo dell'espressione contrariata di Bulma, la quale, essendo per un attimo rimasta a bocca aperta, aveva fatto cadere a terra la terza sigaretta. "Tsk, è già tanto se quel porco non mi abbia mai attaccato qualche malattia." protestò la saiyan, per poi avvicinarsi al guerriero di terza classe, poggiando entrambe le mani sulle ampie spalle. "A proposito di malattie e disfunzioni, hai mai pensato di informarti se qui sulla Terra esiste qualche cura? Dev'essere qualcosa di estremamente fastidioso! Non è forse così, Radish?" lo schernì la donna, abbassandosi per guardarlo negli occhi, sadicamente gioendo nel vedere come lo stesse mettendo in imbarazzo.
Radish tenne lo sguardo basso, vergognandosi anche solo al pensiero di scambiare uno sguardo con il fratello o con le altre donne.
"Non è che sia proprio un problema, ogni tanto è accaduto. Ogni tanto." si giustificò con un filo di voce il saiyan, vergognandosi di ciò che qualsiasi uomo, anche se si trattava di un guerriero spietato e senza scrupoli, si sarebbe vergognato ed autocommiserato. Neanche a farlo apposta, in quella stanza c'erano suo fratello minore, nonchè il plurisalvatore della Terra ed il saiyan più forte di tutti i tempi, la moglie di quel che fu il suo capo e Principe della sua razza, e la donna più svampita e chiacchierona che avesse mai conosciuto Radish nelle sue due vite. L'unica cosa buona almeno era che lì presente non ci fosse stato Nappa, altrimenti il povero saiyan di terza classe non avrebbe avuto più pace a suon di beffe e canzonature da parte del saiyan d'élite.
Non solo era il saiyan più debole della squadra, ma anche quello che durava di meno. Nappa non si sarebbe fermato a delle filastrocche, ma si sarebbe impegnato a comporre  dei veri e propri trattati satirici.

"Io non ho capito, di che cosa si dovrebbe fare curare mio fratello?" chiese ingenuamente Goku.
Celosia si voltò verso di lui e lo squadrò gelidamente. Per l'ennesima volta la saiyan si dovette chiedere come avesse fatto proprio quel tipo, con il visino angelico ed apparentemente con il cervello di un bambino, a sconfiggere il potente Freezer. Per la prima volta si chiese anche come avesse fatto quell'uomo a procreare.
"Kakaroth, tuo fratello ha un piccolo problema con quello che ha in mezzo alle gambe, e che fino a prova contraria dovresti avere anche tu, dato che ha tanta, fin troppa, furia di terminare il suo lavoretto quando è con una donna. Capisci se ti parlo così?" lo derise Celosia, scandendo le parole con molta lentezza e accompagnando ogni sillaba con un cenno del capo.
"Oh." riuscì a dire Goku dopo qualche momento di silenzio, probabilmente avendo inteso ciò che gli stava dicendo la saiyan, mentre Radish stava sempre più sprofondando nella vergogna.
"Ma guarda come ne parli tutta convinta!" controbattè prepotentemente Bulma, non riuscendo più a stare zitta. "Lo dici come se ci fossi stata tu in persona insieme a lui! Altrimenti come faresti ad esserne così tanto sicura se così non fosse?"

Celosia le rispose con un sorrisetto sghembo. "Certe voci che passavano per la Planet Trade Organization non erano mai prive di un certo fondamento. E poi le ho sentite io stessa con le mie orecchie quelle donnette quando parlavano di lui. Sai com'è, quando non trovavo tuo marito, sapevo che se sarei andata nei bordelli, l'avrei sicuramente trovato!"
"Ma davvero?" la rimbeccò la scienziata. "Trovavi sempre mio marito nei bordelli? Non ti sarà mica mai passato per la testa che forse, se Vegeta aveva bisogno di andare là, era perchè tu magari non eri in grado di soddisfarlo abbastanza?" la schernì superbamente Bulma, giocando con la stessa moneta con cui amava giocare la saiyan. La scienziata non credeva ad una parola che le aveva detto la guerriera, però se ammettere che Vegeta la tradiva con delle prostitute sarebbe servito per prenderla per i fondelli, sarebbe stata molto volentieri al suo gioco.

"Oh, non ti fare delle strane illusioni, Bulma. Se tuo marito non ti annoia la notte è anche per merito mio. Non sai quanto ci davamo da fare per toccare la perfezione, abbiamo sperimentato di tutto! Probabilmente anche cose che il tuo miserevole corpo non sarebbe neanche in grado di immaginare!" la schernì orgogliosamente la saiyan, godendo nel vedere il rossore che si stava formando sul volto della scienziata.
"Comunque, Radish, fossi in te chiederei qualche suggerimento. Sei stato sempre precoce in tutto, e lo sei stato anche il quello. Magari qui conoscono una cura!"

Il guerriero alzò timidamente lo sguardo su quello della saiyan. "Basta." sembrava che stessero implorando i suoi occhi.
"Radish, ma perchè ti stai vergognando così tanto? Non c'è mica niente di male a parlare dei propri problemi, giusto? Uno si sfoga un po' e, chissà, magari trova anche una soluzione al suo problema!" lo schernì, osservando con malizia il disagio che stava investendo Radish in quel momento. Se così valeva per lei, altrettanto doveva valere anche per lui.
La saiyan poi si chinò su di lui, sfiorandogli un orecchio con le labbra.
"E' più facile parlare dei problemi altrui, vero? E magari senza neanche domandarsi se la persona in questione sia felice che i suoi affari privati vengano buttati sulla pubblica piazza." gli sussurrò placida lei, ma la sua voce entrò comunque come una scheggia di ghiaccio nel timpano del guerriero.

Celosia si tirò su dritta e riprese in mano la ciotola contenente le ciliege ed i salamini piccanti. "Bene, vi lascio alle vostre frivole chiacchiere. Avrete molto di cui parlare, adesso."
La saiyan fece per andasene, ma prima si voltò un'ultima volta verso i presenti, in particolare verso la donna del suo promesso. "Ah, Bulma. Tu che sei così brava ad aggiustare le cose rotte ed anche a soddisfare pienamente il tuo uomo, tant'è che ti senti così sicura che lui non abbia occhi che per te, perchè non dai una controllata anche a questo bel saiyan? Sia mai che riesci a riparare anche lui e a metterlo sulla retta via." le suggerì, dando delle leggere pacche sulla spalla al guerriero.
Celosia quindi alzò i tacchi ed uscì dalla cucina, lasciando i presenti in un silenzio carico di imbarazzo e di tensione.

Nessuno osò proferire parola per alcuni interminabili minuti. Goku, Bulma e perfino la signora Brief si sentivano a disagio per la cattiveria con cui Celosia aveva trattato il suo ex commilitone, infamandolo e denigrandolo in tale basso modo.
All'improvviso Radish scattò in piedi e si precipitò fuori dalla stanza. Non ci mise molto a raggiungere Celosia che era uscita in giardino per godersi un po' di aria estiva.
"Si può sapere perchè devi sempre fare così la stronza?" le chiese il saiyan incollerito, agguantandola per un polso e fermando così il suo incedere. "Prima non stavo parlando di te per deriderti. Sono solamente preoccupato per te, Celosia."
"Ma davvero?" gli chiese la saiyan con un tono apparentemente sorpreso. "E tu pensi che a parlare delle mie debolezze ai nostri nemici servirà a qualcosa? Complimenti." si congratulò sarcastica la donna.
Radish corrugò la fronte all'espressione che aveva usato Celosia per riferirsi ai Brief ed a suo fratello. "Nemici? Ma se ci hanno subito accolti come membri della loro famiglia! Come fai a considerarli dei nemici?" le chiese incredulo e sconcertato il guerriero. "Ma te ne redi almeno conto di come sei strana in questo ultimo periodo? Anche stamattina hai reagito in maniera spropositata solo perchè ti volevo fare un massaggio. Te li ho sempre fatti e, se non ti andava, bastava che mi dicessi di no."
Radish sapeva come l'instabilità emotiva di Celosia fosse proporzionalmente correlata agli stress e ai traumi subiti, ed il saiyan attribuiva tale recente peggioramento al fatto che Celosia, resuscitando, avesse scoperto la meravigliosa vita che aveva condotto il suo ex, e volontariamente senza di lei.
Vegeta aveva infatti vissuto una bella vita da quando si era sbarazzato di Celosia: era diventato uno dei guerrieri più forti delle quattro galassie, era riuscito a trasformarsi in super saiyan, aveva trovato una bella e ricca moglie che lo amava e dalla quale aveva avuto due figli in gamba. Non era più il cagnolino di Freezer, non aveva più nessuno che lo comandasse.

"Se io reagisco in questa maniera, significa che sono semplicemente stufa di essere circondata da degli idioti!" gli rispose adirata la saiyan, cercando di liberarsi il polso dalla presa del guerriero.
Radish capì subito che l'invettiva era specificatamente rivolta a lui. Comprese che Celosia era arrabbiata con lui perchè aveva osato confidare a degli estranei il suo problema.
"Potevi anche evitare però di rivelare a loro simili dettagli. Non mi sarei mai aspettato che tu cadessi così in basso." le disse con voce smorzata il guerriero, profondamente amareggiato dal brutto tiro che gli aveva giocato la sua ex compagna di squadra.
"Se per questo neanche io da te." gli rispose a tono la saiyan, riuscendo a liberarsi dalla sua presa ed incrociando le braccia al petto, voltandosi per poi dargli superbamente le spalle.
Il problema del saiyan di terza classe, di cui la sua principessa si era crudelmente divertita a divulgare, era un argomento delicato che infastidiva e tormentava molto il saiyan e negli anni era diventato talmente martellante che il guerriero aveva iniziato a credere che fosse l'unico motivo per cui Celosia avesse preferito Vegeta a lui. Non si era voluto rassegnare al pensiero che l'unica ragione di tale preferenza fosse stata che Vegeta era il Principe a cui la saiyan era stata promessa, metre lui era solamente un saiyan di rango inferiore.
Vegeta era arrogante con lei, mentre Radish si mostrava sempre disponibile con la donna.

Il saiyan di terza classe non era mai riuscito a credere alle parole che gli aveva suggerito una volta una delle cortigiane a cui faceva spesso visita e con cui una notte si era sfogato. Gli aveva detto che se la donna preferiva l'altro uomo, anche se costui la faceva spesso soffrire, era perchè la donna era profondamente e ciecamente innamorata di lui, e non ci sarebbero stati altri uomini negli occhi e nel cuore di lei. Solamente l'amore e la dedizione che lei nutriva per quell'uomo riuscivano a farle superare le difficoltà che si trovava ad affrontare. Ogni sgarbo gli sarebbe stato perdonato.
Radish rise della spiegazione di quella aliena cortigiana, bellissima ma troppo diversa da ciò che rappresentava la sua razza. Rise quando l'aliena gli ripetè la parola Amore e tutto ciò che comportava, sostenendo invece che ciò che lei chiamava Amore, lui lo chiamava Pazzia, perchè solo un pazzo avrebbe perdonato le cattiverie di quel Principe Saiyan.
I saiyan avevano dei ben precisi valori, come l'onore, l'orgoglio, il coraggio. L'amore non era fatto per quella razza, nè quella razza era fatta per l'amore. La passione forse sì, ma certamente non l'amore.
A quel punto fu la cortigiana a ridere, ricordando che proprio lui in persona aveva spesso perdonato le cattiverie di quella donna che tanto lo tormentava e gli chiese quindi se il motivo per cui lui si angustiava tanto per lei e le perdonava qualsiasi offesa era perchè anche lui in realtà fosse pazzo.

"Ma lo capisci che sono solo preoccupato per te? Che quello che stavo dicendo prima agli altri, lo stavo dicendo per il tuo bene?"
"Nessuno ha chiesto il tuo aiuto."

Celosia era consapevole del fatto che tale disfunzione del guerriero era in parte causata da lei, dalla sua persona.
Dopo aver affrontato a testa alta uno dei tanti irruenti litigi con Vegeta, Celosia sentiva il bisogno di rifugiarsi tra le braccia di un amico, di essere confortata dal saiyan di terza classe in maniera esclusivamente innocente, ma Radish non riusciva tuttavia a rimanere insensibile alla presenza ed al calore della donna. Così, una volta che Celosia era uscita dalla sua camera, nuovamente piena di energie, Radish, che a mala pena riusciva a trattenersi ed a sopportare tale stato di castità forzata, era costretto a cercare in fretta conforto nella dolce compagnia di altre donne, anche se ormai era prossimo al culmine.
In un certo modo, Celosia apprezzava l'escamotage che si era trovato Radish per riuscire a resistere ai suoi istinti quando si trovava in sua presenza, considerandolo come un gesto di rispetto del saiyan nei confronti della donna, che assolutamente non gradiva che Radish ci provasse con lei.
In cuor suo le dispiaceva provocargli simili turbamenti, però era più forte di lei, non riusciva a rimettersi in piedi senza la sua presenza, senza il conforto di Radish.
E la consapevolezza di essere dipendente fino a tal punto da quel saiyan di terza classe era intollerabile, inamissibile per una guerriera come lei. Ed ancora più inaccettabile era che a lei importasse qualcosa, decisamente troppo, di lui.
"Oh, ma insomma! Lasciami un po' in pace almeno tu!" gli gridò infastidita la saiyan, prima di spiccare il volo sul cielo della Citta dell'Ovest.









Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
E rieccomi qui con un nuovo, lunghissimo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto...io mi sono troppo divertita a tormentare il carissimo Radish! Di questo passo verrà fatto santo, sappiatelo! =P
Vi volevo avvertire che molto probabilmente fino ad anno nuovo non avrò tempo di aggiornare la storia. Spero che dopo aver comprato i regali natalizi mi siano rimasti abbastanza soldi per poter emigrare per un po'! Voglio sfidare il freddo ed il gelo!
A proposito, voi avete già pensato ai regali? Mi servono urgentemente idee!! (Sigh...Bei tempi quando bastava fare uno scarabocchio su un foglio e donarlo a genitori, parenti ed amici accompagnando il tutto con un bel sorriso!)

Non mi resta quindi che invitarvi calorosamente a lasciare una recensione ed augurarvi delle meravigliose feste!
Mi raccomando, non strafogatevi troppo di panettone, pandoro e ricciarelli che, si sa, la Befana con l'Epifania tutte le feste se le porta via, ma tutti i chili presi durante le feste invece rimangono eccome! (ahimè, avremmo avuto una sensibilissima coda che a toccarla ci avrebbe fatto più male di un dente cariato, ed avremmo anche avuto un discreto carattere di merda, però sarebbe stato bello se fossimo nati saiyan: durante le feste avremmo potuto riempirci lo stomaco di ogni delizia ipercalorica, evitando invece di riempirci di sensi di colpa per averle mangiate, perchè tanto saremmo stati sicuri che non ci sarebbe stato il rischio di ingrassare!)
Va beh...dopo questa ultima stupidità prenatalizia, vi ringrazio ancora per avere letto la mia storia e vi faccio nuovamente tanti tanti auguri!!!
Un bacione!



Che bel Babbo Natale in rosa, eh?
Il merito di questa fanart va alla ragazza che gestisce su Tumblr
http://ask-raditz.tumblr.com/
Disegna Radish in una maniera superlativa!
 

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Capitolo 21
*** Pasticci e Pasticcini ***


- Pasticci e Pasticcini -




 

I giorni alle Capsule Corporation stavano passando avvolti da una luce di apparente tranquillità.
Quello che da principio era stato percepito come una novità stava diventando poco a poco una semplice routine, un'abitudine di vivere che dava l'impressione che così fosse sempre stato.
Il dottor Brief era riuscito a terminare in breve tempo la camera gravitazionale che la moglie gli aveva commissionato per Nappa, ed il saiyan aveva potuto mostrare di aver ampiamente apprezzato tale dono passando gran parte della giornata al suo interno .
Il saiyan d'élite aveva preso con grande serietà le parole che gli aveva detto colei che era stata designata a diventare la sua Regina, soprattutto perchè il sentimento di vendetta e di rivalsa che condivideva con la saiyan era piuttosto forte nel guerriero: allenandosi con costanza sarebbe riuscito ad incrementare notevolmente la propria potenza, e se anche non fosse riuscito a raggiungere lo stesso livello dei saiyan più forti, Nappa sapeva che avrebbe potuto fare affidamento sugli astuti sotterfugi ed i mille ingannevoli stratagemmi che la mente ingegnosa e scaltra di Celosia avrebbe potuto mettere in atto per poterla fare franca.
Ma il saiyan d'élite, ben presagendo come sarebbe potuta finire la storia, temendo che in un qualche modo si sarebbe potuta ripetere nella solita medesima maniera, ma con un altro co-protagonista, non voleva che anche quella volta egli venisse fatto fuori da un suo commilitone quando non sarebbe più risultato utile: Nappa, all'insaputa di tutti, incrementò notevolmente l'intensità e la durata dei suoi allenamenti, rinunciando perfino a far visita ai suoi night club preferiti una volta calata la notte.

Chi invece aveva adottato un altro tipo di allenamento, indubbiamente più favorevole dal punto di vista psicologico, era stato Radish, che in quei giorni aveva passato sempre più tempo in compagnia di suo fratello ed i suoi nipoti.
Non era più Goku a far visita al fratello alle Capsule Corporation, ma Radish a far visita ai Son al monte Paoz, essendosi reso conto che in compagnia dei suoi simili stava decisamente più a suo agio che in compagnia degli altri saiyan che erano invece rimasti nella Città dell'Ovest.
Radish non avrebbe mai potuto pensare che un giorno avrebbe asserito che la voce perennemente adirata di Chichi potesse diventare più piacevole di quella placida e cristallina di Celosia, che negli ultimi giorni era diventata piuttosto molesta ed insidiosa nei suoi riguardi.
Più le giornate passavano, più sembrava che Celosia stesse nutrendo una specie di avversione nei confronti di Radish, maltrattandolo verbalmente o addirittura colpendolo in pieno volto come quando, ad esempio, una sera per scherzo il saiyan le aveva rubato dal piatto un pugno di riso. Ogni volta che il guerriero le si avvicinava per farle una carezza o per afferrarla per poterle così parlare, la saiyan gli rispondeva con un ringhio e lo fissava con occhi spalancati e fiammeggianti.
Non c'era dubbio che stare in compagnia di suo fratello, sempre allegro e sorridente, potesse mettere il saiyan più di buon umore che rimanere invece alle Capsule Corporation a farsi maltrattare psicologicamente ed immotivatamente dalla donna.
Non avendo molto da fare, e trovarsi un lavoro non era sicuramente un obiettivo primario, i due figli di Bardack passavano gran parte del loro tempo allenandosi insieme, e ridendo ogni qual volta Chichi li andava a cercare con il mattarello in mano, rimproverandoli che non erano ancora andati a rincalzare i solchi delle patate.
I due fratelli scoprirono che si stavano trovando sorprendentemente in sintonia, e spesso si chiedevano come sarebbe potuta essere stata la loro vita se fin da principio avessero vissuto insieme. Probabilmente avrebbero litigato il più delle volte, poichè Goku non avrebbe mai battuto la testa e non avrebbe mai cambiato la sua personalità, ma tuttavia era un argomento di cui amavano parlare quando si trovavano seduti intorno alla tavola apperecchiata per il pranzo, facendo notevolmente arrabbiare la padrona di casa, poichè Chichi sosteneva che se i due saiyan avessero messo lo stesso impegno che mettevano nell'elucubrazione di tali fantasie nella ricerca di un lavoro, lei a quest'ora si sarebbe potuta permettere una schiera di domestici a suo servizio.
Radish stava bene in loro compagnia, anche se ogni tanto doveva sopportare qualche capriccio di Pan che non voleva andare mai a letto oppure che lo tartassava di domande sulla sua vita privata. Di tutt'altra pasta rispetto alle donne con cui aveva avuto a che fare il saiyan era invece Videl che, passati i primi momenti di dovuta diffidenza, si era mostrata affabile e gentile con lui, ed ogni tanto si concedeva qualche scherzo e battuta con il guerriero.
Inoltre, nonostante il rapporto con Gohan fosse ancora abbastanza freddo, con Goten aveva invece instaurato un insolito rapporto di complicità, andando spesso assieme a lui a fare la spesa, entrambi ben sapendo che al mercato avrebbero trovato una commerciante molto famosa per una certa mercanzia che metteva volentieri in esposizione.
Più i giorni passavano, più Radish sentiva lontano l'impegno che si era preso con Celosia, di mettere ovvero in atto il piano che la mente della saiyan aveva elaborato. Non era più una semplice e mera farsa quella che stava recitando il saiyan, ma ogni suo gesto era con il tempo diventato sempre più qualcosa di autentico e sincero.
Nel giro di pochi giorni era riuscito a percepire le aure altrui ed a controllare la propria, grazie all'ausilio del fratello, sempre presente. Celosia gli aveva sì promesso che presto glielo avrebbe insegnato, ma nell'ultima settimana trascorsa pareva che la saiyan non avesse avuto - o non avesse voluto avere - tempo per il guerriero di terza classe.
Celosia infatti si era totalmente immersa nella scaletta quotidiana che si era preparata e che seguiva rigorosamente, non ammettendo, e arrabbiandosi perfino, quando qualcosa interferiva con il suo rigido programma di allenamento.
Pur di potersi allenare con Trunks, faceva di tutto per evitare che il ragazzo venisse importunato durante le sue ore di studio, così il figlio di Vegeta avrebbe poi avuto tempo per dedicarsi interamente a lei.
Trunks si era rivelato essere un ottimo compagno di allenamento per Celosia, ed altrettanto valeva lei per lui, anche se i loro livelli di preparazione atletica erano non poco distanti.
Ogni pugno ed ogni calcio erano diventati un potente rilascio di adrenalina nel loro sangue,  così forte che non li faceva mai fermare, spronandoli a continuare ed a continuare ancora. Si allontanavano e si riavvicinavano, pronti ad infliggere all'altro ulteriori colpi, pur senza l'intento di danneggiarsi a vicenda, e non perdendosi mai di vista, non staccando mai quel contatto visivo che li teneva sempre legati.
Trunks si perdeva in quegli occhi luminosi, seppur scuri come la pece, della sua rivale. Bruciavano di sfida, di voglia di rivalsa, di Vita, e Trunks stava sentendo che poco alla volta qualcosa anche dentro di lui stava cominciando a bruciare, a tornare a vivere. Una bestia assopita che sussultava per tornare a respirare, il suo sangue saiyan che stava bruciando ed al tempo stesso soffocando quello terrestre.
Entrambi stavano percependo il puro piacere di combattere, sentivano un impulso dentro di loro che li induceva a dare il massimo, spinti anche dal divertimento e da una sorta di complicità che era nata tra i due ragazzi.

Purtroppo per Celosia, però, non tutto stava filando liscio come aveva programmato, ma non per causa altrui, ma proprio per causa sua.
Durante gli allenamenti con Trunks, la guerriera faceva molta più fatica del previsto a tenergli testa, e quando il ragazzo metteva una gravità un po' più elevata del solito, Celosia crollava spesso a terra, con le membra che le tremavano come conseguenza all'eccessivo sforzo. Nonostante ciò, la saiyan non permetteva al suo corpo di arrendersi, e continuava a combattere anche se si stava sentendo esausta.
Celosia era incredibilmente furente con se stessa e forse era proprio questa furia che le dava la forza per resistere. Era talmente arrabbiata per quella sua sensazione di inadeguatezza ed inferiorità, che non solo cercava di colpire con più forza i robottini che usava all'interno della camera gravitazionale, ma spesso sfociava la propria collera sulla pelle degli altri, e non potendo sfogarsi su chiunque, si rifaceva in particolare su uno dei due esseri che non erano stati considerati innocenti dal drago.
Non le era mai accaduto un fatto simile. Non così intenso e duraturo per lo meno. Più si impegnava, e più sembrava che il suo corpo non riuscisse a tenere il passo, facendola sentire incredibilmente fiacca, spossata, senza forze.
Notò con orrore che anche i semplici allenamenti con Bra non stavano producendo i risultati desiderati. Se a volte le veniva voglia, spinta da qualcosa di cui non ne capiva il motivo, di insegnare alla ragazza qualche sua mossa, faceva fatica pure a mostrarle le tecniche, e vedeva come stava irrimediabilmente regredendo giorno dopo giorno.
A volte succedeva che la saiyan, non riuscendo più a sopportare il peso della propria frustazione, accettasse gli inviti di Trunks ad accompagnarlo a fare delle commissioni in città, sperando che così riuscisse a riposare il fisico e, soprattutto, a svagare la mente.

 

***


Uno di quei giorni, un uomo alto e trasandato entrò nel suo appartamento in cui non faceva ritorno da quasi un mese. Aveva passato le ultime settimane vagabondando per il pianeta, richiamato da un bisogno di libertà e di scoperta  che era sempre vissuto in lui, dileguandosi anche quella volta come tante altre volte prima aveva fatto, lasciando dietro di sè amanti, fidanzate, lavoro e creditori, ed accompagnato come sempre dal suo piccolo e fedele compagno di viaggio e di avventure.
Posò un grosso sacco polveroso sul pavimento e con un gesto quasi meccanico premette sul pulsante della segreteria, mentre lentamente, sentendo sulle sue membra non più giovani come un tempo la stanchezza degli anni e del viaggio, si inoltrava nel buio del suo appartamento per andare ad aprire le finestre, portando così una ventata di aria nuova al suo interno.
L'uomo sorrideva nel sentire le tante voci adirate di donne e di uomini che, attraverso i messaggi lasciati in segreteria, gli chiedevano che fine avesse fatto, ma appena sentì quella voce, riconoscendola all'istante, l'uomo si bloccò, rimanendo fermo come un morto, interrompendo ciò che stava facendo per poter ascoltare con tutto se stesso la voce dell'unica donna che mai avrebbe potuto dimenticare.
Non era tranquilla nè allegra come spesso negli ultimi tempi l'aveva sentita, ma dalla sua voce trapelava una leggera agitazione, un senso di inquietudine e di tensione.
Non gli aveva lasciato un solo messaggio, ma decine e decine, e mentre l'uomo attentamente li ascoltava uno per uno, poteva capire come la donna a volte sembrasse essere preoccupata, altre volte tremendamente arrabbiata, altre ancora profondamente offesa, oppure semplicemente stanca.
Dai primi messaggi l'uomo comprese che era accaduto qualcosa di incredibile, tant'è che faticava a credere a ciò che la voce della donna gli stava narrando.
La memoria lo riportò improvvisamente a dei giorni lontani, così lontani che il solo pensiero gli faceva male al cuore, vedendo crudelmente intorno a sè come i sogni, che a quei tempi ancora lo facevano sperare, non si erano avverati, e mai avrebbero più potuto avverarsi, almeno con lei.
Ripensò a quel giorno in cui per la prima volta li aveva incontrati, gli altri, e con quale spavalderia ed incauta leggerezza aveva pensato di poterli sconfiggere, non riuscendo però nel suo intento. Rise al destino bizzarro che volle che proprio uno di quelli diventasse un giorno l'uomo della sua amata. Ma sorrise pensando che, in fin dei conti, quella era stata la soluzione migliore, per tutti e tre. Mai come in quegli ultimi anni lui era riuscito ad andare così d'accordo con la sua prima e storica fidanzata.

L'acuto squillo del telefono lo riportò improvvisamente alla realtà. L'uomo si precipitò su di esso ed alzò la cornetta.
"Pronto?"
"Yamcha?" chiese una fievole voce titubante. "Ma accidenti! Si può sapere dove eri finito? Sono giorni che ti chiamo e tu non ti sei degnato di rispondermi una sola volta!" lo rimproverò la stessa voce, adesso molto più forte e decisamente furiosa, molto più confacente alla donna.
L'uomo si scostò irritato la cornetta dall'orecchio. Non era più abituato a sentire simili acuti. Poi lentamente se la riappoggiò al lobo, sorridendo nella semioscurità.
"Beh...Adesso ti ho risposto." le disse calmo l'uomo. "Stavo ascoltando i tuoi messaggi e...sei sicura di stare bene?"
Bulma non gli rispose subito. Una piccola vena della tempia aveva ricominciato a pulsare dolorosamente.
Poi un sospiro di stanchezza scappò dalla sua bocca. "Ma sì, più o meno sto bene. Non è successo niente di grave, stai tranquillo. Ho solamente bisogno di parlarti, di parlare con un amico, tutto qui. Che ne dici di passare oggi per un caffè? Così mi dirai anche dove sei stato, razza di bandito!" gli disse, scherzando infine la donna, onde evitare di farlo preoccupare più del dovuto.
"Ma certo, faccio una doccia e sono subito da te."

Yamcha non ci mise molto a prepararsi. Con la velocità di un guerriero ben allenato, si rase la barba e si tagliò i capelli, riacquisendo l'aspetto distinto che la vita di città richiedeva ai suoi abitanti, anche se in verità non aveva messo momentaneamente da parte il suo aspetto da vagabondo per rispettare l'etichetta della città, ma semplicemente perchè sapeva che a Bulma avrebbe fatto piacere.
Salutò il suo amico Puar e si apprestò a raggiungere le Capsule Corporation spiccando il volo. Durante il tragitto pensò che magari sarebbe stato carino se si fosse presentato con un vassoio di pasticcini e così, a pochi isolati da quella che un tempo era stata la sua dimora, l'uomo atterrò tra gli occhi stupiti dei presenti. Dopo l'acquisto, Yamcha si concesse qualche minuto di vagabondaggio tra i vicoli e le strade della Città dell'Ovest, riannusando gli odori e riammirando i negozi che una volta visitava quotidianamente. Yamcha sentì di stare riapprezzando la vivace vita mondana della città, pullulante di giovani allegri, e si sorprese quando con la coda dell'occhio beccò dei ragazzi, che aveva letteralmente visto crescere, in dolce compagnia. A quanto pareva, il tempo non stava passando solamente per lui, e quei ragazzi avevano capito benissimo qual era il modo migliore per passarlo.
Con un sorrisetto compiaciuto sul volto, Yamcha se ne andò in direzione delle Capsule Corporation.

 

***


"Ma abitano davvero tutti qui?"
"Sì, più o meno. Radish ultimamente va sempre da Goku, mentre Nappa si diverte a giocare all'eremita nella camera gravitazionale. L'unica che è sempre tra i piedi è Miss Bellezza e Arroganza dell'anno."
Bulma prese un altro pasticcino dal vassoio di carta e se lo assaporò con gusto. "Diventasse grassa impallata, non sai quanto ci godrei."
Yamcha sorrise allo sfogo dell'amica. Era ormai arrivato da quasi un'ora e Bulma gli aveva raccontato già per filo e per segno ogni singolo dettaglio avvenuto nell'ultimo mese.
Un po' era preoccupato per l'amica, sapendo che doveva condividere il tetto con altri tre saiyan di razza pura, ma il fatto che i tre saiyan fossero stati in un certo senso castrati dal drago Shenron e che assieme a loro vivesse il loro Principe, era sufficiente perchè Yamcha riuscisse a vivere quella situazione più a cuor leggero ed anche a scherzarci su.
"Rode avere la ex di tuo marito, ancora giovane e bella, che gironzola per casa, eh, Bulma?" scherzò Yamcha, nel tentativo di aiutare l'amica a sdrammatizzare un po' la situazione.
"Giovane e bella? Mi stai forse dicendo che sono vecchia e brutta?" lo rimproverò prontamente la donna, sbattendo le mani sul tavolo e rischiando di far rovesciare il caffè dalle tazzine.
"Hey, calma, calma, Bulma! Stavo semplicemente facendo un po' di sarcasmo! Accidenti, hai proprio i nervi a fior di pelle!"
"Tsk, mi ci manca solamente il tuo sarcasmo. Ho già quella lì in casa che non perde mai occasione per puntualizzare che non ho più il fisico di un tempo." si lamentò Bulma, mettendosi in bocca un altro pasticcino.
"Ma non è affatto vero, io ti trovo in perfetta forma." la rassicurò Yamcha, allontanando da lei il vassoio dei pasticcini. "Insomma, non sarai più giovane, ma per essere una donna che non ha mai praticato sport, e che mangia e che fuma tutto il giorno, ti sei mantenuta benissimo."
"Mi sono mantenuta benissimo. Neanche se tu stessi parlando di un pezzo d'antiquariato!" lo rimbeccò offesa la donna, allungandosi verso di lui per agguantare un altro pasticcino.
"Ah! Ma se almeno stesse un po' zitta, non darebbe mica noia, lo sai? Sarebbe anche un bel soprammobile." commentò ironica Bulma, sorseggiando un po' di caffè. "Ma tutte le volte ha sempre da dire la sua. E' di un'arroganza unica. Si arrabbia per un nonnulla, è viziata, egoista, testarda, e non ti dico quant'è vanitosa!" Bulma si zittì e si specchiò un attimo sul cucchiaino da caffè, sistemandosi una ciocca di capelli. "Ma i guerrieri non dovrebbero pensare solamente alla forza fisica, tu che te ne intendi? E allora perchè lei non fa altro che pensare anche al suo aspetto, mettendosi perennemente in mostra? A volte ha quel comportamento da prima donna che proprio non sopporto! Ma chi si crederà di essere?" proruppe infine la donna, rossa in volto dalla rabbia, ripensando ai comportamenti della sua coinquilina.
Bulma notò però con disappunto che Yamcha stava trattenendo una risata. "Beh...Che cosa ci stai trovando di tanto divertente?"
"No no, niente. Va avanti." le rispose apparentemente tranquillo l'amico di vecchia data.
La donna lo osservò scettica, ma continuò ad andare avanti con le sue lamentele. "Non voglio dire che sia una cattiva ragazza, però a volte mi viene naturale immedesimarmi in Vegeta nella notte che la fece fuori. Pensa a dover convivere ogni giorno a fianco di una persona che ti critica per qualsiasi cosa tu stia facendo. Beh...Almeno così è come si sta comportando con me." Bulma prese una sigaretta dal pacchetto e se l'accese, mettendosi più comoda sulla sedia. "Voglio dire, con me è peggio di una suocera, ma con i ragazzi sembra un angelo. Non ti dico con Bra che rapporto è riuscita ad instaurare. Ma lo sai che adesso mia figlia si allena costantemente tutti i giorni? Vegeta ormai ci aveva perso le sper-"
Bulma troncò il suo discorso a metà e tirò con furia un pugno sul tavolo, vedendo come l'amico, nonostante lei stesse parlando di cose serie, stesse strizzando gli occhi e mordendosi le labbra per non scoppiare a ridere. "Eh no! Adesso mi dici che cosa tu ci stia trovando di divertente! Godi forse delle mie sofferenze?"
Yamcha, beccato in flagrante, saltò su sulla sedia e portò le mani in avanti. "No no! Non sto ridendo per quel motivo! Tranquilla!"
"Ah no? E allora dimmelo che cosa ti sta facendo tanto ridere!" lo invitò a confessarsi Bulma, agguantandolo per il bavero della camicia e facendo cadere il mozzicone di sigaretta a terra. Un attimo dopo, essendosi resa conto che forse aveva esagerato, risistemò la camicia dell'amico e si rimise a sedere, fissandolo con intensità.
"Ecco...è che..." Yamcha dovette ingoiare un grumo di saliva prima di continuare con la sua spiegazione. Gli anni passavano, ma Bulma rimaneva sempre la stessa. Ed anche se il saiyan era suo marito, la donna incuteva lo stesso, se non addirittura maggiore, terrore.
A quel punto Yamcha fece quello che in genere faceva per allentare la tensione: si portò una mano dietro alla testa e rise sguaiatamente. Metterla sullo scherzo forse l'avrebbe risparmiato da una morte lenta e atroce.
"Insomma, da come mi hai descritto la saiyan, non mi sembra che sia molto diversa da qualcuna di mia conoscenza: è carina e va fiera del suo aspetto fisico, tant'è che non si vergogna neanche di mettersi sempre in mostra, è ostinata, capricciosa e si arrabbia con facilità! Da giovane ha addirittura perso la testa per un certo principe saiyan...Beh...Le mancano occhi e capelli azzurri e poi sembra essere proprio te!"
Detto ciò, Yamcha si portò frettolosamente le mani davanti alla bocca, come se così facendo volesse evitate alle sue corde vocali di emettere ulteriori suoni: Bulma stava nervosamente tamburellando le dita sul ripiano del tavolo, gli occhi le erano diventati improvvisamente scuri come la brace rovente, e lo sguardo assottigliato era puntato risolutamente sugli occhi del suo interlocutore.
"Che cosa vorresti dirmi, Yamcha?" le chiese Bulma, sillabando ogni singola parola, tentando di mantenere il respiro costante, onde evitare di sfociare nella rabbia più pura. "Che io assomiglio a quella?"
"No no, non voglio dire che le assomigli, è che sembra che a Vegeta piacciano le donne con un carattere simile a quello della sua ex fidanzata!" le confessò l'uomo, tenendo la voce bassa come se le stesse confessando un segreto incoffessabile.
Bulma rimase ferma, quasi impietrita. Il sangue le stava bollendo nelle vene. Che Yamcha avesse ragione o meno, quello che aveva asserito suonava per la donna come la più grande offesa ricevuta da sempre. Doveva quindi considerarsi la copia terrestre di Celosia? Vegeta l'aveva scelta perchè le ricordava la sua ex fidanzata? Sciocchezze, solo un ammasso di sciocchezze uscite fuori dalla bocca di un uomo che non riusciva a tenere nemmeno la testa alta quando una donna, la metà di lui, gli urlava contro.

No, non era obiettiva Bulma in quel momento. Lo sapeva, se ne stava rendendo conto. Stava sputando cattiverie sul suo vecchio amico solamente perchè aveva toccato un punto dolente per lei. Doveva cercare di calmarsi.
Ma poi le venne in mente un'idea, una piccola fantastia per potersi vendicare delle parole, seppur pronunciate senza cattiveria, dall'amico.
Un pretesto per cambiare discorso ed un espediente per ripagarlo della sua stessa moneta.

"Yamcha, ti ricordi quando stavamo insieme?" gli chiese con voce diabolicamente angelica la donna.
L'uomo le lanciò uno sguardo perplesso. Non capiva che cosa c'entrasse adesso quella domanda.
"Certo che me lo ricordo. Tu urlavi, io urlavo, insomma, urlavamo sempre!" le rispose tranquillo Yamcha.
Bulma si morse un labbro per non gridare. "No, non intendo quei momenti. Ti ricordi i primi tempi che stavamo insieme, com'eravamo innamorati?"
A quel punto ad Yamcha venne paura. Cos'era? Una specie di invito alla nostalgia? Un ritorno di fiamma da parte della moglie di uno degli uomini più pericolosi dell'Universo?
"Ehm...Sì, all'inizio, tra un litigio e una rottura, sì." le rispose, cercando di mantenere le distanze.
"Ma insomma, adesso basta!" proruppe Bulma, sbattendo nuovamente le mani sul tavolo. "Non ti ricordare solo i momenti brutti! Tu ed io stavamo bene insieme, io ti piacevo anche con il mio carattere, lo so bene! Me lo dicevi ogni volta per fare pace!" gli ricordò furente la donna.
Erano stati per anni insieme ed a Bulma stava dando veramente fastidio che Yamcha riducesse la loro relazione in una sola parola: litigi. Se avevano durato tutto quel tempo, non potevano essere state solo le liti che li avevano uniti.
Yamcha abbassò lo sguardo sul pavimento, un po' intimorito sia per la reazione della sua ex fidanzata, sia per il fatto che non riusciva a capire perchè gli stava dicendo proprio quello.
"Hai ragione, è vero." le rispose dopo poco l'uomo. "Ti amavo veramente tanto per riuscire a sopportare i tuoi isterismi. Del resto, tu sei unica." le confessò con un filo di voce, mantenendo lo sguardo basso, quasi temendo per le parole che le stava dicendo.
Bulma fece un sorrisetto sornione, che fuggì all'attenzione dell'amico.
"E dimmi, Yamcha, stai ancora con quella lì, la giornalista sportiva?"
L'uomo alzò sorpreso gli occhi su di lei. No, non poteva starci provando seriamente con lui.
Anche se non era vero, Yamcha le dette la risposta che sicuramente lei non avrebbe voluto sentirsi dire. "Sì, ci siamo anche fidanzati. Ho speso una fortuna per quell'anello!"
Ma, diversamente dalle sue previsioni, Bulma non fece una piega.
"E dimmi," continuò la donna "quanti anni ha lei?"
"Ha quarant'anni, perchè?"
Bulma si portò platealmente una mano alla bocca. "Ma è vecchia! E' troppo vecchia per te!" gli disse, ridendo divertita.
"Che cosa diamine stai dicendo, Bulma? Ha ben sedici anni meno di me, non mi sembra affatto vecchia! L'hai anche vista un paio di volte, non dimostra neanche gli anni che ha!" contestò offeso e quasi adirato Yamcha.
Bulma si alzò in piedi e si avvicinò all'amico, posandogli affettuosamente una mano sulla spalla. "Non fraintendere le mie parole, Yamcha. Ciò che voglio dire è che tu, nonostante la tua età, sei ancora un uomo aitante e, lasciamelo dire, pure attraente! E poi non ti puoi di certo paragonare agli altri uomini di cinquantasei anni che ci sono sulla Terra! Tu sei un guerriero! Sai volare, sai creare sfere di energia...Insomma, a te ci vuole una ragazza giovane! Non una che fra qualche anno entrerà in menopausa e si ritroverà il seno sotto alle ginocchia! Che poi, hai idea di quanti problemi abbiamo noi donne più diventiamo mature? Il lavoro, la casa, i figli! E prima di ricordarci che abbiamo un uomo a cui dare le nostre attenzioni, siamo già con i calzettoni dentro al pigiama a dormire, esauste per le giornate terribili che abbiamo passato! Invece, caro il mio giovane amico, le ragazze di vent'anni questi problemi non li hanno! Sono libere dai mille impegni, dalle nostre mille preoccupazioni! Ed hanno così tanta voglia di fare, di scherzare, di divertirsi! Ci pensi a quante meno grane avresti se tu stessi con una ventenne anzichè una di quarana?" gli fece notare la primaverile Bulma.
Yamcha rimase in silenzio. Non l'aveva interrotta durante il suo discorso, che più che un discorso a lui pareva un delirio, perchè voleva riuscire a capire dove volesse arrivare Bulma con tutte quelle parole. A quel punto dubitava che Bulma si stesse riferendo proprio a se stessa, a meno che non avesse iniziato a credere di avere ancora vent'anni.
"Ammetto che una ragazza di vent'anni possa essere più spensierata di una donna in carriera, ma, Bulma, non capisco proprio dove tu voglia arrivare."
"Yamcha caro!" mormorò Bulma, unendo i palmi delle mani e poggiando un dorso al volto, guardandolo con occhi insolitamente dolci. "Credo di conoscere la ragazza proprio adatta per te! E' giovane, atletica e molto, molto bella! Guarda, te lo dico io che sono una donna, fidati. E' bella ed è anche molto sexy! E lei, oh, se sa di esserlo! Ha un bel caratterino ma, me l'hai detto prima tu, a te piace quel tipo di carattere!" gli disse Bulma, facendogli l'occhiolino. "Sareste una bellissima coppia!"
Yamcha sentì il sangue gelarsi nelle vene. Conoscendo bene Bulma e non suonandogli affatto nuova tale descrizione, capì finalmente dove stesse portando tutto il rigiro di parole della sua ex fidanzata.
"Bulma, non è mica che, per puro caso, quella ragazza di cui mi stai parlando ha la stessa età di tuo figlio?" le domandò guardingo l'uomo.
Bulma, percependo che forse era stata scoperta, iniziò a ridere. "Ma Yamcha! Tu non ti devi preoccupare di simili cose! Oggigiorno è normalissimo che uomini della tua età si fidanzino con ragazze che potrebbero essere le loro figlie! E poi tu non sei per niente vecchio, sei l'eterno immaturo per antonomasia! Inoltre lei, anche se è parecchio giovane, è molto più matura della sua età. Vi compenserete!" specificò con forza Bulma "Oh! Che magnifica coppia che sareste! Già vi immagino insieme, sareste così belli!"
"E certo, perchè tra ex ci intenderemmo subito." commentò sarcastico, e parecchio seccato, Yamcha. "Bulma, stai forse cercando di appiopparmi la ex di tuo marito? La stessa ragazza di cui mi hai raccontato peste e corna fino a pochi minuti fa? Che cosa ti ho fatto per odiarmi così tanto?" le chiese sarcastico l'uomo.
"Oh, ma insomma! Non è che abbia parlato tanto per blaterare. Tu ed io siamo stati insieme per anni, io ti piacevo per quella che ero ed inoltre, l'hai detto tu prima, Celosia caratterialmente mi assomiglia. Faresti un'affare se ti mettessi con lei. Ti ritroveresti, come per magia, una Bulma di ventitre anni tutta per te."
"E chi ha detto che io vorrei avere una Bulma di ventitre anni tutta per me? Già il pensiero mi spaventa!" commentò Yamcha, portando il discorso sullo scherzoso, sperando appunto che non diventasse veramente serio. Conosceva bene Bulma: quando lei si metteva in testa una cosa, diventava irremovibile.
I due rimasero in silenzio per un breve momento, giusto il tempo per mangiare un paio di pasticcini a testa e bere un sorso di caffè, sfidandosi con lo sguardo.
Yamcha avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento affinchè quel discorso non venisse portato avanti.
Ed infatti così avvenne.

"Ehy! Guarda un po' chi si vede!" proruppe Yamcha, avendo notato un'esile figura che era appena entrata in cucina.
Infatti Bra, spinta dai morsi della fame, era entrata di soppiatto in cucina, sperando di riuscire a mangiare passando però inosservata.
Poichè si trovava ancora in punizione, quel pomeriggio si era messa a fare i compiti delle vacanze, ed il suo umore non era quindi dei migliori. Scoprire che era venuto Yamcha a far loro visita non aveva di certo giovato troppo al suo miglioramento: ogni volta che lo incontrava, infatti, l'uomo la inondava di domande che per lui dovevano sembrare simpatiche, mentre per lei erano sempre più odiose, dato che le risposte continuavano ad essere sempre le stesse.
Purtroppo per lei, il suo passo felino non bastò.
"Ma guarda come sei cresciuta! Stai proprio diventando una bella signorina! Allora? Come va la scuola?"
"Yamcha, è estate. Siamo in vacanza." gli rispose irritata la ragazzina, mentre controllava se in dispensa c'era rimasto qualcosa di appetibile.
"Ah già! Hai ragione, non ci avevo pensato!" ridacchiò l'uomo, leggermente imbarazzato per la svista. "Allora? Ce l'hai il fidanzato?"
Bra alzò gli occhi al cielo. Ma che cosa gli doveva mai importare?
La ragazza chiuse la dispensa, non avendo trovato niente che le piacesse e sbuffò.
"No, non ce l'ho." gli rispose annoiata. Bra alzò poi il naso al soffitto, avendo appena percepito un leggero profumino di dolci nell'aria, ma senza aver capito da dove mai provenisse.
Poi il suo fiuto da saiyan la condusse al tavolo dove c'erano Yamcha e sua madre e, come un predatore che punta la sua preda, Bra si avvicinò al vassoio dei pasticcini. Finalmente c'era qualcosa di buono da mangiare in quella casa.­
"Mamma, non mi chiamare mai quando c'è un vassoio di pasticcini in casa." disse Bra, rimproverando Bulma. "Sono due giorni che mi pare di essere a dieta!"
"Sai tesoro," la interruppe la madre, non avendo voglia di sentire le lamentele della figlia adolescente "stavo parlando con Yamcha e mi è venuta in mente una meravigliosa idea. Come lo vedresti assieme a Celosia? Non farebbero una magnifica coppia?" le chiese sorridente Bulma.
Bra scrutò incredula, quasi spaventata, la madre. "Stai scherzando, vero?"
"Certo che no, perchè mai dovrei scherzare? Sto parlando sul serio! Secondo me, se si incontrano, si piacciono subito. Ah, Yamcha, annotati che lei adora la bistecca di manzo. Al sangue. Portala a mangiare quella e si innamorerà subito di te."
"Mamma?" la richiamò la figlia. "Perchè vorresti fare mettere Celosia proprio con lui? Che ti ha fatto lei di male?"
"E dai!" continuò Bulma "Non puoi dirmi che, almeno dall'esterno, non farebbero una bella coppia. Immaginateli. Due bei mori, alti, atletici, che camminano mano nella mano..."
Bra si immaginò la scena e scoppiò a ridere. "Mamma, guarda che Celosia se lo mangia vivo!" le spiegò la figlia, come se stesse esprimendo ciò che per lei era ovvio.
"E' sempre bello vedere la stima che nutri per me." contestò Yamcha "Chi è che ti regalava sempre quelle belle bambole quando eri piccola?"
Bra si morse la lingua a tale osservazione. "Non ti volevo offendere, scusa, è solo che tu, ecco, tu in un certo senso sei troppo buono e lei è...come dire..."
"Cattiva?" le propose maliziosamente la madre.
"Sì, cat-" stava ripetendo Bra assorta nei suoi pensieri "Ma mamma! Non mi mettere in bocca parole che non voglio dire! Celosia non è cattiva, diciamo che è... una tosta. E' per questo che ho detto che lei se lo mangerebbe vivo!" specificò infine Bra, prendendosi una sedia e mettendosi a sedere. Poi, con aria da intenditrice, si prese un pasticcino e se lo assaporò.
"Una cosa che mi ha sempre detto Celosia," continuò Bra mentre stava addentando il pasticcino "è che lei negli anni aveva sempre avuto tanti spasimanti, però alla fine aveva deciso di rimanere con papà perchè era l'unico che riusciva a tenerle testa. Se poi mio padre si è rivelato essere uno stronzo bastardo, non è di certo colpa sua che si è fidata!" concluse infine Bra, mostrando sul volto tutto lo sdegno che stava provando. Poi la ragazza afferrò altri tre pasticcini e si alzò per tornare in camera sua.
"Come hai appena chiamato tuo padre?" la riprese immediatamente Bulma, ma senza ottenere alcuna risposta dalla figlia, poichè si era già lanciata sulle scale.
"Ecco, è come ti dicevo." disse poi Bulma rivolgendosi ad Yamcha, passandosi stancamente una mano nei capelli. "In questo ultimo periodo Bra ha un astio nei confronti di suo padre che è a dir poco incredibile. Neanch'io alla sua età di certo saltavo al collo di mio padre in un impeto di gioia, ma adesso Bra sta veramente esagerando! Non so più che fare con quella figlia!"
Yamcha le sorrise con aria comprensiva. "Ricordati che lei è per metà saiyan. Magari le adolescenti di quella razza reagiscono in una maniera più violenta rispetto alla nostra. Non ti sconfortare così, le passerà!" le disse, cercando di incoraggiarla. "E poi Bra sta crescendo, ed anche in fretta. Dalle il suo tempo."
Bulma lo osservò pensierosa, ed un po' incuriosita da quella sua inconsueta saggezza. "Sembri essere così preparato in materia. E dire che tu sei l'unico ad essere senza figli." commentò tranquillamente l'amica.
A tale commento, Yamcha si morse il labbro interno, stringendo lievemente una mano a pugno.
"E' andata così." sospirò, quasi affranto. "Però gli occhi per vedere ce li ho comunque, e Bra sta diventando poco a poco una donna. E non è l'unica a stare crescendo a vista d'occhio: prima ho incrociato Trunks e sono rimasto impressionato da quanto si sia fatto uomo! Capisco come mai gli vadano dietro certe ragazze!"
Bulma alzò lo sguardo su di lui, sorpresa. "Ah sì? Yamcha, non vorrei screditare la tua vista da lupo, ma Trunks oggi è in citta con Marron, la figlia di Crilin. Non dirmi che non l'hai riconosciuta?"
"L'ho riconosciuta sì! C'era anche lei e, meno male, ha preso dalla madre. Però erano entrambi con altre compagnie. Crilin sarà contento quando saprà che a sua figlia piacciono gli uomini con la testa perfettamente rasata! Quale più grande omaggio?"
Bulma strinse gli occhi e mutò colore. "Ti prego, dimmi che Trunks invece non era con quella rossa riccia. Mi aveva promesso che non si sarebbero più frequentati quei due."
"Ma chi? Quella che voleva i suoi soldi?" si assicurò Yamcha, attendendo un cenno di assenso da Bulma che non tardò a mostrare.
"Tranquilla, non era lei. Anzi, ti dirò, Trunks ha fatto proprio un bel salto di qualità! L'ho vista solo dal didietro, però è veramente carina!"
"Certo, ti sarai sicuramente soffermato a studiarle il sedere. Tanto non ti conosco!" lo rimproverò prontamente Bulma, prima di accendersi una sigaretta. "Su, spara. Com'è?" gli chiese incuriosita la donna.
Yamcha tentennò un attimo prima di risponderle. Soffermarsi a parlare del sedere della ragazza, che veramente era stata la parte del corpo che meglio aveva osservato, sarebbe stato abbastanza equivoco e compromettente per lui. Del resto di lei aveva visto ben poco e di sfuggita.
"Allora?" lo esortò ulteriormente Bulma. Ormai la famosa scienziata aveva imparato ad informarsi con largo anticipo su ogni particolare che riguardasse la nuova fiamma di suo figlio. In troppe si erano interessate a lui per il suo cognome.
"Sembrerebbe carina. Per lo meno di corpo è fatta bene. E' alta, snella, è una bella moretta! Di volto non l'ho vista perchè c'era contro Trunks. Insomma, erano abbastanza impegnati in quel momento, non mi sembrava il caso di fermarmi troppo ad osservarli se non volevo essere preso per un maniaco che spia le coppiette!" le spiegò scherzando il vecchio amico.
Ad Yamcha però passò presto la voglia di scherzare non appena vide che Bulma si era rabbuiata in volto.
"C'è qualcosa che non va?" le chiese preoccupato.
"C'è troppo silenzio in questa casa." le rispose buia la donna poco dopo. "Troppo, troppo silenzio. E nessun altro naso saiyan ha sentito l'odore di questi pasticcini."
Bulma tirò un paio di boccate alla sigaretta, rimanendo assorta nelle sue elucubrazioni mentali per qualche secondo.
"Yamcha?" lo chiamò dopo poco la donna. "La ragazza che hai visto, aveva forse i capelli corti? O, almeno, non troppo lunghi?"
"Può darsi, non ci ho fatto molto caso a dire il vero. Trunks stava tenendo le mani nei suoi capelli. Può darsi che ce li avesse raccolti come se ce li avesse corti."
"E non è mica che questa ragazza aveva una strana cintura marrone attorno alla vita?"
"Non lo so proprio, Bulma. Mi dispiace, non ci ho fatto caso." le rispose imbarazzato l'ex bandito.
Bulma, a tale risposta, mostrò un'espressione contrariata sul volto. Sicuramente, anche se la ragazza avesse indossato una cintura con borchie fluorescenti attorno alla vita, Yamcha di lei avrebbe visto solamente il solco orizzontale del gluteo e la rotondità di quest'ultimo. Era un vizio che ormai non avrebbe più perso: infatti Yamcha aveva talmente passato gran parte di quel breve tempo a contemplare il sedere della ragazza che non aveva prestato alcuna attenzione ad altri particolari.
"E...dimmi...In che senso erano abbastanza impegnati?" gli chiese infine, giusto per accertarsi che l'interpretazione che aveva dato a tali parole fosse quella giusta.
"Bulma, te lo puoi ben immaginare cosa stessero facendo. O forse tu e Vegeta non vi baciate più e ti sei scordata come si fa?"

Udita l'intera risposta, Bulma spense riluttante il mozzicone di sigaretta nel posacenere.
Cos'era? Rabbia? Disgusto? Paura? O forse tanta delusione per come stava agendo suo figlio? Bulma non riusciva a capire che cosa stesse realmente provando. Solo poche parole riuscirono ad uscire dalla sua bocca, proprio poco prima che la porta d'ingresso si aprisse ed entrassero i soggetti in questione.
"E' uno scherzo, vero?"









Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Ragazzi, mi sto inginocchiando sui ceci per chiedervi perdono! Che ritardo mostruoso che ho accumulato!! Ringraziate gli esami universitari che mi stanno deteriorando i neuroni...Non  se ne può più!
Approfitto subito per ringraziarvi della vostra pazienza e dò un Benvenuto a chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite e le preferite in questo lungo periodo di latenza. Grazie grazie grazie!
Spero di poter conoscere presto le vostre opinioni su questa storia! Io sono AVIDA di recensioni. =P

Anno nuovo, capitolo extralungo come ai vecchi tempi. Mi auguro non l'abbiate lasciato alle prime righe, stremati dalla sua noiosità e dalla sua lunghezza. Io ogni volta mi riprometto di scriverlo più breve ma, come sempre, faccio l'esatto opposto.
Dunque, faccio un paio di precisazioni, caso mai non fossero risultate chiare all'interno del testo: anche se noi nel mentre siamo passati dal panettone ai cenci di Carnevale, tra gli episodi avvenuti nel precedente capitolo e quest'ultimo sono passati poco più di sette giorni. Praticamente i saiyan sono tornati in vita da un mesetto appena. Noi stiamo gelando dal freddo e loro si godono ancora il calduccio estivo. Buon per loro. =)
Avrete notato la differenza tra la prima e la seconda parte del capitolo. Avendoci messo così tanto tempo ad aggiornare, ho pensato che fare un quadro generale della situazione non avrebbe fatto male per riprendere il filo della storia. Mi dispiace che alla fine sia venuto così lungo!
Va bene, sto scrivendo troppo anche nelle note. Meglio fermarsi qui.
Vi invito, come sempre, a lasciare una recensione, anche per poter delucidare punti rimasti poco chiari o mostrarmi qualche errore. (Io ci metto tutta l'attenzione possibile ma, ahimè, qualcosa mi sfugge sempre!)
Un bacio a tutti!

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Capitolo 22
*** Lo scandalo del bignè ***


- Lo scandalo del bignè -



 

"Sono tornato!"

Trunks chiuse la porta di casa e si avviò verso la cucina da dove aveva sentito la madre che lo aveva appena chiamato.
"Alla buon'ora, ti stavo dando del disperso." gli disse Bulma quando lo vide comparire davanti a sè.
In quel momento però si accorse che suo figlio non era da solo: due more abbastanza alte, una con i capelli corti ed una con i capelli lunghi, stavano di fianco a Trunks e osservavano stupite l'enorme casa in cui erano entrate. Da quanto si assomigliavano, Bulma capì che erano due sorelle gemelle.
"Ah, mamma, loro sono due mie compagne di Università." le spiegò Trunks, indicandole, dopo aver salutato con un cenno della mano il vecchio amico di famiglia ancora loro ospite.
"Aspettatemi qui, vado su a prendervi gli appunti e torno subito." specificò il ragazzo alle due belle more.
Bulma e Yamcha si scambiarono un'occhiata d'intesa. Finalmente capirono come mai il nipote del Dottor Brief non era in pari con gli esami.
Trunks salì in fretta in camera sua, lasciando le due gemelle in cucina dove Bulma, da brava padrona di casa, offrì loro un buon caffè e degli ottimi pasticcini e Yamcha, da perfetto uomo, osservò con dedita attenzione il sedere delle ragazze.
Quando Trunks tornò, trovò le due gemelle in lieve imbarazzo ed immaginandosi che sua madre avesse fatto loro l'interrogatorio del secolo, pensò che fosse meglio congedarle in fretta.
Le due ragazze lo ringraziarono per gli appunti dandogli contemporaneamente un bacio sulla guancia e, facendo finta di non sentire i colpi di tosse da parte di sua madre, Trunks le riaccompagnò all'ingresso.

"Secondo te, quale delle due era?" chiese dubbiosa Bulma a Yamcha una volta che erano rimasti soli.
L'uomo si accarezzò la cicatrice sulla guancia sinistra, pensieroso.
"Nessuna delle due." le rispose infine.
Bulma spalancò gli occhi. "E come fai a dirlo con tanta certezza?"
L'uomo si grattò la testa."Beh...La ragazza che ho visto indossava dei pantaloni attillati neri..."
"Eh! Anche loro!" lo interruppe subito la scienziata.
"Sì, anche loro. Però non hanno quel sedere." specificò Yamcha, vergognandosi un poco.
Bulma alzò gli occhi al soffitto. "L'hai studiato proprio bene quel sedere, non è vero? Ma dai! Erano anche carine quelle due ragazze... Ed anche il loro sedere!"
Yamcha si mise a ridere. "Dai, non ti agitare adesso. Magari la ragazza che ha baciato oggi Trunks sta preparando un altro esame!" scherzò l'uomo nel tentativo di calmare Bulma, alla quale avevano iniziato a tremare le mani dall'apprensione.
Bulma non gli diede molto ascolto ed appena Trunks tornò in cucina, la madre gli andò incontro con fare marziale.
"Stai studiando in questi giorni?" gli chiese immediatamente Bulma con voce severa.
"Mamma, ho dato un esame l'altro giorno, fammi prendere un attimo di respiro!" le rispose il figlio, leggermente sorpreso dal tono aggressivo della madre.
Bulma gli lanciò un'occhiataccia, ma si girò subito di scatto, dandogli le spalle, così da non mostrargli quanto si sentisse arrabbiata. "Hai forse idea di dove sia Celosia? E' tutto il giorno che non si vede."
Trunks sbuffò sconfortato. Il tono di sua madre era leggermente isterico in quel momento e pensò che magari era correlato al fatto che era entrata - almeno così stava pensando il ragazzo - in menopausa.
"Boh...Sarà di sopra." le rispose infine.
"Ah! Allora non era con te oggi? Eppure è una così bella giornata!" controbattè aspra la donna.
"E sarà uscita! Che vuoi che ne sappia io?"
"Che modi che hai di rispondere. Sembra quasi che tu abbia qualcosa da nascondere da come stai reagendo." gli fece notare risentita la madre.
"No, mamma, è che non capisco perchè mi stai facendo un interrogatorio. Neanche quando avevo dieci anni eri così. Accidenti, in questi giorni proprio non ti si sopporta!" la criticò il ragazzo, spazientito ed offeso dai modi di fare di sua madre, a suo parere alquanto ingiustificati.
Bulma alzò indifferente le spalle e premette il pulsante di un altoparlante sul muro di cucina.
La donna chiamò più volte Celosia e solo alla decima chiamata un urlo da una stanza del piano superiore le rispose.
"Che diamine vuoi?!" gridò la saiyan dal piano superiore, ma senza usare alcun altoparlante. "Ma devi rompere anche quando sto facendo la doccia?"
Bulma strinse le labbra e trattenne una serie di torpiloqui che avrebbe voluto dedicare alla guerriera per risponderle. La scienziata fece un profondo respiro e, con molta tranquillità, pigiò nuovamente il pulsante.
"Ti stavo chiamando perchè in cucina ci sono dei pasticcini da mangiare, ma visto che devi sempre fare la maleducata, puoi rimanere tranquillamente dove sei!" le disse infine, augurandosi dentro di sè che la saiyan affogasse nella doccia.
Neanche il tempo di levare il dito dal pulsante che si sentirono dal piano superiore una porta che si chiudeva, poi dei passi, un'altra porta che sbatteva ed infine dei passi veloci che percorrevano il corridoio e scendevano le scale.
In un batter d'occhio la saiyan, ancora con i capelli bagnati, era scesa in cucina richiamata dai dolci pasticcini.

"Accidenti, dalla velocità con cui ti sei rivestita, potresti sembrare quasi un uomo!" commentò sorpresa Bulma.
Celosia la guardò con aria di sufficienza, passandole accanto. "Tsk, fino a prova contraria, sono una donna." le disse, mentre con una mano si sistemò meglio i seni nel reggiseno push-up che, a causa della furia, aveva indossato alla bell'e meglio. "Anche se quel porco di tuo marito ama tanto l'entrata secondaria, quella che ha sempre prediletto è quella davanti." le disse infine, guardandola con occhi maliziosi ed inviandole un bacino immaginario.
Celosia però poi non si curò più di nessuno dei presenti e si avvicinò alla tavola da dove proveniva uno squisito profumo di dolci, alquanto lieve per dei terrestri, ma abbastanza intenso per l'olfatto sensibile di una saiyan.
Osservò con cupidigia il lungo vassoio di carta contenente ancora una discreta quantità di bignè, amaretti, cestelli al cioccolato e alla frutta, baci di dama, millefoglie e croccanti sfogliatelle.
Con straordinaria lentezza la saiyan si portò alla bocca un bignè, assaporandoselo con intenso piacere e recuperando con la punta della lingua un goccio di crema che le era caduto vicino al labbro. Prese un altro pasticcino e con altrettanta goliardica calma se lo mangiò, emettendo suoni alquanto ambigui mentre godeva di tali piaceri culinari.
"Ma che sorpresa! Ed io che credevo che tutti i saiyan divorassero il cibo senza neanche godersi il sapore!" commentò Yamcha che si trovava in piedi di fianco alla guerriera.
Celosia terminò con calma di gustarsi il secondo pasticcino. "Certi piaceri vanno vissuti con estrema lentezza per poterseli godere al meglio." gli rispose la guerriera, ancora presa dal dolce retrogusto che le aveva lasciato in bocca l'ultimo pasticcino.
Solo dopo qualche istante la saiyan si accorse che non aveva la minima idea di chi fosse la persona che le aveva appena rivolto la parola.
"E tu chi sei?" gli chiese perplessa.
"Mi chiamo Yamcha, sono un amico della famiglia Brief." le rispose tranquillo l'ex bandito, porgendole la mano.
La saiyan scrutò attentamente il nuovo individuo che, a prima vista, sembrava essere un coetaneo di Bulma. "Ed io sono Celosia, ma penso che non avrai bisogno delle mie presentazioni. Bulma si sarà già divertita a dirti abbastanza cattiverie sul mio conto." gli rispose infine, stringedogli con vigore e sicurezza la mano.
"Ho portato io quei pasticcini." le disse Yamcha, compiacendosi del suo ottimo operato, essendo rimasto abbastanza inebedito di fronte allo spettacolo che aveva dato la saiyan quando se li stava assaporando.
Celosia alzò una spalla. "Mhhh...Il primo Terrestre intelligente che incontro. Non credevo che ne esistessero." commentò sarcastica la saiyan, facendogli però l'occhiolino.
Detto ciò, la guerriera rivolse di nuovo le sue attenzioni al vassoio e Yamcha rimase imbambolato ad ammirarle in fisico scolpito, coperto solamente da degli attillati shorts e da una maglietta forse troppo piccola per lei.
"Devono essere proprio buoni questi pasticcini!" commentò Trunks avvicinandosi a sua volta al vassoio per prenderne uno, ma mettendosi di proposito fra la saiyan e l'ex bandito. "Squisiti, sì!"

Bulma rimase ad osservare quello spettacolo decadente dove due uomini, di generazioni diverse, perdevano ogni senso di razionalità e di buongusto quando vedevano un bel sedere ed un paio di tette.
"Oh Trunks, devi assolutamente provare uno di questi! E' una delizia!" gli consigliò Celosia, offrendogli un bignè alla crema e facendoglielo addentare quando lei ancora lo teneva in mano.

Mio figlio si è rimbambito, pensò Bulma mentre vedeva Trunks venire imboccato da Celosia.

"Trunks!" gli urlò spazientita la madre.
Quando Bulma si accorse di aver però appena gridato, abbassò il tono della voce e fece finta di essere più tranquilla. "Puoi venire un attimo con me di là? Ti devo dire una cosa in privato, sai, si tratta di affari."
Il figlio del Principe dei Saiyan tirò giù il bignè ed osservò la madre che era diventata sorprendetemente seria in volto e quindi, con grande riluttanza e dispiacere, dovette abbandonare la tavola delle delizie.
"Torniamo subito." disse Bulma ad Yamcha e Celosia. "Intanto voi fate come se foste a casa vostra. Mangiate, bevete, parlate... Insomma, conoscetevi!" augurò infine la scienziata.
Mai come in quel momento aveva sperato che Yamcha sfoderasse tutto il suo fascino e riuscisse a fare colpo su un'altra donna. Tutto purchè suo figlio ne rimanesse alla larga.

 

***


Bulma condusse suo figlio in laboratorio e chiuse la porta dietro di sè.
La madre aveva un'espressione seria e preoccupata, quasi triste, in volto. Si portò di fronte al figlio e, sospirando, gli fece la scomoda domanda che da tutto il pomeriggio la stava tormentando.

"Trunks, cosa c'è tra te e Celosia?"

Il ragazzo rimase alquanto sorpreso dalla domanda ed avvertì del sudore freddo formarsi sulla fronte. Inconsciamente si morse la guancia interna prima di rispondere alla madre.
"Abitiamo sotto lo stesso tetto, come vuoi definirci? Coinquilini?" le disse Trunks, prendendo la risposta molto alla larga.
"A me sembrate qualcosa di più che semplici coinquilini a dire il vero." lo rimbeccò la madre "Nappa può essere, e purtroppo lo è, un coinquilino. Ma non Celosia."
"Oddio, mamma, ma che cosa vuoi che ci sia? Ogni tanto scambiamo due parole. Del resto lei vive in questa casa!" le rispose visibilmente irritato il figlio.
"Perchè mi sembra che tu stia battendo in ritirata?"
"E' solo una tua impressione." controbattè stanco Trunks "Seriamente, mamma, non riesco a capirti. Da quando in qua sei diventata così sospettosa nei miei confronti?"
Bulma si morse il labbro inferiore e strinse le mani a pugno. Tanto ormai era inutile girarci ulteriormente intorno. Tanto valeva levarsi il dente subito.
"Da quando Yamcha ti ha visto baciarti con Celosia!" gli gridò tutto d'un fiato la scienziata.

In quel momento Trunks sentì il sangue gelarsi nelle vene.  Come era possibile? Come poteva averli visti? Dove?
Ma ciò che più lo preoccupava era che, sia se Yamcha li avesse visti veramente o meno, il vero guaio sarebbe arrivato quando a Vegeta sarebbero giunte voci su di loro. Già suo padre non mostrava alcuna contentezza quando Celosia parlava con la figlia minore, figuriamoci se poi la saiyan si spingeva ben oltre con il figlio maggiore!
Celosia più volte gli aveva confessato che temeva per la propria incolumità, sospettando che Vegeta le stesse alle costole in attesa di una mossa falsa, e perciò la saiyan, a causa di quel pensiero, non riusciva a vivere le giornate senza un minimo di apprensione. Trunks cercava di convincerla che magari era solo una sua impressione, ma si sentiva quasi in dovere morale di doverla aiutare a stare meglio, portandola con sè quando andava a fare una passeggiata in città o farle compagnia quando erano in casa, cercando di farla svagare, magari incoraggiandola alla lettura di qualche libro, oppure, la sera, provando con lei qualche nuova tecnica di combattimento. Ancora il ragazzo non riusciva a capacitarsi, tanto ne era rimasto impressionato, del magnifico feeling che si era instaurato tra loro durante la lotta e dal quale, allenamento dopo allenamento, aveva portato ad una sorta di sintonia anche fuori dalla camera gravitazionale.
L'unica cosa che gli venne dunque da fare per sviare dai pericolosi sospetti della madre fu ridere quasi in maniera isterica e negare, negare sempre. "Lo credo abbastanza impossibile. Semmai è Yamcha che vorrebbe baciare Celosia! Tsk, prima era come la stesse spogliando con gli occhi!"
"Non che ci avrebbe messo molto." commentò sarcastica Bulma, avendo notato la scarsità di tessuto che copriva la pelle della saiyan. "Dunque? Dalla tua risposta dovrei forse presupporre che tu oggi non stavi baciando Celosia?"
"Presupponi bene, mamma." le rispose quasi risentito il ragazzo. "E poi ti vorrei ricordare che ho ventitre anni. Non mi facevi storie su chi baciavo o sulle persone con cui uscivo a quindici anni, e... non ti sembra un po' tardi iniziare adesso? Fino ad ora sei sempre stata una madre abbastanza liberale, che cosa ti è preso?" le chiese infine Trunks, esasperato dall'invadenza, per lui fin troppo eccessiva, della madre.

Bulma si passò stancamente una mano nei capelli e scosse la testa, sentendosi incredibilmente vecchia ed inerme di fronte a tutto ciò che temeva stesse avvenendo e che, purtroppo, non riusciva a fare in modo che non avvenisse.
"Hai ragione, Trunks." gli confessò la madre, poggiandogli delicatamente una mano sulla guancia. "E' che sono solo preoccupata per te. Non vorrei che tu stessi prendendo una grandissima sbandata."
"Mamma, ti vorrei ricordare che sono un super saiyan. Da piccolo ho addirittura combattuto contro Majin Bu." le ricordò sereno il figlio.
"Questo non significa niente!" gli riferì la madre con voce fragorosa.
La sua mano scese delicatamente dalla guancia al petto del figlio, all'altezza del cuore. "Potrai anche essere uno dei guerrieri più forti della galassia, ma sei pur sempre un essere umano, ricordatelo." gli confessò infine con un filo di voce, poggiando la testa sul petto del figlio. "Non fare stupidaggini, Trunks. Ti ho cresciuto ben sapendo di quanto tu sia intelligente, non buttare via tutto per una come lei."
A tali parole, Trunks fece un passo indietro, staccandosi così dal tocco della madre.
"Ma si può sapere perchè ce l'hai tanto con lei? Sia tu che papà non fate altro che farla sentire un ospite indesiderato!"
Bulma spalancò gli occhi a tale reazione del figlio. "Ma te ne rendi almeno conto di come mi tratta? L'hai sentita prima in cucina che cosa ha detto?"
"Lo sai che lei è fatta così. Se tu le fai un'osservazione, lei te la rende con gli interessi! Mamma, prova per una volta ad evitare di rimbeccarla sempre, vedrai che poi anche con te smette." le spiegò calmo il figlio "Ti sei mai chiesta perchè mai con me e Bra va così d'accordo? Semplicemente perchè la prendiamo per com'è e ci ridiamo su."
"Sì, ridi ridi, intanto lei ti fa le scarpe." commentò a denti stretti Bulma. Le dispiaceva terribilmente vedere come il figlio venisse preso in giro dalla saiyan e come lui, stupidamente, stesse cadendo nella sua trappola. Non riusciva ad immaginare che potesse esistere nemmeno lontanamente la possibilità che fossero legati da un vero sentimento di affetto e non da del cinico opportunismo unilaterale.
Ad un tratto, però, la donna non ci vide più, presa dalla frustazione che la stava divorando.
"Ma insomma, Trunks, ma non ti stai accorgendo che c'è qualcosa di strano in tutto questo?" proruppe lei, spazientita dalla situazione in cui era costretta a vivere. "Quando prima Celosia ti ha imboccato, non volevo credere ai miei occhi. Celosia è una saiyan, ed i saiyan non usano le loro mani per imboccare, ma per torturare e uccidere il prossimo! Prima mi è sembrato di stare di fronte al gesto più forzato e contro natura che i miei occhi abbiano mai visto! Ma non ti sta puzzando almeno un po'? "
Trunks guardò la madre ed abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. "Sì, mamma, qualcosa mi puzza, ed anche tanto. Infatti non riesco a capire perchè tu mi stia facendo tale maternale sui saiyan quando proprio tu hai messo su famiglia con il principe di questi assassini a sangue freddo. E non mi dire che la vostra era una situazione diversa o che papà era diverso, meno cattivo o meno pericoloso di Celosia. Tanto più che tu eri una Terrestre priva di forza combattiva quando ti sei messa con lui." terminò infine Trunks, visibilmente irritato.

Bulma non riuscì a rispondergli a dovere e, vedendo che suo figlio comunque non le voleva dare ascolto, non le restò che fare buon viso a cattivo gioco.
La scienziata dette un'amichevole pacca sulla spalla al figlio e gli sorrise. "E va bene, proverò a fare come mi hai detto. Però tu almeno prova a dare ascolto al mio consiglio: fai attenzione." gli raccomandò infine, guardandolo con occhi pieni di affetto e di premura.
Detto ciò, Bulma si incamminò con passo lento ed incredibilmente pesante, come se risentisse della fatica di una interminabile camminata in salita, verso la cucina dove aveva lasciato i suoi due ospiti.

 

***


Arrivata davanti alla porta di cucina, Bulma posò la mano sulla maniglia ma, anzichè aprire subito per entrare, poggiò silenziosamente l'orecchio alla porta. Delle inaspettate risate si potevano udire dall'interno della stanza, risate che erano di puro divertimento, di pura gioia.

Bulma sorrise fra sè e sè. Forse la ruota aveva iniziato a girare anche per lei.
Aveva sperato che tra i due ex storici potesse nascere qualcosa, ma le era sembrato talmente inverosimile che mai l'aveva creduto realmente possibile.
La scienziata tentennò un po' se entrare o meno, temeva di disturbarli e di rovinare così l'inizio della fine della permanenza della saiyan nella sua casa, ma del resto era quasi ora di cena e la donna sapeva come Vegeta reagiva quando la sua cena non era pronta in tavola, appena il saiyan si decideva ad uscire dalla camera gravitazionale e degnava così la famiglia della sua regale presenza. E sapeva anche che a Vegeta non aveva mai fatto troppo piacere la sorpresa di trovarsi in casa propria l'ex di sua moglie.
Bulma aspettò un poco, fece un profondo respiro e con un grande sorriso sull'adesso rilassato volto entrò in cucina.

Yamcha e Celosia, seduti uno di fronte all'altra, ridevano come dei ragazzini ed ogni tanto si asciugavano gli occhi che lacrimavano a causa dell'eccessiva ilarità.
Quando si accorsero della presenza della padrona di casa cercarono alla bell'e meglio di ritrovare un minimo di contegno, alzandosi in piedi e facendo finta di essere due persone educate come tante altre.
"Scusate, spero di non avere interrotto niente." disse maliziosamente Bulma, osservando Yamcha rosso in volto dall'imbarazzo.
"No no, stavo giusto andando via." le rispose l'ex bandito, sistemandosi calzoni e camicia che, a forza di ridere, si erano sgualciti.
"Vedo che avete fatto subito amicizia, sono proprio contenta!" commentò entusiasta la scienziata, vedendo come ancora gli occhi sorridevano sui loro volti.
Celosia la guardò e si sistemò una ciocca di capelli con fare civettuolo.
"Bulma, sei proprio una cattivella." le disse con aria superba poco dopo. "I tuoi amici simpatici me li volevi tenere tutti nascosti?" le chiese infine, per poi rivolgersi all'uomo. "Yamcha, hai saputo rendermi questa giornata più perfetta di quello che già poteva essere. Come potrei mai ringraziarti?" lo adulò la donna, sistemandogli con tocco leggero il collo della camicia.
"Beh...Magari continuando presto questa conversazione." le rispose Yamcha, bordeaux in volto, sentendosi come sollevato da terra.
"Al compleanno del dottor Brief?" gli propose Celosia, ricordandosi della festa del proprietario e fondatore delle Capsule Corporation che si sarebbe tenuta ormai a breve.
"Certo, non potrò mancare." le rispose Yamcha, chinandosi un poco per farle il baciamano.

Di fronte a tale vista, Bulma istintivamente si portò una mano alla fronte, scuotendo la testa.
Lo spettacolo di fronte a lei era talmente ridicolo che le fu impossibile trattenere una fragorosa risata. Non aveva mai visto niente di più divertente: Yamcha che faceva il cascamorto con l'ultima gatta morta saiyan era di quanto più comico - e patetico - che avesse mai visto.
Peccato che Yamcha fosse troppo tirchio per invitarla a cena fuori! A Bulma non avrebbe fatto neanche fatica preparare la valigia a Celosia per farla dormire fuori casa quella sera, e le altre ancora possibilmente. Fuori, fuori di casa!

Bulma e Celosia accompagnarono Yamcha alla porta d'ingresso ed appena l'uomo si librò in cielo, la padrona di casa chiuse la porta.
"Vedo che tra te e Yamcha si è subito instaurata una grandissima intesa." fece notare Bulma a Celosia, senza nascondere un gran senso di soddisfazione per l'accaduto.
"Non è affatto male quell'uomo." le rispose Celosia, mentre si stava incamminando per tornare nella propria stanza. "Però c'è una cosa che proprio non riesco a spiegarmi: il motivo per cui voi due vi siete lasciati. Sai, io conosco benissimo Vegeta e per anni sono andata a letto con lui, e... Posso solo dirti che a lasciare quel Terrestre per il principino ci hai solamente rimesso."  decretò maliziosamente la saiyan prima di salire le scale a gran velocità.
A sentire tale commento a Bulma gelò improvvisamente il sangue nelle vene. Non sapeva bene come poter interpretare quel discorso. Con la coda dell'occhio osservò l'interno della cucina e sperò con tutta se stessa che, prima di preparare cena, non dovesse disinfettare tutti i ripiani della cucina.

 

***


La luce intensa di quel caldo sole estivo stava lasciando il posto ad un seducente vento fresco ed ad uno splendido colore ambrato della luce del tramonto mentre Yamcha stava facendo ritorno al proprio appartamento. Yamcha stava ripensando - già con un po' di nostalgia - alla saiyan ed a quanto si fosse sorprendentemente divertito in sua compagnia.

Bulma era stata ingiusta con lei.
Prima di avere avuto il piacere di conoscerla personalmente, della saiyan aveva saputo dalla scienziata che era semplicemente e solamente molto bella, e questa era l'unica qualità di cui si poteva vantare di avere. Levata la bellezza, la guerriera non aveva altro, se non la tipica forza fisica saiyan.
Yamcha sorrise quando pensò che la sua ex fidanzata non era affatto stata leale con lei, e nemmeno con lui: non l'aveva infatti avvertito di quanto la saiyan potesse essere divertente e di ottima compagnia.

Passati i primi momenti di imbarazzo quando si era trovato da solo con lei, Yamcha si era trovato ad ascoltare alcuni sfoghi di Celosia, alla quale, guardando un pasticcino la cui glassa si era seccata rimanendo all'insù, tornò in mente il suo ex ed alcune peripezie che aveva passato con lui quando erano giovani.
Yamcha si asciugò una lacrima mentre stava ricominciando a ridere, ripensando al momento in cui Celosia gli aveva raccontato di quella volta che Vegeta aveva fatto cilecca a letto e di come avesse dato la colpa a tutto, addirittura al lenzuolo che non era in armonia con la tinta della stanza, pur di non ammettere che stesse passando un periodo di impotenza.
Yamcha ripensò anche a quando Celosia gli svelò che Vegeta, anche se dal di fuori poteva sembrare un tipo abbastanza timido, nell'intimità era parecchio sfacciato, talmente spudorato che, a volte, addirittura alla sua Promessa aveva fatto ribrezzo.
Non che a Yamcha conoscere tali dettagli avrebbe cambiato molto della propria vita, ma sapere qualche cattiveria sul conto dell'uomo che aveva rubato il cuore della sua storica fidanzata gli stava facendo non poco sfogo.
Yamcha si stava ancora sorprendendo della facilità con cui tutti i segreti e particolari che riguardavano la sfera intima e privata di Bulma, quando ancora stava con lui, erano usciti dalla sua bocca ed erano così giunti alle orecchie di Celosia. Non se ne era neanche accorto che le stava rivelando particolari e vicissitudini fin troppo imbarazzanti e riservati.
Beh...Forse l'ex bandito del deserto aveva leggermente esagerato quando aveva raccontato alla saiyan delle sue sorprendenti prestazioni, sia sul campo di battaglia che sotto le lenzuola. Ed aveva messo forse un po' troppo in ridicolo la sua ex fidanzata quando aveva raccontato alla guerriera degli episodi riguardanti la loro vita intima, rivelandole qualche trasgressione sessuale preferita della donna.
Però Yamcha si era accorto che più che parlava di certe cose a proposito di Bulma, più Celosia sembrava esserne felice, e l'uomo, ogni volta che la saiyan emetteva una delle sue deliziose risate cristalline ed in tal modo i suoi seni si alzavano e si mettevano in mostra in tutta la loro rotondità, non riusciva più a connettere la bocca al cervello.
Ma in fin dei conti si erano scambiati solo qualche confidenza, qualche particolare molto piccante che riguardava i loro ex, non avevano mica ucciso nessuno, pensò Yamcha, leggermente toccato da un piccolo senso di rimorso.

Yamcha si fermò davanti alla porta della propria abitazione.
Quando aveva visto Bulma arrivare in cucina con quel suo meraviglioso sorriso sul volto, che rideva così allegramente ed a cuor leggero, Yamcha non si era proprio sentito di rovinarle quel radioso stato d'animo.
Alla fine di quel lungo pomeriggio passato in città, in cui Yamcha era stato messo al corrente di un'ingente quantità di informazioni ed in cui egli stesso aveva messo al corrente di altrettante informazioni due donne legate, seppur diversamente, allo stesso uomo, allo stesso saiyan, Yamcha aveva finalmente riconosciuto la proprietaria del sedere che tanto aveva causato scompiglio nella vita di Bulma in quel tranquillo pomeriggio cittadino.
Ma con quale cuore glielo avrebbe potuto dire?







Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Ormai è divenuta una consuetudine. I capitoli vengono postati con infinito ritardo, tanto che presto potrei diventare dirigente di Trenitalia. Vi chiedo scusa per l'attesa, ma gli impegni universitari sono sempre lì ad attanagliare quella meraviglia di tempo libero.
Ma va beh...Torniamo a noi!
Alla fine di questo (insensato?) capitolo, si è finalmente scoperta l'identità della misteriosa ragazza che ha rapito il cuore di Trunks e gli occhi di Yamcha. Sorpresi? (ma anche no.) E la povera Bulma non sa più che pesci prendere.
Lascio a voi i commenti! =)
Ringrazio tutti voi che mi leggete e che mi recensite, sia quelli nuovi che i miei affezionati veterani! Spero di poter sapere ancora che cosa ne pensate!

P.S. = Nei prossimi capitoli ci sarà un po' più di "Vegeta", lo prometto! Quel saiyan non può stare sempre ad allenarsi nella camera gravitazionale e lasciare l'ingrato compito di gestire la situazione "ospiti saiyan" alla povera Bulma!

Un bacione!

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Capitolo 23
*** Indietro nel tempo ***


- Indietro nel tempo -




 


Celosia si stava rigirando nel letto. Si trovava in un esasperante stato di dormiveglia da ore ormai, ma non c'era modo che la tranquillità del sonno la sollevasse da quello stato di agitazione.
Le lenzuola erano state disprezzatamente lanciate in fondo al letto. Anche quel sottile strato di lino le procurava fastidio e l'aria notturna che passava dalla finestra aperta non era abbastanza fresca per allietarla.
Si portò le mani sul volto e la sua bocca emise un ringhio di frustazione. Quante volte si era sentita così durante la sua vita di mercenaria di Freezer. Si svegliava nel cuore della notte, con il sangue scosso da un brivido infuocato, ed usciva quindi di camera sua, raggiungendo, silenziosa, quella di Vegeta. Non si curava se qualcuno la potesse vedere o le lanciasse qualche occhiatina o commento malizioso, non le importava niente se non sentire il caldo fiato di Vegeta sulla sua pelle. Il Principe dei Saiyan non la rifiutava mai, nenche se era appena tornato da una sfiancante missione di epurazione. Aveva sempre quel minimo di energia con cui bramosamente rispondeva allo sguardo di desiderio della compagna, e così, finalmente appagata, la saiyan tornava nella sua stanza, pronta a fronteggiare l'indomani un'intensa giornata di battaglie ed allenamenti.
Ma adesso Vegeta non c'era più.
O, più precisamente, Vegeta c'era, ma non c'erano più loro.

Celosia prese a calci le lenzuola spiegazzate in fondo a letto, finchè non le fece cadere a terra.
Si mise a sedere sul materasso, i piedi poggiati sul fresco pavimento ed il volto sprofondato nei palmi delle mani. Stava impazzendo, non ce la faceva più. Non aveva mai avuto un'inquietudine così intensa.
Decise di uscire dalla sua stanza. Magari camminare un po' per i corridoi ed i freschi giardini delle Capsule Corporation l'avrebbero aiutata in quel momento.

Nel mentre che passeggiava in un silenzio assoluto tra i roseti della signora Brief, avvolti quasi da un'aura magica, illuminati fiocamente da uno spicchio di luna crescente, Celosia si trovò improvvisamente a vagare con la mente ad un giorno sepolto nella sua memoria da almeno quarant'anni, quando lei e Vegeta, ancora dei ragazzini, avevano appena portato a termine una missione di epurazione su un pianeta distante anni luce da quello in cui si trovava in quel momento.
La saiyan accarezzò con la mano i morbidi petali delle rose e si chinò per inalarne il profumo. Era un odore leggermente dolciastro, ma che lei percepì come qualcosa di delicato e gradevole. Era lo stesso odore che aveva sentito in una specifica zona di quel pianeta lontano, distante da dove si trovava un tempo la Civiltà, ridotta ad un cumulo di macerie  dai due spietati guerrieri saiyan, e da cui proveniva solo un acre odore di sangue e di pelle bruciata.
Quella zona del pianeta sembrava essere un paradiso perduto: cascate e torrenti dall'acqua cristallina, freschi boschi dalla vegetazione rigogliosa, bellissimi animali dalla carne succulenta.
E poi, quella distesa interminabile di fiori, molto simili alle rose della Signora Brief, che emanavano un profumo celestiale, trasportato anche da una leggera e fresca brezza.
Celosia si ricordò che si era addirittura levata i guanti sporchi del sangue delle sue vittime per poter godere appieno di quella meravigliosa sensazione che le procurava sulla pelle il contatto diretto di quei delicati petali setosi.
Sulle sue labbra si delineò un accenno di sorriso, un sorriso dolce e nostalgico che si apriva alla memoria di quei lontani ricordi.
Vide se stessa nella sua coprente tuta da combattimento, assorta nei suoi pensieri, mentre contemplava lo splendore di quei luoghi. Si vide improvvisamente distesa a terra, il volto sprofondato in mezzo a tutti quei soffici petali ed il naso che le prudeva a causa del polline.
Vegeta, in uno dei suoi rari momenti di giocosità, le aveva scherzosamente teso un agguato, approfittandosi del fatto che la sua compagna di squadra pareva essere totalmente assorta nei suoi pensieri e non si era neanche accorta che lui le si era avvicinato.
Celosia staccò una rosa dal roseto della Signora Brief e se la portò al naso. Sembrava che stesse ancora sentendo le risate divertite di Vegeta quando l'aveva vista in volto appena la saiyan si era girata verso di lui, con il naso sporco dal polline dorato e tanti piccoli petali schiacciati sulle sue guance, oltre a qualche fogliolina verde che spuntava dai suoi capelli neri.
Celosia si portò la rosa al petto, osservandone i petali ed il calice. Le venne da ridere ricordando se stessa tutta indispettita che cercava di levarsi di dosso quel che rimaneva di quei profumati fiori e chiuse gli occhi ripensando a quando prese la rincorsa e saltò addosso a Vegeta per cominciare con lui una giocosa lotta, non troppo dissimile a quella di due cuccioli di leone.
Erano dei momenti più unici che rari quelli in cui Vegeta si lasciava completamente andare, smettendo per qualche istante di essere il Principe di una potente e sanguinaria razza guerriera, assumendo le parti di un ragazzo che giocava alla lotta con la ragazzina con cui era cresciuto assieme.
Si mordevano, si sgraffiavano, si rincorrevano per poi cadere sempre a terra. Riprendevano fiato e poi ricominciavo la loro dolce lotta.
Celosia passò una mano sullo stelo della rosa e si accorse della presenza di una pungente spina. Senza neanche rendersene conto, la staccò con un gesto secco e deciso, perchè così quella rosa sarebbe somigliata in tutto e per tutto alle rose prive di spine di quel lontano pianeta.
Si ricordò di quella strana sensazione che avvertì quando le sue dita si intrecciarono a quelle di Vegeta, il quale si era a sua volta liberato dei suoi guanti insanguinati. Si ricordò, come se stesse avvenendo in quel momento, delle labbra umide di Vegeta sulla sua pelle, dei suoi denti che le sgraffiavano e le mordevano la bocca. Si ricordò di quando aveva avvicinato la punta del suo naso alla fossetta dietro l'orecchio di quello che a breve sarebbe diventato il suo Uomo, inalandone il suo profumo unico, provocandole le prime scariche di adrenalina che le percorsero la pelle con brividi incontrollabili.
Era tutto così perfetto in quel momento, sembrava che nulla potesse distruggere quella Felicità.
Celosia strinse nelle mani la corolla della rosa della Signora Brief come a voler tenere stretto a sè quel magnifico fiore, ma strinse talmente forte che i petali si staccarono dal ricettacolo, frantumandone gli stami, distruggendo la rosa.

La saiyan guardò stanca e rattristata quel che rimaneva del fiore e pensò che, se tanto non c'era verso che quella notte le sue voglie sessuali venissero appagate, allora si sarebbe rintanata in cucina, appagando in tal modo almeno il suo stomaco affamato.

Aprì il capiente frigorifero ed al suo interno scoprì, con immensa gioia, che c'erano ancora gli avanzi delle torte che la signora Brief aveva preparato quel pomeriggio, mentre sperimentava qualche nuova ricetta per il compleanno dell'anziano marito, che si sarebbe tenuto fra qualche giorno.
Con occhi pieni di avidità, prese i vassoi dal frigo e andò a sedersi al tavolo da pranzo, senza neanche curarsi di accendere alcuna luce, rimanendo nascosta nell'oscurità della notte. Ingorda, ripulì in fretta i contenitori dal tripudio di grassi idrogenati ed esagerate calorie, finchè il suo stomaco non si sentì saziato abbastanza ed il fisico fin troppo appesantito.
Aveva avuto gli occhi più grandi dello stomaco e ad un certo punto un'intensa sensazione di nausea la colpì. Da buona saiyan, era abituata a strafogarsi di cibo, ma in genere prediligeva alimenti più salutari e meno artificiosi: una bella bistecca al sangue avrebbe sicuramente vinto di fronte ad una tavolata piena di tutti quei dolci veleni.
Il suo fisico non era abituato a mangiare simili alimenti malsani : in preda ad una forte nausea, le venne da chiedersi se in mezzo a tutti quei dolci non ci fosse un ingrediente a lei letale, a cui lei era allergica.
La paura di essersi avvelenata crebbe ancora di più mentre la nausea si faceva più intensa, ed improvvisamente sentì il bisogno di rigettare tutto quello che aveva mangiato.
Si portò una mano alla bocca e si alzò di scatto dalla sedia, augurandosi di fare in tempo ad arrivare in bagno.
In preda al panico di essersi avvelenata, la saiyan non si era resa conto che c'era qualcun altro sveglio nelle Capsule Corporation e che si stava cautamente avvicinando alla cucina, incuriosito dagli strani rumori che provenivano dalla stanza.
Quando Celosia arrivò alla porta di cucina, sbattè violentemente contro il corpo dell'altro nottambulo ed i suoi occhi si spalancarono di stupore e spavento quando davanti a sè trovò Vegeta, la causa delle sue notti insonni, la causa dei suoi rancori.
Impallidì d'un tratto e non riuscì più a trattenersi. Scossa da fremiti, chinò il capo e rigettò ai piedi del suo Principe.
Vegeta si scostò appena in tempo per non essere sporcato dal vomito della donna, ma poi rimase immobile; tacendo, la fissò mentre si torceva, scossa da potenti conati di vomito.

"Se ti facevo questo effetto, bastava che me lo dicessi." le disse poco dopo Vegeta con tono sprezzante.
Celosia alzò appena il capo, non ancora ripresasi da quel malessere che l'aveva colta poc'anzi. Sentiva le molli membra vacillare e la testa divenire vuota; se non si fosse imposta di farsi forza, sarebbe crollata a terra, priva di sensi.

Ma no, non davanti a lui si sarebbe mostrata debole. Mai gli avrebbe dato quella soddisfazione.

Si ripulì la bocca con il dorso di una mano e con sdegno guardò gli occhi del suo Principe.
"Sei stato proprio tu ad insegnarmi che un gesto vale più di mille parole." gli disse infine, alludendo al gesto letale che le aveva inferto Vegeta la notte di trentaquattro anni prima, mostrandole così quanto egli la odiasse e disprezzasse.
Vegeta non le rispose, ma le lanciò un'occhiata mentre si allontanava da lei. Avvicinandosi ad un computer incastonato nel muro, ordinò ad uno dei robottini di ripulire il pavimento dal vomito della saiyan.
Osservò il tavolo della cucina ancora apparecchiato di vassoi vuoti e semivuoti. Soffici briciole erano sparse ovunque, come se un'intera famiglia di roditori avesse fatto razzia nella cucina.

Una smorfia di disgusto si formò sul volto dai lineamenti duri del Principe dei Saiyan.
"Vedo che hai buone intenzioni." commentò con fredda ironia l'uomo.
Vegeta si voltò verso la guerriera e la fissò con occhi severi e pieni di disprezzo, scrutandola dall'alto in basso. Fiochi raggi lunari gli illuminavano solo una parte del viso, ma tanto bastavano per far vedere alla saiyan l'espressione indignata dell'uomo.
"Guarda come ti stai riducendo." le disse dopo poco con voce irritata ed inflessibile.
Celosia si guardò attorno. Si stava vergognando come una bambina beccata con le mani nella marmellata, si vergognava di sè per aver perso l'autocontrollo, ma non volle mostrare vergogna e imbarazzo verso l'uomo che le aveva causato tanto male. Si fece forza e riprese la sua caratteristica compostezza.
Guardò Vegeta negli occhi, rispecchiando esattamente lo stesso disprezzo che provava Vegeta nei suoi confronti.
"Ooops... Ho forse mangiato la tua porzione di spuntino notturno? O era quello riservato alla tua grassa mogliettina?" lo schernì Celosia, cercando di mostrarsi spavalda di fronte a lui.
"Tsk... Non credere di essere divertente... Sei semplicemente ridicola." le rispose l'uomo guardandola dritta negli occhi.
A Vegeta non sfuggì la contrazione di un muscolo facciale della saiyan, lo stesso che contraeva quando si sentiva mortificata. Le girò attorno e le rivolse uno sguardo scrutatore, inesorabilmente pungente e accusatorio.
"Dovevi darmi retta, Celosia. Quel giorno non parlavo a caso. Ti stai uccidendo con le tue mani, non lo vedi?" le disse con voce roca, lo sguardo puntato nelle iridi della saiyan.
"Quanto la fai lunga Vegeta! Per un leggero languorino!" rispose velocemente la donna, allontanando il proprio volto da quello del Principe per evitare quel contatto visivo, sentendosi tremendamente in soggezione.
"A me non sembra un leggero languorino... Accidenti, quanto mi fai schifo, hai addirittura vomitato."
Celosia alzò di scatto lo sguardo su di lui, serrando le labbra e scuotendo lentamente la testa.
Perchè così tanto odio?, gli avrebbe voluto chiedere. Perchè semplicemente non le mostrava indifferenza, anzichè martoriarla con quelle parole dure, regalandole così tanta cattiveria?

"Ti deve proprio pesare la mia presenza." gli rispose Celosia, ma non con voce malinconica, come era quella della sua anima, ma con voce carica di scherno, prima di lasciarsi scappare una lieve risatina. "Ah Vegeta! Il nostro piccolo principe, perennemente rinchiuso nella sua gravity room a piangersi addosso per il suo ennesimo fallimento! Volevi relegarmi per sempre all'Inferno, eh? Ed invece non ce l'hai fatta. Io sono di nuovo qui! E vogliamo parlare della Squadra Ginew? Oppure vogliamo parlare di Freezer? Lo ucciderò io con le mie mani!, dicevi sempre. Ed invece? Ti sei fatto ammazzare prima!" proruppe lei con voce sempre più squillante. "Povero il mio Principe, e ti sei pure trovato un guerriero più forte ed abile di te! Dev'essere dura avere qualcuno con cui sai di non poter competere." lo derise Celosia, per poi portarsi una mano alla bocca, guardandolo di sottecchi, con occhi furbi e maliziosi. "Che peccato, con lui non hai ancora trovato un modo per ucciderlo quando meno se lo aspetta, magari proprio durante il momento di massima vulnerabilità. Sai che ti dico? Forse dovresti provarci. Fosse mai che non ti piaccia anche! Beh... Con me ha funzionato. E chissà quanto hai goduto quando l'hai fatto!"
Un ringhio rabbioso uscì dalla bocca di Vegeta. "Non mi tentare, Celosia. Potrei sempre rifarlo." la ammonì duro l'uomo.
Celosia rispose con una risata cristallina. Un ghigno maligno le illuminò il viso mentre guardava l'ira e la vergogna mostrarsi prepotentemente negli occhi del Principe, godendo della consapevolezza di stargli arrecando fastidio.
"Se proprio lo vuoi fare, dovrai ripetere fedelmente ogni singola mossa di quella notte. Che dici? Andiamo di sopra? In camera tua? Accanto alla tua bella mogliettina che dorme beata? Magari Bulma potrà anche imparare qualcosa vedendoci. Una mera Terrestre non può di certo competere con una Saiyan." gli propose la donna, facendosi beffa di lui.
"La tua bocca non deve nemmeno pronunciare il nome di mia moglie!" le gridò adirato Vegeta. L'insolenza della donna lo stava mandando su tutte le furie, facendogli quasi perdere il controllo.
"Va bene, va bene! Non ti arrabbiare così, non pronuncerò più il nome di Bulma. Vogliamo andare di sopra adesso? Così non ci pensiamo più. In memoria dei vecchi tempi, no?" continuò a punzecchiarlo Celosia.
Vegeta non si mosse. Rimase immobile a fissarla, bloccato dalla rabbia che stava crescendo dentro di lui.
"Che c'è? Come mai non ti muovi?" gli chiese la donna, falsamente sorpresa.
La saiyan lo fissò per un breve momento ed emise poi una risatina denigratoria, spalancando gli occhi, come se avesse appena scoperto il segreto della vita.
"No, non mi dire! Non ce la fai più a farlo subito, così, sul momento? Adesso hai bisogno di un attimo di raccoglimento, magari ingoiando o sniffando qualcosa che ti tiri su?" chiese Celosia, ancora una volta godendo sadicamente mentre provocava l'ira del Principe, mettendo di nuovo in dubbio la sua indiscussa virilità.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Vegeta alzò una mano sul suo viso e tentò di schiaffeggiarla, ma questa volta Celosia fu più veloce e attenta, schivando il colpo e non cadendo a terra sconfitta, come le era accaduto la prima sera che aveva passato alle Capsule Corporation. Questa volta Vegeta non era riuscito a distruggere il suo orgoglio attraverso l'umiliazione ed il dolore. Anzi, in tal maniera si era rivelato quanto fosse meschino.

Un sorriso carico di soddisfazione si delineò sulle rosee labbra della saiyan.
"E' facile per te rifartela contro qualcuno che non si può difendere." lo accusò la donna. "Io dovrei farmi schifo? E di cosa? Per aver passato i migliori anni della mia vita assieme ad un verme come te? Sì, di questo io mi faccio schifo." gli disse infine, prima di voltargli le spalle per andare al piano superiore.
Solo dopo qualche passo si fermò. Celosia rimase immobile nel buio della sala attigua alla cucina, e girò appena il volto, quanto bastò per vedere il Principe dei Saiyan.
"Sai, c'è una cosa che mi sono sempre chiesta: quando mi hai uccisa, negli istanti successivi in cui avevi reso il mio giovane corpo un cadavere, hai continuato a spingere dentro di me? Il tuo spirito perverso ha trovato finalmente soddisfazione e appagamento mentre lo facevi con la tua compagna, la tua eterna nemica, ormai morta, immobile, finalmente incapace di risponderti?" gli chiese a voce bassa, avida di sapere se Vegeta avrebbe avuto il coraggio di risponderle. Eterna nemica, ecco come l'aveva sempre vista l'uomo con cui aveva condiviso gli anni di gioventù ed i più bei momenti di intimità.
"Codardo." gli disse infine, per poi incamminarsi verso le scale, stanca di attendere una risposta che mai sarebbe arrivata.

Vegeta rimase immobile mentre la guardava andare via, a schiena dritta ed a testa alta.
Solo quando la saiyan fu fuori dalla sua vista, Vegeta osservò sconcertato il palmo della mano che aveva alzato contro di lei. Adesso che la sua rabbia si stava lentamente affievolendo ed iniziava quindi a tornare in sè, Vegeta si rese conto e ne rimase terribilmente impressionato da come quella donna, ogni volta che se la trovava di fronte, lo facesse tornare ad essere ineluttabilmente il Saiyan che era una volta, malvagio e impietoso, che non si sarebbe fatto scrupoli a fare del male perfino ad un bambino.
Ma era una reazione che non riusciva a controllare. Ogni volta che sentiva il suo odore, un ringhio di disappunto usciva dalla sua bocca. Non avrebbe voluto alzare le mani contro di lei, portandosi così dalla parte del torto, ma in quel momento non riusciva più ad essere razionale.
Si malediva per non essere stato capace di sbarazzarsi di lei la notte stessa che se l'era ritrovata in casa. Sua figlia avrebbe pianto un poco, ma le sarebbe subito passato. Adesso era troppo tardi, Bra si era eccessivamente affezionata alla saiyan, nonostante le avesse vietato di frequentarla, e temeva che, se solo lui le avesse storto un capello, sua figlia non gliel'avrebbe mai perdonato e così l'avrebbe persa per sempre.
Vegeta stava già mal tollerando quell'inasprimento nel rapporto tra lui e sua figlia avvenuto nell'ultimo mese e temeva di non riuscire a sopportare ulteriori peggioramenti.
Si sedette al tavolo di cucina a riflettere. Aveva commesso un gravissimo errore nel voler procrastinare ciò che invece doveva essere fatto immediatamente.
Si era lasciato convincere dalla figlia, e se ne era andato via non appena sua suocera, Goku e le ragazzine gli avevano fatto capire le loro intenzioni nel voler tenere i tre saiyan in vita, nonostante i suoi precedenti avvertimenti sui rischi che avrebbero corso nel tenerli con loro.

Da allora si era rinchiuso nella camera gravitazionale, taciturno, arrabbiato, offeso.
Parlava, avvertiva, ma nessuno lo ascoltava.

Non gli volevano dare retta? Bene, che si tenessero pure quelle tre serpi in seno.
Quanti pugni all'aria aveva tirato sotto ad una gravità ben superiore a quella terrestre, mentre pensava e ripensava a quelle parole a cui neanche credeva veramente.
Vegeta preferiva quasi rimanere dentro a quella stanza a faticare per ore intere anzichè uscire fuori e vedere i suoi figli, specialmente la secondogenita, ai quali avrebbe voluto riempire il viso di schiaffi per ciò che avevano fatto. Era molto più saggio rimanere nella camera gravitazionale ad allenarsi fino allo stremo delle forze, perchè sentiva dentro di sè che se non fosse uscito da lì totalmente esausto, avrebbe riversato su di loro quel poco di forze che gli sarebbero rimaste, tanto si sentiva arrabbiato con loro.

Vegeta osservò nuovamente i palmi delle sue mani.
Si stava semplicemente prendendo in giro.
Era sì arrabbiato con i suoi figli, ma con chi era veramente furioso era proprio con se stesso, che non era riuscito a gestire la situazione come invece avrebbe dovuto.
Non doveva andarsene via appena sua suocera lo aveva supplicato di tenerli. Non avrebbe dovuto aver dato loro le spalle, facendo una smorfia di disappunto a tale supplica.
Avrebbe dovuto invece alzare un dito e lanciare un ki-blast dritto al cuore della saiyan e, successivamente, a quello dei suoi compagni.
Così avrebbe dovuto fare, così avrebbe fatto un tempo.
Perchè mai stupirsi di tale truce azione? Era un saiyan, il Principe dei Saiyan, quante volte lo aveva già fatto in passato? E, come lui, suo padre, ed il padre di suo padre avevano agito in tale modo:  annientando in un solo colpo chi non era gradito o ritenuto degno. Questa era pura normalità nel popolo saiyan.
Eppure quel giorno non l'aveva fatto, e Vegeta stava bruciando dalla rabbia perchè sapeva che il vero motivo per cui non li aveva annientati era perchè non si era sentito di farlo. Perciò stava provando tanta rabbia nei propri confronti, e di conseguenza anche nei confronti dei suoi figli che lo avevano catapultato in quella scomoda situazione.
Vegeta meditò su come quelle rare volte in cui aveva pensato a lei in quei lunghi, lunghissimi trentaquattro anni gli avevano mostrato crudelmente come quella meravigliosa sensazione di Libertà, arrivata nell'istante stesso in cui lei aveva smesso di respirare, si fosse invece trasformata, più il tempo passava, in una strana ed insolita sensazione di Rimorso.
Invecchiando, diventando un marito, diventando un padre, diventando l'eroe che avrebbe difeso con tutto se stesso quelle tre anime che erano diventate negli anni il suo ossigeno per poter vivere, negli ultimi trentaquattro anni Vegeta si era trasformato in un'altra persona, ben diversa dallo spietato guerriero che era un tempo, ed aveva iniziato a vedere il mondo e gli affetti sotto ad un'ottica diversa.
Durante l'ultimo mese, passato prevalentemente allenandosi all'interno della camera gravitazionale, Vegeta si era spesso domandato se sarebbe stato di nuovo in grado di spezzarle l'osso del collo con un gesto secco, oppure, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, se sarebbe stato capace di ripetere fedelmente ogni singolo passo che l'avrebbe portato a replicare il crimine commesso.

Dannazione!
Per quanto si sforzasse di fare qualcosa, proprio non ci riusciva. Perchè si era comportato così con lei poco fa? Perchè semplicemente non la lasciava stare?
La sua sola presenza lo faceva innervosire e, senza neanche volerlo, Vegeta reagiva in modo ostile quando se la trovava di fronte, remando contro ad ogni suo tentativo di buoni propositi.

Non poteva negare quanto la sua ex compagna fosse stata all'epoca un'eccellente guerriera, ma mai aveva potuto sopportare i suoi modi di fare, volendosi mostrare una sua pari ed istigando i suoi uomini contro di lui quando Vegeta le arrecava un torto. Il solo pensiero che avrebbe dovuto passare la sua intera vita al fianco di quella guerriera, come era stato destinato da suoi genitori, lo terrorizzava. Quella donna gli avrebbe sicuramente dannato l'anima se solo avesse trovato un pretesto per rimanere legata a lui.

Guardò i vassoi che una volta contenevano gli esperimenti delle torte per il dottor Brief e sperò che si stesse solamente sbagliando, che tutte le sue preoccupazioni fossero infondate.

 

***


Celosia salì i gradini a fatica. Il suo corpo e la sua anima fecero un enorme sforzo per salire fino al piano di camera sua. Camminò trascinandosi per il corridoio, con il respiro affannoso  e con il cuore mortalmente oppresso. Quel senso di soffocamento interiore e la tensione dell'animo che aveva provato mentre controbatteva Vegeta la stavano consumando.
Si era mostrata coraggiosa, impavida, davanti a lui, ma dentro la saiyan sarebbe voluta morire. Respirare solamente l'odore di colui che una volta era stato il suo compagno la faceva sentir male e quegli occhi infiammati d'odio che la fissavano la facevano sentire piccola ed incredibilmente sciocca. Sciocca perchè sentiva che Vegeta aveva ancora un enorme potere su di lei.
Posò una mano sul muro, dove vi si appoggiò con la schiena e cercò di riprendere fiato.
Improvvisamente si sentì catapultata indietro di trentaquattro anni, quando ancora era la compagna di Vegeta. Un profondo stato di angoscia la pervase, sentendosi immediatamente sola, perduta, abbandonata. Quanti sforzi aveva fatto per tenersi vicina Vegeta! Quante umiliazioni il suo orgoglio aveva sopportato! Ma tutto si era rivelato inutile. Aveva fallito nel suo grande sogno. Vegeta l'aveva abbandonata ed era andato felicemente avanti, senza di lei.

Celosia si strinse il collo, sgraffiandoselo, come a voler strappar via una mano immaginaria che la stava soffocando. Di nuovo quel senso di nausea tornò a farsi sentire e la testa cominciò a girarle.

Istintivamente ripetè gli stessi passi che eseguiva quando si sentiva demoralizzata ed inutile, camminò a stento verso quella camera ed aprì la porta.
 

***


Il saiyan udì la porta di camera sua aprirsi lentamente ed un leggero raggio di luce illuminò il pavimento della sua stanza. Improvvisamente riconobbe l'odore e capì che era lei ancor prima che ne vedesse i piedi, le gambe ed il bellissimo viso.
Si chiese se non fosse un sogno, se i suoi sensi di guerriero non l'avessero veramente svegliato perchè avvertiti da una presenza vicino a lui, si domandò se era ancora un guerriero che lavorava sotto l'organizzazione di Freezer e se quella che si stava avvicinando al suo letto fosse veramente la compagna del suo capo che lo cercava, disperata e sconvolta, dopo aver avuto una furiosa lite con lui. Quante volte aveva vissuto quella scena: dopo uno dei tanti conflitti violenti con Vegeta, Celosia, ormai a pezzi, andava a cercare rifugio e conforto dal saiyan di terza classe che, spinto dall'affetto che provava verso la sua principessa, si mostrava disponibile e lieto di poterle essere utile, di poterla sorreggere durante quei momenti di disforia intensa, di potersi occupare di lei.
Quante volte l'aveva sentita intrufolarsi silenziosa nel suo letto, ghiaccia e pallida come un cadavere. Si coricava accanto a lui e rimanevano entrambi in silenzio, mentre i loro cuori battevano forte, ma per cause differenti.
Radish le cingeva il corpo con un braccio ed affondava il viso nei suoi capelli, inalandone il dolce profumo. Ascoltava affettuoso il suo respiro affannosso; più volte Celosia gli sussurrava qualche confidenza, ed il guerriero sentiva il sangue ribollirgli dalla rabbia udendo tali confidenze.
Radish affettuosamente le sfiorava la pelle, le accarezzava le ginocchia, la confortava. Ogni tanto la saiyan, immobile, si lasciava baciare la bocca, il collo, le spalle, ma di più non era permesso, e difficilmente rispondeva a tali manifestazioni di affetto.
Nonostante i violenti litigi ed le frequenti rotture, Celosia si sentiva appartenere sempre e comunque a Vegeta e mai avrebbe voluto essergli infedele. Chiamata, attirata da una qualche potenza sconosciuta, Celosia faceva sempre ritorno da lui. A Radish faceva una gran pena vederla così e non avrebbe mai trasgredito un suo divieto, un suo desiderio, un suo ordine. Era meravigliato egli stesso di quanto potere Celosia avesse su di lui. Ma soffriva. I suoi sensi restavano inappagati ed il saiyan si sarebbe voluto spesso ribellare a quella soggezione, ma non ci riusciva. Quale potere aveva acquistato Celosia su di lui! Ormai Radish ne era talmente affezionato, da rinunciare per amore perfino a possederla interamente.

Avvertì le lenzuola che lo coprivano alzarsi lievemente ed il corpo della saiyan accostarsi al proprio. Come si sarebbe potuto abituare a quel contatto!
Celosia si accovacciò più comodamente al corpo del saiyan, disteso di fianco. Attese che lui le cingesse la vita con il braccio per annidare il proprio volto nell'incavo del collo dell'uomo. Radish sentiva il suo respiro affannoso sulla sua pelle e la strinse ancor più a sè. Celosia rimase immobile, silenziosa.

"Hai di nuovo litigato con Vegeta?" le chiese quasi meccanicamente, ponendole la stessa maledetta domanda di una vita.
"Sì." gli rispose lei con voce smorzata poco dopo.
In quell'istante si potevano tranquillamente trovare in un cabina di una  navicella della Planet Trade Organization, dopo aver passato un'intera giornata a sterminare popolazioni o a far esplodere interi pianeti. Avrebbero mangiato in una di quelle squallide mense della navicella e si sarebbero lavati in una di quelle docce sudice dei bagni comuni. Si sarebbero coricati nei rispettivi letti, e addormentati con lo scouter lasciato acceso sul comodino, nell'eventualità di qualche improvvisa missione. Qualcuno avrebbe fatto visita nei reparti più interni della navicella, dove si potevano trovare piaceri sublimi, l'appagamento dei sensi, a buon prezzo, altri sarebbero andati ad allenarsi in una delle tante palestre e qualcun altro ancora si sarebbe fatto ammazzare a seguito di una disputa dettata dal troppo alcool. Una donna avrebbe litigato con il proprio uomo, prima o successivamente essersi unita a lui, e sempre da lui sarebbe scappata per non mostrargli quanto quella lite le stava facendo male all'anima, trovando rifugio verso l'unica persona a cui la sua anima si era rivelata e che gli era diventata cara.
Era una fuga illusoria ed effimera, ma sufficiente per farla tornare in forze.
"Perchè ti ostini a cercarlo?" le chiese Radish con voce triste ed ancora assonnata, in una delle tante camere della Capsule Corporation.
"Io non l'ho cercato. E' lui che è venuto da me." gli sussurrò piano Celosia, ad un passo dal piangere.
Rimasero a lungo in silenzio, abbracciati l'uno all'altra. Come tante volte prima.
Radish aveva imparato a comprendere e a sentire, senza parole, molta parte della natura di Celosia. Erano cresciuti insieme, combattendo fianco a fianco per anni, e tra loro si era creato un vincolo che neanche con Vegeta Celosia era riuscita a costruire. Forse il guerriero conosceva la saiyan più di quanto essa conoscesse se stessa. Sapeva come comportarsi con lei e cosa fare per farla sentire meglio. Semplicemente, standole vicino.
Per acqiuetarla, Radish le sfiorò i capelli con la guancia e con una mano le accarezzò la schiena e la nuca. Celosia si abbandonò tacita a quel tocco ed il suo respiro si fece più regolare poco alla volta. Era una sensazione di protezione e dolce sicurezza che in quel momento la sua anima cercava come un affannato cerca l'aria, indispensabile per poter sopravvivere.
Radish accarezzò la sua guancia con la propria e ne inalò un dolce profumo.
"Mhhh... Panna... ed anche cioccolato." sussurrò Radish, avendo riconosciuto tali odori che, se pur lievi, si percepivano ancora dalla bocca della donna. "Ed anche...  Come si chiama? Mhhh... Crema chantilly!"
Celosia non riuscì a trattenere un sorriso. Che olfatto acuto aveva Radish quando si trattava di cibo! E meno male che quegli odori erano talmente forti da riuscire a mascherare l'odore di ben altra cosa, pensò la saiyan.
La guerriera alzò la testa appena, e la fioca luce della città che trapelava dalla finestra le permise di vedere le iridi luccicanti del saiyan di terza classe.
Regalandogli la visuale di un volto adesso sereno, Celosia gli si avvicinò per guardarlo direttamente negli occhi, con un'espressione furba e malandrina.
"Mi sono fatta fuori tutte le torte che la signora Brief aveva preparato oggi pomeriggio." gli disse la saiyan, come se avesse confessato un crimine birichino.
Radish si tranquillizzò immediatamente quando vide l'espressione scherzosa sul volto divenuto sereno della donna.
"Che cosa? Ma sei una fogna, Celosia!" la rimproverò Radish, con un tono scherzoso nella voce. "Ed io domani cosa mangio?" si lamentò il guerriero, come se fosse dentro ad una sorta di tragicommedia.
Celosia rise sommessamente alla battuta dell'ex compagno di squadra. Come avrebbe fatto senza di lui? Erano passati solo pochi minuti da quando era entrata in camera sua e già si sentiva meglio, di nuovo piena di vita, carica di energie. Le venne anche da ridere ripensando al momento orribile di quando si era letteralmente scontrata contro Vegeta.
La saiyan si portò una mano alla bocca, come se si vergognasse mentre sorrideva come una bambina.
"E ho pure vomitato ai piedi di Vegeta!" confessò lei, ridacchiando con leggerezza.
Radish spalancò gli occhi. Aveva sentito bene? Forse Celosia era del tutto impazzita. Come faceva ad essere così tranquilla dopo aver vomitato di fronte al Principe dei Saiyan?
"Per poco non lo ricoprivo completamente di vomito!" gli disse tra le risa la donna. Il suo corpo venne scosso dalle risa, per l'imbarazzo e la paura provati e ormai passati, e, guardandola, venne da ridere pure a Radish.
"Ti sei chinata troppo... La faccia di Vegeta non è mica così in basso!" le disse lui, denigrando così il suo Principe per far ridere la sua Principessa.
I due saiyan si scambiarono un'occhiata e si lasciarono andare ad una spensierata risata, di quelle che si facevano quando erano ancora dei veri guerrieri, dopo aver passato un'intera giornata ad allenarsi o a conquistare pianeti, quando finalmente potevano distendersi nei rispettivi letti e rilassarsi, facendo due chiacchiere frivole. Sembravano essere tornati davvero indietro nel tempo.












Note dell'Autrice


Salve gente!
Lo so, sarei da fucilare. Sto aggiornando ad una lentezza vergognosa!
Eh beh... Lo sapete anche voi, la storia è la stessa. Prima il dovere, poi il piacere. =/
Ma è inutile dilungarsi in ulteriori scuse. Parliamo di cose più allegre.
Come avete passato la Pasqua? Avete trovato dentro l'uovo qualche regalo contundente capace di farmi male se me lo tirate in testa? (Me lo meriterei, lo so.)
Ok, basta cavolate, sarei una pessima cabarettista. Meglio essere seria.
Vi avevo promesso Vegeta e Vegeta è arrivato! Il Principe dei Saiyan è finalmente uscito dal suo solitario rifugio e si è trovato di fronte l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare. (Mhhh... Forse giusto Goku potrebbe battere Celosia in quanto ad ospite indesiderato e mal tollerato dal Principe)
Spero di non avervi delusi o di non aver sfociato in qualche OOC. Nel qual caso, mi scuso e cercherò di stare più attenta in futuro.
Se Vegeta vi è sembrato un po' troppo brutale nella prima parte del racconto è perchè (non so se nel testo sia risultato chiaro o meno) quando si trova ad essere in compagnia di Celosia, lui è come se magicamente tornasse ad essere quello che era un tempo, e di certo non era un tipino molto dolce e sensibile. (Non che lo sia anche adesso, ma almeno è un po' più umano!) Basta che lui se la trovi di fronte, che senta il suo odore, che perde immediatamente il controllo delle sue azioni e delle sue parole. Ed analogamente anche Celosia. Il solo odore di quello che un tempo era stato il suo Uomo è sufficiente a fare crollare tutta la sua spavalderia, e se non lo dimostra di fronte a lui è solo perchè la saiyan stringe i denti.
Parlo sempre di odori perchè secondo me l'olfatto è uno dei sistemi sensoriali che questi guerrieri dalla natura scimmiesca hanno particolarmente sviluppato. Vi ricordate quando Goku da piccolo si trovava al Torneo di Arti Marziali e mal tollerava l'odore di quell'energumeno puzzolente che doveva combattere contro il povero Crilin? (Ok, forse con uno così anche chi ha il raffreddore cronico potrebbe sentirsi male avvertendone l'odore...) Inoltre ci sono state anche altre occasioni in cui l'olfatto saiyan si è rivelato importante. (Dannazione, mai una volta che qualche saiyan trovi un bel tartufo!)
Oltre a questi esempi, c'è l'importanza dell'odore in quanto tale, come nelle comunicazioni tra animali e nei loro comportamenti, o tra noi "esseri umani": basta pensare a come specifici odori riescano a ravvivare certi ricordi e determinate emozioni sepolte nella nostra memoria da anni, catapultandoci immediatamente indietro nel tempo, riportando alla superficie esperienze meravigliose o terribili ricordi.
Ad esempio, a me basta percepire un odore che mi rammenti qualcosa appartente alla mia infanzia, che subito sono di nuovo in pace con il mondo. Oppure a volte mi capita di sentire l'odore pungente di una persona e la ricollego immediatamente a quello di un'altra persona che mi stava particolarmente antipatica.
Ok, sto facendo la parte della maniaca ossessionata dagli odori delle persone (ma mai come il protagonista del libro e del film "Profumo". Vi sconsiglio vivamente di leggerlo/guardarlo) e quindi, per il bene di tutti, è meglio fermarsi qui.
Spero di poter ricevere qualche giudizio o commento su questo capitolo o sui precedenti. Gradisco sempre molto le recensioni, anche a distanza di tempo, lo sapete!
Con ciò vi lascio e non vi dico "A presto", perchè mi sono accorta che porta mer*a.
Un bacione a tutti!

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Capitolo 24
*** Il valore delle cose appassite ***


- Il valore delle cose appassite -



Un corridoio buio e lungo, dalle pareti lisce, curvante leggermente verso sinistra, portava chi lo percorreva all'interno di un ventre oscuro, che forse neanche chi l'aveva progettato si ricordava che cosa contenesse.
Ai suoi lati, delle porte, una di fronte all'altra, come un'immagine speculare. Chiuse, ma dai cui margini trapelava dall'interno una luce quasi accecante e che permetteva di distinguere, dal di fuori, l'andamento a spirale del corridoio.

Il silenzio, se non dei rumori di passi molto veloci in lontananza. Passi che andavano verso o che provenivano dall'interno, ma sempre molto veloci, quasi da sembrare un cuore che pulsava tachicardico da quel ventre oscuro.

C'era fretta, c'era tensione, c'era frenesia. Non c'era tempo da perdere. Gli ordini erano ordini e andavano eseguiti subito. Inutile, deleterio, stupido tentennare.

L'allarme dello scouter che suonava a ripetizione, come un ritmo incalzante e scadenzato di trombe di guerra. Il sangue che cominciava a ribollire, gli alveoli polmonari che quasi scoppiavano per l'aumento improvviso del fabbisogno di ossigeno, l'adrenalina che dalle ghiandole surrenali prepotentemente si spostava al cuore, ai muscoli, al cervello.

Era vita, era passione, era conquista, era coraggio, era distruzione.



Celosia si ritrovò a sorridere a  tali immagini. Si chiese perché si ricordava i corridoi bui quando in realtà erano talmente abbaglianti da sembrare essi stessi delle fonti di luce artificiale.

Si era da poco svegliata ed appena si era accorta che stava solamente sognando, un senso di vuoto le pervase le viscere, corrodendola.

Adesso si stava trovando distesa su un letto di ottima qualità, le lenzuola pulite, i cuscini soffici. Una camera enorme, perfettamente arredata. L'aria fresca di quella giornata estiva che passava attraverso le tende tese davanti alla finestra aperta, le risate spensierate in giardino dei componenti della famiglia Brief mentre preparavano l'enorme tavola per il compleanno del fondatore delle Capsule Corporation.

Celosia portò lo sguardo verso la finestra, da dove provenivano i rumori della nuova vita.
Le tende si muovevano dolcemente, accarezzate dalla fresca brezza estiva. Creavano giochi di ombre sui muri, che a Celosia sembravano delle graffianti fiamme dell'Inferno che cercavano di afferrarla e di divorarla.
Tornò con lo sguardo verso il soffitto e poi verso di sè, sul proprio corpo disteso sul comodo letto della più ricca casa della Città dell'Ovest.
Ferma, immobile, un derelitto.

Era questa la sua vita adesso?

Era già primo pomeriggio, ma Celosia non aveva voglia di alzarsi dal letto. Bighellonava, ogni tanto si riaddormentava, sognava e si risvegliava. Si chiudeva a riccio, sperando che quella fastidiosa sensazione di agitazione allo stomaco le passasse. A volte le sembrava di avere una morsa alla bocca dello stomaco, a volte che qualcuno le avesse preso a calci la pancia, altre volte ancora che avesse fatto di quelle tante piroette da provocarsi da sè la cinetosi, una sensazione di malessere generalizzato, che le faceva avere vertigini, nausea, vomito.
Perché alzarsi dal letto quel giorno? Perché alzarsi dal letto ed inscenare quel solito teatrino che da giorni ormai era diventato la sua maschera, la sua vita? Moriva ogni giorno che indossava quella maschera, si sentiva soffocare, si sentiva mancare l'aria ogni volta.
Allora perché alzarsi dal letto? Perché non rimanere lì e vivere nei ricordi di chi era un tempo la Principessa di tutti i Saiyan?
Quanto mancava ancora prima che le sfere del drago diventassero di nuovo attive?
Troppo, troppo tempo.
Celosia si sforzò di pensare positivo. In poco tempo aveva già plagiato Bra con i suoi marchingegni. L'aveva indottrinata bene, l'aveva allontanata da Vegeta ed avvicinata invece a sè. Era diventata la sua pupilla, la sua figlioccia, parte della sua vendetta verso l'uomo che continuava ad ucciderla con la sua sola esistenza.
Il destino di Trunks ormai era già nelle sue mani. Toccava a lei tessere il prezioso filo del fato del ragazzo. Adesso aveva lei il potere di filare, di avvolgere attorno al fuso e di recidere il filo della sua vita. Se ne era resa conto nei giorni precedenti, quando Trunks le aveva dato modo di capire che aveva totalmente perso la testa per lei.

Si era innamorato.

Spezzargli il cuore, stroncargli la vita, sarebbe stato dolcissimo per lei.
Avrebbe distrutto la vita delle persone più care a Vegeta, il sangue del suo sangue. L'avrebbe ucciso poco alla volta, facendo prima appassire e morire ciò che lui aveva fatto nascere e che aveva amato a tal punto da cambiare anche se stesso. Se stesso, l'unica persona che lui, da giovane, aveva mai amato.
Stava vincendo, e allora perché non si sentiva trionfante?
Perché continuava a sentirsi vuota, senza uno scopo, senza più niente?
Dentro di sè conosceva bene il motivo, ma non voleva ammetterlo a se stessa. Era una vergogna, una ferita al suo orgoglio troppo grande per lei.
Alla fine di tutto, al compimento della sua vendetta, sapeva che non avrebbe ottenuto nulla.
Non sarebbe più diventata la guerriera che era un tempo. Vegeta l'aveva a tal punto rovinata da averla come sfregiata, sciupata, deteriorata. E ciò che più la infastidiva e la spaventava era la consapevolezza che non avrebbe più avuto lui, non avrebbe più avuto loro.
Era finita quella vita e Celosia non voleva voltare pagina.

Celosia chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
Passò le mani nei capelli corvini e cercò di reprimere l'ennesima sensazione di vomito.
Continuò a respirare lentamente, controllando l'inspirazione e l'espirazione, finchè non si accorse che il suo respiro si era fatto più regolare.
Si mise seduta sul letto, i piedi poggiati sul pavimento. Si guardò le ginocchia  e le cosce muscolose, non più candide come l'avorio ma leggermente abbronzate.
Nella sua precedente vita di mercenaria prendeva raramente il sole. Le tute protettive che usava la coprivano dal collo ai piedi, sia per tutelarla da sgraffi e cicatrici, sia perché, le avevano detto, i raggi solari invecchiavano la pelle. E poi, di tempo per bighellonare al sole ce ne era ben poco, e se si svagava, avveniva di notte, tra locande e taverne, o in una stanza in compagnia di Vegeta.

Alzò lo sguardo sulle tende smosse dal vento ed inscenò uno dei suoi migliori sorrisi gioiosi.
Si alzò in piedi e scosse le spalle, come a far cadere il manto di cattivi pensieri che non avrebbero fatto bene al suo operato.
Tirò un sospiro liberatorio e, come fosse la persona più felice dell'universo, si incamminò verso la camera di Trunks per distrarlo un po' dalla sua vita di studente e ricondurlo nella sua recente vita di amante.

 
***

Vegeta si buttò sul pavimento, esausto.
Si stava allenando già dai primi raggi del sole e, se non per un mastodontico spuntino a metà mattina e per alcuni bisogni impellenti, non era più uscito dalla camera gravitazionale. A dire il vero neanche pensava di uscirne, se non alla fine della festa, probabilmente al taglio della torta, tanto per mettere a tacere i brontoli di sua moglie.
C'erano tutti, perché doveva mancare proprio lui? Erano giorni e notti che Bulma gli sbuffava all'orecchio perché lui voleva sempre fare il bastian contrario. Che poi, perché mai brontolava tanto quella donna, se tanto sapeva che alla fine avrebbe deciso di partecipare pure lui alla cena, seppur presentandosi in ritardo e tenendo il suo caratteristico distacco dal resto del gruppo. Si sarebbe presentato per lei, ed anche perché c'era da mangiare.
Per il resto, ne avrebbe fatto anche volentieri a meno di partecipare.
Stare in comitiva per vedere quella faccia da gran simpaticone di Kakaroth forse? Che gioia, Vegeta proprio non ne vedeva l'ora! Per non parlare della moglie del saiyan di terza classe e dei due rincitrulliti dei figli, della nuora terrestre e della nipote. Ragazzi in gamba, buoni guerrieri, però non si poteva dire che Vegeta avesse proprio voglia di socializzare con loro. E poi c'era quella scopa di saggina alta due metri, tutto muscoli e niente cervello di Radish, per completare il quadro della famiglia dei saiyan di basso rango.
Vegeta roteò gli occhi, pensando poi al resto della comitiva più o meno umanoide che si sarebbe ingozzata all'enorme tavola imbandita nel giardino delle Capsule Corporation.
Fra tutti, forse l'individuo che meglio tollerava era Piccolo, perché se ne stava nel suo.
E forse anche Crilin, che quando gli stava accanto lo faceva sentire molto più alto.

Una risata sadica scappò dalla bocca del Principe dei Saiyan. Chissà che faccia avrebbe fatto quel tre occhi quando avrebbe riconosciuto il pelato che gli aveva staccato un braccio trent'anni prima, seduto proprio alla sua stessa tavola.
Vegeta si domandò se Bulma si fosse ricordata di avvertire tutti della presenza dei suoi vecchi commilitoni alla festa, ma sinceramente non gliene poteva importare di meno.

Improvvisamente si sorprese quando la sua memoria visualizzò un'immagine nascosta nei suoi più reconditi ricordi di giovane saiyan, di quando, dopo una missione, lui ed i suoi commilitoni andavano in una locanda a svagarsi e a rifocillarsi.
Nappa e Radish erano due armadi enormi, era impossibile non notarli. Ma anche se Vegeta aveva una statura più contenuta non passava comunque in secondo piano, ed a volte erano proprio il suo sguardo sadico e fiero ed il suo portamento regale e superbo che gli conferivano una certa autorevolezza ed un certo fascino da far subito eclissare le imponenti figure che gli stavano accanto.

Ma chi più di tutti faceva eclissare gli altri, fossero possenti guerrieri o formose locandiere, era lei.

Che fosse vestita con la sua tuta da combattimento o con uno degli abiti locali, indossati per spregio o per provocazione, era sempre la saiyan ad attirare per prima l'attenzione dei presenti.
Sguardi ammaliati, sguardi di terrore o sguardi d'invidia, non importava. Era sempre e solo lei al centro dell'attenzione. E quando se ne accorgeva, il suo ego gonfiava al punto tale che quasi risplendeva agli sguardi altrui.
A Vegeta poco importava di passare in secondo piano per quei futili motivi, ma difficilmente riusciva a tollerare come la sua compagna si gloriasse ed insuperbisse di fronte a simili sguardi. Si era sempre detto che il posto ideale per la saiyan fosse un sontuoso trono dorato, circondata da una schiera di servitori al suo completo servizio, intenti ad adularla e ad ammirarla mentre lei degustava dei succosi chicchi d'uva nera.

Chissà, si chiese Vegeta, se anche alla festa del Dottor Brief la sua ex compagnia avrebbe ottenuto le stesse considerazioni e se ne sarebbe gloriata per tutta la serata proprio come faceva un tempo.

Vegeta fece un sorrisetto sprezzante ed ironico quando il suo inconscio gli ricordò che uno dei motivi principali di tale fastidio era perché era geloso delle attenzioni che riversavano gli altri alla sua donna. Per anni si era ripetuto che a lui non importava nulla di quella donna, tanto meno degli sguardi che le gettavano addosso gli altri uomini, ma c'era quella piccola parte dentro di lui, indissolubilmente soffocata dall'orgoglio, che gli aveva fatto provare una certa gelosia per lei, come se la saiyan gli fosse appartenuta e solo lui avesse avuto l'onore di spogliarla con gli occhi e con le mani.

«Che sciocchezze!» si romproverò Vegeta a tali pensieri.
Eppure il principe dei saiyan dovette ammettere che trentaquattro anni dopo, in cui il suo orgoglio era stato più volte accantonato e ridimensionato, qualcosa di positivo per quella saiyan l'aveva veramente provato, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, neanche sotto tortura. Lo sentiva dentro di sè, e gli dava noia.
Noia perché sapeva chi era quella persona per cui il suo ego si era celatamente abbassato a provare dei sentimenti anni e anni fa, quando ancora, si convinceva, era un guerriero di ghiaccio, a cui non importava di niente e di nessuno se non di se stesso. Un guerriero immune a simili debolezze.
Noia perché gli bruciava ancora il senso di inferiorità che a volte aveva provato di fronte a lei, durante gli allenamenti o nella lotta. Era un'irritazione che aveva successivamente provato negli anni a venire, conoscendo Kakaroth, in cui aveva prima combattuto contro e poi di fianco al saiyan terrestre, e solo dopo anni di risentimenti e umiliazioni il Principe dei Saiyan aveva accettato il fatto che non era lui il saiyan più forte. Come Kakaroth, anche Celosia era stata una spanna sopra di lui. Vegeta ben si ricordava con quale velocità e facilità la saiyan apprendesse nuove mosse o nuove tecniche, mentre lui le arrivava dietro immediatamente dopo, ma pur sempre dopo.
Noia perché adesso, a fronte degli ultimi eventi, era diventato più umano, e tale consapevolezza gli faceva provare dei minuscoli seppur irritanti sensi di colpa nei confronti della donna di cui si era voluto sbarazzare trentaquattro anni fa perché era troppo egoista per condividere la sua vita con lei.
«Credo che lo sforzo eccessivo di oggi mi abbia fatto venire un po' di febbre.» si disse Vegeta, autoconvincendosi che i pensieri che stava facendo fossero solamente dei meri deliri.
Seppur per un breve ed impercettibile periodo, il guerriero crudele e senza scrupoli aveva voluto bene a quella saiyan che era stata designata a diventare sua consorte e madre dei suoi figli.
Contro la sua volontà, la sua mente lo riportò a pensare a lei, a loro. Vegeta si odiava quando fievolmente ammetteva a se stesso quanta stima aveva provato per quella guerriera. Si ricordava di quelle volte in cui si spicciava a sconfiggere i suoi avversari e si fermava a guardarla mentre lei combatteva, con un'agilità ed una scaltrezza che le erano uniche. Lottava con il sorriso sulle labbra e gli occhi vivaci, si divertiva, danzava tra i corpi delle sue vittime. Lo affascinava con i suoi movimenti letali, con il suo sguardo pieno di vita.
Eppure Vegeta percepiva quel fascino come un pericolo per lui, perché da mercenario si era accorto del potere che stava prendendo poco a poco quella donna sul suo essere.
Si arrabbiava, si inferociva con lei, anche se la persona con cui era veramente arrabbiato Vegeta era se stesso perché permetteva alla donna di avere una tale influenza sulla sua vita.

Disteso sul pavimento della camera gravitazionale, Vegeta si chiese quanto sarebbero andate diversamente le cose se la saiyan avesse da subito convissuto con l'uomo che lui era ora.
Vegeta ammise che molti dei comportamenti irriguardosi della saiyan adesso li avrebbe vissuti diversamente, ne avrebbe dato una diversa considerazione ed un minore peso.
Del resto anche Bulma, all'inizio della loro relazione, non si era esentata dal fargli osservazioni a dir poco sfacciate e irrispettose, eppure quella donna era diventata sua moglie e non l'avrebbe cambiata con nessuna altra donna al mondo.
«Colpa mia.» gli sfuggì detto in un fievole sospiro, ripensando al profondo egoismo che aveva contraddistinto la sua relazione con la saiyan. Sapeva bene cosa provava la guerriera per lui, e Vegeta non poteva che usare tali sentimenti come un ricatto, un giocattolo per tenerla sotto al suo potere.
La stimava e la disprezzava al tempo stesso.
O, meglio, Vegeta stimava e disprezzava se stesso nello stesso momento in cui sentiva di avere un legame con quella saiyan. Di non essere più un guerriero libero.
Si ricordò della notte che l'aveva uccisa, sentendosi finalmente, dopo lunghi anni, il crudele assassino che era un tempo, libero, svincolato da ogni legame, da ogni freno, da ogni obbligo.
Come un sortilegio che non era ancora terminato, lei era tornata e Vegeta dovette ammettere a se stesso che era l'ora che si prendesse le sue responsabilità, in qualsiasi condizione fosse la donna tornata in vita.
Aveva ingaggiato Radish di tenerla d'occhio, di riferirgli se ci fossero stati dei comportamenti strani da parte della saiyan, di tenerlo aggiornato sulle sue condizioni psichiche e soprattutto fisiche, ma il guerriero di terza classe non gli aveva riportato nulla a riguardo. Mossa inutile quella del Principe, che in fondo sapeva a chi era veramente leale il saiyan di terza classe.
Fugacemente ripensò a che macchina da guerra era stata quella saiyan ed immaginò quali benefici avrebbe potuto avere la Squadra Z se un soggetto della sua bravura fosse entrato a farne parte. Non esattamente lei con quel carattere e con quel passato, ma un guerriero simile a lei in quanto a prestanza fisica ed intellettiva, un guerriero brillante e perspicace come lei.
Vegeta sorrise amaramente pensando all'ironia della sorte: un guerriero del genere ce l'aveva già in casa, ma non sarebbe riuscito a sfruttarlo a dovere, dato che con lei non riusciva a rimanere nella stessa stanza per più di un minuto senza litigare.
Doveva imparare a mettere da parte i vecchi rancori, a cercare di controllarsi quando se la trovava di fronte. Doveva impegnarsi a venirle incontro, dato che ormai  l'eventualità di sbarazzarsi di lei era fuori questione. Ormai era in ballo, e doveva imparare a ballare.

 
***

Nappa aumentò ulteriormente la gravità nella sua personale camera gravitazionale.
Aveva aspettato Celosia per un bel po' di tempo, ma la saiyan non si era presentata. Non l'aveva vista neanche a pranzo e quindi ipotizzò che la sua principessa fosse troppo stanca dopo essersi impegnata per tutta la notte a svuotare i lombi del moccioso dai capelli lillà.
Semplici ipotesi del saiyan d'élite, niente di certo, però Nappa si divertiva, ridacchiando come una comare maligna, ripensando anche ai tempi della Planet Trade Organization, in cui giravano voci e pettegolezzi piccanti sulla vita privata della saiyan e di quasi tutti gli esemplari maschili e di bella presenza che collaboravano con Freezer.
Si sentì per un breve attimo il sangue gelare, ripensando alle reazioni furibonde di Vegeta a tali chiacchiere. Non gli era ben chiaro se il suo principe reagisse per gelosia, credendo a tali pettegolezzi, oppure perché gli davano fastidio simili indiscrezioni sulla sua donna.
Comunque stessero veramente le cose, a Nappa non importava un granchè. Gli interessava semplicemente deliziarsi di simili maldicenze.
«Bah...» sbuffò il saiyan all'ennesima flessione, incredulo. Se veramente fossero state vere quelle chiacchiere, il guerriero si sentiva allora profondamente offeso. Perché dunque privare lui di simili delizie, quando proprio lui era il più esperto nell'appagare le femmine saiyan, l'unico ad avere avuto più femmine della sua razza?
Nappa si stizzì, pensando che forse uno dei motivi per cui Celosia non aveva mai cercato le sue mani esperte fossero perché non era il caso. Era la promessa del Principe dei Saiyan, non era il caso che si dilettasse anche con i suoi sottoposti.

Il guerriero crollò a terra, a pancia il giù, ridendo e sbattendo fragorosamente i pugni al pavimento.
Povero Radish, quel coglione! Quante volte era stato attorno alla saiyan senza mai ottenere nulla da lei. Era esilarante pensare al saiyan di terza classe, visibilmente cotto della sua principessa, mentre si trattaneva per non saltarle addosso, quando lei gli ronzava maliziosamente intorno.
Quel codardo! Frenava ogni suo impulso per timore di una qualche ritorsione da parte dell'iroso principe, adirato perché una nullità di saiyan avrebbe toccato merce sua.

Se Nappa non aveva mai approfittato di lei era per lo stesso timore, se non addirittura terrore, di vendetta da parte di Vegeta, ma sicuramente non l'avrebbe mai confessato apertamente. Faceva prima, ed era anche più divertente, dire che la saiyan non gli interessava e che, anzi, certe indiscrezioni riguardanti la sua vita privata e le sue condizioni mentali la rendevano, per lui, una persona alquanto schifosa ed impenetrabile.

La volpe che non arriva all'uva dice che è acerba in fin dei conti.

Nappa ricominciò a fare le sue flessioni. Ovviamente, se adesso la saiyan fosse venuta a cercarlo per altri deliziosi motivi oltre agli allenamenti, Nappa non si sarebbe di certo tirato indietro. Erano anni che non assaggiava una saiyan. Aveva ancora tutti i capelli!
Ma sapeva che certamente non sarebbe andato a sbandierare della sua conquista ai quattro venti, perché non era ben sicuro di come avrebbe potuto reagire Vegeta.
Il saiyan d'élite aveva visto come il Principe ancora disprezzasse Celosia, ma era stata comunque la sua donna, e si ricordava come il giovane Vegeta a volte avesse avuto dei comportamenti molto strani e contraddittori a riguardo e, quindi, nessuno a Nappa dava la certezza che il Principe non avrebbe reagito male anche adesso che era più vecchio e con un'altra vita.

Nappa si alzò in piedi ed aumentò di un poco la gravità, cominciando a fare degli allungamenti.
Che coppia strana erano stati i suoi principi.
Se la sua compagna gli avesse risposto in tali irriguardose maniere e se avesse tentato di fargli più volte dei giochetti sleali, Nappa l'avrebbe di quel tanto riempita di botte che la sua donna non avrebbe più osato mancargli di rispetto o mostrata superiore a lui.
Ma Nappa sapeva che non l'avrebbe mai fatto, perché non ce ne sarebbe stato mai bisogno.
Delle due mogli che aveva avuto, rimasto da entrambi vedovo, la prima per parto e la seconda in combattimento, Nappa non si era mai comportato neanche una volta come Vegeta si era comportato con Celosia. Non le aveva mai screditate o derise e quindi non c'era mai stata occasione che loro, per ripicca, gli facessero altrettanto.
Del resto lui le sue compagne di vita se le era scelte, e stupido lui se non gli fossero andate bene una volta prese.
Un velo di malinconia gli oscurò la mente, facendogli ricordare la sua precedente vita, ma non quella di schiavo di Freezer, ma quella in cui lavorava ancora al servizio di Re Vegeta, quando il suo pianeta esisteva ancora, quando la sua vita esisteva ancora.
«Sto facendo gli stessi discorsi di un vecchio.» ringhiò Nappa, riportando velocemente tali ricordi in una piccola parte di sè, che preferiva mantenere ben chiusa.
Vegeta non aveva potuto scegliere Celosia, si era trovato obbligato a prenderla, ma il saiyan d'élite pensò che nessun saiyan sano di mente si sarebbe tanto lamentato per essersi trovato un simile destino. In quanto a forza e prestanze fisiche Celosia era un ottimo partito, non considerando poi altre sue qualità. Cinquant'anni prima, quando il suo pianeta esisteva ancora e, soprattutto, quando la sua razza non rischiava ancora l'estinzione, se Nappa avesse conosciuto una guerriera come Celosia, sarebbe passato sopra anche al suo caratterino pur di tenersela. Il suo sangue era stato rigorosamente selezionato, essendo lei il risultato dell'unione delle due stirpi più forti del pianeta, strettamente imparentate tra loro, ma comunque le più potenti.

Nappa emise un ringhio di disappunto. Si era accorto che la sua principessa non era più la stessa di un tempo, come se fosse tornata in vita solo in parte.
Il guerriero aveva osservato come, ogni tanto, la saiyan predicasse bene ma razzolasse male.
Diceva che si dovevano allenare il più possibile, di non perdere tempo perché di lavoro da fare per raggiungere il livello dei loro nemici era tanto, eppure lei, per prima, perdeva tempo, passando le mattinate in compagnia di Bra, ed anche se si allenavano, oltre a chiacchierare, Nappa sapeva che la ragazzina era per la saiyan un'inutile perdita di tempo, qualcosa che comunque la rallentava, perché se Celosia avesse speso quelle ore per allenarsi da sè, ma anche passandole a letto a dormire, di sicuro sarebbe stato per lei molto più redditizio.
Doveva incanalare le energie in maniera diversa da come stava facendo. Nappa aveva notato che la sua principessa, quando si allenava con lui, non era più fenomenale come se la ricordava, bensì pareva rallentata, distratta, perennemente stanca.
«Ne vuole fare troppe.» disse fra sè e sè il saiyan d'élite. Secondo lui, la guerriera faceva bene ad allenarsi con Trunks, perché da lui avrebbe imparato importanti tecniche e nuove mosse, e faceva bene ad allenarsi anche con i suoi vecchi compagni di squadra per confrontarsi ed insegnare loro ciò che aveva appreso dal figlio di Vegeta, ma stare dietro alla ragazzina era un'inutile perdita di tempo che si ripercuoteva poi anche sul resto del suo operato. Era stanca, non si riposava abbastanza, e Nappa, quando era con lei, aveva dovuto più volte abbassare la gravità della camera gravitazionale perché vedeva che la sua principessa affannava e non riusciva a reggere il peso.

 
***

Un gemito uscì dalla bocca della donna quando il guerriero le morsicchiò delicatamente una spalla per constatare quanto profondamente stesse dormendo. Non ottenendo altri segni di vita, il saiyan si girò, dandole la schiena, per fare altrettanto alla gemella, la quale però neanche si degnò di emettere alcun sibilo a tale contatto.
Radish allora sprofondò nei cuscini e si rese conto che forse aveva leggermente esagerato con loro nelle ultime dodici ore. Le aveva letteralmente sfinite.
Avvicinò i corpi caldi delle ragazze al proprio e rimase silenzioso a godersi tale splendida sensazione.

Erano anni che non provava qualcosa del genere.

Difficilmente una donna si faceva tranquillamente avvicinare da lui, tanto meno riusciva a dormire così serenamente fra le sue braccia, ben sapendo che quell'uomo altri non era che un esemplare della più spietata e sanguinosa razza guerriera.
Le schiave che Freezer metteva a disposizione dei soldati non erano di certo il massimo; tremavano come foglie non appena lui si avvicinava, e la maggior parte di loro spesso si rompeva, o più correttamente moriva agonizzante, prima che lui avesse finito.
Stessa sorte accadeva anche alle donne che, per loro sfortuna, abitavano nei pianeti che i saiyan dovevano conquistare, ma anche in quei casi il saiyan poteva solamente soddisfare il proprio sadismo e niente di più.
Radish non aveva assaporato solamente delle civili, ma aveva avuto occasione di conquistare molte donne appartenenti alle forze armate, guerriere dotate di molto coraggio che non si lasciavano intimorire dalla razza a cui Radish apparteneva, ma la maggior parte di loro era più guerriera che amante, e quindi il saiyan si sentiva soddisfatto solo in parte.
Le uniche che lo avevano appagato abbastanza erano state le migliori cortigiane delle quattro galassie, maestre dell'arte dell'amore e di passione, ma anche se lo avevano aiutato ad apprendere al meglio tali arti, non era mai stato nulla di autentico o di gratuito.
L'unica che dopo un certo periodo non gli aveva più chiesto pagamenti o regali era stata una delle sue cortigiane preferite, con la quale a volte il saiyan si era fermato a parlare e a chiedere consigli. La stessa donna che una notte gli svelò come Amore e Pazzia si potessero sorprendentemente intrecciare tra loro, rischiando di confonderli e di non distinguerli.
Da quella notte Radish si era accorto della diversità nello sguardo che riservava la donna per lui e con il tempo si rese conto che quello sguardo l'aveva già visto anni e anni prima, quando era ancora un piccolo guerriero che combatteva per sè e per il suo pianeta.
Adesso quello sguardo l'aveva rivisto in quelle due ragazze che Goten gli aveva fatto conoscere qualche giorno prima.

Gli venne da ridere ripensando al nipote che si era messo a fare Cupido, cercando di convincere una delle due sue amiche a dare una possibilità al saiyan.

Il guerriero si era trasferito a Casa Son la mattina seguente alla notte in cui Celosia era andata a fargli visita in camera sua, comportandosi esattamente come faceva quando era una mercenaria della Planet Trade Organization e la Promessa del Principe dei Saiyan. Celosia era quanto di più caro Radish avesse al mondo; la felicità che aveva provato quando, poco più di un mese prima, l'aveva rivista viva accanto a lui era inenarrabile, ma il saiyan di terza classe sapeva che questa volta non ce l'avrebbe più fatta a sopportare quell'inferno saturo del suo odore, del suo profumo, delle restrizioni che ne seguivano e poi dell'ineluttabile distacco dalla donna della sua vita.

Sorrise quando ripensò a Goten mentre gli spifferava ciò che le due ragazze gli avevano confessato, ovvero che all'inizio avevano provato non poca paura quando il loro amico aveva presentato loro un simile ammasso di muscoli e capelli, molto più simile ad un avanzo di galera che ad uno zio che era tornato a casa dopo un lungo viaggio; però gli avevano rivelato subito dopo che comunque lo trovavano un tipo molto interessante e già avevano iniziato a battibeccarsi per chi delle due avrebbe avuto il privilegio di conoscerlo meglio.
Saputo ciò, il saiyan non aveva potuto che intervenire nella disputa, facendo ben intendere che di Radish ce ne sarebbe stato per entrambe. E se ci fosse stata anche una terza gemella, di certo non sarebbe rimasta a bocca asciutta.
Come se si fossero accorte che il saiyan stava pensando a loro, le due intrepide gemelle si accoccolarono più comodamente tra le braccia del guerriero, ancora esauste ma felici di non aver aspettato un giorno di più.

Dopo essersi allenato e confrontato con uno dei migliori guerrieri dell'universo che altri non era che suo fratello minore, dopo essersi rifocillato godendo della cucina di una delle migliori cuoche della Terra, trovandosi adesso in quel letto morbido e tra quei seni soffici, Radish non potè che pensare alla sua vecchia vita di mercenario deriso e vessato dagli altri suoi commilitoni e dire in un sussurro, mentre si stava per riaddormentare, «Ma chi se la rimpiange quella vita».




Note dell'Autrice

E rieccomi qui!
Ve l'avevo promesso, non avrei abbandonato la storia.
Il tempo purtroppo è poco e gli impegni sono molti (e gli esami sempre più grossi e noiosi, maledetti!), ma sono contenta di essere riuscita a ritagliarmi un momento relax e poter scrivere - finalmente! - un nuovo capitolo.
Spero che non mi odierete e che la storia non vi sia venuta a noia, soprattutto dopo il tempo che è passato dall'ultima pubblicazione. Quando ero una fervida lettrice di fanfiction, odiavo quando una scrittrice impiegava mesi ad aggiornare, e quindi posso capire se qualcuna mi manderà a quel paese adesso che sto facendo altrettanto.
Va beh... Inutile perdersi in altri discorsi. Auguro a tutti BUON ANNO e spero che anche voi vi possiate godere le vacanze natalizie e staccare finalmente il cervello!
Un bacio a tutti!


P.S. = Ho deciso di intitolare questo capitolo "Il valore delle cose appassite" come riferimento al valore che può avere il ricordo del passato sulla vita presente, con o senza un senso di nostalgia.

P.P.S. = Tò, beccatevi un Radish!



Thanks to
http://ask-raditz.tumblr.com/

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Capitolo 25
*** Il fascino dell'inganno ***


- Il fascino dell'inganno -




Avvolta nell'oscurità della stanza, la donna spostò lievemente un velo della tenda per osservare i convitati che si erano riuniti nel grande giardino delle Capsule Corporation.
Riconobbe solo poche facce delle persone che aveva già conosciuto, mentre le altre le ricollegò alle loro rispettive identità grazie alle foto che aveva visto sparse per tutta casa.
Celosia non pensava che ci potesse essere così tanta gente, e quella era solamente la festa con gli amici più intimi e di vecchia data, senza colleghi di lavoro o collaboratori delle Capsule Corporation. Una ventina di persone all'incirca, quasi tutti con bicchiere e piattino in mano che bicavvano e scherzavano tra loro. Facce sorridenti, allegre, serene.
Li osservava dall'alto, con superbo distacco, come un predatore che, vigile, sorveglia da lontano la sua succulenta preda.
Passando dall'osservare un invitato all'altro, la sua attenzione venne colta da una donna bionda, molto giovane in apparenza, ma che sembrava quasi si volesse invecchiare per il vestito ed il taglio di capelli che portava. Era diversa dagli altri invitati, era assieme a loro, eppure sembrava non farne parte. Manteneva un certo distacco ed una certa austerità che incuriosirono non poco la saiyan.
Ad un tratto degli occhi gelidi come il ghiaccio si alzarono su di lei, e la principessa dei saiyan, presa alla sprovvista, lasciò velocemente andare la sua presa dalla tenda.
Sentì le pulsazioni aumentare velocemente e si allontanò dalla finestra, immergendosi totalmente nell'oscurità in cui si sentiva un poco più protetta.
Si domandò, sconcertata, chi diavolo fosse quella donna di cui, si accorse, non riusciva ad individuarne l'aurea.
«Non è decisamente giornata oggi.» mormorò mestamente la donna, accortarsi dei suoi comportamenti per niente degni di una guerriera saiyan.
Continuò a vagare lentamente nella sua camera da letto, a luce spenta, cercando di fare affidamento solo ai suoi sensi saiyan. Era pronta per uscire, ma sentiva il bisogno ancora di qualche minuto di raccoglimento prima di mostrarsi e risplendere, come sempre aveva fatto quando entrava in un luogo, quale fosse un campo da battaglia o una chiassosa taverna.
Fino all'ora precedente era stata in compagnia di Trunks, liberi di poter allietarsi l'un dell'altra, senza il rischio di venir disturbati da nessuno, essendo stati gli altri troppo indaffarati ad allenarsi o a finire i preparativi per la festa.
Ripensò ai momenti passati assieme a lui, in quegli irrefrenabili attimi in cui le sembrava di star dimenticando tutto quello che non andava, in cui riusciva a sfogarsi, a liberare ogni istinto.
Non era necessario ai fini del compimento del piano, ma la saiyan si era accorta che le serviva, che ne sentiva enormemente il bisogno. Fosse stato Trunks o qualcun altro in realtà non le importava, lui rappresentava per lei un semplice e delizioso corpo con cui poteva giocare. Ma se il ragazzo avesse percepito quelle impulsive attenzioni come manifestazioni
d'affetto, tanto meglio sarebbe stato per la buona riuscita del piano.

Celosia lanciò un ki-blast contro il pavimento, danneggiandolo.
«Dannazione!» gridò la donna, furibonda. Stava andando tutto così alla perfezione, se solo lui si fosse fermato.
Che bisogno c'era mai stato di bloccarla e farla tornare da lui? Stava così bene, e dopo quell'indesiderato contatto le era tornata quella perenne sensazione di schifo, di nausea, tant'è che aveva dovuto chiudere gli occhi e lasciarlo fare, lasciarlo continuare da sè, affidarsi a lui, senza neanche avere la forza di andarsene o di rispondere con un gesto alle sue attenzioni affettuose.
***

«Se gentilmente mi fai il favore di stare fermo...» lo intimò l'amico mentre cercava di sistemargli il bavero della camicia. «Non ti si può vedere in queste condizioni. Neanche tu fossi caduto in una tana di granchi.» commentò infine, dopo aver terminato di vestirlo in maniera appropriata.
«Goten, la camicia abbottonata fino in cima mi dà noia, mi fa caldo.» protestò Trunks, cercando di allentare con un dito il colletto stretto e con l'altra mano di far sparire la cravatta.
«Non ti lamentare troppo.» lo rimproverò Goten. «Sii invece contento che a tua madre sia venuto in mente di mettere proprio stasera quelle cavolate di dress code Elegant Chic, così almeno ti puoi coprire tutti quei segni. Hai un succhiotto sul collo che sembra un comizio di semafori rossi.» gli fece notare l'amico, tenendo la voce bassa per non farsi sentire da orecchie indiscrete, nonostante si trovassero in una zona abbastanza appartata del grande giardino.
Goten sì divertì a vedere l'amico avvampare dall'imbarazzo. Trunks si fece fresco soffiandosi sui capelli o, meglio, sbuffando, mentre con una mano toccava la zona del bavero che copriva la pelle arrossata e con l'altra si strofinava una natica.
Goten lo osservò e fece una faccia malandrina. «Succhiotto pure lì?» gli chiese tra le risa.
«No, qui mi ci ha direttamente morso.» gli rispose infastidito Trunks, che non apprezzava molto che il suo miglior amico si burlasse di lui.
«Ah... Addirittura? Ma fammi capire una cosa, voi due fate l'amore o fate la guerra?» gli chiese, guardandolo di sottecchi. «Forse vi devo spiegare che nella camera gravitazionale si fa una cosa e nella camera da letto se ne fa un'altra?» scherzò ridacchiando furbamente. «E comunque è assodato che voi due siete dei matti. Va bene che vi fate prendere dal momento, però farlo in casa con tutto il parentado che gironzola libero per le stanze e vi può beccare da un momento all'altro è da veri incoscienti. Ah, l'amour! L'amour! Non si può fermare, no, mai più.» continuò a canzonarlo divertito l'amico. «Che poi... Come fa a farti male? E il drago?» gli chiese infine Goten, che non riusciva a spiegarsi come facesse la saiyan a mordere talmente forte il suo amico da lasciargli addirittura il segno dopo ore, nonostante il drago le avesse impedito di fare del male agli innocenti.
«Ma lei non lo fa per farmi del male.» gli spiegò quasi timidamente il suo amico di vecchia data. «E' che Celosia è, diciamo, passionale così. Sia quando ci alleniamo che quando ci troviamo un po' più in intimità, lei si immerge totalmente in quello che fa. E' nella sua natura.» specificò infine, mentre si guardava attentamente attorno, controllando cautamente che fossero soli.

Trunks ripensò fugacemente al pomeriggio che aveva appena passato in compagnia della saiyan, a quando lei era entrata in camera sua, chiudendo subito dietro di sè la porta a chiave ed avvicinandosi felina alla sua scrivania, chiudendogli di botto i libri, facendo cadere a terra penne e calcolatrice e strappandogli letteralmente i vestiti da dosso.
Non era stata la loro prima volta assieme, ma in genere accadeva che la saiyan lo cercasse, o si lasciasse cercare, solo dopo che avessero terminato i loro allenamenti, come se fossero un proseguimento di questi, o come se Celosia, così facendo, lo volesse ringraziare per i preziosi insegnamenti che Trunks le aveva dato.
Questa volta la donna lo aveva cercato senza altri motivi, e Trunks ritornò rosso ripensando a quel loro pomeriggio assieme, la prima volta che avevano potuto godere l'un dell'altra senza l'assillo di fare in fretta, di stare attenti a non essere scoperti, dato che erano tutti troppo indaffarati in casa e sapevano che Trunks non doveva essere disturbato perché era concentrato a finire il programma dell'ultimo grosso esame della sessione estiva.

Celosia gli sussurrava all'orecchio e l'orecchio gli sembrava prendesse fuoco. Gli sorrideva, e lui si sentiva bruciare. Lo baciava, e lui sentiva il cuore seppellirsi nella terra ed il corpo sprofondare in un rovo di spine che lo pungeva, che lo graffiava, che gli lacerava la carne.
La saiyan non era delicata. Era rude, violenta, forte come un branco di demoni che gli divoravano l'anima. Ne aveva fatto del suo spirito il suo regno e lui ne era legato come un prigioniero condannato a morte era legato alla vita.
I suoi occhi e le sue mani erano armati di forza e di grazia. Era una meravigliosa incantatrice, che teneva il destino e le volontà di Trunks sospese ai suoi sguardi.

«Come sto?» chiese ansioso Trunks all'amico, sistemandosi perfettamente la cravatta e levando ogni minima piega dalla camicia. Si era messo d'accordo con Celosia di incontrarsi con lui in privato, in quella zona riparata del giardino, prima di raggiungere il resto degli invitati. Voleva avere lui l'esclusiva di vederla per prima, voleva avere lui il privilegio di accompagnarla e presentarla al resto del gruppo. Era impaziente, desideroso di vedere la sua donna in abito lungo, di vedere come stesse bene, di stare ancora un po' con lei in intimità.
«Sembri uno struzzo, ma vai bene così.» lo derise Goten, sorridendo bonariamente nel vedere l'amico così emozionato. «Accidenti, Trunks, dovresti vederti. Hai una faccia ebete a dir poco imbarazzante.» continuò a schernirlo,  mentre vedeva l'espressione mutata sul viso dell'amico che ripensava alla saiyan. «Caro amico, ti abbiamo perso. Sei andato, partito completamente!»
Il figlio di Vegeta alzò un sopracciglio, non comprendendo ciò che il suo amico gli stesse dicendo.
«Trunks, quando io facevo questa faccia, tu mi prendevi sempre per il culo. Adesso finalmente sono io a poter prendere per i fondelli te come si deve.» continuò a scherzare l'amico. «Sei innamorato cotto. Se non ti ricordi di respirare, mi svieni davanti agli occhi!»

Trunks guardò sconcertato l'amico e quasi gli venne da ansimare.
«Si nota così tanto?»

Goten fece un cenno affermativo con la testa, mentre vedeva il suo amico fare una faccia sempre più imbarazzata.
«Dai dai, non è mica poi così grave, mica è una malattia!» lo canzonò ulteriormente il figlio di Goku, dandogli delle rassicuranti pacche sulla spalla.
Quando però vide l'espressione imbarazzata sul viso di Trunks svanire e venir lentamente coperta da un alone di amarezza, Goten smise di canzonarlo e lo guardò preoccupato. «Che c'è?»

Trunks scosse la testa, sconsolato. Si guardò i piedi, tentennando un poco.

Ripensò a quel pomeriggio, a quando erano stati insieme.

Si ricordò di quando, appena avevano raggiunto l'amplesso, lei si era subito alzata dal letto, prendendo le sue cose per andare via, come era d'abitudine per lei in quei giorni, sempre per il timore che, rimanendo un attimo di più, qualcuno potesse entrare e scoprirli. Quel giorno non ci sarebbe stato bisogno di tanta fretta, avrebbero potuto stare insieme ancora per un po' in tutta tranquillità.

La vide alzarsi, con quella grazia che la contraddistingueva, e allontanarsi da lui, con la crudeltà che la caratterizzava.

D'istinto Trunks le afferrò il polso e la invitò a tornare a letto con lui. Lei, intendendo che il ragazzo non fosse sazio abbastanza, lo assecondò e si mise a cavalcioni su di lui, guardandolo con occhi lascivi. Lo baciò con passione, mordicchiandogli le labbra, il collo, per poi puntare con la bocca sempre più giù. Trunks interruppe la sua discesa e la fece tornare con il volto di fronte al suo, facendola giacere accanto a lui.
Mai il ragazzo avrebbe pensato che un giorno avrebbe veramente interrotto una donna in quel momento, mentre si accingeva a procurargli piacere, per farla semplicemente stare accanto a lui, per guardare e ammirare in pace il suo viso.

I due ragazzi si guardarono a lungo negli occhi.
Trunks la stava contemplando quasi estatico, come fosse il più inestimabile dei tesori, come se lei fosse tutto il suo mondo.
Ad un tratto notò lo sguardo diverso della donna, che da lussurioso era diventato confuso, come se lo stesse interrogando con gli occhi su cosa stessero facendo, lì fermi, in silenzio, a guardarsi negli occhi.
Trunks quasi riusciva a riflettersi in quegli occhi di ossidiana, che però gli fecero provare freddo, invece che riscaldarlo come avevano fatto le mani e le labbra della saiyan fino a pochi istanti prima.
Fece dunque ciò che si sentiva di fare, con la voglia di far star bene lei esattamente come stava bene lui. Le cinse un braccio attorno alla vita, la avvicinò a sè, abbracciandola.
Mentre lei lo guardava sorpresa, Trunks abbassò la testa e coprì le labbra con le sue. Fu un bacio tenero, dolce e delicato, di quelli lunghi e lenti, ma non vi era un briciolo di passione. Era solamente un bacio che viveva d'amore.
Era stato così dolorosamente dolce che quando il bacio terminò, lasciò Celosia così sbalordita che non potè far altro che fissare Trunks meravigliata.
Trunks non si arrese e continuò a baciarle le labbra, le guance, il mento, a coccolarla e ad accarezzarle affettuosamente i capelli e la schiena.
Celosia rimase immobile, passiva alle sue carezze. Era qualcosa di troppo intimo da sopportare. Fare del semplice sesso con quel ragazzo era un naturale bisogno fisiologico, una banale ricerca e ottenimento del piacere, ma quello che in quel momento Trunks stava cercando di condividere con lei era troppo privato, troppo intimo.
Solamente una volta aveva provato quella sensazione ed era stata talmente forte che era scappata via, impaurita da ciò che stava provando. Sciocchezze, mere bambinate, momenti di debolezza di chi forte doveva sempre esserlo, di chi era nata per essere acciaio e per portare distruzione.

Mentre Trunks continuava a coccolarla, in attesa di una sua risposta, Celosia chiuse gli occhi e lo lasciò fare, troppo nauseata per reagire o per fermarlo.
Solo dopo dei lunghi minuti che alla saiyan parvero ore, Trunks smise di baciarla e accarezzarla, e si rannicchiò vicino a lei, poggiando la fronte alla sua, chiudendo gli occhi e rilassandosi accanto a lei, accanto al suo sole privo di calore.

«Lei non mi ama.» gli disse infine con un filo di voce. «Non dico che non mi voglia, anzi, questo me l'ha fatto capire più volte, però... Io la voglio e la amo da impazzire, ma lei non ama me.» confessò Trunks, tenendo la testa bassa e dando dei piccoli calci nell'aria, pensieroso.
Goten sorrise comprensivo. «Non ti devi preoccupare per questo. Ricordati sempre chi è lei.» gli disse infine.
Trunks alzò lo sguardo su di lui, confuso. «Che vuoi dire?»
Il suo amico si grattò la testa e si compiacque per essere lui, per una buona volta, il saggio della situazione. «Voglio dire che Celosia è pur sempre una saiyan. Fino a poco prima di morire era un'assassina a sangue freddo. Uccideva e distruggeva senza provare alcuna compassione.» gli ricordò l'amico per poi continuare nella spiegazione. «Da quando è tornata in vita, si è trovata a dover convivere pacificamente con chi la circonda, e nel giro di poco più di un mese ha fatto amicizia con te, con Bra, con me... Oddio, forse con me un po' meno, però ha fatto comunque dei passi da gigante, considerando che cosa faceva nella sua precedente vita. Dalle tempo, solamente quello.»
Goten tacque per un momento, deprimendosi un poco pensando che stava poco alla volta perdendo il suo compagno di scorribande preferito. Da quando Valese l'aveva messo in pausa, Goten si stava guardando attorno, e rimpiangeva i tempi in cui usciva con il suo migliore amico per conoscere altre ragazze. Adesso aveva anche suo zio Radish con cui uscire, ma il saiyan non era esattamente come il suo migliore amico, soprattutto perché, anzichè condividere le conquiste, Radish se le teneva tutte per sè, come era accaduto con le gemelle.
Goten fece un profondo respiro, un poco sconfortato, ma poi cominciò a ridere dando delle sonore pacche sulle spalle di Trunks. «Bel farfallone, hai smesso con la vita mondana! Nel giro di un mese ti sei trovato la ragazza e addirittura convivi con lei! A quanto pare, lei non è l'unica ad aver fatto dei passi da gigante, caro mio! Ora però datevi una calmata. Avete fatto di fretta già tutto, ma di fare il testimone io non sono ancora pronto.» scherzò il suo migliore amico, facendo dei saltelli a destra e a sinistra come un giullare di corte, divertendosi a guardare il volto di Trunks attraversare tutte le sfumature del rosso, finchè però il suo volto da rosso ciliegia passò repentinamente al pallore cadaverico e Goten si trovò a rallentare, quasi intimorito, i suoi saltelli.

Cadde il silenzio intorno a loro, fin quando una voce autoritaria mise in allarme ogni loro terminazione nervosa.
«A chi dovresti fare da testimone?» chiese quella voce fredda e severa dietro di loro.
Goten si impietrì all'istante e sentì i rimasugli del pranzo e della merenda precipitare violentemente in fondo al suo intestino. Gocce di sudore freddo gli imperlarono la fronte, mentre la figura autoritaria gli si avvicinava.
«P-Papà, c-ciao.» balbettò Trunks vedendo il padre, con indosso la sua tipica tuta da combattimento, che li scrutava con fare sospettoso. «Da-Da quanto sei qui?»
Vegeta, a braccia conserte, osservò guardingo i due ragazzi, passando lentamente tra loro, interponendosi tra i due. Notò il repentino cambio d'umore dei giovani e l'ansia crescente nei loro animi.
Non era una novità che i giovani figli dei due guerrieri saiyan più potenti che fossero mai esistiti si sollazzassero come due fidanzatine nel pieno della frivolezza adolescenziale, e Vegeta aveva spesso assistito alle loro manifestazioni goliardiche, non mancando di sbuffare o di ringhiare in segno di disapprovazione. Ma finchè era Goten a fare da testimone e non da sposo di suo figlio, Vegeta non aveva nient'altro da eccepire. Su chi dovesse essere la sventurata consorte, il Principe dei Saiyan non aveva capito, e neanche gli interessava sapere, dato che suo figlio era solito cambiare ragazze di frequente, ed il padre non faceva in tempo a ricordarne il nome che già doveva impararne uno nuovo.
«Sono appena arrivato.» rispose dopo un lungo silenzio, gustandosi il momento di panico che aveva preso i due ragazzi alla sua apparizione. «Ho interrotto uno dei vostri balletti?» chiese sarcastico poco dopo.
I due giovani amici cominciarono a balbettare, sentendosi avvampare e poi gelare il sangue nelle vene a ripetizione.
«Ehm... Ehm... Goten, sbaglio o quei gamberetti che ha portato C-18 non li abbiamo ancora assaggiati? Sarà meglio sbrigarci altrimenti non facciamo in tempo!» disse allarmato Trunks all'amico, che afferrò immediatamente ciò che l'altro voleva intendere. Scappare, scappare subito da lì prima che a Vegeta venisse in mente di chiedere ulteriori spiegazioni.
Con un gesto della mano salutarono il Principe dei Saiyan e corsero, come mai avevano corso prima, verso il resto del gruppo.

Vegeta rimase a guardarli divertito, sorridendo per la loro genuina spensieratezza.
Trunks non si comportava esattamente come un perfetto guerriero saiyan, a volte trascurava gli allenamenti per studiare o per andare dietro alle ragazze, e non era neanche l'apogeo della serietà e della maturità, dato che a ventitre anni ancora si divertiva a giocherellare con il suo migliore amico come quando erano due bambini, ma Vegeta non poteva comunque lamentarsi per averlo avuto come figlio. Nonostante tutto, era fiero di lui, del guerriero e dell'uomo che era.
Il suo sorriso severo venne però prontamente sostituito da un ghigno di fastidio, non appena le sue narici avvertirono il suo odore nell'aria. Gli fece curioso sentire il suo profumo così intensamente, forse trasportato dalla leggera brezza di quella serata estiva, nonostante non riuscisse ad avvertire la sua aurea nelle vicinanze. Sentì i suoi sensi leggermente scombussolati, come se ci fosse qualcosa che non gli tornasse, come se i suoi sensi percepissero una presenza accanto a lui benchè il suo cervello lo ritenesse invece impossibile.
Quando Vegeta si voltò di scatto, il principe dei saiyan rimase basito.
Era lì, davanti a lui, che lo guardava con occhi interrogativi, la bocca leggermente aperta per lo stupore. Vegeta notò come il suo sguardo divenne velocemente ostile, ed il viso si induriva dalla rabbia e dal rancore.
Solo in quel momento Vegeta riuscì ad avvertire l'aurea della saiyan che si ergeva statuaria di fronte a lui.

 
***

Vegeta rimase impietrito davanti a lei.
Non gli sembrò di avere di fronte la guerriera con cui aveva combattuto per anni durante la sua gioventù, bensì la donna che era stata designata ad essere sua Regina.
Vegeta notò che, nonostante non stesse indossando dei tipici abiti saiyan, Celosia riusciva comunque ad infondere un senso di autorevolezza e superbia prettamente saiyan, con l'eleganza e la regalità che si confacevano all'erede di una delle dinastie più potenti della sua razza. Come se fosse uscita da un quadro, la donna infondeva il fascino di un mondo appartenente al passato, arricchita dai suoi miti e dalle sue leggende che lasciavano sognare ad occhi aperti chi lo guardava.

Celosia indossava un aderente abito di seta nero con uno spacco profondo ed una scollatura di pizzo che puntava fino all'ombelico, la quale offriva un gioco intrigante di trasparenze creato dal contrasto tra la seta coprente ed il pizzo nero che risaltava sulla pelle nuda, donando un effetto di vedo-non vedo elegante e sensuale al punto giusto, senza cadere nel volgare.
La sensualità si esprimeva con l’immaginazione di quel che si intravedeva e Vegeta non riuscì a non notare la soda curvatura dei seni della saiyan, che erano turgidi come l'ultima volta che li aveva visti. Seguì con lo sguardo la linea dei pizzi che lo portarono ad osservarle l'ombelico, sprofondato nella carne del ventre che appariva ancora perfettamente tesa e liscia come l'ultima volta che l'aveva baciato, seguendo poi ad osservare i fianchi sobri e, soprattutto, le gambe, lunghe e affusolate, che Vegeta aveva sempre ammirato.
Bastò che la saiyan si muovesse di un poco per lasciare intravedere a Vegeta la schiena completamente nuda, grazie ad un profondo scollo che arrivava fin sotto la radice della sua coda, lasciata fluttuare libera dietro di lei, in un movimento lento e sinuoso.
I folti capelli corvini, nella loro usuale piccola forma a fiamma, e le ciocche che le contornavano il viso riuscivano a rendere la figura ancora più raffinata, benchè i suoi capelli, che rimanevano in quello stato senza bisogno di usare alcun artifizio, fossero il marchio di appartenenza ad una razza che di raffinato aveva solo l'arte bellica.

«Quando hai finito di scoparmi con gli occhi...» lo distrasse la sua voce cristallina, mentre la donna si avvicina sicura a lui, celando un sorriso sadico e soddisfatto.

Passati i primi secondi di stupore nell'aver trovato Vegeta anzichè Trunks nel loro luogo d'incontro segreto, Celosia aveva repentinamente riportato la sua aurea ai valori normali, dato che l'aveva annullata con l'intenzione di non far capire a nessuno degli invitati dove ella si trovasse e, soprattutto, con l'intenzione di fare una sorpresa al ragazzo e comparirgli così alle spalle senza che lui se ne accorgesse, anche se alla fine la sorpresa gliela aveva fatta qualcun altro. Vedendo poi Vegeta in quello stato di meraviglia nell'essersela trovata di fronte, la saiyan non potè che accantonare i cattivi pensieri e far rifulgere il suo ego, che non era secondo neanche a quello di Vegeta. Quando poi vide arrossire il suo ex compagno per la facezia che gli aveva appena detto, un'aria di trionfo le scosse i sensi, come se l'avesse fatta di nuovo rinascere. Fu quella per lei una piccola ma pur sempre dolce rivalsa nei confronti di ciò che le aveva detto con cattiveria poche sere prima, nella buia cucina, il suo ex compagno e carnefice.

«Sei sempre con quel chiodo fisso in testa.» commentò beffardo Vegeta alla sua frase provocatoria «E ti lamentavi pure che stavi in squadra con tre uomini. L'unico vero uomo della squadra eri tu che ti svegliavi la mattina con quel pensiero e ti riaddormentavi la notte sempre con quell'idea che ti girava per la testa.» le disse, canzonandola. «L'unica saiyan che mette la lotta al secondo posto sei tu.»
Celosia lo guardò divertita ed alzò l'indice davanti alla faccia. «In realtà è al terzo posto. Prima c'è il cibo, poi il sesso ed infine la lotta. Esattamente in questo ordine.» specificò ironica la guerriera.

Vegeta dovette reprimere un sorriso alla lista precisa delle priorità della sua ex compagna.
«Comunque, conoscendoti, mi aspettavo che tu decidessi di fare il tuo ingresso trionfale passando dal viale principale, non da questo passaggio appartato. Non mi aspettavo di trovarti qui.» specificò Vegeta, facendole intendere che se aveva fatto quella faccia sorpresa era per quel motivo e non per altri.
«Mancavano gli squilli di trombe ed i rulli di tamburi.» rispose sarcastica la guerriera, per portare poi le mani ai fianchi e passeggiare intorno al Principe. «E poi, non ho bisogno di queste quisquilie per annunciare il mio ingresso. Basto io per far fermare i balli.» commentò maliziosa lei, godendo nell'osservare il tanto atteso disagio di Vegeta nell'averla accanto.

A Vegeta scappò un sorrisetto quasi divertito nel vedere che Celosia alla fine rimaneva sempre la stessa.
Era in splendida forma la saiyan quella sera e constatare che non aveva perso la sua sagacia e la sua superbia a Vegeta fece molto piacere. Si sentì molto più tranquillo e sereno dopo averla vista così raggiante e sicura di sè, e per un attimo pensò che forse si era preoccupato per niente, che il terrore di averla vista di nuovo in vita più di un mese prima non fosse scatenato da altro se non dai sensi di colpa e dalla coscienza sporca.

Stava tutto filando liscio. Lui aveva una nuova e felice vita, la saiyan stava bene e tutte le sue preoccupazioni erano scatenate solamente dalla sua coscienza. Perché mai doveva esserci qualcosa che non andava? Se così fosse, dopo essere passato più di un mese, almeno lei se ne sarebbe dovuta accorgere e di certo non avrebbe perso tempo per torturare e castigare il suo Principe.

Vegeta la scrutò come se non l'avesse vista da tempo immemore, da quando ancora erano dei guerrieri al servizio di Freezer, sentendosi come trasportato nel passato, ma questa volta, anzichè infastidito, si sentì allietato. Aveva riflettuto a lungo quel pomeriggio nella camera gravitazionale ed alla fine aveva deciso di impegnarsi a fare pace con se stesso e con i suoi rancori, con la volontà di conciliarsi con il suo passato e con la donna che ne aveva fatto parte. Decise che si sarebbe impegnato, almeno per quella sera, ad andare d'accordo con lei, soprattutto per fare un piacere a sua moglie che tanto sperava che non ci fossero battibecchi e scenate almeno la sera del compleanno dell'anziano padre.
Ed a proposito di anziani, Vegeta ebbe da farle un appunto.
«Non credi che quel vestito sia un tantinello aderente? Di là ci sono un paio di persone parecchio su d'età.» commentò Vegeta, mantenendo il suo sorrisetto beffardo. «Sembri nuda.»
«Lo sono.» rispose prontamente Celosia, sorridendo a sua volta mentre vedeva il Principe dei Saiyan cercare di celare lo sbigottimento dietro alla sua tipica espressione indifferente. «Gli slip mi segnavano i fianchi.» specificò lei con voce innocente, facendo spallucce. «E poi, anche la tua tuta da combattimento è parecchio aderente.» gli fece notare maliziosamente, continuando a girargli attorno e osservando, non tanto velatamente, il sedere del suo principe che era fasciato dall'uniforme come se questa fosse una sua seconda pelle.
«Comunque, Vegeta, non vedo perché tu debba scandalizzarti così tanto, dato che sul nostro pianeta usava portare abiti molto più aderenti e succinti. O forse, mio caro Principe di tutti i Saiyan, in questi anni sei diventato così Terrestre da dimenticartelo?» lo punzecchiò Celosia con fare sornione.
A Vegeta scappò una risata divertita. «Sul nostro pianeta era usanza indossare le uniformi di combattimento come forma di rispetto ed eleganza nei riguardi dell'anfitrione durante le feste o i ricevimenti. O forse sei troppo presa ad imbellettarti da non ricordartelo più?» controbattè con scaltrezza il principe.
Celosia fece una smorfia, volendosi mostrare indifferente alla sua replica e lo scrutò con aria di sufficienza.

Rimasero in silenzio per dei lunghi momenti, continuando a guardarsi e a studiarsi a vicenda. Vegeta cominciò a sentirsi demoralizzato, gli stava riuscendo difficilissimo, se non impossibile, intavolare un discorso pacifico con la saiyan. Ogni suo buon tentativo crollava ineluttabilmente dopo pochi istanti.

«Stai... Stai comunque molto bene vestita così.» le confessò poco dopo a bassa voce, guardando per terra e non guardando lei.
Celosia strabuzzò gli occhi e rimase ammutolita. Cominciò a battere ripetutamente le palpebre con aria attonita e si portò una mano al petto.
«Stai male?» gli chiese allibita la saiyan. «Credo che questo sia il primo complimento che tu mi abbia mai fatto da quando siamo nati.»

Vegeta cominciò ad irritarsi e sentì che le mani gli si stavano chiudendo a pugno.
Sbuffò, incrociò le braccia e le dette la schiena.

«E' già la seconda volta stasera che mi dimostri che ti stai dimenticando le cose. Questo non è il primo complimento che ti ho fatto. Negli anni te ne ho fatti tanti.» chiarì indisposto il saiyan.
Celosia lo ascoltò compiaciuta e si mise a ridere. «Caro il mio principe, dovresti saperlo che i complimenti prima, dopo e mentre un orgasmo non valgono.» specificò divertita la saiyan, portandoglisi davanti e godendo nel vedere il suo principe spalancare gli occhi e diventare rosso per l'imbarazzo ed il nervoso crescente. La saiyan posò un dito sulla spalla del Principe, mentre passeggiava ancheggiandogli lentamente attorno, prendendosi il suo tempo, sentendosi potente e sicura di sè, guardandolo con occhi penetranti e magnetici.

Vegeta non poteva crederci. Aveva combattuto i più potenti nemici, aveva sopportato i più duri allenamenti, si era pure abbassato a quella cosa umiliante di fondere il proprio corpo con quello di Kakaroth, ma niente era più irritante ed indisponente come parlare con la sua ex compagna. Adesso riusciva a capire sua moglie quando tornava a casa dopo una conferenza a cui avevano partecipato le più importanti menti scientifiche, ma anche molti dei dirigenti più ottusi della Terra, e si lamentava perciò per il forte mal di testa che le era venuto.
Ma Vegeta decise di non arrendersi. Del resto anche la piccola goccia riesce a scavare la dura pietra.
«Erano comunque complimenti veritieri.» le confessò infine, sperando che almeno su questo punto Celosia non avesse nulla da obiettare. «Come stai? Stai cercando di allenarti in questi giorni?»
La saiyan alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Tu, stasera, stai veramente molto male.» gli disse ancora più incredula, portandosi a due centimetri da lui per poterlo scrutare dall'alto. «E' passato più di un mese da quando sono tornata in vita e tu, proprio stasera, dopo avermele dette di tutte i colori nei giorni precedenti, non solo mi chiedi come sto, ma ti interessi pure alla mia vita? Dov'è l'inganno?» gli chiese infine, non riuscendo a capire il comportamento anomalo dell'ex compagno.

Vegeta fece un ghigno che doveva essere un sorriso.

«Non mi sembra sia molto diverso da sempre.» le rispose tranquillamente «Anche una volta ci battibeccavamo e poi cercavamo di fare pace. Non c'è alcun inganno.»
Celosia alzò le sopracciglia e fece una smorfia con il labbro superiore.
«I tuoi inganni consistevano proprio nel voler fare pace.» specificò la saiyan con voce suadente, che irritarò non poco il suo principe. «In genere erano finalizzati a farmi aprire le gambe o a spaccarmi l'osso del collo.» disse ironica, facendogli un sorrisetto sghembo.
La saiyan si portò una mano sotto al mento e  si massaggiò dolcemente la pelle, cominciando a sentirsi infastidita. «Quindi non so se stasera sia più il caso che io stia attenta alle mie vertebre cervicali o ad incrociare ben strette le gambe.» terminò con fare stizzito.
Celosia si voltò di scatto e si incamminò lontano da lui, facendogli capire che non aveva alcuna intenzione di continuare quella conversazione con la persona che riteneva la più spregevole che avesse mai conosciuto. Non aveva più voglia di giocare. Non era più divertente e adesso aveva fame.

A Vegeta stavano cadendo le braccia. Probabilmente aveva bisogno di un interprete, perché ogni volta che cercava di parlare civilmente con lei, subito la donna doveva reagire male alle sue parole.
Vedendola andar via senza essere lui riuscito a risolvere alcun che, a Vegeta venne d'istinto di afferrarle un polso per fermarla e farla tornare da lui, per farle capire che la conversazione non era ancora finita.
Il Principe di Saiyan dentro di sè si pentì quasi immediatamente per aver fatto quel gesto, non appena vide quegli occhi di ossidiana voltarsi verso di lui e quasi spaventarlo per quanto erano feroci.
Celosia non riusciva a crederci. Le stava montando la rabbia a sentire Vegeta che cercava di parlarle così amichevolmente come se mai nulla fosse successo.
Neanche chiederle perdono mentre bruciava tra le fiamme dell'Inferno a Celosia sarebbe bastato per assolvere Vegeta dal crimine che aveva commesso nei suoi confronti, e di sicuro chiederle come stava con cinquant'anni di ritardo non sarebbe servito a niente.
Se avesse potuto far esplodere un ki-blast proprio di fronte alla faccia enorme di Vegeta per farla saltare in aria, Celosia l'avrebbe fatto immediatamente.

Ripensò con rabbia a quando erano due mercenari comandati da Freezer e a tutte le volte che avevano litigato furiosamente, a quando Vegeta la faceva imbestialire e lei reagiva con brutale violenza alle sue provocazioni.

Quando Vegeta le afferrò il polso, automaticamente la sua memoria le riportò, suo malgrado, delle immagini davanti agli occhi, nitidissime nonostante il tempo ed i rancori passati, in cui i due eredi al trono si afferravano brutalmente, scagliavano l'altro contro un muro, provocandovi lunghe crepe, si riafferravano, schiaffeggiandosi, mordendosi, affondando le dita dentro la carne dell'altro, maledicendosi per essere così deboli, per poi trovare riposo su un freddo e sporco pavimento. Riapparve, come una maledizione, l'immagine di se stessa distesa di schiena, nuda, con il suo compagno che riposava, beato, sopra di lei, le loro gambe intrecciate ed il volto di Vegeta nascosto tra l'incavo del collo della saiyan, con l'amaro ricordo della sensazione delle sue labbra umide sulla sua pelle, del suo fiato tiepido che la riscaldava, mentre si godevano quei piccoli momenti di pace e silenzio dopo una loro furiosa e appagante intima battaglia.

Celosia rivisse quel momento in cui studiò accuratamente, con precisione certosina, ogni singolo muscolo del suo compagno, ogni sua singola cicatrice sulla pelle, imparando il suo modo di respirare, quasi da farne il proprio.
Sorrise ripensando a quando fece passare un dito sulla pelle coriacea di Vegeta, delineandone i perfetti bicipiti ed i muscoli del trapezio.
Era una statua bellissima, un guerriero perfetto, un uomo letale.

Celosia emise un ringhio che era un misto di vergogna e di disgusto quando si accorse che stava, proprio in quel momento, guardando di nuovo i muscoli di Vegeta con gli stessi occhi di un tempo.
Portò una mano davanti al viso e si voltò di scattò, piegandosi in due.

«Ripeto, stai bene?» le chiese Vegeta, quasi preoccupato per quella sua bizzarra reazione.
Celosia fece per reprimere un conato di vomito e si dette ripetutamente dell'idiota.
«Sì sì, sto bene. Uno stupido moscerino ha pensato di suicidarsi nel mio occhio.» gli rispose poco dopo, il tempo necessario per riprendere il suo esemplare contegno, con la stessa sensazione nello stomaco di chi vede qualcuno mangiare escrementi a cucchiaiate e che ne vuole offrire anche agli altri, dicendo che è buono.
Non è decisamente giornata oggi, si ripetè la saiyan, mentre malediva la classica uniforme saiyan ed il corpo perfetto del Principe della sua razza.

Vegeta abbassò lo sguardo e scosse la testa.
Stava facendo fatica adesso a guardarla negli occhi, perché se li guardava gli sembrava di vederci dentro quei momenti. Vi vedeva riflessi i ricordi di loro due assieme che tanto aveva disprezzato ripensare durante quei trentaquattro anni ma che, proprio quella sera, non riusciva più a viverli con lo stesso odio e disdegno, bensì con un velato rimpianto ed un senso di nostalgia e di ricerca di quei momenti perduti per sempre.

«Celosia, non è nè il momento nè il luogo adatto per discutere, ma possiamo, per una sera, darci una tregua?» le chiese titubante lui, lui che titubante non lo era mai stato, neanche di fronte alla morte.
Sapeva quanto Bulma ci tenesse alla festa e non voleva che per tutta la cena ci fossero simili frecciatine a tavola. Solo per lei si stava abbassando a chiedere alla saiyan una sospensione dei loro rancori e litigi che duravano da mezzo secolo.

Solo per Bulma, ripetè a se stesso Vegeta.

La saiyan lo osservò incuriosita, come se avesse inteso ciò che stava passando per la sua testa ma faticando a crederci, ritenendo che fosse tutto frutto della sua fantasia e del fatto che quel giorno, come tanti altri prima, non si era sentita affatto bene.
Gli sorrise in maniera affabile e abbozzò un lieve sorriso. Non poteva credere che il suo piano stesse andando così tanto bene. Riconquistare il suo Principe non l'aveva neanche messo in conto, ma dovette ammettere che, se ci fosse realmente riuscita, sarebbe stata la glorificazione della soddisfazione personale,  l'apoteosi della massima vendetta, dato che l'avrebbe ripagato con la sua stessa moneta.
Niente sarebbe stato così dolce come stare a quel gioco.
«Che tregua sia.»

 
 ***

Stridule grida e rumori di cocci rotti si avvertirono dal giardino principale, per essere poi seguiti da pianti e urla disumane.
«Ma che diavolo sta succedendo di là?» chiese Celosia, sgranando gli occhi e rimanendo a bocca aperta per essere stata colta di sorpresa.
Vegeta fece un sorrisetto maligno. «Credo che qualche invitato abbia appena visto Nappa.»
La saiyan lo guardò divertita e si portò una mano alla bocca, ridendo sardonica.
«Povero Nappa. Va bene che è orribile, però reagire così male per aver visto quella sua brutta faccia non gli farà di certo piacere. Questi terrestri sono decisamente troppo emotivi.» scherzò lei, immaginandosi gli invitati alla festa sbiancare e tremare come foglie per aver visto il viso arcigno del saiyan d'élite.
Vegeta sorrise ripensando a tutte le volte in cui Celosia, quando Freezer era ancora il loro padrone, si era burlata di Nappa, scherzando sul suo aspetto fisico e, per il semplice diletto, recitando la parte delle sue mogli, enfatizzando i momenti in cui Nappa cercava di baciarle o di toccarle, e terminando le recite sempre nella solita medesima maniera: facendole morire felici e contente perché così Nappa non le avrebbe più toccate. Vegeta si scompisciava sempre dalle risate, ma era troppo serio per partecipare anche lui a quella recita.

«Raggiungiamo gli altri?» le chiese con voce pacata Vegeta, mostrandole la via con un movimento del braccio. «Ho terminato prima gli allenamenti perché avevo fame. Non vorrei che quello stupido di Kakaroth si mangiasse anche la mia razione.»

Celosia lo guardò da sotto le lunghe ciglia con un sorrisino ironico, come un fiore innocente che cela sotto ai suoi petali un velenoso serpente, per poi voltarsi e mettersi accanto a lui, per incamminarsi fieramente verso la grande festa a fianco del suo mendace Principe.







Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Tanto per non perdere il vizio, ho scritto l'ennesimo capitolo chilometrico. Avrei scritto dell'altro eh, ma quando ho visto il numero delle pagine che erano venute, ho capito che forse era meglio fermarsi qui e scrivere il resto in un altro capitolo. Dovrei imparare a scrivere capitoli un po' più brevi, così almeno aggiornerei un po' più spesso, ma ormai mi sto dando della causa persa da sola!
Va beh... Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiati e, soprattutto, che non vi sia sembrato un groviglio ingarbugliato di parole attorcigliate.
Ringrazio chi mi ha lasciato una recensione nel precedente capitolo. E' stato un piacere "rileggervi" dopo tutto questo tempo! E vi ringrazio anche per la pazienza che avete avuto. Davvero grazie.
Ringrazio anche chi silenziosamente continua a leggermi e chi ha messo la mia storia tra le seguite.

Per qualsiasi cosa che non vi torna, per errori che avete visto o semplicemente per mandarmi a quel paese, scrivetemi pure.
Un bacio!

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Capitolo 26
*** Stella nera ***


Attenzione!
Capitolo estremamente lungo. (Ma se non è nemmeno un rotolo!)
Prima mangiate, bevete, andate a fare i vostri bisogni e poi sedetevi.
Buona lettura!


 

- Stella nera -

 


Nappa era sconcertato. Di anni di esperienza ne aveva tanti, ne aveva viste di cose strane e fuori da ogni logica, ma una cosa così assurda non l'aveva ancora vista.

E dire che lui era il saiyan più potente mai esistito, quello che era riuscito a sconfiggere il potente Freezer ed a vendicare così la sua razza, il super saiyan che tutti credevano leggenda.
Eppure quel saiyan di terza classe, che si era rivelato essere più forte addirittura del Principe Vegeta, aveva qualcuno più forte di lui e che lo comandava a bacchetta, e questo saiyan non si permetteva neanche lontanamente di reagire alle sue offensive.
L'unica cosa che si permetteva di fare era chinare sconsolato la testa e chiedere mestamente scusa.

Era scoppiato il caos alle Capsule Corporation quando i due figli di Bardack erano atterrati insieme nel grande giardino.
Erano arrivati entrambi in ritardo, nonostante il resto della famiglia Son fosse già arrivata da un pezzo, e Chichi non aveva ancora digerito il fatto che, anche per quella importante occasione, si era dovuta presentare da sola, in assenza del marito che non aveva niente da fare a giornate intere, se non allenarsi, ma che riusciva comunque ad arrivare in ritardo.
Appena aveva visto arrivare i due saiyan, istintivamente la donna si era armata del mestolo del ponce e, agguerrita, l'aveva puntato di fronte ai loro nasi, intimandoli a non fare alcun altro passo e a non aprire bocca.
Cominciò una ramanzina degna del più severo generale, in cui Chichi rimproverò i due figli di Bardack per essere stati dei grandi maleducati essendo arrivati così in ritardo, soprattutto perché il loro ritardo non era giustificato da valide motivazioni. Sapeva che il motivo di uno era dovuto al fatto che era stato impegnato fino all'ultimo minuto ad intrattenere due ragazze di dubbia serietà, come le definiva Chichi, mentre l'altro era impegnato ad osservare il nulla, che Goku chiamava meditare.
Chichi si infuriò ulteriormente quando osservò com'era vestito il marito. Mentre Radish, guerriero alla stregua dei cavernicoli, aveva rispettato il codice di abbiglimento della serata, indossando un classico abito scuro da sera, con tanto di elegante cravatta di seta perfettamente annodata al collo - e qui Chichi tirò una mestolata in testa al saiyan perché un nodo del genere glielo poteva aver fatto solo una donna terrestre, e quindi significava che il guerriero aveva osato portare quelle due poco di buono nella sua rispettabile casa - il marito, che era cresciuto fin dalla più tenera età sulla Terra, e che quindi avrebbe dovuto conoscere e rispettare i buoni usi e costumi del suo pianeta, si era presentato alla festa nientepopodimeno che con la sua affezionata tuta arancione e, neanche ad averlo fatto apposta, di tutte le tute arancioni che aveva, il saiyan aveva indossato proprio quella più vecchia, quella che cominciava a sfilacciarsi nei punti più critici ed imbarazzanti. Per Chichi ciò rappresentava una gravissima mancanza di rispetto nei riguardi del Dottor Brief e di tutta la sua famiglia. Mostrarsi così malvestiti era sinonimo di disinteresse, di totale menefreghismo verso le altre persone e, soprattutto, verso i padroni di casa.

Nappa si portò le mani davanti agli occhi per risparmiarli da tale ignominioso spettacolo.
Ringraziò mentalmente la signora Brief perché gli aveva confezionato un bellissimo e costosissimo smoking su misura, altrimenti, temette il saiyan, probabilmente gliene sarebbero arrivate anche a lui, dato che la donna sembrava già sulla buona strada per fare la ramanzina a tutti i saiyan, purosangue e non.
Dopo aver tirato le orecchie ai due figli di Bardack, Chichi era passata a rimproverare Goten, il quale, a vedere quella scena, era crollato a terra dalle risate e questo, secondo la madre, non era un comportamento da tenere ad una festa di compleanno di una persona anziana e molto rispettabile.
L'unico a non aver ricevuto una maternale fu Gohan, e Nappa non se ne stupì più di quel tanto: da ciò che aveva visto, il primogenito di Kakaroth pareva essere il pupillo dell'isterica donna terrestre.

Prudentemente Pan e Bra cercarono di allontanare Radish dalle grinfie della donna, mentre, incuranti, lasciarono gli altri due Son condannati a sopportare i suoi molesti vituperi.
Bulma era con le lacrime agli occhi a causa delle potenti risate e cercò di calmare Chichi afferrandola per la vita, ma non riusciva neanche a parlarle, dato che tutto il fiato le andava nelle risa.
Tutti attorno a loro stavano ridendo e battevano le mani a mò di applausi, eccetto i due ex commilitoni che, silenziosi, si lanciavano delle occhiate impaurite. Poteva la più potente razza guerriera soccombere così indegnamente sotto al mestolo del ponce impugnato da una debole ed iraconda donna terrestre?

Stridule grida e rumori di cocci rotti si avvertirono per buona parte della città finchè ad un tratto il silenzio cadde pesante tra di loro. Solo Chichi continuava a battere violentemente i piedi per terra ed a roteare pericolosamente il mestolo sopra la testa del marito, e conseguentemente anche Bulma si muoveva, seguendo i suoi movimenti, essendosi precedentemente avvinghiata al corpo della furiosa donna, scossa sempre da potenti risa.
Alle loro spalle, nascoste alla loro vista, silenziosamente si stagliava la causa che aveva ammutolito tutti i convitati. Solamente le due donne non si erano accorte del loro arrivo nel giardino e solo dopo che erano passati alcuni istanti di silenzio e di immobilità, le due donne avvertirono che era successo qualcosa e, lentamente, si voltarono per vedere nello stesso punto dove tutti avevano concentrato le loro attenzioni.
Un faretto da giardino incassato a terra stava illuminando, quasi come un'aura, due figure che sembravano essere state estirpate da un'epoca leggendaria, da un'epoca fuori dal tempo e che, come una chimera, si avvicinavano fieramente a loro.
Bulma portò una mano davanti alla fronte per pararsi dalla potente luce provocata dal faretto, fino a che i suoi occhi non si abituarono alla differente intensità della luce e le permisero di distinguere le due figure stagliate di fronte a lei.
Le parve di vedere dinanzi ai suoi occhi dei fantasmi provenienti da un'altra vita, i fantasmi di una coppia leggendaria e immortale che era riesumata dalla bocca dell'Inferno e che, con una sublime crudeltà, si stava mostrando a lei in tutta la sua magnificenza e perfezione.
Bulma sentì un battito del cuore mancarle quando vide suo marito, il Principe di tutti i Saiyan, avanzare con la sua andatura lenta e solenne, le spalle rigide e la schiena eretta, peculiarità conferitagli da una disciplina di marcato stampo militare, e camminare con il suo meraviglioso portamento regale che tanto l'aveva affascinata e continuava ad affascinarla. Ciò che però le provocò una fitta che la dilaniò come una scossa elettrica fu vedere come la figura del marito si armonizzasse così perfettamente con la figura che fieramente le camminava accanto, come fossero entrambe appartenenti ad una cosa sola, nate insieme ed impossibili, innaturali, da dividere. Due facce della stessa medaglia, inscindibili, plasmate dal fuoco.
Celosia camminava con passo signorile, lo sguardo fiero e determinato, nonostante i gesti aggraziati e delicati che le conferivano un'ambiguità intrigante, agli estremi di una volitiva ed orgogliosa guerriera e di una donna sensuale e affabile.
Bulma si aggrappò ai fianchi di Chichi per non scivolare a terra e solo dopo brevi, ma per lei interminabili momenti, la scienziata riuscì a respirare di nuovo regolarmente essendo scemata, poco a poco, la fitta che aveva sentito.
Nessuno attorno a lei si era accorto di niente. Tutti erano così occupati ad osservare la coppia appena sopraggiunta che non una foglia si era mossa per il timore di rovinare tale inviolabile momento.

«Hey, Chichi, guarda! Anche Vegeta sta indossando la tuta!» disse con spontanea semplicità Goku, interrompendo il sacro silenzio e puntando l'indice verso il Principe dei Saiyan che indossava la sua aderente tuta blu.
Il guerriero di terza classe non fece neanche in tempo a riabbassare il braccio che la moglie gli tirò tre mestolate sulla testa, gridandogli che non poteve usare Vegeta come una scusa per la sua maleducazione e che Vegeta, a casa sua, poteva vestirsi come gli pareva. Goku, che era in quella casa in qualità di ospite, no.
Vegeta e Celosia si scambiarono un'occhiata interrogativa, sentendosi smarriti, dato che credevano di essere ad un festa, e non nel giardino di un manicomio.
Ripartirono le potenti risa tra i convitati, mentre guardavano divertiti Goku che si inginocchiava davanti a Chichi per chiederle umilmente perdono e quasi mettendosi a piangere perché non ne poteva più di ricevere mestolate in testa.
Bulma osservò i due suoi amici in una delle loro tante liti, leggermente sorpresa dallo scombussolamento che era ricominciato così, quasi dal nulla.
Una piccola parte di sè, sentendosi ancora preoccupata e avvilita, la fece voltare nel punto in cui aveva visto quella coppia che così tanto l'aveva sconvolta, ma non la vide più.
Cercò smarrita il marito e Celosia ma non li trovò da nessuna parte, sentendosi sempre più allarmata. Di loro non c'era rimasta più traccia. Bulma si stava quasi per spaventare, il suo subconscio la stava torturando a tal punto che sembrava che l'aria le mancasse. Respirava, ma non entrava ossigeno nei suoi polmoni.
Ad un tratto sentì una mano sicura ma gentile posarsi lungo la sua schiena, facendo sulla sua pelle un impercettibile movimento che era quasi una carezza affettuosa. Bulma si voltò e trovò davanti alla sua faccia, perfettamente alla sua altezza, il viso di suo marito che la guardava rassicurante, facendole un lieve sorriso. Bulma lo guardò come se non l'avesse visto da tempo immemore e contraccambiò teneramente il sorriso, stringendosi nel suo abbraccio.

Si lasciò cullare nel suo abbraccio, ma poco dopo le venne d'istinto di cercare con lo sguardo dove fosse andata Celosia, ma non la vide da nessuna parte. Cercò di individuarla seguendo lo sguardo di qualcuno che magari la stava ancora puntando, ma nessuno si stava più interessando a lei.
Era sparita.
Aveva incantato tutti con il suo splendore abbagliante, ma come una stella cadente si era esaurita in fretta. Era arrivata, aveva fermato le danze, ammaliando tutti, per poi passare senza lasciare traccia di sè, senza essere ricordata.

E così fece anche Bulma. Si dimenticò di quella stella caduta per passare ad osservare compiaciuta il suo amico di vecchia data che, con la sua sponteneità, aveva chiuso il sipario su dei fastidiosi fantasmi del passato. Mai, come in quel momento, la sua innocente ingenuità le aveva fatto così piacere. Bulma si sentiva così felice e sollevata che quasi l'avrebbe baciato ma, per evitare fraintendimenti ed inutili gelosie, la scienziata decise di schioccare un bel bacio sulle labbra del marito, facendolo prepotentemente arrossire dall'imbarazzo.

 
***

Celosia aveva raggiunto i suoi ex commilitoni in una parte più esterna del grande giardino, tutti e tre incuranti dello spettacolo degradante che allietava gli altri convitati.
«Pensavo che da un momento all'altro spuntasse fuori Freezer. Quando vi ho visti, sembrava di essere tornati ai buoni vecchi tempi...» le disse Nappa scherzando, per poi mutare la sua espressione in una smorfia sdegnata e turpe «... Prima che Vegeta si rivelasse per il traditore che è.» terminò con fare stizzito.
Celosia alzò le spalle e fece un sorrisetto furbo. «Datemi tempo e ci potrebbe essere un piccolo ritorno ai buoni vecchi tempi.» li informò la donna, guardandoli con una luce perversa negli occhi.  
«Che vuoi dire?» le chiese curioso Nappa.
Celosia passò le dita tra le ciocche dei capelli, giocherellandoci, per poi portare la mano davanti alle labbra e celare un sorriso tagliente, lo sguardo soddisfatto. «Di là, quando ero assieme a lui, quando mi ha vista... c'è mancato poco che non gli venisse duro.» riferì ghignando la saiyan, per ricevere occhiate perplesse dai suoi due ex commilitoni.

Riconquistare il Principe non era cosa da poco, e Celosia ben lo sapeva, ricordandosi il tempo che aveva impiegato a farlo cadere fra le sue braccia. Dentro di sè aveva però sempre avuto la sensazione che Vegeta non fosse mai stato completamente suo, e ne aveva avuto la conferma nel momento in cui il suo Principe si era sbarazzato di lei.
Farlo suo adesso avrebbe rappresentato per la donna una doppia rivalsa e le avrebbe portato il doppio delle soddisfazioni.
Da una parte, riconquistarlo dopo quello che le aveva fatto, avrebbe dimostrato a Vegeta che non c'era modo di sbarazzarsi di lei così facilmente. Del resto erano stati destinati a stare insieme e così doveva essere.
Dall'altra, sottrarlo alle braccia di Bulma che era riuscita a cambiarlo e farlo diventare l'uomo che Celosia spesso sperava che diventasse, almeno con lei, ma senza mai riuscirci, rappresentava per la saiyan un fantastico spregio nei confronti della donna che aveva osato prenderle il posto che le era stato riservato per nascita.

I tre guerrieri vennero disturbati da qualcuno che urlava e correva verso di loro e dovettero repentinamente interrompere la loro conversazione.

«Celosia!» gridò Trunks poco distante da dove si trovavano gli altri tre saiyan.
«Celosia!» ripetè il ragazzo con voce smorzata.
Trunks arrivò di fronte alla donna e le prese le mani fra le sue. «Celosia.» ripetè con il fiatone, tenendo le spalle basse. «Celosia, ti chiedo scusa. Sono un idiota.» le disse, con uno sguardo mortificato sul volto. Trunks si sentiva terribilmente in colpa per non essersi fatto trovare nel loro luogo d'incontro segreto, per essere vigliaccamente scappato via non appena aveva visto suo padre e, di conseguenza, causarne l'incontro con Celosia.
Sapeva che la saiyan non era felice di condividere il suo ossigeno con l'ex compagno, e sapeva anche che suo padre non le riservava spesso dolci parole. Temeva fosse successo qualcosa, che Vegeta l'avesse maltrattata, che l'avesse insultata, dato che spesso Celosia l'aveva messo al corrente dei comportamenti poco dignitosi che Vegeta teneva nei suoi riguardi.

«Sparisci.» gli ordinò con voce gelida la saiyan, levando di scatto le mani da quelle del ragazzo, degnandolo solamente di uno sguardo freddo e distaccato.
Trunks posò lo sguardo sugli occhi della guerriera, con un'espressione interrogativa sul volto, ma che divenne poco dopo sconfortata.
«Scusa.» le disse con un filo di voce, le spalle basse e la schiena ricurva.
«Ho detto sparisci.» gli ripetè la saiyan con voce sempre più fredda e impassibile.
Trunks teneva lo sguardo basso, non riuscendo a sostenere i suoi occhi severi, intimorito da un improvviso lampo che vi aveva visto dentro.
«Ma io...» cercò di scusarsi il ragazzo.
«Ehy, sbarbatello. Forse non hai ben sentito cosa ti ha detto. Sparisci.» ripetè arrogantemente Nappa, mostrando i denti bianchi mentre scandiva lentamente l'ultima parola, l'ordine categorico della sua principessa.
Trunks alzò sopreso, quasi spaventato, gli occhi su quelli di Celosia, ma non ottenne altro se non freddezza e disprezzo.
«Andiamo.» gli disse Goten che nel mentre l'aveva raggiunto e si trovava alle sue spalle, afferrandolo per un braccio e trascinandolo lontano dai tre saiyan. «Altrimenti aspettati di andare in bianco per il resto del mese.» gli sussurrò all'orecchio l'amico, facendogli l'occhiolino. «Quando una donna è arrabbiata con te, stanne alla larga.»

I tre saiyan osservarono i due ragazzi finchè non furono abbastanza lontani da loro.
«Diavolo, quant'è fastidioso quel ragazzino.» si lamentò Celosia, passandosi il dorso delle mani sul vestito, come per pulirsele. Era ancora talmente nauseata dal pomeriggio passato assieme a lui, che solo condividerne gli spazi le dava fastidio, le faceva schifo, e non era riuscita a trattenerersi, non era riuscita ad evitare di cacciarlo via in maniera così brutale.
Nappa scoppiò in una fragorosa risata. «Ma hai visto faccia che ha fatto? Sembrava un cucciolo bastonato!» commentò soddisfatto il saiyan. «E brava Celosia, sei riuscita a raggirartelo per bene.»
Celosia fece un sorrisetto compiaciuto. «E che ci vuoi fare. Quando una ha classe...» si autocomplimentò la donna, guardando i suoi ex commilitoni da sotto le lunghe ciglia con fare sornione. «Inoltre, se voi uomini siete così coglioni da perdere ogni briciolo di dignità appena vedete un bel faccino che vi fa due moine, è bene che ci sia qualcuno che si approfitti di voi.» terminò risoluta la donna, sempre più convinta che le pecore fossero fatte per essere tosate.
Nappa sogghignò tra sè e sè. «Vedo che non hai perso la tua maestria.» commentò maliziosamente il saiyan d'élite. «Sembra di essere veramente tornati ai buoni vecchi tempi, che ti lavoravi per bene gli addetti alle missioni per farti assegnare quelle più belle.» le disse, ridacchiando malignamente.
Celosia, sentendo tali indiscrezioni, lo fulminò con lo sguardo e repentina gli si scagliò davanti. «Quelle missioni io le ho sempre ottenute perché me le meritavo. Sono un'ottima e valida guerriera, non ho mai avuto bisogno di utilizzare simili artifizi.» gli disse a denti stretti, puntando collericamente le iridi infiammate su quelle del saiyan. «Io non ti permetto di asserire simili indiscrezioni sulla mia persona. Ricordati che io sono nata e sarò per sempre la tua principessa, e tu non sei altro che uno scimmione con i muscoli talmente gonfi che ti hanno riempito d'aria pure la scatola cranica!» gli disse con voce crudele, mettendolo in guardia, mentre con una sua décolleté calpestava la scarpa lucida del saiyan d'élite.

Sulla faccia di Nappa si poterono scorgere delle piccole goccioline di sudore che scendevano fino al mento. Il saiyan sbiancò in viso e sentì una fitta allo stomaco ed i peli rizzarsi.
Gli ci vollero alcuni secondi prima di tornare alla normalità e pensare ad una qualche via di fuga.

Nappa portò una mano tremolante dietro al lobo dell'orecchio e rimase ad ascoltare i chiacchiericci.
«Mi pare che... Sì, mi pare giusto. La signora Brief mi sta chiamando!» disse, quasi mangiandosi le parole. «Scusate, ma... Questo era il piano, no? Fare la parte dei saiyan grandi amici dei Terrestri... Non posso farla attendere!»
Nappa, senza indugiare un secondo di più, si dileguò tra gli altri invitati con la coda letteralmene tra le gambe.

«Quell'idiota!» proruppe Celosia, incrociando le braccia al petto e lanciando uno sguardo astioso verso la direzione in cui si era allontanato a gran passi il saiyan d'élite.
La principessa sbuffò e si impettì. «Vorrei proprio capire qual è il problema di certa gente che non riesce a tollerare il fatto che ci siano persone ben più capaci di loro. Deve proprio bruciare sentirsi inferiori verso chi è superiore per natura e per merito.»
La saiyan si stagliò di fronte a Radish, portandosi ad un palmo da lui. «Invidiosi e maligni. Ecco cosa sono.» protestò la donna, inviperita. «Sono brava, sono competente, e non me ne vergogno di mostrarmi per quella che sono. E a loro rode a tal punto che devono sputare sul mio conto!»
Radish la ascoltò, ma non aprì bocca, lasciandola sfogare senza interromperla.
Fino a quel momento l'aveva osservata in silenzio, senza proferire parola, come se avesse notato qualcosa di strano nella saiyan ed avesse bisogno di riflettere tacitamente. La guardava, la osservava mentre parlava, studiava i suoi movimenti e, soprattutto, i movimenti degli occhi.
Celosia si passò una mano tra i capelli, ravvivandoli. «Per anni ho dovuto sopportare questa storia che fossi la peggior puttana dell'esercito di Freezer solo perché a me venivano assegnate le migliori missioni, sottraendole a chi aveva più anni di servizio e di esperienza di me.» disse rabbiosa la saiyan, che quasi gridava. «Idioti! Ma poi chi aveva l'ultima parola sull'assegnazione delle missioni erano Freezer e Zarbon... Capisci? Zarbon!» ripetè a gran voce la saiyan. «Avessi avuto due testicoli invece delle ovaie magari avrei dato ragione a loro, che si sa com'era quel mutante vanesio!»
La saiyan si portò le mani ai fianchi e cominciò a tirare piccoli ma rapidi calci sull'erba. «Stronzi!» gridò, quasi con le lacrime agli occhi. «Sono una delle migliori guerriere mai esistite. Sono forte, scaltra, intelligente, astuta...» disse contando i suoi pregi sulle punte delle dita «Ho progettato dei piani di battaglia che neanche i più esperti generali sarebbero stati in grado di concepire nemmeno dopo secoli! E cavoli! Ho pure un corpo che farebbe impazzire qualsiasi uomo!» commentò la saiyan, indicandosi seno e fianchi. «Sono praticamente perfetta!»
Radish scoppiò a riderle in faccia, non riuscendo più a trattenersi. «Non ti pavoneggiare troppo, Celosia.» le disse il saiyan, asciugandosi le lacrime con un dito. «Sì, tu sei praticamente perfetta sotto ogni aspetto. Lo so, lo so. Me lo hai detto tante vole.» le ribadì il guerriero, sorridendole bonariamente.
Celosia socchiuse gli occhi in due piccole fessure e gli lanciò uno sguardo apparentemente omicida. «E uffa!» sbuffò la donna, portando di nuovo le braccia al petto. «E lasciami vantare un po'!» gli disse con tono scherzoso, guardandolo adesso con occhi sbarazzini. «Del resto, sto semplicemente dicendo la verità.» confessò, mostrandogli la punta della lingua.
«Idiota.» commentò Radish, dandole una piccola pacca sulla fronte.

Il saiyan abbozzò un mezzo sorriso e la osservò silenzioso per un altro po', mentre lei faceva l'offesa, per poi sentire le tiepide mani della guerriera sul suo petto.
Abbassò lo sguardo su di lei e quasi si sentì alleggerito quando si immerse nei suoi occhi.
«Stasera ti puoi vantare anche tu.» gli disse la saiyan, facendogli l'occhiolino. «Stai molto bene vestito così. Sei molto, molto elegante, come un galantuomo. Quasi non sembri tu.» gli disse scherzando la donna, lanciandogli un'occhiatina furba e maliziosa.
Radish per poco non cadde da fermo. «Grazie Celosia, come riesci ad aumentare l'autostima di un uomo tu, non ci riesce nessuno.» scherzò il saiyan per l'ultima osservazione poco carina che gli aveva fatto la donna.
Celosia fece un sorrisetto sardonico. «E sono anche molto ironica, questo mi ero dimenticata di dirlo.» scherzò la principessa, mentre passava delicatamente le mani sulla camicia del saiyan di terza classe, levandogli ogni piega e qualche capello che era rimasto imbrigliato nel colletto. «Non puoi dire che non ti facessi ridere quando eravamo in missione insieme.» gli rammentò scherzosa la guerriera, facendogli l'occhiolino.
«Allora? Ti sei allenato in questi giorni, mh?» gli chiese a voce bassa, poggiandogli gentilmente la testa al petto.
Radish era rigido. Teneva le braccia larghe, non sapendo bene dove metterle, non capendo se fosse il caso di poggiarle attorno al corpo della saiyan o no. «Beh... sì, diciamo che mi sono allenato
Celosia si mise in punta di piedi ed annusò il collo del guerriero, carezzandogli la pelle con la punta del naso. «Sì, capisco che tipo di allenamenti hai fatto.» gli disse con tono scherzoso, staccandosi leggermente da lui e passando più volte le mani sulla cravatta.
«Ed io capisco perché ti stai dando così da fare a strusciarti su di me.» le rispose Radish, portando le braccia al petto ed abbassando il capo, per guardarla dritto negli occhi. Il saiyan rimase in silenzio per qualche secondo, per poi portare le mani sui fianchi della guerriera.
«Perché hai sentito l'odore di qualche donna terrestre sul mio corpo e ti dà noia che ci sia.» le disse tutto d'un fiato, sorridendole maliziosamente, e sorridendo ancora di più mentre guardava la faccia contrariata della donna. «Comunque hai fatto molto bene a fare così. Ora che ti sei impegnata a mascherare il loro odore con il tuo, adesso pure tu puzzi meno di bastardini saiyan.»

La saiyan scosse le spalle e si staccò da lui.
«Baggianate. Sai che me ne importa.» gli disse con aria indifferente.
«Mah... E' strano.» commentò il saiyan grattandosi il mento. «L'ultima volta che mi sei saltata al collo così risale tipo a quando... Sì, a quando tornai da quella missione nella galassia dell'est.» ed in cui aveva fatto spesso visita ad una delle sue cortigiane preferite «Allora forse ti sono semplicemente mancato?»
«Quanti discorsi stupidi escono dalla tua bocca di terza classe.» rispose indispettita la guerriera, stringendo le braccia al petto.
Il saiyan si fece serio tutto ad'un tratto. «Io però non capisco perché tu abbia deciso di andare con lo sbarbatello se poi ti fa schifo starci accanto.» le disse con aria interrogativa «Avevo capito che te lo volevi lavorare fino a farlo scoppiare.»
Nonostante la saiyan non gli aveva esplicitamente detto come erano evolute le cose con il figlio di Vegeta negli ultimi giorni, Radish era riuscito comunque ad intuirlo semplicemente sentendo un odore diverso sulla pelle della donna, difficilmente percepibile per altri nasi, ma semplice per lui, che per anni aveva percepito il suo odore, a fianco a lui nei campi di battaglia o nelle mense, che rappresentava per il saiyan un punto di riferimento importante.
Celosia sbuffò alla sua osservazione e si mostrò ancora più stizzita.
«Si vede allora che hai capito male.» gli rispose acida la donna, per poi voltarsi e dargli la schiena.
La saiyan tentennò un attimo e poi voltò lo sguardo verso Radish. «Non mi sembra tanto difficile da comprendere. Se una ha voglia e si ritrova della carne succulenta davanti agli occhi, mica la lascia lì.» gli rispose facendo spallucce «Poi se Trunks è così stupido da credere che voglia stare con lui anche fuori dal letto, tanto peggio per lui.»

Radish avrebbe voluto prendere i vari faretti sparsi per tutto il giardino ed illuminare la sua imponente figura, tanto per far capire alla saiyan che esisteva anche lui, caso mai avesse avuto ancora voglia.

«E poi...» proruppe la donna, interrompendo il filo dei pensieri di Radish «Anche tu ti stai dando da fare. A te è concesso e a me no, che mi devi fare l'interrogatorio?» gli chiese inacidita Celosia. «Mica sono più vincolata a Vegeta adesso.»
Radish a tale osservazione roteò gli occhi e sbuffò spazientito.
«Ma a me mica sarebbe dispiaciuto che quelle donne fossero ancora con me adesso. Fosse stato per me, a quest'ora sarei ancora con loro, mica mi avrebbero dato fastidio!» le chiarì, facendosi scappare un tono di voce un po' troppo acuto, scocciato dal fatto che la saiyan lo stesse fraintendendo. «Sono rimasto con loro fino all'ultimo minuto, tant'è che sono pure arrivato in ritardo.» specificò Radish, un po' meno esasperato rispetto a prima.
«Eh!» sbottò Celosia «Si vede che non ci sono più io a raccattarti dalle lenzuola per non farti fare tardi!» gli disse tenendogli il muso, ma con tono scherzoso, perché non aveva voglia di arrabbiarsi con lui per quelle bagatelle.
Radish alzò gli occhi al cielo e ripensò a tutte le volte che, in effetti, la sua principessa l'aveva risparmiato da severe punizioni andandolo a recuperare nei postriboli situati in una periferica parte delle navicelle appartenenti a Freezer ed alla fine gli scappò un grosso sorriso, un sorriso portato da dei ricordi che gli scaldarono il cuore.
Da quando era tornato in vita raramente aveva provato nostalgia per la sua vita precedente, se non all'inizio quando ancora si doveva abituare, ambientarsi e familiarizzare con ciò e con chi avrebbe da quel momento in avanti rappresentato parte della sua nuova esistenza.
Ricordarsi della faccia indisposta di Celosia, rossa dalla vergogna e ancor più rossa perché si arrabbiava del fatto che stesse provando vergogna, lo fece quasi intenerire. Era quasi un gioco il loro, un momento in cui, anche se una si arrabbiava e l'altro rimaneva inappagato, alla fine nessuno dei due era arrabbiato o inappagato veramente. Si divertivano a punzecchiarsi a vicenda, lasciando la serietà a chi l'aveva adottata nel volto e nei gesti.
«Mh, quasi mi dispiace.» le disse il saiyan di terza classe, massaggiandosi i punti della testa dove l'aveva picchiato la moglie di suo fratello «Vedendo come ha reagito il Generale Chichi, forse sarebbe stato meglio tu mi fossi venuta a recuperare.» scherzò Radish, riflettendo sul fatto che probabilmente le punizioni corporali di Freezer sarebbero state più delicate rispetto a quelle che le aveva inferto la terrestre senza una apprezzabile forza combattiva.
La saiyan si portò il dorso della mano davanti alle labbra, sorridendo divertita.
«Certi vizi sono difficili mandarli via.» commentò maliziosa Celosia. «Cerca però di non trascurare i tuoi allenamenti. Quando invocheremo il drago Shenron, servirai anche tu.» gli disse con voce cristallina e gentile.
La saiyan si portò le mani sui fianchi e si impettì, camminando attorno al saiyan per poi bloccarsi davanti a lui, alzando lo sguardo sugli occhi del guerriero.
«Comunque, mio bel seduttore delle quattro galassie, ti prodighi tanto ad affascinare le donzelle, ma a me stasera non hai fatto neanche un complimento.» gli fece notare la Principessa dei Saiyan.
Radish si morse un labbro e si domandò se veramente Celosia avesse bisogno di ricevere qualche complimento per aumentare la sua autostima, ma poi si ricordò che sotto a tutta la sua tracotanza rimaneva pur sempre una donna.
«Allora?» gli chiese, facendo un lento giro su se stessa. «Come sto? Ti piaccio?»

Radish si fermò ad osservarle il vestito, così tanto terrestre e così poco saiyan, come, del resto, era il suo, totalmente lontano dai costumi della loro bellicosa razza.
Tornò ad osservarle il volto ed in particolare gli occhi, su cui aveva posato lo sguardo non appena la saiyan era comparsa in giardino quella sera a fianco del suo Principe.

«Vuoi che sia sincero?» le chiese esitante Radish.
«Ovvio che sì.» rispose prontamente la donna, continuando a giocherellare con lui.
Radish espirò profondamente e riassunse l'espressione seria di poco prima.
«No, non mi piaci.» rispose risoluto il guerriero.

Le sue parole recavano il peso di una meditazione, che fecero sparire subito il sorriso dal volto della donna. Ma ancor prima che Celosia potesse replicare, Radish fece un passo avanti verso di lei e le afferrò saldamente le braccia.
«Non mi piaci per niente stasera.» ripetè il saiyan.
«Celosia, credi davvero che metterti un abito mozzafiato ed un po' di trucco sul volto serva a qualcosa? Pensi seriamente che non me ne accorga? Puoi fare la spiritosa quanto ti pare, scherzare quanto vuoi, mostrarti raggiante e sicura di te per tutta la sera, ma a me è bastato un attimo per capire che stai semplicemente fingendo. Ti stai comportando così per mascherare qualcosa, ormai le conosco le tue risate divertite che in realtà sono risate isteriche.» le disse senza mai fermarsi, neanche per riprendere fiato.
Radish cercò di farsi forza, perché vedere gli occhi crudeli che gli stava adesso puntando contro Celosia gli avrebbero fatto venir voglia di arretrare di qualche passo. Il saiyan non aveva paura dei suoi avversari e nemmeno dover fronteggiare sfide pericolose, ma lei... lei quando lo guardava così la temeva. Come un marinaio che guarda il mare calmo e sa che a breve si scatenerà una terribile tempesta e dovrà fare appiglio a tutte le sue forze per non soccombere.
«Io ti conosco da troppo tempo. Non puoi nascondermelo sotto scherzi, sorrisi e vestitini, io me ne accorgo.» ribadì risoluto il saiyan, capendo di aver perfettamente individuato il punto dolente della sua Principessa e preoccupato per ciò che le stava succedendo.
Il saiyan non riusciva a trovare un senso ai suoi comportamenti, i comportamenti verso se stessa e verso gli altri; specialmente quelli nei suoi riguadi non riusciva a capire, soprattutto per le volte che la saiyan gli aveva risposto in maniera scontrosa, diventando intrattabile. Difficilmente era stata così scortese e nervosa con lui quando erano due guerrieri sotto il potere di Freezer. Dei tre saiyan d'élite Celosia era stata forse quella più leale con lui, trattandolo da pari e non da rifiuto di terza classe, come invece l'avevano spesso considerato Vegeta e Nappa. L'unica che ci tenesse che fossero una squadra, che non le pesava dargli delle giuste dritte durante i combattimenti, ma nemmeno si esimeva dal tirargli due ceffoni se ce ne fosse stato bisogno.
«Abbiamo combattuto fianco a fianco da quando eravamo bambini, condiviso lo stesso piatto, gli stessi malanni. Le nostre gocce di sudore e di lacrime si sono mescolate, e sì, anche il nostro sangue si è mescolato assieme, tutte le volte che ci afferravamo, feriti, martoriati, per salvarci da un combattimento troppo duro, il sangue delle nostre ferite si è mescolato. Credi che io non ti conosca abbastanza per non capire che c'è qualcosa che non vada? Cosa c'è che ti sta preoccupando tanto? Che ti sta succedendo?»
Celosia non demorse e, muta, continuò a fissarlo con gli occhi che ardevano e lampeggiavano, la fronte aggrottata e la faccia scura.
Laddove Vegeta aveva fallito, illudendosi che tutto stesse andando alla perfezione - fosse per mancanza di voglia, cecità o vigliaccheria - credendo così di conoscerla fin troppo bene e pensando quindi che la sua ostentazione di sicurezza e spavalderia non stesse che rispecchiando esattamente il suo essere, Radish non si fece abbagliare dal freddo splendore di quella stella nera, e riuscì, come tante altre volte prima, a vedere oltre quella magnifica facciata.

Radish percepì il nuovo aumento di ferocia nell'animo della saiyan, ma non cedette alle sue minacce.
«Vedi? Anche adesso mi stai dando la prova che sei strana. Non sei mai stata equilibrata...» disse il guerriero, sospendendo il respiro appena sentì un ringhio furioso provenire dalla bocca della donna alla sua ultima osservazione «... ma da quando sei tornata in vita, i tuoi eccessi si sono estremizzati all'inverosimile. Io non lo so, ma... penso che tu non abbia ancora superato lo shock di cosa hai scoperto tornando in vita.»

Sentì Celosia ringhiargli furiosamente contro, ma il saiyan continuò irremovibile a dirle parole che alla guerriera non piaceva sentirsi dire.
«E proprio per questo io non capisco come tu possa anche lontanamente pensare di riconquistare Vegeta.» le riferì, la voce carica di rabbia «Vorrai anche fingere con lui, ma hai visto come hai finto con Trunks? Vuoi davvero che quelle mani ti tocchino di nuovo?» le chiese Radish, quasi esasperato. Sapeva come Vegeta, una volta presa una decisione, non tentennasse più e partisse subito all'attacco, fosse stato verso un campo di battaglia o verso una donna.

Gli venne da strattonarla quando gli occhi di Celosia la tradirono con un insolito luccichio che gli fecero capire che era proprio questo ciò che, in fondo, una parte di lei voleva.

A quel punto Radish non ci vide più. Non poteva crederci come Celosia ci stesse ricadendo.
Fu preso dalla gelosia e dall'ira accecante quando capì che Celosia se lo sarebbe ripreso, dopo quello che Vegeta le aveva fatto, dopo tutti gli anni in cui l'aveva fatta impazzire di gelosia e di rabbia, tormentandola con i suoi giochetti sadici, in cui più la maltrattava e più lei correva velocemente da lui.
Il saiyan di terza classe non poteva credere come una guerriera del calibro di Celosia potesse essere così totalmente priva di amor proprio.

Radish per anni aveva dovuto sopportare in silenzio quella coppia strana che più si avvicinava e più si distruggeva, senza però mai capire che a loro in realtà andava bene così. Si amavano follemente e si odiavano a morte.
Era così che la loro coppia funzionava. Agli estremi.
Non erano persone da compromessi, vivevano fino in fondo e davano tutti loro stessi, non si accontetavano di qualcosa, volevano tutto e lo volevano subito. Ed alla fine tutta quell'estremizzazione diventava lacerante.

«Guarda!» le gridò rabbioso, la voce coperta da orecchie indiscrete per la forte musica che era stata messa in giardino. Radish repentino le portò una mano al collo, stringendoglielo. «E' questo l'ultimo gesto che ti ha fatto il tuo adorato Vegeta.» le disse a denti stretti in un gelido sibilo. «E questo...» gridò, afferrandole con brutale forza le spalle, costringendola a girarsi in una ben determinata direzione in modo che anche lei vedesse «Questo è adesso Vegeta.»
Radish le mostrò il Principe dei Saiyan che, in una zona lontana da dove si trovavano i due saiyan in quel momento, era in compagnia di sua moglie, la quale teneva la testa poggiata sulla spalla dell'uomo, cullata dal suo abbraccio mentre lui la cingeva da dietro, con le labbra curvate in un sorriso divertito, mentre guardava gli invitati che si accingevano a dei ridicoli balli in cui dovevano danzare seguendo il ritmo della musica e allo stesso tempo passare al di sotto di un bastone orizzontale senza toccarlo o senza cadere all'indietro. Accanto a Vegeta c'erano i suoi figli, e Bra lo stava prendendo per un braccio perché voleva che anche il padre partecipasse al ballo.
«Credi veramente che Vegeta tornerà da te?» le chiese, questa volta con una voce più dolce, seppur sempre severa e risoluta. «L'ultimo gesto che ti ha voluto infierire è stato di spregio. Non c'è stato alcun errore o alcun colpo di testa. Ti ha uccisa perché ti voleva morta. E tu ti faresti ancora mettere le mani addosso da un uomo che ti ha fatto questo?» le chiese quasi urlandole all'orecchio.

Celosia emise una risata argentina.

«Guardami.» gli ordinò d'un tratto, rovesciando indietro la testa e facendo arco del proprio corpo, trattenuto dalle mani di Radish.
I capelli della saiyan accarezzarono le guance del guerriero e dal pizzo del vestito, che a forza di muoversi si era spostato, il seno appariva scoperto, tutto nudo e ansimante.
«Ti sembro una saiyan da buttare via?» gli disse con un tono fiero nella voce, godendo nel fargli dispetto.
Radish distolse lo sguardo dal corpo della guerriera e le dette uno scossone per farla tornare dritta.
«Celosia, fattene una ragione. E' finita

La saiyan rise ma ebbe una lieve e rapida contrazione dei muscoli della bocca ad udire l'ultima parola. Il suo sguardo divenne vitreo mentre nelle sue orecchie risuonava quella fastidiosa parola.

«Siamo tornati in vita da più di un mese e tu ancora non hai metabolizzato tutto questo. Te l'avevo detto già da subito: andiamocene via. Lontana da Vegeta riuscirai a superare meglio ciò che ti ha fatto.»

Celosia lo ascoltava ora senza neanche più reagire, si sentiva stanca, pesante in ogni sua giuntura e le gambe faticavano a tenerla dritta. Gli occhi erano spalancati e immobili, il mento le tremava e le sue mani erano fredde, da morta, finché un senso di frustrazione le pervase le viscere e tornò ad animarsi.
«Sei solamente geloso, lo sei sempre stato.»
La saiyan chinò la testa per guardarlo, cercando di dare al proprio viso un atteggiamento di derisione. «Ti rode che io abbia sempre scelto lui e tu adesso stai cercando di farmi credere che io, io non potrò farlo cadere ai miei piedi?» gli ringhiò furente la donna, quasi fuori di sè, offesa nell'orgoglio.
Radish accentuò la stretta sulle spalle della donna, quasi da farle male.

«Radish, lasciami subito o ti uccido.» lo intimò la guerriera, divincolandosi.
Il saiyan, risoluto, strinse ancora più forte. «No. Finchè non mi darai ragione, io non ti lascio.»
«Radish, non sto scherzando. Allenta la presa o ti uccido veramente.»
Il saiyan strinse ancora di più.

 
***

Fu un attimo. Meno ancora di un batter di ciglia.
Radish si trovò supino a terra, la schiena sbattuta violentemente al suolo, gli occhi sbarrati, i folti capelli che gli circondavano il corpo immobile. Una macchia nera sul verde dell'erba.
Un ginocchio della Principessa dei Saiyan gli comprimeva il diaframma ed entrambe le mani affusolate gli stringevano il collo, le unghie conficcate nella carne del guerriero.
Gli occhi della saiyan non erano mai stati così neri, erano occhi spiritati e ardenti come se nelle sue pupille fosse scoppiato all'improvviso un incendio furente e distruttore, tanto da farla sembrare un demone e non più un essere umano.

Fu solo un lampo ed un attimo dopo la saiyan tornò in sè e vide cosa stava sotto al suo sguardo. I suoi occhi si spalancarono dallo spavento e si portò le mani davanti alla bocca, rendendosi conto, poco a poco, di ciò che aveva fatto.
«Ti prego, scusami.» disse implorante la Principessa dei Saiyan al guerriero di terza classe, disteso immobile a terra.
Celosia si buttò arresa sull'erba e guardò avvilita Radish che, con piccoli colpi di tosse, cercava di tornare a respirare normalmente.
«Scusami, non so cosa mi sia preso.» gli disse affranta, mentre lo guardava rialzarsi ed osservarla dall'alto.
Radish si stava lentamente massaggiando il collo, in particolare i punti in cui le unghie della saiyan lo avevano ferito.

Era sconcertato.
Durante tutti gli anni che avevano passato assieme, combattendo fianco a fianco, i due saiyan si erano picchiati più volte, si erano azzuffati più o meno ferocemente, cadendo, rialzandosi, sanguinando entrambi. Si scazzottavano per questioni irrisolte o perché comunque era nella loro indole risolvere così i dissapori, soprattutto quando erano ragazzini, ma mai si erano colpiti con l'intento di fare veramente male all'altro.
Questa volta Radish si era reso conto che Celosia l'aveva attaccato per ucciderlo.
«Mi vuoi sempre dare torto adesso?» le chiese sprezzante il guerriero.

Viziata e capricciosa come era sempre stata, Celosia non aveva mai amato che qualcuno la contraddicesse, e mai aveva tollerato che qualcuno perseverasse a contraddirla per troppo tempo.
Ricurva su se stessa, Celosia si osservò le mani, le mani che per poco non avevano levato la vita al guerriero che da sempre le era stato accanto, fedele e sincero con lei, ciò che per altre razze sarebbe rappresentato un prezioso amico.
Le venne da chiudere gli occhi ed in un attimo rivisse l'intera giornata. L'incapacità e l'inerzia di alzarsi dal letto, la nausea provata per un contatto fisico che le era sembrato troppo intimo e sacrilego, il terrore nell'aver incrociato gli occhi di ghiaccio di quella donna bionda, tanto da sentire l'impulso di fuggire e di mettersi al sicuro. Ed infine, l'essersi sentita immotivatamente in trappola per essere stata bloccata da quelle mani amiche solo perché contro la sua volontà. E le venne istintivo reagire così spropositamente.
Celosia si osservò nuovamente le mani che stavano tremando. Se le portò al volto e scoppiò in un pianto convulso, fra singhiozzi che le squarciavano il petto.
«Allora è vero.» gemette Celosia «E' tutto vero, non era una leggenda.»
La saiyan si portò le mani nei capelli, stringendo le folte ciocche e chiudendosi a riccio.
«Sto veramente impazzendo. Così come è successo ai miei avi.»
Celosia era terrorizzata. Era terrificata alla sola idea di cosa questo avrebbe comportato. Avrebbe perso se stessa, sarebbe diventata un morto che camminava e che respirava, avrebbe vissuto senza vivere, vivendo da morta e miseramente, senza neanche riecheggiare lontanamente lo splendore che era stata un tempo. Sarebbe stata come un trave di cui le termiti si erano impadronite, apparendo dall'esterno integro ma, appena si sarebbe poggiato il piede, si sarebbe sgretolato e tutto sarebbe franato.

«Ma smettila con questa storia.» le ringhiò dall'alto Radish, mentre si ricomponeva. «E smettila anche di piangere, odio quando lo fai. Non ti si può sentire.» la rimproverò l'uomo.
«Non ci riesco. Non riesco a smettere.» gli rispose Celosia, mentre si puliva naso e occhi con il dorso di una mano, ma ribagnando immediatamente il volto con le lacrime che continuavano imperterrite e scendere. «Mi dispiace, io non volevo. Ho perso il controllo. Non capisco. Non ci riesco.»
Anche il pianto, convulso e irrefrenabile, la stava preoccupando. Aveva perso il controllo pure di quell'emozione e la saiyan non riusciva più a frenarlo, vergognandosene.

Radish sospirò e le si chinò di fronte. «Sai cosa mi diceva sempre mio padre?»
Celosia alzò lo sguardo sul volto del guerriero. «Che saresti morto a sette anni?»
Al saiyan cadde un attimo la testa di lato e fece una lieve smorfia a tale osservazione veritiera.
«Beh... sì, anche quello diceva.»
Radish si accoccolò più vicino alla sua principessa.
«Mio padre mi ha sempre detto, e sostenuto con forza, che la leggenda che tuo nonno fosse pazzo non era altro che una diffamazione, una storiella messa in campo da suo fratello e da altri saiyan d'élite. Lui non era nato pazzo: ce lo avevano fatto diventare.»
Radish si interruppe quando vide Celosia guardarlo negli occhi, incuriosita.
«Cosa vuoi dire?»
«Io non me lo so spiegare, perché noi saiyan abbiamo un senso del gusto e dell'olfatto molto raffinato, eppure sono convinto che i suoi oppositori fossero riusciti a trovare una sostanza, completamente inodore e insapore, in grado di fargli perdere il lume della ragione. L'avevano avvelenato.»
Radish era sempre più convinto della teoria di suo padre, soprattutto da quando aveva visto, qualche giorno prima in cucina, la signora Brief andare momentaneamente fuori di testa, dato che il medico, sbagliandosi, le aveva prescritto dei farmaci che le avevano fatto interazione o a cui, probabilmente, era allergica.
«Inoltre, anche per tuo padre si vociferava che fosse pazzo, ma secondo mio padre era perché molti saiyan d'élite si sentivano minacciati dalle sue idee a favore di noi terze classi. Quando Re Vegeta si assentava per lunghe missioni e passavamo sotto al comando di tuo padre, noi terze classi ci rafforzammo notevolmente grazie alla sua politica che spingeva ad irribustirci, affidandoci allenamenti e missioni più consone a noi. E certi saiyan d'élite non digerirono tanto felicemente la promozione di noi scarti, dovendoci poi trattare da pari, dato che alcuni di noi erano riusciti a diventare addirittura dei saiyan di prima classe grazie ai giusti allenamenti e alla giusta alimentazione, grazie a tuo padre.»

Radish fece un lungo respiro e posò rassicurante una mano sulla spalla di Celosia. Per quanto lei lo torturasse, lui non riusciva ad odiarla o ad esserle nemico.

«Tu non sei pazza. Non c'è ragione che tu lo sia. Non so cosa ti stia accadendo di preciso, ma se ti stai comportando così non è per questo motivo.» le ribadì tranquillo l'ex compagno di squadra.
«Ascoltami, dammi retta per una buona volta. Vieni via. Concediti una pausa. Vedrai che dopo starai meglio.» le ripetè, sperando questa volta di essere ascoltato.

Radish l'aiutò a rialzarsi e affettuosamente le sistemò il vestito che le si era tutto sgualcito e rigirato.
«Adesso sei completamente scombussolata, con la paura di non sapere cosa ti stia succedendo, ma vedrai che tutto si risolverà. Qualsiasi cosa accadrà, il nostro piano andrà avanti.»
Radish aveva capito che la saiyan era sotto l'influenza di turbamenti che la tormentano e che le avevano fatto tornare a galla un passato che, se ci pensava bene, a mente fresca era morto e seppellito. Vegeta le faceva soltanto schifo. Tutto questo le faceva schifo.
Radish non era convinto delle sue parole, ma rassicurarla comunque che tutto sarebbe andato bene e secondo i loro progetti era l'unica cosa che, al momento, poteva dirle per farla stare meglio.

Un odore invitante di crespelle e di besciamella si sparse nell'aria, inebriando gli olfatti di tutti gli invitati, raggiungendo anche i sensi dei due saiyan, appartati in quella zona nascosta e lontana del giardino.
Il saiyan di terza classe si allontanò un poco da lei e fece per incamminarsi verso il resto degli invitati, che probabilmente si stavano mettendo a tavola.
«Chichi non sarà molto contenta di averti per casa, ma io non ti lascio qui in queste condizioni.» le disse, prima di voltarsi del tutto e dirigersi verso la grande tavola.

Celosia rimase ferma a guardarlo mentre lentamente si allontanava, le spalle larghe e possenti, e la bella massa di capelli increspati che oscillava ad ogni suo passo deciso.

«Perché lo fai?» gli chiese Celosia.
Il suo tono era adesso umile, pietoso, in contraddizione con la scomposta fierezza della sua persona.
«Dopo quello che ti ho appena fatto, Radish... Perché ti stai dando tanto da fare ad aiutarmi?»
Il saiyan di terza classe tornò verso di lei e le afferrò un polso, sollecitandola dolcemente a seguirlo ed a raggiungere insieme la grande tavolata. Prima di incamminarsi le fece un sorriso a bocca chiusa, sornione, ed uno scintillio gli illuminò gli occhi.
«Perché è solamente grazie a te che a sette anni non sono morto.»








Note dell'Autrice

Ogni volta sempre la stessa storia: mi riprometto di fare capitoli di qualche pagina e poi spuntano fuori questi cosi sempre più interminabili (e probabilmente sempre più insensati).
Ero indecisa se interromperlo a metà o metterlo tutto, ma alla fine ho deciso per questa lunga ed infinita pena (per voi), anche perché nel prossimo capitolo ho intenzione di aprire una piccola (Puah! Non ci credo nemmeno io che sarà piccola) digressione all'interno dell'arco narrativo che spero vi piacerà.
Insomma, se Radish le perdona quasi subito quello che Celosia gli ha fatto, un motivo ci sarà.
Un piccolo appunto: vi ricordate chi diceva «Praticamente perfetta sotto ogni aspetto» mentre si misurava con il metro?
Probabilmente a breve Celosia si metterà in testa un cappellino con due fiorellini e spiccherà il volo aprendo un ombrello nero, vi avverto.
Va beh... Perdonatemi per questo mio vizio di scrivere pagine e pagine di stupidaggini. Spero comunque che questa infinita tortura sia stata per voi piacevole e che boh... se stavate aspettando l'ora d'andare a cena e non sapevate che fare, ecco che vi siete fatti l'aperitivo privo di calorie. Cretinate a parte, spero vi sia piaciuto veramente.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio!

P.S. = Ed ecco a voi i saiyan vestiti a festa! Insomma, alle feste di compleanno di persone importanti bisogna andarci vestiti bene, con abiti eleganti e di classe!
Chichi avrà da obiettare pure in questo caso?



P.P.S. = La prima immagine è di
http://ask-raditz.tumblr.com/
Quest'ultima purtroppo non lo so.
 

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Capitolo 27
*** As it began ***


Note dell'Autrice

Ciao fanciulle e fanciulli!
Nelle note del precedente capitolo vi avevo anticipato la mia ideuzza di inserire una digressione all'interno del racconto, anche per illustrarvi come erano nati i rapporti di cameratismo tra i quattro guerrieri una volta che erano entrati a far parte dell'ultima squadra saiyan rimasta dopo l'esplosione del Pianeta Vegeta.
Insomma, come erano i quattro saiyan nella loro precedente vita?
Come potrete ben immaginare, la mia ideuzza è diventata un papiro. Nella mia testa sembrava una cosa tanto carina e soprattutto breve, poi l'ho messa su Word ed è diventata una lunghissima ed interminabile "Corazzata Potëmkin", ma secondo la prospettiva fantozziana.
Un capitolo non è bastato, ed è già pronto il secondo, e forse ce ne vorrà anche un terzo, mi dispiace.
Va beh... Come avrete modo di vedere in questo capitolo, come anche nel prossimo, c'è una parte dedicata alla loro prima vita e poi una sulla loro seconda vita. Meglio dei gatti.

Vi lascio alla lettura, sperando che avrete un'opinione diversa da quella di Fantozzi.
Fatemi sapere se vi è piaciuto e, se qualcosa vi fosse sembrata confusionaria o poco chiara, lasciatemi due righe così magari so dove ritoccare il prossimo capitolo.
Un bacio!


 


- As it began -

 



Anno 737

L'universo, così buio e così immenso, gli appariva adesso un enorme buco nero in grado di inglobare tutto ciò che gli stava attorno.

Un giorno avrebbe inglobato anche le sue viscere ed i suoi occhi, ne era certo.

Dal vetro della grande navicella vedeva un'infinità di puntini lontani. Erano stelle, pianeti, satelliti, molti di questi disabitati, altri conquistati, altri ancora incolumi.
Probabilmente altre navicelle di Freezer stavano viaggiando in quella direzione e le stava incrociando. Altri guerrieri come lui stavano partendo o stavano facendo ritorno dalle loro missioni, vittoriosi, stanchi, feriti. I più fortunati avrebbero fatto rapporto a Freezer e poi sarebbero potuti tornare a casa, dalle loro famiglie, dai loro compagni.
Si chiese se era quella la direzione giusta dove si trovava fino a poco tempo prima il suo pianeta, e la sua immaginazione di bambino, bambino che aveva già stroncato centinaia di vite, ma ancora bambino, gli fece pensare se mai fosse possibile che, proseguendo sempre per quella direzione, il corpo, o anche solo un arto di un guerriero della sua razza potesse sbattere proprio contro il vetro da cui lui stava osservando l'immenso universo, così vuoto e così freddo come mai l'aveva visto prima.
Gli venne istintivo passare due dita sul bracciale rosso che teneva allacciato al braccio sinistro, già muscoloso nonostante non avesse ancora sette anni.
Guardò con occhi duri l'universo spietato che gli aveva portato via ciò che aveva di più caro.
Per quanto si sforzasse, non riusciva a credere che il suo pianeta non esistesse più.
Era adesso solo nell'universo.

Strinse forte il bracciale che portava sempre con sè, dal giorno in cui gli era stato regalato, da quel giorno che tornò a casa vittorioso dalla sua prima importante missione di epurazione.
Con una sensazione di amarezza nell'animo, ripensò a sua madre, la quale aveva fatto in tempo a partorire suo fratello, ma che purtroppo non si era sufficientemente ripresa per partire per una nuova missione e quel maledetto asteroide aveva spazzato via anche lei assieme al suo pianeta natale. Brevemente pensò anche a lui che, appena nato, era già stato mandato su un pianeta lontano per conquistarlo.
Un pianeta poco importante per un saiyan vergognosamente poco dotato di forza combattiva.

Queste erano le ultime notizie che aveva ricevuto il guerriero su di loro.

Il bambino poggiò sconfortato la testa contro il gelido vetro dell'enorme navicella.
Non poteva credere che anche suo padre, per quanto duro e indifferente era stato nei suoi riguardi, pure lui gli stava mancando in quel momento.

«Bene, gran bell'acquisto che abbiamo fatto.» disse una giovane e sarcastica voce alle sue spalle.
Il bambino si voltò di colpo e istintivamente portò una mano allo scouter per cercare di identificare la persona, ma solo un istante dopo si ricordò che il suo scouter si era rotto nella sua recente missione, come anche gran parte della sua armatura. Profonde crepe ne squarciavano il petto ed alcune protezioni dalla vita in giù erano state recise, segno che l'ultima missione non era stata affatto semplice e che il piccolo guerriero aveva incontrato dei validi guerrieri che avevano tentato di tenergli testa.
Ma di certo, si accorse, lo scouter non sarebbe stato necessario per ricoscere la persona che gli si stagliava davanti, tanto piccola quanto crudele, proprio come dicevano le voci sparse per il suo pianeta.

«Una terza classe, tanto varrebbe farlo fuori adesso, almeno lo risparmieremmo da ingiuste sofferenze. Siamo magnanimi, no?» rispose una voce matura, rude, come l'uomo che l'aveva emessa.
Il piccolo guerriero guardò spaventato l'imponente figura che accompagnava quella più minuta: il braccio destro di Re Vegeta, forse uno dei saiyan più spietati e crudeli che fossero mai esistiti.
Sentì una morsa allo stomaco e le viscere attorcigliarglisi fra loro. Gli venne l'impulso di vomitare, ma l'orgoglio lo frenò in tempo per non commettere quell'orribile sbaglio.

«No, non sarebbe abbastanza divertente.» replicò la giovane voce, ancora più sadica di quella dell'uomo. «Io gli dò tre missioni. Tu quante ne pensi che durerà prima di levarsi di torno?»
L'imponente massa di muscoli venne scossa da potenti risa.
«Principe Vegeta, adoro il tuo ottimismo.» lo lusingò il saiyan d'élite «Ma vista la sua forza combattiva, io credo proprio che non farà ritorno dalla prossima missione.» si augurò Nappa, già prevedendo che, se anche la terza classe avesse fatto comunque ritorno, ci avrebbe pensato lui a fare pulizia.
I due saiyan risero di gusto nel vedere la faccia avvilita del giovane guerriero. Gli augurarono buona fortuna e se ne andarono, lasciandolo nuovamente solo.
Non appena la porta metallica si chiuse alle loro spalle, nello stesso momento che si udì la chiusura delle due ante, le sue ginocchia lo abbandonarono e cadde sconfortato a terra.

Il piccolo guerriero si mise le mani nei capelli e tentò di frenare un pianto di disperazione.
Tra due saiyan d'élite si era ritrovato!
Gli unici saiyan che erano rimasti in vita erano due saiyan d'élite, ma non due saiyan di prima classe qualunque, bensì il braccio destro del Re ed il terribile primogenito del Re, il Principe Vegeta.
Mai come in quel momento aveva sperato gli fosse andata male una missione.
Perché era riuscito a sopravvivere dal suo ultimo incarico? Bastava poco, una piccola disattenzione, ed a quest'ora non si sarebbe trovato a dover affrontare quei due terribili saiyan, trovandosi inoltre con la morte nel cuore, avendo anche saputo della fine orribile che avevano fatto il suo pianeta e la sua famiglia.

«Non stare ad ascoltarli.» disse una voce placida alle sue spalle, spezzando l'ammorbante silenzio sepolcrale  «Sono solo dei palloni gonfiati.»
Il piccolo saiyan si voltò di scatto verso il punto da cui aveva sentito provenire la voce.
«Chi c'è?» chiese quasi impaurito, i nervi a fior di pelle per gli ultimi eventi accaduti.
Lentamente, una piccola figura uscì dall'oscurità: prima gli stivali bianchi, poi le gambe, ed infine una parte del volto.
Il bambino trattenne il respiro quando vide quei capelli a fiamma, così simili a quelli del Principe Vegeta.
Eppure era convinto che fosse uscito, l'aveva visto con i suoi occhi andare via assieme all'ex Generale dell'Esercito Saiyan.

La piccola figura uscì totalmente dall'oscurità e si mostrò in tutta la sua fierezza agli occhi del saiyan di terza classe.
Il bambino rimase attonito quando la vide. Non sapeva se provare sollievo perché quella persona non era Vegeta, oppure allarmarsi ancora di più, dato che non sapeva chi fosse quell'essere, e niente lo rassicurava sul fatto che non fosse addirittura peggio del Principe Vegeta in persona.

La somiglianza con il Principe era impressionante, eppure, dovette ammettere il bambino, il piccolo saiyan che gli stava di fronte gli infondeva un senso di fiducia e di tranquillità, quasi di calore. Aveva i lineamenti meno duri di quelli di Vegeta, addolciti forse anche dalle ciocche disposte in maniera diversa rispetto ai ciuffi ribelli del Principe, e che quindi gli ingentilivano il viso, donandogli un aspetto meno feroce e spietato.
Ma ciò che veramente rapirono le sue attenzioni furono gli occhi, neri e penetranti, di quel piccolo saiyan: non erano freddi come quelli degli altri due guerrieri, bensì caldi, quasi amorevoli, tanto da infondere al piccolo guerriero di terza classe un senso di casa.
Provò un'ispiegabile sensazione di déjà vu quando si fermò a fissarne le iridi. Aveva l'impressione di avere già visto quegli occhi da qualche parte, occhi che lo avevano rapito e lo avevano stregato anni prima, ma non riusciva a capire quando fosse mai stato possibile quel contatto visivo.

Tornò a meditare sulla sua possibile identità e rapidamente pensò al fratello minore del Principe. In effetti quel saiyan aveva una corporatura più minuta rispetto a Vegeta, e poteva quindi essere possibile che fosse proprio il secondogenito del Re: quel bambino nato e rapidamente obliato, colui che rappresentava la vergogna della famiglia reale, l'onta, il disonore della più potente razza guerriera. Colui venuto al mondo con un'inezia di forza fisica, totalmente incapace di combattere e per nulla portato all'arte bellica.
Solo un attimo dopo comprese l'assurdità del suo pensiero, dato che Tarble, sempre che fosse ancora vivo, aveva appena un anno di età.
Osservò la sua armatura e non vide alcuno stemma della famiglia reale. Indossava una tuta blu, comune a quella di tanti altri saiyan e di tanti altri soldati di Freezer.
Forse, pensò il piccolo guerriero di terza classe, non era un appartenente della famiglia reale e forse, pensò quasi esultando, non era neanche un saiyan d'élite. Probabilmente era una terza classe come lui, magari abitava pochi quartieri più in là e non l'aveva mai visto, magari era...
«Respira, non ti è proibito.» lo schernì la piccola figura, facendogli un sorriso cordiale.
Solo allora il giovane guerriero si rese conto che aveva trattenuto il respiro da quando ne aveva visto il volto.
«Da quanto sei qui?» chiese il saiyan di terza classe, allarmato che l'altro l'avesse potuto vedere così avvilito e disperato, quasi piagnucolante, fin dall'inizio.
«Ha forse importanza?» gli chiese con voce cristallina la piccola figura, avvicinandosi ulteriormente a lui, tanto da metterlo in soggezione. «Come ti chiami?» gli domandò, alzando lo sguardo sul guerriero, non arrivandogli neanche alla spalla.
«Mi-mi chiamo Radish.» rispose disorientato il guerriero di terza classe. Non capiva come fosse possibile che uno sputo di guerriero come quello, probabilmente meno forte di lui - ed in quel momento Radish imprecò mentalmente contro il suo scouter che si era danneggiato - gli potesse infondere un tale timore reverenziale come fosse il migliore dei guerrieri in tutta la galassia.

«Radish.» ripetè l'altro con la sua voce cristallina, ed il primogenito di Bardack si maledì per aver provato un fremito corrergli lungo tutta la spina dorsale nel momento in cui aveva sentito il proprio nome venir pronunciato da quella voce così suadente.
«E quanti anni hai?» gli chiese curioso lo sputo di saiyan, con un'espressione furba, malandrina sul volto.
«Ho quasi sette anni.» rispose deciso Radish, il quale stava poco a poco ritrovando fiducia in sè, avendo ormai deciso che quel bambino altri non fosse che il figlio dispettoso di qualche compagno di squadra di sua madre. Si voleva quasi prendere a schiaffi da solo per aver provato quella strana sensazione nell'aver visto e nell'aver sentito parlare quel bambino.
Neanche fosse uno di quegli strani a cui piacciono quelli simili a lui, pensò di sè il guerriero.
Radish però rimase poco dopo interdetto, non appena vide l'espressione allibita dell'altro saiyan apprendendo la sua età.
«Che c'è? Come mai questa faccia?» gli chiese Radish, quasi strafottente.
Vide il piccolo saiyan alzare le spalle e fare un'espressione indifferente.
«Sei alto.» gli rispose, come per dire che credeva fosse più grande dell'età che aveva, data la sua altezza molto maggiore dei bambini della sua età.
«In casa mia siamo tutti molti alti.» rispose Radish con voce insolente, portando le braccia al petto e chinando la testa verso l'altro guerriero.
Sfacciato, cominciò a dondolarsi come per godere della sua altezza fuori dal comune, e volendosi sotto sotto vendicare per quella strana sensazione che gli aveva provocato involontariamente il bambino con la sua presenza e con la sua voce.
«Tsk, pure a casa mia siamo tutti molto alti, ma io non sono certo uno spazzolone come te.» rispose risentito l'altro, a sua volta portando le braccia al petto.
«Ah sì? Allora dimmi, moccioso, chi sarebbero i tuoi genitori? Magari ci conosciamo.» disse Radish con un ghigno impudente e derisorio sul volto.
Il saiyan di terza classe sorrise sadicamente ancora di più quando vide la rabbia avvampare sul volto del piccolo sputo vestito a guerriero e quasi si mise a ridere quando vide il piccolo indice puntarglisi proprio sotto al suo naso.
«Stammi a sentire.» lo ammonì la piccola figura «Intanto io sono una mocciosa e non un moccioso, e-»
«Ah davvero? Sei una femmina?» la interruppe arrogantemente Radish, sempre più divertito «Non si direbbe. Tutte le femmine che ho visto hanno delle gran belle tette, e tu, tu sei più piatta di questo pavimento.» la derise ulteriormente, mostrandole con le mani le lisce piastrelle del pavimento della grande navicella.
«Si vede che di femmine allora ne hai viste ben poche. Sai, io ho solo cinque anni, e le bambine non hanno le tette, maleducato e soprattutto ignorante che non sei altro.» puntualizzò la bambina, mettendo il broncio.
Radish scoppiò in una fragorosa risata, con le lacrime agli occhi tanto si stava divertendo a deriderla.
Per un attimo si sentì sollevato nell'aver scoperto che fosse una femmina, ma il suo orgoglio ferito - anche se aveva fatto tutto da sè - doveva farle pagare per avergli fatto provare quelle strane sensazioni che per lui erano nuove. Si era subito sentito in soggezione quando l'aveva vista, sentendosi inferiore ed anche impacciato.

Con chi credeva di avere a che fare quella bimbetta? Lui era un guerriero saiyan con un bel po' di esperienza alle spalle - neanche sette anni - ed era più grande di lei, quindi, secondo la sua logica, più forte e più potente.
Cominciò quindi a fare il gradasso, beffeggiandosi di lei, che era bassina e mingherlina, pompandosi e dicendole a gran voce che aveva capito alla fine di chi era figlia ed era quindi inutile che continuasse a fare tanto la misteriosa.
Tanto era preso Radish dalla sua tracotanza che ebbe pure l'audacia di punzecchiarle il petto, e quando lei abbassò lo sguardo sul suo indice, il saiyan l'alzò di scatto, toccandole la punta del naso per farle uno scherzo, non potendo resistere a toccarle quel nasino con la punta all'insù e che - scoprì poi con gli anni dell'esperienza - ne indicava l'indole dispettosa.
La bambina rimase per tutto il tempo ferma, indifferente, lasciandolo fare, guardandolo impassibile mentre lui si dava delle arie e le raccontava le sue recenti missioni, missioni non da poco, come diceva lui, e Radish cominciò a considerarla come la bambina più tranquilla dell'universo e con cui si poteva giocare come fosse una bambola, non pensando che potesse essere invece come un bel gatto sornione.
Quando la bambina ne ebbe abbastanza, alzò il palmo della mano destra verso di lui, per fargli intendere che era sufficiente così e quindi di tacere.
Portò poi la mano al mento e se lo sfregò, per mostrarsi pensierosa, meditabonda.
«Vediamo un po' se ci conosciamo per davvero, bel portentoso guerriero.» gli disse, guardandolo con occhi diventati improvvisamente furbi «Radish, figlio di...?»
«Di Bardack, terza classe.» rispose prontamente il giovane guerriero.
«Bar-dack.» ripetè la saiyan, scandendo le sillabe «Bardack. Perché non mi suona nuovo?» si chiese, passandosi una mano lungo il mento «Bardack... Bar... Toma?» fece ad un punto la guerriera.
Radish alzò le sopracciglia. «Mi stai prendendo per il culo?» le chiese, cominciando a sentirsi un tantino beffeggiato dai discorsi della saiyan. «Dì la verità. Tu mi conosci, ma siccome non mi ricordo di te, ti stai divertendo a farti burla di me, non è vero?»
La saiyan scosse la testa in risposta negativa. «Affatto. E' solo che ho già sentito il nome di tuo padre. Ci sta che lavorasse con un certo Tomaqualcosa
«Sì, con Tomaebasta.» replicò infastidito Radish.
La saiyan schioccò le dita e fece un grande sorriso. «Adesso ricordo!» gridò euforica «Erano nelle liste di mio padre come saiyan degni di merito. Sai, quelle cose che ti promuovono fino a diventare saiyan di prima classe, capito, no?» gli chiese infervorata «Ci sta che avessero conseguito un bel po' di vittorie in questi anni, ci sta? Perché allora mio padre li stava tenendo d'occhio!» gli disse, ricordandosi con gioia quei momenti in cui seguiva il padre nei grandi saloni per imparare da lui parte del mestiere che poi da grande sarebbe spettato a lei portare avanti.
Radish si grattò il capo, rimanendo un po' sconcertato. Era vero quello che diceva la saiyan: suo padre ed il suo commilitone, Toma, avevano negli ultimi tempi portato a termine con successo molte missioni degne di merito e più di una volta erano stati chiamati a Palazzo Reale per questioni di affari. Ciò che più però sconcertò il guerriero, tanto da lasciargli l'amaro in bocca, fu rendersi conto che, se il padre della saiyan era stato un addetto alle liste per le promozioni, significava per forza che si trattava di un saiyan d'élite, dato che solamente loro ed il re in persona se ne potevano occupare.

Ecco, era dunque rimasto solo lui come saiyan di terza classe. L'unico in mezzo a tre saiyan d'élite, perciò più forti e più validi di lui.
A Radish si gelò il sangue nelle vene quando si rinvenì e si ricordò con quale insolenza l'aveva appena trattata, erroneamente considerandola una sua pari, perfino più debole di lui, e cercando così di fare lo strafottente ed il brillante con lei.
Radish alzò lentamente una mano verso la piccola figura, indicandola, cercando di mascherare il tremore del suo arto. «S-sei anche tu una saiyan d'élite, non è vero?»

La sua fine era segnata. Se lo sentiva. Aver trattato così ingiurosamente la figlia di un saiyan d'élite era come firmare una condanna a morte. Solo pochi attimi e la guerriera sarebbe scattata per ucciderlo, per punirlo per la sua arroganza e oltraggiosità.

La vide sorridere sorniona e sistemarsi pacatamente le ciocche dei capelli.
Radish se ne era accorto che lei era una che se la prendeva con calma: come poco prima, mentre lui la beffeggiava senza ritegno, lei era rimasta tranquilla in silenzio ad aspettare il momento più adatto e più gustoso per controattaccare. Era l'indole di una guerriera che amava aspettare che il piatto della vendetta divenisse freddo, lasciando prima ben cuocere nelle ansie e negli affanni le sue povere vittime che si erano burlate di lei.
Radish deglutì e chiuse gli occhi, attendendo la sua esecuzione.

«Una specie...» gli rispose placida lei, sorridendogli con gli occhi e con la bocca, adesso burlandosi veramente di lui. «Ed è per questo che ti ho detto di non dare ascolto a Vegeta e a Nappa. Li conosco bene.»
La bambina gli girò attorno, studiandolo, osservando la sua immobilità, capendo che il guerriero stava solo aspettando il momento della sua esecuzione che stava solamente tardando ad arrivare.
«Vegeta... Beh, lui lascialo stare. Ha un caratteraccio. Meno gli stai attorno e meglio è, per te e per tutti. Nappa invece...»
La saiyan si interruppe per mettersi a ridere di gusto.
«Oh, povero Nappa, basta che tu ti mostri sicuro e gli fai due ringhiate, che lui subito china la testa e se le lascia dire di tutte i colori!» disse, asciugandosi gli occhi con una mano, tant'è che stava lacrimando per le risa.
Radish, invece di ridere, voleva piangere. Se era vero quello che la saiyan gli stava dicendo, se Nappa chinava il capo di fronte a lei, significava che quella bambina fosse addirittura più forte del Generale dell'Esercito Saiyan.
Il saiyan di terza classe avvertì una mano sfiorargli il braccio sinistro e gli scappò un grido, saltando di mezzo metro per lo spavento.
«Ehy, stai calmo, mica voglio farti del male.» lo rincuorò la saiyan d'élite, anche se per schernirlo, e sorridendo per la sua smoderata reazione. Aveva capito che il guerriero era particolarmente inquieto, soprattutto da quando aveva scoperto che lei non era una sua pari.

Fu una sua piccola vendetta per averla trattata così irrespettosamente. Ucciderlo non sarebbe stato così divertente come spaventarlo per un nunnulla.

«Bello questo bracciale.» gli riferì, mentre passava l'indice sulla liscia superficie.

Radish era adesso immobile, ma non più per la paura, ma per la vergogna che stava provando per essersi mostrato tanto privo di coraggio.
La saiyan si trovava al suo lato sinistro e dal nulla si inginocchiò di colpo, punzecchiando la coscia muscolosa del guerriero, proprio dove aveva l'altro ornamento, sorridendo maliziosamente.
Radish quasi si sentì male quando incrociò i suoi occhi che erano incredibilmente furbi e dispettosi, proprio come - avrebbe scoperto a breve - era lei.
«Ce li avevo anch'io a casa, però i miei erano dorati.» lo informò, continuando a passare le piccole dita sulla superficie metallica e, talvolta, sulla pelle del guerriero, divertendosi nel sentirlo fremere a quel contatto, godendo nel metterlo a disagio.
«Certo che tu...» cominciò a dirgli la saiyan, sempre inginocchiata al suo fianco ed in contatto visivo con il giovane guerriero «...hai i capelli lunghi, dei bracciali simili ai miei che sono una femmina... Non sarai mica una femmina anche tu?» gli domandò schietta, e lei, prontamente, gli tirò giù i corti calzoni della tuta da combattimento, lasciandolo così con la pelle completamente nuda.
La piccola saiyan si allontanò da lui e, seduta a terra, rise allegramente mentre lo guardava con le braghe abbassate e la faccia violacea per l'imbarazzo.
Le protezioni delle parti basse erano andate distrutte nell'ultima missione e quindi il giovane saiyan si trovava adesso con tutto all'aria e, soprattutto, quel che doveva rimanere nascosto si trovava davanti agli occhi maliziosi e derisori della giovane guerriera che, a quanto si poteva sentire, trovava lo spettacolo molto divertente.

Questo era per averla scambiata per un maschio.

Radish si chinò in due e velocemente si ritirò su i calzoni per coprirsi, rosso in volto dalla vergogna.
«Maledetta! Sei una peste, non sei una guerriera!» gli scappò detto, quasi con le lacrime agli occhi per la paura di prima e per l'imbarazzo di dopo.

L'avrebbe voluta fulminare con gli occhi quando la vide portarsi le mani davanti alla bocca e ridere a crepapelle, burlandosi di lui.

«Dai, non te la prendere.» gli disse lei dopo aver continuato a deriderlo per un altro po', mettendosi in piedi e tornando vicina a lui. «Era solo per rompere il ghiaccio, ti vedevo un po' teso.» si scusò, accarezzandogli le braccia, tant'è che il saiyan quasi si aspettava che l'avrebbe abbracciato da un momento all'altro.

Radish si accorse che l'espressione della saiyan era mutata gradualmente, diventando da allegra a quasi malinconica, perfino irrequieta, come se avesse qualcosa che le stava dando fastidio o che la stava preoccupando. Notò che il sorriso era sempre bonario, però forzato, e gli fece provare un senso di rammarico e di desolazione che fino a quel momento la saiyan non gli aveva ancora trasmesso.

«Radish, siamo rimasti solamente noi. I miei bei bracciali sono rimasti sul nostro pianeta, assieme alle nostre famiglie, ed il nostro pianeta adesso non c'è più.» disse abbassando lo sguardo, cercando di mascherare con pacata bonarietà la malinconia che le pesava nell'animo, ma che comunque venne percepita dal giovane guerriero di terza classe, conoscendo fin troppo bene anche lui quel sentimento.
La saiyan sospirò ed alzò le spalle. «Siamo già così in pochi, non mi sembra il caso di ucciderci l'un con l'altro.» gli sorrise, tenendo lo sguardo basso.

La cupa malinconia della saiyan raggiunse anche lui, tanto da fargli dimenticare la vergogna e l'imbarazzo provati e scagliandolo spietatamente di fronte alla cruda realtà: erano rimasti solamente loro nell'intero universo.
Non erano sopravvissuti altri saiyan con cui condividere le piccole e le grandi cose della vita. Allenarsi, sfidarsi, scherzare e, perché no, anche banchettare tutti insieme.
Radish si rese nuovamente conto che era rimasto con tre potenti saiyan, e lui era il più debole di tutti. Provò ancora una volta quella dolorosa morsa allo stomaco ed un nodo alla gola che gli doleva.

«Beh, tanto non credo che durerò poi così tanto. Toglierò il disturbo a breve, non c'è bisogno di preoccuparsi tanto.» sussurrò malinconico, come per volersi liberare di un peso che lo stava soffocando. Ben sapeva dell'enorme divario che correva tra lui e gli altri saiyan d'élite, ma sentì la necessità di spiegarsi, notando lo sguardo interrogativo della guerriera.
«Ti riferisci alla scommessa dei due idioti?» gli chiese infatti la saiyan.

«Beh... sì. Sono una terza classe, e neanche tanto bravo. Voi tre invece siete dei saiyan d'élite.» specificò facendo spallucce, per poi zittirsi, ricordando le dure parole del genitore che gli pesavano come una condanna.
Gli faceva male il cuore ricordarle, ma non per modo di dire. Purtroppo, capì Radish, certe parole colpivano veramente come un pugno dato sopra al cuore, ed era difficile non sentirle.

«Sono scarso. Del resto, anche mio  padre aveva scommesso su di me. Diceva che non sarei arrivato a sette anni, ed ormai manca poco.» le disse, il tono arreso nella voce. Decise di confessarle tutto, anche se fino a pochi istanti prima si era pavoneggiato di fronte a lei raccontandole delle sue eroiche imprese, che tanto eroiche alla fine non erano.

La saiyan si mise a ridere.
«Ma che sciocchezze sono costretta a sentire.» commentò stizzita, quasi arrabbiata.
Radish avvertì le sue mani sicure poggiarglisi sulla pelle, sulle braccia e sulle spalle, sotto alla sua armatura. La vide librarsi in aria, così da poter toccargli anche il viso e solo allora il saiyan si accorse che la giovane non aveva con sè lo scouter.
«Hai tutto al loro posto, non mi pare che a te manchi niente.» gli riferì spontanea la guerriera. «Hai due braccia, due gambe, due occhi, tanti, ma proprio tanti capelli... Ed anche i muscoli non sono messi male.» gli disse, interrompendosi e sorridendo quando lo vide arrossire «Ti sei allenato male in questi anni, tutto qui. E probabilmente dalle tue parti non passava la migliore cucina, con gli alimenti più adatti a te.» lo delucidò, come se la piccola guerriera la sapesse lunga.
La bambina lo guardò sottecchi.
«Da quant'è che non mangi?» gli chiese poco dopo, e Radish non fece neanche in tempo a risponderle che il suo stomaco, brontolando, rispose per lui.
«Ho capito.» commentò la saiyan, ridacchiando. «Da ora in avanti mi occupo io di te. Ci alleniamo insieme, ti va?» gli chiese, con tutta la spontaneità di bambina quale ancora era.
Radish sapeva che non aveva molta scelta e non potè che acconsentire con un cenno del capo.
La bambina gli diede una sonora pacca sulla spalla e gli fece un grande sorriso.
«Allora siamo d'accordo. Da ora in avanti entri ufficialmente nella squadra dei saiyan d'élite ed io mi occuperò di te. Sono brava, sai? Anche se sono bassa, mingherlina e con gli occhi storti, come hai detto prima tu» gli disse, ripetendo una piccolissima parte delle ingiurie che le aveva regalato Radish fino a qualche minuto prima. «A dire il vero, sono proprio la migliore.» si vantò la giovane guerriera, puntandosi con il pollice e portando fiera il mento verso l'alto.
Radish lasciò poi che lei gli carezzasse le braccia, mentre continuava a sorridergli bonariamente, ed il saiyan ebbe quasi l'impressione che la bambina cercasse da lui del contatto fisico, un bisogno di sentire la pelle e l'odore di qualcuno simile a lei, di qualcuno familiare e non di un alieno di una razza troppo diversa dalla sua.
Provò, per curiosità, ad allungare una mano verso di lei e quando la sua pelle toccò quella della bambina, notò che lei divenne poco a poco meno irrequieta.

«E sai una cosa? Anch'io voglio scommettere su di te.» proruppe ad un tratto la bambina.
La saiyan si morse le labbra per non ridere quando lo vide mortificarsi per ciò che gli aveva detto. Capì che il guerriero aveva creduto che anche lei volesse scommettere su quante poche missioni sarebbe durato, proprio come gli altri due saiyan d'élite avevano fatto.
«Scommetto che tu non sarai il primo a morire tra di noi. Non so, ho questo buon presentimento. Che dici, ti piace?» gli chiese, facendogli l'occhiolino.
Radish la guardò stupito, quasi incredulo. Sapeva che non aveva molte alternative se voleva sopravvivere il più a lungo possibile, ma non fece neanche in tempo a rispondere che vide la bambina staccarsi da lui e puntare il naso all'insù, come per annusare meglio degli odori.

«Ma uffa!» sbuffò spazientita la piccola guerriera, portando le braccia al petto e cominciando a tirare piccoli calci nell'aria.
Solamente pochi istanti dopo irruppe nella stanza un'enorme figura che Radish riconobbe immediatamente.

«Ah, sei qui. Vegeta ti sta aspettando da dieci minuti alla rampa di lancio delle navicelle. Perché non hai risposto alle chiamate della missione?» le domandò agitato Nappa. «Dov'è il tuo scouter?»
La bambina alzò le spalle e sbuffò. «Pff! L'ho distrutto. Mi dava noia sempre con quel suo squillare e squillare e squillare.» gli rispose innocentemente, come se non avesse fatto nulla per cui venir rimproverata.
Radish quasi si impaurì quando vide l'imponente figura cominciare a fremere ed a sudare.
«Principessa Celosia, è un'importante missione. E poi lo sai come diventa il Principe Vegeta quando lo fai aspettare.»
«Ah! Che impari ad aspettare dunque!» sbottò Celosia, infastidita. «Non mi può comandare a bacchetta come fossi la sua servetta.»
Nappa stava fregando tra loro le gambe per non mostrare che stava tremando. Ci mancava solo un'altra litigata tra i due eredi e Freezer si sarebbe liberato di loro tre una volta per tutte, temette il saiyan d'élite.
«Ti prego, ti supplico.» la implorò il guerriero, quasi mettendosi in ginocchio di fronte a lei. «Tieni, dai, ti dò il mio scouter e parti subito.» le disse, porgendole umilmente il suo scouter blu.
«Non lo voglio!» gridò la guerriera, dandogli le spalle. «Io rivoglio la mia tuta da combattimento altrimenti non parto!»
Nappa si passò una mano tra i suoi pochi capelli, trovandosi in difficoltà.
«Ma Celosia, cerca di ragionare. La tua armatura è rimasta su Vegeta-sei. E' andata distrutta assieme al nostro pianeta. Come puoi riaverla?»
«Beh! Allora ne voglio una uguale!» pretese la bambina, tenendo sempre il mento molto alto.
«S-sì, va bene, al ritorno dalla missione te ne farò trovare una... no, ma che dico una, dieci, sì, dieci tutte uguali a quelle che avevi. Stemma incluso!» le promise quasi balbettando l'enorme saiyan, cercando di convincerla con le buone
Celosia alzò le spalle e si voltò verso di lui. «Non che me ne faccia molto dello stemma della famiglia reale ormai. Non abbiamo neanche più un regno.» commentò stizzita.

Nappa rimase immobile davanti a lei, non sapendo proprio più come poter fare a convincerla ed a evitare il peggio.
«Va bene, parto.» gli disse dopo un lungo silenzio. «Però prima dobbiamo mettere in chiaro una cosa.»
Celosia afferrò Nappa per un braccio e lo portò più vicino a Radish, indicandolo.
«Lui è Radish. Da questo momento entra a far parte della nostra squadra di saiyan d'élite. E, in quanto tale, esigo che venga trattato da pari.»
La saiyan si voltò verso Nappa, puntandogli l'indice accusatorio contro. «Se gli verrà solo storto un solo capello, ti riterrò il diretto responsabile. Adesso fagli vedere dove si trovano le armature ed i nuovi scouter, e poi portalo alla mensa. E' un ordine e non ammetto obiezioni.» gli disse austeramente, da persona avvezza a comandare dalla nascita.
Celosia attese un cenno affermativo da parte del Generale dell'Esercito Saiyan e ne andò via, salutando velocemente con un movimento del capo il nuovo arrivato.

 
***

Una volta entrato nella propria cabina con indosso una nuova armatura ed un nuovo scouter e, soprattutto, con la pancia piena, Radish sbattè più volte la testa contro la porta, ripetendosi all'infinito Stupido, stupido, stupido.
Ecco perché gli sembrava così familiare quella piccola figura!
Smise di dare testate alla porta e si buttò sul letto, sentendo di stare svenendo, ma non per le botte, ma per il pensiero di come le si era rivolto. Era la Principessa e non solo non l'aveva riconosciuta, ma l'aveva pure trattata come una mocciosa di terza classe!
Si tirò una manata sulla fronte, passando poi sconfortato la mano tra i capelli. Con il cibo dentro alla stomaco e, soprattutto, con gli zuccheri che erano arrivati al cervello, Radish si era ricordato perché aveva già visto i suoi occhi. Li aveva visti la prima volta che era stato a Palazzo Reale, accompagnato da suo padre e da sua madre, per festeggiare il lieto destino, ed il piccolo saiyan, perdendosi quasi subito tra gli infiniti corridoi dell'enorme palazzo, sbattendo contro una statuaria figura, cadendo e subito rialzandosi, incrociò quelle iridi fiammeggianti pieni di vita che lo sorpresero. Notò poi al suo fianco un'altra imponente ed
elegante figura che teneva fra le braccia un piccolo batuffolo in fasce che, svegliandosi e aprendo gli occhi, gli tolse il respiro.

A quel punto il saiyan sperò solamente che, al suo ritorno, la Principessa non avesse cambiato idea su di lui e sul suo destino. Radish si rese conto che adesso la sua vita era tutta nelle mani della Principessa del suo potente e magnifico pianeta che non c'era più.

 
***

Anno 789

Radish teneva Celosia per mano mentre lentamente la conduceva attraverso l'enorme giardino delle Capsule Corporation per raggiungere gli altri convitati, già seduti attorno alla grande tavolata.

Non l'aveva più vista così insicura ed impaurita dalla prima volta che l'aveva incontrata nella grande navicella di Freezer, quando erano ancora due bambini, orfani da poco di genitori e di patria.
Solo con il tempo, stando assieme a lei, Radish aveva pienamente compreso quanto fosse terrorizzata Celosia quel giorno, nonostante avesse cercato di mascherare le sue vere emozioni attraverso giochi e risatine.
Con l'esplosione di Vegeta-sei, Radish aveva perso la famiglia ed una casa, ma Celosia aveva perso molto di più. Aveva perso un Regno, un popolo, il potere. Aveva perso il suo futuro di sovrana, le ricchezze e la dignità che ne avrebbero conseguito. Al posto di una corona si era ritrovata di fronte la paura, l'incertezza di quel che sarebbe stato di lei, di loro.
Ed anche quella sera Celosia si sentiva insicura e terrorizzata. Senza sapere che cosa le stesse succedendo, senza sapere che cosa sarebbe stato di lei, la Principessa dei Saiyan non era neanche sicura che sarebbe riuscita a sopportare dignitosamente la cena assieme a Vegeta e a tutti quegli insulsi invitati che lei, se avesse potuto, li avrebbe tutti spazzati via con un semplice, ma efficace, ki-blast.
Non riusciva più a riconoscere se stessa, lei che era sempre stata così risoluta e determinata. Fino a pochi minuti prima avrebbe voluto saltare addosso a Vegeta, strappandogli ferocemente la tuta di combattimento e godere di nuovo della sua carne, mentre adesso il solo pensiero di aver pensato una cosa simile la nauseava. Avrebbe comunque voluto poter saltare addosso al suo ex compagno, ma per potergli trapassare il torace con un braccio, strappargli i polmoni, levargli il respiro, estrargli il cuore e sentire quel muscolo squagliarsi mentre lei lo spremeva tra le sue mani.

Radish fermò il suo incedere, ancora abbastanza lontano da dove si stava tenendo la cena, e si voltò verso di lei.

Doveva trovare un modo per calmarla.
In fin dei conti, l'aveva promesso che si sarebbe occupato di lei. Fin dalla prima volta che lei, in fasce, lo guardò con quegli occhi pieni di vita, neri e luminosi come una notte stellata, e che lo stregarono per sempre.




 

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Capitolo 28
*** Complici & Compagni ***


- Complici & Compagni-


 

Anno 738

I primi mesi come nuovo membro della squadra dei saiyan d'élite passarono sorprendentemente in fretta, e Radish si rese conto che Celosia aveva preso veramente sul serio la sua promessa di occuparsi di lui e, in particolar modo, quella di allenarlo.
La Principessa si era a tal punto impegnata a mantenere la parola data che, a volte, il giovane saiyan preferiva partire per le missioni, perché almeno così sapeva che si sarebbe potuto riposare. Infatti, quando era sulla navicella di Freezer o su un pianeta di sua proprietà, Celosia lo faceva allenare duramente. Lo incitava, lo spronava a migliorarsi, ad osare di più, e quando lui si lamentava, gli ripeteva che non era mai morto nessuno per qualche addominale in più.
Non era mai morto nessuno, ma Radish si ritrovava la sera, nel suo letto, con i muscoli che gli facevano talmente male che, se si addormentava in una posizione, così si risvegliava la mattina seguente.

Gli ordini della Principessa dei Saiyan vennero rispettati alla lettera e il giovane guerriero di terza classe si sentiva protetto sotto al suo potere. Nappa non faceva salti di gioia quando lo vedeva, ma neanche cercava di liberarsi di lui. Semplicemente, lo ignorava.
Anche Vegeta lo ignorava, ma non perché fosse un saiyan di terza classe, ma perché il Principe Vegeta superiormente ignorava tutti. Considerava molti dei guerrieri comandati da Freezer non degni delle sue attenzioni, perciò lui passava, li guardava con altero distacco e tirava dritto per la sua strada.
Li disprezzava e non faceva comunella con gli altri alieni, ma questo nessuno dei saiyan supersiti lo faceva. Erano un gruppo, loro quattro, ed erano solamente loro. Gli altri soldati di Freezer non si arrischiavano a trattare o conversare con loro per più del dovuto.
Vegeta parlava raramente, se non per dare degli ordini o dei comandi ma, si accorse Radish, Celosia parlava abbastanza anche per lui.
La Principessa ogni tanto prendeva in giro il suo Promesso, perché lo riteneva di una noia mortale. Gli diceva che non era abbastanza di compagnia con i suoi commilitoni e che parlare e sorridere ogni tanto non lo avrebbero di certo ucciso. Gli ricordava che un ringhio non era una risposta e che i suoi genitori gli avevano fatto le corde vocali anche per parlare.
Radish passò delle giornate molto difficili, dovendo imparare a contenersi e a cercare di non scoppiare a ridere di fronte al terribile Principe dei Saiyan, poichè, per un certo periodo di tempo, Celosia aveva cominciato a chiamare Vegeta "Ringhio", proprio perché quando il Principe era infastidito - ovvero quasi sempre - ringhiava.

Radish non aveva dubbi su come si sarebbero divisi i compiti i due futuri regnanti se il loro pianeta non fosse andato distrutto: Vegeta avrebbe distrutto e Celosia avrebbe trattato. Vegeta sarebbe andato a conquistare nuovi pianeti, combattendo e uccidendo, e Celosia avrebbe preso accordi con i vari potenti delle quattro galassie, il più delle volte plagiandoli o raggirandoli a suo favore, come del resto nel suo piccolo stava già facendo con gli altri guerrieri e funzionari della Planet Trade Organization, dato che - e di questo Radish non se ne lamentava perché poteva usufruirne anche lui - nella cabina della saiyan c'era sempre un'immane scorta di cibi prelibati e di dolciumi squisiti.
Nonostante lo facesse faticare come mai aveva faticato prima, Radish si rese conto che si stava trovando bene con la Principessa dei Saiyan, si sentiva a suo agio come quando era con i giovani membri della sua squadra, tutti deceduti durante la loro ultima missione prima dell'esplosione di Vegeta-sei, la stessa missione in cui per poco lo stesso Radish stava per perdere la vita, ma che, grazie alla sua armatura che l'aveva protetto fino all'ultimo, riuscì ad arrivare, stremato ma vivo, alla grande navicella di Freezer.
Celosia non gli faceva pesare la sua condizione di inferiorità e non gli mancava mai di rispetto. Magari a volte le scappava un grido e gli teneva il muso per futili motivi, come quando il saiyan non la degnava immediatamente delle dovute attenzioni, ma nonostante ciò Radish non si poteva lamentare.
Sentiva però l'enorme differenza che correva tra di loro e, sotto sotto, il saiyan di terza classe ne soffriva. Gli pesavano come un macigno la sua condizione di inferiorità e l'ineluttabile consapevolezza che mai, neanche con gli allenamenti più duri, sarebbe potuto diventare a tutti gli effetti un suo pari. Quel divario non si sarebbe mai potuto annullare e la sua ambizione di diventare uno dei migliori guerrieri non sarebbe mai stata soddisfatta.

Grazie a lei era migliorato considerevolmente, ma non da essere un vero saiyan d'élite.

Comunque sia, Radish comprendeva il valore di averla come mentore e non si lasciava prendere dallo sconforto. Sentiva la buona influenza che Celosia aveva su di lui: la piccola saiyan era frizzante e rappresentava per Radish un continuo stimolo a migliorarsi.
Celosia lo incoraggiava, lo spingeva a superare i suoi limiti, a non darsi per vinto, a trovare qualcosa di divertente e di stimolante anche durante le noiose missioni di routine. Addirittura avvertire il suo odore durante le battaglie lo spronava a dare di più, facendogli lasciare da parte la stanchezza e da questa trarne solamente la rabbia per colpire con più forza e con più violenza l'avversario, e da quello scatto di adrenalina trarne l'arguzia per agire in maniera più funzionale ed efficiente, senza lasciarsi prendere dalla smania o dalla frustazione del momento.
Celosia era una perfetta macchina da guerra, sia nel corpo che nella mente: la piccola saiyan era tenace, orgogliosa, testarda, estremamente ostinata ed insistente. Era uno strumento per uccidere ben affilato e pronto per la battaglia.
Celosia si era strutturata per il successo, studiava e si allenava come una pazza per mantenerlo, perché aveva un’idea ben chiara del suo destino: era nata e sarebbe diventata la Regina di tutti i Saiyan.
Se anche della sua razza ne erano rimasti pochi esemplari, lei avrebbe combattuto per dimostrare a tutti, agli avi che chissà dov'erano le loro anime, ai supersiti e, soprattutto a se stessa, che lei era la migliore.

 
***

Radish sentiva di stare cambiando grazie ai suoi insegnamenti, ed in meglio.

Guardava Celosia mentre si allenava accanto a lui, ammirandola, quasi da glorificarla, per come tutto le venisse facile, senza troppa fatica o difficoltà.
Lui era sudato, con i muscoli a pezzi, senza più fiato nei polmoni. Non poteva che sorridere quando, alla fine degli allenamenti, vedeva la sua principessa saltellare felice, quasi euforica per il magnifico allenamento che avevano fatto, le endorfine libere di circolare nel suo sangue reale. E Radish rotolava a terra, già con la consapevolezza che l'acido lattico si sarebbe presto fatto sentire, e allungava esausto una mano verso di lei. Celosia gli sorrideva dall'alto, i capelli appena bagnati di sudore, e gli afferrava saldamente la mano, facendolo tornare in piedi, non mancando di dirgli all'orecchio che puzzava come un animale selvatico, mettendolo inoltre al corrente che era riuscita ad ottenere una scorta di pregiatissima carne aliena sotto sale e che, a proposito di sale, nel suo ultimo viaggio si era fatta regalare da un commerciante dei favolosi sali profumati, i quali, sciolti nell'acqua calda, avrebbero alleviato i dolori muscolari, facendogli così capire che, se ne sentiva il bisogno, bastava che bussasse alla sua porta.

Così si svolgeva in genere una loro classica sessione di allenamento.

«Se volevi un peluche, bastava che me lo dicessi.» parlò, ringhiando un poco, il Principe Vegeta durante una di quelle sessioni di allenamento, dopo che si era fermato ad osservarli dall'esterno. «Te ne avrei procurato uno un po' più carino e, di sicuro, molto più profumato.»

Vegeta attraversò la sala adibita a palestra e raggiunse i due giovani saiyan, appena degnando di uno sguardo il guerriero di terza classe e sorridendo alla sua principessa.
Il principe si liberò del suo mantello rosso ed allungò il collo, muovendo lentamente la testa prima a destra e poi a sinistra.
«Quando vuoi smettere di giocare, io sono qui.» le rammentò con un ghigno compiaciuto sul fanciullesco volto, sollecitandola in quel modo a lasciar perdere di giocare a fare gli allenamenti con il saiyan di terza classe e cominciare a giocare veramente con lui.

Celosia lo guardò con fare divertito e non se lo fece ripetere due volte: gli girò lentamente attorno, gli occhi luminosi ed un sorriso di sfida sul volto.

Radish si fece rapidamente da parte quando i due eredi cominciarono a combattere.
Fu, per il giovane saiyan, come vedere uno spettacolo di danza, una danza di guerra feroce e ludica, dove i due giovani eredi si avvicinavano, dove assaporavano per un attimo eterno il loro sangue reale che ribolliva per l'eccitazione della guerra e della sfida - l'istinto dei veri guerrieri risvegliato - e si allontanavano per poi ricominciare un po’ più vicini.
Tutto in loro si muoveva con armonia e sintonia. Era il frutto dell'addestramento fin dalla nascita del corpo e della mente alle discipline belliche che seguivano una perfezione al cui raggiungimento non c'era mai fine.
Pochi secondi in cui i due abili guerrieri si guardavano negli occhi, senza distrazioni, colpi di braccia e di gambe, ora lenti ora veloci, creando un vortice di lotta che appariva come un gioco di violenza e di tenerezze, di fughe e di attrazioni. Non c'erano effetti speciali né trucchi che alteravano la naturalezza dei movimenti. Era una lotta tra forze contrastanti che collaboravano armoniosamente in continui e fiduciosi sgambetti, fatta d’intelligente fiducia reciproca.

Erano altre persone quando combattevano assieme. Solo quando lottavano diventavano due veri compagni, dei veri complici che agivano in perfetta sintonia. Celosia conservava la leggerezza e la grazia di una principessa mentre sferzava i colpi di una eccellente guerriera, nata per distruggere e per conquistare, proprio come il suo principe.
Erano nati per stare assieme, erano perfetti per stare assieme. Nella lotta le loro vite si completavano.

Vedendoli, Radish si rese ulteriormente conto del profondo abisso che correva tra loro e lui.
Notò inoltre che, quando Celosia si allenava con lui, non era la stessa figura celestiale, quella stessa guerriera letale, come quando si allenava con Vegeta.

Radish la faceva giocare, ma era Vegeta che la faceva vivere.

Non potevano mai essere dei pari, Radish si rese conto di essere un giocattolo, un trastullo di una principessa viziata abituata a comandare e ad avere sempre tutto.

 
***

Radish era tornato nella sua cabina, il sangue che gli ribolliva nelle vene e le orecchie che gli ronzavano senza tregua.
Non capiva perché si stesse sentendo così furibondo dopo aver visto i due principi allenarsi insieme.
Non era gelosia o invidia la sua, bensì una sorta di rabbia nei confronti di colei che gli aveva offerto protezione e favoritismi.
Sul momento non gli avevano dato noia le parole di Vegeta su di lui, definendolo il peluche della sua Principessa, però gli avevano instilato un fastidioso sospetto che non gli piacque e che, se fosse stato fondato, veramente lo avrebbero offeso nell'orgoglio e nella fierezza di guerriero saiyan.

«Perché sei subito andato via? Potevi rimanere, non davi mica noia.» disse una fievole voce alle sue spalle.
Radish udì la porta della propria cabina chiudersi e dei passi che si facevano più vicini. «Dopo siamo andati a mangiare alla mensa, si vede che hanno cambiato cuoco.» gli riferì allegra Celosia «Non puoi perderti queste prelibatezze!» gli disse infine, mettendosi davanti a lui e mostrandogli un vassoio pieno di leccornie e ghiottonerie.

«Ma smettila di fare così!» le gridò aspro Radish.
Non voleva risponderle in quel modo, ma gli era scappato. Era talmente con i nervi a fior di pelle che non era riuscito a far buon viso a cattivo gioco.
Vide la gioia sul volto di Celosia rapidamente eclissarsi e venir sostituita prima dallo stupore e poi dallo sconforto, ma Radish non volle darci peso, tanto era arrabbiato con lei.

«Che ho fatto?» gli chiese titubante lei, non capendo «Ho sbagliato qualcosa?»
Celosia posò il vassoio e gli si avvicinò, allungando una mano verso di lui per controllare se nel loro ultimo allenamento non gli avesse fatto troppo male. Radish si allontanò di scatto e per poco non le ringhiò contro.
«Vedi? E' questo che mi dà noia di te!» urlò spazientito il giovane guerriero.

Le parole gli uscirono di bocca come un fiume in piena. Ancor prima che il suo cervello avesse realizzato che cosa c'era che gli stesse dando fastidio, il suo animo parlò per lui e sfogò crudelmente i suoi rancori su di lei.
Le gridò che non riusciva più a sopportare quel buonismo che lei usava con lui. Vedeva quei gesti come dei gesti di pietà che lo offendevano e che lo disonoravano. Anche se non era tra i più competenti, Radish era  pur sempre un guerriero saiyan. Ed un guerriero saiyan non doveva essere fonte di compassione o di pietà.
Non avrebbe dovuto portargli da mangiare in cabina, era in grado di pensarci da sè. Non avrebbe dovuto tenere un occhio sempre vigile dove lui si trovava quando erano in battaglia insieme. Era in grado di difendersi da solo. Non aveva bisogno della mammina che lo accudiva e che gli rincalzava le coperte prima di andare a letto. Aveva fatto sempre da sè e non ce ne sarebbe stato di certo bisogno.
Radish non era neanche pienamente sicuro che si trattasse di pietà, perché era un'inclinazione che difficilmente apparteneva alla sua razza.
«Ma no, ma quale pietà. Tanto si sa che voi d'élite avete sempre avuto qualche strano trastullo per divertirvi. C'era chi collezionava pietre dei pianeti conquistati, chi si faceva il suo harem personale con pezzi di aliene, e poi chi si divertiva a dare un pezzo di pane al povero saiyan di terza classe. Mi dispiace per te, ma io non sono più il tuo giocattolo.» le riferì duro il guerriero di terza classe.

Celosia lo stava ascoltando allibita, divenendo sempre più mortificata mentre apprendeva le parole con cui erano stati erroneamente interpretati i suoi gesti. Non aveva mai agito con secondi fini e la bambina non riusciva a capire perché il saiyan stesse pensando questo di lei.

«Scusami.» gli disse dopo un lungo silenzio in un fievole sussurro, guardandosi avvilita la punta dei piedi. Più ci pensava e meno capiva che cosa avesse sbagliato.
«Io credevo che fosse normale fare così, non pensavo di stare sbagliando.» gli confessò poco dopo, con la voce così bassa che Radish faceva difficoltà a sentirla.
«Credevo che tra i membri della stessa squadra si lavorasse in gruppo, che ci si guardasse le spalle a vicenda, non pensavo di stare esagerando, non avevo idea.» continuò a giustificarsi Celosia che quasi si metteva a piangere. «Ma con la tua vecchia squadra non funzionava così?»

Radish la stava guardando con fare distaccato ed alzò un sopracciglio, sorpreso dalle sue ultime parole. Pensandoci bene, con alcuni membri della sua squadra era riuscito ad avere un rapporto tale da considerarli dei fratelli, anzichè dei semplici commilitoni. Ma solo con un paio di loro. Con gli altri c'era stata solo indifferenza ed una sorta di tollerenza.
Ma che cosa Celosia ci dovesse spiegare, Radish proprio non lo capiva.

«Non così di certo.» le rispose severo il saiyan «Sua Maestà non si ricorda più come ci si comportava con i nostri simili?»

Celosia si morse un labbro e continuò a guardare per terra, vergognandosi anche solo di stare lì. Per un attimo Radish si rese conto di quanto la Principessa si stesse sentendo umiliata in quel momento, ma non ne comprese il motivo.

«Io... Io non lo so come ci si comportava con i nostri simili.» gli confessò titubante la Principessa. Si stava vergognando a morte, ma non riusciva più a trattanersi e a tenere dentro di sè quel peso. «Io... Io so come ci si comporta con Vegeta. Sono sempre stata con lui, abbiamo sempre fatto le missioni insieme. E poi... E poi c'erano gli altri saiyan d'élite, ma loro erano molto più grandi di noi.»
Radish la guardò sorpreso, incredulo per ciò che stava sentendo, ed anche un po' dubbioso.
«Ma come, non c'erano bambini nel vostro palazzo? Eppure di figli di saiyan d'élite ce ne erano ed anche tanti!» puntualizzò sospettoso Radish.
Celosia si strinse nelle spalle.
«Sì, c'erano, però loro non erano come noi. Non potevamo e non potevano avere lo stesso rapporto di parità con me e Vegeta. Noi eravamo gli eredi al trono, non dei semplici saiyan d'élite.» gli spiegò sconfortata la guerriera. «Gli altri bambini ci hanno sempre temuti, guardandoci con distacco e con quel timore reverenziale che ho sempre detestato.» rivelò esasperata Celosia, ricordandosi di quel muro che separava lei dagli altri bambini.

Il saiyan di terza classe tacque per un lungo momento.
Ascoltando le sue parole, poco alla volta Radish aveva cominciato a comprendere; e più che comprendeva il significato delle sue parole, e più sentiva i brividi corrergli lungo la schiena, ed un dolore nello stomaco che gli dava un senso di soffocamento.

Capì con terrore che cosa voleva dire Celosia, che cosa significava essere lei.
Per quanto fosse appagante essere una guerriera di un livello molto superiore a quello dei suoi simili, dimostrarsi anche migliore degli altri, Celosia non poteva essere una bambina qualunque, una saiyan libera di poter fraternizzare con i suoi simili. L'unico suo simile che esisteva era Vegeta e gli altri saiyan ben sapevano il ruolo che incarnava e la tenevano - non per cattiveria ma per riguardo - a debita distanza.

Gli fu chiaro tutto ad un tratto. Vegeta aveva un carattere totalmente diverso da quello di Celosia. Lui era un solitario, un saiyan talmente orgoglioso che non aveva bisogno di nessuno accanto, che viveva felicemente e meglio stando per conto suo. Non gli pesava tenere a distanza gli altri, anzi, ne era felice. Era ciò che voleva. Era la sua natura.
Celosia invece sentiva il bisogno di compagnia, di qualcuno che le stesse accanto e che la trattasse da pari, senza mancarle comunque di rispetto, ma che la vedesse come una compagna, non come una sovrana.

Era la solitudine derivante dalla sua posizione di principessa. Di colei che era sopra agli altri e che non poteva essere come loro.

Capì che dietro ai duri allenamenti, dietro alle fragorose battaglie, dietro ai suoi modi scherzosi di fare, c'era una guerriera malinconica e sola. La sua solitudine era accentuata da un rapporto di coppia con il suo Promesso pressocchè inesistente e dalla costante nostalgia di casa, del suo pianeta, dei suoi familiari.

Inorridì quando un pensiero gli si formò nella mente.
Da come aveva parlato Celosia, sembrava quasi che lei fosse nata per Vegeta, che fosse stata messa al mondo in funzione di Vegeta. Che esisteva non perché era lei, ma perché doveva esistere per Vegeta.
Si ricordò di un evento che ogni tanto gli rammentavano i suoi genitori, avvenuto quando lui non aveva ancora due anni d'età e che si ricordava solo in parte: il grande banchetto che si era tenuto a Palazzo, dove avevano potuto partecipare liberamente tutti i saiyan, in cui si era festeggiato il meraviglioso destino che aveva fatto sì che, pochi giorni dopo la nascita del Principe erede al trono, la sorella del re avesse dato alla luce una femmina, e quindi con la loro unione le due stirpi reali si sarebbero finalmente potute riunire e così spegnere, una volta per tutte, le lotte ed i dissapori delle opposte fazioni.

Radish si augurò che si stesse semplicemente sbagliando.
Temette l'eventualità che gli zii, nonché sovrani del pianeta, ed i genitori di Celosia le avessero inculcato fin dalla nascita l'idea che lei fosse nata per stare con Vegeta, di vivere assieme a lui, di dare la propria vita a lui, e non insegnandole che lei era un individuo indipendente, fine a se stesso.
Sentiva la pericolosità di quelle parole, soprattutto se dette e ripetute ad una persona fin dalla più tenere età. Ricordava le parole che gli aveva detto suo padre, che era una nullità, un fallimento di saiyan, neanche degno di essere una terza classe, talmente scarso da non arrivare all'età adulta, neanche ai sette anni di età.
Celosia gli aveva dimostrato il contrario, che le parole pronunciate da Bardack non valevano niente. Radish era diventato più forte e, grazie a lei, aveva compiuto sette anni e si stava già avviando per gli otto. Ma comunque, per quanto buoni fossero stati i risultati, le parole di suo padre continuavano a risuonargli prepotenti come una condanna ed ormai erano entrate a far parte di lui.

Radish tirò un profondo respiro e si avvicinò a Celosia, portandosi di fronte a lei, a schiena dritta ed a bracce conserte. La guardò dall'alto e si chiese quanto fosse cresciuto negli ultimi mesi perché si vedeva così alto, e vedeva lei così piccolina, tant'è che non gli sembrava più d'avere di fronte una potente principessa, ma una piccola guerriera che respirava e viveva come lui, anche se sapeva che dentro a quel piccolo corpo c'era una bomba in grado di sterminare migliaia di esseri viventi in una volta sola.
Si chiese se era questo il sentimento che si provava ad avere dei fratelli, qualcuno simile a lui, con cui avere qualcosa, grande o piccola che fosse, da condividere. Sapeva che aveva un fratello, da qualche parte dell'universo, impegnato a conquistare un insulso pianeta, ma proprio di fronte a lui c'era lei e sembrava veramente interessata a stare assieme a lui, a passare del tempo insieme, ad essere dei complici e ad essere degli alleati.
Si era sbagliato sul suo conto. Se Celosia agiva in quel modo, non era per secondi fini: non era pietà o perché magari aveva fatto una meschina scommessa con se stessa sul povero ed insulso saiyan di terza classe cercando di farlo diventare un saiyan d'élite, ma perché era la sua indole quella di essere gentile e disponibile con chi le dimostrava esserle amico, aveva semplicemente un carattere spontaneo, allegro e molto energico. Ma era anche una sua debolezza quella di sentire il bisogno di avere qualcuno accanto, poichè la piccola saiyan faceva parte di quella razza guerriera che era schiva e scontrosa per natura, e tale punto debole avrebbe rischiato di diventare con il tempo fonte di tante piccole cicatrici interiori.

Radish le sorrise e le passò giocosamente una mano tra i capelli, spettinandola, anche se sapeva che quei capelli sarebbero subito tornati nella loro forma usuale.

«Sai che c'è?» le disse, guardandola giocoso negli occhi «Siamo rimasti solo noi, e allora le regole e le usanze ce le facciamo da noi.»
Le sorrise ulteriormente quando la vide che lo guardava confusa, quasi timorosa. Radish non riuscì a resisterle a darle noia, punzecchiandole con l'indice la punta del naso, e si mise a ridere quando lei fece la sua solita faccia infastidita.

Essere dei commilitoni poteva avere significati diversi a seconda dei saiyan che ne facevano parte: per il padre di Radish, i suoi commilitoni erano la sua famiglia, addirittura più importante di quella che aveva costruito con sua madre, mentre per altri saiyan i membri della propria squadra rappresentavano semplicemente dei colleghi con cui si ritrovavano a dover condividere uno sterminio. Per i bambini, poteva essere un gioco di squadra, mentre per altri un gioco individuale. Celosia era capitata in una squadra in cui ognuno giocava per sè, ma che lei credeva si giocasse in gruppo.

«Quella faccia la dovrei fare io.» le disse Radish con tono serio, ma sorridendole «Mi hai portato da mangiare ed ancora non abbiamo toccato cibo. Questa cosa è veramente irritante!» commentò, apprestandosi a recuperare il vassoio colmo di contenitori pieni di qualcosa che era incredibilmente invitante per il profumo che emanava. Lo poggiò sul pavimento e Radish si sedette a terra a gambe incrociate, aprendo un contenitore e tirando fuori con le mani un boccone di carne ricoperto di una salsa densa. Se lo lanciò in bocca ed invitò Celosia con un cenno della mano a sedersi davanti a lui.
Le fece un ampio sorriso, mentre mangiava compiaciuto il boccone di carne, tant'è che gli si potevano vedere in bocca i pezzi di alieno che venivano masticati.
«Ah, che sia chiaro.» disse Radish, sempre a bocca piena «Domani, quando ci alleneremo, se sono stanco, tu mi lasci riposare almeno dieci minuti, non dieci secondi. Non recupero nulla altrimenti.»
La guardava mentre le parlava, e la vedeva diventare sempre più dubbiosa, incerta se stava capendo esattamente cosa le stesse dicendo il guerriero.

«Perché domani ci alleniamo insieme, no? E' così che si fa tra due compagni di squadra, o sbaglio?» le disse infine, facendole l'occhiolino.
Neanche il tempo di tirare giù il boccone triturato che Celosia gli saltò al collo, non riuscendo a contenere la gioia, comprendendo alla fine che lui voleva stare con lei.

 
***

Anno 789

Il rumore di piatti e di posate in sottofondo era sempre più forte, un tintinnio che annunciava che la cena stava per avere inizio.

«Vediamo. Devo aiutarti a respirare a mò di pesce, o basta la cara manata tra capo e collo per mandarti finalmente via tutte le tue ansie e tranquillizzarti?» le chiese scherzando Radish, punzecchiandole la punta del naso con l'indice.
Celosia sbuffò e gli dette una piccola pacca sulla spalla.
«Oh, ma insomma.» protestò risentita la guerriera «E' fastidiosissima questa cosa.»
«Tu dici?» la schernì Radish «A me non darebbe alcuna noia.»
«Ah no?» gli fece lei, mettendosi a due centimentri da lui «E se io lo facessi a te, ma punzecchiando un'altra punta e non permettendoti di reagire, saresti comunque così tanto contento?» gli disse, facendo un ghigno ancora più sadico mentre vedeva Radish che la guardava sempre più in malo modo. «E comunque smettila di occuparti così di me. Non sono più una bambina.» gli riferì, mettendo il broncio.
«Beh...» fece Radish, grattandosi la testa «Prima ti consideravo una mocciosa perché tra noi due correvano due anni di differenza. Adesso ho ben otto anni più di te, quindi...» le disse, portando le braccia al petto e chinando la testa su di lei, guardandola dall'alto e mostrandole un ghigno sadico «Facendo due conti, beh... adesso sei ancora più mocciosa di prima. Mocciosa... mocciosa... mocciosa.» ripetè insolentemente il saiyan di terza classe.
Celosia socchiuse gli occhi e lo guardò sorniona, per poi dargli una leggera manata sulla fronte.
«Certo che tu sei rimasto proprio bambino nel cervello.» gli rispose, continuando a tenergli il broncio.
Radish l'afferrò e la strinse al suo corpo. «Ti posso assicurare che sotto è cresciuto abbastanza anche per rimediare alla carenza di cervello. Se proprio vuoi punzecchiare...» la provocò il guerriero.
La saiyan si mise a ridere.
«Ma quanto sei stupido.» gli disse, continuando a ridere sommessamente e staccandosi leggermente da lui.
Radish la riagguantò, facendole poggiare la schiena al suo petto, tenendola saldamente ferma con un braccio attorno all'esile vita.
La saiyan non si dimenò per liberarsi, ma continuò a ridere divertita, lasciandolo fare.
Il guerriero di terza classe poggiò la bocca sulla spalla destra della saiyan e cominciò a mordicchiarla come fa un cane quando gioca con un osso, ringhiando come lui.
«Vedi che sei rimasto un bambino?» commentò Celosia, coprendosi il volto con una mano, quasi come fosse imbarazzata, ma continuando a ridere. «Dai, smettila che mi ci lasci il segno. Stai pure sbavando.»
Radish smise di ringhiare e di dimenarsi come un cane e si fermò a guardarla, alzando gli occhi su di lei, ma tenendo sempre la spalla tra le sue fauci, come un cane che ha sentito la voce del padrone ma non ci pensa neanche lontanamente a lasciare andare il suo giocattolo.

Tentennò un poco, emettendo ancora qualche scherzoso brontolio, ma alla fine lasciò la sua carne e posò le labbra là dove l'aveva morsicchiata, dandole un tenero bacio.
«Noioso.» gli disse Celosia, poggiandosi più comodamente al corpo del guerriero.

La saiyan si adagiò sul suo torace e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare nel suo abbraccio, immergendosi nel suo odore.
Era stata sempre una piacevole sensazione quella di sentire la sua pelle, di sentire quel contatto fisico. Era come immergersi in una vasca con l'acqua tiepida, che la cullava e la calmava, allentandole tutte le sue tensioni.

Radish la stava tenendo fra le sue braccia, vicina a sè, sentendo quanto fosse perfetto il proprio corpo accanto al suo.  Appoggiò il mento sulla sua spalla ed osservò i lineamenti del giovane viso. Negli anni aveva compreso l'importanza di toccarsi a vicenda, di viversi, di condividere le gioie, ma anche le malinconie e le inquietudini, tanto da arrivare a riconoscersi nello sguardo di lei, capendo che non ne poteva più fare a meno.
Sentiva che quel contatto stava rilassando pure lui e per un attimo socchiuse gli occhi, crogiolandosi beato accanto a lei.

I suoi sensi vennero però risvegliati di colpo quando sentì la coda della saiyan che gli sbattè rapidamente sul viso, udendo immediatamente dopo Celosia che ridacchiava divertita per la sua mossa.
«Chi sarebbe rimasto bambino nel cervello?» le chiese indispettito Radish.
Celosia lo guardò e gli sorrise timidamente, ma non riuscì a mantenersi troppo seria quando vide la sua faccia così tanto contrariata e scoppiò in una fragorosa risata.

«Dispettosa.» ribattè Radish.
«Io? Ma se questo non è niente.» si difese la saiyan, con occhi innocenti.
«Lo so, hai avuto momenti di idiozia peggiori.» commentò ironico il guerriero di terza classe.
«E' solo un'innocente forma di autodifesa verso chi mi dà noia.» si giustificò Celosia, facendo spallucce.
Radish scoppiò a ridere, ripensando alla sua discutibile forma di autodifesa.
«Quanto avrei pagato quella volta per esserci stato. Peccato che ancora non facessi parte della squadra.»
Celosia gli sorrise, capendo immediatamente che cosa stesse intendendo Radish e la sua risata divertita si sovrappose a quella del guerriero.
«Questo non sarebbe mai successo se qualcuno avesse ricevuto due manate al momento giusto.» commentò spiccia la guerriera. «Se Re Vegeta, invece di adulare tanto il suo adorato figliolino, gli avesse dato qualche sberla quando ce n'era stato bisogno, sarebbe stato meglio per tutti.» enunciò superbamente Celosia, ricordandosi quanto Re Vegeta considerasse il figlio alla stregua di una divinità, il bambino prodigio, il saiyan della leggenda; tutte considerazioni che non avevano fatto altro che fomentare le già accese e pompose convinzioni di Vegeta su se stesso.
La saiyan si portò le mani ai fianchi e sbuffò spazientita. «Se ripenso a che bambino dispettoso e rompiscatole è stato Vegeta, ce lo butterei un'altra volta dentro a quella navicella.» sbottò la donna, per poi notare che Radish la stava osservando sarcastico dopo la sua ultima constatazione.
«Che c'è?» gli fece lei, falsamente risentita «Guarda che, in confronto a lui, io sono stata un angelo. E poi le mie manate le ho sempre ricevute quando ce n'è stata la necessità.»

La saiyan ripensò a quando era ancora una piccola bambina, di poco più di tre anni, ancora principessa di un regno il cui pianeta pullulava orgoglioso di esemplari della sua razza.
Era esasperata dai comportamenti fastidiosi ed irritanti del giovane Vegeta, che non faceva altro che tirarle i capelli o la coda, oppure levarle la sedia da sotto il sedere o mangiare dal suo piatto. Entrambi i loro genitori sorridevano al suo comportamento, perché, secondo loro, era un semplice e fanciullesco modo per attirare le attenzioni della piccola saiyan, un modo infantile per farle capire che le piaceva.
Ma la piccola saiyan non riusciva più a tollerare il perenne dolore alla coda, al sedere o alla testa, perciò pensò che fosse giunto il momento che Vegeta capisse che non erano comportamenti che lei apprezzava.
Dal ritorno di una missione, in cui i due giovani eredi avevano combattuto assieme, conquistando un ricco e prosperoso pianeta, Celosia aveva scoperto delle simpatiche e moleste bestioline che si riproducevano senza sosta e ben pensò che avrebbero fatto a caso suo. Ne prese alcune e le avvolse in una larga foglia, per poi nasconderla sotto al sedile di Vegeta. Durante il viaggio di ritorno, a neanche metà del tragitto, le bestioline si erano motiplicate a tal punto da non poter più essere contenute nella foglia e, minuto dopo minuto, infestarono l'intera navicella. Vegeta non potè fare niente se non attendere, con i muscoli ed i nervi tesi come corde di violino, che la sua navicella atterrasse su Vegeta-sei. Quando finalmente atterrò, si precipitò fuori come un lampo, completamente ricoperto da un manto di bianchi e viscidi vermicelli che, se anche aveva tentato di distruggerli con dei ki-blast, avevano continuato a riprodursi dalle loro membra senza mai fermarsi.
Fu un innocente e puerile scherzo di una bambina saiyan che però traumatizzò a vita il fiero e impavido Principe dei Saiyan. E che rese la vita molto difficile agli schiavi addetti alla disinfestazione.

Celosia si strofinò delicatamente la guancia sinistra.
«Se ripenso allo schiaffo che mi tirò mia madre per aver fatto quello scherzo a Vegeta, la guancia mi duole ancora.» confessò malinconica la Principessa dei Saiyan, sorridendo nostalgica e continuando a fregarsi la guancia.
La saiyan scacciò in fretta la malinconia con un sorriso gioioso e poggiò la testa sulla spalla di Radish, sempre accoccolata nel suo abbraccio. «E poi ho avuto te che ogni tanto mi ricordavi di tornare con i piedi per terra quando esageravo.» gli riferì, facendogli l'occhiolino, divertendosi nel vederlo arrossire.
«Comunque, vedendo come sono andate le cose, di vermi ce ne avrei dovuti mettere il doppio.» commentò sarcastica la guerriera, non potendo non pensare a che fine le aveva fatto fare invece il suo Promesso.

Celosia spostò lo sguardo sul giardino, cominciando a provare fastidio quando le sue iridi incrociarono troppo a lungo quelle del saiyan di terza classe.
Radish avvertì il suo mutamento nell'umore, causato anche dallo sconforto per aver ripensato al suo pianeta ed a ciò che aveva fatto di lei Vegeta, disconoscendola come sua Promessa e come sua Principessa.
La strinse più saldamente a sè e le sfiorò con la punta del naso la guancia, inebriandosi del suo odore, respirando la sua pelle.
«Sai... Anche con questi abiti così terrestri...» le sussurrò all'orecchio Radish «senza la tua tuta da combattimento addosso, chiunque capirebbe che tu sei la Principessa di tutti i Saiyan.» le confessò sincero, la voce rauca ed il respiro caldo sulla sua pelle, per poi sfiorare la propria guancia alla sua, lasciandosi carezzare dai suoi capelli.

Celosia rimase immobile.
Non mosse ciglio udendo il suo commento e si irrigidì.
Solo dopo brevi ma interminabili momenti sentì una lacrima rigarle una guancia, scendendole fino all'angolo della bocca.
«Sei crudele.» gli disse a bassa voce, ridendo sommessamente. «Hai visto che stasera ho la lacrima facile e ti diverti a dirmi queste cose.»
Celosia non sapeva più se ridere o se piangere. Rendersi conto che stava di nuovo piangendo da una parte la faceva piangere ancora di più, ma dall'altra la faceva ridere perché stava piangendo perché piangeva.
Le scappò un fievole singhiozzo e Radish si maledì per quello che le aveva detto: era riuscito finalmente a calmarla e, per una frase di troppo, l'aveva di nuovo tirata giù di morale. Non capiva che cosa avesse quella sera la sua Principessa che era totalmente fuori controllo.

Il saiyan le strinse le mani sui fianchi e la fece voltare verso di lui.
Gli venne da sorridere quando la vide ridere e piangere contemporaneamente, ed anche un po' arrabbiarsi perché stava ridendo e piangendo per un nunnulla.
«Ma come!» proruppe lui d'un tratto, facendo finta di essere sorpreso «La Celosia che conosco si sarebbe tutta impettita, puntando il mento in alto...» le disse, facendo esattamente quelle mosse «ed avrebbe detto: Ma è ovvio! Pure se avessi indosso un sacco di patate, si capirebbe che sono io la Principessa!» le disse, imitandola nei gesti e nella voce.

Celosia si portò le mani davanti alla bocca e gli occhi le si socchiusero, ed anche se stava continuando silenziosamente a piangere, guardava divertita Radish mentre stava facendo la sua parodia.
Ad un certo punto si portò una mano sul fianco, mentre con l'altra puntò l'indice accusatorio contro il naso del saiyan.
«Ma quanto sei idiota.» sbottò la donna, per poi portare le braccia al petto. «Io lo dico con molta più enfasi!» puntualizzò lei, falsamente risentita, regalandogli un lieve sorriso.

Radish tirò un sospiro di sollievo. Era di nuovo riuscito a tirarla su di morale.

Lei lo guardò come se fosse la prima volta che lo vedeva dopo anni e anni, come se il loro saldo rapporto di amicizia e fratellanza fosse improvvisamente tornato potente tra di loro, dopo che era stato sospeso a causa di eventi avversi che li aveva fatti allontanare, ma non separare.
«Mi fai sentire in colpa quando ti comporti così con me.» gli sussurrò malinconica la guerriera, le palpebre abbassate e gli occhi ancora un po' umidi.
«Sono una stronza e ti ho reso sempre la vita un inferno.» gli confessò, poggiandogli delicatamente le mani al petto e premendo sulla sua pelle ad ogni parola che le fuggiva, pesante, dal cuore.
«Non dire stupidaggini altrimenti è la volta buona che ti arriva uno schiaffo per guancia.» sbottò di tutta risposta Radish, cercando di sdrammatizzare un po' la situazione.
Celosia scosse la testa.
«Ti avrei dovuto allenare di più, era una promessa che ti avevo fatto.» gli disse mestamente a bassa voce, quasi si vergognasse a guardarlo negli occhi «Magari almeno tu non saresti morto e adesso non ti troveresti in questa situazione.»»
Radish capì a che cosa si stesse riferendo la saiyan: se lei lo avesse allenato maggiormente, il primogenito di Bardack avrebbe potuto battere suo fratello minore quando, ventotto anni prima, era giunto sulla Terra, e a quest'ora non si sarebbe trovato con le mani legate per colpa di un drago che l'aveva reso incapace di fare del male agli innocenti, ed anche vincolato a reggere il lurido teatrino dei Saiyan amici dei Terrestri.
«Non ti ho allenato abbastanza... In quegli anni sono stata troppo presa da me stessa e ti ho trascurato, come sto di nuovo facendo ora del resto.»

Crescendo, trovandosi costretta a fronteggiare situazioni e persone che l'avrebbero danneggiata, la bambina che era in lei era poco a poco scomparsa, lasciando il posto ad una giovane che propendeva di più a preservare se stessa, mettendo la propria persona come priorità, diventando più egoista. Una saiyan che assomigliava giorno dopo giorno al giovane che era stato disignato a diventare suo compagno di vita, quasi come per difendersi dal forte carattere di Vegeta, diventando perciò superba ed altezzosa come lui, anche se in maniera più attenuata e purtroppo rimanendo comunque se stessa, speranzosa che comunque tutto sarebbe andato per il meglio, che di Vegeta e dei suoi compagni si poteva comunque fidare, disilludendosi ogni volta, diventando poi, con il letale colpo traditore di Vegeta, l'ombra di se stessa.

A Radish stavano dando fastidio i suoi discorsi, tant'è che cominciava a sentirsi un peso morto sulle spalle della sua Principessa. Ma ciò che più gli dava noia era l'autocommiserazione di Celosia, lei che era sempre stata una guerriera sopra le righe e con un ego da fare invidia a Freezer. E vedere che si stava di nuovo per mettere a piangere, nonostante lui avesse giocato buona parte delle sue carte per farla tornare tranquilla e serena, lo sconfortava ulteriormente.
«Ti avevo promesso che ci saremmo allenati insieme, e quante volte lo abbiamo fatto in questo mese? Una? Forse neanche due. E dire che Trunks mi ha insegnato un mucchio di nuove mosse che...»
Radish le mise una mano davanti alla bocca per interromperla.
«Ascolta, Celosia, se tu a suo tempo mi avessi allenato di più, io forse avrei battuto Kakaroth, mi sarei probabilmente preso il marmocchio e mia nipote non sarebbe mai esistita. Lei e Bra non avrebbero mai raccolto le sfere del drago ed a quest'ora io non potrei stare parlando con te.» le spiegò, guardandola negli occhi e premendo con più forza la mano sulla sua bocca, giacchè aveva compreso che Celosia aveva qualcosa da obiettare sulla sua ultima frase. Probabilmente gli avrebbe riferito che sarebbe stato meglio se lei non fosse tornata in vita, e Radish non le avrebbe permesso di dire una simile eresia ad alta voce.
«Mi hai allenato egregiamente quando eravamo due commilitoni. Devi anche tener conto che tu avevi un'infinità di missioni da portare a termine e non potevi permetterti di stare sempre dietro a me. Freezer non te lo avrebbe consentito.» e neanche l'istinto di sopravvivenza ed il principio di autoconservazione non glielo avrebbero consentito, ma questo Radish preferì non dirglielo «Da esemplare scarso di saiyan di terza classe che ero, grazie a te sono diventato un guerriero di un certo riguardo.» le confessò con voce determinata «E non è mai troppo tardi. Adesso siamo entrambi tornati in vita e, se tu lo vuoi, puoi allenarmi tutte le volte che lo ritieni opportuno.»
Radish la lasciò andare, facendole un sorriso soddisfatto e strofinandosi il petto con le nocche delle dita. «Non mi dispiacerebbe affatto poter diventare un saiyan di prima classe a tutti gli effetti.» le rivelò compiaciuto il guerriero.

Il saiyan la vide tranquillizzarsi, gli non occhi non erano più lucidi dalle lacrime portate dai sensi di colpa e capì che la preparazione alla grande battaglia era finalmente terminata.
Adesso Celosia era abbastanza serena e fiduciosa di sè, ed era pronta per poter fronteggiare pacificamente la cena con il suo ex compagno, senza più mettersi a piangere o inveirgli contro.
«E se non vuoi invece ricevere un calcio nel tuo regale di dietro, cammina, prima che ci mangino anche la nostra cena.»









Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Scusatemi per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo. Nonostante fosse già pronto, non ho avuto tempo nè testa per ricontrollarlo a dovere. Quando si dice che gli esami non finiscono mai... Uff!
Tanto per non smentirmi, ho scritto un altro papiro. Avrei potuto farne due di capitoli, uno sul loro passato e l'altro sulla loro vita presente, ma mi piaceva maggiormente metterli in un unico capitolo, anche perché, in un certo senso, sono collegati.
Volevo aprire una piccola parentesi, caso mai durante i precedenti capitoli e, soprattutto, con i mesi che sono passati, non vi fossero risultate chiare le parentele.
Dunque, Vegeta e Celosia sono cugini di primo grado, in quanto Re Vegeta e la madre di Celosia erano fratelli. Inoltre, la madre di Celosia era la moglie del figlio del "Re Pazzo".
Semplice, no? (Ecco a cosa penso durante le pause studio, brava, sì!)
In questo capitolo mi sono anche presa la libertà di attribuire la causa scatenante della grande fobia di Vegeta a qualcuna di nostra conoscenza. Spesso mi sono chiesta che cosa poteva mai aver provocato nell'impavido Principe dei Saiyan una tale paura, e allora ho congetturato questo piccolo, ennesimo, flashback all'interno della storia.
Inoltre, mi sono messa a riguardare i livelli di combattimento dei nostri guerrieri e, niente, sono rimasta un po' sbalordita. Goku appena nato aveva un livello di appena 2, all'arrivo di Radish sulla Terra appena 400 (ma con la Kamehameha superava i 900) e all'arrivo dei saiyan circa 8000. Bardack, prima di morire, aveva invece un livello di 10000 ed il povero Radish solo 1500. E, indovinate un po'? Nappa, prima classe, aveva un livello di combattimento di appena 4000, inferiore a quello di Bardack. E poi, va beh, c'è Vegeta che vuole strafare e, all'arrivo sulla Terra, ha un livello base di 18000!
Adesso possiamo giocarci questi numeri al lotto.
Va beh... Idiozia a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Io mi diverto a scrivere questa storia, e spero che anche voi vi divertiate a leggerla!
Un bacione!

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Capitolo 29
*** Intolleranze ***


- Intolleranze-

 



Radish e Celosia stavano camminando fianco a fianco e, con passo marziale, si stavano apprestando a raggiungere il resto dei convitati.
Mano a mano che si avvicinavano al centro del grande giardino, i loro passi però rallentarono, mentre i loro sensi vennero uno dopo l'altro scossi e risvegliati, portando alla memoria momenti di felicità e piacevoli sensazioni.

Nel momento in cui raggiunsero gli altri convitati, non poterono credere ai loro occhi: un favoloso, immenso, banchetto pantagruelico degno del Palazzo Reale del pianeta Vegeta si stava prospettando proprio di fronte a loro.

Un'enorme tavolata rettangolare era stata disposta sotto ad un tendone a righe colorate che avrebbe potuto accogliere comodamente duecento ospiti.
Lampade con paralumi in carta di riso erano sospese alla volta del tendone e candelieri accessi, disposti ad intervalli regolari sul lungo tavolo di legno, creavano un'atmosfera di pace e di festa.
Un arrosto colossale, composto da una spalla di bue, occupava il centro della tavola, contornato da montoni interi e da un campionario di tutta la selvaggina del nord del paese.
Montagne di riso dai più disparati sapori e odori, risotti al tartufo, allo zafferano, ai funghi, al nero di seppia, arricchivano ulteriormente la grande tavola, assieme alle ostriche vive, agli squisiti granchi gratinati e alle aragoste di roccia, che erano state catturate dai pescherecci nei mari della Città del Sud.
Il servizio era svolto da una decina di robottini vestiti da camerieri, i quali facevano sfilare vassoi con delicato sushi, sashimi, soba e del piccantissimo wasabi. Altri vassoi contenevano crostini rustici, altri bistecche al sangue e verdure grigliate che via via venivano preparate. Altri vassoi invece contenevano delle portate spettacolari, a sorpresa, pietanze camuffate degne d'un trattato di sapienza gastronomica.
Casse di champagne fatte venire dalla Città dell'Est tramite vecchie amicizie del Dottor Brief attendevano di essere stappate, mentre i vini delle Terre dell'Ovest ed i barili di birra, disposti sapientemente lungo la tavola e pronti ad essere spillati, completavano l'apparato di quel banchetto degno dei discendenti della più valorosa e grande razza guerriera, la cui ingordigia, come la loro spietatezza, non conosceva limiti.

I due giovani saiyan trattennero una lacrima di commozione davanti a tale succulento spettacolo.

«Finalmente! Dove eravate finiti?» chiese Bra a gran voce, gli occhi brillanti dalla gioia, alzandosi dal suo posto e andando incontro ai due guerrieri che si erano imbambolati appena avevano visto cosa proteggeva il grande tendone.
I due saiyan sgranarono gli occhi, come per risvegliarsi da uno stato di dolce torpore in cui erano improvvisamente caduti, cullati dall'odore di quelle pietanze prelibate.
«Oh! I nostri fidanzatini! Come siete graziosi insieme!» commentò spensierata la signora Brief, facendo arrossire il guerriero di terza classe e ricevendo occhiate da alcuni convitati «Radish, ora capisco perché non sei neanche passato a salutarmi.» gli disse scherzosa, facendogli l'occhiolino «La nostra Celosia è veramente bella stasera!»
«Vero, nonna? Sembra una sirena!» aggiunse Bra, completamente d'accordo con l'anziana signora, mentre abbracciava felice la saiyan, fiera di vederla con addosso il vestito che le aveva consigliato di mettere e, dentro di sè, speranzosa di diventare il più possibile simile a lei quando sarebbe diventata grande, tanto ne andava orgogliosa e per quanto si era affezionata alla guerriera da quando era tornata in vita.
«Ma no, è solo colpa di questi tacchi a spillo.» rispose tranquilla la saiyan, completamente a suo agio nonostante la manifestazioni pubblica di affetto di Bra ed il commento inopportuno, seppur in buona fede, della Signora Brief «Camminarci sull'erba non è proprio l'ideale, e Radish è stato così gentile da aspettarmi.» terminò facendo un lieve sorriso e carezzando dolcemente il volto della piccola Bra, che continuava a regalarle sguardi colmi d'amore e di stima.
Bra le fece un ampio sorriso e la prese per mano, per poi prendere anche quella di Radish ed accompagnarli ai loro posti, non facendo attenzione allo sguardo di intesa che si erano scambiati i due saiyan.

Celosia era tornata in tutto il suo autocontrollo ed in tutta la sua arte calcolatrice.

 
***

La disposizione dei posti era stata all'ultimo rivoluzionata a causa delle proteste di alcuni invitati, i quali già mal sopportavano l'idea di dover mangiare allo stesso tavolo assieme a dei crudeli assassini e che, una volta venuti a conoscienza della disposizione dei posti, si erano rifiutati categoricamente di pasteggiare accanto a loro.
Uno di questi era stato Tenshinhan, il quale aveva minacciato che avrebbe lasciato la festa se non gli fosse stato cambiato di posto, già alterato da uno spiacevole evento accaduto poco dopo il suo arrivo, in cui il suo tenero amico Jiaozi, vedendo l'imponente Nappa, per il terrore aveva perso conoscenza.
Bulma aveva avuto il presentimento che non aveva avvertito proprio tutti della presenza degli ex commilitoni di suo marito, ma anche se si fosse ricordata di avvertire il vecchio amico, non avrebbe saputo come poter fare. Della festa del padre l'aveva avvertito per tempo l'anno prima, ma poi il guerriero era sparito come al suo solito, divenendo irrintracciabile.
Non le era restato dunque che cambiare subito le carte in tavola, e ciò le era anche dispiaciuto, dato che aveva studiato i posti in modo tale che Celosia stesse accanto a Yamcha, ben vicini a delle ottime bottiglie di vino - e si sa, da cosa nasce cosa, e con l'alcool sarebbe stato tutto molto più facile - e, nei suoi piani originari, la saiyan si sarebbe trovata anche accanto a Tenshinhan.
Ma quante storie che faceva quell'uomo! pensò spazientita la scienziata. Non la conosceva nemmeno, ma comunque Tenshinhan si era rifiutato di sedere accanto alla Principessa dei Saiyan.
Neanche Piccolo aveva accettato di sedersi accanto ad uno di loro, e pure Crilin aveva storto il naso - metaforicamente parlando - quando Bulma gli aveva chiesto se si voleva sedere accanto a Radish o a Nappa.
L'unico che l'aveva implorata di lasciarlo sedere accanto alla saiyan era stato Muten, ma Bulma gli aveva risposto con un potente schiaffo a mano aperta, dato che l'anziano maestro di Goku, nel mentre che le parlava, aveva cercato anche di strizzarle i seni.
Stranamente l'altro maniaco del gruppo non le aveva posto la stessa domanda, ma, pensò Bulma, Oolong aveva taciuto perché la sua paura verso i saiyan era forse maggiore della sua perversione.
Non le restò quindi che mettere Nappa accanto a sua madre ed i due ritardatari saiyan l'uno accanto all'altra, con Goku dalla parte di Radish e Bra dalla parte di Celosia.
L'unica nota dolente in tutto ciò era che Vegeta si ritrovava Celosia praticamente di fronte.
In realtà a Vegeta non dava alcun fastidio, almeno così le aveva detto, però Bulma avrebbe preferito tenerla il più lontano possibile dai suoi occhi.

«Bene, adesso che siamo tutti, possiamo anche cominciare, che dite?» propose allegra Bulma, alzando un calice verso l'anziano padre.
Suo padre la fissò con un'espressione irresoluta negli occhi. Teneva ancora il mozzicone di sigaretta tra le labbra e in un momento di stupore gli cadde a terra.
«Oh no! Che sbadato!» esclamò il dottor Brief, per poi girarsi verso la coniuge «Moglie, ci siamo scordati di dare da mangiare agli animali!»
Detto ciò, i due anziani coniugi si alzarono repentinamente da tavola per andare a sfamare il centinaio di animali che avevano, lasciando Bulma con il calice alzato e la bocca aperta per lo stupore.

«Ma se ne sono andati?» chiese sbigottito Mr Satan.
«E ora? Non si mangia?» chiese allarmato Majin Bu.
Bulma posò il calice e si grattò la testa, imbarazzata. «Eh no, non possiamo iniziare senza il festeggiato.» statuì la scienziata, cercando di celare tutta la sua perplessità, anche se da suo padre se li sarebbe dovuti aspettare comportamenti del genere.
«Secondo me, i due coniugi non sono andati a sfamare gli animali.» suppose Oolong ridacchiando, con gli occhi che si assotigliavano in uno sguardo depravato.
«Taci, maiale.» lo rimproverò prontamente Bulma, precipitandosi vicino a lui per sferrargli un pugno sulla testa.

Cadde un silenzio immobile, quasi imbarazzante, nel gruppo riunito.
Ai tre saiyan sembrò di tornare ai primi giorni della loro seconda vita, quando ancora dovevano abituarsi a convivere con i loro avversari ed in cui ancora, tra ospiti e ospitanti, non era nata alcuna confidenza e familiarità, agevolate poi dal vivere insieme giorno dopo giorno.
Per molti dei convitati, due di questi saiyan rappresentavano ancora i terribili e spietati nemici che erano giunti sulla Terra quasi trent'anni prima per distruggere la loro felicità e la loro tranquillità.
Per altri, invece, i crudeli guerrieri erano diventati parte integrante della loro famiglia e della loro vita quotidiana.
Per altri ancora, molti dei convitati continuavano ad essere succulente prede e imminenti vittime.

Celosia stava tamburellando le unghie perfettamente curate sul vetro del proprio calice colmo di vino bianco, teneva gli occhi bassi, assorta totalmente nei suoi pensieri.
Vegeta la guardò, e poi passò il suo sguardo su Radish, il quale sembrava un po' in difficoltà nel doversi trattenere di fronte a tanto cibo, almeno finchè non sarebbero tornati i coniugi Brief. Il saiyan di terza classe avvertì gli occhi del principe su di lui, ed alzò interrogativo lo sguardo su Vegeta, il quale lo stava guardando con crescente insistenza. Stabilito quel contatto visivo, Vegeta tornò a guardare la mano di Celosia che, con il tintinnio che provocava con le proprie unghie sul vetro del bicchiere, causava l'unico rumore di sottofondo. Passò poi a guardare risoluto Radish e, sempre guardandolo, dette un colpo di tosse.
In quel momento il saiyan di terza classe capì, e sottrasse il calice a Celosia, mettendolo accanto al proprio e cessando quel molesto tintinnio.

«Radish! Non fare il maleducato. Restituisci subito il calice a Celosia.» lo redarguì Bulma, avendo osservato la scena, e vedendo Celosia rimanere a bocca aperta per il furto subito.
Peggio di Trunks e Bra quando erano piccoli.

Radish alzò indifferente le spalle.
«Tanto non è che se ne farà di molto.» commentò pacato il guerriero «Con lei questo buon vino andrebbe sprecato.»
«Questo faglielo decidere a lei. Su, restituisciglielo.» gli ordinò spazientita la scienziata.

Radish la guardò, poi guardò Celosia per finire di guardare Vegeta, con occhi spalancati e solo dopo battendo le palpebre.

«Radish ha ragione.» commentò a voce ferma Vegeta, anche se si percepiva una tenue seccatura dal tono di voce «Con lei andrebbe sprecato.» le disse, per poi passare lo sguardo da sua moglie alla sua ex compagna. «Lei non può bere alcolici.»

Celosia sbuffò udendo la sua ribadita constatazione e si lasciò andare sulla sedia, poggiandosi arrendevolmente allo schienale e portandovi pesantemente indietro le braccia, piuttosto annoiata dall'argomento che a breve avrebbe dovuto spiegare. Se amava allo sproposito parlare delle sue eccellenti doti, la saiyan odiava altrettanto eccessivamente dover divulgare ciò che lei vedeva come sue imperfezioni, dei suoi difetti. Ricordava con quale rabbia aveva trattato Radish dopo averlo beccato a rivelare a Bulma e a sua madre del suo presunto squilibrio psichico, e dover adesso portare a galla un altro dei suoi difetti, proprio davanti a così tanta gente, a Celosia dava enormemente fastidio. Ma, ben sapeva la saiyan, era meglio che parlasse lei già da subito, prima che qualcun altro lo facesse per lei, e con termini meno appropriati.

Celosia storse la bocca, mentre guardava gli altri convitati che la stavano puntando, avidi di conoscere ciò che lei considerava degli enormi difetti, intollerabili per una potente principessa come lei.
Ognuno era preso dai propri pensieri, e dal momento in cui Radish le aveva preso il bicchiere, le attenzioni di tutti quegli inutili e nauseanti terrestri si erano rivolte sulla sua regale persona.
Si domandò se Bulma avrebbe fatto un brindisi a tale scoperta, magari godendo nel sapere che la perfetta principessa non era affatto perfetta come lei immancabilmente mostrava di essere.

Celosia allungò il collo, inclinando arrendevolmente la testa all'indietro per piegarla poi di lato, facendole fare un mezzo giro.
«Mi fossi presentata nuda, avrei destato meno interesse.» li schernì la saiyan con un sorriso perfido, prendendo con maligna ironia la loro morbosa curiosità.
La saiyan decise di tagliare corto. «E' semplice. Il mio organismo è carente di una sostanza che serve per metabolizzare l'alcool, e quindi, se lo bevessi, sarebbe come ne rimanessi intossicata. Tutto qui.» disse con fare indifferente, il tono seccato nella voce.

«Ah.» riuscì solamente a dire Bulma, restando impassibile a tale confessione, per rimanere poi in silenzio come il resto dei convitati.

«Ma... sei astemia?» chiese curioso Gohan, pochi secondi dopo e pochi posti distanti da dove si trovava la principessa dei saiyan, poggiandosi anche lui allo schienale della sedia per poterla vedere.
Celosia alzò le spalle, noncurante. «Boh... I medici della Planet Trade Organization recitarono una filastrocca di paroloni per descrivermi cosa avevo... che mi mancano degli enzicosi...»
«Enzimi.» la corresse immediatamente Gohan, per poi farla continuare.
«Eh, quelli.» gli rispose seccata Celosia, per essere stata interrotta e corretta «E quindi, secondo le loro analisi, oltre a fastidiose reazioni allergiche, bere alcolici mi porterebbe all'autodistruzione del fegato, per poi venir lesi cuore, reni, cervello... e mandarmi alla fine nell'aldilà.» terminò irritata la saiyan, con la stessa emotività che avrebbe messo nel raccontare qualcosa di cui non le interessava nulla divulgare, per poi far di nuovo cadere il silenzio tra i convitati.

Solo dopo un po' si sentì qualcuno che, a stento, cercava di reprimere delle risate. Non fu difficile individuare il burlone del banchetto, dacchè le sue risate divennero sempre più forti e distinguibili.
«No, dai... che sfiga, Celosia!» disse, tra potenti risa, il secondogenito di Goku mentre la indicava. «Dai, come puoi non poter bere? Che cosa triste!»
«Ah, perché tu invece bevi?» lo rimbeccò la madre, che non amava che il figlio si dilettasse in simili vizi, come quello del bere.

Il primogenito le era venuto così bene, pensò Chichi, studiava sempre, non beveva e si era anche subito accasato, mentre il suo secondogenito proprio non ne voleva sapere di mettere la testa a posto! E pensare che lei, alla sua età, già aveva Gohan!

«No, va beh, un pochino, qualcosa.» le rispose Goten a tono basso, e con la testa incavata tra le spalle.
«Mpff!» fece la madre, per poi dargli la schiena.
Goten si grattò la testa, leggermente in imbarazzo. «Però è triste non poter bere, dai.» continuò comunque il ragazzo, in tutta spontaneità «E' un tantinello da sfigati.»
«Oh, che idiota!» gli gridò la saiyan, alzandosi di scatto dalla sedia «Vorrei vedere te mentre bevi con i tuoi compagni ed un attimo dopo ti portano di corsa nella vasca di rianimazione perché ci stai lasciando la pelle! Ti ci vorrei proprio vedere!» gli urlò rabbiosa la guerriera, le mani, che stringevano nei pugni la tovaglia, che tremavano dalla rabbia e dalla frustazione del momento.
Odiava, più di ogni altra cosa, venire derisa per delle sue debolezze, ancor peggio se queste erano qualcosa su cui lei non poteva fare niente, perché così lei c'era nata.

Quella terribile giornata proprio non voleva finire. Ciò che il piano richiedeva, per essere veramente creduti dai Terrestri, era non manifestare mai le vere emozioni che si provavano in quei momenti, dato che si sarebbero presentati solamente odio e disprezzo. Durante quel giorno, la sua maschera non aveva retto, e lei, senza lo scudo della menzogna, stava facendo solo un gran casino.

E Celosia, non capiva perché, quel ragazzino proprio non riusciva a digerirlo.

Radish le afferrò risoluto una mano, e la invitò a risedersi al suo posto. Attese che la saiyan si rimettesse seduta sulla propria sedia per poi tranquillizzarla accarezzandole affettuosamente una coscia, avendo riconosciuto la reazione fuori dal programma di Celosia.
Solo in quel momento Goten capì di aver detto un'indelicatezza e si ammutolì.

«Già...» commentò Vegeta con fare pensieroso, ottenendo, non volendo, tutti gli sguardi dei presenti su di sè «Come dimenticare quella sera...» disse a bassa voce, in un fievole sussurro, con un sorriso triste, malinconico, sulle labbra «Doveva essere una gran festa, ed invece fu una corsa contro il tempo.»

Vegeta si richiuse nel suo silenzio, non volendo trasmettere altro del suo passato alle altre persone, persone che non facevano parte della sua precendete vita.
Ripensò elagiaco ad una sera così lontana che neanche sarebbe stato in grado di dire quanti anni erano passati. Era ancora un ragazzino, non più un piccolo bambino ma non ancora un uomo, e lui ed i suoi commilitoni avevano pensato di festeggiare l'eccellente riuscita di una complessa missione che, oltre a molta fatica e a molto sudore, li aveva elargiti di una lauta ricompensa da parte di Freezer. Cosa rara, poiché il despota dalle fattezze di una lucertola mutante era parecchio taccagno, in special modo se si trattava di ricompensare i suoi scimmioni, ma era rimasto talmente soddisfatto per la velocità e la pulizia con cui i quattro buoni a nulla erano riusciti a condurre quella difficoltosa missione che, per una volta, Freezer aveva deciso di essere magnanimo con loro.
Si trovavano dunque a festeggiare in una remota e chiassosa taverna, ricca di cibo, vino e donne, ed i due giovani saiyan avevano deciso che era giunto il momento della loro iniziazione all'alcool. Se, del resto, Radish e Nappa lo domandavano sempre, voleva dire che era squisito.
Ma purtroppo, ciò che per uno cominciava ad essere una leggera ed insolita allegria, per l'altra stava diventando un malessere che la stava poco a poco distruggendo, come appunto si stava distruggendo in quel momento il suo fegato, ma Celosia, non capendo la situazione, credendo fosse una semplice ubriachezza, riempì un altro bicchiere, e gli altri saiyan gliene riempirono un altro e un altro ancora. Solo dopo aver vomitato sangue ed aver poi perso conoscenza, i tre saiyan, nonostante avessero la mente annebbiata dai fumi dell'alcool, capirono che forse quello non era un buon segno.

Solo dopo più di quarant'anni Vegeta si concesse di ammettere a se stesso che ciò che provò quella sera, quando vide la sua Promessa priva di sensi davanti a lui, e poi in quella vasca di rianimazione con i medici che la guardavano e si guardavano, non capendo cosa le fosse successo, quella sera, per la prima volta, Vegeta aveva avuto paura per lei.

Quanto diavolo era cambiato in tutti quegli anni Vegeta? Si domandò se era sempre la stessa persona, ripensando a se stesso, ragazzino, mentre guardava la sua compagna, lui immobile come un morto, che mentre provava quella strana sensazione, il timore di perderla, contemporaneamente provava odio verso di lei, perché, si ripeteva, a lui non importava niente di lei, non importava niente di nessuno. Sentiva del rancore crescere dentro di sè, perché lei gli stava facendo provare simili inquietudini che il Principe dei Saiyan non avrebbe dovuto provare. Debolezze intollerabili per il potente Principe dei Saiyan.
Solo dopo più di quarant'anni ammise a se stesso che, se lui beveva così raramente, non era solamente perché, secondo lui, l'alcool imbruttiva la gente, facendo perdere loro la dignità, ma perché ripensava a quanto era stata male lei e a quanto male era stato lui.
Si era sempre ripetuto che la paura provata era stata provocata dal fatto che temeva la reazione che avrebbe potuto avere Freezer alla saputa della morte della giovane saiyan. In quel periodo era diventata Celosia la sua pupilla, aveva sorpassato Vegeta alla grande. Non solo era cresciuta più di lui, diventando, nonostante fossero coetanei, molto più donna di quanto lui fosse diventato uomo, ma anche in potenza Celosia aveva fatto un salto che Vegeta non era riuscito a spiegarsi.
Come anche all'epoca non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che in quel periodo, da ragazzini, Celosia gli interessasse così tanto, e perché Nappa rideva sempre quando lo beccava mentre la stava osservando con occhi ben diversi da quelli che aveva sempre tenuto su di lei.
Non lo stava stregando, non gli stava facendo un maleficio, come quella terribile e lontana sera Vegeta si era ripetuto più e più volte per giustificare quelle sue strane ed inopportune sensazioni, ma perché, capì pochi anni dopo, era semplicemente la Natura che stava facendo il suo corso.
Ed anche negli anni successivi, se Vegeta sentiva l'impulso di cercarla, si ripeteva semplicemente che era la Natura ed il semplice bisogno fisiologico di ogni uomo che lo inducevano a cercarla, e non perché magari poteva esserci anche del sentimento, nascosto da qualche parte, nel suo profondo, sormontato e soffocato da cumuli e cumuli di orgoglio ed egoismo, che lo facevano agire in quel modo, preferendo cercare lei e non qualcun'altra.

Bulma tirò un urlo di puro terrore.
Era rimasta in silenzio a pensare e a pensare, e solo in quel momento realizzò.
«Celosia!» strillò, saltando in piedi dalla sedia e puntandosi sulla tavola «Ma tu... Tu...» fece per dire Bulma, tremando, stremata «Tu sei idiota! Ma sei pazza a non averlo detto subito?»
La scienziata si portò le mani nei capelli, già vedendosi accusata di omicidio di altezze reali saiyan.
«Io... Io ci cucino con gli alcolici! Il vino! Il vino è nella carne, il rum nei dolci!» gridò atterrita la donna. Per più di un mese la saiyan aveva mangiato ciò che lei aveva cucinato, senza sapere che ciò che stava preparando era per lei veleno.

Celosia la squadrò gelida e la ascoltò, per poi portarsi il dorso di una mano alla bocca, socchiudendo gli occhi in una risata divertita.
«Ma che osservazione stupida.» le rispose arrogantemente la saiyan «Secondo te, io negli anni non ho sviluppato la capacità di discernere l'odore ed il sapore dell'alcool tra le altre vivande?» le spiegò stizzita Celosia.
Dopo quella volta che per poco non moriva, i sensi della saiyan avevano imparato a riconoscere ciò che per il suo organismo rappresentava una sostanza nociva, e così Celosia ne sarebbe stata alla larga.
Mai più aveva toccato alcolici o alimenti conditi o cucinati con quei veleni. Ed appena sedutasi a tavola, la saiyan aveva individuato quali alimenti poteva mangiare e quali no.
«E dire che sei tu la scienziata!» la schernì compiaciuta la guerriera.

«Celosia.» la riprese severo Vegeta, facendole intendere che doveva evitare di offendere la moglie.
«Che c'è?» gli rispose Celosia, con un tono di voce leggermente insolente «Lei mi ha dato prima dell'idiota e poi della pazza, ed io non posso dirle che ha fatto semplicemente un'osservazione stupida?»
«Guarda che io mi stavo solo preoccupando per te.» le disse Bulma, risentita per aver cercato di fare una buona azione ed essere stata invece ringraziata in quel modo.
«Certo.» commentò schietta la guerriera «Come se te ne importasse qualcosa.»
Celosia si mise più comoda sulla sedia, già godendo delle calunnie che stava per spargere. «Che credi? Che non lo veda? Che non me ne renda conto? Basta sentire come ti rivolgi sempre a me, come mi chiami o come mi parli, che mi vorresti vedere morta e sepolta.»

«Ma che...» fece per dire Bulma, offesa ed indignata per tali calunniatrici presunzioni.

«In effetti, mamma, Celosia ha ragione.» si intromise Trunks «Non è che usi termini proprio carini quando parli con lei.» le fece nuovamente notare il figlio, osservazione che le aveva già fatto una volta, il giorno che Yamcha li aveva beccati in città scambiandosi tenere effusioni, ma che non aveva portato a molti risultati.
Trunks sperò che, prendendo le difese della saiyan, Celosia lo perdonasse, anche se al ragazzo non era ben chiaro il motivo per cui la guerriera si era così arrabbiata con lui quella sera. Del resto le voleva bene, più di quanto avesse voluto bene alle altre ragazze che aveva avuto, poichè sentiva che lei era diversa, ed aveva molto più in comune lei con lui che lui con tutte le altre ragazze che aveva avuto, ed un cervello ed un carattere che lo affascinavano tremendamente.
C'era rimasto talmente male per come Celosia l'aveva trattato, che neanche i tentativi giocosi di Goten erano riusciti a rasserenarlo. Al momento della cena, Trunks si era semplicemente seduto a tavola accanto all'amico e non aveva più aperto bocca fino a quel momento.
Quando inoltre aveva visto la sua Celosia comparire a fianco del suo ex commilitone, fu per il figlio di Vegeta come ricevere un colpo al cuore. Si era sentito un intruso vedendoli, come se lui non c'entrasse nulla con loro, che fosse solo un gioco o una facciata quello di stare con lei.
Vedendoli, gli erano venuti in mente i suoi genitori, o i genitori del suo amico Goten, o addirittura Gohan e Videl. Tutti loro, anche se non si tenevano per mano o non si scambiavano tenere effusioni in pubblico, infondevano comunque la sensazione che fossero una coppia. E questo l'aveva percepito anche vedendo colei che ormai considerava la sua ragazza con il saiyan di terza classe.
Radish e Celosia apparivano una coppia ai suoi occhi.

Passato quel momento di sbigottimento e di amarezza, Trunks si era però fatto coraggio, prima pensando che magari si stesse semplicemente sbagliando sul loro conto, e poi dicendo a se stesso che, se veramente teneva al cuore della guerriera, allora avrebbe fatto di tutto per conquistarlo. Finalmente aveva trovato una ragazza con cui stava veramente bene e che non lo cercava solo perché lui era un Brief, e Trunks decise che non se la sarebbe lasciata scappare così facilmente. Non si sarebbe dato per vinto ed avrebbe combattuto per stare con lei. Anche se ciò avrebbe significato mettersi contro suo padre, che sicuramente non avrebbe approvato una loro relazione, sia mettersi contro sua madre. Si sarebbe ribellato ai loro voleri.
«La provochi di continuo. Anche se magari non a parole, si capisce dal tono di voce che usi che Celosia non ti va a genio.»
«Trunks ha ragione.» lo appoggiò la sorella, schierandosi in difesa sua e della saiyan. «E anche tu, papà, non sei da meno.» gli riferì severa Bra, dopo giorni e giorni che ribolliva nel brodo di storielline che Celosia le aveva raccontato sul conto di Vegeta. Per lei, nel pieno dell'adolescenza, la ribellione era all'ordine del giorno.
Celosia trattenne un sorriso di trionfo nel sentire colei che ormai considerava la sua pupilla parlare in tal modo al suo Promesso.
Si sorprese quando sentì Trunks intervenire e prendere le sue difese. Temeva di aver combinato un guaio all'inizio della serata, ed invece il giovane figlio di Vegeta era talmente cotto di lei che non si era lasciato abbattere dalla sua precedente sfuriata.

Una risata divertita interruppe i litiganti.
«Adesso non ditemi se non ho ragione quando sostengo che i saiyan si cercano sempre mogli un po' particolari.» disse ridendo l'anziano maestro di Goku.
Muten l'aveva sempre detto, e ad ascoltare Bulma e Celosia come si contendevano e beccavano, non poteva che darsi nuovamente ragione.
«Vegeta ha proprio il suo bel da fare adesso! Si contendono come due sorelle!» continuò a dire, sempre ridacchiando, il vecchio pervertito, guardando attentamente le due contenditrici, per poi posare gli occhi su Bulma «Anzi, ad essere precisi, come madre e figlia, vista la differenza d'età!»

Bulma gli lanciò un'occhiata dura e rabbiosa.
«Cosa vorresti dire, vecchio?» lo rimbeccò la scienziata con voce alterata «Si dia il caso che Celosia abbia l'età di mio marito, quindi io sono addirittura più giovane di lei di un anno!» constatò puntigliosa l'offesa Bulma.
«Sì, se il tuo caro maritino non mi avesse fatto fuori trentaquattro anni fa.» aggiunse ironica Celosia «Guarda caso, invece di essere coetanea di Vegeta, sono rimasta della stessa età del tuo adorato figlio.» le fece notare, lanciando poi di nascosto un'occhiata languida al ragazzo.

Bulma rimase un attimo scossa da tale constatazione, come se i suoi cattivi presentimenti riguardo Celosia e suo figlio fossero stati in realtà fondati, anche se Trunks aveva giurato e spergiurato il contrario. Sentì un brivido correrle lungo la schiena, che le fece presagire che, se Celosia non era riuscita a conquistare Vegeta, allora avrebbe ottenuto il figlio del suo Promesso.
«Tra l'altro...» continuò Celosia, interrompendo il flusso dei pensieri di Bulma «Se io adesso avessi l'età tua» disse, indicando la scienziata «sicuramente non dimostrerei i tuoi anni, anzi, sembrerei molto, ma molto più giovane. E di sicuro non avrei bisogno di tutto quel trucco per apparire più bella e più giovanile!»

Celosia avrebbe continuato ancora per molto, ma un calcio nello stinco destro ed un pizzicotto sulla coscia sinistra la dissuasero dal continuare. Prima Vegeta, poi Radish, le fecero capire che era l'ora di smetterla, il primo perché le ricordava che avevano fatto una tregua, il secondo perché non ce la faceva più dalla fame.

Vegeta aveva avuto come un déjà vu sentendo Celosia parlare. Si ricordò di tutte le volte in cui la sua ex compagna non la voleva mai fare finita, di tutte le volte che le veniva in mente di litigare e non lo lasciava più in pace. Insisteva, e lui voleva dormire. Lo svegliava, e lui si tappava le orecchie con il cuscino. I peggiori momenti erano stati quelli in cui lei lo aveva sorpassato in potenza, così neanche con la forza Vegeta l'avrebbe potuta zittire.
Era un vizio che anche sua moglie aveva, ma forse la maturità ed i duri allenamenti nella camera gravitazionale - o forse l'aver conosciuto il suo eterno rivale - gli avevano reso molto più sopportabili i suoi isterismi.
Fortunatamente, in quel momento tornarono i coniugi Brief ed il diverbio ebbe fine.

«Oh bene, che cosa ci siamo persi?» chiese allegra la signora Brief.
«Assolutamente niente, mamma. Brindiamo?»







Note dell'Autrice

Che facciamo? Diamo ragione a Bulma? =)
Eccomi con un nuovo capitolo, dopo un po' più di tempo dall'ultimo aggiornamento. Mi posso giustificare per il ritardo dicendovi che c'è stato il Carnevale di mezzo (è un peccato che non duri tutto l'anno!) e che... ho già preparato il capitolo successivo!
Come potrete ben immaginare, mi sono messa a scrivere, ed ho scritto, ed ho scritto, ed ho scritto, e poi mi sono rinvenuta che, al solito, tutto insieme era decisamente troppo lungo.
Quindi considerate questo capitolo come un preludio al prossimo, dove finalmente la festa avrà inizio. (quanto ho riso mentre la scrivevo!)
In questo capitolo, come in parte anche nel prossimo, ho dato campo alle intolleranze.
C'è chi tollera poco una persona, chi tollera poco certi comportamenti, e chi è invece intollerante all'acool.
Adesso indosso il mio camice bianco e mi metto a fare la maestrina: l'intolleranza all'alcool è causata da una rara mutazione genetica in cui il corpo non è in grado di metabolizzare l'alcool, quindi di renderlo inattivo e di eliminarlo. Questo è dovuto ad una carenza dell'enzima Aldeide deidrogenasi che è appunto un enzima che serve per metabolizzare efficacemente le molecole di alcool. In questi casi, il consumo di alcool può portare a delle semplici reazioni allergiche (asma, prurito, emicrania...) ma, via via che la gravità aumenta, tali sintomi vengono accompagnati da vari malesseri, tra cui confusione mentale e collasso, fino ad un vero e proprio shock anafilattico che è potenzialmente letale per l'individuo. L'unico modo per impedire l'intolleranza all'alcool è di evitare l'alcool del tutto.
Spiegato ciò, ripongo il mio camice bianco e torno a fare la "scrittrice".
Ho pensato che, poichè alcuni saiyan nascono senza forza o indole combattiva, perché non fare nascere anche una saiyan con un piccola mutazione genetica? Niente che possa compromettere una normale qualità della vita, però... insomma, non si può brindare! =)
Ok, mi sono dilungata fin troppo come al mio solito. Vi anticipo che il tema dell'alcool sarà in parte presente anche nel prossimo capitolo e che sarà la causa di un paio di pasticci.
Spero che questa luuunga overture vi sia piaciuta e vi invito, come sempre, a farmi sapere come vi è sembrato il capitolo.
Un bacio!

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Capitolo 30
*** In vino veritas ***


- In vino veritas-

 


Finalmente l'atteso brindisi fu fatto. Chi impugnando il calice colmo di vino, chi con il calice pieno di un analcolico colorato, tutti bevvero alla salute dell'inventore delle celebri Capsule Hoi-Poi e di un'infinità di altri utili e stravaganti marchingegni che avevano rivoluzionato la vita di molti abitanti della Terra.
Ospiti e proprietari si misero poi tranquillamente seduti, ognuno riempiendosi il piatto di quelle squisite cibarie che attendevano solamente di essere gustate.

Goku osservò felice il suo piatto, adesso colmo di dolci squisitezze pronte a soddisfare il suo palato e, soprattutto, a riempire la sua ingorda pancia saiyan. In quel momento un'idea malandrina gli passò per la testa e dette una lieve gomitata a Radish, guardandolo di sottecchi. Con un sorriso birbante impugnò la forchetta e la mosse davanti allo sguardo del fratello che, poco a poco, sembrava cominciare a comprendere cosa intendesse dire Goku con quel gesto.
«Gara a chi mangia di più?» propose Goku con un ampio sorriso, gli occhi che brillavano di gioia e di emozione, ricevendo immediatamente dal fratello un sorriso furbo ed un'occhiata accondiscendente.
«Ma non se ne parla nemmeno!» li redarguì irritata Chichi. «Siamo alla cena di compleanno del Dottor Brief, non ad una fiera di zoticoni!»
A tale rimprovero, Goku abbassò le spalle e guardò la moglie con occhi imploranti e tristi.

«No.» ribadì severa Chichi.

«Dai, Chichi, non essere così dura con il povero Goku.» le disse il Dottor Brief «Se lui e Radish vogliono fare una gara a chi mangia di più, io non ho nulla contro. Anzi, sono anche curioso di vedere chi vincerà!» commentò l'anziano scienziato con una risata, mostrandosi parecchio interessato all'esito della gara.
Chichi lo osservò un po' incredula, ed anche dispiaciuta al pensiero che tutto il lavoro che era stato impiegato per preparare la cena sarebbe andato sprecato e sbafato in pochi minuti.

La donna tirò un sospiro arrendevole e fece un gesto indifferente con la mano. «E va bene, fate come vi pare.»

Goku e Radish si guardarono, sorridendo e alzando le sopracciglia in un gesto d'intesa, felici come due bambini a cui era appena stato concesso di giocare fino a tardi.
«Ehy, ma solamente voi due?» domandò quasi offeso Goten. «Noi dovremmo forse rimanere a guardare?»
Il padre fece un gesto negativo col capo. «Chiunque voglia partecipare alla sfida è il benvenuto!» commentò Goku con voce solenne, guardando il secondogenito, per poi posare gli occhi su Vegeta, per fargli capire che avrebbe avuto il piacere di misurarsi anche con lui.
Il Principe dei Saiyan lo guardò con occhi sornioni e gli lanciò un sorriso di sfida, impugando a sua volta la forchetta verso il saiyan che un tempo era stato il suo odiato nemico. Così fecero anche Trunks, Nappa e addirittura Gohan, dimenticandosi per una sera di essere uno studioso ed uno scienziato modello, desideroso di buttarsi anche lui nella mischia.
«Ehy, anch'io voglio partecipare! Non sarà mica una gara tutta maschile, vero?» gridò impaziente la piccola Pan, che si era messa in piedi sulla sedia, forchetta e coltello già in mano, per farsi così vedere e sentire meglio.
«Certo che no. Ho detto chiunque voglia partecipare alla sfida è il benvenuto.» ripetè allegro Goku, fiero dello spirito gareggiante della sua nipotina, anche se Videl e Chichi si erano messe una mano davanti agli occhi per non ricordarsi quanto maschiaccio fosse la ragazzina.
Pan gli regalò un grosso sorriso, felicissima di avere un nonno come lui. Si girò poi verso Bra, puntandole la forchetta contro.
«Dai, Bra, questa volta non puoi deludermi. Sfida all'ultimo piatto! Dai!» la esortò la nipote di Goku, gli occhi brillanti all'idea di tale competizione culinaria.

Bra osservò la sua amica con la stessa espressione che tenne la sera della cena a casa dei Son. Come poteva solo lontanamente immaginare che lei si sarebbe abbassata a simili competizioni da scimmioni?
In fin dei conti Bra era una signorina, una principessa. Vestiva all'ultima moda, i capelli sempre in ordine, le unghie perfettamente curate.
Suo padre era sì il Principe dei Saiyan e non un guerriero di basso rango, ma le erano bastate le storielline di Celosia per portare Vegeta allo stesso livello di uno sporco zoticone qualsiasi. Non si era infatti impressionata quando l'aveva visto accettare la sfida, e neanche quando Nappa e gli altri saiyan mezzosangue si erano uniti alla gara.
In fin dei conti, erano uomini.
Lei era invece la figlia di una delle donne più belle ed intelligenti del pianeta Terra, e cugina di una saiyan tra le più forti e affascinanti.
Quest'ultima era infatti diventata in quelle settimane il suo nuovo modello di riferimento: Celosia si mostrava essere una donna distinta, sfoggiava uno stile ed una classe da modella, nonché un'eleganza da première dame. Tutto in lei era armonia ed eleganza agli occhi della giovane figlia del Principe.
Bra sarebbe voluta diventare proprio come lei, una valida guerriera ed una donna di classe.
Poteva dunque la sua regale figura portarsi allo stesso livello dei partecipanti di una gara di ignoranti bifolchi?
«No, Pan, io non partecipo.» rispose Bra con tono altezzoso. «Ricordati che le vere donne non fanno simili competizioni da trogloditi.» commentò con un sorrisetto compiaciuto sul volto, per poi voltarsi fiera verso il suo modello di vita «Non è così, mia cara Celosia?» le chiese con occhi briosi, facendole un radioso sorriso.
Il bel sorriso però sparì fugacemente dalle labbra di Bra quando vide la sua guru con il tovagliolo al collo e le posate strette nei pugni, gli occhi infiammati dall'ingordigia e la lingua che avidamente passava sulle rosse labbra, con la stessa espressione sul volto di un famelico coyote che aveva visto un succulento struzzo davanti ai suoi predatori occhi.
La saiyan la sentì appena, tanto che non riuscì neanche a degnarla di una appropriata risposta.
«Datevi una mossa a decidere i partecipanti. Io ho fame.» sentenziò avida la Principessa dei Saiyan.
Radish, quando la sentì, alzò le mani al cielo a mò di imprecazione. Sapeva che, con lei in gara, sarebbe stato molto arduo mantenere il titolo di ingordo mangiatore saiyan.

La gara ebbe inizio, e per tutto il tempo la giovane Bra non riuscì più a richiudere la bocca, da quando le si era spalancata, assieme agli occhi, vedendo la sua elegante e distinta figura di riferimento abbassarsi così disgustosamente allo stesso livello di quei grotteschi scimmioni.

La vide lanciarsi affamata sul cibo, aprendo avidamente la bocca, raschiando con i denti gli ossi, succhiando voracemente la polpa, producendo rumori di avida masticazione e ringhi sommessi di soddisfazione.
Bra restò a lungo ad ascoltarla mangiare. Non poteva credere che quella famelica figura, così simile ad una insaziabile e truce leonessa intenta a sbranare una indifesa gazzella, potesse essere la stessa soave fanciulla con cui Bra amava passare le sue tranquille giornate estive.
Vedendola sbranare con ferocia un sanguinolento quarto di montone, per un'impercettibile frazione di secondo Bra vide davanti ai suoi occhi una guerriera con indosso non più un elegante e sofisticato abito da sera terrestre, ma la tradizionale tuta da combattimento saiyan, mentre con aggressiva ferocia straziava i suoi avversari, sbranava con le unghie i corpi dei suoi nemici, divorando loro il cuore e forando i loro cranei, per poi trascinare i loro cadaveri nella polvere di un campo, dove il rosso del sangue ed il nero della morte invadevano qualsiasi cosa.
Con smania la guerriera addentava la carne succulenta, cieca agli sguardi della giovane pupilla su di lei.
Bra rimase pietrificata quando vide Celosia che, con un balzo felino, scagliò il palmo di una mano sul volto di Radish, per darsi così la spinta ed afferrare in tal modo uno stinco di cervo, decisa a sbranarlo lei e non lasciare niente agli altri.
Bra non fece neanche caso ai vari partecipanti che, uno ad uno, si ritiravano sazi dalla gara, con i pantaloni che cominciavano a stringere.

«Maledetto! Questo non vale!» gridò Radish al fratello, avendo notato quest'ultimo mentre si toglieva la cintura blu intorno alla vecchia e logora tuta arancione, per permettere al suo stomaco di dilatarsi ulteriormente. Il primogenito di Bardack osservò con odio il fratello, ed anche il suo principe, perché entrambi erano venuti a cena con indosso una comoda tuta elasticizzata.
Lui, con quello stupido abito terrestre, sentiva le cuciture diventare sempre più strette ad ogni morso.
Con un rapido gesto si slacciò la cintura e si levò l'odiosa cravatta, sbottonandosi poi la camicia, facendo saltare anche qualche bottone per terra.

Delle iene. Delle folli, voraci iene che divoravano ciecamente tutto ciò che era loro attorno.

Nappa si stava odiando per aver fatto un irrisorio spuntino a metà pomeriggio, strafogandosi di una ventina di panini da un chilo farciti di ogni cosa. L'allenamento giornaliero non era stato sufficiente a smaltire lo spuntino, e adesso Nappa si doveva dichiarare sconfitto e lasciare così la tavola ai suoi principi ed ai due saiyan di terza classe.
Si augurò, vedendo i bastardini saiyan precocemente mollare l'osso, che la loro minore ingordigia rispetto ad un saiyan purosangue corrispondesse anche ad una loro minore forza rispetto a loro, essendo saiyan solo per metà. Ma il saiyan d'élite, ancora incapace a percepire le auree, non continuò a ragionarvi a lungo, essendo troppo pieno anche solo per pensare.

I due principi si guardavano di sottecchi, mentre i due fratelli si osteggiavano prepotentemente a gomitate.
Vegeta passò ad osservare guardingo il suo eterno rivale, proibendosi di mostrarsi secondo a lui in tale sfida.
Doveva agire con la maggior sagacia possibile, riempiendo i piatti con gli alimenti che meno lo avrebbero appesantito per poterne mangiare di più e di più.
Nel mentre che ingoiava una cucchiaiata di carote, il Principe dei Saiyan si liberò della sua armatura che, nonostante fosse abbastanza deformabile, la sua presenza lo infastidiva e gli premeva sul petto.

Celosia continuava a mangiare come se non avesse toccato cibo dal giorno prima, cosa, per altro, accaduta veramente. Fu quasi contenta dell'agitazione di stomaco mattutina e dell'attività fisica fatta con Trunks nel pomeriggio, anche se al momento l'aveva odiata.

Tutto ciò aveva contribuito a farle venire una gran fame.

L'unica cosa che la infastidiva e la limitiva nei movimenti era l'attillato e provocante abito da sera, che la stava fasciando e condizionando nella scelta dei cibi.
Celosia diventava incredibilmente competitiva quando si trattava di sfide, e poco le sarebbe importanto se il vestito si sarebbe strappato lasciandola completamente nuda.
Tanto, si diceva, aveva un corpo perfetto, e la saiyan sorrise pensando che, se ciò fosse accaduto, quelle sciocche umane avrebbero così avuto modo di capire che cos'era veramente la bellezza.
Osservò compiaciuta il suo principe, lanciandogli un'occhiata di sfida mentre succhiava la polpa bianca e arancio di un'aragosta, mischiando tranquillamente selvaggina, pesce e crostacei nello stesso piatto.

Un rutto mal celato si udì e Goku dovette annunciare la resa, prima di ricevere uno scappellotto dalla moglie, rossa in volto dalla vergogna.
I tre saiyan rimasti continuarono a riempirsi i piatti, anche se con più lentezza rispetto all'inizio, cominciando a sentirsi soffocare tanto erano pieni.
Vegeta osservava intimorito la saiyan di fronte a lui, che non si permetteva di darsi per vinta e continuava a ficcarsi il cibo in bocca.
Fin dall'adolescenza, Celosia era stata più famelica di lui. Vegeta pensò che, siccome lei era diventata più alta di lui, il suo stomaco avesse allora potuto contenere più cibo rispetto ad un tempo.
Ma quella sera Celosia aveva più fame del solito.
Vegeta mise le posate sul tavolo e la fissò mentre mangiava, ritirandosi silenziosamente dalla competizione.

Rimasero in gara Radish e Celosia, lievemente sorridendo per essere arrivati in finale, troppo attenti ad ingozzarsi per deridere gli sconfitti.
Il saiyan di terza classe rallentò il suo trangugiare e si voltò verso Celosia. Attese che lei lo guardasse con la coda dell'occhio ed in quel momento il saiyan le fece vedere un involtino di alghe di mare mentre insolentemente se lo infilava in bocca.
Non le avrebbe reso la vittoria tanto facile.

Continuarono a riempirsi i piatti senza tregua, indifferenti agli sguardi increduli e ansiosi dei convitati. Radish proseguì nel riempirsi il piatto di involtini di alghe e sushi, cercando di pulirsi il palato con delle fredde bibite gassate. Era talmente preso dalla foga del momento che quasi si era stravaccato sulla tavola, si allungava per afferrare con le mani dell'altro pesce e con la camicia sbottonata ripuliva il piatto, unto di ogni sorta di sugo. Apriva le fauci ed ingurgitava, deglutiva e poi si riempiva nuovamente la bocca di altro pesce, ficcandosi due dita in bocca se sentiva che gli rimanevano delle lische in gola.

Vegeta non lo degnò di uno sguardo, ma osservava la sua principessa mentre arrotolava un filetto di carne e lo buttava giù con un sorso d'acqua naturale, riconoscendo in lei la fredda calma di chi conosce già l'esito di una battaglia.
Accanto a lei, il saiyan di terza classe aveva infatti cominciato a sudare freddo. La pancia aveva iniziato a dargli dei fastidiosi e preoccupanti strizzotti e Radish sperò di non dover fuggire in bagno proprio alla fine.
Con rammarico, il guerriero dovette però posare le posate sulla tavola, portandosi le mani sulla pancia, piegandosi in due dal dolore. Anche se era un potente guerriero, aveva imparato che certi dolori si sentivano come se il suo corpo fosse appartenuto ad un debole esserino, e non ad un valoroso saiyan.
Durante un dolorosissimo strizzotto, si ricordò di quando disgraziatamente accadeva che una parte del suo corpo veniva afferrata o premuta con troppa forza, procurandogli un dolore pari, se non peggiore, di quando la sua coda veniva tirata.

Celosia fieramente posò coltello e forchetta sul piatto e con estrema delicatezza ed educazione si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo che, durante la gara, le era caduto sulle ginocchia, sorridendo compiaciuta agli altri e a se stessa.
«Mi chiedo perché vogliate fare simili gare quando ci sono io. Dovrebbe essere abbastanza chiaro che io sono la migliore in tutto.»

Celosia si adagiò contenta sulla sedia, la felicità impressa sul giovane volto, massaggiandosi lo stomaco gonfio, per poi portarsi una mano davanti alla bocca, soffocando un lieve singhiozzo.

Nessuno ebbe coraggio di dire nulla di fronte a tale macello.

«Beh... Vedo che avete fatto onore alla tavola!» disse allegra la signora Brief dopo un lungo silenzio.
La grande tavolata, strabordante di ogni sorta di cibo fino a pochi minuti prima, era adesso la desolante vestigia dell'abbondante ricchezza che era stata.
I terrestri furono felici di aver fatto almeno in tempo a riempirsi i loro piatti prima della devastazione saiyan a tavola così non erano rimasti a stomaco vuoto, anche se per molti vedere tale grottesco spettacolo aveva fatto passare loro la fame.

Celosia avrebbe voluto bere un sorso d'acqua, ma era talmente piena che non riusciva più a muoversi. Aveva tentato ad allungarsi, ma un fievole rumore che le ricordava quello di una stoffa strappata la dissuase dall'assetarsi.
Rimase immobile al suo posto, in trance davanti al piatto sporco di fronte a lei. Si voltò fiaccamente verso Radish, il quale, chiuso in un mutismo completo, era piegato in due dalle coliche. Lentamente Celosia si inclinò dal suo lato, poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Non dire niente. Morirò prima io.» le sussurrò sofferente Radish, anticipandola nella lamentela.

«Devo camminare.» fece un dolorante Goku alzandosi fiaccamente dalla sedia, troppo rimpinzato per poter respirare normalmente.
Il plurisalvatore della Terra si allontanò debolmente da tavola, e così fecero molti degli altri partecipanti e dei convitati, nauseati dalla gara che li aveva stremati e distrutti.
Bra fu una delle prime ad alzarsi da tavola, quasi schizzando via, con la testa che formicolava per strani pensieri e inquietudini. Possibile che non potesse mai fare una cena di gruppo tranquilla?

«Bene! Direi che per la torta è meglio aspettare.» commentò divertito il dottor Brief, forse uno dei pochi ad aver preso con allegria la tragicomica sfida tra saiyan, per poi alzarsi da tavola e fumarsi spensierato una sigaretta.

Se ne andarono quasi tutti e a tavola rimasero ben pochi convitati.
Mr Satan e Majin Bu cercarono qualche residuo di cibo sulla tavola. Quest'ultimo avrebbe voluto gareggiare, ma il suo amico l'aveva dissuaso perché altrimenti non sarebbe rimasto veramente un briciolo di cibo per gli altri. L'aveva convinto che a casa la cuoca stava preparando uno spuntino della mezzanotte apposta per lui, perciò decise, per quella volta, di trattenersi.
Giumaho rimase a bere ancora un po' di vino, a chiacchiera con Muten. Goten invitò Marron a fare due passi, invitando anche l'amico d'infanzia ad unirsi a loro, ma Trunks decise di rimanere a tavola ancora per un po', dicendo loro che non ce la faceva ancora a camminare.

Trunks restò immobile al suo posto ad osservare, molti posti distanti dal suo, Radish e Celosia rannicchiati insieme, cercando di capire che cosa si stessero sussurrando, sentendo dentro di lui un bruciore che non era causato dal troppo cibo.
Si riempì il bicchiere di un costosissimo vino rosso e, sorseggiandolo, scrutò con avida attenzione i due ex commilitoni.
Chissà quali paroline romantiche si stavano sussurrando, immaginò Trunks mentre si riempiva il bicchiere di altro vino. Del resto, erano stati assenti per un bel po' di tempo prima di mettersi a tavola e raggiungere gli altri. Chissà dov'erano stati, i due vecchi amici, dove si erano rintanati e a dirsi chissà cosa.

Trunks svuotò il bicchiere tutto d'un fiato, e lo riempì d'altro vino rosso.

A dirsi chissà cosa. Semmai, a fare chissà cosa!
Trunks pensò a quanto distante era stata Celosia con lui quel pomeriggio, quando erano a letto insieme.

Il figlio di Vegeta bevve un altro sorso di vino. Se la saiyan avesse avuto la coscienza pulita, di certo non si sarebbe mostrata così fredda con il suo ragazzo, a meno che...

Trunks cercò un'altra bottiglia, avendo svuotato la sua.

A meno che... Non avesse qualcun altro per la testa! Altrimenti una donna non avrebbe avuto motivo di comportarsi così freddamente con il suo uomo.

Il ragazzo bevve tutto d'un fiato un bicchiere di birra, neanche preoccupandosi che stesse mescolando.

Aveva furia di trovarsi con lui. Ecco perché in giardino l'aveva trattato così!
Trunks stava bruciando dalla gelosia. Quasi non ci vedeva più dalla rabbia, non riusciva neanche più a ragionare.
Perché gli stava facendo questo? Se le interessava qualcun altro, bastava che glielo dicesse, avrebbe capito, seppur con dispiacere. Ma quel presumibile doppio gioco della saiyan lo stava consumando. Il solo pensiero che, prima o dopo di lui, lei era stata con l'altro gli divorava la ragione.

Trunks vide che c'era del cognac in tavola e ne bevve mezzo bicchiere.

Perché stare con lui allora? Gli venne in mente che la Principessa lo stesse semplicemente usando, magari per qualche suo giochetto o per sua ingordigia. Del resto, lei arrivava subito al sodo. Allungava una mano nei suoi pantaloni e gli faceva capire le sue intenzioni.
Se l'amava, o se anche solo ci tenesse un poco a lui, si sarebbe limitata solamente a questo?

Trunks vide che c'era del rum in tavola, e lo bevve.

L'aveva sempre scusata che era passionale così, che si faceva prendere dalla foga del momento, o che il vero motivo per cui, dopo aver finito, lei se ne andava subito via era perché lei avesse paura che, se si fossero intrattenuti troppo a lungo, sarebbe aumentato il rischio di venire scoperti.
Tutte delle stupide scuse. Le ragazze che aveva avuto avevano cercato tutte, chi più chi meno, un minimo di romanticheria, qualcosa in più dell'atto in sè. Lei no.

Trunks si riempì il bicchiere di un vino frizzante.

E ci credo! pensò rabbioso il figlio di Vegeta. Aveva l'altro che la intratteneva a dovere, e le dava ciò che lei non cercava da lui. Era già appagata abbastanza, Trunks era solo quel più per levarsi lo sfizio.

Trunks aprì un'altra bottiglia di birra.

Che poi, a guardarla bene, Celosia non era neanche così tanto bella. Troppo magra. Troppo alta. Era quasi androgina! E quegli zigomi che lui ogni tanto si dilettava a mordicchiare quando erano in intimità, quella sera gli ricordavano invece gli zigomi di una strega cattiva.

Trunks sorseggiò dell'altro rum.

Certo che quelle gambe erano qualcosa di fenomenale. Le gambe più belle che avesse mai visto.

Trunks finì il rum tutto d'un sorso.

Insomma. Forse erano troppo lunghe e troppo muscolose. Parevano quelle di uno stambecco!

Trunks si riempì il bicchiere di altra birra.

Chissà di cosa stavano parlando in quel momento quei due. Magari si compiacevano di loro stessi, di quanto l'uno era stato bravo con l'altra, o magari lo stavano deridendo, perché credevano che il giovane figlio di Vegeta non si fosse accorto del loro giochetto. Chissà quali dolci frasi lei diceva all'altro, e non a lui.

«Stupide alghe, sono state loro!» si crucciò il saiyan di terza classe.
«Ho una sete che muoio.» gemette la saiyan accanto a lui.

 
***

«Principe goloso!»
«Sei ubriaca?»

Vegeta si allontanò leggermente dalla moglie che stava ciondolando attorno a lui, barcollando con un bicchiere di vino rosso in una mano ed una bottiglia semivuota nell'altra.
«Mi dai un bacio?» fece lei, avvicinandosi traballante alle labbra del marito.
Vegeta la afferrò per le braccia e la allontanò pacatamente da lui.
Che vizio che aveva quella donna! Non solo fumava, ma alle feste non perdeva mai l'occasione di alzare il gomito. Non che gli dessero noia i suoi vizi in quanto tali, ma quando sua moglie esagerava con il vino, diventava fin troppo audace per i suoi gusti, fin troppo sfrontata per le tendenze riservate e discrete del marito saiyan.

«C'è gente.»
«Timidone!» ridacchiò allegra Bulma al rifiuto del marito.

Vegeta roteò gli occhi e si voltò verso la grande tavolata, avendo premura di non farsi notare.
Quei due. Sempre i soliti anche dopo trent'anni.
Vedendoli, Vegeta poteva ben immaginare cosa si stessero sussurrando così accovacciati vicini. Si lamentavano perché avevano mangiato troppo, che non avrebbero dovuto esagerare, che chi gliel'aveva fatto fare di mangiare così tanto!
Li conosceva fin troppo bene quei due, Vegeta non si poteva sbagliare.
Con un sorriso nostalgico li raggiunse, lasciando la moglie a bere in allegria con gli altri ospiti.

«Vedete di non morire proprio durante la festa di mio suocero.» proruppe ironico il Principe dei Saiyan, afferrando la sedia della figlia e mettendovisi comodamente seduto.
Guardandoli, un sorriso bieco gli si formò sulle labbra. «Due imbecilli.»
Celosia gemette udendo la sua voce. «Taci. E dammi un bicchier d'acqua.»
Vegeta allargò il suo sorriso. «Hai mangiato troppo che non riesci neanche più ad allungarti fino alla bottiglia?» le disse tra l'ironico ed il sornione, riempiendole il bicchiere d'acqua fresca.
La saiyan si fece leva su Radish per darsi la spinta. «No. Mi si è semplicemente rotto il vestito.» gli rispose brevemente, agguantando assetata il bicchiere fra le sue mani.
All'inizio Celosia aveva pensato che sarebbe stato esilarante mostrare fiera il suo corpo a quelle sciocche terrestri, ma adesso, appesantita dal troppo cibo e con il ventre un po' troppo gonfio, capì che non sarebbe stato così tanto entusiasmante. Inoltre si era accorta che quella biondina dagli occhi di ghiaccio, anche se si mascherava da donna matura, poteva essere una degna rivale in quanto a fisico.
Che donna strana che era la moglie di Crilin. Celosia non capiva se fosse una bambola o una morta. Non riusciva a individuare la sua aurea, anche se da quel corpo si percepiva potere e distruzione.
Vegeta scoppiò a ridere. «Non capisci mai quand'è il momento di farla finita.»
Celosia lo guardò di sottecchi. «Perché, tu forse sì?» lo rimbeccò, ricordandosi i tempi degli allenamenti e delle battaglie in cui Vegeta, al limite delle forze, non si dava per vinto e continuava a combattere imperterrito.
La saiyan gli porse davanti al naso il bicchiere vuoto, pretendendo che fosse riempito, mentre con l'altra mano si reggeva il vestito che, movimento dopo movimento, finiva di lacerarsi.

Il sorriso ironico di Vegeta sparì per lasciare il posto all'amarezza.

«Ti avevo chiesto di comportarti bene stasera. Avevamo fatto un patto.» la rimproverò severo l'ex compagno.
«Difatti ho mantenuto la parola data.» gli rispose calma la guerriera «Quando era presente il Dottor Brief sono stata un angelo. Non mi sono neanche spostata dalla sua traiettora così che mi potesse vedere i seni.» commentò sarcastica la donna, avendo intuito che il vecchio scienziato, in fin dei conti, non era molto diverso da tanti altri uomini. «Gli ho fatto pure il regalo di compleanno così. Non sono stata brava?»
Vegeta si passò esausto una mano sul volto. «Dicevo con mia moglie.»
Celosia alzò le spalle, totalmente indifferente a tale reclamo. «E starmene così zitta mentre lei mi dava dell'idiota? Oh Vegeta, si sarebbe insospettita!» gli disse falsamente commossa la saiyan, facendogli un tenero sorriso. «La tirerai su di morale tu stanotte. Sempre se stanotte quella donna sarà in grado di fare qualcosa se non russare.» commentò sarcastica la guerriera, mentre si voltava ad osservare Bulma, decisamente alticcia, che cercava di ballare con Piccolo, non più verde ma viola in volto per la vergogna.
«Come diavolo hai fatto a sposare una donna così?» le sfuggì detto in un fievole sussurro, il tono malinconico nella voce.
Vegeta la guardò incredulo, perplesso d'aver sentito quelle parole uscire proprio dalla bocca della sua vittima.
«Celosia, hai un bellissimo sedere, ma vestiti.» li interruppe Radish, rimasto a soffrire in silenzio fino a quel momento di fianco a lei, ma incredibilmente ripresosi in quel frangente, tanto da avere la forza di comporre una frase di senso compiuto, anzichè una serie di gemiti e lamenti. «Il vestito ti si è squarciato fino in fondo. Vedo perfettamente tutto

 
***

Goten mise prepotentemente una mano davanti alla bocca dell'amico.
«Sta' zitto, non fare idiozie di cui domani potresti pentirtene.»

Trunks era andato su tutte le furie quando aveva visto Celosia entrare in casa assieme a Radish, lui dietro di lei, così vicino che sembrava quasi glielo stesse poggiando sul fondoschiena.
Non aveva neanche fatto caso che Vegeta li aveva seguiti un attimo dopo.

Marron e Goten avevano appena fatto in tempo a tornare dalla loro passeggiata che avevano visto il loro amico alzarsi barcollante dalla sedia, una bottiglia quasi vuota di whisky in mano ed un'espressione sul volto che non gli apparteneva.
I tratti del suo viso, sempre così belli e gentili, erano adesso segnati dall'orrida abiezione portata da un consumo eccessivo di alcool.

Non capivano che cosa si fossero persi mentre erano andati via. Avevano lasciato il loro amico seduto a tavola, serio ma tranquillo, e l'avevano trovato completamente ubriaco e furibondo, ad un passo dall'essere violento. Non avevano mai visto il loro amico in quelle condizioni. Se Trunks si ubriacava, in genere diventava molto più allegro, o al limite più audace, ma mai l'avevano visto diventare così aggressivo e malato di rabbia.
Marron credeva che fosse tutto basato sull'indole di una persona. Chi aveva una personalità buona e tranquilla diventava più allegro, chi invece di base aveva un carattere irascibile diventava ancora più violento. Oppure, pensava, fosse tutto influenzato dall'umore o dallo stato d'animo in cui si trovava in quel momento una persona. Ma Marron non aveva mai preso una sbornia in vita sua, ed i suoi amici difficilmente si riducevano in quello stato, perciò non riusciva a comprendere come potesse in quel momento il suo amico risultare una tale deformazione di se stesso. E, soprattutto, non l'aveva mai sentito pronunciare così tante parolacce ed insulti da quando lo conosceva.
La ragazza aveva inoltre fino a quel momento creduto che Trunks avesse mangiato abbastanza a cena e si chiese quanto avesse allora potuto bere l'amico per ubriacarsi in tale maniera, o se avesse, invece, toccato cibo o meno.

«Stai calmo, ma si può sapere che ti prende?» gli chiese preoccupata l'amica.
Trunks lottò per liberarsi dalla presa di Goten, ma era troppo ubriaco per rendere le sue mosse efficaci.
«E' tutta una farsa! Lei mi sta ingannando!» ringhiò rabbioso il figlio di Vegeta, riuscito a liberare almeno la bocca dalla mano di Goten.
«Ma cosa dici?» gli chiese interdetto l'amico, che faticava a tenerlo fermo.
«Quella stronza! Mi tradisce! Mi usa e basta!» inveì furioso il ragazzo.
Goten fece una faccia perplessa a sentirlo parlare. «Ok, quale delle tue ex l'alcool ti ha riportato alla memoria?» gli chiese, ricordandosi le ultime esperienze poco felici che Trunks aveva avuto con l'altro sesso. Tra quelle che lo cercavano per il cognome e per i soldi, e quelle che si volevano divertire perché, oggettivamente, Trunks era un bel ragazzo, Goten non riusciva ad individuare a quale delle ex il giovane rampollo delle Capsule Corporation si stesse riferendo.
«A quella che Radish si sta adesso sbattendo.»
Goten e Marron spalancarono gli occhi. Trunks che parlava in quel modo, e con quel tono aggressivo della voce, era difficile sentirlo perfino durante le battaglie contro qualche pericoloso nemico.
Goten gli agguantò il viso tra le mani, guardandolo negli occhi che non sembravano neanche più i suoi. Anzichè di quell'azzurro limpido, sembravano gli occhi spiritati di un folle.
«Ma sei sempre tu?» gli chiese seriamente preoccupato l'amico di una vita.

 
***

Celosia fece cadere a terra quel che rimaneva dello splendido e sofisticato vestito da sera, senza neanche curarsi di raccoglierlo dal pavimento. Sorrise ripensando ai primi giorni in cui era tornata in vita, quando Bulma aveva cercato di vestirla con dei suoi vecchi abiti, ma che, uno dopo l'altro, si squarciavano sul corpo tonico della saiyan.

«Puoi anche guardarmi. Non sono cambiata molto dall'ultima volta che mi hai vista nuda.»

La saiyan sorrise vedendo il suo ex compagno che pudicamente si era voltato, così da darle le spalle, quando la guerriera si era liberata di quegli stracci terrestri.
Vegeta l'aveva seguita fino in camera sua non appena Radish aveva voltato l'angolo per rinchiudersi in bagno, imprecando contro quelle maledette alghe che aveva mangiato, e capendo solo dopo perché tutti le avevano scartate, a causa dello strano colore e del pessimo odore che emanavano. Non aveva voluto dare retta ai suoi sensi, e adesso ne stava pagando le conseguenze.
Il Principe dei Saiyan non si mosse, rimanendo in un riguardoso silenzio, mentre la saiyan si muoveva dietro di lui per prendere la propria camicia da notte e la vestaglia, disinteressata dall'indossare altri abiti eleganti per la festa che non era ancora terminata.

Le aveva fatto curioso che Vegeta l'avesse seguita fino in camera da letto, per poi rimanere da solo con lei. Si chiese se veramente quel raffinato vestito era riuscito a ridestare l'interesse nel suo Promesso, dato che, da quando lui l'aveva vista con quell'abito indosso, il suo tono e le sue maniere nei propri riguardi si erano di molto addolciti.
Che bizzarri scherzi che faceva a volte il destino! Era stato forse il vestito scelto proprio dalla figlia del suo Promesso a rianimare in Vegeta la passione per la sua ex compagna, portandolo così a tradire, non solo mentalmente ma anche fisicamente, la moglie e la madre dei suoi figli?

Celosia pensò amaramente a Radish, rendendosi nuovamente conto che il saiyan di terza classe aveva ragione su di lei: Celosia aveva bisogno di prendersi al più presto una pausa dal piano.
Si accorse che, se Vegeta avesse deciso di saltarle addosso quella sera, lei non si sarebbe tirata indietro.
Erano da soli, nella sua camera da letto, e tutti gli ospiti erano indaffarati a bere e a ballare alla grande festa di compleanno del Dottor Brief. Se fossero stati discreti, nessuno si sarebbe mai accorto di niente.
Celosia non riusciva a distogliere lo sguardo dalla schiena perfettamente dritta del suo uomo, dalle sue spalle rigide, da quel sedere che lei infinite volte aveva giocosamente morsicchiato.
Del resto, avevano un conto in sospeso. L'ultima volta che erano stati insieme, lei con lui non aveva terminato nulla.
In quel momento la saiyan si ricordò che non sapeva se con lei Vegeta avesse terminato o meno. Non poteva saperlo, dato che proprio lui le aveva precocemente spezzato il filo della vita, facendola smettere di esistere.

«Presumo che, se mi hai accompagnata fin qui, tu abbia qualcosa di infinitamente importante da dirmi.» gli riferì Celosia da dietro le spalle, il tono fiero e sicuro nella voce «Puoi anche voltarti adesso, sono vestita, ipocrita
Vegeta tirò giù un grumo di saliva. Si sentiva agitato, anche se dalla sua figura traspariva solo sicurezza e padronanza di sè.
Il Principe dei Saiyan si era deciso. Era giunta l'ora di parlare. Non era nè il momento nè il luogo adatto, ma ormai aveva deciso: si era fatto finalmente coraggio e non si sarebbe lasciato scappare quella carica di impavidità che gli era entrata in corpo.
Sapeva che Celosia non avrebbe reagito bene, ed il valoroso Principe dei Saiyan quasi era sollevato dal fatto che lei non lo potesse danneggiare fisicamente. Si ricordava con che forza la saiyan reagiva alla rabbia, tanto che a volte gli aveva fatto anche male durante i loro frequenti litigi. Vegeta pensò di aver ricevuto veramente la grazia in quegli anni, perché Celosia non si era mai trasformata in super saiyan nonostante la rabbia che le regnava in corpo. Adesso non ci sarebbero stati rischi, Vegeta era diventato molto più potente di lei, ma all'epoca, se veramente la sua Promessa fosse riuscita a trasformarsi, Vegeta non era sicuro che sarebbe riuscito a sopravvivere durante un loro eventuale scontro.
Vegeta si trovò a ripensare a quanto l'aveva odiata negli anni per avergli fatto provare quelle emozioni che, inevitabilmente, aveva poi provato con Bulma. L'aveva colpevolizzata, accusata in ogni modo. Aveva più volte cercato di allontanarla da lui perché, a causa sua, lui non era più lui, non era più il saiyan libero di un tempo.
Era diventata ormai una prassi, la sua, quella di allontanarla, il più delle volte brutalmente, quando si accorgeva dell'influenza che stava avendo sul suo cuore e sulla sua mente la giovane saiyan. Ma, ineluttabilmente, ad ogni allontanamento seguiva un riavvicinarsi, un ritorno ad essere ciò per cui erano nati. E così, dopo più di trent'anni, lei era tornata e, ciò che più temeva Vegeta, il cerchio che era stato precocemente spezzato si sarebbe potuto ricongiungere.
Ma Vegeta aveva purtroppo combinato qualcosa di infinitamente grave e meschino, e adesso che aveva fatto pace con i suoi rancori, aveva capito che ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze.
Non sapeva se la situazione fosse rimasta proprio come lui l'aveva diabolicamente interrotta trentaquattro anni prima, ma la sua Promessa aveva comunque il diritto di sapere, almeno per metterla al corrente e prendere così provvedimenti meno scorretti.

Quando però Vegeta si voltò verso di lei, le parole non riuscirono ad uscirgli di bocca. Gli mancarono improvvisamente le forze e la determinatezza quando la vide seduta in fondo al letto, con indosso una succinta camicia da notte rosata ed una vestaglia di raso del medesimo colore tenuta semi aperta, le braccia tese dietro alla schiena e le belle gambe accavallate, facendo percepire fortemente la sicurezza e la fermezza del suo essere, ma non perfettamente simulati come quelli di Vegeta, bensì autentici.

Un sorriso di trionfo si delineò sulle labbra della saiyan.
Per la seconda volta in quella sera, Vegeta le aveva involontariamente dimostrato che era tuttora sensibile al suo fascino.
Che avesse deciso di saltarle addosso o meno, a Celosia non importava. Quel saiyan, il suo Promesso, le faceva semplicemente schifo.
Se il drago Shenron gliel'avesse permesso, pensò Celosia in caso di un eventuale tentativo di violenza da parte di Vegeta, avrebbe tirato una ginocchiata talmente potente nei genitali del suo Promesso che il suo pene si sarebbe ritirato fino ad anno nuovo. Altrimenti, se l'autodifesa non era stata contemplata tra i sortilegi del drago, la saiyan l'avrebbe persuaso nelle sue azioni, soddisfacendolo nei suoi bisogni e nei suoi desideri, ma avrebbe urlato di piacere talmente forte che tutti, nessuno escluso, avrebbero sentito cosa stavano facendo in quella camera da letto.
Non ci sarebbe stata mano davanti alla bocca che non avrebbe permesso alla sua voce di uscire potente ed implacabile, e di raggiungere spietatamente le orecchie di Bulma e dei suoi figli, e di tutti i convitati che avrebbero fatto da testimoni alla viltà e alla spregevolezza di Vegeta.

Celosia non riusciva neanche a concepire nelle fantasie più recondite che Vegeta fosse venuto fin lì per parlarle e non per secondi fini.
Non riusciva più a fidarsi di lui, a credergli. Pensava che ogni sua azione fosse mossa da fini malvagi o volti a danneggiarla, non riusciva a vedere davanti a lei un saiyan in grado di agire per il bene di qualcuno, capace di mettere da parte l'affezionato orgoglio che da sempre l'aveva accompagnato.

«Ti debbo parlare.» cercò di dirle con la voce più risoluta che poteva.
«Bene, ti ascolto.» gli ammiccò la saiyan, disaccavallando le gambe e mettendosi più comoda sul suo letto.









Note dell'Autrice

Mai più dirò "Ho tempo!", perché poi mi ritrovo con un capitolo praticamente pronto e a non avere quei trenta minuti di fila per sistemarlo e pubblicarlo.
E lasciatemi dire una cosa: Trenitaliamerda!
Bene, dopo questo sfogo da universitaria pendolare esaurita, prima di tutto vi saluto e vi ringrazio per la pazienza che avete nel leggere questa infinita storia, aggiornata a ritmi un po' ballerini (mi dispiace!), e poi vi informo che in  quei tanti momenti in cui ero sola e abbandonata ad una triste stazione ad attendere un ritardatario e spesso soppresso treno regionale (o sopra uno di questi, ma ferma in un campo in mezzo al nulla, che gioia), ho pensato ad un paio di dettagli da aggiungere al già lungo capitolo, facendolo perciò diventare interminabile, e quindi ho nuovamente dovuto dividerlo in un'altra metà (capitoli composti da tre metà, siamo messi bene!). Volevo fare la ganza che con il trentesimo capitolo chiudevo una parte del racconto, o per lo meno la lunghissima giornata della festa di compleanno del dottor Brief, e invece la prolissità ha avuto la meglio e questo è il risultato. Perdonatemi e sopportatemi.
Come sempre, vi invito a farmi sapere come vi è sembrato il capitolo, sperando che vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti.
Un bacio!


P.S. = Siccome ho il cervello in pappa, vi faccio vedere un'immagine che, quando l'ho vista, mi ha fatto ridere per una mezz'ora buona. Tanto per rimanere in tema di saiyan e studio...






















 
...Voglio fuggire anch'io!     

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Capitolo 31
*** Il rumore delle menzogne ***


- Il rumore delle menzogne -





L'unica luce presente nella stanza era quella dei faretti e dei lampioni posti in giardino, la quale entrava, assieme ad una leggera brezza serale, attraverso la finestra tenuta aperta.
Vegeta si avvicinò alla saiyan con passo deciso, ostentando sicurezza, anche se a Celosia non sfuggì una certa titubanza nei suoi movimenti.
Si accorse che Vegeta non sapeva bene dove mettersi. Il saiyan aveva controllato rapidamente con gli occhi la stanza, dalla finestra al letto, fino ad una sedia con dei vestiti poggiati sopra. Non sapeva dove stare. La finestra era troppo distante, il letto troppo intimo. Decise dunque di rimanere in piedi davanti a lei, osservandola dall'alto, anche se Celosia non aveva perso l'occasione per mettere meglio in mostra i seni per fargli dispetto. Non sapeva neanche dove mettere le mani, tant'è che alla fine aveva deciso di incrociare le braccia, come era suo solito.
Era sempre stato un uomo impavido, eppure in quel momento si sentiva come una fogliolina il cui albero si stava seccando.
Sapeva della gravosità di quella confessione, che una volta svelata avrebbe cambiato tutto, ed avrebbe rischiato di distruggere ciò che lui con Bulma aveva costruito. Vegeta sapeva che sua moglie sarebbe stata abbastanza intelligente da capire; del resto lei l'aveva accettato quando ancora era molto simile al saiyan spietato che era arrivato sulla Terra, l'aveva accettato per quello che era, aveva accettato il suo passato. Ma il Principe dei Saiyan negli ultimi giorni si era reso conto che i suoi figli non sarebbero stati in grado di tollerare il passato sanguinolento del padre, essendosi accorto dai loro recenti comportamenti che i ragazzi erano venuti a conoscenza di dettagli che lui si era scrupolosamente riguardato dal rivelare, ma che ben poteva immaginare chi mai li avesse messi al corrente nei giorni precedenti. E sapeva che Celosia non si sarebbe fermata a rivelar loro altri scabrosi dettagli, temendo perciò che dopo quella confessione li avrebbe irrimediabilmente persi.

«Basta tentennare, Vegeta. Mi irriti se fai così.» lo schernì la saiyan, per poi distendersi più comodamente sul proprio letto «Sbaglio, o da giovane eri un tipetto molto più deciso?» ammiccò maliziosa la saiyan, elargendogli un sorriso sornione, allungando poi una gamba verso la caviglia del saiyan, carezzandola sensualmente.
Vegeta si scostò appena, quanto bastò per staccarsi da lei.
«Non giocare, Celosia. E' una cosa seria questa.»
La saiyan sgrollò le spalle e si tirò su, rimanendo garbatamente seduta davanti a lui.
«Va bene, mio Principe.» lo beffeggiò la saiyan.
Il saiyan le rispose con un ringhio. «Quante volte ti ho detto che non voglio che mi chiami così?» la riprese irritato Vegeta.
«Oh, va bene allora, Vegeta.» obbedì ghignando la guerriera, per distendere il busto verso di lui e allungare un dito verso l'anca del suo Promesso, avvertendo sotto a quel lieve contatto i brividi che rapidamente scossero il corpo del Principe.
«Ehy, non sono mica Freezer che ti scansi così.» sghignazzò sadica Celosia.
«E non sei neanche mia moglie per prenderti certe libertà.» le rispose prontamente Vegeta.
Il Principe dei Saiyan stava perdendo la pazienza. Gli era già difficile parlarle a cose normali, e adesso che doveva liberarsi di un peso gli sembrava di stare di fronte ad un ostacolo insormontabile.

A Vegeta scappò una risata amara.
«Negli ultimi tempi ho pensato che avevo sbagliato ad ucciderti in quel modo...» cominciò a dire Vegeta tenendo gli occhi bassi, il tono triste nella voce «Che per una guerriera del tuo livello una tale fine era stata fin troppo ignobile, squalificante...»
«Oh bene, hai i rimorsi per il vile e cordardo modo in cui mi hai uccisa?» lo interruppe insolentemente Celosia, ridendo divertita. «Era l'ora.» gli disse secca.
Il saiyan la squadrò gelido, sentendo forte la voglia di urlarle che, in quel momento, non si pentiva affatto per come l'aveva uccisa, anzi, se non avesse avuto i propri figli da perdere, l'avrebbe riuccisa in quello stesso momento, in quella camera, su quel letto, tanto i suoi ultimi comportamenti lo stavano irritando.
Celosia si tirò su dal letto, portandosi ad un palmo da lui, guardandolo dall'alto.
«Vegeta, che noia che sei diventato! Stai impiegando tutto questo tempo per confessarmi dei tuoi rimorsi?» lo derise lei, per portare poi una mano al collo del suo Promesso, carezzandolo lievemente, sapendo bene che non avrebbe potuto stringerglielo con forza «Quanto sei invecchiato male. E dire che una volta prendevi le tue decisioni con la stessa velocità nel dare un colpo secco!» proruppe la donna, dando una veloce ma leggera pacca sul collo del saiyan.
A quel gesto Vegeta non ci vide più dalla rabbia e con una spinta la fece indietreggiare e cadere sul letto, ma Celosia fu abbastanza veloce da afferrare Vegeta e abbastanza forte da farlo cadere con lei e sopra di lei.
«Oh, che situazione imbarazzante!» rise la saiyan, avvinghiando le gambe attorno al guerriero «Fortunatamente non c'è nessuno che ci possa vedere. Che peccato
Vegeta fece leva sulle braccia per sollevarsi, ma il raso della vestaglia sotto ai suoi guanti lo faceva scivolare.
Celosia gli portò le braccia attorno al collo, guardandolo quasi amorevolmente.
«E pensare che una volta questa situazione era pura normalità.» gli sussurrò la donna con un velo di malinconia, per poi sospirare arrendevolmente. «Non c'è bisogno che tu aggiunga altro. So già cosa mi vuoi dire.» gli disse poi, con gli occhi luminosi di un nero intenso, un lampo di superbo compiacimento nelle iridi.
Vegeta spalancò gli occhi dallo stupore. Possibile che sapesse già tutto? Che se ne fosse accorta ma che avesse volontariamente taciuto fino a quel momento?
«Che sei un vigliacco.» gli sussurrò lei, stringendo ulteriormente il suo abbraccio attorno al collo del saiyan «Un prepotente vile buono a nulla. Un invidioso con il perenne complesso di inferiorità. Non saresti stato in grado di liberarti di me se non in quella vile maniera, non ci saresti mai riuscito in un vero scontro tra guerrieri saiyan.» gli bisbigliò la guerriera, con un tono di voce che, se le parole fossero state ben altre, sarebbe assomigliato a quello di una dichiarazione d'amore «Tu che hai sempre creduto di essere il migliore, il più forte saiyan che fosse mai esistito. E poi, negli anni, ti sei accorto che invece io ero molto più portata alla guerra che te, che ero molto più sagace e astuta di te, che apprendevo e miglioravo con una facilità molto maggiore della tua. Un talento nato, come si suol dire. E tu, povero il nostro Principe, che ti dovevi affaticare e impegnarti come un matto per raggiungere a mala pena il mio livello!» gli riferì tra le risa la saiyan, per poi posare brevemente lo sguardo alla finestra di camera che dava sul giardino, dove si stava tenendo la festa «Mi devo ricordare di ringraziare Kakaroth un giorno. Un altro talento nato che ti ha sbattuto in faccia la dura realtà: tu non sei il migliore.»

Un sorriso tagliente, sadico, si palesò sul giovane volto della saiyan.
«Del resto, sei pur sempre fratello di quell'incapace di Tarble.» lo derise la donna, ricordandogli di quella piccola pecora nera che faceva parte della potente famiglia reale che tanto si era data da fare per dimostrare la sua superiorità verso i suoi simili.

Celosia sospirò, trasognata, carezzando il volto e i capelli del suo Promesso.
«Chissà quanto sarei diventata forte se tu non mi avessi uccisa. Dopo l'ultimo incidente avevo raggiunto un livello di combattimento quasi doppio al tuo.» ripensò Celosia con occhi estasiati «Se solo avessi avuto più tempo... A breve sarei riuscita a trasformarmi in super saiyan, avrei sconfitto io Freezer, potenzialmente avrei potuto conquistare l'intero universo!» sognò la saiyan in totale delirio di onnipotenza «Il mio potere non avrebbe avuto limiti, se solo tu egoisticamente non mi avessi fermata.»
«E' proprio di questo ciò di cui ti volevo parlare.»
Celosia si fece improvvisamente seria, allentando la presa su di lui. «Che vuoi dire?»

Vegeta si tirò su in piedi, potendosi finalemente allontanare da quell'irritante contatto.
Era rimasto impressionato dalla forza con cui Celosia l'aveva bloccato con le braccia e con le gambe. Se avesse voluto, il saiyan sarebbe stato in grado di liberarsi facilmente da quella presa, del resto negli ultimi trent'anni Vegeta aveva acquistato una forza tale che i muscoli di acciaio della saiyan erano in paragone dei muscoli di una bambina, ma lo sbigottimento era stato tale che gli erano mancate le forze per opporsi e fare resistenza. Semplicemente, era rimasto fermo ad ascoltarla, non potendo che dare tacitamente ragione alle sue parole. Non sarebbe stato in grado di ucciderla in altri modi se non in quello.

«A seguito del tuo ultimo incidente, dopo la nostra ultima missione insieme, i medici di Freezer fecero degli ulteriori accertamenti e...»

Vegeta si dovette interrompere di colpo, avendo udito uno schianto repentino, subito seguito dal prolungato fracasso di qualcosa che cadeva e si frantumava.
I due saiyan si lanciarono allarmati verso la finestra per vedere cosa stesse succedendo in giardino: il grande tendone che copriva la lunga tavolata aveva ceduto a causa di un corpo non ben identificato che vi aveva planato sopra ed un groviglio di corpi e di capelli si stavano scazzottando tra bottiglie rotte di rum e pezzi di frutta e di verdura che spuntavano e saltavano per aria ad ogni colpo.
«Cosa diavolo stanno facendo quegli idioti?» commentò irritato Vegeta, per spiccare rapidamente il volo verso i guerreggianti.

«Aspetta! Che volevi dirmi?» cercò di urlargli Celosia, ma senza ottenere risposta dal Principe dei Saiyan.
Celosia osservò innervosita quegli stupidi ubriaconi che, presi da un'eccissiva euforia causata dal troppo alcool, si stavano azzuffando, interrompendo in tal modo la loro importante discussione.
Vide Nappa entrare e uscire dalla zuffa, incitando i duellanti come se fosse un accanito scommettitore di combattimenti di galli, vide Goten rialzarsi dopo aver incassato un traumatico calcio ai testicoli, Trunks traballare e colpire con un destro Radish, ed il saiyan di terza classe volare sulla torta a più piani del Dottor Brief.
«Eh no! La torta no!» gridò furiosa la saiyan, spiccando il volo verso i guerrieri dal cervello limitato che mal reggevano l'alcool.

 
***

«Stasera le stai proprio prendendo da tutti.» ammiccò scherzosa la Principessa al saiyan di terza classe, ricoperto di panna e zuccherini dalla testa ai piedi, mentre lo aiutava a rialzarsi. «Il bianco ti dona, sai?»
«Ah... Divertente.» le rispose scocciato Radish, massaggiandosi la guancia. «Meno male che lo sbarbatello si regge a mala pena in piedi, altrimenti mi avrebbe spaccato la mascella, quel bimbetto.»

La rissa era stata rapidamente sedata da Gohan e Goku, che avevano afferrato e separato i contendenti, lasciando Nappa solo e sconfortato perché il divertimento era già finito.

«Eccola la stronza.» gridò Trunks mentre cercava inutilmente di liberarsi dalla presa di Gohan, vedendo Celosia avvicinarsi in compagnia di Radish.
La saiyan strabuzzò gli occhi udendo tale epiteto e si voltò verso Radish in cerca di spiegazioni.
Le sue narici avvertirono il pungente odore di alcool che emanava Trunks, e si chiese come fosse possibile che il ragazzo si fosse ridotto in quella maniera. Aveva partecipato anche lui alla gara, e immaginava che il cibo che aveva ingerito durante la competizione fosse stato sufficiente da poter fare da spugna, però, si rese conto la saiyan, lei dalla foga che aveva messo nella gara non aveva fatto neanche caso a quando il ragazzo si era arreso ed aveva quindi smesso di mangiare.

Radish ringhiò. «Per quanto gradirei avesse ragione, il tuo giocattolo crede che noi due ci diamo da fare a sua insaputa.» le spiegò a bassa voce il guerriero.

Appena Radish era tornato in giardino era stato immediatamente attaccato da Trunks, seguito poi da Goten che cercava inutilmente di separarli. I pugni ed i calci che per maldestria non finivano su Radish arrivavano su Goten, prima ad uno stinco, poi sul naso ed infine all'inguine. Nappa si era quasi commosso di fronte a tale magnifico spettacolo, ricordandosi i tempi di Vegeta-sei, quando ogni serata finiva in una rissa.
Il saiyan di terza classe aveva cercato di difendersi e di colpire a sua volta Trunks, ma non sapeva se fosse stata colpa del desiderio del drago oppure dell'enorme differenza di potenza che correva tra lui ed il figlio di Vegeta, dato che il saiyan non era riuscito a mandare a segno nemmeno un colpo.

La saiyan roteò gli occhi, spazientita. «Ah... Quindi tutto questo casino è per difendere il suo onore e idiozie varie?»
«E' geloso marcio." aggiunse Radish. «E poi, dai, secondo quello sbarbatello, se tra noi due ci fosse qualcosa, anzichè stare qui a perdere tempo con questa gente, non ce ne staremmo per conto nostro a darci dentro?» le ammiccò il saiyan con aria maliziosa, facendole intendere che con lui ci sarebbe stato tutto un altro programma, se solo lei avesse voluto.

Celosia sbuffò.
Se solo avesse potuto, avrebbe afferrato le teste di Radish e Trunks e sbattute violentemente l'una contro l'altra.
Quello stupido ragazzino! Perché beveva se non era in grado di reggere l'alcool? Per colpa della sua stupidità e di quell'impeto di gelosia, Trunks stava rischiando di rendere pubblica la loro tresca che, per il bene del piano, era indispensabile rimanesse segreta.
Stava rovinando tutto, quell'imbecille! Perché non si limitava ad allenarla e ad appagarla senza fare troppe storie?

«Povero piccolo! Vuole avere l'esclusiva!» rise arrogantemente Nappa, portandosi l'indice sotto l'occhio, pulendosi un'inesistente lacrima e facendo così il verso ad un piagnucolante Trunks.
Il saiyan d'élite emanava un pungente odore di vino e sudore, e si teneva a stento in posizione eretta.
«Non te la prendere, visino angelico. Se li deve girare prima tutti, ma dopo tornerà da te, non ti preoccup-»

Un potente pugno rovesciato lo colpì al volto, facendolo cadere a terra senza sensi.

«La devi smettere di sputare certe indiscrezioni sulla mia persona.» gli ringhiò indignata la Principessa dei Saiyan, per poi mettersi di fronte ad un traballante Trunks, puntandogli le iridi infiammate contro.
La saiyan era furiosa. Per colpa di due idioti che non sapevano contenersi, il suo piano stava rischiando di saltare e di venire così scoperta.
Uno di questi era riuscita almeno a farlo tacere.
Nappa avrebbe dovuto sapere che l'alcool rilassava pericolosamente i freni inibitori, e chi doveva mantenere un segreto se ne doveva ben riguardare.
L'ebrezza mostrava sempre le cose nascoste e avrebbe facilmente fatto divulgare fatti e pensieri che, da sobria, una persona non avrebbe mai rivelato, compromettendosi irrimediabilmente.
Celosia ce l'aveva a morte con lui, che per colpa della sua stupidità e del suo odioso vizio, la stava mettendo in una posizione molto sconveniente.
E Trunks... scoprì Celosia che la stava semplicemente deludendo.

«E questo vale anche per te.» gli disse severa la Principessa dei Saiyan «Non ammetto che mi si dicano certe volgarità da parte di nessuno.»

Celosia puntò duramente i suoi occhi fiammeggianti su quelli azzurri del ragazzo, che da rabbiosi stavano diventando tristi, malinconici, quasi umidi.

Trunks aveva smesso di dimenarsi per potersi liberare dalla forte presa di Gohan, diventando poco alla volta sempre più remissivo, inerte, apatico. Più gli occhi duri della saiyan rimanevano puntati sui propri, più la sua rabbia scemava per lasciare il posto allo sconforto e alla malinconia.
Trunks si stava sentendo confuso, non riusciva a capire bene dove fosse e, soprattutto, cosa fosse successo nei dettagli. Si ricordava solo un gran trambusto, e che gli facevano male le nocche delle mani e la testa. Come fosse passato da quei due bicchieri di vino a tavola al sentirsi l'intero corpo scombussolato non riusciva proprio a spiegarselo.
Sentiva la gola in fiamme, ma ciò che più del suo corpo bruciava erano i limpidi occhi azzurri.

«Perché mi tradisci?» le domandò a bassa voce in un implorante sussurro, sentendo il proprio corpo vuoto ma pesante. La sua supplica era uscita fievole dalle sue labbra, e Celosia ne fu sollevata perché non poteva essere stata udita da altri se non da lei. Non si rese conto che Gohan, che stava ancora dietro a Trunks, aveva spalancato gli occhi, e non sapeva che uno degli invitati, Terrestre solo per nascita, avesse un udito tale da poter percepire distintamente tali parole.

Non era ancora il momento per spezzargli il cuore, distruggergli l'autostima, renderlo incapace di fidarsi ancora di qualcuno. Il ragazzino le serviva ancora. Era una fonte inesauribile di nuove mosse e tecniche, e Celosia aveva ancora molto da apprendere da quel giovane super saiyan dal cuore gentile.

La Principessa dei Saiyan avvicinò le labbra rosse all'orecchio del ragazzo, carezzandogli la guancia con la propria.
«Mi hai molto delusa stasera, Trunks.» gli disse con voce calda e voluttuosa «Dovresti saper bene chi sono.» continuò, scontandoglisi lievemente per instaurare un fugace contatto visivo, per poi avvicinare nuovamente le labbra all'orecchio del ragazzo «Sono una guerriera, un'assassina. Puoi ben immaginare cosa abbia fatto nella mia precedente vita. Ma quando io scelgo un uomo, io a lui rimango leale. Tu di questo non ne devi neanche lontanamente dubitare. Tienilo bene a mente.» lo avvertì con un tono adesso freddo, tagliente, per poi scostarsi definitivamente da lui.

Un uomo. Peccato che per lei lui fosse solo un piccolo ragazzino.

«E' un disonore che un saiyan del tuo livello si riduca in tale ignobile maniera.» sentenziò a gran voce la Principessa, in modo tale che tutti udissero le sue parole e che tale discorso lo ricollegassero di conseguenza alle parole che aveva precedentemente sussurrato al ragazzo, ma che non avevano potuto sentire, facendo loro immaginare che sempre di questo lei avesse parlato. «Una vergogna per la valorosa stirpe reale.»
Trunks alzò improvvisamente gli occhi su di lei. Poco a poco i tasselli stavano ritrovando il giusto ordine nella sua memoria. Lo sguardo non era più avvilito e apatico come prima, bensì duro, con un velo di insolenza.

«Bella la camicia da notte che indossi. Sei molto sexy.» la sfidò il figlio di Vegeta, riconoscendo la stessa camicia da notte che proprio lui, poche notti prima, le aveva sfilato.

I due giovani si fissarono per una frazione di secondo, sfidandosi, studiandosi, e poi il viso di Celosia si accese di un'espressione insolente e sprezzante, guardando Trunks dall'alto in basso.

«Tsk, ti dà forse fastidio che io mi sia ripresentata alla festa vestita in questa maniera? Non rientra in quello stupido dress-code di tua madre?» lo schernì la donna, facendo un mezzo giro sul posto «E dire che è molto elegante e di classe!»

Celosia ripensò brevemente alle parole che aveva sentito urlare quella sera, che non vestirsi in maniera appropriata era una forma di oltraggio, una mancanza di rispetto verso chi aveva dato ospitalità.
Le scappò un sorriso, pensando che, in fin dei conti, quel discorso poteva valere anche per lei.

«No, è che mi fa parecchio strano che tu abbia indossato una provocante camicia da notte proprio nel bel mezzo della serata.»

Vegeta a quel punto si frappose ai due, avendo la fievole sensazione di venir leggermente preso per i fondelli.
C'era qualcosa che non gli tornava in tutto ciò. Non era da suo figlio, anche se visibilmente ubriaco, un comportamento così esecrabile. Che motivo avrebbe avuto di colpire Radish e poi apostrofare Celosia in tale maniera se non c'era qualche ragione a lui non visibile? Gli dava l'impressione di un regolamento di conti, di un affare di gelosie e di contese per la stessa donna, una donna fatale in grado di sconvolgere la vita ed il raziocinio degli uomini.

«Trunks, c'è forse qualcosa che vuoi dirmi?» gli chiese schietto il padre, guardandolo con occhi severi, ma allo stesso tempo condiscendenti.
Il ragazzo non fece neanche a tempo ad aprire bocca che ci fu qualcuno che la aprì al posto suo.
«Tuo figlio ha ipotizzato che tra noi due ci sia una tresca.» gli rispose prontamente la saiyan da dietro le spalle.
Vegeta si voltò sconcertato verso la guerriera, per poi ripuntare gli occhi sorpresi e sconvolti verso il figlio.
«Ma che ti è andato di volta il cervello?» gli chiese sdegnato il Principe dei Saiyan.
«E' ubriaco fradicio.» intervenne Celosia senza indugio «E' anche per questo che era tanto sconvolto prima. Parla a vanvera.»
«E' vero, Trunks?»
Vegeta aveva gli occhi spalancati dallo shock. Come poteva solo lontanamente pensare suo figlio che lui potesse avere una storia con quella donna? Eppure credeva di avere un figlio intelligente!

Trunks lo guardò sbigottito. Non sapeva cosa rispondergli. L'ubriachezza stava poco a poco affievolendosi, ma gli occhi di suo padre lo mettevano in una soggezione tale che gli infondevano lo stesso stordimento e la stessa confusione mentale del culmine di una sbornia.
La sua attenzione venne però colta da qualcosa che si muoveva dietro alle spalle del padre e notò la saiyan che gli stava facendo dei piccoli ed impercettibili gesti, puntando l'indice prima su Vegeta e poi su se stessa, e passando poi il pollice attorno alla propria gola, mostrando un'espressione preoccupata ed implorante sul volto.
Trunks capì cosa gli voleva dire: se il ragazzo avesse parlato, dicendo la verità, rivelando la loro relazione, Vegeta probabilmente si sarebbe sbarazzato di lei, dato che l'aveva più volte intimata di lasciare in pace il figlio. Era anche vero che Trunks era ormai un uomo adulto e non un bambino di cui qualcuno si poteva approfittare, e quindi, se tra loro due era nato qualcosa, non c'era nulla di cui vergognarsene o da temere. Ma si ricordò di tutte le volte in cui Celosia gli aveva confessato le sue paure, sicura che Vegeta l'avrebbe di nuovo uccisa uno di quei giorni.
Si ricordò anche che cosa aveva causato tutto quel trambusto, il sospetto che lei lo tradisse con Radish e quindi che gli avesse fino a quel momento mentito.
Mentito su di loro, e mentito chissà su quante altre cose.

Il giovane figlio di Vegeta scoppiò a ridere, facendo risuonare in tutto il giardino una fragorosa, sadica risata.
Quanto sarebbe tutto più semplice se si dicesse sempre la verità!

«Ebbene sì, papà.» confessò Trunks continuando a ridere «A tavola ho bevuto un tantinello troppo, e quando ti ho visto parlare con Celosia, vi ho ricollegati a quando vi avevo visti all'inizio della festa, che eravate semplicemente magnifici insieme. Una vera coppia.» raccontò Trunks, riuscendo con difficoltà a tenere lo sguardo fisso sul padre «E quando poi mi sono reso conto che eravate spariti, mi sono fatto mille film mentali, credendo che fra voi due ci fosse qualcosa, e pensando poi a mamma, ed incazzandomi come una bestia al pensiero che tu la stessi tradendo.»

Vegeta lo squadrò guardingo. Non era totalmente convinto di quella spiegazione.
Si avvicinò ulteriormente al figlio e con un gesto della mano lo invitò a guardare verso Radish. «E lui come me lo spieghi?»

Trunks si mise a ridere, rosso dall'imbarazzo. Si portò una mano dietro alla testa, vergognandosi delle bugie che stava dicendo.
«Eheh... Te l'ho detto. Ho esagerato con il vino. Ero talmente di fuori prima, che quando l'ho visto uscire, ho creduto che fossi tu e tutta la rabbia, ed il vino, e sai... insomma... così." balbettò dalla vergogna il ragazzo «E' successo quello che è successo.»

Vegeta alzò un sopracciglio alla sua spiegazione.
«Mi hai scambiato per Radish?» gli chiese, tra lo stupito e lo schifato «Ma tuo padre non è mica così brutto!» constatò il Principe dei Saiyan, ricevendo subito un grugnito di disappunto dal saiyan di terza classe.

Era stato solo un fraintendimento! Tanta confusione per niente!
Vegeta scoppiò a ridere, rovesciando la testa all'indietro. Prima più piano, poi sempre più forte, una risata isterica uscì dalla sua bocca, liberandolo da un terrore che l'aveva scosso fin nel profondo. La sua risata si fece poi divertita, per venir poi seguita da quella di molti degli ospiti che erano rimasti a seguire in silenzio il trambusto che si era creato.
Per un attimo a Vegeta era sembrato che Trunks non avesse dato ascolto ai suoi avvertimenti, che gli avesse in un certo modo disubbidito, e che Celosia avesse fatto altrettanto, infischiandosene di mettere le mani proprio sul figlio di chi, per anni, era stato il suo uomo.
Anche se era una cosa che aveva temuto, Vegeta aveva poi cercato di ragionarci, pensando che l'orgoglio della saiyan non l'avrebbe fatta cadere così in basso, facendosi proprio chi poteva essere considerato il corrispettivo di suo figlio. Ma quando quella sera Trunks aveva attaccato Radish come se fosse stato accecato dalla gelosia, vendicandosi di un torto subito, a Vegeta si erano drizzati ulteriormente i capelli, soprattutto al pensiero che quella donna avesse toccato suo figlio.
Era difficile che a Vegeta venissero i brividi, ma se quella situazione fosse stata solo lontanamente realistica, e se i suoi timori su Celosia fossero stati fondati, Vegeta si sarebbe riservato tutto il diritto di rigettare.
Ma, a quanto pareva, tutte le sue preoccupazioni erano in realtà immotivate.
Vegeta non aveva mai avuto così tanta voglia di festeggiare, di bere, di ballare, tanto si stava sentendo sollevato!

«Non è vero!» gridò furiosa Bra «E' tutta una menzogna!» urlò la ragazzina, gli occhi umidi da un pianto trattenuto.

Bra si era avvicinata a Celosia con passo pesante, quasi marziale, e le si era portata di fronte.
Anche se era nettamente più bassa di lei, Bra si stava sentendo comunque un gigante, tanto la rabbia e la delusione regnavano in lei.

«Tu mi hai ingannata da sempre! Ti sei approfittata di me fin dall'inizio per un unico scopo, sei una stronza!» si sgolò la ragazzina, le lacrime che le rigavano il giovane volto.
«Ti odio!» gridò, dandole una spinta e facendola indietreggiare di mezzo passo.
Bra poi si diresse risoluta verso il padre, gli occhi carichi di disprezzo e di risentimento. «E odio anche te!» gli urlò, dando una forte spinta anche al genitore.
La piccola Brief tornò a rivolgersi verso la saiyan, furibonda ed esausta. «Volevi mio padre? Bene, adesso te lo sei ripreso. Brava!» le urlò, facendole un applauso che di festoso non aveva nulla, se non il freddo sentore di una triste ironia.
Il suo piccolo mondo perfetto era in quel momento crollato. Quella sera riusciva a vedere i frantumi della sua vita e della sua famiglia.
«Che credete? Che non vi abbia visti? Che sia talmente piccola da non capire certe cose?» disse fra le lacrime la ragazzina, guardando i due saiyan che erano rimasti inebediti di fronte a quel suo scoppio d'ira.
Celosia avvertì una morsa allo stomaco alle sue parole, temendo che la ragazzina li avesse beccati mentre lei si era voluta levare la soddisfazione di mostrare ancora una volta la sua provocatoria insolenza a Vegeta, volendolo bloccare fra le sue braccia e le sue gambe.
La saiyan non riuscì a pensare a niente che potesse giustificare credibilmente quella situazione inappropriata.

Vegeta aveva cercato di violentarla, tanto per metterlo in cattiva luce? Improbabile. Circondare gambe e braccia attorno al suo corpo non sembrava essere un'efficace forma di autodifesa.
Era caduto su di lei? Non era una scusa credibile, anche se, in un certo senso, era ciò che era veramente accaduto. Ma purtroppo Vegeta non si era subito scostato da lei, non potendo così dimostrare che si trattava di qualcosa di non voluto e la saiyan non sapeva proprio come poter spiegare quel fatto.
Celosia si sarebbe voluta prendere a schiaffi. Perché aveva il vizio di sussurrare come un serpente, anziché parlare a gran voce? Almeno Bra avrebbe potuto sentire cosa stava dicendo a Vegeta, ed avrebbe perciò capito che non era come sembrava.

Non era ancora il momento di distruggere la famiglia di Vegeta. Celosia aveva ancora bisogno di assimilare molto da loro, doveva ancora servirsene per raggiungere il suo scopo. E le sfere del drago erano lontane dall'essere ancora attive.
La Principessa dei Saiyan si sentì cadere nel vuoto, di cadere senza fine, in pezzi, sentendo forte la sensazione nella pancia di una voragine che si apriva, la sensazione di rotolare via, di dissolversi e di scomparire, trascinata dalla forza terrificante dell'impotenza, del percepire un rischio sentito imminente e di non sapere come fare per salvarsi.
Celosia cercò di aggrapparsi a qualcosa di stabile vicino a lei, un appoggio o una mano amica, ma in quel momento sentì il peso del suo corpo, dei suoi piedi ben saldati a terra, e capì che era che doveva resistere per non cadere.
Solo su di lei avrebbe dovuto fare affidamento. Non avrebbe permesso alle sue emozioni di manifestarsi e di tradirla. Non si sarebbe permessa di andare nel panico, riconoscendosi colpevole delle menzogne che aveva costruito attorno a Bra.
Celosia represse un moto di rabbia verso se stessa, quando pensò che lei era la Principessa dei Saiyan, e lei le situazioni veramente pericolose, quelle in cui potenti guerrieri l'avrebbero potuto dilaniare e massacrare, le aveva sempre affrontate a testa alta, mai andando nel panico come stava scioccamente facendo in quel momento. Si ricordò che era sempre lei, anche se trentaquattro anni dopo le sue ultime missioni da mercenaria di Freezer ed anche dopo trentaquattro anni passati negli Inferi, ma era pur sempre lei. Il suo ego stava prendendo fuoco a quel pensiero, sentendosi nuovamente rinascere, più potente che prima.
L'ennesimo alto degli alti e bassi che aveva avuto quella sera, si rese nuovamente conto la saiyan. E, di nuovo, si ritrovò a dover dare ragione a Radish sul proprio conto. Doveva riposarsi perché il piano la stava esaurendo.

La saiyan rimase impassibile, indifferente e fredda alle parole della ragazzina.
«Io non ho nulla da nascondere.» disse risoluta Celosia a Bra. «Qualsiasi cosa tu abbia visto, è solo frutto della tua fantasia.»

Vegeta le venne in suo soccorso, capendo che, se Celosia fosse caduta, lui sarebbe caduto con lei. Il Principe dei Saiyan non potè che riconfermare il fatto che con Trunks si era abituato fin troppo bene: suo figlio aveva passato un'adolescenza decisamente troppo tranquilla. Ma Bra... negli ultimi tempi era diventata incredibilmente suscettibile e scontrosa, e bisognava stare attenti a cosa le si diceva e a come le veniva detto.
E pensare che lui una volta era indifferente, insensibile agli altri! E adesso si ritrovava a sudare freddo perché temeva l'opinione di sua figlia.
«Bra, guarda che ti stai sbagliando. Non è assolutamente come tu pensi. Devi credermi.»

«Ah no?» fece Bra, diventata prepotentemente aggressiva dopo l'ultima richiesta del padre «Vi ho visti uscire dalla finestra di camera di Celosia con i miei stessi occhi! Che diavolo ci stavate facendo là dentro?» chiese singhiozzante Bra, implorante che le venisse detta almeno quella volta la verità. Di menzogne ne aveva sentite fin troppe nelle ultime settimane. O in tutta la sua vita.
Non le era bastato vedere come a cena Celosia avesse insistentemente provocato Vegeta con i gesti e con lo sguardo, e come il saiyan non avesse mai staccato gli occhi su di lei, se non per qualche impercettibile momento. Vederli affacciati alla finestra di camera di Celosia, uno accanto all'altra, così vicini, aveva dato a Bra l'inconfutabile certezza che i due saiyan stessero nascondendo qualcosa, che tra loro fosse rinato il sentimento che per anni li aveva uniti, tradendo così lei, Trunks e la loro madre per la fiducia e l'amore che gratuitamente avevano dato loro.
Celosia si sentì sollevata udendo le parole di Bra, capendo dove li avesse visti. Non era eccessivamente compromettente e sarebbe stato molto più facile da giustificare. Doveva solamente pensare velocemente a cosa raccontarle, e doveva agire in fretta.

«Se mi è concesso intervenire...» disse Radish mettendosi in mezzo ai tre saiyan, interrompendo subito il flusso di pensieri di Celosia «Prima che la situazione degeneri ulteriormente, è bene chiarire come sono andate veramente le cose.»
Il saiyan di terza classe si schiarì la voce, sperando di non fare lo stesso casino che avevano combinato gli altri saiyan d'élite. Spiegò placidamente ai convitati che Vegeta li aveva raggiunti a tavola per parlare di una importante questione, ma che Celosia, sgraziata com'era, a suon di dondolarsi aveva rotto il vestito, non rimanendo per poco completamente nuda. Avendo alla festa persone di una certa età e parecchio pervertite, avevano dunque deciso di salire in camera, in modo tale che la donna si potesse mettere qualcosa addosso e poter così continuare il discorso che era stato interrotto. Celosia aveva indossato la prima cosa che le era capitata fra le mani, e dentro la quale si sentiva parecchio confortevole, dato che, dopo quell'enorme mangiata, non desiderava altro che indossare qualcosa di comodo e andare poi a letto. Vegeta aveva spiegato loro che, siccome non era stata solamente sua figlia a riportarli in vita, secondo lui era giunta l'ora che anche un'altra saiyan si trasferisse a casa dei Son, spartendo in tal modo il compito di badare ai tre guerrieri riportati in vita da Bra e da Pan.
«Ero sceso subito per dire a Kakaroth che domani Celosia sarebbe venuta a vivere da noi, ma poi Trunks mi ha assalito e non ho fatto in tempo ad avvertirlo.» spiegò in tutta tranquillità il saiyan di terza classe.
Radish guardò gli ospiti, per poi posare gli occhi su Vegeta. «E comunque,» continuò il saiyan, socchiudendo gli occhi e grattandosi la punta del naso «in passato ci sono state delle donne che si sono prese a botte per stare con me. Non erano saiyan, ma erano comunque delle gran belle guerriere. Quindi tanto brutto proprio non sono.» terminò compiaciuto il guerriero, levandosi un fastidioso sassolino dalla scarpa, mentre ricordava i bei tempi andati.
Il saiyan constatò con soddisfazione che nella sua seconda vita non aveva comunque perso la sua verve, ripensando per un breve momento alle due gemelle che, con ogni probabilità, stavano ancora riposando dopo che lui aveva mostrato loro l'enorme differenza tra un terrestre ed un guerriero saiyan.
Radish tornò a pensare ai suoi ex commilitoni. Non aveva idea di che cosa ci avesse fatto Vegeta in camera della saiyan, ma aveva deciso di cogliere la palla al balzo e costringere in un certo senso Celosia a venir via da quel luogo che stava diventando un pericoloso inferno per lei. Dopo la confusione che si era creata negli ultimi minuti, Radish non aveva dubbi: si dovevano allontanare dalle Capsule Corporation e dai loro abitanti il prima possibile.

Radish guardò Bra, che era ancora rigida dalla rabbia e dal risentimento. Le si avvicinò e, con fare affabile, poggiò una mano sulla sua spalla.
«Bra, stai serena che tra tuo padre e Celosia non c'è assolutamente niente. Quei due dovrebbero essere impazziti per andare di nuovo d'accordo, fidati.» le sorrise il guerriero facendole l'occhiolino, cercando di scherzare per sdrammatizzare un po'. «Meno male che di sopra c'ero anch'io con loro a tenerli buoni, altrimenti sarebbe volato qualche mobile!»
Radish strinse gentilmente la mano sulla spalla di Bra e vide poco dopo il volto e il corpo della ragazzina rilassarsi al suo contatto. Radish sperò di essere riuscito ad essere abbastanza convincente, abbastanza credibile sia per lei che per Trunks.
Vedendo Bulma, il saiyan si era accorto che lei non stava dando peso a quella situazione, dando segno di fidarsi ciecamente del marito. Sperò che Bulma si fidasse altrettanto ciecamente del figlio, o che almeno tutto il vino che anche lei aveva bevuto fosse stato sufficiente per non prendere troppo seriamente la scenata di Trunks.
I suoi pensieri vennero però interrotti quando sentì il dorso della sua mano venir scaldato dal piccolo palmo della mano di Bra. Quando Radish abbassò gli occhi su quelli della ragazzina, ciò che vi vide gli dette quasi noia. Ebbe come l'impressione che Bra si sarebbe buttata anche nel fuoco per lui, che di lui si fidava ciecamente. Si era invaghita, infatuata, forse innamorata di lui.
La fortuna sempre agli altri, pensò Radish osservando quel volto grazioso.
Il saiyan trattenne una risata ironica pensando che Celosia aveva avuto almeno la fortuna di trovarsi un giocattolo della sua età, ma lui, con una bimbetta di dodici anni, neanche gli avrebbe fatto tanta soddisfazione. Radish pensò che se solo avesse avuto un po' della perversione di Nappa, forse sarebbe riuscito anche ad approfittarsene, essendosi perfettamente reso conto di come Bra avesse perso la testa per lui. In un certo senso, avrebbe avuto la sua principessa tutta per lui finalmente.

A Bra infatti era importato poco sapere che Radish non era esattamente un guerriero ed un uomo virtuoso, che non era il principe azzurro retto e onesto che trattava le donne con il dovuto rispetto. Anche se Celosia le aveva raccontato dei suoi vizi di frequentare bordelli e luoghi malfamati, Bra non riusciva a vedere Radish sotto una cattiva luce. Le piaceva troppo quel saiyan dall'aria a volte un po' rude e un po' beffarda, ma che la trattava sempre come se lei fosse qualcosa di infinitamente prezioso ed importante. Probabilmente se fosse venuta a sapere che il tenero modo in cui la trattava era solo il frutto di una subdola manipolazione, Bra difficilmente avrebbe cambiato parere su di lui, tanto il suo giovane cuore si era perso nell'ideale che si era creata sul saiyan di terza classe.
Anche se Radish era stato assente negli ultimi giorni, essendosi trasferito a casa dei Son, la sua lontananza aveva contribuito ad infiammare ulteriormente ciò che Bra provava per lui, verso quello stesso saiyan di terza classe che sadicamente aveva goduto nel rompere sotto al suo stivale le costole di suo fratello, provando un grande piacere nel vederlo soffrire ventotto anni prima.

«Se è come dici tu, allora va bene. Mi fido di te.» gli sorrise timidamente Bra, guardandolo con occhi infinitamente amorevoli che non sfuggirono a Vegeta.
La sua bambina... Una volta destinava a lui quegli occhi e quel sorriso!

 
***

«Quindi è stato tutto solo un fraintendimento?» chiese sbigottito Mr Satan.
«Ah, i giovani, gli amori e le loro gelosie!» scherzò il Dottor Brief con la sigaretta fra le labbra, per poi avvicinarsi a Radish, levandogli  una candelina coperta di panna che gli era rimasta impigliata nei lunghi capelli, assumendo un'espressione interrogativa mentre la guardava «E siccome non ho ancora spento le candele, posso considerarmi ancora giovane anch'io?»

«Al contrario, papà.» rispose Bulma con un'espressione furba e saccente sul volto «Secondo te, con tutti questi selvaggi devastatori alla festa, non abbiamo preparato una torta di riserva?»
Bulma guardò con occhi omicidi i saiyan presenti, sia quelli di razza pura che non, sia quelli in piedi che quello ancora a terra e che teneva la testa dolorante sulle ginocchia dell'anziana e preoccupata signora Brief, intimandoli con lo sguardo di non muoversi di un solo millimetro e di cominciare da quel momento a comportarsi in maniera civile.

Quando Bulma vide che i saiyan avevano capito che non tirava aria e che era meglio che si comportassero bene, la scienziata battè le mani ed una squadra di robottini portò un'enorme torta a più piani al centro del giardino.

Finalmente il Dottor Brief potè spegnere le sue candeline, godendosi in completa serenità il resto della festa.

Anche se, in realtà, non proprio tutti riuscirono ad essere completamente sereni. C'era qualcuno che non era rimasto convinto delle spiegazioni ricevute ed un certo sussurro che aveva involontariamente udito continuava incessante a risuonargli prepotente nella sua testa, posando un velo oscuro su una figura che con degli offuscanti veli si era fin dall'inizio presentata.









Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Che ingarbugliato capitolo che ho scritto. Ad essere sincera, non sono totalmente soddisfatta di ciò che mi è venuto fuori, ci ho rimesso un po' mano ma continua a non piacermi. Spero sia almeno un tantinello comprensibile per voi.
Tra l'altro, sono anche una cretina. Nel mentre che scrivevo "Bra, stai serena", ho riso pensando ad un mio corregionale che con un cinguettio mesi fa aveva cercato di tranquillizzare un altro mio corregionale, anche se poi alla fine gli ha fatto le scarpe... e non c'è nulla da riderci. Ma va beh... Lasciamo fuori certi argomenti almeno qui che è meglio.
Cos'altro dire, vi ringrazio tantissimo perché continuate a leggere questa interminabile e contorta storia, ringrazio i nuovi lettori che l'hanno aggiunta tra le seguite e preferite e, soprattutto, ringrazio di cuore le mie affezionate recensitrici che si ritagliano sempre quella fettina di tempo e di voglia per farmi sapere la loro opinione. Grazie grazie grazie!
Spero di non deludervi e di non farvi perdere interesse in futuro. (e di riuscire a scrivere capitoli un tantinello più brevi, adesso mi ci voglio impuntare!)
Un bacione e alla prossima!

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Capitolo 32
*** L'anarchia del corpo ***


Ed eccomi di nuovo qui. Ciao a tutti! =)
Sinceramente, non pensavo davvero che ci avrei messo così tanto tempo ad aggiornare. Sapevo che mi aspettavano delle giornate di fuoco, ma non così tanto di fuoco!
Ho lasciato una nota nella pagina del mio profilo autore per avvisarvi, però non so se sia stata letta o meno. Insomma, troppa carne al fuoco e poco tempo per mettermi seduta in pace a scrivere, se non pezzetti e pezzettini che, comunque, andavano risistemati per rendere il tutto almeno un po' comprensibile. Beh... Pezzettino dopo pezzettino, sono venute fuori parecchie scenette e parecchie pagine, tanto per non smentirmi con la lunghezza del capitolo. (Ovvia, almeno per un po' avrete qualcosa da leggere! ;) )
Quindi, accendete il ventilatore, prendetevi una bella coppa di gelato, e buona lettura!



 

- L'anarchia del corpo -



Radish si era poggiato al muro esterno delle Capsule Corporations, a braccia conserte ed un piede poggiato al muro, sentendosi incredibilmente felice e soddisfatto. Si stava godendo il solicello che baciava la Città dell'Ovest quella mattina d'estate, e quel dolce tepore lo stava facendo poco a poco appisolare.
Ormai si era messo l'animo in pace, avendo alla fine capito che Celosia si riferiva ai cinque minuti delle femmine terrestri e non delle femmine saiyan quando gli aveva urlato dalla finestra della propria camera di aspettare ancora cinque minuti e sarebbe scesa. In realtà era passata più di mezz'ora, ma Radish era talmente contento che Celosia si fosse finalmente decisa di seguirlo per i Monti Paoz che neanche gli stava pesando il suo ritardo. Tanto per i giorni successivi l'avrebbe avuta tutta per lui, perciò non gli venne neanche da spazientirsi per la sua mancanza di puntualità.

 
***

Celosia aveva appena finito di preparare il suo borsone, richiudendolo in una comoda capsula Hoi-Poi e nascondendo poi questa tra i seni, onde evitare che qualche scienziata paranoica ne controllasse il contenuto. La saiyan aveva difatti fatto razzia di tute e armature create dall'ingegnosa scienziata, oltre ad alcuni robottini e strani marchingegni utili per allenarsi.
Aveva aggiunto anche qualche suo vestito di ricambio, qualche accessorio e, all'ultimo, qualche rossetto e ombretto di Bulma, tanto per farla impazzire nella ricerca di questi, quando li avrebbe cercati e non trovati.
Durante la preparazione del suo borsone, la saiyan aveva pensato a delle brevi visite che avrebbe dovuto fare prima di andarsene, per assicurarsi che chi sarebbe rimasto avrebbe fatto il bravo, così da non trovare delle sgradevoli sorprese al suo ritorno.

La prima visita che Celosia fece, e che cominciò a causare il ritardo sulla tabella di marcia, fu al saiyan d'élite, che ancora stava pesantemente e rumorosamente dormendo nella propria camera.
La Principessa dei Saiyan non aveva perdonato l'inatteso e sgradito fuori programma di Nappa la sera precedente, tant'è che aveva capito che al saiyan serviva un aiutino per ricordargli chi comandava. Non riusciva a comprendere quel comportamento -  a meno che non fosse da ritenere incredibilmente sciocco e controproducente a priori - che spesso teneva Nappa con lei.
Il saiyan d'élite sapeva che lei era la Principessa. Sapeva che lei era più forte di lui e che il suo titolo valeva maggiormente di quello di un saiyan di prima classe. Sapeva che lei era stata designata al trono e al comando del suo popolo e Nappa sapeva, ben sapeva, che era rimasta solo lei a poterlo reclamare, in quanto Vegeta si era dimostrato, sia con lei che con lui, un vile traditore della loro razza. Nonostante ciò, Nappa perseverava nel mancarle di rispetto quando poteva, quasi come per non volerle dare la soddisfazione di riconoscere che fosse veramente lei chi aveva il diritto di comandare.

Celosia fece in fretta: appena aveva visto Nappa beatamente dormire supino nell'ampio letto matrimoniale, la guerriera gli saltò addosso, afferrando il collo del saiyan e premendogli la giugulare.
Nappa si svegliò di colpo a tale gesto e quando vide gli occhi infiammati della Principessa ad un palmo dai propri, che lo scrutavano come quelli di un animale idrofobo, tenuto per troppo tempo in gabbia e senza cibo, Nappa ebbe la terribile sensazione di essersi risvegliato negli inferi.
L'esile ma tonico corpo della Principessa tenne bloccato con precisa e perversa maestria l'imponente corpo del guerriero d'élite e, con un sorriso sadico sul volto, Celosia passò le unghie sotto le palpebre inferiori del saiyan, graffiandolo appena, ma ricordandogli immediatamente l'ouverture di un suo vecchio diletto nel seviziare le sue vittime, specialmente quelle di sesso femminile su cui aveva riconosciuto l'odore del suo uomo.

Più volte il crudele saiyan d'élite aveva avuto modo di fare da spettatore a tali truci spettacoli, ma la totale freddezza ed impassibilità alle acute urla di dolore, e quel sottile sadico piacere che metteva Celosia nel torturare le sue vittime, mettendoci un lento e puntiglioso impegno a dir poco certosino o maniacale, erano risultate spesso nauseanti addirittura per l'ex generale dell'esercito saiyan.
Nappa si ricordava distintamente quegli occhi scintillanti, neri e ardenti come il carbone, e le narici dilatate, la bocca socchiusa dal piacere, le labbra umide e gonfie, mentre il corpo diabolicamente perfetto della saiyan si chinava su quello steso e inerme di una delle sue giovani vittime, mostrando un maestoso preludio prima di cominciare quel suo macabro rito di vendetta.
Nappa aveva taciuto, ma aveva più volte scorto in Celosia l'imprescindibile bisogno di rivincita, del bisogno di un regolamento dei conti, percependo più volte in lei il peso e la sofferenza del tradimento da parte del suo Promesso, facendo a loro quello che lei avrebbe voluto fare a lui, ma che, forse per mancanza di forze o di volontà, la Principessa dei Saiyan non aveva mai fatto al suo Principe.
Disperazione, dolore, rabbia e rivincita. Connubi che spesso portavano a gesti e ad azioni folli, conferendo le energie e la carica necessarie per portarle a termine, laddove solo una sana forza di volontà non sarebbe bastata.

Celosia non amava sbarazzarsi subito delle sue vittime. Si divertiva a giocarci un po' prima, ritenendo una rapida esecuzione troppo indolore e  decisamente poco divertente.
Prima si dilettava a deturparne lentamente il volto, prendendosi tutta la calma possibile, facendole urlare di dolore, cavando loro gli occhi, strappando poi loro la lingua e facendo loro ingoiare i denti.
Si riguardava bene che rimanessero sveglie, che non perdessero conoscenza, poiché il suo sadico gioco era appena cominciato.
La saiyan passava poi le sue attenzioni al resto del corpo. Dalle spalle, ai seni, al ventre. Non un centimetro della loro pelle rimaneva indenne al sadico gioco di disperazione della saiyan.
Solo alla fine, quando erano ad un passo dallo spirare, Celosia ne estirpava il cuore o, se si trattava di altre guerriere, ne prendeva lo scalpo quando ancora erano vive, lasciandole morire in piena agonia.

In un sussurro tagliente Celosia mise in guardia Nappa e, quando le sue mani affusolate bloccarono l'imponente ammasso di muscoli senza troppa difficoltà ad un suo tentativo di fuga, ebbe modo di ricordargli l'ordine gerarchico ed in particolar modo la totale e dedita ubbidienza alla Principessa.
Non ci fu bisogno che Nappa le rispondesse. L'odore di urina che pochi istanti dopo si sparse nella stanza fu sufficiente a farle capire che il saiyan aveva distintamente recepito il messaggio.

Soddisfatta, Celosia si mise a cavalcioni su di lui, sorridendogli, e con due rapidi schiaffetti bonari sulla guancia si accomiatò da lui.

La Principessa dei Saiyan uscì dalla sua stanza, un sorriso di trionfo sul volto.
Non si sentiva così bene e così se stessa da quando la sua anima ed il suo corpo si erano ritrovati, facendola di nuovo vivere sulla Terra.
Celosia pensò che, se anche le altre visite fossero andate altrettanto bene e altrettanto rapidamente, se ne sarebbe potuta finalmente andare in fretta e senza rimpianti da quella casa che le stava dando solamente pensieri e preoccupazioni da quando era tornata in vita.

 
***

La stanza era buia, l'aria pesante e umidiccia. Celosia poteva sentire l'odore di sudore e di alcool propagarsi dal letto fino al ciglio della porta dove ancora lei si stava trovando, ed alla saiyan venne una grandissima voglia di correre verso le finestre e spalancarle, e far scendere a suon di calci quel peso morto che ancora bighellonava nel letto.
La saiyan si stava sentendo enormente furiosa. L'aver minacciato Nappa come ai bei vecchi tempi aveva riempito di adrenalina il sangue di Celosia, facendola improvvisamente sentire di nuovo se stessa, avendo dopo molto potuto godere nuovamente del piacere di incutere timore e terrorizzare il prossimo con dei semplici, piccoli gesti, e sentendo di nuovo la sua vittima gelare ed impietrire al suo tocco.
Le era montato il nervoso. Si sentiva elettrizzata e l'unica cosa che aveva voglia di fare era rompere, distruggere, insultare. Niente corretto ed accurato savoir faire con sorrisini di circostanza o dolci parole. Solo attaccare, in modo rapido e travolgente.

Celosia chiuse la porta dietro di lei con un movimento secco, udendo un gemito provenire da quel corpo immobile.
Attese che i propri occhi si abituassero alla totale oscurità e si avvicinò circospetta al letto.

Se ne stava a pancia in giù, la testa affondata nei cuscini, piccoli movimenti alla ricerca di una posizione ottimale.
Vide che aveva aperto un occhio e l'iride azzurra la stava osservando silenziosa.

Trunks alzò appena la testa, ma a quel piccolo movimento trasalì e portò una mano alla tempia destra.
Gli sembrò che un cratere si fosse appena aperto nel cranio ed un pugnale vi fosse affondato dentro, con la punta che picchettava e pungeva le pieghe del suo cervello.
La porta che poco prima era stata chiusa era stata per lui come se qualcuno avesse fatto esplodere un colpo di fucile nella sua stanza, ed i passi ed i piccoli movimenti che la saiyan aveva fatto erano stati come tante puntine da disegno buttate sul suo cervello e calpestate con forza.

Chiuse gli occhi ed attese che il dolore si affievolisse.

Passarono alcuni secondi di calma, e solo allora riaprì le palpebre e guardò in su per vedere Celosia, una visione spettrale, sfocata, sopra di lui.

«Ma guarda come ti sei ridotto.»
Ora il coltello aveva ricominciato a muoversi.
«Un bambino che non capisce neanche quando è l'ora di farla finita. Bere in quel modo...»
La lama stava picchiando giù nel profondo, la stava per sentire in gola.
«E per cosa poi? Per fare colpo? Per prendere coraggio? Gran bella figura che hai fatto!»
La lama zigrinata aveva cominciato a segare avanti e indietro tra i solchi celebrali.
«Un bambino. Sei solo un bambino.»
Un bicchiere pieno di chiodi venne versato nel cratere.
«Non hai idea di quanto tu mi abbia delusa ieri sera.»
Qualcuno martellò sui chiodi con una barra di acciaio.
«Sospettare così di me, della tua donna.»
Della lava stava scendendo lungo il cratere.
«E meno male che me ne sono resa conto in tempo. Tu hai solo il corpo di un uomo, ma il cervello è quello di un bamb-»
«Sta zitta!» gridò Trunks, e la testa gli esplose e le budella gli si attorcigliarono tra loro.
Celosia tacque, ma più per perplessità che per obbedire ad un suo ordine. La saiyan era rimasta sorpresa per quanta aggressività le aveva urlato contro il ragazzo. Non l'aveva mai visto comportarsi così.
Trunks represse un conato di vomito e attese che il suo stomaco si riacquietasse, dopo che gli era sembrato che gli fosse sobbalzato in gola.

«Scusa, non volevo urlare così.»
«Mal di testa?» gli chiese lei, in un tono tra il comprensivo e l'irritato, capendo che il metodo aggressivo che aveva appena usato sarebbe stato inefficace e controproducente da quel momento in avanti.
«Emicrania.» precisò Trunks, con un che di ironico nella voce «Mi fa sempre così quando esagero con l'alcool.»
«Mpff... Se hai preso da me, non sei molto fortunato allora.» gli sorrise la saiyan, sorprendendo addirittura se stessa per il fare amorevole che le era venuto naturale usare.
Celosia gli si avvicinò e posò delicatamente una mano fra i capelli scompigliati del ragazzo.
«Che diavolo ti è saltato in mente di fare ieri sera?» gli chiese subito dopo, con un tono però non più accusatorio, bensì comprensivo nella voce.

Celosia doveva riuscire a capire che cosa stava pensando di lei Trunks, se stava sempre sospettando di lei e di Radish o se, addirittura, non avesse cominciato a sospettare di lei e di Vegeta.
Se qualche occhiata o gesto inconsueto era stato sufficiente ad instillare a Bra il sospetto di una tresca tra lei ed il suo Promesso, Celosia temette che, per qualcuno come Trunks che già aveva cominciato a sospettare di lei e della sua fedeltà, altri equivoci non avrebbe fatto altro che acuire in lui il sospetto che lei non gli fosse totalmente leale.

Trunks tirò un lungo, pesante sospiro. Si sentiva debole, senza forze, tant'è che non riusciva neanche ad essere arrabbiato o risentito.
«Sono un idiota.» le disse infine.
La saiyan rise sommessamente, mentre con delicatezza si sedeva sul ciglio del letto, sollevando dolcemente il volto del ragazzo e facendogli posare la testa sulle sue ginocchia.
«Questo lo vedo.» scherzò bonariamente la guerriera.
«E' che...» Trunks dovette di nuovo interrompersi, poichè un'altra dolorosa fitta lo aveva colpito al lato destro della testa. Si portò frettolosamente una mano alla tempia, quasi tirandosi i capelli per l'intensità del dolore.

Rimase sbigottito quando ad un certo punto sentì la mano di Celosia sulla propria, avvertendo il calore della saiyan sulla sua pelle.
«Shhh...» sussurrò lei, coccolandolo come avrebbe fatto una madre premurosa con il figlioletto.

I due ragazzi rimasero in silenzio, al buio, udendo solo i rispettivi fievoli respiri ed il battito dei loro cuori.

In quel breve frangente di tempo, in cui la fitta stava poco a poco affievolendosi, Trunks involontariamente si trovò a rivivere quell'ultimo suo periodo di vita, da quando i tre saiyan erano entrati a farne parte.
Una serie di immagini si susseguirono rapide nella sua mente: rivide davanti a sè quel momento in cui per la prima volta aveva posato gli occhi su quella guerriera, una sconosciuta che mai avrebbe creduto possibile che in così poco tempo sarebbe potuta diventare qualcuno di così importante per lui.
Sorrise mentre la rivide, con quei due leggeri veli che la coprivano, mentre gli si avvicinava con quel suo passo deciso. Anche se si era presa gioco di lui, inchinandosi in modo derisorio di fronte alla sua ereditata regalità, Trunks si era reso conto che già aveva perso la testa per lei.
Non riusciva a capire come poteva essere stato possibile, come avesse fatto il suo raziocinio a scomparire completamente e cadere senza remore nel suo incantesimo, in quelle iridi nere come il carbone che fatalmente gli avevano fatto perdere anima e corpo nel momento stesso in cui si erano posate sulle proprie.
Si ricordò come aveva cercato di staccarsi da lei, convincendosi che era sbagliato, quasi perverso, perdere la testa proprio per la donna che per anni era stata la compagna del padre, la quale proprio su di lui aveva per intere notti posato le mani e le labbra. Cercò di tenere bene in mente i moniti del padre, che lo esortava a starne alla larga e di stare attento, considerando il figlio troppo ingenuo e troppo buono per tenere testa ad una saiyan come lei.
Scrupoli inutili, poiché più si sforzava a non pensarla, e più Trunks la pensava.
Ebbe davanti a sè l'immagine di quella sera in cui lei comparve in camera sua, portandogli la cena. Quella sera Trunks si rese conto che non era semplicemente quel corpo perfetto che lo stregava, ma era anche ciò che si trovava all'interno che lo attirava. Quella sera Celosia si era mostrata umana, e non quel mostro assetato di vendetta che suo padre gli aveva dipinto. Aveva capito che gli piaceva Celosia, anche in quel suo frammento di debolezza che gli aveva involontariamente mostrato. E poi, nelle notti che seguirono, quando ormai tutti erano andati a letto, quando i due giovani si ritrovavano nella camera gravitazionale per allenarsi, Trunks scoprì ancora un'altra Celosia, e quella Celosia si aggiunse alla perfezione che Trunks si era creato di lei.
Era perfetta, fantastica ai suoi occhi.
In quei giorni Trunks aveva cercato di riflettere sui motivi per cui Celosia si era così contraddistinta dalle altre, cancellandole immediatamente con un solo colpo di spugna e prendendo il sopravvento nei suoi pensieri.
Aveva scoperto tra loro numerosi punti in comune, molti di più di quelli che aveva avuto con altre ragazze, peculiarità che mai le altre avrebbero potuto avere.

Celosia era una donna, una guerriera, una saiyan.
E lui era un uomo, un guerriero, un saiyan.

Qualcosa che li univa e li legava, rendondili affini. Il sangue e l'istinto della più potente razza guerriera. La voglia ed il desiderio di combattere, la sfida di mettersi in gioco ed, in fondo, il bisogno di fuggire dal loro destino segnato, trovando sollievo l'uno nell'altra.

E poi accadde tutto così velocemente. Gli era sembrato di vivere dentro ad un uragano da quel momento: si avvicinarono e non riuscirono più a staccarsi.
Trunks rivide il loro primo bacio, sentendo il silenzio attorno a loro, nel baccano dell'affollata Città dell'Ovest.
Rivide se stesso che si dannava, perché non capiva le ritrosie di Celosia quando lui cercava qualcosa di più di un bacio, e lei pacatamente lo allontanava. Si vide sbattere la testa contro al muro, perché non capiva dove stesse sbagliando ogni volta.
La saiyan lo faceva impazzire: lo portava al limite e poi se ne andava, lasciandolo senza spiegazioni.
Si rivide con la sorpresa e la felicità sul volto quando la saiyan, di punto in bianco, si era decisa d'andare oltre, saltando tutti i possibili step e andando subito al sodo, dicendogli solamente, in un mero tentativo di dargli una spiegazione plausibile per il suo repentino mutamento, che era stanca di trattenersi, e che non aveva più voglia di svegliarsi la notte pensando a lui e sapere di non potere andare nel suo letto, stare vicino a lui, stare con lui. Non voleva più alzarsi la notte e scappare in giardino, tra le rose della signora Brief, per resistere al desiderio di entrargli in camera in piena notte e stare con lui.

Trunks era felice. Per troppi anni non era successo qualcosa nella sua vita in grado di scombussolargliela totalmente e di rivoltarla come un calzino.
Anni di pace sulla Terra, nessun nemico da combattere, la solita tranquilla routine intervallata sporadicamente da qualche fiamma che ogni tanto lo svegliava, ma che si consumava in fretta, facendolo tornare il giovane rampollo della più ricca e potente azienda del pianeta, con il futuro assicurato e prevedibile.
Si era spesso chiesto chi era stato fatto tornare in vita dal drago Shenron, se Celosia oppure lui.
La saiyan era stata in grado di dare una scossa alla sua vita, facendogli ribollire nelle vene il suo sangue saiyan ogni volta che si allenavano insieme, o ogni volta in cui i loro corpi e le loro menti si univano.
Una perfetta estranea in un mese e mezzo era riuscita a diventare la donna più importante della sua vita, e Trunks non riusciva più a immaginare la sua vita senza di lei.
E poi, neanche ventiquattro ore prima, nella sua testa comparve un pensiero, un dubbio maligno che gli fece credere che era tutto troppo fantastico per essere vero. E si accorse che Celosia non era esattamente come sempre l'aveva vista, o l'aveva voluta vedere.
In un momento in cui le sarebbe dovuto venir naturale un gesto di dolcezza o di romanticheria, era stata invece fredda, scostante, quasi disgustata da quel contatto intimo, caldo, da innamorati.
In quel letto la percepì come un sole privo di calore, ma ciò che gli fece più male non fu quella sensazione di freddezza, che magari, come gli aveva suggerito Goten, era dovuta al fatto che lei fosse comunque una saiyan, ed i saiyan non erano esattamente una razza amorevole, conosciuta per i gesti dolci e affettuosi per il prossimo; ciò che gli fece più male fu bensì rendersi conto che Celosia era veramente in grado di donare calore, ma non era lui il destinatario.
Non si era mai sentito geloso, triste e arrabbiato come quella sera. Gli era sembrato che il mondo gli fosse crollato addosso, e la disperazione fosse l'unica cosa che vivesse in lui.

Era talmente innamorato di lei che aveva cercato di autoconvincersi che non fosse vero, che tutti i suoi dubbi fossero stati solamente rincalzati dall'alcool, che era stato una preda facile di tutti quei sospetti a causa del forte sconforto in cui era caduto.
Cercò di farsi andare bene la spiegazione di Radish, ma c'era sempre una piccola parte dentro di lui che gli sussurrava di stare attento, anche se ogni volta Trunks la metteva a tacere perché non voleva più darle ascolto.

Celosia era una saiyan. Proprio come le aveva ricordato Goten. Magari non l'amava come e quanto l'amava lui, ma non era detto che un giorno non sarebbe stato possibile.

 
***

Celosia lo guardava e lo osservò riacquietarsi, capendo che il dolore stava poco a poco affievolendosi.
Sorrise vedendolo soffrire in quel modo. Era la giusta punizione per averla messa in una scomoda posizione, per averle fatto rischiare la buona riuscita del piano.
La saiyan si domandò come facesse Trunks ad avere simili fitte dolorose alla testa, si chiese qual era il reale motivo di una tale emicrania, rendondolo talmente sofferente da sembrare un terrestre. Per anni i suoi commilitoni avevano esagerato nel bere fino a perdere i sensi, ma mai li aveva visti la mattina dopo in simili condizioni. Stavano male, ma mai così tanto male. Probabilmente era solo questione di abitudine e assuefazione, ma non poteva esserne certa.

Celosia ghignò pensando alle beffe che poteva fare a volte il destino.

Per entrambi l'alcool riservava dei postumi per niente piacevoli e probabilmente, ipotizzò Celosia, una piccola parte della sua intolleranza l'aveva passata a Trunks.
Avevano del sangue in comune, parte di lei era in lui. Le piaceva credere che gli aveva trasmesso qualcosa che era in lei, nonostante gli anni e le distanze, e nonostante le diversità che correvano tra loro, per cui difficilmente qualcuno avrebbe ipotizzato una parentela tra i due.
Celosia si morse il labbro inferiore per non ridere. Godeva al solo pensiero che sarebbe riuscita a trasformarlo e renderlo ancora più simile a lei: Trunks sarebbe stato Celosia e Celosia sarebbe stata Vegeta. Sorrideva pensando a quando l'avrebbe distrutto dall'interno, spaccando il suo essere, rendendolo l'ombra di se stesso. Incapace di amare e di fidarsi di chi gli era accanto, diventando apatico, freddo, scostante.
Non era colpa di Trunks se lei era morta, ma lui faceva parte di uno dei tanti tasselli per arrivare a Vegeta.

Distruggere Trunks, mostrare ai loro genitori il cadavere che sarebbe diventato.

Ed anche se Vegeta fosse rimasto alquanto impassibile al destino del figlio, Bulma ne avrebbe comunque sofferto e, di riflesso, anche Vegeta ne avrebbe risentito.
Celosia accarezzò i capelli di Trunks, sentendoli leggermente umidi, sudati. Osservò i suoi lineamenti, armoniosi e delicati, quasi femminei, ma al tempo stesso virili ed energici, e si ricordò dello sguardo dolce che spesso le rivolgeva, e per un impercettibile momento qualcosa dentro di lei si mosse, quasi le si attorcigliò, levandole il fiato e facendole girare la testa.
Cos'era? Pietà? Compassione? O si stava pentendo di ciò che stava per fargli?
Anzichè Trunks, Celosia vide se stessa con la testa poggiata sulle propria ginocchia, in uno dei suoi momenti di disforia causati dall'ennesimo litigio con Vegeta, e ripensò con tenerezza a com'era un tempo, prima che Vegeta le stroncasse l'anima, ancor prima che la uccidesse. Quasi si dispiacque vedendo quel bel volto e pensando che presto sarebbe diventato una sua versione maschile, e che proprio lei sarebbe stata il suo carnefice.
Continuò ad accarezzargli i capelli, la testa, il collo, le spalle. Il suo calore si effuse alle membra del ragazzo ed una piccolissima parte della sua energia passò a lui, come se gli avesse voluto trasmettere un poco di forza per sopportare meglio il dolore.
Si sorprese di se stessa quando si rese conto che non stava fingendo, come tante altre volte aveva fatto con lui. Si accorse che la rabbia ed il nervosismo che fino a pochi minuti prima l'avevano dominata se ne erano andati, lasciando il posto a qualcosa che solo di rado aveva provato e che in quel momento non avrebbe dovuto esserci.

Gli fece un'ultima carezza prima di interrompere il silenzio. Sapeva che era una follia per il suo piano, perché lui veramente era indispensabile per lei, ma capiva che per il suo bene, per il bene di Trunks, avrebbero dovuto finirla lì.

«Trunks...» fece per dirgli, ma la saiyan venne bruscamente interrotta da un'inattesa richiesta.
«Tu mi vuoi bene?» le domandò il ragazzo, alzando livemente la testa dalla sue ginocchia per guardarla dritta nelle iridi nere.
Celosia spalancò gli occhi e rimase immobile, di pietra a tale domanda.
Se fosse stata un'altra situazione e senza quel peso che le si era posato sul cuore, la saiyan avrebbe riso per la strana coincidenza che si era verificata. Da quel che le aveva raccontato Radish, era stata proprio quella stessa domanda, quella stessa dolorosa richiesta, che solo qualche settimana prima proprio la sorellina di Trunks aveva fatto a quel saiyan di terza classe.
«Trunks...» ripetè lei, tentando nuovamente di dirgli ciò che aveva deciso, ma un'altra volta non ce la fece, poichè fu tradita dai suoi occhi che la anticiparono e parlarono per lei.
Celosia vide Trunks muoversi e mettersi seduto vicino a lei e, poco dopo, sentì le sue labbra tiepide e umide posarsi sulla propria guancia.
«Per ora mi basta sapere questo.» le disse, per poi posare la testa un po' meno dolorante sulla spalla della guerriera.
Celosia non si mosse, rimase inerme, incapace di agire o di parlare.
Pensò di essersi persa qualcosa, che le fosse sfuggito un passaggio, perché non era decisamente quello ciò che avrebbe voluto dirgli.
Che sciocchezze! Voler bene ad un ragazzino del genere! Così buono da rendere tutto così clamorosamente noioso!

Era utile Trunks, infinitamente utile. Aveva sia la sapienza di un guerriero che il corpo di un uomo, entrambe qualità da cui trarre vantaggi e benefici senza troppe difficoltà.

Era davvero buono quel ragazzo. Gentile, premuroso e dolce, pieno di attenzioni per lei. Un ragazzo perbene, intelligente e affettuoso, generoso e per niente egoista, almeno con lei, un ragazzo di cui sarebbe stato facile innamorarsi. L'esatto opposto di come era stato Vegeta con lei.

Celosia pensò a come e a quanto sarebbero potute andare diversamente le cose se fosse sempre stato Trunks a starle accanto fin dalla nascita.
Sicuramente Celosia si sarebbe annoiata a morte, poichè ben sapeva che l'unico che sarebbe stato in grado di tenerle degnamente testa era stato Vegeta. Lui e solamente lui.
Solo lui era stato in grado di rendere il tutto interessante e stimolante.
Le loro lotte, i loro bisticci... Celosia li aveva amati e odiati allo stesso tempo; in un processo autodistruttivo,  vi correva ineluttabilmente incontro e si buttava a capofitto dentro a quella tempesta.
Non poteva farne a meno, e Celosia si rese nuovamente conto che si sarebbe buttata anche nel fuoco pur di rivivere quei momenti un'altra volta ancora.

La saiyan scosse la testa e tirò un sospiro di frustazione. Posò gentilmente la testa di Trunks sulla spalliera del letto e si alzò in piedi.
Ci stava ricadendo un'altra volta. Come era possibile che si dimenticasse o che rimpicciolisse a tal punto ciò che tutti quei litigi e quelle guerriglie avevano alla fine portato?

Celosia si portò una mano al collo, massaggiandoselo quasi pensierosa.
Le sembrava di essere un gambero che, invece di andare avanti, andava indietro.
Era ossessionata da lui, ossessionata a tal punto da accantonare ciò che le aveva fatto.

Una vacanza dal piano. Aria nuova. Testa svuotata. E poi sarebbe tornata ad allenarsi con Trunks, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente e farsi prendere delle remore per ciò che stava facendo a quel ragazzo.
Vegeta doveva pagare.

«Trunks... Ti ricordi che oggi vado via, vero?»
Il figlio di Vegeta scosse leggermente la testa, dandole una risposta affermativa. «Quanto starai via?»
La saiyan alzò le spalle, indifferente. «Per un po'.»
«Sei proprio sicura? Posso parlare io con mio padre, fargli cambiare idea.»
La guerriera sorrise sorniona e tornò a sedersi sul letto, carezzando la testa del ragazzo.
«Non riesci a stare lontano da me per più di un giorno?» scherzò la donna, per poi farsi seria «Oppure non ti fidi di me?» gli chiese, per allontanarsi nuovamente da lui, mettendosi in piedi di fianco al letto. «Del resto, ieri sera mi hai fatto ben capire che di me proprio non ti fidi. Strana la nostra relazione.»
La saiyan si morse il labbro interno quando vide l'espressione di puro terrore sul volto di Trunks, sentendosi sicura nel vedere che ancora lo aveva in pugno. Il ragazzo aveva capito che il suo comportamento della sera precedente aveva messo in pericolo la loro unione, ed aveva capito che, di conseguenza, Celosia si era sentita talmente offesa da ritenere stupido stare assieme ad una persona che neanche si fidava di lei.
«Aspetta, non dire niente.» fece Trunks, allarmato. Aveva ricominciato a dolergli insopportabilmente la testa, ma se ne fregò e continuò a parlare. «Ho sbagliato. Sono un idiota e ti chiedo scusa.» le disse, cercando di afferrare le mani tra le sue, ma vedendo che Celosia aveva preferito portare le braccia al petto come risposta al suo gesto di ricongiungimento.
Trunks si riappoggiò sconfortato allo schienale del letto. «Sono un idiota.» ripetè «E' solo che... ieri pomeriggio, quando eravamo insieme, sembrava che tu fossi quasi schifata di stare insieme a me, e quando ti ho vista con Radish... vi ho visti così vicini, e non ho capito più nulla. Quello che tu e Radish... e quello che io e te... insomma, mi sembravate inacessibili. Il vostro rapporto mi è sembrato irraggiungibile per me. Non saremo mai...»
«Non saremo mai quello che io sono con Radish e mi sembra giusto così.» lo interruppe seria la donna.
Celosia lo guardò dall'alto. «Radish ed io siamo cresciuti insieme. Ci siamo conosciuti che eravamo ancora due bambini piccoli ed abbiamo condiviso gran parte della nostra vita. Non potrai mai avere con me il rapporto che io ho con lui.» gli disse, godendo del terrore che vedeva nei suoi occhi, rendendosi conto che il ragazzo era in totale balia delle sue parole. «Ma potrai avere con me un rapporto diverso. Non necessariamente peggiore o inferiore all'altro.» gli sorrise, continuando ad osservarlo per capire se stava intendendo le sue parole «E comunque non mi sembrava per niente male quello che noi due avevamo avuto fino a qualche ora fa.» gli disse, per poi fissarlo emettendo uno sbuffo di disprezzo «E vorrei proprio leggere nella tua testa. Che motivo c'è di essere geloso di me e di Radish? Io non sono mica gelosa di te e di Goten!» proruppe la donna, portando le mani al soffitto a mò di imprecazione «Anche voi due siete cresciuti insieme e, da quel che so, fin da piccoli avete combattuto e vi siete allenati assieme. Devo forse presupporre che al mio compagno piacciano le donne con poco seno perché, in realtà, sono più facili da paragonare a dei pettorali scolpiti?»
Trunks dette vari colpi di tosse a quella illazione e cominciò a dimenare le mani davanti a lui.
«No no! Non ti fare strane idee! Goten ed io siamo soltanto...»
«Amici?»
«Sì, amici.»
«Oh! Finalmente ci siamo arrivati!» eruppe la donna, battendo le mani. «E Radish ed io cosa siamo allora?»
Trunks la guardò, esitante. «Amici?»
«E quindi mi farai storie e scenate di gelosia se me ne andrò un po' con lui?» gli chiese infine, guardandolo di sottecchi, facendogli ben capire di stare attento a come avrebbe risposto.
Trunks si strinse nelle spalle, rendendosi conto di essere appena stato messo al muro.
«Non faccio certo salti di gioia a saperti con un altro, però non posso che fidarmi di te.» le rispose infine, anche se non era totalmente convinto che si sarebbe potuto altrettanto fidare dell'altro saiyan. Ma ciò Trunks preferì ometterlo, preferendo invece aggiungere un piccolo dettaglio che, sperò, avrebbe potuto un po' alleggerire l'atmosfera. «E, comunque, tu non hai poco seno. Non mi posso assolutamente lamentare.» le riferì, accennando un sorriso impacciato.

Celosia alzò un sopracciglio e sorrise sorniona. Le venne quasi voglia di stropicciargli i capelli e picchiettargli il capo come se Trunks fosse stato il fedele cagnolino che, amorevolmente, portava le ciabatte al padrone.

«Potrò venire a trovarti qualche volta?»
A tale richiesta, Celosia mutò immediatamente espressione e si fece seria, quasi incattivita. «Non mi pare proprio il caso. Dopo il casino che hai combinato ieri sera, è già tanto che tuo padre non abbia capito tutto di noi. E non ho assolutamente voglia di affrontarlo anche su questa questione.» gli disse severa la saiyan «E poi... Non avresti da finire di prepararti per l'esame? Ormai ce l'hai a breve.» gli ricordò la guerriera, che ancora non capiva il motivo per cui un guerriero del genere avesse bisogno pure di studiare, quando gli sarebbe bastato ben poco per conquistare l'intero pianeta. E, soprattutto, detesteva quell'impegno del ragazzo perché lo occupava per troppo tempo, tempo che lui avrebbe potuto invece di dedicare a lei, anzichè relegare la saiyan ed i loro allenamenti a qualche ora dopo cena.
Trunks tirò indietro la testa, maledicendosi per l'ennesima volta da quella mattina. Pure gli esami gli stavano remando contro.
Il ragazzo però tirò improvvisamente su il capo, maledicendosi un'altra volta per il movimento scattoso che aveva fatto e che sarebbe stato meglio non avesse compiuto, quando udì bussare alla porta che venne immediatamente aperta.
Celosia si voltò verso l'entrata, capendo all'istante chi fosse il maleducato che, come lei, aveva il vizio di entrare subito dopo aver bussato, senza neanche attendere una risposta.

«Chissà come mai, avevo proprio l'impressione che ti avrei trovata qui.» ghignò Vegeta con fare compiaciuto.
«Oh papà!» gridò Trunks «Chiudi quella porta!» protestò il ragazzo, tirandosi su il lenzuolo sul volto, dato che la luce che entrava dal corridoio gli procurava un forte fastidio agli occhi.
Vegeta sorrise e, con un lento gesto della mano, aprì completamente la porta, spalancandola, lasciando entrare la luce fino a metà stanza.
«Così la prossima volta non dimenticherai di scolarti fino all'ultima bottiglia.» lo schernì il padre.
Vegeta avanzò verso il letto con, a suo fianco, la secondogenita.
Celosia notò dalla luce che trapelava nella camera da letto come Bra sembrasse particolarmente affiatata con suo padre. Sembrava quasi che non ci fosse più acredine o rancore tra loro due: Bra era piuttosto tranquilla accanto al genitore, e ciò le dette da pensare che Vegeta avesse fatto una delucidante e, secondo il suo punto di vista, inappropriata chiacchierata con la figlia, tant'è che Bra, non appena aveva alzato lo sguardo incrociandolo con quello della saiyan, immediatamente aveva riabbassato gli occhi.

Vegeta guardò Celosia ed alzò un sopracciglio, osservandola dall'alto in basso.
Celosia ghignò.
«Hai fatto bene a non sorprenderti. Sai, a differenza tua, io sono una persona molto educata, e saluto sempre prima di accomiatarmi.»
Vegeta le dette un'occhiata gelida che le fece immediatamente sparire quel sorriso sarcastico dal volto.
L'avrebbe voluta ammazzare. Afferrare quel faccino altezzoso e sbatterlo violentemente contro il muro, spaccarle il cranio, ridurla in brandelli.
Il solo pensiero che la saiyan aveva raccontato particolari intimi e talvolta poco veritieri su loro due alla figlia lo aveva mandato in bestia. Pensare poi che c'era il rischio che Celosia avesse circuito anche il figlio con le sue arti ammalianti gli aveva perfino fatto venire la nausea dalla rabbia e dal disgusto.
Aveva cominciato a nutrire dei forti dubbi la sera precedente, e per tutta la notte aveva continuato a sperare di starsi sbagliando, convincendosi che almeno suo figlio non fosse così stupido da cadere nelle sue grinfie. Ma dentro di sè sentiva che erano solamente delle false speranze, e sapeva che avrebbe trovato Celosia nella camera del figlio.
Se solo fosse stato più presente durante quei giorni. Se solo non si fosse comportato da vigliacco, rinchiudendosi nella camera gravitazionale, fuggendo dalle sue responsabilità, scappando quando doveva prendere delle decisioni. Se solo avesse messo da parte le sue paure di perdere tutto ciò che aveva costruito e si fosse immediatamente fatto coraggio di affrontarla, se solo avesse messo da parte il suo orgoglio, magari Celosia avrebbe evitato di fargli spregio proprio rifacendosi sul figlio.
«Bene. Adesso che hai salutato, scendi. Ti accompagno alla porta.» le disse, cercando di usare il tono più autorevole che potesse, senza lasciar trapelare alcun sentimento di odio e rabbia nei suoi confronti. «Sai, ho avuto modo di chiacchierare con Bra, e sono venuto a sapere cose che ho fatto di cui proprio non ne ero a conoscenza. Mi piacerebbe discuterne con te. Magari sei così educata da rinfrescarmi la memoria.» le disse con un leggera venatura di ironia nel tono della voce.
Vegeta si rivolse brevemente alla figlia. «Se la vuoi salutare, pensaci adesso. Dopo rimani qui.» le disse con fare severo.
Bra fissò titubante il padre, per poi rivolgere lo sguardo su Celosia. Esitò per qualche secondo, e poi si avvicinò incerta verso la guerriera, guardandola con fare imbarazzato.
Quando le fu di fronte, a pochi centimentri da lei, tutta la sua esitazione svanì e si lanciò sulla saiyan, cingendole i fianchi con le braccia e poggiandole la testa sul ventre, stringendola forte a sè.
Celosia rimase immobile e si sentì quasi andare via. Non capì come mai, quando l'aveva vista esitare, avesse sentito una forte morsa allo stomaco, oppressione che immediatamente svanì e si sciolse in un'ondata di calore quando sentì il corpo di Bra sul proprio.
Si dette dell'idiota al solo pensiero che era stato il puro terrore di averla persa ciò che le aveva provocato un tale malessere. Che cosa mai doveva importarle di quella bimbetta, totalmente inutile alla realizzazione del piano, non le era ben chiaro. Non le serviva a niente, eppure più volte si era trovata a pensare che l'avrebbe portata via con sè quando finalmente sarebbe riuscita a vendicarsi e a sbarazzarsi di Vegeta.
Sussultò appena si accorse che stava contraccambiando l'abbraccio, tenendola stretta a sè, opponendosi a ciò che doveva essere fatto, allontanarsi da lei, relegarla ad essere un semplice passatempo ed un giochetto da usare contro Vegeta.

«Andiamo?» la esortò Vegeta, voltando le spalle ai presenti e dirigendosi verso la porta.
Celosia dette un'ultima stretta a Bra ed alzò lo sguardo su Trunks, facendogli un lieve sorriso per accomiatarsi da lui.
La saiyan non capì perché, dal nulla, aveva cominciato a sentirsi un poco agitata. Nel momento stesso in cui si era staccata da Bra le era sembrato di essere caduta dentro ad un burrone. Inutile ogni tentativo di aggrapparsi alle pareti, stava precipitando nel vuoto.
Si voltò lentamente verso Vegeta e lo raggiunse a testa alta, lo sguardo puntato sulla capigliatura a fiamma del suo ex compagno. Tirò giù un grumo di saliva, cominciando a sentire la gola un po' secca.
Lo sorpassò e Vegeta chiuse la porta della camera di Trunks, mettendosi dietro di lei.
Celosia strizzò lievemente gli occhi, percependo come fastidiosa l'intensa luce bianca del corridoio. Si sfregò un orecchio, credendo di averlo sentito fischiare o di aver avvertito un cambiamento di pressione, e si apprestò verso le scale, Vegeta pochi passi distante da lei.
Celosia stava avvertendo l'imponente, seppur minuta presenza di Vegeta dietro di lei, sentiva il suo caldo fiato sul collo.
La saiyan inspirò profondamente, cominciando a sentire il fiato corto, una sensazione di pesantezza sul petto.
Aprì e richiuse le mani a pugno più volte e, mentre scendeva le scale, si portò le mani sulla pancia, come a voler soffocare l'agitazione, nascondendo il tremore degli arti.

«Sai,» le disse Vegeta da dietro le spalle, e Celosia dovette usare tutto il suo autocontrollo per non sussultare «alla fine ieri sera non sono riuscito a dirti ciò che ti volevo dire e, insomma, vedendoti, forse è il caso che se ne parli un attimo.»
Vegeta non aveva staccato gli occhi su di lei neanche per un secondo. L'aveva osservata e studiato ogni suo movimento, ogni suo comportamento ed ogni centimentro del suo corpo.

La speranza era sempre la stessa, che fosse semplicemente il rimorso ciò che gli aveva instillato tale dubbio divenuto certezza. Aveva così deciso di fare una prova, ed aveva osservato come Celosia si era comportata con Bra, accorgendosi di certe emozioni che erano trapelate dalla saiyan quando aveva stretto Bra a sè. L'aveva ricollegate a vari altri comportamenti che aveva notato la sera precedente e Vegeta non potè che ammettere che purtroppo era come aveva temuto.
«E' solo che io mi chiedo come sia possibile che tu ancora non te ne sia resa conto. Cos'hai in testa che tanto ti tiene lontana da ciò che ti sta accadendo?» le chiese, non riuscendo a credere che fosse vero.

Vegeta avrebbe dato di tutto purchè la risposta fosse ben diversa da quella che ormai si era reso conto di essere. Gli sarebbe piaciuto sentirsi dire che andava tutto bene, che tornando in vita un paio di cose erano cambiate, che magari quel desiderio del drago Shenron era riuscito a cambiare la loro situazione, che era tornata in vita solo una parte di lei, e ciò che Vegeta non voleva di lei era rimasto nell'aldilà.

Celosia si morse un labbro, pensando al piano che le stava succhiando anima e corpo, costringendola a fare cose che lei neanche voleva fare, ma che servivano per portare a compimento la sua vendetta. La testa era ben occupata, ma che ci fosse qualcosa che non stava andando di lei se ne era accorta da tempo.
Radish le aveva detto che magari era solo stanchezza, tanto stress accumulato, la convivenza forzata con il suo carnefice che la stavano facendo agire in quel modo, comportandosi in maniera strana ed inusuale per lei. Del resto, la sua splendida vita di guerriera saiyan era finita, non poteva più essere la sanguinaria conquistatrice di terre e popoli che era sempre stata.
E tutto ciò che aveva desiderato avere con Vegeta, ma che lui con un colpo secco aveva deciso di non avere con lei, le veniva quotidianamente schiaffato in faccia.
Secondo Radish, chiunque, perfino Freezer, avrebbe cominciato a dare segni di squilibrio a sopportare una tale situazione.
Ma gli ultimi discorsi di Vegeta avevano cominciato a far credere a Celosia che Radish si stesse sbagliando, che ci fosse dell'altro e, temette la Principessa dei Saiyan, che fosse proprio come lei aveva sospettato.
«Sto morendo?» gli chiese in un fievole sussurro, sperando che Vegeta non avesse sentito il tremolio nella voce.
Celosia lo sentì sorridere da dietro le spalle. Poteva vedere il suo ghigno stampato in faccia come se davvero lo avesse avuto davanti.
«Oh no, per niente.» le rispose Vegeta, e Celosia non ebbe modo di notare i suoi sopraccigli alzati dallo stupore, come se avesse voluto chiedere perché mai gli avesse fatto proprio una simile domanda.
«Mpff... Peccato.» alzò le spalle la saiyan, continuando a scendere le scale come se niente fosse, come se neanche le importasse più della propria vita. Di nuovo, il tarlo della pazzia aveva cominciato a batterle nella mente.
Vegeta arrestò il suo incedere e la guardò costernato mentre la Principessa dei Saiyan scendeva e si allontanava da lui. Scosse la testa, come a voler cacciare un pensiero e si affrettò a raggiungerla, fino ad essere nuovamente a pochi centimetri da lei.
Celosia continuava a camminare, la schiena dritta e la testa leggermente abbassata ad osservare le proprie mani chiuse a pugno sullo stomaco. Si sentiva le mani fredde, eppure stava sudando. Ogni suo muscolo era teso e le sembrava quasi di vedere un vortice davanti a sè, anzichè la rampa di scale che per giorni aveva salito e sceso.
Tirò giù un grumo di saliva, percependo difficile pure la deglutizione, e sentendo nuovamente il respiro accelerarsi. Tentò di calmarlo e nel far ciò, voltò la testa di lato, guardando il muro dalle pareti lisce su cui veniva proiettata la propria ombra.

Celosia ebbe un tremito quando vide un'altra ombra avvicinarsi rapida dietro di lei.

Vide una minacciosa ombra deforme, di una fiera in procinto di azzannare la sua preda. Una divinità feroce e terrificante, dall'aspetto selvatico, con i capelli acconciati come lingue di fiamma, un essere dalla linea fiammeggiante che conferiva una sensazione di bestialità e di potenza, e che dagli inferi era tornata per riprenderla e portarsela con sè.
Celosia sentiva i battiti del cuore accelerarsi ed i suoi organi fondersi con il resto del corpo. Restò a fissare l'ingresso ormai poco distante da lei, scossa da emozioni sempre più violente, mentre nella sua mente si plasmava l'immagine del Principe dei Saiyan ritto dietro di lei, con una mano alzata pronta a colpirla.
Celosia si stava sentendo in pericolo in quel momento. Sentiva che Vegeta l'avrebbe giustiziata in quell'esatto istante, senza attendere oltre o di essere in un altro luogo.
Sapeva che ogni sorta di difesa sarebbe stata vana. Anche se avesse cercato di difendersi, Vegeta era comunque ancora troppo forte per lei.
Celosia si sentì il cuore in gola, una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, e la visione cominciò a distorcersi attorno a lei.
Eccoli i suoi ultimi istanti di vita. Uccisa nuovamente in maniera vile e meschina, senza neanche un suo tentativo di difesa.
Vegeta l'avrebbe uccisa. Stava già avvenendo. Poteva già sentire la sua mano sopra al suo corpo, pronta per cancellare un'altra volta la sua esistenza.
Come d'istinto, Celosia fece per cadere e volò, volò via da quella casa. Scappò, fuggì da Vegeta, spalancando la porta e spiccando il volo, volando in alto nel cielo.

Vegeta si bloccò e rimase a fissare ciò che era avvenuto nell'ultima frazione di secondo, cercando di capire cosa fosse successo.
Stava per posarle una mano sulla spalla nel tentativo di rincuorarla, ma al posto della spalla della guerriera, sotto al suo palmo si era ritrovato solo dell'aria smossa.

 
***

«Hey, ma dove te ne scappi?!» le gridò Radish, che era improvvisamente tornato sull'attenti appena aveva sentito un potente flusso d'aria muoversi accanto a lui, per poi vedere Celosia che era già andata ad alta quota.
«Aspettami!» le gridò, ed il saiyan di terza classe fece per spiccare il volo, così da raggiungerla. Ma Radish non riuscì neanche a fare mezzo metro, poiché sentì una morsa che stringeva con forza la sua coda, ed il saiyan di terza classe cadde a terra inerme.
«Ascoltami bene.» gli disse Vegeta, mettendosi davanti al guerriero, tant'è che la sua ombra lo coprì dai raggi del sole. «Celosia...» fece per dirgli, pensieroso, alzando lo sguardo verso il cielo, nel punto dove fino a pochi istanti prima si trovava la sua Promessa. Vegeta si interruppe e sospirò pesantemente, cercando di spostare di poco quel peso che gli stava opprimendo l'esistenza, in modo tale da riprendere almeno per un attimo un poco di fiato e di lucidità.

Era curioso, quasi beffardo, come la situazione, la stessa identica situazione di trentaquattro anni prima, fosse cambiata agli occhi di Vegeta.
Fin dalla più tenera età, il suo carattere ed i suoi desideri egoistici erano sempre stati quelli che avevano fatto il bello ed il cattivo tempo: se una persona non gli serviva più, come era accaduto per Nappa, Vegeta se ne sbarazzava.

Se voleva qualcosa, lui se la prendeva. Se non la voleva più, Vegeta se ne liberava.

Così era sempre successo, fino a quando non era arrivato sulla Terra e le grosse sconfitte e ferite riportate al suo orgoglio e al suo amor proprio lo avevano indotto a cambiare, diventando un altro Principe dei Saiyan, permettendo ad altre persone di avvicinarsi a lui, e permettendo al suo cuore di sentire il bisogno di avere loro accanto e di proteggerle.

Fin dalla più tenera età, Celosia aveva rappresentato uno svago, una compagna di lotte e di avventure. Crescendo, era diventata anche una donna da cui Vegeta poteva ottenere appagamenti ed una rivale da cui trarre stimoli per migliorarsi e potenziarsi.
Ma la situazione era cambiata negli ultimi periodi, quando Vegeta era ancora il Promesso di Celosia ed il mercenario di Freezer.
Suo malgrado, Celosia era diventata un peso, e la sua morte era diventata per Vegeta una liberazione. Cacciò immediatamente ogni sorta di rimpianto non appena si era liberato del corpo, considerando addirittura stupida l'accortezza che aveva preso nel coprire le nudità della saiyan con due semplici veli come fossero una forma di rispetto e di riguardo nei confronti della vittima compagna e guerriera, prima di bruciarne il cadavere, non permettondosi più di avere rimorsi e pensando solamente al senso di benessere e di libertà che avrebbe provato da quel momento in avanti.
Ma averla avuta di nuovo di fronte, ed averla vista con gli occhi che adesso aveva Vegeta, per il Principe dei Saiyan il suo assassinio non fu più una liberazione, ma divenne un opprimente peso, una catena di metallo che, stretta, li legava di nuovo assieme, e questa volta Vegeta non voleva più scappare da lei e dalle sue responsabilità.
Solamente adesso si era permesso di riconoscere che, da qualche parte in fondo alla sua anima, nascosto sotto alla rabbia e all'odio che provava verso di lei, Vegeta sapeva che le aveva comunque voluto bene.

Lo sconforto del momento lo aveva tentato di raccontare tutto a Radish, dato che non era riuscito nel suo intento con Celosia, ma poi tornò lucido e ritenne inopportuno mettere al corrente quel saiyan di terza classe.
Era una questione che riguardava solo lui e Celosia, non altri insignificanti individui.
Vegeta si autoconvinse che, se aveva aspettato trentaquattro anni per dirglielo, attendere ancora qualche giorno non avrebbe fatto la differenza, poiché non c'era possibilità che la situazione potesse cambiare o migliorare. Forse se ne sarebbe accorta da sola e sarebbe tornata, forse sarebbe invece toccato a lui confessare il motivo per cui l'aveva uccisa, anche se il suo orgoglio combatteva costantemente contro la sua coscienza per non farglielo fare.

L'aveva guardata con occhi preoccupati e dispiaciuti, preso da un impercettibile attimo di rimorso, quando l'aveva vista fuggire via da lui.
Del resto, non poteva darle contro. Era normale una reazione del genere.
La sua Promessa aveva avvertito una situazione per lei di pericolo, seppure in maniera esagerata, ed il suo istinto aveva lottato e agito per la sua sopravvivenza ed incolumità, accantonando l'orgoglio, facendola fuggire dal campo di battaglia, perché la sua Natura le stava imponendo di mettersi in salvo. Non inusuale per una saiyan come lei.

Vegeta tornò a guardare Radish, sempre a terra, con un'espressione sofferente sul volto.
Vegeta si accorse che stava tenendo ancora la sua coda in pugno e la lasciò andare, in modo tale che Radish fosse abbastanza concentrato per recepire distintamente il suo messaggio.
«Mi affido a te in questi giorni.» gli disse, il cipiglio severo ed il tono di comando nella voce.
«Tienila d'occhio e controlla che non si affatichi, o che faccia qualche pazzia delle sue.» aggiunse, e a Radish non sfuggì un velo di preoccupazione negli occhi del suo Principe.
Vegeta sospirò. «Trattala bene e non la fare arrabbiare. Voglio che passi un periodo tranquillo in questi giorni.»
Radish lo guardò ed ostentò un ghigno beffardo. «Non c'è bisogno che tu me lo dica. Io l'ho sempre trattata da Principessa quale è.» gli disse con fare insolente, per poi alzarsi in piedi e pulirsi il petto dalla polvere e dal terriccio.
Avrebbe voluto aggiungere che Celosia con lui sarebbe stata sicuramente meglio di come era stata lì in quegli ultimi giorni, che Vegeta non aveva la minima idea di come doveva essere trattata una Principessa come Celosia, che lui il rispetto e la devozione verso quella guerriera non sapeva neanche cosa fossero, ma quando scorse gli occhi infinitamente preoccupati del suo Principe, Radish non riuscì a rinfacciargli nulla, ed abbassò gli occhi sul terreno, cominciando ad avvertire dentro di sè un vuoto ed un gelo che premonivano qualcosa che stava accadendo alla persona più importante della sua vita.

«Agli ordini.»






Note dell'Autrice

Dite la verità: nel leggere questo lungo capitolo, i pomodori che avevate freschi in casa sono marciti e state pensando di tirarmeli addosso, vero?
Non sono totalmente soddisfatta di ciò che è venuto fuori, è un luuungo capitolo cuscinetto che, comunque, serve per poter andare avanti nella narrazione, ma in cui, alla fine, non succede niente di eclatante, se non, appunto, ciò che accade dentro l'animo dei personaggi.
Come quando si ha una vocina dentro di noi, e noi non le vogliamo dare ascolto perché non ci piace, e la reprimiamo. Dai dai, questa vocina comunque riuscirà a trovare un modo per farsi sentire e, quando lo farà, lo farà ben forte. Il corpo che si ribella alle regole dettate dalla mente, per quanto riguarda Celosia, ed il cuore che imbavaglia la ragione pur di non darle ascolto, per quanto riguarda Trunks. E l'orgoglio che per anni e con molta facilità ha fatto tacere Vegeta, e che adesso si trova a combattere con una coscienza che prima non c'era. La costante lotta per il dominio tra la ragione e l'istinto, tra la volontà e le passioni, tra l'egoismo ed il senso del dovere. (No, non mi sono fumata niente. Sono così di mio. Ho caldo.)
Mi auguro tantissimissimissimo di poter scrivere e pubblicare il prossimo capitolo (che è già pronto nella mia testa e, spero, vi divertirà) in tempi un po' più brevi, ma il periodo di fuoco non è ancora finito per me. (Se tra di voi c'è qualcuno che va ancora a scuola: BUON PER VOI. Vi sto invidiando troppo! Bei tempi quando l'estate era l'estate vera!)
Bene, intanto vi saluto ed auguro buona vacanza a chi già c'è e faccio un grandissimo incoraggiamento a chi la vacanza la vedrà solo fra qualche tempo!
Un bacione!

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Capitolo 33
*** Pettegolezzi e bisticci ***


- Pettegolezzi e bisticci -



 
Non era mai stata una casa difficile da pulire.
Seppur trovandosi in campagna, l'angusta dimora dei Son poteva sfoggiare sempre mobili lucenti e pavimenti tirati a lustro. Non un granello di polvere che entrava dalle finestre o dal sottotetto aveva modo di depositarsi al suolo. La perseverante padrona di casa ben si dilettava quotidianamente, come se avesse preso tale certosina cura casalinga al pari di un portentoso incarico militare, nel rendere la piccola ed umile dimora il regno perfetto dei suoi cari.
 
Chichi aveva appena finito di lavare i piatti ed era passata a pulire il resto della cucina. Impugnando lo spolverino, la principessa di un remoto e piccolo villaggio liberò dalla polvere - per quanto ce ne potesse ancora essere - i mobili di cucina, il frigorifero, le sedie, il tavolo, il marito poggiato sul tavolo, il davanzale della finestra e qualsiasi altra superficie su cui si sarebbe potuto depositare tale pulviscolo, e che avrebbe rischiato di rendere la propria casa trascurata e far figurare lei come una imperfetta donna di famiglia.
 
La Terrestre si portò le mani sui lombi ed inarcò la schiena, stirandosi quanto bastava per allontanare quei tanti piccoli doloretti che da alcuni giorni avevano cominciato a farsi sentire.
 
Più ci pensava e più continuava a non crederci.
Aveva avuto due figli, ed entrambi maschi. Come se ciò non fosse bastato, pure suo marito poteva, a volte, essere considerato alla stregua di un terzo figlio, dato che spesso bisognava urlargli di non entrare in casa con le scarpe piene di fango o ripetergli di non poggiare le mutande sporche sopra ai vestiti puliti della moglie. Ma con tre maschi in casa o, più precisamente, con ben tre esemplari portanti il testosterone di una delle più barbare razze guerriere, Chichi non si era mai sentita così esausta come in quell'ultimo periodo, da quando una donna era andata a vivere sotto al suo stesso tetto.
 
La terrestre era andata subito in ansia quando il marito le aveva riferito che un altro guerriero saiyan sarebbe andato a vivere a casa loro. A suo cognato ormai ci si era abituata, ma il pensiero di cominciare ad avere ben due assassini in letargo in casa un po’ la inquietava.
Goku però l’aveva immediatamente rincuorata dicendole di non preoccuparsi, che avrebbe pensato lui a tutto, e che non ci sarebbe stato comunque alcun pericolo.
E Chichi si era resa conto che forse suo marito aveva ragione: non aveva motivo di preoccuparsi, se non altro non per quei motivi che fino a quel momento l’avevano fatta impensierire.
Pensava spesso a loro, e più ci pensava e più le sembrava che lavorassero proprio in sinergia quei due saiyan. Nonostante fossero due guerrieri adulti e con una precedente vita di sterminatori e chissà di quale altra diavoleria, alla Terrestre quei due ricordavano incredibilmente Goten e Trunks da piccoli.
L’anziana madre ben si rammentava di come suo figlio Goten fosse stato un bambino buono e tranquillo quando era da solo. Ma dopo un po' di tempo che passava in compagnia di Trunks, suo figlio diventava spesso agitato e pretenzioso, avendo assorbito tutta l'influenza negativa che il viziato e dispettoso figlio di Bulma Brief poteva avergli trasmesso.
E così, si era accorta, era Radish quando stava con Celosia.
Chichi spostò lo sguardo fuori dalla finestra della cucina, intravvedendo il maestoso orto che il saiyan, in un atto di gentilezza, aveva spesso curato in quei giorni.
Certo, le aveva fatto strano quando Radish si era mostrato subito disponibile a dare una mano, dopo che il saiyan aveva ricevuto una sua lamentela per l'inesistente collaborazione maschile nella manutenzione della casa. Però per una buona volta tutti quei muscoli sarebbero stati utili per qualcosa di buono e di produttivo, perciò Chichi non aveva osato dissentire a tale proposta d'aiuto.
Da quando però Celosia era entrata in quella casa, Radish era diventato un altro. O, meglio, Chichi non era ben sicura di quanto il cognato fosse in realtà cambiato, non avendolo più visto da quando la saiyan aveva disfatto le valigie.
Sapeva che lui e l'altra saiyan ancora esistevano ed usavano quella casa come base fissa semplicemente perché lei, la sera, dopo aver lasciato la propria casa un chicco di pulizia e di ordine, se la ritrovava la mattina seguente come il terreno devastato da draghi e mostri a tre teste.
La sua cucina, lasciata poche ore prima con l'immancabile odore artificiale dell'antisettico, si ritrovava rivoltata, con il tavolo spostato di mezzo metro, le sedie - e addirittura una volta pure una poltrona della sala - buttate in mezzo alla stanza, le posate sparse per tutto il piano cottura - quelle sporche a volte rimesse nel cassetto assieme a quelle pulite - la luce lasciata accesa e, ciliegina sulla torta per dare il dolce buongiorno alla laboriosa padrona di casa, carcasse di animali preistorici sparsi sul tavolo e sul pavimento, e lasciati lì a far terreno propizio alle larve delle mosche.
Chichi non poteva neanche correre a vomitare in bagno, dato che - aveva poi imparato - per entrare là dentro servivano la tuta e la mascherina per proteggersi da sostanze potenzialmente tossiche.
 
Piastrelle sporche di sangue, bende logore gettate a terra, mutande e calzini appesi alla finestra del bagno. E doccia intasata da capelli lunghi un metro e mezzo.
 
Il primo giorno la donna aveva rischiato una crisi isterica trovandosi di fronte ciò che restava del suo pulitissimo e lindo bagno. Dovette rifarsi la tintura ai capelli perché, quel giorno, le erano spuntate delle nuove ciocche bianche.
Ma le sorprese per la perseverante donna di casa non erano ancora finite.
Osò, suo gravissimo errore, entrare nella camera degli ospiti. Camera che prima era appartenuta a Radish, ma che, per motivi che Chichi aveva ritenuto più consoni, era passata a Celosia, mandando Radish a dormire assieme a Goten, nella cui stanza Chichi aveva amorevolmente preparato un letto di fortuna a quel cognato che fino a quel momento si era mostrato un cognato d'oro.
Quel lettino era rimasto praticamente intonso. La prima mattina aveva notato le lenzuola leggermente smosse, ma non stropicciate, segno che qualcuno ci si era posato ma che non ci aveva realmente dormito.
Era però il letto matrimoniale della camera degli ospiti ad essere stato senza alcun dubbio usato: un trancio nel bel mezzo del materasso, poi riattaccato e ricucito alla bell'e meglio, lenzuola stracciate, un cuscino carbonizzato, gli scendiletto usati come cenci, un paio di quadri con la cornice smussata ed ogni sorta di indumento o calzatura sparsi per tutta la camera da letto.
Chichi aveva le lacrime agli occhi mentre ripensava a quella prima mattina in cui aveva aperto quella porta, per poi richiuderla e con l'intenzione di non aprirla mai più, neanche se al suo interno vi fosse scoppiato un incendio.
La sua casa, la sua meravigliosa e pulitissima casa, sembrava essere stata devastata da guerre e uragani.
Che ci avessero fatto in quella stanza non lo sapeva e non lo voleva sapere.
Aveva semplicemente voglia di beccarli mentre erano all'interno di quelle quattro mura, ma in quei giorni non ci era mai riuscita. Li aveva attesi in piedi fino a notte fonda, ma sembrava quasi glielo facessero apposta di entrare in casa proprio nel momento in cui si metteva a letto e, esausta, crollava in un sonno profondo non appena aveva finito di coprirsi le spalle con le lenzuola.
Molto semplicemente, Chichi era fottutamente stufa di quella situazione.
 
Chichi catturò con eccellente rapidità un granello di polvere che Goku, con un lungo sospiro, aveva sollevato da tavola.
«Mi manca.»
«Falla finita, Goku. Mica è morto!»
«Lo so, ma mi manca lo stesso.» le rispose sconfortato il saiyan, allungandosi ulteriormente sul tavolo, adagiandosi come un delfino alla deriva.
Chichi roteò gli occhi e si morse la lingua per non dirgli quanto patetico fosse quando mostrava una simile romanticheria per il fratello. Goku si era talmente abituato ad averlo intorno e ad allenarsi sempre assieme a lui che, da quando Radish aveva preferito la compagnia esclusiva di Celosia, Goku si era abbattuto come un amante respinto.
Le sembrò di nuovo di avere un figlio davanti a lei, specialmente quando doveva spiegargli come andava la vita: fino al momento prima si è amici per la pelle, e poi, quando subentra una donna, per quanto brutto e antipatico tale comportamento sia, è normale che l'amico abbandoni l'altro per la dolce donzella.
«Dai, Goku, non ti abbattere!» gli sorrise la moglie, cingendogli le spalle in un affettuoso abbraccio, e dandogli un bacio sulla fronte. «Ci sono io! Adesso puoi passare tutto il tempo che vuoi con me, potremmo fare un sacco di cose insieme!» lo incoraggiò felice Chichi.
Goku la guardò con la stessa espressione di quando sua moglie gli prometteva una succosissima bistecca per cena, e poi si ritrovava un triste petto di pollo al latte nel piatto.
Tirò un altro sospiro e, senza che se ne rendesse conto, il labbro inferiore si sporse un po' in avanti.
«Ahi!» gridò l'uomo, coprendosi il volto con le mani, e spostando lo spolverino sporco che aveva appena ricevuto in faccia, tirato con una non indifferente forza e rapidità.
«Non ti mostrare troppo felice di poter passare un po' di tempo con tua moglie, eh!» gli gridò adirata la donna, incrociando le braccia al petto e dandogli le spalle. «Gran bel gentiluomo che sei! Scommetto che Radish non la tratta di certo così Celosia!» continuò a gridagli, alterata «Lui, delle sue donne, ne ha riguardo! Mica come te!»
Goku si grattò perplesso il capo, un po' scombussolato per la reazione esagerata della moglie, forte ed improvvisa come un fulmine a ciel sereno.
«Ma... Chichi, tesoro, ma cosa c'entra? Loro due mica sono sposat-.»
Neanche il tempo di far uscire dalla bocca l'ultima sillaba, che Goku si stava già pentendo di ciò che aveva detto.
Aveva capito che sarebbe stato meglio se fosse stato zitto appena aveva visto le spalle e la schiena di Chichi cominciare a tremare con frenesia.
Un istante dopo Chichi batté potentemente le mani sul tavolo, tirandogli un'occhiata da fargli venir voglia di nascondere la testa fra le spalle.
«No no no, tesoro, non è come volevo dire!» cercò di salvarsi Goku dall'ira della moglie. «Cioè, nel senso, voglio dire... » cominciò a balbettare l'impavido - ma a volte un po' pavido - guerriero saiyan. «Non la devi intendere come la intenderesti tu, ma come la intenderei io!» cercò di spiegarsi alla bell'e meglio il guerriero.
«Come la dovrei intendere, eh?» gli gridò Chichi, impugnando nuovamente lo spolverino e puntandoglielo sotto al naso. «Che siccome tu ed io siamo sposati, allora te ne puoi fregare totalmente di me, lasciandomi sempre sola a rigovernare casa, mentre tu vai a divertirti con tuo fratello? O la dovrei intendere che invece sei un idiota che parla a vanvera?»
In ogni modo, Chichi non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Goku alzò timoroso lo sguardo sulla moglie, sperando di non ricevere altri spolverini in faccia. «Ti facevo solamente notare che loro due non sono sposati, non stanno insieme come tu ed io, o come Gohan e Videl, tutto qui.» le spiegò titubante il saiyan, cercando di scorgere un minimo di comprensione da parte della moglie.
«Sì, hai ragione, sono un idiota.» le dovette confessare dopo un interminabile e pesante silenzio, abbassando la testa di fronte alla reticenza e allo sguardo duro e adirato della Terrestre.
 
Chichi da quel momento si rabbonì, e si mise a sedere accanto al marito, poggiandogli una mano sulla spalla. «Ho capito cosa volevi dirmi. Anche se era inopportuno comunque.»
La rabbia di Chichi si era affievolita nell'esatto istante in cui le era presa voglia di spettegolare un po' sui suoi due ospiti, sperando che Goku, a suon di parlare a vanvera, parlasse un po' anche con lei.
Chichi fece scivolare la mano dalla spalla alle mani del marito, poggiate sulle ginocchia.
«Goku caro,» cominciò la moglie con l'interrogatorio «ma, esattamente, tra tuo fratello e la nostra nuova ospite, cosa c'è?»
Goku la scrutò guardingo. «In che senso?»
Le spalle di Chichi si lasciarono andare al peso della gravità.
«Goku, sei grande a sufficienza per capirlo.» gli rispose la moglie, facendo lunghi respiri per cercare di non perdere la pazienza. «Stanno tutto il tempo insieme, dormono nello stesso letto... mi viene normale chiedermi se tra loro ci sia del tenero o no. Radish ti ha mai detto nulla?»
Le faceva curioso pensarlo, eppure quello stesso essere che aveva tentato di rapirle il figlio di appena quattro anni ed aveva causato la morte prematura del marito, a forza di averlo intorno casa ed assieme ai suoi cari, era riuscito a diventare per lei qualcuno appartenente alla sua famiglia. Perciò qualcuno di cui preoccuparsi e prendersi cura.
Si era inoltre accorta che, sotto certi aspetti, Radish era incredibilmente simile a Goku. Quando era tranquillo e si lasciava andare, il guerriero aveva lo stesso entusiasmo e lo stesso buon umore del fratello minore. Nonché la stessa fame atavica e la stessa espressione di quando non capiva qualcosa.
Di Celosia Chichi sapeva poco o nulla, se non ciò che le era stato riportato da Bulma e da Vegeta. E non erano parole piene di riguardo o di affetto. Perciò Chichi temeva che quella frequentazione tra il cognato e la saiyan non portasse nulla di buono, e che Radish, a frequentare una – a parole d’altri – doppiogiochista e approfittatrice, non poteva che rimetterci.
Era talmente strano anche solo da immaginare, eppure la donna si stava sinceramente preoccupando per quel guerriero saiyan.
 
Goku si fece pensieroso alla domanda della moglie. Corrugò la fronte, nel tentativo di ricordare cosa gli avesse raccontato il fratello in quei giorni. Rimase due minuti così, col capo chino e l'espressione nel volto di uno sforzo mentale, con le mani sulle ginocchia, immobile, che pensava.
«Mhhh... No.» le rispose dopo un lungo ponderare.
«Ma come!» sbottò la donna. «Passate tutto quel tempo insieme, e non avete mai parlato di nulla?»
Goku si grattò la testa. «Beh, a volte sì, un po' parliamo. Ma in genere ci alleniamo.»
«E quando parlate...»
«E quando parliamo, si parla della nostra famiglia d'origine, o dei ragazzi, o... Oh sì, anche di Celosia!» si rinvenne Goku, notando subito come il volto di Chichi si fosse improvvisamente illuminato a tale notizia.
«Quindi?»
«Quindi credo che siano solamente compagni di squadra. Ogni tanto Radish si lamenta che Celosia non lo considera come vorrebbe, ed una volta mi ha chiesto consiglio su come siano le donne Terrestri per starci insieme. Qualche tempo fa ha voluto sapere se ti ho mai fatto male quando eravamo insieme.»
Chichi sentì il sangue gelarsi nelle vene. «Insieme in che senso?»
Goku la guardò come di fronte all'ovvio. «Insieme insieme
«Gli hai raccontato particolari intimi su di noi?» gli chiese Chichi, con una voce incredibilmente acuta, sentendo un nodo che le stava formandosi in gola.
«Beh, sì, mi ha chiesto chiarimenti ed io gli ho risposto.»
«Goku, perché?» gli chiese la donna, con gli occhi fuori dalle orbite. «Perché devi raccontare a lui certe cose?»
«Perché è mio fratello.» le rispose, con la stessa semplicità del non aver fatto niente di male. «Aveva conosciuto delle terrestri e allora…»
«Sì, ma...» cercò di fargli capire la moglie, sentendosi leggermente svenire. «Ma sei un idiota!» si riprese improvvisamente Chichi, facendosi forza più che poteva e cercando di colpire il marito. «Scriteriato! Razza di irresponsabile, stupido ingenuo!» gli urlò contro, il volto rosso dalla vergogna. «Raccontare simili intimità a qualcuno! Imbecille!»
Preso dal panico che solo sua moglie poteva infondergli, Goku non poté fare altro che liberarsi dalle percorse della donna, cercando di individuare qualche aura a lui familiare e svanire così nel nulla.
 
***
 
Radish si poggiò più comodamente contro le scapole della saiyan. Allungò le gambe per terra e le lasciò cadere sul terreno, mentre quest'ultimo prendeva la forma dei suoi glutei.
Seduti al suolo schiena contro schiena, i due saiyan sospirano all'unisono, guardando languidamente le loro armature buttate sull'erba umida, e su cui qualche formica aveva cominciato a camminare.
Il guerriero allungò il collo all'indietro, andando a toccare con la testa la nuca della saiyan, che cadde torpidamente di lato a tale contatto.
«Mhhh... Si è alzato pure un po' di venticello.» sussurrò Radish, con un sorriso compiaciuto sul volto.
Celosia si passò la lingua fra le labbra e si grattò il naso per far volare via una farfallina bianca che si era appena poggiata sulla punta. Teneva gli occhi socchiusi, un raggio di sole le illuminava il volto. «Magari così respiro.» disse, massaggiandosi la pancia gonfia «Oh Radish... Fermami la prossima volta che mi viene in mente di divorare un'intera coda di tirannosauro.»
«Te l'avevo detto di lasciarla lì. L'avremmo finita per merenda.» la rimbeccò il guerriero.
«Ma era così buona!» esclamò la saiyan, trasognata.
Celosia si poggiò più comodamente contro la schiena del guerriero e si morse il labbro inferiore. Tirò ulteriormente indietro la testa, così da parlargli dolcemente all'orecchio. «Radish? Secondo te, se chiedo con molta gentilezza al tuo caro fratellino di uccidermi i cuccioli di tirannosauro, me lo fa questo favore?» domandò dubbiosa la saiyan, ma speranzosa che la gola del plurisalvatore della Terra fosse abbastanza profonda da uccidere degli esseri viventi che lei, aveva scoperto, non aveva potuto freddare a causa di uno stupido drago animalista e moralizzatore, come l'aveva definito la guerriera, dopo avergli urlato contro altri epiteti ben meno cortesi mentre volava per il cielo furiosa come una belva assetata di sangue infante, e agitando i pugni contro il cielo, in direzione di un drago che non c'era.
Radish sorrise sornione, gli occhi chiusi, quasi appisolato. «Non credo proprio. Su certe cose è irremovibile.»
«Ma gliene lascio mangiare uno intero!» controbatté la guerriera.
«Mhh... Non credo proprio servirà a fargli cambiare idea.»
Celosia sussultò e le scappò un rutto. «Merda.»
«Ma speriamo di no.» le rispose il guerriero, scherzando.
La saiyan si morse un labbro, cercando di non ridere, scuotendo leggermente la testa. «Battutona da locanda di saiyan di terza classe.»
«Disse la principessa che ruttava.» le rispose prontamente il guerriero.
Celosia si portò le mani sul volto e ringhiò snervata, e, se fosse stata in grado di muoversi, avrebbe ripetutamente sbattuto pure i piedi per terra. Era talmente piena che si era levata l'armatura, lamentandosi che non era abbastanza elasticizzata per simili mangiate. Quell'armatura taglia unica poteva andare bene sia al suo fisico che al fisico di Nappa, tanto si poteva allargare e adattare al corpo del guerriero, ma per Celosia tale caratteristica non valeva. In quel momento, le pesavano pure pantaloni e maglietta della tuta da combattimento.
«E' colpa tua. E' la tua pessima influenza!» gli rimbeccò la principessa, incrociando le braccia al petto, risentita, ma subito disincrociandole perché le comprimevano troppo il petto, tant'è che tornò a massaggiarsi indispettita la pancia.
Radish scoppiò in una sonora risata. «Ah! La mia pessima influenza? Chi è che stamani si voleva mettere le mie mutande perché non trovava più le sue pulite? O chi è che si spoglia in mezzo alla stanza e si butta sul letto, facendomi prendere un colpo perché sto dormendo, e che poi mi fa inciampare a terra perché tra scarpe, tute e bottiglie vuote per terra, l'unico modo per arrivare sani e salvi al bagno è volando
«Ma che bugiardo.» ridacchiò la saiyan «Ma se tu, proprio l'altro giorno, mi hai detto che eri contento perché ti sembra di essere tornato alla nostra vecchia vita... E poi, mica c'è tempo per mettere in ordine. Bisogna ottimizzare i tempi per allenarsi!»
Radish si tirò di colpo su con la schiena, levando il piano d'appoggio a Celosia che, senza neanche cercare di riprendere l'equilibrio, cadde sdraiata a terra con una botta.
«Aspetta un momento.» le disse, agitandosi tanto era preoccupato «Tu oggi mica hai intenzione di riprendere gli allenamenti, vero? Vero?» le chiese allarmato il guerriero «Dopo una mangiata del genere, se mi muovo, ci rimango secco!»
Celosia alzò le braccia al cielo e le fece ricadere pesantemente dietro alla testa. «Siamo alle solite!»
La saiyan sbuffò e cercò di colpire la testa di Radish con un piede, riuscendoci appena, dato che alzare la gamba era stata un'impresa parecchio ardua e poco efficace.
Il saiyan rise di gusto vedendo la faccia contrariata della guerriera e si buttò su di lei, mordendole giocosamente una spalla. «Ma che vuoi fare tu, che a stento riesci a muoverti?» si divertì a schernirla, godendo nel vederla diventare sempre più indispettita.
«Celosia, ce lo eravamo promesso. Pausa. Vacanza. Relax. Ci alleniamo, ma in un maniera un po' più tranquilla. Per me la mattina basta e avanza.»
Celosia socchiuse gli occhi e lo guardò bieca. «Ed ecco perché tu non hai neanche un ventesimo della mia forza.»
«Ed ecco perché l'unico che ti sopporta sono io.» la rimbeccò sorridendo il guerriero. Radish notò che però la curvatura delle labbra della saiyan si era leggermente abbassata a tale battuta, e i suoi occhi si erano leggermente spenti, e così il guerriero poggiò la fronte sulla sua e le sorrise bonariamente. «Scherzo.»
«Ah, ma mica ci sono rimasta male!» sbottò Celosia, e gli occhi tornarono ad illuminarsi mentre, con un colpo d'anca, dava una botta a Radish facendolo ribaltare e cadere sotto di lei.
I due saiyan cominciarono a lottare sdraiati a terra, tra morsi, calci e testate, buttandosi l'uno sopra l'altra, cadendo, scivolando, e saltando nuovamente.
Una lotta giocosa che però durò poco, il tempo di staccarsi e ributtarsi a terra a pancia in su.
«Basta, vomito!» gemette Celosia, portandosi una mano davanti alla bocca, ridendo.
Radish fece altrettanto, e non poté che ridere ancora più allegramente guardandola ridere in quel modo.
 
Radish si fermò ad osservarla. Le osservò il volto, la bocca, gli occhi. Quegli occhi neri e scintillanti che solo cinque giorni prima erano stati opachi e spenti. Occhi tristi, disperati, persi.
Il saiyan si chiese come poteva essere possibile che due occhi, gli stessi occhi costituiti dalla stessa cornea, dalla stessa retina, dalla stessa sclera, potessero diventare così diversi e diventare, a volte, irriconoscibili. Si chiese come poteva essere possibile che quei due organi potessero trasmettere ed infondere un senso di benessere o di terrore a chi li stesse guardando e si domandò quale potere mai avessero, perché, se paragonati al corpo intero di un essere vivente, ne costituivano solo una piccola parte, eppure avevano la capacità di raccontare molto di una persona.
 
Qualcosa di Celosia che l'aveva sempre attratto erano stati proprio i suoi occhi.
 
Radish sorrideva pensando a quanto potesse essere ridicola la cosa, perché, in fin dei conti, si trattava semplicemente di due occhi neri, come quelli di tutti i saiyan, comuni alla loro razza. Celosia non aveva occhi di un colore esotico, magari causati da una strana mutazione genetica o da un incrocio con altre razze - come era accaduto a Trunks o a Bra - e che avrebbero potuto suscitare nel saiyan un particolare interesse data l'inusuale particolarità.
Erano occhi neri, come tutti quelli della loro razza.
Eppure quegli occhi neri, così comuni a quelli della loro razza, l'avevano da sempre attirato e rapito, fin dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo, lui un piccolo bambino e lei ancora in fasce. Ciò che avevano in più rispetto a tutti quei comuni occhi neri dei guerrieri saiyan, aveva poi capito Radish, era quella sorprendente forza motrice che emanavano. Erano occhi vispi, vivaci, in grado di trainare e spronare chiunque. Erano in grado di conferire una carica vitale enorme verso chi li guardava, suscitavano un tale senso di forza e di solidità che, con un semplice sguardo, donavano sicurezza al prossimo.
Radish ben si ricordava di quanto quegli occhi, durante le battaglie, lo avessero aiutato a non darsi per vinto. Bastava incrociare il suo sguardo per ricevere la forza e la sicurezza che gli servivano per caricarsi ulteriormente e non arrendersi, e lo avevano aiutato molto in tutte quelle occasioni in cui aveva creduto che sarebbe stata veramente la fine.
 
Solamente cinque giorni prima Radish aveva nuovamente incrociato lo sguardo della saiyan e si era spaventato quando non li aveva trovati.
Al loro posto, conficcati in quelle orbite, c'erano altri occhi.
Erano sempre occhi neri, comuni a quelli di tutti gli altri saiyan, ma sembravano più gli occhi di un animaletto indifeso ed impaurito, che era scappato da qualcosa che lo stava terrorizzando e che non sapeva più cosa fare per mettersi in salvo. Dentro quelle iridi, Radish aveva riconosciuto il panico che spesso aveva scorto negli occhi delle sue vittime quando l'imponente saiyan, sovrastandoli, li stava per torturare e uccidere.
Glieli avrebbe voluti cavare, quegli occhi, perché Radish non voleva permettere che le appartenessero. Non voleva ammettere che proprio lei, la saiyan che da sempre era stata la sua guida ed il suo modello da seguire, fosse caduta in simili bassezze. Non per una questione di onore verso l'intera razza saiyan, ma per una questione di dignità verso la guerriera che era sempre stata Celosia.
Era già successo in più occasioni che il guerriero avesse scorto una certa tristezza e disperazione dentro quegli occhi: tutte quelle volte che la saiyan lo era andato a trovare nella propria cabina di una delle navicelle di Freezer, dopo che aveva avuto una furiosa lite con quello che considerava l'unico uomo con cui poteva stare, e si buttava fra le sue braccia, semplicemente per ricevere il calore e il conforto che dall'altro non poteva ottenere.
Ma ciò che Radish aveva visto cinque giorni prima era stato ben peggio. Peggio di tutti quegli sguardi che ogni tanto aveva beccato di sfuggita alle Capsule Corporation.
Simile più a quello sguardo tentato di celare tra scherzi e risatine che aveva scorto in lei la prima volta che l’aveva incontrata nella navicella di Freezer.
Perché non era più solo uno sguardo di tristezza e malinconia, ma di puro terrore e senso di impotenza.
Come se l'intero pianeta fosse stato sul punto di implodere e non ci fosse stata alcuna navicella per mettersi in salvo.
Scappare all'impazzata. Fuggire via.
Ma fuggire senza sapere dove andare. Non ci sarebbe stata alcuna via di scampo.
Il terrore, la paura. Il non voler accettare il destino scritto. Una folle ribellione verso il nulla.
 
Radish l'aveva raggiunta, cinque giorni prima, mentre la saiyan era già atterrata in una zona boscosa lontana dalla Città del Sud. L'aveva bloccata per le spalle, facendola smettere di vagare tra i tronchi eretti e quelli caduti degli alberi, come se avesse cercato di andare da qualche parte ma che, nel mentre che ci stava andando, avesse cambiato idea e cambiato direzione. La saiyan aveva creato una voragine attorno a lei, perché non c'era aria ed aveva bisogno di spazio, ma c'era troppo spazio e si sentiva più al sicuro rintanata tra le frasche degli alberi. Ma i rami degli alberi erano troppi sopra la sua testa, e le davano l'idea che stesse girando tutto intorno a lei, perciò doveva fare spazio e aprire un varco sopra alla sua testa.
Esplosioni su esplosioni, solo il corpo caldo del saiyan l'avevano calmata, ed il guerriero di terza classe aveva dovuto reprimere un gemito di dolore quando la Principessa si era talmente stretta nel suo abbraccio che quasi gli era sembrato che fosse voluta entrare dentro al suo corpo, sentendo la spalla della saiyan che si conficcava sotto allo sterno di lui e continuava a premere per rintanarsi ulteriormente nel suo corpo di guerriero.
Lo sguardo che ricevette da lei un attimo dopo fu uno sguardo che in quei giorni Radish aveva cercato più volte di rimuovere dalla memoria tanto gli aveva fatto male vederlo in lei.
La sua potente Principessa, la sua forte e coraggiosa compagna di squadra, non c'era più.
Al suo posto c'era qualcun'altra, sempre con il suo bel corpo ed i suoi stessi capelli, che non capiva dove si trovasse o cosa stesse facendo, e che silenziosamente stava gridando aiuto.
Ed in quel momento Radish aveva capito che era arrivato il suo turno di farsi forza e fare da guida e da esempio alla sua compagna di squadra, senza lasciarsi trasportare da pensieri negativi su quanto fosse ignobile per la razza saiyan avere una erede al trono come lei. Era una promessa che aveva fatto a lei e a se stesso nel momento stesso in cui lei, ancora in fasce, aveva incrociato il suo sguardo e l’aveva legato a lei per sempre.
Gli aveva fatto male pensare che, poco più di dodici ore prima, un fatto simile era già successo con lei, ma che il saiyan la sera precendete aveva creduto si fosse comunque tutto risolto. Invece, dovette poi ammettere, si era semplicemente illuso. Si era sbagliato, e così il fatto si era ripetuto, ma questa volta di dimensioni enormemente maggiori dalla volta precedente.
Era come un circolo vizioso. Di un drogato che cercava di trovare la via di uscita, ma che poi ci ricadeva dentro. Un incubo continuo, in cui si crede di svegliarsi, ma in realtà si sta ancora dormendo.
 
Radish la stringeva forte a sé, indifferente al dolore al torace che stava provando, e sorrideva amaramente pensando che anche lui, come lei, era un drogato che non riusciva ad uscire da quel circolo vizioso in cui, da anni, era entrato. Da mercenario di Freezer, ancora un sanguinario e potente guerriero, non riusciva ad allontanarsi da lei, nonostante lei, con tutte quelle visite in cui nulla poteva essere fatto o cambiato, gli faceva un gran male.
Il suo profumo, la sua pelle, così vicini e, allo stesso tempo, irraggiungibili. La consapevolezza che, passati quei minuti, lei sarebbe comunque tornata da lui, e tutto sarebbe tornato come prima. Inutili le parole, i tentativi di farla ragionare.
Radish preferiva accontentarsi di quel poco che gli dava. Si diceva che era contento così, anche se l'ineluttabile distacco diventava ogni volta sempre più atroce.
Celosia scherzava spesso con lui, nella loro precedente vita, cercando di combinargli qualche incontro con delle valide guerriere dell'esercito di Freezer, perché, come se fosse stata un'anziana madre che si preoccupava del futuro del figlio, gli ripeteva che aveva bisogno di qualcuna che gli guardasse le spalle e che gli fosse da spalla in futuro, e non l'avrebbe ottenuto dalle donne che lui si ostinava a frequentare. Erano tutte delle valide alternative a lei, ma Radish non riusciva a rimpiazzare con una copia il posto che avrebbe desiderato spettare a lei.
Aveva in testa solo lei, anche se sapeva che solamente in testa l'avrebbe potuta avere.
E così, perdendo delle ottime occasioni di poter costruire qualcosa di più, il saiyan si limitava ad usare a suo piacimento quelle guerriere fin quando ne aveva voglia, per poi usare quel tocco di insolenza per farle disincantare totalmente quando le accomiatava, ricordando loro che dovevano essergli molto grate anziché sentirsi offese, perché avevano avuto l'onore di provare la montatura saiyan con uno degli ultimi esemplari rimasti nell'universo e, fra tutti, pure quello più dotato.
A Celosia raccontava che nessuna di loro lo soddisfaceva abbastanza, e che lui non era ancora pronto a mettere le tende.
Era un mercenario. Un guerriero che viaggiava per l'universo, che faceva tra le più svariate esperienze ed incontri; non ci si vedeva proprio a fare l'uomo accasato come lei auspicava che diventasse. E, di certo, non aveva bisogno di nessuno o nessuna che gli guardasse le spalle. Era forte abbastanza da cavarsela da solo.
Celosia allora cercava di convincerlo toccando il tasto della solitudine e della nostalgia. Spesso gli diceva che uno dei modi per sentire meno la nostalgia del passato, della famiglia d'origine, fosse quello di crearsi un futuro, di crearsi una nuova famiglia; e poiché lui, come lei, sentiva parecchio la nostalgia del proprio pianeta e delle proprie radici, doveva cogliere le occasioni che si presentavano per cercare di ricreare ciò che era stato distrutto.
Il saiyan tacitamente era d'accordo con lei, ma preferiva ripeterle che a lui non poteva interessare minimamente una cosa del genere, prendendola in giro per la sua antiquata e noiosa visuale della vita, così in contrapposizione con l'immagine di una guerriera mercenaria come lei.
In realtà, Radish aveva come fatto una promessa con se stesso che, se avesse deciso un giorno di fermarsi, lo avrebbe fatto solamente con una persona in particolare, e sarebbe stata lei. Fino ad allora, la prospettiva di fermarsi non lo avrebbe allettato abbastanza, accantonando così il suo recondito bisogno di avere una famiglia e di riavere delle radici.
Alla fine Radish una famiglia se l'era ritrovata, quella di suo fratello, ed ancora non riusciva ad esprimere a parole quanto piacevole fosse quella sensazione di appartenenza ed integrazione che stava da allora provando.
Ma quelle non erano le uniche parole che Radish non riusciva ad esprimere. Da giorni stava cercando il modo di confessare a Celosia che lui ci aveva ripensato a proposito del piano. Non voleva più vendicarsi e uccidere suo fratello. Non voleva più sterminare la sua famiglia. Non voleva più andarsene da quel luogo, da quel pianeta, alla ricerca di altri pianeti da conquistare e rivendere al miglior offerente. Voleva fermarsi. Voleva rimanere. Si sarebbe allenato, si sarebbe migliorato, assieme a suo fratello e ai suoi familiari, ed avrebbe combattuto al loro fianco quando ce ne sarebbe stato bisogno, cosa dopo tutto non così rara, dato che Goku gli aveva confessato essere una calamita per i distruttori del pianeta e che, ogni tanto, ne spuntava fuori qualcuno da combattere.
 
Tornò a pensare agli ultimi cinque giorni passati assieme a lei, quasi in maniera simbiotica, augurandosi che il buon umore che era tornato in Celosia gli venisse propizio per quando le avrebbe confessato tutto.
Non riusciva ancora a credere a quanto fosse migliorata in quei giorni, tornando quasi ad essere la compagna di squadra che aveva sempre avuto a suo fianco.
Non solo una principessa ed un comandante, ma anche un’amica. Compagna di giochi e di avventure fin dalla più tenera età. Qualcuno con cui potersi svagare e lasciarsi andare. Ritrovando la stessa sintonia di un tempo, seppur qualche volta il saiyan continuasse a scorgere dei momenti di tensione ed un mal celato rancore che la Principessa non riusciva ancora a gestire e a controllare, segno che ancora la guerriera non era completamente tranquilla ed in pace con se stessa.
Ma Radish era sicuro che, continuando a farle passare delle giornate serene e spensierate, sarebbe riuscito a liberarla dall’incubo di Vegeta e di ciò che le era stato schiaffato in faccia quando era tornata in vita.
«Quanto sei bella.» gli uscì dalle labbra, senza neanche accorgersene, dopo tutti quei pensieri che gli avevano occupato la mente negli ultimi minuti di quiete.
«Pff... Pensa ad allenarti, non a fare il mieloso.» lo rimbeccò Celosia, sorridendo però a quel complimento gratuito che aveva appena ricevuto.
Radish si poggiò sui gomiti per guardarla ancora distesa supina a terra. «Quanto sei potente.»
Celosia alzò un sopracciglio e mostrò un mezzo sorriso. «Così va già meglio.» gli rispose ridacchiando «Lo sai che le romanticherie mi fanno venire il mal di pancia.»
«Come una coda intera di tirannosauro?» la schernì il saiyan, ridendo mentre la vedeva massaggiarsi nuovamente la pancia.
«Sì, quasi.» gli rispose distrattamente la guerriera.
Celosia posò gli occhi sul guerriero, guardandolo silenziosamente.
«Radish...» lo chiamò dopo pochi istanti di quiete «Hai forse qualcosa da dirmi?»
«No, perché?» le chiese leggermente alterato il saiyan, cercando di mantenersi calmo nonostante la strana domanda ricevuta.
«Bah... Prima avevi la faccia di quando stai rimuginando qualcosa.»
«Naaa... Stavo solo pensando a mio fratello.» cercò di divagare il saiyan di terza classe.
«In che senso?»
«Nel senso che... » Radish si grattò il naso, cercando di pensare a qualcosa da raccontarle per non farle fare altre domande.
Il saiyan scoppiò a ridere tutto ad un tratto. «Non hai idea di cosa mi abbia raccontato.» le disse, avvicinandosi a lei con fare circospetto, come una comare che si apprestava a raccontare l'evento del giorno all'intero vicinato. «E' mio fratello in tutto e per tutto.» le sussurrò, alzando le sopracciglia con fare sensuale.
Celosia si alzò sui gomiti. «In che senso?» ripeté.
«Nel senso che... con Chichi...» cominciò lui, muovendo una mano come a far intendere qualcosa di indicibile.
Celosia si mostrò improvvisamente sconvolta. «No, ma chi? Lui?! Ma se ha figliato solo perché Chichi l'ha violentato nel sonno!» proruppe la guerriera, per poi mettersi a sedere a gambe incrociate davanti al saiyan e indicandosi con un dito. «Dai retta a me, ho ragione io. Ma l'hai visto com'è? Tuo fratello ti ha detto solo bugie. Si sarà inventato tutto per farsi bello di fronte a te!»
«Ma non credo proprio mio fratello abbia capacità menzognere tali da potersi inventare simili cose.»
Celosia spalancò occhi e bocca, come se avesse ricevuto la notizia che Freezer avesse lavorato per anni per una associazione di beneficenza.
«E' proprio vero che i bisogni primari riescono a farli proprio tutti, anche i decerebrati.» commentò sconvolta la Principessa dei Saiyan, per poi ricadere pesantemente con la schiena a terra, alzando un polverone.
«E lui li fa anche bene!» rincarò la dose Radish «Ah, il sangue di famiglia!»
«Quindi devo aspettarmi pesanti e ripetitivi tentativi di seduzione anche da parte sua?» ridacchiò la saiyan, divertita più per l’estrema sicurezza per ciò che aveva asserito il guerriero sulle proprie doti che per ciò che le aveva appena rivelato sul fratello.
Radish la guardò sarcastico. «Cosa ti fa credere che ci proverebbe con te?»
«Perché mi sembra proprio che la discendenza di quella terza classe di Bardack apprezzi molto la mia regale persona.» rispose Celosia con un che di ironia nel tono della voce, per poi farsi leva su un gomito e girarsi di fianco verso il suo interlocutore, indicandolo poi con l'indice. «Tu ci provi costantemente con me dal giorno stesso in cui hai cambiato voce.» gli ricordò la saiyan, immaginandosi per un attimo una medaglia per la tenacia appesa al collo del guerriero di terza classe «Il tuo nipotino meno intelligente lascia scie di bava, e mi auguro solo quella, ovunque io passi, e...»
«E Gohan non ti può vedere.» puntualizzò Radish.
«Affatto!» esclamò Celosia «In quelle due volte che l'ho incrociato in questi giorni mi ha lanciato delle occhiatine che mi hanno sorpresa.»
Radish alzò le sopracciglia e fece una faccia incredula a tale constatazione. «Celosia, non ti sopporta. Sopporta poco me, figuriamoci te.»
«Che sciocchezze!» sbottò lei «Secondo me, invece, quello che tu stai vedendo come astio nei miei confronti è dovuto al fatto che lui stia cercando di evitarmi perché è sposato e non vuole avere grane. Ci potrei scommettere. In fin dei conti, qualche sbirciatina alla mia scollatura la sera della festa del vecchio l'ha data anche lui. E come se ne ha date!»
«Celosia.» le sussurrò Radish, avvicinandosi ulteriormente a lei e guardandola dritta negli occhi «Avevi tutto di fuori. Non c'era bisogno di sbirciare. Le mettevi in faccia a chiunque l'altra sera.» le specificò con sadica insolenza. «Hai fatto pure perdere i sensi a quell'altro vecchio con gli occhiali!» puntualizzò Radish, facendosi scappare un tono un po' troppo acuto e squillante della voce.
Il saiyan rimase ad osservare per qualche attimo la faccia convinta della Principessa, la quale gli stava mostrando lo stesso sorriso che gli elargiva quando voleva puntualizzare che aveva ragione lei.
Radish strizzò gli occhi, li roteò, si avvicinò ulteriormente alla saiyan e le dette un piccolo e giocoso schiaffetto dietro alla nuca. «Questo è perché sai che io ci provo con te, ma continui a fare finta di nulla.» le disse, per poi darle un secondo schiaffetto nello stesso punto. «E questo è perché ti sei comportata come una stronza con me negli ultimi tempi.» le disse, ricordandosi di tutti gli schiaffi, insulti e ringhiate che gli aveva tirato lei da quando erano tornati in vita.
Celosia si massaggiò la nuca e lo guardò contrariata. «Mi innervosivi. Mi eri sempre addosso!» si difese lei, tirandogli una manata sulla fronte come risposta. «Eri appiccicoso in una maniera insopportabile!» continuò, ricordandosi di quanta noia, e rendendosi poi conto, forse eccessiva, gli aveva procurato la presenza del saiyan nelle settimane precedenti. In realtà Radish si era spesso trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, quando Celosia, preda dei suoi pensieri, si stava preoccupando ed innervosendo sulle difficoltà che, giorno dopo giorno, spuntavano per metterle i bastoni fra le ruote, ed ostacolando la buona riuscita del piano. L'essersi inoltre resa conto della enorme, pericolosamente inarrivabile differenza di forza che correva tra lei ed i saiyan della Terra, e del potere che Vegeta aveva ancora su di lei, avevano spesso minato la sua freddezza.
Radish si massaggiò la fronte, cercando di evitare che una lacrima di dolore gli uscisse dall'angolo dell'occhio. «Appiccicoso io? E che dovrei dire, io, che tu la notte ti incolli a me, mi agguanti con quelle gambe e quelle braccia, e mi fai morire dal caldo?»
Celosia spalancò gli occhi ed arrossì. «Non è affatto vero.»
«Oh sì che è vero! E ti dirò di più: mi dormi addosso facendo le fusa!»
La saiyan rimase immobile, incapace di dire o fare nulla, tanto si sentiva in imbarazzo.
Solo dopo lunghi, interminabili secondi di imbarazzo, la guerriera riuscì nuovamente a proferire parola.
«Radish, io ho sterminato, senza batter ciglio, intere famiglie ed intere generazioni. Infinità di specie si sono estinte per mano mia. Ti sembra possibile che io possa fare le fusa?» gli domandò esterrefatta, indicandosi con un dito. La saiyan poi portò le braccia al petto e gli dette le spalle, risentita. «Se la stai facendo così lunga perché vuoi dormire da solo, vai: c'è sempre quel lettino nella camera del tuo nipotino idiota.»
«Ma se Goten russa talmente forte da far tremare i vetri! Vacci tu a dormire con lui!»
Celosia gli lanciò un'occhiata, mista al divertito e allo schifo. «Poi non fare scenate di gelosia. E' pur sangue del tuo sangue...» si divertì a dirgli, già ridendo immaginandosi Radish rompere il desiderio del drago e prendere a calci nel sedere il nipote nel caso in cui avesse allungato le mani.
«Che stupida che sei.» scherzò Radish sbuffando, ributtandosi poi a terra e assaporando la sensazione dell'erba sulla pelle.
Di tutta risposta, Celosia si buttò a peso morto su di lui, sbattendo spalle e testa sulla sua gabbia toracica, facendolo trasalire per la botta. «Troppa confidenza, saiyan di terza classe.» lo contese lei per il commento appena fattole.
Il guerriero ridacchiò. «Ma sta’ zitta. Lasciami dormire un po'.» le disse, senza neanche un goccio di riverenza, posandole una mano sul volto così da coprirle gli occhi ed invitarla in tal modo a chiuderli per riposarsi.
 
Celosia si zittì e rimase in silenzio a ponderare la natura attorno a lei.
I raggi del sole caldi ma non troppo, una brezza fresca ma non umida, il profumo della natura, un cuscino comodo sotto alla sua testa. Come le vacanze che si prendeva dopo delle faticose e lunghe missioni. Piccoli, rigeneranti stacchi in cui corpo e mente si riprendevano dalla fatica e dalla tensione dei lunghi giorni di battaglia.
La saiyan si stiracchiò, assopita. «Ah, come si sta bene qui!»
«Ti accontenti di poco.» la schernì Radish, con la voce impastata dal sonno.
«Mi piace questo posto.» rimarcò lei, ben lontana dall'aver voglia di lasciargli prendere sonno, «E mi piace anche la casa di tuo fratello.»
Radish rise a tale constatazione. «Ti accontenti di molto poco.»
«E perché?» fece lei, tirandosi su quanto bastava per guardarlo in volto. «C'è tutto: una cucina, un letto, un bagno... E gli avanzi che si trovano nel frigo sono qualcosa di sublime. Il miglior posto degli ultimi... cinquant'anni!»
Il guerriero di terza classe aprì un occhio. «Scherzi?» gridacchiò lui.
«Non sei d'accordo?»
Radish si fece pensieroso e si grattò la testa. «Beh... In bagno c'è sempre l'acqua calda, ed è qualcosa non da poco, dato che su Vegeta-sei ogni tanto mi sono dovuto lavare con l'acqua gelida.» ricordò il saiyan, evitando di specificare che, quando si presentavano quelle occasioni, evitava proprio di lavarsi. «Però, dai, il miglior posto in assoluto proprio no. Io mi sogno ancora gli idromassaggi delle Capsule Corporation!» rise il saiyan, quasi innamorato ripensando alle bollicine che gli massaggiavano il corpo dopo un giorno di allenamenti. «Dimmi se un po' non ti mancano tutti quei bagni a disposizione, la cucina enorme, i robottini che ti portavano da bere in piscina, tutto quel cibo che si preparava da solo...»
«Bah... A me proprio non manca!» rispose risentita la guerriera, interrompendo la lunga lista di privilegi ed optional presenti alle Capsule Corporation e che tanto avevano destato ammirazione nel guerriero di terza classe.
Radish la guardò sbilenco. «Perché tu li hai sempre avuti simili lussi. Chissà al Palazzo Reale piscine che c'erano!»
«Ma a dire il vero futilità del genere non ce le avevamo proprio.» rispose stizzita la guerriera «Era un palazzo di sovrani dediti alla guerra, non di cicisbei imbellettati. Praticità, non fronzoli.» specificò sempre più indignata Celosia. «E poi cosa vorresti dirmi con perché tu li hai sempre avuti simili lussi? Ti vorrei ricordare che io a quattr'anni facevo la stessa vita della tua!»
«Va bene, va bene, non ti arrabbiare!» alzò le mani in segno di arresa il saiyan di terza classe.
«Eh, allora non dire simili idiozie.» lo redarguì la donna.
«Pensavo che là dentro, con tutti quei lussi da re, ti saresti sentita a casa, tutto qui.» si scusò affranto il guerriero.
«E come farei a sentirmi a casa in una prigione dorata come quella?» sbottò adirata Celosia.
La Principessa aveva cercato di non pensare durante quei giorni a ciò che era successo da quando era tornata in vita. Il solo pensiero l’agitava e la deprimeva. Se la presenza di Vegeta la faceva star male al punto di avere una crisi talmente forte da fuggire via come una vigliacca, Celosia si era accorta che la presenza di due persone che conosceva da troppo poco e di cui avrebbe dovuto fregarsene totalmente era invece qualcosa che la faceva star bene e di cui ne sentiva il bisogno. Si era resa conto della forte influenza che avevano su di lei i figli di Vegeta, la giovane in particolare. Continuava a ripetersi che era una ragazzina inutile e viziata, una semplice, comoda pedina da usare a suo piacimento, ma nel momento stesso in cui la ragazzina l’aveva abbracciata e poi si era allontanata da lei, Celosia aveva dovuto frenare l’impulso di riagguantarla e tenerla stretta a sé per colmare un vuoto che aveva cominciato a sentire in quell’esatto istante. Le era anche sfiorata più volte l’insana idea di portarsela via con sé, una volta portato a termine il piano ed ucciso Vegeta. A costo di farle il lavaggio del cervello per convincerla che era comunque lei la buona, nonostante avesse le mani sporche del sangue del padre.
E quel sentire il bisogno di averla vicina Celosia lo sentiva come un’enorme debolezza. Qualcosa che la allontanava dalla saiyan che era sempre stata. Qualcosa che lei reputava un soffio di follia, perché era una cosa senza senso. Senza senso così come il piccolo senso di colpa che aveva provato nel guardare gli occhi affranti e delusi di Trunks, quando lei lo stava allontanando da se stessa.
Erano tutti sentimenti sbagliati che non dovevano permettersi di palesarsi con le sue vittime. E Celosia si ritrovava a combattere con se stessa, contro qualcosa che non riusciva più a frenare e a tenere sotto controllo. Tutto, dentro a quella casa, la faceva star male.
 
«Potevi sempre uscire.»
«Infatti io sono uscita.»
«Ma se in quasi due mesi che siamo tornati in vita, il primo giro della Terra l'hai fatto con me l'altro ieri?»
«Sono andata nel centro della Città del Sud più volte. E poi, sai, io mi devo allenare. Non amo perdere tempo come fai te.» gli rispose sbuffando la guerriera.
Radish dette un colpo di tosse e si schiarì la voce, così da darsi un’aria di importanza.
«Allora sappi che anche mio fratello - che, ti vorrei ricordare, ha sconfitto Freezer ed ha salvato più volte la Terra - è solito anche lui prendersi dei momenti di relax durante gli allenamenti, considerando quelli eccessivamente intensivi alquanto controproducenti.»
«Ah, solo perché hai un fratello che ha sconfitto Freezer, non significa che ti debba montare la testa in questo modo. E non significa neanche che con te il suo metodo funzioni.»
«Infatti funziona il tuo che ti reggi a mala pena in piedi!»
«Io mi reggo benissimo in piedi. E ti vorrei ricordare che Kakaroth non ha sconfitto Freezer. E' stato Trunks. L'imbecille di tuo fratello aveva ben pensato di risparmiarlo!» puntualizzò Celosia «E di sicuro Trunks, che è più parente mio che tuo, non si sarà allenato per sconfiggerlo facendo bracciali di fiorellini tutto il giorno!» precisò la saiyan, ripensando a quella storia così fantascientifica che le avevano raccontato i coniugi Brief su quel nipote arrivato dal Futuro che non solo aveva cambiato il loro Presente, ma aveva dato anche una scossa a Vegeta rendendolo per la prima volta più umano. Erano stati proprio i coniugi Brief a rispondere ad un dubbio che aveva preso Celosia i primi giorni che era tornata in vita, quando scrutava con intensa curiosità le foto ed i cimeli di famiglia, avendo tra questi osservato delle foto di Trunks ragazzo, sempre con lo stesso colore di capelli ed i vestiti firmati Capsule Corporation, ma in cui mostrava uno sguardo talmente diverso da non sembrare neanche la stessa persona che abitava in quelle mura. Lo sguardo del ragazzo ritratto nelle foto era totalmente incompatibile allo sguardo del ragazzo che aveva conosciuto Celosia, e non riusciva a capire come potesse essere possibile. Erano occhi che non avevano nulla di spensierato. Erano occhi vissuti, profondi, che avevano conosciuto il dolore, la perdita, la solitudine, la spietatezza dell’universo. Non erano occhi di un ragazzo avvezzo ai lussi e alle comodità di una famiglia felice e benestante che, tutt’al più, dovevano combattere con qualche giorno di noia o con il male di esistere.
Solo grazie alle spiegazioni dei coniugi Brief, Celosia aveva capito che, seppur trattandosi sempre di Trunks, quelle erano due persone diverse.
 
«Se ti fa così tanto schifo riposarti, allora alzati e vai ad allenarti!» la richiamò all’attenzione Radish, invitandola con un gesto rapido e sfottente della mano ad alzarsi e ad allontanarsi da lui.
Celosia lo guardò adirata, rivolgendogli un ringhio come risposta, e si tirò su a sedere, per poi ricadere con la schiena sopra al saiyan. «Non posso, sono ancora troppo piena.» confessò Celosia, cercando di non ridere.
Il saiyan si portò un pugno alla bocca e se lo morse. «Non ti prendo a calci solo perché sei la mia Principessa.»
«Ed anche perché sai che non ce la faresti. Sei troppo pigro. E lento.»
«Non mi tentare. Fossi stata una saiyan qualunque, non mi sarei fatto alcuno scrupolo.»
A tal commento Celosia si ritrovò senza la risposta pronta e tacque per un istante, arrossendo appena.
«Non ci posso credere. Mi c’è voluto quasi mezzo secolo, ma alla fine ce l’ho fatta a farti arrossire!» scoppiò a ridere Radish, divertito nel vederla colorita in volto, dopo anni che, con mezzi anche meno innocenti, aveva cercato di farla arrossire per lui.
«Cretinate!» sbottò lei, agguantandolo per i polsi e bloccandolo a terra, sedendosi sulle ginocchia sopra al torace dell’uomo e guardandolo divertita in volto. Radish cercò di liberarsi dalla sua presa, ma la saiyan lo tenne con maggiore forza ancorato al terreno.
«Ogni tanto mi dimentico di quanto tu sia forte.» ridacchiò compiaciuto il guerriero, con un sorriso tra il tenero e l’orgoglioso.
«Dici?» lo sfotté divertita lei, aumentando la presa sui suoi polsi.
«Già.» sogghignò lui, per poi darle un colpo sulla guancia con la coda, frastornandola appena per la sorpresa, e sventolandogliela poi davanti al naso, adesso con un sorriso sornione sul volto, guardandola con aria di sfida.
Celosia gli rilanciò lo stesso sguardo. «Adesso sei tu che non devi tentare me.» lo mise in guardia la Principessa «Non volere la guerra, sai che vincerò io.»
«Non credo proprio.» rise il saiyan, divertito. «Sei troppo piena per opporre resistenza.» le ricordò, dandole velocemente un colpetto con la coda sulla nuca e sulla pancia gonfia, per poi tornare a sventolargliela insolentemente davanti al naso.
Celosia lo fissò seria e si porse rapidamente in avanti per mordergliela, ma Radish l’allontanò prontamente dalla sua bocca e ne approfittò per sbattergliela sul naso.
La saiyan sgranò gli occhi e rimase interdetta un attimo. Rimase a fissarlo, mordendosi il labbro inferiore, mentre la propria coda ondeggiava sinuosamente dietro di lei, per poi sbatterla nervosamente sul terreno più volte, ai lati del corpo del saiyan, presa dal fremito della sfida.
I due compagni di squadra si fissarono in silenzio, in attesa di chi avrebbe fatto la prima mossa.
Radish si voltò, cercando di mordere il braccio della saiyan per potersi liberare, ma Celosia lo morse per prima sulla guancia e si buttò a terra dall’altro lato, tenendolo ancora bloccato per i polsi, e spingendo i piedi sulle sue costole, come per voler allungare le gambe usando il suo corpo come piano d’appoggio. Radish girò il capo verso di lei e chiuse di riflesso gli occhi non appena la coda della saiyan lo colpì giocosamente sul volto.
Quando li riaprì, si ritrovò gli occhi della guerriera ad un centimetro dai propri e che lo stavano guardando vispi e divertiti.
«Ahi!» gridò, dopo essere stato morso sullo stesso punto della guancia, per poi allungare il collo quanto bastò per mordere a sua volta il mento della saiyan, che si fece buttare per terra senza troppa resistenza.
«Piano.» lo ammonì Celosia, per ricordargli che era ancora troppo piena per fare dei movimenti troppo bruschi.
Radish rise e si buttò su di lei, e lasciò che lo allontanasse allungando torpidamente il braccio, con la mano incollata al suo volto. Il saiyan si ributtò a terra e attese che la saiyan facesse lentamente la sua mossa, mentre lo guardava divertita, muovendosi sinuosamente a destra e a sinistra, mettendolo all’erta ogni volta che si avvicina al suo volto senza però morderlo.
«Stronzo.» gli disse, poiché il saiyan l’aveva anticipata e l’aveva morsa per primo, mettendosi poi a ridere di gusto, sentendosi incredibilmente soddisfatto. Celosia si gettò allora su di lui e lo morse con più forza sulla spalla, ma si ritrovò a doverlo allontanare da lei stendendo le gambe sul suo busto, dato che si era improvvisamente trovata ribaltata sotto di lui.
«Ma sarai stronzo?» rise lei. «Ti ho detto di fare piano!» gli ricordò, mentre continuava ad allungare le gambe per allontanarlo da lei.
Radish non smise di ridere neanche per un attimo, e la afferrò per le caviglie per alzarla tenendola a testa in giù.
«Ma insomma!» protestò lei, dimenandosi a sufficienza per liberarsi e far cadere lui con il sedere per terra.
«Ben ti sta!» rise la saiyan, ributtandosi su di lui a peso morto, agguantandolo per i capelli e mordendogli il mento.
Radish poggiò i piedi sulle sue spalle e la allontanò da lui, e per tutta risposta lei gli ritirò i capelli.
«Guai a te si mi ridici che mi sto stempiando. Guarda di chi è la colpa.» la avvisò il saiyan, guardandola dritta negli occhi, pur sempre con fare giocoso. Celosia lasciò la presa e con lentezza poggiò nuovamente i palmi delle mani sul suo volto, tirandogli la pelle, deformandogli le espressioni, mentre lui continuava a cercare di allontanarla da lui con i piedi poggiati sulle sue spalle.
«Schifoso!» gridò lei, ritrovandosi una mano piena di saliva e pulendosi sul torace del guerriero.
«Certo che se mi accarezzi così…» rise il saiyan, alzando le sopracciglia con fare eloquente.
«Stronzo e schifoso.» rimarcò lei, dandogli una botta sul torace con la mano ancora umida. «E poi guarda!» eruppe la donna, innervosita, picchiettandogli sulla clavicola, dove la pelle era leggermente arrossata «Quante volte ti ho detto di indossare una tuta sotto all’armatura? Te l’ho ripetuto per anni ed invece guarda! Prima o poi ti ritroverai con la pellaccia di Nappa!» lo rimproverò la donna, risentita da come il saiyan avesse ignorato i suoi consigli da quando lei se ne era andata.
«Tsk, non ci dormo di certo la notte per questa sciocchezza!» sbuffò lui.
«Ma io lo dico per te. Se non tieni una tuta sotto, l’armatura ti fa sudare e guarda come ti riduce la pelle!»
«Celosia, non sono un bambino indifeso, sono un guerriero.» cercò di spiegarle il saiyan di terza classe «E poi, qualche cicatrice di guerra ci vuole!»
La Principessa scoppiò a ridere a sentire un simile discorso. «Cicatrici di guerra! Queste diventeranno cicatrici di brufoletti!» lo sbeffeggiò divertita. «Gran bei trofei da mostrare!»
«Ma zittisciti!» esclamò il saiyan, ridendo per come lei, a volte, si mostrasse eccessivamente premurosa per delle inezie «Altrimenti ci penso io a farti cambiare discorso.»
Radish la afferrò per il polso e la bloccò a pancia in giù sotto di lui, mordendole una spalla, il braccio e la mano. «La prossima sarà la coda.» ghignò lui, mettendola in guardia.
«Non ci pensare nemmeno.» rise Celosia, sgusciando da sotto il suo peso, ributtandolo sotto di lei e prendendogli un braccio.
A Radish stava per venire il singhiozzo per quanto stava ridendo, non riuscendo a ricordare l’ultima volta che si era sentito così spensierato e allegro in sua compagnia.
Ma il suo singhiozzo si bloccò sul nascere, quando vide la sua principessa sbiancare di colpo, e la mandibola che le tremava facendole battere i denti.
«Cos’hai?» le sussurrò spaventato il guerriero.
«N-n-non… Non è c-co-come s-sembra.» balbettò terrorizzata la saiyan guardando qualcosa sopra di lei, stringendo con forza il braccio del guerriero.
In quel momento Radish avvertì una presenza accanto a lui e, prima che venisse coperto dalla sua ombra, ne riconobbe immediatamente l’odore.
«Ma state giocando?» chiese la voce familiare sopra alla sua testa.
Il saiyan di terza classe sbatté le palpebre ed osservò gli occhi spalancati del fratello, il quale li stava fissando con aria incredula e stupita, e sentì il proprio braccio venir strinto ulteriormente dalla mano divenuta gelida della guerriera.
«Ma figuriamoci se noi due stiamo giocando!» ringhiò furiosa Celosia, alzandosi in piedi.
«Mah… A me sembrava che steste giocando a dire il vero.» ripeté ingenuamente il nuovo arrivato.
Radish poggiò una mano sulla coscia della saiyan per farsi leva e tirarsi su, ma Celosia lo cacciò via con un gesto rapido della gamba ed incrociò le braccia al petto.
«Ti sembra male, allora.» gli rispose scontrosa. «Cosa diavolo ci fai qui, tra l’altro? Comparire così dal nulla, che modi!» sbottò infine e con tanta furia che, se avesse potuto, l’avrebbe preso per il colletto della tuta e scosso abbastanza da fargli pentire di non essersi annunciato prima di presentarsi al loro cospetto.
«No, è che…» cominciò a spiegarsi Goku, grattandosi la testa con un dito, un poco a disagio «mia moglie era furiosa con me prima e…» farfugliò a bassa voce il saiyan, per poi incrociare le dita delle mani e giocare timidamente con i pollici, schivando i loro sguardi «sono dovuto scappare dalle sue percosse.» confessò tutto d’un fiato, per poi alzare nuovamente gli occhi sui suoi due interlocutori «Però siete sicuri che non stavate veramente giocando? A me ricordavate tanto Gohan quand’era piccolo! Ed anch’io, quand’ero un bimbo, mi ricordo che con nonn-»
«Che cretinate!» gridò lei interrompendolo, non più pallida ma rossa in volto, i capelli più ritti di quel che già non fossero. «Quando mai dei potenti guerrieri come noi si dilettano in simili bambinate? Stessimo torturando qualcuno, quello che sarebbe un gioco!»
Celosia stava morendo di vergogna, totalmente in imbarazzo per essere stata colta in flagrante. «Che poi… Radish!» strillò lei, dandogli uno schiaffo sul braccio, caso mai il suo urlo acuto non fosse stato abbastanza per ottenere la sua attenzione. «Non dici niente a tuo fratello?» continuò a strillare, in un misto di isterismo, imbarazzo e bisogno di rivincita. «Gli devi far capire che non può, no, non può comparire così dal nulla, quell’idiota! E… E…» la saiyan portò le mani al cielo, gesticolando nervosamente, pensando a qualche parola da dire dato che, tanto si stava vergognando, non riusciva più a far fluire scorrevolmente le parole di bocca «E… E se fossimo stati nudi? Che so, lui compariva così, senza dir nulla o far rumore, e stava lì e rovinava tutto?»
Radish spalancò gli occhi e scosse la testa nell’ascoltarla, pulendosi un orecchio caso mai non avesse sentito bene. La scrutò con circospezione e poggiò una mano sulla sua spalla. «Vuoi dire che… Ci sarebbe stata anche una sola remota possibilità che saremmo potuti finire nudi al termine di tutto ciò?» le chiese, continuando a guardarla dubbioso.
Celosia passò ad una tonalità più accesa di rosso, maledicendosi mentalmente per l’infelice esempio che la sua mente aveva per primo partorito. «Ah!» sbottò indignata «Adesso che so che tuo fratello potrebbe comparire in qualsiasi momento, ovvio che no!» gridò, notando il labbro inferiore del guerriero sporgersi leggermente in avanti dalla delusione.
Poi la donna si voltò e dette le spalle ai due saiyan di terza classe. «Ora mi sto facendo problemi pure ad andare in bagno. Non voglio pensare all’idiota di tuo fratello che compare con il suo stupido teletrasporto proprio mentre ci sono io là dentro.» disse, per poi allontanarsi da loro, incapace di sopportare la presenza di altre persone attorno a lei. Era tanta la vergogna provata che le stavano scendendo pure due imbarazzanti lacrime sulle guance. Le dava fastidio pensare che un momento tanto intimo e sacro era stato violato senza ritegno da un estraneo che non aveva il diritto di conoscere quella piccola parte di lei.
Radish socchiuse gli occhi, mentre sentiva la collera crescere dentro di sé più che guardava il volto del fratello. Tanto impegno per farla sentire bene, ed in un attimo suo fratello aveva mandato all’aria tutto.
«Fratellino…» fece il saiyan, battendo più volte il pugno contro il palmo della mano. «Se, per caso, la tua inattesa visita fosse veramente la causa per cui io ho ancora le mutande addosso,» lo avvertì, portando una mano sui pantaloncini e tirando l’elastico «sappi che non ci sarà desiderio del drago che eviterà che io ti faccia mangiare la terra fino a farti vomitare.» gli ringhiò tra i denti, guardandolo bieco.
L’ex mercenario gli si avvicinò, sovrastandolo con la sua statura da gigante. «Ma…» disse, con una luce particolare, sadica, negli occhi «adesso che ci penso, forse c’è qualcuno che potrà fare il lavoro sporco per conto mio.» fece divertito il guerriero, avvicinandosi ulteriormente al fratello e guardandolo di sottecchi. «Tua moglie.» enunciò, scandendo bene le sillabe e sorridendo sadico.
Goku sbiancò a tale nome. «No, non lei.»
«Oh, invece sì. Tu ora verrai a casa con me e lascerai che la tua cara mogliettina si sfoghi con te come ben doveva fare!»
«Guarda che Chichi è arrabbiata anche con te.» cercò di salvarsi Goku a tale infimo destino.
«Non mi importa. Sapere che ti picchierà, per me sarà già una dolce vendetta.» gli disse, prendendolo per un braccio.
«No, dai, fratellone, non lo farai veramente.» ridacchiò teso il secondogenito.
«Oh, invece sì che lo farà.» gridò da dietro un albero la saiyan. «Portacelo, Radish! E bada bene che non scappi! Tienilo stretto per le spalle! Che lo picchi per bene, quella sguattera!»
 
 









Note dell'Autrice
Ciao ragazzi!
Ebbene sì, non state avendo le traveggole: ho veramente aggiornato!
Non pensavo minimamente che sarebbe passato così tanto tempo e mi scuso con voi. Sono stati mesi talmente intensi che non ho più avuto il tempo di mettermi lì buona e scrivere un capitolo come si deve. E mi scuso anche per la lunghezza interminabile del capitolo (forse il più lungo che abbia mai pubblicato!), ma ad averlo cominciato a scrivere d’estate e terminato in inverno, aggiungendo e aggiungendo piccoli pezzi poco alla volta quando avevo un’oretta libera, beh... avete visto anche da voi che papiro è diventato.
E siccome non so quando riavrò del tempo libero per aggiornare nuovamente, ve l’ho lasciato così lungo a mò di due capitoli in uno. (E mi odiate per questo, fate bene.)
Spero che, nonostante la lunghezza ed il ritardo nella pubblicazione, il capitolo vi sia piaciuto comunque. Non c’è molta azione, ma ho preferito puntare più su ciò che avviene “all’interno” che “all’esterno”. E spero di poter leggere qualche opinione da parte vostra, sia positiva che negativa, atta a migliorare questa diventata ormai interminabile storia.
Che altro aggiungere... Ringrazio dei miei amici (e amiche) che mi hanno ispirata per la prima parte del capitolo, talmente incasinati da trasformare un’oasi di ordine nel più grande caos con un semplice battere di ciglio (sono delle muse meravigliose) e mi auguro di poter riaggiornare presto, perché significherà che potrò respirare ancora per un altro po’.
Scritto ciò, vi saluto e vi faccio tanti auguri per un felice anno nuovo! Un bacione!

 
 

 

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Capitolo 34
*** Il male della procrastinazione ***


- Il male della procrastinazione -






L’aveva fatta semplice, lei.
 
Portacelo, tienilo stretto per le spalle! Che lo picchi per bene, quella sguattera! gli aveva detto, ma mica poi li aveva raggiunti o l’aveva aiutato a tenere stretto il fratello mentre lo portava a casa dalla cognata. Se ne era rimasta nel bosco, a fare chissà cosa, forse a cercare quel che rimaneva del tirannosauro privato della coda, oppure si era intestardita e stava ancora tentando di uccidere qualche cucciolo dalla carne tenera, finendo poi a sbraitare contro il drago che l’aveva riportata in vita ma che non la lasciava uccidere qualche esserino che ancora si cibava del latte materno.
 
Radish si grattò la nuca con l’indice e ripose una maglia piegata sul letto appena fatto.
 
Non era tanto sicuro che le femmine dei tirannosauri avessero il latte. A dire il vero non si era mai posto tale questione in entrambe le sue vite se non in quel momento di rassettamento.
Il saiyan guardò il nulla con disinteresse e scosse una spalla. «Bah… Chiederò a Gohan.» disse fra sé e sé e raccolse da terra una sua maglia stropicciata.
La guardò davanti e dietro, ma non riuscì a capire se era pulita o sporca. Sospirò affranto e si ricordò che aveva passato qualcosa di ben peggio nella sua precedente vita, perciò, ne poteva essere sicuro, ce l’avrebbe potuta fare.
Avvicinò l’ascella della manica al naso e ne annusò la stoffa.
 
Barcollò.
Il volto divenne all’improvviso inespressivo e si colorò di un rosso intenso. Gli occhi sembrarono schizzare fuori dalle orbite. Cominciò a respirare a fatica e a bocca aperta, emettendo fievoli lamenti, quasi piccoli guaiti. Un’abbondante sudorazione gli avvolse il viso ed il colorito divenne sempre più acceso e tendente al violaceo.
 
Con gran fatica Radish riuscì a rimanere in piedi e buttò la maglia contro una montagnola di altri vestiti sporchi.
«Adesso capisco perché vuole dormire a finestra aperta.» disse fra sé, ansimando, ripensando alla saiyan che le notti precedenti aveva insistito tanto per tenere la finestra spalancata, nonostante di notte entrassero umido ed insetti. «Altro che vampate di calore.»
 
Radish sbuffò guardando intorno a sé.
Quando suo fratello gli aveva detto che Chichi era arrabbiata anche con lui, Radish se ne era totalmente infischiato, pensando solamente al gusto che gli avrebbe fatto vedere Kakaroth venir percosso dalla moglie.
Gravissimo errore, aveva poi capito il saiyan.
Appena Chichi l’aveva visto rincasare con il marito, uno scopettone era arrivato in testa a quest’ultimo, mentre lui, come per magia, si era ritrovato la donna ad un palmo da lui che contemporaneamente gli tirava un orecchio, gli urlava e lo portava con prepotenza in camera sua, mettendogli un cencio in una mano e l’aspirapolvere nell’altra, ridendo pure – tra un rimprovero e l’altro – quando il saiyan le aveva detto che lui non sapeva come far funzionare un tale aggeggio infernale.
 
«Sai pilotare una navicella spaziale e non sai come funziona un aspirapolvere!» ripeté Radish a se stesso con una vocetta acuta, facendo il verso della donna, mentre rimetteva il paralume all’abat-jour.
 
Da potente e temuto mercenario galattico a uomo di casa che pulisce e rassetta la camera dove dorme.
Neanche sua madre era riuscita a fargli mettere in ordine la sua stanza e le sue cose di piccolo guerriero. Ma quella donna… faceva veramente paura quando si arrabbiava. Riusciva a mettere in riga tutti. Padre, marito, figli e nipote. E adesso pure il cognato, si era accorto a sue spese Radish.
Che cosa ci avesse trovato il fratello in quella donna non riusciva a capirlo.
La temeva e lo comandava a bacchetta.
Fosse stata almeno una guerriera dall’incredibile potenza, ma era solo una donna con un po’ più di forza delle altre, meditò il saiyan. Forse aveva veramente ragione Celosia quando gli diceva che se l’era preso con la forza e che l’aveva violentato nel sonno per farsi mettere incinta.
In fin dei conti, chi portava i pantaloni in quella casa era lei.
 
Radish tirò un sospiro di sollievo, grato che né sua madre né suo padre potessero vedere come si erano ridotti entrambi i loro figli.
 
Il saiyan raccattò da terra un paio dei suoi slip. In effetti, si rendeva conto, negli ultimi giorni aveva decisamente esagerato, trascurando troppo la parte del piano che prevedeva che si mostrasse gentile e cordiale con i membri della sua famiglia. Ridurre quotidianamente la loro casa al pari di un porcile non era stato di certo un gesto carino. E quindi aveva preferito non mostrarsi troppo dissidente quando Chichi l’aveva obbligato a risistemare quel letamaio dove neanche i maiali dormirebbero, utilizzando le parole che gli aveva urlato la donna.
 
Radish guardò gli slip che teneva ancora in mano. Niente macchie, niente strisciate.
Abbassò le spalle in segno di arresa e si piegò all’infausto destino. Portò le mutande al naso e le annusò.
«Pfiù!» sospirò sorridente il guerriero. Fortunatamente per lui, quegli slip erano puliti.
Li piegò e li sistemò nel primo cassetto del guardaroba, accanto ai calzini e ad altra roba appartenente a Celosia. Nel far ciò, notò un altro paio di slip accantonati in un angolino per terra e li raccolse.
 
«Perché mi tocca fare il lavoro sporco anche per lei?» si lamentò il saiyan, constatando che le mutande sgualcite fossero di Celosia e non sue.
Guardò la stoffa e scosse la testa. Tanto ormai si stava abituando a fare la massaia dall’olfatto fine che riassettava anche per gli altri, quindi, anche se non troppo scontento, si portò le mutande al naso per odorarle e capire se fossero pulite o meno.
 
«Pensavo tu avessi superato quella fase.» ridacchiò Celosia da fuori la finestra.
A sentir quella voce Radish sussultò a tal punto che quasi toccò il soffitto con le punte dei capelli. «Se solo tu fossi più ordinata,» le gridò, tirandole contro le mutande «non ci sarebbe bisogno di annusare per capire se qualcosa è pulito oppure sporco.»
Celosia agguantò con rapidità le proprie mutande e se le portò al naso. «Pulite.» e le ritirò al saiyan affinché le rimettesse a posto.
La principessa si appoggiò più comodamente al davanzale della finestra. «Pensavo tu tornassi indietro, invece eccoti qui che… Che diavolo ti sei messo a fare?» gli chiese, in un misto di sorpresa e divertimento.
Il guerriero la guardò bieco e chiuse con un colpo il cassetto del guardaroba, rompendo non volendo il pannello posteriore e facendo cadere altre mutande e calzini per terra.
«Sto mettendo in ordine.» le rispose secco «E per colpa tua.»
Radish si avvicinò alla finestra per poterle parlare faccia a faccia. «Si può sapere che fine hai fatto?»
Celosia sbuffò e alzò le spalle. «Ho dormito. Avevo sonno e mi sono messa a dormire.» gli rispose con un che di indifferenza e sincera spontaneità.
Il saiyan le tirò un’occhiata che avrebbe fatto tremare chiunque. «Dormivi?!» strillò quasi isterico «Tu dormivi ed io mettevo in ordine camera nostra
«E chi te l’ha fatto fare!» sbuffò la Principessa, facendogli capire che era un idiota ad essersi messo a fare tale tedioso lavoro in un pomeriggio di sole come quello.
«Chi me l’ha fatto fare?» ripeté nevrotico «Chichi me l’ha fatto fare. Mia cognata me l’ha fatto fare!»
Celosia lo guardò e spalancò gli occhi dallo stupore. «Stai scherzando?» gli domandò, quasi incapace di parlare tanto era stupita dalla risposta ricevuta. Poi si mise a ridere, sinceramente divertita dal comportamento remissivo del saiyan. «Ma perché non te ne sei fregato? La mandavi a farsi fottere e venivi via da me!»
Radish si poggiò alla mensola della finestra, guardandola negli occhi con fare angelico, sbattendo soavemente le palpebre e sorridendole. «Nel mentre ci mostreremo cordiali, amichevoli con loro, ma non troppo, per non destare sospetti.» le ripeté a memoria una frase che da settimane gli stava risuonando nella mente, regalandole subito dopo uno dei suoi migliori sorrisi di scherno.
«Ah già.» rispose a bassa voce lei, guardandosi i piedi e grattandosi il naso.
Radish la omaggiò di un piccolo applauso. «Brava. Adesso che l’hai capito, entra dentro e dammi una mano a rimettere in ordine.» la invitò, raccogliendo l’ennesimo paio di pantaloni dal pavimento.
«No, grazie. Non ne ho voglia.»
«Celosia.» la richiamò il saiyan, scocciato.
«Non ho voglia, sono stanca, ho sonno.» si lamentò la guerriera, adagiandosi con il busto sul davanzale della finestra e lasciando andare le gambe molli sul terreno.
«Ma se hai dormito tutto il pomeriggio!»
La principessa appoggiò pigramente il mento sul palmo della mano. «Lo so, ma sono ancora stanca.» si giustificò, emettendo piccoli sbuffi. Poi si ridestò tutto d’un colpo e si tirò un po’ più su sulla finestra.
«Dov’è tuo fratello?»
Il saiyan di terza classe scosse le spalle. «Boh. Forse è di là a stirare. O fuori a ritirare i panni stesi. Non lo so.»
Radish si interruppe e si mise a guardare la faccia esterrefatta della donna. «Dai, su, mettiti a ridere.» la esortò, ben sapendo che la principessa si sarebbe buttata per terra dalle risate, deridendo entrambi i fratelli saiyan per come si erano ridotti alla subordinazione delle direttive di una debole terrestre.
Celosia invece scosse la testa, mostrando un sorriso appena accennato, con la testa inclinata da un lato, leggermente piegata in avanti.
«Dovevo andare a scuola da Chichi. Ti immagini come avrei messo in riga quello stronzetto di Vegeta?» gli disse, sorridendo appena.
Radish le lanciò un’occhiata obliqua e accennò un sorriso sarcastico. «Celosia, ricordati che Vegeta non è Kakaroth.» la fece ragionare il saiyan di terza classe.
La principessa si morse un labbro e si zittì, per poi mettersi a ridacchiare, mantenendo lo sguardo basso, quasi timido. «Com’è che oggi non ne imbrocco una?»
Radish si fermò a guardarla, scrutandola con circospezione. «Sei particolarmente strana stasera. Che hai combinato là nel bosco?» le domandò, rendendosi conto che la saiyan non riusciva a sostenere il suo sguardo per più di pochi attimi. «Lo sai che là ci sono piante che non dovrebbero essere mangiate, vero? Causano degli strani effetti collaterali.» le disse falsamente preoccupato, dato che ben sapeva che Celosia non era persona da commettere simili errori.
«No no, tranquillo. Non ho osato più toccare cibo da dopo il nostro frugale pranzetto.» gli riferì, strofinandosi la pancia ancora leggermente gonfia. Poi appoggiò la schiena alla finestra, sbuffando annoiata. «Non lo so, oggi sono isterica, ho la luna storta.» fece lei, con la voce quasi spezzata, strofinandosi il viso con il palmo della mano «Mi fa male dormire di pomeriggio. Non fare caso a me.»
La guerriera scosse lentamente la testa e rimase in silenzio, silenzio che venne mantenuto anche da Radish che continuava a fissarla sospettoso, anche se di lei vedeva solamente la schiena.
 
«Sai, ho sognato una cosa… che dovremmo allenare la coda.» gli disse la saiyan dopo un po’ di esitazione «E’ un nostro punto debole e non andrebbe assolutamente sottovalutato.»
«Celosia…» fece il guerriero, mentre le spalle gli cadevano a terra ed il suo volto assumeva l’espressione sconfortata di chi ne aveva sentite abbastanza. «Possibile che tu pensi ad allenarti pure mentre dormi?»
 
La saiyan si voltò verso di lui, sembrava aver riacquistato il suo temperamento. Gli sorrise maliziosamente e gli fece cenno con l’indice di avvicinarsi.
Radish ubbidientemente la raggiunse e si portò ad un palmo dal suo viso, curioso di capire che cosa volesse fare. Lasciò che la guerriera posasse una mano sulla sua guancia per qualche istante, come se quel contatto fosse diventato una tenera carezza immobile, e poi la sentì spostarsi sulla sua spalla e picchiettarla un paio di volte con una discreta forza.
«Cara, carissima testa vuota.» gli sussurrò, guardandolo furtivamente «Ricordami un attimo come quel namecciano ti fece fuori anni fa. Così, tanto per rinfrescarmi la memoria.»
Radish non colse l’allusione e cominciò a ripeterle la vicenda per l’ennesima volta da quando erano tornati in vita, aggiungendo sempre più nuovi dettagli e più enfasi dall’ultima volta che gliel’aveva raccontata. Solo quando arrivò al punto in cui il fratello gli aveva stretto la coda, capì perché Celosia lo avesse guardato beffardamente fino a quel momento.
«Ooops…» ridacchiò quasi timidamente, vergognandosi della figura da idiota che aveva fatto.
Con sua sorpresa notò però che l’espressione sul volto della principessa era improvvisamente mutata, smettendo di essere sardonica e diventando dolcemente malinconica.
«Che hai?» le chiese preoccupato il saiyan di terza classe.
«Niente.» gli rispose seccata la guerriera, turbata per l’altra parte del sogno che aveva fatto e che era tornato a farsi sentire vivido nella sua mente e nei suoi ricordi. Si voltò bruscamente, dandogli di nuovo la schiena per non farsi vedere in volto. «Se non ci impegniamo…» tentò di dirgli, per poi mordersi il labbro inferiore, cercando di ostentare ancora un certo contegno «Dobbiamo recuperare. Allenarci. Altrimenti ci fanno fuori.»
 
Radish scosse la testa, sorridendo benevolmente alla caparbietà della saiyan che pensava sempre e solo ad allenarsi e a potenziarsi, così da ridurre, giorno dopo giorno, la differenza di forza che correva tra lei e gli altri saiyan.
«E dai… Con calma ci arriviamo.» le rispose tranquillo, quasi ridendo per la sua costante ansia di tenersi in pari con gli allenamenti.
«Cazzo, Radish, possibile che tu non capisca?» scoppiò lei, con la voce che le si stava rompendo in gola. «Ho rischiato di vederti morire una volta. Non sono sicura che riuscirò a salvarti anche una seconda.»
 
Il saiyan rimase immobile nella stanza, con ancora in mano i pantaloni che aveva raccolto poco prima.
Tutto ad un tratto capì che cosa gli stesse dicendo la principessa e comprese pienamente il sogno che aveva fatto.
Probabilmente aveva mischiato presente e passato nel sogno, realtà e fantasia, ma il saiyan poteva mettere la mano sul fuoco su cosa Celosia avesse sognato.
Si ricordava ogni singolo dettaglio, anche se, spesso, avrebbe voluto poterlo rimuovere dalla memoria.
 
«Forse sarebbe l’ora che ne parlassimo. Non c’è niente di male a farlo.» la esortò pazientemente il guerriero, sperando che la principessa volesse finalmente parlare di un argomento che, già dalla sua precedente vita, aveva considerato come un tabù, relegandolo a qualcosa che non si poteva assolutamente pronunciare ad alta voce, perché altrimenti sarebbe diventato reale. Ma molte cose erano cambiate da quel lontano giorno, quindi potevano smettere di fare finta di niente e cominciare finalmente ad affrontare la questione da persone adulte e libere.
 
Se c’era una cosa che avessero in comune Vegeta e Celosia, si era ormai accorto da anni Radish, era che i due rampolli reali fossero straordinariamente impavidi quando si trattava di scontri e di battaglie o di combattere nemici potenti e pericolosi, ma erano totalmente codardi quando si trattava di affrontare problemi che riguardassero le relazioni interpersonali. Preferivano fare finta di niente, dichiarare che a loro non importava un accidenti e così via.
Lo faceva ridere Vegeta, il Principe di tutti i Saiyan, quando gli chiedeva di tenere d’occhio la sua Promessa, o ex Promessa, perché era incapace di provvedere lui stesso a occuparsene. Preferiva mantenere la facciata di un regale distacco, ripetere che a lui non interessava, e delegare gli altri per far ciò che chiunque non si vergognasse di ammettere di tenere a qualcuno avrebbe fatto senza troppe difficoltà.
Celosia, l’impavida e temeraria Celosia, poi aveva paura di sentir dire ciò che non voleva sentirsi dire, che fosse una guarigione più lenta dalle ferite dell’ultima missione, che fosse che il saiyan che le avevano designato dalla nascita non fosse in realtà l’uomo giusto per lei, che fossero le mille sue piccole paure e scomodità dette ad alta voce, come ciò che le stava per svelare Vegeta il giorno in cui lei era scappata via dalle Capsule Corporation, spiccando il volo e trovandosi nel panico più totale.
Radish si era arrabbiato a morte con lei quando gli aveva raccontato quanto avvenuto, rimproverandole che non sarebbe dovuta fuggire in quel modo, e che sapere la verità, per quanto orribile sarebbe potuta essere, sarebbe stata comunque meglio di quel limbo di ignoranza in cui si stava trovando da quando si era trasferita ai monti Paoz o, con più precisione, da quando era tornata in vita.
Era stata ad un passo dal sapere la verità, ed invece aveva preferito fuggire via, pensando che continuare a credere di essere condannata al filo della pazzia familiare fosse meglio che rischiare di sentirlo affermare ad alta voce da qualcuno. Anche se non era detto che sarebbe stato esattamente quello ciò che Vegeta le avrebbe riferito.
Radish sarebbe voluto tornare alle Capsule Corporation per ricevere spiegazioni da Vegeta, ma Celosia l’aveva pregato di non farlo, e che sarebbe tornata lei a chiederlo, quando si sarebbe sentita pronta. Per il momento Celosia voleva solo godersi dei giorni di pace e di tranquillità, senza il pensiero di ciò che l’avrebbe inevitabilmente attesa.
E così il saiyan di terza classe l’aveva assecondata, come sempre aveva fatto, per esaudire i suoi voleri, i suoi desideri, senza considerare che tali gesti non necessariamente le avrebbero fatto bene a lungo andare.
 
Notò che Celosia si era rabbuiata in volto, ma non desistette. «La situazione adesso è cambiata. Tu non sei più legata a Vegeta. Non devi più essere influenzata da questo.»
«Non ho voglia di parlarne adesso.» gli rispose nervosa la saiyan, sistemandosi le ciocche della fronte con una mano leggermente tremolante «E comunque non è cambiato nulla. Vegeta c’entrava solo in parte.» gli disse, ed abbassò lo sguardo quando vide il saiyan incupirsi a tale risposta.
Celosia era ancora scossa dal sogno che aveva fatto. Si era resa conto che il suo subconscio era stato risvegliato anche da quei momenti di spensieratezza che aveva passato nelle ore precedenti con il saiyan, momenti che erano anni che non passava con lui in quel modo e che l’avevano ricondotta al passato. Ma era qualcosa che lei preferiva accantonare nel dimenticatoio tanto le faceva male ripensarci, in un passato che non doveva avere nulla a che fare con il presente, errori che non si voleva portare dietro anche in quella vita. Ci aveva, anzi, ci avevano messo una pietra sopra all’epoca, e non desiderava in alcun modo smuovere tale peso.
 
«Oh!» esclamò la saiyan, indicando con l’indice qualcosa che si stava muovendo nel campo e si stava dirigendo verso l’ingresso della casa. «Cos’è questa strana cosa con due gambe ed il resto del corpo formato da pezzi di legno?» esclamò, tentando in tal modo di cambiare discorso.
Radish si affacciò incuriosito alla finestra e vide due gambe coperte da dei pantaloni viola molto familiari e che si muovevano con fatica, e poco più in alto riconobbe due mani femminili che reggevano un’enorme pila di legna che le celava il volto, vista l’altezza della pila.
«Invece di chiacchierare tanto, venite a darmi una mano!» li sgridò Chichi da dietro la legna.
Celosia le si avvicinò, spintonata dal saiyan che era rimasto comodamente affacciato alla mensola della finestra, e le prese di malavoglia alcuni ciocchi che poi poggiò a terra.
«Oh, ma allora esiste veramente la nostra ospite.» esclamò Chichi, falsamente sorpresa «Vedevo i tuoi abiti in giro ovunque, ma di te non c’era mai stata traccia.»
Celosia si portò le braccia al petto ed alzò un sopracciglio, guardandola dall’alto al basso. «Non amo passare il mio tempo prezioso con individui scarsamente interessanti.»
Non le voleva rispondere così, ma era rimasta talmente turbata ed innervosita da ciò che la sua mente le aveva ricordato che le era venuto naturale usare simili parole sprezzanti nei confronti della donna.
Chichi si morse la lingua per non scoppiare in un furioso litigio. Era quasi il tramonto ed era dalla mattina che stava sgobbando e dal pomeriggio che stava litigando con dei saiyan. Non aveva voglia di mettersi a sbraitare pure la sera.
«Celosia, penso proprio che tu ed io dovremmo fare un discorsetto. Sai, per una migliore convivenza. Per il bene di tutti.»
La saiyan si portò le dita alle tempie ed assunse un’espressione di grande concentrazione. «Fammi indovinare. Vuoi che mi metta a fare le pulizie anch’io, non è vero?» le disse, sorridendole con aria di scherno e di sfida.
 
Chichi appoggiò a terra la legna che le era rimasta in mano, e si aggiustò delle ciocche che le erano uscite dal suo chignon. Doveva ancora lavarsi i capelli, ma non aveva finora avuto tempo. Era già tanto che Goku le avesse tagliato la legna per la caldaia, ma poi quell’uomo era stato preso da chissà quale interesse ed aveva lasciato il lavoro a metà, costringendo così lei a portare la legna in casa se voleva lavarsi con l’acqua calda.
Era talmente stanca che non aveva neanche voglia di arrabbiarsi.
La donna emise un pesante sospiro ed alzò lo sguardo sulla guerriera. «Sì, Celosia, hai proprio indovinato. Sei stata brava.» le disse, non riuscendo a controllare un tono un po’ troppo ironico.
Le spiegò che quella casa non era le Capsule Corporation, che non c’erano camerieri e robottini continuamente pronti a mettere in ordine o ad assecondare i loro bisogni e voleri: in quella casa c’era solamente lei. Cercò di farle intendere che non era più una giovanotta piena di forze, e che avrebbe desiderato che chiunque abitasse in quella casa apportasse un piccolo aiuto per mantenerla abitabile.
E ciò non significava fare le pulizie di primavera ogni giorno, ma semplicemente non lasciare più vestiti logori di sangue nel bagno, distruggere camere da letto e lasciare carcasse di animali a marcire in cucina. Bastava che ognuno facesse il suo.
 
«Se vuoi,» continuò Chichi «i primi tempi ti posso dare una mano io, così vedi come si fa un bucato o come si lavano i piatti senza romperli.» le disse, offrendole il suo aiuto, sperando così di non avere altre discussioni da affrontare quel giorno.
«Ma figurati. Non c’è bisogno che tu mi insegni proprio niente. Non ci vuole di certo chissà che intelligenza per fare certi lavoretti. E comunque…» Celosia si portò il dorso della mano sotto al mento e se lo strofinò dolcemente «No, grazie, una Principessa di un popolo dedito alla guerra non fa di certo simili cosette da sguattera terrestre.»
Chichi rimase interdetta un attimo. «Sguattera terrestre? Chi sarebbe la sguattera terrestre?» ripeté, quasi gridando. La donna si domandò se la saiyan si fosse accorta che quelle parole l’avrebbero potuta offendere, e non riusciva a capire tutto quell’astio gratuito nei suoi confronti. Solo perché era una donna che aveva dedicato la sua vita a servire i suoi cari non si meritava di certo tale infimo epiteto. E soprattutto non si meritava di venir giudicata in tal modo da qualcuna che guardava tutti superbamente dall’alto in basso.
 
Chichi aggrottò le sopracciglia e si portò le mani sui fianchi in un gesto di sfida.
«Ti vorrei informare che anch’io sono una Principessa. Non sarò di certo la principessa di tutti i saiyan, ma sono comunque una principessa.» volle puntualizzare la donna, con voce ferma, l’espressione temeraria nel volto.
 
Celosia non fiatò. Rimase immobile a guardarla per qualche istante, la bocca leggermente socchiusa, che pareva una statua di ghiaccio. Chichi la fissò, non capendo che strana reazione stesse avendo, e notò un angolo della bocca leggermente elevato che stava appena tremolando.
Pochi istanti dopo, la saiyan esplose in una risata tonante, ma deliziata. «Tu? Una principessa?» le disse, totalmente incredula a ciò che aveva appena sentito.
 
Celosia si voltò verso la finestra, continuando a ridere così freneticamente che quasi le stava venendo la tosse.
«Ehy, Radish, senti qui!» lo chiamò la saiyan con uno schiocco delle dita, non riuscendo a contenere le risa «Non lo trovi divertente?» gli disse, per poi interrompersi per riprendere fiato «Guarda che fine fa una principessa a sposare un saiyan di terza classe!» ed indicò la terrestre con una mano che tremava ancora dalle scosse delle risa «Una sguattera!» gridò per enfatizzare la questione, per poi portarsi le mani sulla pancia e piegarsi in due dalle risate. «Una povera sguattera!»
 
Radish precipitosamente uscì di casa scavalcando la finestra e si interpose fra le due donne. Poggiò una mano sulla spalla di Chichi per farla calmare, dato che tutto il suo corpo stava tremando, ma non dalle risa come per Celosia, ma da una grandissima, potente rabbia.
 
Lasciò che Celosia scaricasse tutto il suo sproporzionato divertimento ed aspettò che alzasse lo sguardo su di loro per lanciarle un’occhiata di sdegno e rimprovero, sguardo di cui la saiyan si accorse appena.
«Non è divertente, Celosia. Non sta ridendo nessuno se non tu.» le riferì, il tono risentito nella voce.
 
Celosia aveva il fiatone da quanto aveva riso, e poggiava stremata le mani sulle ginocchia.
«Ma dai, ma non la vedi com’è ridotta?» gli disse, asciugandosi una lacrima con un dito.
Radish si precipitò su di lei e le afferrò il polso.
«Falla finita.» sibilò irritato il guerriero.
La donna gli lanciò un’occhiata torva e quasi emise un ringhio di rabbia, ma non servì a fare allontanare il saiyan, che anzi le si avvicinò ulteriormente, per portare la bocca al lobo della principessa.
«Nel mentre ci mostreremo cordiali, amichevoli con loro…» le ripeté a bassa voce, scandendo ogni singola parola «Cos’è? Questo monito vale solo per me? Vedi di darti una controllata.» le ringhiò arrabbiato il saiyan.
 
Radish era furioso per come si stava comportando Celosia. Non riusciva a capire perché si stesse comportando così, come una pazza isterica, mostrandosi odiosa ed insopportabile, a discapito del piano a cui lei teneva tanto.
 
Celosia dette uno strattone e si liberò dalla sua presa. Lo guardò furiosa, gli occhi che le bruciavano dalla rabbia e dalle lacrime, e si lanciò verso il cielo, rimanendo sospesa nell’aria e guardandoli astiosa dall’alto.
Poi, se ne andò via.
 
«Ma si può sapere che ha quella ragazza?» chiese preoccupata ed incredula Chichi dopo un po’, strizzando gli occhi mentre guardava il tramonto, verso la direzione in cui si era allontanata Celosia.
Radish si portò le braccia sui fianchi e scosse la testa, esausto e scocciato da quei puerili comportamenti. «Niente. Sta solo combattendo con i fantasmi del passato.»
 
***
 
Gli faceva male la testa.
Era rimasto fuori a passeggiare ancora un po’, aspettando che lei tornasse, ma alla fine aveva deciso di rincasare e di farsi una doccia. Ma neanche lo scroscio dell’acqua tiepida sulla pelle aveva aiutato ad alleviargli il dolore dei brutti pensieri e delle preoccupazioni.
 
Entrò in camera sua, in ordine per metà, e posò sul letto l’asciugamano in cui aveva avvolto i capelli, fregandosene che avrebbe bagnato lenzuola e materasso. Rimase con solo l’asciugamano attorno alla vita e, noncurante, cercò nel guardaroba dei vestiti puliti da mettersi.
Prendeva e posava nel cassetto gli indumenti, senza neanche accorgersi che li stava sgualcendo. Era disattento in ciò che faceva, dato che aveva la testa occupata in ben altri pensieri.
 
Non capiva perché la saiyan dovesse comportarsi così. Possibile che non ci pensasse che un tale comportamento non avrebbe fatto bene alla buona riuscita del piano? Comprendeva che era sconvolta, arrabbiata, infastidita per ciò che quel maledetto sogno le aveva fatto ricordare, ma ciò non giustificava tale esplosione d’ira.
 
Radish era contento che in quel momento Celosia non fosse con lui, perché altrimenti le avrebbe messo le mani al collo e l’avrebbe strozzata per quanto era arrabbiato con lei.
Arrabbiato per come si era comportata. Per come gli aveva fatto capire che a lui proprio non era interessata.
Di nuovo, anni dopo, gliel’aveva fatto intendere. E sempre in malo modo. Solo che, adesso, non poteva più dare la colpa a Vegeta.
Radish aveva immediatamente capito che cosa la saiyan avesse sognato o, meglio, che cosa la sua mente le aveva riportato alla memoria.
 
Ho rischiato di vederti morire una volta. Non sono sicura che riuscirò a salvarti anche una seconda.
 
Poggiò le mani contro il ripiano del guardaroba, racchiudendo la testa fra le braccia.
All’inizio, quando Celosia gli aveva fatto capire che cosa avesse sognato, il saiyan si era quasi sollevato all’idea che lei stesse ancora così male al pensiero di perderlo, ma ciò che Celosia gli fece capire dopo, additando Chichi come la prova inconfutabile di quanto fosse deleteria una compagnia troppo vicina a dei saiyan di terza classe, lo riportò ineluttabilmente alla mera realtà, a ciò che Celosia gli aveva gridato di rabbia anni ed anni prima.
Eppure, nonostante il disgusto che lei gli aveva fatto capire di stare provando, nonostante questo, non riusciva ad odiarla.
Sapeva che se era lì in quel momento, se ventotto anni prima aveva potuto conoscere suo fratello, se era potuto arrivare ai trent’anni lo doveva solamente a lei.
Celosia era riuscita a smuovere mari e monti per levarlo dai guai molti anni prima, risparmiandolo da una morte certa, convincendo - non riuscendo neanche ad immaginare come - l’inflessibile e sadico Freezer a concedergli la grazia, anche se - Radish aveva poi capito - la Principessa doveva aver pagato quella persuasione a caro prezzo.
Da quel momento il loro rapporto era entrato in un inesorabile declino. Tutto ciò che erano stati cessò di esistere.
Celosia prese le distanze dal saiyan, evitandolo ogni volta che lo incrociava, arrabbiandosi quando lui la cercava. Non lo voleva più vedere, si voleva allontanare da lui.
Radish non riusciva a darsi pace al pensiero che per un suo stupido errore aveva perso la persona più importante della sua vita. Una missione sbagliata per una mera disattenzione pagata a caro prezzo. Celosia era sempre lì, a lavorare per Freezer, a portare a termine missioni su missioni, ma era come se lei non ci fosse più.
Alla fine l’aveva braccata, convincendola a parlare con lui, per capire almeno perché lo stesse evitando in quel modo. E Celosia gli rispose semplicemente, diretta come sempre era stata, che lei si sentiva male al sol vederlo.
 
Era lui il problema. Ciò che era successo quando lei aveva tentato di salvargli la vita.
 
Radish allora le fece una proposta, disperato, in ginocchio davanti a lei, indifferente di perdere ogni briciolo di dignità rimasto: mai più avrebbero parlato di quel che era accaduto, si sarebbero comportati come se mai nulla fosse successo. Mai più una parola sarebbe stata detta.
Tutto, pur di riavere quella compagna di squadra che lo completava.
Non poteva rinunciare a lei.
 
Ferma, statuaria, inflessibile, non poteva dimenticare come Celosia lo avesse guardato dall’alto, quasi nauseata dalla sua presenza. 
Si era accorto che la saiyan aveva i muscoli tesi e stava trattenendo il respiro, obbligandosi a mantenersi rigida nei suoi propositi. Ma gli fece un incredibile piacere quando sentì che la guerriera si era lasciata andare, ed aveva poggiato una mano sulla sua spalla per invitarlo poi ad alzarsi.
Accordarono quanto il saiyan le aveva proposto, decisero di metterci una pietra sopra, di tornare ad essere quelli di un tempo.
Eppure, nonostante i tentativi, non riuscirono più ad avere quell’intimità e spensieratezza che avevano una volta quando si trovavano insieme. C’era come un velo che li divideva, qualcosa che li rendeva più estranei che amici. E Celosia era sempre più lontana, fino ad essere assente per sempre.
 
Solo in quegli ultimi giorni della loro seconda vita erano riusciti quasi a tornare com’erano un tempo, e Radish ci aveva veramente sperato, ma in quel pomeriggio capì che, se dopo tutti quegli anni Celosia doveva reagire ancora così male al solo pensiero di ciò che era accaduto - ed in quel caso era bastato il semplice ricordo di un sogno per alterarla - significava che in cuor suo la saiyan non l’aveva ancora perdonato e che gli imputava ancora tutta la colpa per ciò che era successo. E gliela stava facendo ancora pagare.
 
Il saiyan si voltò di colpo verso la finestra avvertendo una presenza vicino a lui e riconoscendo immediatamente il suo odore.
 
«Ah, sei qui. Hai un bel coraggio a ripresentarti.» le disse schietto il guerriero, per tornare subito a guardare il contenuto del cassetto, cercando qualcosa da mettersi.
 
Celosia rimase ferma dov’era, in piedi dentro alla stanza, ma vicino alla finestra, come se non volesse dare troppo fastidio o non volesse dare troppa importanza alla sua presenza.
Tutto di Celosia stava trasmettendo un nervoso disagio. Titubava con leggero tremore, il suo volto tradiva imbarazzo, rammarico e mestizia. Guardava in basso, incapace di alzare lo sguardo sul guerriero suo amico, presa dai sensi di colpa.
 
Lentamente si mosse e, tesa, si avvicinò al saiyan, schioccandogli un’occhiata ansiosa, per poi riguardare timidamente il pavimento.
Arrivata di fronte a lui, la principessa allungò una mano e posò delicatamente le dita sul suo torace ancora nudo.
 
«Scusa.» gli sussurrò fievolmente, come se quel bisbiglio fosse stato talmente doloroso da starle ancora lacerando la gola e la lingua.
Fece un tenero sorriso, quasi imbarazzato, gli occhi sempre bassi, puntati distrattamente sulla propria mano. «Sai che sono un po’ stronza.» tentò di discolparsi, picchiettando assorta le dita sul torace del guerriero, per poi continuare a giocherellare con la punta delle dita sul bordo dell’asciugamano.
 
«Un po’?» tuonò il saiyan, furioso. La principessa si era decisamente sottovalutata, pensò irato il guerriero, dandole una botta sulle mani per allontanarla da lui. «Celosia, ero giusto un ragazzino quando ho cominciato a provare qualcosa per te. E tu…» cominciò a vociare, scocciato, stufo di quella situazione «E tu l’hai sempre saputo, ma te ne sei sempre fregata. Per carità, se proprio non ti piace qualcuno, non sei obbligata a starci insieme. Ma così…» si interruppe il guerriero, mettendosi le mani nei capelli per non usarle su di lei «Non mi puoi trattare in questo modo. Trattarmi di merda così.»
Celosia rimase un attimo scossa e spalancò gli occhi. Capì che Radish aveva frainteso una sua azione del pomeriggio, delle sue parole che aveva gridato con troppa enfasi. «Ma io prima non alludevo assolutamente a te. Dicevo di Chichi… e di Kakaroth. Non di te.» gli spiegò, con una voce che era quasi una lagna. Era la verità, ma capiva che la tempestività di una serie di avvenimenti avrebbero potuto far credere che quella provocazione sui saiyan di terza classe fosse in realtà indirizzata a lui.
Celosia si portò sulla punta dei piedi e poggiò entrambi i palmi delle mani sul suo torace, guardandolo negli occhi. «Lo sai che io non ti ho mai considerato un saiyan di terza classe. Per me sei sempre stato uno di noi!» cercò di spiegargli, il tono agitato e disperato nella voce «Ti ricordi? Quando eravamo bambini…»
«Quando eravamo bambini. Ora siamo adulti.» la interruppe severo Radish «Le cose sono cambiate nel frattempo, ed anche le persone.» le disse con durezza, scostandola nuovamente da lui. «E poi… Cazzo, cerca di darti una controllata, Celosia. Cosa vuol dire tutto quel capriccio che hai fatto davanti a Chichi?»
 
La principessa lo guardò timorosa e si morse un labbro, non sapendo cosa rispondere, e si portò una mano sul volto, tormentata. «Non lo so cosa mi sia preso, Radish. Non volevo. La presenza di quella donna mi infastidiva. Ho perso il controllo della situazione.» gli disse, stringendosi nelle spalle.
«Hai perso il controllo della situazione? E allora recuperalo! Ed in fretta!» le urlò adirato il saiyan. «Cazzo, se non importa a te della buona riuscita del piano…»
 
«Non ce la faccio!» tuonò la donna, esasperata «Possibile che tu non lo capisca? Non ce la faccio più a fare buon viso a cattivo gioco, a fare sempre finta di niente! Sempre a reprimermi, a far finta di essere quella che non sono, essere come quegli altri vorrebbero che fossi!»
 
Cominciava ad essere dura per la saiyan fingersi sempre ciò che non era. Mettersi una maschera, fare finta di stare bene, essere costretta a ridere quando in realtà voleva piangere dalla disperazione o gridare dalla rabbia. Non era libera di poterlo fare, perché doveva perpetuamente mantenere quella facciata di meravigliosa finzione.
«Ho bisogno di stare lontana da loro, da quella gente, dai terrestri. Essere per un po’ chi davvero sono. Devo ricaricare le batterie. Non ce la posso fare altrimenti, lo sento, sono stanca.» gli confessò infine, sedendosi sul ciglio del letto, spossata.
 
E c’era poi quella perpetua stanchezza. L’incapacità di tenere il passo con gli allenamenti. Il sonno disturbato da brutti pensieri.
Non riuscire a capire se era la testa o il corpo a non funzionare.
C’era qualcosa che non andava, e questo Celosia se ne era accorta da tempo ormai. La preoccupava, la impensieriva a tal punto che a volte non riusciva a contenersi ed esplodeva in impeti di rabbia e di frustrazione.
 
Aveva solo bisogno di tranquillità.
Di passare qualche giornata tranquilla e serena per ricaricarsi e poter ripartire con quelle battaglie giornaliere volte ad ottenere la sua vendetta.
Era tanto il dislivello che correva tra lei e gli altri saiyan cresciuti sulla Terra. Era tanto, era troppo.
E la frustrazione al pensiero che una volta era lei la saiyan più potente era molta. Adesso era solo una guerriera mediocre. E si arrabbiava con se stessa vedendo che gli allenamenti che si era imposta per raggiungere il suo scopo erano troppo per il suo corpo, per il suo fisico. Rappresentavano per lei una serie di sconfitte quotidiane che non facevano altro che peggiorare il suo stato psichico. Era troppo da sopportare.
 
Il saiyan si portò le mani sui fianchi, cominciando a camminare convulsamente nella stanza, per poi tornare davanti a lei. «Credi forse che a me non infastidisca quella gente? Quando quella bimbetta si attacca al mio collo, o quell’imbranato di mio nipote mi guarda saccente con quegli occhialetti da stupido? Credi che non vorrei prendere le loro teste e fracassargliele contro il muro? O… o anche la ragazza…» riferendosi a Videl «agguantarla e scoparmela fino a farla sanguinare? Credi che non mi verrebbe da farlo?»
«Ma non puoi. C’è il drago.» gli disse attenta la guerriera.
«Lo so.» le rispose duro lui «Ma glielo potrei sempre dire. Gridare. Potrei vomitare loro addosso tutto il mio odio e tutto il mio schifo che ho nei loro confronti. Ma mi trattengo. Mi controllo.» le spiegò, guardandola con freddo distacco. «Credi che io non stia facendo qualcosa contro la mia natura? Ci sto male anch’io a dovermi sempre inibire. E’ come essere un castrato, o essere incatenato a mani e braccia.»
 
Anche se Radish in fin dei conti era contento di essersi ritrovato nella sua famiglia, doveva però ammettere che c’erano stati dei momenti, soprattutto durante i primi tempi che era tornato in vita, che proprio non riusciva a gradire o ad accettare. A volte i suoi consanguinei eccedevano con le dimostrazioni d’affetto o con la confidenza, facendolo sentire più un pupazzino da stropicciare anziché un guerriero che aveva sterminato intere razze ed interi popoli, e che quindi non riusciva più a trasmettere il timore reverenziale che la sua imponente figura aveva sempre trasmesso.
Gli veniva un nervoso tale che si doveva allontanare da loro per non causare danni. In quei momenti li sentiva talmente fastidiosi che se ne sarebbe voluto sbarazzare con calci e pugni, o allontanarli a suon di grida e vituperi.
L’istinto del sanguinoso guerriero saiyan non era ancora morto. Era legato, incatenato, reso innocuo, ma non morto.
Ma continuando a ripetersi nella mente il monito di Celosia come fosse una cantilena, il saiyan era riuscito a far buon viso a cattivo gioco.
Doveva ammettere però che era stata dura, e che spesso gli veniva comunque la voglia di agguantare qualcuno di loro quando lo indisponeva, ma si era trattenuto e fino a quel momento ce l’aveva egregiamente fatta.
 
«Hai ragione, Radish. Ma io non sono proprio riuscita a controllarmi. Mi ha fatto una rabbia vedere te e Kakaroth, due saiyan che hanno combattuto potenti avversari, venire soggiogati in tal modo da una debole terrestre.»
Celosia si portò una mano nei capelli, mordendosi il labbro che ad un certo punto aveva cominciato a sanguinare, e due lacrime le scesero sulle gote arrossate. «Ma si può sapere cosa hanno queste terrestri che vi piace tanto scoparvele?» gridò, con la disperazione nella voce di chi voleva sapere il perché dovevano accadere cose illogiche ed ingiuste.
A quel punto a Radish caddero nuovamente le braccia. La conosceva da così tanti anni che ormai era allenato a riconoscere le sue assurde associazioni mentali, ed aveva capito che Celosia, in qualche modo, aveva rivisto la prosperosa e appariscente scienziata nella discreta e scialba casalinga di una piccola casa sui monti.
E così come veniva infastidita dalla sola esistenza di Bulma, Celosia era irritata dalla presenza di Chichi.
 
La comprese, ma non la giustificò.
 
«Siamo sempre al solito punto, Celosia.» disse il saiyan, scuotendo mestamente la testa «Tutto ruota attorno a te. Alla tua incapacità di superare che Vegeta, il tuo Promesso, quello che tutto il popolo saiyan ti aveva legato dalla nascita, ti ha lasciata. Che poi lui si è volontariamente messo con una donna che non è neanche una guerriera, e per noi saiyan, lo so bene, è una vergogna avere una donna che non ha un minimo di forza combattiva.» disse, pensando per un breve momento alla madre, ma cercando di non stare troppo tempo su quel pensiero «Non ti dai pace perché lui ha scelto lei e non te, che con lei ci ha fatto una famiglia e per lei è cambiato. Lo so bene. Sono settimane che me lo stai facendo pesare.»
 
Gli dispiaceva essere così brusco con lei, però non riusciva a trattarla in altro modo.
Stava provando un forte rancore nei suoi confronti. Era profondamente amareggiato per come lei si era comportata, avendo adesso anche compreso che la Principessa non riusciva a vederlo un suo pari, nonostante ci avesse costantemente provato.
Radish era sempre un passo indietro. Davanti a lui c’era sempre Vegeta, nonostante fosse stato proprio lui il responsabile della morte della donna.
 
Sempre dietro a lui nonostante tutto.
 
«Ma sai che ti dico? Adesso basta. Sono stufo di questa storia. Non sei al centro dell’universo e le persone non ruotano attorno a te. Specialmente io. Mi sono stancato. O ti dai una mossa, e cerchi di scrollarti questo lutto di dosso, oppure per me puoi andare anche a farti fottere con il tuo piano ed i tuoi isterismi.»
 
Celosia lo stava ascoltando paziente, tenendo sempre gli occhi bassi, alzandoli appena qualche volta ma fugacemente.
 
Stava male. Anche in quel momento stava male.
Aveva un tale casino in testa che non sapeva più come comportarsi.
Non si sentiva più se stessa da quando era tornata in vita. Aveva capito che sforzandosi sempre ad essere ciò che non era non aveva di certo aiutato a migliorare la situazione, e costringersi caparbiamente a vivere sotto lo stesso tetto del suo assassino neanche.
Celosia aveva fatto però caso che tutto era precipitato il giorno stesso della festa di compleanno del dottor Brief, quando lei era andata a far visita a Trunks nel pomeriggio.
 
Trunks era la sua preziosa chiave per sconfiggere Vegeta, colui che inconsapevolmente l’avrebbe allenata per diventare abbastanza forte per uccidere il suo assassino. Per ottenere da lui il massimo della sua dedizione e del suo tempo, sempre finalizzati al suo potenziamento, Celosia l’aveva attirato a sé con dolci parole e dolci carezze.
In fin dei conti non le era dispiaciuto andare a letto con lui dopo gli allenamenti: era tanta l’adrenalina in corpo che un bel ragazzo a sua completa disposizione era solamente la gustosa ciliegina su una magnifica torta. E del resto Trunks aveva sempre del sangue saiyan in corpo, e tutto l’entusiasmo e la grinta che aveva messo negli allenamenti li riversava poi in un infuocato finale, pieno di passione e senza spazio per inutili romanticismi.
Ma quel pomeriggio non era stato come sempre. Trunks aveva cercato da lei qualcosa che Celosia non poteva dargli, qualcosa per lei di così sacro che neanche poteva fingere in quel momento.
Il sesso era una cosa, fare l’amore era un’altra.
Ed in quel momento la saiyan era andata in tilt. Non riusciva a lasciarsi andare a quelle carezze, non poteva permettersi di mostrarsi fragile e vulnerabile con lui. E ciò era stato come un grilletto che aveva scatenato una cascata di reazioni che l’avevano mandata in crisi.
 
Radish la fissava in silenzio, in attesa che lei dicesse o facesse qualcosa. Avrebbe dato tutto se stesso per ricevere in quel momento da lei un pugno dritto sul naso ed una ramanzina degna del miglior comandante per il modo inappropriato ed oltraggioso con cui le si era rivolto.
Come il tono di voce troppo severo e pretenzioso da parte di chi era sotto di lei. Qualcosa che l’aveva sempre mandata in bestia.
Ma solo il silenzio riempì quel momento.
Il saiyan scosse la testa, constatando la non reattività della guerriera. Forse stava veramente passando un periodo di depressione, ma il guerriero non riusciva a tollerare che proprio Celosia non stesse combattendo quello stato di torpore.
 
La saiyan si strinse nelle spalle, sentendosi sconfitta. «Forse è meglio che mi vada a fare una doccia.» disse a bassa voce, alzandosi e avvicinandosi alla porta, afferrando la maniglia, ma senza abbassarla.
Radish scosse la testa, sentendosi ormai arreso. «No, in bagno c’è già Goten che deve uscire. Se vuoi lavarti, c’è il bidone dell’acqua fuori. Devi dar fuoco alla legna però.» le rispose con tutta la pazienza che gli era rimasta in corpo.
 
Celosia trattenne la maniglia in mano, abbassandola per metà, come per temporeggiare e ponderare su cosa era meglio fare.
 
Fece un profondo respiro e scosse le spalle.
 
«Allora vado in cucina a vedere se Chichi ha bisogno di una mano.»
 
Radish rimase sorpreso da quell’inaspettata decisione.
«Hai intenzione di chiederle scusa?» le domandò speranzoso, quasi incredulo. Forse, poco a poco, era riuscito a smuoverle qualcosa.
La principessa alzò le spalle e sorrise appena. «Non credo mi rimanga altro da fare.» gli rispose, aprendo la porta ed apprestandosi ad uscire dalla camera da letto.
Si convinse che ben altri tipi di stress aveva sopportato e sconfitto nella sua precedente vita, e di certo non si sarebbe permessa di uscire sconfitta da uno stupido capriccio del suo orgoglio.
E non avrebbe permesso neanche al suo corpo di farla uscire sconfitta. Se era stanca, avrebbe battuto la stanchezza. Avrebbe continuato imperterrita a battersi, ad allenarsi, non si sarebbe permessa di fermarsi. Ogni sintomo sarebbe stato soppresso, non gli avrebbe dato ascolto. Avrebbe ignorato tutto ciò che non andava o che le procurava preoccupazioni. Tutto pur di ottenere la sua vendetta.
Vegeta doveva pagarla per ciò che le aveva fatto.
 
Radish non riuscì a trattenere un sorriso di piena soddisfazione, anche se, sotto sotto, c’era anche un po’ di sadica derisione nell’immaginarla chiedere perdono all’irascibile terrestre.
 
«Buona fortuna allora. Te ne servirà.»
 
La saiyan gli lanciò uno di quei sorrisetti che gli faceva sempre quando Freezer la mandava a chiamare, ben sapendo che le voleva fare una ramanzina per la deplorevole condotta che i due saiyan avevano tenuto alla mensa o nei corridoi, cercando di rimetterla in riga sui comportamenti da tenere con gli altri guerrieri, inutili tentativi di cui lei si motteggiava solamente, e che diventavano spesso fonti di gran risa e divertimento per lei ed il suo compagno di squadra quando poi erano soli.
 
Fece per chiudere la porta dietro di lei, ma si interruppe appena si sentì chiamare.
 
«Ah, Celosia.» la richiamò il guerriero. «Io…» cominciò a dirle, ma si bloccò subito in un momento di ripensamento. L’aveva fatto infuriare con quella scenata in cui aveva preso di mira Chichi, però non poteva che darle ragione che buona parte del lavoro extra che le toccava fare fosse colpa di Kakaroth che non si accorgeva di doverle dare una mano, a meno che non gli si fosse fatto capire.
Su di lui Celosia aveva ragione. Ma non su tutti i saiyan di terza classe. E glielo doveva dire.
Decise quindi di mettere da parte per un attimo l’orgoglio e di confessarle ciò che gli era rimasto bloccato in gola. «Io non ti avrei mai fatto fare la fine di Chichi.» le disse con voce bassa, cupa, quasi triste.
 
Celosia lo guardò e gli sorrise con occhi comprensivi e gentili.
 
«Lo so.» e richiuse la porta dietro di sé.
 
 
 





Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Tanto per non smentirmi, ho scritto l’ennesimo papiro spacciandolo per un capitolo. Spero che, nonostante la solita lunghezza, non vi sia risultato pesante e che vi sia comunque piaciuto!
In questo capitolo ho voluto inserire un tema che verrà ampliato probabilmente già dal prossimo: il sogno che ha fatto Celosia e che le ha ricordato un avvenimento che è stato la causa dell’allontanamento dei due saiyan nella loro precedente vita. Già all’inizio della storia Celosia non si comportava esattamente in maniera amichevole con lui, e solo negli ultimi tempi i due saiyan hanno cominciato a riallacciare i rapporti, tornando ad essere vicini quasi come erano una volta.
Beh… Mi sembra abbastanza chiaro che la Principessa sia un po’ esaurita. A volte accade che stress e preoccupazioni si sommino a tal punto che basta solo una parola o un gesto fuori luogo che subito parte un insulto, o qualcosa che in genere non si farebbe se si fosse calmi e sereni. E Celosia è al punto in cui basta un millesimo di goccia per fare traboccare il vaso. Ma è anche una persona molto testarda ed ostinata, perciò alla fine decide che non permetterà alla sue debolezze di averla vinta, anche se con tale ostinazione potrebbe ritrovarsi a “combattere contro dei mulini a vento”.
Dall’altra parte abbiamo Radish che ce la sta mettendo tutta per aiutarla, ma si sta anche stancando nel vedere i suoi sforzi andare a vuoto. Non solo si sente inutile, ma viene anche deriso dalla saiyan su qualcosa a cui lui tiene molto (Ed insomma, buoni sì, ma bischeri no!). Ciononostante non riesce ad odiarla, anche perché è ancora molto attaccato ai ricordi del passato, ai momenti belli che avevano passato insieme e che l’avevano fatto affezionare in tal misura alla saiyan.
Beh… Per il resto… al prossimo capitolo!
Ringrazio chi silenziosamente sta seguendo questa storia, che l’ha messa tra le preferite o le ricordate, ed un ringraziamento speciale va a chi continua a prendersi qualche minuto per lasciare un commento. Grazie di cuore! <3
Alla prossima!

 

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Capitolo 35
*** Inganni e pregiudizi ***


- Inganni e pregiudizi -

 




In una grande camera gravitazionale in un grande giardino di una grande proprietà di una grande città, vi era un uomo grande – badate bene, non un grand’uomo – che soleva sostenere grandi pesi sulle sue grandi spalle e grandi piegamenti sulle sue grandi gambe, allenandosi solertemente di notte e di giorno, con l’unico pensiero nella sua grande piccola testa di rendere nullo un piccolo grande uomo.
 
La pelle gli stava bruciando per il calore sprigionato dallo sforzo ed il copioso sudore liberatosi nelle ore precedenti l’aveva resa appiccicaticcia e lievemente lucida. Goccioline di sudore e pulviscoli di borotalco sporcavano il freddo pavimento bianco, e segni di mani sudate mostravano la scarsa efficacia nel tenere asciutte quelle armi che poco avevano di umano. Il sistema di aerazione ben poco poteva fare contro quella miscela olfattiva di borotalco misto a sudore saiyan, insopportabile addirittura per il soggetto stesso, e l’aria si era fatta insostenibilmente umida e soffocante.
 
Nappa lasciò ciondoloni le braccia e fece piccoli movimenti ondulatori per scaricare i muscoli. Probabilmente aveva fatto qualche movimento sbagliato, tant’è che avevano cominciato a dolergli la schiena e la cervicale. Roteò la testa prima a destra e poi a sinistra, ed alla fine afferrò l’asciugamano per asciugarsi il volto e le ascelle, facendo attenzione a seguire tale ordine e non a fare il contrario, come già gli era accaduto il giorno precedente, provocandogli un forte malessere.
Aprì la bottiglia di una bevanda energetica e la tracannò tutta d’un fiato, per poi mettersi a sedere per terra, ed infine lasciarsi andare disteso sul pavimento.
Il saiyan osservò il soffitto bianco, fatto di pannelli e fredde luci a led che venivano riflesse dal pavimento e dalle pareti. Tutto intorno a lui era bianco, se non per la postazione dei comandi e di alcuni piccoli oblò sulle pareti circolari che gli permettevano di vedere il mondo esterno, buio ed immobile, ma leggermente illuminato da delle luci in lontananza, le luci bianche del grande giardino delle Capsule Corporation e quelle aranciate delle strade della Città dell’Ovest.
Era dentro quella stanza dal mattino, ed era uscito solo per qualche istante per andare in bagno e per rifocillarsi. Così era stato quel giorno e così era stato nei giorni precedenti da quasi una settimana, da quando la Principessa se ne era andata dalle stellari proprietà delle Capsule Corporation per andare a vivere in mezzo ai residui di terze classi nelle loro stallatiche abitazioni.
Da quel giorno Nappa aveva messo tutto il suo impegno negli allenamenti, con lo stupore ed il dispiacere della signora Brief che negli ultimi giorni  aveva perso il suo portantino preferito.
Ogni momento era buono per allenarsi, e Nappa aveva capito che non ce n’era da sprecare. Doveva in ogni modo riuscire ad accrescere la sua potenza abbastanza da diventare più forte della guerriera che aveva osato metterlo alle strette la mattina della partenza della suddetta. Non poteva assolutamente rischiare di diventare nuovamente carne abbrustolita per mano di un reale saiyan.
Questa volta si sarebbe tutelato. Nessuno dei suoi ex commilitoni sarebbe riuscito a farlo fuori quando non gli avrebbe più fatto comodo. Semmai, sarebbe avvenuto il contrario.
 
Nappa si strofinò i baffi e pensò a quanto sarebbe stato bello il momento in cui finalmente sarebbe riuscito ad agguantare Celosia per il collo, per poterla guardare dritta negli occhi mentre la saiyan esalava il suo ultimo respiro.
Non gli era andata giù la visita che la donna gli aveva fatto la mattina della partenza, e all’ex generale dell’esercito saiyan tale visita aveva suonato come un pericoloso campanello d’allarme.
Avrebbe sì portato avanti il piano della Principessa, l’avrebbe sì aiutata a far fuori Vegeta, assassino di entrambi, ma poi, una volta che i doveri sarebbero finiti, i giochi sarebbero cominciati, e liberarsi di quella donna sarebbe stato il primo di quelli.
E per far ciò necessitava che la saiyan non si potenziasse più di quel tanto. Sarebbe stato d’obbligo che la guerriera si allenasse abbastanza da sconfiggere, magari con l’ausilio del saiyan d’élite, il Principe loro assassino, ma che non diventasse troppo forte per Nappa. Ed un modo per evitare ciò sarebbe stato privarla del suo piccolo asso nella manica, del ragazzino che aveva a tal punto perso la testa per lei che aveva cominciato ad allenarla pazientemente e scrupolosamente tutti i giorni quasi da quando erano tornati in vita.
Senza il suo aiuto, Celosia avrebbe notevolmente faticato a raggiungere un livello tale da sconfiggere un saiyan d’élite che si sarebbe allenato notte e giorno, senza inutili pause come invece faceva lei, per un anno intero. Questa volta sarebbe stato Nappa a fare una sorpresa esplosiva a tutti.
 
***
 
Nappa osservò il soffitto della Gravity Room che il dottor Brief aveva appositamente costruito per il suo diletto. Era impressionante la somiglianza alle palestre sulle navicelle ed i pianeti di Freezer.
Sembrava di essere ancora là, con lo scouter ancora attaccato all’orecchio in attesa di qualche comando, la frenesia per una nuova missione, la brama di uccidere, il desiderio di distruggere. Giornate intere passate ad allenarsi in totale dedizione, senza sprecare fiato in inutili convenevoli o chiacchiere con altri mercenari di Freezer.
Nappa non aveva alcun problema ad isolarsi per lunghi periodi con il solo scopo di potenziarsi per una nuova missione. Così era abituato da sempre, e così era anche abituato ai lunghi viaggi nelle piccole navicelle che le portavano nelle zone più disparate della galassia, e che per mesi non gli permettevano di vedere anima viva. Non era una vita facile, ma il saiyan sapeva che al suo rientro dalle missioni, o anche nel mentre, avrebbe trovato qualcosa di cui lui aveva estremamente bisogno, e che lo sfogava abbastanza da non sentire il peso di quei mesi di duro lavoro ed immensa fatica. Una dolce ricompensa che immediatamente gli faceva dimenticare lo stress e l’avvilimento di dover lavorare per un essere che considerava la sua magnifica razza più insignificante di una pulce sul pelo di una scimmia. Qualcosa che in quella nuova vita gli mancava e che, nonostante gli sforzi ed i tentativi di corruzione, non era riuscito ad ottenere.
 
«Una donna.» sussurrò sconfortato il saiyan d’élite, che non riusciva a credere a come le terrestri lo scansassero e fuggissero di fronte a lui. Neppure sfoggiare la fantomatica card delle Capsule Corporation - che, fino a quel momento, era riuscita ad aprire tutte le porte - aveva potuto convincere un esemplare di sesso femminile ad andare con lui. Neanche sotto laute ricompense gli si erano avvicinate. Nessuna di loro era stata così coraggiosa o audace quando si era trovata di fronte un essere di due metri e dieci e più di un quintale di peso di puro muscolo.
Erano momenti gloriosi quelli in cui il saiyan poteva ancora ottenere ciò che voleva semplicemente allungando una mano ed afferrando la sua preda, indifferente della volontà o meno di questa. Eppure quando il suo pianeta esisteva ancora, l’ex generale dell’esercito saiyan poteva ritenersi un ambito bocconcino, vista la forza fisica e la carica che aveva ottenuto. E quando il suo pianeta era diventato il niente, il fatto che le altre aliene lo apprezzassero o meno non lo tangeva affatto, dato che comunque il guerriero avrebbe ottenuto ciò che voleva. Ma da quando era tornato in vita sulla Terra, grazie ad un desiderio che per lui si era rivelato più un maleficio che un incantesimo, la situazione era decisamente precipitata.
 
Gli sembrava di stare impazzendo. Giornate intere passate da solo ad allenarsi e neanche un momento di svago tra le dolci carni di una donna. In quel momento il saiyan si sarebbe accontentato anche di molto meno, senza fare troppo il pretenzioso se quella fosse stata del tutto donna o meno, o se fosse stata visibilmente un ragazzo dai tratti delicati. In realtà, si sarebbe accontentato semplicemente di fare due chiacchiere con qualcuno, tanto per non far picchiare il cervello sempre su quel solito punto. In momenti di carestia, qualsiasi cosa gli sarebbe andata a genio.
 
Gli venne da ridere istericamente quando pensò che in realtà c’era una donna su cui poteva usare la forza per ottenere le sue grazie, non rientrando questa tra i protetti del drago, ma da lei il saiyan non voleva niente, neanche una carezza.
Capiva che era un’assurdità fare lo schifiltoso proprio in tali momenti di penuria femminile, ma al guerriero quella saiyan aveva sempre scaturito una sorta di repulsione. Non perché l’aveva vista in fasce e poi negli anni diventare una donna, oppure perché era stata designata a diventare la compagna del suo Principe, perciò qualcuno di intoccabile.
Sebbene Celosia fosse, in fin dei conti, un bel vedere, Nappa sentiva che avrebbe avuto bisogno di lavarsi con l’acido muriatico per disinfettarsi se l’avesse toccata.
Era un suo superiore, ma ciò non bastava per non fargli provare una sensazione di schifo pensando a lei, a chi era.
 
Su Vegeta-sei erano note le radici della mala pianta, la pazzia che regnava nella testa del re di un tempo, che, secondo le voci popolari, aveva inquinato anche le vite dei suoi discendenti.
Celosia era difettosa.
Era una pazza strana, una pazza con le sembianze della ragione, ma comunque pazza, squilibrata, malata, snaturata, un vero abominio.
Ossessionata dal proclamarsi continuamente principessa, quando in realtà non ne aveva alcun diritto. Poteva dichiararsi con un altro titolo nobiliare, duchessa, arciduchessa o arciquelchelepareva, ma non di certo principessa. Su Vegeta-sei potevano essere chiamati tali solo i diretti discendenti dall’unione di un re e di una regina, non altri individui.
 
Solo Vegeta aveva il diritto di proclamarsi Principe di tutti i Saiyan.
 
Celosia sarebbe diventata principessa una volta che l’unione tra lei e Vegeta sarebbe stata ufficializzata, cosa che non aveva fatto in tempo ad avvenire - data l’esplosione imprevista ed improvvisa del pianeta - oppure grazie ad una dichiarazione ufficiale di Vegeta, proclamazione che il Principe dei Saiyan non aveva mai voluto fare, né a parole, né tantomeno concependo un erede che, magari, essendo sempre un guerriero saiyan, avrebbe fatto loro comunque molto comodo.
Ma ciò non l’aveva dissuasa dal proclamarsi tale, dal pretendere di dare comandi al pari di Vegeta, dall’obiettare e contraddire gli ordini di quest’ultimo.
Ed era di certo colpa della saiyan - riteneva così Nappa - se osava addirittura superare in forza ed in potenza il Principe, e quando questi riusciva a raggiungere il suo livello, la saiyan osava sorpassarlo un’altra volta, costringendo in tal modo l’ex generale dell’esercito saiyan a dover spesso passare dalla parte di Vegeta a quella della saiyan, poiché la più forte.
Che poi la sua altalenante fedeltà fosse semplicemente stata guidata da servilismo e vigliaccheria che lo avevano portato a prediligere continuamente l’ala del più forte, quello era un altro discorso.
Se però Celosia avesse evitato di mostrare costantemente la sua superiorità di fronte al Principe, Nappa avrebbe evitato molte volte di sfigurare di fronte a Vegeta. Giustamente, tutta colpa di quella pazza!
 
***
 
Una fresca brezza accarezzò la giovane pelle umida del ragazzo, ed una sensazione di rigenerazione gli pervase corpo e mente.
Era stata una giornata calda, quasi infernale, ed i rumori di un traffico impazzito per le strade della città ed i brontolii del padre per i corridoi di casa non l’avevano aiutato a mantenere la giusta concentrazione nello studio. La lontananza inoltre di una persona a lui cara si stava facendo pesante, quasi insopportabile, e gli stava sembrando assurda la nostalgia che stava provando per quel distacco forzato.
Fortunatamente quella sera il ragazzo aveva ricevuto una gradita visita, e per un breve attimo i suoi tormentosi pensieri avevano avuto una tregua. Ed una spruzzata d’acqua fresca sul volto l’avevano completamente ridestato e riportato nel presente.
«E buttati per una buona volta! Mi vuoi far fare il bagno da me?» lo chiamò una voce allegra dal centro della piscina.
Trunks sorrise e guardò l’amico d’infanzia che si divertiva ad immergersi e riemergere nella grande piscina delle Capsule Corporation, e che l’aveva salvato da loop in cui era entrato quella sera, che riguardavano questioni di finanza aziendale troppo inidonei per una serata stellata come quella.
Il ragazzo si sedette sul ciglio della piscina ed immerse i piedi e le gambe nell’acqua, rimanendo però in silenzio, con le mani  in grembo.
Goten nuotò verso di lui e si appoggiò al bordo di mattoncini, guardando pazientemente l’amico.
«Ehy, quello con l’umore a terra dovrei essere io, mica te!» cercò di confortarlo alla bell’e meglio, ricordandogli che il motivo per cui quella sera si trovava lì era perché aveva bisogno di una persona amica accanto, dopo aver avuto un breve e spiacevole incontro con Valese, la quale gli aveva espresso il suo bisogno di prendersi dell’altro tempo prima di decidere di tornare a rifrequentarlo come un tempo.
«Scusa.» sussurrò Trunks, sorridendo all’amico e sentendosi un po’ stronzo nel mostrarsi in quel modo proprio in quel momento. Il suo migliore amico era stato nuovamente messo in pausa dalla ragazza per cui aveva perso la testa, era volato fin da lui per ricevere conforto morale e, fino a quel momento, aveva semplicemente ricevuto da lui sospiri e musi lunghi. Neanche una tazza di tè o un bicchiere di birra.
Goten poggiò i palmi delle mani sul bordo e si dette uno slancio per mettersi seduto accanto all’amico.
«Ancora storie da parte di tuo padre?»
Trunks alzò le spalle e vi nascose il capo. «Non la smette più.»
«Che palle.»
«Già.»
Da quando Vegeta si era accorto che ci poteva essere stato qualcosa tra il figlio e Celosia, il Principe dei Saiyan era diventato fastidiosamente opprimente nei riguardi di Trunks.
Dal nulla aveva cominciato a fare il padre presente che si preoccupava di moralizzare la condotta dei figli.
Ossessivamente aveva cominciato a domandargli che cosa ci fosse tra lui e la saiyan, di cosa avevano parlato in tutti quei giorni, quante ore avevano passato assieme, che cosa avessero fatto, se era andato a letto con lei.
Vegeta non si era mai occupato in tal modo del figlio. Si preoccupava spesso dei suoi allenamenti, ma mai aveva messo becco nella sua vita privata. Mai una parola se lo vedeva prima con una bionda e poi con una bruna nel giro di ventiquattr’ore, mai una chiacchierata da uomo a uomo o una parola di conforto quando il ragazzo veniva mollato dall’ennesima probabile futura signora Brief e tornava a casa completamente demoralizzato. Tutt’al più, gli aveva dato una pacca sulla spalla e l’aveva invitato ad allenarsi assieme a lui, il suo modo per prendersi cura del figlio, sapendo che un buon allenamento l’avrebbe distratto dal pensare all’ennesimo fallimento con il mondo femminile.
Ma da quando Trunks aveva fatto quella sfuriata al compleanno del nonno, la musica era notevolmente cambiata.
Trunks si trovava a disagio ad avere un padre completamente diverso da quello che era sempre stato. Non era assolutamente abituato ad un padre così partecipe ed interessato alla sua vita privata.
Era imbarazzante.
 
E non era solamente questo ciò che Trunks non sopportava del padre.
Vegeta si era fatto insistente nel voler mettere in cattiva luce Celosia, volendo in tal modo mettere in guardia il figlio.
E farlo arrabbiare abbastanza da fargli confessare tutto.
Se prima Trunks ancora tollerava quelle sporadiche maldicenze da parte del padre, adesso quelle calunnie erano diventate decisamente troppe ed eccessive, tanto da dargli noia ogni volta che Vegeta osava pronunciare il nome di Celosia.
Se ancora Trunks si era trattenuto dal dirgli la verità, che tanto il padre bramava da lui, era solo perché Celosia l’aveva pregato di non dirgli niente, per il suo bene e per il bene della loro relazione. Altrimenti il ragazzo sapeva che gli avrebbe fatto un’immensa soddisfazione gridare al padre che, sì, frequentava la sua ex Promessa, si allenava con lei, parlava con lei, faceva l’amore con lei ormai da giorni sotto al suo stesso tetto, proprio sotto ai suoi occhi. E che era stato un idiota a volersi foderare gli occhi per tutto quel tempo e poi risvegliarsi dal nulla e cominciare a fare prediche a destra e a manca.
 
«Non ce lo vedo proprio Vegeta farti discorsetti sul sesso e sapere con chi vai, cosa fai, quando lo fai.» ridacchiò divertito Goten.
«Ma infatti non ce lo vedo neanche io!» proruppe Trunks, esasperato dalla situazione. «E poi… adesso si è rinvenuto! Ma fino ad ora cosa ha fatto? Niente!»
«Ma tipo ti fa…» Goten assunse un’aria di sfida e guardò minaccioso l’amico, afferrandogli con una mano la spalla e puntandogli con l’altra l’indice contro «Ehi, tu, sì, proprio tu, stai lontano dalla mia ex! Lei è roba mia!» gli ringhiò con voce intimidatoria, per poi tornare a parlare con la sua usuale voce allegra e spensierata, rimettendosi a ridere «Egoistello tuo padre, eh! Quello che è stato suo è ancora suo! Ed io che pensavo fosse una gran rottura quando ti diceva di andare ad allenarti!»
Trunks guardò con aria di sufficienza l’amico, semplicemente perché sembrava aver colto il punto della situazione. L’unica spiegazione logica che per lui potesse esserci. Probabilmente il padre non poteva vedere Celosia con nessun altro se non lui.
«Che poi non capisco la sua preoccupazione di sapere se ci sono andato a letto.» continuò a sfogarsi Trunks «Non capisce che è imbarazzante parlarne con lui? E poi che c’è di male? Mica mi attacca qualcosa!»
Goten alzò le spalle e sorrise. «Avrà paura che lo facciate diventare nonno, che ti devo dire?»
Trunks rabbrividì a quella ipotesi. «Ehy, guarda che non sono mica nato ieri. Ci stiamo attenti, che credi? Anzi, Celosia è ancora più accorta di me!»
«Allora non so proprio cosa dirti.» gli rispose sconfortato l’amico, dispiaciuto nel vederlo in tali casini in casa.
«E poi mi manca da morire.» sussurrò lievemente Trunks, quasi vergognandosi.
 
Per quanto gli facesse ancora strano, nonostante gli ultimi momenti passati insieme non esattamente felici, Trunks sentiva la mancanza della saiyan. Gli mancavano quei momenti di svago in cui si allenavano insieme, ed in cui gli scappava un sorriso mentre vedeva con quale tenacia ed energia la guerriera si apprestava a quegli allenamenti atti a migliorarla, a superare il limite. Vederla allenarsi avrebbe fatto venir voglia a chiunque di mettersi la tuta ed iniziare il riscaldamento. Trunks percepiva in ogni istante passato nella camera gravitazionale con lei quanto a Celosia piacesse combattere. Era il suo carburante che la faceva funzionare e le dava la carica, nonostante la stanchezza spesso evidente che la prendeva.
Era tangibile il piacere che provava Celosia a combattere, a confrontarsi con un guerriero come lui. E ciò aveva aiutato Trunks a riprendere gli allenamenti come un tempo, con la stessa carica ed energia che metteva una volta, quando era un bambino che sognava di diventare bravo come il padre.
Gli mancavano i post allenamenti, quando Celosia si liberava della tuta di entrambi e lo conduceva sotto alla doccia con lei, facendogli toccare le stelle senza muoversi da quel metro quadrato.
Gli mancavano addirittura quei momenti in cui Celosia si estraniava, e rimaneva taciturna seduta all’angolo del letto, a pensare a chissà cosa, al passato, al presente o al futuro, ed in cui Trunks aveva capito di lasciarla stare in quei momenti, a rispettare quel silenzio.
Solo dopo qualche giorno Trunks aveva ipotizzato che il pomeriggio della festa di suo nonno, in cui Celosia si era allontanata da lui, probabilmente la donna era di nuovo entrata in uno dei suoi loop, e Trunks aveva semplicemente varcato il limite, cercando da lei qualche carezza e qualche coccola.
 
Goten si morse un labbro per non ridere guardando l’espressione sconfortata dell’amico. Era quasi divertente come Trunks finisse di lamentarsi di una cosa per poi passare a lamentarsi subito di un’altra.
«Ohhh… A Trunks mancano le coccole della fidanzata!» lo schernì l’amico, facendogli il solletico.
Il ragazzo si scansò, ridacchiando. «E dai, non mi prendere in giro! E poi Celosia non è tipo da coccole.» gli fece presente, ricordandosi della scarsa affettuosità che a volte mostrava la saiyan durante i loro incontri.
«Ma allora te le faccio io le coccole! Vieni qui!» rise Goten, tentando in malo modo di fargli due carezze, continuando a prenderlo in giro, riagguantando l’amico ogni volta che cercava di allontanarsi.
 
«Forse è un bene che il nostro pianeta sia esploso.» disse una voce rauca dietro di loro, facendoli saltare in aria dallo spavento «Sì, decisamente un bene.»
 
***
 
«Che mammolette!» li schernì Nappa, guardandoli dall’alto «E dire che Vegeta una volta temeva che i mezzosangue fossero addirittura più forti di noi tanto da ammazzarci!» rise divertito l’ex generale dell’esercito saiyan «Ed invece… L’unica nostra preoccupazione sarebbe stata quella di non far cadere la saponetta nella doccia!»
Nappa si avvicinò ai due ragazzi e si sedette accanto a loro, sogghignando sotto ai baffi.
«Vorrei capire perché per alcuni saiyan c’è stata sempre questa grande attrazione malata tra gli appartenenti di classi diverse. Prime classi che si mescolavano con terze classi e viceversa. Brutto vezzo, in effetti.»
Il saiyan fece una smorfia e sputò per terra. «Che strana perversione voler mischiare i propri fluidi con chi è nettamente inferiore.» enunciò con tutto lo sdegno e disprezzo che aveva in corpo, guardando con spregio il ragazzo dai capelli scuri, per poi guardare con più maliziosità l’altro dai capelli più chiari, e difficilmente riconducibili alla razza saiyan.
«No, ma aspettate, lasciatemi indovinare… La femmina tra voi due è…»
Nappa li scrutò con zelante attenzione, indifferente ai loro sguardi ostili e disgustati, che gli mostravano palesemente il fastidio e l’importunità della sua presenza in quel momento.
«Lui.» ed indicò Trunks, il quale divenne improvvisamente rosso di rabbia e di imbarazzo.
«Ehy, ma che strane idee ti sei messo in testa?» gli sbraitò sdegnato il figlio di Vegeta «E poi perché proprio io?»
«Ma è chiaro. Un faccino tanto delicato come il tuo…» scoppiò a ridere divertito l’ex generale dell’esercito saiyan.
Nappa cominciò a levarsi l’armatura e gli stivali e mise i piedi in acqua. «Mh… Bella tiepida! Perfetta per un post allenamento!» e fece per buttarsi nella grande piscina.
«No no no, fermo!» sbraitarono all’unisono i due ragazzi, cercando di bloccarlo, nonostante fossero costretti a tenere entrambe le mani davanti al naso e alla bocca per non sentire l’odore flatulente che si era propagato quando il saiyan si era liberato degli stivali.
Sudato e sudicio com’era, avrebbe rischiato di infestare l’intera piscina. Almeno una doccia sarebbe stata d’obbligo!
«Che c’è? Ho interrotto un vostro momento romantico?» si rimise seduto il saiyan, con un’espressione sorniona in volto. Non potendo fare altro di più divertente, aveva capito che si doveva accontentare di stuzzicare i due ragazzi, i quali erano arrossiti ed allontanati l’un dall’altro.
«No.» rispose nauseato Goten, chiedendosi cosa avesse fatto di male per passare una serata pessima come quella. Prima Valese che gli dava il due di picche, e poi Nappa che… semplicemente era Nappa.
«E comunque siamo entrambi fidanzati. Non ti fare strane idee.» volle specificare il ragazzo.
«Ah, ma davvero? Eppure non ho mai visto una vostra fidanzatina da quando sono qui.»
«Perché sappiamo che la tua brutta faccia le spaventerebbe!» gli rispose per le rime Trunks, che si era talmente alterato che aveva assunto la posizione del padre: braccia conserte e spalle agli astanti.
Nappa si distese e si allungò sul prato, alzando gli occhi sul ragazzo e sorridendogli subdolamente. Aveva proprio tanta voglia di stuzzicarlo.
«E Celosia lo sa?»
Trunks sobbalzò e cambiò colore, con un’espressione vagamente spaventata quando notò che Nappa si era messo a guardarlo con una sottile circospezione e astuzia negli occhi. Se il saiyan avesse scoperto cosa c’era tra lui e Celosia, Trunks temette che Nappa non avrebbe aspettato molto a riferire tutto a Vegeta, anche per il solo semplice gusto di rovinare qualcosa a qualcuno.
 
«E che c’entra adesso Celosia?» domandò il ragazzo, fingendo di non capire.
«E’ che il primo giorno che eravamo tornati in vita vi avevo visti così affiatati…» gli rispose con malizia il saiyan, leccandosi lascivamente le labbra «che pensavo non avresti più staccato le mani dal suo culo.»
Nappa si ricordava  con grande gioia quel pomeriggio in cui erano arrivati alle Capsule Corporation, dove non solo erano andati subito a saccheggiare la cucina, ma anche in cui aveva avuto il piacere di fare da spettatore ad una scena che prima di allora non mai aveva visto come protagonista Celosia, ma che era stata sufficiente per risvegliargli i sensi ed una piccola parte di lui. E dopo i discorsi che la saiyan aveva fatto sul ragazzo, in cui intendeva usarlo per potersi allenare e potenziare, Nappa non aveva molti dubbi su come l’avrebbe anche utilizzato.
 
«Mi aveva preso alla sprovvista.» si giustificò Trunks, anche se non capiva perché sentisse il bisogno di giustificarsi anche con lui, invece di rispondergli direttamente con un calcio nel sedere «E comunque è finita lì. Non è più successo nulla.»
Nappa sorrise a sentire quella risposta e si portò le braccia sotto alla testa, guardando allegro le stelle. Aveva proprio la sensazione che quella sera si sarebbe notevolmente divertito.
«Ah, meglio così allora.» fece vago il saiyan, sorridendo sornione «Sei pur sempre il figlio del principe del mio popolo. Sarebbe stata una sciagura se una come quella ti avesse attaccato qualche strana malattia.»
A sentir quel commento, Trunks si trattenne a stento dal non afferrarlo per il collo ed affogarlo in piscina, dopo, ovviamente, averlo riempito di botte allo stomaco.
«Strano che tu lo dica a me, ma non abbia il coraggio di dirlo in faccia a Celosia.» gli rispose invece il ragazzo, cercando di non cadere nella sua trappola.
«Ehy, vengo in pace.» mise le mani avanti l’ex generale dell’esercito saiyan «Lo dico solo per te.» gli specificò con una notevole calma «E poi... anche per il tuo bel fidanzatino.» continuò il guerriero, ammiccando a Goten e muovendo le labbra in un bacio derisorio «Con tutto lo schifo che s’è fatta Celosia, non vorrai mica attaccare qualcosa anche a lui che non c’entra niente.»
«Guarda che noi due siamo solamente buoni amici.» rispose rabbioso Trunks, ormai al limite della sopportazione.
«Già, dicono tutti così.» gli rispose il saiyan con un sorriso sghembo, scrutandolo furbamente. «Tutti così.» continuò, leccandosi le labbra. «E magari grandi amici fin dalla più tenera età. » congetturò, guardandoli con uno scintillio furbo negli occhi.
«A proposito...»
Il guerriero si ritirò su seduto e guardò Goten, facendogli capire che si stava riferendo a lui. «Come si sta comportando Celosia in casa vostra? Adesso che è da sola con quel saiyan di terza classe, sarà un po’ meno acida. Immagino che Radish saprà riempirle per bene le giornate.» commentò il guerriero, contornando il tutto con dei gesti abbastanza espliciti.
 
Non potendone più, Trunks si chinò su di lui e l’afferrò per una spalla, alzando in alto un pugno che trattenne a stento.
«Cosa vorresti insinuare?» gridò rabbioso il ragazzo.
«Ehy, calma calma! Non vorrai mica picchiare un povero vecchio che non si può difendere?» gli fece l’ex generale, alzando le mani in segno di resa, ma non riuscendo troppo a mascherare il sorriso della soddisfazione. Aveva perfettamente toccato un punto dolente.
Trunks riluttante lasciò la presa e si allontanò di poco da Nappa, il quale si massaggiò la spalla leggermente arrossata.
«Certo, certo, ho capito.» commentò a bassa voce il saiyan, uno scintillio furbo negli occhi. «Del resto sei giovane…  ti sembrerà tutto così nuovo!»
Il guerriero si alzò lentamente in piedi, pulendosi le ginocchia ed il petto, per poi grattarsi il mento.
«In effetti sei pur sempre un saiyan anche tu, ed avere finalmente intorno una della tua razza deve farti uno strano effetto… Ma sai, se tu avessi visto le saiyan che c’erano su Vegeta-sei, caro mio, una come Celosia non l’avresti neanche considerata!»
Vedendo che aveva colto l’attenzione dei ragazzi, Nappa continuò.
«Certe gambe, certi culi, certi seni!» esclamò il saiyan esaltato, quasi con le lacrime agli occhi per la commozione di fronte a tali ricordi. «Ve le avrei fatte vedere! Quelle sì che erano donne!»
Nappa era stato preso dalla nostalgia ripensando al suo pianeta natale ed agli esemplari femminili che lo avevano popolato. Si ricordava che di guerriere ce n’erano state di tutti i tipi, dalle minutine che sembravano sempre bambine alle giganti che di gigante avevano tutto, e proprio di loro Nappa serbava il più dolce ricordo.
«Altro che Celosia, cari miei!» fece il saiyan, sventolandosi con una mano «Per carità, in quanto a forza forse è stata una delle migliori, ma in bellezza… con quegli zigomi alti da superiore e la faccia sempre da una che non le va mai bene niente… e poi, suvvia, con quelle due tettine che non ci puoi fare nulla! E che ci vuoi fare con quelle due cose lì?» domandò retoricamente il saiyan, per poi fermarsi un momento a meditare «Ecco…  Forse la cosa migliore che abbia Celosia rispetto alle altre donne, ma proprio migliore migliore, è il culo. E che culo!» sorrise soddisfatto il guerriero, cercando di palpare l’aria con le mani.
«Vedi, ragazzo…» continuò, avvicinandosi a Trunks, che stava facendo una gran fatica a trattenersi dal fargli mangiare tutte le sue parole, denti compresi, e che non sapeva veramente da dove gli fosse venuto fuori tutto quell’autocontrollo quando aveva sentito la spalla venir battuta affettuosamente dal saiyan, come se fosse stata una pacca tra commilitoni, o come quella saggia di un padre al proprio figlio. «Tuo padre in un certo senso era costretto ad andare anche con quella donna… Insomma, capiscimi, eravamo dei mercenari che conquistavano pianeti e sterminavano popolazioni… Ogni tanto ti ci vuole una donna che sappia muoversi e non stia ferma come un morto perché troppo terrorizzata. Ma tu, dai, sai quante ne puoi trovare di donne che collaborino!» sbottò con una grossa risata il saiyan, prima di allontanarsi di scatto da Trunks, avendo intuito che il ragazzo era arrivato talmente al limite che un pugno dritto sul naso non glielo avrebbe levato nessuno.
Difatti si era scansato appena in tempo, tant’è che il pugno era andato a colpire solamente l’aria.
 
«Tu!» gridò Trunks in direzione dell’amico, puntandogli l’indice contro «Guai a te se mi fermi.» lo avvertì, scandendo lentamente ogni singola parola «Lo so che non si può difendere, ma questa peculiarità non penso che l’abbia tanto considerata nella sua precedente vita quando era assieme alle sue vittime.»
Goten si portò le braccia al petto e sorrise.
«Stai tranquillo, amico mio, non avevo alcuna intenzione di fermarti.» gli rispose, impaziente di vedere come Trunks avrebbe reso a Nappa pan per focaccia.
 
***
 
L’acqua era piacevolmente tiepida e questa, assieme alla soffice schiuma, aveva contribuito ad alleviarle un leggero mal di testa ed i muscoli leggermente stanchi dalla lunga giornata.
La saiyan riemerse dall’acqua della vasca, dove era rimasta in apnea per alcuni secondi.
Avevano cominciato a fischiarle le orecchie da qualche minuto, come se qualcuno avesse parlato talmente tanto di lei in sua assenza che tali rumori le erano giunti alle orecchie, e la guerriera si era pure alterata pensando che, dopo l’umore altalenante della giornata, avesse cominciato anche la pressione a giocarle brutti scherzi.
Fortunatamente avevano smesso di fischiarle poco dopo, e la saiyan lasciò che il bagno caldo esplicasse totalmente la sua funzione di rilassarle i nervi. Funzione di cui aveva notevolmente bisogno, dato che più volte durante la serata si era ritrovata a digrignare i denti tanto le si era irrigidita la mascella, oppure a cercare di reprimere i tremori di braccia e busto, tant’è che alla fine aveva sentito solo una soffocante morsa allo stomaco ed il bisogno di rigettare la cena. Era nervosa, irritata, nauseata, arrabbiata talmente tanto con se stessa da sentire che, se non si fosse trattenuta, avrebbe vomitato tutta la sua rabbia e frustrazione sugli altri.
 
Non aveva molta voglia di uscire dal bagno, sapendo che fuori da questo avrebbe trovato Radish e la sua famiglia.
Chichi, verso la quale quella sera aveva accantonato remissivamente il proprio orgoglio, aveva accettato le sue scuse, ma la saiyan non aveva comunque desiderio di condividere la sua aria con quella donna. Pan, da bambina vivace quale era, risultava per la guerriera decisamente troppo esaltata quella sera, e si mostrava insostenibile sopportare le sue grida e risate. Gohan non aveva smesso per un secondo di osservare ogni suo movimento, come se fosse stato in attesa di chissà cosa, rendendosi incredibilmente fastidioso e pesante agli occhi della guerriera, e Videl a cena era finita in un misto d’ansia e di invidia quando aveva scoperto che Celosia non aveva la minima idea di che cosa fosse la cellulite. Ed infine c’erano i due figli di Bardack, il più giovane che rideva e gridava al pari della nipotina, ed il più grande che furtivamente lanciava occhiate irrequiete verso la compagna di squadra, sguardi che non facevano altro che metterla ulteriormente a disagio per essere seduta attorno a quella tavola rotonda.
 
Celosia non aveva alcuna voglia di riprendere quel discorso con Radish. Sapeva che, una volta uscita dal bagno, il saiyan l’avrebbe attesa in camera da letto per poter parlare con lei di un discorso o, meglio, di una situazione lasciata in sospeso per anni, ma che, dato che Celosia l’aveva volutamente interrotto nella sua precedente vita, nemmeno in quella nuova desiderava riprenderla.
Si stava sentendo una codarda, una vigliacca, perché proprio non se la sentiva di riportare alla luce quel fatto, un po’ per vergogna, un po’ per rabbia, ma soprattutto perché non sapeva come poter affrontare quella situazione con Radish.
Conoscendosi, sapeva che sarebbe scoppiata in un impeto d’ira, e ciò non voleva che accadesse perché, così facendo, avrebbe rischiato di ferire l’animo del saiyan e di incrinare nuovamente il loro rapporto che, proprio in quei giorni, era tornato ad essere perfetto.
Purtroppo Celosia si rendeva conto che non sapeva come comportarsi. Maledì l’universo intero, perché c’erano libri e manuali che insegnavano qualsiasi cosa, dal costruire una navicella al soggiogare un popolo a sua insaputa, ma non uno che spiegasse ai saiyan come comportarsi con gli altri senza ferirli.
La saiyan era abituata a distruggere, ad uccidere. Se qualcuno non era d’accordo con lei o le intralciava la strada, la guerriera alzava un dito e con un ki-blast eliminava il fastidioso inconveniente, ma non poteva fare altrettanto con Radish.
Perciò, non sapendo come agire, decise che non avrebbe fatto nulla fino a che non sarebbe stata proprio messa alle strette. E quindi, almeno per quella sera, avrebbe evitato ogni momento potenzialmente intimo con il saiyan, a costo di rimanere dentro alla vasca per tutta la sera.
La guerriera non immaginava che, a chilometri di distanza da lei, in una popolosa città, un altro saiyan si stava trovando in quella stessa identica situazione da settimane ormai, e che, dopo essersi rinchiuso non in un piccolo bagno ma in una grande camera gravitazionale, aveva più volte tentato di confessarsi nella maniera più civile possibile, ma aveva fallito miseramente ogni volta che aveva provato.
 
Celosia chiuse gli occhi e tornò a farsi coccolare dalla soffice schiuma, liberando per un momento la mente dai suoi pensieri.
Fu però una breve tregua, perché nella sua testa si materializzarono due figure che aveva lasciato alle Capsule Corporation, ed un vuoto allo stomaco la ridestò completamente.
La saiyan sbuffò, dando la colpa alla sua fame atavica quando non volle ammettere che quella sensazione era stata scaturita dalla mancanza dei figli di Vegeta. Celosia sarebbe tornata indietro di cinque giorni solo per poter risentire l’abbraccio di Bra attorno alla sua vita, e fermarla per chiederle cosa mai suo padre le avesse detto di lei. L’avrebbe supplicata di non credergli, che erano tutte fandonie quelle raccontate da Vegeta sul suo conto. L’avrebbe convinta ad andare via con lei, per il pianeta, per le galassie.
L’avrebbe finalmente cresciuta come una vera saiyan.
Celosia aprì il getto d’acqua fredda, cercando in tal modo di diminuire la temperatura dell’acqua quando si era ricordata dei bicipiti e degli addominali di quel ragazzino che era stato tanto gentile quanto stupido da allenarla. Si convinse che erano quei muscoli, quelle vene superficiali che si vedevano sottopelle, quell’energia che sprigionava quando si trasformava in super saiyan, ciò che alla guerriera aveva fatto venire il capogiro. Ed il bisogno di afferrare quel ragazzo e fargli capire che era suo.
Celosia si convinse che ciò che le stavano mancando erano quei lunghi, piacevolissimi minuti che passava in sua compagnia, pelle contro pelle, e non di certo quegli altri minuti passati a parlare o a ridere di stupidaggini, o quei momenti in cui Trunks capiva che Celosia si era chiusa in uno dei suoi momenti di malinconia, perciò, rispettando quei suoi momenti, si sedeva accanto a lei rimanendo in silenzio, ma facendole capire che sarebbe andato tutto alla perfezione e che lui non le avrebbe dato le spalle o derisa. Anzi, apprezzandola proprio per quei suoi momenti. Facendole capire che era libera di lasciarsi andare.
 
Celosia rimase ad ascoltare i rumori che provenivano dal resto della casa e, sentendo che il fracasso era notevolmente diminuito, si concentrò per individuare le auree degli abitanti.
Sorprendentemente non sentì più quelle dei due figli di Bardack dentro quella casa, percependole solo in lontananza, probabilmente nei boschi inoltrati.
La saiyan sorrise entusiasta: poteva uscire dal bagno. Si sarebbe recata in camera da letto e messa sotto le coperte cosicché, una volta che il guerriero fosse rientrato, l’avrebbe trovata dolcemente addormentata nell’ampio letto matrimoniale - e, se così non fosse stato, avrebbe fatto semplicemente finta di dormire – e si sarebbe salvata dal parlare, poiché Radish era a conoscenza della pericolosità di svegliarla, a meno che non ci fosse stato un attacco nemico in corso.
 
Torpidamente uscì dalla vasca, lasciando che la soffice schiuma scivolasse dal suo corpo.
Con un gesto rapido del braccio ripulì lo specchio che si era appannato per il vapore ed osservò la propria figura, un suo piccolo rituale per potersi sentire indistruttibile, al limite del raggiungimento della perfezione.
Il suo portamento si mostrò altero, superbo, come superba e altera era sempre stata nel gesto e nella parola, e ciò contava per la saiyan al pari di un tesoro prezioso, molto prezioso.
Si ricordava con sadica soddisfazione il numero impressionante di corteggiatori che aveva avuto durante la sua precedente vita, tra sovrani, ufficiali, ricchi mercanti e uomini di potere, ma superba e orgogliosa quale era, aveva disprezzato gli uni, deriso gli altri e scoraggiato in fin dei conti tutti.
Intimamente quel gran numero di conquiste avevano contribuito ad accrescere la grande stima e sicurezza che la saiyan serbava per se stessa, ma ciò che più di tutto aveva accresciuto la propria stima era stato aver rifiutato dal primo all’ultimo ogni suo corteggiatore.
A quei tempi Celosia ammirava e, probabilmente, amava furiosamente, tremendamente tanto gettarsi anche nel fuoco, un unico saiyan. Solo per lui il suo cuore aveva cominciato a battere con maggior violenza, scaturendo poi in una scintilla, scintilla che era avvampata ed aveva scatenato un incendio.
 
Celosia guardò riflesso allo specchio quel corpo che Vegeta aveva conosciuto bene nella loro precedente vita e si sorprese quando vide che non era cambiato affatto. La sua vita era stata completamente ribaltata, tanto da perdere cognizione di chi fosse, ma il suo corpo era rimasto sempre lo stesso.
La sua pelle era forse diventata un poco più bronzea e più liscia, ed i suoi lineamenti si erano fatti meno spigolosi, più ingentiliti anche da una vita più casalinga e tranquilla rispetto a quella che conduceva una volta, quando i pasti non erano assicurati e regolari, e le intemperie delle galassie e gli scontri contro guerrieri nemici contribuivano a svigorire e a irruvidire quella pelle di donna.
 
La saiyan afferrò l’accappatoio ed uscì dal bagno, rifiutandosi di guardare indignata quegli impercettibili due o tre etti che le si erano adagiati sui fianchi.
 
***
 
«Io vado a letto. Vedete di non fare troppo rumore che è tardi.» volle puntualizzare la saiyan ai pochi astanti che si trovavano ancora in salotto.
Celosia non si era sbagliata quando si era messa a percepire le auree: i due figli di Bardack infatti non c’erano. E neanche la giovane, strillante pronipote di questi era presente.
Fu per lei un gran piacere quando vide che, in realtà, i pochi rimasti stavano sbaraccando la sala per andare a dormire, e non la infastidì neanche troppo quando Chichi la riprese per essersi mostrata in deshabillé in una casa non sua e con la cintura dell’accappatoio legata non troppo stretta attorno alla vita.
Non capiva che era un semplice modo della saiyan per fare capire agli altri che era l’ora di accomiatarsi.
 
«Io semmai spero che non saranno quegli altri tre sciagurati a far troppo baccano quando rincaseranno.» si augurò Videl mentre spiumacciava i cuscini «Ci mancavano solo i tirannosauri adesso!»
Celosia aggrottò la fronte, non capendo cosa volesse dire la donna.
Solo dopo il chiarimento di Gohan la guerriera venne a sapere che i due saiyan non si erano fidati della spiegazione di quest’ultimo, quando aveva detto loro che i dinosauri non avevano latte e, come tutti i rettili, i loro piccoli nascevano dalle uova, e perciò i due guerrieri erano partiti in una piccola spedizione notturna per scoprire quale fosse la verità. Pan, semplicemente, aveva seguito i due saiyan nella grande avventura.
La saiyan scosse la testa, sorridendo mentre pensava che Bardack e Gine si erano notevolmente impegnati per fare non uno, bensì due figli scemi. E la loro stupidità si era protratta anche alla progenie, comprendendo figli e nipote.
Non avendo altro da condividere con i presenti, Celosia voltò la schiena e si diresse verso la propria camera, chiudendo la porta dietro di sé.
 
Il silenzio.
 
La calma.
 
Niente volti fastidiosi davanti a lei.
 
La gioia.
 
Celosia si trattenne a stento dal saltellare per la stanza, ma un sorriso da orecchio a orecchio le illuminò comunque il giovane volto.
Notò quanto più grande sembrasse adesso quella stanza dopo le pulizie di Radish, anche se il saiyan quel pomeriggio era riuscito a metterla in ordine solo per metà.
Sul comò era addirittura ricomparsa una sua crema – o, meglio, una costosissima crema idratante che aveva sottratto a Bulma – che già dal secondo giorno che si era trasferita non aveva più trovato.
 
L’aprì e ne stese un velo sulle mani, facendo piccoli movimenti per farla assorbire alla pelle. Seppur fosse un semplice rituale, per la saiyan rimaneva una magnifica sensazione, ricordandole i momenti di relax tra una missione e l’altra, quando vagava per i pianeti divenuti di Freezer e ne scopriva i tesori, e tra questi delle deliziose prelibatezze culinarie e dei miracolosi oli essenziali e sostanze di bellezza. Si rendeva conto che erano delle semplici, stupide futilità, soprattutto per una guerriera come lei, eppure… facevano un immenso gusto.
Quel suo piccolo, delizioso rituale venne però interrotto da qualcuno che bussò alla porta. Celosia sospese il suo massaggio e si concentrò per riconoscere l’aurea. Se fosse stata quella di Radish, si sarebbe affrettata a spegnere la luce ed a ficcarsi sotto le coperte, ed avrebbe badato bene a non rispondere.
 
«Sì?»
«Sono Gohan. Posso entrare?»
«Fa come ti pare.»
 
Gohan entrò lentamente, l’espressione del volto apparentemente sicura, ma non abbastanza da nascondere a Celosia la titubanza ed il disagio per essere entrato in quella camera.
L’uomo chiuse la porta dietro di sé, così pacatamente che sembrava avesse paura di romperla o di fare un rumore tale da svegliare tutti gli animali del bosco.
«Ti devo parlare.» le disse appena era riuscito a racimolare un poco di sicurezza ed aver accantonato l’imbarazzo di averla trovata ancora in accappatoio, lasciato abbastanza sciolto da poter vedere cosa si nascondesse sotto.
Celosia continuò a passarsi la crema sulle mani e sui polsi, e sorrise quando pensò alla somiglianza di quella situazione ad un’altra che aveva vissuto quasi una settimana prima, con un altro saiyan in quella che era la sua stanza e sempre con l’intenzione di volerle parlare.
 La saiyan chiuse il barattolino di crema e si voltò verso Gohan, aggiustandosi l’accappatoio e stringendosi la cintura in vita, come a volersi ricomporre e a non voler dare il diritto all’uomo di deliziarsi di tale veduta.
«Ti sei rifatto un po’ tardi. Sto andando a letto.» gli rispose guardandolo di sottecchi per studiarlo, per poi vagare lentamente nella stanza.
«Sarò breve, non ci metterò molto.»
«E’ la stessa cosa che dici a Videl quando siete a letto?» gli chiese sarcastica la saiyan, sorridendo maliziosamente quando si accorse che Gohan non aveva afferrato subito l’ironia. Sorrise ulteriormente quando lo vide farsi rosso e cominciare a balbettare.
 
Eppure quello aveva praticamente sconfitto un essere decisamente più forte di Freezer quando era ancora un ragazzino!
 
La saiyan scosse la testa e si arrese nel suo tentativo di comprendere come diavolo facessero quelle terze classi ad essere tanto stupidi ed imbranati quanto fortunati nelle importanti battaglie.
 
Celosia lo incalzò a parlare con un gesto della mano e Gohan si ricompose per tornare in sé.
 
«Tu sei una saiyan.»
Celosia corrugò la fronte davanti all’ovvio.
«Anche tu lo sei.» rispose con un’ironica semplicità.
«Sì, ma io sono diverso, sono cresciuto sulla Terra e non mi sono mai divertito a sterminare intere popolazioni.» specificò Gohan, cercando di mantenere un contegno il più rigido possibile.
«E dunque? Dove vuoi arrivare?» gli domandò con fare acido e spazientito, percependo qualcosa di dispregiativo in quell’asserzione.
 
«Ti tengo d’occhio.»
 
Celosia sorrise con un che di malignamente ironico. «Bravo, fai bene. Una bellezza come me va guardata e tenuta costantemente d’occhio.»
Gohan storse la bocca, ma non si perse d’animo e continuò. Se, del resto, la sua famiglia più di un mese prima aveva accolto a braccia aperte e senza batter ciglio il saiyan che per primo aveva messo scompiglio nella loro vita, ciò non significava che Gohan avrebbe abbassato la guardia del tutto. E ciò che aveva visto e, soprattutto, sentito la sera della festa di compleanno del dottor Brief aveva ulteriormente acuito i suoi sospetti.
 
«Che cosa mi devo aspettare da una guerriera che ha ucciso milioni di persone?» la sfidò il figlio di Goku.
 
Celosia in quel momento smise di vagare senza meta per la stanza e gli si avvicinò con fare minaccioso, come a volergli fare rimangiare le parole dette e quelle che sarebbero uscite dalla sua bocca.
Qualcuno che la voleva intimorire ed offendere senza alcun apparente motivo non era di certo persona gradita per la saiyan.
 
Gli occhi le si assottigliarono e le mandibole si serrarono. Solo le labbra si mossero, lasciando in mostra i denti saldamente agganciati l’uno all’altro.
«Che vuoi dire?»
Gohan non si fece intimorire e andò avanti.
«So che stai tramando qualcosa. Questo teatrino di guerrieri sanguinari che bivaccano assieme a noi non mi sta convincendo affatto. Non è assolutamente reale, né tantomeno credibile.»
Celosia gli sorrise e gli si avvicinò ulteriormente, tanto da trovarsi ad un palmo da lui, per guardarlo occhi negli occhi, anche se Gohan percepiva di essere guardato dall’alto in basso.
«Tu veramente credi che stiamo fingendo? Che abbiamo finto per tutto questo tempo quando ci trovavamo assieme a voi?» gli domandò, mostrandosi infastidita «Sul serio, Gohan, come pensi che fosse stata la vita tra noi saiyan quando abitavamo ancora su Vegeta-sei? Te ne sei mai fatto un’idea?»
Celosia lo vide mantenere il silenzio, perciò continuò. «Secondo te eravamo perennemente dietro a delle missioni e ad uccidere il nostro prossimo? Oppure tra di noi conducevamo una vita di cameratismo, e si rideva, scherzava e si beveva – beh, chi poteva – come qualsiasi altra razza?» continuò ad incalzarlo di domande, tanto da vederlo piegarsi poco a poco «Dimmi, tu che sei così colto ed intelligente, com’era la vita sul mio pianeta? Dimmelo, magari non me lo ricordo bene io e tu lo sai meglio di me.»
 
Celosia stava sentendo che la pazienza la stava abbandonando parola dopo parola.
A pelle non le era mai stato simpatico quel ragazzo. Quei modi da professore e così poco da guerriero l’avevano infastidita fin dal primo giorno in cui l’aveva visto, e la sua opinione nei suoi confronti non era potuta che peggiorare nei giorni a seguire. Sentirlo poi parlare saccentemente ed in maniera subdolamente denigrante della sua razza era la goccia che stava per far traboccare il vaso: credere di sapere già tutto, reputare di conoscere come si comportava la sua razza quando lui non ne aveva mai fatto veramente parte… tali presunzioni la ripugnavano.
E ciò che sentiva che la stava particolarmente infastidendo era rendersi conto che non c’era finzione. Almeno da parte di Radish. Dato che lei in quei giorni, tanto meno quella sera, non riusciva a fare buon viso a cattivo gioco, aveva preferito rimanere zitta per buona parte del tempo, preferendo starsene per conto suo e fare i fatti propri, anziché intaccare la buona riuscita del piano con i suoi isterismi e scoppi d’ira che non riusciva a controllare. Ma Radish non fingeva. Se ne era accorta quella stessa sera, quando cenavano tutti assieme attorno alla grande tavola rotonda nella cucina di Chichi. Ogni singolo gesto, ogni singola parola, ogni singolo sorriso… era sincero. Non c’era forzatura nei suoi modi confidenziali. Radish si era integrato nella sua famiglia.
E Gohan non aveva il diritto di insinuare che tutti i saiyan stessero fingendo.
 
Gohan capì di aver detto probabilmente una stupidaggine e di essere stato in parte frainteso, perciò non desistette e andò avanti nel suo intento.
Con l’indice si sistemò gli occhiali sopra al naso e dette un leggero colpo di tosse. «Può darsi che sia così.» ammise quasi a testa bassa, ma per rialzarla velocemente verso di lei «Ma io mi sto riferendo specificatamente a te. Non mi fido di te
«E perché?»
«Perché sei una saiyan.»
«Ti ripeto, anche tu lo sei. Ed aggiungo, fortunatamente per il buon nome della nostra razza lo sei solo per metà.» gli rispose la guerriera, ormai al limite della pazienza, tant’è che si voltò indignata, dando le spalle all’uomo.
 
Gohan fece un lungo respiro e si prese un momento di pausa. Capì che con lei era meglio essere diretti.
«Ti dico solo una cosa. Io quel ragazzo lo conosco da quando era in fasce. L’ho visto crescere e diventare un uomo. Se solo gli storci un capello, non mi farò scrupoli a fartela pagare.»
Celosia voltò leggermente il capo verso di lui, guardandolo con circospezione. «A chi ti riferisci?»
«Lo sai bene a chi mi sto riferendo.» le rispose fermo il figlio di Goku.
 Gohan attese una qualche mossa della saiyan che continuava a dargli le spalle.
Celosia sorrise divertita della situazione. «E perché pensi che gli storcerei mai un capello?»
«Perché sei una saiyan.» ripeté un’altra volta Gohan, come se questo particolare fosse abbastanza da condannarla alla gogna «Ed ho come l’impressione che tu non sia pienamente sincera in tutta questa faccenda.» la avvertì, per poi continuare «Ho conosciuto il Vegeta di un tempo, che non è quello di ora che pranza con noi o che porta a fare shopping la figlia dodicenne, ma quello che si divertiva a frantumare le ossa di chi ormai era inerme, o che attaccava alle spalle i suoi nemici o amici – caso mai ne avesse veramente avuti - , quel crudele saiyan che lo stesso Vegeta una volta era sceso addirittura a patti con un mago per poter tornare ad essere quello di un tempo. Ovvero per tornare ad essere quello vero, il puro saiyan, privo di contaminazioni terrestri e dei loro affetti, lo spietato ed egoista guerriero saiyan. Ed ho pensato ad una cosa.» le disse, e questa volta fu lui a guardarla dall’alto in basso «Che per poter stare con uno come lui, bisogna essere come lui
 
A quella frase Celosia si alterò. Si sorprese di quanta noia le avesse dato quell’asserzione, tanto da ferirla e farle venire la nausea, ma quel fastidio venne presto coperto dalla rabbia che si fece sempre più crescente dentro di lei.
Come una furia gli si rivoltò contro.
«Ma tu mi conosci? A parte che sono una saiyan ed una guerriera, tu mi conosci come persona? Chi è Celosia, questo tu lo sai?» gli gridò rabbiosa la donna, tant’è che le sue urla passarono anche i muri e la porta.
Avrebbe voluto tirargli uno schiaffo, ma il desiderio del drago glielo impedì e così quello schiaffo si tramutò in ulteriore frustrazione per la saiyan, che ringhiò esasperata e dette un pugno al muro, lasciando un buco nell’intonaco e creando tante piccole crepe che corsero fin quasi al soffitto.
«Tu parli dei saiyan in una maniera talmente dispregiativa, quando dovresti essere solamente tu stesso da disprezzarti. Non hai idea di che insulto sia per la nostra gloriosa razza avere qualcuno che rifiuta la lotta!» gli urlò contro la Principessa, e da come Gohan spalancò gli occhi, la saiyan capì che aveva colto nel giusto: Gohan era un saiyan a cui non piaceva lottare. Ed era addirittura peggio di chi non ne era in grado. Celosia conosceva bene il dispiacere e la vergogna che tacitamente serbava Radish per sua madre, la quale non era stata abbastanza in gamba per combattere. Ma ciò era una cosa che non dipendeva direttamente da lei, che magari avrebbe preferito continuare a combattere al fianco del proprio uomo, anziché essere relegata allo smistamento delle carni come una semplice operaia. Diversamente era chi, per scelta, decideva di non combattere perché non aveva l’indole della lotta. Quella era la feccia.
«E poi vieni qui, a parlarmi in questa maniera insolente, a me che sono la tua Principessa, e pretendi di conoscere tutto di me. Che sto tramando qualcosa, che sto fingendo, che sono cattiva. Quando in realtà, ti vorrei ricordare, la vittima che ha subito un’atroce ingiustizia sono stata io.»
 
«Ottimo movente per una ritorsione magari.»
 
«Certo. Perché sono una saiyan. E sono una guerriera sanguinaria. Ti prego, adesso dimmi che sono anche una pazza ed una puttana, così il quadretto di quel che è stata sempre dipinta la mia vita sarà completo!»
Celosia sbottò adirata quella frase, stanca dell’ennesimo idiota che pretendeva di conoscere ogni aspetto della sua esistenza. Per anni, ancor prima che venisse alla luce, era stata raffigurata come la nipote di un re pazzo. Crescendo e diventando una donna, ed una donna molto più in gamba di tante altre che lavoravano per l’esercito di Freezer, la rivalità e l’invidia di tanti l’avevano additata come una puttana perché si prendeva spesso le missioni più gustose. E per quanto cercasse di fregarsene di quelle voci, le loro continue ripetizioni avevano cominciato ad infastidirla, e si arrabbiava quando vedeva che i suoi meriti non venivano riconosciuti come tali, perché semplicemente era particolarmente portata in ciò che faceva, ma perché era più facile asserire che se la intendeva con i piani alti.
«Tu parli di me, senza sapere niente di me. Vedi solo ciò che ti pare, ciò che ti fa comodo. Non ci pensi che magari mi possa essere affezionata, anche se per nulla al mondo l’avrei voluto, a quel ragazzo? Per me è una disgrazia che sia proprio il figlio di quell’essere. Sarebbe tutto più semplice se fosse qualcun altro!»
 
Celosia aveva gridato talmente tanto che le si erano seccate le ultime parole in gola, tant’è che alla fine era come se le avesse sussurrate. Solo dopo pochi secondi la guerriera si era accorta della pesantezza di quella dichiarazione, pronunciata tanto fievolmente che poteva non essere mai stata detta.
Il problema era che si era realmente affezionata alla sua vittima, alla sua piccola pedina che avrebbe sacrificato per uno scopo maggiore: far soffrire Vegeta, indebolirlo e affliggerlo e, alla fine, sconfiggerlo.
Affezionarsi a qualcuno rappresentava un danno, uno svantaggio per la saiyan. Si sentiva legata a qualcuno di cui doveva da allora in poi tener riguardo, stare attenta a non recargli danno, sentirsi in dovere di proteggerlo. Non sarebbe più stata una guerriera libera e ciò poteva tramutarsi in una perdita per se stessa, si sarebbe potuta presentare l’eventualità che la saiyan avrebbe potuto rimetterci da quella relazione di affetto. Celosia aveva già perso una parte di sé aiutando Radish, combattendo con se stessa perché non riusciva a perdonarsi, vergognandosi per gli accordi che aveva dovuto prendere per poterlo salvare, per poterlo avere ancora accanto a lei, anni ed anni prima, quando scouter e navicelle spaziali erano oggetti perennemente presenti nella loro vita quotidiana. Ma questa volta Celosia non poteva permettersi di mostrare una simile debolezza, perché altrimenti non avrebbe più avuto le forze di sconfiggere Vegeta ed ottenere così la sua vendetta.
Nonostante ciò, la saiyan capiva quanto fosse sacro quel sentimento di affetto. Celosia stava male solo a pensare che, ancora una volta, per il suo bene, non poteva permettersi quel lusso di abbandonarsi al piacere di avere qualcuno accanto senza il pericolo che tutto ciò che stava progettando venisse distrutto.
 
Gohan rimase per un attimo interdetto a quelle ultime frasi che aveva udito, così insolite per una bocca saiyan da farlo trovare impreparato.
Celosia aveva ragione: Gohan non la conosceva. Non aveva mai avuto modo di parlarle o passare del tempo assieme a lei, se non in maniera molto superficiale. Aveva ragione ad essersi arrabbiata e ad essersi sentita offesa, dopo i pregiudizi e le infamie dette sulla propria razza, razza di cui la guerriera andava fiera.
Però Gohan continuava a vedere in Celosia il volto del Vegeta di un tempo, di Nappa che mozzava il braccio di Tenshinhan, di Radish che martoriava il proprio fratello. E sentirla asserire che si era affezionata a quel ragazzo che Gohan aveva visto crescere, ridere, combattere, suonava come una grandissima presa per i fondelli.
Non era da lui essere così meschino, ma la paura che la donna potesse fare del male a qualcuno a cui lui teneva era troppa dal trattenersi. Doveva attaccare. Tant’è che la sfidò nuovamente.
 
«Stupidaggini.» sorrise l’uomo con fare beffardo «Hai ucciso e distrutto probabilmente fino al giorno prima della tua morte, come può un guerriero simile provare affetto per qualcuno?»
 
Celosia si morse un labbro e strinse la mani a pugno.
«Esci da questa stanza.» lo intimò ferma la donna.
 
Gohan incrociò le braccia al petto e le mostrò la sua fermezza. «Hai paura a rispondermi?»
 
La saiyan lo guardò e scosse la testa, per poi avvicinarsi alla porta per aprirla lei per lui, ma attese ancora un attimo, fissando la maniglia della porta.
«Sì, ho paura.» gli confessò la guerriera, sorridendo sorniona, mantenendo gli occhi bassi «Perché… se ti rispondessi adesso… ti urlerei tutto ciò che penso di te, della tua faccia, della tua famiglia, di questa casa. Ma non voglio.» gli disse, per poi alzare lo sguardo su di lui «Perché, se lo facessi, io mi leverei lo sfizio, ma probabilmente qualcuno a cui tengo e che è talmente coglione da essersi affezionato a voi, razza di poveri idioti dalla faccia da imbecilli, lui… ci rimetterebbe a causa mia. E questo io non voglio che avvenga.» gli disse placida la donna, facendogli infine capire che si era sbagliato per tutto il tempo, e che era difatti possibile che dei saiyan si affezionassero a qualcuno.
Celosia non voleva mettere nei guai Radish a causa sua, ben sapendo come la guerriera reagiva negli ultimi tempi. Non gli voleva fare un simile torto. Radish aveva finalmente trovato la sua famiglia, e Celosia avrebbe impedito a se stessa di rovinare tutto. Per lui sarebbe si sarebbe trattenuta, sarebbe stata zitta. Per il suo bene, perché Celosia aveva capito quanto Radish ci tenesse ad essere entrato a far parte della famiglia di suo fratello, nonostante, a volte, anche per lui quella confidenza ed intimità da parte di alcuni era eccessiva da sopportare. Ma era felice, e a suo agio, e Celosia si era accorta da un pezzo come il saiyan non stesse più fingendo con loro. Radish si meritava finalmente quel premio, e Celosia non glielo avrebbe privato per un suo ennesimo capriccio.
 
La saiyan abbassò la maniglia ed aprì la porta, invitando Gohan con un gesto della mano ad uscire.
 
Gohan la fissò e per un momento gli sembrò di comprendere.
Forse aveva esagerato e forse un giorno si sarebbe scusato con lei, nonostante sapeva che fino a quel momento l’avrebbe comunque tenuta d’occhio. Ma ci fu qualcosa che in quell’attimo scorse per la prima volta nello sguardo della saiyan e che lo sorprese vedendolo in lei: la totale sincerità. Niente finzione o sorrisi costruiti, frasi studiate a tavolino ed atte a far scena. Celosia, dalla prima volta che l’aveva incontrata, era sincera.
E fosse stata per l’ora tarda o perché sapeva che l’indomani si sarebbe dovuto alzare presto per andare a lavorare, il figlio di Goku decise di concedere una tregua a quella principessa di tutti i saiyan.
Gohan le sorrise alzando un sopracciglio e le si avvicinò. Con ponderata calma la guardò, facendole intuire le sue intenzioni, afferrò la maniglia del lato esterno della porta e la chiuse dietro di sé.
 
 
 





Note dell'Autrice

Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, finalmente riesco ad aggiornare!
Ero partita con l’intenzione di descrivere in questo capitolo il sogno che aveva fatto Celosia in quello precedente, ma alla fine ho deciso di mostrare alcuni aspetti di ciò che è lei e di come la vedono alcuni dei personaggi: lo zoticone di Nappa, che è il saiyan che la conosce da più tempo, il giovane ed innamorato Trunks che la conosce solo in parte ed il razionale Gohan, che la conosce per sentito dire.
E siccome non riesco mai a smentirmi, è venuto fuori un capitolo extralungo. Beh… Spero che almeno così riuscirò a farmi perdonare per l’immenso ritardo!
Non mi dilungo ulteriormente, visto che ho già scritto abbastanza, ma vi ringrazio perché avete ancora voglia di seguire questa storia. Ringrazio i vecchi ed i nuovissimi lettori e spero di non deludervi in seguito.
Non vi prometto che riuscirò ad aggiornare in tempi brevi, ma spero che con queste vacanze riesca ad avere un po’ più di tempo libero per dare una botta al nuovo capitolo.
Intanto vi saluto e vi auguro una felice Pasqua! Un bacione!

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