Non sarà la fine

di Mirty_92
(/viewuser.php?uid=73116)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza ***
Capitolo 2: *** Problemi di piuma ***
Capitolo 3: *** Tra ammissioni e filtri d'amore ***
Capitolo 4: *** Un qualcosa che mi faccia pensare a te ***



Capitolo 1
*** Partenza ***


1

PARTENZA

“Rivedo ancora il treno allontanarsi
e tu che asciughi quella lacrima
Tornerò

com'è possibile un anno senza te."

(Tornerò, I Santo California)

 

 

Fred

La locomotiva scarlatta è sparita dietro l’angolo da quasi dieci minuti ormai ma io non sono ancora riuscito ad andarmene. Dopo la partenza del treno, a poco a poco, la folla di genitori si è diradata ma io sono ancora qui. Non riesco a capacitarmene; a capire il motivo per cui faccio così fatica a dirigermi verso la barriera per tornare nel mondo babbano e poi a Diagon Alley. Forse perché non sono un genitore. Forse perché su quel treno non ho visto partire mio figlio o mia figlia ma la mia ragazza. Sorrido. È buffo pensare a lei come alla mia ragazza. Solo due anni fa avrei scommesso che sarebbe diventata la ragazza di mio fratello e invece, ora, lei è mia. La mia Hermione Granger, la mia saccente prefetto, la mia so-tutto-io. Poco importano i nomignoli con cui è stata chiamata negli anni a Hogwarts. Una sola cosa conta davvero: lei è mia.

Ma il treno è partito. Ha deciso di ritornare a Hogwarts, Hermione. Ha deciso di terminare quegli studi per lei così importanti. Chissà poi cosa avranno di così interessante. “Non sono forse più interessante io di loro?” le avevo chiesto quando mi aveva comunicato la sua idea di partire. Lei, come se nulla fosse, si era messa a ridere e poi mi aveva baciato appassionatamente prima di chiedermi di accompagnarla alla stazione il primo settembre. Quel giorno è arrivato troppo presto per i miei gusti e, anche se non lo ammetterebbe mai, scommetto che è stato così anche per lei.

Dopo la battaglia di Hogwarts la vita ha ricominciato lentamente a rinascere. Tra le macerie cariche di morte e dolore, la speranza per un futuro migliore ha avuto il sopravvento. Morti ce ne sono stati, e parecchi anche. Io stesso me la sono vista brutta. Quell’esplosione, di cui per fortuna, ho solo un vago ricordo, era stata davvero orribile. Ma io avevo fatto una promessa a George. Non potevo lasciarlo e così ce l’ho messa tutta e, grazie alle cure della mia famiglia e ad un mese passato al San Mungo, mi sono ristabilito e da quel momento tutto è cambiato.

Ho cominciato a vedere la vita in modo diverso. Ho cominciato a vedere lei in modo diverso. Non chiedetemi come né perché. È semplicemente capitato. Il mese che abbiamo passato insieme, io, lei e mio padre in Australia per cercare i suoi genitori, è il ricordo migliore che ho dell’estate appena trascorsa. Tutti erano rimasti perplessi quando avevo dimostrato interesse per partire alla ricerca dei signori Granger. Ron era scocciato, quasi irritato oserei dire; George era incredulo che volessi abbandonare, anche solo momentaneamente, il negozio per aiutare Miss prefetto-perfetto mentre mia madre era preoccupata: aveva paura che avessi avuto qualche danno al cervello a causa dell’incidente quasi mortale dal quale, secondo lei, non mi ero ancora ripreso del tutto. Io, Fred Weasley, che aiutavo di mia spontanea volontà Hermione Granger? Era una cosa assurda! Specie perché io e lei non avevamo mai avuto molto da spartire se non le petulanti ramanzine che mi faceva per il mio comportamento spregiudicato e irriverente, a detta sua.

Ma io non ho ceduto. A dispetto di tutto e di tutti, mi sono impuntato a voler accompagnare Hermione in Australia. Di fronte alla mia testardaggine, tutti, loro malgrado, hanno dovuto cedere e così siamo partiti. E quel luglio di estenuante ricerca ha dato i suoi frutti. Non solo siamo riusciti a tornare con i genitori di Hermione di nuovo consapevoli di avere una figlia, ma, io e lei, siamo tornati con una notizia che mio padre e i signori Granger aveva già capito. Lei era diventata la mia ragazza. Ricordo la faccia di Ron quando Hermione gliel’ha detto. Lei aveva insistito per rivelarglielo di persona prima che lo venisse a sapere da qualcun altro poiché tutti, più o meno, avevano notato un cambiamento tra di noi: occhiate furtive, sorrisi rubati e incontri non propriamente così casuali. Ron, diventato bianco come un lenzuolo, aveva semplicemente annuito e accettato. Non voleva che Hermione lo credesse debole. Sempre insicuro, mio fratello. Eppure quel giorno dimostrò una maturità che da lui non mi sarei mai aspettato. Non fece scenate, non tirò giù la Tana a suon di urla o Schiantesimi. Abbracciò Hermione e le sussurrò un qualcosa all’orecchio, un qualcosa che io, appoggiato allo stipite della porta di camera sua, non sentii. Poi si alzò, mi strinse la mano e con un sorriso tirato uscì dalla stanza.
Hermione, senza dire una parola, si gettò fra le mie braccia e io, semplicemente, l’accolsi.

Da quel giorno in poi, lei e Ron hanno cominciato a parlarsi un po’ meno spesso. Sicuramente molto meno che a Hogwarts, ma nessuno ha mai infierito su Ron o su di noi. Tutti l’hanno accettato. Mia madre sicuramente era la più sconvolta. Non tanto perché io avessi una fidanzata, quanto per chi era la mia fidanzata. Ma, anche lei come Ron, ha finito per farsene una ragione.

 

“Scusi, signore? Ha forse bisogno di qualcosa?” Il capostazione, un ometto basso dall’impeccabile divisa bordeaux, attira gentilmente la mia attenzione.
“No, ora vado.” Gli sorrido cordiale e mi avvio verso la barriera ma, in un attimo, rivedo Hermione che mi saluta dal finestrino del treno. Cerca di sorridere per non rendere troppo dolorosa la separazione che, dopotutto, come lei stessa mi ha ricordato, sarà solo per un anno. 
“Tornerò, Weasley. E poi vedrai che Natale arriverà prima che tu te ne sia davvero reso conto. E scommetto che arriverà così presto che tu ti sarai dimenticato persino di farmi il regalo. Perché hai intenzione di farmi il regalo, vero?”
Ho riso a quelle sue parole. “Certo, Granger. Contaci.” Più rilassata, ha fatto un lungo sospiro e si è asciugata in fretta una lacrima solitaria sfuggita al suo autocontrollo. Perché è impensabile che Hermione pianga per una separazione così banale! Eppure la guerra l’ha cambiata. È come se quell’estenuante battaglia contro il Male combattuta in prima persona accanto ad Harry per sette lunghi anni, l’abbia in qualche modo logorata. Nell’ultimo anno, Hermione ha imparato a piangere. Non come quando era una ragazzina e piangeva per una cattiveria detta da qualcuno, ma ha imparato a piangere sul serio. La costante paura di perdere Harry, Ron e qualunque persona a lei cara, l’hanno provata a tal punto che ora, ha la “lacrima facile” come le ho detto una volta quando, improvvisamente, era scoppiata a piangere per un nonnulla. Quella stessa volta che ho anche rischiato di far ritorno al San Mungo se, per mia fortuna, non avessi schivato una fattura Orcovolante di Ginny che, avendo assistito alla scena, aveva voluto dare man forte ad Hermione. Come se Hermione ne avesse davvero avuto bisogno.

Ritorno al presente e per l’ultima volta guardo il paesaggio che si estende oltre il binario, le rotaie che si perdono laggiù tra quei campi verdi. Un anno. Sarà dura ma posso resistere. In fin dei conti, forse è la punizione che mi aspetta per aver sottratto la quasi ragazza di mio fratello Ron. Mi sistemo meglio la giacca e attraverso la barriera con un ultimo pensiero: George mi sta aspettando al negozio e sicuramente avrà qualcosa da ridire sul mio ritardo. Hermione mi mancherà ma, per oggi, la ramanzina che mi farà George, certamente me la fa ricordare.

Angolo Mirty_92:

Buongiorno a tutti!
Questa ff è una cavia, un esperimento scritto in prima persona (io che di solito odio le cose scritte in prima persona) nel quale ho voluto cimentarmi. La storia dovrebbe essere la prima di una raccolta di pochi capitoli che si snoderanno più o meno seguendo parti di una canzone che cito all'inizio di ogni capitolo. (Come sempre sono le canzoni ad ispirarmi, non scagliatemi maledizioni, se potete evitarlo. Grazie! ;) ) Non sarà sempre Fred a parlare - come indubbiamente si è capito dallo pseudo sottotitolo - ma si alternerà con l'altra coprotagonista. 
Se siete arrivati fin qui presumo abbiate letto la storia, per cui vi lascio con una citazione del grandissimo William Shakespeare: 

"Se noi ombre vi abbiamo offeso, per poterci dare il perdono: fate conto di aver dormito, mentre queste visioni apparivano e che a mostrarvi paesaggi immaginari sia stato un sogno.
Signori, non ci rimproverate.
Se ci perdonate… rimedieremo!
Ascoltate l’onesto Puck: se avremo la grande sorte di sfuggire ai vostri insulti, potremo rimediare, signori. Che Puck non è un mentitore.
Quindi: buonanotte a tutti voi!
Datemi la mano e siamo amici! E Puck i danni vi rifonderà."
(Sogno di una notte di Mezza estate
)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Problemi di piuma ***


2. Problemi di piuma

PROBLEMI DI PIUMA

Adesso scrivi aspettami il tempo passerà
Un anno non è un secolo - tornerò
com'è difficile restare senza te. 

(Tornerò, I Santo California)

 

 

Hermione

Sono tornata. Hogwarts si staglia maestoso nel cielo nero punteggiato solo qua e là da alcune timide stelle che cercano di illuminare la notte. Nel rivedere il castello, un brivido mi corre lungo la schiena. Avverto un qualcosa che si posa delicato sul mio braccio. È la mano di Ginny che, accanto a me, cerca di farmi forza oppure di trarre quella forza che anche a lei sembra mancare. Varcare la soglia del castello ricostruito, dopo appena 4 mesi dalla battaglia che lo ha visto teatro di morte e distruzione, è un’emozione troppo forte. Riesco a rimanere calma solo perché attorno a me scorgo qualche volto amico. Visi di persone che hanno visto compagni morire proprio tra quelle mura e che adesso, sono ancora qui, per ricominciare a vivere, per andare avanti senza per questo dover per forza dimenticare.

Lo Smistamento ha inizio. I bambini del primo anno sono spauriti quando si avvicinano al Cappello Parlante che, dopo aver riflettuto il tempo necessario, li smista nelle rispettive case. Il banchetto è allegro anche se velato di una strana malinconia che solo i più grandi riescono a comprendere a pieno. Arrivati al dolce, alzo lo sguardo e incrocio quello della mia professoressa preferita: la McGranitt, ora preside della scuola. Mi sorride e mi fa cenno di continuare a mangiare, mi sprona a divertirmi anche se sa perfettamente che, per molti di noi, questo non sarà possibile ancora per molto tempo, fino a quando non avremo fatto pace con i nostri ricordi.

Poco dopo sono nella Torre di Grifondoro. Quest’anno condividerò il dormitorio con Ginny e le sue coetanee. Non avrò più Ron e Harry da aiutare con i compiti, non avrò più le mie solite compagne di stanza ma soprattutto non avrò più Fred e George da sgridare. Fred. Sorrido pensando a lui e subito mi ricordo di quanto mi ha detto prima di partire: “Granger, lo so che sarai tutta entusiasta di rivedere Hogwarts, ma scrivimi appena hai un attimo di tempo.”
L’ho preso in giro per questo. Aveva un’aria così protettiva nei miei confronti che mi ha fatto tenerezza. Non è da lui. È cambiato e io sono cambiata con lui.

Mi metto in pigiama e, dopo aver dato la buonanotte a Ginny, chiudo le cortine attorno al mio letto a baldacchino. Davanti a me solo una pergamena bianca, una piuma autocoreggente e una boccetta d’inchiostro. Il tutto illuminato dalla luce fioca della mia bacchetta. La piuma cattura la mia attenzione. Non è decisamente una delle mie. È stato Fred a regalarmela e a farmi promettere che l’avrei usata per scrivergli. Così ora mi ritrovo a dover mantenere la promessa. Intingo la punta nell'inchiostro facendo attenzione a non rovesciare la boccetta sulle lenzuola candide e mi appresto a scrivere.

 
Caro Fred,

 
La piuma inizia a vibrare nella mia mano: segno che ha trovato un errore. Ma come è possibile? Ho scritto solo due parole e in quelle due parole non ci sono errori! La scuoto un attimo. Forse si è inceppata. Cerco di riprendere a scrivere ma la piuma proprio non vuole saperne. Continua a riportare la mia mano verso quelle due parole iniziali. Allora decido di assecondarla, sbuffando. La piuma, con una riga scura, cancella frenetica le mie parole e le sostituisce con altre trascinando la mia mano.
Guardo allibita il risultato:

Caro Fred, 

Mio unico ed eterno amore,

 
Al posto del mio saluto più o meno informale, mi ritrovo l’inizio della mia immacolata pergamena imbrattato non solo da una pessima cancellatura ma anche da un saluto decisamente troppo sdolcinato per i miei gusti. Sento il sangue affluire alla testa e le guance colorarsi di rosso. Ma stiamo scherzando? Io non scriverei mai e poi mai una cosa del genere! Ora capisco perché Fred ha tanto insistito perché usassi questa piuma: voleva farmi irritare e farsi una risata alle mie spalle. La guardo disgustata e indignata. La piuma è ferma nella mia mano e si illumina ad intermittenza con una luce blu. È soddisfatta di quello che ha scritto. Ma io no. Decisamente no! Come potrei essere soddisfatta di una cosa che non penso? O meglio. Non è esattamente che non penso questo di Fred anche se… Anche se nulla! Stiamo insieme da così poco tempo che mi sembra eccessivo scrivergli una cosa simile! Prendo la bacchetta e faccio sparire entrambe le scritte poi riprendo in mano la piuma e per un attimo mi chiedo se sia meglio cambiarla prima che combini ancora qualche casino.

Gliel’hai promesso, Hermione. La voce della mia coscienza non tarda a farsi sentire.
Sì, è vero però… Mi mordicchio il labbro.
Però nulla! Cerca di venire a patto con la piuma e con i sentimenti che provi per Fred. Cerca di lasciarti andare.

Decido di riprovarci. Intingo nuovamente la punta nel calamaio e inizio a scrivere il più velocemente possibile prima che la piuma cominci a vibrare come una pazza. Ometto di proposito il destinatario. Per ora non ci voglio pensare. La mia mano scivola leggera sulla pergamena e senza alcuna difficoltà. La piuma non dà segni di resistenza finché non arrivo quasi alla fine del primo foglio. Lì si ferma ed una sinistra luce rossa si accende all’improvviso. La scuoto ma non c’è nulla da fare. Mi impedisce di continuare. Scrollo la testa. Questa è decisamente un’idea malsana di Fred. È riuscito a stregare la piuma per fare in modo che non gli scriva più di una pergamena per lettera. 
Ok, Fred, hai vinto tu. Ma solo per questa volta.
Rileggo la lettera e, a malincuore, cancello frasi “inutili” per fare un po’ di spazio alla mia conclusione.

Aspettami, Fred. Il tempo passerà. Dopotutto è solo un anno e un anno non è un secolo. Tornerò, puoi starne certo!

Ora sono indecisa. Non so proprio come salutarlo. Non pensavo fosse così difficile trovare un modo per rivolgermi a lui. Ma non è solo questo che trovo difficile. Sospiro mentre fisso le cortine scure del mio letto. Questa cosa proprio non posso scrivergliela però almeno posso pensarla. È difficile restare senza di lui, questo lo devo proprio ammettere.
Il calmo respirare proveniente dal letto di Ginny mi riporta alla realtà e così, di getto, come se avessi avuto un’illuminazione improvvisa, scrivo il mio saluto.

 

Tua Hermione.

 
Aspetto impaziente per un attimo che la piuma vibri nella mia mano ma questa non si muove. Ha capito che ho finito e pare soddisfatta perché si illumina di blu. Nulla da ridire su quel Tua Hermione che mi strappa un ultimo sorriso.

Angolo Mirty_92:

Eccomi di nuovo qui con il secondo capitolo. Nulla  da aggiungere, la parola a voi. ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tra ammissioni e filtri d'amore ***


3.

TRA AMMISSIONI E FILTRI D'AMORE

Da quando sei partita è cominciata per me la solitudine
intorno a me c'è il ricordo dei giorni belli. 

(Tornerò, I Santo California)

 

Fred

 

Sono sempre con la testa fra le nuvole, almeno questo è quello che tutti, da un po’ di tempo a questa parte, dicono di me. George pensa che io stia diventando matto; mia madre è sempre all’erta, pronta a cogliere qualunque genere di stranezza mentre Ron ancora non mi parla.  Da quando sei partita le giornate per me scorrono lente. Sono interminabili come se qualcuno avesse fatto un incantesimo per allungare il tempo. Lo so naturalmente che questo non è possibile: nessuno può giocare con il tempo. Solo a te è stato concesso, se non altro questo è quello che ho sentito dire un giorno da Harry mentre parlava con Ginny di quella volta che, tu e lui, avete salvato Sirius dai Dissennatori. Ancora non riesco a rendermi conto di come tu, avendo avuto fra le mani un oggetto così prezioso come la Giratempo, l’abbia usata solo ed esclusivamente per frequentare corsi in più. Se solo io e George ne avessimo avuta una… Beh, non ti posso rivelare tutti i nostri segreti ma sicuramente avremmo fatto faville, tanto che ora ad Hogwarts ci sarebbe una statua d’oro massiccio con le nostre sembianze completata da una targa di ottone esplicativa che reciterebbe qualcosa di simile a questo: Ad imperituro ricordo dei gemelli più esilaranti degli ultimi 100 anni.

Rido tra me mentre immagino la tua faccia scocciata di fronte alla nostra presunta statua. Poi d’un tratto poso la piuma con la quale sto registrando gli ultimi ordini provenienti da alcuni studenti e sento che mi manca qualcosa. Ho una specie di vuoto all’altezza dello stomaco ma posso giurarti che non si tratta di fame. Ho fatto colazione e sono in negozio da appena un quarto d’ora. Non riesci ad immaginare di cosa si tratta? Ok, d’accordo Hermione, te lo dico. Ma tu devi giurarmi di  non prendermi in giro, intesi? Ecco, il punto è che… mi sento solo. Solo come non mi ero mai sentito prima di adesso. È strano ammetterlo anche solo a me stesso dato che questa conversazione sta avvenendo unicamente dentro la mia testa ma, devo dire, che è in qualche modo confortante. Non il fatto che mi senta solo, ovviamente. Quello non è confortante per niente! È confortante il fatto di averlo finalmente accettato e di sapere esattamente cosa mi manca. Tu mi manchi, Hermione.

 
“Ehi, Fred, ci sono dei clienti laggiù. Vuoi andare tu a sentire di cosa hanno bisogno o sei ancora nel mondo dei sogni?”

George mi rivolge un ghigno identico al mio e mi fa sentire uno stupido. Forse è proprio vero quello che dicono su di me: ultimamente ho sempre la testa fra le nuvole. Ma loro, semplicemente, non sanno il perché. Lo sappiamo solo io e la mia vocina nella testa che finge di parlare con te. Lo sappiamo che mi manchi e che soffro di solitudine.

Cerco di accantonare quel vuoto e, con un sorriso cordiale, vado dai nuovi clienti. Si tratta di tre ragazze poco più grandi di me, mi sembra. Mi pare addirittura di riconoscere in una di loro, una cacciatrice di Corvonero del settimo anno di quando io ero ancora al secondo.

“Le signorine desiderano?” chiedo con tono professionale.

Due di loro cominciano a sghignazzare mentre quella di fronte a me – la presunta cacciatrice – rifila una gomitata a quella più vicina a lei per farla smettere. “Vorremmo avere alcune informazioni su questi Filtri d’Amore.” Quella che mi ha appena parlato è sicuramente la più ardita mentre le sue due amiche ancora non la smettono di ridacchiare.

“Dunque cosa volete sapere esattamente? Se vi state chiedendo se funzionano, vi posso assicurare che sì, funzionano al 100%, secondo ovviamente il peso del ragazzo in questione e la bellezza della ragazza.” Senza davvero volerlo le faccio un occhiolino e noto, con una punta di senso di colpa, le sue guance colorarsi di rosso. Accidenti! Non mi ricordavo di fare questo effetto sulle ragazze! Perché con te, Hermione, non è mai successo? Perché io e te ci abbiamo messo così tanto per capire che provavamo qualcosa l’uno per l’altra? Ancora, quel senso di solitudine, si fa strada dentro di me.

“Beh, tu peserai più o meno 80 kg ma il problema reale è quanto tu mi consideri bella.”

Sbatto le palpebre per mettere meglio a fuoco quella ragazza. Possibile che mi abbia davvero chiesto una cosa simile? Ora le sue amiche sono ammutolite e si scambiano sguardi sconcertati. È un attimo: ogni forma di imbarazzo è sparita dalle sue guance e lei ammicca velocemente nella mia direzione indicando appena le sue amiche mentre io capisco al volo. È uno scherzo. Si tratta probabilmente di una scommessa fra ragazze. Non ho dubbi perché spesso anche io e George ci capiamo con uno sguardo molto simile a questo. Decido di stare al gioco. “Sei decisamente carina e se non fossi già impegnato penso proprio che uscirei volentieri con te anche senza bisogno di un filtro d’amore.” Risulto credibile. D’altronde è da me fare il buffone, fingendo.

Questa volta è lei che scoppia a ridere. “Grazie, allora mi sa che per questa volta farò a meno dei vostri filtri ma li pubblicizzerò sicuramente ad altri.” E prese le sue amiche sotto braccio le accompagna, ancora attonite, fuori dal negozio.

Sento George arrivare alle mie spalle. “Perdi colpi, fratello. Perché quelle belle ragazze non hanno acquistato nulla?”

“Perché non era loro intenzione.” Faccio spallucce e gli spiego meglio. “Probabilmente erano qui solo per una scommessa. Un po’ come quelle che facevamo io e te prima che io partissi per l’Australia a cercare i genitori di Hermione. Ricordi?”

George finge di rifletterci un attimo su poi si batte una mano sulla fronte. “ Ma certo! Chiedere cose assurde e dirette alla Granger per cercare di conquistarla. Non pensavo ce l’avresti fatta, dico sul serio.” Mi batte una mano sulla spalla e poi si allontana. “Ah, a proposito di Hermione. Lo so che ti manca, che tu non sei pazzo e che, a quanto pare, ogni cosa ti fa ricordare lei ma… tieni presente che noi ci dobbiamo campare con questo negozio. Per cui se i prossimi clienti che entrano non comprano qualcosa, ti sequestrerò la prima lettera che ti arriverà da Hermione e non te la ridarò finché non avrai venduto qualcosa, intesi?” Un finto sguardo severo, identico al mio, mi scruta e io decido di assecondarlo. Accenno un sì con la testa e mi dirigo di nuovo verso il bancone per terminare la lista degli ordini. Non c’è niente da fare. Mio fratello George sarà sempre l’unico che mi capirà in qualunque situazione io mi trovi.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un qualcosa che mi faccia pensare a te ***


1.

UN QUALCOSA CHE MI FACCIA PENSARE A TE

 

La rosa che mi hai lasciato si è ormai seccata
ed io la tengo in un libro che non finisco mai di leggere. 

(Tornerò, I Santo California)

 

 

Hermione

 

Il calore delle fiamme che ardono nel camino della Sala Comune è un piacevole ristoro dopo una lunga, lunghissima giornata di studio. Sono accoccolata sulla poltrona più malconcia di tutta la Sala e tra le mani tengo un voluminoso libro finemente rilegato. Sorrido tra me. Certe mie abitudini non sono cambiate: per rilassarmi, un buon libro è sempre un vero toccasana. Soprattutto perché questo settimo anno mi sta davvero mettendo a dura prova. Sono passati appena due mesi dall’inizio della scuola ma sono esausta come se fossimo a giugno. Questa cosa mi spaventa. Non essere all’altezza dell’ultimo anno mi terrorizza a morte e non sapere perché, mi fa ancora più paura oltre che darmi fastidio. Ginny cerca di starmi vicino il più possibile, tra un allenamento di Quidditch e l’altro, s’intende. Credo che pensi che io stia cominciando solo ora a scaricare tutta la tensione accumulata durante la guerra. Passare del tempo nel castello, giorno dopo giorno, e ricordare con precisione la distruzione che regnava sovrana in questo luogo solo sette mesi fa, è davvero doloroso. Qualcosa che fa venire i brividi. Se solo avessi qualcosa a cui aggrapparmi, o qualcuno, penso che tutto sarebbe sicuramente più sopportabile. Per quanto Ginny e Luna ce la mettano tutta nel cercare di distrarmi dai cattivi pensieri, l’unica mia consolazione rimangono ancora i libri. Ragion per cui mi butto a capofitto nello studio e non solo. Seguo corsi speciali e facoltativi di Trasfigurazione, Incantesimi, Antiche Rune e Pozioni. Di Difesa Contro le Arti Oscure per ora ne ho avuto abbastanza. Il corso del settimo anno è più che sufficiente.

Sospiro e la mia attenzione si riconcentra sul libro: Antologia Avanzata dell’Ultimo Millennio Magico. È, ovviamente, una lettura opzionale che mi aveva consigliato la professoressa McGranitt al quinto anno, in previsione del mio orientamento professionale. Devo dire che lo trovai subito un libro davvero molto interessante che avrebbe potuto aiutarmi seriamente nella scelta del mio futuro lavorativo. Purtroppo lo dovetti accantonare per un periodo piuttosto lungo quando le preoccupazioni della vita reale legate alla sopravvivenza mia, dei miei amici e dei miei genitori divennero molto più pressanti.

Accarezzo piano una pagina ingiallita del manuale e ripenso a quando lo ripresi in mano dopo la guerra, per la prima volta, quest’estate. Ero ospite dagli Weasley perché Fred aveva insistito per trascorrere più tempo con me prima della mia partenza per Hogwarts. Con grande imbarazzo da parte mia e un po’ di irritazione da parte di Ron, passai l’ultima settimana di agosto alla Tana. Un giorno ero seduta in giardino, appoggiata tranquillamente alla staccionata di recinzione che dava sul retro della casa. Ricordo di essere stata così presa dalla lettura di questo libro da non essermi accorta dell’arrivo di Fred che mi si era seduto accanto dicendomi di avere un regalo per me. Lo guardai un po’ stupita e imbarazzata mentre posava sulle pagine aperte una rosa bianca. “Così quando leggerai questo libro a Hogwarts e troverai all’interno questa rosa, ti ricorderai di me.” E senza aggiungere altro mi aveva dato un bacio sulla fronte prima di rientrare in casa.

Ritorno alla realtà e piano piano, le mie dita raggiungono l’angolo della pagina. Sto cercando di assaporare fino in fondo questo momento perché so esattamente cosa mi attende quando l'avrò girata. Quando stasera ho ripreso a leggere, ho avuto un tuffo al cuore nel costatarne il numero. 322. Poche pagine ancora e finalmente l’avrei ritrovata. Ed infatti eccola lì. Seccata, schiacciata e stropicciata, ma non per questo meno bella di come la ricordavo, la rosa che Fred mi ha regalato quest’estate.

“Hermione, stai ancora leggendo?”

Di scatto chiudo il libro con fare protettivo e mi giro verso Ginny che, come un tornado, è entrata or ora dal buco del ritratto dopo quello che, deduco dal suo aspetto, sembra essere stato un durissimo allenamento di Quidditch. La mia amica ha la divisa completamente zuppa per via del temporale che imperversa fuori dalle mura del castello e i capelli bagnati, legati in una coda alta, sono di un rosso scurissimo. Proprio come quelli di Fred, mi viene da pensare.

“Sì, mi stavo un po’ rilassando.”

Ginny non riesce a trattenersi dal rivolgere gli occhi al cielo. Leggere non è esattamente l'idea che lei ha di rilassamento. Dev’essere una cosa ereditaria: gli Weasley non amano molto leggere. Cerca comunque di mostrarsi interessata. “Che cosa leggi?”

Le faccio vedere la copertina del libro, consapevole del fatto che lei non sarà d’accordo sulla mia scelta di lettura e infatti…

“Ancora? Ma Hermione! Non l’avevi finito di leggere due settimane fa?”

Mi sento un po’ in imbarazzo. Ginny ha un tono così accusatorio che vorrei sprofondare.

“Lo so, Ginny. Ma è importante che io scelga bene cosa fare. Il mondo del lavoro non è come essere a scuola.” Mi giustifico e vedo Ginny abbozzare un sorriso furbo.

Si avvicina di più a me, si mette in ginocchio e scruta il libro appoggiato sulle mie gambe con molta attenzione. “Ed è per questo motivo che il segnalibro è sempre verso la metà del libro? Voglio dire, è una pagina davvero importante che stai leggendo?”

Arrossisco all’improvviso mentre Ginny va verso la scala che porta al nostro dormitorio e continua ad osservarmi divertita.

“Oh, Ginny, ti odio quando fai così!” Cerco di colpirla in piena faccia tirandole un cuscino abbandonato su una sedia lì vicino. Ma, da esperta Cacciatrice di Quidditch qual è, schiva facilmente il cuscino come se fosse un Bolide.

“Così come?”

Ride e mi prende in giro. Poi inizia ad osservarsi la divisa. È così bagnata che ai suoi piedi si è già creata una piccola pozza di acqua e fango. “Sarà meglio che vada a cambiarmi prima che qualcuno si lamenti del fatto che, conciata così, possa imbrattare l’unico posto davvero asciutto di tutto il castello. Già ho schivato Gazza per un soffio grazie ad un passaggio segreto del quale mi aveva parlato Fred.” Si gira decisa e sale i primi due gradini. Poi si blocca e incrocia ancora il mio sguardo. “Ah, Herm. A proposito di Fred… Lo so perché ti piace così tanto quel libro. Anche io ho una cosa che mi ha regalato Harry per ricordarmi di lui.” Poi fa spallucce. “Come se ce ne fosse davvero bisogno” e con un sospiro si dilegua su per le scale.

Non mi lascia il tempo di ribattere. Non mi lascia la possibilità di spiegarle che mi ha detto “a proposito di Fred…” e poi si è messa a parlare del libro. Non sono riuscita a dirle che non è il libro,  che mi la regalato Fred, ma quello che esso contiene. Ma in fondo non avrei potuto comunque dire nulla. Ginny è la mia migliore amica e certe cose, tra ragazze, non si possono nascondere specie se io sono la fidanzata di suo fratello. Ho il forte sospetto che Ginny sappia della rosa che ora sto guardando tra le pagine aperte del libro. Sì, Ginny ha ragione. Tutti possiamo avere un qualcosa che ci faccia ricordare delle persone che amiamo e il mio qualcosa è questa rosa che tengo in un libro che non finirò mai di leggere.

 

The end



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3055304