Sala d'aspetto.

di JesterZ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa della soap ***
Capitolo 2: *** Intoppo ***
Capitolo 3: *** Oscuri Presagi ***
Capitolo 4: *** House Of Narrators ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa della soap ***


Ogni volta che mi reco dal medico, la sala d'aspetto è colma di strambi personaggi, a volte trovo l'uomo snello col cappello da Indiana Jones con i baffi rivolti all'insù stile demonio, altre il tizio con l'impermeabile alla Sherlock Holmes con lo sguardo impenetrabile, e se dovessi continuare con l'elenco non cominceremmo mai.
Ognuno di noi almeno una volta si è trovato in queste situazioni, ma quella che vado a raccontare è l'attesa più stramba mai concepita dove il paradossale regna sovrano.





L'influenza non mi concedeva la minima tregua, erano un paio di giorni ormai che non mi muovevo da letto, ma non potevo prolungare la mia assenza da lavoro, la pratica Lawrence andava conclusa, ed insieme a lei l'affare con i finlandesi.

Quella mattina decisi infatti di recarmi dal medico per farmi visitare e  prescrivere qualche rimedio così da tornare immediatamente all'attività.
La sala era stracolma di gente, mi sarebbe toccato aspettare parecchio.

Uno dei pazienti sembrava davvero messo male, era pallidissimo, scalzo e vestito in modo eccentrico, rimasi a fissarlo per qualche secondo pensando a quale motivo l'avesse portato lì.

*Smettila di fissarmi!* mi ci vollero un paio di secondi prima di capire che si stava riferendo al ragazzetto occhialuto seduto accanto a me.
*Non mi risulta che tu possa avere malattie! Perchè diavolo sei qui?* mugugnò il giovane tenendo gli occhi verdi fissi sul suo interlocutore.

*Quel che ho non ti riguarda Potter, sta pur certo che questa volta non c'entri nulla* disse ringhiando.
*Sta dicendo la verità, è chiaro* s'inserì un ometto con tono saccente.

I due lo squadrarono straniti *come fai a dirlo?* chiese il ragazzo.

*Semplice, perchè non c'è motivo di ritenere che stia mentendo, le menzogne si lasciano dietro sempre una scia, sta a noi coglierle sul fatto e neutralizzarle* sembrava quasi un professore, un esperto di menzogne pensai sorridendo fra me e me.

*Mi chiamo Cal Lightman e sono un esperto di menzogne* ecco appunto.

La porta del medico si aprì non lasciando a nessuno il tempo di replicare al sedicente esperto, ne uscì il Dottor Casa, aveva uno sguardo paonazzo.

*Volete fare silenzio?! Le pareti sono sottili e sento soltanto le vostre scempiaggini. Dunque, adesso facciamo un accordo, voi tacete per venti minuti, così posso finir di vedere la soap e cominciare le visite* concluse il medico.

*Ma scusi.. lei non dovrebbe..* tentò di intervenire un giovane sbarbatello.
*Sta zitto pivello! Questo medico è ammirevole*
*Dottor Cox? C'è lei sotto quel cappello e i baffi?* strabuzzò gli occhi il giovane.

L'uomo si alzò gettando la copertura a terra ed avvicinandosi faccia a faccia con chi l'aveva chiamato per nome.
*Guardami, GUAR-DA-MI, e ripeti assieme a me, non rivolgerò più la parola al Dottor Cox fino a che non sarà uscito da questa stanza e sarà lontano da me, avanti su dillo*

Mentre il malcapitato ripeteva stancamente il copione che gli era stato imposto mi ritrovai a maledire il Dottor Casa ed i suoi maledetti pazienti, ma soprattutto il fatto che probabilmente sarei dovuto restar lì fino a tarda mattinata.

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Capitolo 2
*** Intoppo ***


Il dottor casa uscì dalla stanza e chiamò a sè il primo paziente tale Eren Jaegar.
Avevo squadrato anche lui nel breve periodo di permanenza in quella sala, ed ero quasi pronto a scommettere che avesse unproblema agli occhi, sembrava andassero ognuno per conto proprio.

Nel frattempo una figura ingobbita stava varcando la porta dirigendosi a passi sbilenchi verso l'uomo pallido e calvo.
Gli consegnò qualcosa di piccolo, che l'uomo infervorato nasconde velocemente sotto al nero mantello.
"Codaliscia.. grazie.. ora puoi tornare a casa, i tuoi servigi non sono più richiesti*
Il gobbo chinò la testa in un gesto reverenziale sussurrando ringraziamenti vari e storta com'era entrata, uscì dallastanza.
"I problemi della vecchiaia hanno contagiato anche te a quantovedo.. Tom" la voce proveniva da un anziano signore con unaunga barba candida comparso quasi all'improvviso accanto alragazzo con gli occhiali.

"Oh certo! Adesso compaiono vecchi decrepiti sulle sedie! Qui siamo.. qui siamo davvero al paradossale!" iniziò a gesticolare il signor Cox.
"Davvero strano.." si lasciò sfuggire il giovane seduto lì accanto, lo stesso al quale quell'uomo così suscettibile avevasuggerito di rimanere in silenzio finchè non fosse uscito.
Probabilmente era per quello che ora Cox se ne stava in piedi con gli occhi spalancati, si toccò nervosamente il naso con il pollice, si mise a braccia incrociate.
"Ascolta, pivello, non so nemmeno perchè sono qui, essendo un medico potrei identificare io stesso i miei sintomi, e adottare dunque il metodo di cura giusto. Ma dato che l'autore ha deciso che presenziassi a questo patetico sketch comico, e dato che per disgrazia tu sei nella stessa stanza, potresti farmi la cortesia di smettere.. di.. parlare.. fino a che sarò in scena? Se collaborerai, prometto che farò finta di commuovermi nel momento in cui ti solleveranno il velo all'altare Karen. D'accordo?" Concluse con un sorriso terribilmente inquietante. Il giovane rimase per qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto, dopodichè diede un piccolo cenno di assenso.

A sfuriata conclusa Tom Riddle rispose al vecchio "Come osi? vecchio! Io sono in perfetta forma, sei tu che dovresti preoccuparti delle tue condizioni, se non avessi firmato il contratto che mi impone di non ucciderti per la durata di tutti i capitoli l'avrei..ma aspetta un momento, tu sei morto! E' stato Severus a farlo!"
"Via via Tom, questi sketchs non tengono conto della realtà e non hanno alcun senso, del resto noi non esistiamo nemmeno non trovi?"

A questo punto mi alzai e cominciai a sbraitare." La smettete di far riferimento a sketch e copioni? Santa miseria, sapevo che mettendovi in mezzo tutti assieme non saremmo riusciti a combinare nulla di buono, siete un gruppo di incompetenti" La mia storia stava andando a monte, maledizione.
"Sta dicendo il vero, questa è la sacrosanta verità" Concordò Lightman.
"E tu sta zitto, nessuno legge questa roba per te, ed hai così poche battute che potresti essere tranquillamente cestinato."
L'esperto di bugie tacque all'istante.
"Adesso cerchiamo di tornare nei ranghi e di sfornare capitoli credibili, D'accordo?"
Tutta la stanza si unì in un cenno d'assenso.
A quel punto uscì il primo paziente del dottor Casa uscì "e veda di smetterla con quelle pasticche, l'umanità non si è estinta e lei non combatte giganti" il ragazzino strabico si guardò intorno a disagio, dopodichè prese la fuga.
Il Dottor Casa, notando uno strano silenzio chiese "Che cosa è successo?"

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Capitolo 3
*** Oscuri Presagi ***


Questa volta sembrava davvero che tutto fosse rientrato nei ranghi, il Dottor Casa aveva ripreso a fingere di essere un dottore, la banda dei maghetti se ne stava seduta e composta senza chiaccherare e il sedicente medico paonazzo dal cognome ambiguo non sbraitava dal capitolo scorso.."mi scusi ma.." "Tu non conti nulla Lightman, taci".
L'esperto di bugie tacque all'istante.

Eppure c'era ancora qualcosa che non andava, sì, l'atmosfera era strana, era come se un lungo brivido freddo mi attraversasse la spina dorsale, ma che cos'era? Cosa diavolo avrei dovuto ancora sopportare?
Un ometto. Sì c'era un ometto nell'angolino più isolato che non avevo ancora notato.
Si guardava attorno come fanno quegli alieni allungati nei film di fantascienza nel momento in cui vengono scoperti, aveva un qualcosa di inquietante.
Dopo qualche secondo passò a fissarmi, mi squadrò per bene e disse "ehm.. mi scusi, ma che cos'è questa pagliacciata?"
Rimasi esterrefatto, ma c'era qualcosa che mi bloccava, degli artigli interiori sembravano quasi volermi trattenere dall'intavolare una discussione con quel tizio così strano.
Aveva uno sguardo stralunato, portava una pettinatura che lo faceva sembrare un perfetto idiota e nonostante non fosse più un ragazzino - dimostrava almeno qualche anno in meno dei trenta - indossava una qualche t-shirt ispirata a qualche fumetto americano, non lo riconobbi, non ero molto ferrato sull'argomento.
"Tu..Tu consideri la mia una pagliacciata? E allora per quale motivo hai accettato di parteciparvi?" risposi con gli occhi spalancati.
Non avevo fatto molto caso alle comparse che avrebbero preso parte al mio progetto - a parte Lightman - ma penso che probabilmente avrei ricordato quel volto, c'era qualcosa che non quadrava.
"Innanzitutto ho scelto il termine "pagliacciata" per non apparire troppo scortese. Per quanto riguarda la mia partecipazione a questo..come definirlo, corto? Non vi ho assolutamente niente a che vedere, mi sono soltanto recato dal mio medico di fiducia per un controllo, la mia vicina di casa è andata a ravattare nell'immondizia e, non ci crederà signore, ha caricato su per rampe e rampe di scale una poltrona! Una poltrona! Da non credere. E dato che io sono stato nel suo appartamento e vicino alla suddetta poltrona suppongo di dover effettuare un accurato controllo. La mia brillante mente non può essere minacciata dai germi. Sono un futuro premio Nobel io.."
Un colpo di tosse da parte di un anziano interruppe il delirante monologo dell'ometto disturbato.
"Non sia egoista lei, solamente perchè ha gli anticorpi sviluppati non significa che debba contaminare giovani uomini che con ogni possibilità faranno molta più strada di quanta non ne ha fatta lei nella vita".
Ribadì il saccente ometto al vecchio seduto quasi alla parte opposta della sala d'aspetto.

Non avevo più parole, adesso ero certo di non aver mai visto quel tizio, era possibile che dovesse presentarsi un altro problema?
Ma non mi sarei arreso, avrei portato a termine questo progetto ed alla fine sarebbe anche risultato più che gradevole.
"Scusa, puoi dirmi chi diavolo sei?" Chiesi arrivato al limite.
"Hai il piacere di parlare con il Dottor Sheldon Cooper, sefossi in te sarei onorato, devi esserlo."
Un brivido mi percorse la schiena.

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Capitolo 4
*** House Of Narrators ***


Sheldon Cooper.. Dopotutto pareva un nome come un altro, di per sè non aveva niente di particolare, banale come Tom Smith o.. non saprei.. Cal Lightman.
Nonostante questo, avvertivo che non era come gli altri, era un nome impregnato di oscurità ed inquietudine. Tanto che nella stanza, dopo che l'ometto ebbe parlato e rimproverato l'anziano, anche il chiaccherone esperto di bugie rimase zitto per qualche istante.
Avrei voluto ribadire, difendere l'anziano, o almeno aver qualcosa da dire a quello sbruffone, ma come credo tutte le altre persone nella stanza, dopo averlo sentito parlare, era subentrato un freno, un suggerimento. "Non entrare mai più in discussione con quel tizio".
Cercai con lo sguardo gli occhi rapidi degli altri membri della troupe, per primo trovai Riddle, tutta la sua spavalderia ed oscurità era scomparsa, piuttosto adesso sembrava uno di quegli studenti che dirigono il loro sguardo verso i posti più disperati, nella speranza di evitare di essere chiamati all'interrogazione.
Considerata l'ultima frase, è meglio che mi ricordi di scusarmi con tutti i lettori. Questa è una metafora talmente banale, che ogni pagina di Facebook che comprenda nel proprio nome la parola "scuola" "classe" o "studente" ne ha sfornate sette tipi diversi.

 

 

Tra tutti i presenti, forse l'unico che si comportava normalmente era il sedicente esperto di bugie Cal Lightman. Se ne stava bello tranquillo a sfogliare una rivista da sala d'attesa. E per rivista da sala d'attesa immaginate a che cosa mi riferisco. Cercai il suo sguardo insistentemente per qualche minuto di orologio, ma a quanto pare il genio era rapito da qualche importantissima rubrica che riportava il vestiario del principe Carlo, dunque mi arresi.

 

L'unico che aveva il coraggio di tenere lo sguardo fisso su Sheldon Cooper era il medico scorbutico che poco prima si era preso la libertà di strigliare mezza sala. Era rimasto con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta, nella stessa posizione, da quando l'ometto aveva detto le prime parole nella stanza. 
Ma qualcosa non andava, e non me ne accorsi solo io. In molti avevano cominciato a guardare il Dottor Cox con aria apprensiva. In effetti c'era qualcosa che stava variando, la sua respirazione stava via via aumentando di intensità.
Ad un tratto si fermò, il petto del Dottor Cox s'immobilizzò e lui reclinò la testa inumidendo le labbra. Quest'ultimo gesto bastò per mandare tutta la sala in una situazione di strano e silenzioso panico.
Dopo essere rimasto qualche istante assorto Cox curvò la schiena in avanti, appoggiò i gomiti alle ginocchia e s'inumidì nuovamente le labbra.
"Scusa, perchè mai uno come te dovrebbe anche solo conoscere il premio Nobel?" Disse.

 

Buongiorno, sono il secondo narratore, e sono stato assunto per narrarvi ciò che il primo non può sapere, ovvero quello che accade nello studio del Dottor Casa.
So cosa state pensando, che questo sia un escamotage per infondere suspance al tutto, data la conclusione del capitolo. Invece la verità è..ehm.. aspettate un momento.

 

"Francesco! Questo è il foglio sbagliato! Come? No, non è qui sotto! passami il foglio! Come quale foglio? Quello della dichiarazione della produzione!
Sì esatto, quello della balla della completezza della storia per giustificare il secondo narratore!
..Cosa vuol dire che il microfono era acceso? Cosa hanno sentito? Ah hanno sentito ogni parola? Beh però si può tagliare e montare bene no? Ah era in diretta?
Ok, ho capito, vado a riordinare le mie cose.


Sono desolato per questo spiacevole inconveniente, spero che lor signori continueranno a seguirci nonostante tutto. Mi chiamo Francis Underwood, Francesco per amici e colleghi, e sarò il secondo secondo narratore per voi e per il prossimo capitolo. Ci vediamo presto!

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