Karada no Kimochi - 体の気持ち

di KiM91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 – Ashi 足 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 – Ude 腕/ Kata 肩 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 – Te 手 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 – Mune 胸 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 – Kami 髪 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 – Kubi 首 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 - Mimi 耳 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 – Ashi 足 ***


 

CAPITOLO 1 – Ashi 足

 






La lezione non poteva che iniziare se non con uno sbadiglio.

Non passava giorno in cui il Dottor Stein non vivisezionasse qualcosa.

Stranamente quel giorno aveva deciso di dilungarsi nei suoi discorsi filosofici, o semplicemente normali, su cosa ci si aspettava da un'arma e cosa dalla sua artigiana.

Inutile dire quanto me ne fregasse di una roba simile. Se era la teoria che ci voleva spiegare, non avei alzato un singolo muscolo per ascoltarlo. Semplicemente tornai con la faccia sul tavolo, chiudendo gli occhi, e cercando di farmi un santo riposino.

Mannò!

Ecco, quella secchiona di Maka già alza il braccio per fare una domanda.

Novantanove volte su cento, chissà per quale sadico motivo, interpellato nelle risposte del pazzo maniaco ci andava sempre di mezzo il sottoscritto!

E non era affatto cool!

«Scusi professore! In merito al suo ragionamento vorrei porle una domanda»

Appunto! Come non detto!

Mi preparo già a al peggio.

«Certamente Maka, fai pure.»

«In base a quello che dice, dovrebbero dunque esserci, a livello fisico, delle parti che il meister e la weapon devono saper utilizzare al meglio durante la battaglia. Dunque mi chiedevo se poteva spiegarcele.»

Veloce e risoluta, come sempre!

Spero sia scontato dire che non ho capito un cazzo di quello che diceva.

Qualunque cosa fosse, non mi interessava minimamente.

Al contrario, Black Star sembrava essersi ripreso dal suo sonnellino pacifico nell'istante in cui ha sentito “fisico” e “battaglia” nella stessa frase.

Io sembravo l'unico idiota a non prestare ascolto a quel maniaco di Stein.

Beh, d'altronde io sono il più figo, è ovvio che sia l'unico in mezzo a tanti!

«Mhf...»

Uno sbuffo che non potevo contenere...

«Questa è un ottima domanda, Maka. Peccato che non tutte le attenzioni siano rivolte a questa lezione. Sbaglio, signor Evans?»

Lo sapevo! LO SAPEVO!

Diamine! Ce l'ha con me!

Con estrema svogliatezza rivolgo il mio migliore sguardo da figo verso quello scarto umano rattoppato. La noia mi assale sempre più!

Ma perché proprio a me?

«Bene. Ora che ho l'attenzione di tutti posso spiegare. Quello che intendo illustrarvi è solo un appunto...In battaglia, di solito, non è solo importante avere coraggio, uno spirito forte e una mente forte... bisogna soprattutto avere un corpo forte.»

La faccia di Maka è leggermente disgustata. Lei odia gli sport...

«Ma quello che più serve a un meister in battaglia sono... le gambe.»

«Chè?»

Black Star proprio non sa contenersi. Ci sarà rimasto male, dato che il suo punto forte, o per meglio dire, da mettere in mostra, sono le braccia... che sfigato!

«Certo Black Star, le gambe. Il meister non è fatto per stare fermo: il meister deve correre, deve saltare, deve frenare, deve restare in equilibrio, deve anche scappare certe volte... se un meister non ha delle buone gambe, non è un buon meister.»

Davvero non riuscivo quasi a trattenermi!

Sentivo le risate salirmi a momenti!

Meglio tappare la bocca o mi viviseziona seduta stante!

Guardo le facce di Maka e Black Star. Sono semplicemente assurde!

Buffe e assurde!

Entrambi guardano il prof. Stein con il luccichio negli occhi, come fosse una visione divina! (meglio non dirlo a Black Star o si incazza...)

Sembrano aver preso per oro colato tutto quello che gli avevano appena detto...

Patetici!

«Per quanto riguarda le weapon, quello che devono saper fare non è nulla di legato al fisico come corpo originario umano... sta tutto nella materia, ma soprattutto nella rotazione.»

«Nella roto...cosa?»

Ecco l'imbecille di turno a fare la domanda idiota...

«Rotazione, Kirikou. E' questo che serve alle armi. Ovviamente do per scontato che le vostre anime debbano essere perfettamente in risonanza, ma questo è, d'altronde, un appunto aggiuntivo. La rotazione serve in battaglia come al meister servono le gambe: la forza d'attacco migliora e se usata bene la duplica o triplica a seconda dell'arma, la rotazione deve essere equilibrata, per sostenere il proprio partner. Un minimo segno di instabilità e un attacco potrebbe non andare a buon fine, ancora peggio potrebbe compromettere una risonanza già in corso. So che può sembrare futile, ma non è solo il meister che governa e muove l'arma, deve essere l'arma stessa a governarsi, e sta poi al meister sfruttarla al meglio.

Detto questo, direi che si è fatta l'ora... la lezione è finita. Ci vediamo domani.»

Prende...e se ne va.

No, cioè... io ancora non mi capacito...

Che cavolo di roba è mai questa?

Voglio dire, rotazione? Ma scherziamo?

Oh no... ecco che arrivano gli illuminati di queste stronzate.

«Ohi Soul! Hai sentito che figata?»

«E tu quella la chiami figata? Ti sei mangiato quel poco di cervello che hai, Black Star? Questa roba è una cazzata bella e buona...»

«Non dire balle! Per una volta che quel fesso di un pazzo parla come deve non rimanerci male! Sono sorpreso pure io... e io difficilmente rimango sorpreso... insomma, sono un dio, io!»

Risata sguaiata.

Sei davvero un cretino!

«Io l'ho trovato interessante.»

Ah Tsubaki, pure tu che ti lasci prendere dall'idiozia di questo scalmanato!

«Già! Era davvero interessante! Non pensavo che il Dottor Stein sarebbe arrivato a fare una lezione seria dopo mesi e mesi di vivisezione.»

Ecco, ci risiamo. Ora Maka si è fatta dei fantastici viaggi sulle parole “profetiche” di quel pazzo. Non so più da che parte voltarmi per cercare un po' di sanità mentale.

«E tu Soul? Cosa ne pensi?»

Eh? E di che cosa parlano ora?

Sviamo...

«Penso che sia ora di andare a casa... sono le cinque e ho caldo. In frigo non c'è nulla e dobbiamo fare la spesa... ecco che penso!»

Dal volto di Maka capisco di aver spostato il discorso su qualcosa di finalmente più sensato.

Cinque minuti ed eravamo davanti al supermercato.

 

***

 

Oh sì! Io adoro il sabato mattina!

Niente scuola, niente preoccupazioni, niente interrogazioni.

Ma soprattutto, niente secchioni e vivisezioni!

Davvero il giorno più cool della settimana!

Guardo l'orologio: undici e venti.

Un sorriso mi spunta spontaneo. Ah! La gioia del dormire!

Non ho assolutamente voglia di lasciare il letto!

Però... quel profumino di mangiare che arriva dalla cucina...

Poi un tonfo.

Oh, se era caduta Maka le avrei riso in faccia per anni!

In men che non si dica mi ritrovai in cucina. In effetti se fosse caduta malamente sarebbe diventato un bel problema...

E invece è lì, pimpante come il sole di Giugno, quest'anno caldo come non mai, a sbattere in pentole ingredienti vari, e con le gambe e i piedi richiudeva sonoramente gli sportelli degli armadietti.

«Oh! Buongiorno Soul! Ti ho svegliato per caso? Mi dispiace, ho anticipato la tua sveglia di una mezz'oretta!»

Non l'ha detto con cattiveria, ma quando me lo fece notare, la guardai con un astio improvviso, salvandosi in corner dicendomi:

«Ti ho preparato il tuo piatto preferito! Era da un po' che non te lo facevo!»

Sorriso. Decisamente non l'ha fatto apposta.

Mi sciolsi. Quel maledetto sorriso sapeva incantarmi, e anche rabbonirmi.

Mi sedetti al tavolo guardandola cucinare allegramente.

Era decisamente troppo solare quel giorno...

Un altro tonfo.

«Si può sapere perché fai tutto questo baccano? Non puoi chiudere e aprire le ante con le mani, o è troppo complicato?»

Ok, mi aspettavo da un momento all'altro un piatto, o peggio, il libro di cucina sulla testa. Per fortuna non arrivò.

«E' un allenamento. Per rafforzare l'uso delle gambe, proprio come ha detto il professor Stein!»

Ah! Ora capisco! Ci è cascata con tutte le scarpe, la secchiona.

«Spero tu non abbia anche intenzione di cucinare coi piedi.»

«Cavoli, Soul. Mi hai dato davvero un'ottima idea!»

«Ehi ehi ehi! Scherzavo, è! Scherzavo!»

Rise. Una risata cristallina.

Mi accorsi solo dopo l'ennesimo sportello sbattuto che era ancora in vestaglia da notte.

Lilla! Che colore poco cool! Davvero, sembrava una vecchietta!

Una vestaglia, e in più anche il grembiule! Una nonnetta!

Sospirai.

Era davvero buffa!

Adesso, non contenta, cominciava pure a spostare le sedie con le gambe e con i fianchi... davvero aveva preso così seriamente questa cosa?

«Sai Soul, stavo pensando... e se ti esercitassi anche tu nella rotazione?»

Ok, questo uscì più che spontaneo:

«EH?»

«Sì, come ha detto Stein. Le armi devono migliorare la loro rotazione per avere equilibrio in battaglia, e dato che come falce ti faccio ruotare molto spesso, dovresti allenarti! Ho sentito che anche Tsubaki sta facendo un piccolo training con Black Star!»

Sperai tanto scherzasse.

Invece no... era pazza, quanto quel dottore da quattro soldi!

«Su, dai! Non ti costa mica tanto provare no?»

«Provare cosa?»

«A ruotare! Dai, prova a girare su te stesso e cerca di mantenere il controllo... sai, come fanno quei ballerini egiziani...»

«I dervisci?»

«Sì sì! Proprio loro!»

«Te lo puoi scordare! Ne uscirò peggio che da una sbronza!»

«E non rompere! Provaci! Almeno solo a girare su te stesso...»

E va bene... se Maka è fissata con qualcosa, non ci posso fare nulla.

Meister ordina, weapon obbedisce.

«D'accordo, ma solo una volta!»

Un altro sorriso. Così sembra che tu lo faccia apposta per infierire!

Comincio con questa stupida farsa...

Un giro, due giri, tre, quattro, dieci, venti...

TUN!

Porc...

Dolore ultra mega lancinante alla testa!

Portare la mano alla nuca... non serve a nulla! Fa davvero troppo male!

Vedo pure doppio!

Oh no! Due Maka proprio no! Non le sopporterei!

Ma che sta facendo? Mi guarda e basta?

Ti senti figa a startene li in piedi con le mani ai fianchi a fissare questo misero fallimento?

Sarà il mal di testa, ma da qui giù la visione non è affatto male... peccato lei non sia Blair!

Sono forse bianche quelle mutande?

«Dai su imbecille! Alzati!»

Rideva! Cioè, rideva!!!

Beata innocenza! Non presagiva minimamente il mio istinto omicida!

«Almeno abbi la decenza di darmi una mano!»

Cercai un po' alla volta di tirarmi su da terra con il busto.

Cavoli se faceva male!

«Semmai ti do un piede!»

Spiritosa!

Che fai anche? Me lo sbatti in faccia il tuo piede? Coi calzini bianchi pure!

La vestaglia si è alzata... vedo di nuovo tutto!

Un po' di decenza, avanti!

«Se dici, preferirei una gamba piuttosto!»

Ok...

Era per scherzare, sia chiaro.

Mica lo avrei fatto apposta, non sono mica così pervertito!

Ma la presi, quella gamba.

Attaccai fermamente le dita sul polpaccio, sulla pelle, sulla pelle diafana...

Sulla pelle liscia, diafana e morbida.

Era come toccare una pesca, morbida e vellutata.

Restai fisso a guardare quella gamba per un tempo infinito.

Senza accorgermene, la mano aveva cominciato a risalire lentamente, sfiorando la pelle.

No Soul! Non fare un passo di più!

«Soul...»

La voce di Maka mi riportò alla realtà.

Mi guardava stranita, dall'alto.

Sbaglio o era diversamente colorita in faccia?

Sarà mica imbarazzata!

Mi inginocchiai e con forza (e qualche sospiro) mi alzai da terra, lasciando cadere quella mano fino nella tasca dei miei pantaloncini.

Respirai piano, serrando gli occhi.

Volevo allontanare dalla mente per qualche istante quello che era successo.

«Il... il pranzo è quasi pronto. Vatti a lavare le mani... intanto io... metto in tavola.»

Detto questo sparì come un fulmine dietro la porta della cucina, spingendola con le mani.

Sorrisi, o meglio, ghignai.

Sono sicuro che per il momento non userà più le gambe per chiudere le porte!






 

***
 

Angolo Autrice: Salve a tutti! Questa è la prima fan fiction su Soul Eater, e devo ammettere che è stata ed è tuttora un pò complicata da fare... Quindi se vi sono stati errori, lessicali e grammaticali, vi prego di farmelo notare, di modo che io possa sistemare al più presto.
Che dire di questa idea? Questo capitolo è stato scritto per il semplice motivo che io adoro letteralmente Maka! Non di meno adoro il 'mix' di caratteristiche che ne fanno di lei un personaggio particolare.
Una di quelle, appunto, è proprio il fisico, da bambina, ma che riserva lati decisamente più adolescenziali, come ad esempio le gambe... almeno, questa è stata un pò la mia visione principale.
Un pò perchè, diciamocelo, vorrei avere delle gambe lunghe come le hanno disegnate a lei! (>3<) 
Soul? Per me rimarrà sempre un cretino patentato che non si accorge delle cose che ha sotto il naso se non ci sbatte letteralmente la faccia! Ma nonostante tutto lo adoro! ^_^
Spero apprezzerete queste mie idee, inoltre mi impegnerò al massimo per fare (o cercare di fare) del mio meglio per rendere questa storia sempre più bella... o almeno ci provo! 
Grazie a tutti che avete letto fin qui!


 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 – Ude 腕/ Kata 肩 ***


CAPITOLO 2 – Ude 腕/ Kata 肩








Come si dice spesso qui alla Shibusen “Un anima sana risiede in una mente sana e in un corpo sano”.

Bypassando la sanità mentale della gente di questa scuola, l'avere un corpo che si possa definire sano non solo ti rende più cool, ma ti rende forte in battaglia.

E se devi combattere non puoi fare a meno di allenarti.

L'allenamento alla Shibusen varia, da singolari allenamenti tra meister e weapon ad allenamenti di gruppo, come l'orario di ginnastica del Venerdì mattina.

Solitamente sono rare le volte in cui si partecipa, a causa delle missioni extra-curricolari e quelle del week-end, ma in quei pochi giorni in cui ci troviamo quasi tutti gli studenti dello stesso anno a fare quell'ora di lezione, parte inevitabilmente una concorrenza spietata tra coppie meister-weapon.

Due settimane fa era toccato a me ed Ox.

Inutile dire chi vinse la gara di salto in alto...

Ovviamente io! Il più cool di tutta Death City!

In poche parole, sono 'gare' alternative alla raccolta di anime, gare con le quali sfoghiamo la rabbia e la frustrazione dei cattivi esiti delle missioni, gare con le quali possiamo anche rimediare qualche rivincita a brutti scherzi, o a sconfitte ed umiliazioni scottanti.

In queste 'gare' non bisogna dare nulla per scontato.

Ora, il fatto che già di per sé fare ginnastica è una rottura di palle atroce, tanto che preferirei rifugiarmi in un Death Bucks Coffee a prendere un frappè, ritrovarsi ad osservare una fortuita quanto sfortunata gara di velocità nei 100 metri piani fra Maka e Black Star faceva in modo che tutto il mio essere non volesse trovarsi in quel Venerdì mattina davanti a quel campo di atletica.

Perché? Per il semplice motivo che entrambi sono due teste calde, mannò che dico, incandescenti! Trovano la sfida in qualunque cosa e cercano sempre di dimostrare chi è il migliore.

Certo, si sa che Black Star eccelle in quasi tutte le discipline fisiche (non in quelle dove bisogna utilizzare nello stesso momento anche il cervello), ma Maka non è da meno.

Insomma, se fosse stata una schiappa tremenda non sarebbe neppure la mia meister no?

 

«Augurami buona fortuna!»

Maka mi mostra la 'V' di vittoria, segno che ce la metterà tutta.

In rimando le faccio segno col pollice all'insù, per dirle di arrivare prima.

«Ohi ohi, Soul! Comincia già ora a pregare, perché il mitico Black Star non avrà pietà dell'avversario! Dovrai rimetterla in piedi con la colla amico!»

Lui, quasi per antitesi, mi mostra due pollici in alto, due numeri primi.

So già che dovrò sopportare i lunghi discorsi di Maka di come, nonostante lei sia una ragazza e quant'altre balle, aveva i numeri giusti per battere Black Star, ma che semplicemente non era abbastanza in forma, o che l'aveva lasciato vincere per soddisfare il suo enorme ego personale.

 

«Ai vostri posti...- grida la prof. Nygus – pronti... VIA!»

Dai blocchi di partenza si slanciano a tutta velocità Maka e Balck Star.

Nel giro di due secondi e mezzo erano già a metà strada.

A poco sarebbe iniziata la curva del campo e poi il traguardo.

E' stata una questione di pochi attimi: la curvatura eccessiva di Black Star, la velocità con cui ha falciato in pieno la figura di Maka, la spallata al braccio destro e lentamente la caduta, malandata, sulla mano e il braccio sinistro.

L'attimo di incredulità mi lasciò fermo, immobile ad osservare.

Un secondo dopo ero già al fianco di Maka, nel tentativo di rialzarla, anche la prof. e Black Star si erano avvicinati.

A prima vista Maka si era solo graffiata il ginocchio e l'avambraccio sinistro, ma lo vedevo, da come teneva la mano, che si era slogata il polso.

Ciò che non mi sorprese più di tanto fu la velocità con la quale si alzò e cominciò a sbraitare contro Black Star insultandolo pesantemente.

Data la scena regolarmente ripetuta in moltissimi altri scenari di vita quotidiana, faccio quello che di solito riesce a far calmare di poco la mia meister: la afferro fermamente per il braccio, bloccandola.

Di solito non la afferro bruscamente, lo faccio in modo deciso per farle capire che sono al suo fianco e che le voglio essere di un qualche appoggio.

Questa volta non fu da meno, anzi, cercai di non stringere troppo la presa per paura che le facesse male anche il braccio destro.

La sua pelle era fredda per la corsa.

Sperai sentisse in qualche modo la differenza che c'era tra la sua e quella della mia mano, bollente, che cercava di darle calore.

Questo pensiero mi richiuse in una bolla di sapone.

Non sentivo più gli schiamazzi e gli insulti, ero solo concentrato a mandarle più calore e fermezza possibile.

Sentì la pelle riscaldarsi lentamente, a diventare tiepida.

Era una sensazione stranamente piacevole.

In un secondo venni richiamato alla realtà.

«Soul... Soul! Mi vuoi lasciare?»

Lo diceva sempre con quel modo brusco, ma tanto sapeva che non l'avrei lasciata in quelle condizioni...

E come al solito, dato il mio diniego alla sua richiesta, comincia a strattonare il braccio per tentare di liberarsi, cosa che sa essere inutile.

Con la coda dell'occhio vedo cadere sulla sua spalla qualcosa di rosso.

Immaginai fossero i nastri che utilizza per legarsi i capelli, oppure il filo di una maglia che si era rotto.

Quando lo osservai meglio mi sentì come un maniaco guardone, anche se in fondo non c'era nulla di male per un tipo come il sottoscritto!

Sulla spalla del braccio destro, che tenevo ancora saldamente, era scivolato fuori dalla canotta da ginnastica la spallina rossa del reggiseno.

Beh, sono cose che capitano, no?

Eppure non riuscivo a staccare gli occhi da quell'elastico sottile.

Forse il peggio fu quando mi accorsi che dal foro del braccio della canotta si vedeva anche la parte laterale del reggiseno, anch'esso rosso ricamato con strani ghirigori tono su tono, che poi interpretai come dei fiori stilizzati.

Al di là della strana quanto inusuale bellezza che aveva questo fatto, quello che mi lasciava sconcertato era proprio quello che la ragazza che indossava una cosa simile fosse proprio Maka.

E poi...che senso aveva per lei indossarne uno, piatta com'è!

Però rimasi stupito ed inevitabilmente abbagliato da questa visione decisamente perversa.

No... non era affatto da Maka indossare cose del genere!

Lei era una tutta 'casa e chiesa', che indossa mutandine bianche, reggiseni decisamente non-sexy, canottiere che non lasciano trasparire nulla...

Perché questo cambio radicale?

Che fosse l'influenza del suo squilibrato padre?

No, direi che è impossibile!

Mi sembra decisamente improponibile il pensiero di incolpare Death Scythe per una cosa simile... oltretutto se anche glielo avesse regalato lui sarebbe un motivo in più per bruciarlo invece che indossarlo. Ancora più improbabile che lei se lo metta perché tutto d'un tratto si sia trasformata in una malata di sesso e frequenti locali di dubbia moralità (non si chiama mica Blair!).

No, non è decisamente così!

E se si fosse trovata un compagno e non mi avesse detto nulla?

Anche questa ipotesi lascia molto a desiderare...

Però l'ipotesi di ragazzo... Pfff!

Maka.

Che si vede con un ragazzo.

Decisamente poco cool!

Oltretutto è abbastanza impossibile!...Impossibile...ma a quanto pare, probabile...

Già... non ci sono altre spiegazioni del perché Maka indossi dell'intimo così vistoso...

Di sicuro lo mette per poi mostrarlo, altrimenti non avrebbe senso averlo, una roba del genere...

Lo mostrerà sicuramente in momenti di intimità, momenti che non oso immaginare neppure io, nonostante conviviamo e passiamo la maggior parte del tempo assieme...

Lo deve necessariamente mostrare in momenti davvero molto piccanti se quel reggiseno deve essere giustamente sfruttato...

 

Deve essere così.

 

Quello che non capisco ancora è il perché pensando a questo mi senta il sangue ribollire e vorrei ardentemente dare un volto a questo tizio per poi spaccargli la faccia e dirgli chiaro e tondo che si vada a cercare un altro partner!...

 

E no! Non sono mica geloso io! La gelosia non è affatto cool! Affatto!...

 

Sento i movimenti del suo braccio farsi più docili.

Finalmente ha smesso di tirare...

Ora è il mio turno di prenderla e tirarla a forza fino in infermeria, come al solito.

Sotto valanghe di insulti rivolte a Black Star e poi, successivamente, anche a me, percorriamo i corridoi e la faccio sedere sullo sgabello spingendola per le spalle un po' rudemente.

«Dammi il braccio.»

Non voglio moine, perché la conosco, e so che vuole fare la tipa forte e fiera anche se si fa qualche graffio, stando zitta e soffrendo in silenzio.

Obbedientemente me lo porge, e nello stesso momento volge il viso scocciato.

«E' solo un graffio...»

Sapevo che avrebbe detto così.

Preso il cotone e il disinfettante comincio a curarle le sbucciature.

Non sono niente di grave da curare ma colgo solo le occasioni, per stare tranquillamente da soli, in una stanza silenziosa, dandomi il senso di quiete di casa, in quei momenti di intimità a noi familiari.

Gli unici momenti in cui mi sembra di far parte di una famiglia che si possa chiamare tale.

La mano di Maka trema impercettibilmente. Questo significa che le fa davvero male.

Alla faccia del graffio! Brutta scema!

Le fascio con della garza il polso e la mano, poi passo al braccio destro su cui, oltre a svettare la spallina rossa del reggiseno, fa bella mostra di sé un alone circolare di colore viola scuro, nel punto in cui Black Star aveva dato la poderosa spallata.

Le afferro senza tante cerimonie il braccio e lo distendo, prendo della pomata e con cura gliela applico sulla pelle violacea.

Nonostante la consistenza fredda e gelatinosa della crema, sotto le mie dita sento la pelle morbida del braccio che, come a suo tempo fu quella della gamba, assomiglia all'epidermide di una pesca, vellutata e soffice.

Massaggiando, risalì il braccio.

Quella spallina se ne stava ancora li, mogia, posata sulla spalla, quasi a beffarsi del sottoscritto.

La voglia che si insinuò di sistemare finalmente quel pezzo di elastico e rimetterlo al suo posto fu incontrollabile.

Con attenzione intrappolai la spallina fra le dita e con un leggero strappo la riportai alla sua posizione originaria, sotto la canotta.

Ancora una volta vidi il volto di Maka bloccarsi in un'espressione di muta sorpresa.

Altrettanto inconsapevolmente feci scivolare la mano lungo il suo braccio.

Io la osservai veloce per poi nascondere lo sguardo altrove.

Perché questa cosa era così imbarazzante!?

Decisi di dare una spiegazione, seppur non vera, del mio gesto, per non creare incomprensioni...

«...quella cosa così buttata li, mi dava fastidio...eppoi è di quel colore...»

Rosso appunto! A chi mai doveva farlo vedere?

«Non ti piace?»

Lo domanda con una voce così colpevole...

Certo che mi piace! Ma se penso che lo devi far vedere a qualcun altro, credo che da ora in poi il bianco anti-sesso sarà il colore più bello del mondo!

«No, è che... ti stanno meglio altri colori...»

Pfff! Che bella scusa! 'Altri colori'! Ma andiamo!

«Allora la prossima volta che vado a fare shopping mi accompagni a prenderne uno del colore che vuoi tu, ok?»

Sempre quel sorriso, un po' dolce e un po' sbruffone, come se mi prendesse per il culo.

Al diavolo, maledetta! Così mi corrompi!

«Tsk... se a te va bene... ma non ti lamentare se poi non troviamo misure da retromarcia!»

Arriva, come sempre, silenzioso, e impeccabilmente doloroso il famigerato 'Maka-chop' in tutta la sua potenza.

Il dolore non affretta a farsi sentire!

«Ehi! Ma ti pare? Io ti curo e tu mi ripaghi così?»

Davvero, il suo senso del giudizio non l'ho mai capito!

Che senso ha essere così rudi se qualcuno ti da una mano?

Da davanti alla porta si gira guardandomi sorridente (maledetta!) e risponde:

«Grazie mille, Soul! Adesso so su chi contare anche per fare acquisti!»

Tsk... era davvero strana, Maka.

Prima ti uccide e poi ti ringrazia... è davvero un tipo!

Sarà per questo che è la partner più cool del mondo...

 

E soprattutto è la mia partner.


 

***
 

Angolo Autrice: Saaaalve! Come promesso, sette giorni più o meno, ecco il secondo capitolo!
Che dire... qui si spera di cominciare a far girare qualche ingranaggio amoroso ma... boh, sembra che l'olio smielato per scene dolci e amorevoli non sia più in vendita... >O<
Ok...Parliamone... questo capitolo è stato un parto, soprattutto mal riuscito... ho persino dovuto chiedere aiuto al mio Onii-san/beta per darmi una mano con l'"argomento"...
Ovviamente della sua idea credo di aver preso tutto e nulla, e quel poco rimasto l'ho stravolto! >o< (Gomenne!)
Aggiungiamoci il fatto che questo capitolo, come il primo, il terzo e il quarto, sono già stati scritti, e dovevo solo pubblicarli...
Questo implica il fatto che una volta scritto, se dopo un tot di tempo lo vado a rileggere, correggo mille e uno cose per poi accorgermi che :"Uh... ma ho fatto un nuovo capitolo o che?".
Appunto... ri-stravolgo tutto! -___-"
Quindi, pietà della mia incompetenza! >o<
Il terzo sarà, sperando bene nei giudizi, molto meglio di questo! ^_^
Un bacio a tutti e grazie ancora di aver letto! ^_-




 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 – Te 手 ***


 

CAPITOLO 3 – Te 手







Le 7,35.

Anche oggi il caldo estivo non mi da pace.

E la sveglia sembra suonare sempre prima.

O sono io che vado a letto troppo tardi.

Ma che ci posso fare, lo studio è importante certo, ma leggere un libro prende molto di più, facendoti restare sveglia, immergendoti nelle sue righe, nelle sue lettere.

Come potevo abbandonarlo all'ultimo capitolo!?

Beh...ora ne pago le conseguenze.

Gli occhi non vogliono saperne di aprirsi, e le gambe dondolano mollemente al di là del materasso.

No, proprio non ho voglia di alzarmi con questo caldo.

Però è già così tardi, e la scuola inizia tra poco!

E poi c'è quell'idiota di Soul da svegliare!

Cavoli...

«...altri cinque minuti!»

Mi butto a capofitto sul cuscino, seppellendoci il viso.

No, niente da fare. Ormai sono troppo 'mentalmente' sveglia per poter riprendere il sonno.

Maledizione!

Con pazienza, fatica e altri mille sostantivi e sinonimi, mi alzo e vado a svegliare l'idiota.

E' il suo turno oggi di fare la colazione... mica mi spreco a lavorare per lui ogni giorno!

Anche se sì, in effetti sono sfruttata per le cene, i pranzi, le pulizie e i compiti... ma almeno la colazione che la prepari lui!

Apro la porta della sua stanza.

Nessuna traccia di Blair, quale stranezza!

Ah! Quell'imbecille! Se ne sta svaccato a gambe e braccia aperte come niente fosse!

Quello scemo!

«Soul! Alzati!»

Niente, con questa voce da sonno non mi sente.

«Soooul! Eddai! Alzati!»

Ancora nulla.

«Soul! Se non ti muovi ti lascio senza colazione.»

Anche questa scusa non ha effetto.

Certo che il sonno ce l'aveva davvero pesante!

Mi avvicino e gli grido in faccia per quanto la mia voce rauca potesse.

«Soul! ALZATI!»

Emette un leggero borbottio.

Ok. Ora si arriva alle maniere forti.

Lo prendo per il polso e lo strattono gridandogli contro ancora una volta.

Niente.

L'unica cosa che ricevo in risposta è un altro mugugno e lui che volta la faccia dall'altra parte.

Questo screanzato!

Un libro! Il mio regno per un libro!(questa stanza ne è davvero poco fornita!)

Sconfitta dall'impresa titanica, mi accascio sul pavimento come il guerriero cade trafitto dalla lama nemica.

Ok, il paragone è pessimo, ma la sensazione è la stessa.

Non ho assolutamente voglia di alzarmi, il caldo sfiancante mi devitalizza ogni minuto di più, i capelli sono un disastro e le occhiaie, non oso immaginarmele.

Con un sospiro mi porto ad afferrare la mano di Soul per tirarla.

«Soul, andiamo! Svegliati!»

Niente.

Sbuffo. Era davvero insopportabile!

Guardai la mano di Soul che ancora stringevo.

La pelle del dorso è morbida e sotto di essa si vedono le arterie bluastre in rilievo.

Mi fermo a contemplarne le dita, lunghe, affusolate, proprio da pianista.

Quelle dita.

 

La prima volta che le vidi scivolavano, abili, veloci, su quella lunga distesa di galalite bianca e nera.

Il suono che si propagava da quelle dita, o meglio, dalla musica che componevano, furono capaci di toccarmi l'anima e decretare che lui, sì, proprio quel buffone, sarebbe diventato la mia arma, a tutti i costi.

Ancora oggi, quando litighiamo e io mi ricredo sulla scelta che feci qualche anno fa, ripenso sempre a quel pianoforte, a quella stanza, a quello sguardo strano, incuriosito e anche un po' triste, ma soprattutto a quelle mani, che si trasformano e si plasmano in un mezzo con cui creare e diffondere quelle note stridenti di incredibile bellezza.

Ed allora torno sui miei passi e sui miei ricordi.

 

Da quando abbiamo combattuto per il Brew, Soul suona più spesso, non lo fa di fronte ad un pubblico ma il fatto che riesca ad esternare meglio i suoi sentimenti attraverso la musica, mi fa sentire più serena.

Certe volte, a casa o a scuola, lo vedo intento a suonare immaginariamente sul tavolo o sul divano, muovendo le dita lunghe ad un ritmo veloce ed incalzante.

Quelli sono i momenti in cui Soul è più turbato e nervoso, quando ha dei problemi e non me ne vuole parlare.

Altre volte invece si mette a borbottare dei suoni, una melodia o solo qualche nota, mentre fa le faccende di casa, e solitamente finisce con un assolo air-band di chitarra, dichiarando alla fine “Lo sapevo che avrei dovuto fare il chitarrista rock!”.

Lui non sa che io, diciamo, 'spio' queste sue improvvisate.

Ma mi divertono, e soprattutto sono il segno che è felice e che qualcosa gli è andato per il verso giusto.

E se lui è felice, io lo sono di conseguenza.

 

Poiché lui è sempre così turbato quando si tratta di suonare, ogni volta che deve esprimere la sua anima in combattimento, cerco sempre di infondergli quello che provo, per non lasciarlo solo nella sua composizione magistrale, per non abbandonarlo ai fantasmi del suo passato.

 

E non è solo per questo che adoro quando suona.

Giorno dopo giorno la sua musica diventa sempre più dolce.

Non è più stonata e sghemba come la prima volta.

E questo non può che farmi piacere!

 

Ancora non ho lasciato la sua mano.

Infonde tepore.

Nel frattempo ha voltato la testa verso di me.

La sua espressione pacifica mi da un senso innaturale di quiete.

I suoi tratti di solito così duri e spigolosi, nel sonno si fanno gentili e un po' più morbidi.

Ma le sue mani rimangono sempre belle, da pianista.

Rido.

Questi pensieri non sono proprio da me, la 'algida Maka'.

 

E' vero, io non penso spesso ad una persona come Soul, preferisco pensare allo studio o ai miei libri, oppure alle persone che mi stanno intorno(che non necessariamente sono denominati 'Soul Eater Evans').

Ma è un periodo in cui spesso il volto del mio partner appare fra i turbinii della mia mente.

Non che non sia mai capitato, ma sono degli sketch che mi riportano ad eventi che hanno un significato diverso, che ora vedo più profondamente.

Ad esempio mi viene in mente spesso quella volta che il Kishin era appena stato liberato e che noi, io e Soul, siamo stati sbalzati e lasciati cadere.

Lui in quell'occasione, ma anche in altre, mi aveva protetto con il suo stesso corpo, tenendomi stretta a sé, senza lasciarmi.

Ricordando ora questo fatto, o tanti altri simili, non riesco più a guardarlo nello stesso modo di una volta.

Adesso quel gesto ha un qualcosa in più che non so spiegare.

 

Ci ho pensato, recentemente.

Qualsiasi gesto strano che io o Soul facciamo ci lascia in una situazione diversa, distante, come se quel gesto fosse stato qualcosa di troppo azzardato.

Dà dei nuovi connotati al nostro rapporto, ma ancora non capisco di che natura siano.

Per esempio ricordo quando il mese scorso avevo fatto cadere Soul facendolo girare all'impazzata su sé stesso. Era stato davvero divertente ma quando si rialzò me lo trovai appigliato alla gamba, e questa è una cosa che può capitare, ma quell'indugio che ho visto nella sua espressione vacua e nel gesto della sua mano mi hanno fatto pensare “Soul, che sta succedendo?”.

Non era propriamente da lui.

E non era propriamente da me sentire il sangue salire alle gote.

No no! Non erano le solite guance rosse e gonfie di quando mi prendeva (e prende) in giro per il fatto che sono piatta, con le gambe grosse e tutto il resto, no.

E' stata una sensazione leggermente diversa, era imbarazzo, perché mi aveva toccato! La stessa sensazione l'ho sentita nuovamente quando, in infermeria, mi ha sfiorato il braccio con le dita.

Ok, forse sembrerà stupido, ma nel suo volto c'era di nuovo quell'espressione vacua, come se fosse perso nei meandri della sua mente. Può capitare, certo, ma non a Soul, non in quel modo, almeno.

Quando si ferma a riflettere ha sempre un espressione corrucciata, quasi si stesse sforzando nel suo ragionamento, ma lì, in quei momenti, sembrava perso e i suoi occhi assumevano quella tonalità triste, decisamente non da lui.

Anche ora, tenere stretta la sua mano così, in questa strana intimità, mi rende un po' tesa, forse ansiosa, e decisamente imbarazzata, ma continuo a tenerla nella mia appropriandomi del suo piacevole tepore.

 

Soul mugugna qualcosa, strizza gli occhi e li apre lentamente.

La sua mano ancora nella mia.

Ok, ora la situazione era decisamente imbarazzante!

Comincio a scuotere leggermente la mano.

«Ehi Soul! Svegliati su! Dobbiamo andare a scuola!»

Glielo dico con un sorriso e un tono di voce davvero troppo mellifluo.

Mi alzo e mi dirigo fuori dalla stanza, continuando a sorridere come una scema.

Prima di andare in cucina mi fermo sullo stipite della porta e gli dico:

«Ah! Non ti preoccupare, per questa mattina faccio un eccezione. Preparo io la colazione. Tu pensa solo a vestirti, stupido di un Soul!»

«Maka...»

«...si?»

«Oggi è Domenica.»




 

***


Angolo Autrice: Salve a tutti! Dunque, che dire? Sorpresi del cambio di point of view? Sperei di no! ^_^
Questo capitoletto non è molto lungo ma è forse l'unico che mi ha davvero soddisfatto in pieno fino ad ora...
Beh, diciamo che da come sto strutturando questa raccolta, di tempo per Soul e Maka, da quando sono partner e vivono sotto lo stesso tetto, ne è passato abbastanza...
Non rivolgo questa storia ai personaggi che hanno l'età di inizio manga, poichè certi pensieri li ritengo un pò più profondi, ma più verso gli ultimi capitoli... (parlando dell'uscita giapponese) dove Ohkubo-sama li ha resi decisamente più adolescenti e meno bambini.
Parlando della cosiddetta "profondità" dei pensieri... non ritengo giusto scrivere per filo e per segno ogni cosa passi per la testa (mia) di un personaggio, cerco di dare poche tracce direttive per poi lasciare al lettore una propria immaginazione delle scene, dei sentimenti, ecc...
Insomma, io cerco (come dico sempre) di mettercela tutta (anche se forse non sembra... >o<) e anche perchè ritengo che le idee uscite spontanee e quelle che si lasciano liberamente scrivere senza intoppi siano le migliori... e le trovo più facili da scrivere e, quindi, da leggere. ^_^
Spero dunque che anche questo (sclero) capitolo vi sia piaciuto! ^^
Per il prossimo spero di non avere troppi ritardi... (preparazione in atto per il Lucca Comics...), se farò anche solo 24 ore più tardi, avete l'autorizzazione a picchiarmi!
Essendo una sfida con me stessa ad affrontare una nuova long, spererei di non deludere solo per la tempistica! (già che ben deludo in altro! >///<)
Un bacione a tutti, e grazie per le splendide recensioni!
Aspetto commenti e consigli! ^_^

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 – Mune 胸 ***


CAPITOLO 4 – Mune





 

L'estate stava volgendo al termine.

A differenza di quello che si pensa, in Nevada l'estate dura un po' più a lungo del normale. In poche parole, a Settembre faceva ancora un caldo davvero esagerato!

Pantaloncini corti e canottiere erano assolutamente d'obbligo, litri di acqua fredda e un ventilatore scassato di prima generazione tremendamente necessari.

Le vacanze, purtroppo, stavano per concludersi, ma il caldo del deserto non ti lasciava in pace neppure alla fine di Agosto!

Con l'estate torrida, e la scarsa volontà di fare una qualsivoglia azione, sembrava che anche la lista di Shinigami-sama si fosse ridotta considerevolmente.

Magari anche i cattivi si riposavano d'estate?

Io credo di essere arrivata al sesto giorno di fila senza mai fare nulla che comprendesse il troppo lavoro motorio.

L'unica corsa, sempre se si possa chiamare così una camminata mattutina alle undici e mezza, era con l'unico scopo di accaparrarsi il divano per primo.

Ma sia per chi arrivava prima e sia per chi dopo, il divano diventava la nuova fauna ambientale, luogo paradisiaco illuminato dalla saggezza dei cuscini, della pacifica azione ordinatrice del ventilatore e dalla ricchezza spirituale dei ghiaccioli alla fragola.

Soul sembrava d'accordo su ogni cosa... tranne che sui ghiaccioli.

A lui piacciono alla menta.

Era diventata una cosa talmente abituale che quando uno faceva qualcosa la faceva per due: prendere due ghiaccioli, accendere il ventilatore per il bene di entrambi, sistemare le pieghe del copri-divano prima di sedervisici comodamente, avvicinare il tavolino per lasciarci le gambe a penzoloni, la testa rivoltata sullo schienale e le braccia abbandonate tra i solchi fatti dal troppo oziare.

In questi ultimi giorni è capitato molto spesso ad entrambi di uscire dal bagno in intimo oppure reggendo a forza l'asciugamano, perché sì, anche quelli facevano dannatamente caldo, e altrettanto spesso ci scambiavamo sguardi straniti oppure piccole risate su come ci comportassimo pietosamente.

Eravamo la coppia meister-weapon più forte della Shibusen, prima dell'arrivo dell'estate... estate che ci ha distrutto l'autostima, la forza mentale e quella fisica.

Per l'appunto, eravamo. Adesso è tutto così confuso ed etereo, come la strada sfocata sotto il sole di mezzogiorno.

Sconfiggere un nemico?

Raccogliere un anima?

No grazie, non fa per me...

Non fa davvero per noi in questa assurda situazione.

Non più meister Maka e weapon Soul.

Solamente Maka, la svogliata, e Soul, lo svogliato al quadrato.

In una parola: patetici.

Decisamente e tristemente patetici.

Ma non per questo l'ozio finiva.

Tutt'ora, sul divano, a gambe aperte e mollemente lasciate penzolare dal bordo del cuscino, sto cercando la voglia di alzarmi per andare a prendere il solito ghiacciolo alla fragola delle tre del pomeriggio, accompagnata da un grugnito decisamente animalesco di Soul con il quale richiede il mio aiuto nel portargliene uno alla menta.

Con un cenno, mi appresto a svolgere il movimento più duro della giornata: dare un colpo di reni, tutto d'un fiato, per alzarsi dal divano e arrivare in poco tempo al frigo in cui è custodito il gustoso cibo degli dei.

Tornata al divano, trionfante nel mio sorriso spontaneo per l'appena conclusa impresa eroica, porgo il tronchetto verde a Soul e lo scartiamo in un movimento lento e calcolato, quasi a non dover spendere per esso più delle energie necessarie.

 

Capitava però, di tanto in tanto, che un qualche briciolo di energia ritornasse magicamente, soltanto per un'azione istantanea.

L'esempio più eclatante fu proprio quel pomeriggio.

Mangiavamo il ghiacciolo come sempre...con dovizia e lentezza leccavamo il pezzo di ghiaccio prima di addentarlo fatalmente.

Come è successo a tanti, e a moltissimi ancora capita, la fine del ghiacciolo diventa sempre una scommessa imprevedibile: quel pezzo che c'è attaccato allo stecchetto cadrà ed andrà perduto, cadrà ma verrà recuperato, o riuscirò ad addentarlo in tempo?

Credo che quel giorno, a Soul, servirono pochi secondi per capire che il freddo che sentiva non era causato da un calo improvviso delle temperature.

 

Data la genuinità della cosa, oramai mi ero abituata a vedere Soul girare per casa con solo un paio di pantaloncini da basket neri.

Era inoltre molto frequente vederlo in atteggiamenti davvero poco consoni con il ventilatore, soprattutto quando ci si piazzava davanti e apriva i buchi per le gambe dei pantaloni e vi faceva entrare l'aria fredda.

Quindi, ritrovarmelo di fronte o seduto affianco ogni giorno mezzo nudo o quasi, era diventato talmente normale che se l'avessi visto vestito non l'avrei più riconosciuto.

Ma quel giorno, credo sarebbe stato meglio se solo avesse avuto almeno una canottiera.

 

Alla domanda di prima rispondo sì, quel maledetto pezzo finale del ghiacciolo di Soul è caduto miseramente dallo stecchetto ed ora, beffardamente, scendeva attraverso il busto scoperto del mio indecente coinquilino.

Ciò che mi sorprese fu il mio stesso sguardo che rimase incantato e imbambolato a fissare come quel piccolo pezzettino di ghiaccio si stesse lentamente sciogliendo passando sulla pelle diafana e calda dei pettorali, e poi giù, lungo le leggere collinette degli addominali, in un percorso gelido e verdognolo.

Era più o meno grande come una noce quando lo afferrai, quell'ultimo, dannato pezzo di ghiaccio.

Velocemente me lo misi in bocca e lo mangiai.

Il gusto di menta mi riempì la bocca.

Dall'altra parte, Soul, mi stava osservando, boccheggiando e con un'espressione a dir poco sconvolta.

L'interpretazione poteva essere della più varia, ma decretai quell'espressione come la simbolizzazione della frase : “Come diamine ti sei permessa di mangiare il mio ultimo, e dico, ultimo pezzo di ghiacciolo?”, più qualche altra volgarità.

Mi sbagliai, ma solo di poco.

In uno scatto Soul aveva addentato parte di quello che era rimasto del mio ghiacciolo alla fragola.

E non soddisfatto mi guardava, dal basso in alto, puntandomi addosso i rubini che aveva per occhi, in un modo stranamente minaccioso, ma dall'altra terribilmente attraente...(oddio, l'ho detto sul serio?).

Ora sì che ero io quella con l'espressione da rimbecillita.

«Ma... hai mangiato il mio ghiacciolo! A te non piace quello alla fragola!»

«Tu hai preso il mio ultimo, e dico, ultimo pezzo senza neppure chiedermelo! Eppoi non era a te che non piaceva la menta?»

Mi sbagliai davvero solo di poco!

«Non è affatto vero! Si da il caso, inoltre, che il tuo ultimo pezzo si stava sciogliendo.»

«Che ci vuoi fare? Sono talmente cool che anche il ghiacciolo si scioglie al guardarmi!»

Nel mentre del suo sproloquio continuava a guardarmi con quello sguardo intrigante, un po' offeso, e si indicava con il dito per sottolineare la sua figura 'troppo cool'.

Sbuffai. Era davvero un grandissimo idiota!

 

 けさから

 まだ景色

 

Non credevo che in tutto questo tempo passato assieme io sarei mai riuscita a dimenticare. Lei era lì, ed ora, più che mai, faceva svettare le sue creste chiare e le sue grinzose colline di pelle.

No, non credo che avrei mai dimenticato, ma da molto non la notavo, o semplicemente la dimenticavo per un po'.

Ma lei tornava sempre, e adesso si mostrava in tutta la sua freddezza.

 

 このみをじたいの

 えて

 

Continuai a guardarla, a guardarlo, a guardare Soul che attimo dopo attimo si accorgeva che lo fissavo. Che la stavo fissando.

«Ti fa...ancora male?»

La domanda sorge sempre.

Sempre la stessa.

Sempre la stessa risposta.

«A volte da un po' fastidio. Ma non ti devi preoccupare.»

Lo disse, come sempre, in modo gentile, ma il suo sguardo si era incupito tutto d'un tratto.

Spesso accadeva, in questi momenti, che la fissavo ancora più intensamente, per scoprirne la superficie, le rientranze, i piccoli dossi e le lacune.

Un po' meno frequentemente arrivavo a toccare con mano quello che era oggetto del mio sguardo.

Ma successe. Questa volta mi sbilanciai nel toccarla.

Con molta lentezza e devozione, la sfiorai, e tracciai, vicino alla spalla sinistra, la prima croce di pelle anomala, liscia e biancastra.

 

Un brivido mi percorse dalle dita fin su tutta la schiena.

 

 貴方れたしい

 していたちて

 

Poi scesi, pian piano, verso tutta la lunghezza della cicatrice.

Adorante, nel mio viaggio attraverso il colore candido di quella pelle lucida, passavo con il dito tra colline spianate e piccole valli rosate.

Sotto il tocco delle altre dita, i muscoli allenati si lasciavano sfiorare e delineare.

I pettorali si alzavano e abbassavano al ritmo del respiro velocizzato.

Gli addominali si indurivano alla percezione del tocco estraneo sulla pelle.

 

 たいにやっとしたびら

 

E poi leggeri, si alzano sull'epidermide, i peli chiari che tirano la pelle e la fanno sussultare.

Di solito, solo se si ha sensazione di freddo ci spunta la 'pelle d'oca'.

Ma... non c'era più il pezzo di ghiacciolo freddo, non erano neppure precipitate le temperature... allora perché Soul avrebbe dovuto avere freddo?

 

 けさからまれ

まだぬくもりもらず

 

Non mi fermai, affamata della sensazione inusuale che mi recava il tocco di quella cicatrice.

Non più simbolo di debolezza.

Non più simbolo di rimorso.

Era una parte di Soul, la quale racchiudeva anche qualcosa di me.

Arrivai lenta alla fine del lungo taglio obliquo.

Realizzai che l'elastico dei pantaloncini era qualche centimetro più in giù.

Sussultai.

Avvampai.

 

Ormai Soul lo sapeva da anni. L'avevo affrontata e l'avevo anche accettata.

Ma ora era diventata per me una fonte inestimabile di interesse e curiosità.

Che sensazioni provava quando toccava quella lunga cicatrice?

La sente fredda sotto le dita? Ha calore?

Che effetto gli faceva quando io, con dovizia, passavo le dita sul quella pelle?

È forse per questo che trema?

È per questo che sente freddo?

 

 

«Maka...»

 

Mi rabbuio dalle mie continue e solite domande.

Mi aveva afferrato il polso con la mano, tenendolo fermamente.

Il mio nome è stato pronunciato con una tonalità scura e profonda.

Alzo di scatto il viso ad incontrare il suo.

Credo di non sbagliare se quello che vedo nei suoi occhi è uno sguardo diverso.

Acquoso.

 

その

 

Non credo neppure di sbagliare quando dico che le sue guance sono di un colore decisamente più purpureo.

Imbarazzo.

 

くちづけで

 

D'un tratto lo vedo avvicinarsi, lentamente, incatenandomi con il rosso sanguigno dei suoi occhi, verso il mio volto, verso di me.

 

 したさい

 

 

Di sicuro mi avrebbe fatto una sfuriata epocale.

Battei subito la ritirata per evitare le solite incomprensioni.

«Scusa... l'ho, ehm... fatto di nuovo.»

La voce uscì strana dalla gola. Sorrido con circospezione.

Risatina quasi isterica.

E sapevo che a lui queste cose, che rivangavano il passato e il dolore, le odiava.

Il suo sguardo tornò normale, forse un po' più arrabbiato.

Mi lasciò il polso delicatamente e in uno slancio si alzò dal divano sbuffando sonoramente. Lo guardai andare via, senza capire.

«Vado a farmi una doccia...»

Un tono decisamente incolore.

«Ancora? Ma se l'hai fatta tre ore fa!»

Stranamente, non volevo che se ne andasse via così, come sempre, con quello sguardo quasi afflitto e le frasi di commiato.

«Vuoi che me ne resti per tutta la giornata con questa riga verde appiccicaticcia?»

Indica la scia gelida e verdognola attraverso il corpo. Ne seguo la traccia.

«Non se ne parla neanche!»

Aggiunge, gesticolando come faceva quando si mostrava indisponente a certi argomenti.

Poi si blocca, mette un braccio sul fianco e con l'altro comincia a indicare sulla pelle il percorso del ghiacciolo.

Lo sguardo decisamente provocatorio e tentatore (Dio... ma solo a me fa questi sguardi?).

«O magari vuoi favorire

Un sorriso malvagio.

 

E questa come cavolo gli era uscita?

 

 

 Immaginazione.

けさから

Sento il calore avvampare sulle guance.
No. Questo era decisamente imbarazzante.

まだ夜明けへ

 

 

 

Scatto felino.

Vedo il volto di Soul deformarsi in un misto tra paura e aspettativa.

Pochi attimi dopo il cuscino calò dolorosamente sulla sua testa.

Così impara a farmi imbarazzare con quelle frasi da porco volgare!

«Ehi! Ma ti pare?! Questi cosi fanno dannatamente male! Cazzo!»

«Smettila di lamentarti, super deficiente! E ora vatti a lavare!»

Mi restituì il cuscino al volo, lanciando con esso anche lo stesso sguardo di prima.

Serio, provocatorio, tentatore.

 

 ただいをえたいの

 えて



 

***
 

Quel giorno mi accorsi, per la prima volta, che le cose stavano irrimediabilmente cambiando.

 

Per me e per lui.

 








 

***
 

Angolo Autrice: Saaalve! Ebbene... preparate tizzoni ardenti, lance, forche, spade, tridenti, mazze chiodate, falci, qualsiasi arma va benissimo perchè lo so... questo capitolo è un disastro e sono in un ritardo oltremodo osceno...!
Però... (ci sta anche il però...) io avvisai a suo tempo che non sarei riuscita ad aggiornare...colpa del Lucca Comics che mi ha portato via tempo... (beh, ovvio!) e anche un computer (per meglio dire il mio!) e la connessione internet! 
Quindi vi prego, prima di fucilarmi, mutilarmi, prendere la mia anima e quant'altro... lasciate che porga le mie scuse più sentite! v__v
E' davvero un enorme rammarico! -__-"
Beh... per quanto rigurda il capitolo... no non ne sono affatto soddisfatta... affatto!
Ogni tanto sgarro scadendo (o solamente tendendo...) nelle song fic, e tutto va a farsi benedire... -_-
Ora, bypassiamo il fatto che facendo lingue orientali non mi è più possibile vedere una canzone scritta in romaji (davvero, anche scrivere il titolo a volte il mio orgoglio da orientalista viene meno...), il testo della canzone è di "Kizuato" (*brivido di freddo...*) in kanji 傷跡, delle mie amate, amatissime Kalafina, e, quasi per non dire appunto, significa 'cicatrice'.
Or ora... voi tutti penserete "Ahhh! Ecco perchè ci ha intrigato questa canzone!"...
Diciamo non solo per quello... Il motivo principale è perchè mi piace un cifro! (parlo come Mefisto di AF... *si nasconde*)
Detto ciò... ci rivediamo al prossimo capitolo, sperando con questo di non aver demoralizzato tutti i lettori gentilissimi.
Un bacione a tutti voi!


 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 – Kami 髪 ***


CAPITOLO 5 – Kami

 



 

«Blair!»

E uno.

«Blaaaair!»

E ancora...

«Blaaaaar!!!»

Un'altra volta...

«BLAIR!!!»

 

Ok, va bene! Potevo usare qualsiasi, e dico, qualsiasi mezzo possibile per tappare quella vocina isterica che da cinque minuti gridava il nome di quell'altra idiota di una gatta.

Sul serio, una volta, solo un'altra volta e le facevo pentire di poter parlare!

 

Giro canale.

 

Eccola che arrivava, infuriata, con l'asciugamano arrotolato in testa come un turbante.

Che poco cool!

Mise le mani ai fianchi, lo sguardo minaccioso.

«SOUL!»

Grida.

«Sì, sì...lo so qual'è il mio nome, ed è anche incredibilmente cool, ma la vuoi piantare di starnazzare!?»

«SOUL!!!»

Mmmm---!!! Non sapevo che avrei dato pur di farla tacere per sempre!

«Che c'è?!!!»

«Hai visto Blair?»

La gatta! Ora andava in cerca della gatta, lei!

E per un gatto voleva uccidere il mio finissimo udito.

Sciagurata!

«E' sotto al tavolo in cucina...»

Ad ampie falcate, le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti si dirige nella stanza accanto.

«Blair!»

Di nuovo!

«Guarda cos'hai fatto! Guarda! E adesso? Come faccio io ad uscire di casa conciata così? Ma l'hai visto il colore? Eh? L'hai visto?»

«E'... v-v-v-vi-viola?»

«Esatto!»

Tsk... litigi tra donne... lasciamo pure che si prendano per i capelli!

«Adesso vedi di rimediare al tuo... Ehi! Aspetta! Dove... dove vai? Torna qui!»

Come un inseguimento tra cane e gatto (in questo caso calzava a pennello) Blair uscì dalla cucina correndo guadagnandosi l'uscita in pochi secondi, sbattendo la porta, ridendo allegramente.

In tutto questo frastuono almeno qualcuno si divertiva!

Maka arrivò che Blair era già sparita, probabilmente dal condominio, a gambe levate, e cominciò a sbattere con forza la testa sullo stipite d'ingresso, quasi a volersi fracassare il cervello.

Sarebbe stato divertente da vedere, se non che lo stava facendo con un po' troppo trasporto.

Le corsi incontro bloccandola per le spalle, girandola verso di me.

Aveva uno sguardo a dir poco animalesco.

Sì, era decisamente incazzata questa volta.

«Maka... smettila di triturati la testa. Non ci tengo ad avere una partner senza cervella. Non sarebbe affatto cool!»

«Cool, cool, sempre con questo “cool”!... A te non te ne frega niente se agli altri, per una volta, interessa il proprio aspetto! Sai che ti dico? Vedi di rivedere le tue priorità!»

Fa per andarsene.

La blocco per un polso.

Eh no, cara mia, ora hai tirato il sasso, non ritirare la mano.

«Ehi ehi! Chi ha detto che a me non interessa degli altri? Se non me ne fregasse nulla non sarei qui a domandarti che ti prende! Ok, sei incazzata perché Blair ti ha fatto qualcosa... ma non sarà mica così grave da...»

In quel frangente si prese l'asciugamano e lo tolse con un gesto rivelando i capelli, decisamente “coloriti”...

Erano del suo solito colore, biondo cenere, ma con ciocche viola scuro, dello stesso colore di quelli della gatta ninfomane.

Oh beh... era abbastanza grave!

Non potei trattenere una risata spontanea, cercai in tutti i modi di bloccarla, emettendo uno sbuffo molto sonoro.

«Ecco, appunto...»

I suoi occhi diventarono tristi e rabbiosi in pochi attimi.

Con uno strappo si è liberata dalla mia presa.

Gira i tacchi e se ne va verso la sua stanza.

«Non avrai intenzione di restare a casa spero...»

Si gira e mi risponde con uno sguardo che conteneva in sé la risposta chiara “SI” e un vistoso pacchetto di insulti gratuiti, tra cui il classico “idiota” o “super deficiente”.

«A me piacciono così.»

«Pff... inventatene una migliore.»

Ora fa pure del sarcasmo?

«Guarda che non ti sto prendendo per il culo!»

«E io non voglio la tua compassione, ok? Semmai ho bisogno di una tinta...»

«Ora non esagerare, di sicuro andrà via entro...»

«Quando? Domani? Dopodomani? Tra un mese? Tra un anno forse?»

«Io pensavo a quando avrai novant'anni, ma forse a cinquanta saranno già bianchi, secchiona come sei!»

Di nuovo, un libro mi arrivò dritto dritto in faccia.

Stavolta deve avermi frantumato tutto il setto nasale.

«Porc... ma sei impazzita? Fa male cazzo!»

«Così impari, stupido idiota!»

Le guance le si imporporano per la rabbia.

«Ma io volevo solo farti un complimento.»

Ammisi, ridendo di gusto, tra il dolore e il diletto.

«Beh, non sei affatto carino! Io volevo solo uscire di casa per andare alla festa di Kid, e guarda qui! Viola! No, dico... viola!»

«E io ti ripeto che a me piacciono...insomma, sono... “stravaganti”.»

Alzò le sopracciglia e incurvò leggermente le labbra.

Faccia interrogativa.

«Non vuol dire che ti facciano sembrare una scema, a quello ci pensi già da sola, ma...»

«Soul!»

«Ti ripeto che lo so il mio nome. Comunque quei capelli...»

«Soul!!!»

«Insomma, quello che voglio dire è... se a te va bene te li posso sistemare io...»

«Facendomi una tinta?»

«...no. Ti va se te li sistemo in modo che si vedano il meno possibile?»

Ok. Se la situazione era stramba, adesso lo era ancora di più...

Io! Che sistemo i capelli ad una ragazza?

Mi stavo mangiando le mani da solo!

«Tu sai fare delle acconciature?»

Stessa faccia interrogativa.

«Ehm... in realtà no ma...se vuoi ci posso provare.»

«Ok. Tanto ormai il danno è fatto.»

Che positività!

«Non è che potresti anche asciugarmeli? Sai... mi fa una strana sensazione vederli così...»

«Colorati?»

«Diversi!»

Arrossisce.

Davvero, adesso qualsiasi espressione faccia sembra sempre, diciamo... carina?

Risi dei miei pensieri.

No, pensare queste cose non è affatto cool, ma lei è comunque carina, quando la faccio incazzare!

 

Pian piano ci avvicinammo alla sua stanza dalla quale prese una sedia e la portò in bagno.

Ci si sedette come una bambina fa quando va dal parrucchiere, agitando le gambe sotto la sedia e sorridendo verso lo specchio.

Mi posizionai dietro la sedia, prendendo in mano spazzola e asciugacapelli.

E quindi?

«Inizi?»

Se sapessi come fare?

«Va bene... ma per questo dovrai prepararmi la colazione per un mese...»

«Cosa? Ma se ti sei offerto tu di sistemarmeli...»

Mi avvicinai al suo orecchio.

«Sì, ma non di asciugarteli!»

Vidi comparirle sul suo volto delle leggere striature rossastre.

Si imbarazzava per così poco?

Sorrisi.

Con un fermaglio mi separai alla bene e meglio i capelli di quell'insolito colore.

Erano davvero assurdi, ma a lei conferivano una luce diversa, forse un po' meno bambina.

Non è affatto cool il modo in cui si era ritrovata quei capelli, ma l'accostamento non era affatto male!

Stranamente, le donava, molto più di quello che io stesso volessi ammettere.

«Toglimi una curiosità...»

Mugugna un 'sì'.

«Come diamine hai fatto a farli diventare così?»

«Beh... Avevo finito il mio shampoo così l'ho chiesto in prestito a Blair... L'unico problema è che si è dimenticata di dirmi che quello lo usa per tingersi i capelli! Quella maledetta...»

Accesi l'asciugacapelli e cominciai, in modo assolutamente goffo, ad asciugarle le prime ciocche.

Dal vapore dell'acqua di cui erano zuppe uscì un tenue profumo di pesca.

Ne presi una e me la avvicinai per inspirare quanto più potevo quel profumo.

Pensai mi avesse annebbiato i sensi per una manciata di secondi.

«Ha un buon profumo però. Cos'è? Pesca?»

«In realtà è albicocca, almeno di quello sono sicura! La prossima volta se rimango senza userò il tuo.»

«Il mio? Perché scusa? Vattelo a comprare!»

«I negozi non sono mica aperti alle nove di sera! E poi il tuo sa di latte alle mandorle, è così buono quel profumo che lo annuserei per tutto il...»

Mentre mi parlava si era girata, guardandomi fisso negli occhi, sorridendomi.

Ci misi poco a fare 'due più due'.

Come la volevi finire quella frase? Con la parola “tempo”, forse?

Si bloccò tutto d'un colpo, arrossendo vistosamente.

Mi aveva rivelato qualcosa che probabilmente non avrei dovuto sapere.

Alla velocità della luce si rigirò, mostrandomi ancora i capelli striati che necessitavano di essere asciugati.

«...su!... Ehm... continua il tuo lavoro, o la colazione non la vedi neanche domani...»

Bugiarda.

Sorrisi ancora.

Queste sue 'uscite' da imbarazzo erano davvero divertenti!

«Agli ordini, my lady!»

Se l'avessi detto per scherzo si sarebbe messa a ridere sulla futilità della frase, ma stavolta la vidi sussultare, veloce, mentre io mi rendevo sempre più conto che, quello che avevo detto, l'avevo detto seriamente.

Finì di asciugarle i capelli.

Avevano preso un colorito decisamente più tenue di quanto pensassi.

Il biondo cenere sembrava bianco in contrasto con il viola, il quale era diventato di una tonalità malva scura.

Beh, per sua fortuna, si sarebbe notato di meno.

«Hai visto? Comincia già ad andare via.»

«Miracolo!... Ora però devi sistemarmeli, altrimenti così sembra che mi sia pasticciata in testa coi pennarelli...»

Sistemarli.

Eh... bel problema!

L'unica cosa che sapevo fare era...

«Ti va bene se faccio una treccia?»

Si era rigirata guardandomi sbalordita.

Che c'è? Mai visto un ragazzo che sa fare le trecce?

Improvvisamente mi sorrise, facendo cenno di 'sì' con la testa.

Non potevo che sorriderle di rimando.

Partendo dall'alto divido tre ciocche di quei stranissimi capelli.

Morbidi.

Era come toccare dei fili di seta, morbidi e lisci.

Ci avrei passato ore a giocare con quei capelli, quasi come una bambina fa con le sue bambole.

O come un ragazzo fa con i capelli di una ragazza...

Venni distratto da Maka che puntando un dito sui capelli frontali aveva detto:

«Ricordati di mettermi delle forcine per la frangia, da sola non sta da nessuna parte! E mi raccomando, fai la treccia più simmetrica possibile! Non voglio avere Kid tutta la serata che mi fissa perché ho ciuffi fuori posto!»

«Come siamo esigenti!»

Dallo specchio di fronte la vedo tirare fuori la lingua e strizzare l'occhio sinistro.

Si prende pure gioco del sottoscritto!

Iniziai il mio lavoro magistrale (più o meno) armeggiando con quei fili come se avessi paura di romperli.

Per tutto il tempo sentì su di me lo sguardo indagatore di Maka.

O forse era solo una mia sensazione.

Finì stringendo le ultime ciocche con l'elastico e appuntando due forcine per fermare quelle della frangia.

Diciamo che fui abbastanza fiero della mia opera.

Lo sapevo che avrei dovuto fare il parrucchiere!

 




 

***






 

Con una certa fatica trovai la toppa della chiave.

Oh beh, era piuttosto normale che tornassi a casa in questi stati decisamente poco cool...

Ma si sa, la birra è buona, e il vino è la bevanda degli dei, non si può rifiutare tutto il ben di Dio offerto dal generoso figlio di Shinigami-sama, Death The Kid.

Anche perché rifiutare sarebbe scortese, bere poco un insulto, e bere troppo... beh, mi riduceva sempre in questo modo!

Maka, al mio seguito, non era in condizioni così diverse.

Diciamo che lei preferisce la vodka alla birra.

Per il vino nessun rimpianto.

Ci catapultammo dentro, accendendo a tentoni la luce del salotto.

Maka mollò la borsa e la giacca sul divano, io feci altrettanto.

Corse in camera a cambiarsi il vestito, dato che per tutta la sera si lamentava di avere una gabbia al posto del tubino che aveva indossato.

Quella sera non si era, decisamente, risparmiata in quanto ad aspetto: i capelli acconciati, un tubino smanicato blu scuro, scarpe basse... persino un filo di trucco!

Credevo di aver accompagnato un'altra persona alla festa ma, in quel momento vedendo i soliti comportamenti 'traballanti' da ubriachi, la riconobbi come Maka in tutto e per tutto.

Però quel tubino...

Fasciava alla perfezione i fianchi e, anche se è da maniaco dirlo, pure il sedere.

Delle tette non ne parliamo!...

Ma deve aver comprato un bel reggiseno perché 'pareva' (solo 'pareva') che avesse un qualcosa in più del solito.

Nel completo, ispirava decisamente!

E non lo pensai perché ero ubriaco... ok, magari forse qualcosina (quella sulle tette), ma per il resto era tutto vero.

Dio solo sa quanti brividi per aiutarla a scendere e salire dalla moto.

E toccare i fianchi, e sfiorare le gambe, e poi il profumo, e poi, e,...

Cavolo.

Stavo impazzendo.

Per tutta la serata non avevo fatto altro che guardarla.

Mentre parlava, mentre si toccava distrattamente i capelli, e quando si voltava a guardarmi sentivo lo stomaco rigirarsi.

Poi mi sorrideva sempre con quel suo modo affabile.

Diamine!

Mi passai una mano sulla faccia, cercando di detergere così quelle immagini davvero poco caste che il mio cervello stava formulando a causa della sbronza (ma anche se non era colpa sua non importava).

Una vampata di caldo mi percorse, aprì la camicia viola a righe che avevo indossato lasciando che un po' del fresco della sera desse pace alla pelle in fiamme.

Poco dopo si ripresentò Maka con il suo pigiama da notte, che per fortuna non erano più delle vestaglie lilla assolutamente non-cool ma un completo di pantaloncini e maglia maniche corte.

Le feci segno di sedersi sul divano vicino a me.

Avevamo passato la maggior parte dell'estate su quel divano ed ora che l'autunno era iniziato la cosa mi metteva una certa nostalgia.

Barcollando leggermente arrivò a sedersi con poca grazia (se non nulla) sul divano.

Voltò il capo all'indietro, coi capelli ancora costretti dalla treccia, andando a sbattere sul mio braccio disteso lungo il bordo dello schienale.

Continuai a seguire i suoi movimenti fino a quando non mi scivolò addosso, passando la testa dal braccio, alla spalla, fino alla gamba destra.

Il profumo di albicocca riempì tutto il mio campo olfattivo.

Mi sembrava di essermi preso un'altra sbronza.

La situazione era, diciamo, piuttosto normale, ma avevo un caldo addosso che avrei voluto andare coi pinguini ad abitare al Polo Sud, nudo, per sentirmi meglio!

«Maka... sarebbe meglio se andassi a letto.»

Esortarla magari la invogliava a staccarsi sa lì.

Mugugna qualcosa di indefinito.

«Lo dico per il tuo bene... dormire così non è il massimo.»

Altro mugugno.

«Mmh... lasciami un po' qui...ti sto dando così fastidio?»

Fastidio?

No, assolutamente no ma, se non volevi che facessi degli errori, magari i più grossi della mia vita, potevi almeno togliere la mano che avevi appoggiato sulla mia gamba?

Volti lo sguardo verso di me, con gli occhi socchiusi per il sonno.

Perché mi sembrava così indifesa?

«Mi potresti sciogliere la treccia? Mi sta tirando da tutte le parti...»

«Distruggere la mia opera? Come minimo dovresti tenertela per una settimana!»

Mi sorrise sorniona per poi rigirarsi.

Sì, era dannatamente carina quella sera, ora non avevo più dubbi, anche se era uno dei pensieri meno cool della mia vita!

Le presi l'elastico che si fece levare con facilità dalle dita.

Piano, cominciai a sciogliere l'intreccio che avevo creato per nascondere quelle vistose ciocche color malva.

Risi sotto voce.

Sarebbe stata felice di vedere che di quelle striature rimaneva solo un pallido alone.

Ma questo non avrebbe comunque salvato la gatta malefica dal mattatoio.

Risi un po' più forte.

Per una volta tanto non rincorreva me con un libro sottomano!

Slegai l'ultima parte con un gesto.

Non resistetti dall'affondare le dita tra la morbidezza di quei fili setosi e profumati.

Con la mano li pettinai, sfacendo i nodi creati dalla treccia, me li passai tra le dita, giocando.

Stetti un tempo infinito ad accarezzarli mentre lei dormiva pacificamente.

Era una cosa altamente rilassante.

Però...Uff! Anche stasera avrei dovuto riportare quel suo culo enorme fino al suo letto!

Lentamente, ma con gesti misurati che ormai facevo da tempo immemore, la feci tornare cosciente il tempo di passarmi le sue braccia sul collo e sollevarla prendendole le gambe e i fianchi.

Mai come quella sera, sotto gli effetti devastanti dell'alcool, riuscii a provare tanto piacere nell'avere il corpo di Maka così vicino al mio, totalmente abbandonato alle mie cure.

Il suo respiro lento sul collo mi stava facendo diventare matto, e il cuore stava martellando freneticamente nella cassa toracica. A momenti sarei morto d'infarto.

Arrivati nella sua stanza la adagiai piano sul letto, la coprii con il lenzuolo rimboccandoglielo fino alle spalle.

Mi abbassai ad osservare il viso cheto e rilassato.

Sembrava una bambola un po' cresciuta, ma di uguale bellezza.

Guardai le labbra socchiuse.

Inconsciamente mi stavo avvicinando, magari anche un po' troppo.

Le volevo. Cavolo se le volevo!

Mi fermai in tempo, a pochi millimetri di distanza, deviando la mia traiettoria fino alla fronte coperta dalla frangia scomposta.

«Buonanotte...Maka...»

愛しい人...

La baciai sulla fronte, inspirando ancora il dolce profumo dello shampoo all'albicocca.



 

***

 

Angolo autrice: Eh lo so... anche stavolta in ritardo... vi pregherò di abituarvici un pò poichè da questo capitolo in poi non ho ancora creato i successivi... quindi potrei metterci un pò più tempo della solita settimana... chiedo umilmente perdono! ç__ç
Che dire del nuovo capitolo? Evviva, il 5!!! Sono a metà della storia!!!! >O< (oppure della fatica? ò_ò)
*Aria di felicità ovunque e comunque*
Beh questo era proprio un capitoletto leggero leggero... ed, ebbene sì, io ADORO (con tutte le maiuscole possibili) le situazioni da ubriachi!!! ^^ (chissà per quale motivo... *a lei stessa succedono molto spesso le serate in compagnia di alchool... *) Quindi... preparatevi psicologicamente perchè anche nel prossimo capitolo ne succedono delle belle, per cause alcoliche! >3< (non preannuncio altro! ^_-)
Detto questo vado a letto, che è tardi! >o< (sì, ormai sono vecchia e senile... oggi stavo perdendo un braccio per prendere la valiglia... sono ormai spacciata! -__-)
Arrivederci a tutti!
Ringrazio in pubblico, com'è giusto che sia, tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti e chi tra le seguite, le dolcissime anime che mi commentano questa storielluccia, che da brave commentate sempre sempre!!! ^3^
E ovviamente anche tutti quelli che leggono solamente per divertimento, aspettando ancora una volta di vedere come va 'sta storia! XD
Un bacione a tutti!

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 – Kubi 首 ***


CAPITOLO 6 – Kubi






 

Ebbi paura quando sentì suonare il campanello.

Non era la paura che ti mettevano gli avversari quando combattevi per prendere un'anima, non era neppure la paura della perdita di una persona cara.

Era molto peggio!

Era la paura delle tue migliori amiche!

Sapevo che le loro minacce non sarebbero state solo parole...

Volevo bloccare in tempo il mio coinquilino per non permettere loro di entrare e mettere a soqquadro la casa, ma non riuscì neppure a fiatare, bloccata seduta sul divano guardando terrorizzata la porta d'entrata.

Come un fiume in piena entrarono Liz, seguita dalla fedele sorella Patty, a seguito Tsubaki con uno sguardo mite e triste che con qualche gesto mi chiedeva “scusa”.

Evidentemente il mio appartamento era stato scelto come salone di trucco e parrucco per tutta la giornata di quel, stranamente soleggiato, 31 Ottobre.

«Liz, non so se te ne sei accorta ma sono le tre di pomeriggio!»

«Appunto! Siamo in un ritardo mostruoso! Ehi tu...- rivolta a Soul ancora mezzo addormentato dacchè lo avevano svegliato dal suo riposino pomeridiano- vedi di andartene fuori di qui, abbiamo del lavoro da fare...»

«Dico, ma sei scema? Questa è casa mia! Non mi puoi sbattere fuori di qui solo perchè devi decidere di che colore mettere lo smalto per intonarlo al vestito di Halloween!»

«Invece è quello che farò.»

Doveva aver ingaggiato Patty per rivolgere a Soul l'espressione più “gangster” che esistesse perchè non ci mise dieci minuti a prendere ed uscire da casa in un vortice di insulti e bisbigli, finendo per sbattere la porta dicendo che 'non era affatto cool'.

In tutto quel tempo, io non feci che rimanere attonita di fronte alla cattiveria sprigionata dalle due sorelle.

Ancora più immobile rimasi pensando a quello che avevano intenzione di fare in casa mia, ma soprattutto, fare a me!

«Ok, Maka carissima... è venuto il momento!»

Ecco, quando dicevo che le migliori amiche fanno paura, intendo proprio per questo motivo!

Il volto sadico le conferiva un aria spaventosa.

Volevo correre via, fra i tetti di Death City, e non cadere nelle mani del boia dal volto angelico.

Prontamente, ci fu Tsubaki a bloccarmi l'uscita alla finestra, con aria colpevole, mostrando un sorriso di circostanza, come se davvero non ci fosse altra scelta.

Sgranai gli occhi.

No... non poteva finire così!!!

In pochi secondi venni agguantata, legata ad una sedia della cucina con nastro adesivo isolante e messa vicino al tavolo che in quello stesso tempo era stato riempito (non so se magicamente o maledettamente) con ogni tipo di cosmetico esistente sulla faccia della terra.

Il terrore si impadronì delle mie membra, cominciai a dimenarmi per strappare il nastro ma era troppo spesso.

Avrei potuto adottare la tecnica del lombrico e strisciare con appresso la sedia fino alla finestra per poi gettarmi di sotto e scappare.

Ma in men che non si dica Liz era tornata con in mano strani oggetti dalle punte affilate e luccicanti.

Oddio! E se in realtà quella non era la vera Liz ma il dottor Stein mascherato?

Potevo dire addio alla mia povera e breve esistenza.

«Bene, Maka... Per prima cosa, leviamo un po' di queste oscene soppracciglia... Stai tranquilla, le farò più simmetriche possibile. Poi passiamo alla pulizia del viso, ceretta, manicure e...»

«Cosa?»

Questa era peggio di una tortura!

«Andiamo su, non preoccuparti! Io lo faccio una volta ogni due settimane, e ti sembro morta? Vecchia? Sgualcita? Assolutamente no! Quindi ora tocca a te!»

Lo sguardo maligno con cui lo diceva non era per nulla rassicurante.

In pochi flash mentali immaginai una successione di scene davvero apocalittiche: Liz che usa le cesoie al posto delle pinzette, Liz che usa la cera bollente e strappa con inaudita cattiveria fino a farmi restare in carne viva, Liz che per la pulizia del viso mi buca la faccia con un martello pneumatico, o peggio, sparandomi con Patty che rideva sguaiatamente, e Liz che mi strappa i capelli, che mi strappa gli occhi, e...

«...E' un incubo.»

Sono le uniche parole che riuscii a pronunciare prima che la macchina della morte cominciasse a lavorare.

«Puff! Maddai! Sei davvero una fifona!»

«Fifona io? Se tu smettessi di provarci un piacere sadico in queste cose magari penserei che non lo fai per uccidermi!»

«Quando l'abbiamo fatto l'anno scorso ti ho mica ucciso o sbaglio?»

«No, ma ho avuto una bruciatura da piastra per mesi e un ematoma sulla gamba.»

«Non è colpa mia se Patty non sa usare la piastra e ha provato a farti la ceretta... ero distratta!»

«Vedi che non capiti anche quest'anno! E tu Patty non toccare nulla di altamente pericoloso!»

«Ecschiusmiiiii! Eh eh!»

 

Il tempo era passato così veloce che pensai di essermi addormentata mentre mi facevano la manicure...

L'ultimo ricordo fu la ceretta che per fortuna mi venne fatta da Tsubaki, che a ogni minimo singulto mi chiedeva scusa gentilemente.

Liz, la “senza pietà”, mostrò la sua cattiveria con le mie soppracciglia, senza risparmiarmi il dolore di tirarmi, per sbaglio, la pelle.

«Bene! Ora che questa fase è terminata, direi che è il momento di passare al vestito, ai capelli e al trucco.»

«Ma che ore sono?»

«Quasi le sei... non ti preoccupare, non ci metteremo molto! Inoltre la festa è alle nove!»

«Sì ma, io non ho un vestito...»

«Per questo c'è sempre la sorellona Liz che ha ogni cosa!»

Mi fece l'occhiolino.

«A me va benissimo il vestito che ho messo l'anno scorso...»

«Quel vestitaccio da zucca? Non lo approvavo l'anno scorso, figurati se posso permettere di rovinare tutto il mio lavoro per un vestito da zucca

Decisamente odiava quel vestito.

Però per me era carino!

«Quest'anno ti vesti come dico io, e non voglio commenti e piagnistei! E non voglio neanche sentirmi dire “E' troppo corto, è troppo scuro, è troppo...bla bla bla”. No! Questo è, e questo metti!»

Mi stava mettendo decisamente paura!

Ma non si poteva fare altro... o così, o così.

«Va bene... fammi vedere dai...»

Con un sorriso smagliante tirò fuori un appendiabiti coperto da un telo bianco.

In un gesto secco scoprì il vestito che aveva scelto per me.

«Lo so, lo so, è il vestito che ho indossato io qualche anno fa, ma a te dovrebbe calzare a pennello!»

Era un vestito senza maniche, nero, con pizzi e merletti neri e arancioni tutt'intorno, due laccetti di raso arancio percorrevano davanti e dietro la lunghezza del vestito; sulla vita passava un cinturone marrone con una fibbia argentata, e il vestito finiva con dei pantaloncini/gonna bombati, a mò 'pumpink panties'.

Infine due manicotti da mettere come spalline, calze parigine nere e bianche e l'immancabile cappello da strega, nonchè scarpe con tacco decisamente troppo alto.

«Uau... cioè... è bello ma, non sarà troppo 'troppo'? Insomma, farà freddo!»

«Sciocchezze! Nel salone di casa c'è sempre il riscaldamento a manetta, non ti preoccupare. Inoltre anche io e Tsubaki indosseremo dei vestiti decisamente 'troppo'!»

Ancora mi fa l'occhiolino sorridendo.

La moda di Liz sembrava essere “più son corti, più son belli, più son sexy”.

Non potevo che darle ragione.

A lei e Tsubaki quei vestiti striminziti stavano davvero una favola.

Ma io, tappa, senza tette e tutto il corredo, non ci stavo minimamente bene!

«Non avevi mai considerato il fatto che io non posseggo sex appeal?»

«Macchè! Scherzi? Non te lo avrà messo in testa quel cretino di Soul spero!»

«Ma se è la – stramaledetta- verità!»

«Maka... se c'è una cosa che tu non hai ancora capito degli uomini, è che se fanno commenti dispregiativi in realtà significa che gli piaci uno sbotto! Ecco tutto! Quindi non starti ad arrovellare nelle tue convinzioni e ascolta me! Con tutto il rispetto di Black Star, quel vestito ti starà da Dio! Credimi!»

Rimasi un attimo intontita dalla sua affermazione.

Dispregiativi.

Piaci uno sbotto.

Nah! Non era mica da Soul!

«E poi ti immagini? Con quel vestito lì sai quanti ragazzi ti sbaveranno dietro? Non è che per caso ti piace qualcuno?... Sai, così almeno hai già la 'preda' pronta!»

'Preda' pronta?

In un attimo per la mia testa non potè che passare l'immagine di Soul, quando si era avvicinato così pericolosamente quando stavamo seduti sul divano.

«Maka! Sei arrossita! Allora c'è davvero qualcuno che ti piace, eh? Dai che così ci fai un figurone!!!»

Un figurone? Con Soul?

Risi con un singulto.

«Non credo sai. E' davvero una persona di vedute ristrette!»

«Nessun uomo stasera sarà di vedute ristrette! Sarai una bomba! Garantito!»


 

***


 

Volevo morire.

No, peggio!

Torturata e poi uccisa. D'altronde la sensazione sarebbe stata praticamente la stessa.

Camminare su quei trampoli di scarpe era una missione davvero impossibile!

«Guarda che non ci devi correre! Basta solo che fai dei passi lenti e misurati, all'inizio. Poi quando ci prendi la mano, o il piede come dir si voglia, puoi anche correre se vuoi!»

Simpatica come sempre, Liz.

Resistere.

Solo questo avrei dovuto fare.

«Cavoli! Ma ti vedi? Sei uno schianto!»

«Liz ha ragione Maka, stai davvero benissimo.»

«Grazie Tsubaki! Almeno so che non sarò l'unica a soffrire stasera.»

Tsubaki in risposta mi prese una mano e me la strinse dolcemente.

Già. Perchè non solo la sottoscritta dovette mettere un paio di scarpe nere con zeppa e tacco venti.

Tsubaki e Liz nei loro vestiti accoppiati avrebbero mostrato la loro infinita bellezza, dove soprattutto risaltava quel lato centro-nord, a livello 'tette-enormi-che-Maka-Albarn-non-avrà-mai'.

«Davvero... io in confronto sfiguro da morire.»

«Non ci pensare... Patty si riveste anche quest'anno da giraffa zombie. Non saprei se preferire lei vestita in quel modo o i tuoi piagnistei sul fatto di essere senza tette!»

Gentile come al solito, Liz.

Suonò il campanello.

Quale ottimo modo per sviare il discorso dall'argomento 'tette' a 'chi è alla porta?'.

Tolsi le scarpe ingombranti, andando ad aprire velocemente.

Entrò un Soul decisamente incazzoso ma non per questo mi si rivolse in modo scortese. O più o meno scortese.

«Avete finito con le vostre cose da donne?»

«No... Liz vuole torturami i capelli, farmi mettere un suo vestito e indossare delle scarpe col tacco kilometrico. Direi che non abbiamo ancora finito.»

«Ah...»

Tempo qualche attimo che si precipitò Liz all'entrata con in mano un appendiabiti coperto di bianco indirizzandolo verso Soul.

«Questo è il tuo vestito, sbrigati a cambiarti.»

«Io non metto nessun vestito.»

«Kid non è della stessa idea. Non fa entrare nessuno alla festa se non è vestito da qualcosa. Hai la possibilità di poterne usare uno. Sentiti fortunato.»

Soul la uccise con lo sguardo rubino, indirizzandole fulmini cremisi colmi di stizza.

Con rabbia prese il vestito avvolto nel telo, lo tolse per guardare meglio.

«Ma ti pare? Cioè ma hai visto cos'è? E' un frack!»

«Precisamente.»

«Non se ne parla! Ma che? Scherzi? Non è affatto cool!»

«Ma smettila! Toh, guarda qui. - dicendolo sollevò maggiormente il telo – Lo vedi? E' un mantello, così non si vedono le code della marsina, contento?»

«Sollevato, più che contento. C'è altro? Papillon, fiocchetti vari, un fiorellino da clown?»

«Se vuoi una dentiera da vampiro, ma non penso tu ne abbia bisogno!»

Liz gli rivolse un sorriso furbo, Soul di rimando mostrò i denti in un ghigno di soddisfazione.

«Devo ammettere che fare il vampiro non è poi tanto male. Già. E' decisamente cool, tranne il frack!»

Vidi Soul prendere ed andare in camera a cambiarsi.

«Bene. Ora è il momento di sistemare i tuoi capelli!»


 

***


 

Finalmente, alle nove e mezza, eravamo tutti pronti.

Tutti, si fa per dire.

Io e Soul.

Mi ero preventivamente coperta con un cappotto nero, senza il quale sarei di sicuro congelata.

Soul invece, nel suo completo da vampiro, stava davvero benissimo.

E, beh, lo rendeva decisamente cool.

Ma solo perchè non si vedevano le code di rondine del frack!

Avanzammo, decisamente piano, verso la casa di Kid dove si teneva la festa.

«Non potevi metterti qualcosa di più comodo?»

«Se non andavo con questi trampoli maledetti Liz non ci avrebbe fatto entrare.»

«Ci? E' stata davvero così stronza?»

«Già... beh, almeno ho una consolazione. I suoi divani di casa, o il letto. E questi Liz non può vietarmeli!»

Con pazienza e fatica arrivammo all'agognata meta.

Subito, appena attraversato il portone d'ingresso alla villa, un caldo tropicale mi fece mancare l'aria.

Ora il cappotto sembrava davvero troppo pesante.

Lo sfilai e lo misi in mano al 'paggetto', o semplicemente l'adetto ai servizi della casa, che lo depositò nel vestibolo vicino all'entrata.

Sistemai i capelli, nelle mie adorate codine, alle quali Liz aveva attaccato delle extencion arancio e nere.

Del trucco, meglio non parlarne.

Mi sentivo, ecco... un pò come Blair! Decisamente come Blair!

Voltai lo sguardo alla ricerca di Soul e lo vidi squadrarmi dalla testa ai piedi in un'espressione muta di...

Cos'era? Sorpresa? Incredulità? Disgusto?

Sentì il sangue affluire tutto alle gote.

Mi imbarazzavo solamente perché mi guardava!

«Ehm... tutto ok? Andiamo in sala?»

Lo vidi risvegliarsi con una scrollata di capo un pò troppo vigorosa.

Successivamente mi rispose un 'sì' forzato con la testa, senza mai staccare lo sguardo dai pantaloncini a zucca.

«Tsk... Ricordo di una volta in cui il tuo padre maiale voleva regalarti un paio di pantaloncini così per il giorno del diploma. Che porco!»

E rise sommensamente.

«Sì... uno dei giorni più brutti della mia vita. Insomma, immagina tuo padre che ti chiede di indossare un abbigliamento da bambina e allo stesso tempo da pervertito pedofilo! Non posso che odiarlo ancora di più!»

Rise di nuovo.

Mi girai a guardarlo e lo scoprì a cercare di sbirciare al di là del mio vestito.

Maniaco maiale!

Si ritrasse subito dopo arrossendo vistosamente.

 

Spalancammo le porte della sala e la musica da discoteca invase ovunque il nostro campo uditivo.

Avevo adocchiato Tsubaki nel suo vestito bianco e accanto a lei Black Star faceva del suo meglio per starnazzare e gridare in mezzo alla confusione.

Li raggiungemmo veloci (stranamente) e arrivarono allo stesso tempo Kid, Liz e Patty.

Kid era vestito in un modo stranissimo, con figure geometriche e strani ghirigori dappertutto.

«Kid, ma da cosa saresti vestito?» chiesi a fatica data la musica alta.

«Mister Simmetria!»

In men che non si dica una risata sguaiata echeggiò nel salone, persino più alta della musica.

«Sì, sei proprio simmetrico! Ahah! Patty, tu sempre da giraffa zombie?»

«Nyo! Quest'anno sono una giraffa-pipistrello! Uiiiii!»

In effetti cercavo di capire cosa fossero quelle grandi ali grigio topo dietro la schiena maculata.

A Tsubaki e Liz non ci fu bisogno di domandare: Liz con completo davvero ridotto in latex rosso, brillantini, sciarpa di piume rossa e corna, ali e coda da diavoletto; Tsubaki era l'esatto contrario: vestito argentato lungo con uno spacco davvero da paura, ali d'angelo, aureola brillantinata e ciocche bianche fra i capelli corvini.

Rimasi a bocca aperta guardandole. Erano dei costumi decisamente azzeccati per la loro personalità.

Un pò come le mutande a zucca lo erano per me, detto mestamente.

Soul non aveva fiatato, né sui loro vestiti abbastanza succinti né sul vestito, quasi inesistente, di Black Star.

Lui aveva una tunica bianca, e un triangolo in testa per imitare una divinità.

«Ovvio! - disse, ridendo – Io sono il Dio di tutto e tutti! Inchinatevi plebei!»

Mi rigirai a guardare se Soul avesse dato qualche segno di esistenza.

Sbaglio o stava guardando in modo piuttosto forzato il 'generoso' decolletè del vestito di Liz?

E perchè le stava sorridendo come un ebete?

Ma se fino a qualche ora prima la voleva picchiare a sangue perché l'aveva sbattuto fuori di casa!

Lo stomaco mi si rivoltò in tutte le direzioni immaginabili.

Le aveva preso un cocktail dal tavolo degli alcolici ed ora glielo offriva con quel sorriso?...

Ok. Basta.

«Patty!»

La giraffa con le ali si girò a guardarmi interrogativa.

«La vuoi fare una scommessa?»


 

***

 

«Nononononooo! Voglio rifare il conto! E' la scommessa! Dai... quanti ne ho bevuti?»

«Seeeeeei!»

«Nuoooo... ddunque: una birra, sì una... poooi due chupito! Eh... poooi poi poooi... due tequile, un punch beeeeello peso, poi un 'long island', un 'sex on the beach', e... e... ho perso ancora il contoooo!»

Pensavo, sì... più o meno lucida lo ero, ma la vista era diventata tutto un turbine di luci e ombre che seguivano il mio sguardo in ritardo, lasciando dietro ogni luce una scia luminosa come una stella cometa.

Adoravo quella sensazione in cui ti senti libera di pensare tutto, di dire tutto, di guardare tutto da lì, seduta su uno dei divanetti a fondo sala, in compagnia di Patty che sembrava ancora più sbronza di quanto non sembrasse.

Adoravo soprattutto annegare i brutti pensieri in un bicchiere di vodka alla pesca con Baileys, o nel gusto forte della sambuca...

Insomma!

Quello che non mi andava affatto giù è che quel brutto imbecille di un Soul cosa fa? Prima mi squadra da testa a piedi, mi guarda le tette - che non ho! - e poi che fa? Se ne va a parlare e flirtare con Liz!

Non mi rimaneva che fare tre cose: bere, bere e parlare animatamente con qualche bel ragazzo!

L'ho fatto, ovviamente, eccome se l'ho fatto! Pure di fronte a quel cretino!

Lasciandolo di stucco, con la bocca aperta come un pesce lesso!

Così impara a lasciarmi sola tutta la serata!

«Makaaaaa.»

«Che c'è Patty?»

«Passa la sambuca! Ihihihih!»

«L'hai finita tutta tu, non valeee!»

«Ecschiuuuuusmiiiiii! Eheheheh!»

«Vado al bagno... addopo!»

Con moltissima, ma davvero moltissima fatica mi alzai dal divanetto uscendo alla bene e meglio dalla sala dirigendomi verso il bagno.

«Ma che ca...»

I corridoi erano bui ed illuminati solo da candele a forma di zucca, le quali davano una luce soffusa e tetra a tutto l'ambiente.

Arrivata alla porta del bagno accesi l'interruttore e per un attimo mi sembrò la prima volta che vedevo la luce.

Mi guardai allo specchio.

Il trucco era ok, il vestito era ok, avevo solo le mani un pò appiccicose perchè Patty mi aveva versato della vodka addosso, ma neppure i capelli sembravano scompigliati.

Era tutto apposto.

Tranne lo sguardo.

Mi vedevo nel riflesso e non vedevo sorrisi, solo un volto, ancora un po' bambino, imbronciato, come se non gli avessero dato le caramelle alla domanda "Dolcetto o scherzetto?".

Il mio dolcetto - le attenzioni che volevo - non me le hanno volute dare, neanche nel giorno di Halloween.

Sistemai il cappello da strega, aggiustai il vestito e misi il miglior sorriso che potevo.

Uscita dal bagno mi avviai, sempre a passi misurati, verso la sala.

A metà corridoio avvertì una presenza alle mie spalle.

Non mi sorpresi di sentire qualcuno che mi soffiava vicino all'orecchio un "Buh!".

Mi rigirai piano verso di lui.

Guardava, anzi, mi guardava dall'alto, nonostante i tacchi alti che mi mettevano quasi alla pari con la sua altezza.

E sorrideva, in modo decisamente cool.

In quel momento sentii l'alchol cominciare la sua corsa frenetica nelle vene e nel cervello, offuscandomi ancora di più i sensi.

«Maka... non ti ho vista per tutta la serata...»

«Nemmeno io ti ho visto... sai, ero in compagnia con Patty...»

«Io ho dovuto badare a Black Star mentre Liz e Tsubaki facevano la sfilata dei costumi...»

«Insomma, ti sarai divertito abbastanza immagino...»

Un moto di stizza mi stava attraversando la voce e le braccia fino alle dita delle mani.

«Più o meno, poi Liz se n'è andata con Kid e io sono restato con quei due... ho preferito fare un giro al tavolo degli alcolici... e tu?»

«Oh beh sai... uno shot tira l'altro, ne ho perso il conto ormai...»

L'enorme macigno che gravava sullo stomaco cominciò a dissolversi.

«Anche io...credo di essere arrivato ad una ventina... circa. Ormai si stanno facendo sentire...»

Sorrise ancora più ampiamente, mostrando i denti bianchi, come un vampiro.

Sentì il suo sguardo cremisi su di me, facendomi indietreggiare inconsciamente fino al muro del corridoio.

«E tu non sei andato a sfilare? Con il frack avresti fatto colpo!»

«Tsk, sì, prendimi in giro! Quella che si è vestita con i pantaloncini a zucca come le bambine e ha rubato il cappello da strega a Blair!»

Detto ciò si prese il cappello che portavo e se lo mise in testa.

Era uno spettacolo davvero buffo, ubriaco che imitava Blair, però ce l'avevo ancora a morte con lui.

Mi ripresi il cappello con la forza.

«Ridammelo! E comunque sappi che io non ho rubato proprio un bel niente!»

Possibile che la mia voce risultasse così infantile?

Mi si avvicinò ancora di più, bloccandomi tra il suo corpo e il muro con le braccia.

Il cappello conteso cadde a terra, inanimato.

Sentì un inspiegabile calore crescere in mezzo al petto, facendomi avvampare.

La sua testa si abbassò fino alla spalla nuda, i capelli bianchi che mi solleticavano l'incavo del collo.

Il suo respiro caldo che accarezzava la pelle.

«Bugiarda... - sussurrò all'orecchio - Tu mi hai rubato qualcosa, sai? Qualcosa di molto prezioso. Ed ora voglio riprendermelo...»

Avvertì la punta del naso sfiorarmi il collo, leggermente, lentamente, inspirando il profumo della pelle.

Il respiro veloce mi solleticava, come una tortura.

Il cuore mi batteva veloce e l'alchol mi infiammava il corpo.

Poi qualcosa di morbido mi toccò il collo.

Piano sfiorava per poi intrappolare la pelle fra le labbra in un supplizzio di respiri.

Mi aggrappai al tessuto della marsina con le mani, spingendo il suo corpo ancora più vicino.

Alzai la testa per respirare e lasciare che il tocco della sua bocca arrivasse più distante.

Divenne un'agonia quando alle labbra di aggiunse il tocco umido della lingua e i morsi leggeri.

Fecero scattare brividi lungo tutta la spina dorsale.

Il calore al petto aumentava sempre più.

La mia stretta aumentava sempre più.

La lingua che tracciava percorsi lungo il collo e la spalla, i nostri respiri affannosi alla ricerca di aria, la sua mano che risaliva i fianchi fino alla schiena...

Dopo l'ennesimo morso si spostò a fronteggiarmi, gli occhi annebbiati, infuocati, sempre più rossi.

Capì quello che voleva fare.

Non gliene diedi l'opportunità.

Ricordai in un attimo tutta la rabbia che covavo prima di tutto questo e il fastidio mi fece tornare lucida il tempo di scostarmi da quella 'gabbia' alla quale poco prima piacevolmente restavo aggrappata.

Mi guardò, intontito, come se non capisse perchè me ne volessi andare.

Feci un cenno con la testa per autoconvincermi che dovevo scappare da lì, e dissi a Soul, come scusa:

«Torno in sala... Ci vediamo là.»

Misi il cappello in testa e a passo spedito come non mai rientrai nel salone imbarazzata, accaldata, e anche -decisamente- compiaciuta, con il sorriso sulle labbra a scolarmi l'ennesimo shot di tequila.






 

***
 

Angolo Autrice: Ooooooooooooooooooooooooooooooooooollè!!!!!!! >O<
Era ora che accadesse qualcosa!!! >3< Insomma... sono così tontoloni che ci metteranno anni per un bacio! ^_-
Ahahah! Scherzo dai! Questo era anche qualcosa di più inaspettato! ^^
No beh... questo capitolo mi ha divertito molto scriverlo! ^^
Il mio nii-chan/BETA mi ha accusato di essere un'alcolista (in poche parole...)... non so se sentirmi afflitta o cosa... 
Diciamo che mi ha dato modo di poter scrivere capitoli in cui l'alchol è una direttiva... e anche perchè, ripeto, il pretesto dell'alchol per fare stronzate nelle fan fiction è quello che adoro di più! >o< (dopo che ne leggi almeno dieci così ti viene voglia di scriverle!)
Parliamo del capitolo: dunque... non troviamo scuse alle gelosie... quando Maka è gelosa, lo è e basta! ^^
Soul, è un cretino ovvio, ma in realtà lui non aveva nulla di che dare a Liz...
In poche parole Maka ha visto ciò che voleva vedere, solo per gelosia. Cosa che poi ha fatto pagare a Soul sbattendogli in faccia il classico "Non mi vuoi? Ci provo con qualcun'altro!", piuttosto tipico della gelosia "ignorante" diciamo.. ("ignorante" nel senso dell'ignorare, non come "scema") però allo stesso tempo di quella più "furba"... insomma... è quella che sortisce più effetti! ^_^
Non ho fatto troppe descrizioni su questo fatto perchè non era quello il punto focale. Anche se la parte più "clou" mi dispiace averla fatta durare così poco, ma non tutte le cose vanno come si vuole... v__v
Quindi, spero tanto vi sia piaciuto noonostante tutto, e per ogni errore grammaticale o lessicale non esitate a rimproverarmi! ^^"
Un bacione enorme a tutti! <3


PS: Uh uh uh! Alla fin fine, dimentico sempre le cose più importanti...
Ecco la domanda valida per ogni capitolo postato, che è il senso vero e proprio della fan fiction.
Per rispondere a questa domanda NON si possono usare: dizionari, traduttori, conoscenti che conoscono la lingua e cose simili.
Dovete rispondere SOLO attraverso la ricerca del significato nella storia per conto vostro.

Domanda:"QUAL'E' LA PARTE DEL CORPO NOMINATA IN OGNI TITOLO DEI CAPITOLI?"

Le risposte sono davvero facili, basta poco per capirlo! ^^
E siamo a già a SEI capitoli!!! >0< 
Bacio!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 - Mimi 耳 ***


CAPITOLO 7 – Mimi 耳

 

 

 



Quest'estate sembrava non finire mai.

Il caldo torrido, nonostante fosse ormai fine novembre, non accennava ad abbandonare Death City. L'unico vero momento di tregua era alla sera con la brezza che arrivava dal deserto, certe volte anche troppo fredda, che ci lasciava un attimo di respiro dall'afa estremamente letale del pomeriggio.

Quello era il momento in cui poteva iniziare la caccia.


 

Oh beh, non che ce ne fosse più di tanto bisogno.

Soul è già diventato una Death Scythe a tutti gli effetti ormai. Niente più caccia alle streghe o ad altre millanta anime (dopo la figuraccia fatta con Blair, non avremmo più permesso che lo stesso stupido errore si ripetesse!).

Ma, come Shinigami-sama ci ripete ogni giorno, il male si nasconde anche nell'anima più pura; se quell'anima tornerà candida o si macchierà per sempre, non lo decidiamo noi... noi ne determiniamo la sua epurazione o la sua salvezza.

E questa sera io e Soul eravamo incaricati di distruggerne una.

 

«Soul, sbrigati. E' ora.»

Lo vedo alzarsi silenziosamente dal divano, spegnere la TV e prendersi la giacca dall'attaccapanni.

«Andiamo.» sentenzia brevemente.

 

Già... ormai è da quella volta alla festa di Kid che non ci parliamo più.

L'alchol e la rabbia futile che provavo in quei momenti hanno rovinato, in modo considerevole, la nostra amicizia, e forse anche qualcosa di più...

Il suoi gesti e la mia reazione di rifiuto hanno ferito non solo lui ma entrambi.

Da quel giorno non ci diciamo più nulla, niente più del necessario almeno.

Non un segreto, non una confidenza... niente.

Solo “ciao”, “come va”, “tutto ok”, “hai fatto i compiti” e via dicendo, niente di più e niente di meno.

Era dannatamente frustrante. Non riuscivamo a fare più del minimo indispensabile in coppia. Le missioni diventavano sempre più difficili, la risonanza quasi impossibile. In gruppo riuscivamo a dare poco peso a quello che ci stava succedendo...

Eppure, i nostri amici avevano già intuito tutto.

Tsubaki mi chiede spesso cosa non va tra di noi. Io rispondo - sempre - che mi ha fatto arrabbiare per delle faccende di casa. Tristemente, sappiamo entrambe che non è così. Mi dice sempre che affrontare le cose insieme è meglio che da soli... credo però questa sia una situazione troppo complicata da poter chiarire in modo semplice e indolore.

 

Il viaggio in moto è sempre silenzioso. Il rumore del motore e del vento, la brezza nei capelli e la polvere del deserto, tutto questo non era altro che un piccolo ronzio di sottofondo ai miei pensieri.

Chissà se Soul sta pensando la stessa cosa. Chissà se magari a me ci pensa anche solo per un secondo. Chissà se... chissà.

 

«Dove si trova il punto di raccolta?»

Ahh... me lo chiedi sempre con quella voce così atona e cupa.

«A 9 miglia a ovest. Quindici minuti e siamo arrivati.»

Alla mia risposta non fiata. Non risponde mai.

 

Non capisco se questo sia un tacito accordo per evitare di portare a galla il problema o se semplicemente ormai non abbiamo più cose da dirci.

No, di parole da dire ne avrei a fiumi, e molto probabilmente anche lui se potesse non se ne starebbe li, muto, a guardare fisso la strada senza muovere un muscolo.

Ahime, persino i contatti fisici tra di noi si erano ridotti al minimo: io che prendo la sua mano, lui che si trasforma, finiamo la missione e da li non ci si sfiora nemmeno per passarsi il pane a tavola (semmai ci fosse stata una volta che abbiamo mangiato insieme...). Anche a cavallo della moto erano rari i momenti nei quali potevamo ancora provare una sorta di contatto, che spesso finiva con uno dei due che chiedeva scusa per aver invaso lo spazio vitale dell'altro.

Non c'è più niente che io possa fare! Portare a galla l'argomento sarebbe peggio di una missione suicida, e finiremmo entrambi a staccarci la testa a calci e morsi... per non parlare delle “valide” argomentazioni che porteremmo in campo, del tipo: “a me non andava bene che tu guardassi un'altra”, “a me non andava bene che prima mi guardi, poi non mi guardi più e poi mi guardi ancora”, “avresti dovuto bere di meno”, “ma forse dovevo farlo anche io”... sì sì... ottime motivazioni proprio!

 

Ahh... davvero... non ce-

«Non ce la faccio più...» dico in un sussurro.

 

«Cosa?»

L'aveva sentito?

Sono un'idiota... deve essere sicuramente così!

«Il cuscino del passeggero... è consumato.»

Detta così sa proprio di scusa del cazzo!

«Ci darò un'occhiata al ritorno.»

 

Rimango sbigottita.

Cos'è tutta questa accondiscendenza?

Il vecchio Soul mi avrebbe sbraitato di scendere e farmela a piedi o di comprarmi una bicicletta che era più adatta alle mie gambe tozze e corte. Invece mi ha assecondato... e non era la prima volta che lo faceva.

Tutto questo mi fa incazzare da matti! Insomma, se ce l'hai con me almeno arrabbiati, dammi uno spintone, tirami un pugno! Reagisci!!

Invece un bel niente. Calma piatta all'orizzonte. Niente di niente.

 

Arriviamo a destinazione e con calma scendiamo dalla moto e la parcheggiamo vicino ad un edificio abbandonato.

Il posto non è esattamente la definizione di luogo lugubre e pericoloso abitato da un'anima malvagia, ma se Shinigami-sama ci ha mandati qui significa che in realtà un motivo c'è. E non tardò a mostrarsi.

 

«Soul. Trasformati.»

 

 


***



 

Il fianco mi fa male... mi fa un male boia! Cazzo ma fa malissimo!!

Adesso vado alla moto e prendo quelle due bende che fortunatamente porto sempre dietro per evenienze simili, alla faccia di Soul che dice che “sono 'na zavorra inutile”.

Eh?

Non c'è?

Dov'è la moto?

E il palazzo?

E Soul?

Dove diamine è Soul?!

 

 

Faccio fatica ad aprire gli occhi. La vista è offuscata e le luci mi sembrano dei piccoli soli a distanza ravvicinata. Pian piano comincio a sentire e a riconoscere dei suoni, delle voci... no, una voce... quella di Soul. Cosa stai dicendo? Di non preoccuparmi? Perché dovrei? Ah, stai dicendo che sta arrivando anche Tsubaki? Ma lei che centra! Siamo a mezz'ora da Death City! Come vuoi che ci arrivi? Di corsa? Volando? A galoppo di Black Star? (per quanto la scena possa essere esilarante la vedo davvero dura che uno come lui si faccia trattare da animale!).

Mi sento muovere, come se venissi risucchiata da un imbuto posto dietro la schiena. Una sensazione davvero scomoda. Vedo ancora Soul che sbraita. Insomma, stavolta non gli ho neppure finito i cereali! Che se la dia una calmata ogni tanto!

Oh guarda! La ragazza che lavora in ospedale! Come si chiamava? Sara...Lara? Dana? Ma che cosa ci fa qui?

 

D'un tratto è tutto chiaro.

 

«Maka! Maka rispondimi!»

Soul che grida così non lo sentivo da tanto tempo.


«Do-... dove sono?»

Fatico a parlare. Anche solo respirare e muovere il diaframma manda fitte di dolore ovunque.

 

«Sei in ospedale. Stai tranquilla, va tutto bene. E' solo una piccola ferita.»

 

Una piccola-?

 

«Oh...»

 

Se lui intendeva quella piccola, allora la sua cicatrice era di dieci centimetri al massimo!

 

Era come se uno squalo mi avesse addentato il fianco destro. Non è che mi mancassero dei pezzi ma c'era talmente tanto sangue che l'attacco di uno squalo è stata la prima cosa che mi è venuta in mente guardandola.

 

«Cazzo...»

 

Non mi restava che imprecare. Era l'unica cosa che mi faceva sopportare il dolore.

Stringo i denti, talmente forte da sentirli scricchiolare come pietre sotto alle scarpe.

 

«Resisti ancora un po'. Non mollare.» mi dice con voce apprensiva.

 

Certo che non mollo! Per quanto faccia male non sto mica morendo, stupido di un Soul!

 

Arrivata in una stanza qualsiasi cominciano a pulire la ferita e a medicarla.

Non mi importava dei medici, di quello che dicevano, delle rassicurazioni che stavano dando a me e a Soul, continuavamo a guardarci e in lui non potei che rivedere un po' di quella genuina preoccupazione che non gli vedevo da tempo. E' già passato un mese da quel giorno? Sembrano anni... eoni!

 

Il medico ha chiesto ora a Soul di uscire. Lo vedo sgranare gli occhi vermigli verso il dottore con astio crescente. Anche quell'espressione era da tanto che non la vedevo sul suo volto.

Un sorriso mi sorge spontaneo. Mi fissa per un attimo.

Forse decide di andare perché ha interpretato il mio sorriso come qualcosa di rassicurante? Spero di sì.

Sento una strana sensazione alla mano, come se qualcosa vi scivolasse addosso.

Un dolore mi stringe il petto quando realizzo che per tutto il tempo che sono stata svenuta, ed anche successivamente, non aveva lasciato la mia mano, mai un singolo istante.

 

Dopo poco comincio a sentire il sedativo fare effetto e le palpebre si fanno più pesanti.


 

***


 

Come apro gli occhi vedo riflessa sulla parete la luce arancione del tramonto... probabilmente è già passato un giorno.

Cerco il calendario e lo trovo appeso al muro e, sì, avevo ragione... è il giorno dopo. Sbuffo mentalmente.

Il fianco mi fa ancora male ma non eccessivamente. Cerco subito di mettermi seduta per stare in una posizione migliore. Non faccio nemmeno in tempo a fare due millimetri che una mano mi rimette subito sdraiata.

 

«Non ci pensare neanche.»

 

«Soul, cosa ci fai qui?»

 

Lo vedo che va a sedersi sulla sedia a pochi metri dal letto.

Sono sorpresa ma anche felice, davvero molto felice. Peccato l'anestesia mi abbia trasformato la voce in quella di uno zombie ambulante (con tutto il rispetto del prof. Barret).

 

«Che cazzo di domande fai? Dove dovrei essere secondo te? A far la spesa?»

 

«Non sarebbe una cattiva idea dato che hai finito di nuovo tutti i biscotti in dispensa.»

 

Mi guarda per qualche secondo, poi sbotta una sonora risata.

Sentirlo ridere così mi rende ancora più felice. Non posso che sorridergli di rimando, anche se a fatica.

 

La sua risata così cristallina è come una manna per le mie orecchie. Le grida e i silenzi mi avevano decisamente stancato, sognavo di poter risentire ancora quelle risa. Non pensavo di poterle ascoltare ancora una volta.

 

«Senti Soul... cos'è successo ieri?»

 

«Abbiamo cominciato a combattere... non è durata tanto. La nostra... la risonanza non ha retto.»

 

«Cosa vuoi dire?» chiedo sbigottita.

 

Come non ha retto? Non è mica uno spago che tiene su una casa! E' una risonanza! La nostra risonanza!

 

«Non eravamo abbastanza concentrati. In un momento ci ha separati, mi ha scaraventato dentro a un edificio e quando ne sono uscito ti aveva... ti aveva graffiato, se così si può dire, e stava per ferirti di nuovo, più forte. Ti ho presa e sono scappato. A quel momento eri già svenuta. Sono salito in moto e sono corso qui. Fine.»

 

Non sembrava molto felice dell'esito della nostra missione.

Beh, non lo sono nemmeno io se è per questo, eppure quello che ci affligge di più (e ora lo so che quei silenzi non pesavano solamente su di me) è il non riuscire ad entrare in risonanza.

Il meister e la weapon, due anime e - quasi - un solo corpo, che non riuscivano più a entrare in contatto.

Si fosse saputo in giro sarebbe stato un vero disastro! Cioè, immagina venire derisi da tutta la Shibusen! Peggio della morte!! “La coppia che non scoppia”, “la coppia dell'anti-risonanza”, “più siete distanti, meglio combattete”!

Voglio seppellirmi dalla vergogna ora e subito ma non posso perché sono su questo maledetto lettino d'ospedale con quest'idiota che non parla mai! Uccidetemi!!!

 

«E' passata Tsubaki con Liz e Patty prima. Dato che dormivi passeranno per cena, hanno detto.»

 

«Hai pranzato?» faccio l'unica domanda che mi passa per la testa.

 

«No, non ho fame.»

 

«Allora mangeremo qualcosa più tardi... anche io non ho tanta fame.»

 

Dopo la mia risposta si ammutolisce.

Odiavo quando faceva così! Tutta questa calma, questo nulla... mi rimbomba nelle orecchie e riempie a forza quel poco di spazio che è rimasto tra noi.

 

«Parlami. Non sopporto questi silenzi.»

 

Mi è uscita talmente naturale (forse per colpa dell'anestesia) che pure Soul rimane a bocca aperta. Lo vedo girare il viso dall'altro lato, come se volesse nascondere qualcosa.

 

«Cosa vuoi che ti dica? Il cielo è azzurro e ci sono ventisette gradi?»

 

Non gli riuscì bene come domanda...

 

«Lo vedo anche io dal termometro, scemo, dimmi qualcos'altro!»

 

«Ma che vuoi da me! Se volevi rompermi di modo che me ne andassi bastava dirlo!»

 

«Ma se non ho detto niente!»

 

«Beh ma l'hai sicuramente pensato!»

 

«Soul, mi stai facendo incazzare!»

 

«Avanti su! Tirami uno dei tuoi famosi pugni da kick-boxer!» dice in un modo così genuinamente arrogante.

Non può non meritarsi un Maka-chop direttamente sugli stinchi (e poi pure in testa!).

Vado per afferrare il primo oggetto sul comodino da potergli lanciare ma le fitte al fianco mi piegarono in due dal dolore.

Mi raggomitolo su me stessa. Non immaginavo facesse ancora così male.

In meno di un secondo Soul è al mio fianco, una mano sulla spalla e l'altra a spostare il lenzuolo per vedere se la ferita avesse ricominciato a sanguinare.

Fortunatamente il bendaggio era ben stretto e nessun punto si era rotto.

 

«Cretina! Devi stare ferma o finirai col farti del male da sola!»

 

Lo vedo sbuffare e prendere la sedia su cui era seduto prima, avvicinandola al letto e sedendovisi.

 

«Tanto me ne sono già fatta, per cui...»

 

«Non dire stronzate! Stai ferma e starai meglio, fidati.»

 

«Non intendevo per la ferita...»

 

Non so davvero come mi è uscita questa.

Incolpo i farmaci per questo ma, forse, questa volta voglio affrontare seriamente l'argomento. Quello che non so, e mi terrorizza a morte, è se la sua risposta alla fine del discorso mi avrebbe fatto più male di un pugno sulla ferita o se avrebbe sistemato ogni cosa.

 

«Ascolta... io sono una vera stupida ogni tanto, lo ammetto. E questa volta lo sono stata davvero a livelli plateali...il che non è da me-»

 

Rimane in silenzio ad ascoltarmi. Lo stomaco mi si sta aggrovigliando in mille nodi dall'agitazione.

 

«Quella sera, alla festa, non mi sarei dovuta comportare in modo così... incazzoso diciamo, ecco... l'alchol non ha reso le cose più facili ma... insomma, spero tu capisca che ogni cosa successa o meno quella sera... non era mia intenzione ferirti.»

 

Il suo silenzio è devastante, peggio di una qualsiasi risposta.

Avanti! Dai! Dimmi qualcosa!

 

«Scusami, devo... devo uscire un secondo.»

 

Il suono della porta che si richiudeva mi dava la sensazione di una condanna con rito abbreviato a morte per ghigliottina.

Inconsciamente comincio a piangere. Non mi importa del dolore, dei punti, della stramaledetta ferita. Mi rannicchio su me stessa e lascio che le lacrime scendano lungo il viso e vadano a cadere sulle lenzuola bianche.

Ora era anche peggio. Il silenzio che tanto temevo era l'unico suono nelle mie orecchie.

 

 

Sento all'improvviso una mano spostarmi i capelli dietro l'orecchio. Sussulto, volto lo sguardo e vedo che è tornato.

Che c'è? Non ne hai abbastanza di distruggermi? Vuoi anche guardare e beffarti della mia disfatta?

 

«Maka...»

 

Non rispondo. Non ce n'è bisogno.

 

«Ho riflettuto e... ho capito che ci sono delle cose che anche io devo dirti...»

 

Lo ascolto.

 

«Quella sera, sono stato un vero idiota. Sarà stato l'alchol, saranno stati i bassi della musica, sarà stato tutto... non dovevo comportarmi così, non con te...»

«So che sembra stupido detto da me, ora per di più, ma... Maka...»

 

«Maka mi senti?»

 

«Sì, ti sento.» rispondo con tono atono mentre il cuore comincia a galopparmi in petto.

 

«Guardami, per favore.»

 

Con una certa paura mi giro verso di lui. Sento il mio volto rigido, in un'espressione di marmo nonostante l'emozione. Lo guardo e lo vedo sgranare gli occhi vermigli in sorpresa.

Subito si rabbuia. Seduto al margine del letto mi passa la mano sulla frangia spostandomela dagli occhi. Rimango paralizzata a quel gesto.

In quello rividi tutto ciò che mi era mancato.

Soul, quel povero idiota, era in fondo un ragazzo gentile e dolce, non troppo in realtà (o avrebbe scheggiato il suo doppio smalto di “cool”), ma abbastanza da desiderare di poterlo vedere più spesso così premuroso e carino.

Che finalmente avesse capito? Che finalmente avesse deciso di darmi - di darci - un'altra possibilità?

 

«Mi sono preoccupato a morte ieri sera... promettimi che non sarai più così sbadata.»

 

«Guarda che non ho combattuto da sola...»

 

«Promettimelo.» dice guardandomi con sguardo serio.

 

«Va bene...» rispondo. Lo vedo esitare per qualche secondo, in silenzio.

 

«Siamo due completi idioti!» sbotta ridendo. «Io me la prendo perché sono troppo cool e tu perché sei una stramba senza-tette che al minimo pericolo se la svigna incazzata!» dice continuando a ridere.

 

«Non ero realmente incazzata... ero... dispiaciuta, ecco!» inconsciamente il volto mi si deforma in un broncio infantile.

 

«Dispiaciuta? Per cosa? Perché era finita la sambuca?»

 

«No! Perché tu saresti dovuto rimanere con me a festeggiare (e anche perché non stavo in piedi su quei trampoli!) e invece al primo davanzale in vista sei sparito lasciandomi...» stavo favellando per l'ennesima volta un po' troppo.

«...sola...»

 

«Ah. Quindi...» comincia a grattarsi la testa in modo nervoso e imbarazzato, «ti sei arrabbiata perché sono andato dietro a qualcun'altra...»

 

«mmh... sì... più o meno...» tergiverso abbassando gli occhi, noncurante del suo sguardo fisso su di me.

 

«Non mi pare che tu abbia fatto molto diversamente da me... o sbaglio?» chiese con un sorrisino alquanto alludente.

 

«Sì ma... l'ho fatto solo perché tu hai iniziato per primo!»

 

Questa discussione sta degenerando nel ridicolo!

Sembra di sentire due bambini che si danno la colpa a vicenda dopo aver combinato assieme lo stesso guaio.

 

«E da quando a te interessano queste cose?»

 

«Da quando io-»

 

Mi interrompo prima di dire una parola di più. L'imbarazzo mi sta cucinando a puntino le guance e non posso far altro che abbassare lo sguardo colpevole per nascondere il mio rossore.

Davvero intendevo quello che stavo effettivamente per dire?

Sono proprio questi i miei sentimenti per lui?

Non più buoni amici, meister e weapon, coinquilini, compagni di scuola?

Da quando penso a lui in questo modo? Ma soprattutto, perché quando ci penso il petto mi si scalda, il cuore accelera e lo stomaco mi si annoda stretto?

 

«Da quando cosa?» chiede con espressione curiosa e mostrando uno dei suoi migliori ghigni cool del repertorio.

 

«Da quando... da quando...» tentenno miseramente.

«Da quando lasci in disordine la casa!»

 

Ma che risposta intelligente, arguta e brillante!

 

Soul comincia a ridacchiare sotto i baffi, mi sorride e mi scompiglia i capelli nonostante i miei mugugni in segno di ostilità.

 

«Adesso dormi un altro po'. Quando è ora di cena vengo a chiamarti.»

 

Asserisco muovendo la testa.

Si alza dalla sedia e la risistema in fondo alla stanza.

Sento aprire la porta e passi allontanarsi. A quel punto decido di girarmi sul fianco per cercare di prendere sonno.

 

Avverto dei rumori all'entrata della stanza. Prima di potermi girare e vedere chi era entrato avverto il peso delle mani sul materasso, le braccia e il corpo a bloccarmi e il viso di Soul così vicino al mio che le sue labbra erano a soli pochi millimetri dal mio orecchio, al quale cominciò a sussurrarvi con voce calda e bassa.

 

«Comunque a me non importa di nessun'altra... tu sei l'unica. Per me sei la sola e unica.»

 



 

Ventisette gradi diceva il termometro oggi.

E qui mi permetto di dissentire fermamente!

 

***
 



Angolo Autrice: Salve a tutti!!! Sono tornata!!! Finalmente! (´∀`)""
Prima di tutto mi scuso immensamente con tutti i miei lettori. Come ben sapete è più raro un raffreddore del blocco dello scrittore... e il mio è stato decisamente lungo, tristemente lungo...
Ma! Grazie al bellissimo commento fattomi da manueos85 (che non smetterò mai di ringraziare!) sono uscita dal mio hiatus durato ben 4 anni! (do il via libera a insulti e minacce, me le merito tutte... ( ´ー`) )
Vi chiedo ancora scusa, spero di non avervi delusi troppo! m(_ _)m
Dunque... parlando del nuovo capitolo (finalmente!!)... spero non siate rimasti troppo con "l'acqua alla gola" dallo svolgimento di questa parte...
Beh che ci volete fare... al posto di Maka io manco gli avrei parlato più a 'sto figlioccio! Prima fai tutto il figo, poi corri dietro alle tette (lo dice una che la misura-Maka è standard...) e poi perché non è andata come volevi torni indietro? NOSSIGNORE! XD 
Forse sono stata anche troppo buona (ehehe!) ma che ci volete fare... tengo a questa coppia come fossero i miei cioccolatini della Lindt! 
(ノ´∀`*)
Avete capito di che parte del corpo si tratta questa volta?! *guarda male quelli che pigliano in mano Google Translate* NON BARATE!!! o(>A<)"o
Eheheh! Spero davvero di non aver deluso vossignori egregi lettori! 
Nella speranza che vi sia piaciuto (e che mi abbiate perdonata) e di aver fatto pochi errori grammaticali, aspetto un vostro commento o anche solo se la leggete mi farà comunque piacere! (^_^)*
Grazie ancora a manueos85 per l'enorme sostegno che mi ha saputo dare con la sola forza delle parole! Te ne sono davvero grata! Questo capitolo (come promesso) te lo dedico vivamente! (^_-)-☆
Un bacio a tutti!

 

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