Hate and Love in the Moonlight

di rosa di vetro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: ***
Capitolo 2: *** confusione ***
Capitolo 3: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 4: *** 3 capitolo matrimonio ***
Capitolo 5: *** Peggio di così non va!! ***
Capitolo 6: *** capitolo extra ***
Capitolo 7: *** Un portale tra due mondi ***
Capitolo 8: *** Nuovi e vecchi progetti ***
Capitolo 9: *** Nel mentre ***
Capitolo 10: *** L'investitura: 1 parte ***
Capitolo 11: *** La metà di una bugia non fa la verità! ***



Capitolo 1
*** Prologo: ***



. Conto alla Rovescia

 

 

Sono passati, ormai, sette anni dal giorno in cui il Consiglio di Magia e Stregoneria, mi ha detto o per meglio dire mi ha informata di quanto è stato scritto nel patto tra le due famiglie, fatto sia per il volere di mio padre che di sir Draco Malfoy. È stato un trauma per me, come per tutti quanti, compresa la famiglia Malfoy che a quanto pare era all’ignaro di tutto.

Per me, però, è stato diverso, perché se devi sposare una persona che odi e detesti, ti arrabbi, urli, gridi e, magari, alla fine, sapendo che un tuo “no” significa guerra certa, accetti, con la speranza che un’auto per puro caso, lo spedisca dritto, dritto nella tomba. Io non ho reagito così, bensì sono rimasta assai sconvolta e divisa a metà; perché se una parte di me voleva, appunto, arrabbiarsi a morte e rompere e incenerire qualche vaso o cimelio di famiglia solo per fare un dispetto. Un’altra parte di me invece, voleva saltare di gioia per un motivo al quanto semplice che non riuscivo e non avevo il coraggio di pensare nemmeno tra me e me.

 - Come le sembrano, Sua Altezza ?- la domanda posta da una giovane che mi pare si chiami Alin mi catapulta di nuovo nella realtà.

– Sì, vanno bene. – e, rivolgendomi a tutti, aggiungo – Potete andare -. Arretrano e, con un rapido inchino, si ritirano. Rimasta sola, mi guardo allo specchio, che mi riflette l’immagine di una giovane ventenne con i capelli ramati chiusi in un chignon da cui sono escluse alcune ciocche, lasciate, invece, cadere in piccoli, ma ben curati, boccoli. Il trucco è stato messo, per enfatizzare i suoi zigomi alti, le labbra e gli occhi nocciola, da cui trapela paura, se non puro terrore, molta stanchezza e preoccupazione e mi sorprendo. Mi sorprendo, accorgendomi di quanti sentimenti posso provare e mi sorprendo, per quanto debole mi sento in questo intimo e privato momento.

 “Debole.” Che strana parola detta per descrivere Lei, la regina dell’attuale mondo magico, la più piccola dei Potter, la figlia del grande e coraggioso Harry Potter salvatore del mondo magico.

 Sorrido. Beh, di che cosa mi posso lamentare io? Forse non sono coraggiosa, ma nessuno sarebbe venuto a saperlo.

Da quando, piccola, all’età di quattordici anni, mi ero ritirata da Hogworts per prendere le redini del mio regno, ho imparato molto: Mi hanno insegnato di avere sempre un portamento regale, a saper controllare i miei sentimenti e farli annegare nel profondo del mio cuore. Ho, perciò, imparato a sorridere sempre, nonostante tutto e, a nascondere ogni traccia dei miei sentimenti in uno sguardo che osserva, ma non guarda, che percepisce ma non fa percepire. Anche se certe volte mi sento soffocare da tutti quei pesi che da anni mi porto sulle spalle, farei di tutto per il mio regno, per la pace, per i miei due fratelli che, dalla scomparsa dei miei, sono tutta la sua famiglia: James e Albus sono tutto per me, mi vedono un àncora, un punto d’appoggio e lo sono sempre stata per loro.

 Certo, sono loro gli uomini e sono anche i più grandi, ma quando è successo l’incidente che ci ha portato via i nostri genitori, e li ho visti crollare come un castello di sabbia, ho preso la decisione di proteggerli, qualunque cosa fosse successa, anche a costo di mandare in mille pezzi il mio cuore. E per questo, non avrei mai permesso ai miei sentimenti di rovinare tutto quello che mi sono costruita in tutti quegli anni. L’orologio, a quel punto, segna le otto meno venti: sono in ritardo! Cerco di fare presto, ma non ne ho bisogno, poiché avrei usato la magia per arrivare alla sala del ricevimento, visto che è molto lontana.

 Mentre aspetto che mi presentino, chiudo gli occhi e inizio a contare fino a dieci per calmarmi “1, 2” e tenere a mente le cose importanti “ 3, 4” ma, mentre sento le trombe suonare “5, 6” e il mio nome rimbombare “7, 8, ” nella sala in cui non si sente volare nemmeno una mosca, “9” si aprono le porte “10”. Non riusco più a controllare il battito cardiaco, che continua ad accelerare al solo pensiero di lui, di vederlo. Lui. Sempre e solo lui.

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Capitolo 2
*** confusione ***


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                                        Confusione

                                                        

Esco fuori dal SUV, aggiustandomi la cravatta, e, dopo aver preso la giacca dal sedile posteriore, me la infilo. Villa Potter, l’ultimo posto sulla faccia della terra in cui voglio essere.
Una serata passata a osservare dei maghi Potter o amici loro, goffi e sudaticci, non è il mio ideale di divertimento, ma non ho scelta.
Lancio un’occhiata a Daisy, che è accanto a suo fratello: con quell’abito bianco addosso ha davvero un’aria fantastica; Peccato che tra noi non possa funzionare.
I nostri sentimenti l’uno per l’altra, anche se lei non lo ammetterà mai, si sono trasformati in qualcosa di più simile all’affetto per un familiare.
Dalton mi guarda mentre si aggiusta i polsini e le sue sopracciglia si sollevano. - Non so neanche perché sei venuto, amico!-.
Sua sorella emette a sua volta, un verso impaziente.
- Non posso che dirmi d’accordo, ma, vi spiacerebbe continuare questa conversazione all’interno? -
Indica con la mano la villa.
- Ci sono delle persone che devo rendere gelose-.
Sorrido. - Davvero? -
- Il mio vestito -.
Gira su se stessa e giuro che, per un attimo, l’abito diventa trasparente.
Dalton sposta lo sguardo da un’altra parte, ma fa comunque in tempo a vederlo impallidire.
Sì, parte del vestito è trasparente.
- Il mio abito potrebbe sfamare un piccolo villaggio per un anno, il che significa che queste… persone non hanno mai visto niente di simile, dotato di tanta bellezza e perfezione -. Scuoto la testa, ridendo. Daisy, come dire? Ha un gusto particolare. Mentre entriamo, penso al motivo che mi ha portato là, al fatto che, se qualcuno me l’avesse detto, anni fa, gli avrei riso in faccia, perché ha a che fare con uno stupito patto su un’immaginaria e imminente guerra e su una certa ragazza Potter. Che schifo! Una volta scoperto che devevo sposare una Potter, ho iniziato a lanciare Avada  kedavra a chiunque mi trovassi davanti e ho accettato comunque l’invito al ballo di quell’idiota Potter, solo per vedere la loro faccia, nel vedermi girovagare per il castello, senza poter dire nulla: è un buon scambio, no?
Loro, la mia vita perché sposare una Potter vuol dire morire, io, in cambio una gratificazione per l’anima nel vedere un Potter incapace di fiatare.
Non mi è stato proprio possibile rimanere a casa.
L’istinto, intanto, mi urlava di mandarli a quel paese e andarmene in qualche isola, tropicale le Hawaii per esempio, non per vigliaccheria, ovviamente.
Era solo un’impellente necessità territoriale di… di fare cosa? Andare lì dentro, pestare a sangue tutti i Potter alla babbana e reclamare la mia libertà?
 No, perché se avessi picchiato a sangue dei Potter, il pestaggio finirebbe di sicuro con qualcuno morto, la guerra e il matrimonio: mi sento come un topo in gabbia.
Non c’è alcuna possibilità.
Daisy si dilegua in un gruppo di ragazze delle famiglie purosangue più vanitose, che già si stavano lamentando e strillando per colpa del suo vestito.
Obbligandomi a respirare e a non andarmene in giro a scoppiare tutti quei palloncini, che, probabilmente, avevano richiesto una giornata intera per essere gonfiati, raggiungo il tavolo vuoto più vicino e mi siedo.
Dalton mi segue e fa lo stesso.
Inizia a parlare di una partita di Quidditch di cui non m’importa nulla, quindi lo ignoro.
E aspetto.
E aspetto ancora.
E, poi, vedo le teste degli amici stupidi di James vicino la porta e lui, in persona, che mi guarda in cagnesco e che a stento non mi salta addosso, mentre io sogghigno, vedendolo quasi soffocare con sua stessa saliva.
Ah, che soddisfazione!
Ora è il momento di Lily, anche se non la vedo da nessuna parte.
Appoggiandomi indietro sulla sedia, guardo casualmente oltre la mia spalla, mentre Dalton, di fronte a me, chiacchiera, come se fosse una radio!
E poi, le trombe suonano e la vedo, e la guardo. Sento qualcosa d’inaspettato nel petto, come se qualcuno fosse venuto da me e mi avesse colpito in quel punto.
Forse ho anche smesso di respirare. Proprio qui, circondato dai Potter e di fronte ad Dalton che chiacchiera.
-oh, Merlino-, balbetto.
Ed è lì, sulla porta; tiene la testa alta e cammina, come se niente fosse alla sua altezza e il suo era il cammino di una donna che sa, di essere bella e lo rinfaccia a tutti i presenti.
ONE minute!
ho davvero detto che una Potter è bella?
Oh, san merlino, dieci minuti qui dentro e sono già pazzo da vendere! 
Ma,il vestito che indossa, però , dovrebbe essere illegale: Aderente intorno al torace e alla vita, scendeva poi sui suoi fianchi come un fiume di seta colore viola. I capelli, invece, sono raccolti, rivelando un collo lungo e grazioso che non sapevo avesse.
Lily non è carina, non è neanche sexy, è bellissima, così bella da mozzare il fiato.
La osservo, fisso. Non so per quanto tempo la guardo, ma, a un certo punto, mi rendo conto di averla persa di vista. Una parte di me vuole alzarsi, dare un pugno in bocca a Dalton per zittirlo e poi andare a cercarla, ma una cosa simile avrebbe sollevato delle perplessità, così resto lì, stringendo lo schienale della sedia così forte da farlo scricchiolare per la pressione.
Poi ricompare con suo fratello James, attraversa la pista da ballo, si ferma e comincia a osservarsi graziosamente intorno, finché con lo sguardo non trova il mio tavolo, dandomi la sensazione che stesse cercando proprio me. 
Dentro di me sorge un ruggito di maschia approvazione.
I nostri sguardi s’intrecciano, e mi sento di nuovo come se mi avessero tirato un pugno, stavolta, però, il fastidio è più in basso,
nello stomaco e io mi sento incantato e affascinato.
Le sue labbra si dischiudono, invita tutti a sedersi, poi comincia con un piccolo discorso e finito,insieme a James, apre le danze.
Ogni muscolo nel mio corpo entra in tensione, mentre un impulso primordiale mi attraversa.
Faccio per alzarmi, ma, all’ultimo secondo, mi costringo a tornare seduto.
Pochi attimi dopo, al tavolo arriva Daisy. Sta dicendo qualcosa, ma io sono troppo deconcentrato per ascoltare. Poi Dalton si china, schioccando le dita davanti al mio viso. 
- Amico -dice.
- Qual è il tuo problema? -
Rispondo “Stai zitto”. “Bene.”
Dalton si alza. - Vado a prendere qualcosa da bere -.
- Vuoi ballare? - mi chiede Daisy. << O preferisci stare seduto qui con quell’espressione torva in viso? -
Poiché non rispondo, si alza sbuffando. << Come vuoi. Sei noioso. >>. 
Mi giro e le afferro la mano, conducendola sulla pista.
Sospiro. Che mi stava succedendo? Raggiungo James e Lily, che ballano a due metri di distanza noi e, da lì, ignorando le continue chiacchiere della mia compagna, posso vedere molti più particolari di lei.
Mi costringo a spostare la mia attenzione verso Daisy e, quando penso di essere tornato lo Scorpius di sempre e mi rilasso, cosa succede? Che un ragazzo si avvicina a Lily con l’intensione di ballare.
In quel momento, trovo Tom e con un“balla con lui” la lascio lì Daisy, troppo preso a raggiungere per primo James e Lily, ma, fortunato come sono, non arrivo in tempo e,  per giunta, e con addosso anche il peso della vendetta di Daisy, che non me lo avrebbe perdonato, per nulla al mondo. Perché lasciarla da Tom era umiliante, ma farlo per ballare con una Potter era anche peggio.
Di sicuro però non l’avrei data vinta all’altro e cosi mi fermai dietro Lily - Ti dispiace se m’intrometto? – Deryck, o come si chiama, sbarra gli occhi e, probabilmente, legge la sua morte imminente sul mio viso, perché lascia ricadere le braccia lungo i fianchi e fa un passo indietro. - Tempismo perfetto! Stavo giusto per andare a prendermi una bibita -. Inarco un sopracciglio e  mi volto verso Lily, congedandolo. 
- Balliamo? - Lei ricambia il mio sguardo e, dopo un istante, posa le mani sulle mie spalle, cauta.
- Che sorpresa! -.
Lo era anche secondo me, sì.
Le circondo la vita con un braccio e stringo tra le dita una delle sue mani.
E che io fossi dannato se tenerla tra le mie braccia, non mi sembrava giusto; anzi, era proprio perfetto.
La guardo e cerco il suo sguardo, ma mi perdo dentro, i suoi occhi nocciola, che sembravano due pozzi senza fondo in cui ci annega, senza possibilità di scampo.
Voglio fuggire da quello sguardo, ma non riesco a distoglierlo, come se ne fossi incantato. Lo sposta e guarda oltre le mie spalle. E io in quel momento  farei qualsiasi cosa, anche le più terribili, pur di sapere a cosa sta pensando.
La avvicino ancora di più a me.
I tratti del suo viso si riempiono di emozioni che, però, non riesco a distinguere, perché appaiono solo per un nano secondo prima di scomparire. E, poi, prima che riesca a replicare,  si stacca da me e mi costringe a smettere di ballare, piantandomi in asso con un “Basta cosi”.
Chi credeva di essere?

                               

 

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Capitolo 3
*** Conto alla rovescia ***


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            conto alla rovescia

Sono seduta sotto un albero spoglio, vicino al Lago Nero, la schiena appoggiata contro il tronco freddo, mentre il mantello, con cui cerco di proteggermi dal pungente vento invernale, s’inumidisce, frapposto tra il mio corpo e la gelida neve. Alzo lo sguardo al cielo e osservo: Dai nuvoloni grigi e cupi cade un leggero nevischio e candidi fiocchi si posano sul mio volto, sciogliendosi poi a formare minuscole goccioline. Mi strofino gli occhi, rabbrividendo dal freddo, sospiro e mi stringo di più nel mantello. Ho sempre amato il silenzio. Guardo la luna. – Lily - James si avvicina con passo risoluto.

 Lo interrompo - No, James, giuro. Se mi parli del matrimonio o di Scorpius, ti crucio, hai la mia parola! -. Con passo svelto anche lui, si poggia al mio fianco sotto l’albero, io sospiro rassegnata e, insieme, guardiamo la luna. Poi lui rompe il silenzio.

 - Brutta giornata, eh? - dice, ridacchiando.

- Vorrei vedere te, dopo la predica di ben due ore da parte di Albus e, come se non bastasse, anche della rossa -.

- Chi? Rose? - dice con tono tremante e io mi volto a guardarlo. Inutile. Perche James? Perche non ti decidi?

 - E chi altro! - rispondo, alzando contemporaneamente un sopracciglio. Impallidisce.

- Non sapevo che fosse tornata. - Il suo tono è triste e deluso, anche se cerca di mascherarlo. Con me, però, non ha mai funzionato. Sei uno stupido, penso. È sempre stato uno stupido, ma ora è davvero troppo. Sospiro.

- Ora lo sai. - Torniamo a guardare la luna e ognuno torna a suoi pensieri. Era questo il bello del passare il tempo con James, nessuno consola nessuno, se vuoi parlare, parli. Se no, resti in silenzio.

- Che ne pensi? - mi dice, io so benissimo di cosa parla, ma faccio la finta tonta. - Di che parli? – rispondo, indifferente, così si volta a guardarmi, cercando il mio sguardo. - Di cos’altro, se non del tuo matrimonio? - sbuffa e alza gli occhi al cielo, passandosi contemporaneamente una mano nei capelli neri. - Merlino, come fai a non capire? Che cosa non capisci nella parola “matrimonio”, me lo puoi spiegare? Perche io proprio non ti capisco! Reagisci! Grida, salta di gioia, o piangi, ma fa qualcosa, perche davvero non sopporto vederti così! - mi grida, io abbasso lo sguardo verso di lui e punto i miei occhi nei suoi. - A cosa servirebbe - sospiro, sono stanca – Dimmi, Jammie, a cosa mi servirebbe? -

- Io … non -.

- Cambierà qualcosa, Jammie? - continuo, guardandolo dritto negli occhi.

Non risponde ed io, tornando guardare la luna,lo faccio per lui - Niente, non cambierebbe niente, assolutamente niente -.

- Hai ragione, ma almeno ti sfoghi, no? - mi chiede, dubbioso.

- Basta, lascia stare, non parliamone più! – e, sorridendo amaramente, aggiungo - e sappi che la prossima volta ti crucio.  Sai come si dice, “ mago avvisato, mezzo salvato” - in risposta, lui ridacchia divertito.

- Non ci tengo, grazie. - alza le mani in segno di resa, poi abbozza un sorriso.

- Allora, sai che cosa fare? - poi aggiungo, con tono più tenero - vai da Rose. Ti starà cercando -.

- Perche dovrebbe? - mi chiede, sorpreso, quasi soffocando nella sua stessa saliva.  Alzo lo sguardo al cielo, come se non fosse ovvio. Certe volte mi chiedo se James usi mai la testa,ammesso che ne abbia una.

 - Forse perche è appena tornata, e vuole salutarti, dopo tanti anni - gli suggerisco. Mi guarda negli occhi, poi si volta a guardare la luna e, come quando era piccolo e si sentiva confuso, si passa una mano tra i capelli, illuminati dai suoi raggi.

-Vai da lei. Ora.- Lo esorto in tono tenero, ma fermo per fargli capire che, oltre a essere un consiglio da parte della sua sorellina, è anche, in un certo senso, un ordine dalla regina e, poi, con delicatezza, lo spingo, affinché si alzi.  Lo vedo allontanarsi a poco a poco, ma prima mi dice - Smettila, Lily. Te lo dico da fratello, fare finta di niente e ignorare tutto non servirà a molto, perché fra tre giorni ti sposerai lo stesso. Mi rendo conto che è difficile, ma sappi che non lo è solo per te, Lily -. Non ci scommetterei, se fossi in te, fratello mio.

                                              ***

L’acqua scivola sul mio corpo ed io mi chiedo se anche tutto il resto può farlo, andando con essa via da me, lasciandomi libera.

 Un altro giorno è già passato e il mio senso di ansia (e quindi di vomito), causato dalla consapevolezza che tra due giorni sposo Scorpius, sale. Non è vero che ne sono indifferente e stessa cosa lui, mi dice una vocina dentro di mePrima era più facile, prima di quel ballo, di sentirlo tanto vicino, di sentire il suo odore. Odio riuscire a ricordare tanto bene quel suo profumo, come se non fossero passati più di cinque minuti, quando invece sono passati sette anni. Dall’ultima volta che siamo stati così vicini, sono passati sette anni, mi ripeto. Ora, però, invece, non faccio che evitarlo, ma oggi, al ricevimento, lo devo vedere.

- Lily, dove sei? - la voce di Rosie arriva dalla mia camera.

 - Che c’è? Qualche problema? - Sospiro, entrando in accappatoio nella stanza.

 - Stai scherzando, vero? Ti rendi conto che il ricevimento è tra dieci minuti e tu sei in accappatoio? - strilla.

 Sembra come impazzita, mentre va di qua e di là . - Cosa ti devi mettere? - aggiunge poi, spalancando l’armando e lanciando vestiti a destra e a sinistra.

- Basta! - Esclamo con il tono calmo, ma fermo che ho imparato da mia madre e l’altra. Si blocca, guardandomi stranita, come se si aspettasse che mi metta a piangere per un ricevimento se devo piangere, lo faccio per qualcosa d’importante, come il mio matrimonio, o il mio amore proibito, ma non per uno stupido ricevimento.

Puntando l’indice verso di lei, la teletrasporto sul divano, e riordino i vestiti e, infine, scrocchio le dita e sono già pronta: abbigliamento, trucco e acconciatura.

Poi, rivolgendomi a Rosie, le dico - Sono pronta e abbiamo altri nove minuti e mezzo a disposizione, che ne dici di una cioccolata ? - mi siedo accanto a lei e faccio comparire due tazze piene, dal profumo molto invitante.

- Qui è sempre tutto così facile? – chiede, alzando un sopraciglio.

- Essere la regina ha i suoi lati positivi -. Le sorrido, sorseggiando un po’ di cioccolata. - Sei fortunata, Lily. - Nella sua voce noto un briciolo d’invidia, che m’intenerisce. - Molto -. Se non conti tutti i lati negativi dell’esserlo, aggiungo mentalmente.

 - Che ne dici di andare? Non vorrei arrivassimo in ritardo. - mi chiede dopo un po’, preoccupata ed anche molto eccitata per il ricevimento, poiché lei non è mai stata in neanche a uno, mentre  io, invece, ne organizzo uno ogni tre giorni, e io rido divertita. Che ironia! - Il ricevimento vero e proprio inizia quando entra la sottoscritta, quindi non sono mai in ritardo - concludo.

- Ah, bello - dice Rosie, nervosa, facendomi ancora più tenerezza, perche è una ragazzina infantile, che fa tutto con ingenuità, piena di sentimenti che gliele si leggono negli occhi. Anch’io sono stata così, prima, ora, non lo sono più, ormai e, così, mi abbandono a quel dolce ricordo, così lontano ed estraneo.

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Capitolo 4
*** 3 capitolo matrimonio ***


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             Matrimonio

 

Sul soffitto si vede la luna, ferma e, intorno ad essa, le stelle, che danzano nel cielo sereno, seguendo le sinfonie suonate dal pianoforte. Alcuni guardano e si stupiscono, non sapendo che è opera di Lily.

La musica sembra divina, da quanto è bella e, come le ballerine, gira, volteggia e fluttua ovunque in sala.

Tutti sono incantati da quel luogo, da quel soffitto, dalla musica, dalla bellezza di quelle tende che scendono morbide sotto le candele, le uniche fonti di luce.

Non sembra, comunque, ci sia tanto buio, perche la luna che pende dal cielo, è piena, con la sua delicata luce illumina i volti di quei giovani, estasiati e invidiosi.

Le fanciulle, invece, alla vista del giovane Malfoy perdono  senno: Scorpius, infatti, è l’incanto fatto persona, con la sua raffinata eleganza e con la sua bellezza.

C’è un pandemonio, durante l’entrata di Lady Lily e sorpresa generale, perché ognuno l’ha immaginata in modo diverso.

Alcune, gelose, e che di lei non sanno niente, si illudono della sua pensando sia brutta, ma, invece, la sua bellezza è infinita.

Altre, invidiose, che la conoscono o, su di lei, hanno sentito leggende, mentono a loro stesse, cercando di criticare qualcosa, ma è cosi bella che l’unico pensiero che formulano è “Se io fossi al suo posto”.

Le mogli ancora giovani, invece, desiderano figlie di tale bellezza.

Anche le sue cugine provano stupore o invidia, perché, d'altronde, i sentimenti sono umani.

Scorpius non cammina più avanti e poi indietro, ma resta mobile a guardarla e lei non distoglie lo sguardo, mentre, con grazia ed eleganza, attraversa la sala, sotto gli occhi di tutti. Indossa un lungo vestito bianco, morbido, liscio, di seta bianca, candida e pura; Le maniche, invece, sono fatte di pizzo e la scollatura, a forma di barca, lasciava intravvedere le sue delicate spalle. Non indossa il velo né il diadema, ma, sulla sua fronte, pende un ciondolo, che terminava con una lacrima di puro zaffiro, blu come il mare, e tiene fermi i suoi capelli, fuoco rosso e lisci, che arrivano al fondoschiena, sembrando un velo.

                                              ***

-Vuoi tu, Lilian Luna Potter, prendere Scorpius Malfoy come tuo legittimo sposo e governare con lui, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non vi separi ? - Si rivolge il Conte Claudius a Lily.

Scorpius la guarda e anche il prete fa lo stesso, come tutti, in sala, aspettando una risposta. No, non lo voglio. Sì, lo voglio. Non lo so. Probabilmente quella sarebbe la risposta più spontanea, ma, invece, si limito a un semplice - Sì - con tono neutro e impassibile, senza aggiungere un “Lo voglio”, perché a nessuno importa veramente la risposta.

   -Vuoi tu, Scorpius Hyperion Malfoy, prendere in moglie Lily Luna Potter, amarla, rispettarla e onorarla per sempre, fino al tuo ultimo respiro? - questa volta è a Scorpius che si rivolge il Conte e lui risponde con un – Sì – con lo stesso tono e lo stesso sorriso di sempre incollato sulla faccia. Lei, allora, percepisce uno strano sentimento strisciarle dentro, aumentando in continuazione ogni secondo che passava, ma non capisce a cosa è dovuto.  

- Io, Conte Claudius Rodelfus Iulius, con il potere che mi è stato concesso e dinanzi a tutti, vi dichiaro marito e moglie - conclude. Ci alziamo e piano piano, ad uno ad uno, si avvicinano tutti, per congratularsi e fare foto insieme agli sposi. - Lily, auguri è una bellissima festa, sembra un sogno - dice Rosie mordendosi il labbro inferiore e guardandosi attorno come una bambina in una fabbrica di cioccolato. Potrei donarle la mia vita e mi fido ciecamente di lei, anche se di lei non so quasi niente.

 - Grazie, Rose, vedrai che il tuo matrimonio sarà ancora più bello - le dico, poggiando le mani sulle sue. Lei ridacchia - Ma no, è impossibile, non posso permettermi una cerimonia del genere e poi ancora non credo se ne parlerà tanto presto >> sospira e, un po’ confusa, mi guarda - Cosa sta succedendo ? - mi giro anch’io verso il luogo dove pochi minuti prima c’era l’altare, ora sostituito da un vasto spazio innalzato rispetto al pavimento della sala. - È il momento dell’incoronazione, o sbaglio? >> sorride beffando Scorpius. Ridi ridi, vedremo chi riderà per ultimo, Malfoy. Se non ti faccio pagare caro ogni singolo torto che mi hai fatto, non mi chiamo Lily Luna Potter.

La cerimonia d’incoronazione è molto veloce e formale:

La cerimonia d’incoronazione è molto veloce e formale: dopo aver firmato qualche documento, si inginocchia, pronuncia il giuramento e, infine, il conte Claudius le pone la bellissima corona sulla testa.

Sì, poteva affermare che era il momento di tutta la giornata che preferiva.

Scorpius Malfoy arriva alla terza bottiglia e gli effetti iniziano a notarsi. Non quel tipo di effetto in cui uno inizia a camminare senza equilibrio, cadendo ogni cinque secondi e parlando senza sapere che cosa sta dicendo, ma, semplicemente quello per cui stai bene e i sentimenti ti abbandonano, lasciandoti naufragare nel limbo tra l’essere e il non essere consci di quello che si fa.

Lily, nel frattempo, se ne sta seduta, circondata da tutti i cugini, gli amici e i fratelli. Come sempre non parla, standosene seduta a guardarli, mentre, un po’ ascolta i discorsi di chi la circonda, e un po’ lascia andare la mente per i fatti suoi. Anche lei ha bevuto, anche più di Malfoy, ma a differenza del suo sposo, ha usato prima un incantesimo non verbale. Con il quale, anche si beve tutta una botte di vino, non ci si ubriaca. Perché lo faceva? Perché era una delle cose che non era obbligata a fare, che faceva perché le andava. E lei aveva bisogno di dire che non tutta la sua vita era legata ad obblighi e che c’erano cose, seppur piccole, che poteva fare per sua scelta.

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Capitolo 5
*** Peggio di così non va!! ***


                                      Peggio di così non va!

 

Villa Potter (sede della famiglia reale)

“Spesso si pensa che ciò che è duro e pericoloso,

non abbia causa. Ma,spesso, la causa siamo proprio noi, che,

senza accorgercene abbiamo rovinato tutto il bello che conteneva”.

 

Il divano è un vero suicidio, come ho costatato dopo l’interessante nottata di ieri.

Nella mia vita la notte del matrimonio me la sono sempre immaginata in modi differenti: una notte di fuoco, una tutta petali e rose, nei peggiori dei casi,  mai, comunque, mi sono aspettato di passarla su un divano. Mai.

La cosa positiva, però, è che ho capito perché si dice che è indimenticabile: lo è stata, per le mie ossa e il mio collo!

Ma, d'altronde stiamo parlando di Lily Luna Potter, la nuova signora Malfoy e, con lei, tutto è possibile, anche le cose più improbabili.

Potrebbe fare qualunque cosa e sembrerebbe normale, potrebbe chiederti di buttarti da un precipizio e tu lo farai, senza pensare due volte e senza farti venire dubbi riguardo a ciò che stai facendo,anche se è la cosa più stupida che esista. Potrebbe renderti talmente felice da farti sentire in cielo e potrebbe anche, di punto in bianco, farti precipitare senza previsione e senza un reale motivo.

Ecco perché è pericolosa, molto pericolosa.

ieri è stato davvero un giorno davvero indimenticabile. E doveva rimanere tale, le parole di Potter 1 e Potter 2 furono molto chiare. E anche se io sono un Malfoy e noi esistiamo per fare tutto ciò che i Potter vietano, in questo caso è meglio evitare.

 

La mattinata, come si suole dire, non è cominciata per il verso giusto ma, sperando in una trasformazione positiva della situazione, mi dirigo a fare colazione.

E, in non più di quindici minuti, scopro molte cose interessanti, legate al fatto sono Re da otto ore, venticinque minuti e cinquantadue secondi.

In primo luogo tutti mi prendono alla lettera ed è una cosa bellissima. Poi, mi sono svegliato le sei per fare bella figura il mio primo giorno e invece faccio la figura del malato tanto che mi dico “la prossima volta potrò godermi altre ore di sonno”. E, cosa scopro? Che tutti pensano sia malato, perché, a quanto pare, il mio caro zio ha dimenticato un piccolo e impercettibile dettaglio riguardo l’essere Re, dettaglio per cui, tra qualche minuto, compierò un bell’omicidio di massa e andrò ad Azkaban.

Secondo voi è normale pretendere che mi svegli alle quattro di mattina?  chi è che ha detto questa grande stupidaggine? Ditemelo. Così gli lancio un paio di Avada Kedavra.

Dopo la disastrosa figura che ho fatto a colazione e dopo essere stato chiuso dentro il mio nuovo studio per firmare documenti e dossier per ben due ore. Due ore! Ovviamente, quando Dalton mi chiede tutto felice, con occhiate maliziose per farmi intendere, che lo rendono ancora più  stupido:

- Allora, amico! Com’è stata la tua nottata? - accompagnando il tutto con una pacca.

Io borbotto un: “affari miei” con tono atono e lo spingo lontano.

- Ehilà, amico. Mai visto uno sposo tanto di mal umore. Cos’è, la sposa non è di tuo gradimento?- continua lui, con la sua faccia di bronzo, senza accennare di volersi muovere di un millimetro.

- Lasciami in pace! E vattene, giacché ci sei! - rispondo con uno sguardo che non ammette repliche, tanto sono frustrato.

 

La giornata, però, non migliora con il passare del tempo, a cena, infatti, parlo e mi sento uno straccio, quello che i babbani usano per pulire i pavimenti.

La sera non cambia niente, trovo Lily a letto, sdraiata a leggere. Sono così scoraggiato che mi dirigo dritto verso il divano, dove mi stendo e, lì, allento la cravatta e la butto di lato, assieme alla giacca; e resto in camicia e pantaloni dello smoking e, con un movimento dei piedi, lascio lancio una scarpa a destra e una a sinistra. Chiudo gli occhi e sento che tutta la stanchezza e l’energia mi abbandonano pian piano. E’ e così bella questa sensazione di silenzio.

- Devi imparare a essere più ordinato, mio caro - la voce squillante e calda di Lily mi risveglia, così apro gli occhi confuso e la guardo.

- Sistemo tutto domani, ora non ho proprio le forze - rispondo con tono calmo, ma anche stanco.

- Vedo che ancora non ti sei abituato alla nuova vita, eh? - mi volto di lato per guardarla meglio, voglio capire il suo tono e il suo guardo. Sorrido.

- No, Ancora no. - tiro un sospiro.

- Non tutto è rosa e fiori, Scorpius. - sospira anche lei, e poi socchiude gli occhi e lascia cadere il libro dalle mani. Scivola sotto le coperte senza più parlare e, poi alza la mano e, dopo un movimento fluido del polso, gli indumenti, che erano sparsi per la stanza, scompaiono, per poi riapparire tutti ben ordinati su una sedia. Alla fine spegne la luce. E nel buio non riesco a pensare ad altro che non sia il mio nome pronunciato da lei dopo tanto tempo, e mi accorgo che il suono è sempre lo stesso da quando avevamo quattordici anni e, sotto le coperte, nella stanza della necessità, me lo sussurrava all’orecchio.

E, poi, più niente, perché fui troppo stanco anche solo per pensare. 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** capitolo extra ***


 Ciao, prima di lasciarvi al capitolo, devo chiedervi scusa, mi rendo conto che non ho aggiornato per due mesi, scusatemi. Mi dispiace molto, ma i compiti e le interrogazioni mi hanno tenuta, proprio, occupata. In compenso vi lascio questo capitolo che è un po’ più lungo del solito. E infine, vorrei spiegarvi alcune cose: questo è un capitolo un po’ speciale in cui torno indietro nel tempo per giustificare alcuni fatti che avvengono dopo e per guidare chi legge a capire alcune cose. Questo non sarà l’unico capitolo extra ma dopo ogni cinque ve n’è sarà uno. Come il solito ringrazio coloro che seguono, coloro che recensiscono e tutti quelli che leggono, anche in anonimo. Vorrei farvi sapere anche che parto per due mesi e quindi non potrò aggiornare, in compenso vi prometto che appena torno mi farò perdonare con minimo tre capitoli consecutivi.

                 Capitolo extra

      


                      

(Novembre 1988)


Stringendomi la mano con dita gelide ma forti, mi esorta -Vieni con me, Ginny. Voglio mostrarti un luogo speciale e sacro -.
Perciò mi smaterializzo con lui.

- Dove siamo? -gli chiedo, ma non risponde, così continuo a camminare. Il sentiero, accidentato, è scavato nel fianco di un monte. Mi aggrappo alla mano di Harry, respirando a fatica, perciò la nostra andatura è lenta. Il terreno è roccioso e gli alberi si fanno sempre più fitti. Persino lui, che è ben allenato e sembra conoscere bene questo luogo, è in difficoltà. Si sta facendo buio e noi camminiamo in silenzio, concentrati sul sentiero, tanto che riesco a sentire il suo respiro regolare al mio fianco. La strada si fa sempre più ripida, così mi concentro su dove metto i piedi e, pian piano, perdo la cognizione di tutto ciò che mi circonda, persino del tempo, così rimango sorpresa quando Harry di colpo si ferma e, stringendomi con forza la mano, mi fa cenno di guardare verso l’altro. Quando lo faccio, non vedo nulla e vedo tutto: L’oscurità senza fine dello squarcio lungo e stretto che si apre davanti a noi, come un’enorme ferita, che fa indietreggiare me, ma non lui. Poi, qualche minuto più tardi, siamo dentro, con le bacchette che illuminano i nostri visi, la strada sempre più ripida ed io mi sento ancora più confusa, mentre mi chiedo che cosa ci faccio lì.

 

Fai attenzione - mormora, posandomi una mano sulla testa per proteggermi - Le rocce sono molto affilate -. Eh sì, è chiaro che Harry è già stato qui.

 

Superato quel punto rischioso, scorgo in lontananza un lieve bagliore e in me l’emozione e la curiosità aumentano, portandosi dietro, però, anche un’enorme dose di confusione. Harry avanza verso la luce, io dietro e finalmente inizio a cogliere alcuni dettagli del luogo in cui ci troviamo. Abbasso lo sguardo, sotto i miei piedi vedo estendersi un pavimento, che, come le pareti di quella specie di grotta, sembra levigato e pulito dall’uomo e mi chiedo se quel posto non sia sotto una qualche specie d’incantesimo. La luce aumenta e il cuore inizia a battermi forte. Il soffitto s’innalza e le pareti si distanziano, a mano a mano che procediamo.

 

Poi, Harry si avvicina al mio fianco, si fa da parte in modo che sia io a precederlo e, stringendomi da dietro, mi blocca e all’orecchio mi sussurra, in tono dolce e solenne:

 - Ginevra, questo è il posto in cui mio padre si dichiarò a mia madre -.

 

L’insicurezza s’impadronisce di me, mi sento a disagio, così mi giro per guardarlo meglio negli occhi e osservo l’affascinante e potente mago che ho davanti. - Hai paura? - mi chiede, poggiando il suo mento contro il mio.

Sebbene non capissi bene il vero significato delle sue parole, rispondo - Non ho paura -.

- Davvero? – chiede lui, sorridendomi e portando la mia mano sul suo petto, per farmi sentire il suo battito cardiaco. Batte a un ritmo più veloce rispetto alla norma, così sollevo lo sguardo per capire cosa lo aveva emozionato a tal punto: La luce nei suoi occhi, così verdi, è diversa, così intensa, così profonda rispetto al solito. Torno a studiare quegli occhi misteriosi, che potrei restare a fissare per sempre senza mai annoiarmi, desiderando come non mai di saper leggere i suoi pensieri con la stessa facilità con cui lui leggeva i miei. Sentendo il suo battito aumentare sotto le dita, gli chiedo – Harry … Perche mi hai portato qui, stanotte ? -.

 

Per la prima volta riesco a capire e vedere oltre quello sguardo impenetrabile. So che, ormai, l’ultima barriera tra noi è crollata, perciò sorrido. - Ti ho portata qui stasera, Ginny, per chiederti di sposarmi - dice alla fine, impedendomi di precipitare in quell’abisso verde che sono i suoi occhi.

Quelle parole, quelle incredibili parole, fermano tutto, fuori e dentro di me, anche il tempo.

- Harry … Harry - non riesco a dire altro, solo a guardarlo, ho i piedi incollati e la lingua mi sembra sigillata, chiusa a chiave.

 

Harry s’inginocchia ai miei piedi e formula la fatidica domanda, - Ginevra, vuoi sposarmi? - mi chiede, accarezzandomi le ciocche di capelli rossi che mi ricadono dietro l'orecchio. La sua voce diventa ancora più dolce e vellutata, ma senza alcuna insicurezza. Quasi sussurra, - Lo vuoi, vuoi diventare mia moglie? -. La tenerezza con cui lo dice mi fa rabbrividire: - Sì, Harry, lo voglio! - esclamo. Lui mi stringe a sé e, chinandosi su di me, mi bacia, un bacio dolce e tenero, finché non socchiudo le labbra, lui fa entrare la sua lingua e il bacio diventa più intenso e sconvolgente. Sono felice, come non mai, volo lontano, vicino al tempo stesso. Rimaniamo così, assaporando quel momento insieme, perché, semplicemente, non possiamo vivere l'uno senza l'altro. Ci baciamo a lungo, ancora e ancora, senza avere il bisogno di respirare nulla, se non il suo profumo, senza il bisogno di vivere se non per lui, con lui, senza il bisogno di nient'altro. All'improvviso, mentre ci baciamo, Harry mi prende la mano  sinistra e fa scivolare un anello al mio anulare. Non mi sono accorta che ne teneva uno e che aveva messo la mano in tasca per prenderlo. So che la maggior parte delle ragazze si metterebbero a urlare di gioia e ad ammirarlo, ma io no. Non posso, perché lo amo oltre ogni cosa, persona, confine, barriera e lo amerò per sempre. E, così, tenendo gli occhi ancora chiusi, faccio scivolare le braccia intorno al suo collo e nei suoi capelli, mentre le nostre labbra si muovono a ritmo dei nostri cuori, che ormai battono all'unisono, aumentando di ritmo e di velocità; mai mi sono sentita tanto assetata di lui e delle sue labbra, così avida e bisognosa di loro.

 

-Ti amo – dice.

Anch'io Harry, per sempre - rispondo - Per sempre, Ginny -.

 

(25 aprile  1988)

La notte passa sempre, anche quando sembra infinita, anche quando i secondi sembrano ore. La notte è troppo lunga per passarla da solo con mille pensieri e domande in testa e questo Draco lo sapeva. Ognuno, in quel grande castello, aveva imparato a convivere con quel silenzio devastante, iniziato quando ciò che più rendeva calda quella casa se ne era andato. Draco, però, non è mai preoccupato o alterato, è nel suo dna. E’, in tutto questo, lui sa che il suo sesto senso non sbaglia mai. - Milord – un giovane in tunica verde fa un rapido inchino. 

- Thomas? – risponde Draco, con voce composta e tranquilla, senza tradire alcun sentimento, accennando di avvicinarsi.

- Mio signore, è arrivata questa pergamena dalla Curia per lei- con un rapido movimento, scioglie il nastro rosso e la allunga verso il suo padrone, per poi arretrare con la stessa rapidità. La faccia di Draco Malfoy cambia colore di colpo, più va verso il basso, più sembra impallidire, per poi, accartocciando il foglio, si dirigersi verso il suo studio. Per strada, non passa inosservato per via del suo sguardo, che si alterna tra il glaciale e il furente e, ovviamente, per quel suo colorito, pallido ancora più del normale.

Non può crederci Draco. Non fino a questo punto. Lui conosce Harry, non oserebbe tanto, non può lasciarlo fare. Distruggerà tutto, lo sa, per quella donna, poi! Si guarda attorno, non si è reso conto che, immerso com’è nei suoi pensieri, ha rotto metà studio. La stanza, infatti, è piena di cose, sparse per terra: libri, soprattutto, probabilmente buttati per terra pochi minuti prima. Si mette le mani tra i capelli e sprofonda sul divano in pelle. Harry non sa quanto si sbaglia, quanto sia stupido mettersi contro il Consiglio di Magia e Stregoneria per una donna che non è nemmeno di nobile origine. In questo momento ha già abbastanza problemi con tutto quello che Harry ha fatto e, se continua così, non ci sarà modo, per lui, di fermarlo.

- Draco? - la voce di Astoria arriva da lontano e lo riporta nel suo studio. La guarda negli occhi, che sono un paradiso per lui, l’unico posto in cui si sente protetto, l’unico in cui vi si sente naufragare, un tesoro suo, personale, che nessuno gli può sottrarre; tiene molto a sua moglie. E sa di essere fortunato ad amare la donna che suo padre aveva scelto ha per lui. In fondo, sa bene che, se suo padre avesse voluto che sposasse un’altra persona che non amava, lo avrebbe fatto, perché lui non avrebbe disubbidito mai a suo padre.

Draco si alza, si avvicina a sua moglie e la stringe a sé, inspirando a fondo il suo profumo di margherite, decidendo che, forse, non è opportuno intervenire. Harry, ormai, ha deciso e lui non farebbe mai qualcosa contro il volere del padre per aiutarlo.

Alla fine è questo ciò che lui, suo padre e tutti i Malfoy vogliono: vedere Harry soccombere e prendere loro il comando, oramai, però, nemmeno lui sa cosa è vero e cosa no e, soprattutto, da quale parte rimarrà se da quella di suo padre o da quella del suo compagno d’armi. Allora, chiude gli occhi e inizia a sperare di non dover scegliere.

 

 

(Aprile 1988)

Harry si china e mi prende in braccio, cullandomi stretta al petto. Quel gesto è così banale che ci mettiamo subito a ridere, anche se in segreto avevo speravo che Harry, galante com’è, lo facesse, e sono contenta che, ancora questa volta, non mi abbia deluso. Entriamo nella sala d’ingresso e capisco che non è cambiato niente dall’ultima volta che sono stata lì, perché, in fondo, so sin da quando la prima volta i miei occhi hanno incontrato i suoi, che i nostri destini si sono incrociati e uniti.

Mi aggrappo forte a lui, mentre attraversiamo innumerevoli corridoi, finché non ci ritroviamo di fronte alla porta della nostra camera. Non c’è nessuna guardia ad aspettarci. Siamo finalmente soli. Harry si china leggermente per aprire la porta, poi mi posa con delicatezza a terra, e mi abbraccia dai fianchi e mi sussurra - Benvenuta a casa, Ginevra -.

Non rispondo, non ci riesco. Allunga un braccio dietro la schiena, mentre mi cinge con l’altro e, baciandomi, chiude la porta, lasciandoci finalmente soli, mentre tutto il resto rimane fuori. Sono pronta per condividere tutto con lui.

 

(Estate 1992)

Riemergendo da un sonno tranquillo, Harry apre gli occhi, pensando che non è possibile che quei tre teppisti non lascino a nessuno almeno un momento in pace. Si gira nel letto e guarda la donna che ha davanti.

– Ginny, svegliati - le dice, accarezzandole delicatamente un ciuffo di capelli arruffato, con voce ancora rauca e impastata dal sonno.

- Mmh, che c’è? - risponde lei, ancora con gli occhi chiusi, e tirandosi addosso le coperte.

– Dai, amore, svegliati. I bambini si sono svegliati e, se James continua a tirare i capelli ad Albus, ci ritroveremo con un bambino calvo - rimane a guardare la moglie per qualche minuto, lei però non sembra intenzionata minimamente a muoversi, perché si copre il capo con il cuscino, perciò Harry, ormai rassegnato, sorride e, solo dopo averle dato un tenero bacio sulla fronte, va a fermare il litigio dei suoi tre moschettieri, consapevole che nonostante tutto, la sua vita è più che perfetta.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Un portale tra due mondi ***


Un portale tra due mondi

Le parole hanno un potere enorme,

possono portarti al vertice del successo,

ma possono anche distruggerti.

 

“Cavolo, Mike, non hai una casa?”

Mike è sdraiato sul divano, impegnato da più di un’ora a guardare la partita di football americano sulla tv al plasma, che mi ha comprato Rose come premio per la mia ottima media a scuola. Anche se ho vent’anni, ricevere premi mi piace ancora e, per averli, mi impegno moltissimo. Rose dice che è una caratteristica di famiglia e, da brava sorella, intelligente e perspicace, usa questo mio difetto - o privilegio, non sono ancora sicuro di quale sia delle due - a vantaggio della scuola.

Il mio amico mi guarda, sfoderando un ghigno dei suoi, e poi, con lentezza snervante, tira fuori una patatina dal pacchetto che tiene gelosamente in grembo e se la infila in bocca tutta intera.

“Potevi comprartele!” sbotto, infastidito. Non riesco a sentire niente se non il “crock crack” delle patatine.

“Nah...” risponde, continuando a ingozzarsi. In realtà le patatine sono mie, dato che le ho pagate di tasca mia.

“Tua sorella mi ha detto di fare come se fossi a casa mia e di servirmi pure” aggiunge, per giustificarsi.

Cerco di mantenere la calma, ma dentro di me impreco contro il destino e tutti corpi celesti che,
tra miliardi di persone, hanno fatto in modo di farmi conoscere una persona come lui e di farlo diventare il mio miglior amico. Chissà cosa mi è saltato in mente! Dovevo essere proprio fuori, quell'epico giorno.

 

In quel momento, Mike, notando il mio sguardo omicida, sposta il pacco dietro la schiena e
dice: “Fatti sotto! Nessuno può avere le mie patatine.”
Lo guardo torvo e mi alzo indignato, puntandogli l'indice contro e alzando  gli occhi al cielo.

“Da quando le patatine sono tue? Se non ricordo male, il denaro per pagare l'ho tirato fuori io.” sbotto, risiedendomi sul divano.
”Eddaaai!“ dice, lamentoso, allungando la parola in un modo davvero lamentoso e infantile “Mamma mia, quanto sei tirchio!”

“Non è questo il punto!” torno a guardare la partita, ignorandolo completamente.

Provo a concentrarmi sul gioco, ma niente, non riesco a capirlo né a trovarlo interessante. Mi giro e noto che il mio caro miglior amico è concentratissimo sulla partita e ha rallentato la presa ferrea sul pacchetto, così, sorridendo diabolico, infilo la mano dietro il cuscino e mi impadronisco delle preziose patatine.

“Ehi!” urla lui, vedendomi svignarmela con il bottino.
“Le patatine sono mie, ne sono il legittimo proprietario!” dico soddisfatto, mentre infilo dentro una mano e tiro fuori una patatina, che finisce con la stessa velocità nella mia bocca. Lo lascio sbuffare rassegnato e mi dirigo nella mia camera.

 

E’ una stanza abbastanza spaziosa, con solo il letto, il comodino, la scrivania e poche altre cose, ma la finestra, per quanto piccola, è abbastanza grande da permettermi di vedere una buona
parte della via in cui affaccia la casa. Londra è un posto bellissimo, nonostante il traffico.

Mi butto sul letto e guardo il soffitto. In testa ho l'inferno, i pensieri mi ronzano come se fossero
uno sciame di api disorientate e chiassose e l’attesa mi sta facendo impazzire.  Tra qualche ora, finalmente vedrò il posto in cui sono nato, in cui io e Rose abbiamo passato l'infanzia con i nostri genitori. Ed è strano.

Io non ricordo niente, apparte quel poco che mia sorella mi ha racconto e sono curioso e felice, ma, al tempo stesso, triste e pieno di dubbi e paure, perché tornare vuol dire anche ricordare.

 

Sono così preso, che l'ennesimo urlo di Mike mi fa cadere dal letto. Mi giro, ma non lo trovo, così mi alzo e con due falcate raggiungo la porta e mi affaccio: è abbracciato al cuscino e sta esultando per un goal, saltando sopra il mio prezioso divano con i suoi piedi luridi. Sbuffo spazientito.
”Vattene, Mike. Esci da casa mia! O lo faccio io!” urlo, a voce abbastanza alta da farmi sentire anche da lui.

 

A quel punto chiudo la porta e comincio a preparare velocemente la borsa: il pc, il passaporto e un po' di banconote, anche se credo che non potrò usarle. Rose mi ha raccomandato di preparare per tempo la valigia, ma ieri sera c'è stata la festa di arrivederci con i miei amici e non potevo. Sono più che giustificato, insomma e, comunque, non c'è bisogno che lei sappia i dettagli. Come si dice, “meglio prevenire che curare”. Anche perchè, se lo viene a sapere, come minimo mi cucina e mi appende al lampadario. Meriterebbe un oscar per la sua capacità di ideare punizioni perfette.
Poso lo zaino sulla scrivania, vado in cucina, prendo una tazza dalla mensola e la poso sul tavolo di legno con movimenti esperti, mi dirigo poi a passo svelto verso il frigo, tappezzato di foto delle nostre vacanze a Parigi, e prendo il latte. Lo riscaldo nel microonde, il mio nuovo miglior amico, e, quando è pronto, lo verso nella tazza, aggiungendo due cucchiai di cioccolato e altrettanti di zucchero. A quel punto mi dirigo verso il salone e, con mia grande soddisfazione, noto che Mike, per la prima volta in vita sua, mi ha dato retta e se ne è andato. Grazie, dei dell'Olimpo!

Felice per la libertà appena conquistata, mi butto sul divano e ci sprofondo dentro, mentre sorseggio il mio latte caldo.


Qualche ora dopo mi ritrovo in auto, fuori dall'aeroporto. Il viaggio è stato molto veloce e calmo, senza turbolenze e l'aereo ha avuto soltanto mezz'ora di ritardo. L'unica cosa spiacevole è stato il pranzo, pessimo, puzzolente e freddo, tanto che sembrava essere stato cucinato mesi prima. Il mio vicino, invece, era un uomo di cinquant’anni, che ha passato tutto il tempo a leggere un libro che non conosco.
Appena arrivato a Cipro, come mi ha detto Rose, mi aspetta una Mercedes nera, per portarmi all’ingresso del mondo magico.

A quanto ho capito, esso comprende 25 città che, nel mondo dei Babbani, sono le capitali di alcuni paesi (Inghilterra, Olanda, Spagna, Russia, Francia, Italia, Egitto, Grecia, per esempio). Il centro di tutto, però, è Londra, dove sono destinato ad andare. Tuttavia, a causa del protocollo, l’unico modo per arrivarvi è passare da Cipro, l’isola che conserva i portali per tutte le città del regno magico.

“Mi scusi, dove siamo di preciso?” chiedo all’autista, stando attento a usare i vocaboli giusti, come mi ha raccomandato Rose al telefono ieri sera, dopo avermi detto che ero stato invitato a passare un po' di tempo alla corte della famiglia reale. Mi ha anche dato informazioni utili sulle loro usanze e i comportamenti che devo tenere per tutta la mia permanenza là. La cosa, inizialmente, mi ha preoccupato molto, tanto che ho pensato seriamente di rifiutare l'invito, ma poi lei mi ha rassicurato, dicendomi che non avrei dovuto parlare come un cavaliere all'epoca di re Artù o di Carlo Magno. Non potrei seriamente farcela! Dopo anni passati a studiare in un college londinese, a mangiare pizza sul letto, mentre gioco con la playstation e chatto su Whatsapp con persone come Mike, non mi vedo proprio a fare il Romeo, proprio no.

“Siamo a Limassol” risponde il conducente, riportandomi alla realtà.
”Dove siamo diretti esattamente?” chiedo ancora.
“Nicosia.”

E a quel punto capisco che non sarà facile fare conversazione con lui, perchè, o non sa conversare, o è di poche parole, oppure, ancora peggio, nel mondo magico i servitori non hanno l’abitudine di parlare coi nobili.

Già, io sono un nobil uomo; se Mike lo sapesse, inizierebbe a ridere e non finirebbe più.

 

Allora, per far passare il tempo, cerco di fare qualcosa. Passo i primi dieci minuti a guardare l'orologio e, quando capisco che questo non fa passare più velocemente il tempo, anzi, lo fa rallentare, passo a guardare il paesaggio che scorre fuori. Il mare è immenso e stupendo, di un blu immenso, mentre la presenza di montagne è minima. Man mano che ci addentriamo  verso l’interno, però, diventano più visibili e il mare scompare; le classifico in alte, medie e basse, verdi, marroni e somiglianti ad Arlecchino. Dopo un po', però, mi annoio e inizio a contare le auto che mi passano vicino, ma a  57 perdo il conto e passo alle marche e a criticare il colore.

Sposto lo sguardo sull'orologio: sono le 3:30 pm. E' passata solo mezz'ora da quando siamo partiti dall'aeroporto e io sbuffo esasperato, girandomi dall’altra parte in cerca di qualche distrazione. Decido di accendere il cellulare e salutare tutti i miei amici di Facebook e di Whatsapp e, quando finisco, siamo arrivati.

 

Nicosia è una città davvero bella, il centro economico del paese e la città più popolata, ma io non sono qui per fare il turista, purtroppo.
Ci fermiamo e, dopo aver parcheggiato l'auto, proseguiamo a piedi. Camminare non mi piace, ma non dico niente, la città sorge in una pianura, quindi non è molto fastidioso. Ci infiliamo nel centro storico della città, perdendoci nei vicoli, in mezzo alla gente.

 

“Ci fermeremo un po' in un ristorante per far diminuire il via vai e non creare problemi, d’accordo?" dice, a un certo punto, l'uomo. Ha la mia età, ma le somiglianze si fermavano qui: indossa jeans e maglietta, immagino per non dare nell'occhio, ma dire che è casual,
è un insulto all'eleganza. Abbasso lo sguardo e noto che i suoi passi sono sempre della stessa misura e la sua postura composta. Cerco, allora, di imitarlo, ma smetto subito, consapevole che, se mi vedesse qualcuno, mi darebbe del pazzo.
Ci addentriamo nella via Ledra, dove c'è molta vita e noto moltissime persone impegnate a parlare, mangiare gelato e bere qualche bibita sedute ai tavolini dei bar. Potremmo essere in quel famoso quadro di Van Gogh, se non fosse che in cielo splende il sole.

 

Il ragazzo, però, avanza spedito e io immagino che si stia dirigendo verso un locale ben preciso. Poco dopo, ci fermiamo davanti ai "Gendarmi di Ulbricht". Vorrei sapere cosa ci facciamo lì, al confine fra la parte greca e quella turca, ma non faccio domande, limitandomi a osservarlo, mentre fa uno strano segno sul corridoio, lungo trenta metri, che collega le due. Poi, si gira e mi fa cenno di seguirlo.

In pochi minuti siamo davanti a un ristorante, una specie di taverna greco - cipriota che si
trova alla fine della via. L'interno è molto accogliente e il mio accompagnatore, in perfetto greco, ordina, mentre io mi guardo intorno, soffermandomi su una parete, tappezzata da ritratti di personaggi famosi. Ci sediamo e, in poco tempo, arrivano le sette pietanze tipiche del posto: insalate e pietanze vegetariane, unite a spiedini molto aromatizzati.


“Andiamo.” dice il ragazzo, alla fine, alzandosi e andando al bancone per pagare.
Lo seguo, guardandolo dialogare con il cassiere, ma capisco solo la parola "mezè", il nome delle portate che abbiamo preso, finchè non lo vedo scambiarsi strani sguardi con lui e parlare a voce bassa, come se non volessero farsi sentire.


 

Le mie ipotesi vengono confermate, quando il cassiere, amico del ragazzo biondo che mi accompagna, indirizza uno sguardo furtivo nella mia direzione e dà all’altro un foglietto, stando attento a non farsi notare dagli altri. Qualche minuto dopo il mio accompagnatore si avvicina a me e io, facendo finta di niente, lo assecondo. Se c'è una cosa che ho imparato nella vita, è che, da certe questioni, è meglio rimanere fuori.
 
Nicosia è quasi surreale, ma bella e piena di vita. 

In pochi minuti giungiamo davanti al più famoso museo di Cipro e alle quattro in punto paghiamo ed entriamo. Non ci soffermiamo a guardare quadri e sculture, però, fino a quando non giungiamo davanti a una statua di marmo molto particolare, che raffigura una donna, i capelli raccolti in un chignon da cui sfuggono alcune ciocche, un viso angelico e incurante e il corpo nudo, bloccato in una posizione pretende venerazione. Con la mano indica, o meglio, sembra toccare qualcosa di indefinito e lontano che, però, non riesce a raggiungere, mentre un piccolo velo avvolge con cautela e delicatezza, scivolando dolcemente lungo i fianchi e nascondendo le sue intimità.

Il ragazzo si muove abile e, dopo una serie di parole a me incomprensibili, mi spinge con cautela
verso la statua, mentre io chiudo gli occhi, aspettando un contatto che non arriverà mai. Quando li riapro, rimango senza parole...

 ***
 
Si avvicina, fino a quando la distanza tra noi è minima, ma nessuno dei due si scosta. Continuo a guardarlo attraverso lo specchio, mentre lui sposta i miei capelli sulla spalla destra, mi cinge da dietro e mi stringe, posando il suo viso sull’altra.
Lo guardo, senza muovermi e senza neanche l'intenzione di farlo, perché sono troppe le emozioni che sto cercando di annegare nel profondo della mia anima, per non farle trapelare. Perché, si sa, quando due opposti si scontrano, l'impatto è talmente forte che si annullano. E non ha nessuna importanza se sono due persone, due colori o due incantesimi. In questo momento, per me, sono due sentimenti, uno l’opposto dell’altro e io, in mezzo ad essi, mi sento annullata. Sono come un monumento che sta crollando, distrutto dall'interno.
Mi si ferma un groppo in gola, mentre alcuni ricordi riemergono, appoggiando prima uno, poi l’altro, come un gruppo di tifosi, nello stadio che è adesso il mio cuore. “Odi et amo”. Una volta pensavo che fosse impossibile, ritenendo che ognuno di questi due sentimenti non permettesse l'esistenza dell'altro.

Sospiro e un sorriso triste si fa strada sulle mie labbra. Quanto mi sbagliavo! Niente è veramente impossibile. Assolutamente niente.


“Mi sei mancata...” sussurra, stringendomi di più a sé, mentre il suo odore di tabacco e dopobarba mi invade le narici. Tremo e mi sento soffocare perché niente può essere più letale di una semplice frase.
”Mi è mancato averti tra le braccia e sentire il tuo profumo...”
Sento un rumore di vetri infranti, le barriere che ci dividono stanno crollando. E non sono sicura me ne importi. Non sono più sicura di nulla, in realtà...

 

Mi gira dolcemente verso di sé e io lo lascio fare, spostando lo sguardo sui suoi splendidi occhi grigi. Continuo a guardarlo, non posso fermarmi. Quante volte ho desiderato tutto questo? Quante volte ho voluto spiegarti, dirti tutto? Quante ho sognato che capivi che, certe volte, ci vuole anche fiducia?

Ora, però, vorrei soltanto stringerti a me, piangere e fregarmene di tutto. Vorrei solo, per una volta, dopo tanto tempo, essere libera da tutto, dalle responsabilità, dai sentimenti, dai segreti e dai ricordi.
La verità, però, è che mi sei mancato e ti voglio, ma non posso. Perché, anche se tu riuscissi a rompere tutte le barriere, ti mancherà comunque l’ultima, che non puoi distruggere, perchè ho sofferto troppo per poter dimenticare e un semplice “mi sei mancata” non basta. Un minuto non può cancellare sette anni di dolore.

Eppure non riesco a non pensare al fatto che mi manchi come l'ossigeno che da sette anni non sento nei polmoni, come la felicità che da allora è sparita dalla mia vita, semplicemente perché ti amo e, anche se muoio ogni volta che mi lasci sola a sanguinare, non riesco a non farlo, anche se tu non riesci a capirlo.

Soffro e mi odio, perché non riesco a farlo abbastanza come vorrei.


“Mi sei mancata, Lily...” ripete, poggiando la testa nell'incavo e inspirando.
“Lilius, io ti amo e vorrei poter cominciare tutto da capo. Dimmi che lo vuoi anche tu...” sussurra, poi, dolcemente e il mio cuore perde un battito.
”Potrei perdonarti, potrei provare a farlo.”
Un secchio di acqua fredda mi investe e un pugnale si infilo nel mio cuore, mentre lui pronuncia quelle parole. potrei perdonarti
”Torniamo come prima, Lily” dice, guardandomi negli occhi. Perdono quella parola riecheggia nelle mie orecchie.


A quel punto, però, il mio sguardo si indurisce e io mi scosto rapidamente da lui. Lo vedo sorpreso e confuso al tempo stesso, mentre avanzo verso il muro di fronte al letto e inizio ad
armeggiare con la magia, cambiando l'ordine delle caselle del dipinto che c’è su di esso. 
Come può una persona  mi chiedo, intanto - perdonare una colpa che non esiste? Come può esistere l'amore senza la fiducia?

 

Lentamente, di fronte, si rivela una piccola sagoma indefinita di pura luce e magia.

“Milady...” mi saluta, per poi girarsi verso Scorpius e fare un rapido inchino. “Milord...”

Infine rivolge di nuovo la sua attenzione a me e io le chiedo, senza forze, ma con tono gentile: “Sieli, puoi riunire tutto il consiglio, per favore?”
”Tra quanto?” chiede, guardando prima me e poi Scorpius.
”Dieci minuti esatti” esclamo, osservando la sua espressione sbalordita. Le chiedo scusa con gli occhi, consapevole della difficoltà della richiesta.
”Ai suoi ordini!” risponde, tornando seria. “Con permesso...” e, con un solenne inchino, si dissolve.


”Che cos'è quella... cosa?” chiede Scorpius, avvicinandosi.

Muovo l'indice della mano sinistra sulla figura e il disegno si illumina di un intenso blu.

“Un'anitaf, ovviamente...”

 

 

Note d’autore:

Ciao, come va? Sono tornata!!! Wee weppi, finalmente!!! Allora andiamo con calma: come promesso appena sono tornata, ho aggiornato. Come vi è sembrato il capitolo? Nella prima parte abbiamo avuto come protagonista un nuovo personaggio: Hugo. Hugo vive con la sorella a Londra, da quando è successo l’incidente. Nella prima parte inoltre abbiamo scoperto che il regno dei maghi è formato da 25 capitali legate tra di loro dai portali custoditi nell’isola di Cipro. Nella seconda parte invece abbiamo una scena Lily/ Scorpius un po’ strana lo ammetto però credetemi vi spiega tutto ma se non avete capito ciò che intendo non fa niente tra non molto si capirà tutto. Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, che hanno recensito lo scorso capitolo. Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite e le ricordata e anche chi legge in silenzio. Vi ricordo che le recensioni sono ben accette! E infine prima di dimenticare vi invito a leggere una minilong che sto scrivendo insieme alla mia collega Lilyrose intitolata: “Combatti con me amore!”. Alla prossima! Baci a tutti.

Rosa di vetro

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Capitolo 8
*** Nuovi e vecchi progetti ***


   



Amo il buio, ma, allo stesso tempo, lo temo. Il buio, il silenzio, quella strana sensazione che ti capovolge lo stomaco e l'intestino, che ti stringe dentro, ti fa appiattire la pancia e venire un senso di vomito insopportabile. L'ansia, il panico, l'angoscia, il nervosismo, la rabbia, la delusione, la tristezza, come quella sensazione che invade la preda quando viene attaccata da un serpente. Il luogo in cui mi trovo, inoltre, non cambia le cose in meglio, la persona che ho di fianco, invece, le fa cadere in un abisso senza fondo, guardandole mentre si disintegrano nell’impatto.
Due parole, anzi,  tre: Scorpius Hiperion Malfoy.
Sorrido, assottigliando lo sguardo, fino a quando non inizio a vedere tutto a strisce a causa delle ciglia.
Dio, quanto mi odio in quest'istante: io, con i miei pensieri, le mie sensazioni, i miei sentimenti, io e la mia vita, i miei ideali. Perché, ormai, sono incapace di esternare qualsiasi cosa,  non sono abbastanza per nessuno, e neanche per me stessa.
Devo smettere di fare così, mi dico, di comportarmi come una vittima, perché non lo sono e non lo sarò ne ora ne mai.
Gradino dopo gradino, immersa nell'oscurità delle scale, intravedo la luce, mentre questi iniziano ad allargarsi, seguendo l’andamento delle pareti di pietra e il soffitto si 
alza, incominciando ad incurvarsi. Manca poco penso, vedendo la luce che giunge da quello che mi pare, da qui, soltanto un arco, ma che in realtà è l’ingresso. L'ingresso per la realtà, per il presente, e non per i ricordi.
 
***
( pov Scorpius)
Sono passati dieci minuti esatti da quando ho cominciato a farneticare. La verità? Non la conosco nemmeno io, perché il mio istinto, il mio corpo hanno iniziato ad  agire senza riflettere, spegnendo il cervello e dando ascolto al cuore, senza pensare che non è quello che voglio veramente.
L'ho praticamente implorata di tornare, di ammetterlo, per poterla perdonare. Ma, anche se l'avesse fatto, se avesse confessato tutto, dentro di me, lo so, non sarei comunque mai riuscito a perdonarla. Le mie, infatti, erano solo parole, dettate da un cuore che è in astinenza e un’anima a digiuno, che ha assolutamente bisogno di quello che un tempo era. In poche parole, ho bisogno di amore. Del nostro amore, quello che un tempo ci aveva fatti incontrare, così dolce, travolgente, perfetto e, soprattutto, nostro.
Aspiro e inspiro più di una volta per svuotare la mente, mentre i nostri passi riecheggiano lungo le scale. Oggi è il grande giorno, oggi avrò il mio premio, finalmente, quello a cui i Malfoy aspiravano da tempo, ormai sarà mio. Io, il re dinanzi a tutto il consiglio, lo stesso consiglio che in passato ci ha abbandonati e che invece, ora, dovrà rispettarmi e riconoscermi come il sovrano.
Aspiro e inspiro un’altra volta, per scogliere la tensione che si è creata tra noi due. Sembra che ognuno abbia bisogno di un po' di pace per riflettere sull'accaduto, oppure entrambi non abbiamo più nulla da dire o da aggiungere. Cosa molto strana per due che hanno dieci anni di rabbia da buttare l'uno sul altro.
Una corrente ci ha attraversa, mentre entriamo: il dinch, come l'ha chiamata la regina, è una corrente magica, creata dal consiglio per impedire a chiunque non sia fra i membri di entrare. Una volta che la luce non mi acceca più, comincio a guardarmi intorno, percorrendo il perimetro della sala per vedere la sua struttura. Noto subito, infatti, che l'ingresso è stato ricavato dallo spazio tra una colonna e l'altra e che la stanza, è molto ampia, e nonostante sia sotto il castello, è molto luminosa e assolutamente silenziosa, il che mi fa pensare che sia stata insonorizzata.
Alzo lo sguardo sul soffitto circolare e noto i disegni che vi sono raffigurati su di essa. Poggio la mano sulla parete più vicina e, trascinando la mano lentamente su di essa, comincio a camminare. La stanza è stata ricavata probabilmente sotto una torre, come deduco dalla consistenza delle pareti. Normalmente, per creare sale circolari, si usa la magia, ma questa in particolare, nonostante sia ricca di magia, si nota che non è stata strasfigutata da una normale stanza con quattro pareti. La cosa, però, che più mi incuriosisce, sono i graffiti che la ricoprono per intero. A quel punto, però, scosso da chissà quale sentimento, volto lo sguardo dall'altro lato: Lily sta dicendo qualcosa, ma non capisco le sue parole.
Resto lontano, fino a quando una luce mi investe. E’ verde, mi colpisce in pieno, e tutto diventa bianco. La luce aumenta, fino a diventare accecante, poi, a un tratto, inizia a ad avvievolirsi, fino a spegnersi del tutto.
 
***
Mi stropiccio gli occhi, e mi guardo intorno e la prima figura che vedo è Albus. Lo osservo a lungo, mentre si sistema la camicia e si mette i pantaloni.
- Buongiorno - dico con un sorriso, coprendomi con le lenzuola come meglio posso, mentre lui è intento ad annodarsi le scarpe seduto sul bordo del letto.
- Buongiorno a te - si avvicina a me, posandomi un bacio sulla fronte. 
Sorrido e, mettendomi a sedere, lo guardo vestirsi.
- te ne stai andando? - Si gira verso di me e annuisce. Allora mi alzo anch'io, trascinando con me le lenzuola per coprirmi.
- Ma sei appena tornato da me! - mi avvicino a lui. - quando torni?- chiedo, posando una mano sopra il suo petto.
- Lo so, amore, ma devo raggiungere Madrid il prima possibile per il congresso. - mi accarezza la guancia, facendomi rabbrividire al suo tocco delicato. - la prossima settimana, comunque - Le sue lunghe dita scorrono sul mio viso, disegnandone i lineamenti, mentre parla.
- Mi mancherai, contessa Alice - mi alza il mento con le dita, mentre con l'altro braccio mi stringe a sé.
- Anche tu, principe Albus - mi bacia teneramente.
- Verrai a cena da noi, oggi? - mi chiede.
- Sì, sono stata invitata anche io - mi mette un ricciolo dietro l'orecchio.
- ottimo, allora ci vediamo stasera, Ali...- dice con un ultimo sorriso, prima di sparire.
 
***
 
Abiti tradizionali neri con fili argento ci ricoprono. In particolare, Io porto dei pantaloni, una veste lunga fin sopra il ginocchio con una scollatura a " V " e un mantello con il cappuccio che mi ricopre  il viso, permettendomi a malapena di vedere. Lily, invece, indossa un lungo abito e un mantello con cappuccio, in tinta con i miei.
Siamo seduti a capotavola. E la riunione è appena cominciata, condotta dalla regina per tutto il tempo, a esclusione dei momenti in cui gli Anziani pongono delle domande. 
- Nei distretti e nelle marche come è la situazione? – chiedo, facendo girare tutti, sorpresi dalla mia intromissione.
- La situazione, Milord, è tranquilla, se non per quel problema... - risponde Lucius, uno degli anziani più vicini a me.
- Quale problema? - chiedo.
Mi guarda titubante, spostando lo sguardo fra me e Lily. 
Alzo un sopracciglio per insistere.
- Questioni di cui lei, signore, non si deve preoccupare. Risolveremo tutto noi, non si preoccupi. - risponde un un altro alla mia destra, e il sangue mi si gela nelle vene: mi sta dicendo di non immischiarmi ?
Sto per ribattere, quando la voce autoritaria e melodiosa di Lily si fa strada, ammutolendo tutti, dimostrando ancora una volta la forza che esercita sul consiglio e in su tutti noi tutti.
- Un problema molto importante questo, grazie Milord- dice, facendomi un cenno col capo in segno di rispetto e ringraziamento - di cui, però, gradirei parlare alla fine, con calma. Nel frattempo, vorrei discutere di uno problema per ora più urgente e che si ricollega al problema della barriera, lei è d'accordo?- non sono l'unico a restare sorpreso dal modo in cui tutti la guardano. Cosa che lei finge di non notare. Mi schiarisco la voce e annuisco, guardandola negli occhi.
- Sì, lo sono - dico – ma, se posso sapere, di quale problema così urgente, vorreste parlare? -
Lily si alza, mentre tutti noi la guardiamo. Si toglie il cappuccio e poi guarda a uno a uno i presenti, fino ad arrivare a me. Si ferma un po’, e poi scosta lo sguardo e si dirige verso lo stesso punto in cui stava, quando mi aveva ha colpito con l'incantesimo di trasfigurazione degli abiti.
Si ferma di fronte al muro e comincia a tracciare dei segni, seguendo i graffiti. I mattoni, dopo pochi secondi, iniziano a muoversi e a spostarsi in ordine, fino a creare un piccolo spazio a forma di cassetto, ma dalla mia posizione non riesco a vedere cosa contiene. Solo quando si gira, vedo il calice che tiene con cura in mano. È di argento, con decorazioni per tutta la superficie, liscia in una piccola parte il resto è ricoperta di scritte e pietre preziose bianche nelle altre.
- Bene, signori, questo è il problema - esclama con tono chiaro e calmo, guardandoci tutti.
Posa con cura il calice, facendo un rumore assordante che desta tutti, calamitando i loro sguardi su di lei. 
- Milady... - interviene Claudius, lo stesso che prima si è rivolto a me ironico e ora parla con massima serietà e rispetto. 
- Qual'è il problema che riguarda la sacra coppa dell'Exoren? -chiede.
- Dunque... - Lily si siede - sono passati dieci anni, da quando io sono diventata regina. E dopo la nostra prima riunione, in cui è avvenuta la mia investitura, la coppa dell'Exoren mi ha dato tutto il potere che in essa è contenuto. Purtroppo, però, il giorno in cui è stato consacrato il patto e la corona è stata donata a Sr Scorpius, il potere con cui tenevo la barriera si è 
dimezzato, come di norma succede. - si ferma un attimo a guardare i consiglieri - il potere del re , però, non è nelle mani del re,  in quanto l'investitura ancora non è stata 
fatta. Ma quella parte della fonte, purtroppo, non la possiedo neanche io, per il semplice motivo che non mi riconosce come suo legittimo proprietario. - il silenzio piomba tra di noi, mentre io cerco di assorbire tutte le informazioni.
- Allora la barriera... - comincia a parlare uno degli anziani più vicino a Lily.
- No - lo interrompe subito lei - la barriera non è scomparsa e nemmeno si è frantumata, si è solo indebolita.
- Ciò significa che le nostre marche e i nostri distretti sono a rischio – è un altro consigliere a parlare.
Continuo ad ascoltare la discussione un po' assente, guardando Lily che risponde.
Non riconosco i vari anziani del consiglio, non capisco bene la maggior parte delle cose che dicono o accennano e a stento, perciò, riesco a seguirli.
- Purtroppo sì -
- Cosa possiamo fare? - dice una voce che riconosco come la mia, la mia bocca ha parlato senza chiedere il permesso, dando voce ai miei pensieri.
Si girano tutti a guardarmi, di nuovo.
Claudius pare infastidito per essere stato interrotto e prova a dire qualcosa, ma viene subito fermato da Lily - è questo ciò per cui siano qui oggi. Dobbiamo organizzare la tua investitura al più presto, anzi penso sia opportuno farla sedutastante -
Claudius si gira di scatto, guardando Lily sconcertato. 
- Non possiamo senza il sommo Consigliere supremo - esclama. Molti altri hanno sul viso un’espressione di stupore, e sembrano essere d'accordo con lui.
Io stesso, cerco di camuffare come posso la mia espressione stupita.
Non mi aspettavo che Lily si schierasse dalla mia parte, credevo che avrebbe fatto di tutto per ostacolarmi e invece...
La guardo intensamente negli occhi e capisco.
Non centro niente io, lo stava facendo per il bene del regno.
E, per un secondo, mi vergogno di quello che ho fatto finora. Per tutto il tempo mi sono lamentato di tutto, pensando solo a me, come se fossi stato qui in vacanza. 
Io, invece,  sono il Re e, come tale, ho delle responsabilità. Sono in questo posto come rappresentante della mia famiglia dei Malfoy, ma finora non ho dimostrato niente, se non la mia capacità di perdere i nervi con facilità, e nient'altro.
Lily, invece, da quando ci siamo sposati, si è comportata come una degna sovrana, con calma e freddezza, senza mai cedere alla tentazione di litigare con me, nonostante il mio comportamento stupido e infantile.
Io pensavo al passato e mi comportavo come un bambino ferito che non sa cosa fare; lei, invece, non abbassava mai la guardia e le sue responsabilità venivano sempre prima di tutto, anche prima di me e, forse, è questo che mi infastidisce. 

 
NDA:
Hola, come state?
Avete sentito l'orribile notizia??
La scuola sta per ritornare!!
Io fino a poco tempo fa mi godevo le mie bellissime vacanze e ora a pensare che stanno per finire mi sento morire.
Soprattutto per me che mi ritrovo con una nuova classe e dei nuovi prof.
Ma qualche giorno ancora c'è e quindi è meglio goderselo al massimo anche se qualcuno come la mamma fa di tutto per ostacolarti, facendoti svegliare alle 9 di mattina.
Alle nove!! 
E ingiusta la vita!!
Dopo questo mio sfogo in cui voi povero lettori vi starete dicendo ma che cavolo che ne frega dei tuoi problemi di prima mattina, vi parlo delle cose serie.
Ho fatto una lista:
Andiamo dalle cose meno importanti:
1) mi rivolgo a voi 21 anime che seguite la storia, non è che vi faccio un po' pena decidete magari di farmi un piccola recensionina per farmi contenta. Me lo merito almeno un pochino. Daiiii!!! Solo poche parole per sapere i vostri pareri! D'altronde se avete messo la storia tra le seguite ci sarà un motivo no?
2) lo so che aggiorno in modo irregolare da far schifo però non è del tutto colpa mia capitemi! Io sono quel tipo di persona che ho viene allagata dall'ispirazione e si ritrova a scrivere 3 chap di seguito o l'ispirazione le sputa in faccia e se ne va per qualche settimana rendendomi la vita un inferno. E poi c'è da dire che devo dare pure del tempo alla mia beta per poter sistemare i miei scritti.
3) vorrei invitare chi legge a l'altra mini long che sto scrivendo con un amica: " Combatti con me amore!" E anche volevo informarvi su una prossima minilong che scriveremo " tutta colpa del gelato" sempre lilius.
4) volevo chiedere il vostro parere su una cosa a cui stavo pensando, andando a cercare ff vecchie lilius ne ho trovate un sacco che sono carine ma lasciate a metà dal 2011. Pensavo che magari con l'autorizzazione dei autori e della gestione di Efp potremmo portarle alla luce e continuarle per concluderle finalmente. Vorrei sapere i vostri pareri e se qualcuno é disposto a continuare una storia. Mi piacerebbe raccogliere delle firme.
5) sul chap non ho Nnt di nuovo da dire spero solo che vi sia piaciuto e che me lo facciate sapere. Aggiornerò in settimana, perché il chap è pronto e sarà abbastanza corto per via del pov.
6) ringrazio tuti quello che sono arrivato qui. Le tre anime che mi hanno recensito nello scorso chap e chi legge in silenzio. Chi preferisce, chi ricorda e chi segue. E tutta Efp che ci permette di poter scrivere e leggere, senza Efp Nnt sarebbe lo stesso dico sul serio.
Alla prossima
Rosa di vetro

 

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Capitolo 9
*** Nel mentre ***


             NEL MENTRE

Un pugno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto.
Colpisce sempre più forte ed ormai le forze lo stanno abbandonando.
"Non mi fermerò, mi alzerò ogni volta, dopo ogni caduta, sempre più forte, tentando di distruggerla, come ho sempre fatto in tutti questi anni.
Devo liberarmi, il prima possibile. La barriera sta cedendo, me lo sento. Devo continuare." dice con voce rauca.
Cade per terra, ma non si arrende, si alza di nuovo e ricomincia.
Un pugno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto.
Le mani, indolenzite, sono diventate immuni al dolore.
"Non voglio arrendermi. La romperò e allora saranno guai. La farò pagare a tutti e nessuno oserà mai più farmi una cosa simile. " pensa l'uomo dalla pelle pallida e dallo sguardo feroce.
Un pugno, due, tre.
Le mani si sbucciano e tornano a sanguinare.
"La pagherete per avermi imprigionato qui. Io tornerò e porterò nuovamente la tranquillità e il rispetto verso il re. Tornerò e distruggerò la famiglia reale. Li ucciderò tutti, uno ad uno, senza pietà, come loro hanno tentato di fare con me. Allora, solo io regnerò, e finalmente la fonte sarà mia." Urla, tra un pugno e l'altro.
Ride, una risata falsa e cattiva che non poteva appartenere a nessuno fuorché lui.
Cade di nuovo, non ha la bacchetta, e i poteri lo hanno abbandonato da anni come tutti i suoi seguaci, ma non importa. Si rialza e ricomincia a dare pugni a quella maledetta prigione.
Uno, due, e tre.
Le gocce di sudore che scendono lungo la schiena gli bagnano la tunica verde.
"Non devo smettere"
Un  pugno, poi un altro.
Le gocce di sudore lo ricoprono, mentre la vista si annebbia.
Un altro pugno "devo uscire" non reggendosi più in piedi, cade.
Tenta di alzarsi, ma trema tutto, i muscoli sono contratti, il suo corpo ha ceduto, è finita per lui.
Sgancia un altro pugno con la forza della disperazione.
Una crepa, forse due.
Un piccolo crac.
Un sorriso gli compare sul viso.
Tutto sporco, pallido, con quello sguardo tipico dei pazzi, sviene, ormai al limite delle forze.
Un ultimo pensiero lo attraversa, prima che cada: "ce l'ho fatta!"
Poi nient’altro, se non il dolce oblio dell’incoscienza...


NDA: questo è un piccolo mini chap dedicato a un particolare punto di vista. Che tornerà a farsi sentire.
Sono curiosa di sapere le vostre ipotesi in merito se ne avete. Mi piacerebbe sentirle. Fatemi sapere.
Ringrazio i 21 che seguono la storia:
alessia 77 / andry4 / beno89 /Chtsara / dobby98 /ehykirafacolaaaaaaa /
everlark4e / Firebolt123 
 Lady Viviana /lily luna herondale 
 LilyRoseWeasly96 / Lily_Ginny 
 Lulyx / Marty Evans/ Sosoria /paperottamartina / prettyvitto 
whovianhead /yuukilalla 
_Heautontimorumenos /_Silviuz 
Le due persone che hanno recensito l'ultimo chap, chi ricorda e chi preferisce.
Il chap di dopo non credo arriverà con molto anticipo soprattutto per l'inizio della scuola quindi direttamente da ora vi auguro un buon inizio dell'anno scolastico.
A presto 
Vostra rosa di vetro
Kiss you 

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Capitolo 10
*** L'investitura: 1 parte ***


Investitura – I prova

 

 

 

( Pov Rose ) Villa Potter, primo pomeriggio

- Disturbo? – una voce ferma e autoritaria mi fa voltare.

Scuoto piano la testa in segno di diniego.

Al mio cenno, le sue labbra si piegano in su. Mi affianca al parapetto, per guardare insieme il paesaggio che si stende di fronte a noi.

- Come stai? - chiedo, con tono dolce.

- Bene - mi risponde, così poso lo sguardo su di lui. La sua figura, alta e composta, ricorda la posizione di un guerriero, con le sue spalle sempre dritte e le mani dietro la schiena. Solo lo sguardo caldo lo distingue.

- Che ne dici di questo posto, ti piace? – mi domanda.

Incrocio il suo sguardo. James ha gli occhi castani che, sotto quella fiocca luce, si confondono tranquillamente con il buio della notte.

- Non è la prima volta che vengo qui - gli rispondo dopo un paio di secondi, in cui mi sono persa nel suo sguardo, come ogni volta che parlo con lui.

A Hogwarts era uno dei ragazzi più ambiti per quegli occhi color cioccolato fuso. Gli davano un’aria misteriosa, che faceva breccia nel cuore di tutte le ragazze che lo incontravano.

- Non sei cambiata, nonostante gli anni, sai? - osserva.

- Sono cambiata moltissimo, in realtà, anche se non sembra. - lo guardo - tu, invece? -

- Cosa ne dici?-

- Non lo so, non ho avuto modo di verificarlo. Sai, come un bravo avvocato è colui che non fa accuse senza avere delle valide prove  – sorride alle mie parole.

 - Hai ragione, da quando sei nostra ospite, non ho avuto modo di fornirtene nessuna. - un finto tono serio si fa strada nella sua voce, mentre si perde ad ammirare il paesaggio con un’espressione corrugata che lo fa sembrare pensieroso. - Ma cercherò di rimediare, avvocato - si volta verso di me con un accenno di sorriso sulle labbra. Incrocia il mio sguardo per un attimo e poi, mettendo le mani dietro la schiena, continua da dove si è fermato - e so anche come! – termina, con un sorriso soddisfatto.

 

 

(Pov Hugo) Periferia della Londra magica, stessa ora, stesso giorno.

Da un po’ non vedo altro che distese e praterie.

- C'è ancora molta strada prima di arrivare? - mi sporgo per farmi sentire da Grisam, il mio accompagnatore, incaricato di portarmi a palazzo.

- No, siamo quasi arrivati. – mi risponde, continuando a rivolgere la sua attenzione alla guida.

- Non si potrebbe accelerare un po'? - propongo.

- Mi dispiace, non posso, perché questa strada si trova su un posto sacro. È vietato – spiega.

- Ma questo posto sacro non era ventiquattro chilometri più indietro? -

- Quello era un altro posto sacro –

Ok, io lo ammazzo. No, davvero: è da più di tre ore che andiamo a questa velocità

Siamo anche più lenti di una lumaca.

Mi abbandono sul sedile, esausto e infastidito. Questo tizio mi dà sui nervi.

- Dove siamo esattamente?- chiedo, per l'ennesima volta.

- Nella periferia di Londra. -

Questa frase, nelle ultime tre ore, l’ho sentita parecchie volte. A quanto pare, la periferia è più grande della città stessa, qui, visto il tempo che ci vuole per attraversarla.

Sospiro, mentre infilo la mano in tasca, estraendo il mio cellulare.

Dopo aver lasciato Cipro, la mia connessione è diventata instabile, quindi non ho avuto la possibilità di rispondere a Mike. Ah, se solo fosse qui davanti a me: gli farei diventare il viso bordeaux a forza di schiaffi!

Sospiro nuovamente, mentre con la mano destra muovo il telefono da un lato e poi dall'altro, cercando disperatamente di ritrovare internet. Dannato questo posto, mia sorella e tutta questa idea di venire qui! Chi me lo ha fatto fare?

Sono un babbeo, a quest'ora sarei potuto essere a casa mia a giocare alla playstation, mangiare patatine e pizza. Che bella la vita!

E invece? Mi trovo in quest'auto da più di tre ore, a cercare disperatamente di ripristinare la mia amatissima connessione Povero me, come farò a vivere con questa delusione?

Alzo lo sguardo su Grisam; quell'uomo assomiglia in modo incredibile a Mike, ha gli stessi tratti e lo stesso fisico. L'unica differenza è il carattere, uno è rozzo, sfacciato, arrogante e con un ego sproporzionato, tanto quanto l’altro è gentile, educato e paziente.  Insomma un angelo e un diavolo.

Sorvoliamo sul fatto che, molto probabilmente, se Grisam non avesse il compito di portarmi sano e salvo a palazzo, sarebbe stato lui il primo ad affogarmi. Ma questo è solo un dettaglio, di cui ad essere sincero sono io la colpa.

Il fatto è che sono molto arrabbiato con Mike e solo per questo posso essere giustificato nel mio comportamento non molto educato nei suoi confronti. Quel pover’uomo non ha nessuna colpa, anzi, ammetto di avere un po' esagerato, stuzzicandolo e cercando in tutti i modi di fargli perdere le staffe.

Il punto è che Mike che mi ha sbattuto in faccia la sua felicità, inviandomi quelle foto della festa di Ana in cui si vede lui con quella faccia da ebete che si diverte a provarci con lei.

Sospiro, perché volevo esserci io al suo posto. Cosa mai può trovarci lei in lui?

Non sa fare le battute e non è poi così bello, anzi, non c'è niente in lui, per non parlare del fatto che è un ignorante.

Faccio cadere lo sguardo su Grisam; forse, in fondo, Mike non è così male. I capelli neri e gli occhi nocciola, dopotutto, fanno il loro effetto.

Il lato positivo, però, è che io tra non molto sarò in un castello, invece quell’insulso traditore no. Mi divertirò molto e, quando tornerò, gli sbatterò in faccia tutto quanto.

Magari incontrerò anche qualche bella principessa desiderosa del mio aiuto!

- C'è ancora molto da aspettare? - farfuglio.

Grisam si gira verso di me con un’espressione molto calma e con un sorriso un po' tirato - no, manca poco – e, senza aspettare risposta torna a concentrarsi sulla strada.

Ecco, questa è la prova che non è lui che vuole disfarsi di me. Sono io che, a causa della stanchezza, sono diventato un pazzo paranoico che vede ovunque attentati alla sua vita.

A questo punto, dopo le miriadi di provocazioni, se fossi lui e lui-me fosse costretto a rispondere a tutte le domande che mi pone, non sarei riuscito a sopportarmi e già mi sarei ucciso.

Ma lui non l'ha fatto e quindi sono al sicuro.

E, ora che mi sono tolto questo peso dalla coscienza, posso cercare di dormire.

Ho sonno, tanto sonno, così tanto che, se il diavolo mi proponesse un patto in cui devo vivere per l'eternità, costretto ad ascoltare tutto ciò che esce dalla bocca di Mike, ma in cambio mi fosse concesso di dormire, in un grande e morbido letto, accetterei.

Sto impazzendo.

- Perché non ci materializziamo direttamente a palazzo? – chiedo, per la dodicesima volta consecutiva.

- La magia è di proprietà del re e della regina - ripete lui.

- Ironico -

- cosa? - dice seccato, cercando di controllare la voce. Mi chiedo se sia il caso di stuzzicarlo ancora. Poi penso subito a Mike e ogni dubbio sparisce.

Non è colpa mia questa enorme somiglianza. E ciò rende la mia vendetta migliore.

Lo so, è meschino vendicarmi di Mike su questo povero uomo che non c'entra niente, ma pensare a quel disgraziato e a ciò che mi ha fatto e scaricarmi su questo tizio che sembra una sua copia, mi rilassa.

Alzo lo sguardo e, notando il suo sguardo su di me, mi ricordo che devo rispondere.

- Ironico è che, in una città chiamata Londra magica, di magico ci siano solo due persone, mentre tutti gli altri sono persone comuni e normali che non hanno di magico che i nomi. -

Vedo la sua esitazione, mentre cerca una risposta da darmi. Ci pensa un po' su, cercando per controbattere ma suppongo.

- Non siamo normali come i babbani, perché nelle nostre vene scorre la magia che usiamo e impariamo a manovrare per tutti gli anni di studio ad Hogwarts. Poi, però, secondo le leggi, i nostri potevi vengono sigillati, in modo da non poterli usare. L'unica eccezione è quando il re e la regina sciolgono il sigillo -

- Non capisco il senso di tutto ciò -

- Si dice che tempo fa la magia fosse gestita in modo diverso, che ogni individuo ne possedesse una parte ma era allo stesso tempo parte di essa in quel periodo presiedeva l’armonia. Tutti i maghi erano uniti e insieme proteggevano le tradizioni e custodivano i segreti. - lo interrompo.

- Ma, ad un certo punto…? - lo invito a sorvolare sulle descrizioni ed andare al sodo.

- Ad un certo punto due gemelli hanno fatto una scoperta che ha portato a tumulti popolari; allora è intervenuto il Consiglio, che ha chiesto al re e alla regina di evocare il sigillo,  così che nessuno potesse usare o anche solo ricordare quel potere. Era un modo come tanti per evitare guerre . -

Lo guardo per un po', ma non dico niente. Sarò pure uno che non ha niente a che fare con questo posto o questo popolo, ma di storie ne conosco tante e in questa ci sono molti buchi e domande che non hanno risposto.

Per esempio, chi garantiva al Consiglio che il re e la regina non avrebbero usato quel potere a loro favore? Dopotutto lo sanno tutti che il potere dà alla testa, anche nel mondo babbano da cui vengo io. E poi, cosa hanno scoperto di così importante quei due gemelli da portare il popolo  sull’orlo di una guerra civile? Come hanno fatto a creare un sigillo? Se, come aveva detto Grisam, prima la magia era divisa allo stesso modo e ognuno ne aveva una parte, come hanno fatto i consiglieri, che avrebbero dovuto essere semplici maghi come altri, a sovrastare tutto il popolo e a sigillarla?

- Ecco, siamo arrivati! - la voce allegra del mio autista mi scuote dai miei pensieri, facendomi sobbalzare.

Alzo lo sguardo e noto una costruzione che sembra tutto, tranne che un palazzo. Il solo chiamarlo castello, poi, ridicolo.

 L’edificio, altissimo, s’innalza fino a toccare il cielo ed è in pietra, delle dimensioni di un enorme quartiere Sembra uscito da una favola, una di quelle che Rose era solita leggermi quando ero piccolo.

 Sposto lo sguardo per tutta la lunghezza di quel castello che, senza dubbio, ha un’aria maestosa.  I miei occhi corrono lungo tutto il suo profilo, costellato di torrette appuntite e dominato da un alto mastio di guardia.

- Questo posto è...- mi interrompo, senza sapere veramente cosa dire e senza trovare la parola adatta.

Enorme? Stupendo? Imponente? Spaventoso?

 Sì, ma non solo.

 

 

(Pov Lily) Nel frattempo, nella sala del Consiglio, Palazzo Reale

Prendo Scorpius per il polso, e lo trascino un po' lontano dal Consiglio, lui mi segue, ancora sotto shock.

Mi fermo e faccio comparire un bicchiere con dell'acqua, per poi porgerglielo.

Scorpius lo prende tra mie mani, se lo porta alle labbra con movimenti meccanici, ne prende un sorso e poi lo allontana dal viso, senza smettere di guardarlo stordito.

È così da quando ho annunciato che il rito dell'investitura sarà oggi.

Lo prendo per le spalle e lo scuoto per qualche secondo, per farlo tornare in sé.

Alza lo sguardo su di me - non c'è tempo. Riprenditi subito. - scandisco le parole, senza togliere gli occhi dai suoi, cercando di fargli capire quanto sia importante che si calmi.

- Non è il momento più adatto per farsi prendere dal panico o dallo shock. - continuo a mantenere il contatto visivo - tu non sei il tipo che si fa prendere dal panico, quindi riprenditi e torna in te! -

Lo guardo: chiude gli occhi e fa un respiro profondo.

Quando li riapre, vedo che è tornato normale e tiro un sospiro di sollievo.

Lascio scivolare le mani sulle sue braccia e mi sposto di un passo indietro. Preoccupata com'ero a farlo tornare in sé, mi ero avvicinata troppo.

Sembra più calmo, mentre lo incoraggio con un piccolo sorriso a bere ancora.

Resto a guardarlo mentre sorseggia e mi faccio cullare dall’alzarsi e abbassarsi delle sue spalle.

- Stai calmo. Non farti prendere del panico, non serve a niente - alza lo sguardo su di me - La prova che t’inizierà all'investitura è una sciocchezza. Devi solo dimostrare coraggio, sangue freddo e buona inventiva. Non è difficile, ce la farai, fidati di me. - sorrido, incoraggiante.

Lo vedo irrigidirsi e mi accorgo troppo tardi di quello che ho detto, mordendomi la lingua.

- Non… - si schiarisce la voce - non credo sia possibile. Io non mi fido e non mi fiderò mai più di te. E tu sai anche il perché… - la rabbia torna ad ardere nel suo sguardo e i suoi occhi s’induriscono, perciò indietreggio di qualche passo, senza togliere lo sguardo dal suo. Mi sento scottata nel profondo.

- Fai quello che vuoi. - rispondo con tono rauco - Buona fortuna - mi giro e, senza voltarmi, mi allontano da lui.

Per l'ennesima volta mi ha ferito, e per l'ennesima volta, gliel'ho permesso io.

Che stupida!

 

 

(Pov James) Distese attorno alle stalle del castello

 - Dove andiamo? - mi chiede Rose, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

La osservo, beandomi della nota di curiosità che sento nella sua voce e dei suoi occhi, che si muovono frenetici alla ricerca di un indizio su dove ci stiamo dirigendo.

Sorrido, perché quando l’ho vista, per la prima volta dopo tanto tempo, ho pensato che probabilmente non era più la stessa persona. Mi sbagliavo molto, però, perché lei è sempre la stessa, indipendentemente dal tempo passato lontano da me.

- Ricordi quando, da piccoli, ci riunivamo qua? - mi giro verso di lei, incrocio il suo sguardo e lei annuisce distrattamente, molto probabilmente perché ha già a capito dove voglio arrivare, oppure perché sta cercando di riportare a galla i ricordi legati all'infanzia.

La guardo, mentre mi camminava a fianco, persa nei suoi pensieri. Sposto per qualche secondo lo sguardo davanti a me, poi, quando mi volto di nuovo, la vedo perdere l'equilibrio e inciampare in un ramo caduto.

 

Non appena il pensiero che sta cadendo si forma nella mia mente, il mio corpo si muove da solo, i miei muscoli si contraggono ed io mi sporgo in avanti e l'afferrò per i fianchi un secondo prima che tocchi terra.

- Grazie – farfuglia, ancora frastornata, rimettendosi in piedi. Aspetto un po’; quando si riprende, le porgo la mano, lei l'afferra e torniamo a camminare.

Ogni tanto un tronco caduto si presenta davanti a noi e allora io l'aiuto a salirci sopra e poi, quando salta, la prendo per i fianchi, facendola scendere accanto a me.

A ogni contatto, però, in me si scatena una reazione che non è né nuova, né diversa o unica. È come se un sentimento del passato tornasse a manifestare la sua presenza.

Ogni contatto è la pazzia per una cellula ed elettricità per tutte le altre.

Ogni contatto scatena un turbine che, però, io ignoro.

Dieci minuti dopo, per fortuna, davanti ai miei occhi compaiono i recinti e le stalle, così mi fermo e Rose fa lo stesso: Siamo finalmente arrivati.

Quando eravamo piccoli, il più delle volte, durante le vacanze, ci piaceva venire in questo posto. Era il nostro posto, un luogo dove potersi rifugiare e stare in pace senza che nessuno ci disturbasse.

Mi giro a guardarla e i suoi occhi s’illuminano - Sogno? – domanda.

Annuisco - Sogno -.

La sua mano scatta a coprire la bocca, che si è allargata per la sorpresa.

 

 

(Pov Scorpius) Sala del Consiglio, Palazzo Reale

Guardo tutti i consiglieri che in semicerchio, mi osservano attentamente.

Lily si allontana da loro e si avvicina a me, lentamente.

- Ti porterò io nel tempio del Supremo Consigliere – spiega, neutra.

Poi, girandosi verso gli anziani, si avvicina al centro e mi fa segno di raggiungerla, mentre pronuncia l’incantesimo.

- Porta ostendit et aperit pro me. Porta concedit me intrare ad templum sacrum -

Come ore fa nella nostra camera da letto, muove l'indice nei segni incisi nella pietra.

Sotto il suo tocco, anche questa volta si crea uno squarcio abbastanza grande da farci passare.

Mi fa segno di entrare. Obbedisco, senza dire niente.

Fra poco devo incontrare l'uomo più potente al mondo, il Supremo Consigliere.

Quasi nessuno l'ha mai visto, ma si dice che possieda un potere immenso e abbia più di mille anni.

So così poco sui riti del Consiglio che non riesco a far a meno di provare paura.

 In fondo, so solo quello che i consiglieri mi hanno detto, ovvero che devo superare una prova, e ciò che Lily mi ha consigliato. Lei è stata gentile ed io l'ho trattata male, ma non sono riuscito a sopportare questi suoi sbalzi d'umore.

Prima, nella nostra stanza, abbiamo litigato e dopo lei mi ha parlato in quel modo dolce e premuroso, dandomi addirittura dei consigli e questo mi ha confuso. Non la capisco e, sinceramente, sono stufo di provarci.

Prima mi allontana, poi si avvicina, prima mi tratta come un idiota, e poi cerca di farmi accettare dai consiglieri.

Cosa vuole esattamente da me?

Perché non ne posso davvero più, deve decidere: o mi odia, o mi ama. Non rimanere sul confine tra i due.

A quell'ultima esclamazione, una voce fastidiosa si fa strada nei miei pensieri.

E tu, Scorpius? Dove sei?

Scaccio la domanda e attraverso lo squarcio.

Non trovo resistenza, quando faccio un passo nella luce, allora ne faccio altri due e la sala e i consiglieri scompaiono, mentre davanti a me si apre un ambiente completamente differente da quello in cui sono solito vivere

*Wow* penso, restando senza fiato. Lascio correre lo sguardo su quella strana struttura e non riesco a non restare ammaliato da quel posto: È illuminato, ma lo percepisci come buio, quasi oscuro, un insieme tra equilibrio e caos, perché "senza caos l'armonia non esiste".

Si tratta di una semplice piattaforma, molto vasta, fatta di un’unica pietra. A contrastare questa semplicità, però, ai due lati si estende una fila di colonne simili a statua di donne, che distano l'una dall'altra circa due metri. Tra di esse non ci sono, né archi, né soffitto a unirle. Al centro, invece, c’è una fontana molto particolare.

Mi avvicino a guardarla: l'acqua al suo interno gira al contrario. Osservo con maggiore attenzione quella piccola costruzione dalla base a forma ottagonale: Al centro si erge una piccola colonna di vetro e, sospesa proprio sopra,c’è una clessidra, che riconosco subito come la leggendaria clessidra del tempo di cui mi raccontava papà la notte. La guardo incantato, mentre attorno ad essa l'acqua dalla vasca sale, per poi scendere di nuovo in piccoli getti.

Allontano lo sguardo e noto Lily poco più in là, intenta a parlare a bassa voce con una figura incappucciata, la postura alta e dritta e le spalle larghe e possenti mi fanno capire che si tratta sicuramente di un uomo.

Ero così occupato a guardami attorno, che non l'ho vista entrare.

Faccio piccoli passi in avanti senza farmi notare, cominciando a sentire le voci distinte dei due.

Faccio finta di niente e torno a guardarmi attorno.

 E’ allora che noto la nebbia che avvolge la piattaforma, impedendo di vedere al di fuori di essa, e, quando abbasso lo sguardo, noto subito che anche i miei piedi ne sono ricoperti, tanto da impedirmi di vederli.

Continuo ad ammirare il posto, cercando però, allo stesso tempo, di sentire qualcosa.

Allungo l'orecchio.

- Non puoi chiedermi questo, Lilian – come l'ha chiamata? – sai bene cosa potrebbe succedere, se scoprisse...- non riesco a capire le ultime parole, perché le vengono praticamente sussurrate.

Continuo a guardare le colonne a forma di donne greche, notando ogni dettaglio, senza però mai smettere di ascoltare.

- Non ti preoccupare, non può succedere niente. Sono passati anni e poi...  è tutto sotto controllo…-

Non riesco a seguire il filo del discorso, in quanto molte parole non mi arrivano.

- Capisco… Non è un mio problema e lo sai, ma sei sicura.... Sono affari tuoi... Sotto la tua responsabilità -

- Ne sono sicura – risponde, sbrigativa, Lily - Mi dispiace, volevo avvisarti prima, ma sono rimasta bloccata da quel lavoro... Un altro giorno verrò e ti spiegherò tutto... Certo. - Lily abbassa lo sguardo e, notandomi, si schiarisce la voce e dice, a voce un po' più alta:

- Dunque, come ti ho già detto prima, chiamami quando finite, sarò qui per la seconda parte. Buona fortuna.  A presto! - e fa un passo indietro, mentre il Consigliere s’inginocchia - Sempre ai suoi ordini, mia Regina. - il tono è solenne, ma il piccolo particolare del "mia" mi fa schizzare letteralmente, mentre mi convinco che probabilmente è vero, dato che lei è la Regina di tutti, quindi anche sua.

Lily mi oltrepassa senza degnarmi di uno sguardo, ma si ferma subito dopo e, dandomi le spalle, dice - Fa del tuo meglio - prima di andarsene com’è entrata.

Mi volto subito verso la persona che mi avrebbe fatto fare la prova, aspettandomi qualcosa.

Lui mi squadra per un attimo e poi, sospirando, si va a sedere nella poltrona bianca posta dietro la fontana, indicandomi con un cenno quella di fronte.

Subito arriva un vassoio, portato da due lucine della stessa intensità e della stessa misura di Sieli, da che deduco che siano due anitaf. Li guardo per un attimo, mentre armeggiano con le tazzine e lo zucchero, poi sposto la mia attenzione verso l'uomo incappucciato davanti a me.

Indossa un lungo mantello color cenere completo di cappuccio, le cui cuciture centrali sono tre semplici linee, bianca quella al centro, nere le altre.

Porta una maschera semplice, senza nessun segno che ti faccia capire qualcosa del suo volto e gli occhi castani, l’unica cosa che si nota, sono posati su delle pergamene.

Si china a disegnare, ma dalla mia posizione non riesco a vedere niente.

Una delle due anitaf, una creatura molto affascinante, mi offre una tazza di tè, che accetto volentieri.

 Comincio a sorseggiarlo, attendendo le istruzioni sulla prima parte dell'investitura. O che, almeno, mi rivolga la sua attenzione.

Aspetto e aspetto ma, a quanto pare, non è intenzionato a posare la piuma per dedicarsi alla mia prova.

- Impaziente? - mi chiede, alzando il volto.

- No - mento.

- Non mentire - lo guardo negli occhi: c'è qualcosa di famigliare in essi e non riesco a capire perché.

Distolgo lo sguardo - Quando cominciamo? -

- Che cosa? - risponde lui, puntandoli nei miei.

- La mia prova. Quando la cominceremo? -

- Nessuna prova. – s’interrompe per guardarmi - non ce n’è bisogno - continua.

- Non capisco - comincio ad agitarmi, senza neanche volerlo.

Cosa vuol dire?

- Cosa sai dell'investitura di un re? - domanda, lasciandosi scivolare sullo schienale senza, però, togliere gli occhi dai miei.

Sebbene perplesso, rispondo con ciò che so: - Serve per congiungere il re con la fonte e il potere che giace in essa. È divisa in due parti: la prima è una prova che lo aiuta a superare le difficoltà a cui va incontro come custode, mentre la seconda lo unisce alla sua parte della fiamma dell’Exoren, ovvero il potere della fonte. -

- Sai che Sua Altezza, la Regina Lilian, quando ha dovuto superare la prova non aveva ancora compiuto quindici anni? - S'interrompe.

Non rispondo

- La sua prova è stata la più difficile tra tutte quelle che ho presieduto. E credimi, se ti dico che ne ho viste tante, di queste cerimonie. Ci sono quelle più semplici e quelle più difficili. E no, non la scelgo io.-

Abbasso subito lo sguardo, imbarazzato per averlo pensato.

- Dipende da ciò che manca in quel momento nel cuore della persona che vi è sottoposta. Milady, quando è venuta, era appena uscita da Hogwarts, con un grande fardello, una famiglia a pezzi e tutti contro. Nessuno credeva che una ragazzina fosse in grado di regnare su un territorio vasto come il nostro. Non ti dico quanto è stato difficile per lei avere il rispetto e la fiducia assoluta di tutti!

Ma non è questo il punto, la prova per lei, infatti, è stata una tra le più difficile perché in lei c'era confusione, stanchezza, incapacità e molta insicurezza sul da farsi. La prova ha riportato fuori tutto, chiedendole di affrontarle. Un intero labirinto che ha dovuto districare e affrontare, per poter superare la prova.  -

Lo ascolto senza capire che cosa c'entra tutto questo con me.

- Re Harry ha dovuto affrontare uno specchio che rifletteva la sua immagine, perché il suo tormento era quello più normale e comune di tutti. – s’interrompe nuovamente e, incrociando il mio sguardo, mi chiede – Dimmi, Scorpius, cosa rende tale un essere umano? -

- Cadere in errore – rispondo, in automatico.                                  

Mi sorride sotto la maschera - Esatto, ma è anche e soprattutto chiedere perdono. - si versa del tè.

- Un re non chiede mai perdono - lo guardo mescolare con il cucchiaino, mentre parla.

- Ma un re è un essere umano. Harry, con la sua prova, aveva capito che un re non chiede perdono, ma un essere umano sì. E, se il re non riesce a chiedere perdono, allora non sarà mai in grado di dominare la fiamma ardente dell’Exoren senza farsi piegare da essa e perdere la testa, diventando un re senza limiti che si fa guidare dalla follia e dall'egoismo -

- Capisco, ma tutto questo cosa c'entra con me? Perché io non posso fare la prova, che sia facile o difficile? - lo interrompo.

Scoppia a ridere, divertito, poi risponde:

- Prima di tutto devi cominciare ad avere pazienta, ragazzo mio. Ciò che volevo spiegarti è che la tua non sarà una prova vera e propria, ma un piccolo viaggio nel tempo che ti aprirà gli occhi su alcune cose e risponderà ad alcune tue domande. -

Posa la tazza vuota sul tavolo, si alza, si dirige verso la fontana ed io lo seguo. La clessidra comincia a girare da sola appena ci arriviamo e quando il consigliere s’immerge nella fontana sparendo nell'acqua, lo imito.

 

Faccio correre lo sguardo attorno: Un prato verde e un lago dalle acque calme, ma molto scure, quasi nere.

Riconosco subito il posto come il lago nero di Hogwarts.

Mi guardo attorno confuso e mi accorgo spaventato che il Supremo Consigliere non è più con me.

Comincio a camminare cercando di capire cosa devo fare.

Sento delle voci e mi volto per vedere a chi appartengono: davanti a me, due ragazzi  parlano allegramente. Sento un tuffo al cuore e perdo un battito appena noto di chi si tratta. Sapevo fin dall'inizio che mi sarei ritrovato in un ricordo, ma speravo che non fosse legato a lei. Quanto mi sbagliavo!

*Scorpius, benvenuto all'inferno!* penso *Altro che semplice viaggio…* concludo, rassegnato, con un sospiro.

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NDA: 

 Sono tornata gente! Come va a scuola? tutto apposto?

pensavate che fossi morta? ehm... no non lo sono. Comunque, sono in ritardo... so anche questo. Mi dispiace molto e spero che questo capitolo vi piaccia.

L'ho fatto lungo e con molti pov, spero che sia stato di vostro gradimento e che non vi siate annoiati leggendolo.

Volevo farvi notare alcune cose che mi hanno resa molto felice: non so se vi ricordate di quel progetto che avevo proposto sulle storie incomplete, ho trovato e letto alcune storie e ho pure contattato alcuni autori, purtroppo non tutti hanno risposto ma alcuni lo hanno fatto e hanno intenzione di ridare vita alle loro storie dimenticate.

aww che bellezza!!!! che felicità!! non è una bellissima cosa?

Volevo dire anche un altra cosa (anche se non so se si puo fare?! sul regolamento nn mi risulta sia vietato. se mi dite che lo è, cancello il sms): vorrei sapere se qualcuno di voi ha  Harry potter e la camera dei segreti la vecchia edizione e ha intenzione di venderla o comunque conoscete qualcuno che la vuole vedere?
sono disperata, non la trovo da nessuna parte perche non viene piu stampata: ne su internet ne nelle librerie!!
detto cio credo di aver detto tutto
ps: ho dimenticato di ringraziare la mia favolosa beta che in tre giorno ha betato il capitolo. Sei unica, grazie mille!
Pps: ringrazio i tre che hanno recensito lo scorso chap, chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Rosa di vetro

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Capitolo 11
*** La metà di una bugia non fa la verità! ***



 
 


LA METÀ DI UNA BUGIA NON FA LA VERITÀ 
 
 
Interrompo il flusso dei miei pensieri, escludendo il mondo esterno.
*Ti prego, evoco il tuo aiuto!* penso, mentre attingo alla fonte.
La fonte è ciò che di più sacro esista, è la consistenza stessa della magia pura, l'Exoren.
 
Quando riesco a stabilire la connessione con essa, la risposta è immediata e il flusso di energia mi invade, provocandomi una serie di scosse.
Cerco di controllarmi, mentre procedo verso il centro della sala, dove i Consiglieri, riuniti in semicerchio, attendono con pazienza di essere congedati.
Non bado a loro per il momento, mi dirigo verso il lato opposto, dove Scorpius, teso, attende indicazioni.
Il flusso di energia ormai è quasi alla sua massima intensità.
L'energia, in fondo, è magia, ma solo molto meno incline ad essere domata e sfinisce in poco tempo chi cerca di controllarla, infatti è meglio staccarsene al più presto.
- Ti porterò io nel tempio del Supremo Consigliere – dico a Scorpius.
Mi sposto verso la parete laterale e, finalmente, sprigiono l'energia.
Scorro le dita lungo la scritta, quasi a volerla ricopiare.
Dalla punta delle mie dita si libera magia, che, guidata dalla mia volontà, non oppone resistenza, abbandonandosi subito, per poi incastrarsi nella serratura.
Quelle rune scritte, infatti, non sono altro che codici magici usati un tempo per dividere le varie dimensioni. E quindi fungono un po' da porte per l’Alta dimensione.
La serratura scatta, ma non è così semplice, e ancora una volta devo fare uso della magia per liberarmi del sigillo.
Un crack, seguito da un momento di silenzio, indica la conclusione dell'operazione, mentre uno squarcio di luce ne segna la riuscita.
La luce è talmente intensa da accecarmi.
Sposta lo sguardo per individuare Scorpius e con un cenno gli indico di  passare.
Il mio sguardo s'incrocia col suo per una frazione di secondo, giusto il tempo di alterare il mio battito cardiaco.
Nei suoi occhi limpidi capto tensione, perplessità, ma subito esse, come un lampo a ciel sereno, scompaiono sotto quella barriera di autocontrollo che ci ostiniamo entrambi ad alzare l'uno contro l’altro.
Mi riscuoto quando lo vedo avanzare verso la porta, attendo che mi oltrepassi e poi sposto lo sguardo verso i Consiglieri.
Essi, immobili, attendono ancora di essere congedati e non li faccio attendere oltre ancora
- Potete andare, tornate a proteggere i vostri templi e a custodire le vostre pietre - annuiscono e con un inchino si smaterializzano l'attimo dopo.
 
Non potendo più aspettare, mi affretto a passare e poi a richiudere lo squarcio, rimettendo il sigillo.
Faccio un sospiro, mentre tutta l'energia che la magia faceva muovere insieme all'ossigeno nel sangue scompare.
Alzando lo sguardo, vedo Scorpius intento a guardarsi intorno e William dall'altro lato rivolto, invece, nella mia direzione.
Lo raggiungo velocemente.
- Milady, è un piacere vedervi, come sempre - dice William facendo una reverenza, per poi rialzarsi in attesa degli ordini.
- Supremo Consigliere… - gli faccio un cenno di saluto.
- Chiederei come state, ma ho l'impressione che non sia la domanda giusta - sposta lo sguardo verso Scorpius.
Seguo la direzione del suo sguardo e osservo il profilo slanciato dell'uomo. Torno con lo sguardo verso di lui
- Ha ragione, non lo è. – poi incontro il suo sguardo - Sono qui per parlare, anzi, per chiedervi di svolgere immediatamente l'investitura di Scorpius -
Il silenzio tra di noi si fa per un attimo pesante.
- Non puoi chiedermi questo, Lilian. –  incrocia le braccia, passando al tu – Sai bene cosa potrebbe succedere. Se scoprisse chi sono io, sarebbero guai. Sai benissimo cosa sarebbe in grado di fare – dice, abbassando la voce.
Sento la tensione nella sua voce e so benissimo a cosa è dovuta.
Se Scorpius sapesse... Rabbrividisco. Non può succedere.
- Non ti preoccupare, non può succedere niente. Sono passati anni e poi indossi la maschera. È tutto sotto controllo, come potrà scoprirlo? -
- Capisco… Non è un mio problema e lo sai, ma sei sicura di ciò che stai dicendo? Non puoi affidare il tutto ad un altro consigliere? Sarebbe più sicuro e logico -
- Non sarebbe la stessa cosa e lo sai bene -
- Cosa importa? Un tempo ha tentato di ucciderti, ha uccis...-
Sgrano gli occhi, faccio un passo indietro * non posso credere che l'ha detto*.
Gli intimo con una mano di fare silenzio e di non aggiungere altre parole, e lui capisce come sempre.
- Come vuoi, Lilian. Sai che ti voglio bene. Da anni lavoriamo insieme, e ormai posso provare a esserti amico, ma sai che in certe cose non posso aiutarti e nemmeno appoggiarti. Me lo vietano le nostre innumerevoli leggi. Certo, questa volta non c'è niente di sbagliato in quello che mi hai chiesto, hai semplicemente esercitato un tuo diritto e io, come tuo suddito, devo obbedire, ma, a causa di quello che è successo un tempo, non mi sembra un’idea saggia. Penso tu sappia che, nonostante tutto, sono comunque affari tuoi e qualunque cosa succederà, sarà sotto la tua totale responsabilità. Quindi, ne se davvero sicura?  - mi guarda dritto negli occhi, mentre parla.
- Ne sono sicura – rispondo - Mi dispiace, volevo avvisarti prima, ma sono rimasta bloccata da quel lavoro  nella cella. Un altro giorno, però, verrò e ti spiegherò tutto quello che è successo lì. - Abbasso lo sguardo per una frazione di secondo, il tempo di elaborare tutto quello che mi hai detto, e poi lo rialzo, ma i miei occhi, prima di incontrare quelli castani di William, ne incrociano un paio grigi e liquefatti, che ardono talmente tanto da indurmi a distoglierlo immediatamente. 
La sua presenza così vicina, però, mi fa corrugare la fronte.
*Cos'è, ci sta origliando? Perché, se è così, non so se ridere, o piangere o andare contro qualche parete a sbattere più volte la testa.*
Schiarisco la voce e rivolgo l'attenzione verso l'altro - Dunque, come ti ho già detto prima, chiamami quando finite, sarò qui per la seconda parte. Buona fortuna. A presto! - taglio corto, facendo un passo indietro.
- Sempre ai suoi ordini, mia Regina. - esprime con solennità, abbassandosi per un'altra reverenza.
Evito di rispondere, ma capisco comunque il messaggio nascosto tra le righe. Come se non avessi già capito dal suo sguardo che mi sto mettendo in grossi guai. Ma… che cosa posso fare?
Anche se è rischioso, lo sto facendo per il bene di tutti e soprattutto quello di Scorpius.
Lo odio da morire, ora più che mai. Averlo sempre così vicino, non mi aiuta a dimenticare; al contrario, da quando è qui, sempre pronto a leggermi l'anima con quei suoi occhi grigi, mi sento debole, circondata da stupidi e dolorosi ricordi, che fanno crollare tutte le mura che mi sono costruita negli anni. Mi fanno sentire impotente, mentre tutto va a fuoco, bruciando in mille pezzi.
E, nonostante ciò, non riesco a capire perché continuo ad aiutarlo, quando potrei vendicarmi e fargli provare tutto il dolore che lui mi ha causato a me per anni. Ma, non solo non lo faccio, ma lo aiuto anche e lo proteggo da tutto, come se in qualche modo potesse essere contaminato da tutto il dolore che regna sovrano tra queste mura e da cui non si può scappare, una volta entrati. È uno stupido e io ancora più di lui.
 
Mi muovo rapidamente in senso opposto, sperando che almeno questa volta tutto proceda al meglio e senza problemi.
Faccio solo alcuni passi, quando d’istinto, mi fermo.
Non dovrei né guardarlo, né parlargli, ma sono una stupida e perciò apro la bocca e mormoro un - Fa' del tuo meglio! - prima di andarmene, consapevole che, come ogni volta, ci sono cascata e che continuerò a farlo all'infinito, perché sono una persona masochista e innamorata. Che bella combinazione!
È uno stupido e io lo sono ancora più di lui. Che bellezza!
 
Il portale si apre immediatamente, nel momento stesso in cui attingo alla fonte.
Non cerco di tenere stabile l'energia e controllarla, tanto ne ho richiamato solo il minimo indispensabile per poter aprire un portale e tenerlo aperto per meno di trenta secondi.
Infatti, una volta attraversato, esso scompare subito, lasciando la stanza di nuovo nella penombra.
Lasciata vuota dai Consiglieri, la sala delle riunioni sembra inquietante, e troppo fredda e buia, nonostante la presenza delle fiaccole accese sulle pareti.
Faccio un passo in avanti e mi guardo attorno.
Vedo il calice dell'Exoren sopra il tavolo, proprio dove l'ho lasciato e mi affretto a rimetterlo nella sua postazione, e poi risalgo le scale e torno nella camera da letto.
La luce m'investe non appena metto piede nella stanza. E la cosa mi stupisce non poco, tanto che resto a bocca aperta, mentre una brutta sensazione s'insinua nella mie viscere.
Mi sposto quasi di corsa verso la finestra, sbattendo contro il letto e producendo un rumore assordante. La raggiungo un po' dolorante, guardo fuori dalla finestra e il mio sguardo corre rapido lungo il giardino, le praterie e il bosco che appartengono alla Villa.
Tutto quel territorio é coperto da una cupola di energia, nota a tutti quelli che abitano nel Castello. 
Poi, alzando lo sguardo, vedo la neve che cade sulla cupola e scivola lungo le pareti. Abbassandolo, invece, noto che dentro la temperatura è mite e non c'è la neve.
L'indizio che cerco, però, è molto più in alto: il sole.
Si dice che il sole sia ciò che di più vicino esista a un dio, che dall'alto vigila e sorveglia gli uomini, indicando loro la direzione giusta da seguire.
Non so se sia vero, però in questo momento l'unica cosa che indica è l'ora.
E questa non è quella che dovrebbe, perciò rifletto un attimo su cosa è successo finora.
Ho chiamato Sieli alle dieci di sera e, dopo averla vista, ho subito bloccato il tempo.
Era inevitabile che rimanesse fin quanto io stessa non lo avessi sbloccato, perché è l’incantesimo più complesso che ci sia e, soprattutto, nessuno può farlo a parte chi l’ha lanciato.
Il punto allora è: come è possibile che sia mattina?
Mi alzo, accorgendomi solo in questo momento di essere seduta sul bordo del letto e mi dirigo verso la porta.
Quando sono ormai con una mano sulla maniglia, però, cambio idea e torno indietro, dirigendomi verso la parete opposta.
 
***
 
Mi muovo con lunghe falcate verso il centro dell'edificio.
Il rumore delle suole sul pavimento riecheggia nella sala.
- Lilian, di nuovo qui… - alzo lo sguardo, incontrando il viso familiare di William.
- Non mi aspettavo una tua visita - continua lui, osservandomi dalla sua poltrona.
- Lo so, ultimamente mi presento senza preavviso e con un sacco di problemi, per giunta - replico.
Mi indica la poltrona di fronte alla sua e torna a sorseggiare dalla sua tazza.
Mi guardo attorno, mentre mi avvicino e noto subito che l'acqua nella fontana è ferma e la clessidra posta sopra di essa è illuminata da una luce blu e ruota impazzita in senso antiorario. 
- Scorpius - alzo lo sguardo verso il mio interlocutore per porre la domanda.
- È ancora preso dalla sua prova -mi anticipa.
Sospiro, sentendomi più a mio agio, e mi rilasso un po'.
- Meno male, ho bisogno di parlarti prima che arrivi - il mio stato di calma se ne va non appena ricordo il motivo della mia visita.
- Suppongo che sia successo qualcosa di importante se sei qui per la seconda volta in meno di un’ora – dice, tranquillo, versando del thè in un'altra tazza, che poi mi porge.
Mi metto dritta e l'afferro  - Decisamente sì - mescolo lo zucchero.
- Latte? - mi offre.
- No, grazie - poso il cucchiaio nel piattino e vedo la maschera messa lì vicino.  Alzo lo sguardo e so per certo che non mi attendeva così presto, quando ho detto che mi sarei fatta sentire.
- Sta succedendo qualcosa di strano… - prendo un respiro.
- Più di quello? - mi indica la fontana
- Non lo so, non so cosa sia, il che è peggio - continuo ingorgando la sua affermazione.
Alza un sopracciglio, mentre mi guarda.
- Ho bloccato il tempo prima di venire qui - mi fermo un attimo e, dopo aver ripreso fiato, continuo - Non dava segno di essere rimasto bloccato a lungo, quando sono tornata. È mattina, là fuori e sta scendendo anche la neve - poggio la tazzina sul tavolo per evitare di farla cadere dato che tremavo - Una neve che non è nemmeno normale, me lo sento. – aggiungo, dopo un po'.
William resta in silenzio, pensieroso.
- Ho chiesto a Rose di chiamare Hugo e di farlo venire qui. – continuo, non ricevendo risposta. Incontro il suo sguardo e, notando che probabilmente non ha idea di chi sia, aggiungo - Suo fratello, mio cugino -
- Le hai detto qualcosa? - chiede alla fine.
- Certo che no! - m'interrompo un attimo per ordinare le idee - non sa niente delle protezioni che ho installato a casa sua, né degli agenti di sorveglianza. Pensa che ci siamo riviste dopo anni di separazione e le ho detto che vorrei rivedere Hugo perché mi è mancato molto anche lui.-
- Nell’assemblea con i Consiglieri abbiamo parlato anche delle marche. A quanto pare sono a rischio per via della barriera, che non si estende abbastanza, e, come ben sai, le città babbane sono tutte hai sui confini, quindi anch'esse sono in pericolo. Per questo ho preferito chiedere a Rose di restare un altro po' e ho invitato Hugo. -
- Capisco, Lilian, ma fino a quando puoi trattenerli? - incrocia le braccia.
- Con Scorpius e grazie a tutti i poteri che gli spettano, sono sicura che la barriera si ristabilirà. Anzi, penso che sarà anche più potente e che non ci sarà più niente di cui preoccuparsi dopo. -
- Questo è tutto da vedere. Al momento non c'è una certezza, come fai a essere sicura che succederà come dici? -
- Non posso, infatti, ma lo spero… -
 
***
 
Il vento soffia forte, spettinandomi i capelli postandoli prima in una direzione e poi in un'altra.
Una serie di brividi mi percorre tutta la schiena, mentre la scena arrivava di nuovo alla sua fine. Poi solo il bianco e il silenzio innaturale intorno a me.
Sono seduto nel vuoto, appoggiato al nulla assoluto, ma questa situazione non dura in eterno. Lo so perché è una scena che si è già ripetuta per due volte di seguito. Questione di attimi, prima che tutto ricompaia: l'erba verde, curata e leggermente umida per la rugiada della notte precedente, gli alberi possenti che, per quanto scossi anche loro da folate di vento, resistono e infine loro – o, meglio - noi: due adolescenti che si avvicinano camminando lungo le sponde del Lago Nero, mano nella mano.
Il vestito della ragazza è rosa pallido, con un corsetto, stretto sui fianchi e delicato sulle spalle e sul seno, e una gonna vaporosa poco sopra il ginocchio. 
Il ragazzo, invece, indossa una camicia e dei pantaloni neri, i capelli lisci raccolti in un ordinato codino con un nastro verde.
I due passeggiano lungo la riva, godendosi il silenzio, dovuto all'assenza di alunni nel castello. Tutti, infatti, approfittando della gita, sono andati in giro per le vie di Hogsmeade, togliendosi la divisa.
Parlo di loro, anche se, in realtà, quei due ragazzi non sono altro che un me e una Lily di parecchi anni fa.
Siamo noi, ma, più me lo ripeto per convincermene e per collegare quella semplice parola “noi” con quei due ragazzi così diversi da quelli che siamo ora, ma non ci riesco.
Ora siamo sposati, è vero. Viviamo insieme, condividiamo la stessa stanza, però, nonostante questo, quel “noi” risulta inadeguato.
Sembra strano, pesante, rigido e, soprattutto, sbagliato.
 
Li guardo ancora: volti, parole e comportamenti così familiari che sembra impossibile accettare di vederli come due estranei, ma, d'altronde, io stesso mi sento estraneo a me stesso, in questo momento.
Sono cambiato così tanto dopo quella cosa...
 
Ciò che più mi destabilizza, però, non c'entra niente con la scena di per sé, ma con il modo in cui la sto guardando.
Una situazione assurda che non riesco a spiegarmi.
Sono io quello che cammina affianco a Lily, ma, al tempo stesso, sento di essere uno spettatore esterno alla scena, un terzo personaggio.
Sembra quasi come quando ci si cala nel pensatoio: vedo e sento i personaggi che agiscono secondo un ricordo.
In questo caso, però, il ricordo è anche mio e il protagonista maschile della scena sono sempre io.
Mi ritrovo quindi a reagire di persona a quello che succede e, al tempo stesso, ad osservarlo, passando da un ruolo ad un altro senza nessun controllo della cosa.
Non capisco la logica: un attimo sono lo spettatore che assiste alla scena seduto sull'erba e l'attimo dopo sono l'attore che recita una parte che conosce a memoria, senza capire perché lo sta facendo.
È così assurdo. Così irreale…
Percepisco in tutto il mio corpo che qualcosa in questo posto non va.
Lo sento e lo vedo anche: quegli strani riflessi di luce, l'immagine offuscata del castello e la sensazione sgradevole che sia tutto sbagliato, a partire dal fatto di essere qui in questo preciso momento.
Mi sento turbato, come un ateo che entra per la prima volta in un posto sacro.
 
Io so cosa succede dopo in questo ricordo, ce l'ho impresso dentro a grandi caratteri marchiati a fuoco e ed è la cosa peggiore di tutte, perché è ciò che accade che rovina tutto questo...
Se non lo sapessi, forse sarebbe diverso, mi godrei la scena per la terza volta, senza i dubbi, che non fanno altro che rovinare il ricordo.
 
Questo, infatti, è uno di quelli che non potrò mai dimenticare, perché, se da una parte è uno degli ultimi belli che ho, d'altra parte il dubbio che già da allora mentisse, mi uccide da dentro con una forza devastante, insopportabile.
Sospiro, senza alzare lo sguardo.
Non ho bisogno di alzarlo per vedere il sorriso che addolcisce le labbra di Lily.
Non mi serve avvicinarmi per sapere tutte le cinquanta sfumature di colore(1) che acquistano i suoi capelli, colpiti dai raggi del sole, in questo preciso istante.
Ci ho pensato troppo e l’ho rivissuto troppe volte per non saperlo.
Ne conosco ogni minimo dettaglio, eppure ogni volta è disarmante e troppo doloroso.
Non alzo lo sguardo come ho fatto le altre due volte, perché mi sono ripromesso di non farlo.
Sento un fruscio, ma non alzo lo sguardo nemmeno questa volta, perché non mi serve per intuire che è il momento in cui la giovane Lily si toglie le scarpe e cammina scalza, dondolandole in mano come una bambina.
- Lily, mettiti le scarpe, ti ammalerai! -
- Se vuoi, toglitele anche tu - sbuffa e io sorrido, immaginando il suo volto imbronciato.
Non voglio sorridere, ma è un azione involontaria.
Continuo a strappare fili d'erba, ma, nonostante il sorriso, non alzo lo sguardo, anzi, lo tengo rivolto verso il prato, cercando di mantenerlo là con tutta la mia forza di volontà.
- Allora, te le togli o no? -
- Non ci penso affatto! -
- Non sai cosa ti perdi! - e di nuovo sorrido, ricordando come si deforma il suo adorabile viso quando mi fa la linguaccia.
Mi trattengo dal ridere, ripensando a come gonfia le guancia, abbassa il labbro inferiore e mi guarda con uno sguardo prima di supplica, poi arrabbiato. Come una bambina... 
Serro le labbra in una linea sottile, mentre i muscoli si tendono automaticamente. Scuoto la testa, allontanando quel pensiero che di sicuro ne porterebbe con sé altri pensieri che non voglio.
Continuo a non alzare lo sguardo, perché non ne ho bisogno per sapere che Lily sta muovendo sulle punte dei piedi, prima su uno, poi sull'altro, dondolando le scarpe da un lato all'altro e rischiando ogni volta di perdere l'equilibrio. So che sta sorridendo e che alcune ciocche le stanno cadendo sul viso, dandole fastidio, che lei puntualmente le allontana e, incurante, continua a volteggiare, mentre i capelli si muovono assecondando il suo movimento.
Riconosco i sentimenti che invadono quel ragazzo.
Quella risata invade il mio cuore come so che sta facendo in questo momento nel suo cuore.
Riconosco la gioia e l'allegria che riempiono l'aria.
E finalmente mi decido ad alzare lo sguardo, non riuscendo più a trattenermi dal farlo: ci ho provato, ma é inutile. Il cervello, la ragione e la volontà possono poco contro la forza che nasce in me di fronte al bisogno che ho di Lily.
Non di quella che ho sposato, però, non della donna che ha distrutto tutto il nostro futuro e spezzato il mio cuore quando gliel'ho donato.
Improvvisamente, un lampo di rabbia m'inchioda al terreno, impedendomi di muovermi.
Tradimento.
La parola che più odio al mondo.
Assieme a quella donna, ovviamente. Non la perdonerò mai, piuttosto butto il mio cuore a terra e ci salto sopra con tutta la mia forza.
Nonostante ciò, però, non riesco a fare a meno di alzare lo sguardo.
La vedo e resto incantato, ipnotizzato dalla visione. Le mie dita si fermano e il respiro diventa irregolare.
Davanti ai miei occhi, invece, si svolge la scena che immaginavo.
*Lily, la mia Lily…* tremo, senza mai staccare gli occhi dalla ragazza.
- Dai, vieni - sorride volteggiando, offrendogli la mano - è una bellissima sensazione, essere a contatto con la natura. Sono sicura che ti piacerà, fidati di me. -
Serro la mascella, i miei muscoli si tendono di nuovo, ma non ci bado.
Lily ride, portando la testa all'indietro, e io sussulto a quel suono.
- Amore, lasciati andare. Dai, vieni! -
Si avvicina a lui in punta di piedi: sembra danzare. Poi, senza smettere di sorridere,  poggia male il piede, perde l'equilibrio e gli cade in braccio.
Cadono entrambi a terra, ridendo.
- Vieni qui! - lui cerca di prenderla, ma lei gli sfugge dalle braccia e si rialza rapidamente, sistemandosi il vestito e mettendosi a correre nella direzione opposta.
- Se ce la fai, prendimi! - e lui, senza smettere di sorridere, si toglie una scarpa e, saltellando, anche l'altra.
Poi è il turno delle calze, che finiscono dritte nelle scarpe.
- Arrivo! -  esclama, buttandosi all’ inseguimento.
I miei occhi continuano a seguire la scena, il mio corpo trema impercettibile.
Stringo le labbra, fermando il fremito, e continuo a guardare.
So cosa sta succedendo e so anche cosa accadrà dopo.
Non ho bisogno di ascoltare per ripetere le parole che i due ragazzi si dicono.
Ma continuo a guardare con la massima attenzione, è più forte di me, non riesco a smettere di pensare alla felicità e alla complicità che avevamo un tempo.
Una parte di me mi costringe a non muovermi, vuole riportare in vita questo ricordo, che, per quanto marchiato a fuoco nella mia mente, è sbiadito. Quella stessa parte vuole che non dimentichi mai, che cosa Lily ha fatto, con la sua abilità a recitare, a far soffrire le persone e a usarle a proprio piacimento.
Quindi li guardo correre, inseguirsi tra gli alberi e ridere spensierati, incuranti di quello che succederà poi.
- Ti ho preso! - sussurra il ragazzo, scosso dal fiatone, stringendola da dietro.
E io mi ritrovo a cercare di capire se già da allora mentiva.
- E ora cosa mi farai? - soffia lei, ruotando su se stessa e facendo sollevare il vestito di poco. Incrocia il suo sguardo - come minimo… - ribatte lui, tirandole una ciocca di capelli e facendosela girare tra le dita sottili.
- Come minimo…? - lo incalza Lily, poggiandogli le braccia sulle sue spalle senza però avvolgerlo completamente.
- Come minimo… - riprende, continuando il lavoro con la ciocca.
Inclina la testa e alcune ciocche probabilmente sfuggite dal nastro durante la corsa le cadono sul viso.
- Come minimo baciami - scioglie la ciocca dal dito e la porta dietro l'orecchio.
Facendo scorrere le dita sul suo viso, lui le alza il mento e, poggiando le labbra su quelle di lei, fa cadere l'altro braccio lungo i fianchi, stringendola a sé.
A quel punto non resisto più, mi agito, provo a calmarmi, ma alla fine scatto in avanti come una furia.
Dannazione, lei è mia!
Li raggiungo di fretta, e li guardo baciarsi e mi si secca la gola, mi si appanna la vista e mi diventa irregolare il battito cardiaco.
Li guardo divorarsi in un miscuglio di amore, dolcezza, passione e ancora amore.
Guardo Lily che si stringe a lui, affonda le dita nei suoi capelli e preme le labbra sulle sue, approfondendo il bacio.
Istintivamente, mi passo una mano sui capelli, riuscendo a sentire le sue dita e le sue labbra sulle mie.
Tremo un'altra volta.
Chiudo gli occhi, stringendomi nelle braccia, il torace si alza e si abbassa in modo brusco, ma non me ne curo.
Alcuni brividi mi percorrono la schiena, mentre le stesse immagini si ripetono nella mia testa e le sensazioni sono così… vivide.
Il presente e i ricordi si confondo, ma, d'altronde, sono la stessa cosa.
Vorrei essere io al suo posto, al mio posto.
Che ironia della sorte! Geloso di me stesso, di quello che un tempo avevo.
Vorrei andare lì, allontanarla da lui e stringerla tra le mie braccia.
Vorrei sentire il suo profumo e baciarle i capelli.
La guardo e mi avvicino di qualche passo, è così giovane, qui, avrà quindici anni al massimo.
La vedo sorridere e, insieme a lui, dirigersi verso il nostro albero, li vedo sedersi abbracciati e parlare.
Mi perdo a pensare alla Lily che è diventata, così diversa e uguale a questa ragazzina che ho paura anche solo a pensarci.
Gli stessi occhi, dello stesso colore, mentre la luce che possedevano è scomparsa.
I capelli sono rossi, come lo erano prima, ma anche questi sembrano diversi. Non perché li tiene più lunghi e raccolti in acconciature molto articolate; no, perché sembrano domati e non vivi, una furia, come erano prima, come lo sono ora in questo ricordo.
E il suo corpo: quello, invece, è maturato. Ha acquisito forma e tonicità.
Torno a guardare questa ragazzina e riconosco in lei tutto ciò che Lady Lily ha perso, tutto ciò che amo di lei.
E, improvvisamente, non sento più nessuna sensazione di gelosia o di desiderio per questa Lily.
Capisco che, in fondo, ciò che vorrei realmente è che Lady Lily, mia moglie, non avesse perso tutte quelle qualità che un tempo solo lei aveva.
A quel punto, le mie palpebre si fanno sempre più pesanti e un dolore mi scoppia nella testa. Aumenta a dismisura, a tal punto che mi metto le mani sulla testa e cado in ginocchio, la testa rivolta verso l'alto, gli occhi semi-chiusi e la bocca aperta in un grido muto. Comincia a soffiare un vento pungente, sempre più forte.
Gli occhi cominciano a bruciare, mentre la folata va aumentando di forza.
Sembra scatenarsi solo su di me, mentre fuori tutto si congela.
Gli occhi mi fanno troppo male, perciò metto un braccio davanti al volto per proteggerli.
I vestiti mi si attaccano al corpo e i capelli si spostano all’indietro, guidati dal vento. È così forte che sono tentato di togliere il braccio dagli occhi per portarlo su di essi; infatti, quest'ultimi sembrano strapparsi ad ogni folata, e il dolore è insopportabile. Stringo la mascella, tengo duro e, cercando di non cadere, metto tutta la forza nei piedi.
Ma poi, ad un tratto, tutto cessa e io, sorpreso, perdo l'equilibrio e cado all'indietro.
Ansimo, scombussolato, cercando di regolare il respiro.
*Mio dio, cosa è successo?*
Non ci capisco più niente.
 
***
 
- Come pensi reagiranno domani? -
Lily alza le spalle: - All'inizio non ne saranno felici - la sua voce è leggera - Ma poi papà capirà quanto è importante per me e allora stabilirà una pace tra le due famiglie. Sarà tutto perfetto - e sorride.
- Non puoi esserne sicura. -
- Perché no? Cosa può succedere di male? – chiede, scostandosi un po' dal tronco dell'albero per poterlo guardare meglio.
- Pensi davvero che tuo padre dimenticherà tutti i conflitti tra le nostre famiglie? Io non credo che il mio potrà mai accettare una relazione del genere, o scendere a patti con lord Harry. E nemmeno mio nonno. -
- Vedrai! -
- Non credi di prendere la cosa con troppa leggerezza? -
- Veramente no. Per me é molto semplice: Io ti amo, e tu ami me. Sono sicura che la fortuna sarà dalla nostra parte, fidati. -
- Riguardo cosa mi dovrei fidare, esattamente?- il tono di voce del ragazzo è retorico.
- Di me, del nostro amore, del destino... Fidati sempre del tuo cuore. - sorride.
- Questo discorso non ci porterà da nessuna parte, vero? - chiede il biondo, alzandosi.
- No - Lily gli prende la mano e lascia che la tiri su. 
Si alza una leggera brezza.
-  Almeno, Lily promettimi che... - comincia lui, ma subito viene interrotto da lei, che gli sfiora le labbra per zittirlo.
- Ti amo, e ti amerò sempre. Nessuno riuscirà a separarci, se restiamo uniti e continuiamo a fidarci l'uno dell'altro e ad amarci incondizionatamente. -
Scorpius scoppia a ridere *sei unica* pensa guardandola negli occhi e Lily lo segue a ruota *ti amo più della mia vita*.
 
***
 
Il dolore m'investe, la sensazione è devastante e terribilmente realistica.
Il vento si sveglia di nuovo e comincia a muoversi e soffiare da tutte le direzioni.
Cado in ginocchio e quasi svengo mentre urlo e urlo e urlo ancora.
Le labbra aperte e secche, la testa rivolta verso l'alto.
Soffia, punge, devasta, distrugge e poi ricomincia da capo.
Spalanco gli occhi, e resto inghiottito da un turbine e vengo sballottato ora in una direzione, ora in un’altra.
Vedo delle immagini e sento alcune frasi di sfuggita.
 
"Siete legati per l'eternità" a Hogwarts.

"Ora basta" Lily durante il ballo.

"Ascoltami bene, Scorpius: una volta ti ho affidato mia sorella. Mi sono fidato di te, ma non succederà di nuovo. Sarò molto chiaro: tu riporta Lily nello stesso stato in cui l'hai lasciata anni fa e ti assicuro che sei morto anche se tra pochi minuti sarai il re, non m'importa." Albus prima della cerimonia.

"Ti amo e ti amerò per sempre"
"Nessuno potrà separarci "
 
Mi viene il capogiro e anche la nausea, mi sento sopraffare e non riesco più a trattenermi.
Tento di muovermi, di oppormi ai movimenti che m'impone il vento, ma il risultato è un fallimento, le mani s'indolenziscono, la gola si secca a forza di urlare, la mente si offusca e gli occhi mi si appannano.
  
Non so per quanto tempo dura quella tortura, ma alla fine perdo la voce e la forza di gridare.
Non lotto più e lascio che il vento mi trasporti, finché non svengo, svegliandomi non so quanto tempo dopo.
Il tempo scorre, anche se io ne ho perso la cognizione.
E poi, non so quanto dopo, cado.
E intorno a me non vedo nulla, e resto disteso a respirare nonostante la fatica.
Solo alla fine, quando non riesco più a stare fermo, mi alzo.
Faccio qualche passo barcollando e poi vengo inghiottito dal buio.
Niente più dolore, niente più Scorpius, solo tanta stanchezza.
 
***
 
Mentre parlo con William, sento il rumore di corpo che cado e mi volto di scatto.
Quasi subito il mio reagisce correndo in quella direzione: il corpo di Scorpius è mal ridotto e scosso.
Lo aiuto ad alzarsi, e poi prendo il suo braccio e lo appoggio sulle spalle per tenerlo in equilibrio.
Quando alzo lo sguardo, William si sta avvicinando, portando nuovamente la maschera.
- È il caso, Milady, di portarlo a riposare - riprende a darmi del lei e capisco che siamo tornati la regina e il supremo consigliere.
- Certo - sposto il mio sguardo sul suo corpo e vedo la sua testa cadere in avanti.
- Prendete con voi la sacra coppa e, quando sarete arrivata, evocate tutto il potere che siete in grado di controllare, ma solo quando riuscirete a stabilire il legame, mi raccomando - mi avverte.
- Quale legame? -  sistemo come meglio posso il corpo inerme di Scorpius sul mio e torno ad ascoltare.
- Quello tra voi e vostro marito -
- Come faccio? -
- Penso che voi, lady, abbiate già una vostra teoria… - non mi piace la piega che sta prendendo la situazione.
- Un bacio - conclude lui, alla fine, dato che io non gli rispondo. Sussulto, sentendo un mugolio da parte di Scorpius.
 
***
 
Scosto le coperte e poi poggio Scorpius sul letto con delicatezza, cercando di non svegliarlo.
*Non mi aspettavo questo* sospiro, togliendogli le scarpe.
*Cosa sarà successo? Non può essere stata la stessa cosa accaduta a me.* lo metto comodo sul materasso e gli rimbocco le coperte.
Mi siedo accanto a lui, poggio la mano tremante sul suo viso e poi tra i capelli.
La sensazione è devastante, ma al tempo stesso indescrivibile, per quanto piacevole.
Scorro le dita sul suo profilo, disegnandone i lineamenti.
Mi perdo a studiarlo, poi, senza pensare troppo, mi abbasso e poggio le mie labbra sulle sue.
Il contatto dura un attimo, e poi mi scosto di qualche millimetro, ma resto comunque a guardarlo.
*Questo era per me, non ha niente a che fare con la seconda parte dell'investitura. In un certo senso, il tuo essere inerme ha giocato a mio favore, evitando tutti i problemi e i commenti che sarebbe sorti se fossi stato sveglio.*
Mi avvicino nuovamente, ma questa volta incanalo tutta la magia dall'Exoren.
Mi viene il capogiro e quasi svengo per il flusso di energia che m'investe. La velocità con cui gli atomi mi cedono l'energia è sorprendente.
Tutta quella magia è troppa in un colpo solo.
Ancora su di giri, mi abbasso e lo bacio di nuovo, ma questa volta lui contraccambia.
Resto sorpresa per un attimo, non mi ero accorta che si era svegliato e corrugo la fronte chiedendomi da quando.
Penso a cosa dirà dopo e spero che non dica niente.
Penso a cosa dirò io, ma alla fine lascio stare. Mi lascio andare e mi perdo tra le sue labbra e nei suoi capelli.
Mi sciolgo, a quel bacio, e mi sento invadere dal calore, un calore piacevole che mi riscalda da dentro e mi lenisce le ferite.
Più quel contatto continua, più scopro me stessa e con me lui, attraverso i sentimenti che emergono dalle profondità del nostro passato.
Un bacio è un ti amo sussurrato, è un uragano, un incendio.
E io brucio: mi sento in paradiso al centro dell'inferno e soffro con tutte le cellule del mio cuore perché fa male, male da morire sapere che devo mentire e far finta di niente ancora per molto tempo, forse per sempre.
*Dannazione - penso - la metà di una bugia non fa la verità, ma, d’altronde, non è colpa mia se ho detto e fatto quello che ho fatto.'
*Non è giusto!*
Lascio andare via tutta la magia, e lui la strappa dal mio corpo ed essa se ne va via, abbandonandomi assieme a tutta la mia forza.
Per quanto quel bacio sia l'unica salvezza, mi stravolge e con me tutti i piani, lasciandomi senza parole, semplicemente esausta e io voglio fuggire.
Una luce scaturita dal centro dalla coppa dell'Exoren e ci circonda.
Chiudo gli occhi, interrompendo finalmente il bacio, poi li riapro. I fili di luce continuano a circondarci, mentre io mi alzo e Scorpius si mette seduto.
Chiudo di nuovo gli occhi e, quando li riapro, vedo tutto, e sorrido: è bellissimo. Proprio come la prima volta.
 

Nda:
(1) cinquanta sfumature di colore: ahaha una mia uscita molto stupida messa lì per fare del sarcasmo e farvi scappare un sorrisino ( forse non sono riuscita però O.O)
Mi dispiace! Un ritardo come il mio merita una spiegazione.
È passato tantissimo tempo e so che  la maggior parte mi crede morta o comunque pensa che dopo tutto questo tempo ho abbandonato la storia.
Soprattutto per questo mi dispiace perché ho sempre odiato i ritardi negli aggiornamenti e le storie abbandonate e ho criticato chi l'ha fatto, e ora son sicura che se non tutti qualcuno lo crede di me.
NON ABBANDONO LA STORIA CADESSE IL MONDO.
Questo è sicuro come la morte, l'ho promesso a me stessa per prima e ora a tutti quanti.
Sono lenta a stendere i vari capitoli, ho avuto tanti impegni scolastici quest'anno anche dei corsi pomeridiani.
È molto pesante, più di quanto lo fosse stato per gli altri anni.
Non ne posso veramente più, neanche nelle vacanze sono veramente libera.
So che non è una giustificazione valida.
Se può esservi utile ho steso questo capitolo ben tre volte puntualmente sono state cancellate tutte per sbaglio: orrore degli orrori!!
Questa è la quarta stesura.
Vi garantisco che è stato terribile, mi sono messa quasi a piangere l'ultima  volta per la disperazione.
Spero che in qualche modo il capitolo sia stato, non dico bello, ma quanto meno accettabile.
I miei ringraziamenti vanno in primo luogo alla mia mitica e disponibilissima beta: Lady Viviana, sempre pronta ad aiutare, abilissima nel suo lavoro e davvero molto rapida. 
Poi alla mia sorellina Benny (Furia Bianca/ Lilyrose) che è sempre lì pronta per tutto, una persona unica e fantastica a cui voglio un bene dell'anima.
Lei sa e spero che almeno lei mi capisca.
Poi ovviamente ringrazio tutti quanti: chi legge, leggera e chi ha deciso di non continuare ( lo so ho rotto le scatole ), chi continua a seguire nonostante i miei ritardi, chi ha messo la storia tra le preferite, e chi tra le ricordate.
A presto 
Rosa di vetro
 

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