Il Distruttore Di Mondi

di alex0792
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** POOF ***
Capitolo 2: *** C'è ancora speranza? ***
Capitolo 3: *** Il Magazzino ***
Capitolo 4: *** La Residenza ***
Capitolo 5: *** Sogni ***
Capitolo 6: *** Risvegli ***
Capitolo 7: *** Zholfur ***
Capitolo 8: *** Eastvalley ***
Capitolo 9: *** Passato ***



Capitolo 1
*** POOF ***


Il vento sfiorava il suo viso, scivolando dolcemente sui suoi lineamenti ancora troppo giovanili per tutto quello a cui stava andando incontro..
Alex era un ragazzo come tutti gli altri, aveva vissuto una vita maledettamente noiosa e normale prima di qualche giorno fa, quando ricevette la visita di Lydia.
 
La città si stagliava sotto il suo sguardo vigile, mentre con aria nostalgica osservava ammutolito la città che cominciava a mettersi in moto all’alba di un nuovo giorno, e il Sole stendeva i suoi raggi abbracciando gli abitanti di EastValley.
-Eccoti!-  gridò la ragazza comparsa all’improvviso con un sonoro “POOF” –Pensavo non mi avresti dato ascolto-.
-Cosa vuoi da me? Perchè mi hai fatto venire qui sopra la collina del Monte Punzo?- chiese Alex con un filo di voce, tra lo spaventato e lo stupefatto.
Lydia rappresentava il suo ideale di ragazza, quel tipo di ragazza per cui Alex avrebbe fatto di tutto,anche fuggire da casa sua nel cuore della notte per salire all’alba del tredicesimo giorno di Settembre sopra una collina aspettando il suo arrivo.
Quando la notte Lydia sbucò dentro la stanza di Alex, lui non riusciva a crederci; era sicuro che fosse solo la sua immaginazione, troppo tempo passato ai videogame, ma comunque aveva chiacchierato con lei tutta la notte, parlando del più e del meno; anche del suo POOF che le permetteva di teletrasportarsi in giro per il mondo , diminutivo di Portable Object Of Freedom, un oggetto fantastico pensò lui.
-Mi dispiace molto per ciò a cui dovrai assistere.. Ho studiato tutti i parametri alfanumerici sul tuo conto alla nostra base nel Polo Nord, dai dati che ho mandato durante tutta la tua crescita e scannerizzando tutti i profili che avevamo durante il tempo conosciuto della Terra, tu sei l’unico che soddisfa i parametri per la salvezza di tutto il Creato, presente e futuro-.
-Che cosa?? Ma che stai dicendo? Presente e futuro, base al Polo Nord,hai mandato dati durante tutta la mia crescita??... Che cazzo! Lo sapevo che non era una buona idea dare retta a una pazza che si materializza in camera mia. Sto diventando pazzo, neanche sei reale ne sono sicuro!..- gridò, con tutta la rabbia che aveva in corpo.. Troppa rabbia però, sfociata senza nessun motivo apparente.
-No, non sei pazzo Alex. E capisco la tua perplessità,ti stai chiedendo in questo istante anche il perchè sei così arrabbiato vero? Non sei arrabbiato, affatto.. Sei spaventato, sei disperato.. E non in questo istante, ma tra pochi minuti, stai ereditando emozioni che sfoceranno in te dopo l’attacco, dopo la scomparsa dell’EastValley fra esattamente 2 minuti. Mi dispiace molto, ma devi assistere a questo-
Detto ciò Lydia fece girare Alex verso la città: dal cielo al centro della città un bagliore immenso, che durò solo un istante, e un fulmine viola si schiantò nella piazza centrale della città, provocando una violentissima esplosione, così violenta che il vento generato dall’impatto arrivò con ferocia fin sopra la collina, frustando con rabbia ora i lineamenti giovani di Alex, che barcollò sbigottito.
Guardava spaventato tutto il fumo che si diramava dal luogo dell’impatto, e tutta quella distruzione che aveva causato, ma non udiva le grida delle persone, lì era troppo distante.
-I miei genitori! Che cazzo sta succedendo?! Devo andare da loro cazzo!- gridò mentre correva in direzione della città scivolando dal fianco della collina.
-Non arriverai in tempo Alex! Mi dispiace!-
Altri 2..3..4, decine di  bagliori improvvisi in altri punti della città, e altri fulmini viola che colpirono le zone sottostanti con ferocia, portando solo distruzione e fiamme.
Nonostante le forti ventate provocate dalle esplosioni Alex correva in direzione della città, forse i suoi genitori erano ancora vivi, forse stava solo immaginando tutto..
Stava per arrivare, le lacrime agli occhi gli oscuravano la visuale, quando accadde.
Un bagliore immenso lo accecò, illuminando tutta la città, e un attimo dopo era tutto scomparso,rimpiazzato da una fredda landa desolata.

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Capitolo 2
*** C'è ancora speranza? ***


Solo terrore si leggeva negli occhi del ragazzo ora: tutto ciò che l’aveva accudito e cresciuto fino a quel momento era scomparso in pochi attimi.
I suoi cari genitori, che sempre l’avevano coccolato e viziato un pò (ma sempre a fin di bene), erano spariti.
Morti? Non voleva crederci, ma temeva il peggio.
Le urla di Alex rimbombarono su tutta la vallata, urla di sgomento e di paura, urla e pianti di un giovane ragazzo che aveva appena perso tutto, e il suo sguardo furioso si posò su Lydia:
-La colpa è tua?!- gridò sconvolto –Sei stata tu a fare tutto questo? Perchè?? Dove sono finiti tutti??- sollevando di netto la ragazza dal colletto della sua camicia.
-Come avrei mai potuto io? Che razza di mostro credi che io sia?!-
-Come facevi allora a sapere tutto questo! Mi hai fatto salire tu sopra questa maledetta collina!-
-L’ho fatto per salvarti la vita! Questa storia era già scritta! Non potevo salvare nessun altro se non te, pensi che se solo avessi potuto non avrei portato tutti in salvo??-
-Non lo so.. Non credo più a nulla- e tornò a sedersi nello stesso punto in cui aveva assistito alla strage, immobile e silenzioso, contemplando il nulla.
 
Dopo qualche ora, Alex si rivolse alla ragazza: -Possiamo ancora salvarli? Sono tutti m...- la parola gli morì in gola, mentre copiose lacrime gli rigavano il viso.
-Non ne siamo ancora sicuri. Per quel che ne so possono essere ancora vivi da qualche parte, ma non siamo sicuri sul dove sinceramente..-
Altri lunghi minuti di silenzio, in cui restò di nuovo immobile a fissare la valle desolata.
Lydia non sopportava il silenzio, e per lo più non sopportava vedere altra gente soffrire, ma sapeva che doveva dargli il suo tempo.
Si sedette su una roccia abbastanza distante dal ragazzo, quel che bastava per non sentirlo singhiozzare, e cominciò a frugare nello zaino che si era portata.
Ripose la collana con il POOF, che penzolava dal suo collo, dentro la propria camicetta: sarebbero rimasti lì ancora un pò sicuramente, non le serviva al momento.
Prese dallo zaino un palmare e un pacchetto di patatine e aspettò.
 
«Benissimo Lydia.. ci serve un campione di terra della EastValley, portalo alla base insieme al ragazzo» comandò la voce proveniente dal palmare dopo un pò che stava smanettando l’apparecchio.
-Sarà fatto- registrò la ragazza.
-Chi era?..- non si era accorta che Alex si era avvicinato a 5 centimetri dal suo viso, tanto che balzò in aria quando lo sentì.
-Oh mio Dio così mi fai prendere un colpo! Comunque era Gordon, il nostro capo-
-Tu parli sempre al plurale, ma quanti siete? E cosa siete?- la sua voce era pacata, più tranquilla.
-E’ difficile da spiegare.. O almeno, un pò lunga la storia e mi secco, ma se aspetti 5 minuti te lo farò vedere, giusto il tempo di prendere un campione di terra e andiamo- e si accinse a camminare verso la EastValley.
-Pensi veramente che possano essere ancora vivi?E poi..Chi ti dice che ti seguirò?-
-Penso proprio di si, c’è ancora speranza dopotutto. Non hai nulla da perdere, e se avessi voluto farti fuori l’avrei già fatto non credi? Tu ancora non lo sai, ma il nostro destino dipende unicamente da te. Fidati di me, ti conosco fin da quando eri piccolo- accennando un sorriso, come a voler sdrammatizzare sull’argomento.
-Non ci posso credere..sto seguendo di mia spontanea volontà la mia stalker- rispondendo al suo sorriso.
-Oh.. ora siamo anche in vena di battute eh!- e scoppiarono in una fragorosa risata,una risata che per un momento cancellò la tristezza di quella giornata. 

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Capitolo 3
*** Il Magazzino ***


-Sei pronto?Tieniti ben saldo a me- ordinò Lydia e Alex si aggrappò forte al suo braccio.

-POOF! Due passeggeri.. Via!-

Il mondo si spense, tutto lo scenario sparì da sopra la collina dove si trovavano i due, dissolvendosi pian piano come cenere soffiata dal vento.

Le particelle vorticavano lentamente intorno a loro come sospinti da una lieve brezza, ricomponendosi pian piano in un nuovo scenario con un gioco stupendo di luci e ombre.

Il giovane ammirava tutto ciò come un bambino guarda i regali di natale sotto l'albero; mai in tutta la sua vita si sarebbe immaginato di assistere a una cosa del genere: il mondo si stava sgretolando davanti ai suoi occhi.

Ma il suono assordante di una sirena spaccò l'aria circostante, mentre ancora le particelle componevano molti tratti dello scenario.

«Lydia! Ci hanno trovato, vattene subito via appena ti materializzi!» tuonò il palmare dalla tasca della ragazza: qualcosa stava andando storto.

-Cazzo! Mettiti dietro di me subito Alex!- mentre finiva la frase, la materializzazione cessò e i due si ritrovarono nell'hangar di un enorme magazzino nero.

Due gruppi di uomini si fronteggiavano a suon di fucili: il suono sordo e forte che rimbombava nelle cavità dell'hangar, dove un aereo era andato in fiamme, rovinando a terra pezzi di lamiera sulla gente che lottava di sotto.

-Seguimi subito Alex, veloce!- Lydia strattonò di prepotenza Alex obbligandolo a seguirla dietro dei container di carico merce, mentre dei proiettili arrivavano anche nella loro direzione.

La ragazza poggiò il palmare sul muro adiacente ai container,nascosti dagli sguardi degli assalitori, e dopo qualche secondo si aprì nella parete un piccolo corridoio ,abbastanza grande da far passare a stento una persona per volta.

-Ascoltami attentamente Alex, la situazione è alquanto critica..- sussurò -dobbiamo arrivare al centro di comando e prendere un altro POOF, se no non possiamo andarcene, e tu devi restare vivo-

-Perchè dobbiamo prenderne un altro?! Abbiamo già il tuo!-

-Non ora.. seguimi- entrarono silenziosamente nel piccolo corridoio angusto e dopo qualche secondo la porta d'ingresso si richiuse mettendoli al sicuro e isolandoli dalla battaglia in corso.

I due cominciarono a camminare lungo il corridoio, esso aveva un'unica direzione ed era sprovvisto di qualunque tipo di illuminazione.

Mentre camminavano, Lydia cominciò a parlare ad Alex: -la struttura è stata ideata anni fa per poter permettere ai campioni di percorrere l'intero edificio fino a punti di elevata importanza per poter fuggire e mettersi al riparo. Tramite il palmare si possono aprire i corridoi, che sono tutti distinti e senza biforcazioni visibili, però all'interno di ogni corridoio sempre tramite il palmare possiamo aprire gli accessi a tutti gli altri corridoi. Questo è utile nel caso in cui i nemici riescano ad entrare in un corridoio; così facendo ce ne sarebbero sempre altri disponibili per fuggire e mettere al riparo i campioni come te Alex.-

-Campioni?..- sussurrò Alex con un filo di voce, visibilmente spaventato.

-Si, tu ne fai parte. Sono tutti quei soggetti che possono aiutarci. Tu sei il primo, e di tutto il tempo che c'abbiamo messo a cercarti mi sa che sarai il solo per un bel po'-

-Capisco.. Quanto tempo manca ancora comunque?..-

-Continuando con questo passo dovremmo arrivare tra qualche minuto, poi tu mi aspetterai sempre qui dentro.. Comunque prima mi avevi chiesto del perché dobbiamo prendere un nuovo POOF.. La cosa è sempice, il mio POOF non mi permette di fare dei viaggi consecutivi, devo sempre aspettare dai 30 ai 60 minuti prima di un altro viaggio, a seconda della distanza in anni del luogo che raggiungo, più è grande la distanza annua e più è grande il tempo di stasi.-

-Perchè parli solo di distanza di anni? Non dipende anche dalla distanza effettiva del luogo dove vai con il teletrasporto? Cioè immagino più vuoi andare lontano e più tempo aspetterai no?-

-È un po' più complicato di questo, il POOF non viaggia nello spazio, e questo diciamo che è un po' il suo limite..-

La porta finale del corridoio si aprì silenziosamente, portando dietro a uno specchio a parete: la sala era completamente vuota, il nemico o chicchessia non era ancora arrivato lì.

-Arrivo subito, aspettami qui e stai in silenzio mi raccomando- così dicendo aprì lo specchio e si avviò al modulo di comando, cominciando a frugare dentro un armadietto lì accanto.

«Vai alla città della Luce nel giorno dell'eclissi.» «Vai alla città della Luce nel giorno dell'eclissi.» «Vai alla città della Luce nel giorno dell'eclissi.» la voce proveniva dallo schermo a parete situato di fronte ai comandi.

Era la voce di una Lydia invecchiata, con un'aria molto stanca. Mentre la Lydia anziana continuava a ripetere la stessa frase all'infinito, quella giovane era rimasta tutto il tempo immobile di fronte allo schermo a osservare con aria shoccata.

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Capitolo 4
*** La Residenza ***


-Sbrigati, Lydia!- sbraitò Alex.

La ragazza tornò in se di colpo, come se si fosse appena svegliata da un brutto sogno.

Guardò un attimo spaesata in direzione dello schermo a parete che ora si era spento, prese la sua borsa e corse verso l'apertura.

-Non si interferisce col passato.. Perchè l'ho fatto?..- mugugnò piano Lydia: aveva un'aria terrorizzata, come se avesse visto un fantasma.

-Che si fa?- domandò Alex dopo qualche secondo infrangendo il silenzio della giovane e guardandola dritta negli occhi.

-Dobbiamo andarcene di qua, questo POOF che ho preso ci porterà nel 2125.. Ci porterà da degli amici-

i due si tennero per mano e Lydia pronunciò la formula di accensione del POOF.

Lo scenario come la prima volta cominciò a smaterializzarsi tutto intorno a loro, ma stavolta molto velocemente: mentre lo scenario si scomponeva veniva già rimpiazzato dal nuovo.

-Che velocità.- affermò affascinato Alex

-E' un modello più avanzato.- rispose freddamente la ragazza, aveva gli occhi fissi sul vuoto, sovrappensiero.

*POOF* Dopo pochi attimi il teletrasporto era già stato ultimato: lo scenario stavolta era quello di una stanza abbastanza confortevole, con un lieve aroma di crostata di mele nell'aria.

In fondo alla stanza, lo scoppiettio del fuoco di un camino, che illuminava l'arredo in un gioco stupendo di luce e ombra danzante.

-Bentornata Signorina Lydia- annunciò una voce dietro di loro.

A parlare era un signore sulla cinquantina, in vestaglia da notte; molto tranquillo e cordiale nel vedere due individui sbucare nel suo salotto dal nulla.

-Ciao Mike, dobbiamo parlare- pronunciò seria Lydia.

-Ma certo, accomodatevi pure. Vi servo da bere: guardando le vostre facce mi sembra di capire che ci vorrà un bel po'.-

I due cominciarono a parlare, Lydia raccontò a Mike tutto quello che era successo alla base, presentando all'uomo Alex, che nel frattempo osservava e ascoltava i due con attenzione.

-I coloni quindi vi hanno attaccato.. Capisco..-rispose Mike.

-Scusami, non puoi utilizzare il POOF per tornare indietro di qualche giorno e avvisarli?- suggerì Alex.

-No purtroppo. I POOF non sono così all'avanguardia come pensate voi gente del passato, possono viaggiare solo nel tempo e non nello spazio, e non possiamo scegliere un determinato giorno nel quale teletrasportarci, ma viaggiare solo nella linea temporale annua del tempo. Comunque, anche se si potesse viaggiare a distanza di giorni, non possiamo in alcun modo alterare il passato. Se avvertisse i suoi compagni dell'attacco, non starebbero con le mani in mano aspettando l'inevitabile:

si creerebbe una nuova realtà, un paradosso che purtroppo ancora non è possibile controllare o modificare.- spiegò Mike, come un professore spiega ai suoi alunni in classe

-Hai disattivato tutti gli altri POOF vero? E disattivato tutte le rotte impostate sul sistema- continuando rivolgendosi però stavolta a Lydia che annuì con aria pensierosa.

-Oh.. Allora bene, abbiamo tutto il tempo che ci occorre per analizzare il problema e continuare con la missione. Tranquilla, se la caveranno, li rincontreremo.

A proposito! Un'ottima notizia riguardante la città che mi avevi chiesto di intercettare, si trova ora nell'anno 100'000 DC, il flusso temporale che abbiamo analizzato partendo dall'anno 2014 come ci avevi detto porta dritto lì. Chiunque sia colui che “rapisce” le città, è uno che conosce i nostri limiti e sa come sfruttarli per bene. La città si trova a 650 km oltre il livello del mare, proprio sulla Termosfera. Non abbiamo momentaneamente modo neanche di raggiungere tale anno, figuriamoci quell'altezza. Ecco il fascicolo dettagliato comunque, ora andate a dormire, parleremo meglio domani dopo una bella dormita.- e si avviò verso l'uscita della stanza, mentre Alex fissava con aria afflitta quella cartelletta blu,sentendo un vuoto allo stomaco e al cuore alla sua vista.

-Ah.. Dimenticavo, nessuna vittima accertata. Gli abitanti sono tutti vivi.. Buonanotte-.

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Capitolo 5
*** Sogni ***


-I miei genitori sono vivi?? Ne sei sicura?- gridò Alex dalla gioia, strappando di mano il fascicolo a Lydia e cominciando a leggerlo tutto d'un fiato.

-Te l'avevo detto, dovevo solo averne la certezza- sentenziò sorridendo dolcemente al ragazzo.

-Ora andiamo a letto però, diamo retta a Mike, con una bella dormita tutto è più semplice da capire. Seguimi ti mostro la tua stanza- continuò Lydia.

-Va bene. Non posso credere di star seguendo di mia spontanea volontà la mia stalker- sorrise di risposta a lei scoppiando poi in una sonora risata e diventando poi pensieroso di colpo:

-Aspetta.. Io ho già vissuto questa scena, almeno credo-

-Hai ragione.. Andiamo a dormire comunque, siamo stanchi tutti e due, oggi abbiamo avuto già la nostra bella dose di emozioni non credi?-

-Eh si, buonanotte-

-Buonanotte, se ti serve qualcosa io sarò nella stanza accanto-

e così la ragazza si congedò entrando nella propria stanza e lo stesso fece Alex aprendo la porta signorile in cipresso che conduceva alla sua.

Entrato nella propria stanza Alex si guardò un po' intorno; una flebile luce si diffondeva in tutta la stanza creando una dolce atmosfera, accarezzando dolcemente ogni lineamento nobile della dimora, che anche se conteneva solo una scrivania, un armadio e un letto matrimoniale sembrava calda e accogliente.

La luce proveniva da uno strano globo luminoso che volteggiava sul soffitto roteando lentamente su se stesso, come un Sole miniaturizzato.

Era sorprendente quanto l'umanità avesse fatto passi da gigante in soli 100 anni dalla sua era pensò,e come comunque molte cose non fossero cambiate dal suo secolo,se non per quello strano globo che continuò a contemplare per circa 5 minuti, prima di decidersi di andare a letto e lasciarsi quella strana giornata alle sue spalle, non prima però di leggere con attenzione il fascicolo che gli aveva dato Mike.

Era molto felice del fatto che i suoi genitori non fossero morti, però un pensiero continuava ad assillarlo, li avrebbe più rivisti? E come poteva essere certo del fatto che comunque fossero lo stesso al sicuro?

Nel fascicolo vi era scritto che quello che gli altri chiamavano “Il Ladro dei Mondi” aveva prelevato molte città sparse lungo il tempo e i secoli, ma che comunque si trovavano in stasi tutte nello stesso periodo e alla stessa quota, e cioè nel 100'000 DC e a 650 km di altezza.

Quelle città, prese in determinati momenti, dovevano avere un significato profondo, anche perché non cessavano di esistere, esistevano comunque in un tempo antecedente e posteriore al “furto”, ma le persone che erano state rapite non vivevano più in quelle città.

La città dopo un anno del furto, come continuava a leggere nelle carte, era completamente deserta, e così fino alla creazione degli eredi della gente scomparsa.

Ma cos'erano allora quei fulmini rossi che Alex aveva visto? Perché attaccare una città per non uccidere nessuno e trasportarla nel tempo?..

Troppe domande scorrevano ormai nella sua testa, la sua mente si stava risvegliando come da un grande letargo, compiendo pensieri complessi e amalgamandosi con quel futuro che fino a poche ore fa gli sembrava impossibile.

Dopo un po' si decise però di addormentarsi, e stranamente accadde quasi subito nonostante comunque balzassero nella sua testa una miriade di pensieri.

E sognò..

Si trovava in una piazza di una città, le tenebre intorno a lui.

L'unica cosa visibile era il cielo sopra di lui, un cielo con così tante stelle non lo aveva mai visto.

Ma erano diverso, non aveva le stesse costellazioni che si era abituato a vedere dalla sua nascita, le stelle erano diverse.

Intorno a lui l'oscurità più totale, si voltò di scatto e vide una sagoma dall'altro lato della piazza, una sagoma che strisciava verso di lui.

Si avvicinò di scatto per andare ad aiutarla, e arrivato vicino a lei vide la Lydia vecchia, la stessa Lydia che videro al Magazzino.

Tendeva supplicante una mano verso di lui, entrambi circondati da un fuoco blu che li stava per inondare ora.

-E' stato bello viaggiare con te.. Ti amo- sussurrò a Alex prima di emettere l'ultimo respiro e accasciarsi al suolo.

-Il Destino si compirà ora.-

Una figura nera come la morte sbucò all'improvviso da dietro Lydia, imponente,robusta e minacciosa.

Estrasse la spada rosso fiammante dal fodero,allungò un braccio in direzione di Alex, che non riusciva ora più a muoversi, e l'affondò nella sua carne.

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Capitolo 6
*** Risvegli ***


Alex si svegliò di soprassalto quasi cadendo dal letto.

Era madido di sudore e il suo cuore batteva all'impazzata sentendo ancora la fredda lama della spada conficcata sotto il petto.

Era solo un incubo, si ripeté in testa come una cantilena per cercare di calmare i suoi tremori di paura e ansia.

Tornò in se dopo qualche minuto: *quel sogno sembrava però così reale* pensò mentre si sedette sul bordo del letto osservando l'oscurità intorno a lui.

Si alzò per darsi una rinfrescata e decidere se fosse il caso di tornare a dormire, e pian piano il globo sul soffitto tornò a brillare illuminando con una flebile luce calda tutta la stanza.

Fissò la sua immagine nello specchio dall'altro lato della stanza, aveva l'aria stanca, non metteva qualcosa sotto i denti ormai da un intero giorno.

La persona che vide nello specchio era un ragazzo diverso da quello del giorno prima: i capelli neri di media lunghezza erano tutti scompigliati sul suo viso,e gli occhi castano chiaro lo fissavano con aria spenta dallo specchio.

E se tutto quello che gli stava accadendo fosse un sogno? No, dentro di se sapeva che era la vita reale, ma almeno ora aveva un motivo per arrivare fino in fondo alla questione, salvare i suoi genitori.

Perché quando ancora non sapeva se i suoi genitori fossero vivi, non ne aveva sofferto così tanto come normalmente ne soffrirebbero tutti? E perché nonostante non conoscesse Lydia si fidava nel profondo molto di lei? Tutte queste domande erano tornate con forza nella sua mente.

Si rimise a letto, ma sapeva già che non sarebbe riuscito più a dormire, quindi decise di perdersi nuovamente nei suoi pensieri sperando di arrivarne almeno a capo.

Cominciò di nuovo a sfogliare quel fascicolo che gli aveva dato Mike, in cerca di qualcosa che gli fosse sfuggito e che riuscisse a collegare tutti i piccoli pezzi che era sicuro appartenessero a un piano molto più grande di quel che sembrava.

A cosa servivano tutte quelle città che qualcuno stava “rapendo” nei diversi punti del tempo?

Aveva forse a che fare con i “ribelli” di cui parlava Lydia, quelli che li avevano attaccati al Magazzino della sua squadra?

Cominciò a leggere alcuni nomi di città che erano state dislocate:

-Pompei (79 DC)

-Troia (1250 AC)

-EastValley (2014 DC)

-Atlantide(3246 DC)

[…]

Il suo sguardo indugiò molti minuti sul nome Atlantide.. Non poteva essere vero, sarà stata una svista da parte dei ricercatori. Non poteva essere la leggendaria città di Atlantide, secondo la leggenda era scomparsa improvvisamente millenni prima di quella data, sempre se fosse realmente mai esistita.

La curiosità che l'aveva spinto fino a quel momento tornò a farsi strada nel suo carattere, quella stessa curiosità che l'aveva indotto a seguire quella sconosciuta in quello strano viaggio senza sapere ancora quale fosse veramente il suo ruolo all'interno dell'intera faccenda.

-Ho bisogno di maggiori informazioni su Atlantide- bisbigliò tra sé e sé, sperando così di non dimenticarsene la mattina seguente.

D'un tratto, il globo improvvisamente cominciò a brillare e a emettere un debole rumore.

Ruotando su se stesso si avvicinò al letto del ragazzo, e parte del guscio di rivestimento del globo cominciò ad aprirsi facendo fuoriuscire una piccola lente, che proiettò uno schermo davanti i suoi occhi.

Era una pagina di ricerca, in cui vi erano tutte le informazioni che cercava sulla città.

La città di Atlantide si mostrò nuovamente al mondo dopo millenni di silenzio stampa nel 2100 DC, al largo dell'Oceano Pacifico.

Molti durante gli anni l'avevano cercata invano, formulando a tal proposito le più strampalate e bislacche teorie sul suo reale collocamento, e nessuno si sarebbe mai immaginato che essa si trovasse ancora in vita sotto la crosta terrestre.

-Stavamo aspettando il momento giusto per chiedere il vostro aiuto, perché da soli non potevamo riportare la città in superficie-

queste le parole del Capo della città, che è intervenuto personalmente all'incontro sancito dal Presidente degli Stati Uniti subito dopo aver ricevuto il messaggio recapitato dagli atlantidesi al sommergibile “Martinez” che navigava in quelle acque in direzione delle Filippine.

L'ingresso della città era collocato in una parete rocciosa all'interno della Fossa Delle Marianne, la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo.

Una caverna ben nascosta collegava la città alla Fossa, con degli opportuni sistemi di pozzi e camere d'aria. La città possedeva anche una sua atmosfera, con i diversi climi che ne comportano ed era autosufficiente.

[...]

Grazie alla collaborazione con le nuove culture e ai moderni strumenti, si riuscì nel 2110 DC, dopo soli 10 anni, a riportare a galla la città che ora staziona in una nuova isola artificiale denominata anch'essa Atlantide.

[…]

Le tecnologie della città si avvicinavano di gran lunga a quelle della civiltà moderna, ed è questo che lascia molto perplessi gli scienziati, visto che a detta degli abitanti la tecnologia posseduta era rimasta invariata sin da quando la loro città sprofondò nell'Oceano, nel 9500 AC.

 

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Capitolo 7
*** Zholfur ***


Nota dell'autore: Mi spiace aver disertato 1 mese dall'uscita del nuovo capitolo ma purtroppo ho avuto molti imprevisti e l'università mi ha preso a tempo pieno, spero possiate perdonarmi :) Ecco comunque il nuovo capitolo, spero vi piaccia. Lasciatemi un feedback e fatemi sapere che ne pensate!

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-Buongiorno, la colazione è in tavola. Ci vediamo di là- disse Lydia ad Alex prima di congedarsi.

Sembrava tranquilla all'apparenza, ma i suoi occhi stanchi e tormentati sembravano averla tradita subito quando la fissò per risponderle -Ok, arrivo-

Dopo una bella rinfrescata ed essersi cambiato i vestiti con quelli che Mike gli aveva portato quella mattina, Alex si diresse nel salone dove ad attenderlo vi erano Mike, Lydia e un'altra persona che non aveva ancora conosciuto.

-Buongiorno a tutti- disse, e tutti lo salutarono con un cenno del capo, mentre Mike lo invitò a sedersi.

-Piacere di conoscerti, tu devi essere Alex. Ho sentito molto parlare di te; mi presento: il mio nome è Walter, sono il collega di Mike e mi occupo delle ricerche per conto degli Knight.-

-Gli Knight?..-

-Hai ragione scusami, visto l'attacco alla base non hai potuto ricevere spiegazioni al riguardo. Gli Knight sono coloro che si occupano dell'addestramento dei Campioni e della difesa della Terra. Non hai avuto modo di conoscerli personalmente purtroppo ma hai potuto vedere la loro base, il Magazzino. Hanno avuto degli inconveniente con i Coloni, ma sono sicuro che vada tutto bene, appena la situazione si stabilizzerà si faranno sentire loro stessi.-

-Capisco.. Cosa sono i Campioni? Voglio che mi raccontiate tutto; se sono finito in mezzo a questa faccenda fatemi capire almeno cosa sta succedendo-

-Mi spiace deluderti riguardo ai Campioni, ma fanno parte di un piano troppo grande e segreto per poter essere rivelato a chiunque, neanche noi ne siamo a conoscenza. Ma posso dirti tutto quel che so e che dovevano spiegarti gli Knight mentre fai colazione.

Un tempo, durante l'epoca degli Egizi, a causa della scarsa igiene e della rudimentale tecnologia degli uomini, l'umanità stava morendo.. Il tasso di mortalità degli uomini era talmente basso che se dovessimo fare un calcolo approssimativo ai giorni nostri, credo che ci fosse un bel 20% di possibilità di estinzione della razza umana; una percentuale bassa, ma pur sempre un rischio.

Però, mentre l'uomo era ancora agli arbori del suo lungo cammino sulla Terra, molte civiltà nell'universo erano già tecnologicamente avanzati e potenti da poter sperimentare il viaggio nello spazio; tanto che una di queste civiltà riuscì ad entrare in contatto con i nostri antenati. Questi alieni, chiamati Zholfur, condivisero con gli uomini le innovazioni e le loro ampie conoscenze nel campo della medicina, dell'architettura e della scienza.

L'uomo ebbe un avanzamento tecnologico maestoso, e tutto sembrava andare per il verso giusto.

Essi sembravano essere dei salvatori per il genere umano: aiutavano tutti senza chiedere nulla in cambio, installando molte loro basi in tutta la Terra, un po' come farebbe una madre col suo bimbo.

Furono edificate le Piramidi, venne introdotto un rudimentale sistema di energia elettrico, e la mortalità diminuì drasticamente, garantendo all'uomo un benessere senza eguali, tanto da venerare i Zholfur quasi al punto di un Dio.

Ma, tutto d'un tratto, il ricordo e le gesta degli Zholfur furono cancellati dalla storia.

E tutto il sapere che essi distribuirono agli uomini si perse nel tempo in un batter d'occhio, riportando l'evoluzione dell'uomo a prima del loro contatto.

Questo è, in sintesi, quello che è stato tramandato da complottisti e studiosi.

Ora tu ti chiederai sicuramente: “E questo cosa c'entra con noi?”.

Ti rispondo subito cercando di essere il più sintetico e chiaro possibile; abbiamo effettuato ricerche per millenni e abbiamo scoperto in primis che gli Zolfhur potevano viaggiare nel tempo; furono, si può dire, i primi viaggiatori del tempo.

Essi, secondo noi, aiutarono il genere umano ad evolversi solo per renderli schiavi inconsci del loro scopo.

Tutto quello che sto per dirti ora non è affatto dimostrato, sono solo supposizioni mie e di Mike quindi non prenderle per fatti veritieri, ma solo per “idee”.

Da secoli si suppone che gli Egizi sfruttassero l'elettromagnetismo della Terra per vari motivi, ma noi siamo sicuri che questo venne sfruttato invece dagli Zolfhur, che usarono gli esseri umani per poter estrapolare o incanalare qualcosa nell'aria, utilizzando proprio l'energia elettromagnetica della Terra per diffonderla su tutta la vasta superficie del pianeta.

Pensa all'elettromagnetismo come un enorme lago che ricopre tutta la crosta terrestre, se noi versiamo costantemente un colorante rosso in un fiume che sfocia in quel lago, con il passare del tempo, pian piano, l'acqua del lago diventerà interamente di colore rosso, contaminata da quella del fiume.

Ed è ciò che gli Zolfhur hanno fatto con il magnetismo della Terra; riversando dai canali che portavano al flusso principale del magnetismo terrestre sono riusciti a “inquinare” tale flusso.

Alcuni di questi “canali di scolo” sono già stati rintracciati ad esempio, prendi le Piramidi degli Egizi, e una particolare zona della città di Homestead, in America.

Qui i flussi di energia elettromagnetica sono molto concentrati; noi pensiamo che questi siano davvero i canali, che portano l'energia elettromagnetica in alto, verso l'atmosfera, e in basso, verso il nucleo, ricoprendo come dicevo interamente il globo.

Ora.. Quello che ci chiediamo è.. E se le città, compresa quella dei tuoi genitori siano state rapite dagli Zolfhur per chissà quale motivo?

 

Grazie al campione di terra portato da Lydia dalla EastValley, abbiamo confermato una parte delle nostre teorie: abbiamo trovato nel terreno traccie di un materiale sconosciuto all'uomo..

Possiamo quindi affermare che la nostra teoria sia esatta, solo che tutt'ora non capiamo come mai gli Zholfur abbiano inquinato il pianeta e poi rapito intere città: che sia per salvarle?

Comunque troveremo una risposta anche a questo.

Quel che devi sapere essenzialmente è questo: tu sei prezioso per la nostra causa, non ti so dire perchè ma se gli Knight ti hanno scelto e ti hanno salvato dal rapimento della tua città rischiando un enorme paradosso e la fine del nostro mondo, vuol dire che sei una preziosa risorsa per noi e per il mondo intero-

Alex più perplesso che persuaso, ma l'uomo che aveva davanti sembrava sincero, e qualcosa dentro di lui gli dava la certezza che si poteva fidare.

-Ora che si fa quindi?-

-L'unica cosa ragionevole da fare, aspetteremo che la mia divisione ci contatti.. Non possiamo andarcene in giro come se niente fosse, i Coloni riescono a spostarsi nel tempo come noi,e io non posso garantire per la tua incolumità- risposte Lydia con fermezza

-Io vorrei tornare a casa mia.. Se quel che dite è vero, casa mia sarà comunque nello stesso posto dove si trovava ieri.. Ho bisogno di tornare a casa, di sapere.. di vedere..E' possibile?-si aspettava un netto rifiuto da parte di Lydia visto l'ultima frase che gli aveva detto, ma stranamente lei sembrò pensare veramente all'idea di tornare a EastValley. Dopo qualche minuto, rispose:

-Non sarebbe una brutta idea, siamo bloccati qui per chissà quanto. Avremmo bisogno anche di armi, e non penso che i Coloni si aspettino di trovarci lì un giorno dopo la scomparsa-

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Capitolo 8
*** Eastvalley ***


-Come mai Mike non è voluto venire con noi? Ci sarebbero stati utili due braccia in più-

chiese Lydia a Walter.

-Non possiamo lasciare la postazione senza almeno un controllore Lydia lo sai. E poi ormai Mike non è più tipo da avventure, ne ha passate fin troppe e ha deciso di smettere dopo aver perso il suo migliore amico nella prima battaglia contro i coloni.-

Il volto di Walter era crucciato, pensieroso -Dio solo sa cosa deve aver provato quel pover uomo sulla sua stessa pelle-.

Il gruppo stava discendendo la collina dove Lydia e Alex si erano teletrasportati la prima volta, in direzione di EastValley, che appariva identica a prima dell'incidente.

Un innaturale silenzio aleggiava nell'area circostante, neanche un flebile cinguettio di uccelli; il nulla più assoluto.

Dopo qualche minuto arrivarono all'ingresso della cittadina; un'ampia strada costeggiata da sporadici alberi in fiore delimitava la carreggiata.

In un altro periodo sarebbe stata una città stupenda, se non fosse per Lydia ora come un enorme cimitero; si, aveva detto a Alex che tutti gli abitanti erano vivi, ma non ne era veramente certa neanche lei. Aveva concordato con Mike di fingere che tutto andasse per il verso giusto, perchè non potevano sfarsi sfuggire l'unico Campione che erano riusciti a salvare dalla razzia del Ladro di Mondi. Sperava sempre, in cuor suo, che Alex non venisse mai a conoscenza della verità, o del grande dubbio che li assaliva, ma sapeva anche che se lui fosse motivato da qualcosa a cui teneva forse sarebbe riuscito a salvare tutti loro.

-Casa mia è per di qua.- disse d'un tratto Alex mentre camminavano lungo la strada principale

Girarono l'angolo per entrare in una strada secondaria perpendicolare alla strada principale, Alex era in testa al piccolo gruppetto.

Passeggiavano tranquillamente nelle strade ben curate dell'Eastvalley; i negozi che si affacciavano sulla strada erano tutti spalancati, come ad invitarli di fare razzia di ciò che gli fosse servito in una eventuale fuga.

Perchè Lydia sapeva bene che se entro due giorni ancora non avessero avuto notizie della sua divisione, sarebbero dovuti partire; Alex doveva essere allenato da qualcuno degli Knight e lei non aveva tempo di perdersi in sciocchi pensieri lacrimosi pensando alla sua squadra.

Passarono davanti ad un'armeria, e Lydia decise di fermare il gruppetto lì qualche minuto per fare rifornimento almeno di munizioni e qualche arma manegevole.

-Tieni, prendi questa pistola- disse la giovane in direzione di Alex.

-Io non so neanche come si usa.-

-Te lo insegnerò appena saremmo tornati a casa, ma intanto prendila, è tua. Ti basti sapere per ora che da qui si toglie la sicura, e con il grilletto spari. Dobbiamo considerare ogni eventualità: se ci attaccasse qualcuno ora non posso pararvi il culo a entrambi.- e si congedò senza neanche aspettare la risposta dei due, uscendo nuovamente in strada e facendo cenno ai due di avanzare.

Proseguirono per qualche altro minuto,Lydia era sempre all'allerta, scrutava ogni angolo e vialetto della strada; non le piaceva il silenzio, gli ricordava momenti della sua vita che avrebbe voluto tanto rimuovere.

Sapeva però che le esperienze passate erano servite per temprare il suo carattere, per far si che diventasse forte e sapesse cavarsela sempre da sola, senza contare sull'aiuto di nessuno oltre che di Gordon, che l'aveva salvata da morte certa.

D'un tratto sbattè addosso ad Alex; vide che i due si erano fermati di colpo a fissare stupefatti l'asfalto davanti a loro.

-Alex, che succ..- le parole gli morirono in gola. Un cratere si trovava al centro della strada,pezzi di asfalto e terra erano stati staccati violentemente e si erano riversati sulle case adiacenti.

Doveva essere il luogo di impatto di uno di quei fulmini viola che si erano riversati sulla cittadina.

Lungo tutta la strada, vetri di finestre, tegole e oggetti erano sparsi per terra, come se gli abitanti avessero intuito il pericolo e avessero cercato di scappare da qualche parte, prima di venire rapiti.

Lo spettacolo che tutto questo dava era sconcertante: la desolazione più totale si sovrapponeva agli attimi di paura di quelle povere persone che erano state strappate con la forza dalle loro case e dalla loro vita.

Tutto intorno al cratere vi erano ampie pozze di sangue ancora fresco, ma nessuna traccia di corpi.Il ragazzo era paralizzato dalla paura e dallo shock, mentre ancora immobile guardava il sangue e in cuor suo sperava che non fosse quello dei suoi genitori.

Ricominciarono a camminare verso la casa di Alex, guardandosi intorno all'allerta, anche se Lydia sapeva che non c'era nulla di cui preoccuparsi, che avrebbe dovuto aspettarsi uno scenario del genere.

Mentre camminavano, il suo passato riaffiorò nei fatti che stavano accadendo all'Eastvalley.

Nuove macchie di sangue stavano comparendo dal nulla, sui muri delle case, per strada.

Era già successo ad Alantide quando ancora era una bambina ed era sola con suo padre.

Il P.O.O.F. cominciò ad attivarsi nella tasca della ragazza, emettendo un bagliore azzurrognolo tra i diversi pezzi dell'involucro di cui era fatto.

L'armatura del P.O.O.F. cominciò a ruotare attorno al nucleo centrale, mentre un acuto fischio echeggiava tutto intorno a loro, entrandogli in testa.

Cominciarono a correre in direzione della casa di Alex, premendosi forte le mani nelle orecchie come a voler attutire quel forte disturbo.

Ma quello non volle cessare, anzi, era sempre più forte nonostante i tre si tappassero le orecchie, il cervello sembrava gli stesse implodendo dentro la testa.

Alex cadde d'improvviso a terra, privo di sensi; la stessa cosa subito dopo accadde a Walter.

-No.. Ragazzi, che sta succedendo?!- gridò Lydia in preda al terrore.

La sua testa scoppiava, non riusciva più a tenere gli occhi aperti.

E d'un tratto diventò tutto buio, silenzioso.

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Capitolo 9
*** Passato ***


Perchè continuare a lottare? Perchè cercare i suoi genitori se forse erano anche morti?

Poteva farsi cullare da quel bel cielo limpido, con quelle poche nuvole di color rossastro, che facevano da contorno a uno stupendo tramonto.

Un fresca brezza soffiava sul viso di Alex, quella stessa brezza che durante la sua infanzia lo accompagnava nei periodi primaverili la sera, quando stanco, si sdraiava sul portico sottostante la finestra della sua stanza a contemplare il cielo.

Quel cielo che ora stava rivivendo nei suoi ricordi e nel presente.

Uno stormo di anatre stava tornando dopo essere migrato in qualche zona più calda della Terra, e ora starnazzava in cielo; ma nel quadro generale era tutto perfetto, com'era nella sua infanzia.

Seguì con gli occhi quello stormo, fino a quando non venne oscurato dal profilo imponente di un palazzo alto, in legno grigio, che portava l'insegna di un panificio.

Lo stesso panificio dove lui da bambino dopo essere stato con suo padre a pescare al lago andava per mangiare una buonissima pagnotta, come premio finale di una giornata stupenda.

La luce del panificio però era accesa, dall'esterno si distingueva sfocata una sagoma che stava dietro al bancone.

Non poteva essere, erano tutti scomparsi, stava sognando?

-Oh, merda!- la voce di Lydia spezzò d'un tratto il silenzio.

-Dobbiamo nasconderci subito!- comandò a bassa voce ai due, strattonandoli per alzarli da terra.

In lontananza nella strada vi erano due figure, una molto più bassa, infantile, che procedevano nella loro direzione: chiacchieravano allegramente e la loro voce si diffondeva in tutta la stradina che era illuminata da quei pochi lampioni che si trovavano nei pressi del panificio.

Lydia spinse i due ragazzi nella boscaglia che delimitava la fine della strada asfaltata e della città e l'inizio di una strada sterrata che conduceva alle campagne.

Alex non aveva dubbi, quella era ancora Eastvalley, ma dove ora c'era la strada sterrata si trovavano ai suoi tempi delle nuove abitazioni, tra cui la sua.

Sentiva indistintamente le due figure parlare -Papà, il mio premio?- diceva quella più piccola.

Non poteva essere, non poteva crederci, Alex si affacciò dal cespuglio in cui erano nascosti per vedere meglio chi fossero anche se in cuor suo sapeva già la risposta.

I due si trovavano qualche metro più avanti, ma riusciva a distinguere chiaramente i lineamenti: quelli erano lui e suo padre.

Un'altra figura stava osservando il ragazzino dall'altro lato della strada sterrata, non si era accorta minimamente di loro e, nascosta tra gli alberi, osservava in silenzio.

-Quella sono io, precisamente due anni fa- spiegò Lydia, -Ti stavo tenendo d'occhio per conto degli Knight, ancora non sapevamo quasi nulla sul tuo conto; era la quarta volta che ti venivo a fare visita, avevi 6 anni circa.-

-Io ti avevo già vista prima, lo ricordo solo ora, proprio qui in questo istante..- nello stesso istante in cui Alex parlò, il bambino si girò verso la Lydia più giovane, che indietreggiò di scatto nascondendosi meglio dietro il tronco di un albero.

-Sei stata tu? Sei stata tu a salvarmi quella volta a 3 anni quando caddi nel fiume?- questo ricordo riaffiorò inaspettato nella mente del giovane, l'aveva completamente rimosso e ora, quando i fatti gli si mostrarono davanti era tornato, insistente.

-Fiume?.. - rispose perplessa la ragazza

-Si. Ricordo abbastanza bene anche se non so il perchè.. Qualcuno mi salvò quando caddi dalla barca e mi portò a riva, anche se non ricordo il suo volto, devi essere stata tu per forza.-

-No, quando io ero presente non sei mai stato in pericolo di vita; è stato un lavoro facile, ti tenevo compagnia quando eri piccolo la notte e non volevi dormire, ricorderai male- guardando Alex con un'espressione affettuosa che non era da lei.

Nel frattempo, la Lydia del passato attivò il suo P.O.O.F. e si smaterializzò, mentre padre e figlio uscivano dal panificio e riprendevano a camminare lungo la strada quasi deserta.

-Ok, sono andati. L'abbiamo scampata bella, meglio andare in direzione delle campagne e cercare di capirci qualcosa lontano da occhi indiscreti- ma mentre la giovane parlava, un'altra figura uscì fuori da dietro un albero di fronte a loro; non li aveva notati e stava fissando dalla strada Alex bambino e suo padre che si allontanavano.

Aveva una statura al di fuori del normale, e lineamenti così marcati che non sembravano umani, gli occhi di un giallo spettrale.

L' “uomo” si posò una mano sul petto, sprigionando una luce azzurra da tutto il suo corpo e dopo un leggero “Poof” sparì nel nulla.

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