Yours

di MarsBlame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Copyright © ***
Capitolo 2: *** Rinagraziamento speciale & Link ai miei blog ***
Capitolo 3: *** Ella ***
Capitolo 4: *** Harry ***
Capitolo 5: *** Fuochi d'artificio ***
Capitolo 6: *** Alfie dal bronx ***
Capitolo 7: *** Dal primo momento. ***
Capitolo 8: *** Lettere e foto. ***
Capitolo 9: *** Ghiaccio ed ex. ***
Capitolo 10: *** Attacchi di panico e parole. ***



Capitolo 1
*** Copyright © ***


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Capitolo 2
*** Rinagraziamento speciale & Link ai miei blog ***


"Novità?"
"Nulla mosignore, se non che il mondo si è fatto onesto!"
"Allora, il giorno del giudizio è vicino."
•William Shakespeare - dal libro "Amleto" •
Devo fare dei ringraziamenti speciali alla mia migliore amica, la quale si è armata di pazienza e buona volontà e mi ha revisionato ogni capitolo fin dal primo. Grazie G xx
Tutti i miei link sono qui:
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Capitolo 3
*** Ella ***


-Smettila di essere così fastidioso.- Rinuncio a tutta la gentilezza che di solito ho. E' fastidioso. Davvero troppo oggi. -Hai smesso di chiedermi se ho finito i compiti? Sai che non te li passerò.- Specifico.
-Sei davvero insopportabile. Dovremmo aiutarci tra compagni di corso.- Ironizza alzando un sopracciglio.
Odio quel tono saccente. Insomma, limitati a copiare i compiti di qualcun'altro, non importunarmi finché non ti farò copiare i miei. Sa che non lo farò. Almeno non li darò a lui. Non è mai particolarmente gentile con me e mi da fastidio il suo tono.
-Dai, copio e te lo riporto subito.- Dice, sfilando il mio quaderno dalla borsa.
Mi lamento solo per poi lasciargli fare. Oggi ho sonno, e non sono in vena di combattere un bambinone alto almeno il doppio di me e forte il triplo.
-Ella!- Denise entra in classe e mi saluta nell'esatto momento in cui Harry fa cadere tutti i miei appunti di Tecnologia.
-Denise!- Gli faccio il verso, mentre l'abbraccio. Ridacchia, per poi dirigersi verso il nostro gruppetto di amiche. Le sento spettegolare su Lily Handswood mentre mi dirigo verso Harry per riprenderlo.
-Lo so, sono una frana, scusa. Rimetto tutto a posto.- Alza lo sguardo su di me e raccoglie tutti i fogli. -E comunque penso che dovresti legarli assieme per non perderli.- Aggiunge mentre si alza, porgendomeli.
Ammicca e poi va al suo banco.
Mi ritrovo a mugolare per la frustrazione mentre torno dalle mie amiche. Gli appunti adesso sono tutti in disordine e odio quando succede. Non che io sia conosciuta per il mio ordine, ma i miei appunti devono sempre essere a posto, altrimenti non ritrovo più gli argomenti.
-Ti passo a prendere alle cinque.- Mi avvisa Clary. -Non fare tardi, il film inizia alle cinque e mezza.- Aggiunge infilandosi il casco.
-Cosa vai a vedere?- Harry spunta da dietro. Ultimamente sembra essere ovunque. Lui e il suo tono saccente.
-Nulla che t'interessi.- Giro i tacchi e m'incammino verso casa.
-M'interessa, invece. Cosa vai a vedere?- Mi segue.
-Harry, non stalkerarmi, per favore.- Cerco di congedarlo.
-Dimmi cosa vai a vedere, e me ne vado.- Sono tentata dalla sua proposta.
Quando rivelo il titolo del film per farlo andare via, mi sorride, ammicca e gira l'angolo.
Quindi avrebbe comunque dovuto girare a sinistra. Grande, ci sono caduta come una scema. Spero solo di non ritrovarmelo al cinema con tutto il suo stupido gruppo di amici.
-Scendi adesso, o ti lasciamo qui!- Urla Stacey attraverso la cornetta del citofono.
-Si, sono pronta, fammi finire la linea d'eye-liner. Ti prego.- Imploro per cinque minuti in più.
-Sei così disorganizzata, Ella!- S'intromette Clary.
-Lo so, dovreste davvero regalarmi un'agenda.- Ironizzo. Stacey e Clary sono sempre lì, con le loro agendine in mano, a pianificare ogni secondo della loro vita spostando appuntamenti o riempiendo righe d'impegni.
-Muoviti. Ti aspettiamo.- Riagganciano, lasciandomi i miei benedetti due minuti di pace per fare una riga d'eye-liner quantomeno decente.
-Bellezze.- Ci saluta Harry. Lo sapevo. Ne ero sicura. Sbuffo prima di ricambiare e intimargli che razza di stalker stia diventando.
-Ci vediamo dentro.- Indica la sala di proiezione e ammicca prima di sparire con i suoi amici nella folla.
-Qualcuno ha per caso fatto colpo?- Sgomita Stacey, beccandosi una mia occhiataccia.
Sono seduta verso le prime file quando una sagoma alta prende posto di fianco a me. Pace e quiete, queste sconosciute.
-Il fatto che ti piacciano i film d'azione facilita tutto.- Sussurra Harry alludendo al fatto che mi avrebbe seguita anche se avessi scelto il film di un qualche sconosciuto romanzo rosa per donne divorziate in crisi di mezz'età. Devo ammettere che ci ho pensato.
Per tutto il tempo mi sono sorbita i commenti di Harry sul film, sulle tecniche di registrazione che hanno usato, la colonna sonora e la recitazione degli artisti. Anche qualche battuta a cui ho cercato di non ridere. Non ci sono riuscita e Harry se n'è accorto. Non che sia più simpatico adesso, ma sta migliorando. Sgomita quando i protagonisti si baciano, mimandomi un 'te l'avevo detto' e ricordandomi che a inizio film avevamo scommesso sulla sorte dei due. Io avevo scommesso che lui sarebbe morto prima di arrivare a questo punto, Harry il contrario.
-L'accompagno io a casa.- Avvisa le mie amiche e prima che possa obbiettare mi trascina per il polso, lasciando i suoi amici lì. Ho sempre saputo che Harry ha una cotta per me, lo ammise al primo anno di corso, ma ultimamente è come se si stesse impegnando per piacermi.
-Dove abiti?- Mi chiede, interrompendo i miei pensieri. Si tira i capelli all'indietro quando gli chiedo dove ha la macchina, scuotendo la testa.
Non ha la macchina?
-Ti accompagno a piedi. Mi scocciavo di restare con i miei amici, non facevano altro che sgomitare tra loro commentando quanto sia sfacciata la mia cotta per te. Come se tu non lo sapessi, poi.- Spiega.
Arrossisco un po', nascondendomi nei capelli e poi gli indico la via dove abito.
Non parliamo molto, nel tragitto. Tranne per commentare qualche auto.
E rimaniamo noi, nel buio e nel silenzio.

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Capitolo 4
*** Harry ***


Forse ultimamente sto pensando troppo a Harry. Non ci posso fare nulla, la nostra ultima conversazione e come ultimamente ha cambiato atteggiamento verso di me mi portano a pensarlo troppo spesso. Ha ammesso che gli piaccio e non c'era traccia del suo tono saccente mentre si apriva con me. Era la più bella forma in cui potessi vedere Harry.
'Domani ti passo a prendere alle cinque.' m'informa il messaggio.
Ovviamente è Harry che m'impone di uscire con lui.
Non so se voglio davvero, ma non smetterò di pensare a lui finché non farà qualcosa di fastidioso e so fin troppo bene che Harry non riesce a mantenere un tono serio per più di cinque minuti.
Accetto la proposta e spengo il cellulare.
Prima d'infilarmi nella doccia scelgo una playlist d'ascoltare. Mi aiuta a scandire il tempo che devo stare nella doccia e camuffa i miei tentativi di canto.
-Oggi niente appunti?- Ironizza alzando un sopracciglio.
-Qualcuno li ha messi totalmente in disordine e non ho avuto tempo di riordinarli.- Ironizzo a mia volta, imitando l'espressione di Harry.
-Non copiarmi!- Strepita, strofinando la rughetta sulla mia fronte a causa del sopracciglio inarcato.
Alla fine cedo e ridacchio.
Va via soddisfatto, mentre il professore entra in classe.
"Tre anni di corso e, Styles, non mi ha mai dato tanta soddisfazione. Vedo che si sta impegnando di più, ultimamente." Il professore commentò positivamente il suo tema ed il suo impegno, tanto che gli comparirono due belle fossette sulle guance piene. Era soddisfatto di sé stesso. Di solito non dà conto alla scuola, ma sono felice che grazie agli appunti che gli ho passato via mail ieri sera sia riuscito a studiare. Sembra quasi che voglia riscattarsi.
-Grazie per l'aiuto, Mendes- Ammicca.
-Harry.- Mi corruccio -Non usare il mio cognome.- Lo odio. Sul serio. Non mi piace essere chiamata per cognome. Mi ricorda mia madre. Ho il suo cognome e non vedo l'ora di poterlo cambiare.
-Va bene, va bene.- Alza le mani e colgo il momento per rubargli l'agendina.
E' da sabato che fantastico su cosa possa esserci scritto sopra. Ci sono un paio di frasi e qualche stellina vuota disegnate sopra con l'inchiostro nero. Sono carine.
La infilo in borsa prima che realizzi e si dimeni, ma riesce ad afferrare la mia borsa e a sfilarmela dalla spalla. Iniziamo una lotta in mezzo al cortile e fortunatamente non c'è nessun professore che possa rimproverarci.
Rimango stupita dalla forza di Harry. Se dovessi davvero averci a che fare sarebbe un problema. Sembra non accorgersi neanche di quanto possa essere letale una sua stretta intorno al mio polso. Non lascia il segno, fortunatamente, ma per un secondo ho quasi sentito il sangue defluire dalla mano. Forse sono io troppo debole e drammatica, ma davvero m'inquieta l'effetto che potrebbe provocare una sua arrabbiatura.
"Non la devi prendere più, intesi?" Aveva quasi perso tutta l'ilarità di due secondi prima, mentre mi metteva in guardia. Annuii poco convinta mentre ritornava il sorriso saccente sul suo viso, ma ancora adesso mi sto chiedendo cosa ci sia scritto di tanto importante lì.
Il campanello suona mentre mi perdo nei miei pensieri e noto di aver dimenticato la borsetta sopra, quando scendo.
-Harry, devo risalire, ti prego.- Quasi lo imploro.
-Hai il cellulare?- Chiede retorico.
-Si...-Annuisco.
-Hai tutto quello che ti serve.- Mi rassicura chiudendo la mia portiera dell'auto.
Sistema tutto, prima di spingere il piede sul pedale e partire.
Per tutto il tempo siamo stati in silenzio, mentre lui fingeva di essere concentrato sulla strada. In realtà l'ho beccato a guardarmi un paio di volte.
Quando si ferma, noto l'immensa distesa di verde che affaccia sul tramonto. Non amo nulla più del tramonto, e quasi ringrazio Harry per aver azzeccato l'orario giusto.
Quando scende dalla macchina e fa il giro per raggiungermi, noto il livido sotto i riccioli. Continuo a fissare quell'orrida macchiolina nera sulla sua fronte e non posso fare a meno di chiedermi come se la sia procurata.
Apre la sicura e io scendo dalla macchina.
Decido di non rovinare quel momento con le mie solite domando fuori luogo, ma mi appunto di chiedergli cos'è successo sulla mia lista mentale.
I petali di pesco continuano a scendere, stimolati dal vento. La panchina sulla riva del lago ne è cosparsa. Harry mi rivolge di nuovo la parola mentre stende una coperta per terra: -Ti piacciono i pic-nic?-
-Amo i pic-nic!- Squittisco mentre mi abbasso per disporre il cibo.
Butta alle sue spalle il cestino, una volta inutile e iniziamo a cenare.
-Hai preparato tutto tu?- Chiedo stupidamente. Non c'è altro che panini e bibite, ma mi sarei schiaffeggiata mentalmente se fossimo ricaduti nel nostro piccolo baratro di silenzio.
-Ovvio.- Sorride soddisfatto. Mi piace quando sorride in quel modo. Sembra quasi un bimbo. Se non fosse strano, mi allungherei per pizzicargli una fossetta.
Il sole sta tramontando proprio adesso. Il cielo rosato lascia il posto all'arancio tenue che adoro. Rimango a fissare il cielo, immobile. "E' magnifico, non credi?" riesco a dire. "Troppo." sussurra. E lo posso quasi sentire, il suo sguardo. Brucia sulla mia pelle come mai.
-Restiamo anche per le stelle?- Ho sentito che oggi c'è una cascata di meteoriti. Non sono mai riuscita a vedere una stella cadente e muoio dalla voglia di esprimere un desiderio.
-Come vuoi.- Caccia fuori un altro dei suoi giganteschi sorrisi. Oggi sembra che Harry non faccia altro che sorridere.
Ci stendiamo sulla coperta, di tacito accordo, e osserviamo il cielo scuro. Non abbiamo parlato molto, ma mi piace. E' come se riuscissimo a non annoiarci, pur restando in silenzio. Di solito ho bisogno di profonde conversazioni o battute scadenti per far funzionare un appuntamento, ma con lui no. Con lui è piacevole anche stare in silenzio.
-Harry.- Mugolo.
-Mmh- Gira la testa verso di me.
Siamo distesi a pancia in su, verso le stelle, e sto per chiedergli cosa ha combinato per avere un livido del genere. Ha tentato di coprirlo col suo beanie grigio, ma per qualche ragione il fatto che sia Harry Styles mi fa immediatamente escludere l'idea che abbia semplicemente sbattuto la testa.
E' famoso per non avere una buona fama. Poco impegno a scuola e troppe sbornie con gli amici. Sbornie pesanti che gli procurano lotte con altri ragazzi ancora più sbronzi e grossi di lui. Ha varie inimicizie per le lotte ubriache che intraprende ogni notte.
-Ho sbattuto.- Risponde calmo alla mia domanda.
-Contro cosa?- Lo interrogo. E' come se sapesse che posso percepire dal suo tono se mente o meno.
Cerca di cambiare argomento svariate volte, prima di rispondere: -Contro un pugno.
Sussulto per il tono brusco. E anche un po' per la risposta.
Me l'aspettavo, ma non credevo lo confessasse così facilmente a me. Ultimamente cerca di fare una buona impressione.
-Con chi hai fatto a botte?- Sembro una mamma preoccupata.
-Aaron Hunt.- Rigira la testa verso il cielo.
Aaron è il giocatore di rugby più forte della nostra scuola, e probabilmente dell'intero isolato. Nessuno osa avvicinarsi alla sua squadra di pompati rugbisti. Tranne Harry, ovviamente. Il solito testone che cerca di dimostrare alla gente quanto sia forte.
-Ma ho avuto la meglio, a quanto pare.- Si rigira verso di me, alludendo alle varie ultime assenze del giocatore.
-Non hai bisogno di dimostrare niente a nessuno. Non ci posso credere che i tuoi amici abbiano bisogno di questo per stare con te!- Mi metto a sedere, sono un po' alterata, probabilmente. Non ci credo che gli amici di Harry lo spingano a prendere a botte le persone a caso!
-Non i miei amici...- Si lascia sfuggire. Si copre immediatamente la bocca con la mano, mentre si mette a sedere a sua volta.
-E chi?- Desidererei non aver fatto questa domanda. Mi pento immediatamente di ciò che ho chiesto. Sicuramente sarà stato per portare a letto qualche ragazza. Ecco il pretesto per smettere di pensare continuamente ad Harry. Porta a casa ragazze ogni weekend. Sempre diverse. Però effettivamente può essere che avevano semplicemente litigato. D'altronde Aaron non è esattamente sinonimo di simpatia.
-Per Olimpia Knought.- Ecco. Lo sapevo. La biondina del quarto anno che va in giro a sventolare il suo smisurato ego come fosse una bandiera.
-Ovvio.- Dico seccata, e torno a guardare le stelle. Non so neanche perché sono seccata, in realtà. Non sono gelosa. Ho sempre detestato Harry. E' che adesso che cominciava ad essere carino con me ed a provare davvero a convincermi che lui per me andrebbe bene, fa a botte per Olimpia.
-Aveva detto che dovevo dimostrargli di essere un vero uomo.- Dice, come se fosse la scusa più valida del pianeta.
-Certo, prima di entrargli nelle mutande dovevi fargli capire che ne valeva la pena, giusto?- Incrocio le braccia al petto, prima di tornare a stendermi.
-Per lei si. Io avevo bisogno di uno svago.- Ammette con disinvoltura.
-Ah. Uno svago.- Più apre quella sua dannatissima bocca, più sento le pulsazioni del cuore salirmi sino in gola. Sono infuriata, adesso. Ovvio. Ci prova con me mentre scopa con ragazze che vogliono sola una lotta tra ragazzi. Certo. Mentre io ero in camera mia a fare i compiti ed a inviargli quei fottutissimi appunti che mi ero presa con tanta cura durante l'ora di Tecnologia, lui pensava a quali frasi usare per rimorchiare.
-Ella, su. Lo sappiamo tutti benissimo che con te non avrò mai nessuna possibilità! Posso almeno dimenticarmelo qualche volta? Posso far si che qualcuno si prenda cura di me per un pò?- Si tira giù, stendendosi.
Giuro che per pochissimi secondi riesce a farmi sentire in colpa. Tra un battito e l'altro sento salirmi in gola anche l'acido dell'egoismo. Forse lo sono un po', egoista. Sono sempre lì, che penso a me e a come mi sento io riguardo a Harry. A quanto lo odio certe volte e a come quelle sue fossette smuovano il mio intero stomaco altre, che mi dimentico che lui prova qualcosa per me. E' che sembra così forte e strafottente, nella sua corazza di marmo. Ha fatto dell'autodistruzione la sua armatura.
-Scusa.- Mi giro a guardarlo. Il suo profilo perfetto riesce a far tremare il mio labbro inferiore. E' così bello e distrutto. Ha bisogno di qualcuno che raccolga tutti i suoi pezzi e li rincolli perfettamente. Ha bisogno di dividere con qualcuno il suo cuore gonfio.
-Per cosa? Sono io che mi sono comportato da stronzo.- Ammette, girandosi anche lui.
E' adesso che noto il verde profondo dei suoi occhi. Siamo di nuovo girati l'uno verso l'altro, ma stavolta noto i suoi occhi. E' un verde troppo bello per non essere notato. Non so come sia riuscita a non accorgermene prima.
-Scusa. Avrei dovuto prendermi io cura di te. Era quello di cui avevi bisogno ed io infondo lo sapevo. E' colpa mia.- Adesso sento solo l'acido egoista, in gola.
-Se mi fossi comportato così bene sin dall'inizio con te, non mi avresti ignorato e detestato tutto questo tempo.- Prende un po' delle mie colpe con sé. E' come se sentirlo dire da lui mi liberasse un po' la gola.
-Hai davvero iniziato a frequentare quelle ragazze perché io non mi prendevo cura di te?- Mi faccio coraggio e glielo chiedo.
Sento un "si" appena sussurrato, prima di vedere il suo dito puntato verso il cielo. Mi giro immediatamente e vedo una stella cadente. Si. Finalmente.
Chiudo i miei occhi ed esprimo il mio desiderio.

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Capitolo 5
*** Fuochi d'artificio ***


-Tutto ok?- Mi chiedono dall'altra parte della cornetta.
 -Tutto bene. - Assicuro. -Tu?-
 Durante le vacanze natalizie non ho sentito nessuno in particolare. Finita la scuola ognuno ha preso impegni con la propria famiglia ed Harry ha fatto lo stesso. La madre gli ha chiesto di andarla a trovare, così si è messo in volo dritto per Tadley.
 -Mi manchi.- Due parole ed il mio cuore è schizzato fino in gola. Sono sicura di non provare niente per Harry, ma non riesco a non provare piacere nel sapere che gli manco. Sarà perché anche lui mi manca. Abbiamo stretto molta più amicizia in quest'ultima settimana di scuola che in tre anni di corso. Siamo un po' come due migliori amici.
 -Anche tu, Harry.- Sento il suo sorriso perfino per telefono, quando glielo dico. E non so come succede, ma mi ritrovo ad immaginare le fossette che gli si formano sul suo viso e gli occhi che gli si stringono.
 -Un giorno ti devo far vedere Hampshire.- Quasi me lo promette. Quando sento un nodo prendere forma nello stomaco, cerco di finire la conversazione al più presto. Non so cosa mi succeda. Davvero. Ho qualcosa dentro. Un misto di malinconia e gioia, e lo odio. Mi si forma questo strettissimo nodo allo stomaco e la testa mi sbatte. Vorrei sentire una cosa alla volta, ma non riesco mai a regolare le mie emozioni. L'aver risentito Harry dopo questi pochi giorni dalla fine della scuola e il fatto che sia stato lui a chiamarmi, mi hanno fatto sentire felice. Però mi manca così tanto. Vorrei passare Capodanno con lui. Come un augurio per il prossimo anno.
-Pronto?- Rispondo al cellulare velocemente, cercando di non far rovesciare tutto il mio Bubble tea.
 -Hey, bella.- Le farfalle nel mio stomaco iniziano a svolazzare ovunque. Le sento perfino in gola e su per la testa. Mi fermo per scegliere un posto appartato per continuare la conversazione.
 -Harry.- Ho paura si senta troppa felicità nel mio tono. Cerco di moderarlo ma esce fuori solo uno squittio.
 -Che stai facendo?-  Ci raccontiamo cosa abbiamo intenzione di fare oggi e come ci sentiamo, parliamo dei nostri piani per Natale e per la Vigilia e, tra uno schizzo di Tea e uno squittio, noto che si è fatto tardi. Divento talmente nervosa al telefono con Harry. Io non faccio altro che squittire come un dannato topo mentre lui sorride e sorride e sorride ancora.
Il problema è che tutto si riduce all'ultima persona a cui pensi la notte, e ultimamente Harry è l'ultima persona che sento. Oggi mi ha parlato di Mizar e Alcor. Sono due stelle nella costellazione dell'Orsa Maggiore, in orbita una attorno all'altra, talmente vicine che nessun telescopio può mostrarle distinte. Compongono un sistema binario, nonostante siano separate da tre quarti di anni luce. "Io e te, Mizar e Alcor." ha citato prima d'interrompere la chiamata. Sono le due ed ancora ci sto pensando. Sono nel letto col mio sorriso da ebete a pensare ad una persona che neanche due mesi fa odiavo. Oh, porca miseria voglio smetterla e voglio dormire adesso.
Sono due giorni che non sento Harry. Dopo aver salutato tutti i parenti, decido di chiudermi in camera mia e chiamarlo. Quando clicco sull'icona di chiamata l'enorme foto di Harry appare sulla schermata. Gli occhi assottigliati, i capelli scompigliati dal vento ed il cellulare in mano.
 -Pensavo non mi chiamassi mai.- E' la prima cosa che dice.
 -Stavo aspettando che mi chiamassi tu.- Mi giustifico giocherellando con il pizzo del mio vestito.
 -Volevo vedere quanto resistevi.- Sento il tono saccente ritornare in superficie, solo per essere poi rimpiazzato da uno più dolce. -Auguri di buon Natale, comunque.-
 -Buon Natale anche a te.- Sono meno tesa, oggi. Non squittisco, non sento le farfalle nello stomaco e la testa non mi sbatte. Mi sto abituando a questo fatto della distanza.
 -Cosa fai a Capodanno?- Sembra imbarazzato.
 -Nulla. Tu?- Incrocio tutte le dita della mano destra, sperando che mi chieda di vederci.
 -Nulla. Penso che andrò ad una di quelle feste della Confraternita.-
 -Ah. Ok.- Sento mia madre che mi chiama e prima di poter dire qualcos'altro mi ritrovo a dover chiudere la chiamata.
 Vorrei davvero che mi avesse chiesto di passare insieme Capodanno. Sarebbe stato figo, penso.
-Sei stupida. E' davvero l'unica spiegazione che riesco a darmi. Sei diventata un'idiota tutt'ad un tratto.- Sbotta Stacey, seduta sul mio letto a gambe incrociate.
 -Cosa? No. Stacey!- La riprendo, penzolando i piedi.
 -Davvero non hai capito che ti piace Harry?- Alza il volume della voce, e lo abbassa quando gli faccio cenno. -Pare che qui ci siano solo due persone che non lo hanno ancora capito.-
 -Ah si? E chi?- Rispondo a tono. La schiena dritta e lo sguardo indispettito. Non mi piace quando m'impone il mio stato d'animo. Cazzo, io so chi mi piace, non lei.
 -Tu ed Harry.- Gesticola, schiaffeggiando l'aria tra noi.
 Scendo dal letto ed apro la porta.
 -Se vuoi seguirmi, sto andando a tavola.- Cerco di essere il più lontana possibile.
 -Oh no, ti prego. Di nuovo in quella melange di parenti sbronzi no!- Stacey vede il cenone della Vigilia come una terribile pena inflitta a noi adolescenti per le troppe uscite con gli amici o per i brutti voti. Ho cercato di spiegargli migliaia di volte che in realtà è per stare un po' in famiglia ed aspettare la mezzanotte tutti insieme, ma nulla. -E non fare l'offesa. Me l'hai detto tu che ti senti strana quando parli con Harry.- mi passa accanto solo per raggiungere i parenti e sfoggiare il suo più falso sorriso.
 Non lo so se davvero m'inizia a piacere Harry, fatto sta che non lo richiamerò più. O mi telefona lui o non parleremo fino all'inizio della scuola. E' stato un colpo basso da parte sua chiedermi cosa facevo a Capodanno solo per poi vantarsi della festa a cui lo avevano invitato.
-Vestiti.- Stacey mi piazza una stampella in mano.
 -Che vuoi?- Rigetto i vestiti sul piumone.
 -Che ti vesti.- Ripete, sbuffando.
 -Che dobbiamo fare?- Poso il contenitore vuoto del gelato sul comodino di fianco a me e rotolo su un fianco per guardarla in faccia.
 -Andiamo ad una festa!- Mostra i denti. Penso fosse un tentativo per sorridere, ma non sa fingere.
 Harry non mi ha più richiamato, dopo la Vigilia. E neanche io. Può aspettare quanto vuole, ma io non ho intenzione di telefonargli. Non più dopo che Stacey mi ha sequestrato il telefono, intendo. Ha detto che dovevo fare 'quella con le palle' e lasciarlo disperare nel suo isolamento a Hampshire.
E lui è lì, con la sua giacca blu ed uno straccio che gli tiene i capelli. Ed io sono qui, con la mia gonna bianca che mi fascia le gambe ed una borsa piena di cose inutili. Io all'entrata con Stacey, lui al tavolo con un bicchiere rosso. Sembriamo così distanti, ma siamo così vicini. Non passa molto prima che mi veda. Io sono qui a fissarlo e lui lì a bruciarmi con lo sguardo. All'inizio sembra non riconoscermi, poi si sofferma meglio e mi riconosce. Riconosce i capelli rossi raccolti e gli occhi gonfi truccati. Non ho dormito molto, per colpa delle festività e dei parenti. E sua.
 Quando distolgo lo sguardo, cercando una distrazione che mi permetta di non parlargli, lo sento alzarsi e seguirmi. E' dietro di me con la sua bibita pericolante. Io accelero il passo e lui mi copia. Stacey rimane indietro mentre io inizio a correre. Sento il bicchiere di Harry schiantarsi per terra. Mi volto solo per vedere Harry calpestare di corsa la sua bevanda.
 Approfitto di un ragazzo piuttosto robusto per bloccargli il passaggio e nascondermi dietro un muro.
 Mi sporgo e vedo Harry schivare velocemente il ragazzo dalla maglia verde.
 Rientro, sperando che non mi abbia visto e che continui a correre. E così fa. Non si accorge del mio nascondiglio, finché non urta una ragazza. Olimpia.
 Mi mordo il labbro per trattenere un mugolio di frustrazione. L'aiuta ad alzarsi e lei lo ringrazia con un abbraccio troppo stretto, per i miei gusti. Secondo Harry sta durando troppo, e lo vedo dimenarsi per allontanarla.
 E' adesso che si accorge della mia presenza dietro il pilastro. Supera Olimpia, che sta ancora cercando di parlargli, per raggiungermi. Mi batto mentalmente un cinque, prima di stirarmi il vestito con le mani sudate.
 Si appiccica ai palmi e arruffo tutta la stoffa. Sento la sua risata sulla nuca, quando alzo lo sguardo. Ed è qui.
 -Hey, bella.- Sussulto appena apre bocca.
 -Ciao.- Quasi non mi si sente.
 -Come va?- Mi guarda troppo intensamente, mentre Olimpia ride copiosamente.
 Non mi da il tempo di rispondere che si gira, lanciandogli un'occhiata truce. Non ha mai rivolto uno sguardo del genere, a me. Olimpia smette immediatamente di ridere, solo per ascoltare le cattiverie sussurratele all'orecchio.
 "Ti ha snobbato per andare con Mendes? Insomma, guardala. Ha tutto l'abito sgualcito e i capelli spettinati. E poi le sue unghie..." Carey smette solo per emettere un verso di disgusto. "sono tutte rosicchiate." Si allontana soddisfatta dall'amica.
 Non m'interessa delle critiche delle altre ragazze. Non me n'è mai importato nulla. Loro sono tutte finte e vestono solo per piacere alla gente. Scommetto che nel loro armadio non c'è un maglioncino natalizio rosso che gli ha regalato la nonna o un pantalone comodo che adorano mettere quando fa freddo. Per loro dev'essere tutto attillato e alla moda. Se non va, non è bello. A me interessa cosa penso io. Non ho grandi problemi con me stessa. Indosso tutti i maglioncini che mi cuce la nonna e compro qualsiasi pantalone mi vada a genio. I capelli non li tingo e adoro mantenerli sani. Sono semplice, io. Non c'è finzione in quello che mostro.
 Ma a quanto pare Harry non la pensa come me.
 Si avvicina alle due oche per guardarle negli occhi. Carey non riesce a raggiungere l'altezza di Harry neanche con i suoi dodici centimetri di trampoli.
 -Smettetela immediatamente, - lo sento sibilare. -oppure i vostri vestiti faranno la stessa fine.- Indica la ragazza che si è appena buttata nella fontana. Odio le persone ubriache.
 Carey ha ancora voglia di battibeccare, ma Olimpia decide di togliersi dalle palle, trascinando l'amica per il braccio.
 Harry si avvicina nuovamente a me, mi stira la gonna e scioglie definitivamente i capelli spettinati.
 Ci passa una mano attraverso, prima di aprire la bocca.
 Aspetto che dica qualcosa, ma finisce per richiuderla e afferrarmi la mano.
 Attraversiamo tutta la sala a passo veloce.
 Passiamo il ragazzo con la maglia verde e Olimpia e Carey.
 Passiamo il drink rovesciato di Harry, che noto essere acqua.
 Passiamo, infine, Stacey e l'ingresso.
 Harry aumenta il passo e io mi ritrovo a correre.
 Una sua grande falcata equivale a due miei passi.
Ci fermiamo solo una volta arrivati sulla spiaggia.
 -Che ore sono?- Mi chiede tutto d'un fiato.
 -Manca un minuto alla mezzanotte.- Gli rispondo. Sorride, e intanto io capisco.
 -Ti sarei venuto a prendere a casa, se non fossi venuta tu.- Compaiono le fossette.
 -Mi ha trascinato Stacey.- Compaiono anche le mie rughette sotto gli occhi.
 Ed in quel momento sento scoccare il gigantesco orologio posto al centro dell'isola.
 I fuochi d'artificio scoppiano nel buio.
 La sabbia fredda entra a contatto con il mare e le labbra di Harry con le mie.

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Capitolo 6
*** Alfie dal bronx ***


Vengo svegliata dal suono del cellulare. E' un messaggio da Harry.
"Stasera passo a prenderti. Sii pronta per le sette."
E mi sta di nuovo imponendo di uscire con lui.
Sorrido prima di posare il cellulare per andare a lavarmi. Sussulto quando apro la porta, notando che Stacey è nel mio bagno a lavarsi i denti.
-Che ci fai qui?!- Urlo.
-Ho formito fa te, stupifa.- Cerca di spiegare, osservandomi dallo specchio.
Penso di avere un'espressione buffa, visto che sputa il dentifricio per via delle risate.
-Sei una frana, lo sai, no?- Sciacqua la bocca. -Sono arrivata dopo di te. Eravamo d'accordo, no?- Si asciuga le labbra con il suo panno rosa.
-Davvero?- Inizio a lavarmi la faccia, mentre mi spiega che lo avevamo deciso nel tragitto per andare alla festa. "Probabilmente eri troppo presa dal faccino di Harry, per pensare alla tua migliore amica." Rimprovera, alludendo alla foto che scattai ad Harry. La guardo spesso, ultimamente.
-Dai, spara. Che è successo ieri, dopo avermi abbandonata all'entrata per scappare dal lupo cattivo?- Urla, ora dalla stanza da letto.
-Niente d'importante.- Finisco d'indossare i miei jeans nuovi.
-Uuuh!- Emette, mentre mi porta il cellulare.
Quando lo prendo noto che il faccione di Harry lampeggia sulla schermata.
-Pronto?- Accosto l'apparecchio al viso.
-Hey, bella.- Mi saluta.
-Devi dirmi qualcosa?- Mi allontano da Stacey, così che non possa sentire.
-Non hai risposto al mio messaggio. Vieni, vero?- Mi scende il latte alle ginocchia a sentire il suo tono dolce e preoccupato.
-Si, certo che vengo.- Assicuro.
-Allora alle sette.- Mi schiocca un bacio attraverso il piccolo microfono, prima di staccare.
-"Nulla d'importante"- M'imita Stacey, citando la mia risposta alla domanda su cosa fosse successo dopo la festa.
-Zitta.- Gli tiro il suo panno rosa sulla faccia.
-Ella, veloce!- Mi rimprovera Stacey, andando a rispondere al citofono. -E' pronta, scende tra un attimo- Accerta ad Harry. -Se vuoi salire, però non c'è problema.-
Stronza. Sta cercando di mettermi in imbarazzo.
-Quinto piano. Il cognome è scritto sulla porta.- Ripone la cornetta, sfoggiando uno dei suoi sadici sorrisini.
"Traditrice" le mimo, ascoltando gl'infiniti discorsi di mia madre.
-La torta è nel frigorifero, se ne avete voglia. Chiudete bene lo sportello dopo aver preso quello che vi serve. Pulite i piatti quando avete finito e filate a letto prima delle ventritrè. Non farmi trovare palle di pelo di Gus in giro per casa e assicurati che abbia abbastanza acqua.- Mi stila il suo elenco di cose da fare. Non gli ho detto che uscirò con Harry, oggi. Non fa davvero parte della mia vita. E' più come un qualcosa di obbligatorio, per me. E' una persona che si assicura che stia bene, punto.
Mentre m'infilo l'ultima scarpa, suona il campanello. Cerco di finire velocemente la conversazione con mia madre, mentre Stacey va ad aprire.
-E' in camera da letto a finire di prepararsi. E' un disastro.- Sento Stacey sbattersi la mano sulla fronte, enfatizzando ciò che ha detto.
-Sono qui.- Urlo, correndo verso le due figure.
Sarei caduta, se Harry non mi avesse preso per un braccio, accostando la mia schiena al suo petto.
-Scusa, sono una catastrofe con i tacchi!- Mi scuso, ricomponendomi.
-Non c'era bisogno che l'indossassi.- Mi rassicura Harry.
-Volevo essere carina.-
Harry sorride, mentre mi porge il braccio. Mi aggancio, prima che avvisi Stacey della nostra fuga.
-Lo saresti comunque.- Mi dice, pigiando ripetutamente il pulsante dell'ascensore.
-Cosa?- Giro la testa verso di lui. I capelli portati di lato, come nella foto che ho di lui [foto allegata].
-Saresti carina anche senza tacchi.- Entra velocemente nell'ascensore,facendo segno di seguirlo.
-Grazie- Sussurro mentre le porte si chiudono.
-Dove andiamo?- Gli chiedo.
-Da me.- Continua a fissare la strada.
-Eh?- Mi giro verso di lui.
-Ho detto che andiamo da me. Ho preparato da mangiare.-
-Pensavo saremmo andati in qualche ristorante.-
-Pensavi male.- Questa versione fredda di Harry non mi piace. Si comportava così il primo anno di corso e l'odiavo. Ha le mani strette sul volante ed il viso inespressivo. I capelli sono scompigliati a causa del vento che entra dal finestrino spalancato. L'anello che tiene fisso al dito gli ha lasciato un solco.
-Smettila di fissarmi.- Ordina.
Arrossisco prima di distogliere lo sguardo e posarlo sulle mie mani. Sto levando un lembo di pelle dal lato del mio pollice, quando poggia una mano sulle mie.
-Scusa. Non sono abituato a questa cosa dell'essere gentile.- Ha il tono più dolce, adesso.
Gli sorrido, segno che sto ascoltando.
-E' strano per me averti qui, quando fino a poco tempo fa neanche mi avresti salutato per strada.- Mi accarezza la pelle tormentata.
Io mi limito a stare zitta. Mi sento in imbarazzo e non so proprio cosa rispondere.
-Sai, da quando...- inizia a dire, solo per essere interrotto dal suono del mio cellulare.
E' Alfie.
Gli faccio cenno con la mano, prima di rispondere. -Pronto, Al.-
-Ella!- Cinguetta nel microfono.
-Hai qualcosa da dirmi?- Cerco di sbrigarmi il più velocemente possibile, per tornare alla conversazione con Harry.
-Solo che mi manchi.- Si addolcisce, e posso sentirlo respirare nel microfono in attesa della mia risposta.
-Già, non ci vediamo da così tanto, Al. Manchi tanto anche a me.- Mi sento gli occhi di Harry addosso, e per un momento desidererei non essere fermi al semaforo.
-Ci vogliamo vedere? Sono sceso in città!- M'informa.
-Oddio! Davvero?- Probabilmente squittisco troppo forte, vista l'espressione di fastidio sul volto di Harry.
-Si! Stasera hai già qualcosa da fare?- Sento perfettamente il rumore della sua agenda. Non ci posso credere, per vedermi ha bisogno di appuntarlo su una stupida agenda? Tutte le persone che mi circondano pare abbiano un'agenda. Ora pure Harry. Mi appunto mentalmente di vedere cosa scrive lì dentro, prima di rispondere ad Alfie che ho da fare.
-Ah, vabbè, possiamo anche fare domani.- Alfie sembra deluso, ma posso giurare di vedere un sorrisino compiaciuto sul viso di Harry.
-Certo, domani va benissimo! Fatti trovare al solito posto per pranzo!- Confermo, chiudendo poi la conversazione.
-Chi è Alfie?- Si affretta Harry.
-Oh, nessuno che tu conosca.- Cerco di essere evasiva.
-Questo lo sapevo, Ella. Rispondi alla mia domanda.- Ed ecco che ritorna a regnare l'insolenza, nel suo tono.
-Il mio ragazzo.- Quasi non mi si sente.
-Cosa? Perché non l'ho mai visto e perché fino a poco fa andavi in giro con palestrati o musicisti?- Sbotta. Posso vedere le nocche stringere il volante così forte da perdere colore e le sopracciglia aggrottarsi.
-Perché ci siamo messi insieme durante le feste di metà anno...- Spiego, mentre continuo a tormentarmi le dita.
-Bene. Dopo riprenderemo questo discorso.- E so per certo che non si farà problemi a chiedermi altro.
-Spiega.- Dice, sbattendo la porta di casa sua. Mi ha tenuto il broncio per tutte le scale.
-Posso togliere il cappotto?- Sto ancora cercando di essere evasiva.
-Dammi.- Sbuffa, afferrando la mia giacca e poggiandola sull'attaccapanni.
Mi guida verso il divano, prendendomi la mano ed una volta seduti, mi chiede più gentilmente di spiegare.
-Non ci vediamo praticamente mai.- Dico, mentre gioca con le mie mani. -Odio come si comporta con me, per avere un appuntamento deve sempre controllare nella sua odiosa agendina e vuole sempre che sia io a salire da lui nel Bronx. Dice che non posso frequentare altri ragazzi, mentre lui si accolla alle troiette della sua scuola come nessun'altro. Io cerco di amarlo il più possibile, ma alcune volte mi diventa difficile.- Dico poi, tutto d'un fiato.
Lo vendo pensarci su, per poi prendere un lungo respiro. -E tu lo ami davvero?- Mi guarda.
Lo fisso anch'io, distratta dalla sua bellezza in questo momento. Gli occhi verdi quasi disperati e la bocca alla ricerca di sempre più aria.
Vedendo che non rispondo, aggiunge un'altra domanda: -O sei solo condizionata dall'idea di doverlo amare?-
In effetti non ci avevo mai pensato. Mia madre dice sempre che Alfie è così perfetto per me, e mi trascina nel Bronx anche quando gli dico che proprio non ne ho voglia. Come quando pensavo che Harry non mi piacesse. Insomma, lo penso ancora adesso, ma Stacey sembra così convinta della sua tesi, che quasi le credo.
-Non lo so.- Lo guardo attraverso le ciglia, con la testa bassa.
-Vieni qui.- Apre le braccia, in modo che possa affondarci. Sento il respiro sulla sua nuca quando gli dico che non lo reputo davvero come un ragazzo. Quando gli dico che per me è più un obbligo da parte di mia madre, che un vero amore. Ed in realtà lo dico anche a me. Mi sto lasciando la libertà di decidere chi amare, senza condizioni.
-T'insegnerò come amare sul serio.- Mi promette.
M'insegnerà come amare lui, ed il vero problema di tutto questo è che Harry Styles non si può amare come si amano gli altri.

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Capitolo 7
*** Dal primo momento. ***


Ieri sera io ed Harry non abbiamo cenato. Parlando di Alfie mi è passata tutta la fame, così siamo rimasti accoccolati sul suo divano. Non ricordo come, ma mi sono addormentata.
-Harry.- Mugolo, cercando di liberarmi dalla sua presa. Sono rimasta intrappolata nel suo gigantesco abbraccio protettivo.
-Harry.- 'Sta volta lo punzecchio con l'unghia.
Mugola, solo per trovare una posizione più comoda e schiacciarmi nelle sue spalle.
-Harry!- Urlo, dimenandomi.
Si irrigidisce, bloccandomi, prima il ritornare composto.
-Buongiorno anche a te.- Ironizza, stropicciandosi gli occhi.
-Oh mio dio. Devo tornare a casa, assolutamente. Stacey sarà preoccupata! E se Sarah è già tornata? Oh, mi beccherò una ramanzina. Ed un punizione a vita, probabilmente!- Inizio a blaterare, frustata.
-Chi è Sarah?- Harry sembra confuso.
-Mia madre.- Spiego.
-Perché la chiami per nome?-
-Non la reputo davvero mia madre. Insomma, non mi ha partorito e non mi ha dato le attenzioni che si dovrebbero dare ad un figlia. E' un completo disastro come madre, e semplicemente non mi sento di chiamarla come tale. Vorrebbe avere una marionetta, non una figlia. Smisi di chiamarla 'mamma' a cinque anni, quando sentii che parlava con il suo compagno di come avesse assolutamente sbagliato a scegliere bambina. Capisci? A scegliere! Mi vede come una specie di cagnolino. Uno di quelli che compri per farti compagnia e che addestri per portarti il giornale. Lei vorrebbe un'altra bambina! Una vera figlia non si sceglie. Vedevo tutte le madri delle mie amichette assomigliare incredibilmente alle figlie e volergli così bene, nonostante non avessero avuto la possibilità di scegliere il loro colore degli occhi o dei capelli. Invece Sarah poteva. Sarah aveva scelto una piccola bambina lentigginosa e con la pelle chiara. Eppure non le bastava. Avrebbe voluto scegliere meglio. Avrebbe voluto una bambina ancora in fasce, magari, non una di quattro anni. E magari voleva anche scegliere il carattere. Voleva costruirsi una marionetta, quando entrò nell'orfanatrofio. E la vidi, quel giorno. Scrutava tutti i bambini, cercandone una che le assomigliasse almeno nei colori. Poi vide me. Fui felice, quando m'indico. Molto meno negli anni seguenti. Quando sentii quell'orribile cosa o quando il suo compagno la tradì. Quando tornava a casa ubriaca e si stendeva sul divano, dimenticandosi della mia cena, poi...- Sento le lacrime salire. Sempre di più. A nove anni strinsi un patto con me stessa. Promisi di non piangere mai più per lei, ma sto per infrangerlo.
Non so neanche perché sto raccontando tutto questo ad Harry quando dovrei preoccuparmi di chiamare casa.
Sto per collassare, quando Harry mi stringe nuovamente tra le sue braccia. Mi fa sentire così protetta. Sempre.
-Lo sai che non lo meriti, giusto?- Mormora tra i miei capelli.
-Lo so.- Lo stringo. -E preferirei non saperlo.- Crollo.
Quando mi asciuga le lacrime e mi alza in capelli in uno chignon, capisco che è arrivato il momento di riprendersi. Mi aiuta ad aggiustare il trucco e spianare i vestiti.
-Pronta?- Mi chiede, poi.
Annuisco, prendendo la borsa ed infilando i tacchi.
-Non mi piace il fatto che tu soffra così per lei.- Quasi ringhia, accendendo il motore.
-Neanche a me, ma è pur sempre la donna che mi ha cresciuto. Non posso farci nulla.- Sbuffo, allacciandomi la cintura. Harry studia attento tutti i miei movimenti, per poi premere l'acceleratore.
Ogni tanto mi fissa attraverso lo specchietto retrovisore.
"Ti salverò." Sussurra, prima di superare il semaforo. Penso sia convinto che io non l'abbia sentito, comunque scelgo d'ignorarlo e continuare a guardare fuori dal finestrino.
-Ella.- Mormora Harry.
-Si?- Siamo appena arrivati e siamo stati in silenzio tutto il tragitto. Non resistevo più. Avrei urlato se ci fosse stato un altro secondo di silenzio.
-Tu ami Alfie?- Sussurra, stringendo il volante.
-Ne abbiamo già parlato.- Cerco di chiudere velocemente il discorso per evitare l'imbarazzo che causerebbe sia a me, che ad Harry.
-Voglio definitivamente sapere se ami Alfie, prima di lasciarti a quel fottutissimo pranzo.- Si ferma.
-Harry, accelera. Devo arrivare in tempo all'appuntamento.
-Rispondimi.- Sibila, le mani ancora sul volante, la mascella serrata e lo sguardo fisso sul parabrezza.
-Harry, ho detto che devo arrivare in tempo all'appuntamento.- Rimarco, girandomi verso di lui.
-Ed io ho detto che devi rispondermi!- Urla, girandosi a sua volta. E' adesso che posso vedere le fiamme nei suoi occhi. Lo sguardo truce che mi rivolge m'inchioda sul sediolino.
Emetto un grido di frustrazione prima di prendermi la testa fra le mani, valutando l'idea di scendere dalla macchina e continuare a piedi. Non ho la più pallida idea di dove siamo, ma posso chiedere informazioni o prendere un bus. Tutt'ad un tratto l'idea che fino a cinque minuti fa neanche balenava nella mia testa, mi sembrò molto più valida di restare in auto con quella versione pseudo - animale di Harry. Raccolgo la mia borsa e faccio per andarmene, notando con orrore che sono inevitabilmente intrappolata in macchina.
Mi giro verso di Harry, il quale ancora troppo concentrato a stringere il volante, per accorgersi del mio panico.
Cerco di allungarmi per disattivare la sicura, ma mi blocca il polso, fermando ancora una volta la circolazione.
Quando mugolo per il dolore, ritorce la mano velocemente, quasi come se lo avessi morso.
-Voglio scendere.- M'impongo, rizzandomi sulla schiena ed alzando le sopracciglia, in attesa.
Vedendo il suo atteggiamento, decido di cambiare tono. -Posso scendere?-
Mi guarda, valutando tutte le opzioni che ha, prima di notare un ragazzo che viene verso di noi.
Mi giro, per guardare anch'io e noto che è Alfie. Siamo nei pressi del ristorante! Siamo nei pressi del fottuto ristorante in cui lavora Alfie! Urlo mentalmente dalla gioia, prima di capire che Harry ha notato il cartellino di Alfie, che indica il suo nome. Lo guarda terrorizzato in volto, prima di premere velocemente  l'acceleratore ed uscire dal vialetto, lasciando Alfie lì, con le braccia che gli scendono lungo il corpo e la mascella spalancata.
-Rallenta.- Supplico, per la quinta volta in dieci minuti.
Risponde ubbidendo alla mia richiesta ed aprendo la sicura. Prima di scendere, valuto attentamente dove siamo. Ci siamo allontanati un bel po' dal centro ed ora ci troviamo in una stazione di rifornimento. Non so cosa potrei fare qui, ma scendere è stato il mio unico desiderio in questi ultimi momenti, quindi decido di uscire ugualmente dall'auto.
Harry segue i miei movimenti con lo sguardo, prima di imitarli.
-Mi rispondi?- Urla, stando fermo vicino la fiancata del veicolo.
-Tu sei pazzo?!- Strepito, aumentando il passo verso il nulla.
Cammina verso di me, raggiungendomi in tre grosse falcate, per poi afferrarmi il polso e voltarmi verso i lui.
I nostri toraci che si toccano, i respiri che s'incontrano e la sua imponente altezza che mi nasconde.
-Tu ami Alfie, vero?- Lo sguardo di pochi minuti fa si è totalmente dissolto, lasciando il posto ad un tremore del labbro inferiore.
-Lui mi ama.- Finalmente alzo lo sguardo verso di lui, incontrando i suoi occhi.
Quando un ricciolo gli ricade sulla fronte devo trattenermi a forza dall'aggiustarglielo.
-E tu ami lui?- Rimarca, trattenendomi ancora per i polsi.
-E tu ami me?- Rigiro la domanda. Mi schiaffeggio mentalmente, subito dopo aver capito cos'ho appena detto.
-Ella.- Mi guarda, squartandomi in milioni di minuscoli pezzettini.
-Harry.- Ricambio lo sguardo, sentendo il suo fiato smorzarsi.
-Non pensi sia ovvio?- Un lato del suo labbro si tira su, mostrando il suo lato insolente. Appoggia la sua fronte contro la mia, mantenendo quell'espressione.
-Perché dovrebbe essere ovvio?- Lo fisso ancora più intensamente.
-Perchè sono tuo.- Fa una lunga pausa. -Fin dal primo momento in cui mi hai guardato negli occhi.-
Ed è ora, che capisco cosa provo verso Harry Styles. Sto ignorando tutti gli avvertimenti che il mio cervello mi manda, ripetutamente ed incessantemente. E' da sempre scritto nei più grandi romanzi d'amore, che si segue il cuore e mai la testa. Ed io, probabilmente, voglio il mio romanzo con Harry.

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Capitolo 8
*** Lettere e foto. ***


Dopo tutto quel 'essere inquietante' da parte di Harry, decisi di tornare a casa in taxi. "Ci sentiamo." sono le ultime parole che gli dissi, prima di chiudere lo sportello e lasciarlo nella sua disperazione interiore. Ho bisogno di tempo per pensare. Devo vedere che ne pensa Stacey e come la prende Alfie, ma soprattutto devo fare un po' di ordine dentro di me.
Sono passate due settimane, dopo quell'incontro ed oggi è stato il nostro primo giorno di scuola dopo le vacanze. Ho evitato Harry durante tutto il corso ed a pranzo. Mi sono seduta dall'altra parte dell'aula, evitando di parlarci. Sentivo perfettamente il suo sguardo bruciarmi viva, ma riuscii a restare concentrata sul prendere i miei benedetti appunti per il compito della settimana prossima. So che prima di allora dovrò interagire di nuovo con lui, per aiutarlo a passare il test.
"Così bella ed irraggiungibile. Riuscirò mai a catturati?" Inizia così la lettera che mi sono ritrovata nell'armadietto, incastrata perfettamente tra il libro di storia e l'enorme specchio sull'anta.
La ripongo nel quaderno di Tecnologia, così da poterla leggere dopo.
"Mi hai fregato e tu pensi che io l'abbia presa male...." Appena entrata in classe, persa nella mia lettura, Harry mi osserva. Mi siedo, come da routine, dall'altra parte dell'aula.
Dennis mi rivolge un cenno del capo, passandomi l'invito della festa che mi aveva accennato. Lo ripiego e lo poso accanto alla lettera, prima di dedicarmi ai miei appunti.
"Ho provato ad esser freddo, ma tu sei così bollente che mi sono sciolto..." Dennis mi accompagna a casa in auto.
-Allora, come è andata oggi?- Cerca di essere cordiale.
-Bene, niente di speciale, ma alla fine sono riuscita a strappare un sette alla stronza di storia.- Ammicco.
Ride profondamente, prima di tirare fuori il cellulare dalla sua tasca.
-Tieni, mi ha chiamato Alfie e mi ha chiesto di farti parlare con lui.- Me lo porge, continuando a concentrarsi sulla strada.
-Oh, ok.- Afferro il cellulare e compongo il numero di Alfie.
-Ha detto che vuole vederti. E' uscito fuori di testa dopo la minaccia di Styles, continuava ad urlare che eri la sua ragazza e che sei scappata da lui con 'quello'.- Spiega, mentre il cellulare squilla.
-Pronto?- Una voce affannata risponde quasi subito.
-Alfie?-
-Ella! Aspetta un minuto, non attaccare.- Sento un brusio in sottofondo, penso stia uscendo dal suo ufficio.- -Ci sei?- Chiede dopo un po'.
Annuisco, prima di rendermi conto che non può vedermi. -Ci sono.-
-Possiamo vederci adesso?-
-Vederci adesso?- Ripeto.
-E' quello che ho detto.- E' per questo che lo detesto, molte volte. E' così freddo. Posso sentire il suo sguardo di ghiaccio sin dal cellulare.
-Uhm, ok. Al solito posto?-
-Si.- Conferma, prima che il segnale indichi la fine della conversazione.
-Svolto a destra?- Denny riesce a capire immediatamente quando una situazione è difficile.
Annuisco, prima di mugolare in preda alla frustrazione e sbattere la fronte sul finestrino.
"Io darò la mia miglior prova. Niente mi fermerà tranne l'intervento divino, so che è il mio turno per vincere o imparare qualcosa..." Entro nel locale solo per notare un Alfie piegato sul tavolo, in preda alla disperazione.
-Alfie!- Mi affretto verso di lui. E' così offuscato dall'alcol. -Cosa stai facendo?!- Quasi gli urlo in faccia di alzarsi, pettinarsi i capelli ed uscire di gran carriera dal locale con me a braccetto.
-Perché, Ella?- Alza il viso dai gomiti e posso perfettamente vedere il taglio sul suo labbro inferiore. -Ti ho trattato così male?- La cravatta stropicciata dona un'aria ancora più drammatica alla scena. -Non mi hai mai davvero amato. Ero così tanto un obbligo per te?!- Sta dando scena alle persone sedute ai tavoli.
Prima che qualcuno possa urlare qualcosa di sgradevole, lo prendo per il braccio e lo trascino fuori.
-Alfie, zitto.- Gli tappo la bocca, prima che faccia uscire un altro di quegli stupidi lamenti. -Dovremmo davvero parlare.- Gli dico, una volta nella macchina di Denny.
-Sei andata con quel tipo, mi ha minacciato di picchiarmi se non ti avessi trattata bene! Quando gli ho detto che non doveva intromettersi e che essendo mia potevo trattarti in qualunque modo, mi ha sbattuto con la faccia sulla sua macchina!- Inizia ad urlare, sputacchiando qua e là.
Sta per continuare la spiegazione su quanto spaventoso fosse Harry, ma lo blocco con un cenno della mano.
-Cosa?- Sputo. Tutto il disgusto che mi è salito nello stomaco verso Harry, si sta velocemente dissolvendo. Non poteva davvero averlo detto. Non ha davvero detto che può trattarmi come vuole e che sono di sua proprietà.
-Che c'è?- Si asciuga la bocca sporca d'alcol con la manica della costosa giacca.
-Io non sono di tua proprietà! E tu non puoi trattarmi come ti pare! Ma soprattutto non provare neanche a parlare male di Harry!- Le mie urla rimbombano nella macchina, mentre Denny inizia a guidare verso l'hotel di Alfie, sotto mia richiesta.
-Cosa vuoi dire con questo?- Alza un sopracciglio, buttando fuori le parole con riluttanza.
-Semplicemente che devi uscire dalla mia vita. Per quanto mi riguarda puoi anche chiudere la sede del tuo ufficio qui e volartene immediatamente nel Bronx. Cancella il mio numero e dimenticati della mia esistenza. Non mi hai mai portato nulla di buono. Non sai da quanto aspettavo di potertelo dire e dovrei solo ringraziare Harry per avermi spinto a dire tutto quello che sentivo.- Gesticolo, forse troppo, e poi chiedo a Denny di farmi scendere.
Compongo il numero di Harry mentre esco dall'auto.
"Quindi non esiterò più, non più non posso aspettare, sono sicuro non c'è bisogno di complicare le cose. Abbiamo poco tempo ed è il nostro destino." Il testo finisce qui. La firma che ne indica la conclusione dice 'tuo' a grandi lettere. Questo indica che la lettera è anonima.
Quando la macchina di Harry sfila velocemente nel vialetto posso vedere la leggera ammaccatura sul cofano, provocata dal viso di Alfie. Rabbrividisco immaginandomi la scena.
I capelli lunghi tirati all'indietro, il viso corrucciato, le labbra ridotte ad una linea sottile, l'anello che gli solca la pelle, occhi illuminati. Harry sta venendo verso di me convinto di un imminente rimprovero.
Il maglione nero è dello stesso colore dei suoi jeans attillati e gli stivali di cuoio percorrono velocemente lo spazio. Una ciocca di capelli gli cade sulla faccia quando si ferma bruscamente davanti a me, a dividerci solo pochi centimetri d'aria. Devo combattere con il voler pettinargli i riccioli.
-Non pensi di star esagerando con la lunghezza dei tuoi capelli?- Lo prendo in giro, ridacchiando.
Sembra sorpreso, quando gli passo la mano tra i capelli.
-Non sei arrabbiata?- Chiede, fissandomi.
-Per nulla, perché dovrei?- Ricambio lo sguardo, con tono dolce.
-Non ti ha raccontato di come ho sbattuto la sua faccia del cazzo sul cofano della mia auto o di come l'abbia minacciato di morte se solo ti avesse ferito ancora?- Sembra volere una lite con me, o forse vuole solo che l'accetti per com'è: aggressivo.
-So cos'ha detto sul mio conto, e se fossi stata forte solo la metà di lui e fuori dalla macchina di Denny, probabilmente lo avrei fatto anch'io.- La sua risata profonda rimbomba nella strada isolata, quando lo dico.
-Nella macchina di Denny?- Realizza, dopo.
-E' un mio caro amico, Harry. E stavamo portando Alfie in hotel.-
-Che vi siete detti?- E' tipo...preoccupato che resti con lui?
-Gli ho detto che per me può ricomporsi e riportare il suo culo nel Bronx.-
-Quindi, ci hai pensato?- Quasi inciampa sulle sue stesse parole. -Su noi due, intendo.- Tira fuori sillabe cercando di comporre frasi coerenti.
-Si. Ultimamente ho avuto la testa un po' fottuta, ma si.- Harry entra subito in apprensione, ancora più di prima, se possibile.
-E...?- Prolunga in modo tenero e davvero troppo inglese la vocale, aspettando una mia risposta.
-Beh, sei mio fin dal primo momento in cui ti ho guardato, no?- Intreccio le dita con le sue, e subito sembra rilassarsi. -Non sto dicendo che abbiamo una relazione...- Metto subito in chiaro tutte le idee che sono riuscita a raggruppare in questi giorni. -...ma che possiamo provare.-
-Quindi mi stai ufficialmente dando il permesso di scappare a gambe levate nel caso ti rivelassi una ragazza troppo gelosa?- Ironizza, alzando un sopracciglio. E' la prima volta che la sua aria saccente non mi urta incredibilmente.
-Oh, non lo faresti mai!- Gli do una gomitata, mentre c'incamminiamo verso la sua auto.
-Cosa? State insieme?- Strepita Stacey, lanciandomi un cuscino. -Sei ufficialmente la ragazza di Harry Styles?-
-No, Stacey. Non stiamo insieme. Lo abbiamo chiarito prima di ogni altra cosa. Non abbiamo una relazione.- Specifico, rimandando il cuscino al mittente.
-E lui lo sa? Intendo, il ragazzo completamente fottuto per te lo sa?- Continua ad urlare e gesticolare davvero troppo per i miei gusti.
-Certo che lo sa, e se non stai zitta lo saprà anche mia madre!- Le tappo la bocca con la mano quando sento dei passi per il corridoio. -E adesso smettila.- Sibilo.
-Dai, allora dobbiamo fare shopping.- Si libera dalla mia presa solo per alzarsi ed afferrare la sua borsa.
-Cosa?-
-Io ho avuto la mia profumata paga dagli studi e tu stai con Harry Tuttemisbavanodietro Styles. Su.- Per Stacey ogni scusa e buona per fare shopping. Dal ricevere lo stipendio dagli studi televisivi in cui lavora come tecnico del fonico sino a me che do finalmente una possibilità a Harry.
Effettivamente presto ci sarà il concerto d'inverno e non ho nulla da indossare, tranne un paio di vestiti che già ho messo miliardi di volte per imbucarmi alle feste della Confraternita femminile. Lì vive Denise, quindi abbiamo una sorta di permesso per imbucarci.
-Ok, ma vale solo per te, perché io non ho una relazione proprio con nessuno!- Incrocio scherzosamente le braccia al petto, mentre lei alza il mio cellulare.
-Certo.- Finge un colpo di tosse sbloccando il mio cellulare e guardando la foto che ho impostato come sfondo.
-E' una semplice foto, Stacey.-Le rubo il cellulare da mano prima di nasconderlo nei miei jeans.
La foto che chi siamo scattati oggi pomeriggio prima di salutarci è lì che mi osserva. E' il resoconto di una lite sul perché le olive nere fossero più apprezzate delle verdi. Harry diceva che è perché sono più saporite, io sostenevo che era puro e semplice razzismo verso le olive verdi. Alla fine prese il mio cellulare per farmi stare zitta e mentre io cercavo di riprenderlo, il bottone delle foto si premette, immortalando noi che ridiamo. E' una delle migliori foto che ho nel rullino.

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Capitolo 9
*** Ghiaccio ed ex. ***


Se c'è una cosa che odio, è sicuramente il concerto d'inverno. Luci accecanti, troppo fumo e bevande disgustose. Oh, per non dimenticare le patetiche ed incapaci band della nostra scuola. Or-ri-do. E sarò trascinata lì esattamente tra tre mesi da Harry. Stanno vendendo i biglietti ed organizzando tutto sin da ora. Duh.
-Ti divertirai. Potrei scommetterci la mia auto.-
-Oh, per favore. Odio alla follia quel posto!- Quasi mi strappo i capelli.
-Ma ci sarò io con te!- Incrocia le braccia al petto ed alza un sopracciglio, aspettando una risposta acida da parte mia.
-Appunto!- Scherzo, urtandolo con il gomito.
-Ah!- Si schiaffeggia il petto, avvicinandosi a me. -Io non la penso come te.-
-Mh, no?- Fatico a concentrarmi, avendolo così vicino a me. Sento i suoi occhi bruciare nei miei.
-No. Penso tu abbia una smodata voglia di andare al concerto con me.- Annulla ancora di più la distanza tra noi, se possibile. -E penso anche che t'impegnerai così tanto per vestirti bene per me.- Conclude, deciso.
-Già, contaci amico. Io odio davvero il concerto d'Inverno e non perderò le ore per scegliere cosa indossare a quella tortura. Piuttosto dovrei comprarmi un paio di paraorecchie pelosi, no?- Inizio a blaterare, sfuggendo al suo sguardo ed allontanandomi da lui.
-Già, magari anche con qualche strass, penso che luccicherebbero di più con le luci della discoteca.- Mi asseconda, ridacchiando.
-Giusto! E magari potrei anche incollarci sopra delle gigantesche perle gialle!-
-Lasciando i grumi di colla in bella vista, però!-
-Ovvio, Harry? Per chi mi hai preso?-
Scoppia in una fragorosa e profonda risata, che mi rimbomba dentro senza finire mai.
-Sei adorabile.- Mi cinge le spalle con il braccio, prima di attirarmi a se. Mi scompiglia un po' i capelli, prima di lasciarmi andare. -Dai, ti accompagno a casa.-
-Così presto?- Faccio il labbruccio. Riesco sempre a convincere Harry così. Ieri volevo andare a mangiare un gelato, ma Harry aveva boxe. Bastò una videochiamata con questo faccino per fargli lasciare immediatamente la palestra.
-El, devo andare a lavoro. Giuro che dopo passo a prenderti e ti porto ovunque tu voglia.- Alza le sopracciglia, forse in attesa di un qualche sbuffo o lamento.
-Okay.- In realtà sto già pianificando quale pista sul ghiaccio sia più vicina.
"Sarò lì alle otto. Sii pronta e non farmi salire, Stacey m'inquieta. xx"
Stacey sembra molto offesa da quello che ha detto Harry. In realtà so che sta ridendo sotto i baffi ed è esattamente ciò che voleva ottenere.
-Ella, capisco che noi ragazze siamo conosciute per essere lente nel prepararci, ma se non ti sbrighi quando Harry busserà tu non sarai ancora pronta ed io sarò costretta a farlo salire! Come potrei lasciarlo lì fuori a freddare? E sai che tua madre è qui, potrebbe esserci un gioioso incontro.- Si diverte così tanto a farmi entrare in paranoia! Non so neanche perché le permetta di passare così tanto tempo in casa mia.
-Non urlare e non farlo salire per nessun motivo, Stacey!- La fulmino con lo sguardo, mentre finisco di applicare un ultimo velo di blush. -E poi come si presenterebbe a mia madre? 'Salve, sono Harry Styles, il non-fidanzato di sua figlia Isabella.'- Falso la voce in modo da farla sembrare bassa e roca, nonostante questo non riesco comunque ad arrivare al livello di Harry.
-Non sarebbe male, Ella. Lo prenderò in considerazione.- Mi gira attorno punzecchiandomi e spettinandomi i capelli appena spazzolati.
-Stacey, appostati al citofono. Appena Harry citofona, batti sul tempo mia madre.- La prego, quando abbiamo finito i nostri discorsi su quanto sia fastidioso il gloss.
-Vado!- Si porta due dita alla testa come saluto militare, prima di sgattaiolare fuori.
-Ti devo cinque dollari!- Le urlo mentre esce dal mio campo visivo.
-Isabella, piccola, Stacey dice che è appena arrivata la tua amica Harriet. Devi scendere. Mi raccomando di prendere la sciarpa e non raffreddarti. Quando arrivi a casa sua ringrazia la madre per la disponibilità e fate bene la ricerca di Storia. Rendimi fiera.- Mi schiocca un bacio, passandomi il cappellino di lana nero.
Prima di uscire dalla porta mimo a Stacey un 'quante balle le hai raccontato?'.
-Bellissima. -Harry mi saluta con un bacio sulla guancia.
-Hey!- Ricambio. Oggi è più bello del solito. I capelli lunghi scompigliati, il suo inseparabile impermeabile nero ed una terribile sciarpa bordeaux con fiori gialli su cui più tardi farò sicuramente qualche battuta.
-Allora hai pensato a dove andare?- Mi chiede, porgendomi la mano.
Alzo un sopracciglio come risposta, ovviamente prima che lui mi chieda, molto sgarbatamente, dove diavolo voglio passare la serata. Tipico di Harry.
-Voglio andare a pattinare. Voglio andare al OutOnIce.- dico.
-L'OOI? Stai chiaramente scherzando. Dove vuoi davvero andare, Ella?- Mi rivolge un sguardo duro. O almeno prova. Si scioglie immediatamente al mio faccino. -Okay, okay. Andiamo a pattinare.
-Lo sai che sei il mio compagno di corso preferito, giusto?- Gli schiocco un altro bacio sulla guancia, prima di entrare in auto.
Si mise le scarpe e s'incamminò verso la pista, tendendomi la mano. Io l'afferrai e cominciai a seguirlo. Mi lasciò solamente una volta salito sul ghiaccio. Era lì, insicuro sul da farsi, mentre valutava se iniziare a pattinare o appostarsi in un angolo a guardarmi. Lo fissai oltre la staccionata finchè non mi lanciò uno sguardo di rimando.
"La tua sciarpa è così ridicola!" gli dissi mentre pattinavamo. Ridacchiò, prima d'inciampare per la quinta volta. "E tu sei davvero antipatica sul ghiaccio!" Rispose quando l'aiutai a rialzarsi. "Non vale trascinarmi sul ghiaccio quando sai che non so pattinare!" Mi tese di nuovo la mano e iniziammo a pattinare di nuovo.
Quando finalmente si arrese alle mie lezioni di pattinaggio, mi trascino a terra con lui due o tre volte. "Sei terribile" gli dissi. "Sono tuo." Mi rimandò.
Ma adesso siamo seduti al bar, silenziosi come mai. Si sentono solo i suoi respiri pesanti che indicano l'arrivo di una discussione.
-Devi rovinare sempre ogni nostro momento per colpa di Alfie?!- La domanda arriva pesante. Sfonda la porta e finisce dritta sulle mie tempie.
-Harry, è davvero un brutto momento per lui.- Poso la mia tazza di cioccolata sul ripiano e cerco di avvicinarmi a lui.
-Beh, prima era un brutto periodo per te. E per colpa sua. Ti ha etichettato come oggetto e tu continui a preoccuparti per lui mentre per me, che m'impegno per proteggerti, non c'è nulla.- Si allontana al mio tocco. Non riesco a fermare il mio mugolio di frustrazione e vedo Harry muoversi nervosamente sulla sedia.
-Capiscimi! E' stato il mio ragazzo per un po' di tempo ed io non posso semplicemente urlare di sparire e basta. E' quello che ho cercato di fare, lo sai, ma non funziona così. L'ha presa peggio di quanto pensassi ed è difficile abbandonare le abitudini! Quando lui aveva bisogno di me, io correvo da lui. E' sempre stato così!- La schiena dritta e le braccia conserte. Cerco di spiegare ad Harry il mio punto di vista mentre il suo viso si scurisce sempre di più.
-E quando tu avevi bisogno di lui, chi c'era?- Ringhia. -Io. Ci sono sempre stato io. Comparivo con la tua merenda preferita o ti lasciavo fiori sul banco. Tu eri triste e sola, ed io cercavo di portare via tutto il male. L'ho sempre fatto, ma non hai mai dato conto a nulla!-
Quando fisso i miei occhi nei suoi, decide che è abbastanza.
-Harry, oh cielo...Fermo!- Con tre delle sue falcate si è già notevolmente allontanato da me. Fatico con le gambe intorpidite dal freddo, prima di riuscire a raggiungerlo e bloccargli il polso. So che si ferma per sua decisione, perché è davvero troppo forte per me.
Non ho la risposta che speravo di avere. Serra i pugni ed alza il braccio che io ho afferrato.
Continua a tenermi le spalle, mentre sibila di non afferrarlo mai. "Mai." Rimarca più di una volta.
Annuisco ed indietreggio. Harry non m'intimidisce e non  mi spaventa, ma so che adesso è questo che vuole.
-Se non l'hai notato sono rimasta qui.- Dico prima che esca. -Non sono scappata da Alfie.-
Adesso riesco a vedere il suo profilo. E' fermo sulla soglia e so che sta ripensando a tutto. A quando squillò il telefono ed Alfie mi chiese di andare da lui. A quando Denny mi chiamò per dirmi che Alfie stava bevendo troppo. A quando io gli dissi che forse sarei dovuta andare da Alfie. Alfie, Alfie, Alfie. Tutto quello che circolava  nella testa di Harry, sembrava essere collegato ad Alfie.
Quando si bloccò e si accostò alla staccionata ci ripensai. Harry aveva bisogno di me più di Alfie. Harry è rotto, e io so come aggiustarlo.
Sono rimasta con lui al tavolo, mentre si prendeva il suo tempo per calmarsi e per convincersi che il mio non era un rifiuto. Avevo ascoltato il suo respiro aumentare, e appianarsi, e di nuovo infrangersi tra le labbra, ma sono rimasta. E lui non ha tenuto conto di questo.
Quando finalmente si gira e mi guarda, sento di nuovo i suoi occhi infiammarmi. Capisco cosa vuole e lo seguo. Resto dietro di lui tutto il tempo, finchè non arriviamo alla macchina.
-Tu non ami più Alfie?- Mormora, aprendo lo sportello dell'auto.
-Io non ho mai amato Alfie.- Lo correggo a gran voce.
Mi lancia un ultimo sguardo prima di entrare in macchina.
Mi affaccio dal finestrino e quando guardo il suo viso decido di tornare a piedi. Quando glielo dico si corruga un po' e mugola, lamentandosi, ma io resto della mia opinione. Casa mia è lontana solo un isolato e non è poi così tardi.
Lo guardo allontanarsi nella sua auto nera, prima d'imboccare il viale per casa mia.

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Capitolo 10
*** Attacchi di panico e parole. ***


-Allora? Hai deciso?- Harry mi sta assillando da due giorni. Mi ha chiesto di uscire con lui ufficialmente ma ho sempre trovato il modo di girarci attorno.
-Harry.- Oggi mi sa che dovrò rispondergli. -Ne abbiamo già parlato.-
-Lo so, ma insomma...la nostra relazione sta...- Lo blocco prima che possa finire...
-Cosa? Relazione? Pensi che noi due abbiamo una relazione? Io ho appena chiuso con Alfie e non ho una relazione proprio con nessuno!- Sbuffo.
Mi pento di quello che ho detto quasi immediatamente, quando vedo la sua espressione. È come se gli avessi tirato un pugno allo stomaco.
-No Harry, aspetta, non lo indendevo...-
-No. Hai ragione.- Ed ecco che ricade nel suo baratro di autodistruzione. -Non ho mai avuto una possibilità con te in passato, perché dovrei adesso?-
Fa per andarsene. Si volta e so che sta aspettando che lo blocchi, ma non ci riesco. Non so cos'ho dentro, ma quando alla fine inizia a camminare, io non lo blocco. Vorrei afferrargli il braccio e dirgli che devo avere solo un pó di tempo, che poi potrò prendermi realmente cura di lui, ma semplicemente non lo faccio e lo guardo andare via da me. Sempre di più.
Cammina con la testa bassa, le spalle all'infuori ed i piedi veloci.
È quando entra in macchina che esco dalla mia bolla.
-Harry!- Urlo mentre va via. -Harry aspetta!-
Non sembra sentirmi, oppure mi sta ignorando...
Sono un disastro. Sto facendo scappare probabilmente l'unico ragazzo che è disposto a migliorarsi per meritarmi.
Inizio a correre.
Corro veloce come non ho mai corso, per raggiungere il principe delle mie fiabe.
-Harry!- Continuo ad urlare.
È inutile. Non mi sentirà mai ed io mi sto solo allontanando da casa mia. Potrei comunque parlare con lui a scuola. Se vorrà.
-Ella...- Quando mi riprendo dalla corsa alzo lo sguardo. È sceso dalla macchina. Mi sta raggiungendo lentamente, come se avesse paura della mia reazione. La testa ancora bassa.
-Harry, non scappare mai più così!- Lo rimprovero annullando la distanza fra di noi. Mi stringe così forte che quasi sento di poter scomparire in quel abbraccio.
-Ella, non posso aspettare per sempre che tu sia pronta per me.- Dice nei miei capelli. -Ma tu sai che io ti aspetterei. E non va bene. Non posso dipendere così tanto da te.-
-Harry, ho bisogno solo di un po' di tempo. Poi potrò prendermi cura di te. Potremmo andare in giro mano nella mano ed osservare come tutte le persone ci indicano. Potremmo davvero provarci, ma non ora.- Cerco di avvinghiarmi ancora di più a lui, se possibile.
Non mi risponde, ma incastra la testa nel incavo del mio collo.
Sono tre giorni che non sento Harry. Non mi chiama e non mi chiede di uscire. Non faccio che pensare a lui e all'ultima conversazione che abbiamo avuto. Tirando le somme non è per niente stata una bella settimana per noi. Ho anche iniziato di nuovo a sentire Alfie. Ieri mi ha chiamato in preda ad una crisi di panico e sono corsa da lui. Il mio negozio non è poi così lontano e sono arrivata giusto in tempo per calmarlo. Quando gli ho messo le mani intorno al torace e ho iniziato a sussurrargli che andava tutto bene, mi ha detto che mi ama ancora. Io sono rimasta lì, come una stupida, con il mio petto contro la sua schiena, seduta sul pavimento. Avrei dovuto raccogliere la mia borsa ed uscire, invece no. Sono rimasta lì, con Alfie tra le braccia ed Harry nella fottuta testa. Ho permesso ad Alfie di chiamarmi quando ne aveva bisogno ed oggi ho già affrontato due crisi isteriche ed una di pianto a telefono. Io riordinavo i vestiti mentre lui urlava nel microfono.
-Alfie, tesoro, devo andare.- Cerco di essere il più dolce possibile.
-No. Non lasciarmi di nuovo. Che devi fare? Scendo e vengo da te! Dove sei? Io...- Inizia a blaterare e sento il suo respiro strozzarsi. Quando si blocca, ho capito. Sento il cellulare sbattere contro il pavimento come conferma.
Mi fiondo verso la porta del negozio, afferro la mia borsa ed il cappotto, prima di chiedere la porta. Sto per girare frettolosamente l'angolo, quando intravedo l'ammaccata auto nera. Mi prendo due minuti per esaminare l'area, e poi noto anche lui.
Vedo Harry all'angolo del marciapiede. E' lì con un foglietto stropicciato tra le mani. Continua a passarselo tra le dita, creando nuove increspature ed orecchiette.
Guarda in basso quando urlo in suo nome.
-Ella.- Fa uno scatto verso di me. Gli occhi gli si illuminano, i capelli volano al vento, il foglietto si strappa all'angolo.
-Che ci fai qui?- Non sapevo neanche sapesse dove lavoro. Non gliel'ho mai detto.
-Ti dovevo dare questa...-Esita, prima di porgermi il fogliettino maltrattato. -Non leggerla ora.-
Gli sorrido e la metto nella tasca. Poi mi porge una mano. La sto per afferrare, quando mi ricordo di Alfie. Blocco il braccio a mezz'aria e fisso il mio sguardo nel suo. Ha l'aria timida, insicura ed io non sto facendo altro che alimentare tutto questo.
-Harry, aspettami qui. Arrivo subito.-
Corro verso il palazzo di Alfie. Salgo le scale due alla volta e rischio d'inciampare un paio di volte. Quando mi trovo d'avanti la sua porta ficco la mano nella pianta finta al lato della porta e tiro fuori le chiavi di emergenza. Sbaglio due volte, prima di riuscire ad infilare le chiavi nella serratura e girare. Le ginocchia che mi tremano e le mani anche.
Lo trovo accasciato sul tappeto, in cerca d'aria. Ogni boccata sembra un pugno nello stomaco, per Alfie.
Mi butto sul pavimento, gli cingo il torace e poggio la sua testa sulla mia spalla. Gli sussurro che va tutto bene e faccio tutto quello da routine. Io gli accarezzo il braccio, lui dice che mi ama e poi Harry. Harry non è nella routine. Quando mi giro verso la porta aperta lo trovo lì, sul pianerottolo. Ci fissa con la mandibola tesa. I pugni stretti. Le ginocchia che minacciano di cedere. Ha sentito il "Io ti amo ancora, Isabella." ed ha sentito il mio "Ci sarò, se avrai bisogno di me." Lo stavo assecondando, ma Harry non lo sa. Harry non sa neanche che Alfie fa uso di farmaci e che quando ha detto che ero sua, io non ho detto nulla per questo.
Harry è lì a costruirsi muri attorno ed innalzare ponti per allontanarsi da me e dal mondo. Harry è così debole. Harry ha bisogno di qualcuno che ricostruisca di nuovo tutti i suoi pezzi frantumati, ed io so di poterlo fare. Se solo Alfie non fosse così fuori di testa in questo momento...
Gli mimo un 'aspetta' mentre cerco di far stendere Alfie sul divano.
Gli tiro su una coperta.
Gli do un bacio sulla fronte.
Assicuro il foglietto nella mia tasca.
Raccolgo la mia borsa dal pavimento.
Mi volto verso la porta.
Harry non c'è.
Dovrò darmi ad un'altra sfrenata corsa verso l'ennesimo uomo rotto. Rotto. Così rotto da essere quasi adorabile.
-Harry!- Urlo, dopo essermi sbattuta la porta alle spalle.
E così ricomincio a correre giù per le scale, attraverso il cortile e a vedere l'auto di Harry allontanarsi. Di nuovo. Per la terza volta l'auto di Harry si allontana velocemente da me. Sono un'idiota.
Questa volta non provo a rincorrerla. Non ci riuscirei, lo so.
Non so come, ma sono finita sui gradini del mio palazzo con le lacrime agli occhi e la lettera di Harry nelle mani.
"Ella,
se c'è una cosa che so è che conta ciò che fai, non ciò che dici. E tu non parli molto, questo è vero, ma sto attento a ciò che fai. Puoi dirmi mille volta di andare via, ma se il tuo corpo mi tira vicino, io rimarrò. Non ti lascerò mai. Impazzisco per ciò che fai. Non lasciare che gli altri mentano, sono l'unico che può amarti. Non importa dove andremmo e neanche se non possiamo. E pure se gli altri ci provano, non allontaneranno mai il mio corpo da te. Tu dici che sta andando tutto bene, ma non riesco a liberarmi e so che non è abbastanza, perché mi sto innamorando e tu dici che il tuo amore è lontano. E non mi importa
se tu mi vedi come un amico, c'innamoreremo insieme. Forse mi sbaglio, ma proprio non mi importa. Ti raccoglierò quando cadrai. Non so cosa lo renda così interessante, forse lui è particolarmente bravo e ti ha ipnotizzata, ma io posso essere uno schiavo del paradiso o un re all'inferno. Preferisco le fiamme, però. Tu dici che sta andando tutto bene ma non riesco a liberarmi."
E' firmata "tuo", così adesso so chi è il mio ammiratore segreto. E giuro che se dovessi riconquistare Harry, manderei all'aria Alfie e tutto il resto. Mi dedicherei a lui, tutto il tempo, e gli direi continuamente che ci tengo.

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