Shipping is funny, but Canon is boring

di Classicboy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La danza della radura (Frank/Piper) ***
Capitolo 2: *** Quando ubriacarsi diventa una cattiva idea (Frank/Jason) ***
Capitolo 3: *** Memorie d'amore e petali rossi (Frank/Calipso) ***
Capitolo 4: *** Mi sono innamorato del sostituto del mio collega (Frank/Percy) ***
Capitolo 5: *** L'amore non si può controllare (Frank/Reyna) ***
Capitolo 6: *** Ice Palace Borea (Frank/Leo) ***



Capitolo 1
*** La danza della radura (Frank/Piper) ***


SHIPPING IS FUNNY, BUT CANON IS BORING

 

LA DANZA DELLA RADURA

 

Coppia: Frank x Piper (Friper)
Tipo coppia: Het
Note: Crack-pairing
Tipo storia: Missing moments

 

 

“Andiamo, un-due-tre, un-due-tre, un-due-tre... Frank, avanti non è poi così difficile, rilassati!” disse Piper con un sorriso all' amico.

Frank tutto rosso cercò di seguire il consiglio della bruna e di rilassarsi. Ma non era facile coi volti a pochi centimetri stretti in un abbraccio.

Risultato: pestò per la terza volta il piede della figlia di Afrodite.

“O miei dei! Scusa!” esclamò il figlio di Marte non appena sentì il mugholio di dolore della ragazza.

“Fa, fa niente” lo rassicurò con le lacrime agli occhi.

“Sono proprio un imbranato” mormorò lui nello sconforto più totale. Non si sentiva così goffo ed impacciato dai primi mesi in cui era arrivato al Campo Giove.

“Davvero, non è nulla” provò a rincuorarlo lei.

In realtà il piede le faceva un male cane, visto che l'altro: 1) pesava almeno tre volte di più, 2) la frequenza con cui le pestava il piede era allarmante, 3) le pestava sempre lo stesso!

Lo osservò un attimo mentre guardava il terreno in preda alla vergogna e si dava sottovoce dello stupido.

“Ti va di fare un'attimo di pausa?” propose la cherokee mentre il viso dell'altro si apriva in un sorriso.

Era proprio carino quando sorrideva! Nonostante durante la loro impresa fosse cambiato molto fisicamente, il sorriso era rimasto quello dolce e da bambino di sempre. Le faceva tenerezza.

Si sedettero su due massi nella radura poco distante dal Campo Mezzosangue. Bevvero in silenzio dalle loro bottigliette per ristorarsi da quella mezz'ora infernale di prove.

“Grazie ancora per il tuo aiuto” mormorò ad un certo punto Frank per rompere il silenzio.

“Oh, fa niente” disse lei “Mi fa più che piacere insegnarti a ballare, solo non ho capito bene il perché? Ha a che fare con Hazel?”
“Beh, si. Vedi a Nuova Roma si sta avvicinando una festività per la quale è stato indetto un grande ballo di coppia. È considerato da noi l'evento mondano più romantico dell'anno. Ci terrei molto ad invitare Hazel ad andarci assieme, solo che, appunto, non so ballare”
“Oh, come sei dolce” esclamò la ragazza sorridendo mentre lui arrossiva visibilmente.

Piper l'aveva sempre messo a disagio con la sua bellezza ed il suo carattere schietto, così diverso da quello timido di Hazel.

“Però, se vuoi davvero invitarla a quel ballo ci conviene darci da fare!”esclamò lei scattando in piedi “Pausa finita, ributtiamoci in pista!”

 

Gli allenamenti andarono avanti per molto tempo. Tre volte a settimana Frank arrivava al Campo Mezzosangue, si incontrava con Piper, si dirigevano nella radura e provavano i passi di danza.

“Ma Reyna non ti dice niente che salti il tuo lavoro come pretore per venire a ballare?” gli chiese un giorno Piper durante una delle loro pause.

“No. Non appena ha saputo che andavo a prendere lezioni di ballo per fare una sorpresa ad Hazel mi ha concesso di staccare per tre giorni un paio di ore prima”

“E non sei preoccupato che la tua ragazza ti scopra?”

“No, ha sempre da fare e comunque anche se venisse Reyna ha già tutta una serie di scuse pronte per coprirmi. Sono in una botte di ferro!”

Frank migliorava a vista d'occhio: dopo due giorni le pestature dei piedi passarono dalle nove-dieci degli inizi a due al giorno, dopo quattro scomparirono del tutto, dopo sette il ragazzo sapeva condurre perfettamente un ballo senza indicazioni.

E più tempo i due passavano insieme, più imparavano a conoscersi meglio e ad apprezzarsi l'un l'altro.

“Sei proprio un bravo allievo, sai?” gli disse Piper un giorno.

Il ragazzo sorrise timidamente: “Grazie, ma spero che tu non sia l'unica a pensarlo”

“Ah già, Hazel” mormorò la ragazza con un tono leggermente seccato. Ormai le piacevano i momenti che passava col cino-canadese. Aveva legato molto con lui al punto da sentirsi gelosa quando l'altro nominava ragazze inerenti alla sua vita romana come Reyna o, appunto, la sua fidanzata.

“Tutto bene?” chiese lui preoccupato per sua espressione.

“Si, tutto ok” cercò di mascherarsi l'altra con un sorriso “Quando è il ballo?”

“Domani sera. Se ti interessa sei più che la benvenuta”

“Grazie sei gentile, ma non vedo con chi potrei andarci” l'espressione di lei si fece triste.

Il moro era sempre più confuso: “Come con chi? Con Jason, ovviamente!”

“Sarebbe bello, ma è impossibile. Non stiamo più insieme”

“Come?!” urlò il ragazzo scattando in piedi “Quando è successo?”

La ragazza ci penso un po su: “Circa tre mesi dopo la sconfitta di Gea. Semplicemente un giorno mi ha detto che la nostra storia era arrivata ad un punto morto e che era meglio lasciarci ora prima che le cose degenerassero” lo guardò e fece per prendergli la mano: “Frank, va tutto bene, è solo...”

“No, non va tutto bene!” urlò il ragazzo. L'idea che l'ex-pretore avesse mollato l'amica e che, peggio ancora, l'avesse fatta soffrire lo faceva andare in bestia “Come si è permesso?! È per caso impazzito?! Solo uno stupido ti mollerebbe!”

La ragazza lo guardò spaventata: era la prima volta che lo vedeva così arrabbiato e diverso dal romano gentile che conosceva. Però al contempo si sentiva anche inorgoglita dalle parole che l'altro diceva, poiché pensava che, se si accaniva con una tale forza per un motivo del genere, significava che a lei un po ci teneva.

Frank si calmò, le si inginocchiò accanto e le prese le mani: “Scusami se mi sono comportato così, è solo che... che io a te ci tengo, Piper. Tu sei mia amica. Ti giuro che se fossi single, mi metterei subito assieme a te!”

Ci volle qualche secondo prima che le menti di entrambi registrassero quelle parole, pronunciate dal moro a causa dell'adrenalina che aveva ancora in circolo.

“Che cosa?!” urlò la bruna tingendosi di rosso e scattando in piedi.

“O miei dei, scusami! Scusami davvero! Io, io non so cosa mi sia preso!” si schermò il ragazzo mentre diventava anche lui scarlatto.

I due si calmarono e si fissarono per qualche attimo negli occhi, i cangianti di lei nei neri di lui.

E con quegli sguardi sentirono i loro sentimenti farsi via via più chiari. Le emozioni provate in quelle settimane (l'ansia con cui aspettavano le prove, la gioia che provavano quando si incontravano, la felicità quando stavano insieme) trovarono una spiegazione definitiva.

Pian piano capirono che la loro, da semplice amicizia si era trasformata in qualcosa di più.

Lentamente si avvicinarono l'un l'altra, fino a che le loro bocche si toccarono e sulle loro labbra nacque un bacio.

Dopo un po si divisero. Si fissarono di nuovo capendo anche un'altra cosa: tra loro non poteva funzionare.

Frank, anche se provava qualcosa per Piper, sapeva che il sentimento verso Hazel era molto più forte, mentre la ragazza teneva ancora a Jason.

Lui raccolse le sue cose: “Grazie davvero. Di tutto” le disse, prima di avviarsi e uscire dalla radura.

Quella radura che aveva assistito ad una piccola unione tra amore e guerra.

 

 








Angolo AUTORE:

Tumblr è la mia rovina!

Sul serio non ho le idee chiare sul perché ho scritto la storia, ma state pur certi che non appena lo saprò vi informerò u.O

Tornando alla storia, che ve ne pare? Alla fine la loro è stata solo una piccola infedeltà, ma amano ancora i rispettivi partner. Spero che vi sia piaciuta, e sappiate che nei prossimi capitoli vedremo un Frank in tutte le salse (perché è lui che ho scelto come personaggio principale delle ship, and you gonna deal with it!).

Ci tengo a precisare che io non shippo né shipperò nessuna delle copie di cui scriverò.

Se non mi odiate per aver scritto questo capitolo vi pregherei di lasciarmi una piccola recensione.

Ci si vede belli!!!!!!

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Capitolo 2
*** Quando ubriacarsi diventa una cattiva idea (Frank/Jason) ***


QUANDO UBRIACARSI DIVENTA UNA CATTIVA IDEA

 

 

Coppia: Frank x Jason (Frason)
Tipo coppia: Slash

Note: Nessuna
Tipo storia: Missing moments

 

 

Frank se ne stava seduto al tavolo del pretore intento a riordinare delle scartoffie.

Si stropicciò gli occhi.

Il lavoro stava andando avanti da delle ore e ce n'era ancora un sacco da sbrigare.

<< Mi chiedo come abbia fatto Reyna per tutto questo tempo a lavorare da sola in condizioni del genere >> pensò il ragazzo mentre timbrava l'ennesima richiesta di esonero dalle attività causa malattia.

Quella era la stagione delle influenze e metà del campo Giove era costretto a letto, e purtroppo di quella metà faceva parte anche la sua collega portoricana.

“Proprio non capisco!” gli aveva detto Reyna con il naso otturato tra uno starnuto e l'altro quando era andato a trovarla l'altro giorno “Io non mi ammalò mai! Mai avuto neanche un po di febbre! E adesso invece sono costretta a letto per settimane a causa di uno stupido raffreddore!”

Era molto preoccupata per le sorti del campo durante la sua assenza, ma il ragazzo l'aveva rassicurata dicendo che lui avrebbe svolto il lavoro al meglio.

“Vedrai, non si accorgeranno neanche che sei stata malata” le aveva assicurato col sorriso. Ma ormai si stava ricredendo.

La mora era davvero incredibile, era riuscita a stare dietro ad una tale quantità di lavoro per anni completamente sola. Lui invece se ne stava occupando da soli tre giorni ed aveva già voglia di buttare tutto all'aria.

“Mi ci vorrebbe proprio una pausa” mormoro tra se e se il cino-canadese.

“Già, mi sono sempre chiesto come ce la fa Reyna a svolgere tutto il lavoro da sola e il giorno dopo avere ancora l'energia per tenere in riga le truppe” esordì una voce sull'uscio.

Frank si voltò e vide i capelli biondi di Jason illuminati dalla luce della luna.

“Ehi Jason” esclamò l'altro poggiando la penna “Che ci fai qui?”
“Ho sentito che Reyna stava male, quindi sono andato a farle visita. Poi lei mi ha chiesto di andare a controllare se te l'eri già filata e quindi eccomi qui” disse calmò il figlio di Giove avvicinandosi.

Il moro sbuffò: “Bella fiducia che ha in me”

“Reyna è fatta così, che ci vuoi fare? Vuole sempre avere il controllo della situazione” si chinò a leggere le carte “Permessi di esonero dalle attività? Oh, quanti ne ho scritti io, però non ne ho mai dovuti firmare. Il mio mandato è durato troppo poco perché mi occupassi di faccende burocratiche”

“Ti invidio. Comunque penso di avere finito”disse Frank dando un'ultima occhiata.

“Perfetto, ti va di andare a bere qualcosa?”

“Volentieri. Sono proprio esausto”

E così si diressero in un bar a prendere qualcosa.

“Allora, come va la vita da pretore?” chiese Jason sorseggiando una birra (N.d.A: si tratta di particolari birre romane che non procurano i danni di quelle mortali. Vengono date solo a coloro che possono dimostrare di avere l'età legale per bere, ovvero 16 anni).

“Bene dai. L'unico problema è che tra un impegno e l'altro vedo poco Hazel, e la cosa ogni tanto la disturba”

“Perché? Si sente sola?” lo prese in giro il biondo.

“No no. Da dopo che siamo tornati è anche lei, in quanto membro dei sette, sommersa dal lavoro, quindi ha sempre da fare. L'unica cosa è che... credo che sia gelosa” confessò il cino-canadese bevendo un sorso dell'alcolico.

“Gelosa!? E perché?”

“Beh, adesso mi prenderai per pazzo, ma credo che sia gelosa di Reyna”

“Come mai?” il discorso si faceva sempre più interessante, così decise di ordinare un altro paio di birre.

“Sai che solitamente tra due pretori che lavorano insieme può nascere qualcosa, no? Ecco, temo che Hazel creda che questo “qualcosa” sia già avvenuto”

“Mentre tu e Reyna...?”

“Non scherziamo!” protestò rosso il figlio di Marte “Io non potrei mai neanche lontanamente pensare a Reyna in quel senso. Quella ragazza mi fa un po paura” aggiunse sottovoce.

Jason rise. Continuarono la serata chiacchierando piacevolmente di una cosa e di un'altra. L'unico problema e che ogni nuovo argomento era affrontato con una nuova bevanda.

Alla fine, dopo oltre una dozzina di bottiglie a testa si ritrovarono completamente ubriachi.

“Beh, si è fatto tardi” disse Frank alzandosi barcollante.

“Hai fretta di fuggire da me? Ti faccio così tanta paura?” chiese Jason alzandosi a sua volta e ridacchiando leggermente.

“No no, è solo che domani ho un lavoro importante e quindi...” il ragazzo per poco non cadde, ma fu preso prontamente dal figlio di Giove.

“Sei completamente ubriaco” biascicò “Ti accompagno sennò c'è il rischio che tu venga tirato sotto da una biga” e lo accompagnò.

Un po camminando, un po trascinandosi l'un l'altro presto arrivarono alla casa del pretore.

“Hazel?” chiese il biondo all'amico.

“Dorme con gli altri membri della corte” disse con un movimento noncurante Frank. Era completamente distrutto, lui l'alcol lo reggeva malissimo.

“Ti accompagno fino al letto” disse l'altro che era decisamente più vigile.

Con molta fatica riuscirono a giungere fino in camera. Jason posò l'amico sul letto e gli rimboccò la coperta.

Tutto a un tratto Frank si mise a ridere.

“Beh, che c'è?” chiese Jason con un leggero sorriso.

“Niente, è solo che stavo pensando...”

“Sì?”

“Se a scomparire fosse stata Reyna e non tu, adesso saremmo noi due colleghi pretori”

“E allora?”

Il moro rise: “Te la immagini Hazel gelosa che mi accusa di tradirla con te?” e scoppiarono entrambi a ridere.

“Sarebbe fantastica” esclamò il biondo asciugandosi una lacrima “Anche perché non penso che tra noi due possa mai funzionare”

“Chissà” disse Frank tirandosi a sedere.

“Che intendi?” chiese l'altro confuso.

“Che noi non potremmo mai provarlo. A meno che...”

“A meno che cosa?”

Il figlio di Marte lo guardò negli occhi: “Dammi un bacio. Così per provare”

Il discendente di Giove ci pensò un po su, poi gli si avvicinò e appoggiò le sue labbra contro quelle dell'altro.

Dopo circa un minuto si staccarono.

Si guardarono e poi fu Frank a parlare con una scrollata di spalle: “Avevi ragione. Tra noi non avrebbe mai potuto funzionare. Grazie per la bella serata Jason. Buonanotte” si sdraiò e si mise a russare.

Facendo piano l'ex-pretore uscì dall'appartamento. Una volta all'aria aperta fece un respiro profondo per schiarirsi le idee. Aveva appena baciato Frank, ma non era quello che lo preoccupava.

Ciò che non andava è che la cosa gli era piaciuta!

Aveva sentito qualcosa dentro di lui, e non sapeva spiegarsi perché.

 













Angolo autore:

E rieccomi! E stavolta con una Frason! (viene bombardato da ortaggi vari)

Ehi, statevene un po calmi. È vero che ho shippato Frank con Jason, però io vi ricordo che voi shippate quest'ultimo con un mattone. Con-un-mattone! (che poi non ho nulla contro la Jattone che è una delle ship più divertenti che abbia mai visto)

Laonde per cui andiamo avanti. Forse “bere” non è il verbo più adatto, e non so se gli ho resi bene da ubriachi (io non mi sono mai ubriacato e quindi non conosco gli effetti dell'alcol), però penso che ne ho scritte di peggiori.

Ad ogni modo da oggi annuncerò anche con che personaggio shippero Frank nella prossima storia. E l'ospite d'onore sarà... (rullo di tamburi) Calipso!

(Si avvicina Leo con fare pericoloso)

Vabbé, io ora devo proprio andare!

Please leave a comment! (fugge)

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Capitolo 3
*** Memorie d'amore e petali rossi (Frank/Calipso) ***


MEMORIE D'AMORE E PETALI ROSSI

 

 

Coppia: Frank x Calipso (Calank)
Tipo Coppia: Het
Note: AU!
Tipo storia: AU! College

 

 

 

Frank finì di prepararsi. Era il suo primo giorno di scuola ed era agitatissimo. Si era da poco trasferito da Vancouver e non conosceva nessuno in quella città americana.*

“Frank! Allora, sei pronto o no?!” chiamò dal piano di sotto suo cugino Percy.

A dire il vero erano cugini di secondo grado, ma preferiva chiamarlo più semplicemente cugino. Fino a quattro mesi fa neanche sapeva della sua esistenza, ma da quando sua madre era morta in guerra e le condizioni di salute di sua nonna erano peggiorate a tal punto che non poteva più occuparsi di lui, si era dovuto trasferire in America dalla famiglia Jackson, i suoi unici parenti ancora in vita.

Inizialmente si era sentito a disagio, ma aveva subito legato col coetaneo per il fatto che entrambi avevano perso il padre.

“Frank, andiamo! Guarda che noi partiamo, e allora dovrai venire a piedi ed è una luuuunga scarpinata!” urlò ancora una volta il ragazzo.

In fretta il cino-canadese scese le scale e affiancò il parente.

“Era ora!” esclamò. In realtà l'americano aveva un anno più di lui. Era di media statura, fisico atletico da nuotatore, occhi verdi, capelli neri e carattere sicuro. Tutto il contrario di lui, col fisico grosso, gli occhi neri e la sua costante sbadataggine e insicurezza.

“Dai, smettila di essere agitato! Vedrai che andrà tutto bene!” cercò di rassicurarlo Percy con un sorriso dandogli una sonora pacca sulla spalla.

“Speriamo” mormorò l'altro salendo in macchina e preparandosi mentalmente per la mattinata.

 

“Ed eccoci qua: Demis High School!” esclamò il maggiore dopo un quarto d'ora di macchina circa (prima avevano dovuto accompagnare il fratello minore di Percy, Tysono, a scuola).

Il ragazzo osservò l'edificio e deglutì. Era preoccupato. C'erano molti ragazzi, e lui già si immaginava le battute con cui tutti lo avrebbero preso in giro per la figuraccia che avrebbe fatto entro quella mattina.

“Io ora devo andare, ci si vede Frank” disse Percy e corse da quelli che erano i suoi compagni.

“Aspetta Percy, io... non so dove devo andare” provò a fermarlo il ragazzo. Adesso era solo, fermo in mezzo al cortile e circondato da estranei.

<< Beh, stare a piangersi addosso non serve a nulla. Diamoci da fare >> pensò risoluto incamminandosi verso l'entrata della scuola alla ricerca della sua aula.

Stava gironzolando per l'edificio quando, girato un angolo, finì addosso a qualcuno.

Entrambi finirono per terra.

“Cielo, scusami mi spiace tanto!” esclamò una voce di fronte a lui levandogli le parole di bocca e lasciandolo stupito. Solitamente era lui quello che si scusava per tutto.

Alzò gli occhi e vide una ragazza della sua età, i capelli castano ambrati legati in una coda ed una maglietta bianca, il volto era leggermente orientaleggiante, forse del medio oriente. Aveva un'aria stranamente familiare, e doveva pensarlo anche lei perché lo stava fissando con un'insolita intensità.

Il ragazzone si riprese: “Scusami tu, sono un tale imbranato” si rialzò e le porse la mano per aiutarla a rialzarsi “Mi sono iscritto quest'anno. Mi chiamo Frank Zhang”

La ragazza emise un verso sorpreso: “Frank?”

Lui la fissò interrogativo. Lei sorrise arrossendo leggermente: “Probabilmente non ti ricordi di me, ma sono Calipso, la figlia della fioraia”

E lui si ricordò.

Quando era piccolo e abitava ancora a Vancouver sua nonna lo mandava una volta alla settimana dal fioraio. Era l'unico incarico che faceva volentieri. Prendeva la bici, sfrecciava per le strade e in quindici minuti era giunto al negozio. Gli piaceva. Il profumo dei fiori, i colori e l'atmosfera rilassata che si respiravano in quel luogo lo facevano stare bene, e inoltre lì c'era lei. Era piuttosto minuta di corporatura e anche bassina, i capelli ramati erano sempre intrecciati con dei fiori e sulle labbra aveva dipinto costantemente un luminoso sorriso. Solitamente si sentiva goffo e a disagio con le bambine della sua età, ma con lei stava bene. Passavano molti minuti a chiacchierare del più e del meno. Ciascuno considerava l'altro speciale. Lei perché lui la faceva ridere. Lui perché lei lo faceva sognare.

Poi un giorno se ne andarono e la vita di Frank sfiorì di botto.

Col passare degli anni finì per dimenticarla, almeno fino a quel giorno.

“Sei, sei davvero tu?” balbettò Frank. Si era fatta molto bella, il fisico era diventato magro ma atletico, le lentiggini che la caratterizzavano da bambina erano scomparse lasciandole una pelle immacolata. Solo gli occhi erano rimasti gli stessi: nocciola, talmente profondi da fargli sembrare di essere immerso nella cioccolata calda.

Lei sorrise, con quel suo sorriso immacolato e bellissimo: “Si, ne è passato di tempo. Sei cambiato”

“Anche tu, e in meglio” disse lui arrossendo leggermente.

Anche lei arrossì: “Che ci fai qui? E il Canada?”

Il ragazzo si fece serio. Non aveva voglia di parlare di sua madre: “Ci sono stati dei problemi e mi sono dovuto trasferire in America”

La ragazza sembrò rendersi conto che c'era qualcosa che non andava, così cambiò in fretta discorso: “In che sezione ti hanno messo?”

“B, mi pare” disse dubbioso.

L'altra si illuminò: “Allora sarai in classe con me! Che bello! Che ne dici se ci mettiamo vicini, così magari mi racconti come ti è andata in questi anni”

“Volentieri” disse sorridendo per la prima volta in tutta la giornata. Forse le cose sarebbero andate bene.

 

Col passare del tempo Frank si abituò alla nuova scuola, si fece degli amici e, soprattutto, ricominciò a frequentare Calipso. Ben presto i due riacquistarono il feeling di un tempo.

“Ok, quindi è un animale, ha il pelo bruno, si arrampica e gli piace mangiare” disse Calipso un giorno a ricreazione.

“Esatto” rispose Frank con un sorriso. Erano fermi su di un muriciattolo e stavano giocando ad indovinare a cosa l'altro stava pensando.

“È uno scoiattolo?” chiese lei guardandolo speranzosa.

“No, mi spiace” rispose lui. Quanto era bella.

“Basta, mi arrendo. Cos'è?”
“L'orso bruno”
“Oh, andiamo! Quando mai ad un orso piace mangiare?” disse lei fintamente offesa per non averlo indovinato.

“Sei tu che mi hai fatto la domanda” si difese l'altro ridendo. In realtà, quando gli aveva fatto la domanda a cosa stesse pensando in realtà la sua mente non aveva sfiorato neanche gli orsi. Il ragazzo stava pensando a lei. Ai suoi capelli, ai suoi occhi, al suo sorriso, a...

<< No, basta smettila. Figurati se a una come lei potrà mai interessare un imbranato come te >> pensò Frank amareggiato.

“Ma tu guarda! Da quando frequenti gli sfigati Calipso?!” urlò una voce facendolo girare.

Verso la loro direzione stava venendo un ragazzo più grande, i capelli biondi e una cicatrice che li percorreva il viso. Frank lo conosceva bene: Luke, il bulletto della scuola.

“Non sono cose che ti riguardano, Castellan” replicò fredda la ragazza quando il maggiore li raggiunse.

Luke assunse un'aria offesa, mantenendo però il suo sorriso scaltro: “Così mi ferisci, sai. In fondo io ti ho fatto solo una domanda”

“Ed io ti ho risposto. Quindi ora ti spiace andartene?” la voce stava assumendo una sfumatura arrabbiata.

“Lo farò, non ti preoccupare. Ma prima, se non ti spiace, gradirei scambiare due parole col nostro giovane ospite” e si girò verso il ragazzo.

Il cino-canadese deglutì nervosamente. Quando Luke parlava con te non era mai per farti i complimenti per la maglietta o per chiederti come ti andava. Quando parlava con te era per seminare guai!

“Però ne hai fatta di strada, sei qui da pochi mesi è hai già accalappiato una delle più belle ragazze della scuola” esordì con un sorriso freddo “Però ti avverto, Calipso non è quello che tu immagini”

“Luke, smettila” la voce della ragazza tutto ad un tratto si era fatta allarmata.

“Adesso va tutto bene. Sorridete, parlate amichevolmente, ma è solo una questione di tempo”

“Piantala!” la voce si era fatta stridula, e Frank non sapeva come reagire. Era come ipnotizzato dalle parole del più grande.

“Se sarai fortunato, ti capiterà quello che è successo a Leo, se sarai sfortunato...”
“TI HO DETTO DI SMETTERLA!”

“... perderai la vita”

Il silenzio calò tra loro.

“Devi sapere” continuò Luke “Che un tempo Calipso e Leo stavano insieme. Erano felici, ma un giorno accadde un incidente. Non ti interessi sapere cosa è successo, sappi solo che il nostro povero ispanico finì all'ospedale. E sono questi i momenti in cui la propria ragazza dovrebbe esserti più vicina, no? E invece Calipso cosa ha fatto? Sul suo letto di dolore ha lasciato Leo, incurante del male al cuore e di quello fisico. Si è comportata come un mostro. E questo perché...”
“Smettila” disse Fank con voce dura.

Luke lo guardò stupito: “Come scusa?”
“Ti ho detto di smetterla” disse piano alzandosi in piedi. A sentire quella storia Calipso si era messa a piangere e a lui importava solo quello. Nessuno poteva permettersi di farle del male, fisicamente o psicologicamente che fosse.

“Prova a ripeterlo, moccioso, ed io...” lo minacciò Luke prima che Frank alzasse la testa.

“Tu cosa?”chiese con voce rabbiosa. Frank era un tipo che perdeva raramente la calma, ma quando succedeva, allora si capiva che era un guerriero. La corporatura come si ingigantiva, gli occhi scagliavano dardi di fuoco, la bocca si piegava in una smorfia di odio.

Il biondo indietreggiò spaventato: “Per oggi l'hai vinta tu, Zhang. Ma non credere che sia finita qui” e se ne andò.

Frank si rilassò e si sedette affianco a Calipso che continuava a piangere: “Ehi, va tutto bene” la rassicurò dandole un fazzoletto.

“No, non va tutto bene” replicò la ragazza con la voce incrinata. Alzò gli occhi pieni di lacrime “Ha ragione Frank. Io sono una persona orribile. Ho lasciato Leo nel momento del bisogno perché avevo paura per come mi sarei dovuta comportare con lui. Tutto ciò che mi merito è odio e disprezzo. E non ti biasimerò se d'ora in poi mi tratterai anche tu così”

“Non dire sciocchezze” sussurrò abbracciandola.

Rimasero qualche attimo in silenzio stretti l'uno nell'altra, poi Calipso parlò: “Perché? Perché tu ti comporti così con me?”

Frank imbarazzato si staccò da lei ed estrasse dalla tasca un rettangolo di plastica nel quale era compresso il petalo rosso di un fiore: “Te lo ricordi? Quando te ne sei andata me l'hai dato dicendomi queste parole 'Saremo lontani e non ci vedremo per molto tempo, quindi quando ci rincontreremo il fiore della nostra amicizia potrebbe essere appassito. Però, se conserverai questo petalo allora essa potrà sempre fiorire di nuovo e regalarci momenti magici come quelli trascorsi finora'. E avevi ragione! Da quando mia madre è morta non ho più sorriso, ed è solo grazie a te che ce l'ho fatta” prese un respiro profondo “Io ti amo Calipso. Ti prego lasciami piantare un nuovo seme nel tuo cuore e permettimi di farlo fiorire”

La ragazza lo fissò, poi sorrise con gli occhi ancora cerchiati dal pianto: “Va bene”

E si baciarono, affondando in quei dolci ricordi sotto una pioggia di petali.

 

 

 

*Frank ha la doppia cittadinanza americano-canadese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Ok, questo è forse il peggior capitolo che io abbia mai scritto!

Guardate, vi chiedo solo di dirmi dove ho sbagliato così da potermi correggere.

Non mi sorprenderei se un giorno decidessi di rifarlo da capo (nel caso vedrò di avvisarvi).

Inoltre sappiate che non sarò regolare con gli aggiornamenti, un po per mancanza di ispirazione un po per impegni scolastici.

Tutti coloro che odiano il liceo Classico alzino la mano! (si sbraccia)

Spero sempre che commentiate e che mi perdoniate.

Informazioni sul prossimo pairing: seguendo un ordine logico sarà slash, ed io non so se mettere l'avviso di incest o meno. Avete capito di che coppia parlo?

Vi do tempo per pensarci, bye!!!!

P.S: scusate se nelle risposte alle recensioni sono stato un po prolisso, ma avevo bisogno di sfogarmi.

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Capitolo 4
*** Mi sono innamorato del sostituto del mio collega (Frank/Percy) ***


MI SONO INNAMORATO DEL SOSTITUTO DEL MIO COLLEGA


 

Coppia: Frank x Percy (Jackzhang)
Tipo coppia: Slash
Note: AU!
Tipo storia: AU! Coffe shop

 

 

Il centro commerciale “Nuova Roma” era un complesso enorme di negozi, ristoranti e centri di vendita. Si chiamava così perché la sua proprietaria, una donna che tutti per via dell'aspetto fisico chiamavano col nome di Lupa, aveva voluto ricordare così facendo le sue origini italiane. Al suo interno i negozi erano dei più svariati tipi ed avevano i nomi più particolari: c'era la gioielleria da Ecate “per ori ammalianti”, c'era il centro massaggi Circe, l'enoteca Bacco e simili. Ma uno in particolare era il negozio che aveva più successo: il caffè “Campo Giove”.

Era piccolo e discreto, quasi non ti accorgevi che c'era. Poteva non sembrare un granché tanto che molti pensavano che non valesse la pena spendere 1 dollaro o 1.50 per un caffè o una brioche, ma alla fin fine chiunque lo provava non riusciva mai a dimenticarlo.

Solitamente, per via del salario relativamente basso, lì vi lavoravano solo studenti in età da college o università che volevano o pagarsi gli studi o avere un lavoro part-time per fare pratica.

In quel momento uno dei ragazzi che faceva parte della prima categoria stava fissando pigramente fuori in attesa di un cliente.

Il suo nome era Frank Zhang, era canadese con origini cinesi, andava all'ultimo anno di superiori e doveva pagare l'affitto dell'appartamento che condivideva con l'amico e compagno di classe Leo Valdez. Aveva un fisico grosso da giocatore di rugby, ma alcuni tratti del viso erano ancora paffuti, da bambino, i capelli erano neri e gli occhi castani.

Frank odiava il sabato mattina. Era uno dei pochi giorni in cui non aveva scuola, ma per colpa di Leo che incendiava la loro casa una settimana sì e una no con i suoi esperimenti era stato costretto ad accettare di andare a lavoro presto anche nei giorni festivi.

In quel momento il campanello squillò annunciando un cliente. Il ragazzo si alzò e si stampò il suo miglior sorriso da cameriere: “Buongiorno, in cosa posso esserle utile?”

Il nuovo venuto era un ragazzo che doveva avere all'incirca uno o due anni più di lui. Aveva i capelli neri come il ragazzone, ma le somiglianze finivano lì: il fisico atletico dava l'impressione di un tipo che regolarmente faceva palestra o nuoto ed era piuttosto esile, gli occhi erano verdi come il mare e i lineamenti del viso erano decisi e marcati, già da uomo.

Frank continuò a mantenere il sorriso. 'Qualunque cosa succeda, tu pensa solo a sorridere. Il resto lo faranno loro' l'aveva ammonito il suo primo giorno di lavoro una ex-collega, Gwen, che adesso era andata in un'università in un altro stato.

Il moro gli si avvicinò sorridendo. A giudicare dalle leggere rughe di espressione che aveva, doveva essere uno che sorrideva molto: “Ciao, sono il sostituto di Jason. Mi chiamo Percy Jackson”

Frank si rilassò e fece andare via il sorriso forzato per assumerne uno sincero: “Grazie, non ce la facevo più a sorridere come un ebete. Io sono Frank Zhang, lavoreremo insieme. Anche se ti aspettavo da mezz'ora ormai”

Il ragazzo parve leggermente imbarazzato: “Già, scusa ma stamattina non ho sentito la sveglia e mi sono alzato tardi”

“Fa nulla” lo rassicurò Frank con un sorriso “Io non sono tipo da prestare attenzione a certe cose, ma ti conviene andare in fretta a metterti la divisa, che se passa Lupa e ti vede così ti fa una testa di quelle... Se vuoi ti puoi cambiare nel retro”

“Grazie, vado e torno” e sparì nel retro bottega.

In quel momento la porta si aprì di nuovo. Frank si voltò e vide sulla porta una ragazzina di colore poco più giovane di lui, con i capelli crespi e gli occhi dorati. Indossava una divisa bianca e nera con la scritta “Ecate's”.

“Ciao, Hazel. Ti posso essere utile in qualcosa?” disse il moro alla migliore amica.

La ragazza gli si avvicinò con fare sicuro dopo aver visto che il locale era vuoto: “Ciao, ho sentito che questo mese è il vostro turno di tenere le chiavi del magazzino. Non è che potresti darmele? Devo controllare un vecchio carico”

“Certo con piacere” disse il ragazzo porgendole le chiavi che di mese in mese alternavano proprietario facendo a turno nei vari negozi.

“Affari fiacchi, eh?” continuò la castana dopo aver dato di nuovo un'occhiata al locale deserto.

L'altro scrollò le spalle: “Sabato mattina, come sempre. Probabilmente saranno tutti a dormire. Come vorrei poter seguire il loro esempio”

Lei sorrise: “Dai su. Se Lupa ti becca a lamentarti finisce che...”

“Ce l'ho fatta!”urlò in quel momento Percy uscendo dal retro del negozio con indosso una maglietta viola col nome del locale ed un'espressione trionfante “Queste cose sono una vera e propria trappola mortale, ma con la tenacia si riesce a fare di tutto!” poi il sorriso gli si congelò non appena vide Hazel che lo guardava stupita.

“Scusate. Ho interrotto...?”

“No no!” lo rassicurò Frank “Lei è Hazel, lavora ad un paio di negozi di distanza ed è la mia migliore amica. Hazel, lui è Percy Jackson. Sostituisce Jason fintanto che è via”

“Piacere” disse Hazel stringendo la mano di Percy “Adesso però sarà meglio che vada, sennò Ecate chi la sente. Ciao Frank, e grazie per le chiavi!”

“Figurati!” urlò il ragazzo prima che la sua chioma castana scomparisse.

I due ragazzi rimasero in silenzio qualche minuto. Fu Percy a parlare per primo: “Allora... Tu ed Hazel state insieme?”

Quella domanda lo prese completamente alla sprovvista, tanto che per poco non fece cadere per terra una confezione di caffé.

“No!” protesto rosso in viso “Cioè, c'è stato un tempo in cui tra di noi si era creato del tenero, ma adesso siamo solo amici!”

“Ok, ok. Non c'è bisogno di scaldarsi tanto” si schermò l'altro alzando le mani in gesto di resa.

“Parlando di cose serie” disse Frank ansioso di cambiare argomento “Sarà il caso che ti dia un paio di dritte prima dell'ora di punta. Seguimi con attenzione, mi raccomando!”

 

Passarono le settimane. Percy divenne sempre più bravo e tra lui e Frank si incominciò a creare il classico legame di amicizia che c'è tra colleghi. Ormai il giovane con gli occhi verdi se la cava bene anche da solo: gestiva le ordinazioni, sorrideva ai nuovi venuti, non faceva aspettare nessuno, e quando il locale era praticamente vuoto ed uno dei clienti era particolarmente giù di morale si fermava a chiacchierare con lui. Le cose andavano così bene che un giorno l'altro decise di lasciargli la direzione del locale nel frattempo che lui andava a pranzo con Hazel.

I due stavano chiacchierando del più del meno, quando arrivò, da parte della ragazza, la domanda che lui non avrebbe mai e poi mai voluto affrontare: “Che ne pensi di Percy?”

Frank per poco non si strozzò col panino: “Mi, mi sembra un tipo okay. Cough cough... Sai, non dovresti fare queste domande ad uno mentre sta mangiando!”

“Smettila di sviare il discorso. È carino, no?”

“Beh, sì passabile” disse cercando di sembrare distaccato e disinteressato alla faccenda.

“Oh, andiamo! Lui ti piace!” disse la ragazza con un sorriso.

“Sssshhh!” la zittì il moro “Vuoi che ti sentano tutti i negozi del centro? Ti ricordo che della mia omosessualità ne siete al corrente solo tu e Leo. Lui perché è il mio coinquilino, tu perché sei la mia migliore amica e perché sono stato costretto a dirtelo quando mi hai confessato che ti piacevo”

Lei alzò gli occhi al cielo: “Stai continuando a cambiare discorso. Allora: provi qualcosa per Percy, sì o no?”

Il ragazzo fissò imbarazzato il pavimento: “Forse qualcosina...” ammise con un filo di voce mentre sul volto dell'amica andava formandosi un sorriso.

“Lo sapevo. Adesso l'unica cosa da fare è dirglielo!”

“Dirglielo? Ma sei pazza?!” protestò lui “Si vede lontano un miglio che è etero! E poi non voglio che nessun'altro lo sappia”

“Frank” disse dolcemente la ragazza prendendolo per le spalle “Ricorda che un'opportunità non rimane mai a lungo nello stesso posto. Percy è qui solo temporaneamente. Tempo due mesi e Jason tornerà e tu non lo vedrai mai più”

Il ragazzo rimase muto per il resto del pasto, ingolò ciò che rimaneva del panino e si alzò: “Adesso sarà meglio che torni al Caffè per accertarmi che Percy non abbia combinato casini. Ci vediamo Hazel” e se ne andò.

 

Il venerdì era giorno di chiusura settimanale per il caffè “Campo Giove”.

Frank se ne stava seduto dietro il bancone a ripassare per le verifiche delle settimane successive. Quello era uno dei suoi posti preferiti per studiare: silenzioso, riservato, e soprattutto con la garanzia che nessuno ti sarebbe venuto a disturbare.

Proprio per questo quando il campanello suonò esclamò con sorpresa la frase: “Siamo chiusi”

Ma fu quando alzò la testa dai libri che il suo cuore perse un battito: sulla porta se ne stava Percy che lo fissava sorpreso.

“Ciao” disse il cino-canadese, augurandosi che l'altro non notasse la sfumatura color ciliegia che avevano assunto le sue guance.

“Ciao” replico l'altro stupito “Che ci fai qui? Oggi è giorno di chiusura”

'Ma noooo?' avrebbe replicato se si fosse trattato di qualcun altro, ma era Percy per questo si limitò a dirgli la verità: “Tutti i venerdì vengo qui a studiare. È l'unico posto in cui posso concentrarmi. Il mio appartamento è un vero è proprio caos. Tu che ci fai qui invece?”
“Mi sono ricordato di aver lasciato una mia maglietta qui ieri e sono venuto a riprenderla” disse e si avviò verso il retro.

Frank tornò a concentrarsi sui libri, ma gli risultava difficile provare interesse per le scienze con il ragazzo di cui aveva una cotta segreta ad una stanza di distanza.

<< Spero che faccia in fretta >> pensò. Ma ovviamente, vista la sua colossale sfiga, quando tornò nella sala principale l'altro non solo non sene andò, ma anche gli si accostò per guardare cosa stesse studiando.

“La cellula animale?” chiese leggendo il titolo.

Frank annuì tremante. Il suo petto era così vicino che riusciva quasi a sentirne il calore e il battito del cuore.

“Sei un'appassionato di scienze?” chiese il nuotatore.

“Sì, una volta finite le superiori vorrei fare una facoltà per diventare veterinario o zoologo o comunque fare un mestiere con il quale si lavora a contatto con gli animali”

“Io invece sto studiando biologia marina” disse l'altro tirandosi in piedi e facendogli sfuggire un sospiro di sollievo.

“E com'è?”

“Due palle” rispose stupendolo non poco “Non mi fraintendere: io adoro il mare ed è per questo che l'ho scelta come materia, ma gli insegnanti e il modo in cui la spiegano... Mi fanno venire voglia di spararmi. Io sono uno che preferisce vedere le cose dal punto di vista pratico, concreto. Io imparo più toccando per mano”

“Capisco...” rispose l'amico con un sussurro. Non riusciva a staccare lo sguardo dalla sua figura possente e dai suoi occhi verdi come il mare in tempesta.

“Frank, è da un po che te lo voglio chiedere: ma stai bene? Da un po di tempo a questa parte, quando ci vediamo, ti comporti in modo strano. È successo qualcosa?”
“Beh, ecco, io...” provò a dire l'altro prima che le parole di Hazel gli ritornassero prepotentemente in testa 'Tempo due mesi e Jason tornerà e tu non lo vedrai mai più'.

O la va o la spacca. Ora o mai più.

“Percy, io io... Io sono gay!” esclamò tutto d'un fiato, e prima che l'altro avesse tempo di rispondere continuò “E mi sono innamorato di te. Ovviamente so che tu sei etero, però non riesco a stare in silenzio. Dovevo dirtelo, e spero che questo non cambi i rapporti tra di noi”

Si aspettava che l'altro se ne andasse urlandogli di tutto, lo insultasse, o più semplicemente lo guardasse con espressione disgustata, invece lui scoppiò a ridere.

“Beh che c'è?” chiese con le guance rosse.

“Frank, tu sei unico” rispose l'altro asciugandosi le lacrime “Ti sei innamorato di me, eh? Beh, mi sento lusingato. È la prima volta che mi capita di avere un ammiratore maschio”
“Il fatto che sono omosessuale non ti mette a disagio?” disse stupito.

“E perché dovrebbe? Tu sei mio amico, e questo non cambia. Anzi, sai che ti dico? Che se avessi la certezza di essere gay anch'io, la prima cosa che farei sarebbe baciarti e mettermi insieme a te”

“Però tu sei etero” completò l'altro nello sconforto.

“Sì” confermò Percy sorridendo mesto “Però non ho mai provato l'ebrezza di un rapporto omosessuale”

“Che intendi...” ma prima che avesse tempo di completare la frase, Percy lo inchiodò alla sedia, si mise a cavalcioni sopra di lui e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo.

“Te l'ho detto, no?” disse con un sussurro sensuale avvicinando sempre di più il suo volto a quello dell'altro “Io sono uno che preferisce provare le cose di prima mano. Non mi accontento della teoria: io voglio la pratica” e premette con decisione le sue labbra contro quelle di Frank.

Per un po di tempo rimasero fermi così, poi il ragazzone cominciò a rispondere al bacio con sempre più foga. E l'altro pareva starci!

Questa era l'unica cosa che importava in quel momento, nient'altro.

Né le verifiche né cosa avrebbe detto Percy più tardi né cosa sarebbe successo al loro rapporto.

In quel momento il ragazzo voleva solo godersi il momento di gioia e piacere selvaggio, senza pensare al futuro.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Oh! Miei! Dei!

Direi che con questa storia:

a) Mi sono pienamente riscattato dal flop (a parere mio) della Calank della settimana scorsa;

b) Ho scoperto che in qualunque coppia lo metti Percy Jackson sarà sempre e solo un figo.

Ad ogni modo che ve ne pare di questo Coffe shop! AU?

Il personaggio del prossimo capitolo: la coppia sarà Het e lei è caratterialmente l'opposto del nostro Franky.

Chi è?

Lo scoprirete quando riuscirò ad aggiornare (mi spiace, ma tra scuola e tutto...)!

Byeeeee!!!!!

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Capitolo 5
*** L'amore non si può controllare (Frank/Reyna) ***


L'AMORE NON SI PUO' CONTROLLARE

 

 

Coppia: Frank x Reyna (Freyna)
Tipo coppia: Het
Note: Crack Pairing
Tipo storia: What if?

 

 

Allora, come ti sembra?” chiese Frank sorridendo timidamente. Erano sulla collina dei templi ad assistere ad uno spettacolare tramonto.

È stupendo” rispose lei.

Non le era mai parsa più bella che in quel momento. E la cosa era assurda se si pensava a quante volte la vedeva nell'arco della giornata.

Si voltò a guardarlo, mostrando il sorriso più bello che avesse mai visto.

<< Dovrebbe sorridere di più >> pensò Frank prima di parlare: “Probabilmente questa mia richiesta ti sarà sembrata strana...”

Non più di altre che ho sentito, pretore Zhang”

Lo pronunciò come se fosse un modo per sbeffeggiarlo più che il suo titolo. La cosa avrebbe dovuto infastidirlo almeno un po, invece sorrise a quella implicita provocazione.

Comunque, ho pensato che questo posto fosse l'ideale per... per...”

Lei gli mise una mano sulla bocca: “Ssshhh... Non stare a pensare. Fallo accadere e basta”

Le loro labbra si avvicinarono sempre di più. Mancava poco. Ancora qualche centimetro e...

 

“Sveglia! Sveglia! Giù dalle brande!” urlò Tony, il ragazzo che rivestiva il ruolo di trombettiere all'interno della legione.

A quel suono il figlio di Marte cadde rumorosamente dal letto, finendo per terra con metà delle coperte. Sembrava che avesse appena perso un incontro di wrestling con un venditore di materassi, tanto si era mosso e ingrovigliato quella notte.

Assonnato e arrabbiato si rimise a posto sedendosi sul bordo del giaciglio.

<< Dovrò far rivedere il contratto del Tony. È decisamente troppo solerte >> pensò dando un occhiata al cuscino che teneva sottobraccio e che quella notte aveva svolto la funzione di partner nei suoi sogni.

Imbarazzato notò che era pieno di saliva per la quantità di baci che aveva scambiato. << Sarà meglio fare un saltò in lavanderia oggi >> pensò

Poi con un sospiro lo buttò dietro di sé.

“Magari la vita fosse un sogno. Sarebbe tutto più facile...” mormorò cupamente, prima di dirigersi a fare la doccia e affrontare un'altra giornata da pretore.

Già, del resto in quale altro posto avrebbe potuto manifestare il suo amore segreto per la sua collega Reyna?

 

Non appena entrò nell'ufficio dei pretori capì che quella sarebbe stata una mattinata d'inferno!

Carte si ammassavano sulla scrivania, e a giudicare dal numero probabilmente si trattava sempre della stessa cosa solo scritta in maniera burocratica leggermente diversa. Inoltre quel pomeriggio aveva un esercitazione generale con le varie coorti.

“Tutto a un tratto non mi sento bene” mormorò il ragazzo sedendosi pesantemente su una delle sedie a capo della tavola e prendendo distrattamente uno dei fogli “Richiesta della prima coorte: vogliamo turni migliori alle doccie con la garanzia di avere sempre l'acqua calda? Viziati figli di papà. Ciò di cui ho bisogno io invece è un bel caffè”

“Chiedi e ti sarà dato” disse ad un tratto una voce affianco a lui porgendogli una tazza piena di liquido fumante.

Sorpreso alzò lo sguardo ed incrociò un paio di occhi neri come la pece parecchio divertiti: “Reyna! Da quando così gentile?” chiese scherzosamente prendenole il caffè dalle mani e portandosi il bicchiere alla bocca.

L'altra rispose con un sorriso ed andò a sedersi dall'altro capo del tavolo: “Da dopo la guerra ho pensato, su consiglio di vari centurioni, che dovrei provare a farmi più amici e ad essere più socievole con gli altri, ecco tutto. A proposito, che ti è successo stanotte? Hai un aspetto da schifo! Incubi?”

Il ragazzo per poco non si strozzò con la bevanda, ma riuscì a recuperare il controllo e a formulare frasi di senso compiuto: “Sì sì, incubi. Guarda, una roba...”

“Beh, mi spiace, però ti voglio in forma per l'esercitazione di oggi! Ed ora bando alle ciancie. Mettiamoci al lavoro!” ed incominciò a controllare i permessi e le richieste, mentre Frank dal lato opposto faceva la stessa identica cosa.

Per fortuna che non l'aveva scoperto! La scusa degli incubi era molto utile, anche se effettivamente da quando aveva scoperto di provare qualcosa per la sua collega non ne aveva più. Però non poteva certo dirglielo. Era fidanzato lui, e voleva sempre bene ad Hazel, solo che le cose di quei tempi erano diventate sempre più difficili.

Decise che avrebbe riservato i pensieri cupi per pranzo perché sennò quel lavoro non l'avebbe finito neanche tra vent'anni.

 

Quel pomeriggio si ritrovarono tutti nel bel mezzo del Campo Marzio, pronti per l'esercitazione ed il controllo semestrale delle coorti.

Era la seconda volta di Frank in totale.

Quando era ancora un in probatio non l'aveva mai fatta, era rimasto troppo poco tempo.

Si trattava di una sessione di allenamenti in cui tutte le truppe si sarebbero esercitate assieme per saggiare la loro forza.

Frank stava osservando le cinque coorti dispiegarsi di fronte a lui in preparazione del controllo quando fu raggiunto da una voce: “Frank!”

Lui si voltò sorridente dopo averla riconosciuta: “Hazel!”

La sua fidanzata gli corse incontro per poi gettarglisi fra le braccia e baciarlo appassionatamente.

“Mi sei mancato tantissimo” sussurrò la ragazza staccandosi dalle sue labbra ma rimanendo avvinghiata nelle forti braccia di lui.

“Sono solo due giorni che non ci vediamo. Non mi pare il caso di farne una tragedia” scherzò l'altro sorridendo. Però nel frattempo i suoi occhi continuavano ad andare su Reyna, intenta a rimproverare i centurioni della quarta corte perchè non si erano disposti ordinatamente. Provava lo strano istinto di non volere che lei lo vedesse baciare Hazell.

Quando tornò a posare il suo sguardo sulla ragazza vide che sul suo volto c'era una strana espressione.

“Che c'è?” chiese con un mezzo sorriso preoccupato il figlio di Marte.

Lei scosse la testa e incurvò le labbra: “Niente. Ora scusa ma devo andare da Dakota” e fece per andarsene.

Ma arrivata a metà stradasi fermò, si voltò e gli parlò con aria seria: “Frank, questa sera, dopo il falò... Non è che potremmo vederci? C'è una cosa importante che ti voglio dire”

Il ragazzo la fissò sorpreso prima di parlare: “Certo, non c'è problema”

La figlia di Plutone gli sorrise tristemente prima di dirigersi verso la sua coorte.

Chissà che cosa doveva dirgli?

 

Quella sera, dopo il quotidiano brindisi dei pretori (durante il quale Frank non riuscì a staccare gli occhi di dosso da Reyna), la figlia di Bellona annunciò che non ci sarebbero stati i ludi di guerra per l'ottimo lavoro svolto durnate il controllo, e che per il resto della serata i membri delle varie coorti avrebbero potuto fare quello che volevano.

Frank tirò un sospiro di solievo. Aveva avuto un vero e proprio colpo di fortuna.

In fretta, dopo essersi congedato imbarazzato dalla collega, raggiunse Hazel che lo aspettava in un angolo.

“Ehi, è tutta la sera che non ti ho visto” e fece per darle un bacio.

Lei però lo fermò con un gesto della mano.

Il ragazzo la guardò, stupito di quella reazione. La figlia di Plutone disse secca: “Dobbiamo parlare” e lo portò in un locale più appartato.

Dopo essersi accertati che non ci fosse nessuno, la ragazza parlò: “Frank, c'è forse qualcosa che vuoi dirmi?”

Il ragazzo sentì i sudori freddi corrergli lungo la schiena: “Ma no! Che vai a pensare?” cercò di mascherarsi.

Hazel sbuffò, leggermente arrabbiata: “Adesso basta Frank. Io ce li ho gli occhi. Io sono in grado di intendere. Sono capace di capire quando, quando...” la voce le si strozzò in gola ed osservò per terra il pavimento.

Frank le si avvicinò protettivo, come seguendo un impulso innaturale, ma fu di nuovo scacciato.

“Avrei solo voluto che, che la cosa fosse stata un po più nascosta. Potevi almeno provare a fingere che non era così. Invece tu, nella tua innocenza e sbadatagine neanche ci hai provato” lo guardò negli occhi “Tu ami Reyna, non è vero?”
Frank si sentì come se il legnetto che segnava la sua vita stesse bruciando lentamente. Sentì un dolore lancinante al cuore, mentre pronunciava quella singole parole che avrebbero cambiato per sempre, ne era certo, la sua vita: “Sì, io credo di amarla”

Hazel sorrise rassegnata, mentre delle piccole gemme spuntavano ai suoi piedi dove cadevano le sue lacrime: “Non lo neghi neanche”

“Perché mi sentirei ancora peggio di quanto sto ora. Già spezzarti il cuore mi uccide. Mentirti sarebbe quanto di più meschino potrei fare”

Lei gli si avvicinò, si alzò sulla punta dei piedi e gli diede un piccolo e timido bacio.

L'ultimo che si sarebbero mai scambiati. Ed era esattamente come il loro primo: dolce, puro, senza sottintesi. Un bacio semplice e senza pretese.

Anche Frank stava piangendo: “Io ti amo Hazel. Solo che di questi tempi non ti vedo mai ed ho incominciato a conoscere la vera Reyna. Non lo spaventoso pretore che mi ha terrorizato sin da quando sono arrivato nella legione, bensì la dolce ragazza che mi porta i caffè e che si ferma a fare quattro chiacchiere con me”

Lei gli toccò la guancia: “Lo so. E sono anche contenta che si tratti di Reyna e non di qualcun'altra”

“Quindi possiamo rimanere amici?”

“Frank, io non lo so. Io ti amo, e l'ho sempre dimostrato. Vederti come qualcosa di diverso dal mio fidanzato mi ucciderebbe, però... possiamo provare”
“Bene”
“Bene” e gli sorrise prima di voltarsi ed andarsene “Buonanotte, pretore Zhang”

Non l'aveva mai chiamato con il suo ruolo se non bonariamente. Per questo appena pronunciò quelle parole Frank capì una cosa: era tutto finito. Ora lui, Frank Zhang, pretore della dodicesima legione, non era più fidanzato.

Tremante rientro in sala.

Reyna gli si accostò: “Stai bene? Ho visto Hazel uscire piangendo poco fa, e adesso vedo te con la stessa faccia di uno a cui hanno proibito la cioccolata o i biscotti” lo prese in giro, poi vedendo che l'altro continuava ad essere depresso gli mise una mano sulla spalla e continuò dolcemente: “È successo qualcosa tra di voi?”

“Ci siamo lasciati” ammise il figlio di Marte con voce roca.

“Oh, mi spiace. Ma perché, se posso chiedere?”

“Mi sono reso conto che mi piace un'altra, ed anche Hazel. Così abbiamo deciso insieme di farla finita”

La ragazza gli diede un abbraccio: “Mi spiace. Ricorda però questo: io per te ci sarò sempre, come collega e come amica. Conta pure su di me se vuoi conquistare questa tua nuova fiamma” e gli fece l'occhiolino.

<< Se solo sapessi... >> pensò il ragazzo ma si limitò a sorriderle di rimando: “Grazie” e si avviarono entrambi verso la sala con il ragazzo più deciso che mai a conquistarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Buondì ragazzuoli, sentito la mia mancanza? (pomodoro marcio in faccia)

(si pulisce) Ok, scusatemi per il ritardo delle due settimane, ma avevo davvero davvero da fare e inoltre non sapevo come sviluppare bene questo capitolo.

Per una volta non ha un vero e proprio lieto fine, e tende più a sottolineare la separazione tra Frank ed Hazel piuttosto che il rapporto di lui con Reyna, ma vi ripeto che non avevo molte idee.

Spero che mi perdonerete ancora per il ritardo.

L'ospite della prossima settimana (perché è un capitolo già pronto): coppia slash a più non posso con la promessa che gli opposti si attraggono e che è la coppia meno Random che si pu fare con Frankie.

Ci si vede, bye!!!!!!!!

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Capitolo 6
*** Ice Palace Borea (Frank/Leo) ***


ICE PALACE BOREA

 

 

Coppia: Frank x Leo (Fraleo)
Tipo coppia: Slash
Note: AU
Tipo storia: AU! Modern

 

 

Leo si mise addosso la maglietta e ammirò il risultato allo specchio.

“Spero proprio che gli piaccia” mormorò preoccupato il ragazzo. Solitamente lui era un tipo che prendeva facilmente le decisioni e che non si scomponeva per nulla, ma in quel momento si sentiva parecchio agitato ed insicuro. Ci aveva messo delle ore per scegliere i vestiti giusti.

“Posso entrare?” chiese la voce di sua madre dalla porta.

“È aperto” disse lui sovrappensiero. Lei si fece avanti e lo guardò: “Però, solitamente non sei un tipo che si preoccupa dell'aspetto fisico, invece ora sei qui dentro a provare vestiti su vestiti da ore. Deve essere proprio un'occasione speciale” e gli arruffò i capelli.

“Mamma, andiamo! Ci ho messo mezz'ora per pettinarli!” protesto il ragazzo.

Era in ansia. Quello era il suo primo appuntamento e voleva essere al meglio.

Guardò distrattamente l'ora.

“Aspetta un attimo” esclamò “Sono le 16:50?!”

“Si, perché?”

“L'incontro è fissato tra dieci minuti! Devo scappare! Ciao mamma!” e come un razzo si scaraventò fuori.

 

Senza fiato arrivò in piazza alle 17:02. si guardò intorno finché non vide i suoi capelli scuri. Alzò la mano e chiamò a gran voce: “Frank!”

Il moro alzò la testa e gli sorrise. Con calma si staccò le cuffiette dalle orecchie ed aspettò che gli si avvicinasse: “Era ora”

“Andiamo, sono in ritardo solo di due minuti. Rispetto ai miei standard è un netto miglioramento!”

“Sei comunque in ritardo” replico l'altro con un sorriso.

Leo mise il broncio: “Gradirei che il mio fidanzato mi trattasse in maniera migliore di questa”

Frank rise: “Andiamo, stavo scherzando. Che fine ha fatto il giullare di corte?”

“Anch'io, non ti preoccupare. Ma ti devi comunque far perdonare” e fece per baciarlo. L'altro però spostò la testa.

“Ehi! Cos'è questo cambiamento?”

Il cino-canadese era imbarazzato: “Scusa, ma preferirei non in pubblico”

L'ispanico sbuffò infastidito dalla timidezza del suo ragazzo: “E va bene, però hai molto di cui farti perdonare”

“Vuol dire che ti offrirò un gelato” disse l'altro mentre si dirigevano verso la fermata del bus.

“Ritenta”

“Un tacos?”

“Adesso si che ragioniamo”

 

Durante il lungo tragitto che li separava dalla loro meta, che Frank non voleva rivelare a Leo per fargli una sorpresa, quest'ultimo si assopì sulla sua spalla. L'altro guardò fuori dal finestrino e ripensò a come era nata la loro storia.

Fu odio a prima vista! Per meglio dire non a prima vista, bensì non appena Leo aveva aperto bocca e lo aveva preso in giro. Era uno studente nuovo, e Leo aveva subito pensato che il modo migliore per rompere il ghiaccio fosse con qualche battuta, peccato che il tutto era stato frainteso trasformandosi man mano in una vera e propria faida tra i due. Era andati avanti così per alcuni anni, fino a che la cosa non era degenerata. Al contempo però entrambi avevano incominciato a provare qualcosa di diverso. Gli scherzi di Leo erano diventati più miti e sciocchi, come se il loro scopo fosse solo quello di attirare la sua attenzione, mentre le reazioni di Frank erano diventate molto più esagerate, come se con esse volesse ribadire che lui odiava Leo.

Un giorno poi finirono per fare rissa. Conseguenza: avrebbero dovuto lavorare insieme per riordinare la palestra. Durante la punizione si aprirono l'uno all'altro, ed incominciarono anche a capire che non era odio tra di loro, e neanche amicizia. Era un sentimento che era sfociato con il loro primo bacio.

Inizialmente tennero segreta la loro relazione. Poi un giorno i loro amici, insospettiti da tutto il tempo che passavano da soli e dalle fuggevoli occhiate che si lanciavano tra di loro, chiesero spiegazioni. Dovettero confessare, tra lo shock generale, di stare insieme. La notizia presto si diffuse, e anche se i primi tempi furono difficili per via delle battute e dell'odio che suscitavano, ben presto le cose si acquietarono.

E così adesso poteva vivere tranquillamente assieme al ragazzo che amava.

Il bus si fermò e Frank ritornò alla realtà. Svegliò Leo e scesero.

“Allora dove mi hai portato?” chiese l'ispanico curioso.

“Ta-dah” disse l'altro indicando una gigantesca struttura che recava scritta la parola ICE PALACE BOREA a caratteri cubitali. Leo si accigliò: “A pattinare? Per il primo appuntamento tu mi porti a pattinare?”

“Si, mi pareva un'idea carina” lo guardò preoccupato “Non ti piace?”

“No no, anzi penso che me lo sarei dovuto aspettare visto che sei canadese. Scommetto che sei un campione”

“Ehi, il fatto che io venga dal Canada non significa che sappia pattinare bene” replicò l'altro imbarazzato.

Leo lasciò cadere il discorso e si avviò con lui all'ingresso. Non è che non gli piacesse pattinare, era solo che non era molto bravo e lui tendeva ad evitare di fare cose in cui non eccelleva (il che escludeva la scuola).

Presero in affitto due paia di pattini e li indossarono con calma. Leo si alzò in piedi e si dovette aggrappare ad un cestino per non cadere.

“Odio questi cosi” commentò mentre, arrancando, cercava di arrivare fino alla pista. Il suo compagno invece non sembrava avere problemi. Si diresse disinvolto verso la pista ed entrò senza difficoltà. Quando raggiunse illeso il ghiaccio l'ispanico lo vide sfrecciare lungo la pista, virare con precisione e schivare chiunque gli venisse addosso. Gli si fermò accanto con una frenata perfetta.

Leo lo guardò: “Pensavo che mi avessi detto che non sapevi pattinare bene”

Guardò per terra imbarazzato: “Beh, ecco, in realtà andavo spesso con mia madre a pattinare. Ma odio il fatto che qualcuno, in base alla semplice nazionalità, si comporti come se conoscesse tutto dell'altro”

“Uao, che filosofo. Adesso però aiutami, che io non sono un campione” e si aggrappò a lui.

Andarono avanti per un'ora circa. Alla fine Leo, stanco e sudato in seguito a quell'allenamento massacrante, propose di fermarsi a prendere qualcosa al bar della pista. Entrambi ordinarono una cioccolata calda (quella di Frank senza latte).

“Allora” cominciò l'ispanico “Sabato prossimo riesci a venire a studiare da me? Ho già tutto pronto, e mia madre è più che felice di rivederti” i due si erano già incontrati in precedenza ed il moro aveva colpito positivamente Esperanza Valdez.

“Ecco, a dire il vero c'è stato un piccolo imprevisto. Sono relegato in casa”

“Cosa? E perché?”

“Il fatto è che papà mi ha costretto a restare a badare alla nonna”

“Certo che tuo padre è proprio una rottura di scatole” mormorò l'altro, prima di ringraziare la cameriera e stringere le dita congelate attorno alla tazza “Però possiamo sempre organizzarci che vengo io da te. Così conosco finalmente la tua famosa nonna!”

“NO!” si affrettò a bloccarlo l'altro “Non penso che sia una buona idea”

“E perché no?” ed un terribile dubbio gli si affacciò nella mente “Aspetta. Tu hai detto ai tuoi che sei fidanzato con me vero?”

“Certo!” disse l'altro, leggermente arrabbiato “Ovvio che glielo detto”

“Allora perché non vuoi che incontri tua nonna?”

“Perché temo che lei abbia qualcosa da ridire su di te. Già si diverte a criticare ogni singolo aspetto della mia vita, come pensi che reagirei se si mettesse a disapprovare anche colui con cui esco?”

Rimasero qualche minuto in silenzio a sorseggiare le bevande calde. Poi Leo, non sopportando più quel silenzio opprimente, parlò: “A questo proposito: come l'hanno presa i tuoi quando li hai detto che ti vedevi con un ragazzo?”

Frank posò la tazza: “Beh, le reazioni sono state varie. Mio padre inizialmente mi ha sbraitato giù di tutto, dandomi della vergogna della famiglia e cose simili. Poi mi ha ordinato di dargli il tuo indirizzo cosicché potesse andare a casa tua a farti a pezzi” Leo deglutì “Poi non mi ha parlato per quattro giorni, tra parentesi è stato fantastico, ma alla fine ha accettato il tutto senza problemi. Mia madre invece, dopo un'iniziale shock, mi ha detto che non c'erano problemi se la cosa mi rendeva felice. E mia nonna...” si bloccò.

“Allora, tua nonna? Che ha fatto?”

Lo guardò confuso: “Questa è la cosa strana. La sua unica reazione è stata una frase: Era ora che te ne accorgessi, piccolo bue sciocco.”

“Vuoi dire che tua nonna sapeva, prima di te, che eri gay?”

Si strinse le spalle: “Così pare. E tua madre invece? Come ha reagito nello scoprire che eravamo più che amici?”

“Bene a dire il vero. Prima mi ha fissato incredula, poi ha farfugliato qualcosa di incomprensibile. Ma alla fine ha detto semplicemente che era felice per me”

I due finirono la cioccolata.

“Allora, pronto per un altra sessione di allenamenti?” chiese il cino-canadese divertito.

Leo mugugnò: “Ti prego, devo ancora riprendermi”

“Su avanti, non fare lo scansafatiche” e si avviò verso la pista.

Lui lo seguì. Appena entrato sentì però qualcuno che gridava: “Largo!”

Troppo tardi. Leo venne investito. Perse l'equilibrio già precario e cadde sbattendo la testa.

“No!” urlò Frank portandosi subito al suo fianco “Leo! Leo, apri gli occhi!”

“Quello stupido ragazzino poteva anche fare più attenzione” sentì mormorare.

Il moro si voltò furioso e vide che a parlare era stato l'uomo che l'aveva colpito.

“Stupido ragazzino?!” chiese alzandosi e avvicinandosi con fare pericoloso. Solitamente era un tipo che sapeva mantenere la calma, ma quell'uomo aveva proprio esagerato “Si da il caso che sia lo stupido ragazzino quello che è disteso per terra privo di sensi e non lei! Si da il caso che ad infrangere le regole avvicinandosi con velocità al cancelletto d'ingresso ignorando gli avvisi sia lei! Si da il caso che quello che si è creduto talmente bravo da comportarsi da sconsiderato sia LEI! Pertanto adesso mi ascolti: provi a dargli di nuovo dello stupido ragazzino e giuro che le spezzo tutte le sue stupide ossa, SONO STATO SUFFICIENTEMENTE CHIARO?!”

Era sul punto di balzargli addosso, quando venne preso da una morsa di ferro e sollevato di alcuni centimetri in aria. Si voltò e vide che un ragazzo sui vent'anni con una divisa della pista lo aveva preso. Aveva una corporatura molto muscolosa, capelli di un biondo talmente chiaro da sembrare bianchi ed un viso coperto di botte, che gli fece intuire che si trattava senz'altro di un giocatore di hockey. Inoltre aveva un'aria non troppo sveglia. In quel momento accorse un altro degli inservienti. Era magro ed allampanato, la camicia aveva gli ultimi bottoni aperti, come una star degli anni ottanta, i capelli, che erano quasi bianchi come quelli del bue da hockey, erano tenuti su da un quintale di brillantina ed aveva il viso butterato d'acne. Frank riuscì a leggergli il nome “Zete” sulla targhetta.

“Allora, che succede qui?” domandò l'avanzo da discoteca. Poi guardò nella sua direzione “Cal, puoi anche metterlo giù. Penso che tu gli abbia rotto qualche costola”

“Ops, scusa fra'” e lo appoggiò sulla pista.

Il cino-canadese si era calmato, mentre l'uomo pareva ancora spaventato dalle sue minacce.

Zete sbuffò: “Allora, qualcuno vuole parlare, si o no?”

Nel frattempo una barella era entrata in pista e Leo era stato portato via. Il ragazzo resistette all'impulso di corrergli dietro e si costrinse a concentrarsi sulla questione più urgente: “Semplice, quest'uomo ha infranto il regolamento avvicinandosi a velocità maggiore di quanto richiesta all'ingresso, investendo quel ragazzo e facendogli sbattere la testa. Senza contare che poi lo ha anche incolpato”

“È vero?” domandò il ventenne all'uomo, che, terrorizzato, non poté fare altro che annuire.

Il controllore sospirò: “Bene, se le cose stanno così, stia pur certo che riceverà presto nostre notizie”

“Posso andare a vedere come sta?” chiese Frank disperato.

“Dipende, sei per caso un parente?”

Lui lo guardò male, era lampante che tra loro non vi era alcun legame di sangue: “No”

“Allora mi spiace ma non è consigliato far entrare dei semplici amici”

“Ma io non sono solo suo amico, io sono il suo ragazzo!” urlò in risposta.

L'altro rimase un attimo interdetto. Poi imbarazzato prese alcune carte: “Ehm, allora, in questo caso, penso che non ci siano problemi, sì ecco: possono entrare anche

coloro che hanno rapporti sentimentali col ferito. Ecco. Cal, ti spiace accompagnarlo?”

I due si diressero verso l'infermeria. Durante il tragitto Frank ebbe modo di riflettere: aveva appena urlato, di fronte a milioni di persone, che lui era gay, quando si vergognava ancora a girare mano nella mano con Leo.

Arrivarono e Cal bussò. Dopo aver spiegato la situazione all'infermiera ed essersi informato sulla sua salute, i due furono lasciati soli. Il moro si sedette sul bordo del letto e fissò dolcemente i lineamenti del suo ragazzo. Questo mugugnò ed aprì lentamente gli occhi: “Frank?”

“Buongiorno, scintilla” disse l'altro sorridendo.

“Che cosa è successo?”

“Sei stato investito da un idiota”e cominciò a raccontare che cos'era successo.

Leo rimase zitto e si mise a sedere. Il cino-canadese concluse il racconto: “L'infermiera ha detto che non hai riportato danni in seguito alla botta, solo un lieve bernoccolo”

Il ragazzo lo fissò: “Davvero hai reagito così?”

“Beh, si, che altro dovevo fare?”

Lui lo abbracciò “Grazie, per aver preso le mie difese con tanta foga”

“Ehi, sei il mio fidanzato. Per te questo ed altro”

I due si prepararono. Ringraziarono ancora una volta il personale del Ice Palace, e uscirono all'aria fredda della sera.

“Cavolo, certo che stasera fa proprio un freddo” si lamento l'ispanico.

All'amico venne un'idea: “Forse so come riscaldarti” e così detto lo prese e lo baciò sulle labbra. L'altro non disdegnò l'attenzione e ricambiò. Rimasero così per alcuni minuti, poi si staccarono.

“Pensavo non ti piacessero le dimostrazioni di affetto in pubblico” disse sorridendo Leo.

L'altro si strinse le spalle: “Al diavolo il pubblico” e si diressero verso la fermata.

“Senti Leo” chiese il ragazzo “Che ne dici se sabato vieni da me a studiare?”

Lui lo guardo un attimo sorpreso, poi gli sorrise: “Dico che è un'ottima idea”

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Scrivo oggi per scusarmi del ritardo delle due settimane.

Questo è l'ultimo capitolo di questa raccolta avevo programmato di farne altri, ma ho deciso che va bene fermarsi qui. A chiunque abbia letto questa raccolta, grazie, magari un giorno la continuerò con qualche storia extra, ma è improbabile. Spero di sentirvi in qualche altro capitolo, ci sentiamo gente, bye!

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