MY LAST LETTER

di _Marlee_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your voice. ***
Capitolo 2: *** La ragazza di poche parole. ***
Capitolo 3: *** Come with me. ***
Capitolo 4: *** What? Who? ***
Capitolo 5: *** Incubo. ***
Capitolo 6: *** Fragile ***
Capitolo 7: *** Dinner. ***
Capitolo 8: *** Non andrò da nessuna parte. ***
Capitolo 9: *** Vancouver. ***
Capitolo 10: *** Il mio errore sei tu. ***
Capitolo 11: *** Drunk. ***
Capitolo 12: *** Second chance. ***
Capitolo 13: *** Lontane. ***
Capitolo 14: *** SCUSA. ***
Capitolo 15: *** Home. ***
Capitolo 16: *** Vancouver again. ***
Capitolo 17: *** The letter. ***
Capitolo 18: *** Fear. ***
Capitolo 19: *** Arizo.. Dottoressa Robbins. ***
Capitolo 20: *** Vengo in pace. ***
Capitolo 21: *** Camice con la scimmietta. ***
Capitolo 22: *** I was waiting for you. ***
Capitolo 23: *** Dance Party. ***
Capitolo 24: *** I'm smiling. ***
Capitolo 25: *** Take me home. ***
Capitolo 26: *** Il doppio fondo e il camice. ***



Capitolo 1
*** Your voice. ***


 

Cara Sofia, spero leggerai questa con Tim, sono sicura che non sarà in grado di leggerla lui perche ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a capire. Prima di tutto voglio dirvi che io vi amo, moltissimo e credo che sia arrivato il momento di fare la relazione, scusate il gioco di parole, della mia relazione” iniziò a leggere Sofia, una donna identica alla madre, alta, con gli occhi neri e i capelli corvini lunghissimi, accanto al fratello che invece assomigliava a suo padre, biondo e con gli occhi azzurri “Incredibile, ci scherzava pure” disse lui un po scocciato “So che troverete questa lettera. E' dura scrivere queste cose ai propri figli, potrei lasciare tutto morire insieme a me immagino, ma diventando vecchi si ha paura di non essere ricordati, si ha paura che prima o poi qualsiasi cosa di noi sparisca, si consumi o venga gettata. E mi sembra triste lasciare questa terra senza che coloro che ho amato di piu a questo mondo non mi conoscano. Per le madri è naturale amare i propri figli ma non so se per voi è lo stesso, siete tutti cosi arrabbiati con noi per avervi cresciuti in modo sbagliato. Si chiamava Arizona Robbins. Arrivò qui in città all'ultimo anno di liceo, era una ragazza strana, tutti la evitavano, non per motivi particolari, ma perche lei spaventava. Era cosi indipendente, cosi matura, cosi perfetta che nessuno osava rivolgerle la parola. Lei non era brava con le relazioni, non ci sapeva proprio fare. Tutti la guardavano da lontano, ma io.. io dovevo conoscerla” Sofia si fermò un secondo per guardare il fratello.

 

Ottobre 1992

Piacere io sono Callie Torres. Pranzi da sola?” chiese la mora sorprendendo un po l'altra “Si” rispose senza troppi giri di parole, Callie capì all'istante che genere di carattere aveva davanti “Come ti chiami?” chiese aspettandosi solo due parole e fu esattamente quello che le fu concesso “Arizona Robbins” rispose la bionda. Aveva un accento strano, Callie non riusciva a decifrarlo, non glie lo chiese per non sembrare indiscreta o forse sperando che Arizona trovasse un argomento di conversazione, ma nulla, niente di niente. Silenzio totale per tutto il pranzo. Arizona era in imbarazzo, ma Callie no, Callie voleva conoscere quella ragazza a qualsiasi costo “Cosa studi?” chiese la bionda non riuscendo piu a sostenere quella pressione, Callie sorrise “Letteratura inglese e spagnola. Frequento anche un corso di biologia” rispose sapendo che quel momento sarebbe arrivato “Anche io frequento letteratura inglese, tu sei sempre quella in ritardo” disse per la prima volta alzando lo sguardo dal suo piatto che era praticamente ancora pieno “Si, sono io” rispose Callie mettendosi una mano tra i capelli “Ora devo andare” Arizona si alzò, buttò il pranzo e si diresse verso l'uscita. Callie rimase al tavolo, finì il cibo pensando però alla ragazza che l'aveva appena liquidata. Nella sua testa comparvero centinaia e centinaia di domande. Nessuna delle quali aveva una risposta vera e sicura. Di quella ragazza misteriosa conosceva solo il nome.

 

Lei era una ragazza timida e chiusa. Taciturna e solitaria. Ma bella, bella da togliere il fiato. Come una bambola di porcellana, tutti la guardavano ma nessuno aveva il coraggio di toccarla. Parlare con quella ragazza fu strano, perche andando via mi lasciò molte piu domande di quelle che mi ero posta prima di conoscerla. Perche evitava la gente? Perche non comunicava? Perche una ragazza come lei stava sempre sola? Forse mi innamorai di lei nell'istante in cui mi sedetti al suo tavolo solo che non lo sapevo, o forse si, ma mi spaventava. Insomma 17 anni passati in mezzo ai maschi e poi all'improvviso questa attrazione per lei. Era inspiegabile e rimase tale per molto, molto tempo.”

 

Ottobre 1992

Callie aveva continuato a sedersi al tavolo di Arizona per una settimana, senza mai dirle niente e senza che l'altra le dicesse qualcosa, silenzio totale. Una settimana di imbarazzo per Arizona e una settimana di curiosità per Callie. Un pomeriggio Arizona, stanca di mangiare sotto pressione

 

Si può sapere per quale ragione ti metti sempre nel mio tavolo?” chiese un po scocciata la biondina “Ehii, passi una settimana in religioso silenzio e poi te ne esci cosi? Che caratterino” disse Callie prendendo il suo piatto e cambiando tavolo. Le venne naturale, ma il suo cervello, a sua insaputa, aveva fatto la mossa giusta. Arizona aveva esagerato, e ne era cosciente. Avere quella ragazza accanto era opprimente ma anche non averla lo era. Insomma Callie era stata l'unica ad averla notata, l'unica che si era avvicinata, l'unica diversa dagli altri. Arizona l'ammirava, a lezione la osservava, il piu delle volte senza neanche rendersene conto, la guardava e perdeva il filo della lezione. Ritrovava nella mora tutte le caratteristiche che a lei piacevano e per questo rispose in modo scortese a Callie. Quel pomeriggio quando rientrò a casa trovò suo padre a bere un bicchiere di whiskey davanti a fogli probabilmente di lavoro mentre sua madre era in cucina

 

Amore com'è andata a scuola?” chiese la signora notando la faccia triste della figlia “Come sempre” rispose lei rimanendo composta ed educata, una delle cose che le insegnarono era proprio il rispetto per i genitori e lei l'aveva capito bene. Barbara lesse negli occhi della figlia che qualcosa non andava, ma anche dalla sfumatura che diede a quella risposta affrettata, un po senza filtri “Lo so che ti manca la tua vita di prima. Lo so che ti mancano i tuoi amici, ma la permanenza qui amore sarà solo temporanea, torneremo presto in California” disse la madre sedendosi accanto a lei e abbracciandola. Arizona con quella donna aveva un rapporto speciale, molto piu normale di quello che invece aveva con il padre. Barbara si prendeva cura di lei in tutto e per tutto, la coccolava e la tranquillizzava, la accettava e accettava anche quelle che magari erano state piu che amiche per Arizona. Il Colonnello aveva sempre fatto fatica a comprendere, ma ha cercato di lavorarci su e sembrava essere arrivato all'accettazione “Ora va a riposarti un po” disse baciandole la fronte, la ragazza assecondò la proposta e andò di sopra.

 

Lei non era felice. Lei lo sapeva. Io lo sapevo. Ma tutti gli altri credevano che andasse tutto bene. Io a quei tempi vivevo al campus, la mia famiglia stava in Messico. Per me era molto piu facile vivere rispetto ad Arizona. Io ero libera di fare cio che volevo, lei era sommersa dalle regole e dai coprifuoco. Rimase in silenzio per mesi”

 

Dicembre 1992

Sai ho dimenticato addirittura il suono della tua voce” disse Callie avvicinandosi a lei dopo averla notata in corridoio “Ciao” disse lei giusto per farle ricordare “Come va il corso di letteratura? Io non vedo l'ora che finisca. Voglio andare via da questa scuola. Tu andrai al college?” chiese Callie avendo afferrato il metodo da usare con quella ragazza “Certo, i miei non desiderano altro” disse lei allungando le frasi, però Callie non potette non notare quel tono malinconico “E tu cosa vuoi?” Arizona rimase scioccata da quella domanda, nessuno si era mai chiesto cosa volesse lei, forse a tanti era passato per la testa ma nessuno l'aveva mai chiesto a voce alta “Io voglio renderli felici”

**CIAO A TUTTI, COME PROMESSO ECCOVI LA NUOVA STORIA. E' DIVERSA DALLE ALTRE, SPERO CHE VI PIACIA E SPERO CHE COMMENTIATE IN MOLTI..IO ASPETTO !!!!

Besos:)
M♥

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Capitolo 2
*** La ragazza di poche parole. ***


Dicembre 1992

Qui fa tutto schifo, piove in continuazione, fa freddo, siamo a dicembre e mi sembra di vivere in Alaska. Teddy ti prego salvami” disse Arizona al telefono con la sua migliore amica e fidanzata di suo fratello “Il sole della California ti manca eh” disse l'altra scherzandoci su, ma per Arizona non era divertente, peche lei viveva una vita che non le piaceva, o per lo meno non le piaceva piu “Ti sarai fatta degli amici, insomma tu sei una che fa in fretta” disse Teddy non sapendo che in realtà Arizona, da quando era arrivata a Seattle, si era convertita alla solitudine “No, a dire il vero nessuno. Zero assoluto. Nessuno” disse Arizona con una sfumatura di tristezza nella voce “Oh andiamo, scherzi?” chiese Teddy, lei era abituata ad una Arizona solare, divertente, allegra, espansiva e tremendamente simpatica, non riusciva neanche ad immaginarsela triste, perche non l'aveva proprio mai vista cosi “Sai qui non è come in California, qui ognuno si fa i fatti suoi. Tutti tranne una. Una ragazza abbastanza irritante che credo abbia l'obbiettivo di farmi parlare. Fa sempre domande, una valanga di domande. Non si stanca mai” disse Arizona pensando a Callie ma senza mostrare particolare interesse, lei non era interessata, ne era certa “Ma allora vedi che hai degli amici” sorrise Teddy dall'altra parte del telefono “Non è mia amica, anzi, la trovo molto irritante. Si siede sul mio tavolo e sta li, senza parlare, io ovviamente mi sento in imbarazzo allora magari inizio qualche conversazione. Oppure parla senza smetterla. Va da un estremo all'altro” rispose Arizona.

 

Non ho mai conosciuto una persona piu strana di lei, era la tipica ragazza che va a momenti, un attimo prima sorride e quello dopo è incazzata nera. Era difficile capirla. Lei sembrava non voler essere capita. Non conoscevo niente di lei, non sapevo da dove veniva, dove sarebbe andata a finire, non sapevo i suoi gusti. Di lei sapevo quanto voi sapete di lei adesso. Niente. L'ho già detto che era strana? Strana da morire. A lezione lei mi vedeva e sentivo quella sensazione che si sente quando si è osservati, le poche volte che mi voltavo lei era li che mi fissava poi subito spostava lo sguardo. Poi mi avvicinavo a lei e lei prontamente taceva. La ragazza di poche parole, la chiamai cosi.”

 

Dicembre 1992

Quella mattina come al solito Callie arrivò in ritardo a lezione, ed entrando in aula non c'era nessun posto libero, guardò attentamente e finì con sedersi nella gradinata dell'arena. Non aveva visto Arizona “Pss” sentì che la stavano chiamando si voltò e vide la ragazza dai capelli biondi che le fece posto vicino a lei, questo per Callie fu un passo da gigante. Tutta la sua fatica fu ripagata “Sempre in ritardo eh” Arizona, non sapeva per quale strana ragione, ma era attratta da quella ragazza latina. Tanto quanto la latina era attratta da lei “Facciamo passi da gigante” rispose Callie riferendosi alla lunghezza della frase, Arizona non rispose e Callie sorrise perche sapeva che lo stava facendo apposta “Torres e Robbins, cos'ho detto che fa cosi tanto ridere?” chiese il professore, entrambe abbassarono la testa, continuando a ridere sotto i baffi. Ma per Arizona quel richiamo valeva molto di piu di quanto valeva per Callie. Quado la lezione finì uscirono insieme.

 

Sei bella quando sorridi” disse Callie all'improvviso, senza filtri o ripensamenti, Arizona arrossì “Non sei abituata ai complimenti?” chiese Callie spostandole una ciocca da davanti agli occhi, la bionda si ritrasse subito e inventandosi una scusa liquidò Callie, come sempre. Forse Callie aveva spinto un po troppo l'acceleratore eppure le era sembrato il momento adatto. Quel giorno la vide a pranzo e senza pensarci troppo si sedette accanto a lei, era li per parlare, molto, aveva troppi dubbi e aveva bisogno di risposte. Aveva bisogno di capire cosa le succedeva e se cio che stava vivendo lei lo viveva anche Arizona

 

Adesso non scappi ok?” disse sedendosi esattamente difronte a lei, l'altra rimase immobile “Allora io ho un problema, che in realtà non so se sia un vero problema. Io sono andata a letto con alcuni ragazzi, non molti comunque, sono sempre uscita con loro, ognuno aveva la propria ragazza, io non ero la ragazza di nessuno però.. insomma hai capito. Io non mi sono mai sognata di spostare una ciocca di capelli ad una ragazza, non ho mai detto a nessuna che è bella quando sorride. Poi arrivi tu e passiamo due mesi in silenzio a pranzare insieme. Se tu fossi stata un ragazzo probabilmente dopo un pranzo avrei cambiato tavolo. Puoi dirmi cosa sta succedendo?” disse Callie per la prima volta spaventata da cio che l'altra avrebbe potuto dire “Io non so cosa dire, sicuramente è una parentesi che si chiuderà tra non molto. Non ti preoccupare, non sei quello che tu pensi di essere” disse come se stesse facendo una diagnosi, ma a Callie non importava di essere lesbica, bisessuale o etero, lei voleva sapere se cio che stava succedendo a lei succedeva anche ad Arizona “Anche tu hai aperto questa parentesi?” chiese Callie curiosa di questa cosa che le stava succedendo “Si Callie” era la prima volta che pronunciava il suo nome, e lo faceva in un modo davvero fantastico “E quanto tempo ci ha messo per chiudersi?” continuò la mora “Non l'ha ancora fatto” rispose in modo secco l'altra e quella era esattamente la risposta che cercava. Callie sorrise.

 

Io la aprii davvero quella parentesi, o per lo meno avrei voluto farlo, ma non con tutte, non con il genere femminile. A me interessava una sola ragazza. Lei. Lo so che può sembrarvi strano tutto questo e lo capisco, insomma voi siete cresciuti vedendomi con vostro padre e io sono felice della vita che ho passato con lui. Era un uomo meraviglioso, lo amavo e lui mi amava. E' stata una vita felice la nostra. E voi lo sapete, vostro padre ha fatto di tutto per crescervi al meglio e io non desidero altro per voi, ma vi racconto questa storia per un motivo ben preciso

 

Gennaio 1993

Da quando Callie e Arizona si erano ascoltate a vicenda i silenzi tra di loro erano davvero diventati ingestibili. Callie era in imbarazzo, per la prima volta in vita sua e Arizona anche. Non pranzavano insieme e se una delle due, quasi sempre la mora, arrivava in ritardo a lezione non si sedeva piu vicino all'altra. Qualcosa si era rotto, o qualcosa stava nascendo.

**HO VISTO POCHISSIMA REAZIONE DA PARTE VOSTRA, CHE DIRE, SPERO CHE QUESTO MIO NUOVO INIZIO NON ABBIA ANNOIATO NESSUNO, COSA CHE MI DISPIAEREBBE DA MORIRE.. IO HO POSTATO IN FRETTA IL SECONDO CAPITOLO PER EVITARE CHE MAGARI I POCHI CHE HANNO LETTO SMETTESSERO DI FARLO.. SPERO NON SUCCEDA ANCHE PERCHE SECOND ME QUESTA STORIA E' DIVERSA DALLE ALTRE CHE SCRIVO ED E' UN PO UN ESPERIMENTO QUINDI DITEMI SE C'E' QUALCOSA CHE A VOI NON TORNA O CHE NON VI PIACE.. IO SONO QUI A VOSTRA DISPOSIZIONEE:)
BESOS:)
M♥

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Capitolo 3
*** Come with me. ***


Gennaio 1993

Da quando avevano avuto quella specie di chiarimento Callie aveva continuato per la sua strada e Arizona aveva capito che non poteva vivere in modo passivo fino che non sarebbero tornati in California.

 

Iniziò ad uscire e anche Callie. La sua compagnia era un gruppo di “ribelli”, lei forse era l'unica con una media decente, ma grazie al suo carattere abbastanza espansivo era riuscita a inserirsi. La notte di Capodanno lei è finita a letto con Mark, il solito tipetto biondo, alto e muscoloso, cafone ma carino. Non era una novità, tra di loro era gia successo qualche volta. Solo che da quella notte loro iniziarono a vedersi, in un certo senso a frequentarsi. Callie forse lo faceva per dimenticare cio che era successo con Arizona. Voleva convincersi che quella parentesi per lei non si era mai aperta “Mark andiamo, prendimi un altra birra” disse Callie seduta nelle ginocchia di Steve quando vide Mark alzarsi e andare al bancone, poco dopo lui tornò con due birre e Callie la bevve, era l'ennesima. A fine serata andò a sedersi vicino a Mark e lui la baciò in modo molto passionale, agli occhi di una persona sobria quel bacio era disgustoso. Un po disgustò anche Callie, perche l'alito era un misto tra alcool e fumo.

 

Quella specie di relazione andò avanti per un po fino a che un girono a scuola arrivò Mark seguito dai suoi amici, ma a differenza di sempre aveva una ragazza accanto a lui, e questo fece infuriare Callie. Lui non la vide neanche, passò dritto senza accorgersi di lei. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni ma fare una scenata davanti a tutti non le sembrava il caso. Si sedette ad un tavolo vuoto e si incantò sul piatto, lo osservava e basta perche la fame le era passata. Non tanto per Mark ma per il fatto che tutti sapevano che usciva con lei e ora tutti sapevano era stata scaricata. Quel giorno al tavolo con lei si sedette Arizona, Callie la guardò e lasciando li il suo pranzo uscì dalla mensa.

 

Arizona rimase perplessa perche lei, come tutta la scuola, sapeva di Callie e Mark, solo che lei sapeva che quella non era la strada giusta per Callie. Arizona sapeva che la parentesi di Callie era ancora aperta, al contrario di cio che voleva dimostrare. La seguì fino fuori in cortile “Callie aspetta” disse Arizona cercando di raggiungerla “Che vuoi?” chiese la mora molto arrabbiata, anche se sapeva che prendersela con Arizona era inutile “Volevo dirti che sei io fossi stata Mark non ti avrei lasciata” disse lei con il fiatone “Si, ma non sei al suo posto” rispose Callie forse non avendo afferrato la sfumatura di quella frase “Comunque ci tengo alla nostra amicizia continuò la bionda e con quella frase sciolse un po di ghiaccio attorno a Callie, ma il lavoro era ancora lungo. Insomma quella ragazza l'aveva ignorata completamente per piu di due mesi, a stento le aveva detto il suo nome, quando Callie si avvicinava lei si spostava leggermente, quando le faceva delle domande faceva fatica a rispondere. Poi però quella conversazione le unì piu di quanto avessero mai potuto immaginare. Arizona capì che Callie non era la ragazza che pensava che fosse, era una ragazza dolce e carina che stava provando in tutti i modi ad avvicinarsi a lei, aveva capito che Callie era diversa dalle altre. Callie capì quanto sbagliata fosse la vita che stava vivendo, di certo non pensava che Arizona le avesse sistemato l'esistenza ma, in cuor suo, sapeva che una ragazza cosi glie l'avrebbe proprio sconvolta l'esistenza. Entrambe volevano scrivere qualcosa dentro a quella parentesi, entrambe volevano partire insieme, entrambe volevano che tutto cominciasse dall'inzio, ma la loro vita non era un gioco che appena inizia ad andare male si può decidere di smettere di giocare o di ricominciare, la loro vita era vita, e per quanto desiderassero ricominciare da zero, non era possibile. Per questo decisero di ricominciare da loro. Callie accennò un piccolissimo sorriso e la prese per mano iniziando a correre “Callie cosa stai facendo?” chiese Arizona ridendo e correndo “Niente” rispose l'altra. Il cortile era grande ma Callie aveva il suo posto “So che non ti piace Seattle e per questo ti ho portata qui” disse Callie rendendosi conto che quella parentesi per lei sarebbe stata davvero lunga “Si vede il mare” disse Arizona sorridendo non sapendo che altro dire, Callie si tolse la giacca e la mise per terra sull'erba “Avanti, siediti” disse alla bionda che accettò l'invito e si sedette accanto a lei “Quando sono nervosa vengo sempre qui, è tranquillo, lontano da persone fastidiose, qui è un pezzetto di paradiso” disse Callie guardando l'infinito “Un pezzetto di paradiso?” chiese Arizona che fino a quel momento credeva che Callie vivesse in paradiso praticamente h 24 “Si, qui sono solo io e il vento” rispose sorridendo guardandola, Callie si avvicinò impaurita ma allo stesso tempo curiosa di conoscere, Arizona indietreggiò un po perche anche lei voleva capire

 

Che fai Callie?” chiese la bionda con il tono dolce e pacato “Riapro la parentesi” rispose e fu allora che anche Arizona capì cosa c'era da fare, si avvicinò lentamente per dare tutto il tempo a lei di capire cosa stesse succedendo poi le loro labbra si sfiorarono. Il bacio fu veloce perche entrambe volevano assicurarsi che l'altra non si fosse pentita, ma appena i loro occhi si rincontrarono capirono che nessuna delle due aveva intenzione di fermarsi. Si avvicinarono di nuovo ma quella volta il bacio fu diverso, piu profondo ed emozionante.

 

Il nostro primo bacio fu qualcosa che ricorderò per sempre, Seattle era ai nostri piedi e noi potevamo osservarla, dominarla. In quel momento ci sentivamo potenti. Lei aveva trovato me e io lei. Questo fu l'inizio della mia storia. E qui vorrei tornare. A quel momento perche noi eravamo tutto cio di cui avevamo bisogno”

 

Callie le lezioniii” disse Arizona guardando l'orologio, si alzarono all'istante e corsero come se non ci fosse domani, ma arrivarono comunque in ritardo

 

Torres e Robbins, in presidenza” disse il professore di letteratura. Arizona non era mai arrivata cosi oltre “E il motivo di questo ritardo è..?” chiese la preside quando si trovò difronte alle ragazze “Si farà una risata” disse Callie sperando di portare dalla sua parte la signora, ma non fu cosi “Io piu di cosi non riesco a ridere” disse lei rimanendo impassibile si dovettero prendere le parole e farsene una ragione, uscirono dall'ufficio sghignazzando ma Arizona non poteva immaginarsi che ad aspettarla ci fosse lui.

 

I Robbins avevano una specie di accordo con l'istituto, e per questo la preside conosceva bene il Colonnello che non esitò a chiamare “Arizona Robbins, in macchina subito!” disse in tono autoritario, a Callie vennero i brividi e notò che gli occhi di Arizona si coprirono di lacrime “Arizona mi dispiace” sussurrò Callie ma ormai la ragazza era sotto il controllo del padre.

 

Avevo sempre sospettato che la sua famiglia fosse severa ma non cosi. Eravamo giovani e era normale fare cavolate. Quante volte sono venuta a scuola per rimproverarvi? Solo che quella volta fu diverso. La nostra storia, se si puo chiamare cosi, era appena iniziata e stava gia finendo”

 

Gennaio 1993

Arizona rispondi” disse Callie sperando che l'altra le rispondesse al telefono, ma niente, zero assoluto, nessuna risposta. Provò ancora e ancora. Solo alla settima chiamata l'altra rispose “Callie basta, basta, basta” disse Arizona piangendo, Callie lo notò subito e si preoccupò “Sei a casa?” chiese fregandosene del fatto che Arizona non volesse parlarle ma riagganciò.

**SIATE SINCERI, QUESTA STORIA VI PIACE? SI O NO? IO HO BRUTTI PRESENTIMENTI AHAHAHAH, HO PENSATO CHE IN ATTESA DELLE DUE ORE DI PUNTATA DI STANOTTE A QUALCUNO POTESSE VENIRE VOGLIA DI LEGGERE QUALCOSA, EPER QUESTO HO POSTATO, SPERO DI ESSERE D'AIUTO PER CHI VOLESSE ASPETTARE LA DIRETTA, E ANCHE PER CHI NON VUOLE FARLO. AAHAHA, IO DEVO DIRE CHE STO NUTRENDO UN PO DI SPERANZA PER CIO SUCCEDERA' STANOTTE, INSOMMA PENSO CHE QUALCOSA GIRERA' A FAVORE DELLE CALZONA, SONO SECOLI CHE VIVONO IN QUESTA SITUAZIONE ORRIBILE. LA RUOTA DELLE CALZONA DEVE GIRARE PER IL VERSO GIUSTO, TUTTO DOVREBBE INIZIARE A GIRARE  PER IL VERSO GIUSTO.. COSA SUCCEDERA' STANOTTE SECONDO VOI? 

Besos:)
M♥

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Capitolo 4
*** What? Who? ***


Febbraio 1993

Si può sapere dove diavolo sei stata? Sono due settimane che non vieni a scuola? Due settimane che non ti fai sentire” disse Callie appena vide Arizona nel corridoio, la ragazza bionda la evitò completamente, stava lottando dentro, aveva voglia di abbracciarla e paura di farlo. Suo padre accettava i suoi gusti, ma non accettava la persona che frequentava. Non la punì perche lei e Callie stavano iniziando qualcosa, lui la puniva per il semplice fatto che non la riteneva una ragazza adatta alla figlia.

 

Arizona continuava a camminare, a passo veloce sperando che Callie smettesse di seguirla, anche se sapeva bene che Callie non era quel tipo di ragazza “Arizona fermati” disse bloccandola per il braccio e facendo cadere tutti i libri che la bionda abbracciava “Dannazione” disse lei, arrabbiata, delusa, triste, Callie voleva spiegazioni, Callie voleva capire. Ma Arizona era sempre stata molto brava a non farsi capire “Come te lo devo dire? Lasciami stare” disse alzando il tono della voce e fu in quel momento che Callie si arrese, alzò le mani in segno di resa e la lasciò andare via. Appena Arizona voltò l'angolo una lacrima dopo l'altra iniziarono a scendere dai suoi occhi. Voleva Callie, la voleva vicino, avrebbe voluto essere come lei, libera di fare cio che voleva, senza regole e limiti. Ma lei aveva una famiglia diversa. Lei doveva rinunciare a quella storia appena iniziata. Andarono entrambe a lezione, Callie arrivò in orario mentre Arizona no, il banco vicino a lei era libero ma la bionda sembrò non vederlo neanche. Callie sapeva bene che l'aveva vista e sapeva anche che l'aveva evitata. Era difficile per lei accettare quella cosa, perche prima quando la evitava senza conoscerla era un conto ma dopo il bacio era impossibile che non le desse fastidio.

 

Arizona possiamo parlare?” chiese Callie durante il pranzo, Arizona era esausta, non riusciva piu a trattenere le lacrime, non riusciva piu a mandare giu le parole, non riusciva piu ad evitare quegli occhi neri che da quella mattina le stavano addosso, così annuì e la lasciò parlare “Siamo state bene in cortile l'altro pomeriggio, ci siamo divertite, siamo arrivate tardi a lezione è vero, ma è stato divertente” disse Callie sorridendo al ricordo di quella piccola bravata “Callie io e te non possiamo funzionare, non funzioniamo” disse Arizona senza guardarla negli occhi “Come fai a saperlo? Non ci hai neanche provato, non ci abbiamo provato” rispose la mora prendendo le mani di Arizona e le stringe come per farle capire che lei ci sarebbe stata in qualunque situazione “Io non faccio queste cose” disse Arizona togliendo le mani dalla presa e Callie si irrigidì un po, perche lei era caduta in quella storia con tutte le scarpe “Arizona, tu sei la mia parentesi, non voglio chiuderla, non posso” disse Callie con gli occhi velati dalle lacrime, Arizona notò questo particolare impercettibile e non seppe cosa fare, avrebbe voluto stringerla e dirle che sarebbe andato tutto bene, dirle che se ne fregava di cio che diceva suo padre, ma non poteva farlo, avrebbe voluto ma non poteva “Sarebbe stata una bella parentesi” disse lei prima di alzarsi e lasciarla li al tavolo, da sola con le sue lacrime che non sarebbero mai scese.

 

Quando tornò a casa si chiuse in camera sua, tutti si chiesero cosa avesse ma nessuno si preoccupò di andare a chiederglielo se non Barbara, credevano che fosse normale, ma non lo era e lei lo vide “Posso entrare?” chiese e appena ricevette un assenso entrò nella stanza della ragazza che era stesa nel letto con il cuscino tra le braccia “Lei non è come crede papà” disse Arizona che qualcosa aveva confessato alla madre “Lei è una ragazza ribelle e tu no. Lui sa che lei non è giusta per te” disse Barbara sempre dubbiosa “Lei non è cosi. Vorrei solo conoscerla meglio. Vorrei avere la possibilità di capire se lei è cio che credo” concluse Arizona lasciandosi scappare una lacrima “Parlerò io con tuo padre” Arizona non poteva crederci, sorrise e abbracciò la madre “Posso..” chiese ma Barbara aveva gia capito, annuì e la lasciò andare.

 

Ricorderò sempre quel giorno, mi evitò tutta la mattinata e poi al pomeriggio venne al campus e chiese di me, non mi trovò subito, ma mi trovò. Credo che un momento così non l'ho vissuto mai e mai è ricapitato. Sempre diverso. Con lei tutta la mia vita era completamente imprevedibile. Insieme vivevamo alla giornata. Ed era la cosa piu bella di tutto per questo vi dico che non dovete fare piani, fare progetti, perche la vita è piu bella se vissuta come se ogni momento fosse l'ultimo, si apprezzano molte piu cose. Questo è uno dei consigli che voglio lasciarvi. Io ho vissuto cosi e non avrei voluto nessun momento diverso”

 

Febbraio 1993

Callie stava in camera sua, con davanti un libro di biologia che però non riusciva ad attirare la sua attenzione, perché un quel momento altro occupava la sua mente. Sentì bussare alla porta in maniera insistente, come se qualcuno fuori volesse entrare a tutti i costi e più o meno era così, Callie si alzò svogliata e malinconica, aprì e rimase immobile "E tu che ci fai qui?"

**ECCO CON IL CAPITOLO, OVVIAMENTE PIU  ANDIAMO AVANTI E PIU LE COSE SI COMPLICANO, QUI INIZIANO A COMPLICARSI. CHI E' ALLA PORTA? LA RISPOSTA E' QUASI BANALE, MA FORSE ANCHE NO, CHE NE DITE VOI? COSA PENSATE SUCCEDERA'? TUTTO PUO' SUCCEDERE QUINDI APRITE LA MENTE! TANTI COMMENTI MI FANNO TANTO PIACERE:)
Besos

M♥

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Capitolo 5
*** Incubo. ***


Mark entrò all'improvviso nella stanza, aveva un aria strana, non tipica da lui. Si addossò a Callie e la baciò con passione, come faceva quando stavano insieme o insieme si divertivano. Lui stava come stava e anche lei, non brillava di allegria. Entrambi avevano bisogno di uno sfogo di qualcosa che li distraesse da ciò che succedeva attorno a loro, da ciò che li tormentava. I vestiti di entrambi finirono velocemente nel pavimento, fecero tutto con poca delicatezza, tutto passionale, carnale senza sentimento senza amore. Callie si sentiva morire dentro come se in un certo senso tradisse Arizona, Mark stava nella sua stessa barca, provava le stesse emozioni, lui amava Lexie, lui ci teneva a quella ragazza che in un certo senso aveva allontanato Callie, ma lei era troppo diversa da lui, l'unica ragazza davvero simile a Mark era Callie ed era quella la ragione per cui era li. Non durò molto, appena finirono lui, per niente sollevato, si rimise i suoi abiti e lasciò l'appartamento di Callie. Poco tempo dopo bussarono alla porta, di nuovo. Callie penso che fosse Mark ma in realtà era tutt'altra persona, forse in quel momento non l'avrebbe voluta vedere, ma era li con un sorriso enorme stampato sulla faccia.

 

Callie non fece altro che sorridere, si rispecchiò in quel sorriso e le si illuminò l'anima, lei era felice “Callie.." sussurrò Arizona quasi con le lacrime agli occhi, la mora era felice ma anche impaurita, insomma aveva appena finito di fare sesso di sfogo con Mark "Arizona che ci fai qui?" chiese cercando di nascondere un po il suo stato d'animo "Ho capito che voglio provare a vedere come va, voglio e posso provare ad andare avanti" disse lasciandosi sfuggire una lacrima, Callie si era completamente dimenticata di tutto e la abbracciò, sollevandola anche da terra "Quindi scriveremo insieme dentro a questa parentesi?" chiese la mora commossa, Arizona annui ed eliminarono la distanza con un bacio bellissimo e emozionante per entrambe. Callie le asciugò le lacrime e la guardò bene in faccia. Era la cosa più bella che avesse mai visto era qualcosa che andava oltre alla realtà. Gli occhi azzurri e le fossette.

 

Quel momento con Mark, Callie volle dimenticarlo in fretta, non lo riteneva importante, in quel momento avrebbe rovinato qualsiasi cosa, in quel momento avrebbe fatto chiudere Arizona in quel guscio che aveva faticato a far aprire. Rimasero tutto il pomeriggio al campus, entrambe sul letto di Callie abbracciate a parlare di tutto e di niente "Parlami un po' di te" disse Callie accarezzandole i capelli, l'altra voltandosi cominciò a parlare, a raccontarsi “Sono sempre stata una ragazza solare e allegra, nonostante il lavoro di mio padre non mi permetteva di avere una vita normale, ma negli ultimi tempo sembrava che non ci fossero trasferimenti per lui e la mia vita finalmente diventò normale, potevo costruirmi amicizie stabili. In California c'era la mia vita. Teddy. La scuola. Il futuro che avevo già in mente. Poi un giorno arrivò quella telefonata e per me fu la fine. In quel momento avrei voluto non essermi costruita legami duraturi e profondi. Non avrei voluto avere dei sogni. Perché si sgretolarono davanti a me in pochi secondi. Ed eccomi qui" disse Arizona non rendendosi conto di aver fatto passare un messaggio sbagliato "Tu non vedi l'ora di andartene. Non è così?" chiese Callie trasformandosi in quel tipo di ragazza che non avrebbe mai pensato sarebbe diventata, si sentiva sotto pressione e forse per un momento si è sentita un tappa buchi, un passatempo "Non vedevo l'ora di andarmene, si hai ragione, ma poi una sconosciuta si è seduta al mio tavolo. Una sconosciuta che senza parlare mi metteva in imbarazzo. Una sconosciuta particolare. Irritante ma anche essenziale. Ho incontrato te, quel giorno d'autunno e qualcosa dentro di me scattò. Come se da un momento all'altro avessi trovato un motivo per restare, come se tu fossi stata quel pezzetto del mio puzzle incompleto. Quindi no, non voglio andarmene. Non adesso che ho trovato te." disse Arizona, Callie di rese conto che la ragazza dalle poche parole sapeva farci, tanto che si commosse, lei non era mai stata il motivo di felicità di qualcuno, non era mai stata così importante per nessuno "Ora devo andare é quasi ora di cena" disse alzandosi in fretta dal letto ma Callie la strattonò facendola cadere su di lei per poi baciarla "Ci vediamo domani" sussurrò sulle sue labbra, la bionda sorrise e annuì.

 

"È bello avere la certezza che qualcosa succederà, che qualcosa non finisca. Forse la cosa più bella. Lei andò via, ma io rimasi in quella stanza ad osservare il soffitto e chiedendomi cosa avessi mai fatto per meritarmi una tale felicità. Perché quello era una sensazione strana che non tutti hanno la possibilità di vivere. Io vi auguro di trovare qualcuno per il quale proverete questa felicità, se lo trovate non permettete a nessuno di portarvelo via perché quel tipo di sensazione si prova solo quando si è difronte all'amore della propria vita"

 

Marzo 1993

"Ciao papà" disse Arizona entrando un casa, posò lo zaino e corse dalla madre a salutarla, Barbara sorrise nel vedere la figlia così allegra e sorridente però poi posò lo sguardo sul marito. Sempre imbronciato.

 

Arizona andò in camera sua e Barbara si avvicinò al Colonnello "Daniel la vedi come sta? Lei è serena" disse sedendosi accanto a lui "Dopo quella bravata che ha combinato ha rigato dritto, nessun guaio, solo ottimi voti. Perché non provi a pensare a quella ragazza? Prima che incontrasse lei, l'avevi mai vista con quel sorriso? Io no Daniel, la nostra Arizona sembra essersi dimenticata di non essere più in California. È tornata quella di sempre. Da quanto non sorrideva? Da quanto non canticchiava? Da troppo tempo, non trovi?" lui sembrò essere d'accordo con la moglie, perché per quanto fosse severo e austero lui amava la sua piccola, per lui Arizona rimaneva sempre la sua principessa guerriera, quella che da bambina voleva salvare il mondo, quella che all'aeroporto piangeva perché voleva seguirlo.

 

Lui sapeva che quella ragazza ribelle stava facendo del bene alla sua bambina, ma comunque si preoccupava per lei "Stasera. A cena!" disse lui, Barbara che ormai lo conosceva meglio di chiunque altro capì subito e corse di sopra a dirlo ad Arizona "Stasera tuo fratello ha richiesto una cena particolare, non so le sue intenzioni, ma che ne dici di chiedere a Callie di raggiungerci?" chiese Barbara mentre Arizona rimase incredula difronte a quella a richiesta "Ma papà è d'accordo, perché quella ragazza è la stessa che lui un mese fa riteneva velenosa per me" disse Arizona un po preoccupata "Ci ho parlato io con tuo padre. Andrà tutto bene. Chiamala" Arizona non aspettò neanche un secondo che chiamò Callie per avvisarla, anche la mora rimase sorpresa ma non poteva che essere felice.

 

Daniel Robbins era un uomo davvero intelligente e innamorato della sua bambina, lui sapeva benissimo l'argomento della cena e riteneva necessaria la presenza di quella ragazza che valeva così tanto per Arizona. La cena cominciò presto, Callie era agitata al massimo, forse non lo era mai stata così tanto. Non faceva parte della sua persona, non era abituata ad esserlo. Comunque stava succedendo e nonostante tutto essere li con lei nella loro casa, valeva più di qualsiasi altra cosa. Arrivati al dessert dopo forse 5 portate, il fratello di Arizona si alzò in piedi e richiamò l'attenzione dei presenti "Non è da me fare queste cose, ma ormai sono maggiorenne da un po e ho preso una decisione. Ho finito gli studi come voleva la mamma, però adesso devo andare dove il mio cuore ha sempre voluto andare" in quel momento Callie si sentì parte di qualcosa troppo più grande di lei, troppo più grande di loro e per la prima volta si sentì bloccata, senza via di scampo, di voltò verso Arizona che continuava a non capire, come tutti un quella sala "Mamma, lo so che hai vissuto tantissimi anni a guardare fuori dalla finestra con il telefono accanto a te per paura che arrivasse una chiamata o un volante della polizia per dirti che papà non ce l'aveva fatta. Mi ricordo che la sera ti mettevi nel divano costantemente vicino al telefono e guardavi la tv, ma il volume era bassissimo perché temevi di non sentire il campanello o la suoneria. Anche io ho vissuto un po' con l'ansia. Ma mio padre mi ha insegnato che nella vita tutto ha un significato, tutto ha un perché. Ognuno di noi ha un significato e penso di aver capito quale sia il mio. Voglio arruolarmi voglio far parte dell'esercito americano. Voglio lottare per la mia famiglia e per la mia patria" Callie rimase sconvolta e Arizona mille volte più di lei, si alzò non chiese il permesso e scappò.

 

Callie si sentì di troppo, completamente fuori luogo, non sapeva che fare fino a che non incontrò lo sguardo di Barbara nel quale lesse di correre dietro alla figlia, Callie lo fece subito. Ormai era dentro a quel circolo, ormai non poteva più uscire. Non ci impiegò molto, era in giardino seduta sulla gradinata a piangere, appena sentì dei passi si asciugò quelle lacrime che però non volevamo smettere, si sedette vicino a lei e con un braccio le cinse le spalle, per tenerla stretta a se e per scaldarla in quella sera d'inverno "Ti prego se è un incubo svegliami" disse Arizona con gli occhi pieni di lacrime che fecero salire a Callie il magone "Arizona adesso calmati, finirai con il sentirti male" sussurrò Callie spostandole i capelli da davanti agli occhi "Mio fratello, in guerra. Non può essere" continuò come se Callie non avesse mai parlato "A lui non importa di niente, lui è un egoista ed egocentrico, vuole sempre avere le attenzioni su di se, e non pensa a me, a nostra madre, lui decide di partire e lo comunica come se dovesse andare in vacanza. Queste non sono decisioni da prendere così, lui non può" disse Arizona e Callie non poteva far altro che starle vicino e stringerla, fu quello che fece.

 

In quel momento arrivò Tim. Arizona cambio completamente espressione, era ancora più arrabbiata, non poteva capire il perché suo fratello avesse preso quella decisione "Arizona posso parlarti?" chiese lui notando che lei non lo stava guardando come se non lo volesse li, anche se dentro di se avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo per sentirlo vicino prima che partisse, in quel momento si voltò, il suo sguardo era velato di lacrime ma pieno di rabbia che lui notò molto bene "Parlare? E di cosa? Hai preso la decisione più sbagliata della tua vita da solo, senza confidarti e confrontarti con nessuno, l'hai presa come se fosse una destinazione da scegliere per una vacanza estiva. Ma mi dispiace dirtelo che non è così, non sono decisioni che si prendono così. Non dico che dovevi pensare a me, perché probabilmente non ti interessa neanche quello che penso, probabilmente non ti importa di come posso sentirmi adesso. Ma alla mamma ci hai pensato? Ha vissuto nell'ansia per anni, la vedevamo vivere così, completamente dipendete da quel telefono, poi papà ha iniziato a lavorare in America e lei ha cominciato a vivere e adesso tu cosa fai? Comincerà tutto di nuovo, tu in costante pericolo. Io qui a casa con la mamma per tranquillizzarla, per dirle che tutto andrà bene. Mi prenderò cura di lei ma di me? Qualcuno ci ha pensato? Sei solo un egoista!" disse senza mostrare cedimento nel tono di voce, Callie era basita ma Tim era immobile, lui si aspettava quella risposta, lui conosceva sua sorella, la lasciò parlare fino alla fine per poi stringerla tra le sue braccia, lei non voleva, era arrabbiata, non era delusa anzi era fiera della sua scelta, orgogliosa ma aveva una paura folle, la paura di perdere suo fratello, poi cedette e si fece cullare da quell'abbraccio iniziando a piangere a singhiozzi "Tu non sarai da sola, ci sarà la mamma con te e per quanto vale ci sarà anche papà, e poi c'è lei" disse guardando Callie, in quel momento Arizona cominciò a piangere più forte come se anche quello che stava costruendo con Callie sapeva che non sarebbe durato, era strano perché lei era la prima a scommetterci un quella relazione agli inizi ma lo sentiva, sentiva che Callie non sarebbe rimasta per sempre e questo la spaventava, la spaventava da morire.

 

Per questo appoggiò lo sguardo su di lei per vedere se quello che temeva stava diventando realtà ma nei suoi occhi c'era solo la voglia di tenerla tra le sue braccia, pochi istanti dopo Tim la lasciò andare, e lei si avvicinò a Callie "Prenditi cura di lei" disse alla mora e lei sorridendo annui, Tim rientrò in casa mentre loro decisero di andare a fare una passeggiata in cortile "Sei silenziosa, non è da te" disse Callie scherzando ma Arizona non aveva affatto voglia di scherzare ma neanche di litigare, tanto meno con Callie "Sono solo distratta"


**ECCO IL QUINTO CAPITOLO, SCUSATE IL RITARDO, MA HO AVUTO QUALCHE PROBLEMA, ORA E' RISOLTO, ED ECCO SVELTATO CHI ERA ALLA PORTA DI CALLIE, COSA NE PENSATE DI QUELLO CHE HANNO FATTO? PENSATE CHE CALLIE ABBIA FATTO BENE A NON DIRE NIENTE AD ARIZONA? E DELLA DECISIONE DI TIM? COSA SUCCEDERA'.. CHE NE PENSATE? ASPETTO I VOSTRI COMMENTI.. CIAOOO:) 
BESOS:) 
M♥

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Capitolo 6
*** Fragile ***


Marzo 1993

"Sai non devi far finta di stare bene, non devi neanche fingere di essere forte. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno, nessuno ce la fa da solo. Oggi hai ricevuto una notizia devastante ma non puoi fartela scivolare addosso, sii fragile, ci sono io" disse Callie fermandosi e voltandosi per averla difronte, per un istante quella sera si era sentita bloccata, forse è stata una sensazione reale tanto quanto passeggera. L'avevano messa in una situazione piu grande di loro, ma ciò non significava che non avrebbero potuto superarla insieme. Appena incrociò gli occhi della bionda tutti i suoi dubbi sparirono, quelle lacrime dovevano smettere di scendere e il sorriso doveva ricomparire in quel viso. Callie era li per lei, per nessuno mai si era esposta cosi, per nessuno aveva mai provato un senso di protezione tale da dirlo a voce alta

 

"Io non sono fragile" disse Arizona guardando la ghiaia sotto di loro "Si invece, tutti lo siamo. Sei stata forte troppo a lungo ora concediti un po' di tempo per essere triste, arrabbiata, fragile" continuò la mora e a quella frase Arizona scoppiò, forse una frase così non l'aveva mai sentita, non le erano stata detta. Tutti avevano sempre preteso da lei la forza e l'indipendenza, ma nessuno le aveva mai dato la possibilità di sentirsi fragile perché nessuno l'aveva mai fatta sentire protetta "Callie io ho paura. Paura di perdere mio fratello, paura di non riabbracciarlo più, paura che con lui se ne vada anche la parte migliore di me" disse guardandola negli occhi e piangendo "Con lui se ne andrà un pezzetto di te, quanto basta per fargli ricordare che tu lo aspetti a casa. Non andrà via il meglio di te e lui tornerà" disse non riuscendo più a sopportare quelle lacrime in quegli occhi azzurri "E se lui non tornasse? E se tu ti stancassi? E se domani tutto finisse?" Arizona era sovrastata da emozioni che non era piu in grado di controllare ma Callie la capiva molto bene "Lui tornerà" disse e Arizona notò come scavalcò l'altro argomento, la mora la attirò a se è la strinse più forte che poteva. Non avrebbe mai voluto lasciarla andare. Non avrebbe mai pensato di lasciarla andare. Non l'avrebbe mai fatto

 

"Rimani con me stanotte?" chiese Callie, Arizona non capiva, come avrebbe mai potuto andare da Callie con i suoi genitori a casa? Non glie l'avrebbero mai permesso "Io al campus?" chiese Arizona pensando di non aver capito "Si, io adesso me ne vado. Appena i tuoi controllano se sei sotto alle coperte tu scendi e io sarò qui ad aspettarti" disse Callie "Non ho mai fatto niente del genere" rispose la bionda super eccitata ma anche un po tesa "Io non le so dire le bugie" disse ridendo "Sarai a casa domani mattina" disse Callie per tranquillizzarla e con quello lo convinse. Entrarono insieme in casa, Callie salutò tutti molto educatamente è prese la sua macchina per tornare a casa. Parcheggiò fuori dal cancello e spense i fari.

 

Aspettò un po e poi vide una figura piccola da lontano, aprì la porta della macchina e la fece entrare "Non stai frequentando una compagnia sana" scherzò Callie immaginando cosa il padre pensasse di lei "Oh andiamo, stai zitta" rispose l'altra avvicinandosi e posando le sue labbra morbide su quelle rosse di Callie, le mancavano da morire, per una serata intera ce l'aveva avuta vicino senza però poterla toccare. Callie accelerò e la portò a casa con lei. Il campus a quell'ora era deserto, e per quello dovevano fare silenzio assoluto, sopratutto perché la stanza di Callie era nello stesso corridoio del guardiano "Callie non corr.." disse Arizona alzando la voce "Shhhhh" rispose l'altra tappandole la bocca con un balzo, scoppiarono a ridere ma dovettero trattenersi “Zitta, che se ci scoprono siamo nei guai” disse Callie prendendola per mano fino alla sua stanza “Se ci scoprono mio padre mi manderà in un collegio in Scozia” disse Arizona indecisa tra l'essere felice di stare li con Callie o angosciata dalla possibile reazione di suo padre “E se ti manda in Scozia verrò con te” rispose Callie facendo percepire ad Arizona la sua voglia di stare con lei, la voglia di ontinuare quella storia insieme.

 

L'avrei seguita ovunque quella ragazza. In Scozia, in Germania, in Africa. Non mi sarebbe importato niente. Non avrei pensato a nessuno. Perche se fossi stata lontana da lei sarei diventata nessuno, mi sarei svuotata. Se fosse partita io sarei andata con lei, perche aveva bisogno di me tanto quanto io avevo bisogno di lei. Per tutta la mia giovinezza penavo che lei sarebbe diventata la mia vita, perche in parte lo era gia, sarebbe anche diventata mia moglie. Avrei trovato quello stato che avrebbe accettato il nostro matrimonio e mi ci sarei trasferita. L'ho pensato per molto tempo, davvero tanto tempo. Forse voi due ancora non avete provato una cosa del genere, o forse si, ma diciamo che parlare con me non era il vostro sport preferito. Io non so se voi vi siate mai innamorati cosi, io non lo so. Se vi è capitato mi capirete quando uso queste parole per descriverla, se non l'avete mai provata questa felicità bhe lo capirete quando la troverete. Perche la troverete. A me piace pensare che sia una cosa ereditaria, come l'ho trovata io e come l'ha trovata vostro padre, la troverete anche voi. Quindi ve la serviamo su un piatto d'argento. O per quanto può valere vi diamo gli strumenti per poterla raggiungere. Vi dico solo una cosa, niente vi sarà regalato, niente viene concesso, tutto viene guadagnato. Ci vorrà tempo, e non è detto neanche che durerà in eterno, ma quando vi troverete davanti a quella persona voi lo saprete. Perche una persona portatrice sana della vostra felicità non si trova tutti i giorni, si percepisce la sua presenza quando ve la trovate difronte. Cercatela, come se non ci fosse domani, girate il mondo perche non è detto che la vostra anima gemella abiti nel vostro stesso pianerottolo, potete trovarla al supermercato, durante un safari in Africa o in cima alla torre Eiffel. Niente è scontato. Ed quando niente è scontato che tutto diventa piu bello” 

SCUSATE IL RITARDO MA CON LA SCUOLA FACCIO FATICA A DEDICARMI ALLA STORIA, SPERO DI NON AVER PERSO NESSUN LETTORE E NESSUNA LETTRICE, VERO? E' UN PO CORTO QUESTO CAPITOLO, LO SO, MA PROMETTO CHE I PROSSIMI SARANNO ALL'ALTEZZA DELLE VOSTRE ASPETTATIVE.. AHAHA CHE NE PENSATE DEL FINALE DI STAGIONE, IO ANCORA NON HO VISTO NULLA, PERCHE ESSENDO L'ULTIMA VOGLIO TENERLA LI ANCORA PER UN PO, MA SO PER CERTO CHE DELLE CALZONA NON C'E NEANCHE L'OMBRA.

besos:) 
M♥

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Capitolo 7
*** Dinner. ***


Marzo 1993

Mi spieghi come faccio io ad arrampicarmi dalla finestra? Perche ti ascolto sempre?” chiese Arizona non sapendo piu come tornare in camera sua “Oh andiamo principessina, non hai mai scavalcato un cancello, non sei mai entrata di nascosto in casa?” chiese Callie stupita di quanto Arizona fosse perfettina “Callie io non sono una selvaggia, mi piace usare le chiavi per aprire la porta” rispose lei con tono saputello “E allora mi spieghi come farai a salire lassù?” disse indicando la finestra abbastanza alta rispetto a loro, entrambe scoppiarono a ridere e in quel momento una luce si accese nella camera del fratello, Arizona per un secondo pensò di essere gia dentro all'aereo per la Scozia ma quando capì che era suo fratello si fece aiutare, scese molto probabilmente disattivò anche l'allarme e aprì la porta un po incredulo

 

Arizona ma sei pazza? Che ore sono? Le 4?” chiese lui ancora assonnato “Scusami lo so che è tardi ma tu non devi dire niente a mamma e papà” disse lei entrando in casa facendo il meno rumore possibile, Callie la guardò fino a che la porta non si chiuse, sorridendo. Prese la macchina e tornò al campus. Si stese su quel letto dove fino a poco tempo prima c'era anche lei, il cuscino aveva il suo profumo, tutto in quella stanza sapeva di lei.

 

Fu difficile per Callie riaddormentarsi, anche se sapeva che l'avrebbe rivista poche ore piu tardi. Ma fu proprio in quelle poche ore di insonnia e di silenzio in cui la sua testa iniziò a rivivere le scene. Loro insieme erano felici, piu di qualsiasi altro momento della loro vita. Callie era piu felice di quando frequentava la sua compagnia ma Arizona era addirittura piu felice di quando stava in California.

 

Callie era grata di avere una persona cosi al suo fianco, solo un mese e quella ragazza le era entrata cosi dentro alla sua vita che prima le sembrava inutile e monotona. Era strano come tutto fosse cambiato, tutto era piu bello, tutto era assolutamente perfetto da quando c'era Arizona. Ma non poteva neanche smettere di pensare a come avesse costruito quella storia sopra una bugia. In quel momento le venne in mente che forse se glie l'avesse detto subito avrebbero potuto lavorarci, ma ormai era passato piu di un mese e non esistevano piu modi per dirglielo senza rovinare tutto. Era difficile continuare con quel peso nello stomaco, perche quegli occhi azzurri ogni volta che incrociavano i suoi le sembravano cosi ingenui e bellissimi, puri e immensi. Niente la spingeva a dirle cio che era successo, in realtà non lo reputava neanche una cosa rilevante, era successa in un momento critico per lei, voleva chiudere quella famosa parentesi. Magari Arizona avrebbe capito, ma Callie decise di non rischiare. Un pensiero dopo l'altro portarono la mora fino al mattino, non si era neanche resa conto del tempo che scorreva, i pensieri a volte belli altre brutte l'avevano accompagnata fino all'ora di alzarsi. Avrebbe rivisto Arizona e non vedeva l'ora, era arrivata alla conclusione che non le avrebbe detto niente. Non aveva voglia di prepararsi la colazione cosi scese al bar

 

Bhe adesso che la dai cosi in giro, posso approfittarne?” disse uno sbruffone nel tavolo di Mark appena lei si avvicinò, Callie si sentì umiliata, delusa e ferita, posò lo sguardo su Mark che al contrario del ragazzo che aveva appena parlato guardava per terra come se anche lui si stesse vergognando di quello che stava succedendo. Callie fece fatica a trattenere la rabbia, era arrivata al limite. Quella mattina era cominciata un po in modo strano e quella frase non aiutò la giornata di Callie “Prego” disse Callie allargando le braccia come se volesse iniziare una rissa, lui si avvicinò cogliendo la provocazione e lei reagì di conseguenza. La bocca del ragazzo si avvicinò in fretta, lui voleva davvero proseguire, lei ovviamente si difese con un bello schiaffo in pieno viso “La prossima volta pensaci due volte quando una ragazza ti provoca” rispose lei dirigendosi verso il bancone per ordinare la sua colazione. Sapeva che quella non era bella gente, sapeva come giravano dentro a quella compagnia gli affari, ma quella era una provocazione che non poteva ignorare, la sua vita non le mancava affatto, ma il suo carattere era quello ed ormai era difficile cambiarlo. Fece colazione con calma però appena finì si diresse verso l'aula dove si sarebbe svolta la prima lezione, non era mai arrivata cosi in anticipo. Pochi minuti dopo arrivarono gli altri e tra gli altri c'era anche lei.

 

Non ero esattamente la ragazza perfetta, quella che non sa come si scavalca un cancello o quella che non aveva mai rubato un braccialetto al supermercato. Io sono stata una tipa abbastanza ribelle, cio non significa che lo dobbiate essere anche voi. Anzi spero che voi non incontriate mai persone come quelle che incontrai io durante i primi anni del liceo, era gente che avrei dovuto evitare. Ma ero appena arrivata negli Stati Uniti, era facile sbandare. Io non ho avuto la forza di rigare dritto. Ma dal momento in cui conobbi Arizona tutto cambiò, la mia vita non era piu la stessa, cambiarono tante cose. Mi divertivo si, ma lo facevo con lei, facendo stupidaggini, portandola nella mia stanza del campus di notte, forse io fui la brutta compagnia per Arizona, io fui quella persona che non vorrei che frequentaste. Ma con lei sono cambiata, la mai vita cambiò quando vidi quegli occhi azzurri che guardavano me e quel sorriso che sorrideva per me. Non vi racconterei queste cose se non vi conoscessi come vi conosco, voi saprete com'ero, vi sto raccontando come sono stata per farvi capire anche che non bisogna mai etichettare le cose e le persone, perche le persone cambiano, in meglio si spera, se si da loro la fiducia di cui hanno bisogno. Io sono stata etichettata per un certo periodo di tempo, non era bello, quindi non fatelo. Non etichettate i fidanzati delle vostre figlie e non criticate le ragazze che frequenteranno i vostri figli. Dategli un po di fiducia. Tutto torna, e se non torna allora potrete etichettare.”

 

Marzo 1993

I miei non sono a casa stasera, anzi non saranno a casa fino a venerdì” disse Arizona seduta sull'erba del cortile con Callie “E...?” chiese Callie un po titubante, non capiva dove voleva arrivare “Mio fratello è partito per andare da Teddy. E' raro che succeda, ma ho la casa vuota” disse con gli occhi a cuoricino. Callie solo in quel momento afferrò il concetto, sapeva che Arizona non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo, ma l'aveva capito lo stesso, si avvicinò a lei e la baciò come non aveva mai baciato nessuno. Callie fece stendere Arizona sulla piccola tovaglia che avevano e continuò a baciarla “Callie basta” sussurrò la bionda allontanando un po Callie per paura che magari qualcuno le vedesse “Fifona!” rispose Callie baciandola un'ultima rimettendosi seduta e anche Arizona si sistemò. Aveva i capelli un po spettinati e Callie iniziò a ridere “Se mi dai uno specchio sarebbe meglio” disse Arizona come se ad un pic nic fosse normale portarsi uno specchio “Un attimo solo, ce l'avevo giusto qui in tasca” la prese in giro Callie “Allora smettila di ridere e sistemali” rise Arizona mettendosi in posa per far sistemare a Callie i capelli “Agli ordini principessa” rispose Callie cominciando ad accarezzarle i capelli, la bionda chiuse gli occhi si lasciò cullare da quelle carezze “Sai pensavo che persone cosi come te non esistessero” disse Arizona all'improvviso “Si, sono famosa per i miei massaggi ai capelli” disse sdrammatizzando un po, Arizona si voltò ma Callie tenne fissi i suoi capelli “Ahiii” urlò lei ridendo “Che stavi dicendo?” continuò la mora mollando la presa e sorridendo “Niente, hai rovinato l'atmosfera che si era creata scema” rispose Arizona imbronciata “Ah e l'invito a casa mia è ritirato” continuò Arizona alzandosi dall'erba e sbattendosi i pantaloni, Callie le prese il polso tirandola giu verso di lei che ancora stava seduta, Arizona le cadde in braccio, non si fecero male, iniziarono a ridere e Callie le rubò un bacio veloce

 

Faremo tardi” disse Arizona staccandosi da quella meraviglia e alzandosi di nuovo e porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi “Niente cena da me eh”

 

Non era stata invitata a casa di Arizona, ma sapeva per certo che i suoi erano fuori città. Non era mai stata brava con le sorprese, con le sviolinate. Anzi le odiava, ma aver lasciato Arizona cosi non le andava per niente bene. Sapeva che stava scherzando. L'aveva capito. Ma voleva stare con lei quella sera.

Arrivò a casa sua, con una pizza e il gelato, tutto perfetto, in poche parole. Suonò il campanello e Arizona ci mise un po per scendere ad aprire. Appena vide che era Callie scoppiò a ridere chiudendola quasi fuori, ma Callie bloccò la porta con un piede “E' scortese lasciare fuori un ospite, non trovi?” disse lei sorridendo con quel sorriso che disarmava Arizona e la faceva cadere ai suoi piedi “Mi sembrava di averti detto che..” disse quando ormai Callie era gia dentro in cucina a sistemare cio che aveva portato “Ma eri seria allora?” chiese avvinandosi in modo molto provocante alla bionda, Arizona la baciò, ma Callie si voltò, come se volesse che l'altra si scusasse per aver ritirato l'invito “Bhe, se vuoi me ne vado” disse Callie mettendosi seduta sul piano della cucina, Arizona la vide li e non seppe piu cosa dire, si avvicinò a lei e la baciò. Ovviamente era molto piu bassa a causa dell'appoggio sul quale stava l'altra. Callie attorcigliò le gambe attorno a lei per portarla piu vicina. Fino ad ora quel bacio fu il piu passionale.

 

Ma solo in quel momento Callie si rese conto che stava mettendo in gioco tutto cio che l'avrebbe spinta verso quella cosa che lei ancora non sapeva fare e forse non era ancora pronta a fare. Iniziò a togliere un po di passione dal bacio, Arizona lo notò appena, ma non ci fece neanche troppo caso “Mangiamo” disse la bionda, prendendo la pizza e portandola nel divano.

Si guardarono un film, poi però Arizona iniziò a far sentire che lei era li, così avvicinandosi inizio a baciarle il collo per poi arrivare alle labbra che erano la cosa più bella che lei avesse mai baciato, Callie rispose al bacio in mondo passionale e dolce, temeva un po quello che sarebbe potuto succedere dopo.

 

Arizona si alzò dal divano e la prese per mano, insieme salirono le scale, alternavano baci e gradini. Erano nella stanza di Arizona, iniziarono a baciarsi di nuovo, Callie nascondeva quel timore molto bene, però poi ad un certo punto divenne inutile, Arizona si stese sul letto e tirò Callie con se "No Arizona aspetta.." Arizona aveva capito quello che Callie voleva dirle ma continuò a baciarla "Arizona io.." in quel momento Arizona guardandola negli occhi le prese la mano e la guidò dal primo momento fino all'ultimo.

 

Per Callie era una cosa nuova eppure l'aveva fatta "Mi dispiace.." provò a cominciare una frase ma Arizona la bloccò "È stato bellissimo Callie" rispose Arizona sapendo dove l'altra voleva andare a parare "Lo dici solo per non farmi sentire male" disse la mora ma Arizona la baciò "A te è piaciuto?" chiese e Callie sorrise, quella era la risposta che voleva "Stiamo insieme anche per questo, per guidarci." disse Arizona baciandola mentre Callie quasi si commuoveva.

 

"Lei mi guidava e io la proteggevo. Erano tante le cose che non conoscevo di lei, anzi sapevo davvero pochissimo, e sapevo poco anche del suo mondo, di questa parentesi ma lei era l'unica con la quale avrei voluto imparare, l'unica che avrei lasciato che mi guidasse. Io la proteggevo, lei era forte, tutti lo siamo, anche quando pensiamo di non esserlo lo siamo. Lei non aveva bisogno di un sostegno, lei c'è la faceva da sola. Ma questa continua mancanza nella sua vita di un appoggio doveva finire, non avrebbe potuto mai continuare da sola per sempre e per questo Io ero li. E ci sarei stata, io le avrei dato la possibilità di lasciarsi andare, di sentirsi debole ma non spaventata perché comunque ci sarei stata io li, per lei e con lei"

 

SCUSATE ANCORA PER IL RITARDO, MA LA SCUOLA MI PORTA VIA UN SACCO DI TEMPO, PER FORTUNA TRA POCHI GIORNI FINISCE, HO DAVVERO BISOGNO DI VACANZA COSI MI DEDICO A TUTTO QUELLO CHE NON HO TEMPO DI FARE ADESSO.. AHAHA, BHE IO PERO' HO ANCHE NOTATO CHE DA PARTE VOSTRA NON C'è MOLTO INTERESSE, SPERO CHE SIA DOVUTO AL FATTO CHE SIATE DEI LETTORI SILENZIOSI, PERCHE SE MI BASASSI SUL NUMERO DI RECENSIONI SAREBBE UN PO GRAVE.. SPERO CHE LA STORIA SIA DI VOSTRO GRADIMENTO, E' UN PO CONTORTA PER ORA, MA AVRESTE DOVUTO UN ATTIMO CAPIRE COME FUNZIONA.. LE PARTI IN GROSSETTO SONO QUELLE PARTI DI LETTERA CHE LEI SCRIVE PER SOFIA E TIM, I SUOI FIGLI ORMAI ADULTI, MENTRE TUTTO IL RESTO è LA SUA/ LORO STORIA.. DAL PUNTO DI VISTA DI ENTRAMBE..

SPERO CHE QUESTA POSSA ESSERE UNA CHIAVE DI LETTURA PER CHI NON CAPIVA.. GRAZIE A TUTTI.. CI VEDIAMO PRESTO.

Besos.

M♥

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Capitolo 8
*** Non andrò da nessuna parte. ***


Aprile 1993

Quella fu la sera più brutta della vita di Arizona, era arrivato quel momento che pensava non arrivasse mai. Ma si sa, quando le cose che aspettiamo sono belle il tempo sembra non passare mai, quando invece qualcosa ci angoscia, ci spaventa, non ci si accorge neanche del tempo che passa. Era successo così anche ad Arizona, a tutti succede così. Pensava di avere più tempo, sperava di averlo, ma il tempo che aveva a disposizione ormai era passato e lei era li, all'aeroporto in lacrime a chiedere al fratello ancora un po' di tempo. Non volle che Callie la accompagnasse, era stanca forse di farsi sentire e vedere debole, perché poi dei deboli ci si stanca e per questo le chiese di stare a casa, ma suo fratello che la conosceva fin troppo bene sapeva che lei da sola non avrebbe retto il colpo, sapeva che avrebbe avuto bisogno di una spalla su cui piangere, di due braccia tra le quali sentirsi al sicuro. Lui sapeva che sua sorella aveva bisogno di tutto questo. Callie c'era, li teneva d'occhio e controllava le reazioni della bionda

 

"Tim sei ancora in tempo per cambiare idea" disse lasciandosi sfuggire l'ennesima lacrima "Piccola, voglio farti una domanda . Se io ti chiedessi di rinunciare al tuo sogno più grande, se tu dicessi di non frequentare medicina tu cosa mi risponderesti?" chiese lui ma Arizona a questa domanda fu invasa da una rabbia potente "Cosa? Io intraprenderò medicina per salvare delle vite, ma la mia decisione non mette in pericolo la mia di vita" rispose lei colpita nel suo punto debole "Tu salvi delle vite e io contribuirò a mantenere la pace. Siamo nella stessa barca sorellina. Tu salverai vite in sala operatoria io sul campo. Permetterò alla mia patria di dormire sonni tranquilli. Non è una scelta che si può cambiare all'ultimo momento, è una scelta che mi fa sentire qualcuno" disse lui concludendo quando sentì chiamare il suo volo, diede un bacio a sua sorella che di sedette su quelle sedie scomodissime dell'aeroporto, come se volesse essere li in caso lui cambiasse idea all'ultimissimo.

 

Lei sapeva che quando suo fratello prendeva una decisione nessuno poteva muoverlo, ma ci sparava. All'improvviso sentì una mano calda sulla sua spalla, si voltò e c'era Callie con quegli occhi dolci che aspettava che Arizona reagisse, perche non era normale rimanere immobili "Tu cosa i fai qui? Ti avrò chiesto di stare lontana" disse Arizona in modo freddo e distaccato "Sono qui perché tuo fratello voleva che avessi qualcuno a cui aggrapparti, sapeva che ne avresti avuto bisogno" disse Callie sbagliando l'utilizzo delle parole "Mio fratello non sa niente. Tu non servi qui, ci sono io con me" rispose Arizona in maniera molto schietta e sempre più fredda, Callie si alzò e per un secondo la bionda pensò di aver esagerato, in realtà Callie si era alzata per fare il giro della sedia per potersi trovare dall'altra parte dove stava la sua fidanzata "Callie torna a casa, ti chiamo io stasera" continuò la bionda "Non vado da nessuna parte" Arizona oltre ad essere arrabbiata con suo fratello dovette arrabbiarsi anche con Callie che era l'ultima cosa che voleva "Non vai tu? Bene allora me ne vado io" ringhiò sorprendendo un po Callie "Arizona aspetta" disse alzandosi e bloccandola per il braccio "Perché non fai mai quello che ti chiedo? Perché fai sempre di testa tua?" chiese arrendendosi al tocco della mora "Faccio di testa mia perché sono fatta così e perché..." si bloccò perché non sapeva se quel momento fosse opportuno, poi prese coraggio e concluse la frase ".. Perché ti amo, e non voglio lasciarti da sola quando non dovresti esserlo" Arizona sentì come se la terra iniziasse a mancarle sotto i piedi, tremava di felicità ma era ancora arrabbiata

 

"Sai perché io mi comporto così? Perché tu non ci sarai per sempre, tu te ne andrai e io poi non potrò più appoggiarmi a nessuno" disse lasciandosi cadere sulla sedia, Callie si sedette accanto a lei posandole una mano sulla coscia, l'altra a quel tocco tremò "Non andrò da nessuna parte. Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno. Tu sei quella donna che vorrò vedere le mattine sul mio letto, la donna a cui cucinerò messicano, la donna con cui vorrò fare la doccia tutte le sere. Tu sei lei. Posso rinunciare a questo?" chiese per poi rispondersi "Mai" Arizona sorrise, era capitata per sbaglio dentro a quella storia, lei non era interessata a quella sconosciuta troppo espansiva. Ma poi quella ragazza divenne indispensabile per lei e per il suo cuore. Quella ragazza ormai faceva parte della sua vita e non avrebbe mai voluto perderla.

 

"Lei non era brava con le relazioni, e questo l'avrò ripetuto centinaia di volte in questa lettera. Lei non era brava perché aveva smesso di credere negli altri, di fidarsi di loro, non aveva mai avuto il tempo necessario per costruire qualcosa, le era sempre stato imposto un tempo e lei non se la sentiva di mettere a rischio il suo cuore per persone alle quali avrebbe dovuto dire addio. Lei era così. Solo per questo non era brava. Perché prima pensava al suo cuore e poi forse agli altri. Io non la ritenni mai un'egoista perché anche io l'avrei fatto al posto suo. Ma con me era diversa, con me non esisteva tempo, con me viveva ogni giorno come fosse l'ultimo. Forse aveva paura che da un giorno all'altro suo padre le dicesse che dovevano tornare in California, ma non me lo mostrava, forse per proteggermi, sicuramente per quello. Lei era così." 

LA SCUOLA STA FINENDO E PROBABILMENTE FINIRA' ANCHE QUESTA STORIA DATO IL POCO RISCONTRO CHE HO AVUTO, NON MI DISPIACE, PERCHE CAPISCO CHE QUESTO GENERE NON A TUTTI PIACE, COMUNQUE PER I POCHI CHE LEGGONO E COMMENTANO SCRIVERO' UN FINALE MOLTO DIVERSO DI QUELLO CHE SHONDA DA ALLE NOSTRE CALZONA, O PER LO MENO UN ADDIO DEGNO DI ESSERE TALE. 
GRAZIE A TUTTI I LETTORI, RAGAZZE E RAGAZZI, COMMENTATORI E SILENZIOSI, A TUTTI..
ALLA PROSSIMA. 
BESOS:) 
M♥

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Capitolo 9
*** Vancouver. ***


VI CHIEDERETE  COME MAI IL FINALE CHE HO PUBBLICATO QUALCHE GIORNO FA SIA SPARITO.. LA STORIA NON ERA FINITA E MERITA DI CONTINUARE, QUINDI PUBBLICHERO' FINO ALLA FINE.. MI DISPIACE SE PER CASO A QUALCUNO NON E' PIACUTO IL MODO IN CUI HO TAGLIATO LA STORIA, ORA TUTTI POTRETE CONTINUARE A LEGGERLA NELL'EXTENDED VERSION. AHAHAHA:) 



Maggio 1993

Le voci su Callie al campus aumentavano e ovviamente erano alimentate dagli amici di Mark, lui si dissociava da tutto quello che succedeva, ma gli altri erano tutti bravi a parlare per dare aria alla bocca. All'orecchio di Arizona ancora non era arrivato niente, ma se Callie non avesse fatto qualcosa probabilmente la bionda avrebbe iniziato a sapere qualcosa. Le pensò tutte per provare ad allontanarsi per un po' dalla scuola, ma era paradossale pensare che i genitori di Arizona l'avrebbero lasciata. Ma doveva assolutamente trovare una soluzione che non fosse arrendersi alle chiacchiere "Arizona quanto sei brava con le bugie?" chiese Callie facendo ridere Arizona come non mai "Io è le bugie siamo due mondi paralleli che non si incontreranno mai" disse Arizona sorridendo mentre Callie rimase pensierosa "Cosa avevi in mente?" chiese la bionda strizzando gli occhi e capendo che qualcosa stava girando nella mente della sua fidanzata "Avevo voglia di fare una cosa" disse Callie rimandando sul misterioso sperando che Arizona, divorata dalla curiosità, dicesse di si "Tipo?" chiese lei e Callie alzando un sopracciglio le rispose "Che te lo dico a fare? Mi hai già detto di no" disse incrociando le braccia al petto "Andiamo Callie sai che odio queste cose" rispose lei con gli occhi dolci "Vorrei portarti via con me" disse non riuscendo più a sostenere quegli occhioni “Portarmi via con te?” chiese con un sorrisino che la diceva lunga “E' quasi estate e io conosco un posto dove l'estate ha un gusto diverso” disse Callie pensando subito alla proprietà dei suoi a pochi chilometri da Seattle “I miei mi uccideranno” disse Arizona con le mani davanti al viso, la voglia di partire con Callie era cento volte superiore alla paura della reazione dei suoi.

 

Sicuramente non poteva scappare di casa, quello non sarebbe mai stata in grado di farlo, ma forse in accordo con sua mamma avrebbe potuto bypassare il padre “Dov'è questo posto?” chiese Arizona avvicinandosi a Callie in modo pericoloso per entrambe “Accontentati di ciò che ti ho detto fin'ora, partiamo stasera” disse lei, ma Arizona quella notizia non se la sarebbe mai aspettata, aveva capito che Callie fremeva per questa vacanza che si sarebbero dovute prendere, ma con cosi poco anticipo Arizona temeva di doverle dire di no.

 

Finite le lezioni tornò a casa, suo padre non c'era, probabilmente era in ufficio “Mamma, Callie mi ha detto di volermi portare con lei a casa dei suoi. Io non so esattamente dove stiano, me l'ha anche spiegato ma non ho capito bene. Io penso che sia un vero passo avanti nella nostra storia. Lo sento che sto costruendo qualcosa di fantastico, qualcosa che durerà. E partire con lei è la cosa che desidero di piu in questo momento” disse Arizona con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, sua mamma rimase un po senza parole “Come faccio a dirti di si? Tuo padre non è in casa” rispose Barbara che era felice per quell'espressione della figlia “Lo so che lui non c'è, ma Callie parte stasera e non posso lasciarla andare da sola” continuò la ragazza, qualcosa di vero c'era in quella conversazione, ma la maggior parte delle cose erano un po montate da lei “Io ti dico di si, ma poi quando tornerai devi promettermi che non avrai altre distrazioni dalla scuola” disse Barbara incapace di dire di no alla figlia “Promesso mamma. Con papà ci parli tu?” chiese per essere sicura di avere un accordo “Tu sei in gita, non è vero?” continuò Barbara, la figlia annuì e corse di sopra a farsi la valigia. Chiamò un taxi e si fece portare da Callie.

 

Callie doveva assicurarsi che mentre lei era via li a scuola si placassero le acque, quel pomeriggio chiamò Mark nella sua stanza “Senti, tutto cio che sta succedendo è colpa tua, che non sai tenerti le tue storie di sesso per te. Questo giro hai parlato troppo e tutto si sta ripercuotendo su di me e questo non mi sta bene. Perche io sono venuta a letto con te, ma non ci sono stata con Steve, e neanche con Ryan, e tanto meno con Vince. Metti a tacere queste voci, falle sparire. Te lo chiedo perche io ho smesso di essere quella ragazza che conoscevate tutti, quella non ero io. E ti dirò di più, neanche tu sei cosi. Io ti ho visto con Lexie, con lei sei diverso, come io sono diversa con Arizona. Le persone cambiano Mark, io e te ne siamo la prova” Mark rimase in silenzio per tutto il tempo “Io stasera parto, tu per favore aiutami” disse avvicinandosi a lui per abbracciarlo “Si” rispose e uscì dalla porta della stanza.

 

All'angolo incrociò Arizona che l'aveva notato e immaginò anche che proveniva dalla camera di Callie dato che lei era fuori “Quella è una valigia? Cioè significa che partiamo?” disse Callie abbastanza eccitata, ma Arizona prima voleva chiarire una cosa “Perchè Sloan era nella tua stanza?” chiese senza toni minacciosi o altro “Bha, aveva bisogno degli appunti di chimica” rispose Callie come se quella fosse davvero la verità e ringraziò Dio che la bionda non fosse arrivata un secondo prima. Arizona credette a tutto quello che lei disse, non le passò neanche per l'anticamera del cervello che lei le stesse mentendo. Si fidava di lei piu di qualsiasi altra persona.

 

Salirono nella sua macchina e si misero in viaggio “Perche volevi portarmi via con te?” chiese Arizona sorridendo quando vide i primi cartelli dell'autostrada che indicavano Vancouver “Perche voglio che inizi la nostra estate” rispose lei senza indugio “La nostra estate?” chiese sorridendo e posando il suo sguardo su di lei “Sei bellissima” continuò la bionda perdendosi completamente in quel meraviglioso profilo, in quelle labbra rosse e in quei capelli corvini. Callie arrossì un po, non era da lei, anzi, ma quel genere di complimenti detti da quella bocca sottile suonavano molto meglio “Non vedo l'ora di arrivare” parlava solo Arizona, era super eccitata. Callie rise, rise pensando a quanta fatica fece all'inizio per farla parlare “Siamo arrivate” rispose la mora sorridendo e facendo manovra per parcheggiare la macchina

 

Non mi avevi detto che saremmo state in albergo” disse Arizona davanti a quell'edificio abbastanza grande “Perche non siamo in albergo, questa è casa dei miei” disse mostrandole le chiavi. Arizona rimase a bocca aperta, non l'avrebbe mai scoperto quel lato di Callie, insomma era una casa che superava i limiti della realtà, gigante. Arizona pensava che Callie fosse una persona normale, una come tutti e invece era esattamente come lei

 

Io non pensavo che tu..” disse Arizona sorridendo “Io non sono ricca, i miei sono ricchi” disse Callie aprendo la porta per far accomodare la sua fidanzata “Tipica frase da ricchi” rispose Arizona ridendo e facendo ridere Callie. Quella casa era qualcosa di fuori dal comune, molto elegante ma moderna. Non era molto colorata anzi. Il bianco predominava sul resto. Aprì le finestre e fece passare un po d'aria. Faceva freddo li, quella non era esattamente l'idea che aveva Arizona di estate

 

Vuoi vedere la tua stanza?” chiese Callie, Arizona rimase un attimo ferma per cercare di capire bene cosa stesse succedendo attorno a lei “La nostra” si corresse subito Callie notando la faccia della bionda. Arizona sorrise e si fece guidare verso la loro camera. Era buio e nessuna vedeva niente. Sentì che Callie mollò la sua mano e la perse nel buio. Poi vide tutte le tapparelle alzarsi contemporaneamente, e nella stanza entrò una luce particolare. Ma non fu quello che stupì Arizona. Quello che tolse le parole di bocca alla bionda era il panorama. Difronte a lei c'era la distesa d'acqua piu luminosa e luccicante che avesse mai visto. Il sole colorava l'acqua di giallo ocra

 

Questa è la cosa piu bella che io abbia mai visto” disse Arizona quasi con le lacrime agli occhi “Ti piace quest'estate?” chiese Callie notando l'emozione che si era creata in Arizona che annuì e basta. Poco dopo suonarono alla porta “Aspettavamo qualcuno?” chiese Arizona staccando lo sguardo da il dipinto piu bello che avesse mai visto, disegnato dal sole e colorato dal lago “Spero che ti piaccia il sushi” disse Callie andando ad aprire.

 

Arizona scese dopo essere riuscita a lasciare che il sole calasse senza di lei “Questa vita è davvero strana” disse Arizona stupita ogni secondo di piu “Tu mi hai sempre sottovalutato” disse Callie porgendole il piatto “Tu non hai mai accennato a tutto questo, come potevo anche solo immaginare che i tuoi fossero i Kennedy canadesi?” disse Arizona sorridendo “Mai sottovalutare una Torres” rispose Callie facendo l'occhiolino.

 

Dopo cena Arizona chiamò sua madre mentre Callie uscì lasciando la bionda in casa da sola “Mamma siamo arrivate, tu non puoi neanche immaginare dove mi trovo. Sulle sponde di un lago incantato appena fuori Vancouver” disse con la voce piena d'emozione “Ma lei non era latina? Che ci fate in Canada?” chiese Barbara “E' la tenuta estiva” rispose, Callie entrò in casa all'improvvido mostrando ad Arizona un mazzo di chiavi, ovviamente la bionda non capì subito ma riagganciò perche era troppo curiosa.

 

Callie la prese per mano e camminarono un po, faceva davvero molto freddo, Arizona tremava cosi Callie si tolse la sua giacca per posarla sulle spalle della bionda “Californiana” disse Callie sfottendola un po, la luna illuminava il lago, non come faceva il sole, la luna lo rendeva prezioso e profondo.

Arrivarono al molo, infondo al quale c'era posteggiata una piccola barca “Prego” disse Callie porgendole una mano per evitare che perdesse l'equilibrio. Callie la sapeva guidare “Quante cose scoprirò di te questa settimana?” chiese Arizona affascinata da quella donna che domava la barca e le onde “Te l'ho gia detto, non sottovalutarmi” disse Callie sorridendo e ogni tanto controllando che Arizona stesse bene.

 

Era diretta al centro del lago, rallentò la barca e si posizionarono li “Potrei rimanere cosi per sempre” disse Arizona tra le braccia di Callie mentre guardavano la luna e le stelle cullate dalle onde dolci di quel lago “Non abbiamo fretta” sussurrò Callie all'orecchio di Arizona, le fece venire i brividi, un po dovuti dal freddo e un po da quella bellissima voce calda e sensuale che le aveva appena parlato “Cosa farai dopo il liceo?” chiese Arizona, Callie aveva una mezza idea di cosa avrebbe voluto fare “Ok, comincio io. Io vorrei andare alla Hopkins, studiare medicina pediatrica e poi tornare qui per la specializzazione al Seattle Grace” disse Arizona felice “Mi ha sempre affascinata il mondo della chirurgia, c'è qualcosa di eccitante nel avere la vita nelle tue mani” concluse Arizona guardando Callie negli occhi nonostante avesse la testa appoggiata nelle sue cosce “Io voglio andare a Stanford, chirurgia ortopedica” rispose Callie sbalordendo Arizona “Quante probabilità c'erano che due come noi avevano in mente lo stesso destino??” chiese la bionda alzandosi per guardare meglio Callie “Stanford è in California e la Hopkins è a Baltimora” disse Callie guardandosi le mani quasi con le lacrime agli occhi.

 

Magari la loro storia sarebbe finita molto prima che venisse il momento di partire, ma se non fosse stato cosi a separarle ci sarebbe stata l'America “Non fa niente, la distanza non è grave. Ma è inutile fare questi progetti ora che manca ancora un anno e mezzo alla fine del nostro liceo” disse Arizona e cercò poi di far tornare il sorriso a Callie, si rimise nella posizione originale, con la testa posata nelle sue cosce “E' davvero magico qui, non ho mai visto cosi tante stelle” disse Arizona perdendosi in quel cielo “Io ho sempre amato le stelle” rispose Callie accarezzandole il viso e spostandole i capelli da davanti agli occhi “Qui le sento piu vicine, è stupido lo so” continuò Callie ridendo “Anche io le sento piu vicine” rispose Arizona alzando leggermente il viso per baciare Callie, la mora la fece salire un po per essere piu comoda poi la prese in braccio e la portò nella cabina piccolissima di quella barca. Continuavano a baciarsi come se quella fosse la prima volta, come se non l'avessero mai fatto prima. Tutto attorno a loro ballava, le onde cullavano i loro movimenti, la luna illuminava i loro visi felici e innamorati, e il fruscio del vento dava loro una melodia.

 

Rimasero su quel letto fino a che il sole della mattina non illuminò i loro cuscini. Erano abbracciate l'una all'altra come se temessero che da un momento all'altro qualcuno le separasse. La loro non era piu una cotta adolescenziale, la loro era diventata una storia d'amore “Ti amo” sussurrò Arizona appena aprì gli occhi e vide Callie che la osservava “Non l'ho mai detto a nessuno” sorrise la bionda vergognandosi un po, e quindi coprendosi la faccia con il lenzuolo “Ti amo anche io” disse baciandola per poi alzarsi in piedi e vestirsi “Possiamo anche rimanere qui se vuoi ma saremo costrette a mangiare sushi anche per colazione” disse Callie illudendo al fatto che avrebbero dovuto pescarsi la colazione, Arizona amava il sushi, ma di prima mattina amava un bel caffe con la brioche alla cioccolata.

 

Callie prese il timone tra le sue mani “E' incredibile che una come te sappia guidare una barca” disse Arizona seduta al suo posto “Io trovo piu strano che una come te non lo sappia fare” rispose a tono la mora “Vieni qui” invitò Arizona ad avvicinarsi a lei, la bionda lo fece e Callie la posizionò tra le sue braccia “Le mani devi metterle come se fosse il volante di un'auto” disse, la ragazza seguì le indicazioni “E' duro da girare” disse Arizona e in quel momento Callie posò le sue mani su quelle di Arizona e la aiutò con il timone “E' solo questione di pratica” sussurrò la mora all'orecchio di Arizona, e i soliti brividi le corsero giu per la schiena, poi all'improvviso staccò le sue mani da quelle della bionda e la lasciò navigare un secondo da sola “Dove sei Callie?” disse avendo paura di girarsi per cercarla “Sono qui” rispose riposando le sue mani su quelle di Arizona “Non farlo mai piu” disse Arizona visibilmente spaventata e Callie invece scoppiò a ridere “Che ridi? E se ci fossimo schiantate?” chiese Arizona irritata dalla risatina di Callie “Guarda davanti a te. C'e solo acqua. E per quanto freddo possa fare, in lontananza non vedo iceberg” continuò a scherzare Callie, Arizona sgattaiolò fuori dalle braccia della mora e tornò a sedersi “Tieniti forte femminuccia” urlò Callie sopra il rumore assordante del motore ormai vecchio. Arizona obbedì e in un attimo arrivarono a riva.

 

Quella mattina dopo la colazione uscirono per una passeggiata, Arizona si era preparata al freddo, ma le ore della tarda mattinata erano davvero calde e dovette legarsi la felpa ai fianchi rimanendo in tshirt “Hai mai fatto questo?” chiese Callie una volta arrivate davanti ad un'immensa baracca di legno “Questo cosa?” chiese Arizona immaginando che Callie non si riferisse alla costruzione della casetta, la mora aprì il portone dentro, divisi in piccole cabine c'erano forse una decina di purosangue “Sono una Robbins. La mia è una famiglia di cowboy” Callie a quell'affermazione ci credette davvero poco “Non ci credo neanche se mi trovassi davanti alle scuderie Robbins. Piuttosto dì di aver frequentato lezioni di equitazione all'età di 5 anni” disse Callie snobbandola un po “Io non ho fatto equitazione a 5 anni ma a 7” rispose l'altra mentre guardava Callie dirigersi verso il suo cavallo “Scegline uno se vuoi starmi dietro” disse portando fuori dal box un bellissimo cavallo nero, Arizona scelse il suo e Callie la aiutò a farlo uscire “Spero tu sia in grado di domarlo, è una bestia” disse Callie ridendo gia in sella al suo cavallo, Arizona si spaventò un secondo ma poi guardando il bellissimo cavallo marrone capì che Callie mentiva

 

Stai davanti tu cosi ti vedo” disse Callie facendole l'occhiolino “Ho la felpa cretina” disse capendo il perche volesse che lei stesse davanti, Callie iniziò a ridere e superò Arizona per guidarla in mezzo ai boschi “Ma questa è tutta casa tua?” chiese non avendo mai notato un cancello che separasse la casa dal lago e la casa dalla scuderia, e nemmeno nel bosco “Si, mio padre adora andare a cavallo e anche a caccia” rispose Callie alzando il tono di voce data la distanza che le separava “Dovrò dire a tua madre che le lezioni di equitazione non sono poi servite a molto” disse Callie sfidandola e fu solo allora che Arizona spronò il suo cavallo a correre piu veloce, Callie l'aveva sottovalutata perche in un secondo era un bel pezzo avanti a lei “Oh tiriamo fuori il caratterino Robbins” disse Callie accelerando a sua volta per raggiungerla “Ohhh” disse tirando le briglia del suo cavallo per farlo rallentare e Arizona fece lo stesso “Non noti niente?” disse Callie, e solo quando gli lo fece notare Arizona disse “Siamo dall'altra parte del lago”.

 

Scesero entrambe da cavallo ed entrambe camminarono con gli animali a seguito nella spiaggetta privata e bellissima “Perche tu studi a Seattle?” chiese Arizona “Insomma guarda qui, potresti vivere benissimo qui a Vancouver. Perche gli Stati Uniti?” continuò lei, ma la risposta era davvero molto semplice “Perche gli Stati Uniti rimangono sempre gli Stati Uniti. Può succedere qualsiasi cosa ma nessuno perderà mai l'idea che si sono fatti su quella terra. La libertà, il sogno americano. Dicendo Stati Uniti spesso si dice: felicità” disse Callie guardando un punto perso nell'orizzonte “Ma qui, guardati attorno, nulla di tutto questo c'è a Seattle e non c'è neanche in California” continuò Arizona “Lo so, ma nonostante tutto continuo ad associare gli Stati Uniti alla parola felicità” disse Callie sedendosi sulla sabbia “Perche?” chiese la bionda curiosa “Perche non importa quanto qui l'aria sia pulita, o quanto l'atmosfera sia magica. Se io avessi studiato qui non mi sarei mai seduta al tavolo di una ragazza silenziosa. Non avrei mai aperto quella parentesi, non avrei mai saputo davvero cosa fosse la felicità” disse Callie tutto d'un fiato, Arizona si commosse e lo fece anche Callie, perche è vero, erano finite li per impedire ad Arizona di scoprire determinate cose, ma quella era solo una piccolissima parte delle ragioni di quel viaggio.

 

Callie volle portarla li per altri motivi, per viversela come se fossero solo loro due, per poter immagina come sarebbe la vita con Arizona al suo fianco e anche per farsi conoscere da quella ragazza che ormai aveva rubato il suo cuore. Un po si sentiva in colpa per averle tenuto nascosta una cosa del genere, come se avesse avuto paura di qualcosa che non avrebbe dovuto spaventarla, non aveva messo in conto che con l'approfondimento della storia sarebbe stato sempre piu difficile parlarle di cio che successe quel pomeriggio. Lasciò Arizona un secondo, voleva scrivere un messaggio a Mark, si allontanò e solo in quel momento pensò a quanto stupida era stata a pensare che i pettegolezzi e le voci di corridoio potessero essere taciute solo in una settimana, forse quell voci non avrebbero mai smesso di girare, forse una settimana non era abbastanza, forse neanche un mese sarebbe stato abbastanza, non si può pretendere che chi ha voglia di parlare smetta di farlo. Era arrivata alla conclusione che glie l'avrebbe detto, appena il momento adatte le si sarebbe presentato davanti. In realtà ogni momento era buono, ma lei non era pronta a dirle addio. Voleva baciarla ancora, guardarla ancora, accarezzarle quei capelli ancora, toglierle i vestiti e toccarla ancora. Non era pronta per vederla andar via, non lo era affatto.

 

Rimasero sulla spiaggia a pranzare, c'erano solo loro due ed i due cavalli, niente di piu romantico, niente di piu affascinante “Ti piacerebbe avere una famiglia?” chiese Arizona, a quella domanda Callie si spaventò un po “Solo cosi, per sapere” disse Arizona percependo un'alterazione in Callie “Si, mi piacerebbe una famiglia” rispose lei “Mia figlia la chiamerò Sofia” disse Arizona sicura di quel nome piu di qualsiasi altra cosa “Come mai Sofia?” chiese Callie incuriosita “Perche mia nonna si chiamava Sofia, e devo a lei un sacco di cose. Se non fosse stato per lei probabilmente io non sare cosi adesso e poi è un nome che suona incredibilmente bene” disse Arizona guardando verso l'alto “A lei saresti piaciuta, lei non era mai d'accordo con mio padre, diceva che fin da piccolo era stato un burbero. Lei ha conosciuto la mia prima fidanzata, e nonostante fosse una donna d'altri tempi non fece fatica ad accettarmi per questo dico che le saresti piaciuta” continuò lei “Sofia.. Io mia figlia la chiamerei Rose” disse sorridendo e accarezzando i capelli di Arizona “Rose è davvero un bel nome” il pomeriggio lo passarono cosi, nessuna delle due aveva mai pensato che sarebbero entrate in un argomento del genere. Nessuna delle due aveva mai pensato ad una famiglia, e oltre quel momento isolato non ne parlarono piu.

 

 

In quel momento squillò il telefono di Arizona “Mamma come stai?” chiese Arizona, la linea era un po disturbata per questo si alzò e si allontanò per cercare campo “Come? Io sto bene, anzi benissimo” continuò cercando di decifrare le domande della madre “Tim cosaa?”

RINGRAZIO TUTTI PER LA LETTURA:) 
BESOS:) 
M♥ 

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Capitolo 10
*** Il mio errore sei tu. ***


Mamma non sento niente, cos'è successo a Tim?” chiese urlando al telefono, Callie si spaventò e si avvicinò a lei per sorreggerla perche sarebbe caduta, Callie arrivò appena in tempo che Arizona svenne tra le sue braccia. La chiamata ancora era accesa e per questo Callie prese il telefono “Signora cos'è successo?” chiese, la risposta era davvero indecifrabile “Tim non si fa sentire da una settimana. Ma non crediamo sia successo niente” disse Barbara con tono tranquillo “Meno male, penso che Arizona abbia capito davvero male perche per un secondo è stata fuori di se ed ora è qui tra le mie braccia, riaggancio e poi la chiamiamo una volta rientrate in casa” disse Callie salutando la donna in modo molto cortese. Arizona dopo pochi secondi si riprese, Callie l'aveva stesa sul loro asciugamano per farla stare comoda, poi con un fazzoletto bagnato con l'acqua del lago le bagnò la fronte “Tim, tim” sussurrava Arizona ancora addormentata “Amore, non è successo niente, la linea era troppo disturbata, hai capito male” disse Callie appena la bionda si riprese “No mia mamma parlava di lui” disse Arizona convinta “Si, ma per dirti che non lo sentono da una settimana, non perche è morto” cercò di tranquillizzarla “Non mi dici cosi solo per tranquillizzarmi?” chiese Arizona anche se poteva leggere nel viso e negli occhi di Callie che quella era la verità “Adesso torniamo a casa cosi potrai chiamare tu stessa tua madre” disse Callie.

 

Non si fidò di lasciare Arizona con un cavallo cosi la fece salire sul suo e la tenne tra le braccia fino a che arrivarono a Casa. Appena entrarono Arizona si diresse al telefono e digitò il numero della madre

 

Mamma Tim sta bene?” chiese lei con il respiro affannoso “Molto probabilmente c'è stato qualche problema con le lettere. Ma vedrai che tutto è apposto” disse per tranquillizzarla “Sei sicura mamma?” chiese Arizona senza fidarsi di lei, poi si voltò verso Callie e vide che nelle sue mani c'erano le chiavi della macchina “Mamma stiamo tornando a casa” disse Arizona sorridendo a Callie, era grata per cio che aveva appena fatto, riagganciò la chiamata e si precipitò tra le sue braccia e scoppiò a piangere “Grazie” disse con la testa nell'incavo del suo collo “Grazie di cosa? La tua famiglia ha bisogno di te e tu di loro” disse Callie accarezzandole i capelli “Torneremo presto qui” disse Arizona mentre Callie l'accompagnava sopra per preparare le valige, che in realtà non erano pienamente disfate.

 

Nel giro di un'ora erano gia in viaggio. Speva che appena sarebbero arrivate a casa tutto sarebbe finito. Arizona non l'avrebbe perdonata e loro due si sarebbero lasciate. Ne era consapevole ed era anche consapevole che la colpa era solo sua, perche se fosse stata sincera fin dall'inizio non si sarebbero trovate in questa situazione. Non ci misero molto a tornare a casa, il padre di Arizona era a lavoro, come sempre e con questo Arizona si era risparmiata una bella ramanzina, Callie non entrò in casa, fece scendere la bionda, la salutò con un bacio “Ti chiamo stasera” disse Callie per poi fare retromarcia per uscire da quel lunghissimo viale alberato.

 

La nostra storia non fu sempre felice. Per la maggior parte del tempo si lo era, ma attraversammo anche momenti bui, che nessuna delle due credeva di riuscire a superare. Io pensavo che lei non potesse perdonarmi alcune cose, e lei pensava lo stesso di me. Abbiamo sottovalutato entrambe le nostre capacità di perdono, piu di una volta. Alcune nostre pause durarono un paio di giorni altre mesi. Ma alla fine sempre tornavamo l'una dall'altra.”

 

Maggio 1993

Callie tornò al campus, tornò dove non avrebbe mai voluto stare. Nei corridoi sentiva commenti spiacevoli su di lei, la gente non aveva il coraggio di dirgliele in faccia le cose ed era quello che le faceva piu schifo. Quella mattina dopo essere scesa per la lezione di biologia tornò nella sua stanza, perche per la lezione di letteratura avrebbe dovuto aspettare circa tre ore. Ad un tratto sentì bussare alla porta, in modo insistente, come se dall'altra parte ci fosse qualcuno di arrabbiato

 

Calliope apri questa maledetta porta, so che sei li” Callie riconobbe la voce oltre la porta, fece un respiro profondo e si avviò verso la porta e aprendola Arizona la aggredì subito. Inanzi tutto le diede uno schiaffo “Ti sei divertita eh?” chiese spingendola piu di una volta “Ti sei divertita? Come sono stata? Cosa sono stata? Solo un'altra persona da aggiungere alla tua collezione?” chiere Arizona, era infuriata e la vena sulla tempia Callie giurò di vederla pulsare “Arizona posso spiegarti, e per favore calmati. Non c'è bisogno di essere cosi” cercò di calmarla prendendola per le spalle “Non mi toccare. Ora capisco tutto. Ora capisco il senso della gita a Vancouver, ora capisco tutte le tue sviolinate. Mi fai davvero schifo Callie, sei davvero un una stronza” disse Arizona senza mostrare cedimento nella voce “Arizona io posso spiegarti. Le voci che girano non sono vere, o per lo meno non sono tutte vere. E' vero sono andata a letto con Mark, lo feci quando io volevo chiudere la parentesi che tu mi dicesti che si sarebbe chiusa. Volevo non essermi innamorata di te. E lui invece aveva appena rotto con Lexie, o litigato con lei, ora non ricordo. Poi sei arrivata tu quel pomeriggio dicendomi che potevamo provarci. Io mi dimenticai di cio che successe prima di quel momento. Tutto ciò che è successo tra di noi dopo quel pomeriggio era tutto vero, io ero vera con te. Ho provato paure che non pensavo di avere, timori che ho scacciato via senza neanche tanta fatica. Ho capito cose di me che con conoscevo” disse Callie con le lacrime agli occhi “Ma sapevo che questo momento sarebbe arrivato, sai non è facile far smettere i pettegolezzi e per quanto io ci abbia provato non è servito a niente. E per quanto riguarda i due giorni a Vancouver no, non è stato tutto finto. Tutto cio che ti ho detto lo pensavo davvero, io ti amo davvero, svegliarmi con te è stata una delle cose piu belle che io abbia mai vissuto, ma anche le stupidaggini quotidiane come chiederti se avevi finito di truccarti piuttosto che farti trovare la cena pronta, tutto questo mi faceva sentire tremendamente bene. E faceva star bene anche te, non puoi negarlo” disse Callie bloccandola con le spalle al muro, non avrebbe mai tradito i suoi sentimenti, non li avrebbe mai rinnegati, lei sapeva cio che provava ma come Callie l'aveva trattata non le andava affatto bene “No forse non ti rendi conto. Io ti ho detto che ti amavo, ti ho anche detto che era la prima volta, ti ho parlato di mia nonna, ti ho guidato nelle parti piu intime di me, ti ho insegnato ad amarmi e ti ho permesso di amarmi. Quando ti parlai di tutto questo non ti venne in mente di dirmi la verità? Perche continuavi a mentire? Non pensavi che se fossi venuta a scoprirlo da sola sarebbe stato peggio?” chiese Arizona “Forse tu non hai ancora capito che io non sono sempre quella ragazzina da proteggere, so proteggermi da sola il piu delle volte, ma questa volta ho sbagliato, non sono stata in grado di proteggermi da te” disse e quella fu la frase che uccise Callie, i suoi occhi si riempirono di lacrime Arizona notò le lacrime eppure continuò ad infierire “Mio padre aveva ragione, tu sei sbagliata, ma io sono una testarda e ho voluto sbatterci la testa, ma adesso ho capito. Ho capito che lui aveva ragione, lui ha sempre ragione ma io non l'ho ascoltato. E adesso sto pagando le conseguenze” disse lei spingendosi sempre piu verso Callie e mettendola in posizione di svantaggio “E' stato un errore, tu sei stata il mio errore e non mi perdonerò mai per questo” concluse Arizona lasciando Callie seduta su quel letto con le mani tra i capelli mente piangeva i suoi rimpianti.  

**ED ECCO IL CAPITOLO SUCESSIVO, ARIZONA HA SCOPERTO TUTTO DA SOLA, CALLIE HA SBAGLIATO A NON DIRLE NIENTE E COSA PEGGIORE HA SBAGLIATO A PORTARLA VIA SPERANDO CHE TUTTO SI SISTEMASSE.. VOI PENSATE CHE TRA DI LORO LE COSE SI METTANO APPOSTO? CALLIE RIUSCIRA' A FARSI PERDONARE O QUESTO E' TROPPO? 

GRAZIE A TUTTI, ALLA PROSSIMA:) 
BESOS:) 
M♥ 

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Capitolo 11
*** Drunk. ***


Uscì dalla stanza di Callie, e solo allora inizio a piangere, iniziò a pensare di aver perso qualsiasi cosa, di aver perso il suo mondo, e in un certo senso anche la sua felicità. Si era fidata di Callie più di qualsiasi altra donna al mondo, era stata la prima che aveva amato, e ciò che a faceva stare peggio era che si era aperta con lei, le aveva detto di amarla, le aveva parlato di cose che non aveva mai detto a nessuno. Andò a sbattere contro una ragazza con gli occhi bassi e immersa nella sua musica che probabilmente veniva dalle sue cuffiette

 

"Scusami" disse Arizona e quando la ragazza alzò lo sguardo le venne naturale sorriderle, la ragazza non rispose e proseguì la sua strada. Era incredibile come non era stata capace di sentire tutti i pettegolezzi nei corridoi, perché solo in quel momento si rese conto ti quelle voci che prima di quel pomeriggio non aveva mai sentito

 

"E' lei" sentiva "Stava con quella Callie" dicevano mentre lei passava "Come faceva la bionda a stare con una così?" e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. La ragazza che disse quella frase finì in pochi secondo attaccata al muro "Di un'altra sola parola e io ti faccio passare la voglia di parlare per il cazzo" disse Arizona lasciando andare la ragazza solo alla fine del suo discorso, attorno a lei si creò un varco, sapeva che con quella reazione avrebbe solo alimentato altre voci, ma per quanto Callie le avesse spezzato il cuore nessuno poteva parlare male di lei, nessuno avrebbe dovuto offenderla, perché nessuno era nella sua situazione nessuno sapeva niente.

 

Arizona dopo la lezione di letteratura, che seguì dal primo banco lontana dalla mora, andò a casa, entrando buttò lo zaino e corse in camera, la madre notò questo suo comportamento molto strano e sali per chiarire "Arizona che ti prende?" chiese sedendosi sul letto accanto alla figlia "È finita" disse sussurrando facendo scendere le prime lacrime "Cosa? Non ci posso credere" disse Barbara voltando il viso della figlia "Mi ma mentito, sai perché mi ha portato a Vancouver? Perché non voleva che sentissi le voci che giravano su di lei a scuola. Pensava che scappando tutto si sarebbe sistemato. Cosa credeva, che saremmo rimaste in Canada per sempre?" disse lei arrabbiata e delusa ma Barbara fece fatica a capire la situazione "Su cosa ti avrebbe mentito?" chiese la donna strizzando gli occhi "Il pomeriggio che andai da lei dopo che tu mi dicesti di provarci le era stata con il suo ex. E dalle voci lui non fu l'unico" disse Arizona continuando a soffrire raccontando ciò alla madre "E tu sei certa che le voci che girano sono vere? Hai parlato con lei?" chiese sapendo e conoscendo bene il carattere della figlia "Si che ho parlato con lei" rispose Arizona sorpresa "Hai parlato solo tu o avete avuto una conversazione?" disse sua madre "Ho parlato molto" disse Arizona e Barbara annui come sapendo che quella era stata la reazione della figlia "E non hai intenzione di lasciarla spiegare?" chiese Barbara con un tono esperto che Arizona poche volte aveva sentito "Perché dovrei? Se è così brava a dirmi bugie potrebbe continuare a farlo e magari io non me ne accorgerò mai" disse lei arrabbiata, ma la madre non era d'accordo, lei non era mai stata così come la figlia, quel carattere lo prese da suo padre "Sei proprio come tuo padre" disse Barbara forse colpendo il punto debole di Arizona dato che a lei non piaceva molto il comportamento del padre "Lui non sa neanche dove sta di casa il perdono, e quando parli così mi fai venire in mente lui" continuò sua madre avvicinandosi alla figlia "Io penso che il perdono sia qualcosa che tutti meritano almeno una volta. Forse lei ha sbagliato a non dirtelo subito, ma aveva paura, paura di perderti, paura che ti saresti allontanata aveva paura che facessi ciò che hai fatto adesso" disse Barbara argomentando la sua tesi "Lei mi ha parlato centinaia di volte dicendomi che ci si può sentire fragili, che è normale, e poi quando è il suo turno decide invece di nascondersi in una bugia?" disse Arizona iniziando a riflettere su ciò che era successo "Forse non sarei esattamente rimasta immobile a sentire di lei che mi parlava del suo ex ma mi sarei sentita sicuramente meno presa in giro" concluse la ragazza, Barbara annui, sapeva di aver fatto la cosa giusta, era riuscita a far ragionare Arizona, se suo marito l'avesse sentita parlare così di Callie probabilmente non ne sarebbe stato contento ma lei sapeva che era la cosa giusta da fare e anche ciò che avrebbe fatto tornare Arizona nei suoi passi.

 

Quella sera Callie aveva una voglia immensa di vedere Arizona, per dirle quanto si sentisse male, per dirle che non voleva farla soffrire, ma sapeva che andare da lei era completamente fuori discussione, se solo si fosse presentata al cancello ci sarebbero stati i cecchini ad attenderla, così optò per una bella maratona di tequila, poco le importava se il giorno dopo c'era scuola, non ci sarebbe andata.

 

Scese e andò al bar appena fuori dal campus "Una tequila" disse al barman, sentiva dietro di lei le solite voci, non quelle su di lei, ma voci familiari, si voltò e al tavolo c'era Mark con la sua compagnia, fece un cenno per salutarla, ma lei fece finta di niente e si voltò verso il barman che gli portò ciò che aveva ordinato. A quel bicchierino di tequila ne seguirono altrettanti. Era al limite, completamente piena di alcool. Quella sera era stata una spugna, come se la tequila fosse acqua, anche se gli effetti erano ben diversi.

 

Lei sapeva che Mark non era come i suoi amici, conosceva e ne lui e le sue maniere. Non era esattamente il ragazzo d'oro che tutti i padri avrebbero voluto per le loro figlie ma era lo stesso un bravo ragazzo. Callie sentì la porta sbattersi e si voltò, forse lo fece troppo in fretta perché la testa iniziò a farle davvero molto male, notò che la compagnia di Mark si era dileguata e lui con loro.

 

"Eccola la crocerossina" disse Steve oltre il limite di alcool nel corpo quindi molto ubriaco, Mark lo zittì "Certo che non sai proprio quando stare zitto e quando invece aprire quella cazzo di bocca" disse Mark dandogli un pugno di avvertimento, il ragazzo subito si calmò. Arizona, nonostante fosse furiosa con Callie, non poté ignorare la telefonata di Mark nel bel mezzo della notte. La vide subito, era al bancone, con entrambi i gomiti posati e le mani tra i capelli, la testa le girava e non riusciva più a capire se il problema fosse suo o del bar. quando sentì una mano sulla sua spalla si voltò lentamente, perché orami aveva capito come funzionava la sua testa.

 

La vide lo davanti a lei, con i capelli raccolti frettolosamente, come se fosse uscita di casa senza averlo programmato "Tu.. Tu che ci fai qui?" disse Callie non essendo più sicura di quante donne c'erano davanti a lei "Che ci faccio qui? No, ma ti sei vista?" disse Arizona cercando di nascondere il più possibile la sua preoccupazione "Non ho bisogno d'aiuto, soprattutto da una che non vuole darmelo!" rispose sbuffando e cercando di alzarsi in piedi. Invano perché le gambe cedettero subito e Arizona era li, la sorresse "Non hai bisogno d'aiuto eh?" disse la bionda mettendo un braccio di Callie attorno al suo collo per poterla sorreggere meglio "Io e te abbiamo litigato prima!" disse Callie come se se lo fosse appena ricordato “Arizona io..” iniziò Callie con tono colpevole, o forse fu così che Arizona lo lesse “Ne parliamo piu tardi” disse lei provando a tranquillizzarla “No Arizona io ho bisogno del bagno” disse con una mando davanti alla bocca, ma il bagno era troppo lontano e finì con il vomitare li. Nel locale si girarono tutti, Arizona non si sera mai trovata in una situazione del genere prima d'ora. Chiamò l'uomo che stava dietro al bancone che comunque si stava già avvicinando, Arizona avrebbe voluto dare una mano a lui, ma c'era un'altra persona che aveva piu bisogno di lei in quel momento, la sorresse e insieme andarono verso il bagno in caso Callie si fosse sentita male di nuovo. La prima cosa che fece Arizona fu quella di tirarle indietro i capelli. Erano sedute entrambe sul pavimento, Callie vicina alla toilette e Arizona accanto a lei

 

Perche sei venuta lo stesso? Abbiamo appena finito di litigare” disse Callie con una mano sulla fronte per il forte mal di testa “E allora?” chiese Arizona come se secondo Callie lei non avrebbe dovuto essere li solo per il semplice motivo che avevano litigato. Per la bionda non significava niente, aveva messo da parte l'orgoglio per prendersi cura di lei. E le sembrò una cosa anche normale “L'avresti fatto anche tu” continuò Arizona, Callie la guardò con uno sguardo un po perso “A cosa pensi?” chiese la bionda notando come il viso di Callie stesse riprendendo colore “Penso che sono una stupida. Penso che mi sono fatta scappare la mia unica vera occasione di essere migliore” rispose Callie con gli occhi che si riempirono di lacrime, Arizona questo lo notò ma non rispose, perche rischiava di farsi prendere da quelle emozioni che l'avrebbero portata a perdonarla.

 

Sua madre l'aveva aiutata molto, quel discorso le era servito, ma ancora non riusciva a lasciarsi alle spalle quella cosa che Callie le aveva detto. L'avrebbe fatto in futuro, ne era sicura, anche in quel momento se avesse perso il controllo. Ma non lo fece. Continuò a ragionare e a rimanere lucida “Andiamo a casa” disse Arizona controllando l'orologio e vedendo che era passata una ventina di minuti. Callie si alzò da sola e volle anche camminare da sola, perche quella mancata risposta di Arizona le aveva fatto capire quanto lei non volesse essere li in quel momento.

 

Non si era mai sentita un peso per qualcuno come quella sera. Sentiva di essere un peso per Arizona. Una volta fuori Callie cominciò a camminare piu veloce come per cercare di creare un distacco con la bionda, ovviamente non ci riuscì, perche per quanto Arizona fosse convinta della sua scelta non l'avrebbe mai lasciata sola “Aspetta” disse dopo averla raggiunta “Il momento peggiore è passato. Mi sei stata vicino, quindi ora che sei apposto con la tua coscienza puoi andare” disse con tono cattivo la mora, Arizona non i fece neanche caso, ormai conosceva Callie piu di chiunque altro, sapeva che quando reagiva così era perche si stava proteggendo “Siamo tutti fragili” disse quasi sussurrando “Non usare questo discorso con me” continuò Callie nel suo atteggiamento “E invece si, come valeva per me vale anche per te” disse Arizona mettendosi davanti a lei bloccandola “Tuo fratello era partito per la guerra io sono solo ubriaca. Ti sembra la stessa cosa?” disse Callie convinta di aver ragione, lei non era fragile in quel momento, era solo ubriaca.

 

Arizona se ne rese conto, ma si rese anche conto che non voleva lasciarla sola “Sai che forse hai ragione? Ma io non ho intenzione di andare a casa stasera” disse lei testarda come al solito “Guarda che la ragazza che hai davanti è la stessa che ti faceva schifo oggi pomeriggio, sono sempre io, guardami! Quella stronza che hai messo al muro a forza di insulti” disse Callie difendendosi come non era riuscita a fare quel pomeriggio “Sei brava eh, a girare le situazioni a tuo favore” continuò Arizona alterandosi un po “Non giro le situazioni a mio favore, so di aver sbagliato, ma so anche che tu mi hai lasciato in una stanza vuota, che sapeva di te, a piangere senza avermi dato la possibilità di spiegare” confessò Callie abbassando quelle barriere che aveva costruito “Cosa volevi spiegare? Del perche sei andata a letto con Mark e con gli altri?” disse forse, anzi sicuramente, provocandola, voleva stare a vedere la sua reazione.

 

Solo in quel momento Callie tornò quella di sempre, prese Arizona per le spalle obbligandola a guardarla negli occhi “Io sono andata a letto con Mark perche tu mi avevi rifiutata, questo, tutto questo è un mondo nuovo per me, non sono mai stata brava con i cambiamenti, poi però tu sei tornata, volevi provarci. Io non ci pensai due volte perche quella scopata non aveva significato niente per me, era puro sfogo” continuò Callie e Arizona per la prima volta sentì che le parole che uscivano dalla bocca della mora erano la verità “Poi lui andò via. Parlò con i suoi amici. E una mattina Steve mi fermò in mensa e mi provocò, io risposi alla provocazione e lui forse sentendosi rifiutato sparse centinaia di voci. Pensavo di poterle tenere sotto controllo, ma in quel periodo le voci non facevano che girare e immaginavo che in poco tempo sarebbero arrivate a te. La mia è stata una scelta infantile quella di portarti via. Ma in quei tre giorni a Vancouver ho capito che avrei dovuto dirtelo subito cio che era successo con Mark, ma ormai ero troppo dentro alla nostra storia, e temevo che se avessi detto qualcosa tu te ne saresti andata. E la mia paura era fondata dato che questa è stata la tua reazione dopo averlo saputo” concluse Callie sentendosi strana ma continuando a resistere “Se me l'avessi sentito dalla tua bocca non sarebbe successo tutto questo. Mi sono sentita pres.. Callieee” disse afferrandola di nuovo.

 

Aveva perso i sensi. Quella sera ci era davvero andata giu pesante con la Tequila. Fortunatamente c'erano due ragazzi del cortile del campus che aiutarono Arizona a portarla nella sua stanza

 

Grazie ragazzi” disse lei facendoli uscire e chiudendo la porta dietro di se.

 

Si sedette nel letto accanto a quello di Callie e la osservò -Sei come tuo padre- sentì sua madre che le ripeteva quelle cose che le aveva detto nel pomeriggio -Il perdono è qualcosa che tutti meritano-

 

Solo in quel momento Arizona ebbe il momento per riflettere su ciò che desiderava, solo in quel momento aveva davanti la realtà. Era facile parlare mentre davanti a lei c'era sua madre. Ma in quel momento davanti a lei c'era Callie. E per quanto Arizona fosse arrabbiata con lei non poteva lasciarla andare cosi. Sono peggiori le cose per cui si litiga, pensò. Si accoccolò accanto a lei sul poco posto che era rimasto nel letto di Callie. Sentiva il suo respiro, sentiva il cuore che batteva all'impazzata, ogni tanto alzava lo sguardo per controllarla, lei era sempre li. La guardava anche per capire che quella era la realtà, quella ormai era la sua realtà. Avrebbe potuto scappare centinaia di km da lei ma avrebbe trovate sempre una futile ragione per tornare indietro. 

*PROBABILMENTE NON SONO FATTE PER LITIGARE, NON SONO FATTE PER STARE LONTANE, NON SONO FATTE PER NON AMARSI, LORO, NELLA MIE STORIE, NON POSSONO STARE SEPARATE.. SPERO CHE VI SIA PIACUTO.. GRAZIE A TUTTI DAVVERO PER AVER DEDICATO UN PO DI TEMPO PER LEGGERLA:) 
ALLA PROSSIMA:) 
M♥ 

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Capitolo 12
*** Second chance. ***


Callie si svegliò lentamente, sentiva come un peso sul suo fianco, si voltò verso la sua destra e vide Arizona che dormiva accoccolata a lei. Nella sua testa c'erano centinaia di domande. Ma alcune cose per lei erano davvero chiare. Il pomeriggio prima avevano litigato, lei si era ubriacata e poi arrivò Arizona per portarla a casa e discussero. Ricordava tutto. Ma non si spiegava come era arrivata in camera ma soprattutto perché lei era li. Provò a muoversi senza svegliarla ma fu tutto inutile.

 

Arizona si alzò immediatamente e Callie si sedette per lasciare un po più di posto a lei "Arizona io.." disse Callie con l'aria colpevole e dispiaciuta, la bionda posò il suo indice sulle labbra della mora per farla tacere, si avvicinò a lei baciandola. Callie era sorpresa da ciò che successe, non se lo sarebbe mai aspettata "Arizona cosa significa?" chiese pensando che la bionda stesse solo giocando "Significa che io non voglio più sentirmi troppo forte. Non voglio smettere con i pic nic nel nostro posto segreto. Significa che qualcuno mi ha insegnato che tutti meritano una seconda opportunità" disse Arizona con gli occhi lucidi, Callie sorrise capendo che non stava giocando. Si tolse la felpa e Arizona iniziò a guardarla con aria interrogativa, poi posò le mani nelle spalle della bionda e tolse la giacca. Arizona capì bene dove voleva andare a parare e a lei stava bene.

 

Poi però Callie si alzò e in modo molto provocante si tolse i pantaloni andando verso il bagno "Vieni?" chiese Callie e Arizona penso di avere davanti una delle ragazze più belle che lei avesse mai visto, annui e si avvicinò e anche lei si tolse il resto di vestiti che aveva addosso "Sei bellissima" sussurrò Callie all'orecchio della bionda. Finirono nude entrambe nella doccia. L'acqua calda che si mescolava con il sapone alla fragola. I loro profumi erano diventato uno solo. Si baciarono e si guidarono in quell'interminabile danza di sospiri e graffi.

 

"Io sono sempre stata una persona strana. Non mi rendevo conto di quello che avevo davanti, non mi sono resa conto di niente prima che lei arrivasse nella mia vita. Vivevo il mio film come se non fossi la protagonista. Dissi che lei era strana, ma forse io lo ero più di lei. Io avevo delle barriere davanti agli occhi, dei muri colorati con disegni bellissimi, me restavano muri e io non riuscivo a vedere al di la. Mi stavo perdendo la parte più bella della vita. Solo perché non la stavo vivendo con le persone giuste. Non erano sbagliate, ma non erano per me. Lei era per me, in quel momento lei era la cosa giusta, lei era la cosa migliore che potessi scegliere per la mia vita. Aveva qualcosa che mi spingeva a migliorarmi, per paura di deluderla, per paura di non essere abbastanza, la paura di perderla mi faceva lottare per far si che non succedesse mai. La prima litigata me la ricordo come se fosse successa ieri, sento ancora gli occhi pieni di lacrime e il cuore che si sgretola piano piano. Quella litigata è viva nei miei ricordi, come il primo bacio e come tantissime altre cose. Ci andai davvero vicina al perderla per sempre, quando tornò da me io mi chiedevo quale fosse quell'angelo che mi stava proteggendo, perché stava facendo davvero un buon lavoro. Ottimo lavoro"

 

La preside chiamò di nuovo il Colonnello per riferire il comportamento inadempiente della figlia e di quella sua amica ribelle. Daniel andò in tutte le furie, neanche Barbara riuscì a calmarlo, lei aveva sempre avuto un ottimo ascendete su di lui, ma quando si trattava dell'educazione di sua figlia li non ascoltava nessun altro se non la sua voce interiore. Si precipitò a scuola dalla preside che non perse tempo a convocare Arizona. Appena sentì il suo nome in tutti i corridoi, dilagato dagli autoparlanti il cuore le si fermò. Era nella stanza di Callie ancora avvolta negli asciugamani, si alzò in fretta, Callie le diede dei vestiti comodi che le stavano leggermente grandi, si legò i capelli e si diresse verso la presidenza. Poteva immaginarselo chi avrebbe trovato dentro, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Bussò e appena sentì il consenso per entrare lo fece. Come secondo i suoi calcoli lui era li

 

"Papà" disse confusa e con gli occhi bassi "e si torna sempre qui. Davvero mi stai deludendo Arizona" disse lui con il suo solito toni burbero "Ma papà, questa volta non ho fatto niente di male, penso di aver saltato forse un paio di lezioni. Domani ho un compito importate e ho pensato di studiare" disse Arizona mentendo spudoratamente "Si Arizona, ma non puoi organizzarti come ti pare e piace" rispose lui concludendo li il discorso, salutò cordialmente la preside ed insieme alla figlia uscì dalla stanza "Arizona lo so che dentro li mi hai riempito di bugie. Non stavi studiando, perché so per certo che stanotte non eri a casa. Come devo fartelo capire che stai sbagliando, io ho provato ad accettare quella ragazza, ma è sbagliata" disse lui una volta arrivati in cortile "adesso basta, non è lei quella sbagliata. Sei tu. Tu sei sbagliato. Credi che tutto ciò che esiste possa essere pericoloso per me. Non è così, e anche se lo fosse penso che lo capirei. Forse voglio sbatterci la testa, forse voglio capire da sola quanto sbagliato è!" disse lei per la prima volta con voce grossa al padre.

 

Quella ragazza era cresciuta, lui non poteva pensare che le sue regole le sarebbero andate bene ancora a lungo. Lei in quelle regole si sentiva stretta, come se lei fosse cresciuta ma le regole fossero rimaste le stesse di quando era più piccola. Era esattamente quella la sensazione. Come se lui continuasse a trattarla da bambina ma quando ormai aveva quasi 19 anni. Lui rimase in silenzio, e fu proprio per quello che lei si spavento e si pentí anche di aver parlato così a sproposito. Sapeva bene che quando lui taceva, pensava. E in quel momento non poteva che pensare ad un modo per concludere quella maledetta storia.

 

"È arrivata l'ennesima ramanzina?" chiese Callie vedendola un po giù il giorno successivo a lezione "Non so più come gestirlo quell'uomo. Mi ha stufato. Vorrei avere finito il college per poter andare via. Lontano da lui. Il più possibile. Non posso più fare niente che lui deve sempre giudicare. Ma magari si limitasse a giudicare. Io lo so che sta tramando qualcosa. Lo so per certo, ormai lo conosco. Non ha reagito alla mia presa di posizione e quando non reagisce.." Disse lei a bassa voce per non attirare l'attenzione ".. Sta pensando a qualcosa" concluse Callie immaginando come l'altra avrebbe finito la frase. Arizona annuì e si copri gli occhi con la mano, stava male, ma Callie faceva davvero fatica a capire il perché, o meglio lo sapeva molto bene ma non capiva perché lui la costringesse a stare così "lui è preoccupato per te Arizona, posso immaginare cosa gli faccio venire in mente. Questi capelli neri, i vestiti neri, la faccia dura. Lui ha paura per te" disse Callie percependo quale fosse il problema principale "Ma se anche fosse quello il problema a lui non deve interessare. Non è lui che sta con te, non è lui a conoscerti come ti conosco io. E posso assicurarti che i capelli neri e i vestiti scuri coprono una personalità tutt'altro che cupa. Io con te non posso dire di aver intrapreso la strada sbagliata come lui pensa. Tu sei tutto tranne che sbagliata per me" disse lei continuando a parlare piano per evitare un richiamo del professore "io posso capire che lui non si fida di me, diciamo che negli ultimi mesi non ho fatto di te una persona migliore, disciplinarmente parlando, una volta sei arrivata tardi a lezione e una volta a lezione proprio non ci siamo andate. A lui sono queste le cose che interessano e io non sono il modello giusto da seguire, ma ripeto, lo capisco!" continuò Callie, ma la conversazione stava diventando più difficile e quindi Arizona decise di aspettare la fine della lezione per proseguire

 

"Tu non saresti contenta se tua figlia incontrasse una persona come te?" chiese Arizona ma Callie dovette rispondere sinceramente "Se incontrasse me adesso forse si, ma se incontrasse la Callie di un anno fa, assolutamente no" rispose lei, Arizona si sorprese, aveva sottovalutato Callie, con quella frase le dimostro la sua maturità e la sua capacità di cambiare "Vorresti che tua figlia diventasse come te?" chiese Arizona subito dopo "Vorrei che lei mi vedesse come tu vedi me, vorrei che lei diventasse come me quando sto con te. Quella è la Callie più bella che ho" disse la mora chiedendo con lo sguardo un abbraccio, non era mai successo, lei era sempre stata la forte della situazione "Visto? Non penso che tu metta in pericolo te stessa e tanto meno me, quindi di che cosa si deve preoccupare mio padre?" chiese abbracciandola e baciandole il collo "Si preoccupa perché i genitori sono fatti così" concluse Callie con un tono di malinconia, Arizona non aveva idea di cosa significasse quel tono, la strinse più forte e la tenne tra le sue braccia io più possibile

 

 

"I miei genitori, i vostri nonni, erano lontani e per quanto io li sentissi quasi tutte le settimane loro non erano la. Loro non sapevano che faccia avesse Arizona, loro non sapevano niente di noi, di lei, di me con lei. Assolutamente niente, e vedere Arizona che litigava con il padre per colpa mia era davvero una cosa che non riuscivo ad accettare. Le dicevo che capivo suo padre perché era vero, anzi avrei voluto avere un padre vicino, magari mi avrebbe salvato da alcune situazioni in cui mi cacciai. Magari se lui fosse stato li alcune cose non sarebbero accadute. Lui non c'era, sapevo che lui mi stava sempre vicino ma, vi potrà sembrare strano, ma io sentivo la mancanza di una serie di regole che percepivo mi avrebbero salvato"

 

Maggio 1993

Quella mattina Arizona si alzò per scendere a fare colazione, la cucina era vuota, la madre non era ancora scesa, ma sul tavolo c'era la tazza vuota del padre. Non seppe neanche lei come mai, ma appena vide quella tazza guardò la porta. Una valigia. 

**UNA VALIGIA. PER CHI? DI CHI? PERCHE? SECONDO VOI COSA SUCCEDERA' NEL PROSSIMO CAPITOLO? E' UNA BUONA NOTIZIA? E' UNA CATTIVA NOTIZIA? CON TUTTE QUESTE DOMANDE MI SEMBRA DI ESSERE VIRGINIA RAFFAELE QUANDO FA LA CRIMINOLOGA.. AHAHAHAH, OK ORA BASTA.. GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE SI FERMANO UN PO SULLA MIA STORIA PER LEGGERLA E GODERSELA, SPERO CHE VI PIACCIA LA PIEGA CHE STA PRENDENDO, CI SARANNO UN PO DI COLPI DI SCENA:) 

ALLA PROSSIMA:) 
M♥

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Capitolo 13
*** Lontane. ***


Maggio 1993

Una valigia. Non una qualsiasi. La sua valigia.

 

"Sapevamo entrambe che suo padre stava pensando a come mettere la parola fine alla nostra storia. Lui era davvero impegnato a rovinare la mia vita , ma ciò che faceva stare male entrambe era che lui con i suoi comportamenti feriva anche Arizona. Io non riuscivo ad accettare tutto quel fardello che lei doveva reggere per non perdermi. Lei non poteva portarlo tutto da sola. Sono sicura che lei sarebbe arrivata a lasciare il padre per me. Io non potevo permetterlo, ma poco importava perché il primo ad aver pensato ad un modo per chiuderla li era lui. Sapeva cosa c'era da fare. Non perse tempo. Arizona aveva ragione, lui ci aveva ragionato. Pensava che la conclusione in qualche modo avesse fatto piacere a sua figlia"

 

Arizona corse di sopra da sua madre, ancora dormiva "Mamma" disse strattonandola e piangendo "Mamma svegliati" la donna stropicciò gli occhi e li aprì lentamente per via della luce "Mamma c'è la mia valigia davanti alla porta. Cosa sta succedendo?" chiese disperata, ma la donna sapeva esattamente quanto lei, anche se poteva immaginare per chi fosse quella valigia.

 

Barbara si alzò in fretta e con la figlia corse giù dalle scale, accanto alla valigia però c'era qualcuno "Daniel si può sapere cosa significa?" chiese capendo sempre meno "Non c'è molto da capire Barbara. La vedi tua figlia? Ecco, tu la riconosci ancora?" chiese e solo un quel momento fu chiaro a tutte e due a cosa servisse la valigia "Daniel cosa vuoi dire?" disse Barbara mettendosi le mani tra i capelli mentre accanto a lei Arizona piangeva "Lei io non la riconosco più, non è più la ragazza che andava bene a scuola, non è più la ragazza obbediente. Tutto quello che le abbiamo insegnato é sparito. Ma la colpa non è sua. La colpa è di quella spagnola" disse con disprezzo e in quel momento Arizona si alzó in piedi, ormai ciò che doveva succedere sarebbe successo quindi lei rispose a tono a suo padre "Io vi ringrazio, mi avete insegnato l'educazione, l'indipendenza e la forza. Pensi, papà, di averlo insegnato il rispetto? Il rispetto non è una teoria che puoi vantarti di saper cos'è . Il rispetto, non si insegna così. Immagino che tu in questo momento stia pensando a quanto poco rispettosa sia io nei tuoi confronti. Puoi trasferirmi in Europa, Giappone o Messico ma io non cambierò di una virgola. Come parto tornerò. Parto lesbica e torno lesbica. Parto innamorata di Callie e tornerò innamorata di lei il doppio. Partirò così e tornerò esattamente identica, come se non fosse passato neanche un giorno. Chiaro?" disse Arizona articolando a suo favore alcune parti del monologo "Io e tua madre ci abbiamo messo tutto cio che avevamo per insegnarti il rispetto e l'educazione ma a questo punto credo di aver fallito" concluse lui, ma arrivò il momento di Barbara

 

"Adesso basta Daniel. Stai esagerando. Pensavo che non saresti mai arrivato tanto oltre. Ma mi sbagliavo. Stai cacciando nostra figlia di casa? Stai davvero facendo questo? Tu forse non ti rendi conto della gravità della situazione, lei andrà via, perché non ha paura. Le hai insegnato tu a non aver paura, le hai insegnato a cavarsela da sola. Quindi adesso io non mi stupisco nel sentire quello che lei sta dicendo. Mi spaventa però, perché so benissimo che ciò che dice lo farà. Lei partirà perché lei è una che accetta le sfide, ma tu l'hai capito che non cambierà il suo carattere. Io so che non cambierà. Per lei non sarà diverso" disse Barbara riuscendo a stento a trattenere le lacrime "Non hai mai pensato a me o a lei? Pensi solo a cosa gli altri pensano? Perché a me sembra così. Siamo stati tutti giovani, sappiamo bene tutti quanto sia necessario sbattere la testa contro i nostri errori prima di capire. Io non credo che Callie sia un errore per nostra figlia, io la vedo serena e se qualche volta arriva in ritardo a scuola o salta una lezione penso che non sia la fine del mondo. E sai perché? Perché ha 18 anni e se non le fa adesso queste cavolate quando le farà? Entrambi sappiamo com'è stata la nostra adolescenza, io so quanto tu abbia sofferto, vuoi farla soffrire nello stesso modo, perché se lo desideri bhe, sei nella strada giusta" disse Barbara notando che Daniel non cambiava espressione e sapeva di essere arrivata alla fine, non avrebbe cambiato idea "Ho già lasciato andare Tim. Non puoi portarmi via anche Arizona" concluse la madre lasciando scappare una lacrima, in quel momento le si avvicinò Arizona abbracciandola "Mamma farò come dice lui. Ma io non sto partendo per una guerra, sto solo andando in California" disse Arizona cercando di essere forte abbastanza per convincere la madre, dentro la rabbia e il dolore la stavano uccidendo, non avrebbe mai voluto lasciare Callie, non dopo quello che avevano passato, sapeva che li ci sarebbe stata Teddy ma non era la stessa cosa. Chi l'avrebbe abbracciata quando sentiva la mancanza di Tim? Chi? Se Callie non c'era. Appena Arizona uscì di casa per raggiungere il campus Barbara corse in camera senza dire niente al marito, ce l'aveva con lui, e in quel momento non gli voleva parlare.

 

"Cosa?" disse Callie immaginando che sarebbero arrivate a questa situazione ma non pensava che sarebbe successo così presto "Mi rispedisce in California" disse senza far scendere una lacrima, voleva che Callie pensasse che stesse bene, anche se stava davvero malissimo "Arizona e tu gli hai permesso di dirti quello che devi fare?" chiese Callie con gli occhi velati dalle lacrime "Gli ho detto che puo solo sperare che io cambi li in California, lui vuole mandarmi li per farmi dimenticare di te, ma io partirò innamorata di te e tornerò innamorata di te" disse Arizona avvicinandosi alla mora per baciarla, sentì le lacrime di Callie scorrerle sulle guance, non l'aveva mia vista così, raramente si era fatta prendere da quei momenti di debolezza, raramente l'aveva vista piangere, non era neanche abituata, non sapeva cosa fare, avrebbe voluto dirle che lei aveva le sue stesse paure ma decise di fare come faceva normalmente Callie, decise di essere forte per una volta, la strinse tra le sue braccia e lasciò che piangesse tutte le lacrime "Non puoi andartene, non ora" disse Callie tra i singhiozzi "Andrà tutto bene, tra un mese la scuola finisce e tu potrai venire da me quando vorrai. Vedi il lato positivo potremmo stare insieme quasi tre mesi, come in Canada, perché mio padre sarà lontano" disse Arizona asciugandole le lacrime "Passeremo dal vederci tutti i giorni a non vederci mai" continuò la mora guardandola negli occhi "Sarà solo per poco più di un mese, possiamo farcela" sorrise Arizona cercando di pensare positivo "Io non sarò in California con te, non potrò starti vicino, non posso fare niente, perché sarei in qualunque caso troppo distante" disse Callie accoccolandosi a lei per un po "Me la caverò e tu te la caverai, dobbiamo resistere sennó vince lui" concluse Arizona asciugando le ultime lacrime e spostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio "Promettimi che non succederà niente, io andrò in California ma tu resterai mia" disse Arizona mostrando per la prima volta un po' di cedimento nella voce "Rimarrai mia" sussurrò Callie baciandola, ancora è ancora. Finirono stese sul letto ad amarsi per quella c'è poteva sembrare l'ultima volta.

 

La mattina seguente quando Arizona tornò a casa trovò suo padre ad aspettarla, mentre Barbara era sicura che la figlia fosse da Callie, lui era in qualche modo preoccupato o forse, più arrabbiato che altro "Più passa il tempo e più mi convinco che questa è la scelta giusta" disse lui deluso e con tono severo "La scelta giusta per me?" chiese lei senza temerlo più, non aveva niente da perdere, tutto ciò che aveva lui glie lo aveva tolto, quindi riuscì a ribattere con lui come una donna adulta "Per chi sennó?" chiese lui retoricamente "Più ti ascolto e più mi rendo conto di quanto non te ne freghi niente di tutti quelli che ti stanno attorno. Prima Tim, poi me e ora anche la mamma. Continua così papà, è il modo giusto per andare lontano" disse lei sapendo di star tirando la corda "Sei una ragazzina maleducata, mi chiedo dove sia finita l'educazione che io è tua madre abbiamo provato ad insegnarti" ringhio lui alzando la voce "Nello stesso posto dov'è finita la tua razionalità" rispose assottigliando le labbra e socchiudendo gli occhi, prese la valigia e la fece caricare nel taxi che l'avrebbe portata all'aeroporto.

 

Non disse a Callie l'ora della partenza, quella notte si erano salutate in modo perfetto, doloroso ma perfetto e farla venire all'aeroporto avrebbe rovinato tutto. Callie l'avrebbe vista piangere molto probabilmente e avrebbe capito che lei non era affatto forte come invece fingeva di essere. Arrivò all'aeroporto, salutare sua madre fu la cosa più difficile in assoluto, non voleva lasciarla andare "Mamma lasciami sennó perdo il volo" disse Arizona nonostante neanche lei volesse prenderlo "Non ti vedrò per molto voglio tenerti con me un altro po" disse Barbara, Arizona credette che fosse normale, ma la donna era molto più furba, conosceva sua figlia e sapeva di cosa aveva bisogno, nonostante lei non lo chiedesse

 

"Arizona" a quel nome la bionda alzò lo sguardo, la voce era la sua ma non poteva essere vero, appena mise a fuoco quella ragazza abbassò il viso "Mamma che hai fatto?" sussurrò in modo che Callie non sentisse "Davvero volevi andartene senza salutarla?" chiese Barbara sorridendo ma sua figlia aveva nel viso una serie di espressioni indecifrabili "Arizona io.." disse Callie con la voce rotta dal pianto, Arizona non poteva lasciarsi andare, non poteva piangere non davanti a lei, l'avrebbe fatta soffrire il triplo, appena Callie scoppio a piangere Barbara si allontanò un attimo e Arizona corse dalla sua ragazza "Shhhh, non fare così" disse alzandole il viso per far incastrare i loro occhi "Io non sono così" disse asciugandosi gli occhi da sola "Ne abbiamo parlato ieri, manca poco Callie" disse a bassa voce "Mi aspetterai?" chiese Callie con gli occhioni neri pieni di lacrime "Certo, non dovresti neanche chiederlo" rispose la bionda, baciandola ancora e ancora “Odio come tu mi renda cosi debole” sussurrò Callie tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime per ricomporsi, Arizona sorrise, capì che in qualche modo Callie stava iniziando a capire ed a non essere spaventata “Non vincerà lui” continuò Callie prima di baciare la sua ragazza, in modo passionale nonostante entrambe sapessero che a pochi passi da loro ci fosse Barbara. Lei sorrideva, non era scandalizzata come spesso poteva sembrare suo padre, lui invece non c'era. Anche in questa situazione Barbara sapeva il perche. Lui era un vero e proprio orso, severo e cattivo, ma veder partire sua figlia, per colpa sua, l'avrebbe letteralmente ucciso. Il suo comportamento era poco coerente, ma era fatto cosi.

 

Era la primavera del '93 quando la lasciai andare, quella fu la prima volta per noi. Non era mai successo che centinaia di Km ci dividessero l'una dall'altra. Era difficile. I giorni senza di lei non passavano mai. Le cose che normalmente facevo da sola come studiare per esempio, non avevano piu senso, perche sapevo che lei non c'era. Per non parlare delle cose che invece facevo con Arizona. Il nostro posto nel cortile non mi sembrava piu cosi perfetto. Un pomeriggio mi stesi sull'erba e per la prima volta mi domandai cosa ci trovassi li di cosi tanto fiabesco, senza di lei aveva perso la sua magia. Seattle ai mie piedi sembrava solo una semplice città triste e costantemente bagnata dalla pioggia. E' inconsueto che a Maggio piova, davvero strano anche per una città come Seattle, eppure il Maggio del '93 lo ricordo cosi. Il cielo sempre grigio e le nuvole sempre cariche di pioggia come se il sole fosse partito con lei, come se tutto cio che di bello c'era quando lei era li, se ne fosse andato. E' vero che ci tenevamo in contatto, qualche lettera o qualche telefonata, ma non era come averla ai piedi del mio letto seduta in modo assurdo a qualsiasi ora della giornata. Lei non era li e le cose che mi mancavano di Arizona non erano i baci o il suo corpo, le cose che mi mancavano di lei erano le cavolate che combinavamo insieme, mi mancava addirittura il suo modo di giocare a carte, sempre terrorizzata dal fatto che io potessi per sbaglio guardarle le carte ed era in qui momenti che ricercava le posizioni piu assurde, mi mancava il suo HAI BARATO SCEMA, vincevo sempre io e lei era convinta che barassi. Non erano le grandi cose che mi mancavano di lei, ma quelle alle quali non dai peso finche non le vivi piu. Chi pensava che mi sarebbe mancato il suo modo di giocare a carte, sembra ridicolo ma è cosi. Dormire al campus per me era diventato impossibile, tutto nella stanza sapeva di lei, di notte dormivo poco e la mattina arrivavo a lezione sempre in anticipo. Fu il mese piu lungo della mia vita, fino ad allora. Le lezioni non erano piu le stesse. Tutto troppo noioso”

 

 

Maggio 1993

La California le era mancata, quel sole le era davvero mancato. Ma niente era come prima. Tutto era cambiato. L'estate li era gia cominciata. Lei amava l'estate, il caldo, il mare. Ma si rese conto di essersi abituata a quella pioggia talmente tanto che il sole le dava quasi fastidio. Teddy era rimasta la stessa scema che aveva lasciato. Usciva tutte le sere, andava alla spiaggia. Nonostante cio era la persona piu innamorata che Arizona conoscesse. Era spaventata come lo erano tutti per Tim, forse anche di piu, perche loro essendo di poco piu grandi di Arizona avevano progetti gia in piedi

 

Sai, quando è venuto qui, prima di partire, mi disse che voleva sposarmi. Ti rendi conto lui ha 25 anni e io 22 e mi ha chiesto di sposarlo” Arizona questa cosa non la sapeva, rimase basita dalla notizia ma era entusiasta, tutto si sarebbe ufficializzato e Teddy sarebbe diventata quella sorella che lei non aveva mai avuto “Un matrimonio? Appena mia madre lo scoprirà farà il disastro. Lo sai che lei ti adora” disse Arizona sorridendo all'amica, Teddy arrossì e per un istante pensò a quella che sarebbe stata la loro vita insieme, il loro futuro e la loro famiglia. Le passarono davanti tutti i momenti che avrebbero vissuto insieme: il primo natale, il loro primo anniversario, e anche il loro primo bambino “Non vedo l'ora di avere una nipotina” disse Arizona sorridendo, Teddy sbarrò gli occhi perche era come se Arizona fosse entrata in quella sua visione “Vacci piano bionda” disse Teddy ordinando un altro drink “Lasciamo da parte la mia famiglia e parlami un po di cosa hai combinato tu?” chiese Teddy con le braccia conserte e quel mezzo sorrisetto “Mi sono innamorata, non mi sembra che esista un girone all'inferno per tutti quelle come me. Succede eppure per mio padre sembra la fine del mondo” disse Arizona sbuffando ma con tono assolutamente indifferente, a lei interessava davvero poco cio che lui pensava di loro due “Lo sai com'è fatto. Ha sempre creato problemi all'inizio poi si abitua e inizia a fidarsi” rispose Teddy sorseggiando il suo analcolico alla frutta “Sai da quanto stiamo insieme io e Callie, da 6 mesi, ma lui l'ha sempre vista come qualcosa da eliminare, da allontanare da me. Non mi sembra normale” Teddy sbarrò gli occhi, non si sarebbe mai aspettata che Arizona Robbins avesse una relazione da cosi tanto tempo “Sei mesi?” chiese e Arizona scoppiò a ridere, sapeva che era strano, ma Callie è stata per lei un fulmine a ciel sereno “A Seattle tira aria buona” sorrise la bionda scherzando “Mi manca Teddy, sono qui da due settimane e ancora non trovo quell'energia che la California mi trasmetteva. Come se tutto fosse noioso, tutto difficile e inutile. Quando arrivai a Seattle l'aria mi intorpidiva, il freddo mi arrivava fino alle ossa, non vedevo l'ora di tornare qui, ero scorbutica, associale e acida. Ma a lei non interessava. Ha passato un mese seduta al mio stesso tavolo per il pranzo senza mai dire una parola, sapeva che io non avevo voglia di parlare. Rimase li un mese. Con la pazienza che mi ritrovo io molto probabilmente non l'avrei neanche mai iniziata una cosa cosi, ma lei si, lei era li. Io la mandai via, mi irritava mi metteva pressione, lei se ne andava ma poi io sentivo che lei non c'era, e anche quella sensazione non mi piaceva. Cosi siamo iniziate noi, da un tavolo della mesa scolastica. Ora mi sento esattamente come quando la mandavo via. Vuota e sola” disse lasciandosi sfuggire una lacrima, Teddy per lei ebbe solo qualche parola di conforto, lei non conosceva la storia del debole e del forte che Callie sottolineava. Se la mora fosse stata li probabilmente le avrebbe asciugato la lacrima e l'avrebbe stretta a se “Mi manca il suo profumo” continuò con piccoli singhiozzi, Teddy non riuscendola piu a vedere cosi, la prese per mano e la portò giu alla spiaggia “Non pensi che sia ora di pensare ad altro, lei tra poco piu di un mese sarà qui, ora pensa ad altro” disse Teddy togliendole la camicia e lasciandola in costume “L'acqua fresca ti farà bene” 

**ED ECCO IL CAPITOLO, COME VI SEMBRA? ALLA FINE ARIZONA SI E' DOVUTA SOTTOMETTERE ALLE REGOLE SEVERE DEL PADRE, LASCIANDO CALLIE, LA SCUOLA, LA SUA FAMIGLIA, TUTTO CIO CHE AVEVA, SOLO PERCHE SUO PADRE AVEVA UNA STRANA ANTIPATIA PER LA SUA RAGAZZA.. VI SEMBRA TROPPO IMPROBABILE? OPPURE BANALE? CHE NE PENSATE? IO PENSO CHE QUESTO SIA UNO DEI CAPITOLI PIU INTERESSANTI, MA NON IL PIU INTERESSANTE IN ASSOLUTO, QUELLO ARRIVERA' A  BREVE.. CHE DIRE, SPERO CHE CONTINUATE IN TANTI A SEGUIRE LE MIE STORIE.. 
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE LEGGONO E RECENSIONANO, GRAZIE A QUELLI CHE LEGGONO E BASTA, PER ME SIETE TUTTI IMPORTANTI, PROBABILMENTE SENZA DI VOI NON SCRIVEREI NEANCHE.. 
BHE CHE DIRE.. 
RIMANETE CARICHI PERCHE IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' UNA BOMBA. 
A PRESTO RAGAZZI:) 
M♥ 

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Capitolo 14
*** SCUSA. ***


Luglio 1993

Callie aveva gia prenotato i biglietti per Los Angeles. Appena Arizona partì lei non vedeva l'ora di raggiungerla a Giugno. Ma non la raggiunse. Non subito. Arizona si preoccupò moltissimo, subito pensò al peggio. Tenne il telefono sotto mano per settimane, ma nessuna chiamata nessun messaggio, fino a che un giorno quel display si illumina e nello schermo comparve il suo nome. Un semplice messaggio con scritto SCUSA. Arizona non capì, iniziò a piangere perche pensò che magari era ricaduta nella trappola di Mark e del suo fascino, pensò che Callie in qualche modo non fosse piu solo sua. Tutti questi pensieri la distrussero, uno dopo l'altro. Le speranze sparirono dentro di lei cosi come sparirono le paure che le fosse successo qualcosa. Era arrabbiata, quel sorriso che caratterizzava il suo viso sparì all'improvviso, poi però arrivò il secondo messaggio PRENDO IL PRIMO VOLO. Dentro ad Arizona si crearono centinaia di teorie e secondo lei potevano essere tutte possibili, non sapeva se essere felice per l'ultimo messaggio o arrabbiata per quelle scuse, non aveva idea di cosa Callie avesse fatto, ma se chiedeva scusa sicuramente non era niente di buono. I voli da Seattle a Los Angeles non erano molto lunghi, per cui si mise seduta, calma ad aspettare che la mora l'avvisasse del suo arrivo. Poche ore dopo chiamò un taxi per portarla all'aeroporto.

 

Era arrivata. Appena la vide avrebbe voluto sorridere, quell'incontro avrebbe dovuto essere memorabile, avrebbe dovuto scoppiarle il cuore dalla felicità. Successe tutto, perche Arizona accennò un sorriso, quell'incontro fu memorabile e le scoppiò il cuore.

 

Tu cosa?” chiese Arizona con gli occhi sbarrati e pieni di lacrime “Non puoi venire qui e dirmi che devi partire per l'Europa. Non puoi dirmelo cosi. P..perche? Come mai? Con chi?” Arizona era alle soglie di un attacco di panico che non erano poi cosi rari per lei “Devo andare.” tagliò corto Callie con quello sguardo che chiedeva di essere capita “Cosa significa che devi andare in Europa per un po?" chiese Arizona scioccata e Callie si avvicinò a lei sciogliendosi anche se sperava di riuscire a rimanere fredda "Ti fidi di me?" chiese Callie prendendole il viso tra le mani "Si" sussurrò Arizona pensando di non fidarsi più di lei ma il suo cuore rispose che ancora si fidava di quella bellissima ragazza dai capelli neri "Promettimi che non crederai a niente di tutto quello che sentirai, promettimelo" insistette Callie avvicinandosi al viso dell'altra "Come posso promettertelo senza che tu mi spiega cos'è successo? Arrivi qui in California, dopo un mese, e mi dici che devi andare in europa, da cosa scappi?" chiese Arizona spaventandosi e lasciando sfuggire qualche lacrima "Mi hanno incastrata, ma non voglio metterti in pericolo quindi tu non mi hai mai visto soprattutto qui in California, scopriranno che sono qui ma tu non dire di avermi parlato, sennó ti interrogheranno e finirebbe come non voglio. Fidati di me. Io starò bene, tu non aspettarmi, non farlo perché non meriti una come me. Tuo padre forse ha sempre avuto ragione amore" disse Callie aspettandosi uno scatto d'ira ma ciò non avvenne, la bionda le si gettò al collo abbracciandola "Non puoi chiudere qui la nostra storia. Verrò in Europa con te. Io ti amo Calliope non posso lasciarti andare così" disse lei piangendo nell'incavo del collo di Callie che le accarezzò i capelli tranquillizzandola "Vince lui insomma?" continuò Arizona singhiozzando, Callie tacque cercando di essere il più forte possibile anche se la paura la stava divorando

 

"Se solo mi spiegassi cosa sta succedendo" sussurrò Arizona guardando il pavimento, Callie le alzò il viso e la guardò negli occhi "Non posso, ti addosserei i miei problemi" disse Callie non riuscendo più a trattenere quelle maledette lacrime che odiava, Arizona le accarezzò il viso asciugandole la lacrima "I tuoi problemi non possono essere solo tuoi, non funziona cosi" disse baciandola dolcemente sentendo le loro lacrime mischiarsi "Ti amo, ricordati questo, ricordatelo per sempre. Stai qui e vivi la tua vita" disse Callie con la voce rotta dal pianto, quella storia le aveva fatte diventare una cosa sola "Ma non è vita senza di te" rispose l'altra prendendola per mano "Vieni a casa, supereremo tutto" disse Arizona non sapendo la ragione per la quale Callie voleva lasciare l'America "Ricordati che gli Stati Uniti sono la mia felicità, non importa cosa succederà in Europa, la mia felicità sarà sempre qui, non dimenticartelo mai. Quello che conta io ce l'ho nel cuore e tu sei tutto ciò che conta, tu sei il mio cuore. Ma non posso restare. Non per ora. Ma non voglio farti vivere nella mia attesa, non aspettarmi. Non farlo. Sii felice. Capirò" Callie lasciò la mano di Arizona e inizio ad indietreggiare, non sarebbe rimasta un momento di più, non poteva, sennó avrebbe messo in pericolo se stessa, ma soprattutto la ragazza che amava "Stai chiudendo la parentesi?" chiese Arizona urlando per farsi sentire dalla mora "Io non lo farò mai, fallo tu" a quella frase Arizona iniziò a correre verso la sua ragazza fino a raggiungerla per baciarla come se non ci fosse domani. Ma era quella la realtà, per loro non ci sarebbe stato un domani.

 

"Quello fu l'ultimo bacio della mia giovinezza, l'ultimo ricordo di lei piccola e ingenua. L'ultima volta che vidi quelle lacrime di bambina scorrerle sulle guance. Le dissi addio, salutando lei salutavo anche la mia spensieratezza la mia voglia di vivere per essere felice. Non sono orgogliosa degli anni che vennero dopo, furono anni di corse, viaggi, fughe, brutti posti e soprattutto brutta compagnia. Ero da sola. Ma quegli anni cambiarono. Un giorno d'inverno io ero nel mio appartamento poco elegante alla periferia di mosca. Ricordo ancora il freddo che faceva, la stufa faticava ad andare ed io, nonostante fossi abituata al freddo, mi sentivo sempre peggio. Il freddo era solo una delle tante cose che mi si rivoltavano contro. Poi in quel periodo arrivò vostro padre. Io non volevo averci niente a che fare perché era anche colpa sua se ero finita in quella situazione. Colpa dei suoi amici. L'autunno successivo avvenne l'unica cosa positiva di quella vita che mi faceva ogni giorno più schifo. Sei nata tu, Sofia. E da quel 20 settembre la mia vita cambio completamente. Tu non ricorderai nulla, ma io te e tuo padre viaggiammo molto, prima in Francia poi a Londra e infine in Italia. Quando nacqui tu, io ero lontana dalla mia casa, e dal mio cuore ormai da 10 anni. Avevo vissuto lontano dalla mia vita così a lungo che facevo davvero fatica a ricordarmi la mia casa e la mia città. Ma una cosa non la dimenticai mai; LEI"


*BOMBAAAAAAAAAAAAAAAAAA, ED ECCO COME AVEVO PROMESSO, IL CAPITOLO SUCCESSIVO. SAREBBE STATO TROPPO BELLO SE TUTTO FOSSE FILATO LISCIO NO? PERCHE CALLIE E' SCAPPATA DAGLI STATI UNITI SECONDO VOI? PERCHE COSI ALL'IMPROVVISO? E SOPRATTUTTO PERCHE NON HA VOLUTO CHE ARIZONA LA SEGUISSE? QUELLA RAGAZZA ERA DISPOSTA A FARLO, MA Callie NON HA VOLUTO.. PERCHE? QUAL'E LA VOSTRA TEORIA? SARO' FELICE SE VOI LA VORRETE CONDIVIDERE CON ME.. GRAZIE A TUTTI PER LEGGERE LA MIA STORIA, GRAZIE DAVVERO. 

ALLA PROSSIMA:) 
M♥ 

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Capitolo 15
*** Home. ***


"I tuoi primi ricordi, nell'album che da piccola ti piaceva tanto sfogliare, si sono formati viaggiando. La mia vita non è stata bella, non sempre bella, ma ciò che la rendeva bella era quel tuo sorriso che vedevo sempre, tutte le mattine quando venivi a svegliarmi, che mi mostrava la tua felicità. In un mondo incasinato come il mio riuscivo in qualche modo che ancora non capisco, a farti sorridere. Sembrava che a te non importasse della casa, dei pochi giocattoli o delle ore che passavi senza di me, perché quando alla sera tornavo tu eri sempre pronta a saltarmi in braccio e a dirmi che mi volevi bene e che ti ero mancata. Tu sei stata quella leva che mi fece venire voglia di migliorare, di portare la mia vita ad un altro livello"

 

Settembre 2006

"Perché non vuoi tornare a Seattle?" chiese Mark una sera dopo cena e dopo aver messo a letto la piccola "Perché ho iniziato la specializzazione qui a Zurigo, è uno degli ospedali universitari più all'avanguardia d'Europa se non del mondo, non posso abbandonare il programma” disse Callie nascondendo le vere ragioni dietro a quel nuovo lavoro che aveva sempre desiderato fare, per lei era stato difficile ottenere una laurea in un paese dove non si parlava la sua lingua, ma aveva scalato quel monte che da giù le sembrava insormontabile e arrivo in cima. Ma non era quella la ragione del suo disappunto "Callie l'hanno preso, puoi smettere di fare la fuggitiva, non sei più sospettata di niente. È stato quel maledetto ad uccidere Steve, le tue accuse sono cadute." Mark cercò di convincerla di farle cambiare idea.

 

Ma lei aveva paura. Aveva paura di tornare li, in quel paese che per lei ha sempre significato felicità. Magari avrebbe sgretolato quella felicità, almeno da Zurigo lei non vedeva come Arizona era andata avanti, se fosse tornata probabilmente la vita dell'altra le sarebbe passata davanti agli occhi e non sarebbe riuscita a sopportarlo

 

"Starò qui a Zurigo altri due anni, Sofia finirà l'asilo qui, poi vedrò. Abbiamo trovato il nostro equilibrio qui" disse Callie sedendosi sul divano e lasciando andare indietro la testa "Hai paura Callie" lui la conosceva meglio di quanto lei credesse, quegli anni erano stati intensi e lei aveva imparato a fidarsi di lui e ad amarlo, per quanto fosse possibile. Lei non rispose, non subito "Non ho paura, vorrei solo essere sicura che lei non sia andata avanti come io le chiesi" rispose Callie confessando a Mark i suoi sentimenti, lui conviveva con questo come lei conviveva con il suo amore per Lexie, avevano trovato questo compromesso, questo compromesso le donò la persona più importante per entrambi, Sofia "Capisco Callie, lei sarà andata avanti come sei andata avanti tu, la penso? La ami ancora?" Callie guardo il pavimento e annui "Quella storia non la potete dimenticare" rispose lui sedendosi accanto a lei per tranquillizzarla "Sono passati 13 anni Mark. Era una ragazza perfetta, lei e il suo carattere docile e rispettoso, ingenuo ma sensuale, quanto credi ci abbia messo a far innamorare un altra ragazza come fece innamorare me?" chiese lei con quasi le lacrime agli occhi "Se non torniamo non lo scoprirai mai Callie" rispose lui mettendole un braccio attorno alle spalle e attirandola a se "Staremo qui quanto vorrai, ma come i tuoi sentimenti non sono cambiati, magari non sono cambiati neanche i suoi" disse baciandole la tempia, lei si accoccolò al suo petto e si fece avvolgere da quelle braccia forti che in qualche modo la facevano sentire protetta, ma non a casa "Come fai a dirlo?" chiese Callie a bassissima voce "Lo so perché vi vedevo. Tu sei andata avanti con me, e lei avrà probabilmente fatto lo stesso, ma nessuno potrà occupare quel pezzo di cuore che tu continui ad occupare, come d'altronde il tuo cuore non può ospitare nessun altro se non lei" disse lui con questi termini filosofici che fecero sorridere Callie "Lei è andata avanti. Ha chiuso la parentesi, ha chiuso tutto ciò che riguardava me. Mi odia, ne sono sicura, nessuno ama la gente che scappa, che è accusata di omicidio, nessuno ama una come me" disse Callie credendo davvero alle parole che stavano uscendo dalla sua bocca, Arizona se l'avesse sentita parlare così probabilmente sarebbe andata su tutte le furie "Callie non puoi dire così. È vero sei scappata ma vogliamo parlare di cosa sarebbe potuto accadere se non te ne fossi andata? Nello stato di Washington c'è.." lei lo interruppe all'istante "Lo so, lo so" disse lei mettendosi le mani nei capelli "Tornerò a casa Mark, quando finirò la specializzazione" disse lei accennando un sorriso, forse il lei c'era ancora quella speranza che la portava a pensare che sarebbe andato tutto bene, che forse Arizona non la odiava e che forse era ancora lo per lei. Sperava che quella ragazza di cui era innamorata da sempre fosse ancora li ma sperava anche, o meglio voleva che lei si fosse fatta una vita, che fosse felice. Desideri contrastanti, la distruggevano dentro

 

"Mamma ma andiamo via?" chiese la piccola tutta assonnata da dietro alla porta "Amore cosa ci fai ancora sveglia? Dai che ti porto a letto" disse Callie prendendola il braccio e portandola nella sua cameretta "Mamma, ma questa è casa nostra?" chiese la piccola Sofia "La nostra casa è dove sta il nostro cuore piccola" disse Callie dandole un bacio sulla fronte e affacciandosi alla finestra guardando quel blu intenso del cielo illuminato da centinaia di stelle perfettamente visibili e iniziò a chiedersi se per caso Arizona in America fosse affacciata ad una finestra e guardasse l'orizzonte pensando a lei.. Chiaro, stava pretendendo troppo, non poteva aspettarselo. Magari Arizona chiuse la parentesi come lei le consigliò. Magari si era addirittura sposata. Magari aveva figli come lei aveva avuto Sofia. Questo la spaventava maggiormente, aveva paura che si fosse costruita un futuro solido e non traballante come il suo, lei non avrebbe fatto fatica a cambiare la sua vita per Arizona, l'aveva fatto una volta e l'avrebbe fatto di nuovo. Ma magari lei non era disposta a cambiare niente.

 

Luglio 2008

Quei due anni, furono veloci e quasi indolore, Mark aveva trovato lavoro come Callie nel reparto di chirurgia plastica a Zurigo, lui era davvero un bravo ragazzo, che nel tempo si trasformò. Lei non avrebbe mai pensato di diventare la madre dei figli di Mark, lei per la maggior parte della sua vita voleva un altra cosa. Ma non sempre la vita va come la si programma. A Callie riservò alcune sorprese, ma con una figlia, il lavoro dei suoi sogni, un uomo che la aspetta a casa la sera, non se la passava male. La piccola Sofia aveva finito l'asilo da circa un mese e Callie invece era all'ultimo periodo di specializzazione, mancava una settimana all'esame e non aveva tempo per fare nulla, poteva solo studiare e studiare "Mark interrogarmi" disse lei mettendogli in mano delle carte con alcuni sintomi elencati "Callie le sai a memoria, sono mesi che studi, con i tuoi appunti sei invincibile, lo sei sempre stata, anche a scuola, avresti potuto venderli. Erano davvero ottimi. Grazie a quelli superai un paio di esami che non avrei mai pensato di superare. Eri un genio Callie, non ti batte nessuno neanche adesso, gli specializzandi più piccoli fanno a gara per guadagnarseli, non fallirai mai!" disse Mark baciandola, perché per quanto loro due fossero innamorati di altre persone non potevano nascondere quell'attrazione che c'era sempre stata tra di loro "Mark, sei sempre il solito, inizi così poi ci caschiamo sempre" disse lei staccandosi dal bacio e continuando a leggere quei biglietti

 

"Mamma andiamo al parco?" chiese la piccola che in quelle belle giornate voleva uscire "Amore va bene lo stesso se ti porta papà?" chiese Callie sperando che la bambina non facesse capricci "Ma lui mi porta sempre, quando ci andrò con te?" Disse giustamente reclamando un po' di tempo con la madre "Hai ragione piccola, mettiti i sandaletti che andiamo" disse Callie posando i bigliettini sulla credenza "Siiiiii" esultò la bambina che crescendo assomigliava sempre di più a lei, gli occhi neri come la pece e la pelle olivastra, era la sua fotocopia "Sono pronta mamma, sono pronta" disse la bimba, quando Callie la guardava attentamente vedeva delle cose che non appartenevano a lei e neanche a Mark, delle abitudini della bambina che le facevano venire in mente Arizona, era strano come Calle riuscisse a vedere un po della bionda ovunque è in chiunque, ma quando vedeva Sofia sapeva che in lei c'era un po' della donna che le rubo il cuore.

 

"L'avevo detto che sarebbe andato tutto bene. Sei stata promossa con il 98.6%. Ora sera una strutturata, la strutturata più cazzuta che esiste" disse lui abbracciandola dopo che lei le comunicò il punteggio "Ora andiamo a casa" disse lei sorridendo e tenendo Sofia per mano "Torniamo a casa"

**ED ECCO COME PROMESSO IL CAPITOLO, CALLIE ACCUSATA DI OMICIDIO, STRANO MA VERO, TUTTI CONTRO DI LEI, LA COMPAGNIA DI MARK ERA CONTRO DI LEI, E L'UNICA COSA A CUI PENSO' FU DI SCAPPARE, E NON POTEVA DIRE NULLA AD ARIZONA SENNO' PROBABILMENTE L'AVREBBERO ACCUSATA DI COMPLICITA'.. CHE NE PENSATE? TROPPO SPINTO? AHAHAHAH, SPERO DI NO.. RINGRAZIO TUTTI I MIEI LETTORI, ARRIVERA' PRESTO IL PROSSIMO. 

BESOS:) 
M♥

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Capitolo 16
*** Vancouver again. ***


Luglio 2008

La bimba non disse niente appena Callie le comunicò il trasferimento, quella bambina era una selvaggia, cittadina del mondo come i suoi genitori, nata e vissuta letteralmente in viaggio "Stiamo arrivando a casa" disse Callie sentendo che l'aereo era in fase di atterraggio "Casa? Ma la casa non è dove sta il nostro cuore?" chiese la piccola che nonostante l'età era molto perspicace "Un pezzetto del mio cuore non è mai venuto via da qui" disse Callie scendendo all'aeroporto di Vancouver "Che freddo" disse Sofia nonostante fosse abituata al freddo del centro Europa "Ti abituerai" disse Callie facendosi invadere le narici da quel profumo di casa che non si sarebbe mai dimenticata, quella brezza fresca, quel sapore di mare.

 

Appena si trovò davanti a casa sua le passarono davanti agli occhi quegli attimo meravigliosi che quindici anni prima lei e Arizona avevano vissuto in quella casa "Mamma ma questa è casa nostra?" chiese la bimba estasiata per la grandezza "Si amore, è la casa delle vacanze estive" disse Callie facendo diventare a cuoricino gli occhi della piccola Sofia "Papá andiamo al lago?" chiese la bambina prendendolo per mano e tirando nonostante non lo spostasse di un millimetro "Amore tra poco farà buio, domattina ti porterò alla spiaggia te lo prometto" disse Mark sorridendo, la bimba essendo curiosa di vedere la loro nuova casa accetto senza particolari capricci. Callie aprì la porta e il suo profumo la trapassò.

 

Come se nessuno avesse aperto quella porta dal giorno della loro partenza "Tutto qui mi parla di lei" disse Callie con le lacrime agli occhi "Andiamo a dormire che è tardi" disse lui prendendola per mano mentre con l'altra teneva Sofia "E io dove dormo?" chiese con quella voce da saputella "Nel lettone" rispose Mark nonostante fosse il primo a lamentarsi dei calci e dei movimento irrequieti della bambina durante la notte. La portarono a letto con loro e nonostante Callie sentisse il profumo di Arizona si addormentò lo stesso.

 

Quella notte sognò tantissime cose, alcune belle altre meno, alcune che addirittura la fecero alzare di soprassalto “Callie tutto bene?” chiese Mark sentendola agitata “Si si, è stato solo un brutto sogno” nonostante stesse rassicurando l'uomo lei si alzò e scese in cucina, aveva bisogno di un bicchiere d'acqua.

 

Dalla finestra della cucina vedeva quel lago, illuminato da quella luna che quindici anni prima fece da testimone delle loro promesse e del loro amore, rimase in piedi a fissare il buio fuori dalla sua finestra, il vento che muoveva le foglie e che piano piano si portava con se l'estate, ricordò che in barca parlarono di tantissime cose, la maggior parte riguardavano un futuro che le vedeva protagoniste l'una della vita dell'altra, parlavano di famiglia, di lavori, di paure e angosce, quella notte fu difficile scorgere la fine di Callie e l'inizio di Arizona, perche quella sera loro erano una cosa sola, la luna le aveva unite e abbracciate rendendole complici e unite da un legame che neanche il tempo avrebbe mai potuto distruggere “Callie dovresti tornare a letto, domani sarà una giornata abbastanza impegnativa” disse Mark alludendo alla giornata con Sofia all'insegna di domande e avventure che prima di allora non aveva mai provato “Adesso salgo, tu torna a letto” disse lei asciugandosi le lacrime che aveva nelle guance con le mani rimanendo di spalle in modo che Mark non notasse niente, ma lui immaginava quello che stava provando Callie in quel momento, lui capiva i suoi sentimenti perche erano molto simili a quelli che provava lui per Lexie, erano le stesse sensazioni di lui quando pensava a lei. La lasciò stare perche la conosceva bene e in quei momenti desiderava essere lasciata sola. Non furono cinque minuti quelli che passò ad osservare il nulla fuori dalla finestra, furono molti di piu, rimase fino a quando riuscì a scorgere una debolissima luce arancione all'orizzonte, guardò l'orologio. Le quattro del mattino, corse di sopra e si mise sotto le coperte. Quella notte lei ci aveva provato, ma dormire in quel letto, stare in quella stanza, con una persona che non era Arizona non fu facile per Callie, anzi fu praticamente impossibile.

 

Passò la notte pensando al passato, non si era mai soffermata prima di allora sulla sua vita, sulla sua giovinezza, non l'aveva mai fatto, scoprì che tante cose le aveva dimenticate, tante cose erano sfuocate nella sua mente, addirittura alcune manie di Arizona le sembrava di non ricordarsi, poi però si guardava attorno e quella casa era un libro aperto per lei, in qualsiasi angolo in cui posava lo sguardo, c'era qualcosa che le parlava di lei, qualsiasi oggetto le ricordava un aspetto di Arizona. La mattina si alzò con l'idea ben chiara di cosa fare, avrebbe portato Sofia a conoscere Dante, in realtà non sapeva se loro ci fossero ancora, sperava che almeno Dante e Bea ci fossero ancora. Mark fu il primo che con la luce del sole si alzò dal letto per preparare la colazione, la portò su in camera per le sue due donne, Sofia appena sentì il profumo delle frittelle si mise seduta e lo fece anche Callie con un po piu di fatica a causa della notte insonne “Callie la porterò io Sofia al lago, puoi riposarti se vuoi” disse Mark affettuoso e dolce come sempre “Non ti preoccupare, so bene cosa fare stamattina. Sofia ti porterò a conoscere qualcuno” disse Callie, e per un secondo Mark pensò che la mora volesse presentarle Arizona, ma poi ragionò e capì che era praticamente impossibile “Vado a prendere il giornale” disse Callie dopo aver finito di mangiare quelle frittelle favolose, uscì fuori e davanti alla porta, come tutte le mattine della sua infanzia trovò il giornale. Lo prese in mano senza prestare tanta attenzione alla prima pagina, solo piu tardi buttò l'occhio sul titolo scritto a caratteri cubitali nella copertina “L'angelo sarà a Vancouver” lesse ad alta voce appena le caddero gli occhi sul giornale, quel titolo la attirò, non sapeva neanche lei per quale strana ragione, si sedette sui due gradini dell'entrata e lesse l'articolo.

 

Rimase senza parole, completamente senza parole, non poteva neanche immaginarsi come fosse potuto succedere, eppure era felice, era felice per lei, era felice per quella donna che aveva riempito la sua giovinezza di amore, ora quella donna riempiva di speranza quelle famiglie che non ne avevano piu. Lei era diventata quello che aveva sempre sognato, il giornale l'aveva soprannominata l'Angelo, lei salvava vite, passava giornate intere a salvare vite, ma non vite vissute, vite appena iniziate che ancora non conoscevano cosa significasse amare, non sapevano cosa significasse guidare una macchina o baciare una ragazza, lei salvava i bambini in modo che loro imparassero a fare tutto quello il futuro gli riservava. Era diventata la Dottoressa Robbins. Callie era orgogliosa di lei, era felice per come la vita di Arizona fosse diventata, non se lo sarebbe mai aspettato, anzi si, immaginava che quella ragazza dagli orizzonti infiniti sarebbe diventata qualcuno. Dopo aver letto l'articolo si diresse verso la buca delle lettere, la aprì e oltre alla pubblicità, ad alcune bollette vecchie vide una lettera. Le mani le tremarono solo al pensiero di cosa avrebbe potuto esserci scritto “Per Calliope” lesse davanti e quella calligrafia apparteneva solo ad una persona. La carta era ingiallita, forse quella lettera era li da un po. Callie iniziò a pensare se aprirla o meno. Era terrorizzata da quello che avrebbe potuto trovarci scritto, così la mise in tasca e rientrò in casa, aveva promesso a sua figlia di portarla in un posto speciale e l'avrebbe fatto “Dov'era il giornale?” chiese Mark ridendo guardando Callie mentre rientrava con il giornale in mano dopo forse un quarto d'ora, Callie sorrise e andò a cambiarsi.

 

Mamma ma questi sono cavalli?” chiese Sofia trovandosi davanti forse una decina dei purosangue che appartenevano ai Torres “Si amore, vuoi farci un giro?” chiese Callie, la bimba iniziò a saltare ed esultare, era felice e Callie non pote che esserlo altrettanto “Questo questo” disse Sofia indicando quel cavallo marrone infondo alla scuderia “Dante” sussurrò Callie quasi commossa dalla scelta della bambina, era lo stesso che molti anni prima scelse Arizona, era sempre piu convinta che tra Sofia e Arizona ci fosse un legame oltre la comprensione umana, non si erano mai viste eppure in Sofia esisteva una piccola Arizona, Callie fece salire la piccola Sofia sul cavallo e dopo salì lei “Ti piace piccola?” chiese sentendola ridere mentre insieme a Mark nell'altro cavallo attraversavano il bosco “Si mamma” disse la piccola accarezzando la criniera di Dante “Mamma ma perche non siamo mai venuti qui?” chiese la piccoletta “Perche tu andavi all'asilo e io lavoravo all'ospedale di Zurigo, ma adesso che siamo qui ci rimarremo il piu possibile, almeno per tutta l'estate” disse Callie facendo accelerare Dante, la piccola si strinse alle braccia di Callie un po spaventata, ma poi iniziò a divertirsi di nuovo “Pensavo di essere un po arrugginita ma no” disse Callie a Mark che teneva il loro passo “Se non avessi Sofia seduta li ti sfiderei in una gara all'ultimo respiro” disse lui con quel solito animo da ragazzino “Che ne dici Sofia, lo sfidiamo il papà?” chiese Callie alla piccola che senza ombra di dubbio rispose di si, Mark iniziò a far correre il suo cavallo e Callie non fu da meno, Sofia esultava incitando la mamma a superare il papà “Dai mamma che ce la fai” disse nel momento di sorpasso, Callie superò Mark e poi fece rallentare il cavallo “Caro abbiamo vinto noi” disse Callie ridendo insieme a Sofia “Vi ho fatto vincere” disse lui con il fiatone “Papà sei scarso” disse Sofia con quella vocina con un accento molto europeo “Batti il cinque piccoletta” disse Callie scendendo da cavallo e facendo scendere anche la bambina, ormai erano arrivati alla spiaggia. Lasciarono che Sofia si avvicinasse all'acqua. La persero di vista un attimo.

 

Stamattina, nel giornale, in copertina c'era un articolo” disse Callie dopo aver ripreso Sofia in modo che non andasse troppo lontano “Si di solito i giornali sono pieni di articoli” disse Mark con il suo solito tono ironico e poco divertente per Callei “Stupito, l'articolo parlava di Arizona”

**QUESTO E' UN CAPITOLO DI INTRAMEZZO, FORSE RISULTERA' NOIOSO, MA DOVEVO IN QUALCHE MODO PREPARARE LA SCENA. VI DICO SOLO QUESTO.. GRAZIE A TUTTI I MIEI LETTORI E LETTRICI.. SPERO CHE CONTINUIATE A LEGGERE CON PASSIONE E EMOZIONE. 

ALLA PROSSIMA:) 
M♥

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Capitolo 17
*** The letter. ***


Stupito, l'articolo parlava di Arizona, la chiamano l'Angelo, è un chirurgo pediatrico che nel giro di pochi anni è diventata conosciuta in tutto il mondo per le sue operazioni impossibili, lei opera quei bambini a cui centinaia di medici hanno detto di no, bambini e famiglie che hanno perso la speranza. Lei è speciale” disse Callie rivolgendosi a Mark con occhi pieni di orgoglio, ammirazione e amore “Tu te lo aspettavi non è vero?” chiese Mark notando anche la spensieratezza con la quale Callie ne parlava “Certo, immaginavo sarebbe diventata un ottimo chirurgo ma da li a diventare praticamente portatrice sana di speranza ce ne passa” disse Callie sorridendo e non essendo piu cosi spaventata nel rincontrare Arizona “Sarà a Vancouver domani” disse Callie abbassando lo sguardo “A Vancouver? Qui?” disse Mark scioccato da quella notizia “Non sei felice?” chiese di nuovo lui “Sisi, ma...” disse Callie tenendo gli occhi bassi per evitare che lui le leggesse lo sguardo “Callie guardami” disse lui alzandole il viso con la mano “La sua vita è perfetta” disse con gli occhi che piano piano si riempirono di lacrime. La sua mente si stava riempiendo di film, di convinzioni, di storie che magari non avevano ne capo ne coda “Ha una bella reputazione, ma non è tutto” disse Mark per consolarla “Puoi fare solo una cosa, domani andrai al convegno e potrai chiarirti tutte le idee” continuò Mark, Callie lo fulminò con lo sguardo, peche per quanto debole e fragile potesse sembrare in realtà dentro di lei c'era sempre stata quella tigre che protegge in maniera smisurata le persone che ama “Io non andrò da nessuna parte” disse lei orgogliosa ma con lo sguardo perso nel mare “Come vuoi” concluse Mark sapendo che la mora avrebbe cambiato idea.

 

Dopo essere tornati a casa Callie si tolse la felpa, dalla quale cadde quella lettere che trovò la mattina, la posò sul comodino, voleva leggerla, voleva mettere fine una volta per tutte a quei tormenti che non le permettevano di dormire ma voleva anche continuare a sperare che ci fosse speranza. Non poteva andare avanti cosi, si comportava da bambina, si alzò, andò verso il comodino e prese tra le mani quella lettera, convinta piu che mai di volerla leggere, si sedette sul letto e piano la aprì facendo attenzione a non romperla.

 

Calliope, sono passati anni da quel bacio che ci scambiammo all'aeroporto, sono passati anni, ma ricordo perfettamente le tue parole, dicesti che non avrei dovuto aspettarti, che probabilmente saresti tornata ma che io non avrei dovuto aspettarti. Ho passato anni a pensare che ti avrei aspettata sempre, ho passato la maggior parte dei mesi successivi alla tua partenza a controllare la buca delle lettere, il telefono se in caso arrivavano messaggi da parte tua, ma non ricevetti niente. Non sono arrabbiata per questo Calliope, non sono arrabbiata per niente. Sono felice di aver passato con te gli anni piu belli e spensierati della mai vita. Un giorno però tu portasti nella mia vita il dolore e la sensazione di abbandono, mi sentii cosi quando, dopo averti baciato, ti guardai andar via. Non provai quella sensazione quando mio fratello partì per la guerra e neanche quando mia madre e mio padre mi spedirono in California, non mi sentivo abbandonata perche io sapevo che in qualunque direzione guardassi ci saresti stata sempre e comunque tu. Poi sei sparita e io non riuscivo piu a trovare un punto che mi legasse a te, niente, in qualunque direzione guardassi tu non c'eri, non ti vedevo, non ti sentivo, eri piano piano uscita dalla mia vita. Ho sofferto per questo, tu non puoi neanche immaginare quanto, perche lasciarti andare penso sia stata una delle cose piu difficili che io abbia mai fatto. Poi sono venuta qui, sono a Vancouver, tutto parla di te, tutto parla di noi, e finalmente sento che in qualunque direzione io mi volti tu ci sei. Tu sei qui, nella spiaggia, nel bosco, nella scuderia, sei su quel cavallo e correndomi vicino sorridi. E qui diventa difficile accettare la mia vita. La vita che ho provato a costruire senza di te. Ricordi quella notte che passammo in barca nel lago che in questo momento, mentre scrivo, è davanti a me? Quella notte eravamo spaventate di del fatto che le nostre università fossero troppo distanti. Eravamo tremendamente spaventate eppure qualche mese dopo lasciasti Seattle per partire, senza dirmi perche o dove saresti andata. Non la volevo una vita senza di te, davvero non la volevo, io desideravo vederti tutte le mattine sul mio letto, desideravo che i tuoi figli potessero chiamarmi Mamma e i miei sentirsi anche un po figli tuoi, la desideravo una famiglia con te, piu di qualsiasi altra cosa, ma non c'eri, eri accusata di omicidio. Ora non lo sei piu perche hanno trovato l'assassino, ora capisco perche sei partita, e capisco anche perche tu non abbia voluto dirmi niente, avrei potuto incastrarti se solo mi avessi detto dove saresti andata. Ma ti capisco. Io sono qui a Vancouver perchè ho paura. Paura di non essere in grado di affrontare cio che la vita mi sta mettendo davanti, ho paura di non essere un brava madre, ho paura di non essere neanche un bravo padre. Ho paura perche tutto sembra andare per il verso sbagliato. Tutto sembra giocare con la mia vita. Ho paura perche quando tra poche ore lascerò Vancouver mi guarderò attorno e non ti vedrò piu. Spero di rivederti un giorno, ma se non dovesse accadere sappi che quei giorni che abbiamo passato qui sono stati i piu belli di tutta la mia vita. Amavo chi ero quando stavo con te Calliope, tu sei stata il mio amore piu grande, tu sei stata il meglio di me.

Arizona

 

Callie lesse quella lettera con fatica a causa degli occhi velati dalle lacrime, ogni parola aveva il suo peso, il suo valore, qualsiasi cosa scritta nero su bianco aveva un significato profondo per Callie. Lei non sapeva da quanto quella lettera fosse li, dall'aspetto che aveva poteva essere li da una vita, ma dalle parole che usava sembrava che fosse trascorso un bel po di tempo dal giorno della sua partenza. Callie sapeva bene cosa fare, sarebbe andata al convegno, non per fare scenate o cose simili, ma solo per rivederla.

 

Salve a tutti, io sono la dottoressa Robbins e voglio farvi una domanda, cosa vedete se guardate oltre il vostro naso?” chiese quella donna bellissima, con i capelli biondi lunghi, molto piu lunghi di quanto Callie ricordasse, quella donna era diversa, aveva perso quella timidezza tipica dell'adolescenza ed era uscito un carattere forte e deciso “C'è chi guardando oltre il proprio naso non vede che il mondo che lo circonda, c'è chi oltre il proprio naso vede anche qualcosa che non ha mai visto, che però fa comunque parte del suo mondo. Io sono una del secondo gruppo. Ho imparato a guardare oltre ho imparato che non tutti hanno quello che abbiamo noi, non tutti hanno la possibilità di prendere il telefono e chiamare il 911 se il loro bambino sta male o se la loro moglie ha il corpo cosparso di macchie. Noi lo possiamo fare tranquillamente, ma molti non lo possono fare. Il mio progetto sta proprio in questo. Dare la possibilità di chiamare il 911 a chi per ora non lo può fare. L'Africa. Centinaia di bambini ogni giorni muoiono di malattie che qui in America si possono curare con un paio di settimane di antibiotico, li donne muoiono di parto perche le infermiere non hanno idea di come far nascere un bambino podalico, li muore troppa gente. Lo so che queste sono le solite parole che sentite in qualsiasi convention o raccolta fondi, non è niente di nuovo. Ma immaginate se tra quei bambini c'è quello che troverà la cura per il cancro, se tra di loro dovesse esserci il nuovo presidente, se tra quei bambini dovesse esserci una scienziata che troverà il modo per popolare la luna. Sono tutte cose assurde, ma nessun genio è mai stato banale. Magari in quei villaggi che noi oggi ignoriamo completamente c'è quel bambino che salverà il mondo ma noi lo lasciamo li a morire di dissenteria. Non credete che sia giusto dare anche a loro la possibilità di chiamare il 911?” con quella domanda Arizona concluse il suo discorso, non era il tipico discorso da convegno, era qualcosa di umano che scaturì in Callie, non solo molte emozioni, ma qualcosa di piu, come la voglia di avvicinarsi a lei.

 

Callie continuava a rimanere in silenzio infondo alla sala, non voleva che Arizona la vedesse, non voleva che sapesse che fosse tornata, voleva solo guardarla, stare nella sua stessa stanza, poter rivedere quel sorriso e quegli occhi che brillavano. Ancora stava pensando ad un modo per affrontare la realtà, poteva dedurre dalla lettera che anche Arizona come lei aveva un figlio. E guardandola non ritrovava quei sentimenti che la lettera le aveva trasmesso. La lettera trasudava paura, angoscia mentre quel viso appariva sereno e felice. Si maledisse più volte per non esserci stata per Arizona quando lei aveva bisogno di sostegno, quando lei aveva paura. Glie l'aveva promesso, Callie ci sarebbe sempre stata, ma aveva fallito. L'aveva lasciata sola, sola completamente. Quando terminò il suo discorso Callie sorrise, perché in quella donna che aveva difronte non c'era più l'incertezza ma la determinazione.

 

Qualcosa però attirò l'attenzione della bionda, neanche lei sapeva spiegarselo, fatto sta che per un secondo i loro sguardi si incrociarono, Callie sentì quella scossa che provava solo quando Arizona la guardava mentre Arizona perse per un secondo il filo del discorso. Pensò di essersi a sbagliata, ma non tornò con lo sguardo in quel punto per paura di rivederla davvero. Lei non era pronta, non in quel momento, a vederla e a parlarci.

 

Continuò la sua teoria e la spiegazione del suo progetto in Africa. Quando la convention finì alcuni medici si raggrupparono attorno a lei per porle delle domande e saperne di più sul progetto. Callie più la guardava e più desiderava sentire la sua voce di nuovo, Arizona piu volte si guardò attorno per vedere se lei era davvero li, non la vide più e sentì crescere in lei la voglia di trovarla tra la gente.

 

Quando lei uscì dalla sala congressi, Callie era con le spalle appoggiata al muro, come se la aspettasse, Arizona appena la vide rimase ferma, non mosse un muscolo, assolutamente niente, davanti a lei c'era la donna che amava quando era giovane, una donna più matura e anche più bella "Ca..Callie?" sussurrò Arizona con la tachicardia "Arizona" disse la mora sentendosi un po' in difetto, infondo erano passati 15 anni e lei non si era mai fatta viva. Callie si aspettava una reazione completamente diversa da quella che avvenne in realtà. Arizona dopo averla vista in difficoltà le si avvicinò e senza troppi giri di parole le gettò le braccia al collo entrando a contatto con quel corpo che da sempre la faceva sognare, Callie strinse quella donna tra le sue braccia, si godette il momento fino all'ultimo istante, inspirando il profumo alla lavanda dei capelli della bionda e accarezzandole la schiena. Non dissero niente, non c'era molto da dire, i loro corpi stavano comunicando all'insaputa dei loro cervelli, usando un linguaggio che andava oltre alla razionalità umana

 

"Dove sei stata tutto questo tempo?" chiese Arizona preoccupata staccandosi dall'abbraccio "Lontano" sussurrò Callie non notando punte di aggressività nel tono di Arizona "Cinque anni fa venne fuori la verità perché non sei tornata?" chiese la bionda riacquistando un po' di quella confidenza che non persero mai "Paura" disse Callie, Arizona come al suo solito afferro il concetto "Paura che tu avessi seguito i miei consigli, paura di alcune cose che adesso sembrano stupide" disse Callie guardando il pavimento "Adesso non ti spaventa più la possibilità che io abbia seguito i tuoi consigli?" chiese Arizona questa volta facendo notare a Callie una punta di nervosismo "Arizona non fare cosi, mi conosci” disse la mora continuando a guardare le piastrelle bianche del pavimento sotto i suoi piedi “Non so se ti conosco davvero, io pensavo che quando le cose si fossero sistemate tu saresti tornata, ci speravo. Ma ho dovuto ricredermi” disse Arizona con il tono sempre piu duro, era passato il momento di gioia del primo momento, era passata la paura di Arizona di non vederla piu, e in quel avrebbe potuto dirle tutto quello che le passò per la testa durante i 15 anni di lontananza, gli occhi pizzicavano e qualcosa le sussurrava che da li a poco avrebbe iniziato a piangere

 

Mamma” disse una voce di bambina, Callie la sentì alle sue spalle ma non era Sofia, non era assolutamente sua figlia, non per niente la bimba la sorpassò senza notarla per saltare in braccio alla sua mamma che appena la sollevò iniziò a sorridere come Callie ricordava “Mamma avevi promesso che appena finivi la riunione mi portavi a vedere i cavalli” disse la piccoletta, Callie sorrise, perche per quanto Vancouver fosse grande sapeva benissimo dove Arizona avrebbe portato la sua bambina “Si amore, hai ragione. Va dalla zia Louren e aspettami che io arrivo” disse Arizona facendo scendere dalle sue braccia quella bambina che pressapoco avrà avuto l'età di Sofia, forse un anno piu piccola, con le trecce bionde e gli occhi blu. Era la fotocopia di Arizona e non poteva che essere una bambina meravigliosa “Lei è..” sussurrò Callie non sapendo se essere felice o amareggiata “Lei è Rose, mia figlia” rispose l'altra un po imbarazzata, forse avrebbe preferito che Callie venisse a conoscenza della bambina in altro modo “Rose” ripetette la mora accennando un sorriso “E' un bel nome davvero” continuò ricordandosi la loro conversazione al lago “Ora io devo andare” disse Arizona cercando di nascondere il piu possibile il suo imbarazzo. 

*ED ECCOVI SERVITO IL CAPITOLO, CHE NE PENSATE? DELLA LETTERA? DI ROSE? DI TUTTO QUELLO CHE STA SUCCEDENDO? PENSATE CHE QUALCOSA TRA LORO SI RIACCENDA O CHE CI SIANO ALTRI OSTACOLI? COME PER ESEMPIO IL FATTO CHE ARIZONA NON SI FIDERA' MAI PIU DI CALLIE? O ALTRE COSE.. PROVATE A INDOVINARE, NEL TESTO C'E UN INDIZIO CHE POTREBBE ESSERE LA CAUSA DI QUALCOSA.. STA A VOI SCOPRIRLO.. FATEMI SAPERE I VOSTRI PARERI.. GRAZIE MILLE A TUTTI PER PASSARE REGOLARMENTE A LEGGERE QUESTA STORIA.. GRAZIE DI CUORE.. 

ALLA PROSSIMA:) 
M♥ 

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Capitolo 18
*** Fear. ***


Rose. Rose. Rose. Quel nome non faceva altro che rimbombarle nella testa, quegli occhioni blu e quelle trecce bionde molto lunghe. Non riusciva a spiegarsi come mai quella bambina non faceva altro che occuparle le giornate. Quella bambina non usciva dalla sua testa neanche quando lei era con Sofia. Iniziò a pensare a come sarebbe stato se le due piccolette fossero cresciute insieme, come sarebbe stato se Sofia fosse cresciuta con Arizona e Callie con Rose? La domanda non faceva altro che distrarre Callie in continuazione. Ma non erano finiti li i quesiti che la mora continuava a porsi, affatto, ricordò che Arizona nominò un'altra donna. Un nome che lei non aveva mai sentito, e in quel momento collegò molte cose. Arizona era impegnata con quella Louren. La bambina passava molto del suo tempo con lei. La storia tra le due era seria. E in quel momento sentì come se qualcosa dentro di lei la abbandonasse per sempre. Come se avesse sentito che anche l'ultima speranza se ne stesse andando. Continuava a ripetersi che Sofia aveva una mamma e un papà, che per lei ci sarebbe sempre stato Mark. Ma questo non la ripagava, non la rasserenava abbastanza. Aveva davanti quella paura che la tenne lontana dagli Stati Uniti per 15 anni.

 

Paura. Non fatevi mai guidare da quella sensazione. E' vero a volte vi tiene lontani dai pericoli, ma a volte vi tiene lontana dalla felicità. A me la paura mi tenne lontano da lei, probabilmente se fossi tornata prima molte cose non sarebbero successe. Io mi pentii, mi arrabbiai con me stessa per non essere tornata subito, mi arrabbiai per averla lasciata da sola. Per essermi persa alcuni momenti della mia vita che avrei potuto vivere con lei. Io ero sicura che se fossi rimasta per me sarebbe finita male, ma se non fosse stata per la giustizia probabilmente io e lei non ci saremmo abbandonate cosi. Quel giorno fu il primo giorno in cui vidi Rose”

 

Sofia fai presto” disse Callie a voce molto alta dal piano terra per chiamare Sofia che stava ancora scegliendo il costumino da mettere quel pomeriggio “Arrivo” disse lei con la vocina un po rauca che Callie amava da morire. La vide scendere dalle scale un po impacciata ma eccitata come tutti i pomeriggi quando era ora di andare al lago “Mamma ma staremo qui per sempre vero?” chiese la piccoletta, Callie avrebbe voluto risponderle di si, ma in realtà i suoi programmi erano molto diversi, Vancouver l'avrebbero vista solo d'estate, per il resto dell'anno avrebbero vissuto a Seattle, perche lei era stata assunta come strutturato di ortopedia al Seattle Grace.

 

La voglia di Callie di cominciare a lavorare era pari a zero, non perche non amasse il suo lavoro ma perche sapeva benissimo che i suoi colleghi non erano tutti sconosciuti. Arizona insegnava li e lei lo sapeva bene. Avrebbe dovuto convivere con la donna che amò e che probabilmente amava ancora. Non sarebbe stato facile “No amore, qui passeremo le nostre estati” disse Callie con tono dolce come era solita usare con la piccola Sofia. Lasciò correre sua figlia per la spiaggia, giocava, si rotolava, saltava le piccole onde del lago. Callie la osservava da lontano e si commosse. Lei dopo tutti quegli errori che aveva commesso nel suo passato era riuscita a rendere felice una bambina.

 

Era bellissimo il sole che si rispecchiava sul lago che colorava la pelle ambrata sua e di Sofia. Si alzò perche troppi pensieri tristi le stavano affollando la mente e raggiunse sua figlia, la prese in braccio e insieme corsero verso l'acqua. Era gelata, dopo tutto erano a Vancouver, la bimba iniziò a ridere e Callie fece lo stesso “Non importa dove andremo, la mia casa è dove sta il mio cuore” disse Sofia ricordandosi quella frase che sua madre le disse appena scese in America.

 

Settembre 2008

Dopo aver bussato alla porta del primario di chirurgia del Seattle Grace aspettò che lui le diede il permesso di entrare “Buongiorno Dottor Hunt” disse Callie porgendogli la mano, ma notò subito come quell'uomo fosse alla mano e disponibile, c'era nei suoi occhi una luce particolare che fece sentire Callie subito a suo agio “Io sono la..” disse Callie ma lui non le diede il tempo di finire che le concluse la frase “..dottoressa Torres” disse lui sorridendole e lei non poteva far altro che sorriderle di rimando “Benvenuta al Seattle Grace, se pazienta due minuti la porterò io a fare il giro dell'edificio” disse Hunt, Callie annuì e uscì per attenderlo fuori dall'ufficio.

 

Poco dopo lui la raggiunse e come promesso la portò in giro “Questa è la nostra arena, quella è la galleria, la usiamo per gli interventi importanti, qui le attrezzature sono le piu recenti e inoltre è la piu spaziosa, fatta per contenere gli studenti che sono qui per osservare e imparare” disse lui mostrandole alcune macchine che lei aveva gia visto a Zurigo, ma per non essere scortese lo ascoltò poi passarono al primo piano “Questo è il reparto di chirurgia generale, se mai ti dovessi trovare da queste parti puoi fare affidamento a Miranda Bailey, è un personaggio un po strano ma ha un cuore davvero grande e Richard Webber, sono l'uno il braccio destro dell'altra. Sono due fantastici chirurghi e brave persone” disse Hunt percorrendo quel corridoio che li portava all'ascensore per raggiungere il secondo piano “Pediatria. Questo è il reparto che tutti ritengono paradisiaco” disse lui e Callie per un secondo si perse nei suoi pensieri. Appena aprì la porta del reparto lei sentì il suo profumo, come se avessero inondato quel corridoio con la boccietta di profumo di Arizona “Qui tutto è possibile, come se qui ci fosse la magia. I colleghi sono la dottoressa Robbins, una persona magnifica i bambini non fanno che parlare bene di lei, nessuna lamentela, quel sorriso sembra far guarire i cuori, e poi c'e Karev, lui è un po burbero e strafottente ma poi quando si tratta di bambini si trasforma e diventa quasi loro complice. Inutile dire che di persone come loro ci si può fidare ciecamente” disse Hunt anche se tutto cio che lui disse Callie lo sapeva gia, almeno per quanto riguarda Arizona, anche nel posto di lavoro era riuscita a distinguersi per la sua dolcezza e disponibilità, ogni momento che passava Callie sentiva quanto la difficoltà aumentasse. Aveva il terrore di trovarla in ospedale, incrociarla e non sapere cosa dire. Poi raggiunsero l'ultimo piano di chirurgia diviso in diversi settori “Qui lavorano i chirurghi plastici, persone serie e rigide, per questo sono qui lontani da tutti, loro hanno bisogno di concentrazione e silenzio. Guardi quella è la dottoressa Boswell poi ci sono alcuni specializzandi che hanno intrapreso questo settore, come Avery” quando disse quel cognome Callie si voltò e Hunt afferrò al volo “Si, quell'Avery” disse sorridendo, a Callie non le era mai capitato di intendersi cosi con una persona “Poi l'altra metà del reparto è dedicato a neurochirurgia, e probabilmente sai gia di chi si tratta” disse Hunt e Callie annuì “Gli Shepherd” disse lei “Esatto”.

 

Il tour era finito, le mostrò velocemente il pronto soccorso e quindi il luogo dove lei, come chirurgo ortopedico avrebbe passato la maggior parte del suo tempo “Lei è la Kepner, un carrarmato, lei non si ferma mai, fa di tutto pur di non perdere nessuno, quando penso al gioco di squadra penso a lei, perche lei è fatta apposta per il mio reparto, traumatologia” concluse lui, si congedarono e lei rimase con quella ragazza dai capelli rossi. Era strana, tutta sorrisini e vocine, Callie gia non la poteva sopportare e non c'era rimasta insieme neanche 5 minuti, trovò una scusa per raggiungere il reparto di chirurgia generale

 

Buongiorno io sono la dottoressa Torres” disse porgendo la mano a quella donna che però era molto diversa dalla dottoressa Bailey “Ciao, io penso che possiamo darci del tu, lavoreremo presto insieme, ci capiterà sicuramente qualche intervento in comune. Comunque io sono Lauren” disse lei Callie sorrise e le porse la mano “Callie” rispose, parlarono insieme per un po, avevano molte cose in comune, Callie stava davvero bene con quella ragazza “Io mi occupo di chirurgia plastica” disse la dottoressa “E che ci fai qui, in chirurgia generale?” chiese Callie ridendo pensando che appena Mark l'avrebbe vista ci si sarebbe fiondato addosso, era davvero molto bella “Posso farti la stessa domanda a dire il vero” rispose lei ricambiando il sorriso, anche se ignara del perche l'altra stesse ridendo “Oh io ce l'ho una risposta e anche valida. La Kepner, giu in traumatologia” disse con una faccia che lasciava poco alla fantasia “Qui la adoriamo tutti, devi farci un po l'abitudine alle sue manie e soprattutto alla sua voce, ma lei è un ottimo medico, fidati” disse Lauren sedendosi in una barella nel corridoio del reparto e Callie la imitò

 

Riesco ad intuire un accento europeo” disse mostrando a Callie quanto lei fosse attenta ai dettagli, tipico dei chirurghi plastici “Oh io non sono europea, ma ho vissuto li per piu di dieci anni” disse Callie immaginando che lei conoscesse la storia che c'era alle sue spalle, ma la ragazza non accennò a nulla riguardante quel fatto, forse anche lei non era di li “Ma è questa casa mia” continuò Callie per anticipare la prossima domanda, Lauren capì che per Callie era un argomento un po particolare e quindi decise di cambiare completamente discorso “Ti va se qualche sera usciamo, possiamo andare da Joe” disse la ragazza bionda, Callie senza neanche porsi nessun problema accettò, non lo fece con malizia “Ti farò conoscere delle persone” disse Lauren. A Callie quel nome era tremendamente familiare, non ricordava dove l'aveva sentito, eppure sicuramente le sarebbe venuto in mente. Un secondo dopo essere rimasta da sola le venne in mente.

**ED ECCO, COME PROMESSO, IL CAPITOLO, INIZIAMO AD ENTRARE NEL VIVO DELLA STORIA DI CALLIE, NULLA CENTRA CON LA LORO ADOLESCENZA, VORREBBERO COMPORTARSI COME SE QUELLO FOSSE UN CAPITOLO CHIUSO, PERO' NON SI PUO CHIUDERE TUTTO COME SI SPERA, O PER LO MENO NON SI PUO PRETENDERE CHE NON SIA MAI ESISTITO. BHE ALCUNI DI VOI HANNO INTUITO CHI E' E CHI SARA' L'OSTACOLO.. MA SARA' UN OSTACOLO SILENZIOSO O RUMOROSO? 

GRAZIE MILLE A TUTTI PER ESSERE RIMASTI A LEGGERE ANCHE QUESTO CAPITLO, SPERO DI NON AVERVI DELUSO, GRAZIE A TUTTI.. ALLA PROSSIMA:)  

M♥

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Capitolo 19
*** Arizo.. Dottoressa Robbins. ***


Lauren. La sua compagna di specializzazione a Zurigo. La odiava. Si comportava come se sapesse tutto solo lei, era una maestrina di prima categoria e quel genere li a Callie non era mai piaciuto. Ora poteva smetterla di pensare. Era arrivata alla conclusione che quel nome l'aveva gia sentito a Zurigo. Sarebbe andata volentieri a bere qualcosa con quella ragazza, le sembrava simpatica, alla mano e soprattutto non lesbica. Lei aveva bisogno di un'amica che pendesse dall'altra parte della bilancia, non sapeva neanche lei il perche, ma aveva bisogno di non vedere qualsiasi donna come una possibile preda. Magari cosi facendo avrebbe in qualche modo dimenticato Arizona e avrebbe vissuto bene con Mark

 

Ti dispiace se stasera saremo solo io e te. La mia amica ci ha dato buca all'ultimo minuto” disse appena raggiunse Callie davanti all'entrata del bar, sorrise “Non fa niente, sono talmente stanca che probabilmente non sarò molto di compagnia” disse Callie entrando con l'altra “Dopo la prima birra ti svegli” disse l'altra facendo segno al barman di portare due birre “Oh io non volevo niente di alcoolico” disse Callie avendo brutti ricordi di quel bar “Oh andiamo non fare la guastafeste, prenditi questa birra e bevi, festeggia l'inizio della tua carriera” disse Lauren mettendole in mano la bottiglia sbattendo la sua su quella di Callie per brindare “A cosa brindiamo?” chiese Lauren facendo capire a Callie il suo carattere, era una ragazza espansiva e allegra “Brindiamo a questa nuova avventura” disse Callie facendosi travolgere dall'entusiasmo di Lauren, alla prima birra non ne seguirono molte altre, ma le due ragazze finirono lo stesso in mezzo alla pista, un uomo si avvicinò a Callie, iniziò a ballarle attorno

 

Sei perfetta” disse lui strusciandosi addosso a lei, Callie cercò di allontanarlo, poi i suoi occhi finirono per sbaglio su quelli dell'uomo, grandi e verdi e smise di allontanarlo “Mi concedi questo ballo?” chiese come i principi lo chiedono alle principesse, era davvero ubriaco, Callie lusingata cominciò a ridere e sentì Lauren incitarla per ballare con lui cosi accettò e mise la sua mano su quella del ragazzo “Ma sei vera?” chiese, ennesimo segno del fatto che l'alcool gli era arrivato al cervello “Si” rispose lei un po imbarazzata perche lui continuava a posare la mano nel suo sedere “Non sei di qui, perche di un angelo come te non ci si può dimenticare, e non mi sembra di averti mai vista” disse lui facendo saliere la mano nella schiena di Callie, lei non provava nulla se non imbarazzo. Lui non riusciva a trasmetterle niente se non il fatto che era oltre il limite consentito di alcool “Ora devo andare” disse Callie ad alta voce a causa della musica altissima “Di gia? Non ti ho ancora offerto niente” disse lui stringendola un po di piu “Non ho piu voglia e tu dovresti darci un taglio, sei ubriaco amico” disse Callie riuscendo a svincolarsi con facilità. Raggiunse il tavolo dov'era seduta con Lauren ma lei non c'era, guardò l'orologio.

 

Era gia l'una passata. Tutto quel tempo l'aveva passato con quella sanguisuga dagli occhi verdi? Prese la sua borsa e la giacca e uscì.

 

Ore piccole Torres?” chiese il girono dopo appena la vide nel corridoio “Mi scoppia la testa” disse lei posandosi le mani sulle tempie, l'altra rise e prese la cartella del suo paziente “Ore piccole allora” disse Lauren dandosi la risposta da sola “Non so come farò ad arrivare a stasera” disse Callie vedendo alle spalle di Lauren una bellissima macchinetta per il caffè “Caffè” sussurrò e si avvicinò, inserì le monetine e in pochi secondi sentì il meraviglioso profumo di caffè riempirle le narici “La mia salvezza” disse quando Lauren le si avvicinò “E' la salvezza di tutti, io ora vado, sembra che nel mio reparto sia arrivato un nuovo chirurgo e voglio mettere subito le regole in chiaro” disse lei sorridendo e avviandosi “A Mark non piacciono le regole” disse lei quando Lauren non avrebbe piu potuto sentirla.

 

Sorseggiò il suo caffè che le diede quell'energia di cui aveva bisogno. Salì all'asilo dell'ospedale, se Mark era arrivato avrebbe dovuto esserci anche Sofia, si avvicinò alla vetrata attraverso la quale poteva vedere tutti i bambini, Sofia giocava con una bimba di colore e un piccoletto biondo, Callie sorrise all'idea che avesse ereditato da lei e da Mark lo spirito di conquiste gia da piccola

 

Sei nuova qui” sentì Callie alle sue spalle “Eh si, ieri è stato il mio primo giorno, devo un po ambientarmi” rispose Callie voltandosi e trovandosi davanti una donna un po bassa con i capelli neri e gli occhi azzurri, le ricordava vagamente una persona “Tu sei la sorella..” cominciò Callie “..di Shepherd.. Si sono l'altra Shepherd” disse lei un po delusa, Callie capì subito di aver fatto una gaffe e cercò di rimediare “Avete gli stessi occhi e la forma del viso molto simile” disse lei “Secondo me attorno ho una bolla invisibile che urla a tutti SONO LA SORELLA DI DEREK SHEPHERD, ne sono convinta” disse sorridendo e mostrando per la prima volta un viso piu rilassato “Non è vero, sono sicura che non sei l'altra Shepherd” disse Callie acquistando un po di punti “Piacere Amelia” disse porgendole la mano “Ti chiamerò Amelia allora. Comunque io sono Callie” disse stringendo al mano della donna, sorrisero e continuarono a guardare i bambini “Anche tua figlia è qui?” chiese Callie non perdendo di vista Sofia “Nipoti, i miei nipoti. Penso che tua figlia abbia attirato la loro attenzione con quel grosso orso che tiene in mano” Callie sorrise, le sarebbe piaciuto continuare quella conversazione ma il suo cerca persone suonò, 911. Pronto soccorso. Corse giu e si trovò nel bel mezzo di un casino colossale, sentì che qualcuno la chiamò e si diresse verso quel lato della sala

 

Dottoressa Torres. Serena, 11 anni, incidente stradale, era in macchina con la madre. Lamenta un forte dolore alla gamba” disse una specializzanda con i capelli corti e mori “Faccia attenzione a non far intravedere niente alla bambina” disse una voce alquanto familiare alle sue spalle “Ar..Dottoressa Robbins” disse Callie sorpresa e agitata allo stesso tempo “Dobbiamo portarla in sala operatoria se vogliamo salvarle la gamba” disse Callie all'improvviso senza neanche dare il tempo ad Arizona di controllare tutto il resto, ma la bionda si fidava di Callie e per questo seguì le sue indicazioni “Avete sentito la dottoressa, in sala 1” ordinò lei con voce molto piu severa Callie sorrise però Arizona non lo vide perche era di spalle. Arrivate in sala operatoria Callie si sentì apposto con il mondo, stava facendo cio che le veniva meglio, la sua carriera a Seattle non sarebbe potuta cominciare meglio

 

Dottoressa Torres quanto le manca?” chiese Arizona mantenendo una certa distanza “Sto chiudendo” disse prima che la situazione sfuggisse di mano alla bionda “E' in arresto” disse allarmata e cercando di fare qualcosa “Dottoressa Torres si sposti o non potrò usare il defibrillatore” disse lei alzando la voce “Se le darai la scossa adesso l'innesto non reggerà e sarà stato tutto inutile” disse Callie non lasciando il lavoro che stava facendo “Torres la ragazzina non può aspettare, meglio senza una gamba che morta” a Callie vennero i brividi a quella frase, lei non aveva neanche idea a quale vita avrebbe dovuto vivere quella bambina senza una gamba “Manca poco” disse Callie alzando la voce a sua volta “Calliee” urlò Arizona perdendo la pazienza, avrebbe lasciato la scossa anche se Callie aveva ancora le mani nella paziente, non voleva farlo ma se l'altra non si sarebbe tolta l'avrebbe fatto “Calliopeee” disse, Callie sapeva che quello era l'ultimo appello per questo alzò le mani “Finito” disse allontanandosi dalla bambina

 

Carica a 200. Libera” disse all'infermiera che conosceva le mosse di Arizona molto bene, la bambina non si riprendeva, Callie pregava che il suo ritardo non provocasse la morte della piccola “Carica a 300. Libera” continuò Arizona, rimasero pochi secondi a fissare il monitor dove poco dopo cominciò a muoversi la linea che prima era immobile “Tornata” disse Arizona, Callie però aveva finito il suo lavoro per questo lasciò la sala operatoria senza salutare, senza dire assolutamente nulla. Appena arrivò nel suo spogliatoio scoppiò a piangere come non aveva mai fatto. 


**ED ECCO IL NUOVO CAPITOLO, HO NOTATO CHE LE VISUALIZZAZIONI SI SONO ALZATE E QUESTO NON PUO CHE RENDERMI FELICE, BHE CHE DIRE CALLIE CREDE DI ESSERSI RICORDATA DELLA LAUREN CHE LE SEMBRAVA FAMILIARE, UNA COMPAGNA DI CORSO.. ALMENO PER UN PO STARA' TRANQUILLA. CHE ALTRO AGGIUNGERE IO ADORO LA SCENA DI CALLIE E ARIZONA IN SALA, CALLIE VUOLE FINIRE IL SUO INTERVENTO E ARIZONA TEME PER LA VITA DELLA BAMBINA FINO AD ARRIVARE A PREDERE IL CONTROLLO DIMENTICANDOSI DI TROVARSI DAVANTI ALLA DOTTORESSA TORRES E NON A CALLIOPE COME L'HA CHIAMATA LEI.. SECONDO VOI PERCHE CALLIE SCOPPIERA' A PIANGERE UNA VOLTA CONLCUSO L'INTERVENTO? NON CADETE NELLA BANALITA'.. 
OVVIAMENTE CIO CHE PENSATE E' BEN ACCETTO, GRAZIE A TUTTI.. ALLA PROSSIMA.. 

STAY TUNED:) 
M♥ 

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Capitolo 20
*** Vengo in pace. ***


Calliope, l'aveva chiamata Calliope. Quello provocò in Callie una serie di emozioni che pensava non si sarebbero piu presentate. In quel momento le fu molto chiaro quanto Arizona le fosse mancata, ma non l'Arizona che quella mattina aveva visto in sala operatoria, le mancava l'Arizona bambina che lei lasciò all'aeroporto di Los Angeles da sola. Si fece scivolare a terra, raccolse le ginocchia e nascose la testa tra esse. Pianse. Non per la bambina perche sapeva cosa stava facendo mentre la operava, anzi su quel fronte lei era piu che soddisfatta. Piangeva perche in tutte quelle volte che Arizona aveva pronunciato il suo nome in quella sala operatoria lei aveva sentito molto forte la paura della bionda. Per l'ennesima volta era stata la causa della paura dell'altra, ovvio, il contesto era molto diverso, ma quella situazione riportò a galla troppi sentimenti che Callie pensava di aver archiviato.

 

Entrò una persona nella stanza, Callie si alzò di scatto ma rimase di spalle, per paura che fosse lei, che fosse Arizona “Callie cos'è successo?” chiese Mark posandole una mano sulla spalla, lei si voltò non appena capì che era lui e le si fiondò tra le braccia dove lui era sempre pronto ad accoglierla, la strinse a se e le diede un bacio sulla fronte “Sono stata lontana per cosi tanto tempo” disse lei nel bel mezzo dei singhiozzi “Ma ora sei tornata, eri cosi entusiasta di cominciare a lavorare” disse lui prendendole il viso tra le mani “Si ma non avevo tenuto conto di come lei continui ad influenzare la mia vita. Mi ha chiamata Calliope, nessuno può farlo, solo lei. Ha usato quell'arma per farmi smettere di operare, lo so che quando mi chiama cosi è perche vuole baciarmi oppure perche è davvero arrabbiata. Oggi non voleva baciarmi” disse Callie conoscendo alla perfezione quel chirurgo pediatrico “Non l'ha usata contro di te. Era spaventata” disse Mark, e Callie cadde in una serie di singhiozzi ancora piu forti “Spaventata, per colpa mia, di nuovo” disse lei non staccandosi mai da quell'abbraccio “Non dire cosi, non è vero, vedrai che si sistemerà tutto” disse lui con un sorriso che non glie la raccontava giusta a Callie

 

Hai incontrato Lexie?” chiese lei, ma lui disse di no “Lexie è in Texas per il compleanno della sorella, ma non so se hai visto il primario di chirurgia plastica, una certa Lauren” disse lui e lei scoppiò a ridere, Mark era contento di essere riuscito a farla ridere “Ah l'hai conosciuta anche tu?” chiese lei, lui fece un'espressione interrogativa “Ieri io e lei ci siamo fatte una birra da Joe” disse Callie e lui mise il broncio “Ti avrei invitato volentieri, ma qualcuno doveva stare a casa con Sofia” continuò la mora con un sorriso furbo che lui adorava ma non in quel momento “E non sai cosa ti sei persa” disse lui conoscendo bene la curiosità di Callie “Cosa?” chiese lei “Eh segreto” disse lasciandole un bacio a stampo e uscendo dalla stanza degli strutturati.

 

Poco dopo entrò la Robbins, era arrabbiata, ignorò completamente Callie probabilmente intenzionalmente, Callie non sapeva se parlare e provocarla o se tacere “C'è una regola. O si è sposati o non ci si comporta come degli adolescenti” disse lei con tono alquanto rabbioso, Callie non capì subito “Sei sposata con il plastico?” Callie fece di no con la testa “E allora ringraziami, se vi becca Hunt vi beccherete entrambi una bella nota disciplinare stampata sul vostro curriculum” Callie spalancò gli occhi ma allo stesso tempo era felice perche notava nel tono di Arizona una punta molto evidente di gelosia “Ah, per informarti, durante le mie operazioni chiederò il consulto a Joseph” disse Arizona facendo arrabbiare Callie come non mai “Oh andiamo, hai visto cosa ho fatto oggi? Quel cretino ha una sega al posto della mano, non farebbe altro che amputare” disse Callie, ma Arizona non volle sentire obbiezioni, lei aveva fatto la sua scelta e Callie sapeva che niente le avrebbe fatto cambiare idea.

 

Alzò le mani e lasciò che per quella volta vincesse lei. Era innervosita per quel comportamento, sapeva che non poteva permettersi di esserlo, ma non poteva sopportare che Arizona si comportasse cosi con lei, avevano vissuto gli anni piu belli insieme, possibile che se ne fosse gia dimenticata? La Arizona che conosceva era molto meno rabbiosa, decisa ma serena, invece quella con cui aveva avuto a che fare era tutt'altra storia. Lasciò anche lei la stanza e si diresse all'asilo di nuovo, voleva stare un po con Sofia “Amore vieni qui” disse Callie appena entrò all'asilo “Mamma, andiamo a casa?” chiese triste la piccola, Callie sorrise e le disse di no “Ho dei nuovi amici ora. Lui è Bailey, lei Zona..” disse ma la bimba si arrabbiò e ridisse i suo nome “Io sono Zola” concluse la bimba di colore, quando Sofia disse il nome sbagliato a Callie le mancò il respiro, immaginava Sofia chiamare Arizona ed era proprio cosi che la chiamava nei suoi pensieri, mamma Zona.

 

Callie sorrise ai bambini e si sedette con Sofia, poco dopo entrò nell'asilo Amelia “Certo che noi due abbiamo proprio le stesse idee” disse la Shepherd, Callie rise alla battuta e fece posto accanto a lei, Zola si diresse subito verso di lei “Zia, lei è Sofia” ovviamente le bimbe continuarono a parlare e a conoscersi “Significa che Zola è figlia di Derek?” chiese Callie, Amelia annuì “Anche Bailey” disse indicandolo infondo alla stanza impegnato a giocare con Tuck “Lui assomiglia molto al padre” disse Callie notando quegli occhioni azzurri e quei capelli biondi “Bay vieni qui” disse Amelia, il bimbo arrivò in un baleno “Magari Sofia fosse cosi obbediente” disse Callie sorridendo al piccolo che con fatica si avvicinava “Dov'e la tua fidanzata?” chiese Amelia “Non c'è, è ammalata” disse lui, Amelia fece la faccia triste per stare al gioco del piccolo “Anche a me dispiace” disse lui e Callie quasi si commosse, era troppo tenero “Ma tu rompi le ossa?” chiese Zola con quel sorriso che avrebbe fatto innamorare qualsiasi persona “No, io le aggiusto le ossa amore” disse lei con una vocina strana che riservava solo per Sofia “Ah, invece il mio papà aggiusta i cervelli” disse lei ridendo, probabilmente come qualsiasi bambina riteneva il suo papà un supereroe “Eh lo so, ed è molto bravo” rispose Callie rimanendo al gioco, poi però lei ed Amelia dovettero scappare, pareva che in pronto soccorso ne fosse successa un'altra

 

A Zurigo era gia tanto avere un paio di operazioni fisse al giorno, non era un politrauma, non ci sono abituata” disse Callie correndo dietro ad Amelia che conosceva molto bene il posto “Ti ci abituerai, qui i traumi sono all'ordine del giorno” disse raggiungendo il pronto soccorso, quella volta il paziente di Callie aveva superato la maggiore età da un bel pezzo e quindi almeno per il pomeriggio non avrebbe avuto a che fare con Arizona

 

Uomo. 62 anni, caduto dalla scala mentre cercava di recuperare l'aquilone del nipote” disse Hunt che richiese il consulto della Torres “La caviglia è un pallone, fatemi controllare” disse facendosi spazio tra i medici e gli infermieri, prese l'ecografo e notò Arizona con l'altro ortopedico, c'era un bambino, un altro bambino coinvolto, la voglia di andare a vedere cosa fosse successo era tanta, era tanta anche la paura che il bambino si svegliasse senza un braccio o una gamba. Era terrorizzata dalle amputazioni, e soprattutto sui bambini “Torres muoviti” disse Hunt, lei tolse lo sguardo dall'uomo sega e tornò dal suo anziano signore con la caviglia slogata probabilmente “Signore non si deve muovere” disse Callie mentre le posò il macchinario sul piede, e come pensava era una distorsione “Chiamate il dottor Joseph” disse mentre teneva d'occhio il paziente della Robbins, vedeva il dottore in questione prepararsi, sapeva dove sarebbe andato a finire cosi decise di chiamarlo per fargli steccare la caviglia, Callie avrebbe raggiunto Arizona. Joseph arrivò subito da Hunt, perche come tutti i lecca culo andava dalla parte del vento piu forte, e Hunt era il capo mentre Arizona era solo un chirurgo pediatrico come molti altri. Callie l'aveva capita questa cosa e la giocò a suo favore, raggiunse Arizona

 

Vengo in pace, giuro” disse Callie ma Arizona iniziò ad innervosirsi “Io ho chiesto il consulto di Joseph” disse Arizona ma Callie aveva gia in mano la cartella, il ragazzino aveva un'importante frattura del avambraccio “Ti prego non dirmi che si stava preparando per l'amputazione” disse Callie toccando il braccio del bambino per capire dove fosse la frattura “No, non gli hai dato neanche il tempo di ragionare” disse Arizona piu rilassata, come se avesse capito che rischio avrebbe corso con quel campione di incompetenza “Lui non ragiona. Lui tira fuori il bisturi e taglia. A Zurigo lo conoscevano in molti” disse Callie, sapeva benissimo cosa fare senza ricorrere all'amputazione “Chiamatemi Sloan” disse Callie alla sua infermiera “E' impegnato dottoressa Torres” disse la donna al telefono “Allora chiamare la Boswell” 

**EHI RAGAZZI ECCO IL NUOVO CAPITOLO, CHE NE PENSATE? SPERO VI PIACCIA, COMUNQUE IN PREVISIONE SEMBRA ESSERCI UNA BELLA OPERAZIONE CON IL TRIANGOLO AMOROSO, ANCHE SE SOLO ARIZONA SA DI QUESTA SITUAZIONE LE ALTRE DUE NON SANNO NIENTE.. COSA PENSATE SUCCEDERA'?  
GRAZIE MILLE A TUTTI QUELLI CHE SI FERMANO A LEGGERE LA MIA STORIA..
 
ALLA PROSSIMA:) 
M♥

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Capitolo 21
*** Camice con la scimmietta. ***


Allora chiamate la Boswell” a quell'affermazione ad Arizona le si gelò il sangue nelle vene, non poteva essere, non Lauren, non tutte e tre insieme nella stessa sala operatoria “Chirurgo plastico? Per cosa?” chiese Arizona inconsapevole della situazione del braccio del bambino, sembrava molto piu lei, Callie rivide in lei alcuni aspetti che in mattinata non erano emersi “Lo vedi quel nervo?” disse facendola avvicinare a se per fare avere la migliore visuale “E' lacerato, o lo sostituiamo o il bambino perderà l'uso del pollice e dell'indice” disse Callie con tono triste ma non rassegnato, sapeva di potercela fare

 

Eccomi dottor...” rimase anche lei sorpresa di trovarsi nella stessa stanza con Arizona, erano poche le volte che avevano operato insieme “Robbins, Torres” disse lei come se stesse facendo l'appello, Callie sorrise ma Arizona rimase fredda come il marmo, Callie iniziò a spiegarle il suo progetto, sapeva che era vincente e Lauren decise di aiutarla, Arizona era perfettamente inutile, perche il bimbo non aveva particolari problemi interni, il suo unico problema era quel maledetto braccio. L'imbarazzo di Arizona era alle stelle, ma solo il suo perche Callie non sapeva niente e tanto meno Lauren, entrambe erano all'oscuro del fatto che l'altra fu o era legata in qualche modo ad Arizona. Non uscì niente in quella circostanza. Lauren non accennò alla sua di relazione e tanto meno Callie.

 

L'unica in difficoltà era Arizona.

 

Piu Callie la guardava piu cresceva la voglia di baciarla, di mandare a fanculo tutte le regole, di riprendersi cio che la faceva vivere. Arizona si sentiva osservata, non solo da Callie che appena poteva la teneva d'occhio, ma anche dalla Boswell, che continuava a mandarle segnali strani, che ad Arizona piacevano. A salvarla da quella situazione fu il suo telefono.

 

La sua babysitter “Torres, Boswell se avete bisogno chiamate Karev, io devo scappare” solo Callie notò nel suo tono una sfumatura di timore, si voltò all'improvviso avrebbe voluto chiederle se andava tutto bene ma dovette mordersi la lingua perche erano all'interno di quel dannato ospedale “Puoi chiudere tu?” chiese Callie fingendo di dover correre all'asilo per andare da sua figlia “Hai una figlia?” chiese Lauren un po scioccata “Si” rispose lei un po imbarazzata, non lo sapeva quasi nessuno all'ospedale, solo quelli che la vedevano gironzolare per l'asilo.

 

Neanche Arizona sapeva niente di Sofia. Corse fuori dalla sala operatoria e andò nella stanzetta degli strutturati “Amore la mamma arriva presto, li con te c'è Sarah” disse Arizona al telefono senza rendersi conto della presenza alle sue spalle “La mamma è a lavoro, torno stasera e ti prometto che guardiamo un bel cartone animato” continuò la bionda cercando di tranquillizzare se stessa e la figlia “Si anche zia Lauren sta lavorando” disse e fu in quel momento che a Callie cadde la tazza di caffè dalle mani spaventando Arizona che si voltò all'improvviso

 

Dottoressa Torres” disse lei dopo aver visto cosa l'altra aveva combinato, salutò sua figlia e riagganciò “Da quanto è dentro qui?” chiese la Robbins, Callie aveva capito tutto. Il nome Lauren le era familiare. Non per via della ragazza di Zurigo. Perche quando incontrò Arizona alla convention lei la citò. Solo il quel momento riuscì ad assemblare la storia “Da quando ci si da del lei?” chiese Callie con le lacrime agli occhi “Da quanto stavi origliando?” chiese Arizona togliendosi quella maschera che Callie odiava “Non stavo origliando” rispose stizzita la mora “Ah no? E come lo chiami? Ascoltare le conversazioni altrui?” chiese Arizona provocandola al massimo “Non stav.. Vabbè parlare con te è inutile, e pensare che.. Lascia stare” disse posando la mano nella maniglia della porta poi però si voltò, una cosa glie la doveva dire “Siete sposate allora?” chiese, era ovvio che non lo erano, ma Callie usò quella domanda retorica per farle capire che sapeva, Arizona dopo che l'altra si chiuse la porta dietro di se, si sedette e mise la testa tra le mani.

 

Arizona pensava che il suo segreto fosse al sicuro, grazie a quella regola che fu creata principalmente per causa sua, ma non fu cosi, ora Callie sapeva tutto, sapeva che lei stava con Lauren, sapeva che lei aveva una figlia, aveva scoperto tutto di lei o meglio aveva scoperto quello che Arizona desiderava dirle di persona, l'aveva scoperto nel modo sbagliato, sia di Lauren che di Rose. Ma non avrebbe piu potuto farci niente, era troppo tardi. I suoi pensieri si fermarono per qualche istante, giusto il tempo di capire coma mai fosse cosi tanto preoccupata di cio che pensava Callie. Era ovvio il perche, ma lei tendeva a nasconderlo, provava a non pensarci, come se evitandolo il problema scomparisse. Ma non era cosi e lei lo sapeva bene. Ma per un po, pensò, avrebbe vissuto in quell'illusione.

 

Callie era distrutta, non tanto per il fatto che Arizona uscisse con quel chirurgo plastico. Il problema per Callie non era di certo Arizona, il suo problema era l'altra. Una tipetta così espansiva, cosi pronta a nuove conoscenze, o meglio, Callie l'aveva letta cosi. Lauren non era il tipo adatto alla personalità di Arizona, non era adatta per lei. Arizona aveva bisogno di protezione nonostante facesse finta di essere forte. Arizona aveva bisogno di una persona che si accorgesse della sua parte debole per poterle assicurare un porto sicuro. Arizona Robbins era un chirurgo di fama mondiale, conosciuta in ogni angolo degli Stati Uniti e da li a poco avrebbe conquistato l'Europa, ma quando tornava a casa aveva bisogno di essere solo Arizona, una ragazza di città, spensierata e felice. Callie sapeva che non tutti erano adatti a quel tipo di vita che Arizona si meritava. E a primo impatto, dopo l'incontro al bar, Lauren era davvero troppo lontana dalla donna perfetta per Arizona, Callie ne era convinta ma non poteva pensare neanche per un secondo di poterglielo andare a dire.

Si sentiva incredibilmente sola e inutile, inutile perche ancora una volta non era in grado di proteggere chi amava, lasciò il suo reparto per dirigersi all'asilo, Sofia era in grado, in qualunque momento di darle una felicità immensa

 

Mamma anche io voglio un camice” disse la piccola seduta sulle ginocchia della sua mamma “An si?” chiese lei alzandosi tenendola in braccio, parlò un secondo con le maestre e se la portò giu, nella stanzetta degli strutturati, andò nel suo armadietto “Provati questo” disse tirando fuori la sua maglia blu da strutturato che addosso alla bimba avrebbe potuto sembrare un camice, Sofia iniziò a fare le passerelle avanti e indietro, atteggiandosi come un medico, o meglio come la madre “Sembri davvero un piccolo chirurgo” disse Callie, la bimba le corse incontro e le saltò in braccio “Posso stare con te per sempre, non mi piace piu l'asilo” disse Sofia, abbracciandola “Amore ma non posso portarti con me in sala operatoria, ci sono tante cose con cui rischieresti di farti male” disse lei accarezzandole i capelli “Uffa” rispose la bimba imbronciandosi, in quel momento entrò in saletta Arizona, tra tutti quelli che potevano entrare entrò lei, non ignorò Callie, la vide eccome. Anzi la stava osservando da un po, da fuori

 

Ciao” disse la bimba educatamente, la bionda si girò con quel sorriso super magico che avrebbe fatto innamorare chiunque “Ciao” rispose lei, continuando però a fare cio che aveva cominciato “Io sono Sofia” disse la piccoletta, molto espansiva, scendendo dalle ginocchia della mamma e andando verso l'altra. Arizona a sentire quel nome le vennero i brividi. Vancouver. La notte sulla barca. I nomi. Le stelle. Il futuro. L'amore “Io sono Arizona” disse abbassandosi all'altezza della bambina, Arizona in quel momento stava mettendo da parte tutti i rancori per lasciare posto all'amore per i bambini “Sofia, è davvero un bellissimo nome” disse Arizona parlando con la bimba ma guardando Callie che però aveva appena distolto lo sguardo per impedire alle lacrime di scendere “Grazie.. Mamma guarda il suo camice, ha la scimmietta, perche il tuo no?” chiese Sofia, rivolgendosi a sua madre, Callie non seppe cosa risponderle, o meglio in un contesto abituale le avrebbe spiegato molto bene il perche, ma con Arizona davanti le risultò molto piu difficile, cosi la bionda prese la parola “La scimmietta si chiama Ella, lei mi fa sempre compagnia, perche quando vado dai bambini non posso mica stare da sola tutto il tempo, e a loro piace vedere la mia amichetta” disse Arizona in modo spigliato senza alcun cedimento, Callie si rese conto di quanto quella donna fosse brava con i bambini “Anche io voglio il camice con la scimmietta” disse Sofia piagnucolando un po, Arizona sorrise “Signorinella il camice con la scimmietta lo si deve meritare, quindi lo avrai, ma da oggi basta capricci. Tutti i giorni all'asilo e alla fine avrai il tuo camice” disse Arizona, Callie capì che la bionda aveva assistito alla loro piccola conversazione senza farsi vedere, Callie si avvicinò prese per mano la bimba “Amore, ora dobbiamo tornare all'asilo” disse Callie dirigendosi verso la porta

 

Non si origlia o sbaglio?” disse Callie lanciando una frecciatina ad Arizona, la bionda la afferrò ironicamente e sorrise. Forse tra di loro non era poi cosi devastante la situazione. 


**ED ECCO COME PROMESSO IL CAPITOLO. CALLIE HA SCOPERTO DI LAUREN. ADESSO SONO DUE A UNO, LAUREN ANCORA NON SA NIENTE, COME LA PRENDERA'?  SE NE ACCORGERA'? COSA LE FARA' SCATTARE LA SCINTILLA DEL DUBBIO? SARA'  LEI AD ACCORGERSENE O SARA' QUALCUN ALTRO? TROVERETE LE RISPOSTE A QUESTA DOMANDA NEL PROSSIMO CAPITOLO.. GRAZIE PER ESSERVI FERMATI A LEGGERE, GRAZIE A TUTTI DAVVERO.. 
SPERO CHE NON SIATE RIMASTI DELUSI DA QUESTO CAPITOLO... 

ALLA PROSSIMA:) 
BESOS. 

M♥ 

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Capitolo 22
*** I was waiting for you. ***


Lauren, devo parlarti” disse Arizona vedendola nel corridoio, l'altra sorrise perche quella di solito era la loro frase segreta che alludeva a qualcosa di molto piu divertente di una semplice conversazione. Si diressero entrambi verso la prima porta aperta che trovarono. Lo sgabuzzino. “E' un po piccolo qui” disse lanciandosi all'attacco baciando il collo di Arizona “No no, buona un attimo” disse lei allontanandola un po “Ho combinato qualcosa?” chiese Lauren vedendo il rifiuto “No, sono io, voglio mettere delle cose in chiaro. Perche ti conosco ed è meglio che questo genere di cose tu le sappia da me” disse Arizona riferendosi all'animo ribelle della fidanzata “La dottoressa Torres” cominciò la pediatra, ma ovviamente l'altra fece fatica ad afferrare subito il concetto “Eravamo al liceo insieme io e lei” continuò lei “Ah, storie da liceali, lei non sapeva di essere lesbica e tu le hai mostrato il paradiso terrestre? E' cosi la storia?” chiese Lauren con un tono che sminuiva quella grande storia d'amore tra loro due, Arizona si irritò a quella domanda “Io e lei abbiamo avuto una storia, al liceo, si. Ma niente di cio che hai detto tu si avvicina minimamente alla realtà. Non ti racconterò niente di piu, volevo solo che tu fossi a conoscenza del mio passato. Tutto qui” disse Arizona tentando di aprire la porta “Non mi faccio spaventare da una cotta adolescenziale, siamo delle adulte, penso di essere abbastanza matura da non lasciarmi sopraffare dalla gelosia, non credi?” disse Lauren, Arizona annuì e uscì. Come di consueto Lauren aspettò una decina di minuti prima di uscire a sua volta.

 

La pediatra si diresse al suo reparto e il chirurgo plastico al suo, quel giorno non avrebbero piu parlato, Lauren non l'aveva dato a vedere, ma quella notizia l'aveva colta un po alla sprovvista, lei era brava a nascondere le sue emozioni, c'era riuscita, mentre dall'altra parte dell'ospedale Arizona fumava appena fuori la porta di sicurezza, Callie non avrebbe dovuto essere per di la, ma passando notò la bionda con una sigaretta tra le dita e del fumo uscirle dalla bocca e dalle narici. Silenziosa come sempre uscì e rimase immobile, Arizona , completamente assorta nei suoi pensieri non si rese conto di essere in compagnia, solo quando Callie aprì bocca, lei si voltò all'improvviso “Da quando fumi?” chiese avvicinandosi a lei con le braccia incrociate “Non fumo quasi mai, solo quando sono arrabbiata” disse Arizona gettando la sigaretta giu dalle scale, vedendola scomparire data la loro altezza “Devo presumere quindi che qualcosa ti ha fatta arrabbiare” concluse Callie posando i gomiti nella ringhiera, Arizona non era tranquilla “Puoi non sporgerti cosi tanto?” chiese Arizona esternando il suo spirito protettivo, che Callie ebbe il piacere di ritrovare nella donna che aveva accanto, senza esitare indietreggiò “Allora, cosa ti ha fatto andare in tutte le furie tanto da farti accendere una sigaretta?” chiese Callie con tono amichevole, non voleva di certo persuaderla, flirtare o cosa di quel genere, era seriamente interessata alla sua salute perche a lei ci teneva davvero molto “Oh un paziente” disse Arizona, ma non poteva neanche pensare di mentire a Callie, la mora la conosceva troppo bene per lasciarsi abbindolare cosi “Non ci credo neanche se lo vedo, c'è di piu” disse Callie, Arizona chiuse gli occhi e si lasciò cullare per qualche istante dalle attenzioni che la mora le donava e le aveva sempre donato, con lei non poteva fingere di stare bene perche l'avrebbe capito lo stesso che qualcosa non andava “Tu sei sempre stata brava ad andare oltre le parole. Ma questa volta non farlo, ti prego” disse Arizona accendendosi un'altra sigaretta, non aveva intenzione di farlo, ma fu come un gesto involontario. Volontario fu invece il gesto di Callie “Sei un medico Arizona, te lo devo dire io che fumare fa male?” disse prendendole la sigaretta dalle mani, la bionda rimase sorpresa ma non troppo, sapeva benissimo che il fumo era una delle cose piu nocive che ci fosse “Perche fai cosi Callie?” chiese Arizona volandosi di spalle per evitare che l'altra notasse il suo equilibrio precario in quella situazione “Perche io ci tengo a te. Io lo so che non ho ne il potere ne il diritto di impedirti di fumare, di bere fino allo sfinimento o di drogarti. Lo so che non potrei farlo, ma lo farò perche io sono io” disse Callie avvicinandosi a lei sentendo quanto la sua voce fosse tremante “Callie adesso è tardi” concluse lasciandosi sfuggire una lacrima “Ti prego vai via” aggiunse Arizona, Callie non avrebbe voluto farlo, ma dovette “Promettimi che non accenderai un'altra sigaretta” disse Callie mettendo una mano sulla maniglia della porta, Arizona la guardò negli occhi, non disse niente ma Callie capì.

Rientrò in ospedale e guardò l'ora, davvero tardi, corse su a prendere Sofia. Il suo turno era finito e cosi tornò a casa. Però prima si fermò a prendere due belle pizze super farcite.

 

 

Era notte fonda a Seattle, forse l'una, Mark e Callie dormivano tranquilli con i loro cerca persone nei rispettivi comodini, all'improvviso squillò quello di Callie "Callie, svegliati. È un 911" sussurrò immaginando che fosse una cosa grave a quell'ora "Perché tutti di notte devono farsi male?" disse Callie mugugnando, si alzò in fretta, prese la prima cosa che le capitò sotto mano e la indosso. Corse all'ospedale perché appena prese in mano il telefono lesse un messaggio di Owen che la pregava di arrivare il prima possibile "Perché non avete chiamato la Robbins?" chiese Callie vedendo una barella dalla quale pendevano dei meravigliosi boccoli biondi però non vedendo nessun pediatra "E' di questo che si tratta" Hunt tirò la tenda e c'era Arizona con la mascherina ma cosciente.

Callie si spaventò da morire "Cos'è successo?" disse avvicinandosi alla donna che probabilmente non aveva mai spesso di amare, Arizona con difficoltà a causa delle ferite sul voltò e sulle mani si tolse la mascherina che l'aiutava a respirare "Ti prego va da Rose" disse Arizona prima di perdere conoscenza "Ma che diavolo è successo?" chiese Callie con le lacrime agli occhi, ma nessuno sapeva perché "Erano in macchina e una un'altra macchina dall'altra corsia ha sbandato, prendendole in pieno" disse Hunt occupandosi di Arizona, Callie corse dalla piccola che sembrava non essere affatto cosciente, accanto a lei vide Joseph "Si allontani da quella bimba" disse Callie severa e sicura di se "Me l'hanno affidata" rispose lui ancora più sicuro "Ora è una mia paziente" disse sorpassandolo e avvicinandosi a lei "Amore vedrai che andrà tutto bene, ci sono io qui con te.” disse sapendo che la bambina poteva sentirla, le aprì gli occhi mettendole davanti la lucetta per vedere se le pupille erano reattive “Chiamate Shepherd” urlò sperando che qualcuno la stesse ascoltando “Piccola non devi avere paura, andrà tutto bene” forse parlare con quella bambina la tranquillizzava, aveva nelle mani la vita della figlia della donna che amava. Poteva nasconderlo, non darlo a vedere, ma quella donna lei la amava.

 

Torres cosa abbiamo” disse Amelia avvicinandosi alla bimba “Le pupille non reagiscono” disse quasi con le lacrime agli occhi, era terrorizzata dal fatto che quella bambina potesse morirle davanti agli occhi “Sala 1. Subito!” urlò Amelia, riconoscendo la piccola che aveva davanti, lei era la fidanzatina di Bailey, la conosceva eccome “Amelia dimmi che si può fare qualcosa” chiese Callie iniziando a far davvero fatica a tenersi dento quella valanga di emozioni che provava “Non lo so, è un miracolo che sia viva” in meno di 3 minuti Amelia la stava operando “Aspira dannazione” disse Amelia, non di certo famosa per la sua eleganza verbale “Cazzo, li li li” disse di nuovo all'infermiera “Amelia” sussurrò Callie, solo in quel momento la Shepherd sentì in quel tono di voce una sfumatura di terrore, ma non terrore medico, quello che si prova quando si ha paura di perdere una paziente, terrore umano, quando si ha paura di perdere una persona cara “Callie, la salveremo, faremo qualsiasi cosa pur di farle riaprire quei meravigliosi occhi blu” disse Amelia nonostante non capisse che sentimento stesse guidando Callie Torres in quel momento.

 

Pochi minuti dopo, l'emorragia celebrale era sotto controllo “Callie ora puoi procedere” disse Amelia allontanandosi dal corpo della piccola e uscendo dalla stanza “Piccola sei davvero forte, come la tua mamma” disse Callie preparando il suo campo chirurgico. La bimba aveva la gamba davvero distrutta, la tibia destra era praticamente esposta cosi come la caviglia sinistra “Tornerai a camminare principessa” disse Callie sicura della sua bravura, e come lei aveva previsto in un paio d'ore chiuse, firmò la cartella e mandò la piccola in terapia intensiva.

 

Appena uscì dalla sala 1, vide davanti a se correre tre specializzandi con tra le mani 6 sacche di sangue. Arizona Robbins stava morendo sotto i ferri, se lo sentiva. Corse verso la sala di Hunt, nessuno sapeva niente di lei e di Arizona quindi la fecero entrare senza problemi “Torres la bambina come sta?” chiese Hunt nonostante fosse nel bel mezzo i una situazione orribile “Ho visto degli specializzandi impazziti in corridoio, non dovrebbero correre cosi, spaventano i parenti dei pazienti” disse Callie scoprendo felicemente che tutte quelle sacche di sangue non erano per Arizona “La bimba è in terapia intensiva comunque” rispose un po in ritardo “Lei come sta? Quella bambina non rimarrà..” disse Callie senza riuscire a dire quella parola “No Callie, quella bambina ha una mamma forte” disse Hunt un secondo prima che il cuore di Arizona iniziasse a battere all'impazzata, come se volesse assicurarsi che la figlia stesse bene prima di lasciarsi andare “Non lasciatela andare, vi prego” disse Callie, nessuno rimase sorpreso perche pensavano si stesse preoccupando per la bambina, ma oltre a quello c'era molto di piu “Chiamate cardio ora” urlò Owen, Callie decise di uscire e di andare dalla bambina, non ce l'avrebbe mai fatta ad assistere all'operazione a cuore aperto di Arizona.

 

Si sedette accanto alla bambina, non c'era nessuno a quell'ora di notte, nessuno che andava avanti e indietro nel corridoio, nessuno che l'avrebbe vista “Piccola, tu non sai chi sono io, ma ti prometto che rimarrò qui fino a che tu non riaprirai quei meravigliosi occhietti” disse Callie sussurrando e prendendo la manina di Rose per stringerla nella sua “Io sono Callie, forse ti aspettavi di trovarti in questa stanza con tua madre o con zia Lauren, come la chiami tu, ma non è cosi. Ci sono io qui, ma non ti devi spaventare, lo so che per te sono un'estranea, ma dalla prima volta che ti ho visto ti ho amata subito. Sei cosi uguale a lei. Sei un piccolo angelo” disse Callie posandosi con la testa nel bordo del materasso.

 

La notte fu lunghissima, l'intervento di Arizona andò abbastanza bene, e appena vide la luce del giorno Callie si alzò per controllare la situazione della bambina, continuava ad essere la stessa, identica “Callie che ci fai qui?” chiese Amelia entrando per controllare la piccola “Controllavo la situazione” mentì Callie, Amelia la prese per buona e iniziò a fare i diversi esami alla bambina, tutto sembrava procedere regolarmente “Sua madre è sveglia da un paio d'ore per fortuna. Un paio di occhi azzurri li abbiamo salvati. Aspettiamo i suoi ora” disse aprendoglieli per controllare “Ora vado, fammi sapere” disse Callie, doveva raggiungere Arizona assolutamente per dirle almeno che Rose stava bene, abbastanza bene.

 

Calliope” disse lasciandosi sfuggire una lacrima “Calliope cos'è successo?” chiese Arizona appena vide Callie avvicinarsi “Tu e Rose siete state coinvolte in un incidente, ma adesso è tutto apposto” rispose la mora vedendo come gli occhi di Arizona si stessero riempiendo di lacrime “R..Rose come sta? E' sveglia?” chiese Arizona prendendo la mano di Callie, entrambe sentirono dentro di loro una scossa che non poteva essere che il segno del loro amore cosi forte e mai finito “Non ancora Arizona, ma contiamo che svegli in giornata, si sveglierà” disse Callie lasciando la mano della donna per andare verso l'uscita “Non andare, ti prego resta” disse Arizona, Callie sorrise e finì ciò che aveva cominciato.

 

Tirò giu le veneziane in modo tale che nessuno da fuori potesse vedere cio che stava succedendo dentro “Lauren?” chiese Callie, avrebbe dovuto tapparsi la bocca, quello non era esattamente il momento piu adatto “E' venuta stamattina, ma dormivo” disse Arizona voltando il viso dall'altra parte “Dormivi? E come fai a sapere che è venuta” chiese Callie voltandole il viso “Dormivo” ripetette la bionda “Dormivi eh?” continuò Callie per quella strada da spianare “Aspettavo te” 

**COLPO DI SCENA ALLA SHONDA, UN INCIDENTE SOLO CHE PER ORA SONO SALVE ENTRAMBE.. ARIZONA NONOSTANTE ABBIA CONFESSATO A LAUREN IL SUO PASSATO INIZIA A STACCARSI DA LEI O PER LO MENO AD EVITARLA.. CHE NE PENSATE? VI E' PIACIUTO IL COLPO DI SCENA? COSA SUCCEDERA' DOPO? LAUREN E ARIZONA? CALLIE E ARIZONA? CALLIE E ROSE? PER QUANTO ANDRA' AVANTI LA STORIA DEL TRIANGOLO CHE NESSUNO SA CHE ESISTE? 


AHAHAH 
ALLA PROSSIMA.. 
M♥

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Capitolo 23
*** Dance Party. ***


Callie posò gli occhi sul cerca persone che suonava. Indicava la stanza della piccola Rose, non disse niente ad Arizona “Amelia mi cerca per un consulto” disse con calma per non destare preoccupazione alla bionda. Appena uscì dalla stanza e appena svoltato l'angolo cominciò a correre come se non ci fosse un domani “Amelia non dirmi che..” disse appena arrivò, ma la vide sulla barella impegnata nelle compressioni sul petto della piccola “E' andata in arresto” disse Amelia, Callie prese il coraggio che aveva dentro di se, ripensò a cio che Arizona le aveva appena detto e cominciò le manovre per recuperare il battito regolare della bambina “Non sei qui da piu di 20 minuti?” chiese Callie, fortunatamente Amelia le disse di no “Carica a 200” disse Callie, diede in tempo all'altra di scendere dalla barella e di allontanarsi da Rose “Libera” disse, ma niente, il cuoricino della bimba non si riprendeva “Carica a 300. Libera” disse Callie mettendo in quelle piastre tutta la forza che aveva dentro di se, dopo aver liberato la scossa chiuse gli occhi e alzò il viso verso il soffitto, pregava.

 

Pregava che quel muscolo riprendesse a contrarsi, riprendesse a pulsare sangue in tutto il corpo. Pregava. Non sapeva se c'era qualcuno ad ascoltarla, ma qualcosa successe. Il cuore cominciò a battere di nuovo “Piccola sei tornata” disse Callie lasciandosi sfuggire una lacrima “Qualcuno mi ricordi di non prendermi piu impegni con pediatria. Con i bambini è molto piu difficile, non li vorresti mai lasciar andare” disse Callie esausta “Callie guarda” disse Amelia indicando la piccola che iniziò a strizzare gli occhi. Tossì “Togliamole in tubo, vuole respirare” disse Callie, la bambina pochi secondi dopo aprì gli occhioni azzurri, in un istante gli si riempirono di lacrime “Dov'è la mia mamma?” chiese Rose iniziando a piangere, Callie avrebbe voluto prenderla in braccio per cullarla, come faceva con Sofia quando era spaventata, ma Rose aveva entrambe le gambe ingessate “Ora la vado a prendere, con te resta la dottoressa Shepherd” disse Callie, Amelia conosceva bene la piccola e fortunatamente riuscì a trovare un argomento per distrarla.

 

Callie corse nella stanza di Arizona, aveva il sorriso a 32 denti, non vedeva l'ora di dire alla donna che amava che la sua bambina stava bene, appena aprì la porta però il suo sorriso sparì, con Arizona c'era Lauren seduta sul letto accanto a lei “Dottoressa Torres” disse alzandosi come per fare da scudo ad Arizona, per dividerla da Callie “Ci sono problemi con Rose?” chiese Arizona spaventata cercando di evitare che Lauren si comportasse cosi, perche faceva solo peggio “No, al contrario, ero venuta ad avvisarti che si è svegliata e che ha chiesto di te” disse Callie accennando un sorriso che Arizona ricambiò all'istante e questo diede molto fastidio alla sua attuale fidanzata “Grazie dottoressa, la porterò io dalla piccola” disse Lauren, Callie annuì e indietreggiò.

 

Avrebbe voluto essere lei a sollevarla, aiutarla a sistemarsi nella sedia a rotelle, ma soprattutto avrebbe voluto essere la prima a vedere l'espressione della piccola Rose alla vista della madre e viceversa. Ma dovette rinunciare, ma non era l'unica a desiderare queste cose.

 

Mamma” sorrise la bambina appena vide Arizona che si avvicinava, era talmente felice di vedere la sua mamma che non si accorse neanche della zia Lauren, come la chiamava lei e questo probabilmente turbò la dottoressa Boswell, ma non poteva farci niente e tanto meno arrabbiarsi con una bambina miracolata, riuscita a sopravvivere ad un terribile incidente, per fortuna suonò il cerca persone e dovette scappare, entrambe la salutarono in modo distratto erano troppo occupate a coccolarsi e a chiacchierare, in quel momento entrò Callie che era sempre stata poco lontana dalla stanza per vedere se la Boswell usciva “Callie” sussurrò Arizona “Scusa per prima ma Lauren non ha mezze misure, o se ne frega o si comporta come hai visto prima. Le ho detto di noi e lei se n'è fregata altamente, ma poi forse ha visto qualcosa che l'ha spaventata” disse guardandosi le mani, era davvero imbarazzata, sapeva benissimo cosa aveva spaventato Lauren

 

Non sono tornata per rovinarti la vita, ma non posso voltare le spalle a ciò che provo Arizona” disse Callie sedendosi ai piedi del letto “Lo so che non puoi, perche neanche io posso” disse Arizona lasciandosi sfuggire una lacrima che per fortuna la bimba non notò perche era troppo impegnata ad osservare Callie “Dottoressa lei è la mamma di Sofia?” chiese la bimba dopo aver studiato un po i lineamenti della latina “Si piccola, Sofia mi parla spesso di te” disse sorridendo, sapeva che erano amiche e sapeva anche il perche, in qualche modo i loro cuori erano legati “Non vedo l'ora di poter giocare di nuovo” disse Rose riprendendosi velocemente dal risveglio “Avverrà molto presto” disse Arizona accarezzandole i capelli, ma a Callie venne un idea ancora migliore “Ragazze io adesso devo scappare, ma prometto che passerò piu tardi, Arizona vuoi che ti porti nella tua stanza?” la donna fece di no con la testa cosi Callie sorrise e uscì dalla stanza e andò all'asilo, ormai erano le 2 del pomeriggio tutti i bambini erano li, si avvicinò a Sofia che stava giocando con Zola e Bailey

 

Vi va se per oggi vi porto a casa prima, solo per oggi però” disse Callie sottovoce, tutti e tre i bambini erano entusiasti, avvisò la maestra, firmò l'autorizzazione e si portò Sofia Zola e Bailey con lei “Ma mamma dove stiamo andando?” chiese Sofi anon riconoscendo la strada che di solito le portava alla macchina “Dobbiamo andare in un posto” disse Callie e dopo due piani in ascensore e un corridoio arrivarono davanti alla stanzetta della piccola Rose “Aveva bisogno dei suoi amici” disse ai bimbi prima di entrare e in quel momento loro capirono tutto, sorrisero e aprirono la porta sorprendendo sia Rose che Arizona “Callie ma..” balbettò Arizona senza parole “Voleva tornare a giocare ma lei non può andare dai suoi amici quindi ho portato i suoi amici qui” disse posando una mano sulla spalla alla bionda trasmettendole un centinaio di brividi, i bimbi salirono tutti sul letto della piccola Rose, Zola e Sofia chiacchieravano mentre Bailey era concentrato nel mostrare a Rose il suo nuovo trattore

 

Quando tornerai all'asilo?” chiese Zola “Presto piccola” rispose Arizona e Callie annuì “Che ne dite di 30 secondi di festa da ballo?” disse Zola che aveva presto quest'aspetto dalla madre, tutti sorrisero “Tre..due.. uno” disse Callie e in quell'istante si scatenarono in trenta secondi di danza sfrenata, tutti sorridevano, tutti felici e nessuno aveva cattivi pensieri.

Ora sarebbe meglio che Rose riposasse, che ne dite? Magari torniamo domani” disse Callie aiutando a scendere tutti i bambini “Ma tornate, perche da sola mi annoio” disse Rose salutandoli “Si domani torniamo” rispose Bailey che da un po aveva una cotta per lei “Buona notte piccoletta, Arizona dovresti tornare anche tu in camera, sai come funzionano le cose qui” disse Callie, l'altra annuì ma non se ne andò. Callie fece finta di niente e uscì per portare Zola e Bailey da Meredith “Oggi li ho presi un po prima dall'asilo per portarli da Rose, lei si sentiva un po sola, si sono divertiti” disse Callie consegnando i piccoletti “Grazie Callie ora andiamo a casa piccoli” disse Meredith prendendo in braccio Bailey e prendendo per mano Zola, Sofia tornò con Callie nella stanza degli strutturati

 

Mamma ma tu conosci la mamma di Rose?” chiese la piccola piu curiosa di quanto avrebbe dovuto “Si, eravamo amiche quando eravamo piu giovani” rispose sinceramente Callie “ Quando abitavamo in Europa?” chiese, Callie fece di no con la testa e si tolse il camice “Andavate a scuola insieme?” chiese ancora la bambina, quella era l'età delle 1000 domande “Si amore, abbiamo fatto lo stesso liceo” disse Callie mettendosi la sua giacca “E poi?” continuò con le domande “E poi io ho viaggiato molto mentre lei penso sia stata qui” Callie aveva finito ora potevano andare a casa “Posso andare a salutare Rose?” chiese, Callie non avrebbe mai potuto dirle di no, ma non avrebbe neanche voluto che glie l'avesse chiesto “Si ma non possiamo rimanere molto, il papà cosa mangia stasera se non prepariamo la cena?” chiese facendo ridere la bambina, bussò alla porta e appena sentirono AVANTI entrarono. Ovviamente quando c'erano le occasioni per stare insieme Lauren le prendeva e andava da Arizona. Era li. E Callie si sentiva tremendamente fuori posto, non riusciva a sopportare il fatto che lei fosse sempre insieme a quella Boswell, ma la cosa che la faceva impazzire era che notava come Lauren non la rendesse felice al contrario di lei che probabilmente le avrebbe fatto tornare quel sorriso che amava

 

Sofia voleva salutare Rose, ha insistito tanto, ma ora è meglio andare” disse Callie richiamando la bimba accanto a se “Ora vado che dobbiamo preparare la cena al papà” disse lasciando la manina di Rose, a quella frase gli occhi di Arizona si precipitarono in quelli di Callie. Non poteva permettersi di provare qualche sentimento come la gelosia. Non poteva pretendere che Callie stesse a guardare lei e Lauren, da sola. Ma non poteva nascondere che il fatto che qualcuno la aspettasse a casa, o meglio che Mark la aspettasse a casa, le desse fastidio “Ci vediamo domani in giro” disse Callie guardando Lauren poi sorrise alla bambina senza posare piu lo sguardo su quei meravigliosi occhi azzurri.

 

Sembrava che in quell'ospedale le regole esistessero solo per me, mi giravo in qualsiasi posto di quell'ospedale e c'era qualcuno che si nascondeva da occhi indiscreti per baci e altro. Arizona e Lauren erano tranquille, nella stessa stanza e nessuno sembrava farsi domande. Come se Lauren potesse. E io no. Ero quella nuova per la maggior parte delle persone, quasi nessuno mi vedeva come un buon chirurgo ortopedico. Per un po di mesi ero solo quella che era capitata li. Arizona si riprese dopo un paio di giorni di riposo, e ovviamente lei voleva tornare a lavorare il prima possibile e lo volevo anche io, perche non vederla in caffetteria, per i corridoi o in sala operatoria era straziante. Mi sono domandata un centinaio di volte come feci a resistere senza di lei per ben 15 anni. Forse mi ero dimenticata di cosa significava averla tra i piedi, sempre attorno a me, forse mi ero dimenticata molte cose di lei. I forse erano davvero tanti, ma da primo momento che la rividi bhe, dentro di me si chiuse la voragine. Quella voragine che si era aperta quando scappai da casa mia, e solo in quel momento mi accorsi di non aver imparato a vivere senza di lei, ma di aver solo imparato a convivere con il dolore della sua assenza. La volevo in ospedale, ma da un lato volevo anche che lei non ci fosse, perche la sua fidanzata non perdeva nessuna occasione per marcare il territorio, se per caso Arizona si trovava da sola io non facevo ora ad avvicinarmi che Lauren compariva nei paraggi. Era davvero difficile ricostruire un rapporto civile quando quella donna sempre attorno a lei. Era davvero difficile amarla con Lauren in mezzo” 

**ED ECCO CHE SI SONO RIAVVICINATE, COME VI SEMBRA? LA PICCOLA SOFIA NON E' DOLCISSIMA? CON LE SUE 1000 DOMANDE AHHAHA:)

ALLA PROSSIMA:) 
M♥ 

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Capitolo 24
*** I'm smiling. ***


Callie quella mattina come sempre entrò nella stanza degli strutturati con Sofia, si tolse la solita giacca nera di pelle e dal suo armadietto prese il camice

 

Mamma quando la pediatra mi darà quello con l'orso e la scimmietta? Me l'aveva promesso” piagnuccolò la bambina “Ti aveva detto che l'avresti avuto quando smettevi di fare i capricci, a me sembra che i capricci a te piacciano tanto” disse sorridendo e prendendo in braccio la piccola per portarla all'asilo

 

Buongiono” disse Amelia seduta vicino al muro alle spalle di Callie, la mora si voltò, non l'aveva vista “Ehi che ci fai li?” chiese Callie lasciando andare Sofia con i suoi amichetti “Rifletto” rispose guardando dritta davanti a se “Qualcosa ti preoccupa?” chiese Callie, lei non voleva farsi gli affari degli altri, voleva solo aiutare se poteva, lei era fatta cosi “Sai, probabilmente non dovrei neanche dirtelo, sono in pochissimi a saperlo, ma se non parlo ora, scoppio.. Io non sono sempre stata qui a Seattle, io vivevo a Los Angeles, stavo bene li” disse Amelia guardando il pavimento “E allora perche hai lasciato casa tua?” chiese forse un po troppo invadente, ma Amelia era li per sfogarsi, e non ci fece caso “Perche non avevo una casa, ero completamente sulle spalle di una persona. Non avevo una casa, non avevo un lavoro, o meglio il lavoro ce l'avevo eccome, ma non potevo eseguire nessuna procedura. Ero esonerata da qualsiasi ospedale, almeno che..” disse Amelia bloccandosi a metà frase “.. Non entrassi in terapia” concluse Callie avendo gia capito di cosa si trattasse, era molto frequente tra i medici, l'abuso di farmaci, o altro era davvero una storia comune “Sai è non è una cosa normale ma è piu comune di quanto sembri, il nostro è un lavoro stressante, ci muoiono pazienti davanti agli occhi ogni santo giorno” cercò di trovare una giustificazione “Sai ho deciso io di fare il medico, ho deciso io di avere davanti tutte le mattine lo stesso spettacolo, non ci sono giustificazioni. Mi ha portato via troppo” disse perdendo un attimo il controllo di se stessa “Il lavoro, la mia famiglia, il mio ragazzo” e solo quando pronunciò l'ultima parola Callie afferrò il vero argomento di quella conversazione “Qui è diverso, qui tu sei apposto, sei pulita da quanto? Due, tre, cinque anni?” chiese Callie mettendole una mano sulla spalla “Sono pulita da un po” rispose lei “Allora qual'è il problema? Non sei destinata a rivivere il tuo passato. Sei un neurochirurgo con le palle, sei una tosta, non puoi guardarti indietro e temere che il passato ti raggiunga. Non succederà.” rispose Callie riuscendo a conquistare quella strana ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri. Amelia non era come tutti, era espansiva ma incredibilmente chiusa, era sempre sorridente ma in costante conflitto con se stessa, era disponibile per tutti ma appena rimaneva sola veniva sopraffatta da quei problemi che per tutto il tempo aveva ignorato “Grazie Callie” il chirurgo ortopedico si alzò e non potette che riflettere su cio che aveva appena finito di dire, ci credeva davvero a quelle parole, ma era incredibilmente strano come lei non riuscisse ad applicare quei concetti alla sua di vita. Il passato non ti può raggiungere disse. Eppure era in continua ricerca di rievocare quel passato che la faceva sentire incredibilmente viva. Quel passato che la faceva sorridere. Ma non poteva piu mentire a se stessa, quel passato era davvero troppo lontano per riuscire a raggiungerla, e per quanto lei lo desiderasse non ce l'avrebbe mai fatta. Quel passato che per Callie aveva un aspetto molto simile a quello di Arizona non poteva piu ritornare. In quel momento perse il controllo che aveva sulle sue lacrime e una dopo l'altra cominciarono a rigarle le guance.

 

Lei non conosceva nessuno in quell'ospedale che potesse in qualche modo accorgersi di quella tristezza costante nei suoi occhi “Callie che ti prende?” disse Mark sbucando dal nulla quando sentì Callie singhiozzare nella stanza degli strutturati, lei pensava di essere sola probabilmente “Niente, un paziente” mentì lei per non mostrarsi cosi difronte al suo uomo “Non me la dai a bere signorina” disse lui prendendola per le spalle e alzandole il viso in modo che i loro occhi si incastrassero “E' lei. E' ovunque. Loro sono ovunque. Il mio passato non mi raggiungerà mai, sono scappata lontano, troppo lontano e per troppo tempo. Probabilmente il mio passato mi ha persa di vista” disse lei ma chiaramente Mark non riuscì a seguire molto il discorso “Passato? Raggiungerti? Di che cavolo stai parlando?” chiese Mark cercando in qualche modo di calmarla “Non sei d'accordo? Il passato non può raggiungerci, lei era il mio passato, lei rappresenta la maggior parte dei miei ricordi, lei è tutto cio che ricordo della mia adolescenza. Ma lei è il passato, e non mi raggiungerà piu. Dopo di me per lei sono arrivate altre persone. Rose. Lauren. E chissà quante altre. Il passato è nel passato che deve stare” continuò Callie con le mani che si contorcevano sotto gli occhi di Mark “E' vero il passato è passato, ma cio non significa che tu non possa fare niente per ritornare ad essere felice” rispose Mark ben consapevole di quale fosse la felicità di Callie “Si ma è lei la mia felicità” quella frase forse la disse a voce un po troppo alta, sentì sbattere la porta alle loro spalle

 

Sloan, devo fare rapporto ad Hunt? Come mai non sei in reparto?” chiese Lauren appena entrò nella stanza, era chiaro che aveva sentito cio che Callie aveva appena detto “Sono in pausa” rispose lui ringhiando, Lauren non aveva nessun diritto di comandarlo a bacchetta, non era uno specializzando, erano entrambi strutturati, colleghi alla pari e lui non lasciò che lei prendesse il sopravvento, soprattutto avendo Callie davanti in quelle condizioni “Io sono il capo reparto e vorrei che tu fossi li in caso di emergenze” disse Lauren arrabbiata, ma mantenendo il controllo, cio che l'aveva fatta infuriare non era di certo il comportamento di Mark, ma cio che aveva appena detto Callie “Mark va, non ti preoccupare di me” disse la mora asciugandosi l'ultima lacrima e lasciandolo andare, lui arrabbiato sbattette la porta e se ne andò

 

Non è stato carino da parte sua dottoressa Boswell” disse Callie frugando nel suo armadietto in cerca del suo pacchetto di sigarette “Penso che lei non sia nella posizione di giudicare. Può essere che io non mi sia comportata in modo carino, ma lei, bhe lei ha fatto e sta facendo di peggio. Lei sta cercando di rubarmi ciò che è mio. La mia famiglia” disse Lauren arrabbiata avvicinandosi sempre di piu a Callie “Non sto cercando di rubarti proprio niente, io sto cercando di non farlo, non so se hai idea di quello che ho passato, probabilmente no, probabilmente tuo padre fa il medico, tua madre l'avvocato, e probabilmente sei entrata di diritto al college e anche nel programma di medicina, i tuoi sanno che sei lesbica” ringhiò Callie, era completamente fuori di se “Davvero vuoi che Arizona ma soprattutto Rose viva con un'assassina. Io non capisco come tu abbia fatto a mantenere l'affidamento di tua figlia” Callie a quelle parole perse completamente il controllo e gli mollò uno schiaffo che fece indietreggiare Lauren “TU NON SAI NIENTE” continuò spingendola “Tu sai solo scappare, scappi dalle tue cazzate, scappi anche dalla donna che oggi dici di amare, scappi dalla vita che avevi, sei scappata da qualsiasi cosa, non puoi pretendere che quando torni sia tutto come l'avevi lasciato” disse Lauren provocandola, nei suoi occhi non c'era paura, solo voglia di spingere al limite Callie in modo che lei poi finisse nei guai, ma, anche se un po in ritardo, questo lo capì anche il chirurgo ortopedico e indietreggiò cercando di calmarsi “Non pretendevo di trovare tutto esattamente identico a come l'ho lasciato, ma non puoi biasimarmi se dico che quello che vedo non mi piace. Tu non sei la donna adatta a lei, e soprattutto non sei la donna adatta a fare da seconda madre a Rose” disse Callie sapendo di irritarla e forse anche di ferirla “E chi sarebbe la giusta donna? Tu? Cosa le insegneresti? A uccidere un ragazzo e scappare riuscendo addirittura a far incolpare un altra persona? Bell'insegnamento, davvero ottimo per la vita” disse Lauren con quell'aria da dura che non le stava proprio “Tu non sai niente di me, non sai perche sono andata in Europa, non sai perche ho lasciato Arizona, non sai niente quindi non puoi parlare” disse Callie calma e composta “Allora spiegamelo” disse lei incrociando le braccia e mettendosi comoda come se Callie avesse intenzione di raccontarle la sua storia “Perche dovrei spiegartelo a te, e sono anche troppo impegnata per perdere il tempo cosi” disse Callie oltrepassando Lauren dirigendosi verso la porta “E ecco ancora” disse Lauren senza guardarla “Sei brava sai, scappi come nessun altro” continuò, Callie si voltò “Non sono scappata, sono andata via per proteggermi e per proteggerla, io non ho fatto niente, sono stata incastrata. Non sono tornata appena trovarono il vero colpevole non per strane ragioni, ma per paura, per paura di cio che avrei potuto trovarmi davanti. Magari lei sposata, innamorata e quindi ho aspettato di concludere gli studi e sono tornata solo in quel momento” disse Callie aprendo la porta e lasciandola da sola. Si era stancata, aveva quelle sigarette nella tasca, sapeva che non doveva fumare, era un medico e sapeva che non poteva farlo, al primo cestino le buttò e sapeva bene dove sarebbe dovuta andare. Sapeva che era da sola e che avrebbe potuto dirle tutto.

 

 

Calliope” disse Arizona appena Callie entrò nella sala operatoria “Hai bisogno di un consulto?” chiese Arizona sorridendo, era tornata al lavoro ed era felice “Meriti qualcuno che voglia volerti sul serio” disse Callie all'improvviso “Come scusa?” chiese la bionda lasciando il bisturi “Avevo paura, non sono tornata perche avevo paura, io entro nella vita delle persone e poi non riesco piu ad uscirne. Avevo solo paura di essere capace ad uscire” disse Callie abbassando lo sguardo “E sei uscita?” chiese Arizona spaventata da quella che avrebbe potuto essere la risposta “Ti cerco ovunque, ti ho cercato dove non dovevo cercarti. Ti ho cercato nonostante io fossi l'unica a non poterti cercare. Ti ho cercato senza motivo e anche quando ce n'era almeno uno valido. Ti cerco ancora, credi che io possa ritenermi fuori dalla tua vita?” chiese Callie mettendole il suo cuore tra le mani “Con il tempo si dimentica” disse Arizona davanti a tutte quelle infermiere che a quella frase iniziarono a chiacchierare “E' che, io sono una stupida. Una di quelle che credono ancora nei sorrisi, quelli veri intendo, quelli contagiosi, quelli che finisco con un bacio. Una che crede che il passato possa in qualche modo ritornare” disse Callie guardandola negli occhi “E fa sempre un po’ paura accorgersi di quanto siamo facilmente sostituibili” continuò la mora mantenendo gli occhi neri su quelli azzurro di Arizona “Facilmente sostituibili? Facilmente? Ecco, FACILMENTE, non è la parola che userei. 15 anni Callie, 15 anni non è facilmente” disse Arizona, avrebbero potuto ricostruire la loro storia ma il problema stava ancora li, quando Callie lasciò Arizona all'aeroporto, Arizona si era sentita tradita dall'unica persona dalla quale non se lo sarebbe mai aspettato e probabilmente lei non l'aveva ancora superato “Ti volevo dire che a volte volevo prendere quel telefono e perdonami se non ho avuto il coraggio di farlo, ti volevo dire che a volte avrei voluto lottare, ma non sapevo se ci fosse qualcosa per cui lottare, ti avrei voluto far vedere che ne valeva la pena, ricominciare. Sono così facile da dimenticare?” chiese Callie alla fine della sua riflessione “No Callie no, no no no, non sei facile da dimenticare, non sei per niente facile, non sono ancora riuscita a dimenticarti. Ma non posso neanche dimenticare il modo in cui te ne sei andata” disse lasciando che le guance si bagnassero con le sue lacrime “Dimmi che ti manco. Dimmi che quando mi incontri nel corridoio e mi guardi, avresti voglia di venire là e abbracciarmi. Che le domeniche vorresti passarle solo con me. Che prima di addormentarti, mi pensi, e vorresti che fossi lì. Dimmelo Arizona e io, ti giuro,ti giuro, non ti lascerò mai piu in un aeroporto senza spiegazioni” disse Callie senza abbandonarla di nuovo “Mi lascerai all'aeroporto di nuovo solo che la prossima volta mi darai delle spiegazioni?” disse Arizona sorridendo e facendo sorridere Callie “Sto sorridendo” concluse Arizona, lei era un'ottima ascoltatrice, e Callie in quel momento seppe esattamente cosa fare, si avvicinò alla bionda, le accarezzò il viso “Dio quanto sei bella” disse facendola sorridere di nuovo, erano nervose, incredibilmente nervose ma era li che entrambe sapevano sarebbero arrivate. Callie avvicinò il viso a quello di Arizona e le loro labbra si sfiorarono e furono pervase da quella cosa che da sempre le univa, la voglia di stare l'una con l'altra. Per sempre.

** VI CAPITA MAI DI DARE UN CONSIGLIO A QUALCUNO SENZA PERO' APPLICARLO ALLA VOSTRA DI VITA, LA CONSIGLI PERCHE SAI CHE E' UNA COSA GIUSTA MA NON RIESCI A METTERLA IN PRATICA? ECCO L'HO VOLUTO RIPORTARLO, CALLIE SA COSA SIGNIFICA PASSATO, AMELIA TEME CHE IL SUO PASSATO LE CONDIZIONI IL FUTURO.. COSA NE PENSATE DELLA LORO CONVERSAZIONE.. AMELIA E' IL MIO PERSONAGGIO PREFERITO DOPO CALLIE E ARIZONA, MI E' SEMPRE PIACUTA ANCHE AI TEMPI DI PRIVATE PRACTICE, MI PIACEVA IL RAPPORTO CON ADDIESON, E VORREI CHE SI RITROVASSERO NELLA PROSSIMA STAGIONE.. HO DATO UN PO DI SPAZIO ANCHE A LEI IN QUESTO CAPITOLO SPERO CHE NON VI DISPIACCIA.. 
E DEL DISCORSO DI CALLIE E LAUREN CHE NE DITE? HO PROVATO AD USARE UNA SUPER CATTIVERIA DA PARTE DI LAUREN E DA UNA REAZIONE MOLTO MATURA DA PERTE DI CALLIE, VOI COSA NE PENSATE? 

E POI IL GRAN FINALE CALZONA, VI E' PIACUTO QUESTO CAPITLO? 
SPERO DI SI;) 

GRAZIE A TUTTI I LETTORI E LE LETTRICI, SPERO CHE CONTINUIATE A LEGGERE QUESTA FF:) 

M♥ 

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Capitolo 25
*** Take me home. ***


Dopo quel bacio io non avevo nessuna intenzione di deluderla di nuovo, non l'avrei mai fatto, non se lo meritava, come non si meritava di essere abbandonata in un aeroporto impersonale, completamente neutro. Non si meritava di passare 15 anni senza sorrisi sinceri, senza felicità se non quella che le dava sua figlia. Non lasciate mai passare troppo tempo, perche spesso al felicità è davvero a portata di mano, non lasciate che la paura vi impedisca di andare oltre, perche non è mai una buona idea abbandonare la felicità. Io l'ho fatto, la paura ha deciso di farmi da guida, ma mi ha letteralmente portato in un luogo che io non consideravo casa, io non consideravo giusto niente di quello che mi succedeva. Poche erano le soddisfazioni e le cose che mi rendevano felici. Sofia tu sei stata una di quelle cose”

 

Quella notte Mark dormì da Lexie, anche loro come Callie e Arizona facevano davvero tanta fatica a stare separati, loro erano fatti per stare insieme, e niente avrebbe potuto cambiare il loro destino

 

Callie la piccoletta è pronta?” disse Arizona che davanti alla porta ad aspettare Sofia mentre Rose fremeva per andare all'asilo con la sua migliore amica “Si adesso arriva” rispose la mora. Era difficile la vita o meglio, l'amore segreto. Mark era a conoscenza di tutto ma Lauren non sapeva che Arizona aveva iniziato a cercare con Callie un punto di equilibrio, e tanto meno Rose. Loro due si vedevano, di nascosto, spesso in ospedale, in ortopedia, quello era un reparto che nessuno frequentava molto. Ed era abbastanza tranquillo. Lauren sembrava non accorgersi della freddezza della sua ragazza, non se ne accorse perche lei non aveva mai vissuto con la vera Arizona “Callie dobbiamo fare qualcosa” disse Arizona dopo aver lasciato correre giu dalle scale le due piccole “Arizona è da settimane che ti dico di dirle tutto, ma tu hai un blocco” disse Callie posandole una mano sulla spalla “Non voglio scombussolare la vita di Rose” disse lei facendosi abbracciare da Callie, in quell'abbraccio trovò tutte le risposte ai suoi dubbi “Ma lo devo fare, loro devono sapere che io e te stiamo insieme, e Lauren deve uscire dalla nostra vita” disse Arizona baciando il collo di Callie fino ad arrivare alle labbra “Mamma dai che sennò arriviamo in ritardo” disse Rose dalla tromba delle scale, Arizona si sistemò un attimo, diede un altro bacio veloce a Callie e corse giu dalle scale.

 

Nonostante dovessimo comportarci solo come colleghe o amiche la nostra storia non era assolutamente un gioco, anzi non c'era da scherzare. Per solo una mossa falsa molta gente ne avrebbe sofferto. Siamo state davvero attente. Ci amavamo in silenzio. Le amanti silenziose. Nessuno si accorgeva di noi. Eravamo praticamente invisibili. Tutti sapevano che Lauren era la fidanzata di Arizona, sapevano tutti che vostro padre e io eravamo conviventi. Ma nessuno sapeva che sotto c'era tutt'altra storia. E' stato molto divertente per un po, davvero divertente. Ci sentivamo tutti delle spie in azione, sempre attenti alla mossa del nemico, nel mio caso. Sempre attenti a non dare troppo nell'occhio, per quanto riguarda Lexie e Mark. E giocarsi bene la doppia faccia, nel caso di Arizona. Eravamo una super squadra. Eroi. Che la sera dopo il lavoro, e dopo aver indossato per un giorno intero una maschera, ci spogliavamo dei costumi e ritornavamo noi stessi. Per un po funzionò. Poi Sofia e Rose iniziavano a crescere e ad intuire un po di cose, per questo abbiamo dovuto darci un taglio. Io continuai con Mark e Arizona con Lauren. Lexie dopo qualche mese uscì di scena, diceva di non essere capace a sostenere la situazione, la capivamo, vostro padre la capiva per questo la lasciò andare. Fu in quel periodo che Tim iniziò a comparire nei nostri pensieri, ma non solo in quelli miei e di vostro padre, ma anche in quelli di Arizona, lei voleva in qualche modo far parte della famiglia. I rapporti di sangue non significano niente, Sofia chiedeva di in continuazione di Rose che prima di quella decisione era praticamente spesso a casa nostra, ma Rose a sua volta chiedeva di me e di Sofia, come se fossimo legate nonostante non ci fosse niente che ci tenesse legate. Tim arrivò cosi, voluto da tutti in una freddissima mattinata di dicembre. Tuo padre voleva il maschio per giocare a pallone e darti consigli sulle donne, Sofia voleva un fratellino e anche Rose era entusiasta di aver presto un nuovo compagno di giochi. Ma per Arizona fu difficile, per lei fu davvero difficile. C'erano troppe cose da tener sotto controllo, troppe cose che stavano andando per il verso sbagliato. Per lei era troppo”

 

Esplosa una bomba nell'Iraq settentrionale, sganciata dai ribelli contro la base americana” la stanza fu riempita da quella voce monotona del telegiornale, quello che dura poco piu di un minuto, le notizie veloci. Sia Mark che Callie alzarono la testa e i loro sguardi si incrociarono “Hunt” disse Mark pensando subito al suo capo che era partito per una missione “Tim” disse Callie che da qualche settimana era ferma a letto a causa della gravidanza a rischio “Chi è Tim?” chiese Mark, Callie non rispose si alzò dal letto e inziò a vestirsi “Se la Robbins ti vedesse adesso probabilmente prenderebbe la decisione di legarti al letto e non per spassarvela, ma per impedirti di sforzarti. Devi rimanere a riposo, siamo arrivati alla fine quasi” disse Mark, ma Callie non smise di girovagare per la stanza in cerca di qualcosa da mettersi addosso che ancora le entrasse “Zitto, portami in ospedale” disse Callie, aveva bisogno di parlare con Arizona, o meglio Arizona avrebbe avuto sicuramente bisogno di piangere, lei la conosceva bene e non si sarebbe mai lasciata andare con nessun'altra diversa da Callie, neanche Lauren.

 

Sofia era gia pronta fortunatamente e salì in macchina al volo. Incrociò Lauren appena fuori dal bar di Joe “Ma tu non eri in maternità?” chiese con un tono accusatorio, ma Callie non ci fece neanche tanto caso “Dov'è la Robbins?” chiese Callie senza far caso ai suoi toni “Io se fossi in te non mi avvicinerei, ha una giornata strana” disse Lauren, Callie la guardò e iniziò a correre verso il reparto di Arizona, rimase schifata da come Lauren fosse cosi superficiale

 

Arizona sei qui?” disse entrando nel primo stanzino “Arizonaaa” urlò sperando che le rispondesse “Voglio stare da sola” disse sussurrando da dietro uno scaffale, Callie non la ascoltò e corse da lei, si sedette esattamente davanti “Callie ti prego lasciami” disse Arizona mettendosi le mani davanti al viso per coprire probabilmente tutte quelle lacrime “Non ti lascerò mai, chiaro?” disse tirandola con forza a se perche faceva resistenza, la tenne stretta tra le sue braccia per un'infinità di tempo “Non gli ho potuto neanche dire addio” disse Arizona scoppiando a piangere nascondendo il viso nell'incavo del collo di Callie “Lui sa quanto tu gli voglia bene, non gli serviva il tuo saluto perche per lui sei sempre stata li accanto, ed ora sarà lui a non lasciarti mai” disse Callie accarezzandole i capelli “Non ho potuto vedere per l'ultima volta quel sorriso strafottente e quegli occhi blu” continuò la bionda, era disperata e Callie invece era arrabbiata, perche a rigor di logica li non avrebbe dovuto esserci lei, anche se voleva essere li, ma averebbe dovuto esserci Lauren che al contrario era da Joe ubriaca dopo chiassà quante ore dentro li “Callie io non posso vivere senza di lui” disse Arizona sussurrandoglielo all'orecchio “Si che puoi, tu sei forte, tu sei in gamba e lui lo sa” rispose tranquillizzandola “Prima te, poi lui, chi sarà il prossimo?” chiese Arizona ma Callie non capì il senso “Arizona che dici?” chiese Callie prendendole il viso tra le mani e incastrando lo sguardo su quello di Arizona “Te ne sei andata tu, ora lui e la prossima chi sarà? Tu di nuovo probabilmente” disse guardando il pavimento “Non sarò io, perche sono stanca di nascondermi, sono stanca di non poterti amare alla luce del sole, è vero, ma ti aspetterò, giuro, rimarrò qui ad aspettarti, perche so che tornerai” disse Callie avvicinandosi alle sue labbra per baciarla “Anche io sapevo che saresti tornata” disse Arizona prima di sigillare il tutto con un bacio.

 

Lui morì, morì in battaglia, salvando la sua squadra. Tim Robbins salvò la sua squadra, si gettò sopra ad un uomo con in mano una granata. L'ordigno esplose ma lui attutì il colpo, i suoi compagni rimasero feriti, ma lui morì, morì per loro, morì per noi. Per l'America. Il giorno del funerale fu straziante. Ma quella fu la prima volta che vidi qualcosa negli occhi del signor Robbins, quell'uomo era davvero un osso duro, non me ne fece passare liscia una al liceo, era spaventoso, burbero e severo, ma quel giorno vidi per la prima volta una sfumatura di tristezza ma anche tanto tantissimo orgoglio, era orgoglioso che suo figlio fosse diventato un eroe. Sapevano tutti che quella era una fine possibile, che probabilmente non avrebbero mai potuto salutarlo prima che chiudesse gli occhi per sempre, ma Daniel Robbins nonostante avrebbe voluto vedere suo figlio sorridere per l'ultima volta, aveva la divisa, dieci medaglie al petto, le mani dietro la schiena, uno sguardo che andava oltre, e un debole sorriso, lui in quel momento vedeva Tim che sorrideva”

 

Finita la cerimonia Callie andò ad abbracciare Arizona, la strinse forte come era suo solito fare, sapeva che si sentiva incredibilmente fragile e quello era il suo modo per trasmetterle forza e sicurezza senza aprire bocca “Giu le mani dalla mia donna” disse Lauren arrivando da lontano con un tono di voce abbastanza alto, barcollava un po “Non ci credo, sei ubriaca!” disse Callie lasciando andare Arizona che si trovò all'istante tra le braccia dell'altra “I funerali non sono il mio forte” disse mettendosi gli occhiali da sole “Eh si, Arizona sta facendo i salti di gioia invece” disse Callie arrabbiata per il poco tatto di Louren da un po di tempo a quella parte “Ehi adesso basta” disse Arizona con un filo di voce, era tremendamente stanca. Stanca dei segreti, delle bugie, della tristezza. L'unica cosa buona era sua figlia, e voleva andare da lei “Portami a casa” disse a Lauren che le cingeva le spalle con un braccio. Callie era dispiaciuta, avrebbe voluto dirle qualcosa, e soprattutto non avrebbe voltuo fare quella scenata, ma Lauren la metteva tremendamente sul confine tra razionalità e cattiveria.

 

Tim, tu nascesti pochi mesi dopo, di Arizona si erano praticamente perse le tracce, si era chiusa in se stessa come non aveva mai fatto. Il giorno della tua nascita però arrivò in ospedale, io non lo sapevo, ma mi dissero che la prima cosa che fece fu andare a vedere tra i neonati, il suo sguardo si posò all'istante su di te. Quei tuoi occhioni azzurri la attirarono subito. Poi lesse il tuo nome e ti prese tra le sue braccia. Lei era la pediatra, nessuno le impedì di farlo. Ti prese tra le sue braccia e si sedette sulla sedia a dondolo e rimase li, ad osservarti, a sorridere e probabilmente conoscendola, a farti le facce buffe per farti ridere. Voi non la ricordate, perche sarebbe stato troppo complicato, troppo difficile da gestire. Lei lasciò Lauren e cominciò a vivere da sola con Rose. Io e vostro padre rimanemmo nel nostro appartamento. Rose presto non fu piu nei vostri pensieri. Finito l'asilo lei andò alla scuola di Olympia e voi due a Seattle. Poi tutto ricominciò il giorno in cui Sofia partì per il college, probabilmente te lo ricorderai, mi mandasti un messaggio dicendomi di aver incontrato una certa Rose nel tuo stesso corso di medicina, io lo sapevo che l'avresti trovata, perche Arizona sognava quell'università, mentre io volevo che Rose facesse parte della vostra vita, per questo insistetti per mandarti li. La incontrasti e da quel giorno io vi vidi sempre legate l'una all'altra, sorelle. Come avreste sempre dovuto essere”

**SCUSATE IL RITARDO, MA SONO STATA IN VACANZA UNA SETTIMANA, SPERO CHE VOI NON ABBIATE PERSO LA VOGLIA DI LEGGERE GLI ULTIMI CAPITOLI DI QUESTA FF.. CHE NE PENSATE?  BHE CHE DIRE, COME SE DIETRO LE VITE DEI FIGLI CI FOSSERO COMUNQUE CALLIE E ARIZONA SEGRETAMENTE... 

BESOS:) 
M♥ 

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Capitolo 26
*** Il doppio fondo e il camice. ***


Settembre 2024

Siamo vecchie. I nostri figli sono tutti partiti per il college, se tutto va bene tra 5 anni si ritroveranno dentro allo stanzino degli specializzandi a fare casini” disse Arizona tra le braccia di Callie sedute sul dondolo che dava al giardino “Dio come siamo vecchie” ripetette Callie stringendo di piu la bionda “Tim ha davvero degli ottimi voti, alla scuola di medicina lo tratteranno come una Rockstar” disse Arizona ricordandosi di quando Callie aspirava a diventare la rockstar dei chirurghi ortopedici “Rose è al secondo anno e se le mettessero in mano un bisturi mi fiderei di lei, è davvero bravissima” disse Callie guardando Arizona “Ci avresti mai creduto se qualcuno ti avesse detto che alla nostra età saremmo state sedute in un dondolo in piena notte a parlare dei nostri figli?” chiese Arizona sorridendo “Probabilmente si, ci avrei creduto, perche quando apri questo tipo di parentesi fai fatica a chiuderle” Callie scoppiò a ridere, e baciò Arizona “Perche quel giorno hai deciso di partire per Olympia, senza salutarmi, senza dirmi dove andavi e dove avrei potuto trovarti?”chiese Callie dopo aver concluso quel meraviglioso bacio, quell'argomento non era stato piu toccato dopo il ritorno improvviso di Arizona al Seattle Grace “Perdere mio fratello per me fu devastante, io non avevo ricordi con lui, speravo di poterne creare qualcuno, ma non è stato possibile, lui se n'era andato senza darmi la possibilità di salutarlo. E successo tutto cosi in fretta. Avrei voluto rimanere accanto a te, ma questo gia lo sai, solo che mi mancava la forza, perche tutte le persone a cui vuoi bene prima o poi ti lasciano. Mi sentivo troppo vulnerabile, se vi fosse successo qualcosa io sarei sparita con voi. Questo è egoismo, lo so, ne sono consapevole, ma l'ho capito, e sono tornata. Ora siamo qui abbracciate e non spetterò mai di ringraziarti per avermi riaccolto nella nostra vita segreta. Non ci hai pensato due volte, non hai voluto sentire spiegazione, appena mi hai visto ha riaperto la nostra parentesi” concluse Arizona chiudendo gli occhi e godendosi quella notte un po fredda per essere primaverile, ma comunque bellissima “Probabilmente sarebbe stato tutto piu semplice se avessimo messo in chiaro subito la nostra relazione, ma il destino ha voluto far si che la nostra storia d'amore rimanesse segreta” disse Callie a bassa voce “I nostri figli sarebbero cresciuti insieme ed ora non saremmo costrette a vederci solo quando loro sono al college” disse Arizona “Gli avremmo scombussolato la vita. Gia sono dei pazzi stacanovisti, immagina se avessero avuto due genitori chirurghi, avremmo creato dei mostri” disse Callie buttandola sul ridere, il fatto che i suoi figli non sapevano nulla della loro relazione la faceva star male, ma ormai erano salite sulla giostra e non potevano piu scendere. BIP BIP BIP “Ehhh nooo, un 911” disse Arizona guardando il suo cerca persone “Vestiti, io prendo la macchina” disse la mora, Arizona si fermò un attimo, si voltò verso Callie “Sembra tutto cosi perfetto” disse sorridendo e correndo di sopra a mettersi la tuta. La loro pace durò una vita. La voglia di dire tutto ai ragazzi le perseguitava tutto il giorno, tutti i giorni per gran parte della loro vita. Ma qualcosa le frenava. Paura. Ma di cosa? Non si sa, sta di fatto che quei ragazzi non sono mai venuti a conoscenza di quella storia incredibile che legava le loro madri, non sono mai venuti a conoscenza di quella grande famiglia che avrebbero potuto essere. A quelle due donne piacevano i sotterfugi. Ma non sarebbe stato tutto piu bello se in quella felicità avessero potuto far parte anche i loro figli? Probabilmente sarebbe stato magnifico, ma non successe.

 

Avrei voluto parlarvi di lei, presentarvela non solo come medico o come la madre di Rose, so che spesso andava a trovarla al college, come io venivo da voi. Mentre voi eravate al college noi stavamo insieme, poi nel momento della vostra specializzazione lei fu trasferita a Huston ma Rose è rimasta a Seattle perche quell'ospedale era una risorsa incredibile e lei, come voi, sarebbe entrata di diritto nel programma”

 

Giugno 2058

Sofia era seduta accanto a Tim ai piedi del letto a leggere quella lettera, alzò lo sguardo solo un secondo e tutto le fu piu chiaro “Tutti quei viaggi in Texas Tim, probabilmente non erano per lavoro, o non solo” disse Sofia con le lacrime agli occhi per quella storia meravigliosa che era rinchiusa in quella lettera “Andava da lei” concluse Tim affascinato da quella donna, ricordava Arizona come quella donna sempre sorridente, sempre con la battuta pronta e incredibilmente dolce.

 

La conoscevano dai libri si ma la conoscevano anche come persona normale, ed era davvero fantastica “Io me la ricordo la signora Robbins, probabilmente mi sarebbe piaciuto averla in giro” disse Tim senza malizia, anzi, con quegli occhi da bambino “Forse è stato meglio cosi” disse invece Sofia, non poteva crederci, non voleva immaginarsi quella vita, perche forse le sarebbe piaciuta “La mamma non si era mai comportata cosi con qualche nostra amica, mentre con Rose.. Bhe, la trattava come una figlia, possibile che non ci è mai passato per il cervello questa possibile risposta?” chiese Sofia forse con il rimorso di non aver fatto niente per quelle due donne che meritavano di stare insieme “Non è un pensiero normale. Solo perche la trattava come una figlia cio non poteva significare che mamma e la madre di Rose fossero legate sentimentalmente. Neanche Spielberg si sarebbe fatto un film cosi” disse Tim sempre molto piu ottimista di Sofia “Se solo avesse parlato prima” disse Sofia, desiderava piu di qualsiasi cosa vedere la madre felice “Oh andiamo, l'hai notato anche tu che da qualche anno lei non era piu la stessa. Mentiva quando ci diceva che si sentiva cosi perche le mancava la medicina, la chirurgia, il gioco in prima fila. Probabilmente era in parte vero, ma stava cosi perche non poteva piu vederla, non era piu giovane, non poteva sopportare il jet leg, il volo in aereo di 6 o 7 ore. Se solo avesse parlato, se solo avesse detto che voleva andare dalla Robbins, ce l'avrei portata, almeno un'ultima volta” disse Sofia, non si accorse che suo fratello però non era esattamente attratto da cio che lei stava dicendo “Da quando mamma iniziò a sentire la mancanza della chirurgia?” chiese Tim alla sorella “Un paio, o forse tre anni fa” disse Sofia “Può essere che fosse il 2055?” chiese di nuovo Tim, la donna annuì “Non le mancava la medicina, e neanche la chirurgia, non le mancava il gioco in prima fila, le mancava lei” disse Tim avendo tra le mani una foto della donna con sotto scritto: Arizona Robbins 9 agosto 1976 – 10 gennaio 2055, glie la porse a Sofia e lei scoppiò a piangere “Mi chiese di andare a Houston, un paio d'anni fa, mi disse che doveva incontrare un vecchio collega per spiegargli il metodo per creare la cartilagine, e io le dissi che non la lasciavo andare e che avrebbe potuto chiamare in video conferenza il collega, lei sorrise e disse che l'avrebbe fatto” disse Sofia tra le lacrime, Tim corse da lei ad abbracciarla “Non potevi saperlo, Sofia non potevi sapere che la mamma voleva andare al funerale di Arizona, se te l'avesse detto probabilmente tu l'avresti anche accompagnata, non è cosi?” chiese Tim baciandole la tempia e accarezzandole i capelli, quelle due cose la tranquillizzavano molto “L'avrei portata anche tutti i giorni se solo avessi saputo” disse Sofia tra le braccia del fratello “Non partirò, o meglio non partirò da solo” disse Tim all'improvviso “Cosa? Io non verrò in guerra con te, e sai cosa penso, penso che non dovresti andarci neanche tu” disse Sofia, ma Tim aveva preso quella decisione molti anni prima, era gia stato e gia tornato dalla guerra e dopo aver letto la lettera doveva tornane, era ancora piu convinto, lui portava il nome di un ero, voleva esserne all'altezza “Partirò e tornerò vivo, ma prima dobbiamo andare a Huston” disse Tim sorprendendo Sofia “A Huston?” chiese la donna un po confusa “Probabilmente a Huston non troveremo nulla, guarda qui” disse scovando un altra lettera, ma questa volta la calligrafia non era quella della loro madre “E' di Arizona, è una lettera di Arizona per la mamma” disse Tim prendendola dalle mani di Sofia per leggerla

 

Callie, amore mio, sai spesso mi dicono come deve esser dura la vita da chirurgo, senza famiglia, senza una vera vita, io rido, perche ora, stesa sul letto non so da quanto tempo ripenso alla mia vita, quella che tutti definivano NON VITA, bhe io invece penso di aver avuto la migliore vita che potessi mai immaginare. Un bellissimo lavoro e una bellissima figlia, in gamba e corretta. Ma poi mi viene in mente che non solo ho avuto un lavoro fantastico, ma anche una adolescenza spettacolare e una storia d'amore senza precedenti. Sai, con il senno di poi in questo momento l'unica cosa che rimpiango è quella di non essere uscite allo scoperto, se l'avessimo fatto probabilmente ora non mi troverei a Huston, e forse non sentirei Rose piangere nella stanza affianco, perche se fossimo uscite allo scoperto ora lei avrebbe due meravigliosi fratelli che la sostengono. Ma non fa niente, è un medico, le passerà, non potevo rimanere con lei per sempre. Callie negli ultimi anni ci siamo viste sempre meno, continuavamo a sentirci si, ma mi manca incredibilmente il tuo profumo, ma manca. Mi manca il tuo sorriso e il tuoi occhi neri, mi manchi tu. Ho sentito di Sofia, che dire, sarà un ottimo chirurgo pediatrico. Ricordi quella volta che mi chiese di darle il mio camice con la scimmia e io le dissi che doveva meritarselo, bhe credo che adesso sia arrivato il momento, l'ho impacchettato, daglielo quando vuoi, ora è suo. E ho sentito anche che Tim ha voglia di seguire le orme di qualcuno che conoscevo bene, ho qualcosa anche per lui, la troverai vicino al camice. So per certo che i borsoni dei marines sono tutti uguali, e so che loro delle tasche piccole non sanno che farsene e che quindi probabilmente non la aprirà mai. Dovrebbe esserci sotto alla tasca piu grande una specie di doppio fondo, dove dovrebbero mettere le lettere, ma nessuno sa che esiste quel doppio fondo e nessuno lo usa, li metti ciò che troverai e io lo controllerò e lo farò tornare a casa sano e salvo tutte le volte. Sono degli ottimi ragazzi e soprattutto degli ottimi chirurghi. Loro, Rose e te siete tutto cio che potessi mai desiderare. Ti amo, so che non potrai venire da me, ma non ho paura, perche in qualunque direzione io mi volterò so che tu sarai li.

Arizona”

 

Tim lasciò la lettera e corse a vedere la sua sacca, il doppio fondo esisteva e nel doppio fondo trovò esattamente cio di cui Arizona parlava. La foto di lei sorridente con tra le braccia un bimbo avvolto in una bellissima copertina blu, sorrise e le sfuggì una lacrima.

Incredibile come lei fosse riuscita ad esserci anche quando non c'era. Ed era quello il bello di quelle due donne, c'erano sempre, anche quando non venivano viste. 


*** SIAMO ARRIVATI ALLA FINE, LA VERA FINE DI QUESTO PERCORSO, SO CHE C'ERA QUALCUNO CHE SPERAVA IN UN LIETO FINE, MA IO PENSO CHE COMUNQUE SIA ANDATA LORO ABBIANO AVUTO IL LORO LIETO FINE, SI AMAVANO, SAPEVANO DI AMARSI, LA DISTANZA LE SEPARAVA MA NON LA SENTIORONNO PIU DI TANTO, LORO ERANO LEGATE, I LORO FIGLI ERANO LEGATI, SENZA RENDERSENE CONTO. ARIZONA ERA SEMPRE PRESENTE NELLA VITA DI SOFIA E TIM E CALLIE ERA PRESENTE IN QUELLA DI ROSE. 
CHE NE PENSATE? I VOSTRI DUBBI SI SONO RISOLTI O MOLTIPLICATI? SPERO SI SIANO RISOLTI SINCERAMENTE, PERCHE SENNO' SIGNIFICHEREBBE CHE NON MI SONO SPIEGATA BENE.. QUALSIASI COMMENTO E' BEN ACCETTO OVVIO.. MA RINGRAZIO TUTTI, TUTTI, NESSUNO ESCLUSO, PER IL SUPPORTO, PER LE CRITICHE, PER I COMPLIMENTI E PER I DUBBI.. SPERO DI ESSERE STATA ABBASTANZA DISPONIBILE CON TUTTI VOI E SPERO CHE NON SMETTIATE DI LEGGERE LE MIE STORIE, NE HO DUE IN PORTO.. TORNERO' PRESTO E SPERO CHE VI FACCIA PIACERE.. 

GRAZIE ANCORA.. 
BACIONI:) BESOS:) KISSES:) 

M♥ 

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