l'enigma del vento

di dark_breath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Piccolo prologo giusto per iniziare...

Era una tranquilla mattina di autunno...no,ok riniziamo.
* colpetto di tosse * C'era una volta, tanto tempo fa...ehi aspettate un attimo! Io non sono così vecchia! 
Dunque, forse è meglio cominciare presentandomi: io sono Abigale Lewis( chiamatemi pure Aby), non so dove vivo e il cognome che porto non è né di mio padre né di mia madre.
 Già, una strana storia la mia, cioe , la nostra. Sì perché ho anche un fratello, gemello per la precisione, anche se non lo direbbe nessuno a prima vista...
Raccontano di averci trovato davanti alla porta dell'orfanotrofio e aver deciso di adottarci..."Lewis" era il cognome di un professore scomparso appena prima del nostro ritrovamento.
Sopra ho scritto "non so dove vivo", in effetti è proprio vero. Non siamo mai usciti dalla struttura e non so cosa ci sia al di fuori di questa.
Pensate che sia una vita noiosa e triste? Avete pienamente ragione.
Però non sapevo ancora cosa sarebbe successo da lì a poco, e non avrei neanche potuto immaginarlo.
Io e Eddy ( mio fratello) abbiamo deciso di tenere un diario, o qualcosa di simile, e di trascriverlo.
Se avrete coraggio, se niente vi spaventa ( al contrario della sottoscritta)usando giusto un pizzico di fantasia, avventuratevi con noi in questo viaggio.

P.s. Nella trascrizione sono stati omessi insulti, imprecazioni o termini non idonei. Si prega gentilmente di non fare causa ai sottoscritti in caso di infermità mentale o eventuali visioni. Grazie.

P.p.s. alcune pagine hanno "accidentalmente" preso fuoco. * Eddy:- Ehi guarda che non l'ho fatto apposta!-. Aby :- Ah no...dovevi proprio giocare con quei fiammiferi durante l'ora di chimica?-.  Eddy:- Ma era per l'esperimento!-. Aby:- Certo!..e l'esperimento consisteva in "bruciare i capelli alla sorella, costringendola a ripararsi con un quaderno? "-. Eddy:- ... -* Ci siamo quindi presi la liberta di raccontare ciò che ricordavamo.

P.p.p.s. no, ok, basta.











1_ (Aby)

Buio, vedevo solo buio.
Camminavo lentamente cercando con lo sguardo qualche raggio di luce, ma nulla, mi circondava soltanto un'informe massa nera.
iniziò a girarmi la testa e intravidi qualcosa...o qualcuno.
Erano delle figure umane opache e sfuocate.
Erano quattro: le due al centro  avevano grandi occhi azzurri che mandavono ovunque scintille, quelle a lato erano più scure e misteriose. La figura in fondo a sinistra, la più piccina, sembrava voler nascondere qualcosa; era incappucciata e pareva triste. Quella a destra era invece ricoperta di qualcosa di luminoso...non capivo bene di che cosa si trattasse...
Mi avvicinai un poco e capii cosa circondava il ragazzo( sì perchè intanto realizzai che era maschio)..era..era fuoco!
Feci ancora qualche passo, il cuore mi batteva tanto forte che potevo sentirlo nelle orecchie.
Mi giungevano come eco flebili suoni...sembravano versi di animali...
Riconobbi il dolce miagolio di un gatto, l'ululare di un lupo, il leggero sibilare di un serpente a sonagli e l'allegro cinguettare di un uccellino.
Venni sopraffatta da un'ondata di tranquillità; il battito cardiaco ritornò regolare e ripresi a respirare correttamente.
Mi sentivo stordita, d'un tratto tutto ciò che era intorno a me perse di significato. Sentivo e vedevo tutto come se fossi dietro a uno spesso vetro.
Mi trovai a pensare cose superflue e futili come la bellezza di una rosa o la tenerezza di un cricieto grassoccio.
Probabilmente, in quel momento, se qualcuno mi avesse chiesto di saltare in una vasca con squali affamati probabilmente l'avrei fatto.
La cosa era inquietante.
Inquietante e rilassante.
Era una strana sensazione, che percepii o come un lieve formicolio al spalle e alla schiena.
Le quattro, immobili, figure erano ancora lì, ferme di fronte a me. Contrariamente a prima non era più tutto buio, ma di un bianco così intenso da far quasi male agli occhi.
Decisi di avanzare ancora, un piede dopo l'altro.
 Improvvisamente qualcosa mi tappò la bocca. Non era una mano perché non aveva consistenza.
Avevo di nuovo paura. Le figure scomparvero e i versi degli animali che fino a poco prima mi avevano tranquillizzato non erano più tanto amichevoli.
Il lupo ora abbaiava rabbioso, il cinguettare era cessato, il sibilare era inquietante e il gatto soffiava.
Non riuscivo a muovermi..be' in teoria io lo volevo, ma quando si trattava di metterlo in pratica i miei muscoli non obbedivano.
Iniziai a sudare, tornai lucida e provai a capire la consistenza della "cosa" che mi chiudeva le labbra.
Raggiunsi una conclusione: aria.
Già: aria o vento.
Una forza invisibile che non è possibile fermare.
La testa iniziò a girare e io non vidi più nulla.

Spalancai gli occhi.
Un sogno...era stato soltanto un sogno. Uno dei tanti che ultimamente mi capitavano.
Mi misi a sedere e mi stropicciai gli occhi.
Notai qualcosa sul dorso delle mani che avevano toccato le palpebre.
Era una sostanza dorata e appiccicosa. La stessa presente sul cuscino.
Mi diressi davanti allo specchio.
Vidi nel mio riflesso gli occhi sporchi di quella sostanza, la mia piccola cicatrice sotto l'occhio che nessuno notava, i miei corti e spettinati capelli color caramello, la mia super fashion camicia da notte con gli orsetti e le mie profonde occhiaie.

Quella mattina scoprii che avevo lacrime d'oro.
 
note autrice:
piccola premessa: questa è la mia prima storia quindi se dovesse far vomitare non incolpatemi  vi  prego. Io spero tanto che continuate a seguirla e vi sarei davvero grata s lasciaste una piccola recensione( accetto molto volentieri anche le critiche, purché costruttive, per migliorare).
Detto questo io saluto e ringrazio tutti quelli che sono etrati anche solo per dare una sbirciatina. 
spero di avervi incuriosito e ora midileguo perché sto già rompendo troppo.
grazie ancora. <3

dark_breath
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


2_(Eddy)

Bip bip, bip bip.
No, non di nuovo. 
Credo che il suono della sveglia sia in assoluto quello che odio di più.

Ero sdraiato a pancia in giù sul mio caldo e morbido materasso, con la testa affondata nel cuscino e le coperte tirate fino alle orecchie.

Mi alzai tenuto sui gomiti e allungai con fatica un braccio sopra quell'odioso oggetto per farlo tacere. Era una di quelle sveglie digitali che si disattivavano quando la parte superiore veniva toccata e che proiettava l'ora sul soffitto. Erano le sei e mezza.

Mi misi a sedere e, non senza sforzo, poggiai uno dopo l'altro i piedi giù dal letto. Il pavimento era freddo e sentivo male alle ossa.
Dopo aver aperto la scricchiolante persiana della finestra della mia camera, sbirciai fuori. Pioveva, no...diluviava.
Sentivo il suono dell'acqua che scivolava tra le tegole e scrosciava a terra.

Presi qualche vestito a caso dall'armadio e mi diressi in bagno. Dopo essermi lavato il viso con dell'acqua gelida, mi infilai gli indumenti che avevo "scelto" e uscii dalla stanza.

Io vivevo da ormai 16 anni nell'orfanotrofio di una città di cui ora il nome mi sfugge.
Non condividevo la camera con nessuno...meno male!
Diciamo che il mio carattere non era proprio dei migliori... ero un associale cronico e odiavo tantissime cose. Avevo sempre qualcosa che non andava e la mia salute dipendeva tal tempo atmosferico...già l'avevo scoperto uno o due anni prima , non ricordo...
Sapevo soltanto che se il tempo era bello allora ero simpatico e gentile, se era ventoso nessuno aveva il diritto di ruvolgermi la parola e se pioveva ero la depressione fatta persona.
Quel giorno ero la depressione fatta persona.

Ero seduto al tavolo per fare colazione alla mensa schifosamente fornita di qual luogo. Presi soltanto una tazza di latte che doveva essere scaduto da ormai un po' di giorni, dato il sapore acido.
Lo bevvi senza tanti convenevoli e andai a scuola. Le classi erano interne alla struttura e le lezioni potevano andare bene a chiunque:dai barboni analfabeti ai più dotti letterati...dipendeva dal punto di vista.
 La gente non mi conosceva e io dei miei compagni sapevo solo il nome..aspetta..forse neppure quello.

Quella svampita di mia sorella non era ancora arrivata. Lei, al contrario di me era sociale e simpatica con tutti, sapeva andare d'accordo anche con una mosca irritante.
Aveva una compagna di stanza: Diana, inquietante e spaventosa ragazzina altezzosa che non rivolgeva a nessuno la parola e che sembrava una deliziosa bimba. La pelle pallida, gli occhi scurissimi contirnati da enormi occhiali grigi e i lunghi capelli corvini sempre raccolti in due treccie.

Assorto nei miei pensieri non mi accorsi che la grassa prof d'inglese aveva iniziato a spiegare qualcosa e che quel qualcosa veniva chiesto a me dall'insegnate che sembrava parecchio irritata. Io biascicai qualche parola e, dopo essermi beccato una bella sgritatina con i fiocchi incentrata sui doveri degli alunni e dopo essere stato umiliato davanti al resto della classe, la campanella suonò e tutti iniziarono a chiacchierare.
Così passarono le altre cinque ore.

Pranzai e mi diressi in camera. Mi sorse un dubbio: Abigale era presente a suola e alla mensa? Risposta: no.
Presi qualcosa dal bancone che si trovava nel piano interrato dove venivano tenuti gli avanzi , lo impacchettai e mi avviai verso la stanza di mia sorella.
Bussai tre volte( quello era il nostro segnale) e mi costrinsi a contrarre i muscoli della faccia in un espressione arrabbiata.
Mi arrivò un flebile :< È aperto > e io aprii.
 Vidi Diana seduta a gambe incrociate sul suo letto che ascoltava musica. Mi rivolse appena uno sguardo e, come se mi avesse letto nel pensiro, mi indicò un angolino della stanza alzando le spalle, poi torno alla sua musica.
Mi diressi nel punto indicatomi dalla ragazzina e riconobbi mia sorella.
I capelli corti spettinati, mani fasciate e occhiali da sole.
Aspettate aspettate aspettate...occhiali da sole!?!
Mi avvicinai e le porsi il pacchetino del cibo sedendomi accanto a lei.
Aby lo prese e iniziò a mangiare.
< Potesti anche ringraziare sai?> le dissi irritato.
Lei rispose con una specie di grugnito per poi riporre gli avanzi prendermi il polso.
Mi trascinò in bagno e chiuse la porta, poi si tolse gli occhiali e le bende dalle nocche.
Quello che vidi fu stranamente spaventoso. Non perché mia sorella fosse semi-ricoperta d'oro, ma perchè non l' avevo mai vista così impaurita.
Venni sopraffatto da un moto di rabbia... non so perché, chiamatelo istinto fraterno o come volete ma non mi andava per nulla di vedere mia sorella in quello stato.

Strinsi i pugni e da fuori provenne un tuono..stava arrvando n temporale.
 Aby fece un passo indietro guardandomi ancora più spaventata di prima. Mi volta i incontrando il mio riflesso nello specchio. I miei occhi erano..erano...non so come erano. Ora,molte persone mi dicevano che i miei occhi erano di un azzurro, come dire, elettrico... ma non pensavo succedesse proprio così: i miei occhi mandavano scintille!

Mia sorella scuoteva la testa a destra e a sinistra, come se sapesse qualcosa che mi sfuggiva e iniziò a parlare di un sogno che aveva fatto la notte prima, dicendomi che subito dopo essersi svegliata e di aver scoperto di piangere oro.

Ora dovevamo soltanto nasconderlo e , al momen..ma..
note autrice:
ed ecco il secondo capitolo. Spero vi faccia incuriosire almeno un pochino. Vi fa vomitare?scrivetemelo! Ci sono errri e/o non sono capace di scrivere e dovrei dedicarmi alla coltivazione di papaveri? Fatemelo sapere!
mi piacerebbe davvero molto se qualcuno mi lasciasse ance solo una piccola recenzione, sono ben accette anche le critiche dato che sono ehmm..diciamo.."alle prime armi"
Grazie a chi ha letto fino a qui<3
dark_breath

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Capitolo 3
*** 3 ***


3_( Aby)

Aveva gli occhi che mandavano scintille. Come nel sogno.
Decisi che non potevo più tenermi tutto dentro e gli raccotai del sogno e dell'oro pesente sui miei occhi.

Lui stringeva i pugni aveva la schiena tesa. Un tuono proruppe nel nostro silenzio. Io, spaventata feci qualche passo indietro.

Finii il mio racconto, lui stava per ribadire quando troncò ,a frase e mi fulminò in modo da farmi tacere. < ...Aby... qualcuno ci sta ascoltando>.
non era un esclamazione' nè una domanda...era piuttosto un'affermazione.

Ci avvicina mo piano alla porta socchiosa dalla qual e, aguzza do la vista, si notava un ombra. La spalanca mo, ma dietro di essa non c'era nessuno.

 Mi diedi una sistemata e uscimmo dal bagno. 
Avevo provato a togliere la sostanza appiccicosa dal viso, ma nulla da fare...avevo dovupo spalmarci sopra tantissimo correttore per farla notare meno.

Ci avviammo tra i corridoi della struttura...ormai li conoscevamo a menadito!

Camminavo appena dietro a mio fratello.
Cercavo di non pensare a niente, guardando in basso e provando a non far capire lo stato in cui mi trovavo...
Paura? Tristezza? Stupore? No, nessuna di queste...si trattava solo di curiosità, curiosità e rabbia, perchè mi sentivo impotente davanti a ciò che mi captava.

Camminavo velocemente e, senza accorgermene, sfiora i il braccio di un ragazzo che passava proprio di fianco a me. 
Mi sentii stordita solo un attimo, per poi ritornare velocemente come prima.

Il pomeriggio passò lento e monotono.

 La sera non mangiai, non avevo fame e mi sentivo ancora un po' scossa.
Mi misi sotto le coperte e accesi una lucina per tener i compagnia:Diana non era ancora tornata...a quell'ora avrebbe dovuto essere con un ragazzo biondo esuro e alto, diceva che dovevano parlare di scienze, ma io non ci credevo per nulla.

Passai -mezzora un uno stato di dormiveglia . Non avevo il coraggio di addormentarmi...appena chiudevo gli occhi, li spalancavo un attimo dopo per paura di catapultarmi ancora in uno degli inquietanti sogni che mi assillavano da qualche tempo.

La porta si aprì ed entro la mia compagna completamente bagnata, affermando che fuori infuriava un temporale. Era sempre dolce e carina con me. Ci conoscevamo da molto tempo e avevo capito che sapeva confidarsi solo con me e che per fidarsi di una persona impiegava tanto, tanto tempo.

Si cambiò un meno di un minuto e se ne andò al letto. Respirava talmente piano che non sentivo i suoi sospiri e, nelle notti particolarmente fredde, mi alzavo senza far rumore controllando che vivesse ancora .

Finalmente chiusi gli occhi e mu addormentai.

 Questa volta ero nel corridoio dell'istituto, da sola, in un pomeriggio in cui il sole spaccava le pietre. Qualcuno mi toccò la spalla e io mi votai. Notai un ragazzo piuttosto alto, con larghe spalle, morbidi riccioli castano chiaro e occhiali da sole neri che mi fissava...era lo stesso tale con cui "usciva"la mia amica.
Iniziò a sorridere in modo strano finché i suoi occhi non lampeggiarono e dal suo labbro superiore spuntarono dei grossi canini. Non era un vampiro, neanche un licantropo.

Improvvisamente mi sentii svenire e , sopraffatta dalla nausea, mi svegliai.
Mi diressi alla finestra semi-aperta fissando le goccioline di acqua che cadevano. Era una bellissima sensazione. Io mi isolavo dai pensieri e diventavo la spettatrice che assisteva al tragicomico spettacolo della mia vita.

 Avevo uno strano presentimento. Sentivo che qualcuno mi seguiva, ma, appena mi giravo, non c'era nessuno.

Tornai a fissare la pioggia quando qualcosa mi colpì violentemente la nuca.
Il dolore venne un istante dopo la botta e la mia vista si riempì poco a poco di macchioline nere. Tutto cominciò a girare. Gli angoli degli oggetti inorno a me diventarono tondi e smussati. Le gambe non mi ressero, il dolore era sparito; tutto giungeva come un eco distororto e poi vidi soltanto nero.
 
note autrice:
i prego di scusarmi per l'ora ma non ho proprio fatto in tempo a caricare prima.
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e sarei felice se qualcuno mi lasciasse una brevissima recensione anche per dirmi che la storia fa schifo e non è degna di essere continiata.
se avete consigli, dubbi o correzioni da farmi, io sono a vostra disposizione e accetterò volentieri tutto ciò che, eventualmente, dovrete dirmi.
grazie per aver letto<3
dark_breath
 

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Capitolo 4
*** 4 ***


4_ (Eddy)

Il temporale infuriava ancora e avevo dovuto correre per raggiungere la mia stanza senza bagnarmi troppo. Ero ancora abbastanza scosso dal fatto successo il pomeriggio.

Non sapevo esattamente che ore fossero; era stato buio tutto il pomeriggio a causa dei grossi nuvoloni che coprivano il cielo.

Spensi la luce tenendomi compagnia solo con il mio respiro.
Mi sedetti per terra appoggiando la schiena contro la fredda parete.
Potevo sentire le gocce che cadevano e scivolavano sulle foglie della quercia proprio di fronte alla finestra, per poi infrangersi nella terra sottostante.
 Ero abituato a restare solo. Non ero asociale, come tutti pensavano, ero riservato.
Quando si sta con la gente bisogna parlare, esporsi e soprattutto sorridere. Io non ero capace di sorridere senza un motivo, solo per fare bella figura.
Ma questo non vuol dire che non sorridevo mai..

È che, quando ero con me stesso, imparavo a capirmi, a conoscermi, a sapere i miei limiti.
 Al tutto si aggiungeva poi il fatto della metereologia...metereopatia...o qualunque cosa fosse.. d'inverno, quando nevicava,mi sentivo rilassato e in pace con tutti; avrei potuto viaggiare per la struttura con sottobraccio un gigante cesto di petali di rosa, lanciandone menciate a destra e a manca, facendo notare a tutti quanto bello fosse il mondo.

Ora che ci pensavo...erano successe molte strane cose ultimamente..
 Per esempio,quattro o cinque giorni prima, un forte vento muoveva i grossi pini del girdino dell'Istituto. Come già avevo detto,nelle giornate di vento era meglio non rivolgermi la parola.
Dunque: io ero seduto a gambe incrociate sul muretto davanti all'ingresso della scuola ascoltando musica. Una certa Emilia Patterson mi fece notare di aver preso mezzo voto in più di me nella verifica di storia. 
Doppio, anzi triplo errore, perché uno: mi aveva distratto dalla mia musica; due: non è bene farmi notare di essere anche solo minimamente meglio di me nelle materie in cui sono eccellente e tre: c'era vento.
Io le rivolsi uno sguardo a metà tra lo schifato e l'irritato. Strinsi i pugni e me ne andai senza proferire parola, molto arrabbiato.
Nell'alzarmi avevo sentito una scarica elttrica percorrermi le gambe e, pochi secondi dopo essermi allontanato, una forte folata d'aria colpì la ragazza che, nell'impatto, perse tutti i libri.
Un altro esempio era stato una settimana prima.
 Ero in camera mia e fuori il cielo era limpido. 
Mi stavo dirigendo alla scrivania, quando picchiai involontariamente il mio ginocchio sullo spigolo el letto.
La giornata era rovinata.
Nel senso che iniziò a piovere. Una pioggerellina fine e fastidiosa. Quella di cui nessuno si accorge , ma che porta con se raffreddore e febbre.

Mi crederete pazzo ma pensavo di poter in qualche modo "controllare" gli agenti atmosferici.

Mi alzai e andai a lavarmi il viso.
Sopra al lavandino c'era un piccolo specchio. Fissai il mio riflesso: occhi azzurro elettrico che , modestia a parte, erano piuttosto attraenti, capelli spettinati e castani, naso piccolo e un neo abbastanza evidente appena sopra l'orecchio destro.
Niente di ché.
Mi sciacquai velocemente il volto e, girandomi per tornare alla postazione precedente, venni sopraffatto da una dolorosa fitta alla testa. Non era la prima volta. Mi era capitato sovente di avere fastidiosi dolori alle meningi..dal giorno del mio compleanno.
 Questa però era più forte. Nel mio riflesso gli occhi erano paurosamente brillanti, l'aria, attorno a me , era più luminosa e ricca di elettricità. I tuoni non avevano intenzione di cessare.
 Cercai di appoggiarmi alla prima cosa presente nella stanza, ma non feci in tempo.
Le gambe non ressero e caddi per terra con un tonfo, picchiando le ginocchia.

Ero a gattoni e la testa voleva scoppiare. Non ne potevo più. Tentai invano di trascinarmi ai piedi del letto ma non riuscii ad arrivare. I gomiti e le gambe divennero molli e mi sdraiai terra.
Guardavo il soffitto. 
Perchè il dolore non voleva cessare? Socchiusi gli occhi,in modo da riuscire a vedere, attraverso una sottile apertura della palpebra, parte del pavimento.
Restai in quella posizione per un paio di minuti.
Pensai al modo in cui mi sarei rialzato, se mi sarei rialzato. 
Ero in così gravi condizioni che mi ricordai anche di Abigale, del suo sogno e delle sue lacrime d'oro; mi chiesi cosa stesse facendo in quel momento, se stava bene, se era al sicuro..infondo, ero più grande di lei di qualche minuto, ed è una specie di legge quella di proteggere i fratellini più piccoli...

Sentii delle piccole braccia afferrarmi per la schiena e trascinarmi faticosamente verso la porta. Volevo muovermi, gridare, chiedere aiuto , ma non riuscivo. 
A quel punto chiusi gli occhi non pensando più a nulla.
Il me del futuro avrebbe corso molti rischi...
note autrice:
Ecco anche il quarto capitolo.
Presto altri personaggi prenderanno vita ed inizierà la "vera" avventura.
Ringrazio come sempre chi legge fin qui ed invito chiunque abbia consigli e/o critiche a farmelo sapere.
Spero tanto che la storia piaccia e non risulti tropo noiosa( in tal caso scrivetemelo!)
Grazie mille a LonelyWriter per aver recensito lo scorso capitolo.<3
saluti e baci<3
dark_breath

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Capitolo 5
*** 5 ***


5 _(Aby)

Male...tanto male.
La mia nuca chiedeva pietà: bruciava moltissimo e sentivo il sangue che pulsava nelle orecchie.

Volevo aprire gli occhi e sapere dove mi trovavo. Ero consapevole di non essere in camera mia; lo sentivo. Non c'era quel calore rassicurante o il profumo dello shampoo di Diana.

L'odore che mi giungeva alle narici era intenso e rinfrescante. Non era solamente la tipica essenza del legno, ma anche qualcosa di più...non so..arancia forse?
Avevo voglia di alzarmi e correre, di uscire e ridere. Non potevo. Non riuscivo.
La mia mente replicava libertà ma i miei muscoli e le mie ossa fungevano da gabbia che impediva ogni movimento.

Sentivo il canto degli uccellini provenire da fuori e un venticello fresco sfiorarmi il naso.

Decisi che dovevo provare a svegliarmi. Raccolsi tutte le mie forze e alzai la palpebra destra. Con un occhio semi aperto intravedevo delle travi di legno che probabilmente erano il soffitto. Alzai anche l'altra e provai a mettermi seduta.

 Il materasso dove qualcuno mi aveva adagiato era duro e per niente comodo. La schiena era dolorante e, appena alzata la testa, venni presa da un forte capogiro... sbattei più volte le palpebre per scacciare quella sensazione e tentaii capire in che posto mi trovavo.

Era una piccola stanzetta completamente di legno. Il letto aveva la testata affiancata alla finestra..capii da dove provenivano i suoni e la leggera brezza.

Un appendino era attaccato alla parete proprio di fronte a me, sul quale erano appesi un paio di larghi pantaloni e una maglietta a maniche corte. Di fianco a questo c'era una porta. No aspettate c'erano due porte. Una dove vi avevo appena indicato, l'altra sulla parete alla mia sinistra.
 Ai piedi del letto si trovava un minuscolo comodino sul quelle era presente un foglio.

Con sforzo immane mi tirai in piedi e mi diressi verso il pezzo di carta.
Lo afferrai.  
Era ruvido, rovinato e stropicciato; era scritto con una calligrafia a malapena leggibile ed era sporco di inchiostro.

Provai a decifrare la scrittura.

" ehm..come cominciare... Chiedo innanzitutto scusa per la situazione disastrata della stanzatta in cui ti ho messo.
Ti raccomando di fare attenzione ai tarli che potrebbero aver masticato la struttura del letto, quindi ti consiglio vivamente di non saltarci sopra.
 Mi dispiace per il modo in cui ti ha colpito alla testa..Gli avevo detto di fare piano, ma non ha concezione della propria forza...
Ho portato dei vestiti, perché non puoi girare per il bosco con quella divisa.
Se sei preoccupata per tuo fratello rilassati, è nella stanza accanto e dorme placidamente..la farà ancora per qualche ora..gli abbiamo somministrato una dose di anestetizzante maggiore di quella che abbiamo dato a te perchè continuava a muoversi durante il viaggio.
State attenti ai lupi, agli orsi, alle zanzare velenose, ai serpenti, agli scorpioni e ad altri migliaia di animali, piccoli o grossi, che abitano il bosco.
 Buona fortuna.

P.s. quasi dimenticavo..siete su un albero."

Su un albero? No seriamente?! 
Ok, la cosa che in quel momento mi interessava di più era sapere dove mi trovavo ( no, non mi bastava in una casetta di legno su un albero in un bosco)

Mi tolsi la divisa e indossai gli abiti che lo sconosciuto mi aveva lasciato.

Mi diressi nella camera accanto e, spalancata la porta vidi mio fratello impegnato in un longo sonno. Decisi di aspettare il suo risveglio e di decidere in che modo poter tornare a casa.
note autrice:
Chiedo perdono perchè ieri non sono riuscita a pubblicare il capitolo, non ero a casa.
Richiedo scusa perché so già che sabato e domenica non potrò aggiornare, dato che, non essendo a casa, è molto difficile trovare una connessione abbastanza buona.( già ho dovuto fare i salti mortali per riuscire a postare questo capitolo)
ringraio chiunque abbia letto fino a qui e mando anche questa volta un grazie di cuore a LonelyWriter per aver recensito.
Come sempre ribadisco che mi farebbe tanto piacere sapere cosa pensate della storia, qualunque sia la vostra opinione.
chiedo scusa per eventuali errori e vi prego di farmi notre qualsiasi correzione e/o consiglio.
a presto<3
dark_breath

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


6_(Eddy)

 Mi svegliai lentamente, non avevo mai dormito così profondamente. Non sognai nulla. Fu un sonno buio e quasi pauroso, come se fosse stato indotto con la forza.
In un primo momento, convinto di trovarmi in camera, mi stracchiai ben bene, borbottando qualcosa tra me e me.
Poi sentii un colpetto di tosse un po' impacciato, mi voltai e vidi mia sorella. Realizzai di trovarmi fuori dall'orfanotrofio.

 Abigale aveva un'espressione tranquilla...o rassegnata...credo che la seconda si addica meglio alla situazione.

Mi mostrò un paio di pantaloni larghi e vecchi e una maglietta leggera a maniche corte, ordinandomi di indossarli.

Mi spiegò poi tutto quello che sapeva su quel luogo e mi parlò di una lettera trovata sul comodino della stanza.

Decidemmo di uscire di lì.

La porta che conduceva fuori era stretta e bassa. Dopo esserci piegati per passarci attraverso, ci trovammo in piedi su un grosso ramo...intendo ..davvero grosso...
 Se io e mia sorella ci fossimo allacciati per le dita e avessimo tentato di prenderci per mano girando attorno al ramo non ce l'avremmo fatta.

Provammo a scendere aggrappandoci saldamente a ogni sporgenza che trovavamo e, dopo svariati graffi, raggiungemmo terra.

 Il bosco era composto da alberi giganteschi, con tronchi enormi e altissimi...davvero altissimi.

Domanda: era tutto più grande di noi o noi più piccoli del resto?

L'avremmo scoperto presto... ma procediamo con ordine..
Dunque, stavamo camminando ( o cercando di procedere tra quell'intrico di foglie,rami e legni)  quando alle nostre spalle sentimmo uno scricchiolio.

Almeno, io sentii uno scricchiolio, mentre Aby continuò tranquillamente a passeggiare.

Mi voltai ma non vidi nulla.

Arrancammo tra il gigantesco sottobosco per un altra manciata di minuti quando i miei sospetti presero fondamento...

Un ululato.
Più ululati, squarciarono l'aria.

 Eppure dietro di noi continuavano a esserci soltanto boscaglia.

 Ci ritrovammo di fronte a una rupe. Era ripida e priva di appigli sui quali reggersi.
 Ora gli ululati si facevano sempre più vicini, fino a che non avvistammo un enorme zampa nera poggiarsi pesantemente proprio di fianco alle nostre teste.

 Un nasone nero si avvicinò a noi e ci annusò facendoci murovere i capelli.
Noi restammo immobili, ma ormai i lupi..gli enormi lupi..ci avevano visto.
Intanto capii che eravamo noi più bassi del solito...ehm..molto più bassi del solito..

 L'animale che ci stava davanti aprì la bocca, in modo da farci notare gli spaventosi dentoni gialli e l'alito fetido...aggiunsi tra me e me che non era affatto necessario...

 Si avvicinò ancora di più, mentre mi stavo preparando alla morte.

 Un altro ululato irruppe. Era più forte e spaventoso. Proveniva dalle nostre spalle.

 Un lupo non diverso da quelli che ci stavano attaccando saltò sopra gli altri animali dall'alto della rupe e, dandoci le spalle, iniziò a ringhiare , spaventandoli.

 Il branco, impaurito se ne andò. Il lupo solitario ( eheheh...che ironia) girò il muso verso di noi.
Aveva il pelo grigio, nero sulle zampe, bianco sul ventre, striato di chiaro sulla schiena e una profonda cicatrice proprio sotto l'occhio nero.
Smise di ringhiare e si diresse verso un punto dietro a un albero. 
Fece un cenno con la testa, come ad invitarci a vedere, poi, come era venuto, se ne andò.

 Ci dirigemmo verso il punto indicatoci dall'animale e notammo uno strano cerchio di pietre. Non chedetemi per quale intuizione divina o istinto animale ci saltai dentro, seguito da mia sorella, ma improvvisamente tutto cominciò a rimpicciolirsi.. anzi noi iniziammo ad ingrandirci e le proporzioni tornarono normali.
 Vedemmo uno sbalzo del terreno..la famosa rupe, e più in là, sul secondo ramoscello di un arbusto neanche tanto alto, una piccola sporgenza..la "casetta"nella quale ci eravamo svegliati.
 Ridemmo.
Proseguimmo a camminare come se nulla fosse successo, Abigale, però, non sembrava molto convinta...
 
Note autrice:
Ed ecco il sesto capitolo.. vi piace? Vi fa vomitare? State piangendo da quando è schifoso? Vi prego, ditemelo!
Le cose, come avete visto si complicano...ora mi sento onnisciente....ok la smetto di parlare da sola e vi sto annoiando sicuramente.
Ringrazio chiunque abbia letto fin qui e spero tanto tanto che qualcuno mi lasci anche solo una minuscola recensione..per criticarmi, per dire di dedicarmi a qualcos'altro o magari, ipotesi molto ardua, che la storia sta piacendo ..
Grazie di cuore<3
Dark_breath

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Capitolo 7
*** 7 ***


7_( Aby)

Un lupo ci aveva salvato la vita. Non era nelle "cose da fare prima di morire" ringraziare un animale, ma l'avrei dovuto aggiungere.

Eppure non ero molto convinta... quel canide aveva qualcosa...qualcosa di umano...gli occhi erano diversi, più profondi e intensi di quelli di un normale lupo.

Eddy non sospettava nulla. Lo sapevo, non chiedetemi il perché, lo sapevo e basta. Come sapevo che prima dell'incontro con i lupi si sentiva preoccupato e a disagio.
Questa era una mia dote... sapevo riconoscere i sentimenti delle persone, quello che pensavano.
 Con mio fratello era tutto più forte..un legame che non sapevo descrivere... anche se passavamo la maggior parte dl tempo a litigare, sapevo che potevo fidarmi ciecamente di lui, così come lui lo sapeva di me.
 Perché quando passi metà della tua vita con sconosciuti , è difficile fidarsi o confidarsi con qualcuno.
 Eddy mi conosceva da sempre, non come i miei compagni che arrivavano e sparivano in un batter d'occhio.
Era l'unico ad avermi vista piangere almeno una volta, e solo lui riusciva a sapere se stavo male. Noi condividevano non solo parte del DNA, ma anche una parte di ricordi, se pur molto, molto piccola, e qualcosa che ci diversificava dagli altri.
Non erano i nostri genitori mai conosciuti, dei quali non sentivamo neanche la mancanza, ma...ma qualcosa in più.
 Io , rare vote, potevo leggere cosa passasse nella sua contorta mente. L'avevo fatto più volte, quando dormiva, da bambina. Se avevo paura mi rifugiavo sotto le sue coperte accoccolandomi vicino al su petto sentendomi, per poche volte, a casa, stretta nel suo abbraccio. Era più grande di me di circa tre minuti, ma pur sempre maggiore. Poi ci svegliavamo e scoprivamo di aver fatto lo stesso sogno. 

La mattina, nella casetta nella quale c'eravamo ritrovati, avevo scoperto che era convinto di poter in qualche modo "governare" la pioggia, il vento, il sole e le nuvole.
Forse era vero.

Ma tornando a noi. Il fatto del lupo mi aveva in qualche modo scandalizzato, tanto che decisi di tornare indietro per rintracciare l'animale. Idea stupida, malsana e incosciente? Azzeccato! Ma passiamo oltre...

 Senza avvertire Eddy rallentai il passò fino a fermarmi, aspettando che mio fratello sparisse dietro ai cespugli senza accorgersi di nulla, poi mi incamminati seguendo le 
orme lasciate dai nostri piedi.

Passai un folto intrigo di rami e vidi una figura seduta sotto ad un albero.
Mi avvicina i senza farmi notare.

 Era un ragazzo. Pelle olivastra, occhi castani dello stesso colore dei mossi e folti capelli.

Indossava una tuta nera, strappata sulla manica. Alla cintura portava due coltelli e un pugnale dall'elsa scura, guanti grigi senza dita e anfibi.
Feci ancora qualche passo e lui mi vide.
Sbarrò gli occhi e io, spaventata arretrai. Non mi era mai successo di avere tanta paura e tanta attrazione per la stessa persona.
 Volevo sapere di più, ma nello stesso tempo ero inqiuetata, non sapevo che lingua parlasse, il suo carattere e non riuscivo nemmeno a percepire le sue emozioni. Ora non avevo più il controllo della situazione.

Poi notai un profondo graffio non del tutto guarito sotto l'occhio e capii: lui era il lupo.

Sconvolta sussurrai un appena udibile: << Grazie >> e scappai.

Note autrice:
Settimo capitolo..Com'è?
Ribadisco di aver davvero bisogno delle vostre recensioni in modo da migliorarmi, da correggermi. Se non vi piace la storia o se avete critiche da farmi sono a vostra disposizione, così come se avete consigli o avvertimenti.
Grazie come sempre a chi ha avuto il coraggio di leggere fino a qui.
 Tanti saluti <3
Dark_breath

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Capitolo 8
*** 8 ***


8_( Eddy)

Mia sorella era sparita... ma io dai guai non riuscivo proprio a stare lontano?

Tornai sui miei passi per vedere dove era finita Abigale.
Cammina i un po' e raggi un si un 'importante conclusione: mi ero perso.
Mi ero perso un un luogo che non conoscevo, dove non sapevo orientarmi.
Be' in realtà un modo per riconoscere il nord( o forse era il sudo..no l'ovest...bho) lo conoscevo, l'avevano insegnato al corso accelerato di boy scout.
Praticamente dovevo guardare in che punto cresceva il muschio sulle pietre, sulle radici o sui tronchi degli alberi.

 Ci provai, eccome se ci provai, ma sorsero due problemi. Non mi ero minimamente preoccupato delle direzione in cui andavo e menchemeno da quella dalla quale ero partito... mamma mia quale ntelligenza!

Continuai a procedere verso un punto indefinito, sperando di incontrare Aby da qualche parte dietro a un cespuglio, ma neanche un rumore.

Miracolosamente distinsi un sentiero tra i rovi. Era una stretta stradina piena di sassi e buche, ma a me andava più che bene.

La seguii per un bel pezzo e mi ritrovai di fronte ad un bivio.
 Una diramazione era soleggiata e piena di fiori  e foglie, l'altra era più scura e ombrosa, con alberi sai rami spezzati e quasi privi di foglie.

 Mi sembrava ovvio prendere la prima scelta.

Feci un passo sicuro verso la mia meta quando qualcosa si materializzò di fronte a me.
Materializzare equilave ad: apparire dal nulla attraverso un nebbiolina nera con un rumore sottile e opaco che, tradotto in suono onomatopeico, può corrispondere ad un flebile - Puff!-.

Arretrai più che spaventato. Il mio giovane e povero cuore quel giorno aveva preso fin troppi colpi!

Indovinate un po' cosa apparve dalla nuvoletta nera? Un bel serpente a sonagli! Chi è che non ha bisogno di uno rettile-fantasma?
Risposta: io.

L'animale cominciò ad avvicinarsi lentamente, soffiando in modo pauroso. Mi costringeva a dirigermi verso il bosco più scuro. Nel momento in cui i miei piedi furono completamente all'ombra il serpente sparì nello stesso modo in cui era arrivato.

Ero stordito , spaventato, incuriosito? Esatto!
La creatura di prima voleva uccidermi o aiutarmi?

Proseguii per il sentiero buio per un po' di minuti, avevo un grande peso sullo stomaco. Non avevo ancora trovato mia sorella.

Ed ecco l'imprevisto...come poteva mancare?
Dunque, questa volta apparve da dentro una corteccia un ragno velenoso. 
Più avanzato più mi spavento, perché l'aracnide si in grossava. Raggiunta la mia altezza si fermò fissandomi.
Avete mai provato ad essere fissati da otto occhi? Vi assicuro che non era divertente.
 In quel momento capii che il serpente di poco prima voleva aiutarmi. Sì, perchè si materializzò davanti a me. 
Lo vidi. Era avvolto da fumo nero e si alzava fino a diventare..a diventare una ragazza!
No ok basta. Se era uno di quei sogni che si davano dopo aver mangiato gli avanzi della cena non ne potevo davvero più.
 La ragazza aveva lunghi capelli neri raccolti in una treccia laterale, occhi grandi e verdi, frangetta unita sopra la fronte e una lunga cicatrice ch e tagliava il sopracciglio e parte della guancia.
Era piuttosto bassa, indossava un felpa nera con le maniche alzate fino ad appena sopra il gomito, pantaloncini neri sopra ai leggins dello stasso colore, guanti senza dita e una cintura fornita di tantissimi tipi di arma. 

Sfoderò una spada dall'elsa argentea e attaccò il mostro che, non aspettandosi una reazione così veloce, arretò.

Salvavita 2.0 ( così avevo soprannominato la ragazza) lo fece a fettine. Letteralmente. Quello però non era del tutto privo di vita così allungò una zampa, provando ad iniettare il veleno alla mia ignara salvatrice. Ero in debito, così, senza un preciso ordine,le tolsi dalla cintura un pugnale con la lama a doppio taglio e lo scaglia i nel centro del mostro.

I'animale si dissolse e io stavo per gridare, quando una mano tappò la mia bocca. 
Salvy( soprannome del soprannome)era apparsa dietro di me susurrandomi all'orecchio di non proferire parola di ciò che avevo visto. Compresa lei.

Quando mi lasciò libero ebbi la forza di controbattere imitando la sua voce: << oh...mamma mia che eroe..mi hai salvato la vita umile e coraggioso sconosciuto che non sa dove si trova, con una sorella malata psicologicamente, con lo stress a mille e dei magnifici occhi azzurri! Ora, come premio per la tua opera, risponderò a ogni tua domanda! >>.

La ragazza si mise di fronte a me e, alzando un po' la testa, fece incontrare i suoi magnetici occhi verdi, con i miei :<< risponderò ad ogni domanda solo se prometti che non dirai parola a nessun essere, vivente o no n, del nostro incontro e di quello che mi hai visto fare ... e grazie..>>.
Si voltò e si mise a camminare.

Tacendo la seguii, con l'intento di scoprire più cose possibili su quel luogo.

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Capitolo 9
*** 9 ***



9_(Eddy)

Si sedette sopra ad un grosso masso e mi fece segno di accomodarmi davanti a lei.
Ora che era più vicina a me potevo notare i grandi occhi verdi, con spirali più scure che dalla pupilla si diramavano verso l'estremità dell'iride. Avevano un leggerissimo taglio orientale. Il naso era piccolo e paffutello. Mi veniva voglia di fingere di prenderglielo, come si fa ai bimbi per gioco. In effetti lei assomigliava un po' ad una bambina: lunghe ciglia , viso pallido e piccolo, capelli lunghi e corvini raccolti in una morbida treccia laterale e non molto alta. L'unico particolare del volto che la faceva "crescer" un po' era una cicatrice che le spezzava il sopracciglio.

Avevo tantissime domande da farle, ma lei mi precedette...
Mi afferrò l'avambraccio destro contringendomi a fare lo stesso con lei. Obbedii riluttante.
<< Ora ripeti dopo di me>> mi disse. <>
Ripetei tutto fino all'ultima virgola, ma aggiunsi, sempre tenendo stretto il suo gelido avambraccio: << ora prometti tu di rispondere a qualunque domanda ti chieda.>>
Lo fece.

 Decisi quindi di proporre la prima domanda, quella più ovvia:<< Chi sei tu? >>
La ragazza ridacchiò amaramente:<< Chi sono io? Dunque mi chiamo Emma Steward, e sono un isolana della radura. Ovviamente non ti basterà ma non ti auguro di scoprire altro.>>
Volevo conoscerla meglio ma c'erano cose più importanti.
<< Dove sono?>> . Emma mi rispose che ci trovavamo su un isola. Non avevo idea di che regione fosse o in che oceano si trovasse. Le chiesi qualcosa di più approfondito e affermò che quel luogo era dappertutto e da nessuna parte, toccava a me deciderlo. Poteva essere in un universo parallelo nelle quali le scimmie governavano il mondo o in una dimensione ridotta in cui eravamo finiti su un tappo che galleggiava in una pozzanghera.....io non ci avevo capito nulla.
Le avevo domandato che fine avesse fatto mia sorella ma mi rispose con una frase che avevo già temuto:<< non lo so, scusa; altre domande? >>
Un ultima cosa in realtà c'era:<< perché non mi hai fatto andare per la strada più soleggiata, prima; perché mi hai salvato e perché sai trasfomarti in un serpente? > >
 Sospirò:<< vieni con me...>>

La verità? Avevo paura. Ne avevo da quando la npmia sorella era scomparsa.

Le stetti alle calcagna. Mi riportò al bivio e mi indicò l'altra via, quella semplice e ricca di fiorellini. 

Passava di lì un grazioso coniglietto bianco e paffuto.
Si disse verso il bel sentiero e, passato il confine tra il bivio e quest'ultimo si disintegrò; nel senso che iniziò a sgretolarso fino a diventare cenere.

<<È un inganno, uno scherzo delle fate. Sono cattive, al contrario di ciò che pensano tutti. Sono perfide, bugiarde e non aiutano nessuno in cambio di niente. È colpa di una a di loro se ora ho questo taglio —disse indicandosi il sopracciglio— e questi. Si alzò le maniche togliendosi i guanti. Aveva i polsi pieni di segni neri a spirale che raggiungevano la base delle dita, gli stessi sul collo e sulle caviglie.
 Mi hanno condannato, non posso più tornare nella corte, la gente non mi credrebbe più.>> Io continuavo a non capire. Emma aveva lo sguardo fisso avanti e gli occhi impassibili, i muscoli del viso erano compressi in una maschera scura, che non lasciava i tra vedere nessun sentimento.
 << manca la terza domanda >> aggiunse la ragazza << Io sono obbligata a salvarti. Non dirmi che non ti sei accorto do avere particolari poteri sulla natura. Tu e tua sorella siete i tredicesimi discendenti del vento. Tu controlli gli agenti atmosferici, lei sa alcuni aspetti del passato che è accaduto o del futuro che accadrà. Ce lo insegnano il primo anno. È u a cos fondamentale per noi sapere chi sono, per voi, sapere chi siete. Perché anche gli spiriti a quest'ora si saranno accorti di voi.
Ogni discendente deve avere un protettore , che solo da lui deve essere conosciuto.
Uno discende dal sole, l'altro dalla luna. Quindi piacere, mio protetto, io sono Emma, tredicesima discendente della notte.>> concluse con poco entusiasmo.<< mi teletrasporto nel buio e divento serpente quando hai bisogno di aiuto. No è molto piacevole diventare rettile senza preavviso quindi, per favore, se dovessi essere in difficoltà, fai un fischio.>>

Detto ciò si smaterializzò davanti ai miei occhi lasciandomi lì, solo, come un babbeo.



Note autrice: 
Mi dispiace di non aver aggiornato per una settimana ma avevo la febbre e non riuscivo neanche a distinguere le a dalle e.
Spero che la storia piaccia ringrazio LonelyWriter per la recensione e, se qualcuno di buon cuore ne lasciasse una anche per dire che la storia non è degna di essere portata avanti, io sono aperta ad ogni opinione.
Grazie di aver letto<3
Dark_breath

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Capitolo 10
*** 10 ***


10_( Aby )
 
Correvo.
Avevo paura, tanta paura.
Quel ragazzo era un lupo o quel lupo era un ragazzo?
Non sapevo perché scappavo. Qualcosa mi diceva che dovevo farlo.
                                                                           
Successe di nuovo: il modo cominciò a girare e mi ritrovai a terra, al buio.
C’erano due me.
Anzi, io vedevo me stessa nel bosco, che correva. A fianco di...be...di me, c’era lui, il lupo, no il ragazzo, no, forse, cioè...ci siamo capiti. Il fatto è che era trasformato per metà. Gli occhi erano in forma di animale, i denti sporgenti, le braccia e le mani pelose.
Mi seguiva ovunque andassi. Ad un certo punto notai un ombra scura dietro ad un albero. Il mio compagno sembrava non farne caso.  La figura si muoveva e si avvicinava. Aveva una treccia a lato, occhi luminosi che , al buio dell’ombra risaltavano. Mi bloccai a fissarla .  Ora non mi stavo più osservando. Ero tornata nel mio corpo.
 Non riuscivo più a distinguere nulla tranne quei penetranti occhi verdi e luminosi. Il mio cervello e i miei muscoli non erano più collegati: volevo muovermi ma restavo ferma, incantata da ciò che attirava la mia attenzione.       
L’ombra punto la sua mano verso di me. Una voce femminile e suadente mi parlava. <> mi diceva <>
Lei urlava e io, nel panico, urlavo più di lei. Non era il solito sogno...era più reale...
Cosa significava abbandonare tutti? Tutti chi? Perche? Chi era lei? Chi era lui?
Io non capivo più nulla così’ feci la cosa più ovvia. Svenni.
 
Mi risvegliai distesa a terra con la testa poggiata su un ammasso di foglie secche. Mi stropicciai gli occhi e , guardando le nocche, mi accorsi che erano sporche delle ormai abituali lacrime d’oro.
 
Mi voltai e riconobbi il ragazzo-lupo.
Era accovacciato su un masso, impegnato a creare treccine con fili d’erba.
Prima non l’avevo osservato così bene. Nei capelli mossi e non molto corti color nocciola, appena sopra le orecchie leggermente a punta, erano incastrate piume azzurre e gialle. La cicatrice sulla guancia non era ancora del tutto guarita. Le dita erano sporche di fango e la sua giacca era sopra di me, a coprirmi. Le braccia erano sottili ma toniche, le mani mai ferme e le ginocchia graffiate.
Alla cintura che portava aveva appese delle armi.
D’un tratto si accorse di me e sobbalzò. Tossicchiò imbarazzato e si presentò.
Si chiamava Simon e viveva da sempre in un villaggio nel bosco. A delle mie domande rispose che ci trovavamo su un isola che non era segnata in nessuna cartina geografica e nella quale le creature più strane e selvagge si erano rifugiate dopo che gli umani le avevano quasi sterminate.
Mi disse che aveva il compito di proteggermi e che nessuno doveva sapere chi fosse e in che cosa si trasformasse. Me lo fece giurare in uno strano modo e andò avanti a raccontare. Diceva un sacco di cose irreali e improbabili, ma, stranamente, non era per niente difficile ascoltarlo o non credergli.
Mi disse che ero la tredicesima discendente del vento e che potevo leggere nel futuro, la cosa mi inquietò un poco ma decisi di tenere le mie osservazioni per ultime.
 
Poi aggiunse << sai, non è una cosa divertente trasformarmi in un lupo e venire a salvarti ovunque ti trovi, quindi, se hai bisogno di aiuto, fai un fischio, in modo che mi prepari...>>
Concetto afferrato.
 
Un ultima domanda:<< Perché sono qui?>>
<< Non ne ho idea. Succede così ogni trent’anni: due ragazzi appaiono dal nulla, due dell’isola scoprono di non essere normali, gli spiriti si esaltano( così come i malvagi),  e poi puf! Tutto ritorna alla normalità...>>mi rispose prima di correre via lasciandomi sola con due importanti quesiti che non avevo il coraggio di chiedergli: dove era Eddy? Chi era Lei?
 
 
 
Note autrice:
ecco il decimo capitolo. Spero non ci siano errori e che qualche buon anima lasci anche una piccola recensione per dire se la storia piace o se in quel momento è troppo impegnato a vomitare...
grazie di aver letto fino a qui (siete delle anime coraggiose) <3
Dark_breath

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