Rupert Giles, lo Squartatore

di Fuocqua
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'indole di Rupert ***
Capitolo 2: *** La prova ***
Capitolo 3: *** Prima fase ***
Capitolo 4: *** Arrivo a Londra ***
Capitolo 5: *** Sgorga sangue ***



Capitolo 1
*** L'indole di Rupert ***


Caro Rupert, spero ti faccia piacere ricevere mie notizie, così come farebbe piacere a me e a tua madre di riceverne da parte tua. È quasi un mese che sei al college, ad Oxford, e ancora non ci hai scritto una volta. Qui a casa tutto procede nella normalità, nulla di particolare o al di fuori della routine o delle solite riunioni del consiglio degli osservatori. A tal proposito ti ricordo ch’io e tua nonna confidiamo immensamente nel fatto che tu voglia farne parte e continuare la tradizione di famiglia, per cui comportati bene e apprendi il più possibile! Con Affetto Tuo Padre. Il giovane appallottolò la lettera e la gettò nel cestino. Ethan Rayne, il suo compagno di stanza, gli domandò: “Di chi era quell’epistola? Dubito di una ragazza che ti respinga, dato che non ce n’è una che non sbavi per te.” Rupert Giles, intenzionato ad andare a fare un giro per il campus, si stava mettendo il giubbotto di pelle e rispose: “Era di mio padre, sai, vuole convincermi a rigare dritto per poter poi esercitare la professione di famiglia, una cosa, però, che non rientra per niente nelle mie ambizioni.” “E quale sarebbe questo mestiere?” “L’osserv…. Una ditta di famiglia.” “No, tu non mi freghi. Ti sei interrotto, dì la verità stavi per dire osservatore.” “Come fai a conoscere questa professione?” domandò con un misto di paura e stupore l’altro ragazzo mentre si pettinava il ciuffo. “Visto che tu vieni da una famiglia di osservatori di cacciatrici, tanto vale che, anch’io, ti riveli il mio legame con l’occulto: vengo da una famiglia di stregoni.” “No, dici davvero? Aspetta, non dirmi che sei uno dei Rayne che vengono da Cambridge.” “E invece sì.” si vantò Ethan, a Rupert s’illuminarono gli occhi: “Non ci credo! Fantastico! Credo che potremo diventare grandi amici, tu insegni la magia a me e io t’aiuterò a conoscere i demoni e quant’altro vorrai, non credo mi sarà difficile convincere mio padre a mandarmi alcuni dei suoi libri, mi basterà fargli credere di voler seguire le sue orme. Che ne dici?” “Dico che ci sto. Anzi, che idea, perché non fondiamo un gruppo di magia io e te? Poi, se troveremo altri con abilità magiche, li possiamo sempre convincere ad unirsi. Saremo il più veritiero club di magia di Oxford.” “Bene, ne riparleremo poi. Ora usciamo, le ragazze di questo campo hanno bisogno di noi.” I due amici uscirono dal dormitorio, entrambi si sentivano i galli del pollaio e, in effetti, lo erano; benché fossero solo delle matricole, infatti, gran parte delle ragazze del college s’erano innamorate di loro a prima vista, era semplicemente bastato vedere i loro atteggiamenti da duri e il loro modo di vestire da iperfighetti. I due giovani camminavano l’uno affianco all’altro con aria sprezzante, lungo la strada s’imbatterono in un gruppo di ragazze intente ad osservarli, con disinvoltura il duo si avvicinò e Rupert iniziò domandando: “Buon pomeriggio, belle signorine, diteci, delle giovani così carine, che cosa fanno questo sabato sera?” le ragazze arrossirono, Ethan incalzò: “Sapete c’è una festa privata al BigLife e noi possiamo portare tutte le bellezze che vogliamo, che ne dite?” Wendy, l’unica a cui non era andata via la voce per l’emozione, rispose: “Ci farebbe molto piacere venire con voi.” Giles le mise una mano sulla spalla, con l’altra abbassò un poco i ray-ban che indossava, poi le disse: “Bene, dolcezza, allora io e te, dopo la festa, potremo anche divertirci in altro modo, non trovi?” questa volta la ragazza rimase ammutolita e divenne, se è possibile, più rossa rispetto a prima. Soddisfatti del proprio successo con le donne, Rupert ed Ethan s’allontanarono; proseguirono fino ad arrivare ad un bar in cui entrarono e, ordinato un doppio whisky a testa, si misero a discutere del loro progetto di fondazione di un club sulla magia. “Allora, Ethan, prima di cercare nuovi adepti, io direi di organizzarci e capire bene in che ambiti vogliamo spaziare.” fissò un attimo l’amico negli occhi “Senti voglio che ti sia ben chiara una cosa ed è questa: non pensare a me come il ligio figlio di un serioso osservatore.” “Tranquillo, non l’ho mai pensato.” Bevve un sorso di whisky “Vedere come hai gettato quella lettera stamattina, m’ha fatto ben capire quanto disprezzi quella razza. Amico dovevi vederti, sul volto ti si leggeva un tale disgusto.” ridacchiò un poco “Ed è un bene, sai, che tu sia diverso da quelli del tuo sangue. Neanch’io, come gli altri della mia famiglia, amo gli osservatori, né la cacciatrice.” “Interessante. Continua.” “Rupert, dovrei ucciderti se tu appartenessi a quella razza, ma per tua fortuna non è così.” “Per mia fortuna? Ethan dubito seriamente che tu riesca solo a sfiorarmi per farmi del male, a meno che tu non decida di colpirmi nel sonno, il che sarebbe, però, da vigliacchi.” “Forse, ma vuoi mettere che non riesci a cavartela tanto facilmente se evoco un demone e te lo sguinzaglio contro?” “Un demone, dici? Quindi tu conosci la magia nera… fantastico!” “Bhe, la sto imparando, per il momento.” “La impareremo assieme, amico mio, entrambi diventeremo potenti stregoni oscuri… e allora né il consiglio degli osservatori, né la cacciatrice né nessun altro potranno fermarci.” “Rupert, ma sei certo di quello che dici? Proprio non capisco come mai un figlio d’osservatore possa essere così feroce.” “Senti, io non ho potuto di certo scegliermi il padre, ma posso benissimo scegliere che cosa essere io. Odio con tutto me stesso il lavoro del mio genitore, sempre pignolo, precisino, scrupoloso, non si lascia mai andare, passa la sua vita sommerso dai libri cercando metodi per fermare chi cerca di divertirsi e di godersi la vita. Io non sono come lui, io voglio fare ciò che voglio, senza limiti, senza nessuno che mi dica è giusto o sbagliato. Bene e male son due parole prive di senso per me. Io voglio vivere liberamente e acquistare potere, nient’altro.” “Sei un gallo! Mi piace troppo come pensi, come ragioni. E sai perché mi piace? Perché è molto simile al mio. Il primo giorno di scuola, quando ci siamo conosciuti, ho pensato subito che saresti stato un buon compare con cui fare il figo del campus e divertirsi con le ragazze………. Ma ora m’alletta alquanto l’idea di noi due dominatori del mondo.” “Già, tutto il potere nelle mani di due stregoni oscuri al cui servizio hanno migliaia di demoni. Te lo ripeto: uniamo le nostre conoscenze e nessuno potrà ostacolarci, tutti saranno ai nostri piedi e chiunque tremerà a sentire i nostri nomi: Rupert Giles e Ethan Rayne.” “Esattamente. Senti io ho alcuni amici, anche loro conoscono alcuni rudimenti di magia nera, che ne dici se li invito ad unirsi al nostro gruppo? Saremo cinque, io e te, naturalmente, saremo i capi, saremo noi a guidare gli altri, a decidere che cosa fare, quali demoni evocare e quali sortilegi compiere. Ma dimmi con più precisione quali sono le tue conoscenze e le tue abilità… son proprio curioso di scoprire come viene educato il figlio d’un osservatore.” “Ti dirò, da quando sono nato, oltre a cercare di rimbambirmi provando a convincermi ad agire secondo quello che loro chiamano ‘bene’, i miei famigliari m’hanno insegnato a riconoscere i demoni, i loro usi e qualità e poi mi hanno insegnato come combattere a mani nude o con le armi.” “Si vede dal tuo fisico che sei allenato alla lotta. Va bhe, domani sera ti presenterò ai miei amici e decideremo come procedere.” “Perfetto, io intanto vedrò di farmi inviare libri da mio padre. Non vedo l’ora d’iniziare la conquista del mondo.”

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Capitolo 2
*** La prova ***


L’indomani sera Rupert stava provando qualche accordo con la chitarra quando alla porta bussarono, Ethan andò ad aprire ed entrarono i suoi tre amici portando con sé cibo e superalcolici. Allora Rayne iniziò a fare le presentazioni: “Dunque, lui è Rupert Giles, è il figlio d’osservatore di cui vi ho parlato.” “Ethan, piantala di chiamarmi così! Pensare di far parte di quella stirpe mi fa gelare il sangue nelle vene. Dimmi, su, come si chiamano i tuoi amici?” “Subito, in ordine sono Randall Thomas, Weston David e l’Italiano Mauro Bertani.” “Piacere di conoscervi. Siete tutti dediti alla magia nera?” “Certo, che razza di domande!” rispose David, poi Randall aggiunse con tono si superiorità: “Non ti preoccupare, pivello, t’insegneremo noi qualcosa.” Rupert s’irritò, stava per rispondere con rabbia, ma il suo amico Ethan lo precedette e disse: “Thomas ti devo forse ricordare che è stato lui ad avere quest’idea? Io e Giles prendiamo le decisioni, voi ci aiuterete e se farete un buon lavoro verrete ricompensati. Comunque, Rupert, su una cosa Randall ha ragione, dobbiamo insegnarti come si usa la magia nera. Pronto ad imparare? C’è molto da fare.” “Io non credo, Ethan, studiare libri non m’appassiona, ma c’è una cosa che mi hanno insegnato… Si tratta d’un semplice incantesimo che consente di apprendere il contenuto di un libro semplicemente sfiorandolo. Su passatemi un volume che vi mostro come si fa.” A quel punto Rayne fece un cenno con la mano, lui e i suoi amici assunsero un’aria minacciosa, Mauro dichiarò: ”Non credere di poterci ingannare, figlio d’osservatore.” sputò a terra “Noi siamo più furbi di quanto pensi. Credi che non abbiamo capito il tuo piano? Fingerti dei nostri per poi consegnarci alla cacciatrice o a che so io, questo era il tuo piano, vero?” “Assolutamente no. Pensavo di essere stato abbastanza chiaro sulla mia natura, ma evidentemente mi sono sbagliato.” “Taci!” esclamò David “Sta zitto o almeno non mentire!” “Ti è andata male.” continuò Randall “Noi non ci facciamo fregare così facilmente… e ora ti uccideremo.” “Provateci, se vi riesce.” I tre amici di Ethan assalirono con ferocia Rupert che, senza scomporsi, combatté grintosamente e mise fuori gioco i suoi avversari nel giro di poco. Ethan applaudì, poi disse: “Vedi, Rupert, a me dispiace sottoporti a queste prove ma devi dimostrare d’essere davvero intenzionato a seguire il cammino della magia nera, devi dimostrare di non essere… come dicono quelli come te… ah, già, buono.” “Più di dirti la verità non so che fare.” “Devi agire, ecco cosa devi fare. Dimostraci con una qualche azione che sei degno di far parte di questo gruppo.” “I tuoi compagni che cosa hanno fatto per mostrare la propria pasta?” “Loro? Loro li conosco da una vita, conosco bene la loro natura e, ti dirò, sono convinto di conoscere bene anche la tua, ma sai com’è anche gli altri vogliono una prova delle tue intenzioni.” “E va bene. Mi auguro che tu conosca il rito d’iniziazione degli Akzaflex, perché ho intenzione di compierlo.” “Che cosa? Ne… ne sei certo? Cavoli, Rupert, se lo fai, giuro che ti nominiamo capo della combriccola. Ma dimmi, quando avresti intenzione di compierlo?” “Domani sera, alla festa del BigLife, magari con quella Wendy, vedi solo di usare la tua magia per cancellare e confondere la memoria degli avventori del locale, per il resto…. Vedrai che Rupert Giles legato alla parola bontà, risulta un ossimoro.” La sera successiva, Rupert, Ethan, gli altri tre componenti della setta, le ragazze che erano state invitate e molti altri, erano alla festa di uno dei locali più in della Oxford dell’epoca, la band suonava e l’alcol scorreva a fiumi. Nel bel mezzo dei divertimenti, Rupert salì sul palco, chiese in prestito la chitarra elettrica e annunciò al microfono: “Un attimo d’attenzione, per favore, dedico il prossimo pezzo a una ragazza molto speciale che si trova qui in questo momento: Wendy.” Detto questo si mise a suonare e cantare una scatenata canzone Rock che piacque particolarmente alla folla che quasi andò in delirio. Finita l’imprevista esibizione, Rupert ritornò tra il pubblico, Wendy gli andò subito incontro, l’abbracciò dicendo: “Sei stato carinissimo a cantarmi quella canzone.” Si baciarono, poi il ragazzo le chiese: “Ora vuoi fare tu qualcosa di speciale per me?” I due giovani uscirono assieme dal locale, s’allontanarono, arrivarono in un boschetto dentro al parco del campus dove fecero l’amore. Dopo di che Giles afferrò il coltello che teneva nella tasca interna della giacca, con l’altra mano tappò la bocca dell’ignara ragazza, poi le fece un lungo taglio che le attraversava tutto il torace e l’addome. Rupert, poi, infilò la mano dentro la mortale ferita ed estrasse come primo organo il cuore, poi le budella e tutto il resto e li sparse attorno al cadavere. D’improvviso dal boschetto spuntarono fuori Ethan e i suoi compari che, vedendo tutto ciò iniziarono a complimentarsi con il giovane del suo misfatto. “Bravo, sei stato grandioso.” dicevano “Mitico Rupert.” “Non chiamatemi più Rupert” disse l’assassino con aria dura, poi abbozzò un ghigno e continuò “Chiamatemi Squartatore.” Se ne andò, seguito dagli altri che ancora lo acclamavano, infilandosi il giubbotto di pelle e accendendosi una sigaretta.

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Capitolo 3
*** Prima fase ***


La sera successiva si ritrovarono tutti e cinque nel solito dormitorio di Rupert ed Ethan, quest’ultimo assieme a Thomas, David e Mauro si misero in cerchio attorno a Giles dicendo in coro: “Squar-ta-to-re! Squar-ta-to-re! Squar-ta-to-re!” Poi tacquero e Rayne prese parola dichiarando: “Squartatore, in te che ti sei dimostrato il più feroce, determinato e malvagio di noi, io percepisco la tua vera natura, una natura oscura. Io, quindi, ti riconosco come mio capo e signore.” E gli altri tre gli fecero eco ripetendo a loro volta: “Noi ti riconosciamo come nostro capo e signore.” A questo punto fu Rupert a parlare e disse: “Bene, miei discepoli, offritemi i vostri libri di magia nera, ne succhierò il sapere.” Tutti gli porsero enormi volumi di cui Giles apprese le nozioni in pochi secondi. Ora gran parte della conoscenza riguardante la magia nera era presente nello Squartatore. Tutti gli altri, Ethan compreso, ammiravano letteralmente quel loro coetaneo che senza preoccupazioni aveva ucciso una ragazza solo per dimostrar loro la propria essenza malvagia, probabilmente era il più perfido e spietato del gruppo e loro lo rispettavano, lo adoravano e lo seguivano nella speranza che li avrebbe portati tutti quanti alla gloria e al potere. Rupert, invece, dal canto suo iniziava a sentirsi soddisfatto, finalmente non era più ciò che la sua famiglia voleva farlo essere, ma era chi voleva lui: un nemico ci ciò che l’aveva da sempre circondato. Lo Squartatore, si sentiva grandemente appagato nel vedere quei pochi giovani che lo adoravano e quasi lo consideravano l’incarnazione del male e quindi provava solo ad immaginare la gioia che avrebbe provato una volta col mondo ai suoi piedi… Già si vedeva seduto su un gotico trono di pietra, con uno stuolo di gente ai suoi ordini per evitare ch’egli facesse loro del male. Già si vedeva come signore onnipotente a cui si doveva rispetto… Ma vagheggiare con la mente non lo avrebbe portato da nessuna parte, per cui tornò coi piedi per terra ed iniziò ad illustrare ai suoi compari il grande piano che stava progettando e che li avrebbe portati alla conquista del mondo. Nei giorni successivi i cinque maghi oscuri si diedero un gran da fare per creare scompiglio per tutta Oxford, dapprima lanciarono qualche semplice sortilegio per spaventare la gente, poi sguinzagliarono bande di vampiri, sottomesse al loro volere, per le vie della città compiendo incredibili stragi, al loro fianco, naturalmente, vi erano anche demoni che erano stati evocate dai ragazzi da cui prendevano gli ordini. Solitamente i demoni non si lasciavano controllare dai miseri esseri umani, ma la magia nera di quei giovani, specie quella dello Squartatore, era talmente potente da poterli soggiogare. Un grande kaos dilagava per Oxford invasa, ormai, dalla forze oscure. Un giorno, durante una delle solite riunioni, Giles era raggiante, sventolava davanti a tutti una lettera che poi lesse ad alta voce, vi era scritto: Caro Rupert, ciò che mi hai scritto nella tua ultima, mi era già stato riferito dalle notizie sui giornali. Hai pianamente ragione a credere che questi avvenimenti siano opera della magia più nera o di un qualche potente demone o maestro vampiro. Non temere e tieni duro il più possibile, entro la metà del mese arriverà la cacciatrice col suo Osservatore, m’auguro che essi possano risolvere la questione, ho detto loro che possono tranquillamente fare affidamento su di te, spero, quindi, tu sia cortese e collaborativo. Saluti Tuo padre. “Avente sentito quali buone notizie ci manda il mio vecchio e patetico genitore? Mi crede ancora essere il suo devoto figliolo e ci sta per consegnare la cacciatrice.” rise satanicamente “Sapete, vero, questo cosa significa?” “Che noi la uccideremo.” rispose tranquillamente Ethan “Il Consiglio degli Osservatori impiegherà un po’ di tempo per trovare la nuova cacciatrice e così noi avremo campo libero per una lotta senza quartiere. Giusto Squartatore?” “Esattamente.” ridacchiò nuovamente con gli occhi invasi dal sadismo “E quando ci manderanno contro la nuova noi uccideremo anche quella, cosa volete che ci possa fare una ragazzina alle prime armi? Le stermineremo tutte, una dopo l’altra, assieme ai loro Osservatori.” Tutti quanti approvavano, infondo fin dall’inizio quello era stato il loro piano, poi Rupert aggiunse: “Ricordatevi bene una cosa, mettetevi bene in testa che quando l’Osservatore e la cacciatrice saranno qui, tutti noi dovremo recitare la parte dei ragazzini buoni, spaesati ed impauriti, non possiamo mostrarci per quello che siamo realmente. Tenete ben a mente che talvolta occorre recitare per sopravvivere e sopravvivere è la cosa più importante.” Passò qualche giorno e la cacciatrice arrivò, era una donna di mezza età, capelli a baschetto tinti di rosso, seguita da un osservatore molto più giovane di lei. Rupert si stava esercitando col basso quando bussarono alla porta, naturalmente aprì la porta Ethan che quasi non s’aspettava di trovare sulla porta di casa, proprio in quel momento, senza alcuna telefonata o preavviso, Sarah, la cacciatrice. “Rupert! Che piacere rivederti! Ma quanto sei cresciuto? L’ultima volta che ti ho visto non andavi ancora al liceo. Dimmi come stai?” “Molto bene, grazie. Cioè bene per quanto lo si possa essere ultimamente in questa città, tu invece come stai?” “Anch’io non me la passo male, tra un vampiro e l’altro s’intende. Tuo padre e il Consiglio degli Osservatori m’hanno messo completamente al corrente di tutto quello che sta accadendo qui. Voglio però sentire una tua opinione. Secondo te chi ci può essere dietro a tutto questo?” “Come? Cosa? Perché vuole avere un mio parere?” “Non credere che tuo padre non me l’abbia detto! Vedessi quanto è contento. Tutto orgoglioso del suo figlioletto che finalmente inizia a darsi da fare per studiare da Osservatore e si fa inviare libri al college. Suvvia, quindi, un’idea te la sarai fatta su chi potrebbe essere a scatenare tutte queste forze del male. Dimmi, di chi pensi ci sia lo zampino?” “Bhe…. Credo di maghi oscuri.” “Maghi oscuri?” domandò poco convinto l’Osservatore “Impossibile, il modo in cui avvengono i fatti non sembra collegarli alla magia nera. A mio avviso andrebbe seguita un’altra pista.” “Si sbaglia, noi li abbiamo visti mentre compivano un rito, vero Ethan?” “Già, posso confermare. Io e Rupert stavamo rientrando nel dormitorio dopo esserci attardati in biblioteca, di questi tempi è sconsigliabile uscire quando il sole cala, ma oramai era scesa la sera e noi dovevamo tornare qui. Mentre attraversavamo un boschetto qui vicino, sapete è un’ottima scorciatoia, abbiamo visto un gruppetto di quattro stregoni, tutti vestiti con ampie e svolazzanti tuniche nere che compivano non so quale tipo di sortilegio.” “E non siamo i soli ad averli visti, anche in altre occasioni dei ragazzi del campus giurano di averli visti.” “Rupert, questa sera ci puoi accompagnare in questo luogo?” domandò la cacciatrice. “Sì, ovviamente. Ha intenzione di prenderli alla sprovvista?” “Proprio così.” Quella sera, quindi, quando tutto era ormai buio, Rupert guidò la cacciatrice e l’Osservatore fuori dal dormitorio. Non appena la porta fu chiusa Ethan indossò la tunica nera che usava assieme ai suoi compagni quando si riunivano, poi con un incantesimo si portò nel luogo prestabilito con gli altri. “Ecco Sarah, sono quelli li vedi?” “Sì, ora vado e li sistemo tutti e quattro.” “Aspetta potrebbe essere pericoloso…” cercò di trattenerla il suo Osservatore, ma lei non gli diede retta. Non appena la cacciatrice fu abbastanza avanti i quattro maghi oscuri iniziarono ad attaccarla con incantesimi. L’Osservatore fece per muoversi e andare in suo soccorso, ma Giles lo colpì fortemente alla nuca facendolo svenire. Il capo della setta, poi, si unì ai propri compagni e gridò loro: “Questa lasciatela a me, se volete voi potete occuparvi del suo Osservatore.” Ethan e gli altri gli fecero spazio, Sarah lo guardò e non capendo gli chiese: “Che cosa stai facendo, Rupert? Tuo padre non…” “Zitta! Non chiamarmi Rupert, io sono lo Squartatore.” Colpì la cacciatrice con un pugno nello stomaco. “Da questo a mio padre, una volta che t’avrà raggiunto nell’altro mondo.” Con fulminea rapidità, tanto che Sarah neppure se ne rese conto, Giles afferrò il proprio coltello e la sgozzò recidendole la carotide. “Squar-ta-to-re! Squar-ta-to-re! Squar-ta-to-re!” Lo sostenevano entusiasti i suoi compagni. “Non siete ancora andati ad occuparvi dell’Osservatore?” domandò Rupert. “Se mi permetti e mi presti il coltello, vorrei ucciderlo io.” Si propose Ethan. “D’accordo, ma non ancora. Chi di voi vuole scoprire quant’è divertente torturare un?osservatore con la magia nera?” tutti si rallegrarono maggiormente a quella proposta e tutti assieme andarono verso il boschetto in cui giaceva, ancora svenuto, l’uomo. Per tutta la notte si sentirono tremende urla di dolore provenienti da quella macchia. La mattina dopo i cinque maghi oscuri fecero sparire i cadaveri.

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Capitolo 4
*** Arrivo a Londra ***


Sicuro che prima o poi il Consiglio degli Osservatori, non ricevendo notizia alcuna, avrebbe mandato gente ad indagare su che fine avesse fatto la cacciatrice e non avendo più nulla da fare ad Oxford, Rupert decise di partire per Londra, per dare inizio a una seconda fase del suo piano. Inoltre, per evitare di rientrare nei sospettati, Giles e i suoi compagni, dopo aver preparato i propri bagagli, con un incantesimo fecero riassumere le sembianze precedenti alle proprie stanze per dare l’impressione di essere spariti nel nulla senza progettazione alcuna. Una volta nella capitale occuparono un piccolo casale disabitato in periferia e lo elessero come loro abitazione e covo per la magia nera. Per la prima sera che si trovavano nella nuova città i cinque giovani deciso di prendersi una breve pausa dai complotti e di andare a godersi un po’ di vita notturna in un qualche locale. Erano seduti ad un tavolo in un pub, ridevano e scherzavano come normalissimi giovani, ad un tratto, però, lo sguardo di Rupert cadde su una giovane, appoggiata al bancone del bar che stava bevendo un cognac. “Ehi la vedete quella ragazza in piedi vicino alla cassa?” “Quale, Squartatore?” gli chiese Etahan. “Quella coi capelli scuri e mossi, non troppo lunghi, che indossa un poncho. Come vi sembra?” “Un po’ in carne, ma per il resto non è male.” rispose Randall. “Io vado e ci provo con lei?” “Perché, Squartatore?” “È da quando ho sventrato quella Wendy che non ho più avuto rapporti con delle ragazze, ho bisogno d’un po’ di svago.... E quella ragazza, devo dire, m’ispira particolarmente. Io vado poi voi fate quel che volete se poi non vi trovo qui vi raggiungerò poi al casale.” Rupert si congedò così dai suoi amici e andò dalla giovane “Buona sera.” le disse “Sa, mi chiedevo come mai una bella ragazza come te se ne stesse qui in un angolo tutta sola.” “Chi diamine sei?” rispose lei con durezza. “Mi perdoni, ero talmente sopraffatto dal vostro splendore che mi sono scordato di presentarmi, il mio nome è Rupert Giles, il vostro?” “Dirce, senti non so cosa tu voglia da me, ma sta pur certo che non mi lascerò abbindolare ne dai tuoi modi apparentemente cortesi, né dal tuo look da gran figo.” “Non temere, Dirce, non sono qui per farti del male, ma solo per farti compagnia.” “Non mi conosci nemmeno.” “Ragione in più per parlare assieme. Dimmi, che cosa t’appassiona, posso darti del tu vero?” “Sì, fa quel che ti pare. Comunque ora preparati all’elenco di cose che adoro fare e per le quali vengo quasi da tutti allontanata, specie dai galletti come te. Dunque io recito, leggo e scrivo, fin qui nulla di strano, poi mi dedico un poco alla magia, specie alla divinazione, e a questo punto solitamente scoppiano a ridere e a sfottermi, infine mi piace combattere, la lotta corpo a corpo è una delle cose che mi dà maggior soddisfazione, a questo punto mi prendono completamente per folle e s’allontanano. Bene ora che se soddisfatto, tolgo da me il disturbo.” Dirce uscì dal locale. Rupert rimase un attimo sorpreso, non sapeva che fare, poi si scosse e decise di seguirla. Vide la ragazza una cinquantina di metri più avanti di lui, allungò il passo per raggiungerla, poi, d’un tratto, vide un vampiro che attaccò d’improvviso la giovane. Giles iniziò a correre per salvare Dirce che, però, non aveva alcun bisogno d’aiuto, dato che era riuscita a difendersi e dopo qualche calcio dato al non morto, estrasse un paletto e glielo piantò nel cuore. Rupert era rimasto incredulo, Dirce si voltò un attimo e s’accorse di lui, per cui gli disse: ”Tutto regolare, si trattava di un vampiro.” “Questo lo so, quel che non riesco a credere è che tu l’abbia sconfitto così facilmente. Sei la cacciatrice?” “Come diavolo conosci la storia dell’ammazza vampiri?” “Sono il figlio d’un Osservatore noto, comunque, che hai mancato di rispondere alla mia domanda, sei o non sei la cacciatrice?” “No, lo era mia nonna, almeno stando a quello che mi diceva mia madre, io non l’ho mai conosciuta, è morta quando sua figlia aveva poco più di vent’anni.” “È quindi diventata una tradizione di famiglia, poi, dedicarsi all’occulto e alla caccia contro i demoni, i vampiri e le creature oscure?” “Per mia madre sì, non so perché ma risentiva in dovere di fare il mestiere della cacciatrice, benché non fosse stata prescelta, ovunque ci fossero misteri mistici, lei era lì a tentare di risolvere la situazione. Ma non sarà quel che farò io, no di certo. Se mi capita l’occasione di essere coinvolta in qualche faccenda o di essere aggredita, allora mi difendo, indago e sfrutto le mie qualità ma non andrò ad invischiarmi in faccende che non mi riguardano, non farò la fine di mia madre.” “Perché è morta? Come?” “Suppongo che anche a uno come te sia giunta notizia dei fatti di Oxford. Non appena hanno iniziato a pubblicare sui quotidiani articoli al riguardo, mia madre s’è sentita in dovere di andare per risolvere la faccenda… ed è stata uccisa da un demone.” “Capisco, so di cosa parli. Io e i miei amici abitavamo, studiavamo ad Oxford, ma poi ce ne siamo andati, motivi di salute, sai, il clima non era dei più adatti.” “Sai, penso di aver sbagliato, questa volta sono stata io a giudicare solo dall’apparenza. Infondo non sei così male come mi sei sembrato.” “Ripenserai anche alla mia proposta di fare due passi assieme?” le porse la mano, lei la prese e assieme s’incamminarono e chiacchierarono, senza sapere di dirigersi verso il cimitero. Mezz’ora dopo, sebbene le lapidi fossero uno sfondo un po’ lugubre, i due ragazzi si sedettero su una panchina, parlavano ancora quando comparvero, d’improvviso, dei vampiri, il loro capo esclamò: “Guardate, compagni, sangue caldo e giovane.” Dirce, senza pensarci un attimo, estrasse un paio di paletti, uno lo tenne per sé e l’altro lo porse a Rupert che lo rifiutò dicendo: “Non mi pare il caso di combattere. Loro sono troppo numerosi, ho io un'altra soluzione.” “E quale sarebbe?” “Zitta! Lasciami concentrare.” Rupert raccolse le energie che aveva, poi pronunciò una semplice ma potente formula in latino, dalle sue mani uscirono lampi di magia che colpirono e misero in fuga i vampiri. Dirce, che fino a qualche attimo prima era abbastanza decisa, nel vedere quella scena si terrorizzò e spaventatissima domandò: “Chi sei tu realmente? Delle parole in una lingua morta non servono a intimorire e scacciare dei vampiri, a meno che la formula non sia accompagnata da una grande dose di magia nera.” “Calmati, Dirce, sta tranquilla, tu non hai nulla da temere da me, io…” tentò di metterle una mano su una spalla ma la ragazza si ritrasse, s’alzò in piedi e corse via gridando: “Lasciami in pace. Vattene! Non cercarmi più. Stammi lontano.” Giles, questa volta, non la seguì e, con un’incantesimo, si teletrasportò nel casale dove lo attendevano i suoi compari. “Squartatore, già a casa? Non dirmi che sei andato in bianco! Sarebbe la prima volta, così come sarebbe la prima volta che lo fai con una ragazza e dura così poco.” Rupert iniziò a raccontare chi era quella ragazza e cos’era successo. “Dobbiamo ucciderla.” propose Mauro “No, assolutamente no!” lo contraddisse Giles, Ethan lo guardò stupito e gli domandò: “Squartatore, è la prima volta, pure, che non vuoi uccidere una persona. Questa, inoltre, è pure pericolosa, potrebbe crearci dei problemi.” “No, è un’egoista, agisce solo per salvarsi la vita. Non darà fastidio.” “Squartatore, che hai? Sono bastati pochi minuti e vedere quella ragazzina per rammollirti? Sei tornato ad essere il figlio d’Osservatore?” “No, come puoi anche solo pensarlo, Ethan?” “E allora perché non vuoi ucciderla?” “Nessuna ragazza se mai permessa di dire di no a Rupert Giles, tanto per iniziare voglio farle vedere chi comanda, poi me la voglio portare a letto e poi vedremo se si sarà sottomessa o meno al mio volere. Se si sarà piegata la terrò per il mio diletto, altrimenti la ucciderò.” “Ecco ora ti riconosco.” dichiarò Randall. Rupert aveva mentito, non aveva alcuna intenzione di far del male a quella ragazza, non sapeva perché, non aveva mai provato compassione per alcuna persona. Non era vero neppure questo, stava mentendo anche a sé stesso. Una volta non era così, una volta era un soltanto un giovane come tanti altri, passava le sue giornate a studiare, suonare il basso, uscire con gli amici e le ragazze, ma poi… Poi era iniziato ad incombere sulla sua testa il suo destino, iniziava a sentire il peso di dover portare avanti la tradizione di famiglia, di dover diventare un osservatore, era stressato e teso, per cui s’era lasciato andare, aveva deciso di lasciar perdere ciò che era quasi obbligato a fare per dedicarsi a tutt’altro. Aveva iniziato a comportarsi diversamente da ciò che era e aveva incanalato tutte le proprie energie verso ciò che prima odiava.

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Capitolo 5
*** Sgorga sangue ***


Passò qualche giorno e i giovani ripresero a dedicarsi ai riti oscuri, a dir il vero non avevano in mente un piano ben preciso e curato, dei ragazzi di quell’età non erano in grado di meditare con cura un progetto tale per poter compiere ciò che desideravano fare, si limitavano a crear scompiglio in attesa che venisse loro una buona idea. Iniziarono a seminare il panico per le vie di Londra nello stesso modo in cui lo facevano ad Oxford, sguinzagliavano per le strade bande di demoni e vampiri, creando così soltanto confusione e senza raggiungere alcun obbiettivo. Una notte, i cinque giovani stregoni avevano deciso di mettersi ciascuno a capo di altrettante bande di creature infernali per dare ad esse man forte con la magia nera e vedere, il giorno seguente, chi tra loro avesse compiuto l’azione più malvagiamente eclatante. Rupert, verso l’una, aveva già lasciato il proprio segno in più zone della città, non s’era crucciato minimamente per il fatto che quel suo divertimento potesse causare seri problemi a persone completamente innocenti. Giles, comunque, verso quell’ora si trovava vicino al Big Ben, l’impresa che aveva in mente era quella di distruggerlo o, almeno, causargli seri danni, mentre i suoi demoni erano già all’opera, egli stava pensando a qualche sortilegio da utilizzare. D’un tratto iniziò a sentire delle grida di dolore, guardò verso il gruppo da lui comandato e si accorse che era stato attaccato da qualcuno, senza pensarci un attimo Rupert utilizzò un incantesimo per immobilizzare l’aggressore e poi ne pronunciò un altro per avvicinarlo a sé: si trattava di Dirce. “Che diamine ci fai tu qui?” domandò stupito lo stregone “Non avevi detto che t’occupavi di demoni solo se ti colpivano loro per primi? Non avevi detto che non volevi immischiarti in faccende che non ti riguardavano?” il suo tono che poteva sembrare irato, in realtà celava la paura. La ragazza rispose: “Bhe, invece mi riguardano, perché si tratta di proteggere la mia città… e poi in questi giorni ho letto i diari di mia madre e ho rivisto tutta la sua vita sotto una chiave diversa. Mi rendo conto che chi, come me e lei, conosce il mondo del sovrannaturale è in dovere di proteggere la gente dai pericoli che esso può avere in serbo per il mondo. Scommetto che il putiferio scatenato in questi giorni sia opera tua, bhe io ti fermerò, non ho intenzione di lasciarti agire in disturbato in questo modo.” “Non farlo, ti prego, o mi costringerai a farti del male.” “E allora, che differenza farebbe? Nuoci già a tanta gente, avere la sofferenza di una persona in più sulla coscienza non dovrebbe darti problemi, o sbaglio?” “Sì e no. In effetti non m’importa un granché uccidere e liberarmi degli ostacoli che trovo sulla mia strada, ma con te è diverso. Non voglio che tu muoia. I miei compagni mi hanno già spronato a toglierti di mezzo, ma io mi sono opposto.” “E perché mai? Io posso procurarvi più danni che l’intera popolazione di Londra messa assieme. Io posso crearvi non pochi problemi, perché, allora, non vuoi uccidermi?” Rupert le afferrò con forza le braccia, l’avvicinò violentemente a sé, poi le sussurrò, quasi con rabbia, all’orecchio: “Perché tu devi essere mia.” Un bacio. Giles stava, con un immensa passione, baciando la ragazza ed ella, senza essere costretta da magia alcuna, ricambiava con intensità. “Perché l’hai fatto? Solo per cercare di convincermi a non ostacolarti?” domandò Dirce con n tono che simulava la seccatura. “No, assolutamente. Tu sei la prima donna con un proprio carattere, ch’io abbia conosciuto, per cui non vorrei mai doverti fare del male, capisci?” “No, io so solo che un potente mago oscuro, capace di mettere a soqquadro la città, che non si fa un baffo di uccidere e/o torturare la gente, ha deciso di tenermi in vita. Dì la verità, tu e i tuoi complici state facendo tutto questo per spaventare il governo e poi ricattarlo, vero?” “Sai che non ci avevamo mai pensato? Caspio! Ma tu hai una mente geniale. Appena torno al covo lo propongo agli altri!” Dirce pensò: “Quando imparerò a tenere la bocca chiusa?” poi disse ad alta voce: “Qualunque azione malvagia tenterete, io vi fermerò, io vi metterò i bastoni fra le ruote, comprendi?” “Se vuoi metterti contro di noi, fa pure, da domani saremo nemici, se vorrai, ma stanotte no. Questa notte è per noi.” Rupert dissolse i demoni, poi prese per mano la giovane e la condusse sulle rive del Tamigi. Dirce sapeva che non avrebbe dovuto seguirlo, sapeva che quel ragazzo era un suo nemico, ma allo stesso tempo in quel momento decise di accantonare il fatto d’aver abbracciato la missione della madre e di lasciarsi andare con quel ragazzo che tanto l’incantava. I due giovani, dopo qualche parola e dolce effusione, fecero l’amore. La mattina seguente, dopo aver sprofondato Londra nel terrore, i cinque stregoni oscuri si ritrovarono nel proprio casale che, con la magia, avevano riccamente arredato. “Allora, Squartatore” domandò Ethan “Raccontaci qual è stata la tua grande impresa di questa notte?” “Nulla di particolare, quando ho iniziato a compierla è spuntata fuori la ragazzina dell’altra sera e me la sono fatta.” “Ma, ma ci deludi!” esclamò Randall “Noi confidavamo che fossi tu, tra noi, a compiere le maggiori efferatezze, invece…” “Bada che ho dato prova della mia ferocia e atrocità, solo che non ho lasciato l’indelebile segno che volevo tramandare ai posteri, sarà per un’altra volta. Comunque incontrare quella Dirce è stato utile, senza volerlo m’ha suggerito un’ottima idea, statemi ad ascoltare.” Udito il piano di Rupert, tutti lo approvarono, decisero, però, di provocare ancora maggiori danni prima d’inoltrare la propria richiesta. Il giorno successivo stesso, i ragazzi scesero in campo per dar nuova prova della potenza della loro magia nera. Erano nella grande piazza di fronte a Backingam Palace e avevano iniziato a sguinzagliare i demoni da loro invocati sulla folla e a scatenare un gran putiferio con la magia. Com’era, però, prevedibile saltò fuori, cercando di contrastarli, la giovane Dirce. Giles decise di occuparsi personalmente della ragazza ed entrambi si gettarono in una furiosa e ferina lotta corpo a corpo. Ambedue si battevano come belve selvagge, con la forza di mille leoni, combatterono, combatterono e combatterono ancora. Infine la povera Dirce fu fessa della battaglia e, in un attimo in cui aveva abbassato la guardia, venne afferrata alla gola da Giles, che, guardandola negli occhi con un misto di rabbia e di paura, le disse: “Ora basta intrometterti nelle nostre faccende. Arrenditi! Vieni dalla nostra parte. Se non lo farai dovrò rendere nuovamente conto della mia nomea di Squartatore.” “Fa quel che devi fare, a me non importa di vivere o morire. Se mi ucciderai, allora diventerò una martire del bene contro la malvagità.” “Per favore, desisti.” “Giammai.” Lo Squartatore, con il dolore che gli stringeva il cuore, estrasse il proprio coltello e trafisse più volte la giovane. Mentre ripuliva dal sangue la lama, giunse alle orecchie del ragazzo una voce famigliare che gridava: “Tu quoque, Rupet, filii mei?” il giovane Giles si voltò nella direzione da cui aveva udito provenire la frase e vide il proprio padre. “Cosa ci fai tu qui? T’hanno mandato quelli del Consiglio?” “Io sono qui in qualità di Osservatore della nuova cacciatrice, piuttosto tu, figliolo, che cosa ci fai qui, con questi stregoni oscuri?Non dirmi che…” “E invece sì, se non l’hai ancora capito, ti delucido: io mi sono dato alla magia nera, ho ripudiato tutti gli ideali che m’hai insegnato e ho abbracciato la via che tu definiresti delle tenebre, ma che io chiamo strada per il successo e, soprattutto, per il potere.” L’uomo era sconvolto, in volto, negli occhi si poteva leggere distintamente lo sgomento, accorgendosi dello smarrimento del padre, Rupert incalzò confessando apertamente, senza rimorsi, i crimini commessi e concluse dicendo: “Come hai potuto sentire della mia voce, io ho già ucciso una cacciatrice e non mi farò problemi a farne fuori un’altra.” Spuntata quasi dal nulla, comparve la nuova cacciatrice una giovane sì e no ventenne che gridò: “Questo è tutto da vedere!” con un incredibile balzò si slanciò contro lo Squartatore che, poiché non colto alla sprovvista, con rapidità pronunciò un antico e potente sortilegio e subito dopo la cacciatrice era scomparsa. “Dov’è? Parla, figlio degenere e snaturato, cosa le hai fatto?” “Tranquillo è ancora viva, imprigionata in una dimensione infernale, ma pur sempre in vita. Sai mi sono reso conto che per quante io ne possa ammazzare, verrà sempre una nuova cacciatrice a rompermi le scatole, per cui la cosa migliore da fare è renderne innocua una in modo che, siccome non muore, non ne possano seguire altre. Capisci?” “Tu sei un demone che ha preso possesso del corpo di mio figlio, Rupert non farebbe mai nulla di simile.” “Credi male, babbo, rassegnati all’idea che tuo figlio sia in realtà un malvagio.” “Se è vero quel che dici, allora ti dovrò uccidere.” “Provaci se ti ci riesce.”Il padre del ragazzo,irragionevolmente, si avventò verso il figlio, non poteva sopportare il fatto che il sangue del suo sangue ora rappresentasse tutto ciò che da sempre combatteva. Lo Squartatore esitò qualche attimo, poi alzò il pugnale e lo affondò nella carne del genitore per tre volte. Il corpo dell’Osservatore cadde a terra lastricando di sangue la piazza, fortunatamente poco dopo i cinque giovani si allontanarono andando in qualche altro luogo della città e alcune persone che avevano assistito alla scena chiamarono un’ambulanza che soccorse l’uomo, ridotto in fin di vita, e lo trasportò all’ospedale dove ricevette tutte le cure dovute.

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