7 Days of Peterick

di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lunedì ***
Capitolo 2: *** Martedì ***
Capitolo 3: *** Mercoledì ***
Capitolo 4: *** Giovedì ***
Capitolo 5: *** Venerdì ***
Capitolo 6: *** Sabato ***
Capitolo 7: *** Domenica ***



Capitolo 1
*** Lunedì ***


Pete non vedeva l’ora che fossero le 12:47. Era da due ore, due lunghe ed estenuanti ore, che aspettava che quel maledetto aereo arrivasse, ma nè valeva la pena: su quell’aereo c’era Patrick, il suo Patrick, e lui avrebbe aspettato anni solo per vederlo per un istante. Il suo aereo era arrivato alle 10:30 in punto, ma quello di Patrick non voleva proprio saperne di atterrare. Considerando poi che era un mese che non lo vedeva, l’attesa era ancora più tremenda ed infinita.
Si erano messi apposta d’accordo di arrivare entrambi prima per poter passare una giornata assieme, ma quel fottuto aereo stava rovinando tutto il piano.
Voleva soltanto baciarlo.
Quando lesse 12:53 sull’orologio e nessun segno di vita provenire dall’uscita 3, decise di andare a sedersi e di pensare a qualcosa che gli facesse dimenticare la sua voglia matta di bruciare l’intero aereoporto. Non appena si girò per cercare una panchina, sentì una voce (e non una voce a caso) chiamarlo.
“Pete!” Si girò di scatto e lo vide. I loro sorrisi illuminarono tutto l’aereoporto. Patrick gli corse incontro e gli saltò letteralmente addosso.
Era così bello poterlo riabbracciare.
Pete avrebbe voluto baciarlo, baciarlo e baciarlo ancora e lo avrebbe sicuramente fatto se non fosse stato per tutta quella dannata gente che passava. Decise allora di nascondere il viso nello spazio tra il collo e la spalla di Patrick e di inspirare a fondo il suo profumo che gli era mancato tanto in quei giorni ma che mai avrebbe potuto dimenticare. Cominciò a dargli leggeri baci sul collo e a sorridere sentendo Patrick che rideva per il solletico che questi gli causavano. Adorava sentirlo ridere.
Quando alzò il viso e lo guardò negli occhi la sua voglia di baciarlo divenne quasi insostenibile, anzi, era insostenibile e basta. Si guardò in fretta intorno e notò un posto nascosto da tutti e vi trascinò Patrick con sè. Lo bloccò col suo corpo e le sue braccia contro il muro e lo baciò.
Prima posò soltanto le labbra sulle sue, con decisione, poi chinò il capo da un lato e le dischiuse, aspettando che Patrick facesse lo stesso. Nel frattempo sentì le mani di lui accarezzargli la schiena ed intrufolarsi sotto il maglione e la maglietta. Rabbrividì sentendo quanto fossero fredde, ma lo lasciò fare. Le mani scivolarono piano verso il basso e si andarono ad infilare nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni, per avvicinare i loro corpi sempre di più, con un bisogno di sentire il suo calore che faceva male da quanto era intenso.
Quando le loro lingue si incontrarono, Pete sospirò e Patrick avvicinò sempre di più i loro corpi.
Un mese era decisamente troppo tempo per entrambi.
Fu un bacio lungo ed intenso, che colmò quel mese di lontananza. Quando si staccarono dovettero aspettare qualche istante per poter riprendere fiato. Le loro labbra, ancora molto vicine, lasciarono il posto ad un sorriso, per poi unirsi in tanti leggeri baci a stampo, intervallati da carezze, risate o poche parole.
“Com’è andato il viaggio?” Patrick gli diede un bacio per poi rispondere.
“Una merda. Ho aspettato secoli tra un volo e l’altro.” Un altro bacio.
“Ma ne è valsa la pena, no?” Patrick sorrise.
“Assolutamente sì.” E rimasero in quel nascondiglio colmo di amore per minuti; prima di uscire ci vollero almeno altri venti baci e mille sorrisi.
 

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Capitolo 2
*** Martedì ***


Non appena Patrick varcò la soglia della stanza (se così la si poteva definire), per poco non scoppiò a piangere. Dopo dieci ore di viaggio, al freddo, in una città ancora più fredda e grigia, si ritrovava a dover dividere la SUA stanza, il suo momento di pace e relax, anche con Joe, Andy e Pete, solo perchè quella stordita dell’altro albergo si era confusa con le prenotazioni e così erano stati costretti a trovare un posto per passare la notte all’ultimo minuto e quello che erano riusciti ad ottenere era una stanza grande quanto un buco di topo, ghiacciata, possibilmente sporca e con un solo e minuscolo bagno.
Desolante.
Patrick butto senza tante cerimonie la sua valigia su di un letto e si buttò a sua volta accanto ad essa.
“Bella merda...” Disse Joe.
“Concordo in pieno...” Aggiunse Andy.
Era davvero una merda.

*****
Dopo una cena ancora più triste di quelle quattro mura andarono tutti a letto, senza fare complimenti e si addormentarono immediatamente. Essendo tutti e quattro nella stessa stanza dopo anni che non succedeva più, avrebbero almeno potuto parlare un po’, ma la rabbia e la stanchezza erano troppe.
Che tristezza!
Nel cuore della notte però qualcosa, un rumore strano, svegliò tutti.
“Cosa diavolo è stato?” Chiese Patrick mezzo rintontito dal sonno.
Stettero in silenzio per qualche istante, prima di sentire un altro rumore provenire dal bagno, che alla fine non erano altro che singhiozzi di pianto, un pianto disperato e sommesso che, nonostante tutto, era impossibile da nascondere. A quel punto, senza neanche accendere la luce per vedere chi fosse a letto o meno, capirono tutti chi fosse a piangere: Pete.
“Patrick questo è un tuo compito...” Disse Joe.
“C-Cosa? Insomma, che vorresti dire?” Per un momento Patrick pensò che a Joe non importasse nulla di Pete.
“Abbassate la voce idioti! Volete che vi senta?” Andy aveva ragione, come sempre.
“Intendo dire che nè io nè Andy sappiamo come consolare la gente, soprattutto come consolare Pete. Quello sei capace solo tu di farlo.” Joe aveva ragione, ma era anche vero che era da tanto che Pete non piangeva più o, molto più probabilmente, era da tanto che non si faceva più scoprire mentre piangeva. Patrick non sapeva se sarebbe riuscito ad aiutarlo, anche se in quel momento era il suo unico pensiero.
“Fate finta di dormire, fate finta di non esservi accorti di nulla, okay?” Sentì due “okay” pronunciati a bassa voce di risposta e dopo di che si alzò e si avvicinò alla porta del bagno. Pensare che lì dietro c’era Pete, il suo Pete, l’uomo che amava, che piangeva e soffriva, gli fece diventare gli occhi lucidi ed il cuore pesante. Deglutì un paio di volte ed aprì la porta.
Eccolo lì.
Era per terra, con le spalle contro il muro e le gambe al petto, che si teneva la bocca tra le mani per evitare di far troppo rumore mentre piangeva. Era circondato da fazzoletti e i suoi occhi erano rossi e spenti.
Chissà da quanto tempo era lì...
Non appena si accorse della presenza di Patrick, nascose l’intero viso tra le mani. Il cuore di Patrick stava piangendo.
“Vattene Trick! Torna a letto, ora arrivo.” Ma Patrick non lo ascoltò, anzi, gli si inginocchiò davanti e gli spostò le mani dal viso.
“Non torno se tu non vieni con me.” Pete non alzò lo sguardo ma lo girò addirittura da tutt’altra parte. Non voleva che Patrick lo vedesse così.
“Ti prego Trick...” Le lacrime continuavano a scendere.
“Passerò tutta la notte qui se necessario.” Detto questo si sporse in avanti e gli diede un bacio sulla guancia.
“Che succede Pete?” Pete scosse la testa e singhiozzò un “niente...” senza convinzione, poichè nemmeno lui sapeva cosa stesse succedendo e forse era anche per quello che stava piangendo.
“Guardami negli occhi.” Patrick gli prese il viso tra le mani e lo obbligò a girarlo verso il suo. Stettero così, a fissarsi, per minuti, mentre la mano di Patrick si intrecciò con quella di Pete. Si stava calmando, gli bastava soltanto guardarlo negli occhi per stare meglio.
“Andiamo a letto?” Annuì.
“Posso dormire con te?” Patrick sorrise e gli diede un altro bacio, stavolta sulla fronte.
“Pensavo fosse ovvio.” Pete fece a sua volta un sorriso timido e si alzò in piedi. Piangere lo stancava, troppo. Patrick gli asciugò le lacrime e ne baciò via una che ancora scorreva sul suo viso.
Pete non lasciò la sua mano neanche per un secondo.
“Dici che Joe ed Andy si sono svegliati? Io non volevo, giuro, odio attirare l’attenzione...” Patrick lo abbracciò.
“Stanno dormendo come dei ghiri, tranquillo.” Pete sorrise, sempre timidamente e dopo di che uscì dal bagno sempre stringendo la mano di Patrick. Si sdraiarono sul letto e Patrick cominciò ad accarezzargli piano il viso e a coccolarlo. Voleva mandare via quelle lacrime a tutti i costi, ma notò che invece di andarsene, stavano tornando...
“Non vuoi dirmi perchè piangi? Non vuoi permettermi di aiutarti?” Pete scosse la testa, sempre perchè non c’era un motivo preciso per quelle lacrime.
“Sono ridicolo, no? Trent’anni e ancora mi chiudo in bagno a piangere... Patetico...” A quel punto Patrick si sporse verso lui e cercò le sue labbra.
Lui NON era patetico.
“Devi smetterla con questa storia dell’essere patetico, okay?” Pete annuì.
“Prova a dormire ora, domani andrà sicuramente meglio.” Si strinse contro il suo petto e fece per chiudere gli occhi, quando gli venne un’idea.
“Trick?”
“Sì?”
“Potresti darmi un altro bacio?” Patrick rise, fregandosene del fatto che Joe ed Andy erano svegli e in ascolto.
“Altri mille...” E le lacrime si fermarono per davvero.
 

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Capitolo 3
*** Mercoledì ***


E quello sarebbe stato per sempre il risveglio preferito di Patrick: sotto le coperte, nudo, scaldandosi solo con quell’abbraccio così perfetto. Sorrise. Poteva sentire il cuore di Pete battere, poichè aveva la testa poggiata sul suo petto, e poteva anche percepire il ritmo regolare del suo respiro. La notte scorsa erano usciti tutti e quattro assieme ed avevano bevuto decisamente troppo, così l’unico ricordo ben nitido che gli sarebbe rimasto del suo compleanno, poichè quella reimpatriata era stata per fargli gli auguri, sarebbe stato quello, sarebbe stato Pete, e non avrebbe potuto desiderare di meglio. Capì che si era svegliato pure lui quando si sentì accarezzare, più che altro sfiorare, il fianco dalle sue dita.
Brividi.
“Buongiorno Trick.” Sorrise.
“Buongiorno Pete.” E stavolta si sollevò e posò le labbra sulle sue.
“Questo è stato senza dubbi il tuo compleanno più spettacolare.” E detto questo, scoppiò a ridere. Patrick non ricordava nulla e vedere che Pete rideva così tanto lo fece solo agitare.
“Che cosa ho fatto?” Pete smise di ridere e gli fece una carezza veloce.
“Non preoccuparti, niente di così tanto imbarazzante.” Pete riprese a ridere e Patrick si buttò sul materasso, coprendosi il viso, improvvisamente diventato rosso, con entrambe le mani.
“Pensi di poterti nascondere da me?” Dopo che Pete ebbe detto ciò, Patrick sentì i suoi fianchi presi da due mani e poi si ritrovò a ridere per il solletico.
“Peeete! Piantala!” La voce disturbata dalle risate, ma Pete non aveva ancora finito. Smise momentaneamente di fargli il solletico per andare a baciargli e mordergli il collo che forse era la parte più sensibile di Patrick (senza forse). Cominciò a ridere sempre di più, ma più rideva e più Pete lo baciava. Era la tortura più dolce del mondo.
“Come faccio a fermarmi?” Chiese Pete ridendo a sua volta contro il collo di Patrick, poichè la sua risata era la cosa più contagiosa del mondo. Alla fine dovette smetterla, o Patrick sarebbe morto di apnea, così si posizionò meglio su di lui e lo contemplò dall’altro, accarezzandogli quelle labbra così dannatamente perfette. Aspettò ancora qualche attimo per far respirare Patrick e poi lo baciò lentamente ed intensamente, quel genere di bacio che ti fa girare la testa, come fosse una droga. Patrick affondò appena le unghie nella schiena di Pete e rispose al bacio.
“Questo è senz’altro il più bel regalo di compleanno...” Pete sorrise sulle sue labbra.
“Se ricordassi cos’è successo stanotte non la penseresti così, credimi...” Risero insieme e rimasero abbracciati a coccolarsi e a baciarsi ancora per qualche dolce minuto.
E quello sarebbe stato per sempre il risveglio preferito di Patrick.
 

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Capitolo 4
*** Giovedì ***


“Ci si vede dopo!” Patrick, senza alzare la testa dal suo portatile, fece un cenno di saluto a Joe ed Andy, per poi tornare a lavorare alle sue cose. Pete era disperso per casa ed era da tutto il giorno che nessuno aveva sue notizie; meglio così, lavorare indisturbati da quando vivevano assieme era diventato praticamente impossibile.
Non appena riprese a scrivere però, comparve una figura, una figura che canticchiava allegramente un motivetto.
Fine attimo di pace e tranquillità.
“Vado a fare la doccia!” Annunciò Pete sempre allegramente, piantandosi davanti a Patrick con le mani sui fianchi.
“Grazie per l’annuncio Pete... adesso sto molto meglio.” Patrick non lo degnò neanche di uno sguardo e a Pete la cosa non piacque affatto. Si avvicinò di più, sperando che stavolta Patrick lo notasse, e difatti...
“Pete perchè sei ancora qui e perchè sei in mutande?” Forse sapeva dove voleva andare a parare quello schifoso, e forse ci stava sperando pure lui, ma cavolo! Quelle idee dovevano venirgli proprio mentre stava lavorando? Non avrebbe ceduto, non in quel momento.
“Forse non mi sono spiegato bene... Tu vieni con me.” Pete si chinò su Patrick, poggiando le mani sullo schienale del divano sul quale era seduto, con le labbra, così belle ed invitanti, a pochi centimetri dal suo viso.
-Non cedere Patrick. No!-
“Pete sto lavorando. Non ora.” Patrick non osò alzare lo sguardo verso il suo viso, altrimenti avrebbe ceduto sicuramente, e chi non lo avrebbe fatto!? Trovarsi un Pete Wentz in mutande, chinato su di te, con quel sorriso così dannatamente sexy, che ti chiede di far la doccia con lui era un invito al quale nessuno avrebbe potuto rinunciare.
“Ma non siamo praticamente mai solo io e te in casa... Dai Trick, non vuoi mai giocare con me!” Pete gli diede un bacio umido sulla guancia ed aspettò una risposta col suo solito sorriso stampato in faccia.
-Non cedere Patrick! No!!-
“Sì, ma io devo lavorare e no, non voglio giocare con te, non siamo bambini Pete!” Naturalmente sapeva alla perfezione cosa l’altro intendesse con “gioco”, ma stava cercando di resistergli in tutti i modi possibili. Pete, di tutta risposta, gli si sedette a cavalcioni sulle gambe, passando le mani dietro il suo collo e nascondendovi il viso.
-Non cedere Patrick! NO!!-
“Andiamo Trick. Non me ne vado fino a quando non mi dirai di sì...” E Patrick sapeva che aveva ragione, poichè Pete non era uno di quelli che lascia correre o che rinuncia così facilmente a qualcosa. Lo aspettava una lunga mattina...
Prese a strusciare il naso sul suo collo, a morderlo, per poi passare a baciargli piano il mento e le guance, tutto con estrema lentezza...
“P-Pete alzati subito! Ti prego....” Stava cominciando a cedere; era davvero così poco resistente?
“Se vieni a giocare con me allora mi alzo subito...” Detto questo, passò a leccargli il collo e ad accarezzargli il viso, le labbra, il petto... Era tutto troppo lento.
-Resisti!-
“Avrai tempo per lavorare dopo... Dai Trick! Non vuoi farmi felice?” Sembrava un bambino mentre lo pregava, ma Patrick, forse più come sfida personale, non voleva assolutamente cedere.
“N-No Pete. Alzati.” Ma il bastardo prese a muovere il bacino avanti e indietro, sempre con una lentezza insopportabile e a baciargli con foga il collo. I movimenti diventarono sempre più lenti ma sempre più ampi e Patrick non ci potè far niente, ma si ritrovò rosso in viso ed eccitato.
-Perchè non sposti quella dannata mano dal petto un po’ più in basso!?-
Pete si fermò un attimo e Patrick mugugnò qualcosa mostrando il suo disaccordo per quella pausa. Perchè si era fermato proprio ora!?
“Ancora voglia di lavorare?” Pete rise guardando verso i pantaloni di Patrick.
-Cedi Patrick, chissene fotte del lavoro!-
“Ti odio Pete!” che in realtà voleva dire “Ti amo Pete.” Si alzò piano, sempre col suo sorriso in viso e Patrick, non appena fu in piedi, lo baciò con foga. Un bacio umido e confuso che dimostrò che ormai aveva ceduto, eccome se lo aveva fatto.
“La prossima volta non te la caverai così facilmente, capito?” Pete rise e gli diede un bacio a stampo, per poi trascinarlo in bagno con lui.
“Ammettilo che adori giocare con me...” E non ci fu più bisogno di parole.

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Capitolo 5
*** Venerdì ***


Pete si svegliò senza fiato, sudato dalla testa ai piedi e col cuore che batteva a mille.
Incubo.
Capitava troppo spesso ormai che si svegliasse nel cuore della notte in preda al panico per un sogno appena fatto. Quello era stato davvero il più terribile che avesse mai avuto: Joe, Andy e soprattutto Patrick che lo evitavano, lo deridevano e non facevano altro che urlargli contro e picchiarlo, per poi lasciarlo da solo in una stanza buia e fredda.
Ripensare al sogno gli fece venire le lacrime agli occhi e capì che c’era solo una cosa che poteva fare in quel momento. Si alzò in fretta ma silenziosamente e si andò ad intrufolare nel letto di Patrick. Alzò le coperte, si stese e si accoccolò sul suo petto, abbracciandolo forte e piangendo sommessamente.
“Pete?” Chiese Patrick con voce assonnata “Cosa c’è?” Pete tirò su col naso e si asciugò gli occhi con scarso successo.
“Niente Trickster, dormi.” Ma Patrick sapeva che c’era qualcosa che non andava, così strinse forte a sè il corpo di Pete e prese ad accarezzargli piano un braccio.
“Pete avanti. Puoi dirmi tutto, lo sai. Che cosa c’è?”
“Ho fatto un incubo.” Pianse ancora di più nel ricordare le brutte parole che gli avevano detto i suoi amici in quell’incubo schifoso e le sue lacrime cominciarono a bagnare la maglietta di Patrick.
“E che cosa hai sognato?”
“Tu, Joe ed Andy che mi evitavate o che mi insultavate e picchiavate lasciandomi solo in una stanza. È stato orribile.” Patrick rise piano.
“Stupido che non sei altro, come può mai succedere una cosa simile? È mai capitato? Pensaci.” Pete tirò nuovamente su col naso.
“No, ma...”
“E allora perchè stai piangendo? Dai Pete, è inutile.” Ma Pete non riusciva a smettere di piangere. Le parole che gli aveva detto Patrick nel sogno gli rimbombavano ancora in testa e non riusciva a farle uscire.
“Nel sogno mi dicevi che sono solo un peso, che sono appiccicoso e che...” Si fermò così come si fermò il suo cuore.
“E che...?” Chiese Patrick.
“Che non mi ami e non mi hai mai amato.” Patrick stavolta scoppiò a ridere con le lacrime agli occhi e, vedendo che invece Pete aveva preso a piangere ancora di più, cominciò a fargli il solletico, anzi, a massacrarlo di solletico per fargli tornare il sorriso che non tardò ad arrivare.
“Trick basta! Mi uccidi così!” Ormai le lacrime si erano fermate e le risate erano talmente forti che probabilmente avevano svegliato pure Joe ed Andy nell’altra stanza, ma a nessuno dei due importava.
“La smetto solo se ammetti che il sogno era una cagata colossale.” Pete rideva talmente tanto che non riusciva nemmeno a respirare,
“Va bene l-lo ammetto! Ades...so basta!” Patrick smise di torturarlo e gli diede un bacio sulla guancia.
“Quindi mi ami?” Chiese Pete con un sorriso idiota.
Patrick neanche gli rispose, ma si sistemò meglio nel letto in modo da trovarsi faccia a faccia con Pete, gli prese il viso tra le mani e lo baciò piano, con una lentezza e passione che per un attimo nessuno dei due capì se fosse un sogno o meno. Un bacio umido, lungo ed intenso. Pete sorrise sulle labbra di Patrick e rimasero così, con le fronti unite e le labbra che si sfioravano, per infiniti minuti. Ogni tanto uno accarezzava le labbra rosse e gonfie dell’altro o le mordeva piano, oppure gli sfiorava una guancia con la punta delle dita e rideva piano e dolcemente. Si diedero altri infiniti piccoli baci prima che Pete rompesse quel dolce silenzio.
“Non mi hai risposto però Trickster...” Patrick sospirò rassegnato e nascose il viso nel collo di Pete, cominciando e baciare e succhiare la pelle, andando a creare quasi subito un grosso segno rosso. Pete si lasciò scappare un sospiro un po’ più rumoroso ed aspettò che Patrick finisse il suo lavoro, anche se in cuor suo avrebbe voluto che durasse per sempre.
“Adesso ho risposto abbastanza bene? Chiese Patrick guardandolo con quegli occhi da cucciolo che adorava alla follia.
“Va meglio...” Patrick si risistemò pensando fosse finità lì “...ma potresti fare ancora meglio di così.”
“Sei un piccolo pezzo di merda Pete, lo sai?” Risero entrambi.
“Ti amo idiota. Ti amo così tanto, ma se ora mi lasci dormire ti amerò ancora di più.” Pete alzò un sopracciglio.
“Ripetilo. Ti prego.”
“Ti amo Pete!” Disse decisamente troppo ad alta voce per poi sentire tre colpi sul muro, provenienti dalla stanza accanto.
“Siamo contenti, davvero, ma adesso potete chiudere quella cazzo di bocca!?” Joe ed Andy.
Risero entrambi come due bambini per poi spegnersi e sbadigliare assonnati.
“Grazie Tricky.” Patrick gli diede un bacio sulla fronte e lo abbracciò forte. Si addormentarono così, l’uno nelle braccia dell’altro, coccolandosi a vicenda.
Prima che si addormentasse definitivamente, Pete sussurrò una cosa, forse più per se stesso che per Patrick.
“Ti amo così tanto...” Ma una stretta decisa ed un sospiro più rumoroso degli altri gli fece capire che Patrick aveva sentito.
Che notte meravigliosa, nessun incubo avrebbe mai potuto rovinargliela nelle braccia del suo amore.
 

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Capitolo 6
*** Sabato ***


-Finalmente libero!- Pensò Patrick non appena varcò la soglia di casa e buttò lo zaino di scuola a terra.
Erano iniziate le vacanze estive.
Pensare che non avrebbe più dovuto vedere quelle facce di merda dei suoi compagni di classe per due mesi e poco più  e che soprattutto si sarebbe potuto svegliare all’ora che voleva, lo fece sorridere di gioia. In più avrebbe anche potuto passare più tempo con Pete... Stavano insieme da quattro mesi circa e Patrick aveva totalmente perso la testa per quegli occhi e per quel sorriso stupendo. Sapeva di amarlo, lo sentiva, ma non voleva correre troppo e mandare tutto a monte ora che le cose tra loro andavano alla perfezione. Avrebbe aspettato tutto il tempo del mondo per lui.
Con questi pensieri felici se ne andò a dormire, pregando sua madre di non svegliarlo prima di mezzogiorno.
Che bello essere in vacanza!
Quando però venne svegliato alle dieci di mattina (all’alba in pratica), pensò che come inizio di vacanza non era stato proprio il massimo...
“Mamma... non è mezzogiorno...” Bonfonchiò con voce assonnata.
“C’è una sorpresa per te, svegliati.” Patrick fece un verso contrariato e si alzò, totalmente contro voglia. Sperò che almeno nè valesse la pena.
Non appena scese le scale per poco non morì sul colpo.
Da quando casa sua era diventata un campo fiorito? C’erano fiori di ogni genere, colore e forma che occupavano ogni angolino della sala. Non poteva crederci.
Quando poi i suoi occhi si posarono su di una figura sorridente che stava in mezzo ad essi, il suo cuore esplose.
“Sorpresa Trickster!” Pete.
“Che cosa significa?” Chiese lui ridendo e scendendo le scale il più in fretta possibile per poter abbracciare il suo ragazzo.
“Esattamente quello che pensi...” Sussurò Pete al suo orecchio, facendo venire i brividi ad un Patrick felice come non mai.
Aveva pensato ad una cosa, ma non poteva assolutamente essere... Ma va! Chi voleva prendere in giro? Pete non era innamorato di lui, non ancora almeno, o forse sì?
“N-Non ho pensato a nulla...” Mentì lui e Pete sorrise dolcemente, facendogli una carezza ancora più dolce. Sapeva che aveva mentito.
“Te lo dirò io allora...” Disse per poi baciarlo con passione, abbracciandolo sempre più forte a sè.
“Ti amo...” bisbigliò sulle sue labbra “...ecco cosa.” Patrick cominciò a ridere come un idiota. Lo aveva detto davvero o se lo era immaginato!?
“Ripetilo, ti prego.” Chiese con la faccia da cucciolo più cucciolosa che Pete avesse mai visto.
“Ti amo, ti amo, ti amo.” Disse Pete con una risata e Patrick si sciolse dalla gioia.
“Forse l’avevo pensato...” ammise Patrick “e ti amo anch’io, tanto.” Pete sorrise e gli diede un altro bacio in mezzo a quei mille colori sgargianti.
Era davvero un esibizionista, lo ammetteva pure lui, ma con quello spettacolino si era conquistato il cuore della persona più meravigliosa che esistesse sulla faccia della Terra. Lo amava con tutto sè stesso.
Patrick pensò che in fondo come inizio vacanza non era stato poi così male... Lo aspettavano due mesi di un’emozione nuova, tanto grande quanto meravigliosa: amore.
Che bello essere in vacanza!
 

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Capitolo 7
*** Domenica ***


“Pete che stai facendo?” Chiese Patrick stropicciandosi gli occhi e sbadigliando assonnato.
“Una torta nuziale ovviamente.” Rispose lui con tranquillità e naturalezza come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Cosa diavolo stai dicendo?” Chiese nuovamente Patrick improvvisamente più sveglio ed incuriosito dalla nuova pazzia del suo ragazzo.
“Sto finendo di decorare la nostra torta nuziale, cosa c’è di strano?” Patrick pensò che o stesse sognando o che (molto più probabilmente) Pete fosse impazzito durante la notte.
“Pete... Ti rendi conto che quello che stai dicendo non ha senso, vero?” Pete sistemò le statuine di due sposi sulla torta e sorrise entusiasta davanti alla sua opera conclusa.
“Aspetta un attimo qui piccolo, devo andare a cambiarmi.” Disse dando un bacio umido a Patrick, il quale non riusciva più a capirci un tubo di quella situazione.
“Cambiarti per cosa!? Pete! Rispondimi!” Ma oramai era già scomparso in camera a fare sa il cielo cosa. Patrick si sedette sconsolato ed aspettò, poichè non gli restava nient’altro da fare.
Aveva il ragazzo più bello ma allo stesso tempo più rimbambito del mondo, poco ma sicuro.
Poco dopo riemerse un Pete in giacca e cravatta e sorriso smagliante dalla stanza. Patrick non sapeva se ridere o piangere.
“Pete...” Ma non potè finire la frase, poichè Pete gli si parò davanti e gli diede un altro rapido bacio.
“Zitto, abbi pazienza un attimo.” Disse sorridendo sulle labbra di Patrick, che non si oppose più ma annuì rassegnato ed attese l’arrivo di qualche spiegazione.
“Siamo qui riuniti oggi...” Cominciò lui in modo teatrale, aprendo le braccia come per indicare un pubblico di persone ovviamente inesistente.
Niente domande.
“Per celebrare il matrimonio di questi due uomini qui presenti.” Ormai Patrick non sapeva più che dire.
“Se c’è qualcuno tra i presenti che ha una motivazione valida per cui questo matrimonio non debba essere celebrato, parli ora o taccia per sempre.” Patrick sospirò scoraggiato.
“Ti rendi conto che non c’è nessuno, vero? Che ci siamo solo noi due?” Pete lo zittì e proseguì il suo teatrino.
“Vuoi tu, Peter Wentz, prendere il qui presente Patrick Stump come tuo legittimo sposo?” A quel punto Patrick scoppiò a ridere.
“E chi dovrebbe rispondere? Non dirmi che ora entrerà un secondo Pete da quella porta!” Lui di tutta risposta non si scompose un minimo e proseguì con la sua recita.
“Lo voglio.” Disse con tono solenne prima di compiere un gesto che Patrick non si sarebbe mai aspettato: tirò fuori dalla tasca una scatolina con dentro due fedi e nè mise una all’anulare dell’altro.
Non poteva crederci.
“Vuoi tu, Patrick Stump, prendere il qui presente Peter Wentz come tuo legittimo sposo?”Patrick lo guardò con aria smarrita ma con gli occhi lucidi dall’emozione; quelle fedi erano vere...
“Lo voglio...” Bisbigliò mettendo a sua volta l’anello al dito di Pete.
“Con il potere conferitomi da me stesso ci dichiaro ufficialmente marito e moglie.” Patrick fece un’espressione confusa.
“Hey, come moglie? Chi...” Ma Pete lo fermò.
“Posso baciare la sposa.” E così lo baciò, piano ed intensamente. Quel bacio aveva molto poco di bacio puro e casto da matrimonio...
“Vuoi sposarmi...?” Sussurrò Pete sulle labbra di Patrick, il quale scoppiò a ridere, travolto da una gioia assoluta.
“Potevi chiedermelo normalmente idiota. Certo che voglio.” Risero esntrambi.
“Però così è stato più divertente, no?” Patrick prese un po’ di torta (se così la si poteva definire) e la spalmò in faccia a Pete, per poi afferrargli la mano e portarlo in camera loro.
“Perchè in camera?” Chiese lui.
“Luna di miele, non te la sarai mica scordata! Che marito...” Pete sorrise pregustandosi la “luna di miele” che lo attendeva.
Quella era senz’altro stata la sua idea più geniale di sempre, senza dubbi.
 

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