Homo Novus

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Avviso: E' una fanfiction SHENNY, in tutto e per tutto, con tanto di avviso What If e OOC, perché mi rendo conto che la coppia non esista nella serie né sia lontanamente contemplata ma a me piace da morire e ringrazio tutte le divinità per l'esistenza delle fanfiction XD il punto è che se proprio non li tollerate evitate la lettura o comunque non uscite, per favore, con commenti tipo 'eh ma non potrebbe mai succedere' perché LO SO che il pairing non è canon. Ho comunque tentato di non stravolgere eccessivamente i personaggi...non ci sarà uno Sheldon smielato, per dirne una, ma per forza di cose non sarà del tutto aderente con quello originale.
Ho scoperto che gli Shenny sono comunque molto quotati in diversi siti stranieri...vabbe', a parte qualche delirio, buona lettura per chi vorrà cimentarcisi (XD).

 
"Lo sai bene che non bevo" disse Sheldon guardando la giovane donna con l'aria di chi detesta enunciare l'ovvio mentre questa gli sventolava davanti alla faccia una bottiglia.
"Non fare sempre il guastafeste. Hai voluto passare la serata qui, ora ti prendi tutto il pacchetto" biascicò riempiendo il proprio bicchiere. In realtà non era ubriaca, stava solo giocando, era abituata a bere e ce ne volevano di tazze piene di vino prima che potesse perdere totalmente la testa. Bevve un sorso e gli sorrise, muovendo la testa di lato, ondeggiarono la sua coda di cavallo e le frange che decoravano le maniche del suo vestitino color albicocca.
Sheldon usò per un istante la sua espressione di malcelata ironia. "Non sono per nulla attratto da una sostanza derivata dalla fermentazione degli zuccheri della frutta di cui il fegato è in grado di metabolizzare solo una certa quantità, nonostante io sappia che i miei enzimi epatici abbiano una qualità superiore alla media, cosa che tra l'altro riguarda la mia intera persona. Tu hai già trangugiato almeno cinque bicchieri quando una donna non dovrebbe ingerire più di due unità di alcool al giorno, il che favorisce l'aumento della produzione di estradiolo che ti rende esemplare a rischio per il tumore all'endometrio. Potrei parlarti dei danni al pancreas, al sistema immunitario, al sangue alle funzioni cerebrali e neuropsicologiche, renali e..." "Sheldon!" tuonò Penny "Come faccio a non bere con te che blateri parole incomprensibili ogni volta?! Che diamine, si tratta di un paio di bicchieri di vino, per di più molto pregiato! Secondo me sei tu l'idiota a non volerlo assaggiare!"
"Che vino sarebbe?"
"Non lo so, era nel pacco di Natale che il ristorante ha regalato ai dipendenti l'anno scorso! Ma cosa importa? Quella volta del premio scientifico non ti sei fatto molti problemi nel bere!"
"Penny, non dire assurdità. Ero terrorizzato all'idea di dover parlare di fronte a tutte quelle menti inferiori e comunque se questo è l'esempio che proponi per indurmi a consumare dell'alcool, fallirai miseramente. Quella sera mi comportai da pazzo senza onore e finii su Youtube dove in una sola notte il video ebbe centinaia di visualizzazioni e altrettanti stupidi commenti. Per non parlare delle condizioni penose in cui mi ritrovai una volta sveglio...mal di testa, nessun ricordo della notte passata, profondo senso di vergogna! Perché mai dovrei bere?"
"Perché se non lo fai immediatamente, ti assicuro che questa bottiglia ti farà provare sensazioni ben più spiacevoli..." lo minacciò desiderosa solo di farlo tacere, forse inconsciamente anche di vederlo perdere quell'aria saccente e presuntuosa. Di vederlo lasciarsi andare.
"Berrò un goccio. Giusto perché tu poi mi lasci in pace"
"Vorrei ricordarti che sei stato tu a supplicarmi di cucinare per te i tuoi adorati spaghetti al pomodoro con i wurstel"
"Ed erano deliziosi, lo sai che non ho problemi a riconoscere i tuoi meriti" replicò monocorde, ma infine accettando il bicchiere pieno. Annusò con sospetto e cautela, non distogliendo lo sguardo da Penny come se gli avesse dato la mela avvelenata di Biancaneve, sporse le labbra e le bagnò appena, facendo poi una sorta di smorfia sorpresa.
"Ehi, quello non è un sorso!"
"Che diamine, e va bene!" si esasperò lui, buttando giù il vino d'un fiato.
"Sheldon! Il vino va assaporato con calma, con gusto!"
Sheldon singhiozzò: "Ha un sapore decisamente strano, asprigno, in parte dolce, mi è venuto caldo. Posso averne ancora?"
"Cosa? Ammetti che è buono e che ti sei sbagliato?"
"Penny, non essere sciocca. Versa"
Lo bevve di nuovo buttandolo giù in un istante. "Okay, è...buono. Lo sai che non ho problemi a riconoscere i tuoi meriti"
"Sì, l'hai già detto"
"Ma certo, perché sono una persona limpida e onesta, oltre che intellettualmente infallibile. Versa, bella bionda" squittì mentre Penny notava che era già più colorito in volto.
"Va bene ma stavolta faremo un brindisi"
"Sai da cosa deriva il termine 'brindisi'?"
"Sì, me lo spieghi tutte le volte!" affermò Penny riempiendo il proprio bicchiere fino all'orlo.
"Deriva dallo spagnolo 'brindis', modificato poi con 'bring dir's' in lingua tedesca per dire 'io porto a te', sottintendendo il bicchiere con cui si beve alla salute di qualcuno" proseguì come se lei non avesse parlato e Penny ci rinunciò. Era partito. Dopo meno di tre unità, a quanto pareva. Sheldon cominciò a ridere senza motivo, o meglio, come faceva lui, a sghignazzare col naso. Arrivò alle sei unità quando Penny decise che era sufficiente così. Anche lei aveva bevuto e si sentiva accaldata, si alzò dal divano e con tono che voleva essere solenne ma risultò solo molto premuroso disse: "Sheldon, tesoro, credo che sia il caso di andare a dormire. Puoi rimanere sul divano, non mi sembri in grado di raggiungere casa tua"
Sì, sapeva che il suo appartamento distava più o meno quindici passi, ma Sheldon sembrava incapace anche solo di andare in bagno da solo e pregò che non vomitasse sul pavimento.
"Lo sai che non ci sto sul divano. E una volta hai detto di averci trovato un pezzo di hamburger"
"Già...ok, puoi stare bel mio letto a patto che non ci vomiti sopra!"
"Nh, si può fare..." biascicò cercando di alzarsi ma ricapitolando sul divano ridacchiando.
"Mio Dio, non credevo tu prendessi una sbronza tanto forte" commentò Penny dandosi da fare per aiutarlo a raggiungere la camera.
"Lo sai bene che non bevo..." disse lui nuovamente, per poi crollare sul letto a peso morto.
"Sheldon, non credi sia il caso che ti togli i vestiti?"
"Sono pulitissimi..."
"Non è questo, non sarai scomodo?"
"Nh, non ce la faccio..."
Vederlo in quello stato era interessante. Non la disgustava e forse andò avanti anche lei a causa dell'alcool, il migliore dei pretesti.
"Ti do una mano..." disse afferrando i lembi della t-shirt che lui indossava sopra la maglia a maniche lunghe.
"Penny...sei troppo vicina, i tuoi germi mi faranno ammalare..."
"Sei ubriaco marcio, se c'è qualcuno che dovrebbe schifarsi, quella sono io!" ribatté acidamente, levandogli la t-shirt. Lui la guardò laconico, senza protestare più di tanto nonostante l'ossessione per germi e compagnia bella.
"Hai occhi molto belli..."
Penny credette di aver sentito male ma non commentò.
-È colpa mia...-
In realtà una persona anche solo mediamente abituata a bere una birra di tanto in tanto non sarebbe uscita di senno tanto facilmente.
Sheldon conservava ancora il profumo del suo talco che solo lievemente veniva interrotto dall'odore del vino. Sul perché stesse pensando al suo profumo, Penny non vi si soffermò. Aveva caldo, parecchio, il complimento di Sheldon sui suoi occhi era una sciocchezza ma l'aveva stupita e si sentiva stranissima.
Anche l'aiutarlo con gli abiti apparve null'altro che una scusa. Sheldon la fissava e lei si sentì a disagio e molto emozionata al contempo.
-Sono pazza?-
Ma era troppo vicina a lui per non finire con lo sguardo sulle sue labbra chiuse; troppo vicina per non sfiorargliele con le proprie, premere appena e allontanarsi con la stessa rapidità. Lei non si mosse e lui si limitò a un: "Cosa fai? Non credo tu mi abbia mai ascoltato ogni volta in cui ti ho ragguaglianti sull'anti-igienicità di un bacio"
Penny non scappò imbarazzata né si scompose, sostenendo lo sguardo di lui che in realtà non era poi così rimproveratorio, e sollevò un sopracciglio.
"Veramente ti sbagli"
"Penny, ti prego, ho un quoziente intellettivo che..."
"Ti dico che ti sbagli. Io non ti ho affatto baciato"
"Come definiresti il fatto che le tue labbra fossero sulle mie?"
Lei sorrise, scuotendo la testa, la coda di cavallo l'accompagnò graziosamente.
"Se permetti, dottor Cooper, ne so sicuramente più di te in fatto di baci. E ti assicuro che posare le labbra su quelle di qualcuno non si può definire bacio"
Sheldon apparve confuso. "Come?"
"Un vero bacio è, te lo posso giurare, molto, molto di più...mi domando se tu sia disponibile per questo esperimento"
La parola magica destò il ragazzo, che si sollevò. Forse era ubriaco ma effettivamente troppo intelligente -e strambo- per subirsi una sbronza come le persone normali, pensò Penny. Magari il giorno dopo non avrebbe comunque ricordato nulla...e proprio per questo, perché non buttarsi?
"Esperimento?"
"Esatto. Voglio farti capire cos'è un bacio, nel vero senso del termine" mormorò scivolando con lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi e viceversa. Il fatto che fosse così risoluta avrebbe dovuto stranirla ma non fu così. Sheldon sembrava preoccupato ma non restìo e Penny non seppe perché ne fu entusiasta.
-Dottor Cooper, sono ignorante in tanti campi ma qui ti batto mille a zero- ridacchiò internamente mentre si accostava al suo viso. Doveva ironizzare o si sarebbe concentrata troppo sui battiti del proprio cuore, ma quando riuscì a mettere da parte qualsiasi pensiero gli prese di nuovo le labbra, senza foga ma con più determinazione rispetto a prima. Sapeva di doversi comportare con lui -e questo l'aveva ben appreso dalla signora Cooper- come se fosse a caccia, con pazienza e attenzione, e con movenze sempre delicate ma decise nello stesso tempo gli schiuse la bocca e aderì perfettamente alle sue labbra, mentre il calore che partiva dal cuore impazzito si irradiava fino alla punta dei piedi.
Non le sarebbe sfuggito: gli prese il volto fra le mani, sentendolo rigido e ovviamente impacciato, così lo baciò dolcemente, osando solo suggere leggermente il labbro inferiore. Sheldon ebbe un sussulto involontario, tuttavia non mosse un muscolo. Tranne quando lei, dopo abbondanti secondi, si azzardò con la lingua: allora lui si ritrasse come se avesse toccato un pezzo di metallo bollente e la guardò sconvolto.
"Penny!"
"Che...che c'è?" soffiò lei incredula che fosse già finito. Ma come? Non aveva nemmeno iniziato...
"La lingua! Vuoi usare la lingua, sei completamente pazza, per caso?!"
Lei sospirò profondamente, schiarendosi la voce. -Come se fossi a caccia...CALMA.-
"Ehm, Sheldon...è così un vero bacio. Con la lingua"
"Non può essere possibile"
La faccia da 'Ma che cavolo' di Penny era a un passo dall'essere esplicita ma miracolosamente si trattenne. "Tesoro, l'esperimento non è finito. Ascoltami, per una volta...sarà talmente bello che ogni altra considerazione svanirà come neve al sole. Dimmi, fino al momento della lingua ti è piaciuto?"
Istanti di silenzio, poi un "Non mi ha fatto ribrezzo" e stavolta la sua faccia era da 'Che diamine, devo ammetterlo'. Penny non sprecò altro tempo a parlare: aveva ingranato la quarta e ora poteva solo schiacciare il dannato acceleratore.
Gli afferrò ancora una volta il viso tra le mani e lo baciò senza possibilità di replica, era giunto il momento che il cacciatore si buttasse sulla preda, si elettrizzò nell'avvertirlo lievemente più cedevole e finalmente trovò la sua lingua, la corteggiò, sfiorandola inizialmente per poi intrecciarla con la propria, giocandoci mentre Sheldon sembrava aver recepito il meccanismo e iniziava ad essere meno statico. Era l'ultima cosa che Penny credeva potesse eccitarla, ma tale sorpresa non fece altro che convincerla ad aumentare il ritmo, spingendo il ragazzo contro il muro e abbandonandosi in un bacio che aveva dell'erotico con la lettera maiuscola. Solo l'impellenza di prendere fiato la obbligò a separarsi da lui, che tenne gli occhi chiusi per qualche secondo. Quando li riaprì, vide che Penny sorrideva sorniona.
"Questo è un bacio"
Lui non poté ribattere.
"Come ti è sembrato?" chiese naturalmente retorica. "A giudicare dal tuo cuore che a momenti ti salta fuori dal petto, direi che ti è piaciuto molto..."
La parlantina di Sheldon aveva evidentemente perso l'orientamento e non trovava la bocca del suo proprietario, cosa che non poteva che far gongolare la giovane donna. La quale, improvvisamente, ebbe uno strano guizzo nello sguardo. Che spaventò non poco il suo vicino di casa.
"Adesso cosa c'è?"
"Dottor Cooper, dì ciao al tuo amico...si è svegliato"
L'espressione di Penny era eloquente ed eloquente era un eufemismo. Sheldon si era eccitato e non poteva fare assolutamente alcunché per fingere che non fosse così.
Il sopracciglio di Penny si alzò così come un sorrisetto da schiaffi.
"N-non è..."
"...come penso? Ti ho baciato e il pupazzo è uscito dalla scatola. Di solito sei più obiettivo del dire che è solo semplice biologia"
Era magnifico vedere Sheldon ammutolito di fronte alle sue stesse reazioni fisiologiche. Poteva prenderlo in giro. O avanzare un'altra proposta, lungi dall'essere spiacevole. Per entrambi.
"Credo che l'esperimento non sia finito..." disse mordendosi piano l'interno della guancia.
Sheldon era ora ad occhi sbarrati e per una volta non fraintese.
"Tu vuoi provare il coito con me"
Lei scrollò le spalle. "Ho ampia conferma che sei dotato di genitali e che funzionano, alla faccia della tua convinzione di essere un robot. Inoltre..." si fece più vicina, afferrando i lembi della sua maglia a maniche lunghe.
"Penny, non è possibile. Non possiamo"
"Perché? C'è una prima vola per tutto. Ti è piaciuto il bacio, non sei evidentemente gay né asessuato..."
"Asessuale"
"Eh?"
"Asessuale. Se fossi asessuato non avrei organi sessuali differenziati. La gente crede che i due termini siano sinonimi, ma..."
"Come ti pare" Oddio, ma anche da ubriaco doveva fare il saccente? "Questo è il secondo passo dell'esperimento"
"Penny, non mi piace il contatto fisico"
"Il tuo compare non la pensa come te. E ora fammi il favore di tacere e di ascoltare me. Solo me"
La sua voce si abbassò e si arrochì, Penny, prese a sussurrargli nell'orecchio e si beò nel sentirlo fremere. Il suo corpo parlava un'altra lingua rispetto alla sua mente.
"Ti trovo sexy stasera...questo esperimento prevede che tu spenga il tuo cervello. Perché gli strumenti della tua analisi devono essere nient'altro che i tuoi sensi. L'udito..." continuò contro il suo padiglione. "...per ascoltare la mia voce, il fruscio delle lenzuola...l'oflatto...tu profumi di talco mentre io mi sono concessa un'abbondante dose del mio J'Adore...il tatto..." sollevò la sua maglia senza ancora toglierla ma sfiorando il ventre con la punta delle dita "...per sentire la pelle dell'altro, il suo calore...in fondo mi hai già permesso di toccarti quando ti ho spalmato la pomata..." ghignò, finalmente levandogli l'indumento.
Penny si sedette sul letto sollevando dal pavimento anche le gambe e Sheldon era sul punto di ribattere, si vedeva che desiderava farlo ma qualcosa glielo impediva. La consueta risposta lunga e piena di termini tecnici era incastrata nella sua gola.
"...se vuoi, c'è anche il gusto..." fu un sussurro che gli provocò il solletico ma non gli rubò il fiato come sentire che le labbra di Penny giocarono un po' con il suo orecchio prima che gli abbassasse la cerniera dei pantaloni. Era di nuovo finito il tempo delle parole a favore dei fatti. Penny lo baciò con passione, era quasi una sfida a se stessa, soprattutto era una sfida a lui perché gli avrebbe dimostrato che era un essere umano con istinti incontrollabili, con voglie sessuali. Aveva avuto un'erezione durante il loro bacio e l'alcool non c'entrava. Era sempre un'ottima scusa, ma era anche ciò che spesso serviva per tirare fuori l'essenza delle persone. Sapeva di doverci andare piano ma questo non significava che gli avrebbe dato tregua. Smise anche e seriamente di vergognarsi per il fatto che l'uomo la cui lingua era frenetica come la propria -evidentemente i germi perfino per Sheldon divennero secondari rispetto alle sensazioni che quel secondo e incredibile bacio gli iniettava in corpo- fosse proprio lo stramboide Sheldon.
Baciare Sheldon si rivelò bellissimo e decisamente stimolante. Penny si mise a cavalcioni su di lui, togliendosi l'abito e il reggiseno velocemente.
Si sdraiò letteralmente sopra Sheldon, che sbarrò gli occhi come un furetto terrorizzato.
"Ti piace questo?" fece leccandogli le labbra. Era partita come un treno -non poteva non essere gradita da Sheldon, pensò scioccamente- e arrivò con la mano a toccarlo sopra le mutande.
"Oh, tesoro, devi credermi...sei capace eccome..."
Penny si sentì come un fiume in piena, niente in quel momento poteva arrestarla. Ed ebbe il coraggio di un gesto che nessuna divinità avrebbe mai immaginato. Afferrò il polso di Sheldon e lo condusse in basso, verso i propri slip: senza convenevoli, ne scostò l'elastico. Sheldon non aveva più saliva in bocca.
I suoi seni schiacciati sul petto, tutto quel...quel calore, quell'umido, quell'intimità...non era fisicamente in grado di scostarsi da quella mai desiderata situazione. Perché diamine non ce la faceva? Aveva bevuto un po', okay, gli era girata la testa, okay, ma non era per nulla incosciente. E quindi schizzare fuori da quel letto per rifugiarsi nel proprio sarebbe dovuto essere assiomatico.
Invece no. Ascoltava Penny e faceva. Lasciando che Penny facesse.
"Toccami, dottor Cooper...ti ho già detto che sei sexy?" mugolò la donna che credette di sognare un movimento della sua mano. Sheldon iniziò a sfregare sulla pelle morbida e sensibile del suo pube, sentendo qualcosa di bagnato...senza provare, nemmeno allora, ribrezzo.
Penny profumava ed era liscia, bella. Bella.
La ragazza non sapeva se commuoversi o meno ma formulare pensieri coerenti stava diventando un'utopia e sospirò mentre stringeva le cosce intorno al suo polso.
"Va...va bene?" balbettò Sheldon e Penny si domandò perché le ispirasse sesso e tenerezza al contempo.
"Sì, caro...bene, molto..." non poté trattenersi dal muoversi con sempre maggior desiderio, quasi cavalcando la sua mano, mentre la propria avvertiva l'effetto di tutto ciò dal basso-ventre dell'amico.
"Sheldon..."
"Penny?"
"Ora...penso sia il caso di concludere l'esperimento"
Credette di metterci un istante a togliergli il resto dei vestiti. Furono completamente nudi, accaldati, ancora però incompleto. La compulsione di Sheldon di portare a termine ogni attività sembrò ripercuotersi anche in quel frangente.
Aveva permesso a Penny di fare ciò che voleva. Com'era possibile, lui non lo sapeva e questo era motivo di tormento da una parte ma di forte, inequivocabile eccitazione dall'altra.
Penny toccò il suo sesso e lo afferrò, accarezzandolo su e giù, studiando il suo volto che si abbandonò presto in un'espressione lontanissima dal solito cinismo e la sua testa affondava all'indietro nel cuscino.
Lei non se la sentì di proseguire con i preliminari: non le servivano affatto.
Si calò sopra di lui, gemendo, superata però dal sibilo di Sheldon che inavvertitamente la prese per i fianchi. Penny sorrise ma subito ansimò quando lui in un tentativo goffo ma naturale e basico spinse facendo leva sulle gambe. Ormai erano in fiamme e Penny ricominciò la danza che poco prima aveva abbozzato con la sua mano ma molto, molto più velocemente.
Andò a fuoco, morì e rinacque nella stessa frazione, Sheldon era dentro di lei, caldo e vivo e gonfio e vero. Un uomo e non un robot, il suo collo teso, la sua pelle bianca e luca di sudore, le sue mani bollenti, i suoi gemiti vibrati e indomabili. Un uomo reale fatto di carne e sangue ed emozioni.
Penny si liberò di qualsiasi scrupolo mai avuto e gridò e smise di respirare quando lui spostò le mani sui seni, circolando i capezzoli con i polpastrelli.
Si era interrotta appena prima dell'orgasmo quando lui l'aveva toccata, ora era la fine. Penny urlò il suo apice, sentendosi svuotata e piena, sul punto di piangere e ridere.
Poi, crollò su di lui che era venuto poco dopo.
"Penny, com'è...qual è il risultato dell'esperimento?"
Sheldon si addormentò sul finire della domanda, mentre Penny ronfava già da minuti. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Il sonno di Penny era stato tranquillo e senza sogni e anche se al risveglio effettivamente fu stranita nel ritrovarsi nuda accanto a un altrettanto nudo Sheldon, non si alzò come un'ossessa per scappare via atterrita, epilogo prevedibile e non inconsueto nel suo passato quando era capitata l'avventura di una notte dopo una serata di bagordi. Indubbiamente sentiva che con Sheldon era stato qualcosa di diverso anche se di fatto non lo era. Non trovò così imbarazzante sbirciare nella sua direzione, adocchiare i propri capelli biondi sparsi sulla sua spalla, notare che anche lui dormiva beato.
Era domenica e in più aveva avuto una nottata sfiancante...specie per uno che credeva che 'sport' fosse una parolaccia. Penny in realtà si sentiva serena e soddisfatta: non aveva avuto torto nel ritenere che la cosa sarebbe stata molto piacevole. Era curiosa della reazione di Sheldon, tuttavia si alzò con calma e compì la solita routine tra bagno, vestiti puliti e cucina per mettere su il caffé. Cosa mangiava Sheldon di domenica? Fiocchi d'avena o french toast?
Tra pensieri di poca importanza e elucubrazioni sulla colazione, Penny pensò che in fondo bisognava ringraziare Amy: era stata lei, concretamente, a permettere a Sheldon di aprirsi un po' al mondo, di considerare il contatto fisico non come arma di distruzione di massa, di riconoscere che gli esseri umani sono sì animali ma dotati di qualcosa di più, ad esempio i sentimenti, e tutto ciò che lui aveva sempre negato potesse riguardarlo.
Poi Amy si era trasferita per delle ricerche in Australia, nel Queensland, ottenendo una cattedra nel prestigioso Brain's Institute. Lei e Sheldon avevano continuato a sentirsi per un po' ma la cosa non era durata molto. In realtà non c'era stata una rottura ufficiale, semplicemente si erano contattati sempre meno fino a non farlo più.
Finché Amy non aveva telefonato a lei, Penny, intrattenendola a lungo con le sue ultime vicende.
Si era innamorata di un'altra persona, il suo attuale compagno, un dietologo francese di nome Antoine che aveva tenuto un simposio nella sua università, e ora aspettavano una bambina da sei mesi che avrebbero chiamato Marie. Amy aveva affermato più volte di non essere mai stata tanto felice: insegnare le piaceva moltissimo, la sua nuova famiglia era quanto di più inaspettato e meraviglioso potesse sognare.
Gli Stati Uniti non le mancavano più di tanto, aveva detto, l'infanzia e buona parte della vita adulta erano state all'insegna dei bulli, mentre lì in Australia le sembrava di essere rinata anche se provava effettivamente nostalgia per gli amici. Prima di terminare la chiamata le aveva fatto promettere di salutare Sheldon da parte sua. Non ne era più innamorata ma gli voleva ancora bene.
Tra Penny e Leonard, invece, era finita per davvero. Ci avevano riprovato e non aveva funzionato: addirittura avevano convissuto per qualche mese ma a lungo andare non si sopportavano più e stare insieme per fare sesso era insensato. Non c'era chimica tra loro, interesse sincero per quello che faceva l'altro, nulla in comune, solo battibecchi fondati sul nulla. Leonard era assillante e costantemente ansioso, il vaso aveva facilmente traboccato. Avevano una visione di relazione, era ovvio: Leonard pretendeva che vivessero quasi in simbiosi, lei assolutamente no, convinta com'era che due persone non avevano bisogno di stare costantemente appiccicate per dimostrare di amarsi e, anzi, stare un po' separati faceva bene. Quando usciva con le amiche, lui le scriveva un sms ogni ora per chiederle se si stesse divertendo, a che ora pensasse di tornare a casa e così via ed era semplicemente snervante. Aveva lasciato la casa dei suoi genitori per essere libera, non per trovare un'altra oppressione. Se la vita di coppia toglie qualcosa invece di aggiungere è meglio lasciare perdere, aveva letto in un blog, e non poteva essere più d'accordo.
Ciò non significava che lei e Leonard si odiassero, erano rimasti amici, un po' freddi e distaccati, ma sempre cortesi e civili l'uno con l'altra.
A parte questo, Penny aveva trovato lavoro in una radio locale, in cui teneva una rubrica di moda: da poco in realtà era stata 'promossa' e da un paio d'ore a settimana era diventata una presenza quotidiana, merito della sua foto che aveva fatto il giro del web e aveva provocato un deciso impennamento degli ascolti. Inoltre frequentava assiduamente il corso di teatro, aveva scoperto che recitare sul palco la soddisfaceva non poco.
Mentre le immagini degli ultimi tempi le passavano per la testa, si affrettò a spegnere il fornello dato che la moka già tossiva, prima di far uscire il caffé e sporcare tutto.
Soffiando sulla tazza bollente si affacciò alla porta della camera giusto in tempo per vedere che Sheldon si era appena svegliato. Lo sguardo attonito, i capelli arruffati, il volto che impallidì. Penny capì che ricordava la notte passata. La sua faccia smarrita era ancora piuttosto divertente ma evitò di ridere perché era consapevole di quanto fosse grande il suo sbigottimento.
Sheldon la osservò con aria supplichevole e ancora assonnata.
"Ti avrei raccontato che eri sonnambulo e sei piombato in casa mia per poi spogliarti, ma credo che sia inutile"
Penny si aspettava una risposta sarcastica e didascalica sul fatto che le amnesie provocate dall'alcool non si verificavano sempre e che la predisposizione genetica aveva la sua influenza. Ma non arrivò affatto.
"Ok, senti...finisco il caffé e vado a fare una seduta di sano shopping. È domenica, prenditela con calma, fatti una doccia e prendi quello che vuoi dal frigo, è finalmente pieno"
Capì che non era il caso di aggiungere altro e uscì, lasciandolo solo coi suoi turbamenti. Avrebbe dovuto sentirsi anche lei tanto stranita. Eppure non lo era. Eppure stava bene.
Perché era stato davvero bello.
 
Sheldon fu una saetta nel rimettersi i vestiti e capitolare fuori dall'appartamento. Il luogo del peccato, avrebbe detto sua madre con occhi spiritati. Finalmente nel salotto di casa sua, incontrò Leonard che lavorava al computer; l'amico lo guardò sorpreso.
"Da dove arrivi?"
"Ehr...sono andato a fare una passeggiata"
"Tu? Sul serio?"
"Sì, sì, ho avuto un incubo terribile che mi ha svegliato e visto che non sono più riuscito ad addormentarmi..." lasciò cadere la frase. Leonard annuì, senza dargli molto peso, tornando ai suoi calcoli. "Vado a fare una doccia"
"Non fai mai la doccia di domenica"
Sheldon si morse la lingua. "Sono sudato, per una volta farò un'eccezione"
Leonard si stupì ma non poté chiedere altro, Sheldon era già sparito in bagno.
Sotto la doccia calda, Sheldon tentà di lavarsi via il senso di disagio. Ricordava tutto perfettamente e si ritrovò a maledire la memoria eidetica di cui tante volte si era vantato. Era successo davvero a lui. Aveva praticato il coito. Con la sua amica e vicina di casa. Tutto era così surreale; voleva in qualche modo pentirsi di quell'esperienza, sperare di tornare indietro ma la cosa ridicola era che non lo pensava affatto.
Perché gli era piaciuto. Guardò in basso con orrore.
"Stupidi genitali, state buoni!" grugnì.
 
Quattro paia di scarpe nuove potevano andare. La commessa le riconsegnò la carta di credito e Penny uscì dal negozio con un sorrisone. Per un po' la compulsione per le scarpe sarebbe stata sazia. Mettendo in moto la macchina, rifletté invece sulla persona da scegliere per confidarsi. Perché con qualcuno doveva parlare e non vi era alcun dubbio. Il ragionamento non fu poi così complicato, a dire il vero: l'unica che davvero la convinse era Bernadette, anche se doveva farle giurare sulla testa dei suoi genitori di non accennarlo al marito nemmeno con lo sguardo!
La invitò a bere un the per il pomeriggio e per fortuna la giovane dottoressa fu puntuale. Penny non lasciò spazio ai convenevoli.
"Bernie, devo parlarti, ma è un segreto. Un segreto VERO che non devi sussurrare tra te e te nemmeno quando sei da sola nella vasca da bagno" la investì non appena le aprì la porta, smorzandole il sorriso. "Sembra grave, mio Dio, che è successo?" si allarmò sedendosi sul divano.
"Ok, è una cosa che potrebbe farti perdere conoscenza, hai fatto bene a sederti. Dunque, ieri sera è successa una cosa assurda ma vera come l'oro. Non la tirerò per le lunghe, sono andata a letto con Sheldon" buttò fuori pronunciando ogni parola velocissimamente.
"Cioè, lui ha fatto un brutto sogno ed è venuto a dormire nel tuo letto?" mormorò Bernie.
"No! È venuto in tutt'altro senso!" esclamò frustrata con se stessa perché anche se di fatto era una cosa bizzarra, dentro di sé sentiva che non lo era poi così tanto! Questo complicava la situazione. Non sapeva bene come ma la complicava.
Ovviamente Bernie spalancò occhi e bocca e trascorse dieci minuti a ripetere 'Oh mio Dio' e 'Non posso crederci'. Quando sembrò essersi ripresa, le chiese come era stato e Penny fu sincera. Era stato bello, intenso, vissuto non solo con il corpo ma anche col cuore. Non riusciva a dare un vero nome a tutto ciò ma di certo non era nulla di sgradevole.
"Potresti esserti accorta di avere una cotta per Sheldon?" azzardò Bernie.
"Non ne ho idea. Lo conosco da anni e mi sembra strano avere una cotta ed essermene accorta solo dopo il sesso. Voglio dire, non mi era mai successo e nemmeno lo capisco"
"Forse devi solo avere pazienza per fare chiarezza su quello che provi"
Penny annuì e Bernie si illuminò, "Hai usato le precauzioni, vero?"
"Non il preservativo, no...anche se con Sheldon non penso ci siano problemi per quanto riguarda le malattie visto quanto è fissato coi germi e che fa analisi in ospedale di ogni genere praticamente ogni mese. E prendo la pillola. Anzi, grazie per avermelo ricordato, è ora che prenda quella di oggi" disse dirigendosi verso l'angolo della cucina in cui teneva le vitamine e le medicina che usava più spesso.
Aprì l'astuccio e sbiancò.
"Cosa c'è?"
"I...io...io..."
Bernie si preoccupà e la raggiunse. Impallidì anche lei.
"Ieri non l'hai presa!" gridò con tono acutissimo.
"Oh cazzo...come ho fatto a dimenticarmelo completamente?! E adesso?! COSA FACCIO SE SONO RIMASTA INCINTA DI SHELDON?!?" urlò isterica.
Anche Bernie era agitata ma capì che se tutte e due si fossero messe a strillare non avrebbero risolto nulla. Posò la mano sul suo braccio. "O-ora calmiamoci. Non è detto che sia così e..."
"Bernie, sei una scienziata, sai meglio di me che una bassissima probabilità non esclude nulla! Oh Cristo, come ho fatto a essere così idiota?!"
"Penny, ti prego...respira...adesso è inutile angosciarsi, puoi solo aspettare il ciclo...poi farai comunque il test e..."
"Sono nella merda. Nella merda. Incinta di Sheldon. Nella merda. Che cretina"
Bernie mandò un messaggio ad Howard. Penny aveva bisogno di qualcuno e la cenetta romantica doveva essere per forza rimandata. 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Quasi tre mesi dopo, Penny era nella sala d'attesa della ginecologa. Si mordeva le unghie e picchiettava con il piede sul pavimento, era agitata. Bernie, accanto a lei, teneva le mani in grembo senza sapere bene cosa fosse opportuno dire, finendo per stare sempre zitta.
Dopo quella rocambolesca domenica, Penny aveva aspettato stoicamente il giorno in cui sarebbe dovuto cominciare il ciclo mestruale e quando non si verificò, nemmeno per i successivi giorni, tremante e respirando a fatica aveva telefonato alla ginecologa e dopo qualche altro giorno aveva fatto il testo, o meglio, almeno tre test. Tutti positivi.
La dottoressa aveva confermato senza dubbio e per quei mesi Penny pensò che aveva per le mani davvero una bella gatta da pelare. Non sapeva se tenerlo. Non sapeva che ne sarebbe stato di lei. Non sapeva se dirlo a Sheldon, decisivo contribuente di quella pagnotta nel forno.
E soprattutto non doveva sconvolgere la sua vita fin quando non avesse preso decisioni definitive per non far insospettire gli amici. Bernadette continuava ad essere la sua unica confidente ma per fortuna nessuno aveva dato peso alle brevi occhiate di preoccupazione che le lanciava ogni volta che si riunivano a cena.
Aveva infine scelto di continuare la gravidanza e a quel punto Bernadette le aveva ricordato che anche senza dire nulla, prima o poi lo si sarebbe saputo comunque.
Poi era passata al lato 'tecnico' della gestazione, leggendo un sacco di siti, blog, libri.
La ginecologa aveva detto che con le moderne tecnologie era sufficiente una sola ecografia a trimestre, a partire dall'entrata nella dodicesima settimana, quando il cuore del feto avrebbe completato il suo sviluppo; la prima della serie avrebbe confermato il corretto annidamento dell'ovulo e fornito una stima del rischio di patologie; la seconda, intorno alla ventesima settimana, avrebbe valutato l'anatomia del feto ed eventualmente individuato il sesso; l'ultima, verso la trentaduesima settimana, avrebbe nuovamente controllato l'anatomia, la crescita del feto, la quantità di liquido amniotico, la posizione della placenta.
Farne di più, senza una valida ragione, non sarebbe servito se non alla gioia della madre di vedere il suo piccolo.
Durante la visita Penny risultà sanissima: utero, ovaie, feto erano perfetti.
Ma l'ora della verità giunse quando iniziarono le nausee.
Si era informata anche su quelle: erano definite 'mattutine' nonostante potessero verificarsi ad ogni ora del giorno e solitamente non duravano oltre i primi tre mesi ma ogni gravidanza era diversa rispetto a un'altra. Alcune mattine Penny dovette rimanere a letto per quanto stava male.
Era anche molto attenta alla dieta che la dottoressa aveva raccomandato con solerzia perché 'Non si deve affatto mangiare per due, è un infondatissimo luogo comune' e aveva dovuto salutare alimenti come sushi -niente pesce crudo-, formaggi molli, uova -non erano vietate ma era meglio farne a meno- oltre che alcool, la cosa più difficile ma perentoria per evitare danni al feto.
Penny aveva scoperto un lato meticoloso di sé che non conosceva, ma aveva deciso di tenere la creatura e quindi doveva andare tutto per il meglio, anche per se stessa.
Se i primi tempi era stata molto spaventata, giorno dopo giorno se ne era fatta una ragione e si era tranquillizzata. Era vero, quella situazione non era stata voluta, ma all'improvviso crebbe un istinto materno -anche questo sconosciuto- che la portò a non considerarlo più un errore quanto una casualità positiva. Il feto era piccolo e la pancia ancora non si vedeva ma a volte prima di addormentarsi, la giovane donna guardava e si toccava il ventre sorridendo.
Sheldon era il padre, incredibile ma vero, e doveva sapere. Rifletté a lungo sulle parole da usare, comunque conscia che alla fine avrebbe improvvisato.
 
 
Erano tutti insieme a cena. Leonard fissava Penny che beveva un the caldo visto che aveva sorvolato sui suoi ravioli cinesi dicendo che si sentiva poco bene e non voleva appesantirsi.
Aveva rifiutato un bel bicchiere di rosso e questo non poté che stupire gli amici, a parte Sheldon che da quel sabato sera evitava fin troppo platealmente di posare gli occhi sul viso di Penny e si ingozzava di pollo come se questo avesse potuto volare via.
Penny invece sembrava tranquilla, sedutagli accanto, mentre lui ogni tanto commetteva il grave errore di soffermarsi sulle sue braccia nude e sulla canotta bianca con su fiori stampati che donava molto alla sua pelle abbronzata. Simili pensieri erano inconcepibili e imperdonabili, Sheldon scuoteva il capo tuffandosi ulteriormente nella sua vaschetta di pollo per celare il rossore sul volto nel momento in cui vaghi ricordi lo riportavano alla sensazione del seno di lei premuto sul torace. Vampate di calore lo infiammarono da testa a piedi e si ritrovò a incrociare le gambe e a trangugiare lunghi sorsi d'acqua fresca al fine di spegnere immediatamente l'incendio.
Nessuno diede molto peso al suo comportamento, bizzarro come poi lo era tutta la sua persona, tranne Bernie che lo scrutava non sapendo se rimanere seria o ridere. La sua espressione mutò in modalità allarmata quando Penny si portò la mano alla bocca, alzandosi di scatto e biascicando delle scuse prima di piombarsi fuori dall'appartamento per raggiungere il proprio water. Bernie fece per correrle dietro ma leonard la precedette, facendole cenno di restare lì.
Ci fu un silenzio imbarazzante, scandito però dai sospiri di sollievo di Sheldon che solo Bernie comprese e ridacchiò, sotto gli sguardi perplessi del marito, di Raj e di Emily.
 
 
"Penny"
"Non osare aprire!" gridò Penny tirando lo sciacquone più di una volta per mascherare gli orribili rumori causati dall'ennesimo attacco di nausea.
"Certo. Quando hai finito, parliamo" affermò sedendosi sul divano. E notando sul tavolino il libro 'Tu e il tuo bambino'. Era decisamente poco furbo da parte di una che si drogava di serie tv come Criminal Minds.
Penny uscì dal bagno almeno cinque minuti dopo, bianca come la sua canotta e con i capelli legati.
"Ho lavato i denti, non rischierai di morire per la puzza di vomito"
"No, ma rischiavo comunque di morire per infarto" disse indicando il libro. "Non inventarti che Bernie o un'altra tua amica lo ha dimenticato perché nausee, astinenza da alcool e da cibo cinese parlano da sole"
Penny allargò le braccia. "Mi hai scoperto. Sì, aspetto un bambino, no non lo avevo programato, sì lo terrò, no non indovinerai mai chi è il padre e sì mi dispiace se ci rimani male" buttò fuori senza fiatare.
"Ehi, non ci rimango male. Tra noi è finita e del tutto, lo so, oramai il rapporto è più fraterno che altro...inoltre sto già frequentando qualcuno"
Penny prese la palla al balzo. "Chi?"
"Si chiama Alice ed è appassionata di fumetti, l'avevo conosciuta quando stavo con Priya e...NON cambiamo discorso, chi è il padre?!"
Penny respirò profondamente. "Oddio, è stata una violenza?" si terrorizzò Leonard.
"No, no, certo che no...non penso avrei la forza di sopportare il frutto di una violenza! È semplicemente...Sheldon"
Leonard si tolse e rimise gli occhiali un paio di volte, battendo le ciglia all'infinito in due secondi.
"A-aspetta, ti ha convinto a qualche sperimentazione, stai offrendo l'utero per quel campione di dna di Leonard Nimoy?! Cosa vuol dire 'è semplicemente Sheldon'?!"
Roteò gli occhi al cielo. "Il padre è Sheldon perché, come accade per tutte le specie nel mondo, abbiamo fatto sesso. Senza provette o niente del genere, alla vecchia maniera!" esclamò, scoprendo che la frase non le risultava così assurda. Era stata con Sheldon...e allora? Aveva notato che la guardava, quella sera, e la cosa le era piaciuta parecchio.
"Anche quello non era previsto...una sera è venuto qui, abbiamo bevuto un po', l'ho fatto dormire nel mio letto. Solo che mentre lo aiutavo a togliere i vestiti, ho notato che si era eccitato! Insomma, era solo un gioco all'inizio e volevo fermarmi al bacio ma più andavo avanti più mi piaceva...e piaceva anche a lui...mi spiace doverlo dire proprio a te che sei il suo migliore amico e comunque il mio ex, ma è stato bello e io credo di essere...leggermente invaghita di Sheldon. Naturalmente devo dirgli della gravidanza e sarà un casino, non so neanche se confessargli che sto iniziando a provare qualcosa di serio per lui e tutto questo è così strano, specie perché ne sto parlando con te e..."
"Respira!" la fermò, notando il suo volto paonazzo e il fiatone. "E' ovvio che mi appaia strano ma non sono geloso né mi arrabbio se sei...se hai un debole per Sheldon. Ti accorgerai da te se è solo un'infatuazione, ma la cosa primaria è dirgli del bambino"
"Lo so, lo so...tu però non accennargli niente. Tutto questo riguarda...beh, noi due -anzi, noi tre- e devo pensarci io. Troverò il modo adatto e capirò se mi sto..."
"Innamorando?"
Sospirò, "Già".
Innamorando. Si stava innamorando di Sheldon.
Già. 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Penny tergiversò a lungo anche dopo che Leonard si era ritirato in camera sua dicendo che aveva dei complessi calcoli da risolvere ma scoccandole un'eloquente occhiata, mentre Sheldon preparava del the caldo adducendo di avere un po' di mal di pancia.
La giovane donna si morse le labbra, tormentandosele fino a sentire il sapore metallico e sgradevole del sangue, segno che era ora di parlare.
Gli argomenti che le stavano a cuore erano due ma decise che non li avrebbe affrontati insieme o per davvero Sheldon si sarebbe barricato nella sua stanza comunicando con un robot per il resto della vita.
La gravidanza aveva la priorità sui suoi sentimenti, che si sarebbero potuti modificare, ma la creatura che cresceva nel suo ventre era reale e non sarebbe svanita.
Si strofinò le mani, sentendole già sudate, passandole dunque lungo il tessuto dei pantaloncini corti rossi.
"Sheldon" lo chiamò scostandosi una ciocca bionda dagli occhi.
"Sì?" la guardò sospettoso e fingendo una tranquillità che al momento non gli apparteneva. Evitava da molto tempo di rimanere solo con lei, nonostante proprio in quel frangente non gli riuscì di chiederle di andarsene. Fin da quel sabato galeotto era andato su di giri, ma si era sforzato di mantenere un atteggiamento freddo e razionale, perlomeno sul luogo di lavoro e con gli amici, perché bastava che si chiudesse in bagno o in camera per cominciare a passeggiare strenuamente per la stanza obbligandosi a non dare di matto.
Ciò che era successo non faceva che occupargli la mente di continuo, perfino mentre scriveva i suoi saggi e articoli, facendolo sentire uno sporco traditore nei confronti della fisica.
L'incubo peggiore era riservato a quando si metteva a letto la sera, allora il cervello si sbizzarriva a riproporgli gli avvenimenti che non voleva affatto ricordare.
Penny era diventata un pensiero orribilmente frequente e ciò che detestava ulteriormente era la constatazione che in quel periodo gli pareva più attraente, anche con il seno un po' più grande...aveva spesso bisogno di docce fredde e l'intera situazione era inconcepibile e insostenibile.
Quando Penny lo chiamò, inghiottì un sorso di the bollente che rischiò di incenerirgli l'esofago ma tentò di mantenersi impassibile.
"Credo che dovremmo parlare. Mi eviti da quasi quattro mesi e so bene il perché...ma la cosa che devo dirti è legata proprio a quel motivo" gli spiegò fissandolo negli occhi e lui resistette sebbene volesse evitare esattamente il contatto visivo. Non sapeva cosa ribattere ma comunque lei non gliene diede il tempo.
"Non mi piace girare intorno alle questioni importanti e questa lo è. Sheldon, io e te abbiamo fatto sesso e concepito un figlio. Sono incinta di tuo figlio" fu implacabile. Sì, avrebbe potuto essere più delicata, no non aveva voluto esserlo perché uno strappo netto -denti da latte e ceretta lo insegnavano bene- era più efficace. Stordente, certo, ma immediato come piaceva a lei, privo di convenevoli e inutili banalità.
Sheldon sputò il the sul tavolino e non si preoccupò minimamente di aver macchiato anche il prezioso cuscino del divano che da tempo immemore corrispondeva al suo esclusivo posto in salotto. Sbarrò gli occhi, questa volta del tutto incapace di contenersi e ricorrere al suo straordinario cervello matematico.
La voce però sembrava non arrivare, proprio come negli incubi quando si tenta di urlare.
Penny aveva un'espressione colpevole ma non poteva essere più sincera. Non era uno scherzo.
"Mi dispiace di sconvolgerti, ma è la verità. Sono stata sciocca a non ricordarmi l'anticoncezionale e, beh, lo sai meglio di me che una sola volta può essere quella fatidica. Ormai sto entrando nel quarto mese, terrò il bambino o bambina che sia. Ho ritenuto corretto dirtelo, naturalmente, visto che al 50% è merito tuo..." concluse con un sorriso nervoso. I cambiamenti per Sheldon erano traumatici e questo non poteva che essere il primo della lista dei più allucinanti.
Penny non avrebbe parlato di 'sbaglio': era un termine che aveva pensato i primi giorni dopo la scoperta, per poi cambiarla in 'grandiosa casualità', perché iniziava ad amare il piccolo o piccola che dentro di lei si sviluppava, si nutriva, che da lei dipendeva in tutto. La maternità coinvolgeva qualsiasi animale dalla nascita del pianeta eppure mai come adesso Penny si sentiva importante.
Non sapeva ancora di che sesso fosse, non aveva nemmeno riflettuto per caso sul possibile nome adatto, ma c'era tempo per quello. Voleva godersi l'esperienza della gravidanza, pur attraversata da giorni di forte stanchezza o fastidiose nausee.
La voce di Sheldon la ridestò.
"Qualcun altro lo sa?"
"Bernadette e Leonard. Lui lo ha scoperto vedendomi stare poco bene e soprattutto visto che non toccavo alcool"
"Penny...ti rendi conto? Aspetti mio figlio!"
"Nostro figlio" sottolineò di proposito, enfatizzando la portata epocale dell'evento.
"Io non...non pensavo nemmeno di poter sperimentare il coito! Come faccio a sapere come si fa il genitore?! È troppo, troppo...Penny! Cosa dirà mia madre, è fuori dal matrimonio! E al lavoro? Dovrò assistere al parto? Sono svenuto quando mia sorella ha partorito, non sopporto i pianti dei neonati, i pannolini! Inoltre..."
La mano di Penny si posò sulle sue, gelide e tremanti per lo shock. Il viso della giovane donna era dolce così come i suoi occhi, che Sheldon pensò, senza dirglielo come la sera in cui tutto era iniziato, fossero bellissimi. "Nemmeno io ho idea di come si faccia la madre e ho paura quanto te. Se non di più. Partendo dal fatto che a soffrire durante il parto sarò io e su questo non ci sono dubbi"
Penny, che era seduta praticamente all'estremità opposta del divano, si spostò accanto a lui. Molto vicino a lui, constatò Sheldon nel panico.
"Possiamo cercare di non angosciarci e vivere un giorno alla volta?"
Non sapeva quando fosse diventata anche saggia, pensò da sola. E lo pensò anche Sheldon, che annuì e si paralizzò quando lei posò le labbra sulle proprie lasciandovi un bacio fugace.
"Non avevo intenzione di dirti anche che sono sulla buona strada per innamorarmi di te, ma..." bisbigliò arrossendo mentre Sheldon avvampava a sua volta.
Di nuovo non poté replicare e di nuovo lei non gliene diede il tempo. Lei lo baciò sulla guancia, biascicando un 'Sogni d'oro' e correndo fuori dall'appartamento all'istante.
Si appoggiò contro la porta, il cuore a mille, toccandosi la pancia, con una smorfia al limite tra la risata isterica e il pianto a dirotto.
Lasciò Sheldon immobilizzato sul divano, convinto che non sarebbe mai più riuscito a prendere sonno.
Gli occhi verdi e le labbra morbide di Penny sormontavano qualsiasi altro pensiero.
Eccetto uno. Due parole.
'Nostro figlio'. 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Amy trattenne una risata, approfittandone per dare un'ennesima occhiata alla sua piccola Marie che ronfava beatamente e ignara del mondo nel suo lettino. Era il primo giorno di settembre e la sua bambina aveva visto la luce poco meno di un mese prima, coronando una felicità che ancora temeva potesse rivelarsi un sogno. Tornò a dare retta a Sheldon, che invece era tutt'altro che beato e ignaro. Le aveva raccontato di ciò che era successo con Penny e più che essere sconvolto all'idea di diventare padre in poco più di quattro mesi, lo era per il fatto di essere venuto a conoscenza dei sentimenti della sua storica vicina di casa oltre che dei propri.
Tremava ed era pallido come in preda a una terribile malattia. Amy roteò gli occhi: certo, per lui l'amore corrispondeva esattamente alla descrizione di patologia.
A dire il vero l'aveva stupita trovare sul suo computer una mail di 'emergenza' da parte di Sheldon dato che era da parecchio che avevano interrotto i contatti, ma poi chiamarlo e vederlo via web cam non le aveva provocato l'imbarazzo che si era aspettata, la conversazione era iniziata senza troppi convenevoli né banalità che non erano comunque nell'indole di Sheldon. Non era cambiato di una virgola, se non per il fatto di essere riuscito a provare l'esperienza del coito, il che aveva portato a una conseguenza decisamente rivoluzionaria. "Sheldon, ripetimi i tuoi sintomi" chiese con serietà che celava la voglia di ridacchiare, poiché Sheldon era davvero convinto di essere un malato terminale.
Sheldon sbuffò e guardò ovunque, contrariato e imbarazzato.
"Va bene. Te li ribadisco così ti renderai conto di quanto la situazione sia grave. Io arrivo ad arrossire in presenza di Penny. Arrossire! Mentre la mia temperatura corporea aumenta inspiegabilmente insieme al mio battito cardiaco! E il prossimo è ancora più agghiacciante. Mi capita di fantasticare su un incontro con lei, ripeto nella mia mente in continuazione la notte passata insieme oltre che le sue parole di qualche giorno fa...'sono sulla buona strada per innamorarmi di te'. È una nenia infinita! Mi sento ansioso al pensiero che lei varchi la soglia della nostra casa, cosa che ha fatto innumerevoli volte negli ultimi dieci anni. Sono arrivato perfino a provare nausea fisica, tanto da non mangiare la pizza la sera della pizza o il pollo al mandarino nel giorno del pollo al mandarino!!! Sono disperato, non so come uscire da questa situazione."
Amy rimase abbastanza senza fiato, si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce.
"Dottor Cooper, in qualità di sua consulente, mi sento di affermare che lei non è sulla strada per innamorarsi di Penny, se è questo che la affligge"
Sheldon si illuminò per un istante: "Davvero? Vuol dire che queste orribili sensazioni passeranno, che tornerò a mangiare con gusto, che penserò solo al prossimo film dei Cavalieri dello Zodiaco?"
"Mi spiace deluderla. Intendevo dire che lei è perdutamente innamorato di Penny ed è troppo tardi per rimediarvi!" ribatté sentendosi un po' cattivella, e l'espressione allucinata di Sheldon la intenerì. Così tentò di spronarlo.
"Oh, avanti, Sheldon! Non è la fine del mondo! Io stavo bene quando provavo sentimenti per te e adesso col mio compagno non potrei essere più euforica! Hai visto la piccola Marie? Tu stai per diventare padre di una cosina altrettanto bella! E, okay, può essere bizzarro che abbia scoperto di provare qualcosa per Penny, che frequenti da tantissimo tempo e per la quale non hai mai provato tanto imbarazzo, ma devi accettarlo e viverlo serenamente...l'amore può essere fonte di delusione e di difficoltà, ma non deve essere sempre così...lei per prima ti ha confessato di amarti. È stata molto coraggiosa nel rivelarti in una volta tutto quanto. Non deve essere certo stato facile per lei...ricordati che è lei che sta portando avanti la gravidanza, con tutti gli sbalzi ormonali che ne comporta. Insomma, capisco il tuo dramma, ma tu prova anche a capire lei. Sta cercando di venirti incontro perché sa che i cambiamenti ti destabilizzano, ma sicuramente ha tanta paura quanta ne hai tu"
"Sì...questo me lo ha detto...come hai fatto a indovinare?"
Amy scrollò le spalle. "Istinto femminile, solidarietà, scegli l'opzione che preferisci. In ogni caso, devi capire che prima di tutto hai bisogno di essere sincero con te stesso. Cercare in tutti i modi di respingere ciò che si sente è inutile, devi accoglierlo e abituartici. Solo così potrai essere razionale come sei sempre tu e col tempo capire se si tratta di una cosa autentica o di una semplice cotta. Intanto però devi starle vicino...a prescindere da cosa provate, entrambi siete i genitori di quella creatura e come tali avete delle responsabilità che hanno la proprità sul resto. Ma cerca di vivere la vita serenamente...quella che state vivendo è un'esperienza unica e ve la dovete godere, perché il tempo scorre davvero velocemente." gli disse con risolutezza e dolcezza insieme. Guardò di nuovo la figlia, confermando interiormente le parole appena pronunciate. La gravidanza era stata un momento magico della sua vita e ogni tanto provava davvero la mancanza del pancione, così come delle serate trascorse ad accarezzarlo e a sorridere con le lacrime agli occhi mentre avvertiva i piedini della sua piccola. Aveva già detto ad Antoine che avrebbe sicuramente voluto diventare mamma di nuovo; nel frattempo desiderava che Sheldon trovasse a sua volta la felicità. Non era certo risentita nello scoprire di sentimenti tra Sheldon e Penny: inizialmente ne era rimasta colpita ma mai infastidita. La sua vita in Australia era fantastica, sicuramente le esperienze negative del passato l'avevano aiutata ad essere la donna che era, ma sentiva di meritarsi ogni fibra di quella felicità e mai sarebbe tornata indietro. Il suo lavoro, la sua famiglia, tutto era perfetto.
Sheldon l'aveva ascoltata in rigoroso silenzio e pur sembrando ancora shockato, non vaneggiava più né si agitò.
"Ti ringrazio, Amy"
"Di niente..."
Chiacchierarono un po', passando alle lezioni di Amy, ai nuovi esperimenti di Sheldon, infine si salutarono promettendosi di non far trascorrere tanto tempo per la prossima videochiamata.
 
 
Quando Penny udì i tre colpi alla propria porta, ognuno dei quali seguiti dal suo nome pronunciato ad alta voce, ne rimase sorpresa ma andò prontamente ad aprire.
Sheldon aveva un'espressione molto dimessa e intimitida come di consueto negli ultimi tempi, Penny provò a rompere il ghiaccio.
"Che sorpresa, è da un bel po' che non ti presenti alla mia porta..." riscoprì la propria voce emozionata e un po' strozzata. Era decisamente partita per la tangente, inutile tentare di negarlo o ricacciare quello che provava...tanto valeva farsi coinvolgere e, come aveva detto, vivere giorno per giorno. Da una parte aveva paura, dall'altra sapeva di essere sempre stata una persona impavida e rimanere a torcersi le mani rimuginando non serviva a nulla.
"Sì, io volevo chiederti se ti andava di andare a cena. Con me"
Quello la lasciò brevemente a bocca aperta.
"M-ma certo...quando?"
"Adesso"
Penny lanciò uno sguardo all'orologio, erano appena le sette di sera, ma decise di non essere così sciocca da perdere un'occasione per stare con lui.
"O-ok, entra pure e aspettami qui in salotto, intanto mi cambio"
Sulla punta della lingua di Sheldon premette per un istante la volontà di dirle che non era necessario perché lui la trovava incantevole così com'era ma evitò tanta scelleratezza e annuì andando buono buono a sedersi sul divano.
Penny sparì per una quindicina di minuti in camera sua e quando ne uscì indossava un abitino blu dodger -Sheldon identificò subito la tonalità- con le maniche corte, i capelli sciolti e ondulati, un lieve trucco agli occhi e alle labbra. Si alzò immediatamente, non sapendo bene come comportarsi, odiando quella sensazione di disagio che non voleva saperne di staccarglisi di dosso.
La pancia di Penny era effettivamente visibile ma tutt'altro che enorme, la giovane donna era soddisfatta di come stava riuscendo a mantenere la linea. Mettere su troppi chili era quanto di più sconveniente visto che dopo la gravidanza avrebbe dovuto fare i salti mortali per smaltirli.
Le nausee si stavano piano piano riducendo, con suo sollievo, perché poteva godersi la gravidanza con più pace e anche al lavoro andava molto meglio. Ormai non riusciva più a tenerlo segreto, tutti le avevano fatto le congratulazioni e sui social network la notizia era volata, provocando un'altra ondata di auguri e di invidia verso il fortunato papà.
"Dove avevi intenzione di andare?"
"C'è un nuovo posto in città...un ristorante coreano"
Penny strabuzzò gli occhi mentre apriva la portiera dell'auto. "E' martedì e non mi sembra tu abbia mai mangiato coreano!"
"Beh, sai com'è. Credo di dovermi abituare al fatto che ci siano dei cambiamenti. Ho deciso di provare a scostarmi dalla mia routine e di fare qualcosa di nuovo ogni tanto. Mi sto impegnando per davvero e credimi che non è facile"
Penny sorrise. "Lo so bene...ma sarò sincera, mi fa piacere vederti così attivo. Io non ho mai provato il cibo coreano..."
"Mi raccomando, stai attenta a chiedere che tutto sia ben cotto" aggiunse non potendo trattenersi dal fissare la strada, i semafori e gli stop con un po' di ansia.
Penny si sentì quasi commossa, accorgendosi in seguito che anche lui era stato attento all'abbigliamento.
Non si era proprio resa conto che indossava esattamente uno dei begli abiti scuri che in passato lei gli aveva consigliato e che, anzi, a dire il vero l'aveva fatta rimanere senza parole quando se l'era provato ed era uscito dal camerino. Il nero lo slanciava ancora di più e lo rendeva davvero elegante.
"Ti sei vestito di tutto punto...ma non hai caldo?" chiese mordendosi il labbro inferiore una volta entrati nel locale, non era molto distante dall'edificio in cui abitavano.
Non solo provava dei sentimenti per lui, ma anche una prepotente attrazione fisica. Era sempre stata una donna focosa, dopotutto, e non se ne vergognava.
"Ho messo una camicia di cotone sotto, in effetti. Comunque qui dentro è accesa ancora l'aria condizionata, sto bene. Tu, invece?" si azzardò persino a scostare la sedia per permetterle di accomodarsi.
"Sto bene anche io...non devi essere così preoccupato, non sono malata. Anzi, da qualche giorno mi sento finalmente meglio." rispose sorridendo e iniziando a sfogliare il menù, incuriosita dai nomi di quelle pietanze del tutto sconosciute.
Un breve silenzio fu interrotto dall'arrivo del cameriere, che li consigliò per qualche minuto finché Penny non optò per il bulgogi, ovvero manzo marinato in salsa di soia, chiedendo esplicitamente di cuocere bene la carne, mentre Sheldon fu come al solito più lungo e infine scelse il bibimbap, riso con verdure e carne bovina.
"Lunedì prossimo ho la seconda ecografia. Vorresti accompagnarmi?"
Sheldon sembrò turbato ma evidentemente si impose di calmarsi. "D'accordo. Sai, oggi ho parlato con Amy..."
"Ah, sì?" Penny inclinò il capo di lato come faceva sempre, con una punta di intransigenza nella voce, ma Sheldon era una schiappa nel capire le espressioni e i toni, quindi non colse il lampo gelido che passò nel suo sguardo. Ebbene sì, era anche gelosa. Amy era stata l'unica fidanzata di Sheldon e non poteva essere euforica del fatto che avessero avuto un contatto, nonostante sapesse di essere irrazionale perché Amy era distante, per di più aveva appena partotito ed era felicissima con la sua famiglia. Ma, per l'appunto, Penny era una donna focosa e non poteva farne a meno. "Come mai?"
"Ho voluto confidarle ciò che sentivo...insomma, lei è stata l'unica persona per cui abbia provato emozioni simili a quelle che sto sentendo adesso...per te."
"Simili? Cioè?"
"Cioè...ero molto affezionato ad Amy e avevo molta confidenza con lei. Mi sopportava in qualunque frangente, era sempre disposta a fare di tutto per me. D'altro canto anche io ritengo di essere stato generoso con lei, accettavo la stupida consuetudine di tenersi per mano in pubblico nonostante l'odiosa sensazione appiccicaticcia del sudore, per non parlare dei regali il giorno dell'anniversario o l'obbligatorio bacio quando l'accompagnavo a casa. Però con lei non mi sono mai sentito in imbarazzo come in questi ultimi tempi con te"
"Sheldon, davvero? Ti metto così a disagio? Voglio dire, è vero che molte cose sono cambiate, ma ci conosciamo da talmente tanto tempo. Io mi sento serena in tua compagnia, invece. Sono felice. Vorrei che anche tu riuscissi a rilassarti almeno un pochino"
Sheldon sospirò, interrotto appena dal cameriere che appoggiò i rispettivi piatti di fronte ad ognuno.
"Non fraintendermi, non voglio forzarti..."
Sheldon le credeva e pensò che era qualcosa che Penny non aveva mai fatto. In passato avevano battibeccato più volte ma nessuno aveva mai tentato di costringere l'altro a fare qualcosa di scomodo o non nelle sue corde.
Aveva voluto davvero bene ad Amy, arrivando a riempire la casa di gatti per colmare la sua assenza, ma era pur vero che spesso Amy aveva preteso qualcosa che lui non voleva dare. Poteva comprendere il desiderio carnale e ciò che ci si aspetta in una relazione conforme alla società, ma lui era fatto in un certo modo -era pur sempre una mente superiore, un genio- e irrigidirsi quando lei voleva baciarlo era stato semplicemente inevitabile. Solo nell'ultimo anno prima che lei partisse aveva iniziato a sciogliersi, accettando con meno ribrezzo il contatto fisico. Perché Sheldon sapeva che il mutamento faceva parte di ogni aspetto del pianeta Terra, era uno scienziato, nessuno ne era cosciente più di lui.
Dopo l'addio di Amy, in ogni caso, tutto era tornato come prima. Niente fidanzate, solo studio ed esperimenti, videogiochi e fumetti.
Fino a quella serata in cui aveva pensato che due chiacchiere con Penny non potessero fare male.
E infatti non c'era stato nulla di male! Tutto ciò che era avvenuto gli era piaciuto fin troppo. Ancora non anelava il contatto fisico, ma l'idea di averlo con Penny gli causava una sensazione di calore e frequenti rigonfiamenti.
Sheldon bevve un bicchierone d'acqua.
"Lei mi ha confermato che sono innamorato di te"
Penny dovette faticare con tutta se stessa e per non sputare il boccone, e per non soffocare. Però, anche lui era molto diretto...lo sapeva ma non si aspettava tanta schiettezza d'un botto, dopo che per giorni aveva dimostrato platealmente di evitarla.
"Oh."
"Di conseguenza, visto che tu hai detto di esserlo di me, si tratta di amore reciproco"
"E' così, infatti..." stava per sentirsi male e imprecò mentalmente...proprio adesso che le nausee avevano deciso di sparire!
"Quindi devo chiederti se a questo punto posso considerarti la mia fidanzata"
Questa volta a Penny andò di traverso la saliva e tossì, tentando però di mantenere un contegno per non far accorrere tutto il ristorante nella loro direzione.
"Oh mio Dio"
"Ho deciso di poter sopportare le tue consuete invocazioni alla divinità"
"Sheldon...dici sul serio? Vuoi che stiamo insieme per davvero?!" strillò al culmine di un'emozione intensa, frutto degli ormoni o di chissà cos'altro, stringendo il tovagliolo convulsamente.
"Mi sembra logico...beh, ci sono tante persone che stanno insieme senza provare reciproco amore ma se questa condizione è presente..."
Penny si slanciò in avanti afferrandogli le mani, e Sheldon notò che i suoi occhi erano lucidi.
"Forse ora stai poco bene..."
"Sto benissimo!"
Si alzò e corse verso di lui, chinandosi per afferrargli il viso e baciarlo, fallendo nella volontà di non attirare l'attenzione. Ma non le importava più, nemmeno quando il bacio diventò più intimo e qualcuno fischiò attardandosi persino in un discreto applauso.
Sheldon era paonazzo e paralizzato. Ma riuscì a rispondere al bacio. E non provò neanche un po' di irritazione quando le sue lacrime salate gli giunsero sulle labbra.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Quando arrivarono al quarto piano, Penny aveva il fiato molto pesante e durò tanto a lungo che Sheldon si spaventò. Penny sprofondò sul divano, togliendosi le scarpe e stendendosi, continuando ad ansimare.
Sheldon si sedette guardandola con occhi larghi.
"Domattina appena sveglio pretenderò che la ditta dell'ascensore mandi subito qualcuno a ripararlo"
Penny non osò neanche protestare. La gravidanza l'avrebbe affaticata sempre di più e non poteva riuscire a fare quattro piani di scale a piedi fino al termine.
"Vuoi qualcosa da bere?" le chiese poi mostrando una premura che la fece sorridere.
"Un bicchiere d'acqua, grazie" provò intanto a rilassarsi, distendendo un braccio lungo il bracciolo e l'altro sul lato opposto del divano.
Dopo essersi ripresa e aver bevuto un bel sorso, Penny sembrò riflettere su cosa dire anche se Sheldon la precedette. "Se stai meglio, io andrei"
"No, aspetta...perché non chiacchieriamo un altro po'?" gli propose con un sorriso.
"Okay..." accettò sedendosi a sua volta.
Penny piegò leggermente le gambe, facendo in modo che la gonna del vestito si sollevasse appena e Sheldon si sforzò di puntare lo sguardo sul suo viso.
"Stavo pensando che abbiamo passato una serata molto piacevole"
"Sì" ammise Sheldon.
"E poi pensavo che trovo strano che ancora tu non abbia fatto cenno alla tua prossima stesura di un contratto fra fidanzati" aggiunse ammiccando.
"Oh, non rimanerne delusa, ci ho pensato eccome. Ma penso di averti già accennato al tentativo che voglio compiere di cambiare un po' le mie abitudini"
"Dai, non voglio però che ti snaturi del tutto! A te piace scervellarti su queste cose...facciamo così...diciamoci qualche norma orale che vorremmo fosse rispettata nella nostra relazione e promettiamo di impegnarci a tal proposito. Dimmi cosa desideri o cosa non desideri" lo spronò. Lo conosceva troppo bene.
Lui ci rifletté giusto qualche secondo, Penny era convinta che non avrebbe sentito granché di cui sorprendersi.
"Non puoi negare che io abbia fatto rilevanti progressi sul piano del contatto fisico" fu la sua premessa.
Lei fece un cenno di totale assenso, bevendo un altro po' d'acqua. "Non posso decisamente negarlo!" indicò con una smorfia ridicola il proprio ventre.
"Però, ecco, credo che sarei ancora molto a disagio nel tenerti per mano in pubblico e preferirei non farlo. A meno che non mi venga proprio in mente la follia di prenderti io la mano"
Per l'appunto, Penny non si stupì.
"E gradirei che diminuissi la quantità dei tuoi 'Oh mio Dio'. Lo dici davvero spesso. Si possono trovare altre invocazioni"
"Tutto qui?" la giovane donna quasi rideva di gusto.
"Ora non mi sento molto in vena di riflettere approfonditamente..." fu la palese resa di lui che osservava i suoi boccoli biondi carezzarle la spalla e il colore blu dell'abito che si sposava troppo bene con l'incarnato della sua pelle per poter seriamente concentrarsi.
"D'accordo, tu mi hai detto due cose che non vuoi...io, però, voglio che nella nostra relazione ci sia spazio per i rapporti sessuali" sapeva perfettamente di aver sganciato una bomba e l'effetto fu quello ovvio.
Sheldon sgranò gli occhi così tanto che Penny pensava gli sarebbero balzati fuori dal cranio e diventò rosso come se avesse infilato la testa in un forno già acceso a 180 gradi da quindici minuti.
"E' già successo, perché tanta angoscia?"
"P-Penny..."
"Stai calmo. Non pretendo di fare sesso ogni giorno e nemmeno ogni settimana. Ma almeno due volte al mese sì, quelle le ritengo obbligatorie. Mi hai ripetuto spesso quanto sia vivace la fame delle mie parti intime e non mi sono mai sentita offesa perché è vero...non me ne vergogno affatto, fare sesso mi piace e fa anche bene! Ma la cosa fondamentale è che non puoi capire cosa significhi per me fare sesso con la persona di cui sono innamorata. È davvero un'esperienza sopra qualsiasi altra e tu mi dirai che se avessi aperto più spesso un libro saprei come descriverla ma io non ne sono sicura. È davvero unione in tutti i sensi e per me è importantissima."
Sheldon sapeva di essere stato spiazzato quando aveva capito di aver davvero sperimentato il coito e sconvolto quando aveva scoperto di aver concepito una vita, e nemmeno lui dall'alto della propria immensa conoscenza sentiva di riuscire a descrivere quanto allibito fosse in quell'istante.
"Per cui, visto che è evidente ciò che provo per te, vorrei che questo si manifestasse anche attraverso il sesso. E permettimi di aggiungere che potrei anche ritenermi libera di avere esperienze occasionali con altri se tu ti rifiutassi completamente di accettare questa clausola...io preferirei farlo con te ma se non vuoi..."
"No"
Il cuore di Penny perse un battito e lei cominciò ad agitarsi parecchio. No? Davvero si rifiutava categoricamente anche solo di considerare l'idea di avere altri rapporti con lei?
Cominciò a respirare pesantemente. Andare con altri sarebbe significato tradirlo ma che altro fare? Stare per anni interi in astinenza?
"No?"
Lui si avvicinò a lei, le sollevò le gambe poggiandole sulle proprie ginocchia, per essere col viso a distanza estremamente diminuita dal suo.
"Non andrai con altri" biascicò e subito dopo premette le labbra sulle sue, quasi stizzito. Penny non poteva crederci. Si era ingelosito!
Il bacio non durò molto ma l'intero contesto fu sufficiente per provocare a entrambi il fiato corto. Stavolta i quattro piani di scale non c'entravano.
"S-sei geloso?"
"Certo." Sheldon non sapeva mentire. Penny si sciolse in un sorriso e ogni traccia di ansia svanì mentre gli abbracciava il collo. "Solo, sii paziente con me. A me tu piaci. Fisicamente, voglio dire, però..." balbettò Sheldon.
"Tranquillo, non voglio violentarti! Saprò fare in modo che la cosa non ti appaia una forzatura. Ti abituerai e ti piacerà sempre di più. E ritieniti fortunato...io le prime tre-quattro volte ho sentito solo dolore! Dalla sesta in poi ho cominciato davvero a godermela..." disse Penny con tono scanzonato. "Voglio che tu sappia che è dalla notte del concepimento di questo signorino o signorina che non faccio sesso! È una sorta di record per me" Quasi sei mesi in bianco non erano nelle sue corde! Lo guardò in modo smaliziato. Parecchio smaliziato e con una punta di tenerezza che voleva indurlo chiaramente a cedere. La verità era che la prima volta era stata così strana, per non dire confusa e assurda...adesso Penny era consapevole di quello che voleva ed era giunto il momento di cogliere l'attimo senza ulteriori esitazioni.
Lui tornò invece ad agitarsi e ad essere rosso in faccia, sul collo, le mani sudate.
"Vuoi del vino per aiutarti a calmarti?" gli chiese intenerita.
"No. Voglio essere completamente lucido. Ma facciamo piano"
"Ma certo...non so se hai notato che sono una signora incinta, non avevo certo in mente di provare la posizione dell'altalena!"
"Non sapevo avessi una conoscenza approfondita del sacro libro dell'amore" osservò lui, spiazzandola. Giustamente, come poteva Sheldon non avere le basi anche del Kamasutra? Nulla vietava che dopo il parto e dopo essersi ripresa avrebbe potuto farglielo conoscere in maniera concreta.
-Che sporcacciona!- E accadde di nuovo. Ma fu diverso. Fu una seconda prima volta. Indescrivibile.
 
Il mattino dopo, quando Howard e Raj entrarono nell'edificio, videro l'ascensorista impegnato nella riparazione del suddetto meccanismo fuori uso da anni mentre Sheldon lo schiavizzava intimandogli di muoversi perché non c'era affatto altro tempo da perdere.
"Sheldon, che succede?" chiese l'astrofisico stupito tanto quanto l'ingegnere.
"Da quando in qua la ditta si è svegliata nel riparare questo coso?"
"Da quando ho cominciato a tempestarli di chiamate dall'alba di oggi! L'ascensore è indispensabile al momento, deve essere riparato immediatamente!"
"Come mai tutta questa fretta? Qualcuno si è rotto una gamba? Devi trasportare su un'altra macchina del tempo?!"
Sheldon li degnò di una rapidissima occhiata prima di tornare a fulminare il povero ascensorista che sudava e non sapeva se imprecare o spicciarsi a mettere fine a quella dannatissima mattinata il più presto possibile. Quello stramboide non lo aveva mollato fin da quando era arrivato come un pitbull!
"Nessuno si è rotto una gamba e non c'è alcuna macchina del tempo. Penny è incinta!"
Solo mentre lo diceva si ricordò che Penny gli aveva proposto di parlarne agli altri quella sera a cena, con calma.
Ovviamente era troppo tardi e i due erano già schizzati su per le scale per investire Penny di domande.
L'ascensorista osò respirare troppo rumorosamente.
"Si sbrighi lei!!" abbaiò. Esattamente come un pitbull.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Sheldon si era categoricamente rifiutato di entrare mentre Penny partoriva. Ancora aveva gli incubi di quella volta in cui era stato costretto ad assistere alla nascita del nipote, con sua madre che impartiva ordini a destra e a manca e Missy che urlava come se la stessero aprendo in due (il che, beh, non era lontano dalla realtà).
Non c'era stato nulla di imprevisto, il giorno in cui a Penny si ruppero le acque era all'interno della settimana giusta in cui ciò sarebbe dovuto succedere. Sheldon si era catapultato a chiedere aiuto a Leonard per sfrecciare in ospedale e adesso erano entrambi lì, in attesa di Howard e Raj (Leonard non aveva potuto proprio farne a meno) e ovviamente della creatura dal grembo di Penny.
La sentivano gridare e ringhiare come un animale feroce e ad ogni strepito, Sheldon sussultava, ricevendo un sorriso calmo da parte di Leonard.
Il travaglio durò tre ore e a detta delle infermiere stava andando tutto per il meglio. Penny non l'avrebbe pensata così, suppose Sheldon, la faccenda del parto e di quei dolori lancinanti era un qualcosa che Madre Natura aveva davvero progettato come avrebbe fatto il peggior cattivo di un qualsiasi fumetto.
Infine, la dottoressa uscì tutta trafelata e sudata, annunciando con un sorrisone che la giovane donna aveva messo al mondo una bella bambina di tre chili e sette, capelli già folti e castani e gli occhi che per ora erano azzurri.
Sheldon decise finalmente di entrare.
Scorse subito i capelli biondi di Penny, scivolò con gli occhi sul suo viso stremato e ancora rosso per lo sforzo. Sembrava che stesse dormendo, invece aveva il volto ruotato a guardare la piccola attaccata al suo seno. Sheldon arrossì, la vista del seno nudo di Penny non gli era ancora pienamente congeniale. Si convinse che era più per quello che per il fatto che Penny stringesse al petto sua figlia. La figlia a cui loro avevano dato la vita.
Penny si accorse di lui e gli sorrise. Con il gesto più naturale del mondo, anche se si vedeva che ancora era dolorante e decisamente sfinita, gli porse la bambina.
Lui l'afferrò goffamente sebbene gli stesse perfettamente appoggiata su un braccio. Era leggerissima e bellissima, ancora un po' grinzosa e paonazza. Questa volta l'emozione si dipinse pienamente sulla sua faccia e finse di non notare l'espressione addolcita di Penny, decisa a non perdersi la scena nonostante fosse stanchissima.
"E' un esemplare di Homo Novus, Penny...questa bambina porta con sé dei geni straordinari!" esclamò Sheldon per stemperare l'enorme flusso di commozione che gli turbinava dentro.
"E' la tua bambina. La nostra"
Sheldon si ammutolì, mordendosi il labbro inferiore mentre il suo rossore aumentava.
Penny rise piano. "Non abbiamo mai parlato di nomi" aggiunse.
"Immagino che tu ci avrai pensato"
"Sì ma non voglio decidere da sola. A me piaceva Belle...era la mia principessa Disney preferita!"
"E' un bel nome...e le sta a pennello" disse fissando la bambina, tentando di fermare il tremolio nella voce. La loro bambina.
"Se Belle ti piace, potresti scegliere tu il secondo nome"
"Stavo pensando a una donna che è stata molto importante e di grande aspirazione per me"
"Tua madre?"
"Marie Curie!" fece Sheldon alzando la voce e Penny alzò una mano in segno di scusa.
"Beh, in fondo tua madre si chiama Mary, quindi potrebbe considerarlo un omaggio a lei."
"Sì, non sarà molto contenta di sapere che ho avuto una figlia al di fuori del matrimonio" puntualizzò Sheldon.
"Credo che quando la vedrà, penserà a tutto meno che al fatto che sia frutto del peccato" osservò Penny.
In realtà era il frutto di una notte inaspettata e folle, pensò Sheldon.
Ma era sua figlia, l'individuo di Homo Novus, la bambina di Sheldon Cooper! Di Sheldon e di Penny...
Penny gli sfiorò il braccio e lui arrossì ulteriormente, chinandosi comunque per posarle un delicato bacio sulle labbra.
Poi le ripose tra le braccia la piccola Belle Marie Cooper e non si vergognò più nel vedere il seno nudo di Penny.
Rimase lì a osservare le due donne che amava; sì, poteva dire che le amava. Niente di tutto ciò poteva essere considerato un peccato. 
Finirono con l'addormentarsi tutti e tre insieme, mentre Sheldon pensava a quanto quell'unica notte avesse rivoluzionato le loro vite. 
Tutto per un po' di quella sostanza derivata dalla fermentazione degli zuccheri della frutta di cui il fegato è in grado di metabolizzare solo una certa quantità.

 

 
 
 
Questa è la fine...so che probabilmente non è soddisfacente anche perché l'ultimo aggiornamento risale a fine gennaio .__. ma avevo perso completamente l'ispirazione per questa storia e avevo già deciso da tempo di non tirarla per le lunghe ma di scrivere un solo, ultimo capitolo...avrei dovuto scrivere qualcosa di più lungo e articolato, lo so bene (e ce l'avevo anche in mente), ma al momento è tutto quello che mi riesce.
Ormai è da tanto che non scrivo più fanfiction e infatti da un po' di tempo a questa parte mi sto dedicando unicamente alle traduzioni...quindi mi dispiace molto aver terminato così in fretta e furia perché mi rendo conto che avrei potuto fare di meglio, ma davvero la voglia di scrivere al momento è sgonfia come una ruota bucata!
Grazie comunque a chi ha seguito e a chi è stato così gentile da lasciare un commento, non nego che fa sempre piacere! Come faccio sempre, nomino apertamente le persone che hanno recensito, ringraziandole doppiamente:
 
lapiccolaSerpeverdeMalfoy, shuhotsu, Bambolina Blackmetal 94, zackaide, StormLight94, BitterLullaby, Nayra_Fall, Lunatica94, Ariel99, blackcatlilly, Joey_97, LoveDayDreams, jennette14. 

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