True friends are just like a second family

di Jade Tisdale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buio ***
Capitolo 2: *** Dente ***
Capitolo 3: *** Freccia ***
Capitolo 4: *** Freddo ***
Capitolo 5: *** Patente ***
Capitolo 6: *** Gelato ***
Capitolo 7: *** Nascondino ***
Capitolo 8: *** Pianto ***



Capitolo 1
*** Buio ***


 

1. Buio

Laurel e Sara

 Infanzia

 

 

 

Laurel aprì di colpo gli occhi: uno strano rumore, probabilmente il cigolare di una porta, aveva attirato la sua attenzione. Subito dopo, udì dei passi correre lungo il corridoio, e una piccola figura bionda si presentò sulla soglia della sua camera, stringendo fra le mani un peluche a forma di squalo.
«Sara... cos'è successo?»
La piccola sospirò. «La mamma mi ha detto che sto diventando grande, e che devo cominciare a dormire con la luce spenta. Ma io ho tanta paura del buio, lo sanno tutti.»
«Prima o poi dovrai fartela passare anche tu, questa paura.»
La biondina si strinse nelle spalle. «Possiamo dormire insieme, almeno per stanotte?»
Laurel annuì senza pensarci, e Sara, con un grande sorriso sulle labbra, si lanciò in mezzo alle coperte. La sorella minore emise uno sbadiglio, dopodiché chiuse meccanicamente gli occhi, stringendo forte il peluche.
Laurel chiuse a sua volta gli occhi, ansiosa di poter ritornare a dormire, ma presto la voce di Sara la attirò nuovamente.
«Io non sono coraggiosa come te, Lallie.»
La diretta interessata alzò di scatto le coperte, ricevendo una smorfia da parte della sorella, infastidita dal freddo.
«La prossima volta che mi chiami con uno di quei tuoi stupidi nomignoli, ti faccio dormire sulla moquette.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi di nuovo qui! So che avevo promesso una long (che in realtà sono due long, visto che mi è venuta un'altra idea), ma credo che passerà ancora un po' di tempo...
In compenso, ho pensato ad una raccolta di flashfics sui vari personaggi. Fondamentalmente scriverò su Sara, Laurel, Oliver, Thea e Tommy, ma in qualche capitolo inserirò anche gli altri personaggi, principali e non.
Le flashfics saranno articolate in tre periodi: infanzia, adolescenza, presente (momenti imprecisati in una delle tre stagioni) e futuro.
Tornando alla flash, ormai avrete capito che Sara Lance è il mio personaggio preferito (ma dai!?), perciò ho deciso di aprire in bellezza :3
Io la piccola Sara la vedo un po' come un peperino, un uragano sempre in cerca di guai a cui piace stuzzicare le persone, soprattutto Laurel, storpiando il suo nome (dai, è troppo tenera! xD), ma credo che, come tutti i bambini, abbia anche lei le sue paure e in quel momento ha bisogno della sua sorellona <3
Detto questo, spero che la mia idea vi piaccia. Un abbraccio a tutti!

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Capitolo 2
*** Dente ***


 

2. Dente 

Oliver e Thea

Infanzia

 

 

«Ollie, aiutami! Mi fa male! Mi fa male!»
Il ragazzo, che se ne stava beatamente coricato sul divano a guardare la tv, osservò incuriosito la sorella minore correre verso di lui.
«Che è successo?» domandò, mettendo in pausa il film.
La piccola Thea, con gli occhi rossi a causa del pianto, si sedette sulle ginocchia del fratello maggiore e aprì lentamente la bocca: toccò delicatamente un incisivo inferiore con la lingua ed esso si mosse subito, provocando un'ulteriore fitta di dolore alla bimba.
«Ti fa tanto male?» domandò Oliver premuroso, accarezzandole una guancia bagnata.
Thea annuì rapidamente, tirando su col naso. «Perché si muove? L'ho rotto?»
«Beh, più o meno...» esordì il biondo, non sapendo che altro dire. Di certo, rivelare ad una bambina di sei anni che ben presto avrebbe perso tutti i suoi dentini -ma che logicamente li avrebbe cambiati- sarebbe stata un'impresa ardua.
«Vedi, a volte capita che qualche dente si rompa, ma se lo rimuoviamo in tempo e lo mettiamo sotto al cuscino, la fatina dei denti lo verrà a prendere e lo sostituirà con una bella monetina!»
La bimba lo osservò speranzosa: «Dici sul serio?»
«Ma certo! Sai, tanti anni fa è successo anche a me, ma quando papà mi ha tolto il dente, il dolore è passato subito, e la fatina dei denti mi ha portato tanti bei soldini!»
Thea si asciugò le guance coi dorsi delle mani, dopodiché regalò al fratello uno dei suoi sorrisi più dolci.
«Allora voglio toglierlo subito!» esclamò, iniziando a correre verso il bagno.
«Ehi Speedy, aspettami!»

 

 

La mattina seguente, quando Thea si svegliò, si stropicciò dolcemente gli occhi, e si lasciò andare ad un lungo sbadiglio.
Quando Oliver, il pomeriggio precedente, le aveva tolto il dente, era diventata così allegra da volerlo nascondere all'istante sotto al cuscino.
Solo allora la piccola si ricordò di quanto accaduto il giorno prima e si affrettò a controllare se quello che le aveva detto il fratello era vero.
Sotto al cuscino, effettivamente, il suo dentino non c'era più, ed era stato sostituito da una banconota da cinque dollari.
«Evviva! Con questi potrò comprare tantissime caramelle!» esclamò la bimba, iniziando a saltare animatamente sul letto.
Fortunatamente, Thea non si era resa conto che qualcuno la stava osservando dalla porta socchiusa; Oliver sorrise impercettibilmente, cercando di allontanarsi senza fare rumore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono l'unica a pensare che Ollie sia un fratello maggiore tenerissimo?
Come periodo ho scritto infanzia perché la protagonista della flashfic è Thea, e di conseguenza, nonostante Oliver sia un adolescente, lei è ancora una bambina -molto tenera direi :3

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Capitolo 3
*** Freccia ***


 

3. Freccia 

Felicity e Roy

Presente

 

 

«Felicity, devi rilassarti.»
«Scusa, ma purtroppo io e gli oggetti appuntiti non andiamo molto d'accordo.»
«Ti ricordo che è stata una tua idea» puntualizzò Arsenal, sospirando. «Se Oliver scopre che ti sto aiutando, per me è la fine.»
«Non ci scoprirà, vedrai» affermò la bionda, rigirandosi la freccia tra le mani. «Insegnami a usare questo affare prima che cambi di nuovo idea.»
Roy soffocò una risata, dopodiché aiutò nuovamente la donna a flettere l'arco. Era la terza volta che ci riprovavano, e in ognuna di esse il braccio di Felicity non aveva smesso di tremare per un momento, facendo scoraggiare sempre più la ragazza, il cui unico desiderio era semplicemente quello di imparare a difendersi.
Quest'ultima volta, però, era molto più calma, e si concentrò sull'obiettivo di fronte a sé.
«Quando sei pronta» sussurrò il ragazzo, nel tentativo di non distrarla «lascia andare la freccia.»
La bionda sentì le mani di Roy abbandonarla lentamente. Osservò con determinazione il bersaglio posto qualche metro più in là, e per un attimo si convinse che sarebbe riuscita a colpire la parte gialla centrale.
Inspirò profondamente, e quando si sentì pronta, chiuse gli occhi e scoccò la sua prima freccia. Sorrise all'oscurità, e quando riaprì gli occhi, un attimo dopo, l'oggetto appuntito rimbalzò contro un tubo e per poco non colpì il povero Roy, che riuscì a scansarlo appena in tempo.
Felicity lo osservò con apprensione. «Oh mio Dio, m-mi dispiace tanto...»
Arsenal scosse impercettibilmente la testa: «Direi che è meglio se ti insegno a tirare qualche pugno.»
La bionda sospirò, sperando con tutta sé stessa di non umiliarsi una seconda volta di fronte a Roy.

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Capitolo 4
*** Freddo ***


 

4. Freddo 

Laurel e Oliver

Adolescenza

 

 

Il vento sbatteva violentemente contro i vetri delle finestre di villa Queen. Laurel vedeva con chiarezza i numerosi alberi i cui rami ondeggiavano con prepotenza, quasi come se stesse per sorgere un uragano da un momento all'altro.
Guardò l'orologio con preoccupazione: se il mal tempo non fosse cessato entro due ore, non sarebbe tornata a casa per il coprifuoco, e suo padre se la sarebbe di nuovo presa con Oliver.
Il diretto interessato entrò nella stanza proprio in quel momento: teneva tra le mani due birre, e stringeva tra i denti la confezione di un grande pacchetto di patatine.
La più grande delle sorelle Lance sorrise al ragazzo, che sembrava veramente buffo.
«Non sono sicura che abbiamo l'età giusta per bere» esordì la mora, con un sorrisetto malizioso stampato in viso.
Oliver ricambiò il sorriso, sedendosi di fronte a lei nel letto. «Ne sei sicura?»
«Abbastanza» proseguì la ragazza stampandogli un bacio sulle labbra. «Ho appena preso la patente, e se mio padre scopre che ho bevuto anche solo mezzo bicchiere di una qualsiasi bevanda gassata, va a finire che mi ammanetta in camera mia per il resto della settimana.»
Il ragazzo fece una piccola risata, spostando involontariamente la sua attenzione su un fulmine, segno che sarebbe presto arrivato un temporale. Rimase come incantato da quella scia dorata, e continuò a osservare il cielo scuro per un tempo indecifrabile.
«Ollie, ho freddo.»
Si voltò di nuovo verso la sua ragazza, la cui espressione, da allegra e spensierata, era divenuta più cupa. Tremava come una foglia.
«Ti senti bene?» domandò dolcemente, rigirandosi tra le dita una ciocca castana.
Laurel scosse lentamente la testa, e Oliver la accolse tra le sue braccia, cominciando ad accarezzarle la schiena. Senza un vero motivo, le guance della giovane si tinsero di rosa, e dopo non molto, si addormentò beatamente, cullata dal calore del suo amato fidanzato. 

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Capitolo 5
*** Patente ***


 

5. Patente 

Thea e Tommy

Adolescenza

 

 

«Non hai sistemato come si deve lo specchietto retrovisore.»
Thea si voltò lentamente in direzione dell'amico, guardandolo con fare scocciato. «La pianti di trattarmi come una bambina?»
«Sei stata tu a chiedermi aiuto per le tue prime guide.»
«Sì, ma stai esagerando.»
La ragazza poggiò il piede sull'acceleratore, guidando la macchina lungo il vialetto di casa Queen; pochi secondi dopo, però, Tommy fece leva sul freno a mano.
«E adesso che cosa c'è? Lo specchietto è a posto!» sbottò Thea, sbuffando sonoramente.
Il moro la osservò per un paio di secondi. «Non ti sei allacciata la cintura di sicurezza.»
«Ti ho chiesto una mano, non di trattarmi come una stupida. E poi...»
«Ci sono persone che muoiono ogni giorno perché non indossano la cintura di sicurezza, lo sai?»
«...tu non sei mio fratello.» 
Tommy poggiò la mano sinistra sulla sua spalla, sorridendole dolcemente. «Lo so, Thea. Me lo avrai ripetuto un milione di volte. Ma sono certo che se Oliver fosse qui, vorrebbe che tu indossassi la cintura.»
La castana delineò un sorriso amaro: «Mio fratello non ha mai indossato la cintura di sicurezza in macchina, neanche all'esame di guida.»

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Capitolo 6
*** Gelato ***


 

6. Gelato 

Oliver e Felicity

Futuro

 


 

Felicity si accarezzò dolcemente il pancione. Il bambino aveva ricominciato a scalciare.
Sospirò appena, sistemandosi meglio sotto alla coperta.
«Qualcosa mi dice che sarai un bambino sempre in movimento, un po’ come tuo padre.»
«Come dici?» domandò Oliver, che era appena entrato nella stanza.
La bionda gli dedicò un sorriso raggiante: «Niente! Pensavo ad alta voce.»
Oliver ricambiò il sorriso, sedendosi di fianco a lei sul divano.
«Com'è andata?»
Lui sospirò. «Bene. Arsenal e Arrow hanno sventato una rapina brillantemente e senza ferire nessuno.»
«Complimenti» sussurrò, lasciandogli un bacio a fior di labbra. «Ma come avete fatto senza qualcuno che vi guidava? Dig è fuori città per festeggiare il Natale con Lyla e la sua famiglia, perciò...»
«Ci ha aiutati Sara.»
Felicity si irrigidì. «Oh.»
«Le ho dato il permesso per usare il tuo computer. Spero non ti dispiaccia.»
«No no, figurati» mentì. Nonostante lei e Oliver fossero sposati da più di due anni e Sara avesse riallacciato il suo rapporto con Nyssa già da un po’, qualche volta, al solo sentir pronunciare il suo nome, si innervosiva.
D'altronde, se Sara non fosse salita su quella barca con Oliver tanti anni prima, probabilmente non avrebbe mai conosciuto il padre di suo figlio.
«E tu? Come stai?»
La bionda piegò appena la testa di lato. «Così così» mugugnò, lasciando che il marito le accarezzasse i palmi delle mani. «Ho un po’ di fame in realtà.»
«Ma certo. Vuoi qualcosa in particolare?»
Felicity serrò appena le labbra, con fare pensieroso. «Un gelato, magari.»
«Felicity, è il 27 Dicembre.»
«Lo so» rispose lei, come se Oliver le avesse spiegato come si accendesse un computer. «E allora?»
«Allora, fa un po’ freddo per un gelato, non trovi? E poi, non credo che ci siano delle gelaterie aperte a quest'ora della notte.»
La bionda corrugò la fronte. «Non abbiamo del gelato in casa?»
«No.»
Sbuffò, incrociando goffamente le braccia, fingendosi offesa. Oliver trattenne a stento una risata.
Quando l'uomo uscì dalla stanza, Felicity non ci diede peso. Poco dopo, però, Oliver tornò da lei con una scatola bianca in mano, e non riuscì a non sorridere.
«Tieni» sussurrò, porgendole un cucchiaio e una confezione di gelato alla vaniglia.
Felicity iniziò a mangiare con gli occhi carichi di gioia, e Oliver la osservò per tutto il tempo. Dopo pochi minuti, però, la bionda gli mise il cucchiaio tra le labbra, un'espressione indecifrabile stampata in viso.
«Sei un ottimo bugiardo» sussurrò, «ma la prossima volta che mi menti riguardo al cibo, mi arrabbierò sul serio.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Primo esperimento Olicity! Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su questa coppia, e finalmente ci sono riuscita :3

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Capitolo 7
*** Nascondino ***


 

7. Nascondino 

Tommy, Laurel, Oliver e Sara

Infanzia

 

 

 

«Quarantotto… quarantanove… cinquanta! Sto arrivando!»
Tommy si voltò di scatto, ammirando con fierezza l’immenso cortile di Villa Merlyn. Ormai erano mesi che lui e i suoi amici giocavano a nascondino nel suo giardino e conosceva a memoria i loro nascondigli abituali, perciò sarebbe stato facile trovarli.
Il primo che riuscì a scovare fu Oliver, che come suo solito si era rifugiato dietro un cespuglio troppo vicino alla tana ‒ che per loro era la fontana con la scultura di Rebecca, la madre di Tommy.
Il suo prossimo obiettivo era Sara: la bambina, a differenza della sorella, non si preoccupava quasi mai di cercare un nascondiglio perfetto perché dalla sua parte aveva le proprie gambe. La piccola Lance era infatti la più veloce del gruppo, e molto spesso era l’unica che riusciva a salvarsi ‒ o, nel caso fosse l’ultima ad essere vista, l’unica che riusciva a salvare tutti gli altri giocatori.
Quando Tommy percepì un fruscio dietro a un vaso, sul suo volto andò a formarsi un ghigno. Si avvicinò cautamente al grande oggetto in ceramica, ma con suo grande stupore vi trovò Laurel, che non fu abbastanza svelta da riuscire ad arrivare alla fontana prima di lui.
«Dinah Laurel Lance, da te proprio non me lo aspettavo» la punzecchiò il bambino dai capelli scuri, incrociando le braccia. «Di solito sei quella che trova i nascondigli migliori.»
In tutta risposta, Laurel gli fece una linguaccia. «Tanto mia sorella non la troverai di sicuro!»
Tuttavia, al sentire quella frase, Oliver si sporse verso l’amico. «Io so dov’è Sara. Posso dirtelo, se vuoi.»
«E in cambio tu cosa vuoi?» domandò Tommy, inarcando un sopracciglio.
«Stupido! Ti ricordo che se gli riveli dove si trova Sara non solo perderemo, ma tu dovrai anche contare visto che sei stato il primo ad essere trovato!» sbottò Laurel, facendo zittire Oliver con quelle semplici parole.
Non curandosi del battibecco appena avvenuto fra i due amici, Tommy riprese a perlustrare la zona. Aveva come l’impressione che Sara si fosse nascosta in un luogo inusuale, perciò decise di seguire il suo sesto senso e di addentrarsi nel bosco che costeggiava la casa.
Uno stormo di uccelli sembrò indicargli la strada, e difatti, dopo pochi minuti, un rumore attirò la sua attenzione: proveniva dalla cima di un grande abete. Tommy alzò lo sguardo, ma prima che potesse realizzare cosa stava succedendo, Sara, in piedi sopra a un ramo, saltò giù con una capriola, cadendo proprio sopra di lui.
Sebbene la bambina non pesasse più di venti chili era atterrata sulla schiena del povero Tommy, che ora stava imprecando a denti stretti per il dolore causatogli. Tuttavia, Sara non se ne curò minimamente e corse invece in direzione della fontana, urlando un gioioso «Tana libera tutti!» mentre il bambino si alzava in piedi a fatica.

 

 

 

 

 


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Capitolo 8
*** Pianto ***


 

8. Pianto 

Laurel

Adolescenza

 

 

 

«…Ma ora passiamo alla notizia che sta facendo il giro del mondo. Come sapete il Queen’s Gambit è affondato a causa di una violenta tempesta, e di Robert Queen e di suo figlio Oliver non ci sono tracce. Tuttavia, una fonte certa ha dichiarato che una ragazza di nome Sara Lance si trovava con loro, e‒»
Laurel spense il televisore con un gesto deciso, per poi scaraventare il telecomando contro al muro, sprigionando gran parte della rabbia e dell’angoscia che stava trattenendo in quei giorni.
Moira aveva detto loro della sorte di Sara solamente il giorno prima, e a meno di ventiquattro ore tutto il mondo era già al corrente del fatto che Laurel era rimasta senza fidanzato e senza sorella.
Sarebbe dovuta essere arrabbiata. Avrebbe dovuto sentirsi tradita. Ma in realtà, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era al modo in cui Sara e Oliver erano morti.
Erano stati risucchiati dalle acque del mare, o erano morti prima che la nave affondasse, magari battendo la testa da qualche parte o scivolando a causa del maremoto? Avevano sofferto? Erano insieme quando si era scatenato l’inferno?
L’idea che fossero ancora vivi non la sfiorava nemmeno lontanamente. Sapeva che erano morti entrambi ‒ non era ingenua come sua madre, sapeva benissimo che non li avrebbe rivisti mai più ‒, quello che non sapeva era che il dolore, col passare degli anni, sarebbe solo peggiorato.
E così, in preda a un altro scatto d’ira, Laurel prese a sferrare pugni contro al muro della propria camera per un tempo indefinito, fino a quando, sfinita, si accasciò a terra e scoppiò a piangere come non mai. Non c’era niente che potesse fare per riportarli indietro. E le lacrime che le accarezzavano il viso glielo avrebbero ricordato per il resto della vita.

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