Lost Masters

di NeroNoctis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amico ***
Capitolo 2: *** Tutto così strano ***
Capitolo 3: *** Portatore di Morte ***
Capitolo 4: *** Nix ***
Capitolo 5: *** Il Primo ***
Capitolo 6: *** Libertà e Schiavitù ***
Capitolo 7: *** Tribunale delle Ombre ***
Capitolo 8: *** Fyeran ***
Capitolo 9: *** Lei ***
Capitolo 10: *** Esercito VS Famiglia ***
Capitolo 11: *** Kunax ***
Capitolo 12: *** Massacro al Chiaro di Luna ***
Capitolo 13: *** I 4 Lost Masters ***
Capitolo 14: *** Upheaval ***
Capitolo 15: *** Vento del Destino ***
Capitolo 16: *** Le Rovine di Tahmes ***
Capitolo 17: *** La Guerra degli Dei ***
Capitolo 18: *** Colpa ***
Capitolo 19: *** Creazione e Distruzione ***
Capitolo 20: *** Asura ***
Capitolo 21: *** Nihil ***
Capitolo 22: *** Il Cavaliere della Dea ***
Capitolo 23: *** Ritorno a Sanctum ***
Capitolo 24: *** Proteggere Atreia ***
Capitolo 25: *** Ouverture ***
Capitolo 26: *** La Battaglia di Anoha ***
Capitolo 27: *** Guerra ***
Capitolo 28: *** Epilogo - Nihil sub sole novum ***



Capitolo 1
*** Amico ***


Atreia, terra dove da tempo immemore si protrae una guerra tra Elisiani, Asmodiani e Balaur.
Ma un giorno, qualcuno che giaceva nell'ombra, fu liberato. Uno dei Maestri Perduti dei Balaur, un drago di nome Nergal.
Essere capace di assorbire l'etere da ogni essere vivente e non, essere che ha distrutto Kamar e la fortezza di Tiamaranta, trasformandole in lande prive di vita, con l'immenso desiderio di governare su tutto insieme al fratello dormiente Erra.
Essere che ha portato alla distruzione di Sanctum per mano di un piano orchestrato da un Daeva, Neronoctis, e lo stesso Kaisinel, nella speranza di distruggere il Dragon Lord con la città celeste.
Ma alla fine, il più potente dei nemici viene sconfitto dall'alleanza Elisiana-Asmodiana-Reian, lasciando però la nube della guerra su tutta Atreia, ombra che nasce dalla sete di Potere di Beritra, che dopo gli ultimi eventi è sparito nel nulla, così come l'Elisiano Neronoctis, sicuramente morto nella guerra tra le due parti.

Era una giornata di sole, non era strano dopotutto trovare belle giornate in quel periodo dell'anno dove la primavera si diradava per lasciare spazio alle prime giornate estive. I racconti sulla guerra di Nergal si susseguivano senza sosta, con persone che enfatizzavano alcune parti per renderle più interessanti. Kyrie si guardò allo specchio, spostandosi una ciocca castana dal viso. Il sole che entrava dalla finestra si rifletteva sul suo volto, illuminando i suoi occhi di quel marrone intenso. Legò i capelli con una coda, indossò un abito semplice e uscì di casa. Elian era la stessa di sempre, solo più affollata. Dopo la distruzione di Sanctum tutti i Daeva si erano spostati lì, anche se i lavori per restaurare la città fluttuante procedevano abbastanza velocemente. Passò vicino un anziano Daeva, che narrava le gesta di guerra ai più piccoli, narrando di colui che rischiò per salvare tutti, quel Daeva di nome Neronoctis. Kyrie scosse la testa e proseguì oltre, cercando di non ascoltare quelle parole. 
Si ritrovò appena fuori città, di fronte alla lastra che onorava la memoria di Noctis. La fissò per minuti, o forse per ore, non sapeva dirlo con certezza, fino a quando non venne distratta da alcune persone che si fermarono dietro di lei, contemplando anche loro quell'oggetto commemorativo.
– Lo conoscevi anche tu? – chiese una ragazza dai capelli rossi. Templare, notò Kyrie, dopotutto quello spadone non lasciava spazio ad alternative. "Perchè portare un'arma in un luogo così tranquillo e significativo?" pensò la ragazza, mentre analizzava la fattucchiera dai capelli blu accanto alla templare.
– Si, lo conoscevo. Anche abbastanza bene. – rispose. Era chiaro che cercava di mostrarsi più seria possibile, o semplicemente non gli importava molto? La sua espressione era un misto tra l'assente e qualcosa di indecifrabile. Distolse lo sguardo dalle due e continuò a fissare quella lastra, leggendo e rileggendo il nome del ragazzo.
– Non ti ho mai vista da queste parti. Io sono Erza, lei è Futaba. 
Kyrie si voltò ancora, guardandole con aria quasi interrogativa. Dopo realizzò che, ovviamente, stavano aspettando il suo nome. Si sforzò di accennare un sorriso, e non era facile, era semplicemente stanca di sentire tutte quelle storie spacciate per eroismo, era ovvio che le raccontavano per farsi belli con la scomparsa dello spiritmaster, come per dire "ehy, io c'ero". Loro non conoscevano Noctis, non davvero. E a volte, forse, non voleva conoscerlo nemmeno lei. 
– Kyrie, molto piacere! – sorrise, ma probabilmente le uscì più una smorfia, e il suo tono era di finto buonismo, non riusciva bene a fingere, non sempre almeno.
Erza sentito quel nome, socchiuse gli occhi, come se ci stesse riflettendo su. L'amica la fissò con aria interrogativa, cercando di capire il perchè di quell'espressione. 
– Siam sicure che non ci siamo già incontrate?
– Sicura. – tagliò corto Kyrie. Accennò un altro sorriso e salutò le ragazze, che restarono a fissarla con un espressione che andava dal curioso allo scettico, ma la ragazza non sembrò curarsene, anzi, preferì abbandonarsi a quella brezza piacevole che portava con se l'odore leggero del mare misto a fiori.
✽✽✽

Il rumore del metallo divenne via via più basso e lento. Le piastre dell'armatura iniziavano a dar fastidio, e il sole ormai stava diventando insopportabile. L'essere che si muoveva accanto a lui era così curioso, artigli, quella strana coda... aveva detto di essere Asmodiano, ma Erra non riusciva ancora a capire a cosa si riferisse. In verità non ricordava nulla, tranne il suo nome, Erra appunto. Si era svegliato dentro quell'armatura che ancora non aveva tolto, trovato da quell'Asmodiano che pareva così gentile. Forse gli Asmodiani erano tutti gentili e pacifici, pensò. Dopotutto quel mondo che vedeva da quell'elmo era così affascinante che soltanto un popolo degno poteva sfruttarlo e viverci insieme ai propri cari.
– Io... ho una famiglia? – chiese Erra, ma l'Asmodiano fece spallucce. Il ragazzo non potè fare a meno di farsi quasi ipnotizzare da quella coda nera, che quasi non sentì la risposta. 
– Siamo arrivati. – disse successivamente l'Asmodiano. I due si erano fermati di fronte una casa abbastanza piccola, ma che pareva comunque accogliente. L'essere artigliato entrò, con i suoi occhi che brillarono nell'oscurità. Le luci si accesero, ed Erra notò che i capelli e la coda che aveva identificato come neri, in realtà erano di un blu abbastanza scuro.
– Ehy, vuoi stare tutto il tempo fuori oppure entri dentro? Suppongo che tu voglia farti una doccia. 
Erra non seppe bene cosa rispondere, ma entrò con fare impacciato, con l'Asmodiano che sorrise abbastanza di gusto. – Perchè ti fidi di me? – chiese il ragazzo in armatura.
– Beh, se non mi dai motivo di pensare il contrario, preferisco fidarmi. E poi siamo Daeva, abbiamo il dono della rinascita! Non puoi davvero uccidermi per sempre, non più ormai! Quindi sta tranquillo, piccola lattina!
– Lattina...?
– Oh, fa niente su! Dai, il bagno è di là. Togliti quest'ammasso di ferraglia e datti una lavata. Sembri quasi uscito da un museo amico.
Erra annuì senza proferir parola. Si sentiva stranamente fuori posto, anche se in realtà non sapeva qual'era il suo posto. Per adesso avrebbe soltanto seguito il consiglio di quella persona che si era prestata a lui con fare così amichevole che quasi non ci si credeva, così si diresse in quello che sembrava un bagno.
– Amico... è forse questo un amico? – sussurrò, mentre si toglieva l'elmo, mostrando una carnagione abbastanza chiara, che faceva decisamente risaltare il color oro dei suoi occhi. Si portò una mano ai capelli neri, che erano di media lunghezza, arrivando poco sotto la nuca. Lentamente tolse i guanti, le scarpe e tutto quello che teneva ancora addosso, mostrando un fisico atletico. Erra fissò la sua armatura per qualche secondo, chiedendosi perchè l'aveva indosso, ma si lasciò presto trasportare dalla voglia di infilarsi sotto un getto d'acqua calda.

Erra uscì di casa totalmente rinvigorito, e con abiti nuovi e che lasciavano una sensazione di freschezza addosso. Li aveva trovati sulla maniglia della porta, pensando che fosse chiaro che dovesse indossarli. L'Asmodiano non era in casa, cosa piuttosto strana a dire il vero, nessuno avrebbe lasciato un estraneo da solo, ma il ragazzo dagli occhi dorati sembrava non farci molto caso. Si guardò intorno, notando la natura rigogliosa di quel luogo, cosa che gli strappò un sorriso contro il suo volere. SI chiese perchè rise, ma quella domanda restò tale. Fece qualche passo, andando dietro la facciata dell'abitazione, e lì trovò qualcosa che lo fece rabbrividire: l'Asmodiano era appeso su un albero, privo di vita. Accanto a lui un essere vestito con una tunica color pergamena, che si lasciò sfuggire un verso simile ad un sorriso soddisfatto.
– Ne è passato di tempo, Erra. – La voce di quell'essere era assordante e allo stesso tempo lontana. Sembrava quasi carta vetrata su una superficie ruvida. Erra fece un passo avanti, stringendo i pugni. – Cosa hai...
– Fatto? – lo interruppe l'essere, ridendo divertito. Si voltò verso il cadavere penzolante del ragazzo, successivamente fissò nuovamente Erra. La sua postura era rilassata, contrapposta a quella rigida di Erra, che aveva la mente invasa da mille domande. – Andiamo... come se ti importasse davvero di loro. Ti ha solo offerto un bagno caldo e ti sei già innamorato? Comunque ottima scelta. I corpi Elisiani sono davvero carini, e il tuo non è niente male. 
– Cosa stai... Non importa. – Erra caricò quell'essere, affondandogli un pugno in pieno petto, ma una volta colpito, la tunica cadde a terra, vuota. 
Era forse frutto della sua immaginazione? No, ovvio che no. L'Asmodiano era ancora lì, privo di vita. Il ragazzo lo sfiorò, cercando una qualche reazione, ma era inutile. 
– Avevi detto che saresti rinato... 
Erra si sedette di fronte il corpo di quello che era... amico. Passarono le ore, ma il corpo non riprese vita.
Ormai era morto.
Il ragazzo si rialzò, e si incamminò deciso. Doveva cercare, cercare qualcosa, qualcuno. Doveva trovare il suo posto, e trovare quell'essere che conosceva il suo nome, quell'essere con la capacità di uccidere per sempre.

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Capitolo 2
*** Tutto così strano ***


– E' tutto così strano... – esordì Erza, lanciando un sasso che si infranse sullo specchio d'acqua che si stagliava di fronte a lei. Lei e gli altri membri di gilda, inclusa qualche amicizia esterna, si trovavano sull'isoletta a nord di Elian, dove erano soliti far festa e divertirsi nei periodi estivi. Futaba sedeva accanto a lei, indossava una veste leggera e fissava il panorama che le si parava di fronte, analizzando ogni singolo dettaglio di quella fantastica e pura visione, i delfini che saltavano liberi, il sole che si specchiava sulle limpide acque, l'odore delle alghe e della natura marina. 
– Già... pensare che venivamo qua con Noct a divertirci. E ora... – guardò verso destra, fissando Riku, l'attuale generale degli Empyrean Lords, legione di cui Erza era la tribuna. Il ragazzo stava duellando con uno dei membri di legione, un tiratore di nome Killuagod, mentre gli altri stavano parlottando sullo sfondo su argomenti che non le era dato sapere, cose da ragazzi, pensò. – E ora è cambiato tutto. Non riesco ancora a credere che è morto, non riesco.
Erza guardò la fattucchiera dai capelli blu. – Già. Pensare che lo conosco da così tanto che non avevo mai pensato a questo scenario. E' stato tutto troppo improvviso.
– Pensi che sarebbe tornato nei Lords? O almeno avrebbe voluto? – chiese Futaba, continuando ad osservare quelli che un tempo erano suoi compagni di legione, ma le cose per lei andarono diversamente e si vide costretta a cambiare "casa", nonostante avesse mantenuto ottimi rapporti con tutti. Erza ci pensò su, accennando un sorriso. – No, non sarebbe tornato, troppo orgoglioso. Conoscendolo si sarebbe divertito a metterci i bastoni tra le ruote, facendo battutine quando possibile. Ma gli sarebbe piaciuto tornare, credo. Non credo riceveremo una risposta, non che avrebbe mai detto la verità su questo.
Futaba sospirò, sdraiandosi sulla sabbia. Con le mani disegnava qualcosa, forme astratte maggiormente, mentre a volte scriveva qualcosa che cancellava subito. Sembrava pensare a qualcosa, cosa che chiese successivamente all'amica. – Quella Kyrie che abbiam visto stamattina... la conosci?
– No. – rispose secca Erza. – Non l'ho mai vista, ma a quanto pare conosceva Noct... però... non so, non mi convince. Il suo comportamento mi ha lasciato alquanto perplessa.
– Lui te ne ha mai parlato?
– Non che io ricordi, ma non so perchè, forse ha accennato qualcosa tantissimo tempo fa, sai che Noct non parla mai di se.
– Si, lo so. 
Le due ragazze continuarono a parlare del più e del meno, fin quando non vennero interrotte dagli altri amici che si lanciarono scherzosamente su di loro. 
Il clima era rilassato, così rilassato che non si accorsero di essere osservati da un entità avvolta da una tunica color pergamena, entità che scomparve nel nulla pochi attimi dopo. 
✽✽✽

Caro Thabit,
è tutto così strano. Ormai sono diversi giorni che tutto va avanti così... così... assente? Non so, mi sento anche sgrammaticata. Ho anche dato il tuo nome al mio diario, visto? Che idiota, eh? Ma tu fratello, non sei qui, e io sono così arrabbiata con te perchè non ci sei più, mi sento così sola e vorrei tanto


Caro Thabit,
Tutto qui procede tranquillo. La guerra è finita e tutti sono così sereni, dovresti vederli, ti sarebbe piaciuto. La tua allegria avrebbe dato a tutto questo quel tocco in più, ma si sa, le cose non sempre vanno come vorremmo. Non ho mai visto Pandemonium così. E' bella. O forse sono io che guardo tutto sotto un'ottica diversa? Sai, gira voce che si sta pensando ad un'alleanza con gli Elisiani. Credo sia una buona idea. Dopotutto abbiamo sconfitto Nergal grazie ad un'alleanza improvvisata. 
Tu come stai? 
Mi chiedo che fine abbia fatto Noctis, dicono sia morto nella battaglia... tutto ciò che ricordo è che mi spinse via... mi ha salvato la vita. Dovresti essere fiero di lui.
Sto pensando di unirmi ad una legione, ma non ne sono ancora sicura. 
Per il momento starò qui, vittima degli eventi. Sperando in un futuro migliore. 


La ragazza alzò gli occhi dal diario, osservando il cielo. Era ricoperto da nubi grigie, che lasciavano comunque spazio a qualche frammento azzurro di cielo, intervallato da sprazzi viola provenienti dall'abisso, viola che si sposava perfettamente con il colore degli occhi di Alnair. C'era un leggero venticello che le spostava i capelli rossi, ma sembrava non curarsene. Pandemonium era bella anche se non splendeva il sole, e quel venticello non era comunque fastidioso, anzi, lo preferiva di gran lunga al caldo torrido. Ricordò di quando lei e Thabit gironzolavano per il deserto di Morheim, imbattendosi in Consierd, la fenice nera re di quelle terre selvagge. Ovviamente i due batterono in ritirata, terminando il tutto con una risata. Purtroppo quei momenti erano ormai terminati. Thabit riusciva a non far pesare la perdita dei genitori ad Alnair, ed ora lui era morto, e la ragazza non conosceva praticamente nessuno, colpa del suo carattere schivo. Riuscì a stringere amicizia con Neronoctis, che l'aveva salvata da un gruppo di Elisiani. Faceva ancora fatica a crederci, un Elisiano che protegge gli Asmodiani, ma Noctis dopotutto era particolare, e alla fine era morto anche lui, come tutti gli altri.
"Forse sono io il problema." pensò, passando la mano sulla copertina azzurra del suo diario, mentre con l'altra carezzava lo spirito del vento che ormai si era addormentato sulla sua stessa panchina. La ragazza, notando questo particolare, decise di richiamarlo, così l'essere svanì nel silenzio più totale. 
Silenzio che svanì pochi attimi dopo.
Un gran chiasso si levò dalle parti del teleporter, così la ragazza decise di andare a controllare. C'era una piccola folla in lontananza, così la spiritmaster decise di affrettare il passo, facendosi strada tra i vari Asmodiani curiosi, cosa non facile, dopotutto il ponte di Vifrost non era molto capiente. Arrivò finalmente a destinazione, riuscendo ad ottenere un post in seconda fila. Guardò attentamente di fronte a lei, non era facile riuscire a capire cosa stava succedendo. Doman, il teletrasportatore, era chino sul pavimento, con intorno un piccolo gruppetto. Sembra che stavano soccorrendo qualcuno, o lo stavano immobilizzando? Quella figura che tenevano si levò in piedi con molta difficoltà, mostrando un volto non Asmodiano. La ragazza iniziò a sentire i bisbigli intorno a lei:"Un Elisiano qui" "Dovremmo attaccare?" "Ma la tregua vieta ogni singolo attacco" "E' forse un messaggero di Kaisinel?" "E' un pericolo".
– Cosa ti porta qui, Elisiano? – chiese Doman, con voce ferma e decisa, mentre i sussurri sospettosi continuavano. Dal canto suo Alnair, non sapeva bene cosa pensare. 
– Elisiano... – rispose il ragazzo. I suoi occhi gialli incrociarono quelli viola di Alnair, che non seppe bene come rispondere a quello sguardo. Cosa voleva da lei? Perchè aveva guardato proprio lei? Successivamente si rese conto di farsi troppe domande sciocche, dato che il ragazzo guardò anche altra gente. Fu solo un caso che si soffermò qualche secondo su di lei.
– Io... Voi... 
– Cosa? Dicci il tuo nome e le informazioni che porti, se non vuoi che ti portiamo al cospetto di Lord Marchutan.
– Erra... Il mio nome...
– Cosa ti porta ad Asmodae?
Erra non rispondeva, si guardava intorno con aria stordita, era pallido in viso, e goccioline di sudore imperlavano la sua fronte. Sembrava sul punto di svenire da un momento all'altro, e quella gente intorno a lui di certo non aiutava. Aveva marciato verso il nulla per moltissime ore, da solo, fino a quando non fu trovato vicino la capitale da due guardie, che lo portarono prontamente lì. Ma cosa stava cercando? Non lo sapeva nemmeno lui. Non voleva dire dell'Asmodiano morto, chi gli avrebbe creduto dopotutto? E soprattutto, perchè tutti erano così diversi da lui? Tutti con mani artigliate, code sulla schiena, e lui così diverso ma uguale allo stesso momento, ma veniva guardato come se fosse una minaccia, un abominio.
– Per l'amor di Aion, dì qualcosa! – disse stizzito Doman, mentre la folla intorno a lui sembrava spazientirsi. Erra balbettò qualcosa, ma non sapeva cosa dire. E cosa peggiore, tutto intorno a lui stava iniziando a divenire sfocato, e i suoni ovattati. Non capiva bene cosa stava succedendo, e di certo gli spintoni delle guardie non aiutavano affatto. Si sentiva la bocca secca, e improvvisamente sentì freddo, tremava. 
Alnair voleva intervenire, quel ragazzo stava visibilmente male, sembrava quasi sotto shock, e non sembrava neanche essere cosciente, avevo lo sguardo perso nel vuoto. Ma nonostante la voglia di far qualcosa, restò ferma, stringendo tra le dita il suo diario.
– Dì qualunque cosa! La prima cosa che ti passa in mente!
Gli occhi di Erra rotearono indietro, e pochi attimi dopo cadde anche lui. Ma prima di perdere totalmente i sensi, riuscì a pronunciare qualcosa. 
– Kyrie.

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Capitolo 3
*** Portatore di Morte ***


Caro Thabit,
Ho assistito a qualcosa che non si vede tutti i giorni. Un Elisiano a Pandemonium. Strano, vero? Lui era... non lo so. Ha quel qualcosa di particolare, non so dirti bene cosa, ma è come se non fosse... come dire... sto vaneggiando. Pensa che mi son fatta mille pensieri solo perchè mi ha guardata negli occhi. I suoi occhi, color oro brillante, non ne ho mai visti così prima. Lo tengono in una casa vicino la taverna, nessuno si avvicina a lui, credono sia una sorta di spia o traditore degli Elisiani, ma non avrebbe senso, non trovi? Dopotutto si parla tanto di pace, e quando incrociamo Elisiani non ci attaccano, gli animi sono sempre pronti a scattare, dopotutto siamo nemici giurati, ma questa pace sembra qualcosa che può portare a migliorie future, proprio come la battaglia contro Nergal. E' stato bello vedere le due fazioni collaborare. Ti sarebbe piaciuto, pensa che hanno elogiato pure Noctis. Ma dimmi, siete insieme adesso? Com'è l'aldilà? Sai, sto leggendo un libro sulle prime spedizioni sull'abisso, quando ancora non esistevano kisk o obelischi. La morte eterna non è nuova nella storia Daeva, ma l'abbiamo evitata appunto grazie ai nostri strumenti per legarci l'anima. 
Per oggi mi sa che ho scritto abbastanza, ma c'è ancora una cosa che devo fare...


Alnair posò il suo diario azzurro sulla scrivania, e fissò fuori dalla finestra. Era sera, e Pernon era illuminata da una bellissima luce. A volte si chiedeva com'era vivere ad Elian, con i suoi climi caldi e colori più accesi, ma si rendeva conto di preferire gran lunga la zona abitata asmodiana. Uscì fuori, respirando a fondo, gustandosi quell'aria così fresca e pura. Vicino a lei alcune abitazioni avevano la luce accesa, segno che i Daeva erano ormai a casa per un meritato riposo dopo giorni passate a svolgere missioni o addentrarsi in meandri pericolosi. La spiritmaster pensò che era tutto così tranquillo, sembrava quasi che fosse stato tutto sempre così, il tempo sembrava quasi cristallizzato in quel momento, ed era bello, sereno. Ma non era ancora arrivato il momento di rilassarsi, lei voleva sapere, voleva sapere chi era quel ragazzo, da dove veniva, perchè era lì, chi era Kyrie. Ma queste domande non avrebbero trovato risposta a Pernon, così usò una pergamena di ritorno per Pandemonium. Si destreggiò tra le varie bancarelle notturne che vendevano le cose più disparate: abiti, pietre di mana, pietre incantesimo, piume ornamentali, armi, armature e così via. In lontananza si sentiva l'odore acre delle polveri usate in alchimia, anche a notte fonda lavoravano. Pensò che lei non sarebbe mai riuscita a produrre così tanti prodotti per tutto questo tempo, ma non giudicava nessuno, dopotutto erano oggetti essenziali e che facevano guadagnare discrete somme di kinah, cosa che avrebbe fatto comodo anche a lei, dopotutto non aveva più molti soldi, e i guadagni erano la metà, dovuti alla morte di suo fratello. Senza neanche accorgersene si ritrovò di fronte l'abitazione di Erra, o almeno doveva essere quella. Porta semi aperta e la taverna di fianco, dove qualche Daeva stava bevendo qualcosa, ma tutto sommato l'atmosfera era rilassata e c'erano poche persone: un paio di fattucchieri e un gladiatore. Non c'era chiasso, ed era raro vedere quell'ambiente in quel modo. Aveva il suo fascino.
La ragazza senza pensarci troppo entrò nell'abitazione, trovando la casa semi illuminata. Dall'odore era palese che era stata chiusa da molti anni, ma non era così forte da arrecare fastidio. 
– Ehm... ehy?
L'insicurezza nella sua voce era così palpabile che si poteva quasi vedere materializzata vicino a qualche mobile impolverato. Vicino ad essi erano visibili oggetti di uso comune, e anche altri che erano più adatti ad uno scrittore, come calamaio e inchiostro ormai secco, scrivania di pregiato legno e lampade spente, ma di elevata fattura. Si sarebbe davvero sentita a suo agio in quel luogo, dopotutto amava sia leggere che scrivere. La distraeva fare queste cose, e nei momenti peggiori, erano una sorta di compagno evanescente. Passò la mano sulla scrivania, spostando la polvere. Sembrava tutto così statico... così...
– Chi sei? 
Alnair si voltò, osservando una figura che sembrava essere apparsa dal nulla vicino alla porta che portava probabilmente nella sala da pranzo. I capelli erano quasi fusi con l'oscurità della stanza dietro di lui, e il dorato dei suoi occhi sembrava coesistere con la luce soffusa di quel luogo. Era anche senza maglia, cosa che imbarazzò non poco la ragazza.
– Io... ecco... Alnair. E' il mio nome.
Erra avanzò di un passò, come se volesse osservare meglio la ragazza. Il suo sguardo dorato era deciso ma anche titubante. Se poteva essere paragonato a qualcosa, poteva essere accostato allo sguardo di un leone in gabbia, pensò Alnair. Fiero, letale, ma desideroso di libertà.
– Tu... eri al ponte... Vifrost...?
Erra sembrava sforzarsi di ricordare qualcosa, ma tentava di nascondere la sua fatica a parlare. 
– Si. Cosa ci facevi lì? 
Se prima il ragazzo la guardava negli occhi, a questa domanda distolse lo sguardo. Non guardò qualcosa in particolare, era come se cercasse qualcosa nella stanza. Tornò a fissare la ragazza, con aria interrogativa. Alnair non capiva, sembrava che quel ragazzo non sapesse davvero nulla. Sembrava quasi non sapere nemmeno chi fosse lui. Ma era solo una sensazione ovviamente. Ma c'era qualcosa che non riusciva a capire, voleva fargli tante domande, ma non riusciva a formulare nessuna frase. Alnair capì che Erra non avrebbe pronunciato parola, doveva prendere lei in mano la situazione, ma lui era così misterioso. E perchè lei era così curiosa? Così attratta da lui e da quello che nascondeva? Tentò di pensare a qualcosa, e prima di arrivare ad una vera soluzione, sembrò quasi che le sue labbra si mossero da sole.
– Chi è Kyrie?
– Kyrie... non lo so. Non so niente a dire il vero. Dovresti andar via. Non starmi vicino, per favore.
Alnair non capiva bene. Come poteva non sapere di Kyrie se l'aveva nominata? E perchè improvvisamente non voleva nessuno accanto? Si avvicinò a lui, ma venne subito bloccata dalla sua reazione.
– Vattene ora! 
– Io voglio solo... voglio aiutarti. Non so bene da cosa o perchè, ma sento che devo farlo. 
– Vai via, e non tornare. A me non importa nulla di te. 
Alnair non seppe bene come reagire, alla fine l'unica cosa che decise di fare era andarsene. Non era bello essere trattate così da un perfetto sconosciuto, e se pochi attimi prima si sentiva in dovere verso di lui per qualche strana ragione, adesso si chiedeva soltanto quali problemi potesse avere. Si voltò un'ultima volta, il viso di Erra non mostrava nessuna espressione. Tornò sui suoi passi, uscendo dall'abitazione. 
Si fermò davanti l'abitazione, ripensando a quanto si sentiva stupida, ma prima che potesse aprire il portale per casa, si sentì un urlo poco vicino. La ragazza iniziò a correre, e lo spettacolo di fronte a lei era qualcosa di terribile. Un corpo era sospeso a mezz'aria, con una catena che gli attraversava lo stomaco, e le ali legate con del filo spinato. Il sangue sgorgava dal suo corpo e dagli strumenti di ferro, formando una pozza scarlatta sotto di lui. Un chierico tentò di rianimarlo, ma la sua magia era inutile, quel corpo era lì, immobile, privo di vita.
Non sarebbe rinato.
Alnair cercò sui palazzi, per vedere da dove partiva quella catena, e durante la sua ricerca, notò un guizzo quasi invisibile. Un essere avvolto da una tunica color pergamena si destreggiava tra le abitazioni, ma venne colpito in pieno da un colpo elementale della ragazza. Cadde a terra, ma senza nessun rumore. Tutti si avvicinarono a quella tunica, che non nascondeva niente. Era vuota. L'unica cosa che rimase fu una sfera di luce che scomparve poco dopo.
Le guardie tentarono di analizzare meglio quella tunica, mentre altre recuperavano il corpo straziato del Daeva. Sembrava quasi che la maledizione della morte eterna di Nergal era ancora presente. Alnair pensò proprio questo, e rivide Thabit, Noctis, e tutti quelli a cui voleva bene. Sentiva quasi che la loro morte era inutile... ma non poteva essere cosi, non doveva essere così. Istintivamente corse da Erra, trovandolo seduto sulla scrivania impolverata. I due si guardarono per qualche secondo, lo sguardo allarmato di lei contro quello tranquillo di lui. 

Silenzio.

Silenzio che fu rotto da Erra, con una frase che definire enigmatica era un eufemismo.
– Allora è vero. Sono un portatore di morte.

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Capitolo 4
*** Nix ***


Il bruciore alle braccia era incessante. Delle catene avvolte da quello che sembrava fuoco nero stringeva sempre più, ferendo e graffiando il ragazzo. I vestiti erano ormai laceri e l'oscurità avvolgeva ogni cosa. In lontananza a volte si scorgevano ombre muoversi, ma forse era solo la stanchezza. Lui l'aveva vista, le era apparsa davanti. Una figura evanescente col volto di Kyrie. Ma non poteva essere lei. 
Kyrie era morta.
– Andiamo Noct, puoi ancora liberarti. – sussurrò il ragazzo, convincendosi di spezzare quelle catene. Ma sembrava inutile, e Noctis era ormai esausto. Non riusciva a capire dov'era, e sopratutto perchè. L'ultimo ricordo che aveva era di Nergal che precipitava sopra lui ed Alnair, poi il nulla. Il ragazzo si abbandonò a se stesso, lasciandosi cadere nelle catene. Sarebbe morto lì probabilmente, o forse era già morto? Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito dopo, distratto da una luce che materializzò una ragazza.
Kyrie.
– Tu mi hai ucciso. E' il prezzo da pagare.
– No... sta zitta!
Kyrie fluttuò verso il ragazzo, illuminando il suo volto. Il ghiaccio dei suoi occhi era stanco, e il viso sporco di sangue. La cicatrice che gli attraversava l'occhio adesso era ben visibile, così come i suoi vestiti dilaniati da quelle catene oscure.
– Tu hai fallito nel salvarmi.
Noctis scuoteva la testa e si dimenava. Aveva gli occhi lucidi, e faceva fatica a respirare. Non voleva ripensare a quelle cose, non voleva ripensare a quella scena, a quella notte in cui Kyrie morì. Ed era colpa sua.
– Vattene via! – urlò Noctis, e la ragazza scomparve in un accecante bagliore di luce. Luce che distrusse le catene e di fatto liberò il ragazzo, annientando le tenebre intorno a lui. Si trovava in una sala circolare, con un trono di spine al centro. Sul trono era presente il simbolo sbiadito delle truppe di Nergal, e lì Noctis capì: quella era la prigione abissale. Il luogo dove il Maestro Perduto dei Balaur aveva atteso, finché Beritra non lo liberò.
Lo spiritmaster decise di camminare, cercando una via di fuga, ma prima che potesse trovarla, la mura della sala crollarono, lasciando il ragazzo in una landa desolata. Intorno a lui non c'era assolutamente nulla, solo terre senza vita. Una distesa grigia senza nessuna forma di vita. Gli unici alberi che si intravedevano in lontananza erano ormai ridotti a scheletri, come se si fossero cristallizzati una volta morti. Il cielo era colmo di nubi oscure, e il vento scompigliava i capelli castani del ragazzo, che fu costretto a socchiudere gli occhi per colpa della nera polvere alzata da quell'evento atmosferico. L'aria era invasa da odore di marcio e morte, e respirarla non era una passeggiata. 
Noctis si guardò intorno, cercando qualcosa, qualcuno, ma non vedeva nulla. Intorno a lui solo terre morte e le macerie della prigione abissale, distrutta dalla luce di Kyrie, o almeno l'entità che aveva assunto le fattezze della deceduta ragazza. Il ragazzo sorrise, ripensando a quello che aveva passato, e guardando quel luogo. – Allora è vero. Sono un portatore di morte... questo mondo è morto.
Il ragazzo si fece strade tra quelle terre, camminando per ore ed ore. Le ferite sulle braccia si erano quasi del tutto rimarginate, anche se era ovvio che in quel luogo l'etere era davvero poco, sembrava quasi la fine del mondo. O forse era davvero così? Forse era solo nel futuro... o era semplicemente morto. Ma non importava, lui era lì, e doveva capire come tornare indietro, sempre se esisteva ancora un luogo dove tornare. La camminata iniziò a farsi più pesante, con le scarpe che trascinavano la sabbia grigia. Ormai aveva perso il conto... da quanto tempo camminava? Due ore? Tre? 
– Non c'è niente... – sussurrò, con una velata disperazione nella sua voce. Il paesaggio non era cambiato, in lontananza si vedeva delle montagne rocciose, ma la landa sembrava finire in uno strapiombo, mentre intorno a lui c'erano alcuni massi dello stesso colore del mondo: grigio. Durante il viaggio aveva intravisto alcuni arnesi logori e qualcosa simile a dei rifugi, ma non era certo. Dopotutto nessuno sarebbe riuscito a vivere in quel luogo angusto. Non vi era cibo, forse nemmeno acqua. Probabilmente erano resti di una civiltà perduta. Si lasciò cadere a terra, ormai esausto. – Morirò qui. – disse, con un amaro sorriso che si fece largo tra le sue labbra. 
"Voglio solo piangere... perchè rido?" pensò. Si sdraiò a fissare il cielo oscuro sopra di lui. Era notte? 
– Non vedo le stelle...
Iniziò a muovere la mano come a voler disegnare qualcosa in aria, la sua espressione ormai calma, la disperazione era svanita. Senza sapere bene perchè evocò Kaze, il suo spirito del vento, che si accucciò vicino a lui. – Ehy... – disse a bassa voce, carezzando la sua evocazione, che sembrava gradire quelle attenzioni. Continuò così per qualche minuto, fino ad abbandonarsi completamente al sonno e alla stanchezza che lo avvolsero come in una calda coperta. 

Nel sogno, Noctis stava osservando i suoi amici che giocavano tra le spiagge di Elian, era estate ormai. Tutti sembravano divertirsi, ma quando lui si avvicinava, nessuno sembrava riconoscerlo. Vide anche Alnair, che era seduta su una sdraio intenta a disegnare qualcosa. Non sapeva che che aveva questa dote. Si avvicinò a lei, che sembrò l'unica a notare il ragazzo. Lo guardò, sorridendogli.
– Ciao, Erra.


Noctis si svegliò di soprassalto, ritrovandosi in quella landa sperduta. Kaze stava puntando verso qualcosa, sembrava in stato d'allerta. Noctis si rialzò, guardando nella direzione del suo spirito, notando qualcosa. Sembrava un animale... un lupo? Strinse gli occhi, notando quello che era a tutti gli effetti un warg bianco. Il ragazzo si avvicinò all'animale, notando una ferita all'altezza della zampa. Il warg sembrava soffrire per quella ferita, così lo spiritmaster praticò una medicazione improvvisata, con delle bende e una pozione, pensando andasse bene per quel tipo di situazioni. Il warg bianco fissò Noctis, che sembrava abbastanza a suo agio in quella situazione. In normali condizioni quegli animali erano davvero aggressivi, ma lui no, vuoi per la ferita o chissà quale altro motivo. Prima che potesse dir qualcosa, Noctis venne scaraventato a terra da qualcosa dalle fattezze umane. Aveva la pelle sporca di terra, una creatura magrissima senza capelli. Il ragazzo indietreggiò, e il warg guaì impaurito. 
"E' stato lui..." pensò, e capì. La ferita sulla zampa era un morso, e quell'essere aveva tentato di mangiare quella povera bestia. Noctis ordinò a Kaze di attaccare, che scaraventò a terra la creatura tra graffi e morsi, permettendo al ragazzo di finirlo con un paio di magie ben assestate, lasciandolo immobile sul terreno.
Il warg si avvicinò a Noctis, leccandogli la mano in segno di ringraziamento. Ricambiò con un sorriso, aveva almeno trovato un compagno.
– Nix. Ti chiamerò così.
Il warg ricambiò con altre feste, nonostante fosse limitato dalla fasciatura. Il mago sorrise, ma si voltò con uno sguardo serio verso la creatura. Qualunque cosa fosse, ce ne dovevano essere altri. E adesso ne era certo. Quel mondo era abitato.

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Capitolo 5
*** Il Primo ***


Le luci del sole appena sorto donavano ad Elian un bel colore, quasi pittoresco. Il sole era piacevole e in alto, nel cielo libero ed immenso, la nuova Sanctum era quasi pronta per accogliere i nuovi Daeva. Su accordo comune si decise di lasciare la città celeste alla forma originaria, seppur con una nuova statua che conduceva in una zona dedicata ai Daeva che scomparsi durante la guerra che facevano ritorno, area dove avrebbero trovato cure, incentivi e riparo, e un registro dove inserire il loro nome, per attestare almeno che erano riusciti a tornare e quindi cessare le ricerche delle squadre di ricognizione e salvataggio.

Silar, il chierico che partecipò alla guerra al fianco di Noctis, Alnair e gli altri, stava seduto su una montagna a fissare davanti a se, osservava i Daeva che uscivano di casa, altri che usavano una pergamena per intraprendere qualche missione o cacciare, altri che andavano a lavorare al centro professioni o semplicemente alcuni che restavano a parlare tra di loro. I Daeva sembravano vivere quella situazione con tranquillità. Finta tranquillità a dire il vero. Alcuni avrebbero preferito essere a casa, altri avrebbero preferito andare a caccia di Asmodiani, ma c'era di mezzo quel trattato di pace di cui si discuteva tanto, da non credere, dopotutto Kaisinel era il primo a voler colpire gli Asmodiani dopo la sconfitta di Nergal.

Silar gettò lo sguardo verso il cimitero Daeva. Una parte di lui ancora non credeva a pieno che il suo amico fosse morto, non aveva visto il corpo e questo per lui era abbastanza. Sapeva che Noctis era forte, sapeva che non si sarebbe fatto battere facilmente. Ripensò quando lo spiritmaster gli diceva che non si sentiva abbastanza forte, e lui gli dimostrava che si sbagliava, quindi non sarebbe bastata una lapide commemorativa per attestare una morte. 
SIlar passava le giornate così, a cercare una prova che il suo amico stava bene, anche una sola traccia. Come primo luogo decise di visitare il ponte di Jormungand, accompagnato da Erza, Futaba e anche Thoolana, un'altra chierica amica del gruppo e dello stesso spiritmaster, ma non trovarono nulla. Il ponte era vuoto, e il cannone era ormai distrutto, colpa dell'onda d'urto e dello schianto di Nergal drago. Decise così di ispezionare il nord Katalam in lungo e in largo, ma niente. 

"Nord vuoto. Dove puoi essere? Tiamaranta e Sarpan sono da escludere, dato che sono terre distrutte, nonostante Kahrun si stia occupando di Kamar. Potrei provare a sud..."

– Anche tu credi sia vivo.
Silar si voltò di scatto, come se si fosse destato da un lungo sonno. Non conosceva quella voce e voleva sapere chi era. Non amava essere disturbato quando era da solo, ma quella persona come faceva a sapere cosa pensava? Trovò la fonte di quella frase, una ragazza in pantaloncini bianchi e farsetto nero. Dalla staffa dietro le sue spalle capì che era una chanter, datò che notò anche l'effetto dei mantra.
– Scusa? – Il ragazzo tentò di mantenersi più distaccato possibile, forse aveva capito male? E soprattutto chi era quella ragazza? Non l'aveva mai vista in giro, non nell'ultimo periodo almeno. Ad Elysea si conoscevano più o meno tutti, e lei non era una di quelle.
– Tu credi che Noct sia vivo.

"Noct" pensò Silar. Solo chi lo conosceva bene usava questo nomignolo, e lei l'aveva usato. L'espressione della ragazza era seria, fredda, imparziale. Quasi indecifrabile. Teneva le braccia conserte e la sua posa era quasi da statua, come se niente e nessuno poteva abbatterla. Alzò un sopracciglio, probabilmente aspettava una risposta quantomeno sensata. Sotto di loro la vita continuava tranquillamente, il leggero vociare arrivava fino alla montagna, ma quel posto sembrava fuori dal tempo, c'era una strana tensione nell'aria, tensione che il chierico non riusciva a comprendere. Ma era certo di una cosa, quella ragazza poteva essere importante.
– S-si, credo che lui sia vivo. Non ci sono prove che sia morto. 

La ragazza avanzò abbastanza da fissare in direzione della lapide. – Una parte di me lo crede, ma l'altra ha paura che sia morto. E non ho... 
La ragazza si bloccò, l'espressione seria lasciò spazio a quasi una preoccupazione, stava tremando. Tentò di completare la frase, ma non riusciva, e Silar non sapeva bene cosa dire, ma doveva pur intervenire, così, in modo semplice e banale, chiese il suo nome.
– Kyrie. – rispose la ragazza, ritrovando quella sicurezza di un attimo prima, quasi in modo strano, pensò il chierico. – Noi due possiamo ritrovarlo. Dobbiamo ritrovarlo...

Silar annuì, anche se quel comportamento non lo convinceva fino in fondo. Ma prima che potesse rispondere, si sentì un boato poco lontano, cosa che fece scattare i due Daeva in quella direzione. Aprirono le ali per far prima, e planarono verso la cittadina, schivando qualche abitante di Elian lungo il percorso. Si ritrovarono di fronte un corpo esanime, avvolto da una pozza di sangue. Poco distante dal corpo una serie di lettere scarlatte sul pavimento, un messaggio di sangue, sangue di quel povero Daeva immobile. Silar prontamente usò la sua abilità di rinascita, ma non funzionava. Tutti si voltarono verso di lui, che fece un cenno negativo con la testa. 
"Non di nuovo" pensò il ragazzo. Nergal era morto, non aveva senso una morte eterna. Mentre facea spazio sui suoi pensieri, uno sciame di farfalle diede vita a Kaisinel, che analizzò quel corpo. Il Signore dell'Empireo si voltò prima verso i Daeva e successivamente verso la scritta di sangue.
"I Lost Masters rinasceranno."

– Lost Masters... – guardò nuovamente i Daeva – qualcuno ha visto chi è stato? Esigo una risposta immediata.
Tutti fecero "no" con la testa, e le loro espressione erano un misto di preoccupazione e rabbia. Kaisinel continuò ad osservare la scena del crimine, notando una tunica color pergamena sul tetto di una casa, ma prima che potesse avvicinarsi, si sentì una risata, risata che proveniva dal cadavere. Scese il silenzio, come se tutti avessero smesso di respirare nello stesso istante. Il cadavere si rialzò, e fissò la folla. Il suo sguardo era color oro, e lo squarcio sul corpo iniziò lentamente a rimarginarsi. Si scostò una ciocca azzurra dal volto, sporcandosi il viso leggermente di sangue.
– Cos'è questo silenzio? – disse in tono beffardo.

Kaisinel si avvicinò, ma venne bloccato dal Daeva dai capelli azzurri. – Non ti ho mai dato il permesso di avvicinarti a me, e in quanto voi, miei cari Daeva, come potete sottostare a questo... coso? Com'è che ti chiami? Kaisinel eh? Che nome orrendo. – sorrise.
Il Signore dell'Empireo decise allora di colpire quel ragazzo dai capelli azzurri, ma il suo colpo non andò a segno. Era la prima volta che sbagliava un colpo.
– Mh, patetico. 
Il Daeva alzò una mano al cielo, e strinse il pugno. Un rumore assordante fece cadere in ginocchio tutti, persino Kaisinel, mentre la terra iniziò a tremare e il potere magico era così forte da essere quasi visibile, con la gravità che stava schiacciando qualsiasi cosa.
– Così... bravi. Inchinatevi a me! Enki, il Lost Master!

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Capitolo 6
*** Libertà e Schiavitù ***


I Daeva giacevano a terra, sangue che sgorgava lentamente dalle orecchie, e le forze venute a mancare misteriosamente. Quel potere era qualcosa di spaventoso, era impossibile che una sola persona poteva mettere in ginocchio un intero villaggio. Gli occhi dorati di Enki passavano in rassegna ogni singola persona presente, concentrandosi poi su Kaisinel, anche lui a terra straziato da quel potere. Il Lost Master iniziò a camminare applaudendo lentamente – E così questo è il formidabile potere del signore dell'Empireo. Ridicolo.

Enki si lasciò cadere sul corpo di Kaisinel, usandolo di fatto come panchina improvvisata. Il Signore non riuscì a dire nulla, sembrava quasi ammutolito e immobilizzato, e la situazione stava diventando così surreale e imbarazzante. Il Signore Elisiano continuava a pensare che non poteva essere messo al tappeto da un tizio sbucato dal nulla, ma i fatti dicevano altro. Voleva rialzarsi, voleva urlare, ma non riusciva. E soprattutto cos'era questa sensazione che provava? Vergogna? Paura? Senso di sconfitta?

– Vedete... – iniziò il Lost Master – Questo qui, si, proprio quello sotto di me, dovrebbe essere il vostro protettore capite? Ma non mi sembra stia facendo molto per tenervi al sicuro. Io posso darvi quello che vi manca. La protezione dalle minacce Balaur, e semplicemente, la libertà.

– Noi siamo liberi. – disse un anziano che si rialzò a fatica. Probabilmente non era un Daeva, solo un cittadino non asceso di Elian. Enki lo fissò, quasi con disgusto, ma successivamente sorrise. Sembrava quasi che si stesse divertendo. Passò una mano sulla testa di Kaisinel, come se stesse carezzando un cane, successivamente si rialzò, avvicinandosi all'anziano.

– Libertà. Cos'è per te la libertà vecchio? Sottostare alle regole di quella carcassa di Kaisinel? Andiamo, non siete liberi. Siete solo gente da sfruttare. Pensaci bene, pensateci bene. Servite solo per combattere la minaccia asmodiana, o i Balaur. Ma quante volte lui è sceso in campo? Due? Tiamat e Nergal? E per i problemi di ogni giorno dov'è il vostro Signore? Semplice, chiuso chissà dove nel Nord Katalam o in chissà quale altro luogo. Kaisinel è semplicemente il simbolo dell'oppressione, un falso mito. Lo stesso falso idolo che dopo Nergal voleva sterminare gli Asmodiani. Lo stesso falso idolo che durante la cerimonia di pace con Marchutan, sterminerà tutti. Voi accettate che il vostro simbolo vi propini bugie per farvi stare a bada? Non ci sarà nessuna pace, solo una guerra più grande. 

Con me, toglierete Elysea ai corrotti e ai traditori, toglieremo Elysea a chi vi manipola e la restituiremo a chi è di diritto! A VOI! 

Governeremo insieme, saremo l'esercito di noi stessi e i potenti verranno strappati da queste terre e scacciati nelle lande che noi conosciamo bene, terre dove noi soffriamo! 

Capirete che Kaisinel, il vostro idolo, è solo qualcuno che vi tiene in scacco perchè sa che insieme, siete più potenti di lui. 

E tutto inizierà quando deciderà di far terminare la pace.

Ed è questo che volete, voi gente libera?

Il vecchio fissò Enki, che aspettava una risposta con il suo sorriso beffardo in volto. I minuti passavano, ma l'unico esito fu il vecchio che si sedette a terra, in silenzio. I Daeva attorno a lui inorridirono per quel gesto, altri invece, erano chiaramente dubbiosi. Sapevano che in parte Enki non mentiva, ma Kaisinel non avrebbe mai messo in pericolo il suo popolo facendo saltare un accordo di pace. 

Enki tornò da Kaisinel, che riuscì a sussurragli una frase contro ogni previsione del Lost Master.
– Perchè non ci uccidi e basta...? – disse a bassa voce. Nessuno sentì quella frase, e Kaisinel si sentì morire dentro quando le parole uscirono dalla sua bocca. Non aveva mai accettato che qualcuno potesse essere più forte di lui, ma Enki superava qualsiasi minaccia, sembrava quasi al pari di Nergal, o forse era semplicemente più forte?

– Uccidervi? Oh no. Questo popolo merita la libertà. Solo quando capiranno, ti concederò la morte.
– Sei feccia. Proprio come Nergal prima di te.
Enki scoppiò a ridere, mostrando subito dopo uno sguardo severo e colmo di rabbia. Aprì il palmo verso Kaisinel e lo avvolse in una sfera d'acqua, togliendogli ogni possibilità di respirare. Il Signore si dimenava, tentando si rompere quell'incantesimo, ma le sue forze e le sue abilità erano inutili, il potere di Enki era diverso da ogni singolo Daeva o Balaur. 
– Non paragonarmi a quel pazzo di Nergal! La feccia dei Lost Masters non merita neanche un paragone con noi.
"Noi". 
In quanti erano? Se uno solo di loro era così forte, tutti insieme... non era uno scenario a cui Kaisinel voleva pensare, ne tanto meno i Daeva li presenti. Silar e Kyrie erano ancora vicini, ma non erano in grado di muoversi o parlare, assistevano impotenti alla tortura di quello che ritenevano il più forte, sopraffatto da una minaccia ancor più grande del Dragon Lord dimenticato. Passato qualche secondo d'agonia, Enki decise di far esplodere quella bolla d'acqua, graffiando il corpo di Kaisinel, che cadde nuovamente a terra tossendo l'acqua che gli era entrata dentro.

– Che... cose sei tu? – disse tossendo Kaisinel, ma prima che il ragazzo dai capelli azzurri potesse rispondere, aggiunse – Tu sei il... male assoluto.
– Oh no. Sono semplicemente necessario. E i Daeva sceglieranno me, sanno che ho ragione, e sanno che tu porterai a termine i tuoi piani.

Il Lost Master si voltò verso la folla, allargando le braccia. – Meditate! Scegliete la libertà o la schiavitù? 
Dettò ciò, con un colpo di mani, Enki scomparve, lasciando i Daeva a terra, accanto al loro Signore sconfitto.

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Capitolo 7
*** Tribunale delle Ombre ***


Caro Thabit,
Sono passati un paio di giorni da quando quell'Asmodiano è stato brutalmente ucciso ed Erra si sentiva così responsabile. Non mi ha mai voluto dire il motivo per cui si è chiamato "Portatore di Morte", ma è palese che il suo passato è attraversato da momenti difficili... proprio come il mio. Nonostante la sua iniziale diffidenza, abbiamo passato diverso tempo insieme. Sembrerà strano... ma sono stata bene, e detto tra noi, quegli occhi dorati ti attraversano l'anima. Ma non mi va di parlarne, non ancora almeno. Deve essere difficile non ricordare niente del proprio passato, e lui non sembra viverlo bene. Chi lo farebbe dopotutto? So solo che sento il bisogno di stargli accanto. Forse una parte di me lo invidia, dimenticare tutte persone per sempre... quanto vorrei dimenticare. Ma... non posso. Vorrei solo dimenticare il dolore. Soltanto questo...
Oggi è comunque un giorno importante per noi Daeva. Si terrà finalmente questo accordo di pace tra Asmodiani ed Elisiani. Son sicura che finalmente si chiariranno molte cose. Di recente s'è parlato di un problema nel lato Elisiano, qualcosa avvenuto in un villaggio di Elian, ma nessuno ne sa parlare, informazione riservata probabilmente. Ti farò comunque sapere come andrà l'accordo.
Sento che sarà un nuovo inizio.


– Cosa fai, ragazzina? – chiese Erra, poggiandosi distrattamente al muro. Come spesso accadeva, quando era in quell'abitazione non indossava la maglia, mettendo in mostra il suo fisico. Alnair non riusciva ancora a non sentirsi profondamente imbarazzata, ma stava cercando di vincere questo lato di se. E cosa più importante, Erra era molto più naturale ed aperto al dialogo, anche se aveva sempre la sua classica espressione seria, fredda. 

"Ragazzina" pensò la giovane spiritmaster. Mai nessuno l'aveva chiamata così e non riuscì bene a capire cosa provò quando sentì quella parola. Non capiva neanche il tono... scherzoso? O voleva semplicemente prenderla in giro perchè pensava davvero che era una semplice ragazzina? Scacciò via questa pensieri, doveva smetterla di pensare troppo. Dopo la scomparsa del fratello e di Noctis si era profondamente chiusa in se stessa, l'unica via di fuga era il suo diario... e adesso anche Erra. 
Alnair tentò anche di capire a quale classe appartenesse il ragazzo, aveva il portamento fiero, fisico atletico, ma non troppo. E non portava comunque nessuna armatura. Forse era un mago? Difficile a dirlo, e quando la ragazza gli fece la domana, Erra non seppe dare una risposta.

– Ehy! Ragazzina a chi? – disse lei alzandosi dalla scrivania e lasciando il diario poggiato su quella posizione. Era certa di aver visto accennare un sorriso al ragazzo, ma il dubbio l'assalì quando Erra scattò fuori dalla porta e guardò verso il Tribunale delle Ombre, luogo adibito all'occasione per il trattato.
– Va tutto bene? – chiese la ragazza, ma in tutta risposta Erra corse via, in direzione di quel luogo.
 
✽✽✽

Kaisinel non sembrava molto a suo agio in quel tribunale. Era accompagnato da un paio di Elisiani di alto rango, come il governatore della abisso o Telemachus, insieme a qualcuno di rango inferiore. La sala non era molto ampia, nemmeno troppo illuminata, ma provvista di un mobilio davvero di alta fattura, compreso il tappeto sul quale poggiavano tutti. Al centro della stanza era presente un tavolo di vetro scuro, ai cui lati stavano la fazione Elisiana e Asmodiana. Il Signore dell'Empireo Elisiano sembrava molto stanco, e ripensava ancora a quanto accaduto con Enki... ma doveva smetterla. Aveva altro da fare ora, doveva firmare il trattato di pace che avrebbe cambiato Atreia.

– Bene. Direi che possiamo iniziare. – iniziò Marchutan con la sua voce profonda. Iniziò a leggere delle informazioni stampate su un foglio, riguardanti vari accordi sulle spartizioni di fortezze, di lotta unita contro i Balaur e varie ed eventuali.Tutti sembravano essere d'accordo con le parole del signore Asmodiano, dopotutto i due Lords si erano incontrati in precedenza per limare gli accordi. Passarono molti minuti per descrivere le formalità e i vantaggi di questa alleanza, non mancarono i dibattiti ma furono estinti subito da Marchutan che chiarì la posizione Elisiana/Asmodiana. 

Arrivò finalmente il momento di siglare quell'accordo. 

Marchutan appose la sua firma e il sigillo Asmodiano, passando anche l'accordo ai suoi collaboratori per l'inserimento di controfirme, successivamente, passò tutto a Kaisinel.
Un attimo prima che potesse siglare l'accordo, notò che un gruppo di guardie puntarono le loro armi su di lui.
– TRADITORE! – urlò il Signore Elisiano, seguito dai suoi rappresentanti che uscirono le armi e le puntarono contro le guardie, mentre Kaisinel puntò la sua mano contro Marchutan.
– Sai che se farai una mossa, questa sarà una dichiarazione di guerra! – continuò Kaisinel, mentre Marchutan, ormai accerchiato dagli altri Asmodiani pronti a scattare, tentò di chiarire la situazione.
– Cosa stai facendo, Kaisinel? – chiese il Lord Asmodiano, ma prima che potesse continuare la frase, Telemachus cadde a terra ferito, e lì, scattò il caos.
Kaisinel attaccò Marchutan e una battaglia infuriò dentro al tribunale delle ombre, mentre i rinforzi Asmodiani iniziarono ad entrare in massa dentro il luogo della battaglia. La situazione era ormai a favore degli Asmodiani, così Kaisinel decise di ritirarsi, portando con se i suoi rappresenti, compreso il ferito Telemachus. In un battito d'ali, gli Elisiani scomparvero, lasciando il popolo artigliato in silenzio, silenzio che venne spezzato dal rumore dell'accordo distrutto da Marchutan, che successivamente esordì con solo due parole, parole che riempirono ogni cosa, silenzio e dubbio.
– E' guerra.
✽✽✽

Erra era ormai davanti al Tribunale, intorno a lui altre persone erano arrivatesentendo il trambusto e vedendo del leggero fumo che saliva. Cos'era successo? Le persone parlavano tra di loro, dicendo le teorie più disparate, ma alla fine, tutti si misero d'accordo sul verdetto: accordo fallito. Il ragazzo notò i loro sguardi, non erano per niente perplessi, era come se sapessero quello che stava accadendo. Le guardie Asmodiane avevano acconsentito ad Erra di rimanere fino al trattato, per poi decidere dove potesse stabilirsi, ma adesso era tutto molto più complicato, sarebbe stato visto come un nemico? Dopotutto era un Elisiano d'aspetto, così simile ma così diverso da quei cittadini. Dal Tribunale uscì un ragazzo dai capelli bianchi, indossava un vestito di pelle nera, nessuno sembrò notarlo. Passò accanto ad Erra, e i due si guardarono negli occhi, due sguardi dorati che si incrociano. Il misterioso ragazzo sorrise, e continuò per la sua strada, lasciando Erra immobile. Successivamente dal Tribunale arrivarono Marchutan e gli altri, annunciando la nuova guerra con gli Elisiani. L'ordine era di attaccare a vista, dato il tradimento e attentato da parte di Kaisinel e soci.
✽✽✽

Enki era seduto di fronte un tavolino improvvisato, stava giocando con quelle che sembravano carte. Intorno a lui erano presenti solo detriti e macerie di quella che un tempo era la fortezza di Tiamaranta, distrutta ormai dalla guerra di Nergal, stessa sorte che toccò a Sarpan dopotutto, devastata dall'attacco del Magnorion di Beritra. Mentre si dilettava ad esaminare le carte, pescando dal mazzo per scegliere la giocata migliore, qualcuno si avvicinò al ragazzo dalla chioma azzurra, che di tutta risposta sorrise.

– L'era dei Lost Masters sembra giunta, vero Enlil? – disse con il suo solito tono spavaldo. 
Il ragazzo che era arrivato alle spalle di Enki gli si posizionò davanti, sedendosi di fronte a lui. Enlil si scostò la ciocca bianca dagli occhi, mostrando il suo sguardo dorato, lo stesso di Enki.
– Si, ormai Kaisinel ha agito. La guerra è giunta.
Enki sorrise. – Enlil, il Lost Master delle illusioni. Cosa hai mostrato a Kaisinel, fratello?
Enlil si poggiò distrattamente allo schienale della poltrona di fronte al tavolino da carte, e annunciò distrattamente la sua opera. – Niente di che, gli ho semplicemente mostrato un attacco Asmodiano, e lui ha creduto a tutto. Non pensavo fosse così semplice a dire il vero.
– Kaisinel è un debole, gli Elisiani capiranno. – rispose Enki, tornando a fissare il mazzo di carte – Hai visto nostro fratello?
– Si. – disse Enlil. – Ma non mi ha minimamente riconosciuto. A quanto pare Erra non ha ancora recuperato la memoria, e questo va a nostro vantaggio. Lui non deve aprire la porta dei mondi. Anche se non capisco perchè dovrebbe farlo. Verrebbe sterminato come tutti.
– Lo so. Ma non dobbiamo preoccuparci di questo per ora. Dobbiamo continuare sulla nostra strada. E tutto procede secondo i nostri piani. Erra non è una minaccia per ora. Dobbiamo solo portarlo dalla nostra parte.
Enlil alzò lo sguardò al cielo. – E per quanto riguarda Lei?
– Quando il momento arriverà, ci faremo trovare pronti. Ma per quanto miriguarda, la porta di Fyeran resterà chiusa per tanto tempo. Il Kairos è ancora lontano.
– Hai ragione. E cosa farai adesso Enki?
– Conquisterò la città celeste. Sanctum cadrà sotto il mio dominio.

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Capitolo 8
*** Fyeran ***


I lunghi rami rinsecchiti sfregavano tra di loro, producendo un suono sinistro e inquietante. Il vento ululava in quella foresta ormai priva di vita, così pungente che Noctis dovette racimolare della legna per accendere un fuoco. Probabilmente era calata la notte, il cielo era più scuro e le nubi si erano leggermente dissolte. Alcuni puntini luminosi brillavano stanchi nel cielo. 

"Stelle?" pensò il ragazzo.

Si, erano proprio stelle. Si stupì di vederle, certo, sembravano anche loro vittima di quel posto morto, con la loro luce che sembrava una fiaccola avvolta dal vento, in procinto di spegnersi. Stelle morenti. Ma almeno, era qualcosa che gli ricordava casa sua, e il freddo non sembrava poi così pesante adesso. Fuoco e stelle, un mix sempre d'effetto, se fatto nel posto giusto, ma quella landa di morte e grigia, non rendeva giustizia a quella situazione. Il ragazzo mosse la mano,creando una piccola sfera infuocata, la stessa con cui accese il falò. In genere non usava mai magie di fuoco, dato che non ne era specializzato, ma qualcosina sapeva creare, il minimo indispensabile. Nix, il warg bianco trovato poco prima, che il ragazzo scoprì essere una lei, sembrava affascinata da quei giochi di luce e calore, e lentamente, si abbandonò ad un lento riposo. Doveva essere davvero stanca e provata, pensò lo spiritmaster, ma se era sopravvissuta in quell'ambiente ostile, doveva esserci qualcosa da poter sfruttare, cibo, acqua, riparo. Doveva trovarli, non poteva di certo morire di fame o di sete, ne tanto meno di freddo e vittima di eventuali attacchi di quelle creature simili a non-morti.

Il suo sguardo analizzò la zona circostante: alberi secchi, nessuna foglia in vista, cielo notturno nero, con qualche stella pallida e nube grigio/viola. Da Atreia si vedevano delle costellazioni e giochi luminosi di etere, spettacoli da lasciar senza respiro, in quel luogo il nulla. 

Sospirò.

Quella zona era deserta. E lui aveva camminato per ore senza trovare nulla. Decise di dedicarsi una dormita, vicino al fuoco e al suo nuovo amico a quattro zampe. Si distese vicino al fuoco, il terreno era gelido nonostante la vicinanza di quel falò. Nix, che sembrò notare la cosa, nonostante si fosse addormentata, si accucciò vicino al ragazzo, riscaldandolo col suo corpo. I due si addormentarono subito dopo.

Noctis si sentì avvolgere in modo ostile, come se qualcuno lo stesse toccando per controllare se fosse vivo, o armato. Pensò di star sognando, ma tutto era così reale. I lamenti di Nix lo fecero svegliare di soprassalto, notando delle figure indistinte, che lo colpirono in pieno volto, facendogli perdere i sensi, stessa sorte toccò alla povera Nix, che venne legata alle zampe e al muso. Successivamente le figure sparirono nella notte.
 
✽✽✽

Noctis si risvegliò con un gran mal di testa. Aprì gli occhi lentamente, si sentiva ancora stordito da quella botta. Passarono alcuni secondi per mettere a fuoco la zona, e notò di non essere più all'aperto. Vide una specie di tetto, fatto di... legna? Paglia? Non sapeva dirlo con certezza. Si mise a sedere, guardandosi intorno. Era chiaramente una capanna. Dentro stava un tavolino con qualcosa che ricordava delle ciotole, un pò di erbe sopra, e... frutta? Sembravano bacche. Il ragazzò tentò di mettersi in piedi, ma notò in ritardo di essere legato da corde. Non che fosse un eccessivo problema, dato che usò la sua magia per tagliarle. Uscì dalla capanna, guardandosi intorno. Dov'era Nix? E soprattutto, dove si trovava?

Era palesemente un piccolo villaggio, con... con persone che lo fissavano. I loro sguardi erano enigmatici, il ragazzo non riuscì a decifrarli. Continuando a guardarsi intorno, notò una gabbia con una ciotola dentro, e Nix. Almeno stava bene. Noctis tirò un sospiro di sollievo.
Fece per camminare, ma venne bloccato da quello che sembrava il capo villaggio. Anziano, barba bianca, volto stanco. Noctis si stupì vedendo i tatuaggi che gli attraversavano il petto, e per essere anziano, aveva un look così... moderno. Nonostante quel luogo fosse tutto, fuorchè alla moda.

– Cittadino di Atreia.
"Menomale, se parlava in una lingua  a me sconosciuta mi rintanavo nella gabbietta con Nix." pensò, nascondendo un sorriso per quello che aveva appena pensato.
– Ehm... si?
Il vecchio si fece avanti, con fare molto deciso ma al contempo sereno. Non sembrava ostile, nonostante alcuni lo fissavano in modo strano, come se fosse alieno.
– Avrai molte domande, suppongo.
Noctis inarcò un sopracciglio. Era sveglio il nonnetto! – Decine, centinaia. Prima di tutto: dove mi trovo? Secondo, voi chi siete? Terzo, è tutto così-
Il vecchio alzò la mano, facendogli cenno di fermarsi. Quel gesto lo stupì così tanto che si zittì sul serio.
– C'è tempo per rispondere a tutti i tuoi quesiti. Ma iniziamo dalle prime due, il resto verrà dopo. Noi siamo la tribù Kunax, e questo mondo, come avrai notato, non è Atreia. Questo mondo si chiama Fyeran.

Tribù Kunax, Fyeran. Se Noctis si sentiva rinvigorito da vedere gente, cibo, civiltà, adesso si sentiva nuovamente spaesato. Ma una cosa era certa, quei tizi erano a conoscenza di Atreia, e forse potevano riportarlo a casa.
 
✽✽✽

Il Katalam del Sud. Era una bella zona, variegata, piena di vita e di insidie. Più di insidie che di vita. Da quando Beritra aveva trovato il modo di creare le sue armi, e aveva assorbito il potere di Nergal, era diventato una minaccia ancor maggiore. Nell'ultimo periodo, le sue armi attaccavano ad intervalli regolari i Daeva, che si ritrovavano a dover affrontare quei mostri meccanici per non subire altre perdite, come quella di Kamar, attaccata dal Magnorion. Un gruppetto di Elisiani si era ritrovato davanti ad un modello migliorato di Dynatum, ma quest'ultimo sembrava avere la meglio. I Daeva della città celeste erano in seria difficoltà, e il ragno meccanico stava per attaccare con un possente attacco laser che avrebbe finito i malcapitati. L'attacco parti, ma un muro d'acqua, che si congelò poco dopo, salvò la vita a quella gente. Tutti si voltarono verso il misterioso figuro che avanzava in silenzio. Capelli azzurri, occhi dorati. 

Enki sorrise, e avvolse il ragno in una sfera d'acqua, per poi colpirlo con delle enormi lance di ghiaccio. La corazza del ragno si ruppe e si ritrovò infilzato da tutte le direzioni. La bolla d'acqua esplose, e con esse le lance di ghiaccio, successivamente il modello di Dynatum si accasciò a terra, immobile.
– Tu sei il tizio di Elian... ci hai salvato. Ti dobbiamo la vita.
Enki sorrise. – Vi avevo detto che Kaisinel non si cura di voi.
I Daeva si guardarono... Enki aveva ragione. 

Il Lost Master si voltò, andando via in silenzio. Ma non da solo, i Daeva infatti, iniziarono a seguire il Lost Master, che di tutta risposta, sorrise soddisfatto.

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Capitolo 9
*** Lei ***


La fronte di Erra era imperlata di goccioline di sudore, non era di certo abituato a quel clima così torrido del deserto di Morheim. Non lo trovava fastidioso, nè ostico, soltanto fastidioso. Alnair, che procedeva al suo fianco con sguardo deciso, non sembrava soffrire quel clima. Dopotutto era cresciuta tra quelle lande deserte, giocando e cacciando insieme al fratello Thabit. La ragazza guardò Erra, il suo volto era freddo come sempre, e quando si rese conto di cercare qualche somiglianza col fratello, si sentì incredibilmente stupida. Fisicamente erano l'opposto: Erra capelli castani, occhi dorati. Thabit capelli bianchi e occhi azzurri. E caratterialmente stessa cosa: uno freddo ed enigmatico, l'altro solare e sempre ottimista. 

Però Erra aveva quel qualcosa che Alnair non riusciva a capire. E mentre ci rifletteva su, non notò che il ragazzo si era bloccato, guardandosi intorno.
– Qualcosa non va? – chiese la ragazza, spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. Si rese conto che sentire il sole di Morheim sul viso dopo tanto tempo era una sensazione piacevole, ed essere in compagnia in quel luogo non era male come immaginava.
– Ho la sensazione che qualcuno ci stia seguendo. Pensi che le truppe della tua città arrivino fin qua?

Alnair parve pensarci su. In situazioni normali dopo un pò di strada, le guardie avrebbero lasciato andare qualunque intruso, ma quella non era una situazione normale. L'accordo di pace tra Asmodiani ed Elisiani era finito nel peggiore dei casi, con il tradimento di Kaisinel. Non c'era molto da stupirsi dopotutto, ma la ragazza sperava davvero che qualcosa potesse cambiare. Dopo quella vicenda, tutti guardarono Erra in modo ostile, più ostile del solito. Dopotutto era Elisiano. E videro in modo diverso anche Alnair, la ragazza che stava con lui, appellandola come traditrice, feccia, essere inferiore. La spiritmaster tentò di non far notare nulla, ma quella cosa la ferì profondamente, ma prima che potesse decidere come comprotarsi, si ritrovò in fuga con Erra da Pandemonium, diretti verso un luogo tranquillo e lontano da occhi indiscreti.

– Mi hai sentito? – disse Erra. Alnair aveva lo sguardo perso nel vuoto, e non aveva di fatto risposto alla domanda del ragazzo. Lui poteva solo immaginare come potesse sentirsi in quella situazione, dopotutto era colpa sua. Se non l'avesse mai incontrata, non sarebbe in questa situazione. Era lui il problema, e non sapeva bene il perchè. Era alla ricerca di qualcosa, e non sapeva cosa. Era convinto di voler sapere di più sull'assassino del suo primo amico, ma c'era qualcosa che lo tormentava ancora di più, sapeva che voleva altro, qualcosa che lo riguardava in prima persona, frammenti del suo passato che non gli appartenevano più. Doveva scoprire chi era. Sentiva dentro se che esisteva il modo, ma non era ancora riuscito a capire come fare.

Alnair fece per dire qualcosa, ma fu colpita alla spalla da qualcosa, che la fece cadere a terra. Erra si avvicinò a lei di corsa, notando che era il foro di un proiettile di etere. Il ragazzo si guardò velocemente intorno, e senza capire come, i due si ritrovarono circondati da un gruppo di guardie di Pandemonium.
– Siete in arresto per tradimento. – disse una delle guardie, puntando un revolver contro i due. Il resto della squadra caricò verso Alnair, che nel frattempo si era rialzata, ma tutti i colpi si frantumarono su uno scudo invisibile, simile a vetro. Alnair non capì, non era il suo scudo... poteva esserci solo una spiegazione. 

Dietro di lei, Erra aveva lo sguardo fisso sugli avversari, e delle particelle semi trasparenti fluttuavano intorno al suo corpo, particelle simili a quello scudo di vetro. Le particelle caricarono il gruppo, trasformandosi in delle lame di cristallo che attaccarono a velocità elevatissima, colpendo ripetutamente le guardie. Un gladiatore caricò con un potente attacco diretto sul ragazzo, che tuttavia bloccò l'arma con la sola mano, cristallizzandola e frantumandola, successivamente sulla mano di Erra apparve una spada di vetro, con cui trafisse il gladiatore che era rimasto immobile davanti a lui. 

Cadde a terra, privo di sensi. Erra l'aveva colpito in un punto non letale, non sapeva bene perchè, ma sentiva che se l'avesse colpito mortalmente, l'asmodiano non sarebbe più rinato.
Gli altri agenti sembravano spiazzati da quel potere... che razza di persona era? All'apparenza aveva il fisico di un mago, ma maneggiava una spada e... dei cristalli? 
Erra vedendo le espressioni confuse dei suoi nemici sorrise, e alzando una mano al cielo, avvolse da capo a piedi le guardie da un materiale simile all'argento, lasciandoli come statue in quel deserto. Ma era rimasto qualcuno che era sfuggito al potere del ragazzo, uno spiritmaster in preda alla paura. Erra lo fissò, decidendo il da farsi.
Ma sapeva già cosa fare.

– Portali via. E non fatevi più vedere.
Lo spiritmaster annuì tremando, e usò delle pergamene per portare se e i suoi compagni alla capitale, lasciando nuovamente i due da soli.
– Come hai...
– Non importa. – disse Erra, avvicinandosi a lei con fare stranamente protettivo. – Non devono toccarti. Chiunque tenterà di farti del male, dovrà vedersela con me. 
Alnair balbettò qualcosa, ma Erra sembrò non farci caso. Le mani del ragazzo si poggiarono sulla spalla di lei, accertandosi delle sue condizioni, ma la ferita si era già rimarginata. I due stettero vicini a lungo, ed Erra, per la prima volta, le sorrise. 
 
✽✽✽

Erano successe così tante cose in così poco tempo. Enki che attacca Elian, il tradimento di Kaisinel, la scomparsa di Noctis e la guerra contro Nergal. Ma questo di certo non fermava Silar e Kyrie, che avevano iniziato la ricerca dell'amico con tutte le loro forze. Girarono il Katalam in lungo e largo, e ogni qualvolta incontravano qualcuno, chiedevano se avevano visto il ragazzo, ma la risposta era sempre negativa. Sembrava una ricerca senza senso, ma i due non demordevano. Silar perchè era un caro amico di Noctis, e Kyrie... Kyrie non aveva mai detto molto al riguardo di Noctis, ma a Silar bastava sapere che c'era qualcuno che come lui credeva che lui fosse ancora vivo.

Dopo l'ennesimo buco nell'acqua, i due incontrarono una ragazza nei pressi di un lago a Katalam Sud. Era di spalle, in ginocchio sulla riva del lago che forse si specchiava, o beveva. Aveva dei lunghissimi capelli bianchi, con una piccola treccia che li teneva legati in cima. Indossava una veste anch'essa bianchissima, decorata da un motivo floreale. 

– Scusaci... – iniziò Silar, mentre Kyrie osservava a braccia conserte ed in silenzio. La ragazza non si mosse, ma dal movimento della testa era chiaro che avesse sentito il chierico. – Hai per caso visto da queste parti uno spiritmaster... vestito con una tunica delle truppe di Beritra? Capelli castani...
– Mi stai per caso chiedendo se ho visto Neronoctis? – rispose lei, senza voltarsi. Silar e Kyrie fecero un'espressione stupita, non si aspettavano di certo quella risposta, e improvvisamente le loro speranze si riaccesero. La ragazza dai lunghi capelli bianchi si alzò, voltandosi verso i due. Li fissò a lungo, analizzandoli con i suoi occhi color oro. 
– Non cercatelo. – disse infine. – E soprattutto non dovete trovarlo.
– Cosa intendi? – chiese Kyrie, prendendo per la prima volta la parola in quella situazione così surreale. Gli occhi dorati della misteriosa ragazza si posarono su di lei, che non sembrava per niente turbata da quello sguardo. – Lei non deve risvegliarsi.
– Lei... ?– chiese Silar, ma prima che potesse finire la parola, la ragazza era scomparsa nel nulla.

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Capitolo 10
*** Esercito VS Famiglia ***


Il cielo etereo era ormai scuro per via della notte. Le luci e le stelle si mischiavano in un gioco spettacolare sopra la città celeste, che era pronta per essere inaugurata ai Daeva, ricostruta dopo l'esplosione della guerra contro Nergal. I Daeva erano ritirati nell'accademia di Kaisinel, in attesa del discorso e della successiva festa della ricostruzione della città. In un angolo dell'accademia stava un gruppetto di Empyrean Lords, capeggiati dai lunghi capelli rossi di Erza. Erano cresciuti dall'ultima volta, e anche lei sembrava più in forma. Siedeva mentre scambiava qualche parola con gli altri membri di gilda, e anche qualche amica, come la solita Futaba o la chierica Thoolana, vecchia conoscenza ed ex membro di legione. 

– E' sempre in ritardo! – esclamò Futaba mentre si guardava intorno. Indossava un vestito blu che si abbinava perfettamente al colore dei suoi capelli, ed era davvero strano vederla vestita in quel modo, un pò come tutti gli altri, dopotutto erano tutti vestiti eleganti, era pur sempre una festa. Festa su cui aleggiava l'ombra della guerra con gli Asmodiani, contrapposta alla minaccia dei Lost Master... ma era pur sempre una festa, e i Daeva cercavano di godersela al meglio. 

– Sai com'è fatto Riku... ultimamente sta sempre con la sua ragazza. – rispose Erza mangiando un pasticcino che era presente sul tavolo. Ne prese un altro, osservandolo per qualche secondo. Si ricordò che ne preparò un vassoio insieme a Grifus e Noctis... e l'ultimo dei due non c'era, non più almeno. Forse invidiava un pò Silar, che riusciva ancora a credere che il ragazzo era vivo, ma era una speranza vana, era palese che era morto per mano di Nergal. L'aveva sfidato in prima persona, era stato a contatto con lui... ed era morto.
– Tutto okay? – chiese Thoolana, notando l'espressione dell'amica, ma lei annuì e fece finta di nulla, aiutata anche dall'ingresso di Riku, insiemme a Bluartemis, la rua ragazza ranger di legione.

Il gruppo di legione si riunì, ridendo e scherzando mentre intorno a loro i Daeva duellavano o parlavano del più e del meno. 
Dall'altro lato dell'accademia, vicino alla Hall of Fame, stavano Kyrie e Silar, che stavano analizzando la situazione con fare distaccato. Si capivano quei due, non amavano molto i posti affollati, anche se Kyrie avrebbe giurato che un tempo avrebbe amato le feste, ma c'era qualcosa in lei che la rendeva... strana. Non sapeva spiegare bene cosa, ma non si sentiva molto a suo agio.

– Mi chiedo ancora chi si quella tizia... come faceva a conoscerlo? – disse Kyrie mentre si specchiava sul lucido muro dell'accademia. Aveva un vestito bianco con sfumature rosso acceso, molto stretto che metteva in evidenza tutte le curve, mentre Silar era decisamente più sobrio, ma aveva anche il suo tocco di eleganza.
– Non lo so... ma è palese che Noct è vivo. Dobbiamo solo trovarlo. E' qualcosa. – rispose il ragazzo fissando la folla davanti a se, tentando di apparire più naturale possibile.
– Sei vivo... – sussurrò, così piano che Silar non riuscì a sentire nulla. – Perchè non vuole che lo troviamo? Chi è questa lei a cui si riferisce? 
– Una Lost Master? – esclamò il ragazzo, certo di avere la soluzione, ma poi si rese conto di aver detto una cosa totalmente senza senso. 
– Ne dubito. Dall'aspetto penso sia lei una di loro. Pensaci, volto sconosciuto. Occhi dorati esattamente come Enki... potere e classe non pervenuti...
Silar parve pensarci su. SI convinse che il ragionamento della ragazza aveva senso, nonostante tutto fosse basato praticamente sul nulla, ma se era così, quanti Lost Master erano presenti? Il primo era Nergal, sconfitto. Poi Enki. Adesso lei? Com'è possibile che degli esseri così pericolosi non si siano destati prima.

– A cosa pensi? – disse Kyrie, svegliandolo dai suoi pensieri, ma non arrivò nessuna risposta dato che un membro dei Warmness cadde rovinosamente davanti a loro, mentre Skodino, il capo della citata legione, lo rincorreva con i pugnali in mano. Classiche sfide fra di loro in accademia, non era raro vedere gruppi di Warmness darsele di santa ragione da quelle parti.
Silar sorrise a Kyrie, facendo spallucce, e i due si spostarono, avvicinandosi al tavolo degli Empyrean Lords, dove Kyrie si sentì osservata tutto il tempo.
 
✽✽✽

Le ore passarono, e tutti si spostarono in piazza a Sanctum, dove Kaisinel era finalmente arrivato, pronto per fare un discorso a tutti gli Elisiani presenti.
– Miei cari fratelli e sorelle, siamo qui riuniti oggi, sotto il nostro cielo, nella nostra terra, nella nostra città, per ricominciare a vivere! Sanctum è finalmente rinata, esattamente come la conoscevamo. E ospiterà di nuovo tutti noi, per vivere serenamente e combattere contro le nuove minacce date dai Lost Master e anche dagli Asmodiani, che non hanno accettato la nostra offerta di pace. Elisiani, oggi, noi, ripartiremo uniti e mostreremo ad Atreia che niente e nessuno può batterci!
VINCEREMO! SEMPRE! E LO FAREMO INSIEME! PERCHE' SOLO INSIEME POSSIAMO ASCENDERE AD UNO STADIO SUPERIORE! 
E adesso... FESTEGGIATE MIEI GIOVANI DAEVA!

Il Signore dell'Empireo aprì le braccia e una pioggia di fuochi d'artificio si alzò nel cielo, esplodendo in un turbinio di colori. Sopra un tetto, qualcuno in penombra sorrise, fino a quando un scoppio non illuminò il suo volto e il suo sguardo dorato. – Patetico. – disse Enlil con un sorriso, mentre si gustava la vista di quella città in preda ai festeggiamenti. Urla, schiamazzi, risate e nessuno si accorgeva del Lost Master che li scrutava dall'alto. 

– Si va in scena. – esclamò, osservando il teletrasporto all'entrata della città.
Un ragazzo stava percorrendo la via in completa tranquillità, e gettò uno sguardo verso il tetto dove stava il Lost Master. I due si guardono e sorrisero insieme. Il grado di affinità fra Enki ed Enlil era elevato, e quest'ultimo si stava godendo lo spettacolo. Enki arrivò in piazza, facendo voltare tutti con un applauso che riecheggiò ovunque, nonostante il fracasso. La folla di Daeva si aprì, lasciando da una parte Enki, dall'altra Kaisinel, mentre Enlil osservava dal tetto indisturbato.
– Tu... lurida feccia. – ringhiò Kaisinel irrigidendosi di colpo.

– Anche io sono felice di vederti tesoro. – rispose Enki col suo solito sorriso beffardo. Iniziò a guardarsi intorno con una finta espressione sorpresa, successivamente si concentrò di nuovo su Kaisinel, che non aveva ancora fatto nessuna mossa. – Bel discorso Kai! Dimmi, quanto sei stato a studiarlo? Ma non era per niente ad effetto... potevi fare di meglio sai?
– Che cosa vuoi Enki? – rispose in tono serio Kaisinel, che aveva fatto cenno ai Daeva di non attaccare.
– Che cosa voglio? Sanctum. – il tono di Enki era serio adesso, mentre il fratello Enlil si era alzato in piedi sul tetto, con alle spalle il fumo dei fuochi d'artificio.
Kaisinel scoppiò in una sonora risata, e fece cenno ai Daeva di sfoderare le armi,cosa che essi fecero.
– Io ho un esercito Lost Master! Non puoi fare nulla contro noi! 
Enki rise. – Tu potrai anche avere un esercito... e sinceramente se vedi così la tua gente è davvero grave. Ma non importa. Tu hai il tuo esercito... – Enki si fermò, ed Enlil si materializzò al suo fianco, e con uno schiocco di dita, fece apparire dalle ombre un consistente gruppo di Elisiani, che circondarono i Lost Master e si rivolsero verso gli altri Daeva. – Ma io ho una famiglia! E a differenza dei tuoi uomini, loro hanno scelto di stare con me, perchè hanno capito. Quindi adesso dimmi Kai, sei davvero disposto ad attaccare i tuoi stessi Elisiani?

Il silenzio scese per tutta Sanctum, e lentamente i gruppi si separarono, da una parte Kaisinel e quello che lui definiva esercito, dall'altra i due Lost Master con quelli che definivano famiglia.

Elisiani contro Elisiani: la guerra stava per iniziare.

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Capitolo 11
*** Kunax ***


Noctis era stato accompagnato dall'anziano dentro una delle tende, sembrava essere una delle più grandi, ma il ragazzo non analizzò l'ambiente circostante con molta attenzione da poterne essere pienamente convinto. Dentro la tenda l'aria sapeva di erbe e fumo, non era molto fastidioso fortunatamente. L'interno era rivestito di pelli e tappeti, mentre piccoli cristalli luminosi illuminavano timidamente dei mobili ricavati da un legno color grigio topo, mentre altri si avvicinavano più al colore della sabbia. L'atmosfera era molto calda, e il colore oro che riempiva la maggior parte della tenda, sfumando dai tappeti sino all'estremità dell'abitazione, contribuiva perfettamente a rendere quell'ambiente primitivo ma accogliente. 

L'anziano fece cenno a due ragazzi di lasciare il posto, così da rimanere solo con lo spiritmaster, che si sedette su quelli che erano cuscini ricavati da un qualche tipo di materiale animale, o qualcosa che si avvicinasse a quello.

– Come dicevo qualche attimo fa... – iniziò l'anziano, con un tono talmente rilassato che fece passare tutti i pensieri del ragazzo, che ascoltò lasciando da parte anche il suo sarcasmo e spavalderia, anche se in quel frangente non era necessario mostrarsi come quello che voleva far credere di essere al mondo intero: invincibile. Faceva sempre così, se da bambino era timido e stava in un angolino in silenzio, da ragazzo era l'opposto. Non amava parlare troppo di se, quello era un retaggio che si era portato dietro, ma il bambino timido lasciò spazio ad un ragazzo sicuro di se, convinto di essere il migliore fra tutti, orgoglioso fino al midollo ma che si batteva comunque per le cose in cui credeva: famiglia, amici, amore. Era disposto ad uccidere per questi tre ideali, disposto a mettersi in gioco ed apparire come il male sceso in terra per proteggere le persone che amava. Se doveva tradire e ferire i suoi stessi amici per proteggerli, se doveva farsi odiare per tenerli al sicuro, lui l'avrebbe fatto. E la guerra di Nergal ne era stata la prova, aveva abbandonato la legione per tenerla al sicuro, e si era fatto odiare per quello, e per molto altro.
Chissà se l'avevano perdonato... o semplicemente capito.

– ...avrai molte domande. – continuò, dopo una pausa di un secondo che a Noctis parve un'eternità. Eternità che tra l'altro, sembrava aver vissuto quell'uomo, con ogni ruga della sua fronte che nascondeva una storia, mentre il suo fisico asciutto ne narrava un'altra, quella di un vecchio guerriero che aveva visto, sentito e lottato contro cose indicibili, e contro l'intemperie di quel mondo così sconosciuto al Daeva.
Noctis annuì, e fece per aprir bocca come se volesse dire qualcosa, ma il vecchio lo fermò con un cenno della mano, esattamente come aveva fatto fuori. Nei suoi movimenti aveva chiaramente le sembianze di un leader, e Noctis, che era stato anch'esso un leader, lo sapeva bene. Il rispetto che traspariva dagli occhi della gente fuori ne era la prova.

– Ti ho già detto che questa non è Atreia, e penso che tu te n'eri già accorto. Purtroppo per te, questa è una dimensione totalmente diversa dalla tua, siamo il mondo speculare al tuo. Questo mondo, Fyeran, non è sempre stato come lo vedi, prima era rigoglioso, verde, ma oggi, tutto è andato distrutto. La cosa che è davvero complicata è viaggiare tra queste due dimensioni. Solo pochi sono riusciti in questa impresa.
– E io sarei uno di questi a quanto pare... Ma come? Io non sapevo nulla di voi, non so nulla di questo posto. A volte credo di essere morto e che questo sia una sorte di inferno. Il mio inferno personale.
L'anziano accennò un sorriso che sembrava nascondere qualcos'altro. Malinconia, forse. Ma era chiaro che stava ripensando a qualcosa, qualcosa che probabilmente Noctis non avrebbe saputo mai. 

– Nessun inferno personale. Solo un mondo caduto in rovina. E riguardo te... non è stata una tua scelta. Ti hanno portato qui.
Noctis cambiò espressione per un millisecondo, successivamente ritornò serio. Non ci aveva mai pensato davvero, ma sapeva chi era stato. Lo sapeva fin troppo bene. E i suoi pensieri divennero realtà quando l'anziano disse un nome, quel nome che Noctis aveva pensato, rivivendo ogni singolo momento di quel giorno, fino alla fine.
– Nergal. – disse infine l'uomo, non suscitando nessuna reazione nello spiritmaster. – Un atto di vendetta verso colui che l'ha sconfitto. Lui era così, se voleva vendetta, voleva la peggior sofferenza per il nemico. E quale sofferenza esiste dallo strappare qualcuno dalla propria vita?

Noctis ripensò alle parole del Dragon Lord durante lo scontro di Tiamaranta "Questo è il primo giorno di quel che resta della tua vita." Rabbrividì. Non immaginava uno scenario simile, ma dopotutto non era ancora morto... ma il solo pensiero che Nergal in qualche modo l'avesse sconfitto, lo mandava in bestia. Cos'era meglio? Una vita vuota, o una morte onorevole? Nergal pareva avere una risposta, e per la vendetta scelse la prima.
Noctis pensò ad alcune cose, ma l'unica cosa che chiese fu forse la più banale.

– Lo conoscevi? 
L'anziano annuì. – La prigione abissale. Il luogo dove i Dragon Lord di Atreia lo rinchiusero per i suoi atti di supremazia. Un luogo dal quale non si può fuggire.
Noctis sorrise. – Peccato che questa prigione abissale non sia riuscita a trattenere me.
– Tu sei riusciuto a...

Prima che il vecchio finisse la frase, una ragazza vestita con gli abiti della tribù entrò di corsa, aveva il viso imperlato di sudore, con delle ciocche castano chiaro che si erano attaccate alla fronte. Non era molto alta, ma aveva il fisico di una ragazza che sapeva come maneggiare un'arma, cosa che confermava la picca che aveva lasciato davanti la tenda. Gli occhi castani di lei si scontrarono con quelli di ghiaccio di Noctis, e il ragazzo restò estasiato da quella ragazza, riuscì a pensare solo a quanto fosse bella. 

– Saggio Solon... il clan Dingir...
Solon, era questo il suo nome dunque. Il Saggio si alzò in piedi così velocemente che Noctis non lo notò neanche, anche se lui era impegnato a fissare quella ragazza che sembrava preoccupata. 
– Parla Hemaru. – disse con un filo di voce, voce che non nascondeva timore e rabbia.
– Il clan Dingir ci ha teso un imboscata... li hanno presi... solo io e Kyrd siamo riusciti a scappare in tempo. 
Il Saggio Solon imprecò sottovoce, ma tornò alla sua calma poco dopo. Sembrava analizzare ogni possibile situazione, ma non ne trovava una. Noctis capì che gente della tribù Kunax era stata catturata da un clan rivale probabilmente, e sapeva solo una cosa: doveva far qualcosa per quella gente che l'aveva trovato e messo al sicuro.
– Vado io. – disse alzandosi in piedi, attirando l'attenzione della ragazza che sembrò notarlo solo in quel frangente. – In quanto vi sono debitore per avermi portato qui me e Nix, vi aiuterò. Ma ad una condizione.
– Parla, giovane Daeva.
– Neronoctis, Noctis se volete. E vi chiedo una cosa. Se riesco ad affrontare questo clan e a portare in salvo questa gente, voi dovete trovare un modo per farmi tornare a casa.
– E' un suicidio! Non può andare da solo! – esclamò Hemaru.
– Suicidio? Ho già sconfitto Nergal, cosa vuoi che sia un semplice gruppo di persone? – sorrise, e nei suoi occhi color ghiaccio brillava una fiamma di eccitazione. Il Saggio Solon sembrò perplesso, ma annuì poco dopo, con un leggero sorriso di chi ricorda qualcosa di piacevole. – Avrai bisogno di nuovi vestiti, non puoi andare con questi stracci.

Noctis guardò la tunica dell'Invasione, notando gli strappi, e ammise che Solon aveva ragione.
– Cosa proponi?
– La nostra tunica di Kunax. Benvenuto ufficialmente tra di noi, Neronoctis.
Hemaru apparve confusa, e abbandonò la tenda senza dire una parola. Noctis la osservò uscire, e il vecchio gli sorrise. – Oh, toglitela dalla testa. – mentre diceva queste parole, si avvicinò ad una semi tenda e afferrò qualcosa che diede allo spiritmaster.
Il ragazzo indossò l'abito che il vecchio gli porse. Lo lasciava a petto nudo, mentre sulle gambe aveva pantaloni neri e uno cappa che partiva dal fondoschiena fino alle gambe, mentre gli spallacci nero-oro lo proteggevano nella parte superiore del corpo. Il vecchio si avvicinò ad uno scaffale, prendendo del colore nero, e intingendo due dita in quella miscela, tracciò dei simboli sul corpo del ragazzo, rendendo ufficialmente parte di loro.
– Neronoctis di Kunax.

Il ragazzo sorrise e seguì il vecchio fuori dalla tenda, mentre il restò della tribù aspettava. Il saggio Solon spiegò la situazione, mentre Noctis guardava distrattamente all'orizzonte. Era una distesa deserta, come era abituato ormai in quel luogo, ma ciò che lo lasciò senza parole, fu una ragazza in lontananza che lo fissava, per poi allontanarsi.
"Kyrie." pensò il ragazzo, per poi tornare a concentrarsi sulla missione e sulle istruzioni di Solon.

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Capitolo 12
*** Massacro al Chiaro di Luna ***


La luna illuminava timidamente il cielo che per quell'occasione era privo di nuvole, ed era la prima volta che Noctis ammirava il cielo per quello che era, senza nuvole e nella sua interezza. Amava la notte, e quel posto sembrava essere immerso in una notte perenne, seppur con pochissime e deboli stelle e nessuna traccia dell'etere che distingueva i cieli di Atreia.

Stava camminando ormai da ore, senza mai fermarsi. Ripensò alle istruzioni di Solon, che erano abbastanza semplici dopotutto. Un solo grande gruppo che si sarebbe diviso, con due che si schieravano in punti tattici e uno che andavano in avanscoperta. Noctis si era offerto per ricoprire quel ruolo, aveva bisogno di un pò di azione e voleva tornare a casa. Giocherellava con un cristallo luminoso, un cristallo di etere a quanto spiegò Solon, usato da tutti per le perlustrazioni e per avere rifornimenti di potere, e dato che Noctis era uno spiritmaster, ne aveva praticamente bisogno,anche se secondo il saggio essendo un Daeva di Atreia, attingeva direttamente alle forze del suo mondo, avendo praticamente potere illimitato in quella dimensione. Decise comunque di prendere il cristallo e intraprendere il viaggio, e ormai era arrivato ad un punto di non ritorno. Con lui c'era Hemaru, che conosceva l'ubicazione del clan Dingir, mentre dietro di loro una silenziosissima Nix li seguiva con passo deciso. 
 
– Stento ancora a crederci – disse Hemaru, camminando disinvolta ma con una determinazione in viso che il ragazzo non vedeva da tempo. Si erano separati da un pò dal resto del gruppo, ed erano rimasti soli, non che a Noctis dispiacesse... – Tu hai sconfitto Nergal e adesso ti ha confinato qui. Sei sfortunato fattelo dire! E anche scarso.
 
Noctis sorrise. Non si conoscevano per niente, ma riuscivano a parlare senza problemi, e avevano scherzato durante tutto il tragitto. Sapeva mentire quella ragazza, era brava a nascondere la preoccupazione per i suoi compagni. Forse non voleva farsi vedere debole, e lui la capiva benissimo, era lo stesso dopotutto. Tentava di non mostrare mai le sue debolezze, e se ammetteva di star male per qualcosa, negava tutto cinque secondi dopo. Si creava una corazza, facendo credere a tutti di star bene anche se veniva lacerato dall'interno, ma a volte, anche il più forte cade vittima dei propri pensieri, timori, paure e sogni infranti... ed è in quei momenti che si ha bisogno di qualcuno. Quando l'armatura si scheggia, il gelo ti lacera le ossa, e la frattura si estende a tutto il corpo, e quando colpisce il cuore, si crolla.
 
– Io scarso? – rispose con un sorrisino – sei tu che non sai maneggiare nemmeno quella picca che ti porti dietro.
– Ho affrontato cose che neanche immagini.
– Lo so che sei brava su, scherzavo!
Lei fece una smorfia divertita – Bugiardo!
Noctis continuava a camminare, ascoltando l'ambiente e stando attento a Nix che era fedelmente dietro di loro. – Io bugiardo? Mai!
– Ma fammi il favore!
– Che tipo di favore vuoi? – disse lui, ridendo. Non immaginava di potersi rilassare in quella situazione, ma quel contesto lo faceva stare bene, come non si sentiva da tanto tempo. Hemaru stava al gioco, ma era sempre concentrata.
– Ma sta zitto.
 
Noctis assunse un tono un pò più serio, e rispose con voce decisa guardandola. – Non sono un tipo che si fa zittire, ma quando ti ho vista devo ammettere che mi hai lasciato senza parole. Perchè davvero, sei bellissima. 
 
Lei arrossì leggermente e lui, beh, lui era contento di questo. Sapeva che stava davvero correndo, ma non riusciva a trattenersi dal dire quelle cose, non era il tipo che in un paio di ore faceva così con le ragazze, ma lei... aveva qualcosa, qualcosa che Noct non riusciva a spiegarsi, sapeva solo che quando la guardava negli occhi, e vedeva il suo riflesso in quegli specchi castani... stava bene. 
– Bugiardo.
– Sincero.
– Sei tenero.
Noctis sorrise. – Sincero!
– Entrambi.
Noctis annuì, si era convinto. – Okay. Sei bella. E tenera.
– Tu lo sei. – rispose Hemaru, e Noctis sorrise. – Sono bella e tenera? – disse scherzando.
– Al maschile idiota. 
 
Noctis rise ancora, e lei fece lo stesso, ma il suo sguardo cambiò, era ovvio che si stavano avvicinando alla meta. Nero notò qualcosa in lontananza, una specie di passo che si insinuava in una montagna, con due uomini armati di enormi lance che sbarravano l'entrata in quell'insenatura naturale. Era strano, pensò. Fyeran era una landa desolata, abitata da pochi clan, quindi perchè quel piccolo passo era così sorvegliato? Hemaru notò lo sguardo curioso di Noctis, e scosse il capo.
 
– Non ci pensare. Quella zona è vietata. Nessuno osa avvicinarsi ai guerrieri senza volto, e chiunque ci abbia provato, viene abbattuto. Alcuni sono riusciti a passare, ma i loro cadaveri sono stati trovati fuori, mentre gli animali e i dannati divoravano le carcasse.
Il ragazzo rabbrividì. – Cosa proteggono?
Lei scrollò le spalle – Nessuno lo sa con precisione, girano parecchie leggende e teorie al riguardo. 
 
Il viaggio proseguì tranquillo, con qualche scambio di opinioni tra i due sulla missione, lasciandosi alle spalle il siparietto comico, ma con quella strana venatura di dolcezza. La luna era ormai alta in cielo, e in lontananza si intravedeva una staccionata con delle torri, anche se in cima ad esse non c'era nessuno. I due avevano ricevuto l'ordine di mandare un segnale in caso di pericolo, così i due gruppi sarebbero accorsi a dar manforte, ma sembrava tutto così calmo.

Arrivarono alle porte del villaggio, e arrampicandosi su una montagnetta, decisero di osservare tutto prima di agire, ma probabilmente, era meglio che non vedevano quella scene così cruente. Attorno ad un fuoco erano seduti circa una ventina di uomini e donne, dietro di loro dei pali infuocati a cui erano impalati i membri della tribù Kunax, mentre venivano cucinati e mangiati dalla gente Dingir. A Noctis gelò il sangue nelle vene, ma allo stesso tempo si sentì pervadere da una rabbia che non riusciva a spiegarsi. Il volto di Hemaru invece si rigò di lacrime, non era facile resistere a quella scena così animalesca. Uomini che mangiavano altri uomini, Noctis non lo credeva possibile.

Senza accorgersene, stava lentamente camminando verso il villaggio, con Nix al suo seguito, che venne velocemente affiancata da Kaze, lo spirito del vento. Corse verso il gruppo, seguito dagli animali mentre Hemaru rimase pietrificata sul monte, osservando il tutto senza sapere come agire. Il clan notò l'intruso, e quello che pareva il capo diede l'ordine di attaccare. Noctis di tutta risposta lanciò un paio di incantesimi che mandarono a terra il capo, e buttandosi in mezzo alla mischia lanciò un fear intorno a se, trasformando sei di loro in spiriti viola che volavano ovunque. Kaze e Nix attaccarono due ragazzo che rimasero nella loro forma umana, e Noctis caricò la sua magia più potente: la Nuvola Maledetta.

Uno sciame di api si materializzò intorno allo spiritmaster, e come una nube tossica, avvolse tutto il gruppo, che urlava e si contorceva dal dolore. Ma non era ancora abbastanza, e Noctis infierì su quei corpi, fino a quando delle frecce si schiantarono contro di lui, o meglio, contro il suo scudo. Ma quegli arceri durarono decisamente poco, abbattuti da una picca bianca, che come un soffio di morte, li lasciò a terra, privi di vita. Il clan DIngir era stato sterminato, o almeno quelli che erano intenti a banchettare con i resti dei compagni di Hemaru, che andò via senza dire una parola. Sperava di trovare altro, e anche lui lo sperava, ma erano arrivati troppo tardi. L'unica cosa che era rimasta era una vendetta silenziosa e improvvisa, improvvisa come quella luna che illuminava il cielo. Un massacro al chiaro di luna. Kaze scomparve, e Nix fissava il compagno Daeva in silenzio, che decise di seguire la ragazza. 
 
Ogni parola era inutile, si mise solo accanto a lei. Allungò una mano, ma la ritrasse subito. Doveva stare da sola, doveva annegare nel suo dolore, doveva accoglierlo per poi vincerlo, ma Noctis sarebbe stato lì con lei, qualora ne avesse avuto bisogno. Distolse lo sguardo, tornando a fissare quel passo sorvegliato nella montagna e lì la vide. 
Kyrie.
Camminò in mezzo alle guardie, che la fissarono per poi tornare a guardare il vuoto. Kyrie si voltò, fissando in direzione di Noctis. Non sapeva bene perchè, ma capì che stava sorridendo.
 
E quel sorriso restò sul volto della ragazza anche quando si addentrò in quel passo. Noctis rabbrividì, sapeva che quella Kyrie era un'illusione, dopotutto era morta, ma quei guerrieri l'avevano guardata... No, non poteva essere lì, ma per qualche ragione, quella visione lo turbava. Aveva affrontato diversi fantasmi, anche ad Heiron, ma ora era diverso. Cacciò quei pensieri e quella visione dalla mente, e si mise accanto ad Hemaru, che camminava in silenzio, e senza sapere perchè, stavolta quando allungò la mano non la ritrasse, ma la mise in quella di lei, per darle conforto e farle capire che lui ci sarebbe stato.
Lei lo guardò con gli occhi lucidi. Non disse nulla, ma ricambiò  quel gesto, stringendo la mano del ragazzo nella sua.

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Capitolo 13
*** I 4 Lost Masters ***


Sembrava che il tempo si fosse fermato, i fuochi d'artificio avevano smesso i loro giochi di colori e la confusione allegra di Sanctum si era spenta, concentrandosi su quello scontro che non si era ancora accesso. I discorsi di Enki contro l'ideologia di Kaisinel. I Daeva che avevano scelto i Lost Master contro quelli che erano restati con il loro Signore dell'Empireo. Ma quando sarebbe rimasta ferma la situazione? Enlil sorrideva, guardandosi intorno, mentre i suoi Daeva lo schermavano da attacchie esterni, mentre Enki non distoglieva lo sguardo dal Signore degli spiritmaster: Kaisinel. 

Tutti stavano aspettando una qualsiasi mossa, così da poter iniziare quello scontro fatidico. 

Riku e la sua legione si erano raggruppati in un angolo, quello vicino il venditore di miol, che era rimasto immobile a fissare quella situazione così surreale, mentre Kyrie e Silar osservavano dal lato opposto, con la ragazza che sentiva una strana inquietudine dentro di se. Era come se avesse già incontrato quei Lost Masters, ma non sapeva spiegare il perchè... era come una strana sensazione di dejà vù.

– Siam sicuri che non li abbiamo già incontrati da qualche parte? – chiese Kyrie, senza distogliere lo sguardo dai due maestri dagli occhi dorati. Aveva quella sensazione che la divorava, ma non sapeva perchè. Che lei ricordasse non aveva mai incontrato nessuno della loro stirpe, e il suo passato era difficile da ricordare, e non riusciva a capirlo. Non ricordava chiaramente molti eventi, ma l'unica cosa di cui aveva memoria nitida era una: Neronoctis. 
La loro storia, il modo in cui si erano amati, il modo in cui lui la guardava e la stringeva, i loro baci. Ricordava ogni singola cosa, almeno fin quando non fecero un giro a Reshanta... da quel momento era tutto così confuso. Si sentì arrossire, così scacciò i pensieri sul suo ragazzo, sempre se era ancora tale. Ma probabilmente Noctis si poteva considerare ormai un ex.

– Elian, no? – rispose Silar, distraendo la chanter dai suoi pensieri.
– No... intendo prima. So per certo che io li conosco. Ma non so il motivo. 
Silar annuì, probabilmente lei aveva ragione, dopotutto lui una cosa strana l'aveva notata: Kyrie e i Lost Masters erano apparsi insieme, non poteva essere un caso. Fece diverse una teorie, e si voltò a fissarla... se fosse anche lei una Lost Master? Scacciò quel pensiero, era sicuramente sbagliato... ma rimbombava dentro lui.
Tutto si spostò nuovamente al centro della piazza, con i due fronti schierati. Kaisinel ed Enki si fissavano.

– Lasciaci in pace. – disse Kaisinel con tono deciso.
– Lasciarvi in pace? – Enki si portò una mano sul mento, picchiettando con l'indice. Suo fratello Enlil lo fissava, quasi impaziente di attaccare, mentre gli Elisiani dei Lost attendevano.
– Solo se dai la possibilità ai tuoi Elisiani di decidere da che parte stare. – rispose infine, in tono molto pacato.
– Che follia?
– Hai forse paura Kai?

Il Signore dell'Empireo rise, sicuro di se. Guardò i suoi Elisiani, e quasi a prendersi gioco di Enki esclamò: – Avanti miei soldati! Scegliete da che parte stare!
Gli Elisiani si fissarono, nessuno faceva nulla, fino a quando qualcuno non guardò l'altra "fazione" riconoscendo amici, compagni. E ideali giusti. Il primo fece il primo passo, seguito da un altro ed un altro ancora. L'espressione orgogliosa e beffarda di Kaisinel mutò in una che non riusciva a credere a quanto accadeva di fronte ad i suoi occhi. Una trentina di Elisiani che varcarono la linea invisibile che divideva i due gruppi, voltando le spalle agli ideali e a Sanctum. Enki sorrise, seguito da Enlil e da altri Elisiani, che riabbracciarono i propri cari e compagni.

– Vedi Kai? Questa è la libertà!
– TORNATE INDIETRO STOLTI! 
– No Kai, quella non è libertà. Non puoi imporre qualcosa. Loro hanno scelto. Hanno capito. E tu non puoi farci nulla. Elisiani! Io Enki, vi renderò liberi!
Enlil si sgranchì, facendo un passo avanti. – E' arrivato il momento di prenderci questa città. – disse in tono arrogante, ma venne bloccato da Enki.
– Cosa diamine fai? – sibilò il Maestro delle Illusioni, rivolgendosi al fratello, mentre tutti li fissavano.
– Non scorrerà sangue. Non oggi.
– DOBBIAMO PRENDERCI QUESTO POSTO!
– E io ti rispondo che questo posto resta a Kaisinel.
– Non oserai...
– Cosa? – disse Enki mettendosi testa a testa col fratello – Hai intenzione di metterti contro di me?
– Tsk. – Enlil scomparve.
 – Ci si vede, Empyrean Lord! – detto questo, fissò Kaisinel, ma prima di svanire insieme alla sua famiglia, Enki fissò Riku, che ricambiò quello sguardo con una malcelata preoccupazione.
✽✽✽

I Daeva dei Lost Masters si sparpagliarono per Tiamaranta, lavorando accuratamente per la ristrutturazione della fortezza e nuova base operativa dei Maestri Perduti. Enlil camminava nervosamente avanti e indietro, mentre Enki siedeva su un trono al centro della fortezza, che fissava con un sorrisino quello che accadeva davanti a lui.

– Sei un pazzo, potevamo ucciderli tutti.
Enki sbadigliò. – Uccidere, uccidere, uccidere. Non cambi mai. 
– Non cambio mai? Pensavo avessimo un accordo!
– Lo abbiamo. Dare libertà a tutti loro per tutto quello che sappiamo noi, ma ciò non toglie che versare sangue per ora è inutile.
– Disse quello che ha steso Elian.
– Non ho ucciso nessuno, mi pare. 
– Non ancora Enki. Non ancora.
– Lo so, ma non l'ho ancora fatto. E detto francamente, dovresti darti una calmata. Non ti ho mai perdonato, sappilo.
– La storia di Ninlil? Quella sottospecie di essere deve sottostare a me!
– Perchè dovrebbe, Enlil? Solo perchè è una ragazza?
Enlil digrignò i denti, camminando nervosamente verso il fratello che non si scompose dal suo trono.
– E' la mia compagna!
– Era – lo corresse Enki senza scomporsi.
– Sta attento a come parli. Solo perchè sei mio fratello non significa che non posso ucciderti.
Enki sorrise. – Sai che non ne saresti in grado.
– Vedremo fratello, vedremo... – disse, prima di scomparire nel nulla, senza lasciar traccia di se, mentre Enki mostrò per un nanosecondo un'espressione contrariata, come se sapesse cosa stava per accadere.
✽✽✽

Erra ed Alnair stavano camminando nei pressi della fortezza di Beluslan, nel quale avevano trovato un rifugio improvvisato dato che non potevano entrare dentro. Alnair si era addormentata, ed Erra si era tolto la maglia, usandola come coperta improvvisata per lei. Quel freddo pungeva, ma non gli importava molto. Stava ripensando al da farsi, ma non sapeva perchè, il nome che aveva pronunciato prima di svenire, iniziava a venirgli in mente più insistentemente.

– Non cercarla Erra. – disse una ragazza, apparsa improvvisamente davanti alla caverna nel quale si erano rifugiati i due. Aveva i suoi stessi occhi, quel dorato che non si vedeva in giro, con quei capelli bianchi che si mimetizzavano con il ghiaccio circostante.
– Cosa... chi sei?
– Siamo uguali io e te. Noi Lost Masters siamo uguali.
– Lost... Masters?
La ragazza si voltò. – Non cercare Kyrie. E soprattutto...
Erra scattò in piedi, avvicinandosi alla misteriosa ragazza, ma non fece in tempo che lei era già svanita, ma la sua voce riecheggiò per un breve, singolo, istante.
– Non trovare Neronoctis.

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Capitolo 14
*** Upheaval ***


Dei passi riecheggiavano in un salone enorme avvolto dall'oscurità, delle torce con una fiamma blu erano le uniche fonti di luci, che davano a quel luogo un'atmosfera ancora più cupa e tetra, quasi asfissiante. Un Balaur delle armate di Beritra si avvicinò al trono dove il suo maestro fissava con sguardo severo il resto del posto. Si mise di fianco a lui, avvicinandosi al suo volto, e lì gli sussurrò qualcosa, qualcosa che fece sorridere il Dragon Lord.
L'ufficiale della sua armata si allontanò con lo stesso passo veloce e deciso, mentre Beritra decise di alzarsi, e allargando le braccia, urlò, avvolgendo il salone col suo potere magico.
Era arrivato l'inizio dello stravolgimento.

✽✽✽
 

Erra ed Alnair erano ancora nei pressi di Beluslan, col ragazzo che ripensava alle parole di quella misteriosa persona. Aveva praticamente detto di essere una Lost Master, ed Erra era come lei, ma lui non sapeva bene cosa pensare, non ricordava niente del suo passato ed era tutto così tremendamente confuso. Aveva la schiena poggiata alla parete, e fissava l'ambiente ghiacciato che si stagliava di fronte a lui.
Non doveva trovare Neronoctis... ma lui non sapeva nemmeno chi fosse, anche se quel nome non gli era nuovo, era certo che l'avesse già incontrato, ma dove? E quando soprattutto? Quel nome gli vorticava in testa, insieme a quello di Kyrie, nome che non sapeva bene perchè gli importasse così tanto, ma dato che dal suo risveglio in quella strana armatura, fino ad arrivare a incontrare la giovane ragazza, quello era l'unico nome che gli era venuto, doveva pur significare qualcosa, o almeno era quello che sperava.
Kyrie e Neronoctis, due nomi che l'avrebbero aiutato a capire qualcosa.
Il problema era trovare queste persone, anche se evidentemente non era saggio farlo, ma perchè poi?
Scosse la testa, sbuffando.
– Tutto bene? – chiese Alnair, che nel frattempo si era svegliata e aveva notato la lieve preoccupazione sul viso del ragazzo. La spiritmaster pensò che era diverso... non era lo stesso Erra che aveva conosciuto, era più spontaneo. Da quando l'aveva salvata dall'attacco delle guardie era diverso, come se lui volesse proteggerla non per dovere, ma perchè voleva semplicemente farlo. Alnair cacciò indietro quel pensiero, sentendosi tremendamente stupida.
Erra annui poco convinto, ma sentiva di doverlo chiedere. – Chi è Neronoctis?
Alnair, sentendo quel nome, cambiò subito espressione, e iniziò a raccontare come conobbe quel ragazzo che gli salvò la vita.

✽✽✽
 

Silar e Kyrie erano a Sanctum col gruppo degli Empyrean Lords, erano passati un paio di giorni dall'attacco dei due Lost Masters, e la situazione era tutto fuorchè serena. Alcuni tentavano di fare gli indifferenti, altri erano visibilmente preoccupati, soprattutto Riku che ripensava allo sguardo del Lost Master quando pronunciò quella frase: "Ci si vede, Empyrean Lord"
Era riferita a Kaisinel, era ovvio, ma perchè aveva guardato anche lui? Essendo il generale degli Empyrean Lords, non poteva essere casuale la cosa, ma tentava di non far capire a nessuno i suoi dubbi e timori, anche se i suoi legionari notavano il cambiamento in lui, ma tutto passò in secondo piano quando a Sanctum arrivò una notizia che sconvolse tutti, tanto che Kaisinel fece partire prontamente delle navi di soccorso verso il Katalam.

✽✽✽
 

Noctis aveva ormai perso la cognizione del tempo in quelle terre desolate, ma si sentiva comunque fortunato ad aver trovato la tribù Kunax, dopotutto era meglio che stare da solo con Nix, contro tutti i pericoli che celava quel mondo a lui sconosciuto. Aveva parlato col vecchio Solon, ma la sua risposta non fu per niente d'aiuto.
– Non so come farti tornare indietro. – disse, e Noctis si sentì come se fosse colpito da una doccia gelata. Ma in quei giorni, non si era demoralizzato, e cercò di rendersi utile come meglio poteva, aiutando i Kunax nelle esplorazioni e nel recuperare cibo, accompagnato sempre dalla fedele Nix che ormai si era totalmente rimessa. Aveva anche rafforzato il suo rapporto con Hemaru, e i due iniziarono a passare molto più tempo insieme, tanto che Noctis non si sentiva poi così dispiaciuto da essere finito là, insieme a lei.
Gli piaceva, lo sentiva fin dentro alle vene, gli piaceva in un modo così forte che aveva paura che le sue ossa si spezzassero di quanto lo sentiva dentro. E lei lo sapeva, l'aveva capito, e i suoi comportamenti erano tutto quello che lui chiedeva, complicità, scherzo, affetto, esserci l'un per l'altro.
I due erano sulla riva di un lago dietro il villaggio, Noctis avrebbe giurato che non ci fosse uno specchio d'acqua, e rimase piacevolmente sorpreso da quella scoperta. Hemaru era tranquilla, parlava poco e si faceva trascinare dalle battute dello spiritmaster, che a vederla ridere, beh, era felice.
Anche la luna sembrava più luminosa quella sera.
E fu lì che sentì di dover fare qualcosa. Hemaru parlava di Atreia, incuriosita dalla terra natale del ragazzo, che non rifiutava di parlarne, anzi, gli piaceva ricordare quel posto, ma durante quel racconto, si avvicinò a lei, baciandola, e carezzandole il viso le sussurrò: – Sei tu la mia casa.
Lei sorrise timidamente, per poi ricambiare, e i due si abbandonarono in quel momento, che si rivelò essere uno dei più belli di sempre.

✽✽✽
 

Beritra finalmente l'aveva trovata, la tanto desiderata pietra del sigillo che avrebbe cambiato finalmente le carte in tavola, e restava solo una cosa da fare: distruggerla.
Ma le conseguenze per Atreia furono disatrose, le truppe dell'invasione stavano attaccando ogni angolo del Katalam, con le truppe Asmodiane ed Elisiane che accusavano forti perdite, anche se erano protetti da kisk e obelischi, ma qualcosa di inaspettato investì quel luogo. Un improvviso terremoto cambiò tutto. La terra iniziò a squarciarsi, inghiottendo Daeva e Balaur, insieme alle armi meccaniche del Dragon Lord. Dal cielo iniziò a piovere del fuoco, fino a quando, da un punto non troppo lontano, si alzò un raggio di luce fino al cielo, facendo esplodere tutta l'area circostante e devastando il Katalam. Quell'esplosione causò un violentissimo tsunami che lentamente inghiottì tutte le aree circostanti. Il Katalam sprofondò sotto quelle onde, con moltissime perdite da ogni schieramento. La stessa sorte toccò anche a Sarpan, che venne completamente inghiottita, fino a che le onde non arrivarono a Tiamaranta, dimora dei Lost Masters.
Enki fissò quelle onde che stavano circondando ogni cosa, e ordinò ad Enlil di mettere in salvo i Daeva, cosa che il fratello fece quasi controvoglia, ma il tempo stringeva, e le onde si infransero su tutta Tiamaranta.
– Non è ancora finita. – disse Enki, con le mani davanti a lui. Lo tsunami sembrava essersi infranto contro un muro invisibile, mentre Enki iniziava a mostrare segni di cedimento.
– Enlil, fa in fretta!
Il fratello continuava a spingere gli Elisiani dentro i portali, ma non ce l'avrebbe mai fatta con quel ritmo. – SBRIGATI! – urlò ancora Enki, così Enlil dopo qualche secondo ultimò i trasferimenti, scomparendo insieme ai Daeva.
Enki cadde in ginocchio, mentre le onde stavano per sommergerlo, ma con una mossa improvvisa, diede un pugno al terreno con un braccio che aveva le sembianze di una zampa di drago, e l'intero tsunami si trasformò in ghiaccio. I suoi occhi dorati brillavano, mentre il braccio tornava alla forma originaria e lui fece in tempo ad aprire un portale, giusto un secondo prima che il ghiaccio cedette e Tiamaranta scomparve per sempre, insieme al Katalam e a Sarpan.
Ma questo era solo l'inizio, dopo quella catastrofe, delle nuove terre emersero dall'acqua, sconvolgendo per sempre la conformazione del territorio.


L'inizio di una nuova era.

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Capitolo 15
*** Vento del Destino ***


Il mondo era profondamente cambiato.

Le terre che fecero da sfondo a miriadi di vicende di ogni singolo Daeva erano ormai un ricordo lontano, profondo, inghiottite da quelle acque scatenate dalla distruzione dei sigilli, distruzione avvenuta per mano di Beritra. 
Ma perchè il Dragon Lord è arrivato a tanto? Cosa voleva ottenere? L'emersione della nuova terra? I Daeva che erano scampati alla tragedia si facevano queste e altre domande, domande che comunque non avrebbero ottenuto nessuna risposta.
I sopravvissuti avevano trovato rifugio negli idrovolanti, anche se alcuni vennero distrutti comunque. La nave principale Elisiana, la Ellegef, era illesa, e trasportava la totalità degli Elisiani che si trovavano nelle zone ormai perdute.
Il capitano della nave ordinò di attraccare nella nuova area, per esaminarla e capire meglio cosa stava accadendo, ma non sapeva che quell'area, seppur bellissima alla vista, nascondeva pericolose minacce, e dei varchi che conducevano in altre zone misteriose, la zona che venne occupata dalla nave Asmodiana.
Si divisero così le nuove terre: da una parte Signia, avamposto Elisiano, dall'altra Vengar, la zona Asmodiana.
E per due fazioni in lotta quei varchi significano solo una cosa: attacchi a sorpresa, guerre lampo, perdite da ambo i lati. I tempi della pace erano ormai un vago ricordo, seppur era passato davvero poco, e la minaccia di Beritra, unita a quella dei Lost Masters, era sempre più crescente.
Lost Masters che comunque erano dispersi, non erano in nessuna parte di Atreia tanto meno di Balaurea, così furono dati per morti durante la catastrofe.
I Daeva sbarcarono nelle loro nuove zone, sentendo il vento fresco che portava con se l'odore dell'acqua pura e limpida, lieve brezza marina che sembrava curare quel trauma che si annidava in ogni cuore. Quel vento che sussurrava a tutti che quello era il compimento delle loro scelte, del loro destino, e da lì sarebbero dovuti ricominciare per fronteggiare Beritra e le sue armate, ma loro non sapevano che quel destino era più nefasto di quanto apparisse.

Fu così che quel cambiamento assunse ufficialmente il nome di: "Vento del Destino"

✽✽✽

Nuove terre, nuovi inizi, nuovi problemi. La potente catastrofe causò danni anche al di fuori di Balaurea, danni che colpirono tutti. Le pietre delle stigma si spaccarono per colpa dell'esplosione di etere, divenendo praticamente inutilizzabili. La stessa struttura eterea di queste pietre cambiò, con i Daeva che si ritrovarono impossibilitati ad usare alcune abilità, mentre altri trovarono nuove stigma, stigma che portavano il potere sconosciuto che uno Spiritmaster mostrò durante la guerra con il primo Lost Master. Le stigma nate dal potere di Nergal: Le Vision Stigma.
Ma era un'impresa ottenerle, così il Vento del Destino diventò una caccia a queste formidabili pietre, capaci di donare nuovi poteri, ma durante la distrazione e lo stupore dei Daeva, Lord Beritra continuava i suoi piani, trovandosi in un luogo avvolto d'oscurità a colloquiare con qualcuno di cui nessuno conosceva l'ubicazione.
La terza signora dei draghi: Ereshkigal.
– Così desideri davvero il mio potere, Beritra?
Il Dragon Lord sorrise, ascoltando quella voce che riecheggiava nella stanza.
– Sappiamo entrambi che sono l'unico che può liberarti. Dimmi Ereshkigal, ne è valsa davvero la pena imprigionare Nergal? Dopotutto il prezzo era la tua stessa libertà, una doppia prigionia. 
– Ma tu l'hai ucciso... – rispose la signora dei draghi, con una voce così gelida che avrebbe persino spento le fiamme di Kaldor.
– Confermo. Ed ora ho il suo potere, il potere di ridonarti la libertà. Ho spezzato i sigilli di Tiamat, facendo riaffiorare queste terre dimenticate, adesso manca davvero poco, mia signora. Insieme io e te, cambieremo Atreia.
Ereshkigal non rispose, si limitò soltanto a ridere.

✽✽✽

Durante l'esplorazione delle nuove terre, Erra ed Alnair erano ancora insieme che si domandavano cosa fosse accaduto. Lei evocò le sue pietre dello stigma, facendole volteggiare in aria di fronte a se. Le pietre erano attraversate da crepe, e il flusso di etere magico che donava vari colori a quelle pietre era ormai spento. Scosse la testa, demoralizzata, ma si stupì quando sentì la mano di Erra sulla sua guancia.
Lui sorrideva, e lei non riusciva a crederci. I suoi occhi dorati erano allegri, nonostante quell'esplosione che si percepì ovunque, nonostante un racconto fatto di morte e distruzione, la storia di Noctis e Nergal.
Lui per la prima volta si sentiva felice. E lì sentì di dover fare qualcosa. Durante il racconto di Noctis e Nergal la ragazza chiese ad Erra da dove provenisse, ma lui rispose di non sapere quale fosse la sua casa.
Si avvicinò a lei, e delicatamente la baciò, sussurrandole: – Sei tu la mia casa.

✽✽✽

– Sei tu la mia casa. – disse Noctis ad Hemaru quando le diede il primo bacio, bacio che fu seguito da molti altri. Per la prima volta non sentì la mancanza di Atreia, stava bene lì, con lei. 
Ma quel momento durò poco.
Kyrd, il maestro e compagno d'armi di Hemaru interruppe i due, non facendo minimamente caso a quell'atmosfera così particolare, anzi, sembrava quasi divertito dal fatto di aver interrotto qualcosa.
– Neronoctis. – disse, secco, deciso, senza degnarlo di uno sguardo amichevole.
– Cosa? – rispose stizzito lui, senza lasciar mai la mano di Hemaru, che non si capiva bene cosa stesse pensando.
– Il Saggio Solon vuole vederti.
– Non può proprio aspettare? – rispose lui, sbuffando, ma prima che potesse ascoltare la risposta, si ritrovò con una picca puntata alla gola.
– Non accetto repliche, a meno che non vuoi vedertela con me.
Kyrd si allontanò, e lo sguardo di Noctis si fece feroce, e per la prima volta, quello sguardo color ghiaccio, assunse per un millisecondo un colore d'oro brillante.

✽✽✽

Nelle terre di Signia, una fanciulla era completamente nuda, immersa in quel'acqua così cristallina. Amava sentire la natura su di se, natura che riusciva a controllare con il solo gesto delle mani. Guardò il suo riflesso, i suoi lineamenti dolci, il suo sguardo dorato tipico dei Lost Masters, e i suoi capelli bianchissimi. A differenza degli altri Lost Masters, lei non uccise qualcuno per rubarne le sembianze, si impossessò semplicemente di un cadavere, convinta di non aver fatto del male a nessuno. Si sentiva in pace da se stessa, e l'aver rivisto Erra le ricordò miliardi di cose, cose che voleva anche dimenticare. Ma quei ricordi riaffiorarono subito quando qualcuno l'afferrò dai capelli, alzandola di fronte a se.
– Enlil... – sussurrò lei con un filo di voce.
Enlil sorrise. – Ciao Ninlil.

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Capitolo 16
*** Le Rovine di Tahmes ***


La situazione a Sanctum si era leggermente calmata, e ormai le truppe Elisiane avevano costruito basi a Signia ad una velocità impressionante. La legione del nuovo inizio faceva da coordinatore per ogni singola operazione, e i Daeva più esperti insieme ai novellini esploravano quelle terre che lasciavano senza fiato. 
Sembrava una terra uscita da una fiaba, ma era reale. Bellissimi colori, bellissimi paesaggi, aria fresca. Ma piena anche di minacce, come le truppe di Beritra che di tanto in tanto si intravedevano tra un scorcio idilliaco e l'altro, ma furono ben presto abbattuti, nonostante spuntassero sempre come funghi.
Erano tutti d'accordo che Beritra stava pianificando altro, ma non avevano ancora trovato il momento giusto per contrattaccare, anche se alcuni della legione individuarono un luogo sigillato dove si pensava si nascondesse il Dragon Lord, ma entrare era impossibile, almeno per il momento.
Dall'altro lato, gli Asmodiani di Vengar fecero esattamente le stesse cose, costruendo basi e esplorando il territorio, facendo attenzione a respingere gli attacchi Elisiani, arrivati nella loro terra tramite dei portali di collegamento che si manifestavano ad intervalli regolari.
Era ormai una guerra su diversi fronti: Elisiani contro Asmodiani. Daeva contro Balaur. Lost Masters contro... qualcosa? Qualcuno? Erano i soli che non avevano ancora rilevato i loro piani, nonostante fossero creduti morti nella catastrofe, ma Enlil e Ninlil erano la prova che non era affatti così.
 
✽✽✽

La presa del Lost Master sulla chioma di Ninlil era sempre più stretta, mentre lei si dimenava. Era completamente nuda, ma ad Enlil non sembrava importare molto. La guardava come si guarda un maiale prima di essere ucciso per farne un banchetto, e in quello sguardo c'era anche una strana sfumatura, sfumatura che Ninlil conosceva fin troppo bene, ma non riusciva mai a decifrare del tutto.
– Lasciami andare. – disse lei in un sussurro colmo di rabbia, odio, disperazione. 
Ma lui non voleva saperne, anzi, continuava a fissarla, adesso quasi con disprezzo.
– Dove sei stata tutto questo tempo? – sibilò lui, con un tono di un serpente che sputava veleno. I suoi occhi analizzarono adesso ogni dettaglio del suo corpo nudo, e le sue labbra si incurvarono leggermente in un sorriso. – Questi corpi sono davvero così belli... – continuò lui, mentre lo sguardo dorato di lei brillò, e smise di dimenarsi. 
Il livello dell'acqua si alzò, inghiottendo i due in una gabbia bagnata. L'acqua si avvolse intorno al corpo di Ninlil, divenendo pura armatura acquatica, coprendola allo stesso tempo.
Ninlil scomparve, e si rimaterializzò proprio sopra la gabbia, mentre Ninlil indietreggiava per osservare il territorio intorno a lei.
– Dovresti smetterla di essere così. Tu mi appartieni. E devi fare quello che dico io. E dovrai darmi piacere come voglio io, soprattutto ora che ti ritrovi questo corpicino niente male.
– Non sono il tuo giocattolo Enlil. Non lo sarò mai. Il tempo in cui mi tenevi in pugno è finito!
– Oh... – sorrise lui – la tua convinzione è solo un'illusione. Non ti sbarazzerai mai di me. 
Ninlil portò le mani in avanti, e dalle acqua sbucarono delle lame di pietra, mentre le radici degli alberi si allungarono a dismisura fino a bloccare il Lost Master in quella posizione. Le lame di terra lo colpirono dal basso verso l'alto, perforandolo in diverse parti del corpo, successivamente Ninlil creò una frusta fatta interamente d'acqua, e strangolò il malcapitato.
– Sei prevedibile. E debole.
Enlil era dietro di lei, che ghignava, e lì Ninlil capì che stava attaccando solo un'illusione.
Era sempre stato così: il Lost Master delle Illusioni aveva sempre tutto calcolato nei minimi dettagli, e lei lo sapeva bene. Ma non poteva affrontarlo ora, doveva fare altro prima, e poi la sua presenza la inquietava... la terrorizzava. Anche se non lo dava a vedere. Enlil si avvicinò di scatto, ma lei si immerse in acqua, svanendo in una miriade di bollicine.
– Tsk. – Enlil si voltò, fissando il panorama davanti a se, e ripensando a quanto fosse banale quella ragazza in quelle occasioni. Ma lei gli apparteneva. E non l'avrebbe mai lasciata in pace.
✽✽✽

Riku si trovava negli uffici della legione, parlando con l'addetta agli stemmi. Ne aveva preparato uno nuovo, per segnare quel nuovo inizio, e staccarsi un pò dal passato. Il tradimento di Noctis l'aveva profondamente segnato, la sua lotta contro di lui, e poi sapere che era tutta una messinscena per proteggere coloro da cui si era fatto odiare. Non voleva ammetterlo, ma era contento che non era davvero un traditore. Però... non fece in tempo. Non fece in tempo a rivederlo, a parlare, ridere e scherzare con colui che riteneva come un fratello. Ormai era morto, e restavano soltanto i ricordi. Tutti pensavano che serbasse ancora rancore, ma semplicemente non voleva ammettere che Noct, beh, Noctis gli mancava, e tanto anche. Avrebbe pagato miliardi per tornare indietro e capire qualcosa in più, e sventare la sua morte, ma indietro non si torna, purtroppo.
– Ehy... – era una voce femminile a destare il ragazzo dai suoi pensieri dopo aver consegnato il nuovo stemma. Si voltò, osservando la figura davanti gli uffici: Erza. La sua espressione era seria, ed era palese che stesse nascondendo qualche preoccupazione.
– Tutto okay? – chiese lui, immaginando che ci fossero stati casini e litigi in legione, ma la risposta che ricevette era qualcosa di completamente diverso.
– Sai che Bluartemis durante la festa andò via prima, no?
– Si Tahmes, mi aveva detto che aveva trovato qualcosa di utile e la stava andando a recupare, delle scaglie se non erro.
– Hai saputo cos'è successo a Balaurea?
– Non nei dettagli... Erza, parla. E' successo qualcosa?
– Ecco... Balaurea non esiste più, non come prima. E Tahmes è stata semi distrutta.
Gli occhi di Riku si spensero, e prima che l'amica potesse dire qualcosa, lui corse via verso Polido, il teleporter, afferrandolo per la tunica.
– Portami a Signia! ORA! 
Polido eseguì, aprendo un varco, e Riku si ritrovò per la prima volta in quella nuova terra, essendo l'unico posto in cui poteva andare dopo la catastrofe. Andò dal governatore del luogo, chiedendogli informazioni.
– Tahmes? Abbiamo scoperto un passaggio che conduce lì, ma è mezza distrutta, dubito troverai qualcuno. – Il governatore indicò una mappa. – Si trova qui.
Riku aprì le ali, e successivamente montò sul suo veloscooter, sfrecciando verso quel punto della mappa. Evitò nuovi mostri, animali, balaur ed alcuni Asmodiani che riuscirono a passare qualche varco. Ricevette diversi attacchi ma a lui non importava, doveva raggiungere quel luogo. Passarono circa dieci minuti e finalmente arrivò. Di fronte a lui un portale delle armate di Beritra, ed era ovvio che le truppe del Dragon Lord erano lì dentro.
Imprecò e si lanciò in quel vortice azzurro. Si ritrovò in una Tahmes devastata, abitata da esseri redivivi e truppe di Beritra, ma il ragazzo li uccise in pochissimi colpi, sfoggiando le sue migliori tecniche. Arrivò alla fine del percorso, trovandosi di fronte un ufficiale di Beritra, che venne velocemente finito da un Balaur Seeker lanciato a pieno regime.
Si guardò intorno, era madido di sudore, ma di lei nessuna traccia. 
– Sei veloce. E anche forte.
Riku si voltò, e impallidì.
Enki era davanti a lui con lo sguardo stranamente serio, e lì Riku capì di essere in trappola.
– Cosa le hai fatto? 
– Nulla. Voglio solo darti un avvertimento, Empyrean Lord. Il tuo amico chierico, quello che sta con quella ragazza, rilegionalo. E tienilo alla larga dalle sue ricerche.
– Cosa... cosa ne sai tu?
– E' per il suo bene. Se continua a cercare il tuo amico Neronoctis, finirà nei guai.
– Noctis è... lui lo sa che è inutile.
Enki sorrise. – No, Neronoctis non è morto. Vorrei che lo fosse, ma non lo è. Evita soltanto che il tuo amico si faccia del male. E' per il bene di tutti.
Il Lost Master si voltò, fissando il vuoto di fronte a se. Successivamente aprì un portale acquatico da cui uscì Bluartemis, stranamente illesa. Era come se dormisse.
– Lei sta bene, l'ho salvata appena in tempo.
Riku non capiva, ma corse da lei, accertandosi delle sue condizioni, e il Lost Master aveva detto la verità.
– Controlla Silar. E non cercate Neronoctis. Ne vale il destino di Atreia.
Detto ciò, svanì.

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Capitolo 17
*** La Guerra degli Dei ***


Noctis si stava massaggiando la gola. Odiava ammetterlo, ma quell'impatto con la picca l'aveva colpito e anche graffiato, ma non voleva farlo notare per nessuno motivo. Il metallo gelido l'aveva scosso in profondità, e il non poter agire gli dava sui nervi, dopotutto era semplicemente un ospite in quella tribù... e poi, cosa poteva davvero fare? Picchiare Kyrd? Era una possibilità che in effetti l'aveva sfiorato diverse volte, ma non poteva di certo agire di fronte Hemaru, dato che lui era uno dei più cari amici nonchè suo istruttore. 
E che istruttore, pensò Noctis. Non riusciva proprio a sopportarlo. Ovunque egli camminasse era rispettato, tutti lo guardavano dal basso verso l'alto, quasi fossero timorosi di lui, cosa che a Kyrd non dispiaceva affatto, anzi, si crogiolava in quel suo status, rendendolo ancora più visibile con gesti plateali, come il suo affronto diretto in quel lago.

Il ragazzo scosse la testa... se solo poteva intervenire per fargli chiudere quella boccaccia e togliergli quel sorrisetto dalla bocca. Ma si, l'avrebbe fatto. Nessuno dopotutto affronta così pubblicamente Noctis, non l'avrebbe mai permesso, era troppo orgoglioso per venire trattato così, soprattutto non di fronte... la sua ragazza? Non ci aveva davvero riflettuto... cos'erano lui ed Hemaru? Una coppia? Si erano baciati dopotutto, ma non c'era stata nessun ufficializzazione. Il ragazzo si disse che doveva mettere subito le cose in chiaro, anche se comunque la risposta era già chiara.

Sorrise.

Il solo pensare a lei lo faceva stare bene, e tutto ciò... tutto ciò lo spaventava a morte.
Se c'era una cosa che gli faceva davvero paura, era l'amore. Era una cosa da cui scappava sempre, ma contemporaneamente era alla sua continua ricerca. Ripensò a Kyrie, a quando stava con lei, all'amore incondizionato che provava per lei, fin quando tutto si spense con la morte della ragazza, colpa di quella sera in abisso, quel corpo che cadde nel vuoto senza veder mai più la luce, un corpo perso nell'oblio del flusso etereo.
Scacciò via quei pensieri, ormai era il passato, anche se da quell'occasione Noctis rifiutò qualunque forma d'amore. Certo, aveva amato i suoi compagni di gilda, ma era una forma d'amore differente. L'amore romantico era tutt'altra cosa.

Ci fu un momento che credeva di provar qualcosa per Alnair, ma si rese conto che era più un rapporto fraterno, qualcosa di protettivo, nonostante la conoscesse da pochissimo, e tra di loro ci furono anche diversi contrasti causati dalla morte di Thabit.
Ma adesso era confinato in un mondo opposto al suo, e aveva conosciuto lei, quella ragazza che era di una forza così dirompente che quasi lo lasciava senza parole. Forza, risolutezza, determinazione, serietà, aggressività... il tutto per nascondere un lato fragile, dolce e impaurito.
E Noct aveva notato quel lato, aveva sentito quel suo bisogno di essere protetta da qualcuno, e forse era lo stesso bisogno che aveva lui. E dopo tempo, si stava davvero abbandonando a quelle sensazioni che pensava di aver perduto. E dietro l'angolo, la paura che qualcosa andasse storto, che dentro lui una nuova cicatrice prendesse forma aumentava ad ogni singolo avvicinamento tra i due. 

No, stavolta era diverso, sentiva che lei era quella giusta per lui, e incontrarla non era di certo un caso. 
Senza rendersene conto si ritrovò di fronte la tenda del saggio Solon, tirò un profondo respiro ed entrò, lasciando fuori tutti quei pensieri che l'avevano affollato in quella breve camminata.
– Accomodati. – esordì il vecchio, mentre fumava una pipa. Era seduto sul pavimento, sopra uno dei tanti tappeti che ricoprivano quel luogo. Sembrava stanco in viso, come se non avesse chiuso occhio. Il ragazzo si chiese che ore potessero essere, ma era abbastanza sicuro che era notte inoltrata, dato che la quasi totalità del villaggio era dentro le tende. La quasi totalità tranne lui, Hemaru... e quella feccia di Kyrd. Fece una smorfia, non riusciva neanche a pensarlo.
Si sedette, e fissò davanti a se. C'erano due tazze piene di una sostanza verdastra, e il saggio ne offrì una al ragazzo, che la annusò istintivamente, capendo subito di cosa si trattasse: infuso di erbe aromatiche. Un classico tè del posto, si disse.

Assaggiò, aspettandosi un sapore amaro e disgustoso, ma restò piacevolmente sorpreso nel constatare che quella bevanda aveva un sapore che ricordava menta e miele, e la caloria si irradiò in tutto il suo corpo, cullandolo dolcemente e cancellando ogni traccia del freddo che provava poco prima. 
– Ti starai chiedendo per cosa ti ho convocato. – disse il vecchio, posando la tazza di fronte a se, ancora fumante. Noctis posò la stessa sul basso tavolino di legno, e fece cenno di si. Era sicuro che riguardasse il suo ritorno a casa, nonostante il vecchio gli aveva negato ogni possibilità. Ricordava ancora le parole: "A meno che qualcuno non sia abbastanza forte, e non conosca la precisa ubicazione dei punti di congiunzione tra i due mondi, tu non puoi abbandonare questo piano dimensionale. Beritra liberò Nergal perchè entrambi avevano un potere enorme, con quello di Nergal che si stava risvegliando. Ad Atreia nessuno sa che sei qui. E non esiste nessuno che conosca questo posto."

In poche parole, era in trappola. Ma forse era meglio così, dopotutto aveva già dato tanto al suo mondo, e ormai il pericolo maggiore era scampato. Rimaneva solo Beritra, e i Daeva avevano già sconfitto Tiamat. Potevano farcela anche senza di lui. E poi adesso qui c'era lei...

– Quando ti dissi che non potevi tornare a casa, ho mentito.
Noctis sgranò gli occhi, non riusciva a credere a quelle parole, e dentro di lui affiorarono subito sentimenti contrastanti. Da una parte l'euforia del ritorno, dall'altra la convinzione di voler restare, dettata da quello che sembrava amore.
– Cosa? – disse finalmente lui, che aveva poggiato le mani sul tavolo facendo tremare quelle tazze di simil terracotta.
Il vecchio Solon fissò il tavolino, successivamente tornòa  guardare il ragazzo. I suoi occhi color ghiaccio erano puntati su di lui, in attesa di una risposta, risposta che non tardò ad arrivare.
– Esiste un posto in cui è possibile aprire un portale. Ma la leggenda narra che una volta aperto quel portale, immani catastrofi si abbattono su colui che l'ha attraversato. Tuttavia nessuno ha mai confermato questa teoria, dato che chiunque si sia avventurato nel Passo Dimenticato, è morto tra atroci sofferenze.
– Il Passo Dimenticato? Quel luogo protetto dai guerrieri senza volto? – Noctis ripensò a quando vide quel posto la prima volta, e successivamente quando vide Kyrie passare tranquillamente tra le guardie. Tutto ciò non poteva essere una coincidenza.

– Esatto – Solon annuì, sorseggiando ancora quell'infuso – se ti avvicini, loro ti fanno a pezzi. Se li colpisci con delle armi, le armi si frantumano come se fossero fatte di esile vetro. Se riesce miracolosamente a passare, le grida riempiono quel passo, riempiono la valle antistante, e i cadaveri vengono ritrovati privi di carne, mentre gli animali banchettano con essi. Nessuno sa cosa ci sia dentro, ed entrarci è un suicidio. Quel luogo è maledetto. Un tempo era un Santuario, adesso è soltanto un luogo di morte e maledizioni, dove chi entra non fa più ritorno.
Lo spiritmaster abbassò lo sguardo, era palese che non poteva avventurarsi in quel luogo, era troppo anche per lui, e di certo era troppo affezionato alla sua vita per rischiare, e il gioco non valeva la candela. Aveva troppo da perdere.

– Ma non è di questo che voglio parlarti.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, chiedendosi cosa potesse ancora nascondere quel vecchio.
– Hai mai sentito parlare dei Lost Masters?
– I Maestri Perduti dei Balaur... Nergal ed Erra.
Solon annuì. – Questi son quelli che hai avuto modo di conoscere tu. Ma cosa sai di loro?
– Nergal era lo sposo di Ereshkigal, un Balaur talmente pericoloso da essere temuto dai suoi stessi simili. Mentre Erra era il fratello dormiente di Nergal, ma è andato distrutto con l'esplosione della Dredgion di Sanctum.

– Nergal ed Erra non erano semplici Balaur. Erano Balaur originari di Fyeran. Nergal riuscì a scappare da questo mondo, portando con se il corpo del fratello, convinto che ad Atreia avesse trovato il modo di risvegliarlo. Incontrò i suoi simili, sposandosi con la Signora dei Draghi Ereshkigal, ma il suo vero obiettivo era assorbire il potere dei Dragon Lords per risvegliare Erra, caduto in un sonno profondo molti anni prima. Ereshkigal scoprì la sete di potere del suo sposo, e con un inganno riuscì a rinchiuderlo nella prigione abissale, aprendo un varco dimensionale con una pietra sottratta tempo prima allo stesso Nergal, ma il prezzo da pagare era la stessa libertà di Ereshkigal. Nessuno seppe più niente di Nergal, ignorando la sua ubicazione, ignorando che la prigione fosse semplicemente nata a Fyeran. 
Ereshkigal affrontò lo stesso destino, trovandosi incatenata in un luogo chiamato Makarna, luogo che la signora dei draghi Tiamat si premurò di nascondere, facendo sprofondare quel luogo nelle acque. 
Riguardo Erra, rimase confinato nell'Occhio di Tiamaranta. Il suo spirito venne convogliato in un corpo Elisiano senza vita, e quel corpo venne conservato dentro l'armatura che tu stesso hai visto.

– Non capisco. Come ha fatto Nergal ad arrivare ad Atreia la prima volta? E perchè Erra era privo di conoscenza?
– E' proprio quello di cui voglio parlarti. Anni prima, Fyeran fu teatro di una lunga battaglia, che oggi viene ricordata come la "Guerra degli Dei". Da una parte stava Nergal, dall'altra stava la Dea Nihil. Puoi immaginarla come la controparte femminile del tuo dio Aion.
A Nergal stavano strette le regole della Dea, credeva che il suo mondo era imperfetto, e lui voleva ascendere al suo stesso livello per migliorarlo. Si scatenò una feroce guerra, guerra a cui presero parte anche gli altri Balaur, convinti dallo stesso Nergal che era la soluzione giusta. Quei Balaur che oggi vengono conosciuti come Lost Masters, appunto. La Dea venne indebolita, ma i Balaur e gli abitanti di Fyeran vennero decimati. Nergal e i Lost Masters rimasti riuscirono a sigillare la Dea, ma questo causò la morte del pianeta. 
Ma Nihil, con le ultime energie rimaste, fece cadere in un sonno eterno Erra, e privò i Lost Masters superstiti -Enki, Enlil e Ninlil- del loro corpo, e li intrappolò nel corpo stesso di Nergal, rendendolo prigione vivente e immortale.
Nergal vagò con il corpo esanime del fratello, e quando pensava di essere arrivato al limite, scoprì un altro mondo, Atreia. Mondo vivo, pieno di etere, e pieno di altri draghi ed essere viventi, il luogo giusto per risvegliare Erra e divenire il nuovo Dio. 

– Ma adesso... Nergal è morto, quindi...
– Si. La prigione è spezzata e i Lost Masters sono liberi nel tuo mondo.
Solon afferrò quello che sembrava uno specchio, e lo poggiò sul tavolino. Noctis lo fissò, ma sembrava più un pozzo profondo pieno d'acqua che vorticava.
– Questo è uno speciale strumento che permette di vedere quello che succede ad Atreia, ad una sola condizione. Puoi soltanto vedere le gesta di una persona che hai fisicamente incontrato. Prima d'ora nessuno riuscì a vedere nulla, prima che arrivassi tu almeno. 
– Cosa... io non...
– Io adesso riesco a vedere una sola persona. Riesco a vedere il redivivo Erra. Ma non l'ho mai incontrato, quindi... non potrei vederlo. Ma riesco a vedere tutto da quando ho incontrato te.
– E con questo? – Noctis non capiva, troppe informazioni, e la sua testa stava per scoppiare.
– Tu hai ricevuto il potere di Nergal, Nergal assorbiva l'etere. Tu stesso hai toccato il corpo privo di vita di Erra, e mi hai detto che quando sfiorasti quell'armatura, delle visioni ti assalirono. Penso sia chiaro, tu hai assorbito il potere di Erra. No, non solo quello, tu hai assorbito l'essenza stessa di Erra, i suoi ricordi, la sua vita, il suo modo di essere, divenendo la sua controparte.
– Stai dicendo che questo fa di me...
– Esatto. – Solon era serio in volto, e senza staccare lo sguardo dal ragazzo, sguardo ghiacciato, che divenne leggermente dorato poco dopo, pronunciò quelle fatidiche parole. – Questo fa di te il sesto Lost Master.

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Capitolo 18
*** Colpa ***



Noctis era seduto in cima ad una montagna, molto facile da scalare per sua fortuna. Fissava il panorama davanti a se: l'insediamento della tribù, il lago su cui era riflessa la luna, lo stesso lago in cui lui ed Hemaru si erano baciati, un enorme cristallo che svettava dietro le abitazioni, le terre lontane e desolate, gli alberi spogli. Con la mano destra carezzava Nix, che era accoccolata vicino a lui, in silenzio, godendosi quelle carezze così amorevoli. Con la mano sinistra, invece, osservava una scheggia di cristallo, stesso cristallo che a guardarlo sembrava un pozzo acquatico senza fondo. Intravedeva le terre di Beluslan, e vide lei: Alnair.
Era in compagnia di un ragazzo, capelli castani ed occhi dorati. Noctis sapeva che quello era Erra, ma non riusciva a capire cosa ci facesse con lei, ma era certo di una sola cosa: Alnair era in pericolo.
Sospirò. 
La sua mente passò alla lunga discussione che aveva avuta con Solon, con quella rivelazione che lo lasciò spiazzato, ma si accorse che lo stupore iniziale svanì subito, forse ormai aveva accettato di essere cambiato nel profondo, e niente e nessuno poteva davvero sorprenderlo.
Oh, quanto si sbagliava.
"Io sono un Lost Master." pensò. "Sono come Nergal. Ho assorbito parte del suo potere, parte del potere di Erra, e ho emulato i loro poteri. Io posso fermarli." 
Fissò Nix, che si era addormentata sotto al tocco gentile del ragazzo. Doveva essere davvero bello vivere così, senza troppi pensieri per la testa, ma non era così fortunato. Aveva fin troppi pensieri, e le soluzioni... erano pari a zero, o quasi.
Si voltò verso la direzione in cui si espandeva silenzioso il Passo Dimenticato, e sospirò ancora una volta. Quella era la strada per tornare ad Atreia, anche se probabilmente l'unica strada che l'attendeva era la morte. Prima di abbandonare l'alloggio del vecchio, Noctis gli fece una domanda.
– Nergal riuscì ad arrivare ad Atreia. Non quando fu liberato da Beritra, ma prima, quando si mischiò con i Balaur di Atreia. Come ha fatto?
– Usò il portale del Santuario. Ma dopo quell'episodio, quel posto divenne come oggi lo conosciamo tutti. Maledetto. Non attraversarlo Neronoctis. Non fare come ha fatto... – Solon si bloccò di colpo, ma pochi attimi dopo, riuscì a completare quanto iniziato. – Non commettere lo stesso errore di mio figlio. Tu e lui vi somigliate molto. E me lo ricordi così tanto... lui attraversò quel passo, e io... trovai il suo corpo squartato ai piedi del mio letto.
Ti prego figliolo, non farlo. Siete così simili, ma non seguire le sue orme...
Noctis abbassò lo sguardo, ed uscì.
Sospirò. Terza volta in almeno cinque minuti. Sembrava quasi che una morsa gli si stringesse sempre più tra stomaco e gola, e i suoi respiri divenivano via via più pesanti.
"Se lo fai muori, Noct." si disse, ma c'era qualcosa che lo spingeva verso quel luogo. Era Kyrie? O la semplice voglia di ritornare a casa e proteggere la sua gente? Però il dover tornare significava abbandonare lei... e non voleva.
Lei, che sbucò proprio un attimo dopo. – Ehy... che fai qui?
Noctis sorrise. – Pensavo. 
In quel sorriso c'era davvero tutto, gioia, tristezza, malinconia. Improvvisamente non si sentì più parte di quel mondo, o forse non se n'era mai sentito un membro, ma l'avere Hemaru lì lo distraeva, così come lo distraeva Nix. Ma ora... era tutto diverso. Prima pensava che Atreia fosse al sicuro, ora sapeva che quattro Lost Masters erano a piede libero, e uno di loro stava con Alnair.
Doveva scegliere: amore o dovere? Amore o famiglia? Amore o casa?
– Devo tornare a casa. – disse infine. Hemaru non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. – Ma tu verrai con me, vero? 
– Non posso... questa è la mia gente.
– Ma... io ti voglio al mio fianco, Hema. Io...
– Ti amo, Noct. Ed è qualcosa che non provavo da tempo. Non puoi andare via, tu non puoi...
– Loro hanno bisogno di me. Vieni con me, ti prego.
Hemaru scosse la testa. – Come pensi di tornare a casa? Se provi tu... 
Non voleva dire quella frase, non voleva dire che sarebbe morto. Non voleva neanche pensarlo. Lui si avvicinò a lei, baciandola, lei ricambiò, ma successivamente si alzò e svanì nella notte, lasciando il ragazzo solo con Nix, immerso ancor più nei suoi pensieri.
 
✽✽✽

Silar e Kyrie si trovavano ad Ingisson, diretti alla Gola di Silentera. Il chierico aveva ricevuto la spilla stellata, simbolo dei gradi della legione degli Empyrean Lords. La richiesta di Riku l'aveva stupito come non mai, ma in fondo con quei ragazzi si trovava bene, e senza nemmeno rendersene conto, tornò ad essere un membro della sua ex legione. 
Gli stava bene la cosa, dopotutto. Ma la cosa che più lo spiazzò fu proprio il discorso successivo al suo rilegionamento. Riku gli aveva detto di quanto accaduto nelle rovine di Tahmes, delle parole di Enki, di non cercare Noctis. Ma perchè? Perchè i Lost Masters non intendevano trovare il ragazzo? Era forse un pericolo? Non poteva stare con le mani in mano, doveva scoprirlo, anche se significava disubbidire al sui generale. Avvertì Kyrie, che rispose di avere una traccia: dovevano arrivare ad Asmodae.
Il viaggio fu tranquillo, e attraversarono senza problemi le terre di Ingisson, arrivando finalmente nelle Gola. Si guardarono intorno, ma quello che trovarono li lasciò pietrificati.
Di fronte a loro, Enki.
– Pensavo di essere stato chiaro. – esordì il Lost Master, guardando i due.
– Abbastanza, ma dobbiamo chiarire, e capire. – rispose Silar, con tono deciso.
– Non lo metto in dubbio... ma se il vostro amico torna, il nostro mondo... – Enki si bloccò, osservando l'aria intorno ai ragazzi che si increspava, con la successiva apparizione del Lost Master delle Illusioni: Enlil.
– Fratellino. – disse, con un sorriso.
– Enlil, dove sei stato?
– A trovare quella feccia di Ninlil. Non è più tanto docile... Oh, vedo che hai compagnia. Bene, vedrà di eliminarli per conto tuo.
– Non ci provare nemmeno. – rispose Enki, con disprezzo.
– Ricordi il nostro obiettivo, fratello? 
– Lo ricordo, ma i piani sono cambiati.
Enlil fece un passo avanti, mettendosi di fronte ad Enki. – Ti stai forse mettendo contro di me? Bene, eliminerò anche te, e Ninlil se necessario.
– Sta zitto. 
Enlil rise, e con la mano artigliata, attaccò i due giovani, ma l'attacco fu bloccato da una lancia di ghiaccio che traversò il corpo del Lost Master, bucandolo in pieno petto. La lancia ghiacciata uscì dall'altro lato sporca di sangue, e il Lost Master urlò. Urla che si trasformarono in risate.
Improvvisamente un velo invisibile cadde, e lì la situazione fu chiara. Era un illusione. La lancia era conficcata nel corpo di Silar, che la toccava tremante, mentre il sangue imbrattava i suoi vestiti. Kyrie urlò, e tentò di curare l'amico, ma ogni tentativo era inutile. Il ragazzo cadde in una pozza di sangue, e la lancia si spezzò in minuscole scheggie dentro di lui, fino a quando non chiuse gli occhi, per sempre.
Silar era morto davanti agli occhi di Kyrie ed Enki, mentre Enlil, sghignazzando, svanì nuovamente, lasciando il gruppo senza parole. 
Per la prima volta da quando era arrivato ad Atreia, Enki si ritrovò senza parole.
E per la prima volta, si sentì in colpa.

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Capitolo 19
*** Creazione e Distruzione ***


– Voleva vedermi? – chiese Noctis, entrando nella tenda del vecchio Solon, che era intento a fumare una pipa finemente decorata. Quella sera, il saggio sembrava particolarmente stanco, provato, come se improvvisamente tutti i suoi anni gli fossero caduti addosso come un macigno. Era passata una settimana dal loro ultimo incontro, e Noctis aveva pensato e ripensato alle parole del vecchio, ma alla fine aveva deciso che per il momento non avrebbe rischiato. 
"Devo rimanere" si disse. "Devo aiutare questa gente, lo devo a Solon, ad Hemaru"
Hemaru... nell'ultimo periodo era strana. Ogni qualvolta che Noctis tentava qualsiasi approccio con lei, lei sembrava quasi infastidita dalla cosa, e i baci che i due si scambiavano avevano un qualcosa di diverso. Forse era per via della decisione del ragazzo? Chissà, ma Noct ci stava male, anche se non lo faceva notare. 
Lei passava le giornate ad allenarsi con Kyrd, e questo accresceva la gelosia del ragazzo. Tuttavia, si disse di star tranquillo, si fidava di lei, e quel periodo lo trascorse aiutando il vecchio in varie faccende, e ascoltando diverse storie della tribù, come la storia del cristallo che svettava dietro il villaggio, o la storia delle divinità di Fyeran. Riguardo quest'ultima storia, Solon diede al ragazzo un rotolo di pergamena, molto antico, in cui era trattata parte della mitologia di quel luogo.
 
"In principio vi era il Nulla, e Nulla soltanto.

Dal Nulla nacque il Non-Essere perfetto.

Il Non-Essere assunse le sembianze di una donna, segno di fertilità.

Fertilità contrapposta alla sua reale Non-Esistenza.

Ma la Dea non pareva soddisfatta, così, come il fratello, creò.

La culla nata dal Nulla: Fyeran.

Opposta al mondo del tempo.

Il Nulla che divide il Tempo, le creazioni degli Esterni.

La Dea creò la progenie degli Alati, ma come lei, incapaci di provare emozioni.

Erano Non-Esseri, proprio come la Dea.

Ella allora creò i Grandi Antichi: portatori di emozioni e guardiani del mondo.

I Grandi Antichi migrarono in ogni parte del mondo, proteggendo i popoli.

Ma i Grandi Antichi iniziarono a bramare il potere, così crearono a loro volta.

Nacquero gli uomini, che colonizzarono il mondo.

Gli Alati furono chiamati Draghi. Gli uomini creati dai Grandi Antichi furono chiamati Asura.

I Draghi si stabilirono nel continente orientale, gli Asura in quello occidentale.

Ma gli Asura, così come gli Antichi, erano ancora insoddisfatti.

Chiesero agli Antichi il cielo, e gli Antichi donarono loro le ali.

Ma la Dea Nihil notò la brama di potere degli Antichi, e li sigillò nelle divine pietre.

Le divine luci vennero sigillate a loro volta nella città di Relex,

città nata prima della stessa Dea.

La città degli Dei Esterni.

I Grandi Antichi giacciono in un sonno più profondo della morte.

In attesa del loro risveglio.

Risveglio che avverrà durante la nuova Creazione del Nulla e del Tempo.

La Creazione che Distrugge.

Quando il Sigillo della Creazione verrà distrutto..."

 
E poi il testo divenne illeggibile. Nemmeno il vecchio Solon sapeva cosa si nascondesse dopo quelle righe, nessuno a Fyeran lo sapeva. E gli spiegò altro, come l'esistenza degli Asura. Se i Lost Masters erano i Balaur di Fyeran, gli Asura rappresentavano i Daeva. Ma ormai si narrava che si erano estinti.
Noctis riportò la sua attenzione sul vecchio, che nel frattempo aveva preso una scatola finemente decorata con il sigillo di Kunax, che Solon gli spiegò appartenere alla razza degli Antichi. Kunax era uno di quelli rimasto fedele a Nihil, ma di cui si erano perse le tracce, proprio come gli Asura e la stessa Dea.
– Questa era di mio figlio. – disse il vecchio, senza nascondere una certa tristezza. Estrasse una sfera. – La usò solo un paio di volte, ma come bracciale più che altro. Era il mio regalo verso di lui, il regalo per il prossimo capo di questa tribù. Io voglio donarla a te, sei degno per usarla, per sfruttare il suo potenziale magico, per risvegliare il suo potenziale magico. E voglio che guidi questa tribù quando io raggiungerò il mio amato figlio.
– Non posso accettarla... è troppo...
– Devi. – Il vecchio mise la sfera nel braccio del ragazzo,e subito brillò di luce verde, illuminando gli occhi di Solon, che aveva gli occhi lucidi. – E' come se fossi ancora qui...
Ma quando finì quella frase, Solon indietreggiò e sputò sangue, mentre una lancia gli attraversava il petto, altezza del cuore. Il vecchio cadde, morto, ma prima che la sua vita finisse, riuscì a pronunciare il nome di suo figlio, nome che tuttavia non fu sentito da nessuno.
Noctis si voltò, osservò gli assassini di Solon, e digrignò i denti.
Kami, spirito della tempesta, apparve alla sue spalle, mentre i suoi occhi brillarono di quella luce verde emanata dalla sfera.

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Capitolo 20
*** Asura ***


Solon cadde, mentre sussurrò il nome del figlio, nome perso nell'oblio, per sempre. Un triste scherzo del destino. Il nome del figlio, contrapposto a quello del ragazzo che poco prima parlava con lui, ragazzo che aveva ereditato la sfera che apparteneva proprio al primogenito di Solon.
Ma nessuno avrebbe mai saputo quel nome.
La lancia svettava dal corpo del vecchio, e Noctis si voltò, mentre lo spirito della tempesta prendeva vita e forma dietro di lui. Il verde della sfera inondava i suoi occhi, rendendo quello sguardo ancora più aggressivo.

Lui li guardò, gli assassini di Solon. Gli assassini di quella persona che fin dal suo arrivo a Fyeran si era preso cura di lui, proprio come un figlio. E lui, proprio come un figlio, avrebbe vendicato quel padre.
Di fronte a lui, tre ragazzi. I due alle spalle non li aveva mai notati davvero, ma quello al centro lo conosceva fin troppo bene.
– Tu... – sibilò Noctis a denti stretti, con una voce così carica d'odio che quasi mise a disagio anche se stesso. Ma non poteva perdonare quell'essere così spregevole, quell'essere che aveva avuto un ruolo importante nella tribù, ed era visto con molto rispetto dal vecchio. Ma quel rispetto finì per ucciderlo.
– Io cosa, Daeva? – rispose Kyrd, sorridendo. Fece cenno ai due di allontanarsi, e loro ubbidirono. 

Rimasero da soli.

Da una parte Kyrd, il guerriero migliore di Kunax, dall'altra Noctis, spiritmaster di Atreia e protettore di quel che era rimasto di quella tribù, e proprio come Solon gli aveva detto, lui avrebbe guidato quella tribù fuori dal pericolo, vendicando al tempo stesso la morte dell'uomo.
– Vai, Kami. 
Lo spirito della tempesta si scagliò contro Kyrd, che sorrise ancor di più. Il potente calcio dello spirito si abbattè sul ragazzo con un tonfo, ma Noctis vide successivamente che il calcio fu bloccato dalla picca del nemico. Noctis comandò un altro attacco, e con un esplosione d'energia Kami fece arretrare Kyrd, che perse quasi l'equilibrio.

Era forte, pensò Noctis. Non era come la tribù che aveva sconfitto la notte che conobbe Hemaru, lui aveva qualcosa di diverso. Un qualsiasi umano di quel luogo sarebbe rimasto al tappeto contro Kami, ma Kyrd era ancora lì, come se nulla fosse. Aveva quasi la forza di un Daeva. Ma lì non esistevano Daeva... e lì Noctis capì.
– Asura. – disse con voce fredda, metallica.
– Oh... hai studiato la lezioncina eh? Ti ricompenserò per la tua bravura. Ti ho portato un regalino. – disse, indicando un punto di fianco alla tenda dal quale era uscito Noctis. Il ragazzo si voltò, e la sua espressione mutò di colpo. Una picca, e sopra di essa la testa sanguinante di Nix, col volto ancora contorto dal dolore.
– Dovevi vedere come si dimenava, battagliera quanto il padrone. – sorrise ancora. – Mi sono premurato di gettare il suo corpo altrove, penso che qualcuno banchetterà con quella carcassa inutile.

Noctis non rispose, e stavolta fu lui a scagliarsi contro Kyrd, mentre Kami continuava i suoi attacchi. Riempì Kyrd di attacchi magici, caricando con il Soul Torrent, colpi magici a raffica che si abbattevano violentemente e velocemente sul malcapitato. Successivamente avvolse Kyrd in una sfera di vento senza aria all'interno, che fece successivamente esplodere. Ma non era ancora abbastanza, così attaccò con altri attacchi di vento, per finire con le Pene Infernali, ossia un verme gigante che attaccava ripetutamente il nemico.

Stavolta il nemico accusò i colpi, graffiandosi anche con quel vento così tagliente.
– Notevole. – sputò sangue. – Davvero notevole.
Kyrd volteggiò la sua arma, e colpì violentemente Kami, facendola cadere al suolo. Successivamente dalle sue spalle si aprirono delle ali dorate, e si librò in volo.
I membri superstiti della tribù Kunax trattennero il fiato, tribù che era stata comunque attaccata e aveva risposto bene, seppur con qualche perdita. Gli uomini dalla parte dell'Asura erano comunque pochi, e quella rivolta era scemata velocemente, ma le perdite comunque notevoli, soprattutto quella del saggio.
– Asura dalle mani d'oro, dalla corretta guida, colui che è misericordioso, che aiuta, vieni verso di noi. Respingendo i demoni e gli stregoni, emergi dal buio Daeva da tutti invocato!
– Risparmiatelo. – rispose Noctis, mentre Kami si rialzò. Kyrd volteggiò, e in brevissimi secondi finì lo spiriti e ferì in pieno petto Noctis, e successivamente lo colpì con un poderoso colpo d'ala, ferendogli il viso.

I Kunax urlarono il nome del Daeva, chiedendo a lui protezione, proprio come espresso dalla frase di Kyrd. Lui era l'Asura che era emerso dal Daeva che veniva invocato. Ma se l'Asura descritto dalle scritture era misericordioso, e aiutava i popoli, i Kunax non rientravano in quei popoli che richiedevano aiuto, forse le scritture erano fraintese, o andavano semplicemente riviste.
Noctis si ritrovava a terra, vicino alla picca con la testa di Nix. Il ragazzo aprì gli occhi, trovandosi quell'orribile spettacolo davanti gli occhi. Aveva voglia di urlare, disperarsi, piangere. Ma non poteva. Si guardò intorno, notando la tribù in ginocchio e Kyrd a mezz'aria, con quelle ali dorate, ali così maestose che non si vedevano spesso in giro.

"Rialzati Noct... dannazione rialzati!" Ma nonostante la buona volontà, le gambe non volevano rispondere. Kyrd si voltò, e iniziò a parlare con i Kunax rimasti.
– Il vecchio vi ha traditi! CI ha traditi... In mano sua... Ero io il legittimo erede... Guerra... Nuova era... Rinascita Kunax... Asura...
Noctis sentiva tutto distorto, probabilmente stava svenendo, ma non poteva permetterselo, lui doveva proteggere quelle persone. Non capì molto del discorso, e aveva perso molte parti, riuscendo a capire solo una manciata di parole.
Si rialzò a stento, facendo qualche passo. Quella ferita faceva male, e il colpo alla testa l'aveva stordito non poco. Stava per cadere in ginocchio, ma fu afferrato da qualcuno. Controllò quella figura davanti a lui, e riconobbe il volto della sua ragazza, Hemaru.
Voleva dirle tante cose, di andare via, di mettersi al riparo, voleva stringerla e stare con lei, ma non riuscì a dire nulla. 
Il silenzio di lui fu tuttavia riempito da Hemaru, che con una calma quasi inquietante afferrò un pugnale e colpì Noctis al fianco. Dopo di ciò, il nero più totale.

Si risvegliò fuori dal campo Kunax, non riuscendo a capire quanto tempo fosse passato. Ripensò all'ultima cosa che vide: il volto di Hemaru prima che lo colpisse. Non riusciva a crederci... non voleva crederci. Non dopo quello che provava per lei. Si odiò terribilmente, e lì ricordò un avvertimento dato da un amico. L'avvertimento di Solon che lui prese alla leggera.
"Oh, toglitela dalla testa" 
Doveva ascoltarlo... doveva farlo. E adesso si trovava lì, tradito dalla stessa ragazza a cui teneva così tanto, si fidava di lei, si fidava fin troppo, e non volle ascoltare le voci che circolavano. Se solo l'avesse fatto... 

Si guardò intorno, le sue ferite facevano ancora male, ma non capiva perchè non si erano ancora rimarginate. Forse gli Asura, così come Nergal, avevano il potere di ferite mortali per i Daeva. Forse lo stesso Fyeran era distruttivo per Atreia.
Si toccò il fianco, il sangue si era fermato, ma la ferita era comunque lì. Hemaru era forse un Asura? Non volle pensarci, non voleva pensare a nulla.
Intorno a lui erano ammucchiati i cadaveri dei Kunax, compreso quello di Solon, e lì Noctis capì di essere in quella fossa perchè era creduto morto, non per altro.
Ormai non aveva più niente, e così, dopo aver medicato le sue ferite, si incamminò verso una meta precisa.

Si trovò davanti al Passo, e sospirò. 
– Morirai. – disse una voce alle sue spalle. 
– Non vuoi forse questo, Hema? – Noctis non si voltò neanche, non voleva guardarla, faceva troppo male.
Lei non rispose.
– Perchè...? Mi hai detto che mi amavi. Su quante cose mi hai mentito? E pensare che mi sono fidato di te... che stupido.
Si incamminò verso il passo, ma si fermò nuovamente.
– Fammi solo un regalo.
– Mh?
– Dimmi solo che ti ricorderai di noi due. Anche se non lo pensi, anche se so che è falso, dillo.
–  E' ovvio che lo faccio... – nella sua voce c'era una strana sfumatura, ma Noctis non gli diede troppo peso. 
– Grazie per averlo detto. – quando finì la frase, evocò lo spirito della terra e si incamminò verso il luogo dal quale probabilmente non sarebbe mai uscito.

I Guerrieri senza volto lo avvistarono e sguainarono le armi, e Noctis usò il comando di protezione, riflettendo ogni danno sullo spirito. Usò un fear ed entrò, svanendo in quel passo sotto gli occhi freddi della ragazza.
Continuò a camminare, e cambiò spirito, invocando Kasai del fuoco. I guerrieri stranamente non lo seguivano e lui si trovò all'interno, alla ricerca del portale. Iniziò la sua esplorazione, mentre davanti a lui, in lontananza, apparve Kyrie.

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Capitolo 21
*** Nihil ***


Erra ed Alnair erano giunti sino a Gelkmaros, intenti a proseguire il loro viaggio verso Elysea. Asmodae ormai li ricercava, e lei era etichettata come l'aiutante di quell'Elisiano tanto misterioso quanto forte, incredibilmente forte.
Non che le importasse granchè, era sempre stata sola, eccezion fatta per la sua famiglia, Noctis e qualche amicizia sporadica, non aveva nessuno. Ripensò quando era circondata di gente dopo la battaglia contro Nergal, quando Marchutan in persona le diede la spilla all'onore per le sue gesta eroiche. Persa tra tanta gente, mai sentita sola come quell volta.
– Tutto okay? – La voce di Erra la riportò al mondo reale. Quel ragazzo era così misterioso... ma l'aveva baciata. Non una, non due, ma fin troppe volte. Si sentiva bene, protetta, finalmente al sicuro... ma c'era qualcosa che continuava a sfuggirle. Erra era così... diverso. Non per via dei suoi poteri, di quello non le importava, ma a volte sembrava essere il riflesso di qualcun altro, un'ombra mossa da fili invisibili, fili provenienti da un cuore lontano.
Stava vaneggiando, come sempre. Doveva smetterla di pensare così tanto. Dov'era finita quella ragazza spensierata? Dov'era l'Alnair che rideva e scherzava con Thabit? Dov'era quella ragazza che guardava Noctis e vedeva un'amico con cui poter star bene?
– Ehy? – disse Erra, aspettando la risposta alla domanda precedente. 
– Si, scusa... sono solo un pò persa nei miei pensieri, tutto qua.
– Quanto ti invidio. – il ragazzo accennò un sorriso. Lo faceva molto più spesso adesso, ma dentro provava una rabbia e una tristezza che non riusciva a spiegarsi. Si sentiva tradito, ferito, sofferente per qualcuno. Ma per chi? E perchè quelle emozioni le sentiva come se non fossero le sue? Maledetta amnesia, pensò. Chissà chi era prima di non ricordare nulla del suo passato... 
– Troverai il tuo posto. L'hai detto anche tu, senti di dover andare a...
Alnair si bloccò, così come lo stesso Erra. Davanti a loro si stava avvicinando una figura femminile, sembrava sporca di sangue, e l'espressione così seria. Alnair era pronta al combattimento, riconoscendo in quella ragazza un Elisiana, ma Erra si fece di colpo serio, e pronunciò un solo, fatidico nome.
– Kyrie.
I due si ritrovarono faccia a faccia, e quando si toccarono, un'esplosione nel cielo illuminò la piana di Gelkmaros.
 
✽✽✽

Noctis attraversò quel passo insieme a Kasai, che illuminava la strada meglio di qualsiasi altra torcia. Si ritrovò all'aperto, circondato dalle montagne, mentre sotto di lui si espandeva una struttura simile ad un'alveare gigante, dove enormi statue si muovevano in ogni collegamento tra una fenditura e l'altra. In alto la luna illuminava tutto, e ai bordi della montagna si intravedevano altri guerrieri senza volto. In basso, alcuni resti umani erano ancora visibili, e su una parete rocciosa era incisa la frase "No Escape". Sembrava essere incisa con le unghie a giudicare dalla forma, e anche dai piccoli schizzi di sangue. 
Noctis tentò di non farci troppo caso ed aprì le ali, fiondandosi nelle viscere di quel luogo, lasciandosi dietro tutte le guardie e i pericoli, che continuavano stranamente a non attaccarlo. 
Il volo si rivelò più faticoso del previsto, quell'alveare si snodava in complesse viuzze e cavità, in cui vi erano annidati mostri feroci e reliquie antiche, che sembravano emanare uno strano potere. Ma il ragazzo continuava, seguendo la sagoma di Kyrie che sembrava guidarlo verso una meta precisa, meta che non tardò ad arrivare. 
Si ritrovò in uno spiazzale al cui centro si stagliava una piccola piramide, che teneva sospesa un frammento di sfera, circondato da un campo di energia. Alla base della piramide era inciso un simbolo, una sorta di simbolo dell'omega finemente decorato, con delle incisioni in una lingua sconosciuta.
– Il Sigillo del Nulla. 
Noctis si voltò, trovandosi di fronte a quella ragazza che aveva tanto inseguito.
– Kyrie...
– Penso sia ora di finirla con questa farsa. Sei arrivato proprio dove volevo. – esclamò Kyrie, confondendo ancor di più il ragazzo, che attendeva ulteriori spiegazioni.
– Non sono Kyrie. Ho solo assunto le sue sembianze con gli ultimi brandelli di forza che mi restavano... Io sono Nihil, la Dea di questo mondo. 
Noctis non parve molto sorpreso, non dopo tutto quello che aveva ormai passato, e a dirla tutta la faccenda iniziava a stancarlo, anche se dentro lui una parte voleva azione, azione e ancora azione.
– Perchè hai scelto lei? Lei è...
– Morta? Si, lo so bene. Quando ho scavato nei tuoi ricordi ho visto tutto. Eri ancora inesperto, e non forte quanto adesso. Vi attaccarono a Reshanta, eravate troppo in basso e le sue ali cedettero. Non era legata in nessun kisk, ed ormai era troppo lontana per poter rinascere ad un obelisco. Il suo corpo cadde nel vuoto, lontano dall'etere... e lentamente venne consumata, fino a svanire del tutto. Almeno fin quando non ho recuperato il suo corpo distrutto e le ho dato nuova vita.
– Cosa...?
– Non fraintendermi, giovane Daeva. Ho creato due versioni di Kyrie, che non sono altro che due versioni di me stessa, più o meno. La prima la vedi qua davanti, che rappresenta l'ultima scintilla del mio essere, e ho usato lei per portarti qui. 
L'altra versione di Kyrie cammina libera per Elysea. E' soltanto un guscio vuoto, il vecchio corpo della tua ragazza usata come recipiente per un mio frammento di anima. Quel frammento di me la tiene in vita, la muovo io, e persegue il mio obiettivo. Certo, i ricordi sono i suoi, frammentati, vacui, ma son comunque i suoi ricordi, e lei si ricorda di te... ma non è nient'altro che un recipiente che serve a trovare la tua ombra. 
– Erra... 
– Esatto. E quando le entità gemelle dei mondi opposti si incontreranno, la via dimensionale si aprirà, e tu potrai tornare a casa... mentre i miei due ultimi residui torneranno al potere sigillato.
– Tornare a casa... me ne pentirò. Solon mi ha avvertito... succederà qualcosa. Non posso mettere in pericolo tutti...
– Loro sono già in pericolo. I Lost Masters sono già in azione. E la guerra che sta per scoppiare tra di loro estinguerà il vostro mondo. Fuochi più ardenti di quelli di Fregion distruggeranno ogni cosa... mentre il mio Cavaliere salirà sul trono fatto di ossa.
– Il tuo Cavaliere?
– Come sei sciocco, mezzo Lost Master. Sei l'unico che può fermarli, e sei l'unico che può fermare il Cavaliere della Dea, colui che estinguerà tutto. Spetta a te scegliere da quale mondo assistere alla distruzione...
Noctis tentennò per qualche istante, ma successivamente afferrò la mano di Kyrie, di Nihil, e un'esplosione eterea avvolse ogni cosa.
 
✽✽✽

Lo spiritmaster si ritrovò in aria, con le ali aperte, stava cadendo nel vuoto. Aprì gli occhi, e vide quelle terre a lui familiari e successivamente, vide lui.
Con un battito d'ali scese in picchiata verso quel ragazzo che avrebbe distrutto, e una volta giunto a pochi passi da lui, urlò il suo nome.
– ERRAAA! – la mano di Noctis si schiantò sul volto del Lost Master, facendolo schiantare su una parete rocciosa. La mano, ancorata al volto di Erra, non si staccava, anzi, con un lampo di luce viola caricò uno dei suoi attacchi più forti, ma prima che potesse lanciarlo, la mano di Noctis si cristallizzò, così come il suo corpo, trasformandolo in una statua di Catalium.
Erra barcollò verso Alnair e Kyrie che rimase immobile mentre le parole le si strozzavano in gola.
– Tu hai... – ma prima che Alnair finì la frase, la statua si spaccò in mille pezzi, con Noctis che ne uscì illeso. 
Lo sguardo dorato di Erra si fissò su quello dello spiritmaster, che ricambiò lo stesso, identico sguardo.

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Capitolo 22
*** Il Cavaliere della Dea ***


– Chi sei? – disse Erra, digrignando i denti. Non ne era sicuro, ma sentiva di aver già incontrato quella persona, e sapeva che era pericoloso. Nessuno si era mai liberato con tanta facilità dalla cristallizzazione, ma lui c'era riuscito. E quello sguardo... era forse un Lost Master?
– Neronoctis. Se tuo fratello Nergal non fosse morto te ne avrebbe parlato, ma vedi, mettersi contro di me non è saggio. – sorrise, e la sfera di Kunax brillo nella sua mano.
Alnair indietreggiò quando sentì quelle parole. Aveva proprio detto "fratello di Nergal"? No... non poteva essere vero, Erra era diverso, gentile, buono e... no, Noctis si sbagliava, Alnair lo sapeva per certo.
– Io non ho nessun fratello... credo... 
Noctis si avvicinò di scatto al Lost Master e lo colpì in pieno stomaco con un pugno, successivamente attaccò con qualche incantesimo mentre eseguiva una capriola a mezz'aria, per allontanarsi dal nemico. Non fu tanto veloce comunque, dato che una spada di vetro lo ferì al braccio, ma niente di serio, semplicemente un graffio. Lo spirito del vento fece capolino di fianco al ragazzo, e con un poderoso attacco combinato i due misero al tappeto Erra, che rispose comunque con un calcio in pieno volto, mentre lo spirito del vento veniva trafitto da mille lame. Noctis fu sollevato dal collo, mentre l'altra mano del Lost Master si posava sul suo viso, quasi a voler mimare l'attacco del ragazzo, ma quando lo fece, Erra lasciò improvvisamente la presa, cadendo a terra in ginocchio.
– Cosa... – prima che potesse dire altro, cacciò un urlo, e Noctis si sentì improvvisamente più debole, mentre i suoi occhi tornavano al colorito di sempre. 
Rimasero tutti in silenzio.
Alnair, Noctis e Kyrie, mentre Erra urlava e si dimenava come se stesse bruciando tra le fiamme dell'inferno.
Improvvisamente, cadde e non disse più nulla.
Alnair fece per avvicinarsi, ma fu fermata da una ragazza dai capelli bianchissimi, e gli occhi color oro, che si inginocchiò di fianco ad Erra e scomparve insieme a lui.
Kyrie si avvicinò al ragazzo, mentre Alnair rimase qualche secondo ferma.
– Kyrie... – sussurrò Noctis, pur sapendo che quella che aveva davanti era solo un guscio vuoto, che sarebbe sparita poco dopo. Certo, era il corpo originale della ragazza, con i suoi ricordi e la sua coscienza, ma era viva solo per trovare Erra ed aprire il portale dei mondi, dopodiché sarebbe svanita, e mancava ormai poco a quell'evento.
– Noct. 
– Mi dispiace... Ho fallito... Non sono riuscito a proteggerti.
Kyrie sorrise, posando una mano sulla guancia del ragazzo, che la guardò con i suoi occhi di ghiaccio. Quel tocco era lo stesso di sempre, così dolce, pulito, fresco. Amava sentire le mani di lei, e ora le sentiva ancora, seppur in situazioni completamente diverse.
– Hai fatto tutto quello che potevi. E adesso sei qui, siamo qui... Non ti ho mai incolpato per quello che è successo, adesso tocca a te.
– Tocca a me...?
– Smetti di incolpare te stesso. Io sono in pace, non ti ho mai considerato l'artefice di questo, ma sono sempre stata orgogliosa della persona che sei diventato, di come proteggi le persone che ami, e di come vorresti continuare ad amare. Smetti di frenarti, smetti di aver paura Noct, e ricordati che io sarò sempre con te. Qui. – indicò il petto del ragazzo, che non trovò le parole adatte a rispondere. Improvvisamente sembrava che Kyrie ricordasse tutto, e sapesse chi era davvero. Forse era un dono della Dea? Una sorta di ringraziamento per aver aperto il collegamento tra i mondi? Chissà, ma quella che aveva davanti era davvero Kyrie, la sua Kyrie.
– Proteggi Atreia Noct. Dimostragli che sei ancora in gioco!
Kyrie sorrise ancora una volta, e abbracciò il ragazzo, che ricambiò quella stretta. – Mi sei mancato così tanto... – sussurrò lei, e iniziò a dissolversi.
Il ragazzo si ritrovò con la staffa di lei in mano, l'unica cosa che si salvò. La strinse, alzando gli occhi al cielo. Una lacrima rigava il suo volto, ma era sereno. – Grazie, Kyrie.
Abbassò lo sguardo, e vide Alnair che lo guardava, lo sguardo triste, ma allo stesso tempo felice per averlo ritrovato e... si ritrovarono uno tra le braccia dell'altro. 
– Alnair. – e continuò a stringere la ragazza. Si era accorto che le mancò così tanto solo quando la strinse a se, come se tutto quel tempo senza di lei gli piombò addosso improvvisamente. E aveva anche bisogno di qualcuno su cui contare, dopo aver perso nuovamente Kyrie, la ragazza che aveva portato sempre dentro se, e che vi sarebbe rimasta per sempre.
Stettero uniti per qualche minuto, poi si staccarono. Lui aveva ancora la staffa in mano, e Alnair era impaziente. – Cos'è successo? – chiese lei, così, lo spiritmaster iniziò a raccontare tutta la storia, mentre tornava a casa.
 
✽✽✽

– ENKI! – urlò Ninlil, mentre teneva a se ancora il corpo di Erra.
– Cos'è successo? – rispose il Lost Master, correndo dalla ragazza, e bloccandosi di colpo. Se Erra si trovava lì, significava solo una cosa.
– E' tornato. E lui ha riacquistato i ricordi. Questo significa che...
Il volto di Enki si incupì. – Erra è tornato ad essere il Cavaliere della Dea... 
– Cosa facciamo...?
– Niente. – era la voce di Erra, che si teletrasportò indietro. – Assolutamente niente. – sorrise, e colpì i due Lost Master con degli attacchi talmente veloci da risultare invisibili. – Riporterò la Madre qui, e voi, Lost Masters, avrete la fine che vi spetta da anni.
Detto ciò, scomparve, mentre Enki e Ninlil si fissarono con sguardo sofferente, immersi in una pozza di sangue.

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Capitolo 23
*** Ritorno a Sanctum ***


Noctis era in piedi, immobile. Il sole del tramonto illuminava il suo viso, mettendo in risalto la cicatrice che gli attraversava l'occhio. Non sentiva quel sole davvero da tanto tempo, e forse una parte di lui credeva che non l'avrebbe mai più visto, assaporato.
Fissava la lapide commemorativa con inciso il suo nome, fissava quella che doveva essere la sua tomba. Era una sensazione alquanto strana stare nel luogo osservare il proprio giaciglio, ma la sua vita era tutto fuorchè normale. 
Stringeva ancora la staffa di Kyrie, mentre accanto a lui Alnair osservava il ragazzo in rigoroso silenzio. Ripensava ancora al discorso che Noctis gli fece durante il tragitto.
La prigione abissale, il mondo opposto ad Atreia, le vicende della tribù Kunax, la breve vicenda con Hemaru, la rivalità con Kyrd, la morte di Solon e l'ascesa dell'Asura. Gli spiegò anche la vera natura di Erra, ma a quella Alnair non voleva credere, anche se aveva notato che lui era diverso. Ma se era un Lost Master perchè era così diverso dagli altri? 
Erra era gentile, buono e... l'aveva baciata. 
Noctis sospirò, e posizionò la staffa proprio di fronte la sua lapide, disse qualcosa sottovoce e successivamente si girò verso la ragazza.
– Sei pronta?
– Mh?
– Andiamo a Sanctum.
Alnair si sentì presa un pò alla sprovvista. Già andare ad Elian durante un nuovo conflitto Ely-Asmo era praticamente un suicidio, ma andare nella capitale...
Il ragazzo notò quello sguardo e conosceva bene quella preoccupazione, così allungò la mano verso di lei, sorridendole. – Fidati di me, non permetterò che ti venga fatto alcun male.
Alnair afferrò la mano di lui, osservando quel contrasto tra mani semplici ed artigli, e quel tocco la fece stare comunque bene, ricordandole i vecchi tempi. Annuì ed entrambi si diressero verso il teleporter più vicino, che con qualche piccola "pressione" si convinse a teleportare anche l'asmodiana.
 
✽✽✽

I due si ritrovarono nella via principale di Sanctum, con i mormorii degli elisiani lì vicino. 
Camminavano con lo sguardo dritto davanti a loro, seri in volto, mano nella mano. 
Gli elisiani riconobbero Noctis, c'è chi restò in silenzio, pietrificato senza spiegarsi come facesse ad esser vivo, altri sorridevano soddisfatti, ma il ragazzo non degnò loro di un singolo sguardo. 
Riuscirono ad arrivare in piazza, ma furono inevitabilmente circondati dalle truppe di difesa della capitale.
– Alt! – urlò una guardia, con la picca ben puntata ai due, che si stringevano ancora.
– Ma per favore. – disse Noctis, voltandosi leggermente con uno sguardo torvo verso la guardia, che balbettò qualcosa. Evidentemente l'aveva riconosciuto, dopotutto era lui l'eroe che aveva distrutto Nergal, anche se in verità il colpo finale fu di Beritra, ma quel dettaglio non era dato saperlo.
– Identificatevi.
– Ufficiale a 4 stelle Neronoctis con la sua compagna asmodiana Alnair, eroina della guerra contro Nergal. E siamo qua per vedere Lord Kaisinel in persona. 
La guardia esitò, guardando incerta i propri compagni che comunque non sapevano minimamente cosa fare. Non capitava tutti i giorni di avere davanti qualcuno creduto morto insieme ad un asmodiana, per di più nella capitale celeste.
– Fateli entrare. – disse una voce che tuonò per tutta Sanctum. La voce del Signore dell'Empireo.
Le guardie abbassono le armi e i due continuarono a camminare, dirigendosi verso la biblioteca. Noctis si voltò, lanciando un'occhiata alla legione  che stava alla sua sinistra, ovvero la sua ex legione, gli Empyrean Lords, che osservavano senza dire una parola, ma lo sguardo dello spiritmaster era gelido, e si voltò pochi secondi dopo, osservando nuovamente davanti a se e stringendo la mano artigliata della ragazza. Arrivarono all'entrata della biblioteca, dove un ragazzo attendeva a braccia conserte davanti la porta.
– Neronoctis, uh?
– Si. Tu sei... Skodino se non erro, capolegione Warmness.
– Esatto. – sorrise, e porse una busta chiusa al ragazzo, con un sigillo riportante una "W" infuocata su di essa. – Leggila quando hai tempo. E spero che accetti la mia proposta.
Dettò ciò, entrò in hide e svanì.

✽✽✽

La sala segreta della biblioteca, dove i capi legione si riunirono la prima volta per parlare della minaccia del Dragon Lord dimenticato. Sembrava ormai secoli fa, ma erano passati solo dei mesi. Osservava la postazione nel quale era seduto da generale, dove appellò Kaisinel come traditore, in poche parole. Ricordò il suo apparire menefreghista, e ripensò a quante cose erano ormai cambiate. Adesso era lì, con Alnair, seduti di fronte a Lord Kaisinel.
– Sei duro a morire. – disse Kaisinel, accennando un sorriso.
– Diciamo che non mi piace farlo, ho troppe cose da fare e quella penso che sarà l'ultima cosa che farò. – rispose Noctis ironicamente.
Kaisinel scrutò Alnair, che ricambiò lo sguardo con decisione.
– Sai che siamo in guerra, vero Noct?
– Una guerra inutile! Non sono gli Asmodiani i nostri nemici! Loro ci hanno aiutato a respingere la minaccia di Nergal la prima volta, ed era un solo Lost Master! Adesso ce ne sono quattro a piede libero, più una divinità che molto probabilmente verrà richiamata qua da un Cavaliere. La situazione è ben peggiore di quello che credete. Se non ci uniamo contro loro, moriremo, e stavolta davvero. Siamo stati in difficoltà contro uno...
– Gli Asmodiani ci hanno traditi.
– Ma fammi il piacere, siete stati voi a farlo! – sbottò Alnair. 
– Non importa chi sia stato a fare chi. Kaisinel, devi preparare le truppe. Devi prepararti ad una guerra enorme. 
– Si, quella contro gli Asmodiani. Marchutan ha già posizionato il suo esercito nell'Abisso, crediamo che Teminon venga abbattuta nel giro di 48 ore. Devo difendere i miei avamposti. E i Lost Masters sono andati perduti. Non sono più un problema.
– E io che credevo di farti ragionare...
Kaisinel fece per rispondere, ma fu interrotto da un ragazzo che si teletrasportò vicino a loro. Si teneva il fianco, che sanguinava ancora, mentre il resto del corpo era malridotto. Era molto affannato, come se fosse stato attaccato da un'intero esercito. I suoi capelli azzurri erano sporchi di sangue, e i suoi occhi dorati guardarono i tre davanti a lui.
– Punto primo... è stato Enlil a simulare il tradimento durante il trattato di pace...
Punto due... Kaisinel sei un fallito... – Noctis fece un'espressione quasi accondiscendente a quella frase, tentando di nascondere un sorriso. – E terzo... voi due venite con me... e Kai, ascolta il ragazzo e prepara le truppe...
Enki si avvicinò ai due spiritmaster e scomparve con loro, lasciando il Signore dell'Empireo da solo in quel luogo.

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Capitolo 24
*** Proteggere Atreia ***


Enki procedeva davanti ai due spiritmaster. Aveva ancora una mano sulla ferita, ma le sue condizioni sembravano leggermente migliori.
Noctis sapeva che quello era uno dei Lost Masters, ma non capiva il motivo di quella situazione, ma avrebbe scoperto ogni cosa per poi porre fine alla guerra e alla minaccia di Nihil. 
Si guardò intorno, osservando anche Alnair. Aveva lo sguardo deciso, ma nonostante tutto il ragazzo notò una velata preoccupazione, era normale dopotutto.
Osservò anche la zona in cui erano: una fortezza che non aveva mai visto. Stando a quanto detto dall'amica, il Katalam così come Tiamaranta e Sarpan non esistevano ormai più, quindi escluse automaticamente Bassen, Prades e Sillus.
Forse era la fortezza di Anoha? Improbabile. Conosceva la zona di Kaldor, e di certo quella era molto diversa.
– Skyclash. – disse Enki, senza voltarsi. Noctis osservò il ragazzo di fronte a se, ma non fece in tempo a formulare una risposta. – Questa è la fortezza di Skyclash. 
Sembrava quasi aver letto il pensiero del ragazzo, che comunque non si fece troppo stupire da quell'affermazione. I Lost Masters erano bravi dopotutto, anche se non era certo se fosse un potere o una semplice coincidenza, ma non avrebbe chiesto, l'avrebbe comunque scoperto.
– Non credo di averla mai sentita. – rispose Alnair, continuando con passo spedito accanto al ragazzo. Chissà cosa provava in quella situazione, non doveva essere facile per lei. Forse Noctis si sentiva un pò in colpa ad averla trascinata in quella situazione, ma averla al proprio fianco gli avrebbe permesso di tenerla meglio al sicuro, e poi ormai erano ottimi compagni di battaglia, e detto ancor più semplicemente, era felice di stare con lei, nonostante la situazione non proprio promettente, non che da quando si conoscevano ci fossero state belle situazioni.
– Normale. Qui non siamo ad Atreia, ma a Panesterra. Alcuni la chiamano Pangea, ma il senso non cambia. Terra divisa in quattro isole: Atanatos, Aspida, Belus e Disillon. Noi siamo in quest'ultima. Non è stato per niente facile per me ed Enlil conquistare tutto questo, ci siamo persino scontrati contro un comandante di Beritra, Ahserion.
– In due avete sconfitto un comandante?
– Avevamo un bel pò di gente a seguirci. Anche se adesso di loro non c'è più traccia. Hanno preferito gli obbiettivi di Enlil ai miei. Inizialmente erano gli stessi ma... – si fermò, quasi incredulo da tutto quello che era accaduto fino a quel momento, ma era la realtà. – Siamo quasi arrivati, chiariremo tutto dopo.
Enki continuò la marcia in silenzio, seguito dai due spiritmaster che non vollero interrompere quello strano silenzio.
 
✽✽✽

Arrivarono in una sala circolare, con un enorme tavolo bianco al centro, probabilmente una sala riunioni mai usata del tutto. Enki si era fatto curare le ferite da una ragazza dai lunghi capelli bianchi e gli occhi dorati, che lui aveva chiamato Ninlil. 
Un'altra Lost Master, pensò Noctis. Li immaginava diversi, a dire il vero. Gli tornò alla mente Nergal, con quel suo aspetto così diverso, e poi davanti aveva persone normalissime.
– Perchè ci avete convocato? – chiese Noctis, incrociando le braccia. 
Enki e Ninlil fissarono i due ragazzi, che ricambiarono quello sguardo. Per la prima volta si sentirono analizzati, quasi spogliati persino della loro stessa pelle. 
Alnair si sentì leggermente a disagio, ma non distolse lo sguardo. Doveva essere forte.
Per lei, per Thabit, per Noctis e anche per Erra. Erra... a proposito, dov'era? Dopotutto la ragazza che l'aveva prelevato durante lo scontro con Noctis era proprio Ninlil, adesso che ci faceva caso.
– Neronoctis. – disse Ninlil. 
– Si, è il mio nome. – rispose lui, impaziente. Alnair osservò il ragazzo, si somigliavano davvero tanto lui ed Erra, anche nelle risposte a volte. 
– Nergal ti aveva imprigionato a Fyeran, e la tua prigionia lì dava tempo a questo mondo. Ti collegasti per sbaglio ad Erra, ereditando le sue capacità e divenendo il suo specchio. Ogni azione di Erra è stata influenzata da te.
Se fossi stato felice, lui sarebbe stato felice.
Se fossi stato triste, lui sarebbe stato triste.
Se fossi stato in collera, lui sarebbe stato in collera.
Se avessi amato... – la ragazza si fermò, voltandosi verso Alnair – lui avrebbe amato a sua volta.
– Non capisco. – sbottò Alnair. – State dicendo che l'Erra che ho conosciuto io, praticamente non ha provato niente di quello che ha fatto? Ogni sua azione non era sua? 
– Purtroppo è così. – intervenne Enki, e la spiritmaster si sentì invadere da un turbinio di emozioni. Non poteva essere vero, no? Lei aveva conosciuto Erra, non poteva essere tutto finto! Non poteva... 
Si sentì come in trappola, una trappola dalla quale non poteva fuggire. Voleva urlare a tutti che non era così, che Erra aveva delle proprie emozioni e che...
– Voglio farti una domanda, Nero. – continuò Ninlil, mentre il ragazzo le fece cenno di continuare. – Se ti dico: "Sei tu la mia casa", cosa ti viene in mente?
– Lo dissi ad Hema quando... – ma non riuscì a finire la frase. Aveva notato Alnair che abbassò improvvisamente lo sguardo, stringendo i pugni. Strinse così tanto che quasi non si feriva con i suoi stessi artigli.
– Lo disse a me... – disse Alnair, mordendosi un labbro. Era tutto vero allora, Erra non era nient'altro che la proiezione di Noctis su Atreia. – Erra lo disse a me... o forse devo dire che è stato Noct a dirlo...
– Mi dispiace... – era Ninlil a parlare, con uno sguardo e un tono che pareva sincero. – Ma non siamo qui per questo. Vedete, nel momento stesso in cui ti avresti fatto ritorno ad Atreia e fossi entrato nuovamente in contatto con Erra, lui avrebbe riottenuto tutto, ritornando ad essere quello di un tempo, ovvero il Cavaliere della Dea, il cui compito è facilitare il suo ingresso in questo mondo. Noi Lost Masters siamo sempre stati in fuga dalla Dea, è stata colei che ci ha imprigionato... è spietata e... ci darà nuovamente la caccia. Enki ed Enlil hanno provato a reclutare gente per l'imminente guerra, volevano prepararsi. Un esercito, capeggiato da Lost Masters per fermarla.
– Poi io iniziai ad interessarmi agli esseri di questo posto. E la voglia di proteggere me passò in secondo piano. Mi decisi a voler proteggere questo mondo, non facendolo diventare come l'attuale Fyeran... ma Enlil non la pensava come me. Prese gli Elisiani e Asmodiani che reclutammò e svanì, in attesa della guerra contro tutto e tutti.
Noctis parve pensarci su qualche secondo, poi finalmente intervenne. – Quindi mi state dicendo che voi due volete proteggere Atreia, mettendovi contro Enlil, Nihil ed Erra?
– Proprio così. – rispose Enki.
– Perchè dovremmo credervi? 
– E' questo il punto, non siete costretto a farlo. Il punto è: quanto siete disposti a rischiare?
Enki sorrise, seguito da Noctis che si convinse. Se c'era una cosa che avrebbe detto se fosse stato al posto del Lost Master, era proprio quella, e quando qualcuno lo colpiva così in profondo, beh, era la persona giusta.
– Come procediamo, allora?
Enki evocò una mappa eterea di Atreia, mostrando un puntino rosso su di essa, era la posizione di Erra.
– Lo farò io. – disse Alnair. – Proverò a fargli cambiare idea... se c'è solo un minimo del ragazzo che ho conosciuto, accetterà. Se non lo farà... lo fermeremo.
 
✽✽✽

Tutti si ritrovarono al centro di Kaldor, fissando davanti a loro. Erra era in piedi, circondato da circa tre macchine da guerra di Beritra. Noctis pensò a Kamar, alla morte di Thabit e si portò inconsciamente una mano sulla cicatrice, cosa che notò Alnair, che tuttavia non rispose. Doveva agire contro quel ragazzo con cui aveva condiviso tanto.
– E' arrivata la cavalleria! – scherzò Erra.
– Erra... – Alnair iniziò a camminare contro di lui, e Noctis sentiva il bisogno di correre da lei e fermarla... era troppo rischioso, aveva cercato di farle cambiare idea, ma invano.
– Alnair? – Erra sembrà stupito, e mostrò l'espressione che la spiritmaster conosceva tanto bene. C'era speranza.
– Ferma questa follia. Tu non sei così... se richiami qua Nihil, Atreia cesserà di esistere... fallo per me.
– Oh, piccola. – Erra si avvicinò, carezzando una guancia di lei, che gli sorrise dolcemente. – Piccola mia... quanto sei sciocca.
Erra materializzò una spada di cristallo e trafisse Alnair in pieno stomaco, facendola cadere a terra. Alzò la mano al cielo, e le nubi svanirono in un'esplosione, mostrando parte di Fyeran sopra le loro teste. Noctis si scagliò contro il Cavaliere della Dea, ma dopo, il buio. 

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Capitolo 25
*** Ouverture ***


Il riflesso del nucleo dell'abisso si rifletteva negli occhi color ghiaccio di Noctis, dando vita ad un gioco di colori così intenso ma contemporaneamente calmo. La caloria che emetteva non dispiaceva al ragazzo, tanto che era solito passare anche diverse ore a volare libero in quel luogo, assaporando ogni singolo gioco di fiamme, e a farsi riscaldare così piacevolmente. Le creature che abitavano quel luogo non erano più un grosso problema, non tutte almeno.
Si voltò, osservando la ragazza accanto a lui, e non si rese neanche conto di sorridere.
–  Kyrie.
La ragazza lo guardò, aveva lo sguardo stanco, quasi sofferente.
–  Non sei riuscito a proteggermi.
Noctis cambiò espressione, non capiva. L'aveva sempre protetta, ed era diventato forte ormai, perchè gli diceva quelle cose che lo ferivano?
Kyrie si avvicinò al ragazzo, e lo pugnalò, mentre il suo volto si trasformava, divenendo quello di un'altra persona.
Diverso taglio di capelli, diversa forma del viso. Diversa in tutto: Hemaru.
–  Perchè Hema? Perchè mi tradisci così?
La ragazza sorrise, mentre l'abisso lasciava spazio alle terre desolate di Kaldor.
–  Perchè sei debole, e tutti quelli a cui ti affezioni vanno via. Compresa lei.
Noctis adesso era immobile, con Hemaru alla sua destra e Kyrie alla sua sinistra.
Di fronte a loro c'era Erra, fermo, che osservava Alnair che si avvicinava a lui.
Lo spiritmaster tentò di correre da lei, ma non riusciva a muoversi, tentò di urlare il suo nome, ma nessun suono usciva dalla sua gola. Era soltanto uno spettatore che non riusciva a prender parte agli eventi.
–  Tu non la proteggi, Noct.
–  La perderai, proprio come hai perso noi.
Erra materializzò una spada, e colpì Alnair, che cadde sotto gli occhi di tutti.
–  La perderai...


Noctis aprì gli occhi, ritrovandosi su un letto. Aveva un gran male alla testa, e l'ultima cosa che ricordava era il suo scatto contro Erra. Si alzò a fatica, il corpo era indolenzito.
Accanto a lui c'era un altro letto, con qualcuno che riposava: Alnair.
Il ragazzo si avvicinò, controllando le condizioni di lei. Fortunatamente respirava, ma era più pallida del solito. Scostò le lenzuola, notando che nel punto dove fu colpita da Erra c'era ancora qualche goccia di sangue.
Il ragazzo si sedette accanto a lei, passandole una mano sul viso.
–  Ti ho messo io in questa situazione... e al solo pensiero che lui...
Si bloccò, non riuscì a continuare quello che stava per dire. Non voleva dar voce ai suoi pensieri, ma l'unica cosa che sapeva davvero era che non aveva mai provato così tanta paura in vita sua. Aveva perso tante persone, è vero, ma quando Erra la colpì, era come se lui stesso avesse sentito quella lama attraversargli lo stomaco.
Non poteva permettersi di perdere anche Alnair, non l'avrebbe mai sopportato. 
Ed era così strano... un Elisiano che prova affetto per un Asmodiana. Non l'aveva mai presa in considerazione questa follia. Era un tipo non troppo ostile verso gli Asmodiani, quando poteva evitava i conflitti, e dopotutto aveva salvato lei e Thabit da un gruppo di tre della sua stessa fazione, ma provare affetto vero, non lo sospettava neanche lontanamente.
Non aveva mai pensato di camminare mano nella mano con lei a Sanctum, fino ad arrivare al cospetto di Lord Kaisinel in persona, mentre fuori imperversava nuovamente il conflitto fra fazioni.
E adesso era lì, seduto sul letto dove lei stava riposando, lottando.
Si erano invertiti i ruoli. Ripensò a quando era lui in un letto, ferito, e Alnair era lì. Poi Beritra decise di attaccare Kamar e il resto andò come tutti sanno. Ma adesso era diverso, lui non poteva mettere in pericolo Alnair, non di nuovo.
Se Erra si era risvegliato la colpa era solo sua, e Noctis lo sapeva bene. Quindi risolvere quella situazione spettava a lui, avrebbe vendicato Alnair. 
Adesso era diventata una faccenda personale.
Poggiò le sue labbra sulla fronte di lei, baciandola delicatamente, successivamente si alzò, dirigendosi fuori dalla stanza. Si ritrovò nuovamente nella sala dove scoprì la verità riguardo i Lost Masters, e notò i due Balaur di Fyeran seduti proprio in quel tavolo, intenti a parlare.
–  Noctis. –  esordì Enki, vedendo il ragazzo.
–  Quant'è grave? –  chiese lui, come se non avesse sentito il ragazzo dai capelli azzurri.
–  Tanto. Ma Ninlil ha fatto tutto ciò che era in suo potere per salvarla. Dormirà ancora, fin quando non si riprende del tutto, ma ormai è fuori pericolo.
Noctis non si accorse minimamente di essere stato così rigido, ma quando sentì quelle parole, era come se respirò per la prima volta in vita sua, allentando la tensione da ogni singolo muscolo del suo corpo. Si voltò verso Ninlil, chinò il capo e le disse una sola parola, ma che dentro racchiudeva miliardi di significati, di sentimenti.
–  Grazie.
Ninlil annuì, abbozzando un sorriso, ed Enki prese nuovamente la parola.
–  Comunque potevi evitare di schiantarti contro quel campo di energia tu. Hai perso conoscenza per almeno sei ore.
–  Sei ore? Ma così Nihil...
–  Esatto. –  disse Enki. –  Nihil ha avuto tutto il tempo per arrivare qui. Ma a quanto pare Erra non si è limitato a richiamare lei, ma ha richiamato tutta Fyeran qui. Così, se ti trovi a Balaurea e alzi gli occhi al cielo, beh, non sarà l'azzurro che troverai, ma un altro mondo. E se te lo stai chiedendo, gli abitanti di Fyeran hanno decimato sia Signia che Vengar, capitanati da un gruppo di Asura, mentre i pacifici sono rimasti nel loro mondo.
–  La situazione è peggiore di quel immaginavo... notizie di Erra?
–  E' ancora a Kaldor, intento a rompere il sigillo che tiene intrappolata Nihil.
–  Dobbiamo fermarlo, e preparare tutti alla guerra totale.
Enki annuì, e anche Ninlil era d'accordo con le parole dello spiritmaster.
–  Le truppe Elisiane ed Asmodiane sono momentaneamente nell'Abisso. –  spiegò Enki, materializzando nuovamente la mappa eterea. –  I due schieramenti sono momentaneamente fermi, ma c'è un terzo schieramento in movimento verso Kaldor, pronto a fermare Erra prima che finisca di liberarla.
–  Un terzo schieramento? –  chiese perplesso Noctis. Chi poteva essere? Se Kaisinel aveva le sue truppe a Teminon, e Marchutan la stessa cosa dal lato opposto, chi poteva essere il terzo esercito in movimento? Ci riflettè un attimo, e quando raggiunse la risposta, Enki lo anticipò.
–  Enlil, con il suo personale esercito di Elisiani e Asmodiani.
–  Potrebbe farcela. –  annuì Noctis, e in effetti non aveva tutti i torti. Era comunque un Lost Master a capo di molti Daeva valorosi, ed Erra era da solo.
–  Potrebbe, si. –  rispose Ninlil, ma la sua risposta non faceva trasparire la minima positività.
–  Ma quando fermerà Erra, si rivolterà contro me ed Enki, quindi la guerra non finirà.
Noctis incrociò le braccia, analizzando le varie possibilità, successivamente arrivò all'unica conclusione che gli parve sensata. 
Rischiosa, ma sensata... o forse solo rischiosa, ma era pur sempre un inizio.
–  Faremo così: io mi unirò alle truppe di Enlil, seguendo lo scontro in prima linea. Tu Enki, guiderai l'esercito insieme a Kaisinel, mentre tu Ninlil, farai lo stesso con Marchutan.
Se Enlil dovesse fallire, tocca a voi, non possiamo permetterci di correre ulteriori rischi.
Enki fece per parlare, ma prima che potesse dire qualcosa Noctis era già scomparso in un portale.
Intorno a lui, adesso, era pieno di Daeva, mentre Enlil, con sguardo fiero e crudele, marciava in avanti seguito da tutti. Lo spiritmaster osservò i Daeva marciare intorno a lui, erano in silenzio, seri in volto, e preparati alla battaglia.
Noctis respirò a fondo, e si incamminò insieme a quell'esercito di Daeva, pronto alla battaglia finale.

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Capitolo 26
*** La Battaglia di Anoha ***


La lava di Kaldor dava un riflesso rosso-arancione ad ogni Daeva che marciava verso la fortezza di Anoha, luogo dove attendeva Erra, intento a richiamare la Dea Nihil ad Atreia.
Noctis non lasciava trasparire la minima emozione, la minima sofferenza. Quel caldo era quasi insopportabile, e a dire il vero non ricordava che facesse così caldo da quelle parti. Forse era per via della situazione, o per via di tutte quelle persone che rendevano l'atmosfera soffocante. O semplicemente, e più logicamente, tutto era dovuto a Fyeran che aveva sostituito il cielo, un mondo speculare ad Atreia. La terra dei Daeva sotto, e sopra, non molto lontana, Fyeran.
Il ragazzo si voltò leggermente verso destra, osservando il ragazzo che marciava accanto a lui. Sembrava abbastanza giovane, inesperto. Si chiese cosa ci facesse là, coinvolto in quella guerra capitanata dal Lost Master. Era visibilmente nervoso, le sue mani toccavano ripetutamente i due revolver che portava alla cintura, e si mordeva spesso le labbra, quasi a voler allentare la tensione.
Il giovane notò lo sguardo di Noctis, e si voltò verso di lui per poi abbassare lo sguardo.
– Tutto bene? – gli chiese lo spiritmaster, a bassa voce.
L'altro annuì goffamente, per poi sospirare. 
– Qual'è il tuo nome? – continuò Noctis
– Aker – rispose lui.
– Aker – ripetè Noctis, guardando stavolta davanti a lui. – Andrà tutto bene.


✽✽✽

Enlil alzò la mano destra in alto, e il resto dei Daeva si fermò al suo seguito. Il Lost Master fece qualche passo avanti, scrutando il ragazzo che si ergeva di fronte a lui, accanto ad una spada conficcata nel terreno. 
Erra, circondato da un'aura di energia, interagiva con una piramide rovesciata che nasceva da Fyeran, piramide che scendeva praticamente dove una volta c'era il cielo. 
– Enlil, ti mancavo così tanto? – disse il Cavaliere della Dea, senza voltarsi e continuando con quello strano rituale che illuminava lui e l'area circostante a lui. La piramide, dove vi era inciso un simbolo simile all'omega, sembrava reagire a quel potere.
– Ti preferivo smemorato e senza voglia di richiamare qua quell'essere schifoso pronto a distruggerci, a dire il vero.
– AH! – Rise l'altro, dando ancora le spalle al Lost Master e all'esercito alle sua spalle. – Senti chi parla di essere schifoso. Dimmi un pò, maltratti ancora Ninlil?
– Il nome di quella cagna sarà l'ultima cosa che dirai. – Enlil fece cenno all'esercito di attaccare, mentre lui partiva alla carica.
Tutti scattarono, mentre sul volto di Erra si disegnò un sorriso. – Non così in fretta. – sussurrò.
Nella sua mano si materializzò un cristallo azzurro, e mentre si voltava, dalla spada vicino a lui un'esplosione di fiamme avvolse tutto e tutti, e quando essa svanì, un'essere fatto di fuoco emerse dalla terra.
– Vai, Anoha! – comandò Erra, e l'essere si schiantò contro il Lost Master e l'esercito.
 
✽✽✽

Noctis indietreggiò, schivando una fiammata uscita dalle fauci dell'enorme essere. Enlil ordinò a tutti di attaccare Anoha, mentre lui si sarebbe occupato del Cavaliere della Dea. Noctis analizzò velocemente la situazione: Anoha sbarrava la strada per raggiungere Erra ed Enlil, e l'esercito era la sola cosa che poteva abbattere quel colosso. 
Evocò lo spirito del fuoco, Kasai, e lo mandò all'attacco dell'essere, mentre lui attaccava dalla distanza seguito a ruota da tutti i presenti. Il colosso di fiamme colpì quelli vicini a lui con un gancio destro, mandando a terra i malcapitati elisiani e asmodiani. Alzò anche il braccio sinistro, schiacciando un elevato numero di Daeva che erano sotto di lui, ma nonostante ciò i Daeva non demordevano, continuando ad attaccare il mostro , che sembrava accusare quei colpi. Un ristretto numero di Daeva usò l'xform, la trasformazione in generale dei guardiani, e andò in prima linea, mentre i chierici si premuravano di curare i feriti, mentre altri tentavano di resuscitare i caduti, senza successo.
"E' stato evocato da Erra, ha le stesse abilità dei Lost Masters, morte permanente" pensò Noctis, mentre schivò un gruppo di Daeva carbonizzati da un'altra fiammata del colosso. Si scottò leggermente il braccio in quell'attacco, finendo quasi sul pavimento roccioso. La ferita bruciava, ma cercò di non darci troppo peso, lanciando un altro paio di incantesimi su Anoha, che sembrava sempre più indebolito grazie alle xform, nonostante le perdite Daeva erano molte, e gli altri erano comunque feriti. 
Anoha caricò un altro respiro di fiamme, stavolta rivolto verso un gruppo di combattenti a distanza, dove Noctis riconobbe Aker. Si lanciò verso di lui, e prima che l'ondata di calore lo investisse, lui si parò di fronte a lui, buttandolo a terra. Noctis venne investitò in pieno da quelle fiamme, ma un secondo prima dello schianto si lanciò il comando di protezione, respingendo ogni danno su Kasai del fuoco, che scomparve poco dopo.
– Perchè...? – tossì Aker, a terra e leggermente scottato.
– Serve un motivo per salvare qualcuno? – detto ciò, Noctis verso corse Anoha, e gli scivolò sotto, superandolo e arrivando alla lotta dei Lost Masters.
– ERRA! – urlò, piazzandogli un pugno in pieno stomaco, mentre dalle sue spalle, un attacco di Kami partì, lo spirito della tempesta. Il Cavaliere della Dea indietreggiò, accusando quel colpo. Sembrava stranamente debole, forse Enlil l'aveva portato allo stremo?
– Neronoctis. – disse Erra, in tono freddo. Il Cavaliere rispose al colpo, ma Noctis schivò con una capriola e caricò la Cursecloud, avvolgendo Erra da quello sciame letale. 
– Non immischiarti, feccia. – disse Enlil, sputando fuori le parole come se fossero veleno. Sembrava sbucato dal nulla. – A meno che non vuoi fare la fine del tuo amichetto Silar.
Noctis si sentì improvvisamente gelare, e si bloccò di colpo. – Cosa hai...
– E' morto, ucciso dalle mie mani. Ma pensaci dopo. 
Enlil si lanciò verso Erra, che evocò una spada fatta di vetro. Il Cavaliere della Dea tentò l'affondo, ma Enlil scomparve e colpì alle spalle il ragazzo, mentre Kami continuava i colpi diretti, che andarono a segno.
– Mi sembri fuori forma. – rise Enlil, mentre Erra si teneva principalmente sulla difensiva, schivando qualche colpo e subendone altri causati dall'attacco più forte di Noctis, misti allo spirito precedentemente evocato.
Noctis, dal canto suo, era immobile di fronte alla battaglia, mentre alle sue spalle si consumava l'altro combattimento contro Anoha. Non poteva credere a quelle parole, non voleva. Ma non sapeva bene il perchè, ma sapeva che Enlil diceva il vero. 
Erra osservò il ragazzo immobile, e lo colpì con una raffica di cristalli di ceranium, facendolo sanguinare in diverse parti del corpo. Si era distratto, si era lasciato trasportare dall'aspetto personale, e non doveva farlo durante una battaglia.
Ma quell'attacco di Erra fu fatale per il Cavaliere stesso, dato che Enlil riuscì ad afferrare il ragazzo e, una volta trasformata la sua mano in quella di drago, lo colpì in pieno petto, squarciandolo da parte a parte.
Erra osservò la mano artigliata di Enlil che l'attraversava, e sputò sangue.
Sapeva che quella sarebbe stata la fine, ma sorrise. 
Si voltò verso Noctis, che era a terra, ferito in diversi punti e sanguinante, stanco, e sorrise anche a lui.
Enlil uscì il braccio dal corpo di Erra, che cadde esanime a terra, seguito dalla caduta di Anoha. Il Lost Master si voltò verso Noctis, che si rialzò aiutato da Kami. 
– Ora tocca a te. – rise Enlil, avvicinandosi allo spiritmaster. Kami attaccò Enlil, che tuttavia fu attraversato da quegli attacco, spostandosi pochi metri indietro. Era pur sempre il Lost Master dell'illusione, chi se non lui poteva mettere in atto questi giochetti?
"Dannazione" pensò, mentre le sue gambe tremavano per l'attacco subito da entrambi i Lost Master, uno fisico, l'altro mentale.
– E' arrivata la tua ora, feccia. 
– Non ci giurerei. 
Enlil si voltò, e fu scaraventato a terra da uno spirito del magma, mentre Alnair soccorreva il ragazzo.
– Ce l'avrei fatta da solo.
– Lo vedo. – Alnair si voltò verso il cadavere di Erra, ma si voltò subito dopo, doveva essere forte, e lo sarebbe stata. – Ti aspettano in Abisso, ti porto là.
La ragazza utilizzò due pergamene, e scomparve insieme all'amico, lasciando Enlil e il corpo di Erra in quella landa, mentre alle loro spalle i Daeva festeggiavano e accudivano i feriti.
Enlil sorrise. – Stolti, Abisso uh? Vi darò il ben servito là.
– Ti sbagli, Enlil. – disse una voce femminile che il Lost Master non seppe riconoscere. Si voltò, e improvvisamente impallidì. Una ragazza dai lunghissimi capelli neri e gli occhi rossi camminava a piedi nudi verso di lui, con un frammento di sfera nella mano destra.
Era bellissima, ma di una bellezza letale, che non lascia scampo. Si chinò vicino al corpo di Erra, baciandolo sulla fronte, e successivamente, trafisse il corpo di Enlil, come lui aveva fatto prima con Erra, lasciandolo a terra, morto.
– Abisso, bene.
La ragazza scomparve, lasciando dietro di se solo morte.
Enlil apparve sofferente sul terreno, osservando la sua proiezione morta, era stato previdente ad usare una seconda illusione contro Alnair, ma non aveva previsto che quell'illusione fosse stata uccisa da lei.
Dalla Dea Nihil.

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Capitolo 27
*** Guerra ***


Alnair e Noctis arrivarono alla fortezza di Teminon, circondati da un gran numero di Elisiani, compreso Lord Kaisinel. La spiritmaster si guardò intorno, non aveva mai visto quel luogo dall'interno prima d'ora, e la cosa era più che naturale. 
Faceva ancora fatica a credere di essere arrivata così a fondo in quella questione, di aver esplorato così tante terre della fazione opposta, di aver lottato in prima linea nella guerra contro Nergal e ora quella contro i Lost Masters, che alla fine si era ridotta solamente ad un attacco contro Erra.
Erra... le tornò in mente il suo corpo squarciato a Kaldor, e si rese conto di aver le lacrime che spingevano, lottavano con tutte le loro forze per uscire, ma non avrebbe permesso ciò, aveva giurato di essere forte, nonostante la morte del suo amico.
Amico? SI poteva ancora definire tale? Alnair non lo sapeva dire con certezza, ripensò a tutti i momenti passati con lui, al loro primo incontro, alla fuga, il modo in cui lui la proteggeva e poi la guardava... no, era semplicemente Noctis, era Noctis che provava quelle cose, non lei.
Deglutì, ricacciando via le lacrime e tenendo in piedi l'amico, che teneva in piedi. 
Era ferito, e scosso... come se qualcuno l'avesse colpito internamente.
– Neronoctis. – esordì Kaisinel, circondato da quella sua ritrovata aura possente e azzurra. Dietro di lui si notavano Enki e Ninlil che ascoltavano quello che il Signore dell'Empireo stava per dire, mentre la folla di Elisiani, radunata ai piani superiori e non, stava in rigoroso silenzio, in attesa di direttive.
– Lord Kaisinel. – rispose Noctis, lasciando la presa di Alnair e mettendosi in piedi. Notò che i tatuaggi Kunax sul suo corpo erano ormai scoloriti, e ripensò istintivamente ai momenti passati su Fyeran. Nix, Solon e la sua sfera donata, Hema... e Kyrd, quella feccia Asura. Chissà dove si trovavano... ci pensò su un momento, e non era ben sicuro, ma aveva sentito che si erano insidiati a Signia.
Chissà, forse era solo stordito e ricordava male, adesso doveva pensare ad altro.
– Erra è stato ucciso. L'ho visto morire proprio davanti a me.
Enki annuì da dietro le quinte, mentre Ninlil mostrò un'espressione diversa, sembrava dispiacere. Si portò una mano all'altezza del naso, sfiorandolo, ma Noctis non seppe decifrare quel gesto.
– Questo ci porta verso la vittoria. – disse Kaisinel, camminando per la sala di Teminon avanti e indietro. – Tuttavia, abbiamo ancora Enlil a minacciare la nostra pace, e il mondo di Fyeran con i loro abitanti. Non è ancora finita.
– La situazione con la mia gente? – chiese Alnair, venendo osservata da tutto l'esercito Elisiano. Tempo fa si sarebbe sentita in pericolo e tremendamente a disagio, ma ormai no, la Alnair che tremava di fronte i "piccioni" era ormai una vecchia storia. Non sapeva se poteva definirsi una di loro, un'alleata o chissà cosa, ma la sua famiglia era formata proprio da Elysea, da Noctis e nessun altro. Aveva perso tutto e tutti, lui era l'unica cosa che le restava, ma dopotutto, con Noct stava bene, davvero bene.
– Ho fatto rapporto a loro, avvertendoli di tutto. Hanno rifiutato l'alleanza. 
Commenti si alzarono in tutta la sala, commenti contro il popolo Asmodiano che Alnair tentò di non ascoltare, commenti che passavano da bisbigli a versi di schernimento, c'era di tutto, ma Kaisinel si premurò di riportare l'ordine, ridando la parola a Ninlil, che continuò a parlare.
– Tuttavia hanno deciso di collaborare. Combatteranno la minaccia, tentando di non spargere sangue Elisiano. Attaccheranno solo se necessario. Chiamiamola pure tregua. Dopo che questa storia dei Lost Masters sarà chiusa, i rapporti torneranno quelli prima della guerra di Nergal.
Enki fece per dire qualcosa, ma un enorme terremoto scosse tutto l'Abisso. I Daeva caddero sul pavimento, altri si aggrapparono agli oggetti più vicini. Alcuni si librarono in volo, per evitare di cadere e analizzare meglio la situazione, mentre la parte superiore della fortezza di Teminon iniziava a creparsi.
– COSA SUCCEDE? – urlò Lord Kaisinel, così il governatore Elisiano di Reshanta analizzò la situazione dalla mappa che si trovava al centro della sala.
– Roah è stata distrutta mio Signore...
Noctis strabuzzò gli occhi, ma prima che potesse dire qualcosa un'altra scossa si abbattè su Reshanta.
– E' ASTERIA! SCOMPARSA DALLA MAPPA.
– Cosa diavolo sta succedendo... – disse Noctis, guardando i Lost Masters.
– Va da Marchutan, presto. – comandò Enki, uscendo da Teminon, mentre Kaisinel fece cenno all'esercito di andare sulle piattaforme esterne.
Tutti si guardavano intorno, tentando di capire cosa fosse ad attaccare. Chi guardava in alto, chi osservava il sole in lontananza, altri che parlavano sottovoce e altri che prendevano posizioni sopraelevate.
– Io devo andare... – disse Alnair, abbassando lo sguardo. Era vero, la sua famiglia poteva anche essere formata da un Elisiano, ma i suoi occhi cangianti, i suoi artigli e la sua coda le ricordavano che la sua appartenenza era un'altra, la sua gente era dall'altro lato. E avevano bisogno di lei. Thabit probabilmente avrebbe fatto lo stesso,e  lei lo sapeva fin troppo bene. 
– Io... – ma fu interrotta da Noctis che poggiò le labbra sulle sue, sotto gli occhi di tutti, che fecero un'espressione che non tradiva il minimo stupore, con qualche venatura di disgusto.
Ma Noctis sorrise, le sorrise. – Va dalla tua gente, e torna tutta intera.
Alnair arrossì, ma stavolta rispose in modo deciso. – Abbiamo qualcosa di cui parlare al mio ritorno. – e svanì, utilizzando una pergamena.
Lo spiritmaster cominciò ad avanzare, fino a giungere il bordo estremo della piattaforma, venendo avvicinato da Enki, che guardava insieme a lui verso il sole. 
I riflessi arancioni donavano ai due un'espressione più matura, anche se Enki era centinaia di anni più grande, e forte... ma quel corpo che aveva era di certo della stessa età del ragazzo castano e dagli occhi di ghiaccio.
I due stettero in silenzio per qualche secondo, e dopo, quasi leggendosi nel pensiero, urlarono a Kaisinel di preparare tutti alla battaglia.
– Che succede? – chiese il Signore dell'Empireo, ma non serviva alcuna risposta dei due, dato che esattamente sotto il sole, l'isola dei Leibo cadeva a pezzi, disintegrata da un fascio di luce nera, e da quelle fiamme oscure si incamminava lei.
A piedi nudi, camminando sul vuoto.
La marcia verso Teminon e verso Enki. La marcia verso l'annichilimento della razza Atreiese.
La marcia per la distruzione del vecchio e la nascita del nuovo.
La marcia del Nulla.
Colei che ha distrutto Roah, Asteria e l'isola Leibo era giunta davanti all'esercito Elisiano, pronta alla guerra totale.
– Nihil. – sussurrò Enki, stringendo i pugni.
La Dea sorrise, e l'esercito di Kaisinel spiegò le ali, volando verso la vittoria... o l'oblio più totale.

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Capitolo 28
*** Epilogo - Nihil sub sole novum ***


Le urla dei Daeva inondavano l'intero Abisso. Ali di svariati colori sfrecciavano nel vuoto etereo di quel luogo, creando un gioco di luci ed ombre che sarebbe stato bene in un quadro. Il rosso delle ali Reian, le azzurre create dal prototipo Hyperion, le arancioni con varie sfumature ottenute dal potere della quinta signora dei Balaur... e le ali dell'ufficiale, le azzurre e bianche che Neronoctis sfoggiava insieme ad altri ufficiali del regno.
Dietro Enki era ancora immobile, fermo nella piattaforma a fissare quell'esercito capitanato dal Signore dell'Empireo Kaisinel, lo stesso che si divertiva così tanto a schernire e a mettere in cattiva luce. E ora, lui era in prima linea, mentre il Lost Master non riusciva a partire, non riusciva ad affrontare quell'essere che aveva imparato ad amare prima... e a temere dopo.
Ricordò quando vide per la prima volta il suo mondo, il sole alto nel cielo, il profumo dell'erba, e il sorriso misto a quegli occhi rossi di Nihil, sua Madre.
La vecchia e prospera Fyeran, insieme alla dea benevola che governava in armonia con il mondo. Ma qualcosa successivamente cambiò, lei divenne una tiranna cambiando le regole del mondo, rendendo tutto invivibile e frustrante... così si scatenò la Guerra degli Dei, capitana da Nergal, deciso ad ascendere al livello di Nihil e migliorare quel mondo ormai destinato al declino. 
Fissava dritto davanti a sè, con i Daeva che si schiantavano su quella figura femminile e venivano colpiti nel tentativo di colpire lei. Nihil respingeva ogni attacco all'arma bianca, mentre uno scudo di protezione la proteggeva dai magici.
– SPIRITMASTER! DISPELLATE QUELLO SCUDO!
Gli ordini arrivavano direttamente da Kaisinel, che stava letterelmente tempestando la dea con i suoi migliori attacchi, ma lei non batteva ciglio, stava semplicemente tenendo su quello scudo. Certo, aveva gli attacchi bloccati così, dopotutto aveva centinaia di Daeva addosso, e nemmeno una divinità poteva esporsi più di tanto, divinità che tra l'altro, non era al massimo dei suoi poteri.
Gli spiritmaster, ma anche i bardi, tentarono di dispellare quello scudo, che continuava a star su, come una bolla di vetro intorno alla ragazza dai lunghi capelli neri.
Ma l'effetto non sortì il risultato sperato, la bolla di cristallo si era semplicemente incrinata, nulla di più.
– Stolti... pensate di impensierirmi così? 
La Dea sorrise, e allargando un braccio, creò una breccia nel suo scudo, da cui fuoriuscì un'attacco magico. Un fascio di luce nera si abbattè sulla fiancata sinistra dell'esercito, polverizzandoli.
Tutti indietreggiarono, mentre i curatori rimettevano in sesto i compagni. 
Noctis notò che la breccia nello scudo era ancora aperta, così caricò la sua Wilderness Rage... ma non partì. La sua magia venne come bloccata, e solo allora notò che le sei stigma che portava con se erano spaccate, rendendo inutilizzabili le abilità correlate.
– Ma che... 
La Dea parve accorgersi di quell'espressione, e riconoscendo il ragazzo, gli scagliò addosso una sfera di pura magia nera.
Noctis alzò lo sguardo, ma era troppo tardi, non avrebbe fatto in tempo a schivarla. La fine era arrivata... si tirò su diversi scudi e chiuse gli occhi, ma quello che sentì fu una spallata e venne sbalzato via. Riaprì gli occhi, osservando il ragazzo accanto a lui: osservava spada e pugnale, e sul farsetto aveva ricamato una "W" infuocata.
– Ma come? Rifiuti così i miei legionamenti? 
Noctis accennò un sorriso. – Skodi, ti pare il momento?
– E' sempre il momento. – disse, e svanì in hide.
La Dea Nihil adesso era passata all'offensiva, attaccando tutti coloro che aveva intorno. Molti Daeva riuscivano ad evitare quegli attacchi, ma quelli che venivano colpiti finivano in polvere, cadendo nell'oblio dell'Abisso.
– Arrendetevi, e vi risparmierò.
– Mai. – risposero all'unisono tutti, compreso Kaisinel, e continuarono la loro manovra difensiva, mentre dalle retrovie arrivava l'esercito Asmodiano capitanato da Marchutan e Ninlil.
La battaglia continuò senza troppi colpi di scena per una buona mezz'ora, ma ad un certo punto parte dell'esercito Elisiano attaccò quello Asmodiano, con le due parti che iniziarono a combattersi tra loro, mentre quelli più saggi continaurono il loro attacco sulla Dea.
Nihil rise ad alta voce, e notando il disienteresse di coloro che si facevano guerra, li colpì in pieno, non lasciandogli scampo. 
Ormai gli eserciti erano stremati, e la Dea, nonostante qualche attacco subito e qualche graffio, non accusava il minimo cenno di cedimento. 
Kaisinel guardò intorno a sè, solo morte e distruzione. Daeva insanguinati e le terre dell'Abisso che si sgretolavano sotto il potere di Nihil... era una battaglia senza vittoria... e poteva fare solo una cosa, doveva proteggere il suo popolo, assicurargli la vita.
Si avvicinò a Nihil, e lentamente pronunciò due parole, solo due, che interruppe ogni singolo attacco facendo sprofondare tutto nel silenzio.
– Ci arrendiamo.
Nihil sorrise compiaciuta, e iniziò ad applaudire, mentre i Daeva superstiti iniziarono a guardarsi stupiti tra loro... ma Kaisinel era irremovibile. Pochi secondi dopo, arrivò lo stesso verdetto da parte di Marchutan, ed entrambi ordinarono alle truppe di stabilirsi alle basi. Nessuno volle accettare, ma quando i due Lord alzarono la voce, tutti si videro costretti a tornare. Tutti tranne un piccolo gruppo di Elisiani ed Asmodiani, tra cui anche Noctis, Alnair e Ninlil.
– Per voi ci sarà solo la morte. – sentenziò Nihil, e iniziò il suo attacco finale. 
Un tiratore e un aethertech caddero subito, mentre il resto continuò a resistere agli attacchi. Noctis e Alnair come sempre usarono ormai il consolidato duo di magma e tempesta, mentre Ninlil, con delle poderose magie di recupero e scudi vari, teneva in piedi il gruppo di sei persone che era rimasto.
– Dov'è Enki? – chiese la Lost Master, e Noctis guardò indietro, osservando ancora il ragazzo dai capelli azzurri immobile, che non riusciva ad agire. Aveva visto abbastanza, aveva visto gli eserciti distrutti... era tutto inutile. Nihil avrebbe governato anche su Atreia, istituendo quel regime totalitario che aveva distrutto Fyeran.
Ninlil imprecò, e tra una cura e l'altra attaccò la Dea, che, non aspettandosi quell'attacco, lo ricevette in pieno. Da lei cadde un frammento di sfera, finendo nel vuoto abissale. 
Da lontano, all'approdo di Primum, un Asmodiano notò quel luccichio cadere nel vuoto, e aprì le ali... nel tentativo di recuperare quella reliquia misteriosa.
Nihil cambiò espressione non appena vide il frammento cadere, e teleportatasi davanti alla Lost Master la trafisse, fino a toccarle il cuore. Ninlil era immobile, con il braccio della Dea che l'attraversava da parte a parte, sentento le sue fredde dita stringerle il cuore.
Tossì sangue, sangue che colò fino al collo, sporcando di rosso il ciondolo che portava, una sorta di goccia congelata. Nihil estrasse la mano, estraendo il cuore della ragazza, e con una potenza inaudita scagliò il corpo vicino alla fortezza di Zolfo, mentre il cuore fu lanciato nel sole dietro di lei.
– NOOOOOO! 
Quell'urlo glaciale arrivò da dietro, ed Enki aprì le ali, mentre il suo corpo poco dopo cambiava, divenendo squamato. Enormi ali apparvero sulla schiena e le sua mani divvenero artigli.
Quel ragazzo dai capelli azzurri divenne un'enorme drago, mostrando la sua vera forma di Lost Master, la sua vera forma Balaur.
Si scagliò contro la Dea, attaccandola con artigliate e sputi ghiacciati, tanto che per la prima volta, Nihil sembrava indietreggiare e parare seriamente quei colpi.
Il resto del gruppo continuò l'attacco, uniformandosi alla potenza distruttiva di Enki drago. 
Ma non bastava... non bastava ancora. Enki aveva visto quanto era forte, e vedeva che il suo attacco non bastava. E per colpa sua... per colpa sua Ninlil era morta... non poteva permetterselo. Il calore del sole vicino a loro gli dava fastidio, e capiva che le sue forze stavano per finire. Una trasformazione in drago fuori da Fyeran era difficile da effettuare, i livelli di etere erano si simili, ma diversi. Sarebbe tornato umano... ma fissando quel sole sapeva cosa fare.
Morse Nihil, e l'afferrò in quello che poteva essere un abbraccio possente dalla quale non si poteva fuggire. Enki si voltò verso la fortezza di Zolfo, e successivamente, con sguardo triste e dilaniato osservò Noctis. 
Fu solo un momento, poi distolse lo sguardo.
Ruggì, e con un'ultima carica si lanciò verso il sole di Reshanta, e una volta dentro, un ultimo ruggito trasformò quella sfera infuocata in una sfera di ghiaccio, intrappolando in un ghiaccio eterno i due.
Noctis fissò i superstiti, si guardò indietro, guardò la Zolfo, e infine, si soffermò sul sole ghiacciato, promettendo che non avrebbe mai dimenticato il sacrificio di quel Lost Master, che si era sacrificato per proteggere Atreia... e per vendicare Ninlil.
L'esplosione di ghiaccio che trasformò il nucleo da fiamme a massa fredda scatenò un fenomeno simile ad una nevicata, e tutti capirono che... la guerra era finita.
Ci furono terribili perdite da ambo i lati, Marchutan e Kaisinel non si ringraziarono, ormai avevano capito che era guerra eterna. Noctis abbracciò Alnair, e osservò nuovamente quel sole ghiacciato, sussurrando una sola, ed unica, parola.
– Grazie.
✽ Un anno dopo ✽

Il cielo era rosso, e le vie di Elian non erano illuminate. I muri erano sporchi, e delle pattuglie armate facevano la ronda. Erano in armatura, e ad ogni passo che riecheggiava seguiva sempre e solo silenzio. Incontrarono altri della loro squadra intenti a pulire delle macchie di sangue sul pavimento, ma non parvero farci troppo caso. 
Continuarono il loro cammino, passando accanto a delle gabbie al cui interno erano tenuti degli Asmodiani malridotti, tremanti e feriti. Vicino a loro, in una fossa, venivano gettati dei cadaveri, a cui mancavano coda e artigli. 
Non sapevano bene cosa stava succedendo, ma quando i passi metallici si avvicinavano a loro, si stringevano sempre di più, timorosi di essere presi da quel plotone della morte.
Ma stavolta non toccò a nessuno.
La squadra armata si avvicinò all'unica casa illuminata della città, controllando l'interno.
Un Asmodiano dai capelli neri raccolti in una coda stava parlando di fronte ad un ragazzo tenuto legato ad una sedia, mentre sotto le sue unghia venivano infilati aghi metallici. Il carnefice afferrò il ragazzo dai capelli, mostrando il volto ferito di Neronoctis, che tuttavia sorrise in modo beffardo.
Un'altra figura, rimasta in disparte, chiese il motivo di quel sorriso, ma Noctis non lo spiegò affatto, nonostante il dolore gli impedisse quasi di parlare.
– Taci, Kyrd.
Il ragazzo dai capelli neri si voltò verso l'Asura. – Lord Kyrd, questo qua non parla.
– Parlerà, parlerà. Non può aspettare i suoi amichetti in eterno.
Non appena finì quella frase, su uno schermo etereo apparve il logo dell'Impero di Atreia, con Marchutan che leggeva un comunicato ufficiale.
 
"Atreia è stata tradita.
Un gruppo ha assassinato Lord Kaisinel.
Di seguito, verranno elencati i nomi dei ricercati.
Neronoctis: Ricercato per tradimento.
Aker: Ricercato per tradimento.
Kem: Ricercato per tradimento.
Alnair: Ricercata per tradimento
Futaba: Ricercata per tradimento


Con ordinanza immediata, l'Impero di Atreia comunica il tradimento di questi membri, e la loro condanna a morte, per mano nostra, o per mano dell'Ordine del Sigillo."

Kyrd sorrise, e mentre pugnalò la gamba di Noctis, gli sussurrò all'orecchio: – Temo che non arriverà nessuno a salvarti.


✽✽✽


Sanctum era completamente al buio e decadente, mentre una figura incappucciata si aggirava per quelle vie prive di vita. Una soffiata aveva avvertito l'Impero che quello poteva essere uno dei luoghi dove veniva nascosto il frammento di Aion. I teleporter cittadini erano ridotti in macerie, così da non permettere nessuno spostamento nelle varie zone della città, così, il ragazzo incappucciato, cercò una via alternativa per raggiungere la zona delle professioni.
Afferrò un dispositivo, digitò una frequenza e comunicò un messaggio:
– Aggiornamento 5: Impero di Atreia, squadra delle ombre. Qui sempre Enki, Sanctum è deserta. I ponti sono crollati e i teleporter distrutti. Per ora nessuna traccia del frammento, passo.
Il ragazzo posò il dispositivo, e si spostò una ciocca azzurra dagli occhi dorati, mentre la sua mano si posò su una collana che portava al collo, una goccia di cristallo.
Sospirò, e continuò la sua ricerca nella città nera, quella che una volta veniva chiamata città celeste.




Angolo del Daeva scrittore!

So che questo epilogo lascia molte cose in sospeso, ma come -credo- abbiate notato, la storia fa parte della serie "War of Gods", che è divisa in 4 atti:
La prima è Nergal: Il Dragon Lord Dimenticato
La seconda è composta da Lost Masters
La terza da una storia che fungerà da prequel all'intera serie, chiamata per l'appunto Lost Masters: War of Gods
E la quarta ed ultima sarà il finale delle gesta di Noct, Alnair e i Lost Masters, che si chiamerà Old Ones
Spero che continuerete a seguirmi e lasciate un commento se vi va, per il resto, io continuerò a scrivere e chissà, forse dopo la serie War of Gods potrei tornare con una storia totalmente nuova. 
Per ogni cosa, stay tuned! 

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