Cronache di Una Nata Babbana di Francesca lol (/viewuser.php?uid=680467)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New Prologo ***
Capitolo 2: *** New Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** New Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** New Prologo ***
Prologo
Il mio nome è Cleopatra Vanessa Swifth ma per tutti Cleo.
Forse.
Un tantino complicato.
Okay. Okay, non sono qui per fare la vittima ma devo proprio dirlo: la
mia vita è una vera merda.
Fermi! Fermi, fermi, fermi. Non
tornate indietro, per favore. Lo so che stavate per farlo, I see you.
Piuttosto, continuate a leggere e cercate di darmi una mano
perché, cavolo se è vero, sono a tanto
così dallo
strapparmi i capelli per disperazione.
Se volete, non posso certo obbligarvi.
Però gradirei veramente molto nel caso in cui lo facciate,
io non ci sto capendo niente e tutti gli altri sono... voglio dire,
senza offesa, ma... va bene, tagliamo corto: non posso tirare in ballo
persone a me care più di quanto non abbia già
fatto.
Quindi voi -sì,
ammetto di starvi rompendo le scatole- sareste una risorsa estremamente
importante perché, essendo un punto di vista esterno, le
vostre opinioni potrebbero essere illuminanti.
E sono sicura al centouno per cento che non compariranno cattivoni in
casa che vi lanciano maledizioni per avermi... beh, dato un po' di
sostegno.
Vi prego, aiutatemi ad uscire da questa situazione.
Qualunque sia la vostra scelta, vi sono grata comunque per essere anche
solo arrivati fin qui.
Giusto, quasi dimenticavo: grazie e per
favore.
Partiamo
dall'inizio dell'anno, mh? A tutti piace leggere un po' di roba
adolescenziale, quindi partiamo da lì con relativi giramenti
di pluffe e tutto il resto.
P.S.
Sono logorroica.
Scesi
dal treno, incamminandomi verso Albus e Scorpius.
Chiederete voi: “QUEGLI Albus e Scorpius?”
Io vi risponderei: “Albus Severus Potter e Scorpius Hyperion
Malfoy.”
A quel punto, come se aveste visto un modello nudo, urlereste. Anche se
non so ben spiegare il perché.
Inutile dire che erano strapopolari a scuola. Per i loro cognomi o
meno, l'ultima parola spettava a loro.
Meritavano davvero quelle urla da paperelle in calore con reggiseni
volanti? Per me NO.
Li avevo soprannominati “ruba-spezza-cuore”
-le loro relazioni duravano per un massimo di 7 giorni,
spezzando così il cuore della dolce e innocente fanciulla di
turno-
della fauna femminile non grassa nè cozza di Hogwarts.
Erano superati solo da James Sirius Potter e forse i gemelli Scamandro,
però anche Frank Paciock riscuoteva un notevole successo con
la sua aria da bravo ragazzo e gli occhi azzurro cielo.
Mh, fa così cliché.
Dicevamo, una volta arrivata accanto a loro, li salutai.
«Ciao» risposero in coro. Già, questa
cosa della contemporaneità è abbastanza
inquietante, anche perché capita spesso anche adesso.
«Tutto okay?» chiesi, senza il minimo interesse.
«Certo, perché non dovrebbe andare tutto okay?» mi
domandò istericamente Albus, non potei neanche aprire bocca
che lui ricominciò a parlare.
«Dio, lo sapevo» bisbigliai, portando una mano alla
fronte.
«Perché QUALCUNO è talmente tirchio da
non regalarti nemmeno una Cioccorana come simbolo di amicizia? Oppure
perché QUALCUNO ha detto che esagero sempre per delle
fesserie e che nei veri problemi rimango come un ghiacciolo, dandomi
dell'insensibile tra le righe?» fece tutto d' un fiato.
«Certo, tutto okay. Va tutto benissimo» riprese,
fulminando il povero Malfoy.
«Non so che problemi ab...» provò a dire
il biondo.
«Qualcuno ha parlato? Cleo tu senti qualcosa?» lo
interruppe Albus. Tentai di dire qualcosa quando Scorpius mi si
sovrappose.
«"Simbolo
di amicizia?" Al, ma sei tu? Checca isterica, non mi hai fatto nemmeno
un regalo al mio compleanno!» si infastidì.
«Non osare darmi della checca isterica, biondo ossigenato!
Sei un-» Preferii intervenire.
«Uno. Scorpius è tirchio di sangue, dovresti
saperlo Al» Alzai perfino l'indice, a mò di
maestriana. Al annuì e Malfoy mi fulminò con
un'occhiataccia.
«Due. Albus, ti stai comportando come una ragazzina viziata
nel suo periodo del mese»
continuai.
Il moro mi fece una pernacchia, irritato da un ridacchiante Scorpius.
«Andiamo? Sarebbe brutto arrivare nel bel mezzo dello
Smistamento» chiesi,
mettendo al centro il vero motivo per cui ero andata da loro.
«Io non ci vado con quella checca isterica, che se lo compri
da solo quella dannata Cioccorana.» «Io non ci vado
con quel lampione, potrebbe accecare qualcuno con quella
chioma.»
Li guardai. Loro guardarono me. Si guardarono. Digrignarono i denti.
Continuavo a guardarli.
«Oh, diamine...» Li schiaffeggiai.
«Ascoltate bene, mi stanno girando le palle per il ritorno a
scuola e adesso stanno girando ancora più velocemente per
colpa vostra. Non vorremmo far stancare quel povero cricetino, vero?
Evitiamo di mettere quelle di altri in pericolo: mi aiutate a
calmarle?» Passò fra loro un silenzioso discorso e
fu Albus a prendere parola.
«Odio quando fai la stronzetta acida.» Mi si
affiancò, iniziando a camminare fino a superarmi.
Fui costretta a fare una piccola corsetta per raggiungerlo,
accorgendomi di come Scorpius mi avesse imitato ed ora alla mia destra.
«Non dovresti essere con la tua casata?» Mi limitai
a scuotere le mani con noncuranza.
«Quando voi prenderete la carrozza, io andrò con
le mie compagne di dormitorio. Ma al momento una è con il
suo ragazzo e le altre due-ma perché, è
così strano che voglia venire con voi?”
«Sì, mi infastidisci. Sembri un
cagnolino.» Lo nascondo ma ci rimasi un po' male,
perché era vero. Più volte avevo cercato di fare
altre amicizie, però il mio carattere così chiuso
e introverso non me lo aveva permesso.
«Mi piacciono i cagnolini.» Che risposta vomitosa.
«Preferisco i serpenti» commentò Malfoy
e al riferimento ai Serpeverde, Albus trattenne un sorrisetto.
I due erano fratelli non biologici, entrambi c'erano stati nel momento
di difficoltà dell'altro e si era costruito un solido
rapporto di amicizia. Litigavano spesso ma mai per davvero, e quando
accadeva percepivi una sorta di tristezza o depressione nell'aria.
«Credo che quelle siano le grifone. Ci vediamo
dopo!» Avevo appena cominciato a correre per raggiungerle,
poi però tornai indietro e li riabbracciai velocemente.
«Mi siete mancati» borbottai, sentendo le loro
braccia sfiorarmi la schiena.
Li salutai con un gesto della mano quando fui seduta con accanto Clare
Turner che mi sorrideva. Ricambiai, estendendolo anche ad Emma Stones,
sedutami davanti, ed ad Elizabeth White alla sua destra.
«Albus,
credi che tuo fratello...?» Scorpius lasciò la
domanda in sospeso. L'amico si limitò a studiare le sue
scarpe.
Hai visto la sua faccia. Era spaventata, Albus. Hai provato a parlargli
di questo almeno una volta?”
«Credi non l'abbia fatto? Che mi faccia piacere cosa le fa
passare? Ma James perde la testa quando si parla di lei, è
come... impazzito. E comunque sai che non... non abbiamo un buon
rapporto io e lui.» Rimasero in silenzio, trasportarti dalla
massa che seguiva Hagrid.
«Al» lo chiamò Malfoy. Il ragazzo si
voltò verso di lui, sorprendendosi di trovarlo a porgergli
una scatola di Ciocorane. Alzò gli occhi al cielo.
«Oh, puoi tenerle. Non mi piacciono nemmeno!» Rise
dell'espressione ghiacciata del biondo, schivando il dolciume che gli
fu tirato.
Penso capirete Scorpius quando vi dico che schiantò Albus
mentre dormiva.
Hogwarts
era stupenda, come sempre. Non starò qui a dirvi come mi
stessi sentendo ad attraversare quei corridoi ormai familiari
perché non saprei come esprimermi.
Alla Sala Grande rimanemmo vicine, facendo dissolvere nel nulla i miei
filmini mentali (in cui pensavo cosa avrei fatto altrimenti) e la mia
ansia.
Non ci volle molto che arrivarono quelli del primo anno.
Era come stare a guardare i vari tipi di pesci che nuotavano in mare:
c'era lo spavaldo, che avanzava con il petto in fuori, camminando
sicuro. C'era l'amicone, che rideva con il tipo che aveva conosciuto
nella carrozza. C'era il terrorizzato, c'era l'estasiato, c'era quello
sconvolto, c'era quello ansioso, c'era l'esaltato...
Non
potei non sorridere quando vidi una ragazzina con il naso all'aria per
osservare la neve del soffitto.
«Cleopatra Vanessa Swifth,
avanti prego.» Ebbi un
piccolo infarto al momento che tentai di superare con un respiro.
Avanzai incerta, mi sedetti tremante sullo sgabello e la preside mi
mise il Cappello. I miei occhi erano puntati sugli enormi tavoli e su
tutti quei visi così diversi con qualcosa che pure li
accumunava.
«Difficile, molto difficile.
Scartiamo a priori Tassorosso, non sei molto paziente a quanto vedo.» Feci un
sorriso di scuse a quelle parole mentre passava una risatina tra le
casate. Mi schiarii la voce.
«Intelligenza, coraggio e
arguzia non ti mancano... dove ti colloco?» La domanda quasi lo
canticchiò, indeciso. Girai la testa in un
movimento non volontario, era il Cappello.
«Staresti bene nei Serpeverde, sai?» Un
ragazzo con la divisa decorata di verde mi sorrise, cioè
credo. Forse era un ghigno.
«In Corvonero potresti trovarti a tuo
agio.» Una
ragazzina poco più grande di me mi guardò
incoraggiante.
«Ehm... io...» balbettai.
«E' davvero diffi...» Si
interruppe bruscamente.
«GRIOFONDORO!» Urlò.
Il tavolo esplose in un boato.
Mi ridestai, sbattendo leggermente le palpebre. Davanti a me Elizabeth
batteva le mani contenta, Clare urlava battendo le mani sul tavolo: un
nuovo grifone. Battei anch'io le mani ma giusto per non farmi vedere
distratta.
Diedi una gomitata ad Emma.
«A quanto stiamo fino ad ora?»
«Credo quattro. Su sei, due sono andati a Corvonero e
Tassorosso.» Annuii.
«Non siamo partiti male, dai.» Ridacchiò
e annuì.
Mi prese una ciocca di capelli, cominciando a giocherellarci poi
riprestò attenzione allo Smistamento.
Sospirai, copiandola. Erano sei anni che condividevamo la camera eppure
non avevo raggiunto l'intesa che c'era tra loro tre. Rispettavo la loro
amicizia, ovviamente, solo che... volevo entrare a far parte di quel
trio e tramutarlo in quartetto.
Gettai un'occhiata ad Elizabeth che mi fece l'occhiolino. Forse, forse
le cose erano più facili di quel che sembravano.
Le feci
la linguaccia.
Mi buttai sul letto, senza la minima grazia. Avrei dovuto fare
conoscenza con TUTTI i nuovi Grifondoro ma ammettiamolo, a chi
interessava? Alcune ragazzine sembravano essere incollate al proprio
piedistallo, povere care. E se non fossero riuscite a scendere?
Cucciole, qualcuno avrebbe dovuto aiutarle.
Poi la doccia più che rilassante era stata soporifera.
Fortunatamente anche le altre erano nel mio stesso stato e non dettero
i problemi che (ormai lo sapevo) avrebbero dato in futuro.
«Buonanotte a tutte» dissi, girandomi su un fianco.
«Buonanotte» risposero chi sbadigliando, chi in
tono strascicato.
Nonostante tutto, non riuscii a dormire molto facilmente.
Avevo nostalgia di casa.
Sì, era il primo giorno. Se quando vi ho parato di
familiarità stavate pensando che era la mia seconda casa, vi
state sbagliando.
I compiti, le interrogazioni, il peso di qualcosa che non hai
intenzione di sopportare, lui.
Pensai
alla mia sorellina Emily, di soli sei anni, per alleggerirmi il cuore.
Era incredibilmente intelligente, se avesse avuto la magia sarebbe
stata sicuramente una Corvonero. Non era successo niente di strano, che
io sapessi. Non avevo notato fatti inspiegabili dovuti al suo umore o
altro, per cui non sapevo quale sarebbe potuto essere il proprio futuro.
Era terribilmente curiosa e capitò più di una
volta che facesse domande sbagliate e nel momento sbagliato, come
quella dei nostri genitori davanti a nostra nonna (che soffriva ancora
per la per la perdita della figlia).
Scacciai subito la morte dei miei genitori. Avevo anche ricordi
sfocati, un motivo in più per non pensarci.
Ora come
ora, adesso che sono cambiata almeno un minimo, mi sarei presa a
schiaffi per il mio vittimismo.
Passai, invece, alle poche amicizie che avevo ad Hogawarts, ai
professori, agli esami...
E poi finii inevitabilmente nella zona nera. Persi un battito e il
malessere interno che provavo esplose in un pianto silenzioso che
durò qualche ora.
Ero deboluccia,
tendenzialmente vittimista, un po' inutile, bruttina, leggermente
grassoccia, abbastanza fallita.
La mia vità era, è e sempre sarà un
continuo arrancare per stare al passo con gli altri. Un passo che non
riuscivo a tenere, tenera bambina indifesa.
Semplicemente, e me lo diceva con gentilezza, non andavo bene per un
mondo tanto cattivo.
Solo questo, era un mio grande difetto -lo diceva per permettermi di
lavorarci su-: non andavo bene. In niente.
Parole
brucianti che, grazie alla mia famiglia ed al mio silenzio, attendevo
prendessero fuoco e incendiassero tutto.
«James Sirius Potter,» pronunciai.
Poi caddi fra le braccia di Morfeo.
Angolo autrice:
Benvenuti!! Se avete letto fin qui, è perché
avete letto l'intero capito, quindi suppongo vi sia piaciuto (spero).
Ovviamente se non vi piace ditemelo senza problemi, così che
possa modificarlo.
Credo di aver detto tutto.
Al prossimo capitolo!
P.S. Sappiate che voglio rendere la trama molto intricata ;)
Seeeeeh,
vecchio angolo.
Prendetelo come regalino di Natale, sia per voi che per questi poverini.
Spero di averla resa meno bimbominkiosa.
Allora, ho preso questa decisione perché una notte non
riuscivo a dormire e mi sono detta "vado a rileggere la mia storia".
Brividi.
Ho aggiunto, ho tolto.
Cleo sarà molto più approfondita. la storia
sarà meno squallida e cercherò di rendere
tutto, tutto,
più... normale.
Let me know!
Recensite bimbi, ditemi se va meglio!
A Natale siamo tutti più buoni, fatemi questo dono.
Vi prego.
Buon
Nataleee
Sì,
la storia è in revisione.
No,
Albus non è gay.
Cleo
cambierà.
Il resto
vedrete.
Stay
with me.
Penso
cancellerò gli altri capitoli.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** New Capitolo 1 ***
cleo
Avrei
dovuto prendere la mattina successiva come segno premonitore.
Non
credo più a queste sciocchezze, ma all'epoca (sembra passata
un'eternità) ero ossessionata e scrupolosa nel cogliere il
minimo
dettaglio. Mi disperavo perfno quando credevo che qualcosa cosa
sarebbe potuto andare storto.
Fondamentalmente,
iniziai la giornata cadendo dal letto.
Mugugnai,
massaggiandomi il fianco e rialzandomi lentamente.
“Siamo
in ritardo Cleo! Vestiti!” mi disse Emma, lanciandomi la
camicia.
“Che
ore sono?” chiesi, ancora assonnata. Mano sul fuoco che avevo
le
occhiaie, che gioia.
“Le
otto meno un quarto” rispose Clare, mentre si truccava
davanti lo
specchio. Avevo troppo sonno per partire con fretta quindi...
“CHE
COSA?!” strillai per poi prendere le mie cose e volare,
letteralmente, in bagno.
Uscii
cinque minuti dopo, con gli angoli della bocca sporchi di
dentifricio, i capelli spettinati e con una scarpa diversa
dall'altra. Imprecai, abbassandomi a cercare la gemelle di una delle
calzature che avevo ai piedi.
“Così
impari a comprare sempre lo stesso modello”
commentò Elizabeh che
con le gambe accavallate, si godeva lo spettacolo.
Le
Converse sono state il mio primo grande amore.
Emma
si stava facendo una coda di cavallo mentre Clare preparava la sua
borsa.
Dio,
ci mancava solo che avessi le calze di due colori differenti.
Quanto
odio Hogwarts, la scuola e la fretta.
Beh,
in realtà ho una lista delle cose che odio. Un po' lunghina
forse.
Okay
Cleo. Okay. Ce la puoi fare, le lezioni non iniziano nemmeno
così
presto, coraggio.
Fai
un bel respiro, stai calma e goditi il rientro a scuola con le tue
amiche. Forza.
Respira
ed inspira.
“Dove
sono le mie fottute scarpe?!” strillai come una schizzata.
Elizabeth mi guardò male.
“E
io che diavolo ne so?” Un fiotto di caldo e pungente fastidio
mi
attreversò il corpo. Lo repressi, avviandomi verso il baule.
Gettai
fuori varie cose e alla fine ne uscii vincente con una converse bassa
e nera.
Tolsi
l'altra, dal modello alto e di un blu scuro e me la infilai. Mi
avvicinai allo specchio per dare una breve sistemata ai capelli con
le mani e pulirmi dai residui di dentifricio. Emma venne a darmi una
veloce quanto dolorosa passata con la sua spazzola, facendomi
scappare un gemito.
Lasciamo
la vecchia me di qualche mese fa e passiamo a voi.
Come
sta andando? Lo so, lo so. Sono un po' pesantuccia, ma non
preoccupatevi: è questione di capitoli.
Piuttosto,
volevo sapere che idea vi foste fatti sulle mie ragazze. …
cavolo, dirlo in
questo modo mi fa sembrare una gangsta. Mi piace.
Ad
ogni modo, per stimolarvi, ve le descrivo un po' io. A grandi linee:
Elizabeth
ha dei lunghissimi capelli neri che sembravano
appena
piastrati anche appena sveglia, quasi fossero quelli di una bambola.
Degli occhi di un colore tra il grigio e il celeste, potevi perderci
dentro, la perfetta fusione dei colori di un cielo grigio su un mare
in tempesta. Un visino da bambolina di porcellana ed un corpo petite.
Con la dolcezza di una margherita, era molto timida con persone che
non conosceva. Era, sottolineo.
Beh, diciamo che il
tempo ha reso tutti un po' più spigliati.
Necessità, presumo.
Golosa,
troppo. Non sfidatela, vi conviene.
Clare
ha dei bellissimi capelli castani, che io chiamo “a
molla”.
Praticamente sono cespuglio. Uno molto curato,
però. Se
immergeste la mano in quel bosco, potreste sentire ogni ciocca
separarsi al passaggio. Un paio di occhi così verdi da far
invidia
perfino alle foglie. Molto pratica, testarda come un mulo. Una tipa
forte, le voglio bene. Piccola paladina della giustizia. E' quel tipo
di persona che se mancasse, peserebbe a tutti la sua assenza.
Schietta fino ad offendere.
Emma
è una barbie in carne e ossa. Capelli biondissimi, occhi a
cerbiatto
azzurri, bocca carnosa e rosea. Molto corteggiata; il suo cuore era
già stato rubato. Da quello che io considero attualmente un
coglione, ma non importa. Aveva un'inquietante ossessione per il
make-up, tanto da proibirci di toccare qualsiasi prodotto.
Inizialmente non le risultavo molto simpatica, però aveva
capito che
non ero da considerare minimamente come minaccia e si era rivelata
una persona molto gentile. La consideravo più delicata di
Elizabeth.
Una personcina di cristallo da non toccare.
Condite
con il fattore Grifondoro e voilà, è pronta la
camerata!
Suppongo
vogliate sapere qualcosa su di me.
“Muoviamoci”
ordinò Clare, ed io mi limitai ad afferrare la borsa che
avevo
preparato appena tornata la sera precedente.
Magari
sarà per un'altra volta, lasciamo un po' di mistero sulla
protagonista.
No,
okay, lo ammetto. Sono io che non voglio farvi ancora sapere il mio
aspetto ma gente, credetemi, non sono ancora soddisfatta di me stessa
quindi sarebbe una palla. E credetimi, siamo già abbastanza
carichi.
Osservare
loro e poi ricordare chi fossi io, non era -è- una cosa
molto... come
dire, positiva per la mia autostima? Stronzate del genere.
Merlino,
ragazzi, ero -sono- proprio una complessata. Non vi annoia leggere di
me?
Emma
ed Elizabeth uscirono per prime così Clare, dietro di me, mi
diede
una spallata.
“Sorridi
raggio di sole, non puoi iniziare a piangere prima di esserti fatta
male.” Non capii a cosa si riferisse, quindi le chiesi
spiegazioni.
Sorvolai sull'errato modo di formulare il detto babbano.
“L'essere
con
la 'J'” sibilò con astio. La riccia era una specie
di paladina di
giustizia, trovava James Sirius Potter un fallito.
Non
potevo parlare con lei seriamente di quello. Lei voleva dirlo ad
un docente ma, andiamo, era un Potter.
Certo, gli avrebbero dato una punizione e poi? Non sarebbe cambiato
nulla, si sarebbe solo vendicato. Ci avevo provato già. Lei
era
estremamente infastidita dalla mia non-reazione e finivamo sempre per
litigare.
“Oh.”
Non ci avevo ancora pensato, a quello, presa com'ero da quell'inizio
così caotico. Non risposi, limitandomi a deglutire. Spostai
sullo
sguardo sulla punta delle mie scappe, sospirando. Passai il dito sul
legno della mia bacchetta, in cerca di rassicurazione.
“E
datevi una mossa! Lumacorno sarà anche un idiota ma non ho
la minima
intenzione di prendere i posti peggiori per colpa vostra.”
Questa
era Emma. Usualmente non era volgare, ma quando le andava non si
conteneva.
“Ehi!
Lumacorno è il mio professore preferito!” Stirai
un sorriso,
mettendomi lo zaino in spalla. Fu io la prima a scendere le scale per
arrivare in Sala Grande.
Mentre
camminavamo, parlammo del più o meno. Delle future lezioni,
degli
obiettivi da raggiungere, di eventuali corsi e sciocchezze varie.
“Sei
sempre silenziosa, Cleo. Tu che hai fatto in estate?” mi
domandò
Elizabeth. Clare aggiunse, con una risatina, “qualche
fiamma?”
“Nulla
di esalante, sono tornata a casa e ho fatto qualche lavoro per...
beh, passare il tempo in realtà.” Emma
sbuffò dal naso,
insoddisfatta. Clare fece spallucce, immaginando una risposta del
genere.
Dio,
quante cose avevo da dire e non potevo -no, non volevo-.
Era
un mio piccolo segreto da custodire. E poi avevo giurato di non
rivelare niente a nessuno, quindi.
Il
retro della spalla bruciò a quei pensieri.
“Fate
colazione o andiamo direttamente in aula?” domandai,
abbassando le
maniche del maglione fino ai palmi delle mani.
Emma
si guardò il polso, su cui c'era il suo orologio.
“Direi
che abbiamo dieci minuti.” Mi grattai una guancia, pensando.
“Oggi
passo, che ne dite se ci incontriamo direttamente in classe?”
Eravamo arrivate ad un incrocio quindi svoltai a destra, dando le
spalle al corridoio e sorridendo alle mie amiche.
"Ma...”
tentò Elizabeth. Le feci un occhiolino.
“Mangiate
anche per me!” dissi, ridendo. Poi mi girai, spegnendo
velocemente
il sorriso e aumentando il passo.
Non
che sapessi dove stessi andando, in realtà. Tuttavia, quello
che
aveva detto Clare mi aveva fatto pensare.
Era il primo giorno di
scuola, non volevo incontrarlo in Sala Grande e rovinarmi la giornata
fin dall'inizio.
Stavo
parlando di James Sirius Potter, ovviamente. Il mio terrore di quei
tempi.
'Quei
tempi', ha! Lo dico come se fosse un coglioncello che mi prendeva in
giro una volta ogni tanto, giusto per scherzare.
No,
diamine no. James Sirius Potter ear il mio incubo, il mio Uomo Nero.
Un mostro da temere, così forte da non poter nemmeno pensare
di poter affrontare.
Liberai
un forte sospiro a quei pensieri, scuotendo la testa in
disapprovazione. Continuai a camminare tenendo per lo più lo
sguardo
puntato sui miei piedi. Per questo, ovviamente, andai a sbattere
contro qualcuno. Sentii morire per un attimo il cuore ma mi rilassai
quando notai due occhi azzurro cielo.
“Oh,
ehi! Scusami! Per caso hai visto Emma?” mi domandò
Frank Paciock,
quasi ridacchiando. Boccheggiai un paio di volte, poi mi leccai il
labbro inferiore.
E'
il fidanzato di Emma, Cleo. Forza, ricomponiti.
“Probabilmente
sta facendo colazione.” Mi sorrise, a mo' di ringraziamento
quindi
alzai un angolo delle labbra, facendomi da parte per farlo passare.
Se
ne andò silenziosamente mentre io lasciavo lo sguardo ancora
un po'
su di lui. Proprio così gente. Emma e
Frank. Si erano messi insieme 'ufficialmente' in estate ma la cosa
era già un po' nell'aria. Entrambi belli e desiderati,
entrambi
dolci e gentili. Guardandolo girare l'angolo, gli chiesi in cuor mio
di non ferire la bionda.
Passai
il police sotto la spallina dello zaino, per alleggerire il peso e
tornai a camminare, giusto per perdere tempo.
C'era
un bel sole ed era carino, di tanto in tanto, osservare i quadri e i
loro movimenti. Alcuni ragazzi si salutavano, non essendosi magari
visti la sera prima e quelli del primo ingoiavano ogni singolo
dettaglio dell'ambiente che li circondava.
Era
bella, Hogwarts. Piena di magia e vita, con quell'archittettura
antica che ti incantava ogni volta. Gli studenti, le persone che si
muovevano intorno a me erano unici. Ognuno con la propria storia, i
propri pensieri, i propri segreti. E' una cosa che mi manda in un
brodo di giuggole la diversità. Esseri così
simili eppure
totalmente diversi. Se fossi andata in una scuola babbana, mi sarebbe
piaciuto diventare una psicologa.
Ma
sono una maga e diventerò tutt'altro. Il pensiero mi fece leccare le
labbra, con un
pizzico di adrenalina e aspettativa nello scoprire cosa sarei potuta
diventare un giorno. Chi
sarei
potuta diventare.
Perché rimanere il reietto che ero... no, non se ne parlava
neanche.
Non
mi era accorta di essere arrivata fino agli ex-bagni femminili
finché
qualcuno non mi spinse, riportandomi alla realtà. Fu
talmente forte
che dovetti mettere un piede davanti per non cadere.
Deglutii,
cercando di capire chi fosse stato e mi voltai però dietro
di me non
c'era nessuno.
“Uh,
ma chi c'è qui.” Smisi di respirare, chiudendo gli
occhi per un
attimo. Soltanto udire la sua voce, soltanto quello era bastato a
farmi desiderare la morte.
“Non
mi chiedi scusa? Mi sei venuta addosso” ghignò,
appoggiando una
spalla ad un muro.
Mugugnai
qualcosa, a testa bassa.
“Cosa?
Non penso di aver capito.” Vidi le sue scarpe avvicinarsi, mi
affrettai ad alzare la voce.
“Scusami,
non volevo.” Fece qualche altro passo così fui io
ad allontanarmi.
Soffocò una risata.
“Ah,
perdonami, non volevo indispettirti.” Calò un
silenzio opprimente
che io non volevo assolutamente rompere. Contai fino a sessanta poi
girai semplicemente i tacchi, facendo per andarmene però fui
trattenuta dal mantello.
“Dove
pensi di andare? Il nostro caro gabinetto ci sta aspettando.”
“No,
James. Ti prego no, per favore. James...” Mi
trascinò per il
mantello però riuscii comunque a divinclarmi e a fuggire via.
“Mossa sbagliata. Immobilus.”
Nononono. Ti prego no, per favore..
Mi sfuggì una
lacrima, nonostante fossi sottoincantesimo. La notò ma non
gli fece il
minimo effetto.
Riuscii a
guardarlo, incrociando per la prima volta dopo diversi mesi. Gli
trasmisi di tutto, ve lo giuro. Feci passare la rabbia, il disgusto e
la violenza tramite le mie iridi mentre le sue, di un nocciola quasi
dorato, si scurirono.
“Sono... quanto,
cinque anni? Sei? Beh, è passato molto tempo che ci
conosciamo -con
tuo sommo piacere- ed ancora continui a chiamarmi con il mio nome.
Hai solo peggiorato la situazione, cicciotta.”
Mi trascinò fino
al gabinetto e ridacchiò, portando la mia faccia vicino il
gabinetto, tenendomi per i capelli. Il corpo era irrigidito e
scomposto.
“Mh, sei
ingrassata?” mi chiese divertito, guardandomi.
“QUANTE VOLTE
DEVO DIRVI DI NON FARE NULLA NEI MIE BAGNI, RAZZA DI--Oh.” La
voce
di Mirtilla Malcontenta fu il suono più bello che avessi mai
udito.
Ormai i miei occhiali già toccavano l'acqua del wc.
“Cosa stai
facendo.” Non era una domanda quella del fantasma, ma non
saprei
come classificarla.
James Sirius Potter
borbottò l'incantesimo per liberarmi, sorridendole
innocentemente.
Portai immediatamente le mani ai lati del gabbinetto, per sorregermi,
sputando la saliva accumulata.
“Sempre
più bella, Mirtilla.” Lo immaginai sorriderle,
magari farle un
occhiolino. Una risatina fastidiosa mi fece grugnire. Appoggiai la
fronte sull'avambraccio, ancora appoggiata al gabinetto.
“James
Potter mi sta parlando...” fece, come una directioner che
aveva
appena visto passare Harry Styles. Emisi un verso sarcastico.
“Sì ma sta attenta, potrebbe
scaricarti.” Mi permisi di lanciare questa
frecciatina ma
non era niente che potesse combattere con la voglia di sputargli in
faccia, infilarlo con la testa nel cesso e fare peggio. No, la Camera
dei Segreti era ancora in giro? Si poteva fare qualcosa?
Avvertii un prurito ai palmi
delle mani per la voglia di colpirlo più e più
volte, finché non
avessi visto il sangue. E magari avrei continuato a colpirlo anche
una volta raggiunto quell'obiettivo.
Ero così presa dai miei pensieri
che non mi accorsi del fatto che fosse calato il silenzio.
Mi rialzai, presi la borsa che
era caduta e filai dritta alla porta. Il passaggio mi fu sbarrato.
“Non è finita
qui, Cleopatra
Vanessa Swifth. E tu lo sai perfettamente.” Si era avvicinato
per
potermelo sussurare all'orecchio e in questo modo potei sentire il
suo profumo. Era bello, sarebbe stato bello se non fosse stato suo.
Il mio cervello aveva accostato la sua freschezza al disprezzo,
così
quell'odore era diventato quasi un tanfo al punto che preferii
trattenere il respiro piuttosto che respirarlo.
Alzai il viso fino ad incontrare
il suo sguardo. Ricambiò con prepotenza, come a voler
sottolineare
ancora una volta che fosse superiore. Gli squadrai il viso, non
negando nemmeno per un secondo la sua bellezza. Occhi castani dorati
con scaglie verdi, zigomi abbastanza affilati, naso dritto, da quella
distanza potevo anche vedergli qualche spruzzata di lentiggini,
labbra carnose e rosee.
Era bello, sì. Ma io lo trovavo
rivoltante.
Mi
infilò un dito in una guancia, punzecchindola come di solito
faceva. Si era acceso un fuoco
dentro di me, nato per bruciare, per incendiare.
“La
tua faccia è dimagrita ma la corporatura è
aumentata. Cos'è,
mangiando hai allenato i muscoli della mascella?” Rise alla
sua
stessa battuta. Feci una finta faccia sorpresa, evitando di
rispondergli. Stava buttando benzina e tra poco avrebbe perso il
controllo.
“Oh,
cos'è quel sarcasmo, cicciotta?” Mi
afferrò anche l'altra e le
tirò fino a farmi male, tentando di plasmarmi un sorriso.
“Ecco,
vedi? Così è meglio.”
Adesso
basta.
Gli diedi uno spintone.
“Sei
un fottuto psicopatico.” Gliene dieddi un altro,
lasciando cadere
la borsa che era scesa al gomito.
“Fatti
curare o giuro che per tutto quello che mi hai fatto passare, ti
farò
il pagare il triplo.” Non sapevo se avessi urlato ma mi
ritrovai
ansimante e con il suo shock davanti.
Lo
sorpassai con una spallata, prendendo nuovamente la borsa e correndo
via.
“Merda
merda merda merda merda merda” borbottavo tra me e me, con le
gambe
che bruciavano per la corsa che avevo fatto. Entrai nell'aula quasi
cadendo, bloccando ciò che stava dicendo il professore.
“Scu...”
presi una boccata d'aria “scusate il... ritardo...”
ansimai.
Mormorii e risatine si diffusero nella classe, facendomi arrossire.
Le ragazze, in un angolo, mi fecero segno di avvicinarmi. Clare con
un cipiglio più severo.
“Signorina
Swifth! Sono contento che abbia deciso di onorarci con la sua
presenza!” Sarcasmo, adorabile.
"Mi
scusi” ripetei. Fece un gesto con la mano, scuotendo la testa.
“Comunque
stavo dicendo che siete avanti col programma e abbiamo un po' di
tempo per dedicarci ad altre pozioni. Ho scelto una difficile
così
se riuscirete con questa le altre sembreranno più
facili” spiegò
candidamente. Inarcai un sopracciglio, scettica della logica della
cosa.
“Prendete
pagina duecentotrentasei. Muovetevi, avete un'ora di tempo!”
Ordinò. Aprii il libro, iniziando a sfogliarlo. Emisi un
involtontario verso di incredulità.
“Ha
letto perfettamente, signorina Swifth. E' meglio che si affretti ad
iniziare” ghignò il bastardo.
Angolo autrice:
LOSOLOSOLOSOLOSOLOSOLOSOLOLOSO
SONO IN RITARDISSIIMO
Ma ho cambiato un po' di cose e... e niente, ho cambianto taaaante cose.
James è molto figlio di puttana, spero di essere riuscita a
farvelo odiare. Perché altrimenti, missione fallita.
Ditemi se rendo i personaggi OOC, per favore. Perché ho
questo terrore, vi prego, ditemelo.
VI SCONGIURO RECENSITE
DITEMI COSA NE PENSATE
VI PREGO
VI IMPLORO
RECENSITE
Lo chiedo in ginocchio.
Un abbraccio,
Fra
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** New Capitolo 2 ***
“Cara Cleopatra,
Come stanno andando le cose a scuola? Sei tranquilla?
Lo sai che puoi dirmi tutto.
Sono passate solo un paio di settimane da quando tu sei partita. Un po' poco forse, ma sapevi che la mia lettera non si sarebbe fatta attendere. Non dopo l'estate che mi hai fatto passare. Ancora ho gli incubi.
Buon Dio, Cleopatra. Ma che diavolo avevi in mente? L'ultima cosa che voglio è che le tue scelte ricadano su tua sorella. La contagino, le mettano strane idee in testa o che so io. Non voglio neanche pensarci.
Ad ogni modo, la piccola Emily chiede spesso di te, ogni tanto piange. Ovviamente le passerà tra qualche altro il giorno, succede sempre quando devi partire per quella la scuola infernale, il solito. E' quasi una tortura, fortuna che ci sono io e le voglio bene. Deve realizzare che sua sorella maggiore non potrà essere sempre lì per lei. Quella stellina si sta facendo abbastanza grande da dover iniziare capire.
Ti vuole molto, davvero tanto bene. Te ne voglio anche io ma temo che un eccessivo attaccamento a te possa nuocerle.
Domani sarà il suo primo giorno di scuola. Ho deciso che quella precedente non era così adatta come pensavo. Questa si chiama Les filles de la Lune, non è meraviglioso? Insegnano l'arte, la musica, la danza ed il galateo. Lì cresceranno le signorine più ricche d'Inghilterra! Siamo così fortunate che tuo zio riesca ad avere un simile stipendio, abitueremo Emily a stare nell'ambiente. In più-” Smisi di leggere. Mi massaggiai la fronte, quasi dolente per quanto fosse aggrottata. Scossi la testa, presi un respiro e tornai alla lettera. 'Signorine' alias bimbe di sei anni. Emily aveva sei anni, mi rifiutavo di credere che volesse insegnarle i valori del '800, che la crescesse come se avesse dovuto darle un'istruzione solo per assicurarle il miglior partito.
“-farà sicuramente amicizia: è dolcissima, se non un po' lagnosa, e troppo vivace, tuttavia so che non sarà un problema. Dopotutto è ancora molto giovane e le sue future insegnanti si occuperanno di smussare questo lato del suo carattere.” Serrai la mascella. Stronzate, stronzate, stronzate. Una tempesta di stronzate.
“Bene.
Per ora lei sta dormendo, tuo zio è via per lavoro e non tornerà prima di una settimana. Solita vita, no? Ma passando a te.
Studia tanto e ricordo che voglio l'eccellenza. Non deludermi. Rendimi orgogliosa, sai cosa penso.
E, per la decenza del Buon Signore, se scopro che hai anche solo pensato a rifare quello che ho scoperto in estate, prenderò i dovuti provvedimenti.
Abbracci,
Nonna Jacqueline”
Finii di leggere con la mascella serrata e un sopracciglio inumanamente alzato. Presi la bacchetta e con un gesto secco comparve una fiammella ad uno degli angoli della lettera. La vidi bruciare lentamente, beandomi centimetro dopo centimetro della sua distruzione. Quando dovetti lasciarla andare per non scottarmi, cadde lentamente sul tavolo. Non rimase neanche la cenere. Vedendo la mia faccia Clare mi diede una botta affettuosa sul braccio.
“Tutto bene, gattina?” Le rivolsi uno sguardo involontariamente ancora cupo ed infuriato ma chiusi immediatamente gli occhi per calmarmi. Passai una mano nei capelli.
“Sì. Sì, non preoccuparti. Solo che io e mia nonna non abbiamo un buon rapporto e...” Mi mise una mano sulla spalla, stringendo dolcemente.
“Capisco. Neanche da me le cose vanno così bene.” Intuii a cosa si riferisse.
“Glielo hai detto?” le chiesi, fissandole gli occhi verdi. Aveva delle ciglia lunghissime, wow. Annuì, rilasciando un profondo sospiro.
“Non l'hanno presa bene, eh?” Fece una smorfia, portando le mani sul grembo e giocandoci nervosamente. Abbassò la voce così mi avvicinai a lei.
“Erano felici di Michael, ma poi è successo quello che è successo e... sai, in estate veniva a stare con noi. A mio padre piaceva, mia madre lo adorava. Poi... n-non è stato facile nemmeno per loro. Io lo amavo, sono quasi caduta in depressione. Ma cosa avrei dovuto fare? E' stata l'estate più brutta della mia vita, non auguro a nessuno quello che ho vissuto. Era necessario andare avanti, dovevo andare avanti. Perché non possono accettarlo? Solo perché ho scelte differenti? Muna mi ha, no, mi sta aiutando a superare questo periodo. La situazione di merda, la scuola, i sensi di colpa per non aver agito prima, il dolore. Adesso sorrido di nuovo, sono felice. Fortuna che c'è quella pazzoide, altrimenti le cose sarebbero andate davvero male, non so cosa avrei fatto.” Si voltò verso la ragazza, trovando già il suo sguardo.
Muna è la sua ragazza ed è assolutamente adorabile. Ha la pelle scura, capelli morbidamente ondulati e biondini. Occhi di un castano scuro e fisico tonico, cercatrice dei Tassorosso. E' carina e molto femminile.
Clare ci aveva presentate qualche giorno prima. Ero rimasta un po' spiazzata quando l'aveva baciata, non ero stata aggiornata. Così, la sera stessa, la svegliai mentre dormiva per saperne di più, scusandomi anche per la figuraccia della mattina e spiegandole che mi aveva semplicemente preso in contropiede. Mi aveva fatto un riassunto, facendosi scappare anche qualche lacrima (forse anche di più). A dir la verità, avrei voluto svegliare anche le altre ma lei non aveva emesso un fiato a tal proposito e non volevo forzarla a parlarne con altre persone, nel caso non fossero già state a conoscenza della sua nuova relazione.
Michael Sinn era stato il ragazzo di Claire ed era morto. Un'overdose.
Clare lo sapeva già, la scuola lo sapeva già. Michael era un Nato Babbano nato in una famiglia troppo religiosa e conservatrice per poter accettare il dono del figlio. Lo avevano portato al punto di non ritorno. Repressi un ringhio al pensiero.
Sinn faceva parte della nostra casata. Era dolce, gentile e fragile come una vetrata colorata.
Pensandoci, mi domandai perché la scuola non lo avesse commemorato. Era una brava persona che aveva ceduto, prendendo scelte sbagliate, meritava il silenzio assoluto?
Non avrebbero dovuto fare qualcosa? Parlare del suicidio? Del motivo per cui avesse commesso un suicidio? Era xenophobia bella e buona, sarebbe dovuto essere uno scandalo. Perché quel silenzio? Non potevo credere che Hogwarts, una scuola così impegnata nel combattere le distinzioni, non avesse speso una parola per quel ragazzo.
Michael non era una star a scuola ma era conosciuto, aveva amici ed era genuinamente simpatico. Poi all'improvviso era lentamente diventato sempre più triste, sempre più solo… Claire gli era rimasta accanto fino alla fine, che io sapessi. Avevo saputo cosa fosse accaduto solo per una sua lettera.
La carta su cui aveva scritto era chiaramente bagnata di qualche lacrima e mi aveva fatto bollire il sangue non poter aver nessuno che mi accompagnasse ad abbracciarla in quel momento stesso.
Le avevo risposto con mille scuse, diversi tentativo di conforto e la promessa di essere disponibile per qualsiasi cosa. Non ebbi notizie di lei fino a quando non la rividi sull’espresso.
Ricordo di averla stretta tra le braccia così tanto da poter addirittura sentire le sue costole contro di me.
Volevo chiedere cosa ne pensasse lei di quello strano silenzio, però non avevamo più parlato di Michael, nemmeno quando mi aveva raccontato di Muna.
Scossi la testa notando lo sguardo preoccupato di quest’ultima posato sul tavolo, nel posto in cui sedeva Clare. Non c'era nulla. Ricci a molla non aveva ricevuto lettere. Di nuovo.
Arricciai un angolo della bocca
Notai che le due si stavano parlando con lo sguardo, così tornai a voltarmi per lasciar loro un po' di privacy.
Mi passai una mano tra i capelli, scompigliandoli. Posai gli occhiali sul tavolo, massaggiandomi gli occhi con i palmi.
Davanti a me Emma fissava un punto della sua lettera con sguardo perso. Rimisi gli occhiali, poi le lanciai mezzo biscotto. Lei si riscosse con un sobbalzo, afferrandolo con un gesto quasi violento però automatico.
“Tutto bene?” le domandai, avendo notato il suo atteggiamento. Mi sorrise, alzando una spalla.
“Vuoi parlarne?” Inclinai la testa, un po' per studiarla, un po' per sbirciare la lettera. Se ne accorse però non mi disse nulla, preferendo mangiare il biscotto che le avevo tirato. Il gesto mi fece sorridere.
“Nah, passerà.” Quelle erano le dannate situazioni di stallo che odiavo (che odio), in cui non sapevo (non so) mai cosa fare: continuare a fare domande o non disturbarla ancora? Ad alcuni avrebbe potuto dare fastidio il continuo insistere, lei era tra quelli?
Non del tutto sicura, rimasi in silenzio. Lei ne approfittò per bere. Intuii che preferisse il silenzio.
Misi i gomiti sul tavolo ed affondai la faccia tra gli avambracci. Trovavo interessante come tre individui su quattro avessero problemi con le proprie famiglie. Beh, sempre se il problema di Emma fosse la sua famiglia. Comunque, Elizabeth adorava la sua. Proprio in quel momento stava scrivendo loro una risposta mentre sorrideva. Che invidia.
Chi avevamo alla prima ora? Difesa Contro le Arti Oscure. Oh, adoravo iniziare le mattine con materie così disgustosamente semplici. Una bella botta di vita era necessaria ogni tanto, no? E chi poteva svolgere meglio tale compito se non Difesa Contro le Arti Oscure.
Sentii un picchiettio sulla spalla, il cuore mi salì in gola. Quindi mi raddrizzai e incrociai lo sguardo di un paio di occhi verdi che ricambiarono assonnati, emisi un sospiro di sollievo. Verdi, non nocciola. Verdi.
Inclinai la testa da un lato, sorridendogli a mo’ di saluto. Misi un po’ di spazio tra me e Claire, guardandolo per chiedergli silenziosamente se avesse voluto sedersi. Lui negò, muovendo leggermente il capo.
“Albus! Come va?” Mi voltai verso di lui, dando parzialmente le spalle ad Emma ed Elizabeth.
“Cleo. Ragazze.” Si svegliò un po', facendo un occhiolino al gruppo. Loro ricambiarono il saluto piuttosto divertite; vidi le spalle di Claire rilassarsi leggermente.
“Bene comunque, grazie. Vieni?” continuò, stiracchiandosi e chiudendo con placidità gli occhi. Lo guardai dubbiosa, non accennando movimento alcuno. Non potei non notare il modo drammatico in cui espose la gola. Dovetti trattenere un risolino: era sempre così espansivo in qualsiasi cosa facesse.
“Dove?” Sospirò, prendendomi un braccio e costringendomi ad alzarmi, facendomi quasi cadere. Sempre così rude, diamine.
“Tu fai troppe domande.” Iniziò a trascinarmi nel corridoio, stringendo la presa. Sentii gli sguardi degli altri studenti addosso, la cosa non mi piaceva affatto. Si staranno chiedendo come mai una come me possa essere amica di uno come lui. O peggio.
“Tu non rispondi mai” riuscii a dire, sorvolando la sua prepotenza. Si bloccò all'improvviso e per poco non gli finii addosso.
“Oh, che maleducato. Arrivederci, madamigelle.” Mandò un occhiolino alle ragazze, mordendosi anche il labbro inferiore, ed Emma scoppiò a ridere. Anche Albus ridacchiò leggermente, consapevole di risultare un po’ ridicolo. Aveva usato un tono abbastanza alto dato che eravamo un po' lontani dai loro posti, catturando anche l'attenzione di quei pochi che non ci avevano visti. Riprese a trascinarmi fuori dalla Sala Grande, camminando a grande falcate. Dato che era più alto di me, dovetti faticare un po'. Non che potessi rallentare dato che, a quanto sembrava, non aveva alcuna intenzione di mollarmi.
“Vuoi dirmi dove stiamo andando o no?” domandai nuovamente, iniziando ad opporre una leggera resistenza. Lo costrinsi a rallentare, afferrando il braccio che mi teneva il polso con l'unica mano libera.
“E' una sorpresa.” Si lasciò condurre pigramente verso di me.
“Ma non... per cosa?” Mi mise un braccio intorno le spalle, con un sospiro. Il suo corpo sprigionava un calore molto piacevole e mi appoggiai un po' contro di lui. Non troppo però.
“Per augurarti un buon anno.” Lo osservai, consapevole del fatto che qualcosa mi stesse sfuggendo. Non stava guardando me, i suoi occhi erano fissi sul corridoio davanti a noi. Riflettei velocemente, poi ebbi un'illuminazione.
“Oh.” Riuscii solo a dire. Avrei voluto togliermelo di dosso e allontanarmi leggermente ma non lo feci.
“Non sei -o siete? Dov'è Scorpius?- costretto a farlo. Non sei tu il Pott-” Fermai la frase, la lingua e le labbra già pronte per le lettere successive quando realizzai una cosa.
“Ti faccio pietà?” Non mi ero minimamente spostata da lui però lui si tirò leggermente i capelli sulla nuca, come faceva di solito quando era a disagio, sciogliendo la presa. Freddofreddofreddofreddo, torna qui immediatamente.
“Non... non è per quello.” Inclinai la testa di lato, non capendo. Avvertii un leggero spiffero di puro gelo sfiorarmi, così strinsi la braccia intorno al corpo per riscaldarmi
“Allora per cosa? E' per Scorpius? Finalmente si è messo con Rose?” Lo dissi in tono chiaramente sarcastico ma la sua testa scattò come una molla. Incrociai i suoi occhi verdi con i miei, un po' sgranati per la sorpresa. Lui non lo sa?
“Cosa?” Ci volle un po’ prima che registrassi l'errore. Okay Cleo, adesso ce la giochiamo bene o per il biondo le cose non andranno bene.
Alzai le spalle con finta nonchalance.
“O tu finalmente hai preso un buon voto in Trasfigurazione. Rilassati, stavo scherzando. Qualcuno qui è un tantino suscettibile oggi?” Tentai di usare il tono più disinteressato che mi riuscisse e fu quasi un successo.
“Cleo.” Mi voltai verso di lui, battendo le ciglia.
“Dimmi, Al.” Sbuffò, una parte di me già sapeva cosa stava per fare. Infatti…
Iniziò a tirarmi, senza farmi davvero male, una ciocca di capelli. Infantile.
“Dai Cleo, daiiii, dimmelo. Dai. A Scorpius piace Rose? Me lo dici? Ti prego ti prego ti prego ti prego -sai che non smetterò tanto presto, vero?- ti prego ti prego, dimmelo. Dai, dimmelo. Andiamo, sgancia!”
Quando spinse più forte gli schiaffeggiai la mano.
“Va bene! Va bene, mi arrendo.” Feci diversi passi a destra, mettendo più distanza possibile tra me e lui, arrivai a toccare il muro. Mi guardò un attimo, registrando cosa avessi appena detto, poi mi sorrise contento. Sospirai, tentando per l'ultima volta di salvare il culo al biondo.
“No. No, a Scorpius non piace Rose. Sono io che ho questa fissa di accoppiare tutti, è solo una cosa che faccio per noia.” Abbassai lo sguardo, appoggiando le spalle alla parete, strusciandola nel tragitto. Non era una bugia totale, la parte delle coppie era vera.
Quando mi staccai notai che il tessuto del mantello si era un po’ impolverato. Lo battei più volte con la una mano, tentando di migliorare la situazione.
“E tu metti insieme loro due?!” chiese stridulo. Feci una smorfia con la bocca per il tono. La missione Pulire Mantello era abbastanza riuscita.
“Perché no?” Rimase in silenzio per un po', poi riprese a camminare. Lo seguii immediatamente, ancora dovevo capire dove avesse voluto portarmi. Quando svoltò angolo, tornò a parlare.
“E io secondo te con chi starei bene?” La domanda mi sorprese. Feci una rapida lista di tutte le ragazze che conoscevo –davvero poche, in verità-.
“Mh, qualcuna c’è ma non so se ci possa davvero essere qualche… um, sentimento?” Ridacchiò, passandomi le dita tra i capelli e scombinandoli più di quanto non fossero già.
“Non sono i sentimenti che mi interessano”, con tanto di occhiolino, ormai era suo marchio. Gli scoppiai a ridere in faccia.
Questa parte di lui mi aveva sempre incuriosito ma, onestamente, certe cose era semplicemente meglio che non le sapessi.
Era davvero così spaccone o in realtà non aveva ancora osato fare nulla? Dove? Per Morgana, dove diavolo andava con le ragazze quando dovevamo restare ad Hogwarts? Non è che usavano le aule in cui facevamo lezione? Mi venne la nausea solo al pensiero, Merlino. E se uno studente del primo anno si fosse seduto… e se io mi fosse seduta nel posto in cui…? Rivoltante.
C’erano altre domande che mi venivano in mente, ma le scacciai.
“A proposito, come sta Amy?” Mi avvicinai nuovamente a lui, dandogli una spallata per ricevere più attenzione. Rispose con una abbastanza forte, facendomi quasi sbilanciare. Mi portai una mano davanti la bocca per non ridere.
“Mh, abbiamo rotto.” Alzai le sopracciglia. Lo aveva detto con noia, quasi non gli interessasse.
“Di già? Ma siete stati insieme solo per-“
“Tre giorni? Sì, lo so.” Amy era una Serpeverde del settimo anno, lunghi capelli rossi e grandi occhi da cerbiatto castani. Un po’ arrogante, se posso, ma molto estroversa. Albus aveva dovuto sudare per avere una possibilità.
“Però… dopo tutto quello che hai fatto… hai perfino usato quell’incantesimo dei fiori!” Era stato davvero teatrale quel giorno, aveva fatto di Hogwarts un bellissimo ed enorme giardino. Si era beccato una semplice strigliata quando avrebbe –oggettivamente- meritare anche qualcosa in più per aver sì reso la scuola più bella e tranquilla, ma l’incantesimo non si era annullato per due intere settimane e non pochi studenti avevano iniziato a camminare starnutendo praticamente ad ogni passo.
Tuttavia è un Potter. Il suo cognome è una garanzia.
In effetti, sia Albus che… che, um, James, sono abbastanza vivaci. Lily Luna invece era più tranquilla. Sottolineo ‘era’. In realtà è un piccolo demonio ma dà a tutti l’impressione contraria. Non saprei dire se perché più furba nel non farsi scoprire o altro.
“Lo so. Merlino, so quello che ho fatto. C’ero anche io, lo sai? E’ finita, basta. Non ne parliamo più.” Il modo rude in cui mi aveva risposto mi fecero zittire immediatamente. E mi incuriosirono da morire: cosa poteva mai essere andata così male da portarlo ad essere infastidito dalla conversazione?
L’aveva lasciato lei? Orgoglio? In realtà non volevo davvero chiederglielo, in più non erano fatti miei. Avrebbe spostato la conversazione su toni che non volevo ci fossero.
Rimasi in silenzio, a testa bassa, ma affiancandolo per continuare a seguire il tragitto. Anche lui non aprì più bocca e la cosa mi dispiacque, Albus non era un tipo silenzioso.
La cosa mi risultò strana: parlare di Amy lo aveva reso così triste? Beh, effettivamente lui si era impegnato davvero tanto per quella ragazza. Forse ero stata davvero superficiale nel pensare che lei gli fosse interessata semplicemente perché l’aveva vista come una sfida, avrei dovuto vergognarmi.
Albus era molto più di questo, era migliore di questo.
Ah, ragazzi miei, quanto vorrei dirvi subito quello che ho scoperto. Ma farlo ora non avrebbe senso, quindi vi tocca sorbirvi l’ordine temporale della narrazione. Dov’eravamo rimasti? Oh, già.
Con un po’ d’imbarazzo mi schiarii la voce, avvicinandomi nuovamente. La ragazza dai capelli rossi dei Serpeverde era un argomento a cui non volevo che lui nemmeno pensasse più, ma approfittai del collegamento dei capelli rossi per portare la conversazione su toni più leggeri.
“E così...” iniziai, non del tutto sicura di quello che stessi facendo. Lui voltò il viso verso di me, per segnalarmi che avevo la sua attenzione ed infilò le mani nelle tasche del mantello.
Distrattamente mi chiesi quanto tempo fosse passato da quando avevamo lasciato la Sala Grande, dieci minuti?
“E così?” mi incoraggiò, notando la mia insicurezza.
“Perché Scorpius e Rose sarebbero una brutta coppia?” Arricciò il naso –anzi no, il nasino-, facendomi tirare mentalmente un sospiro di sollievo. Non gradiva il soggetto della domanda però avrebbe risposto.
“Rose è mia cugina. Scorpius… il mio migliore amico. Non lo so, e se si lasciassero? Cosa dovrei fare? Si creerebbe qualcosa che preferirei evitare.” Mi colpì la sua sincerità, non me la sarei aspettata. Non davvero. Mi morsi il labbro inferiore, riflettendoci.
“A me nessuno dei due sembra così immaturo” buttai lì, facendo spallucce. Mi lanciò un sorriso sornione.
“Tu non li conosco come li conosco io.” Quella frase mi infastidì.
“Scorpius non è una persona infantile” insistetti. Perché Scorpius invece lo conoscevo, e anche bene. Sospirò, infastidendomi ancora di più. Stava evitando di discutere? Cos’era, mi stava dando ragione per farmi stare zitta?
“Okay, te lo concedo. Forse Scorpius no, ma Rose sì.” Mi grattai il collo, non rispondendogli. Con Rose Weasley non avevo mai scambiato una parola. Di solito passavo tempo con Malfoy ed il secondogenito Potter quando erano soli, li evitavo quando erano in gruppo con qualche altro amico –che di solito figo tanto quanto loro, la cosa mi metteva a disagio. Chi ero io in confronto a loro?-.
“Com’è avere la tua famiglia nella tua stessa scuola?” Era una domanda che gli ponevo spesso, devo essere onesta, tuttavia non smettevo mai di chiederglielo. Albus, ad ogni modo, non sembrava esserne infastidito. Questa volta invece mi donò qualcosa di diverso.
“A te farebbe piacere avere Emily qui? Se fosse più grande e potreste studiare qui contemporaneamente, intendo.” Sorrisi felice al solo pensiero, alzando la testa a guardare l’architettura del soffitto.
“Sarebbe bellissimo. La aiuterei con Incantesimi, Trasfigurazione… tutto quello di cui ha bisogno, basterebbe che me lo chiedesse.” Mi fermai ad immaginarlo. Sarebbe stata una Corvonero, ne avevo la certezza. Però, c’era un però… era effettivamente una strega? Possedeva la Magia?
Non aveva mai mostrato nulla che potesse farmelo pensare, forse lo aveva fatto ma nonna non mi aveva raccontato niente semplicemente perché non voleva. Conoscendola, ne sarebbe stata capace. Scossi inconsapevolmente il capo, non avevamo mai effettivamente discusso di questo quando tornavo a Londra.
“Sarebbe davvero bello” mormorai, cercando di eliminare quel tipo di pensieri e tornare al presente.
Quando mi voltai verso di lui, notai un sorriso appena accennato sulle sue labbra. I suoi occhi, in particolare, mi guardarono inteneriti facendomi abbassare lo sguardo per l’imbarazzo.
Gli accarezzai in modo leggero il braccio, per poi riprendermi e tirargli un pugno debolissimo nella stessa zona. Soffocò una risatina, scompigliandomi nuovamente i capelli. Mi sistemai gli occhiali sorridendo divertita.
“Comunque a che punto siamo? Sto iniziando a scocciarmi di camminare” mi lamentai mentre mi stiracchiavo la schiena. Al nascose un sorriso.
“Si, un paio di corridoi e siamo arrivati.”
“Grazie a Dio non siamo sulle scale” borbottai, facendogli alzare gli occhi al cielo. Gli diedi una gomitata che lui parò abilmente, con un piccolo sbuffo.
“Non fare questo -alzai gli occhi al cielo come aveva fatto lui- con me.”
“Io faccio questo –fece lo stesso gesto, solo in maniera più plateale- con chi voglio.”
Gli diedi un’altra gomitata.
“Non con me.”
Me ne tirò una lui.
“Con chi voglio.”
Gli feci una smorfia, lui ne fece una peggiore. Una davvero brutta, davvero terribile, grottesca. Ed estremamente buffa.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
Mi afferrai la pancia, piegandomi su me stessa. I suoi bei lineamenti distorti in quel modo mi avevano provocato una risata convulsa che non ero in grado di fermare. Neanche volevo, ad essere sinceri.
Eravamo bloccati in un corridoio semisconosciuto. Io ferma per il troppo ridere, lui per aspettarmi.
Fortunatamente era vuoto e spoglio altrimenti non oso immaginare cosa avrebbero pensato di me gli altri studenti o peggio, i dipinti.
Quando finalmente riuscii a riprendere di più il controllo, lasciai scemare il riso lentamente, mettendomi di nuovo dritta e asciugandomi le lacrime agli angoli degli occhi.
Albus ridacchiava divertito anche lui, contagiato.
Lo abbracciai nel corridoio vuoto, stringendolo a me con forza. Lui ricambiò più debolmente, sorpreso.
A volte mi sorprendeva come potessimo andare così d'accordo. Loro erano popolari, sicuri di loro stessi e beh, belli. Io ero un rospo.
L'amicizia tra me e i due Serpeverde era stata istintiva, quasi come se fosse stata scelta dal Destino. Scorpius era solo in una cabina, Albus ne cercava un'altra poiché quella precedente troppo fastidiosa e io ne cercavo una dove potessi almeno sedermi. Da lì, diventammo ancora più amici quando Al divenne l'unica serpe in una famiglia piena di Grifondoro, Scorp rifiutò l'amicizia di quegli snob dei purosangue nonché figli dei colleghi del padre ed io… che dire, io ero io.
“Grazie” gli dissi, con la fronte appoggiata al suo collo e gli occhiali pronti ad infastidirmi. Aveva un buon profumo. Strinse un po’ di più.
“Per cosa?” Mi separai un po’ per avere un contatto visivo.
“Per tutto. E non dovresti farti problemi per tuo fratello, è… è una cosa mia.” La sua mascella divenne più delineata, immaginai avesse stretto i denti.
“No, non lo è.” Gli diedi un buffetto sul naso, facendoglielo arricciare. Sciolsi l’abbraccio, mettendo qualche passo di distanza. La discussione terminava lì.
Lui capì ma percepii chiaramente il suo disappunto.
“Quando arriviamo?” Si grattò una guancia. Riprese a camminare ma si fermo dopo poco.
“Io… um…” borbottò. Inclinai il capo, non capendo.
“Ci siamo persi?”
“Cos-no! No, era… era il posto… oh, eccolo lì!” Si diresse verso un pilastro e ci batté il pugno due volte, quattro e tre volte. La parete si smosse, scivolando lentamente a destra.
Notai un lungo corridoio, il pavimento sembrava ricoperto di neve ma le pareti erano di un rosso scuro, elegante però confortevole.
Al entrò senza aspettarmi, costringendomi a seguirlo.
Ci ritrovammo in una sala abbastanza grande, illuminata da molte candele. C’erano così tanti quadri, non sapevo dove guardare. Cercai Scorpius con lo sguardo, un po’ disinteressata, ma quando lessi una targhetta per sbaglio, iniziai a sbiancare.
James Potter e Lily Potter, Sirius Black, Remus Lupin erano solo i primi che avevo avvistato.
Scorpius si voltò verso di noi con un sorriso sollevato ed io sentii lo stesso sentimento scorrermi nelle vene quando vidi la sua chioma bionda.
“Sorpresa!” fece, scuotendo le mani per enfatizzare, continuando a sorridere. Mi ci gettai addosso, abbracciandolo con forza. Lui ricambiò un po’ più rigidamente, essendo che non apprezzava particolarmente il contatto fisico, ma lo sentii ridere divertito dal mio entusiasmo quindi pensai non ci fossero davvero problemi.
Mi staccai velocemente ma con delicatezza da lui.
“Mio Dio. Merlino, mio Dio...” continuavo a ripetere io, ancora leggermente sotto shock.
Sentii un gioioso “Al!” ed un più pacato, quasi timido “ciao, nonno”. Quando vidi il sorrisetto di James Potter, dovetti stringere tra due dita un lembo del mantello di Scorpius.
“Sta bene?” domandò Sirius, diretto a Remus che mi guardava quasi intenerito. Arrossii, tentando di ricompormi.
“Andiamo, Felpato. Non essere scortese con la nostra ospite.” Mi schiarii la voce, lisciandomi inconsapevolmente i vestiti, facendo nascere un piccolo sorriso sulle labbra della signora Potter. Mio Dio, Lily Potter mi aveva guardato e mi aveva sorriso.
“Come ti chiami, tesoro?” mi chiese dolcemente lei.
“Um, Cleopatra. Cioè, Cleo. Potete chiamarmi Cleo, se volete. Cleopatra è un nome lungo.”
“E se ti chiamassi, tipo, 'Cleopatra è un nome troppo lungo'?” domandò Sirius, con il ghigno di chi ti sta tranquillamente prendendo in giro. Puo’ chiamarmi in qualsiasi modo desideri.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma la richiusi, così alzai solo una spalla. Okay, adesso non facciamo figuracce.
“C-come vuole, anche s-se io preferirei Cleo.” Mi sarei presa a schiaffi e per poco non mi portai la mano alla fronte per la figuraccia. Sirius emise una risata -che strana- che rimbombò sulle pareti e mi fece arrossire dalla vergogna. Io non ero neanche il tipo di persona che arrossisce
“Felpato!” lo sgridò Remus, notando il mio imbarazzo. Tossii e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi la riportai alla posizione iniziale perché altrimenti mi sarebbe rimasto troppo scoperto il viso, non sarebbe stata una bella visione.
“Scusami, scusami. Ma è adorabile, guardala. Aww.” Voglio morire.
Ancora oggi non so se lo pensai per l’imbarazzo o dal fatto che Sirius Black mi trovasse tenera. Non c’è bisogno di ricordare quanto fosse bello, non è vero?
“Sei la fidanzatina di uno dei due?” fece maliziosa Ninfadora, lanciando uno sguardo ai miei amici dietro di me.
Sorrisi educatamente alla domanda, aspettando –come capitava sempre- che fossero loro stessi a rispondere. Sono troppo brutta per i loro canoni. Sono troppo brutta per i canoni di chiunque, in realtà.
“No, siamo tutti soltanto amici” rispose Albus. Lasciavo parlare loro perché, quando lo facevo io, tutti percepivano incomprensibilmente un “no, ma vorrei tanto” di sottofondo. Sembrava apparentemente ovvio che nella storia il mio ruolo fosse della povera sfigata che si struggeva nel loro -di uno o di entrambi? Non importava- amore non corrisposto. Al contrario, l’idea che io potessi non provare altro se non un semplice ed immenso bene, mai sconfinato oltre l’amicizia, non aveva scalfito quasi nessuno.
“Tu confermi?” fece maliziosamente un quadro dietro di me. Mi voltai immediatamente.
A quanto pare viene percepito anche quando non sono io ad aprire bocca.
“Mi scusi, non era mia intenzione darle le spalle.” Non riconobbi chi era. Aveva i capelli lunghi e biondi, un po’ ondulati, e gli occhi grigi. Il suo naso era leggermente incurvato ma dava equilibrio al resto del viso. Mi ignorò.
“Sì, comunque. Confermo.” Ed eccolo lì. Un mix tra bassissimi sussurri e silenzio ghignante, il grido “che grande bugia” era muto ma presente.
Emisi un gesto seccato, raddrizzando la schiena.
Notai che la stanza era lunga, davvero tanto. Sulla parete destra c’erano i Malandrini, gli ‘adulti’ se così si potevano def-anzi, meglio: i morti in battaglia che non fossero studenti.
Sulla sinistra i caduti che non avevano più di vent’anni.
Quella sala era piena di persone morte, con le nostre tre eccezioni, e nonostante il grandissimo onore, questa realizzazione mi diede i brividi.
“Com’è essere un quadro?” Oddio, che cazzo ho detto? Li ho offesi?
“Una noia” provenne dal lato degli studenti. Non riuscivo ad identificare nessuno di loro, la loro storia non mi era nota. Chi non conosceva Harry Potter nel mondo magico era senz’altro un cavernicolo ma essere consapevole degli scomparsi era un’altra cosa.
Chi mai si ricorda delle vittime nelle guerre? Soltanto le loro famiglie, i loro amici. Per il resto del mondo è soltanto questione di rispetto non duraturo.
No, un momento. Capelli rossi, lentiggini, alto… oddio, era… era Fred Weasley!
“Già, esatto! Fred Weasley a sua disposizione, miss.” Completò con un buffo inchino.
Aspetta, cosa?
“L'ho… l'ho detto ad alta voce?” Ridacchiò e mosse la testa di lato. Merda, l'ho fatto. Uccidetemi.
Mi portai le mani a coprirmi il viso, desiderai sprofondare.
“E’ così adorabile” sentii dire da qualcuno. Dio ti prego, se esisti, fai terminare questa tortura.
Forza Cleo, hai passato di peg-porca miseria ma che ore sono?
Mi morsi l’interno guancia prima di rivolgere un sorriso di circostanza ai quadri e voltarmi verso Scorpius.
“Scusami… ehm, tra quanto iniziano le lezioni?” Il mio amico biondo diede un’occhiata veloce all’orologio da polso -un oggetto stranamente babbano, devo dire- prima di rispondere, Albus gli si appoggiò addosso per sbirciare anche lui.
“Abbiamo altri dieci minuti credo.” Mi fece un sorriso bianchissimo che gli fece alzare gli zigomi taglienti. Aww, ma quanto è carino puff puff.
Un giorno vi racconterò la storia di come Scorpius divenne, oltre ‘Scorp’, anche ‘puff puff’.
Con una faccia stupida per la dolcissima innocenza propria di Scorpius, tornai a rivolgermi ai quadri. Avevo avuto così tante domande per loro, e adesso che quegli angioletti mi avevano concesso di poter avere un contatto con loro, non me ne veniva neanche una in mente.
Mi schiarii la voce, tentando di parlare.
“Io… so che siete degli Animagi”, i Malandrini ridacchiarono come se fossero stati appena scoperti con le mani nel barattolo della marmellata e ne fossero assolutamente orgogliosi. Beh, tranne Remus che rimase più attento a ciò che avevo da dire, “avete tutto il mio rispetto per questo. Lo sono anche io, è stata una delle cose più difficili della mia vita.”
“La parte della Mandragola non è stata proprio una passeggiata, eh?” Sirius fece una faccia schifata, provai subito una grande ondata di empatia per questo.
“Sei un’Animagus? Hai la mia stima, sorella!”, “Morgana, deve essere stato difficile.”,”Io so alcuni passaggi per diventarlo, è una cosa lunghissima e schifosa” e commenti vari si diffusero nella Sala, facendomi stringere nelle spalle, consapevole di star ricevendo molta attenzione. Mi affrettai a rispondere al padrino di Harry Potter. Ommiodio, sto parlando con il padrino di Harry Potter. Sto parlando con Sirius Black, oh Signore.
“E’ stato rivoltante, ma anche la parte più veloce. Andare nella Foresta Proibita, trovare gli ingredienti, aspettare, trovare altri ingredienti, aspettare, fare delle cose, studiare, aspettare…” James rise al mio continuo uso della parole ‘aspettare’.
“Non sei molto paziente, vedo.” Scrollai le spalle, consapevole del mio difetto.
“Dovrebbero trovare un metodo migliore e più veloce” commentai, perché era vero. Era stato un Inferno.
“La parte più bella era tentare di farla ridere e farle sputare la Mandagrola. Quanto volte ha dovuto ricominciare, Scorp?” Si inserì Albus, avvicinandosi tutto contento.
“Già. E’ stato divertente.” Lui invece non si sbilanciò più di tanto. Mi domandai se non si fosse sentito a disagio, suo nonno era stato uno dei Mangiamorte più famosi e conosciuti.
Gli strinsi delicatamente il polso tra le dita, sorridendogli e guardandolo nel modo più caldo possibile, poi lo lasciai andare per non dare idee sbagliate.
“Il vero incubo comunque non erano loro due.” Era il fratello.
Quasi nessuno sapeva fossi un’Animagus, avrei dovuto ufficializzarlo alla fine del settimo anno,
Il fatto che avessi appreso come fare alla fine del quinto anno era un segreto che sapevano soltanto i professori, a cui avevo espressamente chiesto di tenere la bocca chiusa, le mie amiche di dormitorio e i due Serpeverde. Ma James Sirius Potter aveva capito che c’era qualcosa di strano.
Nel periodo della Mandagrola –da tenere sotto la lingua per un intero mese-, non parlavo più così spesso, i professori non mi facevano troppe domande ed erano leggermente più comprensivi se un Incantesimo non mi riusciva più così bene per via della cattiva pronuncia. Il mio cibo era diventato totalmente liquido, lo prendevo dall’Infermeria, senza dover passare per la Sala Grande.
Tutto suonava strano nella mente di James, quando aveva capito che la mia presenza sarebbe mancata per un po’ all’ora dei pasti aveva iniziato a saltarli –non sempre, a onor del vero, solo qualche volta- anche lui per passare il tempo ad infastidirmi.
Sorprendentemente però, non era stato il solito bastardo degli anni passati. Avevamo… chiacchierato. Immaginai si fosse ingentilito per via di una ragazza che stava frequentando, una Corvonero che non conoscevo ma con cui l’avevo visto scambiarsi spesso effusioni nei corridoi. Una delle relazioni più lunghe che avesse avuto, era durata due mesi. Poi era andata male probabilmente, perché lui era tornato ad essere uno stronzo e non li avevo più visti insieme.
Ad ogni modo andava bene che fosse tornato ad essere in quel periodo perché ero riuscita a portare a termine la prima parte, quando si erano lasciati stavo aspettando una notte di luna piena.
Quella fu una notte orribile, ma non nella top 5 delle peggiori. Se non fosse stato per i miei amici che, non vedendomi tornare entro le tre ore da me previste, avevano iniziato a cercarmi, probabilmente mi avrebbero trovato morta per via delle pericolose creature che abitavano nel bosco.
Non ricordo molto, solo che io e il più grande dei fratelli Potter avevamo litigato perché lui mi aveva spaventato. Avevo osato insinuare che lui fosse venuto lì per vedere quello che stavo facendo, lui aveva insistito del contrario. Aveva tirato fuori la bacchetta, io avevo stretto la fiala per diventare Animagus al petto come se ne dipendesse la mia stessa vita –beh, un po’ così era- e avevo fatto lo stesso.
Mi aveva lanciato un incantesimo di stordimento, facendomi dimenticare la strada per il ritorno.
Nulla di grave, in realtà. Mi avevano portato di nuovo al castello e rimosso l’incantesimo. Aveva comunque avuto dei leggeri effetti tutto il giorno successivo.
Piccola grande vittoria era stata di non essermi separata dalla fialetta neanche per un secondo. L’avevo consegnata al professore Paciock affinché la tenesse al sicuro e lontana dal sole.
L’insegnante era stata la più grande cotta che avessi mai avuto, però di questo parleremo la prossima volta.
Non avevo detto a nessuno chi fosse stato, un po’ già si sapeva ma volevo lasciare dubbi. Non sapevo come avrebbe reagito Albus alla notizia di ciò che avesse fatto il fratello, volevo evitare ogni minima possibilità di farlo litigare con James.
Voglio dire, non che io fossi così importante da causare liti… insomma avete capito.
Mi si svuotò e riempì di nuovo il cuore al pensiero che qualcuno si fosse effettivamente preso la briga di venirmi a cercare. Qualcuno si era davvero ricordato di me, non era una cosa bellissima? Forse un po’ d’importanza l’avevo, un pochino.
Comunque, non avrei osato causare problema ad un rapporto sacro come quello tra due fratelli.
“Mi sono anche un po’ bruciacchiata le mani per l’incantesimo” esclamai all’improvviso, mostrando i polpastrelli. Mi erano rimaste delle leggerissime cicatrici, eppure era chiaro che la pelle in quelle zone non fosse totalmente liscia e morbida come avrebbe dovuto.
Tutti i quadri si sporsero a vedere, passando nel quadro di James e Lily per avere una visione migliore. Remus fischiò colpito.
Okay, magari così leggere non erano.
“Ferite di guerra? Mi piacciono.” Con mia sorpresa fu Lily stessa a parlare, lasciandomi a bocca aperta.
“Ti rendono più… interessante.” Merlino, Lily Potter mi ha appena fatto un complimento.
“Gra-ah-grazie signora.” Mi fece un occhiolino. Sto per svenire.
Andò avanti così per qualche altro minuto, io avevo trovato di nuovo la lingua e cercavo di coinvolgere un po’ tutti nella conversazione, anche gli altri quadri. Parlammo della scuola, dei professori e cercai di non accennare mai a nulla che potesse riguardare il ‘futuro’.
Posso dirvelo, cercai di farmi piacere e ci riuscii. Non lo notai subito, la mia terribile autostima non me lo consentì, ciò nonostante posso assicurarvi che non fui una noia.
“Direi che è ora di andare, il tragitto non è esattamente breve.” Emisi un piccolo sbuffo all’annuncio di Malfoy.
Mi dispiacque veramente tanto, il minuti trascorsi erano stati un vero e proprio balsamo per quell’inizio così disastroso.
“E va bene. Ci vediamo presto, nonno. Ciao nonna! Arrivederci… um, beh, ehm, zii?”
Un allegro “ciao ciao Al!” fu la risposta.
“Arrivederci” borbottò Scorpius, più timido.
“Ciao biondino!” salutò Sirius, con la sua risata canina. Rimasi incantata ad ascoltarla, era così strana e particolare…
Albus mi diede uno schiaffetto al braccio, divertito.
“Spero davvero tanto di rivedervi presto.” Aggiunsi anche un sorriso. Sarebbe stato davvero da maleducati non salutarli.
“Anche noi, ragazzina. Magari la prossima volta ci facciamo una chiacchierata, vieni quando hai più tempo.” Ommiodio, a Tonks piaccio. A Tonks ho dato una buona impressione. Merlino.
I due Serpeverde dovettero quasi trascinarmi via dalla stanza.
Una volta di nuovo nei corridoi, emisi un urletto di gioia e li abbracciai entrambi.
“Siete le mie piccole gioie” dissi loro, schioccando un bacio sulle loro guance.
Mi separai di loro ed iniziai a correre nella Sala Grande per prendere la borsa ed iniziare le prossime lezioni.
“Non così veloce!” rise Scorpius.
Sarebbe stata una bella giornata. Quel giorno sarebbe andato tutto bene.
Angolo Autrice:
lo so.
Lo so.
Volete uccidermi? Torturarmi? Dsitruggermi?
Fatelo.
Prima di tutto, perdonatemi gli orrori grammaticali. Li ho betati molto superficialmente, ma sono stata attaccata al PC per quattro ore minimo quindi un po' sono giustificata, no?
No, eh?
Comuuuunque, Albus ha preso da nonna Lily per la cosa degli occhiolini. E' venuta random, è abbastanza trash, devo dire.
Abbiate pietà di me.
Per non parlare dei diversi caratteri che sembrano uguali.
Vi prego, vi scongiuro, vi supplico.
Recensite.
Vi prego con tutto il cuore.
Le critiche sono sempre ben accette
Vi voglio tantissimo bene
Francesca lol |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3118227
|