The Mistery of Princess Malika

di Jade Tisdale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Galleria Personaggi. ***
Capitolo 2: *** Il ballo di fine anno. ***
Capitolo 3: *** L'incontro con la Regina dei Mari. ***
Capitolo 4: *** Nostalgia di mia sorella. ***
Capitolo 5: *** I ventun anni di Coco. ***
Capitolo 6: *** Si ritorna a scuola. ***
Capitolo 7: *** Attacco nemico. ***
Capitolo 8: *** La fotografia. ***
Capitolo 9: *** Un pomeriggio al karaoke. ***
Capitolo 10: *** Una visita inaspettata. ***
Capitolo 11: *** Il tempo bloccato. ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni. ***
Capitolo 13: *** Regali di Natale. ***
Capitolo 14: *** Il ritorno di Taro. ***
Capitolo 15: *** Il libro. ***
Capitolo 16: *** Resisti. ***
Capitolo 17: *** Una nuova arrivata in città. ***
Capitolo 18: *** La cattura. ***
Capitolo 19: *** Il Castello. ***
Capitolo 20: *** Lunghi capelli biondi. ***
Capitolo 21: *** Il mistero risolto. ***



Capitolo 1
*** Galleria Personaggi. ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il ballo di fine anno. ***


 

Lucia

 

«Lucia, svegliati o farai tardi l'ultimo giorno di scuola!»
Quella voce femminile mi fece svegliare, ma non abbastanza da farmi aprire gli occhi.
«Ancora cinque minuti... Ti prego...» la pregai.
Sentii tirarmi via le coperte e mi alzai sbuffando.
«E' inutile che ti arrabbi, se non ti fossi svegliata tu l'avrei fatto io con l'acqua ghiacciata come l'altra volta!»
«Lo so Nikora, non farmici pensare!»
Mi vestii velocemente e scesi in tempo per fare colazione con le altre, già a tavola ad aspettarmi, come al solito.
«Visto che è il vostro ultimo giorno di scuola pensavamo che ti saresti svegliata in orario e invece Nikora è dovuta di nuovo venirti a tirare giù dal letto...» mi accolse Coco, porgendomi una ciambella.
«Non cambi mai, vero Lucia?» fece eco Caren.
Alzai un pollice verso l'alto e diedi un morso alla mia ciambella al cioccolato. Bevvi il mio caffè in fretta e dopo pochi minuti io, Hanon, Rina e Seira ci dirigemmo a scuola. Noëlle ci fece gli auguri per l'ultimo giorno, mentre Caren e Coco, come per il resto dell'anno trascorso, ci ripeterono come fosse bello essere maggiorenni e non dover andare a scuola. Lo facevano per divertirsi, ma un po' mi dava fastidio. Poi Hanon mi ricordava sempre che eravamo state noi a scegliere quella vita, o meglio, io. Dopo la nascita di Seira, è tornata la pace nei mari e la Regina ci lasciò scegliere se tornare nel mondo marino o continuare la vita sulla terra. Non so cosa mi spinse a scegliere la terra, ma le altre principesse decisero di stare dalla mia parte e di seguirmi qualsiasi cosa avessi scelto. Loro si che erano delle vere amiche. 
Io e le ragazze avevamo iniziato a camminare così velocemente che neanche mi ero accorta di essere già davanti a scuola. Già, ero proprio sbadata come dicevano loro!
Poco prima di entrare, Seira si voltò verso di noi e ci regalò un enorme sorriso.
«Non potete neanche immaginare quanto sono felice ragazze! Vi rendete conto che da settembre inizierò le superiori!?»
«Non è poi così eccitante...» le disse Rina.
«Anzi!» continuò Hanon. «Avrai molte più cose da studiare e dovrai fare qualche piano in più di scale anziché fermarti al piano terra!»
Seira continuò a mantenere il sorriso stampato sulla faccia. 
«Ragazze, ma non riuscite proprio a vedere il lato positivo? Saremo sullo stesso piano, magari vicine di classe e passare qualche minuto in più con voi mi basta. Siete le mie migliori amiche!»
«Seira ha ragione.» dissi io guardando Hanon e Rina negli occhi, che sorrisero alla piccola principessa. 
Entrammo finalmente a scuola e noi tre ci dirigemmo al secondo piano. Non appena entrai in classe, Kaito mi venne incontro e mi stampò un bacio sulla fronte.
«Ehm, ciao, Kaito...» bisbigliai arrossendo per l'imbarazzo.
«Ho una notizia stupenda da darti!» disse con gli occhi lucidi dall'emozione.
«Parla, ti ascolto!»
«Ecco, quest'anno il consiglio d'istituto ha deciso di allestire un ballo e pensavo di andarci con la mia ragazza!»
«La tua... Ragazza?» chiesi sentendo le farfalle nello stomaco. 
«Perchè, non è questo che sei?» chiese col suo solito sorrisino da furbetto.
«Sì sì, ma, ecco, io...»
Arrossii di colpo.
«Passo a prenderti alle otto. Non fare tardi!»

 

Hanon

 

Kaito arrivò alle otto in punto, ma Lucia, come suo solito, si fece attendere.
«Ti sbrighi Lucia? Guarda che ci fai arrivare tutte in ritardo!» urlai dopo quasi venti minuti di attesa.
«Sto arrivando Hanon! Possibile che ve la prendiate sempre con me?» rispose lei seccata.
«E' senza speranze...» rispose rassegnata, guardando Kaito che, nel frattempo, era scoppiato in una sonora risata.
La nostra Lucia non sarebbe mai cambiata. Ma forse era meglio così. 
Arrivò proprio in quel momento. Indossava un abito rosa, lungo, con i soliti fiocchetti rossi tra i capelli.
«Lucia, sei bellissima!» esclamò Seira buttandosi tra le sue braccia.
«Seira ha ragione, stai benissimo!» continuai io.
Kaito la guardò da testa a piedi con la bocca mezza aperta, come se fosse imbambolato. Rina scocchiò le dita davanti ai suoi occhi e lo fece riprendere.
«Possiamo andare, mia bellissima sirena?» disse lui prendendola a braccetto.
Lucia annuì e gli sorrise, uscendo dalla porta. Sarebbe stato bello poter dire a Shirai che ero una sirena, ma purtroppo non lo potevo fare. Mi chiedevo se anche Rina desiderasse dire la verità a Masahiro. La vita era davvero ingiusta quando si metteva di mezzo l'amore!

 

Seira

 

Non appena arrivammo a scuola, lasciai subito le altre principesse per andare dai miei compagni di classe. C'erano praticamente tutti, tranne il mio accompagnatore: Hiroshi. Era il ragazzo più carino della classe e piaceva a molte mie compagne, me compresa. Quella mattina, quando mi aveva chiesto se potevo andare al ballo con lui, il cuore aveva iniziato a battermi a mille e mi ero sentita la ragazza più felice del mondo! Per tutto l'anno scolastico avevamo scambiato sì e no due parole, visto che con lui ero molto timida. Lucia mi aveva dato parecchi consigli, ma io ero una testona e non la ascoltavo, dicendole che intanto Hiroshi neanche mi considerava. E invece, mi aveva chiesto di andare al ballo con lui. Mi sembrava che la nostra storia fosse simile a quella tra Lucia e Kaito. Mi avevano raccontato tutto di loro, dal giorno in cui lei lo aveva salvato donandogli la sua perla fino al giorno del loro fidanzamento.
I miei pensieri furono interrotti da due mani sui miei occhi.
«Indovina chi sono?» chiese una voce.
«Hiroshi!» esclamai contenta, voltandomi di scatto e abbracciandolo.
Quella reazione lo stupì. A dire il vero, stupì molto anche me.
«Oh, scusami tanto... Non so proprio cosa mi sia preso...» balbettai arrossendo dalla vergogna.
«Ma no, figurati!» disse lui con un sorriso, mentre una dolce melodia iniziò a diffondersi nella sala. «Mi concedi un ballo?» chiese allungando la sua mano.
«Certamente!» risposi senza giri di parole, andando al centro della pista assieme a lui.

 

Naomi

 

«E' pronta, signorina Shimizu?»
Sospirai, asciugandomi velocemente le lacrime. La porta della mia camera si aprì di scatto. 
«Signorina Shimizu, i suoi fratelli la stanno aspettando.»
«Grazie mille, Ogai. Dì loro che sto arrivando.» risposi con la voce bassa, alzandomi dal letto.
Diedi un'ultima occhiata a quella stanza ormai vuota. Presi l'ultima valigia e scesi le scale velocemente, cercando di trattenere il pianto che presto sarebbe sceso come un fiume dai miei occhi.

 

Rina

 

Avevo cercato in tutti i modi di passare il tempo divertendomi, ma non ci riuscivo proprio. Lucia e Kaito stavano ballando in mezzo alla sala, mentre Hanon e Shirai parlavano allegramente in un angolo. Persino Seira aveva un amichetto con cui passare il tempo. Invece io me ne stavo lì da sola, a guardare le coppiette divertirsi. Avevo chiesto a Masahiro di accompagnarmi al ballo, ma purtroppo aveva un impegno.
Quando quella piacevole canzone finì, Seira si avvicinò a me.
«Non ti annoi a stare qui da sola?» chiese guardandomi con un po' di compassione.
«Beh, a dire il vero sì...» risposi con un sorriso.
Partì un'orribile canzone che mi provocava un forte fastidio. Notai che era così anche per Seira, che cercò di tapparsi le orecchie.
«Ma che... Ma che razza di musica è?» chiese lei chiudendo gli occhi.
«Non lo so, ma è... Fastidiosissima...» continuai.
Subito dopo, anche Hanon, Lucia e Kaito si avvicinarono a noi.
«Anche a voi da' fastidio questa canzone?» chiese Kaito che sembrava stare benissimo. «E' un normalissimo lento, non vedo cosa ci troviate di male...» 
«Dev'essere... Una canzone che da' fastidio solo alle sirene... Come facevano le perfide Dark Lovers...» spiegò Hanon.
La gente iniziò a guardarci e a chiedersi cosa ci turbasse.
«Mi è venuta un'idea ragazze! Voi preparatevi!» disse Kaito correndo via.
Dopo pochissimi minuti, saltò la corrente: di conseguenza, la canzone cessò e le persone iniziarono ad uscire velocemente dalla sala. Tutti tranne noi. Ci trasformammo e la luce bianca attorno a noi ci permise di vedere il dj che aveva fatto partire quella canzone: un ragazzo moro, coi capelli che gli cadevano sulle spalle, la carmagione bianchissima e una cicatrice sulla guancia sinistra.
«Ma che colpo di fortuna! Ci sono ben quattro principesse sirene qui!» esclamò con una risata il ragazzo.
«Chi sei tu? E che cosa vuoi da noi?» chiese Lucia, guardandolo con aria di sfida.
«Non ti scaldare, principessa del Pacifico del Nord. Il mio nome è Aki e sono il messaggero di sua maestà Dakota.»
«Sua maestà Dakota? E chi sarebbe?» chiese Hanon.
«Ogni cosa a suo tempo, principessa dell'Oceano Atlantico del Sud. Vi consiglio di prepararvi per la mia prossima apparizione. Adesso non ho tempo per voi, il mio compito era solamente quello di farvi uscire allo scoperto, ma ci rivedremo molto presto.» 
Detto questo, si dileguò e nella stanza tornò la luce.
«Ragazze, è tutto a posto? Come mai vi siete trasformate?» chiese Kaito in preda al panico, mentre noi tornavamo alla nostra forma umana.
«Il dj della festa ci è parso un tipo strano. Ha detto di essere il messaggero di una certa Dakota...» spiegò Seira.
Riflettei per qualche secondo e poi mi voltai verso le mie amiche.
«Ragazze, ho la sensazione che abbiamo un nuovo nemico...» dissi tirando un sospiro.

 

Dakota

 

Aki tornò al castello molto presto, più del previsto. Fece un inchino e si inginocchiò davanti a me.
«Sei già di ritorno?»
«Sì, sua maestà. La missione si è compiuta nel migliore dei modi.» rispose lui alzando lo sguardo. «Sono riuscito a identificare la principessa dell'Oceano Pacifico del Nord, dell'Atlantico del Sud, dell'Atlantico del Nord e dell'Oceano Indiano.»
«Ottimo lavoro.» dissi, facendo un mezzo sorriso. «Come ti sembravano?»
«Abbastanza felici, signora. Fin troppo per i miei gusti.»
«Ed erano solo loro? Nessuna traccia dell'erede?» chiesi sospirando.
«Non si deve preoccupare di questo, sua maestà. Siamo solo l'inizio della nostra missione. Vedrà che presto la Regina dei Mari contatterà le principesse sirene e riusciremo a trovare l'erede.»

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Capitolo 3
*** L'incontro con la Regina dei Mari. ***


 

Nöelle

 

Fui svegliata da una serie di passi avanzare sempre più velocemente e subito dopo sentii un urlo. Mi alzai e scesi velocemente al piano di sotto. Per le scale trovai Caren e Coco, anche loro preoccupate per quello strano rumore. Non appena arrivammo nella sala da pranzo dell'Hotel, vedemmo una Seira agitatissima correre da una parte all'altra della stanza con Lucia, Hanon, Rina e Hippo che cercavano inutilmente di farla calmare.
«Si può sapere che le prende?» chiese Caren riferita alla principessa dalla perla arancione.
«Ieri sera al ballo abbiamo conosciuto un essere di nome Aki che ha cercato di imprigionarci con una canzone delle tenebre, come quelle che usavano le Black Beauty Sisters. Ha detto di essere il messaggero di una certa Dakota ed io ho ipotizzato che si potesse trattare di una nuova minaccia. Allora Seira ha iniziato ad agitarsi ed è da stamattina che si comporta così, ma non riusciamo a capire cosa le sia preso da sconvolgerla così tanto...» ci spiega Rina.
«Ragazze, voi conoscete qualcuna di nome Dakota?» chiesi, mentre tutte facevano cenno di no con la testa.
«E' un nome che ho già sentito, ma onestamente non mi ricordo dove...» ammette Coco.
Nel frattempo, Seira si era calmata e aveva iniziato a guardare verso il lampadario sussurrando: «Sara aveva ragione. Sta arrivando...»
«Sara? Sta arrivando? Aspetta Seira, ma di che cosa parli?» chiese Lucia preoccupata.
Nell'arco di pochi secondi, tutte noi principesse fummo avvolte da una luce bianca e davanti a noi si materializzò la Regina dei Mari. Ci inchinammo e la salutammo adeguatamente, ma lei ci rivolse uno degli sguardi più seri mai visti.
«Principesse Sirene, purtroppo vengo qui per darvi delle cattive notizie. Mi è giunta voce che nei mari stia nascendo una nuova minaccia...»
«Maestà, ieri io e altre tre principesse abbiamo conosciuto un ragazzo che ci ha detto di essere il servitore di una certa Dakota. Potrebbe trattarsi di lei!» intervenne Hanon.
«Dakota...» ripeté la Regina. «Questo nome non mi è nuovo...»
«Mia signora, anche a me sembra di aver già sentito questo nome. Il fatto è che proprio non ricordo dove...» continuò Coco.
La regina sorrise. «Tranquilla, principessa dalla perla gialla. Sono sicura che presto ce ne ricorderemo. Comunque, ho la sensazione che questo nuovo nemico sia molto potente, addirittura più di quelli che avete già sconfitto in precedenza... E' per questo che vi affido un nuovo compito: dovete cercare l'ultima principessa sirena.»
«L'ultima... Principessa sirena?» fece eco Lucia confusa. 
«Mi scusi regina, ma non siamo noi sette le sole e uniche principesse sirene?» chiesi io.
La regina fece un lungo sospiro. «Ecco, solitamente quando una regina decide di abbandonare il suo compito dovrebbe scegliere una principessa sirena dei sette oceani a cui cedere tutti i poteri. Purtroppo però, non posso lasciare il potere di una regina nelle mani di una di voi. Per sconfiggere questo nuovo nemico, non bastereste nemmeno tutte e sette insieme. La regina che ha governato i mari prima di me, qualche tempo prima di avermi passato i suoi poteri, mi rivelò che la principessa dell'Oceano Indiano del suo tempo, poco dopo essere diventata regina, aveva dato alla luce una bambina mezza umana e mezza sirena, che possedeva un potere straordinario. Purtroppo, proprio a causa del suo grande potere, la principessina fu rapita da una strega che la imprigionò nel ghiaccio per tanti anni, mantenendo il suo corpo all'età dei quattro anni. Fu liberata appena dieci anni fa da un'altra principessa dell'Oceano Indiano e da allora vive una vita in mezzo agli umani. Nessuno è più riuscita a trovarla, purtroppo...»
«Aspetti un secondo, regina... Ecco, se Sara fosse ancora viva, oggi avrebbe ventun anni...» disse Seira, deglutendo. «Dieci anni fa lei era già la principessa sirena dell'Oceano Indiano. Questo significa che è stata lei a liberare la bambina?»
«E' molto probabile.» ammise la regina. «Ragazze, purtroppo io non posso fare nulla per aiutarvi. Posso solo dirvi che avete un anno di tempo a partire da oggi per trovare la principessa e liberare il suo potere. Apparirò a voi tutte le volte che ne avrete davvero bisogno. Fino ad allora però, vi auguro buona fortuna.»
La regina scomparve all'improvviso, portando via con sé quel fascio di luce abbagliante. 
«Non credevo che una sirena e un umano potessero avere un figlio insieme... Ho sempre pensato si trattasse di una leggenda!» esclamò Hanon quasi incredula.
«Nell'Oceano Indiano si parla davvero tanto di questa storia!» continuò Seira. «Io so davvero poco al riguardo... Questa bambina è nata dalla regina di due generazioni fa, Shanti e di un umano di cui si era perdutamente innamorata. Purtroppo, lui non sapeva che la ragazza di cui era innamorato era un sirena e Shanti, non appena fu incoronata regina, disse addio al suo innamorato e tornò nelle profondità del mare. Non ci volle molto prima che la nuova regina scoprisse di essere incinta e pochi mesi dopo diede alla luce una bambina, che battezzò con il nome di Malika. Nel mio paese dicono che Malika era la bambina più bella e dolce degli oceani. Molte sirene accorrevano da tutto il globo per vederla, non solo per la sua straordinaria bellezza, ma anche per il fatto che possedesse delle gambe umane e allo stesso tempo avesse gli stessi poteri delle sirene. Il giorno del suo quarto compleanno, fu catturata e tenuta prigioniera per quasi sette anni, fino al giorno in cui fu liberata e portata sulla terraferma. Da allora non si hanno più sue notizie, ma la ragazzina, in base a queste descrizioni, dovrebbe avere circa quattordici anni, ma considerando il fatto che è stata prigioniera per sette, dovrebbe avere la stessa età di Coco, ovvero ventuno.» Fece una pausa. «Si pensa che sia stata la sorella della regina Shanti a rapire la figlia, gelosa della bellezza della nipote e del fatto che sua sorella minore fosse diventata regina al suo posto.»
«E' davvero una storia triste...» commentò Lucia. «Ma dimmi, Seira, tu eri a conoscenza del fatto che era stata Sara a liberare Malika?»
«No, questo non lo sapevo. E' stata una sorpresa anche per me.» ammise la principessa dalla perla arancione, iniziando a camminare verso la cucina.
«Ehi, Seira! Aspetta un attimo!» la blocca mia sorella Caren. «Poco prima che la regina arrivasse hai detto che Sara ti aveva avvertita sul suo arrivo, mi pare... Che cosa significa?»
Seira non si voltò minimamente, ma riuscii ad intravedere sul suo volto un mezzo sorriso.
«Questa notte ho sognato Sara. Mi ha avvertita su quello che sarebbe successo oggi.»

 

Naomi

 

«Signorina Shimizu, deve prepararsi. A breve suo zio Daisuke verrà a farvi visita.»
«Sì, Ogai. Mi sono appena svegliata, ma adesso mi vesto velocemente e scendo.» risposi secca.
La verità era che non avevo dormito affatto quella notte. Avevo pianto per tutto il tempo. Erano successe troppe cose in poco tempo: la morte dei miei genitori, la malattia improvvisa di Kumiko, la fuga di Yuma, il trasloco. Troppe cose insieme per essere sopportate. Sapevo che sarebbe stato educato incontrarmi con lo zio Daisuke puntualmente, ma avevo la testa ch
e mi scoppiava e avevo bisogno di riflettere. Aprii la finestra e mi aggrappai ad un ramo dell'albero di fronte, scendendo piano piano e correndo via velocemente.

 

Lucia

 

Dopo l'incontro con la regina, avevamo tutte le idee un po' confuse e dopo aver fatto una veloce colazione, ognuna di noi fece cose diverse. Nöelle e Rina diedero una mano a Nikora a pulire, Hanon andò a fare la spesa con Hippo, Coco si fece un bagno caldo e Caren si mise ai fornelli, mentre io riuscii a far uscire Seira dalla sua camera e a portarla a fare un giro in spiaggia. Mi pareva davvero strano il fatto che Sara le fosse apparsa in sogno e le avesse anche parlato di quella giornata, ma si sa, tutto è possibile. Comunque, decisi di non chiederle nulla per non farla agitare ulteriormente.
«Lucia! Seira!»
Al sentire quella voce, mi voltai e rivolsi un sorriso al mio ragazzo.
«Kaito! Che bello vederti!» esclamai col cuore che batteva a mille.
Seira gli rivolse un saluto secco e subito dopo corse via, andandosi a sedere vicino agli scogli.
«Ma che le prende? E' qualcosa che c'entra con ciò che è accaduto ieri sera al ballo?» chiese lui confuso.
«Beh, più o meno.» risposi. «Vieni Kaito. Sediamoci e ti racconto tutto.»

 

Seira

 

Le domande che mi ponevo erano le stesse ogni minuto che passava. Perchè Sara mi era apparsa in sogno? Perchè mi aveva detto che anche se ero una principessa da poco dovevo dare il meglio di me e stare attenta? Ma soprattutto, perchè all'improvviso era come se io e Sara ci conoscessimo da una vita ed io sentissi la sua mancanza? Chiusi gli occhi e iniziai a cantare. Ero abbastanza lontana da non attirare l'attenzione di nessuno, per fortuna.

 

Cambierà, con l'amore riuscirò

a spegnere il male che c'è qui,

che non può più dividerci

E le bugie che qualche volta sentirò

le trasformerò in gioielli

di purezza e fedeltà

 

Sara mi aveva cantato quella canzone quando era venuta a trovarmi in sogno. L'avevo già sentita e molto probabilmente già cantata in passato, ma purtroppo era come se avessi un vuoto di memoria. Qualcosa o qualcuno, aveva fatto in modo che io dimenticassi la canzone.
La visita di Sara aveva un nesso logico col tutto, così come il fatto che lei avesse liberato la principessa. Promisi a me stessa che, se in futuro fosse di nuovo venuta a trovarmi nei sogni, le avrei chiesto qualcosa di più al riguardo.
I miei pensieri furono interrotti da un urlo. Alzai di scatto lo sguardo e vidi una ragazza a terra.
«Ti sei fatta male?» chiesi preoccupata aiutandola a rialzarsi.
«No, sto bene... Sono solo caduta...» rispose alzando lo sguardo.
Nei suoi occhi leggevo una tristezza sconfinata e tanto, tanto odio.
«L'importante è che stai bene!» dissi abbozzando un sorriso. «Comunque io sono Seira. Non ti ho mai vista da queste parti...»
«Mi chiamo Naomi. Mi sono trasferita da poco e...» diede un'occhiata veloce al cellulare. «E sono in ritardo! Scusami tanto Seira, devo proprio andare... Grazie ancora per il tuo aiuto.»
Detto questo, riprese a correre velocemente lasciando cadere a terra una fotografia che ritraeva una famiglia felice.

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Capitolo 4
*** Nostalgia di mia sorella. ***


 

Dakota

 

«Mia signora, non la voglio disturbare. Ci tenevo solo a dirle che ho completato l'incarico che mi è stato assegnato.»
Mi voltai lentamente.
«Bravissima, mia cara. Adesso puoi andare a riposarti.»
Megumi alzò lo sguardo. «Dice sul serio, mia signora?»
«Certamente. Per ora non ho bisogno di te, quindi puoi prenderti una pausa.»
«La ringrazio infinitamente, maestà!»
La ragazza dai capelli dal color rosa perlato uscì dalla stanza e si ritrovò faccia a faccia con Aki. I miei poteri mi consentivano di vedere cosa accadeva alle persone direttamente, anche se non ero davanti a loro.
«Che intenzioni hai?» chiese lui infastidito.
«Non so proprio di che cosa tu stia parlando!» ribatté la sorella minore.
«Basta Megumi. Ti ho consigliato a sua maestà Dakota solo perchè aveva bisogno di alleati, ma questo non vuol dire che devi farti bella ai suoi occhi! Ti ricordo che io sono stato il suo primo servitore...»
«Sì, certo, me lo hai ripetuto un milione di volte. Peccato che Dakota questa mattina mi abbia affidato un compito davvero speciale, perciò significa che si fida di me.» continuò Megumi, allontanandosi dal fratello maggiore.
«Toglimi solo una curiosità.» disse Aki bloccandola per il braccio. «Lo fai solo perchè te l'ho chiesto io o perchè vuoi vendicarti con l'erede?» 
 Megumi deglutì e se ne andò senza proferire parola. 
Sorellina mia... sospirai ripensando ai bei momenti che avevamo passato insieme.

 

Naomi

 

Avevo corso fino a casa molto velocemente. Sapevo cosa mi attendeva: un'altra ramanzina da quello scocciatore di Hideo. Giunta davanti al portone di casa di zio Daisuke, cercai un'ulteriore via di fuga, ma ancor prima che potessi muovere un muscolo, la porta si aprì e Hideo mi portò dentro con la forza.
«Mi vuoi spiegare perchè sei così stupida Naomi?» chiese arrabbiato, sbattendo la porta della mia camera. «Siamo in una città che non conosciamo e ti saresti potuta perdere. Se lo zio Daisuke fosse arrivato, cosa gli avrei detto? Quell'idiota di mia sorella è scappata perchè voleva seguire le orme di un'altra stupida?»
Lo scaraventai contro al muro con una rabbia incessabile. «Non azzardarti mai più a parlare male di Yuma. Ha fatto tanto per noi, più di quanto tu possa immaginare. Se non fosse stato per lei a quest'ora non saremmo qui!»
«Yuma è scappata perchè aveva paura di doverci mantenere, Naomi, cerca di fartene una ragione!»
«No!» urlai mentre le lacrime mi bagnarono il volto. «Sono sicura che c'era una ragione! Non ci avrebbe mai lasciati soli, mai!» 
In quel momento, qualcuno iniziò a suonare insistentemente il campanello.
«Spero che Kumiko non diventi come voi due.» sbuffò Hideo uscendo dalla mia stanza.
«Tu di certo non sei migliore!» esclamai sbattendo la porta molto più forte di come aveva fatto lui. 

 

Coco

 

Quando Lucia rientrò ero appena uscita dalla vasca da bagno. Le ero andata incontro all'ingresso, ma capii fin da subito che c'era qualcosa che non andava.
«Dov'è Seira?» chiesi mentre lei se ne andò verso la cucina. La bloccai per il braccio e fu costretta a guardarmi negli occhi. «Allora?» ripetei impaziente.
«Oh, scusami Coco, non mi ero resa conto che eri qui... Ecco, Seira si è fermata alla spiaggia...»
La guardai interrogativa. «Che ti succede Lucia?» 
Sospirò. «Sono un po' pensierosa. Non ti è sembrato strano il comportamento della Regina questa mattina?»
«Mmh... Onestamente mi è parso più strano il comportamento di Seira. Cos'aveva di strano la Regina secondo te?»
«Beh, diciamo che è strano il fatto che non ci abbia mai parlato della storia di Malika, ma è stata proprio lei a sembrarmi strana nel tono di voce, ma soprattutto quella frase che ha detto: "Apparirò a voi tutte le volte che ne avrete bisogno."»
«Mi sembra una frase normalissima...» 
«E' strano invece. La Regina è apparsa a noi solo quando voleva lei e il fatto che in quel momento avessimo bisogno del suo aiuto era solo una coincidenza.»
La guardai ancora negli occhi, rendendomi conto che era davvero interessata alla questione.
«Seira ha detto di aver sognato Sara.» placai un po' la voce non appena pronunciai quel nome. «Secondo te ha qualche significato preciso?»
«Non saprei. Sara mi è apparsa qualche volta davanti come spirito e può anche darsi che abbia voglia di conoscere Seira: in fondo, se ci pensiamo bene, sarebbe la sua sorellina minore.»
La lasciai andare e rimasi nel corridoio da sola. Strinsi la mia collana tra le mani. Sara, mi manchi da morire. pensai mentre una lacrima scendeva lentamente sulla mia guancia.

 

Seira

 

Tornai a casa molto tardi quella sera. Di sicuro le altre sirene erano state in pensiero per me e fui molto dispiaciuta per quello. Quella notte non sognai Sara, così come la sera dopo e quella successiva ancora. Mi chiesi quanto avrei dovuto aspettare ancora. Sentivo come il bisogno di vederla e di parlarle. Era come se la conoscessi da tempo. Ma non era così. Da quando ero nata l'avevo vista sì e no due volte, ma mai in un sogno. In quei giorni il mio pensiero fisso non era solo lei, ma anche quella misteriosa ragazza che avevo incontrato in spiaggia. Avevo messo la sua foto nel comodino e tutte le sere, prima di andare a dormire, la riguardavo e la analizzavo nei minimi dettagli. All'estrema destra vi era un uomo molto giovane coi capelli corti e castani e di fianco a lui un bambino coi capelli neri e due occhi vispi. Alla destra di quest'ultimo, c'era una donna mora con un lungo vestito celeste che teneva per mano una bambina bellissima e al tempo stesso in braccio un neonato. In primo piano, dietro a tutti, vi era una biondina che avrà avuto all'incirca la mia età. Tutti loro sembravano molto felici. Mi chiedevo se quella fosse la famiglia di Naomi. Ma se così fosse stato, allora perchè quando l'avevo vista mi aveva suscitato l'impressione di essere una ragazza triste e arrabbiata? Dovevo rivederla. Me lo ero imposto. Così come mi ero convinta che avrei dovuto sognare ancora Sara. E la mia attesa non durò molto: era un giorno di metà luglio quando, dopo un faticoso giorno di lavoro al Pearl Piari, mi ero addormentata di colpo e lei apparve subito nella mia mente. Ma quella visione mi sembrava così reale che non riuscii a definirlo un sogno. Ero sotto le coperte e Sara era in piedi vicino al letto. Faceva un caldo indescrivibile, ma solo il pensiero di averla vicino mi fece spaventare e mi ero nascosta sotto al lenzuolo. Sentii la sua mano posarsi sulla mia testa arancione.
«Seira, non devi avere paura di me.»
Mi scoprii e la guardai negli occhi. Aveva ancora la mano sopra alla mia testa e aveva iniziato ad accarezzarmela dolcemente.
«Com'è possibile?» chiesi quasi come un sussurro.
«Seira, noi siamo sorelle. Ho percepito fin da subito il tuo disagio della prima volta che ti sono apparsa in sogno, ma ho voluto tenerti un po' sulle spine per vedere se avresti resistito.»
Mi sedetti al suo fianco e la guardai confusa.
«Come facevi a sapere che la Regina sarebbe venuta da noi?»
«E' stata lei a dirmelo. O meglio, se ben ricordi, lei mi ha solo detto qualcuno sarebbe venuto a farvi visita quel giorno, non ho mai nominato la Regina.»
Aveva ragione.
«Quindi vorresti dire che la Regina non sapeva che lei stessa sarebbe venuta da noi quel giorno?»
«Perché, è venuta la regina da voi quel giorno?» chiese. Non era una vera domanda. Sembrò quasi un modo per farmi riflettere.
Iniziò a scomparire davanti ai miei occhi, lasciandomi lì da sola, perplessa, con quella frase che mi ronzava nella testa. 

 

Yuma 

 

Imbucai la lettera e iniziai a correre più veloce che potevo verso l'hotel in cui alloggiavo. Più me ne stavo al chiuso e meglio sarebbe stato per i miei fratelli. Mi chiesi cosa stessero facendo in quel momento. Era mattina presto e molto sicuramente, Kumiko era nella sua stanza a giocare mentre Ogai la controllava, Naomi cuciva qualche vestito con la mamma e Hideo era in barca con papà. No, era impossibile. Troppe cose erano cambiate nell'ultimo anno. Di certo, in quel momento, Naomi era nella sua stanza a piangere per l'assenza di mama e papà, Hideo mi odiava a morte perchè credeva li avessi abbandonati, Kumiko stava peggio di prima a causa della malattia e Ogai non sapeva come mandare avanti la nostra famiglia; o meglio, quel che ne era rimasto. Nessuno di loro mi poteva capire, Hideo per primo. Non capivano che me ne ero andata per il loro bene, per proteggerli. E non lo avrebbero mai capito fino a quando, un giorno, non fossi tornata e glielo avessi spiegato. Ma questo sarebbe accaduto solamente con un miracolo.

 

Hippo

 

Mi stropicciai gli occhi e non mi ci volle molto per rendermi conto che era notte fonda. Sentii un rumore strano provenire dal piano terra e corsi giù a vedere. La porta d'ingresso era mezza aperta, ma dopo aver controllato ogni centimetro del pianterreno dell'hotel, mi rassicurai convincendomi che non si trattava di un ladro. Sicuramente una delle ragazze era andata a fare una nuotata in mare. La prima porta che aprii fu quella della camera di Lucia, la più vicina alle scale: di solito era lei ad uscire di notte, ma dormiva come un ghiro. In seguito controllai quelle delle altre, lasciando quella di Seira per ultima. Si trattava proprio di lei. Ritornai nella camera di Lucia, visto che dalla sua finestra si poteva vedere il mare. Seira era seduta sulla spiaggia, vicino alla casetta dove avevo conosciuto Yuri. Stava piangendo. Mi sembrò come di rivivere il primo incontro con la dolce Dark Lover e provai molta nostalgia, ma decisi di non intervenire. Se la principessa dell'Oceano Indiano aveva qualche problema, era giusto che fosse lei la prima a parlarcene.

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Capitolo 5
*** I ventun anni di Coco. ***


 

Coco

 

Aprii gli occhi lentamente, curiosa di sapere ciò che mi aspettava quella mattina. Stranamente non accadde nulla, il che mi fece temere il peggio. Mi stropicciai gli occhi e mi diedi una sistemata prima di scendere al piano terra, dove sicuramente mi avrebbe attesa una lunga giornata ricca di sorprese. Una volta uscita dalla mia stanza, riuscii a sentire le voci di Hanon e Lucia impegnate in una litigata. Scesi le scale cercando di non fare alcun rumore e mi nascosi nel corridoio. L'idea che mi era fatta poco prima non era sbagliata: le due sirene stavano litigando per un motivo alquanto stupido.
«E' meglio se la andiamo a svegliare!» disse la principessa dalla perla blu.
«No invece, ti dico che se scende lei la sorpresa sarà ancora più bella!» ribatté l'altra.
«Avanti Lucia, smettila di fare la bambina e dammi retta per una volta!»
«No Hanon, è inutile che vuoi avere ragione tu!»
«Ehm, ragazze!» esclamai attirando l'attenzione di tutti i presenti. «Io sono quì!»
Nel giro di due secondi, mi ritrovai tutte le principesse, Nikora, Hippo e Madame Taki davanti a me urlando in coro: «Buon ventunesimo compleanno Coco!» 
Arrossii lievemente. Notai che avevano agghindato la sala da pranzo con palloncini gialli e tanti festoni colorati. C'erano due tavoli, uno con parecchi regali e l'altro stracolmo di roba da mangiare.
«Ragazze, ma avete fatto tutto questo per me?» chiesi sorpresa. 
«E' ovvio Coco! Te lo meriti!» rispose Seira allegramente. Vederla felice mi riempì il cuore di gioia. Recentemente l'avevo vista parecchio giù di morale e sentirla così melodica mi fece stare in pace con me stessa.
«Beh, allora quando si fa colazione? Sto morendo di fame!» esclamò ad un tratto Hippo, provocando una risata da parte di tutti.
C'erano parecchie cose sulla tavola, dai muffin al cioccolato alla torta alla vaniglia, budini al caramello e molta frutta fresca. Non feci in tempo ad addentare una fragola che la principessa dalla perla arancione mi mise davanti un sacco di regali.
«Mangerai dopo. Adesso apri i regali!» disse contenta. 
Li scartai uno ad uno con gioia. Ognuna di loro mi aveva fatto un regalo a sé, anche se erano tutti vestiti o gioielli. L'unica che mi aveva fatto un regalo un po' diverso era stata proprio Seira. Quando scartai il suo e ne vidi il contenuto, sentii una fitta al cuore.
«Seira... Come hai fatto?» chiesi incredula, poggiando il dorso della mano sulla copertina rovinata dell'album di fotografie.
La piccola sorrise. «Il mese scorso sono tornata nel mio Regno. La ricostruzione del mio palazzo era terminato da pochi giorni e potei finalmente esplorarlo per la prima volta. Quando sono entrata nella mia camera, trovai una guardiana ad attendermi. Mi disse che quando Sara aveva distrutto il Regno, non tutti gli oggetti del castello andarono perduti. In un angolo, vicino alla mia conchiglia a specchio, trovai questo vecchio album di fotografie. La guardiana mi disse che erano foto vostre, ma anche se ero curiosissima, ho deciso di non aprirlo per rispetto.»
Mentre Seira terminava il suo racconto, io avevo già sfogliato mezzo album. Eravamo migliori amiche fin da bambine e ricordo che ogni tanto, una sirena guardiana del mio Regno ci portava sulla Terra e ci aveva scattato quelle foto insieme. Il mio album, purtroppo, era stato distrutto durante il periodo in cui Gaito ci perseguitava. Mai più avrei immaginato che quello di Sara fosse ancora intatto.
«Ti manca il mio regalo.» disse Nikora facendosi un po' seria. «Visto che è il tuo compleanno, oggi non lavorerai qui con noi.»
«Ma questo pomeriggio arriveranno parecchi clienti. Come farete?» chiesi.
«Puoi stare tranquilla. Lucia svolgerà anche i tuoi compiti!»
«Che cosa!?» esclamò stupita la principessa dalla perla rosa.
«A dire il vero io oggi non posso.» disse Nöelle, provocando la nostra curiosità. «Vedi Nikora, l'altro giorno sono andata alla libreria in centro e la padrona mi ha detto che ha bisogno di una mano. Spero non ti dispiaccia se qualche volta vado da lei.»
«No no, nessun problema cara!» disse raggiante la proprietaria del Pearl Piari. «Hai sentito Lucia? Farai dei tripli turni di lavoro! Non sei contenta?»
«Nikora, sei proprio ingiusta con me!» protestò lei, facendoci scoppiare tutti in una risata.

 

Naomi

 

I giorni sembravano passare troppo in fretta. Zio Daisuke non era quasi mai a casa per problemi di lavoro, ci tornava solamente il fine settimana od occasionalmente la sera, altrimenti tornava quando noi eravamo già a letto e lo incontravamo solamente a colazione. Quella mattina avevo poca voglia di starmene chiusa in camera o di evadere dalla finestra, così decisi di fare qualcosa di più normale, anche se quella parola non esisteva nel mio vocabolario. Andai fino alla camera di mia sorella e bussai lievemente, cercando di fare poco rumore.
«Avanti!» esclamò dolcemente quella vocina.
«Ehi, Kumiko! Sono io!» dissi con un sorriso, entrando.
«Naomi!» Mi venne incontro e si aggrappò al mio collo. Restammo in quella posizione qualche minuto, senza muoverci minimamente. Nella stanza regnarono la pace ed il silenzio, che furono interrotti da una serie di colpi di tosse di mia sorella.
«Ti senti bene tesoro? Vuoi che ti porto un po' d'acqua?» chiesi preoccupata per la sua salute.
«No, tranquilla. Sto bene.» continuò lei allontanandosi e riprendendo a giocare con le sue bambole.
La guardai e per un attimo mi sembrò di rivere un deja-vu, quando qualche anno prima io stavo con l'altra mia sorella a giocare coi peluches.
«Naomi.»
«Dimmi.»
Mi guardò ingenuamente, con le lacrime lì lì per cadere. «Tu credi che Yuma tornerà?» 
Mi avvicinai a lei e la abbracciai di slancio. «Non lo so Kumiko, ma ho come l'impressione che tornerà molto presto.»

 

Nöelle

 

Iniziai a camminare sempre più velocemente. Sapevo che avrei ritardato. Me lo sentivo. Se Hanon non avesse bruciato il pranzo, di sicuro avrei fatto più in fretta. Una volta giunta davanti all'entrata della libreria, essendo con la testa per aria, andai a sbattere contro un ragazzo poco più basso di me.
«Oh, scusami tanto!» esclamai seriamente dispiaciuta.
«Non fa nulla, tranquilla.»
Nel suo tono di voce non percepii nulla. Mi aspettavo un sorriso, un tono più garbato. Invece niente. Sembrava un tono di voce spento, senza anima. Mi dava l'idea di essere un ragazzo con una vita molto difficile.
«Hai bisogno di qualcosa? Prima ti ho visto osservare la vetrina.»
«No, non ho bisogno di nulla.»
«Sicuro?» 
Arrossì lievemente. «Beh, forse...»
«Vieni con me. E' il mio primo giorno di lavoro, ma penso di poter riuscire a darti una mano!» 
Entrai nel negozietto seguita dal ragazzo. Salutai il mio nuovo capo e mi misi all'opera per soddisfare il mio primo cliente.
«Allora, che cosa ti serve?»
Il moro si guardò un po' intorno. «Mmh... Nulla. Scusa se ti ho fatto perdere tempo. Non mi serve niente.»
Detto questo, scattò fuori dal negozio di corsa. Certo che è proprio strano! pensai nella mia testa.

 

Yuma

 

Mi svegliai di malavoglia, mentre una calda luce entrava dalla mia finestra. Ormai che fosse mattina, pomeriggio o sera non importava più. Dormivo, mi svegliavo e restavo in quella stanza a fissare il soffitto per ore, senza uscire quasi mai. Quel giorno però, lei venne a farmi visita.
«Che ci fai qui?» chiesi stupita nel vederla. Era parecchio tempo che non mi veniva a trovare e il pensiero che ci fossimo ritrovate in quel luogo mi fece pensare male.
Sorrise. «Dopo tutto questo tempo mi accogli così?»
«Scusami, hai ragione.» 
Mi avvicinai per abbracciarla, ma lei si scansò.
«Preferisco di no Yuma, scusa.»
Feci finta di nulla. «Come hai fatto a trovarmi? E come sei entrata in camera mia?» 
Si sedette sul letto. «Devi tornare da loro.» disse poi guardandomi negli occhi, ignorando completamente le domande che le avevo fatto qualche istante prima.
«Non posso. Gli rovinerei la vita.»
«Ti sbagli.» continuò lei decisa. «E' standogli lontana che gli rovini la vita.»
«Stargli lontana è l'unica opportunità che ho per proteggerli!»
«Ne sei sicura? Come farai a proteggerli quando avranno bisogno di te?»
«Non lo so. M'inventerò qualcosa.» ribattei decisa.

 

Dakota

 

«Mia signora!»
Quella voce mi fece sobbalzare. Mi girai lentamente.
«Megumi. Che c'è?»
«Ecco, maestà, mi chiedevo quando metterà in atto il suo piano per catturare l'erede...»
«Non manca molto, ma devi avere pazienza. Vedrai che con la giusta attesa, anche tu avrai la tua vendetta.»
La ragazza sorrise. Prima di uscire dalla stanza, si girò verso di me e fece un inchino.
«Sua maestà, la ringrazio per l'opportunità che mi sta dando. Non la deluderò.»
«Non ho dubbi, mia cara.»

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Capitolo 6
*** Si ritorna a scuola. ***


 

Seira

 

Quella mattina ero particolarmente felice. Non solo sarebbe stato il mio primo giorno di scuola superiore, ma avrei pure rivisto Hiroshi!
Purtroppo in estate ci eravamo visti raramente dato che lui aveva trascorso un paio di mesi all'estero con la sua famiglia. Ma una volta ritornati a scuola ci saremmo rivisti ogni giorno! Mi alzai addirittura in anticipo per essere sicura di non tardare. Non appena tutte le altre principesse si svegliarono, furono stupite nel vedermi già in piedi.
«Seira, ma sei già vestita?» chiese Hanon con gli occhi stanchi.
«Certo! Mi sono alzata venti minuti fa per essere sicura di non fare tardi per il mio primo giorno di scuola!»
«Fai tutto questo solo per rivedere il tuo caro Hiroshi, non è così?» esclamò Lucia dandomi una gomitata.
«Almeno lei si sveglia prima di te!» replicò Nikora, facendoci scoppiare tutti a ridere.
«E' vero Lucia, come mai oggi non ti sei svegliata in ritardo?» chiese Hippo.
La sirena dalla perla rosa ci riflettè su. «Evidentemente a sedici anni ti responsabilizzi di più!»
Ero talmente agitata che obbligai Lucia, Hanon e Rina ad uscire un quarto d'ora prima del solito. Non vedevo proprio l'ora! 
Visto che eravamo in esagerato anticipo, trascorremmo quel tempo prezioso a parlare. Fortunatamente la mia classe era alla fine del corridoio e la loro a metà, quindi non molto distante. Non appena la campanella suonò, le salutai ed entrai allegramente nella mia classe. Essendo la prima, decisi di sedermi vicino alla finestra, in seconda fila. I compagni non tardarono ad arrivare e Hiroshi fu il quarto.
«Ciao Hiroshi!» dissi col cuore che batteva all'impazzata.
«Seira! Che bello rivederti!»
Le sue parole volarono gioiosamente nella mia testa. Mi abbracciò, provocandomi un brivido lungo la schiena. Ricambiai quell'abbraccio con stupore e felicità.
«Mi sei mancata tanto!»
«Anche tu...» dissi arrossendo lievemente. 
Nel frattempo, la classe si riempì ed arrivò anche il professore. 
«Cari ragazzi, mi presento. Sono la signorina Yoshino e sarò la vostra insegnante di matematica. Quest'anno, considerando...»
Smisi di ascoltare la professoressa. Ormai avevo lo sguardo fisso sulla ragazza seduta un paio di banchi alla mia sinistra. L'avevo riconosciuta subito: era Naomi, quella che avevo conosciuto in estate in spiaggia. A quanto pare, il destino ci aveva fatte incontrare. 
Ripresi ad ascoltare l'insegnante solo quando vidi la ragazza alzarsi in piedi.
«Si chiama Naomi Shimizu. Spero che riusciate a farla sentire a suo agio nella classe.» 

 

Rina

 

«Possibile che il professore di scienze arrivi sempre in ritardo, pure il primo giorno di scuola?» chiese Hanon spazientita.
«A me non dispiace più di tanto, anzi, almeno facciamo meno lezione!» esclamai.
Proprio in quel momento, il signor Sasaki fece il suo ingresso in classe, seguito da un ragazzo moro.
«Cari alunni, è un piacere per me informarvi che anche quest'anno sarò il vostro insegnante di scienze. Vi informo che quest'anno avrete un nuovo compagno. Il suo nome è Hideo Shimizu.»
Il ragazzo arrossì lievemente, dopodiché si andò a sedere in un banco in prima fila.
«Però, bisogna ammettere che è carino...» bisbigliò Hanon mentre il professore tirava fuori i libri dalla sua valigetta.
«Ma che dici? Stai con Nagisa!» esclamò Lucia.
«E allora? Non è detto che io non possa farmi gli occhi con altri bei ragazzi!»
«Mi sembra di avere un dejà-vu...» continuò la principessa dalla perla rosa.
Ero a un passo dallo scoppiare a ridere. Hanon era sempre la solita quando vedeva un ragazzo!

 

Caren

 

«Attenta Coco!» urlai con tutta la voce che avevo in gola.
Ormai era troppo tardi. La sirena aveva già combinato un pasticcio. Siccome quello era il primo giorno di scuola delle altre ragazze, in particolare il primo anno di superiori di Seira, mi venne l'idea di fare una torta. Nikora era impegnata con l'hotel e Nöelle sarebbe dovuta andare al lavoro, quindi decisi di chiedere aiuto a Coco. Nell'ultimo periodo l'avevo vista un po' giù di morale e spesso pensierosa, quindi mi dispiaceva disturbarla. Anche in quel momento, mentre stava utilizzando il frullatore, si immerse nei suoi pensieri e tutto l'impasto si disperse nella cucina, attaccandosi, in parte, anche addosso ai nostri vestiti.
«Coco, stai bene?» chiesi notando che aveva gli occhi lucidi. Nell'ultimo anno di convivenza insieme, avevo imparato a conoscerla a fondo e non era facile vederla piangere. Mi ero subito accorta che c'era qualcosa che non andava, ma non le ho mai chiesto spiegazioni per questione di rispetto. In quel momento però, avevo bisogno di capire cos'aveva e cercare di aiutarla.
«Sì, sto bene. Non mi sono fatta niente.» rispose lei pulendosi la faccia col grembiule. 
«No Coco, intendo come stai veramente. Sei sempre pensierosa e triste. Ti dispiace spiegarmi che cosa succede?»
La bionda mi guardò intensamente negli occhi prima di rispondere.
«Scusami Caren, ma proprio non me la sento. Non adesso almeno.»
Le feci un mezzo sorriso. «Sai bene che puoi contare su di me e sulle altre principesse sirene per qualsiasi tuo problema. Adesso però è meglio che mettiamo a posto, altrimenti è la volta buona che Nikora ci sbatte fuori!»
Scoppiammo a ridere insieme.

 

Naomi

 

L'intervallo sembrava più lungo del solito. Tutto ciò che desideravo era che la mattinata finisse in fretta per poter tornare a casa. Di Hideo nel cortile della scuola non c'era traccia. Non avevo voglia di cercarlo, anzi, da sola stavo molto meglio. Ma la mia temporanea solitudine fu interrotta da un'ombra che si formò davanti a me. Alzai lo sguardo e osservai attentamente la persona che avevo davanti. Aveva un viso famigliare, ma in quel momento non riuscii a riconoscerla.
«Ciao Naomi! Sono una tua compagna di classe, ma noi ci siamo già incontrare in passato. Ti ricordi di me?»
La guardai ancora qualche secondo prima di fare cenno di no con la testa.
«Sono Seira! Quest'estate sei caduta in spiaggia e ti ho dato una mano a rialzarti...»
Già, quella ragazza che avevo visto in spiaggia. Me ne ricordai solo in quel momento. Eppure, c'era qualcos'altro di famigliare in lei. 
«Scusami, non ti avevo riconosciuta.» risposi cercando di fingere un sorriso. Non ero mai stata brava a farmi degli amici.
La ragazza dai capelli arancioni mi sorrise e cercò di instaurare un discorso. Fortunatamente, la campanella mi salvò e fummo costrette a tornare in classe senza dialogare.

 

Dakota

 

«Aki! Megumi! Venite qui, presto!»
I miei servitori arrivarono all'istante, inginocchiandosi dinanzi a me.
«Ha bisogno di qualcosa, mia signora?» chiese il ragazzo.
«Vuole parlarci riguardo all'erede?» continuò speranzosa l'altra.
«Sì, proprio di questo. Credo che tra non molto potremmo iniziare con la ricerca.» Feci una pausa e guardai negli occhi entrambi. «Dovrete dare entrambi il meglio di voi. Ho già fallito una volta in passato, ma adesso non ho intenzione di fallire ancora. Cattureremo l'erede e quella maledetta principessa sirena dell'Oceano Indiano e finalmente avremo la nostra vendetta!»
«Mia signora.» iniziò Aki. «Sappia che io non ho nessun rancore. Faccio tutto questo solo ed unicamente per lei.»
Mi avvicinai al ragazzo. «No. Tu menti. Percepisco la rabbia che ti porti dietro da tutti questi anni. Anche tu vuoi vendicarti, ma fai fatica ad ammetterlo.» Gli tirai su il mento, costringendolo a guardarmi. «Puoi stare tranquillo. Tu, tua sorella ed io avremo la vendetta che ci meritiamo.»
Il ragazzo fece un sorriso malefico, dopodiché uscì dalla mia stanza seguito dalla ragazza dai capelli rosa. 
Eiko, dove sei? pensai con tristezza. Mia dolce, piccola Eiko. Ti prometto che ti troverò e ti riporterò da me, fosse l'ultima cosa che faccio. 

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Capitolo 7
*** Attacco nemico. ***


 

Lucia

 

Se non fosse stato per i troppi pensieri che avevo per la testa, di sicuro mi sarei addormentata all'istante. Ormai erano le undici passate.
«Vi dico che Coco è strana ultimamente, troppo strana!» insistette ancora Caren, raccontandoci i fatti avvenuti poche settimane prima nella cucina dell'hotel.
«Suvvia! Coco ha un carattere tutto suo! Magari è qualcosa di poco conto.» disse Hanon sicura.
«No, credo che Caren abbia ragione.» m'intromisi io, sbadigliando e stendendomi nel letto di Rina. «L'ho vista diverse volte con lo sguardo pensieroso. Di sicuro c'è qualcosa che non va.»
«Ma di che cosa si tratterà? Ce l'avrebbe detto se avesse avuto qualche problema!» esclamò Nöelle.
«Posso solo dirvi che nell'ultimo periodo è molto interessata a Seira. Mi chiede spesso di lei...» continuai.
«A proposito, adesso dove sono quelle due?» chiese Hippo.
«Seira è andata a dormire più di un'ora fa, mentre Coco l'ho vista andare alla spiaggia.» rispose Rina.
«Penso sia meglio così. In fondo, preferisco che non assistano quando parliamo di loro.» ripresi a dire io. «Comunque, come vi ho già detto, a me è parso molto strano il comportamento della Regina.»
«Ha ragione Lucia!» continuò Hanon. «E poi cos'avrà voluto dire con ''avete un anno di tempo per trovare l'erede''? Sono già passati quattro mesi e non abbiamo concluso nulla, non abbiamo nemmeno ricevuto un attacco nemico! Non riesco proprio a capire perchè ci ha dato solo un anno di tempo!»
Rina iniziò a giocherellare con il suo ciondolo. «Secondo me, Seira sa qualcosa che non ci ha detto.»
«Tu dici?» chiese la principessa dalla perla indaco.
«Sì. Anche lei, come Coco, è molto pensierosa in questo periodo. Mi chiedo cosa sia preso a quelle due...»

 

Seira

 

«Seira, svegliati! Avanti, non lasciarti pregare...»
Aprii gli occhi lentamente e all'inizio mi spaventai.
«S-Sara!?»
Mia sorella rise. «Non dirmi che ti sei spaventata!»
Mi tolsi velocemente la coperta e mi alzai in piedi. Ci guardammo per qualche secondo in silenzio.
«E' da tanto che non ti sogno più. Anzi, no, sono arrivata al punto di credere che non si tratti di semplici sogni...» Deglutii. «Tu appari realmente davanti a me, anche se solo come spirito. Non è così?»
Annuì, facendosi subito seria. «Seira, avrei un favore da chiederti.»
«Ehm... Sì, certo. Di che si tratta?»
Sorrise. «Ecco, ho notato che Coco è un po' giù di morale ultimamente e vorrei che tu la aiutassi a farla tornare in sé.»
«Davvero? Io non ho notato che stava male...»
«Perché tu sei ancora tanto giovane, Seira!» Fece una piccola risata. «Ti prego, devi aiutarla a superare questo brutto periodo.»
«Certo, lo farò, anche se non capisco come mai l'hai chiesto proprio a me! Però, mi chiedo come mai stia male...»
«Beh, questo lo dovrai scoprire da sola!» disse infine, iniziando a scomparire.
«No Sara! Aspet...»
Ormai era troppo tardi. Sara era scomparsa ed io, come al solito, mi ero dimenticata di porle le domande che mi assillavano da ormai quattro mesi. 

 

Naomi

 

Le mie giornate nella nuova scuola erano strane. Ci davano tantissimi compiti, ma per gli altri miei compagni sembrava una cosa normalissima. E poi quella ragazza, Seira, non mi mollava un attimo. Negli intervalli, nella pausa pranzo e persino all'uscita da scuola cercava di attaccare bottone. Ma io, ovviamente, con la timidezza che mi portavo dietro, non riuscivo a spicciare parola. Nonostante questo, Seira mi parlava spesso insieme, soprattutto riguardo alla scuola e ai compiti, ma a volte anche dei nostri compagni. Da quel che avevo capito, le piaceva un certo Hiroshi.
Quel giorno ero particolarmente stanca, ma non riuscivo affatto a dormire. In più, c'era uno strano rumore che mi dava fastidio, ma non riuscivo a capire di cosa si trattasse. Per abitudine, mi alzai e aprii leggermente la porta della camera di Kumiko, per vedere se dormiva. Di solito era compito di Yuma farlo con noi più piccoli, ma da quando se n'era andata, erano cambiate tante cose. Mi stupii nel vedere che la mia sorellina, invece di essere nel suo letto, era inginocchata vicino alla finestra a piangere. Mi avvicinai a lei e la abbracciai da dietro.
«Tesoro, che succede?» chiesi accarezzandole dolcemente la testa.
Mia sorella non rispose, anzi, iniziò a singhiozzare.
Passai qualche minuto ad accarezzarle i capelli, nella speranza che si calmasse.
«Vuoi dirmi che succede? Si tratta di mamma e papà?»
«Ecco, io...» Si asciugò in fretta le lacrime. «No, non è quello. E' tutto a posto...»
«Kumiko, io ti conosco. E quando fai quella faccia, è perchè mi stai nascondendo qualcosa.»
La piccola abbassò lo sguardo. «Le avevo promesso che non ti avrei detto nulla...»
Inarcai un sopracciglio. «Le avevi promesso? A chi?»
Sospirò. «A Yuma.» 
La piccola tirò fuori da sotto il letto la sua scatola delle bambole e a sua volta, estrasse una bustina trasparente contenente delle lettere e me la porse.
«Ultimamente Yuma me ne ha spedite un mucchio, però mi ha chiesto di non dire niente a te e a Hideo. Ogai me le ha date di nascosto perchè aveva notato che, in ognuna di esse, c'era il mio nome.»
Kumiko mi diede il permesso di leggere tutte le lettere, ma io, per questione di rispetto, le dissi di no.
«Perchè non le vuoi leggere Naomi? Sei arrabbiata perchè non te l'ho detto prima?» chiese la bambina, con gli occhi lucidi.
«Oh no Kumiko, non è per questo. E' solo che, se Yuma le ha spedite a tuo nome, significa che sono solo per te e che nessun altro deve leggerle.» Sorrisi. «Però non mi hai ancora detto perchè piangevi...» puntualizzai prendendola in braccio e mettendola a letto.
«Piangevo perchè oggi mi è arrivata un'ultima lettera di Yuma, in cui mi diceva che sarebbe stata l'ultima che mi avrebbe spedito e che non sarebbe mai più tornata a casa.»

 

Yuma

 

Non riuscivo a dormire. Avevo talmente tante cose per la testa che quello era l'ultimo dei miei pensieri. Stavo valutando, in base ad un paio di depliant, quale sarebbe stata la mia prossima tappa. Ero già stata a Parigi, a Roma, a Pechino, a Las Vegas, a Berlino e a Cannes. In quel momento mi trovavo a Londra, ma erano già sei settimane che ero lì e me ne dovevo andare.
«Hai finito di viaggiare da un posto all'altro?»
Sobbalzai dallo spavento.
«E tu hai finito di spaventarmi tutte le volte?»
La sirena mi guardò con sguardo serio.
«Yuma, smettila ora. Sono sette mesi che non vedi la tua famiglia. E' tempo di tornare a casa.»
Chiusi i depliant e mi alzai in piedi.
«Famiglia? Si da' il caso che i miei genitori siano morti.» risposi secca.
«Naomi, Hideo, Kumiko e Ogai allora cosa sono?»
Sbuffai. Sapeva che non sarei mai tornata da loro, ma allora perchè insisteva?
«Quand'è che la smetterai di andare da un posto all'altro e fare una vita normale?»
«Una vita normale? Sara, se non te ne fossi accorta, non potrò mai avere una vita normale! E se voglio che almeno i miei fratelli ce l'abbiano, devo stargli lontana!»
Mi misi vicino alla finestra e finsi di osservare il Big Ben, anche se in realtà, volevo solo evitare di incrociare i suoi occhi.
«Kumiko ha detto a Naomi delle tue lettere.» m'informò la sirena. 
«Uhm... Immaginavo.»
Rimasi in silenzio per qualche secondo.
«Ti ringrazio...»
«Riguardo a che cosa?» chiese lei non capendo.
«Beh, per tutto. Controlli i miei fratelli senza farti notare e poi mi raggiungi a nuoto ovunque mi trovo. Dev'essere stancante!»
Sara fece una risata troppo strana. «Puoi stare tranquilla. Mi sembra quasi di non muovere un muscolo!»

 

Coco

 

Avevo le gambe incrociate ed ero seduta sulla sabbia a guardare il mare. Avrei tanto voluto tuffarmi e tornare nel mio Regno, ma non lo potevo fare. La Regina ci aveva assegnato un compito e avevamo ancora otto mesi per trovare l'erede, altrimenti, il mare sarebbe andato, ancora una volta, incontro a dei pericoli non indifferenti.
Sospirai. Sara mi mancava da morire. Le ultime notti le avevo passate a piangere e a guardare il suo vecchio album di fotografie. E anche in quel momento, le lacrime si erano impossessate di me.
«Che ci fa una sirena qui tutta sola?» disse una voce, attirando la mia attenzione.
Alzai la testa, ma non vidi nessuno. «Chi sei? E che cosa vuoi da me?» chiesi ancora col viso bagnato.
Uno strano essere si materializzò davanti a me. Anche se aveva l'aria di essere un comune essere umano, si capiva che non aveva delle buone intenzioni.
«Il mio nome è Aki e tu dovresti essere la principessa dell'Oceano Pacifico del Sud, giusto?»
«Hai... Hai detto Aki? Ma allora sei tu che qualche mese fa ha attaccato le mie amiche!»
Il ragazzo ignorò le mie parole, continuando un discorso tutto suo.
«E' strano che una bella ragazza come te sia in lacrime. E' successo qualcosa di brutto, non è così? Beh, se vieni con me da Dakota, ti prometto che tutte le cose brutte spariranno mia cara.»
«Perchè mai dovrei passare dalla vostra parte? Non lo farò per niente al mondo!
Voce di perla gialla!»
«Ha! E adesso cosa credi di fare? Vorresti imbambolarmi con una delle tue canzoncine?»
«E' proprio ciò che avevo intenzione di fare! Magia della voce pichi pichi!»

 

L'arcobaleno è la mia scia

 che navigo in cerca di quella montagna.

 Le luci all'alba, melodia 

mi portano indiero

ad un tempo passato.

 

Com'è possibile? mi chiesi tra me e me. La mia canzone non gli ha fatto né caldo né freddo!
«Hai finito?» disse l'essere con una risata malvagia. «Perchè se è così, è il mio turno!»
Aki fece materializzare una piccola cassa dalla sua mano sinistra e fece partire una canzone orribile che mi rompeva i timpani. 
Passai un paio di minuti a tenermi tappate le orecchie, ma era tutto inutile.
Sto per cedere... Non ce la farò mai... 
«Fermo! Lascia subito andare la mia amica!»
«Ma questa voce...» sussurrai, aprendo un occhio. «Seira!»
«Tranquilla Coco! Adesso ti libero io!» disse la piccola principessa, preparando il microfono.

 

Cambierà, con l'amore riuscirò

 a spegnere il male che c'è qui

 che non può più dividerci

 E le bugie che qualche volta sentirò

 le trasformerò in gioielli

 di purezza e fedeltà

Mare che

mi incanti come il cielo blu

le tue principesse lottano

non le abbandonare mai

Tu guidaci e il nostro sogno arriverà

sulla stella del destino

la giustizia tornerà

 

«No... Quella... Canzone...» sussurrò il nemico, ancora con le mani sulle orecchie. «Tornerò! Questo è solo l'inizio, credetemi!»
Proprio quando Aki scomparve, le altre principesse sirene uscirono e ci corsero incontro. 
«Seira! Coco! State bene?» chiese Lucia.
«Sì, è tutto a posto.» risposi ritornando al mio stato umano. «Aki mi ha attaccata e non sono riuscita a difendermi, ma quando è arrivata Seira è riuscita a sconfiggerlo!»
«Tranquilla, ho fatto solo il mio dovere!» disse la principessa dalla perla arancione, arrossendo un po'.

  

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Capitolo 8
*** La fotografia. ***


 

Naomi

 

Quella mattina mi svegliai particolarmente di buon umore. La sera precedente, mi era arrivata una lettera da parte di Yuma che, anche se non conteneva delle belle notizie, mi aveva comunque resa più allegra. 
«Buongiorno!» esclamai felice, entrando nella sala da pranzo della villa.
«Buongiorno anche a te.» rispose zio Daisuke, sorridendo.
Mio fratello, al contrario, mordicchiava la sua brioche senza degnarmi di uno sguardo.
Lo zio se ne andò praticamente subito, così io e mio fratello rimanemmo soli a fare colazione. Non si sentiva volare una mosca.
«Hideo.» lo chiamai ad un tratto, cercando di rompere il silenzio. «Oggi torniamo a casa insieme?»
«No.» rispose lui secco. «Mi fermo in biblioteca.»
Gli feci un mezzo sorriso prima di addentare la fetta biscottata che avevo in mano.
Anche durante il tragitto per andare a scuola, nessuno dei due osò spicciare parola. Hideo era sempre stato un ragazzo allegro e spensierato, eppure, da quando Yuma se n'era andata, la rabbia e il dolore si erano impossessati di lui a tal punto da cambiarlo. Ma ormai mi ero abituata anche all'Hideo taciturno e misterioso.
Trascorsi tutte e cinque le ore a rileggermi la lettera di Yuma, tanto da impararla a memoria:

 

Cara Naomi,
Inizio col dirti che mi dispiace di essermene andata senza dire nulla. Ti chiedo inoltre scusa per non averti scritto prima, ma l'ho fatto con Kumiko -immagino te l'abbia detto. Le ho scritto tantissime cose, ma ora, tocca a te. Dopo quasi un anno, immagino sarai diventata una ragazza bellissima. Mi dispiace di non essere stata presente al tuo compleanno, ma sappi che ero lì con te, anche se non fisicamente. Tra pochi mesi invece ci sarà il compleanno di Hideo e siccome sono sicurissima che lui, a differenza tua, è molto arrabbiato, ti chiedo per favore di fargli passare una bella giornata. Ti chiedo inoltre di non preoccuparti per me: sto bene, lo giuro. Magari anche tu sei arrabbiata e non ti sei minimamente interessata alla mia salute, ma chi lo sa... Purtroppo, non posso darti una motivazione di questa mia fuga, sappi solo che ti devi fidare. E sappi che, se andrà tutto bene, in un futuro non molto lontano, potrei tornare a casa. In caso contrario, ricordati che ti voglio bene.
Yuma

 

Mantenni un sorriso stampato sulla faccia per tutta la mattina, ma nonostante ciò, non rivolsi la parola a nessun compagno. Seira, inoltre... Beh, anche lei a dire il vero mi era sembrata parecchio sovrappensiero.
All'uscita, per caso, mi ritrovai con Hideo. Scendemmo le scale insieme ed arrivammo fino alla strada.
«Ciao Hideo!» disse ad un tratto una voce radiosa.
«Ciao Naomi!» seguì un'altra voce.
Ci voltammo entrambi alla nostra sinistra e ci ritrovammo fianco a fianco con Seira ed altre quattro sue amiche.
Salutai con un cenno la mia compagna, poi posai la mia attenzione sulla ragazza che aveva salutato mio fratello: era poco più alta di me, coi capelli corti, biondi e due fiocchetti rossi.
«Ciao ragazze.» le salutò mio fratello, forzando un sorriso.
«Chi è questa ragazzina?» chiese un'altra dai capelli blu.
«E' mia sorella minore Naomi. Naomi, loro sono delle mie compagne di classe: Lucia, Hanon, Rina e...»
«Oh, questa qui è Caren!» si affrettò a dire Lucia. «E' una nostra carissima amica. Passava di qui per caso...»
«Quindi, tu sei il fratello maggiore di Naomi!» esclamò Seira con una mega sorriso più grande del mio.
«Hideo, questa qui è Seira, una mia compagna.» continuai io.
«E' stato un piacere conoscervi, ma ora, se volete scusarmi, devo andare da mia sorella!» concluse Caren, la ragazza dai capelli viola, lasciandoci.
«Se permettete, mi congedo anch'io. Ho una commissione da fare.» furono le ultime parole di Hideo, prima di andarsene anche lui.
Seira non riusciva a togliersi quel sorriso dalla faccia. Ad un tratto, ebbe una sorta di sussulto, quasi come se si fosse ricordata di qualcosa.
«Ragazze, voi andate pure. Ci vediamo più tardi!» disse poi, lasciando un po' perplesse le tre amiche.
Una volta sicura che se ne fossero andate, Seira mi rivolse tutte le sue attenzioni.
«Allora Naomi, ti va se ti riaccompagno a casa?» esclamò prendendomi a braccetto.

 

Caren 

 

«Come mai oggi hai deciso di venire a trovarmi?» chiese mia sorella, mentre riponeva un paio di libri nel corrispondente scaffale.
«Se devo dirti la verità, avevo già pensato di farti visita qualche giorno fa, ma poi l'hotel si è riempito di colpo. Oggi pomeriggio, che io sappia, sia Lucia, Hanon e Rina hanno degli appuntamenti. Coco è rimasta chiusa in camera tutto il giorno e Seira questa mattina mi aveva detto che doveva sbrigare delle cose.»
La mia gemella sospirò. «Certo che Coco è veramente strana...»
«Già, ma non possiamo farci niente. Io ho provato a farla parlare, però...» Sospirai anch'io. «E' tutto un gran casino, a cominciare da questa storia dell'erede al trono.»
Nöelle fece un mezzo sorriso. «Sì, lo so che è tutto strano. E poi...»
Si bloccò all'improvviso, lasciando la frase a mezz'aria.
«Poi?» ripetei.
«Beh... Forse è un pensiero stupido, eppure... Dentro a questo miscuglio di stranezze, non ti sembra un po' ambiguo che la Regina ci abbia concesso di restare sulla terra per così tanto? Voglio dire, il compito di ogni principessa non è quello di vegliare sul proprio regno?»
Alzai un sopracciglio. «In effetti, non hai tutti i torti... Ci avrebbe concesso un breve periodo di tempo, certo, però non credo le avrebbe fatto piacere lasciarci a bighellonare per un anno o più. Eppure, è ciò che ha fatto.»
Mia sorella fece un sorriso d'intesa. «Quindi, pensi anche tu a ciò che penso io?»
Non feci in tempo a risponderle, in quanto fummo distratte dal rumore della porta principale che si apriva. Ci voltammo a tempo e per un attimo mi bloccai.
«Ciao Caren.» disse il moro.
«Oh, ciao Hideo!» Ero seriamente stupita di averlo rivisto dopo pochi minuti.
Il ragazzo fece un segno con la testa a Nöelle, dopo di che se ne andò.
«Conosci quel ragazzo?» mi chiese, scuotendomi il braccio.
«Più o meno... Mentre venivo qui, ho incontrato le ragazze che uscivano da scuola e me l'hanno presentato. Si chiama Hideo e da quanto ho capito, è il fratello di una certa Naomi, un'amica di Seira.» Feci una pausa. «Perché? Tu invece lo conosci?»
«No, ma questo ragazzo è già venuto qui quest'estate. Sembrava smarrito e non ha preso nulla, anche se credo cercasse un libro in particolare. Mi è sembrato, oltre che misterioso, parecchio malinconico...» 
«Strano.» azzardai, mettendo le mani dietro alla testa. «A me è parso un ragazzino molto allegro.»
«Può anche darsi che si trattasse solo di una maschera.» 
In quell'istante, entrambe le nostre perle si illuminarono.

 

Lucia

 

«Lucia, in questo gioco sei proprio negata!» disse Kaito, facendo una risata di gusto.
«Sappi che sto facendo del mio meglio, ma per me il flipper è un gioco difficilissimo! E visto che sei in vena di sfida, allora perché non provi a battermi a karaoke?»
Improvvisamente, cessò di ridere. «Sarebbe un'umiliazione.»
«Ecco! Allora evita di prendermi in giro!»
«Oh no, Lucia. Intendevo dire che sarebbe un'umiliazione per te!» e si mise di nuovo a ridere.
Odiavo quando mi trattava in quel modo. Incrociai le braccia e diventai tutta rossa. Poi, dopo poco, Kaito mi abbracciò da dietro e mi diede un bacio sulla guancia.
«Andiamo, principessa. Sto solo scherzando.»
«Lo so, ma quando mi deridi così sei insopportabile!»
Iniziai a preoccuparmi non appena la mia perla iniziò ad emettere la luce rosa.

 

Nöelle

 

Io e Caren ci dirigemmo molto velocemente in mare e non fu difficile trovare Coco, quasi priva di sensi, tra le braccia di un ragazzo.
«Ragazze...» iniziò a dire con voce roca. «Mi dispiace... Io... Ci ho provato...»
Dopo quelle poche parole, la principessa dalla perla gialla svenì.
«Cosa le hai fatto, brutto mostro!» disse mia sorella, guardandolo negli occhi.
«La vostra amica sta bene, è semplicemente svenuta dopo aver sentito una delle mie melodie.»
«Tu sei Aki, non è vero?» chiesi.
«Proprio così, in carne ed ossa. Allora, principesse dell'Oceano Artico e Antartico, quali dolci canzoni avete da propormi oggi?»
Io e la mia gemella ci scambiammo un'occhiata, dopo di che ci trasformammo.

 

Anche se il mare in tempesta e mi spinge violento verso la sconfitta
Guardo negli occhi l'amore che mi fa lottare con la forza che da
Per ogni volta che cado io posso rialzarmi e così mantenere
Quella promessa che ho fatto con voce sincera credendo all'amore

 

«Guarda Caren! La nostra canzone non gli fa nulla!» esclamai. 
Mia sorella serrò le labbra. «Non importa, dobbiamo continuare a cantare!»

 

E' una luce incandescente che risclada più del sole,
così chiara che rivela la realtà!
Voci unite per cantare, per sconfiggere il silenzio
Sarà forte, sarà chiara, la verità!
Guarda in uno specchio, il tuo riflesso è limpido!
Tutto questo ci sarà!

 

Seira 

 

Durante tutto il tragitto fino a casa di Naomi, come al solito, lei non disse una parola. Io invece, al contrario, parlai tutto il tempo. Davanti alla porta di casa, mi salutò e si avvicinò alla maniglia, ma fu bloccata dalle mie parole.
«So che sei una che parla poco e non voglio obbligarti a sfogarti, ma so che c'è qualcosa che non va. Te lo si legge chiaramente in faccia. Sappi solo che, quest'estate, hai perso una fotografia e ci tenevo a ridartela.» 
Sul suo volto, all'improvviso, si formò un piccolo sorriso. Mi chiesi a cosa stava pensando per aver incurvato le labbra in quel modo.
«Vieni, Seira.» disse, facendomi cenno di seguirla nel giardino.
Si sedette sotto ad un albero in mezzo al verde ed io feci lo stesso. Estrassi la foto dallo zaino e gliela porsi. Naomi la prese tra le mani con cura, quasi come se avesse paura di romperla.
«Loro sono la mia famiglia.» disse ad un tratto, con un mezzo sorriso. «La mia strampalata famiglia.»
Mi avvicinai un po' a lei, osservando meglio l'immagine.
«La foto è stata scattata il giorno che è nata mia sorella Kumiko. Ha solo sette anni, ma credimi, è una bambina dolcissima e piena di energie. O almeno, lo era...» Sospirò. «Ecco, poco più di un anno fa si è ammalata e...»
Poggiai una mano sulla sua spalla. «Mi dispiace.»
Fece una piccola risata nervosa. «Tranquilla, non è la cosa peggiore... Loro sono i miei genitori e... Sono morti in un incidente stradale.»
Rabbrividii, ma cercai di non darlo a vedere. Naomi, al contrario, continuò a farmi vedere i componenti della sua famiglia impassivamente.
«Questo qui è Hideo e l'hai conosciuto. Sai, è sempre stato un ragazzo studioso e attento, ma da quando i miei sono morti, è divenuto un'altra persona. In fondo, ci hanno lasciati il giorno del suo sedicesimo compleanno, il che lo fa stare ancora più male.»
La guardai negli occhi e intravidi una malinconia immensa.
«Lei è Yuma, mia sorella maggiore. Se n'è andata da sette mesi e non so il motivo. Dopo il suo "abbandono", come lo definisce mio fratello, ci siamo trasferiti qui da nostro zio assieme ad Ogai, il nostro maggiordomo, che si è sempre preso cura di noi.» Sospirò. «Io, Yuma e Hideo, a differenza di Kumiko che è l'unica figlia di sangue, siamo stati adottati dai signori Shimizu.»
Seguirono alcuni minuti silenziosi. Ero senza parole per tutte quelle scioccanti rivelazioni.
«Dev'essere stata dura per te raccontarmi delle cose simili. Perché l'hai fatto?» chiesi.
Naomi sorrise. «Questa foto è davvero importante per me. Tu avresti potuto benissimo buttarla o lasciarla dov'era, ma non l'hai fatto. L'hai conservata e per questo ti devo un enorme favore. E poi, se devo essere sincera, avevo proprio bisogno di sfogarmi!» 
Ricambiai il sorriso per poco, visto che la mia perla aveva iniziato ad illuminarsi. Naomi sembrò non farci caso e dopo avermi ringraziata altre volte per la fotografia, le dissi che dovevo tornare a casa.
Non appena raggiunsi l'oceano, iniziai a nuotare molto velocemente e di lì a poco, fui affiancata da Lucia, Hanon e Rina. Nessuna delle tre aprì bocca, ci limitammo ad andare avanti.
«Ma guarda un po'! Oggi sono proprio fortunato!» esclamò una voce.
Davanti a noi, si materializzò Aki e dietro di lui, riuscimmo a scorgere Caren, Nöelle e Coco, prive di sensi ed imprigionate dentro ad una sfera bianca. 
«Aki! Che cosa gli hai fatto?» esordì Rina in tono minaccioso.
L'essere fece una risata. «Oh, che deja-vù che ho ragazze! Poco fa mi è capitata la stessa identica scena con queste due!» disse indicando le principesse dalla perla viola e indaco. 
«Lasciale subito andare!» lo minacciò Hanon. «Altrimenti...»
«Altrimenti cosa, mie care principesse? Facciamo così, se voi riuscite a battermi, io libererò le vostre amichette.»
«E sarà così! Forza ragazze, magia della voce pichi pichi!» disse Lucia, prendendo in mano il microfono.

 

L'arcobaleno è la mia scia 
che navigo in cerca di quella montagna
Le luci all'alba. melodia
mi portano indietro ad un tempo passato
Colori immersi nella scia dell'arcobaleno
che gioca nel cielo
Il vento mi sospinge via
raggiungo le onde dei sette mari
Gli uccelli
che volano alti nel cielo d'Oriente
La rotta è sicura quell'isola cela un tesoro

 

Le sirene si guardarono confuse.
«E' come aveva detto Coco. Le nostre canzoni non gli fanno niente!» esclamò Lucia.
«E adesso che si fa?» chiese Hanon, mostrando la sua preoccupazione. 
«Ve lo dico io che cosa si fa!» iniziò a dire il nemico, facendo apparire le solite due casse ai palmi delle mani. «Adesso verrete con me da Dakota!» 
Quella musica assordante iniziò a martellarci i timpani. Hanon perse subito i sensi, mentre Lucia e Rina ritornarono al loro stato da sirene.
Le mani sulle orecchie però non bastavano per fermare quel miscuglio di note che ci rimbombava nella testa. Sentivo che a breve anch'io avrei perso la trasformazione e sarei svenuta. Mi stavo lentamente abbandonando quando, ad un tratto, una voce mi fece tornare in me.
«Seira, non puoi arrenderti così. Io lo so che puoi farcela.»
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai in un luogo che, tutt'intorno, era bianco.
«S-Sara... Io non...»
«Tu puoi riuscirci. Puoi rialzarti e fargli vedere cosa sei in grado di fare.» Mia sorella sorrise. «Io credo in te, Seira. Non dimenticarlo mai.» 
La voce di Sara riuscì a darmi coraggio e benché quella musica mi desse in testa, riuscii ad alzarmi e a prendere in mano il microfono.
«Com'è possibile? Come puoi esserti rialzata? Come può non darti fastidio la mia canzone?» chiese Aki, in preda alla disperazione.
Io risposi semplicemente con un sorriso ed iniziai a cantare Assoluto Amore. Bastarono poche strofe affinché le barriere che circondavano le altre principesse si rompessero. E dopo poco, anche Aki svanì nel nulla.

 

Hanon

 

Quando aprii gli occhi, tutte le altre principesse erano disposte di fianco a me.
«Finalmente ti sei svegliata Hanon.» disse Hippo, avvicinandosi al mio letto.
Mi alzai molto lentamente e mi portai una mano alla tempia sinistra.
«Cos'è successo?» chiesi guardando le altre principesse.
«Le nostre perle hanno iniziato ad illuminarsi all'improvviso e così ci siamo recate in mare, ritrovandoci anche con Lucia e Seira.» iniziò a dire Rina.
«Dopo poco abbiamo incontrato Aki che teneva imprigionate Caren, Coco e Nöelle. Abbiamo provato a batterlo, ma è stato tutto inutile e tu sei svenuta.» continuò la principessa dalla perla rosa. 
«Io e Nöelle eravamo in biblioteca quando le perle si sono illuminate.» riprese Caren. «Anche noi abbiamo tentato di batterlo, ma poi siamo svenute. Comunque, al nostro arrivo aveva già tra le mani Coco.»
Quest'ultima si rattristò. «Vi chiedo scusa ragazze. E' stata solo colpa mia...»
«Che ci facevi in mare tutta sola?» chiese Nöelle.
Vedendo che la principessa del Pacifico del Sud sembrava parecchio sotto pressione, decisi di intervenire.
«Suvvia, non è importante il motivo... Basta che stiamo tutte bene, giusto?» Sorrisi. «Che poi, come abbiamo fatto a liberarci?»
«E' stato tutto merito di Seira!» esclamò Lucia, abbracciando la principessa dalla perla arancione. «Ha trovato la forza di rialzarsi e con la sua canzone ha sconfitto Aki!»
«Ti devo ringraziare, di nuovo.» disse Coco, abbozzando un sorriso.
«Figurati Coco! Ho fatto solo il mio dovere!» replicò la piccola principessa, arrossendo.
«Ragazze, non avete notato una cosa strana?» chiese Caren, ma nessuna di noi capì a che cosa si riferisse. «Non avete notato che Aki non sopporta solo quando canta Seira?» 

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Capitolo 9
*** Un pomeriggio al karaoke. ***


 

Seira

 

Passò un po' di tempo, durante il quale io e Naomi trascorremmo parecchie giornate insieme. Non so il perché, ma dal giorno in cui le avevo consegnato quella foto, all'improvviso aveva iniziato ad aprirsi di più con me e si formò una bella amicizia tra noi. Purtroppo, iniziai a trascurare Hiroshi, ma la mia cotta per lui non era affatto svanita. Io e Naomi uscimmo insieme parecchi pomeriggi, praticamente quasi sempre. E anche quel giorno, la sua richiesta non tardò ad arrivare.
«Seira, oggi ti va di andare al karaoke?» mi chiese, all'uscita da scuola.
«Per me va bene Naomi! Però... Non ti sembra che siamo un po' indietro coi compiti?»
La castana mi guardò confusa.
«Ormai sono più di due settimane che usciamo e tra non molto ci saranno le vacanze natalizie. Di conseguenza, saremo piene di verifiche... E' meglio concludere i compiti, così avremo più tempo per dedicarci allo studio. Non credi?»
«Uhm... Piene di verifiche?» ripeté. «Strano... Da dove vengo io, facevamo molte verifiche dopo le vacanze, non prima...» 
«Beh, qui invece facciamo così!» dissi, sorridendo.
Sorrise a sua volta. «Se vuoi puoi venire a pranzare da me e dopo i compiti potremmo andare al karaoke!»
Annuii soddisfatta. «Penso che sia un'idea grandiosa!» 

 

Dakota

 

«Mia signora, voleva parlarmi?»
Mi voltai verso la ragazzina.
«Sì, Megumi. Ho bisogno che ti mi faccia un favore.» iniziai a dire, attirando ancor di più la sua attenzione. «Come penso già saprai, ho mandato tuo fratello in missione per ben due volte, ma ha fatto un buco nell'acqua.» 
Inarcò un sopracciglio. «No... Aki non me l'ha detto.»
«Questo non ha rilevanza.» continuai. «Non mi interessa attaccare le principesse, lo sapete che a me basta quella dalla perla arancione.»
«Mia signora.» disse Megumi, facendo un inchino. «Le prometto che non la deluderò e che entro stasera, quella principessa sarà già nelle sue mani.»
La ragazza dai capelli rosa si allontanò dalla stanza, ma non apenna uscì, Aki irruppe nella mia camera.
«Non si bussa più?» chiesi, in tono brusco.
«Mia signora, come può affidare a lei tale compito? Megumi è troppo piccola e non è abbastanza forte...»
«Tu... Hai osato origliare?» Sospirai, abbassando il tono di voce. «Per questa volta non ti punirò... Riguardo a tua sorella, ti ricordo che sei stato tu a portarla qui.»
«Lo so, mia signora. Soltanto, credevo che non le avrebbe affidato dei compiti così... Rischiosi è il termine adatto...»
«Megumi non sarà forte, lo ammetto, ma credimi, è molto più furba e intelligente di te. Inoltre, il suo desiderio di vendetta per ritrovare Kaoru riuscirà a renderla più determinata di quel che già è.»
«Sì, ma è pur sempre una ragazzina... Non può...»
«Anche tu eri solo un ragazzino quando ti ho accolto nel mio castello e fin da bambino svolgevi dei compiti rischiosi. Per Megumi non sarà difficile, considerando il fatto che ha già svolto altre missioni per conto mio, malgrado tu non ne fossi al corrente.»
Lo sentii deglutire rumorosamente. «Vede, mia signora... C'è un particolare che non le ho detto...»
«Sarebbe?» 
Mi guardò fisso negli occhi. «Io... Non sono tornato a mani vuote perché non sono adeguato al mio incarico... Il punto è che... La principessa dell'Oceano Indiano canta... Quella canzone.» 

 

Naomi

 

Non appena Seira mise piede nella villa di zio Daisuke, gli occhi iniziarono a brillarle. Evidentemente, non aveva mai visto una casa così grande e piena di gingilli vari. La villa di nostro zio era molto più gigantesca della nostra vecchia casa.
Il pranzo fu squisito e Seira chiese in continuazione ad Ogai il famoso ingrediente segreto che rendeva la sua zuppa di verdure così gustosa.
Finito di mangiare, condussi la mia compagna fino alla mia stanza, dove, finalmente, iniziammo a fare i compiti. Fortunatamente, quel giorno mio fratello era in biblioteca, altrimenti, malgrado la sua stanza fosse dall'altra parte del corridoio, il minimo rumore lo avrebbe fatto andare fuori di testa. Quando lui studiava, esigeva assoluto silenzio.
Dopo quasi due ore di compiti finalmente conclusi, Ogai ci portò la merenda, ovvero i biscotti al cioccolato preparati da lui e un succo di mela. Rimase lì con noi e gli raccontammo della difficoltà nel fare le equazioni e lui ci rivelò che di matematica è sempre stato un genio. In realtà, io lo sapevo, ma non volevo disturbarlo. Con me e i miei fratelli aveva sempre un sacco di incarichi da fare, per cui, dargli altro lavoro mi sarebbe dispiaciuto.
«Ah, Naomi! Prima che me ne dimentichi...» disse il nostro maggiordomo, bloccandosi sulla soglia. «Questa mattina Kumiko non stava molto bene. Aveva la febbre alta e ripeteva disperatamente il tuo nome nel sonno.»
Annuii. «Stai tranquillo, Ogai. Ci penso io a lei. Sempre che a te non dispiaccia...» dissi poi, rivolta a Seira.
«Ma no, figurati!» si affrettò a rispondere lei. «Se tua sorella sta male, è giusto che tu le stia vicina. E se ti va, potrei venire con te.»
Le sorrisi. «Per me va bene! Non appena si sentirà meglio, andremo al karaoke, promesso!»
La ragazza dai capelli arancioni mi sorrise e mi seguì fino alla stanza di Kumiko, nonché quella accanto alla mia. Non appena aprii la porta, la trovai stesa nel letto, in continuo movimento.
«Naomi!» esclamò contenta nel vedermi, ma capii comunque che non si sentiva bene.
«Come stai?» chiesi, posando la mano sulla sua fronte.
«Ho la febbre.» fu la sua risposta. «Sento che la testa mi sta per scoppiare...»
«Hai provato a dormire?»
«No...» ammise, con voce bassa.
Le sorrisi. «Kumiko, ti volevo presentare questa mia amica. Si chiama Seira.»
«Piacere Seira!» disse la piccola, sorridendo.
«Il piacere è mio, Kumiko!» rispose la mia amica, anche lei mostrando un enorme sorriso.
Feci una carezza ai capelli castani di Kumiko.
«Sono sicura che facendo una bella dormita ti sentirai meglio!» le suggerii.
Lei annuì. «Naomi, volevo dirti che stanotte...» Sospirò. «Ho... Sognato Yuma... Lei... Tornava da noi...»
Le baciai la fronte. «Sta' tranquilla tesoro. Vedrai che, presto o tardi, Yuma ritornerà. E' una promessa.»
Le rimboccai la coperta ed uscii dalla sua camera. Di conseguenza, io e Seira ci incamminammo verso il karaoke.
«Mia sorella ha una malattia rara di cui non ricordo il nome. Una malattia incurabile, per precisione...» dissi ad un tratto, anche se non mi spiegavo il motivo. Non era da me parlare così apertamente di un mio problema.
«Mi dispiace tanto.» disse Seira. «Kumiko è ancora così piccola...»
«Già... In più l'allontanamento di Yuma non la sta affatto aiutando.»
«Naomi, scusa se te lo chiedo, ma non hai proprio idea del perché Yuma se ne sia andata?»
Scossi la testa. «Non lo so proprio. Hideo è convinto che l'abbia fatto per paura.»
«Paura?»
«Sì... Nostro padre era un imprenditore e nostra madre la direttrice di un'importante azienda, per cui, eravamo molto ricchi. Hideo crede che, dopo la loro morte, Yuma avesse paura di non poterci riuscire a mantenere. Ma io credo che Yuma sapesse che zio Daisuke ci avrebbe accolti in casa sua. Per questo, ritengo che il motivo sia un altro, anche se non so di preciso quale...»
Seira mi sorrise. «Sono sicura che lo scoprirai.» 

 

Rina

 

«Sei proprio una frana col canto, lo sai, vero?» esclamai, facendo scoppiare a ridere Masahiro.
«Sì, lo so, ma ti ho portata qui perché tu, invece, a cantare sei bravissima!»
Arrossii lievemente.
«Avanti Rina! Voglio sentire la tua meravigliosa voce!» insistette.
Dopo avermelo chiesto svariate volte, accettai e cantai Pioggia di Smeraldo. Alla fine, Masahiro applaudì, ma la mia attenzione ricadde su una voce di mia conoscenza.
«Come al solito, nel canto sei sempre la più stonata!»
Mi voltai alla mia destra e sorrisi. «Seira!»
La piccola principessa, a sua volta, ricambiò il sorriso. «Rina, ti ricordi di Naomi? Te l'ho presentata un po' di tempo fa...»
Annuii. «Masahiro, Seira già la conosci. Quella lì accanto a lei invece è la sua amica Naomi.»
«Piacere di conoscerti.» disse lui, rivolto alla timida castana. «Ragazze, vi va di unirvi a noi?»
«Ma no, figuratevi! Non vi vogliamo disturbare col vostro appuntamento... Ops!» esclamò quella sbadata di Seira.
Masahiro scoppiò a ridere, invitando nuovamente le due ragazzine a passare il resto del pomeriggio con noi. Io, al contrario, diventai rossa come un peperone. Dopo avere un po' insistito, le due amiche decisero di accettare e Seira mi sfidò ad una gara di canto.
«Ne sei proprio sicura, Seira? Non hai paura di essere battuta da me?» chiesi, in tono un po' spavaldo.
«Ma figuriamoci! Secondo te io ho paura di essere battuta da una stonata come te?»
Sia Masahiro che Naomi si misero a ridere, mentre io e la principessa dell'Oceano Indiano ci posizionammo sopra alla piattaforma ed iniziammo a cantare Dolce Melodia. Il verdetto? Il macchinario diede lo stesso punteggio sia a me che a Seira. Insoddisfatte, entrambe continuammo a cantare varie delle nostre canzoni, fino ad arrivare ad una conclusione più equa, senza parità.
«Evviva! Ho vinto io! Lo sapevo!» esclamò la principessa dalla perla arancione, saltellando da una parte all'altra della stanza. «Naomi, visto che sei stata tu a decidere di venire qui... Perché non canti una canzone?»
La ragazzina rimase impietrita. Quando erano arrivate, era molto allegra, mentre, in quel momento, era rigida e pareva ansiosa.
«N-No Seira... Scusami, ma non me la sento. Preferisco tornare a casa da Kumiko per vedere come sta...»
Non avevo idea di chi fosse Kumiko, ma Seira le rispose che era la giusta cosa da fare. Detto questo, Naomi se ne andò rapidamente dal karaoke, dopo di che, rendendoci conto che era davvero tardi, Masahiro mi offrì un passaggio in moto, ma preferii fare la strada del ritorno con Seira, visto che non la volevo lasciare da sola. Poco prima di arrivare al Pearl Piari, una strana ragazzina apparve davanti a noi. Era vestita con un vestito rosa perlato e i suoi occhi e capelli erano del medesimo colore.
«Mmh, a quanto vedo al collo avete le conchiglie che racchiudono le perle...» esordì quella strana ragazzina. «Scommetto che voi due siete... A giudicare dal colore delle conchiglie... La principessa dell'Oceano Atlantico del Nord e dell'Oceano Indiano, giusto?»
Feci un passo avanti, in segno di sfida. «Avanti, dicci subito chi sei, almeno risparmiamo tempo!»
«Sei un'altra seguace di Dakota, non è così?» continuò Seira.
«Oh, a quanto vedo sei proprio intelligente! Sono Megumi, nonché la più potente recluta di sua maestà Dakota!» La ragazza fece una risata. «Beh, ti conviene prepararti, principessa dell'Oceano Indiano. La mia signora desidera incontrarti.»
Seira rimase pietrificata. «I-Incontrarmi? Perché proprio me?»
«Davvero fingi di non ricordare? Non importa, tanto non avrai neanche il tempo di trasformarti che ti avrò già imprigionata!»
E difatti, andò esattamente così. Megumi aprì i palmi delle mani contro Seira e in men che non si dica, la colpì con una strana sostanza violacea, somigliante alla gelatina. Seira rimase bloccata dentro a quella sostanza, quasi fosse in uno stato di trance. Ma la ragazzina era talmente preoccupata di catturare Seira che nemmeno si era accorta che io mi ero trasformata ed avevo già iniziato a cantare.

 

Pioggia di smeraldo
grido al vento un desiderio
stella a cui appartengo
fatti vedere!
Destino che mi guida
col tuo aiuto so
che non mi arrenderò
più fortuna avrò!

 

Megumi scoppiò nuovamente in una sonora risata. «Ma che cosa credi di fare con quell'insulsa canzone? Non mi hai fatto nemmeno il solletico alle orecchie!»
Feci un sorriso beffardo. «Lo so. Infatti il mio obiettivo non era quello di sconfiggere te...»
A poco a poco, lo scudo in cui era stata imprigionta Seira si dissolse, liberando la principessa. Si guardò intorno confusa, ma ci mise un attimo a trasformarsi.
«Forza Seira! Falle vedere chi sei!» la esortai.

 

L'assoluto di un'amore può
rendere caldo un vento freddo
vincendo le difficoltà
che nella vita incontrerà
riaccende ogni cuore che
da troppo tempo ormai
si era spento...

 

Così come accadeva con Aki, anche Megumi non riuscì a resistere alla canzone di Seira. Si piegò in due dal dolore e trattenne a stento le lacrime.
«Ora.. Ora capisco perché mio fratello è stato sconfitto...» disse con la poca voce rimasta. A differenza dell'altro nemico, si vedeva che lei soffriva molto di più. «Principessa dell'Oceano Indiano... Io non sono come Aki... Tornerò per fartela pagare...»
Seira reagì. «Non hai capito che vi batteremo sempre? All'inizio sembravate potenti, ma adesso abbiamo capito che anche voi avete i vostri punti deboli!»
«Non importa... Dakota mi sta insegnando degli incantesimi... Che mi saranno utili per catturarti... Così, finalmente, potrai dirci dove hai nascosto Eizo e Kaoru...» 
Dette queste ultime parole, la ragazzina scomparve all'improvviso. 

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Capitolo 10
*** Una visita inaspettata. ***


 

Coco

 

«Eizo e Kaoru? E chi sarebbero?» chiesi, poco dopo che Seira e Rina ci avevano raccontato di ciò che era accaduto loro quel pomeriggio.
«Ah non lo so! Però, Megumi sembrava parecchio arrabbiata...» disse la principessa dell'Oceano Indiano. 
«Ha dato la colpa a Seira per la scomparsa di questi due individui, ma non abbiamo ulteriori informazioni al riguardo.» continuò Rina.
Hanon trasalì. «Seira, non è che per caso hai combinato qualcosa e non ce lo vuoi dire?»
«Non ho combinato un bel niente!» si difese.
«Comunque è strano.» s'intromise Lucia. «E' tutto così confuso, a cominciare da questa storia. Perché la regina ci ha concesso solo un anno per trovare l'erede? E come facciamo per capire di chi si tratta? Non abbiamo nemmeno un indizio! Chi è questa Dakota? Aki, Megumi? Ed ora anche Eizo e Kaoru. Cosa vogliono da Seira? Cosa vogliono da noi?»
Caren emise un sospiro. «Purtroppo abbiamo molte domande, ma non sappiamo praticamente nulla di questa situazione.» 
«Dobbiamo incominciare cercando di capire chi sono realmente i nostri nemici.» suggerii. «Magari, così facendo, riusciremo a scovare qualcosa anche riguardo all'erede...»
«Direi che adesso è meglio riposare.» disse Nikora, che in quel momento stava spazzando il pavimento della cucina. «Domani mattina, con la mente lucida, deciderete cosa fare.»
Seguimmo il consiglio della sirena e dopo non molto, ci dirigemmo nelle nostre stanze. Io, però, non riuscivo a prendere sonno. Passai una mezz'ora a guardare il soffito quando, ad un tratto, una calda luce arancione avvolse un'area della mia camera, non molto distante dalla scrivania. Lentamente, nella luce si formò una figura femminile, che riconobbi con molta facilità.
«Sara?» chiesi, quasi come fosse un sussurro. «Sei... Sei davvero...»
Ero talmente scioccata da vederci male. Oppure, la sua figura era così flebile che a occhio nudo sarebbe stata quasi irriconoscibile. Ma ai miei occhi, non sfuggiva nemmeno un singolo particolare che appartenesse a lei. Sul suo volto andò a formarsi un sorriso, poco prima che scomparisse. 

 

Caren

 

La mattina successiva, mi svegliai con una strana sensazione. Essendo domenica, l'hotel era chiuso e non c'era nessuno. Però... Mi sembrava quasi come se non fosse così. Mi vestii e scesi al piano inferiore per fare colazione.
«Buongiorno Caren!» mi disse Nöelle troppo allegramente, mentre passavo dalla cucina.
«Giorno.» risposi, sbadigliando.
La mia gemella uscì nel corridoio con due vassoi  in mano. «Forza, sbrigati! Le ragazze ci stanno aspettando!» esclamò, facendo una risatina.
La seguii, chiedendomi come mai fosse così agitata. Giunte in sala da pranzo, però, mi bloccai. Le gambe iniziarono a tremare e gli occhi ad inumidirsi. Che ti prende Caren? Hai 20 anni, non puoi reagire come una ragazzina di 15! mi dissi fra me e me. Ma la tentazione fu troppo forte e non resistetti a lungo. 
«Subaru!» urlai, correndogli incontro.
L'umano mi accolse tra le sue braccia, stringendomi più che poteva. Iniziai a piangere dalla gioia, mentre le altre principesse sirene ci guardavano intenerite.
«Avanti Caren, calmati!» disse ad un tratto, facendo una picola risata. 
«S-Scusami... E' che ormai... Sono due anni che non ci vediamo...» balbettai, asciugandomi le lacrime.
«Già, è davvero passato un sacco di tempo. Eppure tu sei sempre bellissima.»
Sentii la faccia arrossarsi di colpo. Di sicuro sembravo un peperone!
«Ehm... Che cosa ci fai qui?» chiesi, curiosa.
«Beh, sono qui con dei colleghi per fare delle ricerche da una settimana circa. Ieri ero in giro per la città e mi sono imbatutto in Hanon e Lucia, le tue colleghe. Mi hanno detto che voi siete qui in vacanza e visto che questo è il mio ultimo giorno, ho deciso di farti una sorpresa.»
Diedi un'occhiata alle due sirene e subito dopo sorrisi a Subaru.
«Ti va di pranzare insieme oggi?»
Alzai un sopracciglio. «Pranzare? A dire il vero è ora della colazione...»
Subaru fece un'altra risata. «No, guarda che è mezzogiorno!»
Risi anch'io, leggermente imbarazzata. «Allora va bene!»
 

Subaru mi portò in un ristorante in centro. Mi offrì del sushi, spaghetti, pollo, insalate e tantissime altre cose buone, tanto che pensai di essere sul punto di scoppiare. Siccome fuori faceva freddo, restammo all'interno del ristorante a parlare.
«Sono felice che tu sia venuta a trovarmi.» dissi ad un tratto. «Insomma, è stato un pensiero molto carino...»
Sul suo volto si formò un grande sorriso. «Non c'è di che, Caren. In fondo, mi ha fatto davvero piacere rivederti.»
«Lo stesso vale per me!» Arrossii lievemente.
«Che dici, andiamo a fare una passeggiata?»
Annuii, dopodiché voltai lo sguardo verso la finestra.
«Oh, guarda, si è messo a piovere!» esclamai, iniziando a preoccuparmi. Se fossi uscita, la mia perla si sarebbe di sicuro bagnata.
«Fortuna che proprio qui di fianco c'è un supermercato!» disse Subaru. «Stai tranquilla, ora vado a comprare un ombrello. Torno subito!»
Ciò che disse, però, non si avverò. Subaru ci mise parecchio tempo, troppo per comprare semplicemente un ombrello. Ma, quando tornò, feci finta di nulla. Mi strinsi al suo braccio ed iniziammo a camminare in silenzio. 
«Come si chiama quella tua collega dai capelli arancioni?» esordì all'improvviso.
«Si chiama Seira. Come mai me lo chiedi?»
Scrollò le spalle. «Semplice curiosità. Mi sembra un tipetto interessante. Che cosa puoi dirmi su di lei?»
Inarcai un sopracciglio. Perché desiderava così tanto sapere cose sul conto di Seira?
«Subaru, la tua richiesta richiesta è un po' strana...»
Strinse molto forte il mio polso e lasciò andare l'ombrello, che recuperai velocemente per evitare di bagnarmi. C'erano poche persone in giro, ma non eravamo comunque soli. 
«Subaru, mi stai stringendo troppo...» dissi, cercando di mollare la presa. Al contrario, lui strinse ancora più forte, facendomi emettere un piccolo grido.
Sul suo volto si andò a formare un sorriso sadico e orgoglioso.
«Tu... Tu non sei Subaru...» Dopo vari tentativi, riuscii finalmente a mollare la sua presa e cominciai a correre, seguita da quello che, all'apparenza, pareva essere Subaru. Pochi minuti dopo giungemmo sulla scogliera: lasciai andare l'ombrello e mi buttai in acqua. Anche lui fece lo stesso.
«E' inutile che scappi, principessa sirena. Tanto prima o poi ti prenderò!»
«Chi sei tu? E perché hai le sembianze di Subaru?» chiesi, rimanendo a devota distanza.
Fu avvolto da una luce bianca e accecante, che rese noto il suo vero aspetto. Mi ritrovai davanti una ragazzina coi capelli rosa e un sorriso beffardo sul volto.
«Immagino che tu sia la famosa Megumi. Che ne hai fatto di Subaru?» chiesi, preoccupata per lui.
La ragazza fece una risata. «Il tuo amico sarà sicuramente privo di sensi da qualche parte in città...»
«Tsk! Questa me la paghi dannata...»
«Datti una calmata. Che cos'hai intenzione di fare? Le tue amiche non ti hanno informata per caso?» La sua espressione diventò seria all'improvviso. «Canta finché vuoi. Vedremo chi si stancherà per prima.»
Realizzai che aveva pienamente ragione. Ormai si sapeva che l'unica canzone in grado di fermarli era quella di Seira, per cui, tentare, a che serviva? Di certo, però, non potevo arrendermi facilmente. Non ero molto distante dall'Hotel e di sicuro le altre sirene sarebbero venute molto presto ad aiutarmi. Ma nel frattempo, come avrei fatto ad intrattenere Megumi?
Presa com'ero dai miei pensieri, non mi ero resa conto che l'avversaria era pronta ad attaccare. Dal terreno spuntarono delle alghe lunghissime che mi imprigionarono ed iniziarono a stringere ogni parte del mio corpo.
«Dimmi, Caren. Hai intenzione di dirmi dove si trova la principessa dell'Oceano Indiano o dovrò torturarti fino a quando non cederai?» chiese, con una risatina.
Io non risposi. Così, le alghe si strinsero ancor di più, facendomi urlare dal dolore. Più i secondi passavano e più la sofferenza aumentava. La vista iniziò ad annebbiarsi. Ad un tratto, le alghe si spezzarono ed io mi liberai, anche se la vista era ancora un po' appannata e mi girava la testa. Una figura femminile mi fece da scudo ed iniziò a cantare la canzone di Seira. Si trattava di una voce che non conoscevo, una voce che non avevo mai sentito prima. Megumi iniziò, a sua volta, a gridare per il dolore e dopo non molto scomparve (o almeno così mi sembrò, visto che non ci vedevo bene). Chi sei? Perché mi stai aiutando? avrei voluto chiedere a quella ragazza. Ma dopo non molto, svenii anche io.

Mi risvegliai nel letto di Nöelle, affiancata da quest'ultima, Rina e Coco.
«Finalmente sei sveglia.» esclamò la principessa dalla perla gialla.
«Come ti senti?» chiese la mia gemella, accarezzandomi la fronte.
«Un po' scossa.» ammisi. «Come avete fatto a trovarmi?»
«A dire il vero, poche ore fa abbiamo sentito suonare il campanello. Quando Nikora è andata ad aprire, ha trovato te e Subaru stesi a terra, ma non c'era nessun altro.» spiegò Rina. «Ricordi qualcosa di quello che è successo?»
Annuii. «Dopo pranzo, io e Subaru volevamo uscire per fare una passeggiata, ma all'improvviso ha cominciato a piovere. Così è andato a comprare un ombrello, ma non appena è ritornato da me, ho subito capito che c'era qualcosa che non andava in lui. Ho scoperto che si trattava di Megumi, molto probabilmente ha usato un incantesimo per prendere le sue sembianze. Mi stava per catturare, ma poi, una ragazza mi ha salvata.»
«Una ragazza?» domandò Coco. 
«Non ho idea di chi fosse. Non ricordo neanche il suo volto o il minimo particolare. So solo che aveva una voce bellissima e che per sconfiggere Megumi ha cantato la stessa canzone di Seira.»
«Ora non pensiamoci. Piuttosto, perché non vai da Subaru? Adesso si trova nella tua stanza.» mi disse Rina, col pollice all'insù.
Arrossii e mi alzai. Giunta nella mia stanza, trovai Hanon, Seira e Lucia sedute per terra a parlare con Subaru.
«Si è appena svegliato.» mi spiegò la principessa dalla perla rosa. 
«Vi lasciamo soli soletti.» disse Hanon facendomi l'occhiolino e dandomi una gomitata.
Sentii le guance esplodere.
«Caren...» sussurrò Subaru, con un enorme sorriso. «Stai bene?»
Mi sedetti di fianco al letto. «Sì, alla grande. E tu?»
«Sono un po' stanco.» ammise.
«Ti ricordi qualcosa?»
«Sì, ricordo che stavo andando a comprare l'ombrello, ma ad un tratto ho perso conoscienza.»
Gli accarezzai i capelli ancora bagnati. «Sicuramente sei scivolato in una pozzanghera e cadendo sei svenuto. A me è successa la stessa cosa!»
Sorrise. «Già, probabilmente è andata così.»
Il suo sorriso mi fece incantare. Lo guardai negli occhi ed il cuore iniziò a battermi all'impazzata. Non so cosa mi prese in quel momento, ma lo feci: mi sporsi in avanti e lo baciai.
«Caren... Noi non possiamo...» disse ad un tratto.
«Lo so. Abitiamo troppo lontani.» continuai. «Ma io... Io ti amo Subaru!»
Allungò la mano fino ad accarezzarmi la guancia. «Anch'io ti amo, Caren. Ma temo che il destino abbia in serbo qualcos'altro per noi.» 
Lo abbracciai forte, mentre le lacrime iniziarono a rigarmi il volto. 

 

Naomi

 

«Signorina Shimizu, è arrivata una lettera per lei.»
«Grazie, Ogai. Lasciala pure sul letto: la leggerò più tardi.» 
Mentii. Non appena il nostro maggiordomo uscì dalla mia stanza, mi allontanai in fretta dalla scrivania e strappai la busta della lettera come se dentro ci fosse un tesoro.

 

Cara Naomi,
Spero che vada tutto bene a casa. Non so come mai ti sto scrivendo questa lettera, avevo semplicemente bisogno di farti sapere che sto bene. Sicuramente starete tutti pensando che sono una codarda, che non voglio rispettare il mio compito di sorella maggiore. Ma sappi che non è affatto così. Vi voglio davvero bene, lo sai. E credimi Naomi, credimi quando ti dico che ho le mie buone ragioni per essermene andata. Vi auguro il meglio.
Yuma

 

Strinsi la lettera tra le mani, mentre una lacrima mi attraversò la guancia. Tu non sei una codarda, Yuma. Ne sono certa.
Mi diressi in bagno per lavarmi la faccia e lì, davanti allo specchio, vidi qualcosa di strano, che mi lasciò letteralmente a bocca aperta. 

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Capitolo 11
*** Il tempo bloccato. ***


 

Seira

 

Quella notte, fui svegliata dalla voce di Sara. Stava cantando una nuova strofa della nostra canzone.
«E' passato un po' di tempo dall'ultima volta.» dissi, sorridendole. 
Sorrise a sua volta. «E' bello rivederti, Seira.» 
Mi alzai dal letto e mi avvicinai a lei. In quel momento, il mio cuore aumentò la velocità del battito. 
«Sara, io... Dovrei chiederti una cosa...» Deglutii, cercando di non fare rumore. «Quando è venuta la Regina, ci ha raccontato la storia della principessa Malika. Sei stata tu a liberarla, non è così?»
La sua risposta fu rapida. «Sì, sono stata io. Ma non ti dirò chi è.»
«Perché?» chiesi.
«Perché è meglio così. Se la Regina vi ha affidato questo compito, dovete trovare Malika senza il mio aiuto.» 
«Non capisco cosa cambia.» dissi, sempre più confusa.
«Ogni cosa a tempo debito. Prima o poi capirai.» 
Dopo aver detto quell'ultima frase, Sara scomparve davanti ai miei occhi.

Quella mattina, arrivai a scuola leggermente in ritardo. Non era suonata la sveglia e la classe di Lucia, Hanon e Rina avrebbe visitato un museo in città, per cui, fui svegliata da Hippo appena un quarto d'ora prima che la campanella della prima ora suonasse. Fortunatamente, anche se arrivai in classe in ritardo, come al solito, la professoressa di letteratura non era ancora arrivata in classe.
«Sei arrivata appena in tempo!» esclamò Hiroshi, in piedi vicino alla porta della nostra classe. «La campanella non è ancora suonata. Che fortuna!»
Tirai un sospiro di sollievo e gli sorrisi. 
«La settimana prossima iniziano le vacanze di Natale. Credi che riusciremo a vederci?» chiese, entrando in classe con me.
«Sì, penso che ce la faremo. Purtroppo sono stata impegnata con l'hotel e quando avevo del tempo libero andavo da Naomi a fare i compiti. Scusami...»
«Ma no, figurati, non devi affatto scusarti!» esclamò, col suo solito tono gentile. «A proposito di Naomi, sbaglio o è già da qualche giorno che non viene a scuola?»
Annuii. Non ci eravamo più viste né sentite e stavo iniziando a preoccuparmi.

 

Hanon

 

Dopo aver terminato la visita al museo, considerando che ormai era l'una passata, io e le ragazze ci dirigemmo verso casa.
«La guida che ci ha portati in giro per il museo era noiosissima!» esclamai ad un tratto.
«Già, lo penso anch'io.» concordò Rina. «Aveva una parlantina che non finiva mai!»
«Tu cosa ne pensi Lucia?» chiesi. «Lucia? Ci sei?»
La principessa dalla perla rosa si voltò. Aveva uno sguardo confuso.
«Che ti prende?» domandò Rina.
«Ragazze, guardate laggiù.» disse, indicando un parco alla nostra sinistra. «Non notate niente di strano?»
«Sì, in effetti le persone sono ferme.» risposi.
«E' come sei il tempo si fosse fermato meno che per noi.» continuò Rina. 
Continuammo il tragitto verso casa ed incontrammo diverse persone immobili come delle statue. Giunte al Pearl Piari, però, trovammo Nikora, Hippo e Madame Taki ad attenderci sulla soglia.
«Tutto bene Nikora?» chiese Lucia. «Hai una faccia strana...»
«Beh, pensiamo che ci sia qualcosa che non va ragazze. I clienti dell'hotel sono in sala da pranzo e non si muovono minimamente! Sembrano quasi bloccati...» disse Nikora.
Io, Lucia e Rina ci scambiammo un'occhiata. «Dobbiamo avvertire immediatamente le altre!» suggerì quest'ultima.
«Nöelle stava andando al lavoro, mentre Seira dovrebbe uscire ora da scuola. Caren e Coco invece sono andate a fare un po' di spesa.» ci informò Hippo.
Senza farcelo ripetere due volte, uscimmo di corsa dall'hotel. In strada vi erano ancora macchine e persone immobili. La nostra attenzione fu catturata da una voce femminile.
«Megumi, allora è stata opera tua!» sbottò Rina.
La ragazzina dai capelli rosa si alzò in volo e roteò su se stessa. «Visto, principessa dell'Atlantico del Nord? Dakota mi ha insegnato diverse magie. Questa è davvero molto utile, non trovate?» Fece una risatina. «In pratica, il tempo si è fermato per tutti gli esseri viventi meno che per le sirene e per il resto degli esseri provenienti dal mare!»
«Non abbiamo paura di te! Sei solo una ragazzina egocentrica e presuntuosa!» la stuzzicai.
Megumi abbassò lo sguardo nella mia direzione. «Tu devi essere Hanon.» disse. Mi puntò il dito contro e per poco una scarica elettrica non mi prese in pieno. Megumi continuò a ridere, mentre io e le altre ci trasformammo.
«Forza, principesse, sono proprio ansiosa di sentire il vostro grazioso concerto!»
«Le nostre canzoni non le faranno niente, ma a mio parere, presto le perle delle altre sirene si illumineranno.» sussurrò Rina. «Direi di intrattenerla per un po', fino a quando non arriva Seira.»
Io e Lucia annuimmo, dopo di che, cominciammo a cantare. 

 

Naomi

 

La porta della mia stanza si aprì di colpo, ma io non mi mossi minimamente da sotto le coperte.
«Naomi, te ne stai ancora là sotto?» chiese Ogai. «Prima o poi dovrai uscire!»
«Poi, Ogai. Poi uscirò...»
«E quando? Non mangi nemmeno più coi tuoi fratelli per non farti vedere. Di sicuro avrai sbagliato qualcosa con la tinta...»
«Ma se non mi faccio manco quella!» sbottai.
Il mio maggiordomo sospirò. «C'è qui quella tua compagna di classe, Seira. Posso farla salire?»
No. Una parola, due lettere semplici da pronunciare. Eppure, non ne ebbi il coraggio.
«Sì, lasciala venire.»
Non volevo che qualcuno mi vedesse in quello stato, però mi dispiaceva mandare via Seira. Era una buona amica e se si era presentata a casa mia, di sicuro si era preoccupata per me.
«Naomi...» sentii dire. «E' tutto a posto? Sono diversi giorni che non vieni più a scuola... Non ti senti bene?»
Mi rannicchiai ancor di più sotto alle coperte. «In realtà sto benissimo.»
«Allora perché non ti sei più fatta vedere?»
Sospirai. «A te posso dirlo, ma devi promettere che, fino a quando non mi esporrò io, non ne farai parola con nessuno.»
«Va bene, lo giuro!»
Lentamente, uscii da sotto le coperte e mi alzai in piedi. Lo shock che non mi fece più uscire di casa, fu ciò che vidi qualche giorno prima davanti allo specchio. Una piccola parte dei miei capelli, alla radice, stava cambiando colore da castano ad azzurro. Il giorno successivo, però, già un quarto dei miei capelli aveva cambiato colore. Avevo deciso così di tagliarli poco più sotto delle spalle, ma peggiorai solo le cose.
«Ti sei tinta i capelli di azzurro?» domandò.
«No, Seira, è questo il punto! Io non li ho affatto tinti, hanno cambiato colore da soli!»
Ad un tratto, la sua collana emise un bagliore strano, ma non ci diedi molta importanza.
«Perdonami, ma devo proprio andare. Ne riparliamo per telefono quando arrivo a casa!» esclamò, correndo via. 

 

Nöelle

 

Quel giorno, la libreria non era piena come gli altri, anzi, l'unico che si presentò, come faceva spesso, era Hideo. Se ne stava sempre in un angolo a leggere un libro di poesie che, avevo scoperto, si trattava di quello che stava cercando il mio primo giorno di lavoro. A volte faceva anche i suoi compiti e passava molto tempo lì da solo. Non so il perché, ma desideravo provare a parlare con lui. Si vedeva che era un ragazzo introverso e volevo cambiare questo lato del suo carattere.
Durante la mia pausa, mi avvicinai a lui.
«Ciao!» esclamai.
Il castano alzò lo sguardo e fece un cenno col capo, ma poi riprese a leggere il suo libro.
Bene, adesso che gli dico!? mi chiesi, sentendomi in imbarazzo. Poi guardai la copertina del libro che teneva in mano e mi venne un'idea.
«Ti piacciono gli animali marini?» domandai, catturando la sua attenzione.
«Beh... Un po'.» rispose. «Quando ero piccolo, mio padre padre era spesso via per lavoro, però mi portava sempre un regalo che riguardasse gli animali del mare, tra cui questo libro. Quando ho traslocato, però, l'ho dimenticato nella mia vecchia casa e siccome i miei genitori sono deceduti un po' di tempo fa, io... Io ci tenevo ad averne uno identico per ricordo.»
«M-Mi dispiace molto...» bisbigliai.
Lui però scosse la testa. «Non ha importanza. Il mio nome è Hideo.»
«E io sono Nöelle!» dissi, con un sorriso.
«Anche a te piacciono gli animali marini?»
«Beh, in realtà mi piace molto il mare in generale e tutte le creature che ci abitano! Lo trovo molto affascinante.»
«Pure io.» continuò, accennando finalmente un piccolo sorriso.
In quel momento, la mia perla iniziò ad illuminarsi. 

 

Rina

 

I nostri sforzi furono, ovviamente, inutili. Cantammo Fantastica Poesia, ma Megumi non reagì minimamente.
«Ci attacchi quando non siamo con Seira per non essere sconfitta, questo ormai è chiaro. Ma perché?» chiesi.
La ragazza dai capelli rosa fece una risata. «Beh, se io vi catturo e vi porto nel castello di Dakota, la principessa dell'Oceano Indiano si sentirà in colpa e di sicuro vi verrà a cercare. Logico no?»
«Si può sapere che cosa volete da lei?» domandò Hanon.
«Seira non ha fatto nulla di male! Ne siamo sicure!»
Dalle mani di Megumi, spuntarono dei fili bianchi che ci imprigionarono.
«La principessa dell'Oceano Indiano ha... Distrutto le nostre vite...» sussurrò, quasi sul punto di piangere. «Ed io... Io farò di tutto per distruggere la sua!»
«Non credo proprio!» disse una voce famigliare.
Ci voltammo e sorridemmo alla vista della nostra sorella più piccola, pronta col microfono in mano. Ma non appena iniziò a cantare, la nostra nemica scomparve nel nulla.

Io e le altre, una volta ritornate al Pearl Piari, fecimo finta di nulla davanti ai clienti e ci mettemmo a lavorare, ma dopo che tutti ebbero finito di pranzare, parlammo dell'accaduto. 
«Quando io e Coco siamo arrivate alla cassa del supermercato, tutte le persone erano immobili.» esordì Caren.
«Io invece ero in biblioteca, ma non c'era nessuno al di fuori di Hideo, quel ragazzo che viene spesso...» disse la sua gemella.
«Il fratello di Naomi?» domandò Seira.
«Esattamente.» continuò la principessa dalla perla color indaco. «Quando sono uscita in strada, mi sono resa conto che il tempo si era improvvisamente fermato. Però, quando sono arrivata da voi, il nemico era già scomparso...»
Hanon sospirò. «Megumi ci ha fatto capire che il loro obiettivo è Seira, ma non sappiamo ancora il motivo. Sembra che le abbia rovinato la vita, almeno così diceva lei.»
«Ti sbagli, Hanon. Se ben ricordi, Megumi continuava a dire che ce l'ha con la principessa dell'Oceano Indiano, ma non ha mai detto il suo nome.» spiegai. «Questo cosa ti fa pensare?»
«Beh, può darsi che non conosca il suo nome, suppongo...»
«Più o meno. Se le mie teorie sono vere, potrebbe non essere davvero Seira il loro obiettivo. In fondo, le principesse dei rispettivi oceani si somigliano molto o sbaglio?»
Coco sobbalzò. «Aspetta Rina... Vuoi forse dire che potrebbero avercela con Sara?»
«Tutto è possibile, ma le mie sono solo delle congetture. Purtroppo Sara non è più tra noi e dovremo attendere che i nemici ci diano degli altri indizi per esserne sicure.» 
«Aspetta un attimo Nöelle.» disse ad un tratto Lucia. «Hai detto che Hideo era in libreria?»
La mia migliore amica annuì. «Sì, abbiamo anche parlato un po'»
«Com'è possibile?» continuò la principessa dalla perla rosa. «Megumi ha detto che il suo incantesimo non aveva effetto sugli abitanti del mondo marino...»
A Seira, che era seduta vicino a me, incominciarono a tremare le gambe.
«Che ti prende?» domandai.
La principessa dell'Oceano Indiano alzò lo sguardo. «Anche Naomi era cosciente. Quindi questo può significare solo che...»
Seira si alzò di scatto dalla sedia e uscì in fretta dall'hotel, diretta chissà dove. 

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Capitolo 12
*** Rivelazioni. ***


 

Seira

 

Le mie gambe tremavano, ma non smisi un momento di correre. Nella fretta, avevo dimenticato all'hotel il cappotto e malgrado si morisse di freddo, non ci diedi molta importanza. In quel momento, avevo mille pensieri per la testa e non mi importava nulla del tempo.
Giunta davanti a casa di Naomi, incontrai Hideo, che stava entrando in quel momento: approfittai della sua presenza per entrare nella villa con lui e mi diressi di corsa in camera della mia amica.
Aprii la porta di colpo e la chiusi con la stessa rapidità.
«Eri qui meno di un'ora fa.» disse, alzandosi dal letto.
Appoggiai la schiena alla porta, facendo respiri profondi.
«Seira, va tutto bene?» chiese, avvicinandosi a me.
Deglutii. «Naomi... Ti posso fare una domanda?»
La mia amica annuì.
«Tu... Tu sei una sirena?»
Naomi spalancò gli occhi. «Sicura di star bene?»
Sospirai. «Naomi, sono seria. Sei una sirena?»
«Non sono una sirena. Le sirene non esistono!» esclamò.
Ormai ne ero certa: Naomi era una sirena, presumibilmente la principessa Malika. L'età coincideva e da come dicevano nel mio regno, probabilmente la principessa non ricordava le sue origini. C'era solo una cosa che potevo fare, ma sarebbe stato davvero rischioso.
La presi per mano e la portai fino al suo bagno, chiudendo la porta a chiave.
«Seira, cosa diamine...» 
«Fidati di me.» dissi, guardandola dritta negli occhi. «Ti dimostrerò che le sirene esistono.»
Aprii il rubinetto della vasca da bagno e la riempii un poco. Feci un respiro profondo e mi ci buttai dentro, andando con la testa sott'acqua. Quando ritornai in superficie, avevo la coda da sirena e Naomi era in piedi davanti a me, con un viso sconvolto.
«Tu.. T-Tu.. C-Cosa sei...?» balbettò, scioccata.
«Sono una sirena.» sorrisi. «E lo sei anche tu.» 
Naomi cadde a terra sulle propria ginocchia.
«So che è difficile da credere, Naomi, ma... Ciò che ho fatto va contro le regole delle sirene. Non dobbiamo rivelare la nostra vera natura ad un umano, perché altrimenti veniamo trasformate in schiuma di mare. Ma se ora sono ancora qui, significa che anche tu provieni dal mondo marino!»
Deglutì molto rumorosamente, con le braccia tremolanti. «Perché... Perché hai rischiato di essere trasformata... Raccontandomi il tuo segreto? Come hai capito che anche io...»
Le accarezzai le spalle. «In tutto siamo sette principesse sirene. Io sono l'ultima nata, la principessa dalla perla arancione, proveniente dall'Oceano Indiano. Combattiamo i nostri nemici con delle canzoni. Oggi, una delle nostre nemiche, ha usato una magia per far sì che il tempo fosse bloccato per tutti gli esseri viventi non provenienti dal mare. In quel lasso di tempo, sono venuta a trovarti e tu non eri immobile come gli altri umani!»
Sbatté le palpebre un paio di volte. «Quindi... Tu e le tue amiche siete principesse sirene?»
Annuii. «Sì, ma devi promettere che non ne farai parola con nessuno.» 
«Croce sul cuore!» disse, accennando un sorriso.
Uscii dalla vasca e ritornai alla mia forma umana. «Ti va se andiamo all'hotel dalle altre? Potremmo discutere tutte insieme sul da farsi.»
Naomi annuì e mi aiutò a rialzarmi.
«Comunque, una delle principesse dice di aver visto anche Hideo... Pensiamo che anche lui venga dal mare.»

 

Coco

 

«Non riesco a credere che tu abbia corso un rischio simile Seira! Ti rendi conto che se le tue idee fossero sbagliate a quest'ora saresti schiuma di mare? Sei davvero un'irresponsabile, peggio di Lucia!» sbottò Hippo.
La principessa dalla perla arancione arrossì un po'. «Scusatemi.»
«Non fa nulla Seira. Sei qui tra noi ed è questo ciò che importa.» la rassicurai.
Naomi sospirò. «Quindi pensate che io sia una sirena? Perché comunque non mi sono mai trasformata...»
«Se non ricordi da dove provieni e i tuoi capelli hanno cambiato colore solo ora, può darsi che ci voglia ancora un po' prima che tu ti trasformi.» spiegò Rina.
«E perché questo ritardo?» chiese Caren.
La principessa dell'Atlantico del Nord scosse la testa. «Questo non lo so.»
La ragazzina dai capelli azzurri deglutì. «E perché pensate che io sia la principessa Malika?»
«Perché la tua descrizione coincide con la storia.» rispose Seira. «La principessa Malika era una bambina bellissima e possedeva gambe umane anziché una coda. La nascita di una sirena viene decisa dalla Regina, ma l'erede al trono, Shanti, si innamorò di un umano e diede alla luce Malika tra le acque dell'Oceano Indiano, suo regno natale. La sorella di Shanti era invidiosa e così rapì la nipote. Malika rimase imprigionata nel ghiaccio per sette anni, ma si pensa che quando fu liberata dalla nuova principessa dell'Oceano Indiano, il suo corpo fosse rimasto piccolo.»
«Potresti essere tu, come potrebbe trattarsi di un'altra persona, ma tu non sei da escludere.» disse Lucia, sorridendo alla nostra nuova amica.
Naomi si strinse nelle spalle. «E Hideo? Lui cosa c'entra con tutta questa storia?»
«Con Malika non c'entra nulla, ma ciò non toglie il fatto che lui provenga dal mare.» ipotizzò la principessa dalla perla viola.
«Concordo con Caren!» esclamai.

 

Yuma

 

Stracciai l'ennesima lettera e la buttai nel cestino. Avevo in mente di cominciare a scrivere qualcosa a Hideo, ma non sapevo proprio cosa dire.
«Invece di sprecare carta, perchè non torni direttamente a casa?»
Mi voltai. «Tu invece non ti stanchi mai di chiedermelo, vero?»
Sara mantenne un'espressione seria in volto.
«Che ti prende?» chiesi.
Sospirò. «Yuma, le principesse hanno capito che Hideo e Naomi provengono dal mare.»
Sobbalzai.
«Devi tornare a casa!» insistette.
Ma ormai avevo preso la mia decisione. Ero scappata per proteggere i miei fratelli e finché le principesse erano le uniche a conoscere le loro origini, non avevo niente di cui preoccuparmi.

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Capitolo 13
*** Regali di Natale. ***


 

Naomi

 

«Seira, con tutto il tempo che avevi, ti sei ridotta alla Vigilia di Natale per comprare il tuo regalo ad Hiroshi?»
«Non è colpa mia! In questi giorni Nikora ci ha fatte lavorare come delle matte e non sono uscita di casa una volta! Fortuna che Aki e Megumi non ci hanno attaccate, sennò sarebbe stato davvero devastante...»
Feci una piccola risata.
Non appena Seira mi mise al corrente del suo piccolo segreto, la nostra amicizia si fece più solida di quanto già non fosse. Il pensiero di poter essere la figlia di una Regina mi faceva venire la pelle d'oca e non mi elettrizzava per niente.
«Allora, che cosa vorresti prendergli?»
La sirena fece una risata nervosa.
«Beh... A dire il vero non ci ho ancora pensato!» 
Feci un sospiro. «Immaginavo...»
Continuammo a camminare per le vie della città, fermandoci in vari negozi, ma Seira non era mai convinta del regalo adatto. Si sarebbero visti quella sera e non sarebbe stato carino presentarsi all'appuntamento a mani vuote.
«Niente, ci rinuncio!» sbuffò, dopo quasi tre ore di camminata.

 

Dakota

 

«Mia signora, non sa come mi dispiace...» sussurrò Megumi, in ginocchio.
«Ti avevo detto di catturare la principessa dell'Oceano Indiano, non di attaccare le altre principesse! Hai solo perso tempo...»
«No, sua maestà... Io volevo catturare le altre per fare in modo che quella dalla perla arancione mi seguisse per liberarle. Cantando quella canzone, sia io che Aki siamo facilmente vulnerabili...»
Aki alzò lo sguardo nella mia direzione.
«Concordo con mia sorella. Questo piano potrebbe funzionare.»
«Eppure non ho ancora visto dei risultati!» sbottai.
«Mia signora.» continuò la ragazzina. «L'ultima volta ce l'avevo quasi fatta, ma ad un tratto una ragazza circondata da una strana luce bianca ha cantato quella canzone e mi sono ritirata.»
«Solo le principesse dell'Oceano Indiano cantano quella canzone...» sussurrai.
Che si tratti... di Malika? 

 

Hanon

 

«Uffa, non me ne va mai bene una!» sbottò Seira, entrando a passo veloce al Pearl Piari.
Abbassai la mia rivista di moda ed alzai lo sguardo nella sua direzione.
«Che succede?» domandai, mentre si sedeva al mio stesso tavolo.
«Hanon, sono disperata...» disse con sincerità, quasi con le lacrime agli occhi. «Sono ore che giro per la città e non ho ancora trovato un regalo per Hiroshi! Non posso presentarmi all'appuntamento di stasera a mani vuote, ma non ho la minima idea di che cosa comprargli!»
La guardai provando un po' di compassione. L'anno prima, avevo avuto lo stesso problema per Nagisa. Le feci una carezza sui capelli e sorrisi.
«Avanti, non fare quel muso lungo. Nemmeno io ho ancora preso qualcosa a Nagisa...» ammisi. «Potremmo uscire e scegliere i loro regali insieme. Ti va?»
La principessa dell'Oceano Indiano si asciugò gli occhi con la manica del giubbotto e con un grande sorriso stampato in faccia, annuì contenta.

Poco più di un quarto d'ora dopo, io e Seira eravamo già in centro città a pensare ad un regalo adeguato.
«Che ne dici di un orologio?» proposi.
Seira fece cenno di no.
«Mmh... Un paio di occhiali da sole?»
Neanche.
«Una camicia? Un pallone da calcio? Un portafogli?»
La ragazza dai capelli arancioni scosse nuovamente la testa. «Non ce la farò mai Hanon, è inutile tentare. Me ne torno all'hotel...»
«No!» esclamai decisa. E in quel momento, ebbi un'idea. La presi a braccetto e la portai in una gioielleria lì vicino.
Una volta davanti alla vetrina, Seira mi guardò confusa.
«Sono certa che qui troveremo entrambe un bel regalo!» dissi sicura, aprendo la porta del negozio.
C'ero andata un po' di tempo prima assieme a Lucia. L'interno era davvero carino ed accogliente, coi muri dipinti di verde e diversi tavoli con braccialetti, collane e gioielli di vario tipo. Una commessa se ne stava dietro al bancone a leggere una rivista, noncurante della nostra presenza. 
Seira si guardò attorno incuriosita e dopo pochi secondi, cominciò ad avvicinarsi ai tavoli. Io feci lo stesso e trovai subito un bel portachiavi a forma di cuore con una N al centro. 
«Trovato qualcosa?» domandai, avvicinandomi a lei, che annuì e mi sorrise.
«Questo!» esclamò poi, mostrandomi un braccialetto azzurro con alcuni brillantini ed un piccolo ciondolo a forma di cuore. 

 

Seira

 

Grazie a Hanon, quel pomeriggio ero riuscita a trovare un bel regalo per Hiroshi. Ci saremmo incontrati nella piazza principale alle 11 e mezzo, davanti all'enorme albero di Natale ed avremmo atteso la mezzanotte insieme.
Mancava meno di un quarto d'ora e Coco stava finendo di mettermi a posto i capelli. Sara mi aveva detto che era un po' giù di morale e mi aveva chiesto di aiutarla a superare il brutto periodo. Ma, al contrario, avevo preferito non dire nulla. Non perché volessi mancare di rispetto a mia sorella, assolutamente: solo che, di recente, Coco mi era sembrata più allegra del solito e allora avevo preferito non impicciarmi.
«Ecco qui!» esclamò, con un sorriso. «Sei perfetta!»
«Grazie.» dissi, arrossendo un po'.

Uscii di casa a passo lento. Ci avrei impiegato circa cinque minuti ad arrivare in centro, perciò, non ebbi la preoccupazione di essere in ritardo. Ad un tratto, il mio cellulare emise un bip. Lo estrassi dalla borsa e lessi ad alta voce un messaggio di Hiroshi.
"Sono appena arrivato."
Sorrisi e mi affrettai a rispondere.
"Io sto arrivando!" 
Lo riposi nella borsa e mi affrettai.
«Come mai una principessa sirena è fuori casa, sola soletta, a quest'ora della sera?» 
Davanti a me scorsi un ragazzo dai lunghi capelli scuri ed una cicatrice sulla guancia sinistra.
Aki.
Lo riconobbi all'istante. 
«Che cosa vuoi da me?»
Il ragazzo fece una risatina.
«Semplicemente voglio farti un bel regalo di Natale.»
Ai suoi lati si materializzarono due casse da musica: prima che potesse utilizzarle, fui abbastanza veloce da trasformarmi. Aki, però, fece partire una canzone assordante, che mi fece piegare in due dal mal di testa.
Provai una leggera nostalgia di Megumi. Certo, lei usava delle magie, ma almeno, non ti faceva venire quei dolori lancinanti.
Mi portai le mani alle orecchie. Inutile. La musica era troppo alta.
«Seira, alzati!» urlò una voce, una voce che era solo nella mia testa. La voce di Sara.
«Non ce la faccio...» sussurrai, quasi con le lacrime agli occhi.
«E invece puoi farcela!» esclamò, fermamente convinta. «L'hai già fatto una volta, non ricordi?»
Era vero. Tempo prima, una delle prime volte che Aki ci attaccava, ero riuscita a superare il dolore e lo avevo sconfitto, soprattutto grazie all'aiuto di Sara. Ma, quella volta, proprio non ce la facevo. Sentivo le forze abbandonarmi sempre di più. La voce di Sara diventò un lontano sussurro. Davanti a me, divenne tutto nero. Ad un tratto, però, una luce bianca mi fece di colpo aprire gli occhi. Una ragazza con una voce bellissima incominciò a cantare Assoluto Amore. All'inizio pensai si trattasse di Sara, ma poi, mi resi conto che la voce non era la sua.
Quando la canzone finì, Aki scomparve all'improvviso e la ragazza, ancora circondata da una luce bianca, si avvicinò e mi scosse.
«Ehi! Apri gli occhi!» esclamò, continuando a scuotermi.
Ma le forze, purtroppo, mi vennero a mancare ed ero sul punto di perdere i sensi. La ragazza, allora, mise la sue mani sopra al mio petto, all'altezza del mio cuore. Uno strano calore mi avvolse e come per magia, recuperai tutte le forze.
Mi guardai intorno, un po' spaesata.
«Tu... Tu, chi sei?» domandai, sbalordita.
La ragazza scosse la testa. «Non ha alcuna importanza. Piuttosto, tu stai bene?»
Annuii. «Sì... Sì, sto bene, grazie...»
La ragazza si alzò e senza aggiungere altro, se ne andò, lasciandomi lì, con mille domande che mi frullavano per la testa.

Presi a correre più veloce che potevo. Ero in ritardo. Ormai mancavano pochissimi minuti alla mezzanotte.
Una volta arrivata in piazza, mi guardai un po' intorno, alla ricerca di Hiroshi. Il luogo era pieno di persone, ma avevamo stabilito di non avvicinarci troppo all'albero. Purtroppo, però, non lo vidi; presi il cellulare, ma la batteria era scarica.
Perfetto! pensai, quasi con le lacrime agli occhi.
Ad un tratto, qualcuno poggiò delicatamente la propria mano sulla mia spalla. Mi girai di scatto, col cuore che batteva a mille.
«Hiroshi!» esclamai entusiasta, gettandogli le braccia al collo.
«Ciao, Seira!» disse lui, ricambiando l'abbraccio.
«Mi dispiace, sono in ritardo! Io...»
«Non fa nulla.» sussurrò, stringendo le mie mani ghiacciate dentro alle sue, riscaldate dai guanti.
Ebbi un scatto improvviso, ricordandomi del braccialetto.
Glielo porsi, sorridendo. «Questo è il tuo regalo!» 
Nello stesso tempo, lui estrasse una scatolina dalla tasca dei pantaloni e me la diede. Aprimmo i regali insieme, scoppiando a ridere.
Il mio regalo era un braccialetto rosa, con dei brillantini e un ciondolo a forma di cuore. Niente meno che lo stesso braccialetto che gli avevo regalato io, solo... rosa.
«Non hai idea della fatica che ho fatto per trovare il regalo adatto! Avevo paura di fare brutta figura e questo è stato l'unico regalo che mi è piaciuto...» ammisi, imbarazzata.
Hiroshi sorrise. «Lo stesso vale per me.» 
Ci guardammo a lungo negli occhi, senza nemmeno renderci conto che il conto alla rovescia era già iniziato.
3...
Hiroshi mi mise le braccia attorno alla vita.
...2...
Arrossii di colpo, mentre avvicinava lentamente il suo viso al mio.
...1... 
Il cuore prese a battermi sempre più rapidamente.
...0!
Hiroshi posò le sue labbra sopra alle mie. Quello, oltre ad essere il mio primo bacio, fu il momento più bello che avessi mai vissuto.
«Buon Natale, Seira!» 
Mi abbracciò di nuovo e lo lasciai fare.
«Buon Natale Hiroshi.» sussurrai, provando tanta felicità. 

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Capitolo 14
*** Il ritorno di Taro. ***


 

Hanon

 

«Uffa, è proprio una brutta giornata!» sbuffai.
Seira alzò lo sguardo al cielo. «Già, mi sa che più tardi potrebbe mettersi a piovere.»
Sospirai. Quel giorno, dopo scuola, Seira sarebbe dovuta andare a casa di Naomi, ma la sua compagna non si era sentita molto bene e non era venuta a scuola e Hiroshi non avrebbe potuto tenerle compagnia perché, nel pomeriggio, sarebbe andato a trovare sua nonna. Così, all'uscita da scuola, vedendola giù di morale, avevo deciso di portarla a fare una passeggiata, mentre Lucia e Rina, infreddolite, preferirono tornare all'hotel. In effetti faceva parecchio freddo.
«Che dici, facciamo un salto al negozio di musica?» proposi.
Seira annuì. Ci dirigemmo così all'interno del negozio e curiosammo tra alcuni cd. Dopo non molto, un ragazzo si avvicinò a noi.
«Hanon?»
Al sentir quella voce, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. Mi voltai lentamente, mentre l'ansia continuava a salire.
«Taro...» sussurrai, incredula.
Il mio ex professore mi sorrise, dopodiché si sporse in avanti e mi abbracciò. Rimasi con le braccia a mollo, scioccata, senza sapere cosa fare. Dopo essermi ripresa, ricambiai di buon grado la stretta.
«Hanon... sei diventata una ragazza bellissima!» esclamò, facendomi arrossire visibilmente.
«Oh, p-professore...» balbettai, imbarazzata.
Seira, che fino ad allora era rimasta in silenzio, prese la parola.
«Professore?» domandò, inarcando un sopracciglio.
«Oh, che sciocco, non mi sono nemmeno presentato alla tua amica. Il mio nome è Taro Mitsuki e sono l'ex professore di musica di Hanon.» disse, porgendo la mano alla principessa dell'Oceano Indiano.
«Molto piacere, io sono Seira Hikari!»
Taro sobbalzò leggermente. Sicuramente, aveva già collegato la somiglianza di Seira a Sara e al sentire il cognome, ogni suo dubbio sarebbe svanito. Che guaio!
Decisi di cambiare rapidamente argomento.
«Professore, come mai è tornato qui?»
Il diretto interessato mi sorrise. «Che ne dici di parlarne davanti ad una tazza di caffè?»

 

Venti minuti dopo, io e Seira eravamo sedute sulla poltrona del salotto di casa di Taro.
«Per rispondere alla tua domanda, non sono tornato per restare. Ripartirò domani mattina all'alba.» esordì il professore, porgendoci due tazze di caffè.
«Com'è la Germania?» domandai.
«E' davvero magnifica. Ho conosciuto diversi compositori e pianisti famosi, da cui ho imparato molto e sto migliorando sempre di più.» Sorseggiò un po' di caffè. «E qui? Come vanno le cose?»
«Beh, onestamente il nostro professore di musica è noiosissimo!»
E lì, Taro scoppiò a ridere. Una risata cristallina che mi colpì nel profondo, raggiungendo il mio cuore. In quel momento, mi passarono davanti agli occhi i più bei momenti trascorsi al fianco di Taro e mi sentii la ragazza più felice del mondo. Poi, qualche secondo dopo, la malinconia si impossessò nuovamente di me. Che senso aveva fare viaggi mentali? Taro sarebbe ripartito ed io stavo con Shirai. Non ci sarebbe mai stato un futuro tra noi due e dopo quasi due anni da quando lui se n'era andato, me lo sarei dovuto mettere in testa già da un po'. Eppure, i miei sentimenti erano sempre gli stessi e non riuscivo a placare i battiti del mio cuore.
In preda al panico, senza rendermi conto delle mie azioni, posai la tazza sul tavolino e scappai via.

 

«Si può sapere che cosa è successo?» domandò Lucia, seduta per terra di fianco al mio letto, mentre cercava inutilmente di calmarmi.
Continuavo a piangere, senza riuscire a smettere. Cercavo di parlare alla mia amica, ma ogni parola che tentavo di dire si tramutava in un singhiozzo.
Ad un tratto, la porta della mia camera si spalancò e fece il suo ingresso Seira.
«Lucia, potresti lasciarci sole?»
La principessa dalla perla rosa annuì, uscendo dalla stanza.
Seira si avvicinò e si sedette vicino a me. «Allora, vuoi dirmi che ti è preso?»
Rimasi in silenzio per un paio di minuti, consapevole che non sarei mai riuscita a parlare. Mi asciugai le lacrime, dopodiché, incominciai a spiegare la situazione alla principessa.
«Quando sono arrivata sulla Terra, non ho fatto altro che contrariare Lucia sul fatto che si fosse innamorata di un umano. Poi però, ho conosciuto il professor Mitsuki e me ne sono follemente innamorata. Ho cercato più e più volte di rivelargli i miei sentimenti, con scarsi risultati. In più, la situazione è peggiorata quando mi ha raccontato dell'amore che provava verso una sirena conosciuta anni fa.»Tirai su col naso. «Più tardi, scoprii che la sirena in questione era Sara e durante lo scontro con Gaito, vedendoli insieme, ho capito che non ci sarebbe mai stata una speranza per me.»
Seira allungò una mano e mi accarezzò dolcemente una guancia. Poi sospirò. «Hanon... Sara è morta...»
«Lo so, ma Taro la ama ancora!» esclamai, ricominciando a piangere. «Quando è partito per la Germania, ho finalmente trovato il coraggio di dirgli quello che provavo. Lui mi ha fatto capire che c'era qualcosa, che anche lui, pur non amandomi, era attratto da me, ma mi ha anche detto che è sbagliato. Lui è un professore ed io invece un'alunna, o meglio, una sirena...»
«La regina Shanti ha portato avanti la sua relazione con un umano per anni, senza che lui sapesse le sue origini. Quando sarai maggiorenne e quando non ci saranno più nemici da combattere, potrete stare insieme! Sarà difficile, lo so, ma c'è sempre una speranza!»
Sorrisi davanti all'ingenuità di Seira. «Apprezzo il tuo sforzo, ma ormai non c'è più nulla da fare. Domani partirà nuovamente per la Germania ed io continuerò la mia vita con Shirai, cercando di dimenticare Taro.»
La principessa dalla perla arancione, sospirando, si diresse verso la porta.
«Anche se...» sussurrai, facendola fermare. «Io lo amo ancora tanto... E vorrei che lo sapesse.»

 

Lucia

 

All'ora di cena, Hanon non si presentò a tavola, ma preferimmo non disturbarla. Seira ci raccontò tutto l'accaduto.
«E il professor Mitsuki che cos'ha detto quando Hanon è scappata?» domandò Rina.
«All'inizio è rimasto perplesso, ma poi mi ha sorriso e mi ha detto che si aspettava una reazione simile da parte di Hanon.» rispose Seira.
«Poverina...» sussurrai.
«Visto cosa succede ad innamorarsi di un umano? Che vi serva da lezione!» soffiò Hippo.
«Non essere così sgarbato!» s'intromise Caren, sicuramente sentendosi tirata in causa per Subaru. «Non è colpa nostra se siamo sirene e non possiamo decidere di chi innamorarci. E poi, non dovresti parlare proprio tu, o sbaglio?»
Hippo rimase in silenzio. Giocare la carta di Yuri era sicuramente doloroso, ma almeno avrebbe capito ciò che stava passando la povera Hanon.

 

Seira

 

«Seira... Seira...»
Non riconobbi subito la voce che mi chiamava, ma aprii di colpo gli occhi e mi guardai intorno.
«Sara, sei tu...»
Mia sorella abbozzò un sorriso.
«E così hai conosciuto Taro.»
Abbassai lo sguardo. «Già, ho saputo della vostra storia. Però, Hanon adesso è disperata...»
«Lo so e mi dispiace molto. Anche lei, come me, prova un forte sentimento per Taro.»
Annuii, non sapendo cos'altro dire.
«Seira, ti posso chiedere un favore?»
«Certo che puoi!»

Non appena Taro uscì dalla sua casa, corsi nella sua direzione, raggiungendolo.
«Professore!» esclamai, respirando profondamente.
«Oh, ciao Seira!» Sorrise. «Come mai sei qui a quest'ora?»
«Hanon è ancora scossa, per questo non è potuta venire a salutarla.» Sospirai. «So che non dovrei impicciarmi, ma Hanon ieri ha detto una frase e vorrei solo che lei ne fosse al corrente.»
Lui annuì. «Certo, ti ascolto.»
«Hanon ha detto che, nonostante stia cercando di dimenticarla, la ama molto.» dissi, tutto d'un fiato.
Il professore si bloccò, ma subito dopo sorrise. «E' brutto pensare che Hanon soffra per me, però... mi farebbe piacere se le dicessi che noi ci rivedremo di sicuro. Prima o poi ritornerò e la verrò a cercare. Potresti dirglielo?»
Annuii, contenta. «Certamente!»

 

Taro

 

Non appena Seira se n'era andata, ero rientrato in casa per prendere la mia valigia e non appena uscii, trovai una busta chiusa nella cassetta delle lettere. Decisi di aprirla una volta salito sull'aereo.
All'interno della busta, vi era un foglio, su cui erano scritte delle parole con una penna arancione.

Taro, non sai quanto mi renda felice vederti sempre sorridere nonostante quello che abbiamo passato. Non dimenticarti mai di me, perché io non lo farò. Il mio cuore ti appartiene, amore mio.
Sara

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Capitolo 15
*** Il libro. ***


 

Nöelle

 

«Grazie e arrivederci!» esclamai, dopo aver venduto l'ennesimo libro.
I clienti ricambiarono il saluto, dopodiché, lasciarono in fretta il negozio.
«Nöelle, prenditi pure qualche minuto di pausa, resto io in cassa.» disse il mio nuovo collega, con un sorriso.
«Ti ringrazio!»
Mi diressi verso l'ufficio del personale quando, ad un tratto, scorsi una figura famigliare seduta su una poltrona. Nello stesso istante, il ragazzo alzò lo sguardo e i suoi occhi incrociarono i miei.
«Ciao Nöelle!»
Salutai Hideo con un cenno della mano, dopodiché mi avvicinai a lui.
«Sbaglio o hai cambiato libro?» chiesi, sorridendo.
Il moro annuì. «No, non sbagli. Siccome domani è il mio compleanno, mio zio mi ha dato dei soldi per comprarmi dei libri e sto valutando quali sono i migliori.»
«Farai una festa con la tua famiglia?»
Hideo sospirò. «I miei genitori... sono morti un anno fa.» disse, con voce tremante.
«Oh, mi dispiace tanto...» sussurrai, consapevole di aver fatto una figuraccia.
Lui, però, scosse la testa. «Stai tranquilla!»
Abbozzai un sorriso. «Domani è domenica e la libreria è chiusa, per cui non ci potremo vedere...» dissi. «...perciò, mi sa proprio che dovrò venire a casa tua a farti gli auguri!»
Hideo sobbalzò. «M-Ma no, non ce n'è bisogno...»
«E invece si! So che tua sorella minore è nella stessa classe della mia amica Seira: mi farò accompagnare da lei.»
Il ragazzo arrossì. Dopo qualche secondo di silenzio, ricambiò il sorriso. «Grazie...»
«Non devi ringraziarmi: vengo molto volentieri!»

 

Naomi

 

«Ragazze, ben arrivate!» esclamai, sorridendo.
Seira mi abbracciò di slancio, mentre Nöelle mi salutò con la mano.
«Come stai Naomi?» chiese quest'ultima.
Da quando mi avevano rivelato che, presumibilmente, anche io ero una sirena come loro, avevo passato parecchio tempo al Pearl Piari e fra tutte le principesse sirene, Nöelle era indubbiamente la più sensibile. Mi chiedeva sempre come stavo e questo, a dirla tutta, mi faceva molto piacere.
«Molto bene, grazie.» risposi, conducendole nel salone.
Io e Ogai avevamo aiutato le cuoche a preparare tanti dolci, ma non avevamo addobbato la stanza come di abitudine.
Kumiko se ne stava seduta sul pouf davanti al camino, con una coperta sulle spalle.
«Kumiko, ti presento un'amica!» esclamai, attirando la sua attenzione. «Questa qui è Nöelle!»
Mia sorella sorrise. «Molto piacere...» sussurrò.
«Il piacere è tutto mio!» ricambiò la sirena.
«E di me invece ti ricordi, vero?» domandò allegramente Seira.
Kumiko scoppiò a ridere. «Certo che si!»
Mi avvicinai a lei e le misi la mano sulla fronte. La febbre le era andata via quel giorno, ma la sua malattia la rendeva comunque molto debole. Nonostante ciò, trattandosi del compleanno di Hideo, mi aveva pregata di poter uscire dalla sua stanza.
«Come mai tuo fratello non è ancora qui?» chiese ad un tratto Nöelle, mentre Seira si sedeva sul divano.
«Ecco... in realtà, lui non voleva festeggiare. Un anno fa, in questo giorno, sono morti i nostri genitori. Per Hideo, questo non è più il giorno del suo compleanno, ma un giorno di sofferenza e di tristi ricordi.» Sospirai. «Mi dispiace dirlo, ma credo che sarà dura farlo uscire dalla sua stanza. Comunque sia, voi vi siete scomodate per venire fin qui, perciò farò di tutto pur di farlo festeggiare con noi.»

 

Bussai alla porta della stanza di Hideo, ma non ricevendo alcuna risposta, decisi comunque di entrare. Mio fratello era coricato nel suo letto, con la testa rivolta verso il basso, sul cuscino.
«Nöelle e Seira sono arrivate.» dissi, abbozzando un sorriso.
«Lo so.» rispose lui, con un tono di voce molto basso. «Le ho sentite arrivare.»
«E allora perché non sei sceso di sotto?»
«Perché non mi va di festeggiare. Mandale via.»
«Ah si, è così che vuoi comportarti? Dopo essere venute fin qui per te, dopo che Kumiko è uscita dalla sua camera per festeggiare in tua compagnia, tu vuoi mandarle via per un capriccio? Io... io non ti riconosco più. Non somigli minimamente a mio fratello!»
Hideo si alzò di scatto e mise davanti a me. Aveva un'espressione parecchio arrabbiata e serrò i pugni dal nervoso.
«Io non sono tuo fratello.» soffiò con cattiveria. «Sono solo un ragazzo che è stato adottato e che ha visto morire davanti ai suoi occhi le persone che lo hanno cresciuto.»
«Non sei l'unico ad aver sofferto, lo sai. Tutti noi ci siamo stati male, semplicemente lo abbiamo dimostrato in modi differenti. Io, Kumiko, Yuma...»
«Non nominarla!» sbottò. «Yuma può andare all'inferno!»
Sbattei la mano sulla scrivania. «Può andare all'inferno? Davvero? Scusami, quando ci siamo trasferiti in America, chi è che ci ha insegnato l'inglese? Ricordi che mamma e papà non ce la facevano e Yuma è stata l'unica, l'unica che in poco tempo ci ha fatto imparare tantissime parole? Ricordi chi ci aiutava con i compiti, chi si prendeva cura di noi quando eravamo malati, chi ci portava a fare le passeggiate, quando mamma e papà erano impegnati col lavoro? Ogai ha fatto la sua parte, certo, ma senza l'aiuto di Yuma non saresti il primo della classe!»
«Kumiko si è ammalata subito dopo l'abbandono di Yuma. Credi davvero che sia una coincidenza?»
«Kumiko si è ammalata, ma di certo non per colpa sua. Non puoi mischiare i problemi famigliari con quelli fisici!»
Mio fratello si accasciò a terra. Mi guardò a lungo negli occhi, senza proferire parola. Poi, ad un tratto, scoppiò a piangere. Mi accovacciai vicino a lui e lo abbracciai.
«Hideo...» sussurrai, incredula di quello che avrei detto subito dopo. «Ti voglio bene.»
Dopo un primo momento di esitazione, Hideo si lasciò andare e ricambiò l'abbraccio, stringendomi forte.
«Ti voglio bene anch'io, sirenetta...»
Sussultai. «Sirenetta...?»
Hideo scoppiò a ridere. «Ma si, da bambina amavi nuotare e ti chiamavo sempre così!»
Tirai un sospiro di sollievo. «Non me lo ricordavo!»

 

Seira

 

Quando Hideo ci raggiunse, ci rivolse un enorme sorriso.
«Buon compleanno fratellone!» esclamò Kumiko, saltandogli letteralmente in braccio e facendolo così cadere a terra. Entrambi scoppiarono a ridere e Hideo diede un bacio a sua sorella.
«Buon compleanno!» continuammo poi io e Nöelle in coro, porgendogli un pacchetto.
«Ragazze, non dovevate farmi nessun regalo...» disse, arrossendo.
«Figurati, l'abbiamo fatto con piacere!» esclamai, facendogli un occhiolino.
Il moro lo scartò subito, trovandovi all'interno il libro che, da come mi aveva raccontato l'altra sirena, stava leggendo il giorno prima, ma che aveva dimenticato sul bancone della biblioteca.
«Hai detto che questo libro ti piaceva molto, così ho pensato di regalartelo.» spiegò la principessa dalla perla indaco.
«Vi ringrazio!» concluse, abbracciandoci.

 

Hideo

 

Quando Seira e Nöelle se ne andarono, si era già fatta tarda sera. Kumiko si addormentò quasi subito, mentre io e Naomi parlammo molto. Non appena se ne andò in camera sua, Ogai mi raggiunse e mi diede una busta contenente una lettera, che lessi tutto d'un fiato.

 

Ciao Hideo,
Finalmente ho trovato la forza di scriverti. Non so se leggerai questa lettera fino alla fine, magari la strapperai subito, ma voglio provarci.
Ormai è da parecchio che me ne sono andata e conoscendoti, sarai arrabbiatissimo con me. Inutile dire che mi dispiace, so che due semplici parole non potranno farti stare meglio.
Non so quando questa lettera ti arriverà, spero comunque prima del giorno del tuo compleanno. Ci tenevo a farti gli auguri, con tutto il mio cuore. Vorrei che, almeno in questo giorno, tu riesca a divertirti e a non essere triste. Sei un ragazzo fantastico e meriti il meglio dalla vita.
Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.
Yuma

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Capitolo 16
*** Resisti. ***


Piccola nota: recentemente ho ricontrollato i capitoli già pubblicati e mi sono resa conto di aver fatto qualche errore (quelli grammaticali a parte). Il primo è un semplice errore di battitura: in un capitolo, per indicare il nome di un personaggio, ho scritto Eiko, ma in realtà la bambina che Dakota sta cercando si chiama Eizo. Poi, un anno fa, quando iniziai a scrivere questa storia, non conoscevo ancora bene il sistema scolastico giapponese e così descrissi il ballo di fine anno come se fosse a Giugno. Oltretutto, avendo 14 anni, Seira dovrebbe essere in seconda media, non in prima superiore. Gomen! Ormai sono quasi alla fine della storia e sarebbe un casino cambiare tutto. Ci tenevo solo a puntualizzare questi sbagli e a scusarmi.

 

 

Seira

 

Trascorsero alcuni mesi da quel giorno. Da allora, Hiroshi divenne inspiegabilmente più allegro. Certo, rimaneva comunque un ragazzo taciturno e misterioso, ma spesso mi era capitato di vederlo sorridere e da quanto avevo capito, lui e Nöelle erano usciti insieme diverse volte. Come amici, ovviamente. C'erano ben quattro anni di differenza tra i due e la sirena dalla perla indaco mi aveva assicurato che tra di loro c'era solo una bella amicizia.
In quanto alla mia relazione con Hiroshi, andava tutto a gonfie vele. Pranzavamo insieme quasi tutti i giorni e ogni tanto siamo usciti con Lucia, Hanon, Rina e i loro fidanzati. Era tutto così eccitante e nuovo per me! Le ragazze, però, mi misero al corrente di quando Lucia, per poco, non spifferò a Kaito di essere una sirena: solo più tardi scoprirono le sue origini e mi chiesero comunque di stare attenta.
Solo perché stavo con  Hiroshi, non significava che non passassi più del tempo con Naomi. Ci vedevamo spesso al pomeriggio per fare i compiti e spesso organizzavamo dei pigiama party.
Io e le altre sirene eravamo sempre più convinte che Naomi fosse Malika e cercammo svariate volte di metterci in contatto con la Regina, ma fu tutto inutile. Decidemmo così di attendere lo scadere del tempo che aveva stabilito.
Ricevemmo numerosi attacchi da Aki e Megumi, o meglio, si concentrarono ad attaccare le altre sirene, ma io riuscivo sempre ad arrivare al momento giusto per salvarle.

 

«Dove andrete di bello tu e Hiroshi?» domandò Naomi.
«A dire il vero non lo so. Sarà una sorpresa!»
La mia amica sorrise. «Adesso siete la coppia più popolare della scuola!»
«Ma cosa dici!» esclamai, arrossendo di colpo. «La coppia più famosa in assoluto sono Kaito e Lucia...»
L'azzurra, però, scosse la testa. «Ormai è acqua passata. Tutti sanno che stanno insieme, mentre la vostra relazione è una novità continua per alcuni.»
«In effetti ho notato che non solo i nostri compagni di classe, ma anche altre persone ci osservano spesso. Cavolo, non volevo attirare l'attenzione di tutti!»
Naomi scoppiò a ridere di fronte alla mia reazione. Sentivo la faccia bollire, letteralmente. Però, ero sincera: non era mia intenzione essere sulla bocca di tutti!

 

Quel pomeriggio mi preparai in anticipo. Hiroshi sarebbe venuto a prendermi alle tre in punto, ma io, alle due e mezza ero già pronta. Indossai il vestitino color pesca che avevo comprato il giorno prima assieme a Caren, abbinato ad un paio di ballerine gialle. Il mio cavaliere arrivò con dieci minuti di anticipo.
«Ciao...» sussurrai, una volta sulla porta.
«Ciao!» esclamò lui, sorridente. «Andiamo?»
Annuii. Quando lo vedevo a scuola, ero schietta ed energica, ma quando avevamo un appuntamento, diventavo rossa in viso e spesso mi andava via la voce dall'emozione. Che figura!
«Allora, dove mi porti?» domandai, dopo dieci minuti buoni di una silenziosa camminata.
Hiroshi sorrise. «Il luogo è qui, dietro l'angolo. Ti dispiace chiudere gli occhi? Vorrei che fosse una sorpresa.»
Arrossii lievemente. «S-Sì... Va b-bene...» balbettai.
Chiusi lentamente le palpebre e in men che non si dica, Hiroshi mi afferrò la mano. Quel contatto mi fece uno strano effetto.
«Stai tranquilla.» sussurrò. «Non ti farò andare a sbattere da nessuna parte!»
Mi fidavo di lui, ma il pensiero che mi stesse stringendo la mano, mi stava facendo andare in confusione. Per fortuna, fu davvero questione di pochi secondi. Non potevo indovinare dove mi stava portando, visto che, in realtà, era una zona della città che non conoscevo.
«Allora, sei pronta?»
Una strana musichetta mi entrò nelle orecchie. Sembrava quasi un circo.
«Sì.»
Hiroshi ritrasse le mani con lentezza. Quando aprii gli occhi, istintivamente, li spalancai dallo stupore.
«Uno zoo!» esclamai, o meglio, gridai.
Il moro fece una risatina. «Dici sempre di amare gli animali, perciò ho pensato di farti questa sorpresa!»
Annuii contenta. «Si, però non sapevo che ci fosse uno zoo qui vicino!»
«In realtà, l'hanno aperto da poco: credo che sia aperto al pubblico da meno di un mese.
Entusiasta, presi il mio ragazzo a braccetto. «Andiamo!»

 

Caren 

 

«Coco, c'è qualcosa che non va?» domandai, alzando lo sguardo in direzione della bionda.
Quest'ultima non rispose, ma rimase in piedi, con le gambe tremanti e lo sguardo preoccupato.
«Le altre principesse sirene... dove sono?»
Alzai un sopracciglio. «Allora... se non sbaglio, Hanon è andata a fare shopping con Lucia, mentre Rina è andata a vedere uno scontro di box di Masahiro. Poi, Nöelle è andata al lavoro e Seira è uscita con Hiroshi.»
La vidi deglutire. «E Nikora?»
«Essendoci l'hotel vuoto, è uscita con Madame Taki e Hippo ha deciso di seguirle.» risposi. «Perché me lo chiedi?»
La principessa dalla perla gialla si sedette di fronte a me. «Avrei preferito che ci fossero tutti, ma non ce la faccio a tenermi tutto dentro.» esordì. «Ero di sopra a fare le pulizie in camera mia, quando ad un tratto mi è capitato tra le mani il vecchio album di foto che Seira mi ha regalato al mio compleanno. Ho fatto una piccola pausa e ho deciso di sfogliarlo. Come sai, ci sono solo foto mie e di Sara. Una in particolare ha attirato la mia attenzione e ho avuto un flashback. Quel giorno, l'ancella di Sara ci raccontò per la prima volta la storia della regina Shanti e mi sono ricordata che...» Fece un respiro profondo. «Dakota era il nome di sua sorella maggiore.»
Rimasi in silenzio per qualche secondo, per poter ragionare.
«Capisco che, essendo trascorsi tanti anni, tu possa esserti dimenticata questo particolare... ma com'è possibile che la regina si sia dimenticata di un dettaglio simile?»
Coco abbassò leggermente lo sguardo. «Infatti, Lucia ha sempre creduto che in realtà, quella che si presentò a noi quasi un anno fa non fosse la regina. Me ne parlò tanto tempo fa, ma mi chiese di non farne parola con nessuna di voi, perché temeva che avreste potuto ritenere la sua idea sciocca. Però, pensandoci bene, Dakota è una strega, perciò avrebbe potuto camuffarsi tranquillamente!»
Sospirai. «Hai ragione. Aspettiamo che rientrino tutti, dopodiché racconteremo questo fatto.»

 

Coco

 

Dopo aver finalmente parlato con Caren, decisi di fare una passeggiata in riva al mare. Ormai il sole stava tramontando e la spiaggia era praticamente vuota. Ero quasi tentata di ritornare all'hotel quando, ad un tratto, un voce attirò la mia attenzione.
«Come mai oggi sei sola?»
Mi voltai di scatto. «Aki!»
Il diretto interessato se ne stava seduto su uno scoglio.
«Allora sirenetta, ho un bel dejà-vu. Mi sembra di ricordare la prima volta che ti attaccai, quando poi è arrivata la principessa dell'Oceano Indiano... peccato però, che da quanto mi risulta sia a spassarsela con il suo amichetto, perciò, questa volta, non potrà venire a salvarti.»
Digrignai i denti. «Si può sapere perché non hai attaccato direttamente lei?»
Aki scoppiò in una sonora risata. «Ma come, proprio non ci arrivi? Se prendo te, oltre ad essere sicuro che ti catturerò, potrò avere ben due sirene in ostaggio!»
Il nemico fece comparire le solite due casse e la musica si propagò subito in tutta la spiaggia. Sarebbe stato inutile cantare, ma se mi fossi trasformata, la barriera di luce avrebbe affievolito in dolore. Ci provai, ma la testa mi faceva troppo male. Mi accasciai a terra e chiusi gli occhi, credendo che a breve avrei perso i sensi. Poi, sentii quella voce.
Resisti.
Tentai di aprire le palpebre, ma provavo troppo dolore. Quella voce mi ripeté un paio di volte di resistere, dopodiché, iniziò a cantare. Immaginai si trattasse della stessa, misteriosa ragazza che aveva salvato anche Seira e Caren.
Quando aprii gli occhi, mi trovavo nella mia stanza, circondata dalle altre principesse sirene che cercavano di capire cosa fosse accaduto.

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Capitolo 17
*** Una nuova arrivata in città. ***


 

Nöelle

 

«I libri sulle piante tropicali sono tutti su questo scaffale.» spiegai, indicandoli. «Sono in ordine alfabetico.»
Rina alzò un sopracciglio. «Avete solo questi cinque titoli?»
Annuii. «Sì. In questi giorni sono venuti a comprane altri parecchi studenti e i rifornimenti li facciamo di venerdì.»
La principessa dalla perla verde sospirò. «Sapevo che avrei dovuto chiedere meno ore di lavoro a Nikora. Come al solito mi riduco all'ultimo minuto per fare le ricerche. Sembro Hanon!»
Feci una piccola risata. «Non puoi prendere spunto da quelle che hanno fatto Hanon e Lucia?»
«Solitamente Hanon copia tutto da me, mentre Lucia copierà da Kaito la mattina della consegna. Ormai quelle due sono irrecuperabili.» Sospirò nuovamente, estraendo un libro dalla copertina rossa dallo scaffale. «Prenderò solo questo.»
All'improvviso, Rina perse l'equilibrio. Scattai in avanti per sorreggerla e la presi tra le mie braccia giusto in tempo, prima che cadesse.
«Che succede?» domandai, preoccupata.
La mia amica si passò una mano sulla fronte. «Nulla, sono solo un po' stanca...»
«Per quanto tu possa essere stanca, non è normale svenire all'improvviso!» esclamai. «Forza, vado a dire al mio capo che ti accompagno dal medico...»
«No, stai tranquilla.» disse la verde, rimettendosi in piedi. «E' stato solo un momento. Sto già meglio!»
Socchiusi leggermente gli occhi, dispiaciuta. «Sei sicura di stare bene?»
«Certamente!» esclamò lei.
Abbozzai un sorriso. «Il libro portalo a casa, te lo pago io. Mi prometti che non appena arriverai all'hotel mi chiamerai per dirmi che stai bene?»
Rina alzò il pollice all'insù, uscendo poi dal negozio.

 

Coco

 

Era da poco terminata l'ora di pranzo e finalmente, i clienti dell'hotel erano tornati nelle loro camere o erano usciti all'aperto. In quei giorni c'era molto affollamento.
Dopo aver pulito la sala da pranzo assieme alle altre, Nikora ci permise di andare a riposare. Io decisi di trascorrere un po' di tempo a prendere il sole, visto che quella era una giornata molto calda. Dopo pochi minuti, un leggero venticello mi accarezzò il viso, rendendo più piacevole la mia permanenza su quella sdraio.
«Ciao Coco!»
Mi tolsi lentamente gli occhiali. «Ehilà, Seira! Torni adesso da scuola?»
La principessa annuì, abbozzando un sorriso, che ricambiai all'istante. Ci fissammo per un paio di minuti, fino a quando la principessa dell'Oceano Indiano parlò.
«Coco... posso farti una domanda?»
«Certamente.»
Sospirò. «Sara ti manca molto?»
Al sentir quel nome, inspiegabilmente, mi irrigidii. Quanti anni erano passati dall'ultima volta che avevo visto la mia migliore amica? Due? Tre? Ormai avevo perso il conto. Mi ritornò alla mente quella sera, un po' di tempo prima di Natale, quando mi parve di vedere Sara. Non lo raccontai a nessuno perché credevo che si fosse trattato di una semplice allucinazione.
Deglutii. «Si.»
Improvvisamente, sentii l'aria mancarmi. I miei occhi cominciarono ad inumidirsi sempre più e mi si formò un nodo alla gola.
Seira mi mise una mano sul braccio. «E' per questo che di recente ti abbiamo vista giù di morale, non è vero?»
E lì, dopo quella frase, scoppiai. Calde lacrime bagnarono le mie guance, alternando qualche singhiozzo. La principessa dell'Oceano Indiano fece un'espressione del tipo "lo prendo come un si" e mi abbracciò. Credo di non aver mai pianto per così tanto tempo in tutta la mia vita. Erano mesi che desideravo sfogarmi con qualcuno, ma non ne avevo mai trovato la forza. Però, il presupposto che qualcuno avesse capito la causa del mio malessere, mi aveva resa vulnerabile.
«Coco, so che non te lo dovrei dire, ma un uccellino mi ha chiesto di aiutarti a tornare a sorridere e credo che rivelarti questo mio piccolo segreto sia l'unico modo per metterti un po' di allegria.» La ragazzina dai capelli arancioni sorrise, iniziando ad accarezzarmi dolcemente i capelli. «Vedi, negli ultimi mesi ho visto diverse volte Sara. All'inizio si presentava di tanto in tanto, ma ultimamente, ci siamo viste parecchie volte. Abbiamo parlato molto ed è quasi come se lei non fosse mai morta. Te lo sto raccontando perché voglio che tu non perda le speranze: un giorno, magari, Sara potrebbe mostrarsi anche davanti ai tuoi occhi. In effetti, mi chiedo perché non lo abbia ancora fatto, ma comunque...»
La bloccai. «In realtà, lo ha fatto.»
Seira alzò un sopracciglio. «Davvero?»
Annuii. «E' accaduto lo scorso autunno. Stavo andando a dormire e dopo un po' si è formata una luce arancione nella mia stanza. Ho avuto tempo di vedere Sara sorridere, ma non sono riuscita a parlare. Credevo che si fosse trattata di un'illusione e ho cercato di dimenticare quell'episodio...»
«In realtà, invece di dimenticarlo, avresti dovuto esserne fiera! Non è bello che Sara sia venuta a trovarti? Magari aveva intuito che ti mancava!» esclamò, facendomi l'occhiolino.
Arrosii lievemente. «Magari hai ragione tu...»

 

Rina

 

Durante il tragitto di ritorno a casa, il mio malessere aumentò. Sentivo la testa scoppiare e restavo in piedi a fatica. In quei giorni, Masahiro aveva avuto la febbre ed era stranamente guarito in pochissimi giorni: ipotizzai che, di sicuro, ciò era accaduto perché me l'aveva passata.
Ad un certo punto, le forze mi abbandonarono quasi completamente. Feci cadere il libro a terra, dopodiché, caddi sulle ginocchia.
«Però, se sei malata, non ci sarà più molto divertimento nel catturarti. Non ha importanza, vorrà dire che giocherò con le tue amiche quando verranno a cercarti!»
Feci in tempo solo ad alzare lo sguardo ed incrociare gli occhi di Megumi: un secondo dopo, mi trovavo dentro ad una sfera bianca, che emanava su di me un'energia molto potente. Non provai nemmeno a romperla: sapevo che sarebbe stato tutto inutile.
La sfera seguiva Megumi, sicuramente a causa di un incantesimo, ma riuscì a portarmi semplicemente dentro il mare perché, dopo non molto, una canzone riuscì a rompere in mille pezzi la sfera.
«Nöelle!» esclamai, nuotando verso la mia amica, che mi abbracciò.
«Rina... meno male, sono arrivata in tempo...» sussurrò, stringendomi a sé. «Sapevo che non stavi per niente bene, così ho chiesto una mezz'ora di pausa per poterti osservare a distanza. Avevo paura che potessi svenire da un momento all'altro!»
Abbozzai un sorriso. «Adesso mi trasformo e ti do una mano...»
«Non se ne parla proprio! Tu stai male, perciò adesso mettiti in salvo! Sono certa che Seira arriverà a momenti!»
«Mi avete chiamata?» chiese una voce.
La principessa dalla perla arancione e quella dalla perla gialla si posizionarono davanti a noi, guardando Megumi minacciosamente.
La ragazza dai capelli rosa si irrigidì, dopodiché, si lasciò andare ad un sospiro. «Non è andata come pensavo...»
Dopo aver sussurrato quelle poche parole, se ne andò, lasciandoci perplesse.

 

Yuma

 

Quando scesi dall'aereo, il sole stava già tramontando; nel giro di pochi minuti, il taxi mi portò a destinazione.
Rimasi ferma sul marciapiede per qualche secondo, godendo il lieve venticello che mi accarezzava il viso. Poi però, arrivo il momento di suonare il campanello.
Una ragazzina dai capelli azzurri lunghi fino alle spalle e due graziosi occhi nocciola venne ad aprirmi la porta. Sul suo volto andò a formarsi un'espressione stupita e sembrò quasi che stesse per scoppiare a piangere.
«Yuma...»sussurrò, portandosi una mano davanti alla bocca.
Sorrisi. «Ciao, Naomi.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola nota che non c'entra nulla con la storia: ho pensato di creare una pagina Facebook in cui scriverò se ho qualcosa da dire sugli aggiornamenti delle mie storie (e non solo), perciò, se vi può interessare, potrete vederla cliccando qui :)

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Capitolo 18
*** La cattura. ***


 


Naomi

 

«Non posso crederci...» sussurrai. «Non è possibile... non ci credo...»
Scoppiai a piangere all'improvviso e nel giro di pochi secondi, iniziai a singhiozzare. Yuma lasciò le valigie a terra e mi abbracciò, stringendomi forte.
«Se questo è un sogno non voglio svegliarmi...» dissi, fra un singhiozzo e l'altro.
Mia sorella strinse la presa su di me. «Non è un sogno. Sono qui Naomi, sono a casa!»
Restammo in quella posizione per chissà quanto, fino a quando Ogai non ci raggiunse sulla porta.
«Signorina Yuma...» disse quest'ultimo, incredulo.
«Sono tornata, Ogai. Per sempre.» proseguì la bionda, scambiandosi un'occhiata d'intesa con il maggiordomo.
Non ci diedi troppa importanza. L'unica cosa che contava in quel momento, era il fatto che mia sorella fosse lì con me.
Quando entrammo in casa, ci dirigemmo in cucina. Hideo era seduto a tavola, intento a mordicchiare un pezzo di mela.
«Hideo.»
Mio fratello si bloccò. Lasciò cadere la mela a terra, dopodiché, con lentezza, si girò verso di noi.
Sul suo volto andò a formarsi un'espressione indecifrabile.
«Tu...» sibilò, stringendo la mani a pugno.
«So che sei arrabbiato con me.» esordì mia sorella, facendo un passo avanti. «Ma ho avuto le mie ragione per andarmene. Se tu mi lasciassi spiegare...»
«Vai al diavolo!» esclamò Hideo, dopodiché corse via.
Sospirai. Sarebbe stata davvero dura farli riappacificare...

 

Yuma

 

Quella notte dormii nella camera degli ospiti. Dopo aver informato zio Daisuke del mio ritorno, malgrado avessi dichiarato che non era necessario, lui mi assicurò che avrebbe fatto trasportare i mobili della mia vecchia camera dagli Stati Uniti.
La mattina seguente, la passai a gironzolare per la casa. Avevo finalmente fatto ritorno e mi stavo preparando per le conseguenze. Avevo già attirato l'attenzione in precedenza e non ci avrebbero messo molto a localizzarmi.
Per scacciare i cattivi pensieri, decisi di passare del tempo con Kumiko. Mia sorella stava sempre peggio: la febbre si era alzata parecchio e non aveva appetito.
«Tesoro, posso entrare?»
Dopo aver ricevuto una risposta positiva, aprii la porta della sua camera.
«Ciao Yuma.» sussurrò, con un filo di voce.
Sorrisi, sedendomi poi accanto a lei.
«Ciao piccola. Ti senti meglio?» domandai, iniziando ad accarezzarle i capelli.
Kumiko annuì. «Adesso che sei qui con me sì!»
Le diedi un buffetto sulla guancia.
«Pensi che Hideo ti perdonerà presto?»
Un brivido mi percosse la schiena. Nemmeno io sapevo rispondere a quella domanda.
«Certo che sì!» mentii. «Non può restare arrabbiato con me per sempre, giusto?»
«Giusto.»
La piccola si accoccolò su di me, dopodiché chiuse gli occhi.
«Sono così contenta che tu sia tornata...»

 

Seira

 

«Sono così contenta di sapere che tua sorella è tornata!» esclamai, abbracciando Naomi.
Quest'ultima rise.
«Lo sono anch'io!»
Proprio in quel momento, una ragazza dai lunghi capelli biondi e due occhi nocciola fece il suo ingresso nella sala.
Naomi si alzò di scatto dal divano. «Yuma!»
La ragazza sorrise. «Buongiorno. Non mi presenti la tua amica?»
Un po' titubante, mi avvicinai alla bionda. «Io sono Seira, piacere di conoscerti!»
«E io sono Yuma. Il piacere è mio!»

 

Fu un pomeriggio molto piacevole. Io e Naomi passammo del tempo a guardare la tv insieme a Yuma, che commentava sarcasticamente ogni pubblicità, facendoci scoppiare a ridere in continuazione. Quella ragazza era davvero simpatica!
Purtroppo, però, ad un certo punto fui chiamata da Nikora: la sirena mi chiese di ritornare al Pearl Piari, visto che quella sera sarebbero venuti molti clienti.
Durante il tragitto di ritorno a casa, inoltre, ricevetti un messaggio da parte di Hiroshi.


 

 

Hiroshi, 17:16
Ciao Seira! Questa sera per caso sei libera?

 

 

 

Il cuore iniziò a battermi forte. Hiroshi mi stava chiedendo di uscire!
Poi, però, dovetti tenere a freno le emozioni.

 

 

 

Seira, 17:17
Ciao! Mi dispiace, ma stasera
sono di turno all'hotel..
.

 


 


Sospirai. Certo, io e Hiroshi ci vedevamo tutti i giorni a scuola, però mi dispiaceva dargli buca in quel modo!
«La principessa dell'Oceano Indiano da sola? Ho le traveggole per caso?»
«Certo che no, sorellina! Ci vedi proprio bene!»
Alzai lo sguardo: davanti a me c'erano Aki e Megumi.
«Voi due...» sussurrai, pronta a trasformarmi.
Ma prima che potessi riuscire nel mio intento, sentii le forze mancarmi e persi i sensi all'improvviso.

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Capitolo 19
*** Il Castello. ***




Naomi

 

«Dopo tanti mesi, Yuma torna finalmente a casa e tu la tratti in questo modo?»
Hideo fece finta di non aver sentito e continuò a leggere il suo libro, impassibile.
«Ehi, sto parlando con te!» sbottai, alzando un po' la voce.
Il moro, a quel punto, buffò; con delicatezza, ripose il libro sul tavolino in vetro di fronte a noi. Si voltò verso di me, un'espressione indecifrabile in volto.
«Yuma non si merita il mio perdono.»
Sospirai. Convincere mio fratello sarebbe stata un'impresa più dura del previsto!
«Non ti sto chiedendo di perdonarla, solo... di tollerarla. Negli ultimi giorni Kumiko sta sempre peggio e il dottore ci ha consigliato di non farla agitare troppo. Rincontrare Yuma l'ha resa felicissima, ma se vi vede litigare, potrebbe soffrirne molto.»
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
«Per favore, Hideo. Almeno fino a quando Kumiko non si riprenderà, potresti...»
In quel momento, però, qualcuno suonò al campanello.

 

Lucia

 

«Ehm, buonasera... mi chiamo Lucia Nanami e sto cercando Naomi.»
Davanti a me vi era un uomo alto, sulla cinquantina, coi capelli grigi e un'espressione seria in volto: dopo non molto, però, abbozzò un sorriso gentile.
«Ma certo, ve la chiamo subito, intanto accomodatevi. Siete delle sue compagne di classe?»
Prima che potessi rispondere, la ragazzina dai capelli azzurri fece la sua comparsa nel corridoio. Il maggiordomo fece un cenno col capo a Naomi, dopodiché, ci lasciò soli.
Naomi alzò un sopracciglio. «Lucia? Hanon? Che cosa ci fate voi qui?»
«Non c'è tempo per le spiegazioni! Naomi, dobbiamo andare: Aki e Megumi hanno rapito Seira!» esclamò Hanon, tirando la ragazzina per il polso.
Quest'ultima, però, si bloccò. «Che cosa!?»
Coco abbassò le spalle. «Non è tornata all'hotel questo pomeriggio. All'inizio pensavamo che si fosse dimenticata del suo turno, ma poi, le nostre perle hanno cominciato ad illuminarsi . Madame Taki ha fatto una predizione con la sua sfera e abbiamo scoperto che è stata rapita. Ci siamo così divise: le altre principesse sono andate in mare a cercare il castello di Dakota, visto che nella sfera si intravedeva una fortezza nera e macabra, mentre noi siamo venute qui per avvisarti. Se tu sei davvero Malika, c'è un potere nascosto dentro di te che potrebbe aiutarci a sconfiggere Dakota. O almeno, questo è quello che ci ha detto la Regina dei Mari.»
Solo in quel momento ci rendemmo conto che, dietro a Naomi, pochi passi più indietro, c'era Hideo. La sorella si voltò verso di lui e i due si scambiarono una lunga occhiata.
«Che cosa sta succedendo?» chiese il ragazzo, con voce tremante.
«Hideo.» esordì, la sorella. «Ti devo dire una cosa. Dobbiamo dirti una cosa.»

 

Seira

 

Una voce mi chiamava. Era una voce femminile, mai sentita.
Mi diceva: "Principessa, svegliati!"
Eppure, io non mi svegliavo. Cercavo di aprire gli occhi, ma era come se una forza più grande di me volesse impedirmelo.
Poi, ad un tratto, tutto intorno a me diventò bianco.

 

Aprii lentamente gli occhi, trovandomi di fronte tre figure sfocate. Istintivamente, cercai di muovermi, ma non ci riuscii: solo allora mi resi conto di avere polsi e pinna bloccati con delle catene. E quando finalmente la mia vista ritornò normale, riconobbi all'istante Aki e Megumi. Davanti a loro vi era una donna bellissima, coi capelli biondi e un lungo vestito rosso, che faceva risaltare le gambe snelle.
«Finalmente ti sei svegliata, Principessa dell'Oceano Indiano.» ghignò Megumi, con un sorriso divertito.
«Tu devi essere la famosa Dakota.» dissi, con voce fioca.
La diretta interessata si avvicinò, anche lei sorridente. «Sono undici anni che aspetto questo momento...» sussurrò, più a sé stessa che a me.
«Che cosa stai dicendo? Io undici anni fa non ero neanche al mondo!»
«Taci!» sbottò la bionda, graffiandomi la guancia con le unghie della mano destra. Il graffio cominciò subito a bruciare. «Voglio sapere immediatamente dove sono Eizo e Kaoru.»
«Io non so neanche chi sono questi due!»
«Non mentire!» continuò, con gli occhi pieni di rabbia. «Se vuoi salvare la Regina dei Mari, ti conviene collaborare. Altrimenti resterete qui a marcire insieme.»
«Cosa c'entra la Regina con tutta questa storia?»
Megumi fece una risata. «Ormai è più di un anno che la Regina è nelle nostre mani! Sciocche sirene... non lo avevate capito che sono stata io a mostrarmi a voi la scorsa estate?» ironizzò, scoppiando nuovamente a ridere.
Dakota fece cenno alla ragazzina di tacere. «Che mi dici della Principessa Malika? Nemmeno lei conosci?»
Scossi la testa, arrabbiata. «Io non c'entro niente con questa storia!»

 

Coco

 

«State scherzando, non è vero?»
Naomi scosse la testa. «No, Hideo. Che tu ci creda o no è tutto vero. Noi veniamo dal mondo marino e c'è una possibilità che io sia la figlia di una regina...»
Il ragazzo, seriamente sconvolto, ci guardò in volto una ad una.
«Come fate a saperlo? A parte la questione del tempo bloccato, non avete altre prove!»
«Oh si che ne abbiamo!» esclamai. «Quando un umano conosce una sirena prima nella sua forma umana e poi quando è trasformata, quest'ultima diventa schiuma di mare all'istante. E se noi tre siamo ancora qui, beh, allora significa necessariamente che voi due provenite dal mondo marino!»
Lucia abbozzò un sorriso. «So che è difficile crederci, ma è tutto vero. Possiamo dimostrartelo se vuoi!»
«No, non ce n'è bisogno.» Il ragazzo abbassò lo sguardo, leggermente confuso. «Perciò, anche Rina, Nöelle e sua sorella Caren sono Principesse Sirene?»
Io e le altre tre annuimmo in contemporanea.
Proprio in quel momento, il maggiordomo entrò nella stanza. «Signorini Shimizu, mi dispiace disturbarvi, ma volevo avvisarvi che vostra sorella Kumiko sta molto male: ha la febbre alta, così mi sono permesso di chiamare subito un dottore. Dovrebbe essere qui a minuti.»
«Oh no...» mormorò Naomi, con fare dispiaciuto. «Mi dispiace ragazze, ma lei... lei è nostra sorella. Non possiamo lasciarla qui.»
L'uomo s'intromise ancora. «Se dovete uscire, non c'è alcun problema. Io e la signorina Yuma ci prenderemo cura della bambina e vi avvertiremo non appena ci sarà qualche problema. Vi farà bene distrarvi un po'.»
Hideo sorrise. «Grazie, Ogai. Torneremo presto!»

 

«Non credevo che sarebbe stato così facile convincerti.» scherzò Naomi, correndo di fianco al fratello.
Quest'ultimo abbozzò un sorriso. «Non ci ho capito molto da questa storia, ma una cosa è certa: Seira è in pericolo ed è la tua unica amica. Mi sento in dovere di salvarla.»
Naomi ricambiò il sorriso. «Dobbiamo fare presto, però. Kumiko ha bisogno di noi...»
Proprio in quel momento, arrivammo finalmente alla spiaggia e riuscimmo a scorgere in lontananza Rina, Caren e Nöelle.
«Hideo!» esclamò la Principessa dalla Perla Indaco, sorpresa. «Che cosa ci fai qui?»
«Non c'è tempo per le spiegazioni, ne riparleremo più tardi.» disse il moro, con tono pacato.
«C'è qualche novità?» chiese Hanon.
Caren annuì. «Abbiamo trovato il Castello di Dakota, però... è stato troppo facile, secondo me c'è sotto qualcosa. Comunque, dobbiamo per forza entrarci, facendo molta attenzione. Abbiamo appena avvertito Hippo e ha detto che ci raggiungerà a momenti.» La Principessa dell'Oceano Antartico fece una pausa. «Voi due, dalle origini marine ignote, siete mai andati al mare?»
Naomi ruotò leggermente la testa di lato. «Raramente.»
«Non siete mai stati a contatto con l'acqua a tal punto da dover trattenere il respiro?» domandò Rina, incrociando le braccia.
Hideo si grattò la nuca. «A dire il vero mai...»
Caren sospirò. «Beh, allora mi sa proprio che dovete cercare di trovare la vostra vera natura dentro di voi.»
I due fratelli si scambiarono un'occhiata. «E che cosa significa?» dissero all'unisono.
La viola sorrise. «Significa che non sappiamo se riuscirete a respirare sott'acqua. Teoricamente si, visto che venite dal mare, ma dato che non ricordate nulla, temo proprio che dovrete trovare un modo per riuscirci.»

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Capitolo 20
*** Lunghi capelli biondi. ***




Seira

 

Sapere che la Regina dei Mari era intrappolata nel Castello di Dakota e che io non potevo fare niente per salvarla, mi faceva sentire impotente.
Provai più e più volte a rompere quelle catene, ma sembravano indistruttibili.
«Dannazione! Se quei maledetti catturano anche le altre principesse, sarà davvero la fine...» sussurrai, in preda al panico.
«Non sarà la fine, devi credermi.»
Alzai la testa di scatto, cercando di capire da dove provenisse quella voce.
«Sara! Sara, dove sei?»
Mia sorella non rispose, ma dopo pochi secondi, le catene furono disintegrate da una luce arancione. La figura esile della ex principessa si fece sempre più nitida ai miei occhi, facendomi sorridere.
«Devi cercare la Regina dei Mari,» esordì, con guardo serio, «soltanto lei potrà dirti come uscire da questo posto.»
«No» dissi, avvicinandomi a lei. «Non posso andarmene senza prima aver sconfitto Dakota.»
«Tu, da sola, non la puoi sconfiggere» proseguì, con un tono di voce sempre più basso. «L'unica persona in grado di farlo è Malika.»
Sospirai, con fare malinconico: «Perché non mi vuoi spiegare per bene questa storia?»
«Perché non spetta a me dirtelo e comunque, non è il momento adatto. Ora va', devi trovare la nostra sovrana.»

 

Non è mica così facile trovare la Regina qui dentro: questo castello è immenso! E poi devo stare attenta a non farmi beccare... certo che Sara poteva anche darmi una mano!
Sospirai, fermandomi all'inizio di un lungo corridoio. Ormai era da un bel po' che gironzolavo per la fortezza e mi ero imbattuta in corridoi senza stanze, oppure in locali simili a celle o prigioni vuote. La Regina sembrava scomparsa.
Di certo ci avrei messo ancora un bel po' prima di trovarla, ma i miei piani furono comunque ribaltati da una nuova difficoltà.
Questa musica... è assordante...
Mi portai le mani all'altezza delle orecchie, ma, come di consueto, era tutto inutile: la canzone di Aki rimbombava costantemente nella mia testa. Nel giro di poco, inoltre, fui imprigionata nella solita sfera bianca generata dai poteri di Megumi.
«Ma guardati, giochi in casa nostra e sei ancora convinta di poter fare qualcosa!» ghignò la rosa, ridendo divertita.
«Lasciatela stare!»
Alzai di scatto la testa, con gli occhi lucidi: Lucia era lì, in piedi davanti a me, seguita dalle altre Principesse Sirene.
«Ragazze...» sussurrai, sorridendo.
La Principessa dalla Perla Rosa fece qualche passo in avanti, puntando il suo microfono verso i nemici.
«Che cosa volete fare con quelle vostre stupide canzoncine?» domandò ironicamente la ragazza dai capelli rosa.
«Diamine, ha ragione, non le faremo nemmeno il solletico!» disse Hanon a denti stretti, mentre Rina scuoteva la testa.
«Lo so, ma dobbiamo comunque provare.»
Lucia annuì, prendendo in mano la situazione e cominciando a cantare Dolce Melodia, subito seguita dalle altre. La canzone, ovviamente, non fece né caldo né freddo ai nemici, anzi, per loro fu addirittura un incentivo che gli permise di imprigionare le più deboli all'interno di altre sfere luminose, in quel caso Hanon e Nöelle. Subito dopo, anche Lucia e Rina caddero nelle grinfie della magia di Megumi ed io cominciai a preoccuparmi per la sorte di tutte loro.
Poi, quella ragazza che ci aveva già salvate in precedenza, prese a cantare alcune strofe di Assoluto Amore, quanto bastò per liberare le sirene -me compresa- dalla loro prigione e da mettere k.o. i due fratelli.
Una figura sfocata si presentò davanti ai nostri occhi: aveva due gambe magre e lunghi capelli biondi...

 

Yuma

 

Appena in tempo. pensai, rivolgendo la mia attenzione alla Principessa dalla Perla Blu, quella messa peggio.
«Stai bene?» domandai, aiutandola a mettersi in piedi. Ormai non aveva più senso nascondere la mia identità.
«S-Sì, grazie...»
Nel giro di pochi secondi, fui circondata da tutte le Principesse Sirene, Seira compresa.
La sua voce si ridusse ad un flebile sussurro. «Yuma...»
«Tu conosci questa ragazza?» domandò la sirena dai capelli verdi.
Prima che Seira potesse rispondere, la Principessa dell'Oceano Pacifico del Nord si fece avanti: «Ci hai salvate così tante volte negli ultimi mesi, senza nemmeno dirci il motivo. Chi sei? E che cosa vuoi da noi?»
Abbozzai un sorriso. «Calmati, Lucia.»
La bionda si accigliò. «Come sai il mio nome?»
«Conosco i nomi di tutte voi: Hanon, Coco, le gemelle Caren e Nöelle, Rina e dulcis in fondo, Seira» dissi, voltandomi verso i nemici che, fortunatamente, erano accasciati a terra, ancora storditi a causa della mia canzone. «Mi chiamo Yuma Shimizu e sono la sorella maggiore di Naomi e Hideo che, da quanto ho capito, voi conoscete molto bene. Forse non mi crederete, o forse vi arrabbierete con me perché non vi ho aiutate fin da subito: in questo caso, vi prego di perdonarmi, ma sono fuggita per garantire l'incolumità dei miei fratelli.»
Sospirai. Non era esattamente la cosa più facile di questo mondo ammettere i peccati commessi, così come non lo era ciò che stavo per dire.
Aki e Megumi tentarono di alzarsi, ma i loro tentativi furono vani: prima di smettere di cantare, infatti, lanciai un incantesimo a breve durata affinché non si muovessero.
«Io sono la Principessa Malika, figlia della Regina Shanti e di un comune umano. Come penso già saprete, da piccola sono stata catturata da mia zia Dakota, ma, in realtà, non sono stata rinchiusa nel ghiaccio come molti pensano. Dakota mi ha tenuta prigioniera qui dentro, è vero, ma non mi ha mai maltrattata, né tantomeno imprigionata in una cella. Mi trattò come una figlia, nella speranza che dimenticassi la mia vera natura: solo in quel caso avrebbe continuato a comportarsi da madre. Ma ciò non accadde» feci una pausa, osservando gli sguardi attenti su di me delle Principesse e dei nemici. «Io continuai a ricordare e cercai diverse volte di ribellarmi, di fuggire, ma da sola non ce l'avrei mai fatta. Nel frattempo, Aki, unico e fedele servitore di Dakota, per sicurezza, decise di portare qui i suoi fratellini, due gemelli: Megumi e Kaoru. Quello stesso anno nacque Eizo, figlia di Dakota e di un uomo che non ho mai conosciuto. Passarono alcuni anni in tranquillità, in cui mi limitai a trascorrere la mia vita in compagnia di Eizo, Kaoru e Megumi, che ormai erano diventati come dei fratelli minori per me. Erano dei bambini, delle anime pure e innocenti... per questo decisi di portarli con me, nel caso un giorno fossi riuscita a fuggire.»
Mi voltai verso i due fratelli: Megumi stava trattenendo a stento le lacrime.
«Il giorno del mio undicesimo compleanno, conobbi Sara, che si era addentrata per caso nel castello. La nascosi appena in tempo, prima che Dakota la scoprisse. Da allora mi venne a trovare tutti i giorni ed io le raccontai della mia storia. Un giorno, Sara mi incitò a fuggire, anche grazie alla magia: come ben saprete, Dakota è una strega ed io, in quegli anni, imparai numerose magie attraverso uno dei suoi libri di incantesimi. Non ricordo di preciso come è andata, so solo che volevo a tutti i costi salvare anche i bambini, perché non volevo che crescessero assieme a quella vipera: Aki, però, mi strappò dalle braccia Megumi, ma fortunatamente, io e Sara riuscimmo a salvare almeno Eizo e Kaoru. La mattina seguente, una giovane coppia di sposi ci trovò privi di sensi in riva al mare e decisero di adottarci. Dovetti utilizzare un incantesimo per rimuovere le loro pinne, visto che entrambi provenivano dall'Oceano Indiano e con un'altra magia, cambiai il colore dei capelli di Eizo da azzurri a castani. Ma con la distanza, alcuni incantesimi si sono spezzati e...»
«Aspetta un attimo» mi bloccò Seira, attirando l'attenzione dei presenti su di sé. «Vorresti dire che... Naomi e Hideo sono Eizo e Kaoru!?»
Annuii lentamente, con Megumi alle mie spalle che, come previsto, scoppiò in un fiume di lacrime.
«Mi hai portato via... mio fratello...»
Mi voltai di scatto, uno sguardo triste stampato in volto. «Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto...»
«Dividere due gemelli è terribile. L'ho provato sulla mia stessa pelle» sussurrò Caren, credendo che non la sentissi.
«Volevo portarti via con me, lo sai» proseguii, rivolgendo un'occhiataccia ad Aki.
Quest'ultimo si lasciò andare ad un lungo sospiro. «Sarebbe stato meglio se fosse venuta via con te.»
Tutte le sirene si voltarono nella sua direzione, esterrefatti.
«Che diamine stai dicendo, stupido?» bofonchiò la rosa.
«Megumi, ormai non ha più senso continuare con questa stupida guerra. Dakota ci ha cresciuti come due figli, questo è vero... ma non era la vita che desideravo per te. Adesso, tutto ciò che voglio, è ricominciare: io, te e Kaoru.»
La ragazzina alzò lo sguardo verso di me, le gambe che tremavano: nello stesso momento, Seira mi rivolse una domanda.
«Sei stata tu a farmi dimenticare Assoluto Amore con uno dei tuoi incantesimi, non è così?»
«È stata una volontà di Sara» ammisi. «Poco più di un anno fa, mi imbattei per caso in Megumi e Aki: quest'ultimo mi riconobbe e da allora mi trovai costretta a scappare per proteggere Eizo e Kaoru. Sara mi chiese di farti dimenticare quella canzone per proteggerti: sapeva che, essendo la nuova Principessa dell'Oceano Indiano, sarebbero venuti a cercare te e non cantando quella canzone, magari, avrebbero capito che tu non eri Sara.»
Incrociai le braccia, mentre un brivido mi attraversò la schiena. «A proposito di Sara... come mai non è più lei la Principessa dell'Oceano Indiano? È successo qualcosa nel suo Regno?»
Le sirene si scambiarono delle occhiate confuse, ma fu Lucia l'unica a parlare.
«Sara è... morta.»
Il mio cuore cessò di battere per una frazione di secondo.
«N-Non è vero» balbettai, incredula di quello che mi era appena stato detto. «Lei non è morta... io... io l'ho vista...»
Caren si contrappose fra di noi, un'espressione serissima in viso: «Adesso non c'è tempo per questo! Quando siamo entrati nel Castello, Hideo e Naomi sono spariti dalla nostra visuale. Dobbiamo subito andare a cercarli!»
«Che cosa? Loro due sono qui?» domandai, strabuzzando gli occhi dal panico.
Le Sirene annuirono leggermente, mentre due presenze alle mie spalle mi fecero ricordare che non potevo arrendermi in quel momento.
«Io vi aiuterò» soffiò Aki, un sorriso amaro stampato in volto «ormai non mi resta altro da fare se non salvare Kaoru.»
«E tu?»
Megumi alzò di poco lo sguardo, ancora carico di rabbia e malinconia. «Io... io seguo mio fratello...» singhiozzò, gettandosi fra le sue braccia.

 

Naomi

 

«Questo posto mette i brividi» sussurrò Hideo, stringendo la presa sul mio braccio.
«Sì, però... non ha un aspetto famigliare?»
Mio fratello si accigliò. «A che cosa ti riferisci?»
Io, però, scossi la testa. «Nulla, credo di essermelo immaginata.»
Camminammo ancora per un centinaio di metri, dopodiché ci trovammo davanti ad un'enorme porta blu scuro, con degli affreschi in stile gotico.
Hideo sussultò. «Che cosa stai facendo?!»
«Voglio entrare» risposi, posando la mano sopra alla maniglia. «Questa porta mi ricorda qualcosa...»
Prima che il moro potesse in qualche modo bloccarmi, una luce bianca e accecante si presentò davanti ai nostri occhi. Furono pochi secondi interminabili, oltre la quale si presentò una grande stanza circolare e... una donna dai lunghi capelli biondi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dovevo arrivare al penultimo capitolo della storia per scegliere un titolo decente e coerente con la storia! Ci è voluto un anno buono ma ce l'ho fatta xD
Beh, ormai siamo agli sgoccioli... ancora un capitolo e la storia sarà ufficialmente conclusa! :(

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Capitolo 21
*** Il mistero risolto. ***



Dakota

 

I due ragazzini mi guardarono stupiti, come se avessero visto un fantasma.
«E tu chi saresti?» domandò il moro, compiendo qualche passo nella mia direzione.
«Potrei farvi la stessa domanda, considerando che siete nel mio castello. Come avete fatto ad entrare?»
Lessi chiaramente una vena di paura negli occhi della ragazzina dai capelli azzurri, che scambiò un'occhiata col ragazzo di fianco a lei.
«Non ha importanza. Ci metterò pochi secondi a farvi fuori.»
Feci comparire nella mano destra lo scettro e lo puntai contro il ragazzo, che spalancò gli occhi dallo spavento. La sua amica, però, si posizionò di fronte a lui, allargando le braccia, come a volerlo proteggere.
«Hai deciso di voler essere la prima a morire, mocciosetta?»
L'azzurra mi guardò con fare minaccioso: «Tu non mi ucciderai!»
«E perché non dovrei farlo?» ironizzai, facendo una risata.
«Perché io sono la Principessa Malika.»
Provai una strana sensazione nel petto, un'emozione nuova, che non ero solita provare. Assimilai quelle parole con un tale stupore e incredulità, che faticai a crederci.
«Tu... hai idea di quello che stai dicendo, ragazzina?»
«Ho perso la memoria» proseguì, con fare deciso «però mi è stato detto che c'è una buona probabilità che io sia Malika. E ci credo, perché nell'ultimo periodo ho sentito il mio corpo cambiare. Mi sembra di essere un tutt'uno con l'acqua, con il mare. E so che tu vuoi vendicarti con me, anche se in realtà non ricordo nulla. Ma te lo chiedo per favore: catturami, ma non toccare la mia famiglia e le mie amiche!»
La Regina dei Mari, imprigionata alle mie spalle, era ancora priva di sensi. I due ragazzini la osservarono incuriositi, ma non chiesero alcuna spiegazione.
«Odio chi si prende gioco di me» sussurrai, stringendo la mano sinistra a mo di pugno.
«Non sto scherzando: io sono Malika!»
«Dimostramelo» continuai, nel tentativo di stuzzicarla. «Se sei davvero la Principessa, canta. Le parole dovrebbero venirti da sole, anche se hai perso la memoria.»
La ragazzina, anche se titubante, compì qualche passo fino al centro del salone. Strinse le mani l'una nell'altra e chiuse gli occhi, nel tentativo di concentrarsi. Ma dalla sua bocca non uscì alcuna parola.
«Proprio come avevo previsto.»
Puntai il mio scettro contro l'azzurra, imprigionandola con la magia oscura; sui suoi polsi e sulle caviglie andarono a formarsi delle catene e la ragazzina fu trasportata automaticamente dietro alle mie spalle.
«Lascia stare mia sorella!»
Il moro iniziò a correre nella mia direzione, ma nel giro di poco, fece la stessa fine della sorella.
«Ragazzini impertinenti! Vi farò pentire di esservi intromessi in affari che non vi riguardano!»
Il rumore del portone che si apriva nuovamente, attirò l'attenzione di tutti i presenti, compresa quella della Regina.

 

Seira

 

«Benvenute nella mia reggia, Principesse Sirene.»
Una ad una, io e le altre principesse entrammo nel salone, accolte dalla cauta voce di Dakota.
«È lei Dakota?» chiese Hanon, osservandola minacciosamente.
Annuii lentamente. «Sì.»
La nostra attenzione, però, fu subito rivolta alle persone imprigionate dietro la bionda: la Regina dei Mari, Naomi e Hideo.
Nel vederli, il mio istinto fu quello di correre verso di loro, ma Lucia mi bloccò prima che compissi un altro passo.
«E così, questi sono vostri amici?» ironizzò la donna, un ghigno indecifrabile stampato in volto.
«Ormai è un anno che ci attacchi senza sosta» esordì Rina, stringendo tra le mani il suo microfono. «Si può sapere che cosa vuoi da noi?»
«Lo sapete benissimo. La vostra amica ha qualcosa che mi spetta» proseguì, indicandomi con lo sguardo.
La nostra nemica piegò leggermente il suo scettro in avanti, dalla quale uscì una strana sostanza violacea, che nel giro di qualche secondo trascinò Caren vicino a Dakota.
«Lasciala subito andare!» sbottò Nöelle, osservando malinconica la gemella che le veniva portata via.
«La libererò con molto piacere non appena la principessa dalla perla arancione mi dirà dove si trova Malika.»
Serrai i pugni, ormai sul punto di scoppiare. «Lo vuoi capire o no che non sono stata io ad aiutarla a scappare? È stata mia sorella Sara, e adesso lei è morta!»
Dakota si bloccò di colpo. Sul suo volto andò a formarsi un'espressione simile a... dispiacere.
«Le somigli molto» concluse, traendo a sé con lo scettro Lucia, che, spaventata, iniziò ad urlare. «Allora significa che tu e i tuoi amici farete una brutta fine finché qualcuno non si deciderà a parlare.»
Subito dopo, la strana essenza viola catturò anche le altre Principesse, e infine me. Per un attimo mi sentii stordita, ma subito dopo, mi ritrovai di fronte a Dakota, imprigionata, come poche ore prima.
La bionda puntò nuovamente il suo scettro contro il mio viso, con uno sguardo furente. Ogni tentativo di muovermi era inutile: quella magia era troppo potente. Sembrava infrangibile.
Ma all'improvviso, degli strani fili rosa imprigionarono Dakota e subito dopo si udì chiaramente la voce di Yuma diffondersi per tutta la stanza. Fummo tutti liberati grazie alla sua canzone, Naomi, Hideo e la Regina compresi.
I due fratelli osservarono stupiti la sorella maggiore cantare, probabilmente chiedendosi che cosa avesse a che fare con tutta quella faccenda.
«È con me che devi prendertela. Lascia stare i miei fratelli.»
Dakota -ancora imprigionata dai fili rosa generati da Megumi- alzò lo sguardo verso Yuma. «Malika...»
Le due si scambiarono una lunga occhiata carica di odio, che mi fece rabbrividire.
«Traditori!» sbottò la nemica, distruggendo in men che non si dica i fili che l'avvolgevano.
Megumi fu spazzata via dalla forza della ex padrona, ma Aki la prese tra le braccia prima che potesse farsi male.
Dakota si riappropriò dello scettro caduto e si preparò all'imminente battaglia. Yuma evitò aggraziatamente ogni attacco: si trattava di schegge di un materiale simile al vetro, molto spigolose. Io e le altre, nonostante ci fossimo riunite lungo le pareti della stanza e avessimo attivato le barriere protettive coi nostri microfoni, prestammo molta attenzione a non farci colpire.
«Dobbiamo aiutarla! Noi non... non possiamo lasciarla da sola!» esclamò Naomi, con gli occhi lucidi.
«Questa è la sua battaglia» mugugnò seccata Megumi, lanciando un'occhiataccia all'azzurra.
«Ma lei non c'entra nulla con questa storia!»
«Lei è Malika.»
Naomi si voltò esterrefatta verso il fratello maggiore, che osservava incantato lo scontro tra Yuma e Dakota.
Megumi guardò con la coda nell'occhio Hideo. Chiaramente, si era resa conto che quel ragazzo moro era suo fratello. Notai i suoi occhi inumidirsi di colpo, e Aki al suo fianco sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Non è ancora il momento.
Ripresi a osservare lo scontro: anche Yuma, come Dakota, aveva iniziato ad usare la magia. La donna in rosso lanciava numerose schegge all'avversaria, che parava prontamente con degli scudi generati coi palmi delle sue mani.
«Ve lo ripeto, dobbiamo intervenire! Non possiamo abbandonarla così!» proseguì Naomi, seriamente preoccupata per la sorella.
«Non c'è nulla che possiate fare» spiegò la Regina, sorridendo amaramente alla mia amica. «Dakota è una maga molto potente, e impossessandosi del mio scettro, oltre a diventare ancora più forte, mi ha privata di ogni mio potere. Dobbiamo solo sperare nelle capacità della Principessa Malika.»
«Sua Maestà, mi permetta di interromperla...» si intromise Aki. «Se trovassimo un modo di recuperare lo scettro... che cosa farebbe?»
Ad un tratto, si udì un rumore molto potente, e le nostre barriere svanirono all'improvviso. Dakota teneva lo scettro puntato contro Yuma, e la stessa sostanza con la quale ci aveva imprigionate, avvolse lentamente il corpo della principessa, che si lasciò andare ad un potente urlo.
Solo allora ci rendemmo conto che era stata creata una barriera impenetrabile che ci divideva dalle due: non c'era più alcun modo di poter aiutare Yuma. Il suo urlo si fece sempre più basso, segno che il dolore la stava consumando e che a breve avrebbe ceduto. Strinsi Naomi a me e le coprii gli occhi, consapevole che sarebbe presto accaduto qualcosa di brutto, mentre Hideo batteva disperato i pugni contro la barriera.
Era tutto finito. Avevamo perso. Se solo... non avessimo udito quella voce.

 

Yuma

 

Qualcuno stava cantando Assoluto Amore, ma non si trattava di Seira.
Era una voce che conoscevo bene, una voce soave che mi faceva provare sicurezza ogni volta che la sentivo. Mi voltai alla mia destra, incrociando lo sguardo vigile di Sara, che nel mentre, continuava a cantare, e trovai la forza di mettermi in piedi.
Dakota la osservò furente, scocciata per il fatto che avesse interrotto la nostra battaglia. E fu lì, che ne approfittai per colpirla con una potente carica di energia, che, oltre a farla cadere a terra, la privò dello scettro. Iniziai a correre verso di lei, nel tentativo di appropriarmi di ciò che non la apparteneva, ma Dakota lanciò una sfera di magia nera nella mia direzione -che purtroppo, non riuscii a schivare.
Andai a schiantarmi contro la barriera che avevo generato per proteggere le Principesse e i miei fratelli, e la mia testa iniziò a girare, facendomi credere che a breve avrei perso conoscenza. Ma non accadde.
Era quasi come se ogni mia ferita si rigenerasse all'improvviso. Ogni volta che provavo dolore, esso spariva misteriosamente all'istante.
Dakota puntò per l'ennesima volta il suo scettro contro di me, ma in men che non si dica, Sara mi raggiunse, con l'intenzione di farmi da scudo.
«Lasciali andare. È me che vuoi, sono io che li ho aiutati a scappare. Prenditela con me, ma lasciali andare. Ti supplico!»
«Sei morta, no? Come faccio a battermi con un fantasma?»
Sara abbassò meccanicamente lo sguardo, socchiudendo gli occhi. «Puoi imprigionarmi nel tuo castello per l'eternità. Esiste un incantesimo simile, no?»
La bionda la osservò con aria di superiorità, mantenendo comunque la presa sullo scettro ben salda: «E come fai, tu, una Principessa Sirena così pura conoscere un incantesimo di magia nera?»
«Perché tre anni fa ho ridotto a brandelli il mio regno. Ho distrutto le vite di persone innocenti, credendo di fare la cosa giusta per me stessa... ma non è mai stato così.»
«Voi due... avete portato via mia figlia...» La voce di Dakota si ridusse ad un sussurro appena udibile, e i suoi occhi si inumidirono di colpo. «Voglio sapere dov'è, e farvi capire quello che ho passato io negli ultimi anni. Solo allora potrete considerarvi libere.»
«Non ti dirò mai dove si trova Eizo» mormorai, stringendo le mani a pugno. «Lo stesso vale per Kaoru. Stanno bene, questo non ti basta?»
Un'ulteriore ondata di energia mi fece sbattere contro la barriera, e la stessa Sara si ritrovò in difficoltà a dover contrastare quel tipo di magia.
«Voi non potete neanche immaginare cosa voglia dire perdere la propria figlia!»
«E non è ciò che hai fatto tu a tua sorella? Ora capisci quello che ha passato la regina Shanti, dopo che le hai portato via Malika?»
«Non passa giorno in cui non mi penta delle mie scelte,» ammise la bionda, a denti stretti «ma ormai il danno è fatto, e tutto ciò che rivoglio, è mia figlia!»
Attorno alla strega andò a formarsi un potente vortice, che iniziò a distruggere lentamente il pavimento sotto ai nostri piedi.
«Dobbiamo cantare. Insieme.»
Mi voltai verso Sara, sbarrando gli occhi: «Ma se lo facciamo...»
Lei scosse la testa, con fare malinconica: «È la nostra unica speranza.»
Annuii lentamente, sospirando. I ricordi di quel giorno affiorarono nella mia mente, e non ci fu modo di scacciarli via. Ma la voce di Sara, che aveva iniziato a intonare la canzone, mi diede nuovamente il coraggio di andare avanti.
Il turbine, a poco a poco, svanì, così come la barriera alle nostre spalle, ma nessuno osò muoversi. Dakota si accasciò a terra, iniziando ad urlare dal dolore. Il suo scettro cadde a terra, a pochi metri di distanza da lei, ma io e Sara non ce ne curammo e continuammo a cantare.
Quando le lacrime iniziarono a bagnare le guance della nostra nemica, la canzone era appena terminata. Mi avvicinai a lei con lentezza, osservandola con attenzione.
Un singhiozzo ruppe il silenzio che si era andato a formare, e Dakota strinse con forza la gonna del suo vestito, probabilmente come gesto di nervosismo provocato dal dolore fisico e psicologico che provava in quel momento.
«Tua figlia... è quella ragazza laggiù» sussurrai, accovacciandomi di fronte a lei. «E quello di fianco a lei è Kaoru. Non ho mai voluto fargli del male, anzi, li ho amati come se fossero miei fratelli. Volevo salvarli, salvarli da te.»
La donna alzò un poco lo sguardo, incrociando quello di Naomi, terrorizzato e confuso. Dakota tremava in modo disumano e le sue parole parevano dei balbettii. «Eizo... lei... sa?»
Scossi la testa, e sul suo volto andò a formarsi un piccolo sorriso.
«Meglio così...» Inspirò profondamente, cercando di allungare la mano nella mia direzione.
«Le dirò che sei sua madre, nulla di più.»
Annuì impercettibilmente: «C'è un'ultima cosa che voglio fare per te...»
Il suo pianto aumentò a dismisura, e le sue guance diventarono rosse a causa dello sforzo: «Malika... sei diventata così bella e coraggiosa... mi ricordi tanto tuo padre...»
Qualcosa nel mio cuore si incrinò al sentire quella voce dopo tanto tempo. «Mamma...»
La sua mano, finalmente, raggiunse la mia guancia, e l'accarezzò con dolcezza. Ma un secondo dopo, la voce ritornò ad essere quella di Dakota.
«Grazie, Malika, grazie di tutto. Anche da parte di Shanti. Ora, fai quello che devi fare...»
Cercai con tutte le mie forze di trattenere le imminenti lacrime, mentre raggiungevo lo scettro e lo prendevo tra le mani. Una misteriosa luce bianca avvolse il mio corpo, e una nuova forza si impossessò di me. I miei capelli si allungarono fino alla vita, come erano sempre stati, e mi ritrovai con un vestito bianco molto famigliare. Mi bastò socchiudere gli occhi e puntare lo scettro contro la strega, per porre fine alla sua sofferenza.

 

 

«Qualcuno potrebbe spiegarci cos'è successo?» domandò Lucia, osservando confusa la sala principale dell'Hotel Piari.
Non ebbi il tempo di rispondere, che due esili braccia mi cinsero la vita, e delle lacrime bagnarono la mia maglietta.
«Credevo... credevo che... ti avesse... battuta...»
Accarezzai dolcemente la schiena di Naomi, sorridendole.
«È tutto a posto» sussurrai, asciugandole le lacrime con il dorso della mano. «Sono qui, sirenetta, sono qui e sto bene.»
L'azzurra ricambiò il sorriso: «Era da tanto che non mi chiamavi così...»
Alzai lo sguardo, incrociando quello preoccupato e scioccato di Hideo: «Devi spiegarci molte cose, Malika

 

 

«Spero che tu stia scherzando.»
Scossi la testa, guardando Naomi con severità: «Dakota era tua madre. Ha fatto molte cose brutte, ma era pur sempre tua madre.»
«No, lei era una strega, e ha ucciso tua madre!» sbottò.
Sussultai, mentre un brivido mi attraversò la schiena.
«Come fai a ricordartelo?»
La diretta interessata si strinse nelle spalle: «Non dovrei? Cioè... io non ricordo nulla della mia vita marina.»
«Com'è possibile?» domandò Rina, scambiandosi un'occhiata confusa con Nöelle.
Lanciai un'occhiata con la Regina dei Mari, e solo quando ella annuì, mi decisi a parlare.
«Non ve l'ho detto prima, perché non vi volevo spaventare. Quando Dakota mi ha rapita, lei e mia madre si sono battute, e quest'ultima è stata uccisa. Probabilmente tu e Hideo non ricordate nulla perché eravate molto piccoli...»
Il moro, in quel momento, alzò lo sguardo in direzione di Megumi: la ragazzina arrossì di colpo, stringendo il braccio di Aki.
«Quindi tu sei... mia sorella gemella?»
La rosa si nascose letteralmente dietro al fratello maggiore, sentendosi terribilmente a disagio. Di fronte a quella scena, scoppiammo tutti a ridere in coro.
«Stai tranquillo, adesso fa la timida, ma quando prenderà confidenza diventerà insopportabile!» scherzò Aki, ricevendo una linguaccia dalla sorella minore.
«Già, mi sembra proprio di sentir parlare di Hideo» scherzò Naomi, che aveva finalmente riconquistato il sorriso.
«Regina... avrei una domanda da porle» esordii, attirando la sua attenzione. «Poco fa, quando ho preso in mano lo scettro, sono stata avvolta da una luce accecante e per un secondo il mio corpo è cambiato. Che cosa significa?»
«Significa che ti sei riappropriata del potere che ti spetta. Significa che sei ufficialmente la nuova Regina dei Mari.»
Sentii le guance arrossarsi leggermente: «Sua Maestà, non credo di esserne all'altezza...»
«Hai superato numerose difficoltà per proteggere la tua famiglia, ti sei allontanata da loro e hai sofferto, hai sofferto per garantire il bene del prossimo. E queste, mia cara, sono le priorità principali che una Regina deve rispettare. Lo scettro ti ha scelta, e ti ha donato il potere che ti serviva in quel momento.»
Feci un lieve inchino, in segno di rispetto, incredula di essermi meritata un tale titolo.
«E Ogai e Kumiko? Anche loro vengono dal mare?» azzardò Naomi, speranzosa.
«Solo Ogai. Era il maggiordomo del Palazzo Reale dell'Oceano Indiano, e dopo che i nostri genitori ci hanno adottato, Sara ha fatto in modo che si insediasse fra gli umani. Quando ha suonato per la prima volta al campanello di casa Shimizu, si è presentato come un mio lontano zio, unico parente della mia famiglia, ma i nostri genitori ci tenevano tanto a crescerci, e per evitare che gli fossimo sottratti, lui si è offerto come maggiordomo. O almeno, questo è quello che hanno creduto loro. Kumiko, invece, non ha niente a che fare con il mare: è l'unica figlia di sangue della coppia che ci ha adottati.»
In quel momento, qualcuno suonò al campanello dell'Hotel: Nikora si affrettò ad aprire la porta, e sulla soglia si presentò lo stesso Ogai. Lo accolsi con un enorme sorriso e lo raggiunsi allegramente.
«Ogai, è tutto finito! Ho sconfitto Dakota e-»
«Yuma, non c'è tempo! Kumiko sta malissimo, i dottori dicono che gli restano poche ore!»
Una pugnalata in pieno petto. Mi era sembrato di riceverne tante nella mia vita, ma quel momento, fu più doloroso delle precedenti volte.
Calde lacrime iniziarono a bagnarmi le guance, mentre qualcuno posava una mano sulla mia spalla.
«Non posso fare nulla per salvarla...» bisbigliai, incapace di guardare in faccia i miei fratelli.
«Tu sei la nuova Regina dei Mari» confermò la donna che a breve mi avrebbe ceduto la sua eredità. «Hai un potere immenso dentro di te, devi solo trovare il modo di risvegliarlo, come hai fatto quando hai battuto Dakota. Lo scettro ti aiuterà, vedrai. Salverai tua sorella, te lo prometto.»
E dopo una serie di interminabili singhiozzi, senza pensarci due volte, iniziai a correre verso la villa.

 

Coco

 

«Che cosa ci fa una Principessa Sirena nel bel mezzo della notte, sola, in spiaggia?»
«Mi sembra di avere un dejà-vu con Aki, sai?» scherzai, abbozzando un sorriso.
Sara incrociò le braccia, ruotando leggermente la testa.
«Yuma è andata a curare Kumiko» spiegai «e io avevo bisogno di stare un po' da sola.»
«Sono sicura che ce la farà. Sono entrambe molto forti» proseguì, con convinzione.
Il lieve rumore delle onde ruppe quel silenzioso momento, portandomi a porgere quella domanda che tanto mi doleva.
«Il racconto di Yuma non era completo. Mentre parlava, ha esitato. È successo altro, vero? Qualcosa... di brutto?»
Sara sospirò, volgendo lo sguardo verso il mare: «Dakota è sempre stata una donna strana. Quando sono nata, ricordo che per un breve periodo di tempo è stata lei a prendersi cura di me. Lei e sua sorella Shanti erano molto legate, e quando arrivò il momento di scegliere la nuova Regina, Dakota non fu nemmeno nominata. Sua sorella aveva un cuore d'oro e faceva sempre una buona impressione su tutti. E questo, a Dakota non piaceva. Ma non era per niente cattiva, semplicemente... ferita. Non avrebbe mai rapito Malika se non fosse stata soggiogata da qualcun altro.»
«Di che cosa parli?»
«Il suo compagno era un uomo cattivo, che mirava solo alla corona. Non amava Dakota, non lo ha mai fatto, e l'unico motivo per la quale stava con lei, era per aiutarla a conquistare il potere e poter diventare il nuovo Re dei Mari. Ma lui, aveva conquistato il cuore di Dakota: il suo amore era così puro e sincero, che decise di cedergli il suo cuore. Quest'ultimo fu colmato dalla magia nera, e da allora Dakota seguì ogni direttiva del compagno. Ma più il tempo passava, più il potere dentro di lei aumentava, divenendo sempre più pericoloso. E così, poco dopo la nascita di Eizo, in preda alla follia, Dakota uccise il marito. Non era in sé. La magia nera la stava controllando inconsciamente. Quando venni a sapere di questa storia, cercai con tutte le mie forze di trovare il suo castello. Io e Malika diventammo amiche, e dopo non molto, ideammo di fuggire. Il giorno propizio, la Regina Shanti mi chiese dove fossi stata negli ultimi giorni, dato che nel mio regno la popolazione si era preoccupata per la mia assenza, e fui costretta a rivelarle tutto quanto. Alla fine, ella decise di accompagnarmi, ma quando giungemmo al Castello, scoppiò una dura lotta fra le due sorelle. Tutto ciò che io e Malika potemmo fare, fu cantare: la forza delle nostre voci, però, si scontrò contro la magia nera, e ne nacque una terribile conseguenza. Era una forma di energia troppo potente; le due sorelle ne furono colpite e le loro anime rimasero per sempre imprigionate nel corpo di Dakota, ormai comandato dalla magia nera. Dakota ha dovuto convivere con tre diverse essenze all'interno del suo corpo, ma non ha mai voluto fare del male a nessuno. È per questo che, probabilmente, non ci ha mai attaccate direttamente: quando pensava di farlo, la voce di Shanti o della vera Dakota riecheggiavano nella sua mente, impedendole di compiere qualche gesto della quale si sarebbe potuta pentire. È stato uno shock grandissimo per Eizo e Kaoru, e credo che sia per questo motivo che non ricordano nulla della vita sottomarina. Anche Megumi ha assistito, ma evidentemente il dolore di aver perso il fratello l'ha mantenuta lucida per una vendetta futura. Io e Malika abbiamo deciso di non dire niente a nessuno. Pensavamo fosse giusto così.»
Rivolsi nuovamente la mia attenzione all'oceano, le cui acque colpivano dolcemente gli scogli sotto la luce delle stelle.
«Perché hai deciso di dirmelo?»
Sara mosse qualche passo verso di me, senza far sparire quel meraviglioso sorriso dal suo volto: «Perché tu sei la mia migliore amica, Coco. E le migliori amiche si dicono tutto, no?»
I miei occhi si inumidirono di colpo, e non riuscii proprio a controllare le mie emozioni.
«Sara, mi manchi un sacco...» sussurrai, iniziando a piangere in silenzio.
«Mi manchi molto anche tu» ammise, annullando la distanza che ci separava con un abbraccio.
E per un secondo, soltanto per uno solo, mi parve che le sue braccia mi stessero stringendo per davvero.

 

Naomi

 

Accarezzai lentamente la fronte di Kumiko, scostandole un poco la frangetta.
«Non riesco a credere che tu sia riuscita a fare... questo» ammisi con stupore, incredula che Yuma -o forse dovrei dire Malika- fosse riuscita a farla guarire con il suo scettro.
«Se Dakota non mi avesse mai rapita, probabilmente a quest'ora non sarei a conoscenza di tutte queste magie.»
Abbassai un poco lo sguardo, rimuginando su ciò che mi era stato rivelato poco prima: «Per me Dakota è solo la donna che mi ha messa al mondo, ma non sarà mai mia madre.»
«Però era mia zia, e tu sei mia cugina. Anche questo ti da fastidio?»
Arrossii leggermente, facendole una linguaccia. «No, questo mi va bene!»
Scoppiammo a ridere, e per fortuna non svegliammo la nostra sorella minore. Yuma mi abbracciò di slancio, baciandomi dolcemente la guancia sinistra.
«Le nostre origini non hanno alcuna importanza, Naomi. Tu resterai per sempre la mia adorata sorella minore.»

 

Sara   

 

Il danno provocato da me e Malika undici anni prima, era stato finalmente riparato.
Quella notte, avevo avuto modo di salutare affettuosamente le altre Principesse Sirene.
Avevo ringraziato tutti per aver lottato duramente.
Avevo detto a Seira che era diventata una ragazza stupenda, degna di essere considerata la Principessa dell'Oceano Indiano.
Avevo abbracciato calorosamente Coco, che era scoppiata a piangere per l'ennesima volta.
Avevo dedicato un sorriso sincero a Malika, perché, finalmente, ce l'avevamo fatta.
Ma prima di ritornare nell'aldilà, dovevo fare un'ultima cosa.

 

 

L'uomo che mi trovavo davanti stava sistemando con cura la propria cravatta, inconscio della mia presenza.
Lo osservai con tenerezza: nel corso degli anni, non era cambiato per niente.
«Taro...»
Quest'ultimo si voltò, gli occhi sbarrati e un'espressione confusa stampata in volto.
«Sara... s-sei davvero-»
Non gli diedi il tempo di portare a termine la frase, perché posai dolcemente le mie labbra sulle sue.
Calde lacrime mi bagnarono le guance mentre, con tristezza, mi allontanavo da lui.
Abbozzai un sorriso al mio amato Taro, che al contrario, allungò la mano nella mia direzione, nel tentativo di evitare che scomparissi; e l'afferrai, la sua mano, ma quel contatto durò pochissimi secondi, prima che la mia figura si dissolvesse sempre di più.
«Ti amo... e continuerò a farlo per l'eternità...» sussurrai, col cuore spezzato.
Il mio tempo era finito. La figura del mio amato fu sostituita da uno spazio bianco, il luogo in cui avrei trascorso il resto dei miei giorni.
E continuai a piangere, sì, ma il sorriso sulle mie labbra non mutò: perché l'ultima persona che avevo visto prima di scomparire, era stato l'amore della mia vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È con mio grande dispiacere che pubblico l'ultimo capitolo di questa storia.
Con tutte quelle che ho scritto, devo ammettere che non è delle migliori. All'inizio avevo tante, tantissime idee, ma prolungando la pubblicazione dei capitoli fino ad oggi, ovvero dopo più di un anno, quelle idee si sono dissolte e non ho saputo esprimerle al massimo.
Sono comunque contenta che diverse persone l'abbiano letta, e vorrei ringraziare tutti voi, sia chi ha recensito qualche volta, sia chi ha sempre e solo letto in silenzio. Vedere certi numeri nelle visualizzazioni mi rende felice.
Ho voluto dedicare la scena finale a Sara e a Taro, che sono in assoluto la mia coppia preferita dell'anime. Mi piacerebbe scrivere qualcosa su di loro, e probabilmente, quando avrò più tempo (visto che al momento mi sto dedicando alle storie negli altri fandom), pubblicherò qualcosa al riguardo.
Fino ad allora, vi saluto, e vi ringrazio nuovamente ^^

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