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di mahoneismylife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the past ***
Capitolo 2: *** flashback ***
Capitolo 3: *** will you help me? ***
Capitolo 4: *** this is my world ***
Capitolo 5: *** I like you to die ***
Capitolo 6: *** you're not a sad story. ***
Capitolo 7: *** I love you 'cause it is too hard to hate you ***



Capitolo 1
*** the past ***


“dovrò passare altri 5 giorni in punizione con Mahone” pensava Carly per la via di ritorno a casa; tutti stavano lontano da lei, era cosi chiusa e riservata da trasmettere paura, non parlava quasi mai, sempre immersa nella musica, persa. Una volta, prima che i suoi genitori morissero, cantava e suonava. La sua voce sembrava tanto a quella di un angelo, quando iniziava a suonare il pianoforte trasmetteva tutto ciò che era possibile trasmettere; trasmetteva calma perfino quando suonava la batteria, anche se la canzone era tutt’ altro che calma. Ora invece adora il silenzio; è quasi un peccato non poter sentire più la sua voce. E’ anche una bellissima ragazza: bionda e riccia, occhioni verdi, non molto alta ma neanche bassotta e magra, chiarissima di pelle; non se la tira molto, anzi non se la tira affatto.
Mahone , invece, è un ragazzo della scuola di Carly, in realtà non è un semplice ragazzo di quella scuola, lui è un cantante; Austin Mahone o il viziato, come lo chiama Carly, è anche il figlio della preside della scuola e questo aumenta l’odio di Carly verso di lui. “ è bello”  pensava lei “ma è troppo viziato!”.
Infetti Carly aveva ragione, Mahone era davvero un bel ragazzo: alto, occhi verdi, capelli sul color cioccolato un po’ arruffati che nascondeva sempre sotto i suoi immancabili cappellini; a Carly piaceva tanto il sorriso di quel ragazzo, glielo invidiava perché lei non riusciva a farlo, aveva delle labbra perfette, sembravano scolpite. Ma Carly aveva ragione anche sul fatto che Austin sia viziato, otteneva sempre quello che voleva; solo una cosa ancora non aveva: lei.    
-sei tornata finalmente!-
Le disse sua zia appena mise un piedi dentro casa, ora sua zia Serena le faceva da tutrice. Era cosi preoccupata per lei, non rispondeva neanche al cellulare.
-sono stata in punizione.-
Disse quelle parole cosi piano che forse neanche un vampiro avrebbe potuto sentirle; come se dovesse conservala, come se fosse un bene prezioso.
-ah, si ? cosa hai combinato questa volta?-
Zia Serena si avvicinò a Carly con uno sguardo curioso, i capelli della giovane zia si muovevano a destra e sinistra, si somigliavano tanto, l’unica variante è che Carly è riccia e sua zia è liscia. Andavano molto d’accordo prima della morte dei suoi genitori, ora Carly ha allontanato tutti.
-ho risposto al professore. Tutti i pomeriggi per cinque giorni, fino alle 19:30 con Mahone.-
Detto questo si incamminò verso la porta della sua stanza al piano di sopra; li c’era il suo mondo: pieno di poster, scarpe e anche … un nascondiglio segreto. Entrò in camera ed andò subito nel bagno per fare una doccia. La sua stanza, al contrario di quella di tutte le teeneger, è sempre in perfetto ordine, mai nulla è fuori posto. “almeno qualcosa di mio è in ordine” pensava sempre Carly, si riferiva al fatto che la sua mente è sempre confusa e almeno qualcosa le rimane in ordine.
Uscì dalla doccia dopo più di un ora, indossò la biancheria e un lungo e largo maglione e si sedette sul letto a pensare, pensava ad Austin e al loro passato, un brutto e indimenticabile passato.
 
 
 
 
EHI BELLISSIME,
(SEMPRE SE QUALCUNO HA LETTO QUESTA MISERABILE STORIA) HO SCRITTO QUESTO CAPITOLO CORTO PER AVERE UN VOSTRO PARERE PRIMA DI CONTINUARE;MI FATE UNA PICCOLA RECENSIONE ? *faccia da cucciola* VI PLEEEEEGO :3
 
KISS, KISS Cà :*

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Capitolo 2
*** flashback ***


*fashback*
-non dici no a me, capito?-
A quelle parole le si bloccò la gola, non riusciva a parlare. Austin era a pochi centimetri da lei e aveva paura, poche volte ne aveva avuta durante la sua vita. Un sacco di lividi ricoprivano il suo corpo; poggiata a quel muro piangeva,come faceva sempre ormai, strisciò fino a sedersi e a coprirsi il viso con le mani, Austin le tirò un calcio e andò via.
*fine flashback*
 
Carly si svegliò di soppiatto con quell'orribile immagine del suo passato, non solo con i genitori ma anche con Austin, forse era perché si era addormentata pensandoci o forse perché dovrà passare con lui cinque lunghi pomeriggi e la cosa non l'attirava affatto. Si alzò senza voglia, entrò in bagno per fare una doccia e quando uscì era già molto tardi così mise una maglia larga nera e dei pantaloni stretti rossi con le sue amatissime boats nere. Arrivò a scuola -come al solito- con cinque minuti di ritardo ma i professori ormai non ci facevano caso, camminò verso l'ultimo banco e si sedette nel modo più comodo possibile. Passò l'ora più lunga della sua vita e quando uscì dall'aula per andare al suo armadietto incontrò l'ultima persona che voleva incontrare, Austin.
-ehi, pronta per oggi pomeriggio?-
-neanche un po'-
Se Carly non era brava a rispondere alla gente o a farla sentire inutile allora Michael Jackson non aveva per niente fatto parte della storia della musica.
–bhè, ti preparerai in queste quattro ore-
* suonò la campanella *
-ciao dolcezza!-
 Se una cosa poteva darle fastidio era proprio quando qualcuno -che per giunta odia- la chiama dolcezza. Arrivata all'armadietto prese il libro di storia ma decise di rimetterlo a posto per andare al ciliegio, un albero che era lì a scuola da molto tempo dove Carly andava quando non aveva voglia di studiare, fece la strada e si sedette sulla panchina osservando il tempo cupo di novembre.
-non sapevo ti piacesse questo posto!-
Carly si girò per vedere Austin che la guardava con le mani in tasca facendo uscire i pollici.
-mmh mmh-
 L'intento di Carly era quello di farlo scocciare di lei e di stargli appresso, ma si sa che Mahone non rinuncia a nulla. Anche Austin si sedette sulla panchina, vicino a lei ma si spostò un po' per paura che potesse farle male.
-non mordo mica!-
-no, non mordi, fai di peggio!-
A quelle parole Austin pensò a tutto quello che le aveva fatto, a tutto il dolore che le aveva provocato e si sentì in colpa, cosi tanto da abbracciarla. Carly rimase scioccata dal suo gesto anche perché Mahone non abbraccia nessuno, era duro come una pietra ma questa volta, si sentiva nell’aria, era diverso, Austin forse sta cambiando e vuole rimediare ai suoi errori. Carly però non ricambiò l’abbraccio
1 perché era troppo sconvolta per farlo
2 perché cosi lui avrebbe pensato che ormai era perdonato ma non lo perdonerà mai per quello che le ha fatto.
Mentre Austin abbracciava la ragazza si era addolcito, stava provando una sensazione nuova, si sentiva libero e sollevato; sotto quel ciliegio, dove esattamente cinque anni fa si erano conosciuti, ora loro si stavano abbracciando.
Già, si conoscono da cinque anni e suppongo vogliate sapere come: quel giorno pioveva e cosi molti ragazzi andavano a rifugiarsi sotto il tetto della scuola o sotto un grandissimo ciliegio li vicino, Mahone e i suoi amici occupavano quasi tutto il ciliegio, a Carly non interessava che li c’era la grande star Austin Mahone cosi andò a coprirsi li sotto. Austin si avvicinò a lei guardandola con tono di sfida
-non puoi stare qui, lo sai?-
-certo! Ma non vedo il motivo per cui qui sotto, dove c’entrano più di 30 ragazzi cene debbano stare solo 4, non è giusto!-
- vuoi che ti spieghi il motivo?-
Si avvicinò sempre di più a lei ma Carly non aveva paura di un semplice ragazzino viziato, era sempre stata cosi: dura, sincera e testarda.
-il motivo per cui- Austin si avvicinò ancora a lei guardandola negli occhi –tu non puoi stare qui è perché non sei famosa, non hai una reputazione!-
Carly sbuffò e sorrise prima di risponderlo
-senti Mahone, ti ricordo che i miei genitori sono i fondatori della più grande rivista al mondo!-
Si, i genitori di Carly, cinque anni fa erano ancora qui ed erano i grandissimi e ricchissimi fondatori della rivista “The Rolling Stone” – ora è della zia, ma a 18 anni sarà di Carly --
-non sei nessuno Carly, io so cantare e , mi dispiace per te ma sono cosi bravo  da poter competere anche contro la grande rivista!-
-chi ti dice che io non sappia cantare?-
Carly si alzò raggiungendo – alzando la testa perché era molto più bassa di Austin – guardandolo diritto negli occhi
Tutta la scuola era li ad assistere a questa competizione tra i due ragazzi più famosi della scuola
-ah si, allora dimostramelo!-
-certo, ma non qui!-
Gli amici di Austin si misero dietro di lui, come per proteggerlo
-allora dove?-
-alle 6 p.m. al mio teatro!-
-ci sto!-
Entrambi andarono via soddisfatti del patto. Carly era una ragazzina ricca, ricca fino alla punta dei capelli, si poteva dire lo stesso di Austin e perciò erano allo stesso livello sociale, la cosa che infastidiva entrambi era che non volevo portarsi rispetto ma non perché volevano governare la scuola ma per una questione ancor prima del ciliegio sotto scuola. La vita di Carly è cosi intrecciata che nemmeno lei sa come può essere viva a tutto questo macello!
 
 
 
 
 
 
 
MA CIAOOO BELLISSIME,
ALLORA VOLEVO DIRVI CHE QUESTA STORIA NON E’ COME LE ALTRE PERCHE’ CI SONO ANCORA MOLTE MOLTE COSE CHE NON SAPETE SU CARLY E AUSTIN; MI SCUSO PER IL GRANDE RITARDO MA HO AVUTO UN PO’ DA FARE CON I COMPITI E POI AUSTIN E’ IN OSPEDALE E NON SO NEANCHE IO CON QUALE CORAGGIO STO SCRIVENDO PERCHE’ E’ DAVVERO ORRIBILE VEDERLO CONCIATO COSI :c
Se volete sapere qualcosa sulla storia o seguirmi e chiedere il follow back sono @smileofcarter ditemi che siete delle changeine (?) :3
 
GRAZIE, GRAZIE PER SEGUIRE QUESTA MISERABILE STORIA
Kiss, Carmen :*

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Capitolo 3
*** will you help me? ***


 “inizierò a cantare,avrò una vita felice. Voglio essere felice anch’io” pensava Carly mentre guardava Austin che parlava con Alex prima di lasciarli soli in punizione. Sarebbe fantastico se ricomincerebbe a cantare, la voce di Carly una volta aiutava molta gente alla casa di riposo, ai bambini malati, per strada, ovunque le andasse di cantare lei portava allegria. Alex andò via e Austin si mise a sedere vicino alla ragazza immersa nei suoi, per la prima volta, dolci pensieri.
-Carly!-
La chiamò e lei sobbalzò, non si era neanche accorta che era vicino a lei.
-Carly, sei noi cerchiamo di legare un po’ mia mamma ci lascia andare. Per favore!-
-preferisco rimanere in punizione che legare con te.-
Ecco, come potevamo illuderci, sbaglio o aveva detto di voler essere felice? Ma senza un amico come pensa di fare?
-che ti piaccia o no, noi faremo amicizia!-
Mhm, Mahone questo non è il giusto tono per parlare con Carly infatti ficca le cuffiette nelle orecchie e si gira dall’altro lato, per non guardare  il volto di Austin, non gli piace che la comandino. Austin inizia a borbottare e si fa nervoso, diciamo che neanche lui digerisce quando la gente non fa ciò che dice. Di sicuro succederà qualcosa d’interessante.
 
Dopo un ora Carly toglie le cuffiette e Austin sta camminando avanti e indietro nell’aula, si vede che è nervoso.
-hai cambiato idea?-
Gli dice Austin se neanche alzare lo sguardo da terra.
-in realtà no, mi si è scaricato l’iPod.-
-ora sarai costretta a socializzare.-
Austin la guarda quasi divertito, è convito che ora riusciranno a parlare un po’. Si, certo, come no.
-tanto per informarti, riesco a stare zitta per giorni.-
Ora non la guarda più divertito ma, in un certo senso, spaventato, preoccupato più che altro. Non riesce proprio a capire perché si comporta cosi, forse lo sa ma preferisce non ammetterlo del tutto.
-perché ti comporti cosi?-
Gli dice andandosi a sedere accanto a lei, la sua voce è bassa.
-cosi come? Sono sempre stata cosi, Austin.-
-non è vero, ti conoscevo e non eri cosi. Eri divertente, sempre con la battuta pronta, facevi un sacco di cose buone, avevi un sacco di amici, tutti ti amavano e poi boom, sei passata al lato oscuro.-
Adesso Carly si sente in colpa, non sa neanche lei perché. È vero, una volta era davvero cosi, tutti l’adoravano, era proprio come sua madre. In pochissimi secondi ricordò tutta la sua vita: l’amicizia con Austin ai tempi dell’asilo, i suoi genitori, tutte le belle cose che ha fatto, il canto, la musica, la scuola, l’incidente. Da li, solo il nulla assoluto.
-mi aiuterai?-
-a fare cosa?-
Austin era sbalordito dalle sue parole, cose vorrebbe dire “mi aiuterai”?
-a rimettermi in piedi, a ritornare quel che ero, a vivere.-
Austin fa un sorriso a trentasei denti e l’abbraccia, l’abbraccia cosi forte da strozzarla.
-andiamo in centro dopo!-
Gli dice entusiasta, Carly si fa ancora più bianca di quel che è in volto.
-che c’è?-
-i-io no-non posso andare in piazza, non corriamo.-
Austin è un po’ sconvolto, non è più stata in piazza dalla morte dei suoi? Se questa è tua domanda Mahone, no,non c’è più stata.
-non capisci che per stare bene devi tornare a cantare?-
-quando usciamo di qui, vieni da m—
-ragazzi, potete andare. Non  voglio più tenervi in punizione!-
La preside entra nell’aula punizioni con un sorriso smagliante, questo fa sorridere anche Austin –perché può uscire di li naturalmente— dopo avere appreso la notizia anche Carly sorride leggermente e entrambi si alzano per uscire.
-grazie signora preside.-
Dice Carly cercando di essere più gentile possibile, mhm wow, sta cercando di migliorare. Austin le rivolge un sorriso e poi ringrazia sua madre. Escono fuori e Carly sta per andare via ma naturalmente Mahone la blocca.
-non pensare di averla scampata. Cosa mi stavi dicendo?-
Carly sbuffa ma sa che tanto non può più rimangiarsi quello che ha detto
-stavo dicendo se ti va di venire da me, volevo farti vedere una cosa ma .. se non ti va fa nulla, ceh non mi offendo!-
Dice, cercando di fargli che capire che era indesiderato, Austin sorride e gli prende la mano portandola alla sua auto: una bella range rover bordo, la fa entrare e chiude la portiera. Carly lo guarda sconcertata e Austin le sorride entrando in auto e accendendo il motore. “quel sorrido dovrebbe essere illegale” pensa Carly, certo, i sorrisi di Mahone ti spiazzano.
-se non avessi capito, ho accettato l’invito.-
Carly annuisce non molto contenta della notizia.
-dov’è che abiti?-
-come se non lo sapessi.-
Austin sapeva dove abitava perché da piccoli erano amici, davvero ottimi amici. Sorride ancora, e che caspita basta sorridere Mahone.
Arrivano a casa di Carly e scendono dall’auto, entrano in casa e la zia di Carly li guarda un po’ … insospettita.
-ciao zia, ti ricordi di lui? Austin. Okay, ciao, noi andiamo sopra.-
-ciao Austin, mi fa piacere che siate riusciti a riconciliarvi, ci speravo tanto.-
Che sorrido a trentasei denti, zia Serena! Austin le sorride
-salve signorina Spercer, anch’io speravo che ci riconciliassimo.-
-ci sperate ancora perché io e Austin non abbiamo nessun rapporto d’amicizia.-
Carly tira per il braccio Austin fino alla stanza ed entrano per poi chiudere la porta.
-questa è la tua stanza?-
-no, è il bagno, capitan ovvio.-
E come poteva mancare il tocco d’ironia alla signorina?
-ahah-
Austin finge una risata e va ad accomodarsi sul letto.
-fai come se fossi a casa tua, eh tranquillo.-
-diciamo che i letti mi attirano.-
Austin le fa un sorrido strano, quasi perverso.
-sei proprio un porco.-
Le dice Carly andando vicino alla libreria.
-leggi molto, eh?-
Le dice il ragazzo indicando la libreria.
-è l’unica cosa che faccio … da quando non ci sono più.-
Carly poi, gli fa capire di andare li vicino a lei, muove un libro e … tadà, una stanza segreta. Austin guarda stupefatto, quasi non riesce a parlare.
-cos’è questa cosa?-
 

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Capitolo 4
*** this is my world ***


-Vivere senza volerlo forse non è il miglior modo per farlo. Mi chiedo perché non sono morta io al posto,al posto dei miei genitori.- 
Austin la guarda ed é sconvolto. Come può una ragazza cosi piccola contenere cosi tanto dolore? Sa chi é da una vita ormai ma solo ora si rende conto di quanta sofferenza ci sia nei suoi occhi. 
-Questo é il mio mondo.-
Gli dice Carly dopo quella piccola riflessione, aveva permesso ad Austin di conoscere qualcosa che nessuno conosceva:il suo dolore e non era qualcosa di astratto, quello era concreto. In quella stanza si sentiva la sofferenza, il dolore. C'era un microfono per terra, fili da per tutto. E sangue, tanto sangue. C'era una batteria, una chitarra e tante lamette. Le pareti una volta dovevano essere bianche una volta, adesso, alla vista di Austin,sono  rosse dalle macchie procurate dal dolore di quella piccola e innocente ragazzina accanto a lui. C'erano foto, in alcune c'era anche Austin da piccolo: in una erano abbracciati e sorridevano "mi mancano quei tempi" pensa il ragazzo; Carly è li, a guardare la sua reazione. Sangue, sangue, solo sangue. Nota un altra foto: Carly piangere, rannicchiata per terra, dolorante e Austin è li, che la guarda senza fare nulla, anzi compiaciuto. Un altra ancora:un ponte come sfondo e i suoi genitori sorridenti in primo piano. Quelle sono le foto in cui c'é piu sangue versato sopra. C'e un poster attaccato alla parete: New York, anche questo pieno di sangue. 
-Per favore, di qualcosa!- 
Austin vorrebbe ma non cela fa,non ha paura, e' solo preoccupato. Tanto. Carly non può continuare a fare cosi o morirà. Austin prende la chitarra che era li, in mezzo a tutto quel sangue. 
-Che stai facendo?- 
Gli chiede la ragazza, quasi si è pentita di avergli fatto vedere tutto questo. Nel frattempo Austin si siede senza fare molto caso a tutto il sangue che ricopre il pavimento, dice a Carly di andare vicino a lui cosi anche lei si siede. 
-Voglio cantarti una canzone. E' fatta proprio per te, ascoltala. Per favore.- 
Inizia a cantare: 
Made a wrong turn
Once or twice
Dug my way out
Blood and fire
Bad decisions
That’s alright
Welcome to my silly life
Mistreated, misplaced, missundaztood
Miss “no way it’s all good”
It didn’t slow me down


A Carly inizia a scendere qualche lacrima perché sa che quelle cose sono vere, più che vere. Poi ascolta la voce del ragazzo che gli sta a pochi centrimetri, la ricorda benissimo ma è meraviglioso per lei poterla risentire, molto calma oltre tutto. Austin mantiene un contatto visivo con lei.
 
Mistaken
Always second guessing
Underestimated
Look, I’m still around…
Pretty, pretty please
Don’t you ever, ever feel
Like your less than
Fuckin’ perfect
Pretty, pretty please
If you ever, ever feel
Like your nothing
You’re fuckin’ perfect to me
You’re so mean
When you talk
About yourself
You are wrong
Change the voices
In your head
Make them like you
Instead
So complicated
Look how big you’ll make it
Filled with so much hatred
Such a tired game
It’s enough
I’ve done all i can think of
Chased down all my demons
see you same
Pretty, pretty please
Don’t you ever, ever feel
Like your less than
Fuckin’ perfect
Pretty, pretty please
If you ever, ever feel
Like your nothing
You’re fuckin’ perfect to me
The world stares while i swallow the fear
The only thing i should be drinking is an ice cold beer
So cool in lying and I tried tried
But we try too hard, it’s a waste of my time
Done looking for the critics, cuz they’re everywhere
They don’t like my genes, they don’t get my hair
Stringe ourselves and we do it all the time
Why do we do that?
Why do I do that?
Why do I do that?
Ooh, pretty pretty pretty,
Pretty pretty please don’t you ever ever feel
Like you’re less then, fuckin’ perfect
Pretty pretty please if you ever ever feel
Like you’re nothing you’re fuckin’ perfect, to me
You’re perfect
You’re perfect
Pretty, pretty please don’t you ever ever feel like you’re less then, fucking perfect
Pretty, pretty please if you ever ever feel like you’re nothing you’re fucking perfect to me

Carly gli sorride e sembra che si sia tirata davvero su, almeno un po’. Austin invece sembra un po’ distante ma non per colpa sua, è che sta pensando a come poterla far tirare su del tutto. Sembra strano ma forse non c’è nessuno più di lui che vuole risentire la sua voce, in quel momento gli torna in mente un ricordo:
*fashback*
-Austin, oggi si canta! Niente scuse!-
La piccola Carly dai capelli biondi è euforica per la giornata che passerà con Austin per cantare, adorava quando lo facevano.
-sono pronto. Andiamo!-
Il piccolo Austin si presenta vicino alla bambina e la prende per mano
-siiii!- grida la bambina –si va al palco!-
*fine flashback*
Ad Austin quasi non gli scende una lacrima per quel semplice e dolce ricordo, poi però si ricompone e sorride a Carly, ancora un po’ scossa.
-ti aiuterò. Telo prometto. Tornerai a cantare e questa stanza non esisterà più. E' una promessa.- 
-chi sei tu? Cosa ne hai fatto del vero Austin?-
Carly fa una breve risata, forse per smettere di piangere. Sorride anche Austin ma poi torna serio, vuole davvero rivedere quella Carly sorridente che conosceva tanto tempo fa. 
-Carly, non sto scherzando. E' una cosa seria, voglio davvero aiutarti,voglio che torni a sorridere!- 
-Austin tu non mi conosci, non puoi continuare a far finta che t'importi qualcosa. Non voglio la tua pietà, ti senti in colpa perché sai che anche tu hai contribuito a tutto questo- Carly indica tutto il sangue li dentro- non voglio il tuo aiuto.- 
-Non provo nessuna pietà per te e poi tu mi hai chiesto di essere aiutata e si, io ti conosco.- 
-E' stato un errore chiederti aiuto, tu mi conoscevi, non mi conosci più.- 
-Non ti permetterò di farti male. Ora che lo so. - 
-Perche solo ora? perché mi hai quasi uccisa qualche mese fa e ora mi stai dicendo di volermi aiutare? Perché? Io non ti capisco.- 
-vieni con me in posto?-
 
Dopo un ora Austin riesce a convincere Carly e la porta in un posto speciale. 
-ti piace New York?- 
Gli chiede Austin mentre camminavano verso una meta ignota dopo essere scesi dall’auto di Carter –secondo cognome di Austin--.
Carly annuisce mentre si guarda i piedi, si sente adisagio. 
-mi ricordo, sai? Adoravi Broadway!- 
Gli dice sorridendo, Carly alza lo sguardo e lo guarda 
-Al momento non so se arriverò al prossimo anno perciò non penso a New York e al mio futuro.- 
Rimane ancora una volta sconvolto, proprio non sa come rimetterla in sesto. È completamente ossessionato da questo suo modo di ... Esprimersi così strano. 
-siamo quasi arrivati.- 
Le sorride Austin. 
-un magazzino mezzo incendiato?- 
Non sembra che Carly sia molto entusiasta dalla vista. 
-sssh, dovremmo entrare prima.- 
Austin apre l'enorme porta facendo un rumore incredibile, Carly si copre le orecchie per il frastuono. Entrati li Austin la prende per mano e la tira per tutto il magazzino malconcio
-sai che anch'io possiedo due gambe per camminare? Non c'è assoluto bisogno che tu mi-- 
Si fermano davanti ad un grandissimo giardino e Carly non riesce più a parlare, la vista è stupenda. C'è il tramonto e si vede il bellissimo mare di Miami da li sopra; si vedono le persone minuscole che camminano per la città, il poco verde e i palazzi. 
-ma è ... Bellissimo qui!-
Carly è affascinata, Austin invece la guarda e sorride.
-ho notato una cosa,sai-
-cosa?-
Carly non si gira a guardarlo perché è troppo impegnata con il panorama 
-stai parlando un po' di più, è un buon inizio!-
Nella sua voce c'è un tono di speranza, di allegria. Carly si gira e gli sorride, poi torna ad osservare quei colori: è un miscuglio tra azzurro, rosso, arancio e verde ed è affascinante. 
-ti piace qui,eh?-
Annuisce, è qualcosa di strepitoso qui sopra. 
-volevano distruggere questo posto quando l'hanno incendiato ma io ho cercato di prenderlo, vengo sempre qui a pensare.- 
Carly si gira un attimo a guardarlo, credeva che non pensasse mai Austin Mahone. 
-quanti anni avevi quando hai scoperto questo posto?-
-in realtà era di mio padre, lo conosco da sempre. Poi lui è morto e volevano distruggerlo.-
-ci porti tutte qui sopra?-
-no, non c'ho mai portato nessuno.-
Cala il silenzio tra i due e si siedono sui bordi del piccolo balconcino. 
-quale dei due è il vero Austin?-
Gli chiede lei dopo un po’. Austin la guarda un po’ spiazzato dalla domanda.
-in che senso scusa?-
-nel senso che io conosco due Austin: uno dolce, carino, protettivo e poi c’è l'altro: stronzo, bastardo e menefreghista. Qual è quello vero?-
Austin ci pensa un po’, non sa cosa deve rispondere, non c'aveva mai pensato.
-non lo so, non so esattamente qual è il vero me. Quando sto con te non riesco a fare lo stronzo però io sono così e ... questo mi confonde!-
-beh, io preferisco abituarmi a quello vero che illudermi con quello finto.-
Le parole di bocca gli sono uscite quasi senza pensarci e un po' si pente, sa che l'Austin stronzo non è neanche minimamente paragonabile a quello con cui sta parlando ora. 
-vuoi sapere cosa farebbe il mio me stronzo?- 
Gli chiede lui, Carly però si gira a guardarlo questa volta. 
-in questo momento io ti avrei sbattuta al muro, avrei iniziato a baciati il collo e a lasciati succhiotti, poi ti avrei spogliata,sbattuta e lasciata a terra.- 
Carly si spaventa non solo per quello che le ha detto ma anche per il tono di voce che ha usato. Austin la guarda preoccupato e scuote la testa.
-ehi, tranquilla. Non lo farei mai, non con te.-
Le massaggia il braccio, su e giù.
-lo stai facendo ancora.-
-cosa?-
-sei due persone in contemporanea, quando hai detto quelle cose eri serio. Mi guardavi negli occhi ed eri freddo. Ora mi stai guardando negli occhi e mi stai dicendo che non lo faresti mai a me, il problema è che c'eri quasi riuscito!-
-Non e' colpa mia, cazzo. A volte non so che mi prende. Non volevo arrivare a quello che ho fatto e lo sai. Scusami. - 
-Come faccio a fidarmi di te se non so neanche chi sei,eh?- 
Gridano entrambi, non riuscirebbero a fare altro in questo momento. 
-Allora vieni con me. –
Carly lo guarda in modo strano,bravo a cambiare argomento il ragazzo,no?
-non guardarmi cosi, voglio farti vedere una cosa. Dai!-
Austin la tira su e la trascina al piano di sopra del magazzino. "Chissà cos'ha li sopra" si chiede la ragazza. Arrivano in qualcosa che potrebbe somigliare ad una camera armonizzata con un sacco di strumenti. Chitarre elettriche, classiche, acustiche, pianoforti, microfoni sparsi in giro sul piedistallo, due batterie e questo per Carly era un vero e proprio paradiso. Austin prende una chitarra classica e si siede su uno sgabello mentre Carly si siede al seggiolino del pianoforte. 
-hai detto di non conoscermi perciò volevo cantarti una canzone. L'ho scritta io perciò.. -
-vuoi muoverti?-
gli chiede Carly interrompendo il grandioso discorso di Austin. Inizia a suonare:
I’m, I’m good at wasting time
I think lyrics need to rhyme
And you’re not asking
But I’m trying to grow a mustache
I eat cheese, but only on pizza, please
And sometimes on a homemade quesadilla
Otherwise it smells like feet to me
And I, I really like it when the moon looks like a toenail
And I love you when you say my name
If you wanna know
Here it goes
Gonna tell you this
The part of me that’ll show if you’re close
Gonna let you see everything
But remember that you asked for it
I’ll try to do my best to impress
But it’s easier to let you take a guess at the rest
But you wanna hear what lives in my brain
My heart, will you ask for it, for your perusing?
At times confusing, slightly amusing
Introducing me
Doo doo, doo doo doo doo to
Doo doo, doo doo doo doo to
La la la la
La la la la la la la la, da
I never trust a dog to watch my food
And I like to use to the word “dude”
As a noun, or an adverb, or an adjective
And I’ve never really been into cars
I like really cool guitars and superheroes
And checks with lots of zeros on ‘em
I love the sound of violins
And making someone smile
If you wanna know
Here it goes
Gonna tell you this
The part of me that’ll show if you’re close
Gonna let you see everything
But remember that you asked for it
I’ll try to do my best to impress
But it’s easier to let you take a guess at the rest
But you wanna hear what lives in my brain
My heart, will you ask for it, for your perusing?
At times confusing, possibly amusing
Introducing me
Well, you probably know more than you ever wanted to
So be careful when you ask next time
So if you wanna know
Here it goes
Gonna tell you this
The part of me that’ll show if you’re close
Gonna let you see everything
But remember that you asked for it
I’ll try to do my best to impress
But it’s easier to let you take a guess at the rest
But you wanna hear what lives in my brain
My heart, will you ask for it, for your perusing?
At times confusing, hopefully amusing
Introducing me
Doo doo, doo doo doo doo to
Doo doo, doo doo doo doo to
Doo doo doo doo
Introducing me



Carly ha sorriso tutto il tempo e Austin ne era felice, sembrava avessero trovato una miniera di caramelle. 
-Ora ti conosco- 
sorride ancora lei, Austin la guarda contento. 
-Sei bellissima quando sorridi!- 
Arrossisce e continua a sorridere. 
-Grazie.- 
Ecco poi che cala il silenzio mentre Carly fissava quel pianoforte e stava morendo dalla voglia di suonarlo ma non poteva. Non doveva. 
-Posso vederli?- 
Chiede Austin dopo un po’ di tempo, Carly lo guarda con aria interrogativa. 
-Cosa?- 
-I tagli.- 
Si irrigidisce, non li aveva mai fatti vedere a nessuno, i suoi tagli. Sono tanti. 
-Solo quelli alle braccia.- 
-ne hai davvero cosi tanti?- 
Annuisce e poi si toglie la giacca per rimanere con la maglia a maniche corte sotto. Una vista orribile. Austin rimane senza parole, incredibile quante cose sta scoprendo di lei in un solo pomeriggio. "perfect" questo e' quello che c'e' inciso sul braccio destro di quella piccola creature alla sua sinistra. Al braccio sinistro, invece, ci sono tagli con lettere, ci sono quasi tutte.
-Carly, e'... Non puoi continuare cosi!-
-Per favore, Austin. Non deve saperlo nessuno, nessuno deve saperlo.- 
-Certo che non lo dirò a nessuno. Come potrei?- 
-Grazie.-
 
Austin riaccompagna a casa la piccola Carly. Hanno scoperto troppe cose l'uno dell'altra oggi. 
-Grazie, Austin.- 
Carly sta per scendere dall'auto ma Austin la ferma, più delicatamente possibile per paura di farle male. 
-Mi servirebbe il tuo numero.- 
-Numero? che devi farci con il mio numero?- 
-Nulla, se ho voglia di sapere dove sei, cosa fai, voglio chiamarti, che ne so. Voglio il tuo numero,okay?- 
-Dammi qui il telefono. - 
Gli dice sbuffando. Non avrebbe voluto darglielo il numero ma... Austin ottiene sempre ciò che vuole! Il ragazzo gli porge il telefono e Carly digita il numero. 
-Ciao Mahone, grazie per il passaggio e per... Il resto.-
Sbatte la portiera e apre la porta di casa  salendo direttamente in camera, come se in casa non ci fosse nessuno. Si guarda intorno e ripensa a questa giornata, torna nel suo nascondiglio e si siede sul pianoforte, inizia a fissarlo pensando ad Austin …
 
 
 
Questi sono i link delle canzoni, non sono cantate da Austin ma erano adeguate al momento perciò se volete sapere quali sono o ascoltarle eccole:
Pink- Fuckin’ Perfect http://www.youtube.com/watch?v=ocDlOD1Hw9k
Nick Jonas- Introducing me http://www.youtube.com/watch?v=Qt11Lg4MJ9I
 
CONTINUO A 5 RECENSIONI, AUGURI DI BUON ANNO NUOVO :*

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Capitolo 5
*** I like you to die ***


Scusate ragazze ma ho riscritto il capitolo, non mi piaceva affatto quello che avevo scritto. Recensite, eh!
 
 
La serata di Carly è trascorsa molto,molto velocemente. La voglia di dormire era pari a zero perciò rimase nella camera dove c'erano le cose più oscure di lei. A qualche pensiero aveva persino sorriso, ad esempio a quello che non era più in punizione. E a quello che Austin l'aveva portata in quel posto bellissimo e che dopo aver visto tutto quelle cose di lei non fosse scappato. Era confusa, parecchio confusa però, come può una persona passare dal picchiarti a farti stare bene? Come può una persona cambiare così velocemente? Ma la domanda più oscura, quella più egoista, era 'perché anch'io non riesco a fare come fa lui?'
Da una parte era vero, perché anche lei non riusciva a passare oltre? A godersi la vita? A prenderla tutta alla leggera? Per Carly era un mistero ma per Austin non tanto, è sempre stato così per lui, non ha mai avuto una presenza di un padre quindi, lui dice, che è stato più semplice. 
Va in bagno per fare una doccia e indossò un maglione nero con una stampa da scheletro con una fantasia galaxy, un pantalone nero e gli scarponi dello stesso colore. Evitò di guardarsi allo specchio, sapeva già cos'avrebbe visto: le occhiaie sotto per la stanchezza, il capelli biondi in disordine, le labbra screpolate, la pelle chiarissima e quei grandi occhi azzurri ormai senza speranza. Non si può dire che Carly sia brutta ma faceva di tutto,davvero di tutto, per sembrarlo e cercava sempre di non farsi notare tra gli altri ma con il comportamento che aveva non era poi così facile. 
Scese di sotto e si incamminò verso scuola senza neanche salutare, naturalmente. Non mise le cuffie, aveva la musica in testa quella mattina. Appena sull'entrata della porta si accorse che quella mattina non era in ritardo e ne rimase così colpita da rimanere sull'uscio per alcuni secondi poi s'incamminò verso l'armadietto a prendere i libri per la lezione di storia. Incrociò lo sguardo di Austin che era con i suoi amici e si sentì strana, come se qualcosa non era al suo posto. Rimasero a fissarsi per alcuni secondi o molto probabilmente anche minuti. Poi Austin gli fece un sorriso e lei corse in classe, anche se la campanella non era ancora suonata. Voleva sorridere anche lei, voleva fare chissà che cosa in quel momento e invece l’unica cosa che ha fatto è stata scappare. Perché scappa da tutti i problemi? Perché quando dovrebbe iniziare a prendere le sue responsabilità non lo fa?
-Caaarly!-
Dice Mr. Turner completamente sconvolto quando la ragazza entra il classe. Per poco non scoppiò a ridere per la faccia sconvolta del professore. Diciamo che Mr. Turner è il preferito di Carly, è come se avessero un patto: tu rispetti me, io rispetto te. E poi per Carly c’è sempre stato, anche quando si era chiusa in se stessa e non voleva più saperne. Si accomodò al suo solito posto all’ultima fila.
-non si preoccupi, sto bene.-
Dice. Non sa perché ma sente il bisogno di parlare con lui, con qualcuno.
-l’avevo capito e mi fa piacere!-
Gli risponde il professore sorridendo mentre la campanella suona ed entrano in classe gli altri, inutile dire che tutti guardano Carly a bocca aperta, leggermente sconvolti di vederla già in classe, di solito arriva cinque o dieci minuti dopo il suono della campanella.
Quando orami quasi tutta la classe è entrata si presenta, con tutta calma, una persona sull’uscio. Austin. Carly si mantiene dal sorridere e abbassa la testa, per non incrociare il suo sguardo. Si siede accanto a lei. Carly maledì il giorno in cui finì in punizione con lui. Lei non voleva cambiare, non voleva tornare quella ragazza e certo come no, ma Austin era in grado di farlo, Austin era in grado di farla cambiare senza neanche accorgersene. Iniziò la lezione e tutti erano presi a scrivere, ascoltare qualcosa a cui Carly non prestava attenzione.
-pps.-
Austin. Non voleva rispondergli.
-psss, Carly.-
Sussurrò ancora una volta. La ragazza si girò innervosita per guardarlo.
-mhm.-
-ma cosa ti ho fatto adesso?-
-nulla. Solo che non mi va di parlare,ok?-
-la solita!-
Dice il ragazzo sorridendo, Carly fa una smorfia.
 
Dopo cinque lunghe e asfissianti ore di scuole Carly si incammina verso casa, finalmente.
-Carly per favore, puoi fermarti almeno un attimo?-
-no. No. Oggi non è giornata e non lo sarà fino alla prossima settimana, ok? Scusa, ciao.-
29 novembre 2009,morti i grandi fondatori della rivista “The Rolling Stone”. Figlia sopravvissuta allo schianto. Facciamo l’ultimo saluto ai nostri Daniel e Luce.
Arrivata a casa Carly rilegge il titolo dell’articolo del giorno in cui sono morti i suoi genitori. 29 novembre 2014. È sempre cosi, ogni anni Carly aspetta questo giorno per andare in cimitero a trovare i suoi, dato che si è imposta di non andarci molto spesso. Ogni anno, quando cala questo giorno, è sempre nervosa, più di quanto già lo è. Prende la borsa con il telefono e un libro da leggere e scende sotto per andare via evitando di scoppiare a piangere.
-non mangi?-
-mangio in giro, ciao.-
Dilegua la zia in nemmeno cinque secondi ma la ferma e la fa sedere vicino a lei, al tavolo.
-Carly, io volevo parlarti di Austin.-
Carly alza un sopracciglio.
-di Austin? Proprio oggi? Adesso? Proprio oggi, 29 novembre?-
Forse sta urlando un po’ troppo ma gli da fastidio, un fastidio incredibile che lei si stia trattenendo qui per parlare di Austin quando al cimitero c’erano i suoi genitori.
-hai ragione, scusa. Ne parleremo domani.-
Carly si alza e va via, questa volta prende l’auto dato che non potrebbe arrivare al cimitero a piedi.  Dopo venti minuti in macchina ed essersi fermata al Mc per mangiare qualcosa arriva finalmente alla meta tanto attesa.
Daniel Spencer 1948-2009
“ed è qui che ci chiediamo da dove veniamo, se mai un giorno torneremo li, proprio da dove è iniziato tutto!”
Carly ripensa a quando aveva sentito il discorso più lungo che fosse mai esistito, il giorno che la sua casa era diventata una metropolitana affollata di gente per bene, a quando aveva detto questa frase.
-chissà se è vero, papà. Chissà se sei tornato proprio da dove sei venuto! Ma certo che si, eri la persona migliore del mondo. Mi manchi tanto papà!-
Dice posando dei fiori sulla bara, piangendo. Poi si volta verso quella della madre.
Lucina Price 1850-2009
“avrebbero dovuto saperlo che qualcosa stava arrivando: noi!”
Sorride ricordando la frase. Come potrebbe dimenticarla?
*flashback*
-mamma, mamma!-
Dice la piccola Carly piena di gioia e di energia.
-dimmi tesoro!-
La mamma gli rivolge un grandissimo sorriso prendendola in braccio.
-allora tutti quanti sapevano che voi stavate arrivando? Erano tutti pronti per amarvi?-
-oh, tesoro- scoppia in una risatina –si, forse tutti sapevano che un giorno qualcuno avrebbe creato una rivista a questi livelli. Io e tuo padre.-
Gli da un bacio sulla fronte e la piccola sorride.
-quindi sapevano anche di me?-
La mamma ride.
-certo, tesoro. Ti ameranno tutti, proprio come amano noi!-
Dice il papà arrivando da dietro le spalle di Luce, tutti la chiamavano cosi.
*fine flashback*
Sorride e continua ancora a piangere, posa dei fiori anche sulla sua bara e si siede in mezzo alle due.
-sapete, in questi giorni sto frequentando Austin, vi ricordate di lui? Dicevate sempre che eravamo amici inseparabili, poi beh qualcosa è andato storto. Ha promesso di aiutami, a continuare a cantare. Gli ho fatto vedere la mia stanza, quella vera. Solo che oggi credo di essere stata un po’ stronza con lui, forse lo sono sempre. Mamma, sai, a volte mi mancano le tue sgridate, tutte le volte che mi dicevi se era giusto o sbagliato, adesso pagherei per saperlo. Papà, vorrei tanto avere la tua stessa forza; quando sono morti i nonni non ti sei abbattuto come me, hai continuato ad inseguire il tuo sogno, per loro. Perché non posso farcela anch’io?-
Le lacrime continuano a rigarle il viso, la matita nera le sporca l’intero volto.
 
 
-29 novembre,come ho fatto a dimenticarlo?-
Carly dopo essere stata al cimitero è andata al ciliegio, aveva bisogno di un posto famigliare e questo era l’unico dove poteva stare sola.
-cosa diavolo ci fai tu qui? -
-pare che sia un posto pubblico questo!-
-uugh, mi fai urtare il sistema nervoso!-
Sembra che si stiano scannando, neanche si sono visti in faccia e già si odiano.
-cosa di preciso di me ti fa urtare il sistema nervoso? No, perché di cose di te che fanno urtare il mio di  sistema nervoso cene sono tante!-
Carly si gira per guardarlo negli occhi. Oggi sembra molto irritata la ragazza e Austin non è da meno.
-la tua voce, la tua voce mi fa urtare il sistema nervoso!-
Gli dice quasi urlando.
-il tuo silenzio mi urta il sistema nervoso!-
-deficiente!-
-stupida!-
-imbecille!-
-ti odio!-
-mi piaci da morire!-
Gli da un bacio, ma non un bacio qualunque, uno di quei baci di cui non ne hai mai abbastanza, un bacio che ti renderà la vita migliore. E la cosa migliore, quella che ha stupito entrambi, è che Carly non è scappata via, è ancora qui e sta baciando lui, il ragazzo di cui a tre anni aveva una cotta, quello che l’ha sempre protetta, quello che poi ha iniziato a picchiarla e che adesso gli ha detto che gli piace. È sempre lui, è sempre lo stesso Austin, sempre quel bambinetto viziato, sempre quello stronzo, sempre quello che vorrà per tutta la vita. Le loro lingue si rincorrono, fanno la lotta e tutto questo, per loro, è incedibile.
-Austin!-
Gli dice arrabbiata, quasi urlando dopo che ha ripreso fiato.
-che c’è?-
Il tono è abbastanza preoccupato, eppure credeva che avesse ricambiato, che avesse provato quello che ha provato lui ed è cosi, solo che è sconvolta, tutto troppo veloce.
-c’è che questa non è giornata. Odio questo giorno e chiunque veda entro queste 24 ore, odio te e questo sorriso che mi fa andare il tilt, odio quando inizi a suonare e io non capisco più nulla, odio davvero tanto i tuoi capellini e i tuoi occhi, quelli li odio da morire. I tuoi occhi verdi che ogni tanto cambiano colore, ti giuro che odio ogni picc—
Gli da un altro bacio ma questa volta Carly si tira indietro e gli tira uno schiaffo.
-ti odio, ti odio, ti odio.-
Austin sorride e Carly fa un verso snervante, incrociando le braccia sotto il seno. Gli esce il fumo dalle orecchie per la rabbia.
-sei bellissima quando ti arrabbi!-
Gli accarezza il viso e la fa sedere sulle sue gambe.
-quando eravamo piccoli facevi sempre cosi, mi dicevi cosi tante volte “ti odio” che ormai l’avevamo preso come un ti voglio bene!-
-Melo ricordo, eh. E comunque adesso è vero, ti odio da morire!- 
-Allora perché non hai fermato quando ti ho baciato? O perché mi hai fatto vedere i tagli? O adesso, perché stai stando seduta su di me?- 
-se vuoi mi alzo, eh. Non ci sono problemi!- 
Carly fa per alzarsi ma Austin la blocca stringendola ancora di più a se. 
-No, no. Dove vai? stai qua!- 
Carly poggia la testa sulla spalla di Austin e inizia a rimuginare un pò sulla giornata di oggi. È un strana per lei la presenza di Austin di nuovo nella sua vita. È un strano che per la prima volta ha parlato ai suoi proprio di lui. Insomma è strano tutto quello che sta vivendo, non c'è più abituata. Tutto ad un tratto inizia a piangere, piangere di brutto. Austin l'abbraccia, cerca di calmarla ma non ci riesce. 
-Carly, ehi. Adesso basta. Calmati. - 
e dopo una buona mezz'ora di pianto decide di parlare con lui e spiegarli il perché piangeva. 
-Scusa è che... Odio questo giorno ma ciò non mi permette di prendermela con te, io non ti odio affatto e tutte quelle cose che ho detto di odiare le adoro, sono le cose che più mi piacciono di te- 
-Tranquilla, avrei dovuto ricordare che giorno era oggi.- 
Le lasciò un bacio tra i capelli e la stinse sempre di più a lui.

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Capitolo 6
*** you're not a sad story. ***


 -dovresti smetterla.- 
Austin stava giocando a basket nella palestra della scuola e Carly era li, da più di un ora, a guardarlo. 
-di fare cosa?- 
Rispose lei continuando a fissare i suoi movimenti, il modo in cui tira a canestro,la sua corsa, il modo in cui non sbaglia mai un lancio. E’ rimasto sempre lo stesso, ha sempre avuto questi movimenti fin da bambino. 
-sei sempre stata brava ad osservare e ascoltare gli altri.- 
-si, è il mio talento!- 
Dice sorridendo mentre va a sedersi in tribuna, Austin però non continua più a giocare e si siede vicino a lei. 
-sai che i tuoi talenti sono molti di più!- 
-e sarebbero? Farmi male?-
Ha risposto quasi senza pensare; da quello strano bacio sono passati due giorni e nessuno dei due ne ha più parlato, è andato avanti tutto normalmente: litigando, parlando, passando momenti teneri, litigando di nuovo. 
-no, sarebbero suonare, cantare, disegnare, scrivere. Non dire di no; tutti aspettano che torni a cantare come facevi una volta, come quando andavi in ospedale con la chitarra alla schiena e cantavi con i bambini o quando per strada, con molti altri, si facevano quei piccoli concerti, come quando avevi il massimo dei voti in tutte le materie, come quando sapevi di non essere una storia triste, eri viva!- 
-smettila, Austin. Adesso sono cosi. Quello succedeva cinque anni fa quando i miei genitori erano vivi, quando mio fratello era il mio migliore amico e non si era trasferito a Londra perché aveva paura di me, quando eravamo amici e non mi picchiavi, quando mi adoravano tutti, quando non mi tagliavo. Austin io SONO una storia triste!- 
Il tono di voce aumenta e insieme a quello, la rabbia. Austin invece si rende conto che non basta uno schiocco di dita per farla tornare quel che era, non è facile farle superare tutto questo. Carly, poi, inizia a piangere, ricordare tutte quelle cose, tutto quello che gli aveva rovinato la vita, non è per niente facile. 
-tu vuoi essere una storia triste, Carly. Non ci pensi proprio a rimetterti in senso, a tornare ad essere viva.- 
-vorrei ma non ci riesco.- 
Dice tra una lacrima e un'altra, poi Austin si avvicina e le pulisce il viso con i pollici, poi si alza. 
-aspettami qui.- 
Carly annuisce e lui esce dalla porta della palestra velocissimo. Rimane li ad ascoltare il silenzio, perché a volte il silenzio lascia capire tante cose. 
Quasi cinque minuti dopo il ragazzo torna con una chitarra classica in mano, quasi sorride alla vista di quell’ Austin un po’ sudaticcio, sorridente e senza capellino. 
Austin poi, quando arriva al posto in tribuna vicino a Carly, posiziona la chitarra tra le mani della ragazza che alza un sopracciglio 
-lo so che sai cosa e come suonarla, dai. Adesso ne hai l’opportunità.- 
-io .. io non so se, ecco, non credo di esserne in grado.- 
-per favore, Carly, ne ho bisogno.- 
Si guardano negli occhi e quando Carly sta per scuotere la testa come per dare un no come risposta Austin le prende il viso e gli lascia un piccolo bacio  sulla punta del naso. Che carini! 
-se proprio devo voglio farlo con la mia chitarra.- 
-allora accetti?- 
Il sorriso di Austin passa da un orecchio all’altro, Carly ride. 
-se mantieni questo sorriso, certo!- 
Anche Austin ride con lei, poi scendono dalla tribuna e si dirigono in macchina. 
*** 
-il mio sorriso è sempre lo stesso, vero?- 
Dice Austin appena entra in camera di Carly; ora che ci entra la seconda può osservarla meglio –dato che non vede l’altra piccola stanza— la gigantesca libreria, il grande armadio blu, il letto rotondo in mezzo alla stanza della stessa tinta, la scrivania con poche cose sopra: alcuni quaderni, poche penne messe nel portapenne ma la cosa più bella, la migliore della stanza, è una parete piena di cd originali di grandissimi artisti come Beatles, Led Zeppelin, The Queen, Metallica, Aerosmith e moltissimi altri, nota fra tutti la collezione degli album dei Green Day e sorride, come può non ricordare che è quello è il suo gruppo preferito? Nel centro della parete, infatti, c’è una foto con Austin, Carly e i componenti della band dei Green Day: Billie Joe, Trè Cool e Mike. È stato il miglior concerto del mondo quello. 

*flashback* 

-chi sale qui a suonare con me?- 

Grida Billie Joe al microfono, poi inquadra Carly e la fa salire sul palco; non poteva crederci che tra tutta quella gente proprio Carly stava salendo sul palco ora. 
Austin la incita a salire. Li sopra si sentiva bene, quel giorno capì che il palcoscenico era la sua vita, il suo posto nel mondo. Suonò con il suo idolo, cantò con i suoi idoli e dopo,avendo riconosciuto la figlia della grande rivista “The Rolling Stone”, lei e Austin passarono un intera giornata in loro compagnia. 
Insomma, l’esperienza migliore del mondo. 
*fine flashback* 
Sorride ancora al bellissimo ricordo. Carly lo guarda attentamente.   
-si, sfortunatamente.-   
Gli dice, continuando a sorridere.   
-allora, cosa mi farai sentire?-   
I suoi occhi luccicano e il suo sorriso ha l'aria di essere uno di quelli che se ne vedono pochi in giro, vero.   
Carly inizia a cercare qualcosa tra i cassetti della scrivania e poi lo trova: un piccolo quaderno giallo malconcio con scritto in rosso "this is me", è il quaderno delle canzoni, lo sfoglia e ne trova una, quella che avrebbe voluto sentire da tanto tempo. Si avvicina alla libreria e togliendo un libro si apre la porta di quella orribile stanza, entra e prende la chiarata, senza dare troppa importanza al sangue, Austin si siede sul letto mentre Carly, dopo aver chiuso la "porta" dell'altra stanza, si siede sul tappeto che ricopre un quarto del pavimento della stanza e inizia a maneggiare, dopo tanto tempo, la sua amata chitarra. Suona qualche accordo, giusto per riprendere la mano. Si sente cosi fottutamente bene, tiene in mano ciò che la rendeva, la rende e la renderà felice per tutta la vita. Si sente viva, si sente … libera, si sente bene. 
-è una canzone che ho solo scritto, avevo già in mente la melodia ma avendola scritta in quel periodo di astinenza non l'ho suonata. È dedicata ad una persona che mi ha fatto soffrire molto, che la odio ma .. alla fine, non vorrei mai che andasse via.-   
Gli dice,guardandolo negli occhi, come se stesse parlando di lui. Come se non fosse ovvio.   
Hey, yeah yeah   
I hate you, don’t leave me   
I feel like I can’t breathe   
Just hold me, don’t touch me   
And I want you to love me   
But I need you to trust me   
Stay with me, set me free   
But I can’t back down   
No, I can’t deny   
That I’m staying now   
‘Cause I can’t decide   
Confused and scared   
I am terrified of you   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain   
I hate you, don’t leave me   
I hate you, don’t leave me   
‘Cause I love when you kiss me   
I’m in pieces, you complete me   
But I can’t back down   
No, I can’t deny   
That I’m staying now   
‘Cause I can’t decide   
Confused and scared   
I am terrified of you   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain, no   
I’m addicted to the madness   
I’m a daughter of the sadness   
I’ve been here too many times before   
Been abandoned and I’m scared now   
I can’t handle another fall out   
I’m fragile, just washed upon the shore   
They forget me, don’t see me   
When they love me, they leave me   
I admit I’m in and out of my head   
Don’t listen to a single word I’ve said   
Just hear me out before you run away   
‘Cause I can’t take this pain   
No, I can’t take this pain   
I hate you, don’t leave me   
I hate you, please love me
Sospira, si sente come se finalmente quel nodo alla gola che aveva da cinque anni è andato via, scomparso. Sente che ha fatto la cosa giusta. Anche se quelle parole le ha scritte quasi tre anni fa, sono vere ancora oggi. Austin potrebbe piangere da un momento all’altro, sa che quella canzone è per lui, è ovvio. Alza gli occhi al cielo per mandare via le lacrime e poi la guarda, non ne avrà mai abbastanza di stare li a fissarla.
 
 
Salve a tutti gente, scusate per l’enorme ritardo e se ci sono errori, non ho ne riletto ne pensato a ciò che scrivevo. Ho aggiornato perché sembra che manchi da decenni su efp. È un po’ cortino ma giuro che mi farò perdonare. 

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Capitolo 7
*** I love you 'cause it is too hard to hate you ***


Le giornate passavano, il tempo insieme ad esse, il sole sorgeva e poi tramontava e nel frattempo Austin cercava di parlare con Carly mentre lei cercava in ogni modo di evitarlo. 
E se fosse riuscita a tornare quella di una volta cosa sarebbe successo? Dovrà iniziare a comportarsi di nuovo bene con tutti, a non offendere nessuno, stare attenta ad essere una santarellina. E se Austin avesse ragione? Carly non voleva tornare ad essere la ragazza di prima. Non voleva proprio farlo, era terrorizzata dall’idea di dover fare la buona per sempre. 
-signorina Spencer, vuole raccontarci un po’ lei la storia di Romeo e Giulietta? 
Il professore si sarà accorto che Carly era presente alla sua lezione solo fisicamente, ma ormai non era una novità, quindi perché l’aveva fatto? 
Carly sbuffò e si alzò in piedi, incapace di credere che lo stava facendo davvero. Rispondere alla sua domanda. Aveva letto quel libro quasi due anni fa e non le era piaciuto, non perché non le piacesse Shakespeare, era la storia a calare. 
-professore, questa è una grandissima opera, non mi fraintenda, ma a lei piace? A tutti i trenta ragazzi seduti qui piace? Diciamo la verità, nessuno vuole ascoltare la storia di come un uomo e una donna sono morti per via dell’amore, andiamo, poi vi chiedete perché i ragazzi d’oggi non ci credono più, dovrebbero scrivere un libro sull’odio continuo di chi si ama da ottanta anni, non parliamo più di Jack e Rose che tanto ormai l’abbiamo capito che sembra che volino, a questo punto è meglio parlare di Renzo e Lucia, almeno nessuno dei due muore.
Il suono della campanella la bloccò e solo lì si accorse di tutti gli sguardi dei ragazzi in aula, di Austin e del professore che sembrava contento della sua risposta. Lo aveva fatto apposta?  
A quel punto tutti i ragazzi si incamminarono verso l'uscita dell'aula per tornare finalmente nelle loro case e Carly non fu mai così felice di esser stata chiamata dal professore quando vide lo sguardo di Austin puntato addosso, neanche lei sapeva perché lo stava evitando ma ormai era andata, perciò dovrà continuare. 
-si? 
Chiese Carly quando tutti furono fuori dall'aula. 
-sono davvero molto felice del tuo intervento,- alzò lo sguardo come per il ricordare il momento di pochi minuti prima -ma ancor più di questo. 
Le passò un foglio tutto stropicciato e appena poggiò le mani su di esso capì di cosa si trattava; solo lei in tutto l'istituto usava quei foglio che al tatto davano quella strana sensazione, capì anche di dover stare più attenta a dove lasciava la sua roba. 
-hai scritto delle cose davvero bellissime, e volevo ridarti il tuo capolavoro.
Carly si maledì, e pregò non si sa cosa che non ne avesse già parlato con qualcuno, o peggio, con Austin. Sarebbe un casino. 
Alzò gli occhi al cielo e poi fece un cenno di saluto al professore, ma sull'uscio della porta la fermò. 
-ha il diritto di sapere tutto quello che hai scritto lì dentro. 
Indicò il foglio per poi alzare gli occhi sulla ragazza, lei fece ancora una volta un cenno di saluto, come se avesse preso per buona la sua considerazione, e andò via. 
E proprio mentre pensava di dover bruciare quel foglio, il soggetto di esso apparve proprio davanti a lei facendole prendere un colpo. 
-oh, scusami, non volevo spaventarti. 
Carly non rispose sentendosi obbligata a continuare il suo percorso: ignorarlo, ma era davvero quello che voleva? Infilò il foglio in tasca e Austin fece bene attenzione a non farle domande al riguardo. Proseguirono insieme verso la porta principale senza dire una parola, ma quando stava per andare alla sua auto Austin la fermò.
-Carly, devi smetterla. Non sei più una bambina.
Alzò un sopracciglio, non aveva compreso al cento per cento il suo intervento ne aveva intenzione di volerlo capire, ma Austin continuò.
-non lo so, è da giorni che mi eviti e dopo aver cantato quella canzone non so più cosa dirti e poi il bacio e le liti, mi piace tutto questo ma devi smetterla, mi tratti sempre cosi male, come se avessi paura di me.
A questo punto Carly si imbestialì, non aveva il diritto ne il dovere di dirgli cosa fare.
-non dovrei? Non dovrei avere paura di te?
Gli rispose con rabbia, angoscia e se ne pentì subito. Austin aveva ragione: solo una bambina può tenere il broncio a qualcuno senza un motivo. Ma lei forse il motivo lo aveva: erano tutti gli anni passati che la penalizzavano, ogni volta che guardava Austin riconosceva quel ragazzo spregevole che le tirava calci perché non voleva farlo con lui. Lei non voleva “scopare” con il suo ex migliore amico.
Forse ora era disposta a farlo, per toglierselo di mezzo, cosi da non doverlo rivedere mai più.
-riesci a farmi sentire in colpa ogni volta.
Austin era lì, completamente frustrato per aver fatto uscire quelle parole dalla sua bocca. Lui DOVEVA sentirsi in colpa, è stato uno stronzo bastardo con lei e non può pretendere di essere perdonato.
-sono disposta alla tua stupida scopata, poi mi lascerai in pace?
Carly lo guardò diritto negli occhi, Austin guardò lei. Pensò che se lo avrebbe fatto sarebbe andato tutto a puttane, lui voleva aiutarla ma lei non voleva essere aiutata, voleva coccolarla ma non voleva essere coccolata, Austin forse voleva amarla ma lei non voleva essere amata.
Se accettasse la sua proposta? Quasi pensò a dire si, ma poi la guardò bene: gli occhi stanchi, l’azzurro all’interno completamente spento, le mani penzolanti, i capelli sciolti, le labbra che chiedevano di essere baciate, il corpo della ragazza gli stava chiedendo di non scoparla, ma di stare con lei, anche se la sua mente non lo voleva ancora.
-no, non voglio scoparti, non lo vorrò fare mai.- poi Austin capì in cosa sbagliava, -vieni da me, guardiamo un film,  magari un horror cosi mi divertirò a prenderti in giro, poi forse ti addormenterai e il massimo che farò sarà darti un bacio in fronte, ti prenderò in braccio e ti sistemerò sul mio letto, mentre io dormirò nel sacco. Non voglio cambiarti, farti tornare quella di prima, forse non vuoi, sto solo cercando di farmi perdonare, di essere di nuovo l’amico che ero.
La ragazza si trattenne dal sorridere, quasi pensava di accettare la proposta.
-non ritornerai mai l’amico che eri una volta, anche tu sei cambiato; neanche io lo farò, questa è la nuova Carly, l’accetti o non se ne fa niente.
-Carly che si taglia e non suona?
Ci pensò un po’, voleva suonare ancora? Si, voleva sentirsi libera e bene con se stessa e per questo aveva bisogno della musica, per i tagli è un’altra questione: riuscirà a non ricadere?
-beh, su questi due punti ancora non lo so, ma per il resto si.
Austin sorrise, aveva capito cosa sbagliava, fu contento di averle dato da pensare su quelle due cose perché davvero importanti. Le voleva bene e non voleva vederla stare male.
-allora è un si?
Sorrise sperando in una risposta positiva.
-si.
Carly sorrise pensando che da quanto Austin è “tornato” nella sua vita non faceva altro che prendere decisioni che sembrano giuste e non giuste, a decidere in fretta sul da farsi, senza aspettare cinque anni.
-vieni allora, entra in macchina.
Le porse la mano per farla proseguire verso la sua bella auto, ma non la prese.
-e la mia auto? Chi verrà a prenderla?
Carly guardò la sua Jeep non volendola abbandonare, ma Austin prese la sua mano e la spinse con delicatezza verso la sua di auto.
-la verremo a prendere stasera o domani mattina, tanto non la prende nessuno qui.
Carly si convinse, anche perché non riusciva a ragionare in quel momento: la mano di Austin sulla sua le faceva uno strano effetto, qualcosa di gioioso, qualcosa per cui stare bene. O male?
Quando raggiunsero l’auto, Austin aprì la portiera all’incantevole ragazza dagli occhi azzurri, la fece entrare e le mise la cinta, ci teneva alla sua sicurezza, poi richiuse lo sportello e fece il giro per tornare al posto alla guida.
-potevo farlo da sola.
Puntualizzò Carly, ma Austin si girò e le sorrise, quasi come se sapesse che avrebbe risposto in quel modo. Nessuno dei due, poi, emise suono. Arrivarono a casa di Austin dopo circa dieci minuti e Carly si sentì di nuovo come se stesse per compiere un grandissimo errore, forse il peggiore tra tutti gli altri, ma poi rivide nel sorriso di Austin i loro piccoli e tanti momenti passati insieme, le carezze, i piccoli gesti innocui, le stupidaggini e decise che nient’altro sarebbe stato del tutto sbagliato con lui perché si, entrambi erano cambiati ma è anche vero che chi nasce tondo non può morire quadrato.
Quando scese dall’auto iniziò a ricordare tutto della sua casa: il suolo in giardino sempre ben curato, le pareti all’esterno sempre di un bianco perfetto, con gli alberi e le piante senza una foglia fuori posto, riconobbe anche l’altalena dove passarono molto tempo, anche quella sempre al suo posto. Quando poi Austin l’accompagnò dentro si ricordò il profumo di quella casa, quasi simile a quello di Austin e non riuscì a non trattenere un piccolo sorriso. Pensava che in quella casa non ci sarebbe più tornata. Austin poggiò delicatamente, da dietro, le mani sulle sue spalle e la portò di sopra, nella sua stanza. Quando entrò, nulla era cambiato: il casino, le scarpe perfettamente sistemate nel loro posto, i palloni da basket, qualche dvd e blue-ray su una mensola, i libri su un’altra, le chitarre, i disegni dei fans appiccicati su tutti i muri della stanza e il letto sempre disfatto. Questa volta però riuscì a trattenere un sorriso. Bisognava ammetterlo: la cosa che più gli ricordava Austin era la sua casa e niente più di ritornarci la renderebbe felice.
-okay, scegliamo un film, prendiamo qualcosa da mangiare e lo guardiamo sotto, sul divano.
-mh, bel piano.
Erano le sette del pomeriggio, quindi il sole cominciava a calare, Carly pensò che il suo unico obiettivo quel pomeriggio sarebbe stato di non addormentarsi lì: non doveva e non voleva farlo.
-vediamo “la casa”.
Carly non aveva paura dei film horror, ma non gli andava di vederlo con Austin, avrebbe tanto voluto far finta di averne e aggrapparsi al suo braccio e coprirsi gli occhi. Scosse la testa per il pensiero stupido che aveva appena elaborato.
-l’ho visto. Guardiamo “One Day”, l’hai visto?
Toccò il punto più debole, sapeva che quello era il film che avrebbero dovuto vedere insieme, un giorno, ma non successe mai.
-no, guardiamo questo.
Austin non sembrò infastidito dalla proposta, anzi lo prese come un “cerchiamo di tornare a dove siamo rimasti”, forse la proposta era la stessa per Carly, ma non ne fu del tutto convinta, tantomeno contenta di questa scelta.
Scesero di sotto, presero patatine, cioccolato e coca-cola e andarono a sedersi sul grande divano rosso del soggiorno di Austin, infilò il dvd nel lettore e iniziarono a guardarlo. Non si sa come ma si ritrovarono sdraiati, uno abbracciato all’altro, contentissimi e allo stesso tempo con gli occhi rossi a causa del film davvero triste.
Carly si sbalordì delle parole dette da Emma a Dexter nel film “Dex, io ti amo, ma non mi piaci più”, anche lei aveva detto una cosa simile ad Austin quando iniziò a picchiarla. Passarono l’intero film a pensare che forse loro somigliavano un po’ ai due descritti. Carly, difficile da credere, pianse e Austin asciugò le lacrime con i pollici delle sue mani, anche lui pianse un po’ e si misero a ridere per questo ma tornarono subito a quel film che li aveva letteralmente disidratati.
“E odiavo anche te. E in modo violento, Dexter, perché lei si accendeva con te, in un modo che con me non capitava. E io mi arrabbiavo da morire. Lei ti ha reso una persona migliore. E tu in cambio l’hai resa tanto, tanto felice… e io te ne sono riconoscente.” Fu quello il punto in cui entrambi scoppiarono in lacrime più di prima.
(non ne parlo perché se no vi spoilero un po’ tutto e magari volete vederlo o leggerlo)
-io non voglio sprecare venti anni per farti stare una merda.
Carly si girò verso di lui, per guardare i suoi bellissimi occhi. Austin cercò di togliere via il resto delle lacrime e lei face lo stesso con lui, poi gli diede un bacio tra i capelli e la fece accoccolare tra le sue braccia. 
Carly non si addormentò ma non voleva abbandonare quell'abbraccio. 
-davvero credi che potremmo mai somigliare ad Em e Dex? 
Chiese dopo un po’ di silenzio. Sentiva tanto la nostalgia dei pomeriggi pigri passati insieme a lui, quelli passati a guardarsi negli occhi o ad abbracciarsi. La loro era un'amicizia un po' strana: non parlavano per giorni ma si capivano all'istante quando l'uno aveva bisogno dell'altro, non era un amicizia morbosa, ma l'adoravano. E adesso,in qualche modo, mancava ad entrambi. 
-non lo so, forse su qualcosa, ma non del tutto. Te l'ho detto: non voglio fare il coglione per venti anni. 
-beh, però anche Emma ha fatto la sua parte. E poi, io non ti amo, tantomeno tu. Giusto?
Carly sapeva che non era cosi,non era giusto. Tra loro c'è sempre stata attrazione,quasi un amore mai riconosciuto, mai accettato. Austin a quella domanda rimase un po’ a pensare,ma poi avvicinò il suo volto a quello della ragazza e la baciò. E anche questa volta ci fu qualcosa, come un segno che fece capire loro che  a quella domanda non c'era ancora risposta. Carly ricambiò il bacio perché non riuscì a fare altrimenti,ma appena tornò in se capì dello "sbaglio".
-Austin,cosa cazzo hai fatto? 
Non era arrabbiata per il bacio, e neanche per qualcos'altro, la realtà è che non aveva intenzione di ammettere che forse le era piaciuto, che per quei pochi minuti dove le loro lingue si intrecciavano si era sentita cosi fottutamente bene da non riuscire a pensare a niente altro. 
-seguivo il mio istinto, Carly. Non è vietato, sai? 
-e invece si, Austin. È vietato. Avevi promesso che non avremmo fatto nulla, ricordi della mia proposta? L'hai rifiutata, cazzo. 
Austin si sentiva in colpa, aveva ragione:gli aveva promesso che non l'avrebbe toccata,ma un po’ è stata anche colpa sua: si è lasciata coccolare per l'intera serata e non ha rifiutato il bacio. 
-allora perché non ti sei allontanata? 
Carly non rispose, cosa avrebbe dovuto dirgli? Che era troppo orgogliosa per ammettere che il bacio gli era piaciuto? O che in quel momento la sua ragione e il suo buon senso erano altrove? 
-Carly, io non so se ti amo ne se tu mi ami, ma ho sempre provato qualcosa per te, e lo sai. Tu hai sempre provato qualcosa per me e nonostante tutto quello che ti ho fatto, nonostante lo stronzo che sono stato, riesco a vedere quel qualcosa nei tuoi occhi, qualcosa che brilla, lo si vede nel tuo sorriso. 
Carly a quel punto si avvicinò a lui e lo baciò, questa volta durò di più, quasi non respiravano, avevano bisogno di sentirsi così bene. Non appena si staccò dalle labbra di Austin sentì il bisogno di mettere le mani sulle sue, incredula di quello che aveva appena fatto. Austin sorridendo tolse le sue piccole mani dalle sue labbra e se le poggiò sulle spalle. 
-andiamo a dormire. 
Carly annuì, ma non si lasciò portare in braccio:sarebbe stato troppo imbarazzante. 
-ma tua madre? 
-torna tardi stasera,tua zia? 
-cazzo, devo dirgli che non torno a casa. 
-ah,quindi hai deciso di restare? 
-mh, per forza, è tardi, poi l'auto è a scuola. 
Carly, poi cercò il telefono nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni e scrisse a sua zia che sarebbe rimasta a dormire da un amico, rispose subito ma non se ne interessò molto.
-okay, allora mi toccherà il sacco. 
-si, ti toccherà. 
Sorrisero entrambi prima di sentire entrare Michelle, la madre di Austin, le aveva già detto di Carly perciò non si preoccupò della sua presenza. 
-ciao, mamma. 
Madre e figlio si scambiarono un caloroso abbraccio mentre Carly rimase indietro un po’ imbarazzata, ma ci pensò subito Michelle. 
-ciao Carly, sono contenta che abbiate risolto, e che tu sia qui come ai vecchi tempi. 
Abbracciò anche lei ma Carly non riuscì a ricambiare, anche se adorava quella donna, l'aveva sempre fatta sentire bene e quando morirono i suoi genitori cercò di aiutarla, anche se lei evitò ogni contatto. Dopo un po’ di chiacchiere Michelle interruppe i ragazzi e lì mando a letto, dato il tardo orario. Una volta, a casa di entrambi, c'era sempre un letto in più per l'altro o si dormiva insieme, ora non erano possibili le due opzioni. 
-vado prima io a fare la doccia,puoi prendere tutto ciò che vuoi per cambiarti, starai più comoda. 
Gli dice Austin non appena entrano nella sua stanza. 
-alla faccia di "prima le signore". 
Replicò Carly chiudendo la porta e sedendosi sul letto disfatto di Austin. 
-gnew- fece un verso, -mi ricordo,sai, a te piace fare la doccia dopo che l'ha già fatta qualcun'altro. 
Carly sorrise, era vero: adorava entrare in bagno dopo che qualcuno aveva già fatto la doccia, le piaceva il calore che le occupava l'aria. Poi, quando Austin stava entrando nel bagno della sua stanza, lo chiamò. 
-dimmi. 
-posso prendere proprio tutto? 
Sorrisero, entrambi sapevano di cosa si trattava. 
-puoi prenderla. 
Carly si diresse immediatamente all'armadio del ragazzo. Aveva sempre desiderato indossare quel felpone che Austin aveva comprato molto tempo fa, cosi si mise a cercarla per l'intero armadio e quando la trovò si ricordò della biancheria che lasciava sempre in uno dei cassetti dell'armadio di Austin e per fortuna la trovò ancora lì,poi prese un pantaloncino da basket di Austin e quando si girò lo trovò proprio li con l'asciugamano sui fianchi, con i capelli ancora gocciolanti. Carly pensò che sarebbe svenuta da un momento all'altro se non distoglieva lo sguardo. 
-v-vado io ora. 
Cercò di dire prima di catapultarsi verso la porta del bagno, Austin invece sorrise pensando che forse non sarebbe dovuto uscire in quel modo, si diresse all'armadio e prese una  maglia bianca con dei pantaloncini da basket , l'indossò e iniziò a sistemare il sacco vicino al letto.  Quando poi Carly provò ad uscire dal bagno,si vergognò: da una parte voleva far vedere ad Austin i tagli sulle gambe, dall'altra invece sapeva che se ne sarebbe pentita all'istante. Prese il pantalone e la maglia, attenta a non far cadere il foglio che gli aveva dato il professore la stessa mattina. 
-Austin. 
Lo chiamò, aprendo solo un po’ la porta del bagno. Austin si avvicinò sorridendo, pronto a risolvere tutti i suoi problemi. 
-ricordi i tagli? 
Proprio dopo quella domanda, Austin capì a cosa illudeva la ragazza con ancora i capelli bagnati, con la sua felpa, impaurita dalla sua reazione, ma Austin gli porse la mano, facendola uscire, senza fargli pesare il dolore che portava addosso. Non diede neanche un'occhiata alle sue gambe, sorrisero entrambi, prese i vestiti di Carly e li lanciò sulla sedia lì vicino mentre lei si sistemò nel suo letto. Austin le diede la buonanotte e si infilò nel sacco vicino al letto. 
-notte anche a te. 
Passò quasi un ora prima che Carly si girò verso Austin,sveglio, che la stava guardando. 
-non stai dormendo, vero? 
-qui è scomodo. 
Austin indicò il sacco,mentre Carly si pentì anche solo per aver pensato  quello che stava per dire. 
-non è giusto che tu stia lì, vieni qui. 
Carly si strinse un po’ per far stare lì con lei Austin, lui non rifiutò l'invito e si infilò nel letto, entrambi si addormentarono poco dopo abbracciati. Al mattino, Austin si svegliò per primo e dopo aver osservato la sua bellezza, notò proprio vicino alla sua roba quel foglio che a scuola aveva infilato in tasca, pensò se leggerla o meno,ma non resistette alla tentazione cosi si alzò, facendo molta attenzione a non svegliare Carly e andò a prenderlo per poi aprirlo e leggerlo. 
"Le parole vanno usate con cautela, sono l'arma più dannosa al mondo. Ricordo ancora delle tue parole, quasi sussurrate mentre io forse dormivo, hai detto qualcosa di cui ero tremendamente spaventata. Mi sentivo male vicino a te, dovevi sapere che io quella volta sentì ogni tua parola, ogni sussurro, ogni singhiozzo, non ti ho mai detto di aver ascoltato quella notte e non so se ti farà piacere. Ma noi risolveremo, ignoreremo il problema, come sempre, perché è l'unica cosa che sappiamo fare, l'unica che ci hanno insegnato a fare. Magari anch'io un giorno ti dirò quelle cose, mentre tu dormirai,come una volta, nel mio letto contento come non mai perché ti ho lasciato scegliere il film da guardare. Sarà sempre così: litigheremo, non mi fiderò di te, tu non ti fiderai di me, ti ignorerò, mi ignorerai e poi tornerò da te e tu da me perché siamo fatti così, scappiamo non appena troviamo un ostacolo. Ma adesso basta, anch'io ti sussurrerò quelle parole: ti amo,Austin. E forse è un parolone ma sulla carta nulla lo sembra. Ti amo perché odiarti mi viene troppo difficile. Perché odio profondamente ogni piccola parte di te,il tuo giocherellare con la lingua quando sei annoiato e il tuo menefreghismo. Odio quando sorridi e quando mi fai star male, ma di più quando mi fai stare bene perché non posso sopportarlo: non potrò mai ammettere che il mio umore dipende da te. Ti odio Austin e questa volta non scherzo. Più lo dico e meno ci credo, più lo dico e più mi rendo ridicola, più lo dico e più mi innamoro di te. 
Scusa se ho aspettato." 
Austin rimise il foglio a posto e continuò ad osservarla pensando a ciò che aveva scritto su quel foglio. Lei lo amava. Ricordò ciò che quella notte gli disse: "Carly, ho bisogno di te. Ti amo e tu lo sai, ma lo ignoreremo, io farò finta di niente e tu non me lo farai pesare, ma ti prego, stammi vicino, non scappare. Ti amo Carly e se dovrò tenerlo nascosto solo per stare ancora con te,lo farò ma dimmi che questo basterà, dimmi che non mi lascerai.
 

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