Sangue di ghiaccio

di RustCohle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torschlusspanik ***
Capitolo 2: *** La Conversazione ***



Capitolo 1
*** Torschlusspanik ***


18 Aprile 2021

- Vostra maestà, questi sono i risultati della prospezione geofisica nell’area della base Christian IV, la più promettente, ricorda? -

Entrando nell'ufficio del re, il ministro degli Esteri danese Gustav Nygaard stava sfogliando furiosamente un blocco di appunti che gli era stato consegnato poco prima.

- Ecco qui! Vede? Tutti i parametri sono ottimi, ho fatto esaminare il lavoro della nostra squadra a Jansen, dal ministero dell’ambiente mi hanno assicurato che è tutto a posto –

- Gustav, perché continui a tartassarmi con questa storia? Lo sai che non mi interessa, ti ho detto centinaia di volte che è meglio per tutti se invii tutte queste scartoffie a Washington e lasci che siano gli Americani ad occuparsene –

Federico X re di Danimarca, nato Frederik Theo Jacob Bruun, non era un sovrano particolarmente ambizioso. Da quando era salito al trono si era dedicato ad amministrare il suo regno in modo pacifico portando avanti la politica interna della madre. Le questioni di politica estera, in particolare quelle spinose, gli erano sembrate sempre un peso ingombrante da scrollarsi di dosso il prima possibile. Per questo Gustav gli era sempre andato a genio. Era un uomo astuto e sagace, ma soprattutto un ottimo politico e uno straordinario negoziatore, abile nel levare ogni tipo di castagna dal fuoco.

- Maestà, non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione. Ci sono litri e litri di petrolio rimasti per anni sotto ghiaccio, con la richiesta di greggio che c’è oggi potremmo diventare una potenza economica -

Il sovrano sbuffò e accennò una smorfia di dissenso.

- Gustav, Gustav, mio caro Gustav. Forse ti dimentichi che la Groenlandia non è più roba nostra da più di un decennio ormai –

- Sire, siamo pur sempre in buoni rapporti con il primo ministro locale, non dovrebbe essere difficile ottenere l’autorizzazione per iniziare le operazioni –

Frederik si alzò dalla sedia, protese il busto verso il suo ministro e stranamente alzò il tono della voce.

- Può darsi, ma sappi che senza la mia firma, da qui non si muove nessuno. Te lo ripeto per l’ultima volta, lascia stare questa storia! Forse questa faccenda ti ha dato un po’ alla testa, ora ti dico per l’ennesima volta come stanno le cose: non siamo più i benvenuti da quelle parti, ormai tutto il petrolio è in mano statunitense, hanno firmati accordi su accordi e sai invece cosa inviano a noi? Lo sai, vero? –

Ricevendo come risposta solo un sommesso silenzio, il re aprì con rabbia un cassetto della sua scrivania barocca e prese qualche foglio.

- Ecco cosa! È il terzo avviso che ricevo in un mese in cui mi intimano di smantellare le nostre basi di ricerca, ufficialmente sono registrate come basi di ricerca astronomica, lo sapevi? -

- Sissignore, le ho registrate io –

- Bravo, idea geniale! Ora va’ e preparami un documento per autorizzare il ritorno in patria dei nostri esploratori, io scriverò un documento di scuse –

- Sissignore -

Gustav rimase immobile di fronte al sovrano, quasi con aria di sfida. Era un uomo profondamente diverso dal suo re. L’ambizione scorreva in ogni vena del suo corpo, perfino nei capillari. Voleva rendere la sua piccola nazione un grande stato. Da giovane aveva maturato un grande amore per il mondo classico ed era un uomo di sconfinata cultura: oltre alla sua lingua parlava correttamente tedesco, francese, inglese, italiano e capiva con discreta facilità il latino e il greco. Dagli altri ministri era profondamente stimato per la sua arguzia e la sua ironia con cui spesso dava colore a riunioni fin troppo grigie. Era solito andare in Consiglio vestito non troppo elegante, spesso solo con un paio di pantaloni e una camicia, ma amava portare i suoi capelli biondi sempre ben pettinati che facevano da cornice ad un volto squadrato con un naso spigoloso, labbra sottili e dei meravigliosi occhi verdi. Nella sua valigetta, oltre a montagne di documenti, custodiva gelosamente un libricino su cui appuntava le citazioni che più lo colpivano degli innumerevoli libri che leggeva. Sulla copertina campeggiava abbastanza inquietante la locuzione latina “Oderint dum metuant”.

- Che ci fai qui impalato? Non mi hai sentito? –

Il ministro assunse un’aria pensierosa, poi appoggiò i palmi delle mani sulla scrivania che aveva di fronte e guardò dritto negli occhi Frederik.

- Lo sa che la lingua tedesca è una delle più affascinanti del mondo? –

- Smettila di farneticare e mettiti al lavoro –

- No, dico sul serio, i tedeschi hanno moltissime parole che esprimono un concetto esteso e per essere tradotte nelle altre lingue spesso necessitano di locuzioni complesse. Ad esempio lei sa cosa vuol dire Torschlusspanik? Immagino di no. Letteralmente è “la paura della chiusura delle porte” e indica il fatto che fino a qualche secolo fa chi rimaneva fuori dalle mura della città dopo il calar della notte era lasciato lì, in balia dei ladri e dei briganti. Nel tedesco moderno ha assunto un significato più connotativo ed indica in generale la paura di poter perdere un’occasione. Ecco maestà, in questo momento io ho il cuore colmo di torschlusspanik e lei sa bene che sono un tipo a cui piace affrontare le proprie paure. Quindi visto che ora non mi vuole vedere vado a scrivere un documento come mi ha chiesto, ma sarà la mia lettera di dimissioni. –

- Cosa pensi di ottenere così? Ti prego, ricomponiti. Questi giri di parole non mi spaventano –

- Io non ho bisogno di lei, io posso governare questo paese, da solo, e fare più di quanto lei abbia fatto in 5 anni –

- Non essere ridicolo! –

L’atmosfera era sempre più tesa, nelle altre stanze tutti cercavano di origliare, ma si udiva solo un gran frastuono indistinto. Improvvisamente si sentì la porta sbattere e ne uscì Gustav, scuro in volto, ma con un ghigno malefico stampato in faccia. Il ministro camminava con passo deciso, tutti lo fissavano. Egli si avvicinò ad August e gli sussurrò all’orecchio:

- Ti devo parlare. In privato. -

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Capitolo 2
*** La Conversazione ***


August Jansen era il ministro danese dell’ambiente. Conosceva Gustav fin dall’università, i due si erano incontrati infatti alla Københavns Universitet agli inizi del terzo millennio. Furono nominati parlamentari alla stessa tornata elettorale ed entrarono a far parte del primo Consiglio dei Ministri del regno di Federico X. August non era un uomo di molte parole, preferiva che fossero i fatti a parlare per lui e amava ascoltare i lunghi e appassionati soliloqui del suo collega. Gustav era diventato da subito il suo migliore amico con cui si incontrava ogni sera al Charlie’s bar per una bevuta. Dietro l’enorme e stracolmo boccale di birra il ministro Jansen nascondeva un volto schiacciato e pallido, con occhi scuri, nascosti da una montatura squadrata di occhiali che poggiavano su un naso tondeggiante. Inoltre teneva i suoi capelli castani sempre molto corti, in poche parole era il completo opposto di Gustav e probabilmente ciò era dovuto alle origini spagnole della madre.
Quando August si vide rivolto quell’invito dallo sguardo sornione dell’amico, si illuminò.
- Okay, andiamo al Charlie’s? –
- Sono le 4 del pomeriggio August –
- E allora? –
- E allora non credo sia l’ora adatta per bere, non sarà neanche aperto –
- Hai ragione. Vuoi passare nel mio ufficio? –
Gustav abbassò nuovamente il tono della voce.
- C’è troppa gente qui, ci stanno osservando tutti. Passiamo a casa mia –
August fece un cenno di assenso e i due si incamminarono lentamente verso l’uscita mentre tutti i colleghi intorno a loro rallentavano il passo per squadrarli dalla testa ai piedi. Scesi due piani, raggiunsero finalmente l’uscita e percorsero il vialetto che porta al parcheggio.
- Gustav, ma cos’hai esattamente in testa? –
- Una rivoluzione –
- Ah. E in cosa consisterebbe esattamente? E perché vuoi coinvolgermi? –
Gustav prese le chiavi della macchina, aprì lo sportello e si mise alla guida, August si sedette di fianco.
- Tranquillo, ti spiego tutto fra un attimo –
Liquidò rapidamente l’amico e accese l’autoradio.
- Buon pomeriggio signore e signori, apriamo l’edizione delle 4 con una notizia dell’ultima ora. Da alcune indiscrezioni giunte in redazione da pochi minuti la tensione sarebbe alta al Folketing –
-Ehi Gustav parlano di noi, alza il volume –
- Il ministro degli esteri Gustav Nygaard secondo queste indiscrezioni avrebbe avuto una discussione accesa con il re per una questione di politica economica non definita e avrebbe lasciato il parlamento scuro in volto. Si parla della possibilità delle sue dimissioni. Monitoreremo la situazione e vi aggiorneremo, per ora è il caso di prendere la notizia con le pinze. Bene, dopo questi rumors, passiamo agli sviluppi della nuova riforma scolastica…-
- Circolano veloci le voci August –
- Ma… -
- Ma cosa? –
- Non hanno detto nulla di me –
- Tranquillo, lo faranno presto –
Gustav sorrise all’amico e imboccò la strada di casa sua. Sulla sua via si affacciavano una decina di ville a schiera ed egli abitava al numero 12. Il ministro parcheggiò la sua Mercedes nel box auto e poi ne uscì con il suo amico. I due percorsero un breve tratto del giardino e furono sulla soglia di casa. Gustav prese le chiavi dalla tasca e aprì.
- Eccoci qua August, ti preparo un caffè? –
- No grazie –
- Okay, allora mettiamoci subito al lavoro –
I due ministri si sedettero intorno al tavolo della cucina ed entrambi tirarono fuori un mucchio di scartoffie dalle rispettive valigie.
- Che cos’hai in mente Gustav? –
- Dobbiamo preparare un discorso per domani. Lo pronuncerò io in parlamento –
- Di che genere di discorso si tratta? –
- August, dobbiamo buttare giù questa monarchia, Frederik ci sta mettendo i bastoni tra le ruote –
- Dai, non essere ridicolo, cosa possiamo fare? –
- Te l’ho detto, domani pronuncerò questo discorso e proporrò di deporre Frederik, vedremo quanti ci stanno –
- Non mi sembra una buona idea, e poi cosa? Vuoi diventare tu re? Lo sai che non è possibile –
- No, chiederemo le elezioni anticipate, chiederò a Nielsen di proporre una mozione di sfiducia e mi candiderò come Primo Ministro, una volta al potere mi prenderò tutti i poteri –
- Su, sii realista, non te lo lasceranno fare. Nielsen si sparerebbe piuttosto di fare una cosa del genere. E poi la gente, la gente si ribellerebbe –
- Non siamo più il paese di una volta, August, la gente è povera, ha fame. E per quanto riguarda Nielsen, proveremo a chiederglielo con le buone, sennò lo faremo dimettere –
- Dimettere? E come? –
Gustav iniziò a cercare fra i suoi documenti sparsi sul tavolo. Ne prese un paio e li mise sotto gli occhi di August.
- Nielsen ha ricevuto più di 10 milioni di dollari in mazzette dagli Stati Uniti per rinunciare alla corsa al petrolio in Groenlandia, è tutto nero su bianco –
- Questa è roba forte Gustav, può far saltare in aria tutto per davvero. Ma come li hai ottenuti? –
- Ora non importa –
- Senti Gustav, ma hai davvero intenzione di trasformarti in una sorta di dittatore? –
- Dittatore? Non ho mai parlato di questo –
- Non esplicitamente, ma sembra come se tu voglia creare una specie di Impero Danese partendo dalla Groenlandia. E poi dovresti sapere che non abbiamo le forze per intervenire contro gli Stati Uniti, e anche se riuscissimo a estrarre quel petrolio, non basterà per risolvere tutti i problemi –
- E tu dovresti sapere che al polo nord c’è il 13% dei giacimenti petroliferi mondiali –
- Gustav, stai vaneggiando. Lì ci andremmo a impelagare con la Russia e poi devi capire una volta per tutte che se quei giacimenti non li ha ancora estratti nessuno è perché non è sicuro, potrebbe scatenarsi una catastrofe ambientale oltre al fatto che il costo d’estrazione potrebbe essere superiore al profitto reale! –
- Ma dobbiamo provarci! –
- No, non dobbiamo, il mondo si trasformerebbe in una cazzo di polveriera! Sei molto potente Gustav ma non sfruttare questo potere in modo negativo! –
- Ma da che parte stai? Forse non hai le palle per tutto questo? –
- Senti, io non ho intenzione di sopportare oltre, scriviti il discorso da solo. Domani mi siederò in parlamento normalmente con gli altri ministri, ti ascolterò e vedrò cosa fare –
August si alzò e iniziò a rimettere ordine fra i suoi documenti.
- August, io non volevo offenderti –
Il tono della voce di Gustav si fece insolitamente dolce, si era realmente pentito per come aveva trattato il suo amico ma Il ministro si avviò comunque verso l’uscita.
- Non mi sono offeso, devo solo riflettere, a domani –
- A domani –
August chiuse la porta con discreta violenza e Gustav lo osservò dalla finestra mentre si avviava verso la fermata dell’autobus.

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