L'amore, quello vero di Lione94 (/viewuser.php?uid=85472)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Ritratto di famiglia ***
Capitolo 3: *** Inizi ***
Capitolo 4: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 5: *** Baci ***
Capitolo 6: *** Inviti ***
Capitolo 7: *** Mondo di favola ***
Capitolo 8: *** Io e te = noi ***
Capitolo 9: *** Vacanze ***
Capitolo 10: *** Un romantico picnic ***
Capitolo 11: *** Sorprese di compleanno ***
Capitolo 12: *** Tristezza e litigi ***
Capitolo 13: *** Decisioni ***
Capitolo 14: *** L'amore, quello vero ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** L'incontro ***
1. L’incontro
Pov Lia
Quel sabato mi ero svegliata con un gran mal di testa. Con mio sommo
dispiacere ero entrata in quel periodo del mese in cui ogni ragazza
sogna di essere uomo. Per fortuna non avevo dovuto lavorare ma a
disturbare il programma di una serata tranquilla a piangere di fronte
alla televisione per il film più triste e romantico della storia del
cinema “I passi dell’amore” ci
si era messa la più grande rompiscatole del mondo, nonché mia
coinquilina e migliore amica Yasmine.
Io e Yasmine vivevamo in un piccolo appartamentino nella periferia di
Roma. Eravamo amiche fin dai tempi delle elementari. Lei aveva preteso
minacciandomi di avere la mia merenda ed io le avevo dato un pugno, da
allora era nata un’amicizia che non era mai finita. Yasmine aveva
origini brasiliane per questo era scura di carnagione e parlava con uno
strano accento. Si era tinta i lunghi e scuri capelli di biondo e
credeva nel destino, per lei qualsiasi cosa succedeva era il Karma. Era
una vera forza della natura, prorompente e trascinante, a differenza
della sottoscritta che era sempre stata molto timida. Dopo la laurea
avevamo deciso di prendere insieme un appartamento in affitto, inutile
dire che mia madre era rimasta così addolorata che il suo pulcino a
soli venticinque anni avesse lasciato il nido. Mi aveva tenuto il muso
per un mese.
Ma tornando a noi… Quella sera Yasmine aveva insistito per andare ad
una festa organizzata a casa di una delle sue tante vittime, cioè ragazzi. Yasmine era allergica
all’amore e qualsiasi sentimento che si collegasse ad esso quindi i
suoi ragazzi, o per meglio dire “frequentazioni”, non duravano più di
due settimane. Il tizio di quella settimana si chiamava Steven.
E così eccomi qui alla festa di un tale sconosciuto nel quartiere della
Roma bene in una casa con vista sul Colosseo che faceva sembrare quella
in cui vivevo una topaia.
Io e Yasmine in questi tempi di crisi eravamo state abbastanza
fortunate e avevamo trovato un lavoro come cameriere nell’altolocata
pasticcieria francese La Ganache situata in una delle strade del centro
della città. La mia migliore amica riusciva sempre a conquistare uno
degli snob di passaggio quindi ogni volta finivamo nelle feste in casa
dei ricconi figli di papà. In quell’ambiente non mi trovavo per niente
a mio agio, specialmente quella sera dato che tutte le ragazze
indossavano dei bellissimi abiti costosi che le rendevano delle
principesse ed io ero stata costretta ad indossare un anonimo pantalone
nero che nascondeva un paio di mutandoni della nonna. Avevo legato i
miei lunghi capelli castani in una coda alta e indossato un semplice top
bianco. Ai piedi indossavo delle semplici ballerine, tanto ero già alta
di mio e inoltre quella sera non sarei stata molto stabile: mi sentivo
un po’ assonnata perché mi ero ingollata due antidolorifici per i
dolori mestruali.
<< Oh mio Dio, Lia! >> mi urlò nell’orecchio Yasmine
all’improvviso.
Mi riscossi dal mio dormiveglia.
<< Che c’è? >> domandai.
Lei si contorse sul divanetto come un’anguilla per guardare verso un
angolo della casa senza farsi notare, impossibile dato che ad ogni
movimento emetteva degli scampanellii per via di tutti i braccialetti
che aveva indossato. Le sue braccia erano quasi sparite sotto quel mare
di acciaio finto, argento e brillantini.
<< Guarda lì, non è bellissimo? >> disse con un sospiro.
<< Chi? >>.
Yasmine indicò in modo abbastanza discreto un tizio seduto su dei
divanetti poco distanti dai nostri. Sbattei le palpebre per sistemare
una lente che si era un po’ spostata nell’occhio sinistro e mi girai
per guardare per bene.
Misi a fuoco un uomo dal fisico atletico, con dei capelli neri ribelli
che gli ricadevano sulla fronte alta. Sebbene fosse seduto, capii che
doveva essere molto alto. Indossava dei jeans scuri, una giacca nera e
una camicia bianca con aperti i primi due bottoni. A causa della
penombra non si capiva di che colore avesse gli occhi. Stava bevendo un
drink e parlava con un ragazzo con un ciuffo biondo che svettava in
mezzo a una zazzera di ribelli capelli sistemati apposta in quel modo
con il gel. Era più basso dell’amico, o forse era solo una mia
impressione dato che era seduto in modo sbragato. Indossava dei jeans
strappati, un chiodo di pelle con sotto una maglietta nera attillata
messa chiaramente per mostrare i pettorali scolpiti. Era un bel
ragazzo, a parte il suo discutibile gusto per la moda, ma comunque
nulla a che vedere con quello che gli stava accanto.
<< Quello che beve? >>.
Yasmine emise una risata. << Ma sei cieca?! Dico quell’altro!
>>.
<< Sei seria?>> le dissi e lanciai un’occhiata alla sua
espressione. Aveva uno sguardo da predatrice. Ma come riusciva a farlo?
Se avessi provato io a farlo mi sarebbe venuta una faccia da pesce
lesso. << Quello vicino è molto più carino >>.
Yasmine strizzò gli occhi scuri truccati di nero per osservarli meglio
e poi esclamò: << Lia che gusti che hai! >>.
Scrollai le spalle: << De gustibus non est disputandum >>.
<< Smetti di fare l’intelligente che così non rimorchi nessuno
>> mi riprese lei.
<< Ehi! >> protestai incrociando le braccia e
imbronciandomi.
Yasmine non mi diede retta. << Dai, andiamo a parlarci! >>.
<< E quel Steven? >>.
Lei mi lanciò un’occhiataccia e mi costrinse con poca gentilezza ad
alzare la mia culotta pesante dal comodo divanetto. La seguii facendomi
largo tra la folla che ballava – ma
quanta cavolo di gente conosceva Steven?! – e la osservai
piazzarsi davanti al ragazzo dalle sembianze di un porcospino. I
due smisero di parlare e le lanciarono un’occhiata.
<< Tesoro sei ancora lì seduto? >> esordì Yasmine porgendo
la mano al ragazzo davanti a lui << Perché non mi inviti a
ballare? Sai che non so dire no agli uomini aitanti come te! >>
L’uomo si alzò dal divanetto e le fece baciamano con un sorriso
malandrino: << Scusa principessa se ti ho trascurato >>.
Osservai la scena con occhi sgranati e anche dall’espressione
dell’amico, capii che doveva essere basito. Cercai di ricompormi, non
dovevo fare una bella impressione con la bocca spalancata. La mascella
mi era ceduta di schianto. Yasmine era capace di stupirmi per ogni cosa
che faceva, le sue tecniche di abbordaggio poi erano davvero fantasiose.
Rimasi lì ferma a guardare i due che si allontanavano per ballare
finché non sentii una voce vicino a me.
<< Comunque io sono Lorenzo >>
Mi girai e incontrai uno sguardo verde. Rimasi per un attimo
imbambolata e poi mi decisi a stringere la mano che mi porgeva Lorenzo.
<< Ehm… io sono Lia >> dissi schiarendomi la voce che
sembrava sparita.
<< Lia? >> domandò lui.
<< In realtà è Cecilia >> ammisi. Non amavo particolarmente
il mio nome, sapeva di vecchio. D’altronde era un nome dell’antica
Roma. La mia era una famiglia romana doc e da generazioni e generazioni
si usavano sempre gli stessi nomi. Le mie sorelle minori si chiamavano
Lucilla e Cornelia. Beh forse a me era andata meglio.
<< Credo che la tua amica ce l’abbia con te >> disse
Lorenzo sorridendo divertito.
<< Eh? >>
Mi girai a guardare dove Yasmine stava ballando con il tizio
porcospino. Lui era di spalle e potevo vedere l’espressione di lei.
Fece dei gesti alquanto eloquenti che mostrarono il suo apprezzamento e
poi mi fece cenno di raggiungerla. Sentii la risata di Lorenzo vicino a
me.
<< Simpatica la tua amica >>.
Scossi la testa. << E’ senza speranza >> sospirai <<
Vado fuori perché questa musica mi sta trapanando le orecchie >>
dissi sperando che mi seguisse.
<< Ti accompagno, ho bisogno anch’io di un po’ d’aria >>
asserì Lorenzo lanciando un’ultima occhiata all’amico.
Sì!
Quando uscimmo feci un bel respiro e mi appoggiai vicino alla
ringhiera, Lorenzo era a fianco a me. Adesso che le luci erano ferme e
non più psichedeliche potevo osservarlo bene e mi sembrava ancor più
affascinante.
<< Yasmine è incorreggibile. Non capisco come fa a comportarsi
così >>.
<< Beh mio fratello Christian non è da meno >>.
E ci sorridemmo. Aveva uno splendido sorriso.
Mannaggia avrei dovuto mettermi lo stesso un vestito!
E magari truccarmi anche meglio!
Ci fu un silenzio. Ero imbarazzata. A differenza di Yasmine ero sempre
stata molto timida con i ragazzi. Le mie conquiste erano pari a uno
ovvero il mio recente ex fidanzato che dopo cinque anni mi aveva
lasciato per un'altra con cui stava da tre. Praticamente era stato un
ménage à trois senza il mio permesso. Scossi la testa, non era il
momento di pensare a quello stronzo di Marco.
<< A cosa stai pensando? >> mi domandò Lorenzo.
<< Non mi sento molto a mio agio in queste feste, specialmente se
non conosco il padrone di casa >> e trattenni a stento una risata.
<< Se vuoi te lo faccio conoscere, è un mio amico >> indicò
un punto all’interno della casa dove vidi due corpi intrecciati alle
prese con un bacio mozzafiato << Beh al momento direi che è
occupato >> constatò divertito.
<< Allora non disturbiamolo >> asserii.
<< Che lavoro fai? >>
<< Lavoro alla pasticcieria francese La Ganache quella in centro,
la conosci? >>
Un lampo passò nei suoi occhi. << Ah sì, la conosco però non ci
vado molto di frequente >>.
<< E’ piena di gente snob che solo perché è ricca si sente
migliore di una cameriera, anche questo posto ne è pieno tu non credi?
>>
<< Già. E perché allora sei qui? >>
<< Yasmine mi ha costretta a venire >>
<< Lei non la pensa come te? >>
<< A nessuno importa se Yasmine è una cameriera, è troppo bella
>>.
<< A nessuno importerebbe che tu fai la cameriera >>.
Era forse un complimento quello? Mi sentii arrossire mentre gli
sorridevo.
<< E tu che lavoro fai? >>
<< Sono nel campo delle pubbliche relazioni >>.
<< Ah sei un PR >>
<< Sì più o meno >> rispose lui. Non feci caso al suo tono
evasivo.
Yasmine e Christian ci raggiunsero in balcone. Lui aveva il braccio
sulle spalle della mia amica che rideva deliziata.
<< Ehi Lollo eccoti qui! >> urlò Christian << Ti ho
cercato dappertutto >>.
Lorenzo alzò gli occhi al cielo per quell’appellativo. << Anche
se sono più vecchio di te questo non vuol dire che io sia già sordo
>>
Christian sbottò a ridere. << Fratellone, con Yasmine andiamo al
Quadrati. Volete venire? >>
Guardai la mia amica contrariata. << Sono già le due Yasmine!
>>.
<< Oh andiamo Lia! >>
<< No Yasmine, sono stanca! >>
<< Dai mi serve la macchina! Christian ha la moto e non posso
andarci con questo vestito! >>.
Indicò il mini abito bianco dalla sfumatura dorata che indossava. Se
fosse andata in moto, avrebbe di sicuro provocato un incidente.
<< Facciamo che voi prendete la macchina ed io riaccompagno Lia a
casa con la moto >> propose Lorenzo.
<< Davvero? >> lo guardai piacevolmente sorpresa <<
Nessun disturbo? >>
<< Nessun disturbo >> ripeté lui con un sorriso.
<< Perfetto allora è tutto sistemato! >> esclamò Yasmine.
Presi le chiavi della macchina e le porsi alla mia amica con
un’occhiata ammonitrice. << Stai attenta altrimenti ti uccido!
>>
<< Uooh aggressiva la ragazza! >> scherzò Christian.
Io e Yasmine prendemmo i nostri giacchetti e scendemmo in strada
accompagnate dai due fratelli, poi con Lorenzo mi avvicinai ad una moto
nera mentre gli altri due si allontanavano in direzione di dove avevo
parcheggiato la macchina.
<< Tieni >>.
Lorenzo mi porse il casco e la sua giacca che cercai di rifiutare.
<< No, così sentirai freddo >>
<< Non preoccuparti, prendila >>
<< Ok! >>.
Indossai la giacca e fui invasa dal suo profumo. Era buonissimo. Sapeva
di dopobarba alla menta. Cercai di annusare il suo odore senza farmi
scoprire e poi indossai il casco che mi stava due volte più grande
della testa.
<< Sono pronta! >>.
Avevo sempre avuto un po’ paura delle moto, ma in quel viaggio fino a
casa non pensai nemmeno per un momento che stavo sfrecciando a cento
chilometri all’ora sulla strada perché ero stretta a Lorenzo e i suoi
addominali erano una più che piacevole distrazione.
Quando arrivammo mi aiutò a scendere e gli restituii il casco e la
giacca.
<< Grazie mille >>
<< E’ stato un piacere >> mi soffiò sulle labbra.
Chissà come i nostri volti erano finiti così vicini.
Gli sorrisi: << Buonanotte! >>.
<< Buonanotte Lia >>.
Mi avvicinai al portone e mi girai per notare che era ancora lì, lo
salutai con la mano e solo dopo essere entrata lo vidi ripartire.
Salii su casa che ero ancora inebriata dal suo profumo. Dopotutto era
stato molto meglio uscire che passare la serata davanti alla
televisione. Quando mi addormentai, sognai quegli occhi verdi. Perché
non ero intraprendente come Yasmine! A questo punto avrei già avuto il
suo numero di telefono. Sperai di rincontrarlo prima o poi.
Tanto Yasmine diceva sempre che se è destino deve accadere.
Angolo autrici
Ciao a tutti! Siamo Cibernella e Lione94, ovvero Valentina e Chiara ed
è la prima volta per entrambe che ci cimentiamo nella scrittura di una
storia a quattro mani. E' stata un'esperienza molto divertente! Abbiamo
tentato di creare una storia romantica e leggera con due protagonisti tanto dolci quanto timidi. Scordatevi la figura del bello e dannato
perché Lorenzo è tutt'altro, quel ruolo è stato lasciato al fratello
Christian :)
In questo capitolo i nostri due protagonisti si sono incontrati, nel
prossimo li conosceremo meglio e poi inizierà la loro storia
d'amore <3
Il punto di vista di Cecilia sarà
scritto da Chiara mentre il punto di vista di Lorenzo da
Valentina.
Speriamo che la nostra storia vi incuriosisca e
che seguirete le vicende dei nostri personaggi ;)
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Capitolo 2 *** Ritratto di famiglia ***
2. Ritratto di famiglia
Pov Lia
Mi svegliai che erano le undici e mezza del mattino. La casa era
deserta. Yasmine doveva essere tornata dato che le chiavi della
macchina erano al loro posto ma non c’era. Avrei voluto continuare a
dormire tutto il giorno ma dovevo andare a casa dei miei per
festeggiare il compleanno di nonno Massimo. Compiva ottant’anni e non
potevo assolutamente mancare. Mi vestii velocemente e quando entrai in
macchina, indossai le cuffiette dell’auricolare del cellulare e chiamai
la mia miglior amica. Non rispose e mi ricordai che oggi era alla
pasticcieria. Le avevo chiesto appunto di scambiarci i turni per il
compleanno di mio nonno.
Per fortuna non c’era tanto
traffico e arrivai in poco tempo davanti casa dei miei. Feci due volte
il giro della strada per trovare parcheggio e dopo una serie
interminabile di improperi finalmente riuscii a parcheggiare.
Mi incamminai verso casa
osservando la palazzina marrone dove avevo abitato per quindici anni.
Si trovava nella periferia di Roma. Prima abitavamo in centro in una
piccola casa. Ma questo era stato quando i miei genitori avevano solo
due figli, mio fratello Adriano e me. Poi la nonna era morta e avevamo
deciso di prendere con noi nonno Massimo e la casa aveva cominciato ad
essere un po’ stretta. Quando erano arrivate le due gemelle, i miei
avevano deciso che era impossibile continuare a vivere in uno spazio
troppo ristretto e avevano comprato una grande casa in un nuovo
quartiere. Mio padre ne aveva un po’ sofferto dato che si era
allontanato molto dal suo lavoro ma le case del centro erano state
inavvicinabili in quanto a prezzi.
Percorsi il vialetto e mi
avvicinai al portone.
Valerio
Callisti
Azzurra
De Felicis
Feci un sospiro e suonai al
citofono.
<< Chi è? >>
rispose una voce femminile.
<< Mamma sono io
>>
<< Oh è la mia
Cecilia! >> la sentii urlare.
Una signora col cane che
passava di lì si voltò a guardare la fonte dell’urlo.
Mia madre non aveva mai
capito che al citofono bisognava limitarsi ad aprire invece di
attaccare delle chiacchierate infinite.
<< E’ arrivata
Cecilia! >>
<< Mamma mi apri o mi
lasci qua sotto? >>
<< Oh sì giusto
>>.
Il portone finalmente si
aprì e mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo.
Quando entrai dentro casa
fui subito stordita dalla confusione che vi regnava. Ogni volta mi
scordavo quando chiassosa potesse essere la mia famiglia. Fui accolta
dall’abbraccio stritola costole di mia madre.
<< Mamma ogni volta
tenti di ammazzarmi! >> mi lamentai senza fiato.
<< Scusa scusa!
>>.
Mi liberò dalla sua stretta
e osservai che era nella sua solita tenuta della domenica. Ovvero
grembiule e mestolo alla mano. Nel salone il grande tavolo era stato
apparecchiato col servizio di Natale, mia madre aveva un solo servizio
che fosse così numeroso. Contai i posti.
<< Viene anche
Adriano? >>
<< Ma certo, con
moglie e prole al seguito! >> mi rispose mamma tutta entusiasta.
Salutai mio padre che era
alle prese con il computer e mi avvicinai al nonno che era seduto sul
divano. Lo salutai con un bacio.
<< Buon compleanno
nonno! >>
<< Che? >>
<< BUON COMPLEANNO!
>> strillai.
<< Oh grazie Flaminia
>>.
Nonno Massimo per i suoi
ottant’anni era un nonnetto abbastanza sprint, molto secco, dalla
barbetta e i folti capelli bianchi. Era sempre stato molto attivo, solo
cinque anni prima aveva dovuto smettere di praticare il suo sport
preferito, ovvero il ciclismo, a causa di una caduta. Adesso era
costretto a camminare con il bastone ma non si perdeva per niente
d’animo. Il suo unico difetto era che con la vecchiaia era diventato
sordo e si rifiutava di mettere l’apparecchio per l’udito perché
affermava di sentirci benissimo. Per quanto riguarda la sua tendenza a
confondere i nomi, non è che fosse malato di alzheimer, ma
semplicemente li confondeva dato che nella mia famiglia avevamo tutti
gli stessi appellativi. Gli unici che non sbagliava erano quelli degli
affini, sempre che non fossero nomi romani.
<< Ho portato il tuo
dolce preferito! >>
<< Ti sei fatta male
a un dito? >>
<< IL TUO DOLCE
PREFERITO. L’HO PORTATO! >>
A parlare con il nonno si
rischiava il mal di gola.
Nonno Massimo sorrise e mi
pizzicò una guancia.
<< Brava la mia
nipotina Lavinia! >>
<< Ahi ahi nonno!
>>
Ma perché i miei parenti
dovevano essere sempre una tortura? Sia fisica che mentale!
Mi liberai dalla sua
stretta e mi diressi verso la camera delle mie sorelle da dove sentii
provenire delle urla.
<< Aaaah! Ridammela!
>>.
Mi affacciai dalla porta
per vedere le due gemelle in preda ad una lotta furiosa sul letto.
Cornelia aveva tra le mani un maglioncino celeste che Lucilla cercava
di strapparle. Scontro all’ultimo sangue tra due diciassettenni.
<< Ragazze? >>
Fui completamente ignorata.
<< Cornuta ridammela!
>> strillo Lucilla tirando i capelli della gemella.
<< LUCILLA! >>
ecco che era arrivata anche mia madre. Aveva le mani sui fianchi e in
una continuava a tenere il mestolo che adesso brandiva in modo
minaccioso. Modalità sergente On.
<< Non chiamare tua sorella così >>
<< Ma è il suo nome!
Corn… uta!!! >>
Cornelia cercò di darle un
pugno ma Lucilla fu abile a scansarsi.
<< CORNELIA! >>
strillò mia madre mettendosi in mezzo alle due furie.
<< Ma mammaaaa!
>> protestò Cornelia.
<< Mi dite perché vi
state comportando come due animali? >>
<< Mamma Cornuta…
>> e lì Lucilla schivò un manrovescio di mia madre << Non
vuole darmi il mio maglioncino! >>.
<< Cornelia
restituiscile il maglioncino! Ne hai tantissimi! >>
<< Sì ma mi serve
proprio questo! >>
Mamma le lanciò una
terribile occhiata ammonitrice. << Cornelia! >>.
<< Uffaaaa! >>.
Cornelia lanciò con
malagrazia il maglioncino in faccia alla gemella che soddisfatta lo
indossò. Erano molto simili nell’aspetto, dato che erano omozigote, e
anche nel carattere. Per questo passavano ogni momento a scannarsi ma
erano legatissime. Quasi ero gelosa del loro legame così speciale.
<< Dai Corny dopo mi
fai vedere che colore indosserai e ti faccio un bel trucco >>
dissi per stemperare l’atmosfera.
<< Anche a me!
>> s’intromise Lucilla.
Mamma alzò gli occhi al
cielo mentre le sue due figlie ricominciavano l’ennesimo litigio.
Suonarono alla porta e
corsi ad aprire. Abbracciai il mio fratellone Adriano. Non lo vedevo
tanto spesso. Era sposato con Lorella e avevano una figlia di due anni,
Claudia. Ovviamente mio fratello aveva seguito la tradizione di
famiglia facendo confondere il nonno anche coi bisnipoti.
<< Oh adesso che
siete arrivati tutti, possiamo iniziare! >> esclamò mia madre
entusiasta portando a tavola un bel tegame di lasagne.
Iniziammo mangiare. La mia
famiglia era così caotica e rumorosa. Assomigliavamo tanto alla
famiglia Portokalos del film “Il mio
grosso e grasso matrimonio greco”. La mia grossa e grassa
famiglia romana.
La conversazione era
tranquilla e rilassata finché mio padre non ruppe l’atmosfera.
<< Allora Cecilia hai
trovato un nuovo lavoro? >>
Oh no,
ancora!
<< Valerio adesso non
ricominciare! >> lo ammonì mamma con un’occhiataccia delle sue.
<< Sì papà, ma se
devo lavorare in una grossa azienda come segretaria con uno stipendio
più basso di quello della pasticcieria preferisco continuare a lavorare
a La Ganache >>.
<< Lo sapevo che
quella laurea non ti sarebbe servita a nulla >> sospirò mio padre.
Non si era mai rassegnato
che mi fossi laureata in Filosofia. Diceva che era una laurea inutile,
ma io non mi ero mai pentita della mia scelta. Ero davvero contenta di
aver seguito la mia passione.
<< Adesso dobbiamo
riprendere questo discorso? >> domandai scocciata.
<< Ma io sono solo
preoccupato per te! >> ribatté mio padre infervorandosi.
<< Papà non sono
ancora per strada! >> esclamai arrabbiata.
<< E chi lo dice che
tu non ci finisca? >>
<< Valerio adesso
basta! >> intervenne mia madre con tono autoritario che non
ammetteva regole.
<< Ma Azzurra…!
>>.
Intervenne mio fratello
Adriano a calmare le acque: << Papà Lia non potrà mai finire per
strada perché noi ci saremo sempre per lei >>.
Mio padre finalmente si
tranquillizzò. Ascoltava sempre Adriano. Il suo saggio figlio laureato
in giurisprudenza e affermato avvocato.
Gli mormorai un grazie.
Il clima si rasserenò.
Cercai di calmarmi. Sapevo che mio padre era solo preoccupato, ma a
volte era così esasperante! Poggiai il volto su una mano sospirando
mentre masticavo lentamente un boccone di lasagna e ascoltavo le
avventure amorose delle mie due sorelle.
Chissà Lorenzo che cosa
stava facendo…
Pov
Lorenzo
Scesi dalla macchina
sovrappensiero.
Tutta la domenica non avevo
fatto altro che pensare a lei.
Lo dovevo ammettere quella
ragazza di sabato sera era davvero carina… certo la sua amica era
davvero particolare, giusto a mio fratello poteva piacere!
Tolto qualche momento
d’imbarazzo alla fine la serata non è andata poi tanto male.
Lia si era dimostrata avere
un cervello e di usarlo, cosa abbastanza rara ultimamente.
Entrai nel portone e
superai l’androne salutando distrattamente il portiere Giovanni.
Ascensore fuori uso.
Perfetto, adesso dovevo
solo salire dieci piani a piedi… non desideravo altro!
Ma come poteva un ascensore
ultra tecnologico rompersi?
Mi tolsi la giacca e
iniziai la mia scalata, a farmi compagnia il pensiero di non essere
stato poi così sincero con Lia. Forse quello che provavo era un po’ di
rimorso perché avevo trovato una persona “normale” con la quale ero
stato bene, ma ero stato un po’ troppo evasivo.
Fino ad oggi avevo avuto
solo ragazze che in realtà avevano amato i miei soldi, la mia auto e la
mia casa. Niente di serio. Niente di così coinvolgente. Non che volessi
accasarmi a tutti i costi.
Però avrei voluto
approfondire la conoscenza con Lia. Era la prima persona che si era
interessata a me e non ai miei soldi. Era un’idea piacevole. Forse era
stato proprio per questo che non avevo parlato di me, del mio lavoro,
della mia famiglia e di tutto ciò che mi circondava.
Dovevo rincontrarla
assolutamente e soprattutto parlarle… Ma perché non le avevo chiesto il
numero di telefono? Che stupido! Ma quegli occhi mi avevano incantato!
Ancora al quarto piano…
Sbuffai.
Che palle…
Finalmente arrivato al
decimo piano incontrai sulla porta di casa Clara, la nostra domestica
che finite le pulizie di casa stava ritornando in villa.
Beh sì, avevo una
domestica. Una
delle brillanti idee di mia madre. Dopo aver preso la decisione di
andare a vivere da solo mi aveva praticamente costretto ad avere una
persona che riordinava la casa, cucinava, lavava, stirava.
Ero riuscito a patteggiare
per sole tre ore al giorno, ed era stato un vero miracolo!
Fortunatamente Clara era
molto discreta, aveva l’età di mia madre, in pratica ero cresciuto con
lei. Mi voleva bene come un figlio. Avevo sempre ammirato la sua
pazienza soprattutto perché non si era mai ribellata agli ordini di mia
madre… in fin dei conti, devo essere sincero, era un po’ come me. Mi
ero abituato alla sua presenza e alla fine ero stato felice che
pensasse lei alla casa, anche perché da quando mio fratello Christian
era venuto a vivere con me qui era sempre un casino.
Quando vivevo solo la casa,
anche se sempre un loft, era sicuramente più sobria ma da quando era
arrivato mio fratello nel giro di un mese mi ero ritrovato installato
una vasca idromassaggio matrimoniale con tanto di dolby surround (che
ancora non ho mai avuto il coraggio di usare) e un mega maxi schermo in
salotto che secondo me era troppo grande ma come diceva lui: “Ha
l’effetto cinema incorporato!”.
Da quel giorno ho deciso di
non lasciargli più la mia carta di credito!
Nonostante avessi un
fratello del genere, non potevo lasciarlo da solo e l’ho invitato a
venire a vivere qui, anche perché la casa era troppo grande solo per me
e molte sere mi sono sentito solo. Lui ha sempre avuto un carattere
ribelle e non è mai andato d’accordo con la mamma; negli ultimi mesi
vissuti alla villa le litigate erano molto frequenti e da quando papà
era morto le cose erano ancor più peggiorate. Ho sempre avuto
l’impressione che mio fratello e mia madre andassero d’accordo solo
perché temevano l’ira mio padre. Per lui era molto importante tenere
unita la famiglia.
Dopo l'esame di maturità di
Christian c’era stato l’evento scatenante. Era successo una sera
durante la cena, quando mia madre aveva insistito per parlare del suo
futuro.
<< Che devo fare?
L’università? >> aveva gridato con gli occhi fuori dalle orbite
alla proposta di mia madre di trasferirsi a Milano per frequentare una
prestigiosa università << Preferisco fare il barista o il
cameriere ma io i libri non li tocco più >> e così era stato…
Diseredato da mia madre e
cacciato da casa adesso lavorava in una pizzeria ma viveva con me
perché era pur sempre mio fratello.
Arrivai all’ultimo piano ed
entrai in casa con un po’ di fiatone. Sarei dovuto tornare a fare
sport ma non c’era tempo con il lavoro. Lavorare in ambasciata era
molto appagante e dopo tanti studi finalmente potevo svolgere il lavoro
che avevo sempre desiderato fare. Con la posizione prestigiosa della
mia famiglia non era stato difficile farmi assumere, ma c’era da dire
che comunque, anche se potevo sembrare un giovincello viziato, avevo
studiato sodo e sapevo svolgere il mio lavoro con molta cura e
dedizione. L’orario era molto flessibile, ma le giornate erano sempre
piene e passavano molto velocemente tra riunioni e incontri con altri
ambasciatori. Stranamente oggi era una di quelle giornate che invece
ero già libero ed erano solo le due del pomeriggio, dovevo solo fare
una videoconferenza con Strasburgo in serata. Di solito il lunedì era
il giorno più impegnativo.
Sentii vibrare il cellulare.
Era la solita chiamata di
mia madre per controllare se era tutto apposto. Mia madre era una donna che
doveva sempre avere la situazione sotto controllo e si informava
assiduamente del mio lavoro in ambasciata.
<< Buongiorno mamma!
Sono appena tornato a casa, Clara sta tornando alla villa ed io ho
terminato in ambasciata… una mezza giornata libera… >> dissi io
velocemente senza riprendere fiato, prima di sentire il solito monotono
interrogatorio.
<< Ciao tesoro della
mamma! Mi sembri un po’ sgarbato oggi, forse sei stanco? Se è così lo
sai che puoi prenderti qualche giorno di vacanza quando vuoi! Ci penso
io in ambasciata sai che puoi stare tranquillo! >> disse mia
madre con tono sempre troppo apprensivo.
Era incorreggibile! Ormai
avevo imparato a non dare molto peso a quello che diceva, ma senza
ombra di dubbio era la donna più opprimente che avessi mai conosciuto…
però, che volete farci, era pur sempre mia madre.
<< Grazie mamma,
tranquilla non ti preoccupare sto bene >> dissi cercando di non
alimentare ancora i suoi sospetti infondati. Era capace di inventare di
tutto. Già la mente di una donna era complicata, quella di mia madre
poi era talmente complessa che avevo rinunciato a capirci qualcosa.
<< Che stai facendo?
>>
<< Mi rilasso un po’
davanti la tv >> dissi io mentre mi sedevo sul divano e mi
toglievo le scarpe.
<< Va bene, hai
mangiato? Clara deve averti preparato la cena, se non hai pranzato
riscaldati qualcosa, oppure se vuoi faccio tornare Clara per cucinarti
qualcosa di buono, tanto qui in villa ci sono altre cameriere >>.
Mio
Dio, basta! Spegnete questa donna!
<< Non ti preoccupare
ho già pranzato >> bugia ma dovevo sopravvivere << Mamma ti
saluto ci sentiamo domani, buon pomeriggio! >> tanto sapevo con
certezza che prima di cena avrebbe chiamato almeno una volta.
<< Un bacio tesoro
>> e finalmente riagganciò.
Per fortuna si era tolta
dalla testa la storia di farmi sposare la figlia dell’ambasciatrice di
Amburgo, una bella ragazza senza dubbio alta, bionda, magra ma senza
cervello, veramente imbarazzante, il solo pensiero di quella cena di
qualche mese fa in cui avevano cercato di farci mettere insieme mi
faceva rabbrividire.
Ci misi ben cinque minuti
per accendere la televisione. Era un processo complicato dato che aveva
addirittura tre telecomandi, uno per la tv, uno per il decoder Sky e
l’altro per regolare il suono delle casse. Queste erano le idee di mio
fratello.
Era tantissimo tempo che
non facevo zapping, mi era sempre piaciuto... ormai c’erano più di
centocinquanta canali, c’era l’imbarazzo della scelta. Mi soffermai a
guardare un programma su come si preparano i dolci… mmm buonissimi…
<< Oddio, ma quella è
Lia!? >>
Avevo visto Lia o una tizia
che le assomigliava. Il filmato continuava e un pasticciere
dall’accento palesemente francese illustrava i trucchi per far freddare
bene i cioccolatini e a concludere il video una panoramica sul negozio
de La Ganache e due cameriere che offrivano un vassoio di cioccolatini
perfetti.
<< Ma quella è
davvero Lia! E quella è la pazza che si è rimorchiata mio fratello!
>>.
Adesso iniziavo anche a
parlare da solo…
Lia in televisione era
ancora più bella!
Dovevo incontrarla di
nuovo, ma come? Se fossi stato più sveglio e non il solito
rincoglionito le avrei chiesto il numero di telefono. Chissà lei
com’era stata con me l’altra sera… dovevo incontrarla ma chiedere a mio
fratello il numero di Lia tramite la pazza che si era rimorchiato era
fuori discussione. Non conoscevo i suoi orari e tanto meno i posti che
frequentava. Sapevo dove abitava ma presentarsi direttamente a casa sua
mi avrebbe fatto risultare un po’ maniaco. Non avevo altra scelta
dovevo presentarmi al negozio.
Angolo autrici:
Ciao a tutti! Eccoci con il
secondo capitolo della nostra ff :) E' un capitolo di passaggio dove
abbiamo cercato di caratterizzare un po' i nostri due protagonisti. Qui
li vediamo inseriti nella loro realtà familiare, sono molto diversi
vero? Nel prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia quindi
continuate a seguirci! ;) Attendiamo i vostri commenti!
Al prossimo aggiornamento!
Valentina e Chiara
|
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Capitolo 3 *** Inizi ***
3. Inizi
Pov Lia
Io odio il lunedì mattina.
Lo odio, lo odio, lo odio, lo odio,
lo odio!
Penso che fosse solo l’odio quello che mi teneva in forze per correre
come una matta verso la pasticceria. La sveglia non aveva suonato. O
forse l’aveva fatto ma io non l’avevo sentita.
Ero in ritardo e non era mai saggio arrivarci. Mi sarei dovuta sorbire
la ramanzina di Sara, il mio capo. Già una volta mi era successo ed era
durata per più di mezz’ora, alla fine poi quella iena mi aveva
costretto a rimanere un’ora in più dopo la chiusura per pulire il
locale.
Iena, iena, iena!
Per fortuna ero quasi arrivata altrimenti altri dieci minuti di corsa
così e mi avrebbe ceduto la milza.
Svoltai l’angolo e intravidi una figura bionda entrare nel negozio.
No, no, no!
Accelerai il passo ignorando le fitte di protesta che sentii provenire
dalle gambe e mi tuffai sulla porta prima che Sara potesse richiuderla.
<< Buongiorno! >> ansimai poggiando le mani sulle ginocchia.
Lei mi lanciò uno sguardo sprezzante. << Sei in ritardo >>.
Rantolai un “no”.
<< Un’altra volta >> continuò lei.
<< Guarda che se Lia è in ritardo anche tu lo sei dato che siete
arrivate nello stesso momento >> intervenne Yasmine.
Era già vestita con la divisa della pasticceria. Quella mattina aveva
aperto lei, per questo era arrivata prima; altrimenti, di solito,
andavamo sempre insieme al lavoro.
Sara le lanciò un’occhiataccia. Non sopportava Yasmine perché era
l’unica che avesse il coraggio di tenerle testa.
<< Io non sono mai in ritardo >>.
Si allontanò verso il retro del locale mentre Yasmine faceva un
gestaccio alle sue spalle.
Sara era la figlia del proprietario de La Ganache. Il signor Pierre
Bertrand era un uomo affabile e cordiale, tutto il contrario della
figlia. All’inizio avevo lavorato per lui ma poi aveva fatto cambio con
la figlia che dirigeva l’altra pasticceria dalla parte opposta della
città e adesso era qualche mese che eravamo tiranneggiati da Sara. Era
una donna di trentacinque anni dal fisico snello e la puzza sotto il
naso, proprio come la maggior parte dei clienti della pasticceria.
Vestiva sempre firmato e i suoi capelli biondi sempre in piega e il suo
volto perfettamente truccato le conferivano un aspetto radioso.
Esattamente come le mie occhiaie mi facevano assomigliare ad un
panda/vampiro. Per fortuna si occupava dell’amministrazione del
negozio, quindi solitamente lavorava nel suo ufficio nel retro. Le rare
volte che usciva per controllarci erano un incubo. Era una vera
rompiscatole! Yasmine l’aveva soprannominata Adolfa per la sua tirannia.
Indossai la mia divisa e mi diressi al bancone, dove già c’era
sistemato Giacomo.
<< Buongiorno >>.
<< Mmm >>.
Anche lui soffriva della sindrome "zombie
del lunedì mattina".
Arrivarono i primi clienti per la colazione e iniziammo a lavorare.
Yasmine serviva ai tavoli. Non ero ancora riuscita a farmi raccontare
com’era andata la sua serata con Christian. Ma oggi non mi sarebbe
sfuggita.
Quando si avvicinò per dirmi un’ordinazione ne approfittai.
<< Allora? >>
<< Cosa? >>
<< Com’è andata con Christian? >>
Prese un caffè e lo portò ad un tavolo, poi tornò con un sorriso
malizioso sulle labbra.
<< Daaai racconta! >> esclamai.
<< Che cos’è successo? >> domandò Giacomo.
<< Yasmine ha abbordato un nuovo ragazzo sabato sera >> gli
spiegai.
Gli occhi di Giacomo s’illuminarono.
<< Ci devi raccontare tutto, mia cara! >> esclamò eccitato.
<< Com’era? >>
<< Un figo da paura! >> rispose Yasmine.
<< Uuuh! >> le fece eco Giacomo.
Era un ragazzo davvero esuberante. Era gay e non si vergognava del suo
essere. Era forte e non si faceva mettere sotto da nessuno. Aveva i
capelli neri, gli occhi scuri e dei lineamenti fini. Era molto secco e
invidiavo molto il fatto che potesse mangiare come un maiale senza
ingrassare. Era un bel ragazzo, se non avessi saputo fin da subito che
non s’interessava alle ragazze, ci avrei fatto un pensierino.
Yasmine prese due croissant e tornò con delle tazze vuote che poggiò
sul balcone.
<< Comunque è andata benissimo >>
<< Siete stati insieme? >> le domandai.
<< Nella tua macchina >>
<< Bleah Yasmine che schifo! >>
<< Che panterona! >> rise Giacomo << E com’è andata?
>>
<< Oh benissimo! >>
<< Lo rivedrai? >> le domandai.
Lei si allisciò la divisa, assumendo un’espressione pensosa. <<
Mah non so >>.
La guardai scuotendo la testa. Non sarebbe mai cambiata.
<< Che cosa state facendo?! >>
Un sibilo dietro di noi ci fece sobbalzare. Ci girammo per vedere Sara
che ci fulminava con gli occhi. << Smettetela di chiacchierare e
tornate a lavorare o vi licenzio a tutti e tre! >> mormorò
concitata mentre nel frattempo faceva un sorriso tiratissimo per non
farsi vedere contrariata dai clienti. Era inquietante.
<< Senti Lia facciamo cambio, servi tu ai tavoli ed io sto al
bancone. Sono stanchissima >>
<< Chissà perché! >> insinuò Giacomo malizioso.
<< Zitto tu! >>
Acconsentii: << D’accordo >>.
Iniziai a servire ai tavoli finché non riconobbi una voce familiare
che mi chiamò.
<< Buongiorno Cecilia! >>
<< Eccomi signora Belli! >>
<< Quante volte devo dirti di chiamarmi Ramona? >>
Mi avvicinai al tavolo all’angolo della sala dove c’era seduta
l’anziana signora Ramona. Era una donna di settant’anni e passa. Veniva
ogni giorno alla pasticceria da quando suo marito non c’era più.
Diceva che quello era il suo posto preferito perché era là che si erano
incontrati. Ogni volta che mi raccontava quella storia me la immaginavo vestita nei suoi abiti alla
moda anni cinquanta, con quei capellini che ancora amava indossare.
Doveva essere stata una bella donna. Anche oggi continuava a conservare
il suo fascino. Era alta, dai capelli bianchi cotonati e ogni giorno
indossava un vestito diverso. Al collo aveva sempre una collana di
perle, regalata dal suo amato marito.
Adoravo la signora Belli. Era così simpatica e gentile, una delle
poche persone così che si potevano incontrare alla pasticceria La
Ganache. Non aveva figli e per questo mi rincuorava tenerle compagnia.
<< Cosa ti porto Ramona? >>
<< Il solito >> e mi fece l’occhiolino.
Presi una fetta di torta al limone e preparai una spremuta d’arancia.
Mentre servivo la dolce Ramona vidi una signora abbigliata di tutto
punto entrare nel negozio. Era accompagnata da una donna della sua
stessa età che vicino a lei stonava per gli abiti più grossolani.
Quando le spostò la sedia per farla sedere, capii che doveva essere
alle sue dipendenza. Oddio, davvero esistevano ancora persone così?
Mi avvicinai mentre parlavano.
<< Ha bisogno di qualcos’altro signora Anita? >>
<< No, grazie Clara. Puoi aspettarmi in macchina >>.
Osservai la donna allontanarsi e quando mi girai di nuovo verso la
donna vicino a me notai che mi stava guardando, anzi trafiggendo con lo
sguardo.
<< Allora dorme o mi porta il mio tea al mirtillo con un
croissant alla crema? >> disse infastidita.
<< Sì, mi scusi signora >>.
Ma tu guarda questa!
Mi avvicinai al balcone per dire l’ordinazione a Yasmine.
<< Un tea al mirtillo e un croissant alla crema per la regina di
Francia >> borbottai indispettita.
Yasmine ridacchiò. << Non prendertela Lia, qui sono tutte così
>>.
Quando il tea fu pronto, misi tutto in un vassoio e ritornai dalla
donna snob.
La sentii parlare al telefono.
<< Ciao tesoro della mamma! Mi sembri un po’ sgarbato oggi, forse
sei stanco? Se è così lo sai che puoi prenderti qualche giorno di
vacanza quando vuoi! Ci penso io in ambasciata sai che puoi stare
tranquillo! >>
Sistemai il tea nella tazza.
Dalla sua conversazione capii che il figlio doveva essere qualcuno
d’importante.
Con una madre come quella non mi riusciva difficile immaginare che tipo
dovesse essere il figlio.
La donna mi fece gesto di allontanarmi e mi trattenni dall’alzare gli
occhi al cielo.
Volevano sempre essere serviti, ma come dicevano loro.
Quando finì tornai per portarle il conto e portare via il vassoio.
<< Ragazza mia, come sei sgraziata! >> mi rimproverò
lasciando i soldi sul tavolo.
La fulminai con lo sguardo mentre usciva dal negozio.
Per fortuna era quasi l’ora della pausa pranzo.
Pov
Lorenzo
Non erano nemmeno le tre del pomeriggio e decisi di uscire, inutile
stare ancora sul divano a pensare a come fare per rincontrare Lia. Mi
incamminai verso il centro, diretto alla pasticceria. Il negozio non
era molto lontano da dove abitavo.
A pochi passi dalla pasticceria squillò il cellulare.
Se è mia madre, giuro che butto il
telefono! Pensai.
Numero sconosciuto.
<< Pronto? >> dissi;
<< Salve sono l’ambasciatore Powoski, volevo parlarle della
videoconferenza che si terrà questa sera >> disse una voce roca
dall’accento russo.
<< Buonasera ambasciatore! Le dispiace se la richiamo più tardi?
In questo momento sono in riunione >>.
Adesso non era proprio il momento di pensare al lavoro.
Senza rendermene conto ero arrivato a La Ganache.
<< Oh mi scusi se l’ho disturbata ambasciatore. La richiamerò tra
poco, arrivederci! >> fece il russo e attaccò.
<< In riunione? In quanto a balle sei fenomenale, le sai
raccontare bene! >> fece una voce dietro di me.
Mi girai e vidi la tipa pazza amica di mio fratello che stava servendo
dolcetti ad una coppia di giovani seduti ad uno dei tavolini al di
fuori del negozio.
<< Ciao, Yasmine giusto? Ehm già… >>
Colpito e affondato.
<< Lia? Lia vieni un po’ qua! Guarda chi è passato a trovarci
>> sentii dire a Yasmine mentre rientrava.
Vidi arrivare Lia nella sua splendida uniforme e la trovai
terribilmente sexy.
<< Ciao Lorenzo! Come mai da queste parti? >> mi disse
sorridendo Lia, evidentemente imbarazzata.
<< Sono passato di qui perché… sì… devo andare dal notaio che ha
lo studio proprio in fondo alla strada! >> dissi un po’ titubante.
Era la prima cosa che mi era venuta in mente, speravo che non se ne
accorgesse.
<< Ah, bene! Se vuoi, puoi entrare per un caffè >> disse
Lia arrossendo in viso.
Era dolcissima.
<< Volentieri, grazie! >> dissi.
<< In questo momento c’è pochissima gente e ne approfitto per un
momento di pausa anch’io >> disse Lia preparando due caffè e dei
dolcetti.
<< Non preoccuparti controllo io Adolfa >> sentii Yasmine
sussurrarle e Lia annuì.
Mi fece accomodare in un tavolino vicino al bancone perché doveva
tenere d’occhio se entrava qualche cliente.
Ormai ero lì e dovevo sciogliere il ghiaccio: questa volta dovevo
tornare a casa almeno con il suo numero di telefono.
<< Spero che l’altra sera tu sia stata bene! >> dissi.
<< Sì sono stata bene. Non mi aspettavo di incontrare delle
persone come te e tuo fratello, insomma di solito è pieno di figli di
papà che non sanno mettere due parole in fila >>.
Schietta e sincera.
<< Non puoi capire in che condizioni è tornato mio fratello!
>> e iniziai a parlare di Christian e delle sue bravate; ero
riuscito a rompere il ghiaccio e anche lei sembrava più rilassata.
Ma a disturbare quella lieta conversazione, una tipa dall’aria
altezzosa si avvicinò come una furia al nostro tavolo e dopo avermi
fatto un sorriso di circostanza chiese a Lia di parlare. Si
allontanarono di qualche passo, non abbastanza per non farsi sentire.
<< Questo è troppo, Lia! Io non ti pago per riposare. Se non vuoi
più lavorare qui basta dirlo! >> disse la donna a denti stretti.
<< Scusami Sara, mi sono fermata un secondo con il mio amico che
stava per andare, vero Lorenzo? >> disse Lia girandosi a
guardarmi.
Capii che dovevo aiutarla ad uscire da quella situazione imbarazzante
per lei e guardando la donna isterica improvvisai: << Sì certo,
stavo giusto andando. Ero passato solo per un saluto veloce. Sara,
giusto? >>
<< Sara Bertrand >> rispose lei pronunciando orgogliosa il
suo nome << Sono la figlia del proprietario >>.
<< Piacere, io sono Lorenzo. Ho sentito parlare molto bene di
questo locale dal mio avvocato e dal mio notaio. Entrambi sono assidui
clienti della pasticceria. Elogiano sia la buona cucina sia la
gentilezza del personale e devo dire che hanno ragione! >>
terminai cercando di calmarla per evitare che continuasse la sua
inutile sfuriata verso Lia. Ad alcune donne certe volte bastava
veramente poco per farle cambiare umore e, infatti, Sara Bertrand
confermò il mio pensiero: mi guardò lusingata e con un gran sorriso.
<< Beh, sì certo… sono contenta di essere conosciuta nell’alta
società! Prego può rimanere non c’è fretta! >>
Ops… mi stava forse facendo gli occhi dolci?
… E adesso come ne uscivo?
Fortunatamente Sara fu costretta a tornare nel suo ufficio per una
chiamata importante e Lia disse: << Grazie Lorenzo per il
tentativo di aiutarmi e scusami ma ho una capa completamente pazza
>> alzò gli occhi al cielo. La trovai estremamente buffa e carina.
<< Che ne dici se la prossima volta ci vediamo fuori dalla
pasticcieria? Sai per evitare altre sfuriate >> dissi, mi ero
buttato e fortunatamente Lia non tardò a rispondere: <<
Volentieri >> disse un po’ arrossita.
<< Bene allora lasciami il numero così ci sentiamo con più calma
>> dissi mostrando molta disinvoltura.
Notai che Sara stava tornando in sala così Lia prese velocemente un
tovagliolino di carta, scrisse il suo numero e me lo diede.
<< Tieni, adesso vai che sta tornando così eviterai di farti
mettere in qualche situazione imbarazzante >> disse un po’
arrossendo un po’ ridacchiando.
C’ero riuscito!
Presi il pezzettino di carta. Avrei voluto sbandierarlo al vento e
gridare come un bambino a cui hanno regalato il suo giocattolo
preferito, ma mi limitai a fare un sorriso e preso dall’euforia le feci
l’occhiolino.
<< Ok, grazie Lia! >>.
Lei mi sorrise e prima che uscissi dalla pasticcieria la sentii dire
sottovoce: << Grazie a te! >>.
C’ero riuscito, ancora non ci credevo!
Memorizzai subito il numero di Lia sul cellulare e misi il fazzolettino
di carta nel portafoglio.
Adesso dovevo pensare a dove portarla…
Vibrò il cellulare e guardai chi era. Cavoli ero proprio nei guai! Era
di nuovo l’ambasciatore per la videoconferenza! Chiamai un taxi per
tornare subito a casa.
Angolo autrici:
Ecco il terzo capitolo! Finalmente i nostri protagonisti si sono
scambiati il numero :) Che ne dite della pasticceria dove lavora Lia?
Ci sono molti nuovi personaggi. Indovinate un po' chi è la "gentile"
signora che ha incontrato... ma sì è proprio la madre di Lorenzo!
Simpatica non è vero? :P
Al prossimo capitolo con il primo appuntamento <3
Un abbraccio, Valentina e Chiara
|
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Capitolo 4 *** Primo appuntamento ***
4. Primo appuntamento
Pov
Lorenzo
Erano le undici di sera
quando finalmente riuscii a terminare il mio lavoro. La conferenza era
stata più lunga del previsto. Era sempre difficile mettere d’accordo
tutti, soprattutto quando si trattava di investire dei soldi, ma ero
molto bravo a persuadere le persone con le parole.
Era tardi ma sapevo che mia
madre non sarebbe andata a dormire se non l’avessi chiamata. Me la
immaginavo in vestaglia vicino al telefono con il suo fedele libro tra
le mani in attesa di sentirmi.
<< Pronto, mamma?
>>.
Ero sicuro che rispondesse
lei, le domestiche di solito a quell’ora erano già a riposo.
<< Tesoro della
mamma! Aspettavo notizie, com’è andato l’incontro? >> disse la
mamma con voce bassa sicuramente per non svegliare il suo adorato gatto.
<< Bene, molto bene,
è stato più difficile del solito ma ci siamo messi d’accordo sui
finanziamenti e il progetto partirà tra qualche settimana >>
dissi con voce soddisfatta.
<< Perfetto, non
avevo dubbi! Sono fiera di te! Adesso vai a riposare. Ci sentiremo
domani, se posso passo in ambasciata così mi racconti i dettagli del
progetto. Buonanotte tesoro! >>.
<< Buonanotte mamma!
>> e riagganciai.
Mi stesi sul letto e mi
stropicciai gli occhi dalla stanchezza.
No, mi ero completamente
dimenticato di chiamare Lia!
Ci voleva una bella
figuraccia tanto per cominciare.
Ero interessato a lei, però
ancora non sapevo fino in fondo quanto potevo sbilanciarmi perché non
sapevo cosa lei provasse per me. D’altronde era sempre stato complicato
capire le donne. Dovevo assolutamente uscire con quella ragazza, anche
perché non la vedevo solo da poche ore e mi sembrava già troppo tempo!
Che strano!
Lia era davvero carina,
anzi era tremendamente sexy senza rendersene conto.
Accidenti, ero talmente in
astinenza da non essere nemmeno più in grado di ragionare con la
testa?! Era da molto tempo che non sentivo un’attrazione fisica come
quella! Sì, era già qualche mese che non andavo a letto con una ragazza
però mai con nessuna mi ero sentito così.
Optai per mandarle un
messaggio su WhatsApp perché non mi sembrava il caso di chiamare a
quell’ora.
Scrissi e cancellai il
messaggio un’infinità di volte e alla fine mi decisi:
Ciao
Lia! Ho terminato adesso con il lavoro. Avrei voluto chiamarti ma è
troppo tardi e non vorrei disturbare… magari stai dormendo! Che ne dici
di vederci per andare al cinema? Non conosco i tuoi gusti e lascio a te
la scelta del film, per me va bene tutto! Fammi sapere! Buonanotte ☺
Speravo non mi propinasse
il solito film d’amore strappalacrime e nemmeno qualcosa di fantasia…
ma avrei visto anche un cartone della Disney pur di star con lei!
Mi rispose dopo pochi
minuti.
Ciao
Lorenzo! Nessun disturbo, è un piacere sentirti! ☺ Per me va benissimo
il cinema, c’è uno splendido film che vorrei vedere, si chiama “Come
d’incanto” non so se è il tuo genere ma deve essere bellissimo. Quando
andiamo?
“Come d’incanto”? Incuriosito,
cercai su internet la trama per vedere a cosa andavo incontro. Ecco
appunto! Un film d’amore e fantasia con tanto di cartoni animati. Non
credevo nemmeno esistesse un film che racchiudesse tutti e tre i generi
che meno sopportavo. Pazienza, l’importante era vedere Lia.
Sì va
benissimo! Ho controllato l’orario: domani se dopo il lavoro non sei
stanca, ci potremmo vedere per le nove per cenare insieme e alle dieci
potremmo andare al cinema. Ok?
Dopo qualche minuto mi
rispose: Perfetto, passa sotto casa
mia per le otto e mezzo. Ti ricordi dove abito? Via dei Tulipani 120.
Buonanotte! ☺
Evviva, avevo un
appuntamento con Lia! Adesso potevo andare a dormire soddisfatto.
A
domani, buonanotte! ☺
L’indomani mi svegliai
pieno di energie e con un gran sorriso. Feci colazione fischiettando e
anche Christian si accorse del mio buon umore.
<< Ehi fratellone per
caso hai trombato ieri sera? No, perché sono mesi che non ti vedevo
sorridere di prima mattina >> disse tra le risate.
<< Sei un cretino
>> risposi immediatamente.
<< Ah siamo
suscettibile, eh? Non è che per caso se vado di là, trovo una bella
donna nuda nel tuo letto? >> disse Christian sporgendosi oltre il
tavolo per guardare la mia camera da letto.
Avevo un fratello
completamente scemo.
<< Nemmeno ti sei
svegliato e già dici stronzate? Buongiorno almeno! >> dissi
prendendo una ciabatta e tirandogliela addosso. Era senza speranze! Non
sarebbe mai cresciuto, anche se io in quel momento non mostravo un
atteggiamento tanto più maturo del suo.
Mi preparai ed andai in
ambasciata.
La giornata passò
lentamente.
Finalmente arrivarono le
sei e andai a casa. Mi feci una bella doccia e uscii prima che tornasse
mio fratello per evitare il terzo grado. Decisi di lasciargli un
bigliettino così avrei evitato anche la sua chiamata: criticava sempre
la mamma ma lui in certe cose era uguale.
Sono
uscito. Torno tardi, non combinare guai come tuo solito! Lorenzo.
Via dei Tulipani.
Ero in largo anticipo,
mancava mezz’ora all’appuntamento. Decisi di mandarle un messaggino,
magari era già pronta, anche se ci credevo poco.
Ho
fatto un po’ presto! Non c’era traffico quindi sono già sotto casa tua,
quando hai fatto mi trovi qui.
Dieci minuti dopo arrivò la
risposta.
Arrivo!
<< Eccomi! Ho fatto
prima che potevo! >> disse Lia salendo in macchina quasi con il
fiatone.
<< Ciao! Non volevo
metterti fretta, scusami >> dissi un po’ in imbarazzo.
<< No, no,
tranquillo! Allora, dove andiamo a mangiare? Non vedo l’ora di vedere
il film! >> disse lei emozionata come una bambina.
Misi in moto la macchina e
la portai in un ristorantino vicino al cinema molto carino, dove erano
abbastanza veloci a servire la cena in modo da non rischiare di fare
troppo tardi per il film.
Il breve viaggio in
macchina fu molto piacevole e lei era bellissima, la macchina si era
riempita del suo profumo ed io avevo già iniziato a non ragionare più
con la testa. Gli ormoni avevano fatto capolino, ma era davvero troppo
presto. Non volevo rischiare di rovinare tutto e soprattutto passare da
maniaco. Dovevo distrarmi e pensare ad altro ma con quella scollatura
era difficile… che poi non era nemmeno niente di così provocante, ero
io ad essere davvero assatanato.
<< Ti faccio fare una
risata! Lo sai che Sara mi ha chiesto di te? >> disse Lia con
aria divertita.
<< Davvero? Ecco, ho
combinato un casino! >> dissi cercando di sfoderare il sorriso
più attraente che avevo.
<< Sì, ma non ti
preoccupare gli ho detto che sei già impegnato così non ti disturberà
più >> disse lei ridendo << Avresti dovuto vedere la sua
faccia! >>.
<< Grazie! Tra poco
inizia il film, che ne dici se andiamo così evitiamo la fila? >>
dissi.
<< Sì dai, spero che
piaccia anche a te il film! Andiamo! >> disse Lia prendendo la
borsa.
Era il film più allucinante
che avessi mai visto! La protagonista era una mezza svampita che parla
e cantava con gli animali… veramente imbarazzante… soprattutto perché
ero seduto vicino ad una famiglia con due bambine di otto, forse nove,
anni che saltellavano sulla sedie tutte contente del vestito azzurro
della protagonista fatto con delle tende.
…Allucinante! Quel film era
davvero allucinante!
Non sapevo se ridere o
piangere, però ero con Lia e neanche quella specie di film mi avrebbe
smontato. Almeno quell’atmosfera mi aveva distratto dai pensieri sconci
che continuavo a fare da prima.
Finalmente quella tortura
era finita, l’unica cosa bella era aver stretto la mano di Lia nella
mia per tutto il tempo.
<< E’ stato troppo
carino! Grazie Lorenzo per avermi accompagnato, non avrei trovato
nessun altro che si sarebbe sacrificato così per me! >> disse
ridendo Lia.
<< Forse definirlo
sacrificio è un po’ troppo >> affermai ma ad uno sguardo
penetrante di Lia decisi di tirar fuori la verità: << Ok,
sacrificio è azzeccato! >> ed iniziammo a ridere entrambi.
<< Dai, alla fine mi
sono divertito. Vogliamo parlare della bambina seduta davanti a me che
ha iniziato a strillare finché la mamma non gli ha promesso di
comprargli quel vestito per carnevale?! >> dissi cercando di non
essere sentito dei genitori delle bambine davanti a me mentre uscivamo.
Lia mi guardò sorridendo, e
quel sorriso avrebbe fatto sciogliere chiunque.
I miei pensieri mi avevano
dato tregua ma solo per due ore.
Salimmo in macchina e
parlammo ancora del film e delle scene davvero troppo romantiche, anche
per un’appassionata di film d’amore come Lia.
<< Ti porto a casa,
ti vedo davvero stanca! Domani mattina lavori? >> chiesi sperando
che non lavorasse e soprattutto che non volesse già tornare a casa.
Il tempo con lei era volato.
<< Sì grazie, vorrei
tornare. Domani lavoro e devo svegliarmi presto! >> rispose Lia.
Uff,
appunto!
Le strade a quell’ora erano
deserte e tornammo a casa velocemente, troppo velocemente.
<< Allora spero che
tu sia stata bene, io mi sono divertito >> dissi girandomi a
guardarla sorridendo dopo aver accostato la macchina vicino il suo
portone.
<< Anch’io mi sono
divertita >> mormorò Lia sistemandosi una ciocca di capelli
dietro un orecchio.
Mi sporsi per baciarla.
Volevo sentire la morbidezza delle sue labbra prima di andarmene.
Una voce fuori dal
finestrino ci fece sobbalzare.
<< Ciao ragazzi!
>>
<< Yasmine, Greta!
>> disse Lia girandosi.
Il momento era andato.
Scesi dalla macchina con
Lia per salutare le sue amiche.
Non potevano trovare un
momento meno adatto per rompere.
Non mi rimaneva altro che
salutarle e tornare a casa.
<< Allora ciao! Io
vado Lia, ci sentiamo! >>
Le salutai tutte ed entrai
in macchina. Avrei potuto aggiungere qualcos’altro ma non sapevo cosa
perché quelle spettatrici indesiderate avevano smontato tutti i miei
discorsi e i miei piani.
Pov
Lia
Salutai Lorenzo con la
mano. Rimasi lì finché la macchina non girò e sparì dietro l’angolo del
palazzo. Mi girai e vidi Yasmine e Greta che mi guardavano in modo
strano.
<< Che c’è? >>
domandai.
<< Ma chi era quel
figone?! >> domandò Greta.
<< E’ Lorenzo, la
nuova conquista di Lia >> le rispose Yasmine.
Greta emise un’esclamazione
d’ammirazione: << Uuuh! >>.
Greta Ramini era una nostra
vecchia amica del liceo, una delle poche con cui eravamo rimaste in
stretto contatto. Un tempo c’era stata anche Federica, eravamo un
quartetto perfetto ma Federica aveva deciso di andare a studiare a
Londra e avevamo perso i contatti. Quindi eravamo rimaste in tre. Greta
era una ragazza bassa e mingherlina, dai neri capelli tagliati in uno
sbarazzino caschetto. Si truccava sempre molto perché diceva che senza
sembrava una bambina, in effetti la sua costituzione la faceva apparire
più come una sedicenne che come una ventiseienne. Dopo la laurea
triennale aveva trovato subito lavoro come fisioterapista in una
clinica privata. Anche lei rientrava nel progetto di vivere insieme
dopo l’università ma a lavoro aveva conosciuto quello che poi sarebbe
diventato il suo fidanzato e adesso convivevano insieme.
<< L’ho conosciuto a
una festa sabato >> spiegai.
<< Ce l’ha un
fratello? >> scherzò Greta.
Lanciai un’occhiata
eloquente a Yasmine che disse: << Pure più bello! >>.
<< Ah ho capito!
>> rise Greta << Nessuno resiste al fascino di Yasmine!
>>.
Salimmo su casa tra le
risate e invitammo pure Greta a rimanere ancora un po’ con noi.
<< E brava la nostra
Lia >> disse Yasmine con un sorrisetto quando entrammo <<
Hai fatto davvero colpo, ti stava anche per baciare! >>
<< Se solo tu non
fossi arrivata! >> sbuffai incrociando le braccia al petto.
Le due amiche risero.
<< Oh ma io l’ho
fatto apposta! >> rivelò Yasmine << L’attesa aumenta il
desiderio >>.
<< Che cosaaa?!
Yasmine io ti ammazzo! >> esclamai inseguendola per casa e
cercando di colpirla con la mia borsa.
<< Bando alle ciance!
>> ci interruppe Greta << Allora Lia ci devi raccontare
tutto! >>.
Ci sedemmo sul divano.
<< Ragazze che vi
devo dire? Siamo andate al cinema a vedere “Come d’incanto” >>.
<< Oddio poveraccio!
>> commento Yasmine ridacchiando.
<< Ha detto che
potevo scegliere io il film! >> ribattei offesa.
<< Beh se l’è
cercata! >> commentò Greta.
<< Comunque ci siamo
divertiti e poi a metà del film mi ha preso la mano tra le sue >>
commentai con voce sognante << E se non fosse stato per Yasmine
lo avrei anche baciato >> la fulminai con lo sguardo.
Yasmine mi fece una
linguaccia, poi si alzò e tornò dalla sua camera con in mano il
portatile.
<< Che cosa stai
facendo? >> le chiesi mentre si sedeva e accedeva il computer.
<< Lo spiamo su
Facebook! >> esclamò.
Oddio, Yasmine aveva
l’animo da stalker! Sapeva sempre tutto di tutti grazie a Facebook,
eppure se la cercavi, non c’era mai. La donna invisibile… e maniaca.
Maniaca di pettegolezzi.
Io non mi interessavo
quindi nemmeno avevo deciso di farmi un profilo. Il solo pensiero che
tutti s’impicciassero dei miei affari… no! E poi non volevo rischiare
di trasformarmi in una selfie dipendente come era diventata Yasmine.
<< Ma no >>
tentai di fermarla.
<< E invece sì!
>> le diede man forte Greta.
Erano due pettegole, ecco
cos’erano le mie due amiche!
<< Allora Lorenzo…
com’è che si chiamava? >>
<< Cioè… tu sei
andata a letto con il fratello e non sai neanche il cognome? >>
le chiesi sconvolta.
<< Oh che importa del
cognome! >>
Greta scosse la testa.
<< Yasmine sei senza speranza! >>
<< Uff! >>
sbuffò Yasmine << Allora questo cognome? >>
<< Della Torre
>>.
Yasmine digitò il nome e
subito apparvero molti Lorenzo Della Torre.
<< Accidenti quanti
omonimi ha! >> commentai.
La mia amica iniziò a
scorrere la lista quando finalmente lo vidi.
<< Eccolo! >>.
Yasmine cliccò sul suo nome
e finimmo sul suo profilo.
<< Peccato non è
pubblico >> commentò Greta.
L’unica cosa che potevamo
vedere era la foto del profilo, in cui c’era un Lorenzo sorridente alla
cui vista il mio cuore fece un singhiozzo, e alcune foto in cui era
taggato.
<< Uff che noia
questi profili privati! >> borbottò Yasmine mentre sbirciava le
altre foto.
<< Ehi ma quello non
è Christian? >>
Osservammo una foto che
doveva essere di qualche anno fa. C’erano i due fratelli decisamente
più giovani. Lorenzo aveva i capelli più lunghi di adesso e Christian,
che ancora non aveva il ciuffo biondo, aveva un braccio posato sulle
spalle del fratello. Erano in costume e sullo sfondo c’era una piscina.
<< Adesso lo aggiungo
tra gli amici! >> esclamò Yasmine tutta soddisfatta.
<< Accidenti, stanno
messi bene i fratelli! >> commentò Greta << Guarda che
pettorali! Magari li avesse anche Roberto! >>
<< Già è tanto che ti
sopporta e pure ti lamenti? >>
Al mio commento ricevetti
una cuscinata addosso che colpì anche il malcapitato portatile di
Yasmine, la quale quasi rischiò di farselo cadere dalle mani.
<< Ehi! >>
Cominciammo una guerra a
cuscinate finché non stramazzammo al suolo per le risate.
Adoravo le mie amiche.
Mentre ero stesa sul
pavimento, osservai la foto di Lorenzo che ancora campeggiava sullo
schermo del computer e mi sentii arrossire.
Ero stata bene con lui e mi
sarebbe piaciuto che le cose tra noi si evolvessero.
Avevo sofferto molto per
Marco, il mio precedente ragazzo, ma adesso era giunto il momento di
rimettersi in gioco.
Angolo autrici:
Ciao a tutte! Che ne
pensate del primo appuntamento di Lore e Lia? Sappiamo che le cose
stanno andando un po' a rilento ma non temete tra un po' arriverà il
bello! ...e poi che storia d'amore sarebbe senza un minimo di
corteggiamento? ;) Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!
Un abbraccio, Valentina e
Chiara
|
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Capitolo 5 *** Baci ***
5. Baci
Pov Lia
Quella mattina erano venuti al negozio molti turisti. Era stato davvero
faticoso, ma in un momento di pausa ero riuscita ad andare in bagno e
poi nello spogliatoio a controllare il cellulare dove avevo trovato un
messaggio di Lorenzo in cui mi chiedeva a che ora finissi di lavorare.
Per fortuna quel giorno facevo solo mezza giornata. Gli avevo risposto
ed ero tornata in sala con un sorriso che era rimasto sul mio volto per
tutto il tempo.
Quando finii ed uscii dal negozio trovai Lorenzo ad aspettarmi con due
tranci di pizza e un sorriso.
<< Che ne dici di una passeggiata? >> esordì bello come il
sole.
Passeggiamo per Via del Corso. Quel giorno faceva un po’ freddino dato
che il cielo era coperto. Rabbrividii e mi strinsi sottobraccio a
Lorenzo.
<< Dai parlami di te! >> gli dissi allegra.
<< Che cosa vuoi sapere? >> mi chiese lui.
Mi strinsi le spalle. << Non so, parlami della tua famiglia
>>.
<< Diciamo che adesso la mia famiglia è composta da mia madre, me
e mio fratello. Mio padre è morto quattro anni fa >>.
<< Mi dispiace >> dissi contrita.
<< Non preoccuparti. Era davvero un grand’uomo mio padre, era lui
che teneva insieme la famiglia. Mia madre non ha mai saputo gestire
Cristiano >>.
<< Cristiano? >>
<< Ebbene sì, è il suo vero nome. Si fa chiamare Christian perché
dice che così si sente figo invece di essere un matusalemme >>.
Ridacchiai. << Beh non ha tutti i torti! >>.
<< Dopo la morte di mio padre è come se la famiglia si fosse
sfasciata. Christian e mia madre hanno litigato perché lei voleva
costringerlo ad andare all’università e lui se n’è andato di casa. L’ho
convinto a venire a stare da me per evitare che combinasse guai
>>.
<< Non si sono più rappacificati? >>
<< No, sono più di due anni che non si parlano >>.
<< Accidenti! Io non ce la farei mai a non parlare per così tanto
tempo con mia madre! Il massimo è stato un mese di muso da parte sua
perché ero andata a vivere con Yasmine >>.
<< Com’è la tua famiglia? >>
<< Chiassosa >>.
Lui scoppiò a ridere.
<< No, no, davvero! La mia famiglia è una gabbia di matti! Ho un
fratello più grande già sposato con prole al seguito e due sorelle
gemelle ancora adolescenti, sono terribili! Ho sei zii e una marea di
cugini, non ti lascio immaginare il Natale a casa mia che cosa sia!
>>
<< Dai, sempre meglio del mio! Io e mia madre, senza una parte
della famiglia >>.
<< Mmm non saprei, io a volte sento di diventare matta >>.
Una voce ci interruppe: << Oddio, Lia sei tu? >>.
Mi girai di scatto, lasciando andare Lorenzo, e il mio cuore,
nonostante tutto, fece un balzo. Vidi un uomo dai capelli castani e gli
occhi marroni, poggiato vicino al muro dell’entrata di un costoso
negozio di bomboniere. Diede una boccata alla sigaretta che aveva tra
le dita, poi la gettò a terra, la spense con il piede e si avvicinò.
<< Marco? >>
Marco! Ma perché dovevo andare
a incontrare proprio lui? Era
stata una bella giornata fino a quel momento! Dio, rivedere il mio ex
ogni volta mi suscitava un marasma di emozioni, dalla tristezza alla
rabbia, dalle voglie omicide a quelle suicide! Odiavo il mio cuore che
accelerava il battito. Dopo che mi aveva lasciato, lo avevo incontrato
solo una volta. Ancora non riuscivo ad essergli indifferente, ma forse
non lo sarei mai stata. D’altronde era stato il primo vero amore, e mai
mi sarei aspettata che fosse finito in quel modo.
<< Lia! Accidenti come stai bene! >>
<< Ehm anche tu >>.
Avrei dovuto dargli un cazzotto in faccia per quello che mi aveva
fatto!
<< Chi è lui? >> domandò squadrando Lorenzo.
Ah, era giunta l’ora della vendetta!
Mi riavvicinai a Lorenzo e gli presi una mano tra le mie (o meglio
gliela stritolai). Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi felici, che
alla presenza di Lorenzo non mi sembrava nemmeno tanto difficile da
fare.
<< Lui è Lorenzo, siamo felicemente fidanzati >>.
<< Ah piacere! >> disse Marco con tono sorpreso.
Stronzo, che pensavi sarei stata a
piangere per te per sempre?
<< Piacere >> rispose Lorenzo squadrandolo a sua volta.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiesi.
<< Sono qui con Noemi >> Oh
mio Dio! Era qui la ragazza che aveva contribuito a mettermi per
tre anni un palco di corna sulla testa. << Stiamo scegliendo le
bomboniere; stavo impazzendo e sono uscito a fumarmi una sigaretta
>>.
<< Vi sposate? >> domandai con voce un po’ strozzata.
<< Sì >>
<< Ma che bello! >> questa volta la voce era uscita a un
livello di decibel più alto del normale.
Accidenti, Lia! Datti una calmata!
Marco si sposava con quella lì!
Non che volessi sposarlo io, eh! Ma gli avevo augurato con tutto il
cuore che quella strega gli spezzasse il cuore come lui aveva fatto a
me, era il minimo che potevo pretendere, no?
Sentii Lorenzo che mi passava un braccio sulle spalle e mi stringeva a
lui.
<< Anche io e Lia ci sposiamo >> annunciò solenne.
Marco strabuzzò gli occhi. << Davvero? >>
Perplessa, mi girai a guardare Lorenzo e lui mi fece l’occhiolino.
Rischiai di sciogliermi.
<< Sì, abbiamo organizzato la cerimonia sulla spiaggia delle
isole dei caraibi >> risposi. Ok, forse era esagerato ma volevo
fare schiattare Marco d’invidia. << E voi? >>
<< Alla chiesa del quartiere >>
<< Oh beh sai sposarsi ai Caraibi è il top per i matrimoni
>> infierii << Adesso andiamo perché abbiamo molti giri da
fare. Ciao Marco! >>.
Lo salutai che ancora mi guardava ad occhi sbarrati.
Ben ti sta! Beccati questa!
<< Chi era quello? >> domandò Lorenzo appena ci fummo
allontanati.
Continuava a tenermi stretta a se e sembrava non avere l’intenzione di
lasciarmi.
Era bello camminare così con lui.
<< Era il mio ex >> risposi.
<< Capisco >> disse con voce pensierosa << Com’è
finita? >>
<< Molto male. Siamo stati insieme per cinque anni. Mi ha
lasciato perché non mi amava più. Non mi aveva mai amato dato che per
tre anni era stato contemporaneamente con Noemi >>.
Lorenzo mi guardò stupito. << Davvero?? >>
<< Sì >>
<< Che stronzo! >> commento accorato.
<< Già, non è stato il massimo. E dicono che il primo amore non
si scorda mai, ci credo! >>
<< Hai avuto un solo ragazzo? >>
<< Prima di Marco ho baciato altri ragazzi ma non erano delle
storielle così, finivano ancora prima che potessero iniziare. Con lui
era una storia importante, o almeno lo pensavo io >>.
<< Non ti meritava Lia. Tu sei una ragazza fantastica! >>
Mi sentii arrossire come un peperone a quel complimento. <<
Grazie >>.
Percorremmo tutta Via dei Fori Imperiali abbracciati mentre Lorenzo mi
raccontava aneddoti sulla vita degli imperatori che incontravamo sul
nostro cammino. Scoprii che era un vero appassionato di storia antica.
Con lui il tempo volava.
Arrivammo al Colosseo.
Ci sedemmo e prese il mio viso tra le mani e…
Un forte acquazzone primaverile ci sorprese.
Scoppiai a ridere e corremmo verso la metro. Lì ci separammo per andare
in due direzioni opposte con la promessa che quella sera sarei andata a
cena con lui.
Pov
Lorenzo
Dovevo passarla a prendere alle 19,30.
Avevo intenzione di portarla al ristorante "Il Portico" ad Ostia, un posto
molto romantico e pensando al film sdolcinato che mi aveva fatto
vedere, sicuramente sarebbe stato di suo gradimento.
<< Senti, senti, che buon profumo! Come mai? Devi fare colpo su
qualcuno in particolare?>> disse Christian.
<< Porto Lia a cena fuori e mi sono dato una sistemata, visto che
con questa pioggia mi sono bagnato tutto! >> dissi allacciandomi
le scarpe. Avevo optato per un abbigliamento non troppo elegante,
niente scarpe lucide e cravatta, ma una giacca di jeans e dei pantaloni
scuri andavano più che bene.
<< Ma dove hai intenzione di portarla dopo cena? Non dirmi che
vuoi farlo in macchina! Non sei più un ragazzino, frate'! >>
disse con tono serio.
<< Non ho intenzione di portarmela a letto la prima sera che si
esco insieme. Non sono così allupato e poi non mi sembra carino nei
suoi confronti, le ragazze devono essere un po' corteggiate! Ti devo
insegnare proprio tutto >> dissi io scuotendo la testa.
Era un caso perso.
<< Se lo dici tu! Yasmine fortunatamente non la pensa come te.
Dovevi sentirci come eravamo romantici la scorsa notte! >>
ribatté. Non c'era da stupirsi più di tanto, lui si trovava sempre
ragazze molto disinibite, diceva che gli procuravano meno problemi.
<< Ma ti sei mai innamorato veramente? Delle tue tante conquiste
di letto c'è mai stata qualcuna con cui vuoi far colazione il giorno
dopo? >> chiesi.
<< Dici una donna struccata, spettinata, in pigiama con gli
orsacchiotti? No mai e non so se mai ne vorrò una... quelle tipe si
accollano troppo! >> disse muovendo la mano in segno di no.
<< Va bene, senti io questa sera faccio il galantuomo, tu fa come
vuoi. Devo andare o rischio di fare tardi. Come sto? Sto bene vero?
>> dissi.
<< Considerando che non te la vuoi nemmeno trombare, potevi
metterti anche la tuta >> disse ridendo. Avevo un fratello
cretino. Lo salutai ed uscii di casa. Non volevo fare tardi.
Appena arrivato sotto casa di Lia, scesi dalla macchina.
<< Buonasera cara! >> dissi, baciandole la mano con un
lieve inchino.
La vidi imbarazzatissima, non se lo aspettava ed io le sorrisi; volevo
essere un bravo cavaliere e sfoderare tutto il mio fascino per
conquistarla, visto che io ne era già troppo preso. Aperta la portiera
dall'auto salì guardandomi negli occhi e sorridendo con le guance
arrossate.
<< Per questa sera ho scelto un posticino carino per noi due. È
un po' lontano ma a quest'ora non dovrebbe esserci troppo traffico
>> dissi e la vidi annuire con la testa.
Era bellissima.
Dopo qualche minuto di imbarazzo l'atmosfera fu stemperata dalla radio
che stava dando come pubblicità il film che avevamo visto. Non riuscii
a trattenere una risata e nemmeno lei.
Com’era bella quando rideva.
<< Anche noi lo consigliamo, vero Lorenzo?! >> disse Lia,
continuando a ridere.
E da lì ricordammo la giornata passata insieme.
Per tutto il viaggio continuai a pensare che Lia fosse stupenda.
Arrivati al ristorante era ormai buio e c'erano accese delle fiaccole
che illuminavano il tragitto per entrare; ci avevano riservato un
tavolo molto carino proprio sulla veranda chiusa, costruita
letteralmente sopra il mare. Cena impeccabile e ottimo vino. Ero con
una donna bellissima e se ne erano accorti anche i camerieri che erano
fin troppo gentili per i miei gusti.
<< Vorrei sapere quando la smettono di fare tutte queste moine!
>> dissi, ma subito dopo iniziai a ridere, perché non volevo far
vedere troppo che ero geloso.
Ma se la smettevano era meglio.
Le presi la mano più volte e lei non si tirò mai indietro. Parlammo di
tutto. Lia mi raccontò alcuni aneddoti della sua famiglia che ero
curiosissimo di conoscere.
Mammamia come sto correndo,
pensai quasi impaurito, già volevo conoscere la sua famiglia? <<
Prima di uscire vado un secondo in bagno >> disse Lia alzandosi.
Pagai il conto ed uscimmo.
Era una bellissima serata, abbastanza fresca.
Intrecciai la mia mano alla sua. Era stupendo passeggiare sul lungomare
con Lia. Le sue mani erano caldissime, morbide. La luna era riflessa
nel mare e l’atmosfera non poteva essere più romantica.
<< Questo posto è stupendo e tu sei bellissima! >> le dissi
fermandomi e guardandola negli occhi.
<< Grazie >> disse Lia arrossendo, era molto più timida di
quanto pensassi ed io la trovai teneramente sexy.
Misi la mano dietro la nuca e con una lieve carezza le sfiorai le
labbra con le mie. La vidi chiudere gli occhi che erano lucidi
dall’emozione. La baciai. Un bacio dolce, tenero che aveva come
spettatore una pallida luna. Il rumore delle onde del mare era continuo
come una danza e le onde si infrangevano lentamente sugli scogli a
pochi metri da noi; il vento iniziò a scombinarci i capelli e Lia
sorrise ricambiando il mio bacio.
Ero emozionato come un quindicenne con la sua prima fidanzatina. Per un
semplice bacio il cuore mi batteva all’impazzata, non riuscivo a
pensare se ci saremmo spinti oltre… rischiavo un infarto!
<< Erano giorni che volevo baciarti... e meno male che non ci ha
disturbato di nuovo Yasmine! >> dissi sorridendole cercando di
stemperare l’imbarazzo.
<< Sì, diciamo che la mia amica è specializzata nel rovinare
certi momenti >> disse Lia sbuffando.
<< Sei stupenda >> le dissi abbracciandola e baciandola sul
collo. Capii immediatamente che dovevo frenarmi perché, insomma, mi
stavo iniziando ad eccitare e non era carino passare da maniaco,
soprattutto perché ci eravamo solo baciati. Così mi allontanai da lei,
sperando di non essere frainteso.
Ah Lia, mi fai impazzire!
Angolo autrici:
Non sono dolcissimi Lorenzo e Lia? Sono proprio dei timidoni! <3
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! E' romantico al punto giusto?
;)
Un ringraziamento a tutte quelle che seguono la nostra storia, su non
siate timide come i nostri protagonisti e fateci sapere la vostra
opinione! :)
Un abbraccio Valentina e Chiara
|
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Capitolo 6 *** Inviti ***
6. Inviti
Pov
Lia
Era passato un mese dalla
nostra prima uscita. Mi sentivo sulle nuvole. Io e Lorenzo stavamo
benissimo insieme. Finalmente avevo messo da parte la mia storia con
Marco. Non che non lo avessi fatto già da tempo, ma adesso non avevo
davvero più motivo di pensarci. Lorenzo era stupendo; certo, avevamo
entrambi i nostri difetti ma ogni piccolo bisticcio ci faceva sentire
ancor più uniti.
<< Lia potresti
smetterla? >>
La voce di Yasmine
interruppe i miei pensieri.
Mi girai verso di lei.
<< Cosa? >>
<< E’ da mezz’ora che
stai canticchiando, adesso ti mollo un pugno! >>.
Ridacchiai. << Scusa
Yasmine >>.
<< Che cavolo ti
canticchi di lunedì mattina! >> borbottò lei sbadigliando mentre
sistemava il bancone della pasticcieria.
<< Ma non lo capisci?
La nostra Lia sta tre metri sopra al cielo! >> s’intromise
Giacomo entusiasta.
<< Buon per lei. Io
mi sento tre metri sotto terra questa mattina >> ribatté la mia
migliore amica.
<< Certo, se avessi
evitato di rientrare alle due del mattino adesso non saresti in questo
stato >> la ripresi.
Lei mi fece la linguaccia.
<< Allora come va
Lia? >> mi chiese Betta con un dolce sorriso.
Elisabetta era una donna di
cinquant’anni, bassina dal fisico formoso. Aveva i capelli castani
tagliati in un elegante caschetto e gli occhi nocciola. Era da molto
tempo che lavorava alla pasticceria e per noi era una sorta di mamma.
Aveva aiutato tutti quanti nei primi tempi di lavoro. Aveva una
bellissima famiglia, un marito e due figli che frequentavano il liceo.
<< Benissimo!
>> risposi euforica.
<< Oddio, spegnetela!
>> mormorò Yasmine a Giacomo che ridacchiò alla battuta.
Fulminai con gli occhi
tutti e due.
<< Uff che
antipatici! >>.
<< Sono contenta che
tu abbia superato la relazione con Marco. Te l’avevo detto io che
quello giusto prima o poi sarebbe arrivato >> continuò Betta.
<< Sì, ma come si fa
a sapere se è proprio quello giusto? >> domandai.
<< Ma mia cara che
domande! >> s’intromise una voce.
Ci girammo tutti per vedere
la signora Ramona davanti al bancone. Come al solito indossava la sua
collana di perle e un grazioso capellino anni sessanta.
<< Si vede dal tuo
sorriso >> disse lei.
<< E dagli occhi che
brillano >> aggiunse Elisabetta.
Ramona annuì con un sorriso
e poi si rivolse a Yasmine: << Cara, mi prepareresti un caffè?
>>.
<< Certo, signora
Belli! >>
<< Chiamatemi Ramona
>> ribadì per l’ennesima volta lei con un occhiolino.
<< Si vada a sedere
Ramona, poi la servo io >> le dissi con un sorriso.
Quando si allontanò, Betta
mi disse: << Visto? Anche Ramona se n’è accorta! >>.
<< Oh quanto amore
nell’aria! >> sospirò Giacomo con voce sognante.
<< Dai scemo!
>> gli diedi una botta giocosa sulla spalla.
Ci paralizzammo quando ci
accorgemmo che Sara veniva dalla nostra parte a passo di carica.
<< Allora si lavora o
si chiacchiera?! >>.
Ci trattenemmo tutti quanti
dall’alzare gli occhi al cielo e tornammo a lavoro.
Pov
Lorenzo
<< C’è una visita per
lei ambasciatore, è il suo amico Ludovico Mortini. Lo faccio entrare?
>> disse la mia segretaria affacciandosi alla porta dell’ufficio.
<< Certo, certo.
Grazie! >> dissi distogliendo lo sguardo dalle carte che stavo
studiando.
<< Lorenzo!
Finalmente mi hanno lasciato passare! Entrare qui è quasi impossibile,
ci mancava solo che mi chiedessero le impronte digitali! >> disse
il mio vecchio amico sorridendo.
<< Ciao Ludovico! Che
bello rivederti! >> dissi con entusiasmo. Mi faceva sempre
piacere vederlo, eravamo amici fin dall’infanzia. << Che cosa ti
porta qui? >>
<< Sto organizzando
una serata a tema. La mia ragazza mi ha coinvolto in questa pazzia! Mi
ha costretto a mettere a disposizione la vecchia villa di famiglia.
Ognuno mette una quota per entrare e poi doniamo il tutto in
beneficienza. Ti piace l’idea? >> mi chiede Ludovico.
<< Non è male!
>> dissi.
<< Vuole ricreare una
festa stile Ottocento con vestiti d'epoca e con tanto di maschera. Una
cosa così sdolcinata da far venire il diabete! Ma sai non riesco a
dirle di no, quindi mi sto dando da fare per invitare un po' di gente.
Naturalmente puoi portare chi vuoi. Sei dei nostri? >> mi chiese.
<< Devo dire che
queste donne hanno una fantasia davvero incredibile! Però ripeto, come
idea non è male e credo anche di conoscere una persona giusta da
invitare che adora questo genere di cose così romantiche. Se non mi dà
buca la mia damigella vengo volentieri! >> dissi ridendo e
pensando alla faccia che avrebbe fatto Lia quando le avrei detto della
festa.
<< Bene sono
contentissimo! Chi è, una tua nuova conquista? Non dirmi che è
Lucrezia, ti prego… io quella proprio non la sopporto! >> disse
il mio amico facendo una smorfia.
<< No, non è lei. È
una ragazza che conosco da poco, siamo all’inizio. Niente di serio, mi
ci diverto un po’ >> mentii facendo il vago. Non volevo fargli
sapere troppo della mia storia con Lia, Ludovico era famoso per la sua
dote da pettegolo quindi era meglio essere prudenti. Ero molto
riservato quando si trattava di ragazze.
<< Meno male! Mia
madre ha cercato di rifilarmi Lucrezia, sono ancora sconvolto dalla sua
stupidità >> continuò ridendo.
<< Sì, anche con me
ci hanno provato! >> continuai ridendo. Lucrezia era una ragazza
un po’ frivola, ma ne avevo conosciute di peggio e non me la sentivo di
infierire troppo.
<< Bene, vedo che sei
molto indaffarato. Volevo uscire con te per prendere un caffè ma si è
fatto tardi, ho perso molto tempo per entrare qui! Ti aspetto alla
festa, ti mando un messaggio con la via della villa! >> disse
liquidandosi.
Ci salutammo con la
promessa che ci saremmo visti alla festa in maschera.
Pensai a Lia. Una festa
così le sarebbe piaciuta di sicuro, sarebbe stata felicissima di
accompagnarmi.
Alla fine della mezza
giornata lavorativa (per fortuna era venerdì!) decisi di passare in
pasticceria per dirle subito la notizia. Le avrei fatto una sorpresa,
tanto sapevo che a quell'ora si trovava ancora a lavoro. Sperai che la
principale non ci fosse così avrei potuto parlare con Lia
tranquillamente per qualche minuto. La vidi fuori della pasticcieria
intenta a sistemare un tavolino.
<< Dimmi di sì?
>> dissi abbracciandola da dietro la schiena. Fece un salto e
iniziò ad arrossire. Non si aspettava un mio assalto, ma adoravo
stupirla e soprattutto come mi guardava ogni volta, con un'aria tra il
divertito e il rimprovero.
<< Lorenzo! Che
spavento! Dipende da cosa mi proponi! >> disse con un tono che
percepii come malizioso, ma forse erano i miei ormoni giunti ormai allo
stremo.
<< Ti faccio arrivare
a casa un pacco con un vestito scelto rigorosamente da me! Tu senza
fare domande lo indossi e ti passo a prendere. Premetto nulla di
sconcio! >> dissi ridendo. Quando ero con lei non facevo altro
che sorridere, mi sembrava di avere una paresi.
<< Così mi
incuriosisci! Ma che vestito è? >> disse Lia.
<< Ah, niente
domande. So che ti piacerà. Il bello sta nella sorpresa. Che ne dici?
>> domandai. Vedevo che stava morendo dalla curiosità e mi
divertiva tantissimo.
<< E va bene! Spero
di non pentirmene. Ma adesso vai che c'è Sara >> disse.
La baciai sulle labbra e me
ne tornai a casa, sempre con quel sorrisino ridicolo che mi
accompagnava ovunque.
Dovevo farmi prestare casa
da qualcuno. Speravo di avere un po’ di intimità con Lia dopo il ballo.
Sarebbe stata un’occasione speciale, e forse quella giusta. Non l'avrei
portata a casa mia altrimenti avrebbe capito che c’era una cosa di me
che le stavo omettendo. Sapevo di mentire e che avrei dovuto dire a Lia
delle mie origini benestanti ma ogni volta che la sentivo parlare male
dei clienti ricconi della pasticcieria mi mancava il coraggio.
Non mi rimaneva altro che
chiamare qualcuno e la persona giusta era Ferdinando. Era sempre stato
un buon amico, non invadente. Ero sicuro che non mi avrebbe chiesto
spiegazioni e che mi avrebbe prestato casa senza problemi. Non credevo
che passare una notte dalla sua ragazza sarebbe stato un problema per
lui. Così mi decisi.
Presi il cellulare e
chiamai: << Pronto Ferdinando? Sono Lorenzo! >> dissi
con tono gentile.
<< Carissimo, che
piacere sentirti! >> rispose lui.
<< Volevo chiederti
un favore. Mi presteresti casa tua per una notte? So di chiederti molto
ma è per una giusta causa >> dissi con tono scherzoso,
incrociando le dita e sperando in una risposta affermativa.
<< Certo nessun
problema, passa a prenderti il duplicato delle chiavi! Ci vediamo dopo >>
disse molto serenamente. Era un amico eccezionale, lo ringraziai e ci
demmo appuntamento tra un'oretta. Conoscevo bene casa del mio amico e
non mi preoccupai più di tanto, sarebbe andato tutto benissimo...
sempre con la speranza di una serata da non dimenticare. Certo,
ingannare Lia in questo modo non mi faceva onore, ma non volevo
perderla. In quel momento era la cosa più sensata da fare. Poi in
futuro, vedendo come si sarebbero evolute le cose, avrei deciso bene
cosa fare. Dovevo
fare un passo alla volta.
Passai a prendere le chiavi
da Ferdinando e poi andai alla ricerca dei vestiti da indossare.
Ludovico mi aveva dato
l'indirizzo di un paio di negozi, ma io presi tutto al primo negozio in
cui mi ero fermato. Non amavo particolarmente andare in giro per
compere, e soprattutto mi sentivo in un imbarazzo tremendo a provare
quei vestiti così antiquati. Le commesse si scambiavano degli sguardi
strani, di quelli incomprensibili che si fanno tra donne. Non riuscivo
a capire se di apprezzamento o di presa in giro ma non indagai, mi
affrettai ad uscire il prima possibile dal negozio.
Che
mondo strano quello delle donne!
Angolo autrici:
Capitolo corto e di
passaggio, per questo abbiamo deciso di pubblicarlo un po' prima del
solito così tra pochi giorni metteremo il Capitolo :D Qui non succede
molto ai fini della storia ma è un pezzo importante per capire gli
avvenimenti del capitolo successivo. Non abbiamo voluto mettere tutto
insieme per non far risultare la scena del ballo troppa lunga.
Nel prossimo capitolo entreremo in un mondo di favola! ;)
Alla prossima, Valentina e
Chiara
|
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Capitolo 7 *** Mondo di favola ***
7. Mondo
di favola
Pov Lia
Le ore a La Ganache sembravano non passare più.
Quel sabato con Yasmine avevamo programmato di andare a fare shopping
dopo la mezza giornata di lavoro e poi ci sarebbe stato a casa il
“restauro” (come lo chiamava lei) in vista della serata con Lorenzo
(anche se, sinceramente, non pensavo di essere messa così male). Non
vedevo l’ora di cimentarmi nei preparativi. Al vestito per la serata ci
avrebbe pensato Lorenzo però Yasmine aveva insisto per rinnovare il mio
intimo, a sua detta un po’ troppo semplice, farmi sistemare i capelli e
passare dall’estetista per essere al meglio. Quel mese avrei speso il
mio stipendio in compere… oh beh ma per una volta si poteva anche fare!
Non ero mai stata una spendacciona e mi ero già messa un bel
gruzzoletto di risparmi da parte quindi non avrei sofferto se quella
giornata mi fossi data alle spese folli.
Ero molto emozionata al pensiero di quella sera ma Yasmine sembrava più
entusiasta di me. Ah come avrei
fatto senza di lei!
Ogni volta guardavo l’orologio pensando che fosse già passata un’ora e
invece erano trascorsi solo cinque minuti. Finalmente all’ora di pranzo
lasciammo la pasticcieria e mangiammo al volo un panino mentre ci
dirigevamo verso la nostra meta.
Entrammo in un negozio d’intimo. Quasi mi girò la testa alla vista di
tutti quei completi. Yasmine si rifiutava di mandarmi al ballo con uno
dei miei comodi completi di cotone bianco perché era convinta che la
serata sarebbe continuata anche dopo… al sol pensiero il cuore mi
schizzava in gola! Ero in preda ad ansia ed eccitazione. Speravo e non
speravo che succedesse. Oddio, non
sapevo nemmeno io cosa volevo! Dovevo spegnere la mente e
aspettare la sera… però se proprio qualcosa sarebbe dovuta succedere,
aveva ragione Yasmine sul comprare qualcosa di nuovo.
<< Sei pronta? >> mi chiese la mia migliore amica con un folle
luccichio negli occhi.
<< Ho quasi paura >> ridacchiai.
<< Non essere sciocca! >> mi riprese mentre mi trascinava
con lei a passo di carica.
All’inizio scegliemmo qualche capo insieme ma avevamo dei gusti
talmente opposti che ogni volta finivamo per discutere su ogni
completo. Però, dopo aver provato una delle mie scelte, decisamente
pessima, alla fine mi arresi e lasciai campo libero all'esperta
Yasmine, sempre con i dovuti limiti.
<< Lia che ne pensi di questo? >>
Vidi il braccio di Yasmine entrare nel camerino. Presi l’intimo e
l’osservai scandalizzata. Era un completo rosso fuoco dagli slip
praticamente inesistenti e il reggiseno avrei potuto anche non
mettermelo a quel punto.
<< Stai scherzando?! >>
<< Su dai, vedi come ti sta! >>
<< No, mi rifiuto. Prendine un altro! >>
<< Uff, che guastafeste! >>.
Alla fine dopo aver provato qualsiasi modello e colore optai per un
semplice completo di pizzo nero con la brasiliana e il reggiseno a
balconcino che rendeva ancor più prosperoso il mio seno già florido.
Yasmine fu delusa che non scelsi un più provocante completo leopardato
composto da due pezzi di stoffa quasi invisibili, ma non era proprio il
mio genere. Alla fine lo comprò lei.
Dopo aver sistemato l’intimo, andammo dal parrucchiere. Io mi aggiustai
il taglio e Yasmine ne approfittò per farsi dei nuovi colpi di sole.
Passammo un’ora spensierata a chiacchierare mentre ci facevamo la
manicure. Ma da quanto non ci rilassavamo così? Ultimamente mi sembrava
che non avevamo fatto altro che lavorare. Ci voleva un uomo per farmi
trovare un po’ più di tempo per me stessa!
Dopo la ceretta dall’estetista, alla fine a casa mi feci un bel bagno
(stando attenta a non rovinare la piega perfetta dei capelli). Poco
prima delle sette, mentre mi passavo lo smalto sulle unghie dei piedi,
suonò un fattorino che mi recapitò un grosso pacco. Doveva essere il
vestito. Quando lo aprii, rimasi senza fiato.
Accidenti era bellissimo!
Era un abito verde dai ricami dorati con la scollatura a cuore e il
corpetto aveva delle piccolissime pietre incastonate a formare un
elegante disegno. La gonna era ampia, proprio come un vestito
principesco dell’ottocento.
Lo indossai e mi truccai.
<< Wow, Lia sei bellissima! >> esclamò Yasmine.
Mi guardai al grosso specchio che avevamo attaccato nel corridoio che
portava al salone e guardando la mia immagine riflessa quasi non mi
riconobbi.
Non mi ero mai sentita così, Yasmine aveva ragione: quella sera ero
bellissima. Sembravo una vera principessa.
<< Manca l’ultimo tocco! >> mi fece notare Yasmine.
Corse nella mia camera e tornò con una maschera dorata che avevo
portato come souvenir dalla nostra gita a Venezia di un anno fa. La
indossai e sorrisi a Yasmine.
<< Mi sento come se fossi tornata indietro nel tempo! >>
esclamai mentre giravo su me stessa e l’ampia gonna del vestito
frusciava.
Con quel vestito sembrava fossi appena uscita dal diciannovesimo
secolo.
Proprio in quel momento il citofono suonò.
<< Oddio è arrivato! >> esclamai col cuore che mi fece un
balzo in gola.
<< Vai! Stasera a Lorenzo lo stendi! >> affermò la mia
migliore amica facendomi l’occhiolino.
Quando scesi, trovai il mio cavaliere ad aspettarmi in piedi vicino la
sua macchina. Era vestito con un completo da principe con tanto di
stivali. Era davvero affascinante! Ancora non indossava la maschera, se
la sarebbe messa al ballo.
<< Lia sei stupenda! >> disse mentre mi baciava una mano
guantata.
<< Anche tu >> replicai sorridendogli e arrossendo per il
suo complimento.
<< Mamma guarda! >>.
Ci girammo per vedere una bambina indicarci mentre la madre ci guardava
perplessa.
Io e Lorenzo ridacchiammo.
<< Chissà cosa pensano >> dissi mentre mi faceva entrare in
macchina.
<< Carnevale fuori stagione! >>.
Quando arrivammo, rimasi a bocca aperta.
Oddio, quello era davvero il regno
delle favole!
Ero entrata in un mondo di scintillii, vestiti eleganti, principi e
principesse.
Il ballo era stato organizzato in una vecchia villa rinascimentale
messa a disposizione dal proprietario che avrebbe devoluto i biglietti
della serata in beneficienza. La sala dove ci trovavamo era addobbata
proprio come un vecchio salone principesco con tanto di affreschi e
lampadari di cristallo. Al centro vi era un turbinio dei colori dei
vestiti di dame e cavalieri, ovunque c’erano maschere.
Sì, ero decisamente entrata in un altro mondo!
Esattamente come quello del film “Come
d’incanto”… e in quel momento Lorenzo mi sembrava anche più
bello di Patrick Dempsey!
<< Mi concede questo ballo principessa? >>
Mi girai per vedere Lorenzo, adesso mascherato, porgermi una mano.
<< Ma certo, mio principe! >>
Ballammo per tutto il tempo. Nessuna serata della mia vita era stata
mai così bella. Quando la festa finì, fummo una delle ultime coppie ad
andarsene perché troppo presi a danzare occhi negli occhi.
Il viaggio in macchina fu silenzioso ma ci sorridemmo per tutto il
tempo.
Quando si fermò, guardai perplessa il quartiere sconosciuto.
<< Dove siamo? >>
<< A casa mia. Ti va di salire a bere qualcosa? >> mi
chiese Lorenzo con tono un po’ nervoso mentre si passava una mano tra i
capelli.
Quant’era dolce quando s’imbarazzava in quel modo.
Annuii e salii con lui.
<< E così questa è casa tua >> dissi mentre mi faceva
entrare prima di lui con un gesto di galanteria.
<< Già >>.
Osservai l’ambiente. Era una casa accogliente, non tanto grande.
C’erano un salone all’americana, due camere, di cui una adibita a
studio, e un bagno. Era una casa molto semplice, dai gusti maschili. Si
vedeva che mancava il tocco di una donna.
Mi avvicinai una mensola accanto alla televisione e vidi la foto di un
bambino.
<< Uh questo sei tu da piccolo? >>
<< Sì >>
<< Perché sotto c’è scritto Ferdinando? >>
<< Dove? >> mi chiese Lorenzo stupito. Gli indicai l’angolo
della foto e lui sospirò: << Ah è per via di quel simpaticone di
mio fratello. Si divertiva ad affibbiarmi nomi strani e a prendermi in
giro così! >>
<< Ah! >>
<< Sai come sono i fratelli minori! >> esclamò gesticolando.
<< Sì capisco >> risposi.
Ci fu un minuto di silenzio mentre ci guardavamo negli occhi. Sentii
l’aria farsi carica di elettricità e aspettative.
<< Beh è una bella casa >> dissi e il mio tono uscì
sussurrato.
Un lampo passò nello sguardo di Lorenzo. << Mai come te >>.
Si avvicinò e mi baciò dolcemente. Ricambiai il bacio e capii che il
momento era arrivato. Volevo fare l’amore con Lorenzo. Sì, lo volevo.
Avevo un po’ paura perché in tutta la vita ero solo stata con Marco ed
era passato un anno da quando ci eravamo lasciati. E se fossi stata goffa e se non fossi
stata brava…
<< A che pensi? >> mormorò Lorenzo dopo avermi lasciato un
bacio sul collo.
Aveva capito che la mia mente era da un’altra parte.
Scossi la testa per scacciare tutti quei pensieri.
Non era tempo di pensare.
Adesso dovevo solo lasciarmi andare.
<< A te >>.
Baciai Lorenzo e lo sentii sorridere sulle mie labbra. Mi strinsi a lui
- per quanto me lo permettesse l'ingombrante vestito - e gli passai una
mano tra i neri capelli ribelli mentre le sue mani scendevano a
cingermi i fianchi. Man mano che il bacio si faceva più appassionato,
sentii il mio cuore aumentare i battiti. Aveva preso la rincorsa.
Credevo che quasi potesse sfuggirmi dal petto per quanto andava veloce.
Le mani di Lorenzo risalirono la mia schiena e dopo avermi lasciato una
carezza sulle spalle, iniziò a sciogliere l'intricato laccio che teneva
stretto il corpetto. Sentii un brivido di eccitazione attraversarmi
tutto il corpo. Con Marco non avevo mai provato delle emozioni così
forti, invece con Lorenzo era tutto così intenso, come il suo profumo
che mi aveva inebriata.
Lo sentii tirare con insistenza il laccio del vestito.
<< Diamine, è una cassaforte! >> mi mormorò sulle labbra
contrariato.
Ridacchiai. << No, aspetta non romperlo >>.
Mi girai per dargli la schiena e facilitargli il compito. Spostai i
capelli su una spalla e sul lato del collo scoperto Lorenzo mi lasciò
una scia di caldi baci. Finalmente sentii il corpetto che si allentava
e lentamente Lorenzo abbassò il vestito fino a farlo cadere a terra.
Mi rigirai verso di lui per incontrare il suo sguardo profondo ed
eccitato.
<< Sei fantastica Lia! >> mormorò con voce roca che trovai
molto sensuale. Dall'occhiata che Lorenzo mi lanciò capii che il
completino di pizzo nero di Yasmine aveva fatto colpo! Ormai avevo solo
l'intimo a coprirmi e delle autoreggenti che Lorenzo si affrettò a
sfilarmi dopo avermi lasciato una carezza infuocata sulle cosce.
<< Sei troppo vestito >> gli sussurrai in uno slancio di
audacia mentre riprendevamo a baciarci.
<< Perché non mi spogli tu? >>.
Con mani un po' tremanti dall'emozione e dalla foga del momento, gli
feci scivolare la giacca oltre le spalle e quella finì a terra con un
lieve tonfo. Poi passai ai bottoni della camicia e una volta tolta
anche quella passai le mani sul suo petto per esplorarlo con una
carezza.
Ormai riuscivo a sentire perfettamente la sua eccitazione e ciò mi rese
ancor più euforica. Gli feci togliere i pantaloni e rimase in intimo.
Boxer neri aderenti che in quel momento gli risultavano essere stretti,
molto stretti.
Oddio, ero tutta un fuoco!
L'incertezza iniziale non c'era più, era rimasta solo tanta passione.
<< Vieni con me >>.
Lorenzo mi prese per mani e mi trascinò sorridendo verso la camera da
letto. Mi fece sedere sul letto e poi con dolcezza mi spinse giù e si
sdraiò su di me.
A quel punto i baci erano pura lussuria. I respiri erano diventati
affannosi.
Lorenzo mi carezzò il seno da sopra la stoffa del reggiseno e non potei
far altro che sospirare forte. A quel punto mi sfilò con rapidità
quell'oggetto che gli era d'intralcio per dedicarsi completamente alle
mie prosperose curve anche con la bocca.
<< Il tuo seno mi fa impazzire! >> disse mordicchiando la
morbida pelle e stringendolo tra le mani.
Gli strinsi con forza i capelli mentre sentivo una delle sue mani
scendere sempre più giù fino ad arrivare a sfiorare la mia intimità.
No, così era una tortura. Con un gesto eloquente gli feci capire che
volevo di più, così mi sfilò anche le mutandine e sentii le sue dita
muoversi dentro di me.
<< Oddio Lia, sei così calda >> sussurrò lui.
<< Non ti fermare Lore >> replicai in preda ai brividi.
In poco tempo riuscii ad arrivare al culmine del piacere.
Lore si spostò e si sistemò al mio fianco con il respiro affannoso. Mi
accoccolai sul suo petto, dove sentii il battito forsennato del suo
cuore, e dopo essermi ripresa decisi che era giunto il momento di
ricambiare le coccole. Feci scivolare la mia mano fino ad infilarla
sotto i suoi boxer per iniziare ad accarezzarlo. Sentii Lorenzo
trattenere il respiro.
<< Aspetta >> gemette fermandomi.
Capii che era arrivato allo stremo e non poteva più resistere.
Si alzò dal letto e si sfilò rapidamente l'intimo. Nella penombra lo
osservai poi prendere dal cassetto un contraccettivo e tornare a letto
dopo averlo indossato.
Si sdraiò sopra di me e intrecciai le mie mani alle sue. Finalmente era
giunto il momento che tanto stavamo agognando. Ci guardammo per un
attimo intensamente negli occhi e poi mi sporsi per baciarlo. Strinsi
forte le sue mani mentre lo sentivo entrare deciso dentro di me.
Ah, fare l'amore con Lorenzo era bellissimo!
In poco tempo raggiungemmo l'orgasmo in preda a sospiri e gemiti di
puro piacere.
Alla fine Lorenzo, dopo essere andato velocemente al bagno, si rimise
al mio fianco e mi attirò a sé, abbracciandomi.
<< È stato stupendo >> mi disse lasciando un dolce bacio
sulla mia fronte.
Non potei far altro che rispondere con un sospiro di apprezzamento e mi
strinsi più forte a lui. << Sì >>.
Rimanemmo per un po' in un quieto silenzio, l'unico suono che sentivo
era il battito del suo cuore che non smetteva di correre veloce come il
mio. Mentre disegnava con le dita dei ghirigori immaginari sul mio
fianco, gli accarezzai pigramente il petto scendendo sul suo addome per
esplorare gli addominali.
<< Lia così rischi di farmi eccitare nuovamente >>
ridacchiò lui.
Allungai il collo per guardarlo e poi mi stesi sopra di lui.
<< Voglio correre il rischio >> gli dissi.
Lui fece un sorriso malandrino e mi baciò, questa volta con foga.
Quella notte rifacemmo l'amore e poi mi addormentai tra le sue braccia
con un solo pensiero in testa: era stata una serata fantastica.
Avevo avuto il mio ballo e il mio principe, e la realtà aveva superato
di gran lunga qualsiasi film o fantasia.
Angolo autrici:
Eccoci qua il Capitolo! Finalmente il rapporto tra i due protagonisti
ha fatto un bel passo in avanti... era ora, no?! :) Ah Lia vorremo
essere al tuo posto :P
Il pov di Lorenzo manca ma tornerà più avanti, questo era tutto
dedicato alla parte femminile. Comunque speriamo che il capitolo vi sia
piaciuto! ;)
Ormai siete un po' di lettrici a seguire la storia, dai fateci sapere
che cosa ne pensate!
Avviso: il prossimo aggiornamento ci sarà tra due settimane perché
andremo a farci un piccola vacanza e saremo senza computer.
Pubblicheremo al ritorno :)
Buona Pasqua a tutte!
Un abbraccio Valentina e Chiara
|
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Capitolo 8 *** Io e te = noi ***
8. Io e te =
noi
Pov Lia
Quella domenica mi svegliai di buon’ora. La casa era silenziosa, segno
che Yasmine stava dormendo. Ieri sera non l’avevo sentita rientrare,
chissà che ora aveva fatto! Feci colazione e decisi di andare a
correre. Era una bella giornata e avevo proprio voglia di sfogarmi un
po’. Da quando lavoravo era sempre difficile trovare un po’ di tempo
per me stessa. All’inizio dell’anno io e Yasmine avevamo fatto
l’abbonamento in palestra ma le volte in totale che ci eravamo andate
erano state… due.
Lorenzo era partito per lavoro. Due settimane a Madrid. Ah, beato lui! Anche se non era
una vacanza di piacere, sarei andata volentieri
anch’io in Spagna. Invece ero bloccata alla pasticceria a sottostare
alla tirannia dei clienti e di Sara Bertrand.
Erano passati dieci giorni e sentivo che Lorenzo già mi mancava sebbene
riuscissimo a sentirci almeno una volta al giorno. Ma mi mancava la sua
presenza fisica, il suo sorriso, il suo profumo…
Quando tornai, m’immersi nella vasca da bagno con tutta calma. Avevo
ancora tempo. Per pranzo sarei andata a casa dei miei. All’improvviso
la porta si spalancò e pensai fosse Yasmine ma al suo posto entrò una
figura familiare.
<< AAAAAAH! ESCI SUBITO DI QUI! >> strillai.
Sentii la risata di Christian Della Torre mentre richiudeva la porta.
Presi il mio accappatoio e lo strinsi forte attorno al corpo; quando
uscii, trovai Christian in cucina.
Lo guardai mentre prendeva un pacco di biscotti dalla dispensa.
<< Ma vuoi coprirti? >> lo sgridai.
<< Che c’è? Non hai mai visto un uomo in mutande? >>
replicò lui calmo.
La timidezza in famiglia era solo prerogativa del fratello.
<< Che cosa ci fai qui? >>
<< Secondo te? >> risposte lui con un’occhiata maliziosa.
Alzai gli occhi al cielo. << Già, stupida io a chiedertelo
>>.
<< Io e Yasmine ci siamo rincontrati per caso ad una festa e di
nuovo non ho saputo resistere al suo fascino >>.
Mmm, strano di solito non era
da Yasmine ripetersi.
Lo osservai pensierosa. Escluso il ciuffo di capelli biondi e il
tatuaggio a forma di aquila che aveva sulla spalla destra, non era
male. Era un bel ragazzo.
Beh, erano i geni di famiglia.
<< Ti piace quello che vedi? >> mi domandò con una
risatina.
<< Tuo fratello è più bello >> risposi flemmatica.
Christian si portò una mano sul cuore. << Accidenti, così mi
ferisci! >>.
Scoppiai a ridere e tornai in camera a vestirmi. Quando uscii non c’era
più. Controllai in camera di Yasmine ma ancora dormiva. Incredibile,
quella ragazza sarebbe riuscita a dormire pure con le cannonate.
Arrivai presto a casa dei miei genitori. Il pranzo non era ancora
pronto così mi misi in cucina ad aiutare la mamma a fare la pasta
fresca all’uovo. Quel giorno sul menù c’erano le fettuccine al ragù,
pollo al forno con le patate e dolce fatto in casa.
All’improvviso sentii il telefono squillare.
Era arrivato un messaggio.
<< Sempre con quel cellullare in mano? >> domandò mio padre
passando.
<< Uff, papà! >>.
“Lia, sono tornato a Roma! Volevo
farti una sorpresa ma a casa ho trovato solo una Yasmine abbastanza
contrariata per averla svegliata. Mi ha detto che sei dai tuoi. E’ un
problema se passo?”
Sentii un grosso sorriso spuntare sul volto. Lorenzo era tornato prima
e aveva pensato di farmi una sorpresa. Anche se non gli era riuscita,
non era una cosa così romantica?
Alzai lo sguardo per guardare mia madre che lavorava l’impasto per il
dolce.
Le sarebbe piaciuto conoscere Lorenzo.
Peccato che la mia famiglia era completamente fuori di testa!
“Sei sicuro?”
La risposta non si fece attendere.
“Sì ☺”
Oh, beh… come diceva il detto: uomo avvisato mezzo salvato!
<< Mamma va bene se per oggi aggiungiamo un posto a tavola?
>>
Lei continuò a lavorare. << Chi viene? Yasmine? >>
<< Ehm… un amico? >>
Mamma alzò di scatto la testa e mi lanciò un’occhiata penetrante.
<< Un amico? >>
<< Sì, è un ragazzo che sto frequentando >>.
Quasi potei vedere le lacrime bagnarle gli occhi.
<< Oh, Lia! Pensavo che dopo l’esperienza di Marco saresti
rimasta zitella dato che è già passato un anno >>
<< Mammaa! >> protestai.
<< Su, su, vieni qua! >>.
Nonostante le mie proteste mi abbracciò lasciandomi due impronte di
mani infarinate addosso.
<< Eri troppo carina per non sposarti >>
<< Mammaaa! >>
<< Ma com’è? E’ carino? E’ ricco? Di buona famiglia? >>
Oddio spegnetela!
<< Mamma smettila! >>
<< Almeno dimmi come si chiama! >>
<< Lorenzo >>.
<< Oh che bel nome! >>
Alzai gli occhi al cielo. Mia madre aveva la mania dei matrimoni,
voleva vedere tutti i suoi figli felici e sistemati. Per fortuna che
non mi ero “sistemata” con Marco!
Le raccontai come lo avevo conosciuto e alla fine aggiunsi: << Mi
raccomando mamma non fatelo scappare! >>.
<< Ma cosa dici cara?! >> rispose mamma indignata.
Ah vabbé.
Risposi a Lorenzo.
“Via Rodari 33. A tuo rischio e
pericolo!”
Mi rispose con una faccina che faceva la linguaccia.
Quando arrivò una parte della famiglia lo accolse eccitatissima. E con
questa parte intendevo mia madre e quelle due impiccione delle due
gemelle, l’altra parte, cioè quella maschile composta da mio padre e
mio nonno, lo accolse con animo indifferentemente sospettoso.
Mia mamma lo assalì e lo stritolò in uno dei suoi soliti abbracci
soffocanti.
<< Benvenuto, Lorenzo! Siamo molto contenti di conoscerti!
>>
Vidi Lorenzo lanciarmi un’occhiata imbarazzata mentre le mie due
sorelle ridacchiavano.
<< Mamma lascialo respirare! >>
Finalmente mamma si decise a lasciarlo e potei osservarlo bene. Aveva i
capelli spettinati e indossava dei jeans scuri e un maglione bianco che
metteva in risalto i suoi occhi verdi. Aveva un po’ di occhiaie,
probabilmente dovute alla stanchezza del viaggio, e un accenno di barba
che lo rendeva ancora più sexy.
I miei ormoni iniziarono a ballare la conga.
Dieci giorni erano stati decisamente troppo tempo per stargli lontano.
Se non fossi stata in presenza della mia famiglia gli sarei saltata
addosso e non per dargli solo un abbraccio.
<< E voi sareste le sorelle di Lia >> disse Lorenzo
stringendo la mano alle gemelle.
<< Io sono Lucilla >> si presentò Lucilla lanciandogli uno
sguardo adorante << E questa è mia sorella Cornelia >>.
<< Ce l’hai un fratello? >> le chiese sfacciatamente
Cornelia mentre gli si arpionava letteralmente alla mano.
<< Magari più piccolo e carino come te >> aggiunse Lucilla
dando man forte alla sorella.
Mi portai le mani davanti la faccia scuotendo la testa. Ma dove
l’avevano presa quella sfacciataggine?
<< Ragazze! >> le rimproverò la mamma.
Lorenzo rise. << Sì >>.
Vidi le due gemelle scambiarsi un’occhiata eloquente.
<< E’ mio >> vidi Cornelia sillabare a Lucilla che per
tutta risposta le lanciava un’occhiata omicida.
<< Ho un fratello minore, ma anche se fosse è troppo grande per
voi >>.
<< Ei guarda che ho diciassette anni >> protestò Cornelia.
<< Abbiamo diciassette
anni >> la corresse Lucilla.
Al pensiero delle mie sorelline (per modo dire visto come si erano
svegliate in fatto di ragazzi!) che circuivano il fratello di Lorenzo
mi venne da ridacchiare.
<< No ragazze davvero, Christian non fa per voi >> mi
intromisi.
<< Mi piacciono i tipi belli e dannati >> sospirò Cornelia.
<< Se ti sentisse tuo padre! >> disse mamma gonfiando le
guance dall’irritazione << Su, smettete di importunare l’ospite e
filate di là che è pronto! >>.
Spintonò le gemelle che ridacchiavano davanti a lei per costringerle a
seguirla in salone.
<< Finalmente posso salutarti >> mi disse Lorenzo
guardandomi con un sorrisetto.
<< Io ti avevo avvertito >> dissi con un sospiro
avvicinandomi a lui.
Ci scambiammo un casto e dolce bacio sulle labbra.
<< Mi sei mancata! >> sussurrò.
<< Anche tu! >>.
Mi allontanai prima che il bacio potesse trasformarsi in qualcosa di
più appassionato.
Ci dirigemmo in salone dove mamma ci attendeva con un bel piatto di
fettuccine. I due maschi ci stavano aspettando seduti a tavola.
<< Papà, nonno... questo è Lorenzo >>.
I tre si strinsero la mano.
<< Piacere >>
<< Piacere, sono Lorenzo >>
<< E’ un piacere conoscerti Fiorenzo >>.
<< LORENZO, NONNO. L-O-R-E-N-Z-O
>> lo corresse mia madre mentre gli metteva un montagna di
fettuccine nel piatto.
<< E io che ho detto? >> borbottò il nonno contrariato.
<< Scusalo è un po’ sordo >> mormorai a Lorenzo.
Ci sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare.
Accidenti, mi sono sporcata?
<< Allora Lorenzo che lavoro fai? >> domandò mio padre.
L’interrogatorio era iniziato.
<< Sono nelle pubbliche relazioni >>
<< E’ appena tornato da un viaggio di lavoro in Spagna >>
aggiunsi io.
<< Oh la Spagna, che bello! Valerio ti ricordi quando siamo
andati a vedere la corsa dei tori a Pamplona? >>
<< Ma mamma è terribile! >> la riprese Lucilla.
Era l’animalista/ambientalista di casa. Sognava di lavorare al WWF.
<< Tesoro è stato tanto tempo fa >> la rassicurò la mamma.
Papà continuò il suo interrogatorio imperturbabile.
<< In cosa ti sei laureato? >>
<< Giurisprudenza >>
<< Ah sì che quella è una laurea seria >> osservò papà
lanciandomi un’occhiataccia.
<< Papà non ricominciare! >> lo ripresi scocciata <<
Sei ripetitivo! >>
<< Cecilia ma perché non pensi seriamente a prendere un’altra
laurea? >>
Mia madre cercò di interrompere l’ennesimo litigio sul nascere.
<< Chi vuole un altro po’ di fettuccine? >>
<< No, grazie signora >> rispose Lorenzo.
<< Io, io! >> rispose Lucilla.
<< Tutti quei carboidrati ti finiranno sulle cosce >>
osservò spietata Cornelia.
<< Valerio tu vuoi altre fettuccine? No? Tu nonno? >>
Il nonno imperturbabile continuò a guardare il telegiornale alla
televisione ignaro della confusione intorno a lui.
<< Nonno? NONNO? >>
<< Cosa? >>
<< Vuoi altre fettuccine? >>
<< Ti passo l’acqua con le bollicine? >>
Mamma alzò gli occhi al cielo, esasperata. Sospettavo che prima o poi avrebbe legato il nonno per trascinarlo a comprarsi un apparecchio acustico.
Lui insisteva a dire che ci sentiva benissimo ma ultimamente sembrava
essere peggiorato.
<< LE FETTUCCINE! NE VUOI ALTRE? >> gli domandai.
<< Ah sì grazie Flaminia >>.
Intanto Lorenzo assisteva divertito alla vista della mia chiassosa e
folle famiglia.
Gli lanciai un’occhiata di scuse ma mi sorrise.
Avrei fatto una bella ramanzina alla mia famiglia.
Riuscimmo ad uscire di casa dei miei genitori solo alle cinque. Non
potevo lasciar andare Lorenzo via così, volevo stare un po' da sola con
lui. Gli diedi appuntamento davanti al mio palazzo. Quando arrivai,
Lorenzo era già lì. Con la moto era stato più veloce di me. Mi
aspettava davanti al portone con un sorrisetto.
<< Che lumaca! >> commentò quando mi avvicinai.
<< Non mi piace che corri come un matto con quella moto >>
lo ripresi lanciandogli un'occhiataccia.
Lui scoppiò a ridere ed io indignata gli diedi le spalle. Iniziai a
frugare nella borsa in cerca delle chiavi. Ma perché non le trovavo mai
quando servivano? Ero fermamente convinta della teoria dei buchi neri
all'interno delle borse di ogni donna. Nella mia ci doveva essere
sicuro un vortice spazio temporale che collegava la Terra con un'altra
dimensione perché le cose che ci infilavo dentro magicamente sparivano
per riapparire solo qualche giorno dopo.
<< Uff stupide chiavi! >>.
Mentre cercavo Lorenzo mi aveva abbracciata da dietro e aveva iniziato
a darmi dei baci sul collo che di casto non avevano proprio nulla.
Sentire il suo caldo corpo attaccato al mio era davvero piacevole. Ero
stata troppo tempo senza toccarlo. Se fosse stato per me gli sarei
saltata addosso in quel momento, ma insomma eravamo pur sempre in mezzo
alla strada! Volevo almeno arrivare su casa. Però Lorenzo non mi
rendeva le cose facili dato che la mia mano tremava per i brividi di
piacere.
<< Dai! >> lo ripresi ridacchiando mentre finalmente
trovavo le chiavi.
Cercai di infilarne nella toppa del portone ma Lorenzo iniziò a farmi
il solletico sulla pancia mentre mi mordicchiava un orecchio.
Mentre cercavo di divincolarmi il portone davanti a noi si aprì
improvvisamente.
<< Ehm ehm! >>
Alzai gli occhi per vedere la signora Dalmati, una donna sui
cinquant'anni che abitava al secondo piano, guardarci con aria di
rimprovero. Il cane al suo seguito, un Yorkshire, ci abbaiò. Oddio,
quando odiavo quel cane! Antipatico come la padrona.
<< Salve signora Dalmati >> dissi cercando di trattenere
una risatina. Chissà che cosa stava pensando!
<< Salve >> mi fece eco Lorenzo.
La signora Dalmati scosse la testa con aria indignata e ci superò
borbottando: << Ah questi giovani d'oggi! >>.
Io e Lorenzo entrammo nell'androne del palazzo e scoppiammo a ridere.
<< Accidenti ci ha fulminati! >> ridacchiò Lorenzo.
<< È tutta colpa tua! >> esclamai dandogli una botta sulla
spalla.
<< Ei, che tigre! >>.
Gli feci la linguaccia e chiamai l'ascensore. Lorenzo si avvicinò e mi
abbracciò nuovamente da dietro.
<< Dov'eravamo rimasti? >> mormorò in un orecchio con tono
suadente scatenandomi un brivido d'eccitazione.
Entrammo in ascensore e una volta premuto il tasto del piano mi girai e
finalmente lo baciai sulle labbra.
Mi era davvero mancato, pensai mentre la sua lingua giocava con la mia.
Sentii le sue mani scivolare sotto la gonna e avvicinarsi alla mia
intimità. Trattenni a stento un gemito quando mi tirò giù di colpo le
mutandine.
<< Che vuoi fare? >> ansimai.
Alzai il volto per guardarlo e incontrai il suo sguardo lucido
dall'eccitazione.
<< Non trovi che questo ascensore sia troppo veloce? >>
disse con voce roca e schiacciò il tasto per fermarlo.
Oddio, davvero voleva farlo nell'ascensore?
L'eccitazione salì alle stelle.
Non mi era mai capitato prima di fare una cosa così fuori dalle regole
con Marco.
Per fortuna quel giorno avevo deciso di indossare la gonna!
Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi e se Lorenzo non mi avesse
sostenuto di sicuro sarei caduta a terra. Le gambe erano diventate di
gelatina.
La temperatura era salita a mille e l'ascensore si era riempito dei
nostri gemiti e sospiri.
<< Oddio Lore, così mi fai impazzire! >> mormorai quando
sentii le sue dita muoversi all'interno della mia intimità.
Proprio nel momento più bello s'interruppe d'improvviso facendomi
gemere di protesta.
<< Lia sei così bagnata ed io sto per esplodere >> lo
sentii mormorare. Sentii le sue mani posizionarsi sul mio fondoschiena
mentre slacciavo velocemente il bottone, aprivo la zip dei suoi Jeans e
facevo scendere verso terra i suoi boxer lasciandogli una carezza che
gli strappò un gemito.
Lorenzo mi sollevò da terra, mi spinse la schiena contro la parere
dell'ascensore e io strinsi le gambe intorno al suo bacino.
Mi sorrise sulle labbra. << Senti che cosa mi fai? >>
Sentii la sua prepotente eccitazione a contatto con la mia.
<< Esploderò anch'io se non ti sbrighi >> sussurrai in
risposta.
Entrò in me con una sola spinta e iniziammo a muoverci insieme. Eravamo
così eccitati tutti e due che ci vollero poche spinte per venire
insieme.
Lorenzo poggiò la testa sul mio petto ansante. << Lia ti amo
>>.
Il mio cuore partì a mille, più veloce di quanto già non corresse.
<< Anch'io ti amo Lore! >> risposi.
In quel momento anche un ascensore mi sembrò che potesse essere il
posto più bello al mondo.
Angolo autrici:
Siamo finalmente tornate e con un nuovo capitolo lungo ed intenso!
Lorenzo conosce la famiglia di Lia e finalmente i due si dichiarano.
Speriamo che vi sia piaciuto sia l'incontro sia la scena d'amore, molto
meno romantica della prima ma qui subentra più la passione che il
romanticismo. E poi abbiamo provato a mettere un pizzico di
"originalità", se così la vogliamo chiamare :)
Accidenti, al ritorno abbiamo avuto una bella sorpresa: adesso siete
davvero in molte a seguire la nostra storia! Perché non ci lasciate
anche una recensione? Sarebbe bello sentirvi ;)
Al prossimo aggiornamento! (che sarà tra una settimana come al solito)
Un abbraccio, Valentina e Chiara
|
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Capitolo 9 *** Vacanze ***
9. Vacanze
Pov
Lia
Finalmente agosto era
arrivato.
E questo significava... Vacanzeee!
Quest'anno ero riuscita a
prendermi le prime tre settimane del mese per potermi fare un lungo
riposo. Quello precedente, essendo la novellina appena arrivata alla
pasticceria, tutti si erano sistemati le ferie a proprio piacimento ed
io avevo dovuto fare una settimana a giugno, una a luglio e quella di
ferragosto obbligatoria quando chiudeva il negozio. Era stato orribile,
non facevo in tempo a rilassarmi che le vacanze erano già finite.
Inutile dire che non mi ero ricaricata per niente e mi ero sentita più
stanca di prima. Perfino Yasmine era stata più fortunata di me, anche
se era andata in ferie a giugno almeno aveva avuto due settimane
attaccate. Ma questa volta avevo lottato con le unghie e con i denti
per accaparrarmi le settimane di agosto e alla fine ero riuscita ad
averle. Certo aveva aiutato molto il fatto che Elisabetta, che lavorava
alla pasticceria da una vita, aveva rinunciato alle sue solite ferie ad
agosto per organizzare una crociera con marito e figli a luglio. Ero
stanchissima per non essermi riposata nemmeno un po' fino adesso ma tre
settimane di seguito... Sarebbero state un sogno!
L'anno scorso due l'avevo
passate con i miei e una in viaggio con le amiche mentre quest'anno ne
avrei riservata una ai miei, una alle amiche e una a Lorenzo. Avrei
fatto una settimana al mare in Toscana a casa dei miei, con Lorenzo
saremmo andati a Dublino e con Yasmine e Greta avevamo organizzato per
ferragosto un'altra settimana al mare però questa volta in Sardegna.
Ero eccitatissima del
viaggio con Lorenzo. Sebbene lui fosse già stato a Dublino avevamo
organizzato di andare lì perché era molto entusiasta di rivederla ed io
non ci ero mai andata. Inoltre perché non era una città costosa, non
potevo permettermi di spendere tanto dato che la vacanza in Sardegna
organizzata con le amiche sarebbe stata un vero e proprio salasso. Beh,
ma a volte ci voleva pure!
Ero straeccitatissima! Quello sarebbe
stato il mio primo viaggio insieme a Lorenzo. Una settimana sempre
insieme e da soli... Non vedevo l'ora!
La seconda settimana di
agosto arrivò in un lampo e quel lunedì mi ritrovai all'aeroporto con
la valigia al seguito pronta a partire.
Inutile dire che Lorenzo
appena mi aveva vista aveva iniziato a prendermi in giro perché il mio
bagaglio era il triplo del suo.
Oh insomma, avevo saputo che in
Irlanda il clima poteva essere freddo anche ad agosto ed avevo portato
il necessario, poi si sa che il necessario non è mai abbastanza quindi
mi ero ritrovata con una valigia con il peso al limite. Ma avrei
trovato subito l'occasione per vendicarmi dei suoi sbeffeggiamenti.
Appena salimmo sull'aereo
notai che Lorenzo iniziò a comportarsi in modo strano e quando ci
allacciammo le cinture e sentii la sua mano stritolare la mia capii che
era nervoso.
<< Ma non mi dire
>> sogghignai.
<< Cosa? >>
disse lui girandosi a guardarmi.
<< Tu viaggi spesso
per lavoro ma hai paura di volare >>.
La sua unica risposta fu un
sorriso tirato.
<< Oddio è vero!
>> esclamai.
<< Non ho paura
>> ribatté lui a denti stretti << Sono solo un po' agitato
per il decollo >>
<< Ma è il momento
più divertente! >>
Mi lanciò un'occhiataccia.
<< Se lo dici tu >>.
Non riuscii a trattenermi
quando lo vidi sistemarsi la cintura con una mano tremante.
<< Lia non osare
>> mi minacciò.
Scoppiai a ridergli in
faccia. << Sai che ti prenderò in giro per questa cosa per molto
tempo? >>.
Lui non rispose perché
troppo occupato a fratturarmi la mano mentre decollavamo.
Atterrammo al Dublin
Airport che era già buio.
Vedere il tramonto
dall'aereo era stato una qualcosa di spettacolare. Avevo tentato in
tutti i modi di farglielo vedere anche a Lorenzo ma non c'era stato
verso che si affacciasse al finestrino. Si era limitato a lanciargli
un'occhiata poco convinta. Che fifone! Adesso avevo capito perché aveva
insistito a tutti i costi che mi sedessi io vicino al finestrino... E
pensare che avevo creduto fosse un gesto di cavalleria.
Lo amavo pure quando mi
mostrava il suo lato da bambino capriccioso, anzi in quei momenti lo
amavo ancora di più perché di una persona non si amano solo i pregi ma
anche i difetti.
Avevamo prenotato il
pernottamento in un piccolo Bread & Breakfast nel sud est di
Dublino, ben collegato per prendere i mezzi e girare in modo veloce e
conveniente. Ero eccitatissima di essere in una città nuova, nel
viaggio in taxi dall'aeroporto alla pensione cercai di osservare le
novità ma nel buio non riuscii a vedere poi molto. Non vedevo l'ora di
andare in esplorazione.
Quando arrivammo alla
nostra meta, trovammo Miss O'Callaghan ad accoglierci. La padrona della
pensione era una donna mingherlina sui settant'anni che indossava un
lungo vestito con dei fiori sgargianti, aveva i capelli bianchi e sul
naso portava degli occhiali a mezzaluna che erano legati ad un sottile
filo di perline intorno al collo per non perderli. Mi ricordava molto
Miss Marple, la nonnetta investigatrice nata dalla penna di Agatha
Christie.
Lorenzo ci presentò e parlò
con lei della camera. Lo ascoltai stupita. Ok, io conoscevo l'inglese a
un livello tale da poter instaurate una conversazione con una persona e
magari capire almeno metà di quello che mi diceva, ma Lorenzo parlava
in modo così disinvolto e veloce che sembrava un madrelingua. Se avessi
intavolato io la conversazione che stava portando avanti lui, avrei
perso tutta la settimana delle vacanza a parlare con Miss O'Callaghan.
Quando Lorenzo si girò a
guardarmi notò che lo stavo osservando con la bocca spalancata.
<< Che c'è? >>
<< Accidenti, sei un
madrelingua! >> esclamai.
Ero un po' invidiosa, io
ero sempre stata negata per le lingue. Beh, l'italiano era la lingua
più bella del mondo, era logico che nessun'altra mi piacesse come la
mia.
Lui scrollò le spalle.
<< È tutta questione di allenamento, per lavoro parlo spesso
inglese >>.
La signora O'Callaghan ci
diede la chiave di una delle stanze del secondo piano (la pensione era
una palazzina che si ergeva su tre piani e aveva una decina di stanze)
ma prima di salire ci invitò in cucina perché ci aveva tenuto da parte
la cena dato che sapeva che saremmo arrivati tardi. Anche se il suo
tardi era relativo dato che erano solo le otto di sera, ma lì era
consuetudine mangiare molto presto, come ogni paese di tradizione
anglosassone. Comunque era stata molto gentile ad avere un pensiero per
noi.
Quando salimmo in camera,
dopo aver mangiato il pollo con le patate, rimasi a bocca aperta.
Era una piccola stanza con
il tetto a spiovente dove c'era un lucernario posizionato sopra un
letto matrimoniale che quasi occupava tutto lo spazio e un piccolo
armadio vicino un grande specchio. Inoltre c'era una finestra dalle
persiane di legno molto caratteristica. Il bagno si trovava sul
corridoio, purtroppo era in comune ma a quanto aveva detto la signora
O'Gallaghan non c'erano molte persone alla pensione, due coppie di
spagnoli e una famigliola di greci che era al primo piano.
<< Oddio! >>
esclamò Lorenzo.
<< Già... Credo che
sia proprio la parola giusta! >>.
Sulla parete dove stava la
tastiera del letto c'era attaccato un grande quadro del Papa e
posizionato sulla mensolina sopra il termosifone c'erano le statuette
di alcuni santi, uno sicuro doveva essere san Patrizio.
Io e Lorenzo ci guardammo e
scoppiammo a ridere.
<< Beh si sa che gli
irlandesi sono molto religiosi >> commentò Lorenzo mentre
iniziava a disfare la sua valigia.
<< Pensi che sia per
scoraggiarci? >> domandai fissando con deferenza il volto del
Papa che mi lanciava occhiate severe, o forse me le immaginavo io così.
Lorenzo mi lanciò
un'occhiata divertita e ridacchiò: << Non credo che riusciranno a
scoraggiarmi >>.
Mi afferrò per la vita e mi
spinse sul letto facendomi il solletico.
<< No, no, no... Dai!
Ahaha >>.
Sebbene cercassi di
scappare, mi fermò le braccia e iniziò a baciarmi il collo.
<< Aspetta, aspetta
>> mormorai.
Lui mi guardò interrogativo.
Mi alzai e girai le
statuette dei santi verso il muro.
<< Oh meglio! Tutti
questi occhi che ci guardano mettono un po' inquietudine >>
Lorenzo ridacchiò. <<
E quello? >> domandò indicando il quadro sopra di lui.
<< Ci nascondiamo
sotto le coperte? >> suggerii mordicchiandomi il labbro.
Lui annuì e continuando a
ridere (sì, in effetti la situazione era alquanto comica) si tolse le
scarpe, jeans e maglietta e si infilò nel letto.
<< Su dai, che
aspetti? >> disse battendo la mano sul posto vuoto accanto al
suo.
Mi fiondai nel letto.
<< Arrivo! >>.
Nei tre giorni successivi
girammo la città in lungo e il largo. Visitammo il Trinity College, la
cattedrale di San Patrizio, il Temple Bar, la fabbrica della Guinness.
Entrammo in molti caratteristici Pub e passeggiammo per le vie del
centro, nella famosa Grafton Street dove si esibivano molti artisti di
strada e in tutti i bellissimi parchi. Il quarto giorno affittammo una
macchina e ci dirigemmo alla volta di Belfast per visitare in una
giornata anche l'Irlanda del Nord.
Non ci fermavamo un attimo e la sera eravamo così stanchi che ci
addormentavamo subito.
L'Irlanda era fantastica,
mi ero letteralmente innamorata della terra magica dei Lepricani e
delle pentole d'oro alla fine dell'arcobaleno.
Il penultimo giorno avevamo
deciso di andare in un paesino vicino la costa dove avevamo saputo si
teneva una grande fiera. C'erano le giostre e felice come una pasqua
convinsi Lorenzo a fare un giro. Mi sembra di essere ritornata bambina.
Assistemmo ad uno concerto
di musica con le cornamuse e a uno spettacolo di danza irlandese. Mi
sembra davvero di essere finita nel mondo dei folletti mentre osservavo
i ballerini ballare.
Fu molto divertente quando
invitarono anche i turisti a danzare. Di sicuro commisi un brutale
omicidio nei confronti della danza ma mi divertii moltissimo. Mi
ritrovai perfino a ballare con un intraprendente bambino che avrebbe
voluto sposarmi. Lorenzo mi osservava mentre sorseggiava la sua birra.
<< Hai fatto
conquiste! >> commentò sorridendo mentre mi avvicinavo <<
Devi forse iniziare a essere geloso? >>
<< Dai vieni a
danzare con me >> gli dissi rubando un sorso di birra. Accidenti, com'ero assetata!
Lui scosse la testa.
<< Credo di aver bevuto un po' troppo, mi sento brillo! >>.
Ridacchiai. <<
Anch'io! >>.
<< Che ne dici se
troviamo un posto per dormire? Non penso sia saggio guidare in queste
condizioni, tanto l'aereo domani è sul tardi... Abbiamo tutto il tempo
per tornare e passare al Bed & Breakfast per prendere le valigie
>>.
<< Perché no?
>>.
Ci sistemammo nell'unico
piccolo albergo del paese. Per fortuna c'era ancora un posto, per via
della festa era quasi al completo!
Entrammo nella stanza
sostenendoci a vicenda. Ci eravamo fatti un po' prendere la mano con la
birra e quella irlandese non era certo leggera!
<< Per fortuna niente
occhi che ci osservano! >> commentò.
L'unica stanza che avevamo
trovato disponibile aveva due letti separati.
<< Manca il letto
>> osservai.
Lorenzo scosse la testa e
mi lanciò un'occhiata malandrina. << Ci stringiamo, che dici?
>>.
Gli risposi con un sorriso.
Ero contenta che l'avesse detto. Non volevo passare l'ultima notte
insieme a dormire in letti separati. Ormai mi ero abituata a dormire
con lui. Certo aveva la brutta abitudine di rubarmi tutte le coperte ma
lui sopportava che io ogni tanto parlavo nel sonno. Sapevo che ogni
tanto mi capitava quando succedeva qualcosa che mi emozionava. La prima
notte che avevamo passato insieme gli avevo parlato del criceto che
avevo quand'ero piccola. Sì, era davvero imbarazzante.
Mi sarebbe mancato stare
sempre con lui una volta tornati alla vita normale ma sentivo che
questo viaggio ci aveva uniti ancor di più. Certo non eravamo perfetti
ma stavamo così bene insieme.
Mi lasciai cadere sul un
letto con uno sbuffo: << Accidenti, che stanchezza! >>.
Lui si sedette vicino a me.
<< Il prossimo viaggio che faremo sarà più rilassante >>.
Mi girai a guardarlo. Il
suo volto era così vicino al mio. << Il prossimo? >>
sussurrai sorridendo.
<< Questo era solo il
primo di una lunga serie, no? >>.
Lo baciai con passione.
Forse era la birra in eccesso a farmi essere così audace. Lo spinsi giù
di colpo e quasi rischiammo di cadere per terra.
<< Ehi quanta foga!
>> rise Lorenzo salendo di nuovo sul letto.
<< Ehm scusa!
>> esclamai un po' imbarazzata.
<< Vieni qua tigre!
>>.
Mi fece sdraiare accanto a
lui.
<< Vuoi dormire tutta
vestita? >> mi sussurrò tra un bacio e l'altro.
Risi sulle sue labbra. Mi
spogliò velocemente e io feci lo stesso con lui. Sembravamo affamati
per quant'era la foga dei nostri baci. Gli accarezzai il petto mentre
stringeva il mio seno tra le sue mani.
<< Lore ti amo!
>> gli sussurrai prima che entrasse in me.
<< Anch'io Lia,
anch'io! >> rispose lui con voce appassionata.
Quella sera facemmo l'amore
più e più volte e ogni volta fu sempre speciale come ogni singolo
giorno della vacanza passata con lui.
Angolo autrici:
Sorpresa! Aggiornamento
lampo per voi! Chiara ha trovato un po' di tempo e siamo riuscite a
pubblicare prima del previsto ;) Che ne dite della vacanza dei
due protagonisti? Per adesso tutto procede a gonfie vele tra i due, ma
tra poco ci sarà un colpo di scena... :P
Alla prossima! Valentina e Chiara
|
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Capitolo 10 *** Un romantico picnic ***
10. Un romantico picnic
Pov
Lorenzo
Ormai non riuscivo più a
pensare ad una vita senza Lia, non mi ricordavo nemmeno come fosse
senza di lei. Mi ero innamorato, come un adolescente, e tutto mi faceva
pensare a lei. Volevo che questo sentimento per me strano e sconosciuto
non finisse mai; era così bello sentirsi perennemente tra le nuvole.
Fare l'amore con lei era bellissimo, dolce ma allo stesso tempo
intrigante.
Non mi ero mai sentito così
vivo!
Lia Lia Lia… sempre lei al
centro dei miei pensieri.
A lavoro, anche se la
concentrazione era piuttosto bassa, riuscivo sempre a cavarmela e avevo
molta più pazienza del solito. Anche i miei colleghi mi dicevano che
non mi avevano mai visto così tranquillo, così avevano iniziato a
prendermi in giro dicendo che "avevo qualche bella pollastrella tra le
mani”. Erano ambasciatori è vero. Ma quando si trattava di sfottere si
trasformavano in perfetti idioti.
Quel giorno decisi di
portare Lia a fare un picnic; mi piaceva l'idea di passare del tempo
all'aria aperta con lei e non potevo far altro che approfittare di
quella splendida giornata. Avevo pranzato tantissime volte da solo nel
parco di Villa Borghese per sfuggire alla mensa dell’ambasciata e molte
volte poi avevo continuato a lavorare seduto su una panchina con il
portatile. Era bellissimo starsene al sole invece che chiusi in una
stanza.
Volevo dividere quel luogo
con la persona che amavo. Chiesi a Clara di prepararmi delle cose buone
da mangiare per pranzare al parco, omettendo di essere in compagnia con
Lia, tanto lei preparava sempre cose in abbondanza tanto che ci
potevano mangiare come minimo quattro persone.
Mandai un messaggio alla
mia donna, mi piaceva pensare a lei con quell’aggettivo possessivo. “So che hai la mezza giornata libera,
quando finisci vieni a Villa Borghese. Ti aspetto al cancello
d’entrata. Ti amo!”
“Ok amore!” rispose Lia.
Proprio come un adolescente
in piena prima cotta avevo conservato tutti i messaggi che lei mi aveva
mandato.
<< Pronta per un
romantico picnic? >> dissi dandole un bacio sulle labbra quando
arrivò.
<< Che dolce che sei
>> disse Lia con un sorriso.
La portai al solito
tavolino di legno con la panca che spesso occupavo quando ero solo,
vicino al parco giochi dei bambini, che fortunatamente a quell’ora
erano quasi tutti a pranzo e i più grandi a scuola. Con la tovaglia
rigorosamente a quadrucci tirai fuori varie ciotoline piene di cose
buonissime che lei apprezzò immediatamente. Era una gran mangiona e la
prendevo spesso in giro; mi divertiva vederla arrabbiata, perché dopo
facevamo sempre la pace, e che pace!
<< Parmigiana di
melanzane! Favolosa, uno dei miei piatti preferiti! >> disse Lia.
<< Poi non lamentarti
della cellulite! >> dissi ridendo.
<< Allora per prima
cosa io non ho la cellulite, forse ti ricordi male o forse ti stai
sbagliando con qualche tua ex; secondo, anche se mangio abbastanza, non
ingrasso di un chilo da cinque anni e terzo ho fame, quindi mangio
anche la tua porzione così la prossima volta stai zitto! >>
ribatté acida Lia.
Non potevo far altro che
ridere, era fantastica e più la conoscevo più m’innamoravo di lei.
Clara era stata una cuoca
eccezionale e quella volta aveva pensato proprio a tutto, dolcetto
compreso. Lia da buongustaia aveva assaggiato ogni cosa e mi decisi a
non prenderla più in giro altrimenti sarei davvero rimasto senza
pranzo.
A cavalcioni tra le panche
sembravamo due ragazzini delle medie che si guardavano con gli occhi a
cuoricino.
<<
Gnammmmm....>> dissi imboccando Lia con l'ultimo pezzettino di
dolce rimasto, che lei naturalmente non rifiutò.
<< Questo pranzo è
ottimo! E questo posto così accogliente e tranquillo >> disse
Lia.
Finito di mangiare portai
il resto del pranzo in auto e mano nella mano passeggiammo nel parco.
Conoscevo un posticino molto appartato e intimo e camminando mi diressi
proprio nella direzione desiderata.
<< Che ne dici se ci
sdraiamo vicini vicini in quell’angolino? >> dissi indicando il
posto tra la siepe e gli arbusti.
<< Se me lo dici con
quello sguardo, non posso dirti di no. Mi stai spogliando con gli
occhi, ti ricordo che siamo in un posto pubblico! >> disse Lia
sorridendo.
Ci sdraiammo proprio come
due adolescenti ed iniziai a baciarla. In pochi minuti mi tolse la
giacca e la cravatta e la mia temperatura corporea salì terribilmente;
mi piaceva farmi spogliare da lei. La sua pelle sotto la maglia era
così soffice e calda come sempre. Adoravo il suo odore e il suo sapore.
Avevo una folle voglia di fare l’amore con lei, ma in un parco sotto
gli occhi di tutti, anche se appartati, mi sembrava eccessivo. Baciarla
ed accarezzarla senza poterla possedere completamente era una lenta
tortura, ma non avrei smesso comunque di toccarla. Lei era molto
eccitata e ad ogni mio tocco faceva fatica a trattenere i gemiti.
Avvinghiò le gambe attorno ai miei fianchi ed io non riuscii più a
contenermi.
<< Guarda se c’è
qualcuno >> disse Lia con un filo di voce.
<< No, non mi sembra,
siamo soli >> risposi sporgendomi dalla siepe con il viso
arrossato.
<< Se me lo dicevi
che avevi questa idea non mi sarei messa i jeans >> sbuffò Lia.
Ammetto, ero un po’
imbarazzato per la situazione, con Lia anche una semplice passeggiata
si trasformava in sesso… e che sesso! Senza perdere troppo tempo la
aiutai a togliersi i pantaloni e lei con le sue mani intanto mi aprì la
chiusura lampo. Senza volerlo sospirai, ormai i miei jeans erano
diventati troppo stretti per l’eccitazione.
<< Guarda che mi fai
fare >> disse Lia avvinghiandosi di nuovo a me << Speriamo
che non ci denuncino per atti osceni in luogo pubblico >> e
continuò a baciarmi.
<< Lia ti amo
>> dissi mentre i nostri corpi si univano e si muovevano in
sintonia fino a raggiungere l’amplesso.
I suoi occhi erano
bellissimi e le sue guance arrossate erano qualcosa di così tenero che
non potevo far altro che abbracciarla ancora e baciarla dolcemente.
<< Amore mio!
>> dissi.
<< Amore aspetta
rivestiamoci e poi ti riempio di baci anch’io >> ribatté Lia,
sistemandosi i pantaloni.
Ci rivestimmo in fretta e
si sdraiò sopra di me. Le coccole le erano sempre piaciute ed io per
lei avrei fatto tutto. Non smetteva di sorridermi ed io ad ogni suo
sguardo continuavo a sciogliermi come neve al sole.
Non l’avrei mai lasciata.
In pochissimi minuti il
tempo cambiò e del cielo limpido e azzurro della mattina non c'era più
traccia.
<< Che peccato! Tra
un po' verrà giù tanta di quell'acqua che se non ci sbrighiamo a
tornare ci bagneremo tutti >> disse Lia alzandosi << Perché
non andiamo a casa tua? Sai, ho ancora un'oretta libera potremmo
continuare più comodi quello che abbiamo fatto poco fa >>
continuò con voce provocante e maliziosa.
Mi rabbuiai: maledizione,
se solo Lia avesse saputo la verità non mi sarei fatto problemi a
portarla da me e sarebbe stato tutto più semplice… ma io no,
dovevo sempre cacciarmi in situazioni complicate!
Era davvero improponibile
chiedere ogni volta a Ferdinando di prestarmi casa sua così ultimante
riuscivo ad inventarmi sempre una scusa con Lia.
Stavo tirando un po' troppo
la corda con questa grandissima bugia, dovevo a tutti i costi parlarle
e dirle chi ero.
<< Lia non possiamo
andare da me perché sai... insomma... >> balbettavo parole senza
senso.
<< Se non vuoi fa
niente >> mi interruppe Lia imbronciandosi.
<< Ma che dici come
non voglio? È che devo dirti una cosa... >> continuai.
Fui interrotto dalla
suoneria del cellulare di Lia: era Yasmine.
<< Sì va bene non ti
preoccupare, vengo subito io. Tranquilla >> sentii dire Lia al
telefono.
<< Amore senti devi
riaccompagnarmi in pasticceria perché Yasmine deve andare ad un
appuntamento che le hanno spostato ad oggi pomeriggio. A proposito che
mi dovevi dire? Facevo finta di essere arrabbiata ma tu mi sembravi
preoccupato. Dimmi >> disse Lia.
<< Preoccupato? Ma
no…. No, tranquilla... avevo solo casa in disordine e non molto pulita
>> dissi cercando di sembrare disinvolto.
Così la accompagnai a
lavoro ma continuai ad avere una strana agitazione per tutta la
giornata. Un pensiero nella testa.
Parlare a Lia.
Ma come?
Angolo autrici:
Ecco di nuovo il nostro
protagonista maschile! Ahi ahi ahi attento Lorenzo che le bugie hanno
le gambe corte, prima o poi la verità si scopre... già, ma come?
Staremo a vedere nel prossimo aggiornamento :)
Baci, Valentina e Chiara
|
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Capitolo 11 *** Sorprese di compleanno ***
11. Sorprese di
compleanno
Pov
Anita
Tra qualche giorno
finalmente sarà il compleanno del mio Lorenzo.
Che
meraviglia, non vedo l’ora! Il mio adorato bambino!
Da quando suo padre era
morto e quello screanzato di Christian se ne era andato di casa non
rispettando i suoi doveri verso la famiglia, Lorenzo era tutto quello
che mi era rimasto. Ancora non voleva accasarsi e come al solito avrei
dovuto pensarci io... le mamme dovevano pensare sempre a tutto.
Lorenzo era il figlio
modello che tutte le mamme avrebbero voluto avere. Non mi aveva mai
dato problemi e nutriva un profondo rispetto per me, tanto da suscitare
l’invidia di tutte le mie amiche dell’alta società.
Per il suo compleanno
volevo organizzare qualcosa di carino e fine, niente feste buffonate le
quali era solito frequentare... sì, perché purtroppo per lui trovare
delle persone alla sua altezza era molto difficile.
Tesoro
di mamma! Ci penserà la tua mamma ad organizzare tutto quanto!
Prima di tutto avrei dovuto
chiamare l’ambasciatrice di Amburgo e la sua splendida figlia Lucrezia,
poi il conte Wilkinson, la famiglia Federici e il figlio Ferdinando e
tanti altri ancora…
Al pensiero di Lucrezia mi
venne in mente un’idea magnifica.
Presi il telefono e composi
un numero familiare.
<< Per servirla
signora >> rispose la voce di una domestica dall’altra parte
della cornetta.
<< Buongiorno, sono
l’ambasciatrice Piccardo. Volevo parlare con la signora Hermann
>> dissi.
<< Attenda un momento
>>.
La governante si congedò
passando il telefono all’ambasciatrice d’Amburgo.
<< Carissima, che
piacere sentirti! >> disse la mia cara amica Adele.
<< Il piacere è tutto
mio! Con molta gioia volevo comunicarti che sto organizzando un piccolo
rinfresco a sorpresa per il compleanno di Lorenzo. Avevo in mente di
andare alla famosa pasticcieria del centro La Ganache, ti ricordi che
ci siamo andate insieme quando sei venuta a Roma? Molto graziosa e
accogliente, vero?! Lorenzo non ama le cose molto sfarzose e credo che
questo locale sia un buon compromesso… mio figlio sarà entusiasta!
>> dissi con molta commozione. Ogni volta che parlavo di Lorenzo
mi si riempiva il cuore di gioia ed organizzare qualcosa per lui era
emozionante.
<< Oh mia cara, hai
avuto una magnifica idea! E se mi hai chiamato, naturalmente volevi
invitarci >> disse l’ambasciatrice.
<< Carissima, non
solo volevo invitarvi ma mi è venuta in mente una bellissima idea! Con
l’occasione della festa possiamo annunciare pubblicamente la futura
unione dei nostri figli! Conosco il mio bambino ed è molto timido, ha
solo bisogno di una piccola spinta per iniziare a corteggiare tua
figlia. Ci penserà la sua mamma, vedrai sarà un successone! >> le
spiegai.
<< Perfetto, sarà una
giornata indimenticabile! Avvertirò mia figlia che per l’occasione sarà
stupenda! A risentirci per l’orario! >> rispose entusiasta Adele.
<< Certo, domani
avvertirò la pasticceria. Speriamo non abbiano già affittato la sala,
in tal caso sarò disposta a pagarla il doppio. Parlerò direttamente con
la direttrice, una persona a-d-o-r-a-b-i-l-e! Certo le cameriere
lasciano un po’ a desiderare… insomma potrebbero assumere un personale
migliore però sai, sono innamorata di quel posto. Allora cara, ci
risentiamo per i dettagli. Un bacio >> e riattaccai.
La prima chiamata era
fatta, adesso dovevo solo chiamare Ferdinando, un vecchio amico di
Lorenzo, l’unico che conoscevo bene e che poteva reggermi il gioco.
Sarebbe stato Ferdinando a portato Lorenzo alla pasticceria con una
scusa e una volta giunti sul posto avremmo iniziato la splendida festa
a sorpresa…
Oh il mio bambino sarà felicissimo!
Pov
Lia
Mancava poco all’orario di
apertura. Stavo sistemando le piccole composizioni floreali che
sarebbero servite come nuovi centritavola dei tavolini del negozio
quando Sara entro all’improvviso nella sala.
Non l’avevo mai vista così
scomposta in tutta la mia vita.
Che le era successo?
<< Ragazzi
ascoltatemi! >> esordì con voce stridula dall’eccitazione.
Io, Yasmine, Giacomo ed
Elisabetta ci fermammo per guardarla con gli occhi spalancati.
<< Accidenti, sembra
quasi umana così >> mi sussurrò Yasmine.
Le diedi una gomitata nelle
costole mentre soffocavamo una risatina.
<< L’ambasciatrice
Piccardo, che è una nostra cliente affezionata, ha chiesto di poter
affittare sabato pomeriggio la nostra sala da tea per organizzare il
compleanno del figlio >> ci annunciò << Organizzeremo una
fantastica festa a sorpresa! >>.
Sembrava che l’unica che
fosse contenta della notizia fosse proprio solo Sara.
Io e gli altri ci guardammo
con una faccia funerea.
Una festa significava ore
extra di lavoro… per non contare lo stress che ne derivava! I ricconi
erano molto esigenti quando si trattava delle loro feste. Dopo l’ultima
che avevamo organizzato, che era la festa di compleanno per la figlia
dodicenne di un famoso imprenditore, io e Yasmine avevamo dovuto
passare un weekend di riposo alla spa per riprenderci.
Sara iniziò a spiegarci
ogni dettaglio ma nessuno la ascoltava.
<< E’ un incubo, non
è vero? >> sussurrò Giacomo con l’espressione disperata <<
Ditemi che è un incubo! >>
<< Vado a tagliarmi
le vene! >> aggiunsi passandomi le mani tra i capelli.
<< Ragazzi, niente
panico! >> cercò di incoraggiarci Elisabetta ma inutilmente.
<< I miei poveri
chakra! >> mormorò Yasmine con tono scocciato.
La voce di Sara ci riportò
all’attenzione: << Mi state ascoltando?! >>.
Cercammo di mettere su le
nostre migliori facce entusiaste. Mentre annuivamo ad ogni particolare
che avremmo dovuto curare la disperazione cresceva sempre di più dentro
di noi.
I tre giorni di
organizzazione furono un inferno.
L’ambasciatrice Piccardo
volle venire a vedere ogni giorno come procedeva l’organizzazione. Era
una donna snob e petulante. La riconobbi come quella signora che
qualche mese fa si era presentata a La Ganache con la cameriera…
sebbene alla pasticceria venissero molti clienti lei me la ricordavo
bene, era impossibile dimenticare la sua arroganza.
Aveva da ridire su ogni
piccola cosa.
Il figlio che la sopportava
doveva essere proprio un santo!
All’ennesimo rimprovero
dell’ambasciatrice Piccardo per una decorazione non posizionata alla
giusta maniera rischiai di impazzire ma per fortuna il pensiero di
Lorenzo mi faceva resistere.
Certo che era davvero una
strana coincidenza che il figlio dell’ambasciatrice fosse nato lo
stesso giorno di Lorenzo. Quel giorno avrei festeggiato due compleanni:
uno orribile e uno fantastico, quello del mio amore.
Avevo comprato una cornice
originale e ci avevamo messo una foto di noi due. Sapevo che non era un
super regalo ma mi piaceva l’idea che avrebbe avuto qualcosa di nostro
a casa sua.
Sarebbe stato bellissimo!
Pov Lorenzo
Appena accesi il cellulare
quel sabato mi arrivarono subito due messaggini.
Uno era di Lia e l’altro di
mia madre.
Lessi prima quello di Lia.
“Auguri amore mio, buon compleanno! Non
vedo l’ora che arrivi questa sera per stringerti tra le mie braccia!
<3 ”
Sarebbe stato il compleanno
più bello della mia vita perché lo avrei passato con la donna che amavo
follemente.
Secondo messaggio.
“Auguri amore della mamma!”.
Mia madre. Puntuale come
ogni anno, sempre lo stesso messaggio, aveva sempre un dolce pensiero
per me.
Come ogni mattina andai
all’ambasciata ma la giornata passò in fretta. Da quando stavo insieme
a Lia le giornate volavano: stavo vivendo un periodo bellissimo insieme
a lei. Ormai da un po’ di tempo avevo intenzione di parlarle di me,
della mia famiglia, del mio lavoro e di tutto ciò che in realtà mi
circondava. Basta con le bugie, avevo bisogno di fare chiarezza. Ero
sicuro che Lia si sarebbe molto arrabbiata, ma ero certo ormai che mi
amava a tal punto che alla fine mi avrebbe perdonato. Sì, ero pronto
per dirle la verità. Però non volevo rovinare il giorno del mio
compleanno quindi la discussione l’avrei rimandata al giorno successivo.
Quando terminai di lavorare
uscii dall’ambasciata e incontrai il mio amico Ferdinando.
Chissà cosa ci faceva da
queste parti.
<< Ciao Lorenzo!
>> mi salutò.
<< Ciao Ferdinando,
che piacere vederti! Ne approfitto per ringraziarti ancora di avermi
prestato casa e soprattutto di essere stato così discreto da non aver
chiesto nulla, ti ringrazio e a tempo debito sarai il primo ad essere
informato di tutto! >> dissi abbracciando il mio amico.
<< Sbaglio o oggi è
il tuo compleanno? >> mi chiese Ferdinando.
<< Grande, te lo sei
ricordato! >> dissi sorridendo.
<< Non è tutto merito
mio, lo sai che oggi con Facebook è tutto più semplice >> replicò
ridendo << Dato che chi si invecchia paga, mi devi offrire il
caffè più buono di Roma e soprattutto i dolcetti migliori! Ti va di
andare a La Ganache? Si trova a pochi isolati da qui, in quindici
minuti ci arriviamo! Hai impegni urgenti? >>
<< La Ganache? Sì la
conosco, ci lavora una mia amica. Andiamo lì, perché no… così con
l’occasione la saluto! >> dissi.
Ferdinando era un buon
amico, non impiccione e anche se gli avrei presentato Lia sapevo che
non c’era nessun problema. L’avrei presentata come un’amica e poi,
anche se Ferdinando avrebbe capito tutto, non m’importava nulla… tanto
si trattava ormai di pochi giorni e tutti avrebbero saputo la verità.
Ci incamminammo così verso
la pasticceria.
Nel frattempo Ferdinando mi
raccontò della sua ultima conquista, una certa Shantelle, dall’aspetto
molto provocante. Il mio amico era simile a Christian: di solito
prediligeva storielle con donne di poco cervello ma Ferdinando le
preferiva soprattutto sfacciatamente ricche.
Beh,
ognuno ha i suoi gusti!
<< Eccoci arrivati,
entriamo dai! >> disse Ferdinando con molto entusiasmo, anche
troppo. Stava quasi gridando… o forse era solo una mia impressione.
<< Salve, benvenuti!
Prego da questa parte! >> disse Sara Bertrand accogliendoci.
C’era solo lei ad
attenderci in negozio, che stranamente non aveva molti clienti e ai
tavoli stava servendo una cameriera che non era né Yasmine né Lia.
Molto strano, non capivo
cosa stava succedendo e tanto meno mi sarei aspettato…
<< Tanti auguri a
teeeee, tanti auguri a teeeee, tanti auguri a Lorenzo tanti auguri a
teeeee! >> disse un coro di voci appena entrai nella sala sul
retro dove ci aveva portato Sara.
C’erano decine e decine di
persone, ambasciatori, amici di famiglia, colleghi di lavoro e i soliti
parenti che si vedevano generalmente solo a Natale e Pasqua e… Lia con
un vassoio di bicchieri di champagne in mano che mi guardava a bocca
aperta e con gli occhi spalancati.
Non potevo crederci! Non
sapevo che dire. Non dovevo essere li, non era possibile… e adesso?
Cosa potevo fare? Non mi veniva niente in meno e feci la cosa più
stupida che mi venne in mente, ovvero fare finta di niente.
<< Ragazzi! Grazie
mille! Non mi sarei mai aspettato una sorpresa del genere! >>
dissi arrossendo in maniera molto evidente, cercando di non incontrare
lo sguardo accusatorio di Lia. Chissà che stava pensando… o meglio lo
sapevo benissimo, bastava guardarla un secondo anche distrattamente per
rendersi conto che era sconvolta… giustamente.
Tutti iniziarono ad
avvicinarsi per salutarmi e baciarmi, e non potevo far altro che
ringraziarli. A parte il posto sbagliato con la persona sbagliata, la
festa a sorpresa che aveva sicuramente architettato mia madre alla fine
era carina.
<< Lorenzo! Spero non
ce l’avrai con me, lo sai che è impossibile dire di no ad una donna,
soprattutto se si chiama Anita…>> disse Ferdinando ridendo.
<< Oh no, tranquillo
amico! Immagino che ti avranno messo in mezzo! >> dissi cercando
invano con lo sguardo Lia, non la vedevo più.
Avevo un nodo in gola.
Sarei voluto andare da lei, abbracciarla e pregarla di farmi spiegare
tutto, conoscendola sapevo che non mi avrebbe fatto parlare per la
rabbia… ma qualcosa dovevo pur fare.
Proprio quando mi ero
deciso ad andare, mia madre mi bloccò.
<< Tesoro della
mamma! Auguri amore mio! Spero che perdonerai la mamma per questa
piccola sorpresa! >> disse la mamma sorridendo.
<< Ma certo mamma,
grazie mille! Hai avuto una splendida idea! >> dissi cercando di
fare un sorriso felice che fosse convincente.
Non potevo deluderla,
d’altronde non era colpa sua se adesso mi trovavo in quella situazione.
Vidi passare Yasmine con un
vassoio di tartine ma di Lia nessuna traccia. Senza farmi notare la
presi per un braccio per fermala e le chiesi: << Dov’è Lia? Devo
parlarle >>.
<< Grandissimo
cretino che non sei altro! Lasciami il braccio, altrimenti ti prendo a
schiaffi! E non me ne frega niente che sei un duca o un marchese!
>> disse la ragazza acidamente.
<< Ti prego Yasmine!
>>
La mia espressione - che
credo fosse disperata - dovette convincerla.
<< Lia è in cucina
>> ammise, anche se titubante << Tra poco arriverà con la
torta, ma se fossi in te eviterei di avvicinarti. Mi sembra tu abbia
già fatto abbastanza con la tua stronzaggine! Adesso lasciala
tranquilla, parlerete in un altro momento >>.
<< Signori e signore!
>> esclamò all’improvviso mia mamma richiamando l’attenzione di
tutti.
Intanto avevo visto di
nuovo Lia entrare nella stanza. Aveva gli occhi lucidi e faceva una
gran fatica per non piangere… Dio, mi sentivo tremendamente in colpa!
<< Bene, un momento
di attenzione. Volevo rinnovare gli auguri al mio adorato figlio e
soprattutto vorrei dargli la mia benedizione, è ormai arrivato ai
trent’anni e ci vorrebbe una donna al suo fianco… per esempio una
splendida ragazza come Lucrezia, la figlia dell’ambasciatrice
d’Amburgo! >> disse mia madre sorridendo.
No, no, no!
Non potevo credere che
avesse detto una cosa del genere!
Ma che razza di donna era mia madre?!
Aveva
superato ogni limite!
Una figura del genere non
l’avevo mai fatta. Non mi ero mai vergognato così tanto in tutta la mia
vita. Era una situazione imbarazzantissima perché oltre ad esserci
tutta l’alta società che frequentavo, c’era la mia dolce Lia…
Lia, amore mio… che cosa ti sto
facendo?
Come uscire da quella
situazione? Non potevo di certo inveire davanti a tutti contro mia
madre, non potevo rovinare la sua reputazione, lei dopo tutto era una
donna di un certo rango e non potevo farla sfigurare.
<< Grazie mamma, ti
sono molto grato! >> dissi sorridendo - mentre dentro di me stavo
malissimo - cercando di superare il momento d’imbarazzo con un po’ di
euforia. Infatti la mia battuta fu colta dalla maggior parte degli
invitati che fecero una gran risata.
Intanto dopo quell’annuncio
avevo visto arrossire anche Lucrezia, che forse ignara anche lei di
tutta quella messa in scena si era imbarazzata.
Venne da me e mi disse
sorridendo: << Lorenzo, sembra che le nostre madri abbiano già
pianificato tutto! >>
<< Beh sì, mia madre
si è fatta prendere un po’ la mano. Lo so che lo ha fatto a fin di
bene… ma sai, certe volte le madri mettono in imbarazzo i loro figli
non sapendo che siamo in grado di decidere da soli chi frequentare
>> dissi cercando di nascondere la mia indignazione.
<< Dovremmo
ringraziarle invece, sono state così gentili! >> disse Lucrezia
con uno sguardo molto eloquente.
Fantastico, adesso sì che
la situazione era diventata ingestibile!
Stupidamente avevo sperato
che Lucrezia la pensasse come me e che anche lei in fin dei conti non
condivideva la scelta delle nostre famiglie, e invece… era tutto meno
che dispiaciuta.
Lucrezia prese due calici
di champagne dal vassoio di Yasmine che passava di lì (e mi fulminava
con gli occhi!), me ne porse uno e guardandomi intensamente disse:
<< Alla nostra salute Lorenzo! >>.
Molti degli invitati
vennero da me per condividere qualche chiacchiera e anche se avrei
voluto mollare tutto e tutti per correre dietro a Lia sapevo che non
potevo farlo io… anche se sentivo che era la cosa più sensata da fare.
Stavo vivendo un incubo dal
quale non riuscivo a svegliarmi.
Ero talmente frastornato
che non ero riuscito a dire e fare niente, solo a compiacere gli
invitati e mia madre.
Come potevo uscire da
quella situazione assurda?
Ma la serata non era
finita: era arrivato il momento dei regali.
E
indovinate cosa mi aveva regalato la mia adorata mamma?!
<< Tieni caro, puoi
scegliere di condividere questo regalo con chi vuoi, anche se ormai è
chiaro a tutti con cui deciderai di andare! >> disse Anita
sorridendo.
Lucrezia era vicino a me e
in attesa che io scartassi la busta che mia madre mi aveva dato.
Un viaggio! Tre giorni a
Parigi in un hotel a cinque stelle naturalmente.
Sentii Lucrezia che iniziò
a battere le mani e a ringraziare con un grande abbraccio mia madre.
<< Grazie signora, un
pensiero bellissimo! >> cinguettò Lucrezia.
Con quei pezzi di carta in
mano non sapevo che dire… e proferii di nuovo la cosa più sbagliata che
potevo…
<< Grazie mamma, non
dovevi! >> parlai a testa bassa, per paura di incrociare di nuovo
lo sguardo di Lia che era stata costretta ad assistere tutto questo.
Iniziavo a pensare che non
mi avrebbe mai perdonato. Stavo rischiando di perdere il mio unico
grande amore dato che non riuscivo a fare nulla di concreto per mettere
fine a quella buffonata.
Scartai altri regali:
orologi, quadri, borse di pelle, penne di lusso…
Alla fine arrivò Lia con la
torta. Mi sarei meritato che me la tirasse addosso, ma evitava il mio
sguardo ed io in un certo senso ne ero sollevato, come potevo ancora
guardarla in faccia dopo tutto questo?
Finalmente gli invitati
iniziarono ad andare via e dopo aver salutato tutti cercai Lia ma non
c’era. Se ne era andata ed io speravo in cuor mio di non averla persa
per sempre.
Angolo autrici:
Ai Ai Ai Lorenzo ma che ci
combini? Il destino è stato beffardo con te ma non hai fatto niente per
riscattarti. E chissà cosa avrà provato e quali saranno stati i
pensieri della povera Lia... vedremo nel prossimo capitolo. Come avrete
letto, Valentina ha scritto anche un pezzetto dal punto di vista di
Anita, la mamma di Lorenzo. Insopportabile, vero? Come si libererà
Lorenzo dalle sue grinfie... e sopratutto avrà il coraggio di farlo? Lo
scoprirete nei prossimi aggiornamenti :)
Siamo state molto contente
di ricevere nuove recensioni, grazie mille! Dai dai anche voi, lettrici
silenziose (che siete diventate davvero molte!), fateci sapere il
vostro parare! ;)
Un bacio, Valentina e Chiara
|
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Capitolo 12 *** Tristezza e litigi ***
12. Tristezza e litigi
Pov Lia
Entrai in casa stanca e infreddolita.
Per essere solo novembre quella settimana aveva fatto davvero molto
freddo.
La casa era vuota e buia. Yasmine mi avrebbe perdonato per averla
lasciata alla pasticceria senza nemmeno aspettarla ma non avevo
resistito un minuto di più.
Buttai la borsa - dove dentro il cellulare continuava a squillare senza
sosta - in luogo imprecisato della casa e mi incamminai verso il bagno
senza nemmeno accendere la luce del corridoio.
Avevo bisogno di una doccia calda.
Mi spogliai ed entrai nella vasca e sistemai il pannello di plastica
per rischiare di non allagare il bagno come di solito faceva Yasmine.
Quando aprii il rubinetto fu come se aprissi il mio cuore.
Tutto il dolore si riversò fuori.
L’acqua calda mi investì il volto e si confuse con le mie lacrime.
Stupida, stupida, stupida e ancora
stupida!
Come avevo fatto ad essere così cieca?
Era impossibile non notare le coincidenze!
Eppure quando avevo visto entrare Lorenzo a La Ganache ero rimasta così
sorpresa!
Non solo mi aveva mentito sul suo lavoro, su chi fosse davvero ma anche
sul fatto che era fidanzato!
Il momento in cui avevo portato la torta era stato orribile. Le parole
di sua madre mi avevano trafitto il cuore; poi quell’oca bionda che lo
guardava in modo così soddisfatto e lascivo… e lui che sembrava essere
così tranquillo, tutto sorrisi e ringraziamenti.
Stronzo bugiardo!
Mi decisi a chiudere l’acqua ma sapevo che sarebbe stato impossibile
chiudere anche il mio cuore.
Pov
Christian
Erano già un paio di giorni che non incrociavo Lorenzo per casa.
Quando tornavo era già in pigiama in camera sua e passando vedevo solo
il bagliore della televisione, la camera semibuia e la sua sagoma sul
letto. E anche quel giorno non era diverso solo che decisi di andare a
parlargli.
<< Ciao Lollo! >> dissi appena rientrato.
<< Ciao, se ti da fastidio la luce della televisione chiudi la
porta >> rispose Lorenzo con tono atono.
Erano le prime parole che lo sentivo pronunciare da giorni.
Strano, se fosse stato una donna avrei pensato che si trovasse in uno
di quei giorni no, quelli in cui tutte le ragazze si trasformano da
docili cucciole a tigri incazzate a causa degli ormoni… ma una delle
mie poche certezze era che mio fratello tutto era meno che lunatico.
Era sempre troppo equilibrato, pacato, riflessivo e accondiscendente.
Di sicuro c'era qualcosa che non andava.
<< Tutto bene? >> dissi cercando di nascondere il tono un
po’ preoccupato.
<< Sì, tutto bene! >> rispose infastidito.
<< Se lo dici tu allora mi posso di sicuro fidare! >>
provai a stuzzicarlo.
Di solito era il contrario: lui veniva da me e cercava di consolarmi o
rimproverarmi delle mie cazzate, non ero abituato a quel ruolo… come
farsi dire i suoi pensieri? E soprattutto sarei stato in grado di
aiutarlo in qualche modo?
Poiché non ottenni risposta decisi di usare le maniere forti. Entrai
come una furia nella sua camera e mi misi davanti alla televisione.
<< Adesso mi dici cosa non va! E non dire niente perché non
è vero! Hai il viso tirato, si vede che sei preoccupato per qualcosa.
Ti avverto che se è successo qualcosa alla mamma, anche se odio quella
strega, lo vorrei sapere! >> dissi tutto d’un fiato senza
rendermi conto che le parole uscivano dalla bocca contro la mia volontà.
Accidenti non ci credevo nemmeno io che mi stavo preoccupando
inconsciamente per quella donna! Erano anni ormai che non pronunciavo
la parola mamma…
<< Christian! Ma che ti sei messo in testa? Non ti preoccupare,
la mamma sta bene… solo che… >>
Lorenzo esitò. Era insicuro, incerto, evasivo e soprattutto non
riusciva a guardarmi negli occhi… mi stavo iniziando a preoccupare
davvero, la questione doveva essere più seria del previsto.
<< Allora è per il lavoro? Quei figli di papà con la puzza sotto
il naso ti hanno messo nei casini? Se è così lo sai che gliela facciamo
pagare! >> dissi, cercando nel suo sguardo una conferma o
smentita sull’accaduto.
Vidi sul suo viso una lacrima…
Aspetta.
Mio fratello che piangeva!?
Non ricordavo di averlo mai visto piangere, nemmeno da bambino. Era il
più grande tra i due e di solito era lui che aveva asciugato le mie
lacrime quando mi mettevo nei guai. Era un fratello d’oro.
<< Lollo non fare così, parlami! So che posso aiutarti in qualche
modo, ma devi raccontarmi che è successo… non ho la palla di vetro, per
la miseria! >> dissi, avvicinandomi a lui e dandogli un pugno
sulla spalla.
Finalmente mio fratello si scosse.
<< Ho rovinato tutto! >> esclamò mettendosi le mani fra i
capelli.
<< Stai parlando di Lia? >> chiesi.
Lui annuì.
Ma certo che parlava di Lia!
Come avevo fatto a non pensarci prima?!
Se si era ridotto così per Lia, allora doveva essersi proprio
innamorato di quella ragazza. Tutto mi sarei aspettato tranne che mio
fratello potesse finire in quel modo per una donna.
<< Dai, non sarà nulla di così irrimediabile… sei sempre stato
una persona ragionevole e lei non mi sembra una testa calda. Dimmi cosa
è successo, sicuramente posso aiutarti >> cercai con voce calma
di rassicurarlo e di farmi dire cosa fosse successo.
<< Ok, adesso te lo dico, anche se, a dir la verità, me ne
vergogno! Allora, l’altro ieri, anche se non te ne sei ricordato, è
stato il mio compleanno! >> disse.
<< Nooo! Perché non me lo hai ricordato prima!? >> dissi io
un po’ dispiaciuto.
Che rimbambito che ero! Non mi
ricordavo mai niente. Tra onomastici, compleanni e date varie ero un
vero disastro. Certo non avrei mai pensato di arrivare addirittura a
dimenticarmi il compleanno di mio fratello… ero un caso perso.
<< Va bene, non è questo il problema! Fammi finire! >>
disse inquieto.
<< Ok, ok! Non ti interrompo più, promesso!
>>
<< Bene. Allora, uscito dall’ambasciata ho incontrato Ferdinando e
siamo andati insieme alla pasticceria di Lia. E proprio lì mamma a mia
insaputa aveva organizzato una festa a sorpresa. Immagina la faccia di
Lia appena ha scoperto tutto >> disse Lorenzo.
<< E tu avrai mollato tutti e sarai corso da lei per darle
spiegazioni, vero? >> dissi fiducioso.
<< No. Non sono riuscito a dirle nulla e… >>
S’interruppe di nuovo. Non avevo mai visto Lorenzo così in difficoltà.
<< E… cos’altro è successo poi? >> dissi iniziando ad
innervosirmi.
<< Mamma ha fatto un brindisi e ha detto a tutti che dà la sua
benedizione per la mia unione con Lucrezia! E lì a pochi passi da me
c’era Lia >> spiegò a bassa voce.
<< Porca vacca! Ok, ho capito: è un gran pasticcio. Tu però poi
hai immediatamente smentito e hai detto a tutti che la persona che ami
era lì, hai preso Lia e l’hai baciata davanti a tutti! >> dissi
mooolto fiducioso.
Lorenzo scosse la testa.
<< Allora ti sei alzato, hai dato un pugno a mamma e hai detto
che non ti importava nulla di quello che pensava lei! >>
continuai, alzandomi in piedi e iniziando a fare su e giù per la
stanza.
Lui scosse la testa di nuovo.
<< Mmm ci sono! Come ho fatto a non pensarci prima! Sei un uomo
di classe tu quindi hai detto che non volevi essere scortese ma il tuo
cuore era già occupato! >>
Ok, adesso non avevo più idee.
Lorenzo fece segno di diniego per l’ennesima volta.
<< E’ questo il punto, Christian. Non ho fatto nulla! Niente di
niente! Ho cercato di capire se Lucrezia era imbarazzata quanto me, ma
mi ha fatto capire che era molto contenta. E poi la mamma ci ha
regalato un viaggio a Parigi e Lucrezia si è messa a ringraziare tutti!
>>
Ero rimasto senza parole, immobilizzato dalla meraviglia.
Non aveva fatto niente.
Ma come non aveva fatto niente?!
Quella strega aveva architettato tutto e lui non aveva fatto niente!!!
<< Non posso crederci! Ma che razza di uomo sei? E tu avresti
festeggiato i trent’anni? Nemmeno io sarei arrivato a tanto… quella
stronza di nostra madre ti manipola da anni! Sei un burattino tra le
sue mani e anche qui hai lasciato che ti manipolasse! Ti gestisce la
vita, ti controlla a lavoro, ti controlla a casa tramite Clara, ti
sceglie la fidanzata e tu? Non fai niente!? >> gli urlai contro.
Ero furioso, volevo picchiarlo almeno per avere qualche reazione, non
potevo credere che si era arreso così.
La mamma diceva di no e lui ubbidiva!
Assurdo, lui ubbidiva!
Ubbidiva anche se gli portavano via quello che forse era l’amore della
sua vita!
<< Senti razza di cretino che non sei altro, e non mi guardare
così perché mi sto trattenendo! Prima di tutto dobbiamo chiarire con la
tua ragazza e poi con la strega. Adesso ti vesti e andiamo da Lia e
mentre guido tu pensi ad un discorso sensato da farle per farti
perdonare! Alla vecchia impicciona ci penseremo domani >> dissi
cercando di riprendere il controllo della situazione.
<< Non credo che Lia voglia vedermi >> disse Lorenzo
<< Sono giorni che provo a chiamarla ma non risponde >>.
<< Non me ne frega niente. Ti vesti ed usciamo, sarà incazzata
nera, ma tu ti siedi davanti la sua porta di casa fino a quando non
esce e le parli. E se continua a non volerti parlare la segui, insomma
inventati quello che vuoi ma non arrenderti così! >> dissi
tenendo i pugni serrati e con tanta voglia di darne uno in faccia a
quella specie di strega che mi aveva messo al mondo.
<< Mi dispiace Christian ma non me la sento >> disse
Lorenzo.
<< Ok, credo di essermi perso qualche passaggio. Mi stai dicendo
che non hai intenzione di parlare con Lia? E scusa, grande genio, come
intendi uscire da questa situazione? No, perché io non vedo altra via
d’uscita se non quella di parlarle… >>.
Non lo capivo, mi sforzavo e non lo capivo.
Mi sembrava di parlare con uno sconosciuto era davvero così impaurito
da nostra madre da rinunciare definitivamente ai suoi sentimenti? A
quella povera ragazza non voleva darle nemmeno una spiegazione?
<< No certo, ci parlerò prima o poi >> disse.
<< Scusa aspetti che lei venga da te e ti chieda spiegazioni?
Lorenzo davvero non ti capisco, non ci riesco! Ti sei bevuto il
cervello? Vuoi svegliarti da questa specie di coma in cui sei caduto?
Devi allontanarti da quella donna subdola e viscida che è nostra madre
e riprenderti la tua vita in mano! Farlo per te, farlo per Lia… fallo
per chi vuoi, ma svegliati Lorenzo! >> dissi alquanto irritato.
<< Tu parli bene, dici di nostra madre ma tu sei uguale a lei!
Qualsiasi cosa che tu fai è fatta bene, tu decidi per te e non ti
importa degli altri e delle persone che ti circondano. Quando una cosa
non ti va bene, la scarti e vai avanti senza pensare alle conseguenze.
Dai, Cristian guardati! Non hai un lavoro stabile, non sai cosa vuoi
fare da grande, vivi alla giornata come se non ci fosse un futuro.
Frequenti sempre gente diversa senza mai trovare un amico sincero… io
mi farò manipolare forse è vero, ma non sono uno sbandato come te!
>> disse Lorenzo guardandomi con gli occhi arrossati.
<< Razza di cretino! Forse come dici tu, io sono uno sbandato e
uso le persone, ma tu? Non stai usando Lia? Non la stai trattando come
una bambola con la quale non ci vuoi più giocare? Pensaci prima che sia
troppo tardi! Cretino! >> dissi mettendomi le scarpe e uscendo di
casa come una furia.
Avevo bisogno di aria.
Era la prima volta in tutta la mia vita che avevo avuto una discussione
così accesa con mio fratello, ma era riuscito davvero ad innervosirmi
con il suo atteggiamento passivo e poi dovevo ammettere che ero rimasto
male per quello che mi aveva detto. Non credevo che nel profondo lui
pensasse che io fossi uno sbandato… forse era vero quello che aveva
detto, ma era il mio modo di vivere e lui era l’ultima persona che
poteva farmi la morale visto il suo comportamento!
Forse non sarei mai riuscito a convincerlo.
Ero furioso con mia madre, era lei e sempre lei la causa di tutti i
dispiaceri.
Quando oramai erano le due di notte decisi di tornare a casa.
Questa volta la porta della stanza di mio fratello era chiusa.
Stanco e dispiaciuto me ne andai a dormire.
Pov Lia
Le giornate passavano lente.
Il mio cellullare non faceva altro che squillare.
Lorenzo, Lorenzo, Lorenzo.
Perché non voleva capire che l’avrei fatto squillare a vuoto in eterno?
Andare a lavoro mi aveva tenuto la mente occupata. Senza pensieri. Ma
ogni volta che tornavo a casa… ogni serata era un’agonia. Tutti i
ricordi venivano a galla e passavo la notte in bianco.
Il silenzio era diventato il mio peggior nemico.
Accesi lo stereo e mi buttai a peso morto sul letto.
Un bip segnò che stava partendo il cd che da tanto tempo vi era
all’interno.
Chiusi gli occhi e ascoltai.
Le distanze ci informano che siamo
fragili
Ah, fantastico!
“Vieni da me” delle
Vibrazioni.
Vecchia canzone ma davvero azzeccata per il momento.
E guardando le foto ti ricorderai
Osservai la cornice rotta per terra, vicino la scrivania.
No, davvero… non avevo avuto il coraggio di guardare le nostre foto.
Quei giorni di quiete sapendo che te
ne andrai
Lorenzo se n’era andato davvero.
E io, avendo paura, non ti cercherò
più, più…
No non l’avrei fatto, mai l’avrei cercato!
Ero furiosa con lui perché era stato un bugiardo, e anche con me stessa.
Vieni da me
Abbracciami e fammi sentire che
Sono solo mie piccole paure
Sì, ero arrabbiata con me stessa perché anche se lo odiavo, mi mancava!
Mi mancava terribilmente!
Vieni da me
Per vivere ancora quei giorni
d’incantevole poesia
E ridere di questi giorni
Già ridere… avrei riso di tutte quelle bugie se solo non avessi avuto
così tanta voglia di piangere.
La porta della stanza si aprì all’improvviso e mi asciugai gli occhi
umidi.
<< Lia, che stai facendo? >> domandò Yasmine guardandomi
sospettosa.
<< Sto ascoltando la musica Yasmine >> risposi atona
ributtandomi sul letto.
Ci fu un attimo di silenzio.
Vieni da me
Per vivere ancora quei giorni
d’incantevole poesia
E ridere di questi giorni
<< Questa canzone? >> domandò scettica Yasmine.
<< Già >>.
Perché la mia voce aveva tremato così?
Yasmine spense lo stereo con un sospiro, poi si avvicinò e si sedette
sul letto accanto a me.
<< Lia vuoi parlare? >>
<< Come sta Christian? >>
Adesso si frequentavano sul serio. Avevano iniziato da quel giorno che
avevo incontrato Christian a casa nostra. Era davvero ironica la cosa:
Yasmine era al settimo cielo per Christian ed io stavo male per il
fratello.
Yasmine mi lanciò un’occhiata colpevole.
<< Mi dispiace Lia, io non potevo saperlo. Mi sono arrabbiata
moltissimo con lui ma Christian della festa non ne era a conoscenza,
sono più di due anni che non vede sua madre. Lui non centra niente con
quel mondo >>.
<< E’ fidanzato >> dissi con un groppo in gola.
Le lacrime premevano prepotenti per uscire.
<< Oh Lia >> Yasmine si sdraiò e mi abbracciò forte
<< Non piangere >>.
<< Vorrei tanto non farlo Yasmine! Lo so che lui non si merita le
mie lacrime, ma non ci riesco! >> singhiozzai. Lei mi lasciò una
carezza sui capelli per consolarmi. << Prima Marco e adesso
Lorenzo… perché attiro tutti ragazzi che mi usano come ripiego? >>
<< Non dire così Lia >>
<< Ma è la verità! >>.
Yasmine scosse la testa. << Vedrai che passerà tutto >>.
<< Lo spero, adesso mi sento così male! >>
Il cellulare iniziò a squillare.
All the single ladies
All the single ladies
All the single ladies
Now put your hands up!
Mi era sempre piaciuta quella suoneria ma in quel momento pensai che
fosse meglio cambiarla. Non era più così divertente.
<< Non rispondi? >> mi chiese Yasmine.
<< No, lo so già chi è >> dissi.
<< Perché non provi a parlarci, ad ascoltare quello che ha da
dirti? >>
<< No! Non voglio sentire altre bugie >>.
Pov
Lorenzo
Non vedevo più il suo sguardo, non odoravo più la sua pelle, non
sentivo più la sua voce e le sue risate erano solo un bellissimo
ricordo!
Cercavo invano di chiamarla e vederla. Mi ero presentato sotto casa sua
più volte, ma non ero mai riuscito a parlarle. Non mi voleva più e da
una parte non potevo darle torto dopo tutto quello che le avevo fatto.
Volevo solo scusarmi e a modo mio cercare di dare una giustificazione
al mio comportamento ma ogni mio tentativo era stato vano.
Cercai di parlare con Yasmine ma anche quel tentativo risultò inutile
perché Lia non voleva più saperne di me.
Cos’altro potevo fare?
L’amore della mia vita non voleva nemmeno sentir pronunciare il mio
nome.
Non m’importava più di nessuno a questo punto.
Avevo passato giorni a vivere come un automa, lavoro e casa, casa e
lavoro.
Avevo ricominciato a parlare con Christian ma non era più come prima,
ci parlavamo a monosillabi e durante la cena la televisione riempiva il
grande vuoto che si era creato.
Mia madre, ignara di tutta la situazione, non mi dava tregua con la
storia del fidanzamento con Lucrezia. Anche se in realtà non avevo mai
chiesto alla ragazza di stare insieme, tutti si comportavano come se lo
fossimo, soprattutto lei. Ogni volta che andavo a trovare mia madre
c’era sempre Lucrezia ad aspettarmi, mi ricopriva di lusinghe ed
attenzioni e iniziava a fare mille progetti insieme compreso quel
viaggio a Parigi. Ma io non seguivo né i discorsi né i progetti, nella
mia mente c’era sempre e solo Lia.
<< Lorenzo che ne dici se andiamo fuori a fare una passeggiata? È
una splendida giornata non possiamo stare tutto il giorno in casa!
>> disse Lucrezia una domenica pomeriggio che andai a pranzo da
mia madre.
<< Va bene >> dissi, anche se un po’ titubante.
Ero sempre un po’ in imbarazzo a stare da solo con lei.
Camminando per il giardino della casa ad un certo punto Lucrezia si
fermò, mi prese le mani tra le sue e se le portò dietro il busto
avvicinandosi così al mio petto. Si avvicinò a tal punto che riuscii a
sentire il suo profumo dolciastro.
Ero molto imbarazzato, non volevo baciarla ma nemmeno allontanarla con
brutalità, sarebbe stato scortese da parte di un uomo.
Non feci in tempo nemmeno a parlare che si avvicinò alle mie labbra e
mi baciò.
Rimasi pietrificato. Non mi era mai successo di essere baciato e di non
provare assolutamente niente. Quello non era niente se paragonato ai
baci di Lia… quelli erano baci che forse non avrei mai più dato in vita
mia.
Perché si sa, l’amore quello vero è unico.
<< Non voglio separarmi mai più da te. Sei stupendo e io sono una
donna fortunata. Mi vergogno un po’ a dirlo ma vedi… se tu me lo chiedi
ti direi di sì! >> disse Lucrezia abbassando lo sguardo con un
po’ di imbarazzo.
Non volevo credere a quello che avevo sentito.
Non riuscivo a dire una parola. Tutto mi sarei aspettato tranne un
invito a fare una proposta di matrimonio! E io che non avevo nemmeno
mai pensato a sposarmi.
<< Lucrezia mi prendi un po’ alla sprovvista, io non… non
immaginavo che tu vuoi sposarti… ci conosciamo da anni ma in realtà ci
frequentiamo da così poco tempo che mi sembra prematuro farti una
proposta >> dissi cercando di uscire da quella situazione
surreale.
<< Lorenzo, amore, che carino non me lo hai chiesto perché avevi
paura di un mio rifiuto! Ma tesoro io ti dico di sì, sì e sì, cento
volte sì! >> e così dicendo Lucrezia mi abbracciò e mi diede di
nuovo un bacio sulle labbra << E poi tutti si aspettano questo da
noi, no? >>
Poi si allontanò e iniziò a correre verso casa dicendo: << Mamma,
mamma, mamma ho una notizia bellissima da comunicarti! Non ci crederai…
>>.
Io rimasi fermo nel bel mezzo del giardino.
Ero allibito.
Quella ragazza aveva frainteso tutto il mio discorso e soprattutto era
davvero convinta di sposarmi.
Ma io? Ero pronto per il matrimonio? E soprattutto sarei mai riuscito a
provare amore per Lucrezia?
Nella vita di ognuno c’era solo un vero amore e il mio era quello per
Lia. Ero convinto che non lo avrei provato più per nessuna.
Che senso aveva allora rifiutare Lucrezia?
Così mi arresi e mi feci raggirare completamente da mia madre e da
quella ragazza con la quale dovevo passare tutta la mia triste vita. Se
non potevo essere di Lia, una donna valeva l’altra. Almeno con Lucrezia
avrei fatto felice mia madre.
Angolo autrici:
Sì, lo sappiamo... sta andando sempre peggio! Ma non dubitate, prima o
poi si sistemerà tutto! Solo che vogliamo tenervi sulle spine per un
po' :P
Speriamo che comunque il capitolo vi sia piaciuto :) E' più lungo
rispetto altri e ci sono molti punti di vista, e a proposito di questi
ultimi... qui compare un pov Christian scritto da Valentina, che ne
pensate? Più avanti ci sarà anche un pov Yasmine, perchè se è stato
fatto quello del fratello ribelle, non può mancare quello della pazza
amica ;)
Al prossimo aggiornamento!
Baci, Valentina e Chiara
|
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Capitolo 13 *** Decisioni ***
13. Decisioni
Pov
Christian
Avevo deciso che il clima teso a casa era durato fin troppo tempo, così
appena tornato piombai in camera di mio fratello e dissi: <<
Senti Lollo, che importa di quello che è successo e di quello che ci
siamo detti... non riesco a vivere così come se fossimo divorziati in
casa, lasciamoci tutto alle spalle! >>.
Mi avvicinai e ci abbracciammo come facevamo da bambini.
<< Ogni tanto sento delle parole sensate uscire dalla tua bocca!
>> mi disse Lorenzo.
Poi scoppiammo a ridere.
Avevo fatto pace con mio fratello e non potevo essere più felice.
Tutto stava tornado alla normalità. Sembrava che fossimo più uniti che
mai, fino a quando una sera tornando a casa Lorenzo mi diede una (ahimè!) brutta notizia.
<< Christian ti devo dire una cosa e già so che non ti piacerà,
quindi siediti e fammi parlare... e ti prego: non ricominciamo a
litigare! >> disse Lorenzo.
<< Ei che succede? Che mi devi dire di così importante da
sconvolgermi? >> dissi cominciando a preoccuparmi.
Mio fratello iniziò a parlare: << Tu sai quanto amo Lia e quanto
mi manca. Non troverò mai più una donna come lei, perché lei è unica e
nessuna potrà rendermi felice... quindi una vale l’altra! >>.
Faticai a seguire il filo logico del suo discorso.
Che stava cercando di dirmi?
<< Non ti preoccupare ti aiuto io, in qualche modo faremo!
>> dissi incoraggiando mio fratello che scuoteva la testa,
sconsolato.
<< Ti avevo detto di stare in silenzio, non è facile parlare per
me >> mi riprese Lorenzo ed io alzai le mani in segno di scusa.
<< Allora… sai che sono anni che Lucrezia cerca di accalappiare e
finalmente mi sono lasciato convincere a sposarla. Le nozze ci saranno
il venti dicembre e vorrei che tu mi facessi da testimone >>.
Sgranai gli occhi e la bocca si spalancò di colpo. Mi ero sporto troppo
in avanti con il busto e quasi rischiai di cadere a terra. Quella
notizia mi aveva messo KO.
Non ci credevo. Pensavo che mio fratello avesse già toccato il fondo ma
quella sera mi resi conto che al peggio non c’era mai fine. Non poteva
dire sul serio, forse scherzava, gli era sempre piaciuto prendermi in
giro… ed io c’ero cascato… o forse no? Diceva la verità?
<< No, no, no, scusami forse ho frainteso, cioè non posso aver
capito bene. Tu invece di andare a riprenderti Lia ti sposi Malefica? >> dissi con una
risata nervosa.
<< Hai capito bene. Sposo Lucrezia
>> disse serio Lorenzo sottolineando il nome che io avevo
storpiato.
Solo allora capii davvero che non stava scherzando.
<< Scusa se m’intrometto, sarò breve e molto calmo. Ma razza di
cretino non ti è venuto in mente di tornare da Lia e farti perdonare?
Che ci fai con una come Malefica? Non sarai mai felice con una come lei
>> dissi incredulo.
<< Per Lia sono morto. Non esisto. Non mi vuole più! >>
disse abbattuto.
<< Ma ti aiuterò io, con la complicità di Yasmine ti faremo
incontrare con Lia, sono sicuro che appena vi vedrete vi salterete
addosso! >> cercai di convincerlo ad abbandonare quella folle
idea del matrimonio ma era molto difficile.
<< Ti ringrazio ma non voglio elemosinare l’amore di nessuno. Se
Lia mi amasse davvero come la amo io, mi avrebbe almeno voluto vedere!
Non ci voglio più pensare, ormai è deciso: sposo Lucrezia! E tu mi
farai da testimone >> disse Lorenzo chiudendo definitivamente il
discorso.
Era impossibile ragionare con lui, quando si metteva in testa una cosa
non c'era modo di fargli cambiare idea. Era sempre stato così. Più
cocciuto di un mulo!
Ero frustrato, non potevo vederlo buttare via la sua vita con una come
Lucrezia. Immaginavo già il sorriso entusiasta che mia madre avrebbe
avuto alle nozze e al solo pensiero di doverla rivedere mi ribolliva il
sangue nelle vene. Anche se non condividevo la scelta di mio fratello,
non potevo lasciarlo da solo il giorno del suo matrimonio, quindi a
malincuore decisi che quel giorno non sarei potuto mancare.
Mi chiusi in camera e chiamai Yasmine.
Avevo bisogno di condividere questa notizia con qualcuno. La mia
ragazza rimase turbata quanto me, anche se non lo aveva confessato,
sapevo che era molto dispiaciuta per la sua amica. Era la prima volta
che Yasmine rimaneva senza parole. Non sapevamo più che fare e che
dire, così riattaccai.
Riuscii dalla camera.
<< Lollo? >>
<< Sì, sono in camera >> rispose con tono rilassato.
Lo trovai mentre guardava la televisione sdraiato sul letto.
<< Ho deciso di partecipare al tuo matrimonio, ma non chiedermi
altro. Non saluterò quell'arpia di nostra madre, non farò finta di
essere felice, anzi la mia faccia sarà quella del funerale di papà. Ah
ed io spero sempre che ci ripensi, quindi se al momento del sì, ti giri
e mi fai un cenno di scappare sappi che avrai il mio appoggio! >>
dissi guardandolo serio negli occhi.
Lo vidi un po' imbronciato, forse la mia idea lo aveva sconvolto, però
non era male. Anzi più ci pensavo più mi convincevo che era un'idea
fantastica e ne dovevo parlare con Yasmine; forse ancora non era tutto
perduto.
Pov
Yasmine
Non ero mai stata una ragazza che credeva nell’amore. La mia vita non
me lo aveva mai permesso. Quand’ero piccola i miei genitori avevano
divorziato e mio padre era tornato in Brasile, nel suo paese d’origine,
dove si era rifatto una famiglia. Gli volevo bene, era pure sempre mio
padre, ma non era mai stato molto presente nella mia vita se non in
quel mese d’estate in cui mi pagava il biglietto per andare a stare da
lui.
Ero cresciuta con una donna disillusa sull’amore. Mia madre non si era
mai rifatta una vita con un altro uomo. Per tutta l’adolescenza mi
aveva messa in guardia sui ragazzi, ma io da quindicenne in cerca del
vero amore, quello unico e infinito, non avevo mai voluto ascoltarla ma
avrei presto scoperto sulla mia pelle che aveva ragione.
Il mio primo ragazzo, Giorgio, era bello come il sole. Ero molto
stupita che un ragazzo di quinto liceo si interessasse ad una
piccoletta del secondo anno ma subito avevo ceduto al suo
corteggiamento. Ero così felice di aver trovato il mio principe, era
così perfetto, galante, sembrava uscito dal film. Ma quando ebbe ciò
che voleva mi lasciò per un’altra ragazza. Usata e gettata via. Ne
soffrii molto però quell’esperienza servì a rafforzarmi e a farmi
capire che il principe azzurro non esisteva e che l’amore non poteva
esser preso così seriamente come avevo pensato. Ero troppo giovane per
inaridirmi come era successo a mia madre così iniziai a passare da un
ragazzo all’altro. Era solo divertimento per me come lo era per loro.
Quando i ragazzi sanno che sei una ragazza che si diverte, ti cercano
solo per quello. Non mi importava né di loro né di nessun altro. Sapevo
che cosa dicessero le altre ragazze di me ma non me ne ero mai
interessata. La mia unica vera amica era Lia e lei non mi aveva mai
giudicato. La mia vita mi andava bene così. Il mio cuore era chiuso in
una cassaforte… o almeno così credevo fino al momento in cui Christian
era entrato nella mia vita.
La prima volta era stato uguale a tutti gli altri.
Lui aveva insistito per rivederci ma io mi ero negata.
Però la seconda volta che l’avevo rincontrato per caso ad un’altra
festa, non ero rimasta indifferente alla sua spietata corte.
E dopo qualche tempo capii che ero rimasta folgorata.
Folgorata da quel ragazzo dall’aria ribelle e la mente arguta. Dalla
sua testardaggine, dalla sua gentilezza, dalla sua bellezza, dalla sua
simpatia, e non avevo potuto far altro che innamorarmi di lui.
Christian non mi aveva mai mentito sulla sua vita. Sapevo che abitava
con suo fratello e che lui era davvero povero dato che lavorava in una
pizzeria ma aveva omesso il particolare delle sue ricche origini e
soprattutto su chi fosse davvero la sua famiglia. Non mi ero arrabbiata
dopo averlo scoperto nella festa in pasticceria. Mi aveva sempre detto
che non si sentiva pronto ad affrontare quell’argomento ma dopo
quell’episodio mi aveva raccontato tutto, di lui, di suo padre, del suo
difficile rapporto con sua madre. Aveva ammesso che già da tempo
avrebbe voluto raccontarmelo perché lui mi amava - mi amava! - ma non voleva tradire
suo fratello. Avevo odiato Lorenzo per tutte le bugie che aveva
propinato a Lia però Christian mi aveva fatto capire le sue ragioni.
E adesso dovevamo aiutarli.
Se lo meritavano.
Lia lo meritava.
Avrei portato la mia migliore con me in Brasile per le vacanze di
Natale. Aveva bisogno di staccare. E sapevo anche le parole giuste che
l’avrebbero convita a venire con me. Nel frattempo Christian avrebbe
messo a posto le cose con suo fratello e se fosse andato tutto bene ci
avrebbero raggiunto entrambi a Rio.
<< Allora siamo d’accordo? >>.
<< D’accordo >>.
Christian era pensoso. Stava osservando il cielo stellato. Eravamo
usciti per una cena per discutere di tutti i dettagli del nostro piano
e adesso ci trovavamo sotto casa, dove mi aveva riaccompagnata. Lo
osservai bene in volto, anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapevo che
era davvero in pena per suo fratello. Gli poggiai una mano sul viso per
costringerlo a guardarmi negli occhi.
<< Andrà tutto bene >> gli dissi.
Lui si limitò a scrollare le spalle.
Non lo avevo mai visto così.
<< Oi riprenditi che io uno così moscio non lo voglio! >>
Lui finalmente rise e sul suo volto ricomparì quell’espressione
malandrina che tanto amavo.
<< Io moscio? Mai! Se vuoi te lo dimostro subito! >>.
Cerco di spingermi dentro il portone ma lo bloccai. << No, c’è
Lia in casa >>.
<< Uff! >>
<< Capisci che per lei non è il massimo vederti >>.
<< Lo so >>.
Mi avvicinai e lo baciai. << Ci sentiamo presto! >>.
<< Certo mia panterona >>.
Gli morsi il labbro. << Ciao moscio! >>
Entrai di scatto nel portone e scappai per le scale ridendo prima che
potesse seguirmi. Quando arrivai davanti la porta di casa mi fermai e
sospirai. Era giunto il momento. Sarebbe stato doloroso per Lia, ma
speravo con tutte le mie forze che tutto sarebbe andato per il meglio.
Entrai e la casa era al buio fatta eccezione per la luce azzurrognola
che proveniva dallo schermo televisivo.
Oh no! Lia stava vedendo
l’ennesimo thriller in cui c’erano sparatorie e tanti morti. Quel tipo
di film non mai stato il suo genere. Lei era da commedie romantiche. Se
le aveva abbandonate la faccenda doveva essere più seria del previsto.
Accesi la luce e mi tolsi il cappotto.
<< Lia da quant’è che stai incollata qua davanti? >> le
domandai avvicinandomi a lei.
<< Mmm >> fu la sua unica risposa.
Continuò a guardare lo schermo senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Ah no, eh!
Le avrei fatto vedere io.
Le strappai il telecomando e spensi la televisione.
<< Ehi! >> protestò lei, finalmente guardandomi.
<< Ho deciso che tu verrai in Brasile con me per Natale! >>
esclamai con tono battagliero puntandole contro il telecomando.
<< A Natale? Sai che devo stare con la mia famiglia >>
ribatté lei perplessa.
<< Suvvia, sono ventisei natali che li passi con la tua famiglia
e ne farai tanti altri, per uno non puoi rifiutare >>.
<< Mah non saprei >>.
<< Lia tu hai bisogno di staccare, non puoi rimanere qui a
guardare questi stupidi i film fino a spappolarti il cervello! Devi
reagire! >>
<< Lascia stare Yasmine >>.
Lia si alzò dal divano e si diresse verso la sua camera. Non demorsi e
la inseguii.
<< Senti Lia io devo dirtelo, Loren… >>
<< Non pronunciare quel nome! >> esclamò lei
interrompendomi e girandosi di scatto a guardarmi con gli occhi
spalancati.
<< Lia… lui sta per sposarsi >>.
Vidi gli occhi di Lia riempirsi di lacrime e quasi mi sembro di sentire
il suo cuore frantumarsi. Ancora una volta. Sapevo che era stato
orribile dirglielo così, proprio in questo momento. Avrei potuto
tenerle nascosta la verità e quando le sarebbe passata, Lorenzo sarebbe
stato lontano mille miglia da lei, a vivere la sua nuova vita ad
Amburgo.
Ma così avrebbe reagito.
Cecilia entrò in camera e si sedette lentamente sul letto. Rimasi a
guardarla dallo stipite della porta mentre si sforzava di non piangere
ancora e ancora. Poi d’un tratto mi guardò e i suoi occhi erano
asciutti, mi fece un sorriso che, anche se riconobbi tirato, era un
sorriso, e mi disse: << In effetti che ci sto a fare qui a Roma?
>>.
Pov
Christian
Quel fatidico venti dicembre arrivò in un lampo.
Durante una colazione silenziosa decisi di fare la mia mossa.
<< Che cos'è questo Christian? >> disse Lorenzo
prendendo la busta che gli avevo dato.
<< È il mio regalo di matrimonio! Sai ci ho pensato molto a cosa
farti e alla fine ho deciso, spero ti piaccia! >> dissi un po'
preoccupato perché non sapevo come avrebbe potuto reagire.
<< Non dovevi preoccuparti anche del regalo. Però ormai sono
curioso, lo apro allora! >> disse sorridendo ma quel sorriso
sarebbe durato poco.
Aprì la busta e tirò fuori un biglietto aereo per le due di quel
giorno, solo andata per il Brasile.
<< Cosa ti sei inventato questa volta? Oggi è il giorno del
matrimonio e a quell'ora dovrebbe iniziare il pranzo del matrimonio e
soprattutto è solo per me? >> disse cercando di capirci qualcosa.
<< Non c'è molto da capire, tu prenderai l'aereo con me ed
andremo insieme in Brasile dove ci aspettano Lia e Yasmine per le
vacanze! Sarà il Natale più bello della tua vita, non te lo
dimenticherai mai più! >> dissi tutto d'un fiato.
<< Tu devi essere impazzito! Lia non vuole vedermi qui a Roma
figuriamoci in Brasile e poi ho il matrimonio! Sei incredibile, non
molli mai! Ma questa volta devi arrenderti, non puoi gestire la vita
degli altri >> disse Lorenzo restituendomi il biglietto e la
busta.
<< Immaginavo questa reazione ma non fa niente. Hai tempo per
pensarci finché non dici quel maledetto sì >> dissi mettendomi la
busta con i biglietti nel taschino della giacca.
Lorenzo liquidò la faccenda con un gesto, come se scacciasse una mosca
molesta, e poi andò a vestirsi.
<< Vedi di non fare tardi come al tuo solito. Devi vestirti
perché dobbiamo uscire di casa insieme, non mandarmi da solo in
macchina, mi annoio! Tra poco rivedrai la mamma, mi raccomando fammi
stare tranquillo! >> disse come se parlasse ad un bambino di
cinque anni.
<< Stai tranquillo non dirò una parola. Finita la messa andrò in
aeroporto e ci vedremo al mio ritorno... sempre se ritorno! >>
dissi sorridendo.
Non cercai più di convincerlo a partire, più avrei insistito e più
avrei ottenuto la reazione contraria, tanto ormai sapeva i miei piani,
sapeva che esisteva una via di fuga.
Osservandolo mentre uscivamo, mi sorprese: me lo immaginavo triste e
affranto, invece quello che mi trovavo davanti era un uomo che sembrava
davvero felice di sposarsi.
Che quel sorriso fosse finto? Non lo capivo. Forse era per
autoconvincersi oppure, la cosa più semplice, era davvero felice.
Non parlai più, non riuscii nemmeno a fargli gli auguri, mi limitai a
prepararmi e ad accompagnarlo in auto.
<< Lorenzo ti vedo sereno! Ma ti senti bene? >> dissi un
po' preoccupato.
<< Certo, sto benissimo, non preoccuparti! >> rispose lui.
Arrivati in chiesa vidi mia madre, erano anni che non la incontravo ed
era sempre molto bella! Una donna di classe, non c'era dubbio. Io le
assomigliavo molto, avevo i suoi stessi occhi. Quanto male mi aveva
fatto e quanto volevo avere ancora mio padre qui con noi, forse le cose
sarebbero andate diversamente!
Inutile pensarci, entrai e presi il mio posto accanto a Lorenzo.
La sposa arrivò con dieci minuti di ritardo.
Durante la cerimonia mi accorsi che Lorenzo aveva cambiato espressione:
del viso rilassato e sorridente non c'era più traccia. Non potevo
comunicare con lui, avevo il prete vicino e una platea di invitati che
ci guardano. Lorenzo mi lanciò uno strano sguardo. Non capii. Avevo
forse il vestito sporco o qualcosa che non andava?
Mi avvicinai a lui ma fui fulminato con lo sguardo dalla sposa.
Quando il prete invitò i paggetti a portare le fedi ne approfittai per
sussurrare a mio fratello: << Lorenzo tutto bene? >>.
Lui non rispose, aveva gli occhi lucidi e sicuramente non era emozione.
Mia madre nel frattempo mi guardava con odio dal bancone dove era
seduta. Non sapevo che fare… davvero Lorenzo mi stava chiedendo aiuto o
avevo frainteso come al mio solito?
Le fedi arrivarono e il prete continuò la messa.
<< Vuoi tu Lucrezia prendere Lorenzo come tuo sposo, amarlo ed
onorarlo tutti i giorni della tua vita? >> disse il prete.
<< Sì, lo voglio >> disse con voce roca soffocata dai
singhiozzi.
Era un'attrice nata quella strega, mi domandavo come facesse mio
fratello anche solo a sopportarne la presenza.
<< E tu Lorenzo, vuoi prendere come tua sposa Lucrezia, amarla ed
onorarla tutti i giorni della tua vita? >> continuò il prete.
Senza rendermene conto iniziai a dire di no con la testa. Il mio era un
riflesso inconscio.
No, no, no, no, no, no!
E poi Lorenzo stupì tutti quanti.
<< Lucrezia io... io... io non posso sposarti! Il mio cuore
appartiene ad un'altra donna e non riuscirei mai a farti felice
>> disse mio fratello lasciando basito perfino il prete.
Lorenzo si girò a guardarmi e senza pensarci due volte uscii dalla
chiesa passando per il corridoio laterale.
Non potei fare a meno di sentire gli insulti di mia madre.
<< Sei stato tu a manipolare Lorenzo. Tu, tu non hai mai fatto
niente di buono nella tua vita, sei una nullità e tuo fratello farebbe
bene a capire cosa ha combinato oggi! >> disse l'arpia spostando
il suo sguardo da me a mio fratello.
<< Mamma Christian non c'entra nulla con la mia decisione. Non mi
faccio raggirare da nessuno. Rimpiango di aver avuto troppo tardi il
coraggio di dire ciò che provo. Mi dispiace molto per tutto. Forse non
mi sposerò mai, forse rimarrò solo a vita, ma una cosa è certa, non mi
sposo con una donna che non amo. Mi dispiace Lucrezia mi sento un
mostro, sicuramente mi odierai ma non voglio più ingannare nessuno,
soprattutto me stesso >> disse Lorenzo.
Cercava di scusarsi camminando pian piano verso l'uscita ed io avevo
già messo in moto l'auto.
<< Sali! Sbrigati prima che ti linciano! >> lo incitai
senza riuscire a trattenere una risata.
<< Ho combinato un casino! Ho perso tutta la mia credibilità!
Domani in ambasciata non si parlerà d'altro. Che vergogna! >>
disse Lorenzo rosso in viso mentre entrava in macchina.
<< Fregatene di quello che pensano quei pinguini imbalsamati!
>> tirai fuori dalla tasca i biglietti dell’aereo e glieli porsi
<< Tieni amigo, domani
a quest’ora saremo a goderci il sole su una spiaggia con le nostre
donne… direzione Brasil!
>> esclamai iniziando a cantare e a ballare sul sedile con
Lorenzo sconvolto seduto accanto.
Angolo Autrici:
Eccoci qui con un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente dal
punto di vista di fratello (Valentina) e amica (Chiara).
Evvaii! Finalmente Lorenzo ce la fatta! Ha mollato madre e compagnia
bella, grazie anche all'aiuto di Christian. Adesso manca però un altro
passo importante: l'incontro con Lia. Ce la farà a riconquistarla?
Eeeeh, lo vedremo nel prossimo aggiornamento ;)
Ragazze, siamo arrivate quasi alla fine! Il prossimo sarà l'ultimo
capitolo e poi ci sarà un epilogo (Chiara non ne fa mai mancare uno
alle sue storie) :)
Grazie, grazie, grazie siete davvero molte a seguire la storia! E un
ringraziamento speciale alle ragazze che ci hanno fatto sapere il loro
parere lasciandoci delle belle recensioni... mi raccomando continuate
così :P
Alla prossima!
Un abbraccio,
Valentina e Chiara
|
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Capitolo 14 *** L'amore, quello vero ***
14.
L’amore, quello vero
Pov
Lorenzo
Non mi sembrava vero!
Ero davvero fuggito lasciando Lucrezia vestita di bianco sull'altare e
i centocinquanta invitati del matrimonio?
Non ci potevo credere!
E tutto mi sarei immaginato, men che meno di scappare verso il Brasile!
<< Scusami Christian, ma davvero hai intenzione di farmi partire
vestito da sposo? >> dissi cercando di distrarmi dai miei
pensieri.
<< Quanto sei pesante! Non abbiamo tempo per cambiarci >>
disse mio fratello.
<< Dai fermiamoci in un negozio, qualcosa anche di domenica lo
troviamo aperto >> dissi iniziando a smaniare.
Volevo togliermi quei vestiti, magari bruciarli per dimenticare al più
presto la grandissima figuraccia che avevo fatto con tutte le persone
che conoscevo.
<< Sei proprio malfidato! A tua insaputa ho preparato un piccolo
bagaglio di sopravvivenza, come lo definisco io. Guarda! >> disse
indicandomi la borsa dietro al suo sedile.
Era incredibile! Non era mai stato bravo a fare le valigie ma per
fortuna quel testone era riuscito a portare l’indispensabile.
Pensandoci bene… chi gli aveva dato il permesso di frugare nel mio
armadio?
Ma non era il momento di pensare a questo, dovevo cambiarmi e dato che
Christian non si decideva ad accostare, mi cambiai in macchina davanti
gli occhi stupiti delle auto che ci affiancavano.
Oh finalmente ero nei miei vestiti!
Nel frattempo Christian si era tolto la cravatta e non la smetteva di
ridere.
<< Visto? Tu che mi critichi sempre… alla fine ti sei deciso a
seguire la mia idea! Ahahahah! >> disse ridendo.
Non avevo seguito l'idea di nessuno, pensai irritandomi.
<< Diciamo che una volta nella vita hai capito prima di tutti
quello che è meglio per me! Non ti montare la testa, hai avuto fortuna!
>> dissi cercando di smontarlo, ma con scarsi risultati perché
ovviamente continuava a divertirsi.
<< Che dici Malefica si sarà offesa che l'hai piantata li? "Sì, lo vogliooo" ahahaha...
>> continuava a ridere mio fratello e soprattutto a prendermi in
giro.
Non potevo far niente, era così buffo che non potevo far altro che
ridere anch’io.
Arrivammo all'aeroporto, dove regnava il caos più totale, e noi eravamo
in ritardo. Ma dopo mezz'ora e una velocissima corsa, eravamo già
seduti ai nostri posti sull'aereo. Il mio cuore iniziò a battere
velocemente. Mi ricordai l’ultima volta che avevo preso l’aereo: era
con Lia per andare in Irlanda. Avevo la stessa agitazione per il
decollo, solo che accanto a me avevo mio fratello e mi vergognavo a
stringergli la mano. Già gli avevo dato fin troppi motivi per prendermi
in giro, non volevo aggiungerne altri. Così presi un bel respiro e
cercai di distrarmi, con scarsi risultati. Ero teso come una corda di
violino. Chiusi gli occhi facendo finta di dormire, così non mi avrebbe
disturbato nessuno. Non avevo nemmeno la forza di parlare per la paura.
Pensaì a Lia, a quella donna che mi aveva rubato il cuore, ai nostri
momenti insieme, e… l’aereo decollò.
Una volta arrivati che avrei fatto?
Avevo bisogno di lei, del suo profumo e delle nostri notti d'amore. Non
avevo mai provato certe sensazioni, con lei mi sentivo totalmente
perso, ero creta nelle sue mani. L'avrei sposata subito per quanto
l'amavo, per essere sicuro che mai nessuno me l'avrebbe portata via.
Oddio! Stavo pensando davvero
al matrimonio con Lia? Dovevo essere proprio stanco e sconvolto da
tutti quegli avvenimenti. Però... mmmm... niente male come idea!
Stavo vaneggiando e senza che me ne resi conto mi addormentai in volo.
Quando mi risvegliai mi accorsi di non aver spento il cellulare. Avevo
ricevuto quindici messaggi! Misi il telefono in modalità volo e mi
decisi a leggere quello che mi avevano scritto. C'erano dodici chiamate
di mia madre, una di Ferdinando, una dell'ambasciatore di Amburgo e un
messaggio di Lucrezia: "Sono contenta
di non aver sposato uno stronzo come te. I nostri contatti si chiudono
per sempre dato che non hai dimostrato di tenerci. La tua famiglia
perderà tutto il suo prestigio e non avrò pace finché non ti vedrò sul
lastrico. Hai sbagliato Lorenzo... hai sbagliato, e di grosso!”.
Era furiosa.
Non potevo non pensare a mia madre e alle conseguenze che le mie azioni
avrebbero avuto su di lei. Era stata sempre molto rispettata e adesso
sarebbe diventata lo zimbello di tutta l'alta società!
Mi avrebbe mai perdonato?
Forse appena atterrato avrei dovuto chiamarla… almeno per farle sapere
che ero vivo. Certo potevo sentirla prima di partire, che idiota!, preso com’ero dalla
mia fuga non avevo pensato a lei! Non avevo pensato a rimettere la
suoneria al cellulare. Mi dispiaceva, mi dispiaceva davvero per mia
madre... invadente, noiosa, impicciona ma era pur sempre mia madre e le
volevo bene.
<< Ma perché adesso hai questa faccia da funerale? Ti ha fatto
male dormire? >> mi domandò Christian lanciandomi un'occhiata.
<< Lucrezia mi ha mandato un messaggio anzi una minaccia e non ho
sentito la mamma prima di partire! Poveraccia, le avrò fatto venire un
colpo oggi! >> risposi.
<< Ma che ti frega, ‘sti cavoli della secca e dell'arpia, se gli
piaceva tanto Lucrezia se la poteva sposare lei! Fregatene credimi, non
ne vale la pena! Certa gente non merita nulla >> disse mio
fratello con foga.
Non capivo davvero... come poteva avere tutto questo risentimento e,
soprattutto, non le mancava l’affetto di una mamma? Mi tenni queste
domande per me, non avevo voglia di discutere e mi limitai ad annuire
alle sue provocazioni. Decisi di guardare qualche film ma a quanto
pareva anche la cinematografia dell'aereo sembrava prendermi in giro: "Se scappi ti sposo", "Il matrimonio del mio migliore amico",
"La sposa cadavere"....
insomma alla fine optai per "Una
notte da leoni", almeno mi sarei fatto due risate.
Il tempo passava lentamente. Non immaginavo che il viaggio poteva
essere così lungo. A diecimila metri d’altezza avevo ancora un po’
d’ansia e non riuscivo a guardare il finestrino. Non avevo nulla, né un
libro, né il portatile, nemmeno le parole crociate, e in più avevo mio
fratello che russava accanto a me, iniziando a farmi vergognare. Volevo
scendere. Mancavano solo quattro ore. Quattro lunghissime ore.
<< Siamo arrivati? >> disse Christian stiracchiandosi e
parlando mentre sbadigliava.
<< Manca poco >> dissi << Sei vergognoso quanto dormi
>> continuai.
<< Perché che si fa sull’aereo? >> disse con voce ancora
assonnata.
<< Appena atterrati che facciamo? >> cercai di capire cosa
aveva in mente mio fratello.
<< Stai tranquillo ho organizzato tutto io. Puoi fidarti Lollo!
>> disse facendomi l’occhiolino.
Beh adesso si che potevo stare
tranquillo! Pensai non riuscendo a trattenere un sorriso.
Dopo la grandissima figuraccia che avevo fatto qualche ora prima, non
poteva succedermi nulla di più catastrofico, anche se quando si parlava
di Christian, non si poteva mai stare sereni.
Appena atterrato chiamai mia madre non pensando al fuso orario.
<< Mamma, sono Lorenzo! Scusa se non mi sono fatto sentire!
>> dissi a bassa voce.
<< Lorenzo, mi hai fatto spaventare tantissimo! Sono anche andata
alla polizia! Non sei mai sparito così nemmeno da ragazzo! È tipico
invece di quel delinquente che ti porti dietro. Dove sei adesso?
>> disse mia madre irritata.
<< Scusami, ma abbiamo preso un volo per il Brasile e siamo
appena atterrati. Mi trattengo qui per un po’ di tempo ma prometto che
ti chiamo. Sto bene, stai tranquilla e… scusami mamma >> dissi
con le lacrime agli occhi, cercando di non farmi vedere da mio fratello.
<< Di quello che è successo ne dovremmo parlare, non bastano
semplici scuse. La situazione è gravissima. Nessuno ti obbligava a
sposarti, non ti ho trascinato all’altare con la forza. Forse ho un po’
accelerato gli eventi ma se non eri d’accordo lo potevi dire. Ma che ci
fai in Brasile? Stai con quel delinquente? Deve scappare per qualche
danno che ha combinato qui in Italia e ha chiesto la tua complicità?
>> chiese mia madre un po' ansiosa.
<< No, sono qui perché la ragazza che amo è venuta in vacanza
proprio in questa terra. Le ho raccontato bugie su bugie e l’ho persa.
Spero di poter recuperare l’amore della mia vita. Mamma, mi sono
innamorato e non l’ho detto a nessuno, l’ho lasciata andare via e spero
che non sia troppo tardi! >> dissi piangendo, non potevo più
trattenermi, avevo un nodo alla gola ormai da troppo tempo e dovevo
dire la verità.
<< Una ragazza? Ma chi è? Di chi è figlia? Potevi dirmelo tesoro!
>>.
<< E’ la cameriera della pasticceria La Ganache, Lia >>
dissi sperando che non svenisse.
<< Prego? Scusa tesoro credo di non aver capito bene. Ti sei
innamorato della cameriera? >> disse mia madre con voce sconvolta.
<< Hai capito bene mamma. Sapevo che non saresti stata d’accordo
e non ti ho detto niente proprio per questo motivo >> dissi
cercando comprensione, che invece non ebbi.
<< Lorenzo, mio caro, tu puoi avere tutte le donne che vuoi.
Potevi sposarti e nascondere qualche scappatella, nessuno ti avrebbe
detto nulla. Sei un uomo e noi donne sappiamo come siete fatti. Torna a
casa, sposa Lucrezia e poi se ti vuoi divertire vai da quella
cameriera, vai dalla lavandaia, dalla segretaria da chi vuoi >>
disse mia madre con disinvoltura.
No, mia madre stava vaneggiando… non riuscivo a credere a quello che
sentivo! Mia madre era impazzita o forse ero io che confuso dal jet lag
avevo capito male.
<< Scusami mamma, ma l’amore che fine ha fatto in tutto ciò? Io
voglio stare con la donna che amo. E soprattutto non voglio tradirla!
>> dissi sconcertato.
<< Lorenzo, hai dei doveri nei confronti della tua famiglia.
Spero non ti sei fatto deviare completamente da quello sciagurato di
tuo fratello! >> replicò lei scocciata.
<< Mamma, io voglio essere felice e non lo sarò mai se faccio
come mi dici tu. Io non sono così, mi dispiace deluderti mamma >>
dissi afflitto.
Forse non mi avrebbe mai capito.
<< Lorenzo schiarisciti le idee, poi torna a casa e parleremo
come si deve. Non metterti nei guai a frequentare certa gente.
Buonanotte >> disse la mamma riattaccando.
<< Buonanotte >> dissi deluso.
<< Allora vuoi muoverti? Sono arrivati già i bagagli! Dai
sbrigati, non vedo l’ora di uscire! >> disse gridando Christian.
<< Sì, arrivo! >> risposi.
Adesso dovevo pensare ad altro…
Dovevo tornare da Lia.
Pov Lia
Che spettacolo che era il tramonto in Brasile.
Mi sedetti su un grosso tronco in mezzo alla spiaggia a godermi il
paesaggio.
Da qui riuscivo ancora a sentire la musica di salsa che proveniva dalla
casa di Yasmine.
Il padre della mia migliore amica aveva casa proprio vicino al mare, in
una cittadina a pochi chilometri da Rio. Da quando eravamo arrivate non
facevano altro che festeggiare.
Sospettavo che il piano di Yasmine fosse farmi accasare con uno dei
suoi tanti parenti dato che non faceva altro che presentarmi a frotte
di cugini. Tutti bellissimi ragazzi brasiliani.
Dovevo ammettere che tutto sommato mi divertito molto ad essere
corteggiata da loro, specialmente da Paulo, un suo cugino di secondo
grado e bravissimo danzatore di Capoeira, dai capelli e gli occhi
nerissimi.
Non avevo avuto nemmeno un attimo per pensare a Lorenzo.
Ok, sì che ci avevo pensato. Ma solo qualche volta.
Mi sembrava fosse passata una vita dal giorno della sua festa.
E il fatto che fossi in Brasile rendeva tutto più facile.
Yasmine aveva avuto ragione: avevo fatto proprio bene a seguirla fin
qui. Avevo bisogno di staccare da tutto e da tutti.
… però chissà cosa stava facendo Lorenzo in quel momento.
Sapevo che Christian sarebbe dovuto arrivare a momenti quindi di sicuro
Lorenzo ormai era sposato.
Me lo immaginavo in viaggio di nozze con la sua amata mogliettina
perfetta per i gusti di sua madre.
Quando lo pensavo non riuscivo più ad essere arrabbiata. Provavo solo
tanta tristezza. Ma sapevo che col tempo sarebbe passata anche quella.
Sentii dei passi dietro di me e sperai che non fosse Paulo. In quel
momento non mi andava proprio di ballare la salsa. A forza di danzare
coi parenti di Yasmine ero diventata una ballerina provetta.
<< La bellezza di questo posto ti toglie il fiato, non è vero?
>>.
Trasalii. Al suono di quella voce quasi rischiai di cadere dal tronco e
di finire con la testa nella sabbia. Due mani calde mi afferrarono per
le braccia per impedirmelo.
Mi girai di scatto, così veloce che il collo mi fece male, per
incontrare il famigliare sguardo verde di Lorenzo. Indossava una tuta
un po’ sgualcita, i capelli erano più ribelli che mai e sul volto c’era
un accenno di barba.
<< Che cosa ci fai qui? >> gli chiesi appena ritrovai l’uso
della parola.
Il cuore iniziò a battermi a mille.
<< Sono qui per te Lia >> risposte lui con voce profonda
guardandomi serio.
Senza che potessi fermarmi feci una risatina isterica.
<< E la mogliettina dove l’hai lasciata? >>
<< Non sono sposato >>
<< Cosa?! >>
<< Non mi sono sposato Lia! >> esclamò lui << Non
potevo nemmeno immaginarmi a fianco di una che non fossi tu, ho mandato
a monte quella falsa di matrimonio che aveva organizzato mia madre
>>.
<< Davvero? >>
<< Sì Lia io ti amo davvero! Non posso stare senza di te >>.
Vidi che cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni.
<< Nella vita non sono mai stato bravo a pensare solo a me
stesso, troppo preso ad accontentare tutti gli altri. Ma adesso voglio
che tu faccia una cosa per me >> si alzò e si inginocchiò davanti
a me. Oh mio Dio! << Voglio che tu mi renda l’uomo più felice del
mondo. Cecilia Callisti mi vuoi sposare? >>
Aprì la mano stretta a pugno davanti a lui e vidi un piccolo anellino
fatto di conchiglie bianche. Lo osservai ad occhi sgranati.
<< Lo so che non è un granché ma l’ho comprato appena uscito
fuori dall’aeroporto e… >>
<< Shhh! >> gli misi un dito sulle labbra per zittirlo. Lo
guardai dritto negli occhi e parlai: << Lorenzo tu mi hai molto
ferita >>.
<< Ma non succederà mai più! >> esclamò lui una nota
disperata nella voce.
<< Hai avuto tante occasioni per dire la verità >> lo
rimproverai.
<< Lo so Lia, sono stato un vigliacco. Avevo paura che dicendoti
la verità ti avrei penso. E poi quel giorno della festa… ho avuto paura
di deludere mia madre e tutti gli altri presenti che si aspettavano che
la mia vita sarebbe stata quella, ma alla fine ce l’ho fatta! Sono
venuto da te! E in ginocchio ti chiedo di perdonarmi o almeno di darmi
un’altra possibilità >>.
A quelle parole sentii gli occhi pizzicare per le lacrime, sbattei le
palpebre più volte per scacciarle.
<< Lorenzo mi hai ferita e non credo che tu sia in grado di farti
perdonare così facilmente… >>
Lo sentii trattenere il respiro. I suoi occhi verdi erano diventati
così profondi, pieni di sofferenza. Oddio, come potevo resistere a
quello sguardo?!
<< …ma io ti amo e sì, sarò la signora Della Torre! >>
<< Oddio Lia sul serio? >>
Mi gettai su di lui per abbracciarlo e cademmo sulla sabbia. Scoppiammo
a ridere e gli porsi la mano, lui infilò il piccolo anello di
conchiglie all’anulare sinistro.
<< Ti amo Lia! >>.
Si chinò su di me per baciarmi.
<< Vai così Lollo! >>
Ci girammo per guardare Yasmine abbracciata a Christian che sorridevano.
Tornai a guardare Lorenzo.
<< Sappi che però non te la caverai con così poco! >>
<< Cosa devo fare ancora per farmi perdonare? >>
<< Innanzitutto ballare la salsa con me! >>.
Lorenzo sgranò gli occhi. << No davvero! Non puoi farmi questo!
>>.
<< Sì che posso, andiamo bello! >>.
Lo presi per mano e iniziammo a correre verso casa di Yasmine ridendo.
Il mio cuore batteva a più non posso. Non sarebbe stato facile
perdonare ciò che Lorenzo aveva fatto ma, insomma, aveva lasciato tutto
e tutto ed era venuto fino in Brasile per me. Sapevo che il suo amore
era sincero, lo avevo capito dai suoi occhi. Era bello tornare di nuovo
ad essere felici e insieme a lui.
Angolo autrici:
Siii Lorenzo è riuscito a farsi dare una seconda occasione da Lia!
L'amore, quello vero, non poteva non trionfare ;) Insomma Lorenzo è
corso fino in Brasile per riconquistarla... a chi non piacerebbe vedere
arrivare il principe azzurro in sella al suo cavallo bianco per venire
a salvarci? Eh Lia non ha resistito. E nemmeno noi :) Speriamo che il
capitolo vi sia piaciuto!
C'è stata una piccola licenza poetica per quanto riguarda il pezzo
sull'aereo (in realtà niente cellulare accesi, mi raccomando!), ma
concedetecela per la storia :P
Ragazze questa è la fine della storia ma ci sarà un ultimissimo
aggiornamento che sarà uno scorcio sul futuro dei nostri amati
personaggi.
Un abbraccio,
Valentina e Chiara
|
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Capitolo 15 *** Epilogo ***
15. Epilogo
Pov
Lia
La voce di Lorenzo rimbombò
per il salone.
<< Lia sbrigati
altrimenti faremo tardi! >>.
<< Arrivo arrivo!
>>
Mi guardai allo specchio
mentre sistemavo il vestito color rosa antico.
Finalmente il giorno tanto
atteso era arrivato: Yasmine e Christian si sposavano! Dopo ben tre
anni di fidanzamento si erano decisi. Loro che non credevano nell’amore
alla fine avevano ceduto e si erano innamorati sul serio. E un bel
matrimonio a confermarlo.
Io e Lorenzo avremmo fatto
da testimoni. Io alla mia migliore amica e Lorenzo a suo fratello, com’era stato per il nostro
matrimonio.
Erano già due anni che io e Lorenzo eravamo sposati. Quel giorno era
stato bellissimo, forse uno dei più belli della mia vita ma adesso
stava per essere sostituito da un altro momento che sarebbe stato ancor
più meraviglioso.
Mi accarezzai il pancione.
Il bambino aveva appena
scalciato.
Ormai mancava solo un mese
al parto.
Lo avremmo chiamato
Raffaele come il padre di Lorenzo.
<< Lia?! >>
<< Uff un momento!
>>
Mi piegai piano mentre
sentivo il piccolo Raffaele che scalciava come un forsennato e cercai
di infilare i miei poveri gonfi piedi nelle ballerine. Ogni movimento
era limitato con il pancione che avevo. Mi sentivo una balena.
Lorenzo comparì sulla
soglia della camera da letto.
<< Lia che stai
facendo? >> domandò lui con una risatina.
<< Non lo vedi? Sto
cercando di mettermi le scarpe! >> ringhiai.
<< Aspetta, ti aiuto!
>>.
Infilate le scarpe
finalmente riuscimmo a uscire di casa. Arrivammo in chiesa appena
qualche minuto prima che iniziasse la cerimonia.
La sposa era bellissima.
Yasmine indossava un
sinuoso abito bianco che creava uno splendido contrasto con la sua
carnagione dorata e i suoi capelli tornati al loro scuro colore
naturale sistemati in una elaborata acconciatura.
Mentre avanzava lungo la
navata della chiesa mi girai ad osservare Christian.
Aveva un sorriso
luminosissimo. Con quel vestito nero così elegante che indossava,
niente piercing e niente ciuffo biondo quasi mi sembrava un’altra
persona dal ragazzo che avevo incontrato qualche anno fa.
Diciamo che quei due matti
dei nostri amici mettendosi insieme avevano messo anche la testa
apposto.
Durante la messa osservai
la madre di Lorenzo piangere come una bambina.
Alla fine aveva capito che
non poteva perdere entrambi i suoi figli e così si era riappacificata
con tutti e due. Continuava ad avere il suo carattere snob e trattava
le sue due nuore, cioè me e Yasmine, con sufficienza ma pensavo che
sarebbe stata un’ottima nonna.
A cerimonia finita ci
dirigemmo tutti al ristorante, un bellissimo casale immerso nella
campagna. Per fortuna che il tempo era bello così tutto il pranzo si
svolse all’aperto.
Ballai insieme a Yasmine
qualche ballo, sebbene con movimenti limitati, e poi quando sentii che
i miei poveri piedi non ne potevano più andai a sedermi.
Lorenzo si affiancò a me.
<< Stanca? >>
<< Un po’! Oddio
senti, metti la mano qui! >> gli presi la mano e la portai sulla
mia pancia << Lo senti come scalcia? >>
Lorenzo mi guardò con un
sorriso dolcissimo. << Lia ti amo >>.
<< Questo è l’amore
quello vero >>.
Angolo autrici:
Ecco un piccolo scorcio
sulle vite future dei nostri personaggi. La fanfiction è finita ma la
storia di Lia e Lore non finirà mai se continuate a immaginarli nella
vostra fantasia. Noi ce li siamo immaginati così ;)
Un grande ringraziamento a
tutte quelle che ci hanno seguito e sostenuto! Speriamo che la storia
si sia rivelata una lettura piacevole e divertente e che vi abbia
regalato anche qualche emozione :)
Stiamo pensando di
scriverne un'altra con dei nuovi personaggi e una nuova ambientazione,
quindi non dimenticatevi di noi!
Un abbraccio,
Valentina e Chiara
|
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