Synchronicity

di Milky_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ordinary Life ***
Capitolo 2: *** Reunite ***
Capitolo 3: *** Trouble ***



Capitolo 1
*** Ordinary Life ***


Cuffie nelle orecchie, computer sulle gambe… sono pronta per iniziare una nuova partita, accedo al gioco quando…
“Himeji, potresti venire un attimo?”
Mia madre è sempre stata capace di interrompermi nei momenti migliori!
Tolgo di malavoglia le cuffie dalle orecchie, fermando la musica e scendo scalza le scale.
“Si? Avevi bisogno?” mi sporgo nella spaziosa cucina, l’odorino della cena già invade l’aria, il tavolo pronto per essere apparecchiato.
Mia madre mi viene incontro con uno scatolone
“Tuo padre ha trovato questo in cantina… controlla che non ci sia nulla che ti interessa, altrimenti lo buttiamo via”
Impallidisco appena alla vista di quella scatola, ma raggiungo mia mamma e le tolgo il peso dalle braccia.
“Se non fossi intervenuta, tuo padre l’avrebbe fatta sparire direttamente, lo sai come è fatto” si lascia scappare una risatina “Ma ricordo che mi avevi detto di avere ricordi importanti qui dentro.”
Annuisco e le sorrido, è davvero attenta.
“Tra poco è pronta la cena, non ti attardare troppo… Hai già fatto i compiti?”
“Siii” urlo scappando su per le scale che portano alla mia camera.
Poso lo scatolone al centro della stanza e vado a richiudere la porta, prima di spostare nuovamente lo sguardo su quella scatola colorata.
Ne sono attratta e allo stesso tempo intimorita, ne conosco il contenuto e forse, dopo un anno è venuto il momento di staccarsi dal passato e smettere di sperare.
Ken non tornerà….


Tolgo lentamente lo scotch dallo scatolone, facendo attenzione a non strappare il colore
*in ogni caso potrei riutilizzare la scatola per i miei disegni!* penso, nel vago tentativo di non rabbuiarmi più di quanto non lo sia già.
Apro lentamente i lembi di carta e al suo interno trovo tutto nello stesso ordine in cui l’avevo lasciato.
L’orsetto con la maglietta con il cuoricino occupa gran parte dello spazio, lo prendo delicatamente e lo appoggio sul letto con una delicatezza incredibile.
C’è una piccola pila di foto, le sollevo e inizio a scorrerle lentamente… Sono tutte foto scattate insieme a Ken, nel corso delle elementari.
Alcune mi fanno scappare un sorriso, ma mi lasciano tutte l’amaro in bocca.
“E questa? Come ci sei finita qui?” tra le tante foto ne trovo anche una mia e di Castiel, in quella giornata al mare.
Alzo lo sguardo e ne ritrovo una simile sulla mia bacheca dei ricordi, piena di foto con i miei amici.
“Domani la porterò a Cass, si lamenta sempre che non ha nostre foto insieme.. “ ridacchio e la appoggio vicino all’orsetto.
Poso tutte le foto fuori dallo scatolone e sul fondo rimane solo un vecchio diario logoro e qualche piccola bigiotteria.
Un anellino rosa chiaro, un braccialetto con dei fiori di ciliegio e degli orecchini con pendente a piuma, ricordavo ogni singolo compleanno in cui me li aveva regalati… l’anellino ormai posso metterlo solo sul mignolo, tanto è piccolino, il bracciale invece non riesco ad indossarlo.
Appoggio tutto vicino alle mie gambe incrociate e prendo l’ultima cosa rimasta, il diario.
Tra tutti questi oggetti è la cosa che ricordo meno, così inizio a sfogliare le prime pagine… trovo una calligrafia traballante e i racconti di una me bambina, durante le elementari. Sorrido, sbuffo e mi sorprendo di come riportassi tutto ciò che mia accadeva, con una cadenza quasi maniacale.
Rimango un po’ li a leggere di piccole scaramucce e di bigliettini tra amiche, quando mi imbatto in due pagine chiuse tra loro con lo scotch.
Mi alzo e raggiungo la scrivania, cercando un paio di forbici, ma mentre mi appresto a eliminare quel piccolo pezzo di plastica, mia madre mi richiama dalle scale per farmi scendere a cenare.
Malvolentieri lascio forbici e diario e mi dirigo verso il piano di sotto dove trovo i miei genitori già seduti a tavola.
Passiamo una serata piacevole, aiuto mia madre a sparecchiare e tutti insieme ci piazziamo davanti alla tv per seguire un reality show estremamente divertente.
Dimentico completamente il diario  e quando ritorno in camera rimetto tutto nello scatolone svogliatamente, ad esclusione della foto con Castiel; infilo la scatola colorata nel mio armadio e arrivo traballante sotto le coperte.
Spengo la luce e mi addormento, pensando al mio compagno d’infanzia, Ken.


Mi ritrovo nel bel mezzo del nulla, intorno a me c’è solo un blu notte sconfinato; cerco con lo sguardo qualsiasi cosa familiare e noto di non essere nel nulla ma sotto un cielo trapuntato di stelle… Anzi, per l’esattezza, sono sospesa in un cielo pieno di stelle.
Guardo intorno a me con meraviglia e stupore e capisco che posso muovermi a mio piacimento, come se stessi nuotando in quel cielo.
Vedo le mie mani e sussulto, sono semi trasparenti, di un bianco perlato, molto simile all’alone della luna piena.
Inizio a fluttuare di qua e di la avvicinandomi alle stelle, e cingendo la loro luce tra le mie mani; la sensazione di tranquillità che mi pervade è calda e accogliente, sento di potermi perdere in quel cielo magnifico.
Ad un tratto una voce mi distrae e spaventa al tempo stesso
“Una yumemi?” è una voce maschile, calda e in qualche modo familiare.
“Chi è la?” dico voltandomi in cerca della fonte di quel suono.
“Sono proprio qui”
Davanti a me c’è un contorno luminescente di un corpo maschile, sforzando appena gli occhi, noto che all’interno di quella luminescenza il colore è più scuro, un nero perfetto e senza stelle.
“Credevo di essere l’unico a sapere come arrivare qui” il suo tono è divertito e le labbra, unica cosa riconoscibile in quel “corpo” si increspano in un sorriso.
“Non so come ci sono arrivata… Mi sono addormentata come sempre e mi sono ritrovata qui” dico abbracciando lo spazio intorno a noi con le braccia aperte.
“E’ la prima volta che incontro qualcuno qui…” 
Si avvicina a me e viene rischiarato leggermente dal luccichio del mio corpo.
“Quindi tu sai dirmi perché sono… così?” esito un po’ cercando le parole per descrivere il mio corpo , se così lo si può definire.
“In questo spazio c’è solo la proiezione della tua mente, per questo non hai un aspetto ma solo una forma e una voce.”
“Vuoi dire che posso assumere qualunque forma io desideri?” chiedo speranzosa
“Non esagerare adesso” ridacchia il mio interlocutore.
Presa in contropiede sbuffo e mi guardo intorno sempre più meravigliata del paesaggio.
sto giusto contemplando una costellazione lontana che penso di conoscere quando al mio “compagno” se così possiamo definirlo, scappa un grido come se si fosse scottato.
“Che succede?” Chiedo intimorita.
“Devo andare… la sveglia..”  vedo il suo corpo diventare evanescente poco alla volta e inorridita gli grido
“Come faccio? Come faccio a svegliarmi?”
“Sforzati di uscire dal sogno! Imponi alla tua coscienza di svegliars…” e sparisce sotto i miei occhi prima che possa finire la frase.
“sforzarmi di svegliarmi… la fa facile lui…” mi siedo a gambe incrociate e mi concentro
“Devi svegliarti! Devi svegliarti! Devi svegliarti! Devi svegliarti!” dico a me stessa, esattamente come quando faccio un incubo.
Lentamente mi sento sparire e la pesantezza del mio corpo mi pervade.
Apro gli occhi e vedo l’orario… le 6.30.
“Che razza di sogno…” sussurro a me stessa portando un braccio sopra gli occhi.
Ben sapendo che non mi sarei più riaddormentata decido di alzarmi e prepararmi per un altro giorno di scuola.
Indosso i jeans a sigaretta neri, un pullover rosa antico attillato, le All Stars nere e prendo il mio zaino a tracolla nero e azzurro dalla sedia vicino all’armadio.
Recupero la foto lasciata la sera prima sulla scrivania, me la rigiro tra le mani, pensando a qualche mese prima, al caldo dell’estate e ai miei goffi tentativi di relazionarmi con Castiel.
La infilo nella tasca alta dello zaino e gettandomelo su una spalla scendo al piano di sotto, dove trovo mia madre ai fornelli, intenta a preparare il caffè per lei e mio padre.
“Buongiorno..” sbadiglio vistosamente, i capelli ancora arruffati dal sonno
“Buongiorno tesoro… come mai già sveglia?”
Mi siedo al tavolo, intavolando una conversazione con mia madre, mentre mangio cereali e latte.
Mio padre passa praticamente correndo in cucina, trangugiando di corsa il suo caffè e farfugliando che è “in ritardo ritardissimo” e correndo fuori dalla porta prima ancora che io potessi finire i miei cereali.
Lascio la mia tazza nel lavandino, trascino i piedi fino al bagno dove mi lavo velocemente i denti, e riporto i miei capelli a uno stato umano, infilando una spilla a forma di stella all’altezza della tempia.
“Perfetto!” scocco un sorriso a me stessa allo specchio, recupero un elastico dal mio beauty e lo infilo al polso, prima di tornare in cucina per recuperare zaino e giacca.
“Sei pronta? Torni per pranzo oggi?” mia madre già vestite da tutto punto, mi aspetta sulla soglia di casa per fare un piccolo pezzo di strada insieme.
“No, mi fermo con Rosa a studiare a scuola…” dico infilando il giubbottino di pelle nera e lanciandomi la borsa su una spalla.
“Rientra prima che faccia buio e fai attenzione!” il tono di mia madre è apprensivo come sempre, ormai ho 17 anni e comunque non riesce a non essere in pena per me ogni qual volta che metto piede furi di casa.
Mi avvicino e le sorrido
“Certo, non preoccuparti!”
Lei mi da un dolce buffetto sulla testa e insieme ci incamminiamo fino alla fermata dell’autobus.
Attendo con lei l’arrivo del mezzo e la saluto allegramente con la mano non appena parte a bordo di un saturo autobus verso il centro di Parigi.
Mi incammino a passo svelto, infilandomi le cuffiette nelle orecchie e sparando a tutto volume una canzone di May’n.
La città si sta ancora risvegliando e ci sono ben poche persone sui marciapiedi della città; seguo per un po’ la via principale per poi svoltare all’interno di un piccolo parco che avrebbe accorciato notevolmente la strada per il liceo.
Girovago appena, tentennando nella scelta della direzione.
“Himeji abbi un po’ di forza di volontà! Ti sei detta ieri sera di smetterla di pensarci…” ma i miei piedi già camminano in quella direzione che tentavo disperatamente di evitare.
“Oh, al diavolo!” penso e lo sguardo già corre sulla mia meta.
In mezzo al parco c’è un piccolo laghetto con poche panchine intorno, una di quelle ha un incisione decisamente speciale…
Sfiorando la superficie con la mano si riescono ancora a sentire le parole incise, nonostante sia stata riverniciata più volte nel corso degli anni.
In 3° media io e Ken vi incidemmo “Yume no Tsubasa” … Ai tempi quando scoprii che suo nonno era di origini Giapponesi (come mia madre, d’altronde) rimasi estremamente stupita.
Su quella panchina passammo l’ultimo pomeriggio insieme e lui mi raccontò che il suo sogno più grande era visitare il Giappone di cui suo nonno gli aveva ampiamente parlato.
Decidemmo quindi di incidere quelle parole per sugellare la promessa che un giorno avremmo visitato Tokyo insieme.
Da quando mia madre mi consegnò l’orsacchiotto e mi disse che Ken e la sua famiglia si erano trasferiti all'estero e il numero di cellulare di Ken risultò irraggiungibile, vengo in questo posto sperando di rivederlo un giorno.
Presa dai miei pensieri arrivo quasi alla panchina, quando mi accorgo che è già occupata; un ragazzo dalle spalle atletiche e scompigliati capelli castani siede proprio al centro della panchina.
Mi fermo a pochi passi da lui, sbuffo appena e mi dirigo nuovamente verso il sentiero principale a passo pesante.
Da quando frequento lui è andato via, ogni mattina, passo qualche minuto seduta in quel posto e trovarla occupata mi ha messo addosso un po’ di malumore.
Raggiungo lentamente il bar vicino a scuola, dove ordino un cappuccino al ginseng che mi faccio portare al tavolo che occupo abitualmente con Cass e Lys.
Sto per appoggiare lo zaino su una delle due sedie quando mi accorgo del piccolo blocco note di Lys, puntualmente dimenticato.
Lo infilo nella stessa tasca dove tengo la foto e sorseggio allegramente il mio cappuccino, prima di ritornare sui miei passi e raggiungere il cancello della scuola.
Trovo Lysandre vicino alla nostra panchina, con un espressione pensierosa in volto.
“Buongiorno Lys… Tutto bene?” dico con tono vago, ben sapendo cosa impensierisce il mio amico.
“ ‘Giorno Himeji… Non trovo più il mio quaderno… Tu sai dove potrei averlo messo?” 
“Intendi questo?” recupero il blocco e glielo porgo, ridacchiando
“Dovresti fare più attenzione quando fai colazione al bar”
Lui mi sorride e afferra il quaderno per poi sparire dietro lo stesso, colto da un improvvisa ispirazione.
Lo osservo per un po’, sorridendo, per poi domandare
“Cass pensa di venire oggi a scuola, che tu sappia?”
Lui alza appena lo sguardo dal quaderno, quando un braccio mi afferra le spalle, facendomi quasi cadere.
“Certo che la nanerottola oggi è curiosa!” Una voce ben conosciuta e profonda mi fa andare su tutte le furie.
“Tu non riesci a salutare come un normale essere umano?” Dico rivoltandomi nel suo strano abbraccio e alzando la testa per incrociare il suo sguardo.
“Non è colpa mia se le nanette non sono facili da abbracciare” ridacchia guardandomi dalla sua irritante posizione.
“Tsè… E io che ti avevo anche portato un regalino… Non credo che te lo meriti…” metto su un broncio esageratissimo e sbuffo.
Vedo un sorrisetto sul suo volto e la sua curiosità montare poco alla volta; lo guardo di traverso e divertita sussurro:
“A questo punto dovrai guadagnartelo, Signor Castiel” 
Sento le sue mani cingermi la vita e rapido si avvicina a me e mi schiocca un bacio tra guancia e labbra, facendomi arrossire e balbettare.
“S-s-s-stupido!!” tento di allontanarmi ma lui mi tiene stretta appoggiando poi il mento sulla mia testa
Lo sento ridere, ma d’un tratto sento le sue braccia irrigidirsi e il suo corpo trema appena.
“Castiel?” preoccupata tento di svincolarmi dalla sua presa, ma una sua mano corre veloce alla mia nuca e mi fa affondare nel suo petto.
“Cass… Cosa?...Soff…Soffoco!!” Riesco a gridare prima che lui sciolga quella presa mortale.
“Volevo vedere quanto resistevi, nanerottola” dice con rinnovata allegria nella voce, ma i suoi occhi sono ancora guardinghi e preoccupati.
Mi volto alla ricerca della fonte della sua tensione, ma ormai il cortile della scuola è semideserto, dato che sta per suonare la campanella di inizio lezioni.
“Quindi questo regalino?” Cass mi sorride mentre ci avviamo tutti e tre verso la nostra aula all’interno.
“Dipende da come di comporterai oggi!”


 
Lo strano comportamento di Castiel continua per tutta la durata delle lezioni.
Durante l’intervallo scatta via come una molla, lasciando me e Lysandre a scambiarci sguardi interrogativi e quando faccio per uscire dalla classe, per prendere un the alla macchinetta mi si piazza davanti, insistendo perché io resti in aula e proponendosi di andare lui stesso a prenderlo per me.
“A cosa devo tutta questa gentilezza?” dico non appena torna con il the fumante.
Lui scosta lo sguardo da me e sbuffa
“Non posso essere gentile, ogni tanto?” un leggero rossore gli imporpora le guance e scambia un veloce sguardo con Lys, che dopo un breve cenno con la testa, si alza ed esce velocemente dalla classe.
“Si può sapere che state complottando voi due?” osservo la schiena di Lys sparire dietro la porta prima di riportare il mio sguardo sul ragazzo dai capelli rossi davanti a me.
Il suo sguardo incrocia il mio, ma l’acciaio dei suoi occhi è imperscrutabile.
“Allora nanetta… Mi sono meritato il mio regalino?”
“Stai tentando di cambiare argomento?”
Lui tende la mano verso di me e so che non avrò altre risposte da lui.
“Uff… E va bene, prepotente!!” Sbuffo e recupero la foto dalla tasca dello zaino.
“L’ho trovata ieri sera mentre…” mi fermo, cercando le parole giuste, “…Mentre sistemavo camera!” concludo con un sorriso tirato ma Castiel è troppo intento a osservare la foto.
Emette un fischio basso e poi si avvicina al mio viso.
“In costume eri proprio una magnifica visione, sai? La tua parte migliore era in bella vista…” mentre parla fa vagare lo sguardo sul seno prosperoso, che in questo momento tende in maniera preoccupante il mio maglioncino rosa.
Lo fulmino con lo sguardo e tento di riprendermi la foto, ma lui mi piazza una mano in mezzo alla fronte, ridacchiando.
“Calmati nanerottola o rischi di farti male!” continua a ridere mentre agito le braccia nel tentativo di afferrare la foto che lui tiene in alto sopra la sua testa.
“La pagherai… Oh, se la pagherai, Castiel!!” mi lancio arrabbiata al suo posto vicino alla finestra e osservo il cortile pieno di studenti.
Un ragazzo che cammina verso i cancelli attira la mia attenzione… Dove ho già visto quella testa castana?
Rimugino un attimo, sforzandomi di ricordare, mentre lui si allontana dall’istituto intento a scrivere un messaggio su un cellulare.
“Che guardi?” Castiel appoggia il mento sulla mia testa, sbirciando il cortile che va svuotandosi.
“Un tipo che non è della nostra scuola direi… Non l’avevo mai visto” dico sbuffando appena.
Sento i muscoli della mascella del rosso contrarsi.
“Dov’è?” soffia le parole con rabbia.
“Ma che ti prende? Comunque è appena uscito dai cancelli della scuola… Perché ti preoccupa tanto?” Mi giro, costringendolo ad alzarsi.
“Ora ricordo!” scatto in piedi, facendo spaventare il mio compagno di banco.
“Sei impazzita? Mi hai fatto prendere un infarto!”
“E’ il ladro di panchine di questa mattina!” dico gettando uno sguardo sprezzante alla finestra.
“Il ladro di cosa..?” Ora è Castiel ad osservarmi stranito, mentre la classe si riempie poco alla volta.
“Stamattina, facendo il solito giro nel parco ho trovato la mia panchina preferita occupata… Era quel tipo, ne sono certa!” batto soddisfatta un pugno nell’altro.
Vedo di nuovo i pugni di Cass irrigidirsi per poi rilassarsi
“Come fai a dirlo, nanerottola? Poteva essere chiunque, dato che tu non ci vedi da qui a li!” si infila una cuffietta nell’orecchio e mi guarda sornione.
“Sai essere davvero irritante quando vuoi, lo sai?” incrocio le braccia al petto e sbuffo alterata.
Cosa ne vuole sapere lui? Sono certa che è la stessa persona che ho visto questa mattina! Non capisco perché la cosa lo indispettisca a questo modo!
Totalmente persa nei miei pensieri, mi accorgo appena che Lysandre è appena rientrato in aula e con aria cupa fa un cenno a Castiel che subito scatta in piedi.
“Nanerottola, oggi tu ti fai accompagnare a casa da Lys, non voglio sentire obiezioni!”
Recupera il suo zaino e mi lancia un occhiata truce.
“Se vengo a sapere che sei tornata da sola, ti torturerò per il resto dell’anno, intesi?”
“Ma cos…?” non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che lui è già fuori dalla porta, dopo aver appoggiato la mano sulla spalla dell’amico e avergli sussurrato qualcosa.
“Ma che gli prende a quello, oggi?” borbotto, mentre Lys prende il suo posto accanto a me.
Getto lo sguardo nel cortile e vedo Castiel inforcare la sua moto e sparire veloce nelle vie della città, malamente inseguito dal professor Faraize, nel tentativo di fermarlo.
Indico la scena a Lys e insieme ci facciamo una sonora risata.
Vorrei proprio sapere cosa gli è preso,  a quella testa calda.
Persa nei miei pensieri, le ultime ore di scuola corrono via in un battito di ciglia e ben presto mi ritrovo nel cortile in compagnia di Lys.
“Non sei obbligato ad accompagnarmi Lys… Anzi non ne vedo nemmeno il motivo!”  ho la voce alterata da una leggera rabbia.
“Per me non è un problema accompagnarti a casa, Hime” Lys mi sorride e si incammina in direzione della mia casa, facendomi cenno di seguirlo.
Siamo quasi ai cancelli della scuola quando mi fermo di colpo.
“Oggi devo studiare insieme a Rosa! Me ne stavo dimenticando!” proprio in quel  momento lei compare al mio fianco.
“Parlavo giusto di te!”
“Hime! Mi dispiace ma dobbiamo rimandare il nostro pomeriggio di studio” mi guarda dispiaciuta e con voce arrabbiata continua
“I miei genitori mi hanno incastrata ad andare a trovare dei parenti fuori città” alza gli occhi al cielo, stizzita.
“Non preoccuparti, Rosa!” la vedo gettare uno sguardo astioso oltre la mia spalla.
“Ecco i miei in macchina… Ci sentiamo per messaggio, Hime! Ciao Lys”  scappa via salutando entrambi con la mano, per poi sparire nell’auto dei suoi genitori che parte a tutta velocità.
“Direi che possiamo andare anche noi…”  dico sconsolata.
Avevo proprio bisogno dell’aiuto di Rosa per il compito di matematica della prossima settimana.
Lysandre mi scompiglia appena i capelli e mi sorride
“Forza non fare quella faccia triste… Non ti va di restare un poco in mia compagnia?”
Arrossisco appena
“Non ho mai detto questo!  Solo, mi dispiace che tu debba allungare tanto la strada solo per accompagnare me a casa!”
“Come ti ho già detto, mi fa solo piacere accompagnarti!”
Lungo la strada chiacchieriamo del più e del meno ma quando arriviamo nei pressi del parco, Lys mi afferra un braccio e mi fa fare un brusco cambio di direzione, svoltando verso la ben più trafficata via di negozi li accanto.
“Se attraversiamo il parco arriviamo prima!” dico mentre attraversiamo la strada e iniziamo a camminare in mezzo a una moltitudine di persone.
“Avrei bisogno di vedere un negozio qui… Vorrei anche mettere qualcosa sotto i denti, se ti va di tenermi compagnia” sorride nonostante legga nei suoi occhi una certa apprensione.
Proprio in quel momento il mio stomaco lancia un borbottio rumoroso e io arrossisco fino alla punta delle orecchie.
“Direi che conviene, per prima cosa, fermarci a mangiare!” Sentire la risata di Lysandre è sempre una rarità per cui dimentico tutti i pensieri sulla strana apprensione che lui e Castiel sembrano avere nei miei confronti oggi e insieme ci dirigiamo nel primo fast food che troviamo lungo la nostra strada.
Rimaniamo insieme fin a metà pomeriggio, dopodiché Lysandre mi accompagna fino a casa, ci salutiamo sulla porta e io rimango sola nel silenzio.
Lancio la giacca su una sedia e dopo aver scalciato via le scarpe mi dirigo mesta in camera mia, pronta per un tentativo di studio dell’odiosa matematica.
Mi cambio distrattamente davanti alla porta finestra della mia camera, ripiegando accuratamente i vestiti sulla sedia e rimanendo in intimo mentre prendo la mia tenuta casalinga per stare comoda.
Infilo un magliettone di almeno tre taglie più largo e mi cade l’occhio sulla strada sottostante.
Dei grossi camion di un agenzia di traslochi si fermano nella villetta a fianco e vedo gli operai iniziare a scaricare mobili ed elettrodomestici.
“Credevo che rimesse disabitata per sempre… La casa di Ken…” scosto le tende e mi appoggio al vetro osservando il via vai di operai e mobilio nella strada.
Sono ancora li appoggiata quando sento un pizzicorino alla nuca, come se qualcuno mi stesse osservando.
Alzo lo sguardo e vedo qualcuno chiudere bruscamente le tende della finestra davanti alla mia.
Sussulto e chiudo velocemente le tende, imbarazzata, per poi infilarmi un paio di pantaloni comodi e mettermi a studiare, con il cuore che ancora batte all’impazzata.
Verso le sette sento mia madre rientrare e decido di smetterla di scervellarmi.
“Tanto non ci capirò mai nulla da sola, meglio se vado a farmi un bel bagno caldo!!”
Esco dalla stanza e vado a riempirmi la vasca di acqua calda, così da essere pulita e profumata, in tempo per la cena.
Dopo essere scesa a salutare mia mamma ed averle raccontato la giornata, ritorno al piano superiore, chiudendomi nel bagno,  dove mi immergo nell’acqua calda e rimugino sulla giornata appena passata.
“Mi sono dimenticata di chiedere a mamma se sa chi sono i nostri nuovi vicini!” penso distrattamente mentre muovo la schiuma con la mano.
L’acqua bollente culla i miei pensieri e ben presto mi trovo con il corpo rilassato e la mente svuotata.
Quando sento il campanello suonare e la voce di mia madre che accoglie mio padre, decido di sciacquarmi e uscire dalla vasca.
Torno in camera mia avvolta in un asciugamano, i capelli bagnati mi ricadono sulle spalle e piccole goccioline d’acqua imperlano le parti scoperte della mia pelle bianca.
Cerco dell’intimo e dei vestiti puliti all’interno dell’armadio, appoggio poi tutto sul letto e faccio scorrere via dal mio corpo l’asciugamano, rimanendo nuda davanti allo specchio.
Mi osservo per qualche istante, prima di infilarmi mutandine e reggiseno; d’un tratto mi accorgo che nel buio la finestra di fronte alla mia è illuminata.
Mi giro rapidamente e noto qualcuno che sbircia attraverso le tende spesse della casa accanto; non appena si accorge che lo osservo, chiude rapidamente le tende.
Per la seconda volta nella giornata, arrossisco imbarazzata e chiudo le serrande.
“Che schifo… un maniaco come vicino di casa… immagino che sarà pure vecchio e bavoso!” penso mentre infilo il pigiama.
Mi pettino i capelli e li passo velocemente con il phon, prima di raccoglierli con un mollettone colorato e scendere per cenare insieme ai miei genitori.
Parlando del più e del meno vengo a sapere che neanche loro sanno chi si è appena trasferito nella casa accanto, decido quindi di non riferire i due imbarazzanti episodi del pomeriggio, non voglio farli preoccupare inutilmente.
Dopo aver lavato i piatti me ne torno in camera, mi butto sul letto e metto le cuffiette alle orecchie, lasciandomi cullare dalla mia musica più rilassante.
Ben presto mi infilo sotto le coperte e spegno la luce, lasciandomi andare a sogni ben più tranquilli di quelli della notte precedente.



-Angolo Autrice-
Ciao a tutti! Grazie per aver letto il primo capitolo della mia FanFic! Volevo solo dirvi un paio di cosuccie ...
Ho messo il rating arancione perché la storia potrebbe evolversi in modi che neanche io comprendo (?) fino ad arrivare al rating rosso (!!)
Non ho una cadenza precisa per la pubblicazione dei capitoli, cercherò comunque di essere il più costante possibile!
Se notate errori ed orrori di qualsiasi genere e tipo, non fate problemi a segnalarli! Alla Prossima

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Capitolo 2
*** Reunite ***


La sveglia suona imperiosa, riportandomi alla realtà di tutti i giorni.
La spegno, dandole un colpo e rischiando di farla ruzzolare giù dal comodino; rimango qualche minuto sotto le coperte per poi uscire dal letto e iniziare la mia routine quotidiana.
Recupero i vestiti del giorno prima dalla sedia e li indosso svogliatamente, mi siedo alla scrivania e mi pettino tranquilla i capelli facendomi una treccia laterale.
Quando scendo al piano di sotto non trovo mia madre ai fornelli ma un biglietto fa bella mostra di se sul tavolo.
“Sono dovuta uscire prima per colpa di una chiamata urgente sul lavoro, Papà questa sera non rincasa per una conferenza, io arriverò tardi! Un bacio”
Abituata a questo genere di cose, recupero il mio zaino, infilo le scarpe e nel momento in cui sto per mettermi il giubbotto suonano alla porta.
Chi sarà mai a quest’ora del mattino? Penso, mentre mi dirigo ad aprire.
“Ehilà nanerottola!!” Castiel è davanti alla porta di casa mia, con due caschi in mano e un sorriso sornione in volto.
“Tu che ci fai qui?”  rimango li imbambolata a guardarlo mentre lui sbuffa e incrocia le braccia.
“E’ questo il modo di salutare il proprio fidanzato?”
Fidanzato… questa parola mi rimbomba nella testa… Già, per quanto tentiamo di tenerlo nascosto il più possibile, dato che a scuola questa situazione mi darebbe troppi problemi, viste le sue spasimanti, io e Castiel ci siamo messi insieme quasi un anno fa…
Lui mi guarda in modo truce e continua con voce in falsetto
“Oh Castiel, che bello vederti! Sei venuto a prendermi! Ti adoro troppo, sei il più figo di tutti!!” gesticola mentre parla in quel modo ridicolo e io non posso fare a meno di ridere.
“Te le dici da solo, adesso?” 
Mi becco una seconda occhiataccia e di tutta risposta gli faccio una linguaccia.
“Vuoi entrare a fare colazione?” chiedo mentre mi scosto per lasciarlo passare.
“Non preferisci fermarti al bar?” mi porge il casco che mi ha regalato qualche mese fa.
“D’accordo, recupero borsa, giacca e chiavi e arrivo!” Entro in casa lasciando la porta aperta e Castiel si appoggia contro lo stipite, in attesa.
Metto il giubbotto, butto la borsa in spalla, stringendo al massimo consentito le cinghie, in modo che stia aderente alla schiena e con il casco sotto mano esco dalla porta e chiudo a chiave.
“I tuoi non ci sono?” mi chiede Cass mentre ci dirigiamo alla moto.
“Mia madre è uscita prima insieme a mio padre… Lui stasera non c’è, lei rientrerà molto tardi” dico sospirando mentre mi infilo il casco.
Accende la moto e mi porge una mano per facilitarmi la salita, lancio una gamba al di là della sella e mi isso dietro di lui.
La moto fa le fusa sotto il suo tocco e dolcemente partiamo, immettendoci nel traffico mattutino di Parigi.
Ci fermiamo in un bar poco lontano, non è il nostro abituale, ma le brioches sono talmente buone che non vorrei più andarmene.
“Possiamo anche saltare scuola se vuoi!” asserisce Castiel mentre risaliamo in moto.
“Non ci pensare neanche per un minuto signorinello! Finché saremo in compagnia, non salterai nemmeno un ora di scuola!” lo sento borbottare qualcosa mentre ripartiamo alla volta dell’istituto, sfrecciando attraverso il traffico .
In pochi minuti ci ritroviamo all’interno del cortile, ancora affollato di studenti; Cass parcheggia con disinvoltura la moto e io do un occhiata intorno alla ricerca di Rosa e Lys, ma non riesco a scorgerli da nessuna parte.
Scendo e mi levo il casco, tolgo la treccia dal collo del giubbotto, sto per allontanarmi dalla  moto quando sento Castiel afferrarmi la mano.
“Cosa…?” Mi giro e lo ritrovo a pochi centimetri da me, osservandomi con quei suoi occhi d’acciaio fuso.
“Castiel siamo a scuola… non possiamo…”  Ma non mi lascia il tempo di finire la frase.
In meno di un secondo mi ritrovo stretta a lui, le sue braccia circondano il mio corpo e con una mano sulla mia nuca mi spinge verso la sua bocca.
Le sue labbra cercano pretenziose le mie, la sua lingua inizia a danzare in un bacio irruento e appassionato.
Potrebbe essere passato un minuto come tutta l’eternità, quando sentiamo parecchi fischi provenire da un gruppetto di ragazzi di passaggio e decidiamo di staccarci.
“Cass.. ma cosa..?” gli chiedo non appena riesco a scostarmi dal suo volto, le sue braccia mi tengono ancora stretta a lui, come se potessi scappare da un momento all’altro.
Mi guarda un attimo, arrossendo appena e senza togliere i suoi occhi dai miei
“Hime sei mia, ricordalo sempre…” si avvicina poi al mio orecchio e con voce calda mi sussurra “Ti amo…”  Io arrossisco fino alla punta delle orecchie e balbetto quella che dovrebbe essere una risposta alle sue parole… Lo amo? Sto tentando di farlo con tutta me stessa, dimenticando i sentimenti per Ken, poco alla volta, per quanto questi tornino come ondate a distruggere quello che provo per il ragazzo dai capelli rossi che ora mi sta dedicando uno dei suoi rari sguardi dolci.
Scioglie il nostro abbraccio e recupera le chiavi dalla moto.
“Allora, nanerottola, andiamo in classe o hai intenzione di rimanere in cortile tutto il santo giorno?” Eccolo tornato il Castiel di sempre.
Gli faccio la linguaccia e ci dirigiamo insieme verso la nostra classe.
Al nostro arrivo noto Rosa e Lysandre parlare fitto con aria preoccupata; quando Rosa mi scorge, cancella istantaneamente l’ansia dal suo volto per salutarmi e sorridermi come sempre.
“Buongiorno Rosa… C’è qualche problema?” Le dico affiancandola
“Buongiorno! Niente di cui preoccuparsi! Lys mi stava solo dicendo che Leigh è malato e in questi giorni non riusciremo a vederci, vero?” scocca un occhiata paurosa nella direzione del ragazzo, che annuisce con vigore.
Pur non essendo molto convinta, decido di soprassedere alla discussione per concentrarmi con lei su i miei problemi con la matematica.
Mentre chiacchiero con Rosa vicino al suo banco, con la coda dell’occhio scorgo Cass e Lys scambiarsi sguardi cupi e sussurri rabbiosi… Ma cos’hanno tutti in questi giorni?
Sbuffando mi tolgo il giubbotto e lo lancio insieme al casco sul mio banco; sarà una lunga giornata di scuola.
Le lezioni delle prime ore scorrono come sempre, Cass dorme, Lys lascia che l’ispirazione prenda il sopravvento sulla lezione e si dedica al suo quadernino, io prendo gli appunti per entrambi.
Appena suona la campanella dell’intervallo scatto come una molla, diretta alle macchinette, prima che Lys o Cass possano anche solo avere l’idea di fermarmi.
Esco dalla classe con aria soddisfatta ma Rosa mi raggiunge in pochi secondi
“Ti faccio compagnia, ti va?” e mi sorride afferrandomi sottobraccio; le voglio un mondo di bene, ma credo proprio che mi stia nascondendo qualcosa, così come quei due che ho lasciato in classe.
Tornando indietro incontriamo Ambra e le sue amichette che confabulano in corridoio.
“Quindi un nuovo ragazzo sta per trasferirsi qui?” La voce di Charlotte, stridula e irritante, si spande per tutto il corridoio; rizzo le orecchie, interessata dalla notizia… Un nuovo arrivo?
Ora è la voce di Ambra, sicura e arrogante, a riempire l’aria.
“Si ed è un gran figo! L’ho incontrato giusto ieri mentre consegnava i moduli a mio fratello!” In quel momento Castiel esce come una furia dalla classe per afferrare il polso di Ambra e trascinarla verso la segreteria.
“Ambra hai un momento?” le dice con un sorriso tirato; quasi mi sfugge il the dalle mani, per la situazione totalmente senza senso.
“Certo Castiel, per te ho anche tutto il giorno” Si gira verso di me e davanti alla mia faccia sbigottita mi concede un ghigno di superiorità.
Credo di avere ancora la mascella a mezz’aria mentre Rosa mi trascina in classe.
“Cosa diavolo ha nella testa quello scemo?” borbotto a denti stretti mentre mi risiedo al mio posto, Rosa occupa la sedia di Cass, guardandomi con aria preoccupata.
“Oh, lo sai come è fatto, Hime” mi sorride avvicinandosi al mio orecchio per sussurrare
“Avrà avuto paura che Ambra ti attaccasse, come fa di solito… Sai quanto è protettivo nei tuoi confronti!”
Arrossisco alle sue parole e un po’ di arrabbiatura evapora, al pensiero di lui che sopporta Ambra solo per evitare a me l’ennesimo conflitto con la Barbie.
Tuttavia, non sono convinta del tutto, l’apprensione e la sensazione che mi stiano nascondendo qualcosa è sempre li, presente.
Rimugino soffiando sul mio the ormai tiepido e ho di nuovo il sentore che i miei amici si stiano scambiando sguardi carichi di preoccupazione.
D’un tratto un pensiero mi folgora la mente… E se tutto questo fosse per coprire un tradimento di Castiel? Questo spiegherebbe i suoi modi più dolci del solito, l’apprensione nei miei confronti, il non volermi far parlare con Ambra…
Sbianco in volto e sento la mano di Rosa posarsi sulla mia spalla
“Tutto bene Hime?” Punta i suoi occhi d’oro fuso nei miei.
“Si... Stavo solo pensando alla lezione di matematica… Spero non interroghi!” Sorrido forzatamente e questo sembra tranquillizzarla, quanto basta per impedirle di farmi altre domande.
Scuoto appena la testa e rinfresco i miei pensieri; No, Castiel non è tipo da tradimenti e sotterfugi, inoltre non credo che Lysandro lo coprirebbe mai.
Alzo lo sguardo verso il ragazzo coi capelli bianchi e trovo un sorriso dolce ad aspettarmi.
Sorrido di rimando e confermo i miei pensieri, Lys non coprirebbe mai Cass in un azione tanto meschina.
Un po’ più sollevata bevo in un paio di sorsi il mio the ormai ghiacciato e aspetto il suono della campanella chiacchierando del più e del meno con i miei amici.
Poco prima che entri il professore di matematica fanno la loro comparsa Ambra, che non perde occasione di rifilarmi un secondo ghigno di soddisfazione prima di sedersi tra Li e Charlotte e iniziare una fitta conversazione piena di risolini, e Castiel.
La sua mascella è contratta, esattamente come quando è arrabbiato, ma appena mi passa alle spalle per andare ad occupare il suo posto, mi scompiglia delicatamente i capelli, dedicandomi per qualche secondo un espressione dolce.
Arrossisco e decido di tenere per me i miei dubbi, almeno per il momento, e concentrarmi sull’orrida lezione di matematica che sta per iniziare.
Il resto della mattina trascorre senza ulteriori stranezze e al suonare dell’ultima campanella mi ritrovo a chiacchierare allegramente con i miei compagni.
Tutto sembra essere tornato come sempre e questo mi rasserena al punto di non pensare a quanto successo all’intervallo poche ore prima.
Ci tratteniamo a lungo nel cortile della scuola, tutti e quattro insieme, decidendo di mangiare al fast food più vicino.
Mentre Castiel inforca la moto, accendendola, io porgo temerariamente il casco a Lysandro.
“Tieni Lys, vai tu con Castiel… Io e Rosa vi raggiungiamo a piedi!” Sorrido, ben sapendo di aver appena svegliato la rabbia di Cass, che come un lampo si gira nella mia direzione con uno sguardo che sembra urlare “Non ci pensare nemmeno”.
Il tempo sembra fermarsi, con in uno di quei film western di second’ordine… Io tengo il mio sguardo fisso su Lys, Castiel tiene il suo su di me, Rosa fissa malissimo il povero Lysandro che non sa veramente più chi guardare.
Alla fine, Lys cede e afferra il casco dalle mie mani; gli concedo un sorriso di sincero ringraziamento e quando Castiel apre la bocca per ribattere, lui gli posa una mano sulla spalla, scrollando leggermente la testa, invitandolo tacitamente ad evitare una discussione con me e Rosa.
Sento nuovamente lo sguardo di fuoco di Castiel trafiggermi, ma non apre bocca; Nel momento in cui Lys è seduto dietro di lui, sfreccia via come un furia, lanciandomi un ultimo sguardo apprensivo mentre mi passa accanto.
“Finalmente un po’ di tranquillità!” sospiro.
Io e Rosa ci sorridiamo in modo complice, prima di avviarci a piedi fuori da scuola e successivamente verso il luogo concordato per l’appuntamento.
Camminiamo in silenzio per i primi minuti, il tarlo del dubbio ricomincia a rodere pesantemente i miei pensieri… E se Castiel mi avesse veramente tradita? Come dovrei comportarmi? Cosa dovrei fare?
Fisso Rosa, rimuginando sui miei pensieri poco positivi e alla fine sbotto.
“Cosa mi state nascondendo?” lo dico talmente velocemente che per qualche secondo dubito che la mia amica abbia capito il significato delle mie parole.
“Nulla, Hime… Cosa ti preoccupa?” mi sorride cordiale ma i suoi occhi non riflettono il suo sorriso.
“Cass… Voi…” Cerco di mettere insieme una frase di senso compiuto, nonostante il groppo in gola
“State coprendo Cass? Mi ha tradita e non volete farmelo sapere, vero?” sussurro infine con aria rassegnata.
Già solo l’averlo finalmente detto ad alta voce mi fa sentire meglio, anche se non cambia assolutamente la situazione in cui mi trovo.
Rosa mi guarda interdetta qualche secondo per poi scoppiare in una risata cristallina.
“Hime, sciocchina!!” Si ferma perché nuovamente sopraffatta da degli incontrollabili risolini
“Era questo che ti preoccupava?” Cerca di contenersi sotto il mio sguardo di fuoco.
Cosa ci troverà di tanto divertente?  Forse lei ha sempre avuto tanta stima di se da non avere mai questo genere di pensieri.
“Quindi… Non mi hai tradita con Ambra?”
Mi abbraccia teneramente e ci fermiamo in mezzo al marciapiede; mi supera di almeno dieci centimetri e i suoi capelli bianchi sfiorano i miei, color del tramonto.
“Cass ti ama” Mi sussurra in quell’abbraccio “Non credo di averlo mai visto così innamorato di una ragazza… Non ti tradirebbe mai” Mi stringe ancora un poco per poi staccarsi e riprendere a camminare.
“Poi non coprirei mai un tale atto di cattiveria nei tuoi confronti Hime! Soprattutto se l’altra persona coinvolta fosse Ambra!”
Sono ancora ferma nel punto in cui mi ha abbracciata, i miei pensieri e il mio cuore ora sono più rinfrancati, mi affianco a lei e riprendiamo la nostra strada.
“Quindi cosa avete in questi giorni? Sembrate tutti molto strani…”
“Te l’ho detto questa mattina, Leigh è malato e per qualche giorno non potrò vederlo…” Sospira
“Cass e Lys invece? Sai il perché sono così agitati?”
Rosa appoggia la sua guancia all’indice piegando appena la testa.
“Da quello che ho capito da Leigh, dovevano suonare in un locale una di queste sere, ma il proprietario li ha eliminati dalla scaletta per inserire una band più conosciuta… Ovviamente le loro rimostranze non hanno portato a nulla. Credo sia questo il motivo del loro comportamento”
Sento come se un peso mi fosse stato tolto dal cuore, mi sento finalmente leggera e sorrido inconsciamente.
Lascio cadere l’argomento e spettegoliamo di ragazzi e scuola fino al fast food.
“Ce ne avete messo di tempo ad arrivare! Sto morendo di fame!!” Castiel e i suoi soliti modi ci aspettano al nostro tavolo preferito.
“Lys si è già messo in coda per ordinare” Ce lo indica con un gesto secco del pollice
“Hime, se mi dici cosa prendi lo raggiungo!” Rosa mi porge il suo giubbottino
“Oh, il solito Rosa, appena ritorni di do i soldi” Lei se ne va agitando la mano e ignorandomi totalmente.
Tolgo anche io il giubbotto e mi siedo davanti a Castiel che si ostina a tenere lo sguardo fisso sul finestrone poco distante da noi.
Allungo la gamba sotto il tavolo per mollargli un calcio e avere la sua attenzione ma, ovviamente, lo colpisco appena.
“Cosa cerchi di fare nanerottola?” tiene il mento appoggiato alla mano e mi guarda leggermente di traverso
“Lo sai che hai le gambine corte!” sorride sornione.
Gli faccio la linguaccia e lancio uno sguardo a Rosa e Lys, che nel frattempo sono tornati con i vassoi stracolmi di roba da mangiare.
“Finalmente!” Lys si siede accanto a Cass, sorridendomi e dividendo con lui il vassoio.
Rosa si siede accanto a me e ci lanciamo affamati sul cibo; dopo esserci riempiti le pance, ci dedichiamo con poca voglia ai compiti per il giorno successivo, approfittando della presenza di Rosa per la matematica, l’unica tra noi ad andare abbastanza bene nella materia.
Il pomeriggio vola via in un soffio, tra risate e milk shake alla fragola e alle cinque siamo tutti fuori alla fredda aria parigina.
Rosa e Lysandro si congedano da noi mentre io e Castiel ci dirigiamo al parcheggio per recuperare la moto.
Le giornate sono ormai corte, siamo a Novembre e nell’aria si può già respirare tutto lo spirito del Natale.
Inspiro profondamente indossando il mio casco, Cass mi porge come sempre la mano per montare in sella e partiamo alla volta di casa mia.
Il traffico di Parigi ci scorre accanto e mi stringo a Castiel mentre guida con sapienza la moto attraverso strade secondarie e slalom ai semafori per arrivare al mio ben poco trafficato  quartiere.
Parcheggia la moto proprio davanti al mio cancelletto e io mi affretto a ascendere porgendoli nuovamente il casco.
“Grazie mille… “
Le mani corrono veloci alla mia borsa, per cercare le chiavi di casa; Tenendo lo sguardo fisso ai miei piedi sussurro:
“Ti andrebbe di fermarti?” Le mie guance si imporporano immediatamente, alzo lo sguardo su Castiel e lo vedo sorridere e annuire.
Sento che armeggia con il cavalletto della moto, mentre apro il cancelletto e mi avvio lungo il corto vialetto.
Mi si affianca veloce e insieme entriamo in casa, ben calda rispetto alla temperatura esterna, grazie al riscaldamento autonomo.
“Casa tua è così calda, HIme…” una nota di malinconia si dipinge sul volto del ragazzo e per un attimo intuisco che non si rivolga solo alla temperatura.
Ovunque nella casa si possono notare i segni della vita di tre persone che vivono in armonia, dall’odore leggero di biscotti, che la mamma ha preparato ieri sera, ai bigliettini che mio padre lascia sparsi per casa, con le indicazioni su cosa fare nel caso lui non fosse li ad aiutarci… Anche solo per cambiare le pile al telecomando!
Sorrido e gli stringo la mano calda nelle mie.
“Dai, dammi il giubbotto e vai pure in salotto, io preparo un the!” Lui annuisce sfilandosi il giubbotto di pelle, e mi scompiglia i capelli prima di andare verso la sala.
Una volta arrivata in cucina preparo un piatto dei biscotti di mamma, mentre aspetto che l’acqua arrivi a temperatura preparo un vassoio con tazze e zucchero.
Dopo pochi minuti sono in soggiorno insieme a Castiel e appoggio il vassoio con la nostra merenda sul piccolo tavolino davanti al divano.
“Prego!” Dico porgendo la tazza di the a Cass.
“Grazie nanerottola!” sorride e da una vigorosa sorsata al the bollente.
“Mi chiedo come fai a berlo in quel modo!” dico in tono scherzoso.
Sono seduta accanto a lui, le nostre gambe si sfiorano appena e io sento un brivido attraversarmi la schiena.
Cass sembra accorgersene, si avvicina e requisisce la mia tazza, per poi posarla insieme alla sua sul tavolino.
Lo guardo interdetta, ma prima di poter anche solo elaborare  una frase di senso compiuto, le sue labbra sono sulle mie.
Una mano corre al mio viso, avvolgendo una guancia in una dolce carezza, l’altra appoggiata alla mia spalla mi spinge leggermente, invitandomi a sdraiarmi sul divano; assecondo il suo desiderio, senza smettere di baciare le sue labbra calde,  abbracciandolo con passione.
Ora la sua mano scivola via dalla mia spalla, per posarsi sul mio seno, massaggiandolo appena, per poi scorrere lungo il mio ventre ed arrivare all’orlo del maglioncino rosa.
Ne afferra e i lembi e con decisione fa scorrere la stoffa fino a scoprirmi il seno pallido.
Un sospiro mi sfugge tra le labbra, ancora saldamente ancorate alle sue, mentre la sua mano torna a massaggiarmi il seno, ora coperto solo dal reggiseno nero.
D’un tratto i suoi baci si fanno più impetuosi, lascia il mio viso per portare la mano sui mei seni sodi, l’altra corre invece con impazienza all’orlo dei miei jeans, trovando in fretta il bottone e sganciandolo con un solo movimento, per poi scivolare frettolosamente a contatto con la mia pelle, al di sotto delle mie mutandine.
“No… Cass, no..” Mugolo a fatica tra i suoi baci caldi e afferro il suo polso, tirandolo leggermente per fermare la sua mano.
“No… per favore…” mi alzo appena, cercando di ritrarmi dal suo tocco, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
Punta i suoi occhi d’acciaio nei miei e il suo sguarda, dapprima triste e apprensivo, si addolcisce.
“Scusami Hime...” si alza da me, portando via tutto il suo calore e con esso anche la mia paura; mi rialzo, rimettendomi seduta e sistemo il mio maglioncino.
“Scusa, Cass… Non me la sento ancora” dico in un sussurro, appoggiandomi alla sua spalla.
Mi stringe con forza, appoggiando la sua guancia ai miei capelli
“Non scusarti…” ispira forte, per poi scompigliarmi i capelli con la mano
“Quando sarai pronta; non voglio forzarti” schiocca un bacio ai miei capelli e si lancia sui biscotti ridacchiando.
Gli lancio qualche sguardo di traverso mentre beviamo insieme il nostro the, guardando la replica di qualche talk show, fino alle 19, quando il cellulare di Castiel squilla prepotente.
“Devo proprio andare..” dice guardando il piccolo schermo dello smartphone.
“Di già? Speravo ti fermassi anche a cena” Ci alziamo insieme e ci dirigiamo verso l’ingresso.
“Si, stasera devo provare con Lys e dobbiamo passare in un paio di locali.” Dice afferrando il giubbino e il casco dall’appendi giacche.
“Magari la prossima volta, nanerottola” Mi schiocca un bacio in fronte , ridacchiando fra se, si allontana per raggiungere la porta.
“Cass!!” lo chiamo con un urgenza che suona strana anche alle mie orecchie; si gira e io mi aggrappo al suo colletto per tirarlo verso di me e lasciargli un veloce bacio sulle labbra morbide.
“Ti voglio bene!” butto fuori, tutto d’un fiato, e arrossisco fino alla punta delle orecchie.
Castiel mi abbraccia stretto prima di uscire e lasciarmi un nuovo saluto non appena inforcata la moto.
Rimango a guardarlo appoggiata allo stipite della porta, fino a che non sparisce completamente dalla mia vista.
Un brivido mi attraversa ma mentre mi giro per rientrare in casa sento una voce chiamare il mio nome.
Mi volto nuovamente verso la strada ma non vedo nessuno che conosco; sto per rientrare quando, per la seconda volta, sento la stessa voce che mi chiama.
Volgo nuovamente lo sguardo alla strada e vedo un ragazzo che corre verso di me reggendo un grosso sacchetto di carta da cui sporgono i più svariati generi alimentari; sventola una mano nella mia direzione e capisco che è stato lui a chiamarmi.
Appena appunto gli occhi sul suo viso, sento mancare un colpo al cuore;
“Non è possibile” sussurro appoggiandomi alla porta di casa.
Il ragazzo dai capelli castani e l’abbigliamento militare è ormai davanti al mio cancelletto e posso quindi vederlo con chiarezza.
Indossa un giubbotto verde militare, le sue lunghe gambe sono avvolte da dei pantaloni mimetici; mi soffermo sul suo volto, i capelli castani sono arruffati e i suoi occhi smeraldini ricambiano il mio sguardo incredulo con uno di una contentezza disarmante.
Non potrei confondermi con nessun altro al mondo; il ragazzo che sta entrando dal mio cancelletto e mi sta correndo incontro è proprio colui che mai avrei creduto di poter rivedere.
Kentin.

\Angolo Autore/
Eccoci al secondo capitolo! 
Ero troppo ansiosa di pubblicarlo e non l'ho riletto tante volte, quindi se notate errori/orrori/imprecisioni ditelo senza problemi! (。・//ε//・。)
Grazie a tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione,chi mi segue e chi ha messo la storia tra i preferiti, mi spronate a non mollare e a continuare a scrivere!!( ´•௰•`)
Spero di avervi incuriosito e spero continuerete a seguirmi! 

 

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Capitolo 3
*** Trouble ***


“Hime!! Hime! … … HIMEJI!!”
Sobbalzo e alzo lo sguardo su Rosa; tiene le mani sui fianchi e mi lancia sguardi di fuoco.
“Eh..?”
“E’ la quarta volta che ti chiamo… Mi stai ascoltando?” la domanda è palesemente retorica, ciononostante scuoto la testa.
La fisso per qualche secondo prima che un sorriso ebete mi si dipinga in volto; lanciandole uno sguardo di sott’occhi lascio che i miei pensieri volino per qualche secondo ancora prima di raccontarle tutto quello che è successo poche ore fa.
Ken… Ken è tornato! Ancora mi sembra solo un sogno!
Dopo avermi abbracciata stretta mi ha rivolto uno sguardo carico di rabbia, così in contrasto con il suo tono di voce di poco prima.
Ma prima che potesse anche solo rivolgermi qualche parola, suo padre era uscito di casa per richiamarlo con forza.
Ken mi ha salutato con un semplice cenno della mano, recuperando la sua spesa e scappando in casa velocemente.
In poche ore ho ritrovato il mio migliore amico e ho scoperto chi erano i nuovi, misteriosi, vicini di casa!
Mentre racconto a Rosa di tutto ciò che è successo da quando ci siamo salutate, vedo il suo bellissimo viso rabbuiarsi, passando in fretta dal suo sorriso dolce a una smorfia di preoccupazione.
“Rosa?” insospettita, interrompo il mio fiume di parole a pochi passi dalla nostra classe.
“Sono contenta per te Hime...” Il suo sorriso sforzato mi fa intuire che non sia proprio come così.
“Rosalya… Ma cosa…?” non faccio in tempo a finire la frase che lei si fionda in classe, ignorandomi completamente
Rimango interdetta per qualche secondo, appena sconvolta dal suo comportamento.
Cosa sta succedendo? Perché era rimasta così sconvolta dal ritorno di Ken?
Scrollo le spalle e, incapace di dare una risposta alle nuove domande che mi frullano nella mente, la seguo, timorosa.
Castiel e Lysandro non sono ancora arrivati, Rosa è al suo banco e fa correre veloci le dita affusolate sulla tastiera del cellulare; la sua fronte è corrugata.
La sorpasso velocemente e mi vado a sedere al mio posto, con la rabbia che sfiora i miei pensieri.
Rosa si gira verso di me e mi sorride, questa volta con più sincerità.
“Sono felice per te Hime, davvero! Solo… Ho qualche problema con Leight e non sono molto di compagnia, scusami!” scrollo la testa.
“Non preoccuparti, una giornata no può capitare a tutti!” le sorrido mentre dentro di me spero con tutte le mie forza che Ken si iscriva al nostro liceo, così potrò vederlo anche durante le ore scolastiche!
Rosa sussulta appena per colpa del cellulare che vibra imperioso nella tasca della sua gonna.
Dopo averlo recuperato si perde nuovamente sul piccolo schermo e io posso di nuovo abbandonarmi ai miei pensieri.
Non vedevo l'ora di sgattaiolare in aula delegati per chiedere a Nathaniel tutto quello che sa... Quasi sicuramente il nuovo alunno di cui si parlava è proprio lui!
Mentre sono persa nei miei sogni la campanella che annuncia l'inizio delle lezioni suona, facendomi cadere dai miei pensieri.
"Lys e Cass non sono ancora arrivati... Che fine avranno fatto?" penso mentre recupero dal mio zaino il blocco appunti e il libro di storia.
Le ore scorrono veloci e mentre nella mia mente si aprono innumerevoli scenari, che mi tengono ben lontana dalla lezione e dalla classe, lasciando il mio blocco prendi appunti inesorabilmente bianco.
"Accidenti, dovrò farmi di nuovo passare gli appunti da Rosa" penso sconsolata a pochi minuti dalla fine della lezione.
Quando la campanella dell'intervallo suona, esco fuori dalla classe, seguita a ruota da Rosa che però viene fermata dallo squillo del cellulare e per cercare un po' di tranquillità rientra in classe a passo svelto.
Quasi saltellando mi dirigo verso l'aula delegati, tagliando per il corridoio che da sui laboratori, meno frequentato degli altri vista la mancanza di armadietti e macchinette.
Sto per svoltare l'angolo quando la voce di Ambra arriva alle mie orecchie... Ma il suo tono è strano rispetto al solito, sembra quasi cinguettante e se possibile, ancora più irritante.
"Sapevo di esserti piaciuta sin dal primo momento in cui ci siamo incontrati"
Incuriosita dalla strana situazione mi accosto al muro per poi sporgermi appena dall'angolo per vedere a chi rivolge le sue attenzioni la bionda.
Alla vista di chi è con lei mi porto violentemente un mano alla bocca per evitare di urlare; Ken è leggermente chino su Ambra mentre lei posa le sue mani sul petto di lui con uno sguardo fin troppo lascivo.
"Non hai potuto resistere al mio fascino, dico bene?!?" Lui non dice una parola, ma si china su di lei, avvolgendole il viso in una mano per poi baciarla appassionatamente.
Uno squittio mi scappa dalle labbra, nonostante la mano premuta su di esse e mi ritiro velocemente dietro all’angolo.
Il respiro aumenta velocemente, come dopo una lunga corsa e premo più forte le mani sulla bocca, questa volta per soffocare un singhiozzo; mi lascio scivolare lentamente contro il muro, sconvolta dal quello che ho appena visto.
Mi mordo forte le labbra per contenere le lacrime ma quando alzo lo sguardo vedo Castiel, dalla parte opposta del corridoio principale.
I suoi occhi passano da me ai due che si scambiano effusioni e si fanno via via più tristi e pieni di pietà.
Non riesco più a trattenere le lacrime, ma non voglio che lui mi veda in questo stato, così mi alzo velocemente e scappo via, correndo veloce tra i corridoi, scansando gli altri alunni che rientrano pigramente  nelle loro classi dopo l’intervallo, prima che il ragazzo dai capelli rossi possa raggiungermi.
Rallento il mio passo solo quando arrivo alla terrazza, dove un vento invernale carico di presagi di neve, sfiora il mio corpo.
Vado a rifugiarmi sul lato occidentale in modo da non essere visibile a chiunque salga lassù e mi siedo contro il cemento gelido.
Tra le lacrime fredde che scorrono sul mio viso, recupero il cellulare dalla tasca dei jeans; scrivo un frettoloso messaggio a Rosa, chiedendole di informare il professore che ero in infermeria a riposare e di non preoccuparsi per me e spengo il cellulare e abbraccio le ginocchia dondolandomi, cercando il calore che lentamente lascia il mio corpo.
Sento me stessa tremare, ma so che non è il freddo pungente a farmi rabbrividire, ma un pianto silenzioso e incontrollato, che scuote il mio corpo e i miei pensieri.
Nella mia mente, come in un eterno loop, continuano a lampeggiare le immagini del bacio tra Ken e Ambra, trascinando con loro, ogni volta, un pezzo del mio cuore.
La solitudine di qualche anno prima mi attanaglia nuovamente, riportandomi indietro nel tempo, quando rifiutavo ogni contatto umano, ogni tipo di relazione.
Una folata più forte fa sussultare il mio corpo; come potevo pensare…  come potevo anche solo sperare che Ken, una volta tornato, mi avrebbe cercata? Era ovvio che non mi volesse più e anche il suo atteggiamento del giorno precedente, era sicuramente solo una finzione… Ma perché proprio Ambra? Perché, tra tutte, aveva scelto lei?
Appoggio la fronte sulle ginocchia e piango tutte le lacrime che ho in corpo.
Non so nemmeno quanto tempo sia passato, quando sento la porta della terrazza sbattere e un gran vociare uscire da essa.
Riconosco la voce di Castiel e aguzzo le orecchie per ascoltare.
Il vento favorevole mi porta la voce di Castiel e qualla di… Ken; improvvisamente sono attenta e vigile, e mi sposto leggermente per vedere cosa succede a pochi metri da me.
Sporgendomi da dietro l’angolo vedo Castiel che tiene per il colletto Ken mentre gli urla addosso.
“Lasciala stare, hai capito? Quanto vuoi fare soffrire quella ragazza?”
“Cosa diavolo vuoi? Cosa ne sai di me… Del mio rapporto con lei?” Ken si scrolla di dosso Castiel e si allontana appena da lui.
“Non mi interessa un accidente del tuo passato o del perché tu sia tornato, voglio solo che le giri alla larga, sono stato abbastanza chiaro?”
Kentin si sposta appena e tenta di tirargli un pugno ma Castiel lo ferma.
Vedo le labbra di Castiel muoversi ma una folata di vento molto forte mi impedisce di sentire ciò che i due si stanno dicendo.
“…Tu non sai nulla di tutto questo…” riesco a sentire tra una folata e l’altra, vedo i due scambiarsi ancora qualche battuta e Ken scansare la mano che Castiel gli teneva ferma per spostarsi indietro e urlare “NON E’ VERO!” per poi lasciare che le sue mani cadano lungo i fianchi senza più energia.
Castiel lo guarda per qualche secondo per poi ritornare verso la porta, mentre Ken cade in ginocchio, portandosi le mani al volto e rimanendo così qualche secondo.
Vedo le sue spalle tremare, poco prima di rialzarsi e ritornare velocemente all’interno dell’edificio.
MI riscuoto e riaccendo il cellulare, è passata a malapena un ora dalla fine dell’intervallo e un messaggio di Rosa fa capolino insieme ad una sua chiamata.
“Ok, ma pretendo spiegazioni” recita il suo sms… Pretende? A volte i suoi toni da sorellona mi danno veramente sui nervi… Arrabbiata rientro all’interno dell’edificio, e ringrazio l’aria calda che mi avvolge sulle scale.
Mi dirigo verso la prima macchinetta del corridoio, decisa a prendermi un the per riscaldarmi, quando vengo intercettata dalla preside.
“Signorina, cosa ci fa fuori dalla classe in orario di lezioni?”
“Buongiorno, preside! Ero in infermeria a riposare, volevo rientrare in classe al cambio dell’ora”
“E cosa l’ha trattenuta in infermeria?” La preside, in uno sfavillante  tailleur color malva, porta le mani ai fianchi, con fare inquisitorio.
Arrossisco e porto le mani al basso ventre, senza aggiungere una parola; gli occhi della preside scintillano di una comprensione possibile solo tra donne e il suo viso si addolcisce.
“Capisco… Si prenda un the caldo e fili subito in classe al cambio dell’ora, se la ritrovo cui più tardi, sarò costretta a punirla” mentre parla si allontana, diretta sicuramente in aula delegati.
Sorrido guardando la sua schiena e finalmente riesco a prendere una bevanda calda.
La campanella suona dopo pochi minuti e uno sciame di ragazzi invade il corridoio, permettendomi di rientrare nella mia classe, senza altri spiacevoli incontri.
Purtroppo si sa che quando una giornata inizia male, finirà sempre peggio, ma non mi sarei mai aspettata che questo detto fosse così dannatamente veritiero.
Mi trovo davanti alla porta, ancora stranamente chiusa, della mia classe quando la stessa si apre con forza, facendomi ritrovare faccia a faccia con la persona che meno di tutte avrei voluto vedere in quel momento.
Ken mi punta gli occhi addosso e in un secondo arrossisce abbassando lo sguardo a terra, per poi passarmi di fianco senza una parola.
Sento i pochi pezzi ancora intatti del mio cuore, distruggersi completamente.
Dopo la breve spiegazione alla professoressa di Inglese, torno mesta al mio posto, dove vengo accolta dal gioioso sorriso di Lys e dagli sguardi carici di preoccupazione di Rosalya e Castiel.
Ben decisa a non voler mostrare il mio stato d’animo più del necessario mi siedo tra loro, sfoderando il mio sorriso più credibile.
Chiacchiero del più e del meno con Lys, ignorando volutamente le occhiatacce di Rosalya e la mano di Castiel appoggiata alla mia coscia.
All’ingresso della professoressa di Francese vengo a conoscenza del fatto che Ken sarà nella nostra classe e nuovamente mi sento come se mi avessero tolto la terra da sotto i piedi.
Rosa, notando il mio impallidire,  mi passa con decisione il mio blocco prendi appunti e sotto alle fotocopie dei suoi appunti di storia delle ore precedenti, trovo un biglietto diretto a me, nella sua calligrafia svolazzante.
“Vorrei che mi spiegassi cosa è successo, dato che Castiel non ha voluto dirmi niente, quando è rientrato in classe… Era parecchio arrabbiato!
Il tuo amico Kentin si è presentato con poche parole spicce e quella vipera di Ambra ha detto sottovoce (quindi udibilissima anche in Burundi) che lui è in questa classe perché lo ha voluto lei… Cosa sta succedendo?”
Alzo lo sguardo e incontro quello di Rosa; l’oro fuso dei suoi occhi brilla intensamente di curiosità e so che non mi lascerà in pace fino a che non le spiegherò tutta la storia.
Sto per narrarle tutto ciò che è avvenuto in questa ora lunga quanto una giornata, quando una consapevolezza mi colpisce come uno schiaffo in volto, tanto forte da farmi sfuggire la penna di mano e sentire il cuore battere veloce nel mio petto.
Alzo appena lo sguardo su Castiel, spaventata dai miei stessi pensieri… Come fa a conoscere Ken?
Un nuovo pensiero si affaccia sul mio orizzonte, anche Rosalya non dovrebbe sapere nulla di lui, a loro non ho mai raccontato nulla di ciò che è successo “prima”… Quindi perché si comportano tutti come se conoscessero tutta la storia?
Questa volta volgo il mio sguardo a Lys, che ricambia con un mezzo sorriso; anche lui sa? E’ a conoscenza della me di allora?
Il cuore mi batte forte tanto da farmi male, tanto da sentirne il rombo nelle orecchie, il respiro si affanna e il foglio mi appare sfuocato.
Non faccio in tempo a voltarmi verso Castiel che le forze mi vengono meno e scivolo lentamente e inesorabilmente verso il buio.

“Si riprenderà è solo uno svenimento dovuto a una mancanza di zuccheri, non dovete essere così preoccupati!” Sento Lovely, la nostra infermiera, parlare a mezza voce.
Sono svenuta? Penso tenendo gli occhi saldamente chiusi.
In meno di un secondo la mia mente riassume tutto quello che è successo nella mattinata, facendo pesare come il piombo il mio corpo, che fino a qualche secondo prima era così leggero.
Le lacrime pizzicano per uscire, ma non voglio farmi vedere piangere, così rimango distesa nel lettino dell’infermeria, in silenzio.
All’improvviso una mano calda afferra la mia e sento il peso di due persone affossare il materasso vicino ai miei piedi.
Apro lentamente gli occhi e trovo quelli metallici di Castiel, pieni di preoccupazione.
“Hime…” stringe forte la mia mano, ma non osa abbracciarmi, forse per paura che io cada nuovamente in pezzi.
“Lovely ha detto che hai avuto un calo di zuccheri, così abbiamo negoziato la nostra presenza qui con le brioches e la promessa che ti avremmo fatta mangiare, non appena ti fossi ripresa!”
Lysandro mi sorride indicando un sacchetto di carta posato al suo fianco.
“Che ore sono?” riesco a dire con la voce impastata; ma quanto ho dormito?
“Sta per suonare l’ultima campanella!” la voce di Rosa risuona melodica e come se fosse stata lei a chiamarla, la campanella suona in quel preciso istante.
Mi alzo sui gomiti per tirarmi a sedere, aiutata immediatamente da Castiel.
“Cass, non sono malata terminale! Ce la posso fare!” gli dico scherzosamente, ma l’ombra di preoccupazione non scompare dal suo viso, nonostante il sorriso che gli nasce spontaneo sulle labbra.
“Ah è così nanerottola? Però poi non pretendere che io ti imbocchi la brioche”
Ridendo mangiamo tutti insieme, facendomi dimenticare per qualche attimo ciò che mi affligge.
Salto giù dal lettino e mi stiracchio, prendendo una decisione… Se devo stare male, tanto vale che succeda tutte e subito, penso mentre mi giro verso i miei amici.
“Mi dovete delle spiegazioni… Tutti e tre!” dico scandendo le parole e passando da un viso all’altro.
Li vedo lanciarsi occhiate preoccupate, ma  nessuno osa dire nulla.
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato Lysandro si fa avanti.
“Lys…” Castiel lo richiama con voce spezzata.
“Cass, ha diritto a delle spiegazioni, soprattutto ora che le cose stanno prendendo questa piega.”
Lo guardo interrogativa e lui appoggia la mano sulla mia spalla.
“Ti racconteremo tutto Hime, ma questo non è il posto adatto…”
“Oggi i miei non ci sono” il tono di Rosa è imbarazzato “Possiamo andare da me…” abbassa lo sguardo, dispiaciuta.
Annuisco e ci dirigiamo fuori dall’infermeria per recuperare i nostri zaini in classe; mentre camminiamo per uscire da scuola chiamo mia madre e senza accennare allo svenimento, la avviso che passerò il pomeriggio con Rosa, per quel pomeriggio di studio che avevamo rimandato.
Dopo i soliti avvertimenti e la richiesta di non tornare tardi a casa e di non dare disturbo ai genitori di Rosa, riaggancio la chiamata con mia mamma e usciamo nel cortile della scuola.
Una neve leggera cade sul paesaggio e sembra alleggerire appena il peso che porto nel cuore; lo sguardo cade poi sul cancello, dove Ken è appoggiato, con Ambra al suo fianco.
Lo stomaco mi si torce in modo doloroso e quando lui incrocia il mio sguardo, abbassa frettolosamente il suo per poi andarsene velocemente, seguito ovviamente dalla biondina.
Raggiunta la moto di Castiel, mi porge il casco e questa volta accetto senza troppe remore.
Casa di Rosa dista solo 3 fermate di autobus dalla scuola, così ci diamo appuntamento a casa sua e io e Castiel partiamo.
Il tragitto si dimostra breve e dopo aver parcheggiato non ci resta altro da fare, se non attendere l’arrivo dei nostri amici.
I miei pensieri sono ingarbugliati, ma nonostante un po’ di paura mi attanaglia il cuore, sono decisa a venire a capo di tutta questa storia.
“Hime, io…” Cass mi prende una mano, ma prima che possa finire la frase lo zittisco, posandogli un dito sulle labbra.
“Per favore, non dire nulla ora, mi spiegherete tutto tra poco… “ gli sorrido, ma leggo nella sua espressione una certa tensione.
Lascio che mi abbracci stretta, senza dire una parola, sciogliendo l’abbraccio solamente quando veniamo raggiunti da Rosa e Lysandro.
“Ho ordinato quattro pizze lungo il tragitto, dieci minuti e saranno qui… Non vorrei che ti sentissi di nuovo male, Hime” il tono di Rosa è lieve, in contrasto con la sua solita voce squillante.
Entriamo in casa e ci sistemiamo in salotto, facciamo appena in tempo ad appoggiare gli zaini che il campanello suona imperioso.
Rosa lo accoglie, paga e ci raggiunge con il pranzo.
Ed eccoci qui, ognuno con la sua pizza fumante davanti e una tensione così forte tra noi da pesare come un macigno.
Come sempre è Lys a spezzare il silenzio, prendendo gentilmente la mia mano.
“Come promesso ti racconteremo tutto Hime…”
Deglutisco e annuisco con un cenno del capo, il cuore mi batte forte e un rigolo di sudore freddo scende lungo la mia schiena, mentre la voce melodiosa di Lysandro riempie la stanza.





>>Angolo Autrice!!<<
E rieccomi qui >-< chiedo scusa a tutti quelli che stavano seguendo la fic per la luuunga attesa ç_ç (pc devastato, file persi, un casino dietro l'altro)
Ma vi ringrazio se siete di nuovo qui a leggere il mio lavoro.
Questo è un capitolo che definisco di "transizione" (c'è poca romance e tante fasi "inutili" ma indispensabili a me per farvi arrivare più in là), nel prossimo presenterò la storia di Hime e... non crederete che i suoi guai finiscano qui vero?
Quindi ringrazio di nuovo chiunque legga questa Fic!
Ricordate di recensirla se vi va e, se ne trovate (e ci saranno XD) di segnalarmi i vari errori/orrori, senza problemi
Alla prossima 

 

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