Ecco il secondo capitolo... spero che vi piaccia più del primo!
_SilverBlackMoth
Capitolo II: Guai in arrivo... per loro, forse
Dopo qualche minuto ci incamminammo ognuno verso casa propria. Arrivata a destinazione entrai in cortile salutando i miei genitori che per una volta sembravano aver raggiunto un accordo senza troppi problemi.
-Clara, stasera andiamo a mangiare all'Elegant Restaurant. Vuoi venire con noi?- mi chiese la mamma. Scommetto che se la sentissero gli altri exconcorrenti di A Tutto Reality penserebbero che Heather è stata rapita degli alieni e rimpiazzata da una una sua coppia più gentile e festeggerebbero la lieta notizia. Anche papà s'è leggermente raddolcito dopo anni con la mamma e dopo esser diventato padre. Dovrebbero costruire un tempio in mio onore, ho fatto un miracolo nascendo! Sul serio, quando tempo fa noi Gemelli vedemmo tutti i reality a cui avevano partecipato i nostri genitori eravamo raccapricciati, tant'è vero che abbiamo giurato di non partecipare MAI a programmi simili.
-Sì, però poi esco, dobbiamo comprare un nuovo costume per Svet- affermai felice. È vero che non mi curo troppo l'aspetto, ma adoro vestire al meglio la gente!
-Va bene- disse papà sorridendo- vuoi comprarti anche tu qualcosa?-
-Nada! Ora vado a far la doccia, fra quanto devo essere giù?-
-Abbiamo prenotato per le otto, hai un'ora di tempo, vedi di vestirti bene-
Sbuffai mentre andavo su, insomma dopo tutti questi anni ancora la mamma non si arrende? Non mi vestirò mai bene quanto loro, non ne ho la minima intenzione!
Passati cinquanta minuti ed eravamo all'entrata del ristorante. È vero che sono quasi sempre fuori ma solitamente questo spazio lo riservo alla mia famiglia. Li voglio troppo bene anche se difficilmente lo dico ad alta voce.
Dopo esserci accomadati al tavolo decidemmo cosa prenotare, tra battibecchi, gelosie (papà colpisce ancora), chiacchere la cena durò più del solito. Colpa mia, adoro stuzzicare ulteriolmente papà o mamma, sono troppo divertenti: in certi momenti sembrano una coppia di mezza età e in altri neosposini. Altro che Beatiful, con loro sì che succede realmente di tutto!
Appena usciti dal ristorante li salutai velocemente e ci incamminammo verso casa dove velocemente mi tolsi il vestito, cambiai orecchini e scarpe e corsi fuori salutandoli. Miracolosamente arrivai in anticipo, oggi sembra che mi vada tutto per il verso giusto!
-Ehi!!- salutai e senza neanche fermarmi presi a braccetto Vito gridando agli altri due di muoversi che non vedevo l'ora di iniziare. Dopo aver girato a vuoto qualche negozio (ovviamente io e Vito li avevamo trascinati apposta nei negozi dove era più improbabile trovare un costume di quel tipo) finalmente trovammo il costume perfetto. Le stava benissimo, sembrava una dea.
-Ehm... Peter? Potresti smetterla di fissarmi così? Mi metti in imbarazzo- asserì Svetlana arrossendo. Effettivamente se la stava mangiando con gli occhi.
-Svet, perché non provi anche questo vestito? Tanto non abbiamo nient'altro da fare stasera- dissi innocentemente sbattendo leggermente le ciglie con il tono più angelico che potessi avere. Ovviamente Svet non ci cascò, mi fissò male, mi scrutò per cercare di capire cosa stessi macchinando (l'ho già detto che è un bel po' ingegnua?) ma dopo qualche attimo si morse il labbro indecisa tracciando con la punta del piede destro dei piccoli cerchi.
-Massì dai, va bene- sbottò infine guardando con la coda dell'occhio Peter e scomparendo velocemente dietro la tendina.
Ghignai mentre diedi a Vito e a Peter un pugnetto d'amicizia. Si prevede una cavallina d'ametista insieme al suo granchietto di corallo in un futuro molto prossimo, pensai sogghignando.
Qualche ora dopo uscimmo dal negozio soddisfatti con Peter che portava le borse a Svetlana con quest'ultima molto vicino al primo. Si vedeva lontano in chilometro che stavano flirtando, a quanto pare anche troppo.
-Ciao-
Ci girammo lentamente verso quella voce melodiosa e maschile appartenete a un bel ragazzo alto con un piercing al sopracciglio destro, carnagione pallida, gli occhi neri e i capelli altrettanto scuri. Aveva una maglietta violetta con maniche a tre quarti e un polsino di cuoio nero al polso sinistro, dei pantaloni neri lunghi e delle scarpe nike bianche. L'oggetto che però attirò maggiormente la nostra attenzione fu però senza dubbio la custodia grigia sulle spalle che, a giudicare dalla forma e dallo spessore, conteneva una chitarra elettrica. Vedendo che stava guardando dolcemente negli occhi di Svetlana mi misi subito in allerta. Nessuno deve intralciare i miei piani. Fa parte delle mie regole mai scritte, ovviamente.
-Ehm, io?... - chiese incerta Svet guardandosi intorno timidamente - ...ciao?- finì ridacchiando imbarazzata.
-Senti, so che può sembrare assurdo e avventato, ma..- disse questo portandosi una mano a scompigliare i propri capelli continuando a guardarla negli occhi.
-Sì?- disse Svetlana pendendo dalle sue labbra come incantata. Assottigliai lo sguardo mentre Peter si irrigidì e Vito scrutò il nuovo arrivato. Nessuno può distruggere la mia creazione. Che non fosse ancora completa erano solo infimi dettagli.
-Volevo presentarmi, sei così carina che non ho resistito- disse ridacchiando a modo di scusa – Io sono Phoneix, è un piacere conoscerti-
-Non lo è altrettanto per noi, perciò addio- risposi al posto di Svet trascinandola via senza darle il tempo di rispondere seguita a ruota da Peter e Vito.
-Ma che ti prende?- mi chiese stupita Svetlana.
-Magari per lei lo è- ribattè a voce abbastanza alta Phoneix.
Affrettai il passo scomparendo tra la folla senza purtroppo riuscire a impedire alla mia migliore amica di rispondere un affrettato “Io invece sono Svetlana, ciao!!”. Immagino che sia inutile dire che Peter era di pessimo umore e Vito con mani in tasca e a testa bassa sembrava borbottare sottovoce frasi come “Nessuno si può permettere di provarci così spuduratamente con la mia sorellina”. Io? Semplicemente furiosa, un uragano senza freni, un'onda che impetuosa la trascinò nel nostro posto speciale vicino alla spiaggia, quello sotto il salice piangente nel piccolo parchetto per bambini pronta a farle la ramanzina. Non ci potevo credere, va bene essere gentili o amichevoli, ma col primo che passa? Nossignore, una sfuriata se la merita!, pensai.
Finalmente la mollai girandomi verso di lei. Si stava massaggiando delicatamente il posto, evidentamente avevo stretto troppo. Beh, in quel momento non mi importò affatto.
-Si può sapere dove hai il cervello?! Cosa pensavi che volesse da te quel tipo?! Devi essere proprio stupida per non averlo capito!
-E se l'avessi capito?- ribatté guardandomi di sbieco.
-Allora sei deficiente, il primo che passa! Non lo conosci neanche!-
-E di certo tu non sei d'aiuto!-ribattè sfidandomi con gli occhi.
-Svetlana, penso che Clara possa avere in parte ragione... Però non possiamo accusarlo senza sapere niente- si intromise Vito.
-Tu da che parte stai?- sbottai furiosa.
-Da nessuna, siete state ugualmente avventate-
-Peter- esclamò Svet -vero che...Peter?-
Il biondino le dava le spalle senza dar segno di averla sentita. Sembrava prendere respiri profondi e quando finalmente riuscimmo a guardarlo in faccia vedemmo che era infinitivamente triste. Svetlana era sbigottita, quando mai aveva visto una simile espressione su quel volto? Triste sì, ma così tanto...
-Ehi..?- chiese timidamente appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Vado a casa-annunciò Peter iniziando a camminare a testa bassa.
Se prima ero furiosa ora ero pronta a sputare veleno ma per il bene di tutti quanti mi limitai a cercare di calmarmi serrando le labbra strinendo i pugni e prendendo respiri un po' profondi a denti stretti. La mora sembrava persa in un mondo di ragionamenti contorti dove esistevano duemila motivi e soluzioni, nel quale il vero non era neanche tra gli improbabili. Fece per dire qualcosa, probabilmente chiedere spiegazioni ma Vito l'anticipò.
-S'è fatto tardi, andiamo a casa.-disse spingendo lievemente la sorella.
-Ma...-
-Lascia stare, non ci arriveresti comunque-commentai acidamente sorpassandoli innervosita.
Dopo qualche minuto ero seduta con ginocchia raccolte al petto sulla spiaggia scrutando il mare blu illuminato solo dalla fioca luce della Luna tenendo in mano le scarpe con dentro le calze. Neanche il mare col suo muoversi riusciva a rilassarmi come faceva solitamente. Aveva sempre avuto una forte influnza su di me, tale che il mio primo sogno mi venne in mente osservando quella distesa oceanica; “io da grande sarò una sirenetta, la più bella e la più forte di tutte!! Sarò come una regina!” avevo esclamato estasiata dall'idea.
Dling.
Tesi le orecchie. Di nuovo quel suono che accompagnava le onde. Mi rimisi le scarpe e seguendolo arrivai agli scogli e quatta quatta arrivai al luogo.
Ancora lui, pensai osservandolo. La rabbia tornò velocemente e senza pensarci due volte, balzai fuori dal mio nascondiglio esclamando “Tu!”.
Il ragazzo si interroppe di scatto proprio quando stava per iniziare a cantare e capito chi ero mi scrutò torvo.
-Che ci fai tu qui?-mi chiese continuando a guardarmi storto.
-Non ti riguarda e ora ascoltami bene. Non mi interessa chi sei, come ti chiami...
-Mi son già presentato prima- mi interruppe infastidito.
-...ma osa solo un'altra volta fare gli occhi dolci alla mia amica e incomincerò a interessarmene-
-E con questo? Sai che paura- disse osservandomi scettico.
-Oh, niente di che- cinguettai sbattendo le ciglia.
-trascorrerai il resto della tua esistenza come un anteprima dell'inferno- conclusi sorridendo sadicamente con la voce da bambina assassina.
-Buona continuazione-continuai “angelicamente” voltandomi e salutandolo con la mano.
Neanche conclusi tre passi e quello mi rispose. Oh, poverino, non teme la morte, pensai.
-Non dovresti sperare il meglio per Svetlana?-
-Non la chiamare per nome, non ne sei degno-sibilai rigirandomi. Quanto mi stava facendo diventare nervoso quello. -E per l'appunto-proseguii con arroganza incrociando le braccia al petto -tu non sei il meglio per lei-
-Affermi senza conoscere. Buffo- Sbuffando mi ridiede le spalle e riniziò a suonare.
-So già abbastanza- risposi irritata e gelida. Lo scrutai torvo per un altro po' e auguratomi di non rincontarlo un'altra sola volta me ne andai a braccia incrociate.
-Non è carino non presentarsi- mi richiamò per quella che mi parve la duecentesima volta visto il nervosismo che mi assalì. -Chi sei?-
-Il tuo incubo peggiore- risposi senza degarmi di girarmi per quell'infima nullità.
-Non è la risposta che volevo.
-Arrangiati, non me ne può fregare di meno- dissi altezzosa.
-Ehi!-mi richiamò per l'ennesima volta. Inutile, non mi sarei mai girata.
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