Le cose che ami tornano sempre da te

di 50shadesofLOTS_Always
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Lui ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Pezzi di me ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Una questione in sospeso ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Sesso e testosterone ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Quadri ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Sara ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - La sabbia nella clessidra ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Ricordi che fanno male ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Senza un amico ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Una visita inattesa ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Appuntamento ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Una serata al pub ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Sabato ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Una serata movimentata ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Vecchi rancori ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Sponde verdeggianti ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Il nostro 'per sempre' ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - Viaggio ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - Videochiamata ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Per noi due ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 - Sono una Fangirl ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 - Saggio di danza ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 - In libreria ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 - Sogno o menzogna ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Lui ***


Mi guardo intorno,seduta a questo tavolo in un pub con i miei compagni di classe. Non ho bevuto un gran che e se vogliamo dirla tutta,ho scroccato un sorso di birra da Matteo
<< Ancora convinta che riusciremo a non farti ubriacare? >> mi sfida coi suoi occhi castani ed il ciuffo sbarazzino,nonstante l'altezza che lo fa sembrare un diciott'enne quando in realtà é un anno più piccolo di me << Pensi di poter superare una tedesca? >> inarco un sopracciglio,sfoggiando il mio orgoglio da straniera. Lui ride e torna a chiacchierare con altri ragazzi di cui appena mi ricordo i nomi. Azzurra continua a fissare Matteo. Forse il drink che ha preso prima le sta facendo un pessimo effetto. É piuttosto pallida e sembra sul punto di vomitare. Mi riporta alle condizioni in cui ero io dopo Lui. Ero quasi depressa e se non fosse stato per Laura,la mia migliore amica,sarei sicuramente finita come la ragazza che ora é seduta di fronte a me con lo sguardo perso nel tipo che le piace. Tiberio,uno dei miei pochi amici rimasti al mio fianco,mi desta dai miei cupi pensieri << Stai bene? >>. Per un attimo i suoi occhi mi sembrano quelli di Lui. Sbatto le palpebre << Sì... >>. Non é convinto dalla mia risposta e ne sono consapevole. Ha aggrottato la fronte come fa' sempre quando sta' meditando su qualcosa. Ormai lo conosco da una vita. Abbiamo fatto elementari e medie come compagni di classe e di vita. Ci siamo separati solo per un anno,anno scolastico in cui siamo bocciati entrambi: io al liceo scientifico e lui all'alberghiero. Poi,per probabile volere del Fato,ci siamo riuniti al liceo artistico di cui attualmente frequentiamo la seconda superiore << Non ne sei convinta... - afferma con palpabile ovvietà - Devi togliertelo dalla testa... >> mi dice e posa una sua mano sulla mia,stringendola. Mi sorride mesto e cerco di ingoiare il groppo alla gola e le lacrime che minacciano di pizzicarmi gli occhi. Sospiro ed annuisco come faccio ormai da quattro anni. << Ehy,ragazzi! >> la voce frizzante di Irene mi strappa un sorriso. Direi che é in classifica dietro a Laura per quanto riguarda le mie amiche. Le voglio un gran bene e spesso ci confidiamo. É innamorata persa di Tiberio e si danno un casto bacio sulle labbra. Inconsueto per i loro "standard da effusioni pubbliche". Sorrido nel vederli così felici. Avrei voluto anch'io un rapporto così con Lui. Irene si sporge da oltre il tavolo e mi schiocca un bacio sulla guancia. Io ricambio e le sorrido. In poco tempo,si intavola una discussione per poi sfociare in un gioco alcolico a cui io cerco di astenermi. Invano. Finisco per bere dieci bicchierini di non so cosa,ma fortunatamente per quanto astemia io sia stata in sedici anni di vita,reggo bene l'alcol e riesco ad arrivare fuori dal pub con gli altri. Andrea,con una sigaretta in mano,sbarella da una parte all'altra del marciapiede assomigliando sempre più ad una palla da bowling che fa' strike. Ride e dice assurdità. Scuoto la testa e mi appoggio con le spalle al muro di mattoncini che ricopre la facciata del pub. Accanto a me,Tiberio tiene al caldo Irene fra le sue braccia. Beata lei! Alle volte,la invidio. Sospiro guardando il festeggiato,Pietro alzare le braccia al cielo e saltare come se fosse un canguro. Già,oggi é il suo sedicesimo compleanno e sono quasi tutti brilli. Avrei preferito restare a casa,ma ho preferito uscire anziché sentire mia madre che si comporta,come se fosse l'unica persona a soffrire su questo pianeta. Non avevo voglia di ascoltare le sue solite lamentele di quanto mio padre abbia sbagliato. Come se lei fosse perfetta! Alle volte,vorrei essere orfana. Dicono che é un privilegio non esserlo,ma io sconsiglierei vivamente di avere una madre come la mia. Noto che Azzurra si é appartata  con Lisa,un'altra compagna di classe,che sta cercando di farle passare la sbronza,dopo essere stata stuzzicata da Matteo per tutta la sera. Adesso le si fa' vicino allontanando Lisa. La guarda in modo diverso. É preoccupato per lei,che non fa altro che dirgli di non guardarla mentre i conati di vomito la percuotono. Matteo se ne frega e le resta vicino. Se non fosse per il fatto che sta rimettendo tutto lo schifo che c'era nel suo stomaco,la scena mi intenerirebbe fino a farmi venire il diabete. Mi volto verso Tiberio e lo vedo intento a mangiarsi le labbra di Irene,che con le braccia attorno al suo collo,ricambia le pubbliche dimostrazioni di affetto forse un pò troppo passionali
<< Trovatevi una stanza! >> sbotto prendendoli in giro << Non sarai gelosa? >> risponde lui di netto come al solito << Tantissimo... >> dico lasciandomi sfuggire un sorriso. Irene scoppia in una grassa risata. Probabilmente non avrebbe dovuto bere quel Long Island. In realtà,la mia é invidia. Nascondo sempre ciò che penso per non far del male a nessuno anche se Tiberio e Laura,sembrano leggermi nella mente. Decidiamo di fare una passeggiata ,nel corso della quale Pietro finisce in un cassonetto ed Andrea cammina sulle macchine parcheggiate credendosi un ninja. Riusciamo a persuadere alcuni passanti di non chiamare la polizia e decidiamo di chiudere qui la serata. Tiberio come al solito,mi accompagna a casa visto che dove abito io non è sicuro camminare da soli. Soprattutto per le ragazze come me.
<< A che stai pensando? - mi chiede interrompendo il silenzio fra noi. Io inarco un sopracciglio lanciandogli intendere quello che già sa,infatti alza gli occhi al cielo e sospira - Non resterai da sola... >> << Cos'é il tuo mantra questo? >> dico cercando di smorzare la piega della conversazione << No,dovrebbe essere il tuo... Perché pensi sempre al peggio di te stessa? >> << Perché sono fatta così - mezza verità o mezza bugia - E poi come fai a dire che non resterò sola dopo tutto quello che é successo? >>. Di solito,mi si gonfiano gli occhi per le lacrime a queste parole. Ma stavolta la mia maschera glaciale mette su la facciata della ragazza forte e che sorride sempre. Facciata che non mi appartiene minimamente,ma che sono costretta ad usare con tanto di impalcature. Tiberio sospira ed abbassa lo sguardo mentre continuiamo a camminare << Forse dovresti uscire di più... Farti notare... >> << Già. Voi "maschi" avete sempre bisogno di un incentivo... >> sibilo acida come sempre. Ma lui incassa il colpo e finge di non aver notato il mio puntiglioso sarcasmo << Non mi riferivo a quello... >> sbotta quasi offeso. Lui che non vede l'ora di andare a letto con Irene,che saggiamente vuole restare vergine per ancora un pò di tempo. Brava la mia ragazza! Mi sento sempre un pò responsabile dei nostri compagni di classe. Anche perché io e Tiberio siamo i più "anziani",soprattutto io visto che sono nata ad Agosto e Tiberio a Novembre. Io il 25 e lui il 17. 
<< Tiberio,anche se mi mettessi in mostra cosa mi porterebbe? Non mi farebbe riavere indietro quello che ho vissuto con Marco! >>. Ecco. Ora ho detto il Suo nome. Marco. Il mio Lui. Non é mai stato davvero mio,ma in parte sì. 
<< Se lui adesso non é qui,non credi che ci sia un motivo?! - é esasperato. Gli faccio sempre questo effetto - Vuol dire che non ti meritava quattro anni fa,così come non ti merita adesso. Marco é storia passata! >> alza la voce,ma io non mi scompongo << Supponiamo che sia una storia passata... - esordisco con convinzione - E mettiamo caso che Irene decida di mollarti un domani. Potresti dimenticarla dopo che lei ti ha dato così tanto da ricordare? Tu che di ricordi felici,non ne hai molti... >>. La mia voce si ammorbidisce sull'ultima frase e questo mi permette per un solo istante di vedere un lato di Tiberio che ho visto,solo io e pochi altri,per circa cinque mesi. Un lato di lui che spero che Irene non sia costretta a vedere. Sono passati solo tre anni dalla morte del padre di Tiberio. Avevano un rapporto meraviglioso,ma quando la Morte ha deciso di dare delle responsabilità al mio migliore amico,lui é cambiato. É diventato un uomo troppo presto. Anche lui adesso indossa la sua maschera gelida e mi fissa coi suoi occhi stretti a fessura come se ci fosse una sorta di ammonimento. So di aver toccato un suo nervo scoperto,ma é l'unico modo per fargli compredere davverp come mi sento io da quattro anni a questa parte
<< No,hai ragione su questo... >> conclude prima che riprendiamo a camminare.
La mattina seguente si ripete come le altre in modo così monotono,da costringerti ad alzarti solo per fare qualcosa per cambiare la situazione. Ma ovviamente fallisci ogni giorno sempre più miseramente. Ogni volta che mi specchio vedo una ragazza stravolta da un amore impossibile e circondata da uno che non é reale,ma cartaceo. I libri. Loro mi danno tutto l'amore e tutte le sicurezze per farmi continuare questa vita in cui io mi sento solo estranea. Fuori posto. Un errore non calcolato che smuove l'intero cosmo,senza renderlo però diverso. É chiaro che il mondo non cambierebbe se io venissi a mancare. Cambierebbe il mondo di Laura,di Tiberio e di quei pochi amici che conto sulle dita di una mano. Ma anche loro dopo qualche mese se ne farebbero una ragione. Questo é un dato di fatto e totalmente umano. Mi vesto in fretta e cerco di raccogliere i ricci sulla mia testa in una coda. Ovviamente non serve a nulla,ma ormai ci sono così abituata ad avere i capelli in disordine che non ci faccio più caso da anni. Metto un pò di mascara,solo perché nei recessi più reconditi della mia psiche sembro più carina. Infilo le mie amate converse nere,usurate dalle passeggiate e dal tempo fino a renderle quasi inutilizzabili. Ma io mi ci sono affezionata e poi,sono comodissime. 
Le ore di scuola si trascinano a fatica con qualche sporadica risata e insani scherzi. É chiaro che non mi sarei mai aspettata una scena del genere,
una volta che la campanella di fine giornata ha suonato per ritrovarmi al cancello. Marco mi guarda,appoggiato con le spalle sul muro di una palazzina di fronte a me. Solo l'asfalto della strada ci divide mentre una folla di studenti ci circonda,quasi a volerci rinchiudere in un'arena. La maglietta nera a maniche corte lascia intravedere le sue braccia,un pò muscolose senza sembrare uno di quegli uomini da body-building. In realtà,non é nemmeno così muscoloso. É solo cresciuto rispetto a quattro anni fa. Prima si notava che era più piccolo di me di soli quattro giorni,ma adesso sembra diventato un diciott'enne e questo fa' salire alle stelle i miei ormoni. Cosa che pensavo di non dover mai ammettere. I capelli di un castano fra il chiaro e lo scuro fanno risaltare i suoi occhi scuri,tendenti al nocciola. Occhi fissi nei miei mentre si tiene le mani in tasca. Non é più il ragazzino imbranato che ama disegnare,come me. Ora sembra più sicuro di sé. Magari lo fossi anch'io in questo momento. Quasi come se avesse sentito le mie mute preghiere,Tiberio mi si affianca e resta di sasso come me.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Pezzi di me ***


Il cuore martella nel petto e corre. Corre inesorabile verso Marco,ma io non riesco a muovermi. Accenna ad un sorriso mesto. Uno di quelli sinceri,che spesso mi rivolge Tiberio. Ma con Marco é tutto diverso,ma soprattutto perde di significato. Si dissolve e sparisce lontano dalla mia mente lasciandomi sola con lui. Lo guardo per qualche istante,ma il tempo si dilata e sembrano divertare ore. Giorni. Mesi. Anni. Ho sperato così tante volte di vederlo,anche solo da lontano. Ciò che bramo di più é sentirlo di nuovo vicino. Sentire il suo calore attorno a me e posare la testa sul suo petto,così da poter sentire il suo cuore battere come sta facendo il mio adesso. Non so cosa fare. Le mie gambe sembrano essersi irrigidite ora che Marco sta venendo verso di me. Ma la sua immagine mi viene oscurata dalle spalle di Tiberio << Spostati >> gli ordina,ma non gli obbedisce << Cosa fai qui? >>  la voce di Tiberio é bassa. Troppo bassa. Marco sposta lo sguardo da Tiberio a me. E viceversa.
<< Spostati,Tiberio. Sono qui per parlarle... >> esordisce e mi guarda di sottecchi. Io guardo prima lui poi Tiberio che ancora non si smuove 
<< Ti ci sono voluti quattro anni per presentarti qui... >> << Non ho bisogno della tua ramanzina... >>. Il suo sguardo cambia. Diventa duro e terribilmente serio. Irene si mi si fa' vicina e posa una mano sulla spalla di Tiberio 
<< Tutto a posto? >> << Sì... Marco se ne stava andando... >> sibila Tiberio quella che appare come un invito gentile ad andarsene,ma per chilo conosce sa che é una minaccia. Marco indietreggia e mi fissa intensamente come in una silenziosa promessa. Promessa che non so se manterrà. Lo guardo così intensamente che mi fanno male gli occhi. Non voglio che se ne vada << Promettimi che ci rivedremo... >>
<< Prometto... >> la sua parola. Sincera come non gliela avevo mai sentita. Tiberio continua a guardarlo in cagnesco,anche quando se ne va lasciandomi con un vuoto che presto si riempe di rabbia << Devi sempre metterti in mezzo? So badare a me stessa! >> stringo le mani a pugno. Ora sono furiosa. Ma lui mi sfida e punta i piedi come un bambino capriccioso. 
<< Dov'era lui quando piangevi? Dov'é stato in questi quattro anni?! Rispondi... - la comprensione arriva come un fiume in piena e mi travolge - Siamo stati io e Laura a raccattare i tuoi pezzi e rincollarli insieme perché non ha avuto le palle di dirti quello che pensava... >>. Lo indica anche se se n'è andato da ormai un paio di minuti. Serro i denti e non cedo alle sue parole << E allora perché era qui? Non lo hai lasciato nemmeno parlare... >> mi giustifico,ma so che mi sto solo arrampicando ad utopie e false speranze << Per ferirti come l'ultima volta? Per dirti ti voglio bene quando non é vero? >>. Ora la voce di Tiberio esce calma. Quasi rassicurante e comprensiva. Irene lo allontana da me << Basta. Tutti e due... Andiamo a casa... >>. Mi saluta con un veloce abbraccio e prima che possiamo scambiarci altre parole,ci allontiamo. Ognuno verso la propria casa.
 
 
É buio ed il vento freddo mi strappa un sorriso. Amo l'autunno e l'inverno. Amo il freddo. Col cappuccio alzato mi dirigo al campetto di calcio,dove si allenano le squadre dell'associazione sportiva locale. Mi siedo su una delle panchine completamente immerse nel buio,rendendomi uno spettatore invisibile,visto che dei grossi lampioni illuminano solo il campetto dove Marco gioca con degli amici. La maglietta col numero 4 sventola a contatto con la brezza serale,così come i bordi dei pantaloncini in tela. Calcia il pallone che segna andando a finire in rete e scansando di qualche centimetro i guantoni del portiere. Lo guardo correre e giocare con suoi compagni e per un attimo,rivedo quel Marco di quattro anni fa. Dietro di me,le macchine procedono sulla strada ed un clacson attira l'attenzione del gruppo di ragazzi,che si voltano per guardare la strada. Mi paralizzo sulla fredda panchina quando i loro occhi si posano su di me. Marco mi osserva e io mi sento la testa leggera. Inclina la testa e capisce chi sono,perché sorride << Marco,hai una ammiratrice?! >> lo spalleggia giocosamente un compagno e mi sento avvampare. Che Dio benedica le felpe col cappuccio! I miei capelli nascondono le mie orecchie,che sono sicuramente diventate di un colorito simile a quello delle fragole. Lui lancia una pessima occhiata al ragazzo che iniziano ad ammiccare verso di me. La reazione di Marco mi strappa un sorriso. Alza una mano nella loro direzione ed alza il dito medio,in un modo che oserei definire raffinato. Mi si avvicina accennando perfino ad una corsetta e vorrei tanto sparire nell'aria. Oddio. É così vicino << Aspettami qui. Vado a cambiarmi e ti raggiungo... >>. Annuisco incapace di parlare e lui si allontana da me.
 
 
Esce fuori dalla piccola struttura in legno decorata con i colori della squadra di cui fa' parte e i suoi occhi nocciola incontrano subito i miei. Mi sento osservata e noto che qualche ragazza mi guarda con occhio critico. Parlottano fra loro mentre osservo qualsiasi movimento di Marco. Si porta il borsone sulle spalle e mi raggiunge a passo lento. Noto che indossa una semplice tuta e delle converse. Si ferma davanti a me << Hai freddo? >> domanda facendomi smettere di respirare << No. Sto bene... >> mormoro << Ti accompagno a casa >> dice e sembra che io non possa far niente per convincerlo del contrario. Camminiamo in silenzio. Deve percepire il mio forte disagio perché inzia riluttante una conversazione
<< Mi odi? >>. Deglutisco e gli rivolgo uno sguardo imperturbabile << Non lo so.. >>. Lui sembra quasi sollevato e continuiamo a stare zitti,come se ognuno stesse camminando per conto proprio. Ci fermiamo davanti a casa mia e mi osserva. Non reggo un altro suo sguardo e così abbasso il mio << Io... Non so da dove iniziare... - dice lasciando cadere a terra il borsone con un lieve tonfo - Credo che chiederti scusa non basti... >>. Si guarda le scarpe quando mi decido a sollevare gli occhi su di lui << Perché? Dimmi solo perché mi hai lasciato sola? >>. Non devo piangere. Non ora. Lui sospira e scuote la testa << Non lo so. Forse avevo paura... >>. Io so bene cosa vuol dire aver paura di qualcosa che non hai mai provato e che non hai mai dovuto affrontare,per forza di cose al di fuori dalla tua portata
. Lui alza di nuovo gli occhi nei miei e fa' un passo verso di me. Mi mordo il labbro in ansiosa attesa di una sua risposta,che però arriva in modo inaspettato. Mi prende per un bravcio e mi tira contro di sé per poi avvolgermi con le sue braccia. Mi stringe forte mentre inspiro profondamente il suo profumo. Profumo di Marco. Il suo calore mi scalda dentro e fuori. É tutto così intenso e spontaneo. Mille emozioni mi gettano in un baratro profondo e piango,stringendomi alle sue spalle. Affondo il viso sul suo petto e mi lascio andare a quell'uragano di ricordi che si distillano in lacrime. Lacrime che scorrono copiose sul viso. Stringo la sua felpa tra le dita così forte da sbiancarmi le nocche. La sua mano mi accarezza la schiena << Mi dispiace... >> parole siccere che mi sussurra all'orecchio,solleticando la mia pelle. Vorrei stare così per sempre. Fra le sue braccia.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Una questione in sospeso ***


Il giorno dopo mi alzo con una voglia incredibile di affrontare il mondo. Un mondo che pur sempre rimane schifoso come tutti i giorni. Tutto si sta rimettendo a posto ed io sto recuperando Marco. Era questo quello che ho desiderato negli ultimi quattro anni. Riaverlo accanto a me.
Vengo interrogata a due materie,storia ed inglese,ed incasso due otto. Praticamente la mia routine scolastica abituale e monotona. Niente di particolarmente nuovo o interessante,se non il fatto che Marco mi aspetta fuori col suo zaino sulle spalle mentre guarda il suo cellulare. Sto' per andare da lui quando Tiberio mi afferra sotto braccio e mi trascina verso il nostro gruppo di classe,lontano pochi passi da Marco. Ci sono anche Cesare e Christian. Anche con loro ho fatto le elementari,ma alle medie ci siamo un pò persi di vista. Almeno per quanto mi riguarda. << Oh,Cesare dovresti proporle un'uscita... >> lo incita Tiberio indicandomi. Matteo ridacchia ma gli rivolgo uno sguardo di fuoco e subito si zittisce. Torno su Tiberio e lo guardo torva in viso << Che stai facendo? >> dico a denti stretti mentre stringo i pugni. Marco ha sollevato la testa a mi sta' fissando. Scuoto la testa e lui sorride,restando lì ad attendermi. Afferro Tiberio per il colletto della maglia,cogliendolo in fallo << Io non sono merce da vendere. Non sono una di quelle con cui sei stato... >> sibilo col viso vicino al suo. Sgrana leggermente gli occhi sorpreso dal mio tono più aggrressivo del normale ed Irene lo guarda in modo poco felice. L'espressione impassibile che nasconde la rabbia e l'indignazione. Sa' delle ex di Tiberio,ma per lei é sempre stato un tasto un pò rovente. La capisco e spesso ho parato il culo al mio migliore amico. Irene si schiera in mia difesa e Tiberio guarda prima me e poi lei 
<< Potrai restare mio amico solo se rispetti le mie scelte - dico con tale serietà da stupirmi perfino da sola - Non ho bisogno di una seconda madre che mi rompa le palle perché pensa che sia ancora una bambina... >>. Mi soffermo a guardarlo come per accertarmi che abbia recepito il messaggio. Mi volto e saluto Irene stampandole un bacio sulla guancia che viene presto ricambiato. Mi accorgo che tutti nel gruppo ci stavano fissando. Saluto anche loro e mi avvicino a Marco che mi attende in piedi e con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. 
Camminiamo in silenzio verso i giardini dove già qualche bambino gioca a pallone o si dondola sulle altalene. Il sole é ancora abbastanza alto ed i suoi raggi filtrano fra i rami degli alberi,che si muovono al vento. Ci sediamo su una panchina,rovinata ed intagliata da scritte amorose,e restiamo ad osservare il verde e gli alberi che contornano le aree gioco. La siepe invece corre lungo il perimetro circolare dell'enorme piazza,come un recinto
<< Chi erano quei due? >> mi chiede improvvisamente e nel suo tono percepisco una certa restia alla risposta. << Due ragazzi con i quali ho frequentato le elementari. Tiberio li vede ancora... Li ho rivisti solo di recente... >>. Annuisce e si guarda le scarpe mentre arriccia il naso << Quindi sono fuori concorso? >>. Aggrotto la fronte confusa << Che intendi? >> << Non ti piace nessuno al momento... >> dice dubbioso facendo sembrare la sua domanda in una speranzosa affermazione. Osservo i suoi occhi nocciola intensamente mentre lui fa' lo stesso fino a quando non arrossisco e lui distoglie lo sguardo,fingendo di non aver notato la mia evidente reazione. Maledetto il mio corpo! Il cuore potrebbe esplodermi fuori dal petto adesso << Sei ancora la ragazzina a cui le piaceva disegnare... >> commenta mentre mi osserva quasi divertito. Si diverte a prendermi in giro. Alzo un sopracciglio e lui ride. Un suono così familiare alle mie orecchie tanto che mi fa' sprridere come una cretina. Faccio spallucce e poi alzo lo sguardo verso il suo << E a te piace ancora disegnare? >> domando incuriosita da tale argomento. Lui mi sorride in quel modo speciale che ha usato sempre con me. Fin da quando ci siamo conosciuti. Poi il suo sorriso scompare dal suo viso che assume un espressione troppo seria per la situazione in cui siamo. Qualcosa fa' tintinnare i miei campanelli d'allarme << Non sono più riuscito a disegnare... >> lo guardo sorpresa e coraggiosamente poso una mano sulla sua. É calda << E adesso? >> domando riluttante di sapere il motivo di tale declino. Sono sicura che mi nasconde qualcosa. Qualcosa di grosso e che potrebbe ferirmi. Ancora. Lui mi guarda 
<< Io sono ancora fidanzato... >> dice cambiando completamente discorso. Mi lascia di spiazzo ed un tuffo al cuore,mi fa' mancare il respiro per un secondo. Ritraggo la mano dalla sua come se avessi preso in mano una vipera << Ti prego... >> dice e sembra supplicarmi. Mi alzo in preda al disagio più completo. 
<< Devo andare... >> mi giustifico in modo vago mentre mi sistemo lo zaino sulle spalle
<< No,aspetta! >> dice e mi afferra il polso. Lo guardo e lui sembra sbiancare << Lasciami... >> gli ordino come se mi stesse davvero facendo del male. In realtà,il mio corpo esige un suo contatto. Le sue dita stringono il mio polso senza essere aggressive. Lo fisso negli occhi mentre i miei si gonfiano di lacrime. No! Basta lacrime per lui,mi dico inutilmente.
<< No,non piangere... >> sussurra e mi strattona contro di sé e mi stringe come ieri sera. I nostri corpi si incastrano come due pezzi di un puzzle e posso sentire il battito del suo cuore rimbombare all'interno del suo petto. Mi accarezza la testa,facendo scivolare le dita fra i miei capelli e mi avvolge fra le sue braccia << Non voglio essere il responsabile delle tue lacrime... - mormora sempre più contrito ed io poso la guancia sul suo petto - Chiuderò questa storia e tornerò da te. Non ci vorrà molto... >> ma il mio cuore viene preso a calci dal cervello e gli urla che glielo aveva detto,che lo aveva avvertito. Inspiro profondamente e respingo il nodo alla gola << Cosa faremo dopo? >> domando non convinta di voler conoscere la risposta 
<< Cercherò di farmi perdonare da te. Ti chiederò scusa per tutta la vita se sarà necessario... Rimarginerò le ferite che ti ho causato e farò fuori qualsiasi pretendente... >>. All'ultima frase,mi lascio sfuggire una risata
<< Sei un'ipocrita... >> borbotto con le lacrime che quasi mi strozzano << Lo so... >> sospira prima di schioccarmi un bacio sulla testa.
<< Dovrei odiarti... >>. Aumento la stretta attorno alle sue spalle,incapace di lasciarlo andare << Me lo merito... >> ammette malinconico. Mi sovviene una cosa << Hai letto le mie lettere? >>. Sento il suo corpo irrigidirsi. Reazione strana e non so come interpretarla. Gli avevo scritto due lettere: la prima quando ancora frequentavamo le medie e dove mi sono dichiarata ufficialmente e la seconda gliel'ho scritta solo un anno fa. Deglutisce sonoramente << Sì... - mi incornicia il viso con le mani e mi costringe a guardarlo negli occhi - Mi hai letteralmente sconvolto >> sorride mesto ed io abbasso lo sguardo per un attimo. Il suo volto bellissimo non é mai stato così vicino come adesso. I suoi occhi sono così puntati su di me che é difficile metterli a fuoco. Le sue pupille di dilatano e schiude le labbra carnose. Il suo respiro profuma di menta e soffia sulle mie guance accaldate,facendomi rabbrividire piacevolmente. Oddio. Un ciuffo dei suoi capelli sfiora la mia fronte ed avverto il suo corpo sempre più vicino. Il suo petto si alza e si abbassa sempre più velocemente. Chiude le palpebre ed avvicina il viso al mio come se già le distanze non fossero abbastanza corte. Sento il suo respiro sulle mie labbra e chiudo gli occhi,sperando di poter sentire per la prima volta le sue labbra. Vorrei sperimentare se sono morbide come sembrano. Da lontano,nei meandri della mia mente una voce prorompe e tuona nel silenzio << Aspetta... >> sussurro in modo così basso che a stento riesco a sentirmi. Lui apre gli occhi e mi fissa. Il mio cuore galoppa e non cenna a rallentare. Aggrotta la fronte e stringe gli occhi a fessura fissandomi mortificato << Scusa... >> mormora petulante. Mi mordo l'interno della guancia 
<< Prima devi risolvere la tua faccenda... >> lo ammonisco e lui annuisce per poi sorridere imbarazzato. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Sesso e testosterone ***


<< Quindi é una cosa seria? >> mi chiede Laura facendomi il terzo grado per telefono. Praticamente una consuetudine. Io sorrido fra me e me << Beh... Sembra di sì >> ammetto mentre accarezzo il pelo fulvo di Diana,la cagnolina che ho da sei anni,mentre sono seduta a gambe incrociate sul letto semi disfatto. Sento Laura mugugnare come fa' sempre quando é pensierosa << Io ti voglio bene,ma sappi che non mi convince molto questa storia... >> dice confermando ciò che già pensavo. Sospiro mentre alzo gli occhi al cielo << Laura ti prego... >> << Senti,ho passato quattro anni a farti uscire da uno stato vegetativo e adesso lui torna! Non voglio che metta a soqquadro te e la tua piccola testolina... >> mi dice addolcendo il tono sulle ultime parole << Come farei senza di te? >> le domando retorica mentre posso avvertire il suo sorriso << Oh,tranquilla. Se fosse per me,ti avrei già fatto sposare con Jamie Dornan*... >>. Ridiamo di gusto << Credo che sua moglie non approverebbe >>. Lei sbuffa << E chi se ne frega di lei!? Tanto non la caga nessuno! >> sibila sarcastica mentre il mio sguardo cade su la trilogia di Cinquanta Sfumature. Adoro quei libri. Come gli altri accanto. Scorro lo sguardo sui volumi della Spada della Verità e di diversi libri di Erri De Luca. << E tu con chi ti sposeresti? >> le chiedo sapendo già la risposta << Beh,con me stessa mi pare ovvio! >>. Posso vedere la sua faccia soddisfatta mentre mi dice queste parole con finta arroganza. Ridiamo ancora mentre lei non fa' altro che chiedermi di Marco e su quella che sembrerebbe,ai suoi occhi,una bella farsa. Farsa che però sta iniziando a piacermi,perché in fondo se lui non fosse tornato io non sarei a questo punto. Voglio che stavolta funzioni e che i nostri ingranggia riescano a procedere verso un'unica direzione. Voglio solo godermi il tempo con lui. Contare i secondi,i minuti e le ore che passo con lui. Ore che passo a sentirmi sempre meglio ed in pace con me stessa. Marco ha lo strano potere di capire se c'è qualcosa che non va e che mi turba e mi porta lontano da tutta quella merda. Mi porta via da tutto e restiamo soli nella nostra bolla.

 

Mi presento al campetto sportivo all'aperto,aspettando che finisca il suo allenamento quotidiano. Il campo verde é illuminato da dei grandi lampioni,poiché il sole é già tramontato da un bel pò. Vedo il numero 4 stampato sulla sua maglietta a strisce blu e rosse,coordinata ai pantaloncini e al resto della tenuta da calcio. Dio,é davvero bello! Non é un figo,ma per me resta comunque un bel ragazzo. Lo guardo rapita,seduta sulla panchina e nascosta dal cappuccio della felpa,grande almeno due taglie in più della mia. L'allenatore lo congeda insieme ai suoi compagni,che mi lanciano delle occhiate nell'inutile tentativo di scoprire la mia identità. 

Quando esce dagli spogliatoi,il mio cuore fa' una capriola. I capelli castano chiaro tendente al biondo sono tutti spettinati e gli danno un'aria da ragazzaccio di strada con quel borsone sulle spalle. É una vera scarica di testosterone ed emana sesso da tutti i pori. Ferma,basta così! Grida quel poco della mia razionalità rimasta e che si é astenuta dall'andare in vacanza così come il filtro bocca-cervello,che nel momento del bisogno si inceppa facendomi balbettare quando si passa una mano fra i capelli mentre i suoi occhi nocciola si posano sui miei. << Wow... >> mormoro. Cavolo! Sono vergine,ma i miei stupidi ormoni adolescenziali sembrano volere il contrario << Tutto bene? >> mi chiede una volta che mi é vicino. Molto vicino. Così vicino che posso sentire il suo respiro. Non faccio in tempo a rispondere,che alcuni suoi compagni di squadra escono dagli spogliatoi in quell'esatto istante,permettendomi di acquistare lucidità. Marco si volta verso di loro mentre io mi nascondo nel cappuccio e dietro alle spalle di lui << Non ce la presenti? >> insiste uno mentre mi si avvicina con fare spavaldo. Marco si frappone fra me e lui << Non la toccare... >>. La sua voce si é abbassata di diverse ottave assumendo un tono pericoloso. Il ragazzo lo scruta da capo a piedi prima di allontanarsi. Guardo Marco che si volta a guardarmi per poi addolcire la linea delle labbra,indurita come per il resto dei lineamenti del volto per pochi secondi fa,in un sorriso che ha il potere di farmi fremere fin dentro l'anima. Mi sento così bene con lui.

<< Non mi hai risposto prima... >> afferma lasciandomi senza fiato. Mi torturo le dita,aspettando un intervento divino << Perché mi é sembrata una gara a chi urinava più lontano? >> chiedo riuscendo a strappargli una mezza risata

<< Perché lo era >> si giustifica mentre ci avviamo verso casa mia,come nostra consuetudine. 

 

 

<< Mi hanno detto che ti piace Cinquanta Sfumature di Grigio... >> esordisce dopo minuti interi passati nel silenzio << Sì... >> dico a bassa voce mentre divento rossa per l'imbarazzo. Lui mi lancia uno sguardo intenso,vome una predatore che punta la sua preda. Lui é il predatore. Ed io la preda.

 

<< Potrei essere il tuo Mr Grey... >> risponde e mi sento prendere fuoco. Non ha la più pallida idea di quello che ha detto,perché inarca le sopracciglia un pò sorpreso dalla mia reazione. C.A.Z.Z.O. In questo momento,vorrei che fosse vestito davvero come il personaggio del libro. Un completo scuro,una camicia bianca,scarpe nere ed eleganti ed una cravatta argentea al collo. O magari un Richard Rahl,con la sua fidata Spada della Verità. Ok,sto fangirlando nel momento meno opportuno! Quell'espressione mi fa' tremare e manda in subbuglio i livelli ormonali del mio sangue,come da due giorni a questa parte. Lo osservo e mi schiarisco la voce,sperando che non mi tradisca << Mi basta che tu sia tu... >> faccio spallucce e lui mi sorride. Forse ha letto la trilogia. Merda! << Va bene... >> dice mentre riprendiamo a camminare. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Quadri ***


Maledetta pioggia! Corriamo a perdifiato verso una zona coperta. Non appena la raggiungiamo percorriamo una specie di passerella ricoperta da mattonelle in terracotta,che hanno assunto un colorito scuro per via dell'acqua piovana,mentre le macchine corrono sulla statale a pochi metri da noi. Una volta tanto che Marco mi ha invitata ad uscire,becchiamo il diluvio universale. Arriviamo alla porta del suo condominio e tiriamo un lungo sospiro per riprendere fiato. Lo guardo mentre compie dei respiri profondi. Ha gli indumenti completamente zuppi come i miei e la fronte imperlata dalle gocce di pioggia ed un leggero velo di sudore per la corsa. I capelli completamente fradici lasciano cadere delle gocce d'acqua che scivolano sul suo profilo,sul naso dritto e le labbra schiuse fino al mento,dove cadono sulla maglietta che le assorbe. Si volta a guardarmi e mi sorride strappandomi una risata. Cerco di ridarmi un contegno mentre estrae le chiavi di casa dalla tasca posteriore dei jeans,forse l'unico indumento che é ancora in parte asciutto. Le mie amate converse sono bagnate e biascicano sul pavimento lucido delle scale,che siamo costretti a salire per via dell'ascensore guasto. Arriviamo al penultimo piano e si ferma davanti alla porta,infilando la chiave. Gira due volte e finalmente entriamo al calduccio. Un brivido piacevole mi percorre la spina dorsale mentre i miei occhiali si appannano per l'improvviso cambio di temperatura. Lui ridacchia e mi porge un panno per pulire le lenti. Lo prendo e per un istante,le nostre dita si sfiorano lasciandoci una sensazione di benessere che ci percorre fino alle dita dei piedi << Ti va' qualcosa di caldo? >> chiede mentre mette la caffettiera sul fuoco << Magari un bel caffé macchiato... >> propongo timidamente. Lui accende il fornello e mi si avvicina guardandomi dall'alto in basso << Vieni. Mia sorella ti presterà almeno una maglietta... >> annuncia più a sé stesso che a me. Lo seguo nella sua stanza che condivide con la sorella Raffaella. La ricordo bene. Una ragazza davvero solare e simpatica. Mi porge una maglietta che ha preso da un cassetto. Io la prendo e mi concedo qualche attimo per osservare la sua camera. É proprio come me la ricordavo. Il letto a castello,l'armadio che fa' angolo ed una finestra che da' su un piccolo balcone. Quando torno a guardarlo,noto che ha abbassato la zip della felpa gettandola in terra per poi togliersi la maglietta. Deglutisco un fiotto di saliva mentre mi sento come se stessi leggendo di nuovo Cinquanta Sfumature. Lui non sembra a disagio nell'essere a torso nudo ed é tranquillo mentre cerca una maglietta asciutta. I muscoli della schiena e delle spalle ancora non troppo evidenti fanno salure di nuovo i livelli ormonali del mio sangue. Si sente osservato e finalmente rivolge i suoi occhi nocciola su di me. Porca vacca! Abbasso lo sguardo e vorrei tanto che sotto di me si aprisse una voragine,un buco nero o un tunnel spazio-temporale che mi risucchiasse via. Intanto arrossisco vistosamente e la mia pelle sembra prendere fuoco quando mi rendo conto che é fottutamente vicino. Troppo vicino. La sua mano accorcia maggiormente le distanze e si posa sulla mia guancia,sfiorandola prima di scivolare a coppa sotto al mio mento. Mi costringe a sollevare il viso e a guardarlo dritto negli occhi << Sei calda... >> commenta quasi stupidamente e non capisco se sia un suo affettuoso modo per prendermi per i fondelli o un suo tentativo per alleggerire l'atmosfera imbarazzante che aleggia tra noi. Si stacca da me troppo repentinamente,lasciandomi uno strano e profondo senso di delusione per l'interruzione di quel contatto così piacevole. Prende ciò che gli serviva e si copre,concedendomi di riavere indietro quel poco di lucidità mentale per non fare cazzate 

<< Vado a controllare il caffé... >> annuncia con un mormorio,quasi incomprensibile,prima di lasciarmi sola nella sua stanza. Mi cambio in fretta per non essere beccata praticamente seminuda ed una volta che mi ritengo presentabile,raggiungo il salotto dove un divano in pelle nera regna in una stanza dall'aspetto prettamente moderno. Un tavolino in vetro al centro riflette la luce della lampada accanto al divano,permettendomi di vedere il tappeto grigio che pare una pelliccia riccioluta. Grazie a Dio é solo fibra sintetica arrotolata. Odio i trofei di caccia. Lancio uno sguardo alla tv lucida davanti al tavolino e posizionata dal divano,al centro di due librerie e sopra ad una sorta di cassettone basso,con una distanza perfetta per avere una visuale comoda. Mi volto e dietro ad una specie di basso muricciolo,scende una rampa di scale. Sorrido mentre altri ricordi mi passano in mente. Ho sempre amato questo appartamento poiché ha la strana particolarità di essere posto su due piani. Al piano basso,c'é uno studio grande quanto l'intero appartamento,con tanto di bagno e sopra la vera e propria casa. Decido di scendere ed una volta in fondo alle scale,entro nel vasto studio. Una scrivania in legno a sinistra con una sedia girevole. Per il resto,la stanza é occupata da quadri e tele ovunque. Alcune sui cavalletti che attendono di essere dipinte,le altre sono pogfiate a terra contro il muro. Ne riconosco una e la prendo fra le mani,sorrido. É una riproduzione di un quadro di Picasso che la prof gli affidò alle medie. Prese nove e me lo ricordo bene,visto che si é vantato contro di me ed il mio fierissimo 8 per almeno due settimane. Fra noi c'era una giocosa competizione,che spesso ci faceva arrivare entrambi contemporaneamente al primo posto. Come due veri amici. Ma questo avveniva solo fino a quattro anni fa. Quando poso la tela al suo posto,sento i suoi passi alle mie spalle. Mi volto e lo vedo con due tazze fumanti di caffé nelle mani. Me ne porge una e tiro un bel respiro per odorare il profumo di caffé. Le mie mani si scaldano subito a contatto con la tazza. Lui mi osserva mentre giocherella col manico della tazza << Sai,pptrei ancora vantarmi di quel nove.. >> dice con aria strafottente e canzonatoria. Mi limito ad accennare ad una risata. Bevo un sorso di caffé prima di camminare lungo la parete dove sono appesi alcune riproduzioni di quadri famosissimi,come quella de 'Il Bacio'. Osservo i due amanti scambiarsi quel genere di baci che si vedono solo nei film. Ho sempre amato il blu ceruleo dell'abito della donna dai capelli lunghi e quel buffo cappello piumato dell'uomo,che prima di partire,la saluta nel modo più semplice che si possa ricordare. Sento gli occhi di Marco addosso << Sei sempre una romanticona... >> sussurra con fare giocoso. Io lo guardo fingendomi offesa << E tu sei il ragazzo che ricordavo. Quello che amava disegnare e che attaccò bottone con me,chiedendomi una tonalità di verde... >> rispondo con un'espressione ironica mentre lui abbassa lo sguardo ridendo << Te lo ricordi ancora? >> mormora sorpreso << Certo che lo ricordo. Ricordo anche la tua faccia disperata... >> lo prendo in giro continuando a strappargli dei sorrisi. Amavo la nostra amicizia. Eravamo i due artisti in classe e lavoravamo in squadra sempre e comunque. Discutevamo sui progetti,ma alla fine riuscivamo a trovare un compromesso. Il nostro legame più intimo era l'arte e nessuno lo capiva. Mi hanno bollato come il cesso di classe e lui come il gay strano. Eravamo bollati. Incompresi. Marco aggrotta la fronte e mi si fa' vicino << Non devi pensare a loro... Erano e resteranno ignoranti... >> dice con decisione << E allora perché li hai seguiti alle superiori? In un liceo che non fa' per te? >> chiedo << Perché erano gli unici amici che avevo... >> si giustifica. "Amici?". Ma per favore!? << Ed io non ero tua amica? >> lo incalzo,ma lui risponde facendomi un'altra domanda << E perché sei andata allo scientifico sapendo che non era la tua scuola? >>. Ora é arrabbiato. Confuso. E amareggiato. Lo vedo dai suoi occhi << Ci sarei andata se non mi avessi abbandonata. Ti avrei seguito all'artistico,anche solo per poterti vedere ancora tutti giorni. Altri cinque anni per respirare la tua presenza... >>. Non mi accorgo delle lacrime che scorrono copiose sul mio volto. Ingoio l'amaro boccone del suo silenzio mentre mi osserva con la sua tazza di caffè in mano,cercando un'adeguata risposta alle mie parole taglienti << Davvero lo avresti fatto? >> domanda ed é incredulo << Sì >> sussurro e tiro su col naso mentre mi avvicino alla scrivania per potermici appoggiare. Lui mi si avvicina a grandi falcate e posa la sua tazza sul tavolo. Prende la mia e la mette via mentre il mio respiro accelera. Anche il suo é veloce e sfiora la mia pelle,permettendomi di sentire un forte profumo di caffé. No,ti prego. Non farlo. Avvicina il viso al mio,incorniciandolo con le sue mani impedendomi di scappare. Mi sento come una lepre nella tana del lupo. Un bellissimo lupo. Le nostre labbra stanno per sfiorarsi quando la suoneria di un cellulare risuona nella stanza. Sospira frustrato e si morde il labbro inferiore,liberandomi dalla sua affettuosa stretta mentre risponde al cellulare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Sara ***


Che siano lodati i telefonini. Marco estrae il suo I-Phone dalla tasca dei pantaloni e quando posa lo sguardo sul display,aggrotta la fronte come se fosse contrariato. Risponde ed avvicina il telefono all'orecchio mentre qualcosa mi dice che la persona con cui sta' parlando,entrerà sulla mia lista nera << Sara... >> mormora in un saluto incerto. I suoi occhi sono fissi nei miei mentre quella ragazza gli parla,tenendomi all'oscuro delle sue parole. La cosa mi manda in bestia. Se c'è una cosa che non sopporto sono le parole sussurrate alle spalle. Quelle che temi di dire perché in fondo sei un codardo 

<< No,adesso non posso >> dice perentorio e capisco chi é. Beh,più o meno. Stringo involontariamente gli occhi a fessura. Mi aveva detto che avrebbe risolto la cosa. Lo aveva promesso. Oh,Tiberio perché non ti do mai retta? Maledetta me 

<< Va bene. - No,non va bene per niente! - Sì,ci vediamo domani a scuola... - A scuola? - Ok,ciao... >> mormora scocciato prima di riattaccare e chiudere la telefonata. Mi studia per capire la mia reazione,ma non capisce che sono incazzata nera. Decido di fare il primo passo verso la verità << Chi era? >> << Sara... >> risponde

 

<< Giura?! - stringo i pugni - Era la tua faccenda in sospeso? >> insisto con una tenacia quasi snervante. Lui mi fissa negli occhi e fa' un passo verso di me facendomi sentire un pò piccola 

<< Sei gelosa? >> domanda sicuro di sé. Forse ha ragione. Pretendo cose che non ci sono mai state. Non é mai stato davvero mio. Nessuno dovrebbe obbligarlo ad esserlo,nemmeno io ho questo diritto. Mi sento rimpicciolire sempre di più. Lo guardo mentre il silenzio si fa' pesante tra noi 

 

<< Quanto é importante per te? >> riferendomi a Sara << É un'amica. Non la vedo più come qualche settimana fa,dopo aver rivisto una foto dove c'eri tu... >> risponde e vedo la sincerità nel suo portamento. Stringe impercettibilmente gli occhi,come se mi stesse leggendo dentro. Mi sento scoperta. Vulnerabile. Con lui,la mia corazza si infrange in mille pezzi << Qual é il problema? >> chiede inviperito dalle mie precedenti parole << Mi avevi fatto una promessa... >> specifico offesa,sentendomi sempre di più come una bimba capricciosa

 

<< E la manterrò >>

 

<< Come l'ultima volta? >>. Le mie parole lo feriscono nel profondo costringendolo quasi ad indietreggiare. Lo so,Marco. Sono più stronza di quel che ricordavi << Sicura di aver posto bene le tue domande? >> percepisco la rabbia nella sua voce << Che vuoi dire? >> chiedo confusa. Ora mi sento con le spalle al muro. Mi sta' incastrando nelle mie stesse parole.

 

<< Forse dovresti chiedermi se sono ancora vergine >> dice a denti stretti. Divento paonazza prima di mutare colore almeno una sessantina di volte,variando dal viola al bianco. << No,non lo sono... >> ammette,ma suo malgrado arrossisce come se d'un tratto fosse estate. Mi verrebbe da ridere,ma é un momento tutt'altro che divertente << Quando? >> continuo nella mia disperata ed ossessiva ricerca di un legame con lui. Quel legame che avevamo,lo stesso di quattro anni fa. Sto diventando troppo audace << Due anni fa... - dice stavolta senza arrossire - Ma é stata una cazzata. Era stato solo sesso... >>. Sembra quasi amareggiato. Non mi chiede di me. Già sa che sono un tipo all'antica. Niente sesso prima dei diciotto. O meglio,fino al matrimonio come direbbe mia madre. Questo perché nessuno mi ha mai attratto fisicamente. Eccetto Tiberio. Già... Questa é una cosa che non ho detto mai a nessuno. Nemmeno al diretto interessato. Il punto é che avvenne tutto per caso e poi non era nemmeno così "svestito". Era estate ed aveva il costume da bagno,perciò non ho commesso alcun peccato. Marco é il primo ragazzo ad attrarmi sul serio sotto la sfera sessuale. Non che sia una che bada a certe cose,ma semplicemente credo che si tratti di biologia. Non vedo niente di sbagliato nell'attrazione fisica,in fin dei conti si tratta di tramandare quella poca di materia grigia nell'umanità. Il punto é che non ho mai baciato nessuno. Posso solo immaginare ciò che si prova. Mi da' le spalle per un momento prima di tornare a guardarmi << Dimmi solo una cosa: perché sono qui? Anzi perché siamo qui? >>

 

<< Hai detto una cosa... - lui mi fissa stizzito - Mi hai posto due domande anziché una come avevi detto... >> ironizzo sperando che non la prenda troppo sul serio. Lui sembra una pentola a pressione ed improvvisamente,si avvicina. Pericolosamente. A grandi falcate e mi raggiunge,imprigionandomi contro il muro ed il mio cuore scoppia frenetico. Oddio. No,ti prego. << Sei irritante... >> sussurra lui sfiorandomi il labbro con il pollice. Oddio. É troppo vicino. Troppo presente. Ed é tutto un attimo. Non so che misura si possa rappresentare,ma é lo stesso lasso di tempo in cui le labbra di Marco di posano sulle mia. Trattengo il respiro mentre mi schiaccia contro il muro per non farmi scappare. Stavolta é riuscito a fregarmi. Le sua labbra morbide hanno ancora il sapore di caffé rendendo il gesto ancora più speciale,univo nel suo genere. Una valanga di emozioni mi travolgono come un treno in corsa. Mi trascinano via e mi portano lontano,come il Vento del Nord. Riemergo da quello che sembrava un sonno infinito e con straziante lentezza si stacca da me. Un bacio casto. Niente di eccessivo. Un bacio. Un fottutissimo bacio sulle mia labbra. Il primo ed é stato Marco a rubarmelo. Me lo ha rubato. << Ho trovato un modo per zittirti... >> mormora con sfacciato autocompiacimento. Bastardo! Un bastardo senza pudore in grado di portarti oltre le stelle con la sua sola essenza. Mio Dio,mi sono innamorata di qualcuno di irraggiungibile. << Marco,caro! Sono a casa! >> riconosco la voce amorevole di sua madre. Una donna davvero affettuosa,che mi ha sempre trattata come una terza figlia. La ricordo bene. Una donna minuta ed esile,ma con una grande forza concentrata << Arrivo! >> dice alzando la voce mentre i suoi occhi nocciola sono ancora immersi nei miei. Lo seguo timidamente e quando sua madre mi vede,gli occhi sembrano illuminarsi. Quegli occhi nocciola,gli stessi di suo figlio,che tanto ho imparato ad amare,mi rivolgono una gioia nascosta e bramata nel tempo. É come se mi aspettasse. Come se volesse questo giorno da tempo. << Oh,cara! Ci sei anche tu! Che bello rivederti... Gesù,come sei cresciuta... >> dice incorniciandomi il viso con le sue mani che stringo gentilmente << Buonasera,Paola... >> mormoro timidamente mentre penso che lei mi stia già immaginando all'altare con suo figlio. Mi squadra << Tesoro,non essere così ingessata. Sei la benvenuta qui,devi sentirti come a casa tua... >> dice amorevolmente che quasi le scappano le lacrime agli occhi. Alzo gli occhi al cielo mentalmente,lusingata da tanto affetto mentre Marco mi osserva da lontano. Guarda sua madre poi di nuovo me. Alle volte,non sembra quello di prima. É cambiato. Niente di lui é più come ricordavo.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - La sabbia nella clessidra ***


<< Avanti,Giada. Bene così. Più energia! - Gioele continua a spronarmi - Senti la musica,vivila... >>. Con un ultimo salto,mi accuccio davanti ai suoi piedi. Quando sollevo la testa,Gioele mi sorride << Molto bene. Solo delle piccole correzioni... >>. Mi rimetto in piedi mentre le altre mie compagne di gruppo chiacchierano fra loro in un angolo della grande sala,coperta da un parquè di legno lucido. Entro in una nuova dimensione ogni qualvolta metto piede in questa sala di danza. É il solo modo che ho per sentirmi in pace col mio corpo,fasciato in un body nero,delle culotte,delle calze fini di un rosa pallido e dei calzini neri alti fino al polpaccio. La danza é in grado di darmi sensazioni che non posso provare al di fuori nella quotidianità. La mia immagine riflessa mi appare sempre più elegante fra queste quattro mura. Seguo i movimenti i Gioele,il mio insegnante di modern-contemporaneo,ed assorbo ogni sua parola mentre alcune ciocche sfuggite dalla crocchia,dondolano ad ogni mio movimento. Adoro ballare ed é una delle cose che mi riesce fare bene. A parte disegnare. L'immagine delle tele nell'appartamento di Marco mi riporta al bacio. Il mio cuore perde un battito a quel pensiero. I suoi occhi nocciola mi invadono il cervello,facendomi dimenticare dove sono. Gioele mi schiocca le dita davanti al viso,destandomi dal mio sogno ad occhi aperti. Mi fissa con uno sguardo misto fra l'irritazione e la preoccupazione. << Tutto bene? >> mi chiede. Gli sorrido per rassicurarlo << Sì,scusa. Ero sovrappensiero... >>. Lui torna a rispiegarmi alcuni passi della variazione un pò riluttante. Vuole sempre accertarsi che stiamo bene e se c'é un problema,é sempre disponibile a darci una mano. É praticamente il fratellone che non ho mai avuto. 

Quando esco sono esausta e vorrei solamente tornare a casa,farmi una doccia ed andare a letto. Prendo il cellulare dalla borsa per avvertire mia madre che sto' tornando con un sms,ma il display del cellulare segna il numero di Marco. Guardo l'orologio,sono le 20. Vuole vedermi? Cosa vorrà dirmi a quest'ora? Rispondo facendo scorrere il dito sullo schermo touch,ma quabdo porto il telefono all'orecchio mi rendo conto che la voce non è la sua. É di sua madre e sembra incerta. Incerta su cosa? << Buonasera Paola... >> dico con un lieve sorriso,ma il silenzio che si frappone fra il mio saluto e la sua risposta,diventa stranamente inquietante. Intanto il mio cervello elabora diverse possibilità,che però non sono attendibili << Pronto? >> 

<< Giada,potresti recarti all'ospedale? >>. Un brivido freddo mi percorre la schiena in una sola ed unica scossa,mentre mi si prospettano vari scenari raccapriccianti. << C'é un qualche problema? >> domando cercando di mantenere la voce ferma.

Silenzio. Di nuovo. Il tempo sembra dilatarsi.

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< Marco ha avuto un incidente in motorino... >>. No. È sicuramente un sogno. Non credevo che così poche parole potessero far crollare il cielo,fino a schiacciarti col peso dell'angoscia e di profondi sensi di colpa che non sei nemmeno in grado di elencare. 

 

 

****

 

 

Non credevo che avrei mai potuto provare tanta ansia tutta insieme. Il cuore mi martella nel petto e sembra non voler calmarsi. Marco. In terapia intensiva. Ho chiamato Laura,ma era all'allenamento di pallavolo e mi ha promesso che appena si sarebbe liberata,mi avrebbe raggiunto presto. Ho chiamato Tiberio in preda al panico e dovrebbe arrivare a momenti con Irene. Paola a poche seggiole da me si é rannicchiata vicino a suo marito. Non riesco nemmeno a confortarli con una parola. Nemmeno con una stretta di mano. Ripenso a Marco. I suoi occhi nocciola che mi scrutano come per sondarmi l'anima. Per scavare dentro di me e trovare cose che nemmeno sapevo di avere. Quei capelli sbarazzini,uniti al sorriso sbilenco e a quel suo modo di fare così lunatico e artistico che tanto lo indentificano,mi riportano a quel Marco che proprio due giorni fa,mi ha rubato il mio primo bacio. Un bacio. Ricordo ancora il sapore di caffé su quelle sue labbra morbide che ho tanto bramato di sentire sulle mia. Quelle stesse labbra che vorrei ora poter ammirare per poi lasciarmici pendere. Vorrei che fosse qui a dirmi che sta' bene e che abbiamo ancora tempo. Poco tempo. É questo il problema. Poco tempo per dirgli ciò che avrei dovuto dirgli subito. Quelle parole che ho sempre pensato e preparato come un discorso in una conferenza. Quelle parole che vorrei dirgli adesso,tutto d'un fiato per non sprecare altro tempo con le mie stupide domande pretenziose,che lo irritano fino a spingerlo a baciarmi per farmi stare zitta. Per qualche istante mi sembra di avvertire la lieve pressione delle sue labbra sulla mia,in quel casto e dolce bacio profondo. Ed ecco che il tempo perde significato,come se la sabbia stesse scorrendo fuori dalla clessidra della vita senza un ritmo ben scandito,quando sento dei passi in fondo al corridoio con le mattonelle bianche e lucide. La figura di Tiberio mi rincuora a tal punto da farmi scoppiare a piangere. Mi raggiunge e senza pensarci due volte,mi getto fra le sua braccia. Mi stringe contro il suo petto e finalmente posso lasciar crollare le mie difese. Per un solo istante,mi sento al sicuro. Il calore del suo corpo mi conforta ed é come una cioccolata calda contro il gelo di una giornata di gennaio. Il suo profumo così familiare,contrasta contro l'odore sterile dell'ospedale e riesce a far calmare il mio respiro. Ed é in questo istante che mi chiedo dove trovi la forza di consolarmi in questo luogo bianco e tetro. Luogo che lui conosce fin troppo bene e che probabilmente odia fino al midollo. Lui che deve aver passato così tante ore qui dentro. Così tanti istanti,che dopo la morte di suo padre sono sembrati insignificanti. Questo mi riporta a Marco. Steso su quella branda coi medici che tentano di farlo restare in vita mentre io conto i secondi che passano. Ognuno più straziante dell'altro. D'istinto,stringo Tiberio e credo di fargli male ma non sembra darci peso. Sento la sua mano accarezzarmi la schiena con fsre affettuoso

 

<< Se la caverà,ne sono sicuro... >> mi sussurra e la sua voce rimbomba sotto il mio orecchio,posato sul suo petto. So che in realtà non la pensa esattamente così. Lui che la morte l'ha vista quasi in faccia. << Non voglio che... >> singhiozzo ed il solo pensiero di perdere Marco é come un masso sul petto. Tiberio stringe le sue braccia intorno a me,quasi a volermi proteggere dall'oscuro alone dell'angoscia e dell'ansia << Non lo dire. Non ci pensare neanche... >> mi interrompe e continua a cullarmi. 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Ricordi che fanno male ***


Finisco di asciugarmi i capelli ricci,che hanno assunto l'aspetto di una morbida nuvola castana e schiarita sulle punte. Li sistemo in modo che mi cadano sulle spalle e mi osservo allo specchio. Il maglioncino di cotone,di un rosa pallido come me ed un paio di leggins neri,abbinati dalle mie affezionate converse nere. Sospiro al pensiero di dover tornare in quell'appartamento. Paola mi ha invitata a pranzo per parlare un pò di Marco,che é stato messo in coma farmacologico per via di due edemi celebrali ed una costola rotta. 

'Non sappiamo quando si riprenderà,né se lo farà...' le uniche e fredde parole dei medici.

Mia madre sa solo che vado a far visita ad un amico gravemente malato. Non mi ha nemmeno chiesto niente,segno che di me non gliene frega proprio un cazzo. Beh,tanto ormai c'ho fatto l'abitudine. In realtà,sono io che non voglio che non sappia niente. Tanto mi farebbe discorsi del tipo "Non ti preoccupare,tesoro... Si riprenderà". Praticamente della serie superballa pazzesca. Raggiungo il condominio a piedi,con le cuffie nelle orecchie e con la musica sparata a livello master. Non appena arrivata,le metto via nella piccola borsa a tracolla in finta pelle marrone,insieme al cellulare mentre l'ascensore da poco riparato mi porta al penultimo piano. Mi do un'occhiata allo specchio del trabiccolo prima di uscire. Paola mi attende già alla porta con un lieve sorriso. Anche lei ha dormito poco. Almeno non sono l'unica ad avere le occhiaie viola che risaltano su un viso cadaverico. Chiude la porta e mi fa' sedere a tavola dove é già tutto apparecchiato. Lascio la borsa appesa allo schienale della sedia e mi accomodo mentre lei controlla la pasta sul fuoco << Allora,Giada... - esordisce titubante - Come va la scuola? >> chiede sempre più incerta 

<< Bene,grazie. Ormai mancano solo tre mesi alla fine della scuola... >>. Annuisce << Già,il tempo vola e ci sfugge tra le dita... >> mormora quasi a sé stessa. Restiamo in silenzio per il resto del pranzo,quando mi offre un caffé. Mi porge la tazzina fumante e subito il profumo della bevanda calda mi riporta a quel bacio. Devo essere arrossita perché Paola mi guarda lievemente divertita << Bei ricordi legati al caffé? >> mi chiede esplicitamente. Quando sgrano gli occhi,lei accenna ad un risolino. Oddio. Glielo ha detto. << Tu... >> balbetto incapace di fare altro << Sì,cara... - sorride stavolta di più - Dopo quattro anni,si é finalmente aperto con me... >>. Aggrotto la fronte senza comprendere davvero fino in fondo le sue parole << Vedi,io non so molto di più di quello che é successo pochi giorni fa... >>. Oh,no. Abbasso lo sguardo e prendo un bel respiro << Avevo scritto una lettera a Marco per dichiararmi. Io riesco solo a scrivere. Esprimermi a parole su cose così personali,mi é sempre risultato difficile. Mi disse che non era interessato a me,ma che mi voleva comunque bene e che saremmo rimasti amici...  Io accettai. In fin dei conti,non lo stavo perdendo... - Respira,Giada. Respira. Lo ripeto come un mantra - Poi però dopo gli orali di esame ha iniziato a non parlarmi. Si era staccato da me... Provai a parlargli,ma ottenni solo indifferenza finché Laura non fece in modo di farci uscire. Chiaramente noi non sapevamo che ci saremmo visti. Non parlammo quel pomeriggio,fino a che non dovetti tornare a casa. Si propose di accompagnarmi e,mi accompagnò sulla sua Graziella rossa... >>. Lei mi sorride,ma io non ci riesco. Fa' male. Fa' male davvero rivivere quei momenti << Mi lasciò davanti casa,mi diede un bacio sulla guancia e senza dire altro,se ne andò... >>. Finisco il racconto mentre lei sembra ponderare le mie parole. Non mi dice niente. Forse perché sta' ancora cercando delle motivazioni a tali gesti. Finisco il mio caffé e mi dileguo da quella casa,con una banale scusa. Una volta uscita dal condominio,mi appoggio al muro e mi lascio scivolare fino a sedermi a terra. Mi passo le mani fra i capelli e mando un messaggio a Laura. Su whatsapp,visto che é on -line. Mi risponde e solo adesso mi rendo conto che non ho un modo per raggiungerla all'ospedale. Cerco in rubrica ed il primo numero che trovo é quello di Tiberio. Sospiro. Non posso chiamare sempre lui,però è l'unico che può darmi un passaggio con la sua mini-car. Compongo il numero ed attendo che mi risponda << Giada... >> il tono è preoccupato

 

<< Sto bene,tranquillo... Sei occupato? >> domando << Sono con Irene,ma dimmi... >> dice gentilmente

<< Volevo chiederti un passaggio,ma non importa... >> << Dieci minuti ed arrivo... >> afferma e mi riattacca in faccia. Resto di sasso. Non mi ha lasciato finire la frase.

 

 

 

Osservo la strada mentre siamo fermi per via di un ingorgo stradale. Non ci sono mai nel nostro piccolo paese e proprio oggi,decidono di fare i lavori di manutenzione. Stupido Stato incapace! Sbuffiamo entrambi per poi ridacchiare come imbecilli. Restiamo in silenzio per qualche istante << Hai avuto aggiornamenti da Laura? >> mi chiede riferendosi sulle condizioni di Marco. << No... >> mormoro sconsolata ed affranta. Mi sento uno schifo: ho interrotto il loro appuntamento settimanale << Smettila,di pensarci >> sbotta. Io lo guardo un secondo << A cosa? >> << É stata Irene a dirmi di accompagnarti... >> afferma mentre tamburella le dita sul piccolo volante << Non avrei comunque dovuto chiedertelo... >> insisto << Perché? >> << Tu odi l'ospedale... >> dico con palpabile ovvietà. Lui mi guarda,impassibile << É vero,ma questo non impedisce di accompagnartici... >> dice seppur poco convincente << Guarda che lo so che vorresti aver avuto tempo di tirargli un cazzotto in faccia... >>. Lo vedo ghignare e scuotere la testa << Giada,per quanto mi dia fastidio il fatto che tu abbia perdonato quel coglione,io vi rispetto. Entrambi... >> dice e mi sfugge un sorriso. Lui mi punzecchia il costato con un dito << Guarda che lo so che sai ridere... >> mormora giocoso << Smettila... >> ridacchio mentre allontano la sua mano. Tiberio mi sorride mesto << Dovresti comportarti più spesso così... >> << Così come? >> domando e per lui sembra una cosa ovvia. Scontata << Si riprenderà. I medici spesso sbagliano... >>. Oh,Tiberio non raccontarmi cazzate! << Sai che non é vero. Quindi smettila di essere compassionevole. Non voglio la pietà di nessuno... >> << Vedi?! È questo che mi da' fastidio: ti comporti come se il mondo fosse bianco e nero. Beh,ti do una notizia. Non é così! >> alza la voce << Per me è solo nero,Tiberio. Questo mondo,questa vita mi fa' schifo. Non ho più una famiglia. Fra poco perderò l'unica persona che abbia mai amato ad un livello così profondo da spaventarmi. Non mi é rimasto niente... >>. Gli occhi mi si riempono di lacrime,ma la mia voce non cede << Ne sei sicura? Io,Laura ed Irene non ti bastiamo?! >>. Si acciglia lievemente e sembra vagamente ferito dalle mie parole. Io volto lo sguardo verso il finestrino,ingoiando il nodo alla gola mentre ci immettiamo nella rotatoria appena liberatasi dal traffico.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Senza un amico ***


Lo osservo nel suo sonno quasi infinito. Il viso rilassato e le palpebre chiuse. Una mascherina di plastica rigida gli copre il naso e la bocca,permettendogli di respirare. Il suo petto si alza e si abbassa lentamente,a ritmo coi bip della macchina accanto al letto. Un'asta in metallo sostiene delle sacche contententi dei liquidi collegati con delle flebo,direttamente alle sue braccia. Sull'indice della mano sinistra,una specie di molletta tiene sotto controllo il cuore o qualcos'altro. Sembra sereno nel suo stato di torpore profondo. Allungo una mano,ma la ritraggo subito per istinto. Non so se sia la cosa giusta da fare. Fuori ha iniziato a piovere furiosamente facendo sembrare questa giornata,il diluvio universale. Il vento scuote violentemente gli alberi al di fuori,i cui rami si piegano pericolosamente. Un lampo seguito da un sonoro tuono mi fanno sobbalzare. I medici mi hanno detto che ha buone probabilità di riprendersi. La cosa mi ha rincuorato e per un pò,mi sono alleggerita. Lo guardo come sto' facendo da due ore e spinta dal desiderio di sentirlo vicino,allungo di nuovo la mano. La poso piano sul suo viso un pò pallido e scarno. La pelle é calda,in contrasto col gelo perenne delle mie mani. Le mie dita si infilano fra i suoi capelli,quasi color del miele. Mentre lo osservo mi chiedo solo cosa stia pensando. Mi chiedo se avverte la mia presenza. Mi chiedo cosa prova nel sentirsi fluttuare o cadere in quel misterioso luogo,il limbo,schiacciato o meglio sospeso fra la vita e la morte. Un luogo dove sei solo tu a decidere se lottare o lasciarti andare ed arrendersi alle braccia delle tenebre,che paradossalmente diventano una sicurezza. Un luogo dove sei padrone di te stesso e dove per un attimo senti di avere il controllo della tua vita,dove il Fato é il burattino e tu il burattinaio. Mentre sono immersa nei miei pensieri,avverto il tocco familiare di Laura sulla mia spalla << Ehy... >> sussurra con un sorriso. Il viso leggermente rotondo sulle guance,é contornato da una folta chioma riccia. I suoi occhi color cioccolato mi scrutano minuziosamente << Dovresti tornare a casa... Sono ore che sei qua... >> mi dice con gentilezza << Sì,forse hai ragione... E poi é il turno di Paola... >> mormoro << E poi Tiberio vuole parlarti... >> sospiro contrita. Ho fatto un casino col mio migliore amico. L'ho ferito. Ed ho ferito anche Laura ed Irene che seppur non fossero presenti,sono comunque parte della mia vita e non meritano le mie parole velenose nonostante fossero dettate dal dolore. Non ho scuse per ciò che ho detto. Mi guarda ancora 

<< Ti lascio il tempo di salutarlo... >> aggiunge con un lampo di malizia negli occhi,prima di alzarsi e lasciarmi con le guance in fiamme. Scuoto la testa rassegnata e torno a guardare il mio bell'addormentato. Inclino la testa di lato e mi sovviene il fatto che sto' imitando Marco. Mi inclino verso di lui << Anche quando sei in coma rompi le scatole... - gli sussurro all'orecchio per poi posargli un bacio sulla fronte - Ci vediamo domani... >> concludo senza sapere se mi può davvero sentire. Il pensiero che questo possa essere il nostro ultimo addio é come una lama arrugginita,che affilata com un rasoio,affonda nel mio cuore ormai fragile e debole. Esco da quella stanza tetra dando il cambio a Paola,appena arrivata qui all'ospedale. Mi avvicino a Tiberio e Laura che chiacchierano fra loro come se fossero in biblioteca,quando si voltano quasi contemporaneamente verso di me << Andiamo - esordisce Tiberio - Ti accompagno a casa... - silenzio - Devo parlarti... >> mormora criptico prima di darmi le spalle. Laura mi ferma posando una mano sulla moa schiena << Le parole che ti fanno riflettere sulle cazzate più recenti che hai messo in atto,dopo aver elaborato un piano che vale una tentata fuga da Alcatraz... >> dice strappandomi un sorriso a fior di labbra.

 

 

Corriamo verso la "macchina" per evitare la pioggia. Ci infiliamo dentro al caldo e all'asciutto,sedendoci sui sedili. Quando mi volto verso di lui,noto che é silenzioso ed ha lo sguardo perso nel vuoto. Prendo un bel respiro

 

<< Tiberio... >>. Lui alza una mano per interrompermi << No,aspetta... - abbandona la mano in grembo - Io so come ti senti. Ci sono passato... >> << Lo so... - dico con voce sempre più contrita - E mi dispiace... Ti prego,perdonami. Sei uno dei pochi amici che mi restano... >> mugolo abbassando lo sguardo. Mi sento terribilmente in colpa e quando lo guardo,noto che ci sta' godendo. Mi sorride ed allarga le braccia. Gli mollo un pugno giocoso sul petto prima di lanciarmi su di lui per abbracciarlo << Scusa... - sospiro - Lo sai che ti voglio bene... >> << Lo so... - silenzio - Anch'io me ne vorrei... >> scherza << Mi rubi le battute?! >> mormoro fingendomi indispettita << Mi piaci di più come Miss Calore-Umano... >> commenta per prendermi in giro << Semmai Frau Mansch-Wärme*... >> lo correggo e ridiamo ancora abbracciati. A volte mi chiedo come sarei senza di lui << Irene é una ragazza molto fortunata... >> mormoro mentre ci stacchiamo << Marco non merita la stessa fortuna... >> borbotta aspramente mentre gira la chiave per mettere in moto la mini-car

 

<< Non sarai mica geloso?! >> ribatto usando le sue stesse parole. Mi rivolge uno sguardo torvo e ridacchio divertita mentre mi allaccio la cintura.

 

 

*Frau Mansch-Wärme (tedesco) = Signorina Calore-Umano

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Una visita inattesa ***


É terribile aspettare. Non lo si sa fino a che non lo si prova. Come tante altre cose che riguardano te ed i tuoi sentimenti. Tiberio seduto accanto a me,mi stringe una mano. Irene seduta dal mio lato opposto mi sostiene silenziosamente. Avverto le loro frecciatine. Non so cosa é successo e nessuno dei due vuole rivelarmi cosa bolle in pentola. Fatto sta' che é successo tutto due giorni fa,da quando io e Tiberio avevamo fatto pace. Non si parlavano ed ogni volta che lo facevano per disperata necessità,erano freddi e coi volti impassibili. Il problema é passato subito in secondo piano nella mia testa,quando Paola mi aveva chiamato dicendomi che i dottori erano pronti a far uscire Marco dal coma. Paola e suo marito sono andati a fare una passeggiata. Erano troppo ansiosi. Tiberio continua a stringermi la mano con fare rassicurante. Anche Irene ora mi prende la mano libera. Dio,mi sento scoppiare la testa! Improvvisamente,la porta si apre. Un uomo sulla cinquantina col camice bianco ed i capelli brizzolati mi si fa' vicino. Ormai mi riconosce << Allora? >> domando ansiosa. Lui annuisce e per poco non mi metto a gridare di gioia. Mi volto verso Tiberio che nel frattempo si era alzato in piedi e lo abbraccio. Lui mi stringe a sé << Visto?! Si sono sbagliati... - sussurra al mio orecchio per poi staccarmi da sé prendendomi per le spalle - Va' dentro... >> mormora asciugandomi una lacrima. Irene sposta una ciocca dei miei capelli dietro il mio orecchio e mi sorride. Che diavolo hanno combinato?! Mentre la domanda mi rimbomba nel cervello,entro nella stanza di Marco che é ancora steso sul letto. lI dottore mi ha spiegato che i due edemi celebrali si sono ritirati,ma devono comunque accertarsi del livello delle sue facoltà mnemoniche e motorie. Mi avvicino cautamente al suo letto e immediatamente,si volta. Le sue palpebre si sollevano rivelando le iridi nocciola,che mi sono rimaste nascoste per due settimane. Il suo sguardo si illumina ed un sorriso gli increspa le labbra << Ciao... >> la sua voce é un roco sussurro. Io non riesco a parlare. É tutto troppo bello. Intenso. Bellissimo << Ciao... >> dico dopo quella che é parsa un'eternità. Mi avvicino al bordo del letto e lui mi fissa come se fossi la cosa più bella del mondo << E così sono un rompi scatole... >> esordisce mentre sgrano gli occhi << Mi hai sentita? >> chiedo sorpreda << Sì... >> sorride e sembra divertito dalle mie espressioni. É così dolce rivederlo così << Avvicinati... >> mi dice ed io mi chino un pò verso di lui << Di più... >> sussurra fino a che non ci ritroviamo a due centimetri l'uno dall'altra. Il suo respiro é così vicino che mi solletica le guance << Ho sentito anche questo... >> sussurra prima di baciarmi. Chiudo gli occhi beandomi della sensazione delle sue labbra morbide e calde. Una mia mano scivola fra i suoi capelli spettinati e mi tira verso di sé. Ci stacchiamo leggermente e sorridiamo come ebeti mentre sento le mie guance prendere fuoco << Come ti senti? >> sussurro << Una meraviglia... >> mi dice strafottente. So che non cambierà mai. Torno a sedermi sul bordo del letto e lo osservo mentre gli tengo la mano << Tua madre sa' proprio tutto? >> chiedo fingendomi offesa << Diciamo di sì... >> mormora mentre mi sorride col suo solito fare furbo. Ma quando guarda qualcosa alle mie spalle,diventa gelido. Mi volto appena in tempo per vedere una ragazza della nostra età,o forse più piccola. I capelli rossi e lisci le cadono sulle spalle,coperte da un giubbotto firmato. Un brillantino al naso ed un piercing al labbro rovinano il suo viso dalla pelle diafana. Si guardano e sento un legame fra loro. Niebte di importante,ma comunque un legame. Gli occhi verdi inespressivi mi fissano con superficialità << Ciao Marco... >> la sua voce é esattamente come mi aspettavo. Acuta fino ad entrarti nel cervello. La guardo poi guardo Marco,che é senza parole << Chi é? >>. No,non chi penso. Ti prego << Lei é Sara... >> sussurra con un filo di voce. Lei sembra non capire e ci guarda alternativamente con aria spesata. Dio,che situazione imbarazzante! << Marco che succede? >> domanda sempre più confusa mentre io sono sempre più incazzata. Marco mi fissa negli occhi << Sara,dobbiamo parlare... >> annuncia mentre mi trattengo dallo sclerare. Dio solo sa' quanto vorrei mandarlo a fanculo! Esco dalla stanza a grandi falcate. Strappo il mio giubbotto dalle mani di Irene e mi avvio fuori dall'ospedale. Sento due mani afferrarmi con forza per le spalle << Calmati... >> mormora << Col cazzo,che mi calmo! >> ringhio senza però urlare. Qualche infermiera ci fissa con perplessità << Giada,sei fuori di te... >>. Gli occhi di Tiberio mi guardano. É così calmo. Rassicurante. Dovrei cominciare a dar retta alle sue parole. Sono stufa di sentirmi tradita. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi insieme alla bile,che mi sale per l'esofago fino a farmi venire la nausea << Ehy... >> sussurra mentre Irene ci raggiunge preoccupata. Mi fissa coi suoi occhi azzurri,colore del cielo. Occhi che un pò le invidio << Perché non vi parlate? >>. La domanda mi sorge spontanea e senza un apparente puntualità. Tiberio si irrigidisce e guarda Irene di sottecchi. Anche lei é nervosa e distoglie lo sguardo mentre lui socchiude gli occhi per un attimo. Prende un bel respiro,ma lo precedo << Non voglio tornare a casa.. >> mugolo contrariata. Irene mi guarda << Allora verrai a casa mia... >> si propone e Tiberio la fissa sorpreso. Lei non muta espressione. Non arrossisce come consuetudine sotto lo sguardo di Tiberio. La temperatura é calata rigidamente fra di loro. Che casino!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Appuntamento ***


Una settimana. Un'orribile settimana passata fra Tiberio ed Irene. Ho rubato loro del tempo prezioso per chiarirsi. Tiro su col naso mentre me ne sto accoccolata sul divano con Tiberio,che solo per tirarmi su di morale ha affittato un dvd con gli episodi della sesta serie di Big Bang Theory. << Tiberio? >> sussurro mentre mi tiene stretta a sè con un braccio intorno alle spalle << Mmh? >> risponde mentre guarda la tv << Tu ed Irene state solo affrontando una crisi vero? >> domando preoccupata. La sua espressione gelida ed allo stesso tempo triste mi inquieta. Non voglio che si lascino. No. Se c'è una persona con la quale Tiberio deve stare,quella é Irene. Sospira pesantemente come se avesse un peso sul cuore << Abbiamo solo... >>. Il trillo del campanello lo interrompe bruscamente e ci distoglie dal cupo argomento. Mi riscuote dalla sonnolenza e mi fa' quasi sobbalzare. Tiberio mi osserva dubbioso ed aggrotta le sopracciglia,come per valutarmi. Sicuramente non aspettava nessuno. Si alza lasciandomi la coperta e va' ad aprire. Non so chi sia,ma dal suo volto vedo la sorpresa più sincera mista ad un vago sollievo. Mi da un'occhiata e sorride prima di tornare a conversare col misterioso interlocutore. Sono quasi tentata di alzarmi,ma Tiberio mi precede e torna vicina a me. Si china sulle ginocchia,davanti a me e mi prende le mani nelle sue. I suoi pollici mi sfiorano le nocche in modo quasi distratto << C'é una sorpresa per te... Dimentica ciò che é successo,d'accordo? - annuisco sempre più confusa mentre continua a fissarmi - Fallo per me... >> << Va bene... >> rispondo mentre lo scruto nei suoi occhioni scuri e mi alzo un pò infreddolita. Raggiungo la porta e mi ritrovo davanti Marco,vestito in tuta e scarpe da ginnastica. Dal cappuccio alzato della felpa,sfuggono alcune ciocche di capelli ambrati << Ciao... >> mormora timidamente. Mi chiedo come riesca a stare in piedi dopo una sola settimana << Ciao... - rispondo sempre più nervosa - Che ci fai qui? >> domando mentre le parole del mio migliore amico mi risuonano nei timpani << Sono qui per rimediare... >> esordisce e sposta il peso da una gamba all'altra. Sembra stanco,sfinito come se avesse corso per 30 kilometri. Il coma deve avergli prosciugato le forze. Inoltre la degenza a letto non gli permette di reggersi bene in piedi. Lo osservo in attesa << Senti,Sara é fuori dalla mia vita. Non é più importante. Le ho detto di starti alla larga e che ora voglio te... >> sembra deciso delle sue parole. Vedo la sincerità nei suoi occhi << Come faccio a crederti? >>. Tiberio dove sei quando ho bisogno di conforto?! Solleva le braccia per poi lasciarle cadere pigramente sui fianchi come in segno di resa << Non lo so. Devi solo fidarti di me... Devi solo fidarti del ragazzino imbranato ed impertinente di quattro anni fa... >>. Faccio un passo verso di lui e lentamente lo attiro verso di me. Capisce le mie intenzioni e mi avvolge in un dolce abbraccio. Poso la testa sul suo petto << Marco... >> mormoro assaporando il suo nome sulle labbra. Il suo nome dal sapore forte di caffè che scommetto impregna ancora le sue labbra << Sì? >>. Sollevo lo sguardo verso il suo mentre sento la sua mano accarezzarmi la schiena << Tu ti aspetti che ti dica 'ti amo'? >>. Lui continua a solleticarmi piacevolmente la schiena << Non lo so... Sinceramente non credo che siano le parole giuste... O almeno non adesso... >> percepisco a chiare lettere il timore nella sua voce. Anche a me spaventa ciò che provo per lui perché non riesco a quantificarlo in una scala immaginaria. Ne sarebbe fuori. Poso solo renderlo una mia priorità. Lo stringo un pò di più e gli sfugge un gemito strozzato. Mi ritiro subito e lo guardo preoccupata. Lui strizza gli occhi e reprime il dolore. Apre una palpebra e mi sorride ironico << Non credevo che fossi così forzuta... >> commenta dolorante mentre riprende a respirare << Scusa... >> mormoro petulante. Mi ero scordata della costola incrinata. Ed eccolo. Quel sorriso di bambino che mi rivolge,riuscendo a sciogliere quei dolorosi nodi che cercano di trattenermi alla mia vecchia vita,quando invece io ne voglio iniziare una nuova << Ti va' di uscire stasera con i miei compagni di classe? - mi osserva sospettoso - É il compleanno di un mio compagno di classe... >>. Sembra meditarci sopra,come per valutarne pro e contro <

< D'accordo... >> sorride soddisfatto. Tuttavia,l'idea di un Marco geloso mi stuzzica la mente facendole fare strani percorsi con tanto di film mentali.

 

<< Dove si festeggia? >> mi domanda ancora un pò dubbioso. Marco geloso: un'idea decisamente allentante << Al Londoner >>. Si avvicina e mi stampa un bacio sull'angolo della bocca << A che ora? >> mi domanda mentre indietreggia,allontanandosi senza interrompere il nostro contatto visivo << Alle 20:30... >> mormoro,pregustando già la serata << Ci sarò >> annuncia facendomi l'occhiolino. Oddio. I miei livelli ormonali subiscono un'escursione improvvisa e rendono le mie guance completamente scarlatte,mentre lo osservo allontanarsi verso casa.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Una serata al pub ***


Irene mi osserva mentre si mette del mascara. Osservo il mio operato e scosto un ciuffo di capelli dagli occhi. Ci ho messo una vita per piastrarli,ma ho ottenuto un buon risultato. Irene mi sorride,ma lo sguardo é perso. Perso nei ricordi. Nei pensieri. Metto via la piastra e la guardo seria << Irene... >>. Abbassa lo sguardo comprendendo che voglio delle spiegazioni e si intreccia le dita,come fa' sempre quando é nervosa << Tiberio mi ha detto che ha dei dubbi su di me... >> mugola per poi guardarsi allo specchio. Sospiro << Irene,Tiberio dice tante cose e spesso non lo sa. Non é mai stato bravo con le parole sin da piccolo. Credi a me... >> cerco di rassicurarla << Giada,tu non capisci. Lui era convinto delle sue parole... - gli occhi le si riempono di lacrime - Era così freddo... >>. La sua voce si incrina sulle ultime parole,come la corda di un violino allentata << Tiberio non é gelido. Non lo é mai stato. Quella che hai visto era solo una maschera,un trucco che gli ho insegnato io... - commento prima di iniziare a truccarmi - Vedi,lui é un pó come un container esplosivo di bombe... >>. Lei mi osserva perplessa << Di solito questa é una definizione che si affibbia alle donne... >> dice come se fosse scontato << Questo é vero,ma i ragazzi non sono poi così diversi da noi. Non sai mai cosa pensano o cosa faranno. Tutto é possibile e niente é imprevedibile con loro nei paraggi. Un giorno la pensano in un modo e un giorno in un altro... - continua a fissarmi mentre finisco di mettermi anch'io il mascara - Tiberio é imbranato con te,perché sei l'unica che non assomiglia a quelle oche giulive,che ha frequentato prima di te. Sei una ragazza splendida. Sai tenergli testa quasi quanto me ed i dubbi che ha non sono nei tuoi confronti,ma nei suoi... É insicuro di sé stesso perché teme di fare errori con te e li fa'. Ma non se ne rende conto perché non si é mai trovato in una situazione così... É come avere a che fare con un bambino che deve imparare a camminare. Cade,ma si rialza con o senza l'aiuto di qualcuno... >>. Cerco di farmi capire,ma lei non sembra ancora convinta delle mie parole << Perché non dice a me queste cose? >> uggiola frustrata. Magari le dicesse a me così non dovrei lambeccarmi le meningi solo per capire cosa sente e cosa pensa?! Oh,Tiberio! Ci farai diventare matte! << Non ne parla neanche con me... >> confesso e lei sembra non credermi. Alzo gli occhi al cielo esasperata  

<< Irene,anche un cieco vedrebbe che ti vuole bene. Ha solo paura che possano strappargli via tutto ciò a cui tiene... Come é successo con suo padre... >>. Ora i suoi occhi azzurri mi osservano,attenti << Come sai tanto su di lui? >> chiede incuriosita. Abbozzo un sorriso malinconico che svanisce quasi subito. << Ho passato dieci anni ed oltre credo al suo fianco. Come compagna di scuola... - la punzecchio notando il suo strano atteggiamento geloso - Ma soprattutto l'ho osservato in silenzio quando soffriva e di tanto in tanto,ho raccattato qualche suo pezzo che aveva perso per strada,rincollandoli pazientemente... >>. Reprimo il nodo allo stomaco nel rivederlo triste coi suoi occhioni,sempre allegri e vispi,vacui e persi nelle tenebrose aule dei ricordi lontani e che ha cercato disperatamentedi afferrare,solo per non affogare nella straziante realtà di tutti i giorni. Troppo opprimente per lui. Sento lo sguardo di Irene addosso << Non ti sei mai presa una cotta per lui? >> mi domanda << Beh... Una volta,alle medie... Ma passò quasi subito con Marco >> sorrido al ricordo << Giada,avresti mai trovato un altro ragazzo? >>. Questa domanda mi coglie impreparata

 

<< Non credo. Per me,nessuno é come Marco. Abbiamo un legame che nessuno comprende,invisibile agli occhi di chi guarda con gli occhi e non col cuore... >>. La lasciò di sasso. Io e le mie citazioni profonde. Ridacchiamo insieme per qualche minuto mentre terminiamo di prepararci.

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

A

lla fine,dopo tanta insistenza da parte di Irene,mi sono imposta e mi sento perfettamente a mio agio con dei jeans chiari attillati e la mia camicetta smanicata a fiori,abbinati a un paio di stivaletti ed un giubbotto rigorosamente in pelle. Scendiamo dalla macchina,salutando la mamma di Irene che ci ha gentilmente offerto un passaggio verso il pub << Glielo hai detto? >> mi domanda mentre guardiamo la strada prima di attraversare la strada << Cosa? >> chiedo attraversando le strisce a passi svelti << Hai detto a Marco della gita? >>. Il sangue mi si gela nelle vene. La gita in Puglia! Come ho fatto a dimenticarmene << Devo ancora dirglielo... Mi era passato di mente... >> borbotto fra me e me mentre entriamo nel locale. Troviamo tutti già seduti attorno ad un tavolo. Ci sorridono ed Andrea,il festeggiato di stasera,ci viene incontro << Finalmente ci siete anche voi... - sorride mentre ci abbraccia contemporaneamente - Tiberio dov'é? >> chiede guardando Irene << Dovrebbe arrivare a momenti... >> mormora << Andrea,dovrebbe arrivare una persona in più é un problema? >> domando << Certo che no! Più siamo e meglio é! >> esulta pimpante prima di chiedere al capo sala di aggiungere un posto. Tiberio entra dalla porta di ingresso e mi sorride. Irene sembra aver visto un santo o Gesù in persona. Rido sotto i baffi,ma non la biasimo. Tiberio si é messo in tiro per stasera: maglioncino bordeaux,pantaloni color camoscio e scarpe di un marrone scuro. Lo sguardo sembra illuminarsi quando posa gli occhi su Irene,che indossa un semplice abitino di un verde menta. Lei arrossice vistosamente sotto alla chioma bionda. Tiberio mi abbraccia velocemente dopo averla salutata con un bacio sulla guancia

 

<< Allora come ti senti? >> mi chiede premuroso come sempre << Forse non é a me che dovresti chiederlo... >> dico facendogli cenno verso Irene. Lui alza gli occhi al cielo e mi fissa spazientito << Guarda che ti ho già spianato la strada,perciò non farci altre buche... >>. Lui aggrotta la fronte << Che vuol dire? >>

 

<< Non fare altri casini... >> sussurro irritata. Lui sorride << Grazie, Frau Mansch-Wärme >> dice strappandomi un sorriso. Gli do un pizzicotto mentre si siede con Irene al tavolo. Andrea mi si fa' vicino e posa affettuosamente un braccio intorno alle spalle. Gli spessi occhiali neri risaltano sul suo volto,quasi nascosto da una nuvola di riccioli biondi. Mentre mi sorride per portarmi verso il tavolo,mi sento uno sguardo posato addosso. Mi giro in tempo per vedere la figura di Marco passare fra le persone che affollano il pub e che attendono di avere un tavolo. I capelli scarmigliati e spettinati gli danno un'aria decisamente sexy. La maglietta attillata con uno scollo a v ed i jeans lo fanno sembrare un cattivo ragazzo. Ha ancora lo sguardo fisso su Andrea,che sorride innocentemente e mi guarda 

<< Veniamo subito... >> lo rassicuro mentre Marco mi si fa' vicino. Si guarda intorno prima di stamparmi un casto bacio sulle labbra << Ciao... >> dico sperando che nessuno noti le nostre espressioni da ebeti << Ciao... >> dice con un sorriso. La sua voce però é bassa e sta' fissando torvo il festeggiato. << Meno male ero io quella gelosa di una cosa non mia... >>. Ora ho la sua completa attenzione << Di che parli? >> chiede confuso << Non ti ricordi più quello che mi hai detto nel tuo "ufficio"? >>. Sorride sardonico << Ero impegnato nel nostro bacio... >> sussurra abbassando ulteriormente il tono di voce,diventando sensuale. Ammaliante.

 

<< Andiamo,Her Arroganz*... >>. Lui ride mentre ci avviciniamo al tavolo.

 

 

*Her Arroganz (tedesco)= Signor Arroganza

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Sabato ***


 << Tieni >> dice Tiberio passandomi un bel bicchiere di birra sul tavolo. La schiuma quasi sborda mentre sposto il calice e faccio attenzione a non perderne nemmeno una goccia. In realtà,il bicchiere é di Tiberio ma chissà per quale arcano rituale,vuole che sia io ad avere l'onore del primo sorso. Porto il bicchiere alle labbra e butto giù un bel sorso di birra. Il liquido fresco mi fornisce sollievo dal caldo opprimente del pub. Mi asciugo la bocca col tovagliolo mentre mi sfugge una smorfia inorridita << E voi questa la chiamate birra?! Babbani... >> sbuffo mentre Marco mi fissa stupefatto. Alzo un sopracciglio << Qual é il problema? >> chiedo perplessa. Lui guarda il bicchiere << Non credevo che bevessi birra... >> afferma sconcertato << Cosa ti aspettavi da una tedesca?! >> mormoro con un sorriso soddisfatto. Posso scioccarlo anch'io. Tiberio beve dal bicchiere mentre allunga una mano verso quella di Irene,che posa la testa sulla sua spalla. Quei due mi faranno impazzire. 

La serata trascorre bene ed in tranquillità. Decidiamo di fare quattro salti nella stanza accanto,allestita da discoteca. Il buio pervade la stanza eccezion fatta per le luci troposcopiche,che cambiano colore dando strane ombre sulle persone che affollano il posto. Tiberio ed Irene guidano me e Marco verso la pista,già piena di gente. Riconosco la canzone che sta risuonando nel locale,vibrando nel mio petto per l'altissimo volume.

E adesso a letto bambini,

spegnete la tv!

Troviamo un posto dove stare solo io,solo tu.

Sincronizziamo i cuori sullo stesso bpm,

silenzia il cellulare

che non ti serve a niente. 

 

Mentre la canzone rimbomba nei miei timpani,mi volto verso Marco e gli afferro le mani per poi trascinarlo a ballare.

 

 

 

A meno che non voglia fare una fotografia

 

 

di noi che c'abbracciamo forte e decolliamo via!

 

 

A bordo di un'astronave senza pilota

 

 

che punta verso galassie dov'é c'é vita,

 

 

come in un sabato sera in provincia.

 

 

Che sembra tutto finito poi ricomicia! 

 

 

Sabato,sabato é sempre sabato!

 

 

Anche di lunedì sera é sempre sabato sera!

 

 

Quando non si lavora

 

é sempre sabato!

 

 

Vorrei che ritornasse presto un altro lunedì...

 

Decisamente non é abituato a ballare. É rigido come un paletto di legno e sa' che rido per prenderlo in giro. É tutto un saltare e muoversi a ritmo con le parole,con la musica forte e con il battito frenetico del cuore mentre gli sono vicino. Riesco a percepire il suo profumo in mezzo a tutto il caos. Profumo di menta. Di caffé. Di Marco.

 

 

 

 

Strappa le stelle dal cielo

 

 

lascia solo i led,

 

 

voglio ballare come Michael nel video di Bad!

 

 

Stare leggeri come due farfalle appena

 

 

venute fuori dal bozzolo sulla scena.

 

 

Sembrano tutti più contenti di noi,

 

 

ma per un giorno lo sai possiamo essere eroi.

 

 

 

 

E mentre il ritornello risuona per la seconda volta,Marco riesce a lasciarsi andare e mi si fa' vicino. Sensuale in un misto di arroganza e di velata prepotente virilità. Un ragazzo che sa' il fatto suo su come renderti schiava e dipendente della sua essenza,con un solo e semplicissimo sguardo. Il suo viso é molto vicino al mio e le sue mani si posano gentilmente sui miei fianchi,con le braccia che mi schiacciano contro il suo corpo. Mi perdo nelle profondità dei suoi occhi nocciola mentre le luci creano delle ombre affascinanti sul suo volto di giovane uomo ancora acerbo. 

 

 

 

 

Dillo a tua madre di andarsene a letto tranquilla

 

 

tu sei la bionda stasera,io sono il gorilla. 

 

 

 

 

Canta in playback le parole della canzone con un sorriso sbilenco e scoppio a ridere. Non mi definirei proprio bionda e lui decisamente non é un gorilla. Ora il suo sguardo torna un pò più serio ed le sue braccia mi stringono più forte mentre pronuncia le parole della canzone,avvicinando le labbra al mio orecchio.

 

 

Ti porto a vedere il mare 

 

 

 

in cima al grattacielo.

 

 

Mentre i cecchini ci sparano,

 

 

noi prendiamo il volo... 

 

 

 

 

La canzone non é esattamente romantica,ma quando le sue labbra accarezzano quelle parole in una voce silenziosa,sento il cuore martellare forte nel petto e sembra non voler smettere.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Una serata movimentata ***


Mentre balliamo noto che Irene e Tiberio stanno discutendo. Lui sembra rimproverarla perché ha bevuto un pò troppo e lei tenta di sovrastare la musica e il tuono del mio migliore amico. In effetti,prima che entrassimo in discoteca,avevo notato che Irene fosse un pò troppo su di giri. Ma non le avevo dato peso. Si fissano in cagnesco mentre Marco mi sposta il viso verso il suo,mettendo una mano a coppa sotto al mio mento. Gli sorrido e riprendo a ballare con lui. La musica pulsa e sembra aumentare di volume. Il pavimento quasi trema mentre le braccia di Marco mi stringono gentilmente. Ballo intorno a lui e mi chiedo come riesca a ballare in modo così fluido e sensuale. Forse la birra mi ha reso audace nel ballo. Mentre gli torno davanti mi rendo conto che Tiberio ed Irene sono svaniti << Dove sono andati? >> urlo per farmi sentire. Marco mi fa' spallucce ed io gli rivolgo un'occhiata torva. Mi guardo attorno per cercare di trovarli in mezzo alla massa di gente << Andiamo a cercarli! >> mi propone prima di prendermi per mano e portarmi fuori. Quando rientriamo nella tranquilla sala del pub,le mie orecchie e la mia testa hanno un pò di ristoro. Ma non per molto perchè sento qualcuno discutere e mi dirigo nei bagni. Apro la porta e vedo Irene in lacrime mentre Tiberio la fissa,immobile. Lei lo guarda affranta. Il mascara le cola sulle guance e le riga in modo quasi indelebile << Perché mi hai detto quelle cose?! Cosa ti ho fatto!? >> mugola disperata prima di abbracciarmi una volta che le sono vicino << Irene,calmati adesso... >>. Sapevo che non mi sarei dovuta mettere gli stivali coi tacchi. Fortuna che sono solo tacco 7,infatti riesco a chinarmi alla sua altezza,dato che si é seduta in terra. Il vestito le si é un pó stropicciato << Che é successo? >> le chiedo con calma << Volevo ballare con un ragazzo e lui me lo ha impedito. Mi ha strattonata via e mi ha urlato addosso che avevo bevuto troppo... >> piange e sembra di avere a che fare con una bambina capricciosa. In realtà,questa é la vera Irene. Quella che ha sofferto e soffre per Tiberio,che ancora é in piedi. Rigido come se si fosse congelato 

<< Guardami... >> le ordino gentilmente. Le pupille sono molto dilatate e coprono quasi le sue iridi azzurre a causa dell'alcol << Irene,adesso basta. Devi tornare a casa.... >> dico cercando di nascondere le mie di lacrime << No,non voglio! - alza la voce e so che é quasi completamente vittima dell'alcol - E poi mandalo via! Sa' solo far del male alle persone ed io non voglio vederlo mai più! >>. Sento dei passi e vedo Tiberio uscire dal bagno. Merda! Guardo Marco << Sta' qui... >> dico mentre mi alzo per raggiungere Tiberio. Sento la mano di Marco bloccarmi il braccio con una presa salda << Forse dovresti lasciarlo pensare... >> dice gentilmente << Lui pensa troppo e finisce per sbagliare... >> rispondo seria prima di correre dietro al mio migliore amico. Si é quasi autodistrutto una volta e non voglio che riaccada. Soprattutto per il bene di Irene. Esco dal pub e lo trovo che mi da le spalle. Sta' per attraversare la strada e noto con orrore che una macchina si sta' avvicinando pericolosamente. Con una falcata,lo afferro per il maglione e lo tiro sul marciapiede appena in tempo,salvandogli la vita. Sto' per cadere,da quanta forza ci ho messo per tirarlo via dalla strada. Mi prende per le spalle e ci fissiamo a lungo << Ti é dato di volta il cervello?! >> lo rimprovero preoccupata << Ero sovrappensiero... >> si scusa petulante prima di liberarmi dalla sua stretta << Tiberio,torna dentro... >> lo guardo mentre il vento soffia forte sollevando alcune ciocche dei miei capelli << Forse ha ragione... >> mormora con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni << Cosa? >> chiedo facendo dei passi per andargli vicino. Il viso é rivolto verso il basso,ma il suo sguardo é vacuo << Irene,ha ragione: rovino sempre tutto... >> << Non vorrai davvero credere alle sue parole? É ubriaca... >> dico cercando di persuaderlo. Lui si volta a guardarmi. I suoi occhi sono due pozze scure << Lo dici sempre che gli ubriachi sono il secondo tipo di persone che dicono la verità... >>. Alzo gli occhi al cielo. In effetti,l'ho detto quando Azzurra si era ubriacata circa un mese fa. "Ci sono solo tre persone che dicono la verità: i bambini,gli ubriachi e i pazzi". << Tiberio,quella che hai visto adesso é l'Irene che aspetta solo te... >> lo osservo mentre lui torna a guardare l'asfalto. Il silenzio cala pesante per un attimo << Giada... >> sussurra << Sì? >> << Rispondimi sinceramente... - annuisco - Credi che sia per colpa mia se mio padre se n'é andato? >>. Quelle parole sono come un pugno nello stomaco << Tiberio,n... Non pensarlo nemmeno un istante... Come ti é venuto in mente?! >> mormoro con un fil di voce << Perdo sempre le persone che amo di più al mondo... Comincio a pensare che sia io ad essere l'errore... >>. La sua voce resta ferma mentre le lacrime gli rigano il viso << Tiberio... Guardami... - lui obbedisce - Tuo padre se n'é andato perché ci sono cose che non possiamo controllare. La vita non ci appartiene,non possiamo deciderla... >> dico col labbro che mi trema mentre cerco di reprimere le lacrime << Ma puoi decidere se metterle fine o no... >> << No Tiberio... Possiamo solo decidere come viverla... >> mormoro mentre gli asciugo una lacrima sulla guancia,come ha fatto lui tante volte con me << Giada,io non ce la faccio. Non sono così forte come sembra... >> << Tiberio,tu non hai perso Irene... Dalle solo il tempo di smaltire la sbronza... E poi,nessuno é abbastanza forte in questo mondo >> tiro su col naso mentre abbozzo un sorriso per tirarlo su di morale << Ma non mi vuole più... >> mugola << Sta' zitto... - lo rimprovero con un sussurro giocoso - Irene é cotta di te... >> provo a rassicurarlo almeno su questo. Improvvisamente,mi stringe a sé forte fino quasi a farmi mancare l'aria << Ti voglio bene... >> mi sussurra all'orecchio. Gli passo una mano sulle spalle << Anch'io... >>. Le machcine passano accanto a noi e ad ogni raffica di vento,mi stringe sempre più come a volermi proteggere dal freddo. Sento il suo respiro calmarsi prima che ci stacchiamo con un sorriso << Questo é il Tiberio che conosco... >> affermo mentre mi sorride di più,asciugandosi le lacrime.

 

 

****

 

 

La mamma di Irene ci ha accolti con calore in casa. L'appartamento sembra uno di quei giardini zen dove ti puoi rilassare. Il pavimento in legno bianco fornisce riposo ai miei occhi stanchi. Abbiamo dovuto spiegarle un sacco di cose con calma per impedire che si prendesse un colpo,quando abbiamo portato Irene per le scale. O meglio,Tiberio l'ha presa in braccio é l'ha portata su per le scale,dopo il tragitto nella mini-car dove ovviamente,io sono finita schiacciata sui "sedili" posteriori con Irene che dormiva apooggiata addosso a me. La mamma di Irene ha anche insistito che rimanessimo a dormire e così ha avvertito i nostri genitori. Sostanzialmente ci ha gentilmente obbligati a restare. Sospiro accanto a Marco mentre siamo seduti sul divano << Vado a vedere... >> annuncio alzandomi << No,aspetta... >> mugola lui afferrandomi il polso. Mi trascina verso di sé,facendomi quasi cadere addosso a lui e mi stampa un bacio sulle labbra. Sorrido come una cretina prima di allontanarmi sul serio,lasciandolo in soggiorno ed attraverso il piccolo corridoio fino alla camera di Irene,dove Tiberio le sta' accarezzando i capelli. Mi appoggio con la spalla allo stipite della porta e li osservo. Irene dorme serena mentre Tiberio la guarda come se fosse l'ottava meraviglia del mondo. Le sue dita le pettinano affettuosamente i capelli biondi,aperti a ventaglio sul cuscino. Si accorge di essere osservato e si gira con un sorriso << Si é addormentata subito... >> mormora con gli occhi innamorati << Già... >> sussurro e mi avvicino anch'io per poterle dare la buonanotte con un bacio sulla fronte. Guardo Tiberio e gli accarezzo affettuosamente una guancia col dorso della mano << Buonanotte... >> mormoro a bassa voce << Buonanotte... >> dice stringendomi lievemente una mano,in un ringraziamento silenzioso.

 

 

Torno in salotto stringendomi nelle spalle e passandomi le mani sulle braccia per scaldarmi. Marco mi sorride,seduto comodamente sul divano e mi fa' spazio accanto a sé mentre il telegiornale blatera su alcune notizie. Mi accoccolo stretta a lui

 

<< Una serata movimentata... >> commenta ironico << Non sei stanco? >> domando << Un pò... >> risponde mettendomi un braccio intorno alle spalle. Poso la testa nell'incavo del suo collo,inspirando a pieni polmoni il suo profumo << Come stanno? >> sussurra ad un tratto

<< Irene dorme e Tiberio credo che le si sia addormentato accanto... >> mormoro mentre il sonno inizia a trascinarmi con sé. Marco si stende lentamente permettendomi di sdraiarmi fra lui e lo schienale del divano. Poso una mano sul suo petto mentre la mia gamba si intreccia con la sua. I jeans sono scomodissimi,ma non ho intenzione di spostarmi << Credo che dovremmo seguire il loro esempio... >> sussurra avvolgendomi in un abbraccio << Sì... Decisamente... >> approvo con un fil di voce prima di addormentarmi.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Vecchi rancori ***


Sollevo lentamente gli occhi e mi ritrovo sdraiata su Marco,che ancora dorme tenendomi stretta a sé. Sorrido mentre osservo il volto rilassato,le palpebre,i capelli ambrati leggermente spettinati la maglietta di ieri sera un pò sgualcita. Il suo calore mi tiene al caldo nonostante la mia svolazzante camicetta mentre il suo petto si alza ed abbassa ritmicamente,in un respiro regolare e tranquillo. Sono così vicina a lui da poter osservare i dettagli del suo viso da ragazzino. Il suo profumo mi invade piacevolmente i polmoni,come aria fresca e frizzante di primavera. Avvicino la mano alla sua guancia e la sfioro. Il contatto con la sua pelle calda mi lascia una scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale. Lui apre gli occhi,incontrando subito i miei. Avvampo improvvisamente e lui sorride impertinente << Buongiorno... >> dice con un roco sussurro mentre posa la sua mano sulla mia,ancora sul suo viso << Buongiorno... >> sussurro imbarazzata al livello master. Mi rendo conto solo adesso di essergli vicina. Appiccicata. L'altra sua mano é ancora sul mio braccio. Sento dei passi dal corridoio e poco dopo compare Tiberio,che si stropiccia gli occhi ancora assonnato. Quando punta lo sguardo su di noi,mi metto a sedere sul divano di scatto allontanandomi da Marco,come se mi fossi scottata. Tiberio sorride e mi prende in giro con solo i suoi occhi scuri. Irene appare dietro di lui. I capelli biondi sono completamente arruffati mentre alza le braccia per stirarsi,prima di gettarle al collo di Tiberio. Lui sorride e se la carica in groppa in modo giocoso per portarla in cucina. 

****

Il sole filtra fra le tende della vetrata che dalle tende di una vetrata che da' su piccolo balcone. Io e Marco prepariamo la colazione mentre Irene si cambia nella sua stanza e Tiberio é in bagno. Avvito la caffettiera,dopo aver messo il caffé e l'acqua e la metto sul fuoco,abbastanza alto per fare in fretta. La mamma di Irene ci ha lasciato tutto il necessario per fare colazione,prima di scappare a lavoro. Hanno un'impresa familiare ed i soldi non mancano loro. Eppure mi sorprende il fatto che vivano in normale e comunissimo appartamento in periferia. Ma é anche lodevole. Guardo l'orologio e mi stupisco del fatto che siano appena le 9. Dopo tutto quello che é successo ieri sera,credevo che avrei dormito di più. Sorrido a Marco che sta preparando la tavola con tazze e cucchiai << Avevo pensato di chiedere ad Irene e Tiberio di usciee uscire una sera,un'uscita a quattro... >>. Lui non mi risponde e mi ignora per qualche istante,posando il cartone di latte sul tavolo,prima di guardarmi serio. Troppo serio << Perché? >> chiede di punto in bianco,lasciandomi confusa << Per passare del tempo insieme... >> dico tranquillamente. Non capisco il suo nervosismo << Perché non noi due da soli? Perché devono sempre esserci loro due? >>. É arrabbiato. Indignato,ma il motivo reale mi sfugge. Riesco solo ad afferrare quel lampo di gelosia che gli passa negli occhi nocciola. Geloso di chi? Abbandona le braccia sui fianchi che aveva alzato per enfatizzare la sua frustrazione. Non capisco affatto il suo strano atteggiamento << Perché sono miei amici e voglio renderli partecipi della mia vita... >> mi giustifico anche se non dovrei. Io non devo spiegazioni a nessuno! Lui sospira pesantemente prima di darmi le spalle << Qual é il tuo problema?! >> sbotto sempre più irritata << Se dobbiamo uscire,facciamolo da soli! >> dice alzando la voce di un'ottava << Non alzare la voce con me... - sibilo fra i denti con rabbia - E poi non mi hai ancora detto cosa c'é che non va... >>. Stringe i pugni e mi si avvicina,ma non ho paura << Perché deve esserci sempre Tiberio? Cos'é la tua guardia del corpo?! >> dice velenoso cercando di sovrastarmi con la sua figura,ma non funziona. Non con me << No,é il mio migliore amico e gli voglio bene! >>. Sono ormai al limite della sopportazione << Allora perché non stai con lui?! >>. Le sue parole sono acido << Perché non é lui che amo! - mi accorgo appena che Tiberio ed Irene sono sulla soglia della porta e ci stanno fissando basiti - E soprattutto se voglio che sia presente nella mia vita,é perché lui non mi ha mai voltato le spalle! É sempre stato presente per me,mantenendo le sue promesse e non mi ha lasciata sola per quattro anni a differenza tua! >> tuono sfogando i miei rancori covati per lungo tempo. Rancori che non ho mai sfogato davvero e che hanno cresciuto il mio mix catastrofico di rabbia e dolore. Marco mi si avvicina ancora spingendomi ad incontrare la superficie fredda del frigo. É vicinissimo ed avverto il suo respiro veloce. Ma Tiberio si mette in mezzo,oscurandomi la visuale su Marco,e lo allontana << Calmati! >> la sua voce é bassa come quella volta davanti a scuola << Levati dalle palle! >> gli risponde Marco senza retrocedere. É spavaldo << Primo: parla come si deve. - solleva un dito e lo fissa negli occhi per accertarsi che recepisca il messaggio,velato con una minaccia - Secondo: se le torci anche un solo capello,ti metto le mani addosso... Sono stato chiaro?! >>. Irene mi si affianca,posando una mano sulla mia spalla. La maglietta a righe bianche e blu risalta i suoi occhi cristallini << Tutto bene? >> chiede premurosa. La guardo poi guardo Marco che non smette di puntarmi << Sì,sto bene... >> mormoro mentre temo che il tutto si stia sgretolando.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Sponde verdeggianti ***


La prof di storia,una donna un pò anziana e di stazza importante,spiega il capitolo di storia da almeno venti minuti. Mi sono persa nei primi cinque minuti ancora memore della brutta discussione fra me e Marco. Ieri,nonostante fosse domenica,non si é fatto sentire. Non che mi aspettassi di sentirlo,ma la cosa mi ha lasciata in un stato di sorpreso caos. Credevo che avrebbe alzato la cornetta ed invece,niente. Mentre la prof é distratta dal suo stesso insegnamento,avverto Tiberio alle mie spalle. In un attimo,me lo ritrovo come compagno di banco. Mi sorride mesto << Tutto bene? >> mi chiede con un sussurro. Alzo un sopracciglio << Come sempre... >> mormoro a bassa voce. Lui continua a fissarmi << Senti,forse doveva andare così... O magari si aggiusterà tutto... - mi interrompe prima che riesca a ribattere - Oggi usciamo con Matteo,Azzurra,Lisa ed Ilaria. Vieni con noi... >>. Mi volto cercando di non farmi beccare dalla prof << Ma tu ed Irene? >> domando << Verremo anche noi... >>. Si volta verso Irene e le fa' l'occhiolino mentre lei si scioglie come caramello su una mela. Mi guarda intensamente << É tornato tutto al proprio posto. E poi voglio renderti partecipe della mia vita e mantenere ancora una volta il mio ruolo di amico... >> sorride con sincerità. Sospiro lasciandomi sfuggire un sorriso mentre mi prende la mano e la stringe forte. Per la prima volta,non mi sento sola. Tiberio c'é. Irene,Laura ci sono. Le lacrime mi pizzicano gli occhi,ma lui me le asciuga con un dito << Ehy... Guarda che mi spaventi così... - dice facendosi vicino - Dov'é finita la ragazza acida che conosco?! >> sussurra in tono scherzoso mentre ridacchio a bassa voce. Un suo braccio scivola intorno alle mie spalle e mi trae a sé mentre la prof scrive alla lavagna,dandoci le spalle. Poso la testa sulla sua spalla ed allungo una mano dietro di me per stringere quella di Irene,che quando guardo indietro mi sorride bonariamente. Quando la prof annuncia la data del compito,lo scontento generale ci coinvolge e sospiriamo un 'no' deluso,come in un unico coro solenne.

*****

Stare coi miei amici é la cosa che preferisco. Rido per davvero e vengo travolta spesso dagli abbracci di Ilaria,una ragazza che considero bambina col suo modo di fare allegro,alle volte frivolo,e con quei due grandi occhioni corvini come i capelli lunghi e lisci,che incorniciano un viso dai lineamenti stranieri. É albanese di origine,ma é nata in Italia ed alle volte lo sembra più di noi. Beh... Per quanto mi riguarda,potrei essere anche io straniera visto che sono nata in Germania,ma questa é un'altra storia. Ci fermiamo nel parco comunale e ci sediamo su un tavolo di legno da picnic e sulle panche affiancate. Io,Azzurra ed Irene ci sediamo sul tavolo,coi piedi sulle panche dove invece si sono accomodati Tiberio,Lisa ed Ilaria. Matteo é rimasto in piedi e nonostante la conversazione,che prevede "sfottere i prof",il suo sguardo é puntato esclusivamente su Azzurra che volontariamente lo ignora. Il tempo passa fra battute e scherzi mentre Tiberio ed Irene amoreggiano come se non ci fosse un domani. É così bello vederli di nuovo uniti,più di prima. I loro occhi brillano di una strana luce ogni volta che si guardano ed il pensiero di Marco torna ad insinuarsi nella mia testa. Ormai é un chiodo fisso.

Mentre passeggiamo sulle sponde verdeggianti del fiume,Irene ride e si abbraccia con Lisa. Una ragazza con un carattere forte,ma che sa' essere gentile a dispetto di quanto si possa pensare. Resto un pò indietro osservando con Azzurra e Matteo si spintonano giocosamente dietro le altre tre ragazze. Tiberio mi si affianca << Cos'hai? >> domanda << Vorrei solo che ci fosse anche Lui... >> mormoro tristemente riferendomi a Marco << Non ti ha chiamata? >>. Sto per rispondere quando sento il cellulare vibrare nella tasca posteriore dei jeans. Lo prendo sorpresa e vedo il numero di Marco. Rispondo col cuore in gola mentre ci fermiamo. Gli altri mi fissano << Pronto? >> << Voltati... >> mi ordina gentilmente. Io lo faccio e lo vedo al telefono che cammina verso di noi. Si ferma mentre passo il cellulare a Tiberio e Marco mette via il suo. Mi sorride timidamente con un sorriso sbilenco. La felpa copre il suo fisico da ragazzo ed i jeans si raggrizziscono alle caviglie. Il mio corpo reagisce da solo e corro verso di lui,incurante del resto e bisognoso solo di lui. Corro mentre si china per prendermi in braccio. Mi avviluppo a lui con braccia e gambe e mi sostiene,nonostante il mio peso. Il suo profumo é di nuovo lampante come il suo calore sotto la felpa un pò larga. Mi lascia andare ed io scivolo contro il suo corpo,restandogli attaccata. Poi il ricordo della nostra litigata mi investe e porta la mia rabbia a riemergere << Dobbiamo parlare... >> affermo decisa,ma lui cerca un contatto fisico con me. Mi ritraggo,ma continua ed alla fine mi imprigiona in un assurdo abbraccio. Posa le sue labbra sulle mia con delicata forza e giunge la mia rovina. I pensieri e le parole scivolano via e si dissolvono nell'aria,come se qualcuno avesse tolto il tappo dalla mia testa gettandolo nel baratro delle emozioni,in cui adesso mi ritrovo a precipitare rovinosamente. Le sue labbra lavorano le mia in un bacio carico di desideri nascosti. La sua lingua bussa ai miei denti e la accolgo,dando inizio ad una timida e breve danza sinuosa e silenziosa. Il suo sapore ora é sulle mie labbra,che ancora faticano ad allontanarsi dalle sua. Il respiro é scarso << Dobbiamo parlare.. >> ripeto invano << No... - sussurra mentre posa le sue mani calde sulle mia guance - Io devo parlare. Mi dispiace,non so perché ho detto quelle cose... Ti prego... >> é agitato e sembra aver perso il suo autocontrollo. Io poso le mie mani sulle sua,che ancora mantengono gentilmente il mio viso vicino al suo << Marco... >> attiro la sua attenzione ed i suoi occhi nocciola si inchiodano ai miei. Lui prende un respiro profondo,chiudendo per un attimo le palpebre mentre gli passo una mano fra i capelli ambrati << Meglio? >>. Annuisce e mi stringe forte contro il suo petto con le braccia che mi avvolgono come una coperta.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Il nostro 'per sempre' ***


Ci siamo appartati in un zona della sponda asciutta e ci siamo seduti sui sassi dalle forme tondeggianti e quindi,abbastanza confortevoli. Il fuoco del nostro piccolo falò scoppietta in una piccola buca che abbiamo scavato per renderlo sicuro. Le stelle brillano nel cielo scuro,teso come un drappo bluastro. Tiberio tiene Irene sulle ginocchia e di tanto in tanto,si scambiano delle coccole pubbliche. Mi limito a rannicchiarmi contro Marco,che mi accarezza la testa distrattamente. Non amo le dimostrazioni pubbliche d'affetto troppo esplicite,poiché mi sentirei solo in imbarazzo. Matteo e le altre ragazze chiacchierano e ci coinvolgono nelle risate. É una serata perfetta. L'aria fresca appesantisce i miei occhi un pò stanchi mentre Marco mi tiene al caldo. In realtà,non fa' così freddo. Voglio solo averlo vicino. Mi stringe a sé e fa' in modo che mi sieda con la schiena contro il suo petto. Le sue gambe mi circondano così come il suo braccio destro,che mi avvolge la vita. La mano libera mi pettina affettuosamente i capelli,mettendomi a mio agio e completamente rilassata. Le sue dita mi spostano i capelli su una spalla,lasciando l'altra esposta ai suoi baci che mi lasciano dei succhiotti ben visibili. Il contatto con le sue labbra morbide é piacevole. Posa la sua guancia contro la mia mentre mi prende la mano. Le nostre dita si intrecciano e non riesco a trattenere un sorriso << Ehy... >> mi sussurra all'orecchio << Sono solo un pò stanca... >>. Litigare con lui mi prosciuga le energie << Sai,ho riflettuto in queste vventiquattr'ore... E più ti guardo,più penso che non ti merito... - mormora a bassa voce,perché lo senta solamente io - In questi quattro anni,ti ho fatto solo del male prendendo scelte sbagliate ed egoistiche... >>. Mi volto quel che basta per incrociare i suoi occhi nocciola << É vero. Forse non sei quello giusto per me,ma se c'é un errore che voglio commettere quello sei tu... >> dico mentre sento come una bolla crearsi attorno a noi. Come se gli altri stessero svanendo lontanto e ci fossimo solo io e lui dinanzi ad un falò,in una sera come tante mentre il mondo va' avanti,noi ci fermiamo per un'eternità. Ed ecco che,puntuale,compare quel sorriso sulle sue labbra. La sua mano coptre la mia guancia e mi sento protetta. In pace,fra cervello e cuore che hanno smesso di fare a cazzotti. Un secondo bacio che ruba dalle mie labbra. Un attiml fugace dove decide di prendermi tutto ciò che ho da dargli. Mi stringe a sé mentre gli afferro il labbro inferiore con i denti. Gli sorrido incurante degli sguardi attoniti dei miei amici.

****

Domenica. Il giorno perfetto per assistee alla partita di calcio del proprio ragazzo che per tutta la settimana,é venuto a prenderti all'uscita di scuola. Ora che ho un pò di pausa dai libri di scuola voglio dedicare il mio tempo a lui prima della gita in Puglia. Sarà uno strazio non vederlo per cinque interi giorni. Il piccolo stadio é decisamente affollato. Ci sono le famiglie e gli amici dei giocatori,oltre che semplici fan delle squadre. Seduta sugli spalti,praticamente pieni, lo osservo correre su e giù per il campo,con la gente che applaude ogni qualvolta segnano punto contro la squadra avversaria. Considerando che non sono in casa,stanno andando bene visto che siamo 2-0. A quanto ho capito dalle urla vicine,manca ormai poco alla fine della partita. Irene e Tiberio accanto a me,esultano all'ennesimo attacco che purtroppo non é andato a buon fine. Infatti lo scontento generale si avverte con 'oh' deluso. Sobbalzo quando vedo Marco cadere a terra dopo aver schivato un avversario per mantenere il controllo sul pallone,che continua a rotolare verso un altro giocatore. Sorrido quando si rialza illeso,ma con la divisa sporca di terra. Ama il calcio e sono costretta ad amarlo anch'io,nonostante io lo trovi un gioco poco veritiero. La cosa positiva é che posso vedere Marco da vicino con la divisa,che lo rende ancora più bello ai miei occhi. Ed anche a quelli delle altre ragazze,che pochi spalti più sotto rispetto a me,lo hanno puntato da quando é entrato in campo. Sono costrette ad abbandonare la loro preda,quando Marco segna il goal decisivo per voltarsi verso di me e sorridere prima di mandarmi un bacio. Rido quando i suoi compagni lo abbracciano,presi dalla foga della vittoria. Decido di marcare il mio territorio e scendo dagli spalti per raggiungere il campo verde,già affollato da tifosi con sciarpe e striscioni. Marco si libera dalla stretta dei suo amici per venirmi incontro. Mi prende alla sprovvista,quando mi solleva girando su sé stesso. É stanchissimo,lo vedo. Si é allenato tanto e la cosa più bella,é vedere la soddisfazione per aver raggiunto il traguardo dopo tanta fatica ed altrettanto impegno. Noto mio malgrado che é sudato,ma non m'importa. Lo stringo forte gettandogli le braccia intorno al collo prima di baciarlo. Devo sollevarmi sulle punte per raggiungerlo mentre le mie dita si intrecciano fra i suoi capelli dietro la nuca. Gli schiamazzi e le acclamazioni intorno a noi svaniscono e ci lasciano soli mentte veniamo trasportati in una nostra dimensione privata. Niente é più come prima,tutto é cambiato e spero che sarà per sempre. Anche oltre quelle barriere reali come la Morte. 

 

 

Angolo Autrice: Salve Lettori! Vi é piaciuta questa storia? Spero di sì. Personalmente,vi confesso che non so se continuarla o meno. Perciò la dichiarerei conclusa,ma in probabile fase di aggiornamento,per così dire xD

Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito,recensito o semplicemente letto silenziosamente ♥

Baci e a presto! ^^

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - Viaggio ***


La reazione di Marco é stata sorprendente. Certo,non era contento ma nemmeno arrabbiato. O almeno non troppo. Il viaggio in pullman é la perte che preferisco di una gita. É il momento più intenso,dove si rafforzano le amicizie e dove ti rendi conto davvero delle persone che hai accanto. Sono le 21 di sera e stiamo per raggiungere l'albergo dopo la prima tappa pomeridiana a Trani. L'odore del mare e della salsedine é palpabile dall'aria che soffia dal finestrino. Il viaggio é durato almeno otto ore e siamo tutti stanchi. La musica risuona nelle mie orecchie dalle cuffie mentre guardo fuori dal vetro. Tiberio mi raggiunge dopo aver superato un'Irene dormiente. Ho passato tutto il viaggio da sola e la presenza del proprio migliore amico,può scaldarti il cuore a fine giornata. Mi tolgo le cuffie << Sei sveglia anche tu? >> mi chiede sendendosi sul sedile << Il pullman non é il luogo in cui preferisco dormire... >> confesso strappandogli un sorriso << Marco? >> chiede e gli faccio spallucce. Lui mi punzecchia il costato << Lo so che ti manca... >> mormora spostandomi i capelli da una spalla. Io lo guardo con un sorriso mesto << Sto bene... >> dico con quel sarcasmo che solo lui conosce << Sicura? >> mi prende in giro  e mi sfugge una lieve risata. Mi accoccolo sul sedile e poso la testa sulla sua spalla. Lui guarda la tv,inutilmente accesa dall'autista che ora guida tranquillamente << È così che ci si sente quando ti manca una persona? >> chiedo in vena di confidenze. Non gli ho mai parlato così apertamente di me e Marco. In realtà,lui mi legge nella mente e la cosa alle volta appare decisamente inquietante << Beh... Dipende che tipo di persona... >> mormora distrattamente prima di guardarmi con un'espressione imperscrutabile. Niente che traspare del suo animo,così segretamente ed interiormente tormentato,come un mare sempre in tempesta con le onde altissime che si infrangono violentemente sugli scogli dei sentimenti,troppo fragili per quella tempesta. Non riesco a sorridere << Ti manca tuo padre,lo vedo... >> dico come se fosse quasi ovvio. Lui mi scruta aggrottando impercettibilmente la fronte << E come lo sai? >> sussurra criptico con suoi occhi scuri 

<< Lo so e basta... >> faccio spallucce in modo così irriverente da irritarlo. Odia quando non gli do una vera risposta << Ti invidio sai? - alzo un sopracciglio perplessa - Tu hai una famiglia... >> << Non di sangue... >> specifico mentre lui resta stupito. << Che intendi? >> << Tiberio,l'unica famiglia che ho siete tu,Laura ed Irene... A cui si é aggiunto Marco... Non mi resta altro... >> mormoro senza versare una lacrima. É forse questo che lo lascia basito. Non risponde stavolta e si limita ad abbracciarmi. Lentamente,sento gli occhi farsi pesanti. Ma non voglio dormire. Voglio restare sveglia per fargli capire che non é il solo ad avere una situazione così instabile << Dormi... >> mormora come se si fosse accorto del mio atteggiamento. Alla fine,cedo alle calde braccia della stanchezza e cado in un sonno leggero.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - Videochiamata ***


Azzurra si butta sul letto matrimoniale sollevando le lenzuola bianche,come le pareti della stanza ed Irene si tuffa ridendo. Scuoto la testa rassegnata. Saranno notti lunghissime. Abbiamo due stanze collegate ed un bel bagno grande solo per noi. Praticamente un appartamento a quattro stelle,un pò asettico se non fosse per le tende blu cobalto e qualche sporadico quadro astratto. Nell'appartamento accanto ci sono invece Lisa,Ilaria e Yara. Di sopra di noi,si sono divisi i ragazzi che ovviamente ci superano di numero,ma non per materia grigia. << Io devo fare una telefonata... >> annuncio mentre Irene mi sorride maliziosa. Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino al piccolo laptop che l'albergo dispone per ogni stanza. Io ne ho preso il completo possesso visto che sono la più grande. Grazie alla wi-fi,entro su Skipe ed avvio una chiamata cliccando sull'icona di Marco. Poco dopo,sullo schermo compare il viso minuto di Paola ed accanto Marco,seduti entrambi alla scrivania nell'ufficio sotteraneo. O come lo chiamo io,"bunker antipanico". Sorrido << Ciao,cara! >> esclama Paola facendomi cenno con la mano << Ciao,Paola! - dico imbarazzata e sperando silenziosamente che ci lasci soli - Come state? >> << Bene... - risponde Marco e riesco a percepire la sua irritazione - Tu? >> << Bene - ammetto - Sono solo stanca... >> arrossisco lievemente. Fortuna che Irene ed Azzurra sono ad una porta di distanza. Marco guarda torvo sua madre che ride,comprendendo la sua silenziosa richiesta. Sento la porta della stanza chiudersi e finalmente siamo soli. Il suo volto cambia così come la sua postura. Si rilassa e le sue labbra si schiudono << Ehy... Com'é andato il viaggio? >> domanda timidamente << Lungo... - ridacchio mentre i ricordi della chiacchierata con Tiberio,mi ammutoliscono per qualche istante - Ma tutto a posto... >> << Sei sola? >> chiede cercando di osservare l'ambiente alle mie spalle << Diciamo di sì >>. Lui sorride,ma vedo del rancore nei suoi occhi. O forse nostalgia. << Siete divisi fra maschi e femmine vero? >> domanda ed ora sembra nervoso. Dovrei soprannominarlo Mr Lunatico. Alzo un sopracciglio vagamente divertita dal suo comportamento << Temi che ti metta le corna? >> chiedo con fare canzonatorio << No, lo so che sei una santarellina >> mi sfotte << Dici?! >> scherzo facendogli prendere quasi un infarto,tanto che lo vedo sbiancare e sgranare gli occhi << Sto scherzando scemo! Dovresti amare il mio sarcasmo,come fa' Tiberio >>. Ora che ho sganciato la bomba,voglio vedere le scappa prima che esploda << C'é anche lui? >> << Spero che le tue risorse umane ed economiche non influiscano sulla mia gita scolastica >>. Lui sbuffa e bofonchia acidamente un commento sul mio migliore amico,che a causa della connessione non riesco a  sentire. Roteo gli occhi << Quella che dovrebbe essere preoccupata,sono io... >> sbotto esasperata << Perché? >> chiede aggrottando la fronte << Non sono io il sex simbol del mio liceo... >>. Finalmente sorride e capisce che non ha nulla da temere. E poi Tiberio é felicemente fidanzato,ed in futuro spero sposato,con Irene. << Va bene,ho capito Frau Mansch-Wärme >> << Te lo ha detto Tiberio?! >> la mia voce si é alzata di un'ottava. Lui fa' spallucce << No. Breve ricerca su Google Traduttore... >>. Gli rivolgo un'occhiataccia in tralice e ride. Poi però torniamo seri << Mi manchi... >>> sussurra vicino al computer,gino a che non ho una visione grande e completa del suo viso di bambino << Anche tu a me... >> mormoro con un tono decisamente più malinconico di quanto avrei voluto far trapelare. Azzurra bussa alla mia porta distogliendomi dalla videochiamata << Giada, dobbiamo andare a cena! >> annuncia alzando la voce per farsi sentire << Arrivo! >> avverto mentre torno a guardare Marco sul piccolo schermo del laptop << Buon appetito. E buonanotte... >> sussurra << Buonanotte,Mein Liebe*... >> mormoro in risposta << Che vuol dire? >> << Vai su Google traduttore... >> rispondo irriverente prima di chiudere la chiamata.

*Mein Liebe (tedesco) = Amore Mio.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Per noi due ***


La Puglia. Una terra di sole e mare. Il paradiso. E poi i colori sgargianti della campagna,i profumi intensi ed un mare cristallino e piacevole agli occhi e sulla pelle. La salsedine si é impigliata fra i miei capelli come le gocce di rugiada su una ragnatela. Posso ancora sentire addosso il sale delle acque salentine. É triste dover lasciare questa terra dopo quattro interi giorni. Osservo gli uliveti a lato dell'autostrada mentre Irene tenta ancora di asciugarsi i capelli con l'asciugamano prestatole dalla prof di scienze,una donna bassina ed esile in apparenza ma con un caratterino tutto suo. Gli occhi chiari fanno di lei una rarità della Puglia. Già,forse é lei la più contenta di questo viaggio visto che siamo stati vicino al suo luogo natale. Irene sbuffa quando,ovviamente,Tiberio le impedisce di asciugarsi i capelli e continua a stuzzicarla morbosamente << Smettila! >> gli strilla stizzita mentre lui ride,divertito nel crearle tanto panico. Scuoto la testa mentre il gatto adottato dalla prof mi sale sulla pancia. Ci dispiaceva lasciarlo abbandonato e così,su mio consiglio e quello di altre ragazze,la prof ha deciso di portarselo a casa. Il pelo morbido mi scalda subito mentre si accoccola assomigliando sempre più ad una ciambella. Deve aver trovato un luogo tranquillo con me,visto il caos sul mezzo. D'altronde siamo in una trentina e basta parlare per creare confusione,a cui si unisce la musica e le discussioni. Tiberio si siede accanto a me << Tutto a posto? >> << Sì... Sono solo fradicia visto che qualcuno... - dico sottolineando la parola ed in contemporanea,dandogli un pizzicotto sul braccio - Ha avuto l'insana idea di buttarmi in mare... >>. Lui sorride sussultando al mio pizzicotto << Guarda che stavo giocando... >> si giustifica << No,tu mi stavi affogando... >> rettifico in tono accusatorio prima di scoppiare a ridere.

*****

Prima o poi tutti vivono quel fatidico lunedì di ritorno dalla gita. Un devastante lunedì in cui i momenti in cui sei sveglio,non riesci nemmeno a contarli perché ti addormenti con la testa sul banco. Considerando il caldo imprevisto e un pò in anticipo rispetto alla stagione,non riesci a seguire neanche una parola dei prof che dopo qualche minuto,si arrendono e parlano con noi della gita. Sei ore di scuola in cui il vero studio é stato sui tipi di "sigarette" hanno provato alcuni ragazzi in gita. Probabilmente sono la sola ad essere priva di qualsiasi tumore ed astemia prima,durante e dopo la gita. 

Esco da scuola ridendo con Ilaria e noto la familiare figura di Marco al di là della strada. Indossa una camicia bianca,probabilmente in lino,coi primi due bottoni sganciati che mi permettono di sbirciare quei pochi centimetri di pelle visibili. Appoggiato con la schiena al muro,tiene le mani nelle tasche dei jeans firmati Armani ed un paio di scarpe da ginnastica. Mi soprende vederlo sempre così elegante,ma mai fuori posto. Si sente sicuro nel suo corpo e la cosa mi piace perché aiuta la mia scarsa autostima. Mi sorride ed io potrei anche spiccare il volo verso un altro pianeta. Gli vado incontro e gli getto le braccia intorno al collo stringendolo forte a me << Ciao... >> sussurro lasciandogli un bacio sul collo. Lui mi fissa negli occhi << Ciao... >> mormora in risposta mentre gli altri studenti ci passano accanto. Lo squadro e noto che non ha lo zaino << Dove hai lo zaino? Non avrai fatto "forca"?! >> dico mentre lui ridacchia << No,vieni. Devo mostrarti una cosa. Mi prende per mano e le nostra dita si intrecciano,provocandomi dei piacevoli brividi sulla schiena. Lo seguo fino ai parcheggi che costeggiano un campetto da calcio parrocchiale. Si avvicina ad un motorino di medie dimensioni e con il posto per un passeggero. Il sellino infatti é più grande ed al di sopra,sono adagiati due caschi << Io spero tu stia scherzando... >> lo ammonisco mentre guardo torva il mezzo << No,sono serio >> dice facendo spallucce << Sono morta mille volte dopo che hai avuto un incidente su un trabiccolo simile e tu,vorresti farmici fare un giro... Ti mancano delle rotelle... >> sbotto mentre mi sfila lo zaino dalle spalle per riporlo nel vano sotto al sellino. Mi porge un casco e mi sorride << Mio padre lo ha voluto appositamente per noi... >>. Mmmh. Ok,la cosa é allettante. Sbuffo e mi infilo il casco sulla testa,che ovviamente riscontra dei problemi coi miei occhiali da vista dal taglio vintage. Dopo essersi allacciato il suo casco,si avvicina a me per aiutarmi e stringe il mio,tirando lievemente la cinghia sotto al mio mento per adattarlo. Mi osserva coi suoi occhi nocciola che ora risaltano visto che gran parte del viso,é nascosto dal casco. << Andiamo >> mormora e sale sul motorino,girando la chiave d'accensione. Lo scooter emette un rumore rombante quando si accende e cammina indietro per fare manovra. Appena mi fa' un cenno con la testa,salgo dietro di lui. É un pó alto,ma riesco a sistemarmi alle sue spalle. Le sue mani mi afferrano i polsi e fa' in modo che le mie braccia si stringano attorno alla sua vita << Stringiti forte a me e non mollare la presa >> dice più serio e perentorio. Annuisco mentte girra il polso per dare gas. Chiudo gli occhi e partiamo con un lieve balzo in avanti. Va' veloce,ma moderato visto che siamo in paese e rido mentre il vento scompiglia i miei capelli rimasti fuori dal casco.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 - Sono una Fangirl ***


Una giornata magnifica per leggere. Piove a dirotto come sempre,dopo settimane di sole e caldo afoso,mentre leggo il sesto libro di Harry Potter per la seconda volta. Praticamente come la Bibbia per un cristiano. O meglio ancora,il Corano per in musulmano. Ciò che però mi lascia ancora una volta una sensazione di smarrimento é la morte di Piton. La morte più cruenta e commovente,tanto da spingermi a piangere. Una lacrima bagna ed arriccia il bordo della pagina stampata e tiro su col naso mentre Marco si avvicina con una tazza di caffè-latte. Finisco di leggere la pagina e poso riluttante il libro sul tavolino,sotto lo sguardo perplesso ed allo stesso tempo,preoccupato di Marco che beve un sorso dalla sua tazza e prendo la mia per il manico << Che hai? >> mormora confuso << Ho letto di nuovo la morte di Piton... >> sussurro asciugandomi una lacrima << Piangi per un personaggio di un libro? >> mi chiede quasi sconcertato mentre gli rivolgo un'occhiataccia offesa e decide saggiamente di starsene zitto per qualche minuto << É la seconda volta che lo leggi? >> domanda << Sì... >> rispondo dopo l'ennesimo sorso di caffé << Perché lo rileggi sapendo già che piangerai per un tale avvenimento che già sai che avverrà? >> chiede sempre più deciso a sapere il mio strano comportamento. Io lo fisso << Perché sono una Fangirl. Ed i libri sono i miei migliori amici... >> lo liquido per eliminare la questione che sicuramente insorgerà fra qualche minuto << Perciò vorresti dirmi che un personaggio di un libro,tipo Harry Potter,sarebbe meglio di me? >> mormora quasi stizzito ed offeso. Appunto. << No,certo... - dico rassicurandolo mentre mi sorride - Però saresti perfetto se fossi figo e iperpropettivo quanto Christian Grey e coraggioso e dolce come Richard Rahl... Ma sai com'è: non si può ottenere tutto nella vita >> rispondo facendo spallucce mentre il suo sorriso scompare immediatamente. Lo guardo di sottecchi per poi iniziare a ridere mentre metto via la tazza per gettarmi su di lui,incrociando le braccia dietro al suo collo. Lui mi fissa << Stavo scherzando,stupido... >> lo prendo in giro strofinando la punta del naso contro la sua,facendogli increspare le labbra in un nuovo sorriso che lo rende colpevole della sua gelosia infondata << E poi sei già abbastanza iperprotettivo e lunatico come Christian Grey,e abbastanza dolce e spavaldo come Richard Rahl... >> sussurro prima che posi le sue labbra sulle mia. Un bacio casto e veloce. Un bacio prima di un secondo,un terzo,un quarto per rendermi schiava delle sue labbra che gradualmente si fanno più esigenti. Mi spinge sul divano e mi sovrasta senza che io me ne renda neanche conto. É come se mi risvegliassi da un sogno,ora che la sua mano é scivolata sotto la mia schiena. Metto i palmi delle mani sul suo petto,allontanandomi dalle sue labbra tentatrici << Marco... >> lo ammonisco ed il mio tono diventa serio. Molto serio. Lui mi fissa mentre gli manca l'aria per i baci. Gli occhi brillanti e lucidi ora che mi é vicino. Troppo vicino. Avverto la sua eccitazione ed é terribilmente imbarazzante,oltre al fatto che la situazione mi sta' facendo arrabbiare. Sa' bene che prima di arrivare a quella tappa dovrà passare molto tempo << Scusa... >> sussurra ed ora resta immobile. Probabilmente bloccato per la consapevolezza improvvisa di ciò che stava facendo. É consapevole che sono ancora ben memore di tutto quello che é successo quando non mi ha più cercata. Noto che é svanito dalla mia vista e mi siedo sul bordo del divano,la cui pelle nera scricchiola sotto i miei jeans. Mi alzo rinunciando,almeno per oggi,alla mia lettura rilassante. Lo cerco in camera,ma non c'é. Sento il suono di un rubinetto ed entro in bagno. Le mattonelle di un tenue color acquamarina sono piacevoli alla vista. Lo osservo mentre si sciacqua il viso come per riprendere padronanza di sé. Prendo l'asciugamano di spugna e mi avvicino a lui,che nel mentre si é appoggiato al lavandino. Mi guarda sullo specchio,con le gocce che scorrono dalla fronte lungo il naso o dalla tempia scivolando sulla guancia per poi tentennare sul mento o sulla punta del naso,prima di cadere nel lavabo. Sembra calmo adesso << Scusami. Sono stata brusca... >> mormoro << No,sono io che devo capire i tuoi limiti... >> risponde raddrizzandosi mentre mi accingo a tamponargli le guance << Non vederli come un limite assoluto... - lo riprendo gentilmente - É solo che non mi sento pronta... >> cerco di spiegarmi senza fraintendimenti,ma come al solito fallisco miseramente << Hai paura di potertene pentire... >> sussurra guardando dappertutto fuorché i miei occhi. Sospiro << Marco,abbiamo ancora sedici anni. Dio,abbiamo una vita ed io non voglio sprecarla con... >> << Col sesso? >>. Solleva entrambe le sopracciglia e corruga la fronte in un'espressione di buffo stupore << Primo: se mai dovessimo farlo,non sarà solo sesso... Secondo: semplicemente voglio tenermi la mia virtù ancora per qualche anno... >> sbotto innervosita. Sospira mentre finisco di asciugargli delicatamente il viso. Rimetto a posto il panno e lo osservo << Quindi non sarà solo sesso? >> sussurra con un sorriso impertinente prima di avvolgermi con le braccia. Rido anche se non vorrei << Sei scemo... >> dico in finto tono accusatorio posando la guancia sul suo petto. Ascoltare il battito del suo cuore é una cosa che mi tranquillizza << Però questo scemo ti piace... >> << Purtroppo sì... >> lo punzecchio con sarcasmo << E sempre con questo scemo npn ci farai solo sesso... >> mi prende in giro e gli mollo un pizzicotto << Smettila! >>. Ridiamo insieme tenedoci stretti l'uno all'altra.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 - Saggio di danza ***


Il saggio di danza. Uno dei pochi momenti in cui mi piace essere al centro dell'attenzione. Quest'anno il mio insegnante Gioele mi ha fatto un grande regalo,concedendomi l'onore di chiudere lo spattacolo con una coreografia. Solo nostra. Un mio assolo su una musica speciale. Mentre il pubblico applaude al penultimo numero,la mia ansia cresce per la consapevolezza che Marco é lì in mezzo a quella folla ordinata di persone. Gioele posa le sua mani sulle mie spalle << Stai tranquilla. Adrai bene... Rilassati e lasciati andare: i passi verranno da soli... >> mormora vicino al mio orecchio prima che il buio cali sul palcoscenico,permettendomi di prepararmi sulla scena. Silenziosa assumo la mia pose e pochi istanti dopo,alcuni faretti sulla graticola che sovrasta il palco si accendono di un blu intenso. La musica parte ed io la seguo,con movimenti fluidi a ritmo della musica che tanto amo cantare quando sono sola in casa. Amore bello. Di Claudio Baglioni. Non é la mia preferita,ma é una delle canzoni più poetiche che abbia mai udito. Così piena di parole mai dette e desiderate. Seguo le note quasi toccandole ogni qualvolta che i miei piedi scalzi lasciano il parquè lucido del palco. Non avevo mai ballato così bene. Il pubblico svanisce e riesco a concentrarmi su di me. Come se fossi da sola a provare nel teatro. L'abito bianco con un corpetto aderente ed una gonna leggera e svolazzante mi segue nei movimenti,quasi accompagnadoli. Fuèttes,glissade e poi preparazione e pirouettes. Rise,shassé e grand-jeté,coupé e grand-jeté. Shené,allungo le braccia al cielo per poi fermarmi davanti al pubblico con la schiena dritta e lo sguardo rivolto lontano e leggermente verso l'alto. La musica si abbassa,scemando per lasciare il posto al suono assordante degli applausi che riempe le mie orecchie mentre sollevo un braccio,porgendo il palmo verso gli spettatori per poi chinarmi in un silenzioso inchino. Gioele mi raggiunge abbracciandomi mentre gradualmente tutti gli allievi salgono sul palco per i saluti finali. Gioele piange di gioia e mi stringe a sé con un braccio,salutando il pubblico e ringraziando me e tutti gli allievi,che cominciano ad intonare un coro esultante in suo onore,facendolo arrossire.

****

Mentre raccolgo le mie cose,alcune ragazze più grandi si complimentano con me prima che io le segua fuori dagli spogliatoi. Saluto velocemente Gioele prima di raggiungere Tiberio,che mi attende fuori dal teatro con Marco ed Irene. L'aria fresca fornisce ristoro al mio corpo accaldato stanco. Tiberio mi investe con un abbraccio,quasi sollevandomi << Brava >> mormora al mio orecchio prima che Irene mi si getti addosso sbacciucchiandomi sonoramente le guance << Bravissima! >> esulta rettificando il precendente complimento I suoi capelli biondi le svolazzano intorno con fare frivolo come il suo carattere spumeggiante. Marco mi sorride come un ebete e mi abbraccia con trasporto. Dondoliamo giocosamente prima che le sue labbra si posino sulle mia. Mi stacco da lui per salutare alcune mie compagne di gruppo di danza e Lorenzo,uno dei pochi ragazzi che frequentano le aule da ballo. Si completa con me e mi saluta con un sorriso,che io ricambio mentre sento due occhi addosso. Mi volto verso Marco che mi fissa << Grazie a Dio non hai ballato con lui,altrimenti sarei andato fuori di testa... >> sussurra col viso vicino al mio tanto che posso avvertire il suo respiro di menta sulle guance << Impara a danzare e potrei anche concederti un passo a due... >> lo prendo in giro mentre afferro saldamente la sua mano << Andiamo? >> ci incita Tiberio mentre andiamo verso la sua mini-car. Un weekend per quattro,pur sempre sorvegliati dalla mamma di Tiberio,in una piccola villetta che ha ereditato dai suoi zii ormai scomparsi da tempo. Fortuna che il viaggio non é lungo.

 

 

La casa ha un aspetto rustico,ma ben curato e mantenuto. Le pareti di un color pesca sono accampagnate da incantevoli quadri paesaggistici. Saliamo le scale dopo che la madre di Tiberio ci ha offerto gentilmente da bere. Tiberio é stranamente silenzioso mentre ci guida verso la stanza dove dormiremo io ed Irene. La camera é spaziosa e quasi ci tuffiamo sui letti. Il materasso é piacevolmente mprbido con le lenzuola che profumano di gelsomino. Ho i piedi indolenziti e la testa che mi scoppia mentre gli occhi si fanno sempre più pesanti sotto il giogo della stanchezza. Riesco comunque a mettermi in pigiama mentre io ed Irene troviamo anche il tempo per una breve chiacchierata prima di crollare fra le braccia del sonno.

 

 

*****

 

 

Mi sveglio disturbata da un suono. Sembra un singhiozzio,ma più carico di angoscia. Guardo verso Irene che dorme tranquilla nel suo letto,avvolta nelle coperte. Ha le labbra socchiuse ed i capelli arruffati mentre dorme in una posizione a dir poco scomoda. Mi siedo sul letto scostando le coperte mentre mi stropiccio gli occhi. Mi alzo lentamente e senza fare rumore seguo il suono strozzato di un pianto. Passo davanti alla stanza dei ragazzi e mi avvicino a Marco che dorme tranquillo. Mi volto verso Tiberio che invece si agita nel sonno e piange sommessamente. Stringe le coperte nei pugni,stretti in una morsa d'acciaio mentre mugola parole incomprensibili. Con cautela,mi siedo sul bordo del suo letto,osservandolo tremare incessantemente e poso una mano sulla sua spalla. Finalmente sembra calmarsi ed afferra la mia mano mentre apre gli occhi di scatto. Le sue pupille sono dilatate per il terrore di qualcosa << Ehy... >> sussurro cercando di calmarlo. Non l'ho mai visto così << Giada... - la sua voce é un filo roco - Che ci fai qui? >> chiede guardando la sveglia che segna le 3 del mattino. Fuori,all'orizzonte,si vedono le prime luci dell'alba << Ti ho sentito piangere... >> confesso un pò imbarazzata con un lieve sorriso << Ti ho svegliata scusa... >> bofonchia ancora assonnato << Non preoccuparti. Tu stai bene? - fa' spallucce mentre la sua stretta si fa' dolorosa ma non dico niente - Un brutto sogno? >>. Annuisce e sembra impallidire mentre la stretta aumenta ancora. Mi lascio sfuggire un basso lamento e allenta la presa,liberando le mie dita << Perché non vai nell'altra stanza al mio posto? - gli propongo - La presenza di Irene ti fa' bene... >> commento attirando la sua attenzione. Sa' che ho compreso cosa lo atterisce tanto nel sonno. << Giada... >> << Tiberio,va tutto bene. Non dirò niente a nessuno... >> dico a bassa voce pee rassicurarlo mentre Marco si rigira fra le coperte. Si alza piano dal letto mentre questo scricchiola un poco. Mi guarda attentamente mentre mi rimetto in piedi << Grazie... >> sussurra abbracciandomi forte. Poso il mento sulla sua spalla,sollevandomi sulle punte dei piedi per riuscire a circondarlo con le braccia. Sento i suoi singhiozzi e lo stringo più forte per cercare di calmarlo << Ti voglio bene... >> mormora permettendomi di sentire le lacrime che lo strozzano in gola << Anch'io... >>. Ci stacchiamo e lo lascio andare verso Irene. Guardo Marco che dorme rilassato con la testa sul cuscino. Sposto piano le coperte e mi ci infilo sotto mentre lui si sposta un poco per lasciarmi spazio. Sistemo le lenzuola e lo abbraccio,accoccolandomi stretta a lui mentre vedo un sorriso increspargli le labbra prima che il sonno mi prenda di nuovo.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 - In libreria ***


Mi stiracchio pigramente allungando le braccia verso l'alto mentre scendo le scale,che portano al piano terra. Davanti a me,si apre un ampio soggiorno con un grande divano in pelle chiara,una tv ed un camino spento. Più a destra,una cucina con un bel tavolo da pranzo,in legno lucido al cui centro é posto un vaso di girasoli. L'ambiente é accogliente e la luce del sole é piacevole. Mi avvicino verso la cucina e trovo un biglietto sul frigo: "Vi ho lasciato tutto il necessario per la colazione. Torno presto! Un bacio bambino mio. Mamma".

Sorrido mentre osservo il ripiano occupato da tre scatole di cereali diversi,un cartone di latte,delle brioche su un piattino con accanto un vasetto di nutella,la caffettiera pronta sul fornello spento e quando apro il frigo,trovo perfino un cartone di succo d'arancia. Sento dei passi alle mie spalle mentre accendo il fornello per il caffè. Avverto il tocco familiare delle mani di Marco,che mi attira a sé per poi lasciarmi un bacio sulla spalla << Buongiorno... >> sussurra vicino al mio orecchio << Buongiorno... >> mormoro in risposta prima di girarmi verso di lui << Dormito bene? >> chiedo con un sorriso << Molto... >> brontola scorbutico. So che non ama svegliarsi presto la mattina << Vado in bagno... >> annuncia prima di lasciarmi sola coi miei pensieri. Ma non per troppo tempo,visto che vedo Tiberio comparire in fondo alle scale. Ci sorridiamo << Buongiorno... >> gli dico << Già sveglia? >> mormora impigrito dal torpore del sonno << Sì... - prendo il biglietto sul frigo e glielo porgo - Un messaggio da parte di tua madre... >>. Lo prende fra le dita e lo legge prima di lanciarmi un'occhiata indagatoria << Non dirmi che lo hai letto... >> << Purtroppo per te,sì... Bambino mio! >> lo prendo in giro,irritandolo fino a farlo sorridere. Dopo poco,tolgo il caffé dal fuoco e lo verso nelle tazze,aggiungendo del latte prima di metterle sulla tavola. Porgo una tazza a Tiberio mentre mi siedo con la mia tra le mani. Il profumo del caffè mi rigenera << Stai meglio?>> gli chiedo un ppò preoccupata. Lui mi osserva,scaldandosi le mani col calore emanato dal caffé nella tazza << Mentirei se ti dicessi di sì... >> mormora cupamente << Hai sognato tuo padre? >> azzardo titubante. Non voglio fargli del male. Lui chiude le palpebre prendendo un bel respiro,come se la cosa gli pesasse << Sì... >> sussurra con un fil di voce. Lo scruto << Ne vuoi parlare? >>. Lui mi osserva mentre si passa una mano sul collo,massanggiandolo come se fosse indolenzito << Ho rivisto i suoi ultimi due mesi di vita... Ho rivisto i pomeriggi in cui tornavo a casa e... >>. Il suo respiro si fa' pesante e d'istinto,poso una mano sul suo braccio << Va bene così... Ho capito... >> mormoro sperando che si riprenda. Non lo avevo mai visto così tormentato. Ho sbagliato a chiederglielo ed adesso mi sento schifosamente in colpa. Abbasso lo sguardo sulla mia tazza << Mi dispiace... Alle volte,la mia curiosità prende il sopravvento... >> dico cercando di formulare delle scuse petulanti << Non importa... - dice seppur poco convincente - Sto bene ora... >>. Annuisco mentre Marco si unisce a noi e dopo qualche minuto,Irene scende le scale sbadigliando sonoramente. Si avvicina a noi e ci sorride prima di mettere le braccia intorno al collo di Tiberio,per abbracciarlo affettuosamente << Buongiorno... >> mormora assonnata per poi schioccargli un bacio sulla guancia. Lui sorride come un cretino e le accarezza teneramente il braccio.

***** 

Il sole splende e riscalda l'aria fresca e frizzante che mi sfiora il viso. Tengo Marco per mano mentre insieme a Tiberio ed Irene facciamo una lunga passeggiata per le vie del centro. Io ed Irene trasciniamo i due ragazzi in una libreria Mondadori e ci dividiamo per girare fra i moltissimi scaffali,stracolmi di libri di ogni genere. Le pareti di un intenso color arancio illuminano l'ambiente rendendolo accogliente ed acceso di vita. Mentre sto sfogliando un libro,Marco scompare dalla mia visuale ma ricompare poco dopo con un cd in mano. Sorride. Uno di quei sorrisi che gli illuminano gli occhi nocciola,mentre si passa una mano fra i capelli con disinvoltura. Il mio umore va' alle stelle ed il filtro bocca-cervello va' in vacanze anticipate. Tutto scompare lentamente ed il mio cuore,dopo un profondo tuffo,riparte e tuona nel petto facendomi tremare. Sento una strana ma piacevole sensazione che dal cuore si irradia fino alle punte dei capelli. É questo l'effetto che ha su di me. Da sempre,fin da quando i nostri sguardi si sono incrociati in quella mattina di settembre,all'inizio della prima media. É vitale la sua presenza. Sentirlo vicino,poter sentire il suo profumo che ora fa' parte dell'aria che respiro. Il 90% non é azoto o altri gas. É Marco. Il mio Marco. Ho bisogno di lui. Il solo vederlo mi fa' stare bene. Vedere il suo viso,i suoi occhi,la sua bocca fonde il mio cervello ed é come un narcotico. Potente e che ti lascia senza fiato,con un sapore dolce che ti rende dipendente. Mi lasvia piacevolmente sconcertata,sconvolta da tale turbine incontrastato di emozioni. Non so cosa farei se lo perdessi. Di nuovo. É assurdo dirlo a soli 16 anni,ma io lo amo. Mentre la mia mente formula tali pensieri,lui mi si fa' vicino << Ho trovato qualcosa che potrebbe piacere anche a te... >>. Mi porge il cd ed io sorrido in automatico. É il Greatiest Hits di Laura Pausini versione Deluxe << Ti piace? >> chiede in attesa << Moltissimo... >> sussurro mentre quasi gli cado ai piedi. Rimetto con noncuranza il libro sullo scaffale per poter reclamare le sue labbra. Di nuovo quella sensazione di calore nel petto,ricomincia. Si aggiungono le farfalle nello stomaco. Le sue labbra morbide,calde sulle mia. Mi sento levitare. Ci stacchiamo quando ormai ci manca il fiato << Vado a pagare... >> annuncia con un'espressione da ebete mentre si allontana. Lo amo. Lo amo da morire.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 - Sogno o menzogna ***


Decidiamo di prolungare la passeggiata,per fermarci in qualche café per poter mangiare qualcosa. Il paese nonostante non sia molto grande,pullula di vita ed il traffico,malgrado siano solo le 16 é piuttosto intenso tanto che sprechiamo più tempo per aspettare che una macchina ci lasci passare sulle strisce che camminare propriamente. Almeno però non fa' molto caldo,altrimenti saremmo dovuti tornare a casa o rifugiarci in un centro commerciale. Arriviamo finalmente in un piccolo bar e ci sediamo ai tavolini per attendere un cameriere. Dopo qualche minuto di piacevoli chiachierate,Tiberio si alza per fare una chiamata mentre Irene si avvia nel locale per chiamare un cameriere visto che ancora non se ne é presentato uno. Io e Marco restiamo da soli al tavolino mentre una folata di vento ci rinfresca. I miei occhi si posano sui sua che non hanno smesso di puntarmi da quando ci siamo svegliati. Lo osservo e vedo la serenità nel suo sguardo. Sembra felice,vagamente euforico << Tutto bene? >> mi chiede premuroso come al solito << Sí... Certo >> mormoro con un sorriso. Ed é mentre gli rispondo che un gracchiante suono di sveglia rimbomba lontano facendosi gradualmente più vicino e più forte. Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo nel mio letto con la sveglia che suona fastidiosamente sul comò. La faccio stare zitta tirandole una manata. Il sole filtra fra i buchi della tapparella ridestandomi dal torpore. Guardo il cellulare. É lunedí ed ho due messaggi. Uno è da parte di Pietro: "Grazie per essere venuta al mio compleanno ieri sera. Meno male non hanno chiamato i Caramba! xD". Scuoto leggermente la testa. Non é possibile. Ieri ero con Marco in un bar del centro. Guardo il secondo messaggio. É di Laura:"Ti sei divertita al compleanno?". No. Apro velocemente la conversazione su Whatsapp. C'é ancora il messaggio che gli avevo inviato il pomeriggio prima di andare alla festa di Pietro. É lí e Marco lo ha visualizzato senza rispondermi. Chiamo subito Tiberio. Non può essere stato solo un sogno. Mentre il telefono trasferisce la chiamata,le lacrime minacciano di rigarmi il viso << Pronto? >> domanda Tiberio con la voce ancora impastata dal sonno << Tiberio,ieri sera dove eravamo? >> << Alla festa di Pietro... >> biascica con un tono di ovvietà << E Marco non c'era? >> domando sperando in qualche intervento divino,ma lui sembra confuso << Ma che dici?! Sapevo che non avrei dovuto lasciarti fare quel gioco alcolico... - bofonchia impigrito - Marco non lo senti da quattro anni... >>. Nel petto,il mio cuore manca un battito. O forse più di uno. Un sogno. Soltanto un sogno. O meglio,una menzogna. Come ho potuto immaginare sentimenti tanto grandi? Sentire il calore di Marco ormai lontano nello spazio e nel tempo? << Giada? >>. Sento Tiberio chiamarmi, ma io ho smesso di ascoltarlo. Istintivamente,porto le dita sulle mie labbra mentre le lacrime amare scorrono copiose sulle mie guance. Non posso averlo avuto così vicino. Ho letto in una rivista che il cervello può giocarci degli scherzi,ma questo é senza dubbio il più crudele.

Angolo Autrice: Salve Lettori! Dopo tanti ripensamenti,eccoci qui all'ultimo capitolo di questa storia. Spero che vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito,che hanno recensito e inserito questa storia fra le preferite/seguite/ricordate o chi l'ha semplicemente letta ❤ Ne approfitto per annunciare la pubblicazione di un'altra storia sempre con gli stessi personaggi,ma una trama completamente diversa (FORSE) ;)

Baci e a presto! :3 

50shadowsOfLOTS_Always

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