La Bella e la Bestia

di La_Birba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Oscurità ***
Capitolo 3: *** Il principe ***
Capitolo 4: *** Le mura ***
Capitolo 5: *** Addio ***
Capitolo 6: *** Ritorno ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


 

C'era una volta, tanto tempo fa, un piccolo villaggio circondato da una fitta boscaglia oscura. Non era sempre stato così. Anni addietro era un posto sereno e in ogni dove si sentivano canti di gioia. Anziché quel labirinto fatto di alberi, c'erano campi coltivati e verdi colline. Erano gli anni d'oro, gli anni del governo di re Vegeta. Era una persona umile nonostante le nobili origini. Quel piccolo villaggio era sempre passato di padre in figlio, fino a quando non arrivò lui, il tiranno.

Costui si chiamava, o meglio tutti lo conoscevano con il nome di Freezer. Non aveva sembianze umane, ma per essere onesti niente era umano in lui. Era un essere spregevole e, come suggeriva il nome, aveva il cuore di ghiaccio. Nulla lo inteneriva. Aveva alzato le tasse a dismisura, pochi se le potevano permettere e con il passare del tempo il villaggio si impoverì senza alcuna speranza di miglioria. Alcuni avevano provato ad andarsene dalla grinfie del tiranno, ma era stato del tutto inutile, lui aveva creato quel bosco. Chiunque si fosse avventurato al suo interno non era più tornato indietro.

Si era sparsa la voce fosse un mago. Il re Vegeta amato da tutti fu impiccato in pubblica piazza per essersi opposto. Non tutti sapevano che il sovrano aveva un figlio, il principe Vegeta. Freezer una volta scoperto, si dice, che lo uccise. Il castello fu inghiottito dal bosco, inglobando ogni cosa, insieme all'unico vero erede.

 

Una cosa era certa, il giorno dell'ascesa del tiranno, in una piccola casa al confine con il bosco nacque una bambina, Bulma era il suo nome. La madre morì dandola alla luce. Il padre l'aveva cresciuta come meglio aveva potuto, il cibo era poco e scarseggiava. Ogni volta che riuscivano ad aver più di un pasto al giorno ringraziavano il cielo per tale benedizione, purtroppo erano rari quei giorni. La fanciulla crebbe, la sua bellezza era acclamata in tutto il paese. Le gote rosa, le labbra rosse, ma la sua peculiarità erano i capelli, dello stesso colore azzurro degli occhi.

Il giorno del suo sedicesimo compleanno, Freezer incuriosito dalle innumerevoli lodi su quella ragazza, si recò alla sua dimora per conoscerla. Pensò che era giunto il momento di prender moglie, e chi se non la più bella ragazza di quell'insulso villaggio?

La giovane Bulma stava festeggiando con suo padre, erano riusciti a mettere da parte abbastanza cibo per almeno 2 pasti quel giorno. Lei si mise al piano e iniziò a cantare e suo padre la seguì. Oltre a crescere in grazia e beltà, Bulma aveva la spiccata dote di non abbattersi mai. Era positiva nonostante non avesse mai visto la luce del sole, dato che con il regno di Freezer, il villaggio era stato inghiottito in un eterno buio. In cuor suo sapeva che prima o poi tutto sarebbe migliorato. Era una delle poche persone allegre e spensierate al villaggio. Ogni giorno trovava un motivo per festeggiare e cantare, una delle sue grandi passioni oltre la pittura e la lettura.

 

Appena udirono un rumore alla porta si zittirono. Il padre nascose il cibo e lei si sistemò e andò ad aprire. Non aveva mai visto Freezer, ma appena vide il suo sguardo comprese chi avesse davanti. I suoi occhi non promettevano nulla di buono, erano glaciali e taglienti. Avrebbe potuto ucciderla col solo sguardo, ne era certa. Si inchinò velocemente. Dal canto suo, il tiranno appena incontrò gli occhi dolci e gentili della ragazza, sentì di bramarla e desiderarla. Si chiese come mai non l'avesse mai incontrata, non era di certo una che passava inosservata. Le porse il mazzo di fiori, facendole un inchino. La voleva subito, sarebbe stata il suo trofeo da mostrare agli altri lord. Nessuna donna, era certo, l'avrebbe eguagliata in bellezza. Una volta poi invecchiata l'avrebbe fatta rinchiudere o uccidere perchè non avrebbe dovuto aver nessuna altro.

 

  • ho sentito a lungo parlare della vostra grazia e magnificenza, ma mai avrei pensato a tanto. Mi avete rapito il cuore con il solo sguardo. Vostro padre è in casa? Ho da fargli una proposta.

 

Lei rimase con la testa bassa, ma le sue parole erano state peggio di una tortura in pubblica piazza. Era andato là per chiedere la sua mano. In quel momento odiò la sua bellezza, avrebbe voluto essere come una ragazza qualunque. Suo padre, sapeva che le voleva bene, ma non avrebbe potuto contraddire quel tiranno. Pensando alla possibilità di dover dargli dei figli era certa che si sarebbe tolta la vita piuttosto, o avrebbe ammazzato lui. Comprese subito però, che non avrebbe potuto far del male a nessuno anche se avesse voluto. Sospirò, si tirò su e gli fece cenno di entrare. La gola le era diventata improvvisamente secca, non riusciva neppure a dire una sillaba.

Il mostro entrò in casa. Fece passare un dito sui tasti del piano. Il padre sbucò dalla piccola cucina.

 

  • cara, chi era alla...

 

Si interruppe non appena vide l'ospite. Si inchinò.

 

  • oh grande Freezer, non sapevo di una vostra visita, avrei sicuramente sistemato in maniera più decorosa la mia povera dimora.

 

  • prego, non c'è bisogno di tutti queste sciocchezze. Non preoccupatevi. Sono giunto fin qui, per chiedere la mano di vostra figlia.

 

L'uomo per poco non gli prese un colpo. Avevano notato dei fiori tra le mani della figlia ma addirittura le nozze. Si chiese che intenzioni avesse con sua figlia, come l'avrebbe trattata. Esitò un poco, non sapeva cosa rispondere. Sapeva con certezza che qualche ragazzo, prima o poi, sarebbe venuto a chiederla in moglie, era davvero una ragazza stupenda. Più cresceva e più diveniva bella. Eppure non si aspettava il Lord Freezer in persona. Sapeva perfettamente quanto fosse vile quell'essere. Gli si leggeva in faccia. Sua moglie diceva sempre “Gli occhi sono lo specchio dell'anima” e aveva ragione. Quello sguardo era pieno di odio e violenza. Non poteva di certo lasciare sua figlia nelle sue mani. Incrociò lo sguardo della sua unica bambina. Aveva paura del suo avvenire, ma poi qualcosa cambiò , annuì con la testa. Era decisa. Il vecchio non si sapeva proprio spiegare il motivo di tale cambio di idee.

Il buon uomo, dopo aver deglutito rumorosamente tutta la paura che aveva per sua figlia, acconsentì al matrimonio con un semplice e flebile “D'accordo” che uscì dalla sua bocca come un sussurro.

 

  • magnifico! Davvero magnifico! Verrete a vivere nella mia reggia dopo le nozze. Non dovrete più sfaticare nei campi. Vi darò un titolo nobiliare.

 

Gli diede una pacca sulla spalla. Si voltò poi a guardare la sua bambina. Gli fece un sorriso che parve un ghigno. Le baciò la mano e poi gli sussurrò nell'orecchio qualcosa che il vecchio non riuscì a sentire, ma che lei capì benissimo e fu come se l'avessero appena trafitta 10 lame in pieno petto. “Tra una settimana sarete mia”, sembrava una minaccia. Il mostro si dileguò dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo per i dettagli.

Una volta sparito, i due si lasciarono cadere sulle sedie. Aveva fatto il cenno d'assenso al padre, perchè non voleva farlo finire in strani guai per colpa sua. Avrebbe sicuramente trovato uno stratagemma per liberarsi di quel mostro.  




****

tadannn :) ok questo è solo il primo capitolo :) spero comunque che vi sia piaciuto, nonostante sono la mia peggior critica sono abbastanza soddisfatta del risultato finale :) volevo dire che l'idea mi è venuta proprio vedendo su facebook un'immagine di Bulma e Vegeta con gli abiti del gran ballo de "la bella e la bestia". ve la volevo mettere, ma ho dedotto che non sono capace quindi provate a immaginarla XD scusatemi :) fatemi sapere cosa ne pensate :) se vi piace o no, consigli o critiche, io sono qui :D grazie mille in anticipo ;) alla prossima ;)


 

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Capitolo 2
*** Oscurità ***


Oscurità

 

 

Il matrimonio sarebbe stato celebrato tra esattamente 6 giorni. Bulma aveva già un piano nella sua mente, doveva solo aspettare per attuarlo. Aveva deciso che sarebbe fuggita il giorno delle nozze, si sarebbe avventurata nel bosco. Molte persone dicevano che era maledetto, che se vi entravi morivi, eppure suo padre diceva che era lì da qualche parte il castello del principe. Si diceva fosse morto, ma nella testa Bulma vi era una domanda: “Se è vero perchè non lo ha ucciso in pubblica piazza come ha fatto con il re?”. Questo pensiero l'aveva convinta che da qualche parte in quella boscaglia ci fosse l'unico vero erede. L'avrebbe trovato e convinto a battersi contro quel despota. All'inizio della tirannia, i più forti ragazzi del villaggio avevano provato a fronteggiarlo, ma erano stati tutti sconfitti. Nessuno sa in che modo, dato che i combattimenti erano avvenuti nella grande reggia. Questa enorme casa, simile più a un castello, era spuntata dal terreno il giorno dell'arrivo di Freezer. La terra quel giorno tremò fino al tramonto. Il panico si era divulgato nel villaggio, scoprirono la vera paura solo una volta conosciuto Freezer.

Il padre della ragazza, non conoscendo ancora il suo piano, e ricordandosi perfettamente quella triste giornata di sedici anni addietro, era ancora restio a dare sua figlia in sposa a tale soggetto. Ogni giorno provava a dissuadere la figlia, magari li avrebbero frustati, ma era certo che qualunque cosa sarebbe stata meglio che darla in mano a quel vile.

 

Bulma aveva architettato il suo piano senza dire nulla al padre. Era ancora incerta, non poteva portarlo con lei perchè si sarebbe affaticato troppo, però sapeva che se fosse rimasto al villaggio l'avrebbero sicuramente torturato. Si stava organizzando mettendo un po' di cibo da parte, non avrebbe trovato nulla di commestibile in quell'oscura foresta, e non poteva sicuramente morire di fame alla ricerca del castello. Decise che avrebbe scritto una lettera per poi lasciarla a Freezer. Avrebbe scritto poche righe, “Non posso sposarvi perchè non vi merito, vi prego di perdonarmi, troverete di certo una nobile ragazza per convogliare a giuste nozze”.

Erano solo bugie era ovvio, ma era l'unica cosa che poteva fare. Il padre era malato e sarebbe morto di sforzi nella foresta, non l'avrebbe salvato da torture ma forse non l'avrebbero condannato a morte.

I preparativi continuavano, i servitori avevano portato diverse stoffe pregiate a casa di Bulma, ma alla fine dei conti, era stato Freezer a sceglierla, un tipo di seta viola, come la pelle di quel mostro e con vari pizzi e merletti. Il sarto le cucì un vestito perfetto ma che per lei era troppo sensuale. Risaltava le sue forme, mettendo in evidenzia il seno già abbonante per essere una così gracile ragazza. Il villaggio non si era allietato a tale notizia ma provava pena per la giovane. L'unica cosa per cui rallegrasi un po' era che avrebbero banchettato per l'intera giornata.

 

Bulma riuscì a mettere da parte più cibo di quanto pensasse, in quanto i servitori del suo “futuro marito” portavano ogni giorno per più volte cibo da assaggiare per il pranzo di nozze. Non riusciva proprio a capire come fosse possibile che Freezer possedesse tutto quel cibo? Essendo però non umano si diede la spiegazione più ovvia: con qualche suo strano potere magico.

Il fatidico giorno arrivò troppo presto. Bulma lasciò una lettera sotto il cuscino del padre, premurandosi di non svegliarlo, spiegandogli tutto quello che avrebbe fatto e dicendogli che non si doveva preoccupare per lei. Era una donna forte, sapeva badare a se stessa. Gli scrisse anche di bruciarla, così se avessero rovistato a casa loro non avrebbero trovato niente. Lasciò l'altra lettera destinata allo sposo sul tavolo. Bulma uscì di casa, la notte era ancora oscura, sarebbe stata già lontana quando si sarebbero svegliati tutti. Aveva solo una candela per illuminarsi il cammino davanti a sé, prese il suo fagotto con il cibo e partì. La foresta era tetra, la luce della candela trasformava le ombre in oscuri demoni. La ragazza aveva paura ma non demordeva, doveva allontanarsi il più possibile dal villaggio, poi avrebbe cercato il castello. Un'aria gelida le spense l'unica sua fonte di luce. Si ritrovò smarrita in mezzo al bosco, ad ogni suo passo sentiva strani versi.
“ Ė tutto nella tua testa, non c'è niente, stai tranquilla Bulma” si continuava a ripetere come una cantilena. Andò un po' a tentoni, più volte cadde per terra. Il cuore le batteva forte, poi in lontananza le parve di sentire un ruggito. Il cuore si fermò un attimo, perse un battito e poi aumentò nuovamente il ritmo. Le tremavano le gambe, non riusciva a stare in piedi. Il tremore arrivò anche a alle mani. La paura aveva preso il controllo sul suo corpo. Era da sola in mezzo al bosco, nel buio più profondo. Il giorno non si distingueva dalla notte, tanto erano fitti i rami della foresta. Aveva perso il senso del tempo e dell'orientamento, non sapeva se aveva camminato per ore o solo per pochi minuti. Si sentiva stanca e spossata. Provò ad alzarsi e fare ancora qualche passo, sentì di nuovo uno strano ringhio, stavolta però provenire dalle sue spalle o almeno così credeva. Si mise a gridare e poi scattò in piedi iniziò a correre per un'improvvisa scarica di adrenalina. Non poteva morire sbranata da qualche strano animale, capì che non avrebbe dovuto gridare perchè non sapeva neppure se era davvero così lontana dal villaggio. Non vedendo dove andava precipitò a terra e svenne.

 

Si svegliò varie ore dopo in un enorme letto a baldacchino. La testa le doleva, se la tastò e sentì delle fasciature. Subito credette di essere morta e di essere in un qualche mondo speciale dove solo i morti possono andare, poi si guardò intorno. Era in una stanza degna di una regina, quella sola camera era più grossa della sua intera casa. Il cuore iniziò a battere forte, era sicura di essere alla reggia di Lord Freezer. “Mi hanno catturata, ora come farò? Verrò giustiziata e sicuramente mio padre con me..”. Calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Rimase a letto ancora un po'. Non voleva già dire addio a questo mondo. Appena si fu calma e asciugata gli occhi, si alzò per andare alla finestra. Voleva vedere cosa stava succedendo in piazza. Non sentiva il minimo rumore provenire da fuori, solo le assi di legno del pavimento scricchiolare ad ogni suo passo. Una volta arrivata alla finestra prese un bel respiro e aprì le tende. Dinanzi a lei solo alberi, arrivavano fino all'orizzonte. Non c'era altra finestra in quella stanza così decise di girovagare. Magari era in una stanza della reggia che dava sul bosco. Prese il candelabro per farsi luce in quel luogo a lei oscuro. Era immenso, nei corridoi c'erano affreschi meravigliosi, uno dei quali era certa rappresentasse il Re Vegeta. Suo padre, anni prima gli aveva mostrato un ritratto simile.

Si doveva appoggiare sui muri per camminare, trascinava una gamba. Si era ferita nel bosco. Le doleva non poco. Quel posto di quel passo lo avrebbe finito di visitare tra un paio di secoli. Decise di scendere l'enorme scalinata. L'atrio era immenso, ma avvolto dalla semi oscurità. C'erano giusto un paio di candele qua e là, ma nulla di più. Le iniziarono a venire i brividi, per quanto fosse un posto meraviglioso, era freddo e umido. Entrò in una stanza con un camino acceso e si sedette davanti per godere del calore. Quella stanza era completamente buia, solo il fuoco rischiarava l'ambiente.

 

Dopo poco sentì dei passi dietro di lei,si voltò ma tra le ombre non riuscì a scorgere niente. Pensò di essersi immaginata tutto, poi pensò fosse Freezer, si era scordata per un attimo di essere nella sua reggia. Si alzò in piedi, prese tra le mani l' “attizza-fuoco” e si voltò brandendolo come una spada. Sarebbe morta ma avrebbe lottato.

 

  • Fatti sotto Freezer, non mi fai paura. Ti ho sentito! Fatti vedere se hai coraggio!

 

Per quanto si mostrasse spavalda in realtà le mani le iniziarono a tremare. Deglutì rumorosamente e i battiti del suo cuore erano così rumorosi che era certa li sentisse anche lui.

Nessuno rispose. Dietro di lei non poteva attaccarla perchè c'era il camino ma era scoperta da tre lati, l'oscurità non l'aiutava. Non riusciva a vedere nessun movimento. Per un attimo trattenne il fiato. Era convinta di aver sentito un sospiro, ma non poteva dirlo con certezza. La sua mente poteva farle degli scherzi, magari si era immaginata anche i passi. Si rimangiò tutto non appena vide una coda, letteralmente una coda, spuntare dal buio alla sua sinistra e disarmarla. Cadde a terra in balia della paura, non avrebbe implorato nessuno, se questo era il suo destino l'avrebbe accettato, sperava solo che a suo padre non capitasse qualcosa di brutto.

Aspettò per minuti interminabili la sua fine, che però non arrivò.

 

  • Siete proprio una stupida, donna! Sareste dovuta rimanere a letto!

 

Quella voce non era del tiranno, non l'aveva mai sentita prima. Era cavernosa, per nulla gentile, ma era certa che non fosse di quel mostro di Freezer! Le domande erano due adesso: chi era, ma sopratutto dove si trovava attualmente?

Si premurò di chiederglielo. Non ricevette risposta. Non sapeva neppure se si trovasse ancora lì davanti a lei. Qualcuno poi la prese da dietro e senza mai farsi vedere la riportò nella camera in cui si era svegliata. Le sue mani le stringevano le braccia con una forza sovrumana. La sua presa era vigorosa. Non era un umano, era un qualche mostro come Freezer, anche lui infatti aveva la coda. “Se non mi ha ancora uccisa, anzi mi ha pure curato forse posso fidarmi di lui”. Bulma era confusa, era certa fosse un mostro, ma non che tipo di mostro fosse. Serrò le tende, spense ogni candela e poi la adagiò sul letto.

 

  • Non voglio avervi intorno, quindi non disturbatemi! Se no sarò costretto a usare le maniere forti. Intesi? Per qualunque vostro bisogno, avete ogni cosa in questa stessa stanza.

 

La sua voce era dura, ma non si sarebbe fatta intimorire. Provò a fermarlo aveva mille domande da fare, allungando una mano riuscì a sfiorarlo. Sentì qualcosa di strano, morbido e peloso allo stesso tempo un po' come il gatto randagio del villaggio a cui dava da mangiare a volte, ma allo stesso tempo completamente diverso. A quel tocco, lui gli ringhiò contro

 

  • Non dovete toccarmi!

Glielo avevo gridato in faccia. Aveva subito ritratto la mano e si era scordata di tutte le domande, tranne una.

 

  • Sc..scusatemi..posso almeno sapere il vostro nome?

 

Lui non le rispose, Bulma pensò che non avesse neppure sentito le sue parole dato che erano state poco più che un sussurro. Sentì i suoi passi allontanarsi con sottofondo le assi scricchiolare. Sentì aprire la porta e poi più niente. Non sapeva dire con certezza se fosse ancora lì oppure no. Sospirò.

 

  • Il mio nome non ha più importanza ormai.

Detto questo se ne andò, sbattendo la porta. Lasciando la ragazza da sola, nell'oscurità con i suoi pensieri.



***
Tadannn :D ecco il secondo capitolo :) ok pensavo di far vedere Vegeta un pochino di più..ma STRANAMENTE scrivendo poi ho cambiato idea :) spero di aver scritto tutto giusto e di non aver deluso nessuno :) lo spero con tutto il cuore <3 fatemi sapere se vi piace oppure se volete che cambi qualcosa :) ci sentiamo alla prossima ;)

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Capitolo 3
*** Il principe ***







Il principe

 

 

Non sapeva esattamente da quanto tempo l'aveva lasciata lì, da sola. Aveva detto che non la voleva intorno, ma non poteva di certo segregarla in quella stanza. Doveva rimettersi in viaggio per trovare il principe Vegeta. Era però consapevole che con la sua gamba ridotta in quello stato sarebbe andata poco distante, doveva prima riprendersi, sperò solo che ci volessero pochi giorni. In quella completa oscurità si domandava spesso come stesse suo padre, se l'avevano torturato o altro. Era preoccupata eppure era conscia che era stata la scelta migliore per tutti. Per un po' restò a letto poi si stufò e decise di alzarsi, non avrebbe fatto baccano così non avrebbe potuto dire di averlo infastidito. Si alzò, riuscì a prendere la candela. Andò a tentoni fino alla porta e nel corridoio la accese con il primo candelabro. Si mise a vagare per quell'enorme palazzo, inconsapevole che qualcuno la stesse osservando. Questa volta decise di non scendere l'enorme scalinata ma proseguì. Camminando ancora notò che c'era una quantità considerevole di stanze. Chiunque abitasse prima in quel castello era sicuramente un lord, pensò. Arrivò a un'altra scalinata, questa però saliva. Ad ogni gradino si sentiva sempre più stanca, la gamba le doleva sempre di più. Eppure più saliva e più la candela era del tutto inutile, l'ambiente si schiariva man mano. La luce le travolse gli occhi azzurri facendoglieli chiudere. Le bruciavano terribilmente, erano abituati all'oscurità. Se li dovette sfregare più e più volte, poi riuscì a riaprirli. Faticava a guardare, vedeva tutto sfocato. Man mano che passava il tempo riacquistava la vista. Una volta riacquistata la vista completamente, lo spettacolo che riuscì a vedere non le piacque affatto, solo bosco! Ovunque si girasse non vedeva un pezzo di terra. Gli alberi dominavano l'aerea circostante, neppure il villaggio si vedeva. Il posto in cui si trovava sovrastava ogni cosa, doveva per forza essere il castello del principe, eppure ci viveva quello strano essere che non aveva ancora visto. O aveva ucciso l'unico erede e si era impossessato del castello oppure lui era...
 

Il principe Vegeta mai era stato rappresentato in un dipinto, mai si era visto al villaggio. Il re non doveva spiegazioni a nessuno però era strano. Il suo unico erede era un maschio e lo teneva nascosto in quel sontuoso castello? Eppure se fosse stato proprio quel mostro che si aggirava nel castello tutto avrebbe avuto un certo senso. Dunque, per una fortuita casualità, lei era stata salvata proprio da colui che andava cercando. Si domandò del perchè non fosse una comune persona come era suo padre, ma soprattutto era davvero certa che fosse lui? Nulla era sicuro, tutto era un'incognita. Rimase su quella torre per molto tempo, abituato al buio, lui non sarebbe andato lassù a cercarla. Il sole e il suo calore gli stava entrando nelle ossa, le giovava, si sentiva rinata. Si addormentò cullata da una dolce brezza tiepida.

Si risvegliò nel buio più completo, i suoi occhi fecero fatica a riabituarsi all'oscurità. Nel suo comodo e noioso letto. Non ne poteva più di essere da sola. La solitudine la faceva sentire triste e vuota. Voleva poter parlare con lui, unico abitante del castello e voleva sapere chi era e com'era fatto. Era stufa di tutto quel buio, aveva conosciuto la vera luce e non le avrebbe detto addio così velocemente. Aprì le tende e le finestre, voleva respirare a pieni polmoni. Solo la torre era abbastanza alta da sovrastare la foresta, solo un po' di luce opaca entrò nella stanza. Vagò di nuovo per il castello, questa volta accendendo ogni singola candela incontrasse e aprendo tutte le finestre. Non sentiva neppure più il dolore alla gamba.

 

Quell'immenso castello mutò completamente. Bulma portò la luce dove prima c'era solo un baratro profondo e cupo pieno di tristezza e malinconia. Il padrone di casa non apprezzò tale cambiamento. Si precipitò su di lei e la prese alle spalle mentre canticchiava una strana melodia. Lei gridò presa alla sprovvista. Si terrorizzò un poco non appena vide le braccia che la stringevano. Erano il doppio se non il triplo delle sue gracili braccia. Non poteva essere un comune umano, pensò fosse un gigante o qualcosa di simile.

Non la voleva stringere da farle male, ma voleva che la smettesse di dargli quella lucente speranza. Le ruggì e poi le sussurrò all'orecchio:

 

  • Non vi avevo detto che non volevo essere disturbato!?

 

Lei non seppe come rispondere. Non sapeva neppure lei il vero motivo di tutto quello eppure era convinta di essere nel giusto. Non aveva più paura di lui, se non l'aveva ancora uccisa ormai era conscia che non l'avrebbe fatto. Voleva avere delle risposte. Voleva sapere se le sue teorie erano giuste oppure no.

 

  • Ditemi una cosa, voi siete il principe Vegeta non è così forse? Mi domando perchè non vi facciate vedere da una ragazza di umili origini e perchè mai abitate un castello così oscuro.

 

Lui non rispose. Alleggerì la presa a poco a poco e infine la liberò dalla sua morsa. Lei si girò per guardarlo. Fece un sussulto e indietreggiò di qualche passo. Se pensava che Freezer fosse un mostro lui non era da meno. Non aveva nulla di umano, il muso allungato con zanne che spuntavano dalla bocca. Pelo su tutto il corpo. Orecchie a punta, ma quello che la sbalordì di più furono gli occhi. Di uno strano color giallo con la pupilla nera, nera come tutta quell'oscurità che prima regnava in quel castello. Rimase pietrificata, persa in quegli occhi così profondi. Se all'apparenza sembrava una Bestia, gli occhi dicevano il contrario. Era semplicemente da solo. Al villaggio molti l'avevano sempre giudicata sfortunata ad dover vivere senza la madre, ma lei almeno aveva conosciuto l'amore di un genitore. Capii che lui era sempre stato solo in quell'immenso castello. Non sapeva neppure lei come lo aveva capito, ma come diceva sua madre, “Dagli occhi di una persona si capisce molto di più che dalle sue parole”, ed era vero.

Si soffermò poi a guardare i suoi vestiti, erano da nobil uomo. Una maglia bianca sicuramente lavorata e un mantello rosso fuoco. Inoltre aveva un paio di guanti, anch'essi di velluto rosso. Erano simili alle stoffe per il matrimonio. Ricordandosi poi chi aveva difronte si inchinò.

Lui di risposta si infuriò.

 

  • Il principe che dite non è mai nato. Vi sembro forse un principe?! Sono solo un mostro!

 

Le gridò contro tutta la sua ira. Se ne andò in tutta fretta su quattro zampe. Lei si rammaricò, non avrebbe voluto farlo adirare. Scese nuovamente le scale andando nel salottino del loro “primo incontro” e si sedette su una poltroncina. Iniziò a riflettere, era partita per cercare l'unico vero erede e l'aveva trovato. Non era esattamente ciò che si aspettava ma comunque era lui. Ora doveva convincerlo ad andare con lei al suo villaggio e combattere il tiranno. Il problema era che non riusciva ad avvicinarsi mai realmente al principe. Non faceva che farlo arrabbiare, questo era il problema principale. Inoltre lei era ancora troppo debole, ci voleva tempo per riprendersi, tempo che avrebbe usato per avvicinarsi a lui.

 

Voleva scoprire di più. Perchè aveva quella forma? Era una domanda che le martellava il cervello. Fuori si rese conto che il giorno stava ormai per far posto alla notte e sentì un leggero fastidio salirle dallo stomaco. Non aveva più mangiato. Andò sulla destra ed entrò in un immensa cucina, con un ancora più enorme dispensa. Era brava a cucinare, non sapeva se si poteva dir degna di un principe ma suo padre l'aveva sempre apprezzata. Cucinò uno stufato, sperando che piacesse anche a lui. Apparecchiò per due un piccolo tavolino in salotto e mise al centro tavolo la cena. Si sedette e aspettò. Sperava che sentisse il profumo invitante. Dopo aver atteso per molto tempo, mangiò ciò che ormai era divenuto freddo. Aveva il bisogno di parlare con qualcuno, la solitudine non riusciva a sopportarla. Odiava il silenzio, le faceva quasi paura. Sconsolata iniziò a sparecchiare la sua parte, lui poi arrivò. Si accomodò come se nulla fosse e iniziò a mangiare lo stufato finendo in un lampo.

Bulma si inchinò di nuovo.

 

  • Mi dispiace che si sia freddato. Spero comunque che sia stato di vostro gradimento.

  • Basta con tutte queste formalità donna! Non voglio più vedere un inchino. Sono stato chiaro?

 

Lei annuì un po' intimorita. Restò lì a osservarlo. Non sapeva cosa dire e tutto quel silenzio la stava divorando dentro. Suo padre canticchiava spesso, in casa sua non c'era mai quella quiete. Voleva parlare, ma la sua voce sembrava non voler uscire. Aveva paura di poter dire qualcosa che non andava o di farlo arrabbiare nuovamente. Voleva instaurare con lui un rapporto di semplice amicizia, normali dialoghi e cose così. In quel momento, la sua bocca decise di dire l'unica cosa che poteva essere fuori luogo..

 

  • Mio principe, volevo domandarvi....

 

Lasciò la frase in sospeso, la sua mente aveva capito che non doveva dire nulla su quell'argomento, ma ormai era troppo tardi. Il danno era stato fatto.

 

  • Vi state chiedendo perchè ho questo aspetto? Non vedo cosa vi possa interessare! Pensate a voi stesse piuttosto!

 

Finì lui la frase al suo posto poi, se ne andò senza proferire altra parola. Bulma non voleva ferirlo. L'aveva di nuovo lasciata da sola.

Il suo cuore era troppo freddo e arido per lasciar entrare anche solo uno spiraglio di luce. Si era costruito un'armatura fatto di silenzi e buio, ma anche le migliori armature posso essere distrutte.




****

tadann :) ok siamo al terzo capitolo, chiedo perdono se in effetti non succede assolutamente nulla..però se mettevo quello che voglio mettere nel prossimo capitolo, in questo, venivo un pasticcio :) e poi un capitolo troppo lungo :) prediligo in capitolo non troppo lunghi :) bhe almeno finalmente si è visto il principe :) spero di non avervi deluso  e che vi continui a piacere :) 
quindi bhe alla prossima ;) grazie a tutti :D ;)

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Capitolo 4
*** Le mura ***







Le mura

 

 

Erano passate diverse giornate senza più vedersi, Bulma e Vegeta non si erano incontrati neppure per sbaglio. Lui, grazie ai suoi sensi spiccati, sapeva sempre dove si trovava la ragazza, lei semplicemente girava per il castello scoprendo ogni giorno un posto diverso. Lui la evitava, lei sperava di trovare il suo nascondiglio. Un giorno trovò in una stanza immensa un pianoforte enorme, ricopriva un'intera parete. La musica era sempre stata una sua grande passione, così iniziò a suonare. Non sapeva di essere osservata, il principe stava ascoltando la dolce melodia. Era immerso in quelle note musicali, quando ad un tratto il suono si interruppe bruscamente senza finire la canzone. Iniziò ad osservarla da distante, la vide perplessa e allo stesso tempo concentrata. Capì che non sapeva come continuarla, mise da parte un po' del suo orgoglio e si avvicinò. Si sedette accanto a lei e semplicemente continuò da dove si era fermata, non proferì parola. Bulma lo guardò spiazzata, non si aspettava di certo il suo arrivo, ma soprattutto non si aspettava che conoscesse quella canzone.

 

  • Vi state chiedendo come faccio a conoscere questa canzone? Semplice, anni fa con me viveva una vecchia signora di nome Baba, lei veniva dal vostro villaggio e mi insegnò un po' di cose.

 

Si stava aprendo con lei, era ancora più sbalordita ma era davvero felice. Strabuzzò gli occhi e rimase con la bocca aperta per la sorpresa di quella piccola confessione. Intanto la canzone era finita. Lui si voltò a guardarla.

 

  • Sembrate proprio un ebete!

 

Detto questo si alzò, lei lo seguì arrabbiata come non mai.

 

  • Come vi permettete di darmi dell'ebete! Guardate che sono la più carina del villaggio, Freezer ha chiesto la mia mano infatti!

 

Fece con fare civettuolo, non era il suo carattere ma non voleva di certo sembrare, come l'aveva definita lui, un ebete. Sul muso di Vegeta spuntò una smorfia simile a un sorriso. La afferrò dietro la schiena e la prese in braccio fino a farla arrivare alla sua altezza. L'altra zampa andò sotto il mento, per farsi guardare bene in viso. Come sempre aveva i guanti, non voleva ferirla con i suoi artigli e neppure darle fastidio con il suo pelo.

 

  • Lo immagino con questo bel visino che ti ritrovi!

 

Lei non riusciva a muoversi, era troppo vicino a lui. Si sentiva lontana da quel corpo, persa negli occhi del principe. Lui si stava avvicinando al suo viso sempre più. Si bloccò d'un tratto, la lasciò cadere a terra e se ne andò da quella stanza. Lei riprese a respirare, all'inizio troppo velocemente ma pian piano divenne regolare. Capì solo in quel momento l'impertinenza del principe a essersi preso tutta quella confidenza. Se i suoi sentimenti da prima erano pura rabbia, dopo poco si tramutarono in emozione. Si era resa conto che stava per essere baciata da un principe. Non era esattamente il principe che avrebbe sognato di avere però, era certa che aveva i suoi lati positivi. Le aveva più o meno fatto un complimento con quella strana ultima frase.

Lui invece era combattuto. Non sapeva come comportarsi. Quella ragazza lo attirava a sé come api sul miele, solo che poi si ricordava di essere un mostro.
Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?

Eppure sapeva che se mai qualcuno poteva spezzare la sua maledizione, quella persona era proprio Bulma. Forse avrebbe dovuto sapere ogni cosa, questo era il pensiero del principe. In quei lunghi anni di solitudine e isolamento era cambiato, aveva eretto delle mura fatte di odio e orgoglio, di silenzi e di oscurità. Quei capelli e occhi azzurri risplendevano quasi in quel buio. I suoi occhi vedevano ogni cosa anche tra le più oscure ombre. Quella notte, come molte altre era insonne, aveva sentito nell'aria qualcosa di diverso; un profumo. Era andato in perlustrazione, le terre vicine al castello le conosceva bene, quando trovò una ragazza svenuta con varie ferite il primo pensiero fu lasciarla lì al suo triste destino. Non voleva nessun fastidio, pensava di star bene da solo. Se n'era infatti andato, dopo continuando a ripensarci e a rimuginare sulla sconosciuta, sentì nascere qualcosa di umano in lui: la speranza. Da tempo era stata dimenticata, o addirittura rimossa dal suo cuore, quell'azzurro così puro stava diventando una luce seppur flebile in quella coltre oscura. L'aveva salvata e curata, si era messo i guanti apposta, temeva che il contatto con le sue mani pelose le provasse qualche solletico e che si svegliasse prima del dovuto e magari vedendo quel mostro sarebbe scappata, come altri prima di lei. Infondo al suo cuore, sperava che con quel strano colore di capelli sarebbe stata diversa, per qualche strano miracolo tale desiderio si era avverato. Non se n'era andata, voleva conoscerlo, portarlo al villaggio per essere salvata nuovamente da lui.

Non voleva illudersi, aveva respinto ogni richiesta e aveva cercato in ogni modo di farsi odiare. Eppure lei era ancora lì, accanto a lui. Le sue mura si stavano sgretolando, ormai.

Voleva fare qualcosa di speciale per lei. Cioccolatini? Banali. Fiori? Altrettanto banali! Stupide promesse da innamorati? Non era il tipo! Qualcosa di speciale, come lei. Non sapeva nulla sui suoi interessi, come poteva fare qualcosa di speciale? Sapeva solo che le piaceva il pianoforte.

 

Il cuore di Bulma era combattuto. Non sapeva cosa poteva essere cambiato, eppure qualcosa era successo. Si stava formando uno strano rapporto tra i due; un amicizia? Non lo sapeva neppure lei. La sua missione principale l'aveva lasciata perdere, ora il suo unico pensiero era decifrare quello strano principe. Bulma sapeva essere tenace e nulla l'avrebbe dissuasa dal suo nuovo scopo.

La giornata continuò tranquilla, si incontrarono solamente per la cena. Il silenzio faceva da padrone, entrambi erano immersi nei loro pensieri. Quando lei ebbe finito il suo pasto si alzò per andare in camera sua. Vegeta fu più rapido, le si parò davanti bloccandola. Una musica bassa e lieve invase la stanza, la musica di un pianoforte. Lei non capì chi potesse suonare lo strumento, erano solo loro due gli abitanti del castello. Il corso di quei pensieri venne interrotto da una semplice e banale domanda.

 

  • Posso chiedervi un ballo?

 

Vegeta le diede la mano e fece un inchino. Lei non sapeva cosa fare, era imbarazzata ed emozionata allo stesso tempo. Voleva accettare, ma appena guardò bene le sue vesti decise di rifiutare l'invito.

 

  • Non credo di aver addosso un abito adatto.

  • Vi pare forse ch'io sia presentabile per un ballo?

 

Lei sorrise e gli porse la mano. Cosa poteva interessarle di com'era vestita, nessuno li avrebbe visti danzare. La guidò lui, si fece cullare dal principe e da quella dolce melodia. Posò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi per assaporare quegli attimi.

 

  • Dovete sapere che io non sono nato con questo aspetto. Anni fa mio padre dovette sposarsi con una donna orrenda per mero interesse. Per quanto fosse un bravo re per i suoi sudditi, come marito fu pessimo. Quando lei rimase incinta, mio padre la ripudiò. Aveva preso interesse per altre donne. Mentre ella partorì dandomi alla luce, il re era in ben altra compagnia. La regina, però poi, si rivelò essere in realtà una fata bellissima. maledì l'uomo ma il sortilegio le si rivoltò contro colpendoci entrambi. Mio padre le trafisse il cuore con un pugnale, provò ad uccidere anche me, ma la mia trasformazione ormai era completata,rimasi dunque in vita. Venni rinchiuso in questo castello. Per rimorso o per paura mi mandò un'anziana signora: Baba. Era una dolce vecchietta badava a me senza mai farsi intimidire dal mio aspetto, mi raccontò tutto. “Solo il vero amore può spezzare la maledizione”, fu la sua ultima frase, morì di vecchiaia due anni fa, lasciandomi completamente solo.

 

Vegeta aveva spiegato ogni cosa. Si era aperto a lei. Era felice, eppure ragionando sulla storia, divenne triste allo stesso tempo. Mai si era sentita così. Doveva dire qualcosa, qualcosa di giusto. Non voleva rovinare l'atmosfera dolce e familiare che si era creata. Si accoccolò meglio a lui facendogli capire che gli era vicina.

Le mura che lo circondavano non esistevano più, erano rimaste solo le macerie che facevano filtrare una dolce e calda luce azzurra.






***

tadannn :) spero di non avervi fatto aspettare troppo, ma soprattutto spero che vi sia piaciuto :) sì Bulma non ha il fantastico vestito di Belle durante il ballo però preferivo così, è più famigliare credo :) sul passato del principe ci ho rimurginato su non so quanto mi venivano in mente solo cose stupide, banali ecc.. questa che ho scritto mi sembrava più o meno normale e poi almeno riprende un pochino anche la storia originale :) 
che dire di altro, il titolo non mi convinceva molto ma era l'unico che aveva un briciolo di senso :( comunque come idea non credo che durerà ancora molto questa storia, uno o due capitoli al massimo, almeno questa è l'idea poi si vedrà :) 
dunque alla prossima :) spero di aver scritto bene, senza errori e in maniera abbastanza "fiabesca" :) per qualunque cosa mi trovate qui :) ora vado se no poi questo pezzo diventa più lungo della storia in sè :)
spero vi sia piaciuto :) ciao ciao ;) 

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Capitolo 5
*** Addio ***






Addio

 

 

La serata del ballo era stata perfetta. Bulma non si era mai sentita meglio. Insieme andarono sulla torre più alta ad osservare la luce lunare. Non servivano parole, ne avevano usate anche troppe. Era perfetto perchè non servivano sempre, non c'era disagio. La ragazza per la prima volta non trovava fastidioso quel silenzio. Stavano l'uno accanto all'altra, lei con la testa appoggiata sulla di lui spalla. Si godevano una fresca brezza. Il principe per la prima volta in vita sua si sentiva felice. Si era tolto un peso dal cuore ed ora voleva davvero vivere con lei. Aveva finalmente imparato ad amare. Cresciuto solo con una vecchietta e ripudiato da suo padre ancora in culla, non aveva mai amato davvero qualcuno. Non si era mai sentito davvero legato a qualcuno. Baba era una dolce signora ma non aveva mai saputo fargli da madre, era come una balia, niente di più. Gli aveva insegnato a leggere, a scrivere, ma sempre in modo distaccato. Era certo che il suo comportamento fosse dovuto al suo aspetto. Non lo aveva mai toccato, neppure sfiorato da quando aveva memoria. Bulma invece era lì, appoggiata alla sua spalla, aveva ballato con lui, si erano stretti in quella dolce danza.

Poche persone erano riuscite a raggiungere quel castello negli anni addietro, donne o uomini non c'era differenza, appena si mostrava o cercavano di ucciderlo o scappavano in preda al terrore. Appena l'aveva vista aveva pensato che fosse uguale a tutti gli altri, mai si era sbagliato così tanto. Stranamente era anche contento di essersi sbagliato.

 

Dal canto suo, Bulma si stava semplicemente godendo la compagnia del principe. Quando arrivò un vento gelido e le vennero i brividi, improvvisamente si ricordò del suo villaggio, di Freezer e soprattutto di suo padre. L'aveva abbandonato da giorni ormai, si domandava come potesse stare. Si staccò dal principe, lui la guardò e lei disse la frase che rovinò tutta quella meravigliosa atmosfera.

 

  • Mio principe, vi devo chiedere di venire al villaggio con me. Siete l'unico che può sconfiggere quel tiranno che ha ucciso il re. Mio padre...vorrei sapere come sta. Vi prego venite con me al villaggio.

 

Lui non rispose. Ogni singola parola gli aveva trafitto il cuore. Lei non provava i suoi stessi sentimenti. Pensava d'essersi immaginato ogni cosa. Lei non vedeva nient'altro che una bestia. Non gli stava accanto per amore, ma solo perchè voleva che lui uccidesse quel Freezer. Si alzò e se ne andò lasciandola sola. La odiava, le diede dell'egoista mentalmente. Lei rimase ancora sulla torre, non riusciva proprio a capirlo. Quella sera avevano fatto insieme un passo in avanti ed ora ne avevano fatti almeno tre indietro. Era difficile capire cosa gli passasse per la testa, ma doveva comunque convincerlo ad aiutarla. Gli abitanti del villaggio per quanto fossero brave persone erano stolti, si sarebbero spaventati alla sola visione, ma lei li avrebbe convinti a non fargli del male. Si era ormai convinta che anche lui era una brava persona, semplicemente confondeva i sentimenti.

 

Il giorno seguente, lei provò a ritornare sull'argomento. Stavolta lui rispose ruggendole contro.

 

  • Se volete così tanto la morte di questo tiranno perchè non lo uccidete da sola?

 

Lei all'inizio fu titubante, poi valutò l'idea. Era una ragazza tenace ed era vero, non si era fatta spaventare ne del principe e ne da quell'oscuro bosco. Non si sarebbe fermata difronte a nessun ostacolo.

 

  • D'accordo, ma allora dovete almeno addestrarmi. Non ho mai usato una spada!

 

Lui scosse la testa.

 

  • se acconsentissi ti manderei a morte certa, non posso permettertelo!

 

Bulma non si scoraggiò tanto facilmente. Decisa, se ne andò lasciandolo da solo. Girovagò per il castello, questa volta in un altro posto in cui non era ancora stata. Era immenso, a volte faceva fatica a ricordarsi dov'era camera sua. Quando a un certo punto trovò proprio ciò che stava cercando. Nell'ala est del castello, vi era una stanza con tanto di manichini, spade vere e non, archi e tutto quello che si sarebbe potuto trovare in una qualunque armeria. Aveva appena trovato la stanza perfetta per imparare a combattere. Prese una spada tra le tante e provò ad attaccare un manichino. Dopo poco era stremata. Non riusciva quasi più a reggersi in piedi. L'arma era troppo greve per lei e il non averne mai impugnata una non era di certo un vantaggio. Arrivò poi Vegeta, che intanto aveva visto tutta la scena. Quella stanza l'aveva fatta arredare lui in quel modo, proprio per poter sempre fare qualcosa. Lui si era sempre allenato, fin da bambino, era il suo unico passatempo. Con la pazienza e la perseveranza era diventato davvero forte.

 

  • Volete forse uccidervi voi stesse? Se continuerete così credo proprio che accadrà.

Bulma sembrò ignorarlo, non voleva fargli capire che aveva bisogno di lui e provò ancora ad attaccare il manchino, si sbilanciò e cadde a terra.

  • Ho capito, temo che dovrò allenarvi se non voglio seppellirvi.

 

Porse la mano a Bulma e la tirò su, la fece mangiare e riposare il dovuto, poi iniziarono. Il primo allenamento era con spade di legno. Lui le spiegò che l'addestramento si starebbe concluso, solo se fosse riuscita ad attaccarlo. Lei provò ad andargli contro, in fin dei conti doveva solo colpirlo. Lui si spostò agilmente e le diede un colpo sulla schiena che la fece andare a terra. Gridò di dolore.

 

  • Ah non ve l'ho detto, non mi farò tanti scrupoli a colpirvi..anche se siete una donna!

 

Lei si rialzò senza dire nulla. Freezer non avrebbe fatto di meno, lo stava capendo. Non si stava impegnando ma non la trattava con riguardo perchè neppure il tiranno l'avrebbe fatto. In cuor suo le era grata, il suo corpo un po' meno. La faceva capitolare per terra ogni volta che si avvicinava. Quando ormai le candele si furono quasi del tutto consumate l'allenamento si concluse. Bulma era tutta dolorante, Vegeta fu costretto a prenderla in braccio e la portò nella sua camera. Dopo poco le portò la cena. Si sedette in fondo al letto.

 

  • Non siete obbligata a continuare l'allenamento. Non ne siete in grado. Ditemi, perchè lo fate?

 

Non la stava guardando, era fisso su un punto dritto a sé. Quella domanda lo stava divorando dentro, ogni volta che si alzava si domandava il motivo. Cos'era quella cosa che la spingeva ad alzarsi ogni volta. Non importava dove o con quale potenza la colpisse, lei si tirava sempre su in piedi. Non credeva si potesse lottare con tale passione per qualcosa. Non se lo riusciva a spiegare.

 

  • Davvero non capite? Lo faccio per mio padre. Quando sono partita gli ho promesso che vi avrei trovato e che avreste ucciso Freezer. Gli ho scritto che non si doveva preoccupare. Non voglio deluderlo. Non sono una figlia perfetta, mia mamma è morta per colpa mia, anche se non me lo ha mai detto in realtà gli ho portato via il grande amore della sua vita. Voglio una vita migliore per lui.

 

Bulma aveva parlato con la testa bassa, coperta dai capelli. Quei ricordi le facevano male, piangeva in silenzio. Non voleva farsi vedere debole, nessuno poteva vederla debole! Vegeta non riuscì a dire nulla a tale confessione. Pensò solo che suo padre era stato fortunato ad averla accanto. Si alzò senza proferir altra parola. Poco prima di uscire dalla stanza, sussurrò:

 

  • Domani continuiamo. Ti aspetto nell'ala est.

     

Uscì senza aggiungere altro. Il giorno dopo di buon ora Bulma arrivò nella sala da allenamenti. Quel giorno furono meno pesanti. Gli spiegò la difesa, gli affondi e le posizioni. I movimenti furono più lenti. Ogni giorno il ritmo aumentava un po' di più. La ragazza iniziava a cavarsela. Non era ancora al suo livello e probabilmente non ci sarebbe mai arrivata, ma era un inizio. Dopo vari giorni lei riuscì a colpirlo. Usavano sempre la spada di legno. Lui si distrasse guardando i suoi occhi e lei gli colpì il fianco. Iniziò a esultare. Vegeta la fece cadere e la sovrastò con il suo corpo. Era sopra di lei, si avvicinò al suo orecchio.

 

  • Mai esultare finchè non senti l'ultimo respiro del nemico!

 

Lei rimase sorpresa. Faticava a respirare. Il principe tratteneva il fiato, le labbra della ragazza erano a pochi centimetri dalle sue. Voleva baciarla più di ogni altra cosa. Si specchiò nei suoi occhi, in quelle iride azzurre e vide ciò che era: una bestia nulla di più. Si alzò, proclamò l'allenamento finito e se ne andò. Odiava lei, così bella e odiava se stesso, così mostruoso. Da quel momento in poi ogni giorno si allenarono per un mese intero. Bulma migliorava sempre più, passarono da usare una spada finta fino a quelle vere. Era diventata agile, veloce e forte. Quell'ultimo giorno disarmò il principe. Gli puntò la spada alla gola, gli sorrise.

 

  • Direi d'esser pronta.

 

Lui lo sapeva da giorni ma non credeva che sarebbe riuscita a battere Freezer. Lei aveva detto che aveva ucciso i migliori cavalieri e per quanto fosse diventata forte non lo era abbastanza da vincere. Anche se lo aveva disarcionato non significava nulla, magari quel tiranno era anche più forte di lui. Lei abbassò l'arma. Continuava a sorridere, un sorriso che aveva illuminato la vita del principe. Se ne andò. Preparò un fagotto con alcuni provviste e candele e prese una lanterna. Questa volta anche se ci fosse stato il vento non sarebbe rimasta al buio. Di buon ora, il giorno seguente, aspettò Vegeta per un ultimo saluto. Quando arrivò gli fece un inchino, gli sorrise, gli prese le zampe tra le sue mani e lo ringraziò. Lui non disse nulla. Non rispose, non voleva neppure andarla a salutare. Non voleva dirle addio. Poco prima che aprisse il portone lui la fermò per un braccio la fece voltare e la abbracciò. Sperò che quel momento durasse per sempre. Premette il viso di lei sul suo petto.

 

  • Non andate. Rimanete. Non vi farò mancare mai nulla.

 

Lei si staccò da quell'abbraccio, gli carezzò una guancia.

 

  • Non temete, ci rivedremo e se così non dovesse accadere, sappiate che avrò sempre un posto nel mio cuore per voi. Se invece voi decideste di raggiungermi, la mia piccola dimora sarà sempre aperta per voi. Non sarà grande come questa reggia ma è accogliente.

 

Si voltò, lasciandolo lì, aprì il portone e scomparve dietro quell'enorme pezzo di legno nero. Era un addio, ormai non riusciva a immaginarsi una vita senza di lei, il suo sorriso, i suoi occhi. Andò nella camera di lei e si coricò inspirando l'odore di cui erano impregnate quelle lenzuola. Il suo profumo. Si addormentò cullato da quel dolce aroma che non avrebbe mai più sentito.





*****
tadannn :) devo dire che quando mi metto a scrivere poi porto subito a compimento il capitolo :) a volte sono proprio brava perchè non vi faccio mai aspettare troppo per un capitolo :) parlando di questo capitolo..ora come ora non ricordo quali parole, ma alcune so che le ho messe che mi sembravano un po' troppo contemporanee ma non ne trovavo altre con il significato che volevo :) ma forse chissà magari le ho cancellate..un punto l'avrò scritto e cancellato mille mila volte xD 
vabbè spero che vi piaccia..stiamo andando verso la conclusione..non è per cattiveria lo dico a tutti è solo che non mi piacciono le storie trascinate e soprattutto non credo di poter aggiungere altro alle idee che ho già in testa :) quindi direi che ci saranno ancora due capitoli e poi chiuderò anche questa storia :) <3
ma tanto tranquilli non è ancora arrivato il tempo dei saluti ;) non preoccupatevi :)
volevo comunque ringraziare le persone che commentano che la leggono ecc ecc...e soprattutto un grazie speciale al folle che ha letto le mie cagate anche in questo spazietto inutile che sto prolungando fin troppo xD

un bacione a tutti :) alla prossima ;)

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Capitolo 6
*** Ritorno ***






Ritorno

 

I suoi occhi fecero fatica ad abituarsi al buio della foresta. Nonostante fosse partita con il sole alto nel cielo, in quel bosco vi era una notte perenne. Non sapeva come sarebbe riuscita ad arrivare al villaggio, era già stata fortunata ad arrivare al castello sana e salva. Stavolta però aveva una spada, gliel'aveva data il principe, la sua spada. Le aveva raccontato di averla ordinata a Baba del metallo migliore esistente. Si sentiva protetta con quell'arma con lei, come se Vegeta fosse in quel pezzo di metallo. Non sapeva neppure lei quanto aveva camminato, non sapeva dire se erano ore o solo pochi minuti, si sentiva stanca e affaticata come la prima volta che vi si era addentrata. Trovò un albero cavo e vi si sedette, mangiò qualcosa e si addormentò.

Quando si svegliò non sapeva neppure lei quanto avesse dormito, il buio era rimasto uguale. Proseguì il suo cammino, le ombre non le facevano più paura, aveva preso coscienza di sé ed era divenuta una donna coraggiosa grazie al principe. Aveva imparato ad amare il buio e il silenzio, che le ricordavano una persona in particolare.

Dopo quello che parevano essere giorni di cammino e dopo aver finito le provviste e quasi tutte le candele si erano ormai consumate, vide un bagliore in lontananza. Iniziò a correre in quella stessa direzione sperando di essere arrivata al suo villaggio. Quando superò anche l'ultimo albero quello che le si parò davanti fu uno spettacolo raccapricciante.

 

Era arrivata nel suo paese ma era diverso. Il bagliore che aveva visto era una casa che stava bruciando. Sentiva le urla distorte delle persone al suo interno. Non c'era nessuno ad aiutare quella famiglia. Guardandosi intorno notò che anche altre case erano state bruciate, ormai erano nient'altro che ceneri. Vi erano le guardie di Freezer davanti alla casa in fiamme, simbolo che nessuno doveva aiutarli e soprattutto che erano stati loro ad appiccare l'incendio. Provò ad entrare per salvare quelle persone, ma il fuoco la bloccò. Non c'era nessuna via d'entrata ne di uscita. Non sentendo più le grida, Bulma comprese che ormai era troppo tardi. Non era riuscita a salvare nessuno. Saltò di nuovo dalla medesima finestra in cui era entrata e si rifugiò nuovamente nel bosco. Dalla luce fioca che c'era doveva essere il primo mattino, andò verso casa sua passando sul confine del bosco. Entrò dalla porta sul retro. Ogni cosa era sottosopra! I mobili ribaltati, lo specchio in frantumi. I suoi vestiti sparsi per terra, i cassetti e gli armadi rotti. Cocci di piatti e bicchieri ovunque, dovette stare attenta per non ferirsi i piedi. Di suo padre neanche l'ombra, girò più volte nelle stanze chiamandolo a bassa voce, non voleva farsi sentire dalle guardie che potevano essere ancora fuori.

 

Iniziò a disperarsi, non sapeva cosa fare, si sentiva una sciocca ad essere stata così tanto tempo lontana da lui. Avrebbe dovuto accettare il suo destino, sposare quel mostro malvagio. Calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi, singhiozzava in silenzio rannicchiata in un angolo. Urtò poi con qualcosa di appuntito. Guardò e vide l'unica sua salvezza. La spada! Era lì per un motivo, ed ora era sempre più determinata nella sua impresa. Si asciugò gli occhi e partì per quell'enorme reggia. Non le importava essere vista dalle guardie o dai compaesani, presto il tiranno sarebbe morto e quell'incubo finito. Quando arrivò difronte all'enorme porta, deglutì, sospirò ed entrò.

Quella reggia era magnifica, quasi quanto il castello del principe. Era maestosa, si sentì piccola e innocua rispetto a tanta grandezza. Strinse di più l'impugnatura della spada per riacquistare un po' di coraggio. Vegeta l'aveva addestrata al meglio, se era riuscita a battere lui poteva battere anche Freezer, che era fisicamente la metà.

Respirò profondamente.

 

  • FREEZER FATTI VEDERE! TI SCONFIGGERÓ!

 

Gridò così forte da rimanere senza fiato. Rimase in ascolto della risposta che non arrivò. Con il cuore in gola iniziò ad addentrarsi in quell'immensa villa. Sperava in cuor suo di trovare suo padre, cercò dunque delle prigioni. Scese delle scale, si fermò dietro un angolo per guardare, c'era un tipo basso e grasso alla guardia di quella porta, si ricordò essere Guldo o qualcosa di simile. L'aveva intravista.

 

  • Ehi! Chi va' là? Fatti vedere!

 

Si avvicinò a lei velocemente, lei fu più veloce e gli diede il manico della spada in testa facendolo svenire. Gli rubò le chiavi ed entrò. Era un posto oscuro poco illuminato. Chiamò suo padre, la sua voce le ritornò nelle orecchie per via dell'eco.

 

  • Bulma, mia cara, sei tornata! Sei viva!

 

La ragazza seguì la voce del padre fino alla cella. L'aprì e finalmente si riabbracciarono dopo troppo tempo che non si erano visti. Lei guardò meglio il genitore, lo trovò invecchiato, sporco e ferito. Aveva le braccia viola da tutte le botte che gli avevano dato. L'occhio destro era socchiuso, non riusciva ad aprirlo per il male.

 

  • Padre, cosa vi hanno fatto? Mi dispiace così tanto!

 

L'uomo la abbracciò, la tenne stretta a sé. Era così felice di rivederla. Dopo tutto quel tempo pensava fosse morta. Lui aveva ricevuto le peggio cose, oltre alle botte anche umiliazioni di ogni genere. Freezer voleva farla pagare alla famiglia che si era preso gioco di lui. Non lo aveva ucciso solo perchè si divertiva ad umiliarlo. Dopo che Bulma era scappata, molti al villaggio si erano ribellati. Avevano provato a scappare ma erano sempre riusciti ad acciuffarli e a mandarli sulla forca. Ogni persona che non portava rispetto, moriva tra le fiamme.

Presi dalla felicità di essersi ritrovati non si accorsero che qualcuno era entrato nelle prigioni.

  • Bentornata!

 

Diede un colpo alla ragazza e la fece svenire. Il vecchio provò a ribellarsi per salvare sua figlia, ma lo scagnozzo di Freezer di risposta lo spinse in cella e lo frustò. Il suo compagno prese la ragazza sulle spalle e la portò al cospetto del capo.

 

Bulma si risvegliò di colpo sentendo bruciare la guancia. Era stata immobilizzata, sopra di lei c'era Freezer.

 

  • Ben svegliata maledetta traditrice. Pensavi di rimanere impunita per ciò che mi hai fatto? Hai sbagliato di grosso!

 

Aveva sussurrato ogni cosa al suo orecchio. Le prese il mento, si stava avvicinando per baciarla. Lei gli sputò in faccia e provò a divincolarsi, di risposta le arrivò un altro schiaffo sulla guancia sinistra.

 

  • Sei solo una povera mentecatta!

La guancia si stava gonfiando le doleva.

  • Sei un bastardo! Ti sconfiggerò Freezer!

Un altro schiaffo, sempre sulla stessa guancia! Una risata malefica.

  • Ebbene volete sfidarmi? Povera sciocca. D'accordo dunque! Vi farò morire con onore!

 

Detto questo si alzò dal corpo di lei. Andò vicino al suo trono dove erano appese armi di ogni genere. Prese una spada simile a quella della ragazza e poi le tirò la sua facendola strisciare fino ai suoi piedi. Lei si rialzò ancora un po' stordita, si massaggiò la guancia. Raccolse la spada e si mise in posa per l'attacco. Era agitata, nelle sue mani c'era il suo destino ma non solo anche quello del villaggio e del padre. Era consapevole che non poteva sbagliare nulla.

Freezer aveva il sorriso stampato in faccia. Lasciò cadere la spada, facendo un suono stridulo che riecheggiò nell'immensa stanza.

 

  • Posso batteri anche senza!

 

Rise di nuovo, sembra un pazzo. Bulma non si fece intimorire. Aveva la spada di Vegeta, questo bastava per poterlo battere. Sospirò. Si scagliò all'attacco. Lui sparì poco prima di essere attaccato, spuntò alle sue spalle con un colpo ben assestato al braccio le fece perdere l'arma e con la coda la fece cadere. Prese la spada della ragazza. Mentre lei si stava rialzando lui le puntò la lama alla gola. Lei deglutì. Era davvero arrivata la sua fine, aveva riabbracciato suo padre e questo le bastava, eppure le mancava lo stesso qualcosa. Quando Freezer stava ormai per darle il colpo di grazia, chiuse gli occhi. La fine non stava ancora giungendo, riaprì gli occhi e si ritrovò dinanzi a lei una coda pelosa. Alzò lo sguardo.

 

  • Vegeta..sei tornato..!



    Tadannnn :D ecco il sesto capitolo :) pensavo sinceramente venisse più corto ero terrorrizzata più che altro invece dai è un capitolo nella norma :) (normale secondo i miei standard xD) comunque bo..oh mio dio devo dire che Freezer mi sembra proprio un classico cattivo poco caratterizzato..non so..perchè alla fine mi sembra che lo sto facendo odiare così tanto per xD mi dispiace quasi averlo fatto così..anche se nel cartone è cattivo lo stesso più o meno allo stesso modo :) devo dire che lo spazio di Birba è scritto come il culo xD le virgole non esistono, ma perchè per me le faccine sono come le virgole xD ok la smetto di cazzeggiare :) ringrazio come sempre tutti :) <3 alla prossima :) che spero, anzi dovrebbe essere l'ultimo capitolo ;)

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Capitolo 7
*** Epilogo ***





Epilogo

 

Vegeta, era tornato per salvarla e proteggerla. Se non ci fosse stato lui, sarebbe sicuramente morta. Non aveva alcuna possibilità contro quel nemico così potente . Proprio nel momento in cui stava per morire lui le aveva fatto da scudo. Aveva parato il colpo con un pugnale e con la sua mole e forza lo aveva fatto indietreggiare di quale passo. Freezer nel vedere quel mostro rimase un po' stordito. Era il doppio, se non il triplo di lui. Non aveva nulla di umano, tranne la postura eretta. All'inizio era spaventato ma poi iniziò a ridere. La sua risata era distorta, quasi come un pazzo. Vegeta non si faceva di certo intimorire. Il tiranno si scagliò all'attacco, il principe era svantaggiato, non aveva una vera arma ma solo un pugnale. Parò qualche colpo, indietreggiando miseramente. Con un colpo ben assestato, Freezer riuscì a ferirgli la zampa sinistra. Lui ruggì di dolore, il sangue sgorgava dalla ferita.

 

  • Dunque anche le bestie sanguinano!

 

Glielo gridò contro sempre con quel sorriso in faccia. Vegeta sembrava ormai sconfitto, mentre il sangue non voleva fermarsi e continuava ad uscire fluido. Lo scontro tra i due sembrava già essere terminato. Nonostante la gracilità, il predominante era proprio il tiranno. Se non che una voce risvegliò Vegeta; era Bulma. Lei era sgattaiolata senza essere vista da nessuno fino al trono del tiranno, aveva preso una delle tante spade che vi erano e l'aveva lanciata al principe. Freezer guardò con occhi pieni di sangue la ragazza.

 

  • Tu maledetta..

 

Si era distratto e Vegeta ne aveva approfittato tagliandogli di netto la coda. Gridò dal dolore. Si scagliò come una furia sulla bestia. Un fendente dietro l'altro, Vegeta che continuava a indietreggiare era arrivato ormai all'estremità della stanza, con le spalle al muro. Freezer scagliò un ultimo attacco diritto alla gola, ma il principe all'ultimo si spostò. Provò a controbattere, non poteva ucciderlo combattendo solo in difesa. Non aveva mai lottato seriamente contro qualcuno, solo contro Bulma o contro un manichino immobile. Quello era il suo primo vero avversario, era entusiasta, non sentiva neppure più il dolore alla mano. Aveva solo ora capito il perchè Bulma si rialzasse sempre durante gli allenamenti, aveva trovato qualcosa per cui combattere. Quella cosa, o meglio quella persona per il quale non gli importava di morire purché lei fosse stata felice.

I due giorni prima, lui si era sentito vuoto, spaesato. Quella reggia ormai non era più casa sua. Era solo un ammasso di pietre senza sentimenti, senza Bulma che ormai era la sua quotidianità si era sentito perso. Il primo giorno era infuriato, ce l'aveva con lei per averlo abbandonato. Era andato nella sala in cui si erano allenati fino al giorno prima e aveva distrutto tutto. Subito dopo la rabbia, la malinconia prese possesso del suo corpo. Era ritornato più e più volte in camera di Bulma sperando che comparisse. Se non era nella sua stanza era davanti all'immenso portone d'entrata. Si era immaginato un numero non definito di volte il suo ritorno, immaginava di vederla comparire con uno di quei suoi sorrisi che amava tanto, dicendogli semplicemente “Eccomi”. Non era mai avvenuto niente di simile. Il giorno dopo, vi fu la rassegnazione. Semplicemente aveva capito che sarebbe rimasto solo per sempre, infine vi fu il coraggio. Decise di partire anche lui per quel villaggio. Era preoccupato ed era semplicemente partito. Aveva seguito il suo odore, un profumo che avrebbe riconosciuto ovunque.

Quella scia l'aveva condotto fino a una casa ormai distrutta ed infine a quel castello. Aveva ucciso un paio di guardie. Aveva poi rubato un pugnale a uno di loro. Erano armati di lancia e lui non se l'era mai cavata con quell'arma. Vedendo poi Bulma a terra gli era scattato qualcosa dentro e adesso si ritrovava a dover combattere rischiando la sua vita per una sciocca ragazza. Non se ne capacitava ancora di com'era cambiata la sua vita nel giro di qualche giorno.

Freezer scomparve dinanzi a lui, ma Vegeta aveva gli istinti animali dalla sua parte. Un udito e un olfatto maggiori del normale. Infatti il tiranno spuntò alle sue spalle, ma il principe fu veloce e parò il colpo. Vegeta iniziò ad attaccare senza interruzione. Disarmò il tiranno. Gli puntò la spada alla gola.

 

  • È la tua fine!

  • No sarà invece la tua, mostro!

 

Detto questo Freezer fece uscire un raggio di luce dal suo dito che colpì il principe in pieno petto. Fu un attimo, Vegeta si inginocchiò e si accasciò a terra. Bulma gridò “No!” e scagliò una freccia dritta nel cuore di Freezer. Aveva trovato un arco tra tutte quelle lance e spade, durante gli addestramenti aveva sempre centrato il bersaglio. Era certa di essere meglio con l'arco che con la spada. Era da tempo che cercava di mirare quel mostro ma essendo sempre in movimento aveva paura di colpire il principe. Lasciò per terra l'arco e si precipitò da Vegeta. Aveva le lacrime agli occhi. Teneva al principe più di quanto pensasse, durante tutti quei giorni aveva imparato a conoscerlo ma soprattutto ad amarlo. Quando si era trovata nel bosco da sola, oltre a suo padre il suo più grande pensiero era rivolto a lui. Non poteva andarsene, non ora che si erano ritrovati.

  • No vi prego non mi lasciate.

Tamponò come poteva la ferita con la vista offuscata dalle lacrime. Non sapeva cosa fare, era disperata. Vegeta tossì. Respirò profondamente anche se gli faceva male, voleva però salutarla. Era contento di morire vedendola un'ultima volta.

 

  • Voi credete che con un po' di pazienza, o per abitudine magari, un giorno avreste potuto...amarmi?

La sua voce era stata poco più di un sussurro. Gli doleva parlare ma voleva saperlo, voleva almeno sapere se avrebbe potuto avere quella piccola speranza. Nulla di più, gli bastava quello.

  • Ma io vi amo già!

 

Una frase, la sentì flebile, lontana, ma sentì chiaramente il significato di quella frase. Le accarezzò un'ultima volta i capelli, sorrise come sapeva fare lui e trasse l'ultimo respiro.

Chiuse gli occhi. Bulma non poteva crederci. Pianse, pianse lacrime amare per essersi resa conto solo ora di un sentimento così grande. Lo abbracciò.

La terra iniziò a tremare. Con la morte del tiranno, ogni cosa che era stata creata dalla sua venuta stava per scomparire. Quella reggia stava per crollare improvvisamente, si formarono crepe sul muro e sul soffitto. Prese la sua spada per avere un ricordo di lui eterno. Si asciugò gli occhi e scappò. Incontrò suo padre appena uscita da quell'immensa sala. Le chiese cosa le fosse successo poichè aveva le mani sporche di sangue e gli occhi arrossati. Lei non rispose, gli strinse forte la mano e lo trascinò correndo fuori da quella reggia. Uscirono appena in tempo, tutto dietro di loro crollò.

Erano entrambi per terra, dinanzi a tutte quelle macerie. Tutto il villaggio era uscito dalle loro case, le nubi si dissolsero, dopo anni tornarono a vedere il sole. Il bosco si ritrasse, ritornando a essere campi sconfinati. Bulma non riusciva a festeggiare come tutti, abbracciò suo padre e pianse. Non riusciva a fermarsi. I sensi di colpa la divoravano dentro. Il suo unico pensiero era a lui, a lui che aveva abbandonato in quel posto maledetto.

 

  • Perchè piangete dolce lady, se posso chiedere?

 

Bulma singhiozzò per un'ultima volta, quella voce! Quella voce l'aveva già sentita, era inconfondibile. Alzò lo sguardo speranzosa di incrociare di nuovo il suo principe. Di fronte a lei c'era un ragazzo, con i capelli a punta che le porgeva una mano. Lei era ipnotizzata da lui. Gli diede la mano e lui la aiutò ad alzarsi. Era poco più alto di lei, con gli occhi neri. Quegli stessi occhi profondi che aveva già visto, che conosceva fin troppo bene. Deglutì, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, di essere in qualche sogno o di essersi sognata tutto. Aveva il terrore di scoprire che quel giovane che era difronte a lei non era il suo lui.

 

  • Siete voi?

Sussurrò quella frase.

  • Aspettavate qualcun altro forse?

  • Vegeta, siete vivo?! Ma come..

Il ragazzo la abbracciò.

  • È merito vostro. Mi avete salvato!

 

La baciò. Da giorni lui si immaginava quella scena ed ora finalmente era possibile. Era spuntato dalle macerie, non sapeva neppure lui come faceva ad essere vivo, ma sopratutto umano. Si era guardato più volte le mani e i piedi. Si era toccato la faccia, non era più ricoperto di pelo. Vedendo Bulma piangere era andato da lei. Era felice che l'avesse riconosciuto.

La ragazza lo presentò all'intero villaggio come l'erede, il nuovo re. Si inchinarono rispettosamente dinanzi a lui. Quel giorno fecero una festa per la sconfitta del tiranno e la fine di quei giorni bui. Gli anni successivi furono lucenti e ricchi per tutti. Il principe governò con giustizia e onore con Bulma sempre al suo fianco.

Mai si separarono.

E vissero per sempre felici e contenti. 

The End
 

tadannnn :) ok mi sembrava molto figo mettere the end :) e quindi bo eccolo :) e anche questa storia si è conclusa olè :) intanto siccome siamo all'ultimo capitolo vorrei ringraziare davvero di cuore tutti voi <3 siete carini, dolci e simpatici :) grazie infinite a tutti voi folli lettori, a voi ancor più pazzi recensori e a tutti gli altri matti che l'hanno messa tra le seguite preferite e cos'altro? xD bo non lo so :) comunque grazie mille :) se un giorno ci vedessimo ditemelo che vi offro un caffè o un succo di frutta, nel caso anche una seduta psichiatrica :) 
ah forse qualcuno che è fanatico della bella e la bestia forse se ne sarà accorto ma le due frasi in corsivo (<3 tanto amore) sono del film La bella e la bestia con Vincent cassel e Léa Seydoux..:) ho messo una piccola citazione :) 
vabbè grazie ancora (come se non ve lo avessi ancora scritto) e alla prossima gente :)
un bacio a tutti ;)

 

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