Fascino criminale

di _Cannella_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sliding doors ***
Capitolo 2: *** Rose bianche ***
Capitolo 3: *** Questione di chimica ***
Capitolo 4: *** Sotto copertura ***



Capitolo 1
*** Sliding doors ***


Buongiorno! È da un po' che non pubblico più storie, ma purtroppo il tempo è sempre molto poco. In questi giorni, però, ho letto un paio di FF che mi hanno ricordato questa mia, che avevo iniziato a scrivere ancora un paio di mesi fa, quando mi sono appassionata a White Collar, quindi presa dell'entusiasmo ho deciso di pubblicare il primo capitolo.

P.S.
ho deciso di utilizzare come titolo della mia storia il sottotitolo che era stato scelto per la versione italiana della serie tv; in realtà ho sempre detestato questa scelta, perché secondo me il titolo originale si addice bene alla serie, ma credo che "Fascino criminale" riassuma bene, invece, quello che è l'argomento principe di questa mia storia, quindi ecco spiegato il motivo della mia decisione.

Spero che questo primo capitolo vi piaccia,
A presto,

_Cannella_



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  1. Sliding doors

     

    Come ogni mattina, Neal si recò al Bureau in perfetto orario, chiamò l’ascensore e vi salì, premendo il tasto corrispondente alla divisione White Collar, ma proprio mentre le porte si stavano per chiudere davanti ai suoi occhi, una mano sbucò all’improvviso, quasi dal nulla, e le costrinse a riaprirsi, rivelando la figura trafelata di una giovane donna. La ragazza aveva lunghi capelli castani che le scendevano morbidi, e in quel momento anche un po’spettinati, fino a metà schiena, creando delle graziose onde che accarezzavano dolcemente il suo fisico non troppo esile, coperto da una camicetta bianca e un paio di jeans aderenti. Neal sfoderò immediatamente il suo miglior sorriso, invitando la giovane ad entrare e chiedendole a quale piano dovesse recarsi.

    «Unità White Collar, grazie », rispose lei, sorridendo di riflesso e guardandolo intensamente negli occhi, tanto da perdersi momentaneamente in quel mare blu. 

    «Che fortuna, pure io. Quindi immagino che lavoreremo fianco a fianco »

    La donna ridacchiò, abbassando lo sguardo e privando così Neal del piacere di poter contemplare i suoi lineamenti delicati. «Non credo, sono solo di passaggio ».

    L’uomo annuì, pensieroso. «Capisco, è un vero peccato, mi sarebbe proprio piaciuto poterla… conoscere meglio. », asserì con lentezza, quasi in modo languido, mentre lei gli rivolgeva un’occhiata di sdegno, avendo colto il senso sottinteso di quella affermazione.

    Fortunatamente per Neal, le porte dell’ascensore si aprirono poco prima che la giovane potesse rispondergli, così lui le cedette il passo, per poi seguirla oltre le pesanti porte di vetro dell’ufficio. 

    Appena i due varcarono la soglia, sul volto di Diana comparve un sorriso radioso. «Liv! », gridò con voce stridula, correndo ad abbracciare la giovane dell’ascensore. Neal le guardò perplesso, per poi sorpassarle e dirigersi verso la sua scrivania, dove però Jones lo raggiunse quasi immediatamente, mettendogli in mano un plico di fascicoli e riferendogli che Peter lo stava aspettando nel suo ufficio.

    Peter si stava tranquillamente godendo il suo caffè giornaliero quando Neal gli si parò davanti, sorridendogli e salutandolo con un alzata del cappello, che successivamente posò sulla scrivania dell’agente, insieme ai documenti consegnategli da Jones.

    «Allora, un nuovo caso? », chiese, accomodandosi.

    Peter prese un altro sorso di caffè. «Sì, credo proprio che ti piacerà », disse, prima di passare a Neal un grosso fascicolo. Il giovane lo esaminò, annuendo di tanto in tanto. «Furto ad un privato… mmm… uh Eva Gonzales, interessante, non mi sono mai occupato di suoi quadri… ». 

    Mentre Neal esponeva le sue considerazioni, però, Peter si era fatto distrarre dal trambusto che proveniva dagli altri uffici. «Ma cosa diavolo sta succedendo là fuori? », domandò, alzandosi dalla sedia per vedere meglio le scrivanie sottostanti. Neal si voltò giusto in tempo per scorgere il campanello di agenti che si era formato intono alla nuova ragazza. Una risatina sommessa sfuggì dalle sue labbra. «Ah, lascia stare, sembra che una bella donna abbia sempre il potere di distogliere gli uomini dal proprio lavoro. », sentenziò, continuando a ridere.

    Peter gli rivolse un sorrisetto sarcastico, prima di notare a chi Neal si stesse riferendo. A quel punto i suoi occhi si illuminarono e il sorriso si fece più sincero. Neal scosse il capo, stupefatto. «Non ci posso crede, una nuova vittima! Cosa dirà Elizabeth?! », l’agente, però, ignorò le sue parole e andò in contro alla donna che si stava dirigendo verso di loro. «Olivia, ma che sorpresa! », la salutò, accogliendola tra le sue braccia, prima di invitarla ad accomodarsi in ufficio. 

    A quel punto Neal si alzò, chinando il capo in segno di saluto, prima che Peter facesse le presentazioni del caso. «Neal, questa è mia nipote, Olivia. Liv, ti presento Neal Caffrey, il mio consulente ». 

    Il giovane ne approfittò per prendere la mano della ragazza e posarvici un leggero bacio. «Incantato »

    «Non posso dire altrettanto, purtroppo. Ho sentito molto parlare di voi, Signor Caffrey, ma devo dire che state deludendo le mie aspettative », quella risposta pungente lasciò Neal basito, mentre Peter li guardava perplesso. «Vi conoscete già? », chiese l’agente, spostando lo sguardo su Neal, ma invece fu la ragazza a prendere la parola «Sì, zio, abbiamo avuto il piacere di avere una interessante conversazione in ascensore », disse, in tono ironico, mentre il giovane uomo riprendeva il controllo di sé e sfoderava il suo sorrisetto strafottente e compiaciuto. «Mi dispiace averla delusa, signorina. In futuro cercherò di fare meglio. »

    «Ci conto », rispose lei, incurvando le labbra in un sorriso altrettanto disarmante.

    A quel punto Peter si sentì in dovere di intromettersi, cercando di prendere in mano la situazione. «Bene, se voi due avete finito di battibeccare, sarebbe meglio tornare a parlare di cose più serie », sentenziò severo, per poi addolcire il tono di voce nel tornare a rivolgersi alla nipote. «Liv, ma quando sei arrivata? Perché non mi hai avvisato? Saremmo potuti venire a prenderti all’aeroporto! »

    «Oh zio, non ti preoccupare! Sono arrivata solo questa mattina e poi ci tenevo a farvi una sorpresa. Se per te e la zia va bene, io mi fermerei un paio di settimane… sono in vacanza, più o meno! »

    «Sai che puoi stare da noi tutto il tempo che vuoi, non devi farti alcun tipo di problema, cara! », esclamò l’agente, sinceramente felice per quella visita inaspettata. «Tua zia non vedeva l’ora di riabbracciarti! Purtroppo il lavoro mi terrà occupato fino a tardi, ma intanto puoi andare a casa, lei dovrebbe essere già rientrata… sono sicuro che le farai una bellissima sorpresa! ». 

    Neal non aveva mai visto Peter tanto entusiasta, così, mentre zio e nipote concordavano il programma della giornata, lui tornò a sfogliare il fascicolo del nuovo caso, sbirciando di tanto in tanto nella loro direzione, giusto in tempo per cogliere le sfumature delle emozioni che si susseguivano sul viso di Olivia. “Una ragazzina davvero interessante”, si ritrovò a pensare ad un certo punto, per poi cercare subito di concentrarsi sul lavoro; non aveva il tempo per permettersi il lusso di giocare con una donna, anche se doveva ammettere di adorare il modo in cui lei riusciva a tenergli testa o il fuoco che ardeva nei suoi occhi color cioccolato quando lui cercava di sfidarla. 

    Presto la ragazza si congedò dallo zio, salutandolo con un altro abbraccio e un leggero bacio sulla guancia, prima di rivolgere un cenno anche a Neal, che rispose a sua volta con un impercettibile movimento del capo. Nonostante i suoi buoni propositi, però, il giovane non riuscì a trattenersi dall’ammirare la figura della donna che si allontanava, diretta verso l’ascensore. 

    «Neal… », Peter reclamò la sua attenzione, per poi scrutarlo con cipiglio severo, «Olivia è mia nipote, quindi tieni i tuoi pensieri impuri lontano da lei… e con pensieri intendo le tue manacce, mi sono spiegato? ».

    Neal ridacchiò, alzando le mani in segno di resa. «Sei stato chiarissimo, cristallino, oserei dire! ».

    «Bene… ora possiamo tornare al lavoro. Direi che sarebbe il caso di andare in sopraluogo per capire come si è svolto il furto. », detto ciò, i due si apprestarono a far visita alla famiglia Pennington. 

    Durante il viaggio, però, la mente di Neal tornò più volte a pensare ad Olivia, cosicché, ad un certo punto, il ragazzo non riuscì a frenare la lingua e si trovò a parlare di lei. «Olivia, una ragazzina davvero interessante… certo che per essere tua nipote non ti somiglia molto. » 

    Peter gli lanciò un’occhiata fugace, prima di tornare a guardare la strada. «Liv è figlia della sorella maggiore di Elizabeth »

    «Ah, non sapevo che Elizabeth avesse una sorella… », ammise Neal, cercando le somiglianze tra Olivia e la moglie dell’uomo che gli era seduto vicino. 

    «Sì, si chiamava Maria, ma è venuta a mancare molti anni fa, quando Liv aveva solo cinque anni… uno sfortunato incidente », continuò Peter, conquistando così tutta l’attenzione del giovane.

    «Mi dispiace, Peter, non volevo infierire… povera ragazza! »

    L’agente impiegò qualche secondo per riprendersi, ma poi si aprì in un sorriso. «Non ti preoccupare, Olivia è una donna forte, assomiglia molto ad Elizabeth… poi c’è suo padre, che le vuole un mondo di bene, ed è sempre stata circondata dall’affetto dei colleghi di lui. Non farti ingannare dal sua aspetto dolce e gentile, Liv è cresciuta in mezzo a dei muratori scapestrati e, sinceramente, se avessi bisogno di fare dei lavori in casa credo che mi rivolgerei a lei. Harley, suo padre, si vanta sempre di come lei riesca a sostituire un tubo dell’acqua in pochi minuti ». 

    Neal non riusciva veramente ad immaginarsi quella ragazzina alle prese con impianti idraulici, se non in fantasie alquanto osé, ma evitò accuratamente di confessarlo a Peter, riportando l’attenzione dell’uomo sul caso del quadro rubato.        



QUI come mi immagino Olivia

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Capitolo 2
*** Rose bianche ***



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Rose bianche

 

La mattina seguente Neal bussò alla porta di Peter di buon’ora con grosse novità sul caso al quale stavano lavorando. Ad aprire, però, fu Elizabeth, ancora in pigiama, che, assonnata, lo invitò a fermarsi per la colazione. Il giovane accettò di buon grado la proposta, così si accomodò in cucina, dove la donna gli mise davanti una tazza di caffè fumante e un pacchetto di biscotti, i suoi preferiti.

«Elizabeth, ti adoro… grazie di cuore », esclamò Neal, prendendo subito un sorso della bevanda calda e dando un morso ad un biscottino con le gocce di cioccolato.

Mentre il ragazzo era ancora intento ad inzuppare un altro dolcetto, dei passi sulle scale attirarono la sua attenzione, così alzò lo sguardo, pronto a salutare il suo capo, il quale, sicuramente, lo avrebbe accusato di essere uno “scrocca-colazioni invadente”. Ad affacciarsi alla porta della cucina, però, fu Olivia,  che, essendo chiaramente all’oscuro della presenza dell’ospite, indossava solamente un paio di pantaloncini grigi e una canottierina blu sotto un lungo cardigan lasciato aperto.
«Buongiorno! », esordì Neal, sorridendo e beandosi di quella visione.
A quel punto Olivia si voltò dalla sua parte e, dopo aver esclamato un «Caffrey» con voce stridula, cercò di coprirsi il più possibile, abbottonando il golfino. «Cosa diavolo ci fai tu qui a quest’ora?! », chiese poi, stizzita.
«Mmm… interessante… siamo passati dal “voi” al “tu” in solo un giorno, chissà dove arriveremo fra due settimane. », considerò lui, malizioso, prima di rispondere alla domanda della ragazza «Sto aspettando tuo zio, ma direi che in questo momento mi sto anche godendo la splendida vista che si ha da questa cucina ». Un sorrisetto beffardo si dipinse sulle labbra dell’uomo, mentre Olivia, ancora più nervosa, cercava di incenerirlo con lo sguardo.
Fortunatamente Peter non tardò a comparire in cucina, ponendo fine al litigio; dopodiché tutti si sedettero intorno al tavolo per gustare il primo pasto della giornata.
A quel punto Neal si rivolse finalmente a Peter, porgendogli soddisfatto la foto del quadro rubato che il padrone di casa gli aveva consegnato solo il giorno prima. «Noti qualcosa di strano? », chiese poi, osservando intensamente l’agente. L’uomo si mise a studiare la foto, senza capire dove volesse andare a parare il suo collega.
« È sicuramente un bel quadro », incominciò, titubante, «Varrà una fortuna »
«Certo, peccato che quello… »
«Sia un falso », lo interruppe Olivia, guardando la foto in questione da sopra la spalla dello zio.
Neal si voltò verso di lei, incuriosito. «Cosa te lo fa pensare? », chiese, osservando la giovane sempre con maggiore attenzione.
Lei per tutta risposta scrollò le spalle, fingendo disinteresse. «I colori sono troppo brillanti per essere quelli originali; sicuramente se si potesse eseguire un’analisi chimica si rinverrebbero tracce di piombo. Tra l’altro sembra che l’autore non si sia nemmeno preoccupato di invecchiare la tela, visto che ciò si nota già in una fotografia. »
«Notevole… », asserì Neal, mentre la donna soffocava un sorriso compiaciuto con una cucchiaiata di latte e cereali. «Se posso chiedere, come sai tutte queste cose? », continuò allora il ragazzo, vedendo che la giovane non sembrava intenzionata a dare spiegazioni.
«Mi piace l’arte, ma mi sono laureata in chimica e come crediti extra ho scelto diversi corsi di teoria del colore, i cui programmi comprendevano anche un’accurata spiegazione delle analisi e dei test chimici che si possono eseguire sulle opere d’arte. », chiarì lei, sempre simulando noncuranza.
Neal rimase in silenzio, quella ragazzina stava diventando sempre più interessante.
A distoglierlo dai suoi pensieri fu Peter «Allora, è veramente un falso? », chiese l’uomo, ancora confuso da quella strana situazione.
« Sì, è sicuramente un falso. Lo si capisce dai colori, come ha detto tua nipote, ma anche dall’inclinazione delle rose nel vaso. Insomma, chi ha realizzato questo dipinto è sicuramente alla prime armi, un vero dilettante. »
«Ma scommetto che il quadro era assicurato e che ora la compagnia dovrà sborsare parecchi soldi! », intervenne Elizabeth, soddisfatta del suo ragionamento.
«Una truffa all’assicurazione, ma certo! », concluse allora il marito, sorridendo alla moglie, ma Olivia sembrava non essere tanto convinta di quell’ipotesi. «Ma quale assicurazione firmerebbe un contratto per un quadro che è palesemente falso?! », chiese a quel punto, sollevando un nuovo problema. 
«Esatto, è proprio qui che volevo arrivare! », esclamò allora Neal, «le foto che ci sono state fornite insieme al fascicolo dell’assicurazione ritraggono il quadro originale, che, probabilmente, era già stato rubato in precedenza e sostituito da questo falso, nuovamente rubato da un ladruncolo incapace».
Tutti i presenti rimasero in silenzio, riflettendo su quanto sostenuto dal giovane, che però non aveva ancora finito di esporre la sua tesi.
«Secondo me il primo ladro è da cercare all’interno della famiglia. Probabilmente qualcuno era stufo di vedere un quadro così costoso appeso a prendere polvere e ha pensato bene di impossessarsene e di sostituirlo con una copia » .
«È probabile che sia andata come dici tu. Ora bisogna solo capire cosa ne è stato dell’originale e chi l’ha rubato! », aggiunge Peter, sempre più concentrato.
Olivia si intromise ancora una volta. «Zio, forse mi sbaglio, ma credo che sia meglio che prima cerchiate il quadro falso. Insomma, se io avessi rubato l’originale e fossi convinto di averla fatta franca, sicuramente mi innervosirei se qualcuno rubasse il falso che io avevo piazzato, attirando così l’attenzione dell’FBI. Se la copia venisse ritrovata, allora le indagini si sposterebbero sul furto dell’originale e il vero colpevole sarebbe nei guai… »
Neal annuì e questa volta fu lui a finire il discorso «… si innervosirebbe e cercherebbe di sbarazzarsi del ladruncolo e del dipinto falso. È molto probabile che chi ha preso quella copia fatta male in questo momento rischi la vita. »
Peter non poté non dare ragione ai due giovani. «Perfetto, allora dobbiamo indagare su due fronti: da una parte ci muoveremo come se niente fosse, cercando di recuperare il falso, mentre dall’altra osserveremo la reazione dei membri della famiglia, cercando di capire che fine abbia fatto l’originale. »
«Ottimo, da dove iniziamo? », chiese Neal, entusiasta di quel caso.
«Iniziamo con l’andare in ufficio, dove fra mezz’ora avremo un incontro con l’investigatrice assicurativa che si occupa del caso. », rispose Peter, guardando storto il suo consulente.
Neal, dal canto suo, capì immeditatamente a chi l’uomo stesse facendo riferimento e il suo entusiasmo si dissolse. «No, ti prego, Peter, no! Dimmi che è uno scherzo, non puoi chiedermi questo. »
«Forza Neal, andiamo! Siamo in ritardo ».  

Quando Neal e Peter arrivarono al Bureau, Sara Ellis li stava già aspettando nell’ufficio dell’agente, picchiettando con le unghie sulla scrivania, mentre esaminava per la milionesima volta i fascicoli sul caso delle “Rose bianche” di Eva Gonzales.
Il consulente fece un paio di respiri profondi, cercando di dissimulare l’agitazione, mentre raggiungeva la donna insieme al suo supervisore, il quale gli diede una pacca sulla spalla come segno di incoraggiamento, prima di superarlo per aprire la porta del suo ufficio.
«Buongiorno, Sara. Scusa il ritardo, ma qualcuno è veramente lento a fare colazione », ironizzò Peter, cercando di scacciare la tensione che si era creata non appena la donna aveva visto entrare Neal.
Sara sorrise, ricambiando calorosamente il saluto dell’agente. «Neal », aggiunse poi, voltandosi verso il consulente e accompagnando le parole con un cenno del capo.
«Sara », rispose laconico il ragazzo, prima di prendere un fascicolo dal tavolo e fingersi particolarmente interessato al suo contenuto.    
Vedendo che il collega non sembrava avere nessuna intenzione di esporre le conclusioni alle quali erano giunti poco prima a colazione, Peter prese la parola. «Sara, forse abbiamo delle novità interessanti. Il quadro che è stato rubato è un falso»
Sara sbiancò. «Impossibile. », sussurrò, sempre più preoccupata. «Mi ero occupata io di quella pratica… sulla tela erano state eseguite tutte le analisi di routine… non è possibile… », aggiunse, farneticando ed iniziando a cercare i vecchi documenti dell’assicurazione.
Vedendola in difficoltà, l’agente si sentì in dovere di intervenire, ma fu battuto sul tempo da Neal «Sara, calmati. Non stiamo insinuando che voi abbiate assicurato un falso, quello che Peter intendeva dire è che l’originale era, probabilmente, già stato rubato in precedenza, senza che i proprietari se ne accorgessero, ed ora loro hanno denunciato il furto del falso con cui il primo ladro aveva sostituito la tela originale. »
La donna sembrò aggrapparsi alle parole di Neal come ad un’ancora di salvezza, tornando a respirare normalmente e riprendendo colore in volto. «Bene, quindi come suggerite di proseguire? », chiese poi, rivolgendosi principalmente a Peter.
«Noi pensiamo che l’originale sia in possesso di uno dei componenti della famiglia, quindi dobbiamo tenere un basso profilo, cercare normalmente di recuperare il falso come se non sapessimo che si tratta solo di una copia e intanto osservare di nascosto come reagiscono i vari membri della famiglia, in modo da individuare il primo ladro e recuperare il vero dipinto. », spiegò l’agente, mentre Sara annuiva.
Prima che si potesse aggiungere altro, Diana bussò alla porta dell’ufficio.
«Capo, ho fatto delle ricerche sui vari Pennington, come mi avevi chiesto, ma non ho trovato nulla di interessante. », esordì, poggiando i documenti aperti sul tavolo in modo che tutti i presenti potessero studiarli.
«Sono puliti, non c’è niente di sospetto… », concluse poi, sospirando.
«Dobbiamo capire chi avrebbe avuto modo di entrare in possesso di un falso, anche se fatto male, senza attirare l’attenzione », propose Neal, iniziando a leggere uno dei fascicoli.
«Beh… c’è Vincent Pennington… è il principale benefattore di una prestigiosa scuola privata famosa per il suo corso d’arte… inoltre fa parte del consiglio d’amministrazione e si dice sia particolarmente amico del direttore, in quanto lui stesso ha scelto a chi assegnare quell’impiego. », rispose Diana, portando l’attenzione degli altri sui documenti in questione.
«Penso che abbiamo trovato il nostro uomo! », esclamò Peter, sorridendo, «ora dobbiamo tenerlo d’occhio senza che se ne accorga… Neal, preparati ad affrontare diversi appostamenti », scherzò, sapendo benissimo che il ragazzo si annoiava terribilmente a trascorrere ore e ore in macchina senza nulla di concreto da fare.
Neal, come previsto, sbuffò e si esibì in una espressione alquanto contrariata. «Bene, allora vado a spolverare il mio kit speciale da appostamento! », esclamò poi, prima di salutare tutti e uscire dall’ufficio, diretto al suo appartamento.
Una volta fuori dall’edificio, estrasse il cellulare dal taschino della giacca e compose velocemente un numero per poi portarsi il telefono all’orecchio.
«Mozzie, avrei bisogno di un favore… » 

  
Il mio angolino
Buongiorno, ecco anche il secondo capitolo. Diciamo che questa storia si sta scrivendo praticamente da sola ed io la sto pubblicando un po' così, senza stare lì a farci chissà quale lavoro di lima, quindi perdonatemi se troverete per esempio errori di battitura (per quanto mi impegni non riesco mai a correggerli tutti).
Spero che la storia vi incuriosisca e soprattuto mi auguro di riuscire a rendere bene i personaggi della serie TV.
Fatemi sapere cosa ne pensate =)

P:S.
Qui:  
http://digitalrainbowproductions.weebly.com/uploads/1/0/6/4/10644757/9164019_orig.jpg potete trovare l'immagine del quadro che sarebbe stato rubato.

 

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Capitolo 3
*** Questione di chimica ***





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 Questione di chimica

Quando quella sera Neal rientrò a casa trovò Mozzie ad attenderlo con una bottiglia di vino rosso in mano.
«Finalmente! », esclamò l’ospite, sbuffando e facendo roteare il liquido scuro nel bicchiere, prima di prenderne un sorso.
«Ti avevo detto che sarei rimasto fuori per un po’… Peter mi costringe a seguirlo nei suoi inutili appostamenti! », si lamentò Neal, togliendosi la giacca e allentando la cravatta. Nonostante tutto, quella sera si sentiva davvero spossato e desiderava solamente potersi rilassare imbrattando qualche tela, ma allo stesso tempo sapeva bene che l’udienza per la commutazione della pena si stava avvicinando e lui doveva di conseguenza dedicarsi unicamente al lavoro, in modo da fare una buona impressione. Poi sarebbe finalmente stato libero.
«”Per un po’” è una frase la cui lunghezza non può essere misurata. Almeno dalla persona che aspetta. », sentenziò Mozzie, incurante del malumore che si era impossessato del suo amico, il quale, infatti, alzò gli occhi al cielo, prima di replicare «Mozzie, se hai finito di citare Murakami, vorrei sapere se hai scoperto qualcosa »
«Ci stavo arrivando! Sei sempre così irrequieto… ricorda, Ogni potere umano è composto di tempo e di pazienza*… »
«Mozzie! », sbottò il ragazzo, esasperato.
«Va bene, va bene… Allora, in realtà le informazioni che ho trovato sono molto poche e poco rilevanti… », iniziò Mozzie, mostrando all’amico una cartellina piena di scartoffie, «Vincent Pennington, ricco membro della prestigiosa famiglia Pennington… non è sposato, non lavora, praticamente sembra vivere sperperando il patrimonio di famiglia. L’unico dettaglio interessante è che ogni anno fa un’ingente donazione all’ Upper East Side Institute, una scuola superiore privata celebre per le sue classi d’arte… da quanto ho sentito dire, tutti i ragazzi di famiglie benestanti che dimostrano un certo talento artistico vengono iscritti in questo istituto… insomma, se vuoi sfondare nel mondo dell’arte devi per forza esserti diplomato all’Upper East Side… Dov’è andata a finire la meritocrazia?, ti chiederai, beh, me lo sto chiedendo anch’io! Il sistema non perde mai occasione per deluderci e ricordarci che… »
«Moz, ti prego! Al momento non mi importa molto della meritocrazia! », lo interruppe Neal, cercando di riportare l’attenzione dell’altro sul caso.
«Come siamo acidi questa sera! Ti perdono solo perché sono il tuo migliore amico… Bene, tornando a Vincent Pennington… possiamo dire che la sua generosità gli ha portato diversi vantaggi, infatti, anche se non in modo ufficiale, ricopre un ruolo di notevole influenza. Partecipa, per esempio, alle riunioni del consiglio di amministrazione e si arroga numerosi poteri decisionali, anche perché il direttore della scuola sembra essere una marionetta di cui Vincent tira i fili. », concluse Mozzie, sospirando.
Neal esaminò meglio i documenti che l’amico gli aveva mostrato. «Purtroppo non è molto più di quello che aveva già trovato Diana… », constatò, vagamente deluso. «Invece hai scoperto qualcosa sul falso rubato? »
«Sì e no… in questo periodo ci sono diversi quadri di Eva Gonzales sul mercato, ma nessuno sembra corrispondere alla descrizione che mi hai fornito. Ammettiamolo, un quadro palesemente falso è difficile da piazzare, se non si conosce un ricettatore particolarmente stupido… », considerò il piccoletto.
Neal si stropicciò gli occhi con una mano, per poi passarsela tra i capelli. La stanchezza iniziava veramente a farsi sentire, senza contare che, nonostante l’impegno, non riuscivano a cavare un ragno dal buco.
«Grazie, Moz… »
L’uomo sorrise «Continuerò a cercare. Ho già in mente qualche tipo che potrebbe essere sufficientemente sprovveduto da occuparsi di un falso del genere… »
Neal ricambiò il sorriso. «Moz, sei il migliore, sono sicuro che lo troverai. »
«Non ho alcun dubbio in proposito, grazie! » e detto ciò, lasciò che l’amico potesse finalmente godersi una dormita ristoratrice.  
 
La mattina seguente Neal si recò nuovamente a colazione dai Burke. In realtà non aveva grandi novità da riferire a Peter, ma aveva voglia di rivedere Olivia; si divertiva troppo a stuzzicarla e ad osservare le sue reazioni. Quando suonò alla porta, fu proprio la ragazza in questione ad aprire.
«Buongiorno, Caffrey », lo accolse, scostandosi per farlo entrare.
«Buongiorno, Olivia… devi uscire presto? », chiese l’uomo, notando che la giovane era già vestita e pronta per andarsene.
«No, ma ora me ne è venuta stranamente voglia! », rispose lei, sorridendo e guardandolo storto.
Ecco, il gioco era iniziato. Sfortunatamente, Peter si intromise troppo presto e Neal non ebbe l’opportunità di portare avanti il battibecco come avrebbe voluto.
«Allora, Mozzie ha scoperto qualcosa di interessante? », domandò l’agente, con tono curioso.
Il giovane lo guardò stupito, sfoggiando un’aria innocente.
«Ti ho visto al telefono ieri quando sei uscito dall’ufficio… andiamo, cosa ne pensa il nostro Signor Haversham? »
Neal alla fine si arrese. «Purtroppo ha trovato le stesse informazioni di Diana. Ma si sta muovendo per rintracciare il falso. »
«Bene, pensate che il falso sia già stato messo sul mercato? Tu cosa faresti se ti trovassi in questa situazione? »
Il ragazzo sbuffò. «Io non avrei mai rubato un quadro del genere, Peter. »
Peter alzò gli occhi al cielo, esasperato dalla superbia del suo collaboratore, ma, prima che potesse replicare, sua nipote lo precedette. «Eh già, troppo furbo il nostro Caffrey! Però tu ti sei fatto prendere, mentre il vostro ladruncolo da quattro soldi è ancora a piede libero… »
Neal le lanciò un’occhiataccia stizzita. «Pensi che lui sia più in gamba di me?!»
«No, quello che ho detto è un semplice dato di fatto. »
«Vedrai che non sarà a piede libero ancora per molto! »
Peter sospirò, chiedendosi perché si trovava a gestire due bambini dell’asilo. «Allora, pensi di poter rispondere alla mia domanda? », sbottò, rivolgendosi al suo collaboratore.
Neal tornò a parlare con l’agente, anche se malvolentieri. «Ipotizzando di trovarmi con in mano un falso indecente, ma che scotta, visto che l’FBI è sulle mie tracce, l’unica opzione che prenderei in considerazione sarebbe quella di passarlo ad un ricettatore idiota, ovvero quello che Mozzie sta cercando. Senza contare che questo sembrerebbe il periodo adatto per sbarazzarsi di quel quadro, visto che sul mercato ultimamente si trovano molte opere della Gonzales… »
Neal non riuscì a portare a termine il discorso, in quanto il cellulare di Peter iniziò a squillare, reclamando così l’attenzione dell’agente.
A quel punto Olivia, rimasta sola nella stanza con il ragazzo, ne approfittò per riprendere l’argomento di cui stavano discutendo poco prima. «Allora, tu pensi di essere in grado di dipingere una copia migliore di quella che è stata rubata? »
Neal ridacchiò, sporgendosi poi verso di lei, con l’intenzione di sfruttare tutto il suo fascino, ma invece che dare una risposta, pose un nuovo quesito. «Qual è il tuo quadro preferito? »
La donna si ritrasse automaticamente, iniziando poi a pensare a come rispondere alla domanda che le era stata rivolta. «Mmm… è difficile scegliere un preferito, ma mi piace molto “La condizione umana I” di Magritte »
«Scelta interessante », commentò lui, sorridendo, prima che Peter tornasse in cucina.
«Grandi novità! Diana ha scoperto che la scuola sta cercando un supplente… », esordì l’agente.
Neal sorrise sardonico, appoggiandosi allo schienale della sedia con fare rilassato. «A quanto pare, il professor Caffrey deve tornare in scena! »
«Sì, ma c’è un piccolo problema… non stanno cercando un supplente d’arte, m di scienze… chimica, fisica… »
L’espressione beffarda scomparve dal volto del consulente, mentre lo sguardo di Olivia si accese di puro interesse.
«Vado io! », esclamò lei, entusiasta come una bambina in un negozio di bambole.
Peter esitò. «Cara, forse non è il caso. È una missione rischiosa… »
«Esatto, posso comunque infiltrarmi io! Me la cavo anche nelle materie scientifiche… », aggiunse Neal.
Olivia, invece, si esibì in un’espressione contrariata, prima di rivolgersi con aria di sfida al ragazzo che aveva appena finito di parlare. «Qual è un metallo nobile? E quali sono le proprietà di questo gruppo? »
Il ragazzo riacquistò il suo sorrisetto strafottente. «I metalli nobili sono l’oro, l’argento e il platino. Non si ossidano, sono inalterabili nel tempo, non si combinano facilmente con altre sostanze e resistono bene agli acidi. »
Lo sguardo di Olivia si assottigliò. «La formula della fotosintesi clorofilliana?»
«6 CO2 + 6 H2O + Luce → C6H12O6 + 6 O2»
«La composizione dell’atmosfera di Marte? »
«In ordine decrescente:  Anidride carbonica, Azoto, Argon, Ossigeno, Monossido di Carbonio, Vapore acqueo, Ossido di azoto, Neon, Kripton, Xeno, Ozono e Metano ».
Più la ragazza si innervosiva, più il sorriso sul volto di Neal si allargava, mentre Peter guardava il suo consulente con un misto di orgoglio e gratitudine; sapeva bene, infatti, che sua nipote era molto testarda e avrebbe sicuramente insistito per andare lei stessa in missione se il ragazzo non si fosse dimostrato all’altezza del compito.
«Che cos’è una formula brutta? », continuò lei, imperterrita. 
« È una particolare formula che fornisce informazioni sul numero e sulla natura chimica degli atomi che costituiscono la specie chimica in questione, ed è chiamata così perché non indica il modo in cui gli atomi sono legati tra loro. »
«Bene, Caffrey, ultima domanda: dimmi il nome di un chetone idrossisteroideo insaturo che si forma dall’ossidazione degli steroidi », il sorrisetto sulle labbra della donna aveva un ché di malefico.
Neal sbarrò gli occhi, basito. Non riusciva a capacitarsi di non conoscere minimamente l’argomento su cui Olivia lo stava interrogando e per la prima volta dopo tanti anni gli sembrò di essere tornato sui banchi di scuola, mentre veniva torchiato dagli inseganti.
«Neal… », lo esortò Peter, la preoccupazione ben percepibile nel suo tono di voce.
Il ragazzo scosse il capo, rassegnato. «Scusa, Peter, questo esula dall’area di mia competenza »
Olivia gioì, trionfante, mentre suo zio si prendeva il volto tra le mani, incerto sul da farsi.
«Liv », iniziò poi, sperando di far ragionare la nipote, «non posso mandarti in missione, è troppo pericoloso! »
Olivia s’incupì. «Pensi che non sarei una brava insegnante? »
«No, certo che no! So benissimo che saresti una professoressa perfetta, ma non hai la preparazione adeguata per agire sotto copertura. »
A quel punto Neal, con l’orgoglio ancora a pezzi, decise di proporre un’alternativa. «Peter, se vuoi c’è sempre Mozzie… »
L’agente sospirò pesantemente e con aria sconsolata. «Forza, voi due… andiamo in ufficio. Il solo pensiero di affidare un branco di adolescenti a quel piccoletto mi fa venire i brividi. » 

*Honoré de Balzac

Il mio angolino
Buongiorno! Sono tornata con un nuovo capitolo; questa storia si sta scrivendo molto velocemente, spero solo che l'ispirazione non mi abbandoni =)
Mi piacerebbe molto ricevere pareri, critiche, consigli su quello che avete letto finora.

Allora al prossimo capitolo!

_Cannella_ 

 


 
  
 

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Capitolo 4
*** Sotto copertura ***




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 Sotto copertura


«Ecco qua, sarai Catherine Wicks, la nuova supplente del professor Miller. », annunciò Peter, rivolgendosi alla nipote che sorrideva soddisfatta.
Neal, al contrario, non era per niente convinto di quella decisione, che riteneva piuttosto imprudente. «Peter, lei non sa da che parte cominciare per indagare sul caso e contemporaneamente mantenere la copertura… è meglio che vada io! », provò a protestare, ottenendo come unico risultato quello di essere fulminato dai penetranti occhi scuri di Olivia.
«Io sono perfettamente in grado di insegnare e cercare di carpire informazioni. Se proprio vuoi saperlo, sono cresciuta seguendo le indagini dello zio, l’ho sempre osservato attentamente mentre cercava di risolvere un caso ed ho anche visto come è riuscito ad arrestare te… quindi direi che sono sufficientemente preparata. »
Neal alzò le mani in segno di resa, sbuffando.
«Va bene, basta litigare. Ormai è deciso! Allora, per non creare confusione, la signorina Wick avrà il tuo stesso curriculum, quindi se ti faranno delle domande saprai come rispondere. Però, Liv, ti serviranno dei documenti, perché il primo giorno probabilmente la segretaria avrà bisogno di fare alcune fotocopie… ».
Prima che l’agente finisse il discorso, il ragazzo si intromise. «A quelli posso pensarci io, se volete… »
«Temevo che lo avresti detto… », sospirò Peter, «però in questo momento abbiamo bisogno di un lavoro fatto bene e velocemente, quindi chiama pure il tuo amico. » 
Senza rispondere, Neal si allontanò per telefonare a Mozzie e chiedergli di procurare i documenti necessari per Liv e un piccolo favore personale, poi tornò, fiero di sé, in ufficio.
«Oggi pomeriggio sarà tutto pronto. »
«Che velocità! », commentò ironicamente Olivia, accompagnando l’osservazione con un’alzata di sopracciglia.
Neal, invece, scosse il capo. «Non ti conviene prendere in giro Mozzie…», disse, cercando di soffocare un sorriso, prima di rivolgersi a Peter. «Ho anche delle notizie sul falso… sembra che non ce ne sia traccia sul mercato. Il nostro ladruncolo ha pensato di tenerselo, anche se mi sembra una mossa alquanto imprudente, considerando che l’FBI lo sta cercando. »
L’agente tornò a sedersi sulla sua poltrona, cercando di pensare ad un valido motivo per cui un ladro dovrebbe tenersi un quadro senza valore che in più è pure oggetto di indagini federali.
«L’unica cosa che mi viene in mente è che il ladro possa essere legato affettivamente a questo quadro… se tenersi l’opera è del tutto sconveniente, deve per forza esserci qualcosa che collega il ladro alla tela e non gli permette di sbarazzarsene… », considerò Olivia, spostando lo sguardo su Neal, il quale a sua volta era completamente concentrato sull’argomento.
«Effettivamente anch’io sono stato tentato di tenere alcune delle mie opere migliori, ma erano lavori fatti bene… e comunque alla fine ho sempre scelto di procedere con i piani originari. », dichiarò il giovane, mentre Peter lo guardava con aria di rimprovero.
«Sai che non ti ho fatto nessuna offerta di immunità, vero? », chiese l’agente, squadrando il suo consulente.
«E io non ho confessato nessun crimine in particolare… », concluse Neal, sorridendo beffardo. 
«Non ancora », lo sfidò l’uomo, prima che Diana facesse praticamente irruzione nell’ufficio, spazzando via qualsiasi conversazione fosse in atto con la forza di un tornado.
«James Shepherd è scomparso ieri, i suoi genitori hanno sporto denuncia questa mattina presto, dopo che il ragazzo non è rincasato per la notte… », iniziò a spiegare la donna, ottenendo come risposta tre espressioni alquanto perplesse.
«Chi diavolo è James Shepherd? E perché non se ne può occupare l’agente Rice? », chiese Peter, esprimendo i dubbi di tutti.
Diana scosse il capo, esasperata, quasi stupita del fatto che i tre presenti non si rendessero conto dell’importanza di quell’informazione. «Se ne sta occupando l’agente Rice, ma il particolare interessante è che questo ragazzo scomparso frequenta l’Upper East Side. »
«Pensi che possa essere in qualche modo coinvolto nel furto del quadro? », chiese Neal, rubando il fascicolo con tutte le informazioni sul giovane dalle mani di Peter.
«Potrebbe essere »
«Come anche no », concluse Peter, «ma questa coincidenza è piuttosto sospetta »
Neal sorrise verso l’agente. «Cosa dice il tuo istinto? »
«Dice che è meglio tenere d’occhio il nostro caro Vincent, che magari ci condurrà sia al quadro originale sia a questo James Shepherd ».
«Ottimo. Come ci liberiamo della Rice? », domandò il ragazzo, rimettendosi il cappello, pronto ad entrare in azione.
«Immagino che tu abbia già un piano », ipotizzò Peter, osservando bene il suo consulente.
«In effetti… »
«Lo approverei? »
«No, non proprio »
«Prevede delle azioni illegali? »
Neal scrollò le spalle. «No, solo forse eticamente non corrette »
«Non comprometterai la sua carriera, vero? »
«No, solo qualche piccolo scherzetto innocente, giusto per divertirmi un po’ dopo che lei mi ha usato come merce di scambio per pagare un riscatto… niente di ché… », Neal provò a rimanere vago e ad assumere un’espressione innocente.
Peter non ci cascò. «Meno ne so, meglio è? »
«Esattamente. Ti basti sapere che ce la toglieremo dai piedi per un po’ »
Alla fine l’agente si arrese, forse anche perché nemmeno lui aveva ancora perdonato completamente la Rice per aver dato in pasto il suo consulente a dei criminali che lo volevano uccidere. «Bene »
Il ragazzo sorrise, dirigendosi verso la porta dell’ufficio.
«Neal… », lo richiamò Peter, portandolo a voltarsi per guardarlo, «Non esagerare. »
Neal fece un cenno con il capo, toccandosi il cappello, poi riprese a camminare verso l’uscita, sotto lo sguardo esterrefatto di Olivia, che cercava in Diana le spiegazioni sulla strana conversazione alle quale aveva appena assistito. La donna scosse la testa, rassegnata. «Fanno sempre così! »


Lunedì mattina Neal varcò di buon’ora l’imponente ingresso dell’Upper East Side Institute, diretto all’ufficio del preside, con il quale aveva appuntamento.
Davanti alla porta scorse Olivia che passeggiava nervosamente avanti e indietro, aspettando di essere convocata.
«Buongiorno », la salutò lui, prendendola alle spalle.
La ragazza sobbalzò per lo spavento, girandosi di scatto. «Caffrey! Cosa diavolo ci fai tu qui? », esclamò, cercando ti tenere la voce bassa, anche se si stava rivelando piuttosto difficile trattenere lo stupore misto ad irritazione.
Neal ridacchiò, soddisfatto di essere riuscito, come sempre, a provocarla. In genere non si abbandonava spesso a questo genere di giochetti, ma con lei era diverso, si divertiva troppo a stuzzicarla per poi osservare le sue reazioni.
«Signorina, deve avermi confuso con qualcun altro. Il mio nome è Erik Wilson e sono qui per iscrivere mio figlio », spiegò il giovane, studiando l’espressione della sua interlocutrice.
Olivia sembrava piuttosto contrariata. «Sei impossibile! », esclamò, incrociando le braccia al petto.
«Pensavi davvero che ti avremmo lasciata da sola? », chiese allora il consulente, avvicinandosi all’orecchio di lei, in modo che potesse udire quelle parole che erano state solamente un sussurro.
«Mio zio è al corrente di tutto questo? », chiese allora, sospettosa.
Neal si esibì in una teatrale alzata di spalle. «Più o meno, ma comunque sarebbe soddisfatto del mio piano ».
Il discorso venne interrotto dallo squillo di un cellulare, che venne prontamente estratto dal taschino della giacca del ragazzo.
«Ciao,  Peter »
Olivia assunse un’espressione sarcastica, squadrando dalla testa ai piedi il giovane che le stava difronte, certa che stesse subendo una bella lavata di capo.
«Peter, non ti preoccupare, andrà tutto bene. Fidati! », continuò intanto Neal, parlando sottovoce, pronto a difendere fino alla fine le sue idee malsane.
Ad Olivia sarebbe davvero piaciuto poter rimanere ad assistere a quella discussione, ma la segretaria uscì dall’ufficio del preside, dicendole che l’avrebbe accompagnata all’aula in cui avrebbe fatto lezione. Così la ragazza lasciò a malincuore Neal e il loro battibecco appena iniziato, ma sembrava sicuramente entusiasta di poter cominciare a lavorare sul serio alla missione. Nel frattempo il giovane, rimproverato da Peter per il suo eccessivo “spirito di iniziativa”, venne messo al corrente del fatto che gli agenti dell’FBI avessero dato la “penna aquila” ad Olivia in modo che potesse registrare le sue conversazioni e che la ragazza aveva inoltre una ricetrasmittente di emergenza che in caso di necessità l’avrebbe immediatamente messa in contatto con la squadra. Nel sentire quante misure di sicurezza erano state attuate, Neal si rilassò, ma decise di mantenere comunque la copertura e portare avanti le indagini anche per conto suo. Risoluto in questo suo proposito, recitò alla perfezione la  parte del padre preoccupato per il futuro di suo figlio e convinse il preside ad affidarlo alle cure di un’altra segretaria, la quale lo avrebbe accompagnato in giro per la scuola con lo scopo di illustrargli tutti i pregi di quell’istituto. La signora che si offrì per fargli da cicerone aveva circa una cinquantina d’anni, infatti i segni dell’età cominciavano a comparire sul suo volto pallido e tra i suoi capelli biondo rame, ma gli occhi vivaci e il caloroso sorriso dimostravano ancora una notevole giovinezza di spirito. Lei lo guidò lungo i cupi corridoi della scuola, caratterizzati dalla presenza di numerosi ritratti appesi alle pareti scure e da imponenti colonne in marmo che facevano assomigliare quell’edificio più a un monastero o ad un palazzo infestato che a un istituto il cui corso più rinomato era quello d’ arte. Neal si ritrovò a pensare che sinceramente non si sarebbe mai sentito veramente a suo agio nel studiare in un posto del genere. L’atmosfera era troppo pesante, tanto che nemmeno le risate o gli schiamazzi dei ragazzi che si affrettavano a raggiungere le diverse aule riuscivano a stemperare quella sensazione di soggezione e oppressione. Il giovane cercò di concentrarsi sulle spiegazioni della sua accompagnatrice, conscio del fatto che qualsiasi dettaglio, anche quello all’apparenza più insignificante, sarebbe potuto risultare decisivo per le loro indagini, ma purtroppo i suoi pensieri erano tutti rivolti a Liv. Chissà come se la sta cavando quel mostriciattolo irritante nel suo nuovo ruolo di insegnante?, si trovò a chiedersi, ad un certo punto, proprio mentre stavano per imbattersi nel Signor Pennington. Alla vista dell’uomo sul quale stava cercando di carpire notizie, Neal si riprese e ne approfittò per fare qualche domanda casuale alla sua guida.
«Sa dirmi chi è quell’uomo? Mi pare di averlo già visto da qualche parte », esordì il ragazzo, cercando di usare il suo fascino come arma per ottenere quello che desiderava sapere.
La donna sembrò arrossire sotto lo sguardo intenso del suo interlocutore. «Quello è il nostro benefattore più generoso, il signor Pennington »
Neal annuì, portando avanti la sua commedia. «Capisco. Anche lui ha un figlio che studia in questa scuola? »
«No, no… ogni anno fa un’ingente donazione all’istituto perché dice di amare molto l’arte e sa che nella nostra scuola si formano gli artisti più promettenti. Per ripagare la sua generosità, il preside gli permette di assistere a qualche lezione e soprattutto lo chiama sempre a far parte della giuria dei vari concorsi studenteschi che vengono regolarmente organizzati grazie alle sue donazioni. »
«Interessante. Forse anch’io potrei contribuire in qualche modo… penso che il ruolo di mecenate mi si addica, non trova? », il giovane decise di buttare il discorso sullo scherzo, in modo da distogliere l’attenzione della donna dal suo interesse per il loro beneamato sponsor.
«Certo, signor Wilson! », esclamò lei, ridendo a sua volta. «Bene, se vuole continuiamo la nostra visita… proprio qui dietro c’è il laboratorio di chimica, il più fornito di tutti i laboratori delle scuole della città… », continuò poi, indicando la porta semiaperta attraverso la quale si intravedeva la figura di Olivia, o, per meglio dire, della professoressa Wicks, intenta a spiegare ai suoi alunni il processo per bilanciare una formula. Neal si ritrovò a sorridere, quasi involontariamente, cosa che non sfuggì alla sua accompagnatrice.
«Le piace la chimica? », chiese lei, incuriosita da quella strana luce che aveva acceso gli occhi dell’uomo.
«Oh sì, anche se non ci capisco molto… », ammise lui, cercando di darsi un contegno per non rovinare la copertura. Dopodiché si disse però che comunque non ci sarebbe stato niente di male nel voler rimanere ancora un po’ a spiare la sua collega di indagine. «Pensa che sarebbe possibile assistere ad una lezione, signora Smith? » chiese allora, speranzoso.
La donna esitò davanti a quegli occhi di un azzurro tanto intenso, ma si riprese in fretta. «Ma certo, se vuole proprio ora il professor Rynolds sta tenendo una lezione nell’aula di arte proprio in fondo al… », ma non riuscì a finire la frase, che Neal la interruppe.
«Mi piacerebbe seguire una lezione che non sia di ambito artistico. Vede, so già che il vostro istituto è stato reso celebre dagli ottimi professori di arte che potete vantare tra le vostre fila, ma io so anche bene che la vita di un pittore non è esattamente la più semplice e vorrei veramente che mio figlio potesse avere un piano B, nel caso la sua carriera artistica non dovesse decollare… pertanto vorrei assicurarmi che anche gli altri corsi che offrite, in particolar modo quelli che trattano materie scientifiche, siano di qualità esattamente come gli altri. ».
Il lungo discorso e il tono deciso lasciarono la donna vagamente interdetta, che non riuscì a fare altro se non annuire, con un sorriso ebete stampato sul volto.
Neal, invece, parve soddisfatto del risultato ottenuto. «Bene, allora visto che siamo qui, io entrerei per assistere alla conclusione di questa ora di chimica… l’argomento mi sembra piuttosto interessante… ».
La donna cercò di riprendere il controllo della situazione, facendo notare al suo interlocutore che quella che stava tenendo il corso non era altro che una supplente, quindi sarebbe stato meglio scegliere un’altra materia, ma Neal si imputò e, come sempre, riuscì ad ottenere quello che desiderava.
Un lieve bussare alla porta mise momentaneamente fine alla spiegazione di Olivia, che si voltò per ascoltare la segretaria. «Professoressa Wicks, il signor Wilson vorrebbe seguire il resto della sua lezione, in quanto sta valutando se iscrivere da noi suo figlio. Per lei sarebbe un problema se si unisse ai suoi studenti? »
Lo sguardo della finta insegnante si incupì, tanto che la poveretta che aveva appena finito di parlare fece un passo indietro, quasi intimorita. L’occhiataccia, però, non turbò minimamente Neal, il quale sorrideva divertito, assistendo alla scena dalla soglia della porta.
«Certo che no, nessun problema. », Olivia si trovò costretta ad acconsentire, cercando anche di far suonare cortesi le sue parole, quando in realtà avrebbe solamente voluto ricoprire Caffrey di insulti. Ottenuto il consenso, l’uomo prese posto su uno dei banchi in fondo all’aula, pregando Liv di continuare la sua lezione e di fare come se lui non ci fosse. Dal canto suo, la ragazza fece del suo meglio per ignorarlo e si concentrò solo sui suoi alunni, cosicché Neal ebbe l’opportunità di valutare quanto effettivamente lei fosse portata per l’insegnamento. Le sue parole esprimevano veramente una grande passione per la materia trattata e il suo modo di spiegare le cose coinvolgeva i ragazzi, che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Inoltre Oliva usava un tono gentile, ma allo stesso tempo deciso, tanto che incuteva un certo timore reverenziale, senza però andare a terrorizzare i suoi ascoltatori. Era perfetta.
La fine dell’ora trovò Neal ancora immerso nelle sue considerazioni, tanto che a stento si rese conto che l’aula si stava lentamente svuotando. A riportarlo alla realtà fu la voce canzonatoria di Olivia.
«Ehi, pensa di rimanere lì imbambolato ancora a lungo, singor Wilson? », chiese lei, sorridendo e prendendolo in giro.
«Bella lezione », commentò lui, ignorando il tono divertito di lei.
«Certo, ho visto come eri interessato! Scommetto che non hai ascoltato nemmeno una parola… »
Neal rise, una risata sincera e contagiosa. «Non sono mai stato uno studente modello, sempre troppo distratto… » .
Liv continuò a scherzare, quasi dimentica del fatto che in realtà avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui, visto che si era infiltrato con l’intento di spiarla, finché non si accorse che uno degli studenti era rimasto in aula ed ora li stava osservando chiacchierare, perplesso. Subito pensò di aver rovinato la sua copertura, ma poi cercò di mettere da parte l’agitazione e di comportarsi come se niente fosse.
«George, dimmi… hai forse bisogno di parlarmi? », chiese, rivolgendosi al ragazzino, in modo che anche Neal notasse la sua presenza.
Il consulente, sfoggiando la sua migliore faccia di bronzo, uscì dall’aula, disinvolto, per poi rimanere ad origliare dietro alla porta.
«Signorina Wicks, io vorrei dirle che la chimica non mi è mai piaciuta, non sono mai riuscito a seguire le spiegazioni del professor Miller, ma oggi per la prima volta mi è sembrato di capire finalmente qualcosa… quindi… io… vorrei ringraziarla. », il tono di George era esitante, quasi imbarazzato.
Olivia, invece, molto felice di ricevere quell’apprezzamento, gli riservò un sorriso radioso. «Ne sono contenta. Penso che con il tempo imparerai ad apprezzare la materia… »
Anche se sembrava impossibile, lo studente si fece ancora più rosso in volto ed abbassò lo sguardo. «Ecco… io invece sono molto bravo nel corso di disegno… e… il professore ci ha assegnato come compito quello di realizzare un ritratto… ehm… pensa che … insomma… lei potrebbe… farmi da modella? », chiese poi, quasi in un sussurro.
Olivia rimase spiazzata da quella richiesta, mentre Neal avvertì un moto di gelosia nascere dal profondo. Anche a lui sarebbe piaciuto poter ritrarre Liv, ma non le avrebbe mai chiesto di posare, no, sicuramente come primo lavoro avrebbe preferito realizzare uno schizzo senza che lei se ne accorgesse, in modo da cogliere la meravigliosa spontaneità delle sue espressioni. In ogni caso era sicuro che lei avrebbe rifiutato l’offerta di quel bambinetto sfrontato, quindi si mise in ascolto, pronto a gongolare.
«George… mi cogli alla sprovvista… non so se sia il caso. »
A quelle parole il ragazzo iniziò a scusarsi per il suo comportamento indiscreto, tanto che quel suo imbarazzo mosse Olivia a compassione. Alla fine non c’era nulla di sbagliato nell’aiutare uno studente in un compito per scuola e poi così avrebbe avuto l’occasione di carpire qualche informazione in più.
«George, no, ho cambiato idea. Penso di poterlo fare, se davvero ti serve il mio aiuto… ».
Neal sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alle sue orecchie, prima di cercare con tutte le sue forze di reprimere l’impulso di fare irruzione e trascinare la ragazza lontano da lì. Ma cosa diavolo stava pensando di fare quell’idiota?  
 
               
  
 

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