Il perfido mondo di Maxwell

di rosaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto ebbe fine... ***
Capitolo 2: *** 2. Confusione e Curiosità ***



Capitolo 1
*** Tutto ebbe fine... ***


Suor Barbara si sedette con calma su quella piccola poltrona in cui ogni sabato raccontava ai bambini una storia prima di andare a dormire, ma quella volta era diverso. La storia che stava per raccontare era successa veramente e ad ascoltare questa volta c'erano anche alcuni giornalisti: nonostante le varie obbiezioni da parte della Madre superiora, alla fine erano entrati lo stesso. Notò con piacere che tra i tanti giornalisti ci fossero anche quei due che, nascosti nell'ombra di una colonna, erano pronti ad ascoltare quella storia per la millesima volta. -La storia che sto per raccontarvi ebbe inizio dodici anni fa in una piccola città il cui nome, assai bizzarro, era Leyndar. Era un piccolo paesino in cui ognuno conosceva il proprio vicino, fatta eccezione dallo giovane scienziato di cui si sapeva solo il nome ma non il fato. Abitava in una casa in fondo alla città nascosta da alcuni alberi cresciuti qua e là, era piccola con due piani e un pò distrutta dal tempo e dalle "esplosioni" causate dagli esperimenti giovane.- dopo le varie lamentele da alcuni giornalisti, smise di cercare di rimare quella storia "Dio, dammi la pazienza di poter continuare questa storia almeno per i bambini" pregò stringendo il rosario, era solo all'inizio ed era già nervosa dal comportamento di quei sciacalli. -Il suo nome era Wilson, alquanto bizzarro, direi come la città! Lui stesso era strano: aveva i capelli neri e gonfi che avevano la forma come quella di un tridente, portava sempre un gilet rosso con delle righe nere sopra una camicia bianca, le maniche alzate fino al gomito con sotto dei lunghi guanti neri che partivano da metà braccio. Nonostante avesse studiato per anni per potersi definire uno scienziato, tutti i suoi esperimenti finivano per ritorcersi contro. Una volta provò a creare una cura per la varicella ma l'unica cosa che ottenne fu un colorito rosso che se ne andò solo dopo un mese.- risate da parte dei bambini, scontento da parte dei giornalisti  -Viveva la sua vita tranquilla con il suo unico esperimento "riuscito" o almeno di cui andava fiero: Spocky. Una bestiolina viola con le dimensioni di un cane, però con l'aspetto di una lucertola col pelo. Per fare un esperimento aveva usato un gatto randagio come cavia, doveva creare un rimedio contro le pulci ma, chissà come e perché, il risultato fu quell'esserino viola che, nonostante l'aspetto grottesco, decise di tenere con sè visto anche il carattere affettuoso. Ma la vita dello scienziato fu del tutto stravolta quando, dopo l'ennesimo fallimento, si accasciò sulla poltrona accendendo la piccola radiolina che trovò quando comprò la casa. Dopo tutti quegli anni in cui era stata abbandonata, la radiolina funzionava ancora. Wilson si stava godendo un po di musica Jazz quando una voce profonda fuoriuscì dal piccolo aggeggio -Sai amico, sembra che stai avendo qualche problema.- lo scienziato sobbalzò dalla poltrona, possibile che si stesse riferendo proprio a lui? -Io potrei aiutarti. Ho una conoscenza segreta posso condividere con te!- la voce usciva tentatrice dalla radiolina "una conoscenza segreta, eh? In fondo cosa c'è di male?" pensò innocentemente lo scienziato afferrando l'aggeggio da cui veniva quell'allettante proposta -Se pensi di essere pronto per questo...- continuò la misteriosa voce, Wilson annui senza staccare nemmeno per un momento gli occhi dal dispositivo -Ok allora!- dalla radio iniziarono ad uscire serie di numeri, segni e scritte, miriade di informazioni vorticarono davanti agli occhi di Wilson per poi andarsi ad insinuare nella sua mente. Il vortice finì e il ragazzo seppe cosa fare. Iniziò a lavorare giorno e notte su quella macchina, avvitare, svitare, saldare, dividere,... -...collegarlo alla corrente e...- prese un coltello e fece un taglio poco profondo sul palmo della mano destra versando il sangue in un piccolo contenitore con dentro altre sostanze in modo da creare una specie di carburante. Terminato il lavoro rimase li ad osservare la sua opera -Eccellente!- esclamo la voce misteriosa -Ora aziona l'interruttore...- Wilson posò la mano sulla piccola leva, titubante della decisione la ritrasse cercando di pensare quali sarebbero state le conseguenze non sapendo neanche che cosa aveva creato -Fallo!- gli ordino arrabbiata la radiolina intimidandolo con quella voce roca e profonda. Lo scienziato azionò la macchina che prese a sbuffare come un treno a vapore, la parte superiore del marchingegno si alzò, due lampadine si accesero come due occhi mentre il resto della macchina lavorava rivelando il busto della macchina che sembravano come dei denti. Wilson arretrò e vide in quella macchina come un volto che ghignava, non fece in tempo ad uscire dalla stanza che due mani nere come la pece uscirono dal pavimento vorticando intorno a lui, questo inizio a divincolarsi cercando di scappare a quelle morse di ferro ma alla fine queste lo presero e lo portarono giù, facendolo sparire in un vortice nero portandolo in un mondo del tutto diverso da quello che conosceva.



Angolo dell'autrice
Ciaoo ragazziiii. Questa è la prima fanfict che scrivo, spero che vi piaccia ^^ Non sono molte le persone che conoscono Don't starve ma spero che ci sia qualcuno che gradisca questa fanfict. Ho notato anche che non ci sono molte fanfiction su di esso ma spero che, in qualche modo, riesca ad incuriosire qualcuno. Se per caso c'è qualcosa di sbagliato o non sò che, vi prego avvertitemi. Sbagliando si impara ^^. Per il primo capitolo mi sono ispirata al video iniziale, spero di averlo rappresentato bene.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
                                                    Byeeeeee

P.S. come cavolo si possono descrivere i capelli di Wilson?
   

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Capitolo 2
*** 2. Confusione e Curiosità ***


2. Confusione e Curiosità

Cos'era successo? Perchè tutto d'un tratto il laboratorio era diventato così fresco? E da quand'è che c'era dell'erba erba sul pavimento? Wilson aprì gli occhi ammirando il cielo azzurro -...merda, è sparito il tetto!- pensò a primo impatto vedendo qualche uccellino svolazzargli intorno, ma pian piano i ricordi presero ad affollargli la mente come un tornado: un altro fallimento, la radio malefica che parlava, che gli dava le informazioni necessarie a poter costruire quella macchina diabolica, la leva che si abbassava e... PUF! Due mani che lo tiravano giù in quel vortice nero. Era ancora un stordito da quel violento vortice di immagini quando vide a qualche metro più in là un uomo, pallido come un lensuolo e alto quanto il collo di una giraffa, magro da far invidia ad uno stuzzicadenti e capelli neri come la pece, con un elegante smoking a righe nere e una rosa all'occhiello. Questo si stava avvicinando a lui aspirando lentamente un sigaro e tamburellando, con l'altra mano, sul pantalone. Si fermò a qualche centimetro da lui sbuffando fumo e squadrandolo come se fosse stata carne da macello -Ehi amico, non hai un bell'aspetto.- la sua voce... aveva un timbro al quanto basso e tenebroso ma era così familiare... quella voce... ma si! Quella voce! Era la stessa che aveva sentito provenire dalla radio, era quella voce malefica! -Farai meglio a trovare qualcosa da mangiare prima che arrivi la notte.- Wilson aveva mille domande per la testa ma prima che potesse aprire bocca o far qualcosa, qualsiasi altra cosa, l'uomo misterioso sbuffò una nuvola di fumo sparendo avvolto da una nube nera. Il ragazzo, ancora stordito, si mise a sedere guardandosi intorno: era nel bel mezzo della natura circondato da pini, e strani uccelli rossi con le iriadi biache e alcune piume nere e dinanzi a lui, conficcata nel terreno, c'era come un paletto storto con un qualcosa grigio alla punta nascosto dal terriccio. Deciso a scoprire cosa fosse, o dove si trovasse, si mise in piedi e afferrò il bastone e tirando con forza cercando di toglierlo da lì. Tirò e tirò insistente diventando rosso in viso per lo sforzo "Diciamo che la forza non è il mio punto forte!" pensò amaramente. Continuò a tirare fino a quando il paletto uscì dal terreno rivelando una lama affilata attaccata al bastone che si rilevò essere il manico di un'accetta. Un pò per la sorpresa, un pò per le leggi della fisica, lo scienziato barcollò per poi cadere all'indietro con le gambe per aria -Auch!- esclamò massaggiandosi la testa dolorante -Oggi si che è la mia giornata fortunata!- si alzò cercando di capire perchè si trovasse lì ma sopratutto dove fosse. -Ecco! Ventidue anni e soffro già di amnesia! Povero me...- si guardò intorno e non vide altro che pini, tanti pini, tanti, troppi e alti pini. Facendo quel che si suol dire “due più due”, o meglio “accetta + bosco” , ipotizzò che forse era uscito di casa per poter raccogliere la legna, e questo avrebbe spiegato l'arnese, e poi si fosse addormentato e avesse fatto un terribile incubo, mentre l'uomo era stato solo frutto della sua fervida immaginazione. O di una visione nel caso stesse diventando pazzo. Tutti i pezzi combaciavano quindi... "Si! Dev'essere andata proprio così!" pensò camminando sicuro tra gli alberi alla ricerca della strada per poter tornare a casa. Ad un tratto fu costretto a fermarsi ritrovandosi la strada tagliata da un dirupo che si affacciava sull'oceano... se si poteva definire tale -...Leyndar non si avvicina minimamente al mare... è circondata da terre... e... da quand'è che l'acqua ha lo stesso colore del petrolio?- dovette aggrapparsi ad un albero per non cadere, tutto iniziò a girare e per un momento sembrò che sotto i suoi piedi il suolo fosse sparito lasciandolo sospeso in aria -Aspetta... per una piccola parte era collegata al mare! No... mi sto confondendo... forse... no...-Si battè una mano sulla fronte cercando di ricordare la posizione geografica della sua città, ma pian piano, così com'erano arrivati, i ricordi si affievolirono e Wilson si ritrovò a fissare l'orizzonte come un'ebete -Il mio nome è Wilson Percival Higgsbury, ho ventidue anni, sono uno scienziato e vivo a Li-Le...no...- il ragazzo si corrucciò e ripetette le uniche informazioni che ricordava per tre o quattro volte -Almeno mi ricordo come mi chiamo!- sbuffò esasperato, lasciò la presa sull'albero e barcollò verso il bosco cercando di fare mente locale: non ricordava altro che il suo nome e la sua età, era in un posto sconosciuto e non sapeva nemmeno dove dovesse andare. -Perfetto!- Si aggirò al lungo per il bosco finché non si ritrovò al punto di partenza riconoscendolo per il solco dove aveva trovato l'arnese -Mhh... questo posto è bello grande, qualcosa mi dice che non troverò facilmente la strada di casa!- concluse sedendosi ai piedi di un albero-Beh, se devo rimanere quì per la notte tanto vale che prepari l'occorrente per un focolare!- si guardò in torno alla ricerca di un pino abbastanza grande da poter ricavare molta legna e ne individuò uno perfetto per i suoi particolari standard: un alberello di media grandezza con la base del tronco leggermente più sottile, pensanso che sarebbe riuscito ad abbaterlo facilmente. “Sono uno scienziato, non un taglialegna!” borbottò tra sé e sé notando l'errore nei suoi “calcoli” e che quindi avrebbe potuto ricavare poca legna da quel pino. Afferrò l'ascia con entrambe le mani e, colto da una ventata di adrenalina, prese a tagliare l'albero con colpi veloci e decisi alla base. Chop! Chop! Chop! Ad ogni colpo dato sentiva i muscoli delle braccia andargli in fiamme e urlare di dolore, detestava ammetterlo ma era da tanto che non faceva esercizio fisico. Diciamo da quando aveva smesso di frequentare la scuola, quando era ancora costretto a dover passare due ore della settimana a fare attività fisica. Era ormai un bagno di sudore e alla fine, con sua immensa gioia, il tronco cedette cadendo di lato andando a colpire un'altro albero che cadde insieme a lui ad effetto domino, causando un tonfo che fece volar via tutti gli uccelli appollaiati su qualche pino -Jackpot! Finalmente un po di fortuna!- esclamò felice lo scienziato precipitandosi a tagliare e raccogliere la legna dai due alberi, la parte più difficile era stata risolta -Ok, vediamo... ora mi serve qualche pietra focaia e qualcosa di facilmente infiammabile... mmh...- intorno a se aveva solo latifoglie così decise di continuare, più agguerrito che mai, l'esplorazione di quel misterioso territorio. Quella che era partita come una situazione “tragica” si stava rivelando per lui interessante “In questo modo posso testare il mio istinto di sopravvivenza!” Si legò l'accetta alla cintura e si adentrò nel bosco attraversando folte chiome di pini, abbattendone qualcuno per poter passare, raccogliendo legna e pigne... per poi sbucare stanco e affannato in un'immensa prateria dall'aspetto paradisiaco, mosse qualche passo in avanti ammirando il paesaggio pieno di arbusti, qualchè ciuffo di paglia, piccoli alberelli (ovviamente pini) sparsi qua e la e... -E quello cos'è? E'... un coniglio?- da un buco nel terreno uscì un esserino, molto simile ad un coniglio, però con le iriadi completamente gialle e delle antenne sulla fronte -Antenne- Wilson ripetette questa parola come in trans -Antenne... era da tanto che non vedevo un coniglio ma non me li ricordavo così! Cos'è, una mutazione genetica? Interessante...- lo scienziato si avvicinò al "coniglio" con l'intento di catturarlo per studiarlo da vicino, ma questo, spaventato dalle sue intenzioni, fu più veloce di lui e corse via dalle sue grinfie -Stupido... coso!- imprecò partendo all'inseguimento di quel piccolo "mangiacarote". Si ritrovò a serpeggiare tra un paio di arbusti ricchi di bacche per poi cercare di buttarsi sul coniglio mentre questo, agilmente, entrava nella sua tana con un balzo. Il ragazzo alzò la testa dal suolo ripulendosi con la manica il viso pieno di terriccio ed erba cercando di scorgerne almeno la coda per tirarlo fuori. -Peeerfetto! Ed il coniglio è scappato!- concluse non vedendo da nessuna parte il piccolo mammifero. Si mise a sedere cercando di capire dove l'avesse portato quel folle inseguimento "Già, perché nessuno sano di mente insegue un coniglio urlandogli dietro!" pensò notando la ricchezza di cespugli di bacche e carote, dall'aspetto alquanto delizioso. In effetti lo scienziato, a causa di tutta quella attività, stava iniziando a sentire un leggero languorino, sentiva anche lo stomaco dolergli... si tasto dolorante il petto notando che nella caduta era stato "infilzato" da qualcosa, si passo una mano sullo stomaco scoprendo che quello che stava provando non era fame, bensì, era dolore per esser finito su una... -Una pietra focaia! Wow, è da quando ho smesso di frequentare il corso di scienze che non ne vedo una!- si bloccò di colpo avendo un flash di quando frequentava con suo fratello un corso scientifico di un certo dottor... bho! Si massaggiò le tempie cercando di ricordare altro, quelle parole erano uscite meccanicamente dalla sua bocca senza che lui stesso si rendesse conto di ciò che stesse dicendo. Da quel che aveva capito aveva un fratello... o così pareva!

Raccolse la pietra mettendosela in tasca mentre con lo sguardo perlustrava la nuova zona che pareva essere leggermente diverso dallo scenario precedente: l'erba era di un verde scarlatto e più acceso, la multitudine di fiori colorati sparsi quà e là che attiravano maestose farfalle fra i loro petali, qualche albero (fortunatamente questa volta niente pinete!!) e, dulcis in fundo, un piccolo laghetto con l'acqua che sembrava petrolio.

-Però! Alquanto bizzarro come posto!- si affacciò sul laghetto vedendo la sua immagine riflessa su quella massa nera che pareva acqua, vide i suoi capelli eternamente ritti, il suo amato gilé rosso sopra una camicia qualsiasi creando però un'accoppiata “elegante” mentre sotto c'era una maglia a maniche lunghe nere che rivelava la sua presenza dalle maniche arrotolate della camicia, e fissò intensamente quegli occhi neri come la pece che sembravano confondersi con il laghetto, come se potessero raccontargli il suo passato. D'un tratto il suo riflesso prese a muoversi fino a quando da un'icrespatura dell'aqua uscirono due occhietti verde acido che si soffermarono a lungo a fissare lo scienziato. Si guardarono negli occhi per un pò fino a quando dal laghetto non uscì uno strano animale che lo colpì in fiena faccia con la sua lingua. Wilson cadde all'indietro preso alla sprovvista da quella strana creatura che, dopo averlo colpito, uscì rapido dal lagho facendo penzolare leggermente la lingua in avanti. Lo scienziato si mise a sedere osservando quella cosa verde: sembrava una rana ma aveva delle... corna sulla testa? delle macchie viola sul petto e sul dorso e la lingua che sembrava quasi a scaglie che aveva lasciato un micro taglio sulla fronte dello scienziato -Interessante...una rana alquanto strana! Mai vista una simile prima d'ora! Questo posto è pieno di sorprese!- esclamò lo scienziato eccitato come un bambino il giorno di Natale ignorando quello che si poteva definire uno sguardo torvo da parte di quella che si poteva definire una rana che, facendolo cadere dalle nuvole, gli diede una botta sul naso con quella lingua che aveva la forza di un pugno. Se fosse stato per lui avrebbe analizzato ogni creatura di quel posto. Wilson si alzò veloce intendendo che le intenzioni di quell'essere non fossero pacifiche, raccolse la pietra focaia caduta precedentemente dalla tasca e alzò i tacchi prima che la rana potesse cercare di ri-colpirlo. Appena pensò di essere abbastanza lontano dal laghetto fermò la sua rapida fuga chinandosi in due a riprendere fiato mentre scrutava il paesaggio cercando qualcosa di utile per il focolare. Raccolse qualche bacca e qualche carota mentre faceva retro-front dirigendosi verso lo spiazzo che aveva visto all'inizio per poter raccogliere un po di paglia per il focolare e proprio quando arrivò alla metà tanto designata alzò il capo osservando il cielo tingersi di rosso mentre il sole pian piano si ritirava per la notte. Per quanto si fosse rivelato bizzarro come posto una parte di Wilson era eccitata all'idea di poter passare la notte lì, come se fosse stato in campeggio. Un'altra parte gli diceva di fuggire poiché non c'era niente di più terribile che passare la notte lì. Lì nel tenebroso e orribile mondo del temibile Maxwel
 

Angolo della demente :D

Vi prego non uccidetemi! Lo so, sono passati mesi da quando ho pubblicato il primo capitolo ma ogni volta che aprivo word per scrivere rimanevo inebetita a rileggere ciò che avevo scritto. Perché si, avevo scritto il secondo capitolo una settimana dopo la pubblicazione del primo. Ma sono talmente *censuracensuracensuracnsura* che non sapevo come concluderlo. Poi lo studio, il trasloco e problemi vari ed eccomi quà! A pubblicare il secondo capitolo dopo... azz! Più o meno dieci mesi... (mi faccio schifo T.T) Ma giurò che non si ripeterà più! (o almeno ci proverò) e per farmi perdonare ho disegnato qualcosina! Sò che non è granché, anche perché sono brava solo con i volti femminili e faccio schifo con le camicie, ma vi prego di apprezzare il mio sforzo e di perdonare i terribili errori grammaticali che (di sicuro) avrò commesso. Mi raccomando, leggete e recensite!
OK, smetto di rompere e vado a scrivere finchè ho tempo libero.
 Byeee ;)

P.S. Quest'angolo è stato scritto con in sottofondo la musichetta epica di Sephiroth di Final fantasy (Epicità over 9000!)

P.S.S. (Stavolta "serio"!) Se volete potete trovarmi anche su Deviantart, mi trovate sottoforma di RosakuIta :3

P.S.S.S. Così come non so descriverli non sò manco disegnarli! I capelli di Wilson sono stata un'impresa e per quanto siano fighi sto iniziando ad odiarli XD

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