Erik o Logan?

di Forever Fantasy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un estraneo ***
Capitolo 2: *** A casa di Erik ***



Capitolo 1
*** un estraneo ***


Era notte fonda ed ero appena uscita dal nuovo pub che era stato aperto in Gloucester Road a Londra; era un sabato sera e dato che vivevo nelle vicinanze del locale (diciamo a quasi mezz'ora dal pub) ne avevo aproffittato dell'occasione per cenare fuori e per visitare questo nuovo posto.

 

Mi trovavo da sola perchè le mie migliori amiche, Mary ed Elizabeth, si trovavano ad Oxford per questioni di lavoro ma non mi tirai indietro all'opzione di uscire da casa per rilassarmi. “Dopotutto non devo dipendere da loro, anche se sono le poche amiche che ho” dissi fra me e me.

 

E così presi il cappotto e l'ombrello e andai di buona lena al ristorante più vicino a casa; non avevo molta voglia di allontanarmi dal mio appartamento per via del brutto tempo che incombeva, ma anche perché ero stanca per il troppo studio e lavoro accumulato in quella settimana.

 

Stranamente al nuovo pub non c'era molta gente, ma in fondo pensai che fosse un bene perché proprio non avevo tanta intenzione di aspettare troppo a lungo per un semplice drink.

 

Era un locale molto carino e, al suo interno, le persone chiacchieravano e ridevano fra loro e con le loro risate il pub si riempì di un'atmosfera allegra e positiva: proprio quello che mi ci voleva dopo tutto quello stress. Ordinai un buon mojito e me lo gustai con calma ad un tavolino vicino all'entrata e posto vicino alla finestra che dava sulla strada per vedere la gente passare per la strada; e mentre mi facevo un aperitivo sfogliai il The Times della giornata senza rimanere allibita da alcuna notizia sorprendente; insomma, quel giorno era proprio una giornata normalissima come tutte le altre: con una routine molto impegnativa tra college e il lavoro da cameriera.

 

Passò forse un'ora da quando ero entrata all'Eagle (così si chiamava il nuovo pub) e non me ero neanche accorta; forse anche per via di una bella discussione che avevo avuto con una ragazza molto gentile che si era seduta di fronte a me di nome Emily Shaw. Ero talmente presa da quella conversazione che quando, per puro caso, vidi l'orologio mentre stavo aggiustando una manica della mia camicia azzurra preferita mi sorpresi dell'ora.

 

Ma è quasi mezzanotte! Devo proprio tornare a casa! Domani poi mi aspetta una giornataccia!” stavo quasi per urlare nel locale. Salutai la mia nuova amica, pagai il mio drink e poi corsi subito fuori per avviarmi a casa.

 

La strada per tornare all'appartamento era un po' lunga e con quella pioggia scrosciante che cadeva non avevo la benché minima intenzione di arrivare all'appartamento fradicia e così decisi anche se ero spaventata di prendere una scorciatoia. Perché ero spaventata? Semplicemente perché con quella scorciatoia dovevo passare in alcune stradine buie di Londra che mettevano un po' di brividi perché abitate da malviventi; ma dovevo se non volevo ritrovarmi poi in appartamento tutta bagnata con un bel raffreddore e di certo con il lavoro che mi aspettava il giorno dopo non potevo ammalarmi.

 

Mi incamminai con passo spedito in quei vicoli bui e con il cuore che mi batteva dalla paura e, stringendo al petto la borsa a tracolla, ogni tanto mi guardavo attorno per vedere se qualcuno mi seguisse; la gran parte dei giri di droga e dei pestaggi, dei quali ne sentivo parlare al telegiornale sulla BBC e anche al college, avevano luogo proprio in quelle strade.

 

Continua a camminare, non fermarti. Prima arrivi a casa meglio è” mi ripetevo e poi all'improvviso sentii un rumore di qualcosa che cadeva sull'asfalto ed io mi presi un colpo per lo spavento; qualcosa o qualcuno doveva averlo fatto cadere e così mi girai per un momento: vidi per qualche secondo un ombra di un uomo passare e poi da dietro al cassone dell'immondizia sbucò un gatto nero ed io tirai un sospiro di sollievo.

 

Ecco chi è colpevole del rumore che ho sentito” dissi un po' ridacchiando ma la risatina durò ben poco.

Dei ragazzi uscirono da una porta ed io spaventata cercai di nascondermi dietro al muro ma non riuscii a fare in tempo perché venni vista da loro; cercai di ignorarli e andando avanti provai a non guardarli per non istigarli ad attaccare discorso con me.

Ma il mio tentativo non andò tanto a segno dato che loro vedendomi accelerare il passo mi seguirono; anche se non li vedevo io li sentivo avvicinarsi così, qualche secondo dopo, iniziai a correre per fuggire; ma non ci riuscii. Quei ragazzacci si misero ad inseguirmi ed uno di loro riuscì a prendermi e a mettermi contro il muro.

 

Dove vai di bello, bellezza?” mi chiese uno mentre con la mano mi teneva per il collo.

 

Ed uno della compagnia aggiunse: “Potremo divertirci con te, se vuoi” e si mise a ridere con gli altri.

 

Toglimi le mani di dosso, lurido porco!” urlai dimenandomi per liberarmi dalla presa.

 

Urla pure ragazzina! Tanto nessuno ti può sentire!”

 

Il ragazzo che mi teneva ferma tirò fuori da una tasca della sua giacca un coltello e me lo puntò in pancia ed io, sentendo la punta di acciaio, iniziai ad andare nel panico.

 

Ehi ehi... calmati.. non serve il coltello... dimmi quello che vuoi e te lo do” dissi cercando di rimanere calma ma sentendo che il tizio iniziava a impugnare il coltello più forte per farmi del male, come d'istinto, mi misi ad urlare.

 

AIUTO!” gridai quanto potevo con le lacrime agli occhi per sperare che qualcuno passasse in quel buco di vicolo per salvarmi. Ed intanto sentivo il coltello entrare nello stomaco facendomi male, ma pur di non mostrare dolore chiusi i denti e gli occhi per qualche secondo fino a quando...

 

Lasciate in pace quella ragazza o ve la vedrete con me, stupidi ragazzi” sentii pronunciare da una voce maschile; vidi che quei ragazzi iniziarono ad avere paura ma solo uno ebbe il coraggio di sfidare quell'uomo e gli andò incontro solo per farsi pestare come si meritava; ed infatti rialzandosi da terra con il naso sanguinante si mise a correre via.

 

Fatele ancora del male e finirete come il vostro amico; questo è l'ultimo avvertimento” disse ancora l'uomo calmissimo e a quelle parole quei ragazzacci scapparono via con la coda fra le gambe.

 

Stremata dalla paura mi sedetti sull'asfalto mentre l'uomo corse per aiutarmi.

 

Tutto bene, ragazza? Ti serve una mano?” mi chiese preoccupato mettendomi una mano sulla spalla.

 

Ho avuto solo un po' di paura, ma grazie... Se non fosse arrivato lei mi avrebbero fatto del male sul serio” e con il suo aiuto mi alzai.

Erik.. Erik Burke” e mi porse la mano.

 

Alexis Price” e stringendogli la mano gli sorrisi.

 

Ma dammi pure del tu; sono un ragazzo dopotutto”

 

Sul serio? Quanti anni hai? Se non me lo avessi detto avrei creduto che tu fossi un uomo sulla trentina d'anni” e lui si mise a ridacchiare.

 

Ahahahah me lo dicono tutti; sto per compiere 25 anni”

 

Wooow!” dissi stupita sia dagli anni sia dal suo aspetto magnifico: era vestito benissimo, proprio come un vero antico gentleman inglese; con una giacca e pantaloni neri e una camicia bianca con il collo a V e con dei bottoni slacciati che mostravano il suo bel collo sul quale c'erano dei tatuaggi... ma quello che mi attirò di più del suo aspetto erano i suoi occhi grigi perfetti che sembravano brillare come due diamanti... ma anche il suo viso faceva la sua parte nella sua bellezza: aveva dei bei zigomi anche se non erano belli sporgenti e le sue labbra erano rosee e aveva una barba cortissima e i suoi capelli erano corti e marroni scuro.. Insomma era stupendo e per un secondo mi sembrò di innamorarmi di lui, ma per fortuna mi ricordai che ero già impegnata anche se il mio fidanzato Logan era un poco di nulla.

 

Permettimi di accompagnarti” riprese Erik prendendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Come mi alzai sentii un dolore allo stomaco e con la mano libera mi coprii la ferita e digrignai i denti per un poco per il dolore.

 

Lui mi guardò e spostandomi la mano e vedendo che era sporca di sangue mi disse. “Sei ferita! Hai bisogno di essere portata all'ospedale”

 

Non ce n'è bisogno; non è grave... è solo un piccolo taglietto da niente” lo rassicurai e poi ci fu un attimo di silenzio da parte di entrambi.

 

Scusami.. ma.. ora dovrei tornare a casa. Si è fatto tardi e domani devo andare a lavorare” gli dissi.

 

Casa tua è lontana da qui?”

 

Un pochino”

 

Tu invece?”

 

Casa mia è qui vicino: si esce da questo vicolo e poi si va a destra. Potresti venire da me per la notte e non solo per rimetterti in sesto, anche per non arrivare al tuo appartamento tutta bagnata e malata”

 

Beh... Non so cosa dire...”

 

Ti prego, accetta questo mio invito per sdebitarmi per averti salvato” mi disse con tono supplichevole.

 

Va bene...” e lui continuando “... così posso curarti la ferita” e avviandoci a casa sua iniziammo a chiacchierare mentre mi tenevo a braccetto con lui sotto l'ombrello.

 

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Capitolo 2
*** A casa di Erik ***


In un quarto d’ora arrivammo all’appartamento di Erik ed entrando rimasi stupita a vedere casa sua: era molto moderna e al confronto del mio sembrava proprio un lusso; tutte le pareti della casa erano grigie e passando nel corridoio dell’entrata si sbucava subito nel soggiorno-cucina: era stato suo padre ad organizzare il suo appartamento e per convenienza e per risparmiare spazio aveva collegato le due sale in una unica, come lui mi aveva spiegato. “Per convenienza e per risparmiare spazio! Per convenienza suo padre poteva far prima a comprargli una casa intera dato che se lo può permettere vedendo come questo appartamento è di lusso” sbruffai; a me i ricconi non mi piacevano molto per vari motivi, ma quello che proprio non sopportavo erano figli dei ricchi. Infatti, a volte pensavo che fossero molto peggiori i ragazzi viziati e pieni di soldi. Erik notò molto presto sul mio viso un’aria di compiacimento misto a schifo e togliendosi la giacca per appoggiarla sul banco della cucina mi disse: “C’è qualcosa che non va in te, lo vedo… Dimmi… Le case troppo moderne non ti piacciono come i ricchi”. Pensai di averlo offeso in qualche modo e quindi in fretta mi scusai. “No… È che… in confronto al mio appartamento il tuo sembra un palazzo reale” ma lui mi guardò con una faccia con la quale sembrava di minacciarmi di raccontare la verità e non riuscendo a mentirgli gli dissi tutto. “Hai ragione… Non mi piacciono i ricchi” “Guarda… se solo potessi cambierei tutto e farei scambio con te… sul serio” Lo guardai perplessa e facendo finta di non aver sentito una cosa del genere iniziai a fargli molte lusinghe sul suo vivere molto bene. Qualche secondo dopo, la ferita si fece risentire con una fitta alla pancia così forte che mi piegai in due cadendo a terra; Erik sentì la mia caduta e corse da me per aiutarmi. “Alexis? Tutto ok?” “La ferita… inizia a farmi male” “Riesci ad alzarti?” mi chiese preoccupato e per non scomodarlo mi alzai da terra molto lentamente e lui continuò “… Se non ce la fai appoggiati pure a me. Ti porto sul divano” e così feci. Mi aiutò in tutto e rimasi molto imbarazzata per questo gesto carino; quel ragazzo iniziava a piacermi… aveva un non so che di affascinante e di misterioso e forse era proprio quel suo lato di mistero che lo rendeva così sexy e così premuroso che mi fece dimenticare di Logan per pensare a lui… Infatti, da quando ero entrata in quella casa e da quando lo avevo visto nei suoi occhi grigi in quel vicolo buio, non facevo altro che fissarlo e pensare a lui al posto di pensare di chiamare il mio fidanzato Logan. Che cosa mi stava succedendo non lo sapevo ma sentivo il bisogno di conoscere Erik e di trovare delle belle occasioni da condividere in sua compagnia. Tornai in me solo quando mi sfiorò la ferita con le sue dita e vedendo svegliarmi come da un sogno mi guardò molto più preoccupato di prima. “Veramente stai bene? Hai bisogno di qualcosa?” “Sì.. sì… sono solo stanca dopo tutto quello che mi è successo… scusami se te lo chiedo, ma… potrei farmi una doccia? Ovviamente se non disturbo” gli chiesi timidamente. “Fai pure… Ti accompagno in bagno…” e poi guardandomi da cima a fondo come per studiarmi aggiunse “Non hai altri vestiti oltre a questi? Sei… tutta bagnata”. “Purtroppo… ho solo questi vestiti” gli risposi diventando rossa come un pomodoro. Cercai di lavarmi il più presto possibile immaginando che anche lui doveva lavarsi dopo quella tempesta che ci eravamo beccati per arrivare a casa sua. Finita così la doccia gironzolai per casa sua, indossando un accappatoio, per vedere dove si trovava Erik per chiedergli dove potevo dormire per la notte. E vedendo una luce accesa in una stanza, che aveva la porta socchiusa, mi avvicinai per vedere la stanza da letto; in effetti vidi un letto e così, senza neanche riflettere per un secondo, aprii la porta ma…. come la aprii vidi Erik nudo con solo un asciugamano bianco che gli copriva la parte sotto. E lui girandosi mi vide ed io mi vergognai così tanto che desideravo sotterrarmi da quanto stupida ero stata in quel momento. “Io.. io… non volevo… scusami.. avevo visto una luce venire dalla stanza e sono entrata.. Quanto mi dispiace!” gli dissi coprendomi la faccia con le mani per non farmi vedere quanto ero imbarazzata per la situazione e come risposta ricevetti una bella risata che contagiò anche me. Ci impiegammo qualche secondo per riprendere la normalità e quando tutto tornò alla tranquillità Erik prese da un armadietto il kit di pronto soccorso e dopo avermi indicato di sedermi sul letto si avvicinò per curarmi la ferita. Mi disinfettò, pulì il sangue e poi con mano ferma mi mise dei punti per poi coprire il tutto con un cerotto e mentre faceva questo mi sentivo morire dentro e il mio cuore batteva più forte del solito; perché, perché, perché Erik mi faceva uno strano effetto su di me? Era forse il suo tocco vellutato come quello di un angelo che mi faceva venire i brividi per tutto il corpo mentre mi guariva? Non volevo pensarci e in qualche modo cercai di focalizzarmi su Logan e immaginai lui al posto di Erik ma non ce la feci. Non ci impiegò molto a curarmi la ferita e quando notai il cerotto sulla pancia lo ringraziai e lui mi fece un piccolo sorriso e poi lui mi fece un’altra domanda “Mi dicevi prima… domani hai da andare a lavoro, vero?” “Oddio! Grazie per avermelo ricordato.. Sì, domani inizio alle 9.30” “E dove lavori di bello?” “Al Lancaster Gate Hotel vicino a Kensington Gardens e a Hyde Park… Ma mi sa che dovrò svegliarmi presto.. devo prendere diversi autobus per arrivarci” Lui mi guardò sorpreso “Al Lancaster Gate Hotel? Come mai non ti ho mai visto lì?” “Perché dovremo esserci già visti?” “Perché sono un cliente abituale di quell’hotel ed ormai il padrone, John Smith, mi considera come se fossi suo figlio” ed io al sentire quelle parole rimasi veramente allibita e poi riprese “… ma allora posso darti un passaggio con la macchina… in dieci minuti saremo lì, di sicuro”. “Non so come ringraziarti Erik. Beh.. Allora permettermi di offrirti la colazione domani mattina… Potremo fermarci ad un bar di un ragazzo che conosco molto bene” gli dissi cercando di nascondergli il fatto che quel “ragazzo che conoscevo molto bene” era il mio fidanzato Logan. “Accetto molto volentieri…. Però adesso ci conviene andare a dormire” “Ma… dormiamo tutti e due nel letto matrimoniale?” “C’è forse qualche problema?” “No, no… È che è la prima volta che condivido il letto con un ragazzo” gli dissi in fretta e furia mentendogli; infatti quando Logan veniva nel mio appartamento ci ritrovavamo sempre a dormire assieme nel mio letto per non farlo rimanere sul divano. Mi misi il pigiama che Erik mi aveva imprestato e, mettendomi sotto le coperte, dopo averci dato la buonanotte mi addormentai velocemente ma quel tempo fu abbastanza per sentire ad un certo punto un braccio di Erik prendermi la vita. Ed io sorridendo a quel gesto mi addormentai con un sorriso in viso.

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